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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Venerdì 24 gennaio 2025

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME: PDL N. 1573 E ABB.

Pdl n. 1573 e abb. – La partecipazione al lavoro. Per una governance d'impresa partecipata dai lavoratori

Tempo complessivo: 16 ore, di cui:

• discussione sulle linee generali: 8 ore;

• seguito dell'esame: 8 ore.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatori 20 minuti
(complessivamente)
40 minuti
(complessivamente)
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 1 ora
Interventi a titolo personale 1 ora e 20 minuti 1 ora e 7 minuti
(con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 50 minuti 4 ore e 43 minuti
Fratelli d'Italia 46 minuti 56 minuti
Partito Democratico – Italia democratica e progressista 39 minuti 40 minuti
Lega – Salvini premier 38 minuti 37 minuti
MoVimento 5 Stelle 36 minuti 32 minuti
Forza Italia – Berlusconi presidente – PPE 36 minuti 31 minuti
Azione – Popolari Europeisti Riformatori – Renew Europe 31 minuti 18 minuti
Alleanza Verdi e Sinistra 31 minuti 18 minuti
Noi Moderati (Noi Con L'Italia, Coraggio Italia, Udc e Italia al Centro) – MAIE – Centro popolare 31 minuti 18 minuti
Italia Viva – Il Centro – Renew Europe 31 minuti 17 minuti
Misto: 31 minuti 16 minuti
  Minoranze Linguistiche 18 minuti 9 minuti
  +Europa 13 minuti 7 minuti

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli
nella seduta del 24 gennaio 2025.

  Albano, Andreuzza, Bagnai, Barbagallo, Barelli, Battilocchio, Battistoni, Bellucci, Benvenuto, Bignami, Bitonci, Braga, Brambilla, Calderone, Carloni, Casasco, Cavandoli, Centemero, Cirielli, Colosimo, Alessandro Colucci, Sergio Costa, D'Alessio, De Maria, Della Vedova, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Faraone, Ferrante, Ferro, Foti, Frassinetti, Freni, Gava, Gebhard, Gemmato, Giachetti, Giglio Vigna, Giorgetti, Gribaudo, Guerini, Gusmeroli, Iaria, Leo, Lollobrigida, Lupi, Magi, Mangialavori, Maschio, Mazzi, Meloni, Minardo, Molinari, Mollicone, Molteni, Montaruli, Morassut, Morrone, Mulè, Nazario Pagano, Pichetto Fratin, Polidori, Prisco, Rampelli, Marianna Ricciardi, Riccardo Ricciardi, Richetti, Rixi, Roccella, Romano, Rotelli, Scerra, Schullian, Siracusano, Stefani, Tajani, Trancassini, Tremonti, Vaccari, Varchi, Vinci, Zaratti, Zoffili, Zucconi.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 23 gennaio 2025 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:

   ROSATO e GRIPPO: «Istituzione del comune di Ostia» (2211);

   ASCANI: «Modifica alla legge 4 aprile 1956, n. 212, e altre disposizioni per prevenire l'alterazione o la manipolazione delle campagne elettorali e referendarie attraverso la diffusione di contenuti ingannevoli prodotti mediante sistemi di intelligenza artificiale» (2212);

   MALAVASI: «Istituzione della Giornata nazionale dei fratelli e delle sorelle delle persone affette da malattie rare» (2213);

   ZURZOLO: «Riconoscimento dell'alopecia areata come malattia cronica e invalidante nonché disposizioni in favore delle persone che ne sono affette» (2214).

  Saranno stampate e distribuite.

Assegnazione di progetti di legge
a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

  I Commissione (Affari costituzionali):

   DORI: «Istituzione della Giornata nazionale della memoria del genocidio dei rom e dei sinti durante la seconda guerra mondiale» (1914) Parere delle Commissioni V, VII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

  XII Commissione (Affari sociali):

   CALDERONE ed altri: «Disposizioni in materia di organizzazione dei servizi in favore delle persone in età evolutiva e adulta affette da disturbi del neurosviluppo, patologie neuropsichiatriche e disturbi dello spettro autistico» (1959) Parere delle Commissioni I, II, V, VII, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Annunzio di progetti di atti
dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 22 gennaio 2025, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, la proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione che dovrà essere assunta a nome dell'Unione europea in sede di consiglio dei governatori della Fondazione internazionale UE-ALC in merito allo statuto del personale della Fondazione internazionale UE-ALC (COM(2025) 11 final), corredata dal relativo allegato (COM(2025) 11 final – Annex), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 23 gennaio 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

  Questi atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

ERRATA CORRIGE

  Nell'Allegato A ai resoconti della seduta del 22 gennaio 2025, a pagina 4, prima colonna, trentaseiesima riga, dopo la parola: «X,» deve intendersi inserita la seguente: «XI,».

INTERPELLANZE URGENTI

Chiarimenti in ordine allo stato delle passività di Acciaierie d'Italia e ai costi a carico dello Stato dal 2012 – 2-00512

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle imprese e del made in Italy, per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende da organi di stampa il tribunale di Milano il 4 novembre 2024 ha dichiarato «lo stato di insolvenza» di Acciaierie d'Italia Holding (di seguito AdIH) accertando uno squilibrio finanziario da quasi 1 miliardo di euro, per lo più riconducibile a debiti verso i soci, professionisti e fornitori;

   la sentenza emessa dai giudici della Sezione crisi d'impresa ha accolto il ricorso promosso da Acciaierie d'Italia s.p.a. in amministrazione straordinaria, nei confronti della holding a sua volta messa in amministrazione straordinaria dal Ministero delle imprese e del made in Italy nella primavera del 2024;

   la verifica dello stato passivo di AdIH è stata fissata per il 5 marzo 2025 davanti al giudice delegato della procedura, Laura De Simone, che avrà il compito di esaminare la situazione debitoria della holding e determinare le misure necessarie per affrontare la crisi aziendale;

   lo stesso tribunale di Milano il 29 febbraio 2024 aveva dichiarato lo stato di insolvenza per Acciaierie d'Italia, ex Ilva, dopo che il Ministero delle imprese e del made in Italy, su richiesta del socio di minoranza Invitalia, con proprio decreto del 20 febbraio 2024 ha ammesso con decorrenza immediata la Società in amministrazione straordinaria, con la nomina del commissario unico nella persona dell'ingegner Giancarlo Quaranta, integrando successivamente l'organo commissariale con le persone del professor dottor Giovanni Fiori e professor dottor Davide Tabarelli;

   nelle premesse di tale decreto viene espressamente riconosciuto che l'ammontare complessivo delle passività, sulla base dell'ultimo bilancio approvato di AdI e relativo all'esercizio chiuso al 31 dicembre 2022, risulta pari a euro 4.737.693.528, di cui euro 909.759.167 per passività non correnti e 3.827.934.362 per passività correnti inclusive – tra l'altro – di totali euro 2.084.069.844 per debiti commerciali e totali euro 837.042.043 per finanziamenti;

   nell'adunanza del 19 giugno 2024 presso lo stesso tribunale di Milano è stato dichiarato esecutivo lo stato passivo di AdI s.p.a., per un importo di 1.558 milioni di euro, pari all'ammontare dei crediti ammessi su istanza di ben 981 creditori;

   secondo quanto ricostruito da organi di stampa (articolo di Gloria Riva su l'Espresso del 21 agosto 2024 «La saga dell'ex ILVA non finisce mai: e intanto si spendono milioni in parcelle») in termini di costi per lo Stato, il commissariamento Ilva è paragonabile a quello Alitalia per il massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali e per gli stratosferici costi di gestione. I commissari che si sono alternati prima in Ilva e poi in AdI, sono costati complessivamente più di 10 milioni di euro in parcelle, cui si sommano i costi delle consulenze, che per i soli incarichi stipulati tra marzo e maggio del 2024 da AdI in amministrazione straordinaria, ammonterebbero a 3,5 milioni di euro –:

   se il Ministro interpellato sia nelle condizioni di rendere noto, a distanza di due anni dalla chiusura dell'esercizio 2022, l'attuale ammontare complessivo delle passività di AdI e a quanto ammontano i costi a carico dello Stato a partire dal 2012.
(2-00512) «Bonelli, Zanella».


Elementi ed iniziative circa la collocazione delle cosiddette culle per la vita e per una maggiore informazione relativa alla possibilità di partorire in anonimato – 2-00513

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   l'articolo 30, secondo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 3 novembre 2000 stabilisce che il medico o l'ostetrica o altra persona che ha assistito al parto devono fare la dichiarazione di nascita all'ufficiale dello stato civile o al direttore sanitario dell'ospedale «rispettando l'eventuale volontà della madre di non essere nominata»; in questo caso, nell'atto di nascita del bambino, da redigersi entro dieci giorni dal parto, risulta scritto «figlio di donna che non consente di essere nominata» e tutto il personale sanitario e socio-sanitario è tenuto ad osservare rigorosamente l'obbligo di riservatezza rispetto alla madre;

   l'articolo 28 della legge n. 184 del 1983 ha introdotto anche in Italia il diritto dell'adottato di accedere, a certe condizioni, alle informazioni concernenti l'identità dei suoi genitori biologici; tuttavia, l'accesso a quelle informazioni non è consentito se l'adottato non è stato riconosciuto alla nascita dalla madre naturale;

   l'articolo 11, commi 2 e 3, della legge n. 184 del 1983, relativa al diritto del minore ad una famiglia, dispone poi che «nel caso in cui non risulti l'esistenza di genitori che abbiano riconosciuto il minore» (...) il tribunale per i minorenni, senza eseguire ulteriori accertamenti, provvede immediatamente alla dichiarazione dello stato di adottabilità a meno che non vi sia richiesta di sospensione della procedura da parte di chi, affermando di essere uno dei genitori, chiede termine per provvedere al riconoscimento. La sospensione può essere disposta dal tribunale per un periodo massimo di due mesi (...);

   il dato più recente disponibile è quello emerso dall'indagine, durata un anno, tra luglio 2013 e giugno 2014, condotta su un campione nazionale di 100 centri nascita ed effettuata dalla Società italiana di neonatologia (Sin): 56 sono stati i neonati non riconosciuti dalle mamme italiane su un totale di 80.060 bambini nati;

   non esiste una normativa specifica sulle «culle per la vita» e neppure esistono procedure standard sul loro funzionamento. Generalmente sono dotate di dispositivi idonei al riscaldamento, alla chiusura in sicurezza e al presidio di controllo h24 nonché al collegamento in rete con una struttura sanitaria al fine di consentire la salvaguardia del neonato; le culle sono oggi simili a quelle usate nelle terapie intensive neonatali e sono dotate di sensori hi-tech che monitorano la temperatura, il battito cardiaco e la respirazione del neonato; depositato il bambino nella culla dovrebbe quindi scattare un allarme presso la struttura sanitaria collegata, consentendo ai professionisti sanitari di fornire le cure necessarie; in ogni caso non vengono attivate procedure o azioni per rintracciare o identificare la madre;

   le «culle per la vita» sono dislocate sul territorio italiano su iniziativa spontanea del privato sociale o confessionale ovvero di strutture sanitarie e sarebbero circa 60 ma non distribuite in tutte le regioni e 35 di esse sono collocate in spazi non idonei quali parrocchie, chiese, ospizi ecc. inadeguati nell'offrire immediata assistenza laddove ce ne fosse bisogno e non, invece, presso strutture o servizi pubblici;

   a riguardo si rappresenta la nascita del progetto «Ninna ho», voluto dalla Fondazione Francesca Rava e da KPMG, il primo progetto nazionale a tutela dell'infanzia abbandonata che ha ricevuto il patrocinio del Ministero della salute e della Sin che ha «validato» una dozzina di culle presso le strutture sanitarie;

   è di pochi giorni fa la drammatica notizia della morte del neonato deposto a Bari nella «culla per la vita» ospitata presso la parrocchia San Giovanni Battista, una struttura che in passato aveva accolto altri due neonati –:

   se sia in grado di fornire un censimento delle cosiddette «culle per la vita» presenti nel territorio nazionale e collegate alle strutture sanitarie del Servizio sanitario nazionale;

   se non ritenga opportuno adottare con la necessaria urgenza un protocollo uniforme per tutto il territorio nazionale per la collocazione appropriata delle cosiddette «culle per la vita» esclusivamente all'interno di presidi sanitari;

   se e come intenda rafforzare l'informazione sulla possibilità di partorire in anonimato.
(2-00513) «Sportiello, Quartini, Marianna Ricciardi, Di Lauro, Francesco Silvestri».


Chiarimenti in ordine alla partecipazione finanziaria di enti partecipati dallo Stato al progetto Mozambique Lng, in relazione ad inchieste giornalistiche circa la condotta dell'esercito mozambicano – 2-00515

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   con atto di sindacato ispettivo n. 4-02543, cui non è stata data alcuna risposta, il 21 marzo 2024 si chiedeva ai Ministri interpellati quali iniziative intendessero assumere affinché Sace, il gruppo assicurativo-finanziario italiano controllato dal Ministero dell'economia e delle finanze, rendesse pubblici i documenti sulla valutazione d'impatto ambientale e sociale delle proprie garanzie all'attività estrattiva in Mozambico, alla luce della ripresa degli attacchi delle formazioni islamiste e dei gravi conseguenti rischi per la popolazione civile;

   un'inchiesta pubblicata il 26 settembre 2024 dal media internazionale «Politico» ha evidenziato come, tra giugno e luglio 2021, un gruppo di militari dell'esercito mozambicano abbia commesso atrocità configurabili come crimini di guerra, mentre difendeva il sito di Mozambique Lng, progetto di estrazione e liquefazione di gas di TotalEnergies a Cabo Delgado, in Mozambico;

   l'inchiesta menziona casi di sequestro di persona, torture fisiche e psicologiche, negazione di acqua e cibo, abusi sessuali e stupri, uccisioni sommarie;

   l'inchiesta ha già avuto forte risonanza in Mozambico, in Francia e presso il Parlamento europeo, con un'interrogazione rivolta all'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza;

   la risposta dell'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza riporta come l'Unione europea attraverso la sua delegazione in loco, abbia richiesto alle autorità mozambicane elementi di chiarimento per fare luce sugli eventi descritti nell'inchiesta, richiamando inoltre la necessità di una due diligence sociale delle imprese, in linea con la direttiva europea di recente adozione;

   un'inchiesta pubblicata il 24 novembre 2024 dal quotidiano francese Le Monde e dal media internazionale Source Material ha evidenziato come, ben prima dei gravissimi episodi riportati da Politico, TotalEnergies fosse in possesso di evidenze della condotta violenta dell'Esercito mozambicano nei confronti della popolazione civile;

   TotalEnergies ha espresso l'intenzione di riprendere i lavori di costruzione del progetto Mozambique Lng, interrotti per invocata forza maggiore ad aprile 2021 quando il conflitto armato iniziato nel 2017 nella provincia di Cabo Delgado aveva aumentato il rischio a livelli non accettabili;

   il progetto vede il coinvolgimento di società ed enti a partecipazione o sotto il controllo pubblico, tra cui Saipem e, prima della sua interruzione, anche di Sace e Cassa depositi e prestiti (Cdp), rispettivamente tramite una garanzia di 950 milioni di euro e un prestito di 650 milioni di euro;

   nel caso in cui le indagini connesse all'inchiesta pubblicata da Politico accertino i fatti riportati, le società e gli enti citati corrono il rischio di essere associati indirettamente alle violenze e alle atrocità commesse dai militari;

   TotalEnergies starebbe consultando nuovamente le istituzioni finanziarie che avevano dato disponibilità a partecipare finanziariamente al progetto, per avere conferma del loro immutato sostegno;

   la costruzione di Mozambique Lng potrebbe contribuire ad aumentare l'instabilità dell'area, come evidenzia un rapporto commissionato dalla stessa TotalEnergies a Jean-Christophe Rufin, ex-ambasciatore francese in Senegal e tra i fondatori di Medici senza frontiere – reso pubblico a maggio 2023 – che afferma che i gruppi ribelli sfruttano il senso di frustrazione diffuso tra le comunità coinvolte dall'espansione dell'industria estrattiva, e che i siti estrattivi potrebbero essere obiettivo di attacchi terroristici. Dunque il progetto potrebbe non arrivare a compimento, mettendo in pericolo la partecipazione italiana ed esponendo a gravi rischi le casse pubbliche –:

   se i Ministri interpellati risultino a conoscenza dei fatti riportati dalle inchieste di Politico e Le Monde e se possano confermare la partecipazione finanziaria al progetto Mozambique Lng da parte di Sace e Cassa depositi e prestiti.
(2-00515) «Bonelli, Borrelli, Dori, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zanella, Zaratti».


Elementi in ordine all'aumento degli oneri nelle bollette elettriche e intendimenti per ridurne le conseguenze a carico degli utenti – 2-00514

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:

   il Governo ha provveduto alla riassegnazione delle concessioni per la gestione delle reti elettriche di media e bassa tensione per i prossimi 20 anni agli attuali concessionari senza alcuna analisi comparativa e praticamente senza alcun dibattito;

   è stato fatto vanto da parte del Governo di avere reso oneroso per i concessionari tale riassegnazione;

   in realtà, si tratta di un surrettizio e non dichiarato aumento degli oneri in bolletta per gli utenti del sistema elettrico italiano: i concessionari sono infatti autorizzati a rivalersi sugli utenti delle somme versate allo Stato, maggiorate dalla remunerazione che viene riconosciuta dall'Autorità agli investimenti sulle reti. Per loro quindi non solo non vi è onere alcuno ma si tratta di un investimento la cui remunerazione è assicurata dallo Stato. Una gigantesca partita di giro a favore del Tesoro e dei concessionari;

   paradossalmente, più grande è la somma versata, più alto è l'incasso per lo Stato, ma più grande è anche il guadagno dei concessionari e più alto è l'aumento delle bollette pagate dagli utenti del sistema elettrico che di fatto finanziano sia l'introito dello Stato sia i guadagni dei concessionari –:

   a quanto ammontino gli oneri concessori stabiliti;

   a quanto ammonti l'aumento degli oneri a carico degli utenti e come si riverserà sulle bollette;

   se non sia il caso di rinunciare, da parte dello Stato, all'incasso degli oneri evitando di appesantire ulteriormente le bollette elettriche in un momento in cui esse hanno ripreso a crescere con prezzi che sono anche doppi rispetto alla situazione antecedente la crisi russo-ucraina.
(2-00514) «Marattin, Schullian».


Intendimenti in ordine all'intitolazione del Palazzo dei Congressi dell'Eur ad Alcide De Gasperi – 2-00496

E)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   considerato che il 19 agosto 2024 è stato il settantesimo anniversario della scomparsa di Alcide De Gasperi, figura centrale della storia italiana e dell'integrazione europea, la Fondazione De Gasperi ha promosso un programma commemorativo denominato «Anno Degasperiano», in collaborazione con la Struttura di missione per gli anniversari nazionali della Presidenza del Consiglio del ministri. Il programma prevede iniziative di grande rilievo, tra cui convegni, mostre, pubblicazioni e attività formative, tese a valorizzare l'eredità politica e civile di De Gasperi;

   si rileva che l'importanza di questa ricorrenza è stata riconosciuta anche da numerosi enti e organismi istituzionali, tra cui Roma Capitale, i cui consiglieri hanno approvato una mozione per invitare il sindaco a sostenere la proposta di intitolare ad Alcide De Gasperi il Palazzo dei Congressi dell'EUR, attualmente in fase di restauro;

   la Fondazione De Gasperi ha espresso la propria piena disponibilità a collaborare e a sostenere ogni iniziativa utile al raggiungimento di questo importante obiettivo, che risulterebbe particolarmente significativo per rendere omaggio a uno dei protagonisti principali della ricostruzione e rinascita del nostro Paese nel secondo dopoguerra;

   si evidenzia altresì che il presidente dell'Eur s.p.a., dottor Enrico Gasbarra, ha sottolineato, in precedenti occasioni, che l'intitolazione del Palazzo dei Congressi richiede una valutazione e una decisione formale da parte dei soci della società, in particolare del Ministero dell'economia, che detiene un ruolo preminente nella compagine societaria –:

   alla luce del profondo debito di riconoscenza che i cittadini italiani nutrono nei confronti di Alcide De Gasperi se intenda valutare, in qualità di rappresentante principale dei soci di Eur s.p.a., la proposta di intitolare il Palazzo del Congressi dell'EUR ad Alcide De Gasperi, quale riconoscimento del suo contributo storico alla ricostruzione del Paese e alla nascita dell'Unione europea.
(2-00496) «Ciocchetti, Ambrosi, De Bertoldi, Di Giuseppe, Patriarca, Colombo, Mancini, Bonetti, Gardini, Ciancitto, Rubano, Girelli, La Salandra, Rotondi, Zinzi, Mulè, Zurzolo, Cesa, Malagola, D'Alfonso, Rosso, Ciaburro, Ciani, Bicchielli, Zucconi, Caiata, Iaia, Gabellone, Caroppo, Maullu, Boschi, Bonafè».


Iniziative volte a scongiurare il licenziamento dei lavoratori della Jabil di Marcianise, in provincia di Caserta, e a istituire un tavolo di concertazione – 2-00516

F)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   Jabil, la multinazionale americana dell'elettronica, ha comunicato l'inizio formale della procedura di licenziamento collettivo per i 413 dipendenti dello stabilimento di Marcianise (Caserta) e la cessazione della sua attività in Italia entro il mese di marzo 2025;

   secondo quanto previsto dalla legge n. 223 del 1991, la quale regola la procedura di licenziamento collettivo, entro 75 giorni già arriveranno le lettere di licenziamento ai singoli lavoratori dell'azienda;

   nell'annunciare questa doccia fredda e nel gettare in un drammatico sconforto centinaia di lavoratori e lavoratrici, l'azienda Jabil ha rappresentato, duramente e ingiustamente a giudizio degli interpellanti, che tale esito è la diretta conseguenza del comportamento di sindacati e lavoratori che, a suo dire, non hanno accettato alcuna soluzione alternativa al licenziamento collettivo;

   in particolare, con una propria nota, l'azienda ha affermato di «aver cercato per anni una soluzione sostenibile per le sue attività in Italia. Recentemente, Jabil Marcianise ha lavorato a una soluzione per preservare lo stabilimento, garantendo la sua sostenibilità economica e proteggendo i posti di lavoro di tutti i dipendenti. Per questa ragione, l'azienda esprime la sua delusione nei confronti dei sindacati e dei lavoratori che hanno votato contro un accordo sostenuto dal Governo (tramite Invitalia) con TME Engineering»;

   la proposta di Jabil, sostenuta dal Governo, si sostanziava in una cessione del sito di Marcianise ad altra azienda già operativa nel settore elettronico (Tme Engineering) con la compartecipazione del socio pubblico (Invitalia), cessione che, secondo Jabil, «aveva caratteristiche idonee a realizzare obiettivi di sostenibilità economico finanziaria»;

   nel corso degli ultimi anni l'azienda Jabil ha registrato un andamento decrescente fino ad arrivare ad una perdita di oltre 40 milioni nel 2019; nonostante la perdita si sia però ridotta notevolmente nel 2024, questo non ha impedito il precipitare delle trattative e l'annuncio del licenziamento collettivo;

   i lavoratori e i sindacati, dal canto loro, contavano proprio su questa ripresa finanziaria dell'azienda e con una nota respingono fermamente le accuse rivolte dall'azienda di essere responsabili della situazione per non aver voluto accettare nei mesi scorsi, nei tavoli ministeriali, la soluzione alternativa proposta da Jabil;

   «Durante il confronto in sede ministeriale – hanno affermato in una nota i segretari provinciali casertani delle sigle dei metalmeccanici Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm – abbiamo fatto ogni sforzo per sollecitare un intervento istituzionale deciso, capace di garantire un territorio che ha già pagato un prezzo altissimo in termini produttivi e occupazionali. Purtroppo, non siamo stati ascoltati. Le lavoratrici e i lavoratori, segnati dalle precedenti reindustrializzazioni fallimentari – come nel caso di Softlab e Orefice, entrambe operazioni preconfezionate da Jabil – hanno espresso legittima sfiducia nei confronti di un progetto blindato con TME. Nemmeno l'ingresso di Invitalia nella newco, pur rappresentando una novità significativa, è bastato a rassicurare chi ha vissuto sulla propria pelle gli esiti drammatici delle precedenti esperienze»;

   «È paradossale che Jabil accusi sindacati e lavoratori di una scelta che è stata dettata dalla sua stessa gestione, scaricandone tutte le conseguenze sul territorio. Jabil – hanno sottolineato i sindacalisti – non ha mai dimostrato un reale interesse a integrarsi nel tessuto industriale nazionale. La totale assenza di una strategia di lungo termine e di piani industriali credibili conferma un approccio esclusivamente orientato al business globale, lontano dalle esigenze produttive e occupazionali locali. Perché non si chiede conto dei numerosi piani industriali mai realizzati? Perché nessuno si interroga su come sia stato possibile finanziare con denaro, anche pubblico, progetti di ricollocazione palesemente improvvisati?»;

   quanto sta accadendo ai 413 lavoratori della Jabil è un fatto grave che non può essere ignorato e non può essere ritenuto accettabile nell'era della transizione ecologica;

   a giudizio degli interpellanti l'ennesima cassa integrazione di centinaia di dipendenti è il risultato tangibile del fallimento di questo Governo sulle politiche del lavoro e testimonia ancora una volta l'infondatezza dei dati ottimistici sull'occupazione –:

   se intenda, con la necessaria urgenza, adottare iniziative di competenza volte a farsi carico della situazione dei 413 dipendenti e delle loro famiglie, affinché sia sospeso il licenziamento collettivo e avviata l'istituzione di un nuovo tavolo di concertazione nonché a promuovere l'avvio di un piano industriale efficace che includa investimenti in progetti di innovazione e sviluppo sostenibile, per garantire un futuro solido e duraturo al territorio della provincia di Caserta e consentire al nostro Paese, a tutti i lavoratori e le lavoratrici e alle loro famiglie di avere un futuro e un lavoro dignitosi.
(2-00516) «Carotenuto, Barzotti, Aiello, Tucci, Santillo, Appendino, Ascari, Amato, Baldino, Bruno, Cantone, Cappelletti, Caramiello, Caso, Cherchi, D'Orso, Fede, Ferrara, Ilaria Fontana, Pavanelli, Pellegrini, Giuliano, Iaria, L'Abbate, Morfino, Auriemma».