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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Martedì 28 gennaio 2025

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli
nella seduta del 28 gennaio 2025.

  Albano, Ascani, Bagnai, Barbagallo, Barelli, Battistoni, Bellucci, Benvenuto, Deborah Bergamini, Bignami, Billi, Bitonci, Bonetti, Braga, Brambilla, Caiata, Calderone, Cappellacci, Carloni, Casasco, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cesa, Cirielli, Coin, Colosimo, Alessandro Colucci, Sergio Costa, D'Alessio, Della Vedova, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Faraone, Fassino, Ferrante, Ferro, Foti, Frassinetti, Freni, Gardini, Gava, Gebhard, Gemmato, Giachetti, Giglio Vigna, Giorgetti, Gribaudo, Grippo, Guerini, Gusmeroli, Leo, Lollobrigida, Lomuti, Lupi, Magi, Maiorano, Mangialavori, Maschio, Mazzi, Meloni, Minardo, Molinari, Molteni, Morrone, Mulè, Nordio, Osnato, Nazario Pagano, Pellegrini, Pichetto Fratin, Pietrella, Pizzimenti, Polidori, Prisco, Rampelli, Marianna Ricciardi, Riccardo Ricciardi, Rixi, Roccella, Rosato, Angelo Rossi, Rotelli, Scerra, Schullian, Semenzato, Siracusano, Speranza, Sportiello, Stefani, Tajani, Trancassini, Tremonti, Vaccari, Varchi, Vinci, Zaratti, Zoffili, Zucconi.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Albano, Ascani, Bagnai, Barbagallo, Barelli, Battistoni, Bellucci, Benvenuto, Deborah Bergamini, Bignami, Billi, Bitonci, Bonetti, Braga, Brambilla, Caiata, Calderone, Cappellacci, Carloni, Casasco, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cesa, Cirielli, Coin, Colosimo, Alessandro Colucci, Sergio Costa, D'Alessio, Della Vedova, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Faraone, Fassino, Ferrante, Ferro, Foti, Frassinetti, Freni, Gardini, Gava, Gebhard, Gemmato, Giachetti, Giglio Vigna, Giorgetti, Gribaudo, Grippo, Guerini, Gusmeroli, Leo, Lollobrigida, Lomuti, Lupi, Magi, Maiorano, Mangialavori, Maschio, Mazzi, Meloni, Minardo, Molinari, Mollicone, Molteni, Morrone, Mulè, Nordio, Osnato, Nazario Pagano, Pellegrini, Pichetto Fratin, Pietrella, Pizzimenti, Polidori, Prisco, Rampelli, Marianna Ricciardi, Riccardo Ricciardi, Richetti, Rixi, Roccella, Romano, Rosato, Angelo Rossi, Rotelli, Scerra, Schullian, Semenzato, Siracusano, Speranza, Sportiello, Stefani, Tajani, Trancassini, Tremonti, Vaccari, Varchi, Vinci, Zaratti, Zoffili, Zucconi.

Adesione di deputati a proposte di legge.

  La proposta di legge MARIANNA RICCIARDI: «Modifica all'articolo 624 del codice penale in materia di procedibilità del delitto di furto» (1939) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Cherchi.

  La proposta di legge QUARTINI ed altri: «Disposizioni in materia di terapie digitali» (2095) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Cherchi.

Trasmissione dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale.

  Il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con lettera in data 21 gennaio 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 12, comma 4, della legge 11 agosto 2014, n. 125, le relazioni sulle attività di cooperazione allo sviluppo, riferite rispettivamente all'anno 2020 (Doc. CCXXXVI, n. 1), all'anno 2021 (Doc. CCXXXVI, n. 2) e all'anno 2022 (Doc. CCXXXVI, n. 3).

  Queste relazioni sono trasmesse alla III Commissione (Affari esteri).

Trasmissione dal Ministro
dell'economia e delle finanze.

  Il Ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 27 gennaio 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 18 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 143, la relazione sull'attività svolta dalla SIMEST Spa, quale gestore dei Fondi per il sostegno finanziario all'esportazione e all'internazionalizzazione del sistema produttivo italiano, riferita all'anno 2023 (Doc. XXXV-bis, n. 2).

  Questa relazione è trasmessa alla X Commissione (Attività produttive).

Trasmissione dal Ministro
per i rapporti con il Parlamento.

  Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 27 gennaio 2025, ha trasmesso il parere reso dalla Conferenza unificata, nella seduta del 23 gennaio 2025, sul disegno di legge recante conversione in legge del decreto-legge 27 dicembre 2024, n. 201, recante misure urgenti in materia di cultura (atto Camera n. 2183), limitatamente agli articoli 3 e 7.

  Questo parere è trasmesso alla VII Commissione (Cultura).

  Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 27 gennaio 2025, ha trasmesso il parere reso dalla Conferenza unificata, nella seduta del 23 gennaio 2025, sul disegno di legge recante conversione in legge del decreto-legge 31 dicembre 2024, n. 208, recante misure organizzative urgenti per fronteggiare situazioni di particolare emergenza, nonché per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (atto Camera n. 2184).

  Questo parere è trasmesso alla V Commissione (Bilancio) e alla VIII Commissione (Ambiente).

Annunzio di risoluzioni e dichiarazioni dell'Assemblea parlamentare della NATO.

  L'Assemblea parlamentare della NATO ha trasmesso, in data 11 dicembre 2024, le seguenti risoluzioni e dichiarazioni, adottate nelle sedute plenarie dell'Assemblea, rispettivamente, il 27 maggio 2024 a Sofia, nel corso della Sessione di primavera, e il 25 novembre 2024 a Montreal, nel corso della 71ª Sessione annuale, che sono assegnate, ai sensi dell'articolo 125, comma 1, del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni nonché, per il parere, alla III Commissione (Affari esteri) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), se non già assegnate alle stesse in sede primaria:

   Dichiarazione n. 489 – Al fianco dell'Ucraina fino alla vittoria (Doc. XII-quater, n. 17) – alla III Commissione (Affari esteri);

   Dichiarazione n. 490 – Modellare la NATO per le prossime generazioni al Vertice di Washington (Doc. XII-quater, n. 18) – alla III Commissione (Affari esteri);

   Risoluzione n. 491 – Rompere il silenzio e lottare per la dignità: combattere la violenza sessuale legata ai conflitti (Doc. XII-quater, n. 19) – alla III Commissione (Affari esteri);

   Risoluzione n. 492 – Rafforzare la difesa aerea e missilistica integrata della NATO (Doc. XII-quater, n. 20) – alla IV Commissione (Difesa);

   Risoluzione n. 493 – Promuovere il progresso tecnologico per sostenere la prosperità e la sicurezza degli alleati (Doc. XII-quater, n. 21) – alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e X (Attività produttive);

   Risoluzione n. 494 – La NATO dopo il vertice di Washington: un'alleanza a prova di futuro e il sostegno all'Ucraina fino alla vittoria (Doc. XII-quater, n. 22) – alla III Commissione (Affari esteri);

   Risoluzione n. 495 – Sfruttare le opportunità offerte da un uso responsabile dell'intelligenza artificiale in ambito militare (Doc. XII-quater, n. 23) – alla IV Commissione (Difesa).

Comunicazione di nomine ministeriali.

  La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 23 gennaio 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, le seguenti comunicazioni concernenti il conferimento, ai sensi dei commi 4 e 6 del medesimo articolo 19, di incarichi di livello dirigenziale generale, che sono trasmesse alla I Commissione (Affari costituzionali), nonché alle sottoindicate Commissioni:

   alla II Commissione (Giustizia) la comunicazione concernente il conferimento del seguente incarico nell'ambito del Ministero della giustizia:

    alla dottoressa Giuliana Palumbo, l'incarico di direttore della Direzione generale di statistica e analisi organizzativa, nell'ambito del Dipartimento per l'innovazione tecnologica della giustizia;

   alla V Commissione (Bilancio) la comunicazione concernente il conferimento del seguente incarico nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze:

    al dottor Michele Vitale, l'incarico di direttore della Ragioneria territoriale dello Stato di Milano/Monza e Brianza, nell'ambito del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato;

   alla VI Commissione (Finanze) la comunicazione concernente il conferimento del seguente incarico nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze:

    al dottor Federico Filiani, l'incarico di direttore della Direzione sistema informativo della fiscalità, nell'ambito del Dipartimento delle finanze.

  Il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con lettera in data 24 gennaio 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 9 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, la comunicazione concernente la nomina dei dottori Barbara Cimmino, Giuseppe Ferro, Riccardo Garoscia, Annalisa Sassi e Matteo Zoppas a componenti del consiglio di amministrazione dell'ICE – Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane.

  Questa comunicazione è trasmessa alla X Commissione (Attività produttive).

Richiesta di parere parlamentare
su atti del Governo.

  Il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con lettera in data 21 gennaio 2025, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 12 e 13, comma 1, della legge 11 agosto 2014, n. 125, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di documento triennale di programmazione e di indirizzo della politica di cooperazione allo sviluppo, riferito agli anni 2024-2026 (245).

  Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla III Commissione (Affari esteri), che dovrà esprimere il prescritto parere entro il 17 febbraio 2025.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

DISEGNO DI LEGGE: S. 1335 – CONVERSIONE IN LEGGE DEL DECRETO-LEGGE 27 DICEMBRE 2024, N. 200, RECANTE DISPOSIZIONI URGENTI PER LA PROROGA DELL'AUTORIZZAZIONE ALLA CESSIONE DI MEZZI, MATERIALI ED EQUIPAGGIAMENTI MILITARI IN FAVORE DELLE AUTORITÀ GOVERNATIVE DELL'UCRAINA (APPROVATO DAL SENATO) (A.C. 2206)

A.C. 2206 – Parere della I Commissione

PARERE DELLA I COMMISSIONE SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

NULLA OSTA

sugli emendamenti contenuti nel fascicolo.

A.C. 2206 – Parere della V Commissione

PARERE DELLA V COMMISSIONE SUL TESTO DEL PROVVEDIMENTO E SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

  Sul testo del provvedimento in oggetto:

PARERE FAVOREVOLE

  Sugli emendamenti trasmessi dall'Assemblea:

NULLA OSTA

A.C. 2206 – Articolo unico

ARTICOLO UNICO DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE NEL TESTO DELLE COMMISSIONI IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 1.

  1. È convertito in legge il decreto-legge 27 dicembre 2024, n. 200, recante disposizioni urgenti per la proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina.
  2. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

ARTICOLI DEL DECRETO-LEGGE

Articolo 1.
(Proroga di termini in materia di cessioni di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari)

  1. È prorogata, fino al 31 dicembre 2025, previo atto di indirizzo delle Camere, l'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina, di cui all'articolo 2-bis del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 aprile 2022, n. 28, nei termini e con le modalità ivi stabilite.
  2. All'attuazione del presente articolo si provvede nell'ambito delle risorse previste a legislazione vigente.

Articolo 2.
(Entrata in vigore)

  1. Il presente decreto entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e sarà presentato alle Camere per la conversione in legge.

PROPOSTE EMENDATIVE

EMENDAMENTI RIFERITI ALL'ARTICOLO UNICO DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE

DIS. 1.

  Sopprimerlo.
*Dis.1.1. Fratoianni.

  Sopprimerlo.
*Dis.1.2. Riccardo Ricciardi, Pellegrini, Francesco Silvestri, Baldino, Lomuti.

EMENDAMENTI RIFERITI AGLI ARTICOLI DEL DECRETO-LEGGE

ART. 1.
(Proroga di termini in materia di cessioni di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari)

  Dopo il comma 1, aggiungere i seguenti:

  1-bis. Ai fini di ogni singola autorizzazione di cui al comma 1 concernente l'invio di armi, il Governo rende preventive comunicazioni alle Camere, che si esprimono mediante la votazione di uno specifico atto di indirizzo per ciascuna cessione.
  1-ter. All'elenco dei mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari, di cui all'articolo 2-bis, comma 2, del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 aprile 2022, n. 28, non si applicano le disposizioni di cui all'articolo 42 della legge 3 agosto 2007, n. 124.
  1-quater. L'allegato contenente l'elenco di cui al comma 1-ter è pubblicato integralmente unitamente ai decreti del Ministro della difesa, di concerto con il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale e con il Ministro dell'economia e delle finanze.
1.2. Pellegrini, Riccardo Ricciardi, Baldino, Francesco Silvestri, Lomuti, Dell'Olio.

  Dopo il comma 1, aggiungere i seguenti:

  1-bis. Ai fini di ogni singola autorizzazione di cui al comma 1 concernente l'invio di armi, il Governo rende preventive comunicazioni alle Camere, che si esprimono mediante la votazione di uno specifico atto di indirizzo per ciascuna cessione.
  1-ter. L'elenco dei mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari, di cui al comma 2 dell'articolo 2-bis del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 aprile 2022, n. 28, è consultabile presso la sede del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica dai membri delle Camere che ne facciano richiesta.
1.4. Lomuti, Riccardo Ricciardi, Baldino, Francesco Silvestri, Pellegrini.

  Dopo il comma 1, aggiungere i seguenti:

  1-bis. Ai fini di ogni singola autorizzazione di cui al comma 1 concernente l'invio di armi, il Governo rende preventive comunicazioni alle Camere, che si esprimono mediante la votazione di uno specifico atto di indirizzo per ciascuna cessione.
  1-ter. L'elenco dei mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari, di cui al comma 2 dell'articolo 2-bis del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 aprile 2022, n. 28, è consultabile presso la sede del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica dai componenti delle commissioni parlamentari competenti per materia che ne facciano richiesta.
1.3. Francesco Silvestri, Pellegrini, Riccardo Ricciardi, Baldino, Lomuti, Dell'Olio.

  Dopo il comma 1, aggiungere i seguenti:

  1-bis. Ai fini di ogni singola autorizzazione di cui al comma 1 concernente l'invio di armi, il Governo rende preventive comunicazioni alle Camere, che si esprimono mediante la votazione di uno specifico atto di indirizzo per ciascuna cessione.
  1-ter. L'elenco dei mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari, di cui al comma 2 dell'articolo 2-bis del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 aprile 2022, n. 28, è trasmesso alle commissioni parlamentari competenti per materia.
1.5. Pellegrini, Riccardo Ricciardi, Baldino, Francesco Silvestri, Lomuti, Dell'Olio.

  Dopo il comma 1, aggiungere i seguenti:

  1-bis. All'elenco dei mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari oggetto della cessione, di cui all'articolo 2-bis, comma 2, del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 aprile 2022, n. 28, non si applicano le disposizioni di cui all'articolo 42 della legge 3 agosto 2007, n. 124.
  1-ter. L'elenco di cui al comma 1-bis è pubblicato integralmente unitamente ai decreti del Ministro della difesa, di concerto con il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale e con il Ministro dell'economia e delle finanze.
1.6. Fratoianni.

  Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:

  1-bis. Ai fini di ogni singola autorizzazione di cui al comma 1 concernente l'invio di armi, il Governo rende preventive comunicazioni alle Camere, che si esprimono mediante la votazione di uno specifico atto di indirizzo per ciascuna cessione.
1.7. Baldino, Riccardo Ricciardi, Lomuti, Francesco Silvestri, Pellegrini.

  Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:

  1-bis. L'elenco dei mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari, di cui al comma 2 dell'articolo 2-bis del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 aprile 2022, n. 28, è consultabile presso la sede del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica dai componenti delle commissioni parlamentari competenti per materia che ne facciano richiesta.
1.8. Riccardo Ricciardi, Pellegrini, Francesco Silvestri, Baldino, Lomuti.

A.C. 2206 – Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

   La Camera,

   premesso che:

    il decreto-legge oggetto di conversione, approvato in prima lettura dal Senato lo scorso 22 gennaio, all'articolo 1 dispone la proroga fino al 31 dicembre 2025, previo atto di indirizzo delle Camere, dell'autorizzazione alla cessione di di mezzi materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina. Il decreto-legge n. 200 del 2024 rappresenta la terza proroga della misura descritta;

    in particolare, il comma 2 dell'articolo 1 stabilisce che gli eventuali oneri connessi all'attuazione della disposizione citata saranno sostenuti nell'ambito delle risorse disponibili a legislazione vigente;

    tuttavia, come rilevato nella Nota di lettura n. 216 del Servizio del Bilancio del Senato, con riferimento al decreto-legge in esame, «andrebbero comunque forniti chiarimenti sulla piena sostenibilità della cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti in relazione ai fabbisogni delle singole Forze Armate interessate, ovvero se queste ultime potranno comunque fare fronte alle proprie esigenze funzionali avvalendosi delle sole dotazioni già previste ai sensi della legislazione vigente»;

    nella citata Nota viene anche sottolineato il problema relativo alle spese da sostenersi per il trasporto del materiale oggetto di cessione a titolo gratuito, chiarendo che sarebbe opportuno indicare le risorse già previste in bilancio a legislazione vigente atte a far fronte all'attività in oggetto,

impegna il Governo:

  a relazionare dettagliatamente alle Camere in merito alle spese sostenute per le cessioni di forniture militari, in particolare con riguardo:

   alla specifica della natura delle somme in entrata, a titolo di rimborso a valere sullo strumento europeo per la pace (European Peace Facility – EPF), derivanti dai decreti interministeriali che definiscono l'elenco dei mezzi, dei materiali e degli equipaggiamenti militari oggetto di cessione all'Ucraina, riassegnate integralmente sui pertinenti capitoli dello stato di previsione del Ministero della difesa;

   alle spese di trasporto del materiale oggetto di cessione a titolo gratuito alle autorità dell'Ucraina, indicando le risorse a legislazione vigente con le quali si provvede a tali spese al fine di confermarne la piena sostenibilità;

   alla eventuale necessità di reintegro delle scorte dei materiali d'armamento e dei relativi costi da sostenere, nel rispetto del principio di trasparenza e del controllo parlamentare.
9/2206/1. Pellegrini, Francesco Silvestri, Baldino, Riccardo Ricciardi, Lomuti.


   La Camera,

   premesso che:

    il decreto-legge oggetto di conversione, approvato in prima lettura dal Senato lo scorso 22 gennaio, all'articolo 1 dispone la proroga fino al 31 dicembre 2025, previo atto di indirizzo delle Camere, per l'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina. Il decreto-legge n. 200 del 2024 rappresenta la terza proroga della misura descritta;

    finora sono stati emanati dieci decreti interministeriali contenenti allegati con il dettaglio delle forniture. Gli allegati in questione sono considerati «documenti classificati» e sono stati illustrati dal Governo in seno al Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica (Copasir);

    l'aggressione della Federazione russa nei confronti dell'Ucraina si protrae da quasi tre anni e nel frattempo si è trasformata in una guerra di logoramento che va avanti in una totale assenza di interventi diplomatici al fine di giungere a una soluzione di pace. In tal modo gli interventi a sostegno dell'Ucraina si sono cristallizzati in un mero e continuo invio di armamenti;

    preoccupa la posizione oltranzista dell'Unione europea che sembrerebbe relegare a un ruolo meramente residuale l'azione diplomatica per arrivare a una conclusione delle ostilità. Tale posizione è confermata dall'approvazione di una risoluzione del Parlamento europeo, il 28 novembre 2024, con il voto compattamente contrario del Movimento 5 Stelle, in cui viene ribadito – accogliendo con favore la decisione del Presidente Joe Biden di consentire a Kiev l'uso di sistemi missilistici su obiettivi militari all'interno del territorio russo – l'impegno militare – anche attraverso la fornitura di aerei e missili a lungo raggio (tra cui missili Taurus e moderni sistemi di difesa aerea, tra cui i Patriots e i Samp/T da parte degli Stati membri dell'Unione europea) – e finanziario con lo 0,25 per cento del Pil, pari a circa 5 miliardi di euro per l'Italia, a favore dell'Ucraina,

impegna il Governo

a rivalutare gli effetti della misura di cui all'articolo 1 del decreto-legge 27 dicembre 2024, n. 200, al fine di interrompere immediatamente la fornitura di materiali di armamento alle autorità governative ucraine.
9/2206/2. Francesco Silvestri, Pellegrini, Riccardo Ricciardi, Baldino, Lomuti.


   La Camera,

   premesso che:

    il decreto-legge in esame, approvato in prima lettura dal Senato lo scorso 22 gennaio, all'articolo 1 dispone la proroga fino al 31 dicembre 2025, previo atto di indirizzo delle Camere, dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina. Il decreto-legge n. 200 del 2024, oggetto di conversione, dispone la terza proroga della misura descritta;

    finora sono stati emanati dieci decreti interministeriali contenenti allegati con il dettaglio delle forniture. Gli allegati in questione sono considerati «documenti classificati» e sono stati illustrati dal Governo in seno al Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica (Copasir):

     gli interventi da parte dell'Italia a sostegno dell'Ucraina si sono cristallizzati in un mero e continuo invio di armamenti:

    risulta di primaria importanza avviare un concreto Piano di Pace europeo per l'Ucraina, mai seriamente intrapreso, che preveda uno stop immediato degli attacchi russi e un contemporaneo stop alle forniture di armi occidentali a Kiev, nonché il successivo avvio di un tavolo negoziale permanente in cui le parti, con la mediazione attiva di ONU e UE, lavorino al raggiungimento di un compromesso sulle reciproche garanzie di sicurezza e sul futuro status dei territori occupati,

impegna il Governo

previa verifica degli effetti applicativi delle disposizioni recate dall'articolo 1, ad astenersi dall'ulteriore fornitura di materiali di armamento e a imprimere una concreta svolta per profondere il massimo ed efficace sforzo sul piano diplomatico, in sinergia con gli altri Stati membri, per l'immediata cessazione delle operazioni belliche in territorio ucraino e l'avvio, con iniziative multilaterali o bilaterali, di negoziati utili a una de-escalation militare, per il raggiungimento di una soluzione politica, giusta, equilibrata, duratura, adoperandosi da subito per una Conferenza di pace da tenersi sotto l'egida delle Nazioni Unite, portando il nostro Paese finalmente a farsi capofila di un percorso di soluzione negoziale del conflitto per il raggiungimento di una soluzione politica in linea con i principi del diritto internazionale.
9/2206/3. Cappelletti, Pellegrini, Francesco Silvestri, Baldino, Riccardo Ricciardi, Lomuti.


   La Camera,

   premesso che:

    il decreto-legge in esame, approvato in prima lettura dal Senato lo scorso 22 gennaio, all'articolo 1 dispone la proroga fino al 31 dicembre 2025, previo atto di indirizzo delle Camere, dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina. Il decreto-legge n. 200 del 2024, oggetto di conversione, dispone la terza proroga della misura descritta;

    come previsto dall'articolo 2-bis, comma 2, del decreto-legge n. 14 del 2022, l'elenco dei mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari oggetto della cessione, nonché le modalità di realizzazione della stessa, sono definiti con uno o più decreti del Ministro della difesa, adottati di concerto con i Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale e dell'economia e delle finanze;

    finora, secondo la normativa vigente, sono stati emanati dieci decreti interministeriali contenenti gli allegati con il dettaglio delle forniture di armamenti destinate alle autorità governative ucraine. Gli allegati sono considerati «documenti classificati» e sono illustrati dal Governo in seno al Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica. Tale elemento di segretezza è stato mantenuto solo dall'Italia a differenza degli altri Paesi che inviano armi all'Ucraina,

impegna il Governo

a riconsiderare la classificazione degli allegati di cui in premessa, al fine di garantire la trasparenza e il controllo parlamentare delle eventuali future autorizzazioni nel pieno rispetto dei principi democratici e costituzionali, in particolare dell'articolo 11 della Costituzione.
9/2206/4. Baldino, Francesco Silvestri, Pellegrini, Riccardo Ricciardi, Lomuti.


   La Camera,

   premesso che:

    il decreto-legge in esame, approvato in prima lettura dal Senato lo scorso 22 gennaio, all'articolo 1 dispone la proroga fino al 31 dicembre 2025, previo atto di indirizzo delle Camere, per l'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina. Il decreto-legge n. 200 del 2024, oggetto di conversione, dispone la terza proroga della misura descritta,

    come previsto dall'articolo 2-bis, comma 2, del decreto-legge n. 14 del 2022, l'elenco dei mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari oggetto della cessione, nonché le modalità di realizzazione della stessa, sono definiti con uno o più decreti del Ministro della difesa, adottati di concerto con i Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale e dell'economia e delle finanze;

    il logorante protrarsi del conflitto russo-ucraino nonché il fragile contesto geopolitico internazionale richiedono un maggiore coinvolgimento formale del Parlamento che gli permetta di esprimersi di volta in volta in merito all'indirizzo politico, alla necessità e alla opportunità di nuove autorizzazioni volte alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina;

    preoccupa l'approvazione di una risoluzione del Parlamento europeo, il 28 novembre 2024, con il voto compattamente contrario del Movimento 5 Stelle, in cui viene ribadito – accogliendo con favore la decisione del Presidente Joe Biden di consentire a Kiev l'uso di sistemi missilistici su obiettivi militari all'interno del territorio russo – l'impegno militare – anche attraverso la fornitura di aerei e missili a lungo raggio (tra cui missili Taurus e moderni sistemi di difesa aerea, come i Patriots e i Samp/T da parte degli Stati membri dell'Unione europea) – e finanziario con lo 0,25 per cento del Pil, pari a circa 5 miliardi di euro per l'Italia, a favore dell'Ucraina,

impegna il Governo

a voler interpretare l'articolo 1 del decreto-legge 27 dicembre 2024, n. 200, nel senso che il Governo comunica preventivamente alle Aule parlamentari in merito a ciascuna autorizzazione relativa all'invio di armi, anche con riferimento al loro potenziale offensivo e al diniego di utilizzo in territorio russo, al fine di garantire un ampio coinvolgimento delle Camere in merito.
9/2206/5. Lomuti, Francesco Silvestri, Pellegrini, Riccardo Ricciardi, Baldino.


   La Camera,

   premesso che;

    il decreto-legge 27 dicembre 2024, n. 200 recante «Disposizioni urgenti per la proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina» dispone all'articolo 1 la proroga fino al 31 dicembre 2025, previo atto di indirizzo delle Camere, dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina, di cui all'articolo 2-bis del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 aprile 2022. n. 28, nei termini e con le modalità ivi stabilite;

    l'articolo 2-bis, del decreto-legge n. 14 del 2022 ha autorizzato, previo atto di indirizzo delle Camere, la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità governative ucraine, in deroga alla legge 9 luglio 1990, n. 185 e agli articoli 310 e 311 del Codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo, n. 66 del 2010 e alle connesse disposizioni attuative, che disciplinano la cessione di materiali di armamento. L'autorizzazione alla cessione, originariamente prevista fino al 31 dicembre 2022, è stata già prorogata, da ultimo, fino al 31 dicembre 2024, dal decreto-legge n. 200 del 2023 (convertito dalla legge n. 12 del 13 febbraio 2024);

    la fornitura di equipaggiamento militare all'Ucraina era stata considerata come uno strumento volto a determinare migliori condizioni negoziali. È arrivato il momento di ammettere che il continuo invio di sistemi di arma si è rivelato inefficace per arrivare a una soluzione di pace o quantomeno per abbassare il livello del conflitto. Servirebbe invece un vero percorso per un cessate il fuoco e un successivo negoziato;

    il Parlamento europeo, con una risoluzione non vincolante approvata il 19 settembre 2024, ha invitato gli Stati membri dell'Unione europea ad aumentare il sostegno a Kiev e a rimuovere le restrizioni sull'uso delle armi fornite contro obiettivi militari in territorio russo, in modo da consentire all'Ucraina di utilizzarle per condurre azioni militari sul territorio russo. Ciò comporta, ad avviso dei firmatari, il rischio di un'ulteriore escalation del conflitto che potrebbe derivare dall'uso di armi e missili statunitensi, britannici ed europei per attaccare obiettivi in Russia; il che potrebbe portare a un confronto diretto tra l'Unione europea, la NATO e la Russia. Come peraltro già dimostra l'atteggiamento della Russia, considerando che la rimozione delle restrizioni sull'uso delle armi contro obiettivi in territorio russo ha determinato un aumento degli attacchi verso le infrastrutture e i centri abitati ucraini, aumentando le privazioni e le sofferenze dei civili;

    il punto n. 8 della risoluzione approvata «invita gli Stati membri a revocare immediatamente le restrizioni all'uso dei sistemi d'arma occidentali forniti all'Ucraina contro legittimi obiettivi militari sul territorio russo, in quanto ciò ostacola la capacità dell'Ucraina di esercitare pienamente il suo diritto all'autodifesa ai sensi del diritto internazionale pubblico e lascia l'Ucraina esposta ad attacchi contro la sua popolazione e le sue infrastrutture»,

impegna il Governo

a non autorizzare l'utilizzo di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari di cui alla cessione prorogata, così come previsto dall'articolo 1 del provvedimento in esame, in favore di attacchi diretti contro obiettivi militari in territorio russo.
9/2206/6. Fratoianni, Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti.


MOZIONI FRATOIANNI ED ALTRI N. 1-00370, RICCARDO RICCIARDI ED ALTRI N. 1-00375, FARAONE ED ALTRI N. 1-00381, RICHETTI ED ALTRI N. 1-00386, ORSINI, CALOVINI, FORMENTINI, TIRELLI ED ALTRI N. 1-00387 E BRAGA ED ALTRI N. 1-00394 CONCERNENTI INIZIATIVE IN MERITO AL CONFLITTO IN CORSO A GAZA E AGLI OBBLIGHI DI COOPERAZIONE E ASSISTENZA GIUDIZIARIA NEI CONFRONTI DELLA CORTE PENALE INTERNAZIONALE

Mozioni

   La Camera,

   premesso che:

    1) dopo 15 mesi di assedio, di incessanti attacchi da terra e di bombardamenti aerei da parte delle forze armate israeliane a Gaza, in seguito all'attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023, il Governo di Israele e Hamas il 19 gennaio 2025 hanno finalmente raggiunto un accordo almeno per una tregua di sei settimane, con il graduale rilascio dei primi 33 ostaggi israeliani in mano ad Hamas e la liberazione di almeno mille detenuti palestinesi. A questa fase dovrebbe seguire una seconda fase, in cui è previsto il rilascio degli ultimi ostaggi e il ritiro completo dell'esercito israeliano, e una terza che prevede la ricostruzione della Striscia di Gaza e la restituzione dei corpi degli ostaggi morti in prigionia;

    2) l'attacco terroristico e la strage nel Sud di Israele del 7 ottobre 2023 compiuta da Hamas, per cui la Corte penale internazionale ha disposto mandati di cattura nei confronti di esponenti di questa organizzazione, non può costituire alcuna giustificazione ad una reazione senza alcun limite del Governo israeliano, la quale ha provocato nella Striscia di Gaza, in una macabra contabilità cresciuta di giorno in giorno, oltre 40.000 morti, di cui il 70 per cento donne e bambini, oltre ad imporre il quasi totale blocco degli aiuti, nonostante i pressoché unanimi appelli internazionali, compreso quello dell'amministrazione americana uscente, provocando una catastrofe umanitaria; l'ex Ministro della difesa di Israele nel Governo Netanyahu dal 2013 al 2016, Moshe Yaalon, ha dichiarato che le forze di difesa israeliane (Idf) stanno a Gaza «commettendo crimini di guerra e pulizia etnica»;

    3) Benjamin Netanyahu, il giorno dell'entrata in vigore della tregua, ha annunciato una nuova operazione militare «vasta e significativa» in Cisgiordania denominata «Muro di ferro», la quale ha già provocato decine di vittime civili, in un territorio oggetto di una occupazione illegale da parte di Israele e che ha visto durante i tragici 15 mesi dell'assedio a Gaza l'escalation delle violenze dei coloni israeliani nei confronti della popolazione palestinese, senza che le autorità israeliane adottassero alcuna reale misura di prevenzione e repressione di tali violenze:

    4) la ferma condanna e il riconoscimento senza ambiguità dei crimini di guerra e dei crimini contro l'umanità commessi dal Governo israeliano, così come quelli compiuti da Hamas, non costituiscono l'ostacolo alla cessazione del conflitto, al contrario è la loro assenza che rischia di compromettere la tregua raggiunta e il raggiungimento di un definitivo cessate il fuoco e l'apertura di un processo di pace;

    5) la tregua raggiunta a Gaza, così come nel conflitto in Libano e la stabilità dell'intera area medio-orientale, si fonda su basi fragili; la cessazione dei conflitti e dei confronti armati e l'avvio di un processo di pace permanente poggiano innanzitutto sul riconoscimento e sull'applicazione del diritto internazionale;

    6) la Corte penale internazionale ha emesso mandati di arresto per il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l'ex Ministro della difesa Yoav Gallant per crimini di guerra e crimini contro l'umanità, commessi nell'ambito di un attacco diffuso e sistematico contro la popolazione civile di Gaza tra 1'8 ottobre 2023, il giorno successivo all'attacco terroristico di Hamas nel sud di Israele, e fino ad «almeno» il 20 maggio 2024, giorno nel quale la Procura della Corte penale internazionale ha depositato le richieste di arresto. Un terzo mandato riguarda Mohammed Deif, comandante militare di Hamas, che Israele dichiara, però, di aver ucciso a luglio 2024, mentre si è estinto il procedimento contro gli altri capi di Hamas deceduti;

    7) il procedimento anche nei confronti di esponenti del Governo israeliano è fondato sul ricorso presentato dal Sudafrica, il 26 gennaio 2024, alla Corte internazionale di giustizia per il mancato rispetto della Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio del 1948; la Corte non si è ancora espressa sul ricorso, limitandosi ad emettere un provvedimento d'urgenza sulla base di sufficienti indizi per approfondire l'istruttoria sul crimine di genocidio. Il provvedimento nei confronti di Netanyahu e Gallant riguarda, quindi, al momento la responsabilità per crimini di guerra e crimini contro l'umanità per aver affamato la popolazione civile palestinese come metodo di guerra, di aver causato intenzionalmente «grandi sofferenze, gravi lesioni al corpo o alla salute o trattamenti crudeli», di «dirigere intenzionalmente attacchi contro una popolazione civile». Secondo la Corte, il Primo ministro e l'ex Ministro della difesa di Israele avevano a disposizione misure per prevenire o evitare che venissero commessi crimini, ma non lo hanno fatto;

    8) la decisione della Corte penale internazionale è stata oggetto da parte di alcuni Stati di critiche e giudizi sprezzanti, accusando la stessa perfino di antisemitismo;

    9) appare, quindi, necessario richiamare la storia di questa istituzione internazionale;

    10) il 17 luglio 1998 la Conferenza diplomatica che riuniva i rappresentanti di 160 Stati ha approvato lo Statuto di Roma, che poneva le basi per istituire la Corte penale internazionale; la Corte penale internazionale è la prima istituzione giudiziaria penale permanente di carattere universale istituita per perseguire gli autori dei crimini più gravi, «motivo di allarme per l'intera comunità internazionale», come recita l'articolo 5 dello Statuto di Roma:

    11) entrato in vigore il 1° luglio 2002, al raggiungimento delle ratifiche necessarie – l'Italia ha provveduto all'autorizzazione alla ratifica e all'ordine di esecuzione con la legge 12 luglio 1999, n. 232, sottolineando con questo tempestivo recepimento la straordinaria importanza e funzione attribuita dal nostro Paese all'istituzione di questo organo giurisdizionale internazionale lo Statuto della Corte si presenta oggi come la base giuridica più compiuta che definisce i crimini di genocidio (articolo 6), i crimini contro l'umanità (articolo 7), i crimini guerra (articolo 8) e, dopo la Conferenza di Kampala del 2010, anche l'aggressione (articolo 8-bis), ovvero l'attacco illegittimo contro la sovranità degli Stati, in violazione dei principi della Carta delle Nazioni Unite;

    12) la Corte penale internazionale è un tribunale di ultima istanza che supplisce le giurisdizioni nazionali qualora queste omettano di perseguire i crimini previsti dallo Statuto di Roma. Agli Stati, o meglio agli organi a cui è attribuita questa funzione dal diritto nazionale, spetta la responsabilità primaria di indagare e perseguire gli autori dei crimini internazionali più gravi;

    13) gli Stati, qualora intervengano decisioni della Corte penale internazionale, hanno l'obbligo di cooperare con la Corte conformemente allo Statuto di Roma;

    14) dalla sua creazione, la Corte penale internazionale ha compiuto un lungo cammino, dalle prime denunce ricevute nel 2004, alla prima sentenza nel 2009 e alla prima decisione sui risarcimenti per le vittime nel 2012:

   15) la Corte penale internazionale è lo stesso tribunale che nel 2023 ha emesso mandati di arresto contro il Presidente della Federazione russa Vladimir Putin e Lvova-Belova, Commissario per i diritti dei bambini della Federazione russa, per crimini di guerra con riferimento alla deportazione e trasferimento illegale di popolazione (bambini) dalle aree occupate dell'Ucraina alla Federazione russa. È stata la prima volta che un mandato era diretto contro il leader di un Paese membro permanente del Consiglio di sicurezza dell'Onu;

    16) il 16 luglio 2024, in occasione della Giornata della giustizia penale internazionale, l'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, a nome dell'unione europea e, quindi, anche a nome dell'Italia e del suo Governo, rilasciava una dichiarazione (a cui hanno aderito, per l'importanza e la solennità dell'atto, anche i Paesi candidati Macedonia del Nord. Montenegro, Serbia, Albania, Ucraina, Repubblica di Moldova, Bosnia-Erzegovina e Georgia e i Paesi dell'Efta Islanda, Liechtenstein e Norvegia, membri dello Spazio economico europeo, nonché l'Armenia) in cui, tra l'altro, si legge: «l'Unione europea ribadisce il suo risoluto sostegno alla Corte penale internazionale. Siamo decisi a difendere l'integrità dello Statuto di Roma e l'universalità e l'indipendenza della Corte. L'Unione europea è fermamente contraria a qualsiasi tentativo di minare il quadro dello Statuto di Roma e il più ampio sistema internazionale di giustizia penale, su cui sono riposte le ultime speranze di molte vittime in tutto il mondo. L'Unione europea invita tutti gli Stati a cooperare con la Corte penale internazionale» e il comunicato così concludeva: «L'Unione europea continuerà a chiedere che gli autori dei reati più gravi siano chiamati a risponderne e che i diritti delle vittime siano tutelati. La giustizia deve prevalere»;

    17) alla decisione della Corte penale internazionale di emettere mandati di arresto anche nei confronti del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu e dell'ex Ministro della difesa Yoav Gallant sono seguite, ovviamente, molte reazioni: gli Stati Uniti – che non hanno ratificato lo Statuto di Roma e, quindi, non riconoscono la Corte penale internazionale, come non riconoscono la giurisdizione della Corte internazionale di giustizia dell'Aia – hanno respinto «categoricamente» la decisione, dicendosi «profondamente preoccupati» e non riconoscendo la giurisdizione della Corte penale internazionale «su questa questione»;

    18) l'Unione europea, per voce dell'Alto rappresentante per la politica estera uscente, Josep Borrell, ha affermato: «non è una decisione politica, ma la decisione di un tribunale che deve essere rispettata e attuata», sottolineando che «la tragedia a Gaza deve finire». Il Premier dell'Ungheria, Viktor Orban, Presidente di turno del Consiglio dell'Unione europea, ha annunciato che inviterà il suo omologo israeliano Benjamin Netanyahu per protestare contro il mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale;

    19) in Italia il Governo ha assunto una posizione incerta, caratterizzata da ambiguità e retorica. Il giorno in cui si è appresa la decisione della Corte, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale e Vice Presidente del Consiglio dei ministri, Antonio Tajani, ha dichiarato: «Noi sosteniamo la Corte penale internazionale, ricordando sempre che la Corte deve svolgere un ruolo giuridico e non politico. Valuteremo insieme ai nostri alleati cosa fare e come interpretare questa decisione e come comportarci insieme su questa vicenda.» Il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, ha dichiarato: «Approfondirò in questi giorni le motivazioni che hanno portato alla sentenza della Corte penale internazionale. Motivazioni che dovrebbero essere sempre oggettive e non di natura politica. Un punto resta fermo per questo Governo: non ci può essere un'equivalenza tra le responsabilità dello Stato di Israele e l'organizzazione terroristica Hamas». Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e Vice Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Salvini, ha adottato una posizione apertamente favorevole a Netanyahu, affermando che sarebbe «benvenuto in Italia» e insinuando che il mandato della Corte penale internazionale sia stato influenzato da Paesi islamici;

    20) il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale e Vice Presidente del Consiglio dei ministri, Antonio Tajani, il 27 novembre 2024, nel rispondere nella seduta dell'Assemblea della Camera dei deputati alle interrogazioni a risposta immediata, presentate sulla vicenda dalle opposizioni, ha ribadito una posizione ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo incerta ed ambigua, affermando «di riconoscere l'importanza della Corte penale internazionale come istituzione indipendente» e di «prendere atto della sua decisione di emettere un mandato di arresto nei confronti del Premier israeliano Netanyahu e dell'ex Ministro della difesa Gallant», ma anche dicendosi convinto che la Corte penale internazionale «debba svolgere un ruolo giuridico e non politico»;

    21) il Ministro Tajani, inoltre, ha affermato «Siamo amici di Israele, l'unica democrazia in Medio Oriente, e riconosciamo il suo diritto ad esistere, anche se non condividiamo tutte le sue scelte, ma rigettiamo fermamente ogni tentativo di equiparazione tra il leader di un Paese democratico e un'organizzazione terroristica, come è stato ribadito a chiare lettere nel documento finale del G7 di Fiuggi che si è concluso ieri. Assimilare queste due figure è inaccettabile e rischia di compromettere ogni sforzo per il raggiungimento della pace. Per costruirla non bastano misure unilaterali, non risolviamo il problema del conflitto in Medio Oriente con mandati di arresto»;

    22) le dichiarazioni in sede parlamentare del Ministro Tajani, così come quelle pronunciate dal Presidente Meloni e dal Ministro Salvini, a fronte dell'apparente riconoscimento della Corte penale internazionale e delle sue decisioni, di fatto delegittimano la stessa attribuendogli intenti politici e accusandola di equiparare lo Stato di Israele ad Hamas e di compromettere la cessazione del conflitto;

    23) la contestazione al Premier israeliano Netanyahu e all'ex Ministro della difesa Gallant da parte della Corte penale internazionale di crimini di guerra e crimini contro l'umanità non può e non deve considerarsi un atto motivato da intenti politici, quando nello stesso comunicato finale del G7 dei Ministri degli esteri tenutosi a Fiuggi il 25 e 26 novembre 2024 può leggersi che: «Nell'esercizio del proprio diritto di difesa, Israele è tenuto a rispettare pienamente gli obblighi derivanti dal diritto internazionale in tutte le circostanze, compreso il diritto internazionale umanitario», evidenziando, quindi, la violazione da parte di Israele di tale diritto;

    24) la posizione ambigua e reticente del Governo, sugli obblighi dell'Italia derivanti dalla decisione della Corte penale internazionale, si è disvelata in occasione della visita a metà gennaio nel nostro Paese del Ministro degli esteri israeliano Gideon Sa'ar, il quale ha reso noto che, nell'incontro da lui avuto con i Ministri Tajani e Nordio, gli sarebbe stato assicurato «non c'è nessun problema per chiunque venga a Roma, nemmeno per Netanyahu»;

    25) le affermazioni del Ministro degli esteri israeliano hanno trovato conferma in una lapidaria successiva affermazione del Ministro Tajani, il quale ha dichiarato «mi pare che è tutto molto chiaro, ci sono delle immunità e le immunità vanno rispettate», confermando, quindi, che non è intenzione del Governo adempiere alle decisioni della Corte penale internazionale;

    26) a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo, invocare l'immunità di cui godrebbe Benjamin Netanyahu, in quanto Primo ministro israeliano, per non dare seguito alle decisioni della Corte penale internazionale è, essa sì, una scelta politica e non giuridica, considerato che sarebbe contraria agli obblighi sanciti dallo Statuto di Roma, i quali prevalgono su norme consuetudinarie internazionali come quella sull'immunità e che, comunque, andrebbe affrontata, se del caso, dai competenti organi giurisdizionali sia nazionali che internazionali, compresa la stessa Corte penale internazionale;

    27) al sostanziale diniego del Governo italiano di riconoscere gli obblighi da parte dell'Italia derivanti dall'emissione da parte della Corte penale internazionale del mandato di arresto nei confronti del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, è seguito il gravissimo episodio relativo alla mancata convalida dell'arresto in Italia di Najeem Osema Almasri Habish, nei confronti del quale la Corte penale internazionale aveva emesso un mandato di arresto per il suo ruolo, come capo della Special deterrence forces operante a Tripoli, nella commissione di crimini internazionali a partire dal 15 febbraio 2015, in particolare ai danni dei detenuti nella prigione di Mitiga;

    28) nonostante la richiesta di tutti i Gruppi parlamentari di opposizione, il Governo ed in particolare il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, non hanno ancora fornito alcuna esaustiva spiegazione dei motivi per i quali non è intervenuta la dovuta collaborazione con la Corte penale internazionale, a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo violando così gli obblighi derivanti dalla adesione dell'Italia allo Statuto di Roma e permettendo ad un soggetto, che secondo le accuse «ha picchiato, torturato, sparato, aggredito sessualmente e ucciso personalmente detenuti, nonché ha ordinato alle guardie di picchiarli e torturarli», di tornare in Libia a bordo di un aereo di Stato;

    29) sempre nel comunicato finale del G7 dei Ministri degli esteri tenutosi a Fiuggi il 25 e 26 novembre 2024, oltre ad affermare che «Israele è tenuto a rispettare pienamente gli obblighi derivanti dal diritto internazionale in tutte le circostanze, compreso il diritto internazionale umanitario», veniva asserito «il nostro incrollabile impegno, attraverso un rinnovato impegno nel processo di pace in Medio Oriente, a favore di una soluzione a due Stati che vede due Paesi democratici, Israele e Palestina, vivere fianco a fianco in pace all'interno di confini sicuri e riconosciuti, in linea con il diritto internazionale e le pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite»;

    30) è necessario, in coerenza con questo impegno definito dagli stessi Ministri degli esteri del G7, compreso il Ministro Tajani, «incrollabile», che il Governo italiano promuova con urgenza il riconoscimento dello Stato di Palestina,

impegna il Governo:

1) ad adempiere agli obblighi di cooperazione e assistenza giudiziaria con la Corte penale internazionale derivanti dall'emissione dei mandati di arresto da parte della Corte penale internazionale nei confronti del Premier israeliano Benjamin Netanyahu, dell'ex Ministro della difesa Yoav Gallant e del comandante militare di Hamas Mohammed Deif, qualora non deceduto;

2) a sostenere ogni iniziativa delle Nazioni Unite volta a ottenere un permanente cessate il fuoco a Gaza e la liberazione incondizionata di tutti gli ostaggi israeliani e l'avvio di un processo di pace;

3) ad esigere la tutela dell'incolumità della popolazione civile di Gaza e che alla stessa sia garantita la fornitura di aiuti umanitari continui, rapidi, sicuri e senza restrizioni all'interno della Striscia di Gaza, nonché aiuti e assistenza per la ricostruzione escludendo ogni ipotesi di trasferimento forzato della popolazione;

4) ad esigere la tutela dell'incolumità della popolazione civile della Cisgiordania, richiedendo che lo Stato di Israele cessi ogni operazione militare, l'occupazione militare illegale di tali territori e l'illegale creazione e sostegno di insediamenti israeliani, nonché adotti ogni misura di prevenzione e repressione delle violenze commesse dai cosiddetti coloni nei confronti della popolazione palestinese;

5) ad assumere iniziative di competenza volte a prevedere sanzioni nei confronti del Governo israeliano e cessare immediatamente ogni fornitura militare allo stesso anche se autorizzata prima del 7 ottobre 2023;

6) ad adoperarsi affinché, anche alla luce dei mandati di arresto emessi dalla Corte penale internazionale, il Consiglio dell'unione europea sospenda l'Accordo di associazione con Israele;

7) ad adottare urgenti iniziative di competenza volte a riconoscere lo Stato di Palestina con i confini del 4 giugno 1967 con capitale Gerusalemme est.
(1-00370)(Nuova formulazione) «Fratoianni, Bonelli, Zanella, Borrelli, Dori, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti».


   La Camera

impegna il Governo:

1) a sostenere ogni iniziativa delle Nazioni Unite volta a ottenere un permanente cessate il fuoco a Gaza e la liberazione incondizionata di tutti gli ostaggi israeliani e l'avvio di un processo di pace;

2) ad esigere la tutela dell'incolumità della popolazione civile di Gaza e che alla stessa sia garantita la fornitura di aiuti umanitari continui, rapidi, sicuri e senza restrizioni all'interno della Striscia di Gaza, nonché aiuti e assistenza per la ricostruzione escludendo ogni ipotesi di trasferimento forzato della popolazione.
(1-00370)(Nuova formulazione – Testo modificato nel corso della seduta) «Fratoianni, Bonelli, Zanella, Borrelli, Dori, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti».


   La Camera,

   premesso che:

    1) dopo oltre sei mesi dalla richiesta del procuratore Karim Khan, il 21 novembre 2024 la Camera preliminare della Corte penale internazionale (Cpi), ai sensi dell'articolo 58 dello Statuto di Roma, ha emesso i mandati di arresto per il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il suo ex Ministro della difesa Yoav Gallant, per «crimini contro l'umanità e crimini di guerra», e Mohammed Deif, capo delle Brigate al-Qassam, nella Striscia di Gaza;

    2) i giudici dell'Aia, nel motivare la decisione, affermano di aver trovato «motivi ragionevoli» per ritenere che Netanyahu e Gallant siano responsabili di crimini quali l'uso della fame come metodo di guerra e di «omicidio, persecuzione e altri atti disumani» allo scopo di rendere praticamente impossibile la sopravvivenza dei civili di Gaza. Secondo la Corte penale internazionale, il Governo israeliano, avrebbe dolosamente privato i civili di beni essenziali, come cibo, acqua, medicine e carburante, in piena violazione del diritto umanitario internazionale, inoltre avrebbero imposto restrizioni tali da impedire il lavoro delle organizzazioni umanitarie e degli ospedali, costringendo i medici a operare feriti e a eseguire amputazioni senza anestesia, anche sui bambini;

    3) la Corte penale internazionale ha accusato inoltre il Premier israeliano e l'ormai destituito Ministro della difesa, di aver autorizzato bombardamenti che hanno preso di mira deliberatamente la popolazione civile, causando morti e sofferenze atroci, senza risparmiare i bambini. Una barbarie atroce e ingiustificabile che dopo più di un anno di guerra ha causato oltre 44 mila morti accertati tra la popolazione palestinese;

    4) a seguito della pronuncia della Corte penale internazionale il Ministro degli affari esteri, Antonio Tajani, ha rilasciato dichiarazioni palesemente antitetiche con il rispetto del diritto internazionale, volte a trovare degli appigli per non eseguire il mandato d'arresto, che è di fatto obbligatorio per gli Stati che hanno ratificato lo Statuto di Roma. Ha infatti dichiarato: «noi sosteniamo la Corte penale internazionale, ricordando sempre che la Corte deve svolgere un ruolo giuridico e non un ruolo politico. Valuteremo insieme ai nostri alleati cosa fare e come interpretare questa decisione e come comportarci insieme su questa vicenda». Posizione ribadita in sede parlamentare, alla Camera dei deputati, durante lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata in Assemblea il 27 novembre 2024;

    5) nelle conclusioni del G7 dei Ministri degli affari esteri, tenutosi a Fiuggi il 25 e 26 novembre 2024, spicca l'assenza di riferimenti alla questione dei mandati d'arresto sopra citati, nonostante fosse stata auspicata la necessità di decidere una posizione comune in merito, in particolare dall'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell;

    6) secondo Borrell, non esistendo alternative circa l'obbligo di esecutività dei mandati di arresto si ravvisava la necessità di cristallizzare il rispetto dei vincoli derivanti dal diritto internazionale da parte degli Stati membri dell'Unione europea, anche al fine di distinguere nettamente la posizione dell'Unione europea da quella tenuta dagli Stati Uniti, che non riconoscono alcun valore alle decisioni della Corte penale internazionale, in quanto non hanno mai aderito allo Statuto di Roma;

    7) l'Alto rappresentante, ha inoltre dichiarato, in merito all'obbligatorietà dei mandati d'arresto, che «non è qualcosa che si può scegliere: quando la Corte è andata contro Putin siamo rimasti in silenzio. Questo è un tipico esempio del “due pesi e due misure”. Ho chiesto agli Stati membri dell'Unione europea di rispettare gli obblighi derivanti dalla decisione della Corte dell'Aia e dal diritto internazionale, che piacciano o meno». Borrell, infatti ha più volte ricordato che i provvedimenti della Corte penale internazionale sono vincolanti per tutti gli Stati che hanno ratificato lo Statuto;

    8) il 27 novembre 2024 Israele e il movimento sciita libanese Hezbollah hanno concordato un cessate il fuoco di sessanta giorni, prorogato al 18 febbraio 2025. L'accordo, mediato dagli Stati Uniti, prevede che nella zona cuscinetto possano operare solo l'esercito regolare libanese e i caschi blu della missione Unifil, dove sono impegnati 1200 militari italiani. Gli Stati Uniti guidano il comitato internazionale di supervisione per monitorare eventuali violazioni della tregua, di cui è membro anche la Francia. Ad oggi la tregua appare piuttosto fragile e con evidenti violazioni da entrambe le parti, considerato anche l'ultimo terribile accadimento che ha visto l'esercito israeliano aprire il fuoco sui civili provocando vittime e feriti;

    9) a seguito del raggiunto accordo, il presidente israeliano, Benjamin Netanyahu, ha dichiarato di aver accettato la tregua «per tre motivi: bisogna concentrarsi sulla minaccia iraniana, rinnovare le forze e i rifornimenti di armi, separare i fronti e isolare Hamas». Dunque la tregua in Libano appare come una operazione concordata che permette ad Israele di continuare a perpetrare crimini di guerra e contro l'umanità a Gaza, peraltro con il tentativo di garantire l'immunità a Netanyahu. Appena dopo l'entrata in vigore del cessate il fuoco in Libano, infatti, il Ministro degli affari esteri francese, Jean-Noël Barrot, ha dichiarato che, interpretando un articolo dello Statuto, nello specifico l'articolo 98, Netanyahu e Gallant beneficerebbero di «un'immunità» che «dovrà essere presa in considerazione», a dispetto del mandato di arresto diramato nei suoi confronti dalla Corte penale internazionale;

    10) l'articolo 98 reca disposizioni in ordine alla cooperazione in relazione alla rinuncia dell'immunità e al consenso alla consegna, in particolare, al paragrafo 1 prevede che «la Corte non può presentare una richiesta di consegna che costringerebbe lo Stato richiesto ad agire in modo incompatibile con gli obblighi che gli incombono in forza di accordi internazionali secondo i quali il consenso dello Stato d'invio è necessario per poter consegnare alla Corte una persona dipendente da detto Stato, a meno che la Corte non sia in grado di ottenere preliminarmente la cooperazione dello Stato d'invio ed il suo consenso alla consegna»;

    11) l'interpretazione francese risulta piuttosto forzata se valutata in combinato disposto con l'articolo 27, del medesimo Statuto, che stabilisce l'irrilevanza della qualifica dell'organo chiamato a rispondere di crimini internazionali. Inoltre, l'articolo 27, paragrafo 2, dispone che le immunità o norme procedurali speciali inerenti alla posizione ufficiale di una persona, sia secondo il diritto nazionale sia internazionale, non impediscono alla Corte di esercitare la sua giurisdizione su tale persona;

    12) l'articolo 27 rappresenta, dunque, una deroga alle forme di immunità riconosciute a livello consuetudinario, in quanto riconducibili a crimini internazionali;

    13) a conferma di quanto esposto, si ricorda il recente caso di deferimento della Mongolia, da parte della Camera preliminare della Corte penale internazionale, all'Assemblea degli Stati membri per il mancato arresto in territorio mongolo del Presidente russo, Vladimir Putin, per il quale è stato emesso un mandato di arresto internazionale dalla stessa Camera. Il mancato arresto ha di fatto impedito all'istituzione giudiziaria di esercitare le proprie funzioni e i propri poteri;

    14) nel motivare il deferimento, la Camera ha ribadito che l'immunità personale, compresa quella dei capi di Stato, non è impugnabile davanti alla Corte e non è prevista alcuna deroga. Gli Stati parte e quelli che accettano la giurisdizione della Corte hanno il dovere di arrestare e consegnare le persone soggette a mandato di arresto, indipendentemente dalla carica ufficiale o dalla nazionalità;

    15) ai sensi dell'articolo 86 dello Statuto di Roma, gli Stati parti hanno l'obbligo di cooperare pienamente con la Corte nelle inchieste ed azioni giudiziarie che la stessa svolge per reati di sua competenza;

    16) la Corte penale internazionale ha lo scopo di perseguire individui, siano essi esponenti di governo o privati cittadini, responsabili di gravi crimini di rilevanza internazionale come genocidio, crimini contro l'umanità, di aggressione e crimini di guerra;

    17) lo Statuto di Roma del 17 luglio del 1998, ha consolidato il processo di istituzionalizzazione di un sistema di giustizia penale internazionale in relazione a crimini che ledono i principi e i valori fondamentali della comunità degli Stati, tale è la portata della loro gravità;

    18) i 123 paesi che hanno aderito allo Statuto di Roma hanno l'obbligo di dare esecuzione ai provvedimenti della Corte, inclusi i mandati di arresto e le sentenze di condanna, ovunque nei loro territori;

    19) il 4 dicembre 2024, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione in cui viene convocata una conferenza di alto livello volta a promuovere una soluzione dei due Stati per il conflitto israelo-palestinese e a ribadire l'appello per una pace «globale, giusta e duratura» in Medio Oriente. Il testo, adottato con 157 voti a favore, otto contrari e sette astensioni, pone le basi per la celebrazione della «Conferenza internazionale di alto livello per la soluzione pacifica della questione palestinese e l'attuazione della soluzione dei due Stati», che si terrà dal 2 al 4 giugno 2025 a New York. Nella risoluzione si invita Israele a «cessare immediatamente e completamente ogni forma di violenza, compresi gli attacchi militari, le distruzioni e gli atti di terrore» e le «nuove attività di insediamento» nei territori palestinesi occupati, ad evacuare «tutti» i coloni e a porre fine alle «loro azioni illegali». Inoltre, ricorda che lo Stato ebraico, in quanto potenza occupante, deve rispettare gli obblighi descritti nel parere consultivo della Corte internazionale di giustizia;

    20) destano particolare preoccupazione i primi atti esecutivi in merito alla situazione in Medio Oriente dell'amministrazione Trump, ossia la revoca con effetto immediato delle sanzioni contro i coloni israeliani coinvolti in attività violente e la possibilità di imporre sanzioni economiche contro la Corte penale internazionale;

    21) il 19 gennaio 2025, dopo quindici mesi di combattimenti, Israele e Hamas hanno raggiunto un accordo di cessate il fuoco che comporta il rilascio degli ostaggi ancora prigionieri e di detenuti palestinesi, la fine dei bombardamenti e un importante afflusso di aiuti nella Striscia di Gaza;

    22) il 21 gennaio 2025, ad appena due giorni dalla tregua a Gaza, il conflitto si è spostato a Jenin, nel nord della Cisgiordania, con l'avvio da parte di Israele dell'operazione militare di vasta portata denominata «Muro di ferro». Netanyahu ha dichiarato che l'operazione mira a «sradicare il terrorismo» di gruppi di militanti sostenuti dall'Iran, tuttavia sembrerebbe, secondo alcuni osservatori, più una concessione all'ultradestra israeliana fermamente contraria alla tregua nella Striscia di Gaza. Il rischio che questa operazione possa avere ripercussioni sulla stabilità dell'aerea mediorientale è molto elevato, anche secondo molti Paesi arabi che hanno fermamente condannato l'iniziativa israeliana,

impegna il Governo:

1) a rispettare l'obbligo di cooperazione con la Corte penale internazionale disposto dall'articolo 86 dello Statuto di Roma, a tal fine dando seguito ai mandati di arresto emessi nei confronti del Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, dell'ex Ministro della difesa Yoav Gallant e Mohammed Deif, capo delle Brigate al-Qassam, in caso di ingresso nel territorio italiano, allo scopo di affermare e rispettare i principi della giustizia penale internazionale e del diritto internazionale;

2) a profondere ogni sforzo a tutti i livelli, internazionale, europeo e bilaterale, affinché il «cessate il fuoco» nella Striscia di Gaza e in Libano assuma carattere permanente e duraturo, a garanzia dell'incolumità della popolazione civile e del rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi;

3) alla luce della catastrofe umanitaria in corso, ad adoperarsi con urgenza a tutti i livelli, internazionale, europeo e bilaterale, per assicurare nella Striscia di Gaza la fornitura di massicci aiuti umanitari su larga scala durante il periodo della tregua, compresi medicinali e strumenti per fornire la necessaria assistenza sanitaria alla popolazione civile;

4) ad adoperarsi a tutti i livelli, internazionale, europeo e bilaterale, affinché Israele interrompa immediatamente l'operazione militare «Muro di ferro», al fine di evitare un'escalation che aprirebbe un nuovo fronte di guerra in Cisgiordania;

5) a promuovere il riconoscimento dello Stato di Palestina nei confini del 1967 secondo le risoluzioni delle Nazioni Unite;

6) a farsi promotore di una forte iniziativa diplomatica sul Governo israeliano affinché rispetti il diritto internazionale umanitario e accetti la prospettiva del riavvio di un processo di pace basato sul principio «due popoli, due Stati»;

7) a sospendere urgentemente, ove in essere, le autorizzazioni di vendita di armi allo Stato di Israele concesse anteriormente alla dichiarazione dello stato di guerra dell'8 ottobre 2023, al fine di scongiurare che tali armamenti possano essere utilizzati per commettere gravi violazioni del diritto internazionale umanitario, nonché a sostenere e farsi promotore, a livello europeo con gli altri Stati membri, di opportune iniziative volte alla totale sospensione della vendita, della cessione e del trasferimento di armamenti allo Stato di Israele, nel rispetto della posizione comune (2008/944/PESC) sulle esportazioni di armi e del Trattato sul commercio di armi (Att) dell'Onu, come richiesto dalla risoluzione approvata il 5 aprile 2024, dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, nonché dell'acquisto di armamenti dal medesimo Stato di Israele;

8) a farsi promotore in sede europea della richiesta di adozione di sanzioni dirette nei confronti del Governo israeliano di Netanyahu, nonché di sanzioni commerciali ed economiche nei confronti di Israele, anche tramite la sospensione dell'accordo di associazione Unione europea-Israele, considerato il mancato rispetto reiterato dell'articolo 2 che regola le relazioni tra le parti fondandole sul rispetto dei diritti umani e dei principi democratici, nonché considerata la decisione della Corte internazionale di giustizia del 19 luglio 2024 e i mandati d'arresto per Netanyahu e Gallant della Corte penale internazionale;

9) alla luce della pericolosa revoca delle sanzioni contro i coloni israeliani coinvolti in attività violente da parte dell'amministrazione Trump appena insediatasi, a farsi promotore in sede europea della previsione di sanzioni mirate contro i coloni israeliani estremisti in Cisgiordania, comprese le organizzazioni e le società ad essi connesse, direttamente ed indirettamente, in forza dell'ostacolo che rappresentano nell'ambito di un auspicabile processo di pace e al fine di scoraggiarli dal commettere ulteriori crimini, nonché considerata la decisione della Corte Internazionale di Giustizia del 19 luglio 2024, e le risoluzioni approvate dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 18 settembre 2024 e il 4 dicembre 2024;

10) ad intraprendere le opportune iniziative di competenza presso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite volte a promuovere la costituzione di una missione internazionale di interposizione nella Striscia di Gaza, anche con il coinvolgimento diretto dei Paesi arabi, al fine di ricostruire l'area e fornire assistenza umanitaria alla popolazione locale;

11) ad intraprendere opportune iniziative volte a garantire la sicurezza dei militari italiani impegnati nella operazione di peace-keeping Unifil anche alla luce dei recenti ed inaccettabili attacchi israeliani contro il contingente Onu.
(1-00375)(Nuova formulazione) «Riccardo Ricciardi, Francesco Silvestri, Baldino, Lomuti, Pellegrini, Ascari, Auriemma, Carotenuto».


   La Camera

impegna il Governo

1) alla luce della catastrofe umanitaria in corso, ad adoperarsi con urgenza a tutti i livelli, internazionale, europeo e bilaterale, per assicurare nella Striscia di Gaza la fornitura di massicci aiuti umanitari su larga scala durante il periodo della tregua, compresi medicinali e strumenti per fornire la necessaria assistenza sanitaria alla popolazione civile.
(1-00375)(Nuova formulazione – Testo modificato nel corso della seduta) «Riccardo Ricciardi, Francesco Silvestri, Baldino, Lomuti, Pellegrini, Ascari, Auriemma, Carotenuto».


   La Camera,

   premesso che:

    1) il 7 ottobre 2023, milizie riconducibili ad Hamas – organizzazione terroristica islamica che ha nel proprio statuto la distruzione dello Stato di Israele – hanno condotto una serie di attacchi in territorio israeliano, causando la morte di migliaia di civili innocenti, compiendo un vero e proprio femminicidio di massa, seviziando numerosi cittadini, anche stranieri, e rapendo oltre 200 persone che sono state portate a Gaza, molte delle quali risultano ancora ostaggio dei terroristi;

    2) l'attacco perpetrato da Hamas ha tutti i connotati di una feroce ed efferata azione terroristica ed è stato fermamente condannato dalla comunità internazionale, che ha ribadito il diritto di Israele a difendere la sua integrità territoriale e la sua popolazione. Il Governo israeliano ha pertanto posto in essere una reazione militare per ripristinare la sicurezza nel territorio e tentare di riportare a casa gli ostaggi trattenuti a Gaza;

    3) l'inasprimento del conflitto scaturito dalle legittime azioni difensive dello Stato d'Israele nei confronti di Hamas è sfociato in un'escalation di violenze in Medio Oriente che, a distanza di oltre un anno dall'inizio del conflitto, continua a mettere a rischio la popolazione civile solo della Striscia di Gaza, stretta nella morsa dell'esercito israeliano e dalla violenza delle forze terroristiche, con gli arrivi degli aiuti sempre più limitati, che configura una gravissima crisi umanitaria e sanitaria senza precedenti;

    4) la cessazione delle ostilità e la fine della guerra dipendono da tutte le parti coinvolte nel conflitto, dalla restituzione degli ostaggi alle loro famiglie, dalla garanzia della sicurezza e dell'integrità dello Stato di Israele, dalla pacifica creazione e riconoscimento di uno Stato palestinese guidato da un'Autorità Nazionale Palestinese in totale discontinuità con Hamas, nonché dal riconoscimento della prospettiva dei «due popoli, due Stati»;

    5) come ricordato dall'allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi, nel 2015, alla Knesset: «non basta domandare la pace per Gerusalemme ma occorre costruirla con l'impegno di tutti gli attori in campo e non. La pace sarà possibile solo quando sarà interamente compiuto il progetto due Stati per due popoli e ciò potrà avvenire solo se sarà garantita la piena sicurezza di tutti con il rispetto del diritto del popolo palestinese all'autodeterminazione e il diritto del popolo ebraico al proprio stato nazionale»;

    6) dopo oltre 15 mesi dall'inizio del conflitto, è stato raggiunto un accordo sul cessate il fuoco nell'area a partire da domenica 19 gennaio 2025, che prevede l'interruzione dei combattimenti a Gaza, il graduale rilascio di ostaggi da parte di Hamas e di prigionieri da Israele e l'ingresso di aiuti rivolti alla popolazione civile coinvolta nel conflitto. La notizia più importante riguarda la presenza di Israele nella Striscia, in quanto l'accordo prevedrebbe il ritiro delle forze armate dai centri abitati e, successivamente, dal corridoio di Netzarim che divide la Striscia in due;

    7) l'accordo prevede una prima fase in cui sarà in vigore per 42 giorni un cessate il fuoco, durante il quale Hamas dovrebbe liberare 33 ostaggi vivi tra cui principalmente donne, bambini, anziani e civili feriti. Israele dovrebbe a sua volta liberare centinaia di prigionieri palestinesi e ritirare le proprie truppe dalle aree più densamente abitate della Striscia. Dovrebbe inoltre permettere ai civili palestinesi di tornare nel Nord della Striscia. Infine sempre Israele dovrebbe permettere un aumento delle consegne di aiuti umanitari: fino a 600 camion al giorno dovrebbero poter entrare nella Striscia per consegnare beni di prima necessità;

    8) il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza è entrato in vigore alle 10:15, ora italiana, di domenica 19 gennaio 2025 e nel primo pomeriggio sono stati rilasciati i primi tre ostaggi israeliani. A sua volta, nella giornata di lunedì 20 gennaio 2025, Israele ha rilasciato i primi 90 prigionieri palestinesi;

    9) l'accordo sul cessate il fuoco, che ha visto la partecipazione nella mediazione degli Stati Uniti, Qatar ed Egitto, va tutelato e gestito in modo da arrivare a una risoluzione definitiva del conflitto;

    10) negli scorsi mesi l'allargamento dei disordini in Medio Oriente è stato fomentato anche dall'intensificazione dell'attività terroristica di Hezbollah – gruppo terroristico armato e sostenuto dallo stesso Iran –, nei confronti di Israele, il quale ha dovuto rafforzare la linea difensiva del fronte settentrionale del Paese;

    11) con la risoluzione 1701/2006 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, era stato richiesto il rafforzamento della Forza di interposizione in Libano delle Nazioni Unite (Unifil), la missione di cui fa parte anche il nostro contingente. L'inasprimento del conflitto ha messo in pericolo lo stesso contingente dell'Unifil, che a causa del fuoco incrociato di Israele ed Hezbollah ha subito il ferimento di militari italiani e degli altri Stati coinvolti nella missione;

    12) il presidente francese Emmanuel Macron e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman hanno chiesto di indire le elezioni presidenziali in Libano a seguito dell'accordo di cessate il fuoco, al fine di unire il popolo libanese e realizzare le riforme necessarie per la stabilità e la sicurezza del Paese;

    13) destano preoccupazione anche i recenti fatti avvenuti in Siria, dove una coalizione di gruppi ha rovesciato l'ex dittatore Bashar al-Assad. Ahmad al-Chareh, conosciuto come Abu Mohammad al-Jolani, capo della richiamata coalizione, ha incontrato l'inviato speciale dell'Onu per la Siria, Geir Pedersen, per discutere dei «cambiamenti avvenuti sulla scena politica, che rendono necessaria una revisione della risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza dell'Onu, che stabilisce una tabella di marcia per un regolamento politico in Siria»;

    14) occorre monitorare attentamente la transizione politica in corso in Siria al fine di evitare che questa porti ulteriori disordini nel Paese, tenendo in considerazione anche le eventuali ripercussioni che passaggi di regime possono provocare;

    15) come dimostrato dall'accordo raggiunto tra Israele e la Palestina, la pacificazione del Medio Oriente, su ogni fronte, può avvenire solamente tramite azioni diplomatiche che hanno come premessa il rispetto del diritto internazionale umanitario e degli impegni relativi ai cessate il fuoco già in atto e a quelli in divenire, da parte di tutti gli attori coinvolti, per evitare ogni ulteriore vittima civile,

impegna il Governo:

1) ad adoperarsi in ogni sede internazionale per garantire e tutelare il cessate il fuoco sulla Striscia di Gaza;

2) ad adoperarsi in ogni sede adeguata per garantire che il cessate il fuoco raggiunto tra Israele e Hamas porti a una pace duratura ed equa per le parti coinvolte;

3) ad adottare iniziative di competenza volte a garantire l'accesso alle cure e ai beni di prima necessità all'intera popolazione palestinese di Gaza, con particolare riferimento ai più fragili, alle donne e ai minori;

4) ad adottare iniziative volte a favorire lo sviluppo di un'Autorità Nazionale Palestinese, capace di controllare il territorio e garantire la condanna delle organizzazioni terroristiche, in particolare Hamas, che va disciolta, disarmata e a cui va impedito in ogni modo di progettare e ripetere in futuro un attacco come quello del 7 ottobre 2023;

5) a perseguire con determinazione la soluzione «due popoli, due Stati»;

6) a intraprendere ogni iniziativa per garantire l'incolumità del contingente Unifil, con particolare attenzione riguardo ai militari italiani impegnati nella missione Onu;

7) ad intraprendere ogni opportuna iniziativa diplomatica in coordinamento con i partner europei e internazionali, per chiedere che il cessate il fuoco sul fronte israelo-libanese porti a un'effettiva interruzione delle ostilità;

8) a ribadire nelle opportune sedi internazionali la necessità di nuove elezioni democratiche in Libano;

9) a monitorare, per quanto di competenza, l'andamento della transizione democratica in Siria, con particolare attenzione per il rispetto dei diritti umani, delle donne e delle minoranze.
(1-00381)(Nuova formulazione) «Faraone, Gadda, Del Barba, Bonifazi, Boschi, Giachetti, Gruppioni».


   La Camera,

   premesso che:

    1) il 7 ottobre 2023, milizie riconducibili ad Hamas – organizzazione terroristica islamica che ha nel proprio statuto la distruzione dello Stato di Israele – hanno condotto una serie di attacchi in territorio israeliano, causando la morte di migliaia di civili innocenti, compiendo un vero e proprio femminicidio di massa, seviziando numerosi cittadini, anche stranieri, e rapendo oltre 200 persone che sono state portate a Gaza, molte delle quali risultano ancora ostaggio dei terroristi;

    2) l'attacco perpetrato da Hamas ha tutti i connotati di una feroce ed efferata azione terroristica ed è stato fermamente condannato dalla comunità internazionale, che ha ribadito il diritto di Israele a difendere la sua integrità territoriale e la sua popolazione. Il Governo israeliano ha pertanto posto in essere una reazione militare per ripristinare la sicurezza nel territorio e tentare di riportare a casa gli ostaggi trattenuti a Gaza;

    3) l'inasprimento del conflitto scaturito dalle legittime azioni difensive dello Stato d'Israele nei confronti di Hamas è sfociato in un'escalation di violenze in Medio Oriente che, a distanza di oltre un anno dall'inizio del conflitto, continua a mettere a rischio la popolazione civile della Striscia di Gaza, stretta nella morsa dell'esercito israeliano e dalla violenza delle forze terroristiche, con gli arrivi degli aiuti sempre più limitati, che configura una gravissima crisi umanitaria e sanitaria senza precedenti;

    4) la cessazione delle ostilità e la fine della guerra dipendono da tutte le parti coinvolte nel conflitto, dalla restituzione degli ostaggi alle loro famiglie, dalla garanzia della sicurezza e dell'integrità dello Stato di Israele, dalla pacifica creazione e riconoscimento di uno Stato palestinese guidato da un'Autorità Nazionale Palestinese in totale discontinuità con Hamas, nonché dal riconoscimento della prospettiva dei «due popoli, due Stati»;

    5) come ricordato dall'allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi, nel 2015, alla Knesset: «non basta domandare la pace per Gerusalemme ma occorre costruirla con l'impegno di tutti gli attori in campo e non. La pace sarà possibile solo quando sarà interamente compiuto il progetto due Stati per due popoli e ciò potrà avvenire solo se sarà garantita la piena sicurezza di tutti con il rispetto del diritto del popolo palestinese all'autodeterminazione e il diritto del popolo ebraico al proprio stato nazionale»;

    6) dopo oltre 15 mesi dall'inizio del conflitto, è stato raggiunto un accordo sul cessate il fuoco nell'area a partire da domenica 19 gennaio 2025, che prevede l'interruzione dei combattimenti a Gaza, il graduale rilascio di ostaggi da parte di Hamas e di prigionieri da Israele e l'ingresso di aiuti rivolti alla popolazione civile coinvolta nel conflitto. La notizia più importante riguarda la presenza di Israele nella Striscia, in quanto l'accordo prevedrebbe il ritiro delle forze armate dai centri abitati e, successivamente, dal corridoio di Netzarim che divide la Striscia in due;

    7) l'accordo prevede una prima fase in cui sarà in vigore per 42 giorni un cessate il fuoco, durante il quale Hamas dovrebbe liberare 33 ostaggi vivi tra cui principalmente donne, bambini, anziani e civili feriti. Israele dovrebbe a sua volta liberare centinaia di prigionieri palestinesi e ritirare le proprie truppe dalle aree più densamente abitate della Striscia. Dovrebbe inoltre permettere ai civili palestinesi di tornare nel Nord della Striscia. Infine sempre Israele dovrebbe permettere un aumento delle consegne di aiuti umanitari: fino a 600 camion al giorno dovrebbero poter entrare nella Striscia per consegnare beni di prima necessità;

    8) il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza è entrato in vigore alle 10:15, ora italiana, di domenica 19 gennaio 2025 e nel primo pomeriggio sono stati rilasciati i primi tre ostaggi israeliani. A sua volta, nella giornata di lunedì 20 gennaio 2025, Israele ha rilasciato i primi 90 prigionieri palestinesi;

    9) l'accordo sul cessate il fuoco, che ha visto la partecipazione nella mediazione degli Stati Uniti, Qatar ed Egitto, va tutelato e gestito in modo da arrivare a una risoluzione definitiva del conflitto;

    10) negli scorsi mesi l'allargamento dei disordini in Medio Oriente è stato fomentato anche dall'intensificazione dell'attività terroristica di Hezbollah – gruppo terroristico armato e sostenuto dallo stesso Iran –, nei confronti di Israele, il quale ha dovuto rafforzare la linea difensiva del fronte settentrionale del Paese;

    11) con la risoluzione 1701/2006 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, era stato richiesto il rafforzamento della Forza di interposizione in Libano delle Nazioni Unite (Unifil), la missione di cui fa parte anche il nostro contingente. L'inasprimento del conflitto ha messo in pericolo lo stesso contingente dell'Unifil, che a causa del fuoco incrociato di Israele ed Hezbollah ha subito il ferimento di militari italiani e degli altri Stati coinvolti nella missione;

    12) l'elezione del Generale Aoun alla Presidenza della Repubblica del Libano ha posto le basi per il graduale superamento dello stallo istituzionale, per unire il popolo libanese e per realizzare le riforme necessarie per la stabilità e la sicurezza del Paese;

    13) meritano attenzione anche i recenti fatti avvenuti in Siria, dove una coalizione di gruppi ha rovesciato l'ex dittatore Bashar al-Assad. Ahmad al-Chareh, conosciuto come Abu Mohammad al-Jolani, capo della richiamata coalizione, ha incontrato l'inviato speciale dell'Onu per la Siria, Geir Pedersen, per discutere dei «cambiamenti avvenuti sulla scena politica, che rendono necessaria una revisione della risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza dell'Onu, che stabilisce una tabella di marcia per un regolamento politico in Siria»;

    14) occorre monitorare attentamente la transizione politica in corso in Siria al fine di evitare che questa porti ulteriori disordini nel Paese, tenendo in considerazione anche le eventuali ripercussioni che passaggi di regime possono provocare;

    15) come dimostrato dall'accordo raggiunto tra Israele e la Palestina, la pacificazione del Medio Oriente, su ogni fronte, può avvenire solamente tramite azioni diplomatiche che hanno come premessa il rispetto del diritto internazionale umanitario e degli impegni relativi ai cessate il fuoco già in atto e a quelli in divenire, da parte di tutti gli attori coinvolti, per evitare ogni ulteriore vittima civile,

impegna il Governo:

1) ad adoperarsi in ogni sede internazionale per garantire e tutelare il cessate il fuoco sulla Striscia di Gaza;

2) ad adoperarsi in ogni sede adeguata per garantire che il cessate il fuoco raggiunto tra Israele e Hamas porti a una pace duratura ed equa per le parti coinvolte;

3) a continuare a sostenere iniziative volte a garantire l'accesso alle cure e ai beni di prima necessità all'intera popolazione palestinese di Gaza, con particolare riferimento ai più fragili, alle donne e ai minori;

4) ad adottare iniziative volte a favorire lo sviluppo di un'Autorità Nazionale Palestinese, capace di controllare il territorio e garantire la condanna delle organizzazioni terroristiche, in particolare Hamas, che va disciolta, disarmata e a cui va impedito in ogni modo di progettare e ripetere in futuro un attacco come quello del 7 ottobre 2023;

5) a perseguire con determinazione la soluzione «due popoli, due Stati»;

6) a continuare a intraprendere ogni iniziativa per garantire l'incolumità del contingente Unifil, con particolare attenzione riguardo ai militari italiani impegnati nella missione Onu;

7) ad intraprendere ogni opportuna iniziativa diplomatica in coordinamento con i partner europei e internazionali, per chiedere che il cessate il fuoco sul fronte israelo-libanese porti a un'effettiva interruzione delle ostilità;

8) a seguito dell'elezione del Presidente Aoun il 9 gennaio, a continuare a sostenere il graduale superamento dello stallo istituzionale in atto in Libano, in vista della stabilizzazione e di una progressiva ripresa economica del Paese;

9) a monitorare, per quanto di competenza, l'andamento della transizione democratica in Siria, con particolare attenzione per il rispetto dei diritti umani, delle donne e delle minoranze.
(1-00381)(Nuova formulazione – Testo modificato nel corso della seduta) «Faraone, Gadda, Del Barba, Bonifazi, Boschi, Giachetti, Gruppioni».


   La Camera,

   premesso che:

    1) quindici mesi dopo il pogrom compiuto da Hamas il 7 ottobre 2023 la situazione del Medio Oriente è profondamente mutata;

    2) le successive azioni terroristiche degli Hezbollah libanesi e degli Houthi yemeniti, sostenuti e finanziati dalla Repubblica islamica iraniana, hanno comportato l'allargamento del conflitto, ma anche il sostanziale indebolimento dei nemici politici e militari della democrazia israeliana, dopo l'uccisione dei principali vertici di Hamas e Hezbollah e di numerosi ufficiali iraniani implicati nelle attività contro Israele;

    3) nel frattempo al regime di Bashar Assad è succeduto in Siria quello di Ahmad Husayn al-Shara, di cui è impossibile valutare l'effettiva affidabilità per politiche di pacificazione interna e internazionale;

    4) l'accordo per il cessate il fuoco raggiunto il 26 novembre 2024 tra Israele e Libano, sia pure minacciato da ricorrenti violazioni, ha portato a un effettivo allentamento delle tensioni, con effetti positivi sia per la popolazione civile libanese, che per la sicurezza di Israele;

    5) l'esigenza di un analogo cessate il fuoco si impone con ancora maggiore urgenza a Gaza, dove le conseguenze del conflitto sulla popolazione civile e l'emergenza umanitaria hanno raggiunto livelli di assoluta gravità;

    6) non c'è alcun dubbio che gli abitanti di Gaza siano vittima in primo luogo della strategia terroristica di Hamas, che non solo si fa scudo della popolazione e delle infrastrutture civili per proteggere le milizie, le dotazioni e le infrastrutture militari, ma afferma da sempre la necessità di sacrificare vittime innocenti come parte del proprio programma politico, per accrescere lo sdegno e la riprovazione internazionale contro Israele;

    7) è però altrettanto indiscutibile che il diritto di Israele di difendersi dalle minacce militari di Hamas e di liberare gli ostaggi ancora prigionieri a Gaza non autorizza azioni che prescindano dall'obbligo di minimizzare le vittime civili;

    8) il principio di proporzionalità – che implica il dovere di non arrecare danni superiori al vantaggio che l'azione militare legittima consente di conseguire – rimane un principio imprescindibile del diritto internazionale umanitario e deve essere rispettato anche da Israele, che invece in questi mesi l'ha ripetutamente violato;

    9) d'altra parte, esigerne il rispetto non significa assolutamente contestare il pieno diritto di Israele a difendere militarmente il proprio diritto all'esistenza, alla libertà e alla sicurezza;

    10) i mandati d'arresto emessi dalla Corte penale internazionale nei confronti del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu e dell'ex Ministro della difesa Yoav Gallant per crimini di guerra e contro l'umanità, insieme al procedimento avviato dalla Corte internazionale di giustizia per una possibile violazione della Convenzione internazionale sul genocidio a Gaza costituiscono un oggettivo vulnus per il Governo israeliano e implicano ineludibili obblighi giuridici per tutti gli Stati sottoposti, come l'Italia, alla giurisdizione internazionale delle due corti con sede all'Aja;

    11) d'altra parte è davvero arduo immaginare che i mandati d'arresto verso un Premier o un Ministro in carica e democraticamente legittimati possano contribuire alla risoluzione di una crisi umanitaria o di un conflitto militare, a maggior ragione quando le accuse e i procedimenti giurisdizionali sono rivendicati da parte di Paesi non democratici o totalitari, che neppure riconoscono la legittimità storica e giuridica dello Stato ebraico;

    12) la strada per ripristinare il rispetto del diritto umanitario a Gaza e per garantire nel contempo il pieno diritto alla sicurezza di Israele dagli attacchi terroristici di Hamas non passerà da pronunce giudiziarie, ma da soluzioni politiche responsabili, che non chiamano in causa solo Israele, ma l'intera comunità internazionale e in particolare i Paesi arabi,

impegna il Governo:

1) a muoversi lungo la strada indicata dalla risoluzione S/RES/2735 (2024), proposta dagli Stati Uniti e approvata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 10 giugno 2024, e a promuovere in questo quadro l'immediato cessate il fuoco a Gaza con la contestuale liberazione degli ostaggi israeliani, la garanzia di accesso delle organizzazioni umanitarie nonché la protezione dei giornalisti e dell'attività di informazione nel territorio della Striscia;

2) a favorire la ripresa del processo negoziale israelo-palestinese, in base al principio dei «due popoli, due Stati», fondato sul reciproco riconoscimento tra lo Stato ebraico e quello palestinese, sul contrasto alla strategia e all'organizzazione terroristica di Hamas e sul coinvolgimento degli Stati arabi nella gestione della transizione e della ricostruzione a Gaza.
(1-00386) «Richetti, Onori, Bonetti, Rosato, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Pastorella, Ruffino, Sottanelli».


   La Camera,

   premesso che:

    1) quindici mesi dopo il pogrom compiuto da Hamas il 7 ottobre 2023 la situazione del Medio Oriente è profondamente mutata;

    2) le successive azioni terroristiche degli Hezbollah libanesi e degli Houthi yemeniti, sostenuti e finanziati dalla Repubblica islamica iraniana, hanno comportato l'allargamento del conflitto, ma anche il sostanziale indebolimento dei nemici politici e militari della democrazia israeliana, dopo l'uccisione dei principali vertici di Hamas e Hezbollah e di numerosi ufficiali iraniani implicati nelle attività contro Israele;

    3) nel frattempo al regime di Bashar Assad è succeduto in Siria quello di Ahmad Husayn al-Shara, di cui solo con il tempo sarà possibile valutare l'effettiva affidabilità per politiche di pacificazione interna e internazionale;

    4) l'accordo per il cessate il fuoco raggiunto il 26 novembre 2024 tra Israele e Libano, sia pure minacciato da ricorrenti violazioni, ha portato a un effettivo allentamento delle tensioni, con effetti positivi sia per la popolazione civile libanese, che per la sicurezza di Israele;

    5) l'esigenza di un analogo cessate il fuoco, poi raggiunto, si imponeva anche a Gaza, dove le conseguenze del conflitto sulla popolazione civile e l'emergenza umanitaria hanno raggiunto livelli di assoluta gravità;

    6) non c'è alcun dubbio che gli abitanti di Gaza siano vittima in primo luogo della strategia terroristica di Hamas, che non solo si fa scudo della popolazione e delle infrastrutture civili per proteggere le milizie, le dotazioni e le infrastrutture militari, ma afferma da sempre la necessità di sacrificare vittime innocenti come parte del proprio programma politico, per accrescere lo sdegno e la riprovazione internazionale contro Israele;

    7) è però altrettanto indiscutibile che il diritto di Israele di difendersi dalle minacce militari di Hamas e di liberare gli ostaggi ancora prigionieri a Gaza non autorizza azioni che prescindano dall'obbligo di minimizzare le vittime civili;

    8) il principio di proporzionalità – che implica il dovere di non arrecare danni superiori al vantaggio che l'azione militare legittima consente di conseguire – rimane un principio imprescindibile valido erga omnes del diritto internazionale umanitario;

    9) d'altra parte, esigerne il rispetto non significa assolutamente contestare il pieno diritto degli Stati a difendere militarmente il proprio diritto all'esistenza, alla libertà e alla sicurezza;

    10) la strada per ripristinare il rispetto del diritto umanitario a Gaza e per garantire nel contempo il pieno diritto alla sicurezza di Israele dagli attacchi terroristici di Hamas passerà da soluzioni politiche responsabili, che chiamano in causa l'intera comunità internazionale, tra cui i Paesi arabi,

impegna il Governo:

1) a continuare a muoversi lungo la strada indicata dalla risoluzione S/RES/2735 (2024), proposta dagli Stati Uniti e approvata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 10 giugno 2024, e a consolidare il cessate il fuoco raggiunto a Gaza con la contestuale liberazione degli ostaggi israeliani, la garanzia di accesso delle organizzazioni umanitarie nonché la protezione dei giornalisti e dell'attività di informazione nel territorio della Striscia;

2) a continuare a favorire la ripresa del processo negoziale israelo-palestinese, in base al principio dei «due popoli, due Stati», fondato sul reciproco riconoscimento tra lo Stato ebraico e quello palestinese, sul contrasto alla strategia e all'organizzazione terroristica di Hamas e sul coinvolgimento degli Stati arabi nella gestione della transizione e della ricostruzione a Gaza.
(1-00386)(Testo modificato nel corso della seduta) «Richetti, Onori, Bonetti, Rosato, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Pastorella, Ruffino, Sottanelli».


   La Camera,

   premesso che:

    1) dopo intensi negoziati mediati da Washington e Parigi, fortemente sostenuti dall'Italia, nelle prime ore di mercoledì 27 novembre 2024 è entrato in vigore un cessate il fuoco di sessanta giorni tra Israele e le milizie libanesi filo-iraniane di Hezbollah, interrompendo così i combattimenti che, dall'ottobre 2023, stavano sconvolgendo il sud del Libano;

    2) l'accordo prevede, contestualmente alla tregua, la progressiva smilitarizzazione del Libano meridionale, il disarmo e l'arretramento dei combattenti del Partito di Dio a nord del fiume Litani (a circa venticinque chilometri dalla cosiddetta Linea blu, che segna il confine tra Israele e Libano), il parallelo ritiro delle Forze armate israeliane (Idf) dal Libano meridionale e il contestuale ridispiegamento dell'Esercito regolare di Beirut nell'area;

    3) il cessate il fuoco rappresenta un significativo punto di svolta in questa fase della crisi mediorientale – iniziata con gli attacchi terroristici di Hamas del 7 ottobre 2023 ed estesasi anche al confine israelo-libanese – che potrà creare le condizioni per il ritorno degli sfollati di entrambi i Paesi alle loro case;

    4) è indispensabile che la comunità internazionale lavori con Israele e il Libano per garantire il rispetto e la piena attuazione dell'accordo, per la piena implementazione della risoluzione 1701 (2006) del Consiglio di sicurezza Onu, per la ridefinizione delle regole operative della Forza di interposizione delle Nazioni Unite in Libano (Unifil), nonché per il rafforzamento delle capacità delle forze armate libanesi;

    5) nonostante la segnalazione di violazioni dell'accordo di cessate il fuoco, l'intesa continua a reggere. L'Esercito libanese ha cominciato il suo dispiegamento nel sud dello Stato, in particolare nella città di Tiro, mentre l'Esercito israeliano ha iniziato i primi graduali ritiri dai villaggi occupati;

    6) il 10 gennaio 2025, il Vice Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha incontrato a Beirut il neoeletto Presidente della Repubblica libanese Gen. Joseph Aoun, e il Ministro degli affari esteri Bou Habib, a cui ha rappresentato il convinto sostegno dell'Italia al processo di stabilizzazione e pacificazione del Libano; il Governo ha avviato nuovi progetti di emergenza umanitaria in Libano, finanziati dalla cooperazione italiana per un importo totale di diciotto milioni di euro, comprensivo di un intervento a favore dei rifugiati palestinesi nel Paese. Queste iniziative sono state ulteriormente rafforzate dal contributo di 10 milioni di euro annunciato alla Conferenza umanitaria presieduta dal Ministro Tajani in occasione della riunione dei ministri dello sviluppo del G7 di Pescara, volto a mitigare l'impatto della crisi umanitaria causata dal conflitto e a rafforzare le istituzioni libanesi, confermando lo storico sostegno italiano a favore della popolazione civile del Paese dei cedri. La ricostruzione del Libano deve costituire una priorità per garantire la ripresa economica del Paese, anche al fine di promuovere la stabilità e la prosperità nella regione e prevenire il rischio migratorio;

    7) il cessate il fuoco in Libano può rafforzare gli sforzi anche per il consolidamento del cessate il fuoco raggiunto a Gaza, che porti alla liberazione degli ostaggi ancora nelle mani dei terroristi di Hamas, all'aumento della distribuzione degli aiuti umanitari alla popolazione civile della Striscia e che contribuisca a una de-escalation di violenza in tutto il Medio Oriente;

    8) la dichiarazione dei Ministri al termine della riunione del G7 Esteri tenutosi a Fiuggi il 26 novembre 2024, ha ribadito l'impegno dei Paesi più industrializzati a favore della piena attuazione della risoluzione 2735 (2024) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e dell'accordo globale presentato a maggio dal Presidente statunitense Biden;

    9) diversi Stati europei hanno riconosciuto la Palestina come Stato indipendente (da ultimo, il 28 maggio 2024, Spagna, Irlanda e Norvegia e il 4 giugno 2024 la Slovenia). Secondo tali Governi il riconoscimento dello Stato di Palestina non solo non sarebbe diretto contro Israele, ma, al contrario, favorirebbe la soluzione dei due Stati e rafforzerebbe le forze palestinesi moderate. Di diverso avviso sono molti Governi occidentali, tra i quali Germania, Francia, Stati Uniti, Regno Unito ed Italia, i quali ritengono che un atto così cruciale non debba essere considerato in modo isolato, ma come parte di una serie più ampia di azioni volte a porre fine al conflitto israelo-palestinese e a raggiungere la soluzione dei due Stati. Ritengono inoltre essenziale la collaborazione con i partner arabi della regione, affinché la soluzione dei due Stati venga attuata all'interno di un'architettura regionale normalizzata, che garantisca la sicurezza di Israele e i diritti dei palestinesi;

    10) occorre proseguire nell'impegno a favore di una soluzione dei due Stati che veda due Paesi democratici, Israele e Palestina, vivere fianco a fianco in pace all'interno di confini sicuri e riconosciuti, in linea con il diritto internazionale e le pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite;

    11) il 21 novembre 2024, la Prima Camera preliminare della Corte penale internazionale (Cpi) ha emesso due mandati di arresto per il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l'ex Ministro della difesa Yoav Gallant per presunti crimini contro l'umanità e crimini di guerra commessi dai due esponenti politici israeliani, da almeno l'8 ottobre 2023 e fino ad almeno il 20 maggio 2024, in relazione all'operazione militare condotta nella Striscia di Gaza dopo il 7 ottobre 2023. Secondo la Corte, Netanyahu e Gallant avrebbero violato il diritto internazionale umanitario impedendo che aiuti umanitari giungessero alla popolazione della Striscia di Gaza;

    12) la prima camera preliminare della Corte penale internazionale ha emesso un mandato d'arresto anche a carico del comandante dell'ala militare di Hamas – Brigate Qassam – Mohammed Diab Ibrahim al-Masri, più noto come Mohammed Deif, per crimini contro l'umanità e crimini di guerra commessi sul territorio dello Stato di Israele e nella Striscia di Gaza a partire almeno dal 7 ottobre 2023. Tali crimini includono gli attacchi che il 7 ottobre 2023 hanno ucciso più di mille persone e portato al rapimento di cittadini israeliani e stranieri;

    13) il 13 dicembre 2024 Israele – che aveva presentato delle memorie per contestare la giurisdizione della Corte penale internazionale e le modalità di avvio del procedimento – ha presentato appello contro il rigetto della prima camera preliminare di quelle stesse memorie;

    14) la Corte penale internazionale è un tribunale internazionale a carattere permanente, con sede all'Aia, competente a giudicare individui che, come organi statali o come semplici privati, abbiano commesso gravi crimini di rilevanza internazionale, previsti nello Statuto della Corte, adottato dalla Conferenza diplomatica di Roma il 17 luglio 1998 ed entrato in vigore il 1° luglio 2002. Ha mandato per giudicare di crimini di guerra, crimini contro l'umanità, il crimine di genocidio e il crimine di aggressione. Allo Statuto di Roma hanno aderito 125 Paesi nel mondo; 29 Paesi hanno firmato ma non ratificato il Trattato, tra cui Israele, Stati Uniti, e Sudan e Federazione russa; tra i non firmatari la Cina. L'Italia ha provveduto alla ratifica dello Statuto della Corte con la legge n. 232 del 1999;

    15) nella dichiarazione conclusiva del vertice dei Ministri degli esteri G7 tenutosi a Fiuggi il 26 novembre 2024 e presieduto dall'Italia è stato ribadito, da un lato, che Israele, nell'esercizio del proprio diritto di difesa, «è tenuto in ogni caso a rispettare pienamente gli obblighi derivanti dal diritto internazionale, compreso il diritto internazionale umanitario» e, dall'altro, che i Paesi del G7 sono impegnati nei confronti di tale diritto e nel rispetto dei propri obblighi. Viene, inoltre, sottolineato che «non ci può essere alcuna equivalenza tra il gruppo terroristico di Hamas e lo Stato di Israele»;

    16) il 27 novembre 2024 il Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli affari esteri, Antonio Tajani, durante il question time alla Camera dei deputati ha ribadito l'importanza della Corte penale internazionale come istituzione indipendente e che «l'Italia è parte dello Statuto di Roma e rispetta gli obblighi derivanti dal suo impegno verso la giustizia internazionale». L'Italia ha preso atto della decisione della Corte penale internazionale di emettere un mandato di arresto nei confronti del Premier israeliano Netanyahu e dell'ex Ministro della difesa Gallant e si è riservata di esaminare in dettaglio le motivazioni di tale decisione. Ha informato che sono in corso, in raccordo con altri Paesi dell'Unione europea, ulteriori approfondimenti giuridici;

    17) la situazione dei civili a Gaza – che non sono tutti seguaci di Hamas – si fa di giorno in giorno più tragica. I livelli di insicurezza alimentare stanno colpendo gran parte della popolazione, soprattutto nel nord della Striscia. Diventa indispensabile che tutte le parti coinvolte si impegnino per garantire e facilitare la consegna, senza interruzioni, degli aiuti e dei servizi essenziali ai più vulnerabili ed indifesi;

    18) il 2 dicembre 2024 si è tenuta al Cairo la Conferenza ministeriale sulla risposta umanitaria a Gaza che ha confermato il coordinamento internazionale sul sostegno umanitario a Gaza, ponendosi in continuità con la Conferenza umanitaria che si è svolta in apertura del G7 Sviluppo a Pescara il 22 ottobre 2024. L'Italia è stata fin dal primo istante in prima fila con iniziative a sostegno della popolazione palestinese, sia per quanto concerne l'assistenza medico-sanitaria sia per quanto riguarda l'invio di derrate alimentari e generi di prima necessità. L'Italia dall'11 marzo 2024 ha attivato il progetto «Food for Gaza» in collaborazione con l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (Fao), il Programma alimentare mondiale (Pam) e la Federazione internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (Ficross) per facilitare la fornitura di aiuti alla popolazione palestinese. Da ottobre 2023 sono stati allocati 70 milioni di euro e, nel quadro di «Food for Gaza», ulteriori 40 tonnellate di beni sono arrivate ad Amman a fine novembre 2024, che si aggiungono a quanto già distribuito in precedenza;

    19) il 27 novembre 2024 le forze di Hayat Tahrir al-Shams (Hts) e le milizie filo-turche del Fronte nazionale di liberazione hanno lanciato un'offensiva lampo nel Nordovest della Siria, conquistando, tra venerdì 29 e sabato 30 novembre 2024, Aleppo, la seconda città del Paese. Nel giro di pochi giorni le forze cosiddette «ribelli» hanno riconquistato tutta la provincia di Idlib e, scendendo rapidamente verso Sud lungo l'autostrada strategica M5 che collega Aleppo a Damasco, sono giunte nella capitale, mentre a nord di Aleppo si sono dirette a Est verso le enclave curde lungo l'Eufrate;

    20) all'alba di domenica 8 dicembre 2024 le forze antigovernative sono entrate nella capitale della Siria costringendo il Presidente Bashar al-Assad a chiedere asilo politico in Russia. Con la fuga del Presidente siriano ha termine un regime repressivo e sanguinario;

    21) siamo di fronte ad uno scenario particolarmente complesso in cui si scontrano forze e gruppi locali e, in modo più o meno dichiarato, potenze regionali e superpotenze globali. I prossimi mesi saranno decisivi per comprendere il tipo di transizione di potere al vertice delle istituzioni siriane. Vi è infatti, paradossalmente, il rischio che la caduta della dinastia degli Assad, al potere in Siria ininterrottamente da 54 anni, possa ingenerare, come conseguenza non auspicata, un'ulteriore destabilizzazione dei già precari equilibri dell'intera regione;

    22) l'Ambasciatore italiano Ravagnan, a Damasco dal novembre 2024, e il personale diplomatico sono stati fin dalle prime ore dell'offensiva delle forze antigovernative al fianco dei nostri 300 concittadini che vivono in Siria. Come ha affermato il Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli affari esteri, Antonio Tajani, in questa fase concitata la priorità è la messa in sicurezza degli italiani e della nostra rappresentanza diplomatica;

    23) unico Paese del G7 ad avere un'ambasciata operativa a Damasco, l'Italia è stata tra i primi ad avviare un'interlocuzione diretta con le nuove Autorità: il 10 gennaio 2025 il Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha incontrato a Damasco il capo della nuova amministrazione siriana, Ahmed Al Shara, e il Ministro degli affari esteri, Hassan Al Shibani, sottolineando la forte aspettativa dell'Italia per una transizione pacifica, inclusiva e non settaria e annunciando un pacchetto di nuovi interventi di cooperazione allo sviluppo, che vedrà coinvolte le organizzazioni della società civile italiana;

    24) si è insediata a Washington la seconda amministrazione guidata dal Presidente Donald Trump, al quale si debbono le iniziative sfociate nella firma nel 2020 di quattro accordi cosiddetti di Abramo, che hanno comportato il reciproco riconoscimento tra Israele, da un lato, e, dall'altro, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Marocco e Sudan, sulla base di uno schema che potrebbe risultare utile riproporre,

impegna il Governo:

1) a operare nelle sedi internazionali affinché il cessate il fuoco fra Israele e Hezbollah possa diventare definitivo, esortando tutti gli attori ad attuare pienamente quanto sottoscritto nell'Accordo e quanto previsto dalla risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite;

2) a sollecitare le Nazioni Unite affinché si giunga ad un adeguamento delle regole d'ingaggio e delle risorse a disposizione di Unifil al fine di adeguarle alla nuova situazione, superando le criticità riscontrate e consentendo al contingente di operare in piena sicurezza;

3) a sostenere il Governo libanese, sia attraverso la missione bilaterale di addestramento delle Forze armate libanesi, sia contribuendo alla risposta umanitaria e alla ripresa economica del Paese;

4) a continuare a profondere ogni sforzo diplomatico per consolidare il cessate il fuoco raggiunto a Gaza che assicuri il rilascio senza condizioni degli ostaggi ancora nelle mani del gruppo terroristico di Hamas, assicurando al contempo il rafforzamento dell'assistenza umanitaria;

5) a sollecitare Israele, nell'esercizio del proprio diritto di difesa, a rispettare pienamente gli obblighi derivanti dal diritto internazionale, compreso il diritto internazionale umanitario;

6) ad adottare iniziative volte a definire, in raccordo con i principali partner internazionali, una linea comune d'azione che, nel rispetto delle decisioni, delle prerogative e dell'autonomia della Corte penale internazionale, non sia d'ostacolo al mantenimento della tregua raggiunta a Gaza e al riavvio di negoziati di pace, anche alla luce degli sviluppi della situazione sullo scenario libanese e siriano;

7) a lavorare in tutte le sedi internazionali affinché si pervenga alla costruzione di un'architettura regionale in cui siano garantiti la sicurezza di Israele e i diritti del popolo palestinese, con l'obiettivo della soluzione dei «due popoli, due Stati» in cui due Paesi democratici, Israele e Palestina, possano vivere fianco a fianco in pace all'interno di confini sicuri e riconosciuti. Il riconoscimento dello Stato palestinese da parte dell'Italia andrà collocato all'interno di tale quadro negoziale complessivo;

8) a continuare a operare, anche attraverso l'iniziativa «Food for Gaza», affinché venga assicurata la costante e continua fornitura di aiuti umanitari alla popolazione civile di Gaza, anche in vista della ricostruzione sociale e materiale della Striscia, impedendo, contestualmente, che giungano finanziamenti a supporto – anche indiretto – dell'attività di organizzazioni terroristiche;

9) a sostenere – anche d'intesa con gli altri partner europei – l'eventuale ripresa, da parte della nuova amministrazione americana insediatasi il 20 gennaio 2025, delle iniziative già sfociate nel 2020 nella sottoscrizione dei quattro accordi cosiddetti di Abramo con i quali Israele da un lato, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Marocco e Sudan dall'altro si sono reciprocamente riconosciuti, aprendo formali relazioni diplomatiche;

10) a sostenere il Governo dell'Autorità Palestinese nel percorso di riforme indispensabili in Cisgiordania e, dopo la fine del conflitto, a Gaza;

11) a sostenere nelle competenti sedi internazionali, a cominciare dal G7 e dall'Unione europea, ogni iniziativa per favorire una transizione del potere in Siria che rispetti le molteplici peculiarità, culturali e religiose della società, in particolare tutelando la comunità cristiana siriana;

12) a continuare nella preziosa opera di sostegno agli italiani presenti in Siria.
(1-00387)(Nuova formulazione) «Orsini, Calovini, Formentini, Tirelli, Deborah Bergamini, Caiata, Billi, Bicchielli, Marrocco, Di Giuseppe, Coin, Carfagna, Loperfido, Maullu, Tremonti».


   La Camera,

   premesso che:

    1) la Corte penale internazionale fu istituita con il Trattato di Roma nel 1998 ed è entrata in vigore nel luglio 2002. Ne sono membri 125 Stati, tra cui l'Italia. Gli Stati Uniti e Israele non sono membri e non riconoscono, dunque, la giurisdizione della Corte;

    2) la Corte penale internazionale ha emesso mandati di arresto per il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il suo ex Ministro della difesa Yoav Gallant e il leader di Hamas Mohammed Diab Ibrahim Al-Masri – noto come Deif – per crimini di guerra e crimini contro l'umanità per la guerra a Gaza e gli attacchi dell'ottobre 2023;

    3) la decisione rappresenta un passo estremamente importante per la giustizia internazionale; i mandati erano stati richiesti anche contro gli altri due principali leader di Hamas, Ismail Haniyeh e Yahya Sinwar, ma sono entrambi rimasti uccisi nel corso della guerra in atto;

    4) seppur la Corte penale internazionale operi secondo principi di diritto internazionale, la decisione del mandato di arresto al leader israeliano ha generato forti reazioni politiche, a partire dallo stesso Governo israeliano e da Netanyahu che ha definito la mossa «antisemita» e motivata politicamente, nonostante la Corte accusi singoli individui e non lo Stato di Israele;

    5) l'Alto rappresentante per la politica estera dell'Unione europea, Borrell, ha più volte ribadito, prima dello scadere del proprio incarico e in occasione dell'ultimo Consiglio europeo di dicembre 2024, che le decisioni della Corte penale internazionale sono vincolanti per gli Stati membri dell'Unione europea e si è detto anche «allarmato dall'estrema politicizzazione delle reazioni alla decisione della Corte», ribadendo che la decisione della Corte penale internazionale «non ha nulla a che fare con l'antisemitismo e non è una decisione politica»;

    6) l'Unione europea fino ad oggi ha sempre posto al centro delle relazioni esterne la questione della giustizia internazionale e della lotta all'impunità al punto da inserire l'adesione alla Corte fra i requisiti per i Paesi candidati all'allargamento;

    7) la posizione del Governo italiano sulla pronuncia della Corte penale internazionale è apparsa da subito ambigua e reticente, non in linea con le dichiarazioni fatte da altri Paesi del G7 e dell'Unione europea;

    8) il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale e Vice Presidente del Consiglio dei ministri Tajani aveva inizialmente affermato che l'Italia «rispetta e sostiene la Corte penale internazionale», mentre l'altro Vice Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro Matteo Salvini, affermava che il Premier israeliano «sarebbe il benvenuto se venisse in Italia»;

    9) la Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, durante le repliche in Parlamento per il Consiglio europeo di dicembre 2024 affermava, in termini assai preoccupanti, che «le decisioni assunte dalla Corte, sia sul conflitto a Gaza, sia anche sul conflitto dell'Ucraina, sollevano, a molti, diversi interrogativi, che io penso meritino un dibattito, anche qui, non ideologico e, se vogliamo, un approfondimento. Su entrambi i fronti, i provvedimenti della Corte, per la prima volta, intervengono non a guerra conclusa, ma a conflitto in corso e questo, chiaramente, rischia di trasformare un organo giurisdizionale in una parte del conflitto stesso»;

    10) il Ministro Tajani aveva più volte rimandato ad eventuali verifiche giuridiche sulla possibile immunità di Netanyahu in quanto Capo di Stato in carica di un Paese non membro della Corte – così come nel caso di Putin –, e infine ha dichiarato che «la richiesta di arresto di Netanyahu è irrealizzabile» e che «è tutto molto chiaro, ci sono delle immunità e le immunità vanno rispettate»;

    11) tali dichiarazioni contrastano con le pronunce della stessa Corte penale internazionale che hanno escluso una prevalenza della norme internazionali sull'immunità rispetto alle sue pronunce per crimini di guerra e crimini contro l'umanità, mentre, sul fronte legale, la strada maestra per Israele di evitare ulteriori interventi della Corte e sospendere i mandati di arresto sarebbe stata di avviare serie indagini interne e un percorso giudiziario, considerate sufficienti in ottemperanza del principio di complementarietà;

    12) queste dichiarazioni del Governo comportano una palese forma di delegittimazione della Corte penale internazionale, in un momento in cui sta subendo un forte attacco e l'Europa, e in particolare l'Italia, dovrebbero difenderne ruolo e funzione, perché la Corte rappresenta un'acquisizione fondamentale del diritto e della giustizia internazionale;

    13) da ultimo, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Tajani ha affermato che «la Corte penale internazionale non è la bocca della verità», riguardo la vicenda della scarcerazione del libico Al Masri, capo della polizia giudiziaria di Tripoli e direttore del carcere di Mitiga, sul quale pendeva un mandato di arresto della Corte per crimini di guerra e crimini contro l'umanità;

    14) l'arresto è stato eseguito in conseguenza di un mandato emesso dalla Corte penale internazionale, per gravissimi addebiti di tortura e trattamenti inumani e degradanti, soprattutto ai danni di persone migranti, relativamente al periodo di loro detenzione nelle carceri di Mitiga e Ain Zara;

    15) in data 21 gennaio 2025 la corte d'appello di Roma ha ritenuto l'arresto irrituale in quanto eseguito sulla base della procedura di cui all'articolo 716 del codice di procedura penale, relativo all'estradizione, e, dunque, senza rispettare la più articolata procedura prevista dall'articolo 11 della legge 20 dicembre 2012, n. 237, e, quindi, ha emesso un ordine di scarcerazione dell'arrestato. Contestualmente alla pronuncia della corte d'appello di Roma sono state immediatamente avviate le procedure per il rimpatrio di Najeem Osema Almasri Habish, avvenuto nel pomeriggio dello stesso giorno a mezzo di un aereo Falcon 900 italiano;

    16) anche prescindendo in questa sede da ogni valutazione di carattere tecnico-giuridico in merito alla decisione assunta dalla corte d'appello di Roma, destano sconcerto e grave preoccupazione le successive decisioni politiche assunte dal Governo e, in particolare, quella di procedere immediatamente al rimpatrio dell'arrestato che ha definitivamente vanificato ogni possibilità di rispettare e dare esecuzione a quanto richiesto dalla Corte penale internazionale, definitivamente sottraendo l'imputato alla giustizia internazionale;

    17) oggi la Corte è sotto attacco non solo da parte di autocrazie come la Russia: al Congresso degli Stati Uniti e alla Knesset di Israele, due Paesi che non sono neanche parte della Corte, sono in discussione due proposte di legge che mirano a introdurre pesanti sanzioni per la Corte e i suoi funzionari e a criminalizzare chiunque collabori con essa. Queste leggi, se approvate, comporterebbero la cancellazione di tutti i procedimenti in corso e renderebbero di fatto impossibile l'operatività della Corte, condannandola ad un «rischio chiusura» quasi certo e al venir meno del presidio giuridico internazionale sui crimini di guerra e sui crimini contro l'umanità commessi dai singoli individui nei diversi scenari bellici, a partire dall'Ucraina e da Gaza;

    18) tra i primi «ordini esecutivi» del neo insediato Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, firmati il 21 gennaio 2025, vi è stata la cancellazione del provvedimento del 2021 dell'Amministrazione Biden con cui si revocano le sanzioni imposte alla Corte penale internazionale dagli Usa durante la prima Amministrazione Trump;

    19) si ribadisce il sostegno per salvare la Corte penale internazionale come istituzione giurisdizionale il cui scopo è affermare la legalità internazionale, salvare i tanti procedimenti in corso e proteggere chi vi lavora, oltre 1.000 persone di 109 Paesi e mettere in atto ogni interlocuzione istituzionale con il Governo e il Congresso statunitensi, al fine di scoraggiare un simile attacco che metterebbe in pericolo la giustizia internazionale;

    20) la delegittimazione della Corte penale internazionale si inserisce in un più ampio, grave e inaccettabile tentativo di delegittimare e colpire le istituzioni multilaterali; alla decisione del Governo israeliano di dichiarare il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, «persona non grata» è seguita l'approvazione, il 28 ottobre 2024, di due leggi che definiscono l'Unrwa un'organizzazione terroristica e vieta all'agenzia dell'Onu di condurre «qualsiasi attività» all'interno di Israele, a Gerusalemme Est e nella Cisgiordania, oltre che a Gaza, con evidenti ulteriori drammatiche ricadute sulla popolazione palestinese; sono seguiti diversi attacchi contro Unifil nel Sud del Libano,

impegna il Governo:

1) a dare piena attuazione ai mandati di arresto emessi dalla Corte penale internazionale, nei confronti del Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il suo ex Ministro della difesa Yoav Gallant e il leader di Hamas Mohammed Deif, così come negli altri casi in linea con la normativa italiana di adeguamento allo Statuto di Roma e in virtù del previsto obbligo di cooperazione da parte degli Stati membri, senza improprie considerazioni politiche che minerebbero il principio fondante per cui la legge, anche internazionale, è uguale per tutti;

2) a sostenere, in tutti i consessi europei ed internazionali, la legittimità della Corte penale internazionale, in merito al conflitto a Gaza, nonché a mettere in atto ogni iniziativa politica e diplomatica per scongiurare attacchi alla sua operatività e ribadire la necessità della Corte come strumento cardine della giustizia internazionale.
(1-00394) «Braga, Provenzano, Boldrini, Porta, Ghio, Ferrari, Scotto».