Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 3 febbraio 2025

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SERRACCHIANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia rischia una palese vulnerabilità per quanto concerne la sicurezza degli apparati tecnologici e delle relative informazioni impiegati per la protezione di infrastrutture e siti sensibili nel nostro Paese;

   in questo ambito è nota la pervasività di prodotti provenienti da Paesi extra Nato che fanno leva su costi e prezzi competitivi rispetto ad omologhe apparecchiature provenienti appunto da Paesi appartenenti alla Nato;

   ad esempio, presso i nostri istituti penitenziari risulterebbe, per quanto appreso dall'interrogante, che si stiano installando sistemi antidroni proprio di fabbricazione cinese, sia per quanto concerne i sensori di rilevazione sia per quanto concerne il sistema di neutralizzazione;

   si fa presente che il data base che classifica i droni deve essere costantemente aggiornato e in questo ambito si rischia di essere esposti alla possibilità di intervento esterno per esfiltrazione dati, backdoor e altre operazioni che potrebbero minare la sicurezza di queste apparecchiature e ovviamente la loro funzione;

   il crescendo di tensioni internazionali sul piano geopolitico impone una maggiore accortezza sull'acquisto e l'utilizzo dei sistemi di sicurezza –:

   quali opportune iniziative di competenza intenda assumere il Governo con tempestività per garantire la massima sicurezza delle apparecchiature acquistate e in fase di installazione nonché per contrastare in linea generale i rischi connessi in materia di informazioni e dati sensibili anche alla luce delle osservazioni degli esperti che evidenziano il rischio di alta vulnerabilità.
(5-03455)


   DE MARIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   negli scorsi giorni la TV di Stato russa ha trasmesso, in prima serata, un servizio che risulta essere stato realizzato direttamente a Bologna;

   in tale servizio erano contenuti elementi di disinformazione e di propaganda;

   soprattutto quella trasmissione, registrata dalla TV russa a Bologna, si configura, a giudizio dell'interrogante, come una violazione delle sanzioni conseguenti alla invasione russa dell'Ucraina –:

   quali informazioni risultino in merito e se si intendano assumere iniziative, per quanto di competenza, volte ad evitare il ripetersi di analoghe situazioni e a contrastare atti e strategie di disinformazione.
(5-03463)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GHIRRA e PICCOLOTTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi dell'articolo 1, comma 121, della legge n. 107 del 2015, al fine di sostenere la formazione continua dei docenti e di valorizzarne le competenze professionali, è stata istituita la Carta elettronica per l'aggiornamento e la formazione del docente di ruolo delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, la cosiddetta Carta del docente;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 28 novembre 2016 disciplina le modalità di assegnazione e utilizzo della Carta del docente, sulla base dell'articolo 7, comma 1, «le strutture, gli esercenti e gli enti presso i quali è possibile utilizzare la Carta sono inseriti in un apposito elenco, consultabile attraverso l'applicazione web dedicata». Al comma 2 si precisa che ai fini dell'inserimento nell'elenco di cui al comma 1, i titolari o i legali rappresentanti degli esercizi interessati si registrano sulla applicazione web, inserendo, tra le altre informazioni, l'indicazione del codice Ateco dell'attività prevalentemente svolta;

   nel nostro territorio nazionale, però, esistono moltissime attività ibride, che posseggono più codici Ateco. Di fatto, dunque, il criterio del codice Ateco prevalente esclude tantissime attività, per poi invece prevedere una netta libertà per il commercio online: tra i codici Ateco prevalenti ammessi dalla piattaforma, infatti, c'è quello che prevede la vendita di beni di varia natura sul web;

   oltre al danno, dunque, per molti esercenti, c'è anche la beffa: se hai un negozio fisico con la Carta del docente puoi vendere solo i prodotti descritti nel codice Ateco prevalente, se sei una piattaforma online puoi vendere tutto, dai libri ai telefoni;

   non si comprende perché, in tutti questi anni, dal 2016 ad oggi, non si sia voluto intervenire per dare un segnale ai piccoli esercenti già in difficoltà durante la crisi causata dal Covid e ora con il continuo aumento dei prezzi;

   per risolvere la questione basterebbe permettere di accreditarsi anche attraverso un codice Ateco secondario (non prevalente), ma compatibile con l'iniziativa, come accade, ad esempio, per gli esercenti che vogliono aderire alla Carta della cultura giovani e alla carta del merito, seppure esclusivamente via PEC –:

   quali iniziative, anche di carattere normativo, si intendano mettere in atto per permettere a tutti gli esercenti che vendono prodotti compresi tra quelli elencati all'articolo 6 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 28 novembre 2016 di registrarsi presso il portale della Carta del docente, risolvendo la problematica inerente ai codici Ateco prevalenti.
(4-04214)


   BONIFAZI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 3 e 4, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito con legge 15 luglio 2011, n. 111 definisce il servizio per i voli di Stato: essi sono riservati a particolari soggetti e possono essere utilizzati esclusivamente per fini istituzionali, motivi di sicurezza, ragioni umanitarie e sanitarie;

   al fine di verificare che i voli di Stato siano utilizzati dai soggetti e secondo le situazioni e gli scopi indicati dalla legge, pare importante che la Presidente del Consiglio chiarisca quali siano i criteri con i quali vengono autorizzati i voli di Stato;

   per una maggior trasparenza, appare necessario inoltre che siano resi pubblici tutti i voli di Stato autorizzati dal sottosegretario Alfredo Mantovano da novembre 2022 a dicembre 2024 –:

   con quali criteri vengano concessi i voli di Stato ai magistrati, a quali sì e a quali no, nonché se non intendano fornire una lista di tutti i voli di Stato autorizzati – Ministri inclusi – dal sottosegretario Mantovano da novembre 2022 a dicembre 2024.
(4-04216)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO, BOLDRINI, PORTA, PROVENZANO e AMENDOLA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 20 gennaio 2025 l'amministrazione Trump ha sospeso per novanta giorni il programma di aiuti finanziari dell'Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale (Usaid) per effettuare «ulteriori verifiche finanziarie». Il segretario di Stato Rubio ha spiegato che questa analisi si baserà sulle risposte a tre domande, relative a ogni finanziamento: «Rende l'America più sicura? Rende l'America più forte? Rende l'America più prospera?»;

   la sospensione riguardava inizialmente tutti i finanziamenti, con la sola eccezione dei programmi globali contro la malnutrizione e dei fondi destinati ad alcuni Paesi del Medio Oriente, come Israele (3,3 miliardi di dollari l'anno), Egitto (1,5 miliardi di dollari l'anno) e Giordania (1,7 miliardi di dollari l'anno) perché fanno parte di stanziamenti pluriennali e sono inseriti in trattati internazionali;

   difatti, l'ordine esecutivo ha creato enormi problemi e interruzioni improvvise di programmi umanitari: l'indicazione era di bloccare ogni spesa con effetto immediato, ma il segretario di Stato Rubio ha dovuto fare una parziale rettifica, comunicando che la sospensione non riguarda l'assistenza umanitaria «salvavita». Sono comprese in questa categoria le forniture di «medicinali di base, servizi medici, cibo, ricoveri e assistenza di sussistenza». Il dipartimento di Stato non ha però fornito un elenco di associazioni o programmi esentati dalla revisione e al momento non è chiaro agli stessi soggetti interessati quali rientrino nella definizione e quali no;

   secondo il sito internet Foreignassistance.gov, la definizione di assistenza a Paesi terzi è la seguente: «Attività finanziate da conti di stanziamento resi disponibili per l'assistenza a Paesi stranieri, organizzazioni internazionali e altre entità straniere, che possono includere fondi, beni, servizi e assistenza tecnica»;

   secondo i dati ufficiali più aggiornati, nel 2023 gli Stati Uniti spesero all'estero 68 miliardi di dollari in programmi di risposta a emergenze, salute e iniziative per la difesa della democrazia, in 204 Paesi;

   negli ultimi giorni, numerose organizzazioni umanitarie operanti, ad esempio, in Ucraina hanno dovuto sospendere le loro attività. Questo stop ha generato problemi immediati per le Ong che fornivano assistenza alla popolazione nelle zone di conflitto, supporto agli sfollati e alle famiglie dei soldati feriti o uccisi. Difatti, gli Stati Uniti sono il principale finanziatore degli aiuti umanitari in Ucraina, avendo fornito oltre 37 miliardi di dollari dall'inizio del conflitto nel 2022;

   inoltre, anche molte Ong italiane hanno progetti cofinanziati da fondi di Usaid –:

   quali iniziative di competenza stia mettendo in campo il Governo per prestare aiuto alle Ong italiane che hanno vinto i bandi Usaid e si vedono bloccate nelle loro attività a causa della sospensione improvvisa ed immediata di cui in premessa;

   come e se il Governo italiano intenda, nei rapporti bilaterali con il Governo statunitense e nei consessi internazionali, rilevare che tale decisione rischia di far arretrare molti Paesi nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile del 2030, soprattutto nei Paesi più poveri e fragili.
(5-03456)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GADDA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   dopo alcuni giorni di combattimenti iniziati nella notte del 26 gennaio 2025 in Repubblica Democratica del Congo, la città di Goma, capoluogo della provincia del Nord-Kivu al confine con il Ruanda, parrebbe essere passata sotto controllo del gruppo paramilitare del Mouvement du 23 Mars (M23);

   l'azione militare, apparentemente sostenuta dal Governo del Ruanda, costituisce una grave violazione del diritto internazionale e avrebbe già provocato, secondo fonti della Chiesa locale, almeno un milione di sfollati in tutto il Nord-Kivu;

   nella capitale, Kinshasa, sono stati segnalati nelle scorse ore diversi disordini e attacchi alle ambasciate di Ruanda, Francia, Belgio e Stati Uniti;

   l'ambasciata italiana nella capitale parrebbe non essere stata interessata dai disordini, ma permangono forti preoccupazioni per l'incolumità degli italiani che si trovano nel Paese;

   attualmente a Goma risultano presenti circa quindici cittadini italiani, in gran parte missionari, cooperanti e residenti abituali;

   la crescente instabilità nell'area, i disordini nella capitale e l'assedio della città di Goma rischiano di ripercuotersi gravemente sulla sicurezza dei lavoratori, delle imprese, dei cooperanti e missionari e dei turisti italiani presenti nel Paese, considerando che il leader dell'ala politica dell'M23 Corneille Nangaa, ha dichiarato che la finalità degli attacchi è quella di rovesciare il Governo di Kinshasa;

   la Farnesina ha dichiarato di monitorare costantemente la situazione, ma non è chiaro quali misure concrete siano state predisposte per garantire l'eventuale evacuazione in sicurezza dei connazionali;

   ricordiamo come nel 22 febbraio 2021, l'Ambasciatore d'Italia nella Repubblica Democratica del Congo, Luca Attanasio e il carabiniere scelto Vittorio Iacovacci, assieme al cittadino congolese Mustapha Milambo, siano stati tragicamente assassinati in un attacco armato nei pressi di Goma in una dinamica che ancora non ha trovato verità e giustizia processuale. Risulta pertanto evidente come l'area permanga in uno stato di elevato rischio per le nostre rappresentanze diplomatiche, civili e militari –:

   quali misure siano in atto per garantire la sicurezza dei nostri connazionali, dei siti produttivi in cui operano le nostre imprese, e delle rappresentanze diplomatiche italiane attualmente presenti nella Repubblica Democratica del Congo;

   se sia prevista l'organizzazione di voli di Stato o siano state predisposte altre misure straordinarie per il rimpatrio immediato dei cittadini italiani che si trovano in situazioni di rischio;

   quali siano i piani di emergenza attualmente previsti per fronteggiare l'evolversi della crisi e assicurare la protezione del personale diplomatico e dei connazionali ancora presenti nel Paese.
(4-04209)


   PORTA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   lo «ius sanguinis» è un principio cardine della legge 5 febbraio 1992, n. 91, in materia di acquisto della cittadinanza. Pertanto è cittadino italiano per nascita il figlio di genitori cittadini e quindi molti discendenti di emigrati italiani all'estero, soprattutto in contesti di difficoltà come in Venezuela, richiedono la cittadinanza italiana «jure sanguinis»;

   durante il 2024 una testata giornalistica italiana ha condotto una inchiesta su presunti illeciti nel rilascio della cittadinanza italiana in Venezuela da parte della nostra rete diplomatico-consolare senza distinguere tra ipotesi e verità dei fatti e tralasciando il grande lavoro svolto dai diplomatici e funzionari, oltre alle buone pratiche poste in essere per migliorare il sistema di rilascio dei passaporti e di accesso ai servizi consolari;

   tali notizie apparse sulla stampa italiana sembrano essere il frutto una campagna giornalistica che mira a screditare la nostra rete diplomatico-consolare all'estero e l'immagine dell'Italia arrivando a parlare di «passaportopoli», senza prove concrete. Tali articoli di stampa hanno sollevato preoccupazioni riguardo alla presunta compravendita della cittadinanza italiana in Venezuela, creando un'immagine distorta e negativa del nostro Paese;

   si è addirittura arrivati ad accostare il nome dei beneficiari del passaporto italiano agli Hezbollah, senza che ciò fosse comprovato da alcun elemento certo. Anzi, questo ha scatenato una cascata di fake news che, partendo da legami inesistenti tra Hezbollah e la famiglia che ha chiesto il passaporto italiano, ha portato a dire che l'Italia ha dato la cittadinanza a membri di Hezbollah;

   tali notizie, spesso basate su informazioni non verificate o parziali, potrebbe aver indotto il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale a fare proprie le notizie riportate avallandole anche senza riscontri concreti e credibili;

   tutto questo, invece che correggere eventuali errori che possono esserci stati e che vanno ovviamente individuati con le relative sanzioni ai responsabili, ha prodotto la delegittimazione di alcuni funzionari dello Stato, ed il blocco, di fatto, dei servizi erogati all'estero in un clima di sospetto generalizzato e paure danneggiando non solo la reputazione dell'Italia a livello internazionale ma anche quella dei cittadini italiani all'estero;

   la riunione del coordinamento consolare locale a livello Ue ha dichiarato che il riconoscimento della cittadinanza europea iure sanguinis in Venezuela ha valore di salvacondotto perché permette a figli e nipoti di cittadini europei di fuggire da un regime violento che tortura gli oppositori per rifarsi una vita in Europa. Tale clima di terrore indotto dalla suddetta disinformazione ha creato una paralisi delle pratiche. Quindi, molte famiglie di figli di italiani residenti in Venezuela – dovendo rimanere in attesa per lungo tempo – rischiano adesso di pagare con la vita tale irresponsabile campagna mediatica non veritiera;

   di fronte a questa situazione appare urgente riaffermare il valore del nostro personale all'estero, sia diplomatico che non, e la qualità dei servizi erogati nonostante la scarsità di mezzi per il buon nome del nostro Paese nel mondo;

   si ritiene essenziale agire prontamente per proteggere l'immagine dell'Italia e dei suoi cittadini, affinché non siano vittime di campagne denigratorie che minano la nostra integrità e reputazione –:

   se non intenda il Ministro interrogato chiarire anche tramite mezzi di comunicazione di massa la buona fede dell'amministrazione degli esteri, ribadendo la qualità e lo spirito di servizio che caratterizzano il personale diplomatico ed impiegatizio della rete diplomatico-consolare italiana nel mondo e garantendo alla grande collettività italiana in Venezuela servizi celeri ed adeguati.
(4-04220)


   GRIMALDI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 29 gennaio 2025 un tribunale egiziano ha confermato in appello la condanna a 25 anni nei confronti di Luigi Giacomo Passeri, il trentunenne di Pescara arrestato in Egitto il 23 agosto del 2023, e ancora detenuto, perché accusato di possesso e traffico di sostanze stupefacenti, secondo la famiglia perché in possesso di una piccola quantità di sostanze stupefacenti per uso personale; con le stesse accuse Passeri era stato condannato in primo grado a 25 anni di carcere lo scorso agosto: i suoi legali avevano fatto ricorso contro la condanna, ma il ricorso è stato respinto e la condanna confermata;

   Passeri viveva a Londra ed era stato arrestato al Cairo mentre era in vacanza. La famiglia da tempo chiede il suo trasferimento in Italia, senza ottenerlo, e ha denunciato le condizioni detentive degradanti in cui si troverebbe Passeri, chiedendo al Governo di intervenire: i fratelli, in particolare, hanno raccontato di aver avuto contatti diretti con lui dopo il suo arresto, con una telefonata e alcune lettere in cui Passeri diceva di essere stato maltrattato e di aver ricevuto scarse cure mediche dopo essere stato operato per un'appendicite acuta, come da certificato medico;

   in una prima lettera, in particolare, Passeri descriveva i primi tre giorni di detenzione, fino all'avvenuta comunicazione del suo arresto all'ambasciata, scrivendo alla famiglia di essere stato «torturato», «rinchiuso per ore in una cella piena di feci, urine, scarafaggi, con le manette talmente strette da non far più scorrere il sangue nelle dita»;

   risulta agli interroganti che la famiglia avrebbe chiesto all'ambasciata di ricostruire la difficile situazione detentiva subita da Passeri, ma la risposta sarebbe stata che non si hanno i necessari elementi per stilare una relazione;

   da quanto si apprende, domenica 2 febbraio 2025, in videoconferenza, ci sarà il colloquio tra i familiari, l'avvocato di Luigi Giacomo Passeri e i funzionari dell'ambasciata durante il quale la famiglia potrà avere ulteriori informazioni sulla sentenza di secondo grado;

   nei mesi scorsi il caso è già stato trattato da diverse interrogazioni, alle quali il Governo ha risposto etichettando Passeri come un criminale e negando la difficile situazione carceraria che, invece, il nostro connazionale ha più volte lamentato;

   purtroppo non si può non avere riserve sulla collaborazione prestata dalle autorità egiziane, che già nei casi di Giulio Regeni e Patrick Zaki hanno manifestato gravi criticità in materia di rispetto delle regole essenziali dello Stato di diritto;

   ci si aspetterebbe una mobilitazione del Governo per riportare al più presto Passeri in Italia –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere affinché siano verificate le condizioni di detenzione e di salute psicofisica di Luigi Giacomo Passeri, per assicurare che l'Ambasciata italiana gli garantisca adeguata assistenza e per ottenere in tempi rapidi che venga trasferito in Italia.
(4-04235)

AFFARI EUROPEI, PNRR E POLITICHE DI COESIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   IACONO, BARBAGALLO, PROVENZANO, MARINO, PORTA, MANZI, ORFINI e BERRUTO. — Al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si apprende dell'avvenuta riprogrammazione dei cosiddetti fondi dell'accordo di coesione che la Regione Siciliana avrebbe tolto dai fondi destinati, tra gli altri, agli asili nidi per destinarli all'assistenza tecnica per la spesa dei fondi per lo sviluppo e la coesione;

   risulterebbero cancellati, come riportato dai quotidiani, tre importanti progetti che prevedevano la ristrutturazione, il recupero o l'adeguamento di alcuni locali dei comuni di Marsala, Grammichele e San Giuseppe Jato che sarebbero stati poi utilizzati per le finalità previste appunto dalla rubrica «sociale e salute»;

   sembrerebbe che si tratti di interventi «ai quali i comuni avrebbero rinunciato – per quanto riportato dall'assessorato alla famiglia e alle politiche sociali – perché nel frattempo finanziati anche dal Piano nazionale di ripresa e resilienza», rendendo disponibile circa 2,6 milioni di euro;

   in sostituzione dei tre progetti la Regione Siciliana avrebbe inserito solo due progetti per mettere a punto due asili nido a Comiso e Ravanusa, per un totale di 1,120 milioni di euro e destinato, invece, il residuo, pari, per l'esattezza a 1.507.343,17 euro «alla linea di azione “Assistenza tecnica all'accordo per la coesione e rafforzamento governance e capacità amministrativa”, con motivazione, si leggerebbe nella delibera approvata che “il Governo non ha presentato altri progetti da finanziare”»;

   tale riprogrammazione, proposta appunto dalla Regione Siciliana, sarebbe stata accolta dal Governo e dal Dipartimento per le politiche di coesione e per il Sud;

   inoltre, nonostante la centralità del tema del «Piano asili nido e scuole dell'infanzia», solo il 25 per cento dei fondi, cioè 816,7 milioni su 3,24 miliardi di euro risultano essere stati effettivamente utilizzati al 2024; solo circa il 3 per cento dei progetti è concluso e a causa dei ritardi sembra a rischio l'obiettivo di realizzare più di 150 mila posti entro il 2026 –:

   se siano a conoscenza, per quanto di competenza, delle motivazioni che avrebbero determinato la riprogrammazione dei cosiddetti fondi dell'accordo di coesione di coesione della Regione Siciliana;

   in ogni caso se non intenda adottare iniziative volte a riconsiderare l'accordo di coesione e mantenere la destinazione dei fondi agli asili nido al fine di dare centralità a progetti volti a sostenere le famiglie e la natalità.
(4-04223)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, per sapere – premesso che:

   l'inchiesta realizzata da Giulia Innocenzi «Lottizzazione da cani», trasmessa il 5 gennaio 2025 dalla trasmissione Report, oltre a far emergere la crudeltà con la quale i cani vengono trattati pone l'accento sulle modalità di selezione delle nomine, in questo caso specifico, dell'Enci-Ente Nazionale cinofilia italiana, associazione vigilata dal Ministero dell'agricoltura che cataloga le razze canine – la quale dovrebbe preservarne le qualità/caratteristiche – oltre a gestire i vari eventi, nazionali e non, di sport cinofili. Si scopre che, al comando, si susseguono personaggi di dubbia professionalità;

   sono diverse le prove di lavoro organizzate da Enci sia dalle associazioni venatorie che ai sensi dell'articolo 10 della legge n. 157 del 1992, comma 8, lettera e), gestiscono zone di addestramento e allenamento dei cani anche con l'abbattimento di fauna di allevamento appartenente a specie cacciabili, pratica oggi molto pericolosa visto il salto di specie che ha già fatto il virus dell'aviaria nell'uomo;

   altre manifestazioni sono organizzate dalla Federazione italiana armi sportive da caccia (Fidasc) una federazione del Coni da questo finanziata che organizza prove di lavoro per varie razze di cani e agility;

   in merito alla natura giuridica dell'Enci, in risposta alla richiesta di Report, è intervenuto anche l'ufficio stampa del Ministro dell'agricoltura, affermando che: «L'attività di tenuta del Libro genealogico .... non si può considerare attività pubblica vera e propria; infatti, tale attività non modifica la natura giuridica dell'ente, perché non discende dallo Stato, ma dai soci che ne istituiscono il libro, sopportandone i costi individuali per la selezione e collettivi per la gestione dei servizi forniti dall'ente stesso.»;

   in risposta ai question-time illustrati rispettivamente dai deputati Caramiello e Vaccari, il sottosegretario D'Eramo ha affermato che: «l'Enci è un ente privato riconosciuto, dotato di un proprio statuto che ne regola l'attività, le funzioni e ne specifica lo scopo, ed è sottoposto alla vigilanza del Ministero dell'agricoltura solo per l'attività di tenuta dei libri genealogici e registri anagrafici» e ancora «pertanto, ogni altra attività gestionale, ivi comprese le scelte relative all'impiego delle risorse economiche disponibili, .... esula completamente dal rapporto di diritto pubblico»;

   l'impianto giuridico, la prassi amministrativa e le tante decisioni del Ministero in realtà, a giudizio degli interpellanti, dicono il contrario;

   la competenza della gestione del Libro genealogico, per il suo interesse pubblico generale di controllo delle specie animali, è dello Stato e non è stata trasferita alle regioni, così come disposto dalla legge 15 gennaio 1991 n. 30 per il Libro genealogico, controlli funzionali e valutazioni genetiche del bestiame, dal decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 529, per le altre specie animali che presentano limitata diffusione; – tale obbligo viene esteso anche ai cani e gatti – e dal decreto-legge n. 194 del 2009 convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2010 n. 25, ove all'articolo 10-quater dichiara espressamente «i libri genealogici di cui all'articolo 2, comma 1, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 529, sono da intendersi pubblici, e in tal senso, il Ministro delle politiche agricole può esercitare il potere sostitutivo»;

   pertanto, il Ministero può esercitare direttamente il Libro genealogico, come avviene già per i cavalli sportivi e da corsa oppure delegare tale funzione a Enti con personalità giuridica con proprio decreto ministeriale che ne regola anche la funzione pubblica (decreto ministeriale n. 5 febbraio 1996 e successive regole attuative per i cani);

   la distinzione che operano gli uffici ministeriali fra gestione del Libro e attività dell'Enci ad avviso degli interpellanti non corrisponde alla realtà, poiché le entrate dell'Enci per la gestione del libro rappresentano la quasi totalità delle stesse (circa il 95 per cento con esclusione delle quote associative e altre minori) e i circa 40 impiegati sono dediti alle attività del Libro comprese le manifestazioni intese come prove zootecniche. Senza il libro l'Enci non esisterebbe visto che i soci sono un esigua minoranza mentre l'attività di servizio pubblico è rivolta invece alla totalità degli allevatori o proprietari non soci;

   l'Enci è poi cogestito dal Ministero: per statuto è infatti presente un consigliere del direttivo nominato dal Ministero, tra l'altro lo statuto dell'Enci e il regolamento di attuazione sono approvati dal Ministero con i rispettivi decreto ministeriale n. 20640 del 2000 e decreto ministeriale n. 97271 del 2022;

   ad avviso dell'interpellante la gestione dell'Enci corrisponde totalmente a quella del Libro commissariamento non può che avvenire per entrambi come già avvenuto più volte nei decenni;

   sempre nel comunicato stampa, si dichiara che il Ministero non ha poteri di controllo se non per il solo Libro e addirittura si afferma che non ha poteri decisionali sulla scelta e sulle decisioni degli organi competenti, mentre due sindaci su tre, ai sensi dell'articolo 26 dello Statuto, sono nominati proprio dal Ministero con ampi poteri di controllo di bilancio, di verifica della regolarità degli atti amministrativi e dell'esattezza delle relative scritture contabili –:

   se non ritenga di dover chiarire la natura giuridica dell'Enci, il ruolo che il Ministero interpellato esercita sull'ente, nonché fare chiarezza sul ruolo e sulle funzioni che il Ministero interpellato svolge nella gestione del Libro genealogico;

   se non ritenga urgente adottare tutte le iniziative di competenza, compresa la nomina di uno o più commissari ad acta in attesa del necessario rinnovo del consiglio direttivo con persone di riconosciuta professionalità;

   quali iniziative di competenza urgenti intenda adottare per il controllo della selvaggina immessa per addestramento con sparo e quali controlli intenda adottare anche al fine di scongiurare un possibile contatto con del virus dell'aviaria con l'uomo e se non ritenga, come misura precauzionale, di vietare da subito l'importazione di animali selvatici.
(2-00530) «Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Zaratti, Grimaldi».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CARLONI, DAVIDE BERGAMINI, BRUZZONE e PIERRO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   il costo del caffè per le origini «arabica» e per le origini «robusta», varietà meno pregiata, hanno visto un aumento considerevole nelle borse di New York e Londra. Per «arabica» il costo è duplicato mentre per la «robusta» è triplicato negli ultimi 12 mesi. Solo negli ultimi 15 giorni il costo è incrementato del 12 per cento. La borsa di Londra non vedeva picchi così alti dal 1994 e quella di New York dal 1972;

   le ragioni di questo rialzo sono attribuibili a diversi fattori come le difficoltà logistiche, i cambiamenti climatici nei Paesi produttori di caffè, le speculazioni sui mercati delle soft commodities, che hanno ulteriormente aggravato la situazione, complice anche la forte crescita della domanda in Cina e India; a tutto ciò si può aggiungere anche la scarsa disponibilità di stock nei magazzini in tutta Europa;

   il Brasile, primo produttore al mondo di arabica, e il Vietnam, noto per il suo caffè robusta, hanno entrambi affrontato periodi di grave siccità. Per quanto riguarda il Vietnam, primo produttore al mondo di robusta, con circa 30 milioni di sacchi, il raccolto che doveva completarsi a dicembre 2024 è in ritardo, completato all'80 per cento e ci si aspetta una perdita del 10 per cento;

   il caffè si compra in dollari e questo ha ulteriormente, se possibile, peggiorato la situazione;

   l'incremento è tale da creare a tutti gli oltre 800 torrefattori italiani problemi economici nel difficilissimo trasferimento del costo al settore Horeca;

   se si pensa che il caffè è la seconda commodity più scambiata al mondo, dopo il petrolio, e che l'Italia è la patria del caffè e che la «tazzina di caffè» è un simbolo dell'identità e dei valori della socialità italiana, tutti gli operatori del settore vanno protetti e preservati;

   in Brasile gelate storiche e una forte siccità hanno devastato le piantagioni nelle aree principali di coltivazione. La scarsa disponibilità e le problematiche di crivelli piccoli su questi raccolti ha fatto aumentare sicuramente le borse, ma ha anche messo i coltivatori nella posizione di poter aumentare in modo mai visto prima i differenziali;

   il caffè è uno dei prodotti più sensibili al fenomeno della siccità e l'area ad oggi maggiormente colpita è l'Indonesia, terzo produttore mondiale di robusta, con 12 milioni di sacchi, ma anche sul raccolto 2025 continua il trend degli ultimi anni e si prevede una riduzione del 20 per cento legata alle condizioni climatiche estreme;

   il nuovo regolamento europeo «deforestazione zero» (Eudr) stabilisce che per ogni lotto di caffè che viene introdotto in Europa sia dichiarato il tipo di caffè, il Paese produttore, la quantità e che sia fornita la geolocalizzazione di tutti gli appezzamenti di terreno in cui il caffè è stato prodotto allo scopo di verificare che in quelle aree geografiche non ci siano state deforestazioni dopo il dicembre 2020;

   i caffè provenienti da aree deforestate non potranno più essere immessi nel mercato europeo, il che comporterà dei costi di adeguamento nei Paesi di origine che saranno sicuramente ribaltati sul costo del caffè e alcuni Paesi africani potrebbero non essere in grado di adeguarsi a questo regolamento e di conseguenza, alcune origini potrebbero non essere più disponibili;

   i caffè Eudr certificati potrebbero quindi non essere più sufficienti a soddisfare la domanda europea. Il Parlamento europeo ha accettato il rinvio di un anno dell'entrata in vigore del regolamento, che sarà quindi effettiva dal 1° gennaio 2026 , e tutta questa incertezza ha comunque contribuito al rialzo delle borse –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda mettere in atto al fine di tutelare gli operatori del settore per scongiurare un aggravamento della crisi che comporterebbe la chiusura delle attività.
(5-03446)

Interrogazione a risposta scritta:


   GATTA. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro della difesa, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   in data 26 novembre 2024 il Consiglio di Stato ha deciso, con la sentenza n. 9488/2024, sul ricorso in appello proposto da alcuni candidati inseriti nella graduatoria di merito, pubblicata il 14 gennaio 2022, relativamente al concorso unico per funzionari (C.U.F.A.), bandito il 30 giugno 2020. Con tale pronuncia il Collegio disponeva l'annullamento dei summenzionati bandi di concorso con la seguente motivazione: «Gli odierni appellanti, tutti risultati idonei nella graduatoria di merito pubblicata il 14 gennaio 2022 relativa al concorso unico per funzionari (C.U.F.A.), bandito il 30 giugno 2020, hanno lamentato, in primo luogo, l'ingiustizia della sentenza impugnata, poiché in essa il T.a.r. aveva, a loro dire, erroneamente ritenuto che i due nuovi bandi di concorso del dicembre 2023 fossero stati emessi dall'Amministrazione in un momento in cui il periodo di vigenza della graduatoria in cui erano inseriti era ormai trascorso [...] nel caso di specie occorre osservare che i due concorsi di cui ai bandi pubblicati nelle date 29 dicembre 2023 e del 28 dicembre 2023, a differenza di quanto ritenuto dal T.a.r. nella sentenza appellata, risultano essere indetti, rispettivamente per il Ministero della difesa e per il Ministero dell'agricoltura, in un periodo in cui la graduatoria nella quale gli appellanti figurano idonei era senza dubbio ancora efficace, essendo stata pubblicata il 14 gennaio 2022. La suddetta circostanza, in verità centrale per la soluzione della controversia e, in particolare, per la valutazione della legittimità dei bandi stessi, avrebbe dovuto essere oggetto di specifica considerazione da parte delle amministrazioni coinvolte nell'adozione dei provvedimenti impugnati in primo grado, dovendo, secondo la disciplina normativa vigente, l'eventuale determinazione di indire un nuovo concorso durante il periodo di validità di precedenti graduatorie essere assistita necessariamente da un precisa e dettagliata motivazione; [...] gli originari ricorrenti, con le censure riproposte in appello, hanno rimarcato proprio l'assenza nei provvedimenti impugnati di qualsiasi giustificazione della scelta compiuta dall'Amministrazione di “scavalcare” la graduatoria che li riguardava per bandire due nuovi concorsi, evidenziando, così, una grave criticità dell'operato della P.A. che non può che condurre all'illegittimità dei nuovi bandi del dicembre 2023; l'appello proposto deve, dunque, come anticipato, essere parzialmente accolto, con riforma della sentenza del T.a.r. nel senso dell'accoglimento del ricorso di primo grado relativamente ai due bandi pubblicati il 29 dicembre 2023 e il 28 dicembre 2023 che devono essere annullati.»; le Amministrazioni interessate non hanno ancora preso posizione in merito alla sentenza di annullamento pronunciata dal Consiglio di Stato –:

   di quali elementi i Ministri interrogati dispongano in ordine ai contenziosi di cui in premessa e se intendano procedere, ed in che tempi, all'annullamento dei bandi pubblicati il 28 e 29 dicembre 2023, di cui in premessa;

   se non ritengano opportuno, altresì, attuare iniziative di competenza volte a prevedere l'eventuale utilizzo dei soggetti penalizzati dall'annullamento dei concorsi sopracitati e dalla correlativa perdita dell'impiego inizialmente acquisito, presso gli uffici di altre pubbliche amministrazioni.
(4-04230)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta orale:


   DE PALMA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il Governo ha in corso numerose iniziative per rilanciare le attività produttive e di sviluppo su Taranto e la provincia ionica, nel contempo attende di poter riprendere i percorsi di risanamento in fase di stallo, come le bonifiche delle aree ambientalmente degradate e il Contratto istituzionale di sviluppo (CIS), oltre che avviare i primi progetti da finanziare con le risorse del Just Transition Fund per Taranto;

   per quanto riguarda le bonifiche, oltre alla prossima piena operatività della struttura commissariale, il Commissario straordinario per gli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, dottor Uricchio dispone sulla contabilità speciale di 52 milioni di euro con i quali si dovrà prioritariamente liquidare tutta una serie di interventi già effettuati da parte dei comuni dell'Area Vasta di Taranto;

   tuttavia per attuare il «Protocollo d'intesa per interventi urgenti di bonifica ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto» che riguarda un'area SIN di oltre 500 chilometri quadrati, leggermente ridottasi dopo la riperimetrazione del SIN, il Commissario ha stimato un fabbisogno di circa 500 milioni di euro per rilanciare e riprendere le attività di sua competenza;

   a fronte di una dotazione per le bonifiche ambientali (ivi compresi i siti orfani) che il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica ha quantificato in complessivi 500 milioni di euro per 121 interventi, il Commissario ha indicato come possibili ulteriori fonti di finanziamento i Fondi Sviluppo e Coesione oltre alle eventuali disponibilità messe in campo dai Ministeri competenti;

   correttamente il Commissario considera prioritario l'intervento di risanamento del bacino del mar piccolo di Taranto. Questa iniziativa però è collocata nel Contratto istituzionale di sviluppo Taranto siglato nel 2015, che interessa i comuni di Taranto, Statte, Massafra, Crispiano e Montemesola e comprende 40 interventi per un valore di 1.008 milioni di euro;

   il Tavolo del Contratto istituzionale di sviluppo non viene convocato dal settembre 2022 e ad oggi non risulta abbia una guida. Nel 2022 il Contratto istituzionale di sviluppo contava cantieri aperti per un valore pari a circa 570 milioni di euro, tuttavia l'intervento sul mar piccolo è fermo dal 2021, con grave danno per i mitilicoltori che vedevano in quella soluzione una possibilità di mitigare il loro disagio economico e sociale;

   per quanto riguarda il Just Transition Fund per Taranto, dovrebbe essere approvato a breve il piano operativo il cui ritardo farebbe capo a un «disallineamento» tra i fondi e i progetti presentati, alla cui risoluzione si sta lavorando, per evitare la perdita di una parte degli 800 milioni di euro destinati a Taranto, che devono essere spesi già entro il 2026;

   Taranto vede in campo ben sette commissari straordinari che è opportuno lavorino in sinergia –:

   quali ulteriori iniziative di competenza intendano adottare i Ministri interrogati per accelerare gli interventi di risanamento ambientale e di sviluppo economico che riguardano la città di Taranto.
(3-01701)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   PELUFFO, DE MICHELI, DI SANZO, GNASSI e PANDOLFO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il gas naturale, inteso come fonte di transizione, rappresenta oggi e nel futuro prossimo il principale input energetico all'industria manifatturiera: in Italia nel 2023 i principali comparti cui afferiscono le industrie «energy intensive» hanno consumato 53 TWh di energia elettrica e 80 TWh di gas naturale;

   il Governo Draghi ha introdotto numerose disposizioni normative che hanno riconosciuto alle imprese un credito d'imposta pari a una quota delle spese sostenute per l'acquisto di energia elettrica, gas e carburanti, in misura variabile in base al periodo di riferimento, con un costo totale di circa 43 miliardi di euro: alle imprese a forte consumo di gas naturale è stato riconosciuto un credito d'imposta dal 10 per cento al 45 per cento delle spese sostenute per l'acquisto di gas naturale, per tutto il 2022, disposizione prorogata dall'attuale Governo solo per il primo e secondo trimestre del 2023;

   la problematica dell'aumento del costo del gas si sta riproponendo, principalmente per effetto dell'instabilità geopolitica dei Paesi fornitori, delle condizioni climatiche e per fenomeni speculativi, nonostante gli stoccaggi siano pieni e i gasdotti di importazione siano stati utilizzati soltanto al 42 per cento della loro capacità nominale negli ultimi dodici mesi (76 per cento per i rigassificatori);

   tra novembre 2024 e gennaio 2025 siamo in presenza di prezzi che superano significativamente anche il periodo dell'ultima crisi energetica: si è arrivati a gennaio 2025 ad avere prezzi del mercato spot del gas o i 50 €/Smc e del mercato elettrico oltre 135 €/MWh, con rincari di circa il 300 per cento rispetto agli anni passati;

   Confindustria ha lanciato l'allarme stimando in 10 miliardi di euro aggiuntivi nel 2025 il possibile impatto se i prezzi manterranno la media di un aumento del 50 per cento rispetto al 2024, impatto che mette in discussione la ripresa industriale e che potrebbe rallentare ulteriormente gli investimenti in innovazione di processi necessari ad accelerare la transizione energetica;

   è necessario un intervento urgente e strutturale che metta a disposizione, a livelli di prezzo accettabile, forniture di gas su logiche di lungo termine riservate alle imprese «energy intensive», anche sfruttando la dotazione infrastrutturale unica del nostro Paese che lo porta ad avere capacità di interconnessione sovrabbondante e particolarmente differenziata geograficamente –:

   quali iniziative intenda assumere con urgenza il Governo per assicurare la stabilità delle forniture e l'approvvigionamento a prezzi ragionevoli ai clienti industriali a forte consumo di gas.
(5-03448)


   CAPPELLETTI, PAVANELLI, APPENDINO e FERRARA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   l'Energy Release 2.0 è un meccanismo istituito per incentivare l'installazione di nuove tecnologie per la produzione di energia elettrica da Fer presso soggetti considerati energivori, rappresentando un elemento importante per la competitività del sistema industriale e a costo zero per lo Stato;

   il meccanismo prevede la sottoscrizione da parte degli operatori interessati di un contratto di anticipazione attraverso il quale il Gse destina ad essi il quantitativo di energia richiesta, prodotta da Fer, ad un prezzo calmierato fissato a 65 euro per chilowattora, per una durata massima di 36 mesi e di un contratto di restituzione con il quale il cliente si impegna a restituire l'energia anticipata a pari prezzo, in un arco temporale di 20 anni, producendola attraverso nuova capacità di generazione da impianti di potenza almeno pari al doppio della potenza oggetto del contratto di restituzione, e comunque non inferiore ai 200 chilowatt;

   come noto, lo scorso novembre 2024 è stato pubblicato il primo «bando per l'assegnazione dell'energia elettrica nella disponibilità del Gse ai sensi, rispettivamente, dell'articolo 1, comma 2, del decreto-legge 9 dicembre 2023, n. 181 e del decreto ministeriale del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica del 23 luglio 2024 n. 268 (cosiddetto decreto ministeriale Energy Release 2.0)»;

   tuttavia il citato meccanismo comporta de facto sfide molto complesse che potrebbero comprometterne il successo. In primis, le tempistiche ristrette sia per valutare l'opportunità di partecipare o meno al bando da parte delle imprese, soprattutto Pmi che per la realizzazione degli impianti e del relativo ottenimento da parte delle banche delle garanzie richieste dal medesimo Gse a copertura del rischio di mancata realizzazione. Senza considerare le incertezze legate ai sistemi contabili e fiscali del meccanismo nonché le limitazioni all'autorizzazione di nuovi impianti introdotte dal decreto-legge Agricoltura (che riduce di fatto le aree idonee) e dal decreto ministeriale Aree idonee che vanificano l'omogeneità della pianificazione sul territorio –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare, anche mediante la definizione di un quadro normativo più chiaro, certo e sinergico dell'attuale, affinché le imprese possano sfruttare appieno il potenziale della misura cosiddetta Energy Release 2.0, particolarmente necessaria per la competitività del sistema industriale energivoro.
(5-03449)


   GHIRRA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   nonostante, secondo un'indagine Ipsos realizzata per Legambiente, Nuova Ecologia e Kyoto Club, l'81 per cento degli italiani sia ancora oggi contrario al nucleare, il Ministro interrogato sostiene che «il Paese è maturo per tornare alla produzione di energia nucleare»;

   il Governo ha da tempo annunciato la presentazione di un disegno di legge per favorire il ritorno del nucleare nel Paese, nonostante da troppi anni l'Italia non abbia ancora individuato il parco tecnologico e il deposito nazionale per lo stoccaggio definitivo dei rifiuti radioattivi provenienti dall'attività di decommissioning delle centrali nucleari italiane spente a seguito dei referendum del 1987 e 2011, e dalle attività industriali e sanitarie prodotti in Italia;

   l'amministratore delegato di Ansaldo nucleare s.p.a., in audizione alle Commissioni VIII e X della Camera il 3 ottobre 2024, ha chiarito che per la sola attività di sviluppo degli small modular reactors ad acqua (Smr), i costi stimati a carico solo dell'Ansaldo sono di circa 700 milioni, esclusi i costi di realizzazione;

   peraltro, gli small modular reactors, ancora solo in fase di progettazione, dovrebbero essere disponibili per i primi anni del prossimo decennio, i reattori di quarta generazione nel 2040 e dal 2050 si potrebbe mettere in campo la fusione;

   l'enfasi data agli small modular reactors (Smr) si basa sul fatto che è possibile farli in fabbrica, come in una catena di montaggio, soluzione che potrebbe portare ad una riduzione dei costi. Il problema è che per ottenere questo risultato bisognerebbe costruire decine, centinaia di reattori. In sostanza, l'economicità di questi impianti si avrebbe solo con una catena di produzione alimentata da una domanda elevata. Questo rappresenta uno dei problemi, ossia che per ancora una decina di anni non si avranno prototipi funzionanti per capire quali saranno i reali costi;

   in pratica quando questi reattori saranno costruiti, il contributo delle rinnovabili sarà tra l'80 per cento e il 100 per cento di elettricità verde;

   il rischio è che la crescita delle rinnovabili possa venire frenata proprio per garantire uno spazio futuro al nucleare –:

   quali siano le stime dei futuri costi del riavvio del nucleare comprensivi delle attività di sviluppo e di realizzazione di impianti a carico del settore pubblico e dei cittadini, anche considerando che il contributo del nucleare alla transizione energetica è di fatto nullo, visti i tempi richiesti dagli accordi internazionali e in sede di Unione europea e gli obiettivi.
(5-03450)


   BARABOTTI e ANDREUZZA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   l'adozione del decreto legislativo n. 190 del 25 novembre 2024, ha avuto l'obiettivo di riordino e semplificazione delle norme che disciplinano i regimi in materia di energie rinnovabili, al fine di garantire la massima diffusione degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili (Fer), essenziali per il raggiungimento degli obiettivi fissati nel Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec);

   nonostante i notevoli passi in avanti, si ritiene che il Testo Unico possa essere ulteriormente migliorato; ciò in quanto le norme introdotte risultano applicabili solo a un numero limitato di interventi, in particolare, la disciplina prevede:

    un regime di attività libera per interventi che comportano la sostituzione della tipologia di rotore con un aumento massimo del 20 per cento delle dimensioni fisiche delle pale e delle volumetrie di servizio, per riduzioni di superficie o volume indipendentemente dalla sostituzione degli aerogeneratori e per riduzioni minime del numero di aerogeneratori, a condizione che si mantengano le caratteristiche dimensionali definite;

    un regime di Procedura abitativa semplificata (Pas) per interventi che comportino un incremento dell'area, occupata dall'impianto esistente non superiore al 20 per cento;

   giuste semplificazioni, che risultano però fortemente depotenziate in virtù delle disposizioni che prevedono che qualora l'intervento comporti un incremento della potenza complessiva oltre le soglie previste, il progetto ricade nelle valutazioni ambientali ordinarie disciplinate dal decreto legislativo n. 152 del 2006;

   in tal modo, qualsiasi intervento di modifica che aumenti la potenza complessiva resta sottoposto a iter autorizzativi lunghi e complessi, con il rischio di disincentivare lo sviluppo di progetti di modifica, ripotenziamento, rifacimento e ricostruzione degli impianti esistenti;

   come previsto dalla legge sul mercato e la concorrenza 2021, rientra tra i poteri del Governo la possibilità di porre correttivi al Testo Unico entro un anno. Tuttavia, attendere un anno potrebbe comportare un significativo rallentamento degli investimenti nel settore eolico, compromettendo il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e di indipendenza energetica –:

   se il Ministro interrogato abbia intrapreso o intenda intraprendere iniziative risolutive delle criticità evidenziate nel Testo Unico Fer e porre correttivi prima che sia decorso un anno al fine di garantire che le nuove tecnologie possano essere adottate in tempi adeguati senza comprometterne la competitività sul mercato e per favorire gli investimenti delle imprese nel settore.
(5-03451)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MAZZETTI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   per «end of waste» si intende il processo attraverso il quale un rifiuto cessa di essere tale, per mezzo di procedure di recupero, acquisendo lo status di prodotto. Tale concetto trova fondamento normativo all'interno dell'articolo 184-ter del decreto legislativo n. 152 del 2006, come da ultimo modificato dal decreto-legge n. 101 del 2019;

   la citata norma chiarisce che la procedura di recupero deve soddisfare dei criteri specifici da adottare nel rispetto delle condizioni indicate dalla direttiva 2008/98/CE, mentre ai sensi del comma 2, si prevede che in mancanza di criteri comunitari, si deve fare riferimento ai criteri adottati caso per caso con uno o più decreti del Ministro interrogato, in base alle specifiche tipologie di rifiuto;

   nel dettaglio, il decreto «end of waste» per i rifiuti a base gesso costituisce un tassello essenziale per promuovere un'economia circolare, consentendo di reinserire tali rifiuti nel ciclo produttivo come risorse, contribuendo in modo significativo alla riduzione dell'utilizzo di materie prime vergini e alla diminuzione della produzione di rifiuti;

   questo provvedimento riveste una particolare importanza per il settore dell'edilizia leggera in Italia, un ambito strategico per lo sviluppo sostenibile del futuro, in quanto favorisce un approccio innovativo, contribuendo direttamente al raggiungimento degli obiettivi di transizione ecologica delineati a livello nazionale ed europeo;

   lo schema di decreto in oggetto per quanto noto all'interrogante, ha già ricevuto i pareri tecnici da parte di Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e Iss (Istituto superiore di sanità), passaggi tecnici imprescindibili per la sua definizione e successiva adozione;

   nonostante l'elevata rilevanza strategica di questo decreto per il tessuto produttivo e industriale nazionale, non si dispone ad oggi di informazioni ufficiali e aggiornate sull'avanzamento dell'iter normativo né sulle tempistiche effettive per la sua adozione, lasciando la filiera priva di un quadro normativo chiaro e operativo –:

   quale sia lo stato attuale dell'iter di adozione del decreto «end of waste» per i rifiuti a base gesso e quali siano i passaggi ancora necessari per completare l'iter;

   quali siano le tempistiche previste per l'adozione definitiva del decreto e la sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale;

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere per garantire che la filiera dell'edilizia leggera italiana possa beneficiare quanto prima di questo importante strumento normativo e contribuire così a rafforzare la competitività del settore, nel rispetto dei principi di sostenibilità ambientale e circolarità.
(5-03460)


   SARRACINO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   con la legge n. 205 del 2017 è stato istituto il Parco nazionale del Matese;

   con sentenza del Tar del Lazio di ottobre 2024 il Ministero interrogato è tenuto a procedere alla delimitazione provvisoria, nonché all'adozione delle misure di salvaguardia entro il termine di sei mesi;

   nonostante il pronunciamento del Tar ad oggi non emergono novità significative rispetto ad una situazione che continua a rimanere bloccata;

   la proposta di perimetrazione elaborata da Ispra e fatta propria dal Ministero interrogato risulta essere apprezzata anche dagli enti locali e dalle organizzazioni ambientaliste;

   l'istituzione del Parco nazionale del Matese rappresenta una grande opportunità di sviluppo sostenibile per questi territori nonché la soluzione in grado di tutelare la biodiversità del massiccio al confine tra Campania e Molise;

   diventa a questo punto indispensabile a giudizio dell'interrogante che, per superare l'attuale impasse dovuto ai ritardi delle due regioni competenti, la questione venga affrontata in sede di Conferenza Stato-regioni e accelerare con il Governo il percorso di piena operatività funzionale del Parco a partire appunto dalla perimetrazione –:

   quali opportune iniziative di competenza intenda adottare con la massima urgenza il Ministro interrogato al fine di affrontare la criticità riportata in premessa rispetto alla perimetrazione dell'istituendo Parco, promuovendo le opportune forme di raccordo con le regioni interessate, eventualmente anche in sede di Conferenza Stato-regioni, superando l'attuale stallo.
(5-03461)


   BATTISTONI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la pesca sportiva e ricreativa è un'attività di notevole importanza socioeconomica e culturale, svolge una preziosa funzione di presidio ambientale e ha un ruolo importante nella gestione delle risorse ittiche e nella conservazione degli ecosistemi acquatici;

   la tutela del patrimonio ittico è indispensabile per garantire la sostenibilità delle attività di pesca;

   l'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, in ottemperanza agli obblighi di conservazione degli habitat, della flora e della fauna selvatiche dispone il divieto di immissione di specie ittiche non autoctone, tra le quali sono ricomprese le specie ittiche note come «trota fario» (Salmo trutta trutta) e «trota iridea» (Oncorhynchus mykiss);

   tuttavia tali specie sono ampiamente utilizzate nei sistemi gestionali delle province e delle regioni;

   la legge 30 dicembre 2021, n. 234, ha istituito presso il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica un apposito nucleo di ricerca e valutazione per analizzare le ragioni che giustificano tale divieto, con l'obiettivo di pervenire a un decreto del Ministero che approvi l'elenco delle specie ittiche di acqua dolce di interesse alieutico, riconosciute come autoctone per regioni o per bacini;

   il termine del lavoro del nucleo di ricerca e valutazione è stato prorogato con successivo provvedimento al 30 settembre 2024. In attesa delle risultanze, la legge n. 234 ha consentito le immissioni autorizzate dalle regioni fino al 31 marzo 2025;

   la Commissione politiche agricole della Conferenza delle regioni in data 4 ottobre 2023 ha approvato un documento nel quale si chiede che il coregone lavarello (Coregonus lavaretus), il salmerino alpino (Salvelinus umbla o alpinus), il temolo (Thymallus thymallus), la trota iridea (Oncorhynchus mykiss), la trota fario (Salmo trutta trutta) e il persico trota (Micropterus salmoides) siano riconosciute quali specie ittiche autoctone per motivi storico-ecologici e di rilevante interesse piscatorio;

   secondo il documento la loro immissione all'interno dei rispettivi reticoli idrografici può essere consentita a discrezione delle autorità competenti regionali in base ad una valutazione che tenga conto del principio di precauzione e secondo criteri restrittivi che le regioni hanno formulato per ognuna delle specie summenzionate;

   il documento delle regioni tiene conto della rilevanza del settore della pesca sportiva, specie nelle acque interne delle aree montane e pedemontane, e le ricadute positive generate per la fruizione delle zone marginali in gran parte costituite dai piccoli comuni, comuni montani, aree interne sottoposte a forte disagio insediativo a cui il turismo alieutico porta benefici di natura economica, sociale, ambientale in favore dei territori e dei cittadini residenti in queste aree;

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno attivarsi, per quanto di competenza, al fine di superare le problematiche in materia di immissione nei reticoli idrografici di una o più delle specie ittiche indicate in premessa, riconoscendole come autoctone in quanto da tempo naturalizzate e di grande interesse per la pesca sportiva, con particolare riferimento alla Trota fario e alla Trota iridea, il cui interesse alieutico è fondamentale.
(5-03462)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   in data 23 gennaio 2025 la regione Liguria con delibera di giunta n. 37, ha approvato il «Piano di controllo selettivo del cormorano (Phalacrocorax carbo sinensis) nella regione Liguria» valido per i cinque anni successivi;

   il piano prevede l'abbattimento di 100 esemplari fino al 31 marzo 2025, pari al 15 per cento degli individui di cormorano conteggiati con il censimento ai dormitori effettuato dalla regione Liguria nell'inverno 2023-2024;

   l'abbattimento sarà attuato dal personale del nucleo regionale di vigilanza faunistico-ambientale con l'ausilio di guardie volontarie munite di licenza venatoria, prevedendo l'utilizzo di fucile con canna ad anima liscia fino a due colpi, a ripetizione e semiautomatico o carabina di piccolo calibro;

   gli interventi saranno eseguiti sui tratti dei principali ambienti fluviali, come l'area protetta del Parco di Montemarcello Magra. Queste zone sono ricche di fauna selvatica, pertanto, l'abbattimento creerà una situazione di rischio per le altre specie, le quali potrebbero darsi alla fuga ed essere ferite o compromesse accidentalmente durante le operazioni di abbattimento;

   l'attuazione del piano è stata approvata poiché l'incremento della popolazione di cormorano può contribuire alla riduzione di parte degli stock ittici regionali e ripercuotersi con effetti dannosi sulle popolazioni ittiche, ma soprattutto sulle attività di pesca sportiva, molto diffuse nella regione;

   il piano di contenimento, secondo quanto dichiarato da regione Liguria, ha scopo dissuasivo; pertanto, l'obbiettivo è quello di allontanare la popolazione di cormorani dalla zona umida in questione. La stessa tipologia d'intervento era stata già messa in campo negli anni 2019-2023; tuttavia, gli esemplari hanno continuato a restare nell'habitat rendendo evidente l'inefficacia di questo sistema;

   l'articolo 36 della legge regionale n. 29 del 1° luglio 1994 prevede che la regione provveda al controllo selettivo della fauna selvatica, autorizzando, nel caso di verificata inefficacia dei metodi ecologici, piani di abbattimento anche nel periodo di divieto venatorio e all'interno di ambiti protetti, quali riserve e parchi naturali, in deroga alle disposizioni del calendario venatorio inerenti orari e periodi di caccia;

   i precedenti piani di abbattimento non prevedevano l'utilizzo di metodi ecologici, come gli spaventapasseri gonfiabili o i fucili laser; pertanto, è impossibile verificarne o meno l'efficacia;

   questa metodologia d'intervento ha subito mobilitato diverse associazioni animaliste, che contestano le pratiche violente messe in campo e ne evidenziano l'inefficacia;

   il cormorano è specie protetta ai sensi dell'articolo 2 della legge 11 febbraio 1992, n. 157 –:

   se i Ministri interrogati non intendano, per quanto di competenza, in raccordo con gli enti territoriali coinvolti, adottare iniziative volte a promuovere metodologie d'intervento rispettose del benessere animale.
(4-04210)


   ZANELLA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il sito delle Grave di Ciano a Crocetta del Montello, conosciuto come «Grave del Piave di Ciano», è un'area di particolare pregio naturalistico e fa parte della rete Natura 2000 (ZPS IT 3240023 Grave del Piave e ZSC IT 3240030), tutelata come Zona di Protezione Speciale (ZPS) ai sensi della direttiva «Uccelli» e Zona Speciale di Conservazione (ZSC) ai sensi della direttiva «Habitat»;

   da diversi anni, nel sito in parola, nonché presso i territori dei comuni di Crocetta, Pederobba, Vidor, Moriago, Nervesa, con particolare riferimento all'ambito del Piave, si svolgono esercitazioni militari con elicotteri della base di Aviano dell'USAF, l'aeronautica militare degli Usa: gli elicotteri effettuano esercitazioni di giorno e di sera, volando a bassissima quota e saltuariamente anche con atterraggi, procurando notevoli disagi ai residenti locali e alla fauna selvatica a causa del rumore e dell'inquinamento, causando importanti interferenze con l'avifauna, come documentato anche attraverso fotografie che mostrano la fuga di diversi uccelli terrorizzati dalla presenza dei rumorosissimi velivoli;

   il sorvolo a bassa quota degli elicotteri militari Usa sulle Grave di Ciano, nel comune di Crocetta del Montello, in questi giorni sta creando gravi disagi ai cittadini e rischia di compromettere un'area di grande valore ambientale, parte della Rete Natura 2000;

   le esercitazioni, che si svolgono di giorno e di sera, vedono gli elicotteri volare a bassissima quota, all'altezza delle abitazioni e dei borghi rivieraschi, provocando forti disagi acustici e inquinamento atmosferico. A preoccupare, inoltre, è il potenziale impatto sulla fauna locale, in particolare nei periodi di migrazione e svernamento, e il rischio di danni ambientali ad un territorio già a rischio;

   la sindaca di Crocetta del Montello, Marianella Tormena, ha inviato una lettera alla base Nato di Aviano per chiedere la sospensione dei voli, ricevendo una risposta asettica che, tuttavia, conferma l'appartenenza degli elicotteri alla suddetta base;

   le Grave di Ciano sono un'area di particolare pregio naturalistico e fanno parte della rete Natura 2000, caratteristica, questa, che implica e richiede una particolare attenzione alla conservazione degli habitat e delle specie di fauna e flora selvatica presenti;

   le esercitazioni militari con elicotteri sono certamente in grado di impattare significativamente sull'ambiente, sulla flora e sulla fauna selvatica, con particolare riferimento all'avifauna, nonché sulla qualità della vita dei residenti;

   il decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66 (Codice dell'ordinamento militare), con specifico riferimento alle disposizioni di cui al capo II (Ambiente) del titolo VII (Urbanistica, edilizia, paesaggio, energia, ambiente e salute) del libro secondo detta specifiche direttive anche durante le esercitazioni militari e pertanto è necessario verificare se per le esercitazioni militari in questione sia stata effettuata la procedura di valutazione di incidenza ambientale (Vinca), come previsto dalla normativa vigente per le aree protette della rete Natura 2000 –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali provvedimenti urgenti, per quanto di competenza, intendano adottare per mitigare l'impatto delle esercitazioni militari sulla fauna selvatica e sulla qualità della vita dei residenti;

   se, per le esercitazioni in questione, sia stata effettuata la procedura di valutazione di incidenza ambientale (Vinca) vista anche l'importanza del sito «Grave del Piave di Ciano»;

   se il Ministro della difesa non ritenga di dover sospendere le esercitazioni militari in questione e avviare un confronto con le autorità militari statunitensi per interrompere le esercitazioni in quest'area spostandole altrove, come già avvenuto in altre aree del Paese che hanno affrontato problematiche simili.
(4-04221)


   CARAMIELLO, SERGIO COSTA, DI LAURO, CHERCHI e ILARIA FONTANA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   in data 20 gennaio 2025, all'interno del territorio comunale di Goito (Mantova), è stato rinvenuto un esemplare di Ibis eremita (Geronticus eremita) ucciso da un colpo di arma da fuoco;

   l'ibis eremita, uccello dell'ordine dei pelecaniformi, è una specie a grave rischio d'estinzione (critically endangered), inserita nella lista rossa dell'Iucn (International union for conservation of nature), con una popolazione selvatica mondiale stimata in poche centinaia di individui;

   la specie in questione rientra tra quelle rigorosamente protette dalla legislazione nazionale ed eurounitaria, tra cui la direttiva Uccelli (2009/147/CE);

   il rinvenimento dell'esemplare, parte di un progetto internazionale di reintroduzione dell'ibis eremita in Europa e monitorato via Gps, è stato possibile grazie alla segnalazione del «Waldtrappteam conservation & research» associazione austriaca partner del progetto e in stretta collaborazione con il Corpo forestale dello Stato;

   il bracconaggio costituisce la principale causa di mortalità non naturale per la specie in Italia, con un impatto particolarmente significativo nelle pianure lombarde, nella bassa bresciana, nel basso Veneto e in Toscana, dove si registrano perdite superiori al 30 per cento della popolazione;

   l'uccisione di un esemplare di Ibis eremita, costituisce un reato che incide negativamente sulla biodiversità e compromette gli sforzi di conservazione della specie;

   le recenti modifiche del quadro normativo, al fine di ampliare la possibilità di praticare l'esercizio venatorio, comportano inevitabili maggiori rischi di abbattimento di esemplari di specie protette, con danni incalcolabili per la salvaguardia della biodiversità nel nostro Paese;

   l'uccisione dell'ibis sacro – difficilmente attribuibile ad un errore di valutazione da parte del responsabile, considerate le inconfondibili caratteristiche diagnostiche della specie – dimostra la totale indifferenza verso la salvaguardia degli animali a rischio estinzione e la presenza di un diffuso convincimento di una facile impunità anche per le pratiche venatorie vietate, anche in considerazione dell'esigua consistenza dei pur meritevoli organi di controllo –:

   quali iniziative di competenza concrete intendano promuovere i Ministri interrogati per contrastare queste gravissime condotte ai danni della fauna protetta;

   se intendano adottare iniziative di competenza volte a rafforzare l'attività di vigilanza e controllo, anche avvalendosi di tecnologie avanzate come droni con videocamere termiche e sistemi di sorveglianza remota, per rafforzare la tutela delle specie di elevato valore conservazionistico, nelle aree maggiormente esposte al rischio di bracconaggio, potenziando così le capacità di controllo e prevenzione del Corpo forestale dello Stato;

   se non ritengano opportuno valutare la possibilità di assumere iniziative di carattere normativo ai fini dell'inasprimento delle misure sanzionatorie previste dalla normativa, evidentemente insufficienti a fornire un adeguato effetto di deterrenza.
(4-04228)


   RUFFINO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   l'Enea è un ente di diritto pubblico finalizzato alla ricerca, all'innovazione tecnologica e alla prestazione di servizi avanzati alle imprese, alla pubblica amministrazione e ai cittadini nei settori dell'energia, dell'ambiente e dello sviluppo economico sostenibile;

   sin dalla nascita negli anni '60, i suoi punti di forza sono la ricerca applicata, il trasferimento tecnologico e l'assistenza tecnico-scientifica a imprese, associazioni, territori, amministrazioni centrali e locali. Il suo riferimento istituzionale è il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica;

   dal 5 novembre 2024, l'Agenzia è priva di organi di vertice essendo scaduti i mandati del presidente e del Consiglio di amministrazione (Cda). Il mandato di questi due organi era già scaduto il 21 settembre 2024 ma è stata possibile una proroga di quarantacinque giorni. Ad oggi, non sono ancora stati nominati i nuovi vertici;

   la nomina spetta al Ministro interrogato, successivamente all'acquisizione del parere favorevole delle Camere sul nome del presidente. Di conseguenza, anche se la proposta venisse fatta immediatamente, per il decreto di nomina servirebbe qualche settimana per calendarizzare ed acquisire il parere delle Camere e per i tempi tecnici di emanazione del decreto;

   tale ritardo sta determinando una situazione di grave incertezza per le attività dell'Enea, con potenziali ripercussioni negative per il Paese, in quanto l'Agenzia svolge un ruolo strategico nella ricerca sulle energie rinnovabili, il risparmio energetico, la sostenibilità ambientale e la ricerca nucleare, settori chiave per la decarbonizzazione e la sicurezza energetica nazionale;

   l'assenza di un Cda impedisce l'approvazione di atti fondamentali come il Piano integrato di attività ed organizzazione (Piao) – il cui termine per l'approvazione scadrà il 31 gennaio 2025 –, il bilancio consuntivo e le nomine di esperti negli organismi scientifici nazionali e internazionali ed è causa della paralisi di attività essenziali quali la programmazione di nuove ricerche, le assunzioni di personale, la partecipazione ai bandi di finanziamento e l'attuazione di progetti con fondi PNRR;

   in aggiunta, tale situazione di stallo, avviene in un contesto economico, geopolitico, energetico e climatico preoccupante: la spesa dei fondi PNRR – di cui una parte compete all'Enea – è in forte ritardo, la guerra in Ucraina ed un inverno rigido hanno ridotto in misura superiore al solito le riserve strategiche di gas dell'Italia. Tutto ciò rende ancora più urgente un coordinamento efficace delle strategie nazionali –:

   per quali motivazioni non abbia ancora provveduto a promuovere la nomina del presidente e del Consiglio di amministrazione ed entro quali tempistiche intenda concludere le procedure di competenza;

   quali iniziative urgenti intenda assumere al fine di garantire il pieno funzionamento dell'Enea e scongiurarne la paralisi amministrativa e operativa nonché per assicurare il rispetto degli impegni previsti nell'ambito del PNRR e della strategia nazionale sulla transizione energetica;

   se il ritardo nelle nomine sia indicativo di una possibile volontà di ridimensionamento non solo delle attività di ricerca dell'Enea ma anche dell'Agenzia stessa.
(4-04234)

DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:


   MAIORANO. — Al Ministro della difesa, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nel corso della trasmissione televisiva «Dritto e Rovescio» su Rete 4 del 16 gennaio 2025 la signora Marta Collot, esponente del movimento politico «Potere al popolo», ha rilasciato dichiarazioni a giudizio dell'interrogante gravemente offensive e lesive della reputazione dell'Arma dei Carabinieri e delle Forze dell'ordine in generale, attribuendo loro la responsabilità della morte di un ragazzo avvenuta a Milano di recente;

   le circostanze nelle quali si è verificata la tragica morte del ragazzo, che a bordo di uno scooter non si era fermato ad un posto di blocco dei Carabinieri, descrivono una situazione nella quale i rappresentanti delle Forze dell'ordine, nell'adempimento del loro servizio, si trovavano a tutelare la sicurezza in un contesto cittadino che ha registrato negli ultimi tempi un incremento significativo degli episodi di violenza e degrado;

   in tale contesto, dichiarazioni offensive nei confronti dei rappresentanti delle Forze dell'ordine come quelle in questione rischiano di minare la reputazione delle istituzioni preposte al presidio di legalità e sicurezza dei territori, alimentando un clima di sfiducia e di disordine –:

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, anche di carattere normativo si intendano adottare a tutela dell'onorabilità e del prestigio dell'Arma dei Carabinieri, in relazione a questo episodio e, in via generale, al fine di rafforzare la tutela dell'onorabilità e del prestigio dell'Arma dei Carabinieri.
(4-04227)


   FARAONE. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi dell'articolo 1477-ter, comma 2, lettera a), del codice dell'ordinamento militare di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, i militari che hanno riportato condanne per delitti non colposi o che sono stati soggetti a sanzioni disciplinari di stato non possono essere eletti e non possono comunque ricoprire cariche direttive delle associazioni professionali a carattere sindacale tra militari (APCSM);

   tale norma determina, di fatto, la possibilità di un uso strumentale di detta disciplina, consentendo di escludere unilateralmente un militare da ogni incarico sindacale attraverso l'applicazione di una sanzione disciplinare di stato, con un procedimento sanzionatorio privo di alcun controllo imparziale o indipendente;

   l'attuale disciplina delle sanzioni di stato determina sostanzialmente il rischio concreto che i rappresentanti sindacali militari possano essere esclusi in modo arbitrario dalla relativa attività, minando così gravemente a giudizio dell'interrogante i principi stessi della libertà sindacale, con l'erogazione di una sanzione disciplinare caratterizzata da un alto tasso di discrezionalità;

   risulta evidente la necessità di rivedere la normativa vigente in tema di sanzioni disciplinari di stato, e più in generale di rafforzare le tutele ai militari impegnati in attività sindacali, nel rispetto delle garanzie dei diritti fondamentali sanciti nella nostra Costituzione –:

   quanti militari con cariche direttive in associazioni professionali a carattere sindacale tra militari siano stati interessati da sanzioni disciplinari di stato e quali iniziative di carattere normativo il Ministro interrogato ritenga di adottare, al fine di superare quanto previsto dall'articolo 1477-ter, comma 2, lettera a), del codice dell'ordinamento militare, in riferimento alle sanzioni disciplinari di stato come causa di ineleggibilità a cariche direttive delle associazioni professionali a carattere sindacale tra militari (APCSM), introducendo criteri oggettivi e proporzionali volti a limitare l'ineleggibilità ai soli casi di condanne per reati gravi.
(4-04231)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   BONIFAZI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 30 gennaio 2025 si è tenuto a Milano «La Ripartenza», un evento di natura politica con diversi ospiti, condotto dal giornalista Nicola Porro, noto per le posizioni filogovernative e la propria adesione all'operato dell'attuale maggioranza di Governo;

   anche la Presidente del Consiglio ha partecipato al suddetto evento, mentre nessun rappresentante delle opposizioni era previsto allo stesso;

   dalla pagina di presentazione dell'evento si ricava che tra i principali sponsor vi sono diverse società a partecipazione pubblica, come Gruppo Ferrovie dello Stato, Enel, Eni;

   il finanziamento di iniziative politiche di maggioranza da parte di società partecipate con soldi pubblici rappresenta un fatto grave e pregiudizievole dell'imparzialità che deve governare l'amministrazione e le società partecipate, con l'evidente scopo di premiare iniziative adottate da soggetti pubblici dichiaratamente a favore del Governo –:

   se il Ministro interrogato intenda indicare quante risorse e quali utilità siano state elargite sotto forma di sponsorizzazione e partnership dalle aziende partecipate dal Ministero dell'economia e delle finanze e da Cassa depositi e prestiti a Nicola Porro e alle società a lui riconducibili per lo svolgimento dell'evento citato in premessa o per le iniziative editoriali a lui riconducibili, a cominciare dalla Zuppa di Porro ed eventuali eventi collegati nell'anno solare 2024.
(4-04215)


   PASTORINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la portualità ligure rappresenta un pilastro fondamentale per l'economia nazionale: i porti liguri sono i principali punti di entrata e uscita delle merci in Italia, costituendo un complesso polo logistico a servizio non solo della regione ma dell'intero sistema Paese. Movimentano, infatti, oltre il 50 per cento dei TEU (twenty-foot equivalent unit) di tutti i porti italiani, generando un gettito erariale di circa 4,6 miliardi di euro;

   nonostante ciò, la recente riorganizzazione nazionale degli uffici dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli (Adm) ha portato al declassamento della direzione territoriale regionale dell'Agenzia e degli uffici di Savona e La Spezia. In netto contrasto con la realtà operativa e i volumi di lavoro gestiti, la direzione regionale della Liguria è stata inspiegabilmente collocata nella IV fascia di importanza nel progetto di riorganizzazione periferica dell'Adm, mentre dal 2001 era sempre stata classificata nella I fascia;

   l'ufficio di La Spezia, che gestisce un traffico di 1.069.791 TEU (secondo solo a Genova), è stato declassato dalla I alla II fascia, nonostante movimenti di container significativamente superiori rispetto a porti come Livorno, Napoli, Trieste e Venezia, che mantengono invece uffici di I fascia. L'ufficio di Savona, che presidia le attività doganali del porto di Savona e Vado Ligure (con 346.612 TEU movimentati e un gettito di oltre 1,2 miliardi di euro), è stato declassato dalla II alla III fascia, nonostante l'ampliamento delle sue competenze territoriali alla provincia di Imperia;

   come rimarcato da Spediporto, queste scelte rischiano di compromettere l'efficienza dei controlli doganali, con possibili ripercussioni negative sulla rapidità delle operazioni portuali e, di conseguenza, sulla competitività dei porti liguri. In un contesto economico già complesso, è imprescindibile garantire che le strutture doganali siano adeguatamente potenziate e dotate di personale qualificato, in grado di rispondere alle esigenze di un sistema portuale di tale rilevanza –:

   se intenda adottare iniziative di competenza volte ad una revisione del declassamento descritto in premessa e a restituire alla direzione territoriale ligure dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli nonché agli uffici di Savona e La Spezia il ruolo e le risorse che competono loro, in linea con l'importanza strategica dei porti liguri, ripristinando gli strumenti e i mezzi necessari per garantire il corretto funzionamento delle strutture doganali liguri, le quali sono necessarie al fine di tutelare leggi e regole attraverso controlli rapidi ed efficaci, supportare lo sviluppo economico della regione Liguria, mantenendo la competitività dei suoi porti a livello nazionale e internazionale, garantire un gettito erariale significativo, che contribuisce in modo sostanziale alle entrate nazionali.
(4-04226)


   BALDINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dall'anno 2010 la Calabria è commissariata per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari regionali e allo stato il presidente pro tempore della regione ne è il commissario ad acta;

   la dottoressa Lucia Di Furia, direttore generale dell'Asp di Reggio Calabria, ha recentemente approvato nove bilanci aziendali pendenti, relativi agli anni dal 2013 al 2021, su cui non è mai stata fatta luce per l'annosa mancanza di dati contabili certi, problema già oggetto di molti servizi giornalistici;

   detta approvazione è avvenuta con il supporto dell'advisor KPMG, la stessa società che, come figura a pagina 26 della sentenza n. 211 del 2023 della Corte dei conti della Calabria, entrò in gioco, per le proprie competenze, nella transazione fra l'Asp di Reggio Calabria e uno studio radiologico locale, il cui rappresentante fu ivi condannato per danno erariale di oltre 4 milioni di euro per importi non dovuti ma versati dall'Azienda sanitaria medesima;

   alla pagina 5 delle deliberazioni aziendali relative all'approvazione dei suddetti bilanci, figura che l'analisi di KPMG è stata integrata con il confronto tra i dati di sintesi ed il dettaglio analitico dei bilanci aziendali ed extra contabili forniti dall'Azienda, laddove è stato possibile;

   ivi, a pagina 6, si riporta di una «valorizzazione di eventi, fatti e documenti (extracontabili), ovvero non ancora rilevati in contabilità, laddove l'Azienda ha fornito gli elementi e i documenti per individuare e quantificare uno specifico fatto aziendale»;

   nella citata pagina si legge che, «coerentemente con la metodologia di analisi condivisa, sono stati messi a confronto i saldi patrimoniali trasmessi attraverso il sistema NSIS (modelli SP) con i valori patrimoniali desunti dalle risultanze aziendali estratte dal sistema AS400 per gli anni 2013-2020 e “i nuovi conti patrimoniali sul sistema SEC-SISR”»;

   ivi si aggiunge che, per quanto riguarda la gestione di alcune voci patrimoniali all'interno del valore del modello SP, che non riscontravano specifiche evidenze nel sistema SEC-SISR e, ad ulteriore riscontro, sono stati richiesti documenti storici, archiviati da prodotti di terze parti, utili ad una più puntuale finalizzazione del saldo di esercizio;

   «a differenza di quanto atteso, tuttavia, non è stato possibile – è ivi precisato – indagare con l'Azienda le differenze tra le due fonti e, pertanto, individuare le poste per la definizione dei saldi a Stato Patrimoniale»;

   non è stato possibile, è ivi formalizzato, «argomentare e dirigere gli approfondimenti, rendendo complessa ogni indagine sulle possibili rettifiche o riclassifiche da operare», per cui «la sola analisi dei mastrini contabili non è risultata conclusiva ed esaustiva»;

   infine, è scritto alla successiva pagina 7, «non è possibile escludere che, a seguito di ulteriori analisi, del reperimento di ulteriore documentazione e dell'acquisizione di ulteriori elementi sulle modalità di individuazione e quantificazione di fatti "extracontabili", sia possibile effettuare una più puntuale analisi dello Stato Patrimoniale»;

   di fatto, i suddetti bilanci sono stati approvati dal direttore generale dell'Asp di Reggio Calabria nell'assoluta mancanza di certezze contabili e sulla base delle ricostruzioni dell'advisor KPMG, esterno alla pubblica amministrazione –:

   quali iniziative di competenza, anche per il tramite del commissario ad acta, i Ministri interrogati intendano adottare al fine di affrontare il problema, nei fatti irrisolto, della ricognizione contabile attendibile circa i bilanci di cui in premessa;

   se non ritengano di assumere ulteriori iniziative di competenza, e nel caso quali, per la risoluzione del suddetto problema, stante la notoria irreperibilità di dati contabili certi in ordine ai bilanci dell'Asp di Reggio Calabria relativi agli anni dal 2013 al 2021.
(4-04232)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   DI LAURO e FEDE. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   la legge 15 aprile 2024, n. 55, che ha introdotto disposizioni in materia di ordinamento delle professioni pedagogiche ed educative e istituzione degli albi professionali, rappresenta un passo fondamentale per il riconoscimento e la regolamentazione delle professioni pedagogiche ed educative, contribuendo a garantire la qualità dei servizi nei settori dell'educazione, dell'inclusione sociale e dello sviluppo delle persone;

   nonostante l'approvazione della legge e la sua entrata in vigore l'8 maggio 2024, non sono stati ancora attuati molti degli aspetti normativi previsti, in particolare l'istituzione degli albi professionali e degli organismi competenti, con un impatto negativo per i professionisti del settore;

   le associazioni di categoria hanno segnalato una grave incertezza nelle procedure per l'iscrizione e l'organizzazione degli ordini regionali, nonché una carenza di comunicazione adeguata da parte degli organismi competenti;

   la legge 15 aprile 2024, n. 55, stabilisce espressamente all'articolo 10 che gli albi professionali devono essere costituiti sotto la supervisione dei commissari dei tribunali, ma a oggi non sono stati pubblicati gli elenchi degli aventi diritto, con conseguente difficoltà per i professionisti di esercitare legalmente la loro professione;

   la mancata attuazione dei decreti ministeriali e la mancata istituzione degli ordini regionali, secondo quanto previsto dall'articolo 6 della stessa legge, sta causando grave confusione e difficoltà operative sia a livello pubblico che privato, e sta mettendo a rischio la qualità dei servizi educativi e pedagogici in Italia;

   le associazioni di categoria hanno ripetutamente richiesto un tavolo di confronto con le istituzioni competenti per risolvere le problematiche legate all'attuazione della legge, ma a oggi non sono stati forniti riscontri concreti –:

   quali iniziative urgenti di competenza il Governo intenda adottare per garantire la tempestiva attuazione della legge 15 aprile 2024, n. 55, relativamente alla costituzione degli albi professionali, con particolare riferimento ai tempi e alle modalità di formazione degli albi dei pedagogisti e degli educatori socio-pedagogici, all'indizione delle elezioni dei presidenti degli albi e alle tempistiche previste per l'adozione dei relativi decreti attuativi;

   se sia prevista la convocazione di un tavolo tecnico con le associazioni di categoria, al fine di raccogliere suggerimenti e pareri sul corretto sviluppo dell'ordinamento delle professioni pedagogiche ed educative, come richiesto dalle stesse associazioni;

   quali iniziative di competenza urgenti siano previste affinché sia garantita la trasparenza, la tempestività e la chiarezza delle comunicazioni da parte degli enti competenti, in modo da permettere ai professionisti di pianificare correttamente le proprie attività in conformità alle disposizioni normative.
(3-01700)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ROGGIANI, BRAGA, CUPERLO, GIRELLI, GUERINI, MAURI, PELUFFO, QUARTAPELLE PROCOPIO e SERRACCHIANI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si è suicidato nel carcere di Vigevano il detenuto Salvatore Rosano, un ex dipendente dell'Atm di Milano arrestato il 3 dicembre 2025 per una rapina di appena 55 euro;

   secondo quanto denunciato dal suo legale, Rosano era un soggetto fragile, che aveva già tentato in precedenza di togliersi la vita, circostanza questa che era stata segnalata al magistrato di sorveglianza insieme a una certificazione medica che attestava il suo stato depressivo;

   nonostante ciò, la richiesta di affidarlo provvisoriamente ai servizi sociali in attesa della decisione del Tribunale di sorveglianza su una misura alternativa alla detenzione è stata respinta, senza un adeguato approfondimento sulle sue condizioni psichiche;

   ancora una volta, ci troviamo di fronte a un suicidio in carcere che forse si sarebbe potuto evitare con un intervento tempestivo e con una attenzione maggiore rispetto alle condizioni di fragilità dei detenuti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa, quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, affinché sia fatta luce sulle circostanze di questa vicenda e se non ritenga necessario intervenire per rafforzare le misure di tutela e sorveglianza per i detenuti in condizioni di fragilità psichica, evitando che tragedie come questa possano ripetersi.
(5-03457)

Interrogazione a risposta scritta:


   DONNO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   gli uffici giudiziari di Lecce e Bari sono stati oggetto di finanziamenti destinati a un miglioramento e una riqualificazione degli stessi;

   da quanto emerge dagli organi di stampa il Ministero interrogato, per quanto concerne il capoluogo salentino, ha abbandonato l'idea di realizzare la «Cittadella della giustizia» su terreni confiscati alla criminalità organizzata, già individuati, e con essa il progetto di realizzare un polo logistico unitario funzionale, moderno, tecnologicamente ed ecologicamente sostenibile;

   per il distretto di Corte di appello di Bari sembrerebbero essere stati destinati fondi significativamente superiori rispetto a quelli individuati per il distretto di Corte d'appello di Lecce;

   il distretto di Corte d'appello di Lecce, se la notizia dovesse rispondere al vero, risulterebbe ingiustificatamente penalizzato, tenuto conto, altresì, delle note e ataviche condizioni di disagio logistico in cui versano gli uffici giudiziari del capoluogo salentino, dislocati su più plessi, alcuni dei quali persino inidonei alla destinazione d'uso –:

   se sia a conoscenza dello stato attuale degli stanziamenti relativi agli uffici giudiziari di Bari e Lecce e quali iniziative intenda adottare affinché il distretto di Corte d'appello di Lecce non risulti ingiustificatamente penalizzato rispetto a problematiche ed esigenze ormai croniche, che si riverberano in modo negativo sull'esercizio della giustizia nel capoluogo leccese.
(4-04224)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle imprese e del made in Italy, per sapere – premesso che:

   il sistema assicurativo è, senza dubbio, un fattore di sostegno allo sviluppo economico del Paese, ma presenta alcune criticità che devono essere corrette per assicurare, da un lato una maggiore efficienza ed efficacia superando il preventivatore obbligatorio «Preventivass» che comporta oneri burocratici per gli agenti di assicurazione, e dall'altro garantire la massima trasparenza nell'offerta di prodotti assicurativi per tutelare i consumatori;

   sotto il primo profilo (preventivatore obbligatorio rc-auto «Preventivass») si evidenzia l'importanza del superamento di questo sistema. Infatti la questione è quella relativa ai preventivi che sono effettuati dalle compagnie di assicurazione e dagli intermediari con interrogazioni formali che servono ad adempiere ad un obbligo di legge che non risponde alle reali esigenze degli automobilisti. Infatti il sistema Preventivass presenta notevoli anomalie e penalizza, proprio per la sua obbligatorietà (articolo 132-bis del decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209 del Codice delle assicurazioni private e del regolamento applicativo) in maniera evidente gli agenti di assicurazione con un appesantimento degli oneri burocratici senza generare benefici per gli utenti;

   è anche importante riflettere sugli investimenti effettuati sul sistema Preventivass che dovrebbero essere quindi riconsiderati alla luce dei risultati prodotti da uno strumento che gli operatori del settore hanno contestato fin dalla sua introduzione come affermato dalla principale associazione di rappresentanza del settore, il Sindacato nazionale degli agenti di assicurazione (Sna);

   secondo quanto riportato dalla stampa un'indagine del Centro studi assicurativi ha rilevato che il 99 per cento dei preventivi di rinnovo delle polizze auto rilasciati dal Preventivass non corrisponde ai dati ufficiali delle quietanze emesse dalle compagnie. Rilevante differenze fino ad oltre 900 euro nei premi di rinnovo delle polizze. Lo strumento quindi è stato giudicato inutile e pregiudizievole per gli interessi dei consumatori. Infatti l'indagine ha rilevato che il riscontro del premio tramite il preventivatore pubblico non corrisponde alla proposta di rinnovo della compagnia. Il cliente che si troverà di fronte a questo preventivo sarà tratto in confusione, a tutto discapito dell'obiettivo della trasparenza auspicato. Il sindacato nazionale Sna ha affermato che l'indagine del centro studi assicurativi ha confermato quindi la convinzione degli agenti che Preventivass non garantisce il diritto dell'assicurato ad un'informazione accurata, trasparente ed esaustiva, ma è anzi potenzialmente pregiudizievole della effettiva copertura delle sue reali esigenze assicurative;

   l'altra anomalia riscontrata dagli interpellanti riguarda la notizia che Conad ha annunciato il proprio ingresso nel settore assicurativo con il «lancio» di «Heiconad Assicurazioni» riservata ai possessori delle Carte di fedeltà dell'azienda della grande distribuzione. Conad è quindi già pronta ad offrire alla propria clientela, direttamente alla cassa prodotti assicurativi a copertura di infortuni-salute, casa-famiglia e viaggi. Vengono promessi sconti rilevanti (rispetto al mercato) anche su polizze rc-auto;

   si evidenzia come se da un lato, agli agenti di assicurazione, venga richiesto obbligatoriamente il preventivatore Preventivass generando gravi disagi per i medesimi agenti di assicurazione con l'appesantimento di oneri burocratici, dall'altro lato si consente la vendita di un prodotto assicurativo senza un'adeguata informazione per tutelare i consumatori che desiderano acquistare un prodotto assicurativo. Costituisce una contraddizione il fatto che se da una parte si incentivano gli oneri burocratici a carico degli agenti di assicurazione senza avere effetti positivi nei confronti dei clienti, ma anzi generando confusione sui premi delle polizze, dall'altra parte si consentono (caso Conad) vendite di polizze assicurative senza la necessaria tutela dei clienti;

   infatti sia la tutela del consumatore che acquista un prodotto assicurativo, sia il superamento del sistema Preventivass devono essere garantiti per avere un sistema assicurativo efficiente, efficace e trasparente. Infatti gli agenti di assicurazione sono soggetti ad un esame preventivo per svolgere la loro attività, a corsi di formazione durante l'esercizio della loro professione ed a sanzioni, Quindi ai molti adempimenti che l'agente di assicurazione deve espletare si aggiunge l'obbligo del Preventivass che presenta anche criticità come rilevato in questa premessa. Inoltre i prodotti assicurativi venduti da Conad rivelano un sistema poco trasparente, senza controlli, senza informazioni certe per il cliente. Questi elementi mettono in evidenza aspetti contraddittori nel sistema delle assicurazioni –:

   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda adottare per superare il sistema obbligatorio del Preventivass che presenta notevoli criticità senza generare effetti positivi per l'utenza non garantendo l'effettiva trasparenza del contratto di assicurazione;

   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda adottare per garantire la massima trasparenza ed informazione nella vendita di polizze assicurative (come nel caso Conad riportato in premessa) per tutelare al meglio i consumatori e i clienti che desiderano acquistare un prodotto assicurativo.
(2-00528) «De Bertoldi, Schullian».

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   AMENDOLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi la società Acque del Sud SpA ha presentato alla Direzione generale per le dighe e le infrastrutture idriche (Div.4 – Coordinamento controllo dighe in costruzione e in esercizio sperimentale) una richiesta ufficiale per incrementare la quota autorizzata della diga della Camastra in Basilicata a 526,60 metri sul livello del mare;

   al 30 gennaio l'invasamento della diga è pari 9 milioni e mezzo di m3 con un livello pari a 524 metri sul livello del mare;

   i due metri in più consentirebbero di incamerare quasi 2 milioni e mezzo di metri cubi di acqua in più portando l'invaso a 11 milioni e mezzo di acqua contenuta;

   l'incremento di portata sarebbe dovuto ad una serie di interventi che la società avrebbe effettuato a seguito della crisi idrica che ha interessato il bacino in oggetto;

   si fa presente che dopo le recenti nevicate e precipitazioni del mese di gennaio l'invaso ha raggiunto la massima capienza possibile e l'acqua viene sversata senza possibilità di poterla trattenere nell'invaso dopo mesi di siccità e razionamenti che hanno creato gravi difficoltà alla popolazione dei 29 comuni servito da suddetto invaso;

   ad oggi però tale richiesta risulta non essere ancora stata evasa e diventa uno spreco inaccettabile proprio in ragione delle difficoltà avute nei mesi scorsi non poter incamerare milioni di metri cubi di acqua che potrebbero essere utilissimi per scongiurare il ripetersi di situazioni di emergenza –:

   se il Ministro interrogato risulti essere a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative urgenti intenda assumere, per quanto di competenza, per consentire il via libera all'incremento della quota autorizzata di invasamento presso la diga della Camastra.
(5-03458)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TRAVERSI e MORFINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il comparto degli operatori marittimi vive una vera e propria emergenza causata dalla carenza di personale, che sta causando significative difficoltà operative e gestionali alla flotta del nostro Paese, con gravi ripercussioni su tutto il settore;

   una delle principali cause di questa preoccupante carenza risiede negli elevati costi che la «gente di mare» deve sostenere per conseguire i numerosi corsi richiesti per affacciarsi a questo settore o nel proseguimento dell'attività lavorativa. Gli onerosi percorsi formativi obbligatori per lavorare a bordo, che, se fino a qualche tempo fa, riguardava soprattutto le figure degli ufficiali, oggi interessa tutte le professionalità di bordo. La norma di settore prevede che siano i datori di lavoro a garantire la formazione e l'aggiornamento professionale del proprio personale; infatti, molte società americane (Gruppo Carnival corporation ed altre) garantiscono tale percorso di aggiornamento ai propri dipendenti addebitandosi ogni forma di spesa, sostenendo i costi di viaggio, vitto, alloggio e remunerando il lavoratore in maniera adeguata;

   il fondo che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha predisposto a favore della formazione dei marittimi col «decreto lavoro» (decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48), all'articolo 36, con una dotazione di 1 milione di euro per l'anno 2023 e 2 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2024 al 2026, è destinato alle imprese armatoriali, le quali in totale autonomia ne dispongono per la formazione dei lavoratori. Tale procedura ad oggi viene contestata da molti operatori del comparto marittimo; infatti, molte sigle sindacali, che rappresentano i lavoratori del personale dei marittimi, chiedono che tali fondi vengano messi a disposizione del singolo lavoratore –:

   al fine di sopperire alla carenza del personale degli operatori marittimi, se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare iniziative per destinare le risorse per la formazione iniziale e l'aggiornamento professionale direttamente ai lavoratori del settore marittimo, consentendo in maniera autonoma ai lavoratori di rivolgersi a specifici centri di addestramento accreditati.
(4-04222)


   FARAONE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   come annunciato l'11 gennaio 2025, la compagnia AeroItalia, dopo una valutazione e a seguito dei dialoghi con Sac, ha deciso di sospendere le rotte da Comiso verso Bologna, Cuneo, Firenze e Perugia, ritenendole al momento non sostenibili senza un supporto adeguato da parte degli enti locali;

   la mancata adozione di misure adeguate a tutela dell'aeroporto di Comiso, che continua a subire la soppressione di tratte nell'indifferenza delle autorità competenti, mina la credibilità dello scalo e rischia di pregiudicare il futuro dello stesso, in un momento in cui, invece, sarebbe necessaria una rinnovata attenzione per puntare decisamente sul sistema aeroportuale, quale volano per lo sviluppo turistico, non solo della provincia di Ragusa, ma per tutta la Sicilia –:

   quali iniziative di competenza e quali investimenti si intendano pianificare, al fine di rilanciare l'aeroporto di Comiso, programmando un piano di sviluppo più adeguato alle esigenze del territorio.
(4-04238)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CASU. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   notizie di stampa riferiscono che quotidianamente sulla autostrada A91 Roma-Fiumicino che collega la capitale con l'Aeroporto Leonardo Da Vinci, si formano lunghe code di auto ferme nella corsia di emergenza con le quattro frecce accese;

   la stampa riferisce anche che si tratta, in larga parte, di persone che attendono i passeggeri in arrivo e che non intendono usare i parcheggi della zona, che pure per la lunga sosta sono gratuiti per la prima ora e sono collegati all'aeroporto da navette molto frequenti. Inoltre, si può parcheggiare gratuitamente per 15 minuti fronte terminal e per 45 minuti gratuiti in piazzale Locatelli;

   le lunghe code nella corsia di emergenza creano caos e mettono a rischio la sicurezza stradale sia di chi percorre regolarmente l'autostrada ma anche di coloro che usano in maniera impropria la corsia di emergenza;

   i media riferiscono ancora che i controlli sono molto scarsi, limitati a pochi orari, mentre l'uso di telecamere di sorveglianza non è sufficiente a garantire il rispetto delle regole. Manca, infatti, un controllo costante che appare essere l'unico vero rimedio per la situazione sopra esposta;

   per cercare di porre un argine, la società Aeroporti di Roma (AdR), che gestisce i parcheggi dell'aeroporto ha deciso in modo apprezzabile di raddoppiare la durata della sosta breve gratuita, portandola a due ore, in modo da incentivare gli automobilisti ad utilizzare i parcheggi evitando le pericolose code sulla corsia d'emergenza;

   purtroppo non sembra che questa decisione abbia portato i benefici sperati –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intendano intraprendere i Ministri interrogati per affrontare e risolvere la questione sopra esposta che mette a forte rischio la sicurezza dei cittadini oltre a creare gravi disagi a coloro che percorrono la A91.
(5-03464)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LACARRA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con sentenza n. 1295 dell'8 febbraio 2024, il Consiglio di Stato ha ricordato che, secondo un consolidato indirizzo giurisprudenziale, sussiste il diritto dell'organizzazione sindacale anche non rappresentativa a esercitare il diritto di accesso per la cognizione di documenti che possano coinvolgere sia le prerogative del sindacato quale istituzione esponenziale di una determinata categoria di lavoratori, sia le posizioni di lavoro di singoli iscritti nel cui interesse e rappresentanza opera;

   secondo il Consiglio di Stato, infatti, la circostanza che il sindacato richiedente l'accesso non sia rappresentativo non incide affatto sulla sua legittimazione (nonché sulla sua astratta titolarità dell'interesse) ad agire, giacché proprio attraverso l'esercizio del diritto di accesso può acquisire quegli atti e documenti che gli sarebbe precluso conoscere – anche per intero – per effetto dei diritti di informazione derivanti dagli accordi sindacali in materia;

   la circolare del 25 marzo 2009 del Capo dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile avente a oggetto «Prerogative e relazioni sindacali», inoltre, ha chiarito che:

    a) «le Organizzazioni non rappresentative vengano informate delle più rilevanti attività di carattere generale dell'Amministrazione»;

    b) «resta disponibile per tutte le organizzazioni sindacali (rappresentative e non) la possibilità di presentare istanza di accesso ai dati personali attinenti uno o più lavoratori, su delega o procura, come pure la facoltà di esercitare il diritto di accesso a documenti amministrativi in materia di gestione del personale, nel rispetto dei limiti e delle modalità previsti dalle norme vigenti e per salvaguardare un interesse giuridicamente rilevante di cui sia portatore il medesimo sindacato, ai sensi della legge n. 241 del 1990»;

   a quanto consta all'interrogante la Federazione nazionale Ugl vigili del fuoco, seppur non ancora rappresentativa, lamenta una sostanziale estromissione dalla partecipazione nell'ambito delle relazioni sindacali con il Ministero dell'interno, lesivo dei diritti e degli interessi del personale aderente –:

   se e quali iniziative intenda adottare per assicurare, nel rispetto della normativa che regola le relazioni sindacali, il pieno coinvolgimento della Federazione nazionale Ugl vigili del fuoco a tutela dei lavoratori aderenti.
(4-04211)


   FENU. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel comune di Siniscola (Nuoro) e nei territori limitrofi si sta verificando un’ escalation preoccupante di attentati incendiari e dinamitardi, con un numero crescente di veicoli distrutti dalle fiamme e ordigni esplosivi utilizzati per colpire specifici obiettivi;

   secondo le cronache locali, solo nelle prime settimane del 2025 sono già stati registrati sei attentati incendiari contro autovetture, mentre il 2024 si è chiuso con 30 episodi;

   l'ultimo caso risale alla notte tra il 31 gennaio e il 1o febbraio 2025, quando un ordigno esplosivo è stato collocato sotto l'auto di un carabiniere della compagnia di Siniscola, causando danni a più veicoli e non causando vittime solo per un caso fortuito;

   appena due giorni prima, un militare della Guardia di finanza era stato vittima di un altro attentato incendiario, con la distruzione del proprio fuoristrada;

   gli attacchi sembrano sempre più mirati anche contro rappresentanti dello Stato, configurando un pericoloso segnale di sfida alle istituzioni e alle forze dell'ordine;

   il sindaco di Posada, Salvatore Ruju, ha manifestato forte preoccupazione per la crescente insicurezza e per l'inarrestabile escalation criminale che sta mettendo a dura prova la comunità locale;

   l'insicurezza nella Baronia sta raggiungendo livelli critici, con un clima di tensione crescente tra i cittadini, preoccupati per la loro incolumità e per la totale impunità degli autori di questi atti criminali;

   gli incendi dolosi e gli attentati dinamitardi rischiano di destabilizzare l'ordine pubblico e compromettere la fiducia della popolazione nelle istituzioni;

   le forze dell'ordine sul territorio risultano sottodimensionate, rendendo difficile un controllo efficace e una tempestiva risposta investigativa ai reati in corso;

   gli amministratori locali e la cittadinanza chiedono interventi urgenti per rafforzare la sicurezza, sia attraverso un maggiore dispiegamento di personale che con l'adozione di strumenti tecnologici di sorveglianza –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della grave situazione di emergenza che sta colpendo Siniscola e i comuni limitrofi e quali iniziative abbia già avviato per fronteggiarla;

   se il Governo intenda rafforzare immediatamente la presenza delle forze dell'ordine a Siniscola e nei territori della Baronia, anche attraverso il potenziamento delle unità operative locali e l'invio di reparti specializzati nella prevenzione di atti intimidatori e dinamitardi;

   se il Ministro interrogato intenda predisporre, per quanto di competenza, un piano straordinario di sicurezza urbana per il territorio, con investimenti mirati su:

   a) aumento delle dotazioni di videosorveglianza pubblica;

   b) potenziamento delle pattuglie e delle unità investigative;

   c) iniziative di tutela e protezione per le categorie più esposte agli attacchi;

   quali misure siano previste a livello nazionale per contrastare il fenomeno degli attentati e degli atti intimidatori, garantendo una maggiore tutela per le comunità locali anche attraverso un efficace coordinamento operativo tra le forze di polizia.
(4-04218)


   GIOVINE e CARETTA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il centro sociale Bocciodromo, sin dalla sua fondazione, si è reso protagonista di molteplici episodi di illegalità e aperta sfida alle istituzioni, promuovendo azioni che hanno spesso compromesso l'ordine pubblico e la sicurezza della città;

   in particolare, negli ultimi due anni, si è registrata un'escalation di atti di violenza, sabotaggio e occupazioni illegali, culminata nella recente occupazione dell'ex sede di via Rossi, destinata ai cantieri della linea TAV e programmata per la demolizione entro agosto 2025;

   sono diversi e ripetuti i casi rappresentativi delle attività illecite più gravi compiute dal Bocciodromo; una serie di azioni che evidenzia la continuità delle condotte illegali del gruppo e la necessità di un intervento deciso da parte delle autorità per ripristinare la legalità;

   a titolo esemplificativo, il Corteo, non autorizzato, del 20 gennaio 2024 durante la fiera VicenzaOro ha causato il ferimento di undici agenti di polizia e, sempre nel settembre 2024, durante una manifestazione contro il progetto TAV, gli attivisti del Bocciodromo hanno occupato un cantiere, rimosso le reti di sicurezza e causato danni materiali. Contemporaneamente, un'azione parallela ha portato al taglio delle recinzioni della base Del Din, evidenziando una pianificazione coordinata contro infrastrutture pubbliche e militari;

   a novembre 2024, durante una protesta nei pressi della caserma Ederle, sono stati lanciati razzi e fuochi d'artificio contro le strutture militari, accompagnati dall'imbrattamento delle pareti, in un chiaro atto intimidatorio verso le istituzioni militari e i cittadini americani residenti a Vicenza;

   e ancora, più recentemente, il 31 gennaio 2025, il centro sociale Bocciodromo ha occupato illegalmente l'ex sede di via Rossi, già restituita al comune e passata in proprietà a Iricav Due per la realizzazione della linea TAV. L'occupazione è avvenuta con un corteo che ha attraversato le strade della città, accompagnato da fumogeni, slogan e azioni di protesta, trasformando l'immobile in un nuovo centro sociale occupato;

   il Bocciodromo è responsabile di ripetuti attacchi a infrastrutture strategiche, come le basi militari Del Din ed Ederle, nonché a cantieri di opere pubbliche come il progetto TAV; azioni che minano la sicurezza delle infrastrutture e rappresentano un rischio per l'ordine pubblico;

   l'ultima occupazione del Bocciodromo costituisce un'ulteriore violazione della legalità e una sfida aperta alle istituzioni e il mancato intervento immediato rischia di consolidare una situazione di illegalità permanente, pregiudicando la sicurezza pubblica e il regolare avanzamento delle opere infrastrutturali;

   la concessione di una nuova sede al Bocciodromo, da parte dell'amministrazione comunale, potrebbe legittimare tali comportamenti, trasmettendo un messaggio di tolleranza verso l'illegalità e la violenza –:

   se e quali valutazioni il Ministero interrogato abbia svolto in merito alla pericolosità delle attività del Bocciodromo e al suo impatto sulla sicurezza pubblica;

   se e quali iniziative di competenza il Ministero interrogato intenda adottare per garantire la sicurezza delle infrastrutture strategiche, incluse basi militari e cantieri pubblici, contro simili atti di sabotaggio e scongiurare il ripetersi di simili episodi.
(4-04219)


   ASCARI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato dalla stampa, in particolare da Fanpage.it, nella notte tra il 27 e il 28 gennaio 2025, un uomo richiedente asilo è deceduto mentre era in attesa, all'esterno dell'Ufficio immigrazione di Roma, per presentare la domanda di protezione internazionale;

   da tempo si registrano gravi criticità nei procedimenti di accoglienza e gestione delle domande di asilo, con file notturne e condizioni di attesa disumane che coinvolgono centinaia di migranti costretti a pernottare all'aperto per poter accedere agli uffici competenti;

   tale situazione viola i principi fondamentali di dignità e tutela dei diritti umani sanciti dalla Costituzione italiana e dalle normative europee, in particolare la direttiva 2013/33/UE che stabilisce standard minimi per l'accoglienza dei richiedenti protezione internazionale;

   la gestione delle richieste di asilo in Italia deve avvenire nel rispetto delle garanzie fondamentali, evitando che condizioni di abbandono e precarietà possano mettere a rischio la salute e la vita delle persone interessate;

   episodi come quello avvenuto dimostrano l'urgenza di rivedere le procedure di accesso agli uffici competenti per l'immigrazione, al fine di assicurare condizioni dignitose e un'assistenza adeguata ai richiedenti asilo –:

   si chiede se il Ministro interrogato sia a conoscenza della tragica vicenda e quali verifiche abbia condotto, per quanto di competenza, in relazione alla morte del richiedente asilo;

   quali misure urgenti intenda adottare per garantire che le procedure di richiesta d'asilo avvengano in condizioni di sicurezza e dignità, evitando il ripetersi di simili episodi;

   se non ritenga necessario adottare iniziative volte a riorganizzare il sistema di accesso agli uffici immigrazione, prevedendo meccanismi di prenotazione telematica e un rafforzamento del personale per ridurre i tempi di attesa;

   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, siano previste per migliorare le condizioni di accoglienza e assistenza dei richiedenti asilo in Italia, in linea con le normative nazionali e sovranazionali;

   se non intenda avviare un'indagine amministrativa approfondita sulla gestione delle procedure di asilo e sull'adeguatezza delle strutture destinate a tale scopo, al fine di prevenire ulteriori violazioni dei diritti fondamentali.
(4-04236)


   ZARATTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:

   «Militia Christi», un movimento di estrema destra, aderente alla Federazione la rete dei Patrioti, opera a Roma come una vera setta chiusa e impermeabile: le informazioni sono deducibili da manifesti, lettere ed iniziative che con scadenza irregolare si ripetono nella città;

   anni fa dieci militanti di «Militia» sono stati fermati dalla polizia e da agenti della Digos in piazza Irnerio a pochi metri dall'abitazione di Erich Priebke in via Cardinal San Felice. Le dieci persone avevano uno striscione inneggiante a Priebke condannato all'ergastolo per l'eccidio delle Fosse Ardeatine dove morirono 335 persone;

   tra i fermati e identificati c'era anche Maurizio Boccacci, già leader del momento politico occidentale e degli skin-heads;

   nel giorno delle celebrazioni del Roma Pride, sabato 15 giugno 2024, militanti di Militia Christi hanno imbrattato i vasi coi colori della bandiera arcobaleno posizionati a piazza dell'Esquilino dal servizio giardini del dipartimento tutela ambientale di Roma;

   in questi giorni, Militia Christi sta inviando lettere in tutti i municipi della capitale contro una delibera della giunta Gualtieri sulla educazione alla affettività nelle scuole. Nella lettera, dai toni piuttosto farneticanti – per cui la delibera contrasterebbe «in modo oggettivo e grave contro la sana antropologia, quindi contro la vera dignità e l'autentica felicità della persona umana» – si chiede ai municipi, con tono anche minaccioso, di non dare seguito all'atto del comune di Roma che sarebbe, a loro dire, un modo surrettizio per «imporre la cultura omosessualista e gender»;

   l'autonomia didattica e organizzativa delle scuole, oltre alla libertà di insegnamento è prevista dall'articolo 33 della Costituzione. Attaccare il progetto per l'educazione affettiva nelle scuole promosso dal comune di Roma, che mira a favorire il rispetto reciproco e a prevenire la violenza di genere, è assolutamente antistorico e fuori luogo;

   per l'interrogante, si tratta di un progetto lodevole, che va sostenuto perché è fondamentale aiutare i nostri giovani a crescere in un ambiente inclusivo e rispettoso. Si riconosce l'importanza di educare le nuove generazioni al rispetto dell'altro e alla valorizzazione delle differenze, ed è dovere di tutti contrastare ogni forma di discriminazione e promuovere una società più giusta e aperta;

   nel rapporto del Ministero dell'interno sui Movimenti religiosi e magici, uscito nel 1998, non si trova menzione di questo gruppo, anche se la prefazione del rapporto recita: «Di conseguenza, soprattutto in vista dell'anno giubilare, si è ormai diffuso il timore che singoli o gruppi incontrollati, in preda a qualche sacro delirio ed attribuendo un particolare significato simbolico allo scadere del secondo millennio, possano rendersi responsabili di atti cruenti o comunque di gravi devianze» –:

   quali iniziative i Ministri interrogati, ognuno per quanto di competenza, intendano adottare per contrastare ogni forma di discriminazione e promuovere una società più giusta e aperta, contrastando ogni forma di propaganda reazionaria e violenta quale appare quella di Militia Christi;

   se il Ministro dell'interno, anche in considerazione dello svolgimento in corso dell'anno giubilare, non ritenga dover adottare tutti i provvedimenti necessari affinché si eviti che singoli o gruppi incontrollati, come già segnalato nel rapporto del Ministro citato in premessa, in preda a qualche visione delirante ed attribuendo un particolare significato simbolico al Giubileo, possano rendersi responsabili di atti cruenti o comunque di gravi devianze.
(4-04237)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   la rivista Hepatology ha pubblicato nel 2015 uno studio condotto su 3.299 pazienti del Nord Europa trapiantati di fegato e ancora in vita un anno dopo l'intervento, che quindi avevano superato il periodo a più alto rischio; dallo studio è emerso che il loro tasso di sopravvivenza dopo 10 anni dal trapianto, pur essendo alto in assoluto (il 74 per cento sopravvive), è significativamente più basso della popolazione generale nello stesso periodo (95 per cento);

   un altro studio condotto nel Regno Unito su 3.600 trapiantati ha evidenziato un'aspettativa da 5 a 15 anni inferiore a quella della popolazione generale della stessa età a seconda della patologia per la quale avevano fatto il trapianto; mentre un altro studio condotto negli Usa, su persone che hanno effettuato un trapianto di rene, ha evidenziato come la loro vita residua all'età di 65 anni è di almeno cinque anni più breve della media generale;

   anche per i soggetti affetti da diabete, nonostante i passi avanti della medicina, l'aspettativa di vita rispetto alla popolazione generale continua ad essere sensibilmente ridotta;

   come recentemente emerso da uno studio basato sui dati dei registri nazionali scozzesi di adulti di almeno 20 anni di età con e senza diabete, all'età di 20 anni, le donne e gli uomini con diabete tipo 1 possono aspettarsi di vivere rispettivamente 12,9 anni e 11,1 anni in meno rispetto ad adulti di età corrispondente ma senza diabete tipo 1; complessivamente, il 41 per cento di queste morti premature sono state causate da malattie cardio-circolatorie, il 16 per cento da cancro e il 9 per cento da complicanze acute e da altre cause legate al diabete; la percentuale dei pazienti che arriva all'età di 70 anni passa dal 76 per cento degli uomini e 83 per cento delle donne non diabetici al 47 per cento e 55 per cento rispettivamente tra i diabetici tipo 1;

   quelli citati sono solo alcuni degli studi che hanno certificato la ridotta aspettativa di vita per chi ha subito un trapianto ovvero per chi è affetto da diabete;

   molte persone che hanno effettuato trapianti o sono affette da diabete ottengono, a seconda del tipo e della gravità della patologia, il riconoscimento di una determinata percentuale d'invalidità e, a seconda della tipologia d'invalidità, il lavoratore trapiantato o diabetico, in quanto invalido, può conseguire anticipatamente un trattamento pensionistico;

   non esiste, quindi, una pensione anticipata per la tipologia di trapianto o di diabete, ma solo in relazione al grado di invalidità riconosciuta e correlata alla riduzione della capacità lavorativa della persona o della capacità di svolgere compiti e funzioni propri dell'età, per chi non è in età lavorativa; il decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 503 (articolo 1, comma 8), dispone la possibilità per i lavoratori, iscritti all'assicurazione generale obbligatoria, con invalidità non inferiore all'80 per cento di anticipare l'età pensionabile a 55 anni per le donne e a 60 anni per gli uomini, purché in possesso di almeno 20 anni di contributi;

   in base alla legge 23 dicembre del 2000, n. 388 (articolo 80, comma 3), i lavoratori sordomuti e gli invalidi per qualsiasi causa (ai quali sia stata riconosciuta un'invalidità superiore al 74 per cento o assimilabile) possono richiedere, per ogni anno di lavoro svolto presso le pubbliche amministrazioni o aziende private ovvero cooperative, il beneficio di due mesi di contribuzione figurativa, fino ad un massimo di cinque anni;

   queste sono le principali possibilità per gli invalidi di anticipare la pensione e non vi è, invece, un anticipo pensionistico correlato alla prevista riduzione di aspettativa di vita che per talune patologie e per taluni eventi sanitari è consolidata da ampie evidenze scientifiche –:

   in considerazione della ridotta aspettativa di vita di coloro che hanno subìto un trapianto e di coloro che sono affetti da diabete, se vi siano intendimenti e disponibilità finanziarie per adottare iniziative normative volte a riconoscere ai lavoratori e alle lavoratrici, pubblici e privati, che abbiano subìto un trapianto d'organo o che abbiano il diabete insulinodipendente da almeno 20 anni, il medesimo anticipo pensionistico previsto per i lavoratori che abbiano una percentuale di invalidità pari o superiore all'80 per cento, così da consentire il collocamento in quiescenza ad un'età non superiore all'età di 56 anni per le donne e 61 anni per gli uomini, qualora abbiano versato almeno 20 anni di contributi.
(2-00527) «Fenu, Barzotti».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BONAFÈ. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il settore della moda sta attraversando da oltre un anno una gravissima crisi che rischia di mettere a rischio la sopravvivenza di migliaia di imprese, in particolare medie e piccole, e decine di migliaia di posti di lavoro;

   nonostante le evidenti e persistenti problematiche le norme varate fino ad oggi per contrastare la crisi sono state ad avviso dell'interrogante assolutamente insufficienti rispetto alle criticità ancora in atto;

   nel decreto-legge 28 ottobre 2024, n. 160, sono state predisposte tre settimane di cassa integrazione in deroga (attivate a dicembre 2024) per i dipendenti di imprese, anche artigiane, con un numero di addetti pari o inferiore a 15 operanti nel settore tessile, dell'abbigliamento, calzaturiero e della concia;

   nel corso del tavolo ministeriale sulla crisi svolto il 24 gennaio 2025 il Ministero delle imprese e del made in Italy ha reso noto testualmente: «dal monitoraggio dell'Inps rispetto alla cassa integrazione straordinaria per il 2024 e il 2025 per il settore della moda, su cui il Governo ha stanziato circa 110 milioni di euro (73,6 nel 2024 e 36,8 nel 2025), si evince che sono stati erogati allo stato attuale solo 2,9 milioni. Non c'è stato un particolare ricorso delle aziende della moda a questo strumento»;

   tali risorse non sarebbero state però utilizzate, non già perché non risulterebbero uno «strumento non utile», come traspare dalle affermazioni del Ministero, ma perché (come si evince anche dalla stampa) le aziende interessate avrebbero dovuto anticipare la cassa integrazione straordinaria per poi avere un rimborso dall'Inps, mediamente dopo circa 6 mesi. Si tratta di imprese già in grave difficoltà finanziaria e senza quindi la liquidità necessaria per anticipare tali somme;

   questa norma, voluta dallo stesso Governo e come denunciato proprio dalle associazioni delle imprese e dai sindacati di categoria, ha addirittura peggiorato la situazione costringendo molte piccole e medie imprese alla chiusura per non rischiare il fallimento. L'utilizzo di tali ammortizzatori sociali sarebbe, infatti, applicabile ed utile soltanto per i grandi gruppi industriali che dispongono delle risorse necessarie per anticipare la Cig –:

   se siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative urgenti intendano conseguentemente assumere al fine di promuovere realmente l'attivazione della cassa integrazione in deroga nel settore moda anche per le piccole e medie imprese coinvolte.
(5-03447)


   DE MARIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   è stata messa in campo una innovativa soluzione procedurale strutturata al fine di salvare un gruppo aziendale, quello de La Perla, vitale per il made in Italy;

   che tale soluzione è stata resa possibile dall'impegno comune dei diversi livelli istituzionali (Ministero delle imprese e del made in Italy e regione Emilia-Romagna in primis) e dal grande senso di responsabilità e attaccamento alla storia dell'azienda delle lavoratrici e dei lavoratori e delle loro organizzazioni sindacali;

   a oggi non risulta esserci certezza sulla copertura degli ammortizzatori sociali necessari per circa una cinquantina di dipendenti del gruppo La Perla, una parte dei quali (circa una quarantina) dal 26 gennaio 2025 ne è sprovvisto mentre la restante avrà il medesimo problema a partire dal 10 aprile 2025;

   l'accompagnamento di tutte le competenze fino al momento dell'effettivo subentro della nuova proprietà rappresenta un presupposto fondamentale e indispensabile per assicurare la continuità aziendale e per non disperdere un presidio produttivo fondamentale per il made in Italy –:

   quali iniziative, per quanto di propria competenza, intenda assumere in merito.
(5-03453)


   BARBAGALLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   STMicroelectronics N.V. è una società italo-francese di diritto olandese, leader nel settore dei semiconduttori con stabilimenti sparsi in tutta Europa e nel mondo;

   l'azienda è focalizzata nella progettazione, nello sviluppo, nella produzione e nella distribuzione di componenti a circuiti integrati per applicazioni analogiche, digitali e misti;

   in Italia, ha deciso di investire in Sicilia e, in particolare, nell'area del catanese, collocando i suoi stabilimenti all'interno del vasto polo di Catania, uno dei più grandi insediamenti industriali del sud Italia;

   il Ministero dell'economia e delle finanze esprime grande soddisfazione, attraverso comunicato stampa di ottobre 2022, per la decisione della Commissione europea di approvare il contributo di 292,5 milioni al nuovo investimento di 730 milioni che STMicroelectronics realizzerà nel sito di Catania, centro di eccellenza della società nella ricerca, sviluppo e produzione nel settore della microelettronica di potenza;

   si tratta di un risultato importante al quale il Ministero dell'economia e delle finanze ha contribuito per definire il quadro finanziario e normativo che ha posto le basi per il via libera della Commissione;

   il progetto, parte del PNRR italiano, è volto a costruire una fabbrica integrata per la produzione di substrati epitassiati in carburo di silicio, che rappresentano la base per la realizzazione di dispositivi di potenza ad alta performance, di cruciale importanza per la mobilità elettrica, la produzione di energie rinnovabili e altre industrie in transizione verso l'elettrico;

   l'investimento, per l'attivazione di circa 700 posti di lavoro ad alta scolarizzazione, è stato riconosciuto come «firstof-a-kind» dalla Commissione europea, che ne ha sottolineato il contributo alla sovranità europea nella microelettronica in linea con l'ambizione della Comunicazione sullo European Chips Act;

   la grave crisi di questi anni che ha colpito il settore dell'automotive, ha avuto un impatto significativo sul fatturato dell'azienda;

   il mancato obiettivo, per l'anno 2024, ha costretto la direzione ad annunciare, un piano di risparmio che sarà reso noto ed entrerà nella sua fase esecutiva già nei prossimi mesi;

   l'interrogante ritiene che, la presenza della STMicroelectronics in Sicilia, tenuto conto del grande numero di persone impiegate presso l'azienda, è di fondamentale importanza nel tessuto sociale, economico e culturale dell'intera regione;

   grazie all'attività di ricerca e di sviluppo, il sito industriale catanese è conosciuto come il cuore delle tecnologie di potenza del mondo ST, sviluppate su piattaforme di silicio e di carburo;

   la stretta collaborazione con l'Ateneo catanese insieme alla vocazione dei ricercatori e dei dipendenti ha consentito negli anni di sviluppare tutti quei dispositivi di potenza all'avanguardia, un patrimonio di conoscenze e al contempo un'eccellenza siciliana che va tutelata ed incrementata –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda intraprendere nell'immediato con l'obiettivo di tutelare sia il personale in servizio sia la produzione d'eccellenza, scongiurando il ridimensionamento del sito catanese ed ogni eventuale impatto, in negativo, sugli attuali livelli occupazionali.
(5-03454)


   SCOTTO, SARRACINO, FOSSI, GRIBAUDO e LAUS. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di dicembre 2024, le organizzazioni sindacali denunciavano, quanto avvenuto negli ultimi mesi nei punti vendita di Roma e del Lazio;

   nello specifico, si sono verificati un elevato numero di contestazioni disciplinari strumentali e incomprensibili, spesso generate da scarsità di personale e formazione inadeguata che hanno creato un clima di tensione e paura all'interno dei punti vendita;

   inoltre, sono state adottate una serie di azioni strumentali a danno dei lavoratori quali:

   trasferimenti di lavoratrici e lavoratori, anche beneficiari delle tutele previste dalla legge n. 104 del 1992, molto lontano dalle proprie abitazioni in assenza di reali motivazioni tecnico e giuridiche, con successive proposte di uscita a fronte della segnalazione dell'oggettiva difficoltà ad accettare il trasferimento;

   l'inserimento di orari spezzati non concordati e non necessari alla copertura del servizio che costringono i lavoratori e le lavoratrici a stare fuori casa l'intera giornata a fronte di 6/8 ore di lavoro;

   la modifica del documento di valutazione dei rischi in relazione alla classificazione del rischio senza rispettare quanto previsto dal decreto legislativo n. 81 del 2008 ed in assenza di modifiche strutturali del punto vendita o dell'attività in esso svolta che giustifichino il mutamento del rischio e senza un intervento aziendale volto a ridurre il rischio evidenziato;

   quest'ultima iniziativa ha prodotto la sospensione senza retribuzione di tutti i lavoratori precedentemente indicati idonei con limitazioni, che non troverebbero ricollocazione e sono stati posti in sospensione non retribuita con pesanti ricadute sulla vita privata dei lavoratori e delle loro famiglie;

   ad oggi oltre venti lavoratrici e lavoratori sono sospesi, senza retribuzione, per questa presunta mancata idoneità ai parametri di sicurezza del punto vendita, ritoccati unilateralmente dall'azienda;

   nello specifico questa situazione sta avvenendo al supermercato Pam Panorama del centro commerciale I Gigli di Campi Bisenzio e in vari punti vendita su Roma, dove l'azienda ha modificato strumentalmente il documento di valutazione del rischio, senza consultare il rappresentante alla sicurezza del sindacato, e sottoposto lavoratrici e lavoratori a un controllo medico che ne avrebbe rilevato una presunta idoneità con limitazioni;

   un'azione discriminatoria secondo le organizzazioni sindacali, che va a colpire lavoratori fragili impiegati da anni nell'azienda, privandoli senza alcun preavviso del lavoro e dello stipendio, attraverso un inaccettabile, e strumentale uso delle presunte limitazioni che sembra avere lo scopo primario della riduzione del personale del punto vendita;

   questa decisione pare essere una palese violazione delle normative vigenti in materia di diritto del lavoro e di quanto previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro del settore;

   le sigle sindacali richiedono con urgenza la revoca immediata, con ripristino retroattivo della retribuzione, dalla data della sospensione;

   nel frattempo sono stati già annunciati per i prossimi giorni, assemblee e mobilitazioni, che fanno seguito agli scioperi già avvenuti a Firenze e a Roma;

   non sono da escludere, in assenza di un riscontro positivo immediato, che le organizzazioni sindacali intraprendano tutte le azioni legali necessarie per tutelare i diritti dei lavoratori e avviare le conseguenti azioni giudiziarie;

   il 13 gennaio 2025 i sindacati hanno fatto richiesta formale all'ispettorato del lavoro al fine di verificare le violazioni del decreto legislativo n. 81 del 2008 nella parte in cui l'azienda ha modificato in maniera unilaterale e senza consultazione i parametri e i fattori di rischio legati al ciclo lavorativo –:

   quali iniziative – per quanto di competenza – intendano intraprendere e se non ritengano di dover convocare i vertici aziendali per chiedere spiegazioni in merito alla denuncia pervenuta da parte sindacale delle presunte condotte illegittime in merito all'applicazione del testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.
(5-03465)

Interrogazione a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro per le telecomunicazioni (Ccnl Tlc) è in forte ritardo, con gravi ripercussioni sulle condizioni lavorative e retributive di migliaia di addetti al settore;

   il tentativo di alcune aziende di applicare contratti collettivi alternativi al (Ccnl tlc), come nel caso di Assocontact, mina la stabilità del sistema contrattuale e favorisce il dumping salariale;

   nonostante l'applicazione della clausola sociale, la dispersione occupazionale e le condizioni di precarietà lavorativa nel settore sono aumentate a seguito di cambi di appalto;

   la frammentazione contrattuale nel settore CRM/BPO (Customer relationship management - business problem outsourcing) ha generato una situazione di grande incertezza per i lavoratori;

   l'articolo 11 del decreto legislativo n. 36 del 2023 espressamente riferito al personale impiegato in appalti pubblici offre uno strumento importante per contrastare la proliferazione di contratti collettivi non conformi;

   è necessario garantire la centralità del Ccnl Tlc nel settore del CRM/BPO e tutelare i diritti dei lavoratori;

   la corsa al ribasso nelle gare d'appalto continua ad avere un impatto negativo sulle condizioni lavorative e sulla qualità dei servizi –:

   se e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per accelerare le procedure per il rinnovo del Ccnl Tlc scaduto il 31 dicembre 2022, garantendo un adeguamento economico e normativo delle retribuzioni e delle condizioni di lavoro, nonché per contrastare i tentativi di applicazione di contratti collettivi alternativi al Ccnl Tlc e tutelare la centralità di quest'ultimo nel settore CRM/BPO;

   se intenda avviare un tavolo di confronto con le parti sociali per definire una strategia condivisa di riordino del settore CRM/BPO e di tutela dei lavoratori.
(4-04213)

PROTEZIONE CIVILE E POLITICHE DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:


   BONELLI. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   martedì 28 gennaio 2025 intorno alle 21 una nave cargo battente bandiera di Cipro e andata a sbattere contro il pontile di Marina di Massa, in provincia di Massa-Carrara e si è incagliata;

   la nave si trova ancora davanti al pontile, che ha subìto dei danni. Nell'incidente sembra sia stato danneggiato anche lo scafo della nave, ma le condizioni del mare hanno finora impedito un'ispezione dei danni;

   la nave cargo Guang Rong, che è lunga circa 100 metri, stava trasportando detriti di marmo e aveva a bordo 12 persone, rappresenta un grave rischio ambientale per il nostro mare;

   il timore che il carburante possa essersi sversato in acqua deve essere affrontato con la massima urgenza, poiché un disastro ecologico avrebbe conseguenze gravissime per l'ecosistema marino e le attività economiche locali;

   il forte odore di gasolio percepito nelle ore successive all'incidente rende ancora più necessario un intervento immediato per verificare eventuali sversamenti e contenerne l'impatto –:

   quali interventi urgenti i Ministri interrogati, ognuno per le proprie competenze, intenda adottare per mettere in sicurezza l'area e prevenire ogni rischio di inquinamento con conseguenti irreparabili danni all'ambiente marino;

   se non ritengano, di adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di fare chiarezza sulle cause dell'incidente anche al fine di predisporre strumenti atti a prevenire simili incidenti.
(4-04208)


   RICCARDO RICCIARDI, QUARTINI e ILARIA FONTANA. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in data 28 gennaio 2025 la nave cipriota Guang Rong era alla fonda nella rada di Marina di Carrara; una forte mareggiata ha fatto arare l'ancora, trascinando via l'unità e facendola pericolosamente scarrocciare verso la costa, finché ha urtato con la poppa il pontile di Marina di Massa;

   il pontile, intorno alle 22, non ha retto all'impatto e alla pressione della nave e la parte finale – quella più iconica per la città e punto di interesse turistico – ha ceduto, crollando in mare;

   al netto dei danni infrastrutturali già accaduti, al momento la principale preoccupazione riguarda il potenziale impatto ambientale dell'incidente, per il forte rischio di sversamento della consistente quantità di gasolio contenuta nei serbatoi, pari a circa 102 tonnellate;

   secondo quanto riferito dal sindaco di Marina di Massa, le difficili condizioni meteo hanno rallentato le necessarie operazioni di controllo per poter valutare i rischi ambientali –:

   quali iniziative urgenti il Governo intenda porre in essere al fine di scongiurare il rischio ambientale e massimizzare la tutela del mare e delle coste e se, a tal fine, siano stati attivati sistemi di monitoraggio e sorveglianza per constatare eventuali sversamenti in mare ed attuare appropriati piani operativi volti a prevenire rischi di contaminazione ambientale;

   quali interventi urgenti il Governo intenda adottare al fine di sostenere il comune di Massa;

   se il Governo sia a conoscenza dei danni arrecati al pontile e se non ritenga di adottare iniziative per disporre, nel primo provvedimento utile, risorse straordinarie volte alla messa in sicurezza del manufatto, anche alla luce dell'imminente stagione estiva;

   se, per quanto di competenza, intendano fornire circostanziati e dettagliati elementi al Parlamento su quanto avvenuto e su tutte misure d'urgenza adottate.
(4-04233)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   PASTORINO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la nuova formulazione dell'articolo 35, comma 5-ter del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, così come modificata dal decreto-legge 22 giugno 2023, n. 75, convertito nella legge 10 agosto 2023, n. 112, prevede una limitazione obbligatoria al numero degli idonei nei concorsi pubblici la quale imporrebbe il potenziale ingresso nella graduatoria finale in quanto idonei, oltre ai vincitori, solo di un numero pari al 20 per cento dei posti messi a concorso;

   in data 12 febbraio 2024 l'Agenzia delle dogane e dei monopoli ha bandito il concorso a complessivi 564 posti di funzionario afferenti a vari profili professionali. La procedura concorsuale è stata ultimata e si sta procedendo alla loro assunzione in attesa anche dell'autorizzazione a poter assumere un 20 per cento degli idonei;

   tuttavia, come denunciato dal coordinamento nazionale delle sigle sindacali (Fp Cgil, Cisl Fp, Uilpa, Confsal-Unsa, Flp, Usb, Confintesa) e dagli stessi idonei al concorso 2024, data la situazione di grave carenza di personale di cui l'Agenzia soffre da anni sarebbe opportuno poter allargare il numero di assunzioni degli idonei evitando una dispersione di risorse pubbliche, sia in termini di capitale umano sia in termini economici, che invece si avrebbe nell'ipotesi in cui, al posto di valorizzare soggetti già valutati e ritenuti idonei a svolgere le mansioni di cui al concorso de quo, fossero bandite nuove procedure concorsuali per i medesimi profili di cui si discute;

   inoltre, il ruolo primario che l'Agenzia riveste a tutela del sistema economico e finanziario del Paese, ancor più centrale e strategico alla luce della riforma del settore del gioco pubblico e della revisione della normativa doganale, impone la necessità di potenziare immediatamente la capacità organica dell'ente al fine di garantire il raggiungimento degli obiettivi di performance ai quali è chiamato, ma ove i posti fossero coperti mediante il bando di un ulteriore concorso, il nuovo personale sarebbe operativamente a disposizione non prima di un anno, con una perdita di tempo e di risorse economiche, ma soprattutto con un deficit di efficienza dell'azione amministrativa, derivante dalla carenza di personale alla quale si potrebbe supplire immediatamente;

   al concorso in oggetto, che è stato molto selettivo e ha individuato in modo scrupoloso le persone idonee a ricoprire efficacemente le mansioni indicate, hanno partecipato 40.000 candidati per 564 posti, seguiti da altri 112 pari al 20 per cento dei posti messi a bando, a questi bisognerebbe aggiungere solo altre 582 persone che hanno superato le tre prove d'esame per coprire le carenze di personale nei ruoli dell'Agenzia dai sindacati più volte denunciate;

   è evidente la necessità e l'opportunità di prevedere una deroga all'applicazione della norma «taglia idonei» al concorso in esame mediante gli strumenti normativi previsti, tale opportunità ha già avuto diretta applicazione con il decreto ministeriale del 13 settembre 2024 del Ministro per la pubblica amministrazione che ha previsto numerose deroghe, d'altronde, è ben evidente come la grave carenza di organico e l'enorme difficoltà nel coprire i posti vacanti investano l'amministrazione pubblica nel suo complesso –:

   se, con riferimento al concorso pubblico per il reclutamento di complessive 564 unità di personale presso l'Agenzia delle dogane e dei monopoli (bandito il 12 febbraio 2024) e alla luce del Piano integrato di attività e organizzazione della stessa Agenzia, si intenda, mediante gli strumenti normativi previsti dall'articolo 35, comma 5-ter del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, derogare alla disposizione che prevede una limitazione obbligatoria al numero degli idonei nei concorsi pubblici che impone l'ingresso nella graduatoria finale in quanto idonei, oltre ai vincitori, solo di un numero pari al 20 per cento dei posti messi a concorso.
(4-04217)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MALAVASI, FURFARO, CIANI, GIRELLI e STUMPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 73 del 7 giugno 2024 (cosiddetto «liste di attesa»), convertito con modificazioni della legge n. 107 del 2024 prevede almeno sei decreti attuativi per la sua reale attuazione;

   al 29 gennaio 2025, secondo quanto riportato dal dipartimento per il programma di Governo, risulta approvato un solo decreto. Degli altri, tre sono già scaduti (due da quasi 4 mesi e l'altro da quasi 5 mesi) e per due non è stata definita alcuna scadenza;

   in particolare, l'unico decreto attuativo pubblicato il 28 ottobre 2024 è quello relativo all'articolo 1 comma 4 «Modalità con cui la Piattaforma nazionale delle liste di attesa opera in coerenza con il Modello Nazionale di Classificazione e Stratificazione della popolazione», mentre i decreti attuativi con scadenze non definite sono quelli riferiti all'articolo 3 «Linee di indirizzo, a livello, nazionale, contenenti le indicazioni tecniche per gestire, da parte del CUP, un nuovo sistema di disdetta delle prenotazioni e ottimizzazione delle agende di prenotazioni» e quello riferito all'articolo 5 «Adozione di una metodologia per la definizione del fabbisogno di personale degli enti del SSN»;

   i decreti attuativi scaduti riguardano quelli previsti dall'articolo 1, comma 3. «Adozione dei criteri di realizzazione, di funzionamento e di interoperabilità tra la Piattaforma nazionale e le piattaforme regionali delle liste di attesa», Scaduto il 30 settembre 2024. Quello previsto dall'articolo 2, comma 6. «Modalità e procedure per l'esercizio dei poteri sostitutivi da parte dell'organismo di verifica e controllo sull'assistenza sanitaria», scaduto il 31 agosto 2024. Infine quello previsto dall'articolo 6, comma 1. «Adozione di un piano d'azione finalizzato al rafforzamento della capacità di erogazione dei servizi sanitari e all'incremento dell'utilizzo dei servizi sanitari e sociosanitari sul territorio per le regioni destinatarie del Programma nazionale equità nella salute 2021-2027», scaduto il 30 settembre 2024;

   a sei mesi della conversione del decreto-legge si registra, quindi, uno stallo che paralizza l'attuazione delle misure previste, rendendo inutile un provvedimento già deficitario, fin dalla sua nascita, per affrontare seriamente il tema delle liste di attesa;

   la stessa presenza di un numero così elevato di decreti attuativi appare in contrasto con il carattere di urgenza del decreto-legge suscitando, a ragion veduta, perplessità sui tempi di attuazione delle misure previste;

   nonostante le dichiarazioni del Ministro Schillaci ad oggi non è chiaro quando tali decreti saranno approvati, in particolare, come evidenziato dalla Fondazione Gimbe, per quanto riguarda quello relativo al superamento del tetto di spesa per il personale sanitario: infatti, oltre alla mancanza di una scadenza definita, dopo la sperimentazione 2022-2024, la «nuova metodologia» Agenas per stimare il fabbisogno di personale non è ancora stata approvata;

   nel frattempo i potenziali benefici previsti dal decreto-legge rimangono un lontano miraggio, come l'obbligo per le regioni di creare un centro unico di prenotazione integrato con le agende delle strutture pubbliche e private accreditate, l'introduzione di un sistema di disdetta delle prenotazioni, il divieto di chiudere le agende, l'attivazione dei percorsi di garanzia (se il cittadino non ottiene una prestazione nei tempi previsti nel pubblico, questa deve essere erogata nel privato convenzionato o tramite l'attività intramuraria). E naturalmente anche i benefici volti a migliorare la governance delle liste di attesa, dalla piattaforma nazionale per uniformare la lettura dei dati sui tempi di attesa tra le regioni, all'istituzione di un organismo di verifica e controllo che può esercitare i poteri sostitutivi nelle regioni inadempienti –:

   quali siano state le ragioni di un tale ritardo nell'adozione dei decreti attuativi in oggetto e se non ritenga tanto doveroso quanto urgente, vista la delicatezza della materia, accelerare i tempi di adozione, affinché finalmente si possa rendere operativo il decreto-legge finalizzato all'abbattimento delle liste di attesa.
(5-03452)


   QUARTINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 31 dicembre 2024 il dott. Domenico Mantoan si è dimesso da direttore generale dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) e lo stesso avrebbe deciso di dimettersi, nell'ultimo giorno dell'anno, semplicemente «per andare in pensione», facendo quindi ritenere che tale scelta fosse riconducibile a mere esigenze personali;

   Mantoan già commissario straordinario di Agenas dal 10 giugno 2020 al 28 ottobre 2020, era direttore generale di Agenas dal 29 ottobre 2020 ed era stato riconfermato nel ruolo anche dal Ministro della salute interrogato;

   più in particolare, sulla proposta del Ministro della salute Orazio Schillaci relativa alla nomina di direttore generale dell'Agenas, è stata sancita l'intesa dell'11 gennaio 2023, ai sensi dell'articolo 2-ter, del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 115, confermando quindi il dott. Domenico Mantoan nella direzione di Agenas;

   esattamente 7 giorni dopo le predette dimissioni, il 7 gennaio 2025, lo stesso Mantoan è stato nominato nuovo amministratore delegato dell'Ospedale P. Pederzoli – Casa di Cura Privata S.p.a. – Presidio ospedaliero azienda USL 9 Scaliger, ricoprendo anche la carica di consigliere senza deleghe di Salus S.p.A., capogruppo che controlla Ospedale Pederzoli, Centro Riabilitativo Veronese, Ospedale di Porto Viro, Ospedale di Rovigo, Madonna della Salute e Casa di cura Solatrix; il Presidente della Società Vittorio Pederzoli, a nome della Società e del Gruppo, ha espresso grande soddisfazione per l'ingresso in Ospedale Pederzoli e nel Gruppo Salus di Domenico Mantoan, dichiarando: «Siamo certi che sotto la guida e la consolidata esperienza del dottor Mantoan in ambito manageriale e nell'organizzazione dei servizi sanitari, si potrà conseguire un ulteriore sviluppo del Gruppo nell'intento di offrire cure sempre più efficaci e all'avanguardia a supporto del Servizio Sanitario Veneto»;

   successivamente, con decreto del 29 gennaio 2025 del Ministro della salute, allo stesso Mantoan è stato poi conferito l'incarico gratuito di esperto in materia di gestione delle liste di attesa e aggiornamento delle tariffe associate alle diverse categorie di ricovero (DRG), nell'ambito del contingente assegnato agli uffici di diretta collaborazione del Ministero e in relazione al recente decreto-legge 7 giugno 2024 n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2024, n. 107, recante misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste di attesa delle prestazioni sanitarie;

   non appare chiaro l'avvicendarsi dei predetti incarichi, laddove non si comprendono le reali motivazioni che hanno condotto alle dimissioni anticipate di Domenico Mantoan dalla direzione di Agenas, motivazioni «pensionistiche» che non appaiono più compatibili o in armonia con l'assunzione successiva di ben due nuovi incarichi;

   l'essere amministratore delegato di un gruppo rilevante e attivo nel settore della sanità privata convenzionata ed essere consigliere/consulente del Ministro su liste di attesa e aggiornamento delle tariffe associate alle diverse categorie di ricovero (Drg), configura, a giudizio dell'interrogante, una macroscopica situazione di conflitto d'interesse oltreché di inopportunità istituzionale –:

   se possa esporre e documentare le ragioni che hanno condotto alle dimissioni del dott. Domenico Mantoan da Agenas, rendendo pubblica ogni comunicazione ed informazione a riguardo e quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato sul nuovo direttore generale di Agenas;

   senza nulla eccepire sulle competenze del dott. Domenico Mantoan, se non ritenga di dover rivedere la nomina dello stesso come esperto e consulente in materia di liste di attesa e di aggiornamento dei DRG poiché proprio questi ultimi sono temi e aspetti significativamente influenti sugli introiti della sanità privata convenzionata e quindi sul Gruppo societario di cui il dott. Domenico Mantoan è amministratore delegato.
(5-03459)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MALAVASI e FURFARO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione per malati emotrasfusi e vaccinati (Amev) di Firenze sta portando avanti da anni la battaglia per il riconoscimento della depressione, come conseguenza del danno indennizzato in forza dalla legge n. 210 del 1992 (indennizzo e a favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazione obbligatorie, trasfusioni e somministrazione di emoderivati);

   la Corte di cassazione, con ordinanza 31237 del 5 dicembre 2024, ha confermato definitivamente la spettanza dell'indennizzo previsto dalla legge n. 210 del 1992 relativo alla depressione derivante da emotrasfusione e vaccinazione obbligatoria, che deve essere liquidata come doppia patologia;

   la depressione, benché normale conseguenza delle lesioni da trattamento sanitario, attualmente, non è contemplata, come patologia invalidante, nella tabella A allegata al decreto del Presidente della Repubblica n. 834 del 1981 che deve essere utilizzata dalle commissioni medico ospedaliere per esprimere il giudizio di ascrivibilità tabellare sulle patologie soggette al giudizio medico legale, dipendenti da emotrasfusioni di sangue infetto, da vaccinazione, e da talidomide;

   il recentissimo riconoscimento della Corte di cassazione implica anche l'inesistenza della decadenza per tutte le domande, già presentate da Amev, o non ancora presentate, relative alla patologia depressive causalmente correlate alle lesioni organico patologiche già presentate –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di tale ordinanza e quali iniziative urgenti intendano adottare, al fine di dare seguito all'istanza dell'Associazione per malati emotrasfusi e vaccinati di adeguare la tabella A, allegata al decreto del Presidente della Repubblica n. 834 del 1981, con l'inserimento della patologia «depressione» e con l'indicazione dell'importante grado di invalidità che la medesima provoca, al fine del risarcimento del danno, come riconosciuto da ultimo anche dall'ordinanza 31237 del 5 dicembre 2024 dalla Corte di cassazione.
(4-04212)


   MALAVASI, FURFARO, CIANI, GIRELLI e STUMPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 28 gennaio 2025 è stato firmato, con effetto a decorrere dalla data di registrazione dell'atto, il decreto di nomina a favore di Domenico Mantoan, ex Direttore generale di Agenas, quale consulente esperto in materia di gestione delle liste di attesa e aggiornamento delle tariffe associate alle diverse categorie di ricovero (Drg), nell'ambito del contingente di cui agli articoli 1, comma 5, e 8, comma 2, primo periodo, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 30 ottobre 2023, n. 195;

   nel suo nuovo incarico a titolo gratuito affidatogli dal Ministro sarà la figura che valuterà i primi dati relativi ai tempi di attesa in ciascuna regione e in ogni singola azienda sanitaria e ospedaliera relativi al mese in corso e attesi al Ministero entro il prossimo 10 febbraio;

   si tratta di un nuovo incarico per Mantoan, che arriva dopo le sue dimissioni alla guida dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali alla fine del 2024 e la recente nomina di amministratore delegato dell'ospedale Pederzoli di Peschiera del Garda, incarico assunto ufficialmente l'8 gennaio 2025, insieme a quello di consigliere senza deleghe di Salus S.p.A., capogruppo che controlla oltre all'ospedale Pederzoli, il Centro Riabilitativo Veronese, l'ospedale di Porto Viro e quello di Rovigo, la Madonna della Salute e la Casa di cura Solatrix;

   ad avviso degli interroganti l'incarico pubblico quale consulente per il Ministero della salute sulla gestione delle liste di attesa e l'incarico nel settore della sanità privata quale amministratore delegato dell'ospedale Pederzoli di Peschiera del Garda mal si conciliano in un'ottica di tutela degli interessi della salute pubblica –:

   se il Ministro non ritenga opportuno rivedere tale nomina alla luce di una possibile situazione di conflitto d'interessi che potrebbe sorgere in capo al dott. Mantoan, visto il doppio ruolo che riveste all'interno del settore sanitario.
(4-04225)


   ASCARI. — Al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la crisi collettiva determinata dalla pandemia da COVID-19 ha generato un diffuso senso di urgenza riguardo alla salute mentale, con un significativo aumento della consapevolezza e delle richieste di sostegno psicologico e psicoterapico;

   contestualmente, si è registrato un preoccupante incremento del fenomeno dell'abusivismo nell'ambito delle professioni sanitarie, con particolare riferimento alla psicologia e psicoterapia. Tale fenomeno è riscontrabile anche sui social network, dove individui privi di qualifiche e competenze promuovono, spesso in modo ingannevole, servizi che rientrano nella competenza sanitaria, esponendo i cittadini a gravi rischi per la salute;

   al fine di contrastare tali abusi e migliorare le tutele per i cittadini, il Consiglio nazionale dell'ordine degli psicologi (Cnop) ha recentemente reso operativo, a partire dal 1° gennaio 2025, il sistema PsiCERT, ideato per garantire maggiore trasparenza sulla qualificazione dei professionisti. Tuttavia, tale strumento riguarda soltanto una parte del fenomeno;

   secondo quanto riportato dalla stampa, è attualmente in corso presso il Tribunale di Asti un procedimento penale nei confronti di una docente di musica e recitazione accusata di vari reati commessi a danno di giovani iscritti ai suoi corsi. La donna, priva delle qualifiche necessarie, avrebbe operato come terapeuta, manipolando psicologicamente gli allievi in un contesto definito come «settario»;

   le fonti giornalistiche descrivono condotte che includono la persuasione degli allievi, anche minorenni, a rievocare esperienze traumatiche, tra cui violenze sessuali. Si parla, inoltre, di atteggiamenti manipolatori e coercitivi che avrebbero portato all'esclusione sociale dei partecipanti e alla creazione di dinamiche tipiche di una setta, imponendo segretezza sulle attività;

   l'ordine degli psicologi del Piemonte, a cui si sono rivolti alcuni giovani denuncianti, ha annunciato di essersi costituito parte civile nel procedimento, sottolineando l'impatto devastante delle condotte denunciate –:

   quali misure i Ministri interrogati intendano adottare, nell'ambito delle rispettive competenze, per contrastare il fenomeno dell'abusivismo nell'ambito delle professioni psicologiche, con particolare riferimento alle attività promosse tramite la rete internet;

   se non si ritenga necessario e urgente adottare iniziative di competenza per colmare il vuoto normativo in materia di manipolazione mentale e condizionamenti psichici, prevedendo altresì politiche dedicate al supporto e al recupero psicologico delle vittime di fenomeni manipolativi.
(4-04229)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:

   nel rapporto dell'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur) sulla qualità delle università, solo una università online ottiene un risultato positivo, otto si fermano alla sufficienza mentre due, strappano un accreditamento temporaneo «vincolato alla risoluzione delle criticità»;

   risparmiando su stipendi e numero di docenti gli atenei online fanno concorrenza sleale agli atenei tradizionali, contribuendo all'abbassamento generale della qualità dell'insegnamento;

   secondo lo studio «Il piano inclinato» della Cgil, a settembre 2023 nelle telematiche il rapporto tra professori e studenti era di 1 a 342, contro 1 a 25 negli atenei statali;

   questi atenei, pur essendo aziende private, percepiscono ogni anno in media 2 milioni di euro di contributi pubblici. Inoltre dal 2021, lo Stato paga il 50 per cento dei costi ai dipendenti pubblici che si iscrivono. Per volontà del Ministro della pubblica amministrazione Paolo Zangrillo, questo incentivo è stato esteso anche ad altre 3 università telematiche;

   anni fa il Ministero dell'università e della ricerca ha emanato il decreto n. 1154 del 2021 che impone entro novembre del 2024 nuovi standard qualitativi, e obbliga gli istituti digitali ad adeguare il numero dei propri docenti a quello delle università tradizionali;

   a gennaio il deputato leghista Ziello ha presentato un emendamento nel cosiddetto «Milleproroghe» con il quale chiedeva di far slittare di un anno l'adeguamento. L'emendamento è stato poi ritirato, ma pochi mesi dopo, è stato costituito un intergruppo parlamentare in difesa degli interessi delle telematiche, presieduto dallo stesso Ziello;

   attraverso una nota del Mur (Ministro dell'università e della ricerca), il Ministro Bernini ha annunciato nei giorni scorsi di aver firmato il decreto sulla didattica universitaria online;

   il provvedimento ha suscitato molte polemiche tra le quali anche quella della Conferenza dei rettori (Crui), preoccupati per le deroghe che vengono concesse agli atenei telematici;

   in particolare se avessero dovuto adeguare i propri parametri agli standard già previsti per legge gli atenei telematici avrebbero dovuto assumere quasi 1.800 docenti. Diversamente invece, dalla lettura della bozza del decreto in circolazione, viene raddoppiato il numero di studenti per docenti, dimezzando il fabbisogno;

   numerose sono state le inchieste giornalistiche che hanno fatto emergere i forti legami tra gli atenei telematici e la politica con finanziamenti ai partiti per ottenere emendamenti a loro favore, al fine di rimandare le scadenze di adeguamento agli standard delle università statali;

   dall'articolo pubblicato dal Corriere della Sera dal titolo «Università telematiche: chi sono i politici dietro le lauree facili» a firma di Milena Gabanelli emerge che la Multiversity spa, ha come presidente l'ex Presidente della Camera Luciano Violante. Nel comitato consultivo siede l'ex viceministra degli esteri Marta Dassù, l'ex sottosegretario Gianni De Gennaro. Fino al 2022 il Ministro dell'istruzione Giuseppe Valditara era inquadrato in e-Campus come «presidente dell'Osservatorio inter-ateneo per la ricerca», incarico rimesso volontariamente quando è stato nominato Ministro. Inoltre, sempre dall'articolo si evince che l'Unicusano conta tra i suoi laureati illustri il Ministro Francesco Lollobrigida e l'ex europarlamentare della Lega Angelo Ciocca;

   nell'articolo pubblicato nell'aprile del 2024 da Il Fatto Quotidiano, dal titolo «Università telematiche soldi ai partiti e leggi ad hoc», e nel servizio di Luca Bertazzoni, «Il pezzo di carta», andato in onda sulla trasmissione di Report (Rai3), viene ricostruito il sistema di intrecci e relazioni tra gli atenei rappresentanti di alcuni partiti politici;

   nel servizio, Bertazzoni fa notare il problema di opportunità (se non di vero e proprio conflitto d'interessi) presente in Commissione I della Camera dei deputati Affari costituzionali, presieduta dal deputato di Forza Italia, Nazario Pagano che però sarebbe anche professore a contratto dell'università telematica Pegaso;

   dalle inchieste giornalistiche citate inoltre emerge che la Lega ha ricevuto 160 mila euro di finanziamenti dal fondatore di Cepu, Francesco Polidori, che è anche patron delle telematiche E-campus e Link e nel 2021 è finito agli arresti domiciliari accusato di bancarotta fraudolenta, autoriciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte per una stima di 170 milioni;

   tra i finanziatori anche il fondatore di Unicusano, Stefano Bandecchi, che tramite la sua università ha finanziato in varie fasi la politica per quasi 500 mila euro: 150 mila euro a Forza Italia, 100 mila euro al suo segretario Antonio Tajani, 80 mila euro all'eurodeputato leghista Angelo Ciocca, 30 mila euro a Impegno Civico di Luigi Di Maio e altri 30 mila euro a Maria Elena Boschi d'Italia Viva;

   dall'agenzia di stampa del 13 dicembre 2024 si è inoltre appreso che il gup di Napoli Enrico Campoli ha condannato a quattro anni di reclusione per corruzione l'imprenditore Danilo Iervolino, proprietario della Salernitana e già patron dell'università Pegaso, al termine del processo celebrato con rito abbreviato sulla corruzione di alti dirigenti del Ministero del lavoro e delle politiche sociali –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non intenda illustrare quali motivazioni e criteri abbiano portato all'adozione del decreto in questione, così da scongiurare l'ipotesi che i finanziamenti elettorali percepiti dai partiti politici in argomento, abbiano influenzato il processo decisionale.
(2-00529) «Cappelletti, D'Orso».

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Marino e altri n. 5-03445, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 gennaio 2025, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Provenzano.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Rubano n. 5-00457 del 2 marzo 2023;

   interrogazione a risposta in Commissione Iacono n. 5-03024 del 28 ottobre 2024;

   interrogazione a risposta in Commissione Ghirra n. 5-03244 del 16 dicembre 2024;

   interrogazione a risposta orale De Bertoldi n. 3-01665 del 16 gennaio 2025;

   interpellanza Zanella n. 2-00517 del 21 gennaio 2025;

   interrogazione a risposta scritta De Bertoldi n. 4-04176 del 27 gennaio 2025.