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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 4 febbraio 2025

ATTI DI CONTROLLO

AFFARI REGIONALI E AUTONOMIE

Interrogazione a risposta immediata:


   LUPI, CARFAGNA, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   la legge 26 giugno 2024, n. 86, reca «Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione»;

   la legge citata definisce i principi generali per l'attribuzione alle regioni di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia e per la modifica e la revoca delle stesse, nonché delle modalità procedurali di approvazione delle intese fra lo Stato e una regione;

   il 3 dicembre 2024 la Corte costituzionale ha depositato la sentenza n. 192 del 2024 sulle questioni di costituzionalità della legge citata, ritenendo non fondata la questione di costituzionalità dell'intera legge, ma considerando illegittime solo alcune disposizioni specifiche e stabilendo che l'autonomia differenziata deve avere l'obiettivo di «meglio rispondere alle attese e ai bisogni dei cittadini»;

   il 20 gennaio 2025 la Corte costituzionale ha, inoltre, dichiarato inammissibile il referendum abrogativo della legge 26 giugno 2024, n. 86;

   l'autonomia differenziata delle regioni può essere un volano per lo sviluppo dei territori, se disciplinata coerentemente con i principi costituzionali –:

   quali iniziative intenda assumere al fine di dare attuazione alla legge 26 giugno 2024, n. 86, approvata dal Parlamento, nel rispetto dei rilievi sollevati dalla Corte costituzionale.
(3-01711)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:


   VACCARI, FORATTINI, MARINO, ROMEO e ANDREA ROSSI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 9-quater, comma 1, del decreto-legge 15 maggio 2024, n. 63, ha previsto di incorporare nell'Agea Sin spa;

   con delibera n. 61 del 25 ottobre 2024 sono stati riorganizzati gli uffici dirigenziali di livello generale e non generale dell'Agea;

   con delibera di Agea n. 4 dell'8 gennaio 2025 è stata approvata la procedura di selezione pubblica finalizzata all'accertamento dell'idoneità all'inquadramento del personale di Sin spa nei ruoli dell'Agea;

   con delibera n. 6 del 20 gennaio 2025 è stata nominata la commissione esaminatrice della procedura di selezione pubblica finalizzata all'inquadramento del personale di Sin spa nei ruoli dell'Agea;

   solo il 25 gennaio 2025 veniva pubblicato in Gazzetta Ufficiale il comunicato di approvazione del regolamento di organizzazione dell'Agea;

   dalla cronologia delle delibere adottate si evince che la riorganizzazione degli uffici dirigenziali di livello generale e non generale dell'Area sono state effettuate in assenza dell'approvazione del regolamento del personale da parte del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste;

   secondo alcune anticipazioni di stampa i vertici di Agea avrebbero riferito del cambio di denominazione di Agea in Agesa. Una revisione delle funzioni e dell'organizzazione di Agea in assenza di atti normativi emanati che appare lesiva del personale e degli equilibri economici e organizzativi della stessa Agenzia –:

   se non ritenga di adottare iniziative per definire i processi riorganizzativi, amministrativi e contabili di Agea in coerenza con le norme e i regolamenti interni esistenti, con particolare riferimento alle conseguenze dell'incorporazione di Sin Spa in Agea.
(5-03475)


   CARLONI, DAVIDE BERGAMINI, BRUZZONE e PIERRO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   il prezzo del caffè per le origini «Arabica» e per le origini «Robusta» ha visto un aumento considerevole nelle borse di New York e Londra. Per «Arabica» il costo è duplicato mentre per la «Robusta» è triplicato negli ultimi 12 mesi. Solo negli ultimi 15 giorni il costo è incrementato del 12 per cento. La borsa di Londra non vedeva picchi così alti dal 1994 e quella di New York dal 1972;

   le ragioni di questo rialzo sono attribuibili a diversi fattori come le difficoltà logistiche, i cambiamenti climatici nei paesi produttori di caffè, le speculazioni sui mercati e a tutto ciò si può aggiungere anche la scarsa disponibilità di stock nei magazzini in tutta Europa;

   il Brasile è il primo produttore al mondo di Arabica mentre il Vietnam è noto per il suo caffè Robusta. In Vietnam, primo produttore al mondo di robusta, con circa 30 milioni di sacchi, il raccolto, che doveva completarsi a dicembre 2024, è in ritardo ed è stato completato all'80 per cento ci aspetta una perdita del 10 per cento;

   l'incremento è tale da creare a tutti gli oltre 800 torrefattori italiani problemi economici nel difficilissimo trasferimento del costo al settore Horeca;

   il caffè è uno dei prodotti più sensibili al fenomeno della siccità. In Brasile gelate storiche e una forte siccità hanno devastato le piantagioni nelle aree principali di coltivazione. La scarsa disponibilità e le problematiche sui raccolti hanno fatto aumentare le borse ma ha anche messo i coltivatori nella posizione di poter aumentare in modo mai visto prima i differenziali;

   il nuovo Regolamento europeo deforestazione zero (Eudr) stabilisce che per ogni lotto di caffè che viene introdotto in Europa sia dichiarato il tipo di caffè, il Paese produttore, la quantità e che sia fornita la geolocalizzazione di tutti gli appezzamenti di terreno in cui il caffè è stato prodotto allo scopo di verificare che in quelle aree geografiche non ci siano state deforestazioni dopo il dicembre 2020;

   i caffè provenienti da aree deforestate non potranno più essere immessi nel mercato europeo il che comporterà dei costi di adeguamento nei Paesi di origine; il Parlamento Europeo ha accettato il rinvio dell'entrata in vigore del regolamento che sarà quindi effettiva dal 1° gennaio 2026 –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda mettere in atto al fine di tutelare i torrefattori italiani per scongiurare un aggravamento della crisi che comporterebbe la chiusura delle attività.
(5-03476)


   GADDA. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   gli eventi climatici avversi ed estremi pongono sfide senza precedenti al settore della pesca e dell'acquacoltura, aumentando i rischi d'impresa e compromettendo la tenuta economica del comparto;

   la legge n. 213 del 2023, «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2024 e bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026», con i commi 101 e seguenti ha introdotto l'obbligo per le imprese iscritte nel registro delle imprese (ex articolo 2188 del codice civile) di stipulare, entro il 31 marzo 2025, contratti assicurativi per la copertura dei danni ai beni (terreni, fabbricati, impianti, macchinari, attrezzature) causati da calamità naturali ed eventi catastrofali (sismi, alluvioni, frane, inondazioni, esondazioni);

   l'inadempienza rispetto al suddetto obbligo è valutata negativamente nell'assegnazione di contributi, sovvenzioni o agevolazioni di carattere finanziario a valere su risorse pubbliche;

   tale obbligo non si applica alle imprese agricole (ex articolo 2135 del codice civile) per le quali resta ferma la possibilità di accedere alle garanzie del fondo mutualistico nazionale per la copertura dei danni catastrofali meteoclimatici alle produzioni agricole causati da alluvione, gelo o brina e siccità di AgriCat;

   l'articolo 14-bis del decreto legislativo n. 154 del 2004, prevede uno strumento di incentivazione delle polizze assicurative della pesche dell'acquacoltura (cosiddetto «Programma assicurativo annuale della pesca e dell'acquacoltura»), ad oggi mai reso operativo;

   un'indagine Ivass di giugno 2024 ha evidenziato che le polizze attualmente disponibili sul mercato spesso escludono coperture fondamentali per le imprese del settore ittico, come i danni da mareggiata, marea e penetrazione di acqua marina;

   in assenza di un intervento normativo specifico, dal 1° aprile 2025 le imprese della pesca e dell'acquacoltura dovranno ricorrere esclusivamente a polizze di mercato prive di incentivi, subendo un trattamento discriminatorio rispetto al settore agricolo e rischiando di perdere l'accesso a contributi pubblici in caso di mancata sottoscrizione delle coperture assicurative –:

   quali iniziative normative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per consentire alle imprese della pesca e dell'acquacoltura di accedere ai contributi previsti dall'articolo 14-bis del decreto legislativo n. 154 del 2004 per la stipula di polizie assicurative agevolate e se, nelle more della piena attuazione di tali strumenti, il Ministro interrogato non ritenga opportuno escludere temporaneamente le imprese della pesca e dell'acquacoltura dall'obbligo assicurativo imposto dalla legge n. 213 del 2023, al fine di evitare disparità di trattamento con il settore agricolo e di garantire la sostenibilità economica del comparto ittico.
(5-03477)


   CARAMIELLO, CHERCHI e SERGIO COSTA. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   il 7 gennaio 2024 è entrato in vigore il decreto legislativo 7 dicembre 2023, n. 205, di adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del Regolamento (CE) n. 1099/2009 del Consiglio, del 24 settembre 2009, relativo alla protezione degli animali durante l'abbattimento, ai sensi dell'articolo 18 della legge 4 agosto 2022, n. 127;

   tale decreto prevede l'introduzione del divieto di abbattimento dei pulcini maschi appena nati entro il 31 dicembre 2026, quindi con un «più che ragionevole» periodo di transizione;

   nell'ambito delle pratiche diffuse nell'industria per la produzione di uova è, infatti, consuetudine l'abbattimento, mediante triturazione o gassificazione, dei pulcini maschi, poiché improduttivi e quindi giudicati un onere finanziario superfluo da sostenere;

   tale pratica, diffusa e consolidata, dimostra concretamente l'importanza di promuovere alternative etiche e sostenibili che rispettino il benessere degli animali e promuovano forme di produzione alimentare più responsabili;

   l'articolo 5 del decreto, in particolare, prevede «Misure per implementare le tecnologie per il sessaggio», che consentono di riconoscere il sesso dell'embrione prima della schiusa dell'uovo, quindi la sistematica eliminazione delle uova contenenti futuri maschi e, quanto più l'identificazione del sesso è tempestiva, tanto più è possibile operare nell'arco temporale in cui l'embrione non è in grado di percepire il dolore;

   tali misure sono essere soggette a delle linee guida specifiche che avrebbero dovuto essere emanate dai ministeri competenti entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto;

   è evidente che accanto a tali misure, specialmente per l'attuazione più rapida dell'articolo 5, sarebbe stato auspicabile un investimento economico al fine di sostenere le imprese nella transizione dell'attività e nell'acquisto dei macchinari più moderni al fine del sessaggio dell'embrione; investimento che però non è stato predisposto neanche in occasione dell'ultima legge di bilancio;

   il decreto in parola, senza i relativi decreti attuativi, e senza un adeguato investimento economico risulta quindi incompleto in termini di specifiche cruciali –:

   se, per quanto di competenza, intenda esporre in modo puntuale le modalità e le tempistiche di attuazione del decreto in oggetto, sia in relazione all'emanazione delle linee guida, sia in riferimento al necessario investimento economico legato alle modalità di etichettatura, alla ricollocazione dei pulcini, alle tecnologie di ovo sessaggio e all'adattamento degli incubatoi richiesti dalla norma.
(5-03478)


   NEVI, BOSCAINI, GATTA, CASTIGLIONE e ARRUZZOLO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   con la legge n. 234 del 2021 è stato istituito Agricat, fondo mutualistico nazionale per la copertura dei danni catastrofali meteoclimatici, gestito da Agricat srl che fa capo al Ministero interrogato;

   si tratta dello strumento previsto dal Piano strategico nazionale della politica agricola comune 2023-2027 (intervento SRF04) destinato a indennizzare gli agricoltori che vi si iscrivono in caso di danni colturali subiti in conseguenza di un evento catastrofale da alluvione, gelo o siccità;

   è un sistema di gestione del rischio che l'Italia ha concepito in modo pionieristico nel corso del negoziato della riforma Pac 2023/27 e che, ad oggi, è l'unico Stato Ue a utilizzare;

   Agricat è dotato di 600 milioni di euro finanziati al 70 per cento, con risorse europee. Parte delle risorse proviene direttamente dagli agricoltori attraverso le trattenute del 3 per cento sulle domande Pac;

   dopo le proteste dell'estate 2024 per le esclusioni e ritardi nell'erogazione degli indennizzi si è deciso di costituire un tavolo di coordinamento, con la partecipazione dei servizi di assistenza agricola CAA, per superare le criticità incontrate nella gestione degli indennizzi del Fondo;

   dalle organizzazioni agricole si apprende che a breve Agricat trasmetterà via Pec oltre 19 mila comunicazioni di indennizzo alle aziende agricole, per un totale di 106 milioni di euro per i danni catastrofali subiti nella primavera 2023 in Emilia-Romagna e in aree limitrofe, quali ad esempio la provincia di Verona, colpite da gelate e alluvioni nello stesso periodo;

   il fatto che, a inizio 2025, non siano stati ancora erogati i risarcimenti per i danni della primavera 2023 è un segnale di non corretto funzionamento di Agricat, sia pure a fronte della novità dello strumento;

   alla vigilia della campagna agraria, i ritardi rischiano di inficiare il lavoro fatto per sostenere gli agricoltori nell'adozione di misure assicurative volte a difendere le colture;

   le associazioni agricole chiedono altresì di elevare la percentuale massima di indennizzo dal 10 al 30 per cento –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per assicurare la piena funzionalità di Agricat, oltre a una dotazione funzionale alle emergenze crescenti, ove si consideri che tale strumento è concepito per assicurare il ripristino immediato e a un livello adeguato della liquidità delle imprese agricole, allorquando fenomeni dannosi di natura sistemica che colpiscono un determinato territorio, comportino la perdita di una parte consistente della produzione agricola.
(5-03479)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazioni a risposta immediata:


   BORRELLI, BONELLI, DORI, FRATOIANNI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI, PICCOLOTTI, ZANELLA e ZARATTI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   con sentenza del 30 gennaio 2025 la Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato lo Stato italiano per violazione del diritto alla vita degli abitanti della «Terra dei fuochi», l'area campana coinvolta per decenni nell'interramento di rifiuti tossici ad opera della criminalità organizzata, che da anni gestisce e smaltisce illegalmente rifiuti speciali provenienti da tutta Italia;

   tra i soggetti coinvolti in questa attività criminale sono da annoverare i fratelli Pellini di Acerra, definitivamente condannati nel 2017 per disastro ambientale aggravato a causa del loro coinvolgimento in attività di stoccaggio e smaltimento illecito di milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi con devastanti ripercussioni sulla Terra dei fuochi, il cui patrimonio di circa 220 milioni di euro, inizialmente oggetto di confisca poi annullata per decorrenza dei termini, è stato nuovamente posto sotto sequestro nell'ambito del processo in corso davanti al tribunale civile di Napoli per un maxi risarcimento del danno ambientale procurato;

   la Corte europea dei diritti dell'uomo, in particolare, ha riconosciuto un rischio per la vita dei cittadini «sufficientemente grave, reale e accertabile», che può essere qualificato come «imminente», ritenendo che «non ci siano prove sufficienti di una risposta sistematica, coordinata e completa da parte delle autorità nell'affrontare la situazione della Terra dei fuochi»;

   scrive ancora la Corte europea dei diritti dell'uomo che «data l'ampiezza, la complessità e la gravità della situazione, era necessaria una strategia di comunicazione completa e accessibile, per informare il pubblico in modo proattivo sui rischi potenziali o reali per la salute e sulle azioni intraprese per gestire tali rischi. Questo non è stato fatto; anzi, alcune informazioni sono state coperte per lunghi periodi dal segreto di Stato»;

   studi ufficiali, come quello presentato nel febbraio 2021 dalla procura di Napoli Nord con l'Istituto superiore di sanità, hanno dimostrato la correlazione tra determinati tipo di cancro e l'alto grado di inquinamento ambientale dovuto, in special modo, all'interramento di rifiuti tossici e alla presenza di numerose discariche legali e abusive;

   secondo quanto disposto dai giudici della Corte europea dei diritti dell'uomo, lo Stato italiano, cui è stata riconosciuta una responsabilità diretta, deve elaborare una strategia articolata sulla Terra dei fuochi, mettere in piedi un meccanismo di monitoraggio indipendente e istituire una piattaforma di informazione pubblica –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere perché venga subito attuata la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo e impressa una decisiva accelerazione agli interventi di bonifica delle aree ricomprese nella Terra dei fuochi.
(3-01704)


   MARATTIN. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   nella legge di bilancio per il 2025, precisamente all'articolo 1, commi da 50 a 53, della legge n. 207 del 2024, il Governo ha provveduto alla riassegnazione delle concessioni per la gestione delle reti elettriche di media e bassa tensione per i prossimi venti anni agli attuali concessionari, senza alcuna analisi comparativa e praticamente senza alcun dibattito;

   è stato fatto vanto, da parte del Governo, di avere reso oneroso, per i concessionari, tale riassegnazione;

   tale onerosità, tuttavia, si traduce in un surrettizio e non dichiarato aumento degli oneri in bolletta per gli utenti del sistema elettrico italiano: i concessionari sono, infatti, autorizzati a rivalersi sugli utenti delle somme versate allo Stato, per giunta maggiorate dalla remunerazione che viene riconosciuta dall'Arera per gli investimenti sulle reti;

   paradossalmente, maggiore è la somma versata, maggiore è l'incasso per lo Stato, ma altresì maggiori sono il guadagno dei concessionari e l'aumento delle bollette pagate dagli utenti del sistema elettrico, che di fatto finanziano sia l'introito dello Stato sia i guadagni dei concessionari;

   l'attuale congiuntura pone già un carico notevole sulle utenze degli italiani –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo, volte a lasciare a carico dei gestori i suddetti oneri concessori, evitando così sia un loro guadagno, tramite la remunerazione riconosciuta al capitale investito, sia un aggravio delle bollette, assolutamente da evitare, per gli utenti del servizio.
(3-01705)


   DE PALMA, D'ATTIS e CAROPPO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   Taranto attende di poter riprendere i percorsi di risanamento ambientale in fase di stallo, come le bonifiche delle aree sito di interesse nazionale e il contratto istituzionale di sviluppo, oltre che avviare i progetti da finanziare con le risorse del just transition fund destinate alla città;

   per quanto riguarda le bonifiche, oltre alla prossima piena operatività della struttura commissariale, il commissario straordinario per gli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, dottor Uricchio, dispone sulla contabilità speciale di 52 milioni di euro con i quali si dovrà prioritariamente liquidare tutta una serie di interventi già effettuati da parte dei comuni dell'area vasta di Taranto;

   tuttavia, per attuare il «Protocollo d'intesa per interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto», che riguarda un'area sito di interesse nazionale di oltre 500 chilometri quadrati, leggermente ridottasi dopo la riperimetrazione, il commissario ha stimato un fabbisogno di circa 500 milioni di euro per rilanciare e riprendere le attività di sua competenza;

   a fronte di una dotazione per le bonifiche ambientali (ivi compresi i siti orfani) che il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica ha quantificato in complessivi 500 milioni di euro per 121 interventi, il commissario ha indicato come possibili ulteriori fonti di finanziamento i fondi di sviluppo e coesione, oltre alle eventuali disponibilità messe in campo dai Ministeri competenti;

   correttamente il commissario considera prioritario l'intervento di risanamento del bacino del Mar Piccolo di Taranto. Questa iniziativa però è collocata nel contratto istituzionale di sviluppo Taranto siglato nel 2015, che interessa i comuni di Taranto, Statte, Massafra, Crispiano e Montemesola e comprende 40 interventi per un valore di 1.008 milioni di euro;

   nel 2022 il contratto istituzionale di sviluppo contava cantieri aperti per un valore pari a circa 570 milioni di euro; tuttavia, l'intervento sul Mar Piccolo è fermo dal 2021, con grave danno per i mitilicoltori che vedevano in quella soluzione una possibilità di mitigare il loro disagio economico e sociale;

   per quanto riguarda il just transition fund per Taranto, dovrebbe essere approvato a breve il piano operativo per evitare la perdita di una parte degli 800 milioni di euro destinati alla città, che devono essere spesi già entro il 2026 –:

   quali ulteriori iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interrogato per accelerare gli interventi di risanamento ambientale e di transizione verso un'economia climaticamente neutra che riguardano la città di Taranto.
(3-01706)


   CAVANDOLI, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   ad aprile 2023 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha autorizzato l'impegno di spesa in conto residui a favore dell'autorità di bacino distrettuale del fiume Po per tre opere, incluso un finanziamento di 3,2 milioni di euro per la realizzazione del progetto di fattibilità tecnica ed economica dell'invaso a scopi plurimi in ambito montano e altre azioni sinergiche, per la mitigazione di rischi di esondazione e il soddisfacimento dei fabbisogni idrici per agricoltura, industria e usi civili della Val d'Enza, nelle province di Reggio Emilia e Parma, comunemente nota come diga di Vetto;

   il 25 giugno 2024 era stata aggiudicata da parte del consorzio di bonifica dell'Emilia centrale, ente incaricato da convenzione, la redazione del docfap della diga, ossia del documento di fattibilità delle alternative progettuali preliminare del progetto di fattibilità tecnica ed economica, ad una cordata di società ingegneristiche capeggiata dalla C&S di Chieti, per un costo di 394 mila euro;

   il documento di fattibilità delle alternative progettuali risulta, pertanto, già finanziato, con fondi messi a disposizione dalla regione Emilia-Romagna (300.000 euro), dal Consorzio bonifica Reggio capofila (120.000 euro) e dal Consorzio di bonifica parmense (80.000 euro);

   recentemente l'autorità di bacino distrettuale del Po ha comunicato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che la data di stesura del progetto di fattibilità tecnica ed economica è slittata a novembre 2025, sia per la diga di Vetto che per altri progetti, avanzando la richiesta di ulteriori risorse poiché i relativi costi saranno destinati ad aumentare;

   sembrerebbe che l'autorità, gestore in questa fase, abbia lasciato correre il tempo senza alcun progresso. Mentre i territori attendono risposte per gli usi plurimi, fabbisogno idrico, agricolo, potabile, laminazione delle piene e idroelettrico, che impongono la realizzazione di un bacino di grandi dimensioni. Si deve prendere atto che i fondi stanziati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, regione e consorzi di bonifica non hanno ancora prodotto alcun risultato;

   in considerazione delle urgenti esigenze del territorio, la costruzione della diga di Vetto non può subire ulteriori ritardi poiché la sua realizzazione eviterebbe, inoltre, di impoverire le falde idriche sotterranee, ora molto utilizzate per l'agricoltura della zona, che verrebbero, invece, così rigenerate, ottimizzando, quindi, tutte le risorse idriche –:

   se il Ministro intenda verificare, per quanto di competenza, lo stato effettivo di avanzamento del progetto della diga di Vetto, da parte dell'autorità di bacino distrettuale del Po, e l'utilizzo dei finanziamenti pubblici e quali ulteriori iniziative di competenza intenda adottare affinché l'autorità acceleri la procedura di realizzazione di un'opera strategica per le esigenze idriche territoriali.
(3-01707)


   PAVANELLI, APPENDINO, CAPPELLETTI e FERRARA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   prosegue il rialzo delle quotazioni del gas naturale scambiato sulla piazza Ttf (Title transfer facility) di Amsterdam, che, nella mattinata del 4 febbraio 2025, si attesta sui 52,9 euro per megawattora;

   nel corso dell'informativa urgente tenutasi presso l'Aula della Camera dei deputati il 23 gennaio 2025, il Ministro interrogato ha confermato che il binomio energia e bollette «è oggetto d'attenzione da parte del Governo»;

   tuttavia, dall'inizio della XIX legislatura molte delle misure introdotte dal Governo a giudizio degli interroganti non solo si sono rivelate delle partite di giro, ma, sovente, invece di arginare la spesa energetica di famiglie e imprese, l'hanno aggravata, trovando copertura a valere sulle bollette e, segnatamente, sugli oneri di sistema;

   ne sono esempio: l'introduzione di prezzi minimi garantiti per gli impianti di produzione alimentati da bioliquidi sostenibili di cui all'articolo 5, comma 2, del decreto-legge 9 dicembre 2023, n. 181; la proroga delle concessioni per la distribuzione dell'energia elettrica di cui all'articolo 1, commi 50-53, della legge 30 dicembre 2024, n. 207, che non offre nessuna garanzia per gli utenti finali, che anzi ripagano in bolletta con una remunerazione del 5,6 per cento gli investimenti effettuati dai distributori;

   inoltre, l'introduzione della possibilità per i vulnerabili di passare al sistema a tutele graduali non ha affatto risolto il problema dei costi per i predetti soggetti, i più fragili del mercato dell'energia;

   come noto, allo stato attuale, il calcolo degli oneri di sistema avviene mediante l'applicazione di una tariffa regressiva per chi consuma poco e non con un sistema progressivo (più si consuma, più gli oneri di sistema sono alti);

   è del 3 febbraio 2025 la notizia che il Ministro interrogato intende valutare di quanto integrare la tariffa in bolletta a copertura del costo di produzione energetica da nucleare. La stessa energia nucleare che, a detta del Governo, dovrebbe abbattere proprio i costi delle bollette –:

   quali siano le motivazioni che, a tutt'oggi, determinano l'assenza di idonee iniziative volte a mitigare nel breve periodo i costi energetici di famiglie e imprese.
(3-01708)

Interrogazione a risposta orale:


   BARABOTTI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la sera del 28 gennaio 2025 la nave cargo cipriota, Guang Rong, lunga circa 100 metri e carica di pietrame da cava per la costruzione della diga del porto di Genova, si è incagliata al pontile di Marina di Massa, a causa della mareggiata che ha fatto perdere al comandante il controllo della nave;

   da quanto si apprende dai giornali, il pontile, attualmente chiuso per restyling, risulta ora distrutto e, nonostante non si riscontrino vittime e feriti, la situazione permane critica per il pericolo, non ancora scongiurato, dello sversamento il mare di 102 tonnellate di gasolio contenute nei serbatoi;

   la procura di Massa ha avviato indagini preliminari, finalizzate all'accertamento di eventuali profili di colpa che possano avere avuto incidenza causale sul naufragio, ed è stato disposto il sequestro dell'imbarcazione, dopo la conclusione della messa in sicurezza dell'area;

   il nucleo sommozzatori della Guardia costiera di Genova, il reparto sommozzatori della Polizia di Stato di La Spezia e i vigili del fuoco di Livorno, tutti coordinati dalla capitaneria di porto di Marina di Carrara, hanno effettuato ispezioni dello scafo;

   Arpat ha effettuato campionamenti nell'area e non ha rilevato rilasci significativi di sostanze inquinanti nell'area; sono state comunque già posizionate due tipi di barriere all'eventuale fuoriuscita di combustibili e oli: panne assorbenti, più vicine al perimetro della nave, e panne galleggianti, più esterne, poste sopra la superficie dell'acqua e per circa 70 centimetri di profondità;

   inoltre, sono stati individuati quattro punti intorno alla nave e due punti vicini alla riva, su cui sono stati effettuati campionamenti chimici e biologici, finalizzati a conoscere lo stato biologico delle acque, al fine di monitorare l'evoluzione delle matrici ambientali durante le fasi di rimozione del relitto; rimozione che dovrà avvenire solo dopo lo svuotamento dei serbatoi;

   sembra che questa sia la terza occasione di navi arenate tra Marina di Carrara e Marina di Massa, sempre a causa della combinazione tra mareggiate e avarie, con danni ambientali, fortunatamente, contenuti fino ad oggi;

   pertanto, la situazione si presenta sotto controllo, ma occorre tenere presente che un'eventuale fuori uscita di carburante durante le operazioni potrebbe rivelarsi grave per l'ambiente e l'economia turistica dell'intero litorale –:

   se si intendano verificare, per quanto di competenza, le attività fino ad oggi intraprese e monitorare i lavori per lo svuotamento dei serbatoi e lo spostamento della nave cargo incagliata, nonché le azioni degli enti competenti per evitare simili incidenti nel futuro, a garanzia dell'ambiente e dell'ecosistema marino di Marina di Massa.
(3-01712)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ILARIA FONTANA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   l'impianto di depurazione di Termoli è stato approvato con delibera di determinazione dirigenziale n. 671 del 26 marzo 2019 del comune di Termoli per un importo pari a 7,5 milioni di euro;

   il progetto in questione è stato approvato il 22 maggio 2020 sulla base di un accordo di programma tra il Ministero dell'ambiente e l'Ente di governo dell'ambito del Molise (Egam) per la concessione del finanziamento ministeriale avente ad oggetto la dismissione e delocalizzazione dell'impianto di depurazione del porto di Termoli per un importo pari a 3,825 milioni di euro anche a valere di risorse nazionali;

   tale accordo si colloca nell'ambito del piano operativo «ambiente» FSC 2014-2020 di competenza del Ministero;

   con successiva delibera di Giunta n. 39 del 20 febbraio 2024 conseguente alla conclusione della fase autorizzativa per la realizzazione degli interventi sul depuratore, è stato approvato il quadro economico di spesa redatto a seguito delle risultanze di gara e delle indicazioni della regione Molise;

   con nota protocollo n. 31097 del 9 maggio 2024, citata nella deliberazione di giunta comunale n. 268 del 10 ottobre 2024, il comune di Termoli si impegnava ad autorizzare la revisione del quadro economico di progetto, specificando che ogni onere ulteriore dovesse trovare copertura finanziaria esclusivamente nella tariffa idrica ed informando, per conoscenza, sia la regione Molise, che l'Egam;

   successivamente, in data 28 giugno 2024, Acea Molise s.r.l. ha trasmesso il nuovo piano degli investimenti relativo al periodo 2024-2029, comprensivo anche degli interventi di dismissione e delocalizzazione del depuratore di porto ai fini dell'approvazione da parte del comune di Termoli e di nuova determinazione della tariffa;

   successivamente, in data 10 ottobre 2024, Acea Molise s.r.l. con nota protocollo 65183, citata nella deliberazione di giunta comunale di Termoli n. 268 del 10 ottobre 2024, ha proposto un nuovo piano complessivo degli interventi per il periodo 2024-2037 per un importo complessivo per circa 23 milioni di euro, aumento che potrebbe gravare sull'utenza a fronte di un possibile incremento delle tariffe;

   il Ministero dell'ambiente ha tra le sue competenze la tutela delle risorse idriche e il monitoraggio dell'applicazione delle normative ambientali, comprese quelle relative alla gestione dei servizi pubblici essenziali;

   la regolazione delle tariffe idriche è sottoposta al controllo dell'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera), che richiede alle gestioni operative di giustificare in maniera trasparente i costi e di garantire che essi siano strettamente correlati alla qualità del servizio e agli investimenti effettivamente realizzati;

   va considerato che tali tariffe del servizio idrico devono rispettare il principio della proporzionalità e garantire la trasparenza dei costi sostenuti, come previsto dal decreto legislativo n. 152 del 2006 ed eventuali irregolarità nella determinazione delle tariffe idriche potrebbero comportare una violazione dei diritti degli utenti e un pregiudizio al principio di equità sociale –:

   se sia a conoscenza della procedura adottata riportata in premessa;

   quali iniziative siano state adottate, per quanto di competenza, affinché siano risolte eventuali irregolarità riscontrate nella determinazione delle tariffe idriche, e la mancata attuazione di un gestore unico per l'ambito in oggetto, cosicché sia assicurata la conformità alla normativa vigente e ai princìpi di trasparenza e proporzionalità stabiliti dal diritto ambientale e dalla regolazione tariffaria.
(4-04244)


   MAGI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   l'area ex-Sofer di Pozzuoli, definitivamente dismessa dall'attività industriale della fabbrica Ansaldo-Sofer nel 2003, si estende per circa 18 ettari in posizione baricentrica nel golfo di Pozzuoli e rappresenta un sito di alto valore ambientale e paesaggistico;

   l'area è regolamentata dal Piano territoriale paesistico (Ptp) dei Campi Flegrei, approvato ai sensi dell'articolo 1-quinquies della legge 8 agosto 1985, n. 431. In particolare l'articolo 15 del Piano territoriale paesistico classifica l'area come zona A.r.t. (Aree di ricerca tecnologica) che prescrive che gli interventi siano finalizzati alla riconversione industriale senza incremento delle volumetrie, al recupero paesaggistico-ambientale e alla promozione di attività compatibili con le vocazioni del territorio;

   il Piano regolatore generale (Prg) del comune di Pozzuoli, che recepisce integralmente le prescrizioni del Piano territoriale paesistico, ha destinato l'area a industriale di riconversione (zona D2) con previsioni di riduzione delle volumetrie preesistenti del 30 per cento, arretramento degli interventi edilizi dalla linea di costa e realizzazione di un parco urbano attrezzato;

   diversi sono stati i tentativi dal 2007 ad oggi di modificare le previsioni urbanistiche per consentire interventi edilizi non conformi alla normativa del Piano territoriale paesistico, che è sovraordinata rispetto agli altri strumenti urbanistici comunali e provinciali;

   il Piano urbanistico attuativo (Pua) approvato con delibera commissariale n. 20/Comm del 15 marzo 2012 presenta criticità in termini di partecipazione pubblica e conformità alle normative ambientali e paesaggistiche, e, inoltre, la convenzione urbanistica non è mai stata sottoscritta. Le opere pubbliche previste nel Piano urbanistico attuativo, nonché la riduzione degli standard urbanistici compromette gli obiettivi di riqualificazione e di restituzione del rapporto tra la città di Pozzuoli e il mare;

   sono state avanzate successive richieste di revisione del Piano urbanistico attuativo che hanno proposto varianti non conformi quali la realizzazione di residenze di lusso, la riduzione di standard urbanistici obbligatori, alle quali vi è stata opposizione trasversale da parte dell'amministrazione comunale;

   con una nota del 27 gennaio 2020 la Prysmian ha esposto al sindaco e all'assessore competente la necessità di ampliare il proprio impianto produttivo e che questa esigenza risulta in contrasto con la normativa vigente. Intervento autorizzato attraverso permessi a costruire convenzionati che hanno portato alla frammentazione del progetto di riqualificazione dell'area derogando alle previsioni di tutela paesaggistica;

   la frammentazione delle procedure urbanistiche nonché la sovrapposizione tra interessi pubblici e privati rischiano di compromettere l'integrità di un'area di straordinaria rilevanza nel contesto dei Campi Flegrei;

   il Piano territoriale paesistico e il Piano regolatore generale prevedono esplicitamente la tutela paesaggistica, il recupero ambientale, la riconversione dell'area senza aumento delle volumetrie nonché senza interventi industriali il tutto nel rispetto della vocazione naturale e culturale del territorio –:

   se il Governo sia a conoscenza delle criticità esposte in premessa; quali iniziative di competenza intenda intraprendere per tutelare il patrimonio paesaggistico e ambientale dell'area, inoltre se non ritenga di promuovere verifiche, per quanto di competenza in relazione alle procedure e agli interventi autorizzati e, infine, se non ritenga opportuno adottare iniziative di competenza volte a incentivare la riconversione produttiva dell'Area ex-Sofer in coerenza con gli obiettivi scientifici, culturali, tecnologici e turistici previsti dagli strumenti di pianificazione urbanistica.
(4-04247)


   IACONO, PROVENZANO, BARBAGALLO, MARINO, PORTA e SIMIANI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   lo scorso 15 aprile 2024 la RWE Renewables Italia S.r.l. ha presentato alla Regione Siciliana, ai sensi dell'articolo 23 del decreto legislativo n. 152 del 2006, istanza per l'avvio della procedura di Valutazione di impatto ambientale del progetto di un parco eolico denominato «Racalmuto Grotte», della potenza complessiva di 30 MW da ubicare nei comuni di Racalmuto (AG) e Grotte (AG) con relative opere elettriche connesse ovvero cavidotti di collegamento MT che attraversano anche i comuni di Comitini (AG), Aragona (AG) e Favara (AG), cabina di trasformazione e consegna mediante cavidotti interrati AT, presso la Sottostazione Elettrica esistente Terna S.p.A. nel comune di Favara (AG);

   la realizzazione di tale impianto, come evidenziato dall'amministrazione comunale e dalla comunità locale, pone numerosi problemi, tra i quali la sottrazione di superfici agricole produttive, effetti paesaggistici, mancato coinvolgimento delle istituzioni locali, in quanto, nonostante l'impatto rilevante, i comuni non hanno potere decisionale diretto nella scelta delle aree interessate, che avviene esclusivamente sulla base di accordi tra soggetti privati e sulla base di norme nazionali;

   parte dell'impianto verrebbe, infatti, costruito sulle ex miniere di zolfo, una zona che meriterebbe piuttosto di essere trasformata in parco minerario per custodirne il patrimonio geologico, mineralogico e storico minerario di inestimabile valore;

   lo scorso giugno 2024 è stato approvato dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, di concerto con il Ministero della cultura e il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, un decreto che impegna le regioni a individuare, entro 180 giorni, le aree idonee e non idonee alla realizzazione di impianti Fer;

   con l'adozione del decreto citato sono stati forniti alle regioni criteri uniformi per l'adozione, da parte delle medesime, dei provvedimenti normativi di competenza, cui deve conseguire l'adeguamento della programmazione regionale alle nuove aree reputate idonee. Il decreto ministeriale mira ad assicurare la massima compatibilità possibile degli impianti Fer con la tutela paesaggistica e con la produzione agricola, nonché a consentire l'effettivo accesso a procedure abilitative semplificate;

   la Regione Siciliana non ha ancora adottato tale legge regionale e, inoltre, in pendenza del contenzioso amministrativo riguardante il citato decreto ministeriale, l'assenza di una chiara pianificazione nazionale e regionale sulla localizzazione degli impianti Fer rischia di generare conflitti tra le esigenze di produzione energetica e quelle di tutela del territorio, generando incertezza e potenziali disparità tra le comunità locali;

   la transizione energetica deve essere equilibrata e inclusiva, evitando di aggravare i conflitti tra le diverse istanze territoriali e promuovendo soluzioni che garantiscano una reale e verificabile integrazione tra produzione energetica e garanzie di tutela del paesaggio e delle produzioni agricole –:

   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda adottare, affinché nelle more della definizione delle aree idonee e non idonee da parte delle regioni, gli interventi con procedimenti amministrativi già avviati, come quello di cui in premessa, si realizzino con un coinvolgimento attivo delle amministrazioni locali e delle comunità interessate, anche al fine di assicurare una maggiore equità nella distribuzione dei benefici e dei costi di tali interventi e misure di compensazione a beneficio delle comunità che subiscono l'impatto di questi impianti spesso senza alcun beneficio, né economico né energetico.
(4-04249)

DISABILITÀ

Interrogazione a risposta scritta:


   SANTILLO. — Al Ministro per le disabilità, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 3 della Costituzione sancisce il compito della Repubblica di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, mentre l'articolo 38 della Costituzione garantisce ai cittadini inabili al lavoro il diritto al mantenimento e all'assistenza sociale;

   l'articolo 12 della legge n. 118 del 1971 stabilisce il diritto delle persone con disabilità all'assistenza economica in caso di impossibilità a svolgere attività lavorativa;

   la legge n. 68 del 1999 promuove il collocamento mirato delle persone con disabilità, incentivando la loro inclusione nel mondo del lavoro;

   la sentenza n. 152 del 2020 della Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del limite precedente della maggiorazione sociale della pensione di invalidità; a seguito di tale pronuncia il limite è stato aumentato di 400 euro mensili per gli invalidi civili totali, ciechi e sordi di età compresa tra i 18 e i 60 anni;

   l'Inps considera i compensi derivanti dai tirocini formativi e dalle cosiddette «borse lavoro» come reddito ai fini del calcolo della pensione di invalidità e, conseguentemente, molti beneficiari subiscono una riduzione o la perdita totale della maggiorazione;

   le borse lavoro sono strumenti di inclusione lavorativa previsti da diversi programmi di politiche attive del lavoro, tra cui «Garanzia giovani» e «Dote impresa», e hanno un valore economico limitato, variando dai 200 ai 500 euro mensili;

   nel calcolo dell'importo limite per il riconoscimento della maggiorazione della pensione, vengono conteggiati anche questi compensi, facendo superare i limiti reddituali previsti per il 2024, ovvero 9.555,65 euro per i pensionati singoli e 16.502,98 euro per i pensionati coniugati;

   in molti casi, l'Inps richiede la restituzione delle somme percepite per la maggiorazione, anche a distanza di due anni, aggravando la situazione economica di persone già in condizioni di fragilità; un caso emblematico riguarda un cittadino di 37 anni con disabilità motoria che, dopo aver partecipato a un tirocinio formativo "Garanzia giovani", si è visto decurtare l'importo della pensione di circa 6.000 euro, equivalente all'importo complessivo percepito attraverso il tirocinio (ilfattoquotidiano.it);

   questa situazione genera un grave disincentivo all'inserimento lavorativo e all'autonomia delle persone con disabilità, favorendo forme di puro assistenzialismo;

   le famiglie, incentivate a indirizzare i propri figli con disabilità verso attività lavorative tramite programmi di inclusione, si ritrovano penalizzate dalle norme Inps che assimilano tali incentivi a redditi da lavoro, vanificando l'obiettivo di inclusione lavorativa delle persone con disabilità, rendendo controproducenti le misure di politica attiva del lavoro;

   l'attuale meccanismo di calcolo del reddito penalizza le persone con disabilità che partecipano a tirocini formativi e borse lavoro, mentre l'inserimento lavorativo dovrebbe costituire un'opportunità e non una penalizzazione per le persone con disabilità;

   molti beneficiari scoprono solo a posteriori le conseguenze negative dell'accettazione di borse lavoro, quando ricevono la richiesta di restituzione delle somme da parte dell'Inps –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della problematica riguardante la decurtazione delle pensioni di invalidità a seguito di tirocini retribuiti e se non ritengano che l'attuale sistema normativo, assimilando i compensi dei tirocini a redditi da lavoro, vanifichi l'obiettivo di inclusione lavorativa delle persone con disabilità;

   se intendano adottare iniziative anche di carattere normativo per modificare il meccanismo di calcolo dei limiti reddituali per l'accesso alla maggiorazione della pensione di invalidità, escludendo dal computo i compensi derivanti da borse lavoro o strumenti analoghi evitando che queste ultime si traducano in un danno economico per i beneficiari;

   se intendano adottare iniziative per tutelare i soggetti che hanno già subito richieste di restituzione delle somme percepite, garantendo loro il mantenimento della maggiorazione senza penalizzazioni economiche.
(4-04246)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   BARZOTTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la società Stradivaria spa, costituita nel 2007 con l'obiettivo di progettare, realizzare e gestire l'autostrada regionale Cremona-Mantova, è inattiva dal 2018 e ha accumulato al 31 dicembre 2023 perdite per oltre 4,4 milioni di euro, senza un piano economico-finanziario sostenibile per il progetto;

   gli enti pubblici soci, tra cui province e comuni, sostengono costi significativi derivanti dalle perdite di Stradivaria spa e delle società collegate, come Autostrade Centropadane spa e Brebemi spa, che da anni presentano bilanci in perdita;

   la normativa vigente (decreto legislativo n. 175 del 2016) prevede che le società a partecipazione pubblica non possano operare se non per fini strettamente legati all'interesse pubblico e, in caso di perdite sistematiche, ne venga valutata la dismissione o liquidazione;

   la Corte di cassazione ha stabilito che le società partecipate pubbliche, in quanto soggetti di diritto privato, sono assoggettabili a procedure concorsuali, incluse quelle fallimentari –:

   se, alla luce della grave situazione finanziaria di Stradivaria spa e delle società collegate, i Ministri interrogati intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, anche di carattere ispettivo e alla luce di quanto rappresentato in premessa, al fine di tutelare l'interesse pubblico e salvaguardare le finanze degli enti pubblici coinvolti.
(3-01713)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PANDOLFO, GHIO e PASTORINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la portualità rappresenta un pilastro fondamentale per lo sviluppo economico della regione Liguria e dell'intero Paese;

   in un contesto internazionale caratterizzato da una crescente competizione tra porti, è essenziale che il sistema portuale ligure sia potenziato e integrato con le infrastrutture ferroviarie e stradali per garantire la competitività dell'Italia, in particolare del Nord;

   secondo i dati ufficiali di Assoporti, i porti liguri movimentano oltre il 50 per cento del traffico container italiano (TEU – Twenty-foot equivalent unit) e rappresentano i principali punti di entrata e uscita delle merci per l'Italia;

   la portualità ligure contribuisce in maniera determinante alle entrate fiscali nazionali, generando circa 4,6 miliardi di euro in dazi e Iva;

   nella riorganizzazione dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, la direzione ligure è stata superata in termini di rilevanza da altre direzioni territoriali, tra cui Veneto e Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Marche, Lazio e Abruzzo, che però gestiscono volumi di traffico commerciale in Twenty-foot equivalent unit nettamente inferiori;

   a seguito della recente riorganizzazione nazionale dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli la direzione regionale per la Liguria è stata declassata dalla prima alla quarta fascia di importanza in una scala da uno a sette;

   sin dalla sua istituzione, nel 2001, la direzione è sempre stata classificata nella prima fascia;

   il declassamento coinvolge anche importanti uffici provinciali, tra cui quelli di La Spezia e Savona;

   l'ufficio Agenzia delle dogane e dei monopoli di La Spezia, che gestisce il secondo maggior traffico container in Italia (1.069.791 Twenty-foot equivalent unit, secondo solo a Genova con 2.176.561 Twenty-foot equivalent unit, è stato declassato dalla prima alla seconda fascia, mentre uffici di altri porti con volumi di traffico sensibilmente inferiori (Livorno, Napoli, Trieste e Venezia) hanno mantenuto il loro status;

   l'ufficio Agenzia delle dogane e dei monopoli di Savona, che presidia il traffico dei porti di Savona e Vado Ligure (346.612 Twenty-foot equivalent unit, ottavo porto nazionale) e raccoglie oltre 1,2 miliardi di euro in diritti di confine (dazi e Iva), è stato declassato dalla seconda alla terza fascia, nonostante l'ampliamento della sua competenza alla provincia di Imperia –:

   quali siano le motivazioni che hanno portato alla riclassificazione della direzione regionale Agenzia delle dogane e dei monopoli della Liguria e dei suoi uffici territoriali, nonostante il ruolo strategico della portualità ligure per l'economia nazionale;

   quali iniziative il Governo intenda adottare per garantire che la riorganizzazione dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli non penalizzi la competitività del sistema portuale ligure e, di conseguenza, l'economia nazionale;

   se intenda intervenire per rivedere la decisione sulla classificazione, riconoscendo alla direzione regionale Agenzia delle dogane e dei monopoli della Liguria il ruolo di primaria importanza che ha sempre avuto, tenendo conto del ruolo cruciale che la Liguria riveste nel panorama logistico e commerciale del Paese, se siano stati valutati gli impatti che tale declassamento potrebbe avere sul funzionamento e sull'efficienza dei controlli doganali nei porti liguri.
(5-03467)

Interrogazione a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli sarebbe in procinto di operare una riorganizzazione delle sue sedi territoriali;

   nell'ambito di tale riorganizzazione, l'Ufficio di Taranto sarebbe declassato dalla prima alla quarta fascia, un livello inadeguato rispetto alle attività quotidianamente svolte presso tale sede;

   il declassamento non tiene adeguatamente conto di alcuni elementi che contraddistinguono la sede di Taranto: la presenza sul territorio di competenza di complessi industriali di rilevanza strategica nazionale; la produzione di un gettito erariale di circa 1,2 miliardi di euro annui; gli esosi investimenti in essere volti al rilancio del porto; lo sviluppo del turismo crocieristico;

   negli ultimi anni le istituzioni locali, regionali e nazionali, insieme con le organizzazioni sindacali e datoriali, hanno profuso il massimo impegno per sostenere lo sviluppo e la diversificazione economica e produttiva nel territorio tarantino, ponendo al centro di tali prospettive il rafforzamento del porto;

   in tal senso, l'Ufficio delle Dogane di Taranto, già fondamentale per una serie di attività e settori (energia, controllo merci, agroalimentare, logistica e altro), si rivela imprescindibile;

   l'interrogante, in pieno accordo con quanto espresso dalle organizzazioni sindacali, ritiene il suddetto declassamento «un grave errore» poiché non tiene debitamente conto «della situazione di Taranto e del ruolo strategico della Agenzia stessa in un quadro di rilancio del porto, quale asset fondamentale per il rilancio del territorio della Puglia meridionale» e determinerebbe «un notevole passo indietro anche rispetto alle recenti iniziative riguardanti il territorio» –:

   se non intenda, ai fini dell'attuazione del piano di riorganizzazione dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, considerare gli elementi in premessa ed evitare che l'Ufficio di Taranto sia oggetto del prospettato declassamento.
(4-04239)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle imprese e del made in Italy, per sapere – premesso che:

   l'industria della moda in Emilia-Romagna è uno dei settori più rilevanti e dinamici del sistema produttivo locale, e che incide significativamente anche a livello nazionale. Questo settore, che si articola in diverse filiere, tra cui spiccano quella del tessile-abbigliamento, delle calzature e della pelletteria, si caratterizza per una forte vocazione all'export;

   la moda è profondamente radicata nel territorio, con una rete capillare di piccole e medie imprese, spesso a conduzione familiare, che operano per lo più in distretti industriali specializzati e integrati, quali il tessile/maglieria di Carpi, il Centergross di Bologna e il calzaturiero di San Mauro Pascoli;

   in Emilia-Romagna, così come nel resto d'Italia, il comparto ha registrato una diminuzione del numero di imprese e dei lavoratori negli ultimi anni. Questo fenomeno è attribuibile a vari fattori, tra cui la ridotta domanda interna, la concorrenza internazionale, la frammentazione e la dimensione ridotta delle aziende che limita l'accesso alle economie di scala necessarie per competere sui mercati globali e ostacola l'accesso al credito, agli incentivi e all'assunzione di manodopera qualificata;

   le sfide legate all'adattamento alle nuove esigenze dei consumatori e alle normative ambientali e sociali richiedono investimenti in qualità, sostenibilità, tracciabilità, personalizzazione, digitalizzazione, formazione, ricerca e sviluppo;

   la crisi del settore, che si è intensificata da fine 2023, è tutt'ora in atto e anche per il prossimo semestre non è prevista una crescita degli ordinativi;

   questa situazione ora è aggravata dal fatto che gli ammortizzatori sociali, a cui hanno fatto ampio ricorso molte aziende, sia industriali che artigianali si stanno esaurendo;

   la situazione è ancora più grave nel distretto calzaturiero di San Mauro Pascoli, tanto da esserne minacciata la sopravvivenza e il ruolo di eccellenza nel panorama nazionale e internazionale;

   venerdì 17 gennaio 2025 si è tenuto un tavolo locale di coordinamento del distretto calzaturiero al quale a preso parte l'assessore regionale al ramo, insieme alle istituzioni locali e alle rappresentanze imprenditoriali e sociali. In tale occasione si è parlato del perdurare di una situazione di criticità, senza precedenti, che ha già portato alla chiusura di numerose aziende e alla conseguente perdita delle competenze legate ai lavoratori che sono stati assorbiti da altri settori: un duro colpo per il tessuto economico e sociale del territorio, che rischia di perdere una filiera fondamentale per il made in Italy;

   data la rilevanza della crisi, oltre alle iniziative già avviate anche a livello regionale e destinate a consolidare il settore a medio termine, è quanto mai necessario un intervento urgente da parte del Governo, che in collaborazione con le regioni e le parti sociali, sostenga il sistema moda italiano attraverso misure economiche adeguate con l'obiettivo di salvaguardare il suo patrimonio di competenze, qualità, innovazione e occupazione;

   si ritengono necessarie misure straordinarie, per consentire alle imprese di superare almeno i prossimi dodici mesi e di guardare al futuro, in attesa della ripartenza di un mercato complesso, caratterizzato da logiche economiche internazionali, ma soggetto anche a cambi di abitudini e del potere di acquisto dei consumatori;

   come evidenziato dalle rappresentanze delle parti interessate anche a livello regionale, occorrerebbe agire su più fronti attraverso: il prolungamento degli ammortizzatori sociali in deroga per lavoratori delle imprese artigiane e delle Pmi, di prossima scadenza; l'azzeramento dei contatori relativi alla cassa integrazione per le grandi imprese; l'agevolazione dell'accesso da parte delle Pmi al sistema creditizio e bancario; la definizione di misure ad hoc per il sostegno alla ricerca e all'innovazione del settore; l'utilizzo del Fondo nazionale per il made in Italy, per sostenere la crescita, il rafforzamento e il rilancio della filiera; il rafforzamento della competitività delle imprese a livello nazionale ed internazionale anche attraverso contributi a fondo perduto; il contrasto efficace a fenomeni di illegalità, favorendo la trasparenza delle catene del valore, in linea con la normativa europea sul passaporto digitale di prodotto; la previsione di finanziamenti specifici per la promozione e il sostegno degli investimenti finalizzati alla transizione ecologica e digitale nel settore tessile, oltre al sostegno alle certificazioni Green Europe della moda e degli accessori; il rafforzamento delle politiche di formazione e riqualificazione delle risorse umane, per sostenere l'occupazione, le competenze e attrarre i giovani talenti –:

   quali iniziative – per quanto di competenza – intenda intraprendere per sostenere il settore della moda e se non ritenga opportuno mettere in campo iniziative volte ad andare incontro alle richieste che provengono dal settore stesso al fine di tutelare un asset strategico per l'economia nazionale.
(2-00531) «Scotto, Gnassi».

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   l'anno 2025 rappresenta per la città di Roma un anno di assoluta importanza essendo la sede della Città del Vaticano in cui si svolgerà per tutto il corso dell'anno 2025 il Giubileo della Chiesa Cattolica;

   si stima che questo evento religioso porti almeno 35 milioni tra pellegrini e turisti da tutto il mondo, con una ricaduta economica complessiva stimata in 16,7 miliardi di euro;

   il trasporto pubblico svolgerà un ruolo cruciale durante il Giubileo. Sono stati pianificati numerosi interventi, che mirano a migliorare la capacità e l'efficienza del sistema di trasporto pubblico, riducendo i tempi di attesa e rendendo più agevoli gli spostamenti in città tra cui la fornitura di nuovi treni per le linee metropolitane A e C; l'acquisto di autobus ibridi; collegamenti ciclabili Monte Ciocci-San Pietro; navette gratuite di collegamento;

   l'organizzazione della mobilità in una città come Roma, già ampiamente provata dal traffico veicolare quotidiano, e i cantieri non ancora terminati restano un elemento che deve rimanere costantemente attenzionato. Si prevede una pressione antropica particolarmente accentuata, specie presso le sedi di interesse turistico e religioso che sono presenti su tutti il territorio romano. Inoltre, secondo la Commissione speciale PNRR, le opere previste per Roma nell'ambito del progetto Caput mundi, sarà attuato solo per il 50 per cento entro la fine del 2024. Secondo un recente articolo apparso su Roma Today, Roma è 12° in classifica tra le città con più traffico al mondo: nella capitale si va in media a 19 chilometri orari, perdendo 107 ore aggiuntive l'anno chiusi nell'abitacolo. Attualmente, per andare a 10 chilometri di distanza ci vogliono, mediamente, 26 minuti e 30 secondi, 40 in più del 2022 e la situazione non potrà che aumentare nel 2025 per via dei numerosi bus turistici, pulmini privati, auto;

   tra le misure proposte volte a ridurre, per quanto possibile, la pressione antropica sull'Urbe nonché il numero di veicoli privati in circolazione è stata quella di incentivare il più possibile l'uso delle modalità di lavoro agile per le imprese e per le pubbliche amministrazioni che hanno sede nel territorio della città metropolitana. Tali proposte sono state in parte implementate dal comune mentre il Governo ha solo timidamente avallato tale proposta;

   il flusso di pellegrini e turisti riguarda in particolar modo lo scalo aeroportuale di Fiumicino «Leonardo da Vinci», che si trova a 32 chilometri da Roma. Dall'aeroporto di Fiumicino il centro di Roma è raggiungibile tramite i servizi ferroviari di Trenitalia: il Leonardo express, servizio no-stop dedicato esclusivamente ai passeggeri aeroportuali, per/da Roma Termini con partenze ogni 15 minuti e tempo di percorrenza di 32 minuti (attivo fino alle ore 23:30) e i treni regionali linea FL1 da/per altre stazioni di Roma, tra cui Roma Tiburtina, con partenze ogni 15 minuti nei giorni feriali e ogni 30 nei giorni festivi (ultimo treno alle 22.30);

   è notizia di questi giorni che per 26 week end, di cui l'ultimo il 5 dicembre 2025, i treni si fermeranno dalle 22:35 del venerdì alle 3:35 del lunedì seguente. I convogli non circoleranno tra Tiburtina e Tuscolana, quindi, una tratta molto importante nel sistema trasportistico di Roma infatti, a proposito di «nodi di scambio», da Tuscolana è possibile raggiungere, anche a piedi, la fermata della metro A Ponte Lungo;

   i treni tra Tuscolana e Tiburtina si fermeranno completamente, poi, durante l'estate, dal 7 agosto al 7 settembre. I lavori certamente sono necessari, per provvedere alla realizzazione, finalmente del nodo Pigneto. Ci saranno due nuove fermate, Pigneto e Mandrione, nella rete ferroviaria metropolitana di Roma, così da creare un nodo di interscambio tra i treni della linea FL1 Orte – Fiumicino Aeroporto e FL3 Roma – Viterbo con i servizi della Linea FL4 Roma – Castelli e FL6 Roma – Cassino. La nuova fermata «Pigneto» consentirà un collegamento diretto con l'omonima fermata della metro C;

   vanno considerati i gravi disagi e problemi di sicurezza della rete ferroviaria già ampiamente documentati e che hanno recentemente reso necessaria anche un'informativa urgente da parte del Ministro competente –:

   se sia stato attivato un tavolo tecnico permanente tra Fs, Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, comune di Roma e regione Lazio, volto al costante monitoraggio dei flussi di traffico ferroviario teso a monitorare e risolvere, nel più breve tempo possibile, le emergenze giornaliere, dato l'aumento esponenziale dei trasportati;

   con quali strumenti e modalità di analisi siano stati considerati e soppesati i disagi che ci saranno soprattutto nei week end, fino allo stop completo previsto per l'estate e quali iniziative di competenza saranno poste in essere per assicurare comunque il collegamento diretto tra le stazioni della linea FL1 e l'aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino.
(2-00533) «Francesco Silvestri».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CASU, GHIO, BARBAGALLO, BAKKALI e MORASSUT. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   lunedì 3 febbraio 2025 è stata l'ennesima giornata nera per i cittadini che viaggiano in treno. Questa volta si tratta di un principio di incendio che è divampato a bordo del Frecciargento 8583 proveniente da Genova e diretto a Roma mentre era in transito presso la stazione di Signa, sulla linea Pisa-Firenze, nella tratta Empoli-Firenze;

   le fiamme e il fumo sono partite dal sottocassa della carrozza 8 per cause ancora in fase di accertamento, ma l'ipotesi sembrerebbe indicare un possibile corto circuito;

   per fortuna non ci sono stati feriti anche se la paura è stata tanta. Le immagini che sono state divulgate dai presenti sono da brivido con fiamme alte e molto fumo;

   è dall'estate 2024 che il sistema ferroviario nazionale risulta caratterizzato da costanti e sempre più devastanti disservizi. Non si tratta di singoli episodi, ma di un andamento costante che riguarda il numero di interruzioni, la durata delle stesse e a seguire la mancanza di coordinamento delle informazioni e le carenze nell'assistenza che i passeggeri si trovano a subire; tutto questo si scarica nei confronti del personale del front line costretto a fronteggiare un numero crescente di aggressioni;

   adesso, oltre i quotidiani disagi e disservizi si aggiunge anche il pericolo per i viaggiatori e per chi lavora nel comparto;

   si tratta di una situazione inaccettabile generata dalla mancata manutenzione programmata e non da ipotesi di complotto per destabilizzare il gruppo Ferrovie dello Stato;

   sono evidentemente strutturali le cause che stanno provocando un drastico peggioramento nelle prestazioni della rete e dei servizi ferroviari, a partire dalle carenze nella manutenzione programmata della rete ferroviaria, e che sono alla base del crollo della linea elettrica che ha bloccato la circolazione fra Genova e Savona lo scorso 20 gennaio e che costantemente determina il collasso del nodo Firenze-Roma oltreché gravi disfunzioni in altre parti della rete come nel caso del principio di incendio;

   come riportato dalla stampa il nuovo modello organizzativo varato nel 2024 da RFI non ha inciso sull'incremento della manutenzione programmata, che costituisce il cuore della strategia necessaria per l'efficienza operativa e che andrebbe intensificata per l'effetto dell'aumento dell'offerta seguita al successo dell'AV. Al contrario sarebbero state ridotte le fasce di manutenzione programmata sulla rete AV proprio per consentire l'aumento dell'offerta senza ancora nessuna indicazione su quali iniziative urgenti il Ministro abbia intrapreso per ripristinare il dimensionamento corretto della manutenzione programmata in funzione della densità dei treni operativi;

   a seguito di quanto accaduto il 3 febbraio è urgente affrontare la questione al fine di garantire la piena sicurezza per coloro che utilizzano il treno –:

   quali siano state le cause che hanno determinato il principio di incendio di cui premessa e se risulti al Ministro interrogato che siano stati effettuati tutti gli interventi di manutenzione programmata sul mezzo e sulla linea necessari a garantire la massima sicurezza per passeggeri e viaggiatori;

   se non ritenga urgente adottare le necessarie iniziative per garantire a livello generale un sostanziale incremento della manutenzione programmata a tutela della sicurezza dei cittadini che viaggiano in treno e dei lavoratori impiegati nel settore.
(5-03466)

Interrogazione a risposta scritta:


   ROSATO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la sera del 28 gennaio 2025, la nave cargo Guang Rong, battente bandiera cipriota di circa 100 metri di lunghezza e diecimila tonnellate di portata lorda, a causa delle avverse condizioni meteo, si è incagliata nei pressi del pontile lungo la costa di Marina di Massa, danneggiandolo gravemente;

   successivamente al disastro, la nave è stata posta sotto sequestro mentre il comandante risulta essere iscritto nel registro degli indagati con l'accusa di naufragio colposo;

   per contenere il rischio di una fuoriuscita di combustibile in mare, nei giorni scorsi sono iniziate le procedure di sistemazione in acqua di panne assorbenti e galleggianti che risultano a distanza di più di ventiquattro ore ancora pulite; allo stesso modo, anche le ispezioni subacquee sembrerebbero confermare l'assenza di tracce di inquinamento;

   nonostante il rischio ambientale sembri essere al momento scongiurato, destano preoccupazione eventuali sversamenti non ancora riscontrati e le altre forme di inquinamento marittimo comunque derivanti dall'incidente a danno dell'ambiente marino e delle spiagge presenti nel perimetro;

   non meno preoccupanti risultano le condizioni del pontile distrutto dal mercantile e le ricadute che da questo potranno derivare sul turismo e sull'economia del territorio soprattutto in assenza di tempi certi sullo spostamento della nave incagliata e sul ripristino della banchina portuale;

   è del tutto evidente che la comunità, profondamente ferita e sgomenta da questo incidente di enorme portata, si aspetta risposte celeri e di vedere riconosciuto quanto prima il proprio diritto ad avere un nuovo e funzionale approcciò al mare come quello rappresentato dal suddetto pontile;

   appare quindi necessario che il Governo, in sinergia con la regione Toscana, metta in campo tutte le azioni utili a riconoscere il danno subito dal territorio massese, a supportare l'azione dell'amministrazione comunale nella gestione di questo evento e a pianificare la rimozione della nave e la ricostruzione del pontile, anche evitando che l'eventuale prolungarsi dei tempi circa l'accertamento delle responsabilità dell'incidente possa influire sui tempi di ripristino del litorale –:

   quale sia la situazione della nave cargo Guang Rong incagliata lungo la costa di Marina di Massa e se, come da notizie di stampa, risulti scongiurata la fuoriuscita di combustibile e un possibile disastro ambientale;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda mettere in campo al fine di supportare l'azione dell'amministrazione comunale nella gestione di questo evento e al fine di pianificare la rimozione della nave e la ricostruzione del pontile;

   in quali tempi il Governo ipotizzi si possa giungere a completare la rimozione e la ricostruzione del suddetto pontile e quali misure di compensazione intenda attivare nel frattempo al fine di ristorare il territorio coinvolto.
(4-04240)

INTERNO

Interrogazione a risposta immediata:


   RICHETTI, BONETTI, ONORI, BENZONI, D'ALESSIO, GRIPPO e SOTTANELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 1° febbraio 2025 sono sbarcati al porto di Bari i quarantatré migranti che pochi giorni prima erano stati portati nei centri di accoglienza costruiti dal Governo in Albania. Martedì 28 gennaio 2025, infatti, un incrociatore della Marina militare aveva trasportato quarantanove persone migranti da Lampedusa, dove erano sbarcate, fino al centro di Gjader, in Albania. Dopo un primo screening, sei persone erano già state riportate nel nostro Paese perché minori o considerate vulnerabili. Nella giornata di venerdì 31 gennaio 2025, poi, la corte d'appello di Roma non ha convalidato il trattenimento dei quarantatré migranti che erano rimasti in Albania, i quali sono quindi stati trasportati a Bari;

   si tratta del terzo trasferimento di migranti in Albania trasformatosi in un clamoroso insuccesso e in un evidentissimo spreco di risorse pubbliche;

   ci si chiede quale siano le fondamenta dell'efficacia di tale sistema. Rispetto a quanto succedeva precedentemente, la differenza è che un'infinitesima parte dei migranti che sbarcheranno o cercheranno di sbarcare sulle coste italiane (la capienza dei centri è poco più di mille) saranno trasportati nelle nuove strutture, dove del personale italiano farà esattamente quello che già fa in quelle esistenti sul territorio italiano: verificherà le richieste di asilo e deciderà se concederle o meno;

   la stessa Presidente del Consiglio dei ministri ha detto che lo scopo è quello di creare una sorta di deterrenza, ovvero scoraggiare chi parte. Tuttavia, ad oggi, fatti e dati alla mano – senza menzionare poi quelle che agli interroganti appaiono come gravissime mancanze di trasparenza relativamente agli affidamenti diretti di appalti milionari per la realizzazione dei centri – sembra essere solamente una costosa operazione di propaganda;

   a titolo meramente comparativo, seguendo le stime del Ministro della salute, per assumere 5 mila medici e 10 mila infermieri, i quali potrebbero contribuire a sfoltire di molto le liste di attesa del Servizio sanitario nazionale e a tutelare il diritto alle cure, servirebbero circa 800 milioni di euro: cifra sostanzialmente analoga a quella stanziato dall'Esecutivo per i centri di Shengjin e Gjader –:

   alla luce dell'assenza di riscontri concreti sull'efficacia del piano del Governo descritto in premessa, su quali basi intenda sostenere un'operazione che, oltre a sollevare dubbi sul rispetto dei diritti umani, appare priva di un reale impatto sulla gestione dei flussi migratori e, oltretutto, in una fase di totale stallo.
(3-01702)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CASU. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   notizie di stampa riferiscono della situazione di circa 1200 lavoratrici e lavoratori in somministrazione presso il Ministero dell'interno e, nello specifico, Assistenti Amministrativi impiegati nella trattazione delle istanze di competenza degli sportelli unici per l'immigrazione di Prefetture e Questure di tutta Italia;

   in virtù di un Accordo quadro tra il Ministero dell'interno e le Agenzie per il lavoro «Adecco» e «Randstad», i contratti di lavoro sono iniziati a febbraio 2024 (per le questure) e marzo 2024 (per le prefetture), e scadranno l'8 marzo 2025 per le questure e il 10 aprile 2025 per le prefetture;

   si tratta di lavoratrici e di lavoratori che hanno già acquisito esperienza nel settore immigrazione, in quanto, buona parte di essi ha già prestato servizio in somministrazione dall'aprile 2021 al dicembre 2022 e, altri ancora, provengono da esperienze nella Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale o da progetti, come il Fondo asilo migrazione e integrazione;

   le scadenze sopra indicate non solo causerebbero la perdita del lavoro per le lavoratrici ed i lavoratori interessati, ma anche gravi difficoltà per l'operatività degli sportelli unici per l'immigrazione, e per l'operatività delle commissioni, delle prefetture e delle questure;

   risulta all'interrogante che nel dicembre 2024 presso il Ministero dell'interno si sarebbe dovuto aprire un tavolo di trattativa per giungere ad un concorso che, seppure con numeri inferiori alla totalità degli interessati, avrebbe previsto anche il riconoscimento delle esperienze maturate dalle lavoratrici e dai lavoratori in somministrazione. Sembra, però, che al momento non sia stata prospettata nessuna soluzione definitiva –:

   quali iniziative di competenza intendano adottare i Ministri interrogati per salvaguardare i posti di lavoro e la professionalità delle lavoratrici e dei lavoratori in somministrazione sopra ricordati, evitando nel contempo ripercussioni negative e significative sulla qualità e sull'efficienza delle attività svolte che si tradurrebbero in rallentamenti operativi e maggiori difficoltà nella gestione delle pratiche.
(4-04242)


   GADDA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 202 del 2024 – Disposizioni urgenti in materia di termini normativi, all'articolo 2 (Permessi di soggiorno per sfollati dall'Ucraina), recependo la decisione di esecuzione (UE) 2024/1836, prevede al comma 2, che i permessi di soggiorno di protezione temporanea rilasciati ai cittadini ucraini sfollati in Italia e scaduti il 31 dicembre 2025, possano essere rinnovati, previa richiesta dell'interessato, fino al 4 marzo 2026;

   al comma 3 aggiunge che, in caso di richiesta di rinnovo, tale permesso possa essere, su specifica richiesta del titolare, convertito per lavoro, per l'attività effettivamente svolta e, in questo caso, il richiedente debba versare un contributo tra 80 e 200 euro, come previsto ai sensi dell'articolo 5, comma 2-ter, del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286;

   ad oggi risulta che le Questure non abbiamo ancora ricevuto le istruzioni necessarie per avviare le procedure per il rinnovo dei permessi di soggiorno per protezione temporanea anche perché non vi è ancora chiarezza se, per questa tipologia di permesso, rimane la piena gratuità (come avvenuto finora) o vi sia l'obbligo del pagamento del contributo previsto nel caso di conversione in permesso di lavoro;

   dal 1° gennaio 2025 l'INPS ha sospeso il pagamento dell'Assegno Unico e della NASPI, a tutti gli sfollati ucraini che percepivano queste prestazioni sociali, in conseguenza del fatto che il permesso di soggiorno temporaneo risulta scaduto e ha chiesto, per continuare ad erogare tali prestazioni i documenti previsti per il rinnovo dei permessi di soggiorno per lavoro (copia del permesso scaduto, bollettini con il pagamento dei diritti, talloncino raccomandata, appuntamento in Questura);

   a seguito del mancato rinnovo di detto permesso si segnalano diversi casi in cui i proprietari di alloggi dati in locazione agli sfollati ucraini abbiamo bloccato il rinnovo del contratto di affitto in scadenza e così anche per il rinnovo o il proseguimento dei rapporti di lavoro di corso o il loro avvio;

   le stesse Aulss richiedono, per il rinnovo delle tessere sanitarie, che il permesso di soggiorno sia valido e non scaduto –:

   se il Ministro dell'interno sia intervenuto per rimediare a questo ritardo nella definizione delle procedure per il rinnovo dei permessi di soggiorno per protezione temporanea, ritardo che ha – peraltro – ulteriormente complicato l'attività che già grava sugli uffici immigrazione delle questure e grandi disagi tra gli sfollati per i motivi sopra descritti;

   se non ritenga di dover adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo, che proroghino per tutto il tempo necessario alla conclusione delle procedure per il rinnovo di detti permessi;

   se confermi che, per la prima volta, gli sfollati ucraini, compresi quelli accolti nei Cas e Sai, debbano pagare un contributo economico per rinnovare il semplice permesso di soggiorno per protezione temporanea;

   se i documenti richiesti dall'INPS per ripristinare l'erogazione di Auu, NASPI e delle altre prestazioni sociali siano erroneamente quelli previsti dalle procedure per il rinnovo dei permessi di soggiorno per protezione temporanea e non invece per le trasformazioni in permessi di lavoro;

   se vi sia contezza del numero degli sfollati ucraini ancora presenti nel territorio nazionale, sia in forma autonoma che in accoglienza presso strutture pubbliche e, in questo caso, se intendano darne conto anche per i riscontri in termini di previsione delle entrate determinate dalla nuova tassa o dei costi a carico dello Stato in caso di conferma della gratuità della procedura.
(4-04245)


   BALDINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   presso il Tar Calabria è pendente il giudizio R.G. 231/2024 che vede parti in causa il comune di Diamante – resistente – la Cabrilia srl «terzo intervenuto ad adiuvandum»;

   come certifica l'ufficio Contenzioso del comune di Diamante, l'intervento ad adiuvandum è da ricondurre al consigliere comunale, nonché presidente del consiglio comunale di Diamante, Mariano Casella nella qualità di legale rappresentante della Sirena srl;

   nel 2017, per come emerge dalla memoria di costituzione del comune nel giudizio citato, il comune di Diamante e la società Cabrilia srl stipulavano una convenzione di lottizzazione che imponeva alla società la realizzazione delle opere di urbanizzazione e di un muro di delimitazione della proprietà, subordinando il rilascio dei permessi di costruire all'acquisizione dei necessari nulla osta. Nel 2019 Cabrilia srl trasmetteva il certificato di regolare esecuzione delle opere, seguito dal collaudo parziale, che tuttavia non verificava la posizione del muro. Nel 2023, il comune diffidava la società a completare le opere secondo il progetto originario per consentire il trasferimento delle aree all'ente. Cabrilia srl, invece, presentava una Cila per una recinzione, la cui documentazione risultava in contrasto con i titoli edilizi precedenti. Dall'istruttoria emergeva che il muro era stato realizzato in posizione difforme rispetto al progetto autorizzato, portando all'emissione di un'ordinanza di demolizione;

   di più, specifica il comune di Diamante «la presenza a monte del muro di un reliquato di proprietà Cabrilia srl impedisce l'attività di pianificazione comunale in ordine alla viabilità ed alle previsioni normative che consentono ed in alcuni casi obbligano la creazione di accessi»;

   secondo quanto riportano fonti giornalistiche locali come la testata Il Fatto di Calabria con l'articolo «Diamante, il “panino” indigesto...» tale attività potrebbe essere ricondotta al consigliere comunale nonché Presidente del consiglio comunale sopra citato, titolare, di un supermercato Conad nello stabile, su cui peraltro si stanno effettuando accertamenti di legittimità, presso cui si erge il muro in questione, e al padre di lui, proprietario dello stabile e della società Cabrilia srl, per ostacolare in prossimità dello stesso stabile la realizzazione di un punto Mcdonald's al fine di favorire la conclusione di un contratto d'affitto presso i locali dello stesso stabile con un'altra catena di fast food;

   sul punto è stata presentata dai consiglieri comunali di opposizione, una richiesta di verifica al segretario comunale circa l'asserita incompatibilità del presiedente del consiglio comunale. Lo stesso segretario comunale forniva, motu proprio, un parere dal quale la presunta incompatibilità del presidente del consiglio sarebbe stata esclusa come noto fra l'alto, l'articolo 63, comma 1, n. 4 prevede una causa d'incompatibilità nell'ipotesi in cui vi sia un giudizio pendente tra il giudice e un consigliere comunale;

   anche alla luce della richiamata normativa, si rende necessario fare chiarezza in merito alla presunta situazione di incompatibilità del presidente del consiglio comunale di Diamante, Mariano Casella, data la sua doppia veste di rappresentante legale della Sirena srl, intervenuta nel contenzioso in corso, e di esponente dell'amministrazione comunale –:

   di quali elementi disponga in relazione a quanto esposto in premessa e se intenda valutare la sussistenza dei presupposti per l'esercizio, tramite il prefetto, dell'azione di cui all'articolo 70 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali.
(4-04248)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro delle imprese e del made in Italy, per sapere – premesso che:

   la Dema s.p.a. di Somma Vesuviana, storica azienda del comparto aeronautico, si trova attualmente in una situazione critica per la continuità occupazionale dei dipendenti ed il futuro produttivo dell'azienda, con il costante rischio di esuberi occupazionali;

   in particolare, nelle ultime ore, è stata diffusa la notizia della chiusura della trattativa per la cessione di Dema al gruppo Adler, il cui piano industriale, da informazioni rese note dalle segreterie nazionali delle maggiori sigle sindacali di categoria e non smentite da Adler, prevederebbe la chiusura degli stabilimenti di Somma Vesuviana (Napoli), di Paolisi (Benevento) e della Dar di Brindisi, con decine di esuberi e la perdita di almeno 280 posti di lavoro;

   i sindacati territoriali lamentano di aver appreso, a operazione ormai conclusa, dell'acquisizione di Dema da parte di Adler, con conseguente mancanza totale di trasparenza sulla procedura di cessione;

   l'eventuale acquisizione da parte del gruppo Adler desta preoccupazioni in ordine alla minaccia non solo per i lavoratori, ma anche per l'intero tessuto economico e sociale del territorio di Somma Vesuviana e, più in generale, per il Mezzogiorno d'Italia, con conseguente riduzione dell'occupazione e della produzione;

   la Dema s.p.a. opera, infatti, in un contesto industriale fragile, tipico del Mezzogiorno d'Italia, dove il settore aeronautico, sebbene strategico, non è immune dalle difficoltà economiche e produttive che colpiscono anche altre realtà industriali del Sud: in particolare, l'area di Somma Vesuviana è già gravata da un alto tasso di disoccupazione e dalla scarsità di investimenti;

   quello aeronautico è, infatti, un settore strategico per lo sviluppo economico del Mezzogiorno e la chiusura o la riduzione delle attività di aziende storiche, come la Dema s.p.a., potrebbe avere un impatto negativo anche su altre imprese dell'indotto oltre che sull'intero sistema economico locale;

   le rappresentanze sindacali unitarie hanno pertanto sollecitato un intervento del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per affrontare la crisi in atto con un piano industriale che non preveda esuberi e con le necessarie garanzie da parte del gruppo subentrante di un reale impegno a preservare i livelli occupazionali, scongiurando il rischio di delocalizzazioni, trasferimenti dei lavoratori, cassa integrazione a zero ore, licenziamenti e trattenimenti sui fondi pensionistici integrativi;

   a fronte della drammatica situazione descritta in premessa, continua senza sosta la protesta dei lavoratori del gruppo Dema, in sciopero da giorni appellandosi alle istituzioni affinché intervengano per evitare la chiusura dei siti produttivi, mettendo a rischio centinaia di posti di lavoro;

   la crisi che sta attraversando la Dema s.p.a. è esemplificativa delle difficoltà di un settore industriale, che, pur avendo potenziale, rischia di essere penalizzato dalla scarsità di investimenti pubblici e privati, da una gestione inefficiente e dalla difficoltà di attrarre investitori seri e impegnati a tutelare l'occupazione –:

   se il Governo sia a conoscenza del piano di acquisizione e riorganizzazione prospettato dalla società subentrante del gruppo Adler e quali garanzie occupazionali siano state ottenute per i lavoratori al fine di scongiurare il rischio di acquisizione della Dema s.p.a. da parte di investitori che non abbiano come priorità la salvaguardia dell'occupazione e la continuità produttiva dell'azienda, contrastando soggetti che utilizzano poetiche aziendali che puntano esclusivamente alla riduzione dei costi;

   quali soluzioni concrete si intendano individuare, per quanto di competenza, al fine di sostenere la continuità produttiva della Dema s.p.a. e del sito di Somma Vesuviana, preservarne l'occupazione e rilanciarne la produzione, attraverso l'avvio di un piano industriale efficace che includa investimenti in progetti di innovazione e sviluppo sostenibile, per garantire un futuro solido e duraturo ai suoi lavoratori, al suddetto territorio, oltre che sostenere la crescita specialmente in un settore strategico come quello aeronautico, con un impatto diretto sullo sviluppo economico e occupazionale della regione Campania;

   se infine intendano farsi promotori di un tavolo istituzionale con il fondo Polus capital, le organizzazioni sindacali e la società subentrante, per verificare le reali intenzioni del piano industriale e contrastare qualsiasi ipotesi di smantellamento dello stabilimento di Somma Vesuviana.
(2-00532) «Carotenuto, Barzotti, Aiello, Tucci, Appendino, Cappelletti, Ferrara, Pavanelli, Di Lauro, Quartini, Marianna Ricciardi, Sportiello, Alifano, Auriemma, Alfonso Colucci, Penza, Ilaria Fontana, L'Abbate, Morfino, Santillo».

Interrogazioni a risposta immediata:


   SCOTTO, GUERRA, FOSSI, GRIBAUDO, LAUS, SARRACINO, GHIO, FERRARI, CASU e FORNARO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia è l'unico Paese Ocse nel quale, negli ultimi 30 anni, il salario medio annuale è diminuito (-2,9 per cento), mentre in Germania è cresciuto del 33,7 per cento e in Francia del 31,1 per cento;

   sono tanti, ancora troppi, i lavoratori in Italia che non hanno un contratto collettivo di lavoro di riferimento o che si vedono negare una retribuzione corrispondente a quella prevista dai contratti nazionali;

   oltre tre milioni di persone, pur lavorando, sono povere e viene negato loro il diritto a una retribuzione che assicuri «un'esistenza libera e dignitosa», così come statuito dall'articolo 36 della Costituzione;

   per queste ragioni è necessario che anche il nostro Paese si doti di una legge per l'istituzione del salario minimo legale e che, allo stesso tempo, rafforzi la contrattazione collettiva, facendo valere per tutte le lavoratrici e i lavoratori di un settore la retribuzione complessiva prevista dal contratto collettivo firmato dalle associazioni sindacali e datoriali comparativamente più rappresentative, così come proposto dalle opposizioni nel luglio 2023;

   la maggioranza ha respinto tale impianto e, dopo quello che agli interroganti è apparso un irrituale coinvolgimento del Cnel, lo ha affossato proponendo un modello totalmente alternativo, attraverso il conferimento di una generica delega legislativa al Governo, finalizzata ad assicurare ai lavoratori trattamenti retributivi giusti ed equi, a contrastare il lavoro sottopagato, a stimolare il rinnovo dei contratti collettivi nazionali, nonché a contrastare il cosiddetto «dumping contrattuale»;

   a parere degli interroganti maggioranza e Governo sembrano apparentemente molto convinti della bontà della loro proposta ma risulta che l'iter del testo sia sostanzialmente fermo in Commissione X al Senato della Repubblica da oltre un anno;

   la contrarietà all'idea del salario minimo ha, inoltre, spinto il Governo a impugnare la legge n. 30 del 2024 della regione Puglia, finalizzata a introdurre il salario minimo e inderogabile di 9 euro all'ora per tutti i contratti pubblici degli enti locali e delle aziende sanitarie;

   il 19 dicembre 2024 sono state depositate alla Camera 120.000 firme sulla proposta di legge di iniziativa popolare per l'istituzione del salario minimo legale –:

   se il Governo, che ha rigettato l'idea del salario minimo legale prospettando un intervento legislativo alternativo, intenda chiarire, anche alla luce del rallentamento dell'iter del disegno di legge delega, sostanzialmente fermo da più di un anno, se sia intervenuto un ripensamento circa le scelte fatte in materia e se non intenda comunque adottare le iniziative di competenza per evitare di lasciare milioni di lavoratori senza una prospettiva di miglioramento dei propri trattamenti salariali.
(3-01709)


   BIGNAMI, SCHIFONE, RIZZETTO, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, COPPO, GIOVINE, MALAGOLA, MASCARETTI, VOLPI e ZURZOLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende dall'inchiesta giornalistica condotta da Alessio Lasta per il programma «Lo stato delle cose», su Rai3, sarebbero state commesse presunte gravi irregolarità nella gestione delle pratiche da parte del patronato Inca-Cgil;

   in particolare, l'inchiesta ha evidenziato che i patronati sono finanziati attraverso fondi del Ministero del lavoro e delle politiche sociali provenienti dallo 0,199 per cento dei contributi previdenziali Inps versati dai cittadini italiani e il sistema di finanziamento si basa su un meccanismo di punti correlati al numero di pratiche gestite;

   un'ispezione ministeriale, condotta il 25 ottobre 2023 presso la sede Inca-Cgil di Astoria (Queens, New York), ha rilevato gravissime irregolarità nella gestione delle pratiche relative agli anni 2020 e 2021;

   nel 2020, su 770 punti dichiarati, solo 4 sono stati convalidati, con una decurtazione del 99,5 per cento;

   nel 2021, su 263 punti dichiarati, solo 0,5 punti sono stati ritenuti validi, con una decurtazione del 99,8 per cento;

   gli ispettori hanno riscontrato numerose pratiche viziate da mandati irregolari o inesistenti, alcune delle quali intestate a soggetti non presenti nei database Inps o non aventi diritto;

   le irregolarità riguardano pratiche essenziali per i cittadini italiani all'estero, incluse pensioni di reversibilità, dichiarazioni dei redditi, assegni sociali e permessi di soggiorno –:

   quali iniziative urgenti il Ministro in interrogato intenda adottare, per quanto di competenza, in ordine alle eventuali irregolarità segnalate in premessa, nonché al fine di accertare la sussistenza di analoghe irregolarità in altre sedi del patronato Inca-Cgil, sia in Italia che all'estero, e l'ammontare complessivo dei finanziamenti erogati al patronato Inca-Cgil negli anni 2020 e 2021, anche per poter recuperare le somme eventualmente percepite indebitamente da parte dei patronati.
(3-01710)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   ZURZOLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la legge 30 luglio 2010, n. 122 dispone che i pagamenti dei trattamenti di fine lavoro Tfr e di fine servizio Tfs a favore dei dipendenti pubblici avvengano con tempistiche che prevedendo un'attesa che varia da 3 mesi e mezzo a 27 mesi, in rapporto a quelle che sono le cause effettive del rapporto di cessazione del lavoro;

   in particolare, a differenza di quello che accade per i dipendenti privati, che in alcuni casi senza cessare l'attività lavorativa possono accedere ad una anticipazione del Tfr maturato e lasciato in azienda o versato su un fondo complementare, la medesima possibilità non è consentita ai dipendenti pubblici, per i quali non è prevista alcuna possibilità di richiedere un anticipo sulla liquidazione (trattamento di fine servizio o trattamento di fine rapporto);

   l'articolo 26 del decreto del Presidente della Repubblica 29 dicembre 1973, n. 1032 vieta, infatti, la possibilità di ottenere l'anticipo della liquidazione, stabilendo al riguardo che «non si fa luogo alla corresponsione di acconti»;

   per quanto consta all'interrogante, nonostante l'accordo quadro del 29 luglio 1999, in materia di «trattamento di fine rapporto e di previdenza complementare per i dipendenti pubblici», all'articolo 8 rinvia alla contrattazione di comparto la verifica delle condizioni per l'armonizzazione pubblico-privato in materia di anticipazioni, nel rispetto degli equilibri di bilancio della finanza pubblica, ciò non risulta ad oggi avvenuto;

   il Tfr o Tfs rappresenta un diritto maturato sulla base degli anni di lavoro svolto e, soprattutto di fronte alle evidenti difficoltà di accesso al credito dei singoli cittadini, potrebbe rappresentare un'importante fonte di finanziamento per giustificati e rilevanti motivi, come ad esempio la necessità di affrontare spese di salute o la stipula di un mutuo per l'acquisto della prima casa –:

   se e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, il Ministro interrogato intenda adottare per consentire anche ai dipendenti pubblici di accedere prima della cessazione dell'attività lavorativa ad una anticipazione del Tfr maturato, in particolare, sulla base di comprovate e rilevanti motivazioni.
(5-03468)


   BARZOTTI, FENU, CAROTENUTO, AIELLO e TUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il settore Customer relationship management business process outsourcing (Crmbpo) rappresenta una componente strategica dell'economia nazionale, occupando circa 6.000 dipendenti diretti in venti aziende distribuite su più regioni e un numero imprecisato di collaboratori;

   recentemente alcune aziende del settore hanno disdetto, il Contratto collettivo nazionale del lavoro delle telecomunicazioni per adottare il (Ccnl) Assocontact/Cisal, firmato nel dicembre 2024 da organizzazioni datoriali e sindacali meno rappresentative;

   i lavoratori del settore sono in forte agitazione perché il nuovo contratto è in realtà «un vero e proprio attacco ai diritti acquisiti», segnando «un pericoloso passo indietro di oltre 15 anni» per il settore;

   secondo i sindacati più rappresentativi il nuovo contratto rappresenta una vera e propria regressione sui diritti dei lavoratori del settore poiché, in un comparto già duramente penalizzato nelle proprie tutele, si riducono ulteriormente i permessi retribuiti (che diminuiscono 104 ore annuali a sole 48) compromettendo la possibilità di assentarsi per esigenze personali; anche con riguardo alla malattia se ne riducono le tutele, riducendo l'integrazione economica per i primi tre giorni fino all'azzeramento totale; inoltre, gli incrementi salariali immediati sono di soli 7,42 euro mensili (6,50 euro per i co.co.co.) mentre l'incremento di 42 euro è rinviato ad anni successivi, per un totale di circa 50 euro da spalmare su cinque anni; a ciò si aggiunge anche l'eliminazione degli scatti di anzianità; è evidente come rincalzare dell'inflazione renderà oltretutto nulli questi incrementi irrisori;

   con il nuovo contratto, inoltre, salta anche la clausola sociale ed ogni tutela occupazionale per quei lavoratori, la maggior parte, che hanno il loro futuro appeso agli appalti;

   i sindacati Sic Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil non hanno esitato a definire il contratto «un grave colpo per la categoria» e hanno anche denunciato che la firma dell'accordo da parte di sindacati minori e non realmente rappresentativi lede la rappresentanza di tanti lavoratori, ponendo quindi dei dubbi di legittimità sull'accordo –:

   quali iniziative intenda intraprendere per tutelare i lavoratori del settore Crm/Bpo in termini di salari, diritti contrattuali, condizioni lavorative e qualità dei servizi, favorendo il rispetto delle clausole sociali, contrastando la precarietà, garantendo che il Contratto collettivo nazionale del lavoro delle telecomunicazioni resti il riferimento per il settore, dando ai lavoratori del settore un salario minimo dignitoso e ripristinando le corrette e appropriate regole della rappresentatività sindacale, in armonia con l'articolo 39 della Costituzione.
(5-03469)


   TENERINI e PITTALIS. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la vicenda del lavoratore di Nuoro Oreste Angioi, «tecnico di cantiere specializzato» caduto sul lavoro in Kazakistan in conseguenza di un'ischemia cardiaca, è stata oggetto di cronaca, nonché di un procedimento penale presso il Tribunale di Novara;

   come il signor Angioi, molti sono stati negli anni gli operai italiani reclutati nei dismessi bacini industriali e della chimica di Stato, attratti dalle alte remunerazioni legate alla natura usurante del lavoro e la cui accettazione è stata spesso dettata dalla mancanza di alternative occupazionali;

   relativamente al caso sopracitato, sussistono ancora molti interrogativi, legati principalmente all'incertezza sul giorno e sulle cause del decesso: la sua salma, senza autopsia, è giunta in Italia oltre 10 giorni dopo l'evento;

   nonostante l'obbligatorio «giudizio di idoneità lavorativa alla mansione specifica» – di cui il datore di lavoro era a conoscenza – avesse accertato la sussistenza di una fibrillazione atriale, sconsigliando tassativamente attività lavorative usuranti, dai rapportini di lavoro emergerebbe come il signor Angioi sia morto dopo 14 giorni consecutivi di lavoro stressante, svolto in altezza a temperature proibitive (anche - 40 °C) e con turni di 10 ore;

   sul punto, non è stata fornita alcuna rappresentazione dell'evento da parte del datore di lavoro, malgrado gli specifici obblighi informativi di legge gravanti sullo stesso ex articolo 54 del decreto del Presidente della Repubblica n. 1124 del 1965 recante «modalità e termini di denuncia dell'infortunio mortale avvenuto all'estero». La mancata trasmissione della denuncia alle autorità di pubblica sicurezza Italiane ha, di fatto, impedito potesse essere disposto eventuale esame autoptico per accertare l'effettiva causa del decesso;

   l'articolo 54 del citato decreto del Presidente della Repubblica n. 1124 del 1965 è stato oggetto di depenalizzazione ad opera di diversi Governi di centro-sinistra che ha reso mero illecito amministrativo la sua inosservanza: ciò comporta una netta discriminazione fra il lavoratore italiano che muore in Italia e quello deceduto all'estero, rendendo più complicato ogni accertamento nei casi di omessa denuncia circostanziata dell'evento da parte del datore di lavoro;

   il mancato accertamento della responsabilità datoriale, vanifica altresì la possibilità per l'Inail di esercitare la rivalsa per le indennità erogate agli eredi del lavoratore deceduto sul lavoro, con conseguente aggravio per l'erario –:

   se e quali iniziative il Governo, per quanto di competenza, intenda intraprendere per rendere effettivo l'obbligo di cui all'articolo 54 del decreto del Presidente della Repubblica n. 1124 del 1965, anche mediante la previsione di un efficace regime sanzionatorio nelle ipotesi di sua inosservanza.
(5-03470)


   MARI e DORI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 23 maggio 2024 con delibera del comitato dei delegati n. 13 Cassa forense ha apportato modifiche al regolamento unico della previdenza forense a seguito di interlocuzioni col Ministero del lavoro e delle politiche sociali, col Ministero dell'economia e delle finanze e Ministero della giustizia;

   fra le modifiche apportate c'è, all'articolo 30, l'aumento dell'aliquota del contributo soggettivo rispettivamente al 16 per cento nel 2025, al 17 per cento nel 2026 e al 18 per cento nel 2027, sia per gli avvocati sia per i praticanti;

   la riforma prevede anche un sostanziale aggravamento del diritto di riscatto degli anni di laurea, servizio militare e/o civili e di praticantato, in quanto dal 1° gennaio 2025 l'onere minimo non potrà essere inferiore, per ciascun anno riscattato, ad importo pari al doppio dei contributi minimi previsti per l'anno di presentazione della domanda, andando conseguentemente ad incrementare l'onore;

   dal 1° gennaio 2025, inoltre, i praticanti avvocati che optano per la facoltà di iscrizione a Cassa forense non potranno più usufruire del dimezzamento del contributo minimo soggettivo, previsto per i primi sei anni di iscrizione, e dell'esonero dal pagamento del contributo integrativo minimo. Tale decisione ha applicazione retroattiva, portando quindi gli iscritti degli anni precedenti che usufruivano di tali agevolazioni a dover pagare sia il contributo integrativo minimo sia un contributo soggettivo minimo raddoppiato, assieme al contributo di maternità, differentemente da quanto previsto al momento della loro iscrizione;

   Cassa forense sta già comunicando ai praticanti iscritti negli anni precedenti che non potranno più usufruire di tali agevolazioni;

   Aiga ha chiesto, con lettera indirizzata al presidente di Cassa forense, di valutare la reintroduzione delle agevolazioni per i praticanti e di rimuovere la retroattività;

   le modifiche introdotte nel regolamento scoraggiano ulteriormente i praticanti ad iscriversi a Cassa forense questo in un momento di crisi ed «invecchiamento» della professione: secondo l'ultimo rapporto annuale sull'avvocatura di Cassa forense gli iscritti al 31 dicembre 2023 sono 236.946 (-1,3 per cento rispetto al 2022) e, tra iscrizioni e cancellazioni, si registrano 8.043 avvocati in meno rispetto all'anno precedente, trend negativo che permane da diversi anni. Le cancellazioni riguardano soprattutto le donne con meno di 15 anni di anzianità di iscrizione (il 54,2 per cento);

   è necessario rivedere urgentemente le modifiche apportate al regolamento per agevolare ai giovani l'avvicinamento alla professione –:

   se intenda promuovere, per quanto di competenza, idonee agevolazioni nel regime degli oneri previdenziali per i praticanti avvocati che scelgono di iscriversi alla Cassa.
(5-03471)


   SARRACINO, SCOTTO, FOSSI, GRIBAUDO e LAUS. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   i lavoratori della società Dema di Somma Vesuviana stanno partecipando a giornate di sciopero e sit-in davanti ai cancelli dello stabilimento per denunciare la loro preoccupazione per il loro futuro occupazionale dopo l'avvio di ipotesi di cessione del gruppo industriale aeronautico;

   Dema è un'azienda storica del settore aeronautico e, dopo il sostanziale abbandono da parte della precedente dirigenza avvenuto 2 anni fa, i lavoratori si sono fatti carico di ricreare le condizioni per la ripresa della produzione e per indurre la società Leonardo, il principale cliente dell'impianto di Somma Vesuviana, a riavviare le commesse;

   nell'ambito delle manifestazioni d'interesse sarebbe emersa una totale mancanza di trasparenza rispetto ad eventuali trattative relative la cessione del gruppo;

   a quanto risulta agli interroganti, invece, sarebbero formalmente pervenute all'attenzione altre manifestazioni di interesse. Qualora confermato, si tratterebbe di un grave atto di omissione nei confronti non solo dei lavoratori e dei sindacati ma anche nei confronti del Governo;

   sono in gioco i destini di centinaia di lavoratori in un settore di grande rilevanza e strategicità dal punto di vista del know-how industriale e per il tessuto occupazionale dell'intera area di Somma Vesuviana;

   in occasione delle riunioni in sede ministeriale, sarebbe emersa la volontà della proprietà di avviare le procedure per il riconoscimento di ulteriori periodi di ammortizzatori sociali finalizzati a garantire la continuità occupazionale dei siti di Somma Vesuviana, Dar, Cam –:

   quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di assicurare la salvaguardia occupazionale nei siti produttivi del Gruppo Dema, anche attraverso la definizione di appositi interventi di ammortizzatori sociali, in vista del rilancio industriale degli impianti.
(5-03472)


   SOUMAHORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Acciaierie d'Italia (Adi) ha presentato richiesta di proroga della cassa integrazione straordinaria per 12 mesi per 3.420 lavoratori, di cui 2.955 a Taranto. Gli altri 465 lavoratori sono stati individuati nelle altre sedi del gruppo. L'inizio della cassa integrazioni guadagni straordinaria è previsto dal primo marzo 2025;

   la cassa integrazione straordinaria è stata già coperta finanziariamente con uno stanziamento nella legge di bilancio 2025. L'anno scorso, con decorrenza retroattiva, fu rinnovata a fine luglio e poi ridotta. Dai 5.200 dipendenti iniziali, di cui 4.400 a Taranto l'intesa si chiuse a 4.050 di cui 3.500 a Taranto. Tuttavia a Taranto, per esempio, il ricorso alla cassa ha oscillato in una fascia compresa tra le 2.300 e le 2.800 unità;

   per l'Azienda: «c'è un grave e strutturale squilibrio dei fattori produttivi». «I livelli produttivi attuali ed attesi non sono ancora sufficienti a garantire l'equilibrio e la sostenibilità finanziaria degli oneri derivanti dalla gestione di impresa e pongono – in prospettiva – in strutturale squilibrio il rapporto costi/ricavi dell'intero ciclo produttivo»;

   nella lettera ai sindacati, firmata dal direttore delle risorse umane, Claudio Picucci, si afferma che «l'obiettivo perseguito dall'amministrazione straordinaria è quello di stabilizzare il livello di produzione in coerenza con le attuali capacità produttive e finanziarie consentendo, anche attraverso la drastica riduzione dei costi, di limitare e, in un secondo tempo, annullare le perdite di esercizio»;

   l'intesa di luglio 2024 è stata firmata con un solo altoforno in attività, il 4, ora che quelli operativi sono due, l'1 e il 4, i sindacati e i lavoratori si aspettano che i numeri della cassa possano essere sforbiciati nella prospettiva della risalita della produzione;

   nel 2024 Adi ha prodotto poco più di 2 milioni di tonnellate di acciaio e fatturato 1,2 miliardi di euro, mentre nel 2025 si prevede di produrre 4 milioni di tonnellate e fatturare 3 miliardi di euro. Nel terzo trimestre dovrebbe ripartire anche l'Altoforno 2;

   la conclusione della procedura di vendita di Adi sarebbe vicina e secondo quanto annunciato dal Ministro Urso il 3 febbraio 2025, lo Stato non resterà nell'azionariato –:

   quali iniziative di competenza voglia intraprendere il Ministro interrogato al fine di salvaguardare l'occupazione, scongiurando che migliaia di operai vengano definitivamente espulsi dal processo produttivo nello stabilimento di Taranto, alimentando ancora di più la grave crisi economica e sociale in cui versa il territorio.
(5-03473)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SCOTTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Inps servizi Spa è una società controllata direttamente dall'Inps, istituita con l'articolo 5-bis del decreto-legge n. 101 del 3 settembre 2019, convertito con modificazioni dalla legge n. 128 del 2019;

   la società è stata costituita per la «necessità di internalizzare i servizi informativi e dispositivi da erogare in favore dell'utenza dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (Inps), per promuovere la continuità nell'erogazione dei servizi e per tutelare la stabilità occupazionale del personale ad essi adibito, tenuto conto dell'esigenza di valorizzare le competenze dallo stesso maturate, anche in ragione dell'assenza dei relativi profili professionali nelle piante organiche dell'Inps»;

   prima della creazione di Inps servizi Spa, queste mansioni erano svolte dagli stessi lavoratori che lavoravano in appalto per Inps, terminate le commesse esterne è stato avviato l'assorbimento dei lavoratori che avevano effettuato attività di call center nelle aziende, in varie parti d'Italia;

   la creazione di Inps servizi Spa ha portato probabilmente ad un netto risparmio dei costi di gestione dell'Inps, ma ha determinato una condizione di immensa precarietà per i lavoratori e le lavoratrici;

   a questi lavoratori, che lavorano sempre in smart working, viene riconosciuto un rimborso di soli 20 euro mensili, neanche utile a pagare la connessione veloce richiesta in fase di assunzione;

   gli addetti assunti presso Inps servizi Spa ad oggi risultano essere circa 3000 su tutto il territorio nazionale e offrono servizi di assistenza telefonica agli utenti su tutti i servizi di competenza dell'Inps;

   dal settembre 2023, con le innumerevoli problematiche e difficoltà legate alle misure del supporto formazione lavoro e all'assegno d'inclusione i lavoratori in questione sono stati chiamati ad uno sforzo enorme;

   nonostante la grande mole di lavoro per gli addetti al contact center multicanale l'80 per cento di questi sono costretti a lavorare con contratto part time che si traduce in paghe di 700 euro al mese e senza alcuna possibilità di effettuare straordinari;

   a questo si aggiunge che le condizioni generali dei lavoratori sono nettamente peggiori rispetto a quelle applicate ai lavoratori diretti dell'Inps;

   infatti, per i lavoratori assunti da Inps servizi Spa vi è anche la beffa dell'inquadramento contrattuale, ovvero il terzo livello del contratto collettivo nazionale di lavoro delle telecomunicazioni, che corrisponde a competenze e mansioni nettamente inferiori a quelle richieste dall'Inps, vista la complessità dei servizi erogati dall'ente di previdenza;

   nella giornata del 28 gennaio 2025 è stato convocato dalle segreterie nazionali Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil il Coordinamento nazionale RSU/RSA di Inps servizi unitamente alle segreterie territoriali dal quale è emersa la volontà di lavoratori e sindacati di dare avvio ad una serie di mobilitazioni locali e poi nazionale per portare avanti questa vertenza e chiedere delle condizioni di lavoro più dignitose nel prossimo piano industriale –:

   quali iniziative – per quanto di competenza – intenda intraprendere affinché siano accolte le richieste che provengono dai lavoratori e dalle lavoratrici di Inps servizi Spa e se non ritenga di dover favorire un tavolo di trattative che coinvolga il Ministero, Inps e i vertici di Inps servizi Spa.
(5-03480)

PROTEZIONE CIVILE E POLITICHE DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARINO. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica.— Per sapere – premesso che:

   vaste zone della Sicilia orientale sono state colpite il 2 febbraio 2025 da eventi alluvionali che hanno causato gravissimi danni ad infrastrutture, frane, esondazioni di fiumi e allagamenti diffusi;

   in particolare, sono state interessate località in provincia di Messina, dove si sono verificate le piogge più consistenti degli ultimi 10 anni. Criticità hanno riguardato anche le isole minori dell'arcipelago delle Eolie e il catanese;

   particolari problematiche sono state causate dall'esondazione del torrente Zafferia, mentre il pronto soccorso di Messina è stato allagato;

   non vi sono state vittime anche grazie al tempestivo intervento dei soccorritori: in poche ore soltanto i vigili del fuoco hanno dovuto effettuare centinaia di interventi in tutti i territori interessati;

   nonostante i danni e i disagi, il presidente della regione Renato Schifani ha subito, ad avviso degli interroganti, minimizzato quanto avvenuto: «la situazione sembra sotto controllo. Stiamo monitorando costantemente l'emergenza e garantendo assistenza immediata alla popolazione»;

   le comunità territoriali e gli enti locali, in attesa della quantificazione dei danni pubblici e privati, hanno già chiesto al presidente della Sicilia di attivarsi per dichiarare lo stato di crisi regionale e per ottenere dal Governo lo stato di emergenza;

   le alluvioni in Sicilia stanno aggravando le già critiche situazioni dell'isola colpita da tempo da una siccità perdurante: una situazione destinata ad ampliare catastroficamente gli effetti, già devastanti del maltempo;

   molte delle zone colpite erano già state interessate negli anni scorsi da eventi similari e gran parte della Sicilia è caratterizzata da un alto rischio di dissesto idrogeologico;

   sono emerse recentemente anche evidenti criticità sull'attuazione puntuale degli interventi già programmati per il contrasto al dissesto idrogeologico nella Regione Siciliana, in particolar modo per l'incarico conferito al soggetto attuatore;

   tale situazione potrebbe quindi comportare ulteriori ritardi anche agli interventi previsti nelle zone ripetutamente colpite dagli eventi alluvionali dei giorni scorsi –:

   se e quando verrà riconosciuto lo stato di emergenza nei territori della Sicilia orientale colpiti dalle alluvioni agli inizi del mese di febbraio 2025;

   quali interventi urgenti, per quanto di competenza, si intenda assumere affinché al fine di evitare che i territori interessati, già colpiti da eventi similari recentemente, vengano messi in sicurezza prima possibile, se le citate e comprovate criticità relative all'individuazione del soggetto attuatore degli interventi per il contrasto al dissesto idrogeologico nella Regione Siciliana possano inficiare o ritardare la programmata realizzazione dei lavori che riguardano anche zone colpite dalle alluvioni agli inizi del mese di febbraio 2025.
(5-03474)

SALUTE

Interrogazione a risposta immediata:


   FARAONE, GADDA, DEL BARBA, BONIFAZI, BOSCHI, GIACHETTI e GRUPPIONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio dei ministri riunitosi il 4 giugno 2024 ha approvato il decreto-legge n. 73 del 2024 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 107 del 2024, per la riduzione dei tempi delle liste d'attesa, di cui il Ministro interrogato ha affermato il carattere risolutivo della situazione sempre più allarmante e disfunzionale relativa ai tempi di attesa per l'accesso alle prestazioni sanitarie;

   il testo prevede l'adozione di 6 decreti attuativi, ma ad oggi ne risulta adottato solo uno sulle modalità operative della piattaforma nazionale delle liste di attesa – che peraltro ad oggi non risulta funzionante – e per tre di questi risulterebbero già scaduti i termini per l'adozione previsti dalla norma primaria;

   i ritardi nell'emanazione dei decreti attuativi necessari per affrontare le liste d'attesa nel Servizio sanitario nazionale si ripercuotono negativamente sui cittadini, sugli operatori e sui pazienti, aggravando ulteriormente i ritardi nell'accesso alle terapie e alle diagnosi;

   la riduzione delle liste d'attesa è un tema fondamentale e prioritario per la salute dei cittadini e di tutti coloro che necessitano di cure ed è stato richiamato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel discorso di fine anno. Il Presidente Mattarella ha sottolineato che vi sono lunghe liste d'attesa per esami che, se tempestivi, possono salvare la vita e che, purtroppo, in troppi rinunciano alle cure e alle medicine perché privi dei mezzi necessari;

   i decreti attuativi sono necessari a rendere effettivo quanto previsto dalla norma primaria e mai come in questo caso risultano necessari per affrontare i problemi concreti dei cittadini e del Servizio sanitario nazionale –:

   per quali ragioni i decreti attuativi richiamati in premessa non siano stati adottati e perché, a distanza di sei mesi dall'adozione del suddetto decreto-legge, la situazione dei tempi di attesa per l'accesso alle prestazioni sanitarie risulti persino peggiorata.
(3-01703)

SPORT E GIOVANI

Interrogazioni a risposta scritta:


   MOLINARI. — Al Ministro per lo sport e i giovani, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sabato 25 gennaio 2025, al termine della partita di Serie C – Girone A – tra Novara e Pro Patria allo stadio Silvio Piola (Novara), un tifoso ospite, RC di 42 anni, è accidentalmente caduto nel fossato che separa gli spalti dal campo;

   il sostenitore della Pro Patria, secondo quanto riportato dalle cronache, era seduto sulla staccionata e dopo aver perso l'equilibrio sarebbe caduto andando a sbattere la testa inizialmente contro la parete e poi sul fondo del fossato, con un volo di circa 7 metri;

   le condizioni del tifoso sono apparse da subito gravi e, dopo otto giorni in terapia intensiva in coma farmacologico, i sanitari nella giornata del 3 febbraio 2025 ne hanno dichiarato la morte cerebrale;

   oltre all'incidente occorso al tifoso della Pro Patria, in passato sono stati frequenti i casi di sostenitori caduti nei fossati, il più delle volte senza conseguenze serie, ma ci sono stati anche supporters che hanno riportato gravi ferite;

   in Italia sono ancora numerosi gli stadi con i fossati a dividere le tribune dal terreno di gioco: si va da impianti di serie A come il Maradona di Napoli e il Dall'Ara di Bologna a quelli più ridotti come appunto Novara, Reggio Emilia, Campobasso, Salerno, Bari e altri ancora;

   l'incidente evidenzia quanto anacronistici, ma soprattutto pericolosi siano i fossati e l'urgenza di interventi di misure di sicurezza, come barriere, parapetti e recinzioni varie-:

   se e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, il Governo intenda adottare al fine di evitare il ripetersi di incidenti come quello in premessa e prevenire cadute accidentali, contemplando come obbligatoria per i proprietari o i gestori degli stadi la copertura dei fossati o quantomeno l'installazione di reti protettive.
(4-04241)


   DONNO. — Al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   «Oltre la rete: progetto per il potenziamento dell'offerta sportiva sul territorio comunale» del comune di Noicàttaro è stato finanziato, per un importo di euro 650.000, nell'ambito del bando «Sport e Periferie 2020» e approvato con decreto del capo del dipartimento per lo sport del 12 aprile 2022;

   nelle fasi successive all'assegnazione delle risorse, per quanto risulta all'interrogante, è stato più volte rappresentato al dipartimento per lo sport la necessità di prorogare il termine per l'affidamento dei lavori, previsto per il 31 dicembre 2022 in ragione dell'adeguamento del progetto al nuovo prezzario regionale delle opere pubbliche. In assenza di formale riscontro alle note inviate, si è comunque provveduto, in via d'urgenza, all'espletamento della procedura per l'affidamento dei lavori entro il termine prestabilito con esito di gara deserta;

   tale risultanza, non contemplata nel disciplinare, ha di fatto sospeso l'erogazione delle risorse. Sono state avviate, dunque, successive interlocuzioni con i referenti ministeriali del progetto per l'opportuna valutazione del mantenimento delle risorse;

   con nota del 6 dicembre 2024 del dipartimento dello sport si è appreso che, nell'ambito della nuova fa programmazione delle risorse Fsc per il settennato 2021-2027, è stato chiesto al dipartimento per le politiche di coesione l'assegnazione di un'anticipazione, allo scopo di rifinanziare, nel più breve tempo possibile, quei progetti definanziati ex lege per il mancato conseguimento, nei termini, delle obbligazioni giuridicamente vincolanti, per i quali siano stati pubblicati i bandi o gli avvisi per l'affidamento dei lavori ovvero per l'affidamento congiunto della progettazione e dell'esecuzione dei lavori nonché, in caso di contratti senza pubblicazione di bandi o di avvisi, siano stati inviati gli inviti a presentare le offerte per l'affidamento dei lavori ovvero per l'affidamento congiunto della progettazione e dell'esecuzione dei lavori (articolo 53 del decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13);

   a quanto consta all'interrogante, nella seduta del 29 novembre 2024, il Cipess avrebbe avallato la richiesta di assegnazione del dipartimento dello sport; inoltre, dal sistema di monitoraggio del dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica, la relativa delibera Cipess di assegnazione risulta in corso di formalizzazione –:

   in considerazione della valenza strategica degli interventi per i territori e la necessità di programmare l'esecuzione delle opere, se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, ove siano confermati, quali siano le tempistiche previste per la riassegnazione delle risorse;

   se sia nelle intenzioni del Ministro interrogato monitorare la procedura per assicurare la distribuzione delle risorse nel più breve tempo possibile.
(4-04243)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Caramiello n. 4-03560 del 9 ottobre 2024;

   interrogazione a risposta in Commissione Patriarca n. 5-03235 dell'11 dicembre 2024;

   interrogazione a risposta in immediata in Commissione Tenerini n. 5-03270 del 17 dicembre 2024;

   interrogazione a risposta scritta Dori n. 4-04043 dell'8 gennaio 2025;

   interrogazione a risposta orale Barzotti n. 3-01699 del 29 gennaio 2025;

   interrogazione a risposta orale De Palma n. 3-01701 del 3 febbraio 2025;

   interrogazione a risposta in Commissione Carloni n. 5-03446 del 3 febbraio 2025.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   ALMICI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   preoccupano i vincoli europei sulle auto diesel e benzina con la scadenza individuata al 2035 per lo stop ai motori a combustione interna che scatterà nel 2035;

   in particolare, il centro studi di Confindustria Brescia ha stimato che nella città lombarda il comparto dell'automotive conti circa 250 imprese, 18 mila dipendenti e un fatturato da quasi 7 miliardi di euro;

   la crisi nel settore della meccanica e dell'automotive sta colpendo duramente la provincia di Brescia, dove il comparto rappresenta uno degli assi portanti dell'economia locale;

   le preoccupazioni sono duplici: per le tempistiche perché non sarà semplice rivoluzionare un comparto entro il 2035 e per la concorrenza cinese, in testa nella transizione all'auto elettrica, superando l'Europa in vendite e infrastrutture, e che oggi sta già provando ad aggirare i dazi mettendone altri su alimentare e moda, ma soprattutto cercando impianti produttivi in Europa;

   anche il secondo anno consecutivo di recessione in Germania, principale mercato per le esportazioni di meccanica made in Italy, ha ridotto drasticamente la domanda di macchinari e componenti per il settore automotive: nei primi sei mesi del 2024, le esportazioni di macchinari bresciani verso il mercato tedesco sono crollate del 12,4 per cento, un dato allarmante che si unisce alla caduta generale delle vendite tedesche di autoveicoli (-27,3 per cento) e di prodotti in metallo (-13,5 per cento);

   le associazioni di impresa e quelle dei lavoratori da tempo sottolineano la necessità di premere affinché la scadenza del 2035 venga rivista, stigmatizzando come «Sulla transizione tutti parlano ma nessuno ha ancora ben capito le dimensioni del fenomeno. Noi chiediamo misure di accompagnamento e di protezione adeguate a difesa dei posti di lavoro, sapendo che qualche scricchiolio a livello economico già si avverte (in questo momento, sono oltre 10 mila i lavoratori interessati dalla cassa integrazione solo nel bresciano)» –:

   quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato in merito alle criticità esposte in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere per garantire una transizione ecologica economicamente sostenibile e industrialmente equa, salvaguardando il comparto automotive e i relativi livelli occupazionali.
(4-03971)

  Risposta. — Con l'atto in esame, l'interrogante fa riferimento alla crisi nel settore della meccanica e dell'automotive, che sta colpendo la provincia di Brescia, come pure tutta l'automotive in Italia e in Europa, e chiede iniziative per garantire una transizione ecologica economicamente sostenibile e industrialmente equa.
  Dando seguito alla mozione parlamentare recentemente approvata in Aula Camera sul tema
automotive, in occasione del tavolo Stellantis del 14 novembre 2024 ho chiesto all'azienda di presentare, entro il successivo tavolo di dicembre, un piano Italia convincente e sostenibile che indicasse il dettaglio dei modelli e degli investimenti per i singoli stabilimenti italiani, precisando le risorse che l'azienda ha in programma di investire, garantendo una significativa tutela occupazionale.
  Orbene, il successivo tavolo Stellantis, tenutosi il 17 dicembre 2024, ha dato le prime risposte concrete a queste richieste. Il responsabile Stellantis Europa ha segnato una discontinuità con il precedente
management, nell'approccio e nei contenuti.
  Infatti, il 17 dicembre è stato presentato il piano Italia, che pone il nostro Paese al centro delle strategie di Stellantis, attraverso l'aumento dei modelli in produzione, elettrici e ibridi, e la salvaguardia dei livelli occupazionali, in linea con gli investimenti produttivi e avviando processi di inserimento, aggiornamento e riqualificazione delle persone del gruppo.
  Il gruppo, pur in un momento di crescenti difficoltà del settore
automotive nel mondo, ha ribadito di voler portare avanti il proprio piano industriale in Italia con risorse proprie, senza incentivi pubblici alla produzione, prevedendo per il 2025 circa 2 miliardi di euro di investimenti negli stabilimenti e 6 miliardi di euro in acquisti da fornitori operanti in Italia.
  Il Ministero e Stellantis hanno concordato di tenere aperto un dialogo costante con regolare cadenza sugli effetti e sugli impatti delle iniziative definite, di cui si darà conto al tavolo sul settore
automotive.
  Il tavolo Stellantis del 17 dicembre 2024 è stata occasione anche per fare il punto del piano degli incentivi italiani a supporto del settore.
  Per la riqualificazione della filiera, per il triennio 2025-2027 abbiamo stanziato 1,6 miliardi di euro. Per il 2025 sono previsti 1,1 miliardi di euro, suddivisi tra contratti di sviluppo (600 milioni), mini-contratti di sviluppo (200 milioni) e accordi per l'innovazione (300 milioni). Rimangono 500 milioni di euro di risorse disponibili per ulteriori interventi nel triennio 2025-2027, il cui utilizzo verrà discusso in seno al prossimo tavolo
automotive che si terrà a gennaio 2025 e sarà convocato almeno tre volte l'anno.
  Inoltre, il Ministro dell'economia e delle finanze ha precisato che, a fronte di progetti chiari e richieste concrete, saranno trovate ulteriori risorse per l'
automotive.
  In questo contesto, il piano degli incentivi ecobonus dovrà essere rivisto, spostando il
focus dalla domanda all'offerta, dando priorità al sostegno alla filiera produttiva nazionale, con particolare attenzione alla componentistica, pur sempre nel rispetto degli altri principi cardine: il rinnovo del parco circolante e il supporto alle famiglie a bassa capacità di spesa.
  Tuttavia, il futuro dell'industria italiana dell'auto nel suo complesso è legato non solo agli incentivi nazionali e agli impegni di Stellantis, ma anche al futuro dell'
automotive europeo e alle strategie che verranno definite in sede di Unione europea.
  Non a caso, Ford ha intenzione di tagliare 4.000 lavoratori in Europa, di cui 3.000 soltanto in Germania, mentre Volkswagen ha già annunciato che chiuderà 3 dei 10 stabilimenti in Germania. Decine di migliaia di operai, dipendenti e ingegneri sono stati licenziati o saranno in procinto di essere licenziati nelle fabbriche europee.
  La crisi accomuna tutti i produttori di autoveicoli del continente, che devono riuscire ad affrontare la sfida della transizione
green e digitale, nonché la concorrenza straniera, soprattutto quella asiatica. Come ha sottolineato anche Mario Draghi nel suo rapporto sulla competitività, è necessario allineare la politica ambientale dell'unione con la politica industriale, specialmente in un settore come l'automotive. Infatti, non si può sperare di recuperare il gap tecnologico con i competitor extra europei in pochi anni, schiacciando i produttori europei con multe salatissime in caso di mancato rispetto di tempistiche e obiettivi troppo rigidi.
  Invece, bisogna costruire percorsi concreti per raggiungere l'obiettivo fondamentale della neutralità climatica, senza farsi guidare da approcci ideologici.
  In questa direzione sta operando il Governo, che sta riuscendo a portare a casa risultati importanti.
  All'ultimo consiglio competitività ho presentato il
non paper che modifica la traiettoria del Green Deal, confermando gli obiettivi ambiziosi e sfidanti del 2035, facendo leva su due principi di base: la neutralità tecnologica alla decarbonizzazione e un piano automotive europeo che investa risorse comuni sulla domanda, sull'offerta e su investimenti in ricerca e sviluppo tecnologico. L'obiettivo è quello di modificare le regole e i limiti esageratamente stringenti e superare l'attuale quadro regolatorio, al fine di consentire ai produttori automotive di programmare gli investimenti ingenti richiesti dalla transizione green.
  Il
non paper italiano ha ricevuto il consenso di 15 Stati membri.
  Inoltre, ho incontrato la Presidente Ursula von der Leyen, il Vicepresidente Séjourné con delega all'industria e il Commissario per i trasporti Tzitzikòstas. Tutti e tre hanno mostrato significative aperture alla proposta italiana, condividendo gli obiettivi e la strada della neutralità tecnologica e dichiarando l'intenzione di porre la questione al primo punto della politica industriale europea.
  Il Ministero delle imprese e del
made in Italy continuerà ad impegnarsi a tutela degli stabilimenti produttivi in parola, come pure degli interessi del settore automotive italiano nel suo complesso e dei suoi lavoratori.
Il Ministro delle imprese e del made in Italy: Adolfo Urso.


   CANTONE. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la Camera di commercio è un ente autonomo funzionale di diritto pubblico che svolge, nella circoscrizione territoriale provinciale, funzioni di interesse generale per il sistema delle imprese promuovendo e curandone lo sviluppo nell'ambito delle economie locali. Sono enti che associano le imprese di uno specifico territorio per tutelare i loro interessi collettivi, creare opportunità di affari e prestare loro eventuali altri servizi (arbitrato per le controversie tra di esse o con i loro clienti);

   per come sono organizzate sul territorio, le camere di commercio hanno una presenza capillare e pertanto le dirigenze delle stesse svolgono un ruolo importante nell'ambito della comunità in cui insistono con particolare riguardo alle attività imprenditoriali, l'imprenditoria mennile, le imprese e start-up innovative, brevetti e marchi;

   con decreto dell'assessore delle attività produttive della Regione Siciliana n. 840 del 25 maggio 2023 si è proceduto a riorganizzare il sistema camerale siciliano, confermando le circoscrizioni territoriali delle camere di commercio di «Messina», «Palermo ed Enna», «Sud Est Sicilia» (Catania-Ragusa-Siracusa) nonché all'istituzione della Camera di commercio di «Agrigento, Caltanissetta e Trapani». Tale atto è stato adottato ai sensi dell'articolo 54-ter, comma 1, del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 106 del 2021;

   a quanto consta all'interrogante, il segretario generale della Camera di commercio Sud Est di Catania, dott. Condorelli, sarebbe andato in pensione nel 2023 per i raggiunti limiti di età pensionabile, tuttavia il già Presidente della Camera di commercio di Catania dott. Agen avrebbe sottoscritto un contratto di tre anni nel corso dell'anno 2022;

   successivamente, a seguito della nomina, il Commissario straordinario dott. Belcuore con la delibera della Giunta camerale n. 65 del 23 ottobre 2023 ha confermato l'incarico di segretario generale della Camera di Commercio del Sud Est Sicilia – ai sensi dell'articolo 20 della legge 29 dicembre 1993, n. 580, rinnovando il dott. Condorelli per altri due anni, ovverosia fino al 2025 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti in premessa e se a fronte degli stessi non ritenga di adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo per favorire un turn over delle dirigenze delle camere di commercio, così come reso evidente nel caso della Camera di commercio di Catania.
(4-03638)

  Risposta. — Con l'atto in esame, l'interrogante richiede di adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo, per favorire un turn over delle dirigenze delle camere di commercio e nello specifico fa riferimento alla Camera di commercio del Sud-Est Sicilia e alla disciplina concernente la selezione dei segretari generali degli enti camerali.
  Com'è noto, nel quadro della complessiva riforma del sistema camerale nazionale, avviata in attuazione dell'articolo 10 della legge 7 agosto 2015, n. 124 e con il decreto legislativo 25 novembre 2016, n. 219, il sistema delle camere di commercio della Regione Siciliana è stato oggetto di uno specifico e articolato intervento di riordino promosso dal Legislatore nazionale con le disposizioni all'articolo 54-
ter del decreto-legge n. 73 del 2021, ed oggetto delle complesse vicende giudiziarie che ne sono originate. La norma attribuisce alla Regione Siciliana il potere di riorganizzare il sistema camerale regionale. In adempimento alla citata disposizione, la Regione, con il decreto assessoriale n. 840 del 2023 citato dall'interrogante, ha esercitato il potere conferitole e proceduto alla riorganizzazione territoriale del proprio sistema camerale, ripristinando l'assetto delle circoscrizioni camerali sul territorio siciliano precedente l'intervento normativo al decreto-legge n. 73 del 2021.
  Per ciò che concerne invece il rinnovo della nomina come segretario generale della Cciaa Sud Est Sicilia dott. Rosario Condorelli, si rappresenta che esso è avvenuto a seguito della designazione di cui alla delibera della Giunta, in applicazione dell'articolo 20, comma 2, della legge 29 dicembre 1993, n. 580, che consente la possibilità a quest'ultima di disporre la conferma del segretario generale per ulteriori due anni per una sola volta, senza far ricorso a nuova procedura comparativa.
  In particolare, tale procedura è stata adottata al fine di garantire la continuità amministrativa dell'ente camerale.
  Inoltre, l'incarico conferito al dott. Condorelli non risulta travalicare il limite dell'età pensionabile, atteso che il contratto con questi stipulato scadrà il giorno 8 agosto 2026, in data antecedente il compimento da parte del dott. Condorelli del 67° anno di età.
  Quanto ai requisiti di professionalità prescritti e i criteri per l'espletamento della procedura di selezione per l'elenco dei soggetti che possono essere nominati segretari generali delle camere di commercio si ricorda che essi sono stabiliti con il decreto ministeriale 26 ottobre 2012, n. 230.
  L'accesso all'elenco, su domanda individuale dei soggetti interessati, avviene con decreto direttoriale previa valutazione operata da parte della commissione appositamente costituita presso il Ministero. L'elenco, infine, è sottoposto – con cadenza triennale – a revisione dinamica da parte dell'amministrazione, al fine di accertare la permanenza in capo ai soggetti iscritti dei necessari requisiti generali e professionali.
  La disciplina normativa e regolamentare vigente garantisce con adeguatezza e con procedura certa e trasparente la selezione di soggetti in possesso di idonea professionalità, atti al conferimento, in esito all'ulteriore procedura comparativa condotta dalla singola camera di commercio, del delicato incarico descritto.
  Infine, la fissazione normativamente posta della durata massima dell'incarico, nonché soprattutto della possibilità di ricorrere ad una sola conferma dell'incarico per un ulteriore termine biennale, consentono certamente un adeguato contemperamento dell'interesse alla stabilità e continuità della gestione amministrativa dell'ente camerale con l'obiettivo di garantire il tasso di ricambio delle dirigenze camerali.

Il Sottosegretario di Stato per le imprese e il made in Italy: Massimo Bitonci.


   CENTEMERO e MARCHETTI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   lo storico marchio automobilistico Maserati sta attraversando un periodo di forte crisi;

   nell'ultimo periodo si è registrato un perdurante calo di vendite, determinato dai diversi fattori internazionali, dalla forte concorrenza asiatica e anche dalla mancata produzione di nuovi modelli capaci di dominare il mercato;

   primo evidente effetto è la chiusura dell'Innovation lab, centro di ricerca di eccellenza che aveva lo scopo di progettare nuovi veicoli con specifico rilievo alla produzione di motori elettrici. Un centro strategico che avrebbe certamente giocato un ruolo chiave nel momento in cui la transizione energetica cominciava ad essere il «pane quotidiano» per il settore dell'auto in Italia;

   nonostante il gruppo Stellantis abbia rassicurato che al momento non è prevista alcuna cessione, appare evidente che non vi sia neanche un chiaro piano industriale di rilancio del marchio che potrebbe portare a chiusure, delocalizzazioni e cassa integrazione;

   quanto accade a Maserati è lo specchio della crisi di un intero comparto industriale che sta lentamente perdendo terreno, comportando uno smembramento del sistema automobilistico italiano, anche di eccellenza, con crescita e arricchimento dei mercati esteri –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato abbia già intrapreso o intenda intraprendere per risolvere la problematica in premessa e se, nell'ambito delle interlocuzioni con il gruppo Stellantis già avviate, sia stato già discusso un serio piano industriale di rilancio e ripresa del marchio Maserati simbolo di eccellenza del made in Italy nel mondo.
(4-03315)

  Risposta. — Con l'atto in esame gli interroganti fanno riferimento al periodo di crisi che sta affrontando lo storico marchio automobilistico Maserati e chiedono che venga discusso con Stellantis un serio piano industriale di rilancio e ripresa del citato marchio, simbolo di eccellenza del made in Italy nel mondo.
  Già in occasione del tavolo sullo stabilimento Stellantis di Modena dello scorso giugno, avevo sottolineato la necessità di mantenere i livelli occupazionali, nonché di rafforzare il centro di ricerca e sviluppo, con l'obiettivo di favorire la transizione sostenibile del settore. A tale richiesta, il gruppo Stellantis aveva risposto positivamente confermando la volontà di investire in ricerca e sviluppo, con impegni specifici per la produzione di nuovi modelli elettrici e per il rilancio di modelli endotermici alimentati con combustibili ecologicamente sostenibili. Tuttavia, la successiva decisione di chiudere l'
Innovation Lab di Maserati ha rappresentato l'ennesima inversione di marcia del precedente management di Stellantis rispetto agli impegni assunti.
  Dando seguito alla mozione parlamentare recentemente approvata in Aula Camera sul tema
automotive, in occasione del tavolo Stellantis del 14 novembre scorso ho chiesto all'azienda di presentare, entro il successivo tavolo di dicembre, un piano Italia convincente e sostenibile che indicasse il dettaglio dei modelli e degli investimenti per i singoli stabilimenti italiani, ivi compresi gli stabilimenti di Grugliasco, Torino Mirafiori e Modena dove viene prodotta la gamma Maserati, precisando le risorse che l'azienda ha in programma di investire, garantendo una significativa tutela occupazionale.
  Orbene, il successivo tavolo Stellantis, tenutosi il 17 dicembre scorso, ha dato le prime risposte concrete a queste richieste. Il responsabile Stellantis Europa ha segnato una discontinuità con il precedente
management, nell'approccio e nei contenuti.
  Infatti, il 17 dicembre è stato presentato il Piano Italia, che pone il nostro Paese al centro delle strategie di Stellantis, attraverso l'aumento dei modelli in produzione, elettrici e ibridi, e la salvaguardia dei livelli occupazionali, in linea con gli investimenti produttivi e avviando processi di inserimento, aggiornamento e riqualificazione delle persone del gruppo.
  Il gruppo, pur in un momento di crescenti difficoltà del settore
automotive nel mondo, ha ribadito di voler portare avanti il proprio piano industriale in Italia con risorse proprie, senza incentivi pubblici alla produzione, prevedendo per il 2025 circa 2 miliardi di euro di investimenti negli stabilimenti e 6 miliardi di euro in acquisti da fornitori operanti in Italia.
  Per quanto riguarda specificamente il marchio Maserati, Stellantis ha esposto il piano relativo allo stabilimento di Modena, che diverrà il polo dell'alta gamma. Il citato Piano prevede il coinvolgendo del sistema produttivo della
Motor Valley al fine di sviluppare il progetto insieme a tutti gli attori della filiera, dal design alla pre-industrializzazione, con i migliori componenti nazionali in termini di innovazione e circolarità.
  Tuttavia, manca la produzione della Maserati nel piano Stellantis sul futuro di Mirafiori, che invece è importante per aumentare i volumi produttivi di questo marchio storico. Interrogato sul punto, il responsabile Stellantis Europa ha risposto di prendere seriamente le richieste avanzate dal tavolo, tanto più che ritiene che si possano fare grandi cose con il marchio Maserati.
  Questo è un aspetto su cui si focalizzerà l'attenzione del Ministero delle imprese e del
made in Italy, che verificherà l'applicazione concreta del piano presentato e degli impegni assunti dal nuovo management.
  Infatti, il Ministero e Stellantis hanno concordato di tenere aperto un dialogo costante con regolare cadenza sugli effetti e sugli impatti delle iniziative definite, di cui si darà conto al tavolo sul settore
automotive.
  Ad ogni modo, l'interesse di Stellantis sull'alta gamma e sulla ricerca in innovazione e tecnologie che essa porta con sé, sembrerebbe confermato anche dalla decisione dell'azienda di aderire alla Fondazione
AI 4 Industry di Torino e alla Fondazione Chips.it di Pavia, al fine di valorizzare l'ecosistema produttivo, i centri di eccellenza, la ricerca e l'innovazione, in particolare per quanto riguarda le tecnologie green, il digitale e l'IA.
  Il tavolo Stellantis del 17 dicembre scorso è stata occasione anche per fare il punto del piano degli incentivi italiani a supporto del settore.
  Per la riqualificazione della filiera, per il triennio 2025-2027 abbiamo stanziato 1,6 miliardi di euro. Per il 2025 sono previsti 1,1 miliardi di euro, suddivisi tra contratti di sviluppo (600 milioni), mini-contratti di sviluppo (200 milioni) e accordi per l'innovazione (300 milioni). Rimangono 500 milioni di euro di risorse disponibili per ulteriori interventi nel triennio 2025-2027, il cui utilizzo verrà discusso in seno al prossimo tavolo
automotive che si terrà a gennaio 2025 e sarà convocato almeno tre volte l'anno.
  Inoltre, il Ministro dell'economia e delle finanze ha precisato che, a fronte di progetti chiari e richieste concrete, saranno trovate ulteriori risorse per l'
automotive.
  Tuttavia, il futuro del marchio Maserati e dell'industria italiana dell'auto nel suo complesso è legato non solo agli incentivi nazionali e agli impegni di Stellantis, ma anche al futuro dell'
automotive europeo e alle strategie che verranno definite in sede di Unione europea.
  Non a caso, Ford ha intenzione di tagliare 4.000 lavoratori in Europa, di cui 3.000 soltanto in Germania, mentre Volkswagen ha già annunciato che chiuderà 3 dei 10 stabilimenti in Germania. Decine di migliaia di operai, dipendenti e ingegneri sono stati licenziati o saranno in procinto di essere licenziati nelle fabbriche europee.
  La crisi dell'
automotive accomuna dunque tutti i produttori europei, che devono riuscire ad affrontare la sfida della transizione green e digitale, nonché la concorrenza straniera, soprattutto quella asiatica. Come ha sottolineato anche Mario Draghi nel suo rapporto sulla competitività, è necessario allineare la politica ambientale dell'Unione con la politica industriale, specialmente in un settore come l'automotive. Infatti, non si può sperare di recuperare il gap tecnologico con i competitor extra europei in pochi anni, schiacciando i produttori europei con multe salatissime in caso di mancato rispetto di tempistiche e obiettivi troppo rigidi.
  Invece, bisogna costruire percorsi concreti per raggiungere l'obiettivo fondamentale della neutralità climatica, senza farsi guidare da approcci ideologici. In questa direzione sta operando il Governo, che sta riuscendo a portare a casa risultati importanti.
  All'ultimo Consiglio Competitività ho presentato il
non paper che modifica la traiettoria del Green Deal, confermando gli obiettivi ambiziosi e sfidanti del 2035, facendo leva su due principi di base: la neutralità tecnologica alla decarbonizzazione e un piano automotive europeo che investa risorse comuni sulla domanda, sull'offerta e su investimenti in ricerca e sviluppo tecnologico. L'obiettivo è quello di modificare le regole e i limiti esageratamente stringenti e superare l'attuale quadro regolatorio, al fine di consentire ai produttori automotive di programmare gli investimenti ingenti richiesti dalla transizione green.
  Il
non paper italiano ha ricevuto il consenso di 15 Stati membri.
  Inoltre, ho incontrato la Presidente Ursula von der Leyen, il Vicepresidente Séjourné con delega all'industria e il Commissario per i trasporti Tzitzikòstas. Tutti e tre hanno mostrato significative aperture alla proposta italiana, condividendo gli obiettivi e la strada della neutralità tecnologica e dichiarando l'intenzione di porre la questione al primo punto della politica industriale europea.
  Il Ministero delle imprese e del
made in Italy continuerà ad impegnarsi a tutela del marchio Maserati, come pure degli interessi del settore automotive italiano nel suo complesso e dei suoi lavoratori.
Il Ministro delle imprese e del made in Italy: Adolfo Urso.


   FENU, GUBITOSA, LOVECCHIO, RAFFA, CAPPELLETTI e PAVANELLI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il programma transizione 5.0 mira a sostenere gli investimenti nella transizione green delle imprese attraverso il riconoscimento di crediti d'imposta;

   in particolare, alle aziende verrà concesso un credito d'imposta, indipendentemente dalle dimensioni dell'impresa, dal settore di attività o dalla localizzazione, in relazione agli investimenti in beni materiali e immateriali, già agevolati con il piano transizione 4.0, a condizione che si raggiunga una riduzione dei consumi energetici dell'unità produttiva pari almeno al 3 per cento (o al 5 per cento se calcolata sul processo interessato dall'investimento);

   inoltre, saranno ammessi anche investimenti in nuovi beni strumentali necessari all'autoproduzione di energia da fonti rinnovabili e spese per la formazione del personale dipendente;

   quanto alle modalità di fruizione, si prevede la compensazione del credito spettante presentando il modello F24 in un'unica rata; l'eventuale eccedenza non compensata entro il 31 dicembre 2025 potrà essere compensata in cinque rate annuali di pari importo;

   con riferimento alle modalità di accesso all'incentivo, in considerazione anche del carattere a «rubinetto» della misura, si prevede la presentazione di un'istanza con la quale l'impresa potrà prenotare il credito e sottoporre al gestore del piano, individuato nel Gestore servizi energetici, una preliminare valutazione del progetto di investimento;

   gli incentivi sono riconosciuti per il periodo dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2025;

   in merito alle modalità attuative delle nuove disposizioni si prevede l'adozione di un decreto del Ministro delle imprese e del made in Italy, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentito il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica;

   il decreto dovrà stabilire importanti prescrizioni, tra cui le modalità e i termini di trasmissione delle comunicazioni, delle certificazioni e dell'eventuale ulteriore documentazione atta a dimostrare la spettanza del beneficio nonché i criteri per la determinazione del risparmio energetico conseguito e l'esistenza degli ulteriori requisiti tecnici correlati agli investimenti;

   l'adozione del decreto, prevista entro il trentesimo giorno dalla data di entrata in vigore del decreto-legge n. 19 del 2024, è importante per le imprese ai fini dell'accesso al beneficio e programmare adeguatamente gli investimenti;

   da alcune indiscrezioni riportate da fonti di stampa in merito al contenuto del decreto in corso di predisposizione presso il Ministero delle imprese e del made in Italy, si apprende dell'intenzione di ancorare al termine ultimo del 31 dicembre 2025 la messa in funzione del bene ovvero l'integrazione all'interno del sistema di produzione;

   con le modifiche introdotte durante la conversione del decreto-legge n. 39 del 2024, si ribadisce peraltro la condizione di completare l'investimento entro il termine del 31 dicembre 2025, introducendo al contempo la comunicazione in merito all'effettuazione degli ordini con pagamento di acconto in misura almeno pari al 20 per cento del costo di acquisizione –:

   quale siano le tempistiche di adozione del decreto ministeriale di cui al comma 17 dell'articolo 38 del decreto-legge n. 19 del 2024, necessario ai fini dell'attuazione del piano transizione 5.0;

   se non ritenga opportuno, nel definire il concetto di completamento dell'investimento, riconoscere l'incentivo anche per gli ordinativi conclusi entro il 31 dicembre 2025, che non riescano a garantire la messa in funzione degli investimenti entro il predetto termine e che prevedano in ogni caso la messa in funzione entro un ristretto arco temporale, e comunque non oltre il 30 giugno 2026, anche alla luce di analoghe misure di favore in tal senso previste per i gli investimenti in beni strumentali 4.0.
(4-02853)

  Risposta. — Con l'interrogazione in esame, gli interroganti fanno riferimento al Piano Transizione 5.0, istituito con l'articolo 38 del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, convertito con modificazioni dalla legge 29 aprile 2024, n. 56, al fine di sostenere il processo di transizione digitale ed energetica delle imprese.
  Il citato Piano introduce un credito d'imposta per le imprese che effettuano nuovi investimenti, a decorrere dal 1° gennaio 2024 e fino al 31 dicembre 2025, destinati ad aziende ubicate nel territorio dello Stato, nell'ambito di progetti di innovazione che comportano una riduzione dei consumi energetici della struttura produttiva non inferiore al 3 per cento, o, in alternativa, una riduzione dei consumi energetici dei processi interessati dall'investimento non inferiore al 5 per cento.
  Infatti, con una dotazione finanziaria di 6,3 miliardi di euro, il Piano Transizione 5.0 ha l'obiettivo di favorire la trasformazione dei processi produttivi delle imprese e aiutarle a rispondere alle sfide delle transizioni digitale ed energetica. Assieme, i due Piani Transizione 4.0 e 5.0, operanti in complementarità, mettono a disposizione delle imprese circa 13 miliardi di euro nel biennio 2024-2025.
  Le modalità attuative della misura in parola sono individuate con il decreto interministeriale del 24 luglio 2024, il quale disciplina, in particolare, l'ambito soggettivo e oggettivo, nonché la misura del beneficio, le disposizioni concernenti la procedura di accesso all'agevolazione, la relativa fruizione e i connessi oneri documentali.
  Ai sensi dell'articolo 4 del decreto attuativo, sono ammissibili al beneficio i progetti di innovazione avviati dal 1° gennaio 2024 e completati entro il 31 dicembre 2025. Al comma 4 si precisa che il progetto di innovazione si intende completato alla data di effettuazione dell'ultimo investimento che lo compone, e in particolare:

   a) nel caso in cui l'ultimo investimento abbia ad oggetto beni materiali e immateriali nuovi strumentali all'esercizio d'impresa di cui agli allegati A e B alla legge 11 dicembre 2016, n. 232, alla data di effettuazione degli investimenti secondo le regole generali previste dai commi 1 e 2 dell'articolo 109 del TUIR, a prescindere dai principi contabili applicati;

   b) nel caso in cui l'ultimo investimento abbia ad oggetto beni materiali nuovi strumentali all'esercizio d'impresa, finalizzati all'autoproduzione di energia da fonti rinnovabili destinata all'autoconsumo, alla data di fine lavori dei medesimi beni;

   c) nel caso in cui l'ultimo investimento abbia ad oggetto attività di formazione finalizzate all'acquisizione o al consolidamento delle competenze nelle tecnologie rilevanti per la transizione digitale ed energetica dei processi produttivi, alla data di sostenimento dell'esame finale di cui all'articolo 8, comma 1 del decreto attuativo.

  Ancora, al suo articolo 12, comma 6, il decreto attuativo prevede che la presentazione della comunicazione di completamento del progetto di innovazione possa avvenire entro il 28 febbraio 2026.
  Sul punto, si rappresenta che il Ministero delle imprese e del
made in Italy ha avviato iniziative a livello normativo tese ad estendere i termini ultimi attualmente previsti dalla norma in punto di completamento degli investimenti ammissibili e di presentazione della comunicazione di completamento del progetto di innovazione attraverso l'apposita piattaforma informatica.
  Il Piano 5.0 è stato oggetto di una prolungata fase di negoziazione con la Commissione europea, trattandosi di una misura finanziata con risorse PNRR che prevede una serie di vincoli che derivano dalla disciplina comunitaria.
  Il Governo ha operato per superare i vincoli previsti dalla Commissione europea in merito al rispetto del principio Dnsh («non arrecare danno significativo all'ambiente») ed evitare che, dalla platea dei beneficiari del Piano 5.0, fossero esclusi proprio quei comparti del
made in Italy – ivi compresi quelli di carta, vetro, siderurgico e ceramica – che maggiormente potrebbero, invece, incidere sul contenimento delle emissioni di CO2.
  Al fine di evitare che si ripropongano i problemi conseguenti alle difficoltà interpretative e applicative verificatesi in precedenti edizioni della misura del credito d'imposta, si sta costruendo un impianto di supporto alle imprese beneficiare. In particolare, è stato creato un Portale del gestore dei servizi energetici (Gse) appositamente dedicato all'assistenza clienti sul Piano Transizione 5.0.
  Inoltre, il 16 agosto 2024 è stata pubblicata, sul sito istituzionale del Ministero delle imprese e del
made in Italy, la circolare operativa «Transizione 5.0» che fornisce chiarimenti tecnici utili ai fini della corretta applicazione della nuova disciplina agevolativa.
  A completamento delle istruzioni fornite tramite il citato decreto 24 luglio 2024 e la citata circolare 16 agosto 2024, l'8 ottobre scorso è stato pubblicato, sempre sul sito istituzionale del Ministero delle imprese e del
made in Italy, un documento contenente le Faq relative al Piano Transizione 5.0, concernenti diversi profili applicativi della misura, tra i quali: la procedura per l'accesso all'agevolazione, le caratteristiche tecniche dei beni materiali e immateriali 4.0, i requisiti degli impianti fotovoltaici, le modalità di calcolo del risparmio energetico, la cumulabilità con altri incentivi, il rispetto del principio cardine del PNRR del «Non arrecare danno all'ambiente» (Dnsh). Ulteriori risposte alle domande frequenti dei potenziali beneficiari sono state pubblicate il 2 novembre scorso nella sezione Faq del sito internet del Ministero delle imprese e del made in Italy dedicato al Piano Transizione 5.0.
  Tale lavoro è in continua evoluzione in virtù di un costante contatto con le imprese anche tramite i canali predisposti sulla piattaforma dedicata al credito d'imposta Transizione 5.0 sul sito del gestore dei servizi energetici.
  Inoltre, è stato avviato un apposito piano di comunicazione e divulgazione, volto a consentire la più ampia diffusione tra le imprese della misura e della relativa procedura di accesso, anche attraverso l'emanazione di chiarimenti relativi a specifici scenari applicativi per settore produttivo.
  Attualmente il Ministero è impegnato nella predisposizione di meccanismi volti alla semplificazione della misura. Nello specifico, il Governo sta valutando l'incremento della maggiorazione riconosciuta per le spese in impianti fotovoltaici e, contestualmente, l'incremento della misura del beneficio con relativa semplificazione del meccanismo di calcolo, innalzando l'aliquota del credito d'imposta e modificando le soglie di investimento.
  Si aggiunge, altresì, che, per favorire l'assorbimento delle risorse al Sud, è oggetto di valutazione l'eliminazione di determinati vincoli relativi al cumulo con il credito d'imposta per gli investimenti nella Zona economica speciale (Zes unica – Mezzogiorno).
  In conclusione, si rappresenta che si sta negoziando con la Commissione europea l'estensione temporale dell'incentivo oltre la data di scadenza prevista del 31 dicembre 2025.

Il Ministro delle imprese e del made in Italy: Adolfo Urso.


   FRATOIANNI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la gigafactory di Termoli poteva e doveva essere il più grande investimento industriale in Italia per la transizione all'elettrico nel settore automotive, un investimento superiore ai 2 miliardi di euro, con cui trasformare lo stabilimento Stellantis in Molise in un impianto in grado di produrre batterie per auto elettriche;

   allo stato attuale la trattativa sulla gigafactory di Termoli è interrotta da quando la joint venture Acc (automotive cells company), tra Stellantis, Mercedes e Total ha deciso di congelare il negoziato;

   la gigafactory di Termoli rappresentava il progetto di Stellantis più importante per garantire un futuro produttivo a lungo termine allo stabilimento di Termoli e per testimoniare un impegno a mantenere un presidio produttivo di primo piano nel Paese;

   le tempistiche annunciate in passato per la realizzazione della gigafactory, dunque, non sono state rispettate e la riconversione dello stabilimento è stata rimandata;

   per la realizzazione della gigafactory era previsto un corposo finanziamento statale, anche attraverso una parte dei fondi del PNRR dedicati alla transizione energetica, fondi che, come noto, sono stati destinati ad altri investimenti, come recentemente comunicato dal ministro interrogato, il quale ha, comunque, confermato la disponibilità al finanziamento del progetto di riconversione e rilancio;

   le organizzazioni sindacali, preoccupate per le sorti dello stabilimento di Termoli, continuano ad appellarsi con forza al Governo affinché chieda ad Acc di svelare definitivamente le proprie strategie e a Stellantis di assumersi fino in fondo le proprie responsabilità, di chiarire quali motori produrrà a Termoli e per quanti anni e di fornire precise garanzie sul mantenimento dei livelli occupazionali, ad oggi pari a poco più di duemila dipendenti;

   nel frattempo preoccupa la notizia pubblicata dal quotidiano spagnolo «El Mundo», secondo cui: Stellantis potrebbe avviare a breve la realizzazione della nuova Gigafactory a Saragozza, grazie a un accordo di partnership con la cinese Catl;

   tale ultima notizia mette ancora più a rischio la riconversione industriale dello stabilimento di Termoli, anche perché nel frattempo Stellantis ha già inaugurato una gigafactory in Francia e presto farà lo stesso in Germania, lasciando intravedere un progressivo disimpegno nei confronti di Termoli a dispetto dei numerosi annunci che dal marzo 2022 si sono succeduti sulla realizzazione della gigafactory in Molise a cui sono seguiti pochi fatti;

   ad avviso dell'interrogante, preso atto dei colpevoli ritardi di Acc e di Stellantis e della volontà del Governo di destinare ad altri investimenti le risorse del PNRR inizialmente dedicate alla realizzazione della gigafactory a Termoli, rimane assoluta incertezza sul futuro produttivo dello stabilimento molisano e sulle prospettive economiche e di vita di duemila famiglie ed è inaccettabile che la situazione di grande incertezza che sta attraversando il settore dell'automotive ricada solo sulle spalle di migliaia di lavoratori;

   è indispensabile che il Governo si interroghi e agisca per la salvaguardia e il rilancio dello stabilimento di Termoli, mantenendo la disponibilità dei fondi indispensabili al rilancio di un grande progetto industriale che salvaguardi l'attuale e la futura occupazione e chiedendo ad Acc e Stellantis di tenere fede agli impegni assunti e di confermare il progetto della gigafactory con tempi certi, la cui realizzazione non è solo essenziale per il futuro dei lavoratori ma di tutto il territorio –:

   quali urgenti iniziative di competenza intendano assumere per favorire il rilancio industriale dello stabilimento Stellantis di Termoli, confermando la volontà di destinare l'ammontare degli stessi fondi inizialmente previsti, poi riallocati su altri progetti, necessari a sostenere il progetto di riconversione del sito, anche al fine di salvaguardare l'attuale e futura occupazione, chiedendo ad Acc e Stellantis di tenere fede agli impegni assunti e di confermare il progetto della gigafactory da realizzarsi con tempi certi.
(4-03569)

  Risposta. — Con l'atto in esame gli interroganti fanno riferimento al periodo di crisi che il settore automotive sta affrontando con specifico riferimento agli stabilimenti produttivi Stellantis di Pomigliano d'Arco, Pratola Serra, Termoli e Mirafiori, chiedendo garanzie per il futuro degli stessi e garanzie occupazionali. Inoltre, vengono richiesti specifici approfondimenti sull'incentivo ecobonus.
  Dando seguito alla mozione parlamentare recentemente approvata in Aula Camera sul tema
automotive, in occasione del tavolo Stellantis del 14 novembre 2024 ho chiesto all'azienda di presentare, entro il successivo Tavolo di dicembre, un piano Italia convincente e sostenibile che indicasse il dettaglio dei modelli e degli investimenti per i singoli stabilimenti italiani, ivi compresi gli stabilimenti di Pomigliano d'Arco, Pratola Serra e Termoli, precisando le risorse che l'azienda ha in programma di investire, garantendo una significativa tutela occupazionale.
  Orbene, il successivo tavolo Stellantis, tenutosi il 17 dicembre 2024, ha dato le prime risposte concrete a queste richieste. Il responsabile Stellantis Europa ha segnato una discontinuità con il precedente
management, nell'approccio e nei contenuti.
  Infatti, il 17 dicembre è stato presentato il Piano Italia, che pone il nostro Paese al centro delle strategie di Stellantis, attraverso l'aumento dei modelli in produzione, elettrici e ibridi, e la salvaguardia dei livelli occupazionali, in linea con gli investimenti produttivi e avviando processi di inserimento, aggiornamento e riqualificazione delle persone del gruppo.
  Il gruppo, pur in un momento di crescenti difficoltà del settore
automotive nel mondo, ha ribadito di voler portare avanti il proprio piano industriale in Italia con risorse proprie, senza incentivi pubblici alla produzione, prevedendo per il 2025 circa 2 miliardi di euro di investimenti negli stabilimenti e 6 miliardi di euro in acquisti da fornitori operanti in Italia.
  Per quanto riguarda specificamente Pomigliano, Stellantis riferisce che dal 2028 sarà installata la nuova piattaforma STLA-SMALL, sulla quale è prevista la produzione di 2 nuovi modelli compatti. Nello stabilimento campano verrà rafforzato il presidio per la produzione delle vetture
mass market con l'estensione della produzione della cosiddetta Pandina fino al 2030, seguita dall'introduzione della nuova generazione dello stesso modello.
  Quanto allo stabilimento di Pratola Serra, Stellantis conferma la produzione di motori.
  Per quanto riguarda Torino-Mirafiori, Stellantis riferisce che sarà prodotta la 500 ibrida e la nuova generazione della 500 BeV elettrica, in aggiunta alla prosecuzione dell'attività dei cambi eDCT. Inoltre, dal primo gennaio 2025, Torino sarà la sede della regione Europa di Stellantis e il quartier generale della divisione vicoli commerciali del gruppo. Torino sarà anche la sede di SUSTAINera, centro di sperimentazione e di riciclo del gruppo Stellantis e consoliderà il
Battery Technology Center, attuale sede dell'unico centro al mondo del Gruppo per i test e per lo sviluppo delle batterie. Verrebbe, così, riaffermata la leadership di Torino nell'economia circolare.
  Relativamente allo stabilimento di Mirafiori, gli interroganti sollevano anche il problema relativo a 250 operai con ridotte capacità lavorative, con un'età media di 57-58 anni e afflitti da problemi di salute che, durante la pandemia, erano impiegati nella produzione di dispositivi anti-Covid. Per questi operai, gli interroganti chiedono una soluzione di impiego adeguata e misure di sostegno al reddito, a partire dalla proroga degli ammortizzatori sociali e dall'estensione dei contratti di solidarietà almeno fino a quando l'arrivo in linea di nuovi modelli non consentiranno di occupare nuovamente questi operai.
  Ebbene, al tavolo era presente il Ministro del lavoro e delle politiche sociali che si è detta disponibile a trovare soluzioni alle diverse situazioni di criticità prospettate per gli stabilimenti
automotive. Peraltro, oltre ad un piano concreto per gli stabilimenti, il Ministero ha chiesto a Stellantis anche un impegno in termini di responsabilità sociale per governare assieme la transizione tecnologica e industriale dell'automotive.
  Relativamente a Termoli e al progetto
gigafactory di Automotive Cells Company (ACC), Stellantis ha ribadito il suo impegno nel sostegno finanziario a questa joint venture, la quale, a sua volta, ha riferito che comunicherà il suo piano nel 2025 e che resta aperta a studiare la realizzazione della gigafactory in base all'evoluzione delle tecnologie e in considerazione del mercato e della competitività dei fattori abilitanti del sistema Paese.
  Sul punto, il tavolo ha sottolineato che la realizzazione della
gigafactory è una priorità per l'intero sistema automotive italiano, anche al fine di evitare che in futuro il settore sia dipendente da batterie innovative e sostenibili prodotte fuori dai confini nazionali. Il responsabile Stellantis Europa ha raccolto le considerazioni del Tavolo e ha riferito che potrà portare un piano di continuità per il 2027 per Termoli, dopo aver visto quello che ACC riuscirà a fare entro il 2026.
  Questo è un aspetto su cui si focalizzerà l'attenzione del Ministero delle imprese e del
made in Italy, che verificherà l'applicazione concreta del piano presentato e degli impegni assunti dal nuovo management.
  Infatti, il Ministero e Stellantis hanno concordato di tenere aperto un dialogo costante con regolare cadenza sugli effetti e sugli impatti delle iniziative definite, di cui si darà conto al tavolo sul settore
automotive.
  Il tavolo Stellantis del 17 dicembre 2024 è stata occasione anche per fare il punto del piano degli incentivi italiani a supporto del settore.
  Per la riqualificazione della filiera, per il triennio 2025-2027 abbiamo stanziato 1,6 miliardi di euro. Per il 2025 sono previsti 1,1 miliardi di euro, suddivisi tra contratti di sviluppo (600 milioni), mini-contratti di sviluppo (200 milioni) e accordi per l'innovazione (300 milioni). Rimangono 500 milioni di euro di risorse disponibili per ulteriori interventi nel triennio 2025-2027, il cui utilizzo verrà discusso in seno al prossimo tavolo
automotive che si terrà a gennaio 2025 e sarà convocato almeno tre volte l'anno.
  Inoltre, il Ministro dell'economia e delle finanze ha precisato che, a fronte di progetti chiari e richieste concrete, saranno trovate ulteriori risorse per l'
automotive.
  In questo contesto, il piano degli incentivi ecobonus dovrà essere rivisto, spostando il
focus dalla domanda all'offerta, dando priorità al sostegno alla filiera produttiva nazionale, con particolare attenzione alla componentistica, pur sempre nel rispetto degli altri principi cardine: il rinnovo del parco circolante e il supporto alle famiglie a bassa capacità di spesa.
  Tuttavia, il futuro dell'industria italiana dell'auto nel suo complesso è legato non solo agli incentivi nazionali e agli impegni di Stellantis, ma anche al futuro dell'
automotive europeo e alle strategie che verranno definite in sede di Unione europea.
  Non a caso, Ford ha intenzione di tagliare 4.000 lavoratori in Europa, di cui 3.000 soltanto in Germania, mentre Volkswagen ha già annunciato che chiuderà 3 dei 10 stabilimenti in Germania. Decine di migliaia di operai, dipendenti e ingegneri sono stati licenziati o saranno in procinto di essere licenziati nelle fabbriche europee.
  La crisi accomuna tutti i produttori di autoveicoli del continente, che devono riuscire ad affrontare la sfida della transizione
green e digitale, nonché la concorrenza straniera, soprattutto quella asiatica. Come ha sottolineato anche Mario Draghi nel suo rapporto sulla competitività, è necessario allineare la politica ambientale dell'Unione con la politica industriale, specialmente in un settore come l'automotive. Infatti, non si può sperare di recuperare il gap tecnologico con i competitor extra europei in pochi anni, schiacciando i produttori europei con multe salatissime in caso di mancato rispetto di tempistiche e obiettivi troppo rigidi.
  Invece, bisogna costruire percorsi concreti per raggiungere l'obiettivo fondamentale della neutralità climatica, senza farsi guidare da approcci ideologici. In questa direzione sta operando il Governo, che sta riuscendo a portare a casa risultati importanti.
  All'ultimo consiglio competitività ho presentato il
non paper che modifica la traiettoria del Green Deal, confermando gli obiettivi ambiziosi e sfidanti del 2035, facendo leva su due principi di base: la neutralità tecnologica alla decarbonizzazione e un piano automotive europeo che investa risorse comuni sulla domanda, sull'offerta e su investimenti in ricerca e sviluppo tecnologico. L'obiettivo è quello di modificare le regole e i limiti esageratamente stringenti e superare l'attuale quadro regolatorio, al fine di consentire ai produttori automotive di programmare gli investimenti ingenti richiesti dalla transizione green.
  Il
non paper italiano ha ricevuto il consenso di 15 Stati membri.
  Inoltre, ho incontrato la Presidente Ursula von der Leyen, il Vicepresidente Séjourné con delega all'industria e il Commissario per i Trasporti Tzitzikòstas. Tutti e tre hanno mostrato significative aperture alla proposta italiana, condividendo gli obiettivi e la strada della neutralità tecnologica e dichiarando l'intenzione di porre la questione al primo punto della politica industriale europea.
  Il Ministero delle imprese e del
made in Italy continuerà ad impegnarsi a tutela degli stabilimenti produttivi in parola, come pure degli interessi del settore automotive italiano nel suo complesso e dei suoi lavoratori.
Il Ministro delle imprese e del made in Italy: Adolfo Urso.


   GATTA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   il quotidiano online «l'immediato» ha recentemente pubblicato una foto di Domenico La Marca, candidato sindaco della coalizione di sinistra «Insieme per Manfredonia» – sostenuta dal Partito Democratico – che lo vede ritratto sulla scalinata della Chiesa del Carmine assieme a numerosi dipendenti e dirigenti comunali in servizio presso il comune di Manfredonia. Detta foto sarebbe stata condivisa sul profilo Facebook del Partito Democratico;

   tra i dipendenti e dirigenti dell'amministrazione comunale di Manfredonia compaiono anche esponenti locali del Partito Democratico: tutto ciò a meno di un mese dalla competizione elettorale per l'elezione del sindaco e del Parlamento europeo;

   il regolamento recante il codice di comportamento dei dipendenti pubblici – decreto del Presidente della Repubblica 16 aprile 2013, n. 62 – prevede che il dipendente debba conformare la sua condotta al «dovere costituzionale di servire esclusivamente la Nazione con disciplina ed onore e di rispettare i princìpi di buon andamento e imparzialità dell'amministrazione» e che «il comportamento del dipendente deve essere tale da stabilire un rapporto di fiducia e collaborazione tra i cittadini e l'amministrazione» (articolo 2, commi 1 e 5). Il dipendente svolge i propri compiti nel rispetto della legge, perseguendo l'interesse pubblico senza abusare della posizione o dei poteri di cui è titolare. È altresì richiesto al dipendente di rispettare i principi di integrità, correttezza, buona fede, proporzionalità, obiettività, trasparenza, equità e ragionevolezza e di agire in posizione di indipendenza e imparzialità (articolo 3 commi 1 e 2);

   d'altro canto, i dirigenti sono obbligati a tenere «comportamenti leali e trasparenti» e ad adottare «un comportamento esemplare, in termini di integrità, imparzialità, buona fede e correttezza, parità di trattamento, equità, inclusione e ragionevolezza e imparziale nei rapporti con i colleghi, i collaboratori e i destinatari dell'azione amministrativa» (articolo 13, comma 4);

   tali doveri costituiscono il precipitato dei principi costituzionali in tema di pubblica amministrazione, il primo dei quali è l'articolo 97, che pone l'imparzialità come suo valore fondante: tale disposizione è stata introdotta per avere «un'amministrazione obiettiva della cosa pubblica e non un'amministrazione dei partiti» (atti della Costituente, II sottocommissione, Sez. I, 14 gennaio 1947). A tale fondamentale principio sono strettamente connessi i precetti contenuti nell'articolo 54, che pone in capo ai funzionari pubblici il dovere di adempiere le funzioni pubbliche loro affidate «con disciplina ed onore», e nell'articolo 98 che prevede che essi sono «al servizio esclusivo della Nazione»;

   non pare all'interrogante che le condotte dei dipendenti e dirigenti del comune di Manfredonia possano in alcun modo esser ritenute conformi a quanto dettato dalla legge e dalla Costituzione in materia, piuttosto esse si connotano nella direzione opposta e contraria, lasciando intuire come a Manfredonia ci sia il forte rischio di una amministrazione dei partiti, anzi di un partito, il Partito Democratico, e non un'amministrazione obiettiva della cosa pubblica –:

   se e quali misure si intendano adottare per quanto di competenza, anche per il tramite dell'ispettorato della funzione pubblica, per salvaguardare nella situazione descritta in premessa, l'imparzialità della pubblica amministrazione anche in considerazione delle imminenti competizioni elettorali, amministrative ed europee.
(4-02887)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante pone l'attenzione su una foto pubblicata da un quotidiano locale in cui uno dei candidati sindaci del comune di Manfredonia veniva ritratto assieme a dipendenti in servizio presso il predetto Comune in prossimità delle consultazioni elettorali amministrative.
  Al riguardo, la prefettura di Foggia ha riferito che il Commissario straordinario del comune di Manfredonia, a seguito dei fatti ha provveduto a notificare a ciascun dipendente dell'amministrazione comunale una nota diretta a stigmatizzare i predetti comportamenti e a richiamare ai doveri di imparzialità e di tutela di immagine dell'Ente.
  Sempre secondo quanto riferito dalla prefettura di Foggia, l'episodio riportato è rimasto circoscritto senza ulteriori strascichi polemici, consentendo il proseguimento della campagna elettorale in un clima di serenità e di rispetto reciproco tra i candidati.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Wanda Ferro.


   GRIMALDI, BORRELLI, MARI, BONELLI, DORI, EVI, FRATOIANNI, GHIRRA, PICCOLOTTI, ZANELLA e ZARATTI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   in data 5 febbraio 2024, in seguito a indiscrezioni su una possibile fusione di Stellantis con Renault, il Presidente di Stellantis ha smentito l'ipotesi di operazioni di fusione con altri costruttori e dichiarato che la società è concentrata «nella puntuale realizzazione dei progetti annunciati per rafforzare l'attività in ogni mercato dove è presente, inclusa l'Italia» e «impegnata al tavolo automotive presso il Mimit», al fine di affrontare con il Governo e gli attori della filiera la transizione elettrica;

   tuttavia, in queste ore, proseguono le voci sulle trattative in corso con la società francese; parallelamente, si inseguono notizie allarmanti sulla possibilità che Stellantis abbandoni o ridimensioni lo stabilimento di Pomigliano d'Arco;

   molti elementi indicano che, in realtà, già oggi Stellantis sta abbandonando il Sud Italia: la mancata assegnazione di modelli da produrre, l'investimento sulla Panda elettrica in Serbia, le dichiarazioni della dirigenza in merito all'impegno a Pomigliano «fino a fine ciclo», ossia legato alla produzione della Panda a motore endotermico, la produzione a Pratola Serra, in provincia di Avellino, di motori diesel;

   solo a Pomigliano e Pratola Serra operano nel settore automotive 8 mila lavoratori, in tutta la regione Campania sono 14 mila considerando l'indotto distribuito in tutte le province;

   si tratta di un territorio che avrebbe bisogno di un particolare sforzo di ricerca e sviluppo, con adeguati investimenti, anche finalizzati alla costruzione di reti infrastrutturali che rendano ordinariamente fruibile l'auto elettrica ed ecologicamente compatibile la sua produzione;

   eppure, il mercato italiano delle auto elettriche è l'unico in cui le immatricolazioni non decollano mentre in Europa cresce sensibilmente: a novembre 2023 in Unione europea ci sono state 144.378 immatricolazioni di auto elettriche, pari a una crescita del 16,4 per cento;

   a fine 2023, la quota delle vendite di auto elettriche in Italia era il 3,9 per cento contro, il 15,2 per cento in media, dell'Europa occidentale; in Germania è il 18 per cento, nel Regno Unito il 16,4 per cento, in Francia il 16 per cento, e in Spagna il 5,3 per cento;

   è evidente un ritardo a cui non serve aggiungere ulteriori esitazioni sul fronte della conversione ecologica, che anzi genererebbero certamente una ulteriore contrazione dell'occupazione, con particolari ricadute al Sud;

   il 6 dicembre 2023 l'Aula della Camera, nell'ambito dell'esame del C. 1341 disegno di legge «Disposizioni organiche per la valorizzazione, la promozione e la tutela del made in Italy», ha approvato l'ordine del giorno 9/01341-A/039 presentato dal primo firmatario del presente atto;

   l'atto impegna il Governo ad «assumere un ruolo centrale e decisivo nel rilancio dell'industria dell'automotive e della produzione di auto in Italia in coerenza con la transizione ecologica e con gli impegni in ambito UE», nonché «a mettere in atto tutte le iniziative volte a incentivare e favorire il passaggio dalla produzione dell'auto endotermica alla produzione nazionale dei veicoli elettrici»;

   l'8 febbraio 2024 si è tenuto un incontro presso la regione Campania sulle iniziative da mettere i campo in difesa dei lavoratori dello stabilimento Stellantis di Pomigliano d'Arco durante il quale sono intervenuti il Presidente della Regione Campania, i delegati aziendali, le rappresentanze sindacali gli amministratori locali di Pomigliano d'Arco –:

   quali urgenti iniziative intenda assumere al fine di garantire allo stabilimento Stellantis di Pomigliano d'Arco un futuro produttivo e occupazionale certo, nel segno della transizione ecologica, sottraendo gli stabilimenti italiani alla crescente insicurezza sul loro futuro e dimostrando concretamente che intenda interessarsi del destino del territorio pomiglianese.
(4-02335)

  Risposta. — Con l'atto in esame gli interroganti fanno riferimento al periodo di crisi che il settore automotive sta affrontando con specifico riferimento agli stabilimenti produttivi Stellantis di Pomigliano d'Arco, Pratola Serra, Termoli e Mirafiori, chiedendo garanzie per il futuro degli stessi e garanzie occupazionali. Inoltre, vengono richiesti specifici approfondimenti sull'incentivo ecobonus.
  Dando seguito alla mozione parlamentare recentemente approvata in Aula Camera sul tema
automotive, in occasione del tavolo Stellantis del 14 novembre 2024 ho chiesto all'azienda di presentare, entro il successivo Tavolo di dicembre, un piano Italia convincente e sostenibile che indicasse il dettaglio dei modelli e degli investimenti per i singoli stabilimenti italiani, ivi compresi gli stabilimenti di Pomigliano d'Arco, Pratola Serra e Termoli, precisando le risorse che l'azienda ha in programma di investire, garantendo una significativa tutela occupazionale.
  Orbene, il successivo tavolo Stellantis, tenutosi il 17 dicembre 2024, ha dato le prime risposte concrete a queste richieste. Il responsabile Stellantis Europa ha segnato una discontinuità con il precedente
management, nell'approccio e nei contenuti.
  Infatti, il 17 dicembre è stato presentato il Piano Italia, che pone il nostro Paese al centro delle strategie di Stellantis, attraverso l'aumento dei modelli in produzione, elettrici e ibridi, e la salvaguardia dei livelli occupazionali, in linea con gli investimenti produttivi e avviando processi di inserimento, aggiornamento e riqualificazione delle persone del gruppo.
  Il gruppo, pur in un momento di crescenti difficoltà del settore
automotive nel mondo, ha ribadito di voler portare avanti il proprio piano industriale in Italia con risorse proprie, senza incentivi pubblici alla produzione, prevedendo per il 2025 circa 2 miliardi di euro di investimenti negli stabilimenti e 6 miliardi di euro in acquisti da fornitori operanti in Italia.
  Per quanto riguarda specificamente Pomigliano, Stellantis riferisce che dal 2028 sarà installata la nuova piattaforma STLA-SMALL, sulla quale è prevista la produzione di 2 nuovi modelli compatti. Nello stabilimento campano verrà rafforzato il presidio per la produzione delle vetture
mass market con l'estensione della produzione della cosiddetta Pandina fino al 2030, seguita dall'introduzione della nuova generazione dello stesso modello.
  Quanto allo stabilimento di Pratola Serra, Stellantis conferma la produzione di motori.
  Per quanto riguarda Torino-Mirafiori, Stellantis riferisce che sarà prodotta la 500 ibrida e la nuova generazione della 500 BeV elettrica, in aggiunta alla prosecuzione dell'attività dei cambi eDCT. Inoltre, dal primo gennaio 2025, Torino sarà la sede della regione Europa di Stellantis e il quartier generale della divisione vicoli commerciali del gruppo. Torino sarà anche la sede di SUSTAINera, centro di sperimentazione e di riciclo del gruppo Stellantis e consoliderà il
Battery Technology Center, attuale sede dell'unico centro al mondo del Gruppo per i test e per lo sviluppo delle batterie. Verrebbe, così, riaffermata la leadership di Torino nell'economia circolare.
  Relativamente allo stabilimento di Mirafiori, gli interroganti sollevano anche il problema relativo a 250 operai con ridotte capacità lavorative, con un'età media di 57-58 anni e afflitti da problemi di salute che, durante la pandemia, erano impiegati nella produzione di dispositivi anti-Covid. Per questi operai, gli interroganti chiedono una soluzione di impiego adeguata e misure di sostegno al reddito, a partire dalla proroga degli ammortizzatori sociali e dall'estensione dei contratti di solidarietà almeno fino a quando l'arrivo in linea di nuovi modelli non consentiranno di occupare nuovamente questi operai.
  Ebbene, al tavolo era presente il Ministro del lavoro e delle politiche sociali che si è detta disponibile a trovare soluzioni alle diverse situazioni di criticità prospettate per gli stabilimenti
automotive. Peraltro, oltre ad un piano concreto per gli stabilimenti, il Ministero ha chiesto a Stellantis anche un impegno in termini di responsabilità sociale per governare assieme la transizione tecnologica e industriale dell'automotive.
  Relativamente a Termoli e al progetto
gigafactory di Automotive Cells Company (ACC), Stellantis ha ribadito il suo impegno nel sostegno finanziario a questa joint venture, la quale, a sua volta, ha riferito che comunicherà il suo piano nel 2025 e che resta aperta a studiare la realizzazione della gigafactory in base all'evoluzione delle tecnologie e in considerazione del mercato e della competitività dei fattori abilitanti del sistema Paese.
  Sul punto, il tavolo ha sottolineato che la realizzazione della
gigafactory è una priorità per l'intero sistema automotive italiano, anche al fine di evitare che in futuro il settore sia dipendente da batterie innovative e sostenibili prodotte fuori dai confini nazionali. Il responsabile Stellantis Europa ha raccolto le considerazioni del Tavolo e ha riferito che potrà portare un piano di continuità per il 2027 per Termoli, dopo aver visto quello che ACC riuscirà a fare entro il 2026.
  Questo è un aspetto su cui si focalizzerà l'attenzione del Ministero delle imprese e del
made in Italy, che verificherà l'applicazione concreta del piano presentato e degli impegni assunti dal nuovo management.
  Infatti, il Ministero e Stellantis hanno concordato di tenere aperto un dialogo costante con regolare cadenza sugli effetti e sugli impatti delle iniziative definite, di cui si darà conto al tavolo sul settore
automotive.
  Il tavolo Stellantis del 17 dicembre 2024 è stata occasione anche per fare il punto del piano degli incentivi italiani a supporto del settore.
  Per la riqualificazione della filiera, per il triennio 2025-2027 abbiamo stanziato 1,6 miliardi di euro. Per il 2025 sono previsti 1,1 miliardi di euro, suddivisi tra contratti di sviluppo (600 milioni), mini-contratti di sviluppo (200 milioni) e accordi per l'innovazione (300 milioni). Rimangono 500 milioni di euro di risorse disponibili per ulteriori interventi nel triennio 2025-2027, il cui utilizzo verrà discusso in seno al prossimo tavolo
automotive che si terrà a gennaio 2025 e sarà convocato almeno tre volte l'anno.
  Inoltre, il Ministro dell'economia e delle finanze ha precisato che, a fronte di progetti chiari e richieste concrete, saranno trovate ulteriori risorse per l'
automotive.
  In questo contesto, il piano degli incentivi ecobonus dovrà essere rivisto, spostando il
focus dalla domanda all'offerta, dando priorità al sostegno alla filiera produttiva nazionale, con particolare attenzione alla componentistica, pur sempre nel rispetto degli altri principi cardine: il rinnovo del parco circolante e il supporto alle famiglie a bassa capacità di spesa.
  Tuttavia, il futuro dell'industria italiana dell'auto nel suo complesso è legato non solo agli incentivi nazionali e agli impegni di Stellantis, ma anche al futuro dell'
automotive europeo e alle strategie che verranno definite in sede di Unione europea.
  Non a caso, Ford ha intenzione di tagliare 4.000 lavoratori in Europa, di cui 3.000 soltanto in Germania, mentre Volkswagen ha già annunciato che chiuderà 3 dei 10 stabilimenti in Germania. Decine di migliaia di operai, dipendenti e ingegneri sono stati licenziati o saranno in procinto di essere licenziati nelle fabbriche europee.
  La crisi accomuna tutti i produttori di autoveicoli del continente, che devono riuscire ad affrontare la sfida della transizione
green e digitale, nonché la concorrenza straniera, soprattutto quella asiatica. Come ha sottolineato anche Mario Draghi nel suo rapporto sulla competitività, è necessario allineare la politica ambientale dell'Unione con la politica industriale, specialmente in un settore come l'automotive. Infatti, non si può sperare di recuperare il gap tecnologico con i competitor extra europei in pochi anni, schiacciando i produttori europei con multe salatissime in caso di mancato rispetto di tempistiche e obiettivi troppo rigidi.
  Invece, bisogna costruire percorsi concreti per raggiungere l'obiettivo fondamentale della neutralità climatica, senza farsi guidare da approcci ideologici. In questa direzione sta operando il Governo, che sta riuscendo a portare a casa risultati importanti.
  All'ultimo consiglio competitività ho presentato il
non paper che modifica la traiettoria del Green Deal, confermando gli obiettivi ambiziosi e sfidanti del 2035, facendo leva su due principi di base: la neutralità tecnologica alla decarbonizzazione e un piano automotive europeo che investa risorse comuni sulla domanda, sull'offerta e su investimenti in ricerca e sviluppo tecnologico. L'obiettivo è quello di modificare le regole e i limiti esageratamente stringenti e superare l'attuale quadro regolatorio, al fine di consentire ai produttori automotive di programmare gli investimenti ingenti richiesti dalla transizione green.
  Il
non paper italiano ha ricevuto il consenso di 15 Stati membri.
  Inoltre, ho incontrato la Presidente Ursula von der Leyen, il Vicepresidente Séjourné con delega all'industria e il Commissario per i Trasporti Tzitzikòstas. Tutti e tre hanno mostrato significative aperture alla proposta italiana, condividendo gli obiettivi e la strada della neutralità tecnologica e dichiarando l'intenzione di porre la questione al primo punto della politica industriale europea.
  Il Ministero delle imprese e del
made in Italy continuerà ad impegnarsi a tutela degli stabilimenti produttivi in parola, come pure degli interessi del settore automotive italiano nel suo complesso e dei suoi lavoratori.
Il Ministro delle imprese e del made in Italy: Adolfo Urso.


   GRIMALDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   nella giornata di giovedì 25 luglio 2024, è stato comunicato l'avvio del percorso di spin off di Comau da Stellantis;

   la decisione presa già due anni fa con la nascita di Stellantis non cambia la sostanza di una scelta sbagliata per due ragioni: Stellantis si priva di una azienda ad alto contenuto tecnologico ed innovativo che conta 3.800 lavoratrici e lavoratori;

   il 50,1 per cento delle quote azionarie di Comau verrà ceduta a One Equity Partners, quindi la maggioranza delle azioni passa ad un fondo di investimento e non ad un soggetto industriale;

   lo spin off vedrà in una prima fase Stellantis restare con una partecipazione da azionista di minoranza nella compagine societaria di Comau;

   le dichiarazioni rassicuranti sulle prospettive future di Comau e sui livelli occupazionali da parte di Stellantis si scontra con un contesto in cui Stellantis continua a disimpegnarsi dal nostro Paese con una logica unilaterale di massimizzazione dei profitti;

   contestualmente si viene a conoscenza del prolungamento degli ammortizzatori sociali per i lavoratori di Mirafiori fino alla fine del 2024;

   il tavolo automotive insediato presso il Ministero delle imprese e del made in Italy non ha prodotto al momento alcun accordo. Questa è una delle ragioni per le quali Fim, Fiom e Uilm hanno richiesto ormai da tempo una convocazione da parte della Presidente del Consiglio dei ministri, per affrontare i temi che purtroppo non hanno ancora trovato alcuna risposta positiva;

   sono necessarie garanzie per tutti gli stabilimenti, nuovi modelli, volumi produttivi, garanzie e rilancio occupazionali, della ricerca e dello sviluppo, sono tematiche fondamentali sulle quali Stellantis non ha dato ancora certezze;

   il Governo non può assistere immobile all'avvio del percorso di spin off, di Comau da parte di Stellantis è necessario che attivi la «golden power» così come non è più rinviabile a tempo indefinito la convocazione di un incontro, con le organizzazioni sindacali e Stellantis, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri sull'automotive e Stellantis, in quanto la situazione continua a precipitare in tutti gli stabilimenti –:

   se il Presidente del Consiglio dei ministri e i Ministri interrogati, per quanto di competenza, non ritengano necessario, da una parte esercitare la «golden power», sullo spin off di Comau da Stellantis, e, contestualmente, convocare in tempi brevissimi un tavolo presso la Presidenza del Consiglio dei ministri con le parti sociali e Stellantis per le gravi criticità che stanno emergendo in tutti i settori e gli stabilimenti.
(4-03237)

  Risposta. — L'interrogante fa riferimento all'operazione di spin-off di Comau da parte di Stellantis.
  Al riguardo rappresento che gli uffici preposti del Ministero delle imprese e del
made in Italy continueranno a vigilare attivamente su questa operazione, al fine di garantire il rispetto delle prescrizioni previste con l'esercizio dei poteri speciali previsti dalla normativa Golden power, al fine di scongiurare il rischio di situazioni potenzialmente contrarie all'interesse nazionale, salvaguardando indirettamente l'occupazione ed il futuro di Comau in Italia.
  Ricordo, infatti, che Comau s.p.a., azienda
leader di mercato nella produzione di macchine per l'automazione industriale e la robotica destinate all'applicazione industriale in diversi settori strategici per il Paese, nella seduta del 10 ottobre scorso è stata oggetto dell'esercizio del Golden power su proposta del Ministero delle imprese e del made in Italy.
  Conseguentemente, l'acquisizione dell'intero capitale sociale di Comau, attualmente detenuto da Stellantis, è stata autorizzata con specifiche prescrizioni, proprio in applicazione della normativa di esercizio dei poteri speciali di cui al decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, convertito con modificazioni dalla legge 11 maggio 2012, n. 56.
  Stellantis acquisirà il 49,9 per cento di Oep Heron BidCo, mentre il restante 50,1 per cento sarà sotto il controllo di Oep Heron MidCo, una società indirettamente controllata dal fondo statunitense One equity partners.
  Le prescrizioni del Governo sono volte a tutelare l'
asset strategico di Comau spa e a garantire il rispetto degli impegni assunti dalle parti coinvolte. In particolare, esse sono volte ad assicurare:

   i programmi di sviluppo economico-finanziario;

   gli investimenti nelle attività di ricerca e sviluppo;

   il mantenimento, in Italia, degli impianti di produzione delle società italiane del gruppo e delle funzioni di direzione e coordinamento delle attività di ricerca e sviluppo;

   la tutela dei brevetti e degli altri titoli di proprietà intellettuale, a garanzia del know how tecnologico italiano.

  Pertanto, gli uffici tecnici del Ministero delle imprese e del made in Italy stanno monitorando l'attuazione delle prescrizioni in parola, verificando, contestualmente, il rispetto degli impegni assunti da Oep Heron BidCo e Stellantis. Questa vigilanza è volta ad assicurare la protezione degli attivi e del know-how tecnologico italiano, nonché la tutela della proprietà intellettuale, inclusi brevetti e tecnologie sviluppate, attuata anche attraverso il mantenimento in Italia dei siti produttivi e delle funzioni di controllo delle attività di ricerca e sviluppo svolte da Comau.
Il Ministro delle imprese e del made in Italy: Adolfo Urso.


   GRIMALDI e GHIRRA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nel 2020 cinquecento operai di Mirafiori con ridotte capacità lavorative, con un'età media di 57-58 anni e afflitti da problemi di salute e dall'usura delle articolazioni a causa del lavoro ripetitivo della catena di montaggio in fabbrica, erano stati inviati al reparto destinato alla produzione di dispositivi anti-Covid e per un anno e mezzo hanno lavorato alla produzione di mascherine;

   nel 2020, infatti, nei giorni più bui della pandemia, Stellantis e l'allora commissario straordinario per l'emergenza COVID-19 avevano siglato un patto per il quale Stellantis aveva ottenuto una commessa pubblica da 240 milioni di euro circa per produrre 27 milioni di mascherine al giorno da destinare alle scuole italiane;

   il contratto si è poi concluso a fine 2021 a causa di alcuni lotti risultati, secondo il Ministero della salute, non conformi;

   quella commessa aveva comunque garantito a cinquecento operai con ridotte capacità fisiche di continuare ad avere un lavoro e uno stipendio pieno;

   di questi operai la metà è uscita dal gruppo, tra pensionamenti e adesioni agli incentivi all'esodo volontario mentre l'altra metà è andata in cassa integrazione, prima straordinaria, poi in solidarietà;

   per questi 250 lavoratori in attesa di una ricollocazione la cassa integrazione è terminata e al momento non si intravedono soluzioni certe né per il loro futuro lavorativo né nell'individuazione di politiche di sostegno al reddito;

   il ricorso massiccio degli ultimi anni allo strumento della cassa integrazione a Mirafiori ha esaurito il monte ore di ammortizzatori sociali a disposizione e il nuovo fermo produttivo delle «Carrozzerie», di un mese, da dicembre fino all'Epifania, non agevola certo il ricollocamento di questi lavoratori;

   il 2025 si annuncia complicato per tutti i lavoratori dello stabilimento di Mirafiori e dunque, diventa indispensabile, ad avviso degli interroganti, che il Governo convochi l'azienda per discutere tutte le misure da adottare per sostenere il reddito dei lavoratori a partire dall'estensione dei contratti di solidarietà, laddove è possibile, fino all'arrivo in linea della 500 ibrida, previsto per novembre 2025, che dovrebbe garantire occupazione e rilancio dei volumi produttivi;

   per i lavoratori dell'ex reparto mascherine occorre individuare immediatamente almeno una proroga degli ammortizzatori sociali e, in prospettiva, una soluzione di impiego adeguata –:

   se intendano convocare urgentemente Stellantis e le organizzazioni sindacali per individuare opportune soluzioni che garantiscano ai circa 250 operai ex addetti alla produzione di mascherine una soluzione di impiego adeguata e, per garantire loro, nell'immediato, misure di sostegno al reddito, a partire dalla proroga degli ammortizzatori sociali e dall'estensione dei contratti di solidarietà almeno fino a quando l'arrivo in linea di nuovi modelli non consentiranno di occupare nuovamente questi operai.
(4-03780)

  Risposta. — Con l'atto in esame gli interroganti fanno riferimento al periodo di crisi che il settore automotive sta affrontando con specifico riferimento agli stabilimenti produttivi Stellantis di Pomigliano d'Arco, Pratola Serra, Termoli e Mirafiori, chiedendo garanzie per il futuro degli stessi e garanzie occupazionali. Inoltre, vengono richiesti specifici approfondimenti sull'incentivo ecobonus.
  Dando seguito alla mozione parlamentare recentemente approvata in Aula Camera sul tema
automotive, in occasione del tavolo Stellantis del 14 novembre 2024 ho chiesto all'azienda di presentare, entro il successivo Tavolo di dicembre, un piano Italia convincente e sostenibile che indicasse il dettaglio dei modelli e degli investimenti per i singoli stabilimenti italiani, ivi compresi gli stabilimenti di Pomigliano d'Arco, Pratola Serra e Termoli, precisando le risorse che l'azienda ha in programma di investire, garantendo una significativa tutela occupazionale.
  Orbene, il successivo tavolo Stellantis, tenutosi il 17 dicembre 2024, ha dato le prime risposte concrete a queste richieste. Il responsabile Stellantis Europa ha segnato una discontinuità con il precedente
management, nell'approccio e nei contenuti.
  Infatti, il 17 dicembre è stato presentato il Piano Italia, che pone il nostro Paese al centro delle strategie di Stellantis, attraverso l'aumento dei modelli in produzione, elettrici e ibridi, e la salvaguardia dei livelli occupazionali, in linea con gli investimenti produttivi e avviando processi di inserimento, aggiornamento e riqualificazione delle persone del gruppo.
  Il gruppo, pur in un momento di crescenti difficoltà del settore
automotive nel mondo, ha ribadito di voler portare avanti il proprio piano industriale in Italia con risorse proprie, senza incentivi pubblici alla produzione, prevedendo per il 2025 circa 2 miliardi di euro di investimenti negli stabilimenti e 6 miliardi di euro in acquisti da fornitori operanti in Italia.
  Per quanto riguarda specificamente Pomigliano, Stellantis riferisce che dal 2028 sarà installata la nuova piattaforma STLA-SMALL, sulla quale è prevista la produzione di 2 nuovi modelli compatti. Nello stabilimento campano verrà rafforzato il presidio per la produzione delle vetture
mass market con l'estensione della produzione della cosiddetta Pandina fino al 2030, seguita dall'introduzione della nuova generazione dello stesso modello.
  Quanto allo stabilimento di Pratola Serra, Stellantis conferma la produzione di motori.
  Per quanto riguarda Torino-Mirafiori, Stellantis riferisce che sarà prodotta la 500 ibrida e la nuova generazione della 500 BeV elettrica, in aggiunta alla prosecuzione dell'attività dei cambi eDCT. Inoltre, dal primo gennaio 2025, Torino sarà la sede della regione Europa di Stellantis e il quartier generale della divisione vicoli commerciali del gruppo. Torino sarà anche la sede di SUSTAINera, centro di sperimentazione e di riciclo del gruppo Stellantis e consoliderà il
Battery Technology Center, attuale sede dell'unico centro al mondo del Gruppo per i test e per lo sviluppo delle batterie. Verrebbe, così, riaffermata la leadership di Torino nell'economia circolare.
  Relativamente allo stabilimento di Mirafiori, gli interroganti sollevano anche il problema relativo a 250 operai con ridotte capacità lavorative, con un'età media di 57-58 anni e afflitti da problemi di salute che, durante la pandemia, erano impiegati nella produzione di dispositivi anti-Covid. Per questi operai, gli interroganti chiedono una soluzione di impiego adeguata e misure di sostegno al reddito, a partire dalla proroga degli ammortizzatori sociali e dall'estensione dei contratti di solidarietà almeno fino a quando l'arrivo in linea di nuovi modelli non consentiranno di occupare nuovamente questi operai.
  Ebbene, al tavolo era presente il Ministro del lavoro e delle politiche sociali che si è detta disponibile a trovare soluzioni alle diverse situazioni di criticità prospettate per gli stabilimenti
automotive. Peraltro, oltre ad un piano concreto per gli stabilimenti, il Ministero ha chiesto a Stellantis anche un impegno in termini di responsabilità sociale per governare assieme la transizione tecnologica e industriale dell'automotive.
  Relativamente a Termoli e al progetto
gigafactory di Automotive Cells Company (ACC), Stellantis ha ribadito il suo impegno nel sostegno finanziario a questa joint venture, la quale, a sua volta, ha riferito che comunicherà il suo piano nel 2025 e che resta aperta a studiare la realizzazione della gigafactory in base all'evoluzione delle tecnologie e in considerazione del mercato e della competitività dei fattori abilitanti del sistema Paese.
  Sul punto, il tavolo ha sottolineato che la realizzazione della
gigafactory è una priorità per l'intero sistema automotive italiano, anche al fine di evitare che in futuro il settore sia dipendente da batterie innovative e sostenibili prodotte fuori dai confini nazionali. Il responsabile Stellantis Europa ha raccolto le considerazioni del Tavolo e ha riferito che potrà portare un piano di continuità per il 2027 per Termoli, dopo aver visto quello che ACC riuscirà a fare entro il 2026.
  Questo è un aspetto su cui si focalizzerà l'attenzione del Ministero delle imprese e del
made in Italy, che verificherà l'applicazione concreta del piano presentato e degli impegni assunti dal nuovo management.
  Infatti, il Ministero e Stellantis hanno concordato di tenere aperto un dialogo costante con regolare cadenza sugli effetti e sugli impatti delle iniziative definite, di cui si darà conto al tavolo sul settore
automotive.
  Il tavolo Stellantis del 17 dicembre 2024 è stata occasione anche per fare il punto del piano degli incentivi italiani a supporto del settore.
  Per la riqualificazione della filiera, per il triennio 2025-2027 abbiamo stanziato 1,6 miliardi di euro. Per il 2025 sono previsti 1,1 miliardi di euro, suddivisi tra contratti di sviluppo (600 milioni), mini-contratti di sviluppo (200 milioni) e accordi per l'innovazione (300 milioni). Rimangono 500 milioni di euro di risorse disponibili per ulteriori interventi nel triennio 2025-2027, il cui utilizzo verrà discusso in seno al prossimo tavolo
automotive che si terrà a gennaio 2025 e sarà convocato almeno tre volte l'anno.
  Inoltre, il Ministro dell'economia e delle finanze ha precisato che, a fronte di progetti chiari e richieste concrete, saranno trovate ulteriori risorse per l'
automotive.
  In questo contesto, il piano degli incentivi ecobonus dovrà essere rivisto, spostando il
focus dalla domanda all'offerta, dando priorità al sostegno alla filiera produttiva nazionale, con particolare attenzione alla componentistica, pur sempre nel rispetto degli altri principi cardine: il rinnovo del parco circolante e il supporto alle famiglie a bassa capacità di spesa.
  Tuttavia, il futuro dell'industria italiana dell'auto nel suo complesso è legato non solo agli incentivi nazionali e agli impegni di Stellantis, ma anche al futuro dell'
automotive europeo e alle strategie che verranno definite in sede di Unione europea.
  Non a caso, Ford ha intenzione di tagliare 4.000 lavoratori in Europa, di cui 3.000 soltanto in Germania, mentre Volkswagen ha già annunciato che chiuderà 3 dei 10 stabilimenti in Germania. Decine di migliaia di operai, dipendenti e ingegneri sono stati licenziati o saranno in procinto di essere licenziati nelle fabbriche europee.
  La crisi accomuna tutti i produttori di autoveicoli del continente, che devono riuscire ad affrontare la sfida della transizione
green e digitale, nonché la concorrenza straniera, soprattutto quella asiatica. Come ha sottolineato anche Mario Draghi nel suo rapporto sulla competitività, è necessario allineare la politica ambientale dell'Unione con la politica industriale, specialmente in un settore come l'automotive. Infatti, non si può sperare di recuperare il gap tecnologico con i competitor extra europei in pochi anni, schiacciando i produttori europei con multe salatissime in caso di mancato rispetto di tempistiche e obiettivi troppo rigidi.
  Invece, bisogna costruire percorsi concreti per raggiungere l'obiettivo fondamentale della neutralità climatica, senza farsi guidare da approcci ideologici. In questa direzione sta operando il Governo, che sta riuscendo a portare a casa risultati importanti.
  All'ultimo consiglio competitività ho presentato il
non paper che modifica la traiettoria del Green Deal, confermando gli obiettivi ambiziosi e sfidanti del 2035, facendo leva su due principi di base: la neutralità tecnologica alla decarbonizzazione e un piano automotive europeo che investa risorse comuni sulla domanda, sull'offerta e su investimenti in ricerca e sviluppo tecnologico. L'obiettivo è quello di modificare le regole e i limiti esageratamente stringenti e superare l'attuale quadro regolatorio, al fine di consentire ai produttori automotive di programmare gli investimenti ingenti richiesti dalla transizione green.
  Il
non paper italiano ha ricevuto il consenso di 15 Stati membri.
  Inoltre, ho incontrato la Presidente Ursula von der Leyen, il Vicepresidente Séjourné con delega all'industria e il Commissario per i Trasporti Tzitzikòstas. Tutti e tre hanno mostrato significative aperture alla proposta italiana, condividendo gli obiettivi e la strada della neutralità tecnologica e dichiarando l'intenzione di porre la questione al primo punto della politica industriale europea.
  Il Ministero delle imprese e del
made in Italy continuerà ad impegnarsi a tutela degli stabilimenti produttivi in parola, come pure degli interessi del settore automotive italiano nel suo complesso e dei suoi lavoratori.
Il Ministro delle imprese e del made in Italy: Adolfo Urso.


   GRIMALDI e MARI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   l'azienda Trasnova Srl, con sede principale a Cassino (Frosinone), si occupa della spedizione delle auto prodotte da Stellantis e impiega più di 100 lavoratori e lavoratrici sui diversi stabilimenti di Pomigliano, Cassino, Melfi e Mirafiori;

   da quanto si apprende, le commesse con Stellantis sono in scadenza al 31 dicembre 2024 ed è stato annunciato che l'appalto della società con Stellantis non sarà rinnovato;

   tutti i lavoratori e le lavoratrici dei siti produttivi stanno scioperando e manifestando per esprimere tutta la loro preoccupazione per l'interruzione delle commesse che avrà forti ripercussioni negative sugli attuali livelli occupazionali;

   sono stati promossi scioperi ed assemblee davanti ai cancelli di Cassino, Pomigliano e Melfi e anche a Rivalta (Torino) i dipendenti sono in sciopero, con presidio permanente dal 26 al 29 novembre 2024;

   il mancato rinnovo dell'appalto per volontà di Stellantis e la conseguente perdita di commesse per Trasnova mettono in ulteriore seria difficoltà i lavoratori e le lavoratrici in un periodo particolarmente complicato, nel quale si è fatto ricorso agli ammortizzatori sociali, che sono a loro volta in scadenza;

   la progressiva dismissione degli stabilimenti italiani da parte di Stellantis sta portando alla morte dell'indotto, con effetti sociali gravissimi;

   ad avviso degli interroganti Stellantis, mostrando totale assenza di responsabilità sociale, sta lasciando alle sue spalle un deserto industriale e un insostenibile impatto sociale dato dalla sua reale, anche se continuamente negata, progressiva fuga dall'Italia –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato per richiamare Stellantis alle proprie responsabilità, vincolando l'azienda alla presentazione di un piano industriale che preveda un futuro produttivo e certezze occupazionali per l'automotive in Italia compreso l'indotto.
(4-03884)

  Risposta. — Con l'atto in esame gli interroganti fanno riferimento all'azienda Trasnova srl, con sede principale a Cassino (Frosinone), che si occupa della spedizione delle auto prodotte da Stellantis. In particolare, gli interroganti esprimono preoccupazione per l'interruzione delle commesse Stellantis e chiedono iniziative per richiamare l'azienda alle proprie responsabilità, vincolandola alla presentazione di un piano industriale che preveda un futuro produttivo e certezze occupazionali per l'automotive in Italia compreso l'indotto.
  Effettivamente, nelle scorse settimane, Trasnova aveva annunciato licenziamenti collettivi per 97 lavoratori impiegati tra Pomigliano, Mirafiori, Melfi e Piedimonte San Germano, a seguito della sospensione del contratto di fornitura da parte di Stellantis a partire dal 31 dicembre. A questa decisione, avevano fatto seguito anche lettere di licenziamento da parte delle società subappaltanti che avrebbero riguardato 101 lavoratori della società Logitech e 51 dipendenti di Tecnoservice, per un totale di 249 lavoratori.
  Sono immediatamente intervenuto, sentendo le parti interessate e convocando un incontro presso il Ministero delle imprese e del
made in Italy con Stellantis, Trasnova, i sindacati confederali e di categoria e i rappresentanti delle regioni e degli enti locali interessati.
  Durante l'incontro, che ha avuto luogo lo scorso 10 dicembre, Stellantis ha dichiarato che intende impostare un rapporto dialettico con le parti coinvolte e si è resa disponibile a proseguire per un altro anno il contratto di fornitura con Trasnova. Al contempo, Trasnova si è impegnata a ritirare immediatamente le procedure di licenziamento, che interessano anche i subappaltatori, e si è impegnata anche a ricercare altri possibili
business di sviluppo, lavorando in ottica di superamento del regime di monocommittenza.
  L'incontro si è concluso positivamente con un accordo tra Stellantis e Trasnova che ha previsto il ritiro delle procedure di licenziamento collettivo per i 249 lavoratori e il rinnovo del contratto di fornitura per altri 12 mesi.
  Questo approccio collaborativo è stato confermato anche durante l'incontro del tavolo Stellantis, tenutosi il 17 dicembre scorso, in occasione del quale il Responsabile Stellantis Europa ha segnato una discontinuità con il precedente
management, nell'approccio e nei contenuti.
  Infatti, il 17 dicembre è stato presentato il Piano Italia, che pone il nostro Paese al centro delle strategie di Stellantis, attraverso l'aumento dei modelli in produzione, elettrici e ibridi, e la salvaguardia dei livelli occupazionali, in linea con gli investimenti produttivi e avviando processi di inserimento, aggiornamento e riqualificazione delle persone del gruppo.
  Il Piano Italia contiene le proiezioni di produzione dei singoli stabilimenti Stellantis in Italia, ivi compresi gli stabilimenti di Pomigliano, Cassino, Melfi e Mirafiori.
  Il gruppo, pur in un momento di crescenti difficoltà del settore
automotive nel mondo, ha ribadito di voler portare avanti il proprio piano industriale in Italia con risorse proprie, senza incentivi pubblici alla produzione, prevedendo per il 2025 circa 2 miliardi di euro di investimenti negli stabilimenti e 6 miliardi di euro in acquisti da fornitori operanti in Italia.
  Inoltre, Stellantis ha comunicato di avere identificato una figura altamente qualificata che sarà dedicata specificamente alla relazione coi fornitori italiani.
  Il Ministero delle imprese e del
made in Italy ha chiesto a Stellantis anche un impegno in termini di responsabilità sociale per governare assieme la transizione tecnologica e industriale dell'automotive.
  Terremo dunque aperto con la Società un dialogo costante con regolare cadenza sugli effetti e sugli impatti delle iniziative definite, al fine di tutelare gli interessi del settore
automotive italiano nel suo complesso, ivi compreso l'intero indotto e i suoi lavoratori.
Il Ministro delle imprese e del made in Italy: Adolfo Urso.


   MACCANTI, DARA, FURGIUELE, MARCHETTI e PRETTO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il Parlamento ha approvato la legge 14 luglio 2023 n. 93, «Disposizioni per la prevenzione e la repressione della diffusione illecita di contenuti tutelati dal diritto d'autore mediante le reti di comunicazione elettronica», dotando il nostro Paese di un sistema di tutela dai reati di pirateria audiovisiva tra, i più efficienti ed efficaci in Europa e prevedendo l'istituzione della piattaforma automatizzata «Piracy Shield» (in servizio dal 1° febbraio 2024) che consente una gestione automatizzata delle segnalazioni successive all'ordine cautelare emanato dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, ai sensi dell'articolo 9-bis, comma 4-bis, del Regolamento;

   come riportato dalla stampa nazionale, vi sarebbero soggetti operanti in Italia che, dall'entrata in vigore dell'entrata in vigore della legge, perpetuano comportamenti omissivi: Google, il motore di ricerca più largamente utilizzato in Italia e nel mondo, ha ritenuto infatti di non iscriversi alla piattaforma automatizzata, rischiando di rendere vane le previsioni introdotte dalla legge n. 93 del 2023. Nonostante la legge preveda espressamente all'articolo 2, comma 5, tali obblighi in capo ai motori di ricerca, Google continua a non disabilitare, tramite il proprio servizio di «open Dns», la risoluzione dei siti pirata segnalati attraverso la piattaforma «Piracy Shield» non dando così seguito all'ordine dell'AgCom di disabilitare l'accesso ai contenuti diffusi abusivamente; inoltre, la società non esegue il cosiddetto delisting dal proprio motore di ricerca dei siti pirata bloccati appunto dalla piattaforma AgCom;

   la recente sentenza del Consiglio di Stato (sentenza n. 4277 del 13 maggio 2024) ha riconosciuto Google responsabile (in quanto hosting attivo e non passivo) del contenuto delle inserzioni pubblicate sul proprio motore di ricerca, di fatto riconoscendo che, quando la stessa svolge attività promozionale a pagamento di siti di terze parti, non può essere qualificato come hosting provider passivo, in quanto si concretizza un «controllo» delle informazioni pubblicate e consente ai suoi clienti di «ottimizzare la loro vendita online». In tal senso, quindi, Google si qualifica come hosting provider attivo con obblighi di controllare e verificare cosa viene sponsorizzato;

   all'interno del motore di ricerca sono presenti annunci sponsorizzati che spiegano come bypassare il geoblocking e guardare gratuitamente in altri Paesi dei contenuti che in Italia sono a pagamento –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda assumere affinché tutti i soggetti operanti in Italia rispettino le previsioni della legge n. 93 del 2023 a tutela dei contenuti audiovisivi, ma più in generale dell'industria creativa in Italia, nonché per rendere effettivi gli obblighi di controllo sui medesimi in maniera tale da impedire che si giunga addirittura a pubblicizzare la commissione di un reato come la violazione del diritto d'autore.
(4-02940)


   MACCANTI, DARA, FURGIUELE, MARCHETTI e PRETTO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   il Parlamento ha approvato la legge 14 luglio 2023, n. 93, «Disposizioni per la prevenzione e la repressione della diffusione illecita di contenuti tutelati dal diritto d'autore mediante le reti di comunicazione elettronica», dotando il nostro Paese di un sistema di tutela dai reati di pirateria audiovisiva tra i più efficienti ed efficaci in Europa e prevedendo l'istituzione della piattaforma automatizzata «Piracy shield» (in servizio dal 1° febbraio 2024), che consente una gestione automatizzata delle segnalazioni successive all'ordine cautelare emanato dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ai sensi dell'articolo 9-bis, comma 4-bis, del Regolamento;

   risulta però che a seguito di questi primi mesi di funzionamento della piattaforma automatizzata vi siano soggetti che forniscono servizi di CDN che consentono agli utenti pirata di continuare a fruire della visione illegale dei contenuti oggetto di ordine di blocco da parte dell'Agcom, così come anche denunciato dal Presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni nel corso dell'audizione avente ad oggetto proprio la «diffusione illecita contenuti tutelati del diritto d'autore», dinanzi alle Commissioni di cultura, e scienza e istruzione, trasporti, poste e telecomunicazioni della Camera dei deputati 20 marzo 2024;

   in particolare tra questi soggetti spicca il ruolo di CloudFlare, un servizio di CDN e proxy, che oltre a servizi leciti, quali, ad esempio, connettività cloud e servizi di protezione da minacce cyber, danno di fatto protezione ai siti che trasmettono illegalmente contenuti protetti da copyright, schermandone l'indirizzo IP, che sarebbe oggetto di blocco sulla piattaforma «Piracy shield», rendendolo di fatto non individuabile;

   risulta, inoltre, agli interroganti che il tribunale civile di Milano abbia più volte ordinato a CloudFlare di cessare la fornitura di servizi di hosting a siti pirata e ne abbia stigmatizzato le condotte di compartecipazione e il rapporto di causalità necessaria rispetto alle attività di diffusione di contenuti illeciti da parte di pirati. Anche a fronte di specifici provvedimenti dell'autorità giudiziaria, CloudFlare ha tuttavia continuato ad erogare servizi a soggetti dediti ad attività illecite;

   a quanto risulta agli interroganti, CloudFlare fornirebbe i propri servizi anche alla pubblica amministrazione. Qualora la circostanza fosse confermata, ci troveremmo dinanzi alla circostanza per la quale CloudFlare fornirebbe servizi leciti alla pubblica amministrazione e illeciti alle organizzazioni criminali che gestiscono le attività di pirateria audiovisiva –:

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, siano a conoscenza di quanto sopra esposto e se siano a conoscenza di quali amministrazioni dello Stato ricorrano, anche attraverso società terze, ai servizi offerti da CloudFlare, e ne possono fornire l'elenco;

   se trovi conferma quanto esposto in premessa con riguardo alle pubbliche amministrazioni e, in caso di risposta affermativa, se non ritengano opportuno assumere le iniziative di competenza per determinare la fine di una tale collaborazione.
(4-02941)

  Risposta. — Con gli atti in esame, l'interrogante ha posto l'attenzione su alcune criticità rilevate nella gestione della piattaforma «Piracy Shield», istituita dalla legge 14 luglio 2023, n. 93, con l'obiettivo di combattere in modo efficace e tempestivo la diffusione online di contenuti illeciti protetti da diritto d'autore.
  Al riguardo, si informa che la normativa attribuisce all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni – Agcom, la funzione di coordinamento e l'autorità per disabilitare l'accesso ai contenuti distribuiti illegalmente, avvalendosi della piattaforma automatizzata che, a partire dal 1° febbraio 2024, consente di gestire in modo centralizzato le segnalazioni e garantire un intervento immediato e integrato nella tutela del diritto d'autore. Tale piattaforma si configura, quindi, come uno dei sistemi di contrasto alla pirateria audiovisiva più avanzati d'Europa.
  In particolare, l'interrogante ricorda che
Google, nonostante gli obblighi previsti dalla normativa vigente, non ha aderito alla piattaforma automatizzata «Piracy Shield». In particolare, con l'interrogazione in oggetto viene messo in luce che la citata società non ha adottato le misure necessarie per impedire l'accesso a siti pirata tramite il proprio servizio di risoluzione DNS aperta e non ha attuato il "delisting" dei siti pirata bloccati, come richiesto dalle disposizioni di legge e dagli ordini di Agcom.
  Inoltre l'interrogante ricorda che la società CloudFlare, facilita, seppur indirettamente, l'accesso ai contenuti pirata attraverso servizi che consentono di mascherare gli indirizzi IP dei siti che diffondono illegalmente opere tutelate. Anche a tal riguardo, è stato sottolineato che il Tribunale civile di Milano ha più volte ordinato a CloudFlare di interrompere il supporto tecnico a tali siti, ribadendo la responsabilità del provider nell'agevolare l'accesso a contenuti illeciti, nonostante i provvedimenti di blocco già emessi.
  In risposta alle osservazioni sollevate, si evidenzia che il fenomeno della diffusione illecita di contenuti protetti online rappresenta, sotto molti aspetti, una versione digitale della contraffazione materiale di prodotti. Si tratta di un fenomeno sempre più diffuso e rilevante che il Governo combatte quotidianamente insieme ai Corpi dello Stato, come la Guardia di finanza e l'Agenzia delle dogane, impegnati anch'essi in prima linea nel contrasto alla pirateria.
  La piattaforma
Piracy Shield è stata pensata proprio per affrontare tali problematiche e rappresenta uno strumento innovativo per la tutela del diritto d'autore, ma la sua piena efficacia dipende necessariamente dalla partecipazione attiva e leale dei vari attori coinvolti nel sistema: i prestatori di servizi Internet, i titolari di diritti e Agcom. Quest'ultima, in qualità di autorità competente, ha la competenza nel coordinare le azioni di contrasto e di disabilitare l'accesso ai contenuti diffusi illecitamente. Operativa dal 1° febbraio di quest'anno, la piattaforma è progettata per automatizzare il processo di segnalazione, permettendo ai titolari di diritti di intervenire prontamente per difendere le proprie opere e contrastare la diffusione di contenuti non autorizzati.
  Eventuali disservizi che si sono verificati sono da imputarsi, in larga misura, a un periodo iniziale di adattamento e, soprattutto, alla necessità che tutti gli operatori iscritti alla piattaforma contribuiscano all'aggiornamento costante della
white list dei servizi legittimi, in modo da prevenire eventuali blocchi non intenzionali di contenuti leciti.
  È inoltre importante ricordare che la normativa richiamata prevede specifici profili di responsabilità per i provider e gli intermediari online, i quali sono chiamati a segnalare ogni indirizzo IP sospettato di attività illecite e a collaborare attivamente con Agcom per garantire una vigilanza costante sulla rete.
  Il Ministero delle imprese e del made in Italy, nel rispetto delle proprie competenze e in collaborazione con Agcom, si rende dunque disponibile a considerare ogni ulteriore misura utile per rafforzare il sistema di controllo e di monitoraggio delle attività degli operatori online, al fine di contrastare efficacemente il fenomeno della pirateria digitale al fine di garantire, oltre alla tutela del diritto d'autore e degli interessi dell'industria creativa in Italia, anche i diritti degli utenti e la possibilità per i servizi legittimi di operare senza il timore di essere bloccati erroneamente.

Il Ministro delle imprese e del made in Italy: Adolfo Urso.


   MANZI e CURTI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   il 1° agosto 2024 con un avviso il Ministero dell'istruzione e del merito ha reso nota la procedura di reclutamento riservata ai dirigenti scolastici (decreto ministeriale n. 107 del 2023) e la valutazione dei titoli culturali, di servizio e professionali di cui alla tabella A allegata al decreto ministeriale n. 138 del 2017;

   la valutazione dei titoli, di cui alla Tabella A del decreto ministeriale n. 138 del 2017, prevista in occasione della procedura ordinaria dello stesso anno, era indicata dal comma 1, dell'articolo 12 del menzionato decreto ministeriale n. 138 del 2017: «Per la valutazione della prova scritta, di quella orale e per la valutazione dei titoli, la Commissione del concorso ha a disposizione un punteggio massimo pari rispettivamente a 100, 100 e 30 punti»;

   si tratta, infatti, del punteggio delle due prove d'esame, scritta e orale, espresso in centesimi, con l'aggiunta della valutazione dei titoli, i quali finivano per incidere sul punteggio complessivo per un massimo del 15 per cento vale a dire 30 punti su 200;

   in seguito alla pubblicazione dell'avviso riferito alla procedura prevista dal decreto ministeriale n. 107 del 2023 è emersa l'incoerenza nella valutazione dei punteggi tra la prova sostenuta espressa in decimi e i titoli che sono rimasti calcolati in trentesimi come stabilito nella tabella A allegata al decreto ministeriale n. 38 del 2017;

   in tal senso, il Ministro competente ritiene sia legittimo applicare senza alcun adattamento la Tabella A allegata al decreto ministeriale del 2017 alla procedura concorsuale riservata del 2023, il cui punteggio è definito in decimi, il che significa che i titoli incidono sul merito in misura pari al 300 per cento. Dal 15 per cento di incidenza del vecchio concorso, i titoli passano, disattendendo chiaramente il principio del merito, al 300 per cento;

   ad avviso degli interroganti, ciò oltre ad apparire illogico ed irragionevole è in palese contrasto con quanto stabilito dalle disposizioni generali inerenti ai concorsi pubblici contenute nell'articolo 8, decreto del Presidente della Repubblica n. 487 del 1994, come modificato dal decreto del Presidente della Repubblica n. 82 del 2023, secondo cui ai titoli non può essere attribuito un punteggio complessivo superiore a 10/30;

   si precisa che tali disposizioni hanno trovato numerosi riscontri, anche recenti, in diversi pronunciamenti del Tar e del Consiglio di Stato;

   l'amministrazione ribadisce che si sta «dando attuazione a quanto prescritto in una disposizione fortemente voluta dal Parlamento», tuttavia, si segnala che nella norma da cui tutto origina (articolo 5, commi da 11-quinquies a 11-novies, della legge n. 14 del 2023), non si fa alcun accenno alla tabella di valutazione dei titoli di cui al decreto ministeriale n. 138 del 2017, ma si prevede semplicemente una valutazione in decimi delle prove concorsuali;

   si ritiene che tale problematica andasse affrontata con norma secondaria, che avrebbe dovuto disporre un adattamento della Tabella A del 2017 stabilendo un limite del 15 per cento all'incidenza del punteggio originato dai titoli rispetto a quello derivante dalle prove d'esame, così com'era previsto nella procedura del 2017;

   risulta agli interroganti che l'Amministrazione abbia chiesto parere all'Avvocatura di Stato che ha indicato come necessaria la riparametrazione del punteggio dei titoli;

   in tal caso, sembrerebbe inopportuno se l'Amministrazione non tenesse in considerazione il parere del suddetto autorevole organo che dovrebbe poi difendere l'azione dell'amministrazione in un eventuale contenzioso;

   a parere degli interroganti tale scelta favorisce eccessivamente chi ha superato solo sufficientemente l'unica prova concorsuale ma possiede un cospicuo punteggio nei titoli pervenendo ad un'illogica, immotivata e ingiusta disparità di trattamento –:

   se il Ministro interrogato non intenda intervenire in autotutela, adottando iniziative di competenza per rivedere la valutazione dei titoli del concorso riservato di cui al decreto ministeriale 8 giugno 2023, n. 107, procedendo alla riparametrazione in maniera proporzionale al concorso ordinario dirigenti scolastici 2017, dando seguito a quanto previsto nell'ordinamento in materia di concorsi pubblici secondo cui la valutazione dei titoli non può determinare un punteggio superiore a 1/3 della valutazione complessiva.
(4-03755)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si ritiene necessario precisare che l'amministrazione, nell'ambito della procedura di reclutamento riservata di dirigenti scolastici, di cui al decreto ministeriale 8 giugno 2023, n. 107, ha pubblicato lo scorso agosto, in via provvisoria, la valutazione dei titoli culturali, di servizio e professionali dichiarati in domanda dai candidati che hanno superato la prova di accesso al corso intensivo di formazione e che hanno sostenuto la prova finale del medesimo corso.
  A seguito di tale pubblicazione, è stata aperta, nei successivi cinque giorni, la fase degli eventuali reclami dei candidati avverso i punteggi ottenuti, al fine di consolidare celermente il punteggio dei titoli e adottare la graduatoria definitiva per procedere alle immissioni in ruolo dei dirigenti scolastici di nuova nomina in tempo utile al corretto avvio dell'anno scolastico.
  Terminata tale fase, con decreto ministeriale n. 2187 del 9 agosto scorso è stata approvata la graduatoria generale nazionale della procedura di reclutamento riservata di dirigenti scolastici.
  Si precisa che per la definizione della graduatoria, si è tenuto conto dell'articolo 5, comma 11-
sexies, del decreto-legge n. 198 del 2022 secondo il quale la partecipazione al corso intensivo di formazione è stata consentita ai candidati con un punteggio pari ad almeno 6/10.
  In applicazione di detto disposto, l'articolo 6, comma 2, del decreto ministeriale n. 107 del 2023 ha previsto che superano la prova i candidati che conseguono un punteggio complessivo pari o superiore a 60/100, specificando altresì che il punteggio ottenuto dai candidati alla prova di accesso al corso intensivo di formazione deve essere convertito su base decimale, mantenendo la frazione decimale eventualmente conseguita dal candidato.
  L'articolo 11 del medesimo decreto ha, inoltre, stabilito che, per quanto non previsto dallo stesso decreto, valgono le disposizioni contenute nel decreto del Presidente della Repubblica n. 487 del 1994. Quest'ultimo, in particolare, all'articolo 8, comma 2, prevede che per i titoli non può essere attribuito un punteggio complessivo superiore a 10/30 o equivalente. Pertanto, si è proceduto, in ossequio alle citate disposizioni normative valevoli per tutti i concorsi della Pubblica Amministrazione, alla conversione su base decimale del punteggio attribuito ai titoli in conformità al punteggio della prova di cui al citato articolo 5, comma 11-
sexies del decreto-legge n. 198 del 2022.
  La graduatoria, quindi, è stata redatta ai sensi dell'articolo 9 del più volte richiamato decreto ministeriale n. 107 del 2023, sommando il punteggio su base decimale della prova, fino ad un massimo di 10 punti, ed il punteggio su base decimale – e non in trentesimi, come erroneamente riportato dall'onorevole interrogante – dei titoli, fino ad un massimo di 3 punti.
  In ultimo, si ricorda che il Tribunale amministrativo regionale per il Lazio, sezione quarta
quater, nella camera di consiglio dell'8 ottobre 2024, si è espresso favorevolmente nei confronti del Ministero dell'istruzione e del merito confermando la bontà della predetta ricostruzione giuridica.
  Il giudice amministrativo ha infatti revocato, in continuità con quanto deciso alla precedente udienza del 5 settembre 2024, i provvedimenti presidenziali di sospensione cautelare della graduatoria, emessi ad agosto.
  Sono stati fatti salvi, quindi, gli atti sulla base dei quali il Ministero ha provveduto ad attribuire i punteggi per i titoli dei candidati inclusi nella graduatoria: il TAR, dando pienamente ragione all'operato del Ministero, ha, inoltre, condiviso l'intento dell'amministrazione di ridurre il ricorso all'istituto delle reggenze, che produce inevitabili e gravose ricadute sulle procedure organizzative e gestionali delle stesse scuole.
  Infine, il 18 ottobre scorso, subito dopo la pubblicazione delle motivazioni dei provvedimenti giurisdizionali favorevoli all'amministrazione, sono state date indicazioni agli uffici scolastici regionali, che hanno provveduto celermente alle nomine in ruolo dei vincitori del concorso in parola, secondo l'ordine di graduatoria formato sulla base dei parametri che l'amministrazione ha indicato nei suoi atti definitivi e che sono, peraltro, quelli auspicati dagli interroganti.

Il Ministro dell'istruzione e del merito: Giuseppe Valditara.


   MOLINARI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   da alcune settimane nella zona di Casale Monferrato, si segnalano fenomeni di anomala propagazione del segnale Rai e Mediaset;

   chi subisce maggiormente i disagi sono soprattutto le persone anziane, che dopo aver moltiplicato apparecchiature, prese e telecomandi devono lottare ogni giorno con la risintonizzazione;

   nello schema del contratto di servizio 2023-2028, e indicato il 10 gennaio 2024 come data per la diffusione di un Multiplex nazionale Rai che avvia la trasformazione al nuovo standard Dvb-T2 in tutto il territorio nazionale, iniziativa che potrebbe offrire la possibilità di mitigare almeno in parte le problematiche sopra riportate;

   già in sede di risposta all'atto di sindacato ispettivo n. 5-01346 il Ministro interrogato specificava che «il passaggio alla tecnologia Dvb-T2 ... previsto per i primi mesi del 2024» avrebbe risolto gran parte dei problemi di ricezione locale;

   addirittura, in sede di risposta al quesito 33/355 presentato presso la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, la società concessionaria informava l'interrogante che il «Multiplex nazionale Rai che avvia la trasformazione al nuovo standard Dvb-T2» sarebbe stato diffuso «il 10 gennaio 2024 ... in tutto il territorio nazionale»;

   dal 28 agosto 2024 è iniziata la transizione verso il nuovo standard di trasmissione televisivo Dvb-T2. E lo stesso Ministro per le imprese e il made in Italy, ha definito questo passaggio come «un ulteriore significativo passo verso il futuro della comunicazione digitale e del sistema televisivo nazionale»;

   il passaggio al nuovo standard dovrebbe consentire, grazie all'innovazione delle tecnologie, una migliore esperienza televisiva degli spettatori, con immagini di qualità superiore rispetto al sistema attuale, oltre che la fruizione di un numero potenzialmente sempre più alto di canali in alta definizione;

   l'articolo 59 del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 208, al comma 2, fra i compiti del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale, inserisce al primo posto la garanzia della «diffusione di tutte le trasmissioni televisive e radiofoniche di pubblico servizio con copertura integrale del territorio nazionale, per quanto consentito dallo stato della scienza e della tecnica»;

   qualsiasi siano le cause che generano tale problema, appare chiaro che ai cittadini e agli esercenti piemontesi non è garantita una ricezione adeguata del segnale, mentre viene loro richiesto, al contempo, nel caso della Rai il pagamento puntuale del canone;

   il diritto all'informazione regionale e nazionale, da sempre considerato uno dei pilastri del servizio pubblico radiotelevisivo, è compromesso da problemi di carattere tecnico e burocratico, incomprensibili per chi paga il canone;

   a parere dell'interrogante non è ulteriormente procrastinabile un risolutivo ed urgente intervento al fine di ripristinare il corretto funzionamento del servizio –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere per risolvere i descritti problemi di ricezione del segnale e garantire il diritto di accesso alle reti del servizio pubblico radiotelevisivo e private su tutto il territorio nazionale e, in particolare, nell'area del comune di Casale Monferrato.
(4-03594)

  Risposta. — Con riferimento alle difficoltà di ricezione dei programmi Rai in alcune zone della regione Piemonte e in particolare nella zona di Casale Monferrato, si desidera informare che, gli uffici competenti del Ministero, hanno immediatamente comunicato alla Concessionaria del servizio pubblico le problematiche esposte, chiedendo gli opportuni e necessari interventi risolutivi.
  Con riscontro del 31 ottobre, la Concessionaria del servizio pubblico, ha fornito gli elementi di natura tecnica richiesti sulla base di rilievi svolti.
  In particolare, sulla base delle valutazioni effettuate con i sistemi di verifica nella disponibilità della RAI, la zona di Casale Monferrato è risultata coperta dal segnale televisivo in tecnologia digitale da tutti i tre MUX della Concessionaria. A riprova di tali elementi sono state comunque eseguite, a cura di Rai Way, misure puntuali che confermano l'assenza di particolari problematiche.
  L'area in questione risulta pertanto servita con un livello di qualità massima «Q5» sia dall'impianto di Monte Penice (MUX-MR, MUX-A e MUX-B) che dall'impianto di Vaicava (solo MUX-B). In ogni caso, non può essere escluso che ci siano situazioni puntuali che, per conformazione urbanistica o per sistema d'antenna inadeguato, possano risultare più critiche.
  Come ricordato dall'interrogante il passaggio al DVB-T2 di una rete Rai, è iniziato il 28 agosto 2024, come peraltro ampiamente pubblicizzato sui maggiori canali di informazione; tuttavia, è ancora prematura una valutazione completa sulla risoluzione delle carenze di ricezione, sia per il caso in specie, sia per altre zone critiche.
  Ad ogni modo, la Concessionaria pubblica dove necessario, potrà mettere in campo ulteriori accorgimenti tecnici all'esito delle segnalazioni ricevute.
  Si rappresenta altresì che la Rai utilizza la piattaforma digitale gratuita Tivùsat e, con riguardo a quelle zone del territorio nazionale non raggiunge completamente dal digitale terrestre, deve fornire una
smart card della stessa piattaforma, senza costi aggiuntivi agli utenti che siano titolati a farne richiesta. Per quanto riguarda una valutazione completa sulla risoluzione delle carenze di ricezione per altre zone critiche, si ritiene che essa sia ancora prematura.
  Inoltre, per consentire la copertura televisiva in zone non servite dagli operatori di rete, gli enti locali possono anche procedere, con oneri a proprio carico, la ripetizione dei suddetti programmi come previsto dall'articolo 27 del decreto legislativo n. 208 del 2021.
  In conclusione, si informa che questo Ministero continuerà a monitorare attentamente la situazione nonché ad adottare tutte le misure necessarie per risolvere problematiche di ricezione del segnale RAI su tutto il territorio nazionale.

Il Sottosegretario di Stato per le imprese e il made in Italy: Massimo Bitonci.


   ONORI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   risulta che sabato 9 novembre 2024, presso il teatro pubblico del comune di Oristano, era prevista la proiezione del documentario di Russia Today (RT) «Maidan, la strada per la guerra», un prodotto divulgativo che viene presentato come un documentario per comprendere le origini del conflitto ancora in corso da parte degli organizzatori appartenenti a «Democrazia sovrana e popolare»;

   inoltre, da social media «X» di «Donbass Italia», risulta che tale «documentario sul colpo di Stato in Ucraina» di Russia Today sarà proiettato anche venerdì 22 novembre 2024 a Riccione;

   di fatto i prodotti di Russia Today – sinonimo di propaganda russa e disinformazione – ancora circolano liberamente in Italia, nonostante i divieti in merito;

   a livello unionale spicca, infatti, l'esplicito divieto di trasmettere contenuti prodotti da entità russe come Russia Today, in quanto considerati mezzi di propaganda e disinformazione. Russia Today è stata tra le prime entità sanzionate a livello europeo, già attraverso apposita normativa di marzo 2022 (vedasi la decisione del Consiglio dell'Unione europea 2022/351 e il Regolamento (UE) 2022/350);

   si ricorda, in particolare, che, a giugno 2024, AGCOM aveva già chiesto alle piattaforme di condivisione di video YouTube e X (ex Twitter), la rimozione di un documentario prodotto da Russia Today e accessibile dall'Italia. Secondo AGCOM, infatti, il video, che utilizzava il format di un documentario giornalistico, proponeva una ricostruzione di quanto accaduto in Donbass negli ultimi 10 anni senza alcuna disamina o riproposizione di posizione diverse, descrivendo la popolazione ucraina come composta da feroci nazisti che vogliono sterminare il loro stesso popolo con la complicità di Nato, Usa e Unione europea, indicati come i veri mandanti delle stragi e autori del colpo di Stato del 2014;

   anche nel caso di questo nuovo «documentario» si ritiene che i contenuti vadano ad assumere un carattere politico di incitamento all'odio razziale apparendo riconducibili ad una forma di propaganda russa con un chiaro intento di diffondere notizie distorte e generare disinformazione, volte a orientare l'opinione pubblica screditando i paesi occidentali e le istituzioni europee –:

   di quali informazioni dispongano circa l'attuale scenario italiano in relazione alla minaccia della disinformazione russa e quali aggiornamenti possano condividere in merito;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intendano intraprendere per prevenire e contrastare l'ulteriore proliferazione in Italia di attività che manifestano un chiaro intento di diffusione di notizie distorte o di disinformazione, anche con contenuti che incitino all'odio razziale, da parte di Russia Today, così come di ulteriori eventuali soggetti simili.
(4-03762)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame si sottopone all'attenzione del Governo il problema della disinformazione o propaganda di matrice russa.
  In particolare, viene segnalata la programmazione presso luoghi aperti al pubblico di proiezioni del documentario di Russia Today «Maidan, la strada per la guerra», organizzato dal movimento politico «Democrazia sovrana e popolare», nonostante le misure restrittive adottate a livello dell'Unione europea e l'intervento da parte di Agcom, che ha richiesto la rimozione di un documentario di Russia Today dalle piattaforme
Youtube e X.
  Anzitutto, quanto al caso specifico, si riferisce che la proiezione del documentario «Maidan, la strada verso la guerra», prodotto da Russia Today (RT), emittente russa destinataria delle misure restrittive dell'Unione europea a far data dal 10 marzo 2022, prevista il 9 novembre 2024 presso il teatro comunale San Martino di Oristano, non ha avuto luogo poiché il responsabile dell'organizzazione dell'evento, reso edotto del contesto legislativo vigente e previa consultazione con l'ufficio legale della compagine politica d'appartenenza, ha spontaneamente annullato la proiezione del documentario, divulgando il seguente comunicato stampa «a causa delle recenti direttive della Comunità Europea riguardanti le restrizioni sui contenuti prodotti da RT, la proiezione del documentario “Maidan: la strada verso la guerra”, prevista per sabato 9 novembre al Teatro San Martino di Oristano, è stata annullata».
  Da informazioni acquisite dal Ministero dell'interno risulta che, in luogo del documentario, è stato mostrato il
videoclip di una raccolta fotografica afferente alla guerra in Ucraina, prodotta dal reporter Giorgio Bianchi. Di seguito, avrebbe avuto luogo un dibattito aperto al pubblico, con interventi in presenza e da remoto.
  Risulta che gli interventi svolti abbiano prevalentemente criticato le misure restrittive imposte dall'Unione europea alla diffusione dei contenuti di Russia Today, ribadendo il disaccordo per la mancata proiezione del documentario. Molteplici sarebbero stati coloro che hanno manifestato il proprio dissenso nei confronti di quella che è stata definita «censura e dell'informazione e del potere occidentale», focalizzando poi il dibattito sulla situazione geopolitica in Ucraina, con una manifesta propensione a favore della Russia e contro la politica estera occidentale.
  L'evento si sarebbe svolto alla presenza di circa quaranta partecipanti e non sono state registrate problematiche di ordine pubblico. Non vi è stato particolare clamore mediatico né è stata richiamata l'attenzione dell'opinione pubblica locale.
  Quanto all'attuale scenario in relazione alla minaccia della disinformazione russa, il 23 settembre scorso l'Italia ha partecipato alla riunione straordinaria del gruppo di lavoro UE dedicato alla disinformazione (
Rapid Alert System – RAS), convocata a seguito di notizie diffuse da alcune testate investigative europee relative a migliaia di documenti interni della società russa SDA – Social Design Agency (già sottoposta a sanzioni) con cui si dimostrerebbero le attività di influenza e di manipolazione informativa condotte da Mosca in Europa.
  Dagli elementi noti, le campagne di influenza russa si rivolgono in particolare a Germania, Francia e Polonia, ma anche l'Italia figura quale Paese obiettivo, essendo uno degli Stati membri che esprime più parlamentari europei.
  In particolare, il panorama italiano è contraddistinto da un consistente aumento degli attori di disinformazione e delle relative campagne mediatiche. Nonostante le tecniche
Doppelganger siano meno strutturate rispetto ad altri Paesi, anche in Italia sono apparsi domini che imitano note testate, come «La Repubblica», «La Stampa» e il «Corriere della Sera», del tutto simili alle originali anche in termini di veste grafica, e con contenuti disinformativi amplificati dall'uso di BOT. Le narrative diffuse in Italia, in maniera simile ad altri Paesi UE, amplificano le tesi che giustificano l'aggressione russa o volte a denigrare il sostegno occidentale all'Ucraina; presentano l'UE e la NATO come entità oppressive che minano la sovranità nazionale e impongono politiche sfavorevoli ai Paesi membri; mirano a diffondere dubbi sulla legittimità del processo elettorale europeo, suggerendo la presenza di brogli elettorali, anche riprendendo argomenti vicini agli ambienti cospirazionisti e no-vax.
  Il SEAE (Servizio europeo per l'azione esterna) sta da tempo esplorando la possibilità di esporre pubblicamente tali attività di manipolazione informativa e interferenza russa in Europa, ma allo stato attuale non vi sono state ulteriori evoluzioni.
  Anche in ragione della crescente influenza delle attività russe di destabilizzazione nell'UE e nei Paesi terzi tramite una varietà di strumenti ibridi, incluse attività di manipolazione informativa, il Consiglio dell'Unione europea ha adottato l'8 ottobre 2024 un nuovo quadro per le misure restrittive in risposta alle azioni destabilizzanti della Russia all'estero, che consentirà all'UE di sanzionare persone ed entità impegnate in azioni e politiche del Cremlino che minano i valori fondamentali dell'Unione e dei suoi Stati membri, la loro sicurezza, indipendenza e integrità, nonché quelle di organizzazioni internazionali e Paesi terzi, attraverso azioni quali fuso strategico e coordinato della manipolazione e dell'interferenza delle informazioni.
  Con riferimento alla scena internazionale, l'Italia continua a collaborare con i partner
like-minded nel contrasto della disinformazione russa. Al riguardo, si segnalano – inter alia – i lavori della Presidenza italiana del G7, che ha incluso i temi della disinformazione e dell'interferenza straniera tra le priorità del gruppo. Nel comunicato del vertice tenutosi in Puglia, i leader G7 si sono impegnati a rafforzare la loro azione comune contro la disinformazione e hanno dato incarico al gruppo G7 Rapid Response Mechanism di creare un meccanismo di risposta collettiva, attualmente in via di finalizzazione.
  Anche il comunicato della ministeriale adottato a Capri dai Ministri degli esteri G7 in data 19 aprile 2024, significativamente, contiene un capitolo dedicato alle minacce ibride e alla manipolazione informativa. Inoltre, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale e il Segretario di Stato degli Stati Uniti hanno firmato un
memorandum d'intesa (memorandum of understanding) per rafforzare la cooperazione tra gli Stati Uniti e l'Italia nel contrasto alla manipolazione informativa da parte di Stati esteri.
  Sempre a livello internazionale, il dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri, nel 2023 è divenuto membro dello
steering group dell'information integrity hub, l'iniziativa dell'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) che riguarda la disinformazione e che ha portato alla pubblicazione nel marzo 2024, del Facts not Fakes: Tackling Disinformation, Strengthening Information Integrity, un compendio di know-how, esperienze e analisi dei Paesi OCSE sul tema della disinformazione e, più in generale, dell'integrità dell'ecosistema informativo. L'hub, inoltre, ha prodotto una proposta di raccomandazione contenente degli standard internazionali di supporto ai Governi per combattere la disinformazione e promuovere spazi di informazione affidabile, salvaguardando la libertà di espressione.
  Sempre in un'ottica di prevenzione e contrasto della disinformazione online, l'Italia continua a lavorare in ambito UE nel solco del
Digital Services Act per coinvolgere le piattaforme in uno sforzo di co-regolamentazione dello spazio digitale.
  In ultimo, a livello nazionale, il Governo ritiene che la prima azione di contrasto alla disinformazione consista nel creare gli anticorpi rispetto alla disinformazione stessa, attraverso l'alfabetizzazione mediatica e digitale, da un lato, e il rafforzamento dell'ecosistema dei media professionali, dall'altro. Al riguardo si segnala, tra l'altro, quanto segue.
  Nelle settimane precedenti le consultazioni elettorali europee, il dipartimento per l'informazione e l'editoria ha richiesto la diffusione sulle reti RAI dello spot realizzato dal Gruppo dei regolatori europei dell'audiovisivo (ERGA) per sensibilizzare gli elettori sulla minaccia della disinformazione e sulle strategie da attuare per difendersi dalle manipolazioni.
  Inoltre, il dipartimento, nell'ambito dell'attuazione della «Strategia nazionale di Cybersicurezza», è capofila della misura riguardante la disinformazione
online ed i rischi di condizionare e influenzare i processi politici, economici e sociali del Paese; a tal fine, è stata già avviata un'attività di studio e analisi approfondita del fenomeno della disinformazione online, in collaborazione con istituti universitari e centri di ricerca di primaria importanza.
  Il tema dell'integrità dell'informazione è stato altresì approfondito dalla commissione per lo studio dell'impatto dell'intelligenza artificiale nel settore dell'informazione istituita lo scorso anno presso il dipartimento, il cui lavoro ha prodotto una prima relazione con diverse proposte, in particolare in materia di trasparenza, diritto d'autore e
deep fake, che sono state recepite dal disegno di legge recante «Disposizioni e delega al Governo in materia di intelligenza artificiale», attualmente all'esame del Senato.
  Infine, con la riforma dei contributi alle agenzie di stampa per i servizi da questi resi alle pubbliche amministrazioni (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 luglio 2023) e l'istituzione del nuovo «Fondo Unico per il pluralismo e l'innovazione digitale dell'informazione e dell'editoria», si è inteso rafforzare il collegamento tra il sostegno economico pubblico e l'utilizzo del lavoro giornalistico, principale presidio del controllo delle fonti e dell'affidabilità dell'informazione.
  In conclusione, da quanto sopra si evince che il Governo è costantemente impegnato in diverse azioni di prevenzione e contrasto alla disinformazione e all'interferenza straniera, sia in ambito nazionale che in sinergia con i propri partner europei e internazionali, attraverso le numerose iniziative descritte. Il Governo, quindi, conferma il proprio impegno nel rafforzamento dell'integrità del sistema informativo, in conformità alle politiche europee e alle migliori pratiche internazionali in materia.

Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri: Alberto Barachini.


   ORRICO, CASO, MORFINO, TRAVERSI e AMATO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   il 29 ottobre 2024 una classe di un liceo di Genova è stata all'Expo Training 2024 di Milano nell'ambito dei Percorsi per le competenze trasversali e l'orientamento;

   durante l'evento di cui sopra, nei pressi degli stand riservati alle forze dell'ordine, come riportato da diversi organi di stampa e come testimoniato da alcuni studenti, si promuoveva l'uso «gratificante» del taser e venivano pronunciate battute sessiste, da parte dei militari, sull'impiego delle manette;

   sempre durante il medesimo evento, per come si evince da un video divenuto virale, si intravede un agente di polizia che insegna ad uno studente come si usa il manganello;

   tali atteggiamenti destavano scalpore negli studenti della scolaresca del liceo genovese che riportavano quanto osservato presso le proprie famiglie che condividevano lo stupore –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato per verificare l'aderenza delle circostanze riportate dagli studenti del liceo di Genova con l'attività didattica e l'offerta formativa delle scuole italiane e se lo sdoganamento dell'uso della violenza da parte di alcuni membri delle forze dell'ordine durante la giornata 29 ottobre 2024 dedicata ai Percorsi per le competenze trasversali e l'orientamento, ospitata all'Expo Training 2024 di Milano, non rappresenti una forma di incitamento alla violenza, dunque in gravissimo contrasto con qualsiasi attività di formazione destinata agli studenti.
(4-03798)

  Risposta. — Con riferimento ai fatti riportati nell'atto di sindacato ispettivo in esame in occasione della manifestazione Expo Training edizione 2024, si ritiene necessario evidenziare che questi sono avvenuti in aree diverse da quelle dedicate al Ministero dell'istruzione e del merito e, di conseguenza, la scelta dei dirigenti scolastici e dei docenti accompagnatori di far partecipare i propri studenti alle attività proposte in altri spazi della fiera ricade sotto la loro responsabilità.
  Ciò premesso, relativamente alla partecipazione del Ministero dell'istruzione e del merito alla richiamata manifestazione, si rappresenta che lo stesso, trattandosi di un evento dedicato all'orientamento, alla formazione e alla sicurezza sul lavoro, è stato presente a Milano nelle giornate del 28 e 29 ottobre, con un proprio spazio collocato in area istituzionale, all'interno del quale sono stati organizzati seminari,
workshop e laboratori di formazione dedicati agli studenti, al personale scolastico, alle famiglie.
  Tra i temi affrontati dal Ministero vi erano l'orientamento e la valorizzazione dei talenti, l'insegnamento dell'educazione civica, la filiera tecnologico-professionale 4+2, rinnovazione didattica, gli ITS
Academy. Inoltre, in collaborazione con il Senato della Repubblica e la Camera dei deputati, sono stati presentati anche progetti congiunti dedicati alle Istituzioni scolastiche di ogni grado di istruzione.
  Infine, si rileva che le iniziative promosse dal Ministero sono state caratterizzate da un'alta partecipazione di personale e scuole.

Il Ministro dell'istruzione e del merito: Giuseppe Valditara.


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   i fumi dell'Ilva, oltre ad essere all'origine di numerose patologie gravi e decessi precoci, sono anche responsabili di pesanti danni all'ambiente e alle cose, nonché di gravi compressioni di diritti costituzionalmente garantiti come la proprietà, soprattutto nei quartieri più vicini agli stabilimenti;

   nel corso degli ultimi anni, molti residenti del quartiere Tamburi hanno proposto azioni risarcitorie per i danni connessi alle emissioni provenienti dallo stabilimento nei confronti di Ilva s.p.a., fondate sui danni sopportati per i maggiori costi connessi alla manutenzione degli stabili di proprietà, aggrediti dal cosiddetto «polverino» proveniente dai parchi minerali posti a ridosso del quartiere, oltre che per la riduzione delle possibilità di godimento dei propri immobili e per il deprezzamento subito dagli stessi;

   ad oggi, numerose sentenze passate in giudicato riconoscono un risarcimento in media stimato in una somma pari al 20 per cento del valore di mercato degli immobili;

   soprattutto a causa delle modifiche normative apportate negli ultimi anni all'amministrazione straordinaria di Ilva s.p.a., tali indennizzi non sono mai stati riconosciuti;

   con il decreto-legge n. 73 del 2021 (cosiddetto «Sostegni-bis»), convertito con modificazioni dalla legge n. 106 del 2021 si è provveduto a istituire un Fondo nello stato di previsione del Ministero interrogato al fine di riconoscere un indennizzo per i danni agli immobili derivanti dall'esposizione prolungata all'inquinamento degli stabilimenti siderurgici di Taranto del gruppo Ilva;

   con decreto del Ministero delle imprese e del made in Italy del 23 settembre 2022 sono state definite le modalità attuative di intervento del fondo, i soggetti beneficiari, le procedure di accesso e di erogazione dell'indennizzo e con decreto del Ministero delle imprese e del made in Italy del 3 gennaio 2023 sono state determinate le modalità di presentazione delle istanze di accesso al fondo;

   il fondo, incrementato dall'articolo 1, comma 278 della legge n. 197 del 2022 di 3,5 milioni di euro per l'anno 2023 e di 4,5 milioni di euro annui a decorrere dal 2024, è stato successivamente oggetto di rimodulazioni, da ultimo per mezzo della legge n. 207 del 2024, che ha ridefinito la dotazione inizialmente a 3,8 milioni di euro annui, aumentati, grazie a un emendamento presentato dell'interrogante e approvato in sede referente, a 4 milioni di euro annui;

   nel 2023 il Ministero ha ritenuto ammissibili più di 400 istanze pervenute e ha provveduto all'erogazione degli indennizzi già a partire dal 20 dicembre 2023;

   ad oggi, malgrado l'articolo 9, comma 1 del citato decreto ministeriale del 2022 ponga un termine massimo di 45 giorni per la valutazione delle istanze, e sebbene la procedura di presentazione delle istanze si sia completata anticipatamente rispetto a quanto avvenuto nel 2023, il decreto che autorizza l'erogazione degli indennizzi per l'anno 2024 non risulta ancora adottato;

   inoltre, da ciò che consta all'interrogante, nell'anno 2024 sono state presentate un migliaio di richieste, corrispondenti a un valore di tre volte superiore alla dotazione del fondo;

   ai sensi dell'articolo 8, comma 3 del richiamato decreto ministeriale del 23 settembre 2022, qualora le richieste ammissibili dovessero superare la dotazione finanziaria del fondo, il Ministero provvederà a ridurre in modo proporzionale il contributo per tutti i beneficiari. Di conseguenza, è plausibile attendersi una forte riduzione degli indennizzi richiesti –:

   se intenda chiarire i motivi del grave ritardo e rendere note le tempistiche dell'adozione del decreto ministeriale che autorizza l'erogazione degli indennizzi di cui in premessa;

   se intenda specificare, se del caso, a quale percentuale ammonti la riduzione degli indennizzi per l'anno 2024;

   se, considerata la sproporzione tra richieste e dotazione del fondo, intenda intraprendere iniziative volte all'incremento di quest'ultimo.
(4-04092)

  Risposta. — Con l'interrogazione in esame, l'interrogante fa riferimento al Fondo per indennizzo dei danni agli immobili derivanti dall'esposizione prolungate all'inquinamento provocato dagli stabilimenti siderurgici di Taranto del Gruppo Ilva e all'erogazione dei relativi indennizzi.
  Al riguardo occorre sottolineare innanzitutto che i danni per i quali sono stati predisposti i citati indennizzi si riferiscono al periodo in cui non era stata ancora predisposta la copertura dei parchi minerali per ridurre la diffusione delle polveri di ferro e carbone che hanno a lungo afflitto la città di Taranto, a danno degli immobili ivi presenti e dei suoi cittadini.
  Il citato progetto, invero, fa parte di un più ampio piano di azioni e di investimenti che mirano a rendere l'acciaieria di Taranto una tra le acciaierie più
green d'Europa.
  Al riguardo, ricordo che, a seguito dell'attivazione della procedura di amministrazione straordinaria, tra le prime azioni dei commissari straordinari nominati da questo Governo spiccano infatti l'elaborazione di un nuovo piano industriale, volto a creare valore all'impianto, e il riesame dell'AIA, ivi compresa la valutazione del rischio sanitario.
  L'intervento efficace del Governo, dunque, ha consentito non solo di rilanciare il sito produttivo e riattivare le commesse – tra cui quelle di Sanac – ma anche di garantire il rispetto degli standard ambientali.
  Nello specifico, per quanto riguarda gli indennizzi ai residenti di Taranto, l'articolo 77, commi 2-
bis e seguenti, del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, convertito con modificazioni dalla legge 23 luglio 2021, n. 106, ha istituito, nello stato di previsione del Ministero delle imprese e del made in Italy, un fondo destinato al riconoscimento di un indennizzo dei danni agli immobili derivanti dall'esposizione prolungata all'inquinamento provocato dagli stabilimenti siderurgici di Taranto del Gruppo Ilva.
  Con decreto interministeriale del 23 settembre 2022 e decreto direttoriale del 3 gennaio 2023, sono state stabilite le modalità di presentazione delle istanze da parte dei richiedenti e le procedure di erogazione degli indennizzi. Pertanto, già nel 2023, con decreto ministeriale del 1° dicembre 2023, il Ministero delle imprese e del
made in Italy, in sinergia con Ilva s.p.a. in amministrazione straordinaria, ha provveduto ad effettuare le istruttorie relative ad oltre 400 richiedenti e ad erogare l'intero importo disponibile per il 2023 alla procedura di amministrazione straordinaria, affinché i commissari potessero disporre i bonifici a favore dei beneficiari, pari a 3,5 milioni di euro.
  Per l'anno 2024, hanno presentato richiesta di indennizzo ad Ilva s.p.a. in amministrazione straordinaria oltre 1.900 soggetti, un numero quasi quintuplicato rispetto a quello dell'anno precedente.
  Per ognuna delle istanze ricevute, ai fini dell'esame ed approvazione delle stesse da parte del Ministero, deve essere avviata una verifica preliminare da parte della procedura di amministrazione straordinaria e un'istruttoria da parte di una Commissione tecnica istituita a tale scopo presso lo stesso Ministero, che ha il compito di verificare la completezza della documentazione e la rispondenza dei requisiti a quanto stabilito dalle norme in materia.
  Nonostante l'ingente numero di istanze pervenute per il 2024, il Ministero ha comunque emesso il decreto di impegno e pagamento in data 4 dicembre 2024, con conseguente trasferimento alla procedura dell'intero importo disponibile per l'annualità 2024 pari a 4 milioni di euro.
  In tal caso, con riferimento all'annualità 2024, il totale degli indennizzi richiesti supera i 12 milioni di euro, a fronte di una dotazione del Fondo di 4 milioni di euro. Di conseguenza gli importi spettanti sono stati ridotti proporzionalmente, attestandosi al 30 per cento circa di quanto richiesto per ciascun beneficiario.
  Risulta pertanto evidente che, pur in presenza di un cospicuo aumento delle richieste di indennizzo per l'annualità 2024, non vi sia stato alcun ritardo nelle attività propedeutiche al riconoscimento dei benefici e le tempistiche relative all'emissione del decreto ministeriale di trasferimento delle somme presenti in bilancio sono in linea con il periodo nel quale è stato emesso il decreto nell'annualità precedente.
  Attualmente, in considerazione del consistente numero di richieste, sono in fase di ultimazione le verifiche sulla correttezza dei dati ai fini del successivo accredito delle somme ai beneficiari e, già dalle prossime settimane, Ilva in amministrazione straordinaria potrà erogare l'indennizzo a tutti i beneficiari per i quali vi è stata l'approvazione dell'istanza presentata.
  Infine, a differenza del passato, questo Governo non solo ha garantito un utilizzo efficace delle risorse disponibili, ma ha anche incrementato la dotazione del Fondo. Si rappresenta infatti che l'articolo 1, comma 897 della legge di bilancio 2025 ha incrementato il Fondo in parola di 900 mila euro per l'anno 2025.
  Tengo a sottolineare, infine, che a seguito dell'avvio della procedura di vendita dell'ex Ilva, i commissari straordinari stanno attualmente esaminando le dieci proposte di acquisto pervenute, ponendo particolare attenzione sugli aspetti occupazionali, sulla decarbonizzazione e sull'entità degli investimenti, al fine di assicurare uno sviluppo sostenibile degli impianti e la massima tutela dei lavoratori coinvolti.
  Dopo oltre un decennio di crisi, questo Governo sta dando una svolta storica alla situazione, che assicuri un futuro produttivo, occupazionale e ambientale agli stabilimenti ex Ilva. Il nostro impegno è chiaro: garantire giustizia ai cittadini di Taranto attraverso risposte concrete e una gestione responsabile di una problematica che per troppo tempo è stata trascurata.
  Continueremo a monitorare la situazione e a collaborare con gli Enti locali e le parti interessate per sviluppare soluzioni strutturali e durature, al fine di rilanciare il settore della siderurgia italiana.

Il Ministro delle imprese e del made in Italy: Adolfo Urso.


   PANIZZUT. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'ex scuola Pitteri, storico immobile di Gorizia, di proprietà del Ministero della giustizia, sorge alle spalle del carcere di via Barzellini. La proprietà, ceduta anni or sono dall'amministrazione comunale alla direzione regionale dell'Agenzia del demanio che, contestualmente, l'ha ceduta al dicastero, allo scopo di migliorare la situazione della casa circondariale e creando, di fatto, un unico e ampio complesso della giustizia insieme al vicino Tribunale;

   alla cessione doveva seguire un recupero dello storico edificio, attualmente in grave stato di degrado. L'atto è stato sottoscritto a fine gennaio 2023 dal funzionario del servizio patrimonio del comune dal responsabile dei servizi territoriali del Demanio e dal rappresentante del Ministero della giustizia, direttore della casa circondariale di Gorizia;

   la ristrutturazione e riconversione dell'edificio dovrebbe contribuire al programma di riqualificazione e miglioramento dei servizi di Gorizia e rappresenterebbe una tappa molto importante per accelerare l'obiettivo di ampliare e qualificare gli spazi carcerari, a partire da quelli riservati al personale;

   si tratta di un progetto importante che aggiorna anche il concetto di carcerazione, con la creazione di nuovi spazi anche per il personale della casa circondariale, laboratori per lo svolgimento di attività da parte degli ospiti del carcere e altri servizi. Ma altrettanto importante è la valenza che questo potenziamento avrebbe per il tribunale e per chi opera quotidianamente nel settore della giustizia. La struttura, attualmente del tutto inagibile, nel suo complesso ha una superficie di 5.321 metri quadrati, di cui poco meno della metà sono coperti;

   risulta all'interrogante che nonostante l'acquisizione della struttura da parte del Ministero della giustizia, ad oggi non sembrano esserci progressi concreti. L'edificio si trova in una zona centrale della città e il suo stato di degrado continua a rappresentare non solo un problema per l'immagine di Gorizia, soprattutto in vista dell'appuntamento di Capitale europea della cultura 2025, ma sancisce anche un'occasione persa per migliorare le condizioni del carcere e ridurre il sovraffollamento. Ad oggi, infatti, la situazione della casa circondariale è critica: ospita oltre 70 detenuti in una struttura prevista per circa 40 posti;

   il Ministero aveva indicato l'intenzione di destinare parte della ex scuola a nuovi spazi per il carcere, tuttavia mancano ancora risorse specifiche per portare avanti la riqualificazione vera e propria. Sembra che ci siano fondi solo per la fase di progettazione, ma nulla di più è stato fatto –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire chiarimenti sul progetto per la riqualificazione della ex scuola Pitteri fermo da troppo tempo, sulle tempistiche relative ai lavori e su eventuali aggiornamenti in merito all'erogazione di fondi adeguati.
(4-03663)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo con il quale l'interrogante avanza specifici quesiti in ordine allo stato dell'arte relativo al progetto di riqualificazione dell'ex scuola elementare Riccardo Pitteri, sita nel comune di Gorizia, per le esigenze dell'Amministrazione penitenziaria, si rappresenta quanto segue.
  Dalle informazioni acquisite da Dipartimento competente, opportunamente interessato, è emerso che al fine d'accrescere la capacità detentiva della Casa circondariale di Gorizia, il 30 gennaio 2023, il Ministero della giustizia – Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, ha acquisito dal comune di Gorizia, tramite l'Agenzia del demanio, il complesso immobiliare già denominato «ex Scuola elementare Riccardo Pitteri», sito nel comune di Gorizia (Go), posta in adiacenza alla Casa circondariale della medesima Città, per ivi ospitare la nuova caserma per il personale del Corpo di polizia penitenziaria.
  A causa della mancanza di spazi all'interno del predetto istituto – sia per le attività trattamentali che per gli ordinari servizi connessi alle funzioni del penitenziario – si è ritenuto di procedere a tale acquisizione per potervi dislocare la caserma, – gli uffici amministrativi e gli alloggi, così da recuperare spazi destinati alla detenzione e consentire un ampliamento di quelli destinati alle attività trattamentali, in aderenza alle disposizioni di cui al regolamento decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000.
  Data la complessità e la natura dell'immobile oggetto di tutela, è stato avviato uno studio conoscitivo del fabbricato, attraverso la ricognizione e l'acquisizione delle informazioni disponibili di tipo documentario e storiografico.
  Il 20 marzo 2023, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha invitato il competente Provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria per il Triveneto ad affidare il servizio d'ingegneria per la valutazione della vulnerabilità sismica, necessario e propedeutico per l'affidamento delle successive fasi di progettazione, a cui faceva seguito l'affidamento del servizio.
  L'11 gennaio 2024, il suddetto Provveditorato trasmetteva a questo Dipartimento le risultanze dello studio di vulnerabilità sismica.
  Contemporaneamente, il D.A.P, sulla base delle indicazioni fornite dall'istituto di Udine, redigeva il quadro esigenziale, che veniva firmato dal RUP e dai progettisti il 29 febbraio 2024.
  Il 23 aprile 2024, il RUP e i progettisti incaricati firmavano il Documento di fattibilità delle alternative progettuali (DOCFAP) e, nella stessa data, anche il Documento di indirizzo alla progettazione (DIP).
  Il 3 maggio 2024, la stazione appaltante (D.A.P.) approvava i seguenti documenti: DIP, DOCFAP e quadro esigenziale.
  Il 30 maggio 2024, venivano trasmessi all'Ufficio contratti del Dipartimento i documenti tecnici necessari alla redazione del disciplinare di gara per l'affidamento della gara europea a procedura aperta per l'appalto, avente ad oggetto: «Servizi di ingegneria e architettura di redazione del progetto di fattibilità tecnica ed economica, del progetto esecutivo, della direzione dei lavori e del coordinamento della sicurezza in fase di esecuzione, relativi agli interventi di restauro e risanamento conservativo della ex scuola “Riccardo Pitteri” di Gorizia».
  Allo stato, gli atti di gara sono in avanzata fase di completamento e, nel brevissimo termine, sarà dato avvio alla procedura di affidamento.
  Per completezza si evidenzia altresì che presso la Casa circondariale di Gorizia, alla data del 10 novembre 2024 (data dell'ultima rilevazione comunicata), sono presenti un totale di n. 72 detenuti di media sicurezza, a fronte di una capienza regolamentare pari a n. 53 posti disponibili, rilevandosi una percentuale di affollamento pari al 135,85 per cento.
  L'istituto, a seguito della rivisitazione del circuito della media sicurezza, attuata con circolare 18 luglio 2022 recante: «Circuito media sicurezza – direttive per il rilancio del regime penitenziario e del trattamento penitenziario» è, allo stato, articolato in una sezione prima accoglienza, che consta di tre camere di pernottamento, una sezione circondariale isolamento e una sezione semiliberi. Vi sono, poi, una sezione protetti promiscua a trattamento intensificato e una sezione protetti promiscua a custodia ordinaria.
  Alla data della rilevazione (10 novembre 2024), non risulta che vi siano detenuti allocati in violazione dei parametri fissati dalla C.E.D.U.: le camere di pernottamento, infatti, variano di dimensioni e vi sono anche camere con superficie di 37-38 metri quadrati. I detenuti allocati in metri quadrati >4 sono 56, mentre quelli allocati in spazi >3 metri quadrati e <4 metri quadrati sono 16.
  Il competente Provveditorato regionale, dall'inizio del corrente anno, ha disposto provvedimenti periodici di sfollamento volti a decongestionare l'istituto con il trasferimento di 77 detenuti verso altri distretti.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   PAVANELLI, FEDE e FERRARA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del 6 settembre 2024 del Ministero delle imprese e del made in Italy, sono stati nominati, in sostituzione della terna commissariale fino a tale data in carica, i tre nuovi commissari incaricati di occuparsi della fase liquidatoria nell'ambito della procedura di amministrazione straordinaria del Gruppo Condotte;

   l'avvicendamento non è stato privo di conseguenze. Uno degli ex commissari ha presentato un esposto alla procura della Repubblica di Roma per denunciare le modalità di conclusione dell'incarico, al quale ha fatto seguito l'apertura di un fascicolo. Ai tre ex commissari, infatti, sarebbe stato proposto di dimettersi anticipando un eventuale revoca, al fine di ottenere una rapida liquidazione delle rispettive competenze. La citata proposta sarebbe stata accettata soltanto da uno dei tre ex commissari e ritenuta una minaccia velata da uno dei tre ex componenti della terna che ha presentato l'esposto de quo;

   il motivo della revoca, secondo quanto denunciato, risiederebbe nella decisione di operare una cessione della quota del 15 per cento controllata da Condotte nella società Eurolink (consorzio cui è stato affidato l'incarico di realizzare il ponte sullo Stretto) effettuata, in fine, nei confronti di Tiberiade holding s.p.a. La complessa operazione di vendita di tale partecipazione è stata effettuata dalla terna di ex commissari. Proprio tale attività, in un primo momento condivisa ed espressamente autorizzata dal Ministero delle imprese e del made in Italy il 29 marzo 2023, è stata da quest'ultimo contestata ai commissari ai fini della definitiva revoca dell'incarico. L'asserita irragionevolezza della revoca attiene, inoltre, al pieno conseguimento, da parte della ex terna di commissari, degli obiettivi di salvaguardare i complessi produttivi e l'intero comparto occupazionale;

   sorgono, inoltre, dubbi con riferimento ai criteri di scelta dei commissari nominati con decreto del 6 settembre 2024, tra i quali figura l'avvocato Francesco Paolo Bello, ex partner d'affari del Ministro interrogato e suo ex collaboratore nella società Italian world services s.r.l. mentre un componente ha già rassegnato le proprie dimissioni per incompatibilità –:

   se non intenda fornire adeguati chiarimenti circa le vicende esposte in premessa e in particolare sui reali motivi che hanno portato alla destituzione della terna commissariale del Gruppo Condotte e sui criteri posti alla base delle nomine effettuate con decreto del 6 settembre 2024.
(4-04091)

  Risposta. — In risposta ai quesiti posti, a scanso di qualsiasi fraintendimento, voglio chiarire immediatamente che il decreto ministeriale del 6 settembre 2024 non ha determinato la revoca dei precedenti Commissari straordinari di Condotte d'Acqua s.p.a., come più volte affermato dagli interroganti del Movimento 5 Stelle. L'organo commissariale di Condotte, infatti, aveva già cessato il proprio incarico in data 26 luglio 2024, a seguito della dichiarazione di cessazione dell'attività d'impresa da parte del Tribunale di Roma, ai sensi dell'articolo 73 del decreto legislativo n. 270 del 1999. Tale disposizione prevede espressamente che, una volta completata la cessione dei complessi aziendali, l'amministrazione straordinaria si trasformi in una procedura liquidatoria.
  Inoltre, la direttiva ministeriale del 19 luglio 2018, richiamata nelle premesse dei decreti di nomina dei precedenti Commissari, stabilisce in modo esplicito che la durata dell'incarico dei Commissari straordinari è limitata al periodo di esecuzione del programma della procedura, nel presupposto che, nella fase propriamente concorsuale, possa essere più opportuno preporre alla procedura professionalità specificamente orientate alle finalità liquidatorie.
  Pertanto, la cessazione dei Commissari Bruno, Piredda e Uggetti è avvenuta di diritto e in maniera automatica, in conformità a quanto previsto dalla normativa vigente e dai decreti di nomina.
  I signori Bruno e Piredda hanno ritenuto opportuno proporre ricorso avverso il provvedimento di nomina dei nuovi Commissari. Tuttavia, il Consiglio di Stato, con le ordinanze del 7 novembre 2024, ha respinto la richiesta di sospensione del provvedimento impugnato, riconoscendo, seppur in via cautelare, la legittimità dell'operato del Ministero.
  Quanto ai criteri di scelta dei Commissari, desidero fornire i seguenti chiarimenti, che dimostrano senza alcun dubbio come l'agire del Ministero sia stato sempre improntato a principi di trasparenza e legalità.
  La nomina dei Commissari è avvenuta nel pieno e rigoroso rispetto della direttiva del Ministero delle imprese e del
made in Italy dell'11 maggio 2023. Tale direttiva prevede esplicitamente che, per ragioni di urgenza o carattere emergenziale, ovvero per le procedure di particolare rilevanza e complessità, il Ministro possa individuare direttamente il professionista in possesso dei requisiti di onorabilità e professionalità richiesti dalle norme.
  È proprio alla luce di questa prerogativa che è stata individuata la terna commissariale, scelta che ha valorizzato la comprovata esperienza di questi professionisti nell'ambito delle procedure concorsuali, ritenuta indispensabile per gestire una situazione complessa come quella in oggetto.
  La scelta di non conferire nuovamente l'incarico ormai scaduto ai signori Bruno, Piredda e Uggetti, è stata determinata anche dalle modalità con le quali gli stessi hanno gestito la cessione delle quote detenute da Condotte d'Acqua s.p.a. in A.S. in Eurolink S.c.p.a., concessionaria per la progettazione ed esecuzione del Ponte sullo Stretto di Messina.
  I Commissari straordinari hanno ceduto la partecipazione in Eurolink, senza previo espletamento di una procedura di gara aperta al pubblico (avendo avuto la gara espletata dagli stessi ad oggetto esclusivamente gli
asset facenti parte del ramo «core» dell'azienda, tra i quali non rientrava la partecipazione di cui parliamo), a un prezzo di gran lunga inferiore al suo valore reale, basandosi su una valutazione obsoleta risalente al 2021 che non teneva conto del rilancio del progetto del Ponte sullo Stretto.
  Evidentemente discutibile è stata, poi, la tempistica estremamente accelerata con cui è stata finalizzata la cessione della partecipazione in Eurolink, il cui procedimento autorizzatorio è stato avviato subito dopo l'approvazione del decreto-legge «Ponte di Messina» – avvenuta, come ho detto, nel Consiglio dei Ministri del 16 marzo 2023 – e in meno di 15 giorni ha visto la sua conclusione, con la stipula del contratto di cessione in data 30 marzo 2023, senza neanche attendere la pubblicazione in
Gazzetta Ufficiale del decreto-legge, avvenuta peraltro proprio il giorno successivo (31 marzo 2023).
  La fretta con cui è stata conclusa la transazione e l'assenza delle necessarie formalità pubbliche hanno sollevato gravi dubbi sulla trasparenza dell'operazione. Tanto più che la quota in Eurolink è stata venduta per poco più di 3 milioni di euro, a fronte di una successiva valutazione redatta da un esperto incaricato dal Ministero che ha stimato il reale valore di tale cespite in un
range ricompreso tra 43,15 milioni e 14,24 milioni di euro.
  Ritengo quindi doveroso sottolineare che ogni decisione è stata presa in piena conformità alle norme e con l'unico obiettivo di assicurare la gestione più qualificata e tempestiva possibile.
  Come più volte ribadito, l'avvocato Bello è uno stimato professionista, responsabile del dipartimento legale di una primaria società di consulenza internazionale, ma non è mai stato in alcun modo socio in società nelle quali io abbia detenuto partecipazioni.
  Con riferimento alle dimissioni di uno dei nuovi commissari, il Professor Alfonso Di Carlo, occorre precisare i fatti, al fine di fugare ogni possibile fraintendimento e strumentalizzazione. Il Professor Di Carlo, su incarico conferito dai precedenti Commissari di Condotte durato meno di due mesi, ha fornito il proprio contributo professionale per verificare la situazione economica e finanziaria della Inso s.p.a. in modo da agevolare l'attrazione della stessa società alla procedura di amministrazione straordinaria del Gruppo Condotte. Ciononostante, il Professor Di Carlo ha ritenuto opportuno rassegnare le proprie dimissioni, mosso da uno spiccato senso di responsabilità e correttezza.
  Per quanto concerne le accuse relative a presunte pressioni esercitate sui Commissari per indurli a dimettersi, che sarebbero alla base dell'esposto alla procura della Repubblica presentato da uno dei precedenti Commissari, a prescindere dall'assoluta inverosimiglianza di una tale insinuazione, non posso che confermare la mia piena fiducia nell'operato dei miei collaboratori e la nostra piena disponibilità a fornire ogni forma di collaborazione agli inquirenti, convinti che questa sarà l'occasione per acclarare la piena correttezza dell'azione del Ministero e per fare finalmente chiarezza su tutta la vicenda Condotte sin dal suo inizio, quando i Commissari furono scelti mediante «sorteggio», con modalità già al tempo oggetto dell'attenzione di questo Parlamento e degli organi di stampa.
  Mi riferisco per esempio all'inchiesta pubblicata sul
Fatto Quotidiano in data 7 ottobre 2018 dal titolo «Condotte, strano sorteggio», che ipotizzava un vizio di origine ben chiaro. Sono anche emblematiche le notizie emerse nell'inchiesta de la Repubblica in data 13 gennaio 2020 dal titolo «I professionisti dei disastri. Un club pagato a “peso d'oro”», così come quanto pubblicato da La Verità nelle edizioni del 15 e 16 ottobre 2021 sullo studio professionale Di Donna e nel servizio de L'Espresso «Generale fiamma grigia» del 23 marzo 2006 e sul «crac Condotte» del 14 dicembre 2018.
  Quanto pubblicato in questi articoli aiuta anche a comprendere il quadro delle relazioni e gli sconcertanti interessi che ne discendono.
  Al contrario, corrisponde a verità ciò che gli interroganti del Movimento 5 Stelle non hanno riportato nella loro interrogazione, vale a dire che il Professor Bruno ha registrato clandestinamente le conversazioni intercorse negli uffici del Ministero delle imprese e del
made in Italy. Trattasi di riunioni presiedute da un Ministro nell'esercizio delle proprie funzioni. Tale condotta, di gravità inaudita, rappresenta una violazione della riservatezza delle comunicazioni e mina alla radice il corretto svolgimento delle funzioni istituzionali. Non risulta esistere alcun precedente di tale gravità, in particolare nell'ambito di procedure commissariali, dove la fiducia reciproca è un elemento imprescindibile.
  Peraltro, nella trascrizione di una delle registrazioni abusive delle riunioni tenutesi presso il Ministero, depositata dal Professor Bruno nel giudizio amministrativo, appare evidente che lo stesso Commissario riconosca la fondatezza della lettura interpretativa adottata dal Ministero nella parte in cui afferma: «...fermo restando che tra poco arriva, diciamo, la cessazione dell'attività di impresa e in quella sede siete liberi di operare come più credete, senza andare a creare né un danno all'immagine a soggetti che si dimettono, né... perché una cosa è la sostituzione nell'ambito di una fase diversa della Procedura, una cosa è una dimissione fuori contesto, come già è successo in un'altra Procedura che è quella dell'Ilva, per alcuni commissari, no?»
  Corrisponde altresì a verità la circostanza, sempre trascurata dagli interroganti, che i Commissari uscenti abbiano formalizzato una richiesta di compensi pari a quasi 34 milioni di euro. Cifra abnorme e in contrasto con i criteri per la determinazione dei compensi degli organi commissariali delle amministrazioni straordinarie sanciti dal decreto ministeriale del 3 novembre 2016. Disciplina, questa, che era già in vigore nel 2020 quando il Ministero, sotto la guida dell'allora Ministro 5 Stelle Patuanelli, liquidò a ciascun Commissario di Condotte un acconto sui compensi pari ad oltre 2 milioni di euro, applicando in via derogatoria ed eccezionale il decreto ministeriale n. 30 del 2012. Peccato che tale decreto del 2012 disciplini i compensi di una diversa categoria professionale, vale a dire i curatori fallimentari e i Commissari giudiziali dei concordati preventivi. Per effetto di tale applicazione normativa analogica, non supportata da alcuna valida ed ammissibile motivazione, è stato erogato un compenso molto più elevato rispetto a quanto sarebbe spettato osservando i dettami del decreto ministeriale del 3 novembre 2016. Noi non facciamo queste «eccezioni» per gli amici, soprattutto quando in gioco ci sono i soldi delle imprese creditrici e dei cittadini. Il Ministero ha, infatti, provveduto successivamente a liquidare, secondo la normativa applicabile, tutto ciò che spettava ai commissari uscenti, da ultimo con il decreto direttoriale del 22 ottobre 2024, applicando correttamente il Decreto Compensi, senza far ricorso a deroghe o eccezioni, come fatto per tutti gli altri commissari in amministrazione straordinaria.
  I nuovi Commissari, come imposto dalla normativa vigente, stanno ricostruendo l'entità e l'effettiva utilità delle consulenze riconosciute nel corso degli anni, che per l'ammontare hanno inciso sensibilmente sulle risorse della Amministrazione. Stanno inoltre verificando se i consulenti abbiano effettivamente adempiuto agli incarichi professionali conferiti. Al termine di questa indagine, potranno essere forniti dati completi.
  Posso già dire, però, che dalle prime verifiche pare emergere che non tutti gli incarichi conferiti nel corso degli anni dai Commissari Bruno, Piredda e Uggetti siano stati inseriti con tempestività nell'apposita sezione «Trasparenza» del sito dell'amministrazione straordinaria.
  Ad ogni modo, le informazioni relative alle consulenze sinora accertate sono pubbliche in quanto riportate sul sito in questione, che è liberamente consultabile. E sarà aggiornato via via che proseguiranno gli accertamenti effettuati dai nuovi Commissari.
  Chiunque può, quindi, verificare quante consulenze, di quale importo e con quale frequenza siano state affidate dai precedenti Commissari Bruno, Piredda e Uggetti a taluni studi legali. Ciò che si registra con assoluta chiarezza – ed è davvero singolare che giornalisti di inchiesta che hanno scritto anche nei giorni scorsi sulla vicenda non se ne siano accorti – è che gli incarichi professionali conferiti nel corso degli anni dai precedenti Commissari sono numerosissimi e prevedono onorari molto rilevanti, ad esempio con compensi pattuiti per euro 900.000,00 per singolo incarico.
  In tale contesto ritroviamo alcuni nominativi che erano emersi nelle inchieste giornalistiche citate in precedenza e che avrebbero potuto essere utili a chi avesse voluto davvero capirne di più.
  Da quanto sopra ricostruito, emerge in maniera chiara e incontrovertibile che il Ministero delle imprese e del
made in Italy ha agito nella vicenda Condotte con linearità, nel pieno rispetto dei principi di legalità e trasparenza. Princìpi dai quali non intendiamo recedere, essendo nostra ferma intenzione agire sempre e comunque nell'esclusivo perseguimento dell'interesse generale.
Il Ministro delle imprese e del made in Italy: Adolfo Urso.


   PENZA. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   sono attualmente in corso le trattative per il rinnovo del contratto di lavoro del comparto difesa e sicurezza;

   a tale negoziazione per la prima volta partecipano le sigle sindacali militari;

   come più volte evidenziato dall'interrogante, si è sciolta la rappresentanza militare, nonostante ci siano fortissime carenze nell'applicazione della legge che riconosce i diritti sindacali ai militari. In merito, non è stato pubblicato il decreto ministeriale recante il cosiddetto «regolamento di attuazione» di cui alla legge n. 46 del 2022;

   non si hanno notizie di come si disciplineranno le attività di negoziazione dell'area dirigenziale di cui alla stessa legge;

   qualora un sindacato militare non dovesse firmare l'accordo non si sa se potrà partecipare alla contrattazione di secondo livello e con quali modalità o se sarà come per il resto del Comparto sicurezza;

   a fronte delle carenze succitate e altre, non si è provveduto ad attivare le camere di conciliazione dall'allora vigente articolo 18 della stessa legge, poi abrogato;

   il personale in navigazione nonché in teatri operativi non ha ancora un decreto che ne disciplini l'attività sindacale, venendosi a creare, con la cessazione delle funzioni del Consiglio centrale di rappresentanza, di fatto un vuoto rappresentativo –:

   se il Governo intenda sottoscrivere il contratto nei tempi più rapidi possibili per poter ristorare economicamente quanto prima il personale del comparto;

   qualora un sindacato militare non dovesse siglare l'accordo, se potrà comunque partecipare alla concertazione di secondo livello o se si intenderà estendere l'applicazione della norma per i sindacati delle Forze di Polizia ad ordinamento civile;

   per quale ragione non sia stata attivata la camera di conciliazione di cui all'allora vigente articolo 18;

   se per i decreti «correttivi» di cui all'articolo 16, comma 5, il Governo intenda dare ampia partecipazione a tutti i sindacati (rappresentativi e non) ascoltandoli e recependo le criticità che verranno evidenziate;

   qualora si attivi l'area negoziale per la contrattazione della dirigenza, se i dirigenti siano ricompresi nel numero totale della rappresentatività dei singoli sindacati, o se siano ricompresi ai fini del calcolo dei numeri a cui fare riferimento.
(4-03016)

  Risposta. — In relazione alle richieste formulate dall'interrogante sulle trattative per il rinnovo del contratto di lavoro del comparto difesa e sicurezza e alle quali, per la prima volta, partecipano le sigle sindacali, la linea normativa di riferimento evidenzia i seguenti aspetti:

   la disciplina riguardante le Associazioni professionali a carattere sindacale tra militari (APCSM), allo stato attuale, ne consente la piena operatività, come dimostrato dalla partecipazione al tavolo contrattuale 2022-2024 tutt'ora in corso;

   il procedimento per l'adozione del regolamento di attuazione è in avanzato stato di lavorazione. Acquisito il parere del Garante per la protezione dei dati personali, come richiesto dal Consiglio di Stato, lo stesso verrà sottoscritto dai Ministri competenti ed inviato alla Gazzetta Ufficiale per la pubblicazione;

   le attività di negoziazione sono disciplinate dal decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 195, nell'ambito del quale, relativamente alle Forze armate e Forze di polizia ad ordinamento militare, l'articolo 7 prevede che le trattative per la definizione dell'accordo si svolgono attraverso due livelli di negoziazione e si concludono con la sottoscrizione di una ipotesi unica di accordo sindacale. L'attuale disciplina ha sostituito le norme riguardanti la concertazione, che, pertanto, non trovano più applicazione;

   le Commissioni di conciliazione, di cui agli articoli 1482 e 1482-bis del Codice dell'ordinamento militare (COM), disciplinate dal Regolamento del Ministro della difesa di concerto con quello dell'economia e delle finanze del 9 aprile 2024, n. 75, non sono ancora operative, poiché sono in fase di individuazione, per la successiva nomina, i presidenti ed i membri sia delle Forze armate e delle Forze di polizia ad ordinamento militare sia delle APCSM; – il personale in navigazione nonché in teatri operativi, al pari di tutti i militari, ai sensi degli articoli 1475 e 1476 del Codice dell'ordinamento militare può aderire alle APCSM. Particolari limitazioni all'esercizio dell'attività di carattere sindacale da parte del personale impiegato in attività operativa, addestrativa, formativa ed esercitativa, anche fuori dal territorio nazionale, inquadrato in contingenti o a bordo di unità navali ovvero distaccato individualmente, verranno disciplinate, ai sensi dell'articolo 9, comma 15 e 16, della legge 46 del 2022, nell'ambito di un decreto legislativo, in lavorazione, che consenta l'esercizio e la tutela dei diritti sindacali del personale militare salvaguardando le preminenti esigenze di funzionalità, sicurezza e prontezza operativa correlate alle specifiche operazioni militari;

   per l'adozione dei decreti legislativi «correttivi», l'articolo 16, comma 5, legge n. 46, del 2022, non prevede che debbano essere «sentite» le APCSM, le quali, comunque, possono, ai sensi dell'articolo 1476-ter COM segnalare ai Ministri competenti le iniziative di modifica da esse eventualmente ritenute opportune;

   in merito all'area negoziale dirigenti, l'articolo 46, del decreto legislativo n. 95, del 2017, prevede la partecipazione di una delegazione sindacale di appartenenti alle Forze armate e delle Forze di polizia ad ordinamento militare composta da rappresentanti di livello dirigenziale delle APCSM rappresentative a livello nazionale anche del personale dirigente delle Forze armate e delle Forze di polizia ad ordinamento militare.
Il Ministro della difesa: Guido Crosetto.


   PICCOLOTTI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende da un articolo pubblicato il 4 giugno sul sito online della rivista Quattroruote i 240 milioni di euro di fondi stanziati per gli incentivi dell'Ecobonus 2024 relativi all'acquisto di auto elettriche della fascia 0-20 g/Km CO2, sono andati esauriti in meno di nove ore;

   secondo quanto dichiarato dal Ministero delle imprese e del made in Italy sembra non siano state riscontrate «anomalie significative» nelle prenotazioni dei bonus a seguito delle prime verifiche, di natura ordinaria, attivate dallo stesso Ministero;

   le cifre preliminari sulla struttura della domanda diffuse dal Ministero delle imprese e del made in Italy riportano che il 62 per cento delle prenotazioni è stato effettuato da persone fisiche tramite concessionario, mentre il restante 38 per cento da persone giuridiche, tra cui le società di noleggio a lungo termine e si tratterebbe di valori in linea con le dinamiche del mercato;

   la percentuale di veicoli che saranno rottamati dai richiedenti, sempre secondo il Ministero, si attesta a circa il 40 per cento delle prenotazioni e i casi potenzialmente anomali si attestano intorno al 5 per cento, dato fisiologico e in linea rispetto al passato, su cui comunque il Ministero ha già annunciato che, conclusi i controlli, procederà ove opportuno con le dovute procedure di contestazione;

   le associazioni di categoria come l'Unrae e Federauto, analisti e osservatori di mercato, hanno espresso forti perplessità sul rapido esaurimento delle risorse stanziate per i fondi ecobonus per le prenotazioni relative alla fascia di CO2 da 0 a 20 grammi/km, ovvero dei veicoli a trazione esclusivamente elettrica, chiedendo un approfondimento su un fenomeno che ritengono anomalo e sottolineando come l'esito sia diametralmente opposto alle risposte del mercato di fronte agli Ecobonus 2022 e 2023 –:

   se il Ministro interrogato, nel compiere i dovuti approfondimenti per rispondere compiutamente alle perplessità sollevate dalle associazioni di categoria del settore automotive, non intenda comunque adottare iniziative per procedere urgentemente al rinnovo degli incentivi Ecobonus 2024 relativi all'acquisto di auto elettriche della fascia 0-20 g/Km CO2 con il conseguente stanziamento di ulteriori fondi da destinare esclusivamente alle persone fisiche.
(4-02931)

  Risposta. — Con l'atto in esame gli interroganti fanno riferimento al periodo di crisi che il settore automotive sta affrontando con specifico riferimento agli stabilimenti produttivi Stellantis di Pomigliano d'Arco, Pratola Serra, Termoli e Mirafiori, chiedendo garanzie per il futuro degli stessi e garanzie occupazionali. Inoltre, vengono richiesti specifici approfondimenti sull'incentivo ecobonus.
  Dando seguito alla mozione parlamentare recentemente approvata in Aula Camera sul tema
automotive, in occasione del tavolo Stellantis del 14 novembre 2024 ho chiesto all'azienda di presentare, entro il successivo Tavolo di dicembre, un piano Italia convincente e sostenibile che indicasse il dettaglio dei modelli e degli investimenti per i singoli stabilimenti italiani, ivi compresi gli stabilimenti di Pomigliano d'Arco, Pratola Serra e Termoli, precisando le risorse che l'azienda ha in programma di investire, garantendo una significativa tutela occupazionale.
  Orbene, il successivo tavolo Stellantis, tenutosi il 17 dicembre 2024, ha dato le prime risposte concrete a queste richieste. Il responsabile Stellantis Europa ha segnato una discontinuità con il precedente
management, nell'approccio e nei contenuti.
  Infatti, il 17 dicembre è stato presentato il Piano Italia, che pone il nostro Paese al centro delle strategie di Stellantis, attraverso l'aumento dei modelli in produzione, elettrici e ibridi, e la salvaguardia dei livelli occupazionali, in linea con gli investimenti produttivi e avviando processi di inserimento, aggiornamento e riqualificazione delle persone del gruppo.
  Il gruppo, pur in un momento di crescenti difficoltà del settore
automotive nel mondo, ha ribadito di voler portare avanti il proprio piano industriale in Italia con risorse proprie, senza incentivi pubblici alla produzione, prevedendo per il 2025 circa 2 miliardi di euro di investimenti negli stabilimenti e 6 miliardi di euro in acquisti da fornitori operanti in Italia.
  Per quanto riguarda specificamente Pomigliano, Stellantis riferisce che dal 2028 sarà installata la nuova piattaforma STLA-SMALL, sulla quale è prevista la produzione di 2 nuovi modelli compatti. Nello stabilimento campano verrà rafforzato il presidio per la produzione delle vetture
mass market con l'estensione della produzione della cosiddetta Pandina fino al 2030, seguita dall'introduzione della nuova generazione dello stesso modello.
  Quanto allo stabilimento di Pratola Serra, Stellantis conferma la produzione di motori.
  Per quanto riguarda Torino-Mirafiori, Stellantis riferisce che sarà prodotta la 500 ibrida e la nuova generazione della 500 BeV elettrica, in aggiunta alla prosecuzione dell'attività dei cambi eDCT. Inoltre, dal primo gennaio 2025, Torino sarà la sede della regione Europa di Stellantis e il quartier generale della divisione vicoli commerciali del gruppo. Torino sarà anche la sede di SUSTAINera, centro di sperimentazione e di riciclo del gruppo Stellantis e consoliderà il
Battery Technology Center, attuale sede dell'unico centro al mondo del Gruppo per i test e per lo sviluppo delle batterie. Verrebbe, così, riaffermata la leadership di Torino nell'economia circolare.
  Relativamente allo stabilimento di Mirafiori, gli interroganti sollevano anche il problema relativo a 250 operai con ridotte capacità lavorative, con un'età media di 57-58 anni e afflitti da problemi di salute che, durante la pandemia, erano impiegati nella produzione di dispositivi anti-Covid. Per questi operai, gli interroganti chiedono una soluzione di impiego adeguata e misure di sostegno al reddito, a partire dalla proroga degli ammortizzatori sociali e dall'estensione dei contratti di solidarietà almeno fino a quando l'arrivo in linea di nuovi modelli non consentiranno di occupare nuovamente questi operai.
  Ebbene, al tavolo era presente il Ministro del lavoro e delle politiche sociali che si è detta disponibile a trovare soluzioni alle diverse situazioni di criticità prospettate per gli stabilimenti
automotive. Peraltro, oltre ad un piano concreto per gli stabilimenti, il Ministero ha chiesto a Stellantis anche un impegno in termini di responsabilità sociale per governare assieme la transizione tecnologica e industriale dell'automotive.
  Relativamente a Termoli e al progetto
gigafactory di Automotive Cells Company (ACC), Stellantis ha ribadito il suo impegno nel sostegno finanziario a questa joint venture, la quale, a sua volta, ha riferito che comunicherà il suo piano nel 2025 e che resta aperta a studiare la realizzazione della gigafactory in base all'evoluzione delle tecnologie e in considerazione del mercato e della competitività dei fattori abilitanti del sistema Paese.
  Sul punto, il tavolo ha sottolineato che la realizzazione della
gigafactory è una priorità per l'intero sistema automotive italiano, anche al fine di evitare che in futuro il settore sia dipendente da batterie innovative e sostenibili prodotte fuori dai confini nazionali. Il responsabile Stellantis Europa ha raccolto le considerazioni del Tavolo e ha riferito che potrà portare un piano di continuità per il 2027 per Termoli, dopo aver visto quello che ACC riuscirà a fare entro il 2026.
  Questo è un aspetto su cui si focalizzerà l'attenzione del Ministero delle imprese e del
made in Italy, che verificherà l'applicazione concreta del piano presentato e degli impegni assunti dal nuovo management.
  Infatti, il Ministero e Stellantis hanno concordato di tenere aperto un dialogo costante con regolare cadenza sugli effetti e sugli impatti delle iniziative definite, di cui si darà conto al tavolo sul settore
automotive.
  Il tavolo Stellantis del 17 dicembre 2024 è stata occasione anche per fare il punto del piano degli incentivi italiani a supporto del settore.
  Per la riqualificazione della filiera, per il triennio 2025-2027 abbiamo stanziato 1,6 miliardi di euro. Per il 2025 sono previsti 1,1 miliardi di euro, suddivisi tra contratti di sviluppo (600 milioni), mini-contratti di sviluppo (200 milioni) e accordi per l'innovazione (300 milioni). Rimangono 500 milioni di euro di risorse disponibili per ulteriori interventi nel triennio 2025-2027, il cui utilizzo verrà discusso in seno al prossimo tavolo
automotive che si terrà a gennaio 2025 e sarà convocato almeno tre volte l'anno.
  Inoltre, il Ministro dell'economia e delle finanze ha precisato che, a fronte di progetti chiari e richieste concrete, saranno trovate ulteriori risorse per l'
automotive.
  In questo contesto, il piano degli incentivi ecobonus dovrà essere rivisto, spostando il
focus dalla domanda all'offerta, dando priorità al sostegno alla filiera produttiva nazionale, con particolare attenzione alla componentistica, pur sempre nel rispetto degli altri principi cardine: il rinnovo del parco circolante e il supporto alle famiglie a bassa capacità di spesa.
  Tuttavia, il futuro dell'industria italiana dell'auto nel suo complesso è legato non solo agli incentivi nazionali e agli impegni di Stellantis, ma anche al futuro dell'
automotive europeo e alle strategie che verranno definite in sede di Unione europea.
  Non a caso, Ford ha intenzione di tagliare 4.000 lavoratori in Europa, di cui 3.000 soltanto in Germania, mentre Volkswagen ha già annunciato che chiuderà 3 dei 10 stabilimenti in Germania. Decine di migliaia di operai, dipendenti e ingegneri sono stati licenziati o saranno in procinto di essere licenziati nelle fabbriche europee.
  La crisi accomuna tutti i produttori di autoveicoli del continente, che devono riuscire ad affrontare la sfida della transizione
green e digitale, nonché la concorrenza straniera, soprattutto quella asiatica. Come ha sottolineato anche Mario Draghi nel suo rapporto sulla competitività, è necessario allineare la politica ambientale dell'Unione con la politica industriale, specialmente in un settore come l'automotive. Infatti, non si può sperare di recuperare il gap tecnologico con i competitor extra europei in pochi anni, schiacciando i produttori europei con multe salatissime in caso di mancato rispetto di tempistiche e obiettivi troppo rigidi.
  Invece, bisogna costruire percorsi concreti per raggiungere l'obiettivo fondamentale della neutralità climatica, senza farsi guidare da approcci ideologici. In questa direzione sta operando il Governo, che sta riuscendo a portare a casa risultati importanti.
  All'ultimo consiglio competitività ho presentato il
non paper che modifica la traiettoria del Green Deal, confermando gli obiettivi ambiziosi e sfidanti del 2035, facendo leva su due principi di base: la neutralità tecnologica alla decarbonizzazione e un piano automotive europeo che investa risorse comuni sulla domanda, sull'offerta e su investimenti in ricerca e sviluppo tecnologico. L'obiettivo è quello di modificare le regole e i limiti esageratamente stringenti e superare l'attuale quadro regolatorio, al fine di consentire ai produttori automotive di programmare gli investimenti ingenti richiesti dalla transizione green.
  Il
non paper italiano ha ricevuto il consenso di 15 Stati membri.
  Inoltre, ho incontrato la Presidente Ursula von der Leyen, il Vicepresidente Séjourné con delega all'industria e il Commissario per i Trasporti Tzitzikòstas. Tutti e tre hanno mostrato significative aperture alla proposta italiana, condividendo gli obiettivi e la strada della neutralità tecnologica e dichiarando l'intenzione di porre la questione al primo punto della politica industriale europea.
  Il Ministero delle imprese e del
made in Italy continuerà ad impegnarsi a tutela degli stabilimenti produttivi in parola, come pure degli interessi del settore automotive italiano nel suo complesso e dei suoi lavoratori.
Il Ministro delle imprese e del made in Italy: Adolfo Urso.


   PICCOLOTTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come riporta il quotidiano La Repubblica, dalle intercettazioni relative all'indagine per scambio elettorale politico-mafioso che vede tra gli indagati anche Giuseppe Neri, capogruppo di Fratelli d'Italia in Regione Calabria, emergono colloqui tra lo stesso Neri e un uomo, Daniel Barillà, genero del boss Domenico Araniti e ritenuto dagli inquirenti essere la figura di raccordo tra la politica e i clan della 'ndrangheta;

   il tenore amichevole delle suddette conversazioni è, ad avviso dell'interrogante, sconcertante e preoccupante, così come sono da ritenere gravissime le frasi di disprezzo pronunciate dai due intercettati nei confronti dei giornalisti ed in particolare di Alessia Candito della redazione di Palermo del quotidiano la Repubblica, autrice di articoli e inchieste che da anni raccontano dei rapporti opachi ed equivoci tra la politica calabrese e la criminalità e delle infiltrazioni della 'ndrangheta all'interno delle istituzioni;

   ad avviso dell'interrogante Alessia Candito è colpevole soltanto di aver esercitato con serietà e professionalità la sua professione di giornalista, di aver acceso un faro sui rapporti tra la mafia e la politica e di aver raccontato e documentato le relazioni e le equivoche frequentazioni che intercorrerebbero tra Giuseppe Neri ed esponenti legati al clan Araniti;

   Alessia Candito, così come altri suoi numerosi colleghi e colleghe, svolgono la loro attività in prima linea, sempre con correttezza e determinazione e per questo vanno adeguatamente tutelati da ogni forma di pressione, minaccia, intimidazione –:

   quali siano gli orientamenti del Governo in relazione ai fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza si intendano assumere per garantire piena tutela e «agibilità» professionale ad Alessia Candito e a tutti quei cronisti che coraggiosamente, da anni, conducono inchieste giornalistiche sulla criminalità organizzata e sulle infiltrazioni delle organizzazioni criminali nelle istituzioni, nonché sui rapporti opachi che intercorrono tra il mondo politico e quello della criminalità, per permettere loro di lavorare senza dover subire alcuna forma di pressione, minaccia, intimidazione o insulto;

   quali iniziative di competenza si intendano assumere a tutela della libertà di stampa e della giornalista di Repubblica Alessia Candito, vittima, a seguito delle sue inchieste giornalistiche, di pesanti insulti e intimidazioni, così come è emerso dalle intercettazioni riportate in premessa.
(4-02976)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, si sottopongono all'attenzione del Governo alcune intercettazioni, pubblicate sul quotidiano «La Repubblica», relative a un'indagine per scambio elettorale politico-mafioso in Calabria, dalle quali emergono conversazioni tra un esponente politico e un familiare di un boss di un clan della ‘ndrangheta. Al riguardo, si chiede quali siano gli orientamenti rispetto ai fatti esposti e quali iniziative di competenza si intenda assumere per garantire la piena tutela, anche dal punto di vista dello svolgimento della professione, dei cronisti che conducono inchieste sulla criminalità organizzata e, più in generale, per la tutela della libertà di stampa.
  In linea generale, si evidenzia che il Governo sta portando avanti diverse attività per la tutela della professione giornalistica e per il rafforzamento del ruolo dei giornalisti che, giova sottolineare fin d'ora, è centrale in una società democratica.
  In particolare, si rappresenta che il Ministero della giustizia ha interpellato l'autorità giudiziaria competente e, in data 25 giugno 2024, la Procura della Repubblica – Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria ha trasmesso una relazione il cui contenuto, allo stato, non risulta ostensibile, stante l'attività investigativa in corso e trattandosi di riferimenti ad attività tecniche.
  Inoltre, lo stesso Ministero della giustizia è stato impegnato in sede europea nella fase di negoziato che ha portato all'approvazione della direttiva (UE) 2024/1069 dell'11 aprile 2024, avente ad oggetto la protezione delle persone attive nella partecipazione pubblica da procedimenti giudiziari manifestamente infondati o abusivi, cosiddette
Strategie Lawsuit Against Public Partecipation – SLAPP (pubblicata nella GUUE del 16 aprile 2024).
  A seguito dell'entrata in vigore della direttiva, gli Stati membri dovranno dare attuazione a quanto disposto dalla stessa, recependola nella normativa nazionale ai sensi dell'articolo 288 TFUE.
  Quanto alle iniziative normative pendenti riguardanti il tema della tutela dei giornalisti, va menzionato il disegno di legge n. 466, attualmente in corso di esame da parte del Senato, recante modifiche alla legge n. 47 del 1948, Legge sulla stampa, al codice penale, al codice di procedura penale e al decreto legislativo 9 aprile 2003 n. 70, in materia di diffamazione, nonché segreto professionale e tutela del soggetto diffamato.
  Attraverso tale disegno di legge si intende, tra l'altro, modificare l'articolo 57 del codice penale che disciplina i reati commessi con il mezzo della stampa o di altri prodotti editoriali, nonché l'articolo 595 del codice penale, relativo al delitto di diffamazione, con la previsione della sola pena pecuniaria della multa.
  Viene così eliminata la pena detentiva, attualmente prevista dall'articolo 13 della legge n. 47 del 1948, in linea con la intervenuta dichiarazione di illegittimità costituzionale del citato articolo da parte della Corte costituzionale (sentenza n. 150 del 2021) e con la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, relativa all'applicazione dell'articolo 10 della Convenzione europea sulla libertà di espressione.
  Sul punto, giova ricordare che la giurisprudenza della Corte è consolidata nel ritenere che, in tema di diffamazione, la previsione della pena detentiva è sproporzionata ed illegittima quando la condotta non sia caratterizzata da «eccezionale gravità», come nel caso dei discorsi d'odio, istigazione alla violenza, campagne di disinformazione condotte mediante stampa,
social media, internet, nella consapevolezza della falsità oggettiva e dimostrabile degli addebiti.
  Si ritiene, pertanto, che la proposta di modifica normativa possa costituire, per i giornalisti, una efficace forma di tutela anche contro le querele temerarie, riconoscendo al giudice la facoltà di condannare il querelante al pagamento di una somma da 2.000 a 10.000 euro, in favore della cassa delle ammende.
  Il Governo è attualmente impegnato altresì nell'attuazione di un'ulteriore misura adottata dall'Unione europea per tutelare la libertà di stampa e il pluralismo dei media: il regolamento (UE) 2024/1083, che istituisce un quadro comune per i servizi di media nel contesto del mercato interno e modifica la direttiva 2010/13/UE, comunemente noto come regolamento europeo sulla libertà dei media –
European Media Freedom Act (EMFA). Il regolamento mira a garantire l'indipendenza e il pluralismo dei media, anche attraverso misure di tutela della professione giornalistica. In particolare, l'articolo 4 del regolamento contiene una specifica disposizione sulla protezione dei giornalisti rispetto a ingerenze esterne sulla loro attività e sulla protezione delle fonti giornalistiche. Il Dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri sta attualmente coordinando l'attuazione della normativa nazionale, nel rispetto delle tempistiche che prevedono l'applicazione delle nuove norme a partire dall'8 agosto 2025.
  A livello internazionale, si segnala, inoltre, l'impegno del Governo nella campagna per la sicurezza dei giornalisti promossa dal Consiglio d'Europa e denominata «
Journalists Matter». L'iniziativa, della durata di cinque anni (2023-2027), si propone di promuovere un ambiente sicuro nell'ambito del quale i giornalisti possano svolgere il proprio ruolo in maniera libera e indipendente, a tutela della democrazia e del pluralismo dell'informazione. Per lo svolgimento delle attività della campagna è stato costituito un Comitato nazionale guidato dai due punti di contatto nazionali – rappresentati dal Dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri e dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale – e composto da rappresentanti del Ministero dell'interno, del Ministero della giustizia, dall'Ordine dei giornalisti, dalla federazione nazionale della stampa italiana (FNSI), dalla Federazione italiana editori giornali (FIEG) e dall'Associazione nazionale stampa online (ANSO).
  Nel corso del 2024, nell'ambito della campagna per la sicurezza dei giornalisti, il Governo italiano ha partecipato a diversi eventi che si sono tenuti presso la sede del Consiglio d'Europa a Strasburgo, tra cui: una riunione dei punti di contatto nazionali, il 20 e il 21 giugno; il seminario sul ruolo della polizia per la tutela della sicurezza dei giornalisti, il 26 al 27 settembre, e la Conferenza annuale «
Protezione dei giornalisti – un 'azione multistakeholder», che si è tenuta il 29 e il 30 ottobre, nell'ambito dei quali si segnala un esponente del Ministero dell'interno tra i relatori. Inoltre, il Dipartimento per l'informazione e l'editoria ha pubblicato sul proprio sito web una pagina dedicata alla campagna e ha provveduto alla traduzione in italiano di un video di sensibilizzazione sul tema della sicurezza dei giornalisti, che è stato poi diffuso anche sui social del Dipartimento e del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.
  A livello nazionale, si evidenzia, poi, l'attività svolta dal «Centro di coordinamento dell'attività di monitoraggio, analisi e scambio permanente di informazioni sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti». Il Centro, istituito con decreto del Ministro dell'interno il 21 novembre 2017, è presieduto dal Ministro dell'interno medesimo ed è composto, tra l'altro, dal presidente e dal segretario generale della Federazione stampa italiana e dal presidente e dal segretario generale dell'Ordine dei giornalisti. Il Centro, attraverso il monitoraggio e lo scambio di informazioni tra i vari soggetti interessati, promuove studi e analisi approfondite sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti e formula proposte finalizzate all'individuazione di strategie mirate a prevenire e contrastare tali attacchi. Il Centro opera con l'assistenza dell'organismo permanente di supporto, istituito con decreto del Capo della polizia del 10 settembre 2018. L'organismo propone al Centro iniziative e strategie utili a rafforzare la prevenzione e il contrasto degli atti intimidatori contro i giornalisti e riferisce periodicamente sull'andamento del fenomeno sugli sviluppi delle iniziative in corso.
  Inoltre, sempre nell'ottica di garantire la sicurezza dei giornalisti e di accrescerne le competenze in questo campo, nel mese di ottobre 2024 il Ministero della difesa, in collaborazione con la Federazione nazionale della stampa, l'Ordine dei giornalisti italiani e l'Unità di crisi del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, ha organizzato un corso di formazione per i giornalisti che operano in aree di crisi. Il corso era rivolto a tutti i giornalisti che lavorano in contesti di grande complessità e criticità, dove sono richiesti livelli di sicurezza sempre più elevati.
  Da ultimo, preme segnalare le attività del comitato tecnico per lo studio dell'impatto dell'intelligenza artificiale sul sistema editoriale e dell'informazione, istituito con decreto del Sottosegretario con delega all'informazione e all'editoria del 20 ottobre 2023, che ha prodotto una prima relazione in cui è stato approfondito il tema dell'impatto dell'intelligenza artificiale sull'occupazione, sulla vulnerabilità e sull'evoluzione della professione giornalistica. Questo costituisce un ulteriore segnale di attenzione del Governo italiano verso i giornalisti e le loro condizioni lavorative.
  In conclusione, attraverso tutte le numerose iniziative descritte, il Governo conferma il proprio impegno per la tutela della professione giornalistica e, nel complesso, per il rafforzamento dell'integrità del sistema informativo, in conformità alle politiche europee e alle migliori pratiche internazionali in materia.

Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri: Alberto Barachini.


   PRESTIPINO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il Circolo degli esteri, istituito nel 1936 per iniziativa di Galeazzo Ciano, nasce come luogo di ritrovo e socializzazione destinato alle personalità del mondo diplomatico, con l'obiettivo di favorire consolidamento delle relazioni internazionali attraverso sia incontri istituzionali sia attività conviviali ed informali;

   come da statuto e da convenzione con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, le finalità del circolo sono di concorrere alle attività istituzionali e di rappresentanza del Ministero. La convenzione prevede peraltro incontri periodici tra il presidente del circolo e il capo del cerimoniale diplomatico del Ministero per svolgere attività di monitoraggio dell'attuazione della convenzione;

   nel corso degli anni, ha assunto una rilevante posizione di prestigio, accogliendo ambasciatori, Ministri e personalità di rilievo e rappresentando, ancora oggi, un luogo dove convergono cultura, diplomazia e tradizione;

   recenti sono le notizie riguardanti la gestione del Circolo stesso da parte del presidente Giuseppe Scognamiglio;

   in particolare, l'ammissione di nuovi soci aggregati (esterni) in numero eccedente quanto stabilito dall'articolo 5 dello statuto;

   a seguito di proteste formali, istanze, denunciate violazioni di regolamenti e irregolarità di bilancio, nel mese di ottobre 2024 si sono verificate le dimissioni dei membri del collegio dei sindaci, dei supplenti e di quattro membri del consiglio direttivo, generando una situazione di crisi istituzionale interna;

   si apprende da notizie di stampa che quattro ambasciatori hanno presentato una denuncia alla procura della Repubblica, presso la quale il presidente Giuseppe Scognamiglio risulta indagato –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e di quali elementi disponga in ordine all'attuazione della Convenzione stipulata tra il Circolo in questione e il Ministero.
(4-03773)

  Risposta. — Nell'organizzazione delle attività di rappresentanza del Ministro e di altre iniziative di protocollo diplomatico con la comunità diplomatica straniera a Roma, il cerimoniale diplomatico della Repubblica, in nome e per conto del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, si avvale per tradizione anche dei locali e dei servizi del circolo degli esteri. L'articolo 2 dello statuto del circolo prevede infatti tra le sue finalità quella di «concorrere alle attività istituzionali e di rappresentanza» del Ministero.
  Il rapporto tra il Ministero e il circolo, gestito fino al 2019 con contratti stipulati di volta in volta in occasione dei singoli eventi da tenersi presso il circolo, è stato regolato per la prima volta con una convenzione stipulata il 26 settembre 2019. Alla scadenza, la convenzione del 2019 è stata sostituita con quella stipulata il 2 settembre 2022, di durata biennale. Entrambe non prevedevano oneri finanziari per il Ministero e sancivano che il circolo agiva in piena autonomia nel perseguimento dei propri scopi associativi e che il Ministero, pertanto, non esercitava alcuna attività di controllo e vigilanza su di esso e sulla sua gestione.
  In base alla convenzione del 2022, il circolo metteva a disposizione del Ministero le sale e gli spazi esterni per le attività di rappresentanza. Per tali attività, il Ministero si avvaleva dei servizi di ristorazione del gestore incaricato dal circolo, a condizioni direttamente trattate del cerimoniale diplomatico con lo stesso gestore, nel rispetto di quanto previsto dal decreto legislativo n. 36 del 2023 (affidamento diretto di servizi di importo inferiore a 140.000 euro).
  La Convenzione prevedeva inoltre l'impegno del circolo a facilitare l'iscrizione dei rappresentanti del corpo diplomatico straniero a Roma, dei giovani diplomatici italiani, della stampa italiana ed estera e degli esponenti di aziende italiane e associazioni di categoria a forte proiezione internazionale.
  Il capo del cerimoniale diplomatico della Repubblica e il presidente del circolo erano preposti al monitoraggio dell'attuazione della convenzione, con l'obbligo di riunirsi almeno due volte l'anno per trattare le questioni derivanti dall'applicazione della convenzione. Tali incontri si sono regolarmente tenuti, a cadenza periodica.
  Nelle more di un eventuale rinnovo della convenzione del 2022, ora giunta a scadenza, per un ulteriore biennio, il servizio di
catering connesso all'attività di rappresentanza di cui sopra è preservato attraverso contratti tra il cerimoniale diplomatico e il gestore del servizio di catering del circolo, come da prassi antecedente alla convenzione e sempre nel rispetto del decreto legislativo n. 36 del 2023.
Il Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Edmondo Cirielli.


   ROSATO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Il 14 aprile 2023, la testata «Calabria.Live» comunicava la volontà del sindaco di Palmi (Reggio Calabria) di istituire la «Fondazione Varia di Palmi» che, dalla sua costituzione avvenuta con atto notarile il 9 giugno 2023, gestisce la festa della «Varia di Palmi», Patrimonio Unesco, e gli eventi ad essa direttamente connessi nonché, ai sensi dell'articolo 3 dello Statuto, organizza e gestisce «attività turistiche di interesse sociale, culturale o religioso»;

   tra i soci della fondazione figurano il comune di Palmi come socio fondatore, nonché il sindaco in carica del comune di Palmi come presidente onorario, il quale «partecipa alle riunioni del Consiglio di Amministrazione senza diritto di voto»;

   dopo l'edizione 2023 della Varia, sarebbe emerso un preoccupante quadro debitorio della fondazione nei confronti di chi avesse svolto attività lavorativa ai fini della realizzazione di spettacoli, concerti, dell'allestimento di luminarie e altri eventi di intrattenimento durante il periodo estivo;

   sono stati numerosi i solleciti delle opposizioni, indirizzati al sindaco e all'amministrazione, a chiarire, la situazione debitoria. A marzo 2024 il sindaco, rispondendo a un'interpellanza in consiglio comunale, dichiarava che il bilancio sarebbe stato pubblicato dalla fondazione dopo il 30 aprile 2024, che corrisponde al termine previsto dallo statuto per l'approvazione del bilancio 2023;

   a quanto consta all'interrogante, trascorso infruttuosamente tale termine, il 15 maggio 2024 i consiglieri di minoranza presentavano al comune di Palmi una richiesta di accesso agli atti per «poter prendere visione ed ottenere copia del bilancio della Fondazione Varia di Palmi Ets, nonché della relazione sull'attività svolta, sulle questioni in corso e sugli indirizzi e linee guida programmatiche che intende seguire»;

   successivamente, durante il consiglio comunale del 12 giugno 2024, il sindaco riportava un errore di apertura di duplice cassetto fiscale presso l'Agenzia delle Entrate e che il Consiglio di amministrazione della Fondazione, convocato il 29 aprile 2024, aveva deliberato di prorogare il termine per l'approvazione del bilancio al 30 giugno 2024;

   non pervenendo alcuna notizia, i consiglieri di minoranza il 12 luglio 2024 richiamavano la richiesta di accesso agli atti da loro già presentata, senza comunque ottenere risposta;

   durante il consiglio comunale del 20 luglio 2024, i consiglieri di minoranza interrogavano nuovamente il Sindaco sulla redazione e trasmissione del bilancio della fondazione nei termini stabiliti, ma a ciò è corrisposto un ulteriore silenzio che ha spinto l'opposizione ad abbandonare l'aula consiliare;

   appare inverosimile che il sindaco, nonché presidente onorario che partecipa alle riunioni del Consiglio di amministrazione, non sia a conoscenza dell'attività della fondazione e non abbia gli elementi per fornire una risposta, pur sommaria ma pertinente e anche in forma orale durante un consiglio comunale;

   il 28 luglio 2024, a seguito del mancato riscontro alle reiterate richieste, la testata «Strettoweb» rendeva noto che i consiglieri di minoranza, al fine di poter espletare le proprie prerogative, inviavano al prefetto di Reggio Calabria una lettera formale richiedendo di «poter essere resi edotti, sulle vicende» relative al bilancio della fondazione «e di poter essere messi nelle condizioni di poter accedere per visionare ed estrarre copia» –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare, anche attraverso la competente prefettura territoriale, al fine di verificare l'effettivo rispetto delle prerogative dei consiglieri comunali di minoranza a seguito della presentazione da parte degli stessi di atti di sindacato ispettivo e richiesta di accesso agli atti, considerato l'obbligo di risposta di cui all'articolo 43, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, nonché di acquisire informazioni in ordine alle motivazioni per cui il comune di Palmi, socio fondatore della Fondazione Varia di Palmi ETS, e il sindaco in carica del comune di Palmi, presidente onorario della predetta fondazione con diritto di partecipazione al consiglio di amministrazione, non siano nelle condizioni di fornire alcun riscontro in merito al bilancio citato in premessa, anche al fine di verificare che sullo svolgimento dell'attività del comune di Palmi e del Sindaco nell'ambito della fondazione, sia assicurata la trasparenza dell'azione amministrativa.
(4-03268)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, la prefettura di Reggio Calabria ha riferito che nel giugno del 2023 è stata costituita la «Fondazione Varia di Palmi ETS», di cui soci fondatori sono il comune di Palmi, in qualità di socio fondatore e il sindaco, quale socio onorario senza diritto di voto, avente lo scopo primario di promuovere e gestire le attività solidaristiche e di interesse sociale legate all'organizzazione e alla valorizzazione della festa popolare della Varia.
  Nello scorso mese di luglio alcuni consiglieri di minoranza hanno presentato al comune di Palmi una richiesta di accesso agli atti riguardante le scritture contabili e la documentazione relativa alla rendicontazione delle attività poste in essere dalla Fondazione in occasione della festa della Varia del 2023.
  Nelle more di un riscontro da parte dell'Amministrazione comunale, la Prefettura veniva resa edotta dell'istanza di accesso e, pertanto, provvedeva a richiedere notizie in merito al sindaco di Palmi.
  Successivamente, con note del 5 e del 7 agosto, comune di Palmi ha dato riscontro agli istanti trasmettendo alcuni documenti inerenti la Fondazione; tuttavia, la risposta è parsa soddisfare solo in parte le esigenze ispettive esercitate dai consiglieri che provvedevano a sollecitare nuovamente il comune.
  Successivamente, nel mese di settembre, gli stessi consiglieri hanno avanzato un'ulteriore istanza di accesso riferita alla documentazione non ancora fornita dall'Amministrazione concernente fatture e quietanze relative al bilancio della Fondazione per l'edizione della Festa della Varia 2023.
  A tale riguardo, il sindaco nel rappresentare che la richiesta non avrebbe potuto essere evasa poiché avente ad oggetto documenti rientranti nella detenzione esclusiva della Fondazione, precisava che, ai sensi dell'articolo 32 del Regolamento per il funzionamento del Consiglio comunale, l'Ente locale può trasmettere solo gli atti di cui è in possesso. Con l'occasione i consiglieri interessati sono stati invitati a rivolgere l'istanza direttamente alla Fondazione.
  Sempre secondo quanto riferito dalla Prefettura di Reggio Calabria, il 7 ottobre 2024, la
Fondazione Varia di Palmi ETS ha provveduto a dare riscontro all'istanza di accesso in questione.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Wanda Ferro.


   ROSATO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   Piaggio aero industries spa e Piaggio aviation spa che assieme rappresentano uno dei gruppi industriali italiani più importanti nel settore aeronautico, sono state ammesse, rispettivamente nel 2018 e nel 2019, all'amministrazione straordinaria;

   il termine di esecuzione del programma di cessione dei complessi aziendali autorizzato il 21 febbraio 2020, è stato successivamente prorogato ogni anno su richiesta dei commissari straordinari ed è quindi, da ultimo, fissato al 12 maggio 2025;

   tali proroghe sono state giustificate dalla necessità di individuare un'offerta di acquisto che potesse assicurare una certa solidità finanziaria e che fosse accompagnata da un piano industriale di rilancio credibile;

   il gruppo Piaggio aerospace, infatti, è un'azienda di rilevanza strategica nel panorama industriale italiano, collabora stabilmente con l'Aeronautica militare per manutenzioni e forniture, occupa circa 750 lavoratori e lo scorso anno ha realizzato un giro d'affari superiore a 100 milioni di euro;

   nei sei anni di amministrazione straordinaria, sono stati emanati quattro bandi di cui l'ultimo, con scadenza settembre 2024, sembra aver raccolto dieci manifestazioni d'interesse poi concretizzate in tre distinte offerte di acquisto;

   ad oggi i commissari straordinari non hanno comunicato ufficialmente quali sono le offerte pervenute e quali piani industriali e garanzie occupazionali hanno assicurato tali soggetti imprenditoriali;

   è del tutto evidente che, al fine di non disperdere il know-how acquisito in questi anni, è necessario che l'acquisizione riguardi il gruppo industriale nel suo complesso, senza prevedere spacchettanti per rami d'azienda o per asset produttivi;

   la preoccupazione dei lavoratori e dei territori coinvolti per questa vicenda che sembra ancora lontana dal risolversi positivamente, riguarda soprattutto il rischio che con il passare del tempo l'azienda perda competitività e diventi meno attrattiva per i soggetti acquirenti;

   alla luce della rilevanza strategica ed occupazionale dell'azienda, si ritiene necessario un intervento più forte da parte dello Stato anche mediante forme di garanzia economica che potrebbero attrarre soggetti privati in grado di sostenere un adeguato investimento e piano di rilancio per l'azienda –:

   visto l'approssimarsi del termine ultimo per la conclusione del piano di cessione dei complessi aziendali, quali siano le manifestazioni d'interesse pervenute, quali criteri saranno valutati nell'esaminare le offerte e quale sia al momento lo stato di valutazione delle stesse da parte dei commissari straordinari;

   quali siano, alla luce delle valutazioni di cui sopra, le prospettive e le garanzie circa la continuità produttiva ed occupazionale;

   se si intendano valutare iniziative di competenza volte ad un intervento statale diretto, mediante garanzie economiche, che consenta una maggiore attrattività dell'azienda da parte di investitori privati in grado di assicurare un adeguato piano di rilancio;

   atteso che il settore aerospaziale risulta particolarmente strategico nel contesto geopolitico attuale, quali iniziative il Governo intenda adottare al fine di tutelare le attività più strettamente connesse alla collaborazione in atto con l'Aeronautica militare.
(4-03857)

  Risposta. — Con l'interrogazione in esame, l'interrogante fa riferimento al gruppo Piaggio aerospace, azienda di rilevanza strategica del settore aeronautico, in amministrazione straordinaria.
  Come ricorda correttamente l'interrogante, negli anni di amministrazione straordinaria, sono stati emanati diversi bandi per la cessione dei complessi aziendali, volti a individuare un'offerta di acquisto che possa assicurare solidità finanziaria e un piano industriale di rilancio affidabile.
  In premessa, si sottolinea che, al momento dell'insediamento di questo Governo, la
Piaggio aerospace era già in amministrazione straordinaria da quattro anni, ossia da dicembre 2018, con i lavoratori in cassa integrazione guadagni e con un programma di cessione dei complessi aziendali autorizzato, ma mai realizzato.
  Le azioni messe in campo da questo Governo hanno consentito di garantire la continuità produttiva e di evitare che ulteriori dipendenti di
Piaggio aerospace venissero collocati in cassa integrazione.
  In particolare, nel 2023, il Ministro delle imprese e del
made in Italy ha nominato due nuovi commissari straordinari, a integrazione dell'organo esistente. Sotto la guida della terna commissariale, Piaggio aerospace è riuscita a costruire un significativo portafoglio ordini in tutti gli ambiti di business, mantenendo la piena operatività per tutto il periodo, onorando gli impegni presi con i propri clienti, autofinanziando l'attività senza dover ricorrere all'istituto della cassa integrazione straordinaria o al finanziamento bancario ovvero a contributi pubblici.
  Inoltre, è stato aperto il terzo bando di gara per la cessione dei complessi aziendali. A seguito dell'invito da parte dei commissari straordinari a trasmettere le offerte finali, il 26 novembre 2024 sono pervenute tre offerte definitive e vincolanti da parte di
player industriali internazionali per l'acquisto di tutti i complessi aziendali. Dopo un'attenta valutazione comparativa delle tre offerte ricevute, la terna commissariale ha ritenuto che quella più idonea a garantire gli interessi dei lavoratori dipendenti e dei creditori di Piaggio aero e Piaggio aviation e a rilanciare le prospettive industriali del Gruppo fosse l'offerta della società turca Baykar MakinaSanayi Ve Ticaret Anonim Sirketi, azienda leader nello sviluppo e produzione di sistemi UAV (veicoli aerei senza pilota) e tecnologie aerospaziali avanzate.
  Pertanto, il Ministero delle imprese e del
made in Italy ha autorizzato i commissari straordinari di Piaggio aero industries e Piaggio aviation a procedere con la cessione di tutti i complessi aziendali condotti alla società turca Baykar, la quale si è impegnata a mantenere e potenziare sia le attività di produzione di aeromobili – compresi i relativi servizi di supporto tecnico, logistico e di formazione – sia le attività di manutenzione motori e di produzione di componenti motoristici.
  Dopo sei anni di attesa, il Governo è riuscito nell'obiettivo di ridare un futuro a
Piaggio aerospace, con una prospettiva produttiva di lungo periodo, garantendo il rilancio dell'azienda, con una visione industriale chiara e ambiziosa e salvaguardando complessi aziendali e forza lavoro.
  Si è raggiunto un traguardo importante, come già avvenuto con le cessioni di altri importanti stabilimenti industriali – quali ad esempio Termini Imerese e Piombino, rispettivamente con 13 e 10 anni di cassa integrazione alle spalle – e come si sta facendo con gli stabilimenti dell'ex Ilva.
  In questa legislatura, sono state risolte crisi che duravano da oltre un decennio e le soluzioni sono state trovate mantenendo i siti produttivi, garantendo l'occupazione e creando, nel contempo, altri 900.000 nuovi posti di lavoro in due anni:
record di occupazione storico del nostro Paese.
  Il Governo continuerà a lavorare in questa direzione per tutte le altre grandi imprese in difficoltà, al fine di contribuire a risollevare il sistema industriale italiano nel suo complesso.

Il Ministro delle imprese e del made in Italy: Adolfo Urso.


   SCHIANO DI VISCONTI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   dal primo maggio 2024 nel comune di Torre del Greco, tra i comuni più popolosi e complicati in termini di controllo e gestione della provincia di Napoli, non è più operativa la stazione dei carabinieri «Torre del Greco Centro», sita nel pieno centro della cittadina vesuviana;

   conseguentemente la competenza funzionale e operativa sull'intero territorio di Torre del Greco è stata attribuita al comando dell'Arma sito presso la caserma di Via Generale Carlo Alberto dalla Chiesa, una zona più periferica;

   la storica stazione del centro rappresentava un punto di riferimento costante per i cittadini torresi, in quanto situata in una area strategica fondamentale della città e di fatto costituendo un baluardo di legalità e di deterrenza nei confronti della criminalità in un territorio particolarmente difficile, dove tutt'oggi si evidenziano quotidianamente comportamenti delinquenziali e scorribande delle organizzazioni malavitose del luogo;

   la vecchia stazione ha da sempre rappresentato un punto fermo di garanzia sociale e di presidio legalitario per le associazioni di commercianti che numerose insistono nella parte centrale della città, oltre che sostegno sicuro per i cittadini di Torre del Greco –:

   se il Governo non intenda valutare la possibilità, in ordine alle criticità evidenziatesi in questi primi mesi di soppressione della vecchia caserma, di riconsiderare la riapertura della stazione dei carabinieri di «Torre del Greco Centro», in quanto importante baluardo di legalità per l'intera città vesuviana;

   se, in subordine, non vi sia la necessità di ampliare il personale militare dell'Arma presente in città assegnando un numero maggiore di carabinieri al comando stazione presso la caserma di Via Generale Alberto dalla Chiesa, al fine di garantire maggiore e più adeguata sicurezza ai cittadini torresi.
(4-03221)

  Risposta. — In relazione all'interrogazione in esame si rappresenta che il 1° maggio 2024, la stazione Carabinieri di Torre del Greco «Centro» è stata accorpata alla stazione Carabinieri di Torre del Greco «Capoluogo» (ora ridenominata stazione Carabinieri di Torre del Greco), la quale ha acquisito la competenza sull'intero comune.
  Il progetto di accorpamento, condiviso in sede di «Tavolo permanente interforze» è approvato anche dal Ministro dell'interno (nell'ambito dagli «Schemi generali di pianificazione» per il 2023), si è reso necessario per ricondurre la competenza sull'intero comune a un unico e più robusto presidio, razionalizzando gli oneri connessi alla gestione degli immobili e i servizi di caserma a vantaggio della proiezione esterna. Inoltre, nell'ambito della riorganizzazione in parola la nuova stazione Carabinieri di Torre del Greco è stata potenziata con cinque unità di personale passando da 15 a 20.
  Per quanto attiene invece l'andamento della delittuosità nel citato Comune, con riguardo al periodo gennaio-luglio 2024 (rispetto all'analogo periodo del 2023), si rileva un aumento dei delitti consumati (+17.8 per cento da 1.070 a 1.260), occorre evidenziare che, tuttavia, si apprezza un incremento dei delitti perseguiti (+14.8 per cento, da 784 a 900), con un'azione di contrasto da parte dell'Istituzione, che ha portato al deferimento all'Autorità giudiziaria di 294 persone (di cui 85 in stato di arresto).
  

Il Ministro della difesa: Guido Crosetto.


   SERRACCHIANI, GIANASSI, DI BIASE, SCARPA e LACARRA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dalla stampa che, durante la cerimonia di giuramento del 190esimo corso di formazione per 300 nuovi agenti di polizia penitenziaria, il sottosegretario di Stato alla Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove, il 6 luglio 2024, a Verbania, davanti allo schieramento in altissima uniforme, si sia lasciato andare a urla, esortazioni, rivolte ai nuovi agenti;

   dal video della cerimonia si vede il sottosegretario, titolare della delega al Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria con riferimento proprio alla polizia penitenziaria, che, al primo grido, domanda «Chi sono i migliori?» e la risposta degli agenti all'unisono «Noi!»; «ancora un secondo identico urlo di Delmastro con la stessa domanda e ancora i 300 agenti in coro: "Noi, noi, noi, i migliori siamo noi"»;

   a parere degli interroganti il riferimento a cori e slogan fascisti non può sfuggire; la retorica del regime fascista si fondava infatti, tra l'altro, sull'uso ricorrente di frasi roboanti e di impatto, tra questi il motto «a noi!», e il ricorrente riferimento ai «migliori»;

   urlare motti simili durante una cerimonia ufficiale, alla presenza di rappresentanti delle istituzioni, peraltro rivolgendoli a 300 agenti di polizia penitenziaria appena formati dalla medesima amministrazione di appartenenza, armati e in divisa, non appare agli interroganti assolutamente congruo con i principi democratici;

   va ricordato, infatti, che gli appartenenti alla polizia penitenziaria tra l'altro, oltre ad assicurare l'esecuzione delle misure privative della libertà personale, a garantire l'ordine all'interno degli istituti di prevenzione e a tutelarne la sicurezza, a partecipare, anche nell'ambito di gruppi di lavoro, alle attività di osservazione e trattamento rieducativo dei detenuti e degli internati, ad espletare servizio di traduzione dei detenuti e degli internati e il servizio di piantonamento degli stessi in luoghi esterni di cura, a concorrere nell'espletamento dei servizi di ordine e sicurezza pubblica e di pubblico soccorso, rivestono le attribuzioni di sostituti ufficiali di pubblica sicurezza, limitatamente agli appartenenti ai ruoli direttivi e dirigenziali, di agenti di pubblica sicurezza, di ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria, di polizia stradale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti, se sia vero che addirittura gli agenti abbiano fatto delle prove prima della cerimonia, nonché se ritenga che la condotta del sottosegretario Delmastro nella situazione suesposta sia da considerare consona ad un momento solenne quale la cerimonia di giuramento del 190esimo corso di formazione per 300 nuovi agenti di polizia penitenziaria, nonché al ruolo istituzionale da lui rivestito in rappresentanza del suo dicastero.
(4-03145)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, con il quale i deputati interroganti sollevano specifici quesiti relativi allo svolgimento della cerimonia di giuramento dei partecipanti al 183° corso per allievi agenti di polizia penitenziaria, tenutasi il 6 luglio 2024 a Verbania alla presenza del Sottosegretario di Stato alla giustizia, on. avv. Andrea Delmastro Delle Vedove, e in particolare agli incitamenti da quest'ultimo rivolti agli allievi agenti con la domanda: «Chi sono i migliori?», seguita dalla risposta «Noi! Noi! Noi!», si rappresenta quanto segue.
  Come comunicato dal Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria (DAP), la cerimonia è stata celebrata – a conclusione del corso di formazione sostenuto dagli allievi agenti per il perfezionamento dell'immissione in servizio negli istituti penitenziari – alla presenza del Sottosegretario di Stato alla giustizia, on. avv. Andrea Delmastro Delle Vedove, titolare della delega ministeriale alla trattazione degli affari di competenza del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria; erano altresì presenti il vice capo del citato dipartimento e il direttore generale della formazione.
  La cerimonia svolta a Verbania è stata l'ultima del 183° corso, essendo stata preceduta dal giuramento presso le Scuole di formazione e gli istituti di istruzione di Catania, Parma, Cairo Montenotte, Castiglione delle Stiviere e Roma.
  In tutte le occasioni, il cerimoniale è stato il medesimo e le esultanze degli allievi sono state espresse con le medesime modalità, nell'ambito di condotte corrette e consone all'autorevolezza delle cerimonie. Anche dopo le cerimonie, nel prosieguo, è stato consentito agli allievi poliziotti e poliziotte, nel loro entusiasmo, di coinvolgere le persone e i familiari presenti in cori e festeggiamenti, che pur se non contemplati dal cerimoniale, comunque tendono a rinvigorire il senso del gruppo e l'appartenenza al Corpo di polizia penitenziaria; nulla vi è stato di diverso da quello che, in diverse occasioni, si è avuto modo di vedere anche nei giuramenti di altre Forze di polizia e che non sembrano essere stati sviliti da intenti propagandistici o significati politici di nessun tipo.
  Il coro contestato è stato inneggiato dagli allievi senza alcuna preparazione o prova preliminare e senza che le autorità presenti ne avessero avuto preventivamente notizia; piuttosto, si tratta di una prassi spesso utilizzata dagli allievi, anche e soprattutto nelle fasi dell'addestramento, per motivare lo sforzo e l'impegno considerevoli che si chiede alle reclute e che, spesso, sono estenuanti.
  Vi è certezza infatti che esso è risalente nel tempo, non già intonato per la prima volta a Verbania e per nulla tale da rievocare inni di ispirazione politica, tantomeno fascista, quanto, invece, ispirato al senso di appartenenza che giammai può mancare, laddove il lavoro negli Istituti penitenziari che i neo-poliziotti si apprestano a iniziare è notoriamente faticoso e complesso.
  Persino nel video celebrativo realizzato dal DAP a marzo scorso in occasione del 207° anniversario di fondazione del Corpo di polizia penitenziaria, è possibile ritrovare le immagini di uno schieramento del Corpo che, durante l'addestramento, marcia al grido di «Noi, Noi, Noi, i migliori siamo Noi!».
  È perciò evidente che solo artatamente si possano ricollegare queste espressioni, anche solo per assonanza, alla rievocazione di slogan di memoria fascista.
  È invece vero che, attraverso il coro, gli allievi hanno manifestato il rispetto e la gioia di essere parte del Corpo di polizia penitenziaria, ben lungi dal l'inneggiare a significati politici: sostenere il contrario sminuirebbe la genuinità che si deve riconoscere ai giovani allievi che, liberamente e convintamente, decidono l'arruolamento nella polizia penitenziaria.
  Le esultanze non denotano violazioni del cerimoniale ufficiale ma evocano al più la generosità e il vigore profusi ad esempio dagli atleti nelle competizioni sportive, in cui è evidente il voler dare rilievo ai valori del gruppo, della solidarietà e dell'intesa condivisa di voler raggiungere un traguardo comune.
  Gli incitamenti espressi nei confronti degli allievi agenti da parte del Sottosegretario Delmastro Delle Vedove, presente alla cerimonia in rappresentanza del Ministero della giustizia al pari di analoghe occasioni precedenti, ben possono essere considerati un segno, oltre che di partecipazione personale, anche di coinvolgimento istituzionale, a deciso incoraggiamento di giovani che, intraprendendo la carriera all'interno del corpo di polizia penitenziaria, si accingono a svolgere funzioni tanto delicate quanto gravose nell'ambito del sistema carcerario, e ai quali non possiamo mai far mancare il nostro doveroso sostegno.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   SERRACCHIANI, GIANASSI, DI BIASE, SCARPA e LACARRA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   Joussef Moktar Loka Baron, un ragazzo di appena 18 anni di origini egiziane, è morto carbonizzato nella cella della casa circondariale di Milano San Vittore che condivideva con un altro ristretto, dove era detenuto dal luglio 2024 in attesa di giudizio per una rapina;

   per il giovane il Tribunale dei Minorenni di Milano aveva disposto il ricovero presso una comunità terapeutica, sottolineando «la necessità di cura in un contesto altamente protetto»;

   prima dell'arresto da maggiorenne Joussef Barson era stato assolto due volte per altrettante rapine dal Tribunale dei Minorenni per «vizio totale di mente»;

   la Procura, che ha aperto un'inchiesta, non esclude che il rogo possa anche essere stato appiccato in un atto di protesta poi degenerato in tragedia; il rogo si è sviluppato intorno alla mezzanotte; gli agenti della polizia penitenziaria sono riusciti a mettere in salvo il compagno di cella della vittima che ha riportato solo una lieve intossicazione, mentre non c'è stato nulla da fare per il ragazzo rimasto intrappolato nelle fiamme;

   Joussef Moktar Loka Baron era detenuto da poco più di un mese; la perizia psichiatrica lo avrebbe ritenuto incapace di intendere e volere, incompatibile con la detenzione in carcere, e per questo sottoposto a misura di sicurezza della comunità terapeutica, poiché i giudici che avevano disposto l'applicazione della misura di sicurezza lo ritenevano «socialmente pericoloso»;

   si tratta di una ragazzo con un passato difficilissimo: «15 anni era finito in un campo di concentramento in Libia, esposto continuamente alla violenza», ha detto l'avvocato che lo ha assistito nei primi due processi, quando ancora era minorenne che prosegue: «era arrivato in Italia su un barcone con mani e piedi legati. Un'esperienza di cui lui non riusciva nemmeno a parlare», mentre l'avvocato che difendeva il 18enne aveva richiesto una perizia psichiatrica con la formula dell'incidente probatorio; la struttura carceraria aveva già ricevuto tutta la documentazione sul ragazzo e sulla sua evidente incompatibilità con la detenzione;

   in merito quanto accaduto al San Vittore sono intervenuti anche l'Ordine degli avvocati e la Camera penale milanesi, e l'associazione Antigone ha chiesto che venga istituita una commissione parlamentare d'inchiesta, osservando come la «morte drammatica» del 18enne testimoni dello stato di profonda crisi in cui versa il nostro sistema penitenziario;

   i sindacati della Polizia penitenziaria denunciano un'altra morte che si aggiunge ai 70 detenuti, ai 104 morti per altre cause e ai 7 agenti che si sono tolti la vita dall'inizio dell'anno «in quello che sempre più appare come un bollettino di guerra, e che quanto accaduto a San Vittore mette ancora una volta a nudo la crisi senza precedenti del sistema penitenziario; si tratta di una struttura, quella di San Vittore, nella quale sono letteralmente stipati 1.100 detenuti a fronte di 445 posti disponibili con un sovraffollamento di oltre il 247 per cento, sorvegliati da 580 appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria, distribuiti su più turni e compresi gli addetti agli uffici è ai servizi vari, rispetto a un fabbisogno di almeno 700 persone, con una scopertura del 17 per cento» –:

   se il Ministro interrogato non ritenga urgente intervenire e fare piena luce su questa ennesima morte di una persona, un giovane, avvenuta mentre era sotto la custodia dello Stato, un giovane le cui condizioni, come risulta, erano del tutto incompatibili con la detenzione in carcere, oltre ad essere socialmente pericoloso a causa di una condizione psichica esasperata da un passato difficile; quali iniziative immediate e adeguate intenda adottare al fine di intervenire sulle gravissime, estreme, condizioni delle carceri in Italia.
(4-03350)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo riportato in esame, si fa riferimento alla vicenda di Joussef Moktar Loka Baron, ragazzo di 18 anni di origini egiziane, morto carbonizzato nella cella della casa circondariale di Milano San Vittore, dove era detenuto dal luglio 2024 in attesa di giudizio per rapina.
  Al fine di fornire un adeguato contributo conoscitivo sullo specifico evento critico, sono state interpellate le autorità giudiziari e competenti, rispettivamente la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano e il Tribunale per i minorenni di Milano.
  Con nota del 16 settembre 2024, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Milano ha comunicato di non poter fornire, allo stato, alcun contributo «essendovi in corso indagini».
  Con nota del 19 settembre 2024, il Presidente del Tribunale per i minorenni di Milano ha trasmesso la relazione che per completezza di esposizione, si riporta integralmente di seguito:

   «In merito alle vicende processuali (...) preciso che:

    il procedimento (...) dopo l'espletamento di perizia psichiatrica, si è concluso con l'assoluzione per vizio totale di mente e l'applicazione in via provvisoria, con provvedimento in data 9 ottobre 2023, della misura di sicurezza del riformatorio giudiziario da eseguirsi nelle forme del collocamento in comunità;

    il procedimento iscritto (...) si è concluso anch'esso con sentenza di assoluzione per vizio totale di mente con applicazione in via provvisoria della misura di sicurezza del riformatorio giudiziario da eseguirsi nella forma del collocamento in comunità terapeutica per la durata di tre anni».

  Per completezza, si evidenzia che la direzione penitenziaria richiedeva al Provveditorato regionale di Milano di procedere ad approfondita indagine ispettiva, al fine di ricostruire le cause, le circostanze e le modalità dell'evento.
  Come ribadito in molteplici occasioni, il dato drammatico dei suicidi all'interno del mondo carcerario obbliga ad interrogarsi, ogni volta, sulle cause più profonde di tale gesto e ad adoperarsi per prevenire il ripetersi di eventi tragici, che rappresentano al contempo un dolore privato e un fallimento pubblico.
  Per tale ragione, uno dei fronti su cui il Ministero della giustizia è maggiormente impegnato è quello del potenziamento della rete di assistenza psicologica con progetti di monitoraggio in corso da tempo. Prosegue inoltre l'opera di reclutamento di adeguato personale specializzato per rispondere alle crescenti esigenze riscontrate tra la popolazione carceraria.
  Per la prima volta, si rileva con soddisfazione, è stata integralmente coperta la pianta organica dei funzionari giuridico-pedagogici, di circa 1.100 unità.
  Per psicologi e psichiatri, il trasferimento della medicina penitenziaria al Servizio sanitario nazionale richiede ora la collaborazione con gli organi sanitari regionali e territoriali per l'erogazione dell'assistenza sanitaria presso gli istituti di pena. È in questo contesto che il Ministero sta costantemente interloquendo con la Conferenza Stato-regioni, proprio per assicurare un tempestivo confronto sui temi dell'assistenza sanitaria, finalizzato all'attuazione di tutte le iniziative possibili a beneficio della popolazione carceraria.
  Anche sulla dotazione di risorse finanziarie, il Ministero è intervenuto con determinazione: per il 2024 le risorse a bilancio per i servizi di assistenza psicologica saranno di circa 14 milioni di euro, quasi il triplo dell'anno scorso.
  Al fine di realizzare una serie di interventi operativi atti non solo a ripristinare, bensì a incrementare ulteriormente l'assistenza psicologica negli istituti a livello nazionale, si è proceduto, dunque, alla presentazione alla Cassa delle ammende di due appositi progetti, già approvati.
  Il primo, denominato «Integrando Mediazione 2024», per l'importo di euro 1.000.000,00, al fine di incrementare l'assunzione di mediatori culturali; il secondo, denominato «Integrando Osservazione 2024», per l'importo di euro 4.000.000,00, per l'incremento delle assunzioni di esperti
ex articolo 80 dell'ordinamento penitenziario.
  Inoltre, su richiesta dello scrivente, il Ministero della giustizia ha procurato un'integrazione di risorse pari a euro 5.000.000,00 sul bilancio, relativamente al capitolo di spesa 1766 p.g. 2, pertinente, per l'appunto, all'osservazione psicologica.
  Pertanto, le risorse messe a disposizione per il corrente esercizio finanziario sono state più che triplicate rispetto al 2023 (nel totale euro 14.491.406,00, a fronte di euro 4.491.406,00), al fine di fornire un valido supporto anche e soprattutto nell'ottica della prevenzione del rischio suicidario negli istituti penitenziari.
  Considerata la delicatezza dell'argomento e la necessaria natura multidisciplinare del problema, si è proceduto a formare un apposito tavolo tecnico.
  Si evidenzia, inoltre, che la direzione generale dei detenuti e del trattamento monitora costantemente la presenza dei piani locali e regionali di prevenzione del suicidio attraverso la consultazione dell'applicativo informatico 12 «presidi sanitari negli istituti penitenziari», a disposizione di questa amministrazione, alimentato dalle stesse direzioni penitenziarie.
  Si è dato, inoltre, un grande impulso alla diffusione e all'implementazione degli osservatori regionali permanenti sulla sanità penitenziaria e all'istituzione dei tavoli locali permanenti, attraverso l'attività congiunta delle direzioni di ciascun istituto penitenziario e delle competenti aziende sanitarie locali.
  Venendo, poi, al dato relativo al sovraffollamento della casa circondariale di Milano «San Vittore», dalla consultazione degli applicativi in uso, risulta che, alla data del 24 settembre 2024 sono presenti un totale di 1.007 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare di complessivi 700 posti, rilevandosi una percentuale di affollamento pari al 126 per cento.
  I detenuti italiani sono 366, mentre gli stranieri – per lo più di nazionalità marocchina, egiziana, tunisina e algerina – sono 641.
  Si specifica che, dall'inizio dell'anno, il competente ufficio della direzione generale dei detenuti e del trattamento ha adottato diversi provvedimenti deflattivi, di concerto con il provveditorato regionale per la Lombardia, volti a decongestionare la casa circondariale di Milano «San Vittore».
  Nell'ambito del programma edilizio nazionale, da attuarsi attraverso l'azione sistematica del Commissario straordinario all'edilizia penitenziaria, rientra ovviamente anche il distretto di competenza del provveditorato regionale per la Lombardia.
  A tale riguardo, si evidenzia che sono in corso interventi strutturali che consentiranno agli istituti lombardi di ampliare la disponibilità delle camere di pernottamento.
  A cura del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è prevista la ripresa dei lavori del nuovo padiglione della casa reclusione di Milano «Opera», per ulteriori 400 posti.
  È in corso di ultimazione la progettazione definitiva del nuovo padiglione da 200 posti della casa reclusione di Milano «Bollate».
  In un orizzonte temporale più ampio, si annovera la ristrutturazione e l'ampliamento della casa reclusione di Brescia Verziano (nuovo padiglione da 220 posti).
  Presso la casa circondariale di Milano «San Vittore», infine, sono in corso le progettazioni per le opere di manutenzione straordinaria e riqualificazione conservativa del II e IV raggio (250 posti).
  Dalle notizie acquisite dal DAP, i dati riferiti all'organico della casa circondariale di Milano «San Vittore», evidenziano una carenza di personale purtroppo comune a tutti gli istituti del Paese.
  In particolare, alla data del 16 settembre 2024, il personale attualmente in servizio presso la casa circondariale di Milano «San Vittore» ammonta a 575 unità registrando, dunque, una carenza pari a complessive 281 unità, suddivise tra i vari ruoli, rispetto alla dotazione organica prevista.
  In particolare, le carenze maggiori si rilevano nel ruolo degli ispettori (-36 unità), nel ruolo dei sovrintendenti (-67 unità) e nel ruolo degli agenti/assistenti (-140 unità). Come ribadito in altre occasioni, il Ministero, a differenza del passato, pone forte attenzione alle esigenze di garantire un efficace
turn over del personale:

   per il ruolo degli ispettori, il 5 maggio 2024 ha preso avvio il corso di formazione per la qualifica iniziale di viceispettore per 411 posti;

   il ruolo dei sovrintendenti, in esito al concorso interno del 17 giugno 2021, sarà incrementato di complessivi 583 posti. L'amministrazione ha già assegnato al reparto di polizia penitenziaria della casa circondariale di Milano «San Vittore» 16 unità maschili e 2 unità femminili.

  Si evidenzia inoltre, che, con il 16 febbraio 2024, è stato bandito un ulteriore concorso interno, per la qualifica di vice sovrintendente per complessive 293 unità, a copertura delle vacanze al 31 dicembre 2022. Anche in tal caso, all'esito della citata procedura concorsuale, l'amministrazione terrà conto della carenza nel ruolo sofferta dall'istituto, con l'assegnazione di un idoneo numero di unità del ruolo.
  Per completezza, in ordine al ruolo agenti e assistenti si comunica che l'organico del reparto di polizia penitenziaria dell'istituto in esame è stato incrementato di 22 unità, in occasione della mobilità ordinaria collegata alle assegnazioni degli agenti del 182° (aprile 2024) e 183° corso (giugno 2024).
  Ad ogni buon conto, si informa che, il 22 luglio scorso, ha preso avvio il 184° corso di formazione per l'assunzione in ruolo di 1.400 neo agenti; all'esito del predetto corso, si terrà conto delle carenze che interessano l'istituto in questione.
  Per quanto attiene il comparto dirigenza e funzioni centrali, la casa circondariale di Milano «San Vittore» è sede di 3 posti di funzione dirigenziale; la direzione risulta affidata per anni 4. Al pari, i posti di funzione da vicedirettore sono assegnati per la durata di 3 anni.
  In relazione al profilo del funzionario giuridico pedagogico, si segnala che la relativa pianta organica non presenta scoperture, essendo presenti le 14 unità previste.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   SERRACCHIANI, GIANASSI, DI BIASE, LACARRA, SCARPA, SARRACINO, DE LUCA e SCOTTO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nella notte 21 novembre 2024, si è suicidato nel carcere di Poggioreale un giovane di 28 anni originario della provincia di Napoli;

   lo rende noto il Garante campano delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Samuele Ciambriello, sottolineando che si tratta del quarto suicidio dall'inizio dell'anno a Poggioreale, l'undicesimo in tutta la regione;

   siamo di fronte all'81esimo in tutta Italia. Dall'inizio del 2024 ad oggi sono stati 1.842 i tentativi di suicidio, 11.503 gli atti di autolesionismo; tra gli 81 detenuti che si sono suicidati l'età media è di 40 anni, tra questi 8 avevano un'età compresa tra i 18 e 25 anni;

   anche l'ordine dei medici di Napoli è intervenuto sulle condizioni di vita dei detenuti all'interno del carcere di Poggioreale, sottolineando come «le condizioni in cui i detenuti del carcere di Poggioreale sono costretti a vivere sono una ferita aperta per tutti noi e una mortificazione della vita umana. Sovraffollamento, mancanza di igiene, strutture fatiscenti e condizioni che annientano la dignità non possono essere ignorati o tollerati. La situazione dell'assistenza sanitaria all'interno degli istituti penitenziari italiani, a partire da Poggioreale, in particolare per quanto riguarda il supporto psicologico e psichiatrico ai detenuti è a dir poco carente. Una condizione che di fatto nega l'applicazione dell'articolo 33 della Costituzione nei confronti dei detenuti, oltre a rappresentare un serio problema per la salute pubblica e la sicurezza. Le carceri ospitano un numero crescente di individui con problemi di tossicodipendenza e disturbi mentali, spesso aggravati dalle condizioni di detenzione, dall'isolamento sociale e dallo stress emotivo. L'assenza di un adeguato supporto psicologico e psichiatrico contribuisce ad aumentare il rischio di suicidi, autolesionismo, e difficoltà nella riabilitazione e reinserimento sociale»;

   la situazione in cui versa il carcere di Poggioreale non rappresenta, purtroppo, un caso isolato, all'interno della gravissima crisi del sistema penitenziario, di fronte alla quale il Governo continua a rispondere disinvestendo irresponsabilmente sul comparto. Solo nella manovra di bilancio attualmente all'esame del Parlamento sono previsti gravissimi tagli per la amministrazione penitenziaria sia per gli adulti sia per i minori e si conferma il totale disimpegno sul sistema delle pene alternative e della salute, anche mentale, nell'esecuzione penale. Si apprende inoltre che il giovane che si è tolto la vita a Poggioreale fosse in custodia cautelare in carcere in attesa di giudizio per resistenza a pubblico ufficiale –:

   se il Ministro interrogato non ritenga urgente adottare ogni iniziativa di competenza volta a fare piena luce sui fatti e sulle condizioni detentive che hanno condotto al suicidio di un ragazzo di soli 28 anni che, inoltre, pare fosse in custodia cautelare in attesa di giudizio.
(4-03844)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, si prende spunto dalla notizia relativa al suicidio, nel carcere di Poggioreale di Napoli di un giovane detenuto ristretto in custodia cautelare in attesa di giudizio, per riproporre il tema delle condizioni di vita nelle carceri italiane e del diritto alla salute.
  Rispetto alla specifica vicenda, si rappresenta che in data 17 dicembre 2024, il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli ha trasmesso la relazione a firma del procuratore aggiunto che, per completezza di esposizione, si riporta di seguito, nei limiti dell'osservanza del vigente segreto istruttorio.
  «In relazione alla richiesta (...) segnalo quanto segue. (...) , rinvenuto cadavere il 21.11.2024 all'interno della cella del padiglione Milano dell'istituto penitenziario “Giuseppe Salvia” (Napoli Poggioreale), è morto per suicidio. In merito alla vicenda suicidaria pende presso questo Ufficio attività investigativa assegnata (...). Le attività di indagini sono in corso e i risultati finora acquisiti non sono ostensibili. Tuttavia, rammento che in questo, come in altri casi analoghi, è stato attivato il protocollo di intesa sottoscritto il 24 gennaio 2024 e il 27 novembre 2024 da questo Ufficio con l'ASL NA1, competente per territorio e con l'Amministrazione Penitenziaria, per la più efficace gestione, anche sotto il profilo investigativo degli eventi lesivi occorsi ai detenuti».
  Secondo il contributo informativo reso dal Dap in data 22 ottobre 2024, si era riunito lo
staff multidisciplinare, che disponeva la presa in carico congiunta del detenuto, confermando il provvedimento di attenzionamento e disponendo un sussidio per le condizioni economiche disagiate del ristretto che lamentava, altresì, di non avere supporti affettivi all'esterno e di non ricevere visite dai familiari. Il detenuto veniva inserito, inoltre, nell'elenco dei soggetti indigenti e nelle attività laboratoriali del progetto IV piano.
  Il ristretto, seguito dal servizio per le dipendenze di Nola dal 23 ottobre 2023, continuava, inoltre, a essere seguito dal Serd dell'istituto; era stato sottoposto a visita psichiatrica il 24 settembre 2024, non emergendo, in quel frangente, sintomi ascrivibili a patologia psichiatrica.
  L'8 novembre 2024, il difensore di fiducia del detenuto aveva presentato istanza al tribunale di Napoli, al fine di ottenere l'autorizzazione all'ingresso presso la casa circondariale di Napoli Poggioreale del responsabile e psicologo della comunità terapeutica «Il Camino», onde effettuare un colloquio valutativo con il detenuto. L'autorizzazione era stata concessa dal tribunale il 14 novembre 2024 e il detenuto avrebbe avuto, di lì a breve, il colloquio.
  Allo stato, la competente direzione generale dei detenuti e del trattamento, è in attesa di conoscere gli esiti dell'indagine ispettiva delegata al provveditorato regionale di Napoli volta ad accertare le cause, le circostanze e le modalità del decesso del detenuto.
  Venendo ai drammatici dati relativi agli eventi critici menzionati nell'atto di sindacato ispettivo, si evidenzia che nel periodo compreso tra il 1° gennaio e il 30 dicembre 2024 si sono registrati 82 casi di suicidio, mentre con particolare riguardo, a quelli verificatisi nell'ambito del provveditorato regionale per la Campania e presso gli istituti di Napoli Poggioreale e Prato, si contano 11 suicidi in Campania e 4 nell'istituto penitenziario di Poggioreale.
  Trattando, in generale, delle iniziative finalizzate alla prevenzione dei suicidi all'interno delle carceri, si ribadisce che il Ministero, a mezzo del preposto Dap, nel tempo, ha posto in essere numerosi interventi, proprio con l'obiettivo di alleviare il disagio sofferto dalla persona privata della libertà personale.
  Il piano di azione si fonda sull'impegno congiunto delle figure professionali che operano all'interno degli istituti penitenziari appartenenti sia al personale di polizia penitenziaria che a quello sanitario.
  In questo senso va ricordato il contributo offerto dalla conferenza unificata che, con l'accordo del 19 gennaio 2012 sulle «Linee di indirizzo per la riduzione del rischio autolesivo e suicidano dei detenuti, degli internati e dei minorenni sottoposti a provvedimento penale», ha definito un piano di contrasto ai suicidi in carcere, poi veicolato ai provveditorati regionali e a tutte le direzioni degli istituti penitenziari.
  In particolare, vengono previsti, tra l'altro, il modello di lavoro interdisciplinare e la presa in carico congiunta, con le quali le varie figure professionali collaborano sinergicamente, al fine di lenire il disagio della persona, offrendo vicinanza e supporto sociale.
  Successivamente, con circolare Dap 3 maggio 2019 recante: «Interventi urgenti in ordine all'acuirsi di problematiche in tema di sicurezza interna riconducibili al disagio psichico», ha inteso ribadire i concetti sopra espressi, evidenziando la necessità di una fattiva collaborazione tra le varie amministrazioni, con il coinvolgimento anche dei garanti delle persone private della libertà personale e delle autorità giudiziarie.
  Inoltre, è stato chiesto ai provveditori regionali di verificare se, nei distretti di competenza, siano stati stipulati i Piani regionali di prevenzione. E ciò, ove gli stessi manchino, al fine di sollecitarne la pronta approvazione attraverso l'interlocuzione con le rispettive autorità sanitarie.
  Allo stato, l'obiettivo della sottoscrizione degli accordi è stato raggiunto quasi ovunque e costante è stata l'attività di monitoraggio e impulso operata dalla competente direzione generale dei detenuti e del trattamento.
  È stata poi ribadita l'importanza e il ruolo fondamentale all'uopo svolto dallo
staff multidisciplinare, evidenziando la necessità che esso agisca non soltanto sulle situazioni rispetto alle quali si è manifestato un evento o una richiesta di aiuto, bensì anche sui cosiddetti «casi silenti», riguardanti le persone che, all'atto dell'accoglienza in istituto e nell'ulteriore prosieguo della detenzione, non abbiano manifestato un disagio particolare.
  Sono stati definiti, altresì, gli ambiti potenzialmente critici verso i quali tutti gli operatori addetti alla gestione della persona detenuta devono essere adeguatamente indirizzati per cogliere eventuali segnali di pericolo (ingresso e accoglienza, colloqui con i familiari, flusso di corrispondenza, fasi pre e post processuali, comunicazioni di eventi traumatici, comportamenti anomali, tendenza all'isolamento, prossima dismissione, etc.).
  Per citare solo gli interventi più recenti, si rappresenta che il 20 ottobre 2022 è stato sottoscritto un protocollo d'intesa tra il consiglio nazionale dell'ordine degli psicologi e il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria.
  Al fine di realizzare una serie di interventi operativi atti non solo a ripristinare, bensì a incrementare ulteriormente l'assistenza psicologica negli istituti a livello nazionale, si è proceduto, dunque, alla presentazione alla cassa delle ammende di due appositi progetti, già approvati.
  Il primo, denominato «Integrando Mediazione 2024», per l'importo di 1.000.000 di euro, al fine di incrementare l'assunzione di mediatori culturali; il secondo, denominato «Integrando Osservazione 2024», per l'importo di 4.000.000 di euro, per l'incremento delle assunzioni di esperti
ex articolo 80 dell'ordinamento penitenziario.
  Inoltre, il Ministero della giustizia ha procurato un'integrazione di risorse pari a 5.000.000 di euro sul bilancio, relativamente al capitolo di spesa 1766, pertinente, per l'appunto, all'osservazione psicologica.
  Pertanto, le risorse messe a disposizione per il corrente esercizio finanziario sono state più che triplicate rispetto al 2023 al fine di fornire un valido supporto anche e soprattutto nell'ottica della prevenzione del rischio suicidano negli istituti penitenziari.
  Si rappresenta, altresì, che, atteso l'andamento degli eventi suicidari posti in essere da persone detenute, è stato istituito il 14 marzo 2023 un gruppo di lavoro sul rischio suicidario, coordinato dal direttore generale dei detenuti e del trattamento e composto da varie professionalità qualificate del Dap, con il compito di definire protocolli operativi ed elaborare momenti di formazione per il personale penitenziario, al fine di tutelare la salute psico-fisica dei detenuti e prevenire gli eventi suicidari.
  Il 26 ottobre 2023 il citato gruppo di lavoro ha reso una relazione finale dopo aver effettuato un'analisi accurata delle diverse tipologie di eventi suicidari avvenuti nell'anno 2022 sulla base della nazionalità, dell'età, del sesso, della posizione giuridica, del titolo di studio e anche con riferimento all'eventuale stato di tossicodipendenza. Un'attenzione particolare è stata dedicata alla allocazione dei detenuti che si sono tolti la vita, sia con riferimento alla tipologia di istituto penitenziario sia riguardo alla collocazione in camere di pernottamento singole.
  È stata avviata, altresì, una recente interlocuzione con il Consiglio nazionale dell'ordine forense, con il consiglio nazionale dell'ordine degli psicologi e con l'ispettore generale dei cappellani penitenziari, per allargare la platea dei soggetti che possano concorrere fattivamente a compiere tutti gli interventi possibili – a legislazione invariata e con le risorse disponibili – per la prevenzione dei suicidi.
  Nell'ambito delle azioni di prevenzione del fenomeno dei suicidi, si è inoltre ipotizzato l'uso di particolari tecnologie. Per questo motivo, è stata avviata una interlocuzione con l'Agenzia per l'Italia digitale (AGID), per valutare le potenzialità della tecnologia applicata alla prevenzione dei suicidi negli istituti penitenziari, in modo da facilitare agli operatori un intervento preventivo e rapido nei casi in cui emergessero delle condizioni di
alert su intenti autolesivi o autoconservativi.
  Si è dato, inoltre, un grande impulso alla diffusione e all'implementazione degli osservatori regionali permanenti sulla Sanità penitenziaria e all'istituzione dei tavoli locali permanenti, attraverso l'attività congiunta delle direzioni di ciascun istituto penitenziario e delle competenti aziende sanitarie locali.
  Parallelamente altrettanta priorità è stata data al lavoro dei detenuti.
  A tal riguardo, si segnalano le continue e costanti interlocuzioni istituzionali volte a realizzare progettualità di sviluppo e potenziamento di tale ambito.
  In particolare, l'avvio del PN 2021-2027, ovvero il piano di utilizzo dei finanziamenti in attuazione della convenzione stipulata il 31 maggio 2024 tra Ministero del lavoro e delle politiche sociali e Ministero della giustizia, volto a favorire l'inclusione socio-lavorativa delle persone sottoposte a misura penale e la formazione professionale.
  L'obiettivo primario che si intende perseguire è l'incremento del numero di detenuti occupati e l'acquisizione di competenze professionali che possano migliorare la gestione del tempo detentivo e favorire il reinserimento sociale.
  Da ultimo, durante l'anno in corso, con nota 29 luglio 2024, sono state individuate ulteriori strategie preventive, sensibilizzando le articolazioni competenti a una revisione dei piani locali di prevenzione, prevedendo la convocazione dello
staff multidisciplinare nell'immediatezza di un gesto di autonocumento o di un tentativo di suicidio.
  La direzione generale dei detenuti e del trattamento monitora costantemente la presenza dei piani locali e regionali di prevenzione del suicidio, attraverso la consultazione dell'applicativo informatico 12 «Presidi sanitari negli istituti penitenziari» a disposizione di questa Amministrazione e alimentato dalle stesse direzioni penitenziarie.
  A tal proposito, si rappresenta che la casa circondariale di Napoli Poggioreale è provvista del piano locale di prevenzione delle condotte suicidarie aggiornato, adottato il 5 novembre 2021 e valido sino al 10 aprile 2026.
  Trattando del sovraffollamento, come già più volte ribadito, il Ministero, a mezzo del preposto Dap allo scopo di fronteggiarne l'urgenza, oltre che continuare l'attività di riqualificazione del patrimonio edilizio a essa concesso in uso governativo, è costantemente impegnato in un programma finalizzato all'aumento del numero dei posti regolamentari mediante il recupero di quanto già disponibile e l'edificazione di nuovi corpi di fabbrica in complessi esistenti, ovvero realizzando nuovi padiglioni detentivi in comprensori già sedi penitenziarie.
  Risulta che alla data del 31 dicembre 2024 presso la casa circondariale di Napoli «Poggioreale» si registra la presenza di un totale di 2.095 detenuti, rispetto a una capienza regolamentare pari a complessivi 1.624 posti, rilevandosi un indice percentuale di affollamento pari al 154,27 per cento, in linea con altri istituti del distretto.
  Inoltre, sul totale, 1.788 sono i detenuti di nazionalità italiana e 307 sono stranieri.
  Non si registrano violazione dei parametri minimi stabiliti dalla Corte Edu, atteso che tutti i detenuti risultano avere a disposizione uno spazio di vivibilità superiore ai 3 metri quadri.
  Con riferimento alle asserite criticità strutturali della casa circondariale di Napoli «Poggioreale», il Ministero ha predisposto interventi di manutenzione ordinaria/straordinaria per il miglioramento della struttura e delle relative condizioni di igienico-sanitarie alcuni dei quali già in corso, nonché interventi – che produrranno nuovi posti detentivi, secondo il piano nazionale che sarà attuato dal neo istituito commissario straordinario per l'edilizia penitenziaria.
  Riguardo alle criticità di ordine prettamente edilizio dell'istituto di Poggioreale, deve tenersi conto anche delle considerevoli limitazioni alle possibilità d'intervento sulla struttura, in ragione dei vincoli storico-monumentali gravanti sulla struttura.
  Essendo l'immobile soggetto a tutela da parte della competente soprintendenza, per ogni intervento che si intende eseguire, si rende necessario acquisirne il relativo parere ai sensi degli articoli 21 e 22 del decreto legislativo n. 42 del 2004.
  Anche per tale motivo, si segnala che per l'istituto di Napoli Poggioreale già oggetto di diversi interventi, con l'obiettivo di ricavare nuovi spazi da adibire alle attività trattamentali, il 19 maggio 2022 è stato istituito un tavolo tecnico permanente con tutte le parti coinvolte al fine di programmare e coordinare il piano degli interventi da effettuarsi.
  Per quanto concerne i lavori in corso o programmati per il risanamento dei corpi di fabbrica, tra i più significativi si segnala la ristrutturazione e adeguamento al decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000 dei padiglioni: «Napoli», «Salerno», «Italia» e «Genova», la ristrutturazione, adeguamento e ampliamento della cucina centrale dell'istituto, al fine di ottemperare, per caratteristiche dimensionali e di spazio, alle vigenti normative e la ristrutturazione di nuovi locali da adibire a scuole e laboratori.
  Relativamente, infine, all'implementazione di nuovi posti detentivi nel contesto regionale, si evidenzia infine che, entro la fine del 2026, è prevista, nell'ambito del piano d'intervento di cui al piano nazionale complementare (PNC) al PNRR, la realizzazione di 1 nuovo padiglione detentivo da 80 posti (definito «ad alta vocazione trattamentale») presso la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   SERRACCHIANI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la direzione generale del personale e della formazione del Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria ha chiesto ai dirigenti amministrativi di seconda fascia delegati al pagamento delle spese di giustizia di sottoscrivere un addendum al provvedimento di conferimento dell'incarico Pdg, che introduce un nuovo obiettivo: rispettare i tempi di pagamento di fatture e richieste equivalenti, in linea con l'articolo 4-bis del decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 aprile 2023, n. 41, nell'ambito delle riforme del Pnrr (Riforma 1.11);

   la normativa prevede che il mancato rispetto del termine di 30 giorni per il pagamento di debiti commerciali comporti una riduzione della retribuzione di risultato dei dirigenti interessati, non inferiore al 30 per cento, applicabile anche nel 2024, configurando responsabilità per ritardi nei pagamenti;

   la circolare Rgs n. 36 dell'8 novembre 2024 stabilisce che un credito si qualifica come «commerciale» solo in presenza di requisiti specifici: un contratto e una prestazione resa da un'impresa o libero professionista. La semplice emissione di una fattura elettronica registrata nella piattaforma PCC non è sufficiente, poiché è necessario un rapporto negoziale tra la pubblica amministrazione e un fornitore che svolga attività imprenditoriale o professionale;

   la giurisprudenza della Cassazione e le posizioni della direzione generale degli affari giuridici e legali del Ministero della giustizia confermano che le spese di giustizia non possono essere qualificate come crediti commerciali;

   i ritardi nei pagamenti per le spese di giustizia derivano principalmente da mancanza di fondi adeguati e problemi strutturali nelle procedure ministeriali. La stessa circolare della Rgs chiarisce che i ritardi nel trasferimento delle risorse finanziarie non costituiscono cause legittime di sospensione dei termini di pagamento;

   i dirigenti delegati al pagamento delle spese di giustizia non controllano direttamente il trasferimento dei fondi o l'organizzazione dei pagamenti presso uffici periferici (tribunali e giudici di pace), con cui non sussistono rapporti gerarchici, e sarebbero penalizzati per ritardi derivanti da questi fattori esterni;

   il sito del Ministero della giustizia precisa che dall'indice di tempestività dei pagamenti sono esclusi i pagamenti relativi alle spese di giustizia dei capitoli 1360 e 1363, evidenziando la loro natura distinta rispetto ai crediti commerciali –:

   se si intenda confermare l'applicabilità della disciplina sulle transazioni commerciali di cui al decreto legislativo n. 231 del 2002 alle spese di giustizia, nonostante la giurisprudenza contraria e i rilievi espressi dalla direzione generale affari giuridici e legali dello stesso Ministero della giustizia;

   se sia a conoscenza delle criticità operative che impediscono ai dirigenti amministrativi di seconda fascia di rispettare per le spese di giustizia tempi di pagamento assimilabili a quelli delle transazioni commerciali;

   quali iniziative intenda adottare per garantire condizioni operative e finanziarie adeguate ai dirigenti delegati al pagamento, evitando che siano penalizzati per cause fuori dal loro controllo;

   quali interventi siano previsti per accelerare il trasferimento dei fondi destinati alle spese di giustizia, così da evitare responsabilità improprie;

   se intenda rivedere i criteri di valutazione della performance dirigenziale, tenendo conto delle effettive condizioni operative e delle criticità strutturali;

   se confermi che solo i direttori generali del Ministero e i magistrati capi ufficio siano delegati al pagamento di crediti relativi a transazioni commerciali e quali iniziative di competenza siano state intraprese affinché questi rispondano di eventuali inadempienze, incluse quelle organizzative, e con quali risultati.
(4-03905)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'onorevole interrogante pone quesiti specifici in merito alla richiesta, rivolta da questo Ministero ai dirigenti amministrativi di seconda fascia delegati al pagamento delle spese di giustizia, di sottoscrivere un addendum al provvedimento di conferimento dell'incarico con cui si introduce l'obiettivo ulteriore del rispetto dei termini di pagamento di fatture e richieste equivalenti, così come previsto dall'articolo 4-bis del decreto-legge n. 13 del 2023, convertito con modificazioni dalla legge n. 41 del 2023.
  I quesiti muovono dall'assunto per cui, in base alla giurisprudenza espressasi sul punto, i crediti per spese di giustizia non sarebbero inquadrabili in termini di crediti commerciali, con conseguente inapplicabilità della disciplina normativa dettata in tema di ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali.
  Per rispondere ai quesiti posti occorre innanzitutto premettere che per «spese di giustizia» si intendono i costi sostenuti ed anticipati dallo Stato per l'espletamento di determinate attività connesse ad un processo civile o penale; trattasi di spese espressamente indicate dal decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002 e per le quali è previsto che, ricorrendo i presupposti di legge, lo Stato possa procedere al recupero di ciò che ha anticipato.
  Il pagamento delle spese di giustizia segue le regole generali di contabilità di Stato, come previsto dall'articolo 21, comma 2, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, a norma del quale «al pagamento delle spese di giustizia si provvede secondo le ordinarie procedure stabilite dalla vigente normativa di contabilità generale dello Stato»
  L'
iter di liquidazione e pagamento delle spese è articolato e complesso, in quanto prevede l'intervento di diversi uffici ed unità operative e trova la sua regolamentazione nel decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002.
  Come noto, alla direzione generale degli affari interni di questo Ministero è, tra l'altro, attribuita la gestione:
i) del capitolo di bilancio 1360 «spese di giustizia», sul quale vengono stanziati i fondi necessari al pagamento sia degli avvocati che svolgono la difesa dei soggetti ammessi al patrocinio a spese dello Stato, sia della generalità delle spese processuali (quali, ad esempio, quelle per notifiche di atti giudiziari, consulenti, periti, traduttori, custodi, giudici popolari, testimoni, trasferte per il compimento di atti processuali); ii) del capitolo 1363 «spese di giustizia per l'intercettazione di conversazioni e comunicazioni», sul quale vengono stanziati i fondi necessari a coprire il fabbisogno sia delle cosiddette prestazioni obbligatorie – che, ai sensi dell'articolo 96, comma 1, del decreto legislativo n. 259 del 2003 (Codice delle comunicazioni elettroniche), come modificato dall'articolo 1, comma 88 della legge n. 103 del 2017, sono quelle «a fini di giustizia effettuate a fronte di richieste di intercettazioni e di informazioni da parte delle competenti autorità giudiziarie» – sia delle cosiddette prestazioni funzionali, correlate al noleggio degli apparati impiegati per le operazioni di intercettazione ritenute dal Pm procedente (e dal Gip che le autorizza) indispensabili nel corso delle indagini preliminari.
  Tutte le spese di giustizia vengono pagate a fronte di un decreto di pagamento emesso dal magistrato competente, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002; atto, questo, di natura giurisdizionale ed in quanto tale impugnabile con il rimedio dell'opposizione.
  La predetta direzione generale è ordinatore primario di spesa: adotta ordini di accreditamento a beneficio della rete dei funzionari delegati al pagamento delle spese di giustizia (articolo 165 TUSG), presenti presso tutte le Corti di appello, tutte le procure generali della Repubblica, le procure della Repubblica e i tribunali di maggiori dimensioni, sulla scorta delle indicazioni previsionali di fabbisogno pervenute con cadenza quadrimestrale dai medesimi funzionari entro le scadenze disposte dalle circolari della direzione generale stessa.
  Nel periodo immediatamente successivo alla scadenza del termine assegnato per le indicazioni di fabbisogno la direzione generale dà corso alla tempestiva predisposizione dei decreti di impegno per spesa delegata e, successivamente, dei conseguenti ordini di accreditamento, a valere sui capitoli sopra indicati, e per le somme richieste dai funzionari delegati nei limiti delle disponibilità di bilancio.
  Questi ultimi, nella qualità di ordinatori secondari di spesa, sono le unità operative che provvedono ad evadere le molteplici fatture emesse dai diversi creditori, a fronte di prestazioni rese a titolo di spese di giustizia.
  Giova aggiungere che la spesa di giustizia è, per sua natura, obbligatoria, derivando direttamente dall'esercizio dell'attività giurisdizionale, piuttosto variabile e non prevedibile, in quanto condizionata dalle numerose e diversificate esigenze processuali, nonché dai tempi con cui gli uffici giudiziari procedono alla liquidazione della spesa (che, come detto, avviene con decreto del magistrato ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002), sulla quale questa amministrazione non può in alcun modo interferire.
  Quanto alla natura in senso tecnico dei crediti per spese di giustizia si annoverano precedenti di legittimità che, con riferimento al noleggio di apparecchiature destinate ad intercettazioni telefoniche, ne escludono l'inquadramento in termini di credito commerciale, qualificandolo piuttosto come spesa straordinaria di giustizia sottratta alla libera contrattazione, «sicché al compenso non si applicano gli interessi moratori di cui al decreto legislativo n. 231 del 2002, nemmeno alla luce del terzo e quinto considerando della Direttiva n. 7 del 2011 del Parlamento europeo e del Consiglio del 16 febbraio 2011, applicabile, avendo lo scopo di tutelare la concorrenza, alle “pubbliche amministrazioni aggiudicatrici”, dunque, alle sole transazioni commerciali frutto di una procedura di evidenza pubblica» (cfr. Cass. 9 gennaio 2020, n. 208; nello stesso senso, per limitarci alle più recenti, Cassazione, 8 luglio 2020, n. 14242 e Cassazione 24 gennaio 2019, n. 2074: «In materia di spese di giustizia, la liquidazione del compenso per il noleggio ad una Procura della Repubblica di apparecchiature destinate ad intercettazioni telefoniche ed ambientali, intendendosi con ciò la messa a disposizione delle menzionate apparecchiature e, se del caso, del personale addetto al loro funzionamento, deve essere effettuata ai sensi dell'articolo 168 del decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115»).
  Sul punto, tuttavia, si deve evidenziare che nell'ambito di un contenzioso tra operatori di telefonia e il Ministero, avente ad oggetto proprio la natura delle spese per intercettazione di comunicazioni, la Corte di cassazione - Sezione III civile, con propria ordinanza del 2 febbraio 2024, ha sollevato – ai sensi dell'articolo 267 TFUE – innanzi alla Corte di giustizia dell'Unione europea una questione pregiudiziale, inerente all'applicazione (o meno) della direttiva dell'Unione europea sui ritardi nei pagamenti (2011/7/UE) alla fattispecie del noleggio delle apparecchiature necessarie alle intercettazioni telefoniche, disposto dall'autorità giudiziaria per fini d'indagine (articolo 96 decreto legislativo n. 259 del 2003, Codice delle comunicazioni elettroniche).
  In particolare, la Corte di legittimità, ha richiesto alla Corte di giustizia di pronunciarsi sul possibile contrasto tra la normativa nazionale in materia di liquidazioni e di pagamenti delle prestazioni funzionali alle operazioni d'intercettazione (principalmente l'articolo 168 decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002, Testo Unico in materia di spese di giustizia), così come tradizionalmente interpretata dalla stessa Corte di legittimità, con la normativa euro-unitaria in materia di lotta al ritardo dei pagamenti nelle transazioni commerciali.
  Sulla questione la Corte di giustizia ad oggi non si è ancora pronunciata.
  Ciò detto, pare opportuno segnalare in questa sede che, proprio per garantire il massimo coinvolgimento degli attori istituzionali nell'attuazione della normativa da cui trae origine l'iniziativa cui l'atto di sindacato ispettivo allude, il Ministero della giustizia ha costituito un gruppo di lavoro cui partecipa anche la sua Direzione generale del personale e della formazione, con il compito di implementare le necessarie misure organizzative e mantenere un monitoraggio costante dei tempi di pagamento. In quella sede detta Direzione generale ha già rappresentato le criticità correlate al coinvolgimento dei funzionari delegati, aprendo un'interlocuzione attualmente in corso.
  Dal confronto periodico assicurato in sede di
task force potranno scaturire, se del caso, correttivi utili in vista del raggiungimento dell'obiettivo, garantendo tempistiche congrue rispetto alle verifiche sul raggiungimento del target.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   STEFANAZZI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la legge 22 febbraio 2000, n. 28, reca disposizioni in materia di parità di accesso ai mezzi di informazione durante le campagne elettorali e referendarie e per la comunicazione politica;

   tra i princìpi cardine della legge ci sono quelli dell'imparzialità ed equità di accesso all'informazione e alla comunicazione politica che le emittenti radiotelevisive devono assicurare a tutti i soggetti politici, intendendosi per «comunicazione politica radiotelevisiva» (ai sensi dell'articolo 2, comma 1, della suddetta legge), «la diffusione sui mezzi radiotelevisivi di programmi contenenti opinioni e valutazioni politiche»;

   l'articolo 2, comma 3, inoltre, specifica che la parità di condizioni nell'esposizione di opinioni e posizioni politiche è assicurata anche nelle tribune politiche, nei dibattiti, nelle tavole rotonde, nelle presentazioni in contraddittorio di programmi politici, nei confronti, nelle interviste e in ogni altra trasmissione nella quale assuma carattere rilevante l'esposizione di opinioni e valutazioni politiche; all'articolo 11-quater, comma 1, si ribadisce che «le emittenti radiofoniche e televisive locali devono garantire il pluralismo, attraverso la parità di trattamento, l'obiettività, l'imparzialità e l'equità nella trasmissione sia di programmi di informazione, nel rispetto della libertà di informazione, sia di programmi di comunicazione politica»;

   tra gli altri, il Codice di autoregolamentazione in materia di attuazione del principio del pluralismo regola i messaggi politici autogestiti a pagamento, intesi, ai sensi dell'articolo 2, comma 1, lettera d), come «ogni messaggio recante l'esposizione di un programma o di una opinione politica»;

   come segnalato con l'interrogazione 4/03018 a prima firma dell'interrogante (cui non è stata fornita alcuna risposta), in data 18 giugno 2024, sull'emittente locale pugliese Telerama è andata in onda – tra le ore 21:00 e le ore 23:00 – la registrazione integrale di una intervista, avvenuta domenica 16 giugno 2024, tra la candidata sindaca al comune di Lecce, Adriana Poli Bortone, già senatrice, e i giornalisti di quattro testate, locali e nazionali;

   tale intervista è stata mandata in onda a pochi giorni dal turno di ballottaggio attraverso lo strumento dello «spazio autogestito a pagamento», utilizzato come escamotage per consentire alla candidata in questione di occupare uno spazio televisivo molto ampio, in contrasto con i citati princìpi di imparzialità, parità di accesso, pluralismo ed equità di trattamento;

   alcuni giorni dopo il sottoscritto ha denunciato il fatto anche al prefetto di Lecce;

   l'emittente ha reagito mandando in onda in maniera continuativa, durante i due giorni del ballottaggio, un editoriale riguardante l'interrogante;

   alcuni giorni dopo il secondo turno di votazioni è stato recapitato presso l'abitazione dell'interrogante un proiettile accompagnato da una lettera minatoria;

   con delibera n. 331/24/Cons., l'Autorità Garante delle Comunicazioni ha sanzionato l'emittente poiché lo «Speciale» è stato trasmesso «in violazione della normativa vigente in materia di parità di accesso ai mezzi di informazione durante le campagne elettorali e referendarie per la comunicazione politica»;

   negli ultimi 3 anni Telerama ha beneficiato di contributi pubblici spettanti alle emittenti televisive commerciali per la realizzazione di obiettivi di pubblico interesse, tra i quali la promozione del pluralismo dell'informazione e il miglioramento dei livelli qualitativi dei contenuti forniti da tali emittenti. Questi contributi sono stati erogati a favore di Telerama dal Ministero delle imprese e del made in Italy per un totale di oltre 3,1 milioni di euro –:

   se non intenda, anche alla luce di quanto esposto in premessa, adottare iniziative di competenza volte a verificare il corretto adempimento da parte di Telerama degli obblighi previsti dal regolamento concernente i criteri di riparto tra i soggetti beneficiari e le procedure di erogazione delle risorse del Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione in favore delle emittenti televisive e radiofoniche locali, nonché ad adottare gli eventuali conseguenti provvedimenti di rideterminazione dei contributi spettanti a tale emittente.
(4-03499)

  Risposta. — In risposta all'interrogazione in esame, si ricorda che la legge del 2000, n. 28, «promuove e disciplina, al fine di garantire la parità di trattamento e l'imparzialità rispetto a tutti i soggetti politici, l'accesso ai mezzi di informazioni per la comunicazione politica»; in particolare l'articolo 4, comma 5, prevede che ogni anno il Ministero delle imprese e del made in Italy provvede, di concerto con il Ministero dell'economia finanze, a definire la misura del rimborso da riconoscere alle emittenti radiofoniche e televisive locali che accettano di trasmettere messaggi autogestiti a titolo gratuito nelle campagne elettorali o referendarie.
  Il rimborso per ciascun messaggio autogestito è erogato dalle regioni che si avvalgono, per l'attività istruttoria e per la gestione degli spazi offerti dalle emittenti, del Comitato regionale per le comunicazioni.
  In merito ai poteri di vigilanza, l'articolo 10 della predetta legge dispone che ogni violazione debba essere denunciata entro dieci giorni dal fatto e che tale denuncia debba essere comunicata alternativamente all'Agcom, all'emittente privata o all'editore presso cui è avvenuta la violazione, al competente comitato regionale per le comunicazioni o al gruppo della Guardia di finanza nella cui competenza territoriale rientra il domicilio dell'emittente o dell'editore.
  A seguire, l'articolo 11-
quinquies ribadisce la competenza in capo all'Agcom definendo nello specifico i poteri di vigilanza e sanzionatori in capo all'Autorità, disposizione espressamente richiamata anche dall'articolo 9 Codice di autoregolamentazione adottato ai sensi della legge 6 novembre 2003, n. 313.
  Pertanto, alla luce della normativa richiamata, non sussistono profili di competenza in capo a questo Ministero in ordine alle verifiche da espletare per il presidio delle disposizioni in materia di messaggi politici autogestiti a pagamento.
  Per quanto riguarda le procedure di erogazione delle risorse del Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione in favore delle emittenti televisive e radiofoniche locali, si ritiene di dover chiarire che il Ministero delle imprese e del
made in Italy, eroga contributi di sostegno alle emittenti locali così come regolamentato dal decreto del Presidente della Repubblica n. 146 del 23 agosto 2017, con il quale si disciplinano i criteri di riparto e le procedure di erogazione delle risorse finanziare del Fondo unico per il pluralismo e l'innovazione digitale dell'informazione e dell'editoria.
  Il decreto fissa dei requisiti specifici di ammissione e di valutazione ai fini dei contributi che vengono ripartiti sulla base di graduatorie nazionali, distintamente per le emittenti televisive e per quelle radiofoniche.
  Possono presentare domanda per l'accesso ai citati finanziamenti, ai fini dell'erogazione dei contribuiti, specifiche tipologie di emittenti (emittenti televisive titolari di autorizzazione per fornitura di servizi media audiovisivi in ambito locale per marchi/palinsesti diffusi con numerazione automatica; emittenti radiofoniche locali legittimamente operanti in tecnica analogica; emittenti televisive e radiofoniche aventi carattere comunitario in ambito locale).
  Con riferimento alla società citata nella interrogazione, si informa che essa è utilmente collocata in graduatoria, poiché sono stati accertati i requisiti di ammissione fissati nel suindicato decreto del Presidente della Repubblica e non sono state rilevate cause di esclusione dalla graduatoria o di revoca del contributo concesso nel biennio precedente.
  L'emittente ha, infatti, dimostrato di soddisfare i criteri relativi al numero di dipendenti, alla produzione di telegiornali locali e all'adesione ai codici di autoregolamentazione. Allo stato, inoltre, non sono state rilevate cause di esclusione dalla graduatoria e/o di revoca del contributo concesso nel biennio precedente (periodo valutato nella predisposizione della graduatoria dell'anno di riferimento).
  Fermo restando quanto sopra, il Ministero assicura che nell'ambito delle previsioni dettate dalla normativa di riferimento vengono effettuati tutti i necessari controlli, prima e dopo la pubblicazione delle graduatorie, a presidio della correttezza delle procedure e nel rispetto delle finalità individuate dalla legge 2016, n. 198 istitutiva del Fondo del pluralismo.

Il Sottosegretario di Stato per le imprese e il made in Italy: Massimo Bitonci.


   VIETRI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   desta preoccupazione la notizia, riportata dagli organi di stampa, che il Corpo di polizia provinciale di Salerno sarà presto oggetto di una riorganizzazione decisa dal presidente Alfieri, che intenderebbe procedere a una scissione del Corpo in due settori, con due strutture organizzative distinte, ma senza la previsione di un potenziamento degli agenti impiegati;

   tale decisione, se confermata, porterebbe, a parere dell'interrogante, il citato corpo di polizia provinciale ad essere depotenziato, smembrato e diviso, in aperto contrasto sia con la normativa di riferimento, sia, in particolare, con la politica del Ministro Piantedosi che, unitamente all'Unione Province d'Italia (UPI), sta lavorando per il potenziamento di tutte le polizie provinciali;

   come si legge nel comunicato stampa dell'UPI, all'indomani del confronto con il Governo, «L'impegno del Governo e del Parlamento potrà essere l'occasione per far fare al Paese un passo avanti alla pubblica amministrazione, disegnando una nuova Provincia con funzioni mirate alla crescita dei territori. Tra le questioni su cui occorre una riflessione con il Ministero dell'interno vi è la ricostituzione in tutto il Paese dei corpi di polizia provinciale, che sono rimasti operativi solo in alcune Regioni, chiarendone i compiti e valorizzando questi servizi e il ruolo degli agenti. Pensiamo in particolare alle azioni di controllo della fauna selvatica, come al contrasto delle frodi ambientali e del bracconaggio. L'incontro è stato molto positivo e il Ministro Piantedosi ha mostrato condivisione e sostegno alle nostre proposte e ci ha annunciato nuovi incontri operativi, così da accompagnare tutto il percorso di Controriforma delle Province attraverso un confronto costante» –:

   di quali informazioni disponga il Governo in merito ai fatti di cui in premessa.
(4-00405)


   VIETRI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   il corpo di polizia provinciale di Salerno ha rappresentato e rappresenta, nell'ambito delle polizie locali, un punto di riferimento per i territori dell'intera provincia, svolgendo sin dalla sua istituzione, importanti attività di polizia nell'ambito della gestione delle strade provinciali e la tutela e la valorizzazione dell'ambiente, affiancando il Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri nei controlli ambientali sul territorio;

   i numeri certificano l'azione del corpo di polizia provinciale di Salerno: dal 2015 al 2022, si parla di 500 attività d'indagine, 800 verifiche esposti-denunce, 870 notizie di reato, 240 persone-imprese deferite all'autorità giudiziaria, 380 tra misure cautelari e sequestri probatori, 1.200 accertamenti stradali e ambientali;

   nel 2015, ad opera della cosiddetta riforma Madia, il corpo ha subìto la perdita di numerose unità tanto da passare da oltre 50 unità a sole 14 unità, ma, nonostante la riduzione del personale, con grande sforzo di tutti gli appartenenti, ha sempre continuato a fornire un importante supporto a tutti gli organi di polizia sul territorio, sia statali che locali, nell'ambito delle numerose attività di controllo del territorio;

   la provincia di Salerno ha sempre continuato ad investire sul corpo di polizia provinciale in virtù degli indirizzi dell'Unione province italiane che, in audizione nell'ottobre 2020, in Commissione affari costituzionali alla Camera dei deputati, auspicava un maggior potenziamento dei corpi e servizi di polizia provinciale, avanzando la proposta di una legge nazionale che coordini tutti i corpi di polizia locale per le province e le città metropolitane;

   nel piano triennale del fabbisogno dell'Ente per l'anno 2022, stante l'esiguità di personale e nell'ottica del rafforzamento e riorganizzazione del corpo, si è proceduto all'assunzione di ulteriori due agenti della polizia provinciale che hanno preso servizio il 16 gennaio 2023:

   nonostante ciò, con il voto favorevole della maggioranza di centrosinistra in consiglio provinciale, che ha seguito la linea dettata dal presidente Franco Alfieri, a pochi mesi dal suo insediamento, si è deciso per lo «scioglimento del corpo», con la revoca della norma d'istituzione del 1997, unitamente all'abrogazione del regolamento risalente al 2012 che prevedeva, tra l'altro, ben quattro nuclei (ambientale, ittico-venatorio, protezione civile, polizia stradale);

   tale decisione, che rischia di avere ricadute preoccupanti su tutto il vasto ed eterogeneo territorio salernitano, è stata, peraltro, presa in modo imperativo, senza un tipo di confronto e di coinvolgimento istituzionale con i rappresentanti dei lavoratori (Rsu) e le organizzazioni sindacali, senza un doveroso coinvolgimento degli appartenenti al corpo, con un'integrazione dell'ordine del giorno inserito 48 ore prima del consiglio provinciale del 26 maggio 2023, nonostante l'opposizione avesse chiesto un rinvio per la delicatezza della questione;

   a parere dell'interrogante, appare giustificata anche la preoccupazione dei sindacati per i lavoratori in bilico, il cui futuro è tuttora ignoto e che potrebbero perdere la qualifica di operatore di polizia locale;

   dure le parole di commento del presidente nazionale Anvu, Silvana Paci, sulla soppressione del corpo di polizia provinciale di Salerno: «[...] per ripristinare e valorizzare il Corpo della Polizia Provinciale di Salerno si chiede un intervento immediato, affinché tale scempio possa cessare e si possa continuare a dare sicurezza ai territori, all'ambiente, ed ai cittadini che hanno diritto di beneficiare del lavoro degli uomini e delle donne che indossano quella divisa e presenti nel territorio per garantire la tutela ambientale, zoofila, ittico venatoria e la sicurezza in generale» –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali siano i suoi intendimenti in merito al corpo di polizia provinciale.
(4-01146)

  Risposta. — Sulla base degli elementi informativi acquisiti dalla prefettura di Salerno, risulta che con delibera n. 26 del 26 maggio 2023 il Consiglio provinciale di Salerno ha disposto la revoca della propria precedente delibera, risalente all'aprile del 1997, con la quale era stato istituito il Corpo di polizia provinciale e, al contempo, ha abrogato anche il relativo regolamento.
  Per effetto di tale provvedimento il personale appartenente al disciolto Corpo ha perso la qualifica di operatore di polizia locale, e pertanto, l'ente provinciale ha richiesto alla prefettura di Salerno di dichiarare, ai sensi dell'articolo 5, comma 3, della legge n. 65 del 1986, la perdita della qualifica di agente di pubblica sicurezza nei confronti dei soggetti interessati.
  Le motivazioni della citata delibera del maggio 2023, si fondano su quanto disposto dal decreto-legge del 19 giugno 2015 n. 78 in relazione alla riforma degli enti di area vasta.
  In particolare l'articolo 5, comma 1, del predetto decreto-legge n. 78 del 2015 stabilisce che «in relazione al riordino delle funzioni di cui all'articolo 1, comma 85, della legge 7 aprile 2014, n. 56, e fermo restando quanto previsto dal comma 89 del medesimo articolo relativamente al riordino delle funzioni da parte delle regioni, per quanto di propria competenza, nonché quanto previsto dai commi 2 e 3 del presente articolo, il personale appartenente ai Corpi ed ai servizi di polizia provinciale di cui all'articolo 12 della legge 7 marzo 1986, n. 65, transita nei ruoli degli enti locali per lo svolgimento delle funzioni di polizia municipale, secondo le modalità e procedure definite con il decreto di cui all'articolo 1, comma 423, della legge 23 dicembre 2014, n. 190.»
  Il comma 2 dell'articolo 5, inoltre, prevede che «gli enti di area vasta e le città metropolitane individuano il personale di polizia provinciale necessario per l'esercizio delle loro funzioni fondamentali, fermo restando quanto previsto dall'articolo 1, comma 421, della legge 23 dicembre 2014, n. 190.».
  Sulla base di tale ultima previsione già nel 2015 la provincia di Salerno, con il decreto presidenziale n. 154, aveva provveduto all'individuazione del personale di polizia provinciale da assegnare all'esercizio delle funzioni fondamentali dell'ente, con particolare riferimento alla tutela e valorizzazione dell'ambiente e alla gestione delle strade provinciali.
  Nel solco del percorso avviato, nell'organigramma dell'Ente approvato con il decreto del Presidente della provincia n. 10 del 2023, sono stati individuati due distinti nuclei di polizia provinciale assegnati uno al settore ambiente e l'altro al settore viabilità per lo svolgimento delle funzioni individuate nel decreto presidenziale n. 154 del 2015.
  Alla luce di tali passaggi è stato, pertanto, evidenziato il venir meno della necessità ed indispensabilità del Corpo di polizia provinciale per l'esercizio di fini e compiti che la provincia di Salerno ha inteso perseguire con le modalità previste mediante la predetta riorganizzazione.
  Da ultimo, si segnala che il Tribunale amministrativo regionale, sezione staccata di Salerno, sezione Prima, con sentenza n. 821 del 2024 ha respinto il ricorso presentato da alcuni agenti del corpo di polizia provinciale avverso la più volte citata delibera del maggio 2023, ritenendo legittima la decisione adottata dal Consiglio Provinciale.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Wanda Ferro.