XIX LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Risoluzione in Commissione:
Le Commissioni I e III,
premesso che:
in ragione dell'uscita del Regno Unito dall'Unione europea, sono cessati gli effetti giuridici della direttiva del 19 dicembre 1994, che stabilisce le modalità di esercizio del diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali per i cittadini dell'unione che risiedono in uno Stato membro di cui non hanno la cittadinanza. Con la Brexit si è pertanto determinato lo scenario nel quale non è consentito, a una parte dei cittadini italiani residenti in loco, di partecipare o essere eletti a varie elezioni locali previste dall'ordinamento britannico. Nulla cambia nello status di elettore per i cittadini italiani che risultano legalmente residenti nel Regno Unito al 31 dicembre del 2020. Ciò in forza di quanto espressamente previsto dalla normativa nazionale britannica;
in linea generale, nello scenario britannico, i cittadini dell'Unione europea possono registrarsi, votare o candidarsi solo se: sono cittadini di Danimarca, Lussemburgo, Polonia, Portogallo o Spagna e risiedono nel Regno Unito con permesso di soggiorno; sono cittadini di qualsiasi altro Paese dell'Unione europea che erano legalmente residenti nel Regno Unito entro il 31 dicembre 2020 e hanno mantenuto il loro status senza interruzione;
i cittadini di Danimarca, Lussemburgo, Polonia, Portogallo o Spagna possono votare nel menzionato scenario di elezioni locali in ragione di specifici accordi bilaterali siglati tra Regno Unito e i rispettivi Paesi;
per consentire, dunque, anche ai cittadini italiani che risiedono nel Regno Unito dal 1° gennaio 2021 di partecipare al voto locale e amministrativo, occorrerebbe adottare misure similari a quelle messe in atto dai citati Paesi europei, ossia uno specifico accordo o protocollo bilaterale con il Regno Unito in materia;
si sottolinea che nel Regno Unito, il fatto di aver diritto di voto alle elezioni locali contribuisce a fare punteggio in termini di credit score anche nel fondamentale contesto della candidatura per riuscire ad affittare un immobile;
concretamente, il credit score è un indicatore della capacità di gestire le finanze, utilizzato da istituti di credito e fornitori di servizi per valutare il rischio nel concedere prestiti o servizi finanziari. Viene calcolato dalle agenzie di riferimento del credito del Regno Unito, considerando vari fattori tra cui l'iscrizione al registro elettorale, che aiuta a confermare l'identità e l'indirizzo di residenza. Una mancata registrazione comporta un punteggio più basso. Un punteggio più alto può portare a migliori tassi di interesse e limiti di credito più elevati, e può venire utilizzato anche dai locatori per valutare potenziali inquilini;
il 20 novembre 2024 la prima firmataria del presente atto di indirizzo, ha svolto una interrogazione a risposta immediata in III Commissione al fine di sensibilizzare il Governo su tale tema. Nel contesto, il Sottosegretario Silli ha reso noto il pieno impegno dell'Esecutivo a risolvere le problematiche di tipo amministrativo conseguenti alla Brexit,
impegnano il Governo:
ad avviare urgentemente negoziati per siglare un'intesa bilaterale tra Italia e Regno Unito in materia di voto su modello di quelle menzionate, anche al fine di evitare, per quanto di competenza, una ingiusta penalizzazione degli italiani residenti nel Regno Unito dal 1° gennaio 2021;
a procedere ad opportuni approfondimenti e valutazioni in merito alla necessità di ponderare una analoga postura negoziale, sempre alla luce di una prospettiva di piena reciprocità nell'ambito di intese bilaterali, rispetto ad altri Paesi extra UE le cui comunità presenti sul territorio nazionale presentino significativi e consolidati legami con l'Italia.
(7-00276) «Onori, Richetti».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta in Commissione:
GIACHETTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
il Titolo II del Libro I del decreto legislativo n. 159 del 2011 disciplina le misure di prevenzione patrimoniali;
l'articolo 29 stabilisce che «l'azione di prevenzione può essere esercitata anche indipendentemente dall'esercizio dell'azione penale»;
l'articolo 28 prevede la possibilità di richiedere la revocazione della confisca definitiva quando questa si pone in contrasto con una sentenza di assoluzione sopravvenuta;
dalle relazioni periodiche dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata si evince il numero delle aziende confiscate e non anche il numero di quelle che sono state restituite ai legittimi proprietari;
dalle notizie di cronaca si apprende che sono state applicate confische di prevenzione verso soggetti assolti con sentenza definitiva dal reato di associazione mafiosa;
la giurisprudenza di legittimità ritiene che al procedimento di prevenzione non si applichino le garanzie penali e i principi del giusto processo e consente la possibilità – non prevista espressamente dalla legge – di disporre la confisca nei confronti di soggetti assolti dal reato di associazione mafiosa;
nell'ambito del ricorso n. 29614/16 (Cavallotti c. Italia), promosso da un gruppo di imprenditori siciliani assolti dall'accusa di associazione mafiosa e ciononostante destinatari di confisca, la Corte Edu ha posto al Governo italiano una serie di quesiti, fra i quali i seguenti: a) se la confisca di prevenzione, per la sua gravità e le sue caratteristiche, non si debba considerare una vera e propria sanzione penale, in quanto tale non applicabile a soggetti non colpevoli; b) se la confisca di prevenzione applicata nei confronti di soggetti assolti non violi la presunzione di innocenza;
dalle notizie di cronaca si apprende che, al termine di procedimenti di prevenzione sono state restituite ai legittimi proprietari aziende decotte, fallite, poste in liquidazione, in condizioni di sovraindebitamento, con danno significativo all'indotto in cui quelle imprese operavano;
le persone che hanno ottenuto la revoca delle misure di prevenzione, di fatto non possono reinserirsi nel mondo imprenditoriale. Le aziende, quando ancora non fallite, vengono restituite senza liquidità e i proprietari non riescono a far fronte ai debiti spesso ingenti maturati durante l'amministrazione giudiziaria. La misura di prevenzione, ancorché sia stata revocata, ha generato delle «pregiudiziali bancarie» che non permettono di avere accesso al credito e neppure un semplice conto corrente bancario. Ai danni patrimoniali si aggiungono quelli morali che è difficile quantificare;
l'ordinamento prevede una serie di agevolazioni al fine di garantire la continuità delle aziende in amministrazione giudiziaria ma non prevede alcuna forma di ristoro a favore di coloro che hanno ottenuto la revoca delle misure di prevenzione –:
se il Governo possa fornire dati puntuali relativi a quante aziende siano state confiscate nell'ambito di procedimenti di prevenzione in danno di soggetti che: a) sono stati definitivamente assolti dal reato di associazione mafiosa; b) non sono mai stati indagati per fatti di mafia; c) dopo essere stati indagati, hanno ottenuto l'archiviazione del procedimento penale;
se il Governo intenda adottare iniziative di carattere normativo per evitare che uno strumento pensato per togliere i beni ai mafiosi venga utilizzato nella prassi applicativa per colpire i non mafiosi;
se il Governo intenda fornire il numero complessivo nazionale delle aziende dissequestrate a partire dall'entrata in vigore della legge n. 664 del 1982 e quelli relativi alle singole regioni e se, in relazione a tali aziende, vi sia stata una riduzione dei posti di lavoro, del fatturato e del gettito fiscale;
se il Governo intenda adottare iniziative, anche di carattere normativo, volte a prevedere a favore delle persone che hanno ottenuto la restituzione dei beni: a) una qualche forma di ristoro per risanare le aziende o avviare nuove attività produttive; b) misure volte a consentire la riabilitazione di fronte al sistema bancario e creditizio e a ripristinare lo status patrimoniale quo ante quali, ad esempio, la rimessione in termini per i debiti scaduti (mutui e finanziamenti).
(5-03515)
Interrogazioni a risposta scritta:
ROSATO, ONORI, PASTORELLA, SOTTANELLI, D'ALESSIO e RUFFINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
il cosiddetto «caso Paragon» sta destando in queste ultime ore preoccupazione per la sua estrema opacità e potenziale gravità; risultano coinvolti circa cento soggetti di oltre dieci Paesi diversi, tra cui anche l'Italia;
dopo una settimana dalle prime notizie, ci sono ancora molti aspetti da chiarire sulla questione delle persone spiate tramite i propri cellulari personali attraverso il software d'intercettazione Graphite fornito dall'azienda israeliana Paragon Solutions ma che fa capo a un fondo statunitense;
in particolare, Graphite consente di sottoporre a controllo un dispositivo tramite l'invio di un file infetto senza che il soggetto debba interagire con esso cliccando su qualche collegamento o scaricando involontariamente il software;
la società, che collabora solo con Stati e organizzazioni governative alleate degli Stati Uniti per indagini su crimini e terrorismo, ha annunciato che il software in questione non potrà più essere utilizzato dall'Esecutivo italiano che lo aveva in licenza. Paragon Solutions avrebbe infatti deciso di rescindere il contratto nella serata di mercoledì 5 febbraio 2025. La notizia è stata riportata, il 6 febbraio 2025, dal quotidiano britannico The Guardian, che cita fonti a conoscenza della questione le quali hanno accettato di parlare sotto garanzia dell'anonimato;
secondo la ricostruzione, l'azienda avrebbe «terminato» il contratto dopo aver appurato che a essere intercettati non erano solo criminali, ma anche attivisti e giornalisti. Secondo Paragon, sarebbero stati violati i termini di licenza e il quadro etico;
Palazzo Chigi, attraverso una nota, ha fatto sapere che è impossibile che «siano stati sottoposti a controllo da parte dell'intelligence, e quindi del Governo», i soggetti coinvolti fornendo una lista di Stati che hanno in dotazione il medesimo software. Poi ha aggiunto che, «trattandosi di una questione che il Governo considera di particolare gravità», è stata attivata «l'Agenzia per la cybersicurezza nazionale, che dipende dalla Presidenza del Consiglio»;
il Governo ha dato disponibilità a riferire al Copasir sulle questioni relative all'uso di questi strumenti e inerenti alla sicurezza nazionale;
Paragon ha solo confermato che i suoi clienti italiani erano «un'agenzia di polizia e un'organizzazione di intelligence» e il quotidiano israeliano Haaretz ha precisato come la società israeliana lavori esclusivamente con entità statali;
la notizia suscita seri timori in merito alla sicurezza e a possibili pregiudizi alla libertà e a prerogative costituzionalmente garantite;
è urgentemente necessario chiarire le circostanze di un episodio inquietante su cui permangono estremi dubbi e preoccupazioni non solo in merito a come e perché siano state individuate determinate utenze su cui installare il citato spyware, ma anche in merito alle iniziative urgenti da intraprendersi a fini di chiarezza e trasparenza –:
se corrisponda al vero che la società Paragon solutions fornisse software anche alle agenzie di intelligence italiane o altri dipartimenti governativi e che il Governo abbia autorizzato l'utilizzo di questo strumento;
se corrisponda al vero che tale collaborazione sia stata interrotta su iniziativa del fornitore per la violazione da parte del cliente di clausole contrattuali o per un utilizzo non corretto dei programmi;
quali iniziative il Governo italiano abbia assunto e intenda assumere al fine di tutelare gli eventuali cittadini italiani risultati sotto intercettazione;
quali siano le prime risultanze dell'indagine condotta sul caso dall'Agenzia per la cybersicurezza nazionale e se da questa emergano ulteriori e più ampi rischi per la sicurezza informatica nazionale relativi anche a soggetti esteri.
(4-04304)
BENZONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
le corti di giustizia tributaria sono organi giurisdizionali giudicanti nelle controversie in materia tributaria, con competenza riguardo alle controversie riguardanti i tributi di ogni genere e specie comunque denominati, preposte a risolvere le liti tra fisco e cittadini;
entro il prossimo agosto 2025, secondo quanto previsto dall'articolo 1, comma 1, della legge 9 agosto 2023, n. 111, recante la delega al Governo per la riforma fiscale, il Governo è tenuto ad esercitarla anche relativamente alla cosiddetta «geografia» delle medesime corti di giustizia tributaria. Deve, quindi, rivedere la distribuzione territoriale delle corti di primo grado e delle sezioni staccate di quelle di secondo grado, con relativa riassegnazione del personale giudicante e di segreteria (articolo 19, comma 1, lettere l) e m));
secondo quanto si è avuto modo di apprendere da un articolo del quotidiano Il Sole 24 ore del 6 febbraio 2025, sarebbe oggetto di confronto, in questi giorni, con il Consiglio di presidenza della giustizia tributaria, un dossier messo a punto dal Viceministro Leo che potrebbe rivoluzionare la geografia giudiziaria del fisco: l'ipotesi è di un taglio secco del 62 per cento dei 103 tribunali fiscali italiani di primo grado. In altre parole, 39 corti assorbirebbero le restanti 64;
stando ai dati, l'obiettivo sarebbe quello di mantenere aperte poche corti che raccolgono ciascuna un minimo di 1.000-1.500 ricorsi annui;
il piano di riordino riguarderebbe più consistentemente le regioni del Nord Italia, le quali storicamente hanno un ampio numero di corti con modesti flussi di ricorsi. Tuttavia, secondo tale progetto, la Valle d'Aosta perderebbe l'unico ufficio giudiziario tributario ad oggi presente andando ad accorparsi con la corte di Torino. In Friuli Venezia Giulia, invece, il capoluogo Trieste perderebbe la corte, accorpata con Pordenone e Gorizia alla sede di Udine. Anche il Centro Italia subirebbe tagli consistenti;
regione che subirebbe molto è sicuramente la Lombardia. Assieme a Milano, sono fatte salve solo Cremona e Bergamo, che andrebbero però a incorporare Lodi, Mantova, Pavia, Brescia, Como, Lecco, Sondrio e Varese. Da undici si passerebbe a tre: tale decisione, se messa effettivamente in atto, dimostra ad avviso dell'interrogante una scarsa conoscenza del territorio e delle necessità dei cittadini;
in particolare, la provincia di Brescia – già segnata dalla decisione della chiusura della filiale della Banca d'Italia – rischierebbe di perdere molto in termini di servizi ed efficienza, soprattutto in considerazione della funzionalità baricentrica, anche dal punto di vista viabilistico, che tale provincia rappresenta per la Lombardia orientale, oltre ad essere un distretto di corte d'appello;
nel 2024 le corti di primo grado hanno ricevuto 182.124 ricorsi, dato che testimonia un aumento del 30 per cento rispetto al numero dei ricorsi presentati nel 2023 e, seppur sia condivisibile una razionalizzazione dei costi, sembra del tutto inopportuna e irragionevole una tale organizzazione delle sedi capace di ripercuotersi negativamente sul buon funzionamento della giustizia tributaria e sui cittadini;
la Corte di giustizia tributaria di Brescia, peraltro, a differenza di altre corti lombarde, supera la soglia dei 1.000 ricorsi annui (nel 2023 furono 1.021) –:
se non ritenga necessario adottare iniziative volte a prevedere, nell'ambito della riforma dell'organizzazione degli uffici giudiziari, una revisione dell'attuale assetto che sia razionale ed efficiente per l'intero territorio nazionale nonché funzionale al fine di una presenza di prossimità per garantire gli indispensabili requisiti di efficienza ed efficacia del sistema;
con particolare riferimento alla provincia di Brescia, quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di scongiurare un ulteriore arretramento delle istituzioni dal territorio, oltre che conseguenze negative sulle lavoratrici e sui lavoratori coinvolti.
(4-04306)
FARAONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
da organi di stampa è emerso che la divisione di sicurezza informatica di Meta ha segnalato l'uso del software Graphite, prodotto dalla società israeliana Paragon Solutions acquistata recentemente da un fondo statunitense, per condurre operazioni di spionaggio nei confronti di 90 cittadini europei inclusi giornalisti attivisti e membri della società civile. Tra i soggetti spiati, figurano sette italiani, tra i quali Francesco Cancellato, direttore di Fanpage.it, Luca Casarini, fondatore e capomissione dell'Ong Mediterranea Saving Humans, Beppe Caccia, armatore della medesima Ong e Husam El Gomati, attivista libico che ha denunciato i rapporti tra l'Italia e il governo del suo paese;
il software Graphite nato con la finalità di prevenire attività criminali, rientra nella categoria degli spyware di tipo «zero-click», ovvero programmi in grado di infettare dispositivi senza alcuna interazione da parte dell'utente, consentendo il controllo remoto totale del dispositivo, l'accesso a comunicazioni, messaggi, file e informazioni sensibili;
secondo le policy ufficiali della società sviluppatrice, il software sarebbe venduto esclusivamente a governi e agenzie governative di Paesi alleati degli Stati Uniti, il che solleva interrogativi circa il coinvolgimento diretto o indiretto di enti statali o strutture affiliate nella sorveglianza illecita di cittadini italiani;
il Governo ha risposto ufficialmente alla vicenda con una nota di Palazzo Chigi escludendo che siano stati sottoposti a controllo da parte dell'intelligence, e quindi del Governo, giornalisti e attivisti;
il Governo avrebbe confermato il numero delle persone italiane coinvolte nello spionaggio e reso pubblica una lista dei Paesi in cui lo spionaggio è avvenuto, tra cui Belgio, Grecia, Lettonia, Lituania, Austria, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna e Svezia, dicendosi disponibile a riferire al Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza) sulla vicenda;
tuttavia, poche ore dopo, il Guardian e il quotidiano israeliano Haaretz hanno rivelato che Paragon Solutions aveva stracciato due contratti con l'Italia: uno con un'agenzia delle forze di polizia e uno con un'agenzia di intelligence, entrambe pubbliche e sotto il controllo del Governo;
non si sarebbe trattato di una sospensione temporanea, ma di una cancellazione definitiva dovuta alla violazione dei termini di servizio e del quadro etico previsto dagli accordi. Secondo Paragon, il Governo italiano non avrebbe rispettato le norme etiche obbligatorie per l'uso del software di sorveglianza;
ad avviso dell'interrogante la coincidenza temporale tra la sospensione, la rivelazione dello spionaggio su attivisti e giornalisti e la cancellazione dei contratti solleva tuttavia forti dubbi su un possibile coinvolgimento diretto del Governo italiano o di sue articolazioni, inclusa la possibilità che un corpo dello Stato, come un'agenzia di intelligence o una forza di polizia, abbia agito di propria iniziativa al di fuori del controllo governativo –:
se vi siano contratti o accordi in essere tra enti governativi italiani e la società Paragon Solutions, direttamente o tramite intermediari, per l'acquisto o l'utilizzo di software di sorveglianza e, in tal caso, quali siano le finalità di tali accordi e i soggetti coinvolti;
se il Governo abbia messo in atto operazioni di sorveglianza sui cittadini italiani indicati in premessa e su altri attivisti della società civile con un software atto a prevenire attività criminali;
per quale motivo, se il Governo esclude ogni coinvolgimento nell'attività di spionaggio, la società Paragon ha dichiarato di aver rescisso il contratto con l'Italia a causa di violazioni delle condizioni di utilizzo del software;
quali iniziative di competenza intenda mettere in atto il Governo per evitare abusi nell'uso di tecnologie di sorveglianza e se siano previste ulteriori iniziative per tutelare la privacy e le libertà fondamentali dei propri cittadini.
(4-04307)
ROSATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
l'Associazione italiana di solidarietà con il popolo palestinese, presieduta da Mohammed Hannoun, sarebbe – secondo fonti dell'intelligence israeliana e del Dipartimento del Tesoro americano – parte di un network riconducibile ad una filiera europea costituita da fondazioni ed Onlus che finanziano l'organizzazione terroristica Hamas;
in questo quadro, lo stesso presidente Hannoun sarebbe un terminale operativo e referente di Hamas nel nostro Paese, diventando – dopo l'arresto di Abu Rashid nei Paesi Bassi per finanziamento illegale del terrorismo – la punta di diamante all'interno della rete di associazioni europee che inviano risorse economiche ad Hamas;
a partire dall'ottobre 2021, il giornalista Massimiliano Coccia, sul quotidiano «La Repubblica» e su «Linkiesta» ha realizzato numerose inchieste su Hannoun e la sua rete, dando notizia della chiusura dei conti correnti bancari e delle segnalazioni agli organismi competenti in materia di anti riciclaggio fino all'inclusione di Hannoun e della sua rete associativa nelle black list del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti;
per questo lavoro di reportage, Massimiliano Coccia è stato oggetto di numerose minacce ed ingiurie provenienti da ambienti dell'antagonismo e legati alla rete di cui sopra;
inoltre, Mohammed Hannoun ha ricevuto nel novembre 2024 un provvedimento di foglio di via dal comune di Milano per istigazione all'odio avendo esaltato le azioni antisemite di Amsterdam avvenute a latere della partita tra Maccabi Tel Aviv e Ajax;
nonostante questo provvedimento, il 7 febbraio 2025, Hannoun è riuscito ad intervenire, anche se solo telefonicamente, al corteo di Milano per la Palestina rivolgendo un ulteriore invito ad intensificare attività, i cortei e i presìdi davanti ai consolati e alle ambasciate americane, definendo l'attuale presidente americano «un vigliacco criminale» –:
se il Governo sia a conoscenza di questi accadimenti e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di verificare se – come ricostruito da numerosi reportage e dalle segnalazioni del Dipartimento del Tesoro americano – Mohammed Hannoun sia un referente di Hamas nel nostro Paese;
quali iniziative di competenza abbia predisposto al fine di tutelare la sicurezza del giornalista Massimiliano Coccia oggetto di minacce ed ingiurie per il lavoro di inchiesta sulla rete guidata da Mohammed Hannoun;
quali misure intenda adottare al fine di preservare la sicurezza delle sedi diplomatiche degli Stati Uniti in vista dell'intensificazione delle attività, dei cortei e dei presìdi annunciata da Mohammed Hannoun nella manifestazione del 7 febbraio 2025.
(4-04308)
AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA
Interrogazione a risposta scritta:
FEDE e PAVANELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
con decreto ministeriale n. 166 del 19 giugno 2014, di concerto con il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, è stato rilasciato il decreto di compatibilità ambientale per la realizzazione del progetto «San Benedetto Stoccaggio» consistente nella conversione del campo di produzione gas San Benedetto, facente parte della concessione di coltivazione denominata «San Benedetto», in campo di stoccaggio gas della futura concessione di stoccaggio San Benedetto e nella relativa gestione;
il decreto è stato rilasciato con pareri positivi con prescrizioni della Commissione VIA e VAS n. 1125 del 14 dicembre 2012, del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo n. DG/PBAAC/34.19.04/916/2012 del 14 gennaio 2013; successivamente è intervenuto un ulteriore parere – n. 1205 del 19 aprile 2013 – con il quale la Commissione VIA e VAS ha ritenuto le prescrizioni contenute nel parere della regione Marche del 18 marzo 2013 compatibili con quelle contenute nel parere n. 1125 del 14 dicembre 2012;
in linea di massima, il progetto prevede la perforazione di massimo 6 pozzi nelle vicinanze dell'esistente centrale gas San Benedetto, la costruzione di una nuova unità di compressione per consentire lo stoccaggio di gas naturale prelevato dalla rete nazionale e di una nuova Unità di Trattamento per rendere il gas estratto dal campo conforme alle specifiche di vendita; l'impianto sarà dotato anche di tutte le unità di servizio necessarie per il funzionamento;
con istanza perfezionata il 12 marzo 2010 il proponente ha presentato istanza di proroga del decreto di compatibilità ambientale rilasciata con decreto ministeriale n. 166 del 19 giugno 2014;
con decreto ministeriale n. 268 del 13 luglio 2022 il Ministro della transizione ecologica di concerto con il Ministero della cultura ha emanato un diniego alla proroga dei termini di validità della VIA fondato sul rilievo di plurime lacune nella documentazione al fine della chiusura positiva del procedimento;
il proponente avendo promosso ricorso sentenza avverso il predetto diniego al TAR Lazio, ha ottenuto, con sentenza n. 11075 del 2023, l'annullamento del decreto ministeriale n. 268 del 13 luglio 2022;
a valle di tale pronuncia la Direzione generale valutazioni ambientali del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica ha dunque riavviato procedimento di istanza di proroga, la cui conclusione è prevista nei prossimi giorni;
non è chiaro come possa essere considerato ancora valido tale progetto a oggi, in considerazione delle mutate condizioni geopolitiche internazionali – tra cui il conflitto bellico in Ucraina – che hanno determinato una diversa strategia di approvvigionamento di gas con ricorso anche a gassificatori a mare né come possa essere stato adeguato il progetto in considerazione della variazione di classe di zonazione sismica del comune di San Benedetto del Tronto dalla classe 3 (considerata nel progetto valutato con decreto ministeriale n. 166 del 19 giugno 2014) a 2 (classe dove forti terremoti sono possibili) a seguito della deliberazione della giunta regionale Marche n. 1142 del 19 settembre 2022;
da ultimo si rappresenta che a oggi il progetto autorizzato nel 2012 non è stato realizzato, in quanto non è stato ancora rilasciato il titolo minerario, come si evince dal bollettino ufficiale degli Idrocarburi e delle Georisorse Anno LXVIII n. 11, 30 novembre 2024, disponibile sul sito web del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, in cui il progetto risulta in stato di «istanza di concessione di stoccaggio» –:
se sia stata valutata l'alternativa alla realizzazione del progetto in relazione alla presenza di gassificatori a mare e come sia stato riconfigurato il progetto alla luce della variata e più severa classe di zonazione sismica del comune di San Benedetto del Tronto;
se non sia il caso di sospendere qualsiasi valutazione di competenza, in attesa del rilascio del titolo minerario.
(4-04300)
CULTURA
Interrogazione a risposta in Commissione:
CASU, MANZI, BERRUTO e IACONO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
Il Piano integrato di attività e organizzazione Piao 2025-2027, evidenzia, tra l'altro, la forte differenza tra dotazione organica di diritto e personale in servizio al 31 dicembre 2024. Il totale complessivo della dotazione organica di diritto, infatti, come si legge nella tabella 2 a pagina 98 è di 19.184 unità, mentre il personale in servizio è pari a 12.463 unità, con una scopertura complessiva di 6721 unità;
la successiva tabella 3 a pagina 99, «rappresenta la scopertura tra la dotazione organica di diritto ed il personale in servizio di questo Ministero». Si nota tra l'altro il gap di 100 su 100 per il personale definito ad «Area Elevate Professionalità». Inoltre, per quel che riguarda il personale dell'Area funzionari, il gap e di 2019 unita (5587 funzionari previsti dalla pianta organica, 3550 il personale in servizio, 18 comandati in altre amministrazioni), mentre quello relativo all'area assistenti è di 4.412 unità (12.944 previsti dalla pianta organica, 8253 in servizio, 9 comandati). Infine, per l'area operatori la dotazione prevista sarebbe di 323 unità, mentre in servizio se ne registrano 195, con una scopertura, pari a 128 unità;
la carenza di personale rispetto alla pianta organica sopra rilevata è tale da dover spesso impiegare personale assunto per determinate mansioni, anche in altri compiti non propri;
una risposta alla situazione sopra esposta è stato certamente il bando di concorso pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 dell'8 novembre 2022 relativo al «Concorso pubblico, per titoli ed esami, per il reclutamento di un contingente complessivo di cinquecentodiciotto unità di personale non dirigenziale, a tempo pieno ed indeterminato, da inquadrare nell'area III, nei ruoli del Ministero della cultura ad eccezione della provincia di Bolzano»;
successivamente, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 maggio 2023 ha aggiunto altre 100 unità, ed il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 novembre 2023 ulteriori 500, per un totale, quindi, di 1122 convocati;
il concorso è stato svolto e quasi tutte le graduatorie sono state completamente utilizzate. Tuttavia, a quanto risulta all'interrogante, restano ancora non esaurite due graduatorie. La prima fa riferimento al profilo 05, Storico dell'arte, che prevedeva 35 unità e che ha avuto dopo gli orali 467 idonei, dei quali sono stati assunti per scorrimento fino al n. 193 (restano 274 idonei non assunti). La seconda si riferisce al profilo 08, Demoetnoantropologo, dove erano previste 10 unità da assumere, e che dopo gli orali registrava 27 idonei. Tra questi 24 sono stati assunti successivamente, mentre restano ancora 3 idonei non assunti;
in totale, quindi, sono disponibili 277 unità che hanno superato il concorso e che sono preparate e pronte a prendere servizio, riducendo il gap di personale sopra ricordato e che sono in grado di assicurare maggiore efficacia alla gestione e tutela del nostro patrimonio culturale, materiale e immateriale –:
quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato per garantire, non solo un futuro di dignità e crescita ai professionisti ancora in attesa di poter contribuire attivamente alla tutela e valorizzazione dei nostri beni culturali, ma anche una maggior efficacia ed efficienza dell'azione dello stesso Ministero della cultura.
(5-03524)
Interrogazioni a risposta scritta:
GRIMALDI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
dopo varie interrogazioni parlamentari, è stata avviata, con nota degli ispettori ministeriali inviata all'allora presidente del Centro sperimentale di cinematografia, Sergio Castellitto, il 4 novembre 2024, un'ispezione per chiarire varie criticità nella gestione ed organizzazione della Fondazione: licenziamento del dirigente della Cineteca, Stefano Iachetti; consulenze esterne (con particolare riferimento al contratto e al ruolo di Angelo Tumminelli, già manager teatrale di Castellitto, nonché degli avvocati contrattualizzati); contratto dell'autista assunto dal Presidente Castellitto (che non è stato neanche pubblicato nella sezione trasparenza); incarico di Castellitto alla moglie Margaret Mazzantini, con un gettone di 4 mila euro, per intervistare lo scrittore israeliano David Grossman alla rassegna «Diaspora degli artisti in guerra». Tutti temi su cui l'interrogante aveva già chiesto risposte al Ministero con diversi atti di sindacato ispettivo;
inoltre, risulta all'interrogante che ancora non siano state rese note le risultanze dell'ispezione e le eventuali responsabilità che l'ispezione potrebbe avere individuato;
nella relazione della Corte dei conti al Parlamento (determinazione del 5 dicembre 2024, n. 165) si legge che «la società Centro sperimentale di cinematografia Production s.r.l., totalmente partecipata dalla Fondazione, considerati i negativi risultati di bilancio rilevati alla data del 31 dicembre 2019, è stata posta in liquidazione con atto notarile del 3 febbraio 2021. La fase di liquidazione è terminata il 30 dicembre 2022 con l'approvazione del bilancio finale di liquidazione e la successiva cancellazione, avvenuta in data 30 gennaio 2023. Il bilancio finale presenta un patrimonio netto di liquidazione negativo di euro 486.767. Le attività sono risultate incapienti a reintegrare per intero i finanziamenti erogati dal socio unico per coprire le perdite degli anni pregressi. Essendo il patrimonio netto negativo, non vi è un piano di riparto finale. Il Centro sperimentale, in quanto socio unico, si è accollato, pertanto, la residua perdita della società.»;
come noto, il 13 novembre 2024, Sergio Castellitto ha presentato le sue dimissioni dalla presidenza della Fondazione Centro sperimentale di cinematografia;
il 10 dicembre 2024 il Ministro ha designato Gabriella Buontempo presidente della Fondazione Centro sperimentale di cinematografia;
in una intervista del 14 novembre 2024 Pupi Avati commenta le dimissioni di Castellitto dicendo che «forse aveva bisogno di un tecnico al fianco che conoscesse la macchina, come Caterina D'Amico o Marcello Foti»;
risulta all'interrogante che proprio Marcello Foti sia in procinto di essere nominato direttore generale del Csc Foti, attuale direttore artistico del centro sperimentale arti mediterranee, già direttore generale del Csc per 12 anni dal 2006 al 2020 è stato amministratore delegato e consigliere di amministrazione della Csc Production. Foti, però, sarebbe un traghettatore, dato che, ai sensi della legge Madia, potrebbe rimanere in carica solo per un anno e senza emolumenti;
in tutto questo, il materiale infiammabile dell'incendio avvenuto al Csc a giugno 2024 all'interrogante risulta essere ancora in sede. Del nuovo deposito non si ha notizia e, ad oggi, la più antica rivista di cinema (fondata nel 1937), «Bianco e Nero», non ha un direttore, un coeditore né una programmazione. Insomma, la situazione è a giudizio dell'interrogante allo sbando –:
se sia vera l'intenzione di nominare Marcello Foti, a cui si deve a giudizio dell'interrogante gran parte del debito della Csc production e che nel 2020 ha lasciato il Csc con un corposo incentivo all'esodo, a nuovo direttore generale;
in caso affermativo, per quale motivo si sceglierebbe un traghettatore e non un direttore su cui puntare per i prossimi anni affinché risollevi le sorti di quella che rappresenta una delle più antiche istituzioni di alta formazione, insegnamento, conservazione, ricerca e sperimentazione nel campo cinematografico;
quale sia il valore patrimoniale delle 550 bobine di film andate distrutte nell'incendio del giugno 2024.
(4-04303)
GRIPPO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
le fondazioni lirico-sinfoniche italiane costituiscono un patrimonio culturale di rilevanza nazionale e internazionale, la cui attività si fonda sull'eccellenza artistica e sulla valorizzazione delle professionalità coinvolte, tra cui i danzatori. La valorizzazione del balletto e dei danzatori italiani rappresenta, perciò, non solo una questione di tutela delle professionalità, ma anche una necessità culturale, per preservare e promuovere un elemento significativo del patrimonio artistico nazionale;
secondo i dati più recenti risultanti dalle programmazioni pubblicate sui siti ufficiali delle fondazioni lirico-sinfoniche, nel 2025 solo l'11 per cento degli spettacoli prodotti sarà costituito da balletti, e il 42 per cento di questi sarà affidato ad agenzie o compagnie esterne, rendendo evidente una tendenza alla marginalizzazione del balletto rispetto all'opera lirica e ai concerti sinfonici;
laddove le fondazioni lirico-sinfoniche non dispongano di un corpo di ballo stabile, le coreografie per le opere e i balletti vengono frequentemente realizzate ricorrendo a danzatori esterni, talvolta con contratti che potrebbero non rispettare pienamente le norme previste dal contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl), o affidando tali incarichi a compagnie o scuole di danza private;
la mancanza di corpi di ballo stabili nelle fondazioni lirico-sinfoniche ha portato molti danzatori italiani a vivere situazioni di precarietà lavorativa, a emigrare per cercare migliori opportunità all'estero, o ad abbandonare la professione, con grave danno per il settore e per la cultura italiana –:
quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per salvaguardare e promuovere il balletto italiano attraverso il sostegno alla riapertura dei corpi di ballo stabili nelle fondazioni lirico-sinfoniche, garantendo un adeguato riconoscimento ai danzatori italiani e favorendo la loro occupazione stabile, anche prevedendo l'adozione di misure specifiche per assicurare che le fondazioni lirico-sinfoniche rispettino il Ccnl nelle modalità di assunzione dei danzatori e limitino il ricorso alle esternalizzazioni, privilegiando invece la formazione e il mantenimento di corpi di ballo interni.
(4-04312)
GRIPPO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
oltre 400 collaboratori a partita Iva del Ministero della cultura, assunti tramite contratti di collaborazione ai sensi dell'articolo 7, comma 6, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, si trovano attualmente in una situazione di grave incertezza lavorativa a seguito della scadenza dei loro contratti il 31 dicembre 2024;
tali professionisti sono stati selezionati attraverso procedure e avvisi pubblici nel corso del 2024 e rappresentano una risorsa indispensabile per il funzionamento del Ministero e la tutela del patrimonio culturale del nostro Paese;
la maggior parte di essi aveva già maturato esperienza lavorativa presso il Ministero sin dal 2021, svolgendo mansioni di rilevante responsabilità negli uffici e negli istituti periferici del Ministero della cultura, coprendo diverse aree di competenza, e fornendo un contributo essenziale al settore culturale;
durante un incontro del 14 novembre 2024 con il dottor Stefano Lanna, funzionario degli uffici di diretta collaborazione del Ministro della cultura, era stata garantita la disponibilità del Ministero a favorire la continuità lavorativa di questi collaboratori attraverso misure specifiche, oltre alla convocazione di un tavolo tecnico di confronto con la partecipazione del Ministro della cultura, ma tali impegni non sono stati rispettati;
l'ultima legge di bilancio approvata non ha previsto alcuna misura a tutela di questi lavoratori, aggravando ulteriormente la situazione di precarietà –:
quali iniziative urgenti intenda adottare per garantire la continuità lavorativa dei suddetti collaboratori, anche attraverso la tempestiva attivazione di un apposito tavolo tecnico, con il coinvolgimento delle rappresentanze dei lavoratori interessati e delle organizzazioni sindacali, al fine di individuare soluzioni condivise per stabilizzare tali professionalità e garantire un'efficace gestione delle competenze all'interno del Ministero.
(4-04313)
GIUSTIZIA
Interrogazione a risposta orale:
D'ORSO e ASCARI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
dal 1° gennaio 2025 il deposito telematico nel settore penale è diventato obbligatorio per un'ampia fascia di documenti;
dai primi giorni però l'applicativo utilizzato dal Ministero della giustizia «App» ha dimostrato la sua inadeguatezza tecnica, già ampiamente denunciata dagli addetti ai lavori;
il malfunzionamento del sistema ha costretto i presidenti di diversi tribunali a sospenderne l'uso già al primo giorno di ripresa delle udienze;
i problemi non sono solo legati al sistema di trasmissione in sovraccarico, ma anche a quello di ricezione;
l'avvocatura, prevedendo possibili problemi, aveva chiesto il rinvio dell'entrata in vigore della normativa con un periodo cosiddetto «doppio binario» che avrebbe consentito di comprenderne i punti deboli adottando i correttivi senza ledere i diritti dei cittadini;
risulta necessaria e sotto gli occhi di tutti la necessità di rimodulare i tempi di attuazione del processo penale telematico secondo scadenze che tengano conto dell'effettivo avanzamento dei sistemi telematici e della preparazione professionale impartita al personale di cancelleria e fare in modo che siano garantiti di conseguenza il buon andamento della giustizia ed il diritto di difesa –:
se il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative volte a differire l'obbligatorietà dei depositi telematici fintantoché l'infrastruttura digitale del Ministero non risulti adeguata ed efficiente.
(3-01721)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
secondo i dati pubblicati dal Garante nazionale delle persone private della libertà, al 27 novembre 2024, sono state 77 le persone detenute che si sono suicidate nelle carceri italiane, mentre i decessi per cause naturali sono stati 125 e 19 quelli per cause ancora da accertare per un totale tra suicidi e morti per altre cause di 221;
secondo il monitoraggio effettuato da «Ristretti Orizzonti», alla stessa data, le persone che si sono suicidate in carcere sono state 83, mentre i morti per altre cause comprensivi di quelli da accertare sono stati 145 per un totale di 228 morti;
sempre secondo i dati diffusi dal Gnpl il 27 novembre 2024, 66 suicidi si sono verificati nelle sezioni a regime chiuso e 11 in quelle a regime aperto; il Gnpl rende inoltre noto che gli eventi critici sono notevolmente aumentati rispetto al 2023, in quanto i tentati suicidi sono passati da 1.748 a 1.892 (+144), gli atti di autolesionismo sono passati da 11.232 a 11.723 (+491), gli atti di aggressione da 4.802 sono stati 5.200 (+398);
quanto al sovraffollamento, il Gnpl rende noto che al 27 novembre 2024 62.410 detenuti erano ristretti in 46.771 posti effettivi per un sovraffollamento nazionale pari al 133,44 per cento; secondo il Gnpl, l'analisi comparativa relativa agli eventi critici di maggiore rilievo porta ad ipotizzare che all'aumentare del sovraffollamento si possa associare un incremento degli stessi, in particolare di quegli eventi critici che più di altri sono espressione del disagio detentivo, quali atti di aggressione, autolesionismo suicidi, tentativi di suicidio o omicidio, aggressioni fisiche al personale di polizia penitenziaria e al personale amministrativo;
sia per quanto riguarda i suicidi, sia per quanto riguarda le morti per altre cause, analizzando le serie storiche pubblicate sul sito del Ministero della giustizia, si notano delle discrepanze evidenti fra i dati del Ministero e quelli del Gnpl: per il Ministero della giustizia nel 2023 i detenuti che si sono suicidati in carcere sono stati 66 e i morti «per cause naturali» sono stati 122, mentre il Gnpl nel citato ultimo rapporto fornisce il dato di 68 suicidi e 149 morti per cause naturali; inoltre, le serie storiche del Ministero sembrano escludere dall'analisi le morti per cause da accertare;
le organizzazioni sindacali della polizia penitenziaria forniscono il dato allarmante di ben 7 suicidi fra gli agenti del Corpo della polizia penitenziaria –:
se intenda fornire i dati esatti delle persone detenute che sono morte in carcere nel 2023 e 2024 distinti per: suicidi, morti per malattia, morti per cause da accertare, omicidi;
se intenda aggiornare la serie storica fornita dal Ministero, includendo le morti per causa ancora da accertare;
se intenda fornire il dato dei suicidi fra gli agenti della polizia penitenziaria e la serie storica dei suicidi negli ultimi 20 anni;
quali iniziative intenda assumere per abbattere il sovraffollamento, fonte, secondo il Gnpl, dell'aumento degli eventi critici fra la popolazione detenuta;
se intenda assumere iniziative di competenza volte a rivedere la collocazione dei detenuti nelle sezioni a regime chiuso.
(5-03514)
CASU, GIANASSI, SERRACCHIANI, DE LUCA e SARRACINO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
l'efficienza del sistema giudiziario rappresenta una condizione essenziale per la promozione dello sviluppo economico del Paese perché ne favorisce la competitività e l'attitudine ad attrarre investimenti internazionali, soprattutto in presenza di procedure giurisdizionali capaci di garantire adeguatamente l'attuazione delle obbligazioni contrattuali ed esattamente in questa direzione sono andate, infatti, le riforme approvate recentemente dal Parlamento, necessarie al fine di rispettare gli impegni e i tempi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per il settore giustizia;
lo studio del Ministero della giustizia e della Banca d'Italia «Gli effetti dell'ufficio per il processo sul funzionamento della giustizia civile», del 2024, rileva che l'ufficio per il processo sta rivestendo un ruolo virtuoso in termini di efficienza e smaltimento dell'arretrato e che: «I tribunali, che, in rapporto al numero di procedimenti iscritti, hanno impiegato un numero di addetti all'ufficio per il processo superiore alla mediana, hanno registrato una variazione dei procedimenti definiti di circa 4 punti percentuali più elevata rispetto agli altri. L'effetto differenziale è stato più forte (circa 10 punti percentuali) per i procedimenti nelle materie caratterizzate, in media, da una durata più elevata. La maggiore capacità di definire processi, in particolare quelli più complessi, si è riflessa positivamente sull'abbattimento dell'arretrato e sulla durata dei procedimenti»;
un decreto del Ministro interrogato del 6 marzo 2024 ha rideterminato il contingente degli addetti all'ufficio per il processo a tempo determinato nel numero generale di 9.560 unità (dagli originali 8250);
il 5 aprile 2024 è stato indetto un concorso pubblico, per titoli ed esami, su base distrettuale, per il reclutamento a tempo determinato di 3.946 unità di personale non dirigenziale dell'area funzionari, con il profilo di addetto all'ufficio per il processo, da inquadrare tra il personale del Ministero della giustizia, che ha completato le procedure di reclutamento il 17 giugno 2024;
a quanto risulta all'interrogante sembrerebbe che si siano verificate alcune anomalie, in quanto non sarebbe stata assicurata la necessaria trasparenza, con riguardo alla pubblicazione integrale delle graduatorie e alle riserve di legge;
inoltre, sempre a quanto risulta all'interrogante, le convocazioni di vincitori ed idonei sarebbero state effettuate solo tramite email personale (non pec) o, nel caso dello scorrimento supplementare a seguito di rinunce, sondando la disponibilità dei candidati telefonicamente;
dopo sei mesi è stato disposto uno scorrimento che si è realizzato in pochi giorni, dal 24 al 30 dicembre 2024, e che ha riguardato poche decine di idonei, lasciando scoperture di personale, anche perché non sarebbe possibile chiamare idonei residenti in un distretto a occupare posti in un altro distretto;
con provvedimento del 22 gennaio 2025, il Ministero della giustizia ha disposto «l'assunzione, a tempo pieno e determinato fino al 30 giugno 2026, nel profilo di addetto per l'ufficio del processo, area funzionari, di ulteriori 65 candidati di cui all'elenco ivi allegato, parte integrante del presente provvedimento» –:
se non ritenga di dover assicurare la piena operatività delle strutture organizzative denominate «ufficio per il processo», costituite ai sensi dell'articolo 16-octies del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, adottando iniziative per prevedere la stabilizzazione del personale reclutato con il profilo di «addetto all'ufficio per il processo» da inquadrare tra il personale del Ministero della giustizia anche con lo scorrimento integrale delle graduatorie in essere;
se non ritenga di dovere far luce in merito alla mancanza di trasparenza nelle graduatorie ed eventualmente quali misure intenda adottare per porvi rimedio, nonché quali siano i motivi per cui le recenti procedure di scorrimento siano state espletate in tempi molto brevi dopo un'attesa di ben sei mesi dalla conclusione delle procedure concorsuali;
se, vista la forte discrepanza tra quanto messo a disposizione dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e quanto effettivamente speso a meno di due anni dalla fine del Piano, possa assicurare che tutte le risorse saranno spese per il potenziamento dell'ufficio del processo.
(5-03526)
Interrogazioni a risposta scritta:
MALAVASI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
le procure sono sottoposte a un lavoro sempre più difficile ed estenuante a causa del numero crescente e insostenibile dei fascicoli da esaminare e a un numero insufficiente di personale;
tra le procure maggiormente in difficoltà ci sono Ivrea con 1.619 pendenze pro capite, Busto Arsizio con 973 sopravvenienze pro capite e Reggio Emilia con 2.000 pendenze pro capite;
in particolare, per quanto concerne Reggio Emilia, si segnala che la criminalità organizzata ed economica è aumentata in modo significativo;
in tal senso, a dicembre 2024 – presso il comando provinciale dei carabinieri – è stato presentato un bilancio di fine anno preoccupante: 16.875 reati nel 2024 rispetto ai 14.649 del 2023;
si segnala, inoltre, un incessante e rilevante impegno rivolto a contrastare il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti che è in evidente crescita;
a Reggio Emilia si è tenuto uno dei principali processi antimafia degli ultimi anni, noto come Aemilia con 200 indagati;
nel mese di novembre 2024, il procuratore Gaetano Paci ha inviato un report al Consiglio superiore della magistratura, al Ministro interrogato e al procuratore generale della Corte di cassazione, per lamentare una scopertura del 40 per cento dell'organico amministrativo e del 50 per cento dei magistrati e segnalare come «Reggio Emilia fronteggia fenomeni criminali che necessitano di un totale cambiamento di prospettiva. Secondo l'Uif, ufficio antiriciclaggio di Banca d'Italia, dopo Milano e Brescia siamo la provincia con più alta incidenza di infiltrazioni mafiose e criminalità economica e riciclaggio. Abbiamo magistrati con duemila fascicoli sul ruolo. In tanti anni passati in uffici del Sud non ho mai visto niente del genere poiché si è investito, proprio in reazione alle stragi di mafia mentre al Nord siamo in ritardo»;
a parere dell'interrogante a Reggio Emilia ci si trova in presenza di una situazione insostenibile con numeri che imporrebbero un intervento deciso dello Stato;
tuttavia, le piante organiche fissate dal Ministero competente non sembrano tenere conto dell'evoluzione in corso, nonostante numeri in significativo aumento per ciò che concerne le interdittive antimafia (103 nel 2022, primo posto in Italia) con metà dei magistrati che hanno assegnati almeno 2.000 fascicoli a testa;
questo impedisce alla magistratura di dare le risposte necessarie ai cittadini e garantire la loro sicurezza e la celerità dell'azione giudiziaria –:
quali iniziative urgenti di competenza intenda avviare per aumentare le piante organiche della procura di Reggio Emilia, tenendo conto della preoccupante crescita dei fenomeni legati alla criminalità organizzata.
(4-04309)
GRIPPO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
la legge 15 aprile 2024, n. 55, recante disposizioni in materia di ordinamento delle professioni pedagogiche ed educative e istituzione dei relativi albi professionali, all'articolo 6, comma 2, prevede che l'ordine delle professioni pedagogiche ed educative sia istituito con decreto del Ministro della giustizia, sentiti il Consiglio nazionale dell'ordine delle professioni pedagogiche ed educative e le associazioni nazionali rappresentative delle professioni pedagogiche ed educative;
ad oggi, nonostante siano passati quasi nove mesi dall'entrata in vigore della citata legge, gli specifici decreti attuativi necessari al fine di stabilire le procedure per l'iscrizione ai suddetti albi, i termini, nonché le modalità per il funzionamento degli ordini regionali, non sono ancora stati emanati;
tale ritardo – come denunciato dai comunicati stampa delle associazioni del settore quali l'Associazione nazionale dei pedagogisti (Anpe) insieme all'Associazione professioni pedagogiche (App), al Coordinamento nazionale pedagogisti ed educatori (Conped) e alla Federazione pedagogisti ed educatori (Federped) – sta creando notevoli difficoltà a migliaia di professionisti oltre che compromettere la qualità e la stabilità dei servizi territoriali in ambiti cruciali come l'educazione, l'inclusione e il sostegno allo sviluppo delle persone;
secondo quanto l'interrogante ha avuto modo di apprendere, oltre ai mancati passaggi ministeriali, i tribunali che hanno il compito di redigere gli elenchi delle richieste di iscrizione accettate per poi poter avviare le elezioni degli ordini regionali, sono colpiti da una carenza di personale che rende ancora più difficile l'espletamento dei propri compiti tra cui anche proprio quest'ultimo descritto;
in assenza di azioni concrete c'è il rischio che la riforma, oltre a rimanere incompiuta, generi incertezza, confusioni e disagi;
si tratta di un vuoto normativo di una portata tale da penalizzare non solo i professionisti del settore ma anche gli utenti che ne usufruiscono e l'intero sistema educativo e sociale del Paese –:
quando preveda di adottare i decreti attuativi necessari ai fini dell'istituzione dell'ordine delle professioni pedagogiche ed educative.
(4-04311)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
IX Commissione:
IARIA, FENU, CANTONE, FEDE e TRAVERSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
con riferimento alla realizzazione di un collegamento tra Nuoro e l'infrastruttura ferroviaria nazionale, è in corso l'elaborazione di un documento di fattibilità delle alternative progettuali, entro la fine del 2024;
diverse le ipotesi progettuali: l'ottimizzazione del servizio sulla rete Arst, l'adeguamento agli standard Rfi dell'attuale linea Arst Nuoro-Macomer, la realizzazione di una nuova linea a semplice binario elettrificato Nuoro-Abbasanta, l'istituzione di un servizio su gomma;
tuttavia, a quanto consta agli interroganti, non sembra corrispondente il tempo di percorrenza indicato da Rfi, secondo cui il collegamento Nuoro-Abbasanta-Cagliari mediante navetta e treno avrebbe la stessa durata della tratta effettuata interamente in treno. Tale ipotesi non considera che la Sardegna ha flussi di traffico variabili a seconda della stagione e che le strade statali hanno tracciati vecchi che passano nei centri urbani. Vanno inoltre considerati i tempi necessari per il cambio di mezzo, i limiti di velocità e il fatto che il treno più veloce sulla tratta Abbasanta-Cagliari impiega attualmente 1 ora e 24 minuti, e non 1 ora e 10;
appare pertanto illogica la possibilità di comparare il tracciato ferroviario a quello su gomma;
la realizzazione di una nuova linea ferroviaria, rappresenta un'opportunità per migliorare l'accessibilità del bacino del nuorese. Tale infrastruttura contribuirebbe a ridurre l'isolamento delle aree interne, configurandosi come un progetto strategico di primaria importanza per l'intera Sardegna, in quanto connetterebbe i capoluoghi regionali a porti, aeroporti e aree interne;
le alternative progettuali che non prevedono la realizzazione della ferrovia risultano inadeguate rispetto all'esigenza di garantire un'elevata accessibilità e una connessione stabile, considerata anche la preoccupante riduzione dei servizi essenziali, come sanità e istruzione, e il fenomeno dello spopolamento delle aree interne;
l'imminente gara internazionale per l'Einstein Telescope rende indispensabile il rispetto del termine di dicembre 2024 per il completamento del progetto della nuova linea ferroviaria, così da connettere l'unico capoluogo italiano ancora escluso dalla rete ferroviaria nazionale –:
se il Ministro interrogato non ritenga, per quanto di competenza, di adottare iniziative affinché siano riviste le ipotesi progettuali in campo escludendo definitivamente l'alternativa proposta da Rfi con navette su gomma e quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire che la soluzione progettuale scelta soddisfi adeguatamente le esigenze di potenziamento della mobilità nel bacino del Nuorese, assicurando elevati livelli di accessibilità, affidabilità e sostenibilità del trasporto nelle aree interne e in tutta la Sardegna, tenuto conto dell'importanza strategica del progetto a livello regionale e nazionale.
(5-03518)
PASTORELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
nell'ambito dei lavori di velocizzazione della linea ferroviaria Venezia-Portogruaro-Trieste è prevista la realizzazione di un sovrappasso per la chiusura del passaggio a livello PL 45+852 di Via Stazione in comune di San Stino di Livenza (VE);
in data 12 agosto 2022, Rete ferroviaria italiana con comunicazione UA12/08/22 RFI-NEMI.DIN.DINE.TS-VE/A00 rivolta alla regione Veneto, ha richiesto la «valutazione preliminare ai sensi dell'articolo 6, comma 9, del decreto legislativo n. 152 del 2006 relativa al progetto potenziamento linea Venezia-Trieste – Soppressione dei passaggi a livello regione Veneto da realizzarsi nei comuni di San Donà di Piave, Ceggia e San Stino di Livenza»;
il commissario straordinario, con ordinanza n. 10 del 27 febbraio 2023, ha adottato il progetto definitivo relativo al «Potenziamento Venezia-Trieste – Soppressione dei passaggi a livello nei comuni di San Giorgio di Nogaro (UD), Torviscosa (UD), Cervignano (UD) e San Stino di Livenza (VE)»;
il contratto di programma «RFI-MIT 2022-2026», nella parte relativa agli investimenti aggiornata nel 2023, alla Tabella A «Portafoglio interventi in corso e programmatici» – SUB – Tabella A09 «interventi prioritari ferrovie – direttrici di interesse nazionale», prevede l'intervento denominato «Potenziamento Venezia-Trieste lotti prioritari», con costo pari a 246 milioni di euro e con copertura finanziaria per pari importo su risorse del Ministero dell'economia e delle finanze;
il progetto è incluso nel Piano nazionale di ripresa e resilienza Misura M3C1-1.5 «Potenziamento dei nodi ferroviari metropolitani e dei collegamenti nazionali chiave»;
la linea Venezia-Trieste è strategica rispetto al corridoio Baltico-Adriatico del sistema di reti transeuropee dei trasporti (TEN-T). Il suo potenziamento dovrebbe, quindi, ritenersi prioritario;
di conseguenza, si ritiene fondamentale ed urgente la cantierizzazione dei lavori relativi al sovrappasso per la soppressione del passaggio a livello PL 45+852 in comune di San Stino di Livenza –:
quali siano gli elementi che ostacolano l'inizio dei lavori del sovrappasso e quali iniziative di competenza siano previste per i lavori relativi agli altri passaggi a livello presenti lungo la medesima linea Venezia-Trieste tuttora esistenti, tra cui, per esempio, quello situato in località Loncon nel comune di Annone Veneto.
(5-03519)
GHIO, BARBAGALLO, BAKKALI, CASU e MORASSUT. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
da svariati mesi il servizio ferroviario è stato caratterizzato da pesanti difficoltà e gravi disagi per gli utenti, a causa di ritardi e cancellazioni di servizi di trasporto pressoché quotidiani, nella totale assenza di misure di coordinamento, di puntuali informazioni e di interventi efficaci per fronteggiare tali disservizi. Questa situazione ha aggravato il disagio dei pendolari e dei viaggiatori occasionali, evidenziando carenze strutturali e gestionali che richiedono interventi immediati;
in data 27 gennaio 2025 il vicepresidente del Consiglio dei ministri Matteo Salvini, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, ha affermato che «il gruppo Ferrovie dello Stato è pronto ad aprirsi ai privati per fare meglio»;
tale affermazione ha suscitato preoccupazioni e interrogativi, considerando che il gruppo Ferrovie è l'ultima società pubblica privatizzabile di cui lo Stato possiede ancora il 100 per cento ed è un settore che continua ad attrarre investitori, come dimostra il caso Italo;
le difficoltà che vive il settore ferroviario non possono costituire, in alcun modo, un alibi per avviare un percorso di privatizzazione del gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, al pari di quanto già tentato con Poste Italiane, ma piuttosto devono essere l'occasione per costruire un piano di rilancio strategico del settore ferroviario incentrato su servizi efficienti e di qualità, tenendo conto dei contributi del cittadini, delle cittadine e dei turisti, nonché del necessario confronto con i sindacati che rappresentano le lavoratrici e i lavoratori del settore;
da indicazioni di stampa emerge che, fra le novità della revisione Pnrr di febbraio c'è una «riforma ferroviaria» con la previsione di una trasformazione societaria di Rfi con l'apertura del capitale ad altri soggetti, oltre che la revisione delle procedure di programmazione degli investimenti ferroviari con l'abbandono del contratto di programma e l'adozione di un modello con target e milestone e l'apertura, con un vincolo rafforzato, del mercato sui treni dei pendolari con la pubblicazione delle gare nel 2026;
la riforma prevedrebbe anche la costituzione di una società di capitale proprietaria del materiale rotabile ferroviario, dove sarebbero trasferiti i finanziamenti Pnrr alle opere ferroviarie non spesi –:
quali siano le intenzioni del Ministro interrogato sul tema dell'ingresso di privati nel gruppo FS e in particolare nel percorso di trasformazione societaria di Rfi e quali urgenti iniziative abbia adottato per consentire il superamento delle disfunzioni che da diversi mesi stanno causando pesanti disservizi al funzionamento del servizio ferroviario.
(5-03520)
MACCANTI, DARA, FURGIUELE, MARCHETTI e PANIZZUT. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
i dispositivi elettronici di controllo della velocità (autovelox) hanno la finalità di limitare gli incidenti stradali nelle zone più sensibili e a rischio delle nostre strade. L'articolo 142, comma 6, del Codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, prescrive che, per la determinazione dell'osservanza dei limiti di velocità, sono considerate fonti di prova le risultanze di autovelox debitamente omologati;
a fini probatori della violazione, si è posta la questione circa l'equivalenza del termine «omologazione» con il termine di «approvazione», utilizzato nel regolamento di esecuzione del Codice della strada e in successivi provvedimenti e note del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
recenti pronunce della Corte di cassazione hanno affermato che l'approvazione del dispositivo non è equiparabile all'omologazione e che solo l'omologazione completa rende legittimi gli accertamenti effettuati tramite autovelox, in quanto le due procedure hanno «natura e finalità» diverse: l'approvazione è propedeutica all'omologazione, che è un accertamento di natura tecnica, in alcun modo aggirabile. Tali pronunce hanno aperto la strada a numerosi ricorsi su violazioni riscontrate tramite dispositivi solamente approvati e non omologati;
al fine di garantire l'uniformità di interpretazione sull'argomento, il Ministro interrogato si è prontamente attivato istituendo un tavolo tecnico presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con i rappresentanti del Ministero dell'interno, dell'Anci e del Ministero delle imprese e del made in Italy, al fine di definire finalmente, dopo molti anni di Inerzia, le procedure per l'omologazione dei dispositivi;
parallelamente, in un parere del 18 dicembre 2024 richiesto dal Ministero dell'interno, l'Avvocatura generale dello Stato ha prospettato la sostanziale piena omogeneità e identità tra le procedure tecnico-amministrative che sono alla base sia dell'omologazione che dell'approvazione divergendo queste esclusivamente per un dato meramente formale. Ha ritenuto come risulti decisivo, in sede di giudizio, rappresentare la piena omogeneità delle due procedure sostanziando la prospettazione con elementi documentali che non sono stati esaminati dalla Corte in quanto non depositati nei suddetti giudizi;
tali indicazioni sono state inserite, in attesa dei lavori del tavolo tecnico, nella recente circolare protocollo n. 0000995 del 23 gennaio 2025 del Ministero dell'interno che, tuttavia, ha generato molte incomprensioni e ulteriore incertezza sulla questione –:
se intenda chiarire quale sia lo stato attuale dei lavori del tavolo tecnico di cui in premessa, fondamentale per definire regole e sanzioni certe e, allo stesso tempo, per tutelare i cittadini da possibili vessazioni ingiuste.
(5-03521)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
CASU. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
la stazione ferroviaria di Settebagni è uno scalo molto frequentato della tratta FL1 Orte-Fiumicino Aeroporto. L'accesso ai binari è reso per le persone con disabilità estremamente difficile dalla presenza di barriere architettoniche;
al riguardo, i media locali e il sito internet del comitato di quartiere Settebagni – III Municipio di Roma – evidenziano da tempo la necessità di interventi che superino le criticità più volte rilevate;
già nel 2018, infatti, veniva segnalata in una e-mail a Rete Ferroviaria Italiana l'assenza della possibilità di accesso alla stazione per le persone con disabilità e si sollecitava l'inizio dei lavori di riqualificazione il cui inizio era previsto per lo stesso anno;
nella risposta di Rete Ferroviaria Italiana si affermava che la stazione di Settebagni era stata inserita nell'ambito di sviluppo «Easy e Smart Station», e che, quindi, erano previsti interventi nel senso auspicato dalle cittadine e dai cittadini di Settebagni. In realtà, come confermano anche i media locali, i lavori annunciati non hanno mai avuto inizio;
nel novembre 2021, rispondendo ad ulteriori sollecitazioni delle cittadine e dei cittadini, Rete Ferroviaria Italiana smentiva quanto affermato nel 2018 e informava che la stazione di Settebagni non era inserita nei programmi di riqualificazione, anche se si sarebbe provveduto ad inserirla «in futuro», senza che venissero precisate le tempistiche;
nella primavera-estate del 2022 diverse segnalazioni sui social e numerosi articoli di stampa confermavano le gravi difficoltà che le persone con disabilità erano costrette quotidianamente ad affrontare per utilizzare la stazione di Settebagni;
nel dicembre 2023 Rete Ferroviaria Italiana informava che in qualità di gestore dell'infrastruttura ferroviaria nazionale, avrebbe adottato misure adeguate a garantire l'accesso in stazione a Settebagni alle persone con disabilità, con avvio dell'attività progettuale nel primo semestre 2024;
successivamente, Rete Ferroviaria Italiana chiariva che «il riferimento al 1° semestre 2024 è relativo all'inizio delle attività progettuali e non all'avvio dei lavori, per il quale non è ancora in grado di fornire un orizzonte temporale»;
attualmente la stazione di Settebagni consente alle persone con disabilità di accedere alla stazione solo dal binario 4, nella sola direzione di Fiumicino Aeroporto. La direzione opposta, invece, viene servita dal binario 3 e continua a presentare barriere architettoniche, con rampe di scale sia in uscita che in entrata al binario;
inoltre, nei pressi dello scalo ferroviario, in via della Stazione di Settebagni, non sono presenti parcheggi riservati alle persone con disabilità –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e cosa intenda fare, per quanto di competenza, per consentire che i lavori di abbattimento delle barriere architettoniche presenti nella stazione di Settebagni vengano completati al più presto, garantendo che tali lavori vengano effettuati in continuità di servizio per non recare disagi ulteriori alla cittadinanza e ai viaggiatori della linea Orte-Fiumicino Aeroporto.
(5-03517)
BARBAGALLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
il Consorzio autostrade siciliane, Cas, è l'ente controllato dalla Regione Siciliana che gestisce la Messina-Palermo, la Catania-Messina e la Siracusa-Gela;
qualche giorno fa, il direttore generale del Consorzio, si è presentato alla commissione ponte sullo stretto, presso il comune di Messina, per dire che «la rete autostradale siciliana non sarà in grado di sopportare l'aggravio di traffico di mezzi pesanti durante la lunga fase di cantiere, né il nuovo traffico di mezzi pesanti e leggeri derivanti dal ponte stesso, una volta costruito»;
nel suo articolato intervento ha toccato vari questioni, in particolare, riferendosi alle problematiche connesse allo stato attuale delle gallerie, ha spiegato che buona parte di esse presenta divieto di sorpasso e tratti a doppio senso di marcia, che obbligano già ora i veicoli a marciare a velocità ridotta e che a sua volta si ridurrebbe ulteriormente con l'immissione di mezzi pesanti di per sé molto lenti, creando vistosi intralci alla circolazione veicolare;
da tempo si conoscono le drammatiche condizioni in cui versano le autostrade siciliane, con particolare riferimento a quelle gestite dal Cas, basti pensare che gli interventi sulla rete per la messa in sicurezza di ponti, viadotti e gallerie, inclusi quelli di adeguamento alla resistenza antisismica per tre quarti dell'intera rete sono stati realizzati negli anni tra il 1960 e il 1970;
secondo quanto ufficialmente dichiarato dalla giunta della Regione Siciliana l'importo complessivo, stimato dal Cas, dei fabbisogni finanziari per interventi urgenti di manutenzione straordinaria sui ponti e viadotti da eseguire nell'arco del quinquennio, è così suddiviso: 53 milioni 966.634,23 di euro per le attività di indagini e servizi relativi a sovrappassi e sottopassi, 198 milioni 286.782,00 di euro per gli interventi di manutenzione straordinaria e adeguamento strutturale di viadotti, sovrappassi e sottopassi. Non è stato tuttavia indicato il fabbisogno finanziario per gli interventi sulle gallerie che, di certo, raggiunge cifre ragguardevoli;
nell'accordo di coesione sottoscritto tra la Regione Siciliana e il Governo per l'utilizzo dei fondi dell'Fsc 2021/2027 sono stati inseriti interventi da eseguire sulle autostrade gestite dal Cas che, di fatto, non sono sufficienti anche se solo per un adeguamento strutturale delle opere più sensibili –:
quale sia la valutazione del Governo sulle problematiche esposte dal direttore generale del Cas, se non ritenga che le stesse meritino la massima attenzione dal momento che evidenziano criticità riferite al Ponte sullo Stretto che non sono state fin qui adeguatamente prese in considerazione, infine, se non ritenga dover precisare, per quanto di competenza, quali degli interventi ritenuti indispensabili, dal Cas o da altri organismi sulla rete autostradale, siano effettivamente coperti da risorse finanziarie disponibili.
(5-03523)
Interrogazione a risposta scritta:
RAFFA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
la strada provinciale 7/b, estesa per 11+406 chilometri nel territorio della provincia di Enna in Sicilia, è la via principale di collegamento tra il comune di Assoro, la sua area industriale di Dittaino e lo svincolo autostradale sulla A19;
l'articolo 6 comma 4 del Codice della strada stabilisce che «L'ente proprietario della strada può, con l'ordinanza di cui all'articolo 5, comma 3: a) disporre, per il tempo strettamente necessario, la sospensione della circolazione di tutte o di alcune categorie di utenti per motivi di incolumità pubblica...»;
il medesimo articolo 6, al comma 1, prevede inoltre che il prefetto, per motivi di sicurezza pubblica o inerenti alla sicurezza della circolazione può sospendere temporaneamente la circolazione di tutte o di alcune categorie di utenti sulle strade, conformemente alle direttive del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il 25 febbraio 2013 la citata strada con ordinanza della provincia regionale di Enna veniva chiusa al transito per il tempo strettamente necessario ai sensi del citato articolo 6 del Codice della strada, e da allora non ha mai riaperto come dimostra la vetustà del cartello di divieto di transito posto all'imbocco di tale strada provinciale con la SP57, mentre all'accesso dal lato del comune di Assoro, in corrispondenza di via del Bevaio, vi è un cartello di divieto di transito con eccezione dei soli residenti;
dall'ordinanza di chiusura del 2013, ad eccezione dei periodi in cui la strada è stata totalmente chiusa al transito con barriere fisiche per l'aggravarsi dei cedimenti o per lo svolgimento di lavori che però mai hanno portato alla riapertura del transito su tutta la strada, la strada SP7/B viene regolarmente percorsa dalle auto e mezzi pesanti, non solo da quelle autorizzate, ma dalla generalità del traffico veicolare, senza alcun controllo, tanto che la stessa è la via indicata dai più comuni servizi di navigazione satellitare per tutti coloro che sono diretti ad Assoro, o da Assoro verso l'autostrada e la zona industriale;
ad oggi, e da 12 anni circa, coloro che per lavoro o domicilio sono costretti a percorrere tale strada ancorché autorizzati lo fanno a proprio rischio, in quanto i permessi di transito rilasciati dall'ente titolare riportano espressamente l'esenzione di responsabilità dell'ente per qualsiasi danno a cose, animali o persone –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e del grave di rischio per l'incolumità pubblica a cui è sottoposta la generalità degli automobilisti che transita, e riceve indicazioni di transito dai più comuni sistemi di navigazione, per la citata strada che da 12 anni è chiusa «solo per il tempo strettamente necessario», e se siano in corso, o intendano avviare, iniziative di competenza per porre fine alla situazione di pericolo per l'incolumità pubblica, e all'omessa o cattiva manutenzione delle pubbliche strade.
(4-04314)
INTERNO
Interrogazione a risposta orale:
AMENDOLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
nella giornata del 5 febbraio 2025 si apprende da fonti di stampa che vi è stato un tentativo di suicidio da parte di un giovane migrante algerino trattenuto presso il centro per i rimpatri di palazzo San Gervasio in provincia di Potenza;
il giovane migrante avrebbe tentato di togliersi la vita impiccandosi;
fortunatamente è stato bloccato e soccorso e ora risulta essere ricoverato presso l'ospedale San Carlo di Potenza;
l'episodio ha nuovamente provocato agitazione tra gli ospiti del centro;
ricorda che nello stesso centro il 4 agosto 2024 è morto Oussama Darkaoui, appena 19enne, finito nel Cpr solo perché non aveva il permesso di soggiorno, e sulla cui causa di morte continuano a permanere molti misteri;
da tempo è stata segnalata la criticità di suddetta struttura e la necessità di procedere alla sua chiusura –:
se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non ritenga ormai improcrastinabile procedere alla chiusura del Cpr in quanto ormai luogo di sofferenza e lesivo della dignità umana di coloro che sono trattenuti all'interno.
(3-01722)
Interrogazione a risposta in Commissione:
MADIA, ROGGIANI, GRIBAUDO e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
come ormai è stato ampiamente documentato, per milioni di cittadini, studenti e lavoratori che studiano o lavorano in Italia lontano dal proprio comune di residenza è praticamente impossibile recarsi alle urne, se non al prezzo di sostenere viaggi lunghi e costosi, e assentandosi dai luoghi di studio o di lavoro;
per la maggior parte di loro tali difficoltà nell'esercitare il diritto di voto hanno condotto ad una sorta di astensionismo involontario, particolarmente grave in un momento storico in cui la partecipazione al voto continua a ridursi, al punto che il voto dei fuori sede era stato fortemente auspicato all'interno del libro bianco sulle misure per ridurre l'astensionismo e agevolare il voto, presentato nell'aprile del 2022;
finalmente l'8 e il 9 giugno 2024, in occasione dello svolgimento delle ultime elezioni europee, gli studenti fuori sede hanno potuto votare, per la prima volta e in via sperimentale, al di fuori della propria circoscrizione elettorale di origine o comunque nel comune di temporaneo domicilio;
l'articolo 1-ter del decreto-legge n. 7 del 2024 convertito con modificazioni dalla legge 4 luglio 2024, n. 95 ha previsto infatti una normativa sperimentale in vista delle imminenti elezioni per il Parlamento europeo, in base alla quale solo gli studenti che si trovavano al di fuori del comune di residenza per motivi di studio, e solo con riferimento a questa consultazione elettorale, avrebbero potuto esercitare tale diritto;
gli interroganti auspicano da tempo l'approvazione di una normativa a carattere permanente che preveda l'estensione del voto dei fuori sede per elezioni politiche, europee e referendarie anche a coloro che per ragioni di lavoro o cura si trovano al di fuori del comune di residenza, mentre l'atto Camera 115, trasformato per volere del Governo in una delega e approvato alla Camera dei deputati, giace inerte da mesi al Senato, nonostante le ripetute rassicurazioni del Governo;
in attesa dell'approvazione di una normativa di sistema, appare urgente estendere quantomeno la possibilità di voto dei fuori sede anche per i referendum che si svolgeranno nel 2025, estendendo tale possibilità anche ai lavoratori fuori sede –:
se e come il Ministro interrogato intenda proseguire, adottando apposite iniziative normative, la sperimentazione messa in atto durante le ultime elezioni europee con riferimento allo svolgimento dei referendum che si svolgeranno nel 2025, e se non ritenga opportuno e urgente estenderla anche ai lavoratori fuori sede.
(5-03522)
Interrogazione a risposta scritta:
CIANI, ORFINI e MAURI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
nel corso della seduta d'Aula della Camera dei deputati del giorno mercoledì 5 febbraio 2025, l'onorevole Maurizio Lupi, discutendo sul caso di rimpatrio del cittadino libico Al-Masri, ha affermato: «Nel 2025 (...) sono state espulse altre 9 persone indesiderate (...) in questo Paese. Come li abbiamo mandati via? È stato un onore, che è stato dato a questo signore, di aver preso un aereo della Guardia di finanza oppure questo signore è stato trattato come tutti gli altri 9? Esattamente come tutti gli altri 9 (...)». Tali affermazioni sembrano indicare che nel corso del 2025 siano avvenute almeno nove espulsioni di cittadini stranieri definiti «indesiderati» con le stesse modalità applicate per il rimpatrio del signor Al-Masri. Risulta, dunque, di particolare interesse chiarire se tali espulsioni siano effettivamente avvenute e, in caso affermativo, conoscere i dettagli relativi alle procedure adottate –:
se il Ministro interrogato voglia confermare se quanto riportato corrisponda al vero;
in ogni caso, quali siano le situazioni specifiche di espulsione effettuate nel 2025 di cittadini stranieri considerati «pericolosi» e/o «indesiderati», verso quali Paesi siano stati espulsi e quali siano state le modalità di rimpatrio adottate per ciascuno di tali casi, in particolare relativamente ai vettori aerei utilizzati;
se il Ministro interrogato intenda fornire ulteriori chiarimenti in merito alle notizie attinenti all'operato del Ministero di cui è responsabile, riferite in premessa.
(4-04315)
ISTRUZIONE E MERITO
Interrogazioni a risposta scritta:
MANZI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
il ministero competente ha pubblicato il calendario di svolgimento della prova scritta del concorso Pnrr2: per infanzia e primaria è stata prevista un'unica data il 19 febbraio 2025 per la scuola secondaria. Invece tre giorni, il 25, 26 e 27 febbraio 2025 turno mattutino e pomeridiano;
si segnala l'eventuale coincidenza tra le prove orali già calendarizzate dalle singole commissioni per il concorso Pnrr1 ancora da concludere e la prova scritta del concorso Pnrr2, con calendario deciso dal Ministero competente a livello nazionale;
per la scuola secondaria il candidato potrà essere convocato in un range di tre giorni, mentre per la prova orale occorrono due giorni;
per alcuni candidati potrebbe, dunque, verificarsi la coincidenza tra le due procedure che impedirebbe loro di partecipare alla prova scritta del concorso Pnrr2;
a oggi, non c'è una indicazione ministeriale in merito e, pur comprendendo le complessità organizzative legate alla gestione dei concorsi, a parere dell'interrogante è indispensabile garantire pari opportunità di partecipazione a tutti i candidati, per tutte le procedure concorsuali;
la sovrapposizione di cui sopra, invece, comporta un'evidente difficoltà che potrebbe rendere di fatto impossibile ad alcuni candidati la partecipazione a entrambe le procedure –:
quale soluzione si intenda attuare per tutelare I candidati che hanno già ricevuto convocazione per la prova orale del concorso Pnrr1 in uno dei giorni indicati dal Ministero per la prova scritta del concorso Pnrr2 a cui sono iscritti.
(4-04301)
LACARRA. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 7 del decreto-legge 31 maggio 2024, n. 71, convertito con modificazioni dalla legge 29 luglio 2024, n. 106, prevede, al comma 1, la possibilità di iscriversi a specifici percorsi di formazione, attivati dall'Indire o dalle università, autonomamente o in convenzione con l'Indire, per coloro che:
a) alla data di entrata in vigore del provvedimento hanno superato, presso una università estera legalmente accreditata nel Paese di origine o altro organismo abilitato all'interno dello stesso, un percorso formativo sul sostegno agli alunni con disabilità;
b) hanno pendente il procedimento di riconoscimento di tale titolo di formazione ovvero hanno in essere un contenzioso giurisdizionale per mancata conclusione del procedimento di riconoscimento;
la disposizione, inoltre, specifica che l'iscrizione è subordinata alla contestuale rinuncia a ogni istanza di riconoscimento sul sostegno;
in sostanza, per iscriversi a tali percorsi di formazione, non è sufficiente aver conseguito una specializzazione su sostegno tramite TFA all'estero ma è altresì necessario che alla data di entrata in vigore del decreto (31 maggio 2024) fosse decorso il termine dei 120 giorni previsti per la conclusione del procedimento amministrativo per il riconoscimento;
il comma 2 del predetto articolo dispone poi che, con il superamento di tali percorsi di formazione, si consegue un solo titolo di specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità, relativo al grado di istruzione del percorso di formazione scelto;
il comma 3 prevede, inoltre, che con decreto del Ministro dell'istruzione e del merito, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto, siano definiti i criteri di ammissibilità dei percorsi formativi su sostegno didattico agli alunni con disabilità e i corrispondenti requisiti di qualità, nonché i contenuti dei percorsi di cui all'articolo 7, riferiti ai diversi gradi di istruzione. Tale decreto definisce altresì le ulteriori modalità di attuazione dei suddetti percorsi;
ad oggi, malgrado siano passati sei mesi dall'entrata in vigore del suddetto decreto-legge, il decreto ministeriale non è stato ancora adottato;
alla luce della mancata adozione del decreto ministeriale, il mantenimento del suddetto termine di 120 giorni si rivela completamente inattuale, con la sola conseguenza di precludere la possibilità di iscriversi ai percorsi di formazione a migliaia di potenziali partecipanti che hanno visto decorrere il predetto termine nei mesi successivi;
abrogare tale termine si tradurrebbe in un considerevole risparmio per lo Stato grazie alla decadenza dei contenziosi in essere;
è opportuno, inoltre, considerare che gran parte dei potenziali partecipanti sono già in servizio presso gli istituti scolastici nazionali e la revoca del contratto si ripercuoterebbe negativamente sugli studenti, cui non sarebbe garantita la continuità didattica;
la circolarità dei titoli è un pilastro delle norme comunitarie –:
se intenda, alla luce di quanto premesso, intraprendere le necessarie iniziative normative al fine di sopprimere il requisito dei 120 giorni e consentire a coloro che hanno visto decorrere il termine per la conclusione del procedimento amministrativo di poter conseguire il riconoscimento successivamente al 31 maggio 2024.
(4-04305)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazione a risposta orale:
TASSINARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
le imprese operanti nel settore moda sono oltre 81 mila, di cui oltre la metà artigiane con meno di 15 addetti. Il settore impiega 446 mila addetti di cui 139 mila nell'artigiano e 285 mila nelle imprese con meno di 50 addetti;
secondo i fashion economic trend diffusi dalla Camera nazionale della moda italiana, il settore, allargato ai comparti collegati come occhialeria e beauty, ha chiuso il 2024 a 97,7 miliardi di euro di ricavi, registrando una frenata del 3,5 per cento rispetto al 2023;
la crisi del comparto, che si è intensificata da fine 2023, è tutt'ora in atto e le proiezioni mostrano che per il prossimo semestre non è previsto un incremento degli ordinativi;
nel decreto-legge n. 160 del 2024, convertito con modificazione dalla legge n. 199 del 2024, sono state predisposte ulteriori tre settimane di cassa integrazione in deroga (attivate a dicembre 2024) per i dipendenti di imprese con un numero di addetti pari o inferiore a 15 operanti nel settore tessile, dell'abbigliamento, calzaturiero e della concia;
nel tavolo della moda tenutosi il 24 gennaio 2025 il Ministero delle imprese e del made in italy ha fornito i numeri della cassa integrazione straordinaria, che secondo il monitoraggio effettuato dall'Inps sul biennio 2024-2025, vedono 110 milioni di euro stanziati dal Governo per il comparto (73,6 per il 2024 e 36,8 per il 2025), ma solo 2,9 milioni di euro erogati;
secondo le associazioni sindacali e imprenditoriali la spiegazione risiederebbe nella modalità d'erogazione dei sostegni: la Cig straordinaria approvata a ottobre 2024 e rivolta alle piccole e medie imprese fino a 15 dipendenti, prevedrebbe un anticipo da parte delle aziende interessate, a cui segue un rimborso da parte dell'Inps dopo circa 5-6 mesi di attesa;
presso il tavolo è stato fatto presente, che accedendo alla misura, il rischio per le piccole e medie imprese è quello di peggiorare la propria già precaria situazione economica, non essendo in grado, al contrario dei grandi gruppi di anticipare la Cig;
molti imprenditori preferiscono chiudere l'attività anziché indebitarsi per richiedere la cassa integrazione, in assenza della certezza che il lavoro riparta a pieno ritmo. Peraltro nell'ambito dell'esame del decreto-legge cosiddetto milleproroghe al Senato, è stata proposta un'ulteriore proroga di 12 settimane –:
quali siano gli intendimenti dei Ministri interrogati per sbloccare le risorse sulla cassa integrazione attualmente inutilizzate, promuovendo l'attivazione della cassa integrazione in deroga nel settore della moda anche per le piccole e medie imprese coinvolte e venendo incontro alle richieste che provengono dal settore stesso al fine di tutelare un asset strategico per l'economia nazionale.
(3-01723)
Interrogazione a risposta scritta:
GHIRRA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
da notizie di stampa locale si apprende dell'allarme lanciato in Sardegna dal sindacato UilTulcs attraverso uno studio sui dati del Cnel pubblicati a fine gennaio 2025 in merito ai contratti sottoscritti nel settore terziario, dal quale emergerebbe che sarebbero circa tredicimila i lavoratori dipendenti del settore terziario che in Sardegna avrebbero sottoscritto un cosiddetto «contratto pirata»;
detti lavoratori avrebbero quindi sottoscritto un contratto che non prevede la corresponsione del rateo della quattordicesima e una retribuzione di gran lunga inferiore rispetto a quelle corrisposte a parità di livello e mansione, nel medesimo comparto;
nel dettaglio, sarebbero circa 340 mila i lavoratori del terziario in Sardegna, di cui 311.400 appartenenti ad aziende che applicano i contratti Confcommercio con una retribuzione mensile 1.718 euro, quella media di un commesso Confcommercio giornaliera è pari a 66 euro, il 4,6 per cento appartengono a Federdistribuzione e a Confesercenti. Il restante, ovvero il 3,8 per cento (12.920) sarebbero invece cosiddetti contratti pirata quindi legati ad associazioni di categoria con un numero molto esiguo di aderenti. Questi ultimi arriverebbero a guadagnare 414 euro in meno, annualmente 5.382 euro. E la loro retribuzione giornaliera ammonterebbe a circa 50 euro giornalieri rispetto ai 66 euro dei colleghi;
secondo il sindacato «sono circa 13 mila i dipendenti che hanno un contratto appartenente ad associazioni di categoria che non hanno iscritti, associazioni datoriali senza rappresentatività. I dipendenti di queste aziende quindi, per svolgere le stesse mansioni dei “fortunati” colleghi che lavorano per aziende che applicano il Ccnl di Confcommercio, Confesercenti e Federdistribuzione, percepiscono circa 400 euro in meno al mese, e non hanno neanche una quattordicesima perdendo in un anno oltre 5.000 euro»;
se confermati, tali dati riporterebbero una situazione inaccettabile, con un depauperamento annuo complessivo – solo in Sardegna – di 40 milioni di euro;
la diffusione di questa tipologia di contratti chiaramente amplia le sacche di povertà e precarietà e a parere dell'interrogante e si pone in evidente contrasto con il principio di eguale retribuzione per eguale lavoro e con il principio rappresentanza: si tratta di un evidente esempio di dumping contrattuale che andrebbe contrastato con rigore e determinazione;
è certa e improrogabile l'esigenza di introdurre nel nostro Paese una normativa di rango primario che introduca parametri certi in tema di rappresentanza sindacale –:
se sia a conoscenza della vicenda descritta in premessa;
quali iniziative, anche normative, intenda attuare la Ministra interrogata per il contrasto al dumping contrattuale e per garantire la corretta applicazione della contrattazione collettiva e la tutela dei lavoratori, rafforzando il sistema sanzionatorio nei confronti dei datori di lavoro che ricorrono a tale ingiusta pratica;
se non ritenga di fornire un report dei controlli eseguiti negli ultimi anni in Italia, nelle varie regioni, comprensivo di sanzioni amministrative, omissioni retributive e contributive e casi accertati di non corretta applicazione del rapporto di lavoro.
(4-04302)
SALUTE
Interrogazione a risposta in Commissione:
GIACHETTI, ASCARI, BELLOMO, BENZONI, BICCHIELLI, DORI, MAGI, PITTALIS e SERRACCHIANI. — Al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
secondo quanto disposto dall'articolo 11, commi 13 e 14 della legge n. 354 del 1975 sull'ordinamento penitenziario, il direttore generale della Asl dispone la visita almeno due volte l'anno degli istituti penitenziari, allo scopo di accertare, anche in base alle segnalazioni ricevute, l'adeguatezza delle misure di profilassi contro le malattie infettive e le condizioni igieniche e sanitarie degli istituti. Il direttore generale riferisce al Ministero della salute e al Ministero della giustizia sulle visite compiute e sui provvedimenti da adottare, informando altresì i competenti uffici regionali, comunali e il magistrato di sorveglianza;
l'intero articolo 11 dell'ordinamento penitenziario, i prescritti controlli e i conseguenti provvedimenti ivi previsti, sono fondamentali per garantire il diritto alla salute alle persone detenute in carcere le quali dipendono dall'autorità statuale che le tiene in custodia;
dal 1° gennaio al 23 novembre 2024, secondo i dati riportati dal «dossier morire di carcere» di Ristretti Orizzonti, sono state in totale 223 le persone detenute che sono morte in carcere: 82 per suicidio (di cui uno avvenuto nel Cpr di Roma) e 141 «per altre cause» di cui 31 «per cause da accertare»;
secondo i dati aggiornati al 18 novembre 2024 dal Garante nazionale delle persone private della libertà, il totale dei morti ammonta a 220 di cui 76 suicidi, 123 per cause naturali, 19 per cause da accertare e 2 per omicidio;
sia che si considerino i dati di Ristretti Orizzonti sia che si considerino quelli del Garante nazionale, i morti registrati sono uguali o superiori a 220, numero che, secondo le informazioni a disposizione degli interroganti, costituiscono – a mese di novembre non ancora concluso – il numero più alto di morti mai registrato nella storia penitenziaria italiana;
sempre secondo i dati del Garante nazionale il sovraffollamento ha raggiunto al 18 novembre 2024 la percentuale media nazionale del 133,25 per cento;
in tale quadro, la giunta e l'osservatorio carceri dell'Unione delle camere penali italiane hanno deciso di sostenere la proposta di Nessuno tocchi Caino, avanzata da Rita Bernardini allo scorso congresso straordinario dell'Ucpi, volta alla promozione di una campagna di ricerca e conoscenza sulle condizioni di salubrità delle strutture penitenziarie che, ai sensi dell'articolo 11, commi 13 e 14, della legge 354 del 1975 sull'ordinamento penitenziario, devono essere attestate dalle Asl territoriali competenti per ogni istituto;
secondo la succitata presa di posizione dell'Ucpi, si tratta di un'azione di prevenzione e di interventi atti ad impedire il verificarsi di condizioni che troppo spesso, purtroppo, rimbalzano da un'estremità all'altra del Paese, offrendoci una fotografia impietosa sulle carceri italiane. Evidenti fenomeni di infiltrazione d'acqua, di ammuffimento dei locali, specie di pernottamento, rilevante degrado degli arredi e dei servizi igienici, vergognose infestazioni di cimici, scarafaggi e topi, carenze e disfunzioni del servizio sanitario intra moenia incidono pesantemente sulla qualità della vita, sull'aria che si respira all'interno degli istituti e sulla condizione di salute di tutti i detenuti e degli operatori penitenziari;
la grande mobilitazione prefigurata è volta a riaffermare quanto previsto dall'articolo 5, comma 2, del decreto legislativo n. 33 del 2013, meglio noto come «decreto trasparenza» ovvero il diritto all'accesso civico generalizzato su documenti in possesso delle pubbliche amministrazioni per consentire il diritto di tutti i cittadini di essere compiutamente informati –:
se intendano rendere noto quante e quali Asl abbiano effettuato le visite previste dai commi 13 e 14 dell'articolo 11 della legge 354 del 1975 sull'ordinamento penitenziario producendo le corrispondenti relazioni sia nell'anno in corso, sia nell'intero anno 2023;
se intendano rendere pubbliche nei siti istituzionali le relazioni prodotte da ogni singola Asl negli anni 2023 e 2024;
se il Ministro della giustizia intenda fornire i dati delle morti in carcere nel corso del 2024, distinte per suicidi, morti per malattia, morti per cause da accertare e omicidi e in quale di queste categorie siano inserite le morti causate da prolungati scioperi della fame.
(5-03513)
UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazioni a risposta in Commissione:
MANZI, CURTI e SERRACCHIANI. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il Dipartimento salute della regione Marche ha dato parere favorevole alla richiesta formulata da Link University e relativa all'istituzione dei corsi di laurea in medicina e chirurgia (LM-41) presso le Sedi di Ascoli Piceno e Fano e del corso di laurea in odontoiatria e protesi dentaria (LM-46) da attivare presso la sede di Macerata; nel parere si evidenzia come l'attivazione di corsi di studio in medicina potrebbe utilmente sopperire alle criticità che le Aziende sanitarie territoriali riscontrano nel reclutamento di personale medico;
tale parere – che la regione ha fatto proprio – non ha carattere vincolante, giacché alla richiesta dovrà dare seguito il Ministro dell'università e della ricerca;
l'eventuale apertura, da parte di una università privata, di ulteriori corsi di laurea in medicina e odontoiatria nelle Marche ha destato grave preoccupazione per l'impatto che ciò potrebbe avere sulla formazione universitaria pubblica erogata dall'università Politecnica delle Marche i cui corsi di laurea destinati alle professioni sanitarie contano circa 2.200 studenti iscritti;
per questo motivo, l'apertura di ulteriori corsi di laurea in medicina – soprattutto se da parte di università private – deve essere attentamente valutata sul piano della sua sostenibilità; non è infatti noto, né altrimenti chiaro, in che modo una università privata – in linea di principio non collegata al Servizio sanitario regionale – potrà assicurare, oltre alla formazione teorica, la formazione pratico-clinica connaturata a tali corsi di laurea;
forte preoccupazione è stata espressa dai rettori delle quattro università marchigiane, ricevuti dal presidente della regione il 31 gennaio 2025; in particolare, i rettori hanno evidenziato – oltre all'impatto dell'ingresso massivo di un soggetto privato sulla tenuta del tessuto universitario – che la prospettata istituzione di corsi di laurea privati in medicina e odontoiatria non pare strutturalmente in grado di risolvere le gravi carenze del servizio sanitario marchigiano;
sia parere reso dal Dipartimento salute sia il presidente della regione Marche hanno fornito rassicurazioni sull'importanza e sul ruolo primario delle università pubbliche del territorio;
non si hanno al momento garanzie sugli standard qualitativi che saranno richiesti all'università richiedente ai fini dell'accoglimento della domanda, sia con riguardo alle modalità di erogazione della didattica, sia soprattutto con riferimento alla necessaria integrazione tra la formazione teorica e quella clinico-pratica;
si ricorda che lo stesso Protocollo di valutazione dei corsi di studio, adottato da Anvur per l'anno accademico 2024-2025 prevede che l'università richiedente «assicuri la disponibilità presso la struttura sanitaria di riferimento delle attività assistenziali necessarie, per tipologia, dimensione e accessibilità al corretto svolgimento delle attività formative» la possibilità di soddisfare tale standard qualitativo appare, con specifico riferimento alle Marche, quantomeno problematico;
come riportato da organi di stampa locali l'università richiedente figura – assieme a compagni societarie a essa collegate – tra soggetti erogatori di finanziamenti a uno dei partiti che sostiene l'attuale giunta regionale marchigiana –:
quale sia la valutazione dei Ministri interrogati su quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intendano adottare, per evitare che la prospettata attivazione di corsi di laurea in medicina e odontoiatria, possa avere un impatto negativo sulla tenuta del sistema della formazione medico-odontoiatrica pubblica già esistente nella regione così come sulla funzionalità del servizio sanitario pubblico;
in che modo i Ministro dell'università intenda garantire il soddisfacimento, degli standard qualitativi previsti per l'accreditamento, con particolare riguardo alla qualità della didattica e della formazione clinica;
attraverso quali iniziative di competenza il Ministro della salute intenda fare fronte alle gravi criticità del Servizio sanitario regionale marchigiano, risultanti dalle stesse motivazioni che hanno indotto la regione a dare parere positivo sulla prospettata istituzione di ulteriori corsi di laurea privati in medicina e odontoiatria.
(5-03516)
MANZI e IACONO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
da tempo è in atto una discussione sull'attuale sistema di accesso ai corsi di laurea magistrale in medicina e chirurgia, in odontoiatria e protesi dentaria e in medicina; disciplinato dalla legge n. 264 del 1999 (recante norme in materia di accessi ai corsi universitari) incentrato sul cosiddetto accesso programmato (o numero chiuso);
risulta già approvata da un ramo del Parlamento la delega al Governo per la revisione delle suddette modalità di accesso ai corsi di laurea;
in questa fase non risulta nessuna indicazione circa l'avvio del prossimo anno accademico, per il quale già dal mese di aprile 2025 è possibile sostenere le prove TOLC per l'ammissione;
l'impegno e il lavoro svolto da migliaia di studenti non può essere vanificato da modifiche che rischiano di alterare, o addirittura annullare, il sistema universitario senza certezze;
si auspica di avviare presso le commissioni parlamentari competenti un approfondito confronto di merito sull'attuale modalità di selezione all'ingresso –:
se non ritenga urgente chiarire quali siano per il prossimo anno accademico le modalità di accesso ai corsi di laurea magistrale in medicina e chirurgia, in odontoiatria e protesi dentaria e in medicina, al fine di garantire il diritto allo studio e riconoscere l'impegno e il lavoro svolto da migliaia di studenti.
(5-03525)
Interrogazione a risposta scritta:
GRIPPO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
negli ultimi mesi, le università italiane sono state colpite da politiche che hanno ridotto significativamente i finanziamenti e introdotto nuovi meccanismi di reclutamento;
a luglio 2024 la bozza di decreto sul finanziamento delle università aveva ridotto di circa 500 milioni in corso d'anno i fondi per il 2024, sollevando le proteste della Conferenza dei rettori e del Consiglio universitario nazionale. Tale riduzione è stata poi confermata dal decreto ministeriale sul fondo di finanziamento ordinario (FFO) del settembre 2024, che riduce di 173 milioni di euro l'assegnazione del fondo di finanziamento ordinario e non assegna le coperture aggiuntive per i 340 milioni di euro previsti dal piano per gli associati. Ad oggi, dall'assegnazione dei fondi agli atenei, emerge che quasi tutti hanno avuto riduzioni di fondi;
il disegno di legge sul reclutamento approvato dal Consiglio dei ministri ad agosto 2024, ridefinisce le posizioni accademiche per giovani ricercatori e docenti esterni, moltiplicando le figure pre-ruolo. Parallelamente, resta in sospeso il contratto di ricerca che garantiva migliori condizioni contrattuali. Inoltre, la figura dei «professori aggiunti», esperti esterni nominati dai rettori, genera incertezza per l'assenza di chiari criteri di selezione. Queste modifiche non solo non affrontano il problema del precariato, ma rischiano di alimentare la fuga di talenti all'estero;
l'adeguamento degli stipendi universitari (+4,8 per cento) per far fronte all'inflazione, introdotto senza ulteriori stanziamenti nel fondo di finanziamento ordinario, ha posto ulteriore pressione sui bilanci degli atenei i quali si trovano costretti a utilizzare a tal fine fondi invece destinati ai piani straordinari di reclutamento, alla ricerca e all'edilizia universitaria;
si tratta di misure che sollevano serie preoccupazioni nelle migliaia di docenti universitari e ricercatori del nostro Paese in merito al ridimensionamento dell'università e della ricerca pubblica;
circa il 40 per cento di docenti e ricercatori universitari è precario. Nei prossimi tre anni, il 10 per cento dei professori ordinari e associati andrà in pensione, ma è stato rallentato il turnover, aumentando l'incertezza. Negli ultimi dieci anni, circa 15.000 ricercatori italiani sono emigrati, ad evidenza della mancanza di strategie per trattenere e attrarre talenti. Inoltre, la possibile esclusione di concorsi pubblici per nuove figure come i «professori aggiunti» mina profondamente la qualità della ricerca e della didattica;
queste misure rischiano di ridimensionare ulteriormente l'università e la ricerca pubblica aggravando le disparità, ostacolando la competitività internazionale e minando la qualità della formazione –:
quali iniziative intenda adottare per assicurare agli atenei pubblici un adeguato livello di risorse, al fine di preservare e promuovere il progresso virtuoso del sistema universitario, evitando di compromettere la sostenibilità e la stessa esistenza dell'università pubblica italiana.
(4-04310)
Apposizione di firme ad una mozione.
La mozione di sfiducia Francesco Silvestri e altri n. 1-00392, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 gennaio 2025, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Braga, Zanella, Bonafè, Ciani, Ghio, Toni Ricciardi, De Luca, Ferrari, Morassut, Casu, Fornaro, De Maria, Scotto, Bonelli, Fratoianni, Borrelli, Dori, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti.
Apposizione di firme ad interrogazioni.
L'interrogazione a risposta scritta Francesco Silvestri n. 4-04294, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 febbraio 2025, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Pellegrini, Conte.
L'interrogazione a risposta in Commissione Girelli e altri n. 5-03506, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 febbraio 2025, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Roggiani.
Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione Pastorella n. 5-03366 del 16 gennaio 2025;
interrogazione a risposta in Commissione Ghio n. 5-03493 del 6 febbraio 2025.
Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo (ex articolo 134, comma 2 del Regolamento).
I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta scritta Giachetti e altri n. 4-03892 del 28 novembre 2024 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03513;
interrogazione a risposta scritta Giachetti n. 4-03918 del 3 dicembre 2024 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03514;
interrogazione a risposta scritta Giachetti n. 4-04121 del 17 gennaio 2025 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03515.
Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.
Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione D'Orso e Ascari n. 5-03317 del 10 gennaio 2025 in interrogazione a risposta orale n. 3-01721.