XIX LEGISLATURA
TESTO AGGIORNATO AL 14 FEBBRAIO 2025
COMUNICAZIONI
Missioni valevoli
nella seduta del 12 febbraio 2025.
Albano, Ascani, Bagnai, Barbagallo, Barelli, Barzotti, Battistoni, Bellucci, Benvenuto, Bignami, Bitonci, Braga, Brambilla, Caiata, Calderone, Cappellacci, Carloni, Casasco, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cesa, Cirielli, Colosimo, Alessandro Colucci, Sergio Costa, D'Alessio, Deidda, Della Vedova, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Faraone, Ferrante, Ferro, Foti, Frassinetti, Freni, Gava, Gebhard, Giachetti, Giglio Vigna, Giorgetti, Gribaudo, Guerini, Gusmeroli, Leo, Lollobrigida, Lupi, Magi, Mangialavori, Maschio, Mazzi, Meloni, Michelotti, Minardo, Molinari, Mollicone, Molteni, Morrone, Mulè, Osnato, Nazario Pagano, Patriarca, Pellegrini, Pichetto Fratin, Polidori, Prisco, Rampelli, Marianna Ricciardi, Riccardo Ricciardi, Richetti, Rixi, Rizzetto, Roccella, Romano, Rosato, Angelo Rossi, Rotelli, Scerra, Schullian, Semenzato, Siracusano, Sportiello, Stefanazzi, Tajani, Trancassini, Tremonti, Vinci, Zaratti, Zoffili, Zucconi.
(Alla ripresa pomeridiana della seduta).
Albano, Ascani, Bagnai, Barbagallo, Barelli, Barzotti, Battistoni, Bellucci, Benvenuto, Bignami, Bitonci, Bonetti, Braga, Brambilla, Caiata, Calderone, Cappellacci, Carloni, Casasco, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cesa, Cirielli, Colosimo, Alessandro Colucci, Sergio Costa, D'Alessio, Deidda, Della Vedova, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Faraone, Ferrante, Ferro, Foti, Frassinetti, Freni, Gava, Gebhard, Giachetti, Giglio Vigna, Giorgetti, Gribaudo, Guerini, Gusmeroli, Leo, Lollobrigida, Lupi, Magi, Mangialavori, Maschio, Mazzi, Meloni, Michelotti, Minardo, Molinari, Mollicone, Molteni, Morrone, Mulè, Osnato, Nazario Pagano, Patriarca, Pellegrini, Pichetto Fratin, Polidori, Prisco, Rampelli, Marianna Ricciardi, Riccardo Ricciardi, Richetti, Rixi, Rizzetto, Roccella, Romano, Rosato, Angelo Rossi, Rotelli, Scerra, Schullian, Semenzato, Siracusano, Sportiello, Stefanazzi, Tajani, Trancassini, Tremonti, Vinci, Zaratti, Zoffili, Zucconi.
Annunzio di proposte di legge.
In data 11 febbraio 2025 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE DEL BARBA: «Modifiche agli articoli 9 e 41 della Costituzione in materia di tutela dell'ambiente e di promozione dello sviluppo sostenibile» (2235);
PAVANELLI: «Disposizioni per la semplificazione del procedimento elettorale, per la digitalizzazione delle liste elettorali nonché in materia di propaganda elettorale e di esercizio del diritto di voto da parte dei cittadini che, per motivi di studio, di lavoro o di cura, hanno temporaneo domicilio in un comune diverso da quello di residenza» (2236);
PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE MULÈ: «Modifica all'articolo 38 della Costituzione in materia di diritto delle persone con disabilità all'educazione e all'avviamento professionale» (2237);
MASCARETTI: «Istituzione della Giornata nazionale dell'educazione alimentare» (2238).
Saranno stampate e distribuite.
Adesione di deputati
a proposte di legge.
La proposta di legge GIORGIANNI ed altri: «Modifiche agli articoli 240, 640 e 640-quater del codice penale in materia di truffa nelle vendite per via telematica» (1443) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Padovani.
La proposta di legge CIOCCHETTI ed altri: «Disposizioni per la riorganizzazione del sistema nazionale di emergenza-urgenza sanitaria» (1455) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Padovani.
La proposta di legge ROSSO ed altri: «Modifica all'articolo 8 del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2012, n. 189, in materia di etichettatura dei prodotti caseari a base di latte crudo» (2132) è stata successivamente sottoscritta dal deputato La Salandra.
La proposta di legge DEIDDA ed altri: «Modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 11 luglio 1980, n. 753, in materia di sanzioni per illeciti contro la regolarità e la sicurezza della circolazione ferroviaria» (2168) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Polo.
Trasmissione dal Senato.
In data 11 febbraio 2025 il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza i seguenti progetti di legge:
S. 983. – Senatori D'ELIA ed altri: «Dichiarazione di monumento nazionale di Palazzo Fortunato in Rionero in Vulture» (approvata dal Senato) (2239);
S. 1351. – «Modifiche alla legge 5 marzo 2024, n. 21, per l'aggiornamento della delega ivi prevista e per il conferimento della delega al Governo per la riforma organica e il riordino del sistema sanzionatorio e di tutte le procedure sanzionatorie recati dal testo unico di cui al decreto legislativo n. 58 del 1998, nonché ulteriori disposizioni in materia finanziaria» (approvato dal Senato) (2240).
Saranno stampati e distribuiti.
Assegnazione di progetti di legge
a Commissioni in sede referente.
A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
II Commissione (Giustizia)
ROMANO: «Introduzione dell'articolo 610-bis del codice penale, concernente il delitto di riduzione in stato di subalternità» (2085) Parere delle Commissioni I, V e XII.
V Commissione (Bilancio e Tesoro)
CURTI ed altri: «Delega al Governo per l'adozione di disposizioni volte a favorire la permanenza o il rientro dei giovani laureati nelle aree interne, montane e periferiche» (2055) Parere delle Commissioni I, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, X (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
IX Commissione (Trasporti)
GHIO: «Introduzione dell'articolo 116-bis del codice della navigazione, in materia di disciplina dell'attività di consulente chimico di porto» (2138) Parere delle Commissioni I, II, V, VII, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Trasmissione dalla Presidenza
del Consiglio dei ministri.
La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 10 febbraio 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1-bis del decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 maggio 2012, n. 56, concernente l'esercizio di poteri speciali inerenti ai servizi di comunicazione elettronica a banda larga con tecnologia 5G, basati sulla tecnologia cloud e altri attivi, l'estratto del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 7 febbraio 2025, concernente l'approvazione, con prescrizioni, del Piano annuale 2025 della società Zefiro Net Srl relativo agli acquisti di beni e servizi inerenti al roll-out, alla gestione e alla manutenzione della rete 5G (procedimento n. 655/2024).
Questo documento è trasmesso alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla IX Commissione (Trasporti).
Trasmissione dalla Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità.
La Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, con lettera dell'11 febbraio 2025, ha trasmesso la nota relativa all'attuazione data, per le parti di competenza, all'ordine del giorno SOTTANELLI n. 9/2150/41, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 4 dicembre 2024, sulla previsione, nell'ambito della politica fiscale, di interventi di incentivazione dell'offerta di lavoro e della partecipazione al mercato del lavoro di giovani e donne, nonché di misure di sostegno alle famiglie.
La suddetta nota è a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare ed è trasmessa alle Commissioni VI (Finanze) e XII (Affari sociali) competenti per materia.
Annunzio di progetti
di atti dell'Unione europea.
La Commissione europea, in data 11 febbraio 2025, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulla modifica dei dazi doganali applicabili alle importazioni di determinate merci originarie della Federazione russa e della Repubblica di Bielorussia o esportate direttamente o indirettamente da tali paesi (COM(2025) 34 final), corredata dai relativi allegati (COM(2025) 34 final – Annexes 1 to 2), che è assegnata in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 11 febbraio 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.
Questi atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
Con la predetta comunicazione, il Governo ha inoltre richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati alle competenti Commissioni, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento:
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Relazione 2025 sul mercato unico e la competitività (COM(2025) 26 final);
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Bussola per la competitività dell'Unione europea (COM(2025) 30 final).
Trasmissione dalla Regione
autonoma della Sardegna.
La Regione autonoma della Sardegna, in qualità di commissario delegato titolare di contabilità speciale, con lettere in data 10 febbraio 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 27, comma 4, del codice della protezione civile, di cui al decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1:
il rendiconto, per l'anno 2024, relativo alla contabilità speciale n. 6111, concernente le attività connesse agli eccezionali eventi atmosferici del 10 e 11 ottobre 2018 in Sardegna, di cui alle ordinanze del capo del Dipartimento della protezione civile n. 558 del 2018 e n. 834 del 2023, nonché una relazione sullo stato di attuazione dei medesimi interventi, predisposta ai sensi dell'articolo 15 del decreto legislativo 30 giugno 2011, n. 123;
il rendiconto, per l'anno 2024, relativo alla contabilità speciale n. 6251, concernente le attività connesse all'emergenza conseguente agli eccezionali eventi metereologici verificatisi il giorno 28 novembre 2020 nel territorio del comune di Bitti, in provincia di Nuoro, di cui alle ordinanze del capo del Dipartimento della protezione civile n. 721 del 2020 e n. 971 del 2023, nonché una relazione sullo stato di attuazione dei relativi interventi, predisposta ai sensi dell'articolo 15 del decreto legislativo 30 giugno 2011, n. 123, copia del piano degli ulteriori interventi urgenti e ulteriore documentazione connessa agli interventi;
il rendiconto, per l'anno 2024, relativo alla contabilità speciale n. 6314, concernente le attività connesse all'emergenza conseguente all'eccezionale diffusione degli incendi boschivi a partire dall'ultima decade del mese di luglio del 2021, di cui alle ordinanze del capo del Dipartimento della protezione civile n. 789 del 2021 e n. 910 del 2022, nonché una relazione sullo stato di attuazione dei relativi interventi, predisposta ai sensi dell'articolo 15 del decreto legislativo 30 giugno 2011, n. 123.
Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla VIII Commissione (Ambiente).
Comunicazione di nomine ministeriali.
La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 11 febbraio 2025, ha trasmesso la comunicazione concernente la revoca dell'incarico di livello dirigenziale generale, conferito al dottor Francesco Vaia, di direttore della Direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero della salute.
Questa comunicazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla XII Commissione (Affari sociali).
Atti di controllo e di indirizzo.
Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.
MOZIONI RICHETTI ED ALTRI N. 1-00371, SCUTELLÀ ED ALTRI N. 1-00372, DELLA VEDOVA ED ALTRI N. 1-00377, FARAONE ED ALTRI N. 1-00382, BONELLI ED ALTRI N. 1-00384 E DE LUCA ED ALTRI N. 1-00395 CONCERNENTI INIZIATIVE PER IL RILANCIO DELLA COMPETITIVITÀ EUROPEA, IN RELAZIONE AL «RAPPORTO DRAGHI»
Mozioni
La Camera,
premesso che:
1) secondo i dati Istat, la produzione industriale italiana è in calo da sei trimestri consecutivi, esattamente da aprile 2023 a settembre 2024;
2) a settembre 2024 la produzione industriale è calata di 0,4 punti percentuali rispetto al mese precedente, mentre nel III trimestre 2024 si è registrato un calo di 0,6 punti percentuali rispetto ai tre mesi precedenti e, infine, per quanto riguarda i dati più di lungo periodo, da gennaio 2023 a settembre 2024 l'indice della produzione industriale è diminuito di 5,6 punti percentuali;
3) la situazione di crisi è stata evidenziata anche dal Codacons, il cui presidente ha sottolineato quanto sia allarmante la situazione se si analizza l'andamento dei beni di consumo, per i quali si registrano pesanti cali congiunturali e tendenziali, che risentono in modo evidente dello stallo dei consumi da parte delle famiglie, con la spesa degli italiani che non riparte ed effetti negativi diretti su commercio e industria e sui conti nazionali;
4) il settore dell'automotive attraversa una crisi ormai strutturale, nonché particolarmente significativa ed allarmante: nel 1992 l'Italia era tra i primi Paesi al mondo per autovetture prodotte, mentre, secondo i dati Anfia, nel 2022 sono state prodotte solo 473 mila auto, circa 270 mila in meno rispetto al 2019;
5) il settore delle auto sta attraversando un periodo difficile in tutta l'Unione europea: se nel 2008 in Europa si vendeva un terzo delle auto prodotte nel mondo, oggi sono appena un quinto, e questa fetta di mercato è stata in gran parte conquistata dalla Cina, che è passata da una quota mondiale pari al 4 per cento nel 2008 al 32 per cento nel 2023;
6) in Italia la crisi del settore automotive è strettamente legata alla crisi di Fca-Stellantis, che, dopo aver raggiunto il picco di produzione nel 2017, pari a circa 1 milione di veicoli, ha visto progressivamente diminuire la produzione, un trend ancora in atto che porterà nel 2024 a produrre circa 500 mila veicoli, una cifra ben lontana dalle promesse del gruppo, il quale aveva annunciato come obiettivo la produzione di un milione di veicoli;
7) per fronteggiare la crisi di questo settore, che riveste un ruolo cruciale per l'industria del Paese, il Governo Draghi aveva istituito, con decreto-legge n. 17 del 2022, un fondo automotive con una dotazione di 700 milioni di euro per l'anno 2022 e 1 miliardo di euro annui dal 2023 al 2030. Tali risorse sarebbero dovute essere destinate a favorire la transizione verde, la ricerca e gli investimenti nella filiera del settore automotive finalizzati all'insediamento, alla riconversione e alla riqualificazione verso forme produttive innovative e sostenibili, in linea con gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni nocive per l'ambiente e di sviluppo digitale;
8) il disegno di legge di bilancio presentato dal Governo Meloni e attualmente all'esame del Parlamento prevede il taglio di circa l'80 per cento del fondo automotive, con un residuo pari ad appena 200 milioni di euro annui dal 2025 al 2030;
9) questa dotazione è assolutamente insufficiente per un fondo che ha come obiettivo quello di sostenere un settore in crisi strutturale come l'automotive italiano;
10) nel 2022 le emissioni dell'economia italiana sono rimaste pressoché invariate rispetto all'anno precedente (+0,1 per cento), riflettendo andamenti divergenti, con una diminuzione delle emissioni generate dalle famiglie (-1,3 per cento) e un aumento di quelle provenienti dalle attività produttive (+0,7 per cento) (Rapporto SDGs 2024, Istat);
11) il settore della produzione Industriale (Ippu) rappresenta annualmente una quota del 7 per cento circa, in media, del totale delle emissioni nazionali di gas serra;
12) la quota di emissioni derivate dal settore Ippu oscilla tra il 5,7 e il 7,9 per cento, rispetto al totale delle emissioni nazionali nel corso del periodo 1990-2022, ed è in tendenziale diminuzione (Rapporto Ispra 2022);
13) durante la scorsa legislatura, la Commissione europea ha approvato il pacchetto cosiddetto «Fit for 55», parte integrante del Green deal europeo: un pacchetto di misure legislative con l'obiettivo di ridurre le emissioni nette di gas serra dell'Unione europea del 55 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990;
14) secondo Eurostat, negli ultimi 32 anni i Paesi dell'Unione europea hanno registrato una riduzione media annua delle emissioni pari all'1,1 per cento. Tuttavia, per raggiungere l'obiettivo del Fit for 55, sarà necessario accelerare il ritmo di riduzione a una media del 5,4 per cento annuo nei prossimi anni;
15) la forte dipendenza dalle importazioni di energia e la limitata diversificazione del mix energetico nazionale, con una scarsa disponibilità di fonti a bassa emissione stabile e programmabile, amplificano la vulnerabilità del settore industriale italiano ai picchi di prezzo e alle crisi geopolitiche;
16) secondo Confindustria, tra gennaio e ottobre 2024, il prezzo medio dell'elettricità in Italia è stato di 103,7 euro per MWh, contro i 61,4 della media europea, registrando un differenziale di circa il 70 per cento;
17) il Piano «Transizione 5.0» approvato nel 2024 dal Governo nell'ottica di incentivare gli investimenti che prevedono una riduzione del consumo energetici non sta funzionando: la fruizione dei benefici non è automatica, essendo subordinata a complesse procedure amministrative, tra cui l'attesa di comunicazioni ufficiali e certificazioni sia ex ante che ex post, con un conseguente aumento delle tempistiche e degli oneri a carico delle imprese;
18) inoltre, il credito d'imposta è cumulabile solo in alcuni casi, con esclusione di misure strategiche come il Piano «Transizione 4.0» e gli incentivi per investimenti nella Zes unica, limitando l'efficacia degli interventi;
19) sono previste, infine, soglie minime di risparmio energetico che escludono dalla misura investimenti potenzialmente utili e molti settori strategici, tra cui quelli legati all'economia circolare e alle industrie ad alta intensità energetica;
20) il 9 settembre 2024 il Presidente Mario Draghi ha presentato il Rapporto sul futuro della competitività europea: un documento dettagliato di analisi del contesto europeo e di proposte puntuali per rilanciare la competitività economica dell'Unione;
21) il rapporto evidenzia come la produttività europea sia rallentata negli ultimi 20 anni, portando il divario del prodotto interno lordo a parità di potere d'acquisto tra Unione europea e Stati Uniti dal +4 per cento del 2002 al -12 per cento del 2023;
22) la crisi produttiva è stata messa ulteriormente a dura prova negli ultimi anni a causa della maggiore concorrenza che le imprese europee hanno dovuto affrontare in seguito alla crescita del commercio mondiale, della perdita della Russia come principale fornitore di energia a basso costo e della messa in discussione, da parte degli Usa, dell'ombrello di sicurezza che aveva protetto fino ad oggi l'Unione europea e che le aveva permesso di destinare ad altre priorità il budget per la difesa;
23) la strada da percorrere per rilanciare la competitività dei Paesi dell'Unione europea è rafforzare la sicurezza e aumentare la produttività, che rappresenta la vera sfida esistenziale dell'Unione;
24) il rapporto contiene 170 proposte puntuali da realizzare entro il 2030, suddivise in 10 ambiti di politiche settoriali – tra cui si segnalano, in particolare, gli interventi per ridurre il costo dell'energia, aumentare l'indipendenza nel campo delle materie prime critiche e rilanciare il settore automotive – e 5 ambiti di politiche orizzontali – tra cui si segnalano, in particolare, la riforma della governance europea e il sostegno agli investimenti;
25) le sfide evidenziate sono cruciali in particolare per l'Italia, nella definizione di strategie comuni europee basate su debito comune e investimenti comuni, dal settore della difesa, ad un piano di rilancio industriale, dallo sviluppo della tecnologia nucleare per abbattere le emissioni dell'Unione europea alla riqualificazione delle competenze, fino ad arrivare alle riforme strutturali come l'abolizione del criterio dell'unanimità per le scelte adottate dal Consiglio, generalizzando i voti a maggioranza qualificata, per impedire il blocco del processo decisionale in seguito al veto di un solo Paese;
26) il costo di questo piano è quantificato in circa 750-800 miliardi di euro annui dal 2025 al 2030, portando la spesa per investimenti dell'Unione europea dal 22 per cento del prodotto interno lordo a circa il 27 per cento, un aumento di quasi 5 punti percentuali che si propone di finanziare con l'emissione di debito comune sul modello del Next generation EU;
27) la Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ha espresso la volontà di seguire le raccomandazioni contenute nel rapporto, sia negli orientamenti politici per la Commissione europea 2024-2029, sia nelle lettere di incarico inviate a tutti i candidati alla carica di commissario europeo, tra cui Raffaele Fitto, ex Ministro del Governo in carica;
28) la recente elezione di Donald Trump alla Presidenza degli Stati Uniti rappresenta un elemento di forte incertezza per l'Italia e l'Unione europea, in considerazione delle sue dichiarazioni e delle politiche già annunciate, volte a introdurre nuovi dazi sulle importazioni di prodotti europei;
29) tale orientamento rischia di compromettere gravemente la competitività delle imprese italiane, in particolare nei settori manifatturiero, tecnologico e agroalimentare, che dipendono in misura significativa dalle esportazioni verso il mercato statunitense,
impegna il Governo:
1) a definire un piano strategico nazionale di rilancio del settore industriale in coerenza con il Rapporto Draghi, anche al fine di assicurare l'appoggio dell'Italia alle iniziative delle istituzioni dell'Unione europea per dare attuazione alle proposte contenute nel Rapporto Draghi sul futuro della competitività europea;
2) a sostenere la necessità di definire strategie di debito comune europeo e di modifica della normativa per attrarre investimenti privati per l'attuazione delle azioni previste dal piano Draghi;
3) a sostenere le riforme o gli accordi necessari per realizzare gli impegni comuni in materia di energia, trasporti, tecnologie digitali e innovazione e difesa, che il Rapporto identifica come condizioni indispensabili per la salvaguardia della libertà, del benessere e della sicurezza europea;
4) ad operare, per quanto di competenza, perché la governance economica e i processi decisionali dell'Unione siano migliorati e adeguati all'esigenza di garantire un quadro istituzionale coerente con gli obiettivi del Rapporto, a partire dal rafforzamento del meccanismo di voto a maggioranza;
5) a riavviare, coerentemente con le indicazioni del Rapporto, il programma nucleare italiano per autorizzare la costruzione di impianti con le tecnologie oggi disponibili – il cosiddetto nucleare di terza generazione avanzata – di cui è garantita l'affidabilità sul piano della sicurezza e la capacità di soddisfare, da un lato, il fabbisogno energetico nazionale e, dall'altro, di ridurre nettamente le emissioni climalteranti;
6) ad adottare iniziative normative volte a ripristinare la dotazione del fondo automotive, portandola al miliardo di euro annuo dal 2025 al 2030, così come inizialmente previsto dal Governo Draghi;
7) a proporre, di concerto con le istituzioni europee, un calendario di riduzione delle emissioni che tenga conto delle specificità economiche e produttive dei settori industriali nazionali, evitando penalizzazioni ingiustificate per le imprese italiane rispetto ai competitor europei e internazionali;
8) a migliorare la sicurezza energetica e la competitività del Paese, favorendo la diversificazione del mix energetico, con particolare attenzione all'introduzione di tecnologie stabili e programmabili, inclusa l'adozione del nucleare di nuova generazione, per garantire una fornitura energetica sostenibile, affidabile e a costi contenuti;
9) ad adottare iniziative normative volte a rivedere il Piano «Transizione 5.0», prevedendo l'introduzione dei principi operativi e degli strumenti automatici del Piano «Industria 4.0», al fine di renderlo più efficace e accessibile per le imprese, prevedendo, in particolar modo, l'introduzione di meccanismi di accesso diretto e automatizzato agli incentivi, la possibilità di cumulo con altre misure di sostegno, salvo casi di sovracompensazione, l'eliminazione delle soglie minime rigide per il risparmio energetico e la semplificazione delle procedure attuative, anche riducendo il ricorso a decreti attuativi;
10) a promuovere, per quanto di competenza, una leale collaborazione tra le istituzioni europee e la nuova Amministrazione statunitense, favorendo un dialogo costruttivo che evidenzi l'interdipendenza economica tra le due aree ed eviti i rischi di danni reciproci derivanti da politiche protezionistiche.
(1-00371) «Richetti , Bonetti , Benzoni , D'Alessio , Grippo , Sottanelli , Onori , Pastorella , Rosato , Ruffino ».
La Camera,
premesso che:
1) secondo i dati Istat, la produzione industriale italiana è in calo da sei trimestri consecutivi, esattamente da aprile 2023 a settembre 2024;
2) a settembre 2024 la produzione industriale è calata di 0,4 punti percentuali rispetto al mese precedente, mentre nel III trimestre 2024 si è registrato un calo di 0,6 punti percentuali rispetto ai tre mesi precedenti e, infine, per quanto riguarda i dati più di lungo periodo, da gennaio 2023 a settembre 2024 l'indice della produzione industriale è diminuito di 5,6 punti percentuali;
3) la situazione di crisi è stata evidenziata anche dal Codacons, il cui presidente ha sottolineato quanto sia allarmante la situazione se si analizza l'andamento dei beni di consumo, per i quali si registrano pesanti cali congiunturali e tendenziali, che risentono in modo evidente dello stallo dei consumi da parte delle famiglie, con la spesa degli italiani che non riparte ed effetti negativi diretti su commercio e industria e sui conti nazionali;
4) il settore dell'automotive attraversa una crisi ormai strutturale, nonché particolarmente significativa ed allarmante: nel 1992 l'Italia era tra i primi Paesi al mondo per autovetture prodotte, mentre, secondo i dati Anfia, nel 2022 sono state prodotte solo 473 mila auto, circa 270 mila in meno rispetto al 2019;
5) il settore delle auto sta attraversando un periodo difficile in tutta l'Unione europea: se nel 2008 in Europa si vendeva un terzo delle auto prodotte nel mondo, oggi sono appena un quinto, e questa fetta di mercato è stata in gran parte conquistata dalla Cina, che è passata da una quota mondiale pari al 4 per cento nel 2008 al 32 per cento nel 2023;
6) in Italia la crisi del settore automotive è strettamente legata alla crisi di Fca-Stellantis, che, dopo aver raggiunto il picco di produzione nel 2017, pari a circa 1 milione di veicoli, ha visto progressivamente diminuire la produzione, un trend ancora in atto che porterà nel 2024 a produrre circa 500 mila veicoli, una cifra ben lontana dalle promesse del gruppo, il quale aveva annunciato come obiettivo la produzione di un milione di veicoli;
7) per fronteggiare la crisi di questo settore, che riveste un ruolo cruciale per l'industria del Paese, il Governo Draghi aveva istituito, con decreto-legge n. 17 del 2022, un fondo automotive con una dotazione di 700 milioni di euro per l'anno 2022 e 1 miliardo di euro annui dal 2023 al 2030. Tali risorse sarebbero dovute essere destinate a favorire la transizione verde, la ricerca e gli investimenti nella filiera del settore automotive finalizzati all'insediamento, alla riconversione e alla riqualificazione verso forme produttive innovative e sostenibili, in linea con gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni nocive per l'ambiente e di sviluppo digitale;
8) nel 2022 le emissioni dell'economia italiana sono rimaste pressoché invariate rispetto all'anno precedente (+0,1 per cento), riflettendo andamenti divergenti, con una diminuzione delle emissioni generate dalle famiglie (-1,3 per cento) e un aumento di quelle provenienti dalle attività produttive (+0,7 per cento) (Rapporto SDGs 2024, Istat);
9) il settore della produzione Industriale (Ippu) rappresenta annualmente una quota del 7 per cento circa, in media, del totale delle emissioni nazionali di gas serra;
10) la quota di emissioni derivate dal settore Ippu oscilla tra il 5,7 e il 7,9 per cento, rispetto al totale delle emissioni nazionali nel corso del periodo 1990-2022, ed è in tendenziale diminuzione (Rapporto Ispra 2022);
11) durante la scorsa legislatura, la Commissione europea ha approvato il pacchetto cosiddetto «Fit for 55», parte integrante del Green deal europeo: un pacchetto di misure legislative con l'obiettivo di ridurre le emissioni nette di gas serra dell'Unione europea del 55 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990;
12) secondo Eurostat, negli ultimi 32 anni i Paesi dell'Unione europea hanno registrato una riduzione media annua delle emissioni pari all'1,1 per cento. Tuttavia, per raggiungere l'obiettivo del Fit for 55, sarà necessario accelerare il ritmo di riduzione a una media del 5,4 per cento annuo nei prossimi anni;
13) la forte dipendenza dalle importazioni di energia e la limitata diversificazione del mix energetico nazionale, con una scarsa disponibilità di fonti a bassa emissione stabile e programmabile, amplificano la vulnerabilità del settore industriale italiano ai picchi di prezzo e alle crisi geopolitiche;
14) secondo Confindustria, tra gennaio e ottobre 2024, il prezzo medio dell'elettricità in Italia è stato di 103,7 euro per MWh, contro i 61,4 della media europea, registrando un differenziale di circa il 70 per cento;
15) il 9 settembre 2024 il Presidente Mario Draghi ha presentato il Rapporto sul futuro della competitività europea: un documento dettagliato di analisi del contesto europeo e di proposte puntuali per rilanciare la competitività economica dell'Unione;
16) il rapporto evidenzia come la produttività europea sia rallentata negli ultimi 20 anni, portando il divario del prodotto interno lordo a parità di potere d'acquisto tra Unione europea e Stati Uniti dal +4 per cento del 2002 al -12 per cento del 2023;
17) la crisi produttiva è stata messa ulteriormente a dura prova negli ultimi anni a causa della maggiore concorrenza che le imprese europee hanno dovuto affrontare in seguito alla crescita del commercio mondiale, della perdita della Russia come principale fornitore di energia a basso costo e della messa in discussione, da parte degli Usa, dell'ombrello di sicurezza che aveva protetto fino ad oggi l'Unione europea e che le aveva permesso di destinare ad altre priorità il budget per la difesa;
18) la strada da percorrere per rilanciare la competitività dei Paesi dell'Unione europea è rafforzare la sicurezza e aumentare la produttività, che rappresenta la vera sfida esistenziale dell'Unione;
19) il rapporto contiene 170 proposte puntuali da realizzare entro il 2030, suddivise in 10 ambiti di politiche settoriali – tra cui si segnalano, in particolare, gli interventi per ridurre il costo dell'energia, aumentare l'indipendenza nel campo delle materie prime critiche e rilanciare il settore automotive – e 5 ambiti di politiche orizzontali – tra cui si segnalano, in particolare, la riforma della governance europea e il sostegno agli investimenti;
20) le sfide evidenziate sono cruciali in particolare per l'Italia, nella definizione di strategie comuni europee basate su debito comune e investimenti comuni, dal settore della difesa, ad un piano di rilancio industriale, dallo sviluppo della tecnologia nucleare per abbattere le emissioni dell'Unione europea alla riqualificazione delle competenze, fino ad arrivare alle riforme strutturali come l'abolizione del criterio dell'unanimità per le scelte adottate dal Consiglio, generalizzando i voti a maggioranza qualificata, per impedire il blocco del processo decisionale in seguito al veto di un solo Paese;
21) il costo di questo piano è quantificato in circa 750-800 miliardi di euro annui dal 2025 al 2030, portando la spesa per investimenti dell'Unione europea dal 22 per cento del prodotto interno lordo a circa il 27 per cento, un aumento di quasi 5 punti percentuali che si propone di finanziare con l'emissione di debito comune sul modello del Next generation EU;
22) la Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ha espresso la volontà di seguire le raccomandazioni contenute nel rapporto, sia negli orientamenti politici per la Commissione europea 2024-2029, sia nelle lettere di incarico inviate a tutti i candidati alla carica di commissario europeo, tra cui Raffaele Fitto, ex Ministro del Governo in carica,
impegna il Governo:
1) a definire un piano strategico nazionale di rilancio del settore industriale in coerenza con il Rapporto Draghi, anche al fine di assicurare l'appoggio dell'Italia alle iniziative delle istituzioni dell'Unione europea per dare attuazione alle proposte contenute nel Rapporto Draghi sul futuro della competitività europea;
2) a sostenere la necessità di definire strategie di debito comune europeo e di modifica della normativa per attrarre investimenti privati per l'attuazione delle azioni previste dal piano Draghi;
3) a sostenere le riforme o gli accordi necessari per realizzare gli impegni comuni in materia di energia, trasporti, tecnologie digitali e innovazione e difesa, che il Rapporto identifica come condizioni indispensabili per la salvaguardia della libertà, del benessere e della sicurezza europea;
4) ad operare, per quanto di competenza, perché la governance economica e i processi decisionali dell'Unione siano migliorati e adeguati all'esigenza di garantire un quadro istituzionale coerente con gli obiettivi del Rapporto, a partire dal rafforzamento del meccanismo di voto a maggioranza;
5) a definire un programma nucleare italiano per autorizzare la costruzione di impianti con le nuove tecnologie nucleari sostenibili in corso di sviluppo, caratterizzate da elevati standard di sicurezza e sostenibilità, capaci di soddisfare, da un lato, il fabbisogno energetico nazionale e, dall'altro, di ridurre nettamente le emissioni climalteranti;
6) a proporre, di concerto con le istituzioni europee, un calendario di riduzione delle emissioni che tenga conto delle specificità economiche e produttive dei settori industriali nazionali, evitando penalizzazioni ingiustificate per le imprese italiane rispetto ai competitor europei e internazionali;
7) a migliorare la sicurezza energetica e la competitività del Paese, favorendo la diversificazione del mix energetico, con particolare attenzione all'introduzione di tecnologie stabili e programmabili, incluse le nuove tecnologie nucleari sostenibili in corso di sviluppo, per garantire una fornitura energetica sostenibile, affidabile e a costi contenuti;
8) a promuovere, per quanto di competenza, una leale collaborazione tra le istituzioni europee e la nuova Amministrazione statunitense, favorendo un dialogo costruttivo che evidenzi l'interdipendenza economica tra le due aree ed eviti i rischi di danni reciproci derivanti da politiche protezionistiche.
(1-00371)(Testo modificato nel corso della seduta) «Richetti , Bonetti , Benzoni , D'Alessio , Grippo , Sottanelli , Onori , Pastorella , Rosato , Ruffino ».
La Camera,
premesso che:
1) il 9 settembre 2024, Mario Draghi ha presentato, in una conferenza stampa congiunta con la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, il rapporto strategico intitolato «Il futuro della competitività europea» («The future of European competitiveness»): tale rapporto – commissionatogli all'incirca un anno prima – contiene un'analisi approfondita delle sfide economiche e geopolitiche che l'Europa è chiamata ad affrontare in un contesto globale, sempre più frammentato e in rapido mutamento; in questo scenario, l'Europa si trova in una posizione particolarmente vulnerabile rispetto ad altre grandi economie come Stati Uniti e Cina;
2) il rapporto – che è stato presentato da Draghi al Parlamento europeo il 17 settembre 2024 – è articolato in due parti: la prima parte, «Parte A», suddivisa in una prefazione e sei capitoli, espone la strategia di competitività per l'Europa nel suo complesso; la seconda, «Parte B», suddivisa in due sezioni, dedicate, rispettivamente, a determinate politiche settoriali (dieci capitoli) e orizzontali (cinque capitoli) dell'Unione europea, contiene un'analisi approfondita di ciascuna di esse, indicando gli obiettivi da raggiungere e proponendo le iniziative da adottare;
3) il tema della competitività era stato già affrontato nel corso del Consiglio europeo dell'ottobre 2024, riunione in cui i leader dei Paesi membri, a seguito delle conclusioni dell'aprile 2024 e in linea con l'Agenda strategica 2024-2029, hanno chiesto maggiori sforzi per rafforzare la competitività dell'Unione, potenziare la resilienza economica di quest'ultima, assicurarne il rinnovamento industriale e realizzare appieno il potenziale del mercato unico, garantendo condizioni di parità a livello sia interno che mondiale;
4) la Presidente von der Leyen ha quindi confermato, negli orientamenti politici per la Commissione europea 2024-2029, la volontà di seguire le raccomandazioni del rapporto Draghi nel prossimo mandato della Commissione, di nuova nomina. Anche le lettere di incarico indirizzate da von der Leyen a ciascun candidato alla carica di Commissario recano l'invito ad attingere, per le parti di competenza, alla visione ed alle proposte della relazione Draghi sul futuro della competitività europea;
5) a conferma della volontà politica della nuova Commissione europea di orientare il corso legislativo 2024-2029 sulla base delle raccomandazioni del rapporto Draghi e in continuità con il suddetto report, vi è l'annuncio della stessa Presidente von der Leyen della presentazione ufficiale – il 29 gennaio 2025 – della cosiddetta «Bussola per la competitività UE» (Competitiveness compass), un documento programmatico con l'intento dichiarato di rilanciare industria, finanza e mercato unico dell'Unione europea sulla spinta di una forte deregolamentazione funzionale all'economia, con il rischio di un adeguamento dell'agenda di sostenibilità all'industria e non più viceversa;
6) nonostante la condivisibilità della necessità di un rafforzamento della competitività europea, nel documento programmatico annunciato dalla von der Leyen preoccupa l'accento posto dalla nuova Commissione su una presunta «semplificazione» che rischia di far arretrare gli impegni sulla sostenibilità e sulle politiche green, in cambio di un'accelerazione economica, così come l'assenza dalla Bussola per la competitività di temi centrali per il raggiungimento di una piena ed effettiva competitività a livello di Unione europea tra gli Stati membri, quali l'avvio di una politica fiscale dell'Unione europea e la lotta all'evasione e all'elusione fiscale, una problematica che drena risorse preziose agli Stati membri e che mina la sopravvivenza stessa delle nostre piccole e medie imprese;
7) alla base della nuova strategia industriale dell'Unione europea, delineata nel documento di Draghi e che confluirà nelle linee guida per il mandato della Commissione europea dei prossimi cinque anni, viene posto l'accento, in particolare, sull'esigenza di rafforzare l'industria della difesa, così come nel rapporto è contenuto l'auspicio che sempre maggiori fondi europei vengano destinati allo sviluppo di questo settore per allentare la dipendenza da fornitori stranieri, Stati Uniti inclusi; la difesa viene vista come uno dei settori strategici per il futuro dell'Europa, così come quelli dell'energia e dei semiconduttori; sulla necessità di maggiori sforzi nel campo della difesa il rapporto ricalca, peraltro, quanto già scritto precedentemente da Enrico Letta nel suo documento sul futuro del mercato unico dell'Unione europea, presentato in occasione del Consiglio europeo straordinario del 17-18 aprile 2024;
8) in particolare, il rapporto Draghi evidenzia come negli ultimi anni il radicale mutamento dello scenario geopolitico, innescato dalla guerra in Ucraina e, più in generale, dall'instabilità globale, abbia fatto emergere le vulnerabilità di sistema dell'Unione europea: le dipendenze dall'esterno, soprattutto per gli approvvigionamenti di energia e materie prime critiche, il ritardo nell'innovazione, i costi dell'energia, la mancanza di manodopera specializzata, l'assenza di una difesa comune, la frammentazione perdurante del mercato interno e, in particolare, del mercato dei capitali, un modello di governance inadeguato, gli andamenti demografici non più in grado di sostenere la domanda interna;
9) a queste vulnerabilità, secondo il rapporto, occorre rispondere in via prioritaria aumentando la produttività, preservando, al contempo, il modello sociale europeo, mediante un coordinamento forte di tutte le politiche europee (industriali, commerciali, fiscali, estere) e un loro riorientamento;
10) per raggiungere questi obiettivi dell'Unione europea, in primis digitalizzazione, decarbonizzazione e maggiore capacità di difesa, il rapporto stima necessari almeno 750-800 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi annui, pari al 4,4-4,7 per cento del prodotto interno lordo dell'Unione europea nel 2023. La quota di investimenti dell'Unione europea dovrebbe passare dall'attuale 22 per cento circa del prodotto interno lordo a circa il 27 per cento, invertendo un declino pluridecennale nella maggior parte delle grandi economie dell'Unione. Per sbloccare gli investimenti privati, si propone di costruire una vera e propria unione dei mercati dei capitali e di completare l'unione bancaria; per gli investimenti pubblici, si prospetta di istituire, nel quadro del prossimo bilancio dell'Unione europea, un «pilastro della competitività» e di considerare l'emissione regolare di asset di debito comune per consentire progetti di investimento congiunti tra gli Stati membri;
11) da un'analisi complessiva del rapporto emerge come lo stesso non risponda in maniera adeguata e sufficiente alle sfide future che attendono l'Unione nei prossimi anni: se appare pienamente condivisibile l'obiettivo di finanziare importanti progetti d'investimento per rendere l'Europa più competitiva, anche attraverso il ricorso all'emissione di nuovo debito comune europeo, l'accento posto dal rapporto sul rafforzamento della difesa europea lascia presagire la trasformazione da un'Europa di pace verso una vera e propria economia di guerra, basata su strategie tese a promuovere la formazione di un «complesso militare-industriale» europeo; preoccupa altresì l'assenza di riferimenti nel rapporto alla necessità di avviare politiche fiscali più efficaci per contrastare l'elusione e l'evasione fiscale da parte dei giganti del web;
12) non si può inoltre sottacere come l'esistenza di giurisdizioni non cooperative a fini fiscali e di regimi fiscali dannosi, non solo a livello europeo – si veda il caso della Gran Bretagna e della Svizzera – ma anche tra gli stessi Stati membri dell'Unione europea – tra cui Irlanda, Paesi Bassi e Lussemburgo, veri e propri paradisi fiscali all'interno dell'area euro che si avvantaggiano di tali pratiche facendo registrare elevatissimi tassi di crescita – costituiscano una minaccia alla competitività europea e mettano a rischio la stessa tenuta dell'Unione. Tali pratiche di dumping fiscale comportano gravi perdite finanziarie per gli Stati membri dell'Unione europea: basti pensare che il costo dell'elusione dell'imposta sulle società è attualmente stimato a 500 miliardi di dollari all'anno e che tale riduzione del gettito fiscale è particolarmente problematica nel contesto della ripresa dalla crisi sanitaria, sociale ed economica causata dalla pandemia da COVID-19 e del finanziamento della transizione verde;
13) inoltre, con la rimozione dei limiti della Banca europea per gli investimenti agli investimenti militari e delle limitazioni della finanza europea per le industrie belliche, con la revisione dei parametri della finanza etica, si asseconda un completo stravolgimento del quadro regolatorio europeo in direzione di una transizione non più green, ma militare,
impegna il Governo:
1) a promuovere, con particolare riferimento all'Agenda strategica 2024-2029, il modello sociale ed economico europeo, che funga da stimolo alla transizione verde e digitale dell'Unione europea, nonché a sostegno di una politica comune di investimento nella ricerca e nell'innovazione nell'ambito dei settori economici ritenuti strategici, al fine di garantire la competitività dell'Unione a lungo termine e favorire altresì la competitività delle imprese e sviluppare soluzioni tecnologiche avanzate;
2) con riferimento alla «Bussola sulla competitività», ispirata al rapporto Draghi e che guiderà il prossimo ciclo istituzionale europeo, a monitorare attentamente le politiche di deregolamentazione annunciate dalla Presidente della Commissione europea von der Leyen affinché non si traducano in alcun modo in un arretramento sugli impegni assunti con il Green deal o in un'inversione di marcia sugli obiettivi dell'Agenda per lo sviluppo sostenibile, in cambio di una presunta semplificazione, e venga altresì salvaguardato il Pilastro europeo dei diritti sociali;
3) anche al fine di aumentare la competitività europea, a sostenere, nell'Agenda politica della nuova Commissione, la proposta di trasformare il programma Next generation EU in uno strumento permanente, da finanziare attraverso il bilancio europeo, con la conseguente istituzione di nuove fonti di entrate nella forma di risorse proprie dell'Unione europea e l'inclusione dell'emissione di debito comune europeo come strumento stabile, finalizzati a sostenere l'impegno comune per il rafforzamento degli investimenti nella produzione di «beni pubblici» europei considerati prioritari, quali la salute, l'istruzione, la ricerca, l'innovazione, la sicurezza e la transizione energetica, scongiurando al contempo l'ipotesi di un eventuale ricorso all'emissione di eurobond per finanziare le capacità di difesa europee, al fine di assicurare all'Unione europea un proprio spazio fiscale autonomo, capace di avviare una politica economica anti-ciclica;
4) ad adottare iniziative volte a scongiurare altresì qualsiasi tentativo di aumentare i finanziamenti di beni a scopo militare, come armi e munizioni, anche attraverso una ferma opposizione all'ipotesi di ampliamento della portata degli investimenti della Banca europea per gli investimenti rispetto all'attuale definizione di dual use, dando, al contrario, priorità al finanziamento di progetti che vadano a beneficio dell'ambiente e della società, affrontando la crisi del costo della vita e l'emergenza climatica;
5) a fronte della concorrenza fiscale sleale perpetrata a livello europeo e delle pratiche di dumping fiscale messe in atto da alcuni Stati membri dell'area euro, ad intraprendere, con urgenza, tutte le necessarie iniziative di contrasto nei confronti dei paradisi fiscali cosiddetti legalizzati all'interno dell'Unione, opponendosi a quelle forme di concorrenza fiscale altamente dannose per l'economia reale e adoperandosi, allo stesso tempo, per una riforma del quadro normativo dell'Unione europea che assicuri condizioni concorrenziali effettive e più incisive tra gli Stati membri, così come una tassazione efficace ed equa dell'economia digitale, nonché a porre in essere gli adeguati provvedimenti per mitigare gli effetti sull'economia unionale delle pratiche fiscali sleali poste in essere dagli Stati transfrontalieri o già appartenenti all'Unione europea;
6) a sostenere, nell'ambito del rafforzamento del mercato unico europeo e dell'unione dei mercati dei capitali, la proposta istitutiva di una tassa unica sul capitale quale strumento di una nuova fiscalità europea improntata a criteri di welfare comune, che scoraggi la competizione interna sleale tra gli Stati membri e si delinei quale baluardo alla gestione condivisa delle crisi;
7) a promuovere in sede europea l'adozione di iniziative di competenza volte a introdurre da parte dei singoli Stati forme straordinarie di contribuzione per il settore dell'industria della difesa, considerati gli utili eccezionali conseguiti negli ultimi anni, peraltro destinati a crescere ulteriormente, considerato il mutato contesto geopolitico internazionale sempre più insicuro e la politica di difesa dell'Unione europea.
(1-00372)(Nuova formulazione) «Scutellà , Bruno , Scerra , Pellegrini , Baldino , Lomuti , Francesco Silvestri , Cappelletti ».
La Camera,
premesso che:
1) il rapporto del Presidente Mario Draghi sul futuro della competitività in Europa evidenzia come l'Unione europea stia scontando un grave rallentamento della produttività, in un contesto demografico sfavorevole e di deterioramento del quadro di relazioni internazionali nel quale la crescita europea era stata finora garantita, e questo mette a rischio il futuro dell'Unione europea e dei suoi Stati membri sia per quanto riguarda le future sfide economiche e geopolitiche, rispetto alle quali l'Unione europea non potrà ambire ad una posizione di leadership, sia per quanto riguarda le posizioni consolidate, a cominciare dal livello di benessere e di sicurezza economica e sociale dei cittadini europei;
2) lo stesso rapporto individua tre grandi campi d'azione per rilanciare la competitività europea: colmare il divario di innovazione rispetto agli Stati Uniti e la Cina, un piano congiunto per la de-carbonizzazione e la crescita, aumentare la sicurezza e ridurre le dipendenze;
3) per raggiungere questi obbiettivi la quota di investimenti in Europa, programmati ed effettuati su scala continentale e non a livello di singoli Stati membri, dovrà aumentare di circa 5 punti percentuali sul prodotto interno lordo, quindi per soddisfare queste straordinarie esigenze di investimento senza sovraccaricare l'economia è necessario che il settore privato sia sostenuto da una rinnovata capacità di investimento pubblica, anche attraverso l'emissione di debito pubblico comune europeo;
4) il debito pubblico comune europeo per la produzione di beni pubblici europei potrebbe dapprima seguire la via tracciata dal Next generation Europe, senza dare per il momento ancora vita ad una unione fiscale europea con una politica delle finanze e dei trasferimenti comuni, e rappresenterebbe comunque un debito garantito pro quota dagli Stati membri, i quali dovrebbero a maggior ragione rimanere impegnati al controllo dei debiti pubblici nazionali secondo quanto previsto dal nuovo Patto di stabilità e di crescita;
5) ad aprile del 2021 la Corte costituzionale tedesca, respingendo i ricorsi contro la condivisione dei debiti nell'Unione europea, ha dato il via libera al Recovery Fund, aprendo la strada alla creazione di strumenti di debito condiviso per rispondere a situazioni di emergenza che mettono a repentaglio la competitività e la sicurezza dell'Unione europea;
6) il Governatore della Banca d'Italia Fabio Panetta, intervenendo recentemente al Foro di dialogo Spagna-Italia a Barcellona, ha lanciato la proposta di un productivity compact ossia di «un programma di spesa comune per finanziare investimenti indispensabili per tutti i cittadini europei» attraverso l'emissione di un titolo pubblico europeo privo di rischio, in modo da creare un mercato unico di capitali in grado di finanziare l'innovazione e la crescita;
7) anche Christine Lagarde, nel corso di una recente audizione presso la Commissione Econ del Parlamento europeo, ha definito «auspicabile» uno strumento di finanziamento comune «sia tramite una maggiore capacità fiscale sia tramite un debito congiunto». «Investimenti congiunti dell'Unione europea ben definiti aumenterebbero il potenziale di crescita e contribuirebbero alla stabilità macroeconomica». «Invierebbero anche un forte segnale agli investitori», ha affermato la Presidente della Bce;
8) nel corso delle comunicazioni sul Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre 2024, la Presidente del Consiglio dei ministri ha citato il rapporto Draghi sostenendo che nel dibattito sulle risorse necessarie «dovremo essere pronti a verificare la possibilità di nuovi strumenti di debito comune»,
impegna il Governo:
1) a sostenere, nel quadro delineato nelle premesse, la necessità di individuare strumenti di debito comune per finanziare la crescita e la competitività europea e a promuovere attivamente le riforme e gli accordi necessari per raggiungere questo obbiettivo nel più breve tempo possibile.
(1-00377) «Della Vedova , Magi , Schullian ».
La Camera,
premesso che:
1) il rapporto del Presidente Mario Draghi sul futuro della competitività in Europa evidenzia come l'Unione europea stia scontando un grave rallentamento della produttività, in un contesto demografico sfavorevole e di deterioramento del quadro di relazioni internazionali nel quale la crescita europea era stata finora garantita, e questo mette a rischio il futuro dell'Unione europea e dei suoi Stati membri sia per quanto riguarda le future sfide economiche e geopolitiche, rispetto alle quali l'Unione europea non potrà ambire ad una posizione di leadership, sia per quanto riguarda le posizioni consolidate, a cominciare dal livello di benessere e di sicurezza economica e sociale dei cittadini europei;
2) lo stesso rapporto individua tre grandi campi d'azione per rilanciare la competitività europea: colmare il divario di innovazione rispetto agli Stati Uniti e la Cina, un piano congiunto per la de-carbonizzazione e la crescita, aumentare la sicurezza e ridurre le dipendenze;
3) per raggiungere questi obbiettivi la quota di investimenti in Europa, programmati ed effettuati su scala continentale e non a livello di singoli Stati membri, dovrà aumentare di circa 5 punti percentuali sul prodotto interno lordo, quindi per soddisfare queste straordinarie esigenze di investimento senza sovraccaricare l'economia è necessario che il settore privato sia sostenuto da una rinnovata capacità di investimento pubblica, anche attraverso l'emissione di debito pubblico comune europeo;
4) il debito pubblico comune europeo per la produzione di beni pubblici europei potrebbe dapprima seguire la via tracciata dal Next generation Europe, senza dare per il momento ancora vita ad una unione fiscale europea con una politica delle finanze e dei trasferimenti comuni, e rappresenterebbe comunque un debito garantito pro quota dagli Stati membri, i quali dovrebbero a maggior ragione rimanere impegnati al controllo dei debiti pubblici nazionali secondo quanto previsto dal nuovo Patto di stabilità e di crescita;
5) ad aprile del 2021 la Corte costituzionale tedesca, respingendo i ricorsi contro la condivisione dei debiti nell'Unione europea, ha dato il via libera al Recovery Fund, aprendo la strada alla creazione di strumenti di debito condiviso per rispondere a situazioni di emergenza che mettono a repentaglio la competitività e la sicurezza dell'Unione europea;
6) il Governatore della Banca d'Italia Fabio Panetta, intervenendo recentemente al Foro di dialogo Spagna-Italia a Barcellona, ha lanciato la proposta di un productivity compact ossia di «un programma di spesa comune per finanziare investimenti indispensabili per tutti i cittadini europei» attraverso l'emissione di un titolo pubblico europeo privo di rischio, in modo da creare un mercato unico di capitali in grado di finanziare l'innovazione e la crescita;
7) anche Christine Lagarde, nel corso di una recente audizione presso la Commissione Econ del Parlamento europeo, ha definito «auspicabile» uno strumento di finanziamento comune «sia tramite una maggiore capacità fiscale sia tramite un debito congiunto». «Investimenti congiunti dell'Unione europea ben definiti aumenterebbero il potenziale di crescita e contribuirebbero alla stabilità macroeconomica». «Invierebbero anche un forte segnale agli investitori», ha affermato la Presidente della Bce.
8) nel corso delle comunicazioni sul Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre 2024, la Presidente del Consiglio dei ministri ha citato il rapporto Draghi sostenendo che nel dibattito sulle risorse necessarie «dovremo essere pronti a verificare la possibilità di nuovi strumenti di debito comune»,
impegna il Governo:
1) a sostenere, per quanto di competenza, nel quadro delineato nelle premesse, la necessità di individuare strumenti di debito pubblico comune europeo per finanziare la crescita e la competitività.
(1-00377)(Testo modificato nel corso della seduta) «Della Vedova , Magi , Schullian ».
La Camera,
premesso che:
1) il 26 gennaio 2025 la Commissione europea ha ufficialmente presentato il «Competitiveness Compass», uno strumento strategico che fornisce un quadro di riferimento per il monitoraggio e il rafforzamento della competitività dell'Unione europea nel lungo periodo, identificando alcune aree prioritarie di intervento;
2) le tre aree o pilastri di intervento (innovazione, decarbonizzazione e sicurezza) e i cinque fattori orizzontali (semplificazione, riduzione delle barriere al mercato unico, finanziamento della competitività, promozione di competenze e lavori di qualità, migliore coordinamento nella governance multilivello) in cui si articola il Compass sono riprese dal rapporto Draghi per integrarne e supportarne le raccomandazioni, promuovendo un'azione politica coordinata che favorisca la crescita economica e la resilienza industriale europea;
3) il cosiddetto rapporto Draghi, intitolato «Il futuro della competitività europea», è stato presentato il 9 settembre 2024 a Bruxelles, alla presenza del Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, dal già Presidente del Consiglio dei ministri italiano e Presidente della Banca centrale europea Mario Draghi;
4) nel rapporto si evidenzia che l'Europa si trova di fronte a una sfida esistenziale per il proprio modello socio-economico e si mette in luce il rallentamento della crescita economica dell'Unione rispetto alle maggiori economie come Stati Uniti e Cina, attribuendo il fenomeno a una bassa produttività e si evidenzia una serie di politiche comuni da attuare nei prossimi cicli istituzionali ed economici per recuperare il gap di competitività rispetto i principali partner e competitor internazionali;
5) il rapporto, inoltre, sottolinea tre grandi transizioni che l'Unione europea deve affrontare: a) la digitalizzazione, per colmare il divario tecnologico rispetto ai principali competitor globali; b) la decarbonizzazione, per affrontare l'emergenza climatica, preservando al contempo la competitività economica; c) i cambiamenti geopolitici, al fine di ridurre le dipendenze critiche in ambiti quali energia, materie prime e tecnologie avanzate;
6) il tema della competitività, già affrontato nella riunione del Consiglio europeo di ottobre 2024, è stato confermato tra gli orientamenti politici della Commissione europea nel quinquennio 2024-2029 e il Presidente della Commissione ha dichiarato la volontà di seguire le raccomandazioni del cosiddetto «rapporto Draghi»;
7) per raggiungere tali obiettivi il documento individua 170 proposte da realizzare entro il 2030 divise in 10 dieci ambiti di politiche settoriali e cinque ambiti di politiche orizzontali;
8) la prossima politica industriale comune sarà dunque chiamata a rispondere ad una serie di esigenze endogene ed esogene all'Europa ma che possono impattare direttamente sulla sua tenuta economica, sociale e politica;
9) gli sforzi, basandosi sulle risultanze del rapporto, dovranno essere concentrati su quattro grandi matrici che assumono una fortissima rilevanza strategica specie se lette nel loro insieme: a) la necessità di affrancarsi o quantomeno ridurre le percentuali di forniture di energia a basso costo dagli storici fornitori; b) consolidare ed aumentare la produttività degli storici settori trainanti; c) adottare politiche espansive per incentivare gli investimenti nell'industria tecnologica; d) rafforzare la sicurezza;
10) una politica di decarbonizzazione risulta fondamentale per garantire sostenibilità e sicurezza energetica e diminuire le quote di dipendenza del continente da altre potenze mondiali;
11) le soluzioni proposte nel rapporto abbracciano la necessità di acquisti comuni, con annesse riforme del mercato e la previsione di investimenti in tecnologie green, l'adozione di un approccio tecnologicamente neutrale che tenga conto di una torta ampia di fonti energetiche (energie rinnovabili, nucleare, idrogeno e cattura di carbonio) e un sostegno ai settori industriali energivori, così da rendere economicamente sostenibile la produzione rispetto alla concorrenza internazionale;
12) quest'ultimo è un tema attualissimo per le aziende italiane, specie se si considera che, come evidenziato da studi di settore, il prezzo medio lordo dell'elettricità per le nostre imprese nel 2023 si è attestato su 300 euro/MWh a fronte di un prezzo medio di 260 euro/MWh per le aziende tedesche, 250 euro/MWh per le aziende francesi e 150 euro/MWh per quelle spagnole;
13) la decarbonizzazione non deve tradursi in una rapida deindustrializzazione di settori fondamentali per lo sviluppo del Vecchio continente, ma deve contemperare le esigenze occupazionali, così da tutelare non solo le esigenze ambientali ma parimenti le esigenze lavorative;
14) relativamente agli storici settori trainanti, la costituzione di un campione europeo dell'automotive rappresenta una priorità ineludibile per l'Europa, sia per garantire la competitività di un settore storicamente di eccellenza, sia per tutelare milioni di posti di lavoro e di piccole e medie imprese dell'indotto che, grazie a tale comparto, da decenni generano crescita e assicurano prospettiva al Vecchio continente;
15) l'Italia è uno dei Paesi maggiormente colpiti dalla riduzione della produzione automobilistica ed è ineludibile la necessità di politiche specifiche per evitare fenomeni di dumping, fiscale volti a sollecitare lo spostamento delle produzioni all'esterno;
16) inoltre, il potenziamento e monitoraggio delle reti infrastrutturali intermodali ha una rilevanza fondamentale per l'approvvigionamento delle materie prime, per la commerciabilità dei prodotti nazionali, nonché per garantire una piena competitività del Paese con i maggiori poli logistici europei;
17) dal punto di vista tecnologico e per colmare il divario di innovazione non risulta, invece, più procrastinabile adottare politiche che sfruttino appieno il potenziale di tecnologie emergenti, come l'artificial intelligence e i calcoli quantistici;
18) lo sviluppo tecnologico impone di mettere a sistema le istanze sociali con quelle legate al necessario aumento della produttività: la sfida della competitività e della sostenibilità richiede investimenti strutturali in istruzione e formazione, così da diminuire il rischio di una sostituzione della forza lavoro attraverso la semplice automazione, ponendo i lavoratori in condizione di governare, favorire e ottimizzare il progresso tecnologico e la sua implementazione;
19) quest'ultima è la matrice più interconnessa con la necessità, anch'essa individuata nel rapporto, di rafforzare la sicurezza, intesa non solo come difesa o politiche comuni per la difesa ma come sicurezza economica e di autonomia strategica;
20) le nuove geometrie geopolitiche e i fronti bellici nelle immediate vicinanze ai confini unionali, unitamente alle minacce ibride, impongono la necessità di una riflessione, appunto, sulla competitività tecnologica e industriale nel settore della difesa;
21) a tal fine nel rapporto si leggono proposte per espandere e sviluppare la base industriale e tecnologica in modo da poter rispondere alle nuove esigenze in modo veloce e con la libertà d'azione e l'autonomia necessarie;
22) relativamente ai costi da sostenere per colmare i gap, Draghi sostiene che l'Unione dovrebbe mobilitare investimenti pubblici e privati pari a circa 750-800 miliardi di euro annui (circa il 4,4-4,7 per cento del prodotto interno lordo dell'Unione europea nel 2023) attraverso l'introduzione di strumenti finanziari innovativi e il rafforzamento del mercato unico di capitali;
23) imprescindibile risulta, inoltre, il rafforzamento della governance attraverso un maggiore dialogo e coordinamento tra politiche industriali, energetiche e di sicurezza, nonché attraverso una semplificazione delle procedure decisionali;
24) il quadro appena delineato sarà chiamato ad un ulteriore sforzo di resilienza specie relativamente alla bilancia commerciale e all'incremento dei costi per le imprese qualora, alla luce delle ultime elezioni degli Stati Uniti, venissero introdotti dazi alle importazioni di prodotti nel mercato americano,
impegna il Governo:
1) a definire una politica industriale volta a migliorare la competitività e la produttività delle aziende italiane e che sia coerente con il rapporto Draghi, così da assicurare un appoggio pieno dell'Italia alle politiche industriali europee per il quinquennio 2024-2025;
2) a dare nuovo impulso alle politiche di integrazione europea, ripartendo dai sei pilastri del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ossia la transizione verde, la trasformazione digitale, lo sviluppo intelligente, sostenibile e inclusivo, la coesione sociale e territoriale, la salute e la resilienza economica, sociale e istituzionale, nonché le politiche dedicate alle nuove generazioni, all'infanzia e ai giovani;
3) ad adottare iniziative volte allo sviluppo di un piano energetico nazionale fondato sul principio della neutralità tecnologica e che tenga conto delle necessità di migliorare gli investimenti per l'accumulo e lo stoccaggio dell'energia rinnovabile nonché per l'implementazione della produzione nucleare con impianti di terza generazione e dell'idrogeno;
4) ad adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché si rafforzi la governance europea attraverso un maggiore dialogo e coordinamento tra politiche industriali, energetiche e di sicurezza, nonché attraverso una semplificazione delle procedure decisionali;
5) ad adottare un piano nazionale in linea con le raccomandazioni del rapporto Draghi, che preveda misure per far sì che le imprese del settore automotive mantengano, incrementino od avviino nuove produzioni in Italia;
6) ad adottare, per quanto di competenza, iniziative idonee alla proposizione di una politica comune finalizzata al potenziamento e al monitoraggio delle reti infrastrutturali intermodali, così da assicurare l'approvvigionamento delle merci e delle materie prime, nonché potenziare e facilitare la commerciabilità dei prodotti nazionali;
7) a sostenere, in ogni sede europea, la necessità di introdurre strumenti finanziari innovativi, come il rafforzamento del mercato unico, di capitali e una strategia di debito comune europeo;
8) ad adottare iniziative volte a prevedere un piano di sviluppo dell'industria tecnologica anche tramite politiche di incentivazione per la ricerca e sviluppo di tecnologie emergenti come l'artificial intelligence e i calcoli quantistici;
9) a prevedere misure di incentivazione e di supporto alla riqualificazione e formazione professionale, al fine di consentire da parte del lavoratore l'esercizio di competenze che gli consentano di governare i nuovi processi produttivi e di automatizzazione;
10) ad assicurare che le politiche industriali nazionali siano allineate alle direttrici indicate dal «Competitiveness Compass», garantendo un'azione coerente con le priorità strategiche dell'Unione europea in materia di innovazione, digitalizzazione, autonomia strategica e sostenibilità.
(1-00382)(Nuova formulazione) «Faraone , Gadda , Del Barba , Bonifazi , Boschi , Giachetti , Gruppioni ».
La Camera,
premesso che:
1) il 26 gennaio 2025 la Commissione europea ha ufficialmente presentato il «Competitiveness Compass», uno strumento strategico che fornisce un quadro di riferimento per il monitoraggio e il rafforzamento della competitività dell'Unione europea nel lungo periodo, identificando alcune aree prioritarie di intervento;
2) le tre aree o pilastri di intervento (innovazione, decarbonizzazione e sicurezza) e i cinque fattori orizzontali (semplificazione, riduzione delle barriere al mercato unico, finanziamento della competitività, promozione di competenze e lavori di qualità, migliore coordinamento nella governance multilivello) in cui si articola il Compass sono riprese dal rapporto Draghi per integrarne e supportarne le raccomandazioni, promuovendo un'azione politica coordinata che favorisca la crescita economica e la resilienza industriale europea;
3) il cosiddetto rapporto Draghi, intitolato «Il futuro della competitività europea», è stato presentato il 9 settembre 2024 a Bruxelles, alla presenza del Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, dal già Presidente del Consiglio dei ministri italiano e Presidente della Banca centrale europea Mario Draghi;
4) il rapporto, inoltre, sottolinea tre grandi transizioni che l'Unione europea deve affrontare: a) la digitalizzazione, per colmare il divario tecnologico rispetto ai principali competitor globali; b) la decarbonizzazione, per affrontare l'emergenza climatica, preservando al contempo la competitività economica; c) i cambiamenti geopolitici, al fine di ridurre le dipendenze critiche in ambiti quali energia, materie prime e tecnologie avanzate;
5) il tema della competitività, già affrontato nella riunione del Consiglio europeo di ottobre 2024, è stato confermato tra gli orientamenti politici della Commissione europea nel quinquennio 2024-2029 e il Presidente della Commissione ha dichiarato la volontà di seguire le raccomandazioni del cosiddetto «rapporto Draghi»;
6) per raggiungere tali obiettivi il documento individua 170 proposte da realizzare entro il 2030 divise in 10 dieci ambiti di politiche settoriali e cinque ambiti di politiche orizzontali;
7) la prossima politica industriale comune sarà dunque chiamata a rispondere ad una serie di esigenze endogene ed esogene all'Europa ma che possono impattare direttamente sulla sua tenuta economica, sociale e politica;
8) gli sforzi, basandosi sulle risultanze del rapporto, dovranno essere concentrati su quattro grandi matrici che assumono una fortissima rilevanza strategica specie se lette nel loro insieme: a) la necessità di affrancarsi o quantomeno ridurre le percentuali di forniture di energia a basso costo dagli storici fornitori; b) consolidare ed aumentare la produttività degli storici settori trainanti; c) adottare politiche espansive per incentivare gli investimenti nell'industria tecnologica; d) rafforzare la sicurezza;
9) una politica di decarbonizzazione risulta fondamentale per garantire sostenibilità e sicurezza energetica e diminuire le quote di dipendenza del continente da altre potenze mondiali;
10) le soluzioni proposte nel rapporto abbracciano la necessità di acquisti comuni, con annesse riforme del mercato e la previsione di investimenti in tecnologie green, l'adozione di un approccio tecnologicamente neutrale che tenga conto di una torta ampia di fonti energetiche (energie rinnovabili, nucleare, idrogeno e cattura di carbonio) e un sostegno ai settori industriali energivori, così da rendere economicamente sostenibile la produzione rispetto alla concorrenza internazionale;
11) quest'ultimo è un tema attualissimo per le aziende italiane, specie se si considera che, come evidenziato da studi di settore, il prezzo medio lordo dell'elettricità per le nostre imprese nel 2023 si è attestato su 300 euro/MWh a fronte di un prezzo medio di 260 euro/MWh per le aziende tedesche, 250 euro/MWh per le aziende francesi e 150 euro/MWh per quelle spagnole;
12) la decarbonizzazione non deve tradursi in una rapida deindustrializzazione di settori fondamentali per lo sviluppo del Vecchio continente, ma deve contemperare le esigenze occupazionali, così da tutelare non solo le esigenze ambientali ma parimenti le esigenze lavorative;
13) l'Italia è uno dei Paesi maggiormente colpiti dalla riduzione della produzione automobilistica ed è ineludibile la necessità di politiche specifiche per evitare fenomeni di dumping, fiscale volti a sollecitare lo spostamento delle produzioni all'esterno;
14) inoltre, il potenziamento e monitoraggio delle reti infrastrutturali intermodali ha una rilevanza fondamentale per l'approvvigionamento delle materie prime, per la commerciabilità dei prodotti nazionali, nonché per garantire una piena competitività del Paese con i maggiori poli logistici europei;
15) dal punto di vista tecnologico e per colmare il divario di innovazione non risulta, invece, più procrastinabile adottare politiche che sfruttino appieno il potenziale di tecnologie emergenti, come l'artificial intelligence e i calcoli quantistici;
16) lo sviluppo tecnologico impone di mettere a sistema le istanze sociali con quelle legate al necessario aumento della produttività: la sfida della competitività e della sostenibilità richiede investimenti strutturali in istruzione e formazione, così da diminuire il rischio di una sostituzione della forza lavoro attraverso la semplice automazione, ponendo i lavoratori in condizione di governare, favorire e ottimizzare il progresso tecnologico e la sua implementazione;
17) quest'ultima è la matrice più interconnessa con la necessità, anch'essa individuata nel rapporto, di rafforzare la sicurezza, intesa non solo come difesa o politiche comuni per la difesa ma come sicurezza economica e di autonomia strategica;
18) le nuove geometrie geopolitiche e i fronti bellici nelle immediate vicinanze ai confini unionali, unitamente alle minacce ibride, impongono la necessità di una riflessione, appunto, sulla competitività tecnologica e industriale nel settore della difesa;
19) a tal fine nel rapporto si leggono proposte per espandere e sviluppare la base industriale e tecnologica in modo da poter rispondere alle nuove esigenze in modo veloce e con la libertà d'azione e l'autonomia necessarie;
20) relativamente ai costi da sostenere per colmare i gap, Draghi sostiene che l'Unione dovrebbe mobilitare investimenti pubblici e privati pari a circa 750-800 miliardi di euro annui (circa il 4,4-4,7 per cento del prodotto interno lordo dell'Unione europea nel 2023) attraverso l'introduzione di strumenti finanziari innovativi e il rafforzamento del mercato unico di capitali;
21) imprescindibile risulta, inoltre, il rafforzamento della governance attraverso un maggiore dialogo e coordinamento tra politiche industriali, energetiche e di sicurezza, nonché attraverso una semplificazione delle procedure decisionali;
22) il quadro appena delineato sarà chiamato ad un ulteriore sforzo di resilienza specie relativamente alla bilancia commerciale e all'incremento dei costi per le imprese qualora, alla luce delle ultime elezioni degli Stati Uniti, venissero introdotti dazi alle importazioni di prodotti nel mercato americano,
impegna il Governo:
1) a definire una politica industriale volta a migliorare la competitività e la produttività delle aziende italiane e che sia coerente con il rapporto Draghi, così da assicurare un appoggio pieno dell'Italia alle politiche industriali europee per il quinquennio 2024-2025;
2) a dare nuovo impulso alle politiche di integrazione europea, ripartendo dai sei pilastri del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ossia la transizione verde, la trasformazione digitale, lo sviluppo intelligente, sostenibile e inclusivo, la coesione sociale e territoriale, la salute e la resilienza economica, sociale e istituzionale, nonché le politiche dedicate alle nuove generazioni, all'infanzia e ai giovani;
3) ad adottare iniziative volte allo sviluppo di un piano energetico nazionale fondato sul principio della neutralità tecnologica e che tenga conto delle necessità di migliorare gli investimenti per l'accumulo e lo stoccaggio dell'energia rinnovabile nonché per l'implementazione della produzione di energia da fonte nucleare, in corso di sviluppo, caratterizzato da elevati standard di sicurezza e sostenibilità, e dell'idrogeno;
4) ad adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché si rafforzi la governance europea attraverso un maggiore dialogo e coordinamento tra politiche industriali, energetiche e di sicurezza, nonché attraverso una semplificazione delle procedure decisionali;
5) ad avviare ogni iniziativa di competenza in Europa per far sì che venga adottato un piano in linea con le raccomandazioni del rapporto Draghi, che preveda misure per far sì che le imprese del settore automotive mantengano, incrementino od avviino nuove produzioni in Europa;
6) ad adottare, per quanto di competenza, iniziative idonee alla proposizione di una politica comune finalizzata al potenziamento e al monitoraggio delle reti infrastrutturali intermodali, così da assicurare l'approvvigionamento delle merci e delle materie prime, nonché potenziare e facilitare la commerciabilità dei prodotti nazionali;
7) a sostenere, in ogni sede europea, la necessità di introdurre strumenti finanziari innovativi, come il rafforzamento del mercato unico, di capitali e una strategia di debito comune europeo;
8) a potenziare, compatibilmente con l'equilibrio del bilancio pubblico, le politiche di incentivazione per la ricerca e sviluppo di tecnologie emergenti come l'artificial intelligence e i calcoli quantistici, al fine di rafforzare ulteriormente lo sviluppo dell'industria tecnologica;
9) a portare avanti ed eventualmente potenziare le misure di incentivazione e di supporto alla riqualificazione e formazione professionale, al fine di consentire da parte del lavoratore l'esercizio di competenze che gli consentano di governare i nuovi processi produttivi e di automatizzazione;
10) ad assicurare che le politiche industriali nazionali siano allineate alle direttrici indicate dal «Competitiveness Compass», garantendo un'azione coerente con le priorità strategiche dell'Unione europea in materia di innovazione, digitalizzazione, autonomia strategica e sostenibilità.
(1-00382)(Nuova formulazione – Testo modificato nel corso della seduta) «Faraone , Gadda , Del Barba , Bonifazi , Boschi , Giachetti , Gruppioni ».
La Camera,
premesso che:
1) il 13 settembre 2023, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, nel suo ultimo discorso sullo stato dell'Unione al Parlamento europeo, ricordava come le tre sfide europee, l'occupazione, l'inflazione e il contesto imprenditoriale, si fossero presentate in un momento in cui l'Europa chiede anche all'industria di svolgere un ruolo di primo piano nella transizione verde;
2) su richiesta della Commissione europea Mario Draghi nel settembre 2024 presentava al Parlamento europeo il Rapporto «Il futuro della competitività europea». Il rapporto è un documento nel quale vengono indicati i nodi di carattere istituzionale e politico che occorre affrontare per porre l'Unione europea in condizione di poter meglio competere con grandi realtà politico-economiche già esistenti e con quelle emergenti. Il rapporto è uno spaccato della situazione economica in Europa, nel quale, ad esempio, si evidenzia che sulle 50 più importanti società tecnologiche mondiali, solo quattro sono europee, e viene evidenziato il divario di crescita tra Ue e Stati Uniti, l'aumento della competizione con la Cina e la mancanza di presenza europea nel settore tecnologico;
3) la proposta complessiva di Draghi è quella di affrontare la temperie politica ed economica di cui stiamo vivendo le prime fasi con una decisa accelerazione sul piano dell'integrazione europea. Tre sono le macroaree di intervento individuate e le conseguenti azioni: a) colmare il divario tecnologico dell'Europa rispetto a Usa e Cina; b) elaborare un piano congiunto per la decarbonizzazione e la competitività; c) aumentare il livello di sicurezza europea e ridurre le dipendenze rispetto all'esterno, si propone di promuovere l'innovazione così come di ridurre i costi e le dipendenze nel settore dell'energia e della difesa. La Presidente Ursula von der Leyen ha già dichiarato la sua volontà di dare seguito alle raccomandazioni contenute nel rapporto;
4) nel rapporto però l'essenziale e primario tema delle diseguaglianze non assume alcuna centralità, poco o nulla viene detto riguardo la domanda di sanità, di migliori servizi pubblici, come poco o nulla c'è riguardo l'occupazione e la necessità di garantire una crescita in grado di ridurre le disuguaglianze e aumentare l'inclusione sociale; così come nulla viene evidenziato in relazione alla necessaria armonizzazione fiscale, al contrasto del dumping fiscale praticato da alcuni Paesi Ue, nonché alla necessità di imposizione fiscale sugli extra profitti e sui grandi patrimoni;
5) riguardo al settore dell'energia, il terzo capitolo del rapporto Draghi approfondisce gli aspetti connessi alla necessità dell'Europa di affrontare alcune scelte fondamentali su come portare avanti il proprio percorso di decarbonizzazione preservando, tuttavia, la posizione competitiva della sua industria. Nel rapporto si sottolinea inoltre come gli alti costi dell'energia in Europa siano un ostacolo alla crescita e influenzino gli investimenti delle imprese molto di più che in altre grandi economie. Sotto questo aspetto la decarbonizzazione offre all'Europa l'opportunità di ridurre i prezzi dell'energia e di assumere un ruolo guida nelle tecnologie pulite («clean tech»), diventando al contempo più sicura in termini energetici;
6) è importante che venga ribadita la necessità che la Ue persegua l'obiettivo della riduzione dei costi dell'energia per gli utenti finali, accelerando la decarbonizzazione nel settore energetico in modo efficiente mediante il ricorso alle energie rinnovabili, l'efficienza e il risparmio energetico, così come è condivisibile la necessità di dover semplificare e snellire le autorizzazioni e i processi amministrativi per accelerare la diffusione delle energie rinnovabili. Il rapporto individua espressamente come ulteriore obiettivo centrale, l'accelerazione della decarbonizzazione in modo efficiente dal punto di vista dei costi adottando un approccio tecnologicamente neutrale, che include però tra le soluzioni disponibili anche il nucleare e lo stoccaggio della CO2;
7) non è condivisibile la dichiarata necessità di puntare anche sul nucleare nel mix energetico a cui la Ue dovrà sempre più fare riferimento. Nella sezione relativa all'energia, contenuta nella parte B del rapporto, si propone infatti di mantenere l'approvvigionamento nucleare e accelerare lo sviluppo del «nuovo nucleare» (compresa la catena di approvvigionamento nazionale). Il rapporto però in questa analisi dimentica – tra l'altro – gli alti costi di questa energia, e che attualmente, il costo dell'energia nucleare in Europa supera i 170 €/MWh. Il rapporto trascura infatti di ricordare che in Europa, a partire dalla Francia, il nucleare è finanziato dallo Stato. I dati dicono che il nucleare porta alla triplicazione dei costi dell'energia come dimostra l'accordo franco inglese che ha sterilizzato il prezzo dell'energia nucleare a 170 €/Mwh. Tra 2009 e il 2022, i costi di produzione dell'energia onshore e del solare sono diminuiti rispettivamente del 70 per cento e del 90 per cento, mentre quelli del nucleare sono aumentati del 33 per cento;
8) il nucleare non è la risposta né per la competitività economica perché triplicherebbe i costi dell'energia per imprese e famiglie, né per la transizione ecologica perché sottrarrebbe investimenti alle rinnovabili e non sarebbe una soluzione per la decarbonizzazione visti i tempi lunghissimi per la realizzazione delle centrali, mentre la crisi climatica necessita di risposte oggi;
9) va valutata negativamente la proposta del rapporto, di estendere dette misure di semplificazione e accelerazione anche alla cattura e allo stoccaggio della CO2, in quanto questa tecnologia consente di fatto di continuare a estrarre idrocarburi e a perpetrare la produzione di gas serra, ritardando o compromettendo l'indispensabile conversione energetica a cui si deve puntare attraverso le energie rinnovabili;
10) positivo è invece l'esplicito riferimento alla necessità di accelerare sulle energie rinnovabili. Sotto questo aspetto il rapporto sottolinea come, senza un aumento della rapidità di erogazione di autorizzazioni per l'installazione, la maggior offerta di finanziamenti per diffondere l'energia pulita non potrà produrre i risultati desiderati, tra cui una più rapida installazione di nuova capacità;
11) il rapporto evidenzia inoltre come in Europa il sostegno pubblico alla transizione sia troppo limitato, e come le industrie ad alta intensità energetica soffrano attualmente la mancanza di sostegno pubblico per realizzare gli obiettivi di decarbonizzazione e investire in combustibili sostenibili. Si propone quindi di destinare una quota maggiore dei proventi del sistema Ets alle industrie ad alta intensità energetica (Eii) e utilizzare tali proventi anche per sostenere la decarbonizzazione del settore dei trasporti;
12) affinché l'Ue guidi la decarbonizzazione delle industrie ad alta intensità energetica sono necessarie risorse finanziarie sufficienti. Secondo il rapporto, la decarbonizzazione, infatti, costerà complessivamente 500 miliardi di euro alle quattro maggiori Eii (chimica, metalli di base, minerali non metalliferi e carta) nei prossimi 15 anni, mentre per le parti più «difficili da abbattere» del settore dei trasporti (marittimo e aereo) il fabbisogno di investimenti è di circa 100 miliardi di euro all'anno dal 2031 al 2050;
13) tra le principali aree di intervento individuate dal rapporto, vi è quella di ridurre i prezzi elevati continuando, al contempo, il processo di decarbonizzazione e di transizione a un'economia circolare. Il rapporto propone quindi un piano congiunto per la decarbonizzazione e la competitività, in quanto ritiene che l'Ue possa assumere un ruolo di guida nelle nuove tecnologie pulite e nelle soluzioni di circolarità, a condizione che tutte le politiche europee siano in sintonia con gli obiettivi di decarbonizzazione;
14) il rapporto Draghi ricorda inoltre come i trasporti siano responsabili di un quarto di tutte le emissioni di gas serra e come il settore automobilistico sia un esempio centrale di mancata pianificazione da parte dell'Ue, che applica una politica climatica senza una politica industriale; nonostante l'obiettivo di azzerare le emissioni entro il 2035 porterà di fatto a mettere gradualmente fine alle nuove immatricolazioni di veicoli con motori a combustione interna, a favore di una rapida penetrazione dei veicoli elettrici sul mercato, l'Ue non ha però dato seguito a queste ambizioni con una spinta sincronizzata verso la conversione della catena di fornitura. Le aziende europee, di conseguenza, stanno già perdendo quote di mercato. La quota di mercato delle case automobilistiche cinesi per i veicoli elettrici in Europa è passata dal 5 per cento nel 2015 a quasi il 15 per cento nel 2023, mentre la quota di case automobilistiche europee nel mercato dell'Ue dei veicoli elettrici è scesa dall'80 per cento al 60 per cento;
15) al di là del rapporto Draghi, va comunque evidenziato che, in questa fase di difficoltà complessiva del settore dell'automotive, una iniziativa importante potrà essere data dall'avvio di un «Dialogo strategico sul futuro dell'industria automotive europea», che la Presidente Ursula von der Leyen, il 27 novembre 2024 ha annunciato in Parlamento europeo, e che inizierà ufficialmente a gennaio 2025. L'obiettivo è quello di identificare e implementare rapidamente le misure necessarie per affrontare la transizione verde del settore. L'iniziativa coinvolgerà attivamente tutti gli attori principali dell'industria automobilistica, comprese le aziende automobilistiche, i fornitori, i sindacati e le associazioni imprenditoriali, con l'obiettivo di definire strategie concrete per affrontare le sfide più urgenti del settore. Riteniamo decisivo che al centro del dialogo strategico vi debba essere la conferma dei tempi previsti della transizione elettrica in linea con gli obiettivi climatici dell'Unione europea, ovviamente tutto questo potrà avvenire se si riesce ad aumentare la competitività internazionale anche attraverso un rafforzamento delle risorse finanziarie per il settore e per la resilienza della filiera produttiva dell'automotive;
16) questo è ancora più indispensabile anche alla luce del fatto che i mercati globali attualmente sono invasi da auto cinesi a buon mercato i cui prezzi sono mantenuti bassi artificialmente grazie a ingenti sovvenzioni statali, con tutto quello che ciò comporta in termini di distorsioni sul nostro mercato; nel frattempo, mentre il Governo italiano vorrebbe allungare oltre il 2035 lo stop Ue alla vendita di auto e furgoni non a emissioni zero, la Norvegia ha già raggiunto quota 88,9 per cento di nuove immatricolazioni solo elettriche;
17) purtroppo con il nuovo Parlamento europeo si è avuto come primo risultato quello di veder mettere in discussione il Green deal e gli obiettivi ambientali già stabiliti dalla Ue, ossia l'ambizioso progetto europeo per rivoluzionare l'economia del Vecchio continente nel nome dell'ecologia e della sostenibilità;
18) tra i primi provvedimenti decisi in ambito Ue ad essere messi in discussione vi è sicuramente quello relativo ai modi e tempi per l'uscita di produzione delle auto a motore endotermico; la rivoluzione dell'auto elettrica in Europa deve invece rimanere un punto fermo e bisogna tenere fermi gli obiettivi fissati dal Green deal e dal percorso di decarbonizzazione deciso in sede Ue;
19) il Green deal e la transizione all'elettrico devono continuare ad essere il faro della reindustrializzazione anche del settore dell'automotive, ma è evidente che per competere ai massimi livelli in un mondo sempre più rivolto all'elettrificazione serve una politica industriale nazionale ed europea pragmatica ed efficace, che aiuti la filiera a evolversi e a innovare e sostenga il mercato delle nuove tecnologie;
20) è preoccupante l'ampio spazio che viene dedicato dal rapporto alle spese militari, alla difesa e alla sicurezza europea e alla necessità di un loro maggiore finanziamento, ritenute il volano per un ruolo internazionale dell'Unione europea, e questo anche se, va ricordato, nel 2014 l'Europa spendeva in armamenti 211 miliardi di dollari, mentre il 2024 si chiude con una spesa di 476 miliardi di dollari;
21) nel rapporto l'industria bellica gioca un ruolo importante, non solo in quanto tale, ma in modo trasversale, con riferimento anche alla ricerca spaziale, ai trasporti e a quant'altro ne incroci le necessità, la difesa europea è individuata nel rapporto come un settore decisivo per assicurare l'autonomia strategica della Ue di fronte a pericoli crescenti, sia con riferimento alla guerra in Ucraina, sia in altri scacchieri internazionali, nonché al settore trainante dell'innovazione tecnologica;
22) è evidente la netta contrarietà alla ricetta proposta dal rapporto Draghi per favorire la competitività europea, laddove propone un aumento del livello attuale della spesa militare e per la difesa; il futuro del nostro continente non può essere costruito sull'aumento delle spese militari, ma è necessario investire queste ingenti e sempre maggiori risorse per garantire sempre di più la sostenibilità ambientale, sociale ed economica dell'Europa;
23) riguardo al tema del finanziamento dell'economia, così come quello degli investimenti comuni e del sostegno a politiche industriali comuni, il rapporto sottolinea come «per massimizzare la produttività, sarà necessario un finanziamento congiunto negli investimenti in beni pubblici europei fondamentali, come per esempio i settori più innovativi»;
24) per raggiungere gli obiettivi indicati nel medesimo rapporto e per produrre una svolta servono ingenti risorse. Il rapporto stima il fabbisogno finanziario necessario all'Ue per raggiungere i suoi obiettivi in almeno 750-800 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi annui, pari al 4,4-4,7 per cento del Pil dell'Ue nel 2023. Per fare un confronto, gli investimenti del Piano Marshall nel periodo 1948-51 equivalevano all'1-2 per cento del Pil dell'Ue. La quota di investimenti dell'Ue dovrebbe passare dall'attuale 22 per cento circa del Pil a circa il 27 per cento;
25) è quindi da valutare positivamente, la necessità che l'Unione europea si orienti verso l'emissione regolare di strumenti di debito comune per consentire progetti di investimento congiunti tra gli Stati membri così come è stato fatto con il NextGenerationEU, rinviando il rimborso del Ngeu;
26) per essere competitiva sicuramente l'Europa ha bisogno di più investimenti comuni, in particolare nei settori legati alla transizione verde e alla decarbonizzazione dell'economia europea;
27) è condivisibile quindi la sollecitazione del rapporto a finanziare importanti progetti d'investimento anche attraverso il ricorso all'emissione di nuovo debito comune europeo. È infatti evidente che solo creando risorse comuni che sostengano un piano di politiche industriali continentali, saremo in grado come Europa di poter competere con i continenti asiatico e americano,
impegna il Governo:
1) a non sostenere l'attuazione delle misure proposte dal rapporto Draghi volte ad aumentare le risorse europee per l'acquisto di armi e per l'apparato militare europeo;
2) a farsi promotore e sostenere le opportune iniziative in ambito Ue volte a individuare quanto prima strumenti di debito comune, come si è fatto con il Next GenerationEU dopo la pandemia, per garantire il sostegno pubblico e il finanziamento di progetti di investimento congiunti in alcuni ambiti strategici quali la decarbonizzazione, la transizione ecologica e digitale, politiche industriali sostenibili, al fine di poter competere con i continenti asiatico e americano;
3) a mettere in atto in ambito nazionale e in ambito Ue politiche espansive volte a sostenere la crescita economica e l'industria europea in un contesto di transizione ecologica e digitale al fine di favorire la crescita economica e l'occupazione e ridurre le disuguaglianze sociali;
4) ad adottare iniziative volte a sostenere, anche in ambito Ue, gli investimenti del settore dell'automotive per garantire nei tempi e modi attualmente previsti la transizione all'elettrico, e a farsi promotore di un piano per la gestione a livello europeo della transizione ecologica con strumenti comuni per salvaguardare l'occupazione anche dell'indotto e mantenere la capacità produttiva degli stabilimenti dell'automotive;
5) in ambito nazionale, ad adottare iniziative volte a ripristinare la dotazione del fondo automotive tagliato dal Governo, riportandolo almeno alla dotazione finanziaria esistente prima del taglio apportato con la legge di bilancio 2025-2027;
6) a sostenere le iniziative europee volte ad accelerare – come auspicato dal rapporto di cui in premessa – i processi di decarbonizzazione e lo sviluppo delle energie rinnovabili, anche attraverso una semplificazione e snellimento delle autorizzazioni e dei processi amministrativi per garantire la diffusione delle energie rinnovabili;
7) a contrastare la proposta evidenziata dal rapporto Draghi, di puntare anche sul nucleare nel mix energetico a cui la Ue dovrà sempre più fare riferimento;
8) ad assumere iniziative contrarie alla proposta di introdurre misure di favore per la cattura e lo stoccaggio della CO2, in quanto questa tecnologia consente di fatto di continuare a estrarre idrocarburi e di perpetrare la produzione di gas serra, ritardando o compromettendo l'indispensabile conversione energetica a cui si deve puntare;
9) ad avviare le opportune iniziative, in ambito nazionale e dell'Unione europea, per garantire risorse per la decarbonizzazione e uno specifico sostegno per quei settori produttivi che, per le specifiche caratteristiche produttive, hanno oggettive difficoltà ad abbattere le emissioni e a riconvertirsi, con conseguenze negative in termini economici e occupazionali;
10) ad adottare le necessarie iniziative finalizzate a prevedere anche in ambito europeo una revisione della disciplina delle accise sui prodotti energetici e sull'energia elettrica, anche in funzione delle emissioni di gas a effetto serra, individuando misure per l'orientamento del mercato verso modelli di produzione sostenibili.
(1-00384) «Bonelli , Ghirra , Zanella , Borrelli , Dori , Fratoianni , Grimaldi , Mari , Piccolotti , Zaratti ».
La Camera,
premesso che:
1) il 13 settembre 2023, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, nel suo ultimo discorso sullo stato dell'Unione al Parlamento europeo, ricordava come le tre sfide europee, l'occupazione, l'inflazione e il contesto imprenditoriale, si fossero presentate in un momento in cui l'Europa chiede anche all'industria di svolgere un ruolo di primo piano nella transizione verde;
2) su richiesta della Commissione europea Mario Draghi nel settembre 2024 presentava al Parlamento europeo il Rapporto «Il futuro della competitività europea». Il rapporto è un documento nel quale vengono indicati i nodi di carattere istituzionale e politico che occorre affrontare per porre l'Unione europea in condizione di poter meglio competere con grandi realtà politico-economiche già esistenti e con quelle emergenti. Il rapporto è uno spaccato della situazione economica in Europa, nel quale, ad esempio, si evidenzia che sulle 50 più importanti società tecnologiche mondiali, solo quattro sono europee, e viene evidenziato il divario di crescita tra Ue e Stati Uniti, l'aumento della competizione con la Cina e la mancanza di presenza europea nel settore tecnologico;
3) la proposta complessiva di Draghi è quella di affrontare la temperie politica ed economica di cui stiamo vivendo le prime fasi con una decisa accelerazione sul piano dell'integrazione europea. Tre sono le macroaree di intervento individuate e le conseguenti azioni: a) colmare il divario tecnologico dell'Europa rispetto a Usa e Cina; b) elaborare un piano congiunto per la decarbonizzazione e la competitività; c) aumentare il livello di sicurezza europea e ridurre le dipendenze rispetto all'esterno, si propone di promuovere l'innovazione così come di ridurre i costi e le dipendenze nel settore dell'energia e della difesa. La Presidente Ursula von der Leyen ha già dichiarato la sua volontà di dare seguito alle raccomandazioni contenute nel rapporto;
4) riguardo al settore dell'energia, il terzo capitolo del rapporto Draghi approfondisce gli aspetti connessi alla necessità dell'Europa di affrontare alcune scelte fondamentali su come portare avanti il proprio percorso di decarbonizzazione preservando, tuttavia, la posizione competitiva della sua industria. Nel rapporto si sottolinea inoltre come gli alti costi dell'energia in Europa siano un ostacolo alla crescita e influenzino gli investimenti delle imprese molto di più che in altre grandi economie. Sotto questo aspetto la decarbonizzazione offre all'Europa l'opportunità di ridurre i prezzi dell'energia e di assumere un ruolo guida nelle tecnologie pulite («clean tech»), diventando al contempo più sicura in termini energetici;
5) positivo è invece l'esplicito riferimento alla necessità di accelerare sulle energie rinnovabili. Sotto questo aspetto il rapporto sottolinea come, senza un aumento della rapidità di erogazione di autorizzazioni per l'installazione, la maggior offerta di finanziamenti per diffondere l'energia pulita non potrà produrre i risultati desiderati, tra cui una più rapida installazione di nuova capacità;
6) affinché l'Ue guidi la decarbonizzazione delle industrie ad alta intensità energetica sono necessarie risorse finanziarie sufficienti. Secondo il rapporto, la decarbonizzazione, infatti, costerà complessivamente 500 miliardi di euro alle quattro maggiori Eii (chimica, metalli di base, minerali non metalliferi e carta) nei prossimi 15 anni, mentre per le parti più «difficili da abbattere» del settore dei trasporti (marittimo e aereo) il fabbisogno di investimenti è di circa 100 miliardi di euro all'anno dal 2031 al 2050;
7) tra le principali aree di intervento individuate dal rapporto, vi è quella di ridurre i prezzi elevati continuando, al contempo, il processo di decarbonizzazione e di transizione a un'economia circolare. Il rapporto propone quindi un piano congiunto per la decarbonizzazione e la competitività, in quanto ritiene che l'Ue possa assumere un ruolo di guida nelle nuove tecnologie pulite e nelle soluzioni di circolarità, a condizione che tutte le politiche europee siano in sintonia con gli obiettivi di decarbonizzazione;
8) il rapporto Draghi ricorda inoltre come i trasporti siano responsabili di un quarto di tutte le emissioni di gas serra e come il settore automobilistico sia un esempio centrale di mancata pianificazione da parte dell'Ue, che applica una politica climatica senza una politica industriale; nonostante l'obiettivo di azzerare le emissioni entro il 2035 porterà di fatto a mettere gradualmente fine alle nuove immatricolazioni di veicoli con motori a combustione interna, a favore di una rapida penetrazione dei veicoli elettrici sul mercato, l'Ue non ha però dato seguito a queste ambizioni con una spinta sincronizzata verso la conversione della catena di fornitura. Le aziende europee, di conseguenza, stanno già perdendo quote di mercato. La quota di mercato delle case automobilistiche cinesi per i veicoli elettrici in Europa è passata dal 5 per cento nel 2015 a quasi il 15 per cento nel 2023, mentre la quota di case automobilistiche europee nel mercato dell'Ue dei veicoli elettrici è scesa dall'80 per cento al 60 per cento;
9) riguardo al tema del finanziamento dell'economia, così come quello degli investimenti comuni e del sostegno a politiche industriali comuni, il rapporto sottolinea come «per massimizzare la produttività, sarà necessario un finanziamento congiunto negli investimenti in beni pubblici europei fondamentali, come per esempio i settori più innovativi»;
10) per raggiungere gli obiettivi indicati nel medesimo rapporto e per produrre una svolta servono ingenti risorse. Il rapporto stima il fabbisogno finanziario necessario all'Ue per raggiungere i suoi obiettivi in almeno 750-800 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi annui, pari al 4,4-4,7 per cento del Pil dell'Ue nel 2023. Per fare un confronto, gli investimenti del Piano Marshall nel periodo 1948-51 equivalevano all'1-2 per cento del Pil dell'Ue. La quota di investimenti dell'Ue dovrebbe passare dall'attuale 22 per cento circa del Pil a circa il 27 per cento;
11) è quindi da valutare positivamente, la necessità che l'Unione europea si orienti verso l'emissione regolare di strumenti di debito comune per consentire progetti di investimento congiunti tra gli Stati membri così come è stato fatto con il NextGenerationEU, rinviando il rimborso del Ngeu;
12) per essere competitiva sicuramente l'Europa ha bisogno di più investimenti comuni, in particolare nei settori legati alla transizione verde e alla decarbonizzazione dell'economia europea;
13) è condivisibile quindi la sollecitazione del rapporto a finanziare importanti progetti d'investimento anche attraverso il ricorso all'emissione di nuovo debito comune europeo. È infatti evidente che solo creando risorse comuni che sostengano un piano di politiche industriali continentali, saremo in grado come Europa di poter competere con i continenti asiatico e americano,
impegna il Governo:
1) a farsi promotore e sostenere le opportune iniziative in ambito Ue volte a individuare quanto prima strumenti di debito comune, come si è fatto con il Next GenerationEU dopo la pandemia, per garantire il sostegno pubblico e il finanziamento di progetti di investimento congiunti in alcuni ambiti strategici quali la decarbonizzazione, la transizione ecologica e digitale, politiche industriali sostenibili, al fine di poter competere con i continenti asiatico e americano;
2) a mettere in atto in ambito nazionale e in ambito Ue politiche espansive volte a sostenere la crescita economica e l'industria europea in un contesto di transizione ecologica e digitale al fine di favorire la crescita economica e l'occupazione e ridurre le disuguaglianze sociali;
3) a sostenere le iniziative europee volte ad accelerare – come auspicato dal rapporto di cui in premessa – i processi di decarbonizzazione e lo sviluppo delle energie rinnovabili, anche attraverso una semplificazione e snellimento delle autorizzazioni e dei processi amministrativi per garantire la diffusione delle energie rinnovabili;
4) ad avviare le opportune iniziative, in ambito nazionale e dell'Unione europea, per garantire risorse per la decarbonizzazione e uno specifico sostegno per quei settori produttivi che, per le specifiche caratteristiche produttive, hanno oggettive difficoltà ad abbattere le emissioni e a riconvertirsi, con conseguenze negative in termini economici e occupazionali.
(1-00384)(Testo modificato nel corso della seduta) «Bonelli , Ghirra , Zanella , Borrelli , Dori , Fratoianni , Grimaldi , Mari , Piccolotti , Zaratti ».
La Camera,
premesso che:
1) negli ultimi due decenni la crescita economica dell'Unione europea è stata costantemente più bassa di quella degli Usa, mentre la Cina ha recuperato rapidamente terreno. La crescita delle disuguaglianze nella distribuzione dei redditi e della ricchezza è stata invece assai più accentuata negli Usa e in Cina rispetto all'Unione europea. La dinamica delle emissioni di anidride carbonica per abitante ha registrato invece una netta diminuzione nell'Unione europea e negli Usa e un forte aumento in Cina;
2) l'indebolimento relativo della crescita economica dell'Unione europea è stato aggravato negli ultimi anni dal venir meno di tre condizioni esterne favorevoli all'Europa: la rapida crescita del commercio mondiale (per cui le aziende europee affrontano una maggiore concorrenza dall'estero e un minore accesso ai mercati esteri), la brusca perdita del più importante fornitore di energia dell'Unione europea, la Russia, a seguito dell'invasione criminale dell'Ucraina, e la messa in discussione, nei nuovi assetti geopolitici, dell'ombrello di sicurezza fornito all'Europa dagli Usa;
3) secondo il rapporto «The future of European competitiveness», elaborato da Mario Draghi su incarico della Commissione europea, l'obiettivo principale di un'agenda per la competitività deve essere quello di aumentare la produttività, nonché rafforzare la sicurezza. Secondo il rapporto, l'aumento di produttività è «una sfida esistenziale per l'Unione europea». Essenziale per mantenere i punti di forza del modello socioeconomico europeo e per conseguire gli obiettivi ambiziosi che l'Unione europea si è posta, quali gli alti livelli di inclusione sociale, neutralità delle emissioni di anidride carbonica e maggiore rilevanza geopolitica. Per affrontare queste sfide, il rapporto propone una nuova strategia industriale per l'Europa concentrata su tre aree principali, volte a colmare il divario nell'innovazione nei confronti di Usa e Cina, a realizzare un piano congiunto di decarbonizzazione e competitività, ad aumentare la sicurezza e ridurre le dipendenze. Il rapporto fornisce una serie di importanti spunti di riflessione e proposte per accrescere la competitività dell'Unione europea che toccano anche l'assetto istituzionale, con particolare riferimento alla necessità di rafforzare l'integrazione in una serie di politiche strategiche per la competitività dell'Europa, di rafforzare la governance e il bilancio dell'Unione europea, di promuovere un grande volume di investimenti aggiuntivi da finanziare, mobilitando i capitali privati e prevedendo anche nuovo debito comune. La strategia europea per il rilancio economico deve però realizzare, accanto agli obiettivi di rafforzamento e innovazione dell'industria europea e di aumento della produttività, gli obiettivi di aumento della coesione e del benessere sociale e di riduzione delle diseguaglianze che attraverso le crisi finanziaria, pandemica, climatica ed energetica sono aumentate;
4) in questi ultimi anni la Commissione europea ha fortemente rafforzato il quadro regolatorio e programmatico sui principali temi della politica industriale, esprimendo una visione di medio-lungo termine sui principali driver di trasformazione del sistema economico e sociale, ma è rimasta molto debole sulla capacità reale di accompagnare e sostenere queste trasformazioni. Sul piano programmatico sono stati definiti obiettivi molto ambiziosi in materia di transizione digitale (digital compass) e di transizione ambientale (fit for 55), cui si sono aggiunti gli obiettivi di autonomia strategica nell'importazione di materie prima (critical raw materials act) e di sicurezza degli approvvigionamenti critici (chips act). La realizzazione di questi obiettivi richiede enormi investimenti comuni europei in nuove tecnologie e, nel breve periodo, anche un potenziamento delle capacità industriali in settori chiave, come batterie, semiconduttori, impianti per le rinnovabili, sistemi di telecomunicazione abilitanti il 5g, dove il livello di dipendenza dalle importazioni, in particolare dalla Cina, rischia di penalizzare prospettive di crescita e di occupazione;
5) la creazione di una vera e propria politica industriale europea è necessaria per affrontare le nuove sfide globali e recuperare competitività, in un contesto internazionale che ha visto corposi piani di investimenti sia da parte della Cina che con l'Inflation reduction act statunitense, richiede che si prosegua con decisione e anzi si rafforzi la politica di investimenti comuni europei avviata con il Next generation EU. Un piano che è anche una visione del futuro europeo, che con le giuste condizionalità spinge su obiettivi di conversione ecologica e digitale e di riduzione delle diseguaglianze. Questi obiettivi sono di pari importanza e nessuno di essi può essere tralasciato. Per affrontare queste trasformazioni accompagnando le imprese europee, specialmente le piccole e medie, servono almeno 750-800 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi annui (pari al 4,4-4,7 per cento del prodotto interno lordo dell'Unione europea annuo), da finanziare anche attraverso nuovo debito comune. Una politica industriale che rilanci l'economia europea puntando sull'innovazione richiede anche più integrazione europea, maggiore rapidità delle decisioni, maggior coordinamento delle politiche industriali, commerciali e fiscali degli Stati membri, modificazioni dei quadri normativi esistenti per superare il principio di unanimità e sarà necessario superare a livello europeo nazionalismi e spinte all'austerità che frenano le soluzioni europee che si rendono necessarie ad affrontare sfide che travalicano ogni frontiera;
6) la dimensione europea è la condizione minima per sostenere un'industria in grado di competere nella nuova globalizzazione dominata dai giganti americani e cinesi. In questo quadro è fondamentale non solo il rafforzamento delle politiche industriali integrate e i programmi di investimento comuni, ma anche il superamento dell'unanimità e del conseguente potere di veto, che impedisce di prendere decisioni rapide ed efficaci, e del processo decisionale lento e disaggregato;
7) l'obiettivo di una politica industriale europea non deve essere solo quello di un rilancio economico che punti sull'innovazione e sull'aumento della produttività, ma deve essere quello di assicurare la realizzazione di transizioni giuste che riducano ogni forma di diseguaglianza sociale e territoriale per aumentare la coesione nel continente e assicurare l'accesso a servizi e beni pubblici fondamentali europei a tutte e tutti i cittadini dell'Unione;
8) sul piano finanziario, per garantire il grande volume di risorse necessario alla strategia industriale europea occorre sia un bilancio dell'Unione europea più ambizioso, per il potenziamento delle risorse a disposizione della Commissione europea nel perseguimento degli obiettivi definiti nei diversi documenti programmatori, sia una governance economica che apra più spazi alle politiche nazionali di investimento, strumenti comuni permanenti e finanziamenti congiunti, a livello di Unione europea, per beni pubblici chiave e guadagni di produttività per creare spazio fiscale. Altrettanto importante è il versante dell'armonizzazione fiscale per evitare concorrenza fiscale tra gli Stati e concorrenza sleale tra le imprese, contrastando le pratiche di elusione fiscale e pianificazione fiscale aggressiva e riducendo al contempo i costi di compliance delle imprese che operano nel mercato comune. Altresì, l'avanzamento verso un mercato unico dei capitali è in grado di mobilitare una quota maggiore di risparmi privati europei, come indicato dal rapporto Letta «Much more than a market»;
9) in particolare, a sostegno di una strategia industriale europea, si dovrebbe prevedere:
a) di rendere strutturali gli investimenti comuni europei, per porre le basi di una politica industriale europea che accompagni l'innovazione e le transizioni ecologica e digitale con almeno 750-800 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi annui, da finanziare anche attraverso nuovo debito comune;
b) l'utilizzo delle ingenti risorse derivanti dall'Ets, dal Cbam (meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere), dalla plastic tax europea e di altre forme di tassazione attualmente allo studio della Commissione europea (Befit) per il finanziamento di strumenti europei di sostegno alla creazione di catene del valore nei settori strategici legati alla green economy;
c) la creazione di un fondo europeo per la transizione ecologica alimentato con emissione di debito comune, garantendo all'Europa la possibilità di cofinanziare la crescita della competitività e la coesione sociale rendendo strutturale il meccanismo del Next generation EU. Per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione servono ingenti investimenti comuni per accompagnare imprese, agricoltura, famiglie e lavoratori nella transizione ecologica, affinché sia una transizione giusta che non lascia indietro nessuno;
d) la creazione di un fondo specifico per il settore strategico dell'automotive, settore in difficoltà in diversi Paesi europei, compresa l'Italia. Proprio per questo serve un fondo europeo che accompagni la conversione ecologica e digitale del settore e che finanzi la formazione e la riprofessionalizzazione di lavoratrici e lavoratori del settore;
e) la riproposizione del fondo Sure, sperimentato durante la pandemia per sostenere l'occupazione, finalizzato ad un programma europeo di aggiornamento delle competenze dei lavoratori e di sostegno temporaneo al reddito per i lavoratori coinvolti nelle due transizioni;
f) il sostegno allo sviluppo di nuovi strumenti finanziari finalizzati a sostenere investimenti nei settori green, rafforzando i meccanismi della tassonomia europea e con precise condizionalità che incentivino l'innovazione, la riduzione delle emissioni, la qualità dell'occupazione e l'impatto sociale, promuovendo strumenti di finanza d'impatto e rendendo più trasparente i sistemi di rendicontazione non finanziaria delle imprese previsti dalla nuova direttiva sulla responsabilità sociale d'impresa;
g) la valorizzazione delle possibilità operative del Gruppo Banca europea per gli investimenti sia in relazione al finanziamento di grandi progetti previsti sui semiconduttori, sulle materie prime e sulle tecnologie net zero, sia per il sostegno agli obiettivi della capital market union, promuovendo un mercato del capitale del rischio allineato a quelli di ordinamenti concorrenti;
h) l'esclusione dal patto di stabilità degli investimenti finalizzati alla produzione di beni pubblici;
10) quanto alle principali leve attualmente a disposizione di una politica industriale comune, per contribuire ad un rilancio della competitività europea è necessario intervenire attraverso:
a) il potenziamento delle risorse destinate alla ricerca, avendo avuto il programma Horizon Europe per il 2021-2027 una dotazione di 95 miliardi di euro, in crescita rispetto ai precedenti cicli, ma inadeguata a sostenere la competitività del sistema industriale europeo e il presidio dei grandi temi della ricerca, a partire dall'intelligenza artificiale;
b) la creazione di infrastrutture europee di ricerca e innovazione, a partire da un grande istituto pubblico europeo per produzione, ricerca, distribuzione di vaccini e farmaci, mettendo insieme le risorse, le competenze e anche promuovendo quote di brevetti aperti allo scambio di conoscenze;
c) il rafforzamento della struttura del programma su grandi missioni in linea con l'evoluzione dei bisogni dei cittadini europei e con la produzione di nuovi beni pubblici;
d) la riforma complessiva dello strumento degli Ipcei (Important projects of common European interest) finalizzati a supportare il consolidamento di nuove catene del valore europee in settori strategici, intervenendo sul cofinanziamento strutturale con fondi della Commissione europea per favorire la più ampia partecipazione delle imprese dell'Unione, estendendo i meccanismi di finanziamento anche per i processi di industrializzazione per le filiere più strategiche – rispetto alle quali è urgente aumentare la capacità produttiva –, rendendo più trasparenti i meccanismi di sollecitazione delle imprese rafforzando il ruolo di indirizzo della Commissione, rendendo finanziabili anche gli investimenti sulla riqualificazione dei lavoratori da immettere nelle nuove value chains;
e) la creazione di reti europee della ricerca (sul modello di quanto fatto nel settore dell'high performing computing) in grado di favorire sinergie tra ricerca ed industria e aumentare il potenziale di innovazione dell'industria dell'Unione europea;
11) parallelamente al sostegno alla ricerca e all'innovazione, la nuova strategia di politica industriale dovrebbe porre particolare attenzione a migliorare i sistemi di istruzione e formazione e ad accompagnare i lavoratori nella duplice transizione verde e digitale, anche al fine di assicurare l'inclusione e la coesione sociale;
12) in questo contesto, l'Italia rimane la seconda potenza manifatturiera d'Europa, dopo la Germania. Nel 2023 l'industria manifatturiera italiana ha generato un valore aggiunto di 328 miliardi di euro, il 17,5 per cento del totale, e ha dato lavoro a 4 milioni di persone, il 15,3 per cento del totale. Sono numeri ridimensionati, rispetto a quelli del 2007, prima della grande crisi finanziaria seppure superiori alla media europea, ma l'Istat – che solo pochi giorni fa ha dovuto rettificare le previsioni sul prodotto interno lordo italiano per il 2024, riportando il tasso di crescita al più realistico 0,5 per cento – ha certificato il 21° mese consecutivo di calo della produzione industriale, confermando una tendenza negativa su beni di consumo, beni strumentali e intermedi. Soffrono particolarmente l'automotive, l'elettrodomestico, il tessile e il calzaturiero; prima del Covid, nel 2019 la quota di ricchezza generata dall'industria italiana era pari al 19,9 per cento del prodotto interno lordo. Oggi si è scesi al 18,1 per cento. In pratica, due punti in meno in soli cinque anni;
13) il riflesso delle difficoltà del sistema industriale italiano si ripercuote sul mondo del lavoro dove sarebbero oltre 120.000 i lavoratori a rischio, di cui 70.000 solo nell'automotive, 25.459 nella siderurgia, 8.000 nell'energia (centrali a carbone e cicli combinati), 2.000 nel settore elettrico, 4.094 nella chimica di base, 3.473 nel settore del petrolchimico e in quello della raffinazione, 8.000 nelle telecomunicazioni, per non parlare delle gravi ricadute di tali crisi sulla filiera degli appalti;
14) è dunque indispensabile promuovere nelle istituzioni dell'Unione europea alcune iniziative specifiche volte ad accrescere la produttività e rafforzare lo sviluppo inclusivo e sostenibile,
impegna il Governo:
1) a farsi parte attiva per rendere strutturali gli investimenti comuni, per porre le basi di una politica industriale europea che accompagni l'innovazione e le transizioni ecologica e digitale con almeno 750-800 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi annui da finanziare anche attraverso nuovo debito comune, in particolare per rendere permanente e rafforzare il programma Next generation EU, estendendolo a tutti i settori strategici e facendolo diventare una vera leva di politica industriale europea;
2) a promuovere una nuova governance economica che superi definitivamente l'austerity con regole di bilancio che guardino, in particolare, alla crescita, agli investimenti comuni, alla tutela dei posti di lavoro e del clima, alla riduzione delle diseguaglianze e siano in grado di garantire le necessarie capacità di resilienza, prevenzione e risposta a crisi multidimensionali, complesse e transfrontaliere, per proteggere i cittadini e le imprese europee;
3) a sollecitare l'adozione di un patto sul progresso sociale, per ribadire il modello europeo di welfare su salario minimo, rafforzamento della contrattazione collettiva, nuovi diritti per i nuovi lavori, regolamentazione dell'intelligenza artificiale e delle piattaforme digitali;
4) a contribuire a portare avanti, senza rallentare, gli impegni sui tempi di azzeramento delle emissioni nette per realizzare un'economia europea carbon free strategicamente autonoma, anche attraverso la previsione di uno specifico fondo europeo per la transizione ecologica alimentato con emissione di debito comune, così da raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione accompagnando adeguatamente imprese, agricoltura, famiglie e lavoratori nella transizione ecologica, affinché sia una transizione giusta che non lasci indietro nessuno;
5) a sostenere la costituzione di una capacità fiscale comune e nuovi strumenti di imposizione fiscale propri, tali da consentire rapidi ed efficaci interventi anticiclici e da dotare di risorse adeguate le politiche europee, in particolare finalizzate a finanziare beni pubblici comuni, a promuovere gli investimenti a sostegno dello sviluppo e della coesione territoriale, per accompagnare la duplice transizione verde e digitale, nonché per assicurare il rafforzamento delle priorità del pilastro sociale e sanitario;
6) a favorire il completamento e la modernizzazione del mercato interno per rilanciare il modello sociale e produttivo europeo, a partire dai settori della finanza, dell'energia, della tecnologia digitale, delle telecomunicazioni e della difesa comune, per garantire l'autonomia strategica dell'Unione europea sia in materia di sicurezza esterna, sia in relazione all'innovazione tecnologica, che dovrà rafforzarsi in termini di capacità e know-how mettendo in comune competenze, ricerca e strumenti, considerato l'emergere di nuovi tipi di minacce ibride, dagli attacchi cyber-informatici a quelli alle infrastrutture strategiche, fino alle politiche dell'aerospazio;
7) a raccomandare la creazione di un fondo specifico per il settore strategico dell'automotive, che accompagni la conversione ecologica e digitale del settore, finanziando altresì la formazione e la riprofessionalizzazione di lavoratrici e lavoratori del settore;
8) a sostenere l'adozione di un Industrial act e una revisione del regime degli aiuti di Stato per sostenere le imprese europee nelle grandi transizioni ecologica e digitale dei prossimi anni, creando nuove catene del valore europee in settori strategici;
9) a promuovere la partecipazione delle imprese italiane alla creazione delle nuove catene del valore europee promosse dalla Commissione europea, soprattutto nell'ambito degli Ipcei, allineando la politica industriale italiana agli obiettivi europei e dando concreto sostegno al tessuto delle piccole e medie imprese, con agevolazioni per investimenti, in particolare nella digitalizzazione e nell'intelligenza artificiale;
10) a sollecitare la costruzione di altri strumenti sul modello di Sure per accompagnare e proteggere lavoratrici, lavoratori e imprese nelle transizioni digitale ed ecologica, affinché siano giuste e non lascino indietro nessuno;
11) a difendere la politica di coesione, uno degli strumenti di maggior successo della storia dell'Unione europea e che deve essere rinnovata e potenziata per ridurre le diseguaglianze territoriali tra Nord e Sud, tra aree urbane e interne;
12) a favorire l'armonizzazione dei livelli di tassazione, secondo parametri di equità e trasparenza, per eliminare i «paradisi fiscali» all'interno dell'Unione europea;
13) a promuovere il superamento del diritto di veto, il rafforzamento del bilancio europeo e del Parlamento europeo, l'introduzione di nuovi strumenti di partecipazione democratica.
(1-00395) «De Luca , Braga , Peluffo , Filippin , Guerini , Madia , Prestipino , De Micheli , Di Sanzo , Gnassi , Pandolfo ».
La Camera,
premesso che:
1) secondo il rapporto «The future of European competitiveness», elaborato da Mario Draghi su incarico della Commissione europea, l'obiettivo principale di un'agenda per la competitività deve essere quello di aumentare la produttività, nonché rafforzare la sicurezza. Secondo il rapporto, l'aumento di produttività è «una sfida esistenziale per l'Unione europea». Essenziale per mantenere i punti di forza del modello socioeconomico europeo e per conseguire gli obiettivi ambiziosi che l'Unione europea si è posta, quali gli alti livelli di inclusione sociale, neutralità delle emissioni di anidride carbonica e maggiore rilevanza geopolitica. Per affrontare queste sfide, il rapporto propone una nuova strategia industriale per l'Europa concentrata su tre aree principali, volte a colmare il divario nell'innovazione nei confronti di Usa e Cina, a realizzare un piano congiunto di decarbonizzazione e competitività, ad aumentare la sicurezza e ridurre le dipendenze. Il rapporto fornisce una serie di importanti spunti di riflessione e proposte per accrescere la competitività dell'Unione europea che toccano anche l'assetto istituzionale, con particolare riferimento alla necessità di rafforzare l'integrazione in una serie di politiche strategiche per la competitività dell'Europa, di rafforzare la governance e il bilancio dell'Unione europea, di promuovere un grande volume di investimenti aggiuntivi da finanziare, mobilitando i capitali privati e prevedendo anche nuovo debito comune. La strategia europea per il rilancio economico deve però realizzare, accanto agli obiettivi di rafforzamento e innovazione dell'industria europea e di aumento della produttività, gli obiettivi di aumento della coesione e del benessere sociale e di riduzione delle diseguaglianze che attraverso le crisi finanziaria, pandemica, climatica ed energetica sono aumentate;
2) in questi ultimi anni la Commissione europea ha fortemente rafforzato il quadro regolatorio e programmatico sui principali temi della politica industriale, esprimendo una visione di medio-lungo termine sui principali driver di trasformazione del sistema economico e sociale, ma è rimasta molto debole sulla capacità reale di accompagnare e sostenere queste trasformazioni. Sul piano programmatico sono stati definiti obiettivi molto ambiziosi in materia di transizione digitale (digital compass) e di transizione ambientale (fit for 55), cui si sono aggiunti gli obiettivi di autonomia strategica nell'importazione di materie prima (critical raw materials act) e di sicurezza degli approvvigionamenti critici (chips act). La realizzazione di questi obiettivi richiede enormi investimenti comuni europei in nuove tecnologie e, nel breve periodo, anche un potenziamento delle capacità industriali in settori chiave, come batterie, semiconduttori, impianti per le rinnovabili, sistemi di telecomunicazione abilitanti il 5g, dove il livello di dipendenza dalle importazioni, in particolare dalla Cina, rischia di penalizzare prospettive di crescita e di occupazione,
impegna il Governo:
1) a promuovere la partecipazione delle imprese italiane alla creazione delle nuove catene del valore europee promosse dalla Commissione europea, soprattutto nell'ambito degli Ipcei, allineando la politica industriale italiana agli obiettivi europei e dando concreto sostegno al tessuto delle piccole e medie imprese, con agevolazioni per investimenti, in particolare nella digitalizzazione e nell'intelligenza artificiale.
(1-00395)(Testo modificato nel corso della seduta) «De Luca , Braga , Peluffo , Filippin , Guerini , Madia , Prestipino , De Micheli , Di Sanzo , Gnassi , Pandolfo ».
INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA
Iniziative, anche in sede europea ed internazionale, a tutela della libertà di comunicazione e informazione, in relazione alla recente vicenda dell'utilizzo di programmi informatici «spia» a danno di giornalisti e attivisti della società civile – 3-01724
GRAZIANO , FORNARO , BONAFÈ , ASCANI , CARÈ , DE MARIA , FASSINO , CUPERLO , MAURI , GHIO , FERRARI e CASU . – Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. – Per sapere – premesso che:
è notizia di questi giorni che il dottor Francesco Cancellato, direttore della testata giornalistica on line Fanpage risulti essere stato segnalato da Meta fra quelli «targeted» da uno spyware prodotto dall'azienda di fondazione israeliana e attualmente di proprietà di un fondo Usa, Paragon solutions;
il dottor Cancellato avrebbe ricevuto una comunicazione del servizio sicurezza di Whatsapp con la quale veniva avvertito di aver «interrotto le attività di una società di spyware che riteniamo abbia attaccato il tuo dispositivo»;
le utenze del nostro Paese che sarebbero state interessate da questo sistema invasivo di controllo risulterebbero essere sette su novanta in totale;
la Paragon solutions risulta essere una società piuttosto nota nel settore, offrendo la propria tecnologia ai Governi di Paesi democratici, con obiettivi di sicurezza e contrasto al terrorismo;
secondo quanto riportato da Techcrunch, l'azienda produttrice, anche a seguito di quanto accaduto al dottor Cancellato, non ha smentito che l'Italia sia tra gli acquirenti e utilizzatori di questo strumento «invasivo» che consente di entrare in possesso delle informazioni di un telefono semplicemente con messaggistica su Whatsapp;
l'eventuale presenza dell'Italia tra i clienti di Paragon è elemento centrale nella ricostruzione di quanto accaduto al direttore di Fanpage, testata che si è resa protagonista di diversi scoop giornalistici che hanno riguardato esponenti e azioni di Governo;
la notizia ha oggettivamente suscitato polemiche e preoccupazioni afferenti alla sicurezza e al pregiudizio di libertà e prerogative costituzionalmente garantite;
il Governo, con una nota ufficiale della Presidenza del Consiglio dei ministri, ha escluso che siano stati sottoposti a controllo da parte dell'intelligence, e quindi del Governo, i soggetti tutelati dalla legge 3 agosto 2007, n. 124 («Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto»), compresi i giornalisti e di aver attivato l'Agenzia per la cybersicurezza nazionale;
la nota del Governo non chiarisce le circostanze di un episodio inquietante su cui permangono tutti i dubbi e le preoccupazioni, a partire dal fatto di come siano state individuate e scelte le utenze su cui installare il citato spyware e, soprattutto, richiede tempestivamente un'azione di chiarezza e trasparenza –:
se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato, al fine di chiarire come sia stato possibile l'introduzione di tale spyware e, in particolare, chi e con chi sia stato contrattualizzato tale sistema, intenda assumere, anche nell'ambito delle opportune sedi comunitarie e internazionali, per assicurare il rispetto di libertà civili costituzionalmente garantite, quali la libertà di comunicazione e di informazione.
(3-01724)
Chiarimenti e iniziative di competenza in ordine alla recente vicenda dell'utilizzo di programmi informatici «spia», in particolare al fine di tutelare giornalisti, attivisti e membri della società civile – 3-01725
FRANCESCO SILVESTRI , ALFONSO COLUCCI , CONTE e PELLEGRINI . – Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. – Per sapere – premesso che:
se da tempo, ad avviso degli interroganti, si intravedevano i prodromi di un contenimento della libertà di manifestazione ed espressione del pensiero – in proposito, valgano lo stato di fermo di giornalisti qualificatisi che svolgevano lavoro di cronaca di manifestazioni di piazza e, in fase di stesura del regolamento europeo sulla libertà di stampa, la posizione del Governo italiano, per il quale risultava fondamentale mantenere la possibilità di usare «programmi spia» nei confronti dei giornalisti in nome della sicurezza nazionale – fatti più recenti che ineriscono, intaccandola, all'inviolabilità di libertà e diritti fondamentali dei cittadini, appaiono condurre verso una condizione di deriva illiberale che pone a rischio la stabilità della nostra democrazia e richiamano una riflessione sulle modalità con cui viene gestito e garantito il bilanciamento tra le esigenze di sicurezza pubblica e nazionale e il rispetto dei diritti e delle libertà dei cittadini garantito dalla Costituzione;
«Forse basterebbe pensare a chi può utilizzare quegli strumenti oltre ai servizi», «Paiono regolamenti di conti interni tra servizi», così si sono inavvedutamente espressi, rispettivamente, il Ministro della difesa e il Vice Presidente del Consiglio dei ministri Salvini in ordine al caso «Paragon», dal nome della azienda israeliana (Paragon solution) produttrice di uno spyware che sarebbe stato acquistato «da un'agenzia di polizia e da un'agenzia di intelligence» italiane e utilizzato per spiare, tramite Whatsapp, i telefoni di diversi cittadini, tra i quali 7, al momento, fra giornalisti e attivisti politici, come confermato dall'allerta inviata da Meta alle vittime dello spionaggio e come riportato dagli organi della stampa;
il Governo italiano ha escluso che giornalisti e attivisti siano stati sottoposti a controllo da parte dell'intelligence e del Governo, ma l'azienda ha successivamente dichiarato che avrebbe rescisso il contratto con l'Italia per violazione di «norme etiche» – una clausola proibisce espressamente di utilizzare lo spyware per colpire giornalisti e altri membri della società civile – con ciò confermando il rapporto tra l'azienda e le istituzioni italiane, adombrando una condotta delle stesse di gravità assoluta, avversa ai principi dello Stato di diritto –:
se, per quanto di competenza, possa chiarire chi ha sottoscritto il contratto con l'azienda israeliana e chi abbia avuto ed ha in uso lo spyware, onde conoscere gli eventuali accertamenti ad oggi svolti sulle violazioni poste in essere, anche al fine di adottare urgenti iniziative a tutela di giornalisti, attivisti e membri della società civile e sanzionatorie della condotta descritta.
(3-01725)
Posizione del Governo in merito a recenti dichiarazioni del Presidente degli Stati Uniti d'America sulle prospettive per la Striscia di Gaza e per la popolazione palestinese – 3-01726
BONELLI , FRATOIANNI , ZANELLA , BORRELLI , DORI , GHIRRA , GRIMALDI , MARI , PICCOLOTTI e ZARATTI . — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
il Presidente Usa Trump ha manifestato l'intenzione di «acquistare Gaza» per trasformarla in una speculazione edilizia di lusso e trasferire o meglio deportare la popolazione gazawi, 2 milioni di persone, verso altri Paesi, escludendo il loro ritorno;
ad avviso degli interroganti tali parole sono gravissime; oltre a suscitare sdegno e orrore, hanno già tragicamente determinato la sospensione dello scambio con gli ostaggi già programmato per sabato 15 febbraio 2025, mettendo a rischio i termini della tregua così faticosamente raggiunti;
a giudizio degli interroganti l'assurdità di una simile proposta non risiede solo nella sua inaccettabilità sul piano morale, ma nell'affronto che rappresenta per il diritto internazionale, la sovranità dei popoli e la dignità dei palestinesi che hanno subito la distruzione di Gaza per opera dell'esercito israeliano e la morte di oltre 50 mila civili a maggioranza donne e bambini;
Gaza è un territorio segnato da profonde ferite, che gronda sangue, sofferenza e dolore. Come avrebbe dovuto essere per gli ostaggi israeliani brutalmente rapiti il 7 ottobre 2023, la vita e i diritti dei civili palestinesi non devono diventare ora merci e beni di scambio;
il Governo italiano non ha espresso alcuna posizione a fronte di tale vergognosa proposta senza precedenti nel diritto internazionale e umanitario, che rischia di destabilizzare la regione e il mondo intero;
il Governo italiano è ufficialmente favorevole alla soluzione «due popoli, due Stati», ma non al riconoscimento dello Stato di Palestina, posizione pilatesca che allontana la pace;
il silenzio del Governo sulla proposta di Trump di acquistare e trasformare in un resort Gaza, deportandone la popolazione, segue quello con cui sono state imposte dal Presidente degli Stati Uniti sanzioni contro la Corte penale internazionale e il suo personale, benché 79 Paesi, tra cui Germania, Francia, Spagna e Gran Bretagna, abbiano firmato, ad eccezione dell'Italia, una dichiarazione per criticare queste sanzioni e per sostenere il ruolo e la funzione della Corte penale internazionale, non chiarendo, quindi, se il Governo opererà per la piena e leale collaborazione con tutti gli organismi internazionali a difesa del diritto internazionale e dei suoi principi –:
quale sia la posizione del Governo rispetto alla proposta del Presidente Trump di «acquisizione» della Striscia di Gaza e della sua trasformazione in un grande resort di proprietà degli Stati Uniti con il conseguente trasferimento forzato, ovvero deportazione, di due milioni di palestinesi ricollocati, sempre secondo il Presidente Trump, in altri Paesi, escludendo il ritorno nella loro terra.
(3-01726)
Iniziative volte a promuovere la stabilità e il processo di integrazione europea dei Balcani occidentali – 3-01727
MARROCCO , ORSINI , DEBORAH BERGAMINI , BARELLI , ARRUZZOLO , BAGNASCO , BATTILOCCHIO , BATTISTONI , BENIGNI , BOSCAINI , CALDERONE , CANNIZZARO , CAPPELLACCI , CAROPPO , CASASCO , CASTIGLIONE , CATTANEO , CORTELAZZO , ENRICO COSTA , D'ATTIS , DALLA CHIESA , DE MONTE , DE PALMA , FASCINA , GATTA , LOVECCHIO , MANGIALAVORI , MAZZETTI , MULÈ , NEVI , NAZARIO PAGANO , PATRIARCA , PELLA , PITTALIS , POLIDORI , ROSSELLO , RUBANO , PAOLO EMILIO RUSSO , SACCANI JOTTI , SALA , SORTE , SQUERI , TASSINARI e TENERINI . – Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. – Per sapere – premesso che:
la stabilità e il processo di integrazione europea dei Balcani occidentali costituiscono una priorità strategica della politica estera dell'Italia;
fin dall'inizio del suo mandato, il Ministro interrogato ha avviato un'intensa azione politica che pone al centro la stabilizzazione dei Balcani occidentali, la loro prospettiva europea e una maggiore presenza dell'Italia e delle imprese italiane nella regione;
il 6 settembre 2023 la Commissione affari esteri e comunitari della Camera dei deputati ha adottato all'unanimità la risoluzione n. 8-00024, che, fra le altre cose, impegna il Governo «ad adottare iniziative per accelerare il percorso negoziale di integrazione dei Balcani occidentali esposti, anche alla luce della crisi ucraina, al rischio di instabilità e invasività, al fine di operare un'azione deterrente nei confronti della Federazione russa nell'allargamento del conflitto»;
l'ultimo biennio ha visto importanti traguardi dal punto di vista del percorso di adesione europea dei Balcani occidentali, a cui l'Italia ha contribuito attivamente;
i Paesi dei Balcani devono proseguire il cammino delle riforme, per un sempre maggiore allineamento all'Unione europea;
diverse sono le iniziative lanciate per sviluppare ed approfondire i legami politici, economici e sociali tra il nostro Paese e i Paesi della regione, a livello tanto bilaterale che regionale;
tra queste, la recente missione a Belgrado del Ministro interrogato per partecipare al Forum imprenditoriale Italia-Serbia del 31 gennaio 2025 e la riunione ministeriale del 10 febbraio 2025 a Roma con i Paesi dei Balcani occidentali e con il gruppo «Amici dei Balcani occidentali» –:
quali siano gli esiti delle iniziative citate e quali ulteriori iniziative abbia intenzione di intraprendere il Ministro interrogato per continuare a dare impulso all'azione dell'Italia nei Balcani occidentali, alla cooperazione economica e di sicurezza con i Paesi della regione e al processo di riunificazione dell'Europa.
(3-01727)
Iniziative di competenza volte a promuovere, con riferimento alle prossime consultazioni referendarie, la più ampia partecipazione e informazione dei cittadini, anche attraverso l'introduzione della possibilità di votare presso il domicilio per i cosiddetti fuori sede – 3-01728
MAGI . – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:
gli strumenti di democrazia diretta sono elementi fondamentali nell'architettura costituzionale del nostro Paese, in quanto permettono ai cittadini di far sentire la propria voce e possono essere sempre più importanti al fine di riavvicinare l'elettorato alla politica in un momento storico nel quale gli istituti di democrazia rappresentativa sembrano essere considerati troppo distanti dai cittadini;
la Corte costituzionale il 20 gennaio 2025 ha dichiarato l'ammissibilità di cinque quesiti referendari ex articolo 75 della Costituzione, i quali, secondo quanto stabilito dalla legge n. 352 del 1970, dovranno tenersi in una data compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno 2025;
l'astensionismo raggiunge ad ogni tornata elettorale dimensioni sempre più preoccupanti e questo è spesso aggravato dal cosiddetto «astensionismo involontario», che riguarda all'incirca 5 milioni di elettori fuori sede, coloro i quali, cioè, lavorano o studiano in una città diversa da quella di iscrizione nelle liste elettorali;
la Camera dei deputati nella seduta del 4 luglio 2023 ha approvato una legge che delega al Governo l'adozione di uno o più decreti legislativi volti a disciplinare le modalità atte a garantire l'esercizio del diritto di voto degli elettori che si trovano in un comune situato in una regione diversa da quella di residenza in occasione di consultazioni referendarie ed europee;
garantire la partecipazione dei cittadini permette alla democrazia di inverarsi ed è di fondamentale importanza eliminare tutti gli ostacoli che la rendono difficoltosa, il che implica anche favorire la più ampia e capillare informazione ai cittadini, nonché garantire che la data del voto non sia fissata in momenti che rischiano di aggravare il fenomeno dell'astensionismo, invece che risolverlo –:
se il Governo intenda garantire, per quanto di competenza, la massima informazione ai cittadini nonché la più ampia partecipazione, anche sentendo i comitati dei promotori con riferimento alla data in cui dovranno essere celebrati i referendum dichiarati ammissibili dalla Corte costituzionale, nonché se vi sia la volontà da parte del Governo di introdurre la possibilità di votare presso il domicilio di quanti rischiano di essere nuovamente degli astenuti involontari, come già precedentemente fatto per la tornata delle elezioni europee del 2024.
(3-01728)
Iniziative normative per garantire, già a partire dalle prossime consultazioni referendarie, l'esercizio del diritto di voto in un comune diverso da quello di residenza per coloro che, per motivi di studio, di lavoro o di cura, abbiano temporaneo domicilio in una regione diversa – 3-01729
RICHETTI , PASTORELLA , GRIPPO , ONORI , BONETTI , BENZONI , D'ALESSIO e SOTTANELLI . — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
l'Italia rimane l'unico grande Paese europeo a non aver ancora introdotto misure che consentano il voto a distanza, ad eccezione del voto per corrispondenza degli italiani all'estero – seppur anche in questo caso non garantito, né per tutti i tipi di consultazioni, né per tutti gli aventi diritto;
rispetto al passato, l'attuale società è contraddistinta da un profilo molto più mobile e precario, con migliaia di persone che lavorano e studiano lontano dalla propria residenza. Tuttavia, non è cambiato il modo in cui poter esprimere il voto: sempre e solo recandosi fisicamente al seggio nel luogo di residenza, ad eccezione di pochissime categorie;
il fenomeno ha assunto proporzioni assai consistenti: se l'Istat stima in circa cinque milioni i lavoratori e studenti fuori sede, i numeri aumentano considerando anche le persone non autosufficienti, i loro caregiver e tutti quei lavoratori in trasferta nel periodo elettorale. Si tratta di più del 12 per cento dell'elettorato, una percentuale rilevante che si riflette anche sul preoccupante e costante aumento dell'astensionismo;
alle elezioni per il Parlamento europeo, tenutesi nel giugno 2024, gli studenti fuori sede hanno potuto votare per la prima volta senza dover far rientro nel comune nelle cui liste elettorali risultano iscritti;
tuttavia, dopo tale sperimentazione, non è stato compiuto alcun nuovo passo avanti: la proposta di legge, trasformata in delega al Governo nel corso dell'iter in prima lettura e approvata alla Camera dei deputati nel luglio 2023, è attualmente ancora all'esame del Senato della Repubblica e ferma in Commissione da un anno;
nell'ambito dell'esame del decreto-legge n. 190 del 2022, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 7 del 2023, il Governo aveva accolto l'ordine del giorno 9/00698-A/002 con il quale si impegnava a consentire per le future consultazioni elettorali, incluse quelle referendarie, l'esercizio del diritto di voto in un comune diverso da quello di residenza per coloro che, per vario motivo, abbiano temporaneo domicilio in un comune situato in una regione diversa;
nei prossimi mesi si aprirà un'importante stagione referendaria: la predisposizione di un modello equo e accessibile per agevolare l'esercizio del diritto di voto non è più rinviabile –:
quali iniziative di competenza intenda porre in essere urgentemente, anche tramite il ricorso ad apposite iniziative di carattere normativo, al fine di garantire l'esercizio del diritto di voto in un comune diverso da quello di residenza quantomeno per coloro che, per motivi di studio, di lavoro o di cura, abbiano temporaneo domicilio in una regione diversa, già a partire dalle prossime consultazioni referendarie che si svolgeranno nella primavera 2025.
(3-01729)
Intendimenti del Governo in merito all'attuazione del Protocollo con l'Albania in materia migratoria, con particolare riferimento all'ipotesi di trasformare i centri già esistenti in centri di permanenza per il rimpatrio – 3-01730
FARAONE , GADDA , DEL BARBA , BONIFAZI , BOSCHI , GIACHETTI e GRUPPIONI . – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:
a 15 mesi dall'approvazione del Protocollo tra il Governo italiano e il Consiglio dei ministri albanese per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria, nessun migrante risulta ospite delle strutture;
tutti gli immigrati trasportati dalle navi della Marina militare e dalla Guardia costiera hanno fatto ritorno in Italia a seguito delle mancate convalide dei trattenimenti da parte delle sezioni specializzate dei tribunali, prima, e delle corti d'appello, poi, che hanno evidenziato come le condizioni per l'attivazione della procedura di trasferimento non sussistessero ab origine e de iure;
il recente rimpatrio di altri 43 migranti in Italia, avvenuto il 31 gennaio 2025, dimostra l'inefficacia dell'intero progetto. Come aveva già fatto il tribunale di Roma nei precedenti due giudizi, la corte di appello ha infatti rinviato il caso alla Corte di giustizia dell'Unione europea, dove è già pendente una richiesta di giudizio che verrà discussa il 25 febbraio 2025;
ad oggi le strutture risultano inutilizzate e ciò è testimoniato dal rientro in Italia di molti degli agenti di pubblica sicurezza precedentemente inviati a Gjader e Shengjin (circa 220, che sarebbero dovuti aumentare fino a 300), così come gran parte del personale che avrebbe dovuto gestirli;
per il raggiungimento degli obiettivi sanciti nel Protocollo risulta speso circa un miliardo di euro e ulteriori somme risultano spese per il trasporto di dodici immigrati ad ottobre 2024, diciotto a novembre 2024 e di quarantatré migranti il 31 gennaio 2025;
lunedì 10 febbraio 2025 a Palazzo Chigi si è svolta una riunione tra i tecnici di alcuni Ministeri e membri dello staff della Presidente del Consiglio dei ministri per discutere di possibili modifiche al protocollo d'intesa con l'Albania per la gestione dei due centri per migranti;
da quanto si apprende da fonti stampa l'idea del Governo sarebbe quella di trasformare i centri già esistenti in centri di permanenza per il rimpatrio;
il fatto che si discuta di modificare un protocollo, che ancora non è mai stato di fatto applicato, rappresenta una palese ammissione dell'esito fallimentare dell'operazione –:
se, a fronte dell'ulteriore rimpatrio dei 43 migranti trasferiti in Albania, il Governo intenda confermare l'attuazione del Protocollo Albania, ovvero se ritenga di procedere a una sua modifica sostanziale in centri di permanenza per il rimpatrio e, nel caso, in quali termini e con quali ulteriori oneri per la finanza pubblica.
(3-01730)
Iniziative per accelerare la realizzazione dei progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per il rinnovamento strutturale del Paese – 3-01731
LUPI , BICCHIELLI , BRAMBILLA , CARFAGNA , CAVO , ALESSANDRO COLUCCI , PISANO , ROMANO , SEMENZATO e TIRELLI . – Al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. – Per sapere – premesso che:
l'Italia sconta da decenni ritardi nella realizzazione delle infrastrutture, anche a causa della complessità delle procedure amministrative, che aumentano sensibilmente non solo i tempi, ma anche i costi delle opere;
anche le infrastrutture immateriali del nostro Paese presentano uno stato di arretratezza sensibile nel confronto con i principali Paesi europei: secondo il rapporto della Commissione europea sul «Programma strategico per il decennio digitale 2030», l'Italia a fine 2023 si è posizionata in diciannovesima posizione su 27 Stati per livello di digitalizzazione;
il Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresenta un'opportunità unica per introdurre innovazioni strutturali, soprattutto nei territori meno sviluppati e impoveriti da carenza di investimenti e inefficienze;
i dati della Divisione economia e diritto del Dipartimento di economia e statistica della Banca d'Italia, presentati in occasione dell'Osservatorio congiunturale Ance del 28 gennaio 2025, mostrano che sono stati banditi più di due terzi delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza da mettere a gara, che il 70 per cento dei bandi finanziati o co-finanziati è già stato aggiudicato, ma soprattutto che la progressione media dei cantieri, considerando lo stato avanzamento lavori medio, avanza di circa 4 punti percentuali al mese;
sempre il 28 gennaio 2025, l'Osservatorio agenda digitale del Politecnico di Milano ha comunicato dati confortanti sull'impiego delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza dedicate alla digitalizzazione: al 15 novembre 2024, 69 obiettivi e traguardi su 172 sono stati portati a termine, un dato che proietta l'Italia al primo posto nella realizzazione della trasformazione digitale programmata rispetto agli altri Paesi membri –:
quali ulteriori iniziative intenda assumere, attraverso interventi di semplificazione normativa, al fine di assicurare l'accelerazione dei progetti del PNRR e promuovere il rinnovamento strutturale del Paese.
(3-01731)
Stato di attuazione degli interventi nell'ambito dei contratti istituzionali di sviluppo – 3-01732
BIGNAMI , MESSINA , ANTONIOZZI , GARDINI , MONTARULI , RUSPANDINI , MANTOVANI , AMBROSI , DI MAGGIO , DONZELLI , GABELLONE , GIORDANO , ROTONDI , RACHELE SILVESTRI , CARAMANNA , COLOMBO , COMBA , GIOVINE , MAERNA , PIETRELLA , SCHIANO DI VISCONTI , ZUCCONI , VIETRI e IAIA . – Al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. – Per sapere – premesso che:
i contratti istituzionali di sviluppo sono strumenti di programmazione negoziata volti ad accelerare la realizzazione di progetti strategici di rilievo nazionale, interregionale e regionale tra loro funzionalmente connessi, che richiedono un approccio integrato;
istituiti dall'articolo 6 del decreto legislativo n. 88 del 2011, che disciplina le risorse aggiuntive e gli interventi speciali per la rimozione di squilibri economici e sociali, i relativi interventi sono finanziati con risorse delle politiche di coesione dell'Unione europea e del Fondo per lo sviluppo e la coesione ovvero con altre risorse nazionali concorrenti alla coesione economica, sociale e territoriale;
in particolare, rientrano in tale ambito i progetti di infrastrutturazione, sviluppo economico, produttivo e imprenditoriale, turismo, cultura e valorizzazione delle risorse naturali, ambiente, occupazione e inclusione sociale e di valorizzazione di specifici territori;
il contratto istituzionale di sviluppo rappresenta, inoltre, uno degli strumenti di programmazione identificato dalla normativa nazionale per la missione 6 «Salute» del Piano nazionale di ripresa e resilienza (articolo 56 del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 108 del 2021) –:
quale sia ad oggi lo stato di attuazione degli interventi dei contratti istituzionali di sviluppo già stipulati.
(3-01732)
Iniziative, anche in sede europea, volte ad assicurare, nell'ambito del processo di transizione ecologica, la compatibilità finanziaria delle misure e la tutela delle filiere produttive – 3-01733
GIGLIO VIGNA , MOLINARI , ANDREUZZA , ANGELUCCI , BAGNAI , BARABOTTI , BELLOMO , BENVENUTO , DAVIDE BERGAMINI , BILLI , BISA , BOF , BORDONALI , BOSSI , BRUZZONE , CANDIANI , CAPARVI , CARLONI , CARRÀ , CATTOI , CAVANDOLI , CECCHETTI , CENTEMERO , COIN , COMAROLI , CRIPPA , DARA , DI MATTINA , FORMENTINI , FRASSINI , FURGIUELE , GIACCONE , GIAGONI , GUSMEROLI , IEZZI , LATINI , LAZZARINI , LOIZZO , MACCANTI , MARCHETTI , MATONE , MIELE , MONTEMAGNI , MORRONE , NISINI , OTTAVIANI , PANIZZUT , PIERRO , PIZZIMENTI , PRETTO , RAVETTO , SASSO , STEFANI , SUDANO , TOCCALINI , ZIELLO , ZINZI e ZOFFILI . – Al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. – Per sapere – premesso che:
già dalla fine del 2022 il centro studi del Parlamento europeo, in un'analisi sugli impatti economici della transizione, portava alla luce l'altra faccia dell'agenda verde dell'Unione europea: il rischio che la sostenibilità ambientale diventi insostenibilità finanziaria, per Governi e cittadini;
lo studio riportava come «le spese per la mitigazione del cambiamento climatico metteranno a dura prova i bilanci pubblici», ma soprattutto «l'onere finanziario della transizione verrà spostato sulle generazioni future», se si fosse deciso di finanziare l'attuazione del Green deal col debito;
notizie di stampa, riportando l'esplosione del «Timmermans gate», riaprono la polemica sul Green deal e sull'operato del primo Esecutivo Von der Leyen, riferendo come la Commissione europea avrebbe finanziato «segretamente» decine e decine di associazioni ambientaliste, per fare attività di lobbying, cioè contattare decisori politici e promuovere alcune politiche;
esisterebbero anche dei contratti «riservati» che prevedrebbero, tra le altre cose, liste di obiettivi concreti da raggiungere in termini di persone contattate. Il fine ultimo, in un caso, sarebbe stato «orientare il dibattito sull'agricoltura», anche nel contesto della legge sul «ripristino della natura»;
l'inchiesta del Telegraaf cita tra i contratti riservati uno da 700 mila euro, pagati «per orientare il dibattito sull'agricoltura», contratti che «per anni la Commissione europea ha sovvenzionato, tramite il programma Life, una rete di lobby ecologiste per fare pressioni a favore del Green deal». Non solo, secondo De Telegraaf, «alle organizzazioni finanziate da Bruxelles sarebbero stati assegnati anche obiettivi precisi di lobbying verso eurodeputati e Paesi membri per accelerare l'attuazione della nuova strategia green»;
di qui al 2030 per conseguire l'obiettivo «Fit for 55» dovremmo tagliare le emissioni di anidride carbonica di un altro miliardo di tonnellate, dovremmo cioè arrivare ad emettere 1,74 miliardi di tonnellate di anidride carbonica contro le attuali emissioni di 2,76 miliardi. Come termine di paragone, durante il 2020, l'anno del lockdown, l'Unione europea ha tagliato le emissioni di circa 290 milioni. Per intendersi, servirebbe un arresto dell'economia permanente quattro volte più grande rispetto a quello sperimentato durante il Covid –:
se e quali iniziative di competenza intenda promuovere, anche in sede europea, affinché dietro il Green deal di Timmermans non si celi un'agenda politica a senso unico che penalizzi le nostre filiere in nome di quelle che gli interroganti ritengono cieche politiche ultra ecologiste messe in atto dall'Unione europea.
(3-01733)
PROPOSTA DI LEGGE: S. 403 – D'INIZIATIVA DEI SENATORI: ROMEO ED ALTRI: DISPOSIZIONI PER LA PROMOZIONE DELLA PRATICA SPORTIVA NELLE SCUOLE E ISTITUZIONE DEI NUOVI GIOCHI DELLA GIOVENTÙ (APPROVATA DAL SENATO) (A.C. 1424) E ABBINATE PROPOSTE DI LEGGE: BERRUTO ED ALTRI; AMATO ED ALTRI (A.C. 947-990)
A.C. 1424 – Parere della I Commissione
PARERE DELLA I COMMISSIONE SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE
NULLA OSTA
sugli emendamenti contenuti nel fascicolo.
A.C. 1424 – Parere della V Commissione
PARERE DELLA V COMMISSIONE
SUL TESTO DEL PROVVEDIMENTO
Sul testo del provvedimento in oggetto:
PARERE FAVOREVOLE
con la seguente condizione, volta a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione:
All'articolo 2, comma 1, sostituire le parole: Sono istituiti con le seguenti: Per gli anni scolastici 2024/2025 e 2025/2026 sono istituiti, in forma sperimentale,
Conseguentemente, sostituire l'articolo 6 con il seguente: Art. 6. – (Disposizioni finanziarie). – 1. Per l'attuazione della presente legge è autorizzata la spesa di 1 milione di euro per l'anno 2025 e di 10,03 milioni di euro per l'anno 2026. Ai relativi oneri, si provvede:
a) quanto a 1 milione di euro per l'anno 2025 e a 5,03 milioni di euro per l'anno 2026, mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2025-2027, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2025, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero dell'istruzione e del merito;
b) quanto a 5 milioni di euro per l'anno 2026, mediante corrispondente riduzione del fondo di cui all'articolo 1, comma 369, della legge 27 dicembre 2017, n. 205.
2. Fatto salvo quanto previsto dal comma 1, le amministrazioni competenti provvedono all'attuazione della presente legge nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
A.C. 1424 – Articolo 1
ARTICOLO 1 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO
Art. 1.
(Finalità e obiettivi)
1. La presente legge si propone di promuovere la formazione sportiva quale strumento di apprendimento cognitivo, formativo, relazionale e di socializzazione, nonché quale parte integrante del percorso scolastico, a partire dalla scuola primaria, e di riconoscere l'educazione motoria e la pratica sportiva quali valori fondamentali per l'inclusione, la promozione delle pari opportunità e l'espressione della personalità giovanile. A tal fine, essa è volta a promuovere il più ampio accesso degli studenti a tutte le discipline sportive, secondo le attitudini e le preferenze individuali.
2. L'attuazione delle finalità di cui al comma 1 si realizza attraverso la proficua collaborazione tra le istituzioni scolastiche autonome e gli organismi sportivi, nonché attraverso l'organizzazione di una manifestazione annuale aperta a tutte le discipline sportive, denominata «Nuovi giochi della gioventù», che consenta agli studenti un confronto a carattere culturale e sportivo sui risultati conseguiti attraverso la partecipazione alle attività sportive di cui all'articolo 4.
A.C. 1424 – Articolo 2
ARTICOLO 2 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO
Art. 2.
(Istituzione dei Nuovi giochi della gioventù)
1. Sono istituiti i Nuovi giochi della gioventù, di seguito denominati «Giochi», promossi e organizzati dal Ministero dell'istruzione e del merito, di concerto con il Dipartimento per lo sport e con il Dipartimento per le politiche in favore delle persone con disabilità della Presidenza del Consiglio dei ministri, anche avvalendosi della società Sport e salute Spa, sentiti le regioni, le province autonome di Trento e di Bolzano e gli enti locali, nonché il Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) e il Comitato italiano paralimpico (CIP).
2. La Commissione nazionale di cui all'articolo 3 presenta istanza per la concessione ai Giochi dell'alto patronato della Presidenza della Repubblica.
3. Possono partecipare ai Giochi gli studenti, regolarmente iscritti e frequentanti, delle scuole statali e paritarie, primarie e secondarie. A parità di possesso dei requisiti richiesti dal decreto di cui al comma 5, è prevista una riserva nella partecipazione ai Giochi a favore degli studenti che abbiano regolarmente frequentato le attività sportive di cui all'articolo 4, favorendo un'equa rappresentanza di genere. La verifica della regolarità della frequenza delle suddette attività è riservata al dirigente scolastico o a un suo delegato. Le condizioni per la partecipazione ai Giochi degli studenti che non abbiano aderito alle attività sportive di cui all'articolo 4 sono disciplinate dal decreto di cui al comma 5.
4. La partecipazione ai Giochi avviene a titolo individuale e di classe, sulla base delle indicazioni e dei criteri di selezione dettati dall'istituto scolastico di appartenenza.
5. Con decreto di natura non regolamentare del Ministro dell'istruzione e del merito, di concerto con le Autorità politiche delegate in materia di sport e in materia di disabilità, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono stabiliti i criteri generali per lo svolgimento dei Giochi e le modalità di partecipazione degli studenti ai medesimi, prevedendo per gli studenti con disabilità la partecipazione sia a gare integrate sia a gare appositamente dedicate all'interno della medesima manifestazione, nonché una sezione dedicata a sport di squadra dove studenti con disabilità e normodotati possono giocare insieme, inclusi il sitting volley, il baskin e il rafroball.
6. La Commissione nazionale di cui all'articolo 3 sovrintende alla redazione e alla tenuta dell'annuario dei Giochi, ove sono riportati i nominativi degli studenti della scuola secondaria che abbiano raggiunto il podio in una disciplina nella fase nazionale dei Giochi e i risultati sportivi conseguiti per disciplina.
7. Al termine della fase nazionale dei Giochi, è prevista la cerimonia di consegna dei diplomi d'onore agli studenti di cui al comma 6.
PROPOSTE EMENDATIVE
ART. 2.
(Istituzione dei Nuovi giochi della gioventù)
Al comma 1, sostituire le parole: Sono istituiti con le seguenti: Per gli anni scolastici 2024/2025 e 2025/2026 sono istituiti, in forma sperimentale,
Conseguentemente, sostituire l'articolo 6 con il seguente:
Art. 6. – (Disposizioni finanziarie). – 1. Per l'attuazione della presente legge è autorizzata la spesa di 1 milione di euro per l'anno 2025 e di 10,03 milioni di euro per l'anno 2026. Ai relativi oneri, si provvede:
a) quanto a 1 milione di euro per l'anno 2025 e a 5,03 milioni di euro per l'anno 2026, mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2025-2027, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2025, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero dell'istruzione e del merito;
b) quanto a 5 milioni di euro per l'anno 2026, mediante corrispondente riduzione del fondo di cui all'articolo 1, comma 369, della legge 27 dicembre 2017, n. 205.
2. Fatto salvo quanto previsto dal comma 1, le amministrazioni competenti provvedono all'attuazione della presente legge nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
2.500. (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento)
(Approvato)
Sopprimere il comma 2.
2.100. La Commissione.
(Approvato)
A.C. 1424 – Articolo 3
ARTICOLO 3 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO
Art. 3.
(Organizzazione dei Giochi)
1. Lo svolgimento dei Giochi è coordinato, a livello nazionale, dalla Commissione organizzatrice nazionale, di seguito denominata «Commissione», composta da rappresentanti del Ministero dell'istruzione e del merito, dei Dipartimenti per lo sport, per le politiche giovanili e il servizio civile universale e per le politiche in favore delle persone con disabilità della Presidenza del Consiglio dei ministri, della società Sport e salute Spa, del CONI e del CIP. Ai fini del coordinamento dello svolgimento dei Giochi, la Commissione può sentire le amministrazioni competenti a dare un supporto.
2. I Giochi si articolano in due sezioni. La prima sezione, denominata «Giovani in gioco», si svolge in un'unica fase di istituto, riservata agli studenti iscritti alle classi prima, seconda e terza della scuola primaria con carattere prevalentemente ludico e polisportivo, e in una fase provinciale riservata agli studenti iscritti alle classi quarta e quinta della scuola primaria per avviare i giovani alla pratica sportiva nella disciplina più idonea alle proprie inclinazioni. La seconda sezione, denominata «Nuovi giochi della gioventù», è riservata agli studenti iscritti alla scuola secondaria e si svolge in una fase provinciale, una regionale e una nazionale, articolate nelle due sessioni estiva e invernale.
3. La Commissione, nel rispetto del decreto di cui all'articolo 2, comma 5, ha il compito di redigere i regolamenti annuali per lo svolgimento dei Giochi e di individuarne le sedi di svolgimento, d'intesa con le Commissioni organizzatrici di cui al comma 4, in modo da garantire che i Giochi medesimi si tengano negli impianti dei comuni maggiormente qualificati a livello territoriale e nazionale nelle discipline oggetto di competizione.
4. Con decreto del Ministro dell'istruzione e del merito, di concerto con l'Autorità politica delegata in materia di sport, previa intesa in sede di Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono definiti la composizione, l'organizzazione e il funzionamento della Commissione, nonché la sua articolazione in Commissioni organizzatrici regionali e delle province autonome. La partecipazione alle attività della Commissione non comporta alcun compenso, indennità, gettone di presenza, rimborso di spese o emolumento comunque denominato.
5. La società Sport e salute Spa provvede a istituire, presso le proprie sedi provinciali e regionali, appositi annuari, in cui sono riportati i nominativi degli studenti che abbiano raggiunto il podio almeno in una disciplina rispettivamente nelle fasi provinciali e regionali dei Giochi e i risultati sportivi conseguiti per disciplina. Le Commissioni organizzatrici di cui al comma 4 organizzano annualmente, presso la Presidenza della regione, una celebrazione volta alla consegna dei diplomi d'onore agli studenti che abbiano raggiunto il podio almeno in una disciplina delle fasi provinciali e regionali dei Giochi.
A.C. 1424 – Articolo 4
ARTICOLO 4 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO
Art. 4.
(Attività sportive per la
partecipazione ai Giochi)
1. Ai fini dell'avviamento alle discipline sportive degli studenti a partire dalla scuola primaria e fino all'ultimo anno della scuola secondaria, gli istituti scolastici, sulla base del numero degli aderenti a ciascuna disciplina, nell'ambito della propria autonomia possono collegarsi in rete, ai sensi dell'articolo 7 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, con il coordinamento degli enti locali territorialmente competenti, per la stipula di protocolli annuali o pluriennali con gli organismi sportivi, per la realizzazione, come attività complementari e integrative dell'iter formativo degli studenti, ai sensi dell'articolo 1 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 ottobre 1996, n. 567, di corsi di avviamento e perfezionamento alle discipline sportive.
2. Nell'ambito del primo ciclo di istruzione, con riferimento alla scuola primaria, le attività di cui al comma 1 sono volte all'apprendimento da parte degli studenti e alla sperimentazione in forma ludica e funzionale dell'attività motoria e sportiva in relazione ai livelli di capacità. Con riguardo alla scuola secondaria, le attività di cui al comma 1 sono finalizzate a conseguire un avviamento alle discipline sportive, in quanto occasione di utilizzare il momento sportivo come competizione fra gli alunni e agonismo, inteso come impegno a dare il meglio di sé nel confronto con gli altri e a conseguire un'adeguata preparazione nelle discipline sportive, anche ai fini della partecipazione alle attività agonistiche di categoria, con l'inclusione degli alunni con disabilità. La partecipazione degli studenti alle attività di cui al comma 1 avviene esclusivamente su base volontaria.
3. Con i protocolli di cui al comma 1 sono, in particolare, individuati:
a) le modalità di svolgimento delle attività, garantendo che la formazione sportiva sia svolta dal personale tecnico delle Federazioni, con il coordinamento del personale docente dell'istituto scolastico in possesso di laurea specialistica;
b) le sedi di svolgimento delle attività sportive, favorendo l'accesso degli studenti alle strutture e agli impianti esterni degli organismi sportivi;
c) le tappe del percorso formativo degli studenti e i criteri per il rilascio di eventuali certificazioni e brevetti sportivi;
d) i criteri per l'accesso degli studenti al materiale sportivo fornito dagli organismi sportivi;
e) le modalità di assicurazione degli studenti partecipanti alle attività;
f) le eventuali forme di sponsorizzazione esterna alla realizzazione delle iniziative di cui alla presente legge da parte di imprese ovvero di soggetti istituzionali nonché di istituti non aventi scopo di lucro.
4. Al fine di attivare il monitoraggio annuale sulle attività svolte, entro il 30 ottobre di ciascun anno, gli istituti scolastici trasmettono al Ministero dell'istruzione e del merito, al Dipartimento per lo sport, nonché alle Commissioni organizzatrici di cui all'articolo 3, comma 4, copia dei protocolli, ove stipulati ai sensi del presente articolo, nonché il numero degli studenti aderenti alle attività ivi previste.
5. Le istituzioni scolastiche assicurano la partecipazione, su base volontaria, di tutti gli studenti interessati alle attività di cui al comma 1, compatibilmente con l'autonomia didattica e l'ordinamento degli studi, e individuano, anche collegandosi in rete ai sensi dell'articolo 7 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, le modalità organizzative atte a promuovere la più ampia adesione degli studenti con disabilità alle iniziative e alle attività sportive predisponendo le necessarie misure.
A.C. 1424 – Articolo 5
ARTICOLO 5 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO
Art. 5.
(Misure di prevenzione sanitaria)
1. In considerazione dell'importanza della prevenzione, intesa come l'insieme delle azioni volte al mantenimento o al miglioramento dello stato di salute, a evitare l'insorgere di un determinato tipo di patologia, a curarne gli effetti o a limitarne i danni, con decreto del Ministro dell'istruzione e del merito, di concerto con il Ministro della salute e con l'Autorità politica delegata in materia di sport, è istituito un tavolo di lavoro a cui partecipano rappresentanti delle associazioni sportive maggiormente rappresentative, delle società scientifiche e delle associazioni tecnico-scientifiche delle professioni sanitarie, al fine di promuovere percorsi di sensibilizzazione, rivolti ai giovani che partecipano alle iniziative sportive di cui alla presente legge, con particolare riferimento agli aspetti urologici e ginecologici per prevenire le infezioni e le malattie sessualmente trasmissibili nonché l'infertilità. Ai soggetti partecipanti al tavolo di cui al primo periodo non è riconosciuto alcun compenso, gettone di presenza, rimborso di spese o altro emolumento comunque denominato.
A.C. 1424 – Articolo 6(*)
ARTICOLO 6 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO
Art. 6.
(Disposizioni transitorie e finanziarie)
1. Per l'anno scolastico 2024/2025 è previsto l'avvio in forma sperimentale dei Giochi.
2. Agli oneri derivanti dall'attuazione del comma 1, quantificati in 5 milioni di euro per l'anno 2024 e 6,03 milioni di euro per l'anno 2025, si provvede:
a) quanto a 5 milioni di euro per l'anno 2024, mediante corrispondente riduzione delle risorse stanziate in favore della Società sport e salute Spa ai sensi dell'articolo 1, comma 630, della legge 30 dicembre 2018, n. 145;
b) quanto a 6,03 milioni di euro per l'anno 2025, mediante corrispondente riduzione delle proiezioni dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2023-2025, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2023, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero dell'istruzione e del merito.
3. Agli esiti della sperimentazione prevista dal comma 1, al fine di assicurare lo svolgimento dei Giochi negli anni successivi a quello di istituzione, ai sensi dell'articolo 2, comma 5, è adottato un decreto che adegua le disposizioni del decreto di cui al medesimo comma 5 e provvede alla quantificazione delle risorse finanziarie necessarie, autorizzate con successivo provvedimento di legge.
4. Fatto salvo quanto previsto dal comma 2, per le attività connesse allo svolgimento dei Giochi di cui al comma 1 si provvede nei limiti delle risorse disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
A.C. 1424 – Ordini del giorno
ORDINI DEL GIORNO
La Camera,
premesso che:
il provvedimento all'esame reca disposizioni per la promozione della pratica sportiva nelle scuole e l'istituzione dei nuovi giochi della gioventù;
in particolare, il progetto di legge in esame si propone di promuovere la formazione sportiva quale strumento di apprendimento cognitivo, formativo, relazionale e di socializzazione, nonché quale parte integrante del percorso scolastico, a partire dalla scuola primaria, e di riconoscere l'educazione motoria e la pratica sportiva quali valori fondamentali per l'inclusione, la promozione delle pari opportunità e l'espressione della personalità giovanile. A tal fine, essa è volta a promuovere il più ampio accesso degli studenti a tutte le discipline sportive, secondo le attitudini e le preferenze individuali;
l'attuazione delle succitate finalità si realizzerà attraverso la collaborazione tra le istituzioni scolastiche autonome e gli organismi sportivi, nonché attraverso l'organizzazione di una manifestazione annuale aperta a tutte le discipline sportive, denominata «Nuovi giochi della gioventù»;
i Giochi si articoleranno in due sezioni. La prima sezione, denominata «Giovani in gioco», si svolge in un'unica fase di istituto, riservata agli studenti iscritti alle classi prima, seconda e terza della scuola primaria con carattere prevalentemente ludico e polisportivo, e in una fase provinciale riservata agli studenti iscritti alle classi quarta e quinta della scuola primaria per avviare i giovani alla pratica sportiva nella disciplina più idonea alle proprie inclinazioni; la seconda sezione, denominata «Nuovi giochi della gioventù», è riservata agli studenti iscritti alla scuola secondaria e si svolge in una fase provinciale, una regionale e una nazionale, articolate nelle due sessioni estiva e invernale;
l'articolo 6 del provvedimento all'esame, precisa che, per l'anno scolastico 2024/2025, l'avvio dei Giochi è previsto in forma sperimentale e che, agli esiti della sperimentazione, al fine di assicurare lo svolgimento dei Giochi negli anni successivi a quello di istituzione, è adottato un decreto che, tra l'altro, provvederà alla quantificazione delle risorse finanziarie necessarie, autorizzate con successivo provvedimento di legge;
appare senz'altro pienamente condivisibile l'obiettivo dichiarato di rendere strutturale lo svolgimento dei Giochi, anche per gli anni scolastici successivi al 2024/2025;
in considerazione del fatto che la proposta di legge si pone come obiettivo di promuovere la pratica sportiva a partire dalla scuola primaria, appare altresì auspicabile che siano pienamente coinvolti, in tutte le fasi dei giochi, anche gli alunni della scuola primaria;
durante l'esame in sede referente, il ministro Abodi ha dichiarato che, con riferimento alla questione del coinvolgimento degli alunni della scuola primaria nei Nuovi giochi della gioventù, il Governo si pone l'obiettivo, in seno alla prevista commissione tecnica, di coinvolgere almeno le classi quarte e quinte della scuola primaria,
impegna il Governo
ad adottare iniziative, anche legislative, volte a garantire lo svolgimento dei Giochi anche per gli anni scolastici successivi all'a.s. 2024/2025, nonché a valutare l'adozione di opportune iniziative volte a prevedere il coinvolgimento, anche graduale, degli alunni della scuola primaria nei Nuovi Giochi della gioventù.
9/1424/1. Amato , Caso , Orrico .
La Camera,
premesso che:
il provvedimento all'esame reca disposizioni per la promozione della pratica sportiva nelle scuole e l'istituzione dei nuovi giochi della gioventù;
in particolare, il progetto di legge in esame si propone di promuovere la formazione sportiva quale strumento di apprendimento cognitivo, formativo, relazionale e di socializzazione, nonché quale parte integrante del percorso scolastico, a partire dalla scuola primaria, e di riconoscere l'educazione motoria e la pratica sportiva quali valori fondamentali per l'inclusione, la promozione delle pari opportunità e l'espressione della personalità giovanile. A tal fine, essa è volta a promuovere il più ampio accesso degli studenti a tutte le discipline sportive, secondo le attitudini e le preferenze individuali;
l'attuazione delle succitate finalità si realizzerà attraverso la collaborazione tra le istituzioni scolastiche autonome e gli organismi sportivi, nonché attraverso l'organizzazione di una manifestazione annuale aperta a tutte le discipline sportive, denominata «Nuovi giochi della gioventù»;
i Giochi si articoleranno in due sezioni. La prima sezione, denominata «Giovani in gioco», si svolge in un'unica fase di istituto, riservata agli studenti iscritti alle classi prima, seconda e terza della scuola primaria con carattere prevalentemente ludico e polisportivo, e in una fase provinciale riservata agli studenti iscritti alle classi quarta e quinta della scuola primaria per avviare i giovani alla pratica sportiva nella disciplina più idonea alle proprie inclinazioni; la seconda sezione, denominata «Nuovi giochi della gioventù», è riservata agli studenti iscritti alla scuola secondaria e si svolge in una fase provinciale, una regionale e una nazionale, articolate nelle due sessioni estiva e invernale;
l'articolo 6 del provvedimento all'esame, precisa che, per l'anno scolastico 2024/2025, l'avvio dei Giochi è previsto in forma sperimentale e che, agli esiti della sperimentazione, al fine di assicurare lo svolgimento dei Giochi negli anni successivi a quello di istituzione, è adottato un decreto che, tra l'altro, provvederà alla quantificazione delle risorse finanziarie necessarie, autorizzate con successivo provvedimento di legge;
appare senz'altro pienamente condivisibile l'obiettivo dichiarato di rendere strutturale lo svolgimento dei Giochi, anche per gli anni scolastici successivi al 2024/2025;
in considerazione del fatto che la proposta di legge si pone come obiettivo di promuovere la pratica sportiva a partire dalla scuola primaria, appare altresì auspicabile che siano pienamente coinvolti, in tutte le fasi dei giochi, anche gli alunni della scuola primaria;
durante l'esame in sede referente, il ministro Abodi ha dichiarato che, con riferimento alla questione del coinvolgimento degli alunni della scuola primaria nei Nuovi giochi della gioventù, il Governo si pone l'obiettivo, in seno alla prevista commissione tecnica, di coinvolgere almeno le classi quarte e quinte della scuola primaria,
impegna il Governo
a valutare l'opportunità di adottare iniziative, anche legislative, volte a garantire lo svolgimento dei Giochi anche per gli anni scolastici successivi all'a.s. 2024/2025, nonché a valutare l'adozione di opportune iniziative volte a prevedere il graduale coinvolgimento degli alunni della scuola primaria nei Nuovi Giochi della gioventù.
9/1424/1. (Testo modificato nel corso della seduta)Amato , Caso , Orrico .
La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame si propone di promuovere la formazione sportiva quale strumento di apprendimento cognitivo, formativo, relazionale e di socializzazione, nonché quale parte integrante del percorso scolastico, a partire dalla scuola primaria, e di riconoscere l'educazione motoria e la pratica sportiva quali valori fondamentali per l'inclusione, la promozione delle pari opportunità e l'espressione della personalità giovanile;
per tali finalità si intende promuovere giochi della gioventù, che consentano agli studenti un confronto a carattere culturale e sportivo sui risultati conseguiti attraverso la partecipazione alle attività sportive;
il comma 2, dell'articolo 4, del provvedimento in esame individua specifici ambiti di apprendimento relativi all'attività sportiva, con riferimento sia alla scuola primaria che alla scuola secondaria;
insegnare la storia e la cultura dello sport, considerato che esistono letteratura, saggi storici, spettacoli e opere cinematografiche che si occupano di sport, significa attivare uno strumento immediatamente disponibile per realizzare una delle tre grandi funzioni dello sport, oltre a quella di generare spettacolo e un beneficio psicofisico, ovvero ispirare le persone,
impegna il Governo
ad attivarsi, per quanto di competenza, al fine di istituire – in linea con le finalità del provvedimento in esame volte a promuovere la formazione sportiva come strumento di apprendimento cognitivo, formativo, relazionale e di socializzazione – quale parte integrante degli orientamenti educativi, programmi di insegnamento trasversale, già dalle prime tre classi della scuola primaria, della cultura del movimento, dell'educazione civica e dell'insegnamento della storia dello sport.
9/1424/2. Berruto .
La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame si propone di promuovere la formazione sportiva quale strumento di apprendimento cognitivo, formativo, relazionale e di socializzazione, nonché quale parte integrante del percorso scolastico, a partire dalla scuola primaria, e di riconoscere l'educazione motoria e la pratica sportiva quali valori fondamentali per l'inclusione, la promozione delle pari opportunità e l'espressione della personalità giovanile;
per tali finalità si intende promuovere giochi della gioventù, che consentano agli studenti un confronto a carattere culturale e sportivo sui risultati conseguiti attraverso la partecipazione alle attività sportive;
il comma 2, dell'articolo 4, del provvedimento in esame individua specifici ambiti di apprendimento relativi all'attività sportiva, con riferimento sia alla scuola primaria che alla scuola secondaria;
insegnare la storia e la cultura dello sport, considerato che esistono letteratura, saggi storici, spettacoli e opere cinematografiche che si occupano di sport, significa attivare uno strumento immediatamente disponibile per realizzare una delle tre grandi funzioni dello sport, oltre a quella di generare spettacolo e un beneficio psicofisico, ovvero ispirare le persone,
impegna il Governo
a favorire, anche nell'ambito dell'insegnamento trasversale dell'educazione civica, già dalle prime tre classi della scuola primaria, la cultura del movimento e la conoscenza della storia dello sport.
9/1424/2. (Testo modificato nel corso della seduta)Berruto .
La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame reca disposizioni in materia di promozione della pratica sportiva nelle scuole e istituzione dei Nuovi giochi della gioventù. Nello specifico, l'articolo 1, recante le finalità e gli obiettivi della proposta di legge, prevede la promozione della formazione sportiva quale strumento di apprendimento cognitivo, formativo, relazionale e di socializzazione, nonché quale parte integrante del percorso scolastico, a partire dalla scuola primaria, e il riconoscimento dell'educazione motoria e la pratica sportiva quali valori fondamentali per l'inclusione, la promozione delle pari opportunità e l'espressione della personalità giovanile. A tal fine, il provvedimento è volto a promuovere il più ampio accesso degli studenti a tutte le discipline sportive, secondo le attitudini e le preferenze individuali;
da decenni, nel nostro Paese, esistono numerose manifestazioni sportive e culturali – le quali coinvolgono tanti giovanissimi atleti e le loro rispettive famiglie – capaci di unire sport, socializzazione, integrazione e solidarietà;
tra queste, la manifestazione sportiva «Aureliadi – formazione, educazione e cultura sportiva dei giovani», che si svolge ininterrottamente dal 2007 e che quest'anno giunge alla sua XX edizione con la partecipazione di 3.000 atleti e oltre 50 associazioni sportive ai tornei promossi in tutta Italia, rappresenta un chiaro esempio degli stessi valori ed intenti che la proposta di legge in esame intende perseguire;
le già esistenti molteplici manifestazioni di questa tipologia meritano di essere messe in luce e sostenute a livello nazionale dalle istituzioni coinvolte ai fini di una sempre maggior diffusione dei valori sportivi fin dalle giovani generazioni,
impegna il Governo
a sostenere e valorizzare tutte le iniziative e manifestazioni, a partire dalle «Aureliadi» descritte in premessa, parallelamente agli istituendi Nuovi giochi della gioventù, che promuovono lo sport come strumento per il superamento delle barriere fra ragazzi e ragazze e che rivolgono particolare attenzione al tema della disabilità e dei disagi sociali.
9/1424/3. Grippo .
La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame reca disposizioni in materia di promozione della pratica sportiva nelle scuole e istituzione dei Nuovi giochi della gioventù. Nello specifico, l'articolo 1, recante le finalità e gli obiettivi della proposta di legge, prevede la promozione della formazione sportiva quale strumento di apprendimento cognitivo, formativo, relazionale e di socializzazione, nonché quale parte integrante del percorso scolastico, a partire dalla scuola primaria, e il riconoscimento dell'educazione motoria e la pratica sportiva quali valori fondamentali per l'inclusione, la promozione delle pari opportunità e l'espressione della personalità giovanile. A tal fine, il provvedimento è volto a promuovere il più ampio accesso degli studenti a tutte le discipline sportive, secondo le attitudini e le preferenze individuali;
da decenni, nel nostro Paese, esistono numerose manifestazioni sportive e culturali – le quali coinvolgono tanti giovanissimi atleti e le loro rispettive famiglie – capaci di unire sport, socializzazione, integrazione e solidarietà;
tra queste, la manifestazione sportiva «Aureliadi – formazione, educazione e cultura sportiva dei giovani», che si svolge ininterrottamente dal 2007 e che quest'anno giunge alla sua XX edizione con la partecipazione di 3.000 atleti e oltre 50 associazioni sportive ai tornei promossi in tutta Italia, rappresenta un chiaro esempio degli stessi valori ed intenti che la proposta di legge in esame intende perseguire;
le già esistenti molteplici manifestazioni di questa tipologia meritano di essere messe in luce e sostenute a livello nazionale dalle istituzioni coinvolte ai fini di una sempre maggior diffusione dei valori sportivi fin dalle giovani generazioni,
impegna il Governo
a sostenere e valorizzare, attraverso gli organismi sportivi, iniziative e manifestazioni, come quella delle «Aureliadi» descritte in premessa, parallelamente agli istituendi Nuovi giochi della gioventù, che promuovono lo sport come strumento per il superamento delle barriere e delle disuguaglianze nelle loro varie forme e che rivolgono particolare attenzione al tema della disabilità e dei disagi sociali.
9/1424/3. (Testo modificato nel corso della seduta)Grippo .
DISEGNO DI LEGGE: MODIFICHE ALLA DISCIPLINA DELLA FONDAZIONE ORDINE COSTANTINIANO DI SAN GIORGIO DI PARMA (A.C. 2034-A)
A.C. 2034-A – Parere della V Commissione
PARERE DELLA V COMMISSIONE SUL TESTO DEL PROVVEDIMENTO E SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE
Sul testo del provvedimento in oggetto:
PARERE FAVOREVOLE
Sugli emendamenti trasmessi dall'Assemblea:
NULLA OSTA
A.C. 2034-A – Articolo 1
ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO
Art. 1.
(Continuità dell'Ordine costantiniano di San Giorgio di Parma e obbligo di adeguamento dello statuto)
1. L'Ordine costantiniano di San Giorgio di Parma, istituito in ente giuridico autonomo dal regio decreto 5 febbraio 1922, n. 186, conservato negli scopi e nella personalità giuridica dal decreto del Capo provvisorio dello Stato 6 settembre 1946, iscritto quale fondazione di diritto privato nel registro delle persone giuridiche presso la prefettura-ufficio territoriale del Governo di Parma, è ordinato in conformità alla presente legge.
2. La Fondazione Ordine costantiniano di San Giorgio di Parma, di seguito denominata «Fondazione», adegua il proprio statuto alle disposizioni della presente legge secondo le modalità previste dall'articolo 6 e lo sottopone all'approvazione del Presidente del Consiglio dei ministri, che vi provvede con decreto, sentiti il Ministro dell'interno e il Ministro della cultura. Il medesimo procedimento di approvazione si osserva per le successive modifiche statutarie, ferme restando le disposizioni dell'articolo 5.
A.C. 2034-A – Articolo 2
ARTICOLO 2 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO
Art. 2.
(Scopi, durata e assenza di fini
di lucro della Fondazione)
1. Scopi principali della Fondazione, perseguiti senza ingerenza nei servizi di culto, sono:
a) la conservazione della basilica di Santa Maria della Steccata in Parma, di seguito denominata «Basilica», quale luogo insigne di esercizio del culto cattolico;
b) la tutela, in ambito nazionale e internazionale, del patrimonio storico, culturale e religioso rappresentato dalla Basilica, nell'unitario insieme delle sue componenti materiali e immateriali;
c) la valorizzazione degli altri elementi del suo patrimonio.
2. Scopo accessorio della Fondazione è l'attuazione di iniziative di utilità sociale, culturali e filantropiche.
3. La Fondazione ha durata illimitata, opera senza fini di lucro e non effettua distribuzioni o assegnazioni di utili o utilità, neppure in forma indiretta.
4. Il patrimonio della Fondazione è destinato agli scopi di cui ai commi 1 e 2.
A.C. 2034-A – Articolo 3
ARTICOLO 3 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE
Art. 3.
(Organi della Fondazione)
1. Sono organi della Fondazione:
a) il presidente;
b) il consiglio generale;
c) il collegio dei revisori dei conti.
2. Il presidente è il rappresentante legale della Fondazione e presiede il consiglio generale. È nominato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro dell'interno e con il Ministro della cultura, sentito il vescovo della diocesi di Parma, per un periodo di cinque anni, rinnovabile una sola volta per ulteriori cinque anni.
3. Il consiglio generale è l'organo di indirizzo della Fondazione ed è composto dal presidente e dagli ulteriori otto membri di cui ai commi 4 e 5.
4. Sono membri di diritto del consiglio generale, in ragione del loro ufficio e per la durata della relativa funzione:
a) il vescovo della diocesi di Parma;
b) il sindaco di Parma;
c) il presidente della provincia di Parma;
d) il rettore dell'università degli studi di Parma.
5. Quattro membri del consiglio generale sono nominati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro dell'interno e con il Ministro della cultura. Essi durano in carica cinque anni, salvo rinnovo; in caso di loro sostituzione nel corso del mandato, la nomina del sostituto è disposta fino alla scadenza quinquennale dell'incarico del membro sostituito. I membri di cui al presente comma che, in assenza di cause di forza maggiore, non partecipano a tre riunioni consecutive del consiglio generale decadono di diritto dall'ufficio.
6. Il consiglio generale può attribuire ad uno dei membri di cui al comma 5 le funzioni di segretario generale, con compiti di coordinamento della gestione amministrativa della Fondazione.
7. Il collegio dei revisori dei conti svolge le funzioni di cui agli articoli 2403 e 2409-bis, secondo comma, del codice civile. Il collegio è composto da tre membri, iscritti nel registro dei revisori legali, nominati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. Il presidente del collegio è designato dal Ministro dell'interno; gli altri due revisori sono designati, rispettivamente, dal vescovo della diocesi di Parma e dal sindaco di Parma. I revisori durano in carica quattro anni, salvo rinnovo. In caso di sostituzione di un componente nel corso del mandato, il sostituto resta in carica fino alla scadenza dell'intero collegio.
8. Non possono essere nominati alle cariche di cui ai commi 2, 5 e 7 coloro i quali si trovano in una delle condizioni di cui all'articolo 2382 del codice civile. Se la condizione si verifica dopo la nomina, comporta la decadenza dalla carica.
9. La partecipazione agli organi della Fondazione dà diritto soltanto agli eventuali emolumenti che il consiglio generale deliberi di riconoscere, con oneri a carico della Fondazione stessa, ferme restando le disposizioni dell'articolo 2, comma 3.
PROPOSTE EMENDATIVE
ART. 3.
(Organi della Fondazione)
Al comma 2, secondo periodo, dopo le parole: È nominato aggiungere le seguenti: , tra soggetti residenti a Parma o nella provincia parmense e del cui territorio abbia comprovata conoscenza,.
3.1000. Cavandoli.
Al comma 3, sostituire la parola: otto con la seguente: nove.
Conseguentemente, al comma 4, dopo la lettera d), aggiungere la seguente:
e) il direttore generale dell'azienda ospedaliero-universitaria di Parma.
*3.1001. Cavandoli.
Al comma 3, sostituire la parola: otto con la seguente: nove.
Conseguentemente, al comma 4, dopo la lettera d), aggiungere la seguente:
e) il direttore generale dell'azienda ospedaliero-universitaria di Parma.
*3.1002. Gaetana Russo.
Al comma 4, dopo la lettera d), aggiungere la seguente:
e) il direttore generale dell'azienda ospedaliero-universitaria di Parma.
Conseguentemente, al comma 5, primo periodo, sostituire la parola: Quattro con la seguente: Tre.
3.5. Alifano, Alfonso Colucci, Auriemma, Penza, Gadda, Malavasi, Zaratti, D'Alessio.
Al comma 5, secondo periodo, sostituire le parole: , salvo rinnovo con le seguenti: e non possono essere rinominati.
Conseguentemente, al comma 7, quarto periodo, sostituire le parole: , salvo rinnovo con le seguenti: e non possono essere rinominati.
3.1. Alifano, Alfonso Colucci, Auriemma, Penza, Malavasi.
Al comma 8, primo periodo, sostituire le parole: di cui ai commi 2, 5 e 7 con le seguenti: di cui ai precedenti commi.
3.3. Alifano, Alfonso Colucci, Auriemma, Penza, Malavasi.
A.C. 2034-A – Articolo 4
ARTICOLO 4 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO
Art. 4.
(Continuità dell'esercizio del culto cattolico)
1. La Fondazione agisce nel rispetto dei vincoli riguardanti la destinazione al culto della Basilica e dei beni in essa contenuti, come regolato dalla diocesi di Parma.
2. La Basilica e i beni di proprietà della Fondazione in essa contenuti non possono essere distolti dalla destinazione al culto fino a che la destinazione stessa non sia cessata in conformità al diritto canonico.
3. Restano ferme le disposizioni del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, applicabili ai beni di cui ai commi 1 e 2 del presente articolo.
A.C. 2034-A – Articolo 5
ARTICOLO 5 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO
Art. 5.
(Controllo sull'amministrazione
della Fondazione)
1. Il controllo sull'amministrazione della Fondazione è svolto ai sensi e per gli effetti dell'articolo 25 del codice civile.
A.C. 2034-A – Articolo 6
ARTICOLO 6 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO
Art. 6.
(Disposizioni transitorie e finali)
1. In sede di prima applicazione, le nomine, previste dall'articolo 3, del presidente della Fondazione, dei componenti del consiglio generale di designazione governativa e dei componenti del collegio dei revisori dei conti sono disposte con un unico decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, adottato entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge. Alla data di entrata in vigore del decreto di cui al primo periodo cessano di avere effetto le nomine a vita disposte ai sensi del decreto del Capo provvisorio dello Stato 6 settembre 1946 e decade il collegio dei revisori in carica fino a tale data.
2. Entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto di cui al comma 1, primo periodo, il consiglio generale approva, con la maggioranza dei due terzi dei suoi componenti, le modifiche statutarie da sottoporre all'approvazione del Presidente del Consiglio dei ministri ai sensi dell'articolo 1, comma 2.
3. A decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che approva le modifiche statutarie di cui al comma 2, è abrogato il decreto del Capo provvisorio dello Stato 6 settembre 1946.
PROPOSTA EMENDATIVA
ART. 6.
(Disposizioni transitorie e finali)
Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:
2-bis. Sono salvaguardati i livelli occupazionali della Fondazione e la posizione del personale per il quale, alla data di entrata in vigore della presente legge, sia in corso un rapporto di lavoro a qualsiasi titolo con la Fondazione medesima.
6.1000. Alifano, Alfonso Colucci, Auriemma, Penza.
A.C. 2034-A – Articolo 7
ARTICOLO 7 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE
Art. 7.
(Clausola di invarianza finanziaria)
1. Dall'attuazione delle disposizioni della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
2. Le amministrazioni competenti provvedono alle attività previste dalla presente legge nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.
A.C. 2034-A – Ordine del giorno
ORDINE DEL GIORNO
La Camera,
premesso che:
ai sensi dell'articolo 3 del presente disegno di legge, sono organi della Fondazione: il presidente; il consiglio generale e il collegio dei revisori dei conti;
il Presidente della Fondazione è nominato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro dell'interno e con il Ministro della cultura, sentito il vescovo della diocesi di Parma;
il consiglio generale è composto dal Presidente e da ulteriori otto membri, quattro dei quali sono nominati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro dell'interno e con il Ministro della cultura;
si ritiene opportuno che il Presidente della Fondazione e i quattro membri non di diritto del consiglio generale siano scelti tra soggetti che conoscano il territorio parmense e ne siano residenti, al fine di assicurare un efficace espletamento degli incarichi ad essi conferiti,
impegna il Governo
a nominare, per le predette cariche, soggetti residenti a Parma o nella provincia parmense e del cui territorio abbiano comprovata conoscenza.
9/2034-A/1. Cavandoli, Gaetana Russo, Pietrella.
La Camera,
premesso che:
ai sensi dell'articolo 3 del presente disegno di legge, sono organi della Fondazione: il presidente; il consiglio generale e il collegio dei revisori dei conti;
il Presidente della Fondazione è nominato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro dell'interno e con il Ministro della cultura, sentito il vescovo della diocesi di Parma;
il consiglio generale è composto dal Presidente e da ulteriori otto membri, quattro dei quali sono nominati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro dell'interno e con il Ministro della cultura;
si ritiene opportuno che il Presidente della Fondazione e i quattro membri non di diritto del consiglio generale siano scelti tra soggetti che conoscano il territorio parmense e ne siano residenti, al fine di assicurare un efficace espletamento degli incarichi ad essi conferiti,
impegna il Governo
a nominare, per la maggioranza dei membri elettivi del consiglio generale, soggetti residenti a Parma o nella provincia parmense e del cui territorio abbiano comprovata conoscenza.
9/2034-A/1. (Testo modificato nel corso della seduta)Cavandoli, Gaetana Russo, Pietrella.