Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 12 febbraio 2025

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione (ex articolo 115, comma 3, del regolamento):


   La Camera,

   premesso che:

    il 5 febbraio 2025 nel corso dell'informativa resa alle Camere dal Ministro della giustizia, Carlo Nordio, e dal Ministro dell'interno, Matteo Piantedosi, sono emerse ulteriori incongruenze in merito alle vicende legate al rimpatrio del generale libico Osama Njeem Almasri, comandante libico, capo della polizia giudiziaria di Tripoli e direttore del carcere di Mitiga, accusato dalla Corte penale internazionale di crimini di guerra e crimini contro l'umanità;

    il 19 gennaio 2025 Almasri è stato arrestato a Torino in esecuzione del mandato di cattura emesso sabato 18 dalla Corte dell'Aja, dando seguito alla richiesta avanzata il 2 ottobre 2024 dal procuratore dell'organismo internazionale;

    il 21 gennaio la Corte d'appello di Roma, a seguito della mancata risposta del Ministro Nordio alle sollecitazioni del Procuratore generale in merito alle attività da porre in essere, non ha convalidato l'arresto e nella stessa giornata il criminale libico è stato rimpatriato a mezzo di un Falcon 900 italiano, partito da Ciampino già nella mattinata del 19 alla volta di Torino, molte ore prima che Almasri fosse scarcerato, e poi definitivamente per Tripoli, dove una volta atterrato è stato accolto trionfalmente;

    nelle stesse ore in cui veniva avviato ed eseguito il rimpatrio – e in particolare nel pomeriggio del 21 gennaio – il Ministero della giustizia diffondeva una nota così formulata: «È pervenuta la richiesta della Corte penale internazionale di arresto del cittadino libico Najeem Osama Almasri Habish. Considerato il complesso carteggio, il Ministro sta valutando la trasmissione formale della richiesta della Cpi al Procuratore generale di Roma, ai sensi dell'articolo 4 della legge n. 237 del 2012»;

    nell'informativa resa il Ministro della giustizia ha dunque abbandonato la strada fino ad allora seguita del «cavillo giuridico» per spiegare la scarcerazione del torturatore libico Osama Njeem Almasri, strada peraltro seguita anche dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che, come noto, anziché presentarsi alle Camere ha preferito diffondere un video d'accusa al procuratore di Roma, Francesco Lo Voi, umiliando ancora una volta la dignità del Parlamento;

    il Ministro Nordio, ad avviso dei firmatari del presente atto, si è scagliato in maniera scomposta contro la Corte penale internazionale assegnandosi tra l'altro un ruolo che non gli spetta: quello di valutare la legittimità del mandato di cattura; l'articolo 4, comma 1, della legge 20 dicembre 2012, n. 237, recante «Norme per l'adeguamento alle disposizioni dello statuto istitutivo della Corte penale internazionale» stabilisce che «Il Ministro della giustizia dà corso alle richieste formulate dalla Corte penale internazionale, trasmettendole al procuratore generale presso la Corte d'appello di Roma perché vi dia esecuzione», senza che sia prevista da parte del Ministro alcuna valutazione discrezionale;

    occorre evidenziare preliminarmente come le affermazioni del Ministro Nordio stridano anche con le motivazioni con le quali i giudici della Corte d'appello di Roma hanno deciso la scarcerazione di Almasri. La Corte d'appello ha motivato la decisione, infatti, non entrando nel merito né tantomeno indicando errori nel provvedimento della Corte penale internazionale, bensì eccependo esclusivamente l'assenza di risposta del Ministro;

    inoltre, dalla corrispondenza protocollata emerge come nella serata del 18 gennaio la cancelleria della Corte penale internazionale abbia informato il Governo italiano dell'imminente mandato d'arresto, allegando una nota nella quale si ricordava che «qualora si individuassero problemi che potrebbero impedire l'esecuzione della presente richiesta di cooperazione, dovrebbero consultare la Corte senza indugio al fine di risolvere la questione» e indicando, a tal fine, i recapiti del funzionario da contattare;

    l'articolo 97 dello Statuto di Roma, infatti, prevede che: «Quando uno Stato parte, investito di una richiesta ai sensi del presente capitolo, constata che la stessa solleva difficoltà che potrebbero intralciarne o impedirne l'esecuzione, esso consulta senza indugio la Corte per risolvere il problema.», tuttavia il Ministro non ha ritenuto di sollevare alcuna eccezione nelle sedi dovute, ma ha invece spiegato a questo Parlamento come l'arresto fosse scritto, oltre che in lingua inglese senza essere tradotto e «con diversi allegati in arabo», così male da non consentire l'immediata adesione del Ministero alla richiesta arrivata dalla Corte d'appello di Roma;

    il Ministro Nordio ha rivendicato un ruolo non «da passacarte» e «il potere-dovere di interloquire con altri organi dello Stato, laddove se ne presenti la necessità, che in questo caso si presentava eccome», ammettendo, anzi di più, rivendicando, una valutazione politica compiuta con altri esponenti del Governo. Tuttavia l'articolo 2, comma 1, della legge 20 dicembre 2012, n. 237, chiarisce come «I rapporti di cooperazione tra lo Stato italiano e la Corte penale internazionale sono curati in via esclusiva dal Ministro della giustizia, al quale compete di ricevere le richieste provenienti dalla Corte e di darvi seguito.» che «ove ritenga che ne ricorra la necessità, concorda la propria azione con altri Ministri interessati, con altre istituzioni o con altri organi dello Stato» coordinamento che non si intende legato a nessuna valutazione sul merito da parte del Ministro medesimo;

    infatti, come chiarito dal successivo comma 3, del medesimo articolo 2, che il Ministro Nordio ha provvidenzialmente dimenticato di citare nell'informativa, «Il Ministro della giustizia, nel dare seguito alle richieste di cooperazione, assicura che sia rispettato il carattere riservato delle medesime e che l'esecuzione avvenga in tempi rapidi e con le modalità dovute»;

    questo Parlamento si è trovato dunque ad essere umiliato tre volte: dall'ostinata assenza della Presidente del Consiglio, dall'inopportuna, incoerente e sgrammaticata informativa del Ministro della giustizia e dalle surreali affermazioni del Ministro dell'interno che è arrivato finanche a sostenere che un soggetto estremamente pericoloso per l'ordine e la sicurezza pubblica non debba essere trattenuto né in Italia, né consegnato alla Corte penale internazionale, ma invece restituito al Paese dove ha commesso i crimini contro l'umanità di cui è accusato e dove, come di tutta evidenza, potrà continuare a commetterli impunemente;

    una decisione in spregio del diritto internazionale, delle sue sedi e che offende la credibilità e l'autorevolezza del nostro Paese che non solo ha sottoscritto lo Statuto istitutivo della Corte penale internazionale, ma che ne è stato anche la sede;

    ad aggravare ulteriormente il quadro si aggiunga che, come riportato dal quotidiano La Repubblica, il 20 gennaio 2025, a seguito della richiesta della Corte di appello di Roma con la quale si indicava l'errore procedurale e sostanzialmente si chiedeva che venisse sanato, gli uffici di via Arenula avrebbero preparato un ordine d'arresto proprio per rispondere in tal senso alla richiesta della Corte d'appello, l'atto sarebbe però rimasto in bozza. Il Ministro Nordio avrebbe deciso, sempre secondo quanto riportato dal quotidiano, di non procedere e, infatti, non avrebbe contattato il Tribunale, né avrebbe scritto alla Corte di appello di Roma per sollevare quei «problemi che potrebbero impedire l'esecuzione» ai sensi del citato articolo 97 dello Statuto di Roma. È rimasto in silenzio per 36 ore per poi comparire nuovamente nel pomeriggio del 21, con la nota in cui si affermava: «si stanno valutando gli atti», nota giunta mentre il criminale libico era già in volo verso Tripoli;

    se confermati, i fatti riportati dal quotidiano dimostrerebbero inequivocabilmente e definitivamente la volontà del Ministro di non procedere con l'arresto e dunque con un atto dovuto nel rispetto degli obblighi internazionali dell'Italia;

    la violazione degli obblighi internazionali è stata denunciata anche dalla Sidi – Società italiana di diritto internazionale e diritto dell'Unione europea – l'associazione scientifica che riunisce i professori e gli studiosi italiani che ha pubblicato un documento nel quale si afferma che il rimpatrio di Almasri costituisce «una violazione grave e ingiustificata degli obblighi di cooperazione derivanti dallo Statuto di Roma». Nel documento si afferma, inoltre, che esiste «l'obbligo di dare esecuzione a un mandato di arresto»;

    il Ministro della giustizia ha intrapreso, seguendo le indicazioni della Presidente del Consiglio, una condotta di netta contrapposizione con l'ordine giudiziario, minando il principio costituzionale della leale collaborazione tra le istituzioni della Repubblica; condotta provocatoria ribadita, peraltro, nel corso dell'informativa summenzionata;

    il Ministro Nordio, nominato con decreto del Presidente della Repubblica 21 ottobre 2022, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, ai sensi dell'articolo 93 della Costituzione e dell'articolo 1, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, prima di assumere le funzioni, ha prestato giuramento di fedeltà alla Repubblica, nonché «di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le funzioni nell'interesse esclusivo della nazione»;

    il Ministro della giustizia, non dando seguito alla richiesta di mandato d'arresto della Corte penale internazionale, si è posto in aperto contrasto con il dettato costituzionale di cui all'articolo 10 che impone il rispetto delle norme di diritto internazionale generalmente riconosciute e dei trattati, nonché con le leggi italiane, quale la legge n. 237 del 2012, il cui mancato rispetto è stato addirittura rivendicato orgogliosamente innanzi alle Camere;

    visto l'articolo 94 della Costituzione e visto l'articolo 115 del Regolamento della Camera dei deputati,

esprime la propria sfiducia al Ministro della giustizia, onorevole Carlo Nordio, e lo impegna a rassegnare le proprie dimissioni.
(1-00396) «Braga, Riccardo Ricciardi, Zanella, Faraone, Magi, Amendola, Ascani, Bakkali, Barbagallo, Berruto, Boldrini, Bonafè, Carè, Casu, Ciani, Cuperlo, Curti, D'Alfonso, De Luca, De Maria, De Micheli, Di Biase, Di Sanzo, Evi, Fassino, Ferrari, Filippin, Forattini, Fornaro, Fossi, Furfaro, Ghio, Gianassi, Girelli, Gnassi, Graziano, Gribaudo, Guerra, Iacono, Lacarra, Lai, Laus, Madia, Malavasi, Mancini, Manzi, Marino, Mauri, Merola, Morassut, Orfini, Ubaldo Pagano, Pandolfo, Peluffo, Porta, Prestipino, Provenzano, Quartapelle Procopio, Toni Ricciardi, Roggiani, Romeo, Andrea Rossi, Sarracino, Scarpa, Schlein, Scotto, Serracchiani, Simiani, Speranza, Stefanazzi, Stumpo, Tabacci, Vaccari, Aiello, Alifano, Amato, Appendino, Ascari, Auriemma, Baldino, Barzotti, Bruno, Cafiero De Raho, Cantone, Cappelletti, Caramiello, Carmina, Carotenuto, Caso, Cherchi, Alfonso Colucci, Conte, Sergio Costa, D'Orso, Dell'Olio, Di Lauro, Donno, Fede, Fenu, Ferrara, Ilaria Fontana, Giuliano, Gubitosa, Iaria, L'Abbate, Lomuti, Morfino, Orrico, Pavanelli, Pellegrini, Penza, Quartini, Raffa, Marianna Ricciardi, Santillo, Scerra, Scutellà, Francesco Silvestri, Sportiello, Torto, Traversi, Tucci, Bonelli, Borrelli, Dori, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti, Bonifazi, Boschi, Del Barba, Gadda, Giachetti, Gruppioni, Della Vedova, Pastorino».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   SARRACINO e DI BIASE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   il 28 maggio 2024, con grande enfasi, la Presidente del Consiglio dei ministri ha inaugurato il centro sportivo intitolato alla memoria di Pino Daniele realizzato sulla base delle risorse del cosiddetto «decreto Caivano»;

   nel suddetto centro è possibile praticare ben 44 discipline sportive e la gestione degli impianti è stata affidata, fino al prossimo 2027, al gruppo sportivo Fiamme Oro;

   come riportato dagli organi di stampa, le associazioni sportive locali risulterebbero escluse dalla possibilità di usufruire degli impianti del centro in questione e quindi costrette a rivolgersi alle palestre degli istituti scolastici;

   la motivazione, rispetto all'esclusione, addotta da Sport e Salute, la società pubblica titolare della proprietà della impiantistica, risulterebbe essere, sempre come riportato dagli organi di stampa quella dei costi di gestione;

   si fa presente che per la realizzazione di tali infrastrutture sportive sono stati spesi 13 milioni di euro di risorse pubbliche;

   l'esclusione delle associazioni sportive locali risulta pertanto umiliante e mortificante soprattutto per i ragazzi e le ragazze di Caivano;

   la retorica e la propaganda del Governo sul cosiddetto «modello Caivano», ove confermata questa notizia risulterebbe davvero fuori luogo –:

   se il Governo risulti essere a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali tempestive iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di consentire anche alle associazioni sportive locali di poter usufruire dei suddetti impianti sportivi scongiurando una assurda e mortificante esclusione.
(3-01734)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARINO, IACONO, BARBAGALLO e PORTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   le Corti di giustizia tributarie, dopo la riforma attuata con legge n. 130 del 2022, sono oggi organi di giurisdizione veri e propri nelle controversie in materia tributaria preposte a risolvere le liti tra fisco e cittadini;

   a seguito della riforma sulla giustizia tributaria, il numero dei giudici tributari a regime passerà dalle attuali 1.648 unità (2.238 con l'appello, dato al 2023) a 448 (576 con il secondo grado) e nonostante le udienze siano in netto aumento;

   nel 2024 i ricorsi tributari pervenuti alle corti di primo grado sono infatti cresciuti del 31 per cento rispetto all'anno precedente passando da 138.375 nuove liti del 2023 a 182.124 del 31 dicembre 2024. Secondo i dati al 31 dicembre 2024, circa il 70 per cento delle liti in primo grado si è concentrato in 39 sedi sulle 103 totali, che hanno avuto un carico medio di oltre 3.000 ricorsi, mentre le 64 sedi con meno liti annue si fermano a quota 910. Le definizioni sono cresciute del 18,6 per cento (da 138.954 a 164.930). Per la prima volta nell'ultimo decennio i giudici tributari non sono riusciti a riassorbire la mole di nuovi casi;

   si apprende dalla stampa che l'indirizzo del Ministero dell'economia e delle finanze sia quello di accorpare circa il 60 per cento delle 103 corti tributarie di primo grado, prevedendo la chiusura di 64 sedi, al fine di operare tagli di risorse per 700 milioni di euro nei prossimi tre anni;

   sempre secondo i media, l'ipotesi di accorpamento prevede di lasciare le corti nei capoluoghi di regione, pochi altri uffici nelle province e chiudere le 15 sezioni distaccate del secondo grado, mantenendo soltanto una sede di appello per regione;

   tali indiscrezioni hanno subito suscitato numerose polemiche dal momento che tale rimodulazione delle sedi, con numerose soppressioni territoriali, rischia di ripercuotersi inevitabilmente sul buon funzionamento della giustizia tributaria;

   in Sicilia è prevista ad esempio la soppressione della corte di primo grado di Enna e Caltanissetta e l'accorpamento con Agrigento. Si tratterebbe di una ulteriore incomprensibile penalizzazione di un territorio marginale, già peraltro privato negli anni scorsi di altri presidi istituzionali e che avrà effetti negativi sulla comunità locale e sui lavoratori coinvolti;

   rispetto ad altre regioni, la Sicilia ha decine di migliaia di ricorsi ogni anno, peraltro in crescita esponenziale: oltre 37mila nel 2024, rispetto ai 33mila del 2023 ed i 22.500 circa del 2022;

   qualora venissero accorpate, le corti di Enna e Caltanissetta (insieme ad Agrigento) dovrebbero sostenere una mole di lavoro enorme: nel 2024 la somma dei ricorsi di queste tre province ha raggiunto quasi 8mila unità, anche qui in netto aumento rispetto al 2023;

   si tratta di un numero molto superiore rispetto agli obiettivi della citata riforma che vorrebbe accorpare corti che presentano complessivamente circa 1500 ricorsi su base annua;

   tale riforma dovrà essere attuata entro il 31 agosto 2025, come sancito dall'articolo 1, comma 1, della legge n. 111 del 2023. Tale norma sulla delega fiscale prevede infatti una revisione delle sedi territoriali delle Corti di giustizia tributaria –:

   se non ritengano necessario adottare iniziative volte ad evitare che la citata riforma dell'organizzazione degli uffici giudiziari penalizzi i territori marginali del Paese come ad esempio le provincie di Enna e Caltanissetta.
(5-03564)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BONELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   a seguito della denuncia della Repubblica Democratica del Congo, presentata nel 2023, il 12 febbraio si apre, presso la Corte africana dei diritti dell'uomo e dei popoli (CADHP), ad Arusha, Tanzania, il processo, contro il Rwanda, per far luce su decenni di aggressioni, saccheggi e massacri effettuati in Congo;

   un rapporto pubblicato dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite sui diritti umani portò alla luce i tanti abusi e i massacri compiuti dalle truppe ruandesi contro i cittadini congolesi nel decennio compreso tra il 1993-2003 (UNHR, 2010);

   a causa dell'enorme ricchezza di coltan, cobalto, tungsteno e altre terre rare, materiali essenziali per la transizione tecnologica e digitale, la guerra non si è mai fermata, anzi di tanto in tanto si inasprisce, come è accaduto in questi giorni a Goma e dintorni;

   beni che vengono sottratti con la violenza dalle milizie dell'M23, un gruppo armato sostenuto dal Rwanda, che da anni destabilizza l'est del Paese con massacri e sfollamenti di massa;

   in questa guerra, nei suoi retroscena geopolitici, c'è un interesse economico preciso: il Rwanda, privo di risorse minerarie proprie, si è trasformato in un hub per l'estrazione e la commercializzazione di terre rare, che in realtà provengono dal saccheggio del Congo;

   sono questi interessi ad armare le mani dei combattenti dell'M23 (Mouvement du 23 mars), dell'Afc (Alliance du Fleuve Congo) e delle Rwande Defence Force che seminano terrore e morte nel silenzio assordante delle istituzioni europee;

   a giudizio dell'interrogante la coerenza suggerirebbe quantomeno di imporre al Rwanda le stesse sanzioni cui è sottoposta la Russia. Al contrario proprio un anno fa (19 febbraio 2024) l'Unione europea ha firmato con quella nazione un protocollo per l'esportazione di minerali che non possiede e saccheggia in Congo;

   secondo l'interrogante non si tratta di ignoranza o distrazione. È una scelta consapevole, cinica e calcolata: il benessere e la crescita tecnologica dell'Europa valgono più della vita dei congolesi. Dietro le batterie dei nostri smartphone e i componenti delle auto elettriche, c'è il sangue di un popolo che muore sotto le raffiche di milizie armate per garantire i nostri consumi;

   tutto questo, ovviamente, trova ampio respiro anche nell'ambito del «Piano Mattei» fortemente voluto dal Governo italiano sia con il Congo sia con il Ruanda. Piano che mira a trasformare l'Africa in un gasdotto per l'Italia e l'Europa che prevede la conversione di milioni di terreni agricoli in coltivazioni per biocarburanti, tant'è che con gli accordi sottoscritti con l'Eni il Rwanda è diventato negli ultimi anni un hub regionale e internazionale di stoccaggio di fonti fossili, nonostante ne sia privo, dove il tasso di malnutrizione e mortalità per fame è tra i più alti;

   i governi del Rwanda e dell'Italia hanno firmato un accordo di finanziamento da 50 milioni di euro, concesso attraverso il Fondo Italiano per il clima, istituito presso il MISE e gestito da CDP. Le risorse stanziate saranno messe a disposizione solo al raggiungimento di un pacchetto di riforme politico-istituzionale;

   insistere sul gas lega sempre più la politica estera italiana ai combustibili fossili, in conflitto con gli impegni globali volti a contrastare il cambiamento climatico, con l'obiettivo di limitare l'aumento della temperatura globale a 1,5 gradi Celsius –:

   se il Governo non ritenga, fino alla sentenza della CADHP, di adottare iniziative di competenza volte a interrompere immediatamente ogni accordo con il Rwanda e sostenere il popolo congolese nella difesa della propria sovranità e poi operare di conseguenza;

   se non ritenga intraprendere, con gli altri partner europei, una iniziativa politica forte verso il Rwanda in linea di quanto definito nel Programma indicativo 2021-2027 per la cooperazione UE-Congo.
(4-04325)


   ONORI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza sanitaria legata alla pandemia da COVID-19 ha evidenziato la necessità di garantire una maggiore tempestività nella diffusione dei dati sulle cause di morte rispetto all'attuale tempistica di 24 mesi, sebbene tale scadenza risulti in linea con i regolamenti comunitari;

   a tale scopo, l'articolo 12 del decreto-legge n. 34 del 2020 convertito con modificazioni della legge n. 77 del 2020 ha previsto il passaggio alla certificazione elettronica delle cause di morte, con l'obiettivo di ridurre i tempi di acquisizione e migliorare la qualità dell'informazione;

   successivamente, l'Istat ha partecipato dal luglio 2020 a un tavolo inter-istituzionale con il Ministero dell'economia e delle finanze, il Ministero dell'interno, il Ministero della salute e il Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri per la stesura del decreto ministeriale attuativo;

   le diverse versioni del decreto ministeriale sono state sottoposte alla valutazione di altri enti coinvolti, le cui osservazioni sono state analizzate e recepite, nonché all'analisi del Garante per la privacy, i cui rilievi sono stati anch'essi integrati nel testo del decreto;

   attualmente, il decreto attuativo è al vaglio dei Ministeri competenti, ma non risulta ancora adottato;

   durante l'audizione dell'Istat presso la XII Commissione Affari sociali della Camera dei deputati del 7 febbraio 2022, è stata ribadita l'importanza dell'attuazione di questa misura per la tempestiva diffusione di dati e statistiche sulle cause di morte, con benefici rilevanti per la definizione delle politiche sanitarie e il rafforzamento della capacità di risposta del sistema sanitario in situazioni emergenziali;

   nel corso della recente audizione in Commissione «COVID» (lo scorso 28 gennaio 2025), l'ISTAT ha nuovamente sottolineato l'urgenza di sollecitare l'adozione del decreto attuativo per consentire l'avvio del processo di dematerializzazione dei certificati di morte, attualmente ancora gestiti in formato cartaceo –:

   quale sia lo stato di avanzamento dell'iter per l'adozione del decreto ministeriale attuativo dell'articolo 12 del decreto-legge n. 34 del 2020 e quali siano eventuali ostacoli che ne impediscono l'approvazione definitiva;

   quali iniziative intenda assumere il Governo per procedere con urgenza all'adozione del suddetto decreto attuativo, in considerazione della necessità di migliorare la tempestività e la qualità dei dati sulle cause di morte, nonché di ottimizzare i processi amministrativi mediante la digitalizzazione dei certificati di morte.
(4-04331)


   CARMINA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. — Per sapere – premesso che:

   tenuto conto dell'articolo 18, comma 2, del Regolamento Ue n. 2021/241 è stata prevista la Riforma 1.9.1 volta ad accelerare l'attuazione della politica di coesione, nell'ambito della Missione 1 della componente 1 del Piano nazionale di ripresa e resilienza approvato con Decisione di esecuzione del Consiglio dell'Unione europea del 13 luglio 2021 e successivamente modificato;

   in attuazione della citata riforma è stato adottato il decreto-legge 7 maggio 2024 n. 60 convertito con modificazioni dalla legge n. 95 del 2024, con l'intento di rendere più efficiente l'utilizzo delle risorse della politica di coesione europea relative al periodo di programmazione 2021-2027 rafforzandone il coordinamento con gli interventi finanziati dal PNRR e dal Fsc;

   ai sensi dell'articolo 4, comma 3, del summenzionato decreto-legge, le regioni sono tenute a trasmettere al Dipartimento per le politiche di coesione e per il Sud per ciascuno dei settori strategici individuati dall'articolo 2 del già citato decreto, l'elenco degli interventi prioritari individuati già selezionati per il finanziamento o in fase di pianificazione;

   nel dossier comunicato dalla Regione Siciliana sono stati individuati dieci progetti per un totale di circa 560 milioni di euro. Nessuno di essi si rivolge a porre rimedio alla grave crisi idrica che affligge l'isola, nonostante le «risorse idriche» fossero una delle sei aree strategiche previste;

   inoltre, nessuno dei progetti selezionati interessa le province centro-meridionali dell'isola agli ultimi posti in Italia in termini ricchezza e servizi e ai primi posti se si considera il tasso di emigrazione;

   al netto delle perplessità sul procedimento decisionale adottato, a fronte di opere in via oggettiva parimenti o maggiormente prioritarie rispetto a quelle individuate, è noto all'interrogante che, al 31 ottobre 2024, a fronte di uno stato di avanzamento della spesa nazionale del Piano 2021-2027 pari al 3,39 per cento il dato della Sicilia era pari a zero;

   è di tutta evidenza che le strutture tecnico-amministrative della Regione Siciliana non sono in grado di garantire l'attuazione di questi interventi esponendo la regione al rischio di perdere l'occasione di realizzare opere infrastrutturali essenziali per la sopravvivenza del territorio;

   tale condizione risulta attuale vieppiù in virtù delle ormai prossime scadenze connesse all'attuazione del PNRR che si sovrappongono a quelle previste dalla politica di coesione 2021-2027;

   com'è noto, il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), è stato oggetto di diverse modifiche. In particolare, l'Italia è attualmente l'unico Stato membro ad aver presentato quattro richieste di modifica basate sull'esigenza di riparametrare le scadenze da conseguire;

   in effetti, dalla Relazione semestrale al Parlamento sullo stato di attuazione del PNRR della Corte dei conti, al 30 settembre 2024, risultavano spesi soltanto il 30 per cento delle risorse totali assegnate all'Italia nell'ambito del PNRR, pari a 57,7 miliardi di euro;

   il mancato rispetto delle scadenze previste per l'utilizzo dei fondi europei, a vario titolo assegnati, rischia di compromettere definitivamente ogni occasione per la Sicilia di colmare il divario infrastrutturale con il resto del Paese –:

   se il Governo intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, in via preventiva, ovvero in via immediata al ricorrerne dei presupposti normativi, mediante l'esercizio dei poteri sostitutivi nei confronti della Regione Siciliana per garantire l'attuazione dei progetti finanziati con fondi europei, al fine di evitare il disimpegno automatico dei fondi erogati e i conseguenti effetti devastanti per il territorio siciliano;

   se non si ritenga di dover adottare iniziative volte a classificare come prioritari anche i progetti che interessano le province centro-meridionali dell'isola, in ragione della notoria carenza infrastrutturale di tali aree.
(4-04337)

AFFARI EUROPEI, PNRR E POLITICHE DI COESIONE

Interrogazioni a risposta scritta:


   ORRICO. — Al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con il provvedimento denominato «Decontribuzione Sud», introdotto per la prima volta con il decreto-legge 14 agosto 2020, si avviava una serie di misure volte a prevedere agevolazioni fiscali in capo al datore di lavoro finalizzate a salvaguardare l'occupazione nelle aree più svantaggiate del Paese con particolare riguardo verso donne e giovani;

   la misura di cui sopra è stata prorogata con legge di bilancio 2021 che ha esteso l'esonero contributivo fino al 31 dicembre 2029. In base a tale normativa la proroga prevede una diminuzione nel tempo del beneficio, che resterà invariato (sgravio del 30 per cento) fino al 2025 per poi passare al 20 per cento e al 10 per cento tra il 2026 e il 2029);

   con la legge di bilancio 2023, approvata in via definitiva e pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 30 dicembre 2022, il Parlamento italiano aveva, invece, rinnovato anche per il 2023 il bonus assunzioni giovani under 36 già introdotto per il biennio 2021-2022 dalla legge n. 178 del 2020;

   il «decreto coesione», convertito con modificazioni dalla legge n. 95 del 2024, ha introdotto sgravi contributivi significativi a favore dei datori di lavoro che assumono a tempo indeterminato giovani under 35 e donne svantaggiate;

   attualmente l'applicazione degli sgravi del cosiddetto «decreto coesione» è subordinata all'adozione di alcuni provvedimenti come l'autorizzazione della Commissione europea, che, tuttavia, nel rispondere alla interrogazione presentata il 28 ottobre 2024 dagli eurodeputati Palmisano, Morace, Tridico, Furore e Tamburrano ammoniva circa il fatto che dal Governo italiano «finora non è stata presentata alcuna richiesta di finanziamento delle iniziative nell'ambito del Fondo sociale europeo Plus (Fse+)». Queste misure hanno determinato ricadute occupazionali positive nel corso degli anni in cui sono rimaste in vigore –:

   quali iniziative di competenza intendano adottare i Ministri interrogati per far sì che le misure decontributive atte a favorire l'occupazione giovanile e femminile possano superare il vaglio della Commissione europea ed essere così celermente applicate.
(4-04322)


   SOUMAHORO. — Al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si apprende dalla stampa i cittadini di Borgo Mezzanone hanno espresso forti preoccupazioni e contrarietà rispetto al progetto relativo al Piano nazionale di ripresa e resilienza, così come è stato pensato e progettato. Le motivazioni sono diverse e riguardano la complessità e la mancanza di risposte concrete su molte delle variabili che si intrecciano nel destino del borgo;

   Borgo Mezzanone è un piccolo ma storicamente significativo angolo di Capitanata, che sin dagli anni '80 ha accolto e sostenuto le emergenze migratorie che hanno coinvolto non solo la zona, ma anche altre aree del Paese. Dai braccianti agricoli, protagonisti del lavoro nei campi del pomodoro, fino all'istituzione del centro di accoglienza temporanea nella pista dell'Aeronautica militare, il borgo ha sempre fatto fronte a necessità impellenti e ha accettato l'impegno ai offrire rifugio e aiuto a chi era in difficoltà;

   nel corso degli anni, la situazione è evoluta, passando dal Cpt al centro di accoglienza per richiedenti asilo, fino ad arrivare alla trasformazione in una foresteria regionale. Oggi l'intenzione di risolvere la questione dell'insediamento dei braccianti agricoli detto «ghetto», che ormai è sotto gli occhi di tutti, è stata presa in carico dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma la soluzione proposta non sembra soddisfare le esigenze reali né dei residenti, né dei braccianti. La preoccupazione è che la borgata, già prova di servizi e spazi di socialità, non possa più sopportare ulteriori aggiustamenti;

   pare che si stia creando un comitato cittadino sul Piano nazionale di ripresa e resilienza che si farà portavoce delle esigenze della popolazione e chiede che il progetto venga rivisitato. In particolare, i cittadini chiedono che gli alloggi per i braccianti vengano realizzati in altre località –:

   se non intendano i Ministri interrogati specificare la tipologia delle unità abitative, adottando allo stesso tempo iniziative di competenza volte a velocizzare l'iter dei progetti di riqualificazione degli insediamenti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza ai fini di percorsi d'inserimento abitativo e di lotta allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e, al contempo, adottare iniziative di competenza per riqualificare e sostenere l'insieme degli abitanti di Borgo Mezzanone.
(4-04338)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazioni a risposta scritta:


   RUFFINO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   l'Enea è un ente di diritto pubblico finalizzato alla ricerca, all'innovazione tecnologica e alla prestazione di servizi avanzati alle imprese, alla pubblica amministrazione e ai cittadini nei settori dell'energia, dell'ambiente e dello sviluppo economico sostenibile;

   sin dalla nascita negli anni '60, i suoi punti di forza sono la ricerca applicata, il trasferimento tecnologico e l'assistenza tecnico-scientifica a imprese, associazioni, territori, amministrazioni centrali e locali. Il suo riferimento istituzionale è il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica;

   dal 5 novembre 2024, l'Agenzia è priva di organi di vertice essendo scaduti i mandati del presidente e del Consiglio di amministrazione (Cda). Il mandato di questi due organi era già scaduto il 21 settembre 2024 ma è stata possibile una proroga di quarantacinque giorni. Ad oggi, non sono ancora stati nominati i nuovi vertici;

   la nomina spetta al Ministro interrogato, successivamente all'acquisizione del parere favorevole delle Camere sul nome del presidente. Di conseguenza, anche se la proposta venisse fatta immediatamente, per il decreto di nomina servirebbe qualche settimana per calendarizzare ed acquisire il parere delle Camere e per i tempi tecnici di emanazione del decreto;

   tale ritardo sta determinando una situazione di grave incertezza per le attività dell'Enea, con potenziali ripercussioni negative per il Paese, in quanto l'Agenzia svolge un ruolo strategico nella ricerca sulle energie rinnovabili, il risparmio energetico, la sostenibilità ambientale e la ricerca nucleare, settori chiave per la decarbonizzazione e la sicurezza energetica nazionale;

   l'assenza di un Cda impedisce l'approvazione di atti fondamentali come il Piano integrato di attività ed organizzazione (Piao) – il cui termine per l'approvazione scadrà il 31 gennaio 2025 –, il bilancio consuntivo e le nomine di esperti negli organismi scientifici nazionali e internazionali ed è causa della paralisi di attività essenziali quali la programmazione di nuove ricerche, le assunzioni di personale, la partecipazione ai bandi di finanziamento e l'attuazione di progetti con fondi PNRR;

   in aggiunta, tale situazione di stallo, avviene in un contesto economico, geopolitico, energetico e climatico preoccupante: la spesa dei fondi PNRR – di cui una parte compete all'Enea – è in forte ritardo, la guerra in Ucraina ed un inverno rigido hanno ridotto in misura superiore al solito le riserve strategiche di gas dell'Italia. Tutto ciò rende ancora più urgente un coordinamento efficace delle strategie nazionali –:

   per quali motivazioni non abbia ancora provveduto a promuovere la nomina del presidente e del Consiglio di amministrazione ed entro quali tempistiche intenda concludere le procedure di competenza;

   quali iniziative urgenti intenda assumere al fine di garantire il pieno funzionamento dell'Enea e scongiurarne la paralisi amministrativa e operativa nonché per assicurare il rispetto degli impegni previsti nell'ambito del PNRR e della strategia nazionale sulla transizione energetica;

   se il ritardo nelle nomine sia indicativo di una possibile volontà di ridimensionamento non solo delle attività di ricerca dell'Enea ma anche dell'Agenzia stessa.
(4-04321)


   ONORI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da tempo i residenti di Aprilia esprimono forte preoccupazione per gravi problematiche igienico-sanitarie e ambientali;

   nel quartiere residenziale di Sacida-Campoverde è presente un impianto di trattamento biologico di rifiuti indifferenziati con una capacità di circa 1.320 tonnellate giornaliere e 410.000 tonnellate annue, che produce per il 50 per cento combustibile solido secondario (CSS) e per il restante 50 per cento residui di lavorazione (sovvalli), destinati a stoccaggio indefinito;

   tale impianto è stato autorizzato in via sperimentale nel 1999 con obbligo di ripristino dello stato originario a fine sperimentazione, termine mai definito, divenendo di fatto permanente;

   i residenti riferiscono di notevoli disagi a causa di inquinamento acustico ed emissioni maleodoranti, che compromettono la qualità della vita e della salute, costringendoli a rimanere in casa anche nei mesi estivi;

   l'ampliamento progressivo dell'impianto si inserisce in un contesto di emergenza rifiuti regionale, aggravando una situazione già critica in un territorio che ospita cinque discariche, tre siti di bonifica ad alta pericolosità (SIR), sei siti ad alta pericolosità, otto siti da bonificare di priorità inferiore e cinque industrie a rischio incidente rilevante (RIR - SEVESO);

   il verbale Arpa Lazio del 29 maggio 2020 ha evidenziato la presenza massiccia di rifiuto codice CER 190501 nell'area di stoccaggio dell'azienda Rida Ambiente;

   secondo un'analisi epidemiologica riferita al periodo 2001-2011, Aprilia presenta tassi di mortalità oncologica superiori alla media regionale;

   i residenti della zona di Sacida sono ancora privi di rete fognaria e acqua potabile, con i pozzi contaminati;

   con grande sconcerto della popolazione locale, il 27 novembre 2024, con nota dell'Area Rifiuti regionale, è stata confermata l'intenzione di realizzare una discarica ad Aprilia, in località Sant'Apollonia, dando parere favorevole a un progetto del 2022 della società Frales;

   ulteriore sconcerto ha suscitato la determina regionale del 30 dicembre 2024, che ha autorizzato la realizzazione di un impianto di produzione di CSS da rifiuti speciali con una capacità di 495.000 tonnellate annue di rifiuti in ingresso, producendo tra 297.000 e 420.750 tonnellate annue di CSS e inviando in discarica tra 74.250 e 198.000 tonnellate annue di residui, proprio nell'area destinata mitigazione ambientale a verde prevista dall'ampliamento del 2020 –:

   quali azioni intendano intraprendere, nell'ambito delle rispettive competenze, per verificare i fatti esposti, mettere in sicurezza le aree interessate di Aprilia e adottare soluzioni strutturali a tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini nel lungo termine.
(4-04333)

CULTURA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ORRICO, AMATO e CASO. — Al Ministro della cultura, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il «Teatro Quirino – Vittorio Gassman», sorto nel 1871 con l'Unità d'Italia, è fra i più prestigiosi, nonché storici teatri della capitale, che ha costituito, nel corso dei decenni, un importante punto di riferimento culturale per i cittadini;

   Invimit sgr (Investimenti immobiliari italiani sgr s.p.a.), una società il cui capitale è interamente detenuto dal Ministero dell'economia e delle finanze, ha messo in vendita la struttura partendo da una base di 4,65 milioni di euro;

   tale decisione è stata repentina, tanto da non essere neanche comunicata agli attuali gestori della struttura;

   si è palesata una grave crisi di spazi teatrali riguardanti la città di Roma, causata dalla chiusura di un numero considerevole di teatri di proprietà privata anche di rilevanza nazionale;

   la vendita dello stabile ad un soggetto privato potrebbe non garantire la prosecuzione delle attività teatrali nello stesso, visti i continui investimenti che la destinazione d'uso culturale richiede e dunque si assisterebbe al venir meno della sua funzione pubblica e sociale;

   il codice dei contratti prevede la possibilità di attivare il partenariato pubblico privato per preservare la funzione pubblica dei beni culturali e stimolare una gestione oculata di eventuali soggetti privati, e che questa formula, ad esempio, ha consentito ad alcuni teatri di rilanciare la propria attività anche grazie alla partecipazione popolare –:

   quali iniziative di competenza intendano intraprendere i Ministri interrogati per far in modo che il «Teatro Quirino – Vittorio Gassman» rimanga di proprietà pubblica e se non sia il caso, in questa ottica, di esercitare il diritto di prelazione nell'ambito della vendita, in favore degli enti statali.
(5-03568)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LACARRA. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la legge 15 luglio 2022, n. 106, recante delega al Governo e altre disposizioni in materia di spettacolo ha introdotto l'indennità di discontinuità come strumento fondamentale per rendere i lavoratori dello spettacolo uguali a quelli degli altri settori, riconoscendo il lavoro indispensabile delle fasi di studio e progettazione, come imprescindibile e necessario sia a livello economico sia contributivo;

   con il decreto legislativo n. 175 del 2023 si è provveduto al riordino e alla revisione degli ammortizzatori e delle indennità e all'introduzione della suddetta indennità;

   ai sensi di tale decreto, l'indennità di discontinuità spetta ai lavoratori del settore dello spettacolo iscritti al fondo pensione lavoratori nello spettacolo, previa domanda, nel caso di possesso di una serie di requisiti, tra cui:

    essere in possesso di un reddito ai fini Irpef non superiore a euro 25.000 nell'anno di imposta precedente alla presentazione della domanda;

    aver maturato, nell'anno precedente a quello di presentazione della domanda, almeno sessanta giornate di contribuzione accreditata al fondo pensione lavoratori dello spettacolo;

    avere, nell'anno precedente a quello di presentazione della domanda, un reddito da lavoro derivante in via prevalente dall'esercizio delle attività lavorative per le quali è richiesta l'iscrizione obbligatoria al Fondo pensione lavoratori dello spettacolo;

   con la legge di bilancio 2025, n. 207 del 2024, (articolo 1, comma 611) sono state apportate alcune modifiche alla disciplina di cui al citato decreto legislativo n. 175 del 2023. In particolare, a decorrere 1° gennaio 2025, sono stati ridefiniti i requisiti per il riconoscimento dell'indennità di discontinuità:

    il tetto massimo di reddito richiesto per l'accesso all'indennità è portato a 30.000 euro, in luogo di 25.000;

    le giornate di contribuzione che bisogna aver maturato si riducono a cinquantuno, in luogo di sessanta;

    rimane fermo che, ai fini del calcolo delle giornate, non si computano le giornate eventualmente riconosciute a titolo di indennità di discontinuità, di indennità di disoccupazione per i lavoratori autonomi dello spettacolo (Alas) e di indennità della nuova assicurazione sociale per l'impiego (Naspi) nel medesimo anno;

    il termine entro cui deve essere presentata la domanda all'INPS si sposta dal 30 marzo al 30 aprile di ogni anno;

   l'articolo 9 del decreto legislativo n. 175 del 2023 definisce il limite massimo annuale per l'indennità di discontinuità, pari a 40,7 milioni per il 2025 e in progressivo aumento fino a 47,7 milioni annui a decorrere dal 2033;

   le riforme attuate dal Governo, nonché i numerosi tagli apportati all'industria del cinema e agli incentivi fiscali negli ultimi anni, hanno generato enormi difficoltà sia alle produzioni italiane che alle migliaia di lavoratori del settore;

   a fronte delle forti ripercussioni che tali misure hanno avuto sui lavoratori del comparto, l'indennità di discontinuità, sia per talune modifiche apportate che per le insufficienti risorse a disposizione, si potrebbe rivelare inadeguata a coprire le necessità dei medesimi lavoratori già a partire dal prossimo anno –:

   se e quali iniziative intenda adottare per sostenere i lavoratori del comparto dello spettacolo e in particolar modo del cinema e del teatro;

   se intenda individuare risorse ulteriori per incrementare il limite annuale previsto per l'indennità di discontinuità.
(4-04328)


   PICCOLOTTI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la collezione del Museo Richard Ginori della manifattura di Doccia è notificata come complesso di eccezionale interesse storico artistico dal 1962 ed è stata acquisita al patrimonio dello Stato nel 2017, per poi essere oggetto di un accordo di valorizzazione siglato nel 2018 tra il MiBACT, la regione Toscana e il comune di Sesto Fiorentino, prodromico alla costituzione della Fondazione;

   la Fondazione Museo Archivio Richard Ginori della Manifattura di Doccia è stata costituita il 19 dicembre 2019 su iniziativa del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo (ora Ministero della cultura), insieme alla regione Toscana e al comune di Sesto Fiorentino;

   nato a metà del settecento come galleria dei capolavori in porcellana prodotti dalla Manifattura di Doccia, il Museo Ginori è stato per quasi tre secoli un museo d'impresa. La sua storia è da sempre un tutt'uno con quella della fabbrica fondata dal marchese Carlo Ginori nel 1737 e, di conseguenza, ha risentito del fallimento della società Richard-Ginori 1735 S.p.A. (attualmente rilevata dalla società Richard-Ginori del gruppo Kering), sebbene sia i beni culturali che l'immobile oggetto di vincolo pertinenziale non siano rientrati nel complesso dei beni di cui è stata disposta la vendita forzosa; sulla base dell'articolo 2 dello statuto, la fondazione si propone di realizzare le seguenti finalità & principali: promuovere la conservazione, la catalogazione, lo studio, la comunicazione e l'esposizione di testimonianze materiali, artistiche e documentarie, legate alle produzioni di porcellane artistiche realizzate, nelle diverse epoche e con marchi diversi, a Sesto Fiorentino, nonché a definire il modello di gestione del Museo Richard Ginori e l'elaborazione dei conseguenti piani strategici di sviluppo culturale e i programmi di valorizzazione dei beni culturali di pertinenza pubblica;

   con il decreto 472 del 21 ottobre 2020, il Mibact ha attribuito la carica di Presidente del Consiglio di Amministrazione e Presidente della Fondazione allo storico dell'arte Tommaso Montanari, mentre consiglieri di amministrazione sono Stefano Casciu, Nicoletta Maraschio, Maurizio Toccafondi e Gianni Pozzi. Sulla base dell'articolo 13 dello statuto il Cda dura in carica 4 anni, quindi è scaduto ed è competente soltanto per l'ordinaria amministrazione;

   alla scadenza naturale del Cda, il Comune di Sesto Fiorentino e la regione Toscana hanno provveduto a designare il proprio componente notiziandone il Ministero e gli altri soci. Mancano le nomine del Ministero della cultura, che in data 17 ottobre 2024 aveva altresì comunicato l'intenzione del Ministro interrogato di «confermare il predetto prof. Montanari nell'incarico in parola»;

   la Fondazione Museo archivio Ginori della manifattura di Doccia è una fondazione piccola, che, dunque, senza un consiglio di amministrazione in carica a pieni poteri ha difficoltà a svolgere le proprie attività –:

   quali siano le ragioni del ritardo della nomina dei rappresentanti del Ministero nel Cda della Fondazione Museo archivio Ginori della manifattura di Doccia e se sia in procinto di superare tali ostacoli completando la formazione del Consiglio di amministrazione consentendo, in questo modo, alla Fondazione di svolgere le proprie finalità.
(4-04334)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il 4 ottobre 2023 venne approvato alla Camera dei deputati con il parere favorevole del Ministero della difesa, l'ordine del giorno 9/01436/020 che impegnava il Governo «a valutare l'opportunità di riconsiderare la destinazione per usi civili e per il trasporto merci dell'aeroporto militare di Grazzanise, nell'ambito dell'aggiornamento e della revisione del Piano nazionale aeroporti»;

   il bacino di traffico aeroportuale della regione Campania è stimato tendere alla cifra di 12 milioni di passeggeri l'anno, stando alle previsioni del Piano Nazionale Aeroporti approvato con il Decreto del Presidente della Repubblica 17 settembre 2015, n. 201;

   con decreto del Ministero della difesa emanato l'8 gennaio 2025 è stato modificato il decreto 25 gennaio 2008 recante «Atto di indirizzo relativo agli aeroporti militari a doppio uso militare-civile», riclassificando gli aeroporti militari;

   in base alla nuova classificazione, gli aeroporti militari sono divisi in impianti chiusi o aperti con condizioni al traffico civile;

   esclusi dal traffico aereo civile, salvo occasionali atterraggi e decolli autorizzati dal Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare, risultano ora essere alcune Main Operating Bases, o MOB, nelle quali si ritiene che l'eventuale compresenza di attività aeree civili e militari comporterebbe il decadimento delle capacità operative delle forze aeree;

   tra queste ultime MOB figura l'aeroporto di Grazzanise, del quale è stata quindi esclusa la configurazione «mista» –:

   se sia possibile riconsiderare la recente modifica dello status dell'aeroporto di Grazzanise, orientandolo anche all'aviazione civile.
(5-03563)

DISABILITÀ

Interrogazione a risposta orale:


   QUARTINI. — Al Ministro per le disabilità, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la prima fase sperimentale «per territori» del sistema creato dal decreto legislativo 3 maggio 2024, n. 62 «Definizione della condizione di disabilità, della valutazione di base, di accomodamento ragionevole, della valutazione multidimensionale per l'elaborazione e attuazione del progetto di vita individuale personalizzato e partecipato», sta mostrando notevoli problematiche burocratiche e costi economici a carico delle persone. Sono fattori che si riversano proprio su quelle persone con disabilità che andrebbero, al contrario, tutelate;

   se l'intenzione della norma, in attuazione dell'articolo 1, comma 5, lettere a), b), c), d) e h), della legge 22 dicembre 2021, n. 227, dovrebbe essere quella di semplificare il riconoscimento della condizione di disabilità, per poi – rimuovere gli ostacoli – e – attivare i sostegni utili al pieno esercizio, su base di uguaglianza con gli altri, delle libertà e dei diritti civili e sociali nei vari contesti di vita, liberamente scelti –, l'iter si sta rivelando laborioso, allontanando o addirittura rendendo ancora più difficile, rispetto al sistema in vigore, ottenere quei servizi, prestazioni, supporti, benefici e agevolazioni che dovrebbero essere forniti in un'ottica che vada a porre al centro la persona ed il suo – progetto di vita individuale, personalizzato e partecipato secondo i princìpi di autodeterminazione e non discriminazione –;

   alla terminologia e la ratio della norma, che prevede anche un piano individuale per il progetto di vita della persona, non corrisponde a giudizio dell'interrogante una funzionalità reale. Viene segnalato come il procedimento, che dovrebbe prevedere una sola ed unica procedura valutativa per ogni accertamento dell'invalidità civile, e che è affidato all'Inps, sta rendendo ai professionisti estremamente complesso, ai limiti della non fattibilità in relazione al tempo a disposizione, la compilazione delle pratiche. In questo modo, «migliaia di persone non sono riuscite a ottenere il certificato medico per presentare la domanda di invalidità civile. Perdendo diritti fondamentali come l'indennità di accompagnamento, la pensione di invalidità civile, il riconoscimento dalla legge 104 o il collocamento obbligatorio per i disabili» (quotidiano «Domani», 7 febbraio 2025);

   è evidente come la valutazione di più fattori sia stata errata, forse per mancanza di una adeguata conoscenza del sistema e/o per una insufficiente analisi di impatto. Al pari di quanto accade ad un'automobile progettata da chi non ne abbia mai guidata una, questo sistema, che prevede un ingresso delle disposizioni scaglionato nel tempo, ed una prima fase applicativa-sperimentale già operativa su campioni di territori dal 1° gennaio 2025, deve essere rivista e – se necessario – sospesa. Questo, almeno finché non ne sarà garantito un funzionamento celere e non costoso per le persone richiedenti, che non possono scontare errori altrui –:

   se siano a corrente di quanto sopra e come intendano attivarsi per verificare l'accaduto, e per ripristinare il funzionamento corretto del sistema di accertamento delle condizioni di disabilità e concessione dei relativi diritti, nell'ottica di un piano di vita, in maniera celere e non onerosa a carico delle persone.
(3-01735)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   STEFANAZZI, UBALDO PAGANO e LACARRA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio 2025 ha modificato il sistema di detrazioni fiscali e contributive a sostegno dei redditi medio-bassi, cambiando la base di calcolo dall'imponibile previdenziale all'imponibile fiscale;

   l'attuale sistema, nelle intenzioni del Governo, avrebbe dovuto sostituire il precedente senza incidere negativamente sui contribuenti;

   tuttavia, come anticipato da alcuni studi e confermato da diverse segnalazioni pervenute all'interrogante da alcuni contribuenti, il nuovo meccanismo ha causato degli scompensi, anche rilevanti, sulla busta paga dei lavoratori nelle fasce di reddito più basse;

   uno studio della CGIL sottolinea l'insorgenza di gravi ripercussioni sia sul netto mensile percepito dai lavoratori, sia in termini di conguaglio annuale, tali per cui alcuni contribuenti potrebbero osservare una riduzione della propria busta paga mentre altri potrebbero trovarsi nella condizione di restituire per effetto del conguaglio parte dei bonus già percepiti;

   gli effetti più dannosi della riforma erano, peraltro, già stati segnalati dall'ufficio Parlamentare di Bilancio durante le audizioni tenute nell'ambito nell'esame del disegno di legge di bilancio 2025, con particolare riguardo per l'ammanco che avrebbe colpito i lavoratori con redditi tra gli 8.500 e i 9.000 euro annui;

   le cronache di queste prime settimane di febbraio 2025 restituiscono un quadro piuttosto chiaro: sono molti i cittadini che denunciano una riduzione della propria busta paga per effetto delle modifiche apportate con l'ultima manovre –:

   se siano a conoscenza delle gravi ripercussioni provocate dalla riforma del sistema di detrazioni fiscali e contributive a danno dei contribuenti meno abbienti;

   se e quali iniziative, anche di carattere normativo intendano intraprendere per compensare le riduzioni osservate dai lavoratori nelle buste paga di gennaio 2025

   se e quali iniziative di carattere normativo intendano adottare per rimodellare il sistema di bonus e detrazioni fiscali in termini equi e non penalizzanti per le fasce di reddito medio-basse.
(4-04323)


   DE LUCA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'Agenzia delle dogane e dei monopoli ha avviato una riorganizzazione delle sue sedi territoriali, in base alla quale è stato stabilito, con determina del direttore dell'Agenzia del 23 gennaio 2025, il declassamento dell'ufficio delle dogane (Adm) di Salerno a ufficio di terzo livello;

   tale decisione appare incomprensibile alla luce della significativa e costante crescita del porto di Salerno in termini di traffico merci import/export e turismo nel 2024 (traffico container – Teu – traffico Ro Ro – traffico crociere e traffico passeggeri), con un aumento ragguardevole delle operazioni e una maggiore rilevanza strategica sul piano economico nazionale;

   per le opere di ammodernamento ed ampliamento del Porto di Salerno e delle infrastrutture collegate sono stati peraltro stanziati consistenti investimenti dall'Autorità portuale in accordo con regione Campania e fondi dalla Commissione europea;

   il declassamento dell'ufficio (Adm) di Salerno – che comporta un abbassamento del livello di operatività con riduzione delle risorse, del fabbisogno di personale e delle priorità assegnate – rischia di compromettere la qualità e l'efficacia dei servizi offerti e la sicurezza delle operazioni doganali, in un territorio non solo a elevato afflusso turistico ma anche caratterizzato da una crescente movimentazione delle merci e dal rischio di infiltrazioni illecite;

   il sistema portuale campano e, in particolare, il porto di Salerno hanno un ruolo centrale per lo sviluppo industriale e commerciale del centro-sud, pertanto, in un contesto internazionale caratterizzato da una crescente competizione tra porti, è essenziale preservare la capacità operativa del servizio doganale anche per garantire la competitività del Mezzogiorno –:

   quali siano le motivazioni che hanno portato al declassamento dell'ufficio delle dogane Adm di Salerno, nonostante il ruolo strategico;

   se il Governo intenda farsi promotore, presso l'Agenzia delle dogane e dei monopoli, di tutte le iniziative necessarie affinché la decisione assunta venga rivista e se siano stati valutati gli impatti che tale declassamento potrebbe avere sul funzionamento e sull'efficienza dei controlli doganali;

   quali iniziative il Governo intenda adottare per garantire la tutela dei lavoratori, la continuità ed efficienza dei servizi doganali e la competitività del sistema portuale campano nel quadro della riorganizzazione dell'Adm.
(4-04324)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   BENZONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nel dicembre 2024 l'Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria (Osapp) ha denunciato pubblicamente il caso di una agente del carcere minorile Ferrante Aporti di Torino la quale, anche dopo aver comunicato il proprio stato di gravidanza, è stata adibita comunque a un servizio di presidio armato, in violazione dell'articolo 9 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, il quale vieta di «adibire al lavoro operativo» durante la gravidanza le appartenenti alla Polizia di Stato e il personale femminile del corpo di polizia penitenziaria e dei corpi di polizia municipale;

   l'episodio denunciato è avvenuto in data 3 dicembre 2024, alcuni giorni dopo la comunicazione da parte dell'agente – avvenuta il 29 novembre 2024 – dell'accertato stato di gravidanza e la trasmissione della connessa documentazione medica; il giorno precedente, il 2 dicembre 2024, l'agente aveva ricevuto da parte del medico competente dell'amministrazione penitenziaria una comunicazione, in cui si stabilivano alcune limitazioni di servizio, in ragione della gravidanza, a seguito di una visita che l'interessata sostiene non essere però mai stata effettuata;

   il Dipartimento giustizia minorile e di comunità in data 19 dicembre 2024 ha replicato alla denuncia dell'Osapp sostenendo che «la segnalazione risulta essere infondata, non essendo mai stata impiegata la dipendente, successivamente alla comunicazione dello stato di gravidanza, in posti di servizio incompatibili con tale stato ... in ragione delle valutazioni espresse anche dal medico competente di questo Istituto»;

   la versione dei fatti fornita dall'interessata è evidentemente incompatibile con quella del Dipartimento giustizia minorile, a partire dalla qualificazione di cosa si intenda per «servizio operativo», a norma del citato articolo 9, e di come si possa considerare «non operativo» un servizio armato, quale è quello prestato dall'agente in data 3 dicembre 2024 –:

   se vi siano stati in rapporto al caso di cui in premessa – ed eventualmente a casi precedenti, relativi allo stesso istituto – accertamenti da parte del Visag (Servizio di vigilanza sull'igiene e sicurezza dell'amministrazione della giustizia) e quali ne siano stati gli esiti, con particolare riferimento al perché l'agente in questione sia stata destinata a un servizio armato a contatto coi detenuti (come da foglio di servizio), anche dopo la comunicazione dello stato di gravidanza, e sulla base di quali elementi il medico competente abbia dato indicazioni all'agente in rapporto ai servizi compatibili con lo stato di gravidanza.
(4-04329)


   SOUMAHORO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nella mattinata del 4 febbraio 2025, alcune detenute ubicate in attesa di trasferimento presso il reparto femminile della casa circondariale di Avellino, ospitate in celle destinate alle detenute semilibere, hanno distrutto un'intera ala del reparto, danneggiando mura e porte;

   le detenute violente hanno minacciato di aggredire il personale qualora non fossero state immediatamente trasferite. Tale episodio sta causando gravi disagi, sia al personale femminile in servizio, sia alle altre detenute presenti nella struttura;

   secondo fonti sindacali un altro episodio critico si è verificato nella stessa mattinata;

   due detenuti in isolamento, di cui uno sottoposto all'articolo 14-bis, già noto per aver violentemente aggredito un poliziotto pochi giorni fa, hanno brutalmente colpito con pugni un giovane agente appena assegnato alla struttura dopo il corso di formazione. L'agente aggredito ha subito lesioni al naso ed è stato costretto a chiedere aiuto a un collega. Quest'ultimo, intervenuto in soccorso, è stato anch'egli aggredito con pugni dallo stesso detenuto, spalleggiato dall'altro protagonista dell'evento;

   i detenuti coinvolti non sarebbero nuovi a episodi di violenza e insubordinazione nei confronti del personale di polizia penitenziaria. L'evento sembra essersi verificato alla presenza del comandante, del direttore e del magistrato di sorveglianza, ai quali i detenuti avrebbero rivolto parole offensive e minacciose –:

   se il Ministro interrogato non intenda assumere iniziative di competenza urgenti al fine di risolvere le problematiche esposte in premessa;

   se non intenda altresì intraprendere iniziative straordinarie ed urgenti al fine di porre rimedio al problema della violenza e del sovraffollamento in carcere.
(4-04339)


   SOUMAHORO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la casa circondariale di Avellino «Antimo Graziano» è stata teatro di una tragedia che ha scosso profondamente detenuti, personale penitenziario e familiari delle persone ristrette. Nella giornata dell'8 febbraio 2025, il corpo senza vita di Ciro Pettirosso, 36 anni, originario di Napoli, è stato ritrovato all'interno della struttura. Il decesso del giovane detenuto ha immediatamente allertato le autorità competenti, che hanno avviato le indagini per fare luce su quanto accaduto;

   non appena la notizia si è diffusa, la procura della Repubblica di Avellino ha aperto un fascicolo d'indagine. Il magistrato di turno, Cecilia Annechini, ha disposto l'autopsia sulla salma del detenuto, che è stata trasferita presso l'obitorio dell'ospedale «San Giuseppe Moscati» di Avellino;

   gli inquirenti stanno vagliando ogni ipotesi, senza escludere alcuna possibilità: dalle cause naturali a un malore improvviso, fino a eventuali negligenze o circostanze esterne che potrebbero aver influito sul tragico epilogo. La dinamica dell'accaduto rimane ancora poco chiara, ma la vicenda ha acceso i riflettori sulle condizioni di detenzione all'interno della struttura penitenziaria e sulla sicurezza dei detenuti;

   il fratello della vittima, Francesco Pettirosso, ha rilasciato dichiarazioni forti che gettano ombre sulla gestione sanitaria del carcere di Avellino. «Mio fratello è morto a causa dell'incapacità del personale medico presente all'interno del carcere. Hanno sottovalutato la sua condizione, era affetto da una grave forma di diabete», ha denunciato Francesco con rabbia e dolore;

   secondo il fratello, Ciro non faceva uso di sostanze stupefacenti e stava regolarmente scontando la sua pena. Tuttavia, il giovane detenuto avrebbe ricevuto una somministrazione errata di insulina, un errore medico che, secondo la famiglia, ne avrebbe causato la morte: «noi vogliamo giustizia e la vogliamo ora, per il dolore che stiamo vivendo. Quando ci sarà l'autopsia, sarà presente anche un perito di parte richiesto dalla nostra famiglia», ha aggiunto Francesco Pettirosso;

   il drammatico evento accaduto nel carcere di Avellino riporta in primo piano la questione delle condizioni di detenzione nelle carceri italiane. Sovraffollamento, carenza di personale medico e difficoltà nella gestione sanitaria dei detenuti sono problemi che affliggono molte strutture penitenziarie nel Paese. I sindacati della polizia penitenziaria e le associazioni che si occupano di diritti dei detenuti denunciano da tempo una situazione sempre più critica: carenze strutturali, scarsità di risorse e un sistema sanitario interno che, spesso, non riesce a garantire cure adeguate ai detenuti affetti da patologie croniche;

   il caso di Ciro Pettirosso, se le accuse della famiglia dovessero trovare conferma, potrebbe rappresentare l'ennesimo episodio di negligenza in un contesto già segnato da numerose criticità. Le indagini faranno chiarezza, ma una riflessione più ampia sulle condizioni delle carceri italiane sembra ormai inevitabile, così come occorrono misure immediate e straordinarie –:

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, non intendano adottare iniziative, anche di carattere ispettivo, al fine di contribuire a far piena luce su quanto accaduto e su eventuali gravi inadempienze del personale servizio presso la casa circondariale di Avellino;

   se non intenda altresì in intraprendere iniziative straordinarie e urgenti al fine di porre rimedio al problema del sovraffollamento e alle gravi problematiche che affliggono le carceri italiane.
(4-04344)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CASU, SIMIANI, CIANI, DI BIASE, MADIA, MANCINI, MORASSUT, ORFINI e PRESTIPINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito dell'aggiornamento 2023 del contratto di programma 2022-2026 - parte investimenti tra Rete ferroviaria italiana e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Governo in carica ha effettuato una profonda ed incisiva rimodulazione di risorse già allocate sui progetti del contratto per esigenze di finanza pubblica sulla base delle quali Rete ferroviaria italiana ha effettuato una ricognizione dello stato di impiego delle risorse contrattualizzate nel vigente CdP-I 2022-2026, con l'elenco delle opere avviate a realizzazione, ossia con obbligazione giuridicamente vincolante e di quelle da avviare a realizzazione;

   nell'ambito delle risorse non ancora impegnate sono state quindi individuate risorse rimodulabili per 2.502 milioni di euro che hanno interessato, per circa il cinquanta per cento, la realizzazione di opere vitali per il rilancio della Regione Lazio e dei suoi territori andando a bloccare interventi che avrebbero potuto migliorare la vita delle persone e dei pendolari e che invece, oggi, sono state definanziate dal Governo nazionale;

   nello specifico si è scelto di ridurre 234 milioni dei 244 milioni di euro di risorse destinate per il raddoppio della tratta fra Cesano e Vigna di Valle sulla Roma-Viterbo; dei 382 milioni di euro necessari per la chiusura dell'anello ferroviario nella Capitale, ne rimangono 87 milioni di euro; dei 229 milioni di euro necessari per il quadruplicamento della Capannelle-Ciampino, ne rimangono solo 50; degli 83 milioni che servivano per il raddoppio della tratta Lunghezza-Guidonia, a quanto consta all'interrogante ne restano solo 6. La Roma-Pescara si è vista togliere 845 milioni di euro destinati agli interventi sulla tratta; si tratta di una riduzione di 1.500 milioni di euro sul totale di 2.502 milioni di euro; le risorse sono state poi indirizzate ad altri interventi con fabbisogni urgenti;

   è opportuno segnalare anche l'evenienza di come attualmente le risorse pubbliche per le infrastrutture sono drenate in maniera consistente dal progetto per la realizzazione del Ponte sullo Stretto e per il Terzo Valico dei Giovi con evidenti rischi di definanziare la realizzazione di altre opere;

   la legge 30 dicembre 2024, n. 207 (legge di bilancio 2025) incrementa di complessivi 1.158 milioni di euro l'autorizzazione di spesa per il finanziamento del contratto di programma, parte investimenti tra Rete ferroviaria italiana e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Tali risorse sono prioritariamente destinate, nell'ambito dell'aggiornamento del contratto di programma tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Rete ferroviaria italiana alla copertura dei maggiori fabbisogni degli interventi in corso di realizzazione e alla prosecuzione delle opere in corso;

   è dunque auspicabile recuperare le risorse ridotte per le opere suddette destinando loro le risorse messe a disposizione dalla legge di bilancio –:

   se il Ministro interrogato possa garantire ai cittadini della regione Lazio che nell'aggiornamento del contratto di programma 2022-2026 – parte investimenti l'incremento delle risorse autorizzate a favore di Rete ferroviaria italiana – RFI S.p.a. di cui in premessa sarà destinato ai progetti di cui in premessa, già presenti nel contratto, e che sono stati definanziati con il primo atto integrativo al citato contratto di programma 2022-2026.
(5-03560)


   BARBAGALLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il settore dell'autotrasporto marittimo è in grande agitazione per l'estensione del sistema EU-ETS al settore del trasporto marittimo previsto dalla direttiva (UE) 2023/959;

   si ipotizza una rilevante incidenza sulla competitività delle imprese nazionali costrette ad aumentare i costi per l'utenza. I servizi di Autostrade del Mare e di cabotaggio insulare saranno quelli più colpiti e, in particolare, le navi ro-ro e ro-pax;

   senza un intervento istituzionale la misura impatterà in maniera rilevante proprio su quelle imprese di autotrasporto che collegano le isole e che hanno da tempo investito nell'intermodalità;

   l'associazione di categoria Aitras ha dichiarato che l'Italkali – uno dei principali committenti siciliani – non intende sobbarcarsi il maggior costo dei noli nave dovuto all'ETS in quanto dovrebbe procedere a fare lievitare il prezzo del prodotto al consumatore finale e ciò condurrebbe il prodotto fuori mercato, a tutto vantaggio dei competitor europei;

   per tali ragioni assume particolare importanza la conferma di una serie di incentivi programmati per le imprese marittime con il Marebonus e con il Sea Modal Shift, allo scopo di ridurre il traffico su strada a vantaggio dell'integrazione del trasporto marittimo a corto-medio raggio nella catena intermodale;

   il Regolamento sull'ETS lascia ai singoli Stati la libertà di stabilire la destinazione di quanto incassato: gli armatori chiedono che le quote incassate durante il 2024 (che valgono circa 300 milioni) vadano al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e che vengano da questi destinati sia al Sea Modal Shift sia per l'adeguamento delle flotte di navi in materia green, con la sostituzione delle navi più inquinanti o il loro adeguamento ad una classe meno inquinante;

   tuttavia le imprese dell'autotrasporto segnalano che con il Sea Modal Shift i 39 milioni di euro stanziati per l'anno 2022 non sono stati spesi e sono tornati nelle casse dello Stato. Dei 125 milioni autorizzati dall'Unione europea solo 86 milioni sono attualmente finanziati e si potrebbero autorizzare altri 39 milioni senza necessità di ulteriori autorizzazioni dall'Unione europea. Inoltre il 2027 è autorizzato dall'Unione europea ma nella normativa nazionale non c'è copertura finanziaria;

   per evitare che molte linee marittime vengano chiuse è necessario reimpiegare nel settore marittimo portuale le risorse provenienti dal regime EU-ETS, soprattutto per sostenere le imprese di navigazione impegnate nei servizi di collegamento con le isole –:

   quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per sostenere le imprese di autotrasporto marittimo in questo delicato passaggio garantendone la competitività sui mercati internazionali.
(5-03562)


   CASU e BARBAGALLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il settore della logistica e del trasporto ferroviario delle merci costituisce un comparto economico imprescindibile per il sistema produttivo del nostro Paese;

   per il rinnovo del materiale rotabile e delle infrastrutture per il trasporto ferroviario delle merci, l'articolo 1 al comma 2, lettera c) punto 4 del decreto-legge 6 maggio 2021, n. 59 convertito con modificazioni, dalla legge 1° luglio 2021, n. 101 prevede che le «risorse nazionali degli interventi del Piano nazionale per gli investimenti complementari (...)» siano ripartite. «(...). 4. (Rinnovo del materiale rotabile e infrastrutture per il trasporto ferroviario delle merci): 60 milioni di euro per l'anno 2021, 50 milioni di euro per l'anno 2022, 40 milioni di euro per l'anno 2023, 30 milioni di euro per l'anno 2024 e 20 milioni di euro per l'anno 2025»;

   questa misura di incentivo all'acquisto di locomotori e carri destinati al trasporto ferroviario merci è stata successivamente approvata, il 17 luglio 2023 anche dalla Commissione europea con la Decisione State Aid SA.64726 (2023/N) – Italy che autorizza l'ammissibilità a contribuzione del nuovo materiale rotabile ordinato a decorrere dalla data del 15 luglio 2021;

   quanto sopra esposto ha creato importanti aspettative nei potenziali beneficiari del sistema logistico ferroviario i quali hanno effettuato ingenti investimenti, proprio confidando in tale contribuzione;

   grazie, infatti, all'incentivo previsto, gli operatori del settore interessati hanno investito sino al 2023 circa 700 milioni di euro nella formalizzazione di atti negoziali per l'acquisto dei 196 locomotive;

   inoltre, vanno considerati anche gli investimenti effettuati a partire dalla data del 15 luglio 2021 per i carri ferroviari e quelli sostenuti anche nel 2024 per l'acquisto di ulteriore materiale rotabile. In totale, quindi, l'ammontare degli investimenti raggiunge circa il miliardo di euro;

   le scelte del Governo, però, a parere dell'interrogante, creano grave incertezza tra gli operatori del settore;

   infatti, già con il decreto-legge n. 19 del 2024 cosiddetto «decreto PNRR», convertito con modificazioni dalla legge n. 56 del 2024, era stata disposta una riduzione di euro 70 milioni relativamente all'importo complessivo disposto dal citato decreto n. 59 del 2021 come convertito con modificazioni dalla legge n. 101 del 2021;

   durante la discussione sulla legge di conversione, emendamenti presentati da varie forze politiche sono riusciti a sopprimere questa disposizione;

   successivamente, però, con il decreto-legge n. 113 del 2024 cosiddetto «decreto Omnibus» convertito con modificazioni dalla legge n. 143 del 2024, il Governo ha reso indisponibili 55 milioni di euro per il 2024 destinati al settore della logistica, con la conseguenza di ridurre le risorse stanziate per incentivare l'acquisito di nuovi carri e nuove locomotive destinate al trasporto ferroviario delle merci;

   il 3 ottobre 2024 la Camera dei deputati ha approvato, dopo parere favorevole del Governo, l'ordine del giorno presentato dal gruppo del Partito Democratico n. 9/2066/38, che impegna il Governo «compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, a individuare risorse da destinare a favore del programma Rinnovo materiale rotabile trasporto ferroviario merci – Locomotori, carri e raccordi ferroviari»;

   contrariamente all'impegno qui ricordato, il Governo ha ritenuto di definanziare di 45 milioni di euro nella legge di Bilancio 2025 la misura sopra ricordata, respingendo gli emendamenti che intervenivano proprio per evitare il definanziamento;

   a quel che risulta all'interrogante, si tratterebbe in realtà di un vero e proprio azzeramento del capitolo di bilancio dedicato alla misura –:

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, possano motivare la decisione del Governo di definanziare la misura «loco e carri»;

   quali iniziative di competenza abbiano intrapreso, o intendano intraprendere nei tempi più rapidi possibili, per ripristinare fondi essenziali per la prosecuzione degli investimenti in nuove locomotive e carri, essenziali per il settore della logistica e del trasporto ferroviario delle merci.
(5-03566)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SANTILLO, IARIA, CANTONE, FEDE e TRAVERSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   i lavori di elettrificazione della tratta ferroviaria Campobasso-Roma, finanziati in parte con fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), sono volti a modernizzare l'infrastruttura ferroviaria, ridurre i tempi di percorrenza e migliorare l'efficienza del servizio;

   l'investimento complessivo per le opere infrastrutturali ferroviarie in Molise ammonta a circa 290 milioni di euro, provenienti da fondi PNRR, Fsc cofinanziamento regione Molise-Rfi;

   i lavori sulla tratta Venafro-Campobasso hanno subito ritardi a causa di problemi tecnici, tra cui il crollo di gallerie tra Vinchiaturo e Campobasso. Il crollo delle gallerie è stato causato dal ristagno di acque sotterranee, che ha progressivamente deconsolidato la struttura, aggravato dalla presenza di abitazioni sopra le gallerie. A causa delle problematiche citate, la tratta Vinchiaturo-Campobasso e stata esclusa dai fondi PNRR e dovrà essere finanziata autonomamente da RFI;

   RFI ha proposto la creazione di un hub di interscambio modale a Bojano, dove i passeggeri dovranno passare dal treno all'autobus per raggiungere Campobasso, in quanto l'elettrificazione fino a Campobasso non sarà completata prima del 2028;

   risulta agli interroganti che anche il posizionamento delle infrastrutture elettriche di Enel interferiscano con l'elettrificazione ferroviaria, causando ulteriori ritardi;

   da ultimo un recente incidente nella galleria di Vinchiaturo ha ulteriormente rallentato i lavori. Si starebbe per questo predisponendo una variante progettuale per le gallerie tra Vinchiaturo e Campobasso per le quali è prevista nel 2026 una nuova gara di appalto per i lavori una volta conclusa la variante progettuale;

   la tratta Isernia-Roma è già elettrificata e funzionante, mentre i lavori si concentrano principalmente sulla tratta Campobasso-Isernia, attualmente interrotta e sostituita da autobus. La deadline per il ripristino del collegamento ferroviario è attualmente fissata al 2028.

   considerato inoltre che: per la ricostruzione delle gallerie sarà necessaria una Tunnel Boring Machine (TBM), ma tutte le TBM disponibili in Europa provengono dalla Cina e risultano già impegnate –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti, relativi ai ritardi e alle problematiche che interessano i lavori di elettrificazione della tratta ferroviaria Campobasso-Roma, con particolare riferimento al crollo delle gallerie tra Vinchiaturo e Campobasso;

   quali siano i tempi trascorsi dal crollo delle gallerie alla decisione di procedere con una variante progettuale e quali siano le motivazioni di tali tempistiche;

   quali iniziative di competenza intendano attivare per velocizzare i lavori di ripristino della tratta ferroviaria, tenendo conto delle difficoltà tecniche e burocratiche riscontrate, nonché della necessità di reperire una Tunnel Boring Machine (TBM);

   quali misure siano state adottate o si intendono adottare per mitigare i disagi per i passeggeri durante il periodo di interruzione del servizio ferroviario, come ad esempio il potenziamento dei servizi sostitutivi su gomma e la realizzazione dell'hub di interscambio a Bojano;

   quali siano le previsioni aggiornate per la messa in servizio dell'intera tratta elettrificata Campobasso-Roma e quali siano le stime dei tempi di percorrenza una volta completati i lavori;

   quali iniziative di competenza si intendano assumere affinché sia assicurata la copertura finanziaria dei lavori, tenendo conto dell'esclusione della tratta Vinchiaturo-Campobasso dai fondi PNRR e della necessità di un finanziamento autonomo da parte di RFI.
(4-04336)


   SOUMAHORO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   un terribile schianto è avvenuto nel pomeriggio dell'8 febbraio 2025 lungo l'autostrada A14 Bologna-Taranto tra la diramazione di Ravenna e il casello di Faenza. Per cause in corso di accertamento da parte della polizia stradale una Volkswagen Tiguan di colore grigio con a bordo due persone, un uomo e una donna in viaggio verso sud, è uscita di strada nel campo adiacente alla carreggiata. Una terribile carambola con vari ribaltamenti che non ha lasciato scampo agli occupanti della vettura;

   sul posto si sono precipitati i soccorritori: una squadra di vigili del fuoco del distaccamento di Imola, la polizia stradale del compartimento di Forlì e il 118 Romagna soccorso con ambulanza e auto medicalizzata. I traumi riportati nell'urto, tuttavia, sono stati fatali alle due persone, una delle due sbalzata fuori dall'abitacolo e l'altra rimasta incastrata tra le lamiere. Il personale sanitario intervenuto, quindi, non ha potuto fare altro che constatare il decesso delle due persone;

   le cause dello sbandamento della vettura sono ora al vaglio della polizia stradale. Nessun altro veicolo secondo una prima ricostruzione è stato coinvolto. Nella stessa giornata a poca distanza dal luogo del fatale incidente un'altra auto era uscita di strada finendo in un campo agricolo –:

   quali iniziative urgenti di competenza intenda adottare il Ministro interrogato per prevenire le morti in strada e, in particolare, per mettere in sicurezza il tratto autostradale tra la diramazione di Ravenna e il casello di Faenza.
(4-04341)


   DORI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la strada provinciale 159/4 che collega Sersale (CZ) a Mesoraca (KR), passando per Andali, Cerva e Petronà, riveste un'importanza strategica per tutta la regione Calabria in quanto collega direttamente i centri abitati con Mesoraca, sede dei principali servizi di base della zona, tra i quali scuole e ospedali;

   nel corso degli anni, a causa della mancanza di manutenzione, la strada è diventata sempre più pericolosa per via di buche profonde, smottamenti e depressioni dell'asfalto, muri ammalorati, barriere di protezione inesistenti, mancanza di segnaletica e di strisce di delimitazione di carreggiata, assieme ad altri ulteriori ingenti danni provocati dall'alluvione del 4 dicembre 2022; la mancanza dei requisiti minimi di sicurezza ha fatto sì che la provincia di Catanzaro, con ordinanza n. 44 del 7 agosto 2023, emanasse il divieto di transito lungo il tratto che va dal chilometro 22+500 al chilometro 29+300 (Belcastro (CZ) - Mesoraca);

   il percorso alternativo proposto (Arietta (CZ) – SP4 – Mesoraca) allunga notevolmente la percorrenza, 1 ora e 30 contro i precedenti 30 minuti, creando forti disagi a studenti, lavoratori e a tutti i residenti che devono raggiungere cliniche e ospedali, spesso nel minor tempo possibile. Anche per gli agricoltori la situazione è critica poiché si ritrovano impossibilitati di accedere ai propri poderi, compromettendo così la propria attività lavorativa con conseguenti danni economici;

   spesso per necessità i cittadini si ritrovano a percorrere ugualmente il tratto vietato al transito, mettendo a rischio la propria incolumità ed incorrendo in sanzioni fino a 344 euro;

   la costante incuria sta gravando anche sui tratti attualmente aperti al transito e, in prossimo futuro, potrebbe portare alla chiusura totale della strada, aumentando i già innumerevoli disagi;

   le difficoltà quotidiane hanno spinto i cittadini a unirsi in una mobilitazione pacifica, con lo scopo di manifestare il loro malcontento e richiedere azioni concrete da parte delle autorità competenti per la messa in sicurezza della strada provinciale, con relativa riapertura –:

   se i ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intendano assumere, per quanto di competenza, al fine di mettere in sicurezza la strada in accordo con gli enti territoriali competenti, al fine di mettere in sicurezza la strada di cui in premessa, considerati i rischi per l'incolumità stanziando apposite risorse.
(4-04342)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   ROSATO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il profilo ©giovanipalestinesi.it sulla piattaforma Instagram si definisce come una organizzazione giovanile e sembra rappresentare una rete di organizzazioni presenti in diverse città italiane: a Milano (con il profilo specifico ©giovanipalestinesimilano), a Palermo (con il profilo @giovanipalestinesipalermo), a Genova (con il profilo @giovanipalestinesigenova), a Torino (con il profilo ©progettopalestina), a Bologna (con il profilo @giovanipalestinesibologna), a Napoli (con il profilo @centroculturalehandalaali), a Bergamo (con il profilo @amiciziabergamopalestina);

   il suddetto profilo – che è seguito da oltre 131 mila profili – diffonde contenuti di propaganda a sostegno della causa palestinese e sembra essere tra i soggetti che hanno promosso alcune delle manifestazioni a sostegno della Palestina in Italia;

   accanto a contenuti che legittimamente sostengono la causa palestinese, vi sono altri di diverso tenore che destano particolare preoccupazione;

   in un post del 7 ottobre 2023, in concomitanza con l'inizio dell'operazione «alluvione Al-Aqsa» condotta dall'organizzazione terroristica Hamas ai danni di Israele, che ha portato alla morte di 1.200 israeliani, di cui quasi 900 civili, venivano pubblicati slogan come «La Palestina vive! La resistenza vive!» o «I popoli in rivolta scrivono la storia, intifada fino alla vittoria!» esaltando tale operazione terroristica;

   in un post del 20 luglio 2024, in concomitanza con l'attacco dell'organizzazione terroristica Houthi a Tel Aviv che ha causato la morte di un civile e il ferimento di una decina di israeliani, venivano pubblicati slogan come «Attacco Houthi a Tel Aviv. La resistenza yemenita ha completato un attacco senza precedenti su Tel Aviv»;

   in un post del 3 novembre 2024 si ribadiva il sostegno all'atto terroristico del 7 ottobre 2023 indicando che quella data ha segnato «un importante cambiamento nella nostra lotta anticoloniale»;

   a destare particolare preoccupazione, inoltre, è il contenuto di un post pubblicato l'8 febbraio 2025 nel quale si invita ad una escalation di attività e manifestazioni nel nostro Paese con il seguente testo: «Dobbiamo trasformare ogni città, ogni quartiere, ogni luogo di lavoro in un fronte di battaglia contro l'occupazione, contro il sionismo, contro l'imperialismo (...) dobbiamo aprire un fronte nel “ventre della bestia” dobbiamo colpire la macchina che finanzia, arma e protegge il colonialismo sionista. Boicottare non basta. Manifestare non basta, Dobbiamo colpire i centri del potere, sabotare i nodi strategici dell'economia di guerra, bloccare le sedi delle multinazionali che forniscono tecnologia e risorse all'esercito “israeliano”»;

   i toni e termini utilizzati in quest'ultimo contenuto sembrano fare appello ai propri sostenitori per l'avvio di una serie di iniziative che superano i confini della normale dialettica democratica e del diritto a manifestare il proprio pensiero, potendo persino rappresentare una vera e propria istigazione a colpire con ogni mezzo, anche di natura criminosa – quelli che vengono identificati come obiettivi;

   nella consapevolezza che ogni forma di escalation delle tensioni sociali nelle manifestazioni può offrire l'occasione per una infiltrazione di organizzazioni di natura terroristica o legate ad ambienti antagonisti –:

   se il Ministro interrogato ravvisi, per quanto di competenza, che nei contenuti del profilo ©giovanipalestinesi.it sopra riportati vi siano forme di istigazione alla disobbedienza di leggi di ordine pubblico;

   quali iniziative di competenza intenda eventualmente adottare al fine di fermare la diffusione di contenuti che contengono simili istigazioni;

   quali iniziative abbia adottato e intenda adottare al fine di garantire l'ordinato svolgimento delle manifestazioni in oggetto e di preservarne la sicurezza dal rischio di infiltrazioni di organizzazioni di natura terroristica o legati ad ambienti antagonisti.
(4-04343)

ISTRUZIONE E MERITO

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione e del merito, per sapere – premesso che:

   il sistema di gestione delle rate di contratto dei dipendenti a tempo determinato chiamati dalle graduatorie di istituto nel settore Scuola, implica una serie di passaggi amministrativi che coinvolgono diversi attori: la scuola, Noipa e la Ragioneria Generale dello Stato;

   questi passaggi sono essenziali per garantire che i dipendenti ricevano il pagamento delle loro spettanze in modo corretto e tempestivo;

   nel dettaglio la procedura prevede:

    a) invio dati dalla scuola a Noipa: la scuola invia i dati relativi al contratto del dipendente a Noipa, che deve calcolare la somma necessaria per il pagamento di una specifica rata;

    b) verifica della disponibilità dei fondi: Noipa comunica alla scuola l'importo necessario e la scuola deve verificare che ci siano sufficienti fondi sui suoi capitoli di spesa. Una volta confermata la disponibilità, la scuola trasferisce la somma richiesta ai capitoli di Noipa;

    c) controllo da parte della Ragioneria generale dello Stato: dopo che Noipa riceve i fondi, il pagamento passa alla Ragioneria generale dello Stato, che verifica la corretta disponibilità dei fondi presso Noipa. Se la verifica è positiva, la liquidazione viene autorizzata. Se non ci sono i fondi necessari, la richiesta viene respinta e Noipa è chiamata a trasferire la somma per la successiva liquidazione;

   sui tempi di transito tra le fasi di «in lavorazione» e «liquidato», si riscontra che, se tutti gli attori seguono correttamente la procedura, il processo può essere relativamente rapido; tuttavia, in caso di errori o ritardi da parte di uno dei soggetti coinvolti, i tempi di attesa possono aumentare significativamente –:

   se il Ministro interpellato, intenda adottare iniziative per ridurre i ritardi e fissare un termine certo entro il quale si possa assicurare che il pagamento delle rate avvenga in tempi certi e senza errori;

   se si intenda intervenire al fine di monitorare in tempo reale lo stato delle rate di contratto dei dipendenti a tempo determinato nel settore scuola per garantire maggiore trasparenza e tempestività nella gestione.
(2-00538) «Morfino, L'Abbate, Pavanelli, Cherchi, Scutellà, Lomuti, Penza, Amato, Cappelletti, Baldino, Giuliano, Caso, Tucci, Caramiello, Barzotti, Aiello, Torto, Quartini, Iaria, Ferrara, Appendino, Carmina, Donno, Fenu, Fede, Dell'Olio, Auriemma, Alifano, Alfonso Colucci, Cafiero De Raho».

Interrogazioni a risposta scritta:


   FURFARO, FOSSI, SIMIANI, BONAFÈ e GIANASSI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da organi di stampa si apprende che a Montevarchi (Arezzo) alcuni bambini sono stati esclusi dal servizio mensa e hanno visto sostituito il pasto completo con la somministrazione di solo pane e olio. Questa scelta di escludere dei bambini dal pranzo in mensa risulta di fatto punitiva e discriminatoria nei confronti dei minori, che non possono e non devono essere considerati in alcun modo responsabili della posizione debitoria dei genitori, né essere esposti a preclusioni di sorta che possano incidere sulla crescita e i sui rapporti interpersonali;

   la decisione assunta dall'amministrazione si rivela pericolosa, con possibili ripercussioni psicologiche sui minori, contribuendo a creare un senso di emarginazione e disagio che potrebbe influenzare l'esperienza scolastica e sociale;

   il mancato pagamento di somme di piccola entità da parte delle famiglie potrebbe derivare da difficoltà economiche temporanee, per le quali sono necessarie forme di assistenza e mediazione più che provvedimenti punitivi, in ogni caso non si possono tollerare iniziative idonee a pregiudicare il benessere psicofisico del minore;

   la scuola è tenuta a garantire un ambiente educativo inclusivo, che rispetti i diritti fondamentali dei minori, tra cui l'accesso al cibo, elemento indispensabile per il loro benessere, evitando azioni che discriminino o isolino i bambini;

   in molti comuni italiani vengono adottate misure di sostegno per le famiglie in difficoltà, evitando di penalizzare i minori. Tuttavia questo caso sembra evidenziare a giudizio degli interroganti una gestione dell'amministrazione comunale inadeguata e, in pratica, «vendicativa», che ha fatto emergere episodi di esclusione ingiustificabili, creando forti preoccupazioni per la tutela dei diritti dei minori –:

   se siano a conoscenza di quanto esposto e quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, intendano adottare per garantire che casi simili non si ripetano, tutelando i minori da decisioni che possono ledere il loro diritto a un ambiente scolastico inclusivo e rispettoso;

   se siano inoltre stati previsti fondi o programmi specifici per supportare le scuole e i comuni nell'assicurare il diritto al pasto scolastico, come già avviene in alcune regioni italiane, tramite agevolazioni o esenzioni per le fasce deboli della popolazione, in modo che siano garantiti i diritti primari dei minori senza pregiudizio.
(4-04326)


   SOUMAHORO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in alcune mense scolastiche del comune di Montevarchi sembrerebbe che non servano il vitto completo per i bambini, ma pane e olio a causa della morosità delle famiglie;

   questa «pratica» a opzione dell'interrogante rappresenta una pratica, ad avviso dell'interrogante, inaccettabile, ingiusta e profondamente lesiva per i bambini coinvolti e di fatto discrimina i più piccoli in un luogo deputato all'educazione e alla formazione degli uomini e delle donne del domani. Una comunità civile e solidale non può accettare che si applichino misure discriminatorie nei confronti di minori;

   questa pratica deve essere immediatamente abolita e l'amministrazione comunale deve impegnarsi a trovare soluzioni alternative che garantiscano a tutti i bambini un pasto dignitoso e adeguato –:

   se non intendano attivarsi, per quanto di competenza, al fine di superare urgentemente la problematica esposta in premessa.
(4-04332)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   lo scorso mese di settembre 2024 è stato firmato un importante accordo tra il Ministero interpellato e il Dipartimento per la trasformazione digitale per dare avvio al Fascicolo sociale e lavorativo del cittadino (Fls), una piattaforma digitale che semplificherà l'accesso e la misurazione dei servizi socioassistenziali;

   in particolare, attraverso un sistema digitale unico e interoperabile, il Fls consentirà di centralizzare informazioni che riflettono diversi aspetti sociali o lavorativi, semplificando l'accesso ai servizi pubblici per i cittadini, abbattendo tempi e costi burocratici e migliorando l'interazione tra enti pubblici, in linea con il principio «onceonly» della Piattaforma digitale nazionale dati (Pdnd), secondo l'ultimo Rapporto annuale Istat, il costo delle attività assistenziali a carico della fiscalità generale è ammontato nel 2022 a 157 miliardi, con un aumento di 12 miliardi rispetto ai 144,2 del 2021. Dal 2008, quando la spesa per assistenza ammontava a 73 miliardi, gli oneri a carico dello Stato sono più che raddoppiati, con un tasso di crescita annuo del 7,67 per cento che difficilmente potrà essere sorretto ancora a lungo a fronte di un debito pubblico prossimo ai 3 mila miliardi;

   il fascicolo unico permetterà, inoltre, un monitoraggio più accurato e personalizzato dei percorsi di inclusione e sviluppo lavorativo, contribuendo così a rispondere in modo più efficace e tempestivo alle esigenze di sostegno sociale e di inserimento professionale;

   come sottolineato dal Viceministro Bellucci, si tratta di «un obiettivo epocale, che mette a sistema l'innovazione tecnologica con il futuro del welfare italiano. Con un investimento iniziale di 14,5 milioni di euro [...] Insieme ad altri strumenti già attivati dal Governo Meloni, il Fascicolo ha l'obiettivo di superare il mero assistenzialismo in direzione di una vera e proattiva inclusione sociale e lavorativa»;

   si tratta, dunque, di un tassello fondamentale nella transizione digitale della nostra Nazione, in linea con il PNRR Misura M1C1-1.3.1, che non solo migliorerà l'efficacia delle politiche sociali, ma promuoverà anche una gestione più efficiente e sostenibile delle risorse destinate al welfare –:

   quale sia il piano di attività previsto dal Fascicolo sociale e lavorativo del cittadino (Fsl) e lo stato di avanzamento dei lavori del progetto in premessa.
(2-00539) «Vietri, Bignami».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MALAVASI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito dell'anatomia patologica la fissazione dei campioni istologici è una fase fondamentale e imprescindibile per preservare i campioni in condizioni idonee alle successive analisi necessarie per la diagnosi;

   attualmente, il fissativo istologico maggiormente utilizzato per la conservazione dei tessuti in istopatologia è la formalina, una soluzione acquosa a base di formaldeide che è una sostanza riconosciuta come cancerogena, tossica e allergenica (come indicato nel Regolamento CE n. 1272/2008, modificato dal Regolamento UE n. 605/2014, che la classifica come sostanza cancerogena di categoria 1B e mutagenica di categoria 2);

   sono quasi un milione gli operatori sanitari sul territorio europeo esposti quotidianamente alla formaldeide, con un rischio di cancro cinque volte maggiore, come dimostrato da numerosi studi che evidenziano una maggiore mortalità per cancro nasofaringeo e decessi per leucemia correlati all'esposizione ai vapori di formaldeide;

   la normativa europea sta limitando progressivamente l'uso della formaldeide, imponendo di fatto la ricerca di alternative più sicure per proteggere consumatori e lavoratori;

   la Direttiva (UE) 2019/983 del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 giugno 2019, che modifica la Direttiva 2004/37/CE sulla protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da un'esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni durante il lavoro, ha introdotto per il settore sanitario un periodo di transizione di cinque anni, scaduto nel luglio 2024;

   la normativa italiana ha recepito con decreto interministeriale dell'11 febbraio 2021 la Direttiva (UE) 2019/983, autorizzando l'uso professionale della formaldeide solo qualora non esistano alternative valide;

   il Testo unico sulla sicurezza sul lavoro (decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81) prevede l'obbligo di sostituzione o riduzione dell'uso di agenti cancerogeni sui luoghi di lavoro, qualora tecnicamente possibile, prevedendo sanzioni di carattere penale;

   una caratteristica rilevante per la tossicità della formaldeide risiede nella sua volatilità, che ne determina la facilità di disperdersi nell'ambiente ed essere inalata;

   esistono alternative alla formaldeide a base di composti non volatili; in particolare, il gliossale deprivato di acidi (acid free) – frutto di ricerche svolte dall'università di Torino e validate a livello internazionale – costituisce un fissativo innovativo validato da studi multicentrici che ne hanno dimostrato la non inferiorità rispetto alla formaldeide stessa, nonché l'assenza di cancerogenicità e mutagenicità –:

   quali iniziative di competenza intendano adottare per promuovere l'adozione di fissativi istologici innovativi, caratterizzati dall'assenza di cancerogenicità e mutagenicità, monitorando l'effettiva applicazione della normativa in vigore;

   se intendano intervenire con specifiche iniziative di competenza affinché le strutture provvedano sanitarie alla sostituzione della formaldeide con fissativi istologici innovativi, eliminando il rischio per la salute dei lavoratori derivante dalla presenza di sostanze cancerogene negli ambienti di lavoro;

   se ritengano opportuno adottare iniziative anche di carattere normativo volte a rendere obbligatorio, nelle procedure di affidamento per la fornitura dei laboratori ospedalieri e di diagnostica, l'inserimento nel disciplinare di gara di fissativi istologici innovativi che garantiscano sicurezza e salute dei lavoratori.
(5-03565)


   SOUMAHORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   nella notte del 10 febbraio 2025 un incendio ha distrutto oltre 50 mila metri quadri dentro lo stabilimento dell'Inalca, colosso delle carni a Reggio Emilia dove lavorano almeno 400 persone, praticamente l'intero indotto del territorio. L'azienda rifornisce i supermercati e le aziende ospedaliere di mezza Italia;

   diversi capannoni hanno subìto ingenti danni: distrutti quello di lavorazione delle carni del gruppo Cremonini e tutta l'area di Quanta Stock, azienda specializzata nello stoccaggio di materie prime per conto di CirFood S.C., leader nella ristorazione collettiva in Italia;

   le cause del rogo sembrano essere accidentali. Fortunatamente non ci sono stati feriti, né intossicati. Gli alimenti sono andati a fuoco assieme alle strutture, ma le aziende colpite (Cremonini e CirFood) hanno assicurato la continuazione delle loro attività, grazie agli altri stabilimenti presenti sul territorio;

   lo stabilimento Inalca di via Due Canali è una storica realtà produttiva reggiana. Realizzata nella seconda metà dello scorso secolo a poca distanza dal mercato ortofrutticolo provinciale, per decenni è stata la sede principale della cooperativa reggiana di lavorazione carni Unipeg, conosciuta con il marchio Unibon. In zona, i capannoni sono sempre stati chiamati proprio col nome Unibon. Unipeg è stata a lungo una delle eccellenze del vastissimo mondo cooperativo rosso reggiano. Nel 2016, dopo un periodo di grande sofferenza economica del comparto cooperativo che arriva a coinvolgere anche l'alimentare, l'attività di Unipeg viene ceduta a prezzo di conguaglio (circa 500 mila euro) al colosso modenese Inalca, di proprietà del gruppo Cremonini;

   oltre agli impianti reggiani, Cremonini assorbe anche quelli di Pegognaga di Mantova e uno a Castelnuovo Rangone nel Modenese. Inalca è una delle principali aziende nel settore delle carni bovine, sia per la produzione di hamburger sia per quella di carni scatola, tramite la controllata Italia Alimentari, erede della storica Montana. Il fatturato 2023 è vicino ai tre miliardi di euro, frutto del lavoro nelle carni bovine, l'88 per cento a cui si unisce un 12 per cento di impegno nelle carni suine. Ora tutto questo è a rischio, a partire dal lavoro delle centinaia di dipendenti;

   Inalca ha fatto sapere di essere «impegnata a garantire il futuro dei lavoratori. Con le parti sociali saranno attivati gli ammortizzatori sociali a tutela dei livelli occupazionali». Prevista la cassa integrazione per 400 lavoratori –:

   quali urgenti iniziative di competenza intendano intraprendere i Ministri interrogati per garantire una rapida bonifica e riapertura del sito produttivo e la salvaguardia dei posti di lavoro.
(5-03567)


   SOUMAHORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   La Perla è un'azienda attiva nella moda di lusso, fondata nel 1954 a Bologna dalla sarta Ada Masotti. Storicamente un marchio di lingerie, La Perla è in seguito entrata nei settori dei costumi da bagno, della biancheria da notte, del prèt-à-porter e accessori;

   per circa una quarantina di dipendenti di La Perla global management la cassa integrazione è scaduta il 26 gennaio 2025, mentre per le lavoratrici del retail scadrà il 10 aprile 2025. Il 12 febbraio 2025 è previsto l'incontro al Ministero del lavoro e delle politiche sociali per affrontare il tema degli ammortizzatori sociali;

   sono state 16 invece le manifestazioni di interesse per l'acquisto di La Perla, come fa sapere il Ministero delle imprese e del made in Italy. Alla luce dell'interesse riscontrato, soprattutto a ridosso della scadenza dei termini, i commissari hanno richiesto al Ministero l'autorizzazione a prorogare i termini per la presentazione delle manifestazioni di interesse di un paio di settimane. «Un grande successo e un passo decisivo verso la possibile rinascita di La Perla, storico simbolo del made in Italy. Grazie a un lavoro di squadra senza precedenti, stiamo trasformando una crisi in un'opportunità di rilancio industriale, un segnale importante per tutto il comparto della moda», ha dichiarato il Ministro delle imprese e del made in Italy, Adolfo Urso;

   l'avviso di vendita unitaria degli asset del gruppo era stato pubblicato il 24 gennaio 2025. Gli operatori che hanno manifestato il proprio interesse potranno accedere alla data room per analizzare i dati e i termini del bando di acquisizione, nel rispetto della clausola di riservatezza, e successivamente formulare un'eventuale proposta vincolante di acquisto. Tra i nomi i possibili pretendenti circola il nome di Sandro Veronesi, presidente e AD del gruppo veneto Oniverse (ex Calzedonia) che già nel 2013 aveva tentato di rilevare La Perla;

   Cgil e Uil hanno ribadito che l'importante è che chi si fa avanti abbia un piano industriale che sia in grado di garantire quel rilancio di cui l'azienda ha bisogno, dopo l'uscita di scena del fondo Tennor, estromesso dalla gestione dal tribunale di Bologna il 1° febbraio del 2024;

   le 175 lavoratrici di La Perla manufacturing, che è in amministrazione straordinaria, hanno diritto alla cassa integrazione fino al 31 gennaio 2026. Mentre le lavoratrici che fanno capo a La Perla global management e quelle del retail rischiano di rimanere nel limbo –:

   quali iniziative intendano intraprendere i Ministri interrogati al fine di consentire la proroga degli ammortizzatori sociali.
(5-03569)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DALLA CHIESA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la vigilanza non armata attiene alla sfera della sicurezza privata che si mette a disposizione e a tutela delle persone, cose e beni pubblici e privati. Si tratta di una attività di sorveglianza esercitata da personale sprovvisto di armi per la difesa individuale ed è generalmente richiesta da esercizi commerciali, uffici e aziende che necessitano di un servizio di controllo di beni, rappresentando un deterrente contro effrazioni, tentativi di furto, danni a cose o attività commerciali;

   il profilo di una guardia non armata è quello di un professionista che ha il compito di sorvegliare un'area o un luogo e monitorare il corretto andamento di una situazione, con competenze che variano a seconda dei diversi accordi stipulati tra l'istituto di vigilanza e il cliente;

   i lavoratori e le lavoratrici del settore della vigilanza privata, armata e non armata, che quotidianamente mettono a rischio la propria vita per la sicurezza pubblica e privata, sono estremamente penalizzati da un settore famigerato per i trattamenti salariali minimi molto bassi, addirittura sotto la soglia di povertà e dunque in spregio a quanto stabilito dall'articolo 36 della Costituzione, ovvero il principio della retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro prestato;

   ad oggi le statistiche sui salari per vigilanza non armata in Italia indicano che, a partire dal 5 febbraio 2025, il dipendente guadagna 12.838 euro all'anno, pari ad una retribuzione di 1.070 euro al mese, ovvero 247 euro alla settimana o 6,32 euro all'ora lavorativa;

   i dati riportati delineano un quadro di grande incertezza che, unitamente ai periodi inflazionistici degli ultimi anni, gettano l'intera categoria in un clima di grave frustrazione, un clima divenuto ormai insostenibile, poiché anche i recenti aumenti salariali non risultano adeguati al costo della vita, con un potere d'acquisto da parte delle famiglie sempre più ridotto –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, i Ministri interrogati intendano assumere, alla luce di quanto esposto in premessa, al fine di garantire all'intero comparto della vigilanza privata, armata e non armata, stipendi più decorosi, che consentano loro di vivere in maniera più dignitosa, anche attraverso l'istituzione di un tavolo di confronto tra tutte le parti interessate.
(4-04327)


   RUBANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   Hanon Systems Italia, azienda ubicata in contrada Olivola nella provincia di Benevento ed operante nel settore componentistica per veicoli con motore endotermico, detenuta per la quota di maggioranza con il 54,77 per cento del capitale sociale, dal gruppo coreano Hankook, entro maggio 2025 cesserà la propria attività: così ha annunciato il CEO della Hankok pochi giorni fa;

   la società Hanon Systems stava utilizzando ed ha utilizzato, sino al 31 dicembre 2024 gli ammortizzatori ordinari di cassa integrazione, periodo che avrebbe dovuto servire a mettere in sicurezza il sito di Benevento, programmando un percorso di diversificazione delle strategie produttive: ciò ha consentito, ad inizio 2024, di trasferire nel sito di Benevento una linea in grado di realizzare anche prodotti per il motore elettrico, sopperendo al calo di produttività dei motori endotermici;

   il cambio di assetto proprietario discendente dall'accordo per l'acquisto di azioni, intercorso tra il gruppo Hankook & company con Hahn & company per l'acquisizione di Hanon systems, ha determinato la decisione di non proseguire con gli ammortizzatori sociali – seppure autorizzati in deroga – che avrebbero consentito la prosecuzione del piano di ristrutturazione aziendale ed ha optato per la drastica decisione della chiusura del sito beneventano;

   la Hanon systems è una società che occupa circa 60 unità lavorative, con un fatturato nel 2024 di circa 19 milioni di euro, e la sua chiusura, causata dalla nota crisi del settore dell'auto connessa alla transizione ambientale e tecnologica, determinerebbe un forte strappo nel tessuto produttivo e occupazionale del sistema economico del beneventano –:

   se e quali iniziative, alla luce di quanto descritto in premessa, i Ministri interrogati intendano adottare, per quanto di competenza, anche mediante l'istituzione di un tavolo inter-istituzionale finalizzato alla prosecuzione dei piani di ristrutturazione aziendale del sito Hanon systems di contrada Olivola in provincia di Benevento, anche al fine di garantire i relativi livelli occupazionali.
(4-04340)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BOF. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   già il 9 luglio 2024, l'interrogante, con atto di sindacato ispettivo n. 5-02592, tuttora privo di risposta, sollevava la problematica inerente al rischio che le Rsa corrono, in termini di erogazione di servizi per mancati introiti, a causa del crescente numero di cause intentate dai familiari contro le Rsa per i parenti affetti da Alzheimer o in gravi condizioni di non autosufficienza, i quali chiedono di non pagare più la retta sostenendo che essa sia di competenza del Servizio sanitario nazionale;

   il 3 febbraio 2025, la redazione Ansa riportava la notizia del ricorso presentato da un cittadino milanese e accolto dalla Corte di cassazione che ribaltava «la decisione della Corte d'appello di Milano che aveva confermato la partecipazione economica del paziente alle spese di ricovero presso una Rsa», una sentenza per il legale del ricorrente di «importanza fondamentale: sono oltre 1 milione, infatti, i malati di Alzheimer in Italia e oltre 3 milioni le persone quotidianamente coinvolte nella loro assistenza»;

   lo stesso avvocato ha ricordato che «Dopo oltre 6 anni si riapre la battaglia legale portata avanti con determinazione da Marco Gaito che dal 2016 chiedeva che il Servizio sanitario nazionale si facesse carico delle rette di ricovero presso la struttura "Casa per coniugi" dell'anziana madre affetta da Alzheimer e nel frattempo mancata», concludendo che «è sempre più evidente come sia necessaria una legge che regoli la materia, rendendo non più necessario il ricorso ad inutili e costose cause basate su interpretazioni, seppure costanti, della legge di riforma sanitaria e di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2001 per costringere Rsa e Asl a sospendere le loro pretese»;

   anche Legacoopsociali, l'associazione nazionale delle cooperative sociali di Legacoop, ha espresso «profonda preoccupazione per l'impatto che tale verdetto potrà avere sull'intero sistema socioassistenziale. La sentenza, infatti, apre uno scenario di grave incertezza per tutti i soggetti che erogano servizi sociosanitari creando un pericoloso effetto a catena che si riversa sull'intero sistema, dagli operatori all'utente finale, passando per le famiglie» –:

   se, alla luce anche dell'ultima sentenza citata in premessa, non ritenga indifferibile un intervento normativo che chiarisca in modo definitivo la questione, al fine di porre termine al proliferare di cause dagli esiti contrastanti, con conseguenze devastanti per i familiari e le strutture.
(5-03561)

SPORT E GIOVANI

Interrogazione a risposta scritta:


   SOUMAHORO. — Al Ministro per lo sport e i giovani, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   al termine della gara Inter-Fiorentina, disputata lunedì 10 febbraio 2025 a San Siro, l'attaccante della Fiorentina e della nazionale Moise Kean ha subìto duri e inaccettabili attacchi razzisti sul profilo Instagram;

   l'attaccante ha pubblicato poi sulle «storie» i nickname e i messaggi che alcuni utenti gli avevano inviato, commentando: «Ancora, nel 2025»;

   l'insulto più utilizzato contro Kean è la parola «scimmia» ma anche l'espressione che «non ci sono negri italiani». «Che fai, stasera non balli? Sporca scimmia», è soltanto uno tra i tanti insulti razzisti ricevuti;

   tra i primi calciatori a esprimere la sua vicinanza e solidarietà Juan Jesus, difensore del Napoli, che in una storia su Instagram ha pubblicato una foto di campo che li ritrae uno contro l'altro ma con la scritta «sono con te fratello»;

   a seguito della denuncia di Kean anche la Fiorentina, oltre alla vicinanza al proprio calciatore, ha fatto sapere di aver denunciato tutto a chi di dovere. «La società viola e tutto il club esprimono la propria vicinanza a Moise Kean, vittima sui social media, al termine della partita disputata contro l'Inter a Milano, di pesanti attacchi a sfondo razzista. Gli autori di tali gesti sono stati segnalati alle autorità competenti», si legge sui social e sul sito web;

   Kean, 24 anni, è stato bersagliato anche in passato da insulti razzisti: uno tra gli episodi più eclatanti avvenne nel 2019 sul campo del Cagliari quando giocava nella Juventus. «La mia esultanza la risposta migliore contro il razzismo», scrisse all'epoca sui social per zittire chi si era permesso di apostrofarlo con parole razziste e contro i «buu» che troppo spesso si sentono nei campi di calcio;

   questi episodi di razzismo, anche se denunciati prontamente da anni, continuano a rimanere un cancro della società e in particolare del mondo del calcio;

   sono anni che negli stadi del nostro Paese accadono atti di intolleranza e cori razzisti ai danni dei giocatori in base al loro colore della pelle, alla provenienza o alla loro etnia e i responsabili di tali gesti molto spesso rimangono impuniti –:

   quale sia l'opinione dei Ministri interrogati rispetto ai fatti riportati in premessa;

   se non si intendano porre in essere urgenti iniziative di competenza, anche di carattere normativo, al fine di aumentare nello sport e negli stadi le iniziative per sensibilizzare gli atleti, le società sportive e gli spettatori sui temi della discriminazione e del razzismo, intensificare i controlli, inasprire le pene nei confronti dei responsabili di tali gesti;

   se non intenda il Governo intraprendere iniziative di competenza urgenti per fronteggiare il razzismo e la xenofobia, nelle loro varie forme tra cui quelle digitali, in Italia.
(4-04335)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   MALAVASI. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'osteopatia, benché sia stata individuata come professione sanitaria dalla legge n. 3 del 2018, non ha a oggi ancora terminato il proprio iter di attuazione;

   non è infatti ancora stato delineato il percorso formativo in osteopatia, con l'emanazione del decreto sulla formazione universitaria, necessario per concludere l'iter della legge;

   nonostante siano passati oltre sei anni dall'approvazione della legge suddetta, il termine per l'adozione del decreto è stato costantemente oggetto di proroghe, da ultima quella contenuta nel decreto-legge 29 dicembre 2022, n. 198, convertito con modificazioni dalla legge n. 14 del 2023, che ha fissato un'ulteriore scadenza al 30 giugno 2023;

   da tale scadenza nonostante le numerose rassicurazioni, il provvedimento attuativo non è stato ancora emanato;

   il ritardo nell'attuazione della legge si riflette sulla vita professionale e personale delle migliaia di osteopati che quotidianamente assistono milioni di pazienti sull'intero territorio nazionale. La figura dell'osteopata nel corso degli anni è riuscita a farsi riconoscere come una risorsa preziosa per il nostro Servizio sanitario nazionale, all'interno di un team multidisciplinare per una gestione del paziente che realmente metta la sua salute al centro dell'obiettivo di cura e di promozione della salute -:

   quali siano le ragioni di tale ritardo e con quali tempistiche si concluderà l'attuazione della legge n. 3 del 2018, riconoscendo giusta e meritata dignità professionale agli osteopati.
(4-04330)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in commissione Girelli n. 5-03354, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 gennaio 2025, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Malavasi.

  L'interrogazione a risposta scritta Serracchiani e altri n. 4-04276, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 febbraio 2025, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Di Biase, Scarpa, Lacarra.

  L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Bignami n. 3-01732, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 febbraio 2025, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Vietri, Iaia.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Squeri e Casasco n. 5-03545, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 febbraio 2025, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Boscaini.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Benigni e Mulè n. 5-03556, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 febbraio 2025, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Dalla Chiesa.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Casu e altri n. 4-04133 del 20 gennaio 2025 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03560.