XIX LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Mozione:
La Camera,
premesso che:
la violenza sessuale sulle donne è purtroppo un tema di attualità, considerato che da dati rinvenibili dal sito del Ministero dell'interno le violenze sessuali da gennaio a giugno 2024 sono state pari a 2.923, di cui il 91 per cento a danno di donne;
negli ultimi 10 anni è stata introdotta, attraverso molteplici disposizioni di legge, una normativa di settore con la finalità dell'eliminazione della violenza sulle donne;
già a far data dalla direttiva europea sulle norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato (direttiva 2012/29/UE, recepita con il decreto legislativo n. 212 del 2015), nonché dalla Convenzione di Istanbul sono stati delineati a livello internazionale gli impegni a carico degli Stati membri in ordine alla protezione delle persone offese, tra le quali, in particolare, le donne vittime di violenza di genere;
in considerazione della spinta comunitaria e internazionale, in Italia sono state promulgate specifiche norme a tutela delle donne, come il «codice rosso», contenente una modifica delle norme e l'inasprimento delle pene previste nel diritto penale sostanziale e processuale penale a tutela di chiunque sia offeso da violenze, atti persecutori e maltrattamenti;
di tal guisa è stata approvata la legge n. 168 del 2023, recante «Disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica», con la quale il Parlamento italiano è intervenuto per rafforzare le misure preventive e cautelari, nonché in materia processuale al fine di dare una maggiore tutela alle donne vittime di violenza domestica;
ancora, per le medesime finalità, la legge n. 122 del 2023 è intervenuta per esplicitare la revocazione dell'assegnazione delle indagini in caso di mancato rispetto dei termini per l'assunzione di informazioni dalla persona offesa nei reati di cui al codice rosso;
i dati riportati non forniscono, comunque, una rappresentazione totale del fenomeno, stanti le difficoltà per molte vittime di violenze di attivarsi e di denunciare i fatti per la vergogna e per la paura di ritorsioni;
alla già pesante condizione fisica e psicologica cui è soggetta la persona vittima di una violenza sessuale, si aggiunge poi il pericolo della «vittimizzazione secondaria» della persona sia nella fase processuale sia, più in generale, all'interno della società;
le complessità relative alle attuali dinamiche sociali, dovute anche alla diffusione dilagante dell'utilizzo di sostanze psicoattive, ha fatto recentemente emergere un fenomeno, forse meno conosciuto ma molto insidioso, correlato all'aggressione sessuale facilitata da droghe (Dfsa), dove la costrizione ad atti sessuali non consensuali è favorita dalla notevole riduzione o addirittura dalla completa perdita di coscienza, causate dalla somministrazione, occulta, non dichiarata, o anche mediante assunzione volontaria, di sostanze ad effetto neurodepressivo;
alle sostanze illegali classiche (droghe di abuso) si sono aggiunte, note come «droghe da stupro», altre sostanze psicoattive fra cui anfetamine, metanfetamine, nonbenzodiazepine, γ-idrossibutirrato (Ghb), γ-butyrolactone (Gbl), che possono agire come depressori del sistema nervoso centrale;
gli effetti farmacologici che ne derivano possono includere rilassamento, euforia, mancanza di inibizione, amnesia, alterazione della percezione, difficoltà a mantenere l'equilibrio, alterazione del linguaggio, sonnolenza, perdita della funzione motoria, vomito, incontinenza, perdita di coscienza, che possono portare anche fino alla morte;
la lotta contro la droga definita «da stupro» presenta delle insidiosità anche per la difficile rilevabilità biologica, in ragione dell'estrema velocità di metabolizzazione e smaltimento da parte dell'organismo umano, così da renderla difficilmente rilevabile nel tempo. Questo dato evidenzia l'importanza della celerità nella denuncia dell'accaduto e della previsione di strumenti diagnostici che siano in grado di rilevare le sostanze a distanza di tempo;
la somministrazione occultata o l'assunzione volontaria della sostanza incidono sull'elemento chiave che determina la consumazione del reato di violenza sessuale, ovverosia il consenso;
le realtà dei tribunali insegnano che vi è un enorme problema relativo alla prova del reato. Invero, i protagonisti dell'episodio sono spesso soltanto l'aggressore o gli aggressori e l'aggredito o aggredita;
la prova del reato muove principalmente attorno all'esistenza di un dissenso o di un mancato consenso e, in aggiunta, all'attendibilità della testimonianza della vittima, che spesso, proprio a causa dell'assunzione delle sostanze, non ha né il ricordo, né la piena consapevolezza di ciò che è avvenuto;
il pronto soccorso ospedaliero costituisce il primo anello della catena di aiuto e rappresenta un osservatorio privilegiato per identificare ed accogliere situazioni che altrimenti rischierebbero di rimanere invisibili;
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 novembre 2017, recante «Linee guida nazionali per le aziende sanitarie e ospedaliere in tema di soccorso e assistenza socio-sanitaria alle donne vittime di violenza», prevede oggi un percorso che fornisce un supporto psicologico e provvede ad una valutazione delle lesioni, una raccolta di dati circostanziali ed anamnestici ed una raccolta campioni biologici per esami genetici e una raccolta campioni biologici per esami tossicologici;
di fronte a dichiarati episodi di violenza fisica, avvenuti in un tempo immediatamente precedente all'accesso al pronto soccorso, è molto importante infatti che l'intervento sanitario in emergenza tenga conto sia degli aspetti clinici che delle possibili successive implicazioni medico-legali e, quindi, appare di estrema rilevanza una corretta repertazione dei campioni e delle tracce biologiche e il mantenimento della catena di custodia nel caso di prelievo di matrici biologiche della vittima, rappresentando momenti cruciali al fine di assicurare elementi di prova fruibili in un successivo iter giudiziario;
le linee guida indicano livelli minimi che possono essere implementati da protocolli in uso presso le singole aziende ospedaliere nell'ambito della loro competenza. Molte aziende sanitarie del territorio nazionale hanno, infatti, attivato un protocollo designato come «codice rosa»;
al fine di garantire alle vittime di reato una tutela reale, è necessario adottare delle procedure e degli standard nazionali o internazionali che facilitino il rilevamento e l'identificazione delle sostanze anche non inserite oggi nelle tabelle delle «date rape drugs», la cui somministrazione può essere fatta comunque rientrare nella fattispecie della violenza sessuale facilitata dalla droga (Dfsa);
a tal fine è fondamentale partire dalla disamina delle procedure attualmente in uso al fine di fornire dati necessari alla predisposizione di un'eventuale nuova procedura operativa, che preveda anche nuove tipologie di analisi per l'identificazione delle sostanze e l'aggiornamento delle tabelle attualmente esistenti che contemplano le sostanze che possono essere utilizzate sia nei drug facilitated crimes, sia nei drug facilitated sexual assault. È prioritaria, invero, la determinazione e l'identificazione delle sostanze d'abuso, nelle matrici biologiche della vittima: sangue, urina e, in particolar modo, nella matrice cheratinica (esame del capello). Quest'ultima è fondamentale qualora un'aggressione venga denunciata in maniera tardiva e contribuisce a fornire giudizi medico-legali appropriati nei casi di indagini relative alle vittime di violenza droga correlata;
si rinviene la necessità di realizzare un progetto diretto ad individuare una procedura operativa omogenea, utilizzando e armonizzando i protocolli operativi esistenti e già predisposti dalle singole strutture ospedaliere, con riguardo particolare ai casi di aggressione sessuale facilitata da sostanze psicoattive;
il percorso da delineare dovrà essere, inoltre, volto alla massima tutela della privacy delle vittime; a tal fine è fondamentale prevedere una dettagliata e capillare organizzazione degli operatori sanitari impiegati e chiari protocolli a garanzia delle indagini medico-legali;
nel progetto, quindi, dovrà necessariamente essere prevista la modalità di prelievo e custodia del materiale biologico, anche in ordine alle tempistiche relative all'opportuna conservazione, con la confluenza dei dati in un database specifico detenuto a livello centrale presso il Ministero della salute o presso l'Istituto superiore di sanità. Per attuare il monitoraggio, dovranno essere individuati degli ospedali «campione», che su base volontaria e con conforme trattamento del consenso, forniranno i campioni biologici in catena di custodia,
impegna il Governo:
1) a prevedere e sostenere delle iniziative nell'ambito di campagne di sensibilizzazione contro la violenza di genere ed in particolare avverso l'uso di sostanze stupefacenti, psicotrope o comunque sostanze atte ad alterare la coscienza, volte ad evidenziare altresì i pericoli insiti all'uso delle suddette sostanze con riguardo ad eventi di violenza sessuale;
2) a prevedere e sostenere iniziative formative e didattiche nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado volte a disincentivare l'uso delle degli stupefacenti, con un focus sulle droghe dello stupro e delle sostanze che facilitano le violenze di natura sessuale;
3) ad adottare gli atti necessari per la formazione di un tavolo tecnico permanente che elabori le procedure standard, le linee guida e le raccomandazioni per contrastare il fenomeno, che tenga conto della rapida introduzione di nuove tipologie di sostanze psicoattive sul mercato, al fine di consentire l'individuazione delle tipologie di prelievi dei campioni biologici a seconda della tipologia di aggressione, nonché le modalità di prelievo sulle diverse matrici, e la conservazione del materiale biologico in catena di custodia;
4) ad adottare le iniziative di competenza necessarie per identificare in ciascuna regione dei precipui laboratori pubblici o privati convenzionati o accreditati che si occupino di tossicologia forense di secondo livello e che implementino le strumentazioni necessarie alla determinazione delle sostanze d'abuso nelle matrici biologiche nei casi di vittime di violenza droga correlata;
5) a varare i necessari ed opportuni provvedimenti per la formazione di un database a livello regionale e nazionale, in raccordo con la legge n. 53 del 2022 relativa alle statistiche in materia di violenza di genere, dove vengano raccolti e conservati, nel rispetto della normativa per la privacy, per un adeguato lasso temporale, i dati di provenienza sanitaria e forense relativi ai casi di violenza sessuale.
(1-00397) «Ravetto, Bisa, Molinari, Andreuzza, Angelucci, Bagnai, Barabotti, Bellomo, Benvenuto, Davide Bergamini, Billi, Bof, Bordonali, Bossi, Bruzzone, Candiani, Caparvi, Carloni, Carrà, Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Coin, Comaroli, Crippa, Dara, De Bertoldi, Di Mattina, Formentini, Frassini, Furgiuele, Giaccone, Giagoni, Giglio Vigna, Gusmeroli, Iezzi, Latini, Lazzarini, Loizzo, Maccanti, Marchetti, Matone, Miele, Montemagni, Morrone, Nisini, Ottaviani, Panizzut, Pierro, Pizzimenti, Pretto, Sasso, Stefani, Sudano, Toccalini, Ziello, Zinzi, Zoffili».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:
su ricorsi di due cittadini italiani, già condannati in primo grado ma poi prosciolti in appello per intervenuta prescrizione dei reati loro ascritti, la Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo ha emanato una sentenza (Episcopo e Bassani c. Italia del 19 dicembre 2024) a giudizio degli interpellanti molto discutibile in materia di confisca per equivalente, ai sensi dell'articolo n. 322-ter del codice penale;
in sede nazionale, infatti, gli imputati – più prosciolti per essersi giovati della prescrizione del reato – si erano visti confiscare somme di danaro equivalenti al profitto ottenuto mediante fatti, rispettivamente, di truffa in erogazioni pubbliche e false fatturazioni;
la prima sezione della Corte Edu ritenuto che la confisca inflitta, nonostante la carenza di una formale sentenza di condanna a carico degli imputati, non abbia violato l'articolo 7 della Convenzione, il quale prevede il principio nullum crimen, nulla poena sine lege;
essa viceversa ha ritenuto violato l'articolo 6, paragrafo 2, della Cedu (presunzione d'innocenza) e l'articolo 1 protocollo addizionale 1 (diritto di proprietà);
secondo la Corte, la presunzione d'innocenza impone al giudice di considerare a ogni effetto l'imputato innocente fino a condanna definitiva e che quindi, senza una condanna penale definitiva, quest'ultimo non possa subire conseguenze che – in via di fatto – lo trattano come se fosse colpevole;
pertanto, l'Italia è stata condannata a rimborsare le spese a uno dei ricorrenti e sarebbe tenuta a eseguire la sentenza, in ipotesi restituendo le somme confiscate a coloro i quali – dalle carte processuali – emerge che abbiano storicamente commesso i fatti loro addebitati;
ha scritto un'opinione dissenziente molto vibrata il giudice designato dall'Italia Raffaele Sabato, il quale ha evidenziato sia l'incoerenza intrinseca della pronuncia (la quale ha considerato non violato l'articolo 7 Cedu, perché la confisca non sarebbe una pena in senso proprio, ma poi ha ravvisato la violazione della presunzione d'innocenza), sia il contrasto con numerosi precedenti della stessa Corte (tra cui le sentenze Giem c. Italia del 2018 e Rigolio c. Italia del 2023), nei quali, pur a fronte della prescrizione dei reati seguita da confische, non sono state individuate violazioni della Convenzione dei diritti;
il giudice Sabato ha inoltre sottolineato come la sentenza si ponga in evidente contraddizione con l'articolo 15 della direttiva 2024/1260/UE (la quale prevede proprio la confisca senza condanna; e pur dando la sentenza atto dell'esistenza di un largo consenso europeo al riguardo) che l'Italia è tenuta a recepire;
del resto, casi di confisca senza condanna sono già ampiamente previsti nel nostro ordinamento (si pensi alle materie dei mezzi di trasporto per l'immigrazione clandestina, degli stupefacenti, delle armi nella legge n. 152 del 1975, degli abusi edilizi nel decreto legislativo n. 380 del 2001 e delle misure di prevenzione antimafia);
in sintesi, il nostro Paese si troverebbe a dover eseguire una sentenza della Corte Edu e, al contempo, adempiere a un obbligo unionale di segno esattamente opposto, potenzialmente rendendo palese un contrasto tra corti (Strasburgo e Lussemburgo) e – conseguentemente – tra ordinamenti (Consiglio d'Europa e Unione europea);
si pongono pertanto a giudizio degli interroganti gravi problemi interpretativi, ai sensi dell'articolo 43 della Convenzione Edu –:
se non intenda promuovere (entro il termine di tre mesi della data della sentenza, vale a dire il 19 marzo 2025) la rimessione della causa alla Grande Camera della Corte di Strasburgo per ottenere l'integrale riforma della sentenza della Prima sezione.
(2-00540) «Ascari, Ferrara, Cherchi, Sportiello, Caramiello, Ilaria Fontana, Morfino, Torto, D'Orso, Giuliano, Donno, Alifano, L'Abbate, Caso, Fenu, Lomuti».
Interrogazioni a risposta scritta:
CARMINA e CHERCHI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
dalla Relazione semestrale al Parlamento sullo stato di attuazione del PNRR della Corte dei conti è emerso che, al 30 settembre 2024, sono state spese soltanto il 30 per cento delle risorse totali assegnate all'Italia nell'ambito del PNRR, pari a 57,7 miliardi di euro;
secondo quanto noto all'interrogante, circa un terzo dei progetti risulta in ritardo, presentando un rallentamento medio di circa tredici mesi. Inoltre, il 14 per cento dei progetti non è stato ancora avviato o si trova nelle prime fasi di avvio;
secondo i dati resi noti da Openpolis, il settore che meno degli altri ha utilizzato le risorse del Piano è quello della pubblica amministrazione, con un investimento di 37,8 milioni di 535,5 (pari al 7,06 per cento). Anche con riferimento al settore della salute la spesa effettiva risulta particolarmente esigua con 2,3 miliardi di risorse utilizzate a fronte di 15,6 miliardi complessivi (14,79 per cento);
con particolare riferimento all'ambito sanitario, la spesa effettiva sulla medicina territoriale risulta limitata a 877,2 milioni di euro a fronte di 7,8 miliardi complessivi (pari a solo l'11,32 per cento). Pari al 22,33 per cento la spesa effettiva relativa agli ospedali e al 21,06 per cento quella relativa all'ammodernamento tecnologico nell'ambito sanitario;
la medicina territoriale, considerata come l'insieme delle prestazioni sanitarie di primo livello e pronto intervento erogate al di fuori delle strutture ospedaliere con l'obiettivo di prevenire l'aggravarsi delle condizioni di salute, rappresentando un'alternativa all'ospedalizzazione, potrebbe avere riflessi positivi sui tempi di attesa nei pronto soccorso, in particolare quelli siciliani gravati da carenze di personale e strutture inidonee all'elevato flusso di utenza;
più in generale, dopo anni di tagli, la sanità pubblica – in particolare nelle regioni del meridione – necessita di investimenti indispensabili per rispondere ai bisogni di salute dei cittadini;
tuttavia, appare ormai evidente che in assenza di interventi correttivi immediati e urgenti, finanche incidenti sull'accentramento delle procedure di affidamento, l'Italia non riuscirà a spendere tutte le risorse provenienti dal PNRR entro il termine previsto per il 2026;
ai fini di un raffronto comparativo, la Spagna, Stato membro che dopo l'Italia ha beneficiato del maggior quantitativo di risorse assegnate, ha già avviato progetti per un valore di 77,5 miliardi di euro (pari a circa il 47 per cento del totale). Tale livello attuativo ha avuto un impatto diretto sul prodotto interno lordo spagnolo, salito del 3,2 per cento, quattro volte più alto della media europea –:
quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare per porre rimedio ai gravi ritardi e garantire un'accelerazione nell'attuazione dei progetti finanziati nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza con particolare riferimento alle risorse destinate alla sanità;
se siano state avviate iniziative volte a richiedere una proroga del termine finale previsto per il 2026 al fine di scongiurare il rischio di dover rinunciare alle risorse previste PNRR.
(4-04352)
FARAONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
secondo quanto riportato da fonti di stampa, il 28 gennaio 2024, il direttore dell'Aise (Agenzia informazioni e sicurezza esterna) Giovanni Caravelli, si sarebbe recato a Tripoli per informare le autorità libiche sui nomi di 86 individui ricercati dalla Corte penale internazionale dell'Aia per crimini contro l'umanità, tra cui il noto responsabile della polizia giudiziaria libica, Osama Almasri, arrestato in Italia, poi rilasciato e riportato con volo di Stato italiano in Libia;
la Corte penale internazionale dell'Aia aveva espressamente raccomandato di mantenere la massima riservatezza sui nominativi degli indagati, al fine di evitare che gli stessi potessero essere preavvisati e, di conseguenza, eludere l'azione della giustizia internazionale. Tuttavia, secondo quanto riportato dalle fonti di stampa, il capo dei servizi segreti italiani avrebbe divulgato tali informazioni riservate alle autorità libiche, violando di fatto le direttive della Corte e compromettendo seriamente l'efficacia delle indagini internazionali. Tale condotta, se confermata, configurerebbe un potenziale ostacolo all'amministrazione della giustizia, favorendo la fuga e l'impunità dei soggetti ricercati –:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e, in caso affermativo, quali siano le motivazioni che hanno portato alla missione del capo dei servizi segreti italiani a Tripoli e alla divulgazione dei nomi degli 86 ricercati dalla Corte dell'Aia;
quali misure il Governo intenda adottare per garantire che la cooperazione con la Libia non comprometta i diritti umani dei migranti e il rispetto delle norme internazionali.
(4-04360)
AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Interrogazione a risposta scritta:
ASCARI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
il cittadino italiano Alex Bonucchi, di 25 anni, è deceduto in circostanze ancora poco chiare a Boumerdès, in Algeria, mentre si trovava in trasferta per lavoro;
le autorità algerine hanno attribuito la causa della morte ad un arresto cardiocircolatorio e non, invece, ad una folgorazione dovuta alle precarie condizioni di sicurezza della struttura. Alex Bonucchi, mentre stava uscendo dalla piscina dell'hotel, avrebbe toccato un cavo elettrico scoperto subendo una scarica letale. Ciò è stato ribadito sia dal medico legale algerino sia da quello italiano;
la famiglia della vittima ha sollevato numerosi dubbi sulla versione ufficiale, evidenziando incongruenze nelle indagini e nella ricostruzione fornita dalle autorità locali;
la perizia disposta dalla famiglia ha evidenziato anche altri segni sospetti sul corpo di Alex Bonucchi;
la madre della vittima ha denunciato il fatto che la salma sia stata restituita senza alcuni organi, tra cui il cuore e un polmone, trattenuti per accertamenti dalle autorità algerine, senza che siano mai stati forniti esiti ufficiali delle analisi svolte;
il processo farsa nei confronti della proprietà dell'hotel si è concluso con una sostanziale archiviazione. Ai famigliari di Alex non è stato garantito un giusto processo –:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per ottenere risposte chiare dalle autorità algerine sulle reali cause della morte di Alex Bonucchi, e comunque al fine di garantire il raggiungimento della piena verità sulla vicenda;
se il Governo italiano intenda richiedere ufficialmente la restituzione degli organi trattenuti e la trasmissione di tutti i referti medico-legali eseguiti in Algeria;
quali iniziative siano state sinora intraprese dall'ambasciata italiana in Algeria per supportare la famiglia Bonucchi nella ricerca della verità e della giustizia;
quali iniziative il Governo intenda adottare per rafforzare la tutela dei cittadini italiani all'estero, in particolare nei casi di decessi avvenuti in circostanze controverse.
(4-04359)
AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA
Interrogazioni a risposta in Commissione:
RUBANO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:
nel comune di San Giorgio la Molara (BN) è in corso di redazione il piano urbanistico comunale (Puc). Nella zona D di detto Piano sono previste sia nuove attività estrattive, mediante coltivazione di cave per l'estrazione di materiali litoidi (per circa 55 ettari), sia attività di bonifica di una cava, su una superficie di circa 9 ettari, a suo tempo dismessa per incompatibilità con l'assetto geomorfologico e idrogeologico delle aree su cui insisteva, che dovrebbe essere colmata con materiali non meglio identificati;
le nuove attività estrattive e di bonifica appaiono incompatibili con l'assetto idrogeologico, geomorfologico, naturalistico e paesaggistico delle aree di diretta competenza. In tali aree si rinvengono le falde acquifere sotterranee che alimentano le sorgenti più importanti presenti sul territorio comunale e utilizzate per uso potabile dagli abitanti di San Giorgio la Molara e di Molinara, sorgenti che rischiano di essere compromesse;
la redigenda zona D, inoltre, è incompatibile anche con la presenza dei nuclei abitativi esistenti. Nelle aree destinate ad attività estrattive insistono le contrade S. Varva, Cardite, Brecciale, Crocella. Tutto ciò sembrerebbe violare le norme regionali e nazionali riguardanti le fasce di rispetto delle attività estrattive dalle abitazioni esistenti, mettendo in pericolo la sicurezza e il benessere dei cittadini residenti;
l'area in esame presenta una straordinaria bellezza paesaggistica e naturalistica con panorami e con formazioni carsiche superficiali unici. Sono rilevabili, inoltre, elementi che indicano la presenza nel cuore della montagna di importanti fenomeni carsici. Questo ha consentito lo sviluppo attività turistiche che verrebbero danneggiate dall'apertura di nuove cave;
la regione Campania ha reiterato più volte, negli ultimi decenni, la richiesta al comune di San Giorgio la Molara di inviare le proprie osservazioni, basate su considerazioni geologico-tecniche dettagliate, per poter procedere alle necessarie modifiche al piano regionale delle attività estrattive. Tali richieste sono rimaste senza esito;
infine, come emerge dalla relazione geologica allegata al Pug, il comune di San Giorgio la Molara rientra nella classificazione di I categoria, in base alla delibera di giunta regionale n. 5447 del 7 novembre 2002, cioè di più elevata sismicità. Questo significa che le sollecitazioni prodotte dalle vibrazioni possono mettere in crisi l'equilibrio è la stabilità dei versanti rocciosi a pendenza più elevata, o costituiti da strati di rocce stratificati con strati di franappoggio, rispetto ai quali le cave costituiscono elementi di vulnerabilità –:
quali iniziative di competenza intendano adottare i Ministri interrogati al fine di scongiurare che le attività in premessa determinino criticità rispetto alle disposizioni nazionali in materia antisismica e a tutela del territorio dal dissesto idrogeologico.
(5-03570)
SQUERI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
il reddito energetico nazionale, istituito con il decreto ministeriale 8 agosto 2023 (DM REN), è un finanziamento finalizzato alla realizzazione di impianti fotovoltaici a uso domestico, a servizio delle abitazioni di nuclei familiari in condizione di disagio economico, con l'obiettivo di sostenere l'autoconsumo energetico e di favorire la diffusione delle energie rinnovabili;
il Gse è il soggetto gestore del «Fondo Ren», al quale sono assegnate risorse finanziarie per gli anni 2024 e 2025 pari a 100 milioni di euro per anno, di cui l'80 per cento alle regioni meridionali (Abruzzo compreso) e 20 per cento alle restanti regioni;
tra le condizioni richieste per accedere al finanziamento è prevista (articolo 7 del DM REN) la sottoscrizione di una polizza assicurativa multi-rischi della durata di almeno 10 anni, che copra la responsabilità civile verso terzi, i danni ai beni e quelli indiretti, i guasti, i furti, la protezione da eventi catastrofici e i cyber risks;
tale impostazione ha comportato problemi applicativi. Risulta agli interroganti che, allo stato, buona parte delle compagnie non sono disponibili al rilascio delle polizze, ritenendo il rischio eccessivo. Pochissime sono disposte a rilasciarle ma a prezzi che renderebbero non conveniente la realizzazione dell'impianto;
nel rispondere ad atti di sindacato ispettivo in proposito (Senato 12 dicembre 2024) il Ministro dell'ambiente, nel confermare il successo della misura, in particolare nelle regioni meridionali, ha dichiarato che in relazione ai costi delle polizze assicurative, «sono in corso indagini di mercato e valutazioni per la riduzione dei costi»;
sarebbero in corso interlocuzioni con la rappresentanza delle compagnie assicurative per calmierare i premi;
il trascorrere dei mesi sta generando una paradossale situazione nella quale parte dei soggetti realizzatori si trovano impossibilitati nella attuazione degli interventi, nonostante l'ammissione al beneficio dei propri committenti –:
quale sia lo stato di definizione delle iniziative poste in essere dal Ministro interrogato, anche per il tramite del soggetto gestore, al fine di favorire il sollecito accesso al Fondo REN dei nuclei familiari in condizione di disagio economico.
(5-03571)
Interrogazioni a risposta scritta:
MORASSUT. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
il comune di Ardea in provincia di Roma eroga l'acqua potabile agli insediamenti del proprio territorio attraverso un acquedotto comunale;
non tutti gli insediamenti, per questioni tecniche, sono serviti da tale infrastruttura e sono costretti ad utilizzare l'acqua dai pozzi artesiani e ad approvvigionarsi a proprie spese dell'acqua per uso domestico inclusa l'acqua potabile;
tra gli insediamenti in questione vi è quello del consorzio di Colle Romito, che solo per metà è servito dall'acquedotto comunale;
la società IDRICA spa è concessionaria del servizio idrico da parte del comune di Ardea;
la suddetta società è stata più volte inutilmente sollecitata dagli organi del consorzio ad installare appositi contatori per calcolare l'esatto consumo delle singole unità immobiliari escluse dall'acquedotto;
l'installazione dei contatori risponde a una misura di equità delle quote poiché si tratta di unità di diversa metratura e di unità occupate da residenti e da nuclei che vi risiedono solo d'estate;
risulta all'interrogante che la società si è rifiutata di adottare tale misura, richiedendo per ogni casa un prezzo fisso di consumo pari a 144 euro al metro cubo senza mai emettere regolare fattura del consumo reale;
la legge di bilancio 2018 (legge 27 dicembre 2017 n. 205, articolo 1, comma 4) ha ridotto il termine di prescrizione per le bollette del servizio idrico da 5 a 2 anni, allineandolo a quanto già previsto per le forniture di energia elettrica e gas;
la Delibera Arera n. 547/2019/R/idr ha recepito tale modifica legislativa e ha stabilito le modalità di applicazione della prescrizione breve, prevedendo che, in caso di fatture prescritte, il gestore debba informare l'utente del diritto di non pagare le somme scadute da oltre 2 anni;
questa misura è stata introdotta per tutelare i consumatori, evitando richieste di pagamento per consumi risalenti a molti anni prima e non più facilmente verificabili dagli utenti. Tuttavia, si sono registrati numerosi casi in cui i gestori del servizio idrico continuano a notificare richieste di pagamento per importi prescritti, inducendo i consumatori a pagare senza essere adeguatamente informati dei loro diritti. Inoltre, alcuni gestori interrompono la prescrizione con solleciti di pagamento inviati senza fornire una chiara informazione sulla possibilità di eccepire la prescrizione;
le problematiche di carattere generale sopra descritte riguardano anche i cittadini di Colle Romito e trovano riscontro nel caso specifico della società IDRICA spa, la quale, pur non garantendo la regolare fornitura di acqua pubblica da diversi anni, ha applicato tariffe forfettarie illegittime, imponendo un consumo annuo per socio di 150 metri cubi per la depurazione –:
se intenda adottare iniziative di competenza idonee a garantire una più efficace applicazione della prescrizione biennale sulle bollette del servizio idrico, anche attraverso la previsione di sanzioni nei confronti dei gestori, che richiedono pagamenti per importi ormai prescritti;
se non ritenga di adottare iniziative, anche di carattere normativo, volte a chiarire l'applicabilità o meno di tariffe forfettarie, che non misurano gli effettivi consumi.
(4-04362)
BRUZZONE, DAVIDE BERGAMINI e CAVANDOLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:
la regione Emilia-Romagna con la deliberazione di Giunta regionale n. 2154 dell'11 novembre 2024 ha approvato il «Piano di controllo quinquennale del colombaccio (Colomba palumbus)» – valido dalla data di approvazione al 31 dicembre 2029 – è applicabile sull'intero territorio regionale, comprese zone urbanizzate escluse le Aree protette nazionali e regionali;
il colombaccio è in una fase di significativa espansione distributiva e quantitativa ed è diventato un'importante risorsa faunistica, evidenziando anche localmente uno stato di conservazione favorevole, ma secondo la regione, questa specie condiziona diversi aspetti concernenti le attività antropiche agro-forestali attribuendo al colombaccio rischi sanitari che invece sono propri del piccione di città;
la regione ha inserito il colombaccio tra le specie per cui è prevista la frequenza ad un percorso formativo da parte di proprietari o conduttori di fondi che intendono attuare, sui propri terreni, i piani di controllo previsti all'articolo 19 della legge n. 157 del 1992;
il Piano di controllo prevede il numero di 11.000 individui, circa il 15 per cento della media dei prelievi venatori stagionali, da prelevare annualmente su tutto il territorio regionale per un totale di 55.000 nell'arco temporale di vigenza del piano. Questi potranno essere prelevati dagli operatori selezionati dalla regione attraverso appositi corsi di preparazione alla gestione faunistica, il personale d'istituto, gli operatori afferenti a società private, ditte specializzate o operatori professionali e i proprietari e conduttori dei fondi;
la regione Emilia-Romagna, infatti, intende formare ed abilitare nuovi «Coadiutori per il controllo di colombaccio, piccione e storno» e i coadiutori già precedentemente abilitati al prelievo del piccione sono automaticamente abilitati anche come Coadiutori per il controllo della specie colombaccio;
secondo quanto previsto dall'articolo 18 della legge n. 157 del 1992 la specie «colombaccio» è considerata cacciabile dalla terza domenica di settembre sino al 31 gennaio di ogni anno con possibilità di anticipo al 1° settembre e prolungamento al 10 febbraio;
invece secondo quanto previsto dal Piano in ambiente rurale e in prossimità di fabbricati rurali ad uso agricolo, il controllo va attuato, anche in sinergia con gli interventi a carico della specie colombo o piccione a partire dal 1° aprile, ossia in piena fase di nidificazione;
a parere dell'interrogante il lieve impatto del colombaccio, che viene erroneamente unificato con il colombo domestico, non giustifica la delibera regionale che rischia di mettere a repentaglio il capitale riproduttivo dei colombacci in Emilia-Romagna con evidente ripercussione negativa su altri areali; tutti dovrebbero sapere che il colombaccio è un migratore e che i soggetti sedentari sono fortemente incrementati dai migratori che arrivano a riprodursi durante i mesi di marzo e aprile, per poi ripartire in autunno –:
se siano a conoscenza della delibera della regione Emilia-Romagna e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare affinché sia comunque rispettato l'arco temporale massimo, indicato dal comma 1 dell'articolo 18 della legge n. 157 del 1992 per l'esercizio venatorio della specie colombaccio, e venga tutelata questa importante risorsa faunistica durante il periodo della riproduzione.
(4-04364)
EVI, BRAGA, ROGGIANI, QUARTAPELLE PROCOPIO, CUPERLO, FORATTINI e MAURI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste — Per sapere – premesso che:
con una recente modifica legislativa (legge regionale n. 2 del 2023) e successive modificazioni la regione Lombardia ha sostituito l'articolo 26 della legge regionale n. 26 del 1993, consentendo di sostituire gli anelli inamovibili dei richiami vivi ad uso caccia con delle fascette di plastica o con altro materiale;
la Giunta regionale con deliberazione n. XII/3831 del 27 gennaio 2025, ha recentemente dato attuazione a tali provvedimenti, prevedendo, inoltre, che possano essere distribuite anche fascette aperte di alluminio con chiusura a bugna da utilizzarsi in sostituzione degli anelli inamovibili e tali fascette possano essere apposte anche sugli uccelli feriti, catturati, nell'esercizio dell'attività venatoria e utilizzati come richiami vivi, questo attraverso un'altra modifica della legge regionale n. 26 del 1993 con l'aggiunta del comma 5-bis all'articolo 23;
l'anello e la fascetta sono dispositivi con struttura e caratteristiche ben diverse tra loro: contrariamente all'anello, che ha sempre uno stesso diametro, la fascetta non è un elemento inamovibile ovvero continuo e non ha una struttura a cerchio. Mentre un anello con la sua struttura chiusa può essere apposto solo ad un piccolo uccello (pullus) e diventare inamovibile con la crescita dell'articolazione della zampa, una fascetta può essere apposta una (o più) volte a esemplari anche adulti e quindi anche di cattura. La ratio che sta alla base della seria e non alterabile marcatura degli esemplari nati in cattività viene del tutto meno;
la modifica legislativa approvata dalla regione Lombardia si configurerebbe a giudizio degli interroganti come una vera e propria sanatoria presente e futura nei confronti di coloro che detengono uccelli catturati illecitamente;
le fascette di plastica essendo facilmente manipolabili, rischiano di indebolire qualsiasi forma di contrasto del traffico illegale di richiami vivi catturati illecitamente in natura;
si ritiene che tali modifiche rischiano di porsi in aperto contrasto con la normativa nazionale che prevede al comma 7 dell'articolo 5 della legge n. 157 del 1992 il divieto di utilizzo di richiami che non siano identificabili mediante anello inamovibile, numerato e in contrasto con il regolamento CE865/2006 articolo 66 comma 8, che traspone la normativa Cites (convenzione di Washington) nei Paesi dell'Unione europea e prevede l'uso di «un anello o nastro costituente un cerchio continuo, senza giunti né interruzioni, che non abbia subito alcun tipo di manomissione, fabbricato industrialmente a tal fine e applicato nei primi giorni di vita dell'animale»;
inoltre con deliberazione n. XII/1849 del 5 febbraio 2024 della giunta regionale lombarda, è stata istituita, ex novo, una banca dati dei richiami che, a parere dell'interrogante, è vuota, senza alcuna tracciabilità e senza obbligo di inserimento dei codici anello identificativi degli uccelli allevati, né delle nuove fascette sopramenzionate che verranno a breve distribuite;
tali innovazioni legislative eliminano, di fatto, la possibilità di verificare (e controllare) che gli uccelli da richiamo ad utilizzo venatorio provengano effettivamente dalla cattività, incentivando ulteriormente il traffico illegale di avifauna;
si ricorda che la Commissione europea ha aperto la procedura EU Pilot n. 2023/10542 nei confronti dell'Italia per violazione delle norme europee in materia di caccia, direttiva Uccelli (2009/147 CEE), tra cui la mancata attuazione delle azioni del Piano di contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici. La Lombardia è uno dei 7 blackspot del bracconaggio in Italia –:
se, a fronte della disciplina regionale richiamata in premessa, non si intravedano, per quanto di competenza, ulteriori rischi di contrasto con il dettato della disciplina nazionale ed europea in materia di caccia e quali iniziative di competenza intendano conseguentemente adottare per scongiurare altresì un'eventuale procedura di infrazione per ripetute violazioni della normativa europea in materia di protezione degli uccelli e, nello specifico, sull'uccisione, cattura e commercio illegali degli stessi.
(4-04366)
CULTURA
Interrogazione a risposta in Commissione:
MANZI e AMENDOLA. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
in data 10 febbraio 2025 è stato pubblicato sul sito ministeriale il decreto direttoriale e le graduatorie relative alle «Attività ed iniziative di promozione cinematografica ed audiovisiva» anno 2024, per le quali è stata presentata istanza di contributo ai sensi del bando D.D. 21 giugno 2024 decreto 2351 (articolo 27 della legge n. 220 del 2016);
ai sensi dell'articolo 27, comma 1) della legge n. 220 del 14 novembre 2016, il Ministero, a valere sul Fondo per il cinema e l'audiovisivo, concede contributi per il finanziamento di iniziative e manifestazioni finalizzate a: a) favorire la diffusione della cultura cinematografica e audiovisiva; b) promuovere le attività di internazionalizzazione del settore; c) promuovere, anche a fini turistici, l'immagine dell'Italia attraverso il cinema e l'audiovisivo; d) sostenere la realizzazione di festival, rassegne e premi di rilevanza nazionale ed internazionale; e) promuovere le attività di conservazione, restauro e fruizione del patrimonio cinematografico e audiovisivo, anche con riguardo alle attività svolte dalle cineteche;
in base al comma 2-bis dell'articolo 27 della legge n. 220 del 2016 si prevede che i contributi alle attività e alle iniziative di promozione cinematografica e audiovisiva vengano attribuiti in relazione alla qualità artistica al valore culturale e all'impatto economico del progetto da una commissione composta da esperti nominati dal Ministro tra personalità di comprovata qualificazione professionale nel settore;
per l'anno 2024 in relazione realizzazione di festival, rassegne e premi di cui all'articolo 2, comma 2, lettere d), e), f) del decreto ministeriale del 31 luglio 2017 sono stati assegnati, attraverso il decreto ministeriale del 12 aprile 2024, 7 milioni di euro di cui 6 milioni per festival e rassegne e 1 milione per i premi;
da tale graduatoria risulta essere stato escluso il Lucania Film Festival con sede a Pisticci in provincia di Matera, Festival in essere da ben 25 anni;
l'attività di suddetto Festival risulta essere nota e richiama ogni anno importantissimi ospiti di livello nazionale e internazionale;
nell'ultima edizione che si è svolta nel periodo compreso tra il 4 e l'11 agosto 2024 sono stati ospiti della kermesse Valerio Mastandrea, Alice Rohrwacher, Raiz, Hana Makhmalbaf, Ambra Angiolini, Rocco Papaleo e Seydou Sarr, Moustapha Fall e Amath Diallo (gli attori del film «Io capitano» di Matteo Garrone) solo per citarne alcuni;
nel corso dell'anno l'attività del Lucania Film Festival si articola in moltissime iniziative che coinvolgono il territorio dalle istituzioni locali alle scuole nonché il tessuto associativo;
l'organizzazione è già al lavoro per la ventiseiesima edizione del Festival che come al solito coinvolgerà grandi nomi della cinematografia nazionale e internazionale;
nella presentazione della richiesta risulta all'interrogante che il Lucania Film Festival si è attenuto pedissequamente a quanto previsto dal vademecum di supporto alla compilazione delle modulistiche delle domande preventive per la concessione di contributi ad attività e iniziative di promozione cinematografica e audiovisiva ai sensi del decreto direttoriale 2351 del 21 giugno 2024;
l'esclusione risulta oggettivamente mortificante per il Lucania Film Festival comparando la propria attività ad altre realtà che risultano avere meno storia e radicamento anche rispetto agli stessi criteri richiesti in sede ministeriale –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali siano le ragioni della esclusione del Lucania Film Festival dal beneficio dei contributi previsti per l'anno 2024 ai sensi dell'articolo 27 della legge n. 220 del 2016.
(5-03574)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta scritta:
LOVECCHIO e GATTA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
secondo quanto riportato dall'articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano, la Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) avrebbe emesso una sentenza di condanna nei confronti dell'Italia in merito ai poteri di accertamento fiscale dell'Agenzia delle entrate e della Guardia di finanza;
la sentenza della Cedu evidenzierebbe la necessità di limitare i poteri di questi organi, in quanto attualmente ritenuti eccessivamente invasivi e lesivi dei diritti fondamentali dei cittadini e delle imprese;
le attività di accertamento fiscale e le verifiche da parte dell'Agenzia delle entrate e della Guardia di finanza rappresentano strumenti essenziali per la lotta all'evasione fiscale, ma devono essere condotte nel pieno rispetto dei diritti garantiti dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo;
se confermata, questa sentenza potrebbe avere importanti ripercussioni sull'ordinamento giuridico italiano e richiedere una revisione delle normative vigenti in materia di controlli fiscali;
l'Italia, in quanto Stato membro del Consiglio d'Europa, è tenuta a conformarsi alle decisioni della Corte di Strasburgo e a garantire l'adeguamento della propria legislazione alle disposizioni della Convenzione;
il Governo ha più volte dichiarato l'intenzione di rendere il fisco più equo e meno oppressivo, promuovendo un rapporto di fiducia tra Stato e cittadini e delineando l'obiettivo di un «fisco amico», che premi la trasparenza e la collaborazione anziché adottare una logica repressiva e punitiva;
alla luce della sentenza della Cedu, diventa quindi ancora più urgente un intervento per garantire che le attività di accertamento fiscale siano conformi ai princìpi di legalità, proporzionalità e rispetto dei diritti fondamentali, evitando eccessi e abusi che possano compromettere la fiducia dei contribuenti nello Stato –:
se il Governo sia a conoscenza della sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo che avrebbe condannato l'Italia per la presunta violazione dei diritti fondamentali nell'ambito delle verifiche fiscali;
quali siano le iniziative che il Governo intende intraprendere per conformarsi alla decisione della Cedu e se sia prevista una revisione normativa per limitare i poteri di accertamento dell'Agenzia delle entrate e della Guardia di finanza nel rispetto dei princìpi stabiliti dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo;
se siano state già avviate interlocuzioni con gli organi europei per evitare possibili sanzioni e per garantire un equilibrio tra la necessità di contrastare l'evasione fiscale e la tutela dei diritti dei contribuenti;
se non ritenga necessario, nell'ottica di realizzare un «fisco amico», adottare iniziative, anche di carattere normativo, per migliorare il rapporto tra Stato e contribuente, semplificando le procedure di verifica fiscale e promuovendo meccanismi di collaborazione anziché di repressione.
(4-04353)
GIUSTIZIA
Interrogazioni a risposta scritta:
CAFIERO DE RAHO, PAVANELLI, QUARTINI, FEDE e AMATO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
all'alba della mattina dell'11 febbraio 2025, si è svolta una vasta operazione antimafia, coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Palermo (Dda);
l'operazione ha portato all'arresto di 183 persone, ritenute appartenenti all'associazione mafiosa «cosa nostra»; tra di esse anche figure di rilievo, già in stato di detenzione;
l'indagine ha evidenziato il tentativo di Cosa Nostra di ricostituire la cupola provinciale, organo di coordinamento tra i mandamenti mafiosi, per reagire alla forte pressione delle forze dell'ordine;
l'operazione ha coinvolto diversi mandamenti mafiosi, tra cui Santa Maria del Gesù, Porta Nuova, San Lorenzo, Bagheria, Terrasini, Pagliarelli e Carini;
gli arrestati sono accusati di numerosi delitti mafiosi (associazione mafiosa, tentati omicidi, estorsioni aggravate dal metodo mafioso, traffico di stupefacenti, reati in materia di armi ed altri), l'operazione è particolarmente rilevante non solo perché ha permesso di ricostruire l'organigramma delle principali famiglie mafiose e di sventare il piano di riorganizzazione di Cosa Nostra, ma anche perché ha evidenziato che i boss mafiosi hanno discusso strategie e organigrammi o all'aperto, in luoghi isolati, o in riunioni on line. Tale aspetto è la prova dell'utilizzo, da parte di cosa nostra, di canali comunicativi innovativi rispetto al passato. Gli incontri fisici tra boss sono sempre più rari e vengono sostituiti dall'uso di chat criptate. Le indagini hanno inoltre svelato l'uso di nuove piattaforme di messaggistica, ritenute più sicure dai criminali, e proprio attraverso questi applicativi si sono formati dei gruppi di dialogo, dove diverse persone comparivano nelle chat riguardanti più mandamenti, cosa che ha permesso di mappare con maggiore precisione la rete di contatti tra i vari gruppi mafiosi;
l'aspetto che si sottopone al Ministro della giustizia è che alcuni mafiosi detenuti disponevano di microsim e cellulari criptati introdotti illegalmente nelle celle; tali strumenti permettevano loro di comunicare indisturbati con l'esterno e impartire ordini;
un caso emblematico è quello di un boss detenuto, che avrebbe organizzato una spedizione punitiva all'esterno del carcere, individuando egli stesso, nel corso di una lunga serie di telefonate, i componenti della squadra delegata al pestaggio e le precise modalità dell'agguato; e avrebbe anche assistito in diretta al massacro della vittima, grazie al video-collegamento telefonico –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti;
quali misure siano state adottate, sia nel circuito detentivo ordinario che quello speciale, per evitare l'introduzione illegale di strumenti di comunicazione telematici e/o telefonici;
se ritenga che sia giunto il momento di adottare in tutte le strutture di detenzione «disturbatori di frequenze» o, comunque, apparati o strumenti idonei a impedire comunicazioni o conversazioni telematiche e telefoniche da luoghi di detenzione verso l'esterno e viceversa;
quali misure siano state adottate e si intenda continuare ad adottare per impedire, conformemente alle richieste della magistratura requirente, la disponibilità di strumenti di comunicazione in regime di detenzione.
(4-04346)
TASSINARI e PITTALIS. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
numerose organizzazioni professionali degli avvocati, fra le quali l'Associazione italiana giovani avvocati e l'Organismo congressuale forense, denunciano gravi criticità nel pagamento degli onorari dei difensori delle persone ammesse al patrocinio a spese dello Stato;
in particolare, secondo l'Organismo congressuale forense, da ottobre i fondi destinati al pagamento dei legali sarebbero stati completamente esauriti e molti avvocati, pur avendo emesso regolare fattura e confidando in una liquidazione prevista per legge, sono ancora in attesa della liquidazione del compenso dovuto. A tale gravissimo problema si somma quello dei cronici ritardi nella corresponsione degli onorari in favore dei legali che hanno prestato la loro opera professionale per i non abbienti;
tale situazione sta comportando la rinuncia di molti avvocati all'incarico di difensori per i non abbienti: è evidente il gravissimo vulnus che si sta generando per la garanzia del diritto di difesa per le fasce più deboli della società, nonché sul diritto al compenso da parte di lavoratori che hanno svolto la propria prestazione d'opera professionale –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e se non intenda adottare nel primo provvedimento utile iniziative atte a sbloccare il pagamento degli arretrati dovuti agli avvocati e per garantire una efficace gestione dei fondi destinati al patrocinio gratuito al fine di evitare ritardi.
(4-04354)
GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
a oltre un anno di distanza dalla sentenza della Corte costituzionale n. 10 del 2024, che ha dichiarato illegittimo il divieto di colloqui intimi in carcere tra i detenuti e le persone a loro legate da una relazione affettiva, nessun detenuto ha potuto usufruire di questo diritto umano che, in assenza di obiettive ragioni di pericolosità, non può essere sacrificato dall'esecuzione penale oltre la misura del necessario, venendo altrimenti percepita la sanzione come esageratamente afflittiva, sì da non poter tendere all'obiettivo della risocializzazione;
il 7 febbraio 2025 l'ufficio di Sorveglianza di Reggio Emilia ha pienamente accolto il reclamo di un detenuto del carcere di Parma, difeso dall'avvocato Pina Di Credico, avverso la negazione del diritto all'affettività;
nell'ordinanza di accoglimento del 4 marzo 2024 il detenuto ha chiesto alla direzione dell'Istituto di poter svolgere colloqui intimi con la moglie come previsto dalla succitata sentenza;
la direzione ha risposto il 9 aprile 2024 respingendo la richiesta perché in attesa di ricevere determinazioni da parte dei superiori Uffici sulle modalità operative per dare, ove ne ricorrano i presupposti, concreta attuazione alla fruizione di tale tipo di colloqui; inoltre, in una nota del 25 maggio 2024, la Direzione precisava che gli spazi relativi a quel tipo di colloqui non erano nella disponibilità dell'Istituto e che il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha costituito un gruppo di lavoro composto da esperti che ha richiesto alla direzione della casa di reclusione di Parma di fornire notizie circa le possibili modalità di attuazione;
nell'ordinanza si ricorda che la Consulta, al fine di dare soluzione ai problemi operativi che possono emergere, auspica un intervento legislativo. Allo stesso tempo, però, in attesa di questo, ritiene opportuno un impegno dell'amministrazione della giustizia, in tutte le sue articolazioni, centrali e periferiche, al fine di dare un'ordinata attuazione alla decisione, sostenendo l'importanza di un'azione combinata del legislatore, della magistratura di sorveglianza e dell'amministrazione penitenziaria, ciascuno per le rispettive competenze, al fine di accompagnare una tappa importante del percorso di inveramento del volto costituzionale della pena;
sulla questione è recentemente intervenuta anche la Corte di cassazione, sentenza numero 8 del 2025. Ritenendo ammissibile un reclamo di un detenuto al magistrato di sorveglianza, la Corte riconosce che la richiesta di poter svolgere colloqui con la propria moglie, in condizioni di intimità, costituisce espressione del diritto all'affettività e alla coltivazione dei propri rapporti familiari e può essere negata soltanto per ragioni di sicurezza o esigenze di mantenimento dell'ordine e della disciplina, ovvero per il comportamento non corretto del detenuto o per ragioni giudiziarie in caso di soggetto ancora imputato;
l'Ufficio di sorveglianza di Reggio Emilia, per arrivare alla decisione oggetto della presente, ha approfondito con diverse richieste di spiegazioni alla direzione di Parma per chiarire eventuali ragioni ostative di tipo comportamentale da parte del detenuto, fino a ricevere le due ultime relazioni di sintesi dell'équipe di osservazione, totalmente positive sulla condotta del detenuto in carcere;
ritenendo fondato e meritevole di accoglimento il reclamo, l'Ufficio di sorveglianza di Reggio Emilia ha disposto che entro 60 giorni sia consentito al detenuto di svolgere un colloquio visivo intimo senza il controllo a vista e con le modalità individuate dalla sentenza n. 10 della Corte costituzionale, negli spazi che saranno allo scopo individuati dalla casa di reclusione di Parma –:
se sia a conoscenza di quanto riportato in premessa;
quali iniziative siano state concretamente assunte per dare attuazione alla citata sentenza della Consulta e, in particolare, quali sono i risultati del «tavolo tecnico» appositamente istituito dal Ministero;
se ci siano state da parte dell'Amministrazione penitenziaria circolari o note indirizzate alle sue articolazioni periferiche al fine di bloccare eventuali determinazioni volte ad assicurare la fruizione del diritto sancito dalla Consulta.
(4-04361)
ASCARI, GIULIANO e D'ORSO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'organismo congressuale forense (Ocf) ha recentemente denunciato il blocco dei pagamenti ai difensori che operano in regime di patrocinio a spese dello Stato, evidenziando una grave crisi del sistema;
molti avvocati, pur avendo prestato la loro opera professionale per la difesa di soggetti non abbienti, non ricevono da mesi, e in alcuni casi da anni, i compensi loro dovuti dallo Stato;
il ritardo nei pagamenti costituisce una violazione del diritto al giusto compenso e mette in difficoltà economica numerosi professionisti, con il rischio di compromettere la continuità della loro attività;
l'assenza di un sistema efficiente di liquidazione delle spettanze ai difensori mina il principio di effettività del patrocinio a spese dello Stato, con potenziali ricadute negative sul diritto di difesa dei cittadini meno abbienti, tutelato dall'articolo 24 della Costituzione;
nonostante le reiterate segnalazioni da parte delle istituzioni forensi e degli ordini professionali, il Ministero della giustizia non ha ancora adottato misure concrete per risolvere il problema;
è necessario garantire un meccanismo di pagamento tempestivo ed efficace per evitare che il patrocinio a spese dello Stato diventi insostenibile per gli avvocati che lo prestano –:
quali iniziative urgenti i Ministri interrogati intendano adottare per sbloccare i pagamenti arretrati dovuti ai difensori che operano in regime di patrocinio a spese dello Stato;
se i Ministeri interrogati intendano introdurre una procedura automatizzata e vincolante che garantisca tempi certi per la liquidazione dei compensi spettanti ai difensori;
quali risorse finanziarie siano disponibili nel bilancio dello Stato per far fronte agli impegni già maturati e quali interventi normativi siano in corso di valutazione per prevenire il ripetersi di situazioni simili;
se il Ministro della giustizia non ritenga opportuno istituire un tavolo tecnico con rappresentanti del Consiglio nazionale forense, dell'Organismo congressuale forense e degli Ordini degli avvocati per individuare soluzioni strutturali al problema.
(4-04365)
IMPRESE E MADE IN ITALY
Interrogazioni a risposta in Commissione:
GRAZIANO e PELUFFO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
il polo produttivo della Hanon Systems, attivo nella componentistica per veicoli con motore endotermico, ubicato in via Enzo Ferrari nella città di Benevento, di proprietà del gruppo sudcoreano Hankook, è interessato da una grave vertenza occupazionale dopo che i nuovi proprietari hanno comunicato di voler chiudere lo stabilimento nel capoluogo sannita entro la prossima primavera;
tale esito comporterebbe la perdita di sessanta posti di lavoro, con conseguenze assai gravi sotto il profilo tanto sociale quanto economico e che una eventuale chiusura costituirebbe un colpo durissimo per il sistema economico della provincia sannita che affronta già una congiuntura estremamente delicata;
secondo quanto si apprende da fonti sindacali, un piano di ristrutturazione aziendale e una governance che punti ad affrontare le nuove sfide della transizione eco-energetica avrebbe piena fattibilità, anche in considerazione del fatto che il 2024 è stato chiuso con un fatturato di circa 19 milioni di euro –:
se sia stato già attivato un tavolo di crisi presso il dicastero e quali esiti abbia finora prodotto;
se siano state intraprese interlocuzioni, e di che tipo, con la proprietà sudcoreana per impedire che sia prodotto un danno così grave all'economia di una città delle aree interne del Mezzogiorno e se esista l'intenzione di aprire un tavolo di confronto con le sigle sindacali e la proprietà;
quali iniziative si intendano intraprendere per impedire che lo stabilimento di via Ferrari nella città di Benevento subisca un immeritato destino di fine delle attività con contestuale perdita di ben sessanta posti di lavoro.
(5-03575)
BOLDRINI, FOSSI, SCOTTO, GIANASSI, BONAFÈ, FURFARO, SIMIANI e DI SANZO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
il giorno 10 febbraio 2025, presso la sede del Ministero delle imprese e del made in Italy, si è svolto un incontro tra le organizzazioni sindacali, il Governo e l'azienda sul futuro degli stabilimenti Beko in Italia;
in questo incontro, nel corso del quale l'azienda ha confermato l'intenzione di voler cessare la produzione entro il 31 dicembre 2025 in alcuni stabilimenti, la Sottosegretaria alle crisi d'impresa Fausta Bergamotto ha dichiarato, facendo riferimento allo stabilimento di Siena, che nei confronti dell'azienda Beko non si può usare lo strumento del golden power, smentendo in questo modo quanto dichiarato in più occasioni dal Ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso;
negli incontri che si sono svolti precedenza, così come nelle sedi parlamentari, il Ministro Adolfo Urso ha più volte ribadito che il Governo, al fine di tutelare la produzione in Italia e i posti di lavoro a rischio, aveva esercitato nei confronti dell'azienda lo strumento del golden power;
lo ha fatto il 10 dicembre 2024, presiedendo un tavolo con l'azienda e le organizzazioni sindacali, quando ha parlato di «poteri sanzionatori, o addirittura inibitori, previsti dall'esercizio del golden power, che abbiamo subito posto in essere...»;
lo ha fatto in una nuova, analoga riunione presso il Ministero, tenutasi il 30 gennaio 2025, nel corso della quale ribadiva: «Solo grazie all'uso avveduto del golden power è stato possibile scongiurare quanto già accaduto in Polonia, dove due stabilimenti sono stati chiusi con conseguenti 1.800 licenziamenti, o nel Regno Unito, con la cessazione delle attività. Se non l'avessimo fatto, oggi non saremmo riuniti a questo tavolo per trovare una soluzione sostenibile, mentre gli stabilimenti continuano a produrre con i medesimi livelli occupazionali»;
lo ha fatto perfino nelle sedi parlamentari e in particolare il 4 dicembre 2024, nel corso di una seduta di interrogazioni a risposta immediata nell'Aula della Camera dei deputati, rispondendo a un'interrogazione del deputato Matteo Richetti, quando dichiarava: «Il semplice esercizio del golden power in via preliminare ci ha permesso di evitare quanto accaduto in questi mesi in altri siti europei, dove il gruppo ha già annunciato la chiusura di stabilimenti in Polonia e in Gran Bretagna. In Italia questo non è avvenuto perché abbiamo posto in modo tempestivo e consapevole il golden power»;
a giudizio degli interroganti non è concepibile dal punto di vista politico e istituzionale che il Governo dica cose non vere di fronte a centinaia di lavoratrici e lavoratori ai quali è stato comunicato che da qui a pochi mesi perderanno il posto di lavoro –:
se non intenda il Governo fornire chiarimenti, nelle sedi parlamentari competenti e alle organizzazioni sindacali, se rispetto all'esercizio del golden power le cose stiano come dichiarato più volte dal Ministro Urso o come ha affermato lunedì 10 febbraio 2025 la sottosegretaria Fausta Bergamotto;
quali nuovi strumenti e nuove iniziative intenda assumere di fronte al rifiuto dell'azienda di rimuovere il termine del 31 dicembre 2025 per la cessazione della produzione, al fine di sbloccare questa impasse, tutelare le lavoratrici e i lavoratori, garantendo la continuità produttiva e un piano industriale solido e convincente.
(5-03577)
Interrogazioni a risposta scritta:
LACARRA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
il gruppo Sofinter è un soggetto operante nel mercato internazionale dell'energia, fornendo impianti e componenti per la produzione di vapore per uso industriale e per la produzione di energia elettrica, per il trattamento e l'incenerimento dei rifiuti, per il trattamento dell'acqua;
il gruppo comprende alcune società e marchi storici: AC Boilers, ex Ansaldo Caldaie, con oltre 150 anni di esperienza nella fornitura di impianti di generazione di vapore e conta tra gli stabilimenti di Gioia del Colle (Bari), Gallarate (Varese) e Porto Marghera (Venezia) circa 600 dipendenti;
nel 2001 Sofinter acquisisce una partecipazione in Termosud spa, con la sua fabbrica di Gioia del Colle (Bari), denominandola «Ansaldo Caldaie spa», specializzata nella progettazione e nella costruzione di grandi caldaie di potenza e caldaie a recupero per cicli combinati;
il gruppo versa da anni in uno stato di crisi, con problemi economici aggravati dalla pandemia e dall'aumento delle materie prime;
lo stabilimento di Gioia del Colle dà oggi occupazione a 136 persone, poste in cassa integrazione a gennaio 2024 e attualmente in regime di contratto di solidarietà a causa della «temporanea mancanza di commesse»;
ad aprile 2024 la holding tedesca «Mutares» ha acquisito la maggioranza del gruppo Sofinter, compresa l'AC Boilers di Gioia del Colle;
le organizzazioni sindacali contestano all'acquirente di non aver presentato alcun piano industriale illustrativo degli investimenti. Tuttavia, da ciò che si apprende da fonti sindacali, l'azienda sarebbe pronta a chiudere lo stabilimento di Gioia del Colle e apportare un taglio radicale dei costi nelle altre sedi;
a gennaio 2025, con un'informativa del gruppo Sofinter, si dava notizia ai dipendenti dell'acquisizione di un'importante commessa, mentre da fonti sindacali si apprende che la maggior parte delle commesse dell'azienda sarebbe in realtà stata dirottata sugli stabilimenti presenti in Cina e in Polonia o esternalizzata;
in sostanza alle attività di rilancio aziendale non corrisponderebbe alcuna specifica iniziativa per riattivare lo stabilimento gioiese;
da ciò che si apprende, il 18 febbraio 2025, dovrebbe tenersi un incontro al Ministero delle imprese e del made in Italy tra i vertici aziendali di Sofinter e quelli di Mutares;
il 14 febbraio 2025 le parti sociali hanno organizzato un'assemblea pubblica dinanzi alla sede di Gioia del Colle per discutere dell'incerto futuro che preoccupa i lavoratori –:
se e quali iniziative intenda intraprendere per scongiurare ogni ipotesi di chiusura o ridimensionamento degli stabilimenti di cui in premessa e, conseguentemente, salvaguardare interamente gli attuali livelli occupazionali.
(4-04347)
ROGGIANI, CUPERLO, FORATTINI. GIRELLI, GUERINI, MALPEZZI, PELUFFO e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
il Ministero delle imprese e del made in Italy ha annunciato l'emissione di una serie tematica di francobolli dedicata alle eccellenze del patrimonio culturale italiano, con particolare attenzione alle rievocazioni storiche;
tra gli eventi inizialmente selezionati figuravano il Palio di Siena, il Palio di Asti, il Palio dei Normanni di Piazza Armerina, la Giostra del Saracino di Arezzo e le Giostre della Quintana di Foligno e di Ascoli Piceno;
sorprendentemente, in un primo momento non era stato incluso il Palio di Legnano, una delle rievocazioni storiche più importanti d'Italia, che affonda le sue radici nel 1176 e rievoca la celebre Battaglia di Legnano, episodio di fondamentale rilievo nella storia del nostro Paese;
il Palio di Legnano rappresenta un evento di grande richiamo turistico e culturale per la Lombardia e per l'intero Paese, coinvolgendo migliaia di persone tra figuranti, volontari e spettatori, con un impatto economico e promozionale significativo per il territorio;
tale iniziale esclusione aveva suscitato perplessità e preoccupazione tra gli organizzatori e le istituzioni locali, che si erano prontamente attivate per chiedere il riconoscimento dell'evento;
solo dopo un immediato intervento da parte del consiglio di amministrazione della Fondazione Palio di Legnano, il Ministero, il 21 gennaio 2025, ha annunciato l'inserimento del Palio nella serie filatelica con emissione prevista per maggio 2025, riconoscimento importante per la città di Legnano per cui è giusto ringraziare il Ministro interrogato per il suo impegno;
resta tuttavia necessario chiarire come sia stato possibile escludere in prima istanza un evento di tale rilevanza storica e culturale, e con quali modalità si sia poi giunti al suo inserimento in un secondo momento –:
quali siano stati i criteri specifici adottati dal Ministero delle imprese e del made in Italy per la selezione delle rievocazioni storiche inserite nella serie tematica «Le Eccellenze del Matrimonio culturale italiano» e per quale motivo il Palio di Legnano sia stato inizialmente escluso dalla selezione;
se il Ministro interrogato intenda rivedere i meccanismi di selezione per garantire maggiore trasparenza e tutela delle manifestazioni di rilevanza nazionale.
(4-04355)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
SANTILLO, IARIA, CANTONE, FEDE e TRAVERSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
i lavori di elettrificazione della tratta ferroviaria Campobasso-Roma, finanziati in parte con fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), sono volti a modernizzare l'infrastruttura ferroviaria, ridurre i tempi di percorrenza e migliorare l'efficienza del servizio;
l'investimento complessivo per le opere infrastrutturali ferroviarie in Molise ammonta a circa 290 milioni di euro, provenienti da fondi PNRR, Fsc cofinanziamento regione Molise-Rfi;
i lavori sulla tratta Venafro-Campobasso hanno subìto ritardi a causa di problemi tecnici, tra cui il crollo di gallerie tra Vinchiaturo e Campobasso. Il crollo delle gallerie è stato causato dal ristagno di acque sotterranee, che ha progressivamente deconsolidato la struttura, aggravato dalla presenza di abitazioni sopra le gallerie. A causa delle problematiche citate, la tratta Vinchiaturo-Campobasso è stata esclusa dai fondi PNRR e dovrà essere finanziata autonomamente da RFI;
RFI ha proposto la creazione di un hub di interscambio modale a Bojano, dove i passeggeri dovranno passare dal treno all'autobus per raggiungere Campobasso, in quanto l'elettrificazione fino a Campobasso non sarà completata prima del 2028;
risulta agli interroganti che anche il posizionamento delle infrastrutture elettriche di Enel interferiscano con l'elettrificazione ferroviaria, causando ulteriori ritardi;
da ultimo un recente incidente nella galleria di Vinchiaturo ha ulteriormente rallentato i lavori. Si starebbe per questo predisponendo una variante progettuale per le gallerie tra Vinchiaturo e Campobasso per le quali è prevista nel 2026 una nuova gara di appalto per i lavori una volta conclusa la variante progettuale;
la tratta Isernia-Roma è già elettrificata e funzionante, mentre i lavori si concentrano principalmente sulla tratta Campobasso-Isernia, attualmente interrotta e sostituita da autobus. La deadline per il ripristino del collegamento ferroviario è attualmente fissata al 2028;
considerato inoltre che: per la ricostruzione delle gallerie sarà necessaria una Tunnel Boring Machine (TBM), ma tutte le TBM disponibili in Europa provengono dalla Cina e risultano già impegnate –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti, relativi ai ritardi e alle problematiche che interessano i lavori di elettrificazione della tratta ferroviaria Campobasso-Roma, con particolare riferimento al crollo delle gallerie tra Vinchiaturo e Campobasso;
quali siano i tempi trascorsi dal crollo delle gallerie alla decisione di procedere con una variante progettuale e quali siano le motivazioni di tali tempistiche;
quali iniziative di competenza intendano attivare per velocizzare i lavori di ripristino della tratta ferroviaria, tenendo conto delle difficoltà tecniche e burocratiche riscontrate, nonché della necessità di reperire una Tunnel Boring Machine (TBM);
quali misure siano state adottate o si intendono adottare per mitigare i disagi per i passeggeri durante il periodo di interruzione del servizio ferroviario, come ad esempio il potenziamento dei servizi sostitutivi su gomma e la realizzazione dell'hub di interscambio a Bojano;
quali siano le previsioni aggiornate per la messa in servizio dell'intera tratta elettrificata Campobasso-Roma e quali siano le stime dei tempi di percorrenza una volta completati i lavori;
quali iniziative di competenza si intendano assumere affinché sia assicurata la copertura finanziaria dei lavori, tenendo conto dell'esclusione della tratta Vinchiaturo-Campobasso dai fondi PNRR e della necessità di un finanziamento autonomo da parte di RFI.
(5-03572)
TRAVERSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
con il trattato internazionale tra Italia e Francia di cui alla legge n. 1907 del 31 ottobre 1952 che regolamenta l'elettrificazione delle stazioni di confine, si disciplina l'interoperabilità delle attività ferroviarie sulle tratte transfrontaliere nelle stazioni di Ventimiglia e Modane;
l'infrastruttura ferroviaria delle due nazioni ha tensioni diverse, si passa dai 3000 volt della rete italiana ai 25000 e 1500 volt della rete francese. La tensione presente a Ventimiglia è di 1500 volt rispetto ai 3000 volt del resto d'Italia, questo per permettere arrivi e partenze del rotabile francese ed italiano;
l'accordo tra le autorità nazionali preposte alla sicurezza della Repubblica francese e italiana del 5 maggio 2021 prevede che, per poter operare in dette stazioni, i rotabili ferroviari italiani necessitano di alcuni semplici dispositivi che consentono loro di poter operare anche con la tensione ridotta;
infatti, quasi tutti i treni di nuova generazione sono dotati di tale dispositivo ad eccezione dei nuovissimi treni previsti del contratto di servizio quindicennale firmato nel 2018 tra regione Liguria e Trenitalia: sono 28 Hitachi Caravaggio/Rock, 15 Alstom Stream/Pop e 5 Alstom Meridian/Jazz per un investimento di 390,5 milioni di euro;
la regione Liguria si è vantata di essere tra le prime regioni ad avere la flotta di treni più giovane d'Italia e non si comprendono le motivazioni per le quali non sia stato previsto di dotare i nuovi treni di dispositivi per la doppia tensione che avrebbero loro consentito di viaggiare anche nelle stazioni di confine;
nella sola stazione di Ventimiglia il bacino di utenza è di circa 200.000 passeggeri tra pendolari, studenti e i turisti, senza considerare i tanti lavoratori del servizio ferroviario, e tutti da anni sono costretti a dover gestire situazioni di stress di ritardi e malfunzionamento dei servizi ferroviari;
in questi giorni l'assessore regionale Marco Scajola ha dichiarato che: «Entro dicembre 2027 sarà completato l'adeguamento elettrico della stazione ferroviaria di Ventimiglia» tale operazione avrà un costo complessivo di 9,5 milioni di euro. Nello specifico serviranno 7 milioni di euro (di cui 4,5 a carico di regione Liguria) per adeguare le zone a tensione commutabile 1.500-3.000 volt, e in attesa di arrivare alla soluzione definitiva di 8 binari, Rfi ne sta mettendo in pratica per il periodo transitorio da qui alla fine del 2027 la trasformazione del binario uno e a giugno anche del binario 2 per un costo ulteriore di 2,5 milioni di euro;
a fronte di una spesa complessiva di 9,5 milioni di euro per l'adeguamento dell'infrastruttura ferroviaria della stazione di Ventimiglia e di cantieri che si concluderanno nel 2027, con gli annessi disagi per viaggiatori e operatori del settore appare incomprensibile la scelta di non aver modificato la commessa. Inoltre appare poco chiaro perché anche in un secondo momento non si sia optato per l'adeguamento dei nuovi treni alla doppia alimentazione (1.500 e 3.000 volt) operazione che avrebbe avuto un costo presumibile di circa 1,3 milioni di euro, ma di gran lunga inferiore a 9,5 milioni di euro –:
alla luce dei fatti emersi se il Ministro interrogato non reputi opportuno avviare iniziative di competenza per verificare quali siano state le motivazioni che abbiano condotto all'acquisto di treni senza una doppia tensione di alimentazione, e comunque per pervenire all'aggiornamento delle commesse ancora in corso di attuazione al fine di ovviare a problematiche come quelle messe in luce dal presente atto.
(5-03573)
Interrogazione a risposta scritta:
ANDREA ROSSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il nuovo codice dei contratti pubblici, adottato con decreto legislativo n. 36 del 2023, contiene all'articolo 60 la disciplina relativa alla revisione dei prezzi nei contratti pubblici;
la revisione dei prezzi è uno strumento essenziale per garantire l'equilibrio economico-finanziario degli operatori economici che intrattengono rapporti con la pubblica amministrazione, specialmente in contesti caratterizzati da alta inflazione;
l'impatto dell'inflazione è stato disomogeneo nei vari settori economici, colpendo maggiormente le attività cosiddette labour intensive, ampiamente diffuse nei settori dei servizi alla pubblica amministrazione;
l'istituto della revisione prezzi consente agli operatori economici di non subire perdite ingiustificate a causa di aumenti imprevedibili dei costi;
tale disciplina prevede l'obbligo di inserire clausole di revisione dei prezzi nei documenti di gara delle procedure di affidamento, i cui effetti si attivano al verificarsi di specifiche condizioni;
tali condizioni erano relative a eventi oggettivi che avrebbero determinato una variazione del costo dell'opera, della fornitura o del servizio per un importo superiore al 5 per cento e operavano nella misura dell'80 per cento della variazione stessa;
la legge n. 78 del 2022, nel delegare al Governo la stesura del nuovo Codice dei contratti pubblici, ha previsto all'articolo 1, comma 4, la possibilità per il Governo di produrre un decreto correttivo della disciplina in questione entro due anni dalla sua adozione;
il decreto correttivo del Codice dei contratti pubblici, adottato con decreto legislativo n. 209 del 2024, ha introdotto nuove soglie per la revisione dei prezzi nei contratti pubblici;
in particolare, per i lavori pubblici è stata abbassata dal 5 per cento al 3 per cento la soglia di aumento dei costi necessaria per ottenere l'adeguamento dei prezzi, con riconoscimento del 90 per cento degli aumenti effettivi;
per i servizi e le forniture, invece, tale soglia è rimasta al 5 per cento, con un riconoscimento dell'80 per cento degli aumenti effettivi, creando una disparità tra settori;
questa disparità di trattamento tra lavori pubblici e servizi/forniture a giudizio dell'interrogante penalizza ingiustificatamente un settore che, pur essendo strategico per il funzionamento della pubblica amministrazione, si trova a dover assorbire costi crescenti senza adeguate tutele;
molte imprese e cooperative che operano nei servizi pubblici essenziali, come ristorazione collettiva, trasporto pubblico, servizi socio-sanitari ed educativi, stanno subendo significativi aumenti di costi in termini di, a titolo meramente esemplificativo, energia, carburanti, personale e adeguamenti normativi;
l'attuale normativa non consente un adeguamento equo dei prezzi per questi comparti, mettendo a rischio la sostenibilità economica di molte realtà, con potenziali ripercussioni sui lavoratori e sulla qualità dei servizi offerti ai cittadini;
il rischio concreto è che, in assenza di interventi, le imprese siano costrette a ridurre il livello di servizio o ad aumentare i costi per la pubblica amministrazione, con ripercussioni sulla qualità e sull'accessibilità di servizi essenziali per i cittadini;
le associazioni di categoria hanno evidenziato la necessità di uniformare il trattamento tra lavori pubblici e servizi e forniture, aprendo un tavolo di confronto per rivedere la disciplina vigente –:
se il Governo sia a conoscenza delle criticità evidenziate dalle imprese operanti nel settore dei servizi e delle forniture in relazione alla revisione dei prezzi nei contratti pubblici e, di conseguenza, quali iniziative intenda adottare per garantire equità di trattamento tra i diversi settori degli appalti pubblici, evitando discriminazioni che penalizzano le imprese di servizi e forniture;
se non ritenga opportuno adottare iniziative di carattere normativo volte a rivedere le soglie attualmente previste, abbassando il limite del 5 per cento e aumentando al 90 per cento la compartecipazione ai costi anche per i servizi e le forniture, in modo da garantire una più adeguata tutela delle imprese e dei lavoratori coinvolti;
se intenda avviare con urgenza un tavolo di confronto con le associazioni di categoria, al fine di individuare soluzioni concrete per garantire l'equità nella revisione dei prezzi tra i diversi comparti.
(4-04357)
INTERNO
Interrogazioni a risposta in Commissione:
GIRELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
i revisori dei conti degli enti locali, a norma dell'articolo 16, comma 25, del decreto-legge n. 138 del 2011, convertito, con modificazioni, dalle legge n. 148 del 2011, sono scelti mediante estrazione a sorte da un elenco nel quale possono essere inseriti, a richiesta, i soggetti iscritti nel registro dei revisori legali, nonché gli iscritti all'ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili;
il testo ha modificato la disciplina previgente, che assegnava agli enti locali la nomina dei propri organi di revisione;
sulla base di tale previsione il Ministero ha proceduto a predisporre l'elenco su base regionali, comprendendo in un unico elenco tutti i revisori residenti nella stessa regione;
la facoltà di chiedere di essere esclusi da determinate province (ovviamente le più distanti dalla propria residenza) si è rilevata inefficace in quanto, a fronte del criterio casuale dell'estrazione, la maggior parte dei revisori non ha effettuato esclusioni;
la scelta di estrazione su base provinciale attingendo ad un elenco predisposto su base regionale ha provocato notevoli disagi sia per i revisori, che devono rendersi disponibili per incarichi a notevole distanza dalla propria residenza, sia per gli enti che devono farsi carico delle relative spese di viaggio, con la creazione di un vero e proprio «pendolarismo professionale» che non appare idoneo a garantire né criteri di professionalità né di indipendenza da parte dei revisori, come, invece, era obiettivo della riforma sopra citata;
un'ulteriore modifica è stata inserita dal legislatore con l'articolo 57-ter comma 25 del decreto-legge n. 124 del 2019, convertito con modifiche della legge n. 157 del 2019 con la previsione della predisposizione dell'elenco su base provinciale e con la nomina diretta del presidente del collegio, tramite elezione a maggioranza assoluta da parte dei consigli comunali, provinciali e delle città metropolitane e delle unioni di comuni che esercitano in forma associata tutte le funzioni fondamentali;
a seguito dell'approvazione della suddetta normativa i comuni di dimensioni superiori ai 15.000 abitanti hanno proceduto, fin dalla prima scadenza, alla nomina diretta del presidente del collegio dei revisori valutando, assieme alla competenza ed al curriculum professionale, la vicinanza geografica;
le prefetture hanno invece proseguito con le nomine del revisore unico o dei due componenti del collegio dei revisori estraendoli dall'elenco regionale predisposto dal Ministero dell'interno;
il 15 dicembre 2024 è scaduto il termine ultimo per la presentazione delle richieste di inserimento nel suddetto elenco da parte dei revisori in possesso dei requisiti di iscrizione per le tre diverse classi dimensionali degli enti locali e il Ministero ha predisposto l'elenco per il 2025 –:
se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, non intenda, anche tramite iniziative di carattere normativo, consentire che si predispongano più elenchi, riferiti alle singole province, così da consentire alle prefetture una scelta di maggior valore economico, ambientale e soprattutto professionale prevedendo inoltre, per ragioni di economicità, che le province di piccole dimensioni vengano accorpate tra loro.
(5-03576)
SARRACINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
in data 14 gennaio 2025, il Consiglio dell'ANAC, si è espresso a conclusione del procedimento di cui al Fasc Uvmact n. 44/2025/SA in merito al provvedimento di revoca dell'incarico di Rpct del comune di Cercola al segretario generale, dott.ssa Valentina Santini;
nella deliberazione assunta l'Anac ha «stigmatizzato la condotta tenuta dall'amministrazione nei confronti del segretario generale quale responsabile per la trasparenza e la corruzione del comune di Cercola», attribuendole un intento palesemente discriminatorio;
non soltanto ha giudicato illegittimo il provvedimento che conferiva a soggetto sprovvisto dei requisiti lo svolgimento di tale incarico, ma, ha ritenuto che le ragioni del provvedimento di revoca fossero da ricondurre ad un «intento ritorsivo scaturito dalle denunce proposte dalla dott.ssa Santini all'Autorità e ad altri Enti competenti»;
l'Autorità ha dunque riconosciuto la stretta correlazione tra la revoca dell'incarico di Rptc al segretario generale e l'attività di denuncia svolta dallo stesso, in funzione di Rptc svolta nei settori a più elevato rischio corruttivo, quali: personale, procedure assunzionali e reclutamento del personale, alloggi popolari, tributi, gestione integrata del ciclo dei rifiuti, Suap;
l'ANAC, ritenendo fondate le segnalazioni del segretario, ha, inoltre avviato attività di vigilanza in materia di prevenzione della corruzione sulle numerose criticità segnalate nelle denunce del segretario generale/Rptc –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, conseguentemente, se non intenda promuovere iniziative, per quanto di competenza, anche ai sensi dell'articolo 142 del TUEL, in relazione alla vicenda esposta e alle segnalazioni del segretario generale affinché sia garantita la massima trasparenza dell'attività amministrativa.
(5-03578)
Interrogazioni a risposta scritta:
GATTA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
la legge 23 dicembre 2005, n. 266, all'articolo 1, commi da 562 a 565, definisce le «vittime del dovere» e i soggetti equiparati. Il comma 565, prevede che, con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministero dell'interno, di concerto con i Ministri della difesa e dell'economia e delle finanze, siano disciplinati i termini e le modalità per la corresponsione delle provvidenze, entro il limite massimo di spesa stabilito dal medesimo comma, ai familiari superstiti. I commi 563 e 564 definiscono le categorie di soggetti inquadrabili quali «vittime del dovere» e «soggetti equiparati», mentre il comma 565 prevede che, con regolamento, siano stabiliti i criteri per la progressiva estensione dei benefici già previsti in favore delle vittime della criminalità e del terrorismo alle vittime del dovere e ai soggetti equiparati;
la materia così trattata lascia intendere che le amministrazioni dalle quali dipendono soggetti ancora viventi e rientranti nelle elencate categorie dopo lunghi e farraginosi procedimenti già esperiti per il riconoscimento della causa di servizio e che perciò hanno subìto l'attesa di code più che annuali presso gli ospedali militari, avrebbero dovuto fruire, d'ufficio, dei benefìci stabiliti dal legislatore (considerazione valida per gli eredi); appare assolutamente pretestuosa a giudizio dell'interrogante la richiesta che per il riconoscimento di detti benefìci in favore dei già individuati soggetti sia necessaria una nuova e debilitante replica degli accertamenti anche in caso di patologie per menomazioni non suscettibili di miglioramento o nei casi in cui le aggressioni subite avevano portato a dispensa del servizio per sopravvenuta inabilità per causa di servizio già accertata e in costanza di esso per mano di terroristi o criminali;
la procedura adottata dalle amministrazioni con la replica degli accertamenti nati dalla revoca, in dubbio di quanto già valutato da fiscale organo militare dello Stato, appare pretestuosa, anche perché il grado di invalidità per la quantificazione del beneficio è ricavabile per tabulas attraverso la parametrazione di valori omologhi attribuiti in sede di valutazione;
gli stessi apparati dello Stato a giudizio dell'interrogante hanno omesso, altresì, di informare i propri dipendenti sopravvissuti o gli eredi, creando uno squilibrio tra quanti a conoscenza della norma, e perciò subito beneficiari di essa, e quanti invece hanno appreso in ritardo della disciplina, vedendosi opporre la prescrizione del diritto da parte delle Amministrazioni; in esito ai ricorsi giurisdizionali promossi da taluni dei soggetti che aspirano al riconoscimento, la Corte di cassazione si è più volte pronunciata in modo conforme, negando valore alla pretesa prescrizione; la sezione lavoro della massima Assise, ha confermato la natura giuridica di status del riconoscimento della qualità di «vittima del dovere», evidenziando che: «(...) la condizione di vittima del dovere, tipizzata dall'articolo 1, comma 563 e 564, della legge 266 del 2005, ha natura di status, cui ne consegue l'imprescrittibilità dell'azione volta al suo accertamento, ma non dei benefici economici»;
la stessa consolidata massima giurisprudenza quantifica in dieci anni la prescrittibilità dei benefìci economici che vanno corrisposti alle vittime dal decennio dalla proposizione della domanda –:
quali iniziative di competenza i Ministri interrogati, alla luce di quanto sopra descritto, e delle recenti pronunce della Suprema Corte, intendano porre in essere per risolvere la situazione;
se non ritenga opportuno adottare iniziative anche di carattere normativo volte a deburocratizzare il procedimento per il riconoscimento dello status, distinguendo tra le vittime del dovere chi va esentato da inspiegabili duplicazioni di verifiche, perché dispensato dal servizio in esito a violenza già accertata, ascritta e certificata, per menomazione irrecuperabile come documentato dai referti delle commissioni mediche ospedaliere militari.
(4-04345)
BENZONI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
il braccialetto elettronico, applicato nell'ambito delle misure penali dell'allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento alla persona offesa (articoli 282-bis e 282-ter del codice di procedura penale) e, dunque, del contrasto alla violenza sulle donne e alla violenza domestica, rappresenta uno strumento essenziale per garantire la sicurezza delle vittime, contribuendo a monitorare il rispetto delle misure disposte dai giudici nei confronti degli aggressori;
recenti notizie di cronaca evidenziano preoccupanti problemi nel funzionamento dei dispositivi;
nell'arco degli ultimi mesi, infatti, i braccialetti elettronici hanno palesato malfunzionamenti che hanno dato poi seguito a diversi femminicidi e non è dato sapere, in mancanza di dati puntuali, se ci siano stati altri casi di malfunzionamento in quanto non riportati dalle cronache;
l'introduzione di questa misura nasceva, oltre che dalla necessità di prevenire reati di violenza e stalking, con due obiettivi principali: da un lato, ridurre i tassi di detenzione, in particolare l'uso della custodia cautelare, e, dall'altro, contenere la spesa pubblica attraverso un'alternativa più economica alla reclusione. In via generale – come analizzato anche dal XX rapporto Antigone sulle condizioni di detenzione – si può affermare che la portata applicativa del braccialetto elettronico sia aumentata soprattutto negli ultimi anni, così come quella di altre misure alternative al carcere, senza però che a questo aumento abbia fatto da contraltare una diminuzione della popolazione detenuta, così come ci si aspettava da una riforma normativa che era stata introdotta proprio con quell'obiettivo di tipo deflattivo;
l'ultima relazione annuale sulle misure cautelari ha fornito i dettagli relativi all'ultimo contratto di servizi riguardante i braccialetti elettronici, indicando che tale contratto – in vigore dal 1° gennaio 2023 – prevedeva l'attivazione di 1.000 dispositivi al mese, con la possibilità di utilizzarne fino al 20 per cento in più. Nell'ambito del question time n. 3-01378 del 7 agosto 2024, il Ministro dell'interno riferiva che «si tratta di un numero di scorte che il Ministero della giustizia ritiene adeguato alla richiesta di nuove attivazioni, anche considerando l'aumento delle attivazioni richieste dall'autorità giudiziaria in coincidenza con l'entrata in vigore della legge n. 168 del 2023»;
tuttavia, come si riscontra in articoli di stampa ma anche nel citato report di Antigone, il maggior uso dei dispositivi elettronici emerge non completamente in linea con le reali potenzialità degli stessi nel contenere maggiormente il ricorso all'utilizzo del carcere come luogo ove scontare una misura cautelare. Il problema riguarda indubbiamente la discrepanza tra il numero di braccialetti elettronici e le applicazioni pratiche dello stesso, gli alti costi dei dispositivi e i rischi di malfunzionamenti nonché l'inaffidabilità anche rispetto a falsi allarmi che pervengono giornalmente alle forze di polizia incaricate del loro monitoraggio;
sempre in occasione dell'interrogazione summenzionata, il Ministro dell'interno riferiva che presso il Viminale sarebbe operativo da diversi mesi un gruppo di lavoro interforze, con la partecipazione anche di rappresentanti del Ministero della giustizia e della società Fastweb fornitrice del servizio, al fine di individuare soluzioni alle criticità riscontrate –:
quali misure urgenti si intendano adottare per rendere totalmente funzionanti tutti i braccialetti elettronici – nonché i dispositivi di segnalazione – quali strumenti fondamentali ed essenziali per proteggere le donne vittime di violenze e stalking;
quali risvolti concreti e migliorativi delle criticità relative al funzionamento dei braccialetti elettronici abbia prodotto il lavoro del citato gruppo di lavoro interforze;
se possano fornire un elenco dettagliato, suddiviso per singole province, nel quale sono raccolti i dati relativi alla quantità di braccialetti elettronici a disposizione di ogni questura, al numero di braccialetti effettivamente utilizzati e al numero di braccialetti che hanno manifestato problemi di malfunzionamento;
se possano fornire, nel breve termine, i dati richiesti al quesito precedente con particolare riferimento alla provincia di Brescia.
(4-04348)
GIAGONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
nella mattinata del 1° febbraio 2025, in via San Giovanni, nella frazione di Posada, un ordigno, composto da oltre un chilo di esplosivo, ha distrutto tre auto;
l'attentato, compiuto alle 5 del 1° febbraio 2025, avrebbe potuto avere conseguenze drammatiche;
l'auto presa di mira è di proprietà di un carabiniere di Siniscola in servizio nella squadra di Monte Pizzinnu;
l'episodio è l'ultimo in ordine di tempo di una serie di attentati e di azioni intimidatorie che si sono verificate nella zona della Baronia, dove in un anno si sono già contati 46 attentati;
le circostanze dell'attentato dimostrano che le organizzazioni criminali hanno un saldo controllo del territorio;
le circostanze hanno scosso le comunità locali e in primis i sindaci dei Paesi coinvolti che hanno incontrato a Nuoro la prefetta Alessandra Nigro e i rappresentanti delle forze dell'ordine per parlare di sicurezza urbana e di come garantirla –:
se sia a conoscenza della situazione esposta in premessa e se non ritenga necessario implementare i controlli e il numero di operatori delle forze dell'ordine ivi presenti;
se non ritenga, per quanto di competenza, che l'attentato del 1° febbraio 2025 presenti dei collegamenti con altre forme di criminalità presenti nella zona.
(4-04358)
ISTRUZIONE E MERITO
Interrogazione a risposta orale:
SPORTIELLO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:
con nota prot. 47577 del 26 novembre 2024, sono state rideterminate le date per le iscrizioni alle scuole dell'infanzia e alle scuole del primo e del secondo ciclo di istruzione per l'anno scolastico 2025/2026 anche al fine di consentire alle famiglie di avere più tempo per una scelta ponderata; pertanto, le domande di iscrizione sono state presentate nel periodo compreso dal giorno 21 gennaio 2025 al giorno 10 febbraio 2025;
a conclusione delle predette iscrizioni, e nonostante l'ampliamento della finestra temporale, sono emerse le note carenze del nostro sistema d'istruzione che è ancora ben lontano dall'essere inclusivo, soprattutto per gli alunni e le alunne più fragili che, ancora oggi, trovano estrema difficoltà ad accedere al sistema di istruzione con gli ausili e i sostegni che la legge prevede;
è di pochi giorni fa la notizia di un ragazzo di quindici anni della Lombardia, con una forma severa di autismo, che avrebbe ricevuto il rifiuto all'iscrizione da ben circa 30 istituti scolastici, facendo vivere alla famiglia una drammatica odissea che sarebbe iniziata a ottobre, presso il servizio di orientamento scolastico offerto dal comune per gli alunni con sostegno, allorquando sarebbe emerso che delle sole tre scuole presenti sulla lista e disponibili sulla carta in realtà due hanno poi dato risposta negativa e la terza ha dato una disponibilità condizionata alle risorse poi effettivamente disponibili; a questi dinieghi ne sono poi conseguiti tanti altri, correlati alla carenza di personale di sostegno e al crescente numero di alunni e alunne con disabilità;
il Ministro dell'istruzione avrebbe già fatto sapere di aver «dato mandato agli uffici competenti di avviare una verifica approfondita sul caso sollevato dalla Fish relativo al rifiuto di 31 Scuole superiori di accogliere un ragazzo con forme gravi di autismo. La scuola italiana ha il dovere di essere inclusiva per tutti gli studenti, senza distinzioni. Non è tollerabile che episodi come questo accadano in un sistema educativo che deve garantire il diritto all'istruzione a ciascun alunno, indipendentemente dalla sua condizione. Ci impegniamo a trovare una soluzione adeguata»;
il caso del ragazzo 15enne non è purtroppo isolato e sono diverse le analoghe segnalazioni che si stanno diffondendo attraverso gli organi di informazione; la vicenda delle 30 scuole ha suscitato l'indignazione della Fish (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con disabilità e famiglie), che per voce del suo presidente ha dichiarato «Questo episodio evidenzia una grave lacuna nel sistema educativo italiano riguardo all'inclusione scolastica degli studenti con disabilità. Nonostante le normative, la realtà è ancora lontana dagli obiettivi»;
gli istituti coinvolti hanno rappresentato che in realtà sarebbe la semplice applicazione delle normative vigenti in materia di iscrizioni scolastiche a condurre a questa incresciosa situazione;
la circolare ministeriale del 26 novembre 2024 ha declinato nel paragrafo 9.1 le procedure di iscrizione per gli alunni e alunne con disabilità prevedendo che le iscrizioni sono perfezionate «con la presentazione alla scuola prescelta» della certificazione rilasciata dalla A.S.L. di competenza, comprensiva della diagnosi funzionale e «sulla base di tale documentazione, la scuola procede alla richiesta di personale docente di sostegno e di eventuali assistenti all'autonomia e alla comunicazione a carico della Regione o dell'Ente locale, nonché alla successiva stesura del piano educativo individualizzato, in stretta relazione con la famiglia e gli specialisti dell'A.S.L.» –:
se non intenda ulteriormente chiarire che è un diritto delle famiglie scegliere la scuola, alla quale consegue il dovere del sistema di istruzione di assicurare, attraverso congrue risorse, personale docente di sostegno ed eventuali assistenti all'autonomia e alla comunicazione.
(3-01737)
Interrogazioni a risposta scritta:
BARBAGALLO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
le istituzioni scolastiche site in particolari contesti territoriali affrontano quotidianamente molteplici difficoltà nella gestione dell'organizzazione didattica e del personale;
i dati mostrano quanto la qualità dell'offerta educativa in determinati territori riguardi centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi e può, in particolari condizioni, impattare, inevitabilmente, su molteplici aspetti della vita quotidiana a partire dal diritto allo studio e dai rendimenti degli studenti;
tra i primi interventi, l'esecutivo, con l'approvazione della legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio 2023) ha operato importanti tagli, che hanno impattato negativamente sul settore dell'istruzione e introducendo, in particolare, una nuova disciplina relativa alla determinazione dei criteri per la definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi e la sua distribuzione tra le regioni, ha approvato un piano di riduzione delle sedi, che rischieranno inevitabilmente di essere accorpate andando ad impattare negativamente su territori già in difficoltà come le aree interne e il Mezzogiorno;
tale processo di dimensionamento, come denunciato dai territori, sta determinando una riorganizzazione di risorse e competenze della rete scolastica;
tramite la stampa di settore i Dirigenti scolastici del concorso riservato (DM 107/2023) – denunciano come, in conseguenza del piano di dimensionamento avviato, il fenomeno delle reggenze scolastiche si sia trasformato in un'emergenza strutturale del sistema educativo italiano;
il progressivo ridimensionamento della rete scolastica ha portato, appunto, a una drastica riduzione delle autonomie scolastiche e all'accorpamento di istituti, con il risultato di assegnare la direzione di più scuole a un unico Dirigente Scolastico (DS) e, in molti casi, di condividere i Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi (DSGA) tra più sedi;
un modello, quello delle reggenze, pensato per ridurre le spese, che si è rivelato penalizzante per la qualità della didattica e dell'organizzazione amministrativa che va in direzione opposta alle recenti indicazioni nazionali, rese note dal ministro, che intendono porre al centro delle priorità la valorizzazione del personale scolastico e il rafforzamento della dimensione personalizzata e laboratoriale dell'insegnamento;
come denunciato dagli addetti ai lavori, nell'anno scolastico in corso, sarebbero ben centinaia gli istituti scolastici italiani privi di un DS titolare, gestiti da reggenti già sovraccarichi di lavoro; tale situazione ha conseguenze dirette sul funzionamento della scuola e sulla sua capacità di rispondere alle esigenze di studenti, famiglie e personale scolastico;
non si tratta solo di un problema gestionale, ma di una questione che incide direttamente sulla qualità dell'istruzione e sulla possibilità per gli studenti di avere un ambiente scolastico funzionale ed efficiente;
investire nell'immissione in ruolo dei nuovi DS e DSGA significa dare stabilità al sistema scolastico, garantire una programmazione efficace e ridurre il rischio di dispersione scolastica. È un'azione necessaria per il futuro dell'educazione in Italia, che non può più permettersi di restare ostaggio di un sistema di reggenze inefficace e dannoso per l'intera comunità scolastica –:
quali iniziative, anche di carattere normativo, il ministro interrogato intenda adottare al fine di avviare un piano di immissione in ruolo di nuovi DS e DSGA, così da affrontare il problema degli istituti in reggenza e garantire il diritto allo studio, riducendo il rischio di dispersione scolastica, potenziando ambienti scolastici funzionali ed efficienti, in particolare modo nelle realtà maggiormente interessate;
se intenda avviare un piano di assegnazione immediata dei posti vacanti ai vincitori dei Concorso Riservato per Dirigenti Scolastici (DM 107/23), già formati e pronti ad assumere l'incarico e dei vincitori del concorso ordinario (DD 2788/2023), che a breve termineranno la procedura per avere la graduatoria dei vincitori.
(4-04350)
PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
l'11 febbraio 2025 il Ministero dell'istruzione e del merito ha diffuso un comunicato stampa relativo alle iscrizioni alle scuole superiori per l'anno scolastico 2025/2026, che si sono concluse il 10 febbraio. Il Ministro ha evidenziato come un successo l'incremento di iscrizioni «di circa il 10 per cento rispetto allo scorso anno al liceo del made in Italy»;
nel 2024 le iscrizioni al liceo del made in Italy erano state solo 375, a cui se ne aggiunsero circa un centinaio in forma cartacea nelle settimane successive. La richiesta di attivazione del nuovo indirizzo era stata attivata da 128 scuole, ridotte poi a 92 nella fase delle iscrizioni: solo pochissime riuscirono a formare classi per via del numero basso di studenti;
dai dati resi noti dal Ministero apprendiamo che per l'anno scolastico 2025/2026 lo 0,09 per cento (a fronte dello 0,08 per cento dell'anno precedente) di iscritti alla scuola secondaria di II grado ha scelto il liceo del made in Italy, mentre il 4,21 per cento (a fronte del 3,96 per cento dell'anno scolastico 2024/25) ha scelto il liceo delle Scienze umane, opzione economico sociale;
a differenza di quanto previsto inizialmente dal Governo, probabilmente anche alla luce dei dati, che continuano a evidenziare la preferenza da parte di studenti e famiglie del liceo delle scienze umane rispetto a quello del made in Italy, durante l'esame alla Camera dei deputati del decreto-legge 28 ottobre 2024, n. 160 convertito con modificazioni dalla legge n. 199 del 2024, è stato aggiunto un articolo, l'articolo 8-bis, che dispone che l'opzione economico-sociale presente all'interno del percorso del liceo delle scienze umane permanga, in via ordinaria (e non più quindi solo fino a esaurimento), quale percorso autonomo rispetto a quello del liceo del made in Italy, non dovendo più confluire in quest'ultimo, come previsto inizialmente dalla normativa;
con una nota dell'8 gennaio 2025, il Ministro dell'istruzione e del merito ha ribadito che si delinea la coesistenza, nel complessivo sistema dei licei, dell'opzione economico-sociale presente all'interno del percorso del liceo delle scienze umane e del percorso liceale del made in Italy e risulta superata l'indicazione fornita con la nota n. 47577 del 26 novembre 2024, nella parte in cui, con riferimento alle iscrizioni alla prima classe del liceo del made in Italy prevedeva che «nell'ambito della programmazione regionale, l'attivazione di classi prime del liceo del made in Italy comporterà la contestuale riduzione, di pari numero, di classi prime afferenti all'opzione economico-sociale presente all'interno del percorso del liceo delle scienze umane»;
quindi, nell'ambito della programmazione regionale potrà essere presa in considerazione la formazione di classi prime di entrambi i percorsi liceali sopra richiamati (opzione economico-sociale del percorso del liceo delle scienze umane e liceo del made in Italy), ferme restando le modalità di costituzione delle stesse e nell'ambito della complessiva dotazione organica assegnata;
nella stessa nota il Ministro dell'istruzione e del merito invitava le scuole a predisporre la più ampia illustrazione alle famiglie delle peculiarità del percorso liceale del made in Italy, «che rappresenta un elemento di importante innovazione nella complessiva offerta formativa del sistema nazionale di istruzione», nonostante nella piattaforma Unica continui a essere presente solo il piano di studi del biennio perché «il quadro orario completo degli insegnamenti per il terzo, quarto e quinto anno è in fase di definizione»;
il Ministro interrogato sembra non volersi arrendere all'evidenza dei fatti: il liceo del made in Italy non convince né le scuole né gli alunni –:
se non ritenga di dover ammettere il fallimento del progetto dell'istituzione del liceo del made in Italy, adottando iniziative volte a ricondurre, nel triennio, le classi avviate negli ultimi due anni scolastici nel percorso del liceo delle Scienze umane.
(4-04351)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazione a risposta orale:
BARZOTTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
in data 10 febbraio 2025, organi di stampa hanno riportato i risultati di un controllo effettuato dagli agenti dell'Unione Nord Lodigiano e dall'Ats presso un cantiere nel comune di Tavazzano con Villavesco;
l'intervento, scaturito da una segnalazione di un cittadino, ha evidenziato gravi irregolarità in materia di sicurezza sul lavoro e contrattualizzazione del personale impiegato nel cantiere;
in particolare, sono stati trovati cinque lavoratori privi di dispositivi di protezione individuale e operanti in totale irregolarità contrattuale e amministrativa;
l'opera oggetto dell'appalto riguarda la realizzazione di un impianto di sollevamento delle acque bianche sul cavo Sillaro, situato in via 4 Novembre, quartiere Companatico nel comune di Tavazzano con Villavesco per un importo lavori di 107.415,82 euro;
l'intervento rientra in una convenzione stipulata tra il Consorzio MBL-SAL - comune di Tavazzano con Villavesco;
l'impresa esecutrice dei lavori risulta essere il Consorzio delle utenze irrigue, Loc. Cà dell'Acqua Codogno (LO);
il fatto che il cantiere in questione riguardi un'opera pubblica rende ancora più grave la vicenda, in quanto il rispetto delle normative sulla sicurezza e la regolarità dei contratti di lavoro dovrebbero essere garantiti in modo esemplare;
se quanto emerso dai controlli fosse confermato, risulterebbe evidente una grave carenza di vigilanza e una altrettanto grave responsabilità da parte di tutti i soggetti preposti a garantire il rispetto delle normative vigenti;
i dati recentemente diffusi dall'Inail, segnalano un aumento delle morti sul lavoro nel 2024 e delle malattie professionali. Rispetto al 2023, in particolare, nel 2024 sono cresciute sia le denunce di infortunio mortale in occasione di lavoro sia quelle in itinere –:
se il Ministro interrogato non intenda adottare un piano straordinario nazionale di prevenzione e contrasto agli infortuni sul luogo di lavoro nonché quali iniziative urgenti di competenza intenda mettere in atto per garantire che negli appalti pubblici vengano rispettate in modo rigoroso le normative sulla sicurezza e la regolarità contrattuale dei lavoratori.
(3-01736)
Interrogazione a risposta scritta:
BARZOTTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
con il decreto-legge n. 101 del 2019, convertito con modificazioni dalla legge n. 128 del 2019, è stato avviato il processo di internalizzazione del servizio di contact center di Inps attraverso la società in house Inps Servizi, con l'obiettivo di migliorare la qualità del servizio, garantire la stabilità occupazionale e rafforzare la funzione pubblica del servizio;
questo processo, fortemente voluto e realizzato grazie al Movimento 5 Stelle, è stato accompagnato da un piano industriale mirato a consolidare il servizio e a garantire diritti e tutele ai lavoratori coinvolti;
questo procedimento di internalizzazione è stato completato il 1° gennaio 2023, ma dopo il cambio di gestione dell'Inps, il piano industriale del 2024 non è stato aggiornato, rimanendo quello del 2022, senza alcuna implementazione di nuove strategie per il consolidamento del servizio e la tutela dei lavoratori;
la mancata attuazione del piano industriale mette a rischio la qualità del servizio, la stabilità lavorativa e il potere d'acquisto dei dipendenti, a fronte di un mancato adeguamento salariale e del blocco del rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl) –:
quali iniziative il Governo intenda adottare per rilanciare il progetto di internalizzazione di Inps Servizi, garantendo la piena attuazione del piano industriale, la valorizzazione della funzione pubblica del contact center e la tutela delle condizioni economiche e contrattuali dei lavoratori coinvolti.
(4-04349)
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Interrogazione a risposta in Commissione:
CASU e SARRACINO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, Al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. — Per sapere – premesso che:
l'applicazione della cosiddetta normativa «taglia idonei», ovvero il quarto e quinto periodo, del comma 5-ter, dell'articolo 35, del decreto legislativo n. 165 del 2001, come modificato dall'articolo 1-bis, del decreto-legge n. 44 del 2023, in occasione del concorso Coesione sud per il reclutamento di 2.200 unità, rischia di determinare notevoli problemi applicativi e ritardi nel reclutamento di detto personale;
in particolare, rischia di: escludere numerosi idonei qualificati, che hanno superato tutte le prove selettive e sono già pronti per essere inseriti negli organici degli enti; determinare una mancata copertura dei posti messi a bando, a causa di rinunce o altri motivi; generare inefficienze per gli enti interessati, che potrebbero trovarsi nella necessità di indire nuovi concorsi per colmare eventuali carenze di personale, con un inutile spreco di risorse pubbliche e tempo;
per di più, vista la concomitanza tra le scadenze del Pnrr e il nuovo ciclo di programmazione dei Fondi strutturali 2021-2027, sarebbe urgentemente necessario un organico adeguato e pienamente operativo;
il Pnrr dovrà essere completato entro il 31 dicembre 2026, data entro la quale tutti i progetti finanziati devono essere realizzati e rendicontati;
la tempistica serrata del Pnrr, unita alla necessità di avviare i programmi del nuovo ciclo 2021-2027, impone un rafforzamento delle capacità amministrative per accelerare la progettazione e l'attuazione;
la capacità di spesa, soprattutto al Sud, è una questione centrale e a tal fine il rafforzamento della pubblica amministrazione è cruciale per l'attuazione degli interventi, ma il mancato reclutamento degli idonei potrebbe ritardare l'attuazione dei progetti previsti e comportare la perdita di risorse strategiche per il rilancio del nostro Paese;
il mancato reclutamento degli idonei non impatterebbe negativamente solo sugli enti locali, ma anche sulle funzioni centrali. Ministeri e altre amministrazioni centrali, già sotto pressione per il monitoraggio, l'attuazione e il coordinamento delle scadenze del Pnrr e dei Fondi strutturali, potrebbero vedere compromessa la propria operatività a causa della carenza di personale qualificato, testimoniato dall'alto tasso di risorse esterne che in genere la pubblica amministrazione, non solo locale ma anche centrale, recluta per l'implementazione di strategie ed investimenti;
l'apporto degli idonei già selezionati sarebbe determinante per supportare il raggiungimento degli obiettivi strategici nazionali e per migliorare la capacità di gestione delle risorse in modo uniforme su tutto il territorio;
nel caso del concorso Ripam Coesione sud, sebbene il totale complessivo dei posti messi a bando sia pari a 2.200 unità, il numero di unità assegnate a ciascun Comune non supera, in alcun caso, le 20 unità limite per il quale la norma già prevede una deroga rispetto al principio del 20 per cento. L'applicazione di tale limite al concorso in oggetto quindi genererebbe anche degli effetti distorsivi rispetto a principi che già sono stati indicati nell'ordinamento;
in tale prospettiva, nelle more dell'auspicata abolizione della norma «taglia idonei», appare urgente prevedere una specifica deroga per il concorso Ripam 2.200 unità, al fine di poter valorizzare immediatamente tutte le competenze selezionate ed evitare ulteriori costi e tempi più lunghi per il completamento di tutte le assunzioni necessarie, così come anche sollecitato dalla Presidenza dell'Anci –:
quali urgenti iniziative, anche di carattere normativo, intendano assumere al fine di scongiurare le disfunzioni, i ritardi e la dispersione di competenze selezionate evidenziate in premessa, con particolare riguardo alle selezioni previste dal concorso Coesione sud.
(5-03579)
SALUTE
Interrogazioni a risposta scritta:
MALAVASI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
la legge 11 gennaio 2018, n. 3 recante «Delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali nonché disposizioni per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del Ministero della salute» prevede, all'articolo 7, l'istituzione delle professioni sanitarie dell'osteopata e del chiropratico;
l'articolo 7, al comma 1, ha previsto che, con accordo stipulato in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, da adottare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della medesima legge, sono stabiliti l'ambito di attività e le funzioni caratterizzanti le professioni dell'osteopata e del chiropratico, i criteri di valutazione dell'esperienza professionale nonché i criteri per il riconoscimento dei titoli equipollenti;
ad oggi, dopo oltre sette anni dall'approvazione della legge, non è stato ancora adottato il decreto del Ministro dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministro della salute, di definizione dei criteri per il riconoscimento dei titoli equipollenti, fondamentale per completare l'iter legislativo e definire in modo chiaro i requisiti e le equivalenze dei titoli di studio preesistenti ai fini dell'accesso degli attuali osteopati all'albo professionale;
la mancata attuazione della normativa sta lasciando migliaia di professionisti in un limbo normativo, che non permette di svolgere a pieno titolo il ruolo che gli è stato assegnato e che desta preoccupazione per il futuro professionale, creando ripercussioni per i milioni di pazienti che ormai da anni si rivolgono quotidianamente alla categoria –:
quale sia la posizione dei Ministri interrogati in merito ai fatti esposti;
quali siano le tempistiche stimate per l'emanazione del decreto ministeriale, che avrebbe dovuto essere adottato entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge, per la definizione dei criteri per il riconoscimento dell'equipollenza dei titoli pregressi;
quali iniziative i Ministri interrogati intendano assumere, per quanto nelle rispettive competenze, per assicurare la conclusione dell'iter in tempi brevi, al fine di garantire il pieno riconoscimento della figura dell'osteopata.
(4-04356)
LACARRA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
l'obesità, soprattutto in età infantile e giovanile, rappresenta una vera e propria emergenza sanitaria, con un impatto significativo sulla salute fisica e psicologica, nonché un costo elevato per il sistema sanitario nazionale;
secondo i dati più recenti, l'Italia si colloca tra i Paesi europei con i più alti tassi di obesità infantile e giovanile, con percentuali allarmanti di bambini e adolescenti in sovrappeso o obesi;
in particolare, secondo i dati Istat 2023 sull'epidemiologia dell'obesità in Italia, nel nostro Paese vi sono 6 milioni di persone obese, un incremento del 38 per cento rispetto al 2003, e negli ultimi 20 anni nella fascia di età 18-34 anni la percentuale di persone affette è passato dal 2,6 per cento al 6,6 per cento, raddoppiando tra gli uomini e triplicando tra le donne;
l'obesità è un fattore di rischio per numerose patologie, tra cui diabete, malattie cardiovascolari, ipertensione, alcune forme di cancro e disturbi mentali, con conseguenze negative sulla qualità della vita e sulla mortalità a lungo termine;
la prevenzione e il contrasto dell'obesità, e soprattutto quella infantile e giovanile, richiedono un approccio multidimensionale, che coinvolga diversi settori, tra cui la scuola, la famiglia, i media e le istituzioni sanitarie, e forme di promozione di una sana alimentazione, dell'attività fisica e stili di vita corretti fin dalla prima infanzia, campagne di sensibilizzazione, programmi educativi e iniziative di supporto per le famiglie;
è necessario garantire l'accesso a cure adeguate alle persone in sovrappeso o obese, attraverso percorsi diagnostici e terapeutici personalizzati, che coinvolgano medici specialisti, nutrizionisti e psicologi;
nonostante l'importanza cruciale di questo tema, negli ultimi due anni si è riscontrata una scarsità di misure e iniziative pubbliche concrete da parte del Governo italiano per contrastare l'obesità, e in particolar modo quella infantile e giovanile;
nel 2022, un farmaco nato per la gestione del diabete (Ozempic) basato sul principio attivo della semaglutide, si è rivelato un potente strumento per la perdita di peso;
la semaglutide è una molecola che agisce «ingannando» il cervello e creando una sensazione di sazietà e pienezza, riducendo la frequenza e l'intensità dell'appetito;
tale effetto collaterale si è presto trasformato in un fenomeno globale, con importanti riverberi anche in Italia;
in talune aree del territorio nazionale, nel corso del 2023, i cittadini affetti da diabete hanno denunciato la difficoltà di approvvigionarsi di quel farmaco, presumibilmente a causa dell'elevata domanda di molti altri interessati alla perdita di peso;
l'azienda produttrice ha dunque prodotto un nuovo farmaco con dosaggi specifici per la cura del sovrappeso e dell'obesità, il Wegovy;
l'Aifa ha autorizzato l'immissione in commercio del medicinale nel corso del 2022, determinando la classificazione C (non rimborsabili dal Ssn) e assoggettandone la fornitura alla prescrizione medica;
il farmaco ha un costo che varia tra i 200 e i 400 euro, interamente a carico del paziente –:
quali misure e iniziative concrete intenda intraprendere nel prossimo futuro per contrastare l'obesità, soprattutto in età infantile e giovanile, in linea con le raccomandazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità e le migliori pratiche internazionali;
se intenda, in caso di risultati che confermino l'efficacia del farmaco Wegovy, valutare l'opportunità, per quanto di competenza di intraprendere iniziative volte a introdurre tale medicinale nel novero dei farmaci rimborsabili dal Ssn, al fine di consentire un accesso equo alle cure di una patologia così diffusa e invalidante come l'obesità.
(4-04363)
Pubblicazione di testi riformulati.
Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta in Commissione Casu Andrea n. 5-03526, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 425 del 10 febbraio 2025.
CASU, GIANASSI, SERRACCHIANI, DE LUCA, SARRACINO e SCOTTO. – Al Ministro della giustizia. – Per sapere – premesso che:
l'efficienza del sistema giudiziario rappresenta una condizione essenziale per la promozione dello sviluppo economico del Paese perché ne favorisce la competitività e l'attitudine ad attrarre investimenti internazionali, soprattutto in presenza di procedure giurisdizionali capaci di garantire adeguatamente l'attuazione delle obbligazioni contrattuali ed esattamente in questa direzione sono andate, infatti, le riforme approvate recentemente dal Parlamento, necessarie al fine di rispettare gli impegni e i tempi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per il settore giustizia;
lo studio del Ministero della giustizia e della Banca d'Italia «Gli effetti dell'ufficio per il processo sul funzionamento della giustizia civile», del 2024, rileva che l'ufficio per il processo sta rivestendo un ruolo virtuoso in termini di efficienza e smaltimento dell'arretrato;
un decreto del Ministro interrogato del 6 marzo 2024 ha rideterminato il contingente degli addetti all'ufficio per il processo a tempo determinato nel numero generale di 9.560 unità (dagli originali 8.250);
il 5 aprile 2024 è stato indetto un concorso pubblico, per titoli ed esami, su base distrettuale, per il reclutamento a tempo determinato di 3.946 unità di personale non dirigenziale dell'area funzionari, con il profilo di addetto all'ufficio per il processo, da inquadrare tra il personale del Ministero della giustizia, che ha completato le procedure di reclutamento il 17 giugno 2024;
a quanto risulta all'interrogante sembrerebbe che si siano verificate alcune anomalie, in quanto non sarebbe stata assicurata la necessaria trasparenza, con riguardo alla pubblicazione integrale delle graduatorie e alle riserve di legge;
inoltre, sempre a quanto risulta all'interrogante, le convocazioni di vincitori ed idonei sarebbero state effettuate solo tramite email personale (non Pec) o, nel caso dello scorrimento supplementare a seguito di rinunce, sondando la disponibilità dei candidati telefonicamente;
i 3.840 vincitori venivano convocati per la presa di servizio il 21 giugno 2024. Il 27 giugno 2024, venivano ulteriormente convocate circa 439 unità a copertura dei rinunciatari. Dopo sei mesi, il 24 dicembre 2024, veniva disposto un ulteriore scorrimento per circa 542 idonei, invitati alla manifestazione di interesse e a indicare i tribunali di preferenza all'interno dello stesso distretto, con presa di servizio il 30 gennaio 2025. Le pratiche di questo scorrimento sono state completate il 10 gennaio 2025 ma non tutti coloro che avevano espresso la manifestazione d'interesse avrebbero poi effettivamente preso servizio;
con provvedimento del 22 gennaio 2025 il Ministero della giustizia ha disposto l'assunzione, a tempo pieno e determinato fino al 30 giugno 2026, nel profilo di addetto per l'ufficio del processo, area funzionari di oltre 500 idonei, in quanto tra coloro che erano stati chiamati in precedenza vi era stato chi non aveva presentato il modulo di adesione o non aveva preso servizio per la difficoltà di spostarsi in circondari lontani dalla residenza; la situazione sopra esposta riguarda anche tutto il personale tecnico e amministrativo a supporto dell'ufficio per il processo, di seconda e terza area –:
se non ritenga di dover assicurare la piena operatività delle strutture organizzative denominate «ufficio per il processo», adottando iniziative per prevedere la stabilizzazione del personale reclutato con il profilo di «addetto all'ufficio per il processo» da inquadrare tra il personale del Ministero della giustizia anche con lo scorrimento integrale delle graduatorie in essere;
se non ritenga di dovere far luce in merito alla mancanza di trasparenza nelle graduatorie ed eventualmente quali misure intenda adottare per porvi rimedio;
se, vista la forte discrepanza tra quanto messo a disposizione dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e quanto effettivamente speso a meno di due anni dalla fine del Piano, possa assicurare che tutte le risorse saranno spese per il potenziamento dell'ufficio del processo.
(5-03526)
Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta in Commissione Casu Andrea n. 5-03560, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 427 del 12 febbraio 2025.
CASU. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere, premesso che:
nell'ambito dell'aggiornamento 2023 del contratto di programma 2022-2026 – parte investimenti tra Rete ferroviaria italiana e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Governo in carica ha effettuato una profonda ed incisiva rimodulazione di risorse già allocate sui progetti del contratto per esigenze di finanza pubblica sulla base delle quali Rete ferroviaria italiana ha effettuato una ricognizione dello stato di impiego delle risorse contrattualizzate nel vigente CdP-I 2022-2026, con l'elenco delle opere avviate a realizzazione, ossia con obbligazione giuridicamente vincolante e di quelle da avviare a realizzazione;
nell'ambito delle risorse non ancora impegnate sono state quindi individuate risorse rimodulabili per 2.502 milioni di euro che hanno interessato, per circa il cinquanta per cento, la realizzazione di opere vitali per il rilancio della regione Lazio e dei suoi territori andando a bloccare interventi che avrebbero potuto migliorare la vita delle persone e dei pendolari e che invece, oggi, sono state definanziate dal Governo nazionale;
nello specifico si è scelto di ridurre 234 milioni dei 244 milioni di euro di risorse destinate per il raddoppio della tratta fra Cesano e Vigna di Valle sulla Roma-Viterbo; dei 382 milioni di euro necessari per la chiusura dell'anello ferroviario nella Capitale, ne rimangono 87 milioni di euro; degli 83 milioni che servivano per il raddoppio della tratta Lunghezza-Guidonia, a quanto consta all'interrogante ne restano solo 6. La Roma-Pescara si è vista togliere 845 milioni di euro destinati agli interventi sulla tratta; si tratta di una riduzione di 1.500 milioni di euro sul totale di 2.502 milioni di euro; le risorse sono state poi indirizzate ad altri interventi con fabbisogni urgenti;
è opportuno segnalare anche l'evenienza di come attualmente le risorse pubbliche per le infrastrutture sono drenate in maniera consistente dal progetto per la realizzazione del Ponte sullo Stretto e per il Terzo Valico dei Giovi con evidenti rischi di definanziare la realizzazione di altre opere;
la legge 30 dicembre 2024, n. 207 (legge di bilancio 2025) incrementa di complessivi 1.158 milioni di euro l'autorizzazione di spesa per il finanziamento del contratto di programma, parte investimenti tra Rete ferroviaria italiana e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Tali risorse sono prioritariamente destinate, nell'ambito dell'aggiornamento del contratto di programma tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Rete ferroviaria italiana alla copertura dei maggiori fabbisogni degli interventi in corso di realizzazione e alla prosecuzione delle opere in corso;
è dunque auspicabile recuperare le risorse ridotte per le opere suddette destinando loro le risorse messe a disposizione dalla legge di bilancio –:
se il Ministro interrogato possa garantire ai cittadini della regione Lazio che nell'aggiornamento del contratto di programma 2022-2026 – parte investimenti l'incremento delle risorse autorizzate a favore di Rete ferroviaria italiana – RFI S.p.a. di cui in premessa sarà destinato ai progetti di cui in premessa, già presenti nel contratto, e che sono stati definanziati con il primo atto integrativo al citato contratto di programma 2022-2026.
(5-03560)
Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.
Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore:
interrogazione a risposta in Commissione Davide Bergamini n. 5-03410 del 23 gennaio 2025.
Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.
Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore:
interrogazione a risposta scritta Santillo e altri n. 4-04336 del 12 febbraio 2025 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03572.