Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 18 febbraio 2025

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    il persistere dell'incremento dei costi dei prodotti energetici sta comportando conseguenze economiche molto preoccupanti, con l'inflazione che può tornare a livelli che rischiano di danneggiare la competitività delle nostre imprese sui mercati internazionali e con il rallentamento in atto dell'economia nazionale che registra il 23esimo calo consecutivo della produzione industriale che, come certificato dall'Istat, nel 2024 ha avuto una riduzione del 3,5 per cento rispetto al 2023, con impatti significativi anche sulla stabilità del numero di lavoratori occupati e sulle nuove assunzioni;

    l'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente ha annunciato che per il primo trimestre del 2025 è previsto un aumento del 18,2 per cento della tariffa dell'energia elettrica per circa 3,4 milioni di clienti vulnerabili, ossia per gli anziani sopra i 75 anni, per i disabili, per i percettori di bonus sociale e altre categorie deboli rimasti nel servizio di maggior tutela e che non sono passati al mercato libero. Nel primo trimestre 2025, infatti, il prezzo dell'energia elettrica sarà di 31,28 centesimi di euro per chilowattora a causa degli aumenti di spesa per l'acquisto di energia elettrica e dei costi di dispacciamento. Gravano, poi, sui clienti già nel libero mercato gli eccessivi costi di commercializzazione dell'energia elettrica aggiuntivi al Pun che portano ad un incremento delle bollette elettriche a livelli insostenibili;

    il processo di liberalizzazione del settore elettrico italiano ha previsto la graduale eliminazione del «servizio di maggior tutela», ovvero il regime di prezzi regolati per i clienti che non sceglievano un fornitore nel mercato libero e per i quali l'approvvigionamento era assicurato dall'Acquirente Unico Spa, consentendo loro di ottenere condizioni vantaggiose rispetto ai prezzi medi del mercato libero;

    negli anni passati, infatti, le bollette dei clienti sul servizio di maggior tutela sono state sistematicamente più convenienti di quelle medie disponibili sul mercato libero retail, con l'unica eccezione del 2022 e inizio del 2023, proprio a causa dell'assenza di ogni copertura dal rischio di prezzo e del parallelo blocco, per il libero mercato, delle modifiche unilaterali dei contratti attivi;

    dal 1° luglio 2024 i clienti domestici ancora serviti in maggior tutela che non hanno scelto un fornitore di energia sul mercato libero sono passati automaticamente nel servizio a tutele graduali e i clienti domestici vulnerabili continuano ad essere serviti in maggior tutela anche dopo tale scadenza: il servizio di maggior tutela è stato quindi sostituito, temporaneamente, dal servizio a tutele graduali che ha una durata di poco meno di 3 anni (fino al 31 marzo 2027) in mancanza di una scelta espressa, al termine di questo periodo il cliente sarà rifornito sempre dallo stesso venditore sulla base della propria offerta di mercato libero più favorevole;

    si è, pertanto, creato un paradosso, sottolineato dalla stessa Arera: i clienti non vulnerabili del mercato tutelato, senza fare nulla, hanno oggi un vantaggio sulla bolletta rispetto ai clienti vulnerabili perché gli operatori si sono aggiudicati i clienti con aste al ribasso con un risparmio che può arrivare a 110 euro all'anno;

    sarebbe opportuno intervenire in maniera organica e strutturale per assicurare la fornitura di energia elettrica a prezzi ridotti ai clienti domestici vulnerabili, rispettando principi di efficienza, trasparenza e non discriminazione: è necessario consentire all'Acquirente Unico di approvvigionarsi di energia in piena libertà di valutazione delle modalità più convenienti in termini di prezzo e di garanzia della fornitura, visto che continuerà ad approvvigionarsi di energia per i clienti serviti nelle tutele graduali;

    anche il mercato del gas è destinato ad essere ancora molto volatile nei prossimi mesi, quando la domanda salirà per effetto del riempimento degli stoccaggi e dopo i rincari del gas previsti, dovuti principalmente ad una tempesta perfetta che unisce il blocco dei flussi dall'Ucraina, l'interruzione di un impianto di Gnl in Norvegia e le temperature più rigide rispetto alla media stagionale. Una tendenza che si segnala in aumento anche per i clienti vulnerabili, come testimoniano i dati recenti dell'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, che segnalano un aumento del 2,5 per cento a dicembre 2024. L'Autorità ha evidenziato come le quotazioni all'ingrosso della materia siano in aumento rispetto a quelle registrate a novembre 2024 e il prezzo per i clienti vulnerabili abbia raggiunto i 47,5919 euro a megawattora;

    ad essere colpiti duramente sono dunque i redditi delle famiglie e delle imprese che vedono erodere il loro potere di acquisto per far fronte agli alti livelli di prezzi dell'energia. Le cause intrinseche di tale aumento derivano dalla struttura del sistema energetico europeo e dalla relativa dipendenza dal gas, per cui l'Unione europea e l'Italia, pur disponendo di un sistema di infrastrutture di importazione diversificato, non sono riuscite a sottrarsi alle dinamiche globali, non dominabili, degli aumenti di prezzo;

    l'aumento costante dei prezzi dell'energia elettrica appare, quantomeno nel nostro Paese, sostanzialmente legato ai fondamentali che condizionano i costi di produzione termoelettrici, ossia il prezzo spot del gas naturale, fortemente influenzato da dinamiche finanziarie non soggette a controllo e in larga parte disconnesse dalle regole di mercato, tanto che il prezzo sul mercato all'ingrosso del gas più rappresentativo in Europa (il Ttf olandese) ha raggiunto il 1° gennaio 2025 il prezzo di oltre 50 euro al megawattora;

    nonostante gli sforzi per incrementare le fonti rinnovabili, l'Italia rimane quindi fortemente dipendente dal gas importato, e il modello di mercato spot, dove le offerte quotidiane riflettono prezzi instabili, si dimostra inadeguato: in Italia abbiamo il prezzo dell'energia elettrica all'ingrosso, sul mercato spot, più alto d'Europa. Il nostro prezzo unico nazionale, determinato sostanzialmente dal gas, è oltre il triplo del valore del gas medesimo sul mercato spot all'ingrosso, quando in condizioni normali dovrebbe essere circa il doppio oltre il costo della CO2;

    si determina, pertanto, una difficoltà nel pagare le bollette per i cittadini e una perdita di produzione e competitività per le imprese, come segnalato più volte dalle associazioni imprenditoriali e da quelle dei consumatori: chi ha scelto il mercato libero uscendo dal mercato tutelato nel primo semestre del 2024, si è trovato a pagare bollette più care di oltre il 50 per cento, come certificato dall'Istat, spesso per via di pratiche commerciali poco trasparenti e del mancato controllo delle autorità di regolazione competenti. Inoltre, l'eccessiva concentrazione del mercato nelle mani di pochissimi operatori, sostanzialmente quelli che producono l'energia, rende il mercato molto simile ad un oligopolio, anticoncorrenziale per definizione, con la difficoltà di offrire un prezzo efficiente e adeguato per i clienti domestici che si trovano a doversi confrontare con contratti e bollette caratterizzati da prezzi superiori rispetto agli altri cittadini europei;

    il costo dell'energia rimane quindi il problema principale per il nostro sistema economico, con un prezzo medio dell'energia elettrica all'ingresso, nel 2024, di 108 euro al megawattora, il 35 per cento in più della Germania, il 72 per cento della Spagna, l'87 per cento della Francia, Paesi con mix energetici diversi che dimostrano la specificità italiana. Nelle prime settimane del 2025 siamo arrivati a 150 euro al megawattora ed è puntualmente arrivato il grido d'allarme delle imprese che rischiano costi aggiuntivi di 10 miliardi euro su base annua, che significa mettere fuori mercato interi settori produttivi;

    per contrastare il caro energia, nel 2022 e nel 2023 il Governo Draghi ha introdotto numerose disposizioni normative che hanno sostenuto famiglie e imprese, come la sterilizzazione degli oneri di sistema, il credito d'imposta per l'acquisto di energia elettrica, gas e carburanti, l'iva ridotta per il gas;

    in questi due anni e mezzo, invece, il Governo Meloni, a giudizio dei firmatari del presente atto d'indirizzo, si è dimostrato indifferente e inefficace: la legislatura è iniziata con i ritardi accumulati sul decreto attuativo delle comunità energetiche, per poi arrivare al Testo unico delle rinnovabili, provvedimento chiesto a gran voce da tutti gli operatori e poi giudicato inutile tanto da far rimpiangere la normativa precedente. Non sono state previste misure o iniziative incisive per contrastare il caro prezzi dell'energia e per sostenere le famiglie e le imprese, nemmeno quelle energivore, non si è intervenuti per ridurre gli oneri di sistema, e nemmeno per rafforzare il bonus sociale, è stato ostacolato il percorso dell'energy release e del gas release, l'idroelettrico è in un limbo tra gare e ricorsi, in attesa, da un anno, di una quarta via per sbloccare il piano degli investimenti;

    l'Italia ha bisogno di più energia a minor costo: per ottenerlo è fondamentale aumentare le rinnovabili, i contratti a lungo termine e adottare un'iniziativa a livello europeo per un approccio unitario sui costi dell'energia, con un prezzo unico dell'elettricità europea, interagendo anche livello comunitario per intervenire sul meccanismo del «prezzo marginale» ricollegando in maniera fattuale i prezzi ai costi di produzione delle singole tecnologie. In questa ottica, si potrebbe disaccoppiare il segmento delle tecnologie ad elevati costi del capitale (capex based) e con costi variabili quasi nulli per kilowattora come le rinnovabili elettriche (idrico, geotermoelettrico, eolico e solare) da quelle caratterizzati da elevati costi variabili governati per lo più dal costo delle materie prime energetiche fossili;

    è necessario un intervento urgente e strutturale che metta a disposizione, a livelli di prezzo accettabile, forniture di gas su logiche di lungo termine riservate alle imprese «energy intensive», anche sfruttando la dotazione infrastrutturale unica del nostro Paese che lo porta ad avere capacità di interconnessione sovrabbondante e particolarmente differenziata geograficamente;

    un altro ambito di azione è quello dell'efficienza energetica: è dentro il Pniec, ma poi negli atti di Governo è sparita, anzi contrastata. Del recepimento della direttiva europea sulle case green non si sa più niente, c'è la drastica riduzione delle agevolazioni fiscali per l'efficientamento nella legge di bilancio, così come l'altro aspetto fondamentale è quello dei contratti a lungo termine, il meccanismo dei Ppa che permette contratti bilaterali strutturali tra le parti per stabilizzare il prezzo a lungo periodo (5-10 anni) e su questo c'è l'esperienza spagnola, con la loro Cassa depositi e prestiti che fa da garante di ultima istanza. C'è la richiesta di Confindustria, che prevede un ruolo di garanzia di ultima istanza del Gse, c'è la proposta di legge presentata dal gruppo del Partito democratico alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica che riguarda i vulnerabili per conferire maggiori poteri all'Acquirente unico per le acquisizioni di lungo percorso;

    occorre, inoltre, evitare ulteriori oneri in bolletta. La recente proroga delle concessioni per la rete di distribuzione elettrica, approvata senza un adeguato confronto, rischia di aggiungere nuovi costi ai già pesanti oneri di sistema. È indispensabile una strategia concreta e tempestiva per ridurre il costo dell'energia e garantire maggiore equità per cittadini e imprese,

impegna il Governo:

1) a favorire, per quanto di competenza, il rapido iter della proposta di legge del Partito democratico che prevede che l'Acquirente unico possa svolgere attività di vendita di energia elettrica nei confronti dei clienti vulnerabili a prezzi calmierati;

2) ad adottare iniziative di competenza per favorire il disaccoppiamento del prezzo dell'energia elettrica da quello del gas attraverso la stipula di contratti di lungo termine di compravendita di energia elettrica rinnovabile tra produttori e acquirenti/consumatori, revisionare l'attuale meccanismo di formazione dei prezzi dell'energia elettrica e prevedere l'approvvigionamento tramite acquisti congiunti europei;

3) ad adottare appositi interventi, anche di carattere normativo, finalizzati ad evitare il previsto aumento, a partire dal 1° gennaio 2025, della tariffa dell'energia elettrica del 18,2 per cento per circa 3,4 milioni di clienti domestici vulnerabili, ossia per gli anziani over 75, per i disabili, per i percettori di bonus sociale e altre categorie deboli rimaste nel servizio di maggior tutela a e che non sono passate al mercato libero;

4) ad attivarsi in raccordo con le rispettive autorità di riferimento di ciascun settore, siano predisposti specifici interventi finalizzati a correggere tutti i fattori che concorrono all'incremento ingiustificato di aumenti dei prezzi, a partire dalle tariffe per l'acqua e per le bollette elettriche e del gas;

5) ad adottare iniziative di competenza volte a dare seguito alla riforma degli oneri di sistema su beni energetici eliminando voci obsolete e spostandone altre sulla fiscalità generale;

6) ad adottare iniziative di competenza volte a estendere, la platea di beneficiari dei bonus sociali elettrico e gas;

7) ad adottare misure di sostegno in favore delle imprese manifatturiere, già gravate da 23 mesi consecutivi di riduzione della produzione, e delle imprese del settore agricolo a fronte dell'incremento dei costi di approvvigionamento di carburanti, energia elettrica e gas, a partire dalla riduzione degli oneri di sistema e dal riconoscimento di un contributo straordinario, sotto forma di credito d'imposta, in favore delle imprese, ivi comprese quelle agricole;

8) ad adottare iniziative di competenza affinché si introduca un Cap al meccanismo di formazione del prezzo del mercato italiano del gas naturale indicizzato al Ttf;

9) ad attivarsi per accelerare senza ulteriori indugi lo sviluppo e l'espansione delle energie rinnovabili, attraverso la diffusione delle comunità energetiche rinnovabili, delle reti elettriche intelligenti, dei sistemi di accumulo e stoccaggio e dell'efficienza energetica.
(1-00398) «Peluffo, Simiani, Braga, Curti, De Micheli, Di Sanzo, Evi, Ferrari, Gnassi, Pandolfo».


   La Camera,

   premesso che:

    i prezzi dell'elettricità sul mercato spot italiano sono i più alti fra le borse europee. Complessivamente nel 2024 il prezzo medio dell'energia elettrica nel mercato all'ingresso è risultato di 108,52 euro/MWh, mentre in Germania 78,51 euro/MWh, in Spagna 63,04 euro/MWh e in Francia 58,02 euro/MWh;

    l'Italia non solo registra i prezzi più elevati dell'energia, ma è anche il principale importatore europeo: nel 2024 ha acquistato 52 terawattora, pari al 17 per cento del fabbisogno nazionale, quasi il doppio rispetto alla Germania, secondo importatore dell'Unione europea. Inoltre, la forte dipendenza dal gas rende il mercato italiano particolarmente vulnerabile alle instabilità geopolitiche;

    l'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (Arera) ha annunciato che nel primo trimestre del 2025 è previsto l'aumento della tariffa dell'energia elettrica del 18,2 per cento per circa 3,4 milioni di clienti vulnerabili, ossia per gli anziani sopra i 75 anni, per i disabili, per i percettori di bonus sociale e altre categorie deboli rimasti nel servizio di maggior tutela e che non sono passati al mercato libero. Nel primo trimestre 2025, infatti, il prezzo dell'energia elettrica sarà di 31,28 centesimi di euro per chilowattora a causa degli aumenti di spesa per l'acquisto di energia elettrica e dei costi di dispacciamento;

    secondo le ultime stime fornite da Nomisma Energia, la spesa per l'elettricità quest'anno è in aumento del 28 per cento per le imprese e del 31 per cento per la famiglia tipo, che si traduce in più 201 euro l'anno. Assoutenti indica un incremento delle tariffe del gas praticate in bolletta in media del 21 per cento, con una stangata di circa 309 euro aggiuntivi rispetto al 2024;

    sul mercato all'ingrosso (la Borsa elettrica) il prezzo dell'elettricità viene determinato con il sistema del «prezzo marginale», ovvero viene fissato al livello del costo variabile dell'impianto di generazione più costoso necessario per soddisfare la domanda. Nel mercato italiano questo costo corrisponde quasi sempre alle centrali a gas, che nel 2023 hanno generato il 45 per cento dell'elettricità consumata a livello nazionale;

    l'impennata dei prezzi dell'energia elettrica appare sostanzialmente legata ai fattori che condizionano i costi di produzione termoelettrici, ossia il prezzo «spot» del gas naturale che sul mercato all'ingrosso del gas più rappresentativo in Europa (il cosiddetto Ttf di Amsterdam) ha raggiunto il 1° gennaio 2025 il prezzo di oltre 50 euro al megawattora, dato fortemente influenzato sia dall'interruzione, a partire dal 1° gennaio 2025, del flusso di metano dalla Russia attraverso l'Ucraina, ma anche dai movimenti degli hedge fund e altri fondi d'investimento non di rado puramente speculativi;

    nonostante il netto calo della produzione semestrale termoelettrica (-10 per cento), il gas rimane la commodity che ancora influenza di più la formazione del prezzo dell'energia elettrica. Oltre il 95 per cento del gas italiano proviene dalle importazioni, una dipendenza che porta le aziende elettriche italiane alla mercé dei mercati internazionali del gas. Inoltre la sostituzione del gas proveniente dalla Russia ha fatto aumentare i prezzi complessivi della commodity e il gas naturale liquefatto acquistato dall'Italia è notevolmente più costoso del gas fornito tramite gasdotto;

    tali fenomeni perlopiù speculativi pongono la necessità di individuare la migliore soluzione per contenere le bollette di luce e gas relative alle forniture domestiche che stanno mettendo ancora una volta a dura prova le famiglie italiane, proprio a causa dell'aumento generalizzato dei prezzi a fronte di retribuzioni salariali che – per la maggioranza dei lavoratori – non tengono il passo con l'aumento del costo della vita;

    secondo i dati dell'ultimo rapporto sulla povertà energetica elaborati dall'Osservatorio italiano sulla povertà energetica (Oipe) 2,36 milioni di famiglie sono in povertà energetica, pari al 9 per cento delle famiglie italiane, dati in forte crescita rispetto al 2022 con un +1,3 per cento pari a più di 340.000 famiglie che si aggiungono a quelle già colpite dal fenomeno. Ad aumentare significativamente è la componente di famiglie in povertà energetica nascosta, cioè le famiglie con spesa complessiva al di sotto della media che hanno dichiarato di non aver speso nulla per il riscaldamento, fenomeno preoccupante perché segnala un inasprimento delle condizioni di disagio delle famiglie più povere, costrette a spegnere i sistemi di riscaldamento per risparmiare;

    l'aumento del costo dell'energia sta pesando in modo rilevante anche sul sistema economico e produttivo del Paese, la cui produzione industriale risulta in diminuzione da 23 rilevazioni consecutive, facendo registrare a dicembre 2024 un calo del 7,1 per cento;

    secondo l'ufficio studi della Cgia, basato sul prezzo medio dell'energia elettrica nel 2025 di 150 euro per megawattora e del gas a 50 euro per megawattora, le bollette potrebbero costare all'intero sistema imprenditoriale italiano ben 13,7 miliardi di euro in più rispetto al 2024, pari a un aumento del 19,2 per cento con un totale della spesa complessiva che potrebbe toccare gli 85,2 miliardi, di cui 65,3 sarebbero per l'energia elettrica e 19,9 per il gas;

    nonostante l'impatto significativo del «caro energia» sul sistema produttivo e sulle famiglie sia in corso almeno dal mese di novembre 2024, il Governo fino ad ora si è limitato a denunciare il preoccupante fenomeno speculativo, senza peraltro adottare con provvedimenti adeguati, a cominciare dalla legge di bilancio, interventi volti a mitigare la dinamica dei prezzi al consumo, né per ridurre gli oneri di sistema o per rafforzare il bonus sociale, né tantomeno per tassare gli extraprofitti da rendita inframarginale delle grandi società energetiche che acquistano e distribuiscono gas, le quali hanno realizzato oltre 60 miliardi di euro di extraprofitti in due anni e mezzo, una vera e propria rapina sociale ai danni di famiglie e imprese;

    a pesare sul costo dell'energia sono anche le scelte energetiche sinora intraprese dal Governo Meloni che, con il Piano Mattei, a giudizio dei firmatari del seguente atto d'indirizzo, ha reso esplicito il suo unico obiettivo di trasformare l'Italia in un hub energetico del gas attraverso una pseudo-cooperazione, che sa di neocolonialismo, che passa dall'Africa e dalle fonti inquinanti, aumentando la dipendenza energetica del Paese riattate fonte fossile;

    secondo i dati dell'associazione degli operatori delle reti di trasmissione (Entso) nel 2024 l'Europa ha utilizzato quasi il 20 per cento di gas metano in meno rispetto al 2023, e uno stupefacente 60 per cento in meno rispetto al picco di utilizzo registrato nel 2017, con un consumo di gas metano sceso di un ammontare pari alla somma della domanda annuale di Danimarca, Irlanda, Norvegia e Portogallo messi insieme;

    la ragione principale della diminuzione del consumo di gas è la decisa crescita della produzione da energia da fonte rinnovabile. Nel primo semestre del 2024 la produzione di energia nell'Unione europea è venuta per metà da fonti rinnovabili (fonte: Reuters), la cui capacità è aumentata di ben 72 gigawatt solo nel 2023. Per la prima volta nella storia, l'energia da solare ed eolica è la prima fonte nel mix totale dell'Unione europea. Ciò ha comportato per l'Europa significativi vantaggi. In primo luogo, la riduzione della bolletta energetica: i prezzi all'ingrosso sono crollati rispetto ai picchi del 2022 e del 2023, e in alcuni Paesi come Francia e Spagna sono tornati addirittura ai minimi precedenti il 2021;

    la strada che l'Italia deve seguire è quella fondata sulla forte crescita delle rinnovabili che devono rappresentare l'asse portante della politica di decarbonizzazione secondo gli impegni assunti dal nostro Paese, nel quadro degli accordi internazionali, di fuoriuscita dalle fonti fossili. Investire sulle rinnovabili non è solo una scelta ecologica, ma l'unico strumento concreto per ridurre i costi dell'energia e garantire un futuro sostenibile per il Paese, portando al disaccoppiamento del prezzo tra gas e rinnovabili;

    non è condivisibile la dichiarata necessità di puntare anche sul nucleare nel mix energetico, si dimentica, infatti, degli alti costi di questa energia, che attualmente in Europa supera i 170 euro/MWh. Si trascura, inoltre, di ricordare che in Europa, a partire dalla Francia, il nucleare è finanziato dallo Stato, lo stesso Ministero dell'ambiente nel rispondere all'atto 5-03450 in Commissione Attività Produttive ha affermato che «nell'oggi non sia possibile stimare i costi del riavvio della produzione di energia elettrica da fonte nucleare». I dati dicono che il nucleare porta alla triplicazione dei costi dell'energia come dimostra l'accordo franco inglese che ha sterilizzato il prezzo dell'energia nucleare a 170 euro/MWh. Tra 2009 e il 2022, mentre i costi di produzione dell'energia onshore e del solare sono diminuiti rispettivamente del 70 per cento e del 90 per cento, mentre quelli del nucleare sono aumentati del 33 per cento. Il nucleare non è la risposta né per la competitività economica perché triplicherebbe i costi dell'energia per imprese e famiglie, né per la transizione ecologica perché sottrarrebbe investimenti alle rinnovabili e non sarebbe una soluzione per la decarbonizzazione visti tempi lunghissimi per la realizzazione delle centrali, mentre la crisi climatica necessita di risposte oggi;

    altro elemento fondamentale per ridurre il costo della bolletta energetica di famiglie ed imprese è quella di agire sulla riduzione dei consumi finali, considerato che con quasi il 45 per cento dei consumi finali, quello degli edifici è il primo settore in Italia per consumi di energia, con oltre i due terzi derivanti da abitazioni residenziali, settore che nel corso degli anni ha aumentato più di tutti gli altri la propria fame di energia;

    secondo l'analisi condotta da Odyssee-Mure, lo strumento che fornisce un monitoraggio completo dei consumi energetici e delle tendenze dell'efficienza, nonché una valutazione delle misure di politica di efficienza energetica per settore per i Paesi dell'Unione europea, a parità di condizioni climatiche una abitazione media italiana consuma circa il 50 per cento in più della media europea. Tale situazione è conseguenza del fatto che negli ultimi due decenni mentre gli altri Paesi europei hanno progressivamente ridotto i consumi delle abitazioni mettendo in campo politiche e misure di efficientamento efficaci, l'Italia è rimasta ferma al palo: in vent'anni, infatti, i consumi energetici medi di una casa italiana non sono praticamente cambiati, mentre in Europa in media sono stati tagliati del 17 per cento e alcuni Paesi come la Francia, si sono spinti verso un taglio di oltre il 20 per cento;

    gli interventi di efficientamento energetico del patrimonio immobiliare sono fondamentali sia per raggiungere l'obiettivo di piena decarbonizzazione riducendo l'uso delle fonti fossili, considerando che oltre il 60 per cento del parco edilizio residenziale italiano (12,42 milioni di edifici) ha più di 45 anni e fa affidamento sul gas naturale come principale fonte di energia, sia per migliorare le prestazioni energetiche degli immobili riducendo le dispersioni di calore e più in generale il fabbisogno energetico annuale dell'energia primaria per il riscaldamento, il raffrescamento, per la ventilazione e per la produzione di acqua calda sanitaria, con l'abbattimento dei costi di esercizio degli impianti domestici;

    gli immobili più energivori sono quelli in cui si ritiene che, attraverso una spesa minore, sia possibile raggiungere benefici maggiori in termini di riduzione dei consumi, di ritorno economico e anche di benessere sociale, stante che i residenti di queste abitazioni sono quelli più spesso colpiti da povertà energetica;

    per quanto concerne la quantificazione del potenziale risparmio per gli utenti, si stima che ogni passaggio di classe energetica ottenuta da un edificio oltre a rappresentare un aumento del valore immobiliare del bene per i proprietari e contestualmente un vantaggio in termini di riduzione di circa il 20 per cento dei consumi energetici, contribuisce a ridurre le emissioni di gas serra associate all'energia;

    il Parlamento europeo, ad aprile 2024, ha approvato la direttiva europea case green (o Epbd, Energy performance of buildings directive) sulla prestazione energetica nell'edilizia, segnando un momento decisivo per l'efficienza energetica e la sostenibilità ambientale delle costruzioni nell'Unione europea, con l'obiettivo di ridurre le emissioni del settore edilizio del 60 per cento entro il 2030 per arrivare alla neutralità climatica entro il 2050,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative volte a individuare un operatore pubblico con funzione di aggregatore centrale che garantisca ai cittadini in condizioni di vulnerabilità la fornitura di una quota dell'energia che ne contenga i costi e mitighi la volatilità dei prezzi, tramite la stipula di contratti di lungo termine (Ppa) con produttori Fer o mediante la realizzazione di Cer;

2) ad adottare ogni possibile iniziativa, anche di carattere normativo, finalizzata ad istituire un fondo di solidarietà volto a calmierare l'aumento dei prezzi dell'energia, sia per i clienti domestici che per i non domestici, da finanziare attraverso il gettito derivante da un'imposta straordinaria sugli extraprofitti nel settore energetico fossile;

3) ad assumere iniziative di competenza volte a prevedere l'istituzione nello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica di un apposito fondo denominato «Fondo di garanzia per la realizzazione di comunità energetiche rinnovabili», con l'obiettivo di garantire una parziale assicurazione ai crediti concessi dalle banche e da altri soggetti abilitati all'esercizio del credito in Italia per la realizzazione delle Comunità energetiche rinnovabili, previste dal decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199;

4) ad adottare le necessarie iniziative volte a raggiungere la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili pari ad almeno il 42,5 per cento del consumo complessivo a livello nazionale, in conformità con gli obiettivi fissati dall'Unione europea, prevedendo l'istallazione di almeno 12 gigawatt annui di nuovi impianti a fonte rinnovabile;

5) ad escludere il ricorso al nucleare nel mix energetico anche per gli alti costi di questa energia, sia per l'impossibilità di stimare i costi del riavvio della produzione di energia elettrica da fonte nucleare come riconosciuto dallo stesso Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica;

6) ad adottare iniziative di carattere normativo volte a definire una riforma del mercato energetico che preveda il disaccoppiamento dei prezzi elettrici da quelli del gas, in modo da riflettere i reali costi di produzione di ciascuna fonte e garantire tariffe eque e sostenibili;

7) ad adottare iniziative, anche di carattere normativo, volte a rivedere il quadro degli incentivi e agevolazioni fiscali sugli interventi edilizi in vigore, stabilizzando la misura di detrazione fiscale dell'ecobonus nell'arco di 10 anni per far fronte al costo degli interventi per l'efficientamento energetico del patrimonio edilizio pubblico e privato, escludendo dal sistema incentivante le tecnologie di riscaldamento a combustione alimentati da fonti fossili, con un meccanismo semplificato e legato in modo più stringente al miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici e prevedendo percentuali di detrazione differenziate secondo le fasce di reddito, con la massima detrazione destinata alle fasce più deboli e ai proprietari di immobili destinati alla prima casa;

8) ad adottare iniziative di carattere normativo volte a prevedere un adeguato rifinanziamento del Fondo nazionale per l'efficienza energetica di cui all'articolo 15 del decreto legislativo 4 luglio 2014, n. 102, prevedendo una riserva delle risorse all'erogazione di contributi per gli interventi di riqualificazione energetica dell'edilizia residenziale pubblica;

9) ad adottare iniziative, anche di carattere normativo, volte alla massima semplificazione delle procedure amministrative per la realizzazione di interventi di efficienza e riqualificazione energetica degli edifici e per l'installazione d'impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, che devono essere esonerati dal pagamento di oneri e contributi a qualsiasi titolo, anche mediante l'istituzione di sportelli unici telematici territoriali con funzioni di formazione, informazione, assistenza tecnico-amministrativa e finanziaria, a supporto di cittadini ed imprese, per la realizzazione di interventi di riqualificazione energetica, la produzione di energia da fonti rinnovabili, l'autoconsumo collettivo e le comunità energetiche;

10) ad adottare iniziative volte a disporre un piano straordinario di formazione professionale per il green building, riconvertendo parte dell'attuale sistema di formazione professionale verso specifici profili tecnici di esperti progettisti ed esecutori di interventi di efficienza e riqualificazione energetica degli edifici, anche accompagnando la riqualificazione di lavoratori provenienti da imprese in crisi aziendale.
(1-00399) «Bonelli, Ghirra, Zanella, Borrelli, Dori, Fratoianni, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   DARA, MACCANTI, FURGIUELE, MARCHETTI e PANIZZUT. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   la strategia italiana per la banda ultra-larga rappresenta un'iniziativa chiave per il potenziamento della connettività digitale del Paese, con l'obiettivo di garantire entro il 2026 una copertura capillare in fibra ottica, in linea con le direttive dell'Unione europea e con le misure finanziate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e dal Fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc);

   il piano «Italia a 1 Giga», che prevede investimenti pubblici per 3,8 miliardi di euro, è finalizzato alla copertura con banda ultra-larga nelle aree bianche e grigie del Paese, dove il mercato privato non ha realizzato infrastrutture adeguate;

   la realizzazione della rete è stata affidata a un concessionario, che ha il compito di costruire l'infrastruttura attraverso il posizionamento della fibra ottica con lavori di scavo e posa dei cavi;

   tuttavia, numerosi enti locali hanno segnalato gravi problematiche derivanti dal mancato coordinamento tra il concessionario e le amministrazioni comunali nella fase di realizzazione delle opere, in particolare per quanto riguarda gli scavi su strade e suolo pubblico;

   le principali criticità segnalate dai comuni riguardano: mancanza di adeguata pianificazione dei lavori, con cantieri aperti e poi lasciati incompleti per lunghi periodi, causando disagi ai cittadini e danni alle infrastrutture stradali, mancata comunicazione tra concessionario e amministrazioni locali, con ritardi nell'ottenimento dei permessi e lavori che spesso non tengono conto di altri interventi di urbanizzazione in corso –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo per garantire un coordinamento più efficace tra il concessionario e le amministrazioni comunali nella gestione degli scavi e delle opere di posa della fibra ottica, evitando disagi per i cittadini e inefficienze nell'esecuzione dei lavori e se intenda promuovere l'adozione di protocolli operativi tra concessionario e comuni per garantire un'efficace programmazione dei lavori e un ripristino adeguato delle strade e del suolo pubblico dopo la posa della fibra.
(5-03587)


   FRIJIA, AMICH, BALDELLI, CANGIANO, LONGI, RAIMONDO, RUSPANDINI e GAETANA RUSSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   il 12 febbraio 2025 il consiglio di amministrazione di Tim ha esaminato l'offerta vincolante per l'acquisto della partecipazione totalitaria detenuta da Tim in Sparkle – società specializzata in cavi sottomarini – per 700 milioni di euro, ricevuta da parte del Ministero dell'economia e delle finanze (Mef) e di Retelit (operatore di rete in fibra ottica italiano di proprietà del fondo spagnolo Asterion), approvandola all'unanimità;

   gli interroganti sottolineano che attraverso i cavi sottomarini di Sparkle passano dati digitali strategici grazie ad una rete di 600 mila chilometri di fibra ottica che si estende attraverso l'Europa, l'Africa, il Medio Oriente, l'America e l'Asia;

   a livello globale, si rileva altresì che oltre 420 sistemi di cavi sottomarini (più di 1,8 milioni di chilometri di cavi) collegano più del 99 per cento di tutto il traffico internazionale di dati digitali, con un passaggio chiave nel Mare Mediterraneo, che ospita circa il 16 per cento del traffico mondiale;

   gli interroganti evidenziano che nell'ottobre 2024, le infrastrutture e l'importanza dello sviluppo del settore infrastrutturale ed economico dei cavi sottomarini per l'Italia, sono state al centro di un forum italo-libico, il primo ad avere luogo in Libia dopo oltre un decennio, alla presenza del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del Primo Ministro del Governo di unità nazionale libico;

   la strategicità della gestione dei dati è ormai globalmente riconosciuta, al punto che i dati sono da tempo riconosciuti come «il nuovo petrolio»;

   in questo contesto, l'Italia grazie al suo affaccio sul Mare Mediterraneo (che ospita circa il 16 per cento del traffico mondiale del dati digitali) si colloca in una posizione strategica, essendo naturalmente il punto di arrivo delle infrastrutture di cavi marini;

   dopo anni di mancati investimenti e ritardi accumulati nel passato, c'è oggi l'occasione – grazie all'azione del Governo Meloni – di rivestire un ruolo chiave nell'ambito di infrastrutture così strategiche per lo sviluppo e la competitività del sistema-Paese –:

   quali valutazioni di competenza il Governo intenda esprimere, con riferimento a quanto esposto in premessa, con particolare riguardo allo sviluppo di infrastrutture strategiche, quali i cavi sottomarini, che rappresentano un'infrastruttura di comunicazione strategica per la connettività e la gestione del traffico internet globale.
(5-03588)


   PASTORELLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   la digitalizzazione rappresenta un pilastro fondamentale per lo sviluppo economico, sociale e amministrativo del Paese oltre ad essere un obiettivo strategico del Governo e dell'Unione europea;

   l'accesso alla rete in fibra ottica è una condizione imprescindibile per l'innovazione tecnologica, la competitività delle imprese, la modernizzazione della pubblica amministrazione e la piena partecipazione dei cittadini alla transizione digitale;

   negli ultimi anni, infatti, sono stati stanziati ingenti fondi pubblici per l'espansione della rete in fibra, con l'obiettivo di colmare il divario digitale e assicurare una connettività adeguata sia nelle aree urbane che in quelle più periferiche;

   tuttavia, numerose segnalazioni evidenziano gravi discrepanze tra le mappature ufficiali della copertura in fibra ottica e la reale disponibilità del servizio per i cittadini, con casi in cui le mappe indicano erroneamente la copertura di un'area mentre, di fatto, l'attivazione della fibra risulta impossibile;

   a Como, ad esempio, un condominio risulta escluso dalla copertura in fibra nonostante l'infrastruttura passi all'interno della proprietà per servire edifici adiacenti;

   a Brescia, nel quartiere Villaggio Prealpino, le mappe ufficiali attestano la presenza della fibra dal 2021, ma in realtà la rete si interrompe a poche decine di metri dalle abitazioni, costringendo i residenti a soluzioni di connettività meno performanti;

   a Bergamo, nel quartiere Finardi, le mappe ufficiali attestano la copertura della fibra ottica, ma quando i cittadini ne fanno richiesta scoprono che il servizio non è disponibile, con conseguenze dirette sulla loro possibilità di accedere ai servizi digitali;

   in alcuni casi, come quello di Burago di Molgora, sembra che le errate informazioni sulla copertura della fibra dipendano da errori cartografici o da discrepanze tra i database utilizzati dagli operatori, che inficiano gravemente l'efficacia delle politiche di digitalizzazione;

   queste criticità non solo danneggiano gli utenti finali, ma minano la credibilità dei dati ufficiali e rallentano il processo di digitalizzazione del Paese –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare affinché siano verificate e corrette le incongruenze presenti nelle mappature ufficiali della copertura in fibra ottica, assicurando che riflettano accuratamente la disponibilità reale del servizio, e per accelerare i lavori di posa della fibra ottica nelle aree attualmente non servite, con particolare attenzione alle zone che, nonostante le previsioni, risultano ancora prive di connessioni adeguate.
(5-03589)


   IARIA, CANTONE, FEDE e TRAVERSI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   l'Europa e l'Italia dipendono in maniera significativa da colossi tecnologici statunitensi e cinesi per servizi strategici come il cloud computing, l'intelligenza artificiale (AI) e la produzione di semiconduttori;

   questa dipendenza comporta rischi sotto il profilo della sicurezza nazionale, della protezione dei dati e della sovranità tecnologica, oltre a penalizzare la competitività industriale dell'Unione europea e dell'Italia rispetto alle grandi potenze globali;

   l'Ue ha avviato strategie come il Chips Act europeo per rafforzare la produzione di semiconduttori, ma l'Europa resta ancora indietro rispetto agli investimenti e al livello di innovazione raggiunti da Stati Uniti e Cina;

   in Italia, il progetto del cloud nazionale rappresenta un primo tentativo di ridurre la dipendenza dalle big tech straniere per la gestione dei dati sensibili, ma ad oggi non vi è una chiara strategia per il rafforzamento di un'industria nazionale del cloud e dell'AI;

   i grandi gruppi tecnologici extraeuropei dominano il mercato, rendendo difficile la nascita di un ecosistema digitale europeo competitivo e autonomo;

   la transizione digitale e lo sviluppo di tecnologie emergenti sono fondamentali per il futuro economico del Paese e per la tutela della sovranità tecnologica europea;

   senza investimenti adeguati in ricerca e sviluppo, e senza una strategia industriale chiara, l'Italia e l'Europa rischiano di rimanere dipendenti da tecnologie e infrastrutture estere, con impatti negativi sul tessuto produttivo nazionale;

   è necessario garantire che le risorse del PNRR e degli altri fondi europei destinati all'innovazione tecnologica siano impiegate in modo efficace per favorire la crescita di un'industria nazionale ed europea nel settore digitale e dei semiconduttori –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare per accelerare lo sviluppo di un'industria nazionale del cloud computing e dell'intelligenza artificiale, riducendo la dipendenza dalle big tech straniere.
(5-03590)


   CASU, BARBAGALLO, BAKKALI, GHIO, MORASSUT e ROGGIANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   nel dicembre 2024, la regione Lombardia ha formalizzato, con il dipartimento per la trasformazione digitale (Dtd) della Presidenza dei Consiglio dei ministri, un accordo di collaborazione per la sperimentazione di soluzioni di reti ibride satellitari-terrestri per la copertura a banda ultra-larga di aree a difficile connettività;

   Governo e regione hanno dato mandato all'azienda regionale, Aria S.p.A., come soggetto attuatore di secondo livello, di esperire una procedura ad evidenza pubblica per selezionare i fornitori ai quali affidare lo sviluppo della sperimentazione;

   la sperimentazione prevede un finanziamento pari a 5 milioni di euro, per la quota di competenza del dipartimento, a valere sul fondo per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione, oltre che, in quota parte di finanziamento, da fondi di regione Lombardia pari a 1 milione e 500 mila euro e – secondo quanto dichiarato – è finalizzata a testare l'utilizzo di reti space-based per la fornitura di capacità di backhauling satellitare in sinergia con quelle terrestri, puntando a sviluppare soluzioni di connettività integrate, al fine di valutarne fattibilità, costi e tempi di realizzazione, sostenibilità, nonché di misurare le prestazioni raggiungibili, nell'ottica di considerarne la futura applicazione su larga scala;

   garantire un accesso universale a internet è certamente una priorità ma altrettanto prioritario è farlo attraverso interventi che prediligano tecnologie affidabili, sostenibili e soprattutto sicure in quanto si tratta di mettere le comunicazioni e i dati più sensibili dei cittadini a disposizione di aziende private;

   inoltre attraverso le connessioni internet per via satellitare non è possibile raggiungere gli obiettivi della digital decade europea, ovvero assicurare che entro il 2030 tutte le famiglie europee siano coperte da una rete Gigabit;

   nello stesso tempo affidarsi a tecnologie satellitari di origine extraeuropea, invece, potrebbe mettere a rischio la sicurezza visto che parliamo di un settore strategico per il futuro del nostro Paese –:

   quali siano le attese del Governo e i criteri di selezione adottati in relazione alla sperimentazione di soluzioni di reti ibride satellitari-terrestri e in particolare, dopo la Lombardia, quando partiranno le già annunciate sperimentazioni nel Lazio e in Calabria e quali altri territori nazionali saranno successivamente interessati.
(5-03591)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VACCARI e GUERRA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in data 4 gennaio 2021, Alex Bonucchi, venticinquenne modenese tecnico specializzato della ditta Sacmi di Salvaterra (Reggio Emilia), è deceduto per folgorazione mentre si trovava presso la piscina dell'hotel Amsterdam a Rouiba, in Algeria;

   l'istituto di medicina legale algerino ha diffuso la versione ufficiale secondo cui il giovane è morto folgorato dopo aver toccato un cavo scoperto, una volta uscito dalla piscina dell'hotel. Le autopsie condotte, sia ad Algeri il 7 gennaio 2021 che successivamente in Italia, hanno indicato che la causa della morte è stata una scossa elettrica;

   il tribunale algerino ha assolto i titolari dell'albergo sia in primo che in secondo grado. Non ci sarebbero, secondo i giudici, responsabilità da attribuire agli imputati sul decesso del giovane;

   i familiari del giovane Alex, che fin dal primo momento hanno ripetutamente chiesto di far luce sulle cause della morte del loro figlio, denunciando varie irregolarità e incongruenze nelle indagini, tra cui il fatto che la salma del figlio sia stata restituita senza cuore e polmone destro. Organi trattenuti per accertamenti, di cui non risultano a oggi riscontri. Sul corpo del giovane venivano successivamente rinvenute delle escoriazioni e degli ematomi non riconducibili alla scossa elettrica –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda portare avanti per fare chiarezza sulla vicenda, richiedendo alle autorità algerine maggiore collaborazione e trasparenza nonché la restituzione degli organi di Alex Bonucchi trattenuti senza ragioni e la trasmissione del fascicolo sanitario dello stesso Bonucchi redatto in Algeria.
(5-03596)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:

   la direttiva 2009/147/CE detta Uccelli concerne la conservazione degli uccelli selvatici nel territorio europeo degli Stati membri;

   al 4° considerando la direttiva afferma che le specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio europeo degli Stati membri sono in gran parte specie migratrici. Tali specie costituiscono un patrimonio comune e l'efficace protezione degli uccelli è un problema ambientale tipicamente transnazionale, che implica responsabilità comuni;

   al 5° considerando la direttiva afferma che la conservazione delle specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio europeo degli Stati membri è necessaria per raggiungere gli obiettivi comunitari in materia di miglioramento delle condizioni di vita e di sviluppo sostenibile;

   all'articolo 2 la direttiva prevede che gli Stati membri dell'Unione adottino tutte le misure necessarie per mantenere o adeguare le popolazioni delle specie di uccelli selvatici ad un livello di conservazione che corrisponde in particolare alle esigenze ecologiche, scientifiche e culturali;

   all'articolo 7, comma 1), la direttiva prevede che in funzione del loro livello di popolazione, della distribuzione geografica e del tasso di riproduzione in tutta la Comunità le specie elencate all'allegato II possono essere oggetto di atti di caccia nel quadro della legislazione nazionale; gli Stati membri faranno in modo che la caccia di queste specie non pregiudichi le azioni di conservazione intraprese nella loro area di distribuzione;

   all'articolo 7, comma 4), la direttiva prevede che gli Stati membri si accertino che l'attività venatoria rispetti i princìpi di una saggia utilizzazione e di una regolazione ecologicamente equilibrata delle specie di uccelli interessate;

   la direttiva Uccelli è stata recepita in Italia principalmente dalla legge quadro nazionale 11 febbraio 1992, n. 157, che tutela la fauna selvatica e disciplina l'attività venatoria;

   ai sensi dell'articolo 1 della legge n. 157 del 1992, la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell'interesse della comunità nazionale ed internazionale;

   ai sensi dell'articolo 1 della legge n. 157 del 1992, lo Stato, le regioni e le province autonome adottano le misure necessarie per mantenere o adeguare le popolazioni di tutte le specie di uccelli di cui all'articolo 1 della direttiva 2009/147/CE, ad un livello corrispondente alle esigenze ecologiche, scientifiche, turistiche e culturali, tenendo conto delle esigenze economiche e ricreative e facendo in modo che le misure adottate non provochino un deterioramento dello stato di conservazione degli uccelli;

   ai sensi dell'articolo 1 della legge n. 157 del 1992, l'esercizio dell'attività venatoria è consentito «purché non contrasti con l'esigenza di conservazione della fauna selvatica» e che tale esigenza trova una sua massima espressione nella tutela della biodiversità, assunta a principio fondamentale dell'Ordinamento, in virtù di quanto disposto dal novellato articolo 9 della Costituzione;

   nel luglio del 2023 la Commissione europea ha aperto nei confronti dello Stato italiano la procedura Pilot Eup (2023)10542 – Mancato rispetto del diritto europeo della natura in relazione a una serie di problematiche venatorie in Italia;

   in detta procedura Pilot sono state evidenziate varie criticità inerenti alla gestione e alla regolamentazione dell'attività venatoria in Italia in relazione al rispetto del dettato comunitario;

   fra i rilievi mossi dalla Commissione europea vi è l'abbattimento di alcune specie di uccelli con stato della popolazione non favorevole, in assenza di adeguati piani di gestione/conservazione efficacemente applicati;

   l'elenco delle specie indicate dalla Commissione europea comprende: Allodola, Alzavola, Beccaccino, Codone, Combattente, Coturnice, Fagiano di monte, Fischione, Folaga, Marzaiola, Mestolone, Moretta, Moriglione, Pavoncella, Pernice rossa, Pernice sarda, Porciglione, Quaglia, Starna, Tordo sassello, Tortora selvatica;

   dalla data dell'apertura della procedura Pilot non è stata adottata nessuna iniziativa in merito all'obbligo di mantenere o adeguare le popolazioni delle specie citate;

   laddove presenti (Allodola, Coturnice, Fagiano di monte, Moriglione, Tortora selvatica), i piani di gestione/conservazione non sono stati adeguatamente implementati; a tal riguardo non esistono rapporti ufficiali sullo stato di attuazione dei piani se non due riferiti a Coturnice e Allodola, redatti da Ispra, risalenti al 2019 in cui si evince sostanzialmente la scarsa applicazione degli stessi quindi, le specie indicate dalla Commissione europea sono continuate ad essere state oggetto di prelievo venatorio nonostante lo stato di conservazione sfavorevole;

   tale situazione costituisce una chiara violazione della normativa comunitaria e nazionale –:

   se il Ministro dell'agricoltura, sovranità alimentare e foreste, in ottemperanza a quanto stabilito al comma 3 dell'articolo 18 della legge 11 febbraio 1992, n. 157, intenda promuovere l'adozione di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri con cui si escludano dall'elenco delle specie cacciabili le specie di uccelli richiamate nella procedura Pilot Eup (2023)10542 (Allodola, Alzavola, Beccaccino, Codone, Combattente, Coturnice, Fagiano di monte, Fischione, Folaga, Marzaiola, Mestolone, Moretta, Moriglione, Pavoncella, Pernice rossa, Pernice sarda, Porciglione, Quaglia, Starna, Tordo sassello, Tortora selvatica), anche al fine di evitare una nuova apertura di procedura di infrazione nei confronti dello Stato italiano.
(2-00543) «Caramiello, Sergio Costa, Di Lauro, Cherchi, Ilaria Fontana».

Interrogazione a risposta immediata:


   PIERRO, MOLINARI, DAVIDE BERGAMINI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DE BERTOLDI, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   il settore dell'ortofrutta è quello più esposto agli effetti dei cambiamenti climatici che portano ad una diminuzione della qualità delle colture di frutta fresca, con un calo medio della resa produttiva, ad esempio del kiwi che si attesta a circa il 37,5 per cento per quello giallo e al 43 per cento per quello verde, con un danno stimato per il comparto agricolo di circa 180 milioni di euro l'anno;

   anche la produzione di pere è passata dalle quasi 800 mila tonnellate del 2015 alle 184 mila nel 2023;

   fra i prodotti fitosanitari che hanno proprietà regolatrici della crescita di diverse piante ortofrutticole si registra «l'idrogeno cianammide», che il 18 dicembre 2007 è stato ritirato;

   oggi in Italia ci sono circa 300 sostanze attive approvate e solo l'1 per cento degli agrofarmaci autorizzati prima del 2000 è tuttora in uso;

   in sede di risposta ad un atto di sindacato ispettivo a firma della Lega Salvini Premier (n. 5/03557), in Commissione XII preso la Camera dei deputati, il Sottosegretario di Stato per la salute rispondeva che «nel dicembre 2024 il Ministero della salute ha chiesto al Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste di esprimere un parere sull'entità dell'emergenza nelle coltivazioni di kiwi. In particolare è stata richiesta l'indicazione delle aree geografiche coinvolte, l'assenza di mezzi alternativi o prodotti fitosanitari già autorizzati e informazioni sulle attività di ricerca in corso per metodi di contrasto alternativi» e che «vista la complessità della questione e l'importanza della molecola per la produzione nazionale di kiwi, il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste ha sottoposto il tema all'attenzione del Comitato fitosanitario nazionale, che si è riunito il 28 gennaio 2025»;

   l'Italia è la più virtuosa al mondo nell'utilizzo di fitofarmaci, ma la rinuncia a sostanze efficaci ha ridotto il nostro potenziale produttivo; negli ultimi 15 anni il «frutteto Italia» ha perso 200 mila ettari, con la superficie coltivata a frutta e agrumi che è scesa per la prima volta sotto la soglia dei 500 mila ettari, perdendo oltre 200 milioni di piante da frutto;

   è necessario far valere il principio di reciprocità negli scambi commerciali, sia a livello comunitario che extra Unione europea, in particolare verso i Paesi che utilizzano pesticidi vietati in Italia –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per salvaguardare la produzione nazionale di ortofrutta considerate le difficoltà che il settore sta affrontando, cercando di trovare un equilibrio tra esigenze produttive e sicurezza alimentare, nonché per tutelare l'attività degli agricoltori italiani dalla concorrenza sleale.
(3-01740)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   FRANCESCO SILVESTRI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   l'avvio del nuovo anno ha registrato un nuovo rialzo dei prezzi dell'energia, anche a causa delle tensioni geopolitiche che continuano a influenzare le forniture di metano dalla Russia all'Europa;

   l'aumento delle tariffe energetiche rischia di gravare in modo significativo su famiglie e imprese, aggravando ulteriormente una situazione economica già segnata da un generale incremento del costo della vita;

   secondo l'ultima rilevazione dell'Arera (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente), nel primo trimestre del 2025 i fruitori più fragili di energia elettrica subiranno un incremento del 18,2 per cento;

   per quanto riguarda il gas, le quotazioni nel mercato europeo non mostrano segnali di miglioramento, lasciando prevedere aumenti significativi;

   complessivamente, tra luce e gas, già si registrano aumenti dei prezzi del 30 per cento;

   secondo un'analisi di un accreditato operatore del settore delle comparazioni delle offerte ai consumatori (Facile.it), nei prossimi dodici mesi una famiglia tipo nel mercato libero potrebbe affrontare un rincaro complessivo di 272 euro tra luce e gas;

   l'aumento del costo delle bollette si inserisce in un contesto economico già caratterizzato da un generale incremento dei prezzi di beni e servizi essenziali;

   anche le imprese, in particolare le piccole e medie attività, risentiranno dell'aumento delle tariffe energetiche, con conseguenze sui costi di produzione e possibili ripercussioni sui prezzi finali per i consumatori;

   l'aumento dei prezzi dell'energia e delle bollette ha anche un effetto diretto sugli incassi fiscali dello Stato, poiché il maggiore costo delle forniture energetiche comporta un aumento degli oneri fiscali, tra cui Iva e accise;

   di conseguenza, l'Erario beneficia di un gettito aggiuntivo derivante dai rincari dell'energia –:

   quale sia il maggior gettito fiscale derivante dai nuovi aumenti delle bollette elettriche e del gas;

   quali iniziative di carattere compensativo si intendano adottare per alleggerire il peso economico su famiglie e imprese.
(4-04387)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta immediata:


   BRAGA, SERRACCHIANI, GIANASSI, FORNARO, GRAZIANO, BONAFÈ, CIANI, GHIO, TONI RICCIARDI, CASU, DE LUCA, FERRARI, MORASSUT, ROGGIANI, DE MARIA, DI BIASE, LACARRA e SCARPA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   recenti notizie di stampa hanno riportato che la società israeliana Paragon solutions ha rescisso il contratto con l'Italia per l'utilizzo dello spyware «Graphite», a causa di presunte violazioni dei termini di servizio e del quadro etico concordato;

   tale spyware sarebbe stato utilizzato per attività di sorveglianza nei confronti di giornalisti e attivisti, tra cui il direttore di Fanpage, Francesco Cancellato, e l'attivista di Mediterranea saving humans, Luca Casarini;

   il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha dichiarato che il contratto con Paragon solutions non è stato rescisso e che i servizi di intelligence non hanno sospeso l'uso dello spyware, mentre successive notizie di stampa riportano che l'intelligence italiana e Paragon solutions avrebbero «concordato di sospendere l'operatività del sistema fino alla conclusione della procedura di due diligence condotta dal Copasir e dall'Agenzia nazionale per la cybersicurezza»;

   le forze di polizia, quali Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di finanza, hanno smentito l'utilizzo dello spyware «Graphite», mentre la Polizia penitenziaria non ha ancora fornito una smentita ufficiale;

   è fondamentale garantire la trasparenza e il rispetto dei diritti fondamentali, evitando l'uso improprio di strumenti di sorveglianza da parte delle autorità –:

   se la Polizia penitenziaria abbia mai acquisito o utilizzato lo spyware «Graphite» o altri software di sorveglianza prodotti da Paragon solutions e, in caso affermativo, se il Ministro interrogato sia a conoscenza di eventuali violazioni dei termini di servizio e del quadro etico concordato con Paragon solutions da parte della Polizia penitenziaria o di altri apparati sotto la giurisdizione del Ministero della giustizia.
(3-01738)


   FARAONE, GADDA, DEL BARBA, BONIFAZI, BOSCHI, GIACHETTI e GRUPPIONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   lo scorso giovedì 6 febbraio il quotidiano britannico «The Guardian» ha riportato come l'azienda israeliana «Paragon Solutions», sviluppatrice del software di spionaggio «Graphite», avrebbe risolto un contratto con almeno un cliente italiano, dopo che la stessa avrebbe stabilito che in Italia sarebbero stati violati i termini di servizio e il quadro etico concordato al momento della stipula del contratto;

   tra i soggetti spiati, figurano Francesco Cancellato, direttore di Fanpage.it, Luca Casarini, fondatore e capomissione dell'ONG Mediterranea Saving Humans, Beppe Caccia, armatore della medesima ONG e Husam El Gomati, attivista libico che ha denunciato i rapporti tra l'Italia e il Governo del suo Paese;

   il Governo ha dichiarato che la società Paragon Solutions non ha rescisso alcun contratto con il nostro Paese, affermando che sarebbe stata disposta una due diligence sul caso da parte del Copasir e dell'Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale;

   secondo recenti notizie, il comparto della sicurezza italiana e Paragon Solutions avrebbero concordato di sospendere l'utilizzo dello spyware fino alla conclusione della procedura di due diligence;

   da fonti di stampa risulta che nei giorni scorsi il Governo ha ribadito la propria estraneità in merito all'utilizzo del software, adducendo che a detto sistema avrebbero accesso altre articolazioni statali oltre alle agenzie intelligence, facendo particolare riferimento alle procure;

   qualora ciò fosse confermato, la due diligence avviata dovrebbe chiarire quali articolazioni statali abbiano in dotazione il software e qual è l'articolazione dello Stato che lo ha acquistato e concesso eventualmente in dotazione –:

   se il Ministro interrogato intenda fare chiarezza per quanto di competenza, sui fatti esposti in premessa fornendo delucidazioni su quante e quali procure utilizzano il software di spionaggio, quale articolazione dello Stato è competente a liquidare e autorizzarne la spesa, se abbia contezza di contratti rescissi o sospesi con la software house israeliana a causa del non rispetto dei termini di servizio e del quadro etico concordato al momento della stipula contrattuale e quali siano gli organi di polizia giudiziaria ad avere in dotazione il software.
(3-01739)


   CALDERONE, ENRICO COSTA, PATRIARCA e PITTALIS. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nelle comunicazioni sull'amministrazione della giustizia il Ministro interrogato ha sottolineato che una delle criticità da affrontare per risolvere il sovraffollamento carcerario è quello dalla presenza negli istituti di pena italiani di un 20 per cento circa di persone in attesa di giudizio: si tratta di persone ristrette prima e a prescindere da una sentenza definitiva di condanna; dunque, per la Costituzione, presunte innocenti;

   fra i presupposti applicativi delle misure cautelari, quello indicato dall'articolo 274, lettera c), del codice di procedura penale, il pericolo di reiterazione del reato, rappresenta l'esigenza cautelare più frequentemente invocata dai giudici a sostegno della misura restrittiva e, al contempo, quella più difficilmente confutabile da parte della difesa;

   tale esigenza cautelare può essere desunta da comportamenti o atti concreti ovvero anche da precedenti penali, con valutazione prognostica sulla fattispecie concreta, sulle modalità realizzative della condotta, sulla personalità del soggetto e sul contesto socio-ambientale di eventuali condotte reiterative: tale analisi deve essere tanto più approfondita quanto maggiore sia la distanza temporale dai fatti. Proprio per questo è più che mai necessario restituire centralità e tassatività alla valutazione del giudice circa la sua permanenza;

   tramite una modifica dell'articolo 299 del codice di procedura penale, si può prevedere, con esclusione dei reati di maggiore allarme sociale, che dopo un congruo lasso di tempo (sessanta giorni), il giudice, anche d'ufficio, proceda ad una nuova valutazione della «pericolosità» sulla base di atti e fatti concreti e attuali diversi e ulteriori rispetto a quelli originariamente alla base della misura e, ove non più persistenti, prevedere la revoca o la sostituzione con altra misura meno afflittiva;

   la nuova valutazione del giudice restituisce al «fattore tempo» trascorso dall'indagato/imputato in vinculis il giusto valore, essendo la privazione della libertà personale momento di grave afflizione e stravolgimento dell'esistenza del sottoposto che, sovente, dopo un periodo di restrizione, non è più il medesimo entrato in contatto con l'ambiente carcerario, potendo mutare, al contempo, la sua probabilità di recidiva: la modifica, oltre ad allineare la custodia cautelare al precetto costituzionale, avrebbe un significativo impatto sulla permanenza in carcere di persone non ancora riconosciute colpevoli, perseguendo così anche la finalità deflattive della popolazione carceraria –:

   quale sia l'orientamento del Governo sulle misure descritte in premessa e quali iniziative di carattere normativo intenda adottare per limitare l'uso della custodia cautelare nei confronti di indagati/imputati non ancora giudicati, contribuendo alla riduzione della popolazione carceraria.
(3-01741)


   BENZONI, RICHETTI, BONETTI, D'ALESSIO, GRIPPO e SOTTANELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 10 dicembre 2024 il Ministro interrogato riferiva di un rallentamento del trend dei suicidi in carcere e di alcune iniziative, come il potenziamento della rete di assistenza psicologica e la predisposizione di nuovi percorsi di comunità per i detenuti con disagio psichico;

   quanto dichiarato non corrisponde affatto alla realtà della situazione all'interno delle carceri dove ogni giorno reclusi, operatori e agenti devono affrontare situazioni al di sopra delle possibilità umane;

   secondo gli ultimi dati disponibili, il numero di detenuti morti in carcere nel 2025 ammonta già a 13 persone, sostanzialmente una ogni tre giorni. Solo nell'ultimo fine settimana, in Toscana due detenuti si sono tolti la vita. Secondo l'ultimo report del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, si tratta di un dato maggiore rispetto agli ultimi tre anni;

   il sovraffollamento si conferma un'emergenza strutturale: i numeri aggiornati al 31 gennaio 2025 confermano un «surplus» di oltre 10.000 unità rispetto alla capienza regolamentare. Ci sono, poi, casi estremi come la casa circondariale di San Vittore a Milano, il cui indice di sovraffollamento è del 218,3 per cento;

   peraltro, il tasso di recidiva è esponenzialmente maggiore per i detenuti non lavoratori rispetto a quelli che, invece, hanno appreso un mestiere;

   vanno presi provvedimenti urgenti affinché i detenuti possano scontare la propria pena coerentemente con i dettami della Costituzione: è questo l'unico modo per diminuire le tensioni e rispettare i diritti delle persone detenute e degli stessi operatori, garantendo, al contempo, la sicurezza dei cittadini e la previsione di strumenti adeguati per il reinserimento sociale;

   sembrerebbe che il Governo abbia intenzione di creare 7.000 nuovi posti, come emerso da un vertice tenutosi il 5 febbraio 2025 a Palazzo Chigi. Di questo piano, tuttavia, non si conoscono ancora contenuti, modalità o tempistiche;

   l'avvocato Irma Conti, del collegio del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, ha recentemente dichiarato che 19.000 detenuti, con pene residue fino a tre anni, sulla base della normativa potrebbero optare per misure alternative, ma la burocrazia, la carenza di risorse e di informatizzazione nei tribunali di sorveglianza creano importanti ostacoli –:

   anche nell'ambito di quanto emerso dal recente vertice governativo, quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di ricondurre l'esecuzione della pena a uno standard adeguato per un Paese democratico, nel rispetto dei princìpi costituzionali volti al pieno recupero e al reinserimento sociale del condannato, nell'ottica di abbassare i tassi di recidiva e di porre strutturalmente rimedio al sovraffollamento delle carceri e al fenomeno dei suicidi.
(3-01742)


   BRAGA, SERRACCHIANI, GIANASSI, FORNARO, GRAZIANO, BONAFÈ, CIANI, GHIO, TONI RICCIARDI, CASU, DE LUCA, FERRARI, MORASSUT, ROGGIANI, DE MARIA, DI BIASE, LACARRA e SCARPA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la Polizia penitenziaria svolge un ruolo fondamentale non solo nella custodia e vigilanza dei detenuti, ma anche nel sostegno ai percorsi di rieducazione e di reinserimento sociale, contribuendo alla sicurezza della società e alla funzione rieducativa della pena;

   la stessa polizia svolge una meritoria attività di polizia giudiziaria e di pubblica sicurezza, dentro e fuori l'ambiente penitenziario –:

   se il Ministro interrogato, nell'ambito del bilancio del proprio dicastero, sia in grado di assicurare alla Polizia penitenziaria l'uso delle migliori tecnologie per svolgere tali compiti.
(3-01743)


   FARAONE, GADDA, DEL BARBA, BONIFAZI, BOSCHI, GIACHETTI e GRUPPIONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   giovedì 6 febbraio 2025 il quotidiano britannico The Guardian ha riportato come l'azienda israeliana Paragon solutions, sviluppatrice del software di spionaggio «Graphite», avrebbe risolto un contratto con almeno un cliente italiano, dopo che la stessa avrebbe stabilito che in Italia sarebbero stati violati i termini di servizio e il quadro etico concordato al momento della stipula del contratto;

   tra i soggetti spiati figurano Francesco Cancellato, direttore di Fanpage.it, Luca Casarini, fondatore e capomissione dell'organizzazione non governativa Mediterranea saving humans, Beppe Caccia, armatore della medesima organizzazione non governativa, e Husam El Gomati, attivista libico che ha denunciato i rapporti tra l'Italia e il Governo del suo Paese;

   il Governo ha dichiarato che la società Paragon solutions non ha rescisso alcun contratto con il nostro Paese, affermando che sarebbe stata disposta una due diligence sul caso da parte del Copasir e dell'Agenzia per la cybersicurezza nazionale;

   secondo recenti notizie, il comparto della sicurezza italiana e Paragon solutions avrebbero concordato di sospendere l'utilizzo dello spyware fino alla conclusione della procedura di due diligence;

   da fonti di stampa risulta che nei giorni scorsi il Governo ha ribadito la propria estraneità in merito all'utilizzo del software, adducendo che a detto sistema avrebbero accesso altre articolazioni statali, oltre alle agenzie dell'intelligence, facendo particolare riferimento alle procure;

   qualora ciò fosse confermato, la due diligence avviata dovrebbe chiarire quali articolazioni statali abbiano in dotazione il software e qual sia l'articolazione dello Stato che lo ha acquistato e concesso eventualmente in dotazione –:

   quali siano le spese che il Ministero della giustizia sostiene per il funzionamento del Dap (Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria), quanto per le strutture del Gom (Gruppo operativo mobile), per le strutture del Nic (Nucleo investigativo centrale), per le intercettazioni e se vi siano contratti stipulati senza gara o tutti con gara pubblica, nonché quante persone siano state intercettate da strutture finanziate dal Ministero della giustizia nel 2024, se ci siano persone intercettate da polizia penitenziaria ma non indagate e se le dimissioni del capo del Dap Russo siano state accompagnate da una lettera personale al Ministro interrogato con rilievi critici sulla situazione del Dap e se intenda condividerla coi parlamentari o la ritenga personale e dunque secretata.
(3-01744)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GIANASSI, SERRACCHIANI, DI BIASE, SCARPA e LACARRA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il carcere di Sollicciano di Firenze presenta da tempo gravi e perduranti criticità a causa di carenza di organico, sovraffollamento cronico e fatiscenze strutturali. Sono attualmente 103 le camere inagibili per infiltrazioni di acqua o in manutenzione;

   a Sollicciano non sarebbe inoltre garantito il diritto all'affettività, sancito dalla Corte costituzionale e ribadito dalla Cassazione;

   molti detenuti hanno evidenti problematiche di sofferenza psicologica e/o di fragilità psichiatrica e/o di tossicodipendenza. Per quanto riguarda le problematiche di natura edilizia, alcuni lavori di ristrutturazione del carcere da parte del Ministero interrogato, iniziati negli anni scorsi, sono però fermi inspiegabilmente dal mese di febbraio 2023;

   la drammaticità delle numerose ed evidenti criticità presenti nel carcere si sono palesate con numerosi tentati suicidi, atti di autolesionismo e aggressioni agli agenti di polizia;

   negli ultimi mesi si sono infatti verificati addirittura tre suicidi di detenuti: nel mese di luglio 2024 un giovane di 20 anni (seguito del tragico gesto si è verificata una protesta che ha coinvolto circa ottanta detenuti), nel mese di dicembre 2024 un ragazzo di 28 anni mentre il 15 febbraio 2025 un uomo di 39 anni;

   le sentenze della magistratura hanno accertato da tempo come nel carcere di Sollicciano sia in atto la violazione dei diritti dell'uomo riferiti alla Convenzione europea per la tutela dei diritti umani e le libertà fondamentali;

   nonostante questi gravi e ripetuti episodi il Ministero interrogato non ha ancora preso iniziative atte a migliorare la condizione. In proposito sono state presentate molteplici interrogazioni (l'ultima in ordine di tempo l'interrogazione a risposta in Commissione 5/03293 presentata in data 3 gennaio 2025) ancora senza risposta;

   la situazione disastrosa del carcere è stata prospettata da tempo al Ministro Nordio dal presidente del Tribunale di sorveglianza, senza però alcuna iniziativa da parte del Dicastero della giustizia;

   lo stesso Tribunale di sorveglianza di Firenze starebbe quindi accogliendo, secondo quanto riportato dalla stampa, i reclami dei detenuti sulle criticità infrastrutturali del carcere, disponendo quindi i relativi trasferimenti;

   ad aggravare questa situazione giungono le notizie, pubblicate sui media, secondo le quali non è stata confermata alla guida del carcere la Direttrice in servizio da circa 3 anni e, sempre secondo la stampa, manca adesso un punto di riferimento stabile a capo della struttura. Ad oggi infatti l'incarico resterebbe di fatto scoperto: una volta a settimana provvederebbe il direttore del carcere di Livorno mentre negli altri giorni due vicedirettrici –:

   quali iniziative urgenti intenda assumere, in relazione a quando espresso in premessa e in particolare al numero insostenibile di suicidi verificatesi nel carcere, per risolvere le gravissime e diversificate problematiche presenti a Sollicciano, al fine di assicurare una struttura dignitosa per il personale e per i detenuti presenti;

   quando saranno completati i lavori di ristrutturazione del carcere, fermi inspiegabilmente dal mese di febbraio 2023;

   per quali motivi uno dei carceri con maggiori criticità del Paese non abbia un direttore stabile, e per quale motivo non sia stato confermato il precedente direttore e quando il nuovo direttore sarà nominato.
(5-03592)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ASCARI e CHERCHI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 6 febbraio 2025 è stata pubblicata un'ordinanza della Corte di cassazione che ha annullato una precedente sentenza, con cui una minore di 11 anni era stata riportata presso la madre nella città di origine, dopo essere stata precedentemente affidata al padre e trasferita a 900 chilometri di distanza;

   la decisione ha suscitato preoccupazione in quanto ritenuta lesiva del diritto del minore a una crescita serena e stabile, in violazione del principio del superiore interesse del minore sancito dall'articolo 3 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, ratificata dall'Italia con la legge 27 maggio 1991, n. 176;

   il provvedimento giudiziario appare ad avviso dell'interrogante in contrasto con le linee guida internazionali sulla protezione dei minori e ha rinnovato il dibattito sull'utilizzo, nei tribunali italiani, di teorie prive di validità scientifica, come quella dell'alienazione parentale, già escluse dall'Organizzazione mondiale della sanità e dall'American psychiatric association;

   in più occasioni la Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato l'Italia per violazioni dell'articolo 8 del Convenzione europea dei diritti dell'uomo (diritto al rispetto della vita privata e familiare) in materia di affidamento e tutela dei minori, evidenziando il mancato rispetto del principio di non traumatizzazione del minore nei procedimenti di affidamento;

   la prassi giudiziaria che porta a decisioni traumatiche per i minori, senza un'adeguata valutazione del loro benessere psicofisico, evidenzia la necessità di una riforma che rafforzi la protezione dei bambini nei procedimenti giudiziari, garantendo che il loro interesse prevalga su qualsiasi altra considerazione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della vicenda in questione e quali siano le iniziative di competenza, anche di carattere normativo, che intenda adottare per rafforzare il rispetto dei principi di tutela del minore nei procedimenti giudiziari;

   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda intraprendere per garantire che l'interesse superiore del minore sia effettivamente prevalente nelle decisioni di affidamento, evitando il ricorso a teorie prive di validazione scientifica e comunque al fine di garantire che le decisioni in materia di affido rispettino i principi sanciti dalla normativa nazionale e internazionale in tema di protezione dell'infanzia.
(4-04379)


   ASCARI e CHERCHI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 1° novembre 2016 l'agente penitenziaria Maria Teresa Trovato Mazza, detta Sissi, è stata trovata in un lago di sangue con un colpo di pistola alla testa nell'ospedale dove era stata inviata – da sola, in deroga ai protocolli – per sorvegliare una detenuta. Dopo il coma di due anni e la morte, per il caso, in un primo momento, è stata avanzata dalla procura della Repubblica di Venezia richiesta di archiviazione, avendo gli inquirenti ipotizzato sin da subito il suicidio dell'agente;

   come si apprende da fonti di stampa, non c'erano, tuttavia, impronte sulla pistola che ha sparato, ma l'agente Sissi non indossava i guanti; inoltre, riportava segni di afferramento sulle braccia e graffi. Non c'erano nemmeno tracce di sangue sulla punta della pistola e questo appare molto strano per un colpo esploso sulla nuca, dietro l'orecchio;

   il telefono della stessa poi sarebbe stato ritrovato il giorno dopo la tragedia nell'armadietto del carcere, ma nelle immagini delle videocamere di sorveglianza dell'ospedale si vedrebbe l'agente portare la mano alla testa, come se stesse telefonando;

   dopo due anni di coma, il 12 gennaio 2019, Sissi Trovato Mazza è deceduta;

   le indagini condotte hanno ipotizzato inizialmente un tentativo di suicidio, ma la dinamica dei fatti e il ritrovamento dell'arma a distanza dal corpo hanno sollevato numerosi dubbi sulla ricostruzione ufficiale;

   secondo fonti di stampa la vittima aveva più volte denunciato presunti traffici di droga e rapporti sessuali tra agenti e detenute all'interno del carcere la Giudecca di Venezia, nonché, essendo nella posizione di addetta alle buste paga, preoccupanti ammanchi di denaro;

   sono emersi elementi preoccupanti riguardo alla possibile scomparsa di prove e al mancato approfondimento di piste investigative alternative;

   a oggi, nonostante il tempo trascorso, il caso rimane irrisolto e la famiglia non ha ancora ottenuto giustizia e chiarezza su quanto accaduto –:

   se il Ministro interrogato intenda promuovere iniziative di competenza, anche di carattere ispettivo, al fine di contribuire a fare piena luce su questi gravi fatti;

   se, in particolare, siano state condotte attività di competenza, anche di carattere ispettivo, in rapporto a quanto segnalato circa il traffico di droga ed altre irregolarità all'interno del carcere ed eventualmente quali siano stati gli esiti.
(4-04380)


   SERRACCHIANI, SCARPA, LACARRA, DI BIASE e GIANASSI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dallo scorso ottobre 2024 risulta bloccato il pagamento dei compensi dei difensori che hanno assistito persone ammesse al patrocinio a spese dello Stato;

   si ha inoltre notizia della cancellazione di molti avvocati dagli elenchi dei difensori per i non abbienti e soprattutto dalle liste dei difensori di ufficio;

   l'Organismo congressuale forense con un comunicato ha chiesto al Ministero della giustizia un intervento immediato. Secondo l'Organismo congressuale forense non si tratterebbe solo di un errore contabile del Ministero nell'aver stanziato fondi insufficienti, bensì di una errata valutazione giuridica, politica ed economica da parte del Ministero interrogato;

   l'Organismo congressuale forense denuncia «l'inaccettabile stallo nei pagamenti ai difensori che hanno garantito assistenza legale ai cittadini beneficiari del patrocinio a spese dello Stato, da mesi gli avvocati attendono di essere pagati per il lavoro svolto, mentre il Ministero della giustizia resta immobile. I fondi destinati a questi compensi sono esauriti da ottobre, e in molti fori la crisi era già evidente da tempo. Avvocati che hanno emesso fattura in autunno confidando in un pagamento dovuto per legge sono ancora in attesa, senza alcuna certezza su quando e se riceveranno il compenso». La situazione, spiegano i legali, «non è solo il risultato di uno stanziamento insufficiente, ma l'ennesima dimostrazione di una gestione politica e amministrativa non responsabile»;

   secondo l'avvocatura, il Ministero della giustizia «continua a ignorare un problema strutturale, mescolando i fondi destinati al patrocinio gratuito all'interno della voce di bilancio 1360, insieme a spese completamente diverse e non rinunciabili, come trasferte di funzionari, indennità per periti e testimoni, costi di estradizione e notifiche di atti esenti. Un vero e proprio caos contabile che impedisce di garantire il diritto alla difesa per chi non ha mezzi economici, violando l'articolo 24 della Costituzione»;

   i fondi per il patrocinio a spese dello Stato sono allocati infatti nella voce di bilancio 1360 dove in modo promiscuo si trovano anche le risorse per pagare le indennità e le trasferte di funzionari, giudici popolari, periti, testimoni, custodi, ufficiali e agenti di polizia giudiziaria, le trasferte della magistratura onoraria, le spese di estradizione di imputati e condannati, la traduzione di atti giudiziari, e le spese per la notificazione degli atti esenti. La previsione cumulativa non consente la piena comprensione delle necessità dei singoli capi di bilancio;

   inoltre, risulta che sempre più avvocati si stiano cancellando dagli elenchi dei difensori per i non abbienti e perfino dalle liste dei difensori d'ufficio, con il rischio di privare le persone più vulnerabili della tutela legale a cui hanno diritto, con conseguenze gravissime per l'intero sistema giudiziario –:

   se i Ministri interrogati non ritengano urgente adottare le adeguate iniziative di competenza finalizzate al pagamento immediato degli arretrati relativi al pagamento del gratuito patrocinio, anche prevedendo la separazione dei fondi destinati al patrocinio da altre voci di bilancio e un'adeguata previsione di risorse nel bilancio del Ministero della giustizia.
(4-04385)


   ASCARI, MORFINO e CHERCHI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'ammissione al gratuito patrocinio per le vittime di reati di violenza di genere rappresenta un passo fondamentale per garantire il diritto di difesa e l'accesso alla giustizia, in linea con gli obiettivi di protezione delle donne vittime di violenza previsti dalla normativa nazionale e internazionale;

   tuttavia, risulta che i legali che prestano assistenza alle vittime attraverso il gratuito patrocinio, in particolare le avvocate dei centri antiviolenza, si trovino frequentemente a dover affrontare ritardi o mancati pagamenti da parte dello Stato;

   tale situazione compromette gravemente la possibilità per le vittime di ricevere una tutela legale effettiva, poiché la mancata remunerazione degli avvocati rischia di scoraggiare l'assistenza legale gratuita e di limitare l'accesso alla giustizia per le donne vittime di violenza;

   il blocco dei pagamenti per il gratuito patrocinio rappresenta una criticità che mina l'effettiva attuazione delle tutele previste dalla normativa vigente, rendendo di fatto inefficace l'accesso alla giustizia per le vittime di violenza di genere;

   risulta necessario un intervento urgente per garantire il pagamento tempestivo degli onorari dovuti agli avvocati che prestano assistenza legale alle vittime di violenza attraverso il gratuito patrocinio, al fine di assicurare che la normativa non rimanga lettera morta;

   va evidenziato che, nel caso delle vittime costituite parti civili ammesse al gratuito patrocinio, lo Stato anticipa la liquidazione delle spese legali di costituzione, ma in seguito attiva azioni di recupero delle stesse nei confronti degli imputati condannati –:

   quali siano le cause dei ritardi nei pagamenti degli avvocati e avvocate che assistono le vittime di violenza di genere attraverso il gratuito patrocinio;

   se il Governo intenda adottare iniziative urgenti per garantire il tempestivo pagamento degli onorari spettanti ai legali, al fine di assicurare la continuità della tutela legale alle vittime di violenza;

   se non si ritenga opportuno prevedere un meccanismo che assicuri il pagamento anticipato o comunque rapido degli onorari per gli avvocati che assistono le vittime, evitando che ritardi burocratici possano compromettere il diritto alla difesa;

   quali iniziative il Ministero della giustizia intenda adottare per monitorare e migliorare l'attuazione del gratuito patrocinio, affinché le vittime di violenza di genere possano realmente usufruire di una difesa adeguata e tempestiva;

   se non si ritenga necessario un potenziamento del finanziamento per il gratuito patrocinio, con specifiche risorse destinate alla tutela delle vittime di violenza di genere, per garantire che nessuna donna resti priva di assistenza legale a causa di problemi amministrativi o di bilancio.
(4-04386)


   DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con legge n. 247 del 31 dicembre 2012 è stata definita la nuova disciplina dell'ordinamento della professione forense;

   posto che la determinazione dei compensi degli avvocati è affidata alla libera pattuizione con il cliente, l'articolo 13 della suddetta legge prevede l'emanazione di un decreto da parte del Ministero della giustizia che intervenga quando si presentano determinate condizioni, come la liquidazione da parte del giudice delle spese al termine dei giudizi, la mancanza di determinazione del compenso in forma scritta tra avvocato e cliente o quando il compenso non viene determinato consensualmente;

   il decreto è composto da tabelle parametriche, una per ogni tipo di procedimento civile e per il processo penale, divise nelle quattro fasi procedimentali alle quali è assegnato un valore per il pagamento del contributo unificato;

   gli attuali parametri forensi in vigore sono quelli previsti dalle tabelle del decreto ministeriale n. 147 datato 13 agosto 2022, nonostante il comma 6 dell'articolo 13 preveda che sia aggiornato ogni due anni;

   il medesimo comma sopra citato prevede il potere di proposta del Consiglio nazionale forense;

   negli ultimi due anni, inoltre, vi è stata una inflazione «cumulata» di circa il 7 per cento e già il decreto n. 147 non aveva recuperato tutta l'inflazione persa nel biennio precedente, con un danno sugli attuali parametri e redditi reali degli avvocati, in particolare coloro con i redditi più bassi giacché tali parametri impattano anche sui compensi derivanti dal patrocinio a spese dello Stato;

   l'aggiornamento dei parametri permette a chi esercita la professione forense di ricevere un compenso adeguato per le proprie prestazioni –:

   se il Ministro della giustizia abbia ricevuto la proposta dal Consiglio nazionale forense e quando lo stesso Ministro interrogato intenda adottare il decreto per l'aggiornamento dei parametri forensi, in linea con quanto previsto dall'articolo 13 comma 6 della legge 247 del 2012.
(4-04388)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazioni a risposta immediata:


   GRIMALDI, GHIRRA, ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, DORI, FRATOIANNI, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il settore moda, seconda manifattura italiana per numero di addetti, manifesta da tempo grandi difficoltà ed è attraversato da un uso massiccio dell'outsourcing, che genera precarietà, bassi salari, sfruttamento e troppo spesso forme di caporalato;

   nei giorni scorsi è emersa nuovamente la condizione di sfruttamento dei lavoratori di Z production di Campi Bisenzio, oggetto di indagini da cui emergerebbe la continuità tra diverse ditte che negli anni, sotto diverso nome, nascondevano la stessa proprietà di fatto, ditte il cui committente è sempre stata la holding Richemont per i prodotti Montblanc;

   nei mesi scorsi gli interroganti hanno denunciato aggressioni fisiche ai danni di operai della Acca di Seano, azienda a conduzione cinese con tre stabilimenti tra Firenze, Prato e Seano, che si occupa di logistica e trasporto per il comparto pronto-moda;

   dalle vertenze sindacali, dalle inchieste giornalistiche e da numerosi processi è emersa una diffusa situazione di illegalità economica nel settore della moda toscano, un vero e proprio «far west» fatto di migliaia di aziende con un ciclo di vita breve programmato, che eludono sistematicamente i controlli, operando al di fuori della legge, e traggono il loro profitto da uno sfruttamento illimitato, operando molto spesso anche per grandi brand della moda made in Italy;

   situazioni analoghe sono emerse non solo nel distretto toscano, come dimostra il caso della Giorgio Armani operations s.p.a. di cui il tribunale di Milano ha disposto l'amministrazione giudiziaria;

   situazioni di sfruttamento legate al sistema delle esternalizzazioni si riscontrano diffusamente anche in altri settori, per esempio l'arredamento, come il caso della Vot international di Quarrata, che produce materassi e divani per conto del marchio del made in Italy Mondo convenienza;

   altro esempio è rappresentato dal settore alimentare, come nella vicenda della Proteco s.r.l., che opera in appalto per un gioiello del made in Italy quale Ferrero, non utilizzando il contratto dell'industria agroalimentare ma il contratto collettivo nazionale del lavoro multiservizi;

   il 24 gennaio 2024 si è svolto presso il Ministero delle imprese e del made in Italy un incontro del tavolo permanente della moda, nel quale le organizzazioni sindacali hanno ribadito, tra l'altro, che è necessario che l'intera filiera sia trasparente in termini di legalità, responsabilità solidale, applicazione contrattuale;

   concorrenza sleale e dumping contrattuale, economico e normativo, forme distorte di esternalizzazione non sono più accettabili –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per porre un argine ai fenomeni di sfruttamento lavorativo e caporalato nelle filiere del made in Italy.
(3-01745)


   BIGNAMI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, MASCARETTI, ZUCCONI, CARAMANNA, COLOMBO, COMBA, GIOVINE, MAERNA, PIETRELLA e SCHIANO DI VISCONTI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   Governo e Parlamento sono impegnati a colmare un vuoto normativo storico, volto a rafforzare la sicurezza nazionale e a disciplinare l'attività dei privati nello spazio in modo trasparente e competitivo;

   l'economia spaziale riveste un ruolo centrale nell'economia, rappresentando circa lo 0,35 per cento del prodotto interno lordo mondiale. Secondo quanto riferito dalla relazione del Governo alle Camere sulle attività e i risultati nel settore dello spazio e dell'aerospazio, per l'anno 2022 l'industria spaziale a livello globale ha registrato una crescita record dell'8 per cento, raggiungendo una quota di 424 miliardi di dollari;

   l'83 per cento del valore del comparto è rappresentato da imprese che operano nei campi delle telecomunicazioni e da aziende che forniscono servizi sulla base di dati di navigazione satellitare, anche per garantire le telecomunicazioni nelle aree bianche del Paese;

   trattasi di un settore che da sempre è stato prerogativa degli Stati e finanziato da risorse pubbliche. Tuttavia, negli ultimi anni, si è registrata un'inversione di rotta, alla luce degli ingenti investimenti nel settore da parte dei privati, come quelli della società Space X;

   a fronte dei citati investimenti gli Stati Uniti hanno già oltre 40.000 satelliti in orbita bassa, mentre l'Europa prevede il lancio di circa 290 satelliti nell'ambito del programma Iris 2;

   è evidente, dunque, il ritardo dell'Europa nello sviluppo delle proprie infrastrutture spaziali ed è necessario che anche il Governo italiano faccia la propria parte. Sul punto senz'altro va visto con favore lo stanziamento per il periodo 2021-2026. Infatti, ammonterebbero ad oltre 7 miliardi di euro le risorse Esa, nazionali e Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   secondo alcune inchieste giornalistiche sussisterebbe il rischio di un monopolio di Starlink di Elon Musk nella gestione delle comunicazioni italiane e dei sistemi di sicurezza nazionale;

   tale ricostruzione fattuale risulta smentita dalle recenti dichiarazioni del Ministro interrogato, con cui è stato ribadito l'impegno dell'Italia nel settore spaziale e l'assoluta falsità delle affermazioni riportate nella citata puntata di Report –:

   se il Ministro interrogato ritenga opportuno fornire ulteriori spiegazioni in rapporto alle inchieste giornalistiche di cui in premessa e alle ulteriori iniziative di competenza che intenda adottare per garantire un ruolo cruciale dell'industria aerospaziale a livello europeo.
(3-01746)


   PASTORINO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il 27 gennaio 2025 è stato sottoscritto il contratto preliminare per la cessione dei complessi aziendali di Piaggio aero industries e Piaggio aviation, che operano sotto il marchio Piaggio aerospace s.p.a., all'azienda turca Baykar, leader nello sviluppo e produzione di sistemi Uav e tecnologie aerospaziali avanzate: accordo autorizzato il 27 dicembre 2024 dal Ministero delle imprese e del made in Italy. La chiusura dell'operazione è prevista nella primavera di 2025;

   entrambe le società Piaggio, con sedi operative in Liguria a Villanova d'Albenga e Genova, hanno attraversato una lunga serie di difficoltà finanziarie, nonostante ciò restano di grande valore strategico per il settore aeronautico italiano ed europeo, grazie alle loro infrastrutture, ai brevetti tecnologici e alle competenze tecniche accumulate in oltre un secolo di attività;

   il 7 febbraio 2025 si è svolto a Savona il primo incontro tra Baykar, i sindacati e le istituzioni, nel corso del quale si è delineato un piano quinquennale per il rilancio del P180, l'espansione del settore motoristico con produzione e manutenzione di nuovi motori aeronautici, il trasferimento della produzione di droni a Villanova d'Albenga, trasformando lo stabilimento in un centro di eccellenza per sistemi aerei senza pilota e l'incremento della forza lavoro;

   il 14 febbraio 2025, in occasione della visita del Ministro interrogato alla sede di Villanova d'Albenga, in presenza dei vertici turchi, è stato annunciato l'accordo sindacale raggiunto per la cessione e per il personale dell'azienda ligure. A margine dell'incontro il Ministro interrogato ha dichiarato: «Le procedure per l'esercizio della golden sono già avviate» e ha sottolineato che un'alleanza tra Baykar e Leonardo s.p.a. «è nei fatti (...) una partnership tra due grandi attori globali, tra loro complementari in molti settori, è certamente auspicabile» –:

   se intenda convocare un tavolo presso il Ministero delle imprese e del made in Italy al fine di proseguire la trattativa con il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati per un'illustrazione puntuale del piano industriale, garantire la salvaguardia dei lavoratori e la tutela di due stabilimenti, Villanova d'Albenga e Genova, assicurare volumi e investimenti adeguati volti allo sviluppo dell'azienda e dell'occupazione, indicando quali iniziative intenda adottare il Governo, alla luce della strategicità del settore aerospaziale nel contesto geopolitico attuale, specificando se verrà dato seguito alle commesse istituzionali e fornendo maggiori informazioni sul possibile sviluppo della partnership con Leonardo s.p.a.
(3-01747)


   PAVANELLI, APPENDINO, CAPPELLETTI e FERRARA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il nostro Paese retrocede sul fronte della produzione industriale e del prodotto interno lordo: dati Istat evidenziano un nuovo record negativo e, segnatamente, un calo di ventitré mesi consecutivi e una crescita stagnante del prodotto interno lordo, che confermano uno stato dell'arte già denunciato a più riprese da quasi tutte le organizzazioni sindacali;

   le criticità maggiormente riscontrate riguardano proprio il mercato domestico, in cui risultano evidenti le debolezze del sistema produttivo, imputabili, inter alia, ad un sistema fiscale sbilanciato su imprese e famiglie, su gravi ritardi infrastrutturali, sulla stretta al credito da parte di banche, su poche risorse destinate alla ricerca e allo sviluppo, agli alti costi energetici, agli incrementi dei prezzi delle materie prime e alla diminuzione dei consumi interni, tutti fattori che incidono sui costi e sulla competitività della manifattura italiana;

   le piccole e medie imprese, volano del sistema produttivo italiano, negli anni passati hanno potuto contare su assetti distributivi e su politiche di espansione determinate da interventi sui redditi e a favore della piena occupazione che ne hanno favorito anche la persistenza sul mercato interno;

   il 2025 rappresenta l'anno cruciale per l'industria nazionale, considerato il rallentamento economico, le crisi geopolitiche in atto e gli alti costi dell'energia che continuano a gravare su famiglie e imprese. I conflitti in Ucraina e Medio Oriente aumentano l'incertezza, frenano gli investimenti e aggravano la situazione di molti settori strategici;

   quanto sopra rende cruciale e urgente la promozione di interventi volti allo sviluppo di una politica industriale capace sia di affrontare l'impatto sociale, occupazionale ed economico delle crisi industriali e le problematiche connesse ai processi di delocalizzazione, sia di rafforzare il ruolo strategico dell'Italia e del suo tessuto produttivo, caratterizzato da una grande fragilità;

   nonostante i ripetuti appelli sia del mondo industriale che sindacale, il Governo ha mostrato di non prendere atto della gravità della situazione e di non riuscire a imprimere la svolta di politica economica e sociale attesa dal tessuto produttivo –:

   quali iniziative urgenti di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per garantire il mantenimento dei livelli produttivi e occupazionali e, più in generale, per stimolare la crescita economica e rafforzare la competitività e la sostenibilità del tessuto industriale nazionale.
(3-01748)


   LUPI, CAVO, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CARFAGNA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   gli ultimi dati pubblicati dall'Istat segnalano un calo della produzione industriale italiana nel 2024 del 3,5 per cento rispetto al 2023 e indicano la necessità di rilanciare la politica industriale del Paese, soprattutto nella capacità di indirizzo strategico e coordinamento delle politiche adottate;

   ad ottobre 2024 è stato presentato il Libro verde «Made in Italy 2030» sulla politica industriale, predisposto dal Ministero delle imprese e del made in Italy con la collaborazione del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro. Il documento rappresenta il primo passo di un percorso di consultazione pubblica volto all'adozione, prevista nelle prossime settimane, di un Libro banco sulla nuova strategia italiana di politica industriale;

   il Libro verde si propone di affrontare le sfide delle grandi transizioni in atto, prevedendo una strategia industriale volta alla collaborazione tra lo Stato e il tessuto imprenditoriale, per promuovere un impiego delle risorse pubbliche che sia sempre più efficace nel sostegno alla competitività del sistema produttivo;

   il documento evidenzia la necessità di correggere alcuni effetti negativi della globalizzazione, che hanno inciso sulla crisi del manifatturiero europeo e su settori strategici come l'automotive e la siderurgia, ponendo la reindustrializzazione e la tutela del made in Italy al centro della politica economica;

   in particolare, nel settore energetico, il documento pone l'accento sulla necessità di ridurre il divario di costo dell'energia rispetto agli altri Paesi europei, perseguendo il principio di neutralità tecnologica e considerando anche l'inclusione del nucleare di ultima generazione tra le fonti energetiche nazionali;

   il percorso di consultazione pubblica ha coinvolto interlocutori pubblici e privati, con l'obiettivo di rendere l'Italia un polo di riferimento per la produzione e gli investimenti, attraverso un costante monitoraggio del sistema produttivo e incontri annuali con investitori internazionali –:

   qual sia lo stato della consultazione pubblica e quando sia previsto che sarà adottata una strategia di politica industriale italiana, anche con riferimento al suo rapporto con la Bussola europea sulla competitività.
(3-01749)

Interrogazione a risposta scritta:


   ROGGIANI, CUPERLO, EVI, FORATTINI, GIRELLI, MAURI, PELUFFO e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   STMicroelectronics è una società italo-francese di diritto olandese, leader nel settore dei semiconduttori con stabilimenti sparsi in tutta Europa e nel mondo, focalizzata nella progettazione, nello sviluppo, nella produzione e nella distribuzione di componenti a circuiti integrati per applicazioni analogiche, digitali esisti, un'azienda partecipata al 27,5 per cento tramite una holding sia dallo Stato italiano attraverso Ministero dell'economia e delle finanze, sia dalla banca statale francese BpiFrance, appartenente al Gruppo Caisse de Dépóts;

   in Italia i principali stabilimenti sono ad Agrate Brianza e Catania. Ad Agrate Brianza dove lavorano 5300 dipendenti, nel sito specializzato nella progettazione, sviluppo e produzione di dispositivi smart power e sensori, e in funzione da circa 3 anni il reparto a 300 mm AG300, per lo sviluppo e la produzione di fette a 12 pollici: ad oggi tale investimento non è stato portato a termine e solo metà del sito produttivo è stato allestito con attrezzature atte a produrre e sviluppare tecnologia smart power. A Catania, dove ha investito creando uno dei più grandi insediamenti industriali del Sud Italia che occupa oltre cinque mila addetti, tutti di alta professionalità. Il sito industriale catanese è conosciuto come il cuore delle tecnologie di potenza del mondo STM, sviluppate su piattaforme di silicio e di carburo;

   STM ha chiuso il 2024 con un calo di oltre il 23 per cento dei ricavi e del 63 per cento dell'utile e la società deve anche fare i conti con la class action presentata negli Usa, presso la Southern Court di New York, con l'accusa di aver nascosto le reali condizioni dell'azienda, danneggiando gli investitori con il crollo del titolo dopo la semestrale pubblicata il 25 luglio 2024;

   l'azienda è dunque in una situazione di crisi che metterebbe a rischio i lavoratori italiani in quanto a fronte del calo dei ricavi, si annuncia l'intenzione di presentare alle organizzazioni sindacali un piano di riorganizzazione con pesanti tagli che possono mettere a rischio centinaia di posti di lavoro, anche ad alta specializzazione, soprattutto dei reparti più vetusti che sono i siti a 6 e 8 pollici di Catania e il sito a 8 pollici di Agrate;

   il Governo, che è parte della proprietà per il 13 per cento, a fronte di diversi solleciti non ha ancora convocato un tavolo istituzionale sulle prospettive della più grande azienda di microelettronica presente nel nostro Paese con oltre 13.000 lavoratrici e lavoratori;

   le organizzazioni sindacali hanno già dichiarato lo stato di agitazione, manifestando il timore di arrivare ad una riduzione della forza lavoro di circa il 6 per cento tramite prepensionamenti e incentivi, a fronte di investimenti di STM in Italia per circa 10 miliardi di euro, di cui 5 per il progetto di Catania, sostenuto per circa due miliardi dallo Stato italiano;

   la crisi della multinazionale sembrerebbe connessa a quella del settore automotive e al primato dei produttori cinesi sulle auto elettriche che sta diventando un problema anche per tutti gli attori europei dei semiconduttori –:

   se il Ministro interrogato intenda attivarsi per adottare le iniziative necessarie a proteggere il tessuto produttivo e occupazionale rappresentato da STM;

   se il Ministro interrogato intenda attivarsi per sostenere e rafforzare gli investimenti effettuati sul processo produttivo e verificare quali siano le scelte politiche industriali in Italia del board di STM.
(4-04383)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GHIO e PANDOLFO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   l'azienda Nuovo Borgo Terminal Containers Srl è una storica società del porto di Genova che offre servizi di deposito e riparazione di container, operando da anni sul sesto modulo del Porto di Genova Prà e impiegando circa 50 dipendenti nelle proprie attività. Si tratta di una realtà consolidata nel tessuto economico portuale, che ha sempre garantito professionalità e occupazione, contribuendo al funzionamento della logistica del porto;

   nell'anno 2022 l'azienda si è vista sottrarre circa 7.500 metri quadrati di concessione per fare spazio ai cantieri relativi alla fabbricazione dei cassoni per la nuova Diga Foranea di Genova. Tale decisione ha comportato una significativa riduzione delle superfici operative a disposizione della società, incidendo sulle capacità produttive e sulla sostenibilità occupazionale della stessa;

   l'azienda Nuovo Borgo Terminal Containers Srl ha ricevuto un ordine di sgombero da parte dell'Autorità di sistema portuale, in relazione al cantiere di fabbricazione dei cassoni per la realizzazione della nuova diga. Questo provvedimento, sommato alla riduzione delle aree concesse, ha determinato una condizione di forte instabilità per l'azienda e i suoi lavoratori, che si trovano ad affrontare una situazione di incertezza senza adeguate prospettive di rilancio;

   l'impresa appaltatrice dei lavori della nuova Diga Foranea ha però individuato una soluzione alternativa rispetto al piano originario, prevedendo la realizzazione dei cassoni di dimensioni maggiori, ma anche di una parte di quelli di dimensioni minori, presso il bacino portuale di Vado Ligure (Savona). Questo cambio di strategia riduce la necessità di spazi aggiuntivi a Genova Prà, dove verrebbero realizzati solo alcuni dei cassoni di dimensioni più ridotte. Tale modifica lascia quindi aperta la possibilità di una revisione delle decisioni assunte nei confronti della Nuovo Borgo Terminal Containers Srl, permettendo eventualmente il recupero di parte delle aree sottratte all'azienda;

   tale modifica progettuale è stata sottoposta a iter di Pre-Valutazione Ambientale, ex articolo 6, comma 9, del decreto legislativo n. 152 del 2006 e successivamente autorizzata con decreto regionale protocollo 6706 del 2023. Questa autorizzazione ufficiale conferma l'adattamento del configurazione, che potrebbe consentire una redistribuzione impatto sulle aziende già operanti nell'area;

   tutta questa situazione ha comportato una forte incertezza e una riduzione dei volumi di lavoro, proprio a causa della diminuzione degli spazi a disposizione dell'azienda, con ripercussioni dirette sull'occupazione e sulla continuità operativa. La conseguenza immediata è stata la predisposizione di 10 preavvisi di licenziamento, mettendo a rischio il futuro di altrettante famiglie e aumentando il clima di preoccupazione tra i lavoratori del comparto portuale;

   a tutto questo si aggiunge che l'Autorità di sistema portuale è in stato di commissariamento da oltre 17 mesi, con un conseguente blocco decisionale che sta aggravando l'incertezza per molte imprese operanti nel porto. L'assenza di una guida stabile e legittimata rallenta l'adozione di misure strategiche per garantire un equilibrio tra i nuovi progetti infrastrutturali e la tutela delle attività produttive già presenti, come nel caso della Nuovo Borgo Terminal Containers Srl –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione che si è venuta a creare nell'ambito dell'attuazione del progetto della nuova diga foranea di Genova, finanziata anche con fondi complementari del PNRR e quali misure intendano adottare per tutelare adeguatamente le aziende operanti nel Porto di Genova, come la Nuovo Borgo Terminal Containers Srl, garantendo la salvaguardia dei livelli occupazionali e della piena continuità operativa dell'impresa.
(5-03595)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   GHIRRA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si apprende della diffusione da parte di ANCI Sardegna di un report dal quale emergerebbe che, tramite l'ultima legge di bilancio (legge 30 dicembre 2024, n. 207), sarebbero stati operati tagli diretti ai comuni sardi per un ammontare pari a 4,6 milioni di euro nel 2025, 9,3 milioni di euro nel 2026, 2027, 2028 e a 15,7 milioni di euro – in crescita – nel 2029; un totale di 48,5 milioni di euro in 5 anni;

   a questi conti si aggiungono oltre 5,5 milioni di euro di tagli alle province, con la città metropolitana di Cagliari che registra un meno 2,7 milioni, Sassari meno 1,6 milioni, Oristano e Nuoro rispettivamente meno 500.000 e meno 700.000;

   risulta inoltre che nell'arco dell'ultimo decennio il peso dei comuni sulla spesa pubblica complessiva sia passato dall'8,2 al 6,5 per cento e la spesa complessiva in rapporto al Pil si sia ridotta dal 4,1 al 3,6 per cento;

   quanto stabilito negli ultimi due anni dalle ultime leggi di bilancio opera di fatto un taglio sulla disponibilità di spesa di parte corrente per 1,35 miliardi di euro tra il 2025 e il 2029, trasformandoli in disponibilità di spesa in conto capitale per ciascun anno successivo all'accantonamento. In questo contesto, avrà pesanti conseguenze anche la riduzione della possibilità di utilizzare la spesa corrente, dato che con il nuovo patto di stabilità è posto un vincolo che limita per sette anni l'incremento di spesa corrente e stabilisce un accantonamento obbligatorio;

   a queste forme di sottofinanziamento si aggiungono anche le note riduzioni o gli azzeramenti di fondi per investimenti e il taglio del turnover del personale dei comuni;

   le suddette politiche di definanziamento degli enti locali, a parere dell'interrogante, mettono a rischio la regolare funzionalità dei servizi essenziali rivolti ai cittadini e alle imprese, ma anche la realizzazione, il mantenimento e l'operatività delle opere pubbliche: i tagli si rifletteranno sulla qualità della pubblica amministrazione locale e avranno effetti concreti sui servizi, con ripercussioni rilevanti in termini di minore sostegno ai cittadini più vulnerabili; inoltre, si ritiene che rappresentino un gravissimo danno per quei comuni che hanno ottenuto maggiori finanziamenti sul PNRR e che, proprio per questa ragione, hanno necessità di maggiori trasferimenti sulla spesa corrente per poter erogare più servizi e provvedere alla manutenzione delle nuove opere realizzate;

   gli stessi dati diffusi da ANCI Sardegna evidenziano, in relazione ai comuni sardi, il livello di autonomia finanziaria e tributaria con l'indice più basso d'Italia, introiti fiscali al minimo e un dato pro capite di trasferimenti di entrate correnti da parte dello Stato tra le più basse, di circa 184 euro pro capite rispetto al resto d'Italia –:

   quali iniziative di competenza dei Ministri interrogati ritengano di adottare affinché i comuni, in particolar modo i comuni sardi, siano in grado di sostenere i tagli e i congelamenti finanziari previsti per il prossimo quinquennio senza incidere significativamente sulla qualità dei servizi offerti ai cittadini;

   se non ritengano di adottare iniziative volte a modificare i termini delle restrizioni finanziarie, in modo da permettere una maggiore autonomia negli investimenti e nel turnover agli enti locali, anche considerano la spesa corrente crescente.
(4-04381)

ISTRUZIONE E MERITO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione e del merito, il Ministro per le disabilità, per sapere – premesso che:

   con nota prot. 47577 del 26 novembre 2024 del Ministro dell'istruzione e merito sono state rideterminate le date per le iscrizioni alle scuole dell'infanzia e alle scuole del primo e del secondo ciclo di istruzione per l'anno scolastico 2025/2026, anche al fine di consentire alle famiglie di avere più tempo per una scelta ponderata; pertanto, le domande di iscrizione sono state presentate nel periodo compreso dal giorno 21 gennaio 2025 e il giorno 10 febbraio 2025;

   a conclusione del termine per le predette iscrizioni, e nonostante l'ampliamento della finestra temporale, sono emerse le note carenze del nostro sistema distruzione che è ancora ben lontano dall'essere inclusivo, soprattutto per gli alunni e le alunne più fragili che, ancora oggi, trovano estrema difficoltà ad accedere al sistema di istruzione con gli ausili e i sostegni che la legge prevede;

   è di pochi giorni fa la notizia di un ragazzo di quindici anni della Lombardia, con una forma severa di autismo, che avrebbe ricevuto il rifiuto all'iscrizione da ben circa 30 istituti scolastici, facendo vivere alla famiglia una drammatica odissea che sarebbe iniziata a ottobre 2024, presso il servizio di orientamento scolastico offerto dal comune per gli alunni con sostegno, allorquando sarebbe emerso che delle sole tre scuole presenti sulla lista e disponibili sulla carta ad assicurare il sostegno, in realtà due hanno poi dato risposta negativa e la terza ha dato una disponibilità condizionata alle risorse che sarebbero state effettivamente disponibili; a questi dinieghi ne sono poi conseguiti tanti altri, correlati alla carenza di personale di sostegno che non riesce a soddisfare il crescente numero di alunni e alunne con disabilità;

   i Ministri interpellati avrebbero fatto sapere di aver «dato mandato agli uffici competenti di avviare una verifica approfondita sul caso sollevato dalla Fish relativo al rifiuto di 31 scuole superiori di accogliere un ragazzo con forme gravi di autismo. La scuola italiana ha il dovere di essere inclusiva per tutti gli studenti, senza distinzioni. Non è tollerabile che episodi come questo accadano in un sistema educativo che deve garantire il diritto all'istruzione a ciascun alunno, indipendentemente dalla sua condizione. Ci impegniamo a trovare una soluzione adeguata»;

   il caso del ragazzo 15enne non è purtroppo un caso isolato e sono diverse le segnalazioni che si stanno diffondendo attraverso gli organi di informazione; la vicenda delle 30 scuole ha suscitato l'indignazione della Fish (Federazione italiana per i diritti delle persone con disabilità e famiglie) che, per voce del suo presidente, ha dichiarato: «Questo episodio evidenzia una grave lacuna nel sistema educativo italiano riguardo all'inclusione scolastica degli studenti con disabilità. Nonostante le normative, la realtà è ancora lontana dagli obiettivi»;

   gli istituti coinvolti hanno rappresentato che in realtà sarebbe la semplice applicazione delle normative vigenti in materia di iscrizioni scolastiche a condurre a questa incresciosa situazione; la circolare ministeriale del 26 novembre 2024 ha declinato, al paragrafo 9.1, le procedure di iscrizione per gli alunni e alunne con disabilità prevedendo che le iscrizioni sono perfezionate «con la presentazione alla scuola prescelta» della certificazione rilasciata dalla A.s.l. di competenza, comprensiva della diagnosi funzionale e «sulla base di tale documentazione, la scuola procede alla richiesta di personale docente di sostegno e di eventuali assistenti all'autonomia e alla comunicazione a carico della Regione o dell'Ente locale, nonché alla successiva stesura del piano educativo individualizzato, in stretta relazione con la famiglia e gli specialisti dell'A.s.l.» –:

   se non intenda ulteriormente chiarire che è un diritto delle famiglie scegliere la scuola, scelta alla quale consegue il dovere del sistema di istruzione di assicurare, attraverso congrue risorse, personale docente di sostegno ed eventuali assistenti all'autonomia e alla comunicazione.
(2-00541) «Sportiello, Di Lauro, Quartini, Marianna Ricciardi».

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   il settore della vigilanza privata, che in Italia consta di 1600 imprese e 65 mila dipendenti, sta attraversando un forte cambiamento che negli ultimi anni ha di fatto, mutato le prospettive e l'operatività degli istituti così come il ruolo delle guardie particolari giurate e degli operatori dei servizi fiduciari, sottoposti a turni massacranti e salari insufficienti;

   nel settore della vigilanza privata le retribuzioni del personale impiegato nei servizi risultano estremamente basse e il rapporto di lavoro presenta gravi problemi inerenti ai termini e alle condizioni della prestazione lavorativa, al limite della povertà salariale;

   alla questione salariale si sommano infatti le precarie condizioni di lavoro che i lavoratori lamentano in merito al mancato rispetto di presidi di tutela fondamentali come, ad esempio, il rispetto della legge n. 104 del 1992 e i tempi di pausa e riposo, con conseguente violazione della normativa in materia di sicurezza sul lavoro;

   basta solo richiamare, tra le ultime pronunce giurisprudenziali in merito, la sentenza del 21 luglio 2023, con la quale il Tribunale di Catania ha accertato l'inadeguatezza delle retribuzioni minime previste dal Ccnl vigilanza privata – servizi fiduciari ad assicurare il rispetto del principio costituzionale del diritto ad una giusta retribuzione, sancito dall'articolo 36 della Costituzione;

   per anni gli addetti alla vigilanza si sono visti applicare un contratto che – benché sottoscritto dalle maggiori sigle sindacali – prevedeva un minimo salariale di 4,60 euro l'ora per il comparto dei servizi fiduciari e poco più di 6 euro l'ora per i servizi di vigilanza privata. Le inchieste della magistratura, con il commissariamento di aziende come Mondialpol, hanno da un lato portato all'innalzamento degli stipendi nelle imprese coinvolte e dall'altro hanno previsto condizioni minime per i rinnovi dei contratti nazionali. Il Ccnl è stato firmato da Cgil, Cisl e Uil nell'estate 2023 e nel 2024 è stato aggiornato con un nuovo aggiustamento delle tabelle;

   il 4 aprile 2024 è stato quindi raggiunto un accordo per il rinnovo del contratto collettivo nazionale per i lavoratori del settore vigilanza privata e servizi fiduciari, con decorrenza dal 1° giugno 2023 e scadenza il 31 dicembre 2026 che ha apportato alcune modifiche alle tabelle retributive concordate con l'accordo del 30 maggio 2023, tra cui alcuni – seppur minimi – aumenti economici e la previsione della quattordicesima mensilità anche per gli operatori di sicurezza a partire dal 2024;

   a tale rinnovo contrattuale è seguito, a fine novembre 2024, la firma di un nuovo contratto, peggiorativo rispetto a quello siglato dalle organizzazioni sindacali confederali, senza alcuna consultazione né informazione con i sindacati maggiormente rappresentativi del settore;

   tale contratto «concorrente» al ribasso, firmato a fine novembre dall'Ugl, sindacato da sempre vicino alla destra, è stato sottoscritto, tra l'altro, anche con la consulenza dell'Associazione nazionale dei consulenti del lavoro (Ancl), cioè proprio dai professionisti che dovrebbero supportare le aziende a individuare il contratto da applicare;

   se nel contratto di Cgil, Cisl e Uil la paga base per un addetto alla vigilanza parte da 6,97 euro all'ora e diventa di 8,13 con tredicesima e quattordicesima, in quello dell'Ugl, per un pari livello, si parte da 6,90 euro e si aggiunge solo la tredicesima, fermandosi quindi a 7,47 euro;

   il contratto Ugl prevede non solo salari di base inferiori rispetto a quello firmato dalle sigle sindacali confederali, ma soprattutto permette ai datori di lavoro di risparmiare grazie all'eliminazione di alcune voci fisse contrattuali, come la quattordicesima mensilità, sostituite da voci variabili, legate alle effettive presenze. Si tratta di indennità che prima, in quanto fisse, potevano essere percepite anche da chi era assente per malattia, maternità, obblighi di cura, mentre ora sono agganciate alle ore lavorate reali;

   come denunciato da alcune sigle sindacali, tale sistema, accordato con il nuovo contratto, appare quindi discriminatorio nei confronti di quei lavoratori che, a causa di malattie o di altri motivi meritevoli di tutela, lavorano meno ore;

   da gennaio 2025, l'azienda Sicurtransport – con oltre 100 dipendenti – ha soppresso l'elemento di garanzia della retribuzione e la quattordicesima, proprio sulla scorta del contratto Ugl, e introdotto gli istituti variabili –:

   se sia a conoscenza della situazione descritta in premessa relativa alle precarie condizioni economiche e normative applicate agli addetti della vigilanza privata e se intenda assumere, nelle opportune sedi istituzionali, una posizione di netta contrarietà rispetto alla sottoscrizione, da parte di una organizzazione sindacale non comparativamente più rappresentativa, del contratto siglato a fine novembre 2024 che espone i lavoratori del suddetto comparto a dumping contrattuale, con condizioni salariali e lavorative insostenibili e con grave pregiudizio, tra gli altri, del principio costituzionale del diritto ad una giusta retribuzione, sancito dall'articolo 36 della Costituzione.
(2-00542) «Barzotti, Aiello, Carotenuto, Tucci, Amato, Ascari, Baldino, Bruno, Cafiero De Raho, Cantone, Caramiello, Carmina, Caso, Cherchi, Dell'Olio, D'Orso, Donno, Fede, Fenu, Giuliano, Gubitosa, Iaria, Lomuti, Orrico».

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIMALDI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il 24 gennaio 2025 il Ministero delle imprese e del made in Italy ha pubblicato il bando che apre alle manifestazioni di interesse per l'acquisizione unitaria degli asset del gruppo La Perla, compresi marchio e stabilimento produttivo;

   l'avviso, il cui termine era fissato per il 10 febbraio 2025, ha riscosso grande interesse, ricevendo proposte di acquisto di ben 16 soggetti industriali e finanziari ed è stato, quindi, deciso di prorogare di due settimane i termini per la presentazione di ulteriori offerte. Gli operatori interessati avranno accesso alla data room per esaminare le informazioni necessarie e presentare, eventualmente, un'offerta vincolante;

   la decisione di allungare i termini per la presentazione delle offerte è certamente positiva perché resta aperta la strada verso un vero rilancio industriale. La vendita, infatti, punta a garantire la continuità produttiva di un marchio simbolo del made in Italy, con oltre 70 anni di tradizione nel settore dell'intimo di qualità;

   tuttavia, l'allungamento dei tempi rende ancora più urgente un intervento a favore delle lavoratrici. Circa 50 dipendenti, infatti, lavoratrici dei gruppi in liquidazione La Perla Management e La Perla Italia, sono prive della copertura degli ammortizzatori sociali: 40 ne sono sprovviste dal 26 gennaio 2025, mentre per le restanti la cassa integrazione guadagni scadrà il 10 aprile 2025;

   il rilancio del gruppo La Perla deve partire dalle competenze esistenti, perché senza le professionalità di queste lavoratrici, nessun piano industriale potrà avere successo;

   in un contesto generale di riduzione del tasso di occupazione femminile, la mancata tutela delle lavoratrici altamente qualificate di La Perla rappresenterebbe un danno non solo per l'azienda, ma per l'intero settore manifatturiero italiano –:

   quali iniziative di competenza intendano intraprendere per consentire la proroga degli ammortizzatori sociali, garantendo così la tempestiva copertura degli ammortizzatori sociali per i dipendenti del gruppo La Perla attualmente privi di tale sostegno.
(4-04384)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MALAVASI e LACARRA. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 25 novembre 2024 il Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, ha emanato un decreto, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 27 dicembre 2024, che aggiorna, dopo oltre vent'anni, il nomenclatore delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale e protesica;

   nel citato decreto interministeriale vengono introdotte nuove tariffe per 1.113 prestazioni su un totale di 3.171;

   secondo quanto sostenuto dal Governo, questo aggiornamento sarebbe finalizzato a garantire l'erogazione uniforme dei nuovi livelli essenziali di assistenza (Lea) su tutto il territorio nazionale, superando le attuali disomogeneità assistenziali presenti tra i cittadini;

   non sembra, però, che negli aggiornamenti delle tariffe si sia tenuto conto proprio del tempo trascorso, e, quindi, di un aumento dei costi che non può essere tralasciato per consentire una vera sostenibilità del sistema sanitario;

   a fronte di questo, oltre trecentocinquanta strutture sanitarie hanno presentato ricorso al Tar contro il citato decreto ministeriale. Il 30 dicembre 2024 il Tar del Lazio ha sospeso l'applicazione del succitato decreto, riservandosi di decidere;

   successivamente, però, lo stesso Tar ha annullato la sospensione, consentendo, quindi, un'applicazione sub judice del decreto ministeriale citato con i nuovi codici e le nuove tariffe, che sostituiscono quelle inserite nel nomenclatore del 1999;

   il 31 gennaio 2025 il Tar del Lazio ha respinto le richieste di alcuni ricorrenti e ha fissato l'udienza pubblica del 27 maggio 2025 ai fini della trattazione nel merito degli altri ricorsi;

   dalle regioni, però, arrivano richieste con difformità di applicazione che potrebbero compromettere la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale;

   se in Friuli e in Trentino le Asl si stanno attenendo ai codici 2025 per gli ordini dei dispositivi medici protesici, in Lombardia stanno utilizzando il vecchio nomenclatore in attesa della decisione del Tar. In Veneto ogni Asl procede diversamente: a Padova e Treviso utilizzano i nuovi codici, a Verona quelli del 1999 e a Vicenza sia i nuovi sia i vecchi;

   ancora più confusa è la situazione in Piemonte dove le aziende ricevono richieste di dispositivi medici con i codici nuovi ma con i prezzi contenuti nel nomenclatore del 1999; in Emilia-Romagna nuovi codici e gare sono basati su elenco 2a e 2b, mentre in Puglia, Marche, Lazio, Sicilia e Campania arrivano richieste per ausili inseriti del nuovo nomenclatore ma con una tariffazione riferita a elenco 2a e 2b;

   al momento quindi vi è una notevole confusione che sicuramente non aiuta i cittadini nel ricevere le prestazioni richieste –:

   quali iniziative di competenza intendano intraprendere i Ministri interrogati per rispondere sia alle giuste esigenze portate avanti dagli operatori sanitari relativamente alle tariffe da adeguare, evitando però, nel contempo il caos organizzativo sopra ricordato che non fa altro che causare ulteriori costi, economici e sociali, a carico dei pazienti e delle loro famiglie;

   se, alla luce delle criticità evidenziate dalle associazioni e organizzazioni ricorrenti, non intendano apportare modifiche al nuovo nomenclatore nella direzione auspicata dai suddetti;

   se siano state accantonate sufficienti risorse per garantire l'eventuale ristoro delle perdite subite dai soggetti coinvolti in caso di pronuncia di accoglimento da parte del Tar in occasione dell'udienza pubblica del 27 maggio 2025.
(5-03593)


   EVI, PRESTIPINO e CASU. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la fondazione Santa Lucia Irccs è un centro di eccellenza per la ricerca e la neuroriabilitazione, che serve pazienti con gravi patologie neurologiche e disabilità, incluse quelle pediatriche;

   dall'insediamento dell'amministrazione straordinaria il 7 ottobre 2024, si registrano numerose criticità che compromettono il funzionamento dell'Istituto e i servizi forniti;

   a quanto risulta agli interroganti e come denunciato dai lavoratori e dalle loro organizzazioni, tutt'oggi, si registra l'assenza di un piano strategico di risanamento e riorganizzazione, nonché la minima attenzione per la trasparenza gestionale né, tanto meno, un fisiologico confronto con il personale e gli assistiti;

   in tale quadro, si segnala il rischio di licenziamenti, con criteri poco chiari, e non condivisi con il personale o le rappresentanze sindacali e contestualmente, l'avvio di collaborazioni e incarichi, che generano oneri economici ulteriori, senza una spiegazione trasparente circa le reali necessità gestionali;

   allo stesso tempo, sta venendo avanti un modello organizzativo imperniato sulla precarizzazione di figure specializzate (neuropsichiatri infantili, logopedisti, terapisti), accorpamenti di reparti per carenza di personale – con ripercussioni sulla qualità dell'assistenza –, ritardi nella gestione dei contratti di ricercatori impegnati in progetti PNRR e bandi;

   a giudizio degli interroganti tali scelte stanno determinando un clima lavorativo improntato alla sfiducia e alla demotivazione del personale, accentuato da atteggiamenti vessatori della direzione amministrativa, in contiguità con la gestione precedente all'amministrazione straordinaria, con il rischio di disperdere risorse specializzate e competenze costruite negli anni;

   i ritardi nella proroga di contratti di borsisti e collaboratori impegnati in progetti scientifici compromettono la continuità delle attività di ricerca e il raggiungimento degli obiettivi progettuali;

   parimenti, sembra essere compromesso il riconoscimento del ruolo inscindibile dell'interconnessione tra attività clinico-assistenziale e ricerca nell'ambito delle neuroscienze, così come che le risorse acquisite dai ricercatori attraverso bandi competitivi siano utilizzate per le ricerche programmate e in corso o, ancora, la preservazione delle piattaforme tecnico-scientifiche costituite con le università romane (Sapienza, Tor Vergata, Roma Tre, Campus Biomedico, Università Cattolica) e gli enti di ricerca nazionali (Cnr, Ispra, Crea);

   il caos organizzativo sta determinando già gravi conseguenze sulla mancata continuità terapeutica per circa 300 pazienti pediatrici con disabilità gravi –:

   quali urgenti iniziative di competenza intendano intraprendere per garantire la continuità terapeutica dei pazienti pediatrici e per rispondere alle esigenze delle famiglie;

   quali iniziative, per quanto di competenza, ritengano di dovere assumere al fine di favorire la stabilizzazione del personale in forza, ristabilendo un clima più disteso nelle relazioni sindacali e scongiurando la dispersione di competenze e risorse professionali fondamentali, nonché per assicurare una gestione trasparente e il risanamento e la riorganizzazione dell'Istituto;

   come si intenda assicurare la salvaguardia delle attività di ricerca nonché il ruolo dei giovani ricercatori e i progetti finanziati dai bandi competitivi, così come la reale preservazione del patrimonio sanitario e scientifico che la Fondazione Santa Lucia rappresenta per l'intero Paese in collaborazione con il sistema universitario e scientifico nazionale.
(5-03594)


   GIRELLI e ROGGIANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   alla base del nostro Servizio sanitario nazionale, ci sono i principi costituzionali di universalità, solidarietà ed equità che rendono il sistema sanitario insostituibile nel nostro Paese nel soddisfare in modo efficace ed efficiente i bisogni di salute espressi dagli individui e dalla collettività;

   accrescere il valore inestimabile del sistema sanitario italiano costituisce la sfida da affrontare, in quanto è oramai consolidata nella cultura collettiva la percezione della salute come investimento da potenziare;

   rilanciare il sistema sanitario, mettendo a disposizione più risorse finanziarie, umane, digitali, strumentali, strutturali e tecnologiche, crea sicuramente le condizioni favorevoli per un incremento delle relative potenzialità in termini di efficienza, resilienza e inclusività, contribuendo a costruire una sanità del futuro più moderna, accessibile ed equa;

   a fronte però di questi principi, sono più di 4,5 milioni le persone che ormai rinunciano a visite o accertamenti per problemi economici, di lista di attesa o difficoltà di accesso alle prestazioni;

   la quota delle persone che hanno dovuto fare a meno delle cure ammonta al 7,6 per cento sull'intera popolazione nel 2023, in aumento rispetto al 7,0 per cento del 2022;

   secondo il Rapporto Bes 2023 pubblicato dall'Istat la quota della rinuncia a prestazioni sanitarie cresce all'aumentare dell'età. Nel 2023, partendo dall'1,3 per cento rilevato tra i bambini fino ai 13 anni, la quota mostra un picco nell'età adulta tra i 55-59enni, dove raggiunge l'11,1 per cento, per restare elevata tra gli anziani di 75 anni e più (9,8 per cento);

   sul territorio, l'incremento del 2023 rispetto al 2022 si concentra soprattutto al Centro (dal 7,0 per cento all'8,8 per cento) e al Sud (dal 6,2 per cento al 7,3 per cento) mentre il Nord con 7,1 per cento mantiene lo stesso livello del 2022, anche se Piemonte e Liguria hanno aumentato di 3 punti la percentuale di persone che hanno rinunciato alle cure;

   il 4,5 per cento della popolazione complessiva nel 2023 dichiara di rinunciare a causa delle lunghe liste di attesa e il 4,2 per cento lo fa per motivi economici;

   in particolare, rispetto al 2022 cresce soprattutto la quota di chi rinuncia per motivi economici, che aumenta di 1,3 punti percentuali in un solo anno –:

   quale sia il dato complessivo a livello nazionale nonché per le singole regioni, con particolare attenzione alla regione Lombardia, nell'anno 2024 del numero di prescrizioni mediche suddivise per codice di priorità e per territorio provinciale e il relativo numero delle corrispondenti prestazioni effettivamente erogate, con la distinzione tra quelle effettuate nelle strutture pubbliche, private accreditate e private.
(5-03597)

Interrogazione a risposta scritta:


   SCERRA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   è diventata tristemente nota mediante gli organi di stampa, con commozione dell'opinione pubblica, la terribile vicenda, risalente a novembre 2024, che vede come protagonista una ragazza di ventidue anni, Margaret Spada, residente nel comune di Lentini, in provincia di Siracusa che, recatasi in un ambulatorio medico privato romano nel quartiere dell'Eur per un intervento di rinoplastica parziale, ha avuto durante l'intervento una reazione avversa molto grave. È stata soccorsa dai sanitari del 118 e trasferita d'urgenza, in gravissime condizioni, all'ospedale Sant'Eugenio di Roma, dove è deceduta dopo tre giorni di ricovero presso l'unità di rianimazione dell'ospedale Sant'Eugenio di Roma;

   attualmente della vicenda è investita la procura della Repubblica di Roma, a seguito della denunzia sporta dai familiari, al fine di appurare le circostanze collegate alla morte improvvisa della giovane nonché di accertare possibili responsabilità penali dei medici e dei titolari della struttura sanitaria coinvolta;

   secondo quanto riportato dai giornali, ci sarebbero testimonianze che confermerebbero importanti irregolarità amministrative nell'ambulatorio, tra le quali sembrerebbe interventi di natura chirurgica che non potevano essere svolti per mancanza delle necessarie autorizzazioni. Sembra, infatti, da una nota diffusa il 15 novembre 2024, a firma del Presidente della regione Lazio, che lo studio medico oggetto di indagine «fosse privo di autorizzazioni per quelle procedure», o che ci sarebbe stata probabile trascuratezza nell'adozione delle norme igienico-sanitarie e presunta assenza di cautela nella condotta del personale ivi impiegato durante le visite, se non proprio durante le operazioni;

   la disciplina in materia di autorizzazioni sanitarie trova i suoi princìpi generali negli articoli 8-ter del decreto legislativo n. 502 del 1992 (come modificato dal cosiddetto «decreto Bindi»), con assegnazione al successivo articolo 8-quater, in ossequio della cosiddetta regionalizzazione sanitaria del Titolo V della Costituzione, dell'accreditamento istituzionale delle strutture mediche pubbliche e private, comprese quelle di chirurgia estetica alle singole regioni che provvedono ad emanare specifiche disposizioni riguardo ai requisiti e alle procedure di licenza;

   il diritto alla salute è un principio costituzionalmente garantito a tutti e, con decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 (articolo 1, comma 7), è stata sancita l'individuazione dei livelli essenziali di assistenza sanitaria, aggiornati con l'ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017;

   nel 2022 a causa di episodi di cronaca di interventi di chirurgia estetica simili a quello recentemente accaduto, i carabinieri dei Nas, d'intesa con il Ministero della salute, condussero una campagna di controllo su tutto il territorio nazionale, finalizzata alla verifica della corretta erogazione delle prestazioni di medicina estetica. Le ispezioni vennero indirizzate a riscontrare la presenza delle necessarie qualifiche professionali del personale impiegato, l'idoneità tecnica dell'attrezzatura utilizzata, la sussistenza dei requisiti igienico-strutturali e organizzativi, nonché il possesso delle previste autorizzazioni. Le strutture su cui vennero effettuati i sopralluoghi erano complessivamente 793 e vennero rilevate numerose difformità che comportarono il deferimento di molte situazioni all'autorità giudiziaria –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato e se intenda, per quanto di competenza attivarsi per ulteriori verifiche in relazione al caso in premessa;

   se non ritenga di assumere urgenti iniziative di competenza per effettuare nuovi controlli e adottare i provvedimenti del caso per assicurare, in raccordo con le regioni, che le strutture sanitarie autorizzate, in modo particolare quelle estetiche ormai frequentate anche dalle giovani generazioni, rispettino i livelli essenziali di assistenza molto probabilmente inosservati in situazioni come quella oggi al centro della cronaca.
(4-04382)

Annuncio ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento.

  Con riferimento alle interrogazioni a risposta scritta Fornaro e Quartapelle Procopio n. 4-04279, Fratoianni ed altri n. 4-04280 e Francesco Silvestri e Alfonso Colucci n. 4-04281 e alla interrogazione a risposta orale Graziano ed altri n. 3-01719, pubblicate nell'allegato B del 6 febbraio 2025; alla interrogazione a risposta scritta Francesco Silvestri ed altri n. 4-04294, pubblicata nell'allegato B del 7 febbraio 2025; alle interrogazioni a risposta scritta Rosato ed altri n. 4-04304 e Faraone n. 4-04307, pubblicate nell'allegato B del 10 febbraio 2025; alle interrogazioni a risposta immediata in Assemblea Braga ed altri n. 3-01738 e Faraone ed altri n. 3-01739, pubblicate nel presente allegato B, il Governo, con lettera del 18 febbraio 2025, ha dichiarato di non poter rispondere, ai sensi dell'articolo 131, comma 1, del Regolamento, a tali interrogazioni, indicandone il motivo.

Apposizione di firme ad una mozione.

  La mozione Lupi e altri n. 1-00228, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 dicembre 2023, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Amorese, Sasso, Tassinari, Cangiano, Latini, Dalla Chiesa, Di Maggio, Matone, Mulè, Matteoni, Miele, Messina, Mollicone, Perissa, Roscani, Vietri, Ciocchetti, Lancellotta.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Pastorella n. 4-03856, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 novembre 2024, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Benzoni.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Frijia n. 4-04196 del 29 gennaio 2025;

   interrogazione a risposta orale Sportiello n. 3-01737 del 14 febbraio 2025.