XIX LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Mozione:
La Camera,
premesso che:
la dittatura argentina, nel periodo 1976-1983, ha causato migliaia di vittime, tra cui molti italiani;
già nel novembre del 1982 il console italiano di Buenos Aires, Giorgio Maria Baroncelli, presentò due denunce alla magistratura argentina: una per 45 desaparecidos nati in Italia e l'altra con una lista di 617 oriundi le cui famiglie avevano denunciato – nei diversi consolati argentini – la sparizione, tra cui molte donne incinte che successivamente hanno partorito e successivamente sono state uccise in prigione senza che si sapesse che fine avessero fatto i propri figli;
nel 1983 il Presidente della Repubblica italiana, Sandro Pertini, chiese espressamente al Governo argentino notizia sui desaparecidos, manifestando il proprio sdegno al «Documento final» del presidente Reynaldo Benito Bignone;
nel 1983 il Ministro della giustizia Clelio Darida aprì un procedimento penale presso la Procura della Repubblica di Roma sulla sorte degli italiani desaparecidos in Argentina;
negli anni successivi alla caduta della dittatura in Argentina, i Presidenti della Repubblica italiana, Oscar Luigi Scàlfaro, Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano, hanno conferito l'Ordine al merito della Repubblica italiana alle principali personalità che hanno lottato per la difesa dei diritti umani in Argentina: Angela Boitano, presidente dell'associazione dei familiari dei desaparecidos, Vera Vigevani, della «madres de plaza de Mayo», Estela Barnes Carlotto, presidente delle «nonne di piazza di maggio», tutte e tre con cittadinanza italiana;
dal 2009 l'associazione delle «nonne di piazza di maggio», in collaborazione con l'associazione «24 marzo onlus», ha creato un nodo italiano delle «rete per l'identità» che, in collaborazione con i consolati argentini di Roma e Milano, ha eseguito più di 65 test del DNA a giovani nati in Argentina e adottati da famiglie italiane che volevano appurare se fossero figli di desaparecidos;
le «nonne di piazza di maggio» hanno ritrovato molti nipoti all'estero: in Spagna, Olanda, Regno Unito, Stati Uniti, Brasile, Uruguay, Paraguay e Cile;
nei decenni successivi alla dittatura si sono svolti, presso il Tribunale di Roma, dei procedimenti penali riguardanti gli omicidi di nostri concittadini, che hanno dato luogo a sentenze esemplari confermate in Cassazione, come il processo Riveros del 2004, il processo contro gli ufficiali della caserma ESMA del 2009, il processo Condor del 2021;
in questi procedimenti è stata inoltre accertata la nascita, nei centri clandestini di detenzione, rispettivamente di Ignacio Montoya Carlotto, nipote n. 114 di Estela Carlotto, nel processo del 2004, di Evelin Pegoraro (nipote n. 89), nel processo del 2009 e di Carlos Delia (nipote n. 131), nel processo del 2021;
in tutti questi procedimenti, a partire dal 1998, la Presidenza del Consiglio dei ministri italiana, con i vari presidenti succedutisi e garantendo una linea di continuità istituzionale e diplomatica, attraverso l'Avvocatura dello Stato si è costituita sempre parte civile e a difesa dei cittadini italiani uccisi in Sud America;
l'attuale Governo ha confermato tale orientamento nei processi in corso;
nel 1988 gli onorevoli Ettore Masina, Raniero La Valle e Giancarla Codrignani, hanno presentato una interrogazione parlamentare su 76 bambini desaparecidos di origine italiana;
la presidente dell'associazione delle «nonne di piazza di maggio», Estela Carlotto e il presidente della commissione diritti umani della Camera dei deputati argentina, Orazio Pietragalla Corti (esso stesso nipote n. 75 ritrovato dall'associazione) sono stati ascoltati, il 29 maggio 2012 dal Comitato permanente sui diritti umani della Commissione III Affari esteri e comunitari della Camera nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle violazioni dei diritti umani nel mondo;
l'associazione delle «nonne di piazza di maggio» fino ad oggi ha individuato 139 figli di desaparecidos, di cui ben due solo tra dicembre 2024 e gennaio 2025 e che dimostrano l'importanza di disporre di organizzazioni specializzate e di sostenere le politiche sui diritti umani che hanno permesso di risolvere centinaia di casi simili;
molti di questi figli di desaparecidos hanno la cittadinanza italiana, tra cui il nipote numero 133 ritrovato nel 2023, Daniel Santuccio, che ha ritrovato anche il padre ancora in vita e che vive in Italia con gli altri due figli e fratelli di Daniel;
recentemente il governo argentino del presidente Milei ha depotenziato le strutture che si occupano della ricerca di questi bambini sottratti alle famiglie, della loro localizzazione e dell'identificazione attraverso test genetici;
lo stesso governo argentino ha smantellato il «gruppo di rilevazione e analisi dei documenti» degli archivi delle Forze Armate e ha chiuso il «gruppo di lavoro sulla documentazione dell'intelligence» legata alle violazioni dei diritti umani, che ha operato nell'ex Agenzia federale dei servizi segreti;
ha tagliato i finanziamenti e il personale della «banca nazionale di dati genetici»;
ha definanziato i siti della memoria in tutto il Paese, interrompendo i lavori infrastrutturali, gli scavi archeologici e le attività di conservazione dei luoghi di prova giudiziaria;
ha abrogato il decreto n. 715 del 2004 con cui il Presidente Néstor Kirchner aveva creato l'unità investigativa speciale (UEI) del conadi, dedicata alle indagini pregiudiziali e che ha operato per 20 anni gestendo un totale di 6.938 casi e risolvendone 2.468, deferendone il 25 per cento alla magistratura;
tutto ciò ha ripercussioni sulle indagini amministrative e su quelle giudiziarie, poiché comporta un sovraccarico per le procure e i tribunali;
ha tagliato pesantemente i finanziamenti pubblici per gli enti e istituzioni che si occupano della promozione e tutela dei diritti umani, tra cui l'associazione delle «nonne di piazza di maggio»;
ha licenziato tutti i dipendenti del centro culturale Haroldo Conti a Buenos Aires, intitolato a uno dei più importanti scrittori e giornalisti argentini, arrestato e fatto sparire dopo essere stato sequestrato nel maggio del 1973. Lo spazio, nato nel 2008 come uno luogo per la diffusione e la promozione della cultura, dell'educazione e dei diritti umani e si trova nel luogo in cui la dittatura militare aveva dispiegato uno dei suoi più terribili centri clandestini di detenzione, tortura e sterminio: l'ESMA, la scuola di meccanica della Marina;
il numero degli impiegati pubblici che si occupano della promozione e della tutela dei diritti umani, della memoria, della verità e della giustizia in Argentina, pilastri che sostengono la democrazia è stato ridotto drasticamente, licenziando 2.400 lavoratori ed eliminando il pagamento della metà degli stipendi di altri 2.000;
questo contesto di precarietà e adattamento comporterà per il Conadi una riduzione del 67 per cento della sua forza lavoro,
impegna il Governo:
1) alla luce dei più recenti accadimenti suesposti e anche in ragione dei numerosi italiani o italo discendenti coinvolti nelle sparizioni degli anni della dittatura, a mettere in atto tutte le iniziative di competenza utili a far sì che il governo argentino riveda le scelte citate in premessa e continui il percorso storico di collaborazione istituzionale e diplomatica e di valorizzazione del lavoro di tutti gli enti che si occupano della promozione e della tutela dei diritti umani, della memoria, della verità e della giustizia;
2) a sollecitare le autorità di Buenos Aires sulla necessità di sostenere, in particolare, il lavoro della storica associazione delle «nonne di piazza di maggio» e a sostenere, anche con fondi dello Stato italiano, la ricerca di altri figli e nipoti italiani e italo-argentini;
3) a intraprendere, congiuntamente alle istituzioni europee, ogni iniziativa utile a livello diplomatico affinché possa essere consentita la prosecuzione efficace del lavoro più che quarantennale dell'associazione delle «nonne di piazza di maggio», di ricerca di figli e nipoti di cittadini europei;
4) ad assumere iniziative di competenza volte a vigilare affinché ai cittadini italiani e argentini residenti in Argentina sia consentito di esercitare liberamente ed efficacemente il proprio diritto alla ricerca della verità familiare;
5) a continuare nella preziosa opera di supporto – svolta dalle nostre rappresentanze diplomatiche in loco – a tutela della comunità italiana in Argentina e delle associazioni operanti in quel Paese nel campo della ricerca della memoria.
(1-00400) «Provenzano, Porta, Braga, Amendola, Quartapelle Procopio, Boldrini, Iacono, Casu, Romeo, Fornaro, Scotto, Marino, Andrea Rossi, Ghio, Malavasi, Prestipino, Toni Ricciardi, Bakkali, Sarracino, Pandolfo, Vaccari, Filippin, Orfini, Di Biase, Stumpo, De Maria, Fassino, Forattini, Graziano, De Luca, Tabacci, Manzi, Laus, Mauri, Roggiani, Berruto, Gianassi, Barbagallo, Stefanazzi, Peluffo, Gnassi, Girelli, Lai, De Micheli, Simiani, Gribaudo, Serracchiani, Cuperlo, Furfaro».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta orale:
TONI RICCIARDI, SCOTTO, MANZI, TABACCI, ANDREA ROSSI, SIMIANI, SERRACCHIANI, PANDOLFO, BRAGA e BONAFÈ. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
si apprende che il referente di Elon Musk in Italia, signor Andrea Stroppa, via social ha indetto una specie di sondaggio sull'operato del Ministro dell'interno, Matteo Piantedosi, «a metà del suo mandato»;
si tratta di una iniziativa che assume un profilo abbastanza inquietante;
non sta certo agli interroganti difendere l'operato del Ministro che anzi si contesta molto aspramente sotto molteplici aspetti, ma ciò non toglie che si tratta di una figura chiave per la sicurezza del nostro Paese dal punto di vista della funzione istituzionale;
il signor Stroppa a quanto si apprende dagli organi di informazione ha una certa consuetudine con esponenti dell'attuale Governo italiano;
da ultimo il 24 gennaio 2025 sono state riportate notizie che vedevano il signor Stroppa impegnato nell'accompagnare Kimbal Musk, fratello di Elon Musk, in un «tour» istituzionale a Palazzo Chigi dove avrebbe incontrato il Ministro della cultura, Andrea Giuli;
è proprio in relazione a questa prossimità al Governo che ad avviso dell'interrogante appare non casuale il «sondaggio» sulla figura del Ministro dell'interno promosso dal signor Stroppa;
Elon Musk è il capo Dipartimento per l'efficienza governativa degli Usa e si è particolarmente distinto per la sua invasività in dinamiche di politica interna di diversi Stati europei come nel caso della Germania e del Regno Unito e vanta un rapporto diretto e confidenziale con la Presidente del Consiglio del nostro Paese –:
quale sia il giudizio della Presidente del Consiglio in merito a questa singolare iniziativa che coinvolge il Ministro dell'interno del nostro Paese, funzione delicatissima per la sicurezza nazionale.
(3-01754)
Interrogazione a risposta scritta:
LA PORTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
in data 16 febbraio 2025 si è verificato l'ennesimo atto violento all'interno della comunità cinese della provincia di Prato già tristemente nota alle cronache giudiziarie per alcuni componenti dediti allo sfruttamento del lavoro, immigrazione clandestina ed estorsioni legate agli ambiti imprenditoriali aggravate dal vincolo mafioso;
in orario notturno tre pacchi bomba, con lo stesso mittente e affidati a tre differenti aziende cinesi di Prato e della vicina Seano (Po), sono deflagrati attraverso un innesco azionato a distanza con un telecomando: metodologia, questa, che riporta alle pagine più buie della cronaca nera e di faida mafiosa del nostro Paese;
secondo le prime ricostruzioni operate dalla procura della Repubblica e dagli agenti di polizia intervenuti, l'attentato è da attribuirsi ad un atto intimidatorio per contrasti all'interno del mondo della criminalità organizzata cinese ed in particolare nell'acuirsi della «guerra delle grucce» fra bande rivali cinesi per la supremazia nel settore della logistica che vale, secondo le stime, 100 milioni di euro l'anno;
tale guerra è principiata nel luglio 2014 quando tre cittadini cinesi vennero arrestati per estorsione dopo aver minacciato alcuni connazionali produttori di grucce, per poi dipanarsi in decine di atti violenti che hanno dato luogo a numerosi filoni d'indagine e processuali, sebbene molti siano prossimi alla prescrizione;
tale consorteria criminale è da considerarsi a tutti gli effetti una forma mafiosa, come quelle già presenti nel nostro territorio. In tal senso è opportuno prendere le mosse dalla sentenza della Corte di Cassazione del 30 maggio 2001 che avalla l'applicazione del delitto di associazione mafiosa a un gruppo criminale cinese operante in Toscana e dedito al controllo anche violento delle attività dei connazionali: benché non sia, infatti, il primo arresto giurisprudenziale sulla questione, in tale occasione i giudici di legittimità hanno avuto modo di fissare alcune regole di giudizio in qualche misura innovative nel quadro di una argomentata rilettura della fattispecie incriminatrice;
modus operandi che sta ricalcando quello delle Triadi cinesi e che viene esportato nel tessuto socioeconomico pratese, andando a infiltrarsi e a corromperlo;
ne discende che il fenomeno mafioso cinese, talvolta difficile da accertare a causa delle numerose sentenze di estinzione del reato per intervenuta prescrizione, è ben radicato nel sistema nazionale e necessita di misure specifiche e calibrate sul fenomeno che ha usi e metodologie ben diverse da quelle in uso ad altre consorterie –:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;
quali misure si intendano applicare al crescente problema della mafia cinese nel Paese e in particolare nella provincia di Prato;
se non si ritenga opportuno adottare iniziative di carattere speciale per un territorio, come quello della provincia di Prato, gravemente colpito dai nuovi fenomeni mafiosi esteri.
(4-04410)
AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Interrogazione a risposta scritta:
ASCARI, PELLEGRINI, BARZOTTI, LOMUTI, BOLDRINI, SCARPA, GHIO, SCOTTO, BAKKALI, VACCARI, FERRARI e STUMPO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
l'Accordo di associazione UE-Israele, entrato in vigore nel 2000, stabilisce all'articolo 2 che il rispetto dei diritti umani e dei princìpi democratici come elementi essenziali della cooperazione tra le parti;
attualmente, diverse organizzazioni della società civile, tra cui Oxfam e altre 117 associazioni, hanno evidenziato come le violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani da parte di Israele siano incompatibili con gli obblighi derivanti dall'articolo 2 dell'Accordo;
la lettera inviata da tali organizzazioni alle istituzioni europee e agli Stati membri del Consiglio di associazione UE-Israele richiede: l'inserimento della violazione dell'articolo 2 come punto essenziale nell'ordine del giorno della prossima riunione del Consiglio di associazione; la sospensione dell'Accordo di associazione qualora Israele non affronti positivamente le preoccupazioni sollevate; la predisposizione di una proposta di sospensione da parte della Commissione europea, da approvare in caso di persistente inadempienza; una revisione di tutte le relazioni commerciali e di altro tipo tra l'Unione europea e Israele per garantirne la conformità al parere consultivo della Corte internazionale di giustizia e alle risoluzioni dell'Onu;
l'Italia, in qualità di Stato membro dell'Unione europea e parte del Consiglio di associazione, ha la facoltà di influenzare l'agenda della prossima riunione, prevista per il 24 di febbraio 2025;
è fondamentale conoscere la posizione del Governo italiano in merito a tali questioni, considerando che per formalizzare l'agenda del Consiglio è necessario l'assenso unanime degli Stati membri –:
se il Governo italiano intenda sostenere la richiesta di inserire la violazione dell'articolo 2 dell'Accordo di associazione UE-Israele nell'ordine del giorno del prossimo Consiglio di associazione UE-Israele;
quali iniziative di competenza il Governo abbia adottato o intenda adottare per assicurarsi che l'Accordo di associazione UE-Israele sia pienamente rispettoso del diritto internazionale e dei diritti umani;
se il Governo ritenga opportuno valutare una revisione delle relazioni commerciali e di cooperazione con Israele in conformità alle disposizioni internazionali e al parere della Corte internazionale di giustizia;
quali interlocuzioni siano in corso con le istituzioni europee e con gli altri Stati membri in merito alle richieste avanzate dalle organizzazioni della società civile, di cui in premessa.
(4-04404)
AFFARI EUROPEI, PNRR E POLITICHE DI COESIONE
Interrogazione a risposta scritta:
FARAONE. — Al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, al Ministro della giustizia, al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
dalla relazione presentata dal Ministro della giustizia Carlo Nordio in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario 2025 è emersa una situazione allarmante riguardo al mancato raggiungimento degli obiettivi del PNRR nel settore della giustizia civile. In particolare, l'Italia ha mancato il target del 2024 sulla riduzione dell'arretrato civile, con un aumento del 3,5 per cento delle pendenze civili presso i tribunali, raggiungendo quota 2.817.793 casi, circa centomila in più rispetto al 2023. Questo dato è in netto contrasto con l'obiettivo del PNRR di ridurre del 50 per cento l'arretrato entro il 31 dicembre 2024;
la situazione è ulteriormente aggravata dal fatto che solo il 41,37 per cento dei finanziamenti PNRR destinati alla giustizia è stato utilizzato, con una spesa di appena il 19,73 per cento per la digitalizzazione del processo penale. La durata media dei procedimenti civili, il cosiddetto «disposition time», è aumentata del 5,5 per cento rispetto al 2023, raggiungendo i 345 giorni, con picchi di 379 giorni presso i giudici di pace. Inoltre, l'applicativo per il processo penale telematico, reso obbligatorio dal 1° gennaio 2024, ha causato disfunzioni in diversi tribunali, ritardando ulteriormente l'efficienza del sistema giudiziario;
a ciò si aggiungono i ritardi nel settore delle grandi opere. Nonostante alcuni cantieri procedano regolarmente, come la Brescia-Verona-Padova e la Napoli-Bari, la situazione complessiva delle grandi opere infrastrutturali rimane critica, con il rischio concreto di non rispettare le scadenze del PNRR e di perdere fondi europei. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha ammesso che alcune delle opere più importanti del PNRR, come il Terzo Valico e la Salerno-Reggio Calabria, rischiano di non rispettare i tempi previsti. Il Terzo Valico, in particolare, è in ritardo a causa dei problemi legati al caro energia e ai materiali, con il rischio di perdere 200 milioni di euro di finanziamenti se l'opera non sarà completata entro la scadenza del 2026;
la richiesta di proroga del PNRR oltre il 2026, motivata dal caro energia e dai ritardi accumulati, non è ancora stata approvata dalla Commissione europea. Secondo fonti di stampa, il Governo starebbe valutando la possibilità di rimescolare i fondi PNRR, trasferendo risorse dai lotti in ritardo a quelli più avanzati, ma questa soluzione richiede l'approvazione di Bruxelles;
la situazione nella sanità è particolarmente critica, con solo il 18 per cento dei fondi PNRR spesi e la maggior parte dei progetti in ritardo. Secondo uno studio della CGIL, solo il 35 per cento dei progetti è stato completato, mentre il 40,8 per cento presenta ritardi in almeno una fase. Le case della comunità e gli ospedali di comunità, strutture fondamentali per la riforma dell'assistenza territoriale, sono particolarmente indietro, con solo il 4 per cento dei progetti completati. Su 1.835 progetti relativi alle case della comunità, solo 73 (4 per cento) risultano conclusi, mentre 782 sono in corso e 824 hanno iniziato in ritardo. Per quanto riguarda gli ospedali di comunità, su 427 progetti finanziati, solo 10 (2,3 per cento) sono stati completati, mentre 264 presentano almeno una fase in ritardo. Le regioni più in ritardo sono Molise, Sardegna e Calabria, mentre la Valle d'Aosta è l'unica regione senza ritardi;
a ciò si aggiunge il problema del personale: per far funzionare queste nuove strutture sarebbero necessarie 33.000 nuove assunzioni, ma sino ad oggi non si sono visti atti concreti da parte del Ministero della salute per affrontare questa carenza –:
alla luce dei gravi ritardi nell'attuazione del PNRR nei settori della giustizia, delle infrastrutture e della sanità, quali iniziative intenda adottare il Governo per garantire il raggiungimento degli obiettivi entro il 2026, evitando la perdita di fondi europei e garantendo un reale impatto positivo per il Paese.
(4-04399)
AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE
Interrogazione a risposta scritta:
ASCARI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:
negli ultimi due anni, numerose alluvioni hanno colpito l'Appennino romagnolo, causando ingenti danni alle produzioni agricole e mettendo in ginocchio molti agricoltori e imprenditori agricoli della zona;
per far fronte a eventi catastrofali meteoclimatici, il Governo ha istituito il fondo AgriCat, finalizzato a coprire i danni subiti dalle produzioni agricole a seguito di eventi estremi;
secondo numerose fonti di stampa, circa l'80 per cento delle 5.000 richieste di indennizzo presentate dagli agricoltori della regione sarebbe stato respinto, lasciando senza ristoro la stragrande maggioranza degli aventi diritto;
tale situazione risulta particolarmente grave alla luce delle dichiarazioni rilasciate dal Ministro interrogato, in cui si assicurava una copertura totale dei danni subiti dagli agricoltori colpiti dalle calamità;
i rigetti di massa delle domande di risarcimento sollevano perplessità in merito ai criteri di valutazione adottati da AgriCat e alle reali possibilità degli agricoltori di ottenere il dovuto ristoro;
è indispensabile che il Governo garantisca un sostegno concreto ai produttori agricoli colpiti da calamità naturali, al fine di assicurare la continuità delle attività agricole e la salvaguardia dell'economia rurale del territorio –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dell'elevato numero di domande di indennizzo rigettate da parte di AgriCat e quali siano le motivazioni alla base di tali decisioni;
se il Governo intenda adottare misure urgenti per rivedere i criteri di valutazione utilizzati da AgriCat, al fine di garantire un accesso più equo agli indennizzi per gli agricoltori colpiti dalle calamità naturali;
se il Ministero interrogato abbia intenzione di predisporre un riesame delle domande respinte, al fine di individuare eventuali errori o criticità nelle procedure di valutazione;
quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per assicurare che, in futuro, gli strumenti di indennizzo per eventi catastrofali garantiscano una copertura effettiva e tempestiva agli agricoltori colpiti da eventi avversi;
se siano previste ulteriori risorse per rafforzare il sistema di tutela delle aziende agricole italiane, affinché possano affrontare le conseguenze dei cambiamenti climatici con strumenti di sostegno adeguati ed efficaci.
(4-04398)
AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA
Interrogazione a risposta orale:
ZANELLA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
con decreto del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica dell'8 gennaio 2025, di concerto con il Ministero della cultura, è stato espresso giudizio positivo sulla compatibilità ambientale del progetto inerente «Riqualifica da deposito di stoccaggio prodotto petroliferi liquidi ad impianto di liquefazione gas metano di rete (Gnl)» da realizzarsi nel comune di Pesaro (PU) presentato dalla società Fox Petroli S.p.A.;
il progetto rientra tra quelli ricompresi nel Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec), nella tipologia elencata nell'allegato I-bis alla parte seconda del decreto legislativo n. 152 del 2006, al punto 3.2 «settore gas» ed in particolare al paragrafo 3.2.4 «Infrastrutture di stoccaggio, trasporto e distribuzione di GNL di cui agli articoli 9 e 10 del decreto legislativo 16 dicembre 2016, n. 257, nonché impianti di liquefazione di GNL, finalizzati alla riduzione di emissioni di CO2 rispetto ad altre fonti fossili, e relative modifiche degli impianti esistenti»;
i principali interventi consistono nella parziale demolizione in fasi dell'attuale deposito di 130.000 metri cubi di stoccaggio, nella rimozione dei serbatoi con maggior impatto dall'esterno per fare spazio a due linee di liquefazione del gas metano con capacità annua di circa 140.000 tonnellate di Gnl e della rimozione di altri 15.000 metri cubi di stoccaggio verticali per fare spazio a circa 2.000 metri cubi di stoccaggio Gnl;
il giudizio di compatibilità ambientale è stato rilasciato sulla base del parere (n. 290 del 25 marzo 2024) positivo della commissione tecnica PNRR-Pniec, condizionato a 7 condizioni ambientali da ottemperare alcune in fase di progettazione esecutiva e altre prima dell'inizio dei lavori o in fase di cantierizzazione;
a seguito della consultazione pubblica iniziata il 29 marzo 2023 e terminata il 27 giugno 2023 sono pervenute osservazioni e pareri da parte del comune di Pesaro, provincia di Pesaro e Urbino e regione Marche;
in particolare la provincia di Pesaro Urbino ha fatto osservare l'assenza di uno studio previsionale di impatto ambientale per il fiume Foglia, recettore dello scarico di acque reflue industriali prodotte dalla nuova attività in progetto, stante la vulnerabilità ambientale del corso d'acqua che attualmente non raggiunge l'obiettivo di qualità ecologica «sufficiente» prevista per il 2027;
l'impianto è ubicato alla sinistra idrografica del fiume Foglia, a Sud della località Tombaccia, a circa 40 metri dall'alveo in un'area perimetrata a rischio di esondazione molto elevato (R4) dal Piano assetto idrogeologico Marche, nonché in una zona sismica con rischio di liquefazione del suolo in caso di terremoto;
l'impianto esistente rientra tra gli stabilimenti a rischio di incidente rilevante (Rir) classificati di «soglia inferiore» ai sensi del decreto legislativo 26 giugno 2015, n. 105 (recepimento della direttiva 2012/18/UE «Seveso Ter»), mentre nella configurazione di progetto l'impianto rientrerà tra gli impianti classificati di «soglia superiore»;
il proponente non avrebbe analizzato la presenza di altre attività a rischio di incidente rilevante (Rir) in prossimità dell'impianto;
nella fase istruttoria della procedura di Valutazione di impatto ambientale non risulta sia stato acquisito il nulla osta di fattibilità (Nof) del comitato tecnico regionale (C.t.r.) in relazione agli effetti derivanti dalla vulnerabilità del progetto a rischio di gravi incidenti o calamità pertinenti e la commissione tecnica PNRR-Pniec, a tal proposito, nel parere di compatibilità ha rimandato l'acquisizione del parere nella fase di progettazione esecutiva –:
se alla luce delle evidenti criticità del progetto in questione, il Ministro interrogato non reputi doveroso assumere iniziative di competenza affinché sia revocato in autotutela il citato decreto ministeriale di compatibilità ambientale e vengano disposte verifiche su eventuali omissioni o carenze istruttorie nelle procedure di valutazione del rischio ambientale connesso alla realizzazione dell'impianto.
(3-01752)
Interrogazione a risposta scritta:
ORFINI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
il progetto dell'impianto di essiccazione solare dei fanghi a Minturno (Latina), finanziato al 70 per cento mediante fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) prevede la realizzazione di un impianto con una capacità di circa 6.000 tonnellate annue, senza che sia stata fatta una procedura di valutazione di impatto ambientale;
l'impianto previsto a Minturno sarebbe collocato in prossimità dell'attuale impianto di depurazione, che le normative del piano territoriale paesistico regionale (Ptpr) raccomandano di delocalizzare in virtù dei vincoli paesaggistici gravanti sull'area. Tale localizzazione risulta inoltre parzialmente in zona destinata a servizi e parzialmente in area agricola, secondo il vigente piano regolatore generale (Prg). Il che renderebbe necessaria una procedura di esproprio;
la zona prescelta è adiacente a un'area vincolata sia paesaggisticamente sia archeologicamente, trovandosi a circa 600 metri dal Teatro Romano e dal comprensorio archeologico dell'antica città di Minturno. Inoltre, il sito risulta esposto a un elevato rischio di esondazione, data la vicinanza del fiume Garigliano, come sottolineato dalla direzione ambiente della regione Lazio (dottor Vito Consoli);
non meno rilevanti sono le criticità sul piano della partecipazione democratica e della trasparenza. Il consiglio comunale di Minturno è stato chiamato a discutere il progetto soltanto il 23 dicembre 2024, su richiesta urgente delle forze di opposizione, sebbene l'approvazione del progetto fosse già avvenuta nel febbraio del 2022, in occasione della conferenza dei sindaci, con il voto favorevole del rappresentante del comune di Minturno. Rimane tuttavia oscuro sulla base di quale mandato il delegato abbia espresso parere positivo;
in sede di consiglio comunale, l'assemblea si è espressa in senso contrario alla realizzazione del progetto, e analoga presa di posizione si è registrata al consiglio regionale del Lazio nel gennaio 2025. È evidente come tale atto rappresenti un ostacolo fondamentale alla realizzazione del progetto, poiché una delle condizioni imprescindibili è la piena disponibilità dell'area da parte del comune di Minturno, la cui concessione rientra nelle prerogative del consiglio comunale, massimo organo rappresentativo dell'ente;
nonostante le opposizioni, l'amministratore delegato di Acqualatina, soggetto proponente, ha dichiarato a mezzo stampa che l'iter progettuale proseguirà, sostenendo che il consiglio comunale di Minturno non sia competente a esprimersi in merito e definendo la mozione approvata illegittima. Ha inoltre intimato al comune di Minturno di compiere tutti gli atti necessari per la prosecuzione del progetto, asserendo che il rappresentante comunale aveva espresso parere favorevole in sede di conferenza dei sindaci, sebbene non sia chiaro a quale mandato consiliare tale parere si riferisca;
nel frattempo, il presidente della provincia di Latina, nonché sindaco di Minturno e presidente della conferenza dei sindaci, si è visto conferire mandato dalla provincia per richiedere al Ministero interrogato una proroga dei termini, al fine di evitare il naufragio del progetto per mancato rispetto del cronoprogramma;
parallelamente, il soggetto proponente, Acqualatina, ha sollecitato lo stesso a regolarizzare la documentazione necessaria. Tuttavia, il consiglio comunale di Minturno ha dato esplicito mandato al sindaco affinché rappresenti in tutte le sedi competenti la posizione ufficiale del comune, ossia la netta contrarietà alla realizzazione dell'impianto –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra citati e con quale motivazione si giustifichi la realizzazione di tale progetto in un'area di elevato valore ambientale, agricolo, turistico, archeologico e paesaggistico, senza una preventiva valutazione di impatto ambientale, nonostante la contrarietà espressa dagli organi competenti;
quali garanzie siano state adottate per scongiurare il rischio idrogeologico di esondazioni e la possibile contaminazione delle falde acquifere;
se siano state prese in considerazione soluzioni alternative a minore impatto ambientale e sociale in siti più idonei della provincia di Latina.
(4-04405)
CULTURA
Interrogazioni a risposta scritta:
SANTILLO e MORFINO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 28 novembre 2018 veniva «disposta la ripartizione del Fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese tra le amministrazioni centrali dello Stato in relazione ai settori di spesa indicati dalla citata norma»;
il Fondo prevedeva 966 interventi su tutto il territorio nazionale per lavori di edilizia pubblica, prevenzione del rischio sismico, eliminazione delle barriere architettoniche, investimenti di riqualificazione urbana e sicurezza delle periferie e digitalizzazione;
di questi 966 interventi uno interessava il complesso monumentale di Porta Roma, nella città di Capua, per il quale si riportava che «l'intervento prevede il completamento del restauro avviato da decenni, al fine di avviare il bene alla pubblica fruizione»;
il contributo, volto al completamento del restauro, prevedeva un importo totale pari a 800.000 euro erogati in tre tranche, ossia 200.000 euro nel 2021, 400.000 euro nel 2022 e 200.000 euro nel 2023;
successivamente il Ministero per i beni e le attività culturali riprogrammava «le economie derivanti dagli interventi conclusi, finanziati a valere sull'articolo 1, comma 804 della legge n. 208 del 2015 di cui alla delibera Cipe n. 12 del 2016 recante “Programma complementare di azione e coesione 2014-2020. Assegnazione di risorse complementari per il completamento della programmazione 2007-2013, ai sensi dell'articolo 1, comma 804, della legge di stabilità per il 2016”, nonché le economie derivanti dal de-finanziamento di risorse destinate ad interventi già programmati e in grave ritardo di attuazione»;
in esso erano previsti 14 interventi in Campania ed uno riguarda sempre il predetto complesso delle Torri di Federico II a Capua, con la disposizione di ulteriori 500.000 euro rientranti tra 19 interventi della «Linea di azione 1b – Interventi di nuova programmazione»;
il 17 dicembre 2022 in relazione al programma di inizio mandato il sindaco di Capua, Adolfo Villani ne pubblicava relazione e nel merito del complesso delle Torri Federiciane scriveva: «Torri di Federico cui è destinato un finanziamento di oltre 500 mila euro che seguirà l'attuale intervento di messa in sicurezza avviato dopo una relazione dettagliata da parte del comune sullo stato di dissesto, inviata a fine agosto scorso. Con questo intervento del segretariato regionale della soprintendenza, ormai prossimo alla partenza, è utile cominciare a pensare ad una valorizzazione di tutta l'area, attraverso una gestione del bastione a ridosso delle Torri e dell'area circostante di proprietà demaniale, in termini di parco monumentale e naturale del Bastione, delle Torri, del ponte Romano, del porto dell'antica Casilinum, inserito nella vasta area verde in prossimità della sponda con l'attracco natanti, col fiume, la sua flora e la sua fauna»;
il 15 luglio 2023, il sindaco della città di Capua, in contatto con la sovrintendenza di Caserta comunicava che l'area delle Torri di Federico II sono in fase di progettazione;
il 17 settembre 2023, sempre il sindaco della città di Capua ribadiva contatti «con il segretariato dei beni culturali e la soprintendenza per la riqualificazione dell'area delle Torri di Federico e la valorizzazione del Castello delle Pietre»;
a tutt'oggi, a quanto consta agli interroganti, non vi è alcuna opera di restauro e valorizzazione del complesso monumentale di Porta Roma, né delle Torri di Federico II –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;
se e quali iniziative intenda attivare per velocizzare l'avvio dei lavori di restauro e valorizzazione del complesso monumentale di Porta Roma e delle Torri di Federico II.
(4-04401)
GRIPPO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
il concorso pubblico per il reclutamento di funzionari archivisti di Stato del Ministero della cultura è stato bandito nell'ottobre-novembre 2022;
le prove scritte si sono svolte il 22 maggio 2023, mentre le prove orali tra settembre e dicembre dello stesso anno. La graduatoria finale dei vincitori, composta da 268 unità, è stata pubblicata il 20 novembre 2024, mentre quella comprensiva degli idonei è stata resa nota il 9 gennaio 2025;
in pari data, è stato pubblicato un avviso con cui veniva fissata la presa di servizio per il 17 febbraio 2025, e si prevedeva l'apertura della procedura di scelta delle sedi tra il 20 e il 24 gennaio 2025. Lo stesso avviso prescriveva, inoltre, ai vincitori, di presentarsi nelle nuove sedi di lavoro nella data stabilita, senza possibilità di differimento, salvo gravi motivi documentati, e liberi da vincoli contrattuali;
in ottemperanza a tali prescrizioni, molti vincitori e idonei hanno preso misure drastiche per poter assumere servizio alla data prevista, tra cui la cessazione della propria attività da liberi professionisti, la mancata accettazione di incarichi temporanei e la presentazione delle dimissioni dal proprio impiego;
con successivo avviso del 23 gennaio 2025, il Servizio II della Direzione Generale organizzazione del Ministero della cultura ha comunicato il rinvio a data da destinarsi della presa di servizio, in seguito alla sospensione cautelare della graduatoria disposta con decreto n. 331/2025 della Sezione IV-ter del TAR Lazio;
inevitabilmente e comprensibilmente, tale rinvio ha generato gravi e dannose ripercussioni per i vincitori e idonei del concorso, molti dei quali si trovano ora senza impiego, senza alcuna forma di tutela reddituale e previdenziale e con difficoltà a reperire nuove opportunità lavorative a causa dell'incertezza sulla futura assunzione;
inoltre, non è chiaro il motivo per cui il concorso, nonostante il lungo iter selettivo, abbia subito un così brusco arresto senza che siano stati adottati strumenti di gestione della crisi idonei a garantire la tutela dei diritti acquisiti dai vincitori e idonei –:
se non intenda rendere note le motivazioni specifiche che hanno portato alla sospensione della graduatoria e al rinvio della presa di servizio a data da destinarsi;
quali iniziative abbia avviato per porre rimedio definitivo alla situazione e garantire la rapida assunzione dei vincitori e idonei, evitando ogni ulteriore ritardo che arrecherebbe solamente ulteriori gravi danni economici e professionali ai candidati selezionati.
(4-04409)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazioni a risposta scritta:
LA PORTA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'attuale Esecutivo, con l'intervento normativo di cui all'articolo 1, commi da 148 a 150, legge n. 197 del 2022, ha introdotto una specifica norma volta ad arginare le frodi fiscali perpetrate attraverso la costituzione di imprese individuali o Srl semplificate, che operano per brevi periodi violando obblighi fiscali e poi spariscono, sottraendosi a ogni attività di riscossione;
il danno per le casse statali è, infatti, ingente e profondo, stante la difficile possibilità di recuperare poi il quantum e di identificare gli intestatari troppo spesso fittizi;
grazie all'opera delle forze dell'ordine emerge spesso il medesimo modus operandi partite Iva esistenti solo sulla carta ma utilizzate per l'emissione di fatture false, riciclaggio di denaro ed altri reati tributari;
in base alla suindicata novella normativa, infatti, l'Agenzia delle entrate, in collaborazione con la Guardia di finanza, è in grado di compiere precise valutazioni prognostiche del rischio al rilascio di nuove partite Iva e, in caso di fumus, convoca il richiedente per ottenere ogni documentazione utile per dimostrare, sulla base di idonea istruttoria, l'assenza di quei profili di rischio individuati dal provvedimento di Agenzia delle entrate datato 16 maggio 2023.
la mancata accettazione dell'invito comporta la cessazione della partita Iva e l'irrogazione di una sanzione pari a 3 mila euro, nonché la subordinazione dell'attribuzione di un nuovo numero di partita Iva al previo rilascio di una polizza fideiussoria o fideiussione bancaria a favore dell'Amministrazione finanziaria, della durata di tre anni e per un importo non inferiore a 50 mila euro;
meccanismo, questo, dall'alto tenore dissuasivo oltre che retributivo per il trasgressore, e che ha contribuito al recupero di oltre 33 miliardi di euro derivanti dalla lotta all'evasione e centrali nelle politiche di investimento per i cittadini –:
se intenda fornire:
il numero di partite Iva per le quali è intervenuta la cessazione d'ufficio per violazione dell'articolo 1, commi 148-150, della legge n. 197, del 2022, sul territorio italiano ad oggi e per anno;
il numero di partite Iva per le quali è intervenuta la cessazione d'ufficio per violazione dell'articolo 1, commi 148-150, della legge n. 197, del 2022, in Toscana ad oggi e per anno;
l'ammontare delle risorse recuperate in applicazione dell'articolo 1, commi 148-150, della legge n. 197, del 2022, ad oggi in Toscana e per anno;
l'ammontare delle risorse recuperate in applicazione dell'articolo 1, commi 148-150, della legge n. 197, del 2022, ad oggi nella provincia di Prato e per anno.
(4-04408)
SOTTANELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. — Per sapere – premesso che:
la legge di bilancio 2021 (legge n. 178 del 2020), all'articolo 1, comma 179, ha autorizzato, in deroga ai vincoli assunzionali previsti dalla normativa vigente, al fine di garantire la definizione e l'attuazione degli interventi previsti dalla politica di coesione comunitaria e nazionale per i cicli di programmazione 2014-2020 e 2021-2027, con decorrenza dal 1° gennaio 2021, le amministrazioni pubbliche le quali, nell'ambito di tali interventi, rivestano ruoli di coordinamento nazionale e le autorità di gestione, gli organismi intermedi o i soggetti beneficiari – ovvero tutti i soggetti pubblici coinvolti nelle attività programmatorie e gestionali – delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, ad assumere personale non dirigenziale, in possesso delle correlate professionalità, con contratto di lavoro a tempo determinato, nel limite massimo di 2.800 unità, e di una spesa massima in ragione d'anno pari a 126 milioni annui per il triennio 2021-2023, di durata corrispondente ai programmi operativi complementari e comunque non superiore a trentasei mesi;
molti degli assunti, secondo le disposizioni richiamate, sono addetti al monitoraggio dei progetti PNRR, alla valorizzazione delle informazioni sull'applicativo Regis, alla rendicontazione, ed al rapporto con gli enti locali dei progetti PNRR in corso, molti dei quali non possono essere completati alla data di scadenza del contratto che non può, a norma del citato articolo 1, comma 179, avere durata superiore a tre anni;
il decreto-legge n. 13 del 2023, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 41 del 2023, all'articolo 50, comma 17-bis, ha previsto che le regioni, le province, le città metropolitane e gli enti locali, incluse le unioni di comuni, assegnatari del personale assunto con rapporto di lavoro subordinato a tempo determinato, sempre ai sensi del citato articolo 1, comma 179, della legge di bilancio 2021, possano procedere alla stabilizzazione, nei limiti dei posti disponibili della vigente dotazione organica, del medesimo personale in servizio per almeno ventiquattro mesi nella qualifica ricoperta, previo colloquio selettivo e all'esito della valutazione positiva dell'attività lavorativa svolta;
peraltro, ai fini di tali assunzioni, i ventiquattro mesi di servizio possono essere maturati anche computando i periodi di servizio svolti a tempo determinato presso amministrazioni diverse da quella che procede all'assunzione, e in ogni caso le assunzioni si considerano a valere sulle facoltà assunzionali di ciascuna amministrazione disponibili a legislazione vigente all'atto della stabilizzazione;
molti enti locali si vedono costretti ad affrontare forti ritardi nella delicata gestione e messa a terra dei fondi PNRR, e sono limitati dall'impossibilità di assumere o stabilizzare ulteriore personale visto il limite raggiunto delle proprie facoltà assunzionali cui si riferisce l'articolo 50, comma 17-bis, del decreto-legge n. 13 del 2023;
urge, dunque, intervenire al fine di garantire a tutte le amministrazioni, in particolar modo gli enti locali, di poter disporre del personale qualificato assunto mediante il concorso pubblico bandito ai sensi dell'articolo 1, comma 181, della medesima legge n. 178 del 2020, anche oltre il limite contrattuale di trentasei mesi, ove impossibilitati a procedere alla stabilizzazione per mancanza di facoltà assunzionali –:
al fine di evitare il protrarsi delle problematiche e dei ritardi nella delicata gestione dei fondi PNRR e garantire la continuità delle attività di monitoraggio e rendicontazione dei progetti PNRR in corso, se non intendano adoperarsi, per quanto di competenza e nel primo provvedimento utile, per permettere alle amministrazioni di allungare la durata dei contratti in essere del personale assunto ai sensi dell'articolo 1, comma 179, della legge n. 178 del 2020.
(4-04416)
GIUSTIZIA
Interrogazioni a risposta scritta:
ASCARI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
secondo quanto risulta da un articolo pubblicato su Dire.it del 17 febbraio 2025, una madre ha denunciato una grave limitazione del diritto di visita nei confronti del proprio figlio minore, nonostante un decreto dell'autorità giudiziaria disponga almeno due incontri settimanali con possibilità di ampliamento;
tale limitazione è stata imposta unilateralmente dai servizi sociali, riducendo gli incontri a uno solo alla settimana, in spregio a quanto stabilito dal decreto;
la signora è sottoposta a modalità di visita protetta e a controlli stringenti, e le sarebbe impedito persino di scattare foto o realizzare video con il figlio;
la decisione di togliere l'affido del figlio sarebbe basata su una perizia redatta da una consulente tecnica d'ufficio (Ctu) che sostiene la teoria dell'alienazione parentale e che avrebbe diagnosticato alla madre una patologia denominata «sindrome puerperale», la quale, come attestato dalle linee guida sanitarie, si manifesta nel periodo immediatamente successivo al parto, entro al massimo 40 giorni, e non a distanza di anni;
la tutela del diritto dei minori a mantenere un rapporto continuativo e stabile con entrambi i genitori, salvo comprovati motivi contrari, è un principio sancito dall'ordinamento giuridico italiano e dalla Convenzione sui diritti del fanciullo del 1989;
la stessa madre ha prodotto documentazione medica ufficiale che smentisce tale diagnosi, senza che tale elemento abbia modificato la posizione del tribunale;
in sede di udienza, a quanto risulterebbe, il giudice avrebbe utilizzato espressioni non consone, denigratorie e pregiudizievoli nei confronti della madre, ponendo in discussione la sua idoneità genitoriale con motivazioni basate su una perizia contestata ed avrebbe addirittura anticipato quella che sarà la decisione finale;
la situazione descritta desta preoccupazione in quanto potrebbe configurare una violazione del diritto alla bigenitorialità del minore e del diritto della madre a un processo equo e fondato su perizie imparziali e verificate e che non siano influenzate da posizioni ideologiche o da conflitti di interesse –:
quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda adottare per garantire che, nell'ambito delle decisioni di affido e diritto di visita, non assumano rilevanza valutazioni medico-legali che non siano fondate su criteri scientifici e linee guida validate dalla comunità scientifica;
se non ritenga necessario promuovere iniziative di monitoraggio delle attività dei consulenti tecnici d'ufficio nell'ambito dei procedimenti di affidamento dei minori nonché in materia di visite protette, garantendo il pieno rispetto dei diritti del minore e del genitore.
(4-04413)
ASCARI e MORFINO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
il 17 febbraio 2025 si è aperto il processo a Giampiero Gualandi per l'omicidio di Sofia Stefani dinanzi alla corte d'assise di Bologna;
la corte ha respinto la richiesta dei centri antiviolenza di costituirsi parte civile, motivando tale esclusione con il fatto che non si tratterebbe di un femminicidio;
tale decisione ha suscitato indignazione nel coordinamento dei centri antiviolenza dell'Emilia-Romagna;
il termine «femminicidio» è ormai riconosciuto nella normativa italiana (esempio legge n. 69 del 2019, cosiddetta «Codice Rosso») e nella giurisprudenza come una categoria criminologica che identifica l'uccisione di una donna in quanto tale, spesso in contesti di violenza domestica o relazionale;
peraltro l'articolo 5, commi 4 e 5, della legge n. 53 del 2022 prevede che con decreto del Ministro della giustizia sia istituito un sistema di raccolta dati che raccoglie per ogni donna vittima di reato tutta una serie di misure e decisioni anche giurisdizionali in materia di violenza di genere;
la decisione della corte d'assise di Bologna potrebbe avere un impatto significativo sulla possibilità, per le associazioni che si occupano di contrasto alla violenza di genere, di partecipare ai processi e di dare voce alle vittime –:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare iniziative, anche normative, per garantire una maggiore tutela delle vittime di violenza di genere nei procedimenti penali e per riconoscere il ruolo dei centri antiviolenza nei processi relativi a femminicidi;
se il Ministro interrogato intenda promuovere un monitoraggio delle decisioni giudiziarie in materia di violenza di genere anche ai sensi di quanto previsto dall'articolo 5, comma 4 e 5, della legge n. 53 del 2022, ai fini della piena tutela delle vittime;
quali misure siano in corso per rafforzare la formazione dei magistrati e degli operatori del diritto in materia di violenza di genere.
(4-04414)
IMPRESE E MADE IN ITALY
Interrogazione a risposta orale:
DALLA CHIESA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
una società tedesca di giochi da tavolo, la Boardgame Atelier con sede in Baviera, ha recentemente commercializzato un prodotto dal titolo «La Famiglia – The Great Mafia War», incentrato sulla guerra di mafia che ha insanguinato la Sicilia negli anni '80;
il gioco, che è stato anche tradotto in italiano ed è ora disponibile su diverse piattaforme di vendita online, pone ai giocatori l'obiettivo della «conquista dei territori controllati dalle famiglie mafiose siciliane»;
il gioco invita i partecipanti a competere per il «controllo dei mandamenti delle famiglie mafiose siciliane», usando «strumenti di gioco» come le autobombe, l'uccisione dei «soldati», la costruzione di laboratori per la droga e le barche per il trasporto e il contrabbando degli stupefacenti, banalizzando l'utilizzo della violenza, del sopruso e di ogni forma di illegalità;
questo prodotto ha persino ricevuto il premio As d'Or 2024, come miglior gioco dell'anno a un evento specializzato in Francia, ricevendone grande visibilità;
pur riconoscendo la natura ludica del prodotto, esso appare lesivo della dignità dei siciliani e non rispettoso nei confronti di coloro che hanno pagato con la vita la loro opposizione alla mafia, così come dei loro familiari –:
se non ritengano opportuno valutare, per quanto di competenza, iniziative volte a contrastare, anche in sede internazionale, la diffusione di un prodotto che di fatto trasforma in intrattenimento uno dei capitoli più dolorosi della storia siciliana e più in generale se non ritengano opportuno stigmatizzare ogni attività che diffonda lo stereotipo che associa la Regione Siciliana alla mafia, con il quale si offende non solo l'immagine della Sicilia, ma anche l'impegno quotidiano di tutti i siciliani onesti nella lotta contro la criminalità organizzata.
(3-01755)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazione a risposta scritta:
GHIO, PANDOLFO e PASTORINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti n. 111 del 24 aprile 2023 dispone gli Obblighi di servizio pubblico (OSP) sulle tratte aeree Ancona-Milano Linate, Ancona-Roma Fiumicino e Ancona-Napoli, a seguito di quanto autorizzato dall'articolo 1, comma 953 della legge 30 dicembre 2021, n. 234 che ha ricompreso la città di Ancona tra quelle di cui l'articolo 82 della legge 27 dicembre 2002, n. 289 a cui si applicano le disposizioni dell'articolo 36 della legge 17 maggio 1999, n. 144, che ha assegnato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti la competenza di disporre con proprio decreto l'imposizione degli oneri di servizio pubblico sugli scali nello stesso contemplati, in conformità alle disposizioni del Regolamento CE n. 1008/2008;
il Regolamento (CE) n. 1008/2008, recante norme comuni per la prestazione di servizi aerei nella comunità Ue, e consente agli Stati membri l'imposizione di obblighi di servizio pubblico (OSP) per garantire l'accesso a regioni isolate o in via di sviluppo, laddove uno Stato membro ritenga che gli obiettivi della politica di sviluppo regionale non saranno adeguatamente soddisfatti se lasciati esclusivamente al libero gioco delle forze di mercato per fornire un livello accettabile di servizi aerei;
la Liguria vive da tempo pesanti disservizi nei collegamenti ferroviari e autostradali dovuti sia alla conformazione geografica del territorio sia alla presenza di innumerevoli cantieri autostradali che, con lavori spesso frammentati e prolungati, causano continui disagi alla mobilità di cittadini, imprese e turisti;
la situazione della rete autostradale ligure rappresenta una vera e propria emergenza infrastrutturale, con frequenti interruzioni, restringimenti di carreggiata, chiusure notturne e code chilometriche, che rallentano lo sviluppo economico della regione e compromettono la qualità della vita dei residenti;
in questo contesto, l'aeroporto Cristoforo Colombo di Genova rappresenta un'infrastruttura fondamentale per garantire la mobilità regionale e nazionale, facilitando il collegamento con i principali hub italiani e internazionali;
l'introduzione di oneri di servizio pubblico (OSP) sulle rotte aeree da e per Genova consentirebbe di migliorare la regolarità dei voli e offrire un'alternativa affidabile ai collegamenti via terra, oggi fortemente penalizzati e favorirebbe lo sviluppo economico, turistico e commerciale riequilibrando una situazione di evidente svantaggio rispetto ad altre aree del Paese;
l'esperienza di altre regioni non insulari, come Calabria e Friuli Venezia Giulia, che fruiscono degli OSP per garantire voli accessibili ai residenti e migliorare la loro connettività con il resto del Paese, dimostra l'importanza di tale strumento per i territori;
vista la condizione di isolamento infrastrutturale che caratterizza il territorio ligure è centrale estendere a tale territorio l'adozione degli OSP per i residenti liguri, garantendo costi sostenibili per chi si sposta per lavoro, studio o necessità sanitarie; un sistema di collegamenti aerei più efficiente renderebbe la Liguria una destinazione più attrattiva per i flussi turistici e stimolerebbe nuovi investimenti economici e commerciali nel territorio;
il consiglio comunale di Genova ha approvato a larghissima maggioranza una mozione a favore dell'introduzione della continuità territoriale per la città, segnale evidente della forte esigenza di migliorare i collegamenti aerei per i residenti e le attività economiche della regione –:
se non ritenga necessario adottare iniziative normative volte ad estendere il regime di continuità territoriale alla Liguria, inserendo l'aeroporto di Genova tra quelli per cui sono previsti oneri di servizio pubblico e se siano stati valutati strumenti di finanziamento, nazionali ed europei, per coprire gli eventuali costi legati all'introduzione degli OSP su Genova, replicando modelli di successo già attuati in altre parti d'Italia;
se sia intenzione del Governo individuare misure atte a calmierare in maniera efficace il costo dei biglietti aerei per tutelare il diritto alla mobilità dei viaggiatori.
(4-04411)
INTERNO
Interrogazione a risposta orale:
AMENDOLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
nelle ultime settimane si registra una recrudescenza di episodi di furti nelle abitazioni nell'ambito del comprensorio compreso tra i comuni di Picerno, Tito, Pignola, Vaglio Basilicata in provincia di Potenza:
ad essere colpite sono prevalentemente abitazioni private sia del centro abitato che delle contrade rurali;
si tratta di furti in serie che preoccupano molto gli abitanti sedimentando un clima di paura;
per le forze dell'ordine è molto difficile avere un controllo capillare del territorio vista la vastità in particolare delle contrade rurali –:
quali tempestive iniziative il Governo, per quanto di competenza, intenda porre in essere per rafforzare gli organici e i mezzi a disposizione delle forze dell'ordine di stanza nei citati comuni, nonché per un più efficace coordinamento tra le stesse e la polizia locale e per un migliore e più efficace utilizzo delle nuove tecnologie al fine di contrastare le azioni di queste bande criminali.
(3-01753)
Interrogazioni a risposta scritta:
GIOVINE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il 15 febbraio 2025 a Padova, in Prato della Valle, intorno alle 11:30, un gruppo di militanti dell'associazione CasaPound Italia, durante una raccolta firme organizzata in occasione di un gazebo, regolarmente autorizzato dalla questura di Padova, sono stati aggrediti da una ventina di individui riconducibili al centro sociale «Pedro», i quali sono piombati sui presenti con violenza fisica e verbale;
i quattro militanti di CasaPound sono stati accerchiati e colpiti con pugni, calci e aste di legno prelevate dal gazebo stesso, che è stato ribaltato e distrutto. Un militante trentaduenne è stato brutalmente picchiato al volto, riportando una frattura del pavimento dell'orbita oculare e rendendo, di conseguenza, necessario un intervento chirurgico urgente. Altri due giovani, invece, hanno riportato lesioni di minore entità ma comunque significative;
gli aggressori, prima di allontanarsi, hanno sottratto bandiere e altro materiale dal banchetto e, per quanto risulta all'interrogante, hanno rivendicato successivamente l'azione sui social network del centro sociale «Pedro», giustificandola come legittima e non punibile;
la pronta reazione delle forze dell'ordine ha portato al fermo di diversi esponenti del centro sociale «Pedro»;
la Digos, infatti, ha proceduto a contestualizzare i momenti dell'aggressione individualizzando le condotte dei ventidue antagonisti. All'esito degli accertamenti, anche grazie ai filmati raccolti sulle condotte violente perpetrate dai militanti del «Pedro», una ragazza e due giovani sono stati arrestati per violenza privata aggravata, lesioni aggravate e resistenza a pubblico ufficiale. Nei confronti di tutti e tre, però, è stata successivamente disposta l'immediata liberazione. I restanti diciannove antagonisti sono stati indagati in stato di libertà per concorso in violenza privata aggravata, lesioni aggravate e rapina aggravata. In ordine ai fatti accaduti e alle violente condotte accertate, il questore della provincia di Padova Marco Odorisio ha attivato la divisione Polizia Anticrimine e ha disposto l'adozione di misure personali di prevenzione, emettendo dodici fogli di via obbligatori da Padova per quattro anni a carico dei soggetti provenienti dalle province di Brescia, Vicenza, Venezia, Gorizia e comuni della provincia euganea e undici avvisi orali nei confronti dei restanti;
il rilascio dei soggetti fermati dalle autorità sta inducendo varie realtà antagoniste venete non solo a rivendicare l'accaduto ma contestualmente ad esortare i cittadini ad una sorta di campagna contro tutto ciò che ritengono non affine al loro pensiero;
in particolare le città di Vicenza e Padova stanno subendo negli ultimi mesi il verificarsi di manifestazioni ed episodi violenti e prevaricatori, con preoccupante richiamo nostalgico ad uno dei periodi più bui della nostra storia repubblicana: gli anni di piombo;
la violenza, ancor più nel dibattito politico, è un fenomeno che non può essere in alcun modo tollerato in un ordinamento democratico e il diritto di manifestare opinioni, anche divergenti, deve essere garantito a tutti senza il rischio di subire aggressioni;
è fondamentale, infatti, che l'autorità giudiziaria assicuri che tali episodi di violenza non rimangano impuniti, non solo per garantire giustizia alle vittime, ma anche per evitare il rischio di emulazione e l'instaurarsi di un clima di intimidazione politica –:
di quali elementi disponga sulla vicenda e se e quali iniziative, per quanto di competenza, ritenga opportuno adottare al fine di evitare che episodi di tale gravità possano ripetersi.
(4-04406)
GHIRRA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:
da notizie di stampa si è appreso delle proteste dei comuni sardi per i pesanti tagli operati dall'ultima legge di bilancio, la quale prevede un definanziamento di 4,6 milioni di euro nel 2025, 9,3 milioni di euro nel 2026, 2027, 2028 e di 15,7 milioni di euro nel 2029, per un totale di 48,5 milioni di euro. A questi si sommano gli oltre 5,5 milioni di euro di tagli alle province, con la città metropolitana di Cagliari che registra meno 2,7 milioni di euro, Sassari meno 1,6 milioni di euro, Oristano e Nuoro meno 500 mila e 700 mila euro;
da un report diffuso recentemente da Anci Sardegna «Report sulla finanza locale 2025» emerge come secondo lo studio Ifel-Anci «I comuni italiani 2024» risulti che i comuni sardi abbiano l'indicatore di autonomia finanziaria più basso in Italia col 43,5 per cento al fronte di una media nazionale del 69,9 per cento; abbiano l'indicatore di autonomia tributaria più basso in Italia, con il 32,8 per cento al fronte di una media nazionale del 49 per cento; detengano un indicatore di pressione finanziaria di 655,5 su una media nazionale di 795,9: con dati inferiori solo in Basilicata e in Puglia;
dallo stesso studio emerge come i comuni sardi registrano le entrate da trasferimenti correnti da parte dello Stato più basse (184,1 pro capite) e siano fra le più basse dell'intero panorama nazionale – peggiore di quello sardo solo il valore di Lombardia e Veneto che però hanno un sistema socioeconomico radicalmente più avanzato rispetto a quello sardo – a fronte di una media nazionale di 226,5 pro capite;
questi dati evidenziano come i comuni sardi siano, nel panorama nazionale, fra gli enti locali meno finanziati dallo Stato (escluse le regioni a statuto speciale del nord: Trentino-Alto Adige, Valle d'Aosta e Friuli-Venezia Giulia che, a differenza di Sardegna e Sicilia, hanno «regionalizzato» la finanza locale);
in particolare, sussiste un'evidente discrasia fra i dati relativi ai comuni sardi e quelli dei comuni siciliani. Come detto infatti, la media pro capite dei trasferimenti erariali (226,5 euro pro capite) è largamente superiore al dato pro capite per i comuni sardi (184,1 euro pro capite), così come è di molto inferiore a quello dei comuni siciliani, pari a 287,5 pro capite;
i comuni sardi introitano dallo Stato, secondo i dati Ifel-Anci, 287.684.970 euro. La cifra si ottiene moltiplicando 184,1 per il numero degli abitanti. Utilizzando il dato medio nazionale di 226,5 pro capite i comuni sardi dovrebbero introitare dallo Stato 353.941.584 euro, quindi ben 66.256.641 euro in più rispetto al dato reale. Utilizzando il dato relativo ai comuni siciliani di 287,5 pro capite, si evidenzia un differenziale di 161.578.630 rispetto a quanto i comuni sardi effettivamente introitino dallo Stato;
il sistema delle autonomie locali è finanziato anche attraverso i trasferimenti del Fondo unico di cui all'articolo 10 della legge regionale 29 maggio 2007, n. 2. Le assegnazioni sono calcolate sulla base di una quota pari al 40 per cento in parti uguali e al 60 per cento in proporzione alla popolazione residente in ciascun ente al 31 dicembre del penultimo anno precedente quello di ripartizione sulla base dei dati Istat. Gli enti locali gestiscono le risorse loro assegnate in piena autonomia e senza vincoli di destinazione, avuto riguardo alle funzioni di propria competenza;
quanto invece ai complementari trasferimenti erariali, non risultano chiari i criteri attraverso i quali avvengano i trasferimenti e le relative ripartizioni –:
ciascuno per quanto di propria competenza, quali siano i criteri attraverso i quali vengono trasferiti i fondi statali ai comuni e secondo quali criteri questi ultimi vengono ripartiti su base nazionale e regionale.
(4-04412)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
RIZZETTO e LA PORTA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
Maglificio CXL s.r.l. è un'azienda produttrice, a gestione cinese, di capi di maglieria con il proprio marchio per conto terzi e pronto moda con sede a Prato;
dal 13 febbraio 2025 gli operai del Maglificio CXL s.r.l. sono in presidio dinanzi allo stabilimento, per denunciare la situazione di grave illegalità delle loro condizioni di lavoro, all'interno dell'azienda;
gli stessi dichiarano di lavorare 12 ore al giorno senza ferie, pause o malattie retribuite, per svolgere le più varie mansioni: dalla lavorazione alla stiratura, dall'etichettatura al confezionamento di migliaia di capi di abbigliamento, anche di note marche internazionali, che vengono esportati in tutta Europa;
a quanto è dato a sapere agli interroganti, l'azienda negli anni impone un vero e proprio sfruttamento del lavoro assumendo gli operai mediante un'agenzia interinale, con un sistema di contratti della durata di 5 o 10 giorni, che vengono poi continuamente rinnovati. In tal modo, Maglificio CXL s.r.l. ricorre al lavoro precario mantenendo a giudizio degli interroganti i lavoratori in un evidente situazione di bisogno e «ricattabilità», poiché costretti all'attesa dei rinnovi contrattuali, pur svolgendo lavoro a tutti gli effetti subordinato in mancanza delle tutele connesse allo stesso;
tra l'altro, si è appreso – come emerge da fonti di stampa – che le condotte illecite dell'azienda, concernenti i rapporti di lavoro dei propri operai, sono state già sanzionate, in passato, a seguito di sopralluoghi e accertamenti degli ispettori del lavoro. Ciononostante, l'azienda continua a perpetrare le medesime violazioni e azioni illecite –:
se e quali urgenti iniziative intenda assumere, alla luce dei fatti esposti in premessa, affinché vengano tutelati i lavoratori coinvolti e dunque garantita la regolarità dei loro rapporti di lavoro in conformità alla normativa in materia;
se e quali specifiche iniziative, anche normative, intenda porre in essere considerando che, nonostante le sanzioni comminate dall'ispettorato del lavoro, Maglificio CXL s.r.l. ha continuato ad avvalersi di lavoro irregolare, sfruttando i propri operai.
(5-03609)
CONGEDO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
l'Agenzia per il terzo settore, con un atto d'indirizzo del 25 maggio 2011, ha ritenuto configurabile lo strumento giuridico del trust, ascrivibile come le organizzazioni non lucrative di utilità sociale, onlus;
le Commissioni Finanze della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, nel corso dell'esame dello schema di decreto del codice del terzo settore – CTS, hanno rilevato con riferimento all'articolo 4, comma 1, del decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, recante: «Codice del Terzo settore, a norma dell'articolo 1, comma 2, lettera b), della legge 6 giugno 2016, n. 106», la necessità di prevedere l'inserimento della formula già utilizzata all'articolo 10 del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460, che reca il riordino della disciplina tributaria degli enti non commerciali e delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, al fine di consentire ai trust, (costituiti in forma di onlus) ove ricorrano i requisiti introdotti dal suesposto schema, d'iscriversi al Registro unico, proponendo l'inclusione tra gli ETS degli altri enti di carattere privato diversi dalle società;
il legislatore coerentemente ha previsto all'articolo 4, comma 1, del suesposto decreto legislativo n. 117 del 2017, che: «gli altri enti di carattere privato diversi dalle società costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale» tra cui si ricomprendono i trust;
l'interrogante al riguardo evidenzia che la nota n. 9 del 2022 del Ministero interrogato, ha ritenuto, che i trust, non possano rientrare tra i soggetti considerati tra gli enti del terzo settore, in quanto privi di soggettività giuridica, non considerando:
a) che possano essere iscritti nel Runts i rami di terzo settore di enti ecclesiastici, privi di soggettività giuridica, che come i trust, rappresentano patrimoni vincolati a uno scopo intestati ad un soggetto;
b) che il termine «enti» nell'articolo 4 del decreto legislativo n. 117 del 2017, è utilizzato dal legislatore in senso atecnico, come già previsto nell'articolo 2498 del codice civile, ammettendo gli articoli 2500-septies e 2500-octies del codice civile, la trasformazione eterogenea di società di capitali in comunione di azienda (priva di soggettività) (priva di soggettività) e viceversa;
c) che il fondo previsto all'interno di un trust, rappresenta un patrimonio irrevocabilmente destinato ad uno scopo, analogamente al patrimonio di una fondazione –:
quali valutazioni di competenza il Ministro interrogato intenda esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa;
se non ritenga opportuno adottare iniziative volte a riconsiderare il contenuto del documento emanato di cui in premessa, al fine di consentire ai trust, già qualificati quali onlus, nonché ai trust con scopi conforme all'articolo 5 del decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, d'iscriversi ai sensi dell'articolo 45 del medesimo decreto legislativo, nel registro unico nazionale del terzo settore, nella sezione g) dell'articolo 46, che prevede: «Altri enti del Terzo settore», o in alternativa, in una apposita nuova sezione da istituire con decreto ministeriale di natura non regolamentare, come previsto dal comma 3 del medesimo articolo 46.
(5-03610)
Interrogazioni a risposta scritta:
RICCARDO RICCIARDI, QUARTINI, BARZOTTI, AIELLO, CAROTENUTO e TUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
il giorno 19 febbraio 2025, intorno alle ore 15, nell'area della ditta «Bedini Marmi» in viale Galileo Galilei a Carrara è morto schiacciato da una gru Giorgio Bedini, di 82 anni la vittima è il titolare dell'attività. Sul posto sono intervenuti i soccorritori del 118 ma per l'imprenditore non c'è stato niente da fare. Oltre ai sanitari, sono stati allertati anche i tecnici della prevenzione, igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro della Asl per gli accertamenti sull'incidente;
secondo quanto riportato sul sito dell'Osservatorio nazionale morti sul lavoro, nel 2024 sono morti complessivamente 1.481 lavoratori, di questi 1.055 sui luoghi di lavoro, gli altri in itinere e sulle strade. Nel 2023, i morti per infortunio nei luoghi di lavoro, sono stati 985. L'incremento è di 70 unità, +7 per cento. Nel 2022, furono 757, in due anni ci sono 298 morti in più pari a oltre il +39 per cento;
se l'anno passato si è concluso drammaticamente con le morti anzidette, anche il nuovo anno 2025 è iniziato con altre e nuovi morti;
la sicurezza sul lavoro è un tema sul quale il Governo ha il dovere di intervenire rafforzando tutte le politiche per diminuire gli infortuni, a partire da maggiori controlli e ispezioni nei luoghi di lavoro, con politiche di prevenzione e formazione dei lavoratori, ma anche attraverso campagne di informazione;
il Presidente della Repubblica Mattarella nel suo consueto discorso di fine anno ha ricordato l'importanza del rispetto per i lavoratori, affermando che «non bastano più parole di sdegno per le morti sul lavoro, che si possono e si debbono prevenire»;
è inaccettabile che si continui a morire sul lavoro per carenze nella prevenzione e nella formazione e non è più rinviabile un intervento sistemico volto a rafforzare le misure di sicurezza nei luoghi di lavoro –:
alla luce dei fatti e dei numeri descritti in premessa quali iniziative di competenza si intendano adottare con la necessaria urgenza per invertire l'odioso e inaccettabile trend delle morti sul lavoro e di fermare questa sanguinosa emergenza in ambito nazionale e anche rispetto a singole realtà regionali;
se si intenda convocare un tavolo di lavoro con le parti sociali al fine di valutare le necessarie iniziative di carattere normativo per limitare il più possibile morti e infortuni sul lavoro, anche valutando l'introduzione del reato di omicidio e lesioni personali sul lavoro.
(4-04400)
ANDREA ROSSI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
nella notte tra l'11 e il 12 febbraio 2025, un vasto incendio ha colpito lo stabilimento Inalca di via Due Canali a Reggio Emilia, distruggendo oltre 20.000 metri quadrati di capannoni e coinvolgendo anche l'area della ditta Quanta Stock&Go, che funge da piattaforma di stoccaggio e distributiva per Cirfood;
il rogo ha avuto conseguenze devastanti: solo all'interno dei magazzini di Quanta Stock&Go erano stoccati oltre 1.300.000 chilogrammi di prodotti alimentari. Un danno economico ingente per le imprese coinvolte e una situazione di estrema incertezza per circa 400 dipendenti di Inalca, Fabbrica del Lavoro, Gescar e Quanta Stock&Go e dell'indotto;
Reggio Emilia è un territorio con una forte vocazione produttiva e manifatturiera, in cui il settore agroalimentare rappresenta un comparto strategico per l'economia locale e nazionale. La crisi di due realtà come Inalca e Quanta Stock&Go, se non affrontata tempestivamente, rischia di generare un effetto domino su un'intera filiera produttiva e logistica;
la perdita di centinaia di posti di lavoro in un contesto industriale e occupazionale già segnato da difficoltà crescenti non può essere ignorata: l'intervento delle istituzioni, sia a livello locale che nazionale, è indispensabile per tutelare i lavoratori e garantire la continuità delle attività produttive, evitando che questa emergenza si trasformi in un dramma sociale ed economico per il territorio;
in situazioni analoghe, il Governo ha attivato strumenti di sostegno straordinari per accompagnare la ripresa e il riassorbimento occupazionale, come la cassa integrazione straordinaria, i contratti di solidarietà e misure di politica industriale per favorire la ricostruzione e il rilancio delle aziende colpite da eventi eccezionali;
la Regione Emilia-Romagna e il comune di Reggio Emilia hanno già manifestato la volontà di attivarsi per individuare soluzioni concrete a supporto dei lavoratori e delle imprese coinvolte, ma per garantire un'azione efficace è necessario il coinvolgimento del Governo attraverso strumenti di sostegno mirati e misure di politica industriale ad hoc;
oltre alla tutela immediata dei lavoratori, è essenziale che si lavori a una soluzione strutturale che consenta di delocalizzare temporaneamente le attività produttive e accelerare la realizzazione di un nuovo polo industriale, affinché le aziende colpite possano riprendere l'attività senza ulteriori perdite di tempo e di occupazione –:
se il Governo sia a conoscenza della situazione sopra descritta e quali valutazioni stia facendo;
quali iniziative urgenti intenda adottare per garantire la tutela occupazionale dei lavoratori coinvolti, in collaborazione con Regione Emilia-Romagna e con il comune di Reggio-Emilia, attraverso strumenti di sostegno e accompagnamento adeguati, tra cui la cassa integrazione straordinaria e percorsi di ricollocazione; se siano previste iniziative di politica industriale per sostenere le aziende coinvolte, garantendo così la continuità delle attività economiche e la salvaguardia dell'occupazione.
(4-04415)
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Interrogazione a risposta scritta:
PASTORELLA. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
la classe di laurea magistrale in scienze giuridiche (LM SC/GIUR) è stata istituita a partire dall'anno accademico 2020/2021 ed è attualmente offerta da numerosi atenei italiani;
nonostante la crescente diffusione di tale corso di laurea magistrale e la presenza di centinaia di laureati in questa classe, essa risulta sistematicamente esclusa dai requisiti di accesso a numerosi concorsi pubblici che prevedono il possesso di una laurea magistrale;
tale esclusione penalizza ingiustificatamente i laureati in scienze giuridiche, limitando le loro opportunità professionali, senza che, a parere dell'interrogante, vi siano valide motivazioni a giustificazione di tale scelta;
per citare alcuni esempi recenti, nei bandi pubblici per il concorso a segretario comunale (Ministero dell'interno) e per direttore dei servizi generali e amministrativi (Dsga, Ministero dell'istruzione e del merito) la classe di laurea magistrale LM scienze giuridiche non è stata inclusa tra i titoli ammissibili, nonostante siano state ammesse altre classi di laurea afferenti agli ambiti giuridico, economico e politico;
anche per alcuni concorsi di natura ricorrente, come il concorso diplomatico bandito dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale (Maeci) la laurea magistrale in scienze giuridiche risulta inspiegabilmente esclusa dai titoli che soddisfano i requisiti di accesso;
solo in pochi bandi pubblici, come quello recentemente indetto dall'Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn) per esperti giuridici, la laurea magistrale in scienze giuridiche è stata correttamente inclusa, dimostrando che l'esclusione dagli altri bandi non appare motivata da ragioni sostanziali;
a parere dell'interrogante, è necessario accertare che tale sistematica esclusione della suddetta classe di laurea magistrale non sia dovuta a disattenzione o scarsa conoscenza della classe di laurea da parte delle amministrazioni che redigono i bandi di concorso. In alternativa, qualora non vi fossero motivazioni solide a supporto di tale esclusione, appare imprescindibile intervenire per sanare al più presto questa ingiustizia, che penalizza e allontana dalla pubblica amministrazione centinaia di professionisti qualificati;
in ultimo, si sottolinea che la laurea magistrale in scienze giuridiche non è equipollente a nessun'altra classe di laurea magistrale già esistente, impedendo così ai laureati di accedere ai concorsi pubblici attraverso altre vie amministrative, come il riconoscimento di equipollenza –:
se sia a conoscenza della problematica riguardante la mancata inclusione della classe di laurea magistrale in scienze giuridiche (LM SC/GIUR) tra i requisiti di accesso ai concorsi pubblici che prevedono il possesso di una laurea magistrale;
per quali motivi la classe di laurea magistrale in scienze giuridiche continui a essere esclusa da numerosi bandi pubblici, nonostante la sua afferenza all'ambito giuridico e la sua completa validità accademica;
quali iniziative di competenza intenda adottare per sanare tale ingiustificata esclusione e garantire che la laurea magistrale in scienze giuridiche venga inclusa tra i titoli di studio ammissibili nei bandi pubblici, assicurando pari opportunità ai laureati di questa classe.
(4-04402)
SALUTE
Interrogazioni a risposta scritta:
D'ALESSIO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
la provincia di Salerno è purtroppo protagonista da una rilevante carenza di medici di medicina generale, con ripercussioni significative sull'erogazione dell'assistenza sanitaria territoriale;
alla data di settembre 2024 non solo risultavano vacanti oltre la metà dei posti disponibili ma la situazione relativa alla continuità assistenziale appariva ancora più problematica risultando coperti solamente 9 incarichi su 213 posizioni disponibili;
tale situazione emergenziale incide in maniera particolarmente grave sui comuni delle aree interne, tra cui Acerno, dove la difficoltà di attrarre professionisti sanitari è accentuata dalle condizioni di disagio e dall'isolamento geografico;
a seguito delle dimissioni dei medici di medicina generale operanti nel comune di Acerno, avvenute nel mese di dicembre 2024 si è verificata un'interruzione del servizio di assistenza sanitaria di base, con la conseguente necessità, per i cittadini, di recarsi presso altri comuni per poter ricevere le cure necessarie;
Acerno è un comune con circa 3.000 residenti e si connota particolarmente per la sua condizione di isolamento rispetto ai centri abitati limitrofi. Il comune più vicino è quello di Montecorvino Rovella a ben 18 chilometri di distanza;
alla luce di tali circostanze appare incomprensibile come, ad oggi, Acerno non sia stato dichiarato «zona carente». Si rileva, altresì, che le autorità sanitarie competenti, segnatamente il distretto sanitario di riferimento e l'Asl di Salerno, abbiano rilasciato contestualmente il nulla osta al trasferimento di tutti i medici di medicina generale e del pediatra di libera scelta operanti nel comune. Tale provvedimento, adottato in assenza di alternative idonee a garantire la continuità assistenziale e determinante, quindi, una totale privazione del servizio di assistenza sanitaria primaria per la popolazione residente, è in sostanziale contrasto con quanto sancito all'articolo 32 della Costituzione;
la situazione desta parecchia preoccupazione per tutti i residenti ma, in particolar modo, per i pazienti cronici, gli anziani e le famiglie con bambini che si troveranno senza il supporto sanitario e un'adeguata assistenza pediatrica;
nonostante la normativa in materia di salute – nonché l'accordo collettivo nazionale per la disciplina dei rapporti con i medici di medicina generale, oggetto di intesa della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano – preveda una serie di disposizioni volte a garantire l'assistenza primaria, la continuità assistenziale e la qualità dei servizi sanitari territoriali, si registrano numerosi casi di ritardi nella sostituzione dei medici di medicina generale, soprattutto in caso di termine del contratto o di pensionamento, con i conseguenti citati disagi e criticità;
da quanto l'interrogante ha avuto modo di apprendere, i ritardi sembrano essere dovuti a fattori come la mancanza di medici disponibili per le sostituzioni e la carenza di risorse finanziarie dedicate a tali sostituzioni –:
quali iniziative urgenti di competenza intenda adottare al fine di evitare che tutti i piccoli comuni e le aree interne sforniti dell'adeguata assistenza sanitaria tra cui Acerno, rimangano a lungo colpiti da questa grave interruzione dei servizi sanitari essenziali;
quali iniziative di competenza siano allo studio e si intenda implementare per incentivare la disponibilità dei medici a svolgere attività di sostituzione in determinate aree del Paese a più diffuso disagio e geograficamente isolate.
(4-04403)
LA PORTA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
sono attualmente in corso le indagini per far luce sui tre decessi di anziani avvenuti all'interno delle residenze sanitarie assistenziali che li ospitavano a Firenze ed in provincia;
secondo le prime ricostruzioni operate dagli inquirenti, gli ospiti delle strutture accusavano malori e forti problematiche gastrointestinali riconducibili al pranzo consumato domenica 9 febbraio 2025 ed infatti, dei 173 ospiti ad oggi ben 114 richiedevano le cure del personale sanitario in loco o nei nosocomi e si registrano purtroppo tre decessi;
a detta ipotesi si è giunti dopo le prime conclusioni della Asl Toscana Centro, che ha aperto un'indagine epidemiologica riguardo a un focolaio di gastroenterite partito dal centro di cottura della struttura di Monsavano, a Pelago (Firenze) e che ha rifornito le altre residenze;
anche se al momento non c'è nessun indagato per questo caso di intossicazione alimentare per cui le ipotesi di reato sono di adulterazione di sostanze alimentari e di omicidio colposo, resta assai grave quanto accaduto, vista anche la fragilità delle persone colpite;
vicenda, questa, che segue di pochi mesi un pericoloso caso di intossicazione da salmonella rilevato negli asili e nelle scuole primarie della provincia di Firenze e Prato che ha portato a 246 bambini e 23 adulti contaminati, e sul quale la Procura di Firenze sta indagando per avvelenamento e lesioni colpose;
è essenziale che le autorità conducano un'indagine approfondita per stabilire le responsabilità e prevenire futuri eventi simili;
questo tragico evento mette ancora di più in luce l'importanza di rigorosi controlli igienico-sanitari nelle strutture dedicate alla cura degli anziani e dei bambini, per loro natura da considerarsi categorie fragili, e garantire loro la sicurezza ed il benessere costituzionalmente tutelati –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;
quali iniziative, anche di carattere normativo, abbia in progetto di porre in essere per garantire standard qualitativi, alimentari e non, decorosi per la persona ricoverata nelle residenze sanitarie assistenziali.
(4-04407)
Pubblicazione di un testo riformulato.
Si pubblica il testo riformulato della mozione Zanella n. 1-00293, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 302 del 3 giugno 2024.
La Camera,
premesso che:
le sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) sono composti chimici utilizzati in campo industriale per la loro capacità di rendere i prodotti impermeabili all'acqua e ai grassi. I Pfas vengono impiegati dagli anni '50 per la produzione di numerosi prodotti commerciali: impermeabilizzanti per tessuti; tappeti; pelli; insetticidi; schiume antincendio; vernici; rivestimento dei contenitori per il cibo; cera per pavimenti e detersivi. L'utilizzo più noto di questi composti è probabilmente per il rivestimento antiaderente delle pentole da cucina (Teflon) e nella produzione dei tessuti tecnici (GORE-TEX, Scotchgard);
i Pfas sono una classe di composti organici costituiti da una catena alchilica idrofobica completamente fluorurata di varia lunghezza (in genere da 4 a 14 atomi di Carbonio) e da un gruppo funzionale idrofilico, generalmente un acido carbossilico o solfonico Gli acidi perfluorurati sono i composti fluorurati maggiormente riscontrati nei campioni ambientali;
tra gli acidi perfluorocarbossilici i più diffusi sono l'acido perfluoroottanoico (Pfoa), il quale ha numerose applicazioni sia industriali che commerciali, e l'acido perfluorottano sulfonato (Pfos), intermedio chimico impiegato nella produzione di polimeri fluorurati e come tensioattivo nelle schiume degli estintori;
i Pfas sono definiti «inquinanti eterni» in quanto una volta dispersi nell'ambiente si degradano in tempi lunghissimi e possono contaminare fonti d'acqua e coltivazioni. Tali sostanze, dotate di elevata persistenza nell'ambiente e di capacità di bioaccumulo, vengono assorbite da parte dell'organismo umano prevalentemente per via orale tramite il consumo di acqua potabile e di alimenti. Ciò significa che, assunte anche in piccole quantità per un lungo periodo, esse si accumulano nei tessuti e negli organi vitali;
innumerevoli ricerche scientifiche hanno evidenziato come un'elevata esposizione a Pfos e a Pfoa può avere conseguenze dannose per la salute della popolazione, in quanto essi sono neurotossici oltre che interferenti endocrini;
è ormai dimostrato che tali sostanze producono effetti dannosi negli organismi, in habitat sia acquatici che terrestri, soprattutto a carico del fegato, della tiroide e della fertilità, considerato che il 30 novembre 2023 l'International agency for research on cancer (Iarc) ha riclassificato il Pfoa come sicuramente cancerogeno per l'uomo (classe 1) e Pfos, prima non considerato, come possibilmente cancerogeno (classe 2b);
i Pfoa, Pfos e altri composti simili hanno mostrato infatti di poter interferire anche con la comunicazione intercellulare, fondamentale per la crescita della cellula, aumentando così la probabilità di crescite cellulari anomale con conseguente formazione di tumori, specie in caso di esposizione cronica;
recenti ricerche hanno inoltre messo in luce l'incremento delle patologie neonatali e delle donne in gravidanza nelle aree più contaminate: diabete gestazionale, neonati più piccoli e di basso peso rispetto alla media e altre malformazioni maggiori tra cui anomalie del sistema nervoso, del sistema circolatorio e cromosomiche, oltre a ridotta esposta ai vaccini di età scolare;
la pericolosità di tali sostanze è segnalata anche nella pubblicazione «Conosci, riduci, previeni gli interferenti endocrini», un decalogo per il cittadino a cura del Ministero dell'ambiente e dell'Istituto superiore di sanità (pubblicazione del 2012, oggetto di revisione nel 2014);
nel 2005, uno studio di biomonitoraggio familiare condotto in tutta l'Unione europea ha rilevato la presenza di Pfoa e/o Pfos nel sangue di tutti i bambini partecipanti. Uno studio del 2017 di Santé publique France ha trovato Pfas nel siero di tutte le donne francesi in gravidanza. Un'indagine ambientale tedesca, condotta nel 2014 e nel 2017, ha rilevato la diffusione di Pfos e Pfoa tra bambini e adolescenti (rispettivamente il 100 per cento e l'86 per cento), nonostante le restrizioni globali imposte dalla Convenzione di Stoccolma con l'eliminazione dell'acido perfluoroesano sulfonico (PFHxS), suoi sali e sostanze correlate e dell'acido perfluoroottanoico (Pfoa), suoi sali e sostanze correlate e la limitazione dell'acido perfluorottano sulfonato (Pfos) i suoi sali e fluoruro di perfluorottano sulfonile;
nel 2022, l'iniziativa europea di biomonitoraggio umano HBM4EU ha riportato risultati che indicano che oltre il 14 per cento degli adolescenti europei analizzati aveva livelli di Pfas nel corpo superiori alle linee guida dell'Efsa;
nel nostro Paese la contaminazione da Pfas delle matrici ambientali, in particolare le acque interne superficiali e di falda, ha purtroppo raggiunto un livello allarmante soprattutto nel Veneto, interessando un'area di circa 180 chilometri quadrati (dato dell'Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto 2015), con settanta comuni interessati e oltre 300.000 persone coinvolte. È stata compromessa la seconda falda freatica più grande e importante d'Europa: la falda di Almisano;
i dati sul Piano di campionamento degli alimenti per la ricerca di sostanze perfluoroalchili eseguito dalla regione Veneto nel 2016-2017 nei comuni dell'area rossa, la più contaminata da Pfas nelle province di Vicenza, Padova e Verona, dicono che sono state rinvenute altre molecole oltre a Pfoa e Pfos sia a catena lunga che a catena corta di più recente utilizzo, la cui pericolosità è tra i principali motivi per i quali sono stati fissati nuovi limiti da parte dell'Unione europea;
una recente ricerca condotta da scienziati e ricercatori dell'università di Padova, in collaborazione con il Registro tumori dell'Emilia-Romagna, il servizio statistico dell'Istituto superiore della sanità (Iss) pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica americana Environmental health ha rilevato che, nell'arco di quasi 35 anni, si è verificato un aumento di decessi per tutte le cause nella popolazione dell'area rossa, dimostrando per la prima volta un'associazione causale tra l'esposizione ai Pfas e un rischio elevato di morte per malattie cardiovascolari ed evidenziando un aumento del rischio di insorgenza di malattie tumorali al diminuire dell'età;
nel gennaio 2024 Greenpeace Italia ha eseguito un monitoraggio di alcuni fiumi della Toscana, ubicati in aree interessate dagli scarichi del distretto tessile, conciario, cuoio, cartario e florovivaistico, prelevando campioni dei corsi d'acqua sia a monte che a valle dello scarico dei depuratori o di distretti industriali. I risultati dell'indagine confermano quanto già noto dai dati di un'indagine del 2013 del Cnr-Irsa che aveva evidenziato diverse criticità sulla contaminazione ambientale da Pfas in Toscana. Già più di dieci anni fa erano emerse contaminazioni rilevanti riconducibili al distretto tessile (Prato) e conciario (provincia di Pisa). I monitoraggi periodici effettuati dall'Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana (Arpat) negli anni successivi non solo hanno confermato i dati rilevati dal Cnr, ma anche permesso di ricostruire quanto e dove la contaminazione nella regione sia diffusa;
Greenpeace Italia ha condotto un'indagine indipendente durante la quale ha prelevato 260 campioni in 235 comuni italiani di tutte le regioni e le province autonome. Le analisi, condotte da un laboratorio indipendente e certificato, hanno determinato la presenza di 58 molecole Pfas. I risultati mostrano una diffusa presenza di questi composti inquinanti nelle reti acquedottistiche, con almeno tre campioni positivi per ogni regione eccezion fatta per la Valle d'Aosta in cui sono stati prelevati solo due campioni. In 206 dei 260 campioni, pari al 79 per cento del totale, è stata registrata la presenza di almeno una sostanza riconducibile al gruppo dei Pfas;
la recente inchiesta giornalistica Forever Pollution Project che ha coinvolto 17 testate in tutto il continente europeo, guidate dalla francese Le Monde ha permesso di individuare più di 1.600 siti in Italia, oltre 17.000 in tutta Europa, contaminati da Pfas, ovvero con una concentrazione superiore a 10 nanogrammi per litro;
sono molte le istituzioni, nazionali e internazionali, che in questi anni sono intervenute nel merito, sia per orientare a livello legislativo sia per promuovere campagne di monitoraggio, sia per fissare limiti di concentrazione nelle diverse matrici, come l'Agenzia statunitense per la protezione ambientale;
il decreto legislativo 13 ottobre 2015, n. 172, recante attuazione della direttiva 2013/39/UE, che modifica le direttive 2000/60/CE e 2008/105/CE per quanto riguarda le sostanze prioritarie nel settore della politica delle acque, ha identificato i Pfos quali sostanze pericolose prioritarie;
nel 2020, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha rivalutato le prove sulla tossicità di Pfoa e Pfos, concludendo che parte della popolazione europea ha già superato i nuovi livelli di assunzione tollerabile a causa della diffusa contaminazione di alimenti e acqua potabile e i bambini piccoli sono quelli maggiormente esposti a causa dell'assunzione di tali sostanze durante il periodo di gestazione e di allattamento;
è preoccupante che, con il progredire delle conoscenze scientifiche, si accumulino sempre più prove dei danni associati all'esposizione ai Pfas, senza che si prendano provvedimenti drastici per la loro eliminazione;
nel 2021, l'Agenzia statunitense per la protezione dell'ambiente (Epa) ha ridotto la dose di riferimento di Pfoa di oltre 13.000 volte rispetto al 2016. Una tendenza simile si osserva per il GenX (un Pfas comunemente usato come sostituto del Pfoa), per il quale l'Epa nel 2021 ha abbassato la dose di riferimento di 26 volte rispetto al 2018;
il regolamento (UE) 2022/2388, in vigore dal 1° gennaio 2023, fissa i limiti massimi in microgrammi/chilogrammi in peso fresco di alimento per Pfos, Pfoa, Pfna e PFHxS e la loro somma, anche sulla base del terzo, «considerando» che recita: «Il 9 luglio 2020 l'Autorità europea per la sicurezza alimentare ha adottato un parere sul rischio per la salute umana connesso alla presenza di sostanze perfluoroalchiliche negli alimenti»;
una novità positiva, ma insufficiente, oltreché tardiva, visto che la Commissione europea si è finora limitata a raccomandare il monitoraggio, anziché vietare o comunque definire soglie invalicabili di contaminazione alla luce della forte revisione al ribasso dei parametri di sicurezza indicati dall'Ente europeo per la sicurezza alimentare già nel 2018 e successivamente nel 2020, che ha drasticamente ridotto la soglia di inquinamento da Pfas tollerabile negli alimenti;
il 10 aprile 2024 l'Epa, l'Agenzia per la protezione dell'ambiente, negli Usa ha stabilito nuovi limiti legalmente vincolanti per l'acqua potabile per un gruppo dei composti Pfas più pericolosi, definendo per ciascuno un limite di 4 nanogrammi per litro, limite decisamente più basso rispetto a quelli vigenti sia in Veneto che in Italia;
i limiti fissati dall'Epa statunitense sicuramente indicano la necessità da parte del nostro Paese di un primo intervento di forte riduzione dei limiti di presenza dei Pfas nell'ambiente e negli alimenti per arrivare alla loro totale messa al bando;
appare quanto mai necessario ed improrogabile che il Governo adotti iniziative immediate per ridurre il potenziale rischio per l'intera comunità nazionale derivante dal consumo di tutti quei prodotti provenienti dalle aree contaminate da Pfas in Veneto come nel resto del Paese;
è necessario, altresì effettuare nuovi screening e monitoraggi per tutti i tipi di Pfas, sia a catena lunga che a catena corta, includendo ulteriori matrici di produzione agroalimentare al fine della adozione di iniziative per ridurre il potenziale rischio per l'intera comunità nazionale derivante dal consumo di tutti quei prodotti provenienti dall'area contaminata da Pfas, in Veneto e nel resto del Paese;
è fondamentale procedere con decisione nel percorso che porti progressivamente alla eliminazione di tutti i Pfas utilizzati nei prodotti di consumo, partendo dall'impegno di Danimarca, Germania, Norvegia, Svezia e Paesi Bassi che sostengono la revisione del Reach in materia di Pfas, per arrivare a una proposta forte ed efficace per una restrizione universale dei Pfas in tutta l'Unione europea,
impegna il Governo:
1) ad adottare immediate iniziative, anche di carattere normativo, per garantire la diminuzione dell'immissione nell'ambiente delle sostanze polifluoroalchiline (Pfas), attraverso la loro graduale sostituzione, fino a giungere alla loro completa eliminazione, nei processi produttivi e nei prodotti industriali;
2) ad adottare opportune iniziative anche di carattere regolamentare affinché la sostituzione dei Pfas avvenga attraverso sostanze certificate sicure per la salute umana e per l'ambiente;
3) ad adottare e rendere disponibili linee guida tecniche sui metodi analitici per il monitoraggio dei Pfas, con riferimento ai parametri «PFAS-totale» e «somma di Pfas», compresi i limiti di rilevazione, i valori di parametro e la frequenza dei campionamenti;
4) ad adottare immediati interventi, anche di carattere normativo, per l'introduzione di nuovi limiti vincolanti per l'acqua potabile per il gruppo dei composti Pfas più pericolosi, definendo per ciascuno un limite secondo le soglie di sicurezza sanitaria raccomandate dall'Ente europeo per la sicurezza alimentare, che indica in 0,63 nanogrammi per chilo di peso di una persona la soglia giornaliera di sicurezza sanitaria per la somma di 4 tipi di Pfas;
5) ad attivarsi in sede di Unione europea per avviare il percorso di abbandono dell'utilizzo dei Pfas sostenendo la revisione della normativa Reach, in merito ai Pfas;
6) a sostenere immediate azioni di bonifica delle varie aree contaminate in Italia adottando e applicando il principio «chi inquina paga»;
7) ad adottare iniziative di competenza volte ad effettuare, d'intesa con le regioni interessate, in maniera uniforme sull'intero territorio nazionale screening e monitoraggi per tutti i tipi di Pfas, sia a catena lunga che a catena corta, includendo ulteriori matrici di produzione agroalimentare, al fine di definire un quadro certo della presenza di Pfas.
(1-00293) (Nuova formulazione) «Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti».