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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 27 febbraio 2025

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione (ex articolo 138, comma 2, del regolamento):


   La Camera,

   premesso che:

    lo scorso 7 febbraio 2025 è stata discussa l'interpellanza urgente Casu ed altri n. 2-00524 per chiedere chiarimenti ai due ministri direttamente competenti sulla questione – ossia il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e il Ministro dell'economia e delle finanze – in ordine alle nomine nelle società del gruppo Ferrovie dello Stato e sulle iniziative di competenza volte a garantire l'indipendenza del gestore dell'infrastruttura ferroviaria;

    a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo molto grave è, quindi, il fatto che nessun ministro o sottosegretario dei due Ministeri interpellati si sia reso disponibile al confronto e che il Governo abbia inviato a rispondere il sottosegretario all'agricoltura che non ha alcuna competenza in materia di ferrovie e di trasporti;

    sempre a giudizio dei firmatari del presente atto, quanto accaduto rivela un atteggiamento di chiusura e di difesa da parte del Governo su una questione, quella delle nomine nelle partecipate, che è molto preoccupante se si dovesse decidere di non seguire quanto stabilito dall'ordinamento comunitario e nazionale in materia indipendenza e imparzialità del gestore ferroviario e che, per tale motivo, all'articolo 11, comma 7, del decreto legislativo 15 luglio 2015, n. 112 – attuazione della direttiva Recast 2012/34/UE che istituisce uno spazio ferroviario europeo unico – prevede che «i responsabili dell'adozione di decisioni sulle funzioni essenziali non possono ricoprire, per un periodo di ventiquattro mesi da quando cessano nelle proprie funzioni, alcun ruolo all'interno delle imprese ferroviarie operanti sulla relativa infrastruttura»;

    è fondamentale che tutti i passaggi relativi alle nomine nelle partecipate, e nel caso di specie in Ferrovie, avvengano da un punto di vista normativo nazionale e comunitario che sia inattaccabile garantendo la piena applicazione della disciplina relativa alla imparzialità del gestore e non sia compromessa da alcun conflitto di interesse;

    al contrario la scelta fatta dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti è di non rispettare questo limite dei due anni chiamando l'amministratore delegato e direttore generale di RFI (Rete ferroviaria italiana) alla guida della società Trenitalia;

    questa la ragione dell'interpellanza n. 2-00524 ai ministri delle infrastrutture e dei trasporti e dell'economia e delle finanze a cui spetta l'approvazione delle nomine;

    l'interpellanza non ha avuto risposta poiché il sottosegretario di Stato per l'agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste ha rappresentato, sulla base degli elementi forniti dal Ministero dell'economia e delle finanze, che con riguardo alle procedure di nomina degli organi sociali delle società partecipate il Ministero dell'economia e delle finanze, con apposita direttiva adottata in data 31 gennaio 2023, ha fornito indicazioni sulle procedure da seguire ai fini della designazione dei componenti degli organi sociali nelle società partecipate. In particolare, per i rinnovi degli organi sociali nelle società controllate indirettamente dal Ministero dell'economia e delle finanze, è individuata una procedura che rimette alla società capogruppo l'istruttoria di carattere qualitativo e attitudinale dei potenziali candidati, comprensiva della verifica dei requisiti di eleggibilità, nel rispetto della normativa vigente. Inoltre, prima di procedere alla nomina dei componenti degli organi, la medesima società deve trasmettere l'esito dell'istruttoria compiuta al Ministero dell'economia e delle finanze, affinché il dipartimento dell'economia verifichi il rispetto dei criteri e delle procedure;

    in riferimento al caso di specie, il Ministero dell'economia e delle finanze ha rappresentato che, in relazione alla individuazione dei componenti dell'organo amministrativo della società Trenitalia Spa, il consiglio di amministrazione della società capogruppo ha deliberato una proposta di nomina. A seguito della verifica dell'istruttoria della capogruppo, si completerà la procedura per la nomina dell'organo gestorio di Trenitalia Spa;

    rimane quindi inevasa la domanda dell'interpellanza con cui si è chiesto al Governo la propria posizione in merito alle norme comunitarie e nazionali in materia di indipendenza e terzietà nelle nomine di società partecipate e, in particolare, sull'applicazione dell'articolo 11, comma 7, del decreto legislativo 15 luglio 2015, n. 112;

    l'interrogante, non ritenendosi dunque in alcun modo soddisfatto ai sensi dell'articolo 138, comma 2, del regolamento della Camera,

impegna il Governo:

1) a chiarire quale posizione il Ministero dell'economia e delle finanze abbia intenzione di assumere, prima dello svolgimento dell'assemblea di nomina dei nuovi vertici, all'esito dell'istruttoria compiuta per la verifica del rispetto dei criteri e delle procedure di nomina nelle società partecipate proposte dalla società capogruppo laddove risultino lesive del principio di indipendenza del gestore dell'infrastruttura di cui al decreto legislativo 15 luglio 2015, n. 112.
(1-00405) «Casu, Barbagallo, Bakkali, Ghio, Morassut».

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    il numero elevato ed in costante crescita della popolazione detenuta, che al 31 dicembre 2024 contava 61.861 presenze – a fronte di una capienza regolamentare di 51.312 posti che, sottratti i 4.475 posti inagibili e quindi inutilizzabili, arriva a 46.837 posti – produce un sovraffollamento insostenibile con 15.024 detenuti in più delle possibilità ricettive dei nostri Istituti. Dal 31 dicembre 2022 al 31 dicembre 2024 i detenuti presenti nei 189 istituti penitenziari sono passati da 56.196 a 61.861 con un aumento in due anni di 5.665 unità, mentre la capienza regolamentare è rimasta la medesima passando da 51.328 a 51.312. L'attuale sovraffollamento, pari al 132 per cento nazionale (in 100 posti, 132 detenuti), determina una sostanziale condizione di illegalità diffusa alla quale è fatto obbligo da parte dello Stato porre rimedio;

    secondo l'ultimo rapporto di Antigone, dal 2018 al 2023, cioè in sei anni, a causa del sovraffollamento, 24.301 persone si sono viste riconoscere dai magistrati di sorveglianza la violazione del loro diritto a non essere sottoposti a «trattamenti disumani e degradanti» (articolo 3 CEDU);

    secondo uno studio di «Nessuno tocchi Caino» risulta una forte carenza degli organici della polizia penitenziaria e dei funzionari giuridico-pedagogici (educatori). Secondo il «decreto Nordio» del 12 luglio del 2023, la dotazione organica del personale di polizia penitenziaria stabilita per i 189 istituti penitenziari è di 37.389 unità, mentre nella realtà gli agenti effettivamente assegnati sono 31.091 con un deficit di 6.298 unità fra l'organico previsto e le unità effettivamente assegnate;

    quanto agli educatori, questi sono decisamente troppo pochi, anche se la situazione e leggermente migliorata con le immissioni in servizio dei vincitori e degli idonei degli ultimi concorsi. Ne sono previsti 1.000 dalla pianta organica, mentre quelli effettivamente assegnati sono 983, con una media effettiva nazionale di un educatore ogni 63 detenuti. Come per gli agenti, la distribuzione degli educatori nei vari istituti è disomogenea: se a Regina Coeli, Verona e Bergamo ogni educatore deve seguire circa 150 detenuti, a Sanremo ne deve seguire 45, a Trieste 39, ad Arezzo 13 e a Sciacca 11. Altrettanto preoccupante e del tutto inadeguata è la pianta organica dei magistrati di sorveglianza: 236 in tutta Italia con i compiti che sono aumentati a dismisura negli ultimi anni e con almeno 100.000 «liberi sospesi» cioè, condannati a pene sotto i 4 anni, che a volte attendono anni prima che il magistrato di sorveglianza decida se mandarli in carcere o in misura alternativa;

    il sovraffollamento, combinato con la carenza del personale che lavora in carcere, determina una condizione di precaria erogazione di servizi essenziali – come quello sanitario – e di mancata vigilanza che nel 2024 ha portato a registrare il più alto numero di morti nelle carceri italiane: 246, di cui 89 suicidi. Al 25 febbraio 2025, già 14 detenuti si sono tolti la vita e altri 31 sono morti per altre cause. Inoltre, si registra il suicidio di un operatore penitenziario e un suicidio in una REMS;

    la sentenza n. 279 del 2013 della Corte costituzionale, pubblicata a pochi mesi di distanza dalla sentenza Torreggiani con la quale, a causa del sovraffollamento, la Corte EDU condannava l'Italia per violazione sistematica dell'articolo 3 della Convenzione (trattamenti inumani e degradanti), si concludeva con queste precise parole «non sarebbe tollerabile l'eccessivo protrarsi dell'inerzia legislativa in ordine al grave problema individuato nella presente pronuncia»;

    ad osservare l'andamento della popolazione detenuta dal 2013 ad oggi, il sovraffollamento è stata una costante del sistema penitenziario italiano. Ci sono state invero tre significative riduzioni delle presenze in carcere: nel 2014-2015 con la liberazione anticipata speciale e con la dichiarazione di incostituzionalità della legge Fini-Giovanardi sugli stupefacenti (quando è scesa a 52.700 detenuti dai 66.000 del 2013), e negli anni 2020/2021 con il Covid (quando si è ridotta a 53.500 detenuti dopo essere arrivata a 60.500 detenuti nel 2019);

    il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha più volte richiamato le istituzioni ad intervenire sulla drammatica situazione penitenziaria. In particolare, lo ha fatto nel messaggio di fine anno quando ha affermato: «Rispetto della dignità di ogni persona, dei suoi diritti. Anche per chi si trova in carcere. L'alto numero di suicidi è indice di condizioni inammissibili. Abbiamo il dovere di osservare la Costituzione che indica norme imprescindibili sulla detenzione in carcere. Il sovraffollamento vi contrasta e rende inaccettabili anche le condizioni di lavoro del personale penitenziario»;

    Papa Francesco, il 26 dicembre 2024 ha voluto aprire una delle porte sante del Giubileo in corso nel carcere romano di Rebibbia e, nella bolla di indizione, ha richiesto espressamente «forme di amnistia o di condono della pena volte ad aiutare le persone a recuperare fiducia in sé stesse e nella società; percorsi di reinserimento nella comunità a cui corrisponda un concreto impegno nell'osservanza delle leggi»;

    anche il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa nel 2024 ha espresso forte preoccupazione per l'alto numero di suicidi nelle carceri italiane e per la condizione dei detenuti che soffrono di disturbi psichici in attesa di trasferimento dal carcere alle REMS chiedendo all'Italia interventi urgenti che garantiscano un miglioramento di questa drammatica situazione;

    secondo i dati forniti dal collegio del Garante nazionale delle persone private della libertà (GNPL), aggiornati al 23 settembre 2024, 3.815 detenuti devono scontare una pena residua da 1 giorno a 6 mesi; 4.137 da sei mesi a 1 anno; 8.409 da 1 a 2 anni; 7.100 da 2 a tre anni. Secondo il GNPL «dall'analisi si evince che i condannati con pena residua da 0 a 3 anni ammontano complessivamente a 23.461; escludendo i 3.869 detenuti per reati di cui all'articolo 4-bis O.P., potrebbero essere 19.592 i possibili fruitori di misure alternative alla detenzione»;

    interessanti sono anche i dati forniti dal collegio del GNPL relativi alle presenze in carcere per durata della pena inflitta: al 10 gennaio 2025 1.355 detenuti si trovano in carcere per scontare una condanna inferiore all'anno, mentre 2.997 per una condanna tra 1 e due anni. In tutto 4.985 persone che pesano molto sull'amministrazione penitenziaria, sulle quali è difficilissimo fare un programma individualizzato di trattamento finalizzato al reinserimento sociale;

    in una nota riportata nell'ultimo rapporto del 2024 (datato 20 dicembre 2024), il collegio del GNPL afferma: «Secondo l'analisi comparativa relativa agli eventi critici di maggiore rilievo, è ipotizzabile che all'aumentare del sovraffollamento si possa associare un incremento degli stessi, in particolare di quegli eventi critici che, più di altri, sono espressione del disagio detentivo, quali atti di aggressione, autolesionismo, suicidi, tentativi di suicidio, omicidio, manifestazione di protesta collettiva, aggressioni fisiche al personale di polizia penitenziaria e al personale amministrativo»;

    le persone in attesa di giudizio costituiscono (dati GNPL, al 10 gennaio 2025) il 24,7 per cento della popolazione detenuta. Pur essendo diminuita (era del 33 per cento alla fine del 2019), la custodia cautelare continua ad essere molto alta. I detenuti in attesa di 1° giudizio sono 9.473, gli appellanti 3.247, i ricorrenti 1.863, con posizione mista senza definitivo 720, per un totale di 15.303. Secondo errorigiudiziari.com, dal 1992 al 2022 i casi registrati di ingiusta detenzione sono stati oltre 30 mila, mediamente per 985 persone ogni anno e con indennizzi costati oltre 846 milioni di euro, mediamente 27,3 milioni di euro l'anno;

    a oltre 15 anni dal trasferimento dell'assistenza sanitaria penitenziaria al Servizio sanitario nazionale, c'è una diffusa delusione tra detenuti, operatori sanitari, amministrazione penitenziaria e magistratura. Nel corso degli anni, si è sviluppata una rete di assistenza sanitaria e sociosanitaria frammentata e disorganizzata, con competenze suddivise in tante aree. Questo scenario scoraggia i professionisti della salute a scegliere questo specifico campo. Di conseguenza, mancano dati certi e verificati sulla prevalenza e incidenza delle patologie dei detenuti, sulla tipologia e quantità di farmaci utilizzati, sulle prestazioni fornite, sul personale sanitario impiegato, sulla tipologia delle prestazioni erogate e sui costi complessivi. Ogni regione e ogni azienda sanitaria ha la propria organizzazione specifica, spesso con livelli organizzativi, gestionali e decisionali così frammentati da non riuscire a offrire una risposta immediata e complessiva alle necessità dei detenuti, della magistratura e dell'amministrazione penitenziaria;

    a un anno di distanza dalla sentenza della Corte costituzionale n. 10 del 2024 che ha dichiarato illegittimo il divieto di colloqui intimi in carcere tra i detenuti e le persone a loro legate da una relazione affettiva, ancora nessun detenuto ha potuto usufruire di questo diritto umano che secondo la Consulta in assenza di obiettive ragioni di pericolosità, è una vessazione gratuita, «esageratamente afflittiva»;

    aumentano in modo allarmante i ragazzi e le ragazze detenuti negli Ipm (Istituti per minori). Al 31 dicembre 2024 (dati GNPL) sono risultati 543 i ristretti (519 maschi e 24 femmine). Da sottolineare che i detenuti negli Istituti per minori erano 278 alla fine del 2020, 318 alla fine del 2021, 381 alla fine del 2022, 495 alla fine del 2023 e 543 alla fine del 2024. Il fenomeno del sovraffollamento comincia a divenire preoccupante anche in alcuni istituti per minori: nell'Istituto per minori di Treviso si registra un indice superiore al 200 per cento, in quello di Milano siamo al 146 per cento, a Firenze al 141 per cento;

    il professor Mario Serio, dell'ufficio del GNPL, in visita il 18 gennaio 2025 all'Istituto per minori di Torino dove i ragazzi detenuti dormivano per terra, riferendosi al sovraffollamento ha dichiarato al quotidiano La Stampa che «non si può immaginare che la situazione attuale si protragga ancora». E, in merito ai provvedimenti da adottare immediatamente, ha dichiarato che riprendere l'esame della legge sulla liberazione anticipata speciale «consentirebbe di riaprire la discussione per trovare risposte non più rinviabili, tra cui i provvedimenti di clemenza come amnistia e indulto. Ovviamente non si tratterebbe di una misura di carattere generale e indiscriminato, ma ragionata per non turbare la sicurezza sociale né per dare la falsa impressione che lo Stato non sia in grado di assicurare l'effettività della pena»;

    al 10 gennaio 2025, 12 bambini risultano ancora rinchiusi in carcere con le madri detenute, una barbarie che continua ad accadere nonostante risulti ampiamente dimostrato quanto lo stato di reclusione possa esporre questi soggetti a seri rischi per la loro salute; barbarie, a parere dei firmatari del presente atto, destinata ad accentuarsi con l'articolo 15 del disegno di legge «sicurezza» che, se approvato definitivamente dal Parlamento, renderà facoltativo e non più obbligatorio il rinvio della pena per le donne in gravidanza e le madri con figli sotto l'anno,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative, anche di carattere normativo, volte all'abbattimento del sovraffollamento fino a riportarlo a parametri coerenti con la dignità della persona, nonché, nell'immediato, ad adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a favorire il più rapido iter parlamentare della proposta di legge Giachetti sulla liberazione anticipata speciale e ordinamentale, attualmente all'esame della Commissione Giustizia della Camera;

2) ad assumere iniziative per aumentare gli agenti di polizia penitenziaria assegnati agli istituti penitenziari fino a colmare il deficit di oltre 6.000 unità rispetto a quanto previsto dal «decreto Nordio» del 12 luglio 2023 in merito alla ripartizione della dotazione organica del personale del Corpo di polizia penitenziaria appartenente ai ruoli degli Agenti-Assistenti, Sovrintendenti e Ispettori;

3) a implementare in modo significativo gli organici dei funzionari giuridico-pedagogici, degli assistenti sociali, degli psicologi, dei mediatori culturali, degli amministrativi che prestano la loro opera presso gli istituti penitenziari;

4) ad adottare iniziative di competenza volte a rivedere per implementarle in modo significativo le dotazioni organiche della magistratura di sorveglianza e del personale amministrativo che opera presso gli uffici o i tribunali di sorveglianza;

5) ad adottare iniziative, anche di carattere normativo, volte a destinare ulteriori risorse atte a garantire la piena attuazione della legge 8 agosto 2024, n. 112 relativa all'esecuzione della pena in strutture residenziali dedicate all'accoglienza e al reinserimento sociale dei detenuti, in particolare di coloro che hanno problematiche derivanti dalla dipendenza, dal disagio psichico o da estrema povertà;

6) a istituire una cabina di regia nazionale condivisa tra Ministero della salute e della giustizia sulla sanità penitenziaria con l'intento di sviluppare un modello organizzativo assistenziale unico ed omogeneo su tutto il territorio nazionale che dovrà svolgere, necessariamente, il ruolo di interfaccia unica con l'amministrazione penitenziaria ed i rapporti con l'A.G., che permetta una complessiva visione della problematica inerente all'assistenza sanitaria ed il reinserimento sociale e lavorativo delle persone private della libertà, e che permetta di avere dati certi in merito alle condizioni di salute della popolazione detenuta e alle prestazioni erogate;

7) a sviluppare programmi congiunti tra il Servizio sanitario nazionale, l'amministrazione penitenziaria e giudiziaria ed il welfare, potenziando le reti per la tutela intra ed extramuraria per la salute mentale e le dipendenze, adottando altresì iniziative di carattere normativo volte a una revisione dei relativi istituti giuridici, e creando inoltre percorsi formativi specifici per gli operatori del Servizio sanitario nazionale che vogliano lavorare nei servizi di sanità penitenziaria;

8) a intervenire, anche attraverso apposite iniziative normative, per assicurare la completa attuazione degli articoli 74-77 della legge sull'ordinamento penitenziario che, fin dal 1975, ha istituito i mai realizzati consigli di aiuto sociale, al fine di promuovere concretamente il recupero e il reinserimento sociale dei detenuti, come stabilito dalla nostra Costituzione;

9) ad adottare le opportune iniziative di competenza volte a dare piena attuazione alla sentenza della Corte costituzionale n. 10 del 2024 sui colloqui intimi in carcere tra i detenuti e le persone a loro legate da una relazione affettiva;

10) ad adottare iniziative, anche di carattere normativo, per escludere dal circuito carcerario le donne con i loro bambini;

11) ad adottare iniziative, anche di carattere normativo, per limitare al massimo le presenze negli istituti penitenziari minorili.
(1-00406) «Faraone, Braga, Richetti, Zanella, Magi».


   La Camera,

   premesso che:

    nel XVIII secolo il filosofo francese Voltaire affermava che «La civiltà di un Paese è data dalle condizioni delle sue carceri»: frase quanto mai attuale nel nostro Paese, ove – specie nel più recente presente – non possono non registrarsi numerose violazioni di regole sul piano civile, nonché di regole universali di normale convivenza;

    i suicidi e più in generale le morti in carcere sono un fenomeno che mette in luce il livello di degrado inaccettabile a cui è arrivato il sistema penitenziario in Italia. Una riflessione e un intervento concreto sulle cause di tale degrado e sulle possibili soluzioni non sono più rimandabili;

    è incontrovertibile che il nostro Paese stia attraversando una gravissima crisi del sistema penitenziario, esasperata dalle critiche condizioni delle strutture e dal sovraffollamento degli istituti penitenziari, con un drammatico record di suicidi registrato nel 2024 di 85 persone che hanno deciso di togliersi la vita sotto la custodia dello Stato; a questo tragico bilancio si debbono aggiungere 7 agenti di polizia penitenziaria, e dall'inizio del 2025, si registrano già 14 suicidi;

    il personale è insufficiente e lasciato solo a gestire un sistema che di fatto non funziona: c'è poca offerta di attività lavorative per i detenuti, ci sono pochi corsi professionalizzanti, poca istruzione e poche altre attività trattamentali. A queste ultime possono accedere solo un limitato numero di detenuti. Per gli altri, la gran parte, il tempo della detenzione è tempo vuoto di mera sottrazione al tempo di vita. Mancano gli spazi e le opportunità nei territori che possano accogliere le persone che potrebbero uscire beneficiando di misure alternative;

    gli interventi promossi dal Governo in carica e dalla maggioranza che lo rappresenta non hanno certamente individuato strumenti adeguati per invertire la tendenza dei suicidi negli istituti penitenziari e migliorare le condizioni di vita all'interno degli istituti penitenziari italiani, sia con riguardo al cosiddetto decreto-legge carceri (n. 92 del 2024 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 112 del 2024), sia alla più recente legge di bilancio, che contiene le misure che rientrano tra le principali politiche pubbliche del Governo per conseguire gli obiettivi programmatici della finanza pubblica;

    segnatamente, la legge di bilancio si è limitata a prevedere all'articolo 1, comma 343, l'autorizzazione di spesa di 3 milioni di euro annui a decorrere dal 2025 per l'implementazione della presenza negli istituti penitenziari di professionalità psicologiche esperte per la prevenzione e il contrasto di specifici reati, quali reati sessuali, maltrattamenti su familiari e conviventi e atti persecutori, nonché per il trattamento intensificato cognitivo-comportamentale nei confronti degli autori di reati contro le donne;

    solo grazie ad un emendamento alla legge di bilancio a firma dello scrivente Gruppo, approvato in corso di esame in commissione in sede referente, nello stato di previsione del Ministero della giustizia con l'articolo 1, comma 612, si è istituito un fondo per la promozione e il sostegno delle attività teatrali negli istituti penitenziari, con una dotazione pari a 0,5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2025, 2026 e 2027, da destinare, attraverso l'acquisizione di competenze nell'ambito dei diversi mestieri del teatro e della produzione di contenuti audio-visivi, al recupero e al reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti, finalizzato al loro reingresso nella società civile;

    mancano, tuttavia, nei provvedimenti in parola adeguate risorse a favore dell'implementazione delle condizioni carcerarie, nonché del rafforzamento adeguato del personale della polizia penitenziaria, sia in un'ottica di miglioramento delle condizioni di lavoro di quest'ultima, che di prevenzione di episodi di suicidi;

    ciò che più desta preoccupazione è la circostanza che, non solo il Governo in carica appare indifferente alla gravissima problematica del settore penitenziario ma, al contrario, nonostante quelle che ai firmatari del presente atto d'indirizzo appaiono come dichiarazioni roboanti del Ministro della giustizia in occasione delle comunicazioni sulle linee programmatiche alle Camere del gennaio 2025, si registrano provvedimenti che, in direzione opposta, hanno sottratto risorse destinate alla gestione delle emergenze carcerarie;

    ci si riferisce in particolare al decreto cosiddetto PNRR, (Conversione in legge del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, recante «ulteriori disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza» convertito, con modificazioni, dalla legge n. 56 del 2024), che ha disposto – incomprensibilmente – l'abrogazione di alcune disposizioni legislative di spesa che prevedevano l'utilizzo delle risorse del fondo per lo sviluppo e la coesione della programmazione 2021-2027 (di cui all'articolo 2, comma 1-bis, del decreto-legge n. 59 del 2021), per il finanziamento di investimenti in diversi settori, tra cui interventi infrastrutturali per evitare il sovraffollamento carcerario;

    del pari, da quanto emerge dallo stato di previsione del Ministero della giustizia (tabella n. 5) contenuto nella legge di bilancio 2025, il programma amministrazione penitenziaria presenta un decremento della dotazione di 50,9 milioni, che si concentra soprattutto nell'azione «Realizzazione di nuove infrastrutture, potenziamento e ristrutturazione nell'ambito dell'edilizia carceraria». Si segnala inoltre che l'azione «Accoglienza, trattamento penitenziario e politiche di reinserimento delle persone sottoposte a misure giudiziarie», è interessata da un definanziamento di 2,8 milioni nell'ambito della sezione II;

    occorre, al contrario di quanto fino ad ora realizzato dal Governo in carica, prevedere misure concrete ed adeguate anche per l'aumento di figure-chiave all'interno delle carceri come educatori, mediatori, operatori sociali e personale sanitario;

    è bene ricordare che i funzionari giuridico-pedagogici svolgono il ruolo di educatori all'interno degli istituti penitenziari e sono un numero considerevolmente inferiore rispetto a quello previsto, nonostante a tale categoria di lavoratori l'ordinamento riconosca un ruolo fondamentale, in quanto è il loro contributo che consente di dare piena attuazione al principio costituzionale della funzione rieducativa della pena, di cui all'articolo 27 della nostra Carta Fondamentale. I funzionari giuridico pedagogici, infatti, svolgono attività imprescindibili ai fini del reinserimento in società del detenuto, sia sotto il profilo della «osservazione scientifica della personalità» e dell'accesso alle misure alternative dei condannati definitivi, che in termini di progettazione delle attività dell'istituto, scolastiche, formative, sportive e ricreative, cercando di dare seguito ai molti bisogni dei ristretti. Infine, la circolare ministeriale che ne ha modificato la denominazione in funzionari giuridico pedagogici, ha attribuito a questi ultimi anche il compito di coordinare la rete interna ed esterna al carcere in modo da garantire una relazione con il territorio;

    il XIX Rapporto Antigone sulle condizioni di detenzione fotografa una situazione all'interno delle carceri che desta notevole preoccupazione e impone di intervenire per far fronte alle evidenti carenze di personale educatore;

    il numero totale degli educatori effettivi, invero, secondo quanto si evince dalle schede trasparenza aggiornate a maggio 2023, è pari a 803 unità a fronte delle 923 previste in pianta organica. La media nazionale di persone detenute in carico a ciascun funzionario è di 71;

    tuttavia, sono 100 su 191 gli istituti che presentano un rapporto persone detenute/educatori più elevato rispetto alla media e ben distante da quello fissato dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, pari a 65;

    in relazione ai dati emersi nelle 97 visite effettuate nel 2022 dall'osservatorio di Antigone il rapporto medio tra persone detenute ed educatori appare più elevato ed è pari a 87,2: peggiore rispetto a quello riscontrato nel 2021, ove erano 83 i detenuti per ciascun educatore. In alcuni istituti gli educatori che effettivamente garantiscono la loro presenza quotidiana sono un numero inferiore. Tale circostanza comporta indubbiamente una discrepanza tra quanto effettivamente garantito all'utenza e quanto riportato nelle statistiche;

    nel 2022 è stato indetto un concorso che ha riguardato il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, da cui deriverà l'assunzione di 204 funzionari giuridico pedagogici (indetto per 104 figure è stato poi innalzato a 204). Tuttavia, secondo quanto ha reso noto il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria con circolare 3 febbraio 2022 – incremento pianta organica funzionario giuridico pedagogico, l'obiettivo è quello di fissare il rapporto di un funzionario ogni 65 detenuti (attualmente di 71 in media nazionale);

    del pari, occorre destinare adeguate risorse per far fronte alla situazione del personale di polizia penitenziaria, che presenta gravissime carenze, a cui occorre fare fronte con investimenti massivi, considerando, altresì, le gravi ripercussioni da ciò derivanti, sia in termini di condizioni di impiego dei lavoratori e di situazioni di stress correlato, che in termini di sicurezza all'interno degli istituti penitenziari. Secondo i dati riportati nelle schede trasparenza del Ministero aggiornate al 2024, manca il 16 per cento delle unità previste in pianta organica. Il rapporto detenuti/agente attuale è pari ad 1,96 detenuti per ogni agente, a fronte di una previsione di 1,5. Tra le regioni italiane questo rapporto varia fra l'1,2 e il 2,5 detenuti per ogni agente e suggerisce una distribuzione disomogenea del personale. Le regioni che hanno in media un rapporto più elevato di detenuti per agente sono la Lombardia, il Lazio e la Puglia, con rispettivamente 2,5, 2,4 e 2,2 detenuti; presentano la situazione contraria il Molise e il Friuli, con un numero di detenuti per agente pari a 1,3 e 1,4;

    in questi ultimi due anni, la popolazione carceraria è progressivamente aumentata da 54.000 a oltre 61.861 detenuti (alla fine del 2024), facendo esplodere l'indice di sovraffollamento dei penitenziari italiani che hanno una capienza regolamentare di 48.000 posti;

    al riguardo, si consideri, altresì, che la legge 27 settembre 2021, n. 134, recante delega al Governo per l'efficienza del processo penale nonché in materia di giustizia riparativa e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari, all'articolo 1, comma 17, lettera g) contempla, tra i tanti, anche il coinvolgimento degli uffici per l'esecuzione penale esterna, al fine di consentire l'applicazione delle sanzioni sostitutive delle pene detentive brevi nel giudizio di cognizione;

    occorre, dunque, incrementare l'efficienza degli istituti penitenziari, al fine di incidere positivamente sui livelli di sicurezza, operatività e di efficienza degli istituti penitenziari e di incrementare le attività di controllo dell'esecuzione penale esterna;

    a parere dei firmatari del presente atto di indirizzo, l'attuale situazione delle carceri italiane subisce ineludibilmente l'effetto delle politiche criminogene adottate dal Governo in carica, che appaiono infatti ispirate prioritariamente ad una logica repressiva e securitaria, e che rischiano invece di portare al collasso dello Stato di diritto, – da un lato – per effetto del ricorso alla minaccia penale come primaria, in attuazione di una sorta di «pan-penalismo» e «pan-carcerizzazione», – dall'altro, a causa della mancanza di politiche sociali essenziali per prevenire e depotenziare la criminalità urbana di sussistenza: un quadro che è certamente destinato ad incrementare il sovraffollamento carcerario, facendo aumentare la popolazione detenuta, creando ulteriore sofferenza,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative volte a destinare, con il primo provvedimento utile, risorse finanziarie, organizzative e di personale al fine di fronteggiare il sovraffollamento carcerario, garantendo la realizzazione di nuove strutture e la riqualificazione di strutture già esistenti, da progettare e realizzare con criteri innovativi che includano anche interventi di efficientamento energetico e antisismici, l'implementazione di strumenti e impianti tecnologici per la sicurezza, l'introduzione di impianti di videosorveglianza, di schermatura dei cellulari, nonché impianti per il compostaggio di comunità, la destinazione di spazi alle attività trattamentali, ivi incluse le attività sportive e quelle teatrali;

2) ad intervenire, anche con procedure concorsuali straordinarie, per immissioni di personale medico e sanitario che consentano maggiore attenzione alle condizioni di salute, allo stato di gravidanza, all'età, alla presenza di patologie psichiatriche, e ad altre forme di fragilità, garantendo al contempo un ambiente consono sotto il profilo delle minime condizioni di lavoro del personale e detentive, ricorrendo a forme di maggiore incentivazione per il personale medico e sanitario in virtù delle eccezionali condizioni di lavoro;

3) ad adottare iniziative per colmare la gravissima scopertura di organico riguardante la polizia penitenziaria, pari a circa il 16 per cento attraverso un piano massiccio di assunzioni, al fine di rendere maggiormente efficienti gli istituti penitenziari, assicurare costantemente e capillarmente il servizio traduzioni funzionale anche all'espletamento di visite mediche specialistiche ed una completa assistenza sanitaria, nonché al fine di garantire migliori condizioni di lavoro al personale addetto alla sicurezza all'interno delle carceri;

4) ad adottare iniziative, con il primo provvedimento utile, per destinare specifiche risorse all'introduzione in via strutturale del servizio di supporto psicologico per gli agenti di polizia penitenziaria;

5) ad adottare iniziative anche di carattere normativo, stanziando ulteriori risorse, per il rafforzamento del personale educatore all'interno delle carceri, indicendo procedure concorsuali pubbliche, in aggiunta a quelle già previste a legislazione vigente, al fine di procedere all'assunzione straordinaria di personale nei ruoli di funzionario giuridico-pedagogico e di funzionario mediatore culturale, per rafforzare il personale nell'ambito degli istituti penitenziari, alla luce della rilevante scopertura di organico e dell'ambizioso obiettivo di ridurre il rapporto educatori/persone detenute a 65, considerando, altresì il ruolo fondamentale che questi ultimi rivestono all'interno dell'ordinamento ai fini del reinserimento in società dei ristretti;

6) ad adottare iniziative di competenza, con il primo provvedimento utile, per destinare specifiche risorse all'ampliamento della dotazione organica della magistratura di sorveglianza e provvedere all'istituzione dell'Ufficio per il processo anche presso i tribunali di sorveglianza, al fine di consentire un celere smaltimento delle istanze per la concessione della libertà anticipata e dei permessi premio, in favore di coloro che abbiano maturato i requisiti di legge;

7) ad assumere iniziative, anche di carattere normativo, volte a garantire l'attuazione in modo strutturale e continuativo della misura introdotta con la legge di bilancio 2025, attraverso la destinazione immediata di risorse al fondo per la promozione e il sostegno delle attività teatrali negli istituti penitenziari, con una dotazione pari a 0,5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2025, 2026 e 2027, garantendo altresì la realizzazione dei locali a ciò adibiti, al fine del recupero e reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti, per il loro reingresso nella società civile, favorendo l'acquisizione di nuove competenze nell'ambito dei diversi mestieri del teatro, con particolare riguardo alla realizzazione di attività teatrali, alla produzione e alla diffusione anche all'esterno di spettacoli teatrali e di opere audio-visive;

8) a dare seguito e piena attuazione all'attività avviata dall'ex Ministro Bonafede riguardante la realizzazione di accordi tra il Ministero della giustizia e imprese volte a promuovere l'inserimento lavorativo dei detenuti, considerando il lavoro come occasione di riscatto e di reinserimento nella società, valorizzando l'inclusione sociale;

9) ad adottare iniziative di competenza volte a recepire le indicazioni fornite dalla Corte costituzionale nella recente pronuncia n. 10 del 2024, che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 18 della legge sull'ordinamento penitenziario, nella parte in cui non prevede che la persona detenuta possa essere ammessa a svolgere i colloqui con il coniuge, la parte dell'unione civile o la persona con lei stabilmente convivente, senza il controllo a vista del personale di custodia, realizzando e mettendo a disposizione ambienti idonei all'interno delle strutture carcerarie che consentano il concreto esercizio del suddetto diritto all'affettività, in modo da rendere più efficace la funzione rieducativa della pena e garantire la tutela del diritto alla salute, la preservazione dei legami tra genitori e figli, anche attraverso il ricorso alle più avanzate innovazioni tecnologiche;

10) ad adottare iniziative, anche di carattere normativo, per garantire la piena attuazione degli articoli 74-77 della legge sull'ordinamento penitenziario che ha istituito il cosiddetto «consiglio di aiuto sociale» al fine di creare in concreto una sinergia tra tutte le istituzioni territoriali che possano, a vario titolo, concorrere alla pianificazione di strategie per il recupero e il reinserimento sociale dei detenuti, nel pieno rispetto del principio di rieducazione della pena sancito dalla nostra Costituzione;

11) ad adottare iniziative volte a destinare specifiche risorse a favore della istituzione di vere e proprie case di comunità di reinserimento sociale da dedicare, prioritariamente, alla collocazione di coloro che, pur avendo i requisiti di legge per l'accesso alle misure alternative alla detenzione, ne vengano esclusi perché sprovvisti di un domicilio idoneo o, in subordine, a dare piena attuazione a quanto previsto dalla legge 8 agosto 2024, n. 112, cosiddetta «Carceri», in materia di esecuzione della pena presso strutture residenziali per l'accoglienza e il reinserimento sociale dei detenuti, prevedendo, con il primo provvedimento utile, la esatta descrizione della platea di detenuti che sarà possibile destinare alle strutture residenziali;

12) ad adottare iniziative volte a destinare specifiche risorse per implementare il numero di strutture con finalità terapeutiche presso cui collocare i detenuti affetti da tossicodipendenza che vogliano intraprendere un percorso di disintossicazione;

13) ad adottare iniziative volte a destinare specifiche ed adeguate risorse per la stipula di protocolli e convenzioni con soggetti pubblici e privati per favorire, nell'ambito delle attività trattamentali, le attività sportive, come strumenti volti al recupero e al reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti, nel pieno rispetto del principio di rieducazione della pena sancito dalla nostra Costituzione;

14) ad adottare iniziative volte a salvaguardare e rafforzare il regime speciale di cui all'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario, adeguando le 12 strutture detentive in modo da garantire realmente la separazione tra questi detenuti, al fine di impedire qualsiasi comunicazione sia all'interno dell'istituto che verso l'esterno; potenziare il gruppo operativo mobile mettendolo in condizione di svolgere il proprio lavoro in sicurezza attraverso la copertura della pianta organica, la formazione e l'aggiornamento professionale, l'addestramento e l'equipaggiamento;

15) in materia di giustizia riparativa, ad adottare iniziative volte a destinare specifiche risorse alla predisposizione di progetti specifici, che favoriscano la mediazione tra vittime e autori dei reati, oppure i lavori di pubblica utilità;

16) al fine di rafforzare le funzioni terapeutico-riabilitative e socio-riabilitative in favore di soggetti affetti da patologie psichiatriche, ad adottare iniziative volte a prevedere, con il primo provvedimento utile, lo stanziamento di ulteriori risorse per implementare la capienza e il numero delle residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza, così da scongiurare il rischio che i soggetti che, necessitando di supporto psichiatrico siano invece destinati a scontare la pena all'interno di non idonei istituti penitenziari, compiano gesti estremi, mettendo in pericolo altresì l'incolumità del personale penitenziario, nonché a realizzare un protocollo nazionale per la salute mentale in carcere, con formazione specifica per il personale e interventi personalizzati per detenuti a rischio suicidario;

17) ad adoperarsi affinché possa subire un cambio di rotta l'evidente torsione securitaria e repressiva rappresentata dalla scelta del Governo e della maggioranza di ricorrere ripetutamente all'inasprimento delle pene al fine di ottenere un presunto effetto di deterrenza rispetto alla commissione delle condotte di reato anche da parte di soggetti minori d'età, come espresso nel cosiddetto decreto «Caivano», che, lungi dal risolvere i problemi legati alla delinquenza minorile, non ha fatto altro, a parere dei firmatari del presente atto, che incrementare le presenze negli istituti penali minorili anche in ragione di un ampliamento del ricorso alla custodia cautelare in carcere, nonché ad incentivare il ricorso a percorsi riabilitativi all'esterno per i minorenni, al fine di ridurre il sovraffollamento e favorire la reintegrazione.
(1-00407) «D'Orso, Ascari, Cafiero De Raho, Giuliano, Quartini, Alifano».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARINO, LAI, IACONO, BARBAGALLO, SERRACCHIANI, ROMEO, SCOTTO, PORTA e MEROLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   FiberCop è una società per azioni controllata da un gruppo di investitori guidato dal fondo americano Kohlberg Kravis Roberts & Co. L.P. (Kkr), che ne detiene il 37,8 per cento;

   il Ministero dell'economia e delle finanze detiene il 16 per cento delle quote di FiberCop;

   il 26 settembre 2024 FiberCop e le associazioni sindacali hanno firmato un accordo sulle uscite volontarie «Isopensione» (previste dall'articolo 4 della legge numero 92 del 2012) che prevedeva 1800 esuberi entro il 28 febbraio 2025;

   fonti stampa hanno poi rilanciato la volontà di FiberCop di effettuare 6000 esuberi nel triennio 2025-2027, senza però ricorrere alle uscite volontarie ma utilizzando i contratti di solidarietà, penalizzando quindi economicamente i lavoratori;

   si tratterebbe quindi di un orientamento unilaterale da parte della proprietà mentre sarebbe opportuno un nuovo ed aggiornato accordo sindacale ufficiale;

   appare infatti evidente che, se un fondo promette un rendimento del 20 per cento ai suoi investitori e poi non lo mantiene rischia di compromettere la sua credibilità, ed il rischio reale è che possa recuperare questi mancati introiti effettuando tagli;

   per alcuni media FiberCop, al fine di migliorare la marginalità, punterebbe quindi sui risparmi da licenziamenti ed esodi che nel piano chiama «ottimizzazione del personale» e sulla «disattivazione delle rete in rame»;

   in questo quadro inciderebbe quindi anche il cambio di management: a fine gennaio si era infatti dimesso l'amministratore delegato FiberCop Luigi Ferraris a causa di contrasti con la proprietà sulle politiche industriali da perseguire;

   il 26 febbraio 2025 FiberCop, ha approvato il budget relativo all'esercizio 2025 e il suo primo i bilancio preliminare. Il piano di investimenti per l'anno in corso ha l'obiettivo di collegare con la fibra ftth (fiber to the home) oltre 2 milioni di nuove unità immobiliari rafforzando – spiega una nota – la mission dell'azienda di campione digitale nazionale. Il 2024 si è chiuso con ricavi a perimetro e struttura patrimoniale correnti per 3,9 miliardi di euro e un margine operativo lordo normalizzato dopo il leasing di circa 1,9 miliardi;

   alcune associazioni sindacali (tra cui snater) sollevano da tempo la necessità di salvaguardare i livelli occupazionali di FiberCop evitando che decisioni unilaterali da parte della proprietà possano violare i diritti dei lavoratori coinvolti;

   oltre alla tutela dei lavoratori coinvolti l'attuale scenario, pieno di incognite e incertezze, si configura comunque critico anche per garantire una efficace digitalizzazione dell'intero territorio nazionale –:

   se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative urgenti intenda assumere, per quanto di competenza, per salvaguardare gli attuali livelli occupazionali di FiberCop e garantire conseguentemente una efficace digitalizzazione dell'intero territorio nazionale.
(5-03647)

Interrogazione a risposta scritta:


   D'ALFONSO, FILIPPIN, FORATTINI e LAI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   le indagini preliminari sono progressivamente diventate il vero e proprio baricentro del processo penale, perché a giudizio degli interroganti la discrezionalità che connota le attività degli organi investigativi conferisce loro margini di manovra tali, che, o per comuni dinamiche psicologiche o per un uso distorto del potere discrezionale, troppo spesso finiscono con il mortificare i diritti dell'indagato, con conseguenze sul piano economico, lavorativo, familiare, relazionale di quest'ultimo, risucchiato nel tritacarne mediatico-giudiziario;

   un intervento legislativo, che regolamenti i punti nevralgici del procedimento in cui si annidano i maggiori rischi di violazione dei diritti dell'indagato, aiuterebbe sicuramente a scongiurare l'eventualità di un abuso;

   innanzitutto si dovrebbe garantire la genuinità del dato dichiarativo assunto in sede investigativa, sia attraverso l'obbligo di documentazione mediante riproduzione fonografica anche in assenza di una esplicita richiesta in tal senso da parte del soggetto da esaminare, eliminando l'inciso «ove ne faccia richiesta» dal comma 1-quater dell'articolo 351 e dall'articolo 36 del codice di procedura penale, sia rendendo esplicita la domanda che ha sollecitato la risposta verbalizzata estendendo, anche in sede investigativa, le regole per l'esame testimoniale attualmente stabilite dall'articolo 499 del codice di procedura penale solo per la fase dibattimentale;

   si dovrebbe garantire la preparazione del personale che esercita funzioni di pubblica sicurezza e di polizia giudiziaria, prevedendo a parere degli interroganti l'obbligo per questi di frequentare percorsi formativi con contenuti definiti con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con i Ministri per la pubblica amministrazione, interno, giustizia e difesa, perché acquisiscano competenze mirate all'utilizzo di un fraseggio rispettoso della presunzione di innocenza e non colpevolista, promuovendo una maggiore prudenza descrittiva, nell'ottica di arginare l'uso e l'abuso di aggettivi ed espressioni «stigmatizzanti», per imporre al contempo l'impiego di un linguaggio cauto, dal tenore possibilista, improntato all'uso del modo verbale condizionale;

   si dovrebbe garantire la certezza dei tempi di durata delle indagini. L'articolo 335-quater del codice di procedura penale consente all'indagato di chiedere l'accertamento della tempestività delle indagini con successiva retrodatazione del dies a quo del termine di durata massima delle stesse, ma prevede una complessa ed articolata procedura di ammissibilità preliminare della richiesta – suscettibile di essere reiterata al sopraggiungere di nuovi elementi – a sua volta articolata in una farraginosa serie di accertamenti incidentali preliminari sulla tempestività della richiesta, che rischiano di appesantire eccessivamente il procedimento principale;

   si dovrebbe garantire l'effettività del filtro selettivo in sede di udienza preliminare, attraverso la modifica del paradigma della motivazione di cui all'articolo 426 del codice di procedura penale, prevedendo una motivazione fortemente semplificata, perché questa costituirebbe un sicuro incentivo per il giudice dell'udienza preliminare a protendere verso epiloghi abortivi del procedimento, tenuto conto che il paradigma di motivazione della sentenza di non luogo a procedere elaborato dalla fucina giurisprudenziale si è spesso risolto in una interpretatio abrogans dell'articolo 425 del codice di procedura penale dal momento che si è preteso un itinerario argomentativo articolato lungo le due direttrici della valutazione diagnostica e prognostica. Si dovrebbe, poi, accompagnare una necessaria valutazione dei magistrati sotto il profilo degli errori diagnostici compiuti nelle scelte in materia di archiviazione e di sentenza di non luogo a procedere;

   si dovrebbe garantire la neutralità del provvedimento di archiviazione. Sarebbe necessario introdurre un mezzo di impugnazione (e non di correzione) del provvedimento di archiviazione il cui contenuto esprima valutazioni di colpevolezza e si potrebbe introdurre, dopo l'articolo 410-bis del codice di procedura penale, la previsione di una nuova ipotesi di impugnazione eventualmente anche dinanzi al tribunale collegiale, che contempli l'intervento delle parti interessate e l'impugnabilità della decisione del tribunale dinanzi alla Corte d'appello –:

   se condividano l'urgente necessità di iniziative normative, nel senso di quelle sopra descritte, utile ad aumentare le garanzie per l'accertamento della verità nella fase del procedimento penale ai fini della tutela del diritto alla presunzione di innocenza dell'indagato.
(4-04471)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   con il ritiro delle truppe Nato dall'Afghanistan nell'agosto 2021, la situazione politico-militare nel Paese è precipitata rapidamente, portando al ritorno al potere dei talebani a una grave crisi umanitaria e ad un vero e proprio sistema di oppressione e dominio istituzionale nei confronti delle donne;

   i talebani hanno imposto sempre più restrizioni a donne e ragazze, con l'evidente obiettivo di cancellarle completamente dalla sfera pubblica;

   dal golpe del 15 agosto 2021 le donne afghane hanno perso anche i diritti più inviolabili: non possono lavorare, non possono studiare e sono praticamente segregate in casa. Uno degli ultimi decreti emanati impedisce loro di studiare tutte le materie sanitarie, come ostetricia e medicina. Questo significa che, in futuro, le donne non avranno più accesso alla sanità, perché possono essere curate da un medico uomo solo se accompagnate da un tutore;

   alle donne è stato vietato di apparire in pubblico da sole o di viaggiare per più di 72 chilometri senza un accompagnatore maschio. Secondo i rapporti delle Nazioni Unite, la chiusura forzata dei saloni di bellezza a partire da luglio 2024 ha colpito circa 60.000 imprese gestite da donne;

   sono aumentate le restrizioni all'istruzione delle ragazze. Oltre al divieto di iscrizione alle scuole oltre la scuola primaria, a giugno alle Ong internazionali, inclusi i programmi guidati dall'Unicef, è stato vietato di fornire istruzione a livello di comunità ed è stato chiesto loro di passare i programmi alle organizzazioni locali. Tra giugno e luglio 2024 quasi 4.500 donne sono state licenziate dai posti di lavoro nel settore dell'istruzione;

   le Nazioni Unite segnalano un aumento dei matrimoni precoci e forzati, nonché della violenza di genere e dei femminicidi, rimasti impuniti. I talebani hanno progressivamente dissolto il quadro istituzionale di sostegno alle sopravvissute alla violenza sessuale maschile, lasciando che le sopravvissute dipendano dalla legge della sharia e siano a rischio di ulteriori abusi;

   ad agosto 2024 è entrata in vigore una nuova legge per «promuovere la virtù e prevenire il vizio» secondo la quale «le donne devono coprire completamente il corpo in presenza di uomini che non appartengono alla loro famiglia», così come il viso «per evitare tentazioni», e impone che le voci delle donne non possano essere ascoltate in pubblico;

   agenzie di stampa del 4 febbraio 2025 danno notizia dell'irruzione effettuata dai taliban nella sede di una radio afghana dedicata all'empowerment e all'istruzione delle donne, fondata dall'imprenditrice e giornalista Hamida Aman l'8 marzo del 2021;

   il 4 ottobre 2024 la Corte di giustizia dell'Unione europea ha stabilito in una sentenza che le donne afgane hanno diritto di asilo negli Stati membri senza necessità di accertamenti o controlli: sono perseguitate per il solo fatto di appartenere al genere femminile e, conseguentemente, nel valutare la concessione dello status di rifugiato, è sufficiente che la richiedente sia afghana;

   il 28 novembre 2024 Cile, Costa Rica, Spagna, Francia, Lussemburgo e Messico hanno esortato il procuratore della Corte penale internazionale a indagare sulle violazioni dei diritti delle donne da parte dei talebani;

   il 23 gennaio 2025 l'ufficio del procuratore della Corte penale internazionale ha chiesto l'emissione di mandati d'arresto nei confronti della guida suprema dei talebani Haibatullah Akhundzada e del loro capo della giustizia, Abdul Hakim Haqqani, sospettati di crimini contro l'umanità e di persecuzione di genere;

   i giudici della Corte penale internazionale hanno tempo tre mesi per decidere se accogliere la richiesta. Se i mandati venissero emessi, i due uomini potrebbero essere arrestati in qualsiasi Paese membro della Corte penale internazionale, anche se, data la loro propensione a rimanere all'interno di Paesi amici, gli arresti e i processi sono in realtà una prospettiva lontana;

   per le donne afghane la prospettiva aperta dalla Corte penale internazionale rappresenta una speranza di riconoscimento della gravità della situazione: anche se questi mandati non dovessero portare all'arresto, avrebbero comunque l'effetto di danneggiare la loro posizione politica di fronte all'opinione pubblica mondiale;

   in uno speciale del Tg1 del 31 gennaio 2025 la giornalista Mazzola ha intervistato donne attiviste per i diritti umani che vivono clandestine a Kabul: «Voglio dire alla comunità internazionale che la prigione vera è l'Afghanistan, un Paese-carcere per le donne». Un'altra: «Le donne nel silenzio vengono rapite, torturate, bruciate e non abbiamo smesso di riunirci in privato, ma sembra che il mondo non voglia ascoltarci»;

   Australia, Canada, Germania e Paesi Bassi, sostenuti da altri 22 stati, hanno avviato un procedimento legale contro il regime talebano presso la Corte di giustizia internazionale per violazioni della Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (Cedaw), di cui l'Afghanistan è firmatario –:

   se l'Italia intenda adottare iniziative di competenza al fine di associarsi all'iniziativa giudiziaria di cui in premessa e quali ulteriori iniziative politiche e diplomatiche intenda mettere in campo per restituire a donne e bambine afghane il riconoscimento dei diritti umani fondamentali e proteggerle da violenze e sottomissione.
(2-00551) «Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti».

AFFARI EUROPEI, PNRR E POLITICHE DI COESIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   ORFINI. — Al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel contesto del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), sono stati stanziati fondi significativi per il miglioramento delle infrastrutture e dei servizi alle comunità vulnerabili, inclusi i migranti stagionali che lavorano nel settore agricolo;

   i ghetti, spesso situati in zone come Latina e Foggia, rappresentano una realtà di grave degrado e insicurezza, dove i lavoratori migranti vivono in condizioni precarie, senza accesso a servizi essenziali quali acqua potabile, elettricità, e strutture sanitarie adeguate;

   tali condizioni non solo compromettono la dignità dei lavoratori, ma pongono anche questioni di salute pubblica e sicurezza sociale, con potenziali ripercussioni sulla laboriosità e sull'integrazione sociale di queste comunità;

   nonostante le risorse disponibili, sussistono segnalazioni riguardanti l'inefficienza nell'utilizzo di tali fondi, con ritardi e mancanze nel concreto avvio di progetti che dovrebbero migliorare la situazione dei ghetti;

   risulta urgente un intervento coordinato che permetta di utilizzare in modo efficace ed efficiente i fondi PNRR per garantire le infrastrutture necessarie e migliorare le condizioni di vita di questi lavoratori –:

   quali misure i ministri interrogati intendano adottare per garantire l'effettivo utilizzo dei fondi del PNRR destinati al miglioramento delle condizioni di vita nei ghetti di migranti, in particolare nelle zone di Latina, Foggia e altri luoghi critici, e quali siano i motivi specifici che hanno causato fino ad oggi i ritardi e l'inefficienza nell'implementazione dei progetti previsti per queste aree.
(4-04462)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CARAMIELLO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   l'Ente nazionale della cinofilia italiana (Enci), vigilato dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali (Masaf), opera in base al decreto ministeriale di cui al decreto ministeriale n. 20640 del 24 febbraio 1990;

   il suddetto provvedimento disciplina la gestione del libro genealogico del cane di razza, la cui corretta amministrazione è fondamentale ai fini della trasparenza e della legalità delle attività svolte;

   l'Enci si sostiene principalmente attraverso le entrate generate dalla gestione del libro genealogico, che ammontano a circa dieci milioni di euro all'anno, pertanto la sostenibilità economica dell'Ente è intrinsecamente legata alla corretta attuazione delle procedure previste dai disciplinari approvati dal Ministero;

   lo statuto dell'Enci, all'articolo 12, prevede la partecipazione del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste alla gestione attraverso un proprio rappresentante nel Consiglio direttivo;

   attualmente, i consiglieri di collegamento esercitano questo ruolo, dunque la loro partecipazione alle assemblee dei soci è essenziale per il rispetto degli obblighi di vigilanza. Tuttavia, negli ultimi tre anni sembra sia emerso un significativo problema di partecipazione da parte dei rappresentanti ministeriali;

   infatti, risulta all'interrogante che nelle assemblee dei soci del 22 aprile 2023 e del 30 aprile 2024, si sia registrata l'assenza ingiustificata del consigliere di collegamento e di altri membri del collegio sindacale, nonostante l'obbligo di partecipazione previsto dall'articolo 2405 del codice civile;

   tale assenza ha sollevato dubbi sulla capacità del collegio sindacale di adempiere ai propri doveri di vigilanza, e a giudizio dell'interrogante, quindi gli stessi di fatto potrebbero considerarsi decaduti in base all'articolo 2405 del codice civile per la mancata partecipazione o giustificazione preventiva. La mancata comunicazione di tali irregolarità con i provvedimenti conseguenti da parte del Presidente di Enci, dottor Muto, pone significative perplessità circa la corretta gestione di Enci;

   alla luce di quanto esposto, l'interrogante ritiene che la vigilanza del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste non debba essere considerata un mero controllo esterno, ma di fatto, anche in base allo stesso statuto dell'Enci, debba tradursi in un coinvolgimento attivo e consapevole nella gestione dell'ente stesso, per salvaguardare gli interessi della cinofilia italiana e la corretta amministrazione del libro genealogico;

   l'interrogante, infine, condivide l'opportunità che il Ministero interrogato proceda al commissariamento dei libri genealogici vigilati dallo stesso Dicastero –:

   se alla luce delle presunte ingiustificate assenze, ove si debbano considerare decaduti gli attuali membri del collegio sindacale, intenda procedere con la conseguente nomina dei nuovi componenti di competenza ministeriale;

   se, al fine di garantire la trasparenza e la legalità delle attività di Enci, ritenga di fornire elementi di dettaglio circa le partecipazioni del consigliere di collegamento alle riunioni del Consiglio direttivo e se risulti che siano state inviate relazioni periodiche al Ministero;

   se condivida l'opportunità di procedere al commissariamento dei libri genealogici vigilati dallo stesso Dicastero.
(5-03648)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LA SALANDRA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da fonti giornalistiche nazionali e locali di un preoccupante e costante fenomeno, che riguarda il flusso illegale e il tombamento di rifiuti nell'agro della provincia di Foggia;

   nottetempo, flotte di tir provenienti da Campania e Molise raggiungono la Puglia, con particolare predilezione per la Capitanata, territorio di confine, facilmente accessibile dalla rete autostradale, ma anche da agevoli strade statali;

   a destare particolare preoccupazione, la recente denuncia mediatica di Antonio Marfella, presidente dell'Isde (Associazione medici per l'ambiente), da anni impegnato in prima linea contro lo sversamento dei rifiuti in Campania, soprattutto nella cosiddetta «Terra dei fuochi». Nei giorni scorsi, l'oncologo napoletano ha evidenziato come proprio la Capitanata sia diventata la nuova «Terra dei fuochi», in conseguenza delle guerre in atto e del dirottamento dei traffici illeciti di rifiuti in direzione estera. I numeri sarebbero impressionanti: «Rifiuti speciali in libera circolazione prodotti in regime di evasione fiscale, obbligatoriamente da smaltire, ne abbiamo non meno di 40 milioni di tonnellate l'anno. Un quantitativo da smaltire illegalmente ogni anno da venti anni»;

   su questo fronte, negli ultimi decenni, la provincia di Foggia è stata teatro di numerosi episodi criminali legati a flussi dalle regioni vicine, con inchieste, indagini, processi e condanne;

   l'operazione «Black land» ha portato alla luce un vasto traffico illecito di rifiuti nella provincia di Foggia. La Cassazione ha emesso sentenze definitive contro diversi imputati coinvolti nel traffico e nello smaltimento illecito di rifiuti;

   nel 2024, i carabinieri del Noe hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare nelle province di Foggia, Bat, Salerno e Potenza. L'indagine ha rivelato un'organizzazione criminale dedita allo smaltimento illecito di rifiuti speciali provenienti dalla Campania, dismesse, aree agricole e capannoni abbandonati;

   tra il 2020 e il 2021, sono stati scoperti numerosi sversamenti provincia di Foggia. I rifiuti, provenienti dalla Campania, venivano uliveti e altre aree agricole, causando pesanti danni ambientali;

   questi episodi evidenziano la gravità del problema del traffico illecito di rifiuti nella provincia di Foggia e la necessità di interventi efficaci per contrastare queste attività criminali che generano disastri ambientali che inficiano la salute dei cittadini, oltre che l'economia, a cominciare da quella agricola, a causa del conseguente inquinamento di terreni e falde;

   sono pertanto necessarie misure efficaci preventive e di contrasto dal rafforzamento di presenza di forze dell'ordine sui territori particolarmente colpiti, come la Capitanata; la promozione di una collaborazione di forze interregionali anche tramiti la creazione di task force congiunte e la condivisione di dati tra le autorità locali e nazionali; inasprimento delle pene; campagne di educazione e sensibilizzazione; supporto alle imprese legali che operano nel settore dello smaltimento dei rifiuti –:

   quali iniziative di competenza si intendano porre in essere per contrastare questo fenomeno criminale.
(5-03641)

Interrogazione a risposta scritta:


   LOMUTI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   diversi organi di stampa, hanno recentemente riportato i dettagli sullo smantellamento di una rete criminale dedita al traffico ed allo smaltimento illecito di rifiuti tra Basilicata, Puglia e Calabria. Le indagini riportano a un'organizzazione che, con una falsa autorizzazione per un'impresa di Onano, nel viterbese, millantava la disponibilità di un impianto autorizzato al trattamento dei rifiuti per movimentare ingenti quantità di rifiuti industriali, provenienti dalla Puglia e Campania e dirette per lo smaltimento illegale nella stessa Puglia e in Calabria, Campania e Basilicata. Qui venivano smaltiti o previo sversamento sul suolo o abbandonati all'interno di capannoni in disuso;

   uno di questi siti di smaltimento illecito di rifiuti è collocato nella zona industriale – Area di sviluppo industriale di Ferrandina (Matera) e precisamente nei capannoni dell'ex salottificio «Eurosalotti», trasformato in un terminale di notevole capienza, tanto da aver accumulato al suo interno qualcosa come 16 mila metri cubi di rifiuti per un totale di quasi 12 milioni di chili di scarti. Un terzo di quelli prodotti in un anno dalla città di Matera;

   le zone industriali dovrebbero godere di apposita videosorveglianza;

   il traffico di rifiuti verso i capannoni dell'ex Eurosalotti di Ferrandina, dovrebbe aver coinvolto oltre 150 camion che durante il periodo del lockdown avrebbero portato i rifiuti in situ, totalmente indisturbati;

   l'ex procuratore capo della Dda di Potenza, dottor Francesco Curcio, ha lamentato in passato il pesante sottodimensionamento locale del Nucleo operativo ecologico (Noe) dell'arma dei carabinieri di Potenza. Il procuratore Curcio ha dichiarato che a fronte della dozzina circa di unità, sulla quale può appena contare oggi il nucleo, ne servirebbero almeno 45 per poter operare nel territorio lucano –:

   se sia possibile superare il criterio demografico nel dispiegamento dei centri del Noe e tener conto invece delle esigenze delle Dda e delle criticità ambientali censite in un dato territorio, in questo caso la Basilicata;

   come sia possibile che i nostri servizi di intelligence interni non abbiamo per tempo intercettato questa rete che abbracciava più regioni ed ha affollato le nostre strade con centinaia di mezzi pesanti;

   in quali tempi verrà messo in sicurezza il sito dell'ex Eurosalotti nell'area industriale di Ferrandina.
(4-04465)

DISABILITÀ

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZANELLA e ZARATTI. — Al Ministro per le disabilità, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la riforma della disabilità, annunciata dal Governo come una legge epocale a sostegno delle persone con disabilità, è stata rinviata di almeno un anno e sarà operativa solo a partire dal 1° gennaio 2027;

   il rinvio è stato stabilito con la legge 21 febbraio 2025 n. 15, di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 27 dicembre 2024 n. 202, cosiddetto milleproroghe;

   tale riforma prevede importanti innovazioni quali la nuova valutazione multidimensionale per il progetto di vita individuale e personalizzato, la ridefinizione della condizione di disabilità, l'introduzione dell'accomodamento ragionevole e la riforma delle procedure di accertamento dell'invalidità civile;

   il rinvio è avvenuto senza alcuna preventiva comunicazione agli organismi competenti, compreso l'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità;

   numerose associazioni rappresentative delle persone con disabilità, tra cui Fish, Fand, il Coordinamento nazionale contro la discriminazione delle persone con disabilità (Persone), il Movimento antiabilista, l'Unione nazionale delle associazioni per la salute mentale (Unasam), e il Coordinamento nazionale famiglie con disabilità (Confad), hanno espresso preoccupazione e sdegno per il rinvio;

   le suddette associazioni temono che tale dilazione temporale possa tradursi in un tentativo di affossare la riforma, privilegiando interessi economici legati al finanziamento delle strutture istituzionalizzanti piuttosto che i diritti delle persone con disabilità;

   la sperimentazione della riforma è stata estesa a ulteriori 11 province a partire dal 30 settembre 2025, ma sussistono ancora numerosi problemi operativi, tra cui la mancanza di decreti attuativi, il mancato adeguamento normativo da parte delle regioni e la carenza di formazione per gli operatori;

   l'analista Carlo Giacobini ha sottolineato che il rinvio della riforma potrebbe essere motivato dalle difficoltà di attuazione, ma ha altresì evidenziato il problema della disponibilità economica per la realizzazione del Progetto di vita personalizzato –:

   quali siano i reali motivi per cui il Governo abbia deciso di rinviare l'entrata in vigore della riforma della disabilità, nonostante le legittime aspettative delle persone con disabilità e delle loro famiglie;

   per quale ragione il rinvio non sia stato preventivamente comunicato all'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità e alle associazioni di settore;

   quali iniziative i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano adottare per garantire che il rinvio della riforma non si traduca in un definitivo affossamento della stessa;

   se sia prevista una revisione del piano finanziario per assicurare l'attuazione effettiva della riforma nel 2027;

   se non ritengano di avviare un confronto con le associazioni delle persone con disabilità per discutere soluzioni alternative che consentano di accelerare l'applicazione delle misure previste dalla riforma.
(4-04460)


   BORRELLI. — Al Ministro per le disabilità, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in applicazione del regolamento UE 2021/782 «diritti e obblighi dei passeggeri nel trasporto ferroviario» Ferrovie dello Stato SpA s'impegna a garantire l'accessibilità delle stazioni a tutti cittadini, con particolare attenzione alle persone con disabilità o a ridotta mobilità (Prm);

   i progetti «easy station» e «smart station» ridisegnano l'interno delle stazioni, l'infrastruttura fisica e digitale, per migliorarne funzionalità e attrattività. Hanno come obiettivo di rispondere ai requisiti imposti dalle Sti Pmr – «Specifica Tecnica di Interoperabilità ferroviaria per le persone a mobilità ridotta» (regolamento europeo 2014/1300), compatibilmente con i vincoli presenti (strutturali, architettonici, logistici, di esercizio) oltre che rispondere alla normativa nazionale vigente in materia di abbattimento delle barriere architettoniche;

   nonostante ciò, prendere un treno in Italia per i disabili non è facile: il numero massimo di passeggeri in carrozzina che possono usare lo stesso convoglio è pari a due, come disciplinato dal regolamento europeo 1300/2014;

   le criticità evidenziate dalla Federazione tra le associazioni nazionali delle persone con disabilità (Fand), sono molteplici, come per esempio la mancanza di una fornitura idonea e di qualità di servizi sostitutivi di trasporto (treni, bus navetta, pullman alternativi), la mancata realizzazione di un unico sistema informativo accessibile e fruibile per tutti, la non trasparenza e completezza delle informazioni sul livello di accessibilità delle stazioni, con anche l'indicazione esplicita di tutte le barriere che non rendono accessibili i percorsi e gli spazi all'interno degli scali ferroviari. Le organizzazioni sottolineano inoltre che bisogna fare ancora molto per creare le condizioni per un accesso al servizio nelle stazioni in piena autonomia, anche in quelle meno grandi e fornire la possibilità di prenotare l'assistenza e acquistare il biglietto in un'unica fase senza lungaggini e complicazioni burocratiche;

   con il PNRR nella missione n. 3 «Infrastrutture per una mobilità sostenibile» sono previsti finanziamenti per circa 1,5 miliardi di euro complessivi per i trasporti su ferro (linee regionali, alta velocità, capacità di collegamento delle reti ferroviarie esistenti), ma saranno investimenti soddisfacenti solo se rispettosi dell'accessibilità e dell'inclusione per le persone a ridotta mobilità come previsto dai Regolamenti europei;

   tra le soluzioni più efficaci per garantire l'accesso a stazioni e treni per le persone con disabilità esiste il servizio «PostoBlu» di Trenitalia. Consente l'assegnazione del posto e la prenotazione del biglietto al momento della richiesta di assistenza presso le «sale blu» di Rete ferroviaria italiana o tramite i call center, dando la possibilità di effettuare successivamente il pagamento e il ritiro dei titoli di viaggio, attraverso i vari canali di vendita disponibili;

   in Italia ci sono solo 15 «sale blu» su un totale di 2.050 stazioni, che coinvolgono solo il 20 per cento dei comuni italiani;

   in ottemperanza all'ultimo regolamento n. 782/2021 approvato dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell'Unione europea del 29 aprile 2021, relativo ai diritti e agli obblighi dei passeggeri nel trasporto ferroviario, in vigore dal 6 giugno 2021 ed applicabile dal 7 giugno 2023, dovranno essere implementati i servizi e dare risposte concrete ai tanti problemi che oggi una persona con disabilità deve affrontare se vuole prendere un treno in Italia;

   il tema più sentito dalle associazioni è quello connesso all'assistenza dei passeggeri, come denunciato recentemente da diversi disabili, sia alla stazione di Afragola sia alla stazione di Lecce che dalla sua nascita non è stata mai attrezzata di un ascensore. I disabili ogni volta sono costretti a chiedere l'assistenza per poi essere accompagnati sia in partenza che in arrivo attraversando i binari in un percorso tortuoso e pericoloso –:

   quali iniziative urgenti di competenza i Ministri interrogati, intendano adottare per rispondere alle esigenze dei disabili e, nello stesso tempo, utilizzare tutti i fondi del PNRR.
(4-04473)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VACCARI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Giulia Galiotto è stata uccisa a San Michele dei Mucchietti di Sassuolo (Modena) dall'ex marito Marco Manzini nel 2009 quando aveva 30 anni;

   Manzini, condannato a 19 anni e 4 mesi di carcere, nel 2022 ha ottenuto la semilibertà e nel luglio del 2024 ha espiato la pena. La sentenza di condanna prevedeva un risarcimento di un milione e 200 mila euro. Soldi che la famiglia non ha mai ricevuto;

   l'Agenzia delle entrate ha inoltrato ai familiari della Giulia Galiotto tre cartelle esattoriali chiedendo diciottomila euro di tasse calcolando l'importo sull'intera cifra precettata e non su quella effettivamente percepita –:

   quali siano i criteri utilizzati dall'Agenzia delle entrate per la predisposizione e il successivo invio delle cartelle esattoriali ai familiari di Giulia Galiotto, come si giustifichi tale richiesta, e se sussistano i presupposti per intraprendere iniziative di competenza, volte a riconsiderare l'operato dell'Agenzia delle entrate se del caso anche attraverso iniziative normative volte a prevenire casi abnormi come quello di cui in premessa.
(5-03645)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   D'ALESSIO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'ufficio per il processo (Upp) è una struttura organizzativa (inizialmente prevista dall'articolo 16-octies del decreto-legge n. 179 del 2012) operativa presso i tribunali ordinari e le corti d'appello con l'obiettivo di «garantire la ragionevole durata del processo, attraverso l'innovazione dei modelli organizzativi ed assicurando un più efficiente impiego delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione»;

   la pagina «la struttura Upp» del sito internet istituzionale del Ministero della giustizia riporta che: «è ormai accresciuta la consapevolezza che l'innovazione tecnologica non può portare ai risultati sperati in termini di efficienza e qualità del servizio se non è accompagnata da un valido supporto di risorse e soprattutto da un ripensamento delle logiche organizzative del lavoro. L'ufficio per il processo si colloca dunque in tale riflessione sull'organizzazione del lavoro giudiziario, nella consapevolezza dell'importanza della creazione di uno staff del magistrato (e di strutture tecniche) a supporto dei processi di innovazione tecnologica e organizzativa»;

   la realtà dei tribunali, dei concorsi, dello stesso personale dell'ufficio per il processo, tuttavia, risulta a ben diversa dalle intenzioni citate;

   con decreto ministeriale del 6 marzo 2024, è stato rideterminato il contingente degli addetti all'Ufficio per il processo da 8.250 a 9.560 unità complessive. Nei mesi successivi, dopo varie anomalie concorsuali e relative alle graduatorie che l'interrogante ha avuto modo di apprendere, ci sono state le prese in servizio dei vincitori ma anche numerose rinunce e criticità;

   presso il tribunale di Salerno, ad esempio, ci sono ancora molti posti liberi e non ancora assegnati all'Ufficio per il processo: nonostante il decreto abbia previsto 266 nuove unità di personale, i vincitori effettivi sono soltanto 93, oltre a due candidati con lo scorrimento della graduatoria e ad ulteriori 17 con lo scorrimento di dicembre 2024. Ad un anno dal concorso per funzionari, la situazione sembra cristallizzata in quanto la pianta organica attuale, seppur faccia pensare alla copertura quasi totale dei posti disponibili, ha registrato delle dimissioni volontarie di alcuni vincitori del concorso, liberando così nuove caselle per ruoli che il Ministero non ha ancora provveduto a riassegnare. In assenza del numero adeguato del personale, il carico di lavoro si ripercuote, inevitabilmente, sugli addetti provocando diverse criticità al dipartimento;

   queste situazioni vedono protagonisti numerosi tribunali. È chiaro che sia necessario un nuovo scorrimento della graduatoria nazionale per recuperare le attività arretrate e garantire il rispetto dei tempi della giustizia;

   un'azione concreta in questo senso appare essenziale, altrimenti il sistema rischia di non rispettare i target previsti dal Pnrr;

   da quanto emerge dalla relazione sull'amministrazione della Giustizia nell'anno 2024 infatti, l'Italia ha mancato il raggiungimento di uno degli obiettivi più importanti previsti dal Pnrr sulla giustizia per il 2024: la riduzione dell'arretrato civile. Anziché diminuire, come era avvenuto dal 2021 in poi, nel 2024 le pendenze civili presso i tribunali sono aumentate del 3,5 per cento, circa centomila in più del 2023. Rispetto al 2019 le pendenze sono calate del 91,7 per cento, contro l'obiettivo richiesto dal Pnrr del 95 per cento entro il 31 dicembre 2024. Il mancato raggiungimento dell'obiettivo potrebbe comportare la perdita di finanziamenti destinati specificatamente al Ministero, ma potrebbe anche influire sulle risorse assegnate allo Stato italiano nel suo complesso;

   tali fondi rappresenterebbero, invece, un'opportunità vitale per attuare i principi costituzionali del giusto processo e della ragionevole durata dello stesso –:

   quali iniziative urgenti intenda porre in essere al fine di rendere pienamente operative e funzionali le strutture dell'ufficio per il processo presenti presso i Tribunali e le Corti d'Appello italiane nonché per stabilizzare il personale già entrato in servizio;

   se non ritenga necessario intervenire affinché le risorse Pnrr siano concretamente spese per il potenziamento dell'intera macchina giudiziaria.
(5-03644)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DI BIASE, SERRACCHIANI, GIANASSI e DE LUCA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la legge attualmente in vigore prevede per le madri recluse con figli minori la detenzione negli istituti a custodia attenuata per detenute madri (Icam) o nelle sezioni nido delle carceri o in case famiglia protette;

   attualmente in Italia sono attivi quattro Icam: Milano San Vittore, Venezia Giudecca, Torino, Lauro;

   nei giorni scorsi si è appresa la notizia della chiusura dell'unico istituto a custodia attenuata per madri detenute del Mezzogiorno, l'Icam di Lauro, in Campania;

   l'Icam, aperto nel 2016, attualmente ospita tre bambini e la chiusura dell'istituto può mettere a rischio il loro percorso scolastico nonché il mantenimento delle loro relazioni affettive ed educative;

   come ha spiegato il garante per i detenuti della regione Campania, «il rischio è, che d'ora in poi, da Roma in giù alle detenute madri sarà precluso il rispetto del principio della territorialità della pena, non potendo godere del loro diritto alla difesa, al reinserimento nel territorio, nonché il diritto a conservare relazioni dirette con i propri familiari»;

   il venir meno della continuità territoriale e delle relazioni affettive mette gravemente in discussione il principio dell'interesse superiore del minore;

   l'articolo 31 della nostra Costituzione prevede che la Repubblica «protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda adottare per scongiurare la chiusura dell'Icam di Lauro e per garantire dunque, nel rispetto delle normative nazionali e sovranazionali, l'effettivo rispetto del superiore interesse del minore.
(4-04458)


   GHIRRA, DORI, FRATOIANNI, GRIMALDI, MARI e ZARATTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   è notizia recente che il Ministero della giustizia abbia decretato di spostare circa 50/70 giovani detenuti tra i 21 e i 25 anni prelevati dagli istituti penali minorili del Paese all'interno di una sezione detentiva della casa circondariale di Bologna per adulti Rocco d'Amato di Bologna;

   tale ipotesi è presumibilmente conseguente alla necessità di risolvere il sovraffollamento degli istituti minorili causato, come è noto e come è ben evidenziato dai rapporti dell'Associazione Antigone e non solo, dall'aumento dei reati e dall'inasprimento delle pene dovute al «decreto Caivano»;

   la casa circondariale per adulti Rocco d'Amato di Bologna risulterebbe avere un grave problema di sovraffollamento con 853 persone detenute a fronte di una capienza di 483 posti, tre docce ogni cinquanta detenuti, una presenza di detenuti con problemi di tossicodipendenza del 30 per cento e un numero preoccupante di episodi di autolesionismo e aggressioni;

   i garanti per i diritti delle persone private della libertà personale della regione Emilia-Romagna e del comune di Bologna hanno espresso perplessità e grave preoccupazione su una scelta organizzativa a tempo, che, se dovesse realizzarsi, comporterebbe l'aggravarsi di ulteriori problematiche in un contesto già difficile, in quanto tale ipotesi rischierebbe di esasperare le condizioni di malessere e oppressione di detenuti e operatori e di influenzare negativamente i giovani adulti che rischierebbero di subire i condizionamenti dei reclusi adulti di lunga durata –:

   come verranno garantite le tutele previste a livello legislativo per i giovani adulti e la continuità dei progetti educativi, la valorizzazione delle attività scolastiche, di formazione lavoro e di tempo libero;

   come si intenda superare il problema del sovraffollamento e delle carenti condizioni degli istituti penitenziari minorili e per adulti;

   per quali motivi sia stata scelta la casa circondariale di Bologna e se intendano individuare altre ipotesi e soluzioni, investendo in via prioritaria nella creazione di nuove comunità per minori e giovani adulti e in strutture alternative alla carcerazione.
(4-04459)


   DI BIASE, SERRACCHIANI e GIANASSI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   all'interno dell'istituto penale minorile «Casal del Marmo» di Roma è recluso un minore di 14 anni che è stato trasferito in questo Istituto dall'ipm Cesare Beccaria di Milano in data 27 gennaio 2025, appena 4 giorni dopo l'arresto;

   il minore, alla prima esperienza detentiva, ha affermato di avere come unici parenti diretti due fratelli che risiedono rispettivamente a Milano e Torino, a grande distanza dall'ipm in cui oggi risulta detenuto;

   tale fattispecie rappresenta a giudizio dell'interrogante una lesione del diritto dei detenuti (e degli internati) al mantenimento delle relazioni familiari, come previsto dall'ordinamento penitenziario, e appare particolarmente grave poiché coinvolge un minore;

   il diritto alla territorialità dell'esecuzione della pena, anche al fine di non distogliere il soggetto imputato dal suo giudice naturale garantito dalla Costituzione, è fortemente tutelato dal decreto legislativo n. 121 del 2018 – Ordinamento penitenziario minorile. Tale principio, oltre che nell'articolo 22 è infatti richiamato più volte nel decreto legislativo n. 121 del 2018: a titolo esemplificativo si citano gli articoli 2, commi 7 e 9 (misure penali di comunità), 3 (prescrizioni e modalità esecutive delle misure penali di comunità) e 19 (colloqui e tutela dell'affettività);

   le norme disciplinano in particolare la rafforzata tutela del principio di territorialità dell'esecuzione: la pena deve essere eseguita in istituti prossimi alla residenza o alla abituale dimora del detenuto e delle famiglie, in modo da mantenere le relazioni personali e socio-familiari educativamente e socialmente significative;

   inoltre in base al principio di residualità della detenzione, l'ordinamento ha previsto strumenti adeguati affinché la carcerazione sia l'ultima e residuale misura da applicarsi (extrema ratio), laddove si tratti di un minore, volte a responsabilizzare il minore e a ridurre l'impatto costrittivo ed afflittivo di modo che la carcerazione (sia cautelare sia quale esecuzione della pena) sia appunto del tutto residuale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative, per quanto di competenza intenda avviare al fine di avvicinare il minore detenuto presso l'ipm di Casal del Marmo ai suoi famigliari, nel rispetto di quanto previsto dall'ordinamento penitenziario minorile.
(4-04467)


   BENZONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'Istituto a custodia attenuata per detenute madri di Lauro, in provincia di Avellino, inaugurato nel 2017, rappresentava un modello per l'accoglienza di detenute madri con figli, oltre ad essere l'unica struttura nel Sud Italia a consentire alle madri detenute di scontare la pena in un ambiente rispettoso delle esigenze affettive ed educative dei figli minori, come previsto dalle normative vigenti e dalle raccomandazioni internazionali in materia;

   la recente chiusura dell'Istituto a custodia attenuata per detenute madri di Lauro comporta il trasferimento delle madri detenute e dei loro bambini in strutture analoghe situate in altre aree del Paese, con la conseguenza di interrompere i percorsi educativi intrapresi dai minori e di allontanarli dal loro contesto sociale e familiare, in contrasto con il principio di territorialità della pena e con il diritto del minore alla continuità affettiva;

   sembrerebbe che il caso in questione sia strettamente legato ai temi del sovraffollamento carcerario, delle condizioni di detenzione e della mancanza di personale negli istituti penitenziari della Campania, in particolare nel carcere di Avellino: di fatto, tra le motivazioni più probabili della chiusura, sembrerebbe esserci la necessità di destinare il personale di Lauro in altre sedi vicine;

   il sistema degli Istituti a custodia attenuata per detenute madri è stato concepito per garantire una forma di detenzione che limiti al minimo l'impatto negativo della pena sui figli delle detenute, dando loro la possibilità di crescere in un ambiente il più possibile simile a quello domestico, riducendo in tal modo il rischio di danni psicologici e relazionali dovuti alla separazione dalla madre o alla permanenza in ambienti detentivi tradizionali;

   più volte, nel dibattito parlamentare, si è sottolineato come l'orientamento del Governo abbia privilegiato misure che prevedono un inasprimento della detenzione per le madri con figli minori, riducendo invece il ricorso alle misure alternative, nonostante la legge già preveda strumenti come la detenzione domiciliare speciale o l'assegnazione a case-famiglia protette, che garantirebbero un maggiore equilibrio tra l'esecuzione della pena e la tutela dell'infanzia;

   inoltre, tale chiusura si inserisce in un contesto normativo caratterizzato, tra l'altro, dalle disposizioni inserite nel disegno di legge recante disposizioni in materia di sicurezza pubblica, attualmente in corso di esame in commissione al Senato della Repubblica, in cui si prevede un inasprimento delle misure detentive, limitando ulteriormente la possibilità per le detenute madri di accedere a misure alternative. Tale approccio potrebbe facilmente tradursi in un aumento della presenza di bambini all'interno degli istituti penitenziari italiani o, in alternativa, in una più frequente separazione tra madri e figli, con gravi conseguenze sul benessere psicologico dei minori e sulla possibilità di recupero e reintegrazione sociale delle detenute stesse –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per tutelare la continuità educativa e affettiva dei minori coinvolti, garantendo al tempo stesso il potenziamento di strutture analoghe nello stesso ambito territoriale, altrimenti gravemente sfornito;

   quali iniziative siano allo studio per favorire un modello di esecuzione della pena maggiormente conforme ai principi costituzionali e alle raccomandazioni internazionali in materia di tutela dell'infanzia.
(4-04468)


   DORI e BONELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la casa circondariale di Teramo da molti anni presenta numerose criticità che rendono difficile la vita del personale e dei detenuti;

   dal 1986, anno di costruzione, l'istituto penitenziario non ha subito interventi sostanziali di manutenzione e di ammodernamento, rendendo critiche le condizioni della struttura, come rilevato dalla stessa camera penale di Teramo nel corso di una visita svoltasi nel mese di agosto 2024: «ad ogni temporale ci sono infiltrazioni d'acqua dal tetto del padiglione detentivo e della caserma agenti, rendendo inutilizzabili diverse camere e locali ad uso comune e soprattutto causando blackout»;

   le docce comuni, sebbene dispongano di acqua calda, nel periodo estivo sono difficilmente utilizzabili a causa del razionamento del servizio idrico e le celle, che ospitano due detenuti, hanno un'ampiezza di appena 9 metri quadrati;

   nonostante siano in programma dei lavori al tetto per alcune infiltrazioni, la situazione generale allo stato attuale è realmente precaria;

   l'istituto registra una presenza di circa 430 detenuti, a fronte di una capacità massima di 255, con un indice di sovraffollamento del 68 per cento – ben più alto della media nazionale – come rilevato dallo stesso garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale;

   attualmente sono 157 gli agenti di polizia penitenziaria in servizio su una pianta organica di 221 unità e operano su 3 turni da 8 ore anziché su 4 turni da 6 ore, con una drastica riduzione del budget per lo straordinario. Nonostante la loro abnegazione nel garantire con la massima professionalità tutti i servizi, il numero risulta insufficiente per far fronte ai detenuti attualmente ospitati all'interno del carcere;

   è inoltre difficoltoso garantire adeguatamente il diritto alla salute della popolazione carceraria a fronte dello stanziamento da parte di Asl di un budget e di un organico – tra medici, infermieri e operatori sanitari – che copre un massimo di 360 detenuti;

   nel 2024 l'Istituto ha registrato 3 suicidi e, come certificato dal Garante nazionale per i diritti delle persone private della libertà nazionale, è tra i primi 15 in Italia per tentati suicidi (37 in un anno) nonché tra i primi 17 per gesti di autolesionismo (175 casi). In più occasioni il tribunale dell'Aquila ha accolto i ricorsi presentati da ex detenuti per una condizione di detenzione che viola la Convenzione dei diritti dell'uomo;

   la mancanza di organico influisce anche sui percorsi di reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti: sono infatti appena il 10 per cento le persone della casa circondariale di Teramo impegnate in attività lavorative o trattamentali. Ciò influisce negativamente sul fine ultimo della detenzione, ovvero far intraprendere al detenuto un percorso che lo renda consapevole ed in grado di reintegrarsi in società, evitando recidiva;

   il sindaco di Teramo ha già chiesto più volte al Ministero della giustizia interventi concreti, volti sia al potenziamento del corpo che all'alleggerimento del carico di detenuti, oltre al favorire progetti di reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti;

   la situazione della casa circondariale teramana è molto grave ed entra in contrasto con l'articolo 1 della legge n. 354 del 26 luglio 1975: «il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve attuare il rispetto della dignità della persona» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se intenda adottare quanto prima iniziative volte a porre rimedio al sovraffollamento, alla mancanza di organico e al degrado generale in cui versa la casa circondariale di Teramo, anche attraverso lo stanziamento di fondi dedicati.
(4-04472)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LAI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la chimica verde rappresenta un settore strategico per la transizione ecologica, con importanti ricadute ambientali ed economiche grazie all'utilizzo di materie prime rinnovabili e processi a basso impatto;

   l'Italia ha maturato competenze avanzate nella chimica verde, grazie alla presenza di imprese e centri di ricerca, ma il settore ha subito rallentamenti negli investimenti e nella crescita industriale;

   Versalis, società controllata da Eni e principale operatore della chimica in Italia, ha recentemente annunciato la chiusura degli impianti di cracking a Brindisi e Priolo, decisione che ha suscitato preoccupazione tra i lavoratori e le istituzioni locali;

   la chiusura dei cracking di Brindisi e Priolo segue una serie di dismissioni analoghe avvenute negli ultimi anni a Porto Torres, Gela e Porto Marghera, mettendo a rischio la tenuta dell'intero settore della chimica di base in Italia;

   il decreto-legge 1° marzo 2022, n. 17, convertito con modificazioni dalla legge 27 aprile 2022, n. 34 all'articolo 14, comma 3-bis, ha previsto la convocazione della cabina di regia sulla chimica verde in Sardegna, ma a oggi non risultano sviluppi concreti sulle decisioni prese e sugli investimenti necessari per il rilancio del settore nell'isola;

   la transizione ecologica richiede un quadro normativo stabile e incentivi adeguati per favorire lo sviluppo della chimica verde e attrarre investimenti nel settore –:

   quali siano le strategie e le politiche che il Governo intenda adottare per sostenere e rilanciare la chimica verde in Italia;

   quali siano le valutazioni del Ministro interrogato in merito alla recente decisione di Versalis di chiudere gli impianti di cracking a Brindisi e Priolo e quali iniziative di competenza si intendano adottare per salvaguardare l'occupazione e la produzione nel settore della chimica di base;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per garantire un futuro produttivo e occupazionale al sito di Porto Torres, in considerazione delle difficoltà incontrate nello sviluppo della chimica verde nell'area;

   se il Governo, intenda, procedere alla convocazione della cabina di regia sulla chimica verde in Sardegna, come previsto dal citato decreto-legge e quali siano gli esiti finora registrati;

   se il Governo intenda promuovere un piano di investimenti pubblici e privati per il settore, favorendo la ricerca, lo sviluppo e l'industrializzazione di nuove tecnologie basate su materie prime rinnovabili;

   quali iniziative il Governo intenda adottare per garantire la competitività dell'industria chimica italiana nel contesto europeo e internazionale, salvaguardando l'occupazione e la produzione strategica nazionale.
(5-03642)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   QUARTINI e ILARIA FONTANA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il ponte che collega Torrita di Siena con Bettolle, rappresentando l'accesso più rapido al casello autostradale A1 Valdichiana, è da quattro anni soggetto a limitazioni alla circolazione a causa di problemi strutturali, con la gestione del traffico regolata da un impianto semaforico;

   recentemente, la provincia e la regione Toscana hanno sbloccato i finanziamenti per il rifacimento del ponte, ma i lavori dureranno circa un anno, compromettendo la viabilità locale per un lungo periodo;

   attualmente, non esiste un'adeguata viabilità alternativa: le strade disponibili risultano facilmente congestionabili e poco sicure, creando gravi disagi per cittadini, imprese e lavoratori che quotidianamente utilizzano questa arteria di collegamento tra la bassa Valdichiana e le principali vie di comunicazione;

   il comune di Torrita di Siena, per ovviare alla chiusura del ponte, sta valutando la realizzazione di un ponte provvisorio, il cui costo complessivo ammonterebbe a 750.000 euro per affitto e installazione, chiedendo un contributo economico volontario agli imprenditori locali, misura che appare inadeguata e insostenibile per i cittadini;

   il comune di Sinalunga sembra stia adottando una strategia differente, mentre non appare chiaro se vi sia un coordinamento tra i comuni limitrofi per affrontare la problematica in maniera sistemica;

   soluzioni alternative, come l'installazione di un ponte militare con il supporto del Genio civile, potrebbero rappresentare una risposta efficace e più sostenibile per garantire la continuità della viabilità senza gravare sui cittadini e sulle imprese locali;

   la chiusura di questa arteria stradale avrebbe un impatto rilevante sul tessuto economico e sociale della Valdichiana senese e aretina, influenzando negativamente lavoratori, aziende, attività artigianali e turistiche, compreso l'outlet locale;

   il rifacimento del ponte rappresenta un'opera strategica di interesse sovracomunale, che richiederebbe un intervento più strutturato da parte delle istituzioni regionali e nazionali per la gestione della viabilità durante i lavori;

   l'impiego di fondi pubblici o l'intervento della Protezione Civile e del Genio militare potrebbero rappresentare soluzioni rapide ed efficaci per garantire la mobilità dei cittadini e delle attività economiche coinvolte –:

   se sia a conoscenza della situazione relativa al ponte tra Torrita di Siena e Bettolle e dell'assenza di una viabilità alternativa adeguata durante i lavori di ricostruzione e se intenda valutare, in collaborazione con la regione Toscana e gli enti locali, la possibilità di destinare risorse straordinarie per la realizzazione di un ponte provvisorio senza oneri per cittadini e imprese locali, anche adottando iniziative di competenza volte ad attivare eventualmente il Genio militare per l'installazione di un ponte temporaneo, riducendo i costi e i tempi di realizzazione rispetto alle soluzioni prospettate dal comune di Torrita di Siena.
(5-03643)

Interrogazione a risposta scritta:


   GHIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   a seguito dei lavori di ammodernamento e miglioramento della rete ferroviaria, numerose fonti giornalistiche e il portale di Trenitalia hanno riportato che, a partire dal 7 gennaio 2025, la tratta ferroviaria La Spezia-Roma Termini sarà interessata da interventi di potenziamento infrastrutturale;

   tale decisione, pur inserita in un contesto di aggiornamento tecnico volto a garantire la sicurezza e l'efficienza della rete, potrebbe comportare un aggravio significativo in termini di tempi di percorrenza e costi aggiuntivi, creando notevoli disagi per migliaia di cittadini che quotidianamente si affidano a questo collegamento per motivi di lavoro, studio e impegni personali;

   dalla consultazione del portale Trenitalia, risulta che, a partire dal 7 gennaio 2025, non sono più acquistabili i biglietti per i treni:

    frecciabianca 8601, con partenza da Genova Piazza Principe alle ore 5:18 e arrivo a Roma Termini alle 10:18;

    frecciabianca 8605, con partenza da Genova Piazza Principe alle ore 7:20 e arrivo a Roma Termini alle 12:33.

   se confermata, la soppressione di questi collegamenti diretti rappresenterebbe un grave disagio per tutti i pendolari, con un impatto ancora più critico su coloro che utilizzano la stazione di Chiavari, dove, in assenza di questi treni, non sarebbe più disponibile alcun collegamento diretto nella fascia mattutina per Roma Termini. I viaggiatori sarebbero così costretti a effettuare fino a tre cambi, un allungamento considerevole dei tempi di percorrenza e un significativo peggioramento della qualità del servizio;

   l'eventuale sospensione del servizio, oltre a limitare il diritto alla mobilità dei cittadini, avrebbe ripercussioni negative sullo sviluppo economico e sociale del territorio, riducendone l'attrattività e la competitività;

   è essenziale che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in sinergia con Trenitalia e le autorità locali, chiarisca al più presto la situazione e, in caso di conferma della soppressione, adotti misure tempestive e compensative per mitigare l'impatto di tale cambiamento, garantendo una comunicazione chiara e trasparente ai cittadini –:

   se il Ministro interrogato possa confermare ufficialmente se i treni frecciabianca 8601 e 8605 saranno effettivamente sospesi a partire dal 15 giugno 2025, come sembrerebbe evincersi dall'impossibilità di acquistare i relativi biglietti sul portale Trenitalia;

   in caso di conferma, quali iniziative intenda adottare in collaborazione con Trenitalia per mitigare l'impatto di tale decisione, valutando l'incremento della frequenza di altri servizi o l'introduzione di collegamenti sostitutivi, al fine di garantire soluzioni alternative o misure compensative che assicurino un collegamento efficiente tra Genova, La Spezia e Roma Termini.
(4-04463)

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   durante la partita di calcio Roma-Monza, disputata presso lo stadio Olimpico di Roma, in Curva Sud è stato esposto uno striscione con una citazione della canzone «Er cammerata» della band di estrema destra «Innato senso di allegria»;

   la suddetta band, nel 2007, ha pubblicato l'album «Quando c'era lui», un inequivocabile richiamo alla figura di Benito Mussolini;

   si tratta dell'ennesimo caso di infiltrazione di gruppi neofascisti all'interno delle tifoserie organizzate, gruppi che fanno entrare negli stadi striscioni e vessilli che richiamano al ventennio in palese violazione del decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, n. 205;

   in precedenza, durante la partita Parma-Roma disputata alla stadio Tardini di Parma, i suddetti gruppi avevano portato, nel settore riservato agli ospiti, un adesivo raffigurante la stella di David accanto allo stemma della S.S. Lazio, adesivo accompagnato dalla scritta «peggior nemico», con l'associazione tra il simbolo ebraico e quello della squadra rivale in chiave chiaramente antisemita –:

   se intenda adottare iniziative di competenza idonee a garantire controlli più efficaci, da parte degli addetti alla sicurezza che operano alle barriere di ingresso degli stadi italiani, per evitare l'immissione all'interno degli impianti materiali contenenti frasi e simboli che concretizzano apologia di fascismo.
(2-00550) «Morassut, Ascani, Bakkali, Berruto, Boldrini, Cuperlo, Curti, D'Alfonso, De Luca, Fassino, Filippin, Forattini, Fossi, Ghio, Gianassi, Girelli, Lai, Laus, Malavasi, Marino, Orfini, Pandolfo, Porta, Prestipino, Quartapelle Procopio, Romeo, Scotto, Serracchiani, Simiani, Stefanazzi, Stumpo, Tabacci, Vaccari».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MAURI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   negli scorsi giorni sono usciti sulle agenzie stampa e su molti quotidiani alcuni dati relativi alla criminalità giovanile contenuti nel nuovo rapporto del Servizio di analisi criminale del Dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero dell'interno;

   in questa, come in altre occasioni, i dati sulla criminalità messi a disposizione degli organi d'informazione, degli studiosi e dell'opinione pubblica sono stati indicati solo sotto forma di percentuali e non di valori assoluti, elemento questo che non permette di avere una piena comprensione del fenomeno trattato –:

   se e come il Ministro interrogato intenda rendere pubblici, anche come valori assoluti, i dati interforze acquisiti dalla banca dati delle forze di polizia relativi agli omicidi volontari relativi agli anni 2023 e 2024, disaggregati per fasce d'età (in particolare, adulti/minorenni), che sono stati utilizzati nel recente rapporto reso pubblico dal Servizio analisi criminale.
(5-03640)

Interrogazione a risposta scritta:


   MAIORANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il personale della polizia di Stato svolge quotidianamente un servizio di fondamentale importanza a garanzia dell'ordine pubblico, per il contrasto e la prevenzione della criminalità, a tutela dei cittadini in difficoltà sia nella vita quotidiana che nelle calamità, sempre con grande senso di dedizione e sacrificio;

   spesso tale personale è chiamato ad affrontare situazioni di lavoro straordinario, talvolta in numero eccedente il limite massimo delle 55 ore mensili di straordinario retribuite previste dal contratto collettivo nazionale di lavoro per il comparto della Polizia di Stato;

   il suddetto Ccnl prevede anche il pagamento delle ore di straordinario in eccesso rispetto alla soglia delle 55 ore mensili, qualora dovute ad esigenze operative non prevedibili che rendono necessario e indifferibile il permanere in servizio senza soluzione di continuità;

   secondo quanto consta all'interrogante, gli agenti della polizia di Stato avrebbero ricevuto un contributo una tantum per le ore di lavoro straordinario eccedente relative all'anno 2023, limitando tale compenso a un massimo di 100 ore per ogni singolo poliziotto, e non anche il pagamento della eventuale parte restante nonché di tutte le ore in esubero di straordinario relativamente all'anno 2024;

   tali problematiche e ritardi nel pagamento dello straordinario, se confermati, rischiano di compromettere il benessere economico del personale e mal si conciliano con un impegno straordinario necessario per corrispondere alle molteplici esigenze di sicurezza della collettività –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione di cui in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per assicurare la liquidazione dei compensi per le prestazioni di lavoro straordinario rese in eccedenza dal personale della polizia di Stato.
(4-04470)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il Ccnl per le cooperative sociali, che include il personale dei nidi in appalto, è stato rinnovato il 26 gennaio 2024, con validità dal 12 gennaio 2023 al 31 dicembre 2025. Il rinnovo introduce diversi miglioramenti contrattuali, tra cui un aumento salariale;

   a Milano, i lavoratori delle cooperative sociali, in particolare del personale impiegato nei nidi in appalto, hanno iniziato il 3 febbraio 2025 una mobilitazione per denunciare il mancato adeguamento salariale previsto dal rinnovo del loro contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl);

   nella città di Milano, il costo stimato per l'adeguamento per il personale dei nidi in appalto è stimato a circa 1,6 milioni di euro, e le cooperative chiedono un aggiornamento del contratto con il comune per coprire tali oneri, il quale non può derogare dalle norme presenti Codice degli appalti per i contratti assegnati con gara;

   un problema simile colpisce le cinque cooperative sociali che gestiscono gli educatori di sostegno per circa 800 bambini con disabilità nei nidi e negli asili comunali impiegano 500 educatori e prevedono una spesa aggiuntiva di 2 milioni di euro, che non possono coprire con l'attuale contratto con il comune;

   come segnalato da un gruppo di consiglieri comunali, il comune di Milano, a seguito di un taglio di 44,4 milioni di euro nelle risorse trasferite dallo Stato per il prossimo triennio, non è in grado di sostenere l'aumento dei costi derivante dall'adeguamento contrattuale con le risorse esistenti;

   le famiglie milanesi si trovano già in difficoltà a causa del caro vita; parimenti, per i lavoratori l'adeguamento contrattuale è estremamente importante;

   i nidi in appalto, così come gli educatori di sostegno, rappresentano un servizio essenziale per garantire la conciliazione tra vita lavorativa e familiare, offrendo soluzioni a costi accessibili;

   nell'anno scolastico 2023-2024, su 19.380 bambini in età da nido o sezione primavera, i posti a tariffe convenzionate erano 8.621, di cui 1.440 in nidi comunali in appalto. Qualora questi ultimi fossero costretti a interrompere il servizio per l'impossibilità di adeguare gli stipendi, l'offerta complessiva si ridurrebbe del 7 per cento rispetto al fabbisogno;

   nell'ultima legge di bilancio, il Governo ha stanziato 330 milioni di euro per il bonus bebè, una misura una tantum ritenuta inefficace per aiutare in modo strutturale le famiglie che decidono di avere un figlio. Lo stesso presidente dell'Istat, in audizione alle Commissioni congiunte, ha detto che servono misure strutturali e di lungo respiro come i nidi per aumentare la natalità –:

   se intenda adottare iniziative normative che consentano agli enti locali di adeguare, ove necessario, i contratti di appalto ai rinnovi dei contratti collettivi nazionali di lavoro di riferimento, nel rispetto della disciplina sugli appalti pubblici, garantendo un quadro chiaro e strumenti giuridici adeguati per la corretta applicazione degli aumenti retributivi previsti, e se intenda fornire agli enti locali le risorse economiche necessarie all'adeguamento dei contratti.
(5-03646)

Interrogazione a risposta scritta:


   IACONO e MANZI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   i vincitori del concorso PNRR 1 che si sono abilitati dopo aver firmato il contratto, oggi sono assunti a tempo determinato pur avendo diritto a un contratto a tempo indeterminato;

   una grave disparità di trattamento che trae origine dalla pubblicazione della nota del Ministero dell'istruzione e del merito n. 202382 del 26 novembre 2024, la quale disciplina le modalità di attuazione del percorso di formazione e prova per l'anno scolastico 2024/2025. La disposizione contenuta nella citata nota prevede, infatti, che: «a norma dell'articolo 13, comma 2, e dell'articolo 18-bis, comma 4, del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 59, i docenti assunti con contratto a tempo determinato su posto comune nella scuola secondaria, in quanto vincitori del concorso bandito con Ddg 2575 del 6 dicembre 2023 privi di abilitazione all'atto dell'assunzione, svolgeranno il periodo di prova e formazione dell'anno scolastico 2025/2026 a seguito dell'assunzione a tempo indeterminato, previo conseguimento dell'abilitazione stessa»;

   tale norma stabilisce, quindi, che solo i vincitori già in possesso dell'abilitazione al momento dell'assunzione possano svolgere l'anno di prova nel 2024/2025, requisito base per l'assunzione a tempo indeterminato, mentre coloro che, pur vincitori del concorso e già in servizio dal 1° settembre 2024, hanno conseguito l'abilitazione tra novembre e dicembre 2024, o addirittura 24 ore dopo la presa di servizio, devono attendere un ulteriore anno prima di ottenere il ruolo a tempo indeterminato;

   come emerge dalla suddetta nota, coloro che hanno preso servizio prima di conseguire l'abilitazione si vedono preclusa la possibilità di svolgere l'anno di prova nell'anno scolastico 2024/2025, a differenza di altri vincitori che, avendo ricevuto nomina dalla medesima graduatoria di merito dello stesso concorso in questione, pubblicata tra la fine di novembre e l'inizio di dicembre 2024, erano già in possesso dell'abilitazione al momento dell'assunzione, conseguita con gli stessi percorsi abilitanti dei detti vincitori già assunti il 1° settembre 2024;

   a ciò si aggiunga il ritardo nel completamento dei percorsi di formazione finalizzati all'abilitazione e al termine ultimo di erogazione dei detti percorsi abilitanti, come regolamentato dalla nota del Ministero dell'istruzione e della ricerca n. 9171 del 14 maggio 2024 «indicazioni operative sulle procedure di attivazione dei percorsi di formazione insegnanti anno accademico 2023/2024 e 2024/2025», che sta gravando sui docenti vincitori del concorso;

   a parere dell'interrogante l'impossibilità di svolgere l'anno di prova per cause indipendenti dalla volontà dei candidati e le conseguenti disparità tra vincitori della stessa procedura concorsuale stanno producendo un pregiudizio a carico dei soggetti interessati –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare per sanare l'oggettiva disparità di trattamento di cui in premessa, consentendo di svolgere l'anno di prova nell'anno scolastico 2024/2025 a tutti i vincitori del concorso che abbiano conseguito l'abilitazione entro il 31 dicembre 2024.
(4-04474)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   TORTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la Pilkington Italia S.p.A., con sede a San Salvo (Chieti), rappresenta una realtà industriale strategica per il settore automotive, con un'importante ricaduta occupazionale sul territorio abruzzese;

   recentemente è stata annunciata una riduzione dei turni produttivi e il rischio di circa 150 esuberi a partire da marzo 2025, in conseguenza del calo della domanda nel settore automobilistico e della fine degli ammortizzatori sociali;

   le rappresentanze sindacali unitarie (Rsu) hanno evidenziato la necessità di nuovi investimenti per il rilancio produttivo e per garantire la salvaguardia dei posti di lavoro;

   l'azienda fornisce componenti essenziali per l'industria automobilistica italiana ed europea, e una sua crisi potrebbe avere ripercussioni negative su tutto l'indotto;

   il sito di San Salvo ha già affrontato difficoltà negli ultimi anni, superate attraverso strumenti di sostegno al reddito, ma la situazione attuale appare particolarmente critica a causa della stagnazione del mercato e della concorrenza internazionale –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione critica in cui versa la Pilkington di San Salvo e quali iniziative di competenza intenda adottare per salvaguardare l'occupazione e la continuità produttiva del sito;

   se siano previsti interventi specifici per favorire nuovi investimenti nel sito produttivo, anche attraverso incentivi fiscali o contributi destinati all'innovazione tecnologica e alla riconversione industriale;

   se siano allo studio misure di supporto al reddito per i lavoratori coinvolti, quali la proroga degli ammortizzatori sociali o l'attivazione di programmi di riqualificazione professionale;

   quali interlocuzioni siano state avviate con l'azienda per monitorare la situazione e scongiurare la perdita di ulteriori posti di lavoro;

   se il Governo intenda assumere iniziative in raccordo con la regione Abruzzo e le parti sociali per la definizione di un piano di rilancio industriale del comparto, tenendo conto delle esigenze del territorio e delle opportunità offerte dalla transizione ecologica nel settore automobilistico.
(4-04466)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   FURFARO. — Al Ministro della salute, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1 della legge 24 giugno 2010, n. 107 riconosce la sordocecità come disabilità specifica unica, sulla base degli indirizzi contenuti nella dichiarazione scritta sui diritti delle persone sordocieche del Parlamento europeo, del 12 aprile 2004;

   in particolare, tale la dichiarazione considera la sordocecità come disabilità distinta caratterizzata da deficienze della vista e dell'udito che comportano difficoltà nell'accesso all'informazione, alla comunicazione e alla mobilità e invita gli stati membri a riconoscere e ad applicare i diritti delle persone sordo-cieche;

   nonostante l'articolo 1 della legge 107/2010 riconosca la sordocecità come unica disabilità la stessa legge rimanda poi alla normativa nazionale per il riconoscimento della disabilità visiva (legge n. 382 del 1970 e legge n. 138 del 2001) e per la disabilità uditiva (legge n. 381 del 1970) non riconoscendo il vicendevole supporto dei due sensi nelle persone che hanno contemporaneamente una compromissione di entrambi, oltre a non rispettare la normativa stessa nell'articolo 1 e la dichiarazione europea;

   a complicare il quadro relativo alla normativa sulla sordocecità come unica disabilità si inserisce anche il decreto interministeriale del 26 settembre 2016 relativo al riparto del Fondo nazionale per le non autosufficienze dove all'articolo 3, comma 2, lettera f) inserisce le persone con deprivazione sensoriale complessa intesa come compresenza di minorazione visiva totale o con residuo visivo non superiore a 1/20 in entrambi gli occhi o nell'occhio migliore, anche con eventuale correzione o con residuo perimetrico binoculare inferiore al 10 per cento e ipoacusia, a prescindere dall'epoca di insorgenza, pari o superiore a 90 decibel Htl di media fra le frequenze 500, 1000, 2000 hertz nell'orecchio migliore tra le disabilità gravissime;

   inoltre, se la legge 21 dicembre 2021 n. 227 ha eliminato la clausola (citata dalla legge n. 381 del 1970 che legava il riconoscimento della sordità solo a coloro che erano affetti da sordità congenita o acquisita durante l'età evolutiva che gli abbia compromesso il normale apprendimento del linguaggio parlato, purché la sordità non sia di natura esclusivamente psichica o dipendente da causa di guerra, di lavoro o di servizio, nel nostro ordinamento manca, comunque, una classificazione idonea e rispettosa della normativa europea sulle diverse gravità della sordocecità (il minimo residuo di uno o entrambi i sensi così come stabilito dal decreto-legge del 26 settembre 2016 perché anche chi non è quasi sordo profondo e cieco parziale non riesce, comunque, a comunicare;

   la Bureau International d'Audiophonologie (B.I.A.P.), società scientifica creata dall'ordinanza del Royal Belge nel marzo 1967, che ha già individuato una classificazione della sordità presente, per altro, nella legge n. 381 del 1970 si dovrebbe riunire insieme all'Organizzazione mondiale della sanità, il prossimo maggio 2025 per cominciare a lavorare sulle diverse gravità della sordocecità;

   sicuramente il lavoro dell'organizzazione potrebbe aiutare ad individuare e classificare le diverse gravità e gli strumenti per favorire un percorso riabilitativo teso all'inclusione in ogni ambito sociale delle persone sordocieche –:

   se alla luce dei fatti esposti in premessa, i Ministri interrogati, per quanto di competenza, non ritengono doveroso intervenire affinché, partendo dal lavoro già svolto dal Bureau International d'Audiophonologie e quello che dovrebbe svolgersi in collaborazione con l'Organizzazione mondiale della sanità sia introdotto anche nel nostro ordinamento una classificazione delle diverse gravità della sordocecità al fine di migliorare la qualità della vita delle persone sordocieche favorendone l'inclusione e l'autonomia in tutti gli ambiti sociali.
(4-04464)


   FURFARO. — Al Ministro della salute, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   nell'aprile 2024 l'Autorità garante della concorrenza e del mercato a conclusione dell'indagine conoscitiva, avviata a settembre 2023, dedicata agli apparecchi acustici segnalava che, in Italia, sono almeno 7 milioni gli italiani che soffrono di problemi di udito e di questi circa 2,5 milioni già utilizzano apparecchi acustici ma che, rispetto ad altri Paesi comparabili, come la Francia, in Italia il prezzo medio per singolo dispositivo (compreso tra 1.500 e 2.100 euro) risulta superiore e con minori sostegni pubblici all'acquisto (è dal 1992 che il contributo della Asl per l'acquisto delle protesi acustiche è rimasto invariato al contrario dei costi delle protesi che sono praticamente triplicati);

   l'indagine rileva una scarsa trasparenza delle condizioni commerciali praticate al pubblico: i consumatori hanno difficoltà nell'ottenere informazioni chiare sia di tipo tecnico sia sul prezzo dell'apparecchio e dei servizi connessi, di solito venduti abbinati e senza alcuna distinzione. I servizi rappresentano la spesa principale nel pacchetto, fatto che però non viene percepito dai consumatori;

   per quanto riguarda gli apparecchi acustici forniti dal Servizio sanitario nazionale, dall'indagine sono emerse gravi difficoltà nelle procedure di acquisto pubblico, dovute a una normativa poco chiara che ha pregiudicato l'effettiva attuazione dei livelli essenziali di assistenza, oltre alla forte opposizione dei principali operatori commerciali;

   tra le varie soluzioni prospettate dall'Autorità vi è anche quella di assegnare l'importo del rimborso direttamente all'assistito attraverso l'introduzione di un «voucher» o «buono-udito», per sostenere una concorrenza tra fornitori di prodotti e di servizi che consenta di accedere a un'offerta appropriata e tecnologicamente aggiornata;

   la prospettata soluzione consentirebbe ai consumatori interessati di esercitare un ruolo più attivo nella ricerca e valutazione delle offerte, all'interno del massimale unico previsto per il rimborso, di scegliere autonomamente come ripartire l'importo erogato tra le diverse voci in base a quanto ritenuto più rispondente alle proprie personali esigenze, lasciando comunque ai consumatori meno propensi a svolgere attività di ricerca commerciale la possibilità di ricorrere alle ordinarie offerte sociali «tutto incluso», quali quelle tradizionalmente rese disponibili dalle imprese;

   inoltre, nella prospettiva del più efficiente impiego di risorse economiche limitate, l'indagine segnalava l'opportunità di adottare modalità di aggiornamento periodico delle caratteristiche tecniche degli apparecchi acustici ricompresi nel regime assistenziale dei Livelli essenziali di assistenza, così da tenere conto delle future innovazioni tecnologiche rilevanti con relativo aggiornamento del sostegno economico da parte del Servizio sanitario nazionale;

   in particolare, le persone sordocieche e coloro che hanno entrambi i sensi della vista e dell'udito compromessi necessitano di protesi «su misura» e di nuova tecnologia digitale per poter comunicare e rimanere in contatto con il mondo esterno e conservare la massima libertà possibile in autonomia a seconda delle individuali capacità;

   è importante che queste persone abbiano non solo la fornitura gratuita delle protesi acustiche «su misura» ma anche la possibilità di cambiarle a seconda dell'aggravamento della patologia e dell'avanzamento della tecnologia indipendentemente dal periodo temporale in cui si verifica tale aggravamento –:

   se i Ministri interrogati non ritengano necessario adottare iniziative affinché non solo le protesi acustiche per le persone che hanno una pluriminorazione della vista e dell'udito in forma grave siano interamente a carico del Servizio sanitario nazionale ma anche con la possibilità di cambiarle sia dopo un certo periodo di tempo stabilito, come è previsto dalla normativa attuale (cinque anni), ma anche a seconda dell'avanzamento della tecnologia.
(4-04469)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   ALIFANO e TORTO. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 4 agosto 2023 (G.U. n. 224 del 224 del 25 settembre 2023) regolamenta i percorsi universitari e accademici di formazione iniziale e ha permesso l'attivazione degli stessi in relazione al conseguimento dei 30 Cfu/Cfa. Tale procedimento è destinato ai docenti in servizio negli ultimi cinque presso le istituzioni scolastiche statali o paritarie per almeno tre anni, anche non continuativi, di cui almeno uno nella specifica classe di concorso per la quale scelgono di conseguire l'abilitazione, o che hanno sostenuto la prova del concorso «straordinario bis» ex articolo 59 comma 9-bis decreto-legge n. 73 del 2021;

   l'acquisizione dei 30 Cfu/Cfa, inoltre, offre ai docenti già abilitati in altro grado di istruzione o classe di concorso o specializzati sul sostegno l'opportunità di acquisire un'altra abilitazione, se in possesso del titolo di accesso richiesto per quella classe di concorso;

   le università hanno attivato i percorsi formativi transitori da 30 Cfu 2023/24 per i docenti abilitati su altro grado/classe di concorso ovvero specializzati sul sostegno, utilizzando le finestre temporali di accreditamento per ogni classe di concorso, aperte dal Ministero dell'università e della ricerca da novembre 2023, inizialmente come unica scadenza, prorogata con scadenze specifiche, fino a maggio 2024;

   la procedura di accreditamento ha determinato un numero complessivo di 1.515 percorsi, 61 decreti di accreditamento per le università e 30 per le istituzioni Afam (alta formazione artistica musicale e coreutica) riferibili al 2023/24 – dunque, 1.515 docenti hanno avuto la possibilità di inserirsi nelle GPS 2024/25, in I fascia per le discipline afferenti ai percorsi formativi;

   duole constatare che nell'elenco dei Percorsi Accreditati in Relazione alle Classi di Concorso per Ciascuna Istituzione non sono presenti quelli afferenti alle Cdc relativi all'Unico Conservatorio/Istituto di alta formazione coreutica denominato Accademia Nazionale di Danza ovvero le Cdc: A057, A058 riconducibili alle materie di indirizzo destinate ai Licei Musicali e Coreutici ad indirizzo coreutico;

   il liceo coreutico, istituito nel 2010 con il decreto del Presidente della Repubblica n. 89, è un indirizzo di studi dedicato all'apprendimento tecnico-pratico della danza classica e contemporanea e allo studio del ruolo dell'arte coreutica nella storia e nella cultura, materie nobili che rappresentano un importante tassello della tradizione culturale italiana; non pare che sia stata avanzata richiesta da parte dell'Accademia Nazionale di Danza presso il Ministero dell'università e della ricerca per l'attivazione dei percorsi per le classi di concorso di sua competenza. In tale caso questa inerzia ha determinato una discriminazione che non consente pari opportunità previste per tutti i docenti. Il mancato accesso ai percorsi abilitanti determina, infatti, un doppio danno: la mancata abilitazione laddove consentita a tutti gli altri; la mancata attribuzione di punteggio (ben 36 punti come determina l'ordinanza che regolamenta le Gps 2024) spendibile nell'inserimento delle graduatorie provinciali del personale docente a tempo determinato;

   va evidenziato che l'attività didattica ed educativa dei docenti delle discipline coreutiche risulta già compromessa dalla non equa distribuzione geografica delle sedi liceali ad indirizzo coreutico e dalla mancata attivazione della scuola secondaria di I grado ad indirizzo coreutico (come previsto per l'indirizzo musicale) –:

   se i percorsi abilitanti summenzionati sono stati richiesti e se sono stati sottoposti al vaglio dell'Anvur e con quale esito;

   se l'attivazione dei percorsi abilitanti A057 e A058 subiranno ulteriore ritardo;

   come i docenti interessati potranno aggiornare la propria posizione in graduatoria in caso di ulteriore ritardo – a loro non imputabile – nell'attivazione dei detti percorsi abilitanti, in considerazione del fatto che l'inserimento negli elenchi aggiuntivi è riservato ai docenti in possesso di abilitazione, purché conseguita dopo il 24 giugno 2024 ed entro il 30 giugno 2025.
(4-04461)

Apposizione di firme ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Mulè e altri n. 7-00278, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 febbraio 2025, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Zoffili, Cecchetti, Carrà.

Apposizione di firme ad una interpellanza.

  L'interpellanza urgente Barzotti e altri n. 2-00548, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 febbraio 2025, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Auriemma, Quartini.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Graziano e Bonafè n. 5-03639, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 febbraio 2025, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Luca.