Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 4 marzo 2025

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    negli ultimi mesi del 2024 e nei primi mesi dell'anno in corso il costo dell'energia ha registrato un aumento che nel mese di gennaio ha visto attestarsi il prezzo medio giornaliero dell'energia elettrica a 143 euro a megawattora e il prezzo medio giornaliero del gas a circa 50 euro a megawattora;

    a gennaio 2025 l'energia elettrica in Italia è costata 143 euro a megawattora in media, dai 99 di gennaio 2024, con un rincaro del 44 per cento in un anno. A febbraio 2025 la media italiana è salita a 154 euro a megawattora ;

    le associazioni dei consumatori analizzando le previsioni sull'andamento del prezzo delle materie prime, hanno calcolato come la bolletta elettrica e del gas 2025 di una famiglia con contratto di fornitura a prezzo indicizzato nel mercato libero, potrebbe arrivare a superare i 2.930 euro, vale a dire quasi il 13,6 per cento rispetto a quella del 2024;

    per quanto riguarda le Pmi, i rincari energetici penalizzano maggiormente quelle minori, con un costo dell'energia superiore del 22,5 per cento superiore a quello della corrispondente media europea. Le piccole imprese pur rappresentando solo un terzo dei consumi industriali, pagano circa la metà del costo degli incentivi alle rinnovabili. Nel 2024 esse hanno pagato l'energia elettrica mediamente 164 euro a MWh, comprensivo del prezzo dell'energia (108,52 euro) e degli oneri per le rinnovabili (54,4 euro). A febbraio 2025 il costo complessivo è salito a 208 euro a MWh, insostenibile per aziende che non possono facilmente assorbire tali incrementi;

    come illustrato dal Governo in una recente informativa svolta alla Camera dei deputati il 23 gennaio 2025 l'aumento dei costi dell'energia nel mercato domestico è dovuto ad una molteplicità di fattori di carattere internazionale, quali la crescente domanda di energia in atto in Asia, i rischi della frammentazione delle supply chain a livello europeo, le tensioni geopolitiche in alcune aree del mondo – Ucraina e Medio Oriente – e i possibili impatti derivanti dalla situazione politica internazionale implicano, tra i diversi effetti, il persistere di condizioni di volatilità dei mercati energetici e di possibili speculazioni;

    per quanto riguarda la dinamica dei costi del gas l'interruzione totale dal primo di gennaio 2025 delle forniture di gas russo tramite l'Ucraina ha prodotto a livello europeo una riduzione di circa 15 miliardi di metri cubi, pari al 5 per cento delle importazioni complessive dell'intero continente del 2024;

    a questa riduzione si sono aggiunte quelle del flusso di gas proveniente dall'Algeria per circa 30 milioni di metri cubi al giorno e il calo di circa un terzo del gas proveniente dall'Azerbaijan;

    tali eventi hanno imposto a un maggiore utilizzo degli stoccaggi e ad un aumento delle importazioni dal Nord Europa, influenzando quindi i prezzi in Italia, anche in riferimento al prezzo sui mercati europei;

    il prezzo dell'energia elettrica in Italia è determinato nel 70 per cento delle ore dalla generazione termoelettrica a gas, nonostante questa pesi poco più del 40 per cento sulla generazione complessiva. Per questa tipologia di impianti, al costo della materia prima gas si somma il costo della CO2, che sul mercato Ets ha fatto registrare nel 2024 il prezzo medio di circa 65 euro a tonnellata, equivalente a circa 25 euro al megawattora da caricare. Tale extracosto si riflette per il 70 per cento delle ore su tutta la generazione elettrica indipendentemente dalla fonte di generazione;

    come illustrato dal Governo nella citata informativa le direttrici di intervento perseguite da tempo riguardano da un lato, misure per accelerare lo sviluppo di nuova capacità da fonti rinnovabili, sia attraverso gli strumenti di sostegno sia attraverso misure di contesto volte a promuovere condizioni di mercato più favorevoli e procedure amministrative più chiare, rapide ed efficaci; dall'altro, misure per mitigare il prezzo di generazione termoelettrica;

    il meccanismo del cosiddetto energy release, introdotto con il decreto-legge n. 181 del 2023, convertito con modificazioni dalla legge n. 11 del 2024, si muove in tale direzione. Tale meccanismo consiste nell'anticipazione dell'energia elettrica da fonti rinnovabili nella disponibilità del Gse a prezzo calmierato a favore delle imprese, in questo caso imprese energivore, configurandosi come un Ppa di medio termine. In cambio, le imprese energivore hanno l'obbligo di realizzare capacità Fer pari al doppio di quella anticipata: l'obiettivo finale è spingere l'autoproduzione sostenibile da parte delle imprese energivore;

    con il meccanismo del cosiddetto gas release introdotto con il decreto-legge n. 181 del 2023, si è inteso rendere disponibili alle imprese gasivore 2-3 miliardi di metri cubi l'anno di gas nazionale a prezzi regolamentati. Nel 2024 sono stati estratti circa 2,7 miliardi di metri cubi, anche se le riserve accertate si aggirano fra i 50 e i 100 miliardi di mc, tali da permettere per diversi anni un aumento significativo della produzione. Con il decreto-legge n. 153 del 2024, convertito con modificazioni dalla legge 191 del 2024, si è provveduto a rivedere il Pitesai e a consentire la finalizzazione di parte della nuova produzione alla suddetta misura;

    il Governo è altresì al lavoro per individuare soluzioni che possano ridurre significativamente l'incidenza nel prezzo elettrico degli oneri di varia natura (Ets compreso), che oggi gravano sul consumo di gas per la produzione termoelettrica; assicurino che le misure di compensazione di cui al punto precedente si trasferiscano appieno nei prezzi dell'energia elettrica su tutto il mercato; mantengano comunque il costo della produzione di energia elettrica con il gas a livelli che non scoraggino l'ingresso di nuova capacità rinnovabile;

    in sede europea è in corso un'iniziativa del Governo finalizzata all'individuazione di meccanismi strutturali funzionali a prevenire che eventuali fenomeni speculativi determinino l'aumento dei prezzi del gas sul Ttf;

    in tal senso il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica si sta confrontando anche con la Germania per fronteggiare i rincari del costo dell'energia, per valutare in sede Ue l'introduzione di misure adeguate ad abbassare il prezzo del gas per famiglie e imprese e per consentire il disaccoppiamento dei prezzi del gas e dell'elettricità;

    accanto all'istallazione di nuova capacità, il repowering e l'integrale ricostruzione degli impianti rinnovabili, in particolare l'eolico e il fotovoltaico, come anche previsto dall'aggiornamento del Pniec, rappresentano un'opportunità per incrementare la produzione di energia rinnovabile, senza consumare nuove superfici, funzionale al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione al 2030;

    al fine di favorire l'adozione di contratti a lungo termine (cosiddetti Ppa), tra i produttori di energia elettrica da fonte rinnovabile coi consumatori industriali finali, con l'articolo 8 del decreto-legge n. 208 del 2024, convertito con modificazioni dalla legge n. 20 del 2025, è stata introdotta una misura di garanzia di ultima istanza gestita dal Gse con l'impegno di 45 milioni di euro annui per ciascuno degli anni dal 2025 al 2027, cui si provvede con i proventi delle aste Ets;

    in aggiunta alle linee di intervento già in essere, di lungo e medio periodo, il governo ha annunciato il 13 febbraio 2025 in Senato, in risposta ad un atto di sindacato ispettivo, la volontà di adottare un provvedimento per intervenire anche nell'immediato sulla dinamica dei prezzi dell'energia,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative normative volte ad intervenire nell'immediato sulla dinamica dei prezzi dell'energia e sulle ripercussioni prodotte in danno dei clienti domestici, delle Pmi e delle imprese, anche promuovendo una capillare campagna informativa in merito alla possibilità per i clienti vulnerabili di passare al servizio a tutele graduali entro il 30 giugno 2025;

2) ad adottare le possibili iniziative per ridurre gli oneri generali di sistema sulle bollette elettriche e del gas delle famiglie e delle Pmi, valutando altresì se non sia opportuno ridurli sul gas utilizzato a fini di produzione energetica per ridurre i costi di generazione degli impianti termoelettrici a gas e conseguentemente il prezzo marginale dell'energia elettrica;

3) ad adottare iniziative normative volte a incrementare il bonus sociale per i clienti in condizioni di difficoltà economica, anche attraverso l'ampliamento della platea dei beneficiari, avendo particolare riguardo ai componenti del nucleo familiare e ai soggetti in gravi condizioni di salute;

4) ad introdurre iniziative di competenza volte a ridurre il costo dell'energia per le attività produttive, in particolare per le Pmi;

5) a dare piena attuazione all'energy release 2.0 di cui all'articolo 1 del decreto-legge 9 dicembre 2023, n. 181, al fine di garantire ai clienti finali energivori energia elettrica a prezzo calmierato a fronte dell'impegno di sviluppare nuova energia da fonti rinnovabili;

6) a procedere all'attuazione del gas release, di cui all'articolo 2 del decreto-legge 9 dicembre 2023, n. 181, alla luce delle modifiche introdotte dal decreto-legge 153 del 2024, favorendo così la fornitura di gas naturale di nuova produzione a favore prioritariamente delle imprese gasivore;

7) a intervenire in sede comunitaria per individuare misure in linea con la disciplina degli aiuti di Stato volte a mitigare gli impatti economici del sistema di scambio di quote di emissione di gas a effetto serra (Ets), in particolare per il settore energetico e sugli eventuali effetti distorsivi sulla competitività degli Stati appartenenti all'Unione europea;

8) a favorire in conformità a quanto previsto dall'articolo 10, paragrafo 3, della direttiva 2003/87/CE, recepito nell'articolo 23, comma 7, del decreto legislativo n. 47 del 2020, così come modificato dal decreto legislativo n. 147 del 2024 il ricorso all'utilizzo dei proventi delle aste Ets per calmierare i prezzi delle bollette di cittadini e imprese, valutando altresì un incremento della quota destinata a finanziare interventi strutturali per la decarbonizzazione dei settori industriali manifatturieri, come previsto dalla direttiva (Ue) 2018/410 e dalle nuove prescrizioni del pacchetto «Fit for 55»;

9) a proseguire nell'azione già intrapresa finalizzata a rimuovere il differenziale fra il prezzo del gas sul mercato europeo Ttf di Amsterdam e quello sul mercato italiano Psv;

10) ad avviare un percorso virtuoso di disaccoppiamento dei prezzi del gas da quelli dell'energia elettrica al fine di favorire il contenimento dei prezzi e lo sviluppo di mercati energetici più efficienti e legati alle singole strutture di costo di produzione;

11) a caldeggiare in sede europea il principio della neutralità tecnologica nel definire le politiche e nel promuovere lo sviluppo delle diverse tecnologie per il raggiungimento dei target climatici al 2030 e al 2050;

12) ad adottare iniziative volte a potenziare lo strumento dei contratti di lungo termine per l'energia verde, sia favorendo l'aggregazione della domanda con le piccole e medie imprese e sia prevedendo il coinvolgimento di una controparte centralizzata pubblica che possa offrire ai consumatori finali quota dell'energia elettrica da fonti rinnovabili e relative garanzie di origine oggetto delle procedure competitive relative ai sistemi di incentivazione tariffaria delle rinnovabili;

13) ad adottare iniziative volte a favorire la stabilizzazione dei prezzi e l'integrazione delle rinnovabili nel mercato, anche valutando misure affinché il Gse organizzi aste per l'acquisto di energia elettrica a medio-lungo (Ppa), aperte su base volontaria agli impianti Fer esistenti ed oggetto di revamping non incentivati;

14) ad adottare iniziative normative volte a semplificare, come previsto dalla direttiva Red III, l'iter autorizzativo e di connessione alla rete per gli interventi di repowering degli impianti Fer;

15) ad andare avanti nel percorso di reintroduzione della produzione di energia nucleare per salvaguardare la competitività delle imprese, predisponendo, alla luce anche delle recenti conoscenze scientifiche e nell'ottica degli obiettivi di decarbonizzazione, indipendenza energetica nazionale e tutela dell'economia nazionale, un percorso normativo finalizzato a consentire la produzione di energia da fonte nucleare sostenibile di nuova generazione;

16) ad adottare iniziative normative volte ad introdurre una semplificazione efficace sotto il profilo ambientale e autorizzativo per la realizzazione di interventi di repowering eolico su impianti esistenti, in considerazione del contributo che tali interventi possono offrire per il raggiungimento degli obiettivi di transizione energetica contenendo al contempo l'utilizzo di nuovo suolo, nonché a prevedere un diverso criterio per la priorità di trattazione delle procedure ambientali e autorizzative basato sul parametro dell'efficienza della produzione energetica rispetto all'impatto ambientale provocato;

17) a proseguire ed implementare l'azione predisposta attraverso il cosiddetto Piano Mattei per rafforzare la cooperazione tra l'Italia e i Paesi africani per diversificare e aumentare le fonti e le forniture nell'approvvigionamento di energie;

18) a promuovere l'ottimizzazione, l'efficientamento e lo sviluppo degli impianti idroelettrici, sia da acqua fluente che da pompaggio, in modo da massimizzare la produzione programmabile di energia da fonte idrica.
(1-00408) «Squeri, Caramanna, Gusmeroli, Cavo, Casasco, Zucconi, Andreuzza, Polidori, Mattia, Barabotti, Milani, Di Mattina, Antoniozzi, Toccalini, Colombo, Comba, Giovine, Maerna, Pietrella, Schiano di Visconti».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   l'ospedale pubblico romano «Carlo Forlanini» venne fondato dall'Inps nel 1934 per contrastare l'avanzata della tubercolosi diventando un'eccellenza nel campo delle malattie respiratorie;

   nel 2006, l'ex Presidente della regione Lazio Piero Marrazzo, dichiarò di volerlo chiudere entro il 2010, nonostante fossero ancora in funzione sei reparti con circa 120 letti e un poliambulatorio che offriva diversi servizi, dalla Cardiologia alla Fisiopatologia respiratoria;

   nel 2010, venne nominato commissario straordinario per il Forlanini dall'allora Presidente della regione Lazio Renata Polverini, il professor Massimo Martelli, il quale in poco tempo predispose un progetto di ristrutturazione che avrebbe portato ad un risparmio per la sanità pubblica di 6 milioni di euro di affitto trasferendo 6 poliambulatori della Asl Roma D nei padiglioni O e P e realizzando in altri due padiglioni due Rsa pubbliche, sottraendole al privato, per un totale di circa 320 posti letto;

   Nicola Zingaretti ex presidente della regione Lazio, decretò la chiusura del Forlanini nel 2015, dichiarando che la ristrutturazione dell'edificio risultava impossibile. Recentemente ha anche dichiarato, ad avviso degli interpellanti con una certa leggerezza, ai microfoni della trasmissione Report, che se la stima presentata dal demanio di 70 milioni di euro fosse stata offerta quando lui era presidente, avrebbe ceduto volentieri lo stabile;

   dal 2015 la struttura ha iniziato a versare in stato di abbandono;

   i cittadini romani dal 2015 chiedono che la regione trovi le risorse per far ripartire il Forlanini per restituirlo alla città e le risposte sono sempre state evasive;

   i numerosi progetti presentati dal coordinamento dei comitati, che proponevano il Forlanini come possibile sede dell'Onu, della Fao o dell'Oms sono stati tutti rifiutati; nel 2021 viene finanziato uno studio di fattibilità per creare nell'ex palazzina di ortopedia una Rsa pubblica di 86 posti letto e nell'edificio che ospitava gli uffici economali stabilirci la sede dell'Agenzia europea per la ricerca biomedica e per la gestione delle crisi sanitarie, ma i lavori per realizzare il progetto non sono mai iniziati; sempre nel 2021 viene annunciato un investimento da 560 milioni di euro per la realizzazione di un tecnopolo, che non viene portato a termine;

   nel 2016 la giunta Zingaretti valutò di utilizzare l'ex sanatorio come cittadella della pubblica amministrazione che si tradusse nella delibera n. 766 del 13 dicembre 2016 che autorizza la riclassificazione nell'inventario dei beni immobili regionali per autorizzarne la vendita, con l'obiettivo di inserirlo nell'ambito degli immobili da destinare alle procedure straordinarie di alienazione previste dalla normativa nazionale;

   con questa delibera, Zingaretti e la sua giunta conferirono mandato al Ministero dell'economia ad inserire il compendio immobiliare Forlanini nel decreto dirigenziale che autorizza l'Agenzia del Demanio a «vendere ...i beni immobili ad uso non abitativo appartenenti al patrimonio pubblico» la perizia demaniale di stima dell'immobile è di 70 milioni di euro, a parere degli esperti non tiene conto della valenza storica, del valore delle opere d'arte, dei 18 ettari di parco, e nei fatti, lo sottostima;

   la delibera è stata impugnata al Tar dal comitato Beni Comuni che ha accolto il ricorso contro la decisione della regione;

   l'8 febbraio del 2024 il Sottosegretario della Presidenza del Consiglio Mantovano e il Segretario di Stato, il Cardinale Parolin, hanno firmato una dichiarazione di intenti avendo individuato nell'area dell'ex Ospedale Carlo Forlanini di Roma «uno dei luoghi più idonei per la realizzazione della nuova sede del Bambin Gesù»;

   il testo di questa dichiarazione specifica i passaggi principali dell'operazione, ovvero l'acquisito – per un prezzo da stabilirsi – dell'immobile; la concessione da parte della Santa Sede a Inail del diritto di superficie, per un periodo e un valore da concordarsi; la realizzazione da parte di Inail del nuovo ospedale; l'affitto da parte di Inail del nuovo plesso, verso il corrispettivo di un canone che remuneri l'investimento; infine la stipula di un accordo tra Santa Sede e Italia per il trasferimento delle immunità di cui agli articoli 15 e 16 del Trattato del Laterano alla nuova sede del Bambino Gesù;

   Tiziano Onesti, presidente del Consiglio di Amministrazione dell'ospedale Pediatrico Bambino Gesù, ha quantificato in 450 milioni di euro il finanziamento che occorre;

   cedere il Forlanini alla Santa Sede implicherebbe la cessione di un bene di grandissimo valore ad uno Stato estero, trasformandolo in un ospedale privato;

   implicherebbe inoltre il passaggio a zona extraterritoriale, con tutte le immunità che ne deriverebbero tra cui l'esenzione dal pagamento dell'Imu, dell'Iva e il versamento dell'Irpef per i dipendenti e l'impossibilità ad essere ispezionato dall'Agenas, senza l'autorizzazione della Santa Sede;

   ad avviso degli interpellanti in Italia si sta assistendo ad una decadenza del Sistema sanitario nazionale che lascia sempre più la tutela della salute, un diritto costituzionale, nelle mani dei privati. Nella programmazione regionale 2024-2026 dell'area materno infantile i posti letto pubblici della stessa vengono tagliati da 1111 a 1014;

   in campagna elettorale l'attuale presidente della regione Rocca si impegnava a restituire il Forlanini alla sanità regionale; Fratelli d'Italia organizzò sul tema un flash mob facendo credere ai cittadini che l'ospedale sarebbe tornato pubblico;

   nell'ambito del Pnrr, l'azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini ha ricevuto un finanziamento di 25,13 milioni di euro, destinato esclusivamente all'adeguamento sismico del solo San Camillo. Come rilevato da articoli di stampa il presidente della regione Lazio Francesco Rocca dichiarò che non c'era tempo per ristrutturare il Forlanini con i fondi del Pnrr –:

   se intenda illustrare dettagliatamente, per quanto di competenza, quali siano state le ragioni che hanno portato ad escludere il Forlanini dalla richiesta di finanziamenti nell'ambito del Pnrr;

   se le notizie circa la cessione dell'ex ospedale, di cui in premessa, siano confermate e se, vista la rilevanza degli spazi e dei terreni in oggetto, sia previsto, come nel 1995, un intervento normativo ad hoc di ratifica ed esecuzione di un nuovo accordo tra il Governo italiano e la Santa Sede, con il necessario coinvolgimento del Parlamento italiano.
(2-00559) «Francesco Silvestri, Quartini, Di Lauro, Marianna Ricciardi, Sportiello, Bruno, Scerra, Scutellà, Alifano, Auriemma, Alfonso Colucci, Penza, Ilaria Fontana, L'Abbate, Morfino, Santillo, Aiello, Barzotti, Carotenuto, Tucci».

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale – Per sapere – premesso che:

   la comunità italiana in Spagna rappresenta un esempio di integrazione riuscita, grazie alla partecipazione attiva dei nostri connazionali sia nel tessuto economico che in quello sociale del Paese: molti italiani residenti in Spagna ricoprono ruoli di rilievo in settori strategici, contribuendo in modo significativo alla crescita del paese ospitante;

   questa forte e crescente interconnessione tra Italia e Spagna, favorita sia dalla comune appartenenza all'Unione europea che da profondi legami storici, culturali ed economici, ha determinato un significativo incremento della mobilità tra i due Paesi. In particolare, la comunità italiana residente in Spagna è cresciuta in modo esponenziale negli ultimi quindici anni, superando le 300.000 unità;

   tale presenza non rappresenta solo un fenomeno quantitativo, ma contribuisce attivamente e in maniera sostanziale alla vita economica, sociale e cultura spagnola, con un impatto positivo che merita di essere adeguatamente riconosciuto e valorizzato;

   tuttavia, l'ordinamento giuridico spagnolo attualmente impone agli stranieri che aspirino alla cittadinanza spagnola di rinunciare a quella d'origine, fatta eccezione per i cittadini di Paesi iberoamericani, Andorra, Filippine, Guinea Equatoriale, Portogallo e Francia. Tale disciplina, pur comprensibile nel suo intento originario di preservare la coesione nazionale, appare oggi anacronistica rispetto i valori di integrazione promossi dall'unione europea e dai rapporti, sempre più stretti, tra Stati membri;

   di fatti, l'impossibilità di ottenere la doppia cittadinanza limita la partecipazione degli italiani alla vita politica spagnola, impedendo il godimento di diritti fondamentali come il voto nelle elezioni nazionali e la possibilità di candidarsi per cariche pubbliche e precludendo una partecipazione piena e paritaria della comunità italiana alla vita della Spagna;

   inoltre, la necessità di rinunciare alla cittadinanza d'origine, per come previsto dall'ordinamento spagnolo, rappresenterebbe un ostacolo per gli italiani che, pur essendosi stabiliti in modo permanente in Spagna, desiderano mantenere un legame formale con il Paese d'origine con cui condividono legami familiari, culturali ed economici. Tale scelta comporterebbe loro sacrifici affettivi e pratici rilevanti, come la perdita del diritto di voto nelle elezioni politiche italiane, ma anche complicazioni burocratiche rilevanti in materia di successione, proprietà e accesso ai servizi pubblici in Italia. Tale situazione scoraggia molti italiani a intraprendere il percorso verso la cittadinanza spagnola, mantenendo perciò una situazione incerta e di precarietà giuridica, in antitesi con i principi di uguaglianza e libertà di circolazione sanciti dai Trattati europei;

   la crescente mobilità intraeuropea evidenzia l'urgenza di politiche più inclusive e coordinate in materia di cittadinanza, con dei passi concreti per il rafforzamento della cittadinanza europea. Può considerarsi un esempio, in tal senso, l'accordo siglato nel 2021 tra Spagna e Francia per il riconoscimento della doppia cittadinanza, a dimostrazione della fattibilità di un'analoga intesa anche con l'Italia che miri a mantenere i diritti politici e civili dei cittadini coinvolti rafforzando, al contempo, i legami bilaterali tra i due Paesi e favorendo l'integrazione degli italiani nella vita pubblica nazionale;

   la bozza di convenzione con le autorità spagnole presentata dal Governo italiano a dicembre 2023, ispirata all'accordo franco-spagnolo, mira a garantire ai cittadini italiani residenti in Spagna la possibilità della doppia cittadinanza. Tuttavia, le elezioni parlamentari anticipate in Spagna e la complessa formazione del nuovo Governo hanno rallentato le trattative sull'accordo che riveste una fondamentale importanza strategica non solo per i cittadini coinvolti, ma anche per l'immagine e la credibilità dell'Italia nel promuovere politiche di tutela dei propri connazionali residenti all'estero;

   l'interrogante ha già precedentemente presentato sul tema diversi atti di sindacato ispettivo e di indirizzo, tra cui l'interrogazione 3-00927 del 22 gennaio 2024, la risoluzione in Commissione Affari Esteri 8/00058, approvata lo scorso 14 maggio 2024, e la mozione 1-00348 del 17 ottobre 2024;

   anche le conclusioni adottate durante il IV Foro parlamentare Spagna-Italia, svoltosi a Madrid a ottobre 2024, contengono per la prima volta una dichiarazione congiunta con un'esortazione ai Governi di Spagna e Italia a procedere con i negoziati bilaterali in corso per la conclusione dell'accordo sulla doppia cittadinanza;

   inoltre, la conclusione dell'accordo citato rappresenterebbe la concreta attuazione del principio di reciprocità posto alla base del diritto internazionale e diplomatico e dei rapporti tra gli Stati: la possibilità per i cittadini spagnoli residenti in Italia di ottenere la doppia cittadinanza costituirebbe un elemento di equilibrio, favorendo un clima di fiducia e collaborazione tra i due Paesi. Tale prospettiva risponderebbe, poi, anche alle sollecitazioni provenienti dalle comunità italiane all'estero, che sono state più volte espresse dai Comitati degli italiani all'estero (Comites) e dal Consiglio generale degli italiani all'estero (Cgie) nell'ottica della necessità di semplificare le procedure per il riconoscimento della doppia cittadinanza con Paesi membri dell'Unione europea;

   la questione della doppia cittadinanza si inserisce, inoltre, in un contesto ben più ampio, oggetto di discussione anche in sede di Parlamento europeo, dove più volte è stata affermata l'esigenza di armonizzare le normative nazionali degli Stati membri in materia di cittadinanza, rafforzando così l'identità europea e garantendo uguali diritti a tutti i cittadini europei –:

   se intenda attivarsi, con la massima priorità, per riavviare e finalizzare il negoziato intrapreso nel 2023 con le autorità spagnole, al fine di concludere un accordo bilaterale che consenta, nel rispetto del principio di reciprocità, ai cittadini italiani residenti in Spagna di acquisire la cittadinanza spagnola senza dover rinunciare a quella italiana, realizzando così un precedente positivo per l'elaborazione di una normativa europea armonizzata in materia di cittadinanza, in linea con i principi del Trattato di Lisbona.
(2-00556) «Onori, Richetti».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   il 15 novembre 2024, Alberto Trentini, un operatore umanitario italiano che collabora in Venezuela con la Ong francese «Humanity & Inclusion», è stato fermato a un posto di blocco e trattenuto mentre si recava in missione da Caracas a Guasdualito. Il giorno successivo, l'Ong è stata informata che Trentini è stato trasferito da Guasdualito a San Cristóbal, con destinazione finale Caracas, e che sarebbe sotto la custodia della direzione generale di controspionaggio militare;

   da quel momento però, si sono perse le sue tracce. La Ong «Humanity & Inclusion» ha immediatamente inviato operatori umanitari per informare le autorità locali che disponevano di un'autorizzazione ufficiale rilasciata dall'autorità militare venezuelana che gestisce le operazioni di sicurezza in aree sensibili come quella di Apure dove si è verificato il fermo. Un nullaosta essenziale per operare legalmente nella regione che avrebbe dovuto garantire la protezione e la legittimità delle attività dell'Ong, evitando accuse di attività illegali o sovversive;

   il 15 novembre 2024 Trentini, che si trovava nello stato di Amazonas, su richiesta della sua Ong, raggiunge in aereo lo Stato di Apure, un'area al confine con la Colombia nota per essere ad alta tensione a causa della presenza di gruppi armati e del traffico di droga. Ed è li che viene poi fermato. L'uomo è affetto da ipertensione, condizione che richiede cure mediche regolari, ma non ci sono garanzie che stia ricevendo le necessarie attenzioni né i generi di prima necessità;

   il caso del connazionale Trentini è stato oggetto di una risoluzione urgente emessa il 7 gennaio 2025 dalla Commissione interamericana dei diritti umani (Cidh), nella quale si chiede al Venezuela di fornire informazioni immediate sulle condizioni di detenzione di Trentini;

   si sono registrate numerose iniziative della società civile e delle amministrazioni, quali ad esempio il Comune di Bologna, per tenere alta l'attenzione intorno al caso di Alberto Trentini ed è stata lanciata una petizione per chiedere di riportarlo a casa che ha già superato le 76 mila firme;

   la madre di Alberto, Armanda Colosso Trentini, si era rivolta, come risulta da una lettera inviata a Repubblica, alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ricordando come siano ormai 100 giorni che vive senza notizie dell'unico suo figlio. «Le chiediamo di percorrere tutte le strade, domandando se necessario il contributo di istituzioni anche di altri paesi per porre fine, il prima possibile, alla detenzione di nostro figlio», si legge nel suo appello;

   ad oggi, i contatti istituzionali con il Venezuela sarebbero stati soltanto contatti informali, senza un coinvolgimento ufficiale dei rispettivi governi. Il Ministro degli esteri Antonio Tajani, alcune settimane fa, in audizione alle commissioni affari esteri di Camera e Senato, aveva dichiarato che avrebbe a breve incontrato il Segretario di Stato statunitense Marco Rubio, aggiungendo che con lui «ci siamo trovati perfettamente d'accordo sulla necessità di ripristinare il quadro democratico» in Venezuela, «a partire dalla liberazione dei prigionieri politici» e «mi ha voluto esprimere la sua attenzione e solidarietà per la situazione dei nostri connazionali, a partire da quella di Alberto Trentini»;

   secondo notizie di stampa, lo Stato di Apure è diventato il centro di detenzione di cittadini stranieri che lavorano per organizzazioni non governative e vengono solitamente accusati di spionaggio, mercenariato e reati simili. Negli ultimi mesi, numerosi cittadini, anche stranieri, sono stati arrestati con l'accusa di spionaggio o attività sovversive. Il Ministro dell'interno e della giustizia venezuelano Diosdado Cabello si era espresso su questi arresti collegandoli a un presunto piano «contro il presidente Nicolás Maduro»;

   a quanto risulta Trentini ad oggi non ha potuto conferire con un legale né con nessun rappresentante diplomatico italiano, né ha mai potuto comunicare con la famiglia o i colleghi –:

   quali notizie, fatte salve le eventuali ragioni di riservatezza legate alla trattativa, abbia il Ministro interrogato riguardo al caso del nostro connazionale e quali iniziative urgenti stia mettendo in atto per garantire che tutti i diritti processuali e di detenzione siano garantiti a Trentini, a partire dalla possibilità di comunicare con un legale, con la propria ambasciata e con i propri familiari – possibilità a oggi negate – nonché per garantire il suo immediato rientro in Italia.
(2-00557) «Provenzano, Francesco Silvestri, Fratoianni, Della Vedova, Boschi, Onori, Cuperlo, Porta, Lomuti, Ascari, Boldrini, Amendola, Quartapelle Procopio, Di Biase, Marino, Lai, Scarpa, Forattini, Filippin, Manzi, Iacono, Sarracino, Merola, Fossi, Orfini, Ciani».

Interrogazione a risposta immediata:


   ZANELLA, GHIRRA, PICCOLOTTI, BONELLI, BORRELLI, DORI, FRATOIANNI, GRIMALDI, MARI e ZARATTI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   con il ritiro delle truppe Nato dall'Afghanistan nell'agosto 2021, la situazione politico-militare nel Paese è precipitata rapidamente, portando al ritorno al potere dei talebani, a una grave crisi umanitaria e ad un vero e proprio sistema di oppressione e dominio istituzionale nei confronti delle donne;

   purtroppo, così come nei vent'anni di guerra l'Occidente non ha costruito alcuna autonomia economica e finanziaria dell'Afghanistan, allo stesso modo bisogna constatare che in questi tre anni e mezzo c'è stata una crisi di interesse della comunità internazionale nei confronti del Paese;

   da quando sono ritornati al potere i talebani, le donne sono state progressivamente cancellate dagli spazi pubblici, private dei loro diritti fondamentali e poste in una condizione di violenta oppressione;

   alle donne è impedita qualsiasi forma di partecipazione alla vita sociale e finanche all'accesso ai servizi più elementari: niente istruzione superiore, niente lavoro o sport, niente bagni pubblici o passeggiate nei parchi. Devono essere integralmente coperte in volto, non possono cantare né pregare ad alta voce. Più di recente, la decisione di bandire anche mediche, infermiere ed ostetriche, sospendendo dal percorso di studio le studentesse che si preparavano a svolgere queste professioni. Una norma che si aggiunge al divieto per le pazienti di farsi assistere da personale medico-sanitario di sesso maschile. Le Ong non possono fornire istruzione a livello di comunità e devono passare i programmi alle organizzazioni locali;

   il 4 febbraio 2025 ufficiali della direzione generale dell'intelligence hanno fatto irruzione nella sede di Radio Begum, stazione radio dedicata all'empowerment e all'istruzione femminile, fondata l'8 marzo 2021 da Hamida Aman, disponendone la chiusura;

   il 23 gennaio 2025 l'ufficio del procuratore della Corte penale internazionale ha chiesto l'emissione di mandati d'arresto nei confronti della guida suprema dei talebani Haibatullah Akhundzada e del loro capo della giustizia, Abdul Hakim Haqqani, perché ritenuti responsabili del crimine contro l'umanità di persecuzione di genere;

   per le donne afghane la prospettiva aperta dalla Corte penale internazionale rappresenta una speranza di riconoscimento della gravità della situazione: anche se questi mandati non dovessero portare all'arresto, avrebbero comunque l'effetto di danneggiare la posizione politica dei responsabili di fronte all'opinione pubblica mondiale –:

   quali iniziative politiche e diplomatiche intenda mettere in campo per ottenere il riconoscimento internazionale del crimine di apartheid di genere e per restituire a donne e bambine afghane il riconoscimento dei diritti umani fondamentali, proteggendole da violenze e sottomissione.
(3-01780)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta scritta:


   BENZONI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 7 gennaio 2022 l'Italia è stata raggiunta da un'ondata epidemica di peste suina africana (Psa) con la conferma di positività al virus in una carcassa di cinghiale rinvenuta in regione Piemonte;

   la malattia ha proseguito la sua diffusione nel territorio nazionale sia attraverso le naturali movimentazioni dei cinghiali, sia a causa delle movimentazioni delle persone e dei mezzi, arrivando a essere presente su tutto il territorio nazionale con immani conseguenze su tutta la filiera;

   dall'arrivo dell'epidemia, il Ministero della salute ha nominato in successione tre commissari straordinari ma, a differenza di altri Paesi UE che sono riusciti a debellare il virus, la situazione è peggiorata. Attualmente, infatti, in Italia ci sono 24 focolai della malattia, anche a causa delle difficoltà nel contenere la fauna selvatica: 18 in Lombardia, 5 in Piemonte e 1 in Emilia-Romagna (Ministero della salute);

   il 4 settembre 2024, la Commissione europea ha presentato, presso la commissione agricoltura del Parlamento europeo, lo stato di avanzamento della malattia, da cui è emerso come in Italia la situazione sia «più che allarmante», riportando al contempo l'efficacia delle best practices realizzate da altri Paesi europei, come ad esempio Belgio e Svezia, che hanno permesso di debellare la malattia;

   la situazione in cui versa l'Italia ha avuto e continua ad avere inevitabili conseguenze anche sul piano commerciale: l'abbattimento dei suini infetti e la conseguente minore disponibilità di materie prime hanno fatto registrare perdite fra 20 e 30 milioni di euro al mese, con danni per più di mezzo miliardo di euro, ma vengono anche rilevati sempre maggiori problemi alla movimentazione dei capi e perdite non trascurabili dovute al mancato export di carni fresche verso alcuni mercati strategici;

   si tratta di un problema rilevante che colpisce una filiera con indotti pari a circa 20 miliardi di euro, più volte attenzionato con precedenti interrogazioni;

   nel corso delle ultime settimane sono stati registrati numerosi nuovi casi in diverse regioni d'Italia come Toscana, Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta. Al momento, non sono stati registrati nuovi focolai negli allevamenti suinicoli, un dato che offre un parziale sollievo al settore agricolo, ma la situazione resta sotto stretta osservazione avendo il fenomeno toccato un'estensione geografica preoccupante per allevatori e autorità sanitarie;

   le azioni messe in campo fino ad oggi, arrivate spesso in ritardo e senza un'adeguata copertura finanziaria, sono state sicuramente insufficienti e non hanno portato i risultati sperati, perché l'epidemia continua a diffondersi mettendo a repentaglio le potenzialità commerciali e l'esistenza stessa dell'intera filiera –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano realizzare per tutelare la filiera e gli investimenti che da essa derivano, al fine di contrastare una ancor più ampia diffusione dell'epidemia, anche attraverso appositi interventi di contenimento della fauna selvatica, nonché per superare il blocco della liquidazione dei ristori previsti in supporto alle aziende agricole;

   quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano porre in essere al fine di rassicurare gli attori internazionali e limitare le chiusure all'export italiano e se non si intenda, a tal fine, promuovere la sottoscrizione di accordi bilaterali tra l'Italia e i Paesi terzi.
(4-04509)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica – Per sapere – premesso che:

   il Pozzo Pergola 1 è situato nel comune di Marsico Nuovo (Potenza), nell'ambito della concessione di Coltivazione Idrocarburi denominata «Val D'Agri». Il pozzo Pergola 1 è stato già perforato come pozzo esplorativo, essendosi rilevato produttivo si intende metterlo in produzione installando nell'area pozzo già realizzata per la perforazione le apparecchiature necessarie;

   secondo quanto riportato nella documentazione disponibile sul portale:

    si prevede la realizzazione della nuova area innesto 3 necessaria per l'alloggiamento delle apparecchiature previste per la connessione delle condotte che trasporteranno la produzione del pozzo Pergola 1 alla rete di condotte esistente che già convoglia quanto prodotto dagli altri pozzi della concessione di coltivazione «Val D'Agri» al Centro Olio Val D'Agri;

    l'Innesto 3 occuperà un'area di circa 11.000 metri quadrati attualmente destinata a seminativo e vigneto, ubicata 3,4 chilometri a sud dal centro abitato di Marsico Nuovo, a circa 1,5 chilometri a ovest della frazione Galaino, nella vallata del fiume Agri;

    si prevede la posa di due condotte per il trasporto degli idrocarburi dall'area pozzo Pergola 1 all'area innesto 3;

    il tracciato avrà una lunghezza di circa 8,1 km sino all'Area innesto 3 e da qui con un tratto di circa 20 metri ci sarà la connessione alla rete di raccolta esistente Val D'Agri;

    il tracciato delle condotte avrà un andamento nord ovest – sud est è attraverserà nella prima parte sino alla progressiva 4,75 chilometri ca. aree naturali o seminaturali per poi, dopo l'attraversamento della SS276, collocarsi nella valle del fiume Agri su terreni a prevalente destinazione agricola, rimanendo sempre ad una certa distanza dai centri abitati o frazioni sparse nell'area, senza attraversarle;

    nello stesso scavo insieme alle due condotte verranno posati anche i cavi di controllo dal centro Olio Val D'Agri e i cavi elettrici per l'alimentazione elettrica;

   il progetto interessa ed impatta il lago del Pertusillo (IT9210143 SIC e ZCS nell'ambito della Rete Natura 2000) interessato da studio da parte di Ispra mediante applicazione di analisi isotopiche per comprendere l'origine della sostanza organica ivi presente (quaderni laboratorio Ispra 6 del 2023); nel caso del particellato nelle acque dell'invaso risulta un contributo non trascurabile degli scarichi dei depuratori e dei fertilizzanti minerali, ma in diverse stazioni di campionamento (affioramenti nell'intorno dei pozzi petroliferi e sedimenti pregni degli stessi composti) sembra sia stato evidenziato un contributo non trascurabile di prodotti di origine petrolifera; purtuttavia dalla consultazione del portale valutazione d'impatto) non risulta che il proponente abbia presentato alcuna valutazione d'incidenza;

   il percorso della tubazione di circa 8,5 chilometri riguarda un territorio molto fragile e l'impatto generato da eventuali sversamenti (già successo in passato) – oltretutto suscettibile di ampissima diffusione attraverso il vettore idrico – sugli ecosistemi, e le loro reti di connessione, la biodiversità e la salute umana richiedono pertanto un approccio precauzionale (si veda Consiglio di Stato, IV, 31 maggio 2023 n. 5377; Consiglio di Stato, IV, 31 agosto 2023 n. 8098;

   non è un caso che il progetto avesse avuto parere di compatibilità negativo n. 2895 del 7 dicembre 2018 ai sensi dell'articolo 10-bis della legge n. 241 del 1990 informativa al proponente circa l'adozione di provvedimento negativo di compatibilità ambientale – Eni presentò controdeduzioni sulle quali la Commissione tecnica di valutazione ambientale dette parere positivo n. 3429 del 22 maggio 2020; purtuttavia la direzione generale valutazione d'impatto riaprì l'istruttoria per mancati approfondimenti ai sensi del decreto ministeriale n. 39 del 19 febbraio 2019;

   a seguito del riesame richiesto dalla direzione generale valutazione d'impatto la Commissione tecnica di valutazione ambientale si espresse definitivamente con parere n. 138 del 21 dicembre 2020, rilevando che «il parere n. 3429 del 22 maggio 2020 non ha operato l'applicazione dei dettami del decreto ministeriale n. 39 del 19 febbraio 2019 nell'esame del progetto del Proponente, omettendo di richiedere gli approfondimenti e le integrazioni del SIA a ciò necessarie»; ne conseguì, in mancanza di nuove da parte del Proponente, l'archiviazione del procedimento;

   a quanto risulta il procedimento è stato nuovamente riaperto e dalla consultazione del portale del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica si profila un'istruttoria molto articolata –:

   se il Ministro interpellato, possa fornire informazioni in merito allo stato dell'istruttoria in parola e all'eventuale esito;

   se il Ministro interpellato non intenda promuovere un'interlocuzione con Eni, valutando l'opportunità di rinunciare definitivamente a tale progetto in considerazione delle numerose criticità sopra esposte e consequenzialmente di formalizzare l'emanazione del parere negativo di compatibilità ambientale con richiesta di chiusura mineraria definitiva del pozzo.
(2-00558) «Lomuti, Quartini, Torto, Alfonso Colucci, Appendino, Donno, Santillo, Ilaria Fontana, Auriemma, Carmina, Barzotti, Scutellà, Traversi, Gubitosa, D'Orso, Giuliano, Cafiero De Raho, Ascari, Pellegrini, Francesco Silvestri, Pavanelli, Ferrara, Cantone, Baldino, Riccardo Ricciardi, Penza, Amato, Orrico, Caso, Aiello, Carotenuto, Iaria, Fede, Dell'Olio, L'Abbate, Alifano, Sportiello, Cherchi, Tucci, Caramiello».

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   la classifica fornita da Legambiente sulle 8 città più inquinate della Campania nel 2024, rappresenta un allarme a cui le istituzioni a tutti i livelli non possono restare indifferenti;

   il trend negativo che si registra ormai da moltissimi anni chiude il 2024 con un dato più che preoccupante: ad Acerra, prima in classifica per inquinamento dell'aria, gli sforamenti delle centraline dell'Arpac sono 85, più del doppio del limite massimo degli sforamenti consentiti per legge, che sono 35. Andamento che non è cambiato nei primi due mesi del 2025 in cui si registrano 30 sforamenti nei primi 55 giorni dell'anno toccando quasi il limite di sforamenti previsti in un anno in soli due mesi;

   la rete di monitoraggio della qualità dell'aria, costituita dalla regione Campania con delibera di Giunta regionale n. 683 del 23 dicembre 2014, supervisionata dall'Agenzia regionale protezione ambientale della Campania (Arpac) si è rivelata sin da subito insufficiente e carente in differenti aspetti, infatti a differenza di altre agenzie regionali, in Campania non risultano monitorati i livelli inquinanti quali metalli pesanti, Ipa e in particolare benzo(a)pirene, pericolosi per la salute umana, inoltre non viene fornita una chiara identificazione sulla composizione chimica e granulometrica del particolare Pm10 e Pm2.5 impedendo una chiara identificazione dell'origine delle fonti inquinanti;

   la questione è stata già sottoposta al Governo con l'ordine del giorno 9/01492/024 il 24 ottobre 2023 e un'interrogazione n. 3-00293 del 29 marzo 2023, ma ad oggi nessuna azione sembra essere stata messa in atto;

   come già più volte rappresentato, in alcuni comuni come Acerra, San Vitaliano, Volla, Pomigliano D'Arco si è ampiamente superato il limite dei 35 sforamenti previsti dal decreto legislativo n. 155 del 2010. Questa situazione rappresenta un serio e oggettivo rischio per la salute dei cittadini e delle cittadine di quelle città che da anni sono esposti ad un inquinamento dell'aria ben oltre i limiti consentiti per legge;

   si ricorda che recentemente la Corte europea per i diritti dell'uomo con la sentenza del 30 gennaio 2025 ha condannato l'Italia per la mancata adozione di adeguate misure per contrastare la gravissima situazione di inquinamento ambientale nella cosiddetta Terra dei fuochi, con tale omissione lo Stato italiano avrebbe violato gli articoli 2 e 8 Cedu, mettendo a rischio la vita e la salute di migliaia di cittadini, rischio dovuto al massiccio e diffuso sversamento di rifiuti in siti non autorizzati –:

   quali iniziative i Ministri interpellati, per quanto di competenza, intendano intraprendere al fine di risolvere le problematiche di cui sopra;

   se i Ministri interpellati non ritengano necessario, dopo più solleciti, attivare, senza ulteriore ritardo, un tavolo tra i Ministri medesimi, l'Arpac, l'Ispra ed una rappresentanza dei medici ISDE (International Society of Doctors for the Environment) al fine di individuare le cause degli sforamenti da Pm10 e Pm2.5 registrate dalla rete di monitoraggio aria della regione Campania e le opportune misure da adottare a presidio della salute dei cittadini in quelle aree.
(2-00553) «Auriemma, Morfino, Pavanelli».

Interrogazione a risposta scritta:


   ILARIA FONTANA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) ha stanziato, attraverso la missione 2, componente 2 – investimento 1.2 (promozione rinnovabili per le comunità energetiche e l'autoconsumo) 2,2 miliardi di euro per incentivare la creazione delle Comunità energetiche rinnovabili (Cer) nei comuni con meno di 5.000 abitanti con l'obiettivo di raggiungere almeno 2 Gigawatt di potenza installata e una produzione di almeno 2.5000 Gwh/anno;

   la misura prevista dal PNRR consente l'erogazione di un contributo a fondo perduto, fino a un massimo del 40 per cento delle spese ammissibili;

   con decreto del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica del 7 dicembre 2023 n. 414 sono stati definiti criteri e le modalità per la concessione di tali contributi derivanti dal citato investimento previsto dal PNRR;

   il termine attualmente fissato per la presentazione delle domande per l'accesso ai contributi per le Cer è il 31 marzo 2025, ma alcune regioni hanno già autonomamente prorogato i termini per i propri bandi in materia a fronte di difficoltà riscontrate nell'effettuare la richiesta;

   gli obiettivi del Pnrr prevedono la firma dei contratti per la realizzazione degli interventi entro dicembre 2025;

   il mancato utilizzo delle risorse del Pnrr per le Cer rappresenterebbe un'occasione sprecata per promuovere la transizione energetica nei piccoli comuni, con ricadute negative sulla sostenibilità e sull'indipendenza energetica del Paese –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative volte a prorogare a propria volta, il termine del 31 marzo 2025 per la presentazione delle domande di contributo per le Cer;

   quali iniziative intenda adottare per semplificare le procedure burocratiche e accelerare l'iter autorizzativo delle Comunità energetiche rinnovabili, rendendo più agevole l'accesso ai finanziamenti.
(4-04506)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   DE PALMA e NEVI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   per il processo di riorganizzazione dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli (Adm) si è adottata una procedura di «pesatura», fondata sulla metodologia Hay, descritta in dettaglio nella risposta all'interrogazione 5-03297, che si basa su un algoritmo implementato da tre principali driver di valutazione: competenza, problem solving e finalità;

   ne è derivato un nuovo assetto territoriale nazionale composto di 13 direzioni territoriali, articolate in strutture dirigenziali di livello non generale, costituite da 20 uffici antifrode, 11 uffici «Servizi generali». 11 uffici tecnici, 2 uffici «Tecnico e Servizi generali». 11 uffici laboratorio e 72 uffici locali Adm;

   per quanto riguarda l'Umbria la nuova riorganizzazione prevede un solo Ufficio Adm, in capo a dirigente di 2a fascia e di III livello, che dovrebbe provvedere alle funzioni precedentemente svolte da 3 Uffici dirigenziali ovvero un Ufficio delle dogane di Perugia, retto da dirigente di 2a fascia (III livello) da cui dipende la Sezione operativa c/o l'Aeroporto Internazionale «San Francesco d'Assisi» di Perugia, un Ufficio delle dogane di Terni, retto da dirigente di 2a fascia (IV livello) e un Ufficio Monopoli dell'Umbria, retto da dirigente di 2a fascia (III livello) da cui dipende la seziona operativa di Terni;

   la riorganizzazione, contestata dalle organizzazioni sindacali, ha declassato la presenza di Adm nell'intera regione, presenza che già deve far fronte ai propri compiti istituzionali con organici ridotti, incidendo sulla natura di presidio della legalità che ha sempre qualificato il ruolo dei servizi doganali;

   non appare adeguatamente valutata l'importanza delle strutture industriali situate nelle due province: a Terni si trova infatti una delle acciaierie più importanti d'Europa, a Perugia, oltre all'aeroporto internazionale, il cui traffico è in forte sviluppo, le eccellenze del polo aeronautico, meccanotecnico, tessile, della filiera olearia e della distillazione;

   da quanto sopra esposto, appare evidente che la metodologia Hay utilizzata, non «pesa» adeguatamente i criteri: presidio del territorio, necessità del territorio e potenzialità di sviluppo del territorio –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, non ritenga opportuno rivedere le decisioni assunte in materia di riorganizzazione dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli in Umbria, le quali hanno determinato un ingiustificato depotenziamento degli uffici con conseguente grave penalizzazione per l'intero territorio regionale, rivedendo le modalità di implementazione della metodologia Hay utilizzata e assicurando un servizio confacente alle esigenze di controllo del territorio e di sviluppo della regione.
(5-03654)


   CENTEMERO, BAGNAI, CAVANDOLI, DE BERTOLDI e GUSMEROLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 13, comma 2-ter, del decreto del Presidente della Repubblica n. 642 del 1972 prevede l'applicazione dell'imposta di bollo proporzionale dello 0,2 per cento in relazione alle comunicazioni periodiche alla clientela relative a prodotti finanziari, anche non soggetti ad obbligo di deposito, ivi compresi i depositi bancari e postali, anche se rappresentati da certificati o relative a cripto-attività di cui all'articolo 67, comma 1, lettera c-sexies), del Testo unico delle imposte sui redditi;

   con riferimento all'importo dell'imposta di bollo, l'Agenzia delle entrate con circolare n. 48 del 2012, aveva ritenuto applicabile la regola generale prevista per il settore finanziario, precisando che: «L'articolo 3, comma 3, del DPR n. 642 del 1972 stabilisce, infatti, che “In ogni caso l'imposta è dovuta nella misura minima di euro 1, ad eccezione delle cambiali e dei vaglia cambiari di cui, rispettivamente, all'articolo 6, numero 1, lettere a) e b), e numero 2, della tariffa – Allegato A – annessa al presente decreto, per i quali l'imposta minima è stabilito in euro 0,50”»;

   con successiva circolare n. 30 del 27 ottobre 2023, l'Agenzia delle entrate ha precisato che: «il valore da assoggettare all'imposta di bollo è quello al termine del periodo di rendicontazione o, in caso di mancata rendicontazione, è quello riferibile al 31 dicembre di ogni anno, come rilevabile dall'intermediario o dal prestatore di servizi che applica l'imposta»; rispetto alle modalità e ai termini di versamento dell'imposta, inoltre, l'Amministrazione finanziaria ha chiarito che «(...) sono gli stessi di quelli previsti attualmente per l'imposta di bollo per le comunicazioni relative ai prodotti finanziari»;

   tuttavia, nello specifico settore delle cripto-attività è ben possibile che il valore delle stesse detenute da un determinato utente sia inferiore a 1 euro lungo tutto l'arco dell'anno civile –:

   se trovi conferma che, nell'ambito della rendicontazione di cripto-attività, debba applicarsi il limite minimo di 1 euro, anche nelle ipotesi in cui la giacenza di cripto-attività – al relativo valore di conversione in fiat, – sia inferiore ad 1 euro.
(5-03655)


   MEROLA, GUERRA, FORNARO e FURFARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'ordinanza n. 449 del 2025 della Corte di cassazione ha sancito un principio di diritto particolarmente favorevole ai contribuenti che assistono familiari con disabilità grave;

   in particolare la Cassazione ha respinto il ricorso dell'Agenzia delle entrate, in materia di deducibilità delle spese per l'assistenza ai disabili gravi, stabilendo il principio secondo cui la deduzione integrale delle spese per assistenza a soggetti con disabilità grave e permanente di cui all'articolo 10, comma 1, lettera b) del Tuir, non è limitata alle sole prestazioni di personale qualificato, ma si estende a qualsiasi tipo di assistenza necessaria a garantire il supporto alla persona con disabilità;

   un punto importante della decisione riguarda l'interpretazione dell'espressione «assistenza specifica» contenuta nel citato articolo 10, comma 1, lettera b): l'Agenzia delle entrate riteneva che tale locuzione dovesse riferirsi alla qualifica professionale di chi presta l'assistenza, e che, quindi, la deducibilità integrale fosse limitata solo alle prestazioni da parte di personale sanitario o socio-sanitario mentre le spese per assistenza generica fornita da collaboratrici domestiche avrebbero potuto godere esclusivamente dell'agevolazione di cui articolo 15, comma 1, lettera c) del Tuir, meno favorevole per il contribuente, in quanto consiste in una detrazione d'imposta limitata al 19 per cento della spesa sostenuta, con un tetto massimo di 2.100 euro annui e solo per contribuenti con redditi fino a 40.000 euro;

   la Cassazione ha invece stabilito che il concetto di assistenza specifica non dipende dalla qualifica del prestatore d'opera, ma dalla finalità dell'assistenza stessa, ovvero il sostegno a una persona con disabilità grave e permanente; pertanto, con questa condizione, anche le spese per assistenza fornita da collaboratrici domestiche possono essere dedotte integralmente, mentre la detraibilità delle spese ai sensi dei citato articolo 15 del Tuir è funzionale all'assistenza a soggetti non autosufficienti con determinati limiti di importo e di redditi;

   per questi versi la Cassazione ha quindi stabilito che non è corretto assimilare le spese per l'assistenza ai disabili gravi a quelle per i soggetti non autosufficienti, poiché il Tuir prevede un regime fiscale più favorevole per le persone con disabilità riconosciuta ai sensi della legge n. 104 del 1992 –:

   se si intenda adottare iniziative volte ad aggiornare tempestivamente la prassi interpretativa adottata dall'Agenzia delle entrate sulla base della pronuncia della Cassazione, anche al fine di sgravare automaticamente i ruoli di coloro che si trovano a pagare cartelle esattoriali per il mancato riconoscimento della citata deducibilità.
(5-03656)


   FENU e CAPPELLETTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   da tempo l'associazione dei risparmiatori «Noi che credevamo nella Banca Popolare di Vicenza e in Veneto Banca» solleva forti critiche riguardo l'attività di liquidazione di Veneto Banca spa, contestando la gestione dei crediti e i potenziali conflitti di interesse dei commissari liquidatori;

   tale situazione è stata denunciata anche da molti articoli di stampa;

   si rammenta l'articolo del giornale online www.startmag.it («Tutti gli ultimi svolazzi di Enrico Marchi», del 10 ottobre 2023) nel quale viene riportato il rapporto tra Marchi e i liquidatori facendo riferimento «ai robusti sconti» garantiti a Marchi nell'acquisto di crediti di Veneto banca nonché agli ulteriori debiti di Sipi, un'altra società della galassia Marchi, verso Veneto Banca: «Crediti che sono passati ad Amco, il credit service del Tesoro, e che sono stati stralciati su indicazione dei liquidatori di Veneto Banca, facendo guadagnare a Sipi altri 3 milioni e 259 mila euro, come emerge dal bilancio 2020»;

   va evidenziato inoltre anche un potenziale conflitto di interessi di uno dei commissari, la professoressa Giuliana Scognamiglio, che è anche consigliere di amministrazione di Finint, la banca di Marchi;

   analogo conflitto di interesse viene ripreso da altre fonti di stampa riguardo agli avvocati che lavorano con la liquidatela, professionisti che risulterebbero legati da tempo a Marchi («Generali, cosa succede fra Amenduni, Zoppas e Marchi in Ferak», pubblicato il 14 settembre 2023 su www.startmag.it);

   in sostanza, parrebbe che vi sia una discriminazione nella gestione dei crediti tra i risparmiatori coinvolti con procedure che determinerebbero sconti differenziati, all'interno di una azienda qual è la Amco – Asset Management Company s.p.a., che nell'aprile 2018 ha acquistato i portafogli di crediti deteriorati da Banca Popolare di Vicenza in liquidazione coatta amministrativa e Veneto Banca in liquidazione coatta amministrativa;

   le attività di gestione dei crediti e degli altri beni e i rapporti giuridici acquistati hanno l'obiettivo di massimizzarne il valore di recupero nel tempo e contestualmente di ottimizzare la gestione dei rapporti con i debitori;

   i portafogli ceduti, costituiti da circa 112.000 posizioni debitorie, hanno un valore lordo complessivo pari a circa 18 miliardi di euro –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere a tutela dei risparmiatori danneggiati di Veneto Banca spa.
(5-03657)

FAMIGLIA, NATALITÀ E PARI OPPORTUNITÀ

Interrogazioni a risposta immediata:


   BIGNAMI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, VIETRI, CIANCITTO, CIOCCHETTI, COLOSIMO, LANCELLOTTA, MACCARI, MORGANTE, ROSSO, SCHIFONE, COPPO, GIOVINE, MALAGOLA, MASCARETTI, RIZZETTO, VOLPI e ZURZOLO. — Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità — Per sapere – premesso che:

   il divario occupazionale tra donne e uomini è un problema storicamente presente anche a livello internazionale, che si ripercuote sia sulla partecipazione delle donne al mercato del lavoro sia sulle prospettive di carriera, sulle retribuzioni e sul trattamento previdenziale;

   fra le ragioni di questo divario c'è la difficoltà di conciliare il lavoro con la cura familiare, con conseguenze sia sulla libertà delle donne che sui tassi demografici, che non a caso nel mondo tendono a calare con l'aumento dello sviluppo delle nazioni;

   il Governo italiano ha posto grande attenzione a questo tema, con il risultato di un doppio record sul fronte dell'occupazione femminile, sia in termini assoluti con lo sfondamento del tetto dei 10 milioni di donne occupate, sia in termini percentuali;

   si tratta di un avanzamento importante su un tema che richiede ancora strada da fare, e per il quale è essenziale il coinvolgimento del mondo del lavoro e dell'impresa, oltreché la facilitazione nell'accesso ai servizi che possono essere di aiuto nella conciliazione fra lavoro di cura e attività professionale –:

   nel quadro della strategia intrapresa, quali iniziative abbia assunto e intenda assumere, per quanto di propria competenza, per favorire la conciliazione vita-lavoro per le donne coinvolgendo anche il mondo dell'impresa.
(3-01784)


   POLIDORI, DEBORAH BERGAMINI, BOSCAINI, DALLA CHIESA, DE MONTE, FASCINA, MARROCCO, MAZZETTI, PATRIARCA, ROSSELLO, SACCANI JOTTI, TASSINARI e TENERINI. — Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità — Per sapere – premesso che:

   l'8 marzo ricorrerà la giornata internazionale della donna;

   questo giorno è dedicato al ricordo delle conquiste politiche, sociali, economiche delle donne ed anche nel nostro paese è fondamentale che questa ricorrenza ponga l'attenzione su questioni importanti come le pari opportunità, la necessità di colmare divari e disparità, la lotta alla violenza contro le donne;

   questo Governo sin dal suo insediamento ha dimostrato grande sensibilità sul tema, lo dimostrano tutte le misure approvate volte a promuovere con decisione politiche per garantire la parità tra i due sessi, incrementare l'occupazione femminile, sostenere l'indipendenza economica, l'autonomia e l'empowerment delle donne;

   in particolare, il Governo, grazie al lavoro dei Ministri competenti, tra i quali la Ministra interrogata, ha promosso il disegno di legge recante «Disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica» che è stato approvato dal Parlamento con legge 9 dicembre 2023, n. 168, la cui votazione all'unanimità da parte di tutto l'arco parlamentare ha dimostrato come su temi così importanti e sensibili si può, anzi si deve, operare con spirito unitario al di là delle contrapposizioni di parte;

   durante l'iter parlamentare il Governo ha accolto l'ordine del giorno di Forza Italia a firma dell'interrogante n. 9/01294-A/007, impegnandosi ad istituire presso il dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri un tavolo inter-istituzionale, con la partecipazione di rappresentanti del dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri, dell'Autorità per la garanzia nelle comunicazioni, del Garante della privacy, dei Ministeri dell'interno, della difesa e delle imprese e made in Italy e con il coinvolgimento delle associazioni di settore, per l'individuazione dei più appropriati strumenti tecnologici funzionali allo scopo di rafforzare la prevenzione dei fenomeni della violenza sulle donne;

   nell'ambito del predetto tavolo, che ha avviato i suoi lavori nei primi mesi del 2024, ci sono state diverse occasioni di confronto, l'ultima delle quali ha visto la partecipazione della prima firmataria del presente atto di sindacato ispettivo. In tale contesto, sono state illustrate la ratio e la finalità del citato ordine del giorno a tutte le amministrazioni che hanno preso parte alla riunione operativa –:

   quali siano gli sviluppi del Tavolo interistituzionale citato in premessa e se non ritenga opportuno che venga nuovamente convocato per dare seguito alle finalità rappresentate dagli interroganti.
(3-01785)


   GRIBAUDO, BRAGA, BONAFÈ, CIANI, GHIO, TONI RICCIARDI, CASU, FORNARO, DE LUCA, FERRARI, MORASSUT, ROGGIANI, DE MARIA, ASCANI, BAKKALI, BOLDRINI, DE MICHELI, EVI, FILIPPIN, FORATTINI, GUERRA, IACONO, MADIA, MALAVASI, MANZI, MARINO, PRESTIPINO, QUARTAPELLE PROCOPIO, ROMEO, SCARPA e SERRACCHIANI. — Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:

   come evidenziato dal rendiconto di genere 2024 del consiglio di indirizzo e vigilanza dell'Inps, nel nostro Paese esiste ancora un gap consistente tra donne e uomini nel mercato del lavoro sia dal punto di vista occupazionale che retributivo;

   uno squilibrio che registra rispettivamente un più 26,1 per cento e 12, 5 per cento a favore degli uomini nei contratti a tempo indeterminato e nei contratti a termine, evidenziando una maggiore presenza di donne occupate in attività discontinue. Valori che si impennano se si prendono a riferimento le figure dei dirigenti e dei quadri, rispettivamente del 57,8 per cento e del 35,2 per cento;

   sul piano retributivo gli uomini percepiscono redditi medi giornalieri del 20 per cento superiori alle donne in dieci settori su diciotto esaminati, con punte che raggiungono il 32,1 per nelle attività finanziarie e assicurative, il 35,1 per cento nelle attività professionali scientifiche e tecniche e il 39,9 per cento nelle attività immobiliari;

   al fine di contrastare tali divari, la legge 162 del 2021, ha introdotto la certificazione della parità di genere, prevedendo specifici meccanismi di monitoraggio e rendicontazione;

   l'articolo 1 della suddetta legge stabilisce che «La consigliera o il consigliere nazionale di parità, anche sulla base del rapporto di cui all'articolo 15, comma 7, nonché delle indicazioni fornite dal Comitato di cui all'articolo 8, presenta al Parlamento, ogni due anni, una relazione contenente i risultati del monitoraggio sull'applicazione della legislazione in materia di parità e pari opportunità nel lavoro». Tale relazione non è mai stata presentata al Parlamento;

   si riscontra una significativa discrepanza tra i dati relativi alle certificazioni rilasciate riportati da diverse fonti istituzionali;

   sul sito del Governo, con riguardo al Dipartimento che fa capo al Ministro interrogato, non risultano disponibili dati aggiornati sull'andamento delle certificazioni e la consigliera di parità non ha ancora presentato la relazione, la cui scadenza era prevista entro la data del 30 giugno 2024;

   la certificazione di genere rappresenta un presupposto fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi della strategia nazionale per la parità di genere prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) –:

   quando sia previsto che la consigliera nazionale di parità presenti e illustri, con il massimo coinvolgimento del Parlamento, lo stato di attuazione della certificazione della parità di genere, come prescritto dall'articolo 20 del Codice delle pari opportunità innovato dalla legge 5 novembre 2021, n. 162.
(3-01786)


   BOSCHI, FARAONE, GADDA, DEL BARBA, BONIFAZI, GIACHETTI e GRUPPIONI. — Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:

   la legge 7 aprile 2022, n. 32, recante «Deleghe al Governo per il sostegno e la valorizzazione della famiglia», comunemente nota come Family Act, rappresentava una riforma chiave per la tutela della genitorialità, della natalità e della famiglia. Tale legge delegava il Governo ad adottare, entro dodici mesi dall'entrata in vigore, uno o più decreti legislativi per il sostegno e la valorizzazione della famiglia, con particolare attenzione per le famiglie con figli;

   in particolare, si prevedeva l'adozione, il riordino e il potenziamento di disposizioni volte a sostenere la genitorialità e la funzione sociale ed educativa delle famiglie, per contrastare la denatalità, per valorizzare la crescita armoniosa e inclusiva dei bambini e dei giovani, per sostenere l'indipendenza e l'autonomia finanziaria dei giovani, nonché per favorire la conciliazione della vita familiare con il lavoro di entrambi i genitori e, in particolare, per sostenere il lavoro femminile;

   in sede di conversione del decreto-legge milleproroghe 2022 (n. 198 del 2022 convertito con modificazioni dalla legge n. 14 del 2023) il Governo ha prorogato di ulteriori 12 mesi il termine di adozione dei relativi decreti legislativi;

   ciononostante, la delega all'Esecutivo per attuare il piano è scaduta senza l'emanazione di alcun decreto legislativo, lasciando in sostanza l'assegno unico e universale (introdotto dal precedente Governo con il decreto legislativo n. 230 del 2021, in attuazione della delega conferita ai sensi della legge 1° aprile 2021, n. 46) l'unica parte attuata di un complesso di misure riconducibili al cosiddetto Family Act. Non sono state dunque introdotte misure fondamentali come: la fiscalità agevolata con detrazioni per le famiglie numerose e per le spese dei figli, il rimborso delle spese scolastiche per alleviare il carico economico dell'istruzione, incentivi specifici per l'occupazione femminile per ridurre il divario di genere nel lavoro e una riforma dei congedi parentali per estendere il congedo paterno e aumentare la flessibilità per i genitori;

   la mancata attuazione del Family Act e l'assenza di politiche organiche a favore della famiglia non rappresentano certo un sostegno alla natalità e alla creazione di un contesto congeniale alla famiglia, con un conseguente pregiudizio per gli interessi politici, economici e sociali del Paese –:

   se il Governo non intenda adottare iniziative di carattere normativo volte a ripristinare il Family Act o, alternativamente, adottare nuove politiche efficaci e strutturali che rispondano concretamente alle esigenze delle famiglie italiane approvando iniziative volte a perseguire le finalità e gli obiettivi stabiliti nella legge n. 32 del 2022 ed eventualmente con quali risorse e con quale tempistica.
(3-01787)


   LUPI, SEMENZATO, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CARFAGNA, CAVO, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO e TIRELLI. — Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:

   la Giornata internazionale della donna, istituita ufficialmente dalle Nazioni Unite nel 1977 e celebrata ogni anno l'8 marzo, evidenzia l'importanza della lotta per i diritti femminili e per l'emancipazione delle donne;

   questa ricorrenza, oltre a offrire l'opportunità di ricordare le conquiste attraverso le quali le donne hanno aperto i propri spazi nel mondo, rendendosi protagoniste dello sviluppo dell'umanità, sono utili anche per richiamare l'attenzione su temi cruciali come la battaglia contro la violenza;

   con riferimento a quest'ultimo argomento, il Governo ha dimostrato, sin dal suo insediamento, grande sensibilità: sono un esempio le innumerevoli misure sia di carattere ordinamentale (tra cui si ricorda la legge Roccella-Nordio-Piantedosi 24 novembre 2023, n. 168, approvata all'unanimità dal Parlamento italiano e recante «Disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica») che di carattere finanziario, come la norma che ha reso strutturale il cosiddetto reddito di libertà attraverso la legge di bilancio 30 dicembre 2023, n. 213;

   a queste iniziative, vanno aggiunti tutti gli interventi per incrementare l'occupazione femminile e sostenere l'autonomia e l'indipendenza economica delle donne: uno strumento di parità ma a sua volta anche un mezzo di prevenzione della violenza;

   i centri antiviolenza e le case rifugio rappresentano un fondamentale presidio sociale e svolgono un ruolo cruciale nella protezione e nel sostegno alle donne vittime di violenza, garantendo loro un luogo sicuro in cui poter iniziare un percorso di ricostruzione. Il finanziamento degli stessi risulta quindi estremamente importante al fine di garantire i servizi erogati e adeguata accoglienza;

   a riprova di tale impegno, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 novembre 2023, relativo alla ripartizione delle risorse del «Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità», annualità 2023, ha destinato risorse pari a 55 milioni di euro di cui 40 milioni per i centri antiviolenza e le case rifugio (10 milioni di euro in più rispetto al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2022) e 15 milioni di euro per le azioni a titolarità regionale (dunque 5 milioni di euro in più rispetto al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2022) –:

   se non intenda proseguire nella strada intrapresa nei primi due anni della legislatura e quale sia l'attuale ammontare delle risorse finanziarie destinate alle finalità di cui in premessa.
(3-01788)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   SERRACCHIANI, DI BIASE, GIANASSI, LACARRA e SCARPA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si apprende, anche da dichiarazioni recenti del Ministro interrogato, che il Governo, si ritiene anche per tramite del Commissario straordinario Marco Doglio, nominato ormai mesi fa per affrontare la drammatica emergenza del sistema dell'esecuzione penale e del quale ancora si attendono notizie ufficiali, avrebbe intenzione di fronteggiare il sovraffollamento carcerario utilizzando dei moduli prefabbricati, che avrebbe già acquistato, destinati ad essere «stipati» nelle carceri in funzione, dove c'è, o meglio ancora ci sarebbe, spazio, oppure in caserme dismesse rifunzionalizzate a carceri;

   il Governo farebbe dunque ricorso a giudizio degli interroganti ad una sorta di modello «Albania», rivelatosi fallimentare, incostituzionale oltre che costosissimo e dannoso per la finanza pubblica;

   l'articolo 4-bis del decreto-legge 4 luglio 2024, n. 92, convertito con modificazioni dalla legge n. 112 del 2024 ha previsto la nomina di un commissario straordinario per l'edilizia penitenziaria; la necessità avvertita dal Governo di istituire un Commissario straordinario per l'edilizia carceraria ha testimoniato e purtroppo certificato un'inadeguatezza dell'efficacia dell'azione della struttura amministrativa a ciò deputata e della guida politica attuale;

   il Governo lo ha nominato l'estate del 2024, ma da allora nessun aspetto della innegabile e gravissima crisi del sistema carcerario è stato affrontato, anzi tutto il sistema della giustizia tra 2025 e 2027 ha subito un ulteriore taglio di 500 milioni, che risultano concentrati principalmente sui programmi riguardanti l'amministrazione penitenziaria, l'edilizia penitenziaria, la giustizia minorile e di comunità con le pene alternative, la giustizia riparativa, l'esecuzione penale esterna;

   si attende inoltre ancora il programma dettagliato degli interventi necessari previsto dal medesimo articolo 4-bis, che deve specificare i tempi e le modalità di realizzazione, tenuto conto delle eventuali localizzazioni decise ai sensi dell'articolo 17-ter del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 195, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2010, n. 26, e indicando le risorse occorrenti –:

   se il Ministro non ritenga urgente e necessario rendere puntualmente conto in merito ai programmi edificatori carcerari prossimi venturi, anche alla luce delle attività in carico al Commissario straordinario, e se le notizie in merito all'acquisto da parte del Governo di queste soluzioni modulari rispondano al vero nonché quali siano, nel dettaglio, i criteri individuati e i costi di questa operazione.
(4-04501)


   DI BIASE, SERRACCHIANI, GIANASSI, LACARRA, SCARPA e CUPERLO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   le case famiglia protette per l'accoglienza sul territorio di madri provenienti dalla detenzione con figli minori conviventi sono previste dalla legge n. 62 del 21 aprile 2011;

   con la legge di bilancio 2020, articolo 1, commi 322 e 323, per la prima volta è stata incentivata la rete delle case famiglia e di altre strutture residenziali territoriali, finanziando il sistema dell'accoglienza con un fondo di 1.5 milioni di euro per tre anni, da ripartire tra le regioni. Con l'istituzione del fondo si è inteso promuovere l'esperienza delle strutture di accoglienza esterne come luoghi più idonei alla corretta socializzazione dei minori rispetto agli Istituti a custodia attenuata (Icam);

   con il decreto ministeriale 15 settembre 2021 sono stabiliti i criteri di ripartizione di tali finanziamenti tra le regioni, perseguendo l'obiettivo di realizzare una rete di accoglienza diffusa sul territorio nazionale, fondata su case famiglia protette e altre tipologie di strutture residenziali;

   con la legge n. 178 del 30 dicembre 2020, articolo 1, commi 322 e 323, per la prima volta è stata incentivata la rete delle case famiglia e di altre strutture residenziali territoriali, finanziando il sistema dell'accoglienza con un Fondo di 1.5 milioni di euro per tre anni, da ripartire tra le regioni;

   con l'istituzione del fondo si è inteso promuovere l'esperienza delle strutture di accoglienza esterne come luoghi più idonei alla corretta socializzazione dei minori rispetto agli Istituti a custodia attenuata (Icam);

   per il primo anno, le risorse stanziate per il fondo triennale sono state assegnate sulla base di uno schema previsto dal decreto ministeriale, e, per successivi due anni, sulla base delle azioni realizzate dalle regioni nell'anno precedente, per l'implementazione e miglioramento dell'accoglienza di madre e bambino;

   l'Amministrazione penitenziaria ha stipulato due convenzioni relative all'attivazione di case famiglia ai sensi dell'articolo 4, della legge n. 62, del 2011: la «casa di Leda», con sede in Roma, in via Algeria 11, nata dalla collaborazione tra l'amministrazione penitenziaria, il comune di Roma e la fondazione Poste Insieme – partnership ora sostituita dalla regione Lazio – ed una seconda struttura con sede in Milano, in via Magliocco 2, nata dalla collaborazione tra il provveditorato regionale della Lombardia e l'associazione «Ciao»;

   attualmente, il fondo di cui alla legge di bilancio 2020, articolo 1, commi 322 e 323 risulta essere esaurito;

   a giudizio degli interroganti questo tipo di scelta risulta essere purtroppo in linea con la politica del Governo che prima con l'affossamento della legge sui bambini in carcere e poi con le norme contenute nel cosiddetto disegno di legge «sicurezza», che prevedono addirittura di tornare a scelte precedenti al codice Rocco, prevedendo il carcere per le donne incinte, a giudizio degli interroganti di fatto sembra perseguire con pervicacia l'obiettivo di fare crescere i bambini tra le sbarre –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e se non ritenga urgente adottare le opportune iniziative di competenza necessarie a rifinanziare il fondo di cui all'articolo 1, commi 322 e 323, della legge n. 178, del 2020, per le case famiglia protette.
(4-04507)


   LAI, SERRACCHIANI e GIANASSI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   è notizia di stampa di questi giorni la scelta degli iscritti all'ordine degli avvocati di Tempio-Olbia di indire due giorni di astensione dalle attività per protestare contro la paralisi della giustizia civile in Gallura;

   già nell'autunno 2019 i legali dello stesso ordine iniziarono una astensione a oltranza che bloccò per mesi le attività del tribunale di Tempio-Olbia;

   per la sezione penale, guidata dalla magistrata Caterina Interlandi, si conferma la tendenza al completo abbattimento della quota di arretrato, dove i fascicoli pendenti nel penale erano circa 15 mila sei anni fa, alla fine del 2022 si è scesi sotto quota diecimila e ora si è arrivati a 3500. Il tempo medio di definizione dei procedimenti penali sarebbe passato dai 2825 giorni nel 2019 agli attuali 500 giorni;

   al contrario la sezione civile sta già procedendo a rinvii al 2030 a causa del fatto che sono presenti solo 3 magistrati che hanno un carico individuale di oltre 1100 cause contro le 250 ordinarie;

   a pagare il contro di questi ritardi sono gli stessi magistrati che lavorano in condizioni di stress e soprattutto i cittadini che si vedono dilatati i tempi di accesso alla giustizia rendendone vana la richiesta;

   tale condizione di ritardo sarebbe causata da un organico insufficiente e incompleto del tribunale di Tempio;

   sulla stampa numerosi esponenti della maggioranza e del Governo hanno annunciato la riapertura di piccoli tribunali chiusi ormai dal 2012 nonostante la carenza di magistrati nei tribunali operanti in territori periferici come la Gallura e l'Ogliastra in Sardegna –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di questi fatti e quale sia la situazione dell'organico del tribunale di Tempio sia per la parte penale che per la parte civile;

   quali siano le iniziative di competenza ordinarie e, soprattutto, straordinarie, che il Ministro interrogato ha posto in essere per ovviare alla carenza di organico denunciato sulla stampa nel tribunale di Tempio;

   quale sia la condizione della copertura degli organici nei tribunali della Sardegna;

   quali siano al 31 dicembre 2024, anche dopo gli interventi previsti dal PNRR, i dati di recupero degli arretrati della giustizia civile in Sardegna.
(4-04508)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle imprese e del made in Italy, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   fra le proposte di riforma concorrenziale ai fini della legge annuale per il mercato e la concorrenza – anno 2025, relative ai servizi pubblici locali e partecipazioni pubbliche, contenute nella segnalazione inviata a dicembre 2024 dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato al Governo, desta preoccupazione quella relative all'andamento dei servizi pubblici locali di rilevanza economica;

   l'Autorità infatti spiega che nel primo semestre del 2024 ha compiuto un'ampia attività di monitoraggio delle relazioni sulla ricognizione periodica della situazione gestionale dei servizi pubblici locali di rilevanza economica e ha adottato numerose segnalazioni aventi a oggetto le criticità riscontrate, inviando alla Conferenza Stato-Regioni, all'Anci e all'Upi una segnalazione volta a indirizzare l'operato sia degli enti affidanti, sia delle società affidatarie, in vista di futuri affidamenti. In particolare, dall'analisi delle ricognizioni non si annoverano casi in cui l'ente abbia, a esito delle ricognizioni, concluso per l'adozione di misure correttive delle gestioni (in particolare di quelle in house), nonostante la ricognizione avesse restituito un andamento gestionale insoddisfacente sotto il profilo economico, qualitativo o in relazione ai risultati pregressi di gestione;

   nell'ottica di responsabilizzare gli enti nell'effettuare con consapevolezza la suddetta ricognizione e di prevedere l'adozione di adeguate misure correttive – in caso di andamento gestionale insoddisfacente – l'Autorità propone alcune misure di intervento a tutela della concorrenza e dei fruitori dei servizi pubblici locali;

   in altri termini, si suggerisce che gli enti affidanti debbano tempestivamente attuare le azioni necessarie per far fronte alle inefficienze di gestione del servizio affidato, anche – soprattutto per le gestioni in house – revocando l'affidamento, qualora risultasse non più giustificabile dal punto di vista economico e qualitativo e sulla base degli oneri e dei risultati in capo agli enti medesimi;

   già nella segnalazione trasmessa nel marzo 2021 l'Autorità aveva evidenziato l'eccessivo ricorso all'affidamento in house a società anche prive dei requisiti soggettivi e oggettivi previsti dalla normativa. Nella stessa segnalazione si sottolinea che tale affidamento non appare generalmente idoneo ad assicurare adeguati livelli di efficienza e di qualità dei servizi –:

   quali iniziative di competenza intendano porre in essere affinché sia garantita l'efficienza dei servizi pubblici locali a tutela degli utenti e se il Governo intenda inserire all'interno del disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza di prossima presentazione le misure correttive avanzate in più occasioni dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato.
(2-00555) «Marattin, Schullian».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   PASTORELLA e SOTTANELLI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   Poste Italiane ha recentemente acquisito una partecipazione del 9,8 per cento in (Tim) da Cassa Depositi e Prestiti (CDP), diventando così il secondo maggiore azionista della compagnia di telecomunicazioni;

   tale operazione è stata realizzata attraverso uno scambio azionario, in cui Poste Italiane ha ceduto la propria quota del 3,78 per cento in Nexi a CDP in cambio della partecipazione di quest'ultima in Tim, dichiarando che si tratta di un investimento di natura strategica, con la finalità di creare sinergie tra le aziende e favorire il consolidamento del mercato delle telecomunicazioni in Italia;

   è importante evidenziare che il settore delle telecomunicazioni sta evolvendo rapidamente verso soluzioni sempre più incentrate sul mobile e sul cloud, rendendo cruciale la presenza di un campione nazionale in grado di competere a livello internazionale. Un esempio concreto di questa direzione è la partnership strategica siglata da Tim e dall'Abu Dhabi investment office (Adio) per sviluppare soluzioni di comunicazione cyber e quantistica, ampliare la banda larga e le telecomunicazioni, e creare un centro di eccellenza in IoT e AI;

   è fondamentale, garantire che le operazioni societarie in corso non portino a una frammentazione delle attività di Tim, compromettendone la capacità di operare come attore competitivo nel mercato globale ma assicurare che, al contrario, ne consolidino la posizione e la solidità;

   inoltre, il rafforzamento di Poste Italiane nel settore delle telecomunicazioni attraverso l'acquisizione della partecipazione in Tim solleva interrogativi riguardo all'impatto sulla concorrenza nel mercato dei servizi postali e non postali, e sul servizio postale universale. Poste Italiane, già attiva in vari settori non postali, potrebbe ulteriormente influenzare le dinamiche competitive del mercato ampliando l'offerta di servizi non direttamente correlati ai servizi postali;

   è assolutamente prioritario chiarire se l'ingresso di Poste Italiane nell'azionariato di Tim rappresenti l'inizio di un processo di frammentazione delle attività della compagnia o se, al contrario, sia parte di una strategia volta a rafforzare la posizione di Tim come campione nazionale nel settore delle telecomunicazioni –:

   nell'ottica di assicurare che le recenti operazioni societarie non compromettano l'integrità e la competitività di Tim e di garantire, al contrario, un equilibrio competitivo, quali valutazioni di competenza siano state effettuate riguardo all'impatto dell'espansione di Poste Italiane nel settore delle telecomunicazioni sulla concorrenza nei settori non postali, considerando la già ampia presenza dell'azienda negli stessi.
(5-03661)


   CASU, BARBAGALLO, BAKKALI, GHIO e MORASSUT. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il controllo satellitare del Paese è una questione molto delicata da gestire in ragione dei rilevanti interessi da tutelare a partire dalla tutela dell'interesse nazionale e della garanzia di un equo ritorno per il sistema industriale del Paese;

   già nel 2023, in occasione dell'illustrazione sulle linee programmatiche in materia di comunicazioni, il Ministro riteneva fondamentale per consentire la copertura di tutte le porzioni di territorio «l'integrazione fra reti terrestri e reti satellitari, sia geostazionari che costellazioni di nanosatelliti a bassa orbita» rilevando tuttavia come, nonostante l'Italia fosse una delle grandi potenze spaziali, la realizzazione di costellazioni di satelliti, a livello nazionale ed europeo, fosse in ritardo rispetto a quanto fatto da altri che si sono mossi più velocemente e più significativamente;

   al riguardo grande rilievo assume il tema dell'uso delle frequenze destinate ai satelliti che è stato oggetto di acceso dibattito alla Conferenza mondiale Itu Wrc23 a Dubai. Starlink e Amazon hanno chiesto con forza la revisione dei limiti storici di potenza (Epfd) sulle trasmissioni dei satelliti non-geostazionari Ngso. A questa richiesta si sono opposti i grandi operatori di satelliti geostazionari Gso e molte amministrazioni nazionali;

   il compromesso raggiunto prevede una fase di studio delle interferenze tra satelliti Gso e Ngso fino alla Wrc27 anche se non è stato inserito un impegno specifico nell'Agenda della Wrc27 e quindi non dovrebbero esserci modifiche regolamentari;

   anche l'uso dello Spettro elettromagnetico da dedicare alle trasmissioni satellitari richiede attenzione nel concedere la possibilità di utilizzo della banda E utile per collegare piattaforme in orbita più bassa e, grazie all'aumento di potenza (Epdf) sulle trasmissioni dei satelliti, per il collegamento a terra;

   è necessario ricordare come nelle assegnazioni satellitari il servizio di chi arriva prima deve essere protetto da chi lancerà le sue costellazioni nel futuro e pertanto l'assegnazione della banda E deve trovare il Paese preparato –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato in relazione alle questioni esposte in premessa e nello specifico se sia sua intenzione attendere un coordinamento UE in relazione all'aumento dei limiti di potenza (Epdf) dei satelliti Ngso previsto per il 2027 e in relazione all'assegnazione della banda E e di altre bande.
(5-03662)


   IARIA, CANTONE, FEDE e TRAVERSI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   FiberCop s.p.a. è un'azienda operante nel settore delle infrastrutture di rete che fornisce accesso alla propria rete secondaria passiva;

   dal 2021, FiberCop ha assorbito la rete secondaria di Tim e la rete in fibra sviluppata da FlashFiber;

   nel 2022, Tim ha annunciato la separazione tra infrastrutture della rete fissa (NetCo) e quelli dei servizi (ServCo), con il fondo americano KKR che ha presentato un'offerta per NetCo;

   nel 2023, il Ministero dell'economia e delle finanze ha siglato un memorandum con KKR, prevedendo una partecipazione statale di minoranza;

   per semplificare la vendita della NetCo, è stato trasferito a FiberCop il ramo d'azienda relativo alla rete primaria e alle attività di wholesale, con la cessione della partecipazione di Tim in FiberCop alla società Optics BidCo, controllata da KKR;

   nel 2024, Fastweb ha ceduto la propria quota a Optics BidCo, rendendo KKR unico azionista di FiberCop, anche se temporaneamente;

   il Ministero dell'economia e delle finanze si trova in una posizione di minoranza, riducendo la capacità dello Stato di influenzare le decisioni strategiche sulla rete nazionale;

   l'Amministratore delegato di FiberCop, Ferraris, si è dimesso dopo pochi mesi dalla nomina, segnale di instabilità nella governance;

   nel 2025, il Cfo di FiberCop ha comunicato che l'EBITDA previsto sarà inferiore di 449 milioni di euro rispetto al piano di KKR, con un deficit di 2 miliardi in cinque anni;

   le tensioni tra KKR e il management riguardo al deficit di ricavi stanno portando a cambi di governance;

   KKR sembra perseguire una strategia minimalista per una vendita redditizia nel più breve tempo possibile, senza un piano di sviluppo;

   tale approccio non garantisce investimenti in innovazione e sicurezza della rete;

   la mancanza di investimenti pone a rischio circa 20.000 dipendenti di FiberCop, che potrebbero essere ridotti drasticamente nel caso in cui l'azienda si limiti alla sola gestione dell'infrastruttura senza sviluppo;

   KKR contraddice, a giudizio degli interroganti, gli obiettivi della Rete Unica, proposta dai Governi Conte I e Conte II, che prevedeva l'integrazione tra FiberCop e Open Fiber sotto un'infrastruttura unica con garanzie di accesso equo e sviluppo tecnologico –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per evitare che il controllo della principale infrastruttura di rete del Paese venga ceduto a soggetti esteri con logiche speculative, e se ritenga che debba essere aumentata la partecipazione pubblica in FiberCop per rafforzare il presidio pubblico valutando anche strumenti regolatori per evitare che il controllo venga progressivamente ceduto a soggetti esteri, senza un piano industriale di lungo termine.
(5-03663)

Interrogazione a risposta scritta:


   APPENDINO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la multinazionale italo-francese STMicroelectronics rappresenta una delle principali aziende europee nel settore dei semiconduttori, con stabilimenti in Europa e nel mondo. Specializzata in progettazione, sviluppo, produzione e distribuzione di componenti a circuiti integrati, ha in Italia diverse sedi, tra cui quella strategica di Catania, parte del polo dell'Etna Valley;

   l'elettrificazione dell'auto e altri settori industriali impiegano dispositivi di potenza in cui STMicroelectronics eccelle, con il sito di Catania come fulcro di questa tecnologia;

   la società, partecipata dallo Stato italiano attraverso il Ministero dell'economia e delle finanze, è detenuta al 27,5 per cento da STMicroelectronics Holding NV, a sua volta equamente suddivisa tra il MEF e Bpifrance;

   nel 2022, la Commissione europea ha approvato un contributo statale di 292,5 milioni di euro per un investimento a Catania, parte del Pnrr, destinato alla costruzione di una fabbrica per la produzione di substrati epitassiati in carburo di silicio, elemento chiave per la mobilità elettrica e le energie rinnovabili;

   nel maggio 2024, la Commissione europea ha autorizzato una sovvenzione di circa 2 miliardi di euro a STMicroelectronics per lo sviluppo di un impianto integrato per la produzione di chip in carburo di silicio ad alte prestazioni, con un impatto positivo sulla sicurezza dell'approvvigionamento e sulla sovranità digitale europea;

   nel luglio 2024, la Commissione europea ha approvato il contributo di 68 milioni di euro richiesto dalla Regione Siciliana a valere su Po-Fesr per il progetto «Ipcei Microelettronica Sicilia», volto a potenziare la produzione di chip ad alta efficienza energetica e rafforzare il ruolo della Sicilia come Hub dell'innovazione nel Mediterraneo;

   la crisi del settore automotive ha inciso negativamente sul fatturato aziendale, che nel 2024 si attesta a circa 13 miliardi di euro rispetto ai 17 previsti. In risposta, STMicroelectronics ha annunciato un piano di risparmio che entrerà in vigore nei prossimi mesi;

   sono stati annunciati piani industriali che prevedono il potenziamento della produzione di silicio a 12 pollici in Francia e Milano, e la conversione a 8 pollici per il carburo di silicio. Nonostante non sia stata dichiarata la chiusura di alcun sito produttivo, vi è il timore di una progressiva riduzione della produzione di silicio a Catania a favore di altri stabilimenti;

   l'eventuale ridimensionamento della produzione di silicio a 8 pollici a Catania, senza una compensazione adeguata con la produzione in carburo di silicio, potrebbe avere un impatto significativo sui livelli occupazionali e sulla competitività del sito;

   attualmente, oltre 5.000 dipendenti lavorano nel polo catanese, il cui ruolo è fondamentale per il tessuto economico e sociale della regione, e il 12 febbraio 2025 STMicroelectronics ha annunciato l'avvio della procedura di cassa integrazione per 2.500 di essi –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione esposta e se intenda richiamare l'azienda alle sue responsabilità convocando con urgenza un tavolo in cui STMicroelectronics esponga il piano di rientro dichiarato che è necessario per garantire il mantenimento delle attività produttive a Catania, tutelando l'occupazione e la centralità del sito nel panorama industriale italiano ed europeo.
(4-04500)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti – Per sapere – premesso che:

   il 3 gennaio 2025 è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea il bando del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per l'affidamento in concessione delle attività di gestione delle tratte autostradali A22 Brennero – Modena nonché per l'esecuzione dei lavori finalizzati al miglioramento delle condizioni di sicurezza, con la finalità di arrivare ad una proroga della concessione della durata di 50 anni;

   la gara è espletata in attuazione dell'articolo 2, comma 1-bis del decreto-legge n. 121 del 10 settembre 2021 e dell'articolo 1, comma 2-sexies del decreto-legge n. 29 giugno 2024, n. 89, in forza del quale la società Autostrade del Brennero S.p.A. ha presentato, ai sensi dell'articolo n. 183 del decreto legislativo n. 50 del 2016 una proposta di project financing per l'affidamento in concessione della tratta autostradale A22 Brennero-Modena;

   il bando attribuisce ad Autobrennero S.p.A. un diritto di prelazione, subordinato al parere favorevole dei servizi della commissione europea rispetto alla compatibilità di tale diritto con quello di libera concorrenza;

   società Autostrada del Brennero S.p.A. ha presentato un ricorso al Tar del Lazio sull'efficacia del diritto di prelazione ritenuto dubbio ai sensi del diritto europeo e nazionale; diritto subordinato all'obbligo, imposto solo ad Autobrennero, di rinuncia ad ogni pretesa indennitaria e di contestazione verso i futuri atti dell'Amministrazione;

   il Tar del Lazio nel pronunciarsi il 17 febbraio 2025 ha confermato che «la vicenda sostanziale sottesa al gravame in oggetto comporta l'esame di complesse e delicate questioni fattuali e giuridiche, attinenti al diritto di prelazione spettante al promotore nella procedura di project financing, con peculiare riferimento non solo alla normativa comunitaria, ma altresì a quella nazionale (decreto-legge n. 121 del 2021 e 89 del 2024, legge n. 193 del 2024), questioni queste che comportano un più ampio spettro della verifica da parte del giudice amministrativo, non necessariamente limitata alle sole prescrizioni regolatorie della procedura oggetto del ricorso»;

   il giudice amministrativo ha sollevato innanzi alla Corte di giustizia dell'Unione europea, questione pregiudiziale circa la compatibilità della disciplina nazionale della prelazione, contenuta nell'articolo n. 193 del decreto legislativo n. 50 del 2016, con gli articoli 49 e 56 Tfue (vedasi ordinanza n. 9449 dd. 25 novembre 2024 del Consiglio di Stato). È inoltre risaputo che la definizione di tale compatibilità nel momento in cui viene interpellata la Corte di giustizia dell'Unione europea è pregiudiziale a qualsivoglia pronunciamento dei servizi competenti della Commissione europea. Non è chiaro dunque perché nel bando di gara il giudizio di compatibilità sia invece demandato ai servizi della Commissione Ue. Quindi va delibata la problematica inerente al fatto se l'espressione di un parere sulla vicenda da parte della Corte di giustizia europea debba precedere quella dei servizi della commissione europea come invece riportato nel bando di gara;

   anche Autostrade per l'Italia ha presentato ricorso contestando il diritto di prelazione e chiedendo l'annullamento del bando, rilevando anche come l'articolo 3, comma 3, della legge n. 193 del 2024 pone il divieto agli enti concedenti di procedere agli affidamenti delle concessioni autostradali scadute e in scadenza facendo ricorso alle procedure della finanza di progetto;

   Aspi contesterebbe anche il modello tariffario proposto nel bando, studiato dall'Art per tradurre in investimenti d'interesse collettivo i ricavi previsti dalla riscossione del pedaggio, riducendo i dividendi degli azionisti, con un alto rischio d'impresa in capo al concessionario e non più solo allo Stato;

   la situazione è delicatissima per i molteplici aspetti da tutelare: nei confronti dell'impresa che ha fatto la proposta della finanza di progetto, nei confronti dei soci della società Autobrennero per 86 per cento del capitale costituiti da enti locali e per i quali la partecipazione determina cospicue entrate finanziarie per i bilanci e investimenti in opere, di cui quest'area del Paese aspetta l'avvio dei lavori;

   nel bando non è presente la clausola sociale, che il nuovo codice appalti indica quale condizione necessaria per l'offerta, al fine di garantire la stabilità del personale impiegato e la salvaguardia delle professionalità;

   il numero di ricorsi tra depositati e annunciati e il necessario rinvio della scadenza per le candidature, rende evidente una gestione, ad avviso degli interpellanti, «pasticciata» nei tempi e nel contenuto del bando di gara del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti –:

   come intenda procedere, per quanto di competenza, sulla questione, in considerazione delle incongruenze e dei rischi evidenziati in premessa, per fare chiarezza e dare certezza, in tempi brevi, a tutti i soggetti coinvolti.
(2-00554) «Ferrari, Forattini, Malavasi, Andrea Rossi, Vaccari, Casu».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ASCANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che, nonostante l'ultimo giorno dei treni deviati in linea lenta da e per Roma dovesse essere il 4 marzo 2025, grossi disagi continueranno a persistere sino alla data del 25 aprile 2025;

   degli 80 treni, infatti, che dal 7 gennaio 2025 sono stati interessati da modifiche di orario e percorrenza per lavori sulla linea direttissima, solo una parte di questi vedrà ripristinato l'orario originario;

   particolarmente grave è la situazione dell'intercity 598, che da Roma va a Firenze, partendo da Termini alle 18.15, e che doveva tornare con il tempo di percorrenza normale con arrivo alle 19.21 a Orvieto, e che invece da mercoledì 5 marzo a venerdì 25 aprile 2025, arriverà ancora più tardi, alle 19.48 in luogo delle 19.42 sinora previste;

   il ritorno di tutti gli intercity in direttissima, tranne l'intercity 598, sembrerebbe preludere al fatto che il problema non sia più costituito dai lavori in essere sulla tratta, ma nessuna comunicazione è arrivata circa i motivi che hanno determinato questo cambio di orario, giunto peraltro all'indomani del rinnovo da parte di molti pendolari di Orvieto della Carta Tutto Treno, che consente di viaggiare sugli intercity con abbonamento regionale;

   il «Comitato Pendolari Roma Firenze» ha stigmatizzato quanto riportato, chiedendo non solo le motivazioni del cambio orario dell'intercity 598, e di ritornare quanto prima all'orario previsto, ma anche sollecitando dei ristori per i pendolari di Orvieto e Chiusi che per mesi hanno subito continui ritardi, e condizioni di viaggio in continuo deterioramento;

   oltre all'intercity 598 anche altri treni che interessano la regione Umbria continueranno a viaggiare su una tratta lenta come quelli che si muovono sulla Orte-Foligno e che arrivano a Terni, Spoleto e Perugia –:

   quali siano i motivi che hanno determinato il ripristino dell'orario originariamente previsto solo per alcuni treni, e perché in particolare l'intercity 598 non sia tra questi, nonché quali iniziative di competenza urgenti il Ministro interrogato intenda adottare per ripristinare quanto prima condizioni di viaggio adeguate, anche prevedendo ristori per i gravi disagi sin qui subiti dai pendolari della regione Umbria.
(5-03664)


   GHIO e PANDOLFO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il porto di Genova è il principale scalo italiano per volumi di traffico e rappresenta un'infrastruttura strategica per l'intero sistema economico e logistico nazionale;

   la nuova diga foranea è un'opera essenziale per il potenziamento del porto, necessaria per consentire l'accesso alle navi di ultima generazione, migliorare la sicurezza delle operazioni marittime e rafforzare la competitività dello scalo rispetto agli altri hub europei;

   il progetto, finanziato con risorse pubbliche per un valore complessivo di circa 1,3 miliardi di euro, è stato avviato con l'obiettivo di garantire uno sviluppo sostenibile del traffico portuale, riducendo l'impatto delle mareggiate e migliorando la capacità operativa del porto;

   tuttavia, la realizzazione dell'opera sta registrando ritardi significativi, in particolare per quanto riguarda la produzione e l'installazione dei cassoni in calcestruzzo, elementi strutturali fondamentali per la diga, con ripercussioni sull'intero cronoprogramma dei lavori;

   inoltre, secondo fonti giornalistiche, i costi dell'opera avrebbero già subito un incremento superiore ai 300 milioni di euro, con un aggravio ben oltre le prime stime sugli extracosti, inizialmente valutati in circa 180 milioni;

   questo aumento considerevole dei costi, unito ai ritardi nella realizzazione dell'opera, desta forte preoccupazione per l'impatto che potrebbe avere sulle risorse pubbliche necessarie per portare a termine il progetto e sul rispetto delle tempistiche previste, con il rischio di un ulteriore slittamento della conclusione dei lavori;

   considerando il rilievo strategico dell'infrastruttura per il sistema portuale e produttivo del Paese, è necessario fare chiarezza sulle cause di questi extracosti e sui possibili interventi per garantire il rispetto dei tempi e dei costi stabiliti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei ritardi accumulati nella realizzazione della nuova diga foranea di Genova e delle criticità emerse;

   quali siano le ragioni che hanno determinato un incremento dei costi così rilevante e se siano state effettuate verifiche di competenza rispetto alle richieste avanzate dall'impresa appaltatrice;

   quali iniziative il Governo intenda adottare per garantire il completamento dell'opera nei tempi previsti e scongiurare ulteriori ritardi e se siano previsti ulteriori stanziamenti per coprire gli extracosti o se si intenda rivedere il quadro contrattuale per assicurare maggiore trasparenza nella gestione economica del progetto.
(5-03665)

Interrogazione a risposta scritta:


   LA PORTA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in data 14 febbraio 2025 una forte ondata di maltempo ha causato una frana che ha colpito Poggio alla Malva, frazione del comune di Carmignano (Prato), provocando l'interruzione della Via F.lli Buricchi, principale strada di collegamento alla località;

   tale circostanza ha causato una condizione di rischio isolamento della frazione che conta oggi circa 500 abitanti, alcuni affetti da patologie mediche che richiedono cure costanti, lasciando come unica via di comunicazione quella che transita dalla vicina Artimino ma anch'essa versa in gravi condizioni manutentive;

   ad oggi l'unica soluzione per fronteggiare la criticità viaria è quella di utilizzare via Arno di proprietà di Rfi che risulta, ancora oggi e nonostante la situazione emergenziale, chiusa per motivi di sicurezza;

   tale situazione è di fatto paradossale, in quanto la frazione di Poggio alla Malva risulta essere collegata con il restante territorio da tre vie di cui una soltanto risulta parzialmente fruibile in quanto troppo dissestata;

   l'utilizzo di via Arno rappresenterebbe una soluzione ottimale per ridurre la pressione sulle via del Palazzone e via poggialarca che collegano Poggio alla Malva ad Artimino, ad oggi in cattivo stato, e permetterebbe la fruizione dei servizi essenziali alla cittadinanza altrimenti isolata –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;

   se il Ministro interrogato ritenga di attivarsi nei confronti di Rfi affinché sia resa fruibile la circolazione nella strada di pertinenza di quest'ultima almeno sino al termine dell'attuale emergenza e comunque nei casi di future emergenze relative alla viabilità in entrata ed in uscita da Poggio alla Malva.
(4-04502)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata:


   RAVETTO, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DE BERTOLDI, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo l'ultimo report di monitoraggio e analisi dell'andamento dei reati riconducibili alla violenza di genere, pubblicato il 3 febbraio 2025 a cura del dipartimento della pubblica sicurezza, in Italia nel 2024 dei 321 omicidi volontari registrati complessivamente, 113 hanno avuto come vittima una donna e, di questi, 99 si sono verificati in contesti familiari o affettivi e 61 per mano del partner o dell'ex partner;

   seppure i femminicidi siano stati in leggero calo rispetto al 2023, i dati rimangono preoccupanti in quanto ancora oggi troppe sono le donne che vengono uccise o subiscono violenze, sessuali o di altro tipo, atti persecutori, minacce o lesioni personali;

   secondo il dossier del 15 agosto 2024 del Viminale, dal 1° gennaio 2023 al 31 luglio 2024 le denunce per stalking sono state 29.946, gli ammonimenti del questore 8.738, di cui 5.375 per violenza domestica, e 1.166 gli allontanamenti;

   inoltre, si stanno diffondendo nuove e preoccupanti forme di violenza contro le donne come, ad esempio, la pratica collettiva di molestie sessuali conosciuta con il nome di taharrush gamea o l'imposizione del velo integrale, pratiche che hanno l'obbiettivo principale di punire e sottomettere le donne e che perciò sono assolutamente inconciliabili con il rispetto dei diritti fondamentali e dei nostri valori costituzionali;

   fin dal suo insediamento questo Governo ha prestato particolare attenzione al tema della violenza contro le donne, tanto che già nel 2023 fu proposto un disegno di legge in materia, di concerto con il Ministro interrogato, poi approvato dal Parlamento con legge n. 168 del 2023;

   tale legge ha introdotto nuove disposizioni per il contrasto alla violenza di genere e contro la violenza domestica, col fine proprio di rafforzare la tutela delle vittime e inasprire le misure di protezione preventiva –:

   quali ulteriori iniziative intenda assumere al fine di migliorare le azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere contro le donne.
(3-01781)


   ONORI, BENZONI, BONETTI, D'ALESSIO, GRIPPO e SOTTANELLI. — Al Ministro dell'interno — Per sapere – premesso che:

   il braccialetto elettronico dovrebbe rappresentare uno strumento essenziale per garantire la sicurezza delle vittime, soprattutto nei casi legati ai fenomeni di violenza di genere, violenza domestica e stalking, nonché per prevenire potenziali femminicidi;

   la Corte costituzionale ha sottolineato come tale strumento sia un importante dispositivo funzionale alla tutela delle persone vulnerabili rispetto ai reati di genere, sottolineando: «l'impellente necessità di salvaguardare l'incolumità della persona offesa, la cui stessa vita è messa a rischio dall'imponderabile e non rara progressione dal reato-spia (tipicamente lo stalking) al delitto di sangue» (sentenza n. 173 del 2024);

   a causa delle criticità tecniche riconducibili alla connessione di rete, ai tempi di attivazione e disattivazione dei dispositivi, a svariate circostanze che possono impedirne la ricarica, ai falsi allarmi, al preavviso potenzialmente insufficiente legato alla distanza minima di avvicinamento di 500 metri, nonché al recente notevole incremento di installazioni mensili da 25 a circa 500 unità, presso il Viminale è operativo un gruppo di lavoro interforze con la partecipazione anche del Ministero della giustizia che dovrebbe assicurare un concreto supporto agli operatori delle Forze di polizia;

   gli strumenti installati dalle forze dell'ordine sono cavigliere dotate di Gps, le quali lanciano un segnale alle vicine centrali nel caso di violazione dei limiti imposti dal giudice, mentre un altro segnale arriva a un piccolo dispositivo o all'applicazione sullo smartphone della donna che subisce la violenza;

   peraltro, come emerge dall'ultimo monitoraggio del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa, la violazione della misura cautelare ha numeri incredibilmente alti in Italia ed è un fenomeno che colpisce – direttamente o indirettamente – in larga parte le donne;

   i reati di genere sono gli unici a non diminuire nel nostro Paese (dati Censis). Oltre all'obiettivo primario di contrastare culturalmente le discriminazioni e gli stereotipi di genere – i quali alimentano il sessismo e creano il contesto in cui la violenza di genere si perpetua – è essenziale intensificare gli sforzi per prevenire recidive e derive violente, ambiti in cui i braccialetti elettronici possono e devono svolgere un ruolo di contrasto efficace –:

   quali interventi, oltre all'adeguamento del personale dedicato, siano allo studio per risolvere in via definitiva e prioritaria le molteplici criticità tecniche legate all'implementazione dei braccialetti antistalking.
(3-01782)


   ALFONSO COLUCCI, ALIFANO, ASCARI, AURIEMMA e PENZA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in attuazione della Convenzione di Istanbul, il nostro piano strategico nazionale del 2013, per l'adozione di misure integrate e coordinate, volte all'eliminazione della violenza contro le donne e domestica ha previsto, tra le altre misure: la creazione delle cosiddette «stanze rosa», presso i commissariati e le questure, locali riservati «dedicati» alle donne che denunciano violenze o minacce nonché ai figli delle donne nei casi in cui essi vi abbiano assistito, la presa in carico da parte di équipe di personale qualificato nonché l'opportunità di avere informazioni precise e tempestive sui servizi e le misure di sostegno disponibili, il monitoraggio dei dati, nazionali e territoriali, della violenza di genere e domestica, considerando anche i casi di violenza economica;

   sono stati poi adottati i braccialetti elettronici nei casi di violenza o minacce contro le donne, che, recentemente, hanno mostrato grosse criticità, risultando carenti e inadeguati rispetto alle effettive necessità con riferimento al numero delle denunce e delle richieste, malfunzionanti, inefficaci rispetto alla funzionalità;

   appare da riconsiderare la parcellizzazione delle verifiche e degli allarmi, prevedendo una sala elettronica di monitoraggio nazionale, come avviene in altri Paesi, onde consentire interventi in sede locale più rapidi;

   risulta opportuno assicurare relazioni periodiche sul loro funzionamento onde aggiornare tempestivamente la normativa e il relativo contratto con la società sulla base dell'esperienza, del confronto con gli strumenti in dotazione negli altri Paesi, dei riscontri, delle criticità rilevate e delle rapide evoluzioni tecnologiche;

   nel 2023 in Italia, richieste di aiuto e intervento per episodi di «violenza domestica o di genere» subita dalle donne sono state 13.793; sugli interventi per «presunte violenze domestiche/di genere» nei quali la vittima è donna, solo nell'1,5 per cento dei casi l'autore risulta sconosciuto alla vittima –:

   se, per quanto di competenza, al fine di rafforzare l'azione istituzionale nel contrasto alla violenza contro le donne e domestica e incoraggiare le donne a rivolgersi alle forze dell'ordine e denunciare, non intenda vigilare e assicurare la diffusione capillare nel territorio nazionale delle «stanze rosa» e di procedure comuni per la formazione specifica del personale della pubblica sicurezza, onde riconoscere precocemente i segnali di violenza e scongiurare la progressione dai reati-spia, stalking e violenza domestica, ai delitti di sangue, nonché garantire il funzionamento dei braccialetti elettronici nel senso e con le modalità indicate in premessa.
(3-01783)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PIZZIMENTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nell'ultimo riordino del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, avvenuto con il decreto legislativo n. 127 del 2018, è stata creata la figura degli «ispettori», sia nel ruolo operativo (articolo 17 del decreto legislativo n. 217 del 2005) che nel ruolo tecnico professionale (articolo 68 del decreto legislativo n. 217 del 2005) del personale non direttivo e non dirigente;

   con la circolare n. 1 del 2020 della Direzione centrale per le emergenze, anche gli ispettori del ruolo tecnico professionale vengono inseriti nel dispositivo di soccorso, che in caso di evento catastrofico, partono con la colonna mobile verso i luoghi colpiti dall'evento disastroso;

   ne consegue che sotto il profilo giuridico si sono uniformate ed equiparate le figure professionali/qualifiche dei due ruoli operativo e Rtp, mentre da un punto di vista economico si è mantenuta una sostanziale diversità, talché a giudizio dell'interrogante la componente del ruolo tecnico professionale è stata penalizzata con significative differenze economiche nelle componenti fisse mensili, quali: «stipendio tabellare» e «indennità di specificità»;

   si evidenzia che il personale appartenente al Ruolo tecnico professionale ha come unica fonte di reddito aggiuntivo solo quello prodotto con il lavoro straordinario, mentre il personale operativo, oltre allo straordinario medesimo, può produrre reddito aggiuntivo aderendo alle convenzioni a pagamento, ai corsi di formazione esterni ex decreto legislativo n. 81 del 2008, alle attività di prevenzione incendi;

   peraltro la suddetta penalizzazione peserà per il personale Rtp anche nel momento in cui lo stesso andrà in quiescenza, in quanto avrà l'importo della pensione calcolato su un tabellare fortemente ridotto rispetto ai propri colleghi operativi, nonostante, il personale Rtp sia una componente essenziale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco;

   da ultimo si ribadisce che il personale Rtp, in quanto appartenente ad un amministrazione dalle specificità uniche, non ha la possibilità di migrare in altre amministrazioni statali, mediante l'istituto di mobilità fornito dal dipartimento della Funzione Pubblica, precludendogli, in questo modo, la possibilità di aver un migliore trattamento economico ed eventualmente una più facile progressione di carriera –:

   se e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda adottare al fine di superare la sperequazione di cui in premessa e affinché siano uniformate le figure professionali/qualifiche dei due ruoli operativo e Rtp non solo sotto il profilo giuridico, bensì anche per quello economico.
(4-04499)


   ONORI e D'ALESSIO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nel 2015, con provvedimento n. 22/15 M.P. del Tribunale di Latina, volto alla confisca su richiesta della Dia, fu posto sotto sequestro il patrimonio dell'imprenditore formiano Vincenzo Zangrillo, accostato al clan dei casalesi, consistente in beni per 22 milioni di euro. Tale provvedimento venne poi confermato dalla Corte di appello di Roma che dispose anche un provvedimento di sorveglianza speciale;

   nel dicembre del 2020, la Cassazione con proprio provvedimento annullava la suddetta confisca rimettendo gli atti alla Corte di appello di Roma per una nuova pronunzia;

   ad oggi, nessun altro provvedimento è stato emesso nonostante la delicatezza della vicenda postulerebbe tempi rapidi di decisione;

   nel territorio pontino, è opportuno evidenziarlo, si registrano significative infiltrazioni criminali, anche legate al citato clan dei Casalesi;

   all'epoca dei fatti furono depositate altre interrogazioni parlamentari che avevano ad oggetto le vicende su cui verte la suddetta procedura giudiziaria e le criticità derivanti da infiltrazioni mafiose nel territorio pontino senza mai ricevere riscontro;

   è, invece, assolutamente necessario realizzare pienamente condizioni di piena legalità e controllo del territorio –:

   quali iniziative di competenza siano state intraprese con riferimento ai fatti esposti in premessa;

   se il Governo intenda adottare iniziative normative volte ad assicurare tempi congrui di decisione in casi quali quelli di cui in premessa, alla luce della delicata vicenda giudiziaria citata e della gravità dei reati in questione;

   se il Governo intenda intensificare i controlli e i presìdi di sicurezza nella zona pontina al fine di rafforzare e rendere effettivo il contrasto alle infiltrazioni della criminalità organizzata nell'area.
(4-04504)


   ASCARI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   la dirigenza della polizia di Stato rappresenta l'unica categoria dirigenziale dello Stato priva di un contratto specifico, nonostante le elevate responsabilità operative e le funzioni di autorità di pubblica sicurezza attribuite ai suoi membri;

   a differenza di altre dirigenze dello Stato, i dirigenti della polizia di Stato svolgono un ruolo eminentemente operativo, comprendente attività quali: la gestione dell'ordine pubblico, assumendo decisioni strategiche per la sicurezza durante manifestazioni ed eventi pubblici; il contrasto al terrorismo e alla criminalità organizzata, coordinando operazioni investigative di particolare complessità; la sicurezza delle infrastrutture critiche, garantendo la protezione di siti sensibili e strategici per la continuità dei servizi essenziali;

   il coordinamento delle risorse umane e logistiche, con responsabilità nella gestione del personale e delle risorse operative della polizia di Stato;

   l'assenza di un contratto specifico comporta gravi squilibri retributivi, ponendo i dirigenti della polizia in una posizione di svantaggio economico rispetto ad altre dirigenze dello Stato, con indennità talvolta inferiori rispetto al restante personale del comparto sicurezza e difesa;

   tale situazione genera demotivazione professionale, con conseguenze potenzialmente negative sull'efficacia operativa delle strutture di polizia e, di conseguenza, sulla sicurezza pubblica;

   il Governo ha recentemente concluso le trattative per il personale non dirigente del Comparto sicurezza e difesa, ma, nonostante le promesse in sedi istituzionali, non risultano ancora avviate le negoziazioni per il primo contratto della dirigenza della polizia di Stato –:

   se i Ministri interrogati intendano avviare con urgenza le trattative per il primo contratto della dirigenza della polizia di Stato, al fine di riconoscere formalmente il ruolo e le funzioni di tale categoria professionale;

   quali iniziative il Governo intenda adottare per garantire condizioni retributive e normative adeguate ai dirigenti della polizia, in linea con le altre dirigenze dello Stato;

   se il Governo non ritenga necessaria un'iniziativa normativa per colmare questa lacuna contrattuale, tutelando il personale dirigente della polizia di Stato in modo equo e adeguato alle responsabilità ricoperte;

   quali siano i tempi previsti per l'apertura di un tavolo di confronto con le rappresentanze della categoria interessata, al fine di risolvere tempestivamente la questione.
(4-04505)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   SCOTTO, MARINO, FOSSI, GRIBAUDO, LAUS e SARRACINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 26 settembre 2024 Fibercop, con una quota azionaria del 16 per cento dello Stato, e le associazioni sindacali hanno firmato un accordo sulle uscite volontarie «Isopensione» (previste dall'articolo 4, della legge n. 92, del 2012) che prevedeva 1.800 esuberi entro il 28 febbraio 2025;

   secondo fonti stampa Fibercop punterebbe unilateralmente ad altri 6.000 esuberi nel triennio 2025-2027, tramite i contratti di solidarietà, con forti penalizzazioni economiche per i lavoratori;

   come evidenziato dal segretario confederale della Cgil Gesmundo, riprendendo le notizie apparse sul Financial Times, la società prevedrebbe nel 2025 un EBITDA inferiore di 449 milioni di euro rispetto alle stime iniziali, con la verosimile possibilità che il gap per i prossimi cinque anni possa raggiungere i 2 miliardi di euro. Dati che rappresentano una gelata per i fondi di investimento come KKR che puntavano a rendimenti del 20 per cento per i suoi investitori e che ora spingerebbero sul recupero dei mancati introiti attraverso i tagli occupazionali;

   per alcuni media FiberCop, al fine di migliorare la marginalità, punterebbe quindi sui risparmi da licenziamenti ed esodi che nel piano chiama «ottimizzazione del personale» e sulla «disattivazione della rete in rame»;

   in questo quadro inciderebbe quindi anche il cambio di management: a fine gennaio si era infatti dimesso l'amministratore delegato FiberCop Luigi Ferraris a causa di contrasti con la proprietà sulle politiche industriali da perseguire;

   il 26 febbraio 2025 Fibercop, ha approvato il budget relativo all'esercizio 2025 e il suo primo bilancio preliminare. Il piano di investimenti per l'anno in corso ha l'obiettivo di collegare con la fibra ftth (fiber to the home) oltre 2 milioni di nuove unità immobiliari «rafforzando – spiega una nota – la mission dell'azienda di campione digitale nazionale. Il 2024 si è chiuso con ricavi a perimetro e struttura patrimoniale correnti per 3,9 miliardi di euro e un Ebitdaal di circa 1,9 miliardi»;

   oltre alla tutela dei lavoratori coinvolti l'attuale scenario, pieno di incognite e incertezze, si configura comunque critico anche per garantire una efficace digitalizzazione dell'intero territorio nazionale –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere rispetto ai fatti esposti in premessa al fine di salvaguardare gli attuali livelli occupazionali di FiberCop.
(5-03658)


   BARZOTTI, AIELLO, CAROTENUTO e TUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 24 febbraio 2025 l'Inps ha presentato il Rendiconto di genere 2024 che contiene dati del 2023 particolarmente significativi relativi alla presenza delle donne nel mercato del lavoro e nei percorsi di istruzione, ai livelli retributivi e pensionistici, al lavoro di cura e alla violenza di genere;

   l'Inps ha sottolineato come siano ancora rilevanti le condizioni di svantaggio delle donne nell'ambito lavorativo, familiare e sociale:

    il tasso di occupazione femminile è al 52,5 per cento rispetto al 70,4 per cento degli uomini, evidenziando un divario pari a 17,9 punti percentuali;

    le assunzioni femminili hanno rappresentato solo il 42,3 per cento;

    solo il 18 per cento delle assunzioni di donne sono a tempo indeterminato a fronte del 22,6 per cento degli uomini;

    le lavoratrici con un contratto a tempo parziale sono il 64,4 per cento e anche il part-time involontario rappresenta il 15,6 per cento, rispetto al 5,1 per cento dei maschi;

    le donne percepiscono stipendi inferiori di oltre venti punti percentuali rispetto agli uomini; appena il 21,1 per cento dei dirigenti è donna, mentre tra i quadri il genere femminile rappresenta solo il 32,4 per cento;

    le donne hanno superato gli uomini sia tra i diplomati (52,6 per cento) sia tra i laureati (59,9 per cento) ma questa superiorità non si traduce in una maggiore presenza nelle posizioni di vertice;

    le donne continuano a farsi carico del lavoro di cura e le giornate di congedo parentale utilizzate dalle donne sono state 14,4 milioni, contro appena 2,1 milioni degli uomini;

    l'offerta di asili nido rimane insufficiente;

    le denunce per violenza di genere sono aumentate, quale segno evidente di una problematica ancora tristemente radicata nel nostro Paese; il Reddito di libertà, erogato dall'Inps alle donne vittime di violenza in ambito familiare, nel 2021 ha coinvolto 2.418 donne, mentre negli anni successivi, per mancanza di risorse, sono stati confermati (circa 233 in tutto nel 2023) grazie a risorse regionali;

    nel lavoro dipendente privato gli importi medi delle pensioni di anzianità/anticipate e di invalidità per le donne sono rispettivamente del 25,5 per cento e del 32 per cento inferiori rispetto a quelli degli uomini, mentre nel caso delle pensioni di vecchiaia il divario raggiunge il 44,1 per cento –:

   quali iniziative di competenza intenda porre in essere per contrastare la condizione di grave e perdurante svantaggio che le donne hanno nel mercato del lavoro e per ostacolare la cultura anti-genere che permea il mondo del lavoro e delle istituzioni.
(5-03659)


   SOUMAHORO e PASTORINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la legge 28 dicembre 2015, n. 208 istituisce il Fondo per le vittime dell'amianto, in favore degli eredi dei soggetti deceduti in seguito a patologie asbesto correlate per esposizione all'amianto nell'esecuzione delle operazioni portuali attuate per realizzare la cessazione dell'impiego dell'amianto, che concorre al pagamento di quanto spettante ai superstiti a titolo di risarcimento del danno;

   tali misure, inizialmente previste per gli anni 2016-2018, sono state estese fino al 2022 e con il decreto-legge 10 settembre 2021, n. 121, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2021, n. 156, si è stabilito che delle risorse del predetto fondo possono avvalersi anche le Autorità di sistema portuale soccombenti in sentenze esecutive, o comunque parti debitrici in verbali di conciliazione giudiziale, aventi a oggetto risarcimenti liquidati in favore di superstiti di coloro che sono deceduti per patologie asbesto-correlate, compresi coloro che non erano dipendenti diretti delle cessate organizzazioni portuali;

   tuttavia, il suddetto fondo non è stato rinnovato ma si è scelto di istituire – con il decreto-legge n. 34 del 2023, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 maggio 2023, n. 56 – un nuovo, fondo, che interviene in favore dei lavoratori di società partecipate pubbliche che hanno contratto patologie asbesto correlate durante l'attività lavorativa prestata presso i cantieri navali, restringendo i soggetti fruitori della disposizione e tenendo fuori ad esempio le compagnie portuali;

   con la legge di bilancio 2024 è stato esteso fino al 2026 ma, nonostante le rassicurazioni ricevute da parte della Ministra Calderone in risposta all'interrogazione 3-00655, non ne è stata estesa la portata soggettiva alle compagnie portuali e alle Autorità di sistema portuale e, al contempo, non è stata prorogata l'applicabilità del fondo istituito dalla legge 28 dicembre 2015, n. 208;

   il 19 febbraio 2024 è stato accolto l'ordine del giorno 9/1633-A/1 presentato dall'interrogante che impegna il Governo: «a valutare l'opportunità, compatibilmente coi vincoli di bilancio, di adottare, con riguardo alle Autorità di sistema portuale, iniziative normative in favore delle famiglie delle vittime dell'amianto nei porti», ad oggi inattuato –:

   quali iniziative normative intenda adottare al fine di estendere la portata soggettiva del fondo istituito nel 2023 alle compagnie portuali e alle Autorità di sistema portuale, prorogare l'applicabilità del fondo istituito dalla legge 28 dicembre 2015, n. 208 o individuare altre soluzioni che vadano nella medesima direzione in favore delle vittime e della operatività dei porti italiani.
(5-03660)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRANCESCO SILVESTRI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   l'asilo nido Giardino magico di Roma offre dal 2009 servizi educativi per la prima infanzia nel cuore del Colle Oppio. La struttura presenta un ambiente accogliente, personale qualificato e attività stimolanti per i bambini, tra cui spazi all'aria aperta che non sono comuni nel panorama delle strutture romane;

   la struttura può ospitare fino a 37 bambini, da 3 a 36 mesi, è nata per accogliere figli e nipoti di dipendenti dell'azienda ospedaliera del San Giovanni dell'Addolorata di Roma e ospita oggi anche privati, essendo convenzionato con il comune di Roma per l'accesso di bambini iscritti nelle liste comunali;

   secondo recenti fonti di stampa, la Asl di competenza avrebbe annunciato con tempi non congrui che a luglio 2025, riprenderà i locali del nido il giardino magico, per interventi di adeguamento antisismico, senza tuttavia proporre una collocazione alternativa;

   oltre alle famiglie che si trovano senza una valida alternativa, in una città che ha liste di attesa di almeno un anno e mezzo, preoccupa la situazione lavorativa delle educatrici che senza una soluzione perderanno il lavoro;

   ad inizio anno scolastico le principali associazioni di categoria avevano espresso preoccupazione per l'assenza dei posti necessari per rispondere alle esigenze della città;

   a livello nazionale la maggioranza non ha accolto un emendamento del M5S alla legge di bilancio 2025 che avrebbe permesso di raggiungere su tutto il territorio nazionale la percentuale di copertura di asili nido del 33 per cento della popolazione target, cioè la popolazione in età compresa tra i 3 e i 36 mesi, obiettivo fissato in sede europea nel 2002 e poi superato durante la pandemia di Covid, quando le istituzioni europee hanno stabilito una nuova soglia, al 45 per cento;

   l'Italia al contrario ha fissato come livello essenziale delle prestazioni nell'offerta degli asili d'infanzia una media nazionale di 33 posti su 100 minori aventi diritto, ammettendo però un minimo del 15 per cento per regione –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti in premessa;

   se non ritengano urgente, per quanto di competenza, intervenire affinché, a fronte della chiusura di una realtà di eccellenza, vengano offerte le doverose alternative alle famiglie e alle lavoratrici per garantire la continuità educativa e il pieno diritto di accesso all'asilo nido.
(4-04503)

SPORT E GIOVANI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BERRUTO. — Al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   i commi 270 e 271 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2024, n. 207 – inseriti in prima lettura, riprendendo parte della finalità di un emendamento proposto dal gruppo parlamentare del PD, – istituiscono il Fondo Dote per la famiglia, con una dotazione di 30 milioni di euro per l'anno 2025, per la corresponsione di contributi per le prestazioni sportive e ricreative erogate in favore dei minori tra i 6 e i 14 anni di età, in periodi extra scolastici, da parte delle associazioni e società sportive dilettantistiche, iscritte al Registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche (Rasd), e degli enti del Terzo settore, iscritti al Registro unico nazionale del Terzo settore (Runts);

   il riconoscimento dei contributi è previsto con riferimento alle prestazioni in favore di nuclei familiari rientranti in un determinato limite di valore di Isee, in corso di validità, pari o inferiore a 15.000 euro;

   la definizione delle modalità attuative per il riconoscimento dei contributi, ivi compresa la definizione dei relativi importi e delle garanzie per il rispetto del limite costituito dalla dotazione del Fondo, è demandata da norma a un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, o dell'autorità politica delegata in materia di sport, da adottare, entro 60 giorni dalla entrata in vigore della legge; non risulta ancora emanato il decreto nonostante il termine dei sessanta giorni sia scaduto;

   le associazioni e società sportive dilettantistiche, che svolgono una funzione sociale, permettendo ai giovani di dedicarsi ad un'attività sportiva e di maturare le proprie attitudini, non solo fisiche ma anche umane, educative e di aggregazione, attendono le modalità di applicazione della norma –:

   quali siano i tempi e le modalità di erogazione dei contributi di cui all'articolo 1, commi 270 e 271, della legge 30 dicembre 2024, n. 207 in favore delle associazioni e società sportive dilettantistiche.
(5-03653)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Cappelletti n. 5-01559 del 30 ottobre 2023;

   interrogazione a risposta scritta Pastorino n. 4-03792 del 15 novembre 2024;

   interrogazione a risposta in Commissione Provenzano n. 5-03327 del 14 gennaio 2025;

   interrogazione a risposta in Commissione Nevi n. 5-03483 del 5 febbraio 2025;

   interrogazione a risposta orale Ciocchetti n. 3-01751 del 19 febbraio 2025;

   interrogazione a risposta in Commissione Marino n. 5-03647 del 27 febbraio 2025.