XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 441 di giovedì 6 marzo 2025
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA
La seduta comincia alle 9.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ANTONIO D'ALESSIO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 96, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Modifica nella costituzione della Commissione parlamentare per il contrasto degli svantaggi derivanti dall'insularità.
PRESIDENTE. Comunico che la Commissione parlamentare per il contrasto degli svantaggi derivanti dall'insularità ha proceduto, in data di ieri, all'elezione di un segretario, in sostituzione della deputata Alessandra Todde, cessata dal mandato parlamentare. È risultata eletta la senatrice Concetta Damante.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,05).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 10 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Agostino Santillo. Ne ha facoltà.
AGOSTINO SANTILLO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per richiedere un'informativa urgente, da parte del Governo, a seguito dei fatti emersi sull'iter normativo della proposta di legge cosiddetta Salva Milano e quindi sull'intendimento del Governo a proseguire l'iter, che sta avendo adesso continuità in Parlamento, al Senato; e per sapere se intenda anche intervenire con delle iniziative volte a prevenire e contrastare questo fenomeno corruttivo, che emerge sempre più ed è sempre più frequente nel nostro Paese.
I fatti sono questi: emerge a Milano un sistema corruttivo, un vero e proprio sistema parallelo, una struttura parallela a quella degli uffici comunali. Le cronache giudiziarie lo dimostrano con gli arresti e gli indagati coinvolti, che sono gli stessi soggetti che all'epoca dirigevano anche lo sportello unico dell'edilizia e facevano parte della Commissione paesaggistica del comune di Milano. Sto parlando precisamente, in questo momento, dell'ex dirigente Oggioni, che è stato arrestato per frode processuale, corruzione e depistaggio, e del funzionario Cerri, che era componente della Commissione paesaggistica e, tutt'oggi, è componente della Commissione VIA-VAS del Ponte sullo Stretto, che è indagato per falso, truffa e traffico di influenze.
Questi soggetti - emergerebbe dalle cronache giudiziarie - avrebbero interloquito con esponenti di spicco del centrodestra di questa maggioranza e avrebbero loro stessi trasmesso i documenti, ossia la bozza di quel famoso emendamento del relatore che, all'epoca - lo voglio ricordare -, era il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera dei deputati, oggi Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, Foti.
Questa è una cosa molto molto critica e lancia un allarme enorme, perché significa che le stesse persone che erano indagate attraverso il “Salva Milano”, cercavano di neutralizzare le indagini della magistratura attraverso un pressing fatto tramite i parlamentari del centrodestra.
Noi, all'epoca, avevamo avvisato questo Parlamento. Stiamo parlando del luglio 2024, quando il Governo, cercava di introdurre, nel provvedimento Salva casa, il “Salva Milano”; poi ha riprovato con la proposta di legge “Salva Milano”, fino ad arrivare a questa norma di interpretazione autentica, che emerge quindi essere una norma che voleva soltanto neutralizzare le indagini della magistratura per tutelare gli speculatori, ma, a questo punto, anche gli stessi funzionari pubblici.
Ve l'avevamo detto. Vi avevamo detto che quella era una legge pericolosa, illegale e onerosa. Non ci avete ascoltato, maggioranza e PD. Non c'è stato nulla da fare. Finalmente, ieri, quando sono emerse queste criticità, queste forti contraddizioni, questi reati così forti, è arrivata nel pomeriggio una nota da parte dell'amministrazione comunale di Milano, che annuncia che, a seguito della gravità delle notizie che stanno emergendo, non vuole più sostenere la necessità di proseguire nell'iter di approvazione della proposta di legge “Salva Milano”.
Noi crediamo che adesso sia giunto il momento di gettare giù la maschera. A togliersi la maschera devono essere soprattutto Fratelli d'Italia e Lega, che al comune di Milano si sono schierati prontamente contro questa “Salva Milano” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) a seguito delle inchieste giudiziarie, ma che qui, in questo Parlamento, alla Camera prima e oggi al Senato, stanno spingendo per l'approvazione di questo provvedimento.
Rivolgiamo anche un appello agli stessi amici del PD a guardarci negli occhi, perché crediamo che, se questo Parlamento ha ancora un briciolo di dignità, è giunto il momento di cestinare questo “Salva Milano” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
A seguito di tutte queste criticità emerse, noi chiediamo un'informativa urgente del Governo per capire quale sia il suo intendimento sull'eventuale prosecuzione dell'iter normativo del provvedimento e, quindi, se intenda avviare iniziative per contrastare, veramente, fortemente, i fenomeni corruttivi che, come sappiamo, purtroppo - ahimè -, sono rimasti, invece, sempre, come un qualcosa di disatteso con l'indebolimento, ad esempio, delle intercettazioni telefoniche. Lo aspettiamo per dirci cosa intende fare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sul medesimo argomento, l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. Anche il gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra chiede un'informativa del Governo, perché quello che è accaduto ieri, con l'iniziativa della procura della Repubblica di Milano, evidenzia un fatto di una gravità inaudita (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Vede, signor Presidente, io sono membro della Commissione ambiente della Camera dei deputati e mi sono opposto insieme ad altri colleghi - non tutti, devo dire - a questo provvedimento che abbiamo sempre ritenuto gravissimo per il territorio, perché avrebbe sconquassato, nella definizione delle norme, i piani e, quindi, la qualità della vita dei cittadini. Laddove c'erano aree verdi, piccoli volumi, potevano nascere grattacieli incredibili e questo nasceva attraverso un processo di interruzione della democrazia: infatti, che cosa accadeva? Che attraverso una semplice SCIA si potevano realizzare grattacieli in un rapporto diretto tra costruttori e membri dell'ufficio tecnico. La questione che le pongo, signor Presidente, è che un parlamentare della Repubblica - come è accaduto a me - non può analizzare un testo che è stato scritto da un indagato e, poi, arrestato. Non so se è chiara la gravità di quello che è accaduto. È di una gravità inaudita, che non può accadere.
Allora, perché chiediamo l'informativa? Perché il Sottosegretario Morelli è sempre stato in Commissione a sostenere le tesi di questo provvedimento e noi vorremmo sapere perché non siamo stati informati, come membri della Camera dei deputati, che quei provvedimenti erano stati scritti da chi aveva degli interessi precisi, non solo perché era indagato, ma perché rappresentava gli interessi di chi aveva edificato in maniera non conforme, anzi abusiva, nel territorio, in quel caso di Milano. Allora, è assolutamente necessario che il Governo dica la sua, venga in Parlamento, ferma restando la divisione dei poteri. Io so benissimo che c'è un'autonomia del Parlamento rispetto al Governo, non mi sfugge questo aspetto e non voglio mettere in difficoltà la Presidenza della Camera. Sono poteri ben distinti, da questo punto di vista, ma c'è un tema che riguarda, però, il Governo: il Governo non può pensare che non sia una questione che non lo riguarda; è una questione che lo riguarda e riguarda, tra l'altro, me, come parlamentare nel rapporto con la Presidenza della Camera, perché io non posso andare in una Commissione e analizzare un provvedimento che è scritto da un indagato arrestato che è in stretto rapporto con chi ha interessi economici in quella città, interessi assolutamente illegali. Non so se è chiaro: io vorrei essere tutelato, da questo punto di vista, nell'azione che svolgo dentro la Camera dei deputati e, con me, tanti altri parlamentari.
Il gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra ha fatto una battaglia importante, da questo punto di vista. Siamo anche stati sostanzialmente un po' vilipesi, anche aggrediti, nel momento in cui abbiamo assunto questa posizione. Abbiamo inviato la nostra pregiudiziale di costituzionalità alla procura della Repubblica di Milano, ma chiediamo che il Governo venga in Aula perché non può non dare una risposta su quello che è accaduto, ma anche su come intende procedere. Ha un'opinione in merito? Allora, ce la venga a dire (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni in materia di economia dello spazio (A.C. 2026-A).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2026-A: Disposizioni in materia di economia dello spazio.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo approvato l'articolo 24.
(Articolo 25 - A.C. 2026-A)
PRESIDENTE. Passiamo, dunque, all'emendamento 25.1 Casu, sul quale la Commissione e il Governo hanno espresso parere contrario.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU (PD-IDP). Stiamo entrando nella discussione dell'articolo 25 - grazie, Presidente - ma ricordiamo, ancora una volta, a cosa serve questo articolo: a garantire all'Italia una riserva di capacità trasmissiva nazionale. In caso…chiedo, Presidente, un po' di attenzione e che il tempo venga conteggiato da quando sarà possibile svolgere questo intervento.
In caso di calamità naturale…Presidente, mi scusi…
PRESIDENTE. Colleghi, ascoltiamo l'onorevole Casu. Stanno entrando: un attimo di pazienza.
ANDREA CASU (PD-IDP). Aspettiamo, io ho tutto il tempo necessario.
PRESIDENTE. Penso che possiamo procedere.
ANDREA CASU (PD-IDP). Allora, ripartiamo con il tempo, Presidente.
PRESIDENTE. Sì, sì, già fatto, già fatto.
ANDREA CASU (PD-IDP). Stiamo entrando nell'articolo 25. Ricordiamo, ancora una volta, a cosa serve: a garantire all'Italia una riserva di capacità trasmissiva nazionale. In caso di calamità naturale, attacco hacker o, peggio, conflitto militare, le nostre comunicazioni possono interrompersi. Ecco, a proposito di interruzioni…
PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, per favore. Capisco che è il primo momento, però, vi prego. Prosegua.
ANDREA CASU (PD-IDP). Le nostre comunicazioni possono interrompersi o essere interrotte da chi può avere interesse a mettere in ginocchio il nostro Paese. In questo caso una riserva, un tasto d'emergenza da premere, può essere certamente utile, oserei dire necessario. Grazie a due emendamenti del Partito Democratico riformulati dai relatori, votati da tutti i gruppi di maggioranza e di opposizione, il Parlamento ha introdotto in questo articolo due principi, a nostro avviso, fondamentali: che questa riserva debba essere costruita garantendo la sicurezza nazionale e garantendo un adeguato ritorno industriale per il sistema Paese.
Devono essere scontati, dovrebbero essere scontati, ma, purtroppo, così non è, perché nella norma, nella realizzazione di questo obiettivo…mi scusi, Presidente: è veramente impossibile per me svolgere questo intervento.
PRESIDENTE. Colleghi, vi invito nuovamente, altrimenti non riusciamo ad andare avanti. Colleghi!
ANDREA CASU (PD-IDP). Presidente, se è necessaria una sospensione per consentire a tutti i colleghi di fare colazione io sono disponibile, però altrimenti…
PRESIDENTE. No, no, assolutamente. Prego, onorevole Casu. Ovviamente, il tempo è sempre congelato.
ANDREA CASU (PD-IDP). Ma non è questione di tempo (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Stiamo affrontando un articolo fondamentale e degli emendamenti fondamentali: chi non è interessato, lasci l'Aula (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!
PRESIDENTE. No, colleghi, vi prego.
ANDREA CASU (PD-IDP). Ma anche qua, anche qua, per tutti, vale per tutti! Chi non è interessato può lasciare l'Aula, non è obbligatorio.
PRESIDENTE. Vi prego, non entriamo nel dibattito personale. Vi prego.
ANDREA CASU (PD-IDP). No, ma io non sto ponendo un problema personale, sto ponendo un problema di rispetto delle istituzioni.
PRESIDENTE. Prego, onorevole Casu, penso che ci siamo adesso.
ANDREA CASU (PD-IDP). Io la ringrazio per il suo ottimismo, Presidente, però le assicuro che è veramente complicato svolgere un intervento sentendo decine di colleghi che stanno parlando d'altro. Dato che stiamo parlando del futuro del Paese, penso che sia utile confrontarsi su questo.
Allora, stavamo parlando di come abbiamo inserito alcuni concetti, come sicurezza nazionale e adeguato ritorno industriale per il sistema Paese, che dovrebbero essere scontati, ma non lo sono, perché nella realizzazione di questo obiettivo viene messa sullo stesso identico piano l'azione di soggetti italiani ed europei con quella di altri soggetti appartenenti alla NATO, non viene chiarito il livello di controllo dei soggetti istituzionali in questo processo e, in questo modo, il ritardo del nostro Paese nella strategia satellitare, che questo intero disegno di legge avrebbe l'obiettivo dichiarato di riuscire a colmare, rischia, invece, di diventare il motivo…
PRESIDENTE. Colleghi…
ANDREA CASU (PD-IDP). …per cui scegliere di indirizzare le risorse ingenti, i soldi pubblici che dovranno essere stanziati, per realizzare questo progetto non verso la costruzione di uno strumento italiano, europeo, che possa garantire sovranità, indipendenza e autonomia al nostro Paese, alla nostra patria, ma verso l'acquisto di questo servizio, chiavi in mano, da parte di chi oggi sul mercato, tra i Paesi appartenenti alla NATO, può essere il miglior offerente.
Per come era stata scritta inizialmente, prima del nostro intervento, sarebbe stato più semplice scrivere direttamente di consegnare questo servizio a SpaceX, perché avremmo almeno risparmiato il costo degli studi previsti dall'articolo. Per questo abbiamo presentato una serie di emendamenti, per indicare una chiara priorità verso i soggetti italiani ed europei e solo in caso di comprovata impossibilità NATO, ma questo lo affronteremo tra poco.
Quello che abbiamo presentato in questo emendamento, nel primo emendamento di questa mattinata, è di allargare l'orizzonte, perché noi qui chiediamo di considerare, nello studio di fattibilità della costruzione di una riserva di capacità trasmissiva, anche l'opzione sottomarina, e non solo quella satellitare. Infatti, se è necessario dare questo strumento all'Italia, e bisogna farlo subito, e noi concordiamo che sia importante farlo, perché i tempi che stiamo vivendo ci impongono di rafforzare le nostre capacità di difesa - ma le nostre capacità, italiane ed europee, non la nostra indipendenza -, perché dobbiamo farlo muovendoci esclusivamente sul terreno dove siamo più in ritardo e non dove siamo più avanti? Nell'interesse di chi? Nell'interesse di cosa?
Se questo articolo deve servire a capire come fare, indaghiamo tutte le vie per riuscirci e solo dopo decidiamo a chi dare le risorse necessarie. Se i nostri alleati sono davvero tali, lo capiranno, lo condivideranno, perché un'alleanza si fonda sulla condivisione, sulla capacità di vivere il rafforzamento del proprio alleato come un proprio rafforzamento, non sulla sopraffazione, sulla minaccia e sul ricatto (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) …
PRESIDENTE. Colleghi… Comunque, il tempo, lei lo ha esaurito, è andato anche oltre. Dategli un attimo voce, perché…
ANDREA CASU (PD-IDP). Presidente, intervengo per un richiamo al Regolamento. La invito, Presidente, ai sensi dell'articolo 8 e seguenti, a cercare di garantire, almeno per gli altri interventi, il rispetto che non c'è stato nei confronti del mio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Sono io che la ringrazio, ci mancherebbe.
Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere ai colleghi del Partito Democratico di poter sottoscrivere l'emendamento a nome del gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra. Con questo articolo si entra (Commenti)…
PRESIDENTE. Colleghi…
FRANCESCA GHIRRA (AVS). …nel pieno, nel cuore delle criticità e delle problematiche di questo provvedimento, lo abbiamo sottolineato con tutte le nostre forze in Commissione.
C'è stata un'apertura da parte della maggioranza, come ricordava il collega Casu, rispetto all'introduzione dei temi legati alla sicurezza nazionale e alle ricadute sul tessuto produttivo del nostro Paese, ma questo, secondo noi, non è sufficiente ad arginare i pericoli di una creazione di un monopolio straniero in Italia e in Europa sui nostri cieli. Quindi, io confido che, almeno rispetto al tema delle comunicazioni sottomarine, possa esserci un'integrazione, e ringrazio i colleghi del Partito Democratico per aver presentato questi emendamenti e averci consentito di entrare a fondo nel dibattito di una questione così delicata e preoccupante, come quella che stiamo affrontando.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrara. Ne ha facoltà.
ANTONIO FERRARA (M5S). Presidente, colleghi, volevo anch'io inserirmi, come ho fatto già in Commissione - chiedendo se posso sottoscrivere l'emendamento - e fare un intervento al riguardo, come avevamo fatto in Commissione. Presidente, colleghi, Governo - e anche voi che ancora pensate che l'Italia debba decidere in autonomia le sue strategie spaziali, senza che Elon Musk e i suoi emissari dettino la nostra linea -, oggi discutiamo di un tema che non è solo tecnico, ma è anche politico e strategico: chi controlla le nostre comunicazioni in caso di crisi, chi decide quali tecnologie utilizzerà l'Italia per le infrastrutture critiche? L'Italia è ancora padrona del proprio destino o sta diventando una colonia digitale di qualche magnate d'oltreoceano?
Nel testo originale della legge, la riserva di capacità trasmissiva nazionale riguarda esclusivamente le comunicazioni satellitari gestite da soggetti appartenenti all'Unione europea o alla NATO. Ma qui c'è un problema gigantesco, perché lasciar fuori le comunicazioni sottomarine, quando il 99 per cento del traffico globale viaggia sui cavi sotto il mare, è un grave problema e, allo stesso tempo, ci si domanda: perché non specificare che le infrastrutture…
PRESIDENTE. Colleghi, per favore…
ANTONIO FERRARA (M5S). …devono essere gestite prioritariamente…
PRESIDENTE. Colleghi…
ANTONIO FERRARA (M5S). …da soggetti istituzionali europei, senza il rischio di finire sotto il controllo di privati con ambizioni geopolitiche? E qui arriviamo al punto cruciale. Ci domandiamo: Musk e l'Italia, è una strana relazione di dipendenza questa (Commenti di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier). Giusto qualche giorno fa, il referente italiano di Elon Musk, Andrea Stroppa, ha praticamente minacciato un partito di maggioranza perché non gli stavano spianando abbastanza la strada. Sì, avete capito bene: un portavoce di un magnate americano che si permette di dettare la linea al Governo italiano, facendo capire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che o si fa come dice lui, o certe porte si chiudono. Ma davvero siamo arrivati a questo livello? Davvero il Parlamento italiano deve subire pressioni da un'azienda privata mentre sta discutendo di sicurezza nazionale e sovranità tecnologica? Eppure, il Governo si è sempre vantato delle sue amicizie con Musk: Musk è un modello di innovazione, un riferimento per la destra globale, un partner strategico per l'Italia. E oggi cosa succede? Musk si sente talmente padrone della situazione che i suoi emissari si permettono di ricattare pubblicamente la politica italiana.
Allora, colleghi, qualcuno deve spiegarmi: è questa la sovranità tecnologica sbandierata ai quattro venti? Dobbiamo cedere ai ricatti di chi vuole trasformare l'Italia in una filiale di SpaceX e Starlink? Questa è l'ambiguità del Governo: difesa della sovranità o sudditanza tecnologica?
Con questo emendamento cerchiamo di mettere dei paletti chiari. Le comunicazioni sottomarine vanno protette, esattamente come quelle satellitari, perché rappresentano una dorsale di connessione globale. Le infrastrutture strategiche devono essere gestite prioritariamente da soggetti istituzionali europei, solo in casi di comprovata impossibilità si può ricorrere ai partner NATO. Perché? Perché non possiamo affidarci ciecamente a privati esteri per la nostra sicurezza digitale e infrastrutturale, perché l'Italia deve decidere da sola, non farsi imporre le scelte da qualche CEO americano, che cambia idea a seconda della convenienza del momento. Lo abbiamo già visto con Musk: prima lancia Starlink come servizio gratuito in Ucraina, poi minaccia di spegnere tutto se non ottiene abbastanza soldi dal Pentagono; prima parte la libertà sulla parola di Twitter, poi comincia a censurare i contenuti quando gli conviene economicamente e politicamente; prima si presenta come paladino dell'innovazione, poi manda avanti i suoi uomini per fare pressione sui Parlamenti per ottenere privilegi e corsie preferenziali.
Allora, colleghi, vogliamo davvero lasciare che la nostra infrastruttura critica dipenda dai capricci di un solo uomo? Con gli effetti di questo emendamento garantiremo un controllo più ampio della nostra infrastruttura di telecomunicazione, includendo che anche i cavi sottomarini siano tutelati, eviteremmo che l'Italia diventi dipendente da un singolo fornitore privato quanto alla sicurezza e alle sue comunicazioni strategiche e manderemmo un messaggio chiaro: che le nostre decisioni non si prendono a Palo Alto o su X, ma qui in Parlamento. Con questo rischiamo di lasciare scoperta una parte fondamentale della nostra rete: potremo trovarci in balia di aziende private e l'interesse nazionale verrà subordinato.
Allora, colleghi, sentirete ancora parlare di sovranità digitale, sicurezza nazionale e indipendenza tecnologica, ma ricordatevi una cosa: la vera sovranità non si misura nei tweet, ma nelle scelte che facciamo qui e oggi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Peluffo. Ne ha facoltà.
VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Grazie, Presidente, intervengo a titolo personale. L'articolo 25, come è stato ricordato, prevede e costituisce una riserva di capacità trasmissiva nazionale attraverso comunicazioni satellitari. L'emendamento 25.1 Casu, Presidente, introduce un'alternativa tecnologica, non sostitutiva ma aggiuntiva, quella dei cavi sottomarini. Ora, visto che di neutralità tecnologica si sente spesso parlare dai colleghi di maggioranza anche a sproposito, sia in quest'Aula che in Commissione nei diversi provvedimenti, questa è l'occasione per applicare il principio della neutralità tecnologica, visto che l'importante è garantire la riserva di capacità di trasmissione nazionale. Che avvenga attraverso la comunicazione satellitare o attraverso quella sottomarina dovrebbe essere secondario e, comunque, è una possibilità in più: non è togliere nulla, è dare maggiore garanzia alla sicurezza nazionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente, a titolo personale. Io vedo un po' di disattenzione in Aula. In realtà, qui stiamo parlando di un tema estremamente importante, che riguarda la sicurezza nazionale e mi fa specie che, soprattutto dall'altra parte dell'emiciclo, proprio la maggioranza non presti la massima attenzione a quello che stiamo dicendo.
Pochi giorni fa, un parlamentare del Partito Democratico è stato attaccato dal factotum di un grande magnate tecnologico che, guarda caso, possiede proprio Starlink e possiede, quindi, anche la possibilità di non garantire all'Italia quella necessaria neutralità.
Credo, francamente, che di fronte a quello che è accaduto attraverso i social, ci sarebbe la necessità da parte di tutta l'Aula di capire che quello che stiamo dicendo serve al Paese tutto, non serve al Partito Democratico o all'opposizione; serve al Paese per essere più sicuro e serve al Paese per non finire nelle mani di un privato che, credo sia sotto gli occhi di tutti, abbia interessi che non sono sufficientemente né necessariamente coincidenti con la nostra sicurezza nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se nessun altro intende intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 25.1 Casu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).
Passiamo all'emendamento 25.2 Casu.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ormai tutti sappiamo di cosa parla questo emendamento: riserva di capacità trasmissiva nazionale, priorità per la strategia italiana europea, massimo controllo istituzionale, paletti certi per garantire l'interesse e la sicurezza nazionale. Basterebbe già questo a dovere unire tutti noi nella condivisione di questo articolo, ma evidentemente non basta.
Allora voglio aggiungere una ragione in più: penso che dobbiamo farlo, e dobbiamo farlo insieme, per la dignità e per l'orgoglio del Parlamento, per il valore del lavoro avviato in Commissione, perché questi giorni terribili che stiamo vivendo impongono anche al confronto parlamentare un salto di qualità.
Ieri abbiamo ricordato in quest'Aula, insieme, Emilio Lussu che chiude il suo bellissimo Marcia su Roma e dintorni parlando di un secolo fa e dicendo che allora “il mondo non stava andando né a destra né a sinistra; il mondo continuava a girare intorno a sé stesso, con regolari eclissi di luna e di sole”.
Se così è, se quella che stiamo vivendo intorno a noi è una nuova eclissi, è fondamentale che, in momenti come questi, la luce del Parlamento splenda più forte per ricordare a tutte le italiane e a tutti gli italiani che questo è il luogo dove si prendono le decisioni nel loro interesse e che nessun post sui social può comandare il Governo e il Parlamento italiano, fermare il confronto o umiliare l'interesse nazionale.
Se la risposta alle minacce che abbiamo letto: non fatevi più sentire per i convegni, non fatevi più sentire per altro, ma a che cos'altro si riferivano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? ; se la risposta a queste minacce è la scelta, che abbiamo letto sui giornali, di accentrare d'ora in poi a Palazzo Chigi tutti i pareri che verranno dati sugli emendamenti dei parlamentari, vi diciamo dall'opposizione che è la risposta sbagliata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) perché dobbiamo dare invece più possibilità di confronto a quest'Aula.
Non bastano i decreti, non basta il monocameralismo alternato, non bastano le umiliazioni quotidiane; anche una volta in cui, su un tema concreto, che riguarda l'interesse nazionale, si avvia un confronto, deve essere stroncato da un tweet. È questa la direzione in cui vogliamo portare avanti il Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)?
Ora, questo non è un emendamento anti Musk. Non chiediamo nessun dazio contro Starlink, non chiediamo dazi contro nessuna impresa; noi chiediamo garanzie per l'utilizzo dei soldi pubblici degli italiani. Non siamo noi a costruire i muri. L'Italia, l'Europa sono nate per abbatterli, i muri. Sappiamo bene da che parte stare. Sappiamo bene, come ci ricorda il Presidente Mattarella, che sono i protezionismi a portare i conflitti e quanto, invece, è attraverso i mercati aperti che possiamo costruire la pace.
Però il punto è dire, in maniera molto chiara, che in questo luogo noi entriamo nel merito delle discussioni. Abbiamo cominciato a farlo in Commissione e possiamo portarlo avanti. Possiamo ancora raggiungere una condivisione sui principi di priorità, di indirizzo, contenuti in questo emendamento. Possiamo, soprattutto, dare un messaggio a livello nazionale e un messaggio a livello internazionale. Perché, è vero che siamo il Paese di Salgari, ma forse, anche, proprio per questo, non saremo e non diventeremo mai la Mompracem dei nuovi corsari digitali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI (AVS). Presidente, Stroppa, l'uomo di Musk in Italia, vi ha detto di non andarlo più a cercare. Probabilmente, l'imprenditore di Starlink e di SpaceX, già indagato sugli appalti Sogei, vuole e voleva le mani completamente libere, non accettava limiti.
Vedete, che il disegno di legge sull'economia dello spazio fosse al centro di un ricatto fin dall'inizio, a noi era chiaro. Musk da tempo lavora al suo monopolio. È talmente chiaro da renderlo così visibile anche dentro al conflitto in campo tra Ucraina e Russia. Il rischio che lo spazio sia la nuova terra di conquista è realtà, patriote e patrioti. Se questo disegno di legge servisse a garantire alla filiera italiana un rafforzamento non ci sarebbe stato bisogno di quegli emendamenti che hanno dettato tanto scandalo.
Il futuro delle telecomunicazioni viene delegato a infrastrutture satellitari gestite da pochi grandi attori internazionali, reti terrestri e sottomarine abbandonate. Che ne sarà del nostro settore produttivo, del nostro tessuto, su cui tante risorse sono state investite? Lo dico da piemontese: il nostro settore impiega più o meno 35.000 addetti; più di 450 piccole e medie imprese, un fatturato di 8 miliardi, un export che rappresenta il 20 per cento del totale nazionale. Perché costringere le grandi aziende italiane a diventare semplici utenti di un'infrastruttura che non potranno controllare? Questa è la domanda. Perché quelle lacune sulla presenza italiana europea nello spazio e sulla tutela della sicurezza nazionale dei nostri dati?
Elon Musk dispone già di 6.700 satelliti, l'Europa si sta organizzando per averne 290. Un divario e un ritardo incolmabili. Incolmabili se l'Italia e l'Europa non lavoreranno a fermare un monopolio già in essere. Altro che armarci fino ai denti, è lì l'investimento strategico, è lì la difesa comune!
Eppure, le carenze del provvedimento potevano essere sanate; non si è voluto farlo, nonostante gli emendamenti approvati sulla sicurezza nazionale e sulla tutela delle nostre industrie. Tantissimi emendamenti proposti da esperti e istituti scientifici non sono stati accolti; non si è voluto dare ascolto a chi chiedeva di evitare situazioni di monopolio, di negare l'autorizzazione in caso di effetti distorsivi; a chi chiedeva di ricorrere a istituzioni pubbliche e non private e di concentrarsi su progetti nati in Europa e usando gli Stati Uniti come extrema ratio.
Stroppa ha ben poco da lamentarsi. Queste norme sono la premessa per fare dell'Italia il primo Paese europeo a consegnare il proprio futuro a Elon Musk purtroppo, e regalargli il controllo del nostro spazio, facendo dei cieli italiani merce di scambio con l'amministrazione Trump.
Che cosa questo significhi lo vediamo ora in Ucraina. Musk si appresta a spegnere il sistema di comunicazione satellitare Starlink; solo 3 anni fa, attivava il suo servizio satellitare e mandava le attrezzature gratuitamente in Ucraina. Oggi c'è un nuovo spirito del tempo: Zeitgeist. La Presidente Meloni se ne è accorta ed è sempre più in difficoltà ed è per quello che quel banco è sempre vuoto.
Ma è ora di alzare la testa, colleghe e colleghi. Davvero vogliamo che l'Italia sia messa sotto ricatto da un soggetto privato straniero, che fornisce le connessioni satellitari? Davvero vogliamo aiutare Starlink ad allargare la sua influenza sui nostri sistemi militari dei Paesi NATO? Mettere in pericolo la sicurezza nazionale e scavalcare la nostra intelligence? Ho finito.
Affidare la gestione delle comunicazioni strategiche a colossi privati esteri e, in ultimo, a logiche di mercato senza vincoli chiari sul controllo pubblico delle infrastrutture? Diventare definitivamente ricattabili sul piano economico e politico?
Bisogna uscire da questo atteggiamento servile e gregario nei confronti di un partner sempre più arrogante. Gli Stati Uniti di Trump hanno già rotto l'Alleanza atlantica e mortificato l'Europa.
Mi rivolgo a voi, sovranisti: questa è l'ennesima cessione di sovranità, non a un organismo internazionale ma a un predatore senza scrupoli. Volete davvero andare avanti? Siete ancora in tempo per fermarvi. Votate con noi, alzate la testa e provate a decidere qual è l'interesse nazionale ed europeo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.
ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo su questo articolo 25 perché è centrale rispetto all'intero provvedimento. È molto importante e, come apprendiamo da fonti di stampa, è un articolo aggiuntivo rispetto a tutti gli altri: è stato aggiunto successivamente e non si capisce bene da chi, presumibilmente dal Ministro.
Non è ben chiaro o, meglio, oggetto della questione sono queste due parole: “Il Ministero delle imprese (…) provvede alla costituzione di una riserva di capacità trasmissiva (…)” - e va bene - “(…) costituita da satelliti e da costellazioni (…)” - e va bene - “gestiti esclusivamente da soggetti appartenenti all'Unione europea” - e va bene - “o all'Alleanza atlantica”.
Queste parole, “o all'Alleanza atlantica”, sono chiaramente riferite a Elon Musk (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier). Sono chiaramente riferite a Elon Musk ed è inquietante il fatto che venga dato un parere contrario a una proposta di emendamento che vorrebbe dire che va bene anche l'Alleanza atlantica, ma in caso di comprovata impossibilità. Neppure la comprovata impossibilità viene accettata, perché, allora, è un disegno già scritto. Eppure, il Ministro Urso è venuto qui in Aula e ha detto l'esatto contrario. Sapete che cosa ha detto? Ha detto: noi siamo a favore della creazione di un sistema satellitare sviluppato in autonomia, che sia realizzato con il coinvolgimento dei principali attori nazionali. Non lo dico io, lo disse Urso. Dobbiamo offrire, Ministro Urso, un'alternativa alle infrastrutture fornite da altri operatori globali come Musk. Il Ministro Urso ha querelato una nota trasmissione televisiva, forse una delle ultime libere trasmissioni televisive rispetto alla postura unica di “Tele Meloni” che, ahimè, conosciamo molto bene, proprio perché ha acceso un faro rispetto a questo articolo e rispetto a queste due parole. Lo stesso Ministro Urso ha dichiarato: noi siamo per la realizzazione di una costellazione satellitare nazionale e ancora dobbiamo andare avanti più celermente nella realizzazione di IRIS 2, la costellazione satellitare dell'Unione europea, così da rendere, quindi, l'Europa competitiva, non gli Stati Uniti o altri Paesi competitivi. Non è il MoVimento 5 Stelle: è il Ministro.
Poi, però, sul decreto aggiunge un articolo, l'articolo 25, che non è in grado di giustificare, perché anche il Vice Ministro in Commissione, nonostante sia stato ripetutamente sollecitato su questo, non ha dato una spiegazione razionale, una spiegazione logica, una spiegazione per cui queste due parole “Alleanza atlantica” compaiono su questo su questo articolo. Ciò che ha affermato Urso in quest'Aula era anche condivisibile: noi dobbiamo ambire ad avere una costellazione nazionale, europea, ma qui si vuole approvare un testo che dice l'esatto opposto. Il rischio, signor Presidente, è quello della Crimea. Io non voglio entrare nel merito dei progetti che aveva l'Ucraina sulla Crimea, non è questa la sede e non è neppure opportuno, ma mi limito a ricordare che quei progetti sono stati mandati a monte perché c'è stato il diktat di Elon Musk, c'è stata la minaccia di spegnimento dei satelliti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Allora, vogliamo veramente mettere il nostro Paese nelle stesse condizioni in cui si è trovata l'Ucraina? Vogliamo mettere l'Italia sotto ricatto?
La presa di posizione pubblica del portavoce di Musk appare, poi, una confessione. Per certi versi, Presidente, è una confessione inquietante, perché allude a precedenti accordi che sarebbero stati presi con Fratelli d'Italia e con altri componenti della maggioranza, accordi che sarebbero saltati con l'accoglimento di un paio di emendamenti in Commissione, peraltro emendamenti di semplice buon senso. Insomma, con questo articolo, maggioranza e Governo aprono le porte a Musk in Italia. Avrebbero dovuto, al contrario, aprire le porte alle nostre aziende, come previsto nell'articolo 1.
PRESIDENTE. Concluda.
ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Concludo. Le conseguenze potrebbero essere anche molto pesanti sul piano della sicurezza e della democrazia nel nostro Paese. Per cui, chiedo l'accantonamento di questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Chiedo al relatore in ordine alla proposta di accantonamento: no, parere contrario.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ringrazio il collega Casu per questo emendamento che - se accoglie - vorrei sottoscrivere, perché è l'emendamento che smaschera tutto quello che stiamo dicendo e che stana anche la maggioranza rispetto al famoso emendamento anti-Musk, che non è anti-Musk. È un emendamento, questo, che basta leggere per comprendere che, semplicemente, indica degli ordini di priorità, dando la priorità a progetti istituzionali appartenenti all'Unione europea e, in subordine, ad altri progetti, nel caso di comprovata non efficienza di quelli esistenti in Unione europea.
È quello che ci state spiegando: state dicendo che oggi il progetto europeo non è pronto, che oggi il progetto europeo non è all'altezza delle esigenze e, quindi, si potrebbe andare a cercare altro. Il voto contrario, però, smaschera, invece, qualcos'altro: smaschera l'impossibilità e la non volontà di andare in questa direzione, cioè di dare priorità ai progetti europei. Alla faccia del sovranismo, alla faccia della tutela dell'interesse nazionale, e se questo emendamento, che peraltro non è stato accolto, fa così arrabbiare l'uomo di Musk in Italia, è smascherato completamente il gioco. Quindi, ci sarà il nostro voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Del Barba. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Tutti i corpi fisici hanno un punto delicato chiamato baricentro che ne determina l'equilibrio. Io credo che, in questo provvedimento, questo punto sia esattamente l'articolo 25 e nell'articolo 25, questo emendamento insiste proprio sul baricentro. Chiedo, peraltro, al collega Casu e ai colleghi del Partito Democratico, di sottoscrivere l'emendamento e vado a spiegare il perché. Questo provvedimento era atteso da molti anni per poter dare linfa all'economia dello spazio. Ebbene, fino all'articolo 25 si sono alternati degli articoli sui quali a volte ci siamo astenuti e a volte abbiamo votato contro; in alcuni casi abbiamo addirittura votato a favore, nell'incertezza ondivaga di come il provvedimento si dipanava, ovvero se consentisse o meno alle nostre imprese di partecipare a questo nuovo mercato, se facesse o meno gli interessi dell'Italia. Poi, arriviamo all'articolo 25, articolo nel quale si configura esattamente il fatto se si stia o meno seguendo l'interesse nazionale.
Ebbene, che ci sia una riserva di capacità è un fatto positivo. Il tema è a chi mi rivolgo per garantire questa riserva di capacità e in questo momento storico particolare, in cui via tweet si licenziano Capi di Stato definendoli dittatori, si annunciano dazi, si ridefiniscono confini, in questo momento storico particolare, dicevo, non era e non è possibile sottrarsi a questa domanda: a chi mi affido per garantire la sicurezza del Paese? Ebbene, anche in questo caso la maggioranza, il Governo e il Presidente del Consiglio fuggono dalle proprie responsabilità, ma non possono farlo fino in fondo, non possono nascondersi - questa volta - proprio per via di un tweet.
Proprio perché, durante i nostri lavori, irrompe un tweet piuttosto minaccioso e anche ambiguo che dice: “guardate che, se voi vi affidate all'Europa, anziché affidarvi a Elon Musk, potete smettere di chiamarci per conferenze e per altro”. Allora, signori del Governo, ci dovete dire con chiarezza se voi vi state nascondendo da un ricatto o se voi siete complici di un piano che noi non conosciamo. Il vostro silenzio, purtroppo, ci fa pensare che o vi stiate nascondendo da un ricatto oppure siate complici di un piano che non volete comunicare a questo Parlamento.
Però voglio essere chiaro fino in fondo: noi vi invitiamo a fare la scelta dell'Europa, che è una scelta che, peraltro, non poniamo in alternativa a quella della NATO, la poniamo semplicemente in ordine di priorità, riconoscendo che il passo successivo, qualora non ci fossero delle alternative, sarebbe la NATO e sarebbe Elon Musk, contro i quali non nutriamo nessuna pregiudiziale, ma vogliamo sapere se ci sono accordi o, peggio, sotterfugi.
Allora voglio essere chiaro fino in fondo, però. Non si può rivolgersi all'Europa a giorni alterni, non si può mettere un mattone nel muro di Nord e togliere un mattone nel muro di Sud a giorni alterni (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe). Per stare con l'Europa bisogna stare con l'Europa fino in fondo, compreso quando sceglie di individuare nell'Ucraina il proprio presidio strategico di sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe), compreso quando dice di voler inviare le armi all'Ucraina.
Altrimenti anche la nostra polemica diventa una polemica a giorni alterni e a targhe alterne, e diventa una polemica sterile, che consente alla maggioranza e al Governo di rifugiarsi nel silenzio e di fuggire da un dibattito che è zoppo nel suo nascere proprio perché non è coerente fino in fondo. Noi, allora, chiediamo di garantire la sicurezza del Paese e chiediamo di farlo con un serio e definitivo ancoraggio all'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Prima di passare oltre, onorevole Grippo, credo di avere capito che lei sottoscrive come gruppo. Allora, Italia Viva e anche Azione, giusto? No, solo lei. Italia Viva lo abbiamo detto.
Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Anche il gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra chiede di sottoscrivere questo emendamento. Ricordo che qualche settimana fa il Ministro Urso ha dichiarato in quest'Aula di star lavorando alla creazione di un sistema satellitare nazionale in orbita bassa, sviluppato in autonomia con il coinvolgimento dei principali attori nazionali, per garantire una soluzione tecnologica avanzata e sicura per la gestione dei dati governativi, offrendo, quindi, un'alternativa competitiva alle infrastrutture fornite da altri operatori globali, come Musk.
Ma ricordo che IRIS 2 prevede solo 290 satelliti entro il 2030. Dopo questa affermazione, il Ministro Urso è sparito, ha lasciato il Vice Ministro Valentini qui a occuparsi di questo importante provvedimento.
Noi vorremmo rafforzare il ruolo dell'Europa e dell'Italia. Voi, invece, cosa volete fare, volete continuare a sottostare alle minacce e ai ricatti di Stroppa? Allora, dico che noi oggi sappiamo chi ha scritto il “Salva Milano” e vi chiedo: chi ha scritto, invece, questo disegno di legge (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Dell'Olio. Ne ha facoltà.
GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Grazie, Presidente. Vado avanti velocemente. Prima di parlare dell'emendamento, questa riserva di capacità trasmissiva nazionale serve, visto che è stato modificato, anche per la sicurezza nazionale. Allora, andare a inserire la NATO significa, sostanzialmente, andare a inserire i tre principali Paesi che hanno sistemi di satelliti, cioè Stati Uniti, Canada e UK.
Ora, il problema qual è? È che ce ne sono di sistemi di satelliti gestiti nell'Unione europea, a partire dal Galileo, Copernicus, Eutelsat, ma, guarda caso, c'è un sistema che è stato creato proprio per la sicurezza e difesa: il progetto IRIS, il progetto di infrastructure for resilience. Ora - e chiudo, Presidente - state andando contro l'Unione europea, visto che è l'obiettivo proprio del progetto. Il 16 dicembre 2024 l'Unione europea ha messo 10,6 miliardi di euro proprio per un progetto del genere, che serve per affrancarsi anche da sistemi esterni, fra cui Starlink. Voi, andando a inserire l'Alleanza atlantica, non state facendo altro che andare contro i principi di quella che è l'Unione europea, per cui stiamo anche mettendo soldi come Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Anche l'onorevole Dell'Olio sottoscrive.
Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.
TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Non voglio affrontare il tema dal punto di vista geopolitico, sentimentale e ideale, perché chi mi ha preceduto ha detto bene e non sarei in grado di replicare, però mi veniva in mente il sarto, l'artigiano. Noi siamo un Paese di sartoria, di grandi artigiani, e ho la sensazione che noi stiamo assistendo alla misurazione e alla cucitura ad hoc e ad personam di un abito. Guardate, qui non è più in ballo il patriottismo, i finti patrioti, l'assetto geopolitico, da dove ti metti, dove vai e con chi vuoi stringere alleanze. Qui si tratta semplicemente - ce ne stiamo rendendo conto e mi dispiace usare i toni che userò - che siamo dinanzi a un affidamento in concessione di affari.
Questo è, perché il ragionamento non si pone sul medio e lungo periodo in base alla sicurezza nazionale e al collocamento geopolitico di questo Paese, ma rispetto a un principio di ricattabilità, che ormai è divenuta una costante in questa fase politica, dell'uomo forte rispetto alla debolezza strutturale di questo Governo, di questa Presidente del Consiglio, che ci sottopone esattamente a scelte strategiche così nefaste per l'interesse patriottico del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Quartapelle. Ne ha facoltà.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Credo che questo emendamento ponga una questione importante, che è una questione di sovranità ed è una questione industriale. Noi abbiamo un sistema industriale anche nell'economia dello spazio che è un sistema di avanguardia. Lo ha detto la Presidente del Consiglio qualche giorno fa, complimentandosi per il lancio in orbita di LuGRE. È un'eccellenza italiana, diceva la Presidente del Consiglio.
Abbiamo avuto 26 mesi di calo della produzione industriale, stiamo varando una legge che è innovativa e tempestiva sul tema dell'economia dello spazio e non si capisce perché la maggioranza non voglia accettare un emendamento di buonsenso, che non dice “no” alla NATO, ma dice che preferiamo le produzioni europee, quindi delle produzioni o italiane o che privilegiano i rapporti con l'Italia, e, in caso di impossibilità tecnologica, ci rivolgiamo ai Paesi NATO.
Mi sembra che in questo caso il Governo venga meno a due suoi doveri: il primo, quello di tutelare la produzione e le eccellenze italiane; in secondo luogo, quello di proteggere e salvaguardare la nostra sovranità. Qualcosa su cui forze politiche che si sono dichiarate sovraniste e patriote, forse, dovrebbero riflettere più a lungo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Anch'io, se mi è consentito, sottoscrivo questo emendamento, ma mi rivolgo al Governo: a me sembra che il tempo in cui discutiamo questo emendamento imponga un surplus di riflessione, e mi rivolgo al Vice Ministro Valentini, perché, altrimenti, sembra che noi non teniamo in considerazione quello che sta succedendo nel mondo dal momento in cui questo disegno di legge è partito al momento in cui lo approviamo.
Se non ci rendiamo conto di quello che è stato detto, scelto e fatto dall'Amministrazione Trump nelle ultime settimane, giornate e ore, siamo completamente avulsi dal contesto storico in cui stiamo vivendo; Amministrazione Trump di cui il principale operatore satellitare è un fiero sostenitore, che ne fa parte, ancorché senza portafoglio, viene acclamato dentro il Congresso degli Stati Uniti e sceglie di supportare un'Amministrazione che ha un obiettivo deliberato:
Distruggere l'Unione europea e colpirla dal punto di vista economico, con i dazi che sono stati preannunciati, con le parole durissime che mai nessun Presidente degli Stati Uniti, come Trump, ha usato e continua a usare nei confronti dell'Unione europea.
Ma mi sembra il minimo, Vice Ministro Valentini, affermare che nei confronti di una infrastruttura strategica, rilevantissima, noi diciamo: prendiamo atto che il mondo è cambiato, cambiamo idea, pronti a ricambiarla quando un'Amministrazione degli Stati Uniti tornerà un minimo friendly con l'Unione europea e con l'Italia, ma di fronte a quello che sta succedendo, non possiamo far finta di non prenderne atto. Se fosse per un'azienda di ciascuno di noi, prenderemmo atto del fatto che abbiamo dall'altra parte dell'oceano una forza ostile. Stiamo parlando dello Stato. Lo dico con sofferenza, per quello che ho sempre detto e pensato in questi decenni. In questo momento abbiamo di fronte una potenza deliberatamente ostile a noi: Musk è un maggiorente di questa Amministrazione, che va all'attacco dell'Europa e dell'Italia, e stiamo a discutere se, quindi, non sia meglio - e l'emendamento dice “ove possibile” - affidarci a noi stessi, come minimo, dentro il perimetro dell'Unione europea?
Se votate “no” a questo emendamento, semplicemente, fate, facciamo come le scimmiette: non vedo, non sento, non parlo. Quello che succede nel mondo non mi interessa, preferisco vivere nel mondo di ieri e chi se ne frega dell'interesse nazionale.
PRESIDENTE. Prima di andare oltre, se non ho capito male, sottoscrivono i deputati: Cappelletti, Quartini, Bonafe', Dell'Olio, Carmina, Pastorino, Morfino. Fatemi la cortesia, venite un attimo qui, altrimenti vi perdo di vista, faccio il possibile, ma magari vi perdo di vista.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Stefanazzi. Ne ha facoltà.
CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Non ripeterò quanto detto a proposito dei rischi che si corrono affidando ad un operatore straniero, di fatto, il monopolio sulle telecomunicazioni.
C'è un altro tema, però, che la maggioranza fa finta di non vedere: orientarsi verso questa scelta significa non risolvere o non iniziare a risolvere il vero problema che, oggi, definisce il gap fra Stati Uniti ed Europa, cioè l'accessibilità allo spazio. L'anno scorso Starlink ha lanciato 100 satelliti in orbita; Ariane e Avio, che sono le due aziende di punta europee, ne hanno lanciati due.
Questo è un tema fondamentale e questo provvedimento è un'occasione persa, perché avremmo dovuto sostenere in maniera più che proporzionale la tecnologia italiana che, nel settore dei microsatelliti, è un'avanguardia europea in questo momento, che ci garantisce un vantaggio competitivo; perché in questo modo avremmo potuto individuare dei satelliti e far crescere un settore che produce satelliti che possono essere lanciati in orbita, senza ricorrere al monopolio americano che impedisce - ripeto - l'accesso allo spazio, ma attraverso altre modalità di lancio.
Ciò non si fa in questo provvedimento: l'industria italiana e quella europea non vengono valorizzate come dovrebbero e credo che si siano create le condizioni per indirizzare, naturalmente, la scelta verso Musk e verso Starlink (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Graziano. Ne ha facoltà.
STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. A me colpisce, soprattutto, il fatto che la maggioranza non risponda rispetto ad un emendamento, a mio avviso importante - e che voglio sottoscrivere - che l'onorevole Casu ha proposto. Guardate, qui voi con questo emendamento state andando non solo contro la sicurezza nazionale, ma in realtà state andando contro l'Europa, cioè invece di costruire una logica di sicurezza europea e di andare nella direzione di costruire un'autonomia strategica sulla sicurezza, state di fatto consegnando il Paese e facendo passare l'Italia da quelli che sono i confini nazionali ai confini delle multinazionali. Così facendo noi, di fatto, avremo un problema di gestione.
Quello che ha detto Stroppa nel tweet che ha fatto - “non chiamateci più” - dà proprio il segno di quello che è un ricatto…
PRESIDENTE. Concluda.
STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). …che non può essere solo quello di oggi, ma, soprattutto, guardate a quello che sarà il domani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. Io mi rivolgo ai patrioti d'Italia, alle patriote d'Italia, al Vice Ministro Valentini, perché questo emendamento e il “no” a questo emendamento dicono una cosa molto chiara: che coloro i quali vogliono difendere gli interessi delle italiane e degli italiani, oggi, sono eterodiretti da un ex hacker, che dice come deve essere fatta una norma. Ecco, un ex hacker (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) che ci dice come deve essere fatta una norma, che dà la linea al Parlamento, è un problema molto, molto serio.
Ancora non avete capito, patrioti d'Italia, che cosa vuole fare Elon Musk di questo pianeta? Ancora non lo avete capito? Ma allora, quando Giorgia Meloni - concludo - va, oggi, al Consiglio europeo, senza passare al Parlamento italiano e, soventemente, dice che lei non è ricattabile, il punto è che non è solo lei che non è ricattabile, ma ha sottoposto a un ricatto inaccettabile tutta l'Italia di fronte agli interessi di Elon Musk (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Ruffino. Ne ha facoltà.
DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). In realtà, avevo chiesto la parola prima per chiedere di sottoscrivere l'emendamento. Nessun problema, Presidente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.
MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sentendo questo dibattito, io non ho capito. Quello che vorrei capire, soprattutto, dal dibattito da parte della maggioranza è: chi decide oggi in questo Paese. Chi decide oggi: se questo Parlamento o qualche altro imprenditore in giro per il mondo, anzi, con un nome e un cognome chiaro, che tutti conosciamo.
Vede, Presidente, in questo momento non è che si parla di un piccolo provvedimento o di una scelta che può essere modificata o può avere una ricaduta molto bassa. Riguarda il futuro della tecnologia del mondo e, soprattutto, del nostro Paese e riguarda, soprattutto, i sistemi di sicurezza del nostro Paese. Ecco perché noi dobbiamo dire “no” e dobbiamo anche capire da parte vostra se decidete voi. Se volete decidere voi, parlate, dite quello che pensate su questo tema, perché è un tema molto, molto difficile, complicato, che avrebbe bisogno, da parte di tutti, di un dibattito vero, sano, direttamente in Parlamento, facendo decidere il Parlamento e non qualcuno in America (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Luca. Ne ha facoltà.
PIERO DE LUCA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Noi siamo molto preoccupati per la decisione della maggioranza di non sostenere questo emendamento, sul quale, peraltro, sembrava esserci un'intesa in Commissione, per due ragioni. La prima è di sostanza politica: noi chiediamo che si mettano in campo tutte le azioni perché possa rafforzarsi la nostra sicurezza nazionale, attraverso investimenti strategici, strutturali, europei.
Questo è un emendamento volto a rafforzare la sovranità e l'autonomia strategica, ma la sovranità e l'autonomia strategica dell'Europa. Voi, oggi, state dicendo “no” a rafforzare il percorso di integrazione politica di sicurezza e difesa comune europeo. Questo è il tema. È strano che nessuno di voi riesca a dire una parola sul punto.
Del resto, non avete presentato neppure una mozione rispetto alla discussione che abbiamo fatto sul rapporto Draghi. Voi non avete una linea comune di politica internazionale ed europea. Questo è il messaggio che esce oggi dal vostro “no” a questo emendamento.
Il secondo tema, di enorme preoccupazione, è legato alle ragioni per le quali voi decidete di votare contro questo emendamento…
PRESIDENTE. Concluda.
PIERO DE LUCA (PD-IDP). …decidendo di non dire una parola (Commenti di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché il messaggio che tale Stroppa ha rivolto in modo sibillino - nemmeno tanto - alla maggioranza, dicendo di non chiamare più, lui o chi per lui, per convegni o altro, è un messaggio inquietante cui voi avete il dovere di dare una risposta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) oggi, in quest'Aula. A cosa si riferiva? Perché oggi non prendete le distanze e dite chiaramente…
PRESIDENTE. Concluda.
PIERO DE LUCA (PD-IDP). …qual è la vostra posizione al riguardo? È giunto il momento di farlo ora, qui, in Aula, oggi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Scarpa. Ne ha facoltà.
RACHELE SCARPA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sono molto colpita dal dibattito che c'è in Aula oggi, o meglio dall'assenza di risposte da parte della maggioranza. Abbiamo un parere contrario a un emendamento che vuole dare priorità all'Unione europea e, dunque, all'Italia, sul fatto di garantire al nostro Paese una riserva di capacità trasmissiva nazionale e di ricorrere all'Alleanza atlantica solo se strettamente necessario.
A questo si dice “no”. Quindi si sta dicendo “no” a un emendamento che va, tecnicamente, a rafforzare, a mettere l'accento sulla sovranità nazionale e sull'autonomia strategica sul fronte della cybersicurezza.
Quello che era anche un confronto parlamentare positivo avviato in Commissione si è interrotto, a quanto pare bruscamente, a causa di un tweet del portavoce dell'uomo più ricco del mondo, con il suo ruolo all'interno del Governo americano. Questa è l'immagine che la destra italiana sta restituendo al Paese, sul tema della cybersicurezza: per sapere la linea che terranno in Parlamento i sovranisti italiani, basta aprire X e leggere un tweet del portavoce di Musk. Ora sì che ci sentiamo al sicuro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Sì, Presidente, sull'articolo 8, e seguenti, e chiedo un attimo di attenzione ai relatori e al rappresentante del Governo perché siamo in prima lettura e, quindi, siamo ancora in grado, credo, di fare eventuali correzioni formali. Credo ci sia un problema su come è stato scritto l'articolo 25.
Cito: “(…) al fine di garantire la massima diversificazione, nonché la sicurezza nazionale, sia satelliti sia costellazioni in orbita geostazionaria, media e bassa, gestiti esclusivamente da soggetti appartenenti all'Unione europea o all'Alleanza atlantica”. Io, sommessamente, segnalo che l'Unione europea è un'unione di Stati e l'Alleanza atlantica è un'alleanza militare tra Stati. Cioè, i soggetti appartenenti all'Unione europea sono gli Stati. Se voi intendete per “soggetti” gli operatori economici - immagino che sia questo - va specificato. Se si vuol continuare a tenere in piedi “appartenenti”…
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole, quale è il richiamo al Regolamento?
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Signor, Presidente, stiamo scrivendo una legge. Se stiamo scrivendo una cosa, io sto invitando (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Commenti del deputato Trancassini) … così concludo, perché se non possiamo più parlare …
PRESIDENTE. No, no, onorevole, era per capire l'aggancio al Regolamento.
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Non c'è nessun intento ostruzionistico, sto ponendo una questione che mi pare non sia proprio di lana caprina: “soggetti appartenenti all'Unione europea o all'Alleanza atlantica” sono gli Stati. Se stiamo parlando di soggetti economici, la riscrittura deve essere “soggetti economici appartenenti a Stati dell'Unione europea o dell'Alleanza atlantica”.
Per cui, io invito formalmente - ecco perché il richiamo al Regolamento - il relatore e il Governo a valutare di accantonare questo articolo e proporre una riscrittura che chiarisca questo aspetto, perché così come è scritto, ripeto, può prestarsi ad interpretazioni e, soprattutto, mi pare illogico perché, lo ripeto, i soggetti appartenenti all'Unione europea o all'Alleanza atlantica sono gli Stati, non sono le imprese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Sempre per un richiamo al Regolamento?
MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Solo per suggerire una formulazione. In tutte le norme, di solito, sono soggetti con sede fiscale e legale nei Paesi appartenenti all'Unione europea. È una piccola differenza, ma che fa tutta la differenza del mondo, perché quei soggetti devono avere sede fiscale e legale nei Paesi, non sono “appartenenti”. E, quindi, per questo motivo, anche noi chiediamo l'accantonamento e chiediamo un ripensamento sia dei relatori che del Governo.
PRESIDENTE. Il relatore non accetta la richiesta di accantonamento.
Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Lai. Ne ha facoltà.
SILVIO LAI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Nei prossimi tre anni si prevede che saranno circa 10.000 i satelliti che saranno immessi nello spazio, lanciati, e le aziende coinvolte sono SpaceX, OneWeb e Amazon. Di questi 10.000 satelliti, poco più di 200, dovrebbero essere pubblici. Quello che si sta cercando di fare, con questa legge, è regolamentare l'intervento privato in un campo che, normalmente, era pubblico perché, sino a dieci anni fa, non esistevano soggetti privati.
Pensare di tenere maglie larghe avrà lo stesso effetto che si è avuto sulle multinazionali, per esempio, del commercio e della comunicazione, ovvero il sistema pubblico non conterà niente. E dispiace che questo elemento che, normalmente è molto a cuore della destra italiana, cioè quello della protezione del piccolo, della protezione di quello che è pubblico, di quello che è statuale, in questo caso venga dimenticato soltanto perché un soggetto privato ha intimidito: perché quel messaggio su X sul possibile accordo tra PD e FDI è, semplicemente, una intimidazione di un soggetto privato ad una forza politica. Sarebbe anche un reato, se non fosse peggio.
PRESIDENTE. L'accantonamento, da parte del relatore, è stato rifiutato, ma i proponenti mi chiedono di votare, se non ho capito male. Onorevole Grimaldi, sulla richiesta di accantonamento, lei ha chiesto di votare: me lo conferma o no?
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Andiamo al voto!
PRESIDENTE. Passiamo, dunque, alla votazione della richiesta di accantonamento dell'articolo 25, avanzata dall'onorevole Grimaldi e dall'onorevole Fornaro.
Se nessuno vuole intervenire a favore o contro, passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi…
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Non ho capito cosa mettiamo in votazione!
PRESIDENTE. L'accantonamento dell'articolo 25, come richiesto dall'onorevole Grimaldi e dall'onorevole Fornaro.
Passiamo, dunque, ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, l'accantonamento dell'articolo 25, come richiesto dall'onorevole Grimaldi e dall'onorevole Fornaro.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge per 36 voti di differenza.
Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.
ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Vi ricordate il motto “credere, obbedire combattere”? Ebbene, siamo nel momento in cui: sul “credere”, nessuno vi deve credere più perché dite una marea di balle; sull' “obbedire”, voi state obbedendo a un multimilionario americano e vi fate dettare la politica di difesa satellitare anche per il nostro Paese; sul “combattere”, permettetemi, ci state portando verso un'economia di guerra. Quindi un fallimento completo su tutta la linea. Io vi dico, per favore: fermatevi, fatelo per il Paese, non tanto per questo Parlamento (Applausi dei deputi del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, Presidente. Il collega Fornaro ha posto una domanda sull'articolo 25 ma questa volta, collega, le devo fare un appunto, tramite il Presidente: ha sbagliato interlocutori. Lei si è rivolto al Governo e ai relatori, ma doveva, invece, rivolgersi al dottor Stroppa (Applausi dei deputati del gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), ex hacker e rappresentante di Musk in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), perché solo lui è in grado di darle una risposta.
Siamo arrivati al punto che, questo Parlamento, a causa del Governo della destra, fa le leggi sotto dettatura. Così come è accaduto con gli inquisiti del salva-Milano, così come accade su questa legge, con l'ex hacker, rappresentante di Musk. Avete ridotto il Parlamento a un mero passacarte. Chiudo, Presidente, dicendo che le leggi le scrivono tutti in Italia, meno che i parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Prestipino. Ne ha facoltà.
PATRIZIA PRESTIPINO (PD-IDP). Allora, udite udite: noi non stiamo chiedendo dazi contro Musk, ma non possiamo ignorare l'equilibrio, che è necessario oggi, tra l'innovazione e l'etica della responsabilità - della responsabilità -, perché questa questione coinvolge aspetti etici e di sicurezza nazionale. Vi è chiaro? Sicurezza nazionale! Ma dove è finita la vostra etica? Chi decide per il Paese? Il Parlamento o Starlink? Siete ricattabili, siete così facilmente ricattabili via social? Mi verrebbe da dire, con il sommo poeta: “Ahi serva Italia” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Commenti di deputati del gruppo Fratelli D'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.
ANDREA QUARTINI (M5S). Presidente, in realtà, io chiedevo di sottoporre a votazione l'accantonamento anche dell'emendamento (Commenti di deputati del gruppo Fratelli D'Italia) …
PRESIDENTE. Lo abbiamo già fatto.
ANDREA QUARTINI (M5S). Infatti, lo chiedevo precedentemente e mi sembrava che fosse stata fatta un'operazione di accantonamento dell'articolo. Era in questa logica qui.
Credo davvero che, tuttavia, si debba votare anche l'accantonamento dell'emendamento.
PRESIDENTE. No, chiedo scusa. Allora, quando è stata fatta la richiesta di accantonamento dell'emendamento, il relatore ha detto di no e lì, chi di dovere, poteva chiedere di andare in votazione. Non è stato chiesto. Poi, è stato richiesto per l'articolo e ho posto in votazione l'articolo. Altrimenti avrei posto in votazione anche l'emendamento ma è la procedura regolamentare, non è una mia interpretazione.
ANDREA QUARTINI (M5S). Va bene.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.
RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Sono due anni che ci state dicendo che non ci sono soldi per nulla: per gli ospedali, per le scuole, per le bollette; non si può allentare il Patto di stabilità. Ci fate un clima di terrore dicendo che ora l'Europa è disarmata e dobbiamo emanciparci dall'ombrello degli Stati Uniti, perché l'ombrello degli Stati Uniti non c'è più. Quindi, andate a spendere 800 miliardi in armamenti e l'emancipazione dagli Stati Uniti, quando regaliamo a Musk questa infrastruttura, dove sta? Dove sta? State creando un clima di terrore per soddisfare le lobby delle armi ma, contemporaneamente, state regalando infrastrutture decisive agli Stati Uniti d'America. Peggio di così, davvero, non si può fare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Ubaldo Pagano. Ne ha facoltà.
UBALDO PAGANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Mi permetto sommessamente di rammentare alle colleghe e ai colleghi, in quest'Aula, che la ragione, penso più lampante, per mandare avanti questo emendamento è quello stucchevole siparietto, a cui abbiamo tutti quanti assistito, tra il Presidente americano e il Presidente ucraino, cui è seguita la minaccia, ormai quasi contingente da parte del proprietario di Starlink, di spegnere le comunicazioni in Ucraina, che non possono camminare con le modalità normali.
A fronte di quello che è avvenuto, è evidente che la sovranità di un popolo si garantisce se ha la possibilità di autodeterminarsi. Allora voi che fate i patrioti e i sovranisti a chiacchiere, in realtà non vi sentite “Fratelli d'Italia, l'Italia s'è desta”, ma, semplicemente, di quel feticcio orribile di chi obbedisce al potente di turno. A questa democrazia, noi rispondiamo che siete inadatti; a questo Governo, noi rispondiamo che siete semplicemente vergognosi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per un richiamo al Regolamento, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Presidente, io le voglio chiedere un chiarimento. Siccome l'ho udita specificare che la richiesta di accantonamento dell'emendamento era stata fatta in precedenza e, sulla base di una risposta negativa del Governo non si è arrivati al voto perché nessuno ha chiesto il voto, vorrei sapere se, in base al Regolamento, questo precluda che, successivamente, un altro deputato possa chiedere che l'emendamento sia accantonato. In questo caso, quando viene chiesto che sia votato l'accantonamento dell'emendamento da un deputato diverso, chiedo per quale motivo quel deputato non può richiedere, a differenza di quello che ha fatto l'altro deputato, che sia messo ai voti.
Peraltro, vorrei ricordarle, ma solo en passant, che noi andiamo di fretta, però, quando c'è una richiesta di accantonamento, tendenzialmente c'è anche la possibilità, prima di metterla al voto, cosa che lei fa automaticamente, di una dichiarazione di voto a favore e contro sull'accantonamento (Commenti dei deputati dei gruppi Fratelli D'Italia e Lega-Salvini Premier). Questo così, in linea generale.
PRESIDENTE. Voglio precisare - e la ringrazio, onorevole - che c'è il principio di tempestività in quel caso, nel caso di specie a cui lei faceva riferimento. Quindi, successivamente, ci sono stati più interventi che non hanno chiesto il voto rispetto al diniego del relatore. Nel secondo caso - sulla sua osservazione - rilevo che io ho chiesto se c'era qualcheduno che volesse intervenire a favore o contro e nessuno ha alzato la mano. Però, a che titolo lei vuole intervenire?
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Per richiamo al Regolamento, all'articolo 8, che non prevede il principio di tempestività e prevede che qualunque singolo deputato abbia un diritto - almeno che non annulliate anche questo dentro l'Aula, ma penso che non siamo arrivati a questo - in qualunque momento, non essendo massificato il ragionamento di ciascuno, il fatto che in precedenza qualcuno non chieda il voto sulla…(Commenti). Vorrei sapere questo principio di tempestività, che lei, diciamo, ci illumina come nuova fattispecie del Regolamento non prevista nelle norme del Regolamento…Io parlo di diritti del parlamentare; a me della logica e compagnia bella non interessa.
Io le sto chiedendo questo: io sono un parlamentare diverso da chi mi ha preceduto, che ha ritenuto liberamente di non chiedere l'accantonamento. Siccome non l'ha chiesto precedentemente un mio collega, io non ho il diritto di chiedere che un emendamento sia accantonato? Mi spieghi, oltre alla “trans”… non so che cosa e via dicendo, qual è il principio - non l'articolo - regolamentare che mi impedisce di fare quello che io ritengo di fare, a differenza di quello che non ha ritenuto di fare un mio collega. Mi deve spiegare dove, tra i precedenti e la logica interpretativa dell'insieme degli articoli del Regolamento, a me viene impedito di chiedere l'accantonamento.
PRESIDENTE. Chiedo scusa, un attimo. Ci stiamo confrontando.
È chiaro, onorevole Giachetti. Noi, normalmente e in via ordinaria, stabiliamo il principio di tempestività rispetto (Commenti del deputato Giachetti)…e, quindi, non posso che ribadirle quanto le ho detto poc'anzi. Il che non vuol dire…
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Non sia un precedente! Lei sta introducendo un precedente gravissimo! Almeno non lo consideri un precedente e lo porti alla Giunta per il Regolamento!
PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole, la prego (Commenti del deputato Giachetti)…per forza, chi mi deve consigliare? Scusi, chi mi deve consigliare secondo lei (Commenti del deputato Giachetti)? Onorevole, la prego, però, mi perdoni, un attimo (Commenti del deputato Giachetti)…onorevole, per cortesia!
Se lei ha la pazienza di aspettare un attimo, visto che ha fatto un richiamo al Regolamento di una certa robustezza, io la prego. Per un minuto, sospendiamo la seduta, lei viene qui, chiariamo la vicenda e ricominciamo serenamente. Non c'è nessun problema. Ovviamente, un minuto è metaforico: diciamo cinque minuti.
Quindi, la seduta è sospesa per cinque minuti.
La seduta, sospesa alle 10,30, è ripresa alle 10,45.
PRESIDENTE. Colleghi, la seduta è ripresa.
Se, cortesemente, vogliamo riprendere i lavori, così do anche la risposta rispetto alla questione che è stata proposta e per la quale abbiamo fatto l'approfondimento.
Vi prego, quindi, di prendere posto. Lo dico, ovviamente, a beneficio di tutti.
Allora, colleghi, in ordine alla richiesta dell'onorevole Giachetti e dopo gli approfondimenti svolti durante questa pausa di sospensione, la Presidenza ritiene che, pur essendo la richiesta di sottoporre al voto l'accantonamento dell'emendamento in discussione pervenuta non immediatamente dopo il parere reso dal relatore su una precedente richiesta di accantonamento del medesimo emendamento, essa non possa dirsi inammissibile da un punto di vista strettamente procedurale.
Alla luce di ciò, comunico all'Assemblea che l'onorevole Quartini ha comunque rinunciato alla sua richiesta di votazione dell'accontamento, con riserva di sottoposizione della questione alla Giunta per il Regolamento.
Ovviamente, sulla questione riferirò al Presidente della Camera in questo senso.
Chiedo solo all'onorevole Quartini se mi conferma quanto ho capito della rinuncia; e, quindi, la questione va in Giunta per il Regolamento, nei tempi che il Presidente stabilirà.
Credo che la vicenda ci possa consentire, adesso, di andare oltre con i lavori.
Si riprende la discussione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Girelli. Ne ha facoltà.
Per sottoscrivere?
GIAN ANTONIO GIRELLI (PD-IDP). Sì, per sottoscrivere e anche per un intervento a titolo personale. Posso, Presidente?
PRESIDENTE. Un attimo solo, la collega voleva intervenire dopo. Prego, onorevole Girelli.
GIAN ANTONIO GIRELLI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io vorrei semplicemente sottolineare un aspetto. Quello che viene chiesto con questo emendamento è quello che dovrebbe chiedere il Governo al Parlamento di normare. Oltretutto in linea con lo spirito della legge che, nell'indicazione delle finalità, pone alcune questioni che questo emendamento mette in evidenza.
La prima, sicuramente, è quella di restituire alla politica il ruolo che deve avere in asset strategici come questo e impedire che dei privati, in maniera del tutto autonoma, possano diventare i controllori del nostro futuro, senza che la politica ponga alcuna questione al riguardo.
Il secondo aspetto è il rilancio di un'iniziativa italiana ed europea proprio su questo, perché se c'è una responsabilità - e c'è - è quella di essere stati disattenti e poco capaci di investire rispetto a settori strategici.
Noi qui siamo chiamati a decidere due cose: se abbiamo la dignità di rappresentare un popolo e garantire allo stesso la sicurezza nazionale e il suo futuro oppure se, tranquillamente, consegnarlo ad un futuro tecnocratico, dove sono la finanza, l'economia e il privato a controllare le decisioni della politica stessa. Mi auguro che non avvenga in Italia quello che sta avvenendo, purtroppo, negli Stati Uniti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Ghio. Ne ha facoltà.
VALENTINA GHIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Il fatto che il Governo e la maggioranza non vogliano accettare questo emendamento è davvero la prova che non state lavorando per rafforzare l'Europa, nonostante le dichiarazioni. Perché non essere d'accordo a mettere al centro l'Unione europea su scelte così rilevanti, strategiche per la sicurezza nazionale, è un segnale chiaro che state decidendo di consegnare la sicurezza del nostro Paese ad altre logiche.
Siete stati richiamati, pubblicamente, via tweet, da chi vede questo emendamento come un intralcio alla rete di Starlink e, quindi, mettete da parte quello che è il vostro patriottismo, quello che è il sovranismo che, a ogni piè sospinto, invocate.
Ma noi ci chiediamo: chi decide? Decide il Parlamento italiano o decide Starlink? Dimostrate di non essere ricattabili e di dare serie garanzie per la tutela della sicurezza nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Peluffo.
VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Visto che i relatori e il Governo sono silenti in quest'Aula, do io conto degli argomenti che hanno utilizzato in Commissione. Peraltro, si possono desumere dal resoconto stenografico dei lavori. Allora, su questo emendamento il Vice Ministro Valentini ha motivato il parere contrario, dicendo che si tratta di norma discriminatoria, ma non è così. Basta leggere il testo. Perché all'interno del perimetro che il Governo ha indicato, cioè soggetti appartenenti all'Unione europea e alla NATO - perimetro che noi non contestiamo e condividiamo -, indichiamo, chiaramente, una priorità che è coerente con lo sforzo che si sta facendo a livello europeo e con lo sforzo che si sta facendo nell'Agenzia spaziale europea. L'Italia è il terzo contributore, quindi, indichiamo, chiaramente, una scelta politica di priorità.
Questo è il punto di questo emendamento, non è discriminatorio, non esclude nessuno, ma indica con chiarezza una priorità rispetto ai programmi europei.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Malavasi. Ne ha facoltà.
ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Devo dire che assistere a questo dibattito, con la maggioranza così silenziosa, ci pone un sacco di interrogativi, soprattutto perché ci chiediamo veramente se questo Parlamento, se questa maggioranza, soprattutto, sia libera di decidere, se possa argomentare le scelte, se le possa sostenere in un dibattito legittimo che il Parlamento sta facendo. Viene effettivamente il dubbio legittimo di chiedersi se veramente questa maggioranza decide, è libera di farlo, o se sia teleguidata da qualche altra persona o da qualche strumento social.
In effetti, questo è un emendamento che non è rivoluzionario; non chiediamo di mettere dazi - come qualche collega ha chiesto - contro Musk, ma semplicemente chiediamo di garantire e di tutelare l'interesse nazionale. È un tema serio, che riguarda il futuro del nostro Paese, ed è un emendamento di buonsenso, che chiede di avere una visione comune con l'Unione europea nell'unico interesse della tutela del nostro Paese. Ci chiediamo, dunque, dove siano finiti i patrioti in questo momento e se davvero abbiano perso tutti il coraggio di discutere con noi.
PRESIDENTE. Ci sono altri interventi? Non so se mi sono perso qualche intervento, credo che non ce ne siano più. Onorevole Giachetti? Su quella vicenda di cui lei ci ha detto.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Presidente, le chiedo scusa. Non vorrei inserirmi nel dibattito. Mi era parso di capire, però va verificato, quindi la pregherei di farlo lei, questo potrebbe aiutare l'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Proceda.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Ci potrebbe essere una possibilità, lo chiedo soprattutto ai presentatori, di fronte a un impegno del Governo ad accettare un ordine del giorno che dica la sostanza dell'emendamento che è in discussione, se non ho capito male, ancorché fuori dai termini - però, eccezionalmente, se c'è un accordo di tutti questo potrebbe essere previsto -, di ritirare l'emendamento con il parere favorevole già acquisito da parte del Governo a un ordine del giorno che raccoglie esattamente il senso. Non so, chiedo scusa anche ai colleghi. Mi inserisco perché mi era parso di capire dal collega Del Barba, che non può più parlare su questo emendamento, che ci fosse la possibilità di una soluzione del genere. Se non c'è, abbiamo risolto il problema e non perdiamo neanche tempo. No, non c'è. Perfetto, allora abbiamo scherzato, come non detto.
PRESIDENTE. Quindi non c'è questa disponibilità.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 25.2 Casu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).
Passiamo all'emendamento 25.3 Casu.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Pandolfo. Ne ha facoltà.
ALBERTO PANDOLFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. La teoria degli insiemi è oggetto del primo anno della scuola primaria, quindi direi che è un dato assodato per tutti. Dunque, l'emendamento 25.3, Presidente, restringe ulteriormente il campo, e quindi possiamo considerarlo come un sottoinsieme della discussione che abbiamo appena concluso sull'emendamento 25.2, proprio perché il tema della sicurezza nazionale, che è oggetto dell'articolo 25, è centrale anche sull'emendamento 25.3.
Allora, in qualche modo, siccome noi chiediamo di introdurre dei criteri di priorità, qui andiamo a stringere il campo, e quindi solo in caso di comprovata impossibilità dei soggetti istituzionali ed europei, pensando quindi non di dire “no” a qualcuno, ma cercando di dare un ordine di priorità, fatto che, proprio nell'articolo 25, non scorgiamo in alcun modo. Quindi, Presidente, oggi abbiamo l'occasione di poter dare un segnale rispetto ai temi che abbiamo evidenziato, fin dal principio del dibattito, rispetto alla sicurezza nazionale e, ovviamente, alla potenzialità che rappresenta il nostro sistema Paese rispetto al tema industriale, che può spendere sull'economia dello spazio. Quindi, in qualche modo, con questo emendamento andiamo a restringere ulteriormente il campo, con la possibilità di dare davvero un ordine di priorità alle scelte che il Governo deve fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrara. Ne ha facoltà.
ANTONIO FERRARA (M5S). Intervengo sempre su questo articolo, senza entrare troppo nei discorsi che abbiamo appena fatto del post, di SpaceX e quello che ha tradotto questa situazione. Può essere considerato che è caduto questo velo di ipocrisia, le vittime di questa ipocrisia sono sempre stati Fratelli d'Italia, con il post che c'è stato, e alla fine ci si rende conto che, quando vendi l'anima a un miliardario, poi non ne vuole solo un pezzo, ma la vuole tutta.
Gli effetti sono quelli che stiamo vedendo in questi interventi continui, sempre su questo articolo 25, ossia un Parlamento sotto pressione, il discorso di questo vestito fatto su misura, attraverso questo articolo, per questi personaggi internazionali. Alla fine ci si domanda, comunque: chi è che pagherà tutto quello che sta accadendo? Pagherà Musk? Alla fine pagheranno le nostre imprese e le aziende italiane. Il discorso che avranno meno opportunità sul nostro territorio è un discorso di dipendenza tecnologica e, allo stesso tempo, di sviluppo.
Però, vorrei uscire un pochettino da tutta questa continua negatività e andare a vedere, anche per il Governo nel futuro, come uscire da quest'angolo di questa situazione. Il vero problema è il discorso delle trasmissioni satellitari, e, in un fattore temporale, noi solo adesso abbiamo questa opportunità, che può essere considerata SpaceX e via discorrendo. Il vero problema qual è? Negli anni futuri, se noi andiamo a dare loro la possibilità di sviluppare questa piattaforma per noi e di avere la proprietà di queste chiavi criptate, la criptazione dei dati e tutto il resto, e quindi è proprietà loro, è come se noi andassimo a comprare una casa in cui rimarremmo a vita in affitto, e ci possono buttare fuori, anche se hai pagato tutti i soldi per il costo della casa.
Quindi, eliminando il fattore temporale di adesso e guardando un pochettino lungimiranti nei prossimi 3 o 4 anni, IRIS diventerà IRIS 2. Quindi, già da quest'anno, inizieranno a mandare su tutti i satelliti, per arrivare nei prossimi 3 anni - al contrario di chi della maggioranza dice 4 o 5 o anche di più, ma saranno molto meno e, se c'è questa pressione, secondo me, visto quello che sta succedendo in Europa, aumenterà l'intensità - ad avere la soluzione effettiva per andare a risolvere i problemi di backdoor che vengono generati da questo uso di Starlink, in cui non avremo la proprietà del prodotto, mentre IRIS 2 rientrerà a pieno in tutto quello che è il nostro discorso di sicurezza non solo italiana, ma anche europea. Andremo quindi a risolvere il problema che noi tuttora stiamo trattando come gravissimo per quanto riguarda il discorso di sovranità nazionale nell'ambito tecnologico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Chiedo di poter sottoscrivere anche questo emendamento. Avremmo apprezzato fosse accolto quello più ampio, in cui si parlava anche di soggetti istituzionali, escludendo quindi i privati dalla gestione dei nostri dati e dalla nostra sicurezza, ma questo emendamento va nella direzione di rafforzare il ruolo dell'Italia, dell'Europa e delle filiere legate all'economia dello spazio. Sarebbe quindi importante che il Governo, almeno in questa direzione, desse dei segnali di apertura e di approvazione.
PRESIDENTE. Se nessun altro intende intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 25.3 Casu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).
Passiamo all'emendamento 25.4 Bonetti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Io vorrei leggere questo emendamento, perché vorrei che tutti fossimo consapevoli di cosa stiamo votando: “La fornitura di servizi di comunicazione satellitare per fini governativi nei campi della difesa e della sicurezza nazionale da parte dei soggetti di cui al comma 1 è subordinata” a due principi: il primo è la “compatibilità, coerenza e integrazione con gli impegni e i programmi cui l'Italia partecipa in sede europea”. Il secondo è la “proprietà e il controllo esclusivo della crittografia e delle componenti software e hardware utilizzate da parte del committente del servizio”.
Io vorrei che qualcuno della maggioranza si alzasse e dicesse: no, noi siamo contrari a che qualsiasi sistema di comunicazione debba essere compatibile con gli altri sistemi europei su cui stiamo lavorando; o vorrei che mi dicesse: no, siamo contrari a possedere la crittografia di comunicazioni criptate o della componentistica che è in mano a un fornitore di servizi esterno, perché di questo stiamo parlando.
Vorrei che qualcuno si alzasse e ci spiegasse come può essere incompatibile, questo articolo, con un processo più ampio di quello di cui stiamo parlando, perché le opzioni che ci hanno dato, le risposte che abbiamo avuto, sono due: la prima è che è pleonastico e, se è pleonastico, non vedo perché non poterlo accogliere; la seconda è che c'è già l'articolo 28 che esclude, in qualche modo, le comunicazioni di difesa e altro. Ma se è vera questa cosa, perché Musk - e il suo uomo in Italia - si è così arrabbiato, come sui giornali si è letto, quando pensava che questo emendamento fosse stato approvato? Perché le due cose sono incompatibili. Se è già così, non si doveva arrabbiare e per dire, poi, non chiamateci più, vuol dire che qualcuno l'ha chiamato e gli ha chiesto anche cosa pensasse di questo emendamento e questo non è accettabile (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Peluffo. Ne ha facoltà.
VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Chiedo al collega Benzoni di poter sottoscrivere questo emendamento e intendo, Presidente, anche intervenire a favore, perché gli emendamenti che abbiamo presentato, come Partito Democratico, e su cui abbiamo concentrato la discussione fino a pochi istanti fa, insistevano sui soggetti indicati all'interno del primo comma, indicando - come abbiamo cercato di spiegare in maniera assolutamente non discriminatoria -, all'interno di quel perimetro dei soggetti appartenenti all'Unione europea e alla NATO, una chiara priorità del nostro Paese all'interno dei programmi europei e di investimento senza escludere nessuno. L'emendamento della collega Bonetti e del collega Benzoni non interviene su questo aspetto, non indica che i soggetti devono essere istituzionali - come avevamo indicato - o non indica neppure una priorità. Interviene, però, indicando due principi fondamentali. Quindi, tenendo ferma l'impostazione del Governo sui soggetti, indica due principi.
Io credo che il collega abbia fatto bene a leggerli e credo che sia utile rileggerli anche perché visto che non c'è l'interlocuzione in Aula, da parte dei relatori, del Governo e dei colleghi della maggioranza, che rimanga agli atti che il loro è un silenzio contrario e non motivato all'indicazione, nel testo di legge, di due principi chiari: compatibilità, coerenza e integrazione con gli impegni e i programmi cui l'Italia partecipa in sede europea; e la proprietà e il controllo esclusivo della crittografia delle componenti software e hardware utilizzate da parte del committente del servizio.
Chiariti, Presidente, quali sono i due principi che voi non volete indicare in norma, se già non si capiva la contrarietà rispetto agli emendamenti precedenti all'articolo 25, non solo questa contrarietà a questo emendamento non si comprende, ma, a mio giudizio, Presidente, questa contrarietà è una sorta di controprova, ossia che i relatori, il Governo e la maggioranza non vogliono toccare in alcun modo questo testo per non dispiacere. Evidentemente, il tweet che è arrivato qualche giorno fa ha sortito il suo effetto, impedendo al Governo, ai relatori e a questa maggioranza di svolgere fino in fondo la loro funzione, ossia di migliorare, per quanto possibile, un testo che diventerà norma di legge di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. La deputata Grippo sottoscrive a nome di tutto il suo gruppo.
Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Chiedo anch'io ai colleghi di Azione di poter sottoscrivere questo emendamento che è estremamente importante, perché parla della difesa e della sicurezza nazionale.
Mi dispiace che i patrioti, nonostante le prime aperture, abbiano ceduto ai ricatti di Stroppa, alle sue minacce e mettano veramente a repentaglio la sicurezza del nostro Paese e dei nostri dati senza accogliere questo importante emendamento che chiede - come è stato sottolineato - che la fornitura di servizi sia subordinata alla garanzia della compatibilità, coerenza e integrazione con gli impegni che il nostro Paese ha già assunto in sede europea, ma soprattutto che i committenti del servizio dispongano della proprietà e del controllo esclusivo delle crittografie e delle componenti software e hardware. Questo sarebbe un segnale importante che dovreste dare non tanto al Parlamento - ripeto - ma all'intero Paese, per non minarne la sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. L'onorevole Simiani sottoscrive, se non ho capito male.
Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Richetti. Ne ha facoltà.
MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Premesso che ogni comportamento parlamentare è legittimo, compreso quello del silenzio, vorrei riprendere un ragionamento che prima ha fatto il collega Fornaro. Noi siamo in prima lettura di un provvedimento che, se cambiassimo in questo momento, non modificherebbe, in termini di iter, questa normativa, perché andrebbe al Senato con una lettura che uscirebbe, da questa Camera, completa. Ora, c'è un emendamento, ce n'è stata una serie di emendamenti che ponevano due questioni molto semplici: siamo d'accordo che sulle comunicazioni di rilevanza rispetto alla sicurezza nazionale, di rilevanza rispetto al suo contenuto strategico, ci sono due criteri di riferimento, cioè ci si muove all'interno dei piani europei e mettendo in sicurezza la disponibilità di questo patrimonio strategico dello Stato? O sì o no, perché le risposte che il tema è già affrontato in questo provvedimento all'articolo 28, quando si fa solo riferimento all'elemento della riservatezza e non a quello della proprietà, non sono risposte che attengono a questo emendamento. Allora - ripeto - è legittimo il silenzio, ma si prendano le proprie responsabilità: non vogliamo esplicitare questo principio, non vogliamo esplicitare quello che - come ricordava il collega Peluffo - diventa norma…
PRESIDENTE. Concluda.
MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). …e non vogliamo nemmeno fare quello indicato dal collega Giachetti, cioè un impegno affinché questo non accada. Allora, vi prendete la responsabilità di fare i sovranisti con le ostriche ma non con la sicurezza nazionale, perché questo è quello che sta accadendo (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e Italia Viva-il Centro-Renew Europe)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Mari. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente. Qui c'è - appunto, come è stato detto - qualcosa addirittura di più del tema della sicurezza. C'è un tema evocato a sproposito, in questi due anni e mezzo in quest'Aula, sulle questioni più impensabili. C'è il tema della sovranità. Qui si pone davvero la questione della sovranità del Paese, una sovranità che, voglio dirlo chiaramente, noi stiamo appaltando: la stiamo mettendo in appalto fuori dall'Italia non su una delle questioni che abbiamo di fronte, rispetto al futuro, ma forse sulla questione, che è quella dei dati (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
La questione del futuro, dello sviluppo di questo Paese, della competitività dell'Italia sul terreno internazionale è quella del controllo dei dati, almeno dei nostri dati, e voi non vi state ponendo questo tema, alla faccia della patria e della sovranità (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.
ANTONIO CASO (M5S). Grazie, Presidente. Vorrei chiedere al collega di poter sottoscrivere questo emendamento perché ho piena convinzione, anzi, diventa pleonastico, chiaro e palese che l'ennesima bocciatura, così come è accaduto anche per altri emendamenti, va a confermare quello che questo Governo cerca di smentire, ma neanche troppo, ovvero che si sta lavorando verso un'unica direzione, ed è quella di favorire l'amico Musk e la sua azienda Starlink.
Se mettiamo in coda tutti i fatti che sono accaduti recentemente, alla fine è tutto chiaro e palese, perché poi, alla minima voce di un'approvazione di qualche emendamento dell'opposizione, Stroppa, che sappiamo tutti essere il referente di Musk in Italia, richiama pubblicamente gli amici di Fratelli d'Italia, dicendogli: “Non chiamateci più, state andando in direzione a noi non gradita”.
Lo dice anche pubblicamente. E allora la replica dei colleghi di Fratelli d'Italia, della maggioranza, anziché essere: “Caro Stroppa, siamo un Paese sovrano, stai al tuo posto, decidiamo noi quello che è giusto per il nostro Paese, non lo decidi né tu, né il tuo amico Musk” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), la replica di Fratelli d'Italia, di qualche esponente di Fratelli d'Italia, è stata: “No, ma questi emendamenti non vanno in questa direzione, non si sta cambiando granché”.
Proprio a testimoniare che, allora, quello che si sta facendo è fare un grande e grosso piacere verso una direzione chiara, che è quella di ammettere che si vuole perseguire il disegno della piena sottomissione ad una oligarchia tecnologica che vuole governare il mondo, e grazie a voi, colleghi di Fratelli d'Italia, maggioranza e Governo Meloni, l'Italia sarà proprio quel Paese che darà il via in Europa. Il disegno è chiaro, la maschera è caduta, ma è sempre stato chiaro. Complimenti, cari amici patrioti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).!
PRESIDENTE. Avverto che il gruppo MoVimento 5 Stelle ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento. Essendone stata fatta richiesta, la Presidenza concederà a tale gruppo un tempo aggiuntivo pari ad un terzo rispetto al tempo originariamente assegnato al gruppo medesimo dal contingentamento.
Avverto, altresì, che il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra ha esaurito anche i tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza. La Presidenza consentirà ad un deputato appartenente a tale gruppo, ove richiesto, lo svolgimento di un breve intervento di un minuto per dichiarare il proprio voto sull'emendamento in discussione da imputare ai tempi previsti dal contingentamento per gli interventi a titolo personale.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). La ringrazio, Presidente. Intanto, intervengo per chiedere anch'io l'autorizzazione ai presentatori di aggiungere la mia firma a questo emendamento. Poi vorrei fare solo una brevissima riflessione - sarò rapidissimo - e mi rivolgo in particolare al Vice Ministro Valentini, che so essere persona attenta non solo alla materia con la quale in questo momento si misura, ma anche a quelle che sono le dinamiche parlamentari.
È una riflessione che vorrei estendere anche al presidente della Commissione e ai membri della maggioranza, perché, colleghi, che cosa accade? Accade che certe volte, quando c'è un voto su determinati emendamenti, non è un voto che rappresenta semplicemente un posizionamento rispetto a quello specifico, ma, nella decisione di votare contro un emendamento come questo, si lascia aperta l'ambiguità, in qualche modo, di ritenere che in questo modo si decide il contrario. Voglio dire che, se noi respingiamo un emendamento che, obiettivamente e al di là di dove è posizionato, mi sembra assolutamente ragionevole, rischiamo di trasmettere fuori che noi siamo contro quello che prevede questo emendamento.
Non penso e non voglio credere che né il Governo, né la maggioranza possano essere contro lo spirito e la chiarezza di quanto previsto da questo emendamento. Ergo, premesso che non chiedo il voto, penso che, forse, questa potrebbe essere l'occasione - quindi è solo un fatto di pura opportunità politica e procedurale, prendersi qualche minuto, magari, per vedere se è possibile una riformulazione e accettare, visto che siamo in prima lettura e via dicendo, un concetto che, secondo me, sta a cuore non solo agli onorevoli Benzoni e Bonetti e all'opposizione, ma anche alla maggioranza - per trovare una soluzione, anziché la semplice reiezione, con tutte le conseguenze di cui ho parlato prima. Non chiedo il voto.
PRESIDENTE. È chiarissimo, però chiede l'accantonamento, se non ho capito male. Quindi, chiedo al relatore se intende aderire. No, il relatore non intende aderire.
Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU (PD-IDP). Intervengo per sottoscrivere a nome di tutto il gruppo del Partito Democratico.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 25.4 Bonetti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 25.5 Benzoni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).
Passiamo all'articolo 25.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Del Barba. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Come abbiamo già sottolineato, l'articolo 25 rappresenta lo spartiacque di questo provvedimento, che ci consente di decidere se questo provvedimento sia utile al Paese o se sia un pericoloso arretramento. Per quanto riguarda quello che pensano le imprese di quello che abbiamo fatto fino all'articolo 24, lo sapete benissimo, lo abbiamo ascoltato nelle audizioni, c'è molta preoccupazione per quanto concerne la procedura di autorizzazione, che rischia di essere penalizzante per le imprese italiane o, addirittura, un ostacolo e una barriera per le imprese straniere, laddove impone un doppio pagamento.
Ma fin qui il giudizio poteva anche rimanere sospeso. È su questa riserva di capacità che si comprende qual è l'intenzione di questo Governo, in quale vicenda spaziale ci vuole trascinare, se in una scoperta dove siamo protagonisti o in un incubo dove siamo sottomessi al volere di qualcun altro. Con la bocciatura degli emendamenti il Governo e la maggioranza hanno risposto. Ci vogliono trascinare in un incubo, forse in un affare per loro, che noi non conosciamo, da concludere con l'uomo più ricco del mondo, ma questo non ci può tranquillizzare rispetto al voto dell'articolo 25, nemmeno se lo leggiamo assieme all'articolo 28, laddove andiamo a leggere le esclusioni, perché ci sarà un articolo 28, che potrebbe tranquillizzare tutti, che dice: “la legge non si applica”.
Ecco, se finisse qui, “la legge non si applica”, allora potremmo avere fatto una bella discussione, ma tirare un sospiro di sollievo. Purtroppo voi dite che la legge non si applica per il Ministero della Difesa, ma, se con questo pensate di avere messo al sicuro il nostro Paese, ci state prendendo in giro. Basta guardare come si svolgono oggi le guerre: mi sembra che i russi hanno scelto di bombardare non il Ministero della Difesa in Ucraina, ma gli ospedali, le centrali elettriche e i sistemi di logistica, cioè esattamente tutto quello che con l'articolo 25 voi intendete mettere al di fuori della non applicazione e al di fuori dell'eccezione, affidandolo al Ministero dell'Impresa, come se si trattasse di una riserva di capacità che non abbia nulla a che vedere con la sicurezza del Paese e come se si trattasse di una riserva di capacità per giocare alla PlayStation.
Ecco, se fosse così, veramente vi sbagliate doppiamente, ma sono certo che voi non prendete questo abbaglio. Purtroppo, ancora una volta, abbiamo la conferma che dietro questo impianto dell'intera legge, a questo punto, e in particolar modo di questa riserva di capacità, voi state semplicemente mettendo in ginocchio non solo l'economia dello spazio del nostro Paese, ma il Paese intero, e sappiamo di fronte a chi lo state mettendo in ginocchio.
Per questo motivo vi rivolgiamo un ultimo estremo appello, di fronte all'articolo 25, o, piuttosto, di fronte all'articolo 28, di cercare un chiarimento in Parlamento, con un ordine del giorno straordinario che chiarisca che questa riserva di capacità vuole essere riferita alla sicurezza del Paese oppure che vogliate trasferire tutta la sicurezza nell'articolo 28 e metterla sotto l'ombrello dell'Unione europea. Vi facciamo questo appello, ma sta a voi raccoglierlo a questo punto, perché noi abbiamo esaurito il nostro fiato. Voi avete conservato il fiato con questo silenzio, che spero vi abbia portato qualche riflessione. Prima dell'articolo 28, cortesemente fateci sapere se avete raccolto questi inviti, queste riflessioni, se volete dichiarare qual è il vostro intendimento o se volete, invece, confermare, con la latitanza parlamentare del Primo Ministro, che i giochi sono fatti, che voi le telefonate volete continuare a farle e a riceverle, ma che non sono verso noi parlamentari, nemmeno verso la vostra maggioranza, ma sono verso i vostri alleati o, forse, verso i vostri soci, visto che, oramai, qui si tratta di parlare di società per azioni (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gnassi. Ne ha facoltà.
ANDREA GNASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. È stato detto, l'articolo 25 è il cuore di questa legge sull'economia dello spazio. Il Partito Democratico ha dimostrato, con i fatti e con le proposte di merito, il contributo che abbiamo voluto dare per rafforzare questa legge importante per le infrastrutture materiali e immateriali - a cui sono chiamate anche le nostre imprese italiane - per lo spazio e dello spazio. Ma il cuore di questa legge è la capacità di connessione satellitare del Paese, da cui dipende la possibilità di un Paese, del nostro Paese, di avere e trasmettere dati sensibili, informazioni e servizi persino alle persone e alle imprese, quando, Presidente? Quando la trasmissione di questi dati non può avvenire in altri modi e cioè, in caso di conflitti bellici - la guerra ucraina causata dall'invasione russa ce lo dice -, quando vi è un attacco hacker che paralizza le vie di comunicazione, in caso di calamità naturale. Stiamo parlando di sovranità, integrità, autonomia di un Paese.
L'articolo 25 è importante per questo, perché difende, protegge, cura l'interesse nazionale del nostro Paese. Abbiamo proposto pochi e semplici principi. Il primo è che la capacità di connessione satellitare, al fine di garantire la sicurezza nazionale, dovesse avere il coinvolgimento di soggetti istituzionali appartenenti all'Unione europea, e solo in caso - secondo principio - di comprovata impossibilità, appartenenti alla NATO, all'Alleanza atlantica. Perché non avete voluto la parola “istituzionali”, “soggetti istituzionali”? Non è un atto discriminatorio, questo è il punto politico. È una priorità politica, è una scelta politica del Paese, come quando si assegna la difesa di un Paese all'esercito di quel Paese stesso. Non lo avete voluto, non l'avete chiarito; usciamo di qua con molti dubbi, con tante preoccupazioni. Ognuno dei parlamentari, qui dentro, oggi, sta guardando il cellulare per capire, mentre parliamo, cosa sta succedendo nel mondo: cosa sta dicendo Trump, se ha iniziato ad attaccare la Groenlandia, se ha già preso Panama - che ha preso con BlackRock - oppure cosa sarà dell'Ucraina.
Abbiamo ancora in mente le parole di un membro del Governo degli Stati Uniti, Elon Musk, che ha detto: “O ci date le terre rare o niente Starlink”. Non sono invenzioni, non è un metaverso il video che abbiamo visto, tremendo, osceno, cinico, disumano, su Gaza, dove statue d'oro di quel Presidente calavano sul sangue dei bambini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe), Elon Musk elargiva dollari. Ecco, la connessione satellitare dentro un sistema di alleanze europee, atlantiche, possiamo affidarla, senza riflettere, a quei due personaggi? Perché stiamo parlando di questo, stiamo parlando di questo, non di altro.
Ecco perché, Presidente, noi diremo “sì”. A cosa diremo “sì”? (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) Diremo “sì”, anche con questa legge sbagliata, ad un'eventuale - che auspichiamo vi sia - chiamata del Governo, della Presidente Meloni che, magari, rientra dalla sua fuga, persa nell'Atlantico probabilmente. Ha lasciato l'Europa e non è arrivata ancora negli Stati Uniti, non si sa dove è; mentre Starmer, Macron, stanno parlando con Trump, non sappiamo dov'è. Quella fuga della Presidente Meloni.
Ma noi diremo “sì” ad una chiamata del Presidente del Consiglio - quando lei, magari, la voglia fare - per definire linee e principi di una difesa comune europea e non di un riarmo dei singoli Stati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Diremo “sì” ad una proposta che questo Parlamento aspetta e voteremo “no” a questo articolo 25, così come il Governo lo ha voluto scrivere. Lo sa il Vice Ministro Valentini, ha le nostre stesse preoccupazioni, le hanno anche i parlamentari della maggioranza le nostre preoccupazioni, ma noi diremo “no” a questo articolo 25, perché apre scenari di vulnerabilità dell'autonomia e della sovranità del Paese. Chiamateci per dare un contributo: il Partito Democratico, per la sovranità, l'autonomia del Paese, ci sarà nelle prossime settimane, nelle prossime ore, nei prossimi giorni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrara. Ne ha facoltà.
ANTONIO FERRARA (M5S). Grazie, Presidente. Alla fine siamo qui a parlare dell'articolo 25, ovvero quello che dovrebbe garantire una riserva di capacità trasmissiva nazionale. Eppure, la domanda è sempre la stessa: questa legge serve davvero a proteggere l'Italia o la espone ancora di più a dipendenze esterne? Perché quando si parla di trasmissioni satellitari, sicurezza e crittografia, non parliamo solo di tecnologia, ma di geopolitica, parliamo di controllo delle informazioni, della sovranità digitale, della capacità di un Paese di essere indipendente dalle infrastrutture strategiche.
E allora, chiediamoci: ma questa legge garantisce tutto questo? La risposta è “no”. Il rischio della dipendenza tecnologica, oggi, vede un serio piano industriale. Rischiamo di finire prigionieri di chi controlla le reti satellitari, i dati e la crittografia. Chi garantisce che le nostre comunicazioni militari, istituzionali non siano soggette a influenze esterne? Allora, la domanda è: chi assicura che la gestione della crittografia non sia nelle mani di chi, domani, potrebbe decidere di staccarci la spina? Dov'è il vero investimento sulle tecnologie italiane, sulle infrastrutture nazionali, su un sistema che renda l'Italia autonoma nel lungo periodo? Non possiamo permetterci di avere una sovranità solo sulla carta, mentre nella pratica siamo vincolati a fornitori privati o a soggetti stranieri che decidono quando e come fornirci i servizi critici.
E qui entra la geopolitica. Chi oggi controlla le comunicazioni spaziali ha il controllo delle informazioni globali e, se non siamo noi a decidere, saranno gli altri a farlo per noi. Il paradosso del Governo: sovranisti quando fa comodo. Ripetiamo: non si tratta di una battaglia contro SpaceX, contro Starlink o contro le nuove tecnologie. Si tratta di garantire che l'Italia sia protagonista e non solo un cliente. Eppure, mentre altri Paesi proteggono gli asset strategici, ci ritroviamo con un Governo che lascia le porte aperte e spera che qualcuno dall'estero ci tuteli. Un Governo che parla di sovranità, ma, poi, affida la sicurezza digitale o delle comunicazioni ai privati stranieri. E, mentre discutiamo di tutto questo, dall'altra parte c'è chi lancia messaggi minacciosi, come se il Parlamento fosse un fastidio da gestire. Ecco, l'Italia non può permettersi di essere considerato un Paese in affitto, in cui le leggi si scrivono per compiacere qualche grande internazionale azienda. Un'occasione persa per l'indipendenza tecnologica.
L'articolo 25 avrebbe potuto essere un punto di svolta per l'Italia nello spazio, per la nostra autonomia digitale e strategica e, invece, così come è, rischia di renderci ancora più dipendenti dalle tecnologie che non controlliamo, non possediamo, e non possiamo gestire in autonomia. Questa non è sovranità, questa non è strategia: è una resa mascherata da progresso e noi del MoVimento 5 Stelle non ci stiamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Se nessun altro intende intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 25.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 6).
(Articolo 26 - A.C. 2026-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 26.500 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 26.500 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 7).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 26 nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 8).
(Articolo 27 - A.C. 2026-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 27.1 Stefanazzi.
L'onorevole Stefanazzi ha chiesto di parlare. Ne ha facoltà.
CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo emendamento segue la linea di quello che diciamo da giorni rispetto all'occasione persa, da questo provvedimento, con riferimento al sostegno all'impresa italiana e, in particolare, a tutte quelle iniziative imprenditoriali, sviluppatesi in tante regioni italiane, legate a piccole e medie imprese o, in alcuni casi, a startup.
Infatti l'articolo 27, definisce le regole in materia di appalti che poi saranno applicate alle imprese impegnate nel settore delle attività spaziali. Il provvedimento prevede già una riserva che, in qualche modo, consente alle piccole e medie imprese e alle startup di avere una posizione di favore. La nostra proposta mira ad aumentare questo spazio di accessibilità a favore del sistema imprenditoriale italiano, incrementando dal 10 al 25 per cento la percentuale di riserva, in favore di startup e PMI innovative, del contratto di affidamento in subappalto.
Questo emendamento, Presidente, è molto importante perché, se l'intenzione dell'intero provvedimento è di immaginare, non solo, di gestire, come è stato detto finora, il rapporto, tutto speciale, fra il Governo Meloni e l'uomo più ricco del mondo, ma di affrontare, finalmente, una tematica molto delicata e molto importante per il nostro sistema Paese - quella, appunto, dell'accesso allo spazio e delle tecnologie per l'accesso allo spazio -, ecco credo che, come ho avuto modo di dire in questi due giorni, gli spazi e le opportunità di crescita per il nostro sistema siano tanti. Ovvio che lo dobbiamo volere, deve essere una priorità, deve essere un obiettivo che il Governo e il Parlamento si pongano e intendano raggiungere.
Ieri avete respinto o avete dichiarato inammissibile, sostanzialmente, qualunque emendamento del Partito Democratico che andasse in questa direzione. State facendo la stessa cosa con questo emendamento e lasciateci dire che il dubbio che questo provvedimento, in realtà, sia una enorme copertura di un obiettivo chiaro, specifico, semplice è sempre più evidente. Ci dispiace.
È una grande perdita, un'occasione straordinaria che stiamo perdendo. Abbiamo provato a dare un contributo concreto al raggiungimento degli obiettivi più ampi, più generali. Non ce lo state consentendo e vi state consegnando a un passaggio parlamentare, lasciatemelo dire, sostanzialmente inutile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 27.1 Stefanazzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 27.2 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 27.3 Santillo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 27.4 Santillo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 27.5 Benzoni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 27.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 14).
SUSANNA CHERCHI (M5S). Presidente!
PRESIDENTE. Onorevole Cherchi, vuole intervenire?
SUSANNA CHERCHI (M5S). Non riesco a votare!
PRESIDENTE. L'onorevole Cherchi ha problemi con il voto. Chiedo al tecnico, cortesemente, di raggiungere l'onorevole Cherchi.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 27.01 Alifano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli articoli aggiuntivi 27.02 Benzoni e 27.03 Casu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).
(Articolo 28 - A.C. 2026-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'emendamento 28.1 Benzoni. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 28.1 Benzoni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 28.2 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 28.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 19).
(Articolo 29 - A.C. 2026-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'articolo 29. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 29.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 20).
(Articolo 30 - A.C. 2026-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'articolo 30. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 30.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 21).
(Articolo 31 - A.C. 2026-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'articolo 31. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 31.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 22).
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2026-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A). Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Grazie, Presidente. Sugli ordini del giorno n. 9/2026-A/1 Bicchielli e n. 9/2026-A/2 Cavo il parere è favorevole. Sugli ordini del giorno n. 9/2026-A/3 Pavanelli e n. 9/2026-A/4 Bonetti il parere è contrario. Sugli ordini del giorno n. 9/2026-A/5 Colombo, n. 9/2026-A/6 Benvenuti Gostoli, n. 9/2026-A/7 Polo, n. 9/2026-A/8 Cerreto, n. 9/2026-A/9 Giovine e n. 9/2026-A/10 D'Attis il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/2026-A/11 Ghirra il parere è contrario.
PRESIDENTE. Gli ordini del giorno n. 9/2026-A/1 Bicchielli e n. 9/2026-A/2 Cavo hanno il parere favorevole del Governo. Passiamo oltre.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2026-A/3 Pavanelli sul quale il parere del Governo è contrario. Se nessuno vuole intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2026-A/3 Pavanelli, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2026-A/4 Bonetti, su cui il parere è contrario. Se nessuno vuole intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2026-A/4 Bonetti, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).
Sugli ordini del giorno n. 9/2026-A/5 Colombo, n. 9/2026-A/6 Benvenuti Gostoli, n. 9/2026-A/7 Polo, n. 9/2026-A/8 Cerreto, n. 9/2026-A/9 Giovine e n. 9/2026-A/10 D'Attis il parere è favorevole. Va bene.
Sull'ordine del giorno n. 9/2026-A/11 Ghirra il parere è invece contrario. Prego, onorevole Ghirra. Ha un minuto.
FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Solo per esternare tutta la mia indignazione, direi, rispetto a quest'atteggiamento del Governo e della maggioranza. Ci eravamo lasciati con altri propositi in Commissione, anche sull'idea di un ordine del giorno condiviso ma, così come per gli emendamenti, non c'è nessuna possibilità di conciliazione. State cedendo la sovranità nazionale, i nostri dati e la nostra sicurezza a dei privati, configurando un pericolo estremo per il nostro Paese.
Vi invito a ripensarci, quantomeno a dare un segnale, un'indicazione diversa, accogliendo almeno questo ordine del giorno, riformulandolo o accogliendolo come raccomandazione. Credo che un vostro segnale sarebbe stato assolutamente opportuno.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2026-A/11 Ghirra, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2026-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Noi voteremo contro questo provvedimento non perché non vediamo la necessità di dedicare attenzione, investimenti e adeguare il quadro regolatorio per quel che concerne le attività nello spazio. È un tema cruciale, specularmente a quello, se vogliamo, dei fondali marini; è un tema che riguarda la strategia di sicurezza delle infrastrutture di comunicazione. quindi, va benissimo, ma noi voteremo contro, oltre ad altre considerazioni, per la discussione che abbiamo avuto sul famoso articolo 25, che ha messo in luce come in realtà questo intervento, questo disegno di legge nasca vecchio.
C'era una possibilità da parte della maggioranza e del Governo di dare un segnale di adeguamento del percorso normativo allo stravolgimento - visto che, in buona parte, si parla di sicurezza - in corso negli equilibri geopolitici.
Vice Ministro, se noi ci fossimo trovati un anno fa, o sei anni fa, ma anche dopo le elezioni di Trump, a discutere in termini strategici se affidare ad un'azienda statunitense, che è sicuramente e indubbiamente, all'avanguardia tecnologica, il backup satellitare delle comunicazioni strategiche, probabilmente avremmo convenuto sul fatto che quello era il fornitore migliore. Ma oggi non è più così!
A me sarebbe piaciuto ascoltare da parte del Governo, o da parte di uno dei tanti colleghi di maggioranza, una motivazione, una controargomentazione, rispetto agli emendamenti che sono stati presentati per dire: no, guardate che vi sbagliate, guardate che Starlink resta l'operatore migliore, guardate che non è vero che Elon Musk è ingaggiato dentro l'Amministrazione Trump, che ha detto, che siccome l'Unione europea è stata costruita per, aperte virgolette (ma l'ha detto lui), “fottere gli Stati Uniti”, forse qualche elemento, oggi, va cambiato. Magari per ricambiarlo in futuro. Ma oggi non si può andare col paraocchi, e far finta che non ci sia in corso uno scontro geopolitico tra questa amministrazione, di cui Elon Musk, che è il proprietario del servizio di copertura satellitare di cui stiamo discutendo, fuor di metafora e di ipocrisia, non sia dentro un processo decisionale americano che con i dazi, con il ritiro dall'Ucraina, con la minaccia di ritiro dalla NATO, stia mettendo in discussione strategicamente l'esistenza dell'Unione europea e stia necessariamente imponendo all'Unione europea una revisione, almeno congiunturale, del quadro strategico entro cui muoversi. È così!
Quindi, aver detto “no”, senza neanche spiegare perché, agli emendamenti che individuavano prioritariamente - non esclusivamente, ma prioritariamente - i fornitori italiani ed europei della copertura satellitare, salvo impossibilità, io credo sia stato un grave errore, ed è per me incomprensibile.
Il vostro Governo… se la discussione fosse stata sul Parmigiano Reggiano avremmo avuto una pletora di interventi a difesa dell'interesse nazionale, a difesa delle produzioni nazionali messe in discussione dal Parmesan e, invece, rispetto a una cosa che è al cuore degli equilibri geopolitici - purtroppo, aggiungo -, che impone un salto di qualità, che impone una presa di consapevolezza, niente! Tra l'altro, si sta verificando, e ciò non è una motivazione in sé per votare contro, e dovremmo, Vice Ministro Valentini, prendere atto che il mondo si è capovolto anche rispetto al rapporto tra il regolatore e le aziende. Noi siamo cresciuti discutendo della cattura del regolatore da parte delle aziende.
Oggi, ma lo abbiamo sentito anche nella discussione di questa mattina, siamo in un mondo ribaltato, per cui ci sono gli Stati - quindi i regolatori per eccellenza - che cercano di catturare la benevolenza degli imprenditori e degli operatori. Dobbiamo prendere le misure anche con questa nuova dimensione. La discussione di oggi è stata una discussione a senso unico, perché voi non avete neanche sentito un moto di amor proprio per spiegare perché abbiamo così torto da votarci contro rispetto agli emendamenti che sono stati sono stati proposti.
Avremmo voluto sentire una rassicurazione anche da lei, Vice Ministro, per dire: Ma no, non è vero, non è cambiato nulla e non è cambiato nulla nell'Amministrazione americana. Possiamo fidarci di Musk perché comunque, sì, sta dentro l'Amministrazione Trump, ma non è poi così vero che Trump ha bisogno di distruggere l'Unione europea- non i singoli Stati - perché è il vero ostacolo a un disegno geostrategico che vede il mondo organizzato per sfere di influenza di grandi potenze, e quindi non è vero che necessita di spazzare via l'Unione europea come fortino e fortezza della libertà, della democrazia e dello Stato di diritto, nonché come grande mercato unito e come potenza in potenza - oggi impotente anche in chiave di difesa, di sicurezza e di deterrenza.
Quindi, si vota questo provvedimento senza avere neanche la volontà di aprire una discussione su questi temi che cambiano le regole del gioco e che, quindi, necessitano una revisione. Certo, lei può dire, Vice Ministro: Questo testo lo abbiamo scritto sei mesi fa, sette mesi fa; abbiamo cominciato a discuterlo nelle Commissioni due mesi fa, tre mesi fa. Certo, anzi, siamo più rapidi di tante altre cose, ma il mondo è stato ancora più rapido, e voi, invece, fate finta di niente. Paraocchi oppure non vedo, non sento e, quindi, non parlo, perché zitti e mosca. Non abbiamo sentito nessuna considerazione.
Per queste ragioni noi voteremo contro. Quindi, non perché non pensiamo sia necessario occuparsi di spazio in modo compiuto e strategico, come su tante altre cose, ma perché ci avete costretto a un monologo senza spiegare, dal vostro punto di vista, perché abbiamo torto - cioè, perché avete ragione voi, che ragionate come se nulla stesse succedendo in giro per il mondo - e perché un concetto che a voi sta molto a cuore, l'interesse nazionale, non vada declinato in modo diverso da quello in cui lo avete fatto nella vostra campagna elettorale.
Magari avremmo discusso, perché questo era specificato negli emendamenti, circa il fatto che, forse, oggi l'interesse nazionale coincide, come alcuni, come me, dicono da molto tempo, con un'Europa forte, che, come ci ha spiegato Draghi, sia in grado di agire come uno Stato, una potenza gentile, dolce ma potente, composta da 350-400 milioni di persone, il mercato più ricco. Quindi penso che, se vogliamo esercitare una sovranità italiana, la eserciteremo solo se ci sarà una sovranità europea. Voi avete voluto andare avanti come se “tutto va bene, madama la marchesa”, non è successo nulla.
Purtroppo le cose stanno accadendo. Stanno accadendo in Nord America. Accadranno - e chiudo, Presidente - nella guerra commerciale “più stupida della storia” - così l'ha definita non The New York Times, ma The Wall Street Journal -, e cioè la guerra dei dazi di Trump. Il mondo è cambiato ed è suonata la campanella, ma mi sembra che la maggioranza e il Governo, a differenza, in questo caso, dell'opposizione, non vogliano sentirla.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Steger. Ne ha facoltà.
DIETER STEGER (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, questo provvedimento segnerà il futuro dell'Italia in un settore strategico e in continua evoluzione: lo spazio. Parlare di economia dello spazio non è un esercizio di futurismo o di visioni fantascientifiche; è un tema concreto, urgente e fondamentale per il nostro Paese. Non si tratta più soltanto di esplorazione, ma di geopolitica, di sicurezza, di innovazione industriale e di competitività economica. L'Italia non è nuova a queste sfide. Il nostro Paese ha una tradizione aerospaziale di eccellenza, con centri di ricerca di livello internazionale e imprese che hanno già dimostrato di poter competere ai massimi livelli.
Ma il futuro non aspetta e senza regole chiare, investimenti mirati e un quadro normativo solido rischiamo di restare ai margini di un mercato che sta già ridisegnando gli equilibri economici globali. Il provvedimento rappresenta un primo fondamentale passo nella costruzione di un'economia spaziale italiana moderna e strutturata, ne riconosciamo i meriti. Finalmente, il settore spaziale italiano avrà un quadro giuridico chiaro, che regolerà l'accesso alle attività spaziali e definirà i doveri e i diritti degli operatori.
La legge introduce principi di sicurezza informatica, fisica e ambientale. Non possiamo permettere che lo sviluppo del settore avvenga a discapito della sicurezza nazionale o dell'ambiente. L'introduzione di un sistema di autorizzazione garantirà che gli operatori spaziali rispondano a precisi criteri di affidabilità tecnica e finanziaria. Con il Registro nazionale di immatricolazione degli oggetti spaziali l'Italia si dota di un meccanismo di monitoraggio per le attività che coinvolgono il nostro territorio e le nostre imprese.
La legge prevede strumenti per favorire l'innovazione, la crescita delle aziende e l'integrazione della filiera nazionale con quella internazionale.
Questi elementi sono essenziali per costruire un'economia spaziale forte, competitiva ed autonoma. Tuttavia, non possiamo ignorare alcune criticità che potrebbero ostacolare l'effettiva riuscita di questa legge. In primis, ritengo che la riserva di capacità trasmissiva nazionale sia insufficiente. Ricordo, al riguardo, il dibattito appena conclusosi in Aula, dove condivido la posizione espressa dalle opposizioni. Le procedure di autorizzazione e vigilanza sono articolate e potrebbero diventare un freno, anziché un volano per il settore.
Se il sistema di autorizzazioni si trasformerà in un labirinto amministrativo, le nostre imprese perderanno competitività rispetto a quelle degli altri Paesi, più snelli e reattivi. L'obbligo di versare i contributi per le autorizzazioni e il rimborso dei costi di istruttoria può rappresentare una barriera di accesso per le startup e le piccole imprese. Il rischio è che il settore resti appannaggio solo di grandi aziende, escludendo il tessuto innovativo delle PMI e delle nuove realtà imprenditoriali. Poi, alcuni articoli della legge affidano ad autorità competenti il potere di concedere o negare autorizzazioni sulla base di criteri non sempre chiaramente definiti.
Questo potrebbe generare incertezze e ritardi, oltre a possibili distorsioni del mercato. Senza un adeguato sostegno economico da parte dello Stato, infine, il rischio è che questa legge rimanga solo un insieme di buone intenzioni. Servono risorse concrete per finanziare il settore, attrarre investimenti e promuovere la ricerca e l'innovazione. Per queste ragioni, il nostro gruppo esprimerà un voto di astensione. Sosteniamo l'idea di questa legge e riconosciamo la sua importanza, ma vogliamo essere chiari: non sarà sufficiente da sola a rendere l'Italia un leader nell'economia dello spazio.
Vigileremo affinché la sua attuazione sia efficace, trasparente e orientata allo sviluppo reale delle imprese e della ricerca. Ci impegneremo affinché il Governo e le istituzioni lavorino per semplificare le procedure, ridurre i costi per gli operatori più piccoli e garantire che le decisioni autorizzative siano basate su criteri chiari, certi e oggettivi. Onorevoli colleghi, oggi non stiamo votando solo un testo di legge, stiamo votando anche una visione.
Stiamo decidendo se l'Italia vuole essere protagonista della nuova frontiera tecnologica o se vuole restare indietro, se vogliamo un Paese che investe nel futuro o uno che subisce passivamente le scelte degli altri. Lo spazio non è solo una questione scientifica e tecnologica, è un'arena in cui si giocano gli equilibri economici e strategici di domani; e se vogliamo che il nostro Paese abbia un ruolo in questo scenario dobbiamo assumerci la responsabilità di costruire oggi le basi per la nostra sovranità spaziale, industriale e tecnologica, perché il futuro non ci attende, si costruisce (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Del Barba. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signori del Governo, Vice Ministro Valentini, onorevoli colleghi, quello di oggi è un provvedimento atteso e suggestivo, perché l'economia dello spazio, ovvero una disciplina per le attività e le risorse coinvolte nell'esplorazione, nella ricerca, nella comprensione e nell'utilizzo dello spazio, suscita l'interesse e le attese di tutti noi. Ci arriviamo in un momento in cui tutto il mondo si sta rendendo conto - drammaticamente, purtroppo - di quanto stia diventando fondamentale la space economy. Ci arriviamo non ultimi, va detto, ma tardi. Non vuole essere certo un appunto questo del ritardo, perché parliamo di decenni e non lo vogliamo imputare al Governo. Tuttavia, ci domandiamo se, a fronte di questo ritardo, basandosi anche sull'esperienza di chi ha legiferato prima di noi, si stiano cogliendo delle nuove opportunità o ci si stia limitando a recepire - in maniera magari mediana - quello che gli altri stanno facendo e, purtroppo, la risposta è già contenuta nella domanda retorica: non vediamo scelte coraggiose e, anzi, temiamo che ci siano meccanismi farraginosi, che possano, al contrario, limitare il ruolo delle nostre imprese.
Eppure, l'Italia nei decenni si è distinta nelle missioni spaziali e ha avuto un buon protagonismo sul fronte degli accordi, sia bilaterali che multilaterali, e anche sul fronte degli investimenti pubblici e della partecipazione a consorzi e programmi europei. Non partiamo da zero, ma abbiamo una tradizione più che lusinghiera. Tuttavia, la nuova era dell'economia dello spazio vede l'ingresso dirompente degli operatori privati ed è proprio per questo motivo che era atteso e abbiamo bisogno di un provvedimento sulla space economy, per andare a disciplinare questo potente ingresso e, come sogliamo fare, per sostenere il ruolo delle nostre imprese in un mercato in forte evoluzione, che oggi già rappresenta lo 0,35 del PIL mondiale e negli ultimi dieci anni ha visto quasi 2.000 aziende investire 300 miliardi nel settore.
Pensiamo che, poi, le future frontiere, oltre a quelle tradizionali dell'osservazione e della comunicazione, potranno riguardare presto anche lo sfruttamento di materie prime sulla Luna, per fare un esempio di che cosa c'è in ballo. Nel 2022 il valore dell'economia dello spazio su scala mondiale si stimava attorno ai 469 miliardi di dollari e sono stati già raggiunti i mille miliardi nel 2024. Sempre nel 2022, i finanziamenti pubblici nel settore aumentavano a 103 miliardi di dollari, di cui il 60 per cento dagli Stati Uniti e il 15 per cento dall'Unione europea.
Per quanto riguarda l'Italia - già dicevo -, il nostro ruolo è più che lusinghiero: in termini di PIL siamo al settimo posto come investimento nel settore, dopo USA, Russia, Francia, Lussemburgo, Giappone e Cina. In Italia il settore è incentrato su Leonardo, le sue partecipate e una costellazione di oltre 200 imprese. Siamo il terzo contributore dell'ESA, l'Agenzia spaziale europea, dopo Francia e Germania. Quindi, siamo già nel pieno dell'economia dello spazio e della difesa dello spazio, siamo già in ritardo e, per questo motivo, il provvedimento era atteso, ma, come abbiamo avuto già modo di dire, le attese sono andate ormai sistematicamente deluse. Si è aperto chiaramente un nuovo fronte, alla portata di molti, un nuovo fronte di sfruttamento di risorse, che speriamo non significhi nuovi conflitti e che già oggi ha un peso nell'economia, sia civile che nel settore della difesa, al punto che abbiamo un quinto dominio operativo. Oggi parliamo di quinto dominio, dopo quello terrestre, marittimo, aereo e cyber, quello cibernetico, cioè il dominio dello spazio.
Quindi, la centralità del settore è evidente a tutti, ed è già in essere. A partire dal 1957, sono state le Nazioni Unite a normare le missioni spaziali, con provvedimenti a cui hanno aderito 112 Stati (l'Italia nel 1970) che sancivano un confine, un nuovo settore di esplorazione decisamente affascinante, e sancivano dei principi importanti, che voglio ricordare ora che portiamo l'economia dentro: la non appropriazione dello spazio e dei corpi celesti, l'utilizzo pacifico, la cooperazione internazionale - e molti di questi aspetti stanno venendo meno proprio con la guerra in Ucraina e penso al disimpegno, ad esempio, della Russia nelle missioni spaziali - e poi vi è il concetto di responsabilità degli Stati per i danni causati dalle attività spaziali, anche riconducibili a privati che operano sul territorio nazionale. Allora, soprattutto quest'ultimo aspetto apre le porte dell'economia dello spazio: serve disciplinare assolutamente questa responsabilità, nel momento in cui abbiamo oggi migliaia di satelliti nelle varie orbite terrestri e nel momento in cui parte - ed è già partita - una forte concorrenza per il lancio e la gestione di questi sistemi.
Da questo punto di vista, allora, abbiamo una certa preoccupazione, Vice Ministro, per quanto riguarda il regime autorizzatorio, che è un misto di altri regimi di altri Stati e che, proprio in ragione di ciò, temiamo possa rappresentare una barriera, una barriera burocratica, una barriera che frappone un gap temporale tra chi intende ottenere l'autorizzazione per essere un operatore del settore e una barriera anche dal punto di vista finanziario ed economico, laddove potrebbe imporre doppi pagamenti per operatori stranieri, che, in ragione di ciò, andrebbero a scegliere anche altre Nazioni. Sono preoccupazioni che non sono state sciolte con il non accoglimento degli emendamenti che abbiamo discusso poc'anzi. Dunque, questo, che avremmo chiesto, sarebbe stato il minimo sindacale e ci sembra che venga deluso.
Tuttavia, sono le occasioni perse, la mancanza di coraggio o, peggio, una certa ambiguità, laddove, ad esempio, la legge poteva essere l'occasione per rilanciare un serio programma comune europeo, che, peraltro, abbiamo già in corso, perché esiste già una strategia dell'Unione europea per la sicurezza e la difesa dello spazio, sono queste mancate occasioni, dicevo, che lasciano l'amaro in bocca agli operatori del settore - non tanto a noi - che si aspettavano molto di più in termini di prospettiva e investimenti.
Le dico che, anche laddove c'è una misura che riconosco come positiva, cioè l'istituzione di un Fondo, che è molto importante per stimolare le imprese italiane, però non si tiene adeguatamente conto del fatto che in questo settore - certo, bisogna spingere la nascita delle startup - sono soprattutto le midcap a farla da padrone. Quindi, occorrerà ragionare, Vice Ministro, in un prossimo futuro su come sostenere le aggregazioni tra imprese e la crescita anche da dimensioni medie fino a dimensioni importanti.
Tuttavia, lo abbiamo visto, il tallone d'Achille, il baricentro che fa pendere la bilancia in maniera decisa verso un giudizio negativo sul provvedimento è l'articolo 25, quello che, a nostro avviso, rappresenta una scarsa attenzione alla sicurezza del nostro Paese, ma soprattutto una scarsa attenzione al momento storico che stiamo vivendo. È chiaro che a complicare tutto ci si è messo un tweet che mette in imbarazzo questa maggioranza, ma noi ci aspetteremmo da voi, dalla maggioranza, dalla maggioranza che dice di voler fare gli interessi del Paese - e, rispetto ai colleghi parlamentari, non ho dubbi che questo sia l'intendimento - che il Governo non si piegasse nemmeno alle brutte figure quando si tratta di scegliere tra l'interesse nazionale, che indubbiamente va collocato nell'interesse europeo, e pressioni di altra natura. Tuttavia, dell'articolo 25 abbiamo già parlato molto e il troppo stroppia, soprattutto in questa circostanza.
Allora, vado a chiudere, Presidente, visto che lei ce lo sollecita. Quello che dovrebbe portare l'Unione europea a superare i timori del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea del 2009, che già ci fecero individuare la necessità di elaborare una politica spaziale europea all'articolo 189, ma andando a limitare la possibilità di uniformare la legislazione degli Stati, oggi avremmo dovuto metterlo in campo noi, ma non ne siamo stati capaci. Mentre addirittura ragioniamo di un 28° regime europeo per le imprese e le startup, non abbiamo la forza e il coraggio di immaginarlo per quanto riguarda una frontiera su cui o lavoriamo con l'Europa o saremo condannati a essere dei clienti sicuramente insoddisfatti.
La cooperazione europea e multilaterale nel settore aerospaziale dovrebbe rimanere la nostra bussola, ma anche laddove non se ne abbia il coraggio, come nel caso odierno, non sembra essere nell'interesse nazionale offrire ai più forti player del mercato la possibilità di insinuarsi nei nostri equilibri, senza nel contempo prevedere una nostra crescita industriale e, soprattutto, tutelare la nostra sicurezza, passando per la costruzione di sinergie europee sempre maggiori.
Per questi motivi, colleghi, Governo, Presidente, annuncio il voto contrario di Italia Viva al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Saluto le ragazze e i ragazzi, le docenti e i docenti dell'Istituto di istruzione secondaria superiore Professionale Alberghiero - Tecnico Turistico “Angelo Consoli”, di Castellana Grotte (Bari). Grazie di essere qua. Benvenuti a Montecitorio (Applausi).
Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, signor Vice Ministro, arriviamo oggi al voto finale sul disegno di legge in materia di economia dello spazio in un clima davvero surreale, dopo un monologo delle opposizioni in Commissione e in Aula sulle criticità di questo provvedimento, nel silenzio della maggioranza e con la scomparsa del Ministro Urso.
Eppure, questo provvedimento apre il fronte a tantissimi pericoli, lo sapete anche voi, altrimenti non avreste proposto decine di emendamenti in Commissione, spesso anche coincidenti con i nostri, che siete stati costretti poi a ritirare, né vi sareste preoccupati di presentare ordini del giorno per la prima volta numericamente più consistenti di quelli presentati dalle opposizioni.
Sapete bene cosa state facendo: state mettendo a repentaglio la sicurezza del nostro Paese e una florida economia, tutta made in Italy, per fare dell'Italia il primo Paese europeo a consegnare il proprio futuro a Elon Musk (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), regalandogli il controllo dei nostri cieli e trasformando i nostri dati in merce di scambio con il Governo Trump.
Oggi abbiamo parlato dello scandalo dalla proposta di legge “Salva Milano”. Ora sappiamo tutte e tutti chi l'ha scritta. E allora vi chiediamo: chi ha scritto questo disegno di legge (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)?
Eppure sapete - quanto e più di noi - che le infrastrutture satellitari rivestono un ruolo fondamentale e decisivo in moltissimi settori, dalle telecomunicazioni ai sistemi di posizionamento, dalla navigazione al controllo e alla gestione dei trasporti, dalla logistica ai servizi finanziari, fino alle piattaforme di intrattenimento e informazione. Così come sapete - quanto e più di noi - quanto lo spazio sia fragile, molto più di mare e terra. Così come sapete che è un luogo privilegiato anche per le sfide a carattere militare. Lo stiamo vedendo proprio in questi giorni con quello che è successo al Presidente dell'Ucraina Zelensky, minacciato e bullizzato dal Presidente degli Stati Uniti. Ma Zelensky non ha scelta, perché sa che opporsi alle condizioni di Trump significa non avere più il sistema satellitare Starlink, significa non avere più alcun controllo sulle comunicazioni, sui dati, sulla sicurezza e sul futuro del suo Paese. È questo che volete per l'Italia e per l'Europa?
Non solo state mettendo a repentaglio la nostra sicurezza, ma state anche ipotecando il nostro futuro. Nello spazio ci sono, infatti, risorse infinite. Per raggiungerle occorre l'impiego non certo dell'essere umano, ma del connubio robotica e intelligenza artificiale. Lo sfruttamento delle materie prime su Marte e Giove, i più ricchi di materie rare, avrà un valore stimato in 700 miliardi di miliardi di dollari, una cifra che io non riesco neanche a immaginare. E chi potrà accedervi, se non il fondatore di The Boring Company, cofondatore di Neuralink e OpenAI, amministratore delegato e product architect di Tesla, proprietario e presidente di X, ma soprattutto fondatore, amministratore delegato e direttore tecnico della compagnia aerospaziale SpaceX?
Io non credo che voi non intravediate i pericoli che sono in campo. Ma nonostante vi diciate orgogliosi che, finalmente, grazie a Giorgia Meloni, l'Italia eserciti un ruolo strategico in Europa e nel mondo, sapete bene che il nostro Governo si limita a obbedire e a scodinzolare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), in attesa che il potente Trump vi faccia una carezza per confermare quanto siete bravi e obbedienti.
E tutto mentre l'Europa perde terreno e ruolo, schiacciata tra la Russia di Putin e l'America di Trump. E poco vi importa se l'Italia è uno dei pochi Paesi al mondo a vantare un importante budget dedicato al settore spaziale (1,29 miliardi di euro sul PNRR per tecnologie satellitari ed economia spaziale), se siamo il terzo contributore dell'ESA dopo Francia e Germania, se a livello europeo il settore vale circa 370 miliardi di euro all'anno con una prospettiva di oltre 500 oltre il 2030, se l'industria europea oggi dà lavoro a 230.000 persone, con un giro d'affari annuo di 2 miliardi di euro.
Non vi interessa che l'Italia sia uno dei pochissimi Paesi a vantare una filiera completa su tutto il ciclo, dall'accesso allo spazio alla manifattura, dai servizi per i consumatori ai poli universitari e di ricerca, con un'ottima distribuzione delle attività su tutto il territorio nazionale, e che vanti un panorama industriale formato da grandi attori, presenti sui mercati internazionali, che si è arricchito, poi, negli ultimi anni, con il contributo di piccole e medie imprese, come start-up e spin-off, che insieme rappresentano un'eccellente potenziale per la crescita.
Non vi interessa, perché voi avete già deciso di regalare tutto a Musk e non avete intenzione di cambiare idea. Come potete, quindi, sostenere che il Governo e il Parlamento siano impegnati a colmare un vuoto normativo e storico per rafforzare la sicurezza nazionale e disciplinare l'attività dei privati nello spazio in modo trasparente e competitivo? Come possiamo credere alle parole del Ministro Urso, che sostiene di stare lavorando alla creazione di un sistema satellitare nazionale in orbita bassa, sviluppato in autonomia con il coinvolgimento dei principali attori nazionali, per garantire una soluzione tecnologica, avanzata e sicura per la gestione dei dati governativi, offrendo quindi un'alternativa competitiva alle infrastrutture fornite da altri operatori globali - ha detto lui - come Musk? Se lo stesso Crosetto ha ammesso di non poter fare a meno dei servizi di Starlink? Se la realizzazione di IRIS2, la costellazione satellitare dell'Unione europea, non sarà disponibile prima del 2030 e conterà solo 290 satelliti, a fronte degli attuali 6.700 di Musk e dei 42.000 previsti?
Noi non avevamo posizioni pregiudiziali rispetto a questo provvedimento, anzi, abbiamo fin da subito accolto con favore l'idea di una legge quadro per il settore spaziale, anche se abbiamo sempre sottolineato che la normativa dovrebbe avere una valenza sovranazionale, europea o mondiale. Ma certamente siamo contrari, contrarissimi, alla determinazione - al favoreggiamento, direi, in questo caso - di posizioni sostanzialmente monopolistiche degli operatori o di effetti distorsivi della concorrenza (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), come invece state facendo.
Siamo, infatti, convinti che la cessione di infrastrutture strategiche di sicurezza nazionale e di difesa ad un monopolista privato, chiunque esso sia, costituisca un pericolo enorme e anche un enorme problema politico. E anche se avete in parte accolto le proposte di modifica dell'articolo 25 sulla riserva di capacità trasmissiva nazionale, introducendo al comma 1 il tema della sicurezza nazionale e un adeguato ritorno industriale per il sistema, noi continuiamo a ritenere che queste disposizioni siano pericolose e insufficienti, perché né l'articolo 25, né alcuna altra disposizione del provvedimento, regolamenta, in caso di affidamento di servizi di comunicazione satellitari, la titolarità e il controllo esclusivo dei dati e della loro elaborazione al committente, determinando un evidente vuoto normativo relativo all'utilizzo dei dati acquisiti dall'eventuale fornitore dei servizi.
Per questo, ritenevamo importante che il Governo si impegnasse ad affidare, nell'eventuale costituzione della riserva di capacità trasmissiva nazionale, la gestione esclusivamente a soggetti istituzionali appartenenti all'Unione europea e solo nel comprovato caso di impossibilità di affidamento ad altri soggetti, ma comunque in coerente integrazione con gli impegni cui l'Italia partecipa e si impegnerà a partecipare in sede europea.
Chiedevamo di prevedere, negli eventuali affidamenti di servizi satellitari, l'esclusiva titolarità, controllo ed elaborazione dei dati da parte del committente e di escludere l'utilizzo dei fondi del PNRR per eventuali affidamenti, che si rendessero necessari, di servizi satellitari a soggetti diversi da quelli istituzionali appartenenti all'Unione europea, riservando detti fondi esclusivamente al finanziamento dello sviluppo delle attività nazionali nel settore e a programmi concordati in sede UE. Ma vi siete rifiutati persino di accogliere il nostro ordine del giorno.
Vice Ministro, lo spazio rischia di trasformarsi da terra di nessuno in terra di conquista. Quella che state assumendo oggi, in quest'Aula, è una scelta scellerata, una responsabilità enorme, di cui tutti, purtroppo, pagheremo le conseguenze.
Noi siamo per un'Europa forte e solidale. Non vogliamo cedere all'idea che l'unica soluzione siano la guerra e il riarmo. Noi ci saremmo aspettati che l'Italia lavorasse per rafforzare l'Europa e renderla più autonoma, più tecnologicamente avanzata, più produttiva e innovativa, anche rafforzando i progetti legati all'economia dello spazio.
Ma nonostante Urso, a parole, dica di andare in questa direzione, questo provvedimento e l'atteggiamento della maggioranza disegnano tutti altri scenari.
Per tutte queste ragioni, il gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra esprimerà un voto assolutamente contrario su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra - I deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra espongono cartelli recanti la scritta: “Giù la Musk”).
PRESIDENTE. Colleghi, cortesemente, vi prego di togliere i cartelli. Chiedo di intervenire agli assistenti d'Aula, grazie (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente). Se, cortesemente, togliete i cartelli. Vi ringrazio, vi ringrazio. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Grazie, Vice Ministro, questo provvedimento è uno dei più importanti che quest'Aula abbia visto. Ne parliamo dal primo giorno di questa legislatura, la nostra Commissione ne ha sentito parlare molte volte, si è citato il lavoro anche esterno all'Aula, che è stato svolto da più parti per arrivare, finalmente, a una grande normativa sul tema della space economy e sul tema dello spazio.
In un momento di grande crisi economica, a partire dall'automotive ad arrivare ad altri settori, lo spazio è l'unico settore nel nostro Paese che si immagina cresca, notevolmente, nell'arco dei prossimi dieci anni. Lo farà a livello mondiale, sicuramente. Oggi vale 630 miliardi di dollari, ma solo fra dieci anni varrà almeno tre volte. E allora di fronte a questo, questo provvedimento era o poteva essere l'occasione vera per dare degli strumenti, per dare una leva alla space economy italiana, alle eccellenze italiane e alle nostre aziende. Perché l'Italia ha già delle eccellenze, tante, che vanno riconosciute, che vanno premiate, che vanno tutelate, ma, accanto a questo, la space economy è un'economia che si sta sviluppando, che si sviluppa dal basso, che si sviluppa da quella capacità di molti di fare piccole e medie imprese per costruire l'economia del futuro. E di fronte a questo provvedimento - mi perdonerà il Vice Ministro, che non voglio sminuire -, si è vista l'assenza del Ministro, l'assenza del Ministro di fronte a un provvedimento che potrebbe rivoluzionare anche l'economia e il PIL del nostro Paese. Ed è un'assenza pesante, perché è un'assenza di chi non ha voluto occuparsi di un settore che è il futuro e dovrebbe esserlo. Allora, vanno ringraziati, intanto, tutti coloro che abbiamo visto nel corso di questi anni. Abbiamo fatto decine di incontri, convegni, dalla Fondazione Leonardo a tanti docenti, che abbiamo visto anche nelle audizioni, che hanno messo a disposizione il lavoro, l'esperienza, le competenze per costruire un provvedimento che andasse in questa direzione. Ma quando è arrivato questo provvedimento, è esattamente l'opposto: un provvedimento snaturato, un provvedimento che è un'occasione persa, un'occasione mancata per poter dare le risposte al nostro Paese. E lo è, in primis, nella natura tecnica del provvedimento: è un provvedimento estremamente burocratico. In un settore che viaggia alla velocità della luce, dove le norme cambiano di giorno in giorno, dove le tecnologie cambiano di giorno in giorno, dove anche gli scenari geopolitici cambiano di giorno in giorno, noi siamo lenti, burocratici. E l'abbiamo visto, per esempio, in quell'articolo 7, che è anacronistico nel sistema autorizzativo. Peraltro, con questa volontà del Governo di non confrontarsi con le opposizioni rispetto alla possibilità, nell'iter autorizzativo, di avere un contraddittorio, di poter integrare la documentazione. Questo è un fattore che ci renderà meno competitivi rispetto ad altri Paesi, per un sistema autorizzativo che è un misto tra quello che abbiamo visto in giro per l'Europa, ma che diventa forse il meno conveniente a cui partecipare. E la burocrazia è in questo caso l'elemento chiave. E poi è un processo, è un provvedimento che favorisce le aziende esistenti, le grandi aziende, italiane, da un lato, ma soprattutto, quelle esistenti in giro per il mondo. Non favorisce per nulla, anzi mortifica le startup, le attività universitarie, la capacità del nostro Paese di creare know-how, brevetti e di investire in questo settore. È una mortificazione per i tanti ragazzi e ragazze che stanno studiando per poter lavorare in questo settore, in questo importante pezzo di economia italiana e che vedono con questo provvedimento le speranze affievolirsi. Perché - l'avevamo visto anche dalle relazioni, l'abbiamo visto dalle audizioni - tante sono le aziende che, evidentemente, se ci stavano pensando e se devono fare un investimento, con questo provvedimento, probabilmente, non sceglieranno l'Italia, ma altri luoghi in giro per il mondo.
E lo fanno perché le piccole imprese sono mortificate, perché le startup non possono partecipare se non hanno avuto per cinque anni contratti intermediati, perché, da questo punto di vista, è come se avessimo voluto fare la grande rivoluzione tecnologica americana, partendo dalle vecchie big company e non andando a investire sulla Silicon Valley e sui garage da cui sono nate quelle che oggi sono le società più potenti del mondo. L'esempio è molto calzante: l'America e anche altri Paesi europei investono sulle startup, investono sui giovani, investono sulle creazioni universitarie; noi abbiamo scelto di investire sull'esistente. E poi c'è un tema anche di rapporto con le opposizioni: questo provvedimento è arrivato senza alcuna possibilità di discussione né in Commissione, dove gli emendamenti accolti si possono davvero contare sulle dita di una mano, ma neanche in Aula, dove non c'è stato un dibattito, non c'è stato un confronto rispetto a un tema che dovrebbe essere una priorità per noi, per il Parlamento, per il nostro Paese. E tutto questo basterebbe per - ahimè - non dare un voto positivo del nostro gruppo; non darlo - dico, ahimè - perché era una grande occasione, a cui avremmo voluto partecipare. E, purtroppo, il voto negativo è già scritto. Ma qui si aggiunge un secondo tema, perché la space economy - lo stiamo vedendo nelle ultime settimane - è diventata l'oggetto della discussione internazionale, l'oggetto della discussione di quello che sta accadendo negli eventi geopolitici che stanno cambiando il mondo in maniera molto veloce in queste settimane, ancora dopo che questo provvedimento è stato scritto. E questi accadimenti, le parole dell'emissario di Musk che è, da un lato, un grande imprenditore americano, dall'altro, fa parte dell'Amministrazione americana, ma è proprietario anche di quel sistema che oggi è il più all'avanguardia per le comunicazioni satellitari, non possono esimerci da un dibattito che non ha visto quest'Aula partecipe in un confronto, e non possono esimerci dalle preoccupazioni per quello che sta accadendo. E ciò è accaduto negli altri Paesi: è accaduto in Ucraina dove il sistema di comunicazione è usato come strumento di ricatto per gli interessi di un altro Paese. Non può non preoccuparci questa situazione, perché come accade all'Ucraina oggi, potrebbe accadere all'Italia in futuro. E su questo non c'è stato un dibattito.
In più aggiungo, non può non preoccuparci che ci siano degli emissari di Musk che commentano sui giornali l'approvazione o meno degli emendamenti con frasi ricattatorie del tipo: non chiamateci più. È assolutamente inaccettabile in un Paese democratico che delle aziende private si inseriscano con questi toni nel dibattito politico nazionale, perché dovremmo essere liberi di difendere gli interessi nazionali e, davvero, per una volta di essere sovranisti a casa nostra, non solo quando ci interessa o quando lo mettiamo nei titoli dei Ministeri che andiamo a insediare. E tutte queste ragioni ci fanno dire un voto convintamente contrario (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Cavo. Ne ha facoltà.
ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, l'obiettivo dichiarato del provvedimento in esame è quello di colmare il vuoto normativo nazionale in materia di attività spaziali, promuovendo la crescita dell'industria spaziale italiana e l'innovazione tecnologica, oltre a rafforzare la cooperazione internazionale. Oggi lo spazio non è più oggetto di interesse esclusivo delle autorità governative, operano sempre più di frequente attori privati, anche attraverso la creazione e lo sviluppo di diverse forme di collaborazione e interazione con le autorità pubbliche. I grandi capitali privati investono in attività nello spazio: è questa la grande novità, che ha posto le basi della new space economy. Come tutto ciò che è innovativo, dirompente e foriero di crescita e sviluppo, va regolato, non bloccato. Il disegno di legge in esame stabilisce proprio un quadro normativo per le attività spaziali private, introducendo un regime autorizzativo che richiede agli operatori di ottenere permessi specifici per condurre operazioni nello spazio, per stimolare gli investimenti nel settore spaziale, favorendo la partecipazione delle piccole e medie imprese e delle startup innovative, attraverso deroghe al codice dei contratti pubblici. Viene anche introdotto un sistema di responsabilità civile per i danni causati da oggetti spaziali con obblighi assicurativi per gli operatori privati, garantendo così una copertura finanziaria adeguata.
Il disegno di legge allinea, poi, l'ordinamento nazionale agli obblighi internazionali, come quelli derivati dal Trattato sullo spazio, e si inserisce nella cornice della strategia europea per lo spazio. Viene, infine, istituito un Fondo per l'economia dello spazio per sostenere progetti innovativi e migliorare le capacità produttive del settore spaziale italiano.
Da un'analisi comparativa con le leggi analoghe adottate da altri Paesi emerge che la maggior parte degli Stati, che hanno già legiferato in materia di attività spaziali private, ha adottato un approccio simile a quello italiano, prevedendo, in particolare, un regime autorizzativo che subordina l'esercizio delle attività spaziali private al rilascio di un permesso da parte dello Stato e, nello specifico, dall'autorità responsabile. Il Presidente del Consiglio è l'autorità delegata alle politiche spaziali, seguito dalle istruttorie dell'ASI, Agenzia spaziale italiana, e del Comint, Comitato interministeriale per le politiche relative allo spazio e alla ricerca aerospaziale. Vengono previsti, poi, requisiti di idoneità, che gli operatori devono soddisfare, sia tecnici, finanziari e di affidabilità, e un sistema di responsabilità in base al quale lo Stato si assume la responsabilità internazionale per i danni causati dalle attività spaziali private condotte sotto la sua giurisdizione e si riserva il diritto di rivalsa nei confronti dell'operatore responsabile. L'obiettivo - a mio, a nostro avviso - raggiunto dal testo elaborato, è quello di garantire una governance del settore spaziale italiano efficace, responsabile e in linea con gli standard internazionali.
Oggi cos'è la new space economy? Più che di un settore industriale, si tratta di un ecosistema gravitante intorno alla ricerca, allo sviluppo e all'innovazione spaziale, sia nel segmento più tradizionale dell'upstream o space industry, sia in quello più promettente del downstream o space economy, con i suoi servizi spaziali, ovvero i prodotti, e i servizi innovativi abilitati e le complementari infrastrutture di terra.
Stimare il valore dell'economia spaziale non è semplice perché dipende dalla definizione e dalla delimitazione del settore: si pensi all'inclusione o meno nello stesso dei servizi al consumatore, come la TV satellitare o i sistemi di navigazione satellitare. Nel 2017, secondo Eurostat, l'economia spaziale globale è stata stimata, in termini di produzione, a 309 miliardi di euro, con una crescita annua del 6,7 per cento, quasi il doppio rispetto alla crescita dell'economia globale tra il 2005 e il 2017. Nello stesso anno, l'economia spaziale europea è stata valutata tra i 53 e i 62 miliardi di euro e impiegava oltre 231.000 lavoratori, rendendola la seconda economia spaziale più grande del mondo. Altre stime indicano ricavi generati nel 2020 pari a circa 371 miliardi di dollari, dei quali il 73 per cento riconducibili all'industria satellitare. Nel complesso, l'economia dello spazio ha registrato, secondo altre autorevoli stime, un valore di 630 miliardi di dollari nel 2024, con proiezioni che lo vedono crescere fino a 1.800 miliardi entro il 2035. Nel solo 2024, il settore ha visto un'impennata degli investimenti privati, con le startup spaziali che hanno raccolto 6,5 miliardi di dollari nel primo trimestre, più del doppio rispetto all'anno precedente. Anche l'industria spaziale italiana mostra ottime prospettive: ha raggiunto un valore di circa 2,9 miliardi nel 2021 ed è stimata a espandersi anche grazie agli investimenti, pari a circa 7,3 miliardi di euro, previsti per i programmi spaziali fino al 2026. Il 2023 è stato un anno record per le attività di lancio, con 223 tentativi e 212 successi, posizionando oltre 2.800 satelliti in orbita: un incremento del 23 per cento rispetto al 2022 e un aumento del 50 per cento nelle attività commerciali di lancio. Il 2024 è stato, invece, un anno record per l'ESA, che ha avuto a disposizione fondi per 7,8 miliardi di euro, cifra senza precedenti nella storia dell'ente. Nel 2022, l'Italia ha investito circa 3 miliardi per partecipare al consiglio dell'Agenzia spaziale europea, posizionandosi terza dopo Germania e Francia nei programmi obbligatori, e prima nei programmi opzionali.
Sul piano industriale e tecnologico nazionale, l'Italia ha una lunga storia nel settore spaziale: è il terzo maggiore contributore all'Agenzia spaziale europea e si colloca al sesto posto su scala mondiale, con forti capacità industriali, nel trasporto spaziale e nell'osservazione della terra.
In Italia, si trovano il Centro europeo per l'osservazione della Terra, il centro dati del Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine e il Centro di geodesia spaziale “Giuseppe Colombo”, soltanto per fare alcuni esempi delle nostre eccellenze. Tra i punti di forza, spiccano le competenze tecnologiche avanzate nei settori dei microsatelliti e dei lanciatori, dove vantiamo un alto livello di specializzazione. Il tessuto produttivo nazionale è composto da un ecosistema di piccole e medie imprese, incentrato su Leonardo Spa e sulle sue partecipate, ma con la capacità di rappresentare eccellenze tecnologiche di particolare rilievo, tali da non essere considerabili solo un sistema di filiera. Il comparto spaziale nazionale conta circa 200 imprese - nella stragrande parte si tratta di imprese di piccole e medie dimensioni - e 10 distretti tecnologici localizzati nelle regioni italiane.
Per quanto riguarda i brevetti, l'Italia è stata tra i primi dieci Paesi al mondo per domande di brevetto in tecnologie spaziali nel periodo 2016-2020, rappresentando circa l'1,7 per cento delle domande totali (la gran parte sono state avanzate da imprese private).
Come Noi Moderati, abbiamo seguito con particolare attenzione il provvedimento in Commissione, presentando anche proposte emendative volte al miglioramento del testo: in alcuni casi abbiamo avuto l'accoglimento, in altri casi non abbiamo avuto l'accoglimento, ma sicuramente ci auguriamo e siamo certi che, rappresentando un comparto in rapida evoluzione, ci saranno future occasioni di intervenire per meglio rispondere alle esigenze delle imprese nazionali.
In particolare, però, su un punto abbiamo chiesto, con un ordine del giorno che ha avuto il parere positivo del Governo poco fa, un impegno del Governo a un'ulteriore valutazione riguardo l'opportunità di prevedere esenzioni o riduzioni per il contributo dovuto per il rilascio dell'autorizzazione per le attività spaziali e la possibilità per le stazioni appaltanti di riconoscere criteri premiali in favore delle imprese in possesso delle certificazioni che garantiscono elevati standard di sicurezza nel settore aerospaziale, ovvero anche nel caso in cui l'operatore sia in possesso delle certificazioni volte a garantire la conformità e l'efficacia di un sistema di gestione per la sicurezza delle informazioni in termini di protezione della loro riservatezza, integrità e disponibilità e di gestione della continuità operativa; nonché abbiamo chiesto l'impegno di prevedere misure per la sicurezza della filiera, privilegiando le imprese in possesso delle certificazioni volte a migliorare l'efficienza operativa e la qualità di prodotti e servizi. L'obiettivo, chiaro, è di valorizzare la qualità del made in Italy. Siamo, dunque, soddisfatti per l'approvazione dell'ordine del giorno, così come di aver posto l'attenzione sul tema delle competenze e della formazione, certi - come siamo - che ogni innovazione tecnologica non possa essere sviluppata né applicata senza il fattore umano.
L'emendamento che abbiamo proposto e che è stato approvato nasce da una proposta dell'ingegnere Malerba, astronauta italiano di fama, avanzata nell'ambito del ciclo delle audizioni previste in Commissione, e si propone proprio la definizione di progetti formativi e di orientamento alle discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche (le materie STEM), al fine di stimolare l'interesse nelle nuove generazioni verso i progetti spaziali e le figure professionali coinvolte. La figura dell'astronauta può rappresentare un modello di ruolo, fonte di ispirazione per i giovani delle scuole medie superiori quando essi devono scegliere il proprio percorso di studi. Abbiamo già avuto un riscontro, ad esempio, dell'efficacia…
PRESIDENTE. Onorevole, concluda.
ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)M-CP). … in termini orientativi, del Festival dello spazio, che si tiene a Busalla da anni. Non mancano le criticità e le sfide, tra cui la necessità di affrontare i lunghi tempi di ritorno sugli investimenti e una competizione sempre più accesa a livello internazionale. Questa prima definizione, però, di un quadro normativo del settore rappresenta un passo decisivo per l'apertura concreta dello spazio a soggetti e capitali privati. Pertanto, annuncio il voto favorevole del gruppo di Noi Moderati (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casasco. Ne ha facoltà.
MAURIZIO CASASCO (FI-PPE). Signor Presidente, onorevoli colleghi, negli ultimi 15 anni si è registrata una vera rivoluzione nella space economy. Laddove prima operavano solamente agenzie governative, come la NASA, Roscosmos, ESA o ASI, ora ci sono le aziende private del calibro di Virgin Galactic, Blue Origin, SpaceX e Axiom, che occupano un'ampia fetta di mercato, con la loro capacità di abbattere drasticamente i costi e di sviluppare innovazione tecnologica. È stato osservato che l'Agenzia spaziale europea, da quando è stata istituita nel lontano 1975, ha effettuato oltre 300 lanci con vettori europei, prevalentemente francesi e italiani. Solamente negli ultimi due anni, gli operatori privati hanno effettuato oltre 340 lanci.
Con il disegno di legge in esame si colma un ritardo normativo e si consente all'Italia di cogliere un'opportunità ricchissima per il sistema industriale e scientifico del nostro Paese. Il valore del settore della space economy è stato stimato in 630 miliardi di dollari nel 2024, con proiezioni che lo vedono crescere fino a 1.800 miliardi entro il 2035. Nel solo 2024, il settore ha visto un'impennata degli investimenti privati, con le startup spaziali che hanno raccolto 6,5 miliardi di dollari nel primo trimestre, più del doppio rispetto all'anno precedente. Anche l'industria spaziale italiana mostra ottime prospettive: ha raggiunto un valore di oltre 3 miliardi di euro ed è destinata ad espandersi, anche grazie agli investimenti pari a circa 7,3 miliardi di euro previsti dal programma spaziale fino al 2026.
Ad oggi, sono 415 le aziende italiane attive nell'industria spaziale, molte delle quali raccolte nei distretti tecnologici aerospaziali che si stanno sviluppando in diverse regioni italiane. La filiera spaziale italiana, che impiega oltre 11.000 lavoratori, rappresenta uno spaccato peculiare del tessuto produttivo italiano e il 6 per cento di essa è costituito da aziende di grandi dimensioni. Ma, attenzione: il 90 per cento sono PMI e il restante 4 per cento comprende piccole startup.
Nel 2022, l'Italia ha investito circa 3 miliardi per partecipare al consiglio dell'Agenzia spaziale europea, posizionandosi terza, dopo Germania e Francia, nei programmi obbligatori e prima nei programmi opzionali. Inoltre, sono stati stanziati 2 miliardi per i programmi spaziali del PNRR, con convenzioni firmate tra l'ASI e l'ESA.
Nel PNRR la dimensione media dei nove progetti italiani è di 250 milioni di euro e i soggetti attuatori sono soltanto due: l'ESA e l'ASI. È inoltre significativo che, su nove progetti, sei abbiano già registrato pagamenti effettivi, con una percentuale del 67 per cento, che è un indicatore tangibile dei progressi dell'attuazione.
La competizione internazionale nel settore si è intensificata, con nuovi attori che hanno stimolato innovazione e riduzione dei costi. Parallelamente, l'integrazione dell'intelligenza artificiale nelle operazioni spaziali ha migliorato, ovviamente, l'autonomia dei satelliti e l'efficienza delle missioni, beneficiando di sviluppi hardware che supportano meglio tali tecnologie avanzate.
Tra i punti di forza dell'Italia, spiccano le competenze tecnologiche avanzate nei settori dei micro-satelliti dei lanciatori, dove il Paese vanta un alto livello di specializzazione. Altro aspetto decisivo è rappresentato dalla forte collaborazione tra le aziende e le istituzioni italiane, sinergia che ha facilitato lo sviluppo di tecnologie all'avanguardia e sostenuto l'Italia nel partecipare a progetti spaziali internazionali di grandissima portata. Tuttavia, l'Italia è in ritardo negli investimenti privati nel settore, in particolare, a causa delle sfide legate ai lunghi tempi di ritorno sugli investimenti e alla competizione internazionale. Con questo provvedimento, il nostro Paese ha un'opportunità unica di consolidare il suo ruolo, soprattutto nell'ambito delle tecnologie spaziali avanzate.
L'emergere di nuove fonti di finanziamento e la collaborazione tra pubblico e privato, come sempre, sono fondamentali per superare queste sfide e sfruttare questo potenziale. La space economy è uno dei settori del futuro per il made in Italy. Non solo: è anche uno degli asset fondamentali del Piano Mattei. Il MIMIT, come autorità delegata allo spazio, sta lavorando con i Paesi africani per raggiungere intese bilaterali, attraverso l'ASI, con quei Paesi che cominciano ad affacciarsi sullo spazio. Giova ricordare che, grazie alla nostra base spaziale di Malindi, in Kenya, poco più di sessant'anni fa avvenne il lancio del satellite San Marco 1, che segnò l'accesso, sullo spazio, dell'Italia quale terzo Paese del mondo dopo l'Unione Sovietica e gli Stati Uniti. Un altro successo italiano - voglio ricordare il 2 marzo scorso - c'è stato con un allunaggio del lander Blue Ghost, con tecnologia italiana sviluppata da ASI e Politecnico di Torino. Dalla piattaforma online Italian Space Industry, realizzata in collaborazione dall'ASI e dal MAECI, risulta che il 94 per cento delle imprese ivi iscritte sono PMI o startup, e questo è fondamentale.
Forza Italia ha avuto estrema cura per assicurare a queste realtà l'adeguato spazio di crescita e partecipazione all'economia dello spazio, sia in termini di requisiti di solidità finanziaria che di partecipazione agli appalti pubblici. Si è lavorato per ridurre le barriere che limitano la partecipazione delle PMI ai programmi nazionali e comunitari e per incentivare la creazione di spin-off universitari. Nel testo, peraltro, sono previste deroghe al codice dei contratti pubblici in favore di queste realtà minori. Il provvedimento aggiorna il quadro giuridico internazionale sullo spazio definito dal Trattato sullo spazio del 1967, ratificato dall'Italia nel 1970, e, per quel che riguarda l'Unione europea, dall'articolo 189 del Trattato sul funzionamento dell'Unione. Peraltro, l'Unione europea ha già intrapreso azioni significative, anche con il regolamento n. 696 del 2021, investendo quasi 15 miliardi di euro per promuovere lo sviluppo robusto dell'economia spaziale tra gli Stati membri.
Il sistema Italia - uno tra i pochi a coprire l'intera catena del valore - sta lavorando nella direzione di consolidare la propria posizione nello scenario europeo e internazionale, in un contesto che prevede la space economy - e lo spazio, più in generale - assumere sempre più valore strategico, tanto per le attività connesse alla sicurezza nazionale, quanto per la competitività del tessuto industriale. Il Libro verde per la politica industriale del Made in Italy 2030, reso noto dal MIMIT lo scorso 16 ottobre, identifica proprio lo spazio, assieme al mare, come nuovo ambito in cui è possibile sviluppare la presenza e la crescita economica del nostro Paese.
In sostanza, con questo provvedimento si stabilisce un quadro normativo per le attività spaziali private, introducendo un regime autorizzativo che richiede permessi specifici per gli operatori, stimolando così investimenti nel settore. Viene istituito altresì un Fondo per l'economia dello spazio, per sostenere progetti innovativi. È prevista l'elaborazione di un piano nazionale per l'economia dello spazio che include l'analisi e la quantificazione dei bisogni del settore. Sono previste iniziative per l'uso efficiente dello spettro per comunicazioni via satellite e una riserva trasmissiva nazionale. Si affronta la questione delle gestioni dei detriti orbitali e della sicurezza operativa, consentendo di affrontare le sfide legate all'affollamento delle orbite basse dove gli operatori privati italiani faticano a competere. Si armonizza, infine, la normativa nazionale con gli obblighi internazionali, in particolare quelli stabiliti dall'Outer Space Treaty, rafforzando la reputazione dell'Italia come attore affidabile nel settore. Un aspetto fondamentale riguarda l'osservazione della Terra dallo spazio, che sarà utilissima ai fini della pianificazione energetica nonché per gli aspetti ambientali, con riferimento alla mitigazione dei cambiamenti climatici, per il controllo delle attività illegali di pesca e di contrabbando, per lo sviluppo dell'agricoltura di precisione e per le previsioni meteorologiche.
Con questo disegno di legge, l'Italia si aggiunge ai dieci Paesi europei che hanno leggi specifiche sull'economia spaziale. Si tratta di una disciplina organica che ci consentirà di cogliere le opportunità del settore, in un mercato dominato dagli Stati Uniti, che ne controllano più o meno il 50 per cento, e dalla Cina, che ogni anno investe 10 miliardi di dollari in infrastrutture spaziali e che è il secondo investitore mondiale in sviluppo di nuove tecnologie spaziali.
L'Europa, con appena il 17 per cento di questo mercato, è in ritardo, ma ha buone chance di crescere. L'Italia ha le carte in regola per essere protagonista e questo provvedimento le consente di realizzare una strategia chiara, perché è di tutta evidenza che la nostra capacità di innovare e di attirare investimenti stranieri dipende dalla solidità del nostro quadro normativo. Ma oggi l'Italia è in grado di esprimere soluzioni tecnologiche con i suoi ben 15 distretti tecnologici aerospaziali regionali, con grandi aziende come Leonardo e come Avio, ma anche con piccole, medie imprese e startup, che potrebbero, un giorno, generare progetti e programmi avanzati. Tutto sta nel creare un clima di fiducia intorno a loro.
Dunque, Forza Italia voterà convintamente a favore di questo testo, comunque perfettibile ma con la certezza che si sta compiendo un significativo passo avanti per quanto riguarda il ruolo del nostro Paese nello scacchiere internazionale e per la competitività del nostro sistema industriale. Troviamo che le polemiche, sviluppate dalle opposizioni in questi giorni, siano del tutto pretestuose. Diverse norme - come, ad esempio, quelle sulla rete satellitare - sono state lasciate ampie proprio per consentire al Governo di adottare rapidamente le misure necessarie per il bene e per la sicurezza del nostro Paese. Si tratta di questioni per le quali il concetto di maggioranza e di opposizione dovrebbe ritenersi superato dalla necessità di tutelare il bene comune (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrara. Ne ha facoltà. Prego.
ANTONIO FERRARA (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, Governo, cari amici di Elon Musk che ci ascoltate dall'orbita terrestre bassa, siamo qui per esprimere il nostro voto contrario a un disegno di legge che, con grande enfasi, il Governo ha definito storico per l'Italia. Hanno ragione: è storico perché è una delle più grandi operazioni di svendita della sovranità nazionale italiana che la nostra Repubblica abbia mai visto. Ci sarebbe quasi da ammirare la coerenza con cui questo Governo riesce, con precisione chirurgica, a colpire sempre gli interessi sbagliati. Uno spazio per chi? Ci dicevano: vogliamo colmare un vuoto normativo; peccato che l'abbiano riempito con un enorme favore alle multinazionali straniere. O, ancora: vogliamo creare un'opportunità per le imprese italiane; certo, se per imprese italiane intendete Leonardo e qualche altra partecipata che assorbe tutti i fondi, lasciando le PMI a raccogliere le briciole. Ancora: vogliamo garantire la sicurezza nazionale.
Infatti, avete scritto nero su bianco che, in caso di crisi, la gestione della riserva di capacità satellitare nazionale sarà in mano a fornitori esteri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma la perla più grande di questa tragicommedia è la grande contraddizione interna, cioè: chi sta mentendo? Il Ministro Urso o il Ministro Crosetto? Noi, da un lato, abbiamo il Ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, che ci rassicura che costruiremo una rete satellitare nazionale, sicura e strategica per l'Italia e, dall'altro, il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, ci dice che non possiamo fare a meno di usare Starlink. Quindi, di grazia, chi dice la verità?
Abbiamo una strategia nazionale o abbiamo già deciso di mettere il nostro futuro nelle mani di Elon Musk (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? L'uomo che un giorno è un genio, il giorno dopo è una minaccia geopolitica, quello che oggi aiuta l'Ucraina e domani spegne i satelliti perché non gli conviene. E voi volete che la sicurezza nazionale italiana dipenda da questo? Perché questa è la realtà: se domani Musk decide di staccare la spina, l'Italia rimane al buio. Complimenti, Governo Meloni. Questo non è un piano spaziale, è un piano suicida (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Meloni, Musk è il club delle svendite. Del resto, non c'è da sorprendersi, questo Governo ha una chiara filosofia: parlare di sovranità, mentre la regala agli stranieri. Meloni si vanta delle sue amicizie con Musk e Trump, mentre firma leggi che rendono l'Italia subalterna alle grandi multinazionali tecnologiche. Si definiscono sovranisti, ma stanno affidando il nostro futuro aerospaziale a giganti stranieri senza un vero piano industriale per l'Italia. Si dicono difensori del made in Italy, ma non si preoccupano del fatto che le nostre piccole e medie imprese non avranno alcun accesso ai fondi spaziali. Questo non è un Governo, è un'agenzia di intermediazione per gli interessi dei grandi gruppi stranieri.
Nell'ambito dell'articolo 25 abbiamo presentato proposte serie attraverso gli emendamenti: garantire la gestione dei dati strategici, che rimanessero sotto il controllo italiano; creare un fondo reale per le PMI e le startup italiane; dare priorità alla ricerca e allo sviluppo nazionale, invece di spendere miliardi per comprare soluzioni già pronte da altri. Risultato? Solo il 10 per cento degli emendamenti presentati in Parlamento è stato accolto. Il messaggio è chiaro: qui non c'è spazio per le imprese italiane, c'è spazio solo per i soliti noti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Questa legge avrebbe dovuto lanciarci come protagonisti nell'economia spaziale, sviluppare una filiera industriale competitiva, proteggere l'indipendenza tecnologica. Invece, cosa fa? Apre il mercato italiano a giganti stranieri, mette a rischio la sicurezza nazionale, lascia le imprese italiane senza una strategia di crescita. Questa non è una legge per il futuro, è un atto di resa, è un manifesto di un Governo privo di visione, privo di coraggio e privo di ambizione per l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Nelle nostre conclusioni, un voto contro per l'Italia, noi votiamo “no”, e non perché pensiamo male, ma perché leggiamo i fatti. I fatti dicono che il Governo ha regalato il nostro spazio industriale a soggetti esteri; i fatti dicono che non c'è nessuna strategia per l'industria spaziale italiana; i fatti dicono che le PMI sono state completamente ignorate; i fatti dicono che Meloni, Musk e Trump fanno grandi sorrisi insieme, mentre l'Italia si piega ai colossi stranieri. Noi non ci stiamo. Noi difendiamo l'Italia, non gli interessi di chi vuole trasformarci in un mercato di consumatori passivi di tecnologie altrui (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Per questo, il MoVimento 5 Stelle vota contro questa legge e oggi diciamo forte e chiaro: l'Italia nello spazio deve volare con le proprie ali, non con quelle di Elon Musk. Grazie e buona fortuna a chi spera ancora che questa legge porti di buono. Ne avrete bisogno.
E così, cari colleghi, siamo arrivati al capolinea di questo viaggio surreale in cui il Governo Meloni ci racconta di difendere la sovranità nazionale, mentre la impacchetta con un fiocco e la spedisce direttamente a SpaceX. E sapete quale è la cosa più divertente? Che, secondo alcuni, vivremmo in un mondo al contrario. La verità è che il mondo è già al contrario: un Governo che si dice sovranista e svende la tecnologia italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); un Ministro delle Imprese che promuove le imprese degli altri; un Governo che strilla contro le multinazionali, ma poi si inginocchia davanti a Musk (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); l'Italia, che avrebbe tutto per essere un leader nello spazio, ma sceglie di fare da comparsa. Il problema, colleghi, è che non è il contrario del normale, è diventato proprio il nuovo normale. E a noi che crediamo in un'Italia di protagonisti, non resta che dire “no” a questo scempio e continuare a lottare per il vero mondo al contrario e perché torni ad essere un Paese giusto, forte e autonomo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gusmeroli. Ne ha facoltà.
ALBERTO LUIGI GUSMEROLI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, dispiacciono queste polemiche su una legge che, invece, sarebbe stato utile approvare all'unanimità. Perché? Perché della space economy noi ne abbiamo già trattato quando abbiamo fatto, in Commissione attività produttive, l'indagine conoscitiva sul made in Italy. Perché di made in Italy si tratta, di eccellenze del made in Italy. Allora quell'indagine fu approvata all'unanimità, poi, quando il progetto di legge delega è arrivato in Commissione, abbiamo fatto decine di audizioni. E dalle audizioni di chi opera nella space economy che cosa è emerso? Sono emersi un grande interesse e una grande importanza di questa legge. Non sono emerse particolari criticità, alcune le abbiamo anche risolte, con un emendamento, per esempio, dei relatori, per cui le garanzie devono essere prestate successivamente all'ottenimento dell'autorizzazione, altre potranno essere sistemate, per esempio, per il periodo transitorio in sede di passaggio al Senato. Però, fondamentalmente, da tutte le audizioni è emersa l'importanza di dotarsi di questo strumento legislativo. D'altra parte, l'Italia ha una storia nell'economia spaziale, nella conquista dello spazio: ricordo il satellite San Marco, il 15 dicembre del 1964 (il terzo Paese ad aver lanciato un satellite al mondo); abbiamo partecipato all'Agenzia spaziale europea nel 1975 e, nel 1988, abbiamo costituito l'Agenzia spaziale italiana. Non dimentichiamo i nostri astronauti, otto astronauti, e uno l'abbiamo anche audito in Commissione attività produttive, il bravissimo Franco Malerba.
Ebbene, perché dotarsi di una legge sulla space economy? Perché abbiamo delle eccellenze proprio in questo settore che vanno aiutate, valorizzate, spinte, ma anche regolate. Abbiamo oltre 150 imprese, di cui 21 grandi - siamo anche andati a visitare Thales Alenia Space, a Torino, quindi, abbiamo fatto un grande lavoro anche di analisi -, abbiamo tante piccole e medie imprese e alcune startup, e anche in questo caso, lo strumento legislativo servirà a loro per operare in questo settore. È un approccio tipico della Lega, cioè aiutare il mondo delle eccellenze e dei territori. Poche polemiche e tantissima sostanza, perché, in futuro, il tema della space economy riguarderà la gente, riguarderà tutti, già oggi riguarda temi legati alla ricerca, alla medicina, riguarda tutti noi.
Ecco perché dispiacciono determinate polemiche; perché? Perché, in realtà, questa legge che, finalmente, colma un vuoto legislativo importante, dà la possibilità e dà certezze a un mondo che dobbiamo spingere: quello delle nostre piccole e medie imprese, delle nostre eccellenze, del made in Italy, che potranno affrontare da subito un mondo concorrenziale, dove l'Italia può ancora essere protagonista (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ecco perché, come Lega, voteremo, convintamente, favorevolmente a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Peluffo. Ne ha facoltà.
VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo, colleghi deputati, il disegno di legge sull'economia dello spazio era partito con il piede giusto: un lavoro approfondito, una condivisione dell'importanza del settore, una disponibilità a modificare e integrare il testo nel lavoro in Commissione. La materia, del resto, è diventata delicata perché è il contesto che è profondamente cambiato a livello globale. Da un lato, le autorità governative operano, sempre più di frequente, attraverso forme di collaborazione con attori privati; dall'altro, i privati investono con l'obiettivo finale di condurre attività spaziali, indipendentemente dai Governi.
Il provvedimento stabilisce un quadro normativo per le attività spaziali private, introducendo un regime autorizzativo che richiede agli operatori di ottenere permessi specifici per condurre operazioni nello spazio. Il ruolo della parte pubblica è, quindi, centrale ed esige autorevolezza, indipendenza da interessi di parte e visione di insieme, in un tempo in cui siamo chiamati a scelte che impegnano il nostro Paese, nei prossimi anni, all'interno di scenari internazionali, profondamente mutati. Il Governo e la maggioranza non hanno dimostrato la necessaria autorevolezza, né l'indispensabile indipendenza da soggetti interessati, soprattutto se questi stessi soggetti interessati siano convinti di poter esercitare il proprio peso, la propria influenza e la propria ricchezza per orientare le scelte. Il percorso della legge era iniziato, lo scorso settembre, con un lungo e approfondito ciclo di audizioni; poi, c'è stata un'accelerazione per far presentare in fretta e furia gli emendamenti agli inizi di gennaio; infine, tutto fermo per più di un mese, in attesa dei pareri del Governo. È evidente che c'era già qualcosa che non andava: uno scontro di attribuzioni sottotraccia tra diversi Ministeri e, ancor più evidente, tante perplessità sul tema della sicurezza e dell'interesse nazionale.
In teoria, era un provvedimento piuttosto semplice nella gestazione, anche nella gestione. Si tratta di colmare un vuoto normativo nazionale in materia di attività spaziali, come hanno fatto, su scala europea, altri 11 Paesi che sono già intervenuti in tal senso. Non si tratta di inventare niente di particolare e niente di diverso rispetto all'intervento legislativo di altri Paesi europei e non si tratta, certo, di dover partire da zero, rispetto ad un settore che ha una tradizione significativa nel nostro Paese. Non è questo provvedimento a far nascere l'economia dello spazio, come ho sentito dire pomposamente, ancora una volta goffamente, da alcuni esponenti della maggioranza. Abbiamo, da tempo, un comparto spaziale nazionale composto da un ecosistema di oltre 200 imprese, nella stragrande parte di piccole e medie dimensioni, dieci distretti tecnologici, un cluster tecnologico nazionale. Nel 2020 l'industria spaziale italiana ha generato entrate di circa 2 miliardi di euro, impiegando oltre 7.000 lavoratori nei principali poli industriali e, per quanto riguarda i brevetti, l'Italia è stata tra i primi dieci Paesi al mondo nel periodo 2016-2020. In termini sistemici, l'Italia è il terzo contributore dell'Agenzia spaziale europea.
Nel 2021 il contributo italiano è stato di 639 milioni di euro e ha mantenuto un indice positivo della capacità delle aziende italiane di ottenere contratti dall'ESA. L'Italia, peraltro, è anche il primo finanziatore dei programmi opzionali dell'ESA, contribuendo per 2,5 miliardi. Il tema, quindi, non era inventarsi un comparto o cercare un operatore dominante cui delegarne lo sviluppo, ma valorizzare un tessuto vivace, fatto soprattutto di piccole e medie imprese, cui offrire un quadro normativo chiaro ed efficace, nella tutela dell'interesse nazionale.
Il gruppo del Partito Democratico si è concentrato esattamente su questo, con le proposte emendative, che abbiamo presentato, e con gli interventi, prima in Commissione e poi in quest'Aula. Una proposta emendativa semplice era tesa a scoraggiare l'ottenimento di certificazioni di attività spaziali in altri Paesi, a danno della space economy italiana. Poi, abbiamo proposto di istituire una commissione di esperti, che risponda all'inevitabile complessità tecnica delle questioni che si porranno in fase attuativa, che consentirebbe di definire la disciplina della space economy italiana attraverso l'adozione di criteri scientifici e non discrezionali. Abbiamo proposto il coinvolgimento delle regioni ed è veramente paradossale il diniego da parte di quella stessa maggioranza che, non più tardi di qualche mese fa, si batteva per l'approvazione dell'autonomia differenziata. Abbiamo cercato di stimolare il Governo a rafforzare l'economia dello spazio italiana in una cornice europea, specificando all'articolo 23 che il Fondo nazionale, qui istituito, dovrebbe considerare in termini prioritari le imprese nazionali ed europee. Abbiamo chiesto di destinare una quota del Fondo alle start-up e alle PMI, per sostenere gli interventi effettuati per raggiungere i requisiti soggettivi per operare e di diminuire il massimale assicurativo, troppo elevato, per le realtà imprenditoriali più piccole. Abbiamo incalzato il Governo a prendere atto che, nello scenario geopolitico che stiamo vivendo, sia prioritario mettere in sicurezza l'autonomia e la sovranità digitale del nostro Paese, prevedendo la priorità alle imprese, alle strategie nazionali ed europee e, solo in caso di comprovata impossibilità, attraverso il coinvolgimento di soggetti istituzionali di Paesi appartenenti alla NATO. Qui, Presidente, si è appalesato “il convitato di pietra”: si è vista l'ombra lunga e nera di Elon Musk.
Sull'articolo 25, ha tuonato il suo portavoce in Italia, scagliandosi sulla piattaforma X, di proprietà di Elon Musk, contro le opposizioni e contro il Parlamento intero. Siamo stati accusati di aver proposto e fatto approvare due emendamenti che puntano a garantire la sicurezza nazionale e un adeguato ritorno industriale per il sistema Paese. Noi rivendichiamo di aver condotto un'iniziativa parlamentare non per discriminare qualcuno, ma per tutelare fino in fondo l'interesse alla sicurezza nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), per garantire una centralità dell'interesse generale nell'attribuzione di autorizzazioni ai privati che concorrono a gestire un bene comune, come lo spazio. Rivendichiamo che le leggi che garantiscono la sicurezza nazionale, l'interesse pubblico e la libera concorrenza le fa il Parlamento, non il più ricco o il più forte o più furbo, ma il Parlamento liberamente eletto attraverso un processo democratico che rappresenta la sovranità nazionale. Il Parlamento! E anche voi, colleghi della maggioranza, dovreste difenderlo. Abbiamo atteso una parola chiara dei relatori e del Governo o di un qualunque esponente di questa maggioranza; parola chiara che non è arrivata. Volete andare nello spazio e non sapete neanche perché siete qui. Avete perso un'occasione importante per dimostrarvi degni del ruolo che ricoprite in un momento così delicato.
E allora, Presidente, mi permetta di concludere con le parole del Presidente Mattarella, che credo siano fonte di ispirazione per tutti noi anche in questa occasione. Mi riferisco al discorso all'Università di Marsiglia, quando il Presidente Mattarella ha parlato di nuovi feudatari del terzo millennio, novelli corsari a cui attribuire patenti, che aspirano a vedersi affidare signorie nella dimensione pubblica, per gestire parti di beni comuni rappresentati dal cyberspazio, nonché dallo spazio extra-atmosferico, quasi usurpatori delle sovranità democratiche.
Concludo, Presidente: Il nostro sarà un voto contrario al provvedimento e contro chi pensa di ridurre la democrazia ad un ordine impartito via social (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Colombo. Ne ha facoltà.
BEATRIZ COLOMBO (FDI). Grazie, Presidente. Oggi è un giorno memorabile - ricordiamoci questa data, 6 marzo 2025 - perché siamo chiamati a esprimere il nostro voto su una legge che segna un momento storico per la nostra Nazione, la normativa sulla space economy. Con questa legge, frutto di mesi di lavoro e di concertazione con i principali esponenti pubblici e privati del comparto, l'Italia si dota finalmente di un quadro normativo chiaro e stabile per il settore spaziale, colmando un vuoto legislativo che per troppo tempo ha limitato le potenzialità della nostra industria aerospaziale.
Desidero ringraziare il Vice Ministro e il Governo, che ha fortemente voluto questa legge, in particolare il Ministro Urso. Guardate, sono state stanziate risorse per più di 7 miliardi entro il 2026, una cifra enorme. Desidero ringraziare anche il nostro parlamentare, che ha unito maggioranza ed opposizione nell'IPSE, il nostro relatore, l'onorevole Mascaretti, e l'onorevole Gusmeroli, e tutti coloro che sono intervenuti attraverso audizioni, portando il loro contributo nella X Commissione.
Da decenni, infatti, l'ecosistema spazio vive un profondo cambiamento, dovuto alla crescente partecipazione di attori del mondo accademico, dell'industria, delle aziende private, in un campo da sempre battuto da stakeholder pubblici. Il disegno di legge sullo spazio, quindi, risponde alla necessità di regolamentare un settore stabilendo norme importanti per lo svolgimento delle attività spaziali e per consentire uno sviluppo del comparto industriale, delle attività di ricerca scientifica e dell'innovazione tecnologica. A questi si aggiungono l'estrazione mineraria sugli asteroidi e il turismo spaziale.
Riprendendo le parole del nostro Ministro Urso: nel passato lo spazio era dominio degli Stati, negli ultimi anni è diventato anche dominio dei privati. Se prima era utile, oggi è indispensabile regolamentare l'attività dei privati nello spazio.
L'Italia fa quello che tutti attendevano in questo provvedimento. Si pone all'avanguardia anche in Europa, anticipando la futura space law europea e fornendo un modello di regolamentazione che abbraccia ogni aspetto della space economy, dalle autorizzazioni alle responsabilità, dal finanziamento delle attività alla competitività industriale.
L'anno passato, il 2024, è stato un anno simbolico per l'Italia nello spazio: abbiamo celebrato il sessantesimo anniversario del lancio del primo satellite italiano, il San Marco 1. Questo ricordo ci rammenta che il nostro Paese ha una lunga tradizione in campo spaziale e che questo è un settore che continua a rivestire una rilevante importanza strategica. L'Italia ha una lunga tradizione, che tutti conosciamo, di cooperazione internazionale, a partire, appunto, dal 1964, con la base Luigi Broglio a Malindi.
La stessa missione del Ministro Urso, qualche tempo fa, in Kenya, mirava proprio a rilanciare questa storica installazione, trasformandola in un centro di addestramento e formazione per i Paesi africani. Questo progetto mirava non solo a uno sviluppo della nostra space economy, ma ad inserirla in un più ampio piano di respiro internazionale, il Piano Mattei, che include un importante capitolo sulla cooperazione spaziale. Il 2 marzo di quest'anno, inoltre, è stata un'altra data memorabile, perché alle ore 9,34 il ricevitore italiano LuGRE ha raggiunto la Luna, quando Blue Ghost, il lander di Firefly Aerospace, ha compiuto un allunaggio morbido, in un programma NASA.
Questo portava ben dieci strumenti scientifici, tra cui il nostro italiano LuGRE. Quindi LuGRE è un'altra sfida vinta per la nostra Nazione. Perché portare uno strumento sulla Luna o su Marte, come posizionare una bandiera o partecipare a una missione, non è solamente dominio spaziale o far parte di una missione internazionale, dove noi italiani, come sappiamo, siamo bravi, tra le altre cose, ad essere un trait d'union anche in un contesto geopolitico estremamente complesso. L'esserci è fondamentale, e l'esserci da protagonista lo è ancora di più.
In tutto questo, dicevamo, servono delle regole. Le nuove regole prevedono che tutte le attività spaziali devono essere preventivamente autorizzate dall'autorità responsabile, ovvero il Presidente del Consiglio dei ministri o l'autorità delegata alle politiche spaziali o aerospaziali, previa istruttoria dell'Agenzia spaziale italiana (ASI) e del Comitato interministeriale per le politiche relative allo spazio e alla ricerca aerospaziale, salvo il caso in cui l'attività sia munita di autorizzazione rilasciata da altro Stato e riconosciuta in Italia.
Gli ultimi 10 anni dimostrano che la space economy si sta trasformando rapidamente e l'Italia deve essere pronta a cogliere le opportunità che ne derivano. Una regolamentazione efficace consentirà di garantire un accesso equo alle risorse spaziali, evitando eccessive limitazioni che possano penalizzare la competitività. L'industria aerospaziale italiana è un motore in crescita della nostra Nazione. Il rafforzamento del settore favorirà la crescita occupazionale e anche lo sviluppo tecnologico; inoltre favorirà l'attrazione di investimenti sia pubblici che privati.
Come scrive il presidente Tremonti, grande economista, oggi occorre attrezzare il proprio Paese, oltre che a conservare la propria ricchezza, ad attrarre la ricchezza degli altri. L'Italia oggi si colloca tra i principali contributori europei nel settore spaziale, al pari di Francia e Germania. Grazie agli investimenti già stanziati per il budget dell'ASI, il nostro Paese ha l'opportunità di consolidare la propria leadership. Le imprese italiane, comprese numerose startup innovative, potranno beneficiare di un contesto più favorevole per lo sviluppo di nuove tecnologie.
La space economy offre opportunità in settori come l'osservazione della Terra, le telecomunicazioni, la robotica spaziale e l'intelligenza artificiale applicata alle missioni spaziali. La nuova legge assicura finanziamenti dedicati e incentivi per la crescita delle aziende emergenti. A supporto del settore è importante il Fondo per l'economia dello spazio, con carattere pluriennale, che mira a promuovere le attività, favorendo la crescita del mercato di prodotti e servizi innovativi, basato sull'uso di tecnologie spaziali e sull'utilizzo commerciale delle infrastrutture, comprese quelle realizzate nell'ambito del PNRR e quelle in cui l'Italia partecipa in ambito di collaborazione internazionale.
Poi, ancora, vi è un'importante novità, che è l'introduzione dell'assicurazione obbligatoria, ad esempio, per gli operatori spaziali a tutela di tutti noi. L'incremento del traffico spaziale, inoltre, solleva problematiche legate alla sicurezza e alla gestione delle orbite e dei detriti spaziali. La normativa prevede misure per la gestione sostenibile dello spazio, stabilendo standard per la mitigazione dei rifiuti spaziali e per il rientro sicuro dei satelliti a fine vita. La collaborazione con gli enti internazionali sarà cruciale per garantire operazioni sicure e responsabili.
L'Italia investirà fortemente nella formazione di nuove generazioni di ingegneri, scienziati e tecnici specializzati. Istituti di ricerca e università avranno un ruolo determinante nello sviluppo di queste competenze, necessarie per sostenere il settore spaziale. La legge prevede incentivi per programmi di formazione avanzata e collaborazioni con enti di ricerca internazionale. Quindi noi guardiamo al futuro e, guardando al futuro, il nostro Paese, la nostra Nazione dovrà continuare a investire in progetti ambiziosi, come missioni su Marte e lo sviluppo per gli habitat lunari.
La partecipazione a iniziative globali, come il programma Artemis e la futura stazione spaziale lunare, rafforzerà il nostro ruolo nei grandi progetti internazionali. E mi avvio a concludere. L'approvazione di questa legge rappresenta un passo decisivo per il futuro dell'Italia e della space economy. Con un quadro normativo chiaro e strumenti finanziari adeguati, il nostro Paese, la nostra Nazione potrà sia rafforzare il proprio ruolo nel mercato globale che favorire la nascita e la crescita di piccole e medie imprese e startup nel settore.
Avremo la possibilità, con un quadro normativo chiaro, di consolidare le relazioni strategiche con partner internazionali ed assicurare uno sviluppo sostenibile e sicuro dell'attività spaziale.
Con questa prospettiva, desidero ribadire l'importanza dell'impegno del gruppo di Fratelli d'Italia nel garantire un futuro solido per il settore aerospaziale. La legge che oggi approviamo è solo un punto di partenza. Dovremmo continuare a monitorare le evoluzioni tecnologiche, adattare la normativa alle sfide emergenti e supportare le nostre imprese nel contesto globale.
Per questi motivi, a nome di Fratelli d'Italia, esprimo il voto favorevole a questo provvedimento e invito tutti i colleghi a sostenere convintamente questa legge, che rappresenta un'opportunità unica per la crescita economica, l'innovazione tecnologica e il prestigio internazionale della nostra Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - I deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra espongono cartelli recanti la scritta: “Il troppo Stroppa”).
PRESIDENTE. Chiedo scusa, colleghi. Intervenite, assistenti d'Aula. Vi prego di riporre i cartelli, non è opportuno (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente). Grazie, molto gentili.
Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo Don Milani - Capasso di Acerra, in provincia di Napoli, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Coordinamento formale - A.C. 2026-A)
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
(Così rimane stabilito).
Su un lutto del deputato Fabrizio Cecchetti.
PRESIDENTE. Colleghi, prima di passare al voto finale, comunico, purtroppo, che il collega Fabrizio Cecchetti è stato colpito da un grave lutto: la perdita del papà. A nome della Presidenza e di tutta l'Assemblea, partecipiamo al suo dolore e, quindi, gli siamo vicini. Grazie a tutti, anche per la vostra partecipazione.
Si riprende la discussione.
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2026-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2026-A: "Disposizioni in materia di economia dello spazio".
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 26).
Sui lavori dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse fra i gruppi, il seguito dell'esame degli ulteriori argomenti previsti all'ordine del giorno della seduta odierna è rinviato alla settimana prossima.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Siamo a chiedere un'informativa urgente al Ministro Tajani. Come lei sa…
PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Chi intende uscire, col massimo silenzio, per cortesia. Ascoltiamo l'onorevole Grimaldi.
MARCO GRIMALDI (AVS). Come lei sa, il 25 febbraio è stata una giornata storica per il popolo curdo, per la Turchia e, credo, anche per la nostra umanità. E lo dico perché tantissime persone, accorse nelle piazze, si sono abbracciate con le lacrime agli occhi.
Dopo anni di isolamento, a Imrali, Abdullah Ocalan ha potuto finalmente incontrare una delegazione del Partito per l'uguaglianza dei popoli e la democrazia. Soprattutto, ha potuto parlare pubblicamente e ha fatto un annuncio storico, che può e deve cambiare le sorti di quell'area. L'annuncio della dissoluzione del PKK e l'invito ad abbandonare le armi deve avere però un seguito. Un seguito non solo nell'esecuzione di quell'invito, che il Governo turco ancora oggi sollecita. Quell'appello deve generare un processo di pace. Lo diciamo così, a chiare lettere: la fine delle discriminazioni e della repressione ai danni dei curdi e dei partiti che li rappresentano. Deve essere una tabella di marcia per la democratizzazione della Turchia, ma anche un quadro di riferimento per la convivenza tra popoli diversi, in libertà, uguaglianza e giustizia. È questo il grande pensiero del confederalismo democratico.
Il Partito Dem ha assunto pubblicamente l'impegno a favorire questo processo a cui tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro identità, fede o ideologia, devono poter partecipare liberamente. Perché quell'appello - come comprendete - non era solo rivolto al PKK, ma anche ovviamente al Governo turco.
Le pressioni giudiziarie e amministrative sui partiti politici, sui giornalisti e sugli accademici - lo diciamo a Erdogan - devono finire. I prigionieri politici devono essere liberati. Le operazioni militari contro la Siria del nord-est devono cessare.
In queste ore è in corso un Consiglio europeo, per questo abbiamo preso la parola. Tutta la comunità internazionale deve ora chiedere una cosa semplice: Ocalan deve essere liberato. Deve chiedere che Ocalan torni protagonista della pace e che questo inizio sia un coinvolgimento di fatto costante, come è successo per Nelson Mandela in Africa.
Serve che uomini liberi costruiscano questi ponti di pace e che sia reale un processo di pace che porti la Turchia ad avviare un vero processo politico sulla vicenda curda, che riconosca i pieni diritti civili e politici dei curdi che vivono nel proprio territorio.
Questo processo non è solo un affare interno alla Turchia: per questo prendiamo la parola e per questo crediamo che Tajani possa aiutare, così come tutta l'Europa, questo processo. Perché la pace sia permanente, spetta a noi essere protagonisti della solidarietà internazionale, del dialogo e della negoziazione.
Tanti anni fa, questa storia ha attraversato il nostro Paese. Ho concluso. Noi crediamo che questi anni di carcere, senza avere la possibilità di parlare col mondo e di parlare soprattutto con la propria gente, abbiano interrotto quei processi. Ma Ocalan da quella galera ha rivolto a tutti noi un grande appello: si possono far cessare le armi e far riprendere le parole della pace, se tutti sappiamo assieme affrontare i problemi dei nostri tempi e vedere in quel confederalismo democratico una ricetta che può essere utile per la Turchia, per il nord-est della Siria, per l'Iraq, ma anche per tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Ho più volte sollevato in quest'Aula la vicenda dei lavoratori di Dema, di cui ci siamo occupati come Assemblea di eletti. Voglio esprimere la mia soddisfazione per il fatto che ieri c'è stato un incontro con i sindacati e i lavoratori di Dema, soprattutto quelli della sede di Somma Vesuviana. Sono anni che rischiano di perdere il loro posto di lavoro e che la loro attività - che non è in crisi - venga smantellata.
Con l'ultima nuova acquisizione correvano di nuovo il rischio di essere mandati a casa senza ragioni che noi possiamo condividere, perché l'attività è in pieno fermento e ci sono molte commesse.
Ieri, c'è stato un incontro presso il Governo e si è raggiunto un accordo per cui i lavoratori, ovviamente con la riqualificazione dell'azienda, non saranno più mandati a casa.
Ovviamente, è un primo passo, ma io voglio esprimere questa soddisfazione e voglio dire, tramite la sua persona, che ovviamente continueremo a verificare che i nuovi acquirenti di Dema facciano fino in fondo la loro attività e che i lavoratori possano continuare a svolgere il loro lavoro nel Mezzogiorno, in un'attività del Mezzogiorno, in un territorio come Somma Vesuviana, che merita di avere ancora presidi industriali e che il Governo e il Parlamento continuino a seguire le vicende dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Orrico. Ne ha facoltà.
ANNA LAURA ORRICO (M5S). Presidente, il mio intervento è per accendere i riflettori in quest'Aula su alcune vicende che, in maniera sempre più frequente, si verificano in ambito scolastico in Calabria. In Calabria accade che i politici in carica - che oggi usano scrivere molti libri - decidano di presentare questi libri e di invitare le scolaresche a partecipare; scolaresche che spesso e volentieri vengono costrette a partecipare alla presentazione di questi libri. È accaduto a Polistena, dove il sindaco dell'amministrazione comunale ha insistito affinché il dirigente scolastico mandasse gli studenti alla presentazione del suo libro. Sono studenti che evidentemente potevano fare altro durante quella mattinata.
Questo non significa che io sia contraria al fatto che a scuola si parli di politica. D'altronde, come MoVimento 5 Stelle, abbiamo promosso e introdotto l'educazione civica a scuola proprio perché auspichiamo che i cittadini del futuro maturino un atteggiamento rispettoso, di dialogo con la politica. Però, non vogliamo che la politica faccia propaganda all'interno delle scuole e non vogliamo neppure che la politica si arroghi il diritto di chiedere ai dirigenti scolastici di sanzionare gli insegnanti quando questi esprimono, sui social o pubblicamente, il proprio punto di vista su un'amministrazione comunale; è proprio quello che, ad esempio, è accaduto a San Giovanni in Fiore, dove diversi insegnanti e membri del personale scolastico si sono visti raggiunti da una lettera della sindaca del comune di San Giovanni in Fiore che chiedeva alla dirigente scolastica di redarguire o, comunque, di richiamare questi insegnanti a non esprimere pubblicamente la loro opinione, sui social o in consessi pubblici, sull'amministrazione comunale. Questo è successo anche, purtroppo, nella mia città, diverso tempo fa, quando un dirigente scolastico si espresse in maniera forte contro alcuni lavori pubblici che si stavano verificando davanti al suo istituto scolastico e che, di fatto, compromettevano la libera circolazione degli studenti abituati ad avere una piazza.
Cosa voglio dire? Voglio dire che la scuola è il luogo dove dobbiamo insegnare il rispetto per tutti i ruoli e la libertà di pensiero. Spero che il Ministro Valditara…anche se in passato ho presentato un'interrogazione parlamentare proprio su questo tema, poiché un ex presidente di regione, condannato al carcere, che ormai ha eseguito la pena, era tornato a presentare il proprio libro, sempre in una scuola, a Gioia Tauro, vendendo il cosiddetto modello Reggio, per il quale è finito in galera per falso in atto pubblico. Ecco, il punto è questo: la politica deve insegnare ai ragazzi ad essere virtuosi, deve insegnare come funzionano le istituzioni e deve trasferire ai ragazzi meccanismi democratici di interlocuzione con la politica. Non deve fare propaganda, non si deve inserire per evitare la critica, che è il vero sale della democrazia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Venerdì 7 marzo 2025 - Ore 9,30:
1. Svolgimento di interpellanze urgenti .
La seduta termina alle 13,35.
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
nella votazione n. 1 la deputata Loizzo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
nelle votazioni dalla n. 3 alla n. 5 la deputata Loizzo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
nelle votazioni dalla n. 6 alla n. 8 la deputata Loizzo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 8 i deputati presenti del gruppo Partito Democratico – Italia Democratica e Progressista hanno segnalato che si sono erroneamente astenuti mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario;
nella votazione n. 11 il deputato Soumahoro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nelle votazioni n 14 il deputato Bof ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 14 la deputata Cherchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 14 il deputato Gianassi ha segnalato che si è erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;
nella votazione n. 17 la deputata Marino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 18 il deputato Dell'Olio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 19 la deputata Andreuzza ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 19 il deputato Ruspandini ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 21 il deputato Bof ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 26 il deputato Bonelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | DDL 2026-A - EM 25.1 | 229 | 229 | 0 | 115 | 95 | 134 | 82 | Resp. |
2 | Nominale | EM 25.2 | 241 | 240 | 1 | 121 | 103 | 137 | 76 | Resp. |
3 | Nominale | EM 25.3 | 247 | 247 | 0 | 124 | 105 | 142 | 76 | Resp. |
4 | Nominale | EM 25.4 | 255 | 255 | 0 | 128 | 107 | 148 | 76 | Resp. |
5 | Nominale | EM 25.5 | 253 | 219 | 34 | 110 | 72 | 147 | 76 | Resp. |
6 | Nominale | ARTICOLO 25 | 250 | 250 | 0 | 126 | 148 | 102 | 76 | Appr. |
7 | Nominale | EM 26.500 | 253 | 149 | 104 | 75 | 149 | 0 | 76 | Appr. |
8 | Nominale | ARTICOLO 26 | 253 | 182 | 71 | 92 | 148 | 34 | 76 | Appr. |
9 | Nominale | EM 27.1 | 251 | 247 | 4 | 124 | 103 | 144 | 76 | Resp. |
10 | Nominale | EM 27.2 | 251 | 249 | 2 | 125 | 102 | 147 | 76 | Resp. |
11 | Nominale | EM 27.3 | 248 | 246 | 2 | 124 | 103 | 143 | 76 | Resp. |
12 | Nominale | EM 27.4 | 245 | 242 | 3 | 122 | 97 | 145 | 76 | Resp. |
13 | Nominale | EM 27.5 | 250 | 190 | 60 | 96 | 45 | 145 | 76 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nominale | ARTICOLO 27 | 249 | 245 | 4 | 123 | 143 | 102 | 76 | Appr. |
15 | Nominale | ART AGG 27.01 | 253 | 250 | 3 | 126 | 102 | 148 | 76 | Resp. |
16 | Nominale | ART AGG 27.02, 27.03 | 254 | 220 | 34 | 111 | 71 | 149 | 76 | Resp. |
17 | Nominale | EM 28.1 | 254 | 159 | 95 | 80 | 10 | 149 | 76 | Resp. |
18 | Nominale | EM 28.2 | 254 | 250 | 4 | 126 | 98 | 152 | 76 | Resp. |
19 | Nominale | ARTICOLO 28 | 254 | 183 | 71 | 92 | 146 | 37 | 76 | Appr. |
20 | Nominale | ARTICOLO 29 | 251 | 152 | 99 | 77 | 150 | 2 | 76 | Appr. |
21 | Nominale | ARTICOLO 30 | 252 | 149 | 103 | 75 | 149 | 0 | 76 | Appr. |
22 | Nominale | ARTICOLO 31 | 253 | 159 | 94 | 80 | 151 | 8 | 76 | Appr. |
23 | Nominale | ODG 9/2026-A/3 | 246 | 244 | 2 | 123 | 96 | 148 | 76 | Resp. |
24 | Nominale | ODG 9/2026-A/4 | 242 | 242 | 0 | 122 | 98 | 144 | 76 | Resp. |
25 | Nominale | ODG 9/2026-A/11 | 248 | 248 | 0 | 125 | 98 | 150 | 76 | Resp. |
26 | Nominale | DDL 2026-A - VOTO FINALE | 224 | 222 | 2 | 112 | 133 | 89 | 74 | Appr. |