XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 442 di venerdì 7 marzo 2025
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI
La seduta comincia alle 9,30.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ROBERTO GIACHETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 82, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Svolgimento di interpellanze urgenti.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.
(Iniziative di competenza volte a garantire, alla luce di recenti casi di cronaca, controlli più efficaci all'ingresso degli stadi, in particolare al fine di evitare l'introduzione di materiali contenenti frasi e simboli di matrice fascista e antisemita - n. 2-00550)
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Morassut ed altri n. 2-00550 (Vedi l'allegato A).
Chiedo al deputato Morassut se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
ROBERTO MORASSUT (PD-IDP). Grazie, Presidente. Durante la partita di calcio Roma-Monza si è verificato l'ultimo di una serie lunga di episodi che si sono verificati in molti stadi d'Italia negli ultimi tempi o negli ultimi anni.
La partita di calcio Roma-Monza è stata disputata presso lo stadio Olimpico, a Roma, e nella Curva Sud è stato esposto uno striscione con una citazione della canzone Er cammerata della band di estrema destra “Innato senso di allegria”. Questa band, nel 2007, ha pubblicato un album, intitolato Quando c'era lui, che è un inequivocabile richiamo alla figura di Benito Mussolini.
Come ho già detto, si tratta dell'ennesimo caso di infiltrazione di gruppi neofascisti all'interno delle tifoserie organizzate: gruppi che fanno entrare negli stadi striscioni, vessilli e simbologie, che richiamano al ventennio, in palese violazione del decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, n. 205, e in palese contrasto con la Costituzione italiana.
In precedenza a questo episodio - ne cito soltanto uno, ma ci sarebbe una lunga teoria di fatti - durante la partita Parma-Roma di questo campionato, disputata allo stadio Tardini di Parma, gli stessi gruppi, presumibilmente, o altri, avevano portato, nel settore riservato agli ospiti, un adesivo raffigurante la stella di David accanto allo stemma della squadra avversaria, con scritto “peggior nemico”, con l'associazione tra il simbolo ebraico e quello della squadra rivale, in chiave chiaramente antisemita.
Episodi di questa natura si ripetono sempre più frequentemente in tutti o in quasi tutti gli stadi italiani, lasciando all'interno delle strutture materiali e striscioni, che vengono esposti in modo ordinato, strutturato, con una logistica chiara. È evidente che c'è un'organizzazione dietro e quindi si deve presumere che questi striscioni non vengano soltanto portati dall'esterno, ma che vengano trovati e depositati, in qualche modo, dentro gli impianti e poi dispiegati, perché sarebbe assurdo immaginare che queste cose, questi vessilli, questi striscioni, queste simbologie, possano filtrare attraverso i controlli delle Forze dell'ordine ai cancelli. Questo lascia pensare, intanto, all'efficienza delle Forze dell'ordine nell'impedire che questi fatti si possano verificare, ma lascia pensare anche, in modo inquietante, al perché queste cose si verifichino con questa logistica e con questa organizzazione, che, come già in precedenza, presuppone una presenza di materiali dentro lo stadio, prima dell'inizio delle partite.
Si tratta di una questione piuttosto seria. Prevalentemente, queste manifestazioni sono di carattere fascista. Io penso che questo termine, in forma di condanna, in quest'Aula si possa ancora usare e che, quindi, ci si possa appellare alle norme che impediscono l'esposizione di tali simbologie. Naturalmente, ci sono anche manifestazioni, in generale violente, anche di altre simbologie politiche, ma prevalentemente si tratta di simbologie fasciste, naziste, neonaziste, di destra.
Io, Sottosegretario, sono un tifoso della Roma e sono qui ad illustrare un'interpellanza che riguarda fatti avvenuti che riguardano manifestazioni di tifosi della Roma. Ieri c'è stata una bella partita, c'è stata una bella manifestazione di tifo, festosa, molto bella, non si può dire altro. Ecco, quando si va allo stadio, si deve assistere a questo, perché ci vanno tanti ragazzi, ci vanno tanti minorenni, ci vanno tante famiglie, ed è bello lasciare un ricordo di questo tipo e non confondere il tifo con altre cose o con manifestazioni violente, di sopraffazione, e, con l'occasione, resuscitare dalla polvere certe simbologie e certi messaggi.
Per cui io sono qui, anche a nome di altri colleghi del gruppo, a chiedere quali misure si intende adottare affinché questo non avvenga più e affinché ci sia un rigido ed efficace controllo sull'ingresso di certi materiali, sull'organizzazione di certi gruppi, dall'esterno ma anche dall'interno, ovviamente con uno stretto controllo con le società di calcio che gestiscono gli impianti o, comunque, con le strutture proprietarie degli impianti e che ne hanno in carico la gestione. Non è, infatti, possibile immaginare, né accettare che, come accadeva tanti anni fa, si sia ripristinata una modalità per la quale - io lo domando, non sono certo di questo, ma lo chiedo - si entra allo stadio tranquillamente, poi si va in un locale chiuso, da qualche parte, non lo so, e si possano prendere materiali già depositati lì, svolgerli, aprirli e tirare fuori questi striscioni con questi ignobili messaggi. Quindi, mi aspetto una risposta efficace, ma anche un impegno del Governo affinché tutto questo non accada più.
PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per l'Interno, Emanuele Prisco, ha facoltà di rispondere.
EMANUELE PRISCO, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, l'interpellanza oggi in discussione verte su due episodi avvenuti lo scorso mese, durante incontri di calcio disputati a Parma e a Roma.
Con riferimento alla partita Parma-Roma del 16 febbraio scorso, il Dipartimento di pubblica sicurezza riferisce che l'adesivo di contenuto antisemita è stato rinvenuto sulla vetrata divisoria laterale del settore ospiti, a seguito dell'incontro in questione.
La questura di Parma ha rappresentato che sono attualmente in corso le attività investigative per identificare i responsabili, evidenziando al contempo che l'adesivo, a causa delle sue dimensioni ridotte (7 centimetri), risultava facilmente occultabile in sede di filtraggio. L'altro episodio richiamato nell'atto di sindacato ispettivo fa riferimento all'incontro di calcio Roma-Monza, disputatosi lo scorso 24 febbraio scorso presso lo Stadio Olimpico, in occasione del quale un gruppo di ultras romanisti ha esposto, in Curva Sud, uno striscione che riportava una scritta riproducente una parte della canzone Er camerata del gruppo musicale “Innato senso di allergia”.
Nel corso della partita, sugli spalti della Curva Nord veniva esposto un altro striscione, che recitava: “DELLE DIFFIDE CE NE FREGHIAMO…VOI CI TOGLIETE NOI CI MOLTIPLICHIAMO”. Da quanto emerso, i predetti striscioni avevano lo scopo di manifestare solidarietà ai 17 destinatari dei cosiddetti “Daspo fuori contesto”, emessi dalla questura di Roma lo scorso 3 febbraio, per i “saluti romani” effettuati dai partecipanti alle commemorazioni della strage di Acca Larentia. Alcuni dei predetti provvedimenti hanno riguardato anche esponenti di spicco della tifoseria ultras romanista. La questura di Roma ha riferito che sull'esposizione degli striscioni in questione sono in corso approfondimenti a cura degli uffici competenti.
Su un piano più generale, il Ministero dell'Interno, con recente circolare del 13 febbraio scorso, ha fornito indicazioni alle autorità provinciali di pubblica sicurezza sulle attività di pre-filtraggio e filtraggio, da rendersi più efficaci al fine di supportare le operazioni di controllo agli ingressi a opera degli steward, prevedendo la presenza delle Forze di Polizia per l'immediato intervento, a tutela degli stessi addetti alla sicurezza. Al fine di prevenire e reprimere ogni atto improntato alla discriminazione e alla violenza razzista e antisemita in ambito sportivo, la Polizia di Stato svolge una costante attività di impulso e coordinamento informativo e investigativo delle DIGOS su tutto il territorio nazionale.
L'attività svolta ha consentito l'identificazione e il deferimento all'autorità giudiziaria, nelle ultime due stagioni sportive e in quella in corso, di 265 persone, di cui 5 in stato di arresto, per violazioni della legge n. 205 del 1993 (c.d. legge Mancino) e dell'articolo 604-bis del codice penale (propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa), a fronte di 139 episodi di discriminazione razziale censiti, di cui 37 di carattere antisemita.
Come per qualsiasi altra forma di manifestazione di odio e discriminazione, anche con riguardo agli episodi di tale matrice che avvengono durante le competizioni sportive, le segnalazioni da parte di privati, associazioni, enti, Forze di Polizia, nonché le notizie acquisite da un attento esame delle fonti aperte, sono acquisite dall'Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (OSCAD), istituito presso il Ministero dell'Interno.
In un'ottica di collaborazione interistituzionale, il citato Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive ha avviato specifici tavoli di confronto con diversi Dicasteri e con le istituzioni del mondo del calcio, al fine di assicurare policies maggiormente rispondenti a garantire il pacifico svolgimento delle manifestazioni sportive e prevenire episodi di discriminazione e razzismo. Sono state anche concordate specifiche forme di collaborazione in materia di scambio informativo per consentire a entrambi gli Osservatori cui ho fatto cenno di disporre di elementi di valutazione per le iniziative di rispettiva competenza.
L'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive, a partire dall'inizio della stagione sportiva 2022/2023, ha anche avviato un monitoraggio con un focus dedicato ai comportamenti riconducibili al razzismo, antisemitismo e discriminazioni territoriali, che, sinora, ha registrato 195 episodi di discriminazione. Sempre in chiave di prevenzione, nel giugno 2023 il Ministero dell'Interno ha sottoscritto con il Ministero per lo Sport e i giovani, il coordinatore nazionale per la lotta contro l'antisemitismo e il presidente della Federazione italiana giuoco calcio una dichiarazione di intenti per la lotta contro l'antisemitismo nel calcio, con l'obiettivo di rafforzare le azioni di contrasto al fenomeno. Tra le diverse iniziative, sono state previste attività di sensibilizzazione e di comunicazione sulle tematiche dell'antisemitismo, quali ad esempio l'organizzazione di visite al “binario 21” e in altri “luoghi della memoria”, per tesserati e tifoserie, nonché collaborazioni con media e social network.
L'intesa costituisce una tappa importante del percorso intrapreso dal Governo anche su sollecitazione del mondo dello sport, che proseguirà attraverso una più ampia strategia di prevenzione e contrasto di tutte le forme di razzismo e discriminazione. In tale direzione, il 12 febbraio scorso si è svolta al Viminale una riunione del tavolo tematico presieduto dai Ministri dell'Interno e per lo Sport e i giovani - con la partecipazione dei vertici del mondo del calcio - in cui sono stati esaminati i temi della sicurezza negli stadi, del contrasto alla criminalità e della prevenzione di comportamenti illeciti in quell'ambito.
La riunione è stata l'occasione per proseguire il confronto già avviato su proposte da mettere in campo congiuntamente, con l'obiettivo di tutelare le tifoserie sane e assicurare, come anche lei auspicava, un ambiente sportivo più sicuro e vivibile per tutti gli appassionati.
PRESIDENTE. Il deputato Morassut ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
ROBERTO MORASSUT (PD-IDP). Grazie, Presidente, attraverso di lei mi rivolgo al Sottosegretario. No, non sono soddisfatto, perché lei ha citato, Sottosegretario, diversi protocolli e diverse iniziative che si sono avviate e si sono sviluppate già a partire dagli anni scorsi, 2022 e 2023, e sono proseguite, ma questi protocolli e questi controlli, pur nell'apprezzamento e nel sacrificio spesso di lavoro che le Forze dell'ordine svolgono attraverso gli agenti, attraverso le Forze dell'ordine che sono chiamate poi in campo a svolgere attività di controllo e di sicurezza, non risultano essere stati efficaci.
Perché ripeto il concetto: se in una partita accade - e non è una partita, perché Roma-Monza è l'ultimo episodio, ne potrei citare tantissimi, ma sarebbe una lunga teoria di fatti - che si apre uno striscione di 40 metri con una scritta di quel tipo o con altre, vuol dire che, poiché si deve presupporre che questi materiali non possano entrare dai cancelli, questi striscioni che sono fatti di materiali abbastanza ingombranti, si deve presupporre - e non accade soltanto all'Olimpico, non è accaduto soltanto all'Olimpico e non è accaduto soltanto in occasione di partite svolte dalla Roma, ma anche da altre squadre - che questi materiali siano preparati, depositati e accantonati all'interno degli impianti prima delle partite.
Questo è il punto fondamentale che va chiarito e sul quale ci vuole un approfondimento delle Forze dell'ordine attraverso atti investigativi, perché non è possibile accettare questo. Questo accadeva negli anni Settanta, ci sono stati tanti film e tanti libri che hanno raccontato questo, quando le cose si mettevano dentro gli stanzini e poi si tiravano fuori, anche con corpi contundenti che producevano anche danni importanti e sensibili ai tifosi.
Ora si sta riproducendo questo, e questo è il punto importante da chiarire, perché non voglio credere che ci siano dei tifosi e dei gruppi organizzati che passano i cancelli, pieni di borsoni con dei materiali, e che non vengono fermati, perché tutti andiamo allo stadio e vediamo che siamo sottoposti a dei controlli. Ci aprono le borse, ci fanno delle perquisizioni sommarie, ma comunque efficaci, e questo non può accadere. Evidentemente, c'è qualche organizzazione che riesce a varcare quei blocchi e quei cancelli e riesce ad organizzarsi già da dentro.
D'altra parte, questo è facilmente intuibile anche dal fatto che questi protocolli e queste organizzazioni delle forze di sicurezza, che coinvolgono le questure, le prefetture, il Ministero, gli organi di Polizia, poi alla fine risultano, in gran parte o in taluni casi, inefficaci. Perché adesso stiamo parlando di Roma-Monza, ma non vorrei - anzi, mi auguro di no - che presto dobbiamo tornare a discutere di queste cose in occasione di altre partite. Questo è inaccettabile, è inaccettabile da un punto di vista organizzativo, da un punto di vista di efficienza delle Forze dell'ordine e anche di tutela dei cittadini e anche di dignità delle Forze dell'ordine, ma è inaccettabile anche per i contenuti che si manifestano, contenuti violenti e - ripeto in quest'Aula - contenuti “fascisti”, perché questa parola va usata in termini di condanna, e va perseguito ogni atto che voglia riportare quelle ideologie e quelle simbologie all'attenzione di un pubblico soprattutto giovane.
Su questo noi non abbiamo nessuna possibilità di transigere e torneremo a discutere di questo, quindi mi ritengo del tutto insoddisfatto da questa risposta, che considero una risposta burocratica, pur nell'apprezzamento, ripeto, del lavoro difficile che le Forze dell'ordine sul campo sono costrette a fare per fronteggiare organizzazioni che, evidentemente, hanno una logistica molto organizzata e molto strutturata.
(Intendimenti in merito al riavvio del negoziato finalizzato alla conclusione di un accordo bilaterale con le autorità spagnole per il reciproco riconoscimento della doppia cittadinanza - n. 2-00556)
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Onori e Richetti n. 2-00556 (Vedi l'allegato A).
Chiedo alla deputata Onori se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Si riserva di intervenire in sede di replica.
Il Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale, Giorgio Silli, ha facoltà di rispondere.
GIORGIO SILLI, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Le relazioni tra Italia e Spagna sono particolarmente strette, a livello politico, economico e culturale. Sono relazioni tra popoli, prima ancora che tra Stati e Governi. La comunità italiana residente in Spagna e quella spagnola in Italia contribuiscono significativamente alla vita economica, sociale e culturale dei due Paesi. Per venire incontro alle esigenze dei molti connazionali in modo più puntuale ed efficace, lo scorso luglio abbiamo riaperto il Consolato generale a Madrid. Molti italiani residenti in Spagna vorrebbero poter acquisire la cittadinanza spagnola senza dover rinunciare a quella italiana. Diversamente dalla legge italiana, quella spagnola impedisce la doppia cittadinanza. Lo consente solo in ambito europeo ai cittadini dei tre Paesi confinanti: Francia, Portogallo e Andorra.
Per soddisfare le aspettative della nostra collettività, abbiamo proposto al Governo spagnolo di siglare un accordo bilaterale in materia. La bozza di accordo che abbiamo sottoposto all'attenzione di Madrid è basata sulla Convenzione di Montauban, che la Spagna ha firmato con la Francia. Le autorità spagnole hanno avviato un coordinamento interministeriale sulla proposta di convenzione.
La nostra ambasciata a Madrid è in costante contatto con le varie istituzioni coinvolte. Anche tramite varie missioni a Madrid, abbiamo continuato a sollecitare le controparti, pur non potendo ovviamente forzare il processo decisionale spagnolo. In tali incontri abbiamo rappresentato il forte interesse italiano per la finalizzazione del progetto di intesa, sottolineando come essa andrebbe incontro alle aspettative della nostra collettività residente nel Paese. Continuiamo a seguire da vicino gli sviluppi di questo importante dossier nell'attesa di un pronto riscontro da parte spagnola sulla nostra proposta di testo.
Contiamo sull'impegno fattivo delle autorità di Madrid e restiamo determinati nel proseguire le iniziative per giungere alla più celere finalizzazione dell'intesa, nell'interesse dei nostri connazionali che sono ormai pienamente integrati in Spagna.
PRESIDENTE. La deputata Onori ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.
FEDERICA ONORI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Buongiorno, Sottosegretario. Grazie per la risposta alla nostra interpellanza. No, purtroppo non sono soddisfatta, perché io ricordo che, ormai un anno fa, a maggio 2024, la Commissione esteri della Camera ha votato all'unanimità questa risoluzione, presentata dal nostro gruppo, con cui si impegnava il Governo a proseguire le iniziative di propria competenza per finalizzare questo accordo tra Italia e Spagna volto alla doppia cittadinanza nella maniera più celere. “Nella maniera più celere” vuol dire prodigarsi perché ciò avvenga.
Io capisco che un accordo bilaterale sia un punto d'arrivo tra due parti - in questo caso, l'Italia e la Spagna - che devono appunto accordarsi su un testo o su una convenzione, però, gli italiani devono sapere che noi stiamo lavorando per quello.
Allora, lato Parlamento, abbiamo alcune interrogazioni dal 2024, questa risoluzione ed una mozione. Addirittura, lo scorso ottobre c'è stato a Madrid il quarto Foro parlamentare Spagna-Italia e una delegazione italiana è andata a fare questi lavori con una delegazione del Parlamento spagnolo. In questa delegazione c'era anche la sottoscritta e siamo riusciti a inserire, nelle conclusioni finali, qualcosa che era abbastanza interessante - quanto meno così avrebbe potuto valutarla il Governo - ovvero una dichiarazione congiunta. Era la prima volta che si verificasse una dichiarazione congiunta in quel senso perché, fino ad allora, c'erano state dichiarazioni o italiane o spagnole. Per la prima volta, due delegazioni che rappresentano i due Parlamenti dichiarano congiuntamente di volere che i loro rispettivi Governi procedano verso la strada della pronta finalizzazione dell'accordo. Ora, essere riusciti ad inserire questo impegno non è stato neanche semplicissimo.
Personalmente, ringrazio tutti i colleghi presenti, opposizione e maggioranza, che hanno sostenuto questa mia proposta e ringrazio lo staff della Camera e del Senato, che è riuscito anche a negoziare per arrivare a quel punto. Però, se il Governo poi non fa la sua parte, tutto questo, mi perdoni, Sottosegretario, ma è abbastanza inutile. Questa dichiarazione congiunta, ad esempio, è stata in qualche modo valorizzata dal Governo nelle vostre interazioni con il Governo spagnolo? È un Governo socialista, un Governo di diverso colore. Che dobbiamo fare? Non è che l'Italia, il Governo Meloni si può interfacciare e può pensare di portare a casa risultati soltanto con Governi di colore simile perché, altrimenti, dobbiamo andare dagli italiani che vivono in Spagna e dirgli: “Signori, ci dispiace, purtroppo avete questo Governo spagnolo e noi non muoviamo nulla”. Ora, a fronte di tutto questo, io le sto chiedendo se voi avete cercato di valorizzare tutto quello che il Parlamento ha prodotto finora: Parlamento, non opposizioni.
Colleghi di maggioranza, che sostengono la risoluzione di cui parlavo in premessa, colleghi di maggioranza che hanno sostenuto questa dichiarazione congiunta, il Governo sta utilizzando tutto quello che il Parlamento ha provato a produrre in modo da finalizzare - come si era impegnato ormai un anno fa - nella maniera più celere possibile questo accordo? O dobbiamo, ogni anno, dire agli italiani che sono residenti in Spagna che l'Italia sta aspettando di vedere cosa succede? Siamo a metà legislatura, Sottosegretario. Le cose se non si fanno, non avvengono. Se voi vi impegnate nella più celere finalizzazione di questo accordo, vuol dire che voi dovete fare qualcosa. Ad esempio, utilizzare la dichiarazione congiunta prodotta da questo Parlamento, grazie anche ai parlamentari delle vostre forze politiche, e provare a metterla sul tavolo per dire al Governo spagnolo: “Ce lo chiedono, è importante”. Lo sa perché è importante? Perché sono 300.000 - e anche più - gli italiani che risiedono in Spagna; perché, permettere a queste persone di integrarsi veramente nella società in cui ormai vivono, senza perdere la cittadinanza italiana d'origine, è un grande passo: è il passo giusto verso quella che è l'identità europea, ad esempio. Quando la costruiamo questa identità europea se ci fermiamo a ogni ostacolo che ci pone la burocrazia, perché non c'è la volontà politica di fare quello che gli italiani e i cittadini ci chiedono? Peraltro, lo chiedono anche i vostri elettori, perché tra i 300.000 residenti in Spagna ci sono anche persone che hanno votato partiti della maggioranza. Cosa gli raccontiamo? Che non vi interessa?
(Chiarimenti in merito al caso di un cittadino italiano detenuto in Venezuela e iniziative di competenza volte a garantirne i diritti processuali nonché l'immediato rientro in Italia - n. 2-00557)
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Provenzano ed altri n. 2-00557 (Vedi l'allegato A).
Chiedo alla deputata Scarpa se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmataria o se si riservi di intervenire in sede di replica.
RACHELE SCARPA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sottosegretario, con questa interpellanza urgente siamo a chiedere notizie e aggiornamenti su quanto e come il Governo si sta attivando per la liberazione del nostro connazionale Alberto Trentini: non solo un nome, non solo un caso diplomatico, ma un operatore umanitario. Quindi, una persona che dedica la sua vita agli altri e che ha scelto di portare aiuto e speranza in luoghi difficili, rischiando anche la sua stessa vita per dare sostegno alle persone più fragili.
Sappiamo ormai qual è la sua storia: il 15 novembre 2024, mentre era in missione con la ONG francese Humanity & Inclusion, Alberto Trentini viene fermato ad un posto di blocco mentre si sta muovendo da Caracas a Guasdualito. Da quel momento è il buio. Non abbiamo più notizie di lui. Sappiamo che è stato trasferito prima a San Cristobal e poi a Caracas e che si trova sotto la custodia della Direzione generale di controspionaggio militare venezuelano; tuttavia, non sappiamo nulla delle sue condizioni, non sappiamo nulla delle accuse che gli sono state rivolte e non sappiamo nulla delle motivazioni reali del suo fermo.
Ricordiamo che Alberto Trentini soffre di ipertensione e quindi necessita di cure specialistiche ma, soprattutto, continuative nel tempo, e che da più di 100 giorni non solo non abbiamo notizie di quali siano le sue condizioni di detenzione ma sappiamo che non ha avuto accesso ad alcun tipo di assistenza legale, né ha avuto contatto con i familiari, con diplomatici italiani. È una situazione molto grave, soprattutto visto che si sta protraendo nel tempo.
Trentini non è un criminale, non è un sovversivo e non rappresenta un pericolo per il Venezuela. È un operatore umanitario e, in quanto tale, dovrebbe essere protetto dal diritto internazionale, tanto che anche la stessa ONG per cui lavorava aveva tutte le autorizzazioni che gli avrebbero dovuto garantire di operare in regione in sicurezza, garantendo la protezione e la legittimità dell'operato della ONG stessa, evitando accuse di attività sovversive di sorta.
Sappiamo da notizie di stampa che lo Stato di Apure, dove è avvenuto il fermo di Trentini, è diventato il centro di detenzione dei cittadini stranieri che lavorano per organizzazioni non governative e che vengono sistematicamente accusati di spionaggio, di mercenariato e di reati simili. Negli ultimi mesi, sono stati molti gli arresti da questo punto di vista.
Data questa situazione, gli aggiornamenti più recenti sono che il Governo ha avuto contatti con il Venezuela, ma che per ora si sono limitati a contatti informali, quindi senza il coinvolgimento dei rispettivi Governi. Il Ministro Tajani, in audizione in Commissione affari esteri di Camera e Senato, un po' di tempo fa, ci ha riferito che avrebbe incontrato a breve il Segretario di Stato, Marco Rubio, e che si erano trovati d'accordo sulla necessità di ripristinare un quadro democratico in Venezuela, anche e soprattutto a partire dalla liberazione dei prigionieri politici di entrambi i Paesi, lì detenuti. A febbraio, sei prigionieri politici americani sono stati liberati e Alberto Trentini non era incluso in questa trattativa.
Ripeto: questo nostro connazionale non ha potuto ancora consultare un legale, chiamare, farsi sentire dalla sua famiglia e dai i suoi colleghi, parlare con una figura della diplomazia italiana. Questo è quello che sappiamo: un concittadino da più di 100 giorni nel buio totale; noi non abbiamo notizie da parte sua, ma di sicuro non è caduto nel dimenticatoio.
Voglio sottolineare, anche davanti a lei, Sottosegretario, la grande mobilitazione che in questo momento è in corso non solo a Venezia, ma anche, in realtà, in tutta Italia, per chiedere la liberazione di Alberto Trentini. Abbiamo 76.000 persone che, in pochi giorni, hanno sottoscritto una petizione. È partito da poco un digiuno a staffetta, che ha coinvolto ormai più di 500 persone, me compresa, e illustri figure delle istituzioni e delle autorità locali; persino il Patriarca di Venezia ha preso posizione per chiedere l'immediata liberazione di Alberto.
A questa mobilitazione popolare deve corrispondere un altrettanto forte attivismo da parte del Governo. Quindi, chiedo a lei quali misure urgenti stia mettendo in campo il Ministero, sperando che anche la Presidente Meloni stessa si stia attivando personalmente per una quanto più rapida risoluzione. Io credo che la famiglia Trentini abbia bisogno di risposte soprattutto con i fatti e, quindi, di sviluppi concreti di questa vicenda. Quindi, torno a chiederle: cosa sta facendo il Governo italiano per garantire ad Alberto Trentini i pieni diritti processuali e di detenzione e, non da ultimo, per riportarlo al più presto in Italia?
PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale, Giorgio Silli, ha facoltà di rispondere.
GIORGIO SILLI, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie, signor Presidente. Ho avuto modo più volte di spiegare, anche in Commissione, quanto l'Italia, a differenza di molti altri Paesi, anche - come si suole dire - like-minded o addirittura europei, abbia un'attenzione molto particolare su questi casi, soprattutto per le detenzioni di nostri concittadini all'estero. Io ho il privilegio e l'onore di avere la delega agli italiani all'estero e, quindi, chiaramente mi occupo di casi simili a questo. Peraltro, è notizia di questa notte che Stefano Conti, che è un italiano detenuto a Panama, è stato assolto, perché il fatto per il quale era agli arresti non sussiste. Detto questo, la vicenda Trentini ha contorni molto, molto più delicati.
Io, signor Presidente, leggerò la risposta nella raccomandazione e nella sicurezza che gli onorevoli deputati, che ascolteranno questa risposta, abbiano l'esperienza politica sufficiente per capire che i canali spesso differiscono l'uno dall'altro, ma nella speranza, soprattutto, che gli onorevoli deputati abbiano la certezza di quello che il Governo italiano fa per qualsiasi connazionale detenuto all'estero. È un qualcosa che - come ho sempre ripetuto anche in Commissione - avviene in automatico, attraverso la nostra rete consolare, attraverso le nostre ambasciate. Chiaramente, casi come quello di Trentini vedono l'impegno di tutti i livelli istituzionali e politici.
La crisi in Venezuela continua a essere oggetto della massima attenzione da parte del Governo. La priorità assoluta resta la tutela dei nostri connazionali, la difesa dei loro diritti e la salvaguardia della sicurezza della numerosa comunità italiana residente nel Paese, composta da circa 160.000 persone. In un contesto reso ancora più difficile dalla decisione del Governo venezuelano di ridurre il personale diplomatico italiano, l'ambasciata e i consolati continuano ad assicurare ogni possibile assistenza soprattutto ai connazionali che sono sottoposti a misure restrittive della libertà personale.
Il caso di Alberto Trentini - sin dalla prima notizia del suo arresto, il 15 novembre del 2024 - è stato seguito dal Governo con la massima attenzione, mantenendo costanti contatti anche con la sua famiglia e i legali.
Il signor Presidente della Repubblica ha contattato telefonicamente la madre di Alberto Trentini il 16 gennaio scorso e, il giorno seguente, il Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri Tajani le ha espresso vicinanza, rassicurandola sull'impegno delle istituzioni. Questo a testimonianza dell'impegno di tutti i gradi, fino al massimo delle istituzioni nel Paese.
Il Governo continua a lavorare incessantemente per cercare di riportarlo in Italia. Come potete immaginare, non è un contesto in alcun modo semplice, ma non stiamo rinunciando a nessuna iniziativa, e sottolineo nessuna. È costante l'azione di sensibilizzazione e pressione diplomatica nei confronti delle autorità venezuelane. Il Governo, a più riprese e a vari livelli, ha sollecitato con fermezza l'autorizzazione a effettuare una visita consolare, chiare indicazioni sui motivi della detenzione, una adeguata tutela delle sue condizioni di salute, il dovuto rispetto delle garanzie processuali, la possibilità per Alberto Trentini di comunicare con la famiglia. Sono tutte cose - mi permetta di dirle, onorevole - normali in qualsiasi altro caso di detenzione all'estero, che, purtroppo, il Venezuela, ad oggi, non ci ha riconosciuto o, comunque, non abbiamo ricevuto.
Funzionari diplomatici delle nostre sedi in Venezuela si sono recati più volte presso la struttura penitenziaria nella quale Alberto Trentini sarebbe asseritamente detenuto, chiedendo di poter visitare il connazionale. Si tratta di quella struttura di cui lei parlava nel suo intervento. Quindi, fisicamente si sono recati, addirittura là.
Su istruzione del Ministro degli Affari esteri è stata convocata in diverse occasioni l'incaricata d'affari venezuelana a Roma per rappresentare con risolutezza la mancanza di informazioni sulla detenzione e per continuare a richiedere la sua liberazione immediata.
In aggiunta a questi passi effettuati a livello nazionale, di concerto con la delegazione dell'Unione europea a Caracas e con il coordinatore ONU in Venezuela, stiamo portando avanti ulteriori iniziative presso le autorità venezuelane, insistendo in particolar modo sull'accesso al carcere e sulla richiesta che Alberto Trentini possa avere contatti con la propria famiglia.
L'obiettivo ultimo è riportarlo a casa nel più breve tempo possibile, pur nella consapevolezza degli ostacoli ancora posti dai venezuelani. È senza dubbio una situazione complessa e di non facile soluzione. Posso assicurarvi che il Governo non sta lasciando niente di intentato. Stiamo attivando tutti i canali disponibili - sia istituzionali che informali - e impiegando ogni risorsa utile per riportarlo in Italia.
Ringrazio il Parlamento per lo spirito di unità e coesione con cui sta accompagnando l'azione del Governo in questa delicata vicenda e, aggiungo - convinto di avere la vostra comprensione - che, trattandosi di un caso particolarmente delicato, la riservatezza, soprattutto, sui media è un qualcosa di fondamentale. Onorevole deputato, siamo - come si suol dire - veramente sul pezzo ogni giorno, non lasciando niente di intentato.
PRESIDENTE. Saluto le studentesse, gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo statale “Colli a Volturno”, di Colli a Volturno, in provincia di Isernia, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
La deputata Scarpa ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta all'interpellanza di cui è cofirmataria.
RACHELE SCARPA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Penso che potremmo dirci tutti quanti soddisfatti solo quando Alberto Trentini rientrerà sano e salvo in Italia. Ma, al di là di questo, Sottosegretario, noi continueremo con responsabilità ad attenerci ad un profilo di discrezione e di piena collaborazione, da questo punto di vista, con il Governo italiano, chiedendo anzi di rimanere informati costantemente, sia per le vie formali che per le vie informali. Io non posso, ovviamente, qui, nell'Aula del Parlamento, fare altro che continuare a sollecitare, ancora una volta, il Governo affinché siano messi in campo e attivati in questo senso tutti gli strumenti, i canali formali e informali.
Ricordo, ancora una volta, l'appello disperato, a mezzo stampa, che ha fatto la madre di Alberto Trentini qualche giorno fa, con il quale invita il Governo a percorrere tutte le strade, domandando, se necessario, il contributo delle Istituzioni di Paesi terzi ed anche, penso, sollecitando l'intervento diretto della Presidente Meloni su questo fronte che, sicuramente, anche per le relazioni istituzionali e per la dimestichezza che ha dimostrato nel muoversi su questo fronte, può far fare probabilmente a questa trattativa un salto di qualità.
Voglio chiudere questo intervento, anche cercando di lanciare un messaggio di speranza, soprattutto ai familiari e agli amici del connazionale Trentini. Ci sono stati casi in cui una forte mobilitazione popolare, una buona pressione diplomatica e, soprattutto, la determinazione degli attori coinvolti hanno consentito di portare a casa dei risultati veri e di ottenere la liberazione di nostri concittadini detenuti in situazioni altrettanto complesse come quella di Alberto Trentini.
In questo senso deve andare e va tutto il nostro lavoro e tutto il nostro impegno. Serve il coraggio di non arrendersi. Noi continueremo a sollecitare in pieno spirito di collaborazione, perché non pensiamo, anzi non vogliamo assolutamente che una qualsiasi forma di silenzio nel Parlamento italiano possa essere interpretata come una disattenzione, un disinteresse rispetto alle condizioni di Alberto. Le autorità venezuelane devono essere ben consapevoli che tutta l'Italia e il Parlamento italiano vogliono rivedere Alberto a casa sano e salvo, il prima possibile.
Noi non lasceremo in alcun modo che questa vicenda cada nel dimenticatoio e continueremo, insistentemente, a sollecitare perché, per quanto io trovi rassicurante il fatto che lei ci assicuri che stanno venendo tentate tutte le strade possibili, nel frattempo il tempo, purtroppo, scorre. I giorni di Alberto in quelle condizioni di detenzione sono molto lunghi e sono molto faticosi, così come lo sono per la famiglia, i colleghi e gli amici in forte apprensione. Ogni giorno fa la differenza e su questo noi continueremo a insistere.
(Chiarimenti in ordine all'esclusione dell'ex ospedale Forlanini dai finanziamenti PNRR e alla prospettata cessione del relativo complesso immobiliare in vista della realizzazione della nuova sede dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù - n. 2-00559)
PRESIDENTE. Piccolo cambio di programma. Passiamo all'interpellanza urgente Francesco Silvestri ed altri n. 2-00559 (Vedi l'allegato A).
Chiedo al deputato Francesco Silvestri se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Sì, grazie, Presidente, molto brevemente. L'illustrazione è semplice, perché la domanda è semplice. Quella dell'ospedale ex Forlanini è una questione che ha interessato la città di Roma, è un tema gigantesco della nostra sanità laziale, della sanità in generale. Parliamo di un'area estesa, parliamo di quella che è stata un'eccellenza e, oggi, anzi da un po' di anni, sembra che questo ospedale sia figlio di un Dio minore, che nessuna occasione sia buona per far rivivere questa eccellenza. Io mi scontrai con l'assessore D'Amato durante il periodo del COVID, perché chiesi a gran voce che, in un qualche modo, l'ospedale ex Forlanini potesse rivivere proprio in quel momento, con quelle esigenze.
Non ci fu nessuna risposta, anzi su questo ci fu uno scontro piuttosto grande.
Parliamo di un'estensione di 18 ettari, parliamo di un bene dello Stato importantissimo. E la domanda, senza che ci giriamo molto intorno, è semplice. Intanto l'operazione che si sta facendo a me non sembra abbastanza chiara, quindi io e tutte le persone interessate alla questione dell'ex Forlanini vorrebbero sapere in che termini questo accordo si sta consumando perché ci sono dei passaggi che, secondo me, sono da chiarire.
Vorrei capire perché, anche avendo portato 200 miliardi dall'Europa proprio per far ripartire il Paese, un ospedale come questo, a differenza del vicino San Camillo, dove sono stati investiti molte decine di milioni, non è stato in nessun modo preso in considerazione per riavviarlo: abbiamo i fondi, abbiamo la struttura, abbiamo l'estensione territoriale, abbiamo tutto in questo momento per riavviare l'ospedale Forlanini, ma non c'è la volontà. A questo punto è una volontà politica.
Soprattutto chiedo, questa è una curiosità politica, come mai la prima forza di maggioranza, ovvero il partito di Fratelli d'Italia, che per anni ha fatto banchetti intorno al Forlanini, nella città di Roma, chiedendo che lo stesso rimanesse pubblico e raccogliendo firme - chiedendolo la Meloni e tutti quanti, sostenendo che il Forlanini fosse un'eccellenza, il Forlanini qua, il Forlanini di qua -, poi giunto al Governo, arrivati i fondi del PNRR per poter rimettere in piedi il Forlanini … e a un certo punto, si svaluta e si svende. Questo è un problema. E non è una questione legata al Bambino Gesù, che è un'altra eccellenza, non è questo il punto. Il punto è perché lo Stato rinuncia all'ambizione di creare eccellenze, avendo già le strutture, avendo già il know-how, avendo i soldi per farlo. Allora, se nemmeno in questi casi siamo in grado di andare verso un miglioramento della sanità pubblica, io mi chiedo qual è la progettazione in generale.
E poi c'è un tema rispetto alla legge che sarà successiva, ovviamente, a questa vendita. Quindi, come mai non abbiamo individuato il Forlanini come elemento da ristrutturare con i fondi del PNRR, come mai si è fatta tanta propaganda politica? Ovviamente, Sottosegretaria Siracusano, qui lei non è responsabile e non mi potrà rispondere, ma è comunque una domanda importante.
Come mai si è detto tanto, si è fatta tanta propaganda politica sul Forlanini, e poi, oggi, viene fatto l'esatto contrario? Come mai, avendo tutti gli elementi per poter riabilitare un'eccellenza, noi oggi prendiamo…vedremo il prezzo di acquisto, la prima valutazione per 18 ettari che fece la regione fu di 70 milioni. Stavamo vendendo il Forlanini per 70 milioni, 18 ettari per 70 milioni. Zingaretti, me lo ricordo benissimo, e lì ebbi uno scontro anche con lui, disse: meno male, lo venderei subito per 70 milioni.
Follia, secondo me! Allora, questo è un bene tuttora da tutelare. Per la mia visione dovrebbe rimanere pubblico e dovremmo rilanciarlo, ma, se si deve vendere, che lo si faccia con trasparenza, che lo si faccia seriamente, e non come si è andato avanti fino adesso. Quindi, su queste domande, tante persone, ma veramente tante, probabilmente tutte quelle a cui è stato promesso da Fratelli d'Italia che sarebbe rimasto pubblico, stanno aspettando una risposta.
PRESIDENTE. La Sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Matilde Siracusano, ha facoltà di rispondere.
MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento. La ringrazio, Presidente. Ringrazio l'onorevole Silvestri per il quesito posto, ovviamente di grande importanza. Mi sento, però, di respingere le accuse di propaganda politica nel fornirle dei doverosi chiarimenti, soprattutto in merito all'utilizzabilità dei fondi del PNRR per gli interventi di adeguamento alla normativa antisismica. Risulta che essi fossero finalizzati a presìdi sede di DEA I e II livello, e di pronto soccorso attivi alla data del 2020, condizione quest'ultima non presente nel caso del complesso del Forlanini.
Si evidenzia che la scelta delle opere da finanziare con i fondi del PNRR è stata effettuata per ragioni di competenza temporale dalla giunta regionale precedente rispetto a quella attualmente in carica. Le modalità di possibile attuazione della dichiarazione di intenti con la Santa Sede dell'8 febbraio 2024 sono ancora in corso di studio e di negoziato fra le parti. Ove le parti raggiungessero un'intesa, l'accordo che sarà eventualmente firmato potrà entrare in vigore sul piano internazionale ed essere recepito nell'ordinamento giuridico italiano mediante lo strumento normativo appropriato in base al contenuto dell'accordo stesso.
In particolare, laddove l'intesa prevedesse una modifica o integrazione dei termini di trattati vigenti ratificati con legge o, comunque, rientrasse nelle categorie individuate dall'articolo 80 della Costituzione, la sua ratifica dovrà essere necessariamente preceduta da autorizzazione legislativa.
PRESIDENTE. Il deputato Francesco Silvestri ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Trattandosi di un qualcosa che è ancora in corso, non c'è da essere soddisfatti o meno. Ne prendiamo atto e speriamo che le interlocuzioni migliorino rispetto ad oggi, perché, su questo, alcuni passaggi principali dell'operazione, in qualche modo, sono stati discussi e si è parlato anche di una concessione successiva della Santa Sede poi a INAIL; quindi poi il ruolo dell'INAIL in questa fattispecie come elemento cardine, e lì, secondo me, ci sono alcuni passaggi che vanno chiariti.
Sicuramente, questo lo dico al Sottosegretario Mantovano e lo dico in generale, qui torneremo a discutere di questa questione, non è un tema che lasceremo così, perché quella risorsa, l'ospedale ex Forlanini, è un patrimonio e, ad oggi, non è stato spiegato come mai abbiamo rinunciato all'ambizione di tenere questa eccellenza pubblica. Rispetto all'elemento della propaganda, mi riferivo non solo al servizio di Report, che ringrazio - è stato un servizio interessantissimo - che in qualche modo ricordava con delle riprese video tutta l'attività, a mio avviso, a questo punto di propaganda. Perché quando uno ha un obiettivo politico, quella non è propaganda; Fratelli d'Italia, in quel periodo, legittimamente faceva banchetti, video, raccolta firme e qualsiasi cosa per tenere pubblico l'ex Forlanini. Quella non era propaganda; secondo me era un ottimo indirizzo, un ottimo indirizzo. Ora non si spiega perché stia facendo il contrario. Quindi mi viene da pensare che, quando si chiedeva alla gente consenso su quella base programmatica e oggi si fa l'esatto contrario, quella, secondo me, da proposta politica diventa propaganda.
Il punto è che, a mio avviso, oggi ci sono tutti gli elementi per invertire la rotta e, comunque, in merito ai passaggi che il Governo farà con la Santa Sede, anche su tutta la programmazione del Bambino Gesù - che, ripeto, non è il punto della questione, non è il problema, anche perché ragioniamo di un'altra eccellenza -, il punto è perché abbiamo rinunciato a rilanciare l'ospedale ex Forlanini come sanità pubblica.
Su questo non c'è, ovviamente, una risposta politica. Continuano quindi le trattative per la vendita, speriamo di non dover parlare di una svendita. Quello che posso assicurare è che io, come Movimento 5 Stelle, ma anche come politico di Roma che tiene alla sua città, venendo da un percorso dove ho visto parlare di vendita di 18 ettari del Forlanini a 70 milioni di euro - sarebbe stato uno scandalo senza precedenti, uno scandalo senza precedenti -, allora seguirò con molta attenzione e, ripeto, in quest'Aula si tornerà a parlare di Forlanini. Il Governo ci viene a dire che è una trattativa in corso; il Governo tenga conto che questo Parlamento, a prescindere se ci darete la possibilità o no di discutere gli elementi legislativi, tornerà a parlare e a chiedere di quello che sta succedendo e succederà dell'ex Forlanini.
(Intendimenti in ordine all'affidamento in concessione della tratta autostradale A22, anche alla luce del rinvio pregiudiziale pendente dinanzi alla Corte di giustizia Ue riguardante la disciplina della prelazione prevista nel bando di gara - n. 2-00554)
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Ferrari ed altri n. 2-00554 (Vedi l'allegato A).
Chiedo alla deputata Ferrari se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
SARA FERRARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Presidente, posso sapere da chi avrò risposta?
PRESIDENTE. Dal Sottosegretario Silli, ovviamente.
SARA FERRARI (PD-IDP). Grazie. È importante sapere da chi avrò risposta, perché questa interpellanza è diretta al Ministro Salvini, che, in quanto responsabile del Dicastero delle Infrastrutture e dei trasporti, dovrebbe darci qualche elemento di chiarezza e anche di impegno rispetto a una questione di fondamentale importanza che è l'assegnazione della concessione di gestione del tratto autostradale Modena-Brennero, la cosiddetta A22, perché stiamo parlando di un'arteria di fondamentale importanza per il nostro Paese, non solo per i territori da cui è attraversata.
Stiamo parlando di 315 chilometri di un'arteria transfrontaliera, quello che oggi è il collegamento fondamentale del nostro Paese - oserei dire perfino del Mediterraneo - con l'Europa centrale e l'Europa del Nord; un collegamento fondamentale rispetto alle persone e alle merci. Non ci nascondiamo quale possa essere oggi, più che in altri momenti storici, la valenza geopolitica, addirittura, che rivestono il controllo e la gestione di infrastrutture viarie, soprattutto transfrontaliere, di una tale rilevanza. Stiamo parlando di un'autostrada che attraversa 6 province del Nord Italia, Modena, Reggio Emilia, Mantova, Verona, Trento e Bolzano, e che oggi ha una gestione della società Autostrada del Brennero, la cui proprietà è per l'86 per cento in mano agli enti pubblici del territorio.
Sì, perché, quando è nata, si è scelto strategicamente di assegnare ai territori che vivono su quell'autostrada e, per certi versi, che vivono di quell'autostrada, perché 80 milioni di utile al 2023, registrati da quella concessione, vanno poi distribuiti in quella percentuale dell'85 per cento ai bilanci pubblici di quei territori. Ebbene, oggi ci troviamo in una situazione per cui quella concessione è scaduta dal 2014, è andata in proroga fino ad oggi; c'è stato un contenzioso con lo Stato, evidentemente per gli extraprofitti, che si è risolto soltanto nell'estate scorsa quando, prima in Commissione ambiente abbiamo deliberato l'accordo fra Stato e società Autobrennero, poi confermato con il bilancio di fine anno, quella questione finanziaria si è chiusa. Rimane, però, ed è rimasto, fino al 31 dicembre del 2024, risolto solo con un bando uscito il 3 gennaio 2025, il tema del rinnovo della concessione.
Abbiamo sollevato più volte, io stessa in Commissione ambiente l'estate scorsa, il rischio che il Ministero non riuscisse a rispettare questa tempistica che doveva vedere, appunto, entro la fine dell'anno 2024 la pubblicazione di questo bando. Si è arrivati lunghi: si è arrivati, appunto, al 31 dicembre, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale europea il 3 gennaio. Ma non è solo un problema di tempistica, vi è anche un problema di merito, al punto che oggi quel bando è già gravato da due ricorsi, prima ancora che i termini della scadenza, che tra l'altro è stata prorogata di un mese per necessità, per la partecipazione fossero chiusi; verranno chiusi alla fine del mese di marzo.
Ricorsi che sono della società Autobrennero che contesta i dubbi inseriti nel bando stesso rispetto alla prelazione di cui dovrebbe giovarsi la società Autostrade del Brennero proprio perché promotrice del progetto di partenariato pubblico-privato che negli anni passati si è deciso di scegliere come strada per il rinnovo della concessione.
Ebbene, il bando stesso mette in discussione o mette a rischio il valore di quella prelazione e, quindi, di per sé, mette a rischio l'idea stessa, il principio stesso di partenariato pubblico-privato. Non solo, su quel bando oggi grava anche un ricorso di ASPI per altre motivazioni.
Ebbene, ci troviamo di fronte a un pasticcio combinato dal Ministero; noi lo attribuiamo al Ministro Salvini perché il Ministro si è preso la responsabilità negli ultimi anni di recarsi sul territorio, in particolare mi riferisco al mio territorio, cioè la provincia autonoma di Trento e la regione Trentino-Alto Adige, dichiarando in questi anni, sempre in corrispondenza alle campagne elettorali, il suo assoluto sostegno al progetto di partenariato pubblico-privato che è quello che garantisce, sostanzialmente, agli enti territoriali pubblici di continuare ad avere il controllo su questa tratta autostradale e sui suoi bilanci, ma, in particolare, anche sul progetto che vede, per i prossimi 50 anni, 10,2 miliardi di investimenti sul territorio molto attesi da anni.
Vi ricordo che, essendo la concessione scaduta nel 2014, da 11 anni si prosegue nell'ammodernamento legato al mantenimento dell'autostrada, ma niente di più e nessun grande investimento che, invece, è contenuto, con riferimento a tutte le quattro regioni interessate, nel progetto di partenariato-pubblico privato che - ripeto ancora - cuba ben 10,2 miliardi per i prossimi 50 anni.
Ebbene, il Ministro è venuto nel nostro territorio l'ultima volta il 3 gennaio stesso, poco tempo dopo il 3 gennaio, a dichiarare che: la pubblicazione del bando è un passaggio di fondamentale importanza; come Ministero siamo disponibili ad affrontare le varie problematiche del traffico sui diversi territori; il tema della A22 è sempre stato un tema prioritario sul tavolo del Governo, nonostante la sua complessità dal punto di vista economico e giuridico; il progetto della A22 ha ricadute importanti anche sui territori perché significa garantire investimenti in tutte queste regioni.
Ancora, negli anni precedenti, il MIT comunica la realizzazione della terza corsia tra Verona e l'intersezione della A1, la realizzazione della corsia dinamica tra Bolzano e Verona, interventi di manutenzione stradale straordinaria, delle opere d'arte e la stabilizzazione dei versanti, l'implementazione della digitalizzazione della tratta - questo è tutto previsto nel progetto di partenariato -, la realizzazione di stazioni per carburanti ecologici ed alternativi, la realizzazione di aree di parcheggio di scambio, oltre al miglioramento delle stazioni di esazione e delle stazioni di servizio. Sono previsti step burocratici e la pubblicazione del bando di gara entro la fine del 2023, diceva allora addirittura, il Ministro. Poi c'è voluto un altro anno ed è arrivato l'ultimo giorno dell'anno.
Ebbene, stiamo parlando di una questione decisamente non secondaria per questo Paese e non so quanti altri siano i progetti così importanti e così ambiziosi che coinvolgono così tante persone. Parliamo di 3 milioni e mezzo di abitanti di un territorio che, guarda caso, è anche quello cui, politicamente, il Ministro fa sempre grande riferimento, quello dove governano ben tre governatori del suo partito (la provincia autonoma di Trento, la regione Veneto, la regione Lombardia e il suo alleato della provincia autonoma di Bolzano).
Eppure, oggi, tutta quella garanzia a quei territori il Ministro non è in grado di darla perché quello che noi oggi leggiamo è un grande pasticcio e non possiamo che venire in quest'Aula a chiedere a lui - oggi, evidentemente, non c'è e in questi giorni sta anche evitando di incontrare i rappresentanti di quei territori che gli stanno chiedendo notizie, rassicurazioni - quelle notizie, appunto, in particolare, quelle rassicurazioni e quegli impegni che io mi aspetto, ora, di ascoltare nella replica del Sottosegretario.
PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato, Giorgio Silli, ha facoltà di rispondere.
GIORGIO SILLI, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie, Signor Presidente. Dunque, giusto per ricordare, per suo tramite, Presidente, all'Aula, ma non credo ce ne sia bisogno, che comunque la risposta di un membro di Governo è la risposta del Governo, che vi sia in Aula il Sottosegretario di riferimento o meno. Oltretutto, onorevole, ho voluto attendere - so che ha avuto dei problemi di ritardo - perché credo sia importante dare risposte che, poi, chiaramente, le consegnerò.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, in merito al quesito posto, rappresento quanto segue. La società Autostrada del Brennero è concessionaria della tratta A22 Modena-Brennero, ai sensi della convenzione sottoscritta con il concedente pro tempore ANAS il 29 luglio del 1999. La citata convenzione è scaduta il 30 aprile del 2014 e, a decorrere da tale data, la società sta proseguendo nella gestione autostradale nelle more dell'individuazione di un nuovo operatore.
Il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e le amministrazioni territoriali interessate, con il Protocollo d'intesa del 16 gennaio 2016, hanno condiviso di procedere alla gestione dell'infrastruttura autostradale mediante un accordo di cooperazione, che prevedeva il coinvolgimento di una società interamente partecipata dalle amministrazioni pubbliche territoriali e locali, attraverso l'istituto dell'in house providing.
Tale ipotesi operativa è stata recepita dal legislatore nazionale con l'articolo 13-bis del decreto-legge n. 148 del 2017.
In considerazione delle difficoltà intervenute nel perfezionamento del suddetto accordo, con il successivo decreto-legge n. 121 del 2021, si è prevista la possibilità di affidare la concessione autostradale anche mediante il ricorso all'istituto della finanza di progetto, allora disciplinato dal previgente codice dei contratti pubblici (decreto legislativo n. 50 del 2016) all'articolo 183 che, al comma 15, contempla il diritto di prelazione a favore del soggetto proponente.
Alla luce del mutato contesto di riferimento, Autostrada del Brennero Spa, l'11 maggio 2022, ha presentato una proposta di finanza di progetto per la gestione della tratta e l'esecuzione di un ampio programma di investimenti, quantificabile in una spesa pari a circa 8 miliardi.
La proposta di finanza di progetto è stata oggetto di un prolungato iter istruttorio, che ha visto anche il coinvolgimento dell'Autorità di regolazione dei trasporti.
Il MIT ha seguito con la massima collaborazione istituzionale il suddetto iter istruttorio, sul quale si sono registrati, tuttavia, ritardi, dovuti al protrarsi dei tempi nella trasmissione della documentazione necessaria da parte della concessionaria e all'intenso confronto con la Commissione europea sul corretto utilizzo dell'istituto del project financing.
A ciò si è, inoltre, sovrapposta l'entrata in vigore delle nuove norme limitative del project financing, contenute nel decreto correttivo del codice dei contratti pubblici del 2023 e nelle disposizioni di riordino delle concessioni autostradali, introdotte con la legge annuale per il mercato e la concorrenza 2023, entrambe adottate in attuazione di due milestone PNRR.
Dunque, al fine di ovviare alla complessa situazione amministrativa e normativa venutasi a creare, l'indizione della procedura di gara è stata ritenuta la migliore soluzione percorribile per proseguire nella procedura del project financing.
Resta fermo che tale soluzione dovrà essere discussa nelle prossime settimane con la Commissione europea, in vista anche dell'assesment sulle milestone PNRR di settore.
Occorre, infine, precisare che l'avviso di indizione della gara prevede l'utilizzo della procedura ristretta di cui all'articolo 72 del codice, secondo la quale, ad una prima fase di prequalifica, segue la seconda fase di invito agli operatori economici qualificati a presentare un'offerta. Attualmente è in corso la fase di prequalifica e il termine per la presentazione delle domande è fissato al 31 marzo 2025.
Con specifico riferimento alla disciplina delle clausole sociali, finalizzate a garantire la stabilità del personale impiegato e la salvaguardia delle professionalità, la stessa sarà contenuta nella lex specialis di gara, a cui dovranno attenersi gli operatori economici che saranno invitati alla seconda fase della procedura.
Anche alla luce delle pronunce giudiziarie che dovessero derivare dai ricorsi di differente natura e attivati da più operatori economici attualmente pendenti, il MIT si riserva di adottare ulteriori determinazioni, volte alla salvaguardia del patrimonio autostradale e dell'interesse della collettività.
PRESIDENTE. La deputata Ferrari ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.
SARA FERRARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ovviamente, non posso ritenermi soddisfatta, Presidente, perché la risposta - e ringrazio il Sottosegretario per avermi, gentilmente, attesa nella risposta - scarica, non per sua responsabilità, ma per chi ha evidentemente redatto questa risposta, sulla concessionaria - in questo momento, Autostrada del Brennero - la responsabilità, se ho capito bene, di aver protratto i tempi nel trasferimento della documentazione. Questo, evidentemente, io non lo posso smentire né contestare, non ho gli elementi. Rilevo, però, che qui viene nuovamente dichiarato che si attende un confronto con la Commissione europea, quando sappiamo che il bando riferisce della necessità di un parere dei servizi della Commissione europea sul diritto di prelazione, di cui godrebbe Autostrada del Brennero dentro al partenariato di progetto pubblico-privato, che è l'elemento imprescindibile per far stare in piedi l'idea stessa di partenariato pubblico-privato, che - ripeto - è stata condivisa in questi anni dal Ministero, almeno dal punto di vista politico, insieme alla concessionaria.
Si continua a dire che è necessario avere questo parere dei servizi della Commissione europea, quando in realtà, sappiamo che il Consiglio di Stato ha, ormai, rimesso alla Corte di giustizia europea questo elemento e che il pronunciamento della Corte di giustizia europea precede, evidentemente, il parere dei servizi. Non posso che sperarlo per il mio territorio, la provincia autonoma di Trento, ma anche per gli altri territori pubblici e per i 3,5 milioni di persone che abitano lungo l'asse del Brennero - che sono, ripeto, i cittadini della provincia di Reggio Emilia, di Modena, di Mantova, di Verona, di Trento e di Bolzano -; sperando nella possibilità che sia il pubblico nella sua scelta di investimento per il futuro, che riguarda l'ammodernamento di quell'arteria autostradale, che riguarda anche il suo impatto ambientale e sociale, sulla salute delle persone e, quindi, tutto l'impegno che ci si può mettere nel garantire la sostenibilità di un collegamento transfrontaliero di quel tipo. Ricordo che gli enti pubblici di quei territori hanno messo da parte, insieme ad A22, 800 milioni di euro per la costruzione dell'infrastruttura ferroviaria che deve collegare il Nord Europa al Mediterraneo e che ha una tratta fondamentale nel tunnel del Brennero. Tutti ragionamenti che sono stati fatti grazie al fatto che l'85 per cento della proprietà di Autostrada del Brennero, quindi della concessionaria che oggi gestisce quell'arteria, è pubblico.
Se questa operazione non va a buon fine e se il Ministro Salvini si riempie la bocca di sostegno a questa iniziativa, di sostegno ai suoi territori di riferimento politico, ma poi, nei fatti, sta rischiando di mettere in discussione la gestione pubblica di quel bene, prima ancora di essere un segmento, una tratta autostradale, qui stiamo rischiando il controllo pubblico, per tutti gli elementi di valore che ha e che ho appena elencato, non da ultimo, ripeto, per il Paese stesso quello che significa un collegamento fra il Mediterraneo e il Nord e il Centro Europa in termini di merci, in termini di persone, ma anche in termini politici.
Viviamo tempi così fragili, così incerti nelle relazioni internazionali, che immaginare che un Ministro, che in campagna elettorale alle europee (ma lo dice ancora oggi) andava dicendo che serve più Italia e meno Europa, con i tempi che stiamo vivendo - terribili in questo momento - nelle relazioni internazionali, oggi non sia in grado di dare garanzie a quei territori e al Paese che potremo continuare a controllare - in termini pubblici - un collegamento infrastrutturale così importante per il nostro Paese, ebbene non posso pensare che la risposta, un po' pilatesca, che ho dovuto sentire oggi, possa essere un'assunzione di responsabilità politica vera che lui possa manifestare nei confronti del Paese e di quel territorio.
Pertanto, davvero, non posso che sperare, tra l'altro, che si risolvano anche le questioni relative al personale. Ricordo che in questa società di gestione autostradale ci sono quasi mille dipendenti e che nel bando, di cui è responsabile il Ministro prima ancora che il suo Ministero, non c'è nemmeno la clausola sociale. In merito a chi dovesse subentrare, anche col medesimo concessionario, nella nuova gestione della A22, si prevede, soltanto, il mantenimento della spesa per il personale. Non ci sono le garanzie di quella clausola sociale, che sta dentro il codice degli appalti, che dice che il personale ha diritto a mantenere, non solo il suo posto, ma anche la sua qualifica e l'anzianità di servizio. Ebbene, tutto questo, nel bando, non c'è. Quindi, in questo momento il Ministro e il Ministero non stanno tutelando nemmeno i lavoratori.
Io spero che, dall'insufficienza della risposta di oggi, non derivi un ulteriore atteggiamento non solo dilatorio, ma anche irresponsabile politicamente da parte del Ministro, che continui invece a fare quello che dichiara, e cioè sostenere questa iniziativa, per quello che vale, rispetto ai territori, alla valenza pubblica e al Paese stesso.
PRESIDENTE. Saluto studenti, studentesse e docenti dell'Istituto comprensivo “Selvazzano Dentro II” di Saccolongo, Padova, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
(Elementi e iniziative in merito allo stato ed eventuale esito dell'istruttoria del progetto del pozzo Pergola 1 in Val d'Agri, anche a seguito del parere negativo della Commissione di verifica dell'impatto ambientale - n. 2-00558)
PRESIDENTE. Passiamo alla interpellanza Lomuti e altri n. 2-00558 (Vedi l'allegato A).
Chiedo al deputato Lomuti se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Ne ha facoltà.
ARNALDO LOMUTI (M5S). Grazie, Presidente. Il progetto del pozzo Pergola 1 insiste sul territorio del comune di Marsico Nuovo, in provincia di Potenza, e fa parte della concessione Val D'Agri ed è un progetto sottoposto agli adempimenti della valutazione di impatto ambientale.
La complessità del progetto e la fragilità dell'area in cui ricade lo stesso hanno fatto sì che il proponente, cioè l'ENI, presentasse integrazioni volontarie, ovvero richieste dalla commissione tecnica di valutazione ambientale del Ministero dell'Ambiente. Sono pervenute 44 osservazioni da cittadini, da associazioni ambientaliste, da enti locali e da pubbliche amministrazioni.
Appare importante rilevare che, proprio pochi giorni fa, il Ministero dell'Ambiente, con una nota protocollata n. 39043 del 3 marzo 2025, ha dato seguito a una richiesta del sottoscritto di accesso agli atti, trasmettendo il parere n. 38 del 20 dicembre 2024 della commissione tecnica, cioè il parere di compatibilità ambientale, con risultato negativo.
A questo proposito, va ricordato che già in data 23 aprile 2015 il proponente presentò istanza di VIA per lo stesso progetto che, per una serie di problematiche, tra cui la richiesta del proponente di sospensione del procedimento di sei mesi, ebbe inizio solo dal 29 maggio 2017. La procedura si concluse con parere negativo della commissione tecnica.
A quel punto, il proponente, sulla base di quanto previsto dalla normativa vigente, presentò proprie controdeduzioni sulla quali la commissione tecnica, questa volta, si espresse con il parere positivo n. 3429 del 22 maggio 2020, convalidato poi dalla Direzione generale del MASE, con presa d'atto del 25 giugno 2020.
La successiva commissione tecnica che si è insediata, attraverso una nuova verifica, ha espresso il parere n. 138 del 21 dicembre 2020 rilevando che, nel parere della precedente commissione tecnica, non ha operato l'applicazione dei dettami del decreto ministeriale n. 39 del 2012, nell'esame del progetto del proponente, omettendo di richiedere gli approfondimenti e le integrazioni del SIA, dello Studio di impatto ambientale a ciò necessario. Si è arrivati, poi, a un procedimento di archiviazione.
Due anni dopo, ENI ripresenta il medesimo progetto con le medesime problematiche. In particolare, si osserva, dalla consultazione reperibile sul portale delle valutazioni ambientali del Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica e sulla base della lettura del parere negativo n. 38 del 20 dicembre 2024 della commissione tecnica, che: primo punto, l'area del pozzo Pergola 1 ricade nel comune di Marsico Nuovo, come detto in premessa, classificato, dal 2023, secondo la norma nazionale, zona 1 che, secondo la classificazione di cui alla OPCM n. 3274 del 2003, è la zona più pericolosa, con il rischio connesso alla rotazione di blocchi rocciosi lungo assi sub-orizzontali e allo spostamento verticale e orizzontale di blocchi contigui, con conseguente potenziale rottura dell'impianto ubicato in superficie.
L'impianto petrolifero ricade, pertanto, in area tettonica attiva con faglie sismogenetiche, ad alta pericolosità sismica, ove la probabilità di un forte terremoto risulta alta. La riduzione della resistenza al taglio del terreno, associata all'aumento delle pressioni interstiziali, potrebbe anche causare la liquefazione dei terreni sciolti, specie nel caso di sabbie sciolte e sature d'acqua.
Secondo punto, il tracciato dell'oleodotto è costituito da due condotte per il trasporto degli idrocarburi dall'area Pozzo Pergola 1 all'area di innesto 3, per una lunghezza di circa 8 chilometri. Lo stesso proponente non esclude che, per la loro realizzazione, vi sia un'interferenza con le acque superficiali e profonde. Nonostante questo il proponente conduce uno studio idrogeologico carente, condotto esclusivamente sulla base dei dati di letteratura esistenti e dagli esiti delle indagini preliminari realizzate, tra agosto e settembre 2023, che non permettono una valutazione dell'impatto, a medio e lungo termine, sulla risorsa idrica sotterranea. Tra l'altro, il pozzo petrolifero Pergola 1 ricade in area a rischio inondazione e a pericolosità idraulica molto elevata, mentre il tracciato dell'oleodotto attraversa il fiume Agri in un'area interessata da eventuali onde di piena dell'invaso di Marsico Nuovo, il cui margine orientale è soggetto a movimenti franosi.
A tal proposito, si rappresenta che il proponente non ha mai dato prova di tempestività nell'annullare eventi incidentali per sversamenti di idrocarburi occorsi in zona. Si ricordano le indagini svolte dalla procura, nel febbraio 2017, nel corso delle quali erano stati riscontrati fori passanti sul fondo dei tank che avevano dato luogo alle perdite di prodotto per 400 tonnellate di petrolio, mai comunicate agli organi competenti, sin dal 2012. Come si legge dal sito del MASE, nel 2019 gli idrocarburi dispersi dal Cova si sono insinuati nelle reti fognarie consortili, contaminando il reticolo idrografico della Val d'Agri distante solo 2 chilometri dall'invaso del Pertusillo, fonte primaria di approvvigionamento di gran parte dell'acqua destinata al consumo umano della regione Puglia, nonché la fonte da cui proviene l'acqua indispensabile per l'irrigazione di un'area di oltre 35.000 ettari di terreno (quindi parliamo di un incidente qualificato come rilevante).
Al termine delle indagini, è stato possibile constatare la contaminazione, la compromissione di 26.000 metri quadri di suolo e sottosuolo dell'area industriale di Viggiano e del reticolo idrografico, una situazione di incombente pericolo per uno dei più importanti bacini idrici dell'Italia meridionale, nonché la compromissione di una vasta area, che si trova a cavallo degli impianti ENI e dell'invaso del Pertusillo.
L'opera di bonifica dell'area contaminata, tuttora in corso, ha imposto di estrarre, in modo continuo, tutte le acque di falda dell'area e trattarle come rifiuto, un'attività, necessaria, per impedire il diffondersi della contaminazione che, però, ha portato a privare delle indispensabili risorse idriche una vasta area della regione, con inevitabili e gravi conseguenze sulla matrice ambientale.
Faccio presente, Presidente e anche al Sottosegretario, che la Basilicata ha attraversato da poco una crisi idrica senza precedenti che ha costretto la regione e l'Acquedotto Lucano ad intervallare sospensioni della distribuzione dell'acqua a 29 comuni, compreso il capoluogo Potenza. Parliamo di circa 140.000 utenti.
Punto tre, sempre del parere della commissione, in merito alla gestione dell'acqua di produzione associata al greggio prodotto dal pozzo in questione, il proponente afferma che verrà gestita secondo modalità già attualmente adottate. Una volta separata dal greggio del Centro Olio Val D'Agri (il COVA) l'acqua di produzione viene in parte reiniettata nel giacimento, pozzo iniettore “Costa Molina 2”, e la rimanente parte conferita a destino come rifiuto, mediante autobotti in impianti autorizzati. Si osserva che, tuttavia, il proponente non rende nota la quantità che gestirà come rifiuto e quella che avvierà al COVA, la cui AIA non risulta aggiornata a tale modifica sostanziale, derivante da un maggiore quantitativo di acque di strato da gestire e dagli effetti prodotti all'interno del ciclo delle acque di produzione.
Mi avvio a concludere - salto, per esigenza di economia dei tempi -. In sostanza questa interpellanza, Sottosegretario, ripercorre il parere negativo ultimo - quello della commissione tecnica - perché si rifà a ragionamenti tecnici e scientifici che non derivano da capricci o da conclusioni delle associazioni ambientaliste, delle solite associazioni ambientaliste - nei confronti delle quali si richiama ad avere un po' più di rispetto e di dignità per quello che fanno, che fanno semplicemente perseguire lo scopo di tutelare, da un punto di vista ambientale e della salute, il proprio territorio - ma ci rifacciamo, punto per punto, a quanto è stato riportato dalla commissione e, alla luce di quanto descritto e riportato, soprattutto dal parere negativo della commissione tecnica, n. 38 del 20 dicembre 2024, crediamo che il Ministro adito debba tempestivamente procedere per un decreto negativo di compatibilità ambientale che imponga definitivamente la chiusura mineraria del pozzo “Pergola 1”.
PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato, Matilde Siracusano, ha facoltà di rispondere.
MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, signor Presidente. Ringrazio anche l'onorevole Lomuti per il quesito posto. Con riferimento ad esso, si riporta una ricostruzione dei passaggi procedurali relativi al progetto in argomento, in modo da offrire elementi utili sullo stadio del progetto stesso e sugli adempimenti in capo al Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica.
Tra i lavori assentiti nel programma aggiornato relativo alla concessione di coltivazione “Val D'Agri”, approvato con decreto dell'allora Ministero dello Sviluppo economico del 23 gennaio 2012, vi era anche la perforazione del pozzo “Pergola 1”, nonché l'allacciamento con l'allestimento delle facilities definitive in caso di esito positivo del pozzo e la relativa posa delle condotte di collegamento.
Tra gli obblighi in capo alla società per progetti di perforazione di nuovi pozzi, il decreto prevedeva la presentazione, presso i competenti organi regionali, di apposita istanza, corredata da adeguata documentazione tecnica, in caso di perforazione di nuovi pozzi, ai fini della verifica di compatibilità ambientale, nonché l'adeguata programmazione delle chiusure minerarie dei pozzi della concessione a fine vita produttiva degli stessi e, ad attività lavorativa cessata, la messa in ripristino delle aree comunque interessate dagli impianti minerari.
Con provvedimento dell'allora Ministero dello Sviluppo economico del 13 marzo 2017 è stata assentita l'istanza, promossa dalla società, di rimodulazione dei tempi di realizzazione del programma dei lavori, con differimento dei termini di realizzazione delle attività di ricerca e sviluppo al 26 ottobre 2019, data, appunto, di scadenza della concessione.
Con decreto ministeriale del 18 maggio 2022 è stata accordata la proroga decennale della concessione in parola, a decorrere dal 26 ottobre 2019 e fino al 26 ottobre 2029. Detto decreto ha autorizzato la prosecuzione dell'esercizio della coltivazione senza abilitare allo svolgimento di attività aggiuntive rispetto a quelle previste nel programma dei lavori in essere. In adempimento alle prescrizioni riportate nel predetto decreto di conferimento della proroga, la società ha trasmesso, in data 17 maggio 2023, un documento recante lo stato di aggiornamento delle attività.
Per il pozzo “Pergola 1” - perforato nel 2012 e chiuso temporaneamente nel luglio 2016, in attesa di intervento di side-track e di collegamento alla rete esistente - il concessionario ha comunicato che risultava in corso l'iter istruttorio di valutazione di impatto ambientale del progetto per la messa in produzione del pozzo e la posa delle condotte interrate di collegamento alla rete esistente.
La società comunicava altresì che - salvo variazioni legate allo status produttivo del campo, nonché alle tempistiche di rilascio di tutte le autorizzazioni necessarie - l'intervento di side-track dovrebbe eseguirsi entro il 2029 e che la realizzazione della condotta di collegamento pozzo “Pergola 1”- dorsale “Cerro Falcone” ramo Agri a partire da fine 2028.
In merito all'iter procedurale relativo alla valutazione di impatto ambientale, può segnalarsi che la struttura tecnica competente del MASE ha comunicato la procedibilità dell'istanza e provveduto alla pubblicazione della relativa documentazione, disponendo l'avvio dell'istruttoria tecnica, il 2 marzo 2023. Successivamente, la commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale VIA e VAS si è espressa con parere negativo n. 38 del 20 dicembre 2024, acquisito agli atti del MASE il 3 gennaio 2025.
La società, con nota del 20 febbraio scorso, ha presentato formale rinuncia al procedimento di VIA per il progetto “Messa in produzione del Pozzo Pergola 1, realizzazione dell'Area Innesto 3 e posa delle condotte interrate di collegamento”. Contestualmente, la società ha riferito di aver avviato studi finalizzati alla rivisitazione e alla ottimizzazione del progetto con conseguente necessità di rivedere e riprogrammare anche i tempi di realizzazione dello stesso.
Preso atto della richiesta di rinuncia della società, in data 28 febbraio 2025, la struttura del MASE competente per le valutazioni di impatto ambientale ha notificato l'accoglimento della richiesta stessa e disposto la conseguente archiviazione del procedimento in parola.
PRESIDENTE. Il deputato Lomuti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
ARNALDO LOMUTI (M5S). Grazie, Presidente, grazie Sottosegretario. È notizia di qualche giorno fa che la compagnia petrolifera ENI ha annunciato di ritornare all'arrembaggio - diciamo così - riguardo alla questione del pozzo “Pergola 1”. Questo ha determinato preoccupazione riguardo alla questione ambientale, alla quale è strettamente connessa la salute - la tutela della salute - di tutti i cittadini di quell'area, che sono giustamente preoccupati, anche perché ci sono dei fatti storici che necessariamente aumentano la preoccupazione.
Io ringrazio il Ministro per la risposta, ma non posso ritenermi assolutamente soddisfatto. Abbiamo chiesto una cosa precisa: abbiamo chiesto che quel pozzo venga chiuso definitivamente perché ci sono tutti gli elementi per giungere a questa conclusione. Non abbiamo bisogno di esercizi retorici, lo dico con rispetto, noi abbiamo bisogno di risposte chiare e anche precise, che diano tranquillità, ma anche un senso di giustizia, perché non è che vogliamo una chiusura a prescindere di tutte le situazioni nelle quali noi riveliamo un pericolo. Noi vogliamo approfondire, il tema è stato approfondito: sono anni che viene approfondito, che ci sono dei rimbalzi fra la commissione tecnica e le compagnie petrolifere e questo genera confusione che non fa bene poi alla politica e alla credibilità della politica.
I cittadini lucani sono abituati, ma sono anche stanchi di ascoltare sempre risposte che non affrontano i problemi, che gli girano attorno ma non affrontano poi nel cuore i temi. Oggi resta un fatto. Qual è il fatto? Che quel progetto non poteva mai, e non potrà, superare la procedura di valutazione di impatto ambientale non perché sono i cittadini che lo chiedono, ma semplicemente perché c'è una commissione tecnica che ha dato un risultato dopo ragionamenti tecnici e ragionamenti scientifici, che una lettura attenta dello studio sull'impatto ambientale non può ignorare. Oggi si continua a dire che tutto è a posto: lo dicono non soltanto le compagnie petrolifere, lo dicono anche le istituzioni, a partire da quella regionale fino ad arrivare al Governo nazionale.
Però lo dicevamo da tempo, non soltanto noi del MoVimento 5 Stelle, ma tutti i cittadini, tutte le associazioni ambientali, che quel terreno presenta dei problemi: l'alta sismicità, la presenza delle falde acquifere, l'altissimo livello del carattere carsico di quel terreno, che compromette la sicurezza. E il punto più assurdo è che, nonostante questi dati allarmanti sul rischio concreto degli sversamenti, che andrebbero poi a inquinare le falde acquifere e, di conseguenza, a generare un pericolo irreversibile per l'ambiente e per la salute umana, si continua a far finta di nulla.
Si continua a far passare il messaggio che queste attività sono sicure, sostenibili e addirittura vantaggiose. Ma la favola del “tuttappostismo” è finita nel 2017, quando la procura della Repubblica ha accertato lo sversamento di 400 tonnellate di petrolio. E attenzione, quello sversamento è iniziato 5 anni prima, nel 2012, ma non è stato mai segnalato. ARPA Basilicata e ISPRA hanno accertato l'inquinamento delle falde acquifere, che è arrivato fino al lago del Pertusillo, che distribuisce acqua potabile anche per i pugliesi e acqua per l'irrigazione. E su questo punto c'è una procedura di infrazione, perché anche lì c'è stato un declassamento delle nostre acque, arrivando alla categoria A3, che è la più pericolosa, oltre la quale c'è l'inutilizzo.
Anche riguardo ad un altro capitolo, per anni si è raccontato che le royalty fossero una manna dal cielo, per anni. Sono circa 40 anni che si trivella in Basilicata. Possiamo giungere alla conclusione che il petrolio ha portato danni ambientali, sanitari ed economici che superano di gran lunga i vantaggi delle royalty. Oggi ci ritroviamo con la stessa scena dello stesso film che si ripete. Fra un po' questo progetto sarà ritirato in sordina, per poi essere ripresentato, magari più in là, quando le cose cambieranno, oppure quando, in sordina, si riuscirà a far passare un progetto che è sotto gli occhi di tutti - è evidente - che non può essere portato avanti.
E poi c'è il tema del ricatto, quasi, fra il lavoro e la salute. Forse qui ci vorrebbe uno sforzo in più da parte della politica perché le due cose possono andare insieme. Basta avere una politica più lungimirante, una visione che faccia coincidere lavoro e salute. Perché dobbiamo sottostare a questo ricatto shakespeariano, to be or not to be, o lavoro o salute? Servirebbe anche una politica energetica meno miope. In Basilicata, dicevo, si trivella da 40 anni, eppure oggi il prodotto qual è? Il prodotto, la conseguenza è che ogni anno vanno via dalla Basilicata 2.000 giovani sotto i 35 anni. Siamo fra i primi posti per la denatalità. Se questo è sviluppo, signori miei, avrei qualcosa da dire al riguardo.
E poi noi rappresentiamo l'80 per cento della produzione di greggio nazionale, ma, se pensiamo al fabbisogno nazionale, noi contribuiamo soltanto per il 6 per cento. E questo 6 per cento, con una politica energetica lungimirante…magari basta con la politica guerrafondaia, basta con le armi! Anche perché, signori, noi la guerra in Ucraina l'abbiamo persa. E il risultato qual è stato oggi? Che oggi paghiamo il gas 4 volte di più rispetto alla situazione precedente al conflitto ucraino, con un Presidente dell'America che ci impone dei dazi. E allora basta! Cerchiamo di risollevare un po' il continente, diamo dignità al continente Europa. Cerchiamo di applicare delle politiche energetiche che non ci costringano a diventare dei parassiti succhia petrolio, con la conseguente devastazione dei territori.
Oggi la Basilicata è un po' il capro espiatorio. Bisogna sacrificare quel territorio, secondo le politiche energetiche di questo Paese. Perché? Perché lì c'è il petrolio e noi abbiamo bisogno, per il bene del Paese, di succhiare più petrolio, e non fa niente se devastiamo i territori. Questo non va bene! Presidente, Sottosegretario, questa interpellanza porta la mia firma, ma c'è anche la firma di 530.000 lucani che dicono basta a queste politiche dove si deve sempre sacrificare il popolo lucano, che dà in continuazione, dà energia, abbiamo lo stabilimento Stellantis.
Sulla questione energetica noi diamo tanto, ma non riceviamo nulla. Quello che riceviamo è devastazione del territorio, disoccupazione e spopolamento. Allora noi chiediamo che si ponga fine e con un decreto del Ministero si chiuda questo capitolo, almeno di un pozzo - e concludo, Presidente -, del pozzo “Pergola 1”. Non vogliamo che domani vadano via ENI e tutto, vogliamo che si inizi questo percorso verso la transizione, ma che si inizi seriamente.
Questo progetto non può andare avanti per tutti i motivi che abbiamo elencato e che ha elencato una commissione tecnica del Ministero. Chiediamo che il Governo si imponga verso la compagnia petrolifera per iniziare ad attuare quelle politiche di bonifica. Se voi guardate le tabelle dell'UNMIG la Basilicata è piena di pozzi in disuso. Come li recuperiamo? Come li bonifichiamo? Con quali soldi? Con quelli dei cittadini lucani? Ecco perché chiediamo un intervento serio. Questo succede laddove manca lo Stato, manca il Governo.
Allora il Governo sia presente, si imponga sulle compagnie petrolifere, una volta tanto viene richiesto un po'di sovranismo in difesa di quei cittadini che sono italiani, sono lucani, ma, lo ricordo, sono anche italiani, e si inizi ad attuare una politica che tuteli la salute, che è un diritto costituzionale, l'unico diritto sancito dalla Costituzione, e si proceda verso quelle politiche che non vadano a pregiudicare il lavoro, ma che portino la Basilicata finalmente ad avere uno sviluppo, una visione di sviluppo.
Altrimenti, quando finirà il petrolio, la Basilicata sarà una regione, con tutti i suoi cittadini, che rimane al palo, perché si è puntato sul fossile e non si è puntato, invece, sulla transizione verso la quale il mondo sta andando avanti.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
Nomina dei componenti della Commissione parlamentare di inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico del territorio italiano, sull'attuazione delle norme di prevenzione e sicurezza e sugli interventi di emergenza e di ricostruzione a seguito degli eventi calamitosi verificatisi dall'anno 2019, ed annunzio della sua convocazione.
PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico del territorio italiano, sull'attuazione delle norme di prevenzione e sicurezza e sugli interventi di emergenza e di ricostruzione a seguito degli eventi calamitosi verificatisi dall'anno 2019, i deputati Giuseppe Bicchielli, Simona Bordonali, Francesco Emilio Borrelli, Alice Buonguerrieri, Beatriz Colombo, Luciano D'Alfonso, Eleonora Evi, Davide Faraone, Elisabetta Gardini, Antonino Iaria, Erica Mazzetti, Elisabetta Montemagni, Barbara Polo, Nadia Romeo, Daniela Ruffino, Agostino Santillo, Manfred Schullian, Rosaria Tassinari, Guerino Testa e Gianpiero Zinzi.
Comunico, inoltre, che la Commissione è convocata per mercoledì 12 marzo prossimo, alle ore 14,30, presso la sede di Palazzo San Macuto, per procedere alla propria costituzione.
Organizzazione dei tempi di esame di un disegno di legge e di una mozione e sui lavori dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Avverto che, nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna, sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame: del disegno di legge recante misure di semplificazione per il potenziamento dei controlli sanitari in ingresso sul territorio nazionale in occasione del Giubileo della Chiesa cattolica per il 2025; della mozione Richetti ed altri n. 1-00410 concernente il monitoraggio e lo stato d'attuazione del PNRR.
Avverto, altresì, che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, nelle giornate di mercoledì 12 e di mercoledì 19 marzo, alle ore 16,15, avranno luogo, rispettivamente, le commemorazioni di Fulco Pratesi, deputato nella XI legislatura e Domenico Luca', deputato dalla XII alla XVI legislatura.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Emilio Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO EMILIO RUSSO (FI-PPE). Grazie, signora Presidente. Ci sono uomini e donne che magari non hanno mai seduto dentro questa stanza, dentro quest'Aula, ma che rappresentano “un'istituzione” dentro questa istituzione. E certamente lo è stato Pasquale Laurito, che voglio ricordare qui a poche ore dalla sua scomparsa, avvenuta questa mattina. Con lui se ne va il decano della stampa parlamentare, un giornalista che ha solcato ininterrottamente il Transatlantico sin dal lontano 1946, che ha raccontato tre Repubbliche e i suoi retroscena sono stati sempre con la schiena dritta, come amava definirsi.
Ci lascia anche - mi perdonerà la breve digressione professionale - quel sorriso sornione e paterno che ha accolto le ultime generazioni di cronisti politici, quando un po' spauriti facevano il loro primo ingresso in un luogo così austero come la Camera dei deputati, un luogo che ai tempi era anche piuttosto respingente, se bisogna dire la verità. Con la scusa di chiedere una mano a trascrivere la sua velina rossa, che componeva rigorosamente a mano, “Pasqualino”, come si faceva chiamare, dava una dritta per il pezzo del giorno, spiegava qualcosa che non sapevi sulla Camera dei deputati o, più semplicemente, regalava una risata, raccontando qualche aneddoto del passato, di un tempo e di una politica lontana, di cui però lui era stato testimone. Era impossibile non leggere il suo foglio per orientarsi tra le notizie ed era impossibile non volergli bene.
Dopo quasi ottant'anni, ottant'anni trascorsi a guardare i lavori di quest'Aula, Pasquale Laurito non potrà assistere a questa seduta. È la prima seduta senza di lui, mettiamola così. Ma sono certo che sarebbe contento di questo breve omaggio, come dei tanti che gli sono già arrivati oggi in poche ore, a partire ovviamente da quello più autorevole del Presidente della Camera. Volevo esprimere le condoglianze alla sua famiglia e alla comunità dell'Associazione stampa parlamentare, che ha animato fino a poche settimane fa. Ciao Pasqualino e grazie.
PRESIDENTE. Ne approfitto per aggiungere il mio cordoglio personale e quello della Presidenza per la scomparsa della personalità testé ricordata.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Lunedì 10 marzo 2025 - Ore 13:
1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
S. 1184-bis - Misure di semplificazione per il potenziamento dei controlli sanitari in ingresso sul territorio nazionale in occasione del Giubileo della Chiesa cattolica per il 2025 (Approvato dal Senato). (C. 2142-A)
Relatore: CIOCCHETTI.
2. Discussione sulle linee generali delle mozioni Zanella ed altri n. 1-00293 e Ilaria Fontana ed altri n. 1-00297 concernenti iniziative a tutela dell'ambiente e della salute in relazione alle sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) .
3. Discussione sulle linee generali della mozione Faraone ed altri n. 1-00401 concernente iniziative volte a reintrodurre il cosiddetto "Bonus Renzi", al fine di sostenere il potere d'acquisto delle fasce più deboli della popolazione .
4. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
S. 1233 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione che istituisce l'Organizzazione internazionale per gli ausili alla navigazione marittima, con Allegato, fatta a Parigi il 27 gennaio 2021 (Approvato dal Senato). (C. 2189)
Relatore: FORMENTINI.
La seduta termina alle 11,20.