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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 12 marzo 2025

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La III e la VII Commissione,

   premesso che:

    la disciplina dell'attività degli istituti italiani di cultura all'estero e degli interventi per la promozione della cultura e della lingua italiana è posta dalla legge 22 dicembre 1990, n. 401: le finalità della normativa sono fissate dall'articolo 2, in base al quale «la Repubblica promuove la diffusione all'estero della cultura e della lingua italiana onde contribuire allo sviluppo della reciproca conoscenza fra i popoli, nel quadro più generale dei rapporti tra il nostro Paese e la comunità degli altri Stati»;

    la responsabilità istituzionale per il perseguimento di tali finalità è posta in capo al Ministero degli affari esteri, ferme restando le competenze previste dalle leggi vigenti per la Presidenza del Consiglio dei ministri e per le singole amministrazioni dello Stato;

    occorre segnalare che il recente decreto del Presidente della Repubblica 19 maggio 2010, n. 95, di riorganizzazione del dicastero, a norma dell'articolo 74 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 ha operato una profonda ristrutturazione dell'articolazione del Ministero degli affari esteri, che ha comportato tra l'altro la soppressione della direzione generale per la promozione culturale e la creazione di una direzione generale per la promozione del sistema Paese: a norma dell'articolo 5, comma 5, la Direzione cura, tra l'altro, «la diffusione della lingua, della cultura, della scienza, della tecnologia e della creatività italiane all'estero, anche attraverso il coordinamento e la gestione della rete degli istituti di cultura e degli addetti scientifici»;

    per quanto concerne le funzioni specifiche del Ministero degli affari esteri, delineate all'articolo 3 della legge n. 401 del 1990, esse consistono anzitutto nella definizione degli accordi sugli scambi culturali con gli altri Stati, e nella cura della loro attuazione. Il Ministero, inoltre, promuove il coordinamento da un lato delle amministrazioni dello Stato e degli enti e istituzioni pubblici, e dall'altro delle associazioni, fondazioni e privati, al fine della massimizzazione della promozione culturale dell'Italia all'estero. Il Ministero provvede altresì all'istituzione ed eventuale soppressione degli istituti italiani di cultura all'estero, la cui attività è sottoposta all'indirizzo e alla vigilanza nell'amministrazione degli affari esteri tramite le rappresentanze diplomatiche e gli uffici consolari;

    la legge n. 401 del 1990, all'articolo 7, prevede che gli Istituti italiani di cultura all'estero siano istituiti nelle capitali e nelle principali città degli Stati con i quali l'Italia intrattiene relazioni diplomatiche: come sopra richiamato, gli Istituti sono istituiti e soppressi con decreto del Ministro degli affari esteri, e nei limiti delle risorse finanziarie previste nell'apposito capitolo di bilancio del Ministero. Pur sottoposti alla funzione di vigilanza dell'amministrazione degli affari esteri, gli istituti godono di autonomia operativa e finanziaria, con controllo consuntivo della Corte dei conti sui bilanci annuali;

    un regolamento emanato con decreto del Ministro degli affari esteri, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro della funzione pubblica, detta i criteri generali dell'organizzazione e del funzionamento degli istituti, si tratta in effetti del decreto ministeriale 27 aprile 1995, n. 392, che reca il regolamento sull'organizzazione, il funzionamento e la gestione finanziaria ed economico-patrimoniale degli Istituti italiani di cultura all'estero;

    tale regolamento prevede, tra l'altro, l'obbligo per gli istituti di trasmettere annualmente al Ministero degli affari esteri e al Ministero dell'economia e delle finanze, tramite la rappresentanza diplomatica o l'ufficio consolare territorialmente competente, il conto consuntivo, con acclusa una relazione sulle attività poste in essere;

    la dotazione finanziaria di ciascun Istituto è stabilita dal Ministro degli affari esteri mediante ripartizione dell'apposito stanziamento di bilancio annuale. Gli Istituti di cultura, in vista di specifiche attività o settori di studio e ricerca, incluse quelle relative all'insegnamento della lingua italiana, possono creare proprie sezioni distaccate a valere sui fondi già stanziati per l'Istituto fondatore: ciò è tuttavia possibile agli Istituti solo dopo l'autorizzazione del Ministro degli affari esteri di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentita l'autorità diplomatica competente per territorio. La gestione finanziaria e patrimoniale delle sezioni distaccate è responsabilità dei direttori degli istituti fondatori;

    presso ogni istituto di cultura è istituito un fondo scorta per i pagamenti e le spese necessarie al funzionamento dell'istituto medesimo, il cui iniziale ammontare è stabilito con decreto del Ministro degli affari esteri di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, che valutano le esigenze dei vari istituti anche sulla base dei consuntivi degli anni precedenti. Il citato regolamento adottato con decreto ministeriale 27 aprile 1995, n. 392, disciplina anche le modalità di gestione dei fondi scorta e del loro adeguamento mediante utilizzo delle entrate ordinarie degli Istituti;

    ai sensi dell'articolo 8 della richiamata legge n. 401 del 1990, tra le principali funzioni degli Istituti italiani di cultura all'estero figurano:

     a) stabilire contatti con le istituzioni e personalità del mondo culturale e scientifico del paese ospitante, favorendo tutte le iniziative volte alla conoscenza della cultura italiana e alla collaborazione culturale e scientifica, fornendo anche le relative documentazioni e informazioni;

     b) promuovere iniziative, manifestazioni culturali e mostre; sostenere iniziative per lo sviluppo culturale della comunità italiane all'estero, onde agevolare tanto la loro integrazione nel paese ospitante quanto il legame culturale con la madrepatria;

     c) assicurare collaborazione a studiosi e studenti italiani nelle loro attività di ricerca e studio all'estero;

     d) favorire iniziative per la diffusione della lingua italiana all'estero, anche mediante la collaborazione dei lettori di italiano nelle università del paese ospitante;

    è prevista la possibilità (articolo 9) di istituire comitati di collaborazione culturale presso gli istituti, che contribuiscano alle loro attività, i direttori degli istituti formulano le proposte di costituzione dei Comitati e di nomina dei loro componenti, e le sottopongono all'approvazione delle autorità diplomatiche italiane territorialmente competenti. Dei comitati possono essere chiamati a far parte a titolo onorifico sia esponenti dei paesi ospitanti particolarmente interessati ed esperti nella cultura italiana, sia qualificati esponenti delle comunità italiane in loco;

    i Direttori degli istituti (articolo 14) sono nominati, di norma fra il personale direttivo dell'area della promozione culturale, e acquisito il parere della Commissione nazionale per la promozione della cultura italiana all'estero, con decreto del Ministro degli affari esteri, che tiene conto, anche in vista della destinazione geografica, delle competenze relative all'area di riferimento e delle aspirazioni espresse dall'interessato. La funzione di direttore può essere anche conferita, soprattutto in relazione alle esigenze di particolari sedi, a persone di prestigio culturale e provata competenza in ordine all'organizzazione della promozione culturale (articolo 14, comma 6);

    al direttore competono importanti funzioni (articolo 15) come quella di rappresentare l'istituto, mantenerne i rapporti con l'esterno e recare la responsabilità delle attività da esso svolte, che il direttore programma e coordina sottostando alle funzioni di indirizzo e vigilanza in capo al Ministero degli affari esteri;

    in particolare, il direttore di ciascun istituto mantiene i rapporti con le autorità diplomatiche italiane competenti per territorio, predispone annualmente il programma di attività e dà impulso alle relative iniziative e manifestazioni, si incarica di assicurare adeguate iniziative linguistiche e culturali in riferimento alle comunità italiane in loco, provvede all'organizzazione dei servizi e del personale nonché alla gestione finanziaria e patrimoniale dell'istituto di competenza, predispone un rapporto annuale sull'attività svolta che verrà inoltrato tramite la rappresentanza diplomatica o l'ufficio consolare competente, predispone il bilancio preventivo e consuntivo da sottoporre annualmente al Ministero degli affari esteri sempre tramite le competenti autorità diplomatiche;

    è previsto altresì che gli organi centrali ed i vari istituti di cultura possano stipulare convenzioni, nel caso si richiedano specifiche competenze non reperibili presso il personale di ruolo, per l'acquisizione di consulenze da parte di specialisti: ciò potrà avvenire solo per il tempo necessario allo svolgimento di tali attività e nei limiti delle disponibilità di bilancio;

   le risorse attualmente disponibili per l'attività di promozione della lingua e della cultura italiana all'estero ammontano ad un totale nominale di circa 160 milioni di euro. 130 milioni di essi sono destinati a retribuzioni del comparto delle scuole all'estero, mentre gli altri 30 milioni sono per le iniziative vere e proprie di promozione linguistica culturale;

    la proiezione culturale dell'Italia all'estero può avere come punto di forza quello delle sue Università, che sono internazionalmente riconosciute come eccellenti: le nuove modalità di insegnamento telematico, che oramai riguardano le Università italiane e straniere più importanti, permettono di avere studenti in ogni parte del mondo; favorire questo processo è una azione importantissima di politica culturale nazionale, particolarmente rilevante nei confronti di aree come l'Africa;

    l'utilizzazione degli istituti di cultura all'estero e dei sistemi dei servizi consolari per permettere la frequenza in via telematica delle Università nazionali da parte di residenti in altri Stati viene da molti anni sistematicamente perseguita, con grande successo, da Paesi come la Spagna, il Messico, e molti altri,

impegnano il Governo:

   ad adottare iniziative, anche di carattere normativo, per migliorare la dotazione finanziaria e di personale degli Istituti italiani di cultura;

   ad adottare iniziative, anche di carattere normativo, per garantire che l'accertamento dell'identità degli studenti stranieri iscritti alle università italiane, ai fini di profitto e di laurea da svolgersi per via telematica, possa essere effettuato, nei rispettivi paesi di residenza, dai consolati italiani e dalle società concessionarie per l'esternalizzazione del servizio visto.
(7-00284) «Tremonti, Mollicone».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   BARBAGALLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 11-ter del decreto-legge n. 44 del 2021, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 76 del 2021, al fine di attuare il rapido ricollocamento abitativo delle persone che vivono nella baraccopoli della città di Messina, ha nominato il prefetto di Messina quale commissario straordinario del Governo, autorizzando la spesa complessiva di 100 milioni di euro;

   successivamente, ai sensi dell'articolo 18 del decreto-legge 29 dicembre 2022, n. 198, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 14 del 2023, la funzione è stata attribuita al presidente della Regione Siciliana, cui è stata data la facoltà di avvalersi di un sub-commissario;

   con decreto n. 1 del 2 marzo 2023 il commissario straordinario ha nominato, quale sub-commissario l'avvocato Marcello Scurria, delegandogli funzioni per lo svolgimento del mandato fino al 31 dicembre 2024, prorogato con decreto n. 1 del 29 agosto 2024, contestualmente alla valutazione positiva degli obiettivi conseguiti, al 31 dicembre 2025;

   il commissario, dovendo provvedere al rapido ricollocamento abitativo ha delegato al sub-commissario l'attività di costruzione e acquisto degli alloggi da assegnare agli aventi diritto;

   in continuità con la precedente gestione commissariale, la struttura ha proceduto all'acquisto degli immobili sul libero mercato;

   a dicembre 2024, il sub-commissario, previa adeguata attività istruttoria, ha partecipato ad un'asta giudiziaria per l'acquisto di alloggi, formulando un'offerta pari al prezzo base previsto dall'avviso di vendita;

   alla medesima asta ha partecipato anche il comune di Messina, proponendo un prezzo inferiore, ma pare che l'asta sia stata aggiudicata alla struttura commissariale;

   il sindaco di Messina, inopinatamente, ha ritenuto di «segnalare» al commissario straordinario questione dell'asta, affermando che il sub-commissario avrebbe causato un danno erariale in palese concorrenza sleale con il comune di Messina;

   la comunicazione del sindaco di Messina ha avuto ampia eco sulla stampa;

   il sub-commissario, come richiesto dal commissario straordinario, ha trasmesso una dettagliata relazione, con la quale ha evidenziato, tra l'altro, che non avrebbe potuto in alcun modo «concordare» alcunché con altra e diversa pubblica amministrazione anche al solo fine di stabilire di non partecipare all'asta pubblica;

   la regola che presiede a tali procedure è che i partecipanti non sappiano chi sono gli altri concorrenti, ogni ipotesi di accordo collusivo idoneo a condizionare l'andamento della procedura, fosse anche preordinato alla desistenza di uno dei partecipanti o all'asservimento della propria offerta all'interesse di un altro partecipante, avrebbe costituito l'ipotesi di reato prevista dall'articolo 353 del codice penale (turbativa d'asta);

   il commissario straordinario per il risanamento delle baraccopoli di Messina ha concluso il procedimento adottando la revoca del sub-commissario, adducendo un presunto quanto inesistente «omesso raccordo preventivo» che gli avrebbe, addirittura, consentito di intervenire nella vicenda trovando una sintesi nell'interesse pubblico;

   come ampiamente riportato dalla stampa locale sono state numerose le manifestazioni di dissenso nei confronti del presidente della Regione Siciliana per la scelta di revoca dell'incarico, ritenuta sbagliata ed incomprensibile;

   quanto su esposto appare all'interrogante lesivo del decoro dell'istituzione che il presidente della regione è delegato a rappresentare. La decisione di revocare il sub-commissario appare all'interrogante certamente non condivisibile e censurabile –:

   se il Presidente del Consiglio dei ministri sia a conoscenza dei fatti esposti e non ritenga di chiarire quali siano le reali motivazioni che hanno spinto alla revoca del sub-commissario;

   se non ritenga necessario valutare la sussistenza dei presupposti per l'avvio di opportune iniziative, anche di carattere ispettivo, mediante un'indagine approfondita, con particolare riferimento a quanto accaduto e descritto, volte a far luce sulla correttezza e legittimità delle procedure amministrative adottate dal Commissario straordinario del Governo.
(3-01812)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BONAFÈ. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   l'ultima relazione della Corte dei conti fa emergere alcune evidenti criticità relative all'attuazione del PNRR: al 30 settembre 2024 i fondi spesi (57,7 miliardi di euro) sono circa il 30 per cento delle risorse totali assegnate all'Italia;

   a seguito delle ripetute revisioni del piano sarà quindi necessario, per la giustizia contabile, una ulteriore riprogrammazione della spesa. Di conseguenza, l'erogazione di una parte dei fondi inizialmente prevista per il 2024 è stata posticipata al biennio 2025-2026;

   tali ritardi potrebbero quindi causare la realizzazione dei progetti completati ben oltre la data di scadenza individuata a livello comunitario;

   aggiuntivi ritardi potrebbero essere poi prodotti da ulteriori cause non imputabili all'ente pubblico appaltante: come ad esempio i fallimenti di imprese che necessiterebbero di nuove gare per la prosecuzione dei lavori nei cantieri;

   in questo caso, qualora venisse sforata la tempistica fissata in sede comunitaria, gli enti locali interessati sarebbero costretti a ripagare tutte le tranche dei finanziamenti concessi per l'opera;

   si tratta di situazioni non imputabili in alcun modo alla responsabilità della stazione appaltante, ma che potrebbero causare gravissimi dissesti economici ai comuni interessati, soprattutto di piccole dimensioni. Oltre a comportare disagi per la comunità territoriale che non potrebbe beneficiare dell'opera originariamente finanziata dal PNRR;

   queste criticità si stanno già verificando sui territori come ad esempio nel comune di Barberino Tavarnelle con la nuova scuola primaria nel borgo di San Donato in Poggio, da ultimare entro il 31 marzo 2026;

   si tratta di una struttura innovativa, sicura e sostenibile che può ospitare fino a 130 bambini e concepita come centro civico aperto alla cittadinanza, è dotata di mensa, palestra, auditorium e area esterna per attività ambientali;

   le risorse stanziate ammontano a 3,2 milioni di euro, di cui 2,4 da fondi PNRR e 800 mila euro stanziati dal comune di Barberino Tavarnelle. Consegnati a marzo 2024, i lavori sono iniziati nel giugno successivo. Nell'ottobre 2024, però, a metà degli scavi, la ditta che si era aggiudicata l'appalto si è dileguata. Un abbandono del cantiere «senza giustificazioni né comunicazioni», spiegano dall'amministrazione comunale. Inevitabile la decisione di rescindere il contratto, seguita dalla notizia che l'azienda era fallita;

   appare quindi necessario prevedere in tali casi l'attivazione di un fondo statale finalizzato al completamento di opere pubbliche previste dal PNRR e le cui risorse sono destinate agli enti locali (con particolare riferimento ai comuni di piccole e medie dimensioni) che hanno registrato ritardi e conseguentemente perso la possibilità di utilizzare i finanziamenti europei, a seguito di comprovate cause non imputabili alla stazione appaltante;

   nel corso dell'esame parlamentare di alcuni provvedimenti sono stati presentati emendamenti in questa direzione poi però respinti;

   in data 18 febbraio 2025 alla Camera è stato accolto un ordine del giorno (numero 9/2184-A/68) che impegna il Governo a «istituire un fondo o individuare altre misure finalizzate al completamento dei lavori a favore degli edifici pubblici già previsti dal PNRR» –:

   se sia a conoscenza dei fatti relativi in premessa e quali iniziative urgenti, anche di carattere normativo, intenda assumere al fine di istituire, coerentemente con gli impegni assunti con il citato ordine del giorno (numero 9/2184-A/68), un fondo finalizzato al completamento di edifici pubblici previsti dal PNRR, le cui risorse siano destinate agli enti locali (con particolare riferimento ai comuni di piccole e medie dimensioni) che hanno registrato ritardi e conseguentemente perso la possibilità di utilizzare i finanziamenti europei, a seguito di comprovate cause non imputabili alla stazione appaltante.
(5-03707)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CARAMIELLO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   l'Ente nazionale della cinofilia italiana (Enci), riconosciuto con regio decreto 13 giugno 1940, n. 1051 e sottoposto alla vigilanza del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, è un'associazione di allevatori a carattere tecnico-economico che ha lo scopo di tutelare le razze canine riconosciute pure, migliorandone e incrementandone l'allevamento, nonché disciplinandone e favorendone l'impiego e la valorizzazione ai fini zootecnici, oltre che sportivi;

   la tenuta dei libri genealogici per specie e razza è normata dal decreto legislativo n. 529 del 1992, il cui articolo 2 stabilisce che le associazioni di razza devono normarsi dei disciplinari approvati dal competente Ministero;

   a seguito della messa in onda (in data 5 gennaio 2025) da parte della trasmissione Report di un servizio su Enci (Ente nazionale cinofilia italiana), in cui si denunziava anche l'alterazione dei libri genealogici, il Ministero interrogato, in una risposta fornita a mezzo stampa, riportava a giudizio dell'interrogante erroneamente che, relativamente ai libri genealogici «non si può considerare attività pubblica vera e propria»;

   l'interrogante evidenzia che tale affermazione collima con quanto disposto dall'articolo 10-quater del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 194, convertito con legge 26 febbraio 2010, n. 25, secondo cui: «i libri genealogici ed i registri anagrafici di cui all'articolo 2, comma 1, del decreto legislativo n. 529 del 1992, sono da intendersi pubblici e, in tal senso, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali può esercitare il potere sostitutivo»;

   inoltre, la Sentenza del Consiglio di Stato n. 250 del 2016 stabilisce, a pagina 11, che «il fatto che l'associazione in questione svolga funzioni pubbliche (o di pubblico interesse), certamente la assoggetta al cosiddetto “potere di vigilanza” della P.A.; e, nella specie, al potere di vigilanza del Ministero al quale perciostesso è devoluta la cura degli interessi pubblici “coinvolti” dall'attività (pubblicistica) dell'Ente in questione»;

   del resto, con l'articolo 2, comma 1, del decreto legislativo n. 529 del 1992, il legislatore ha definitivamente chiarito a riguardo, fornendo così un'interpretazione autentica della normativa di settore in vigore che:

    1) i libri genealogici e i registri anagrafici (di cui all'articolo 2, comma 1, del decreto legislativo n. 529 del 1992) sono da intendersi pubblici (pagina 13 Sentenza 250 del 2016);

    2) il Ministero per le politiche agricole e alimentari e forestali può esercitare il potere sostitutivo;

   il che significa che ove si verifichino fatti o eventi che ledono o pongono in pericolo l'interesse pubblico alla corretta gestione dei predetti libri genealogici, il Ministero competente ben può intervenire «in via sostitutiva»;

   l'interrogante è stato notiziato dal signor Fabrizio Bocchino del fatto che quest'ultimo, nel mese di dicembre 2017 aveva informato il Ministero delle politiche agricole e forestali, anche attraverso un esposto rivolto al Disr VII Dipartimento Sviluppo Rurale del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, sui fatti che riguardavano alcune alterazioni del libro genealogico. Successivamente, la sentenza n. 7423 del 31 maggio 2024 del tribunale di Milano, affermava che: «Dalla lettura complessiva di questi scritti dell'imputato si rileva quindi in primo luogo che i fatti esposti dal Bocchino a fondamento delle sue rinnovate accuse a carico dell'Enci e dei suoi vertici erano o quantomeno apparivano, veri ed erano stati riferiti dall'imputato senza lacune o manipolazioni finalizzate a distorcere la realtà»;

   pertanto, l'interrogante condivide l'opportunità che venga nominato un Commissario ad acta, incaricato di svolgere specifiche attività in relazione alla gestione dei libri genealogici –:

   se il Ministero interrogato condivida l'opportunità, in forza del potere sostitutivo di cui alla sentenza n. 250 del 2016 del Consiglio di Stato, di adottare iniziative per la nomina di un commissario ad acta.
(5-03704)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazioni a risposta scritta:


   SERGIO COSTA, ILARIA FONTANA, CAPPELLETTI, PAVANELLI e CARAMIELLO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   l'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea) ai sensi della legge 23 luglio 2009, n. 99, e del proprio statuto, è un ente di diritto pubblico nazionale finalizzato alla ricerca e all'innovazione tecnologica, nonché alla prestazione di servizi avanzati alle imprese, alla pubblica amministrazione e ai cittadini nei settori dell'energia, dell'ambiente e dello sviluppo economico sostenibile;

   l'ente assolve altresì alle funzioni di agenzia per l'efficienza energetica, di cui al decreto legislativo 30 maggio 2008, n. 115 e svolge un ruolo cruciale nella ricerca sull'energia nucleare;

   l'Enea opera in piena autonomia per lo svolgimento delle funzioni istituzionali e, ai sensi dell'articolo 3 del decreto legislativo 25 novembre 2016, n. 218, è dotata di autonomia regolamentare e statutaria, rientrando nell'elenco degli enti pubblici di ricerca di cui all'articolo 1 del medesimo decreto;

   nell'esercizio delle descritte funzioni, l'Enea è attualmente sottoposta alla vigilanza del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica a cui la legge affida anche il compito di nominarne il presidente e il consiglio di amministrazione;

   il 21 settembre 2024 è scaduto il mandato di Gilberto Dialuce, nominato presidente dell'Agenzia con decreto del Ministro della transizione ecologica del 7 settembre 2022 fino alla data scadenza del consiglio di amministrazione in carica, prevista appunto il 21 settembre 2024. Il successivo 5 novembre 2024 è scaduto anche il termine della prorogatio;

   il consiglio di amministrazione, ai sensi dell'articolo 17-decies del decreto-legge 9 giugno 2021, n. 80, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 113 del 2021, era stato portato da tre a cinque componenti;

   l'Enea è uno dei principali enti di ricerca italiani, punto di riferimento per l'innovazione tecnologica e la sostenibilità. La sua missione è promuovere lo sviluppo scientifico e tecnologico del Paese, con particolare attenzione all'efficienza energetica, alle fonti rinnovabili, alla tutela ambientale e alla sicurezza nucleare;

   l'Enea è dotato di competenze multidisciplinari di eccellenza, ed opera in sinergia con imprese, istituzioni e università, fornendo soluzioni concrete per la transizione ecologica e digitale. Attraverso avanzate attività di ricerca, sperimentazione e trasferimento tecnologico, contribuisce a rendere l'Italia più competitiva a livello internazionale e a migliorare la qualità della vita dei cittadini;

   l'ente si distingue per la sua capacità di trasformare la scienza in applicazioni pratiche, supportando la sostenibilità industriale e l'innovazione in settori strategici come l'agricoltura, i materiali avanzati, la cybersecurity e la salute. Grazie ai suoi laboratori all'avanguardia e a una rete di collaborazioni nazionali e internazionali, l'Enea è un motore di progresso e sviluppo, fondamentale per il futuro dell'Italia e dell'Europa;

   appare quantomeno sorprendente che un ente di ricerca così importante – che andrebbe messo nelle migliori condizioni di operatività in particolar modo in questa fase storica, che vede una particolare attenzione alle scelte di politica energetica del Paese – sia da oltre quattro mesi privo di un presidente e di un consiglio di amministrazione –:

   se e quando intendano procedere alla nomina del presidente e del consiglio di amministrazione di Enea al fine di restituirne al più presto la piena e completa efficienza.
(4-04571)


   ALFONSO COLUCCI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi mesi ha suscitato attenzione il progetto «Fiumicino Waterfront», che prevede la realizzazione di un imponente porto crocieristico a Isola Sacra, nel comune di Fiumicino. L'iniziativa, frutto di una joint venture tra la compagnia Royal Caribbean e il fondo di investimento Icon Infrastructure, contempla la costruzione di un molo destinato ad accogliere le gigantesche navi da crociera classe Oasis, capaci di trasportare fino a 5.400 passeggeri e con una stazza di oltre 226.000 tonnellate. Il progetto prevede anche ormeggi per circa 700 imbarcazioni di piccole dimensioni;

   secondo le autorità locali, il progetto rappresenterebbe una opportunità di sviluppo economico, in grado di generare circa 7.000 nuovi posti di lavoro tra le fasi di costruzione e operative. Tuttavia, tali prospettive si scontrano con preoccupazioni espresse da cittadini, associazioni ambientaliste e residenti, che denunciano i possibili impatti ambientali dell'opera;

   una delle principali criticità riguarda l'alterazione del litorale e l'erosione costiera, problema già acutizzatosi con la costruzione, nel 2010, della diga foranea di Isola Sacra, lunga 800 metri e realizzata nell'ambito del progetto di ampliamento del porto commerciale di Fiumicino, che ha modificato le correnti marine contribuendo alla progressiva erosione di oltre 2 chilometri delle spiagge vicine, in particolare Focene e Fregene. Secondo uno studio condotto dall'Ispra, la costruzione della diga ha già causato la perdita di circa il 30 per cento della superficie sabbiosa del litorale: il timore è che i nuovi interventi portuali, come il dragaggio per estrarre oltre 3 milioni di metri cubi di sabbia dai fondali marini per consentire l'accesso delle grandi navi da crociera possano aggravare ulteriormente la situazione, compromettendo ecosistemi già fragili;

   oltre agli impatti sul paesaggio costiero e sulla biodiversità marina, le preoccupazioni riguardano anche il contesto urbano: si stima che l'arrivo di crocieristi, destinati per lo più a raggiungere Roma distante circa 20 chilometri, potrebbe generare un incremento considerevole del traffico di mezzi pesanti e turistici, con un impatto negativo sulla qualità dell'aria causato dall'aumento delle emissioni di CO2 nell'area con una ricaduta sulla vivibilità dei centri limitrofi – ivi inclusi inquinamento acustico e gestione dei rifiuti;

   a tali criticità si aggiunge la recente costruzione di un muro di cemento lungo 500 metri e alto 2,5 lungo il canale navigabile di Fiumicino, che dovrebbe servire a delimitare parte del porto turistico, già definita «ecomostro» da parte di residenti e associazioni in quanto alterante dell'equilibrio paesaggistico e ambientale. Preoccupa che tale muro possa compromettere il flusso idrico del canale, con ripercussioni sull'ecosistema fluviale –:

   quali valutazioni ambientali siano state condotte per garantire la sostenibilità del progetto e se siano stati considerati gli effetti cumulativi con le infrastrutture preesistenti, come la diga foranea di Isola Sacra;

   quali misure di mitigazione siano state previste per affrontare il rischio di erosione costiera e la salvaguardia della biodiversità marina, con particolare riferimento agli effetti del dragaggio di oltre 3 milioni di metri cubi di sabbia;

   se e come siano state valutate le conseguenze sia gestionali che relative all'inquinamento atmosferico e acustico derivanti dall'incremento del traffico turistico, e quali strategie siano state pianificate per contenere tali impatti;

   se i Ministri interrogati intendano promuovere una consultazione pubblica, coinvolgendo attivamente le comunità locali e le associazioni ambientaliste;

   quali iniziative per quanto di competenza si intendano intraprendere per valutare l'impatto ambientale e paesaggistico del muro di cemento costruito lungo il canale navigabile e se si ritenga necessario adottare provvedimenti correttivi a tutela del territorio;

   se sia stata svolta, per quanto di competenza, una valutazione dell'istruttoria complessiva nell'ambito del procedimento di valutazione di impatto ambientale, e quale sia stato l'esito di tale valutazione.
(4-04580)

CULTURA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TONI RICCIARDI e MANZI. — Al Ministro della cultura, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   si apprende con molta preoccupazione che l'università di Leiden, la più antica dei Paesi Bassi ha deciso di chiudere il dipartimento di italiano;

   l'insegnamento dell'italiano presso le università olandesi ha una lunghissima tradizione, tant'è che la prima cattedra fu istituita a Utrecht poco più di cento anni fa, a cui seguirono appunto Leiden, Nimega, Groninga, Amsterdam;

   tutte le più importanti università hanno offerto nel corso del tempo corsi di laurea in italianistica, con lezioni tenute in italiano;

   progressivamente l'italiano è scomparso e Amsterdam ha trasformato il corso di laurea in lingua e cultura italiana in un corso di cultura italiana in olandese e inglese;

   la laurea in italianistica almeno fino a quest'anno era conseguibile solo presso gli atenei di Utrecht e Leiden;

   è paradossale che venga cancellato il corso di italiano dall'università che conserva nella propria biblioteca gli scritti di Galileo Galilei sfuggiti alla censura e pubblicati proprio nei Paesi Bassi;

   sono partite una serie di petizioni per chiedere il mantenimento dei corsi in lingua italiana e autorevoli intellettuali, a partire da Salvatore Settis con un editoriale pubblicato da La Stampa in data 11 marzo 2025 stanno protestando per questa decisione del mondo accademico olandese;

   questa decisione va inquadrata nell'ambito di una più ampia e pericolosa dinamica che vede progressivamente marginalizzata la lingua italiana dai percorsi di studio, e non solo accademici, in Europa –:

quali tempestive e opportune iniziative il Governo italiano, per quanto di competenza, intenda assumere in merito alla vicenda riportata in premessa e per tutelare e promuovere la lingua e la cultura italiana in Olanda e in maniera più ampia in tutto il contesto europeo e non solo.
(5-03706)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   AMENDOLA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   vi è molta preoccupazione e incredulità in merito alla notizia che dopo ben 33 anni di attività chiude la Comunità Emmanuel in località «Siano» di Genzano di Lucania;

   la suddetta Comunità è un importantissimo centro di recupero di ragazze e ragazzi con problemi di tossicodipendenza che va ben oltre i confini regionali;

   da quanto si apprende anche da organi di informazione, la cessazione sarebbe dovuta all'impossibilità di far fronte alla richiesta di fitto da parte del demanio dello Stato (per oltre 70 mila euro) per l'utilizzo della struttura (realizzata agli inizi degli anni '60 dall'ex Esab) senza tener conto degli interventi sostenuti direttamente dalla stessa comunità per rendere il centro così come è oggi;

   da quando ha iniziato la sua attività, sono stati ospitati ben 2000 ragazzi con un impatto benefico sul recupero in termini di salute e sociale degli stessi e con un impatto rilevante anche dal punto di vista economico ed occupazionale per il territorio –:

   in considerazione di quanto riportato in premessa, quali iniziative i Ministri interrogati intendano assumere, per quanto di competenza, al fine di scongiurare la chiusura della comunità consentendole invece di poter proseguire la propria attività al servizio dei giovani in difficoltà da dipendenza.
(5-03705)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BONELLI e ZARATTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il passaggio del ciclone tropicale «Alfred» per la costa orientale dell'Australia ha portato con sé inondazioni devastanti e danni estesi;

   secondo una ricerca pubblicata su Nature questo tipo di evento a causa del cambiamento climatico sarà più frequente nell'Atlantico e nel Mediterraneo;

   le forti piogge e i venti intensi hanno causato più di 150 incidenti in sole 24 ore e lasciato centinaia di migliaia di persone senza elettricità sulla costa orientale dell'Australia. Il bilancio è stato reso drammatico dalla morte di un uomo;

   il ciclone Alfred è solo un altro esempio di come i cambiamenti climatici in atto, possano causare danni devastanti, mettendo alla prova la resilienza delle infrastrutture e dei servizi di emergenza; l'evento arriva in un momento in cui gli scienziati stanno cercando di capire meglio come evolveranno questi fenomeni. Uno studio pubblicato su Nature ha rivelato che nei prossimi dieci anni i cicloni tropicali diventeranno sempre più forti e frequenti;

   secondo lo studio, utilizzando nuove tecnologie di previsione climatica sviluppate dal Met Office del Regno Unito, si prevede che il numero di cicloni rispetto agli anni '70 nell'area atlantica e mediterranea potrebbe più che raddoppiare;

   il cambiamento climatico e il riscaldamento delle temperature superficiali dei mari stanno creando condizioni più favorevoli per la formazione proprio di cicloni tropicali;

   le imprese hanno ancora poche settimane per mettersi in regola con la disposizione della legge di bilancio 2024 (legge n. 213 del 2023, articolo 1, commi 101 e seguenti) che prevede l'obbligo di stipulare una polizza contro gli eventi calamitosi. La scadenza originaria del 31 dicembre 2024 è stata posposta al 31 marzo 2025 dal decreto-legge cosiddetto Milleproroghe;

   la norma prevede che tutte le imprese, con la sola eccezione di quelle agricole, con sede legale in Italia, o con stabile organizzazione nel territorio nazionale, e che risultino iscritte al registro delle imprese, debbano avere una copertura dei danni ai beni immobili, impianti e macchinari causati da eventi come terremoti, alluvioni, frane, inondazioni ed esondazioni, che si verificano su tutto il territorio nazionale;

   sono obbligate anche le imprese individuali e le società di persone, mentre sono esentate tutte le imprese che posseggano immobili gravati da abuso edilizio. Suona curioso ma è perfettamente logico: i danni non sarebbero indennizzabili in nessun caso con fondi pubblici;

   non ci sono sanzioni dirette in caso inadempienza, ma di fatto non ci si può sottrarre perché le imprese rischiano di perdere gli indennizzi in caso di eventi avversi e non solo: la norma prevede che la polizza sia discriminante «nell'assegnazione di contributi, sovvenzioni o agevolazioni di carattere finanziario a valere su risorse pubbliche anche con riferimento riguardanti eventi calamitosi». Ma l'espressione «anche in riferimento» significa che si possono perdere contributi pubblici a qualsiasi titolo erogati;

   inoltre, la mancanza di una copertura assicurativa potrebbe avere conseguenze immediate molto gravi sulla vita dell'impresa, perché le banche potrebbero giudicare l'esposizione troppo rischiosa e non erogare credito;

   le imprese possono contrattare limiti di indennizzo e franchigie, la legge però prevede che per somme assicurate fino a un milione di euro il massimale di indennizzo possa essere anche pari al valore assicurato, mentre per polizze di valore compreso tre 1 milione e 30 milioni di euro il limite di indennizzo non può essere inferiore al 70 per cento della somma assicurata –:

   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, si intendano adottare, fino a prevedere la revoca per tutti i nulla osta rilasciati ai sensi del decreto legislativo n. 81 del 2008, nei confronti delle imprese che ancora oggi, con grave pericolo per i dipendenti, operano in strutture gravate da abuso edilizio;

   quante siano a oggi le aziende e imprese che hanno stipulato una polizza contro gli eventi calamitosi.
(4-04572)


   BARBAGALLO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con deliberazione del consiglio comunale n. 34 del 26 ottobre 2021 è stato approvato il bilancio di previsione pluriennale 2021-2023 per il comune di Fiumefreddo;

   con la successiva delibera del consiglio comunale n. 40 del 14 dicembre 2021 viene dichiarato il dissesto finanziario del comune di Fiumefreddo;

   con decreto del Presidente della Repubblica in data in data 11 marzo 2022 è nominata su proposta del Ministero dell'interno, la commissione straordinaria di liquidazione per l'amministrazione e gestione dell'indebitamento pregresso e per l'estinzione dei debiti dell'ente;

   il servizio di riscossione costituisce l'asse dell'autonomia finanziaria dell'ente locale perché volto a garantire l'esazione delle entrate necessarie a finanziare la spesa pubblica;

   considerato il numero di posizioni debitorie giacenti si è ritenuto necessario, al fine di non pregiudicare il recupero dei crediti che andava in prescrizione, con determinazione n. 67 del 30 settembre 2022, di affidare il servizio di riscossione coattiva alla società Area Srl fino al 31 dicembre 2023;

   nel dettaglio, attraverso lo strumento della determina di seguito sono elencate le ingenti somme in euro impegnate: la n. 86 del 2 dicembre 2022 euro 81.867,36 con la n. 52 del 18 luglio 2024 euro 91.500,00 con la n. 75 del 24 ottobre 2024 euro 97.600,00 e infine con la n. 8 del 20 gennaio 2025 vengono impegnati euro 200.872,84 per un totale complessivo di euro 470.840,20;

   alla luce dei fatti fin qui esposti l'interrogante si chiede, considerato che in data 31 dicembre 2023 scadeva il contratto con la società Area Srl, se sia stato giusto affidare alla stessa società il recupero dei crediti –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda assumere in relazione ai fatti esposti in premessa.
(4-04582)

FAMIGLIA, NATALITÀ E PARI OPPORTUNITÀ

Interrogazione a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   il bonus nido, introdotto per la prima volta con legge n. 232 dell'11 dicembre 2016, è un contributo economico erogato dall'Inps, finalizzato ad aiutare le famiglie a coprire in tutto o in parte le spese per la frequenza di asili nido pubblici e privati, o a sostenere i costi dell'assistenza domiciliare per bambini affetti da gravi patologie, mettendo a disposizione fino a 3 mila euro annui in base alle soglie Isee della famiglia richiedente;

   questa misura rappresenta un importante sostegno economico per molte famiglie e il suo corretto funzionamento è fondamentale per il supporto alle stesse;

   nell'articolo 1 della legge di bilancio dell'anno 2025, ai commi 209-211, sono stanziati 102 milioni di euro destinati al bonus nido per l'anno 2025;

   l'erogazione del contributo può iniziare solamente dopo la presentazione della domanda tramite l'apposita piattaforma online sul sito Inps, che di solito è disponibile a partire dal mese di febbraio;

   a oggi la domanda per il bonus nido risulta bloccata, in quanto non è possibile accedere alla piattaforma online dedicata, e non è ancora stata fornita alcuna data ufficiale di apertura;

   il bonus è suddiviso in undici mensilità, dal mese di febbraio al mese di dicembre, e il pagamento mensile non può mai essere più alto del valore delle singole rette; pertanto, un ritardo nell'apertura della piattaforma implica un importo annuale inferiore rispetto a quello erogato negli anni precedenti, a meno che non vengano adottate misure per recuperare le mensilità perse; Inps non ha fornito nessuna comunicazione in merito all'apertura della piattaforma o chiarimenti sull'eventuale retroattività del contributo, lasciando molte famiglie nell'incertezza riguardo all'effettivo ammontare del contributo che potranno ricevere;

   la preoccupazione delle famiglie è legittima e necessita chiarimenti –:

   se i ministri interrogati intendano rendere nota la data di apertura della piattaforma Inps dedicata alla richiesta del bonus nido 2025, e se intendano predisporre specifiche misure volte a garantire l'erogazione del contributo per tutte e undici le mensilità, al fine di supportare al meglio le famiglie in difficoltà economica, recuperando le mensilità perse a causa del ritardo nell'apertura della piattaforma.
(4-04578)

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   il 24 luglio 2017 il tribunale di Genova ha condannato per truffa ai danni dello Stato il fondatore della Lega Nord, Umberto Bossi, e l'ex tesoriere del partito, Francesco Belsito, disponendo di procedere alla confisca di 49 milioni di euro al partito, a titolo di risarcimento per i rimborsi ingiustamente riscossi nel periodo 2008-2010;

   nel novembre 2018, al termine del processo di secondo grado sulla maxi truffa ai danni dello Stato la Corte d'appello di Genova ha confermato le condanne a un anno e 10 mesi per l'ex segretario federale Umberto Bossi e a 3 anni e nove mesi per l'ex tesoriere Francesco Belsito, confermando anche la confisca diretta nei confronti della Lega Nord per 49 milioni di euro;

   ad agosto 2019 la Corte di cassazione ha stabilito la prescrizione dei reati per Belsito e Bossi, confermando tuttavia definitivamente la confisca dei 49 milioni per la Lega Nord;

   come riportano fonti stampa dell'epoca, a settembre 2018 gli avvocati della Lega Nord e la Procura di Genova avrebbero raggiunto una sorta di «accordo» per la restituzione dei 49 milioni, che prevedeva il versamento da parte della Lega Nord su un conto a disposizione della Guardia di finanza di 100 mila euro ogni due mesi (per un totale di 600 mila euro l'anno) come risarcimento dei milioni truffati, al netto di quelli già confiscati. Secondo i calcoli del Corriere della Sera, pubblicati a settembre 2018, sarebbero serviti circa 76 anni allo Stato per vedersi restituita l'intera somma oggetto della confisca –:

   se i Ministri siano in grado di precisare, per quanto di competenza, quanto la Lega Nord ha versato sino a oggi dei 49 milioni di euro oggetto della confisca in attuazione della sentenza della Corte di cassazione in merito.
(2-00570) «Bonelli, Zanella».

Interrogazioni a risposta scritta:


   SOUMAHORO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 7 marzo 2025 l'interrogante ha effettuato una visita ispettiva nel carcere femminile di Roma Rebibbia per verificare le condizioni di detenzione e lo stato della struttura;

   dalle molte testimonianze raccolte, alcune di esse sono state particolarmente drammatiche. C'è Pamela, ad esempio, che vive con una stomia sull'addome e non riesce ad accedere alle visite specialistiche necessarie per la sua patologia. C'è poi la storia di Chiara, che convive con una patologia psichica che sarebbe incompatibile con il carcere. E ancora Maria che soffre di un grave problema vertebrale;

   il quadro generale purtroppo si aggrava ulteriormente a causa del sovraffollamento, vi sono infatti un totale di 396 donne a fronte di soli 271 posti. Questo fa sì che il personale amministrativo, sanitario e penitenziario sia insufficiente per far fronte alle molteplici esigenze delle persone trattenute;

   dalla visita è emerso che manca l'acqua calda e non funziona il riscaldamento in alcune celle, mentre la struttura soffre di una perenne mancanza di personale penitenziario ed amministrativo. In particolare, manca il personale per effettuare le scorte per le visite mediche specialistiche programmate presso le strutture sanitarie e l'ambulatorio presente in loco non è in grado fornire tali prestazioni specialistiche per mancanza di attrezzature e personale. Al personale non è previsto in dotazione macchina per scansionare i documenti;

   ad opinione dell'interrogante occorrerebbero iniziative straordinarie finalizzate al rispetto della dignità delle donne che scontano la loro pena nella struttura romana e che hanno diritto, come tutti, ad accedere alle cure di cui necessitano e di vivere in un ambiente adatto, che non renda ancora più penosa la loro detenzione –:

   se i Ministri interrogati non intendano assumere iniziative di competenza urgenti al fine di risolvere le problematiche esposte in premessa riguardanti l'istituto penitenziario femminile di Rebibbia;

   se il Ministro della giustizia non intenda altresì intraprendere iniziative straordinarie e urgenti al fine di porre rimedio al problema del sovraffollamento e alle gravi problematiche che affliggono le carceri italiane.
(4-04573)


   SOUMAHORO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in data 8 marzo 2025 l'interrogante ha svolto una visita ispettiva nel carcere di Rimini durante la quale ha incontrato un detenuto con evidenti problemi psichiatrici e numerosi tagli sulle braccia come atto di autolesionismo. L'interrogante ha potuto ascoltare la direzione, i detenuti, il personale amministrativo, sanitario e penitenziario sulle condizioni di vita e lavoro;

   attualmente nell'istituto, suddiviso in 5 sezioni, sono trattenute 160 persone, di cui 75 italiani e 85 stranieri, su una capienza regolamentare di 118 posti. Alcune celle nella prima sezione sono prive di acqua calda per lavarsi, così come manca il riscaldamento. Manca la continuità del presidio medico ed infermieristico. Manca la figura del mediatore linguistico e in fine la struttura soffre di carenza di personale penitenziario e amministrativo;

   questa situazione di sovraffollamento, oltre a vanificare lo sforzo quotidiano dell'amministrazione, ha delle conseguenze drammatiche sul piano psico-fisico per i detenuti e l'insieme del personale amministrativo e penitenziario, soprattutto dovuto a sovraccarico lavorativo e tensioni emotive;

   occorrerebbe, a opinione dell'interrogante, valutare l'adozione di misure alternative al carcere, laddove necessario, al fine di ridurre il sovraffollamento e garantire condizioni di vita e lavorative dignitose per l'insieme della popolazione nell'istituto penitenziario –:

   se il Ministro interrogato non intenda assumere iniziative di competenza urgenti al fine di risolvere le problematiche esposte in premessa riguardanti l'istituto penitenziario di Rimini;

   se non intenda altresì in intraprendere iniziative straordinarie e urgenti al fine di porre rimedio al problema del sovraffollamento e alle gravi problematiche che affliggono le carceri italiane.
(4-04574)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta orale:


   DE MARIA, SCHLEIN, BAKKALI, GNASSI, MALAVASI, MEROLA, ANDREA ROSSI e VACCARI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nello stabilimento Berco di Copparo, in provincia di Ferrara, del gruppo Thyssenkrupp, è stata avviata la procedura per il licenziamento collettivo di 247 persone;

   la scelta è stata ulteriormente aggravata dalla decisione unilaterale di sospendere il contratto integrativo aziendale a far data dal 1° marzo 2025, con danni rilevanti per i salari degli oltre mille lavoratori e lavoratrici dell'azienda;

   ancor prima dell'avvio della procedura e della disdetta del contratto integrativo aziendale, c'erano state dimissioni volontarie di 153 dipendenti;

   la situazione è resa ancora più difficile dall'assenza di un adeguato confronto tra il board dell'azienda e le parti sociali;

   l'azienda ha deciso di non partecipare all'incontro che era stato indetto in data 13 febbraio 2025 presso il Ministero delle imprese e del made in Italy;

   le diverse istituzioni locali, dalla regione agli enti locali delle comunità coinvolte dalla crisi, hanno chiesto a più riprese che il Governo convochi e apra un confronto con la casa madre Thyssenkrupp, affinché si possa trovare una soluzione tutelante per i lavoratori e il territorio;

   sono in gioco i posti di lavoro e un presidio produttivo fondamentale per il Paese –:

   quali iniziative intenda assumere in merito e quanto esposto in premessa.
(3-01811)

Interrogazione a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge n. 73 del 2021 (cosiddetto «sostegni-bis»), convertito, con modificazioni, dalla legge n. 106 del 2021, si è provveduto a istituire un Fondo nello stato di previsione del Ministero interrogato, al fine di riconoscere un indennizzo per i danni agli immobili derivanti dall'esposizione prolungata all'inquinamento degli stabilimenti siderurgici di Taranto del gruppo Ilva;

   il fondo, incrementato dall'articolo 1, comma 278 della legge n. 197 del 2022, di 3,5 milioni di euro per l'anno 2023 e di 4,5 milioni di euro annui a decorrere dal 2024, è stato successivamente oggetto di rimodulazioni, da ultimo per mezzo della legge n. 207 del 2024, che ha ridefinito la dotazione inizialmente a 3,8 milioni di euro annui, aumentati, grazie a un emendamento presentato dell'interrogante e approvato in sede referente, a 4 milioni di euro annui;

   nel 2023 il Ministero interrogato ha ritenuto ammissibili più di 400 istanze pervenute e ha provveduto all'erogazione degli indennizzi già a partire dal 20 dicembre 2023;

   ad oggi, malgrado l'articolo 9, comma 1 del decreto del Ministero delle imprese e del made in Italy del 23 settembre 2022 ponga un termine massimo di 45 giorni per la valutazione delle istanze, e sebbene la procedura di presentazione delle istanze si sia completata anticipatamente rispetto a quanto avvenuto nel 2023, il decreto che autorizza l'erogazione degli indennizzi per l'anno 2024 non risulta ancora adottato;

   dalla risposta fornita all'interrogazione 4-04092 si apprende che per l'anno 2024 sono state presentate circa 1.900 richieste e che, nonostante tale mole, «il Ministero ha comunque emesso il decreto di impegno e pagamento in data 4 dicembre 2024, con conseguente trasferimento alla procedura dell'intero importo disponibile per l'annualità 2024 pari a 4 milioni di euro»;

   nella medesima risposta, inoltre, si legge che: «risulta pertanto evidente che, pur in presenza di un cospicuo aumento delle richieste di indennizzo per l'annualità 2024, non vi sia stato alcun ritardo nelle attività propedeutiche al riconoscimento dei benefici e le tempistiche relative all'emissione del decreto ministeriale di trasferimento delle somme presenti in bilancio sono in linea con il periodo nel quale è stato emesso il decreto nell'annualità precedente. Attualmente, in considerazione del consistente numero di richieste, sono in fase di ultimazione le verifiche sulla correttezza dei dati ai fini del successivo accredito delle somme ai beneficiari e, già dalle prossime settimane, Ilva in amministrazione straordinaria potrà erogare l'indennizzo a tutti i beneficiari per i quali vi è stata l'approvazione dell'istanza presentata»;

   ad oggi, trascorsi circa quaranta giorni dalla suddetta risposta, gli aventi diritto non hanno ancora ricevuto l'indennizzo, a giudizio dell'interrogante, a causa di diversi errori nella predisposizione del decreto ad opera del Ministero delle imprese e del made in Italy –:

   se intenda chiarire i motivi del grave ritardo e rendere note le tempistiche dell'adozione del decreto ministeriale che autorizza l'erogazione degli indennizzi di cui in premessa.
(4-04583)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   GRIMALDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto denunciato e documentato in materiali video poi pubblicati sui social media, nella giornata di sabato 8 marzo 2025 alcuni attivisti per il clima e di altri movimenti sarebbero stati vittime di comportamenti da parte delle forze dell'ordine che, a parere degli attivisti e dell'interrogante, appaiono discriminatori e intimidatori, compiuti nel corso dello svolgimento di un evento pubblico;

   il 7, 8 e 9 marzo si svolgeva infatti a Brescia la fiera dell'economia per l'ambiente di Brescia (Futura), evento pubblico con conferenze e momenti culturali per la città;

   all'ingresso della fiera, l'attivista Michele Ghidini avrebbe trovato la polizia e la Digos ad attenderlo e sarebbe stato chiamato per nome, il che suggerisce che fosse nota la sua identità;

   nonostante ciò, gli sarebbe stato chiesto di mostrare i documenti identificativi, che lui avrebbe esibito, e sarebbe stato trattenuto all'ingresso, non permettendogli di entrare alla fiera, per più di mezz'ora;

   mentre era trattenuto all'ingresso, a Ghidini sarebbe stato chiesto più volte di aprire lo zaino e mostrare il contenuto, richiesta che non sarebbe stata rivolta a nessun'altra persona all'ingresso della fiera;

   l'attivista, come dallo stesso dichiarato, sarebbe stato addirittura minacciato, da un agente della Polizia di stato, di conseguenze gravi e di essere sottoposto a fermo se non avesse acconsentito alla perquisizione dello zaino;

   dopo diverso tempo il Ghidini, intimorito, avrebbe aperto lo zaino, a quel punto attentamente ispezionato, senza che vi si riscontrasse la presenza di alcun oggetto pericoloso o anomalo;

   una volta controllato lo zaino, gli sarebbe stato finalmente permesso di entrare, ma come mostra il video dallo stesso realizzato sarebbe stato seguito in tutti i padiglioni della fiera, alla stregua di un soggetto pericoloso;

   gli agenti, sempre come documentato dal video, si sono seduti accanto a lui in sala, continuando a seguirlo per tutta la sua permanenza e scattando foto in occasione degli incontri con amici, conoscenti, colleghi e con il suo datore di lavoro, sarebbe stato seguito anche in bagno e, al termine dell'evento, in auto;

   sempre secondo quanto testimoniato nel video postato sui social media, un altro attivista sarebbe stato avvicinato da un agente della Digos e minacciato di «non azzardarsi a fare nulla»;

   le persone, a parere dell'interrogante, avrebbero dunque subito una limitazione della libera fruizione dell'evento, il monitoraggio della scelta degli stand e degli interessi personali, il controllo delle persone con cui sono entrate in contatto, unicamente in virtù della loro adesione a movimenti sociali o per il clima, con grave violazione delle libertà personali;

   dopo gli abusi acclarati ai danni delle attiviste di Extinction Rebellion presso la questura di Brescia, tale episodio risulta ulteriormente preoccupante –:

   se il Ministro interrogato intenda promuovere gli accertamenti del caso con la questura di Brescia sui comportamenti tenuti dalle forze dell'ordine nei confronti di cittadini che, per la loro notoria militanza di attivisti per il clima e di altri movimenti, sono stati oggetto di controlli discriminatori e atteggiamenti intimidatori, compiuti in occasione di un evento pubblico, i quali si configurano come una grave violazione delle libertà individuali, nonché quali provvedimenti di competenza intenda assumere nel caso in cui i fatti esposti fossero accertati.
(4-04570)


   ROSATO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il piano di razionalizzazione dei reparti prevenzione crimine dalla Polizia di Stato prevede, tra le altre cose, la chiusura dei reparti nelle città di Reggio Emilia, Perugia, Potenza, San Severo, Lecce, Rende e Siderno e l'apertura di un reparto nella città di Gorizia;

   stando al medesimo programma, per i restanti reparti si prevede un potenziamento d'organico attorno alle 60 unità;

   con l'apertura di un reparto nella città di Gorizia per il Friuli Venezia Giulia si riconosce quello come un territorio complesso anche in virtù delle nuove forme di criminalità connesse alla presenza del confine;

   quanto al personale oggi impegnato nei reparti oggetto di chiusura, si prevede l'accoglimento delle istanze di trasferimento di mobilità esterna nel rispetto delle graduatorie o l'assegnazione alla locale squadra mobile o agli uffici della questura, con soluzioni di ricollocazione in ambito provinciale e una particolare attenzione alla tutela salariale;

   al termine dell'ultimo incontro avvenuto con le organizzazioni sindacali, l'amministrazione si è impegnata ad un ulteriore approfondimento del progetto di riordino, prima di sottoporlo ad approvazione soprattutto in merito alle tempistiche individuate in prima istanza;

   la notizia della chiusura di alcuni dei reparti prevista dal piano è stata colta con preoccupazione dalle comunità locali, per il timore che questa scelta possa comportare un minor grado di sicurezza e di presidio del territorio, anche se dalle intese raggiunte nell'incontro di cui sopra è stato assicurato il rispetto del principio territorialità nella rassegnazione degli agenti;

   in particolare, le chiusure dei reparti di Potenza e Perugia, gli unici capoluoghi di regione coinvolti nel piano di riordino, potrebbero lasciare scoperto l'intero territorio di riferimento che nel caso di Perugia si estende alle regioni di Umbria e Marche;

   a parere dell'interrogante, al fine di agevolare il confronto con le istituzioni locali e poter risolvere i timori espressi, sarebbe opportuno comprendere le ragioni di ordine organizzativo e funzionale che giustificano il piano di razionalizzazione dei reparti o se vi è una motivazione di natura economica;

   nel caso fosse confermata quest'ultima ipotesi, sarebbe utile avere un quadro delle risorse necessarie che il Ministro interrogato ritiene utile al fine di consentire alla polizia di Stato un piano di riordino dei reparti che non preveda le chiusure sopra indicate –:

   quali siano le ragioni di ordine organizzativo e funzionale alla base del piano di razionalizzazione dei reparti prevenzione crimine dalla Polizia di Stato e quali assicurazioni possano essere fornite alle comunità locali interessate circa il grado di sicurezza e presidio del territorio;

   nel caso vi fosse una motivazione di natura economica, se il Ministro interrogato possa quantificare le risorse necessarie affinché il piano di riordino dei reparti in oggetto non preveda le chiusura sopra indicate.
(4-04575)


   BARBAGALLO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   con determina n. 715 del 28 dicembre 2023 il comune di Riposto, attraverso il responsabile dell'area competente, ha proceduto all'affidamento dei lavori relativi agli «Interventi di rigenerazione urbana delle aree di influenza stazione ferroviaria terminal zona Ligresti, zona Pantano, zona Stazione e zona Margherita e Parco lineare dei distillati del miele e del vino – piani integrati selezionati dalle città metropolitane M2C2 investimento 2.2 del PNRR»;

   fra gli interventi previsti dal progetto riguardanti il comune di Riposto, rientra la valorizzazione del verde pubblico nell'area del pozzo Cosentino, la cui destinazione viene ritenuta conforme al piano regolatore generale;

   tutto ciò, in considerazione di quanto emerge dal piano regolatore generale è, a giudizio dell'interrogante, assolutamente errato, in quanto, il citato strumento urbanistico prevederebbe, per quell'area, una destinazione a verde privato a tutela delle acque del pozzo, oggi di proprietà del comune;

   ne sarebbe una prova il fatto che, a quanto consta all'interrogante, le cooperative che hanno realizzato alloggi in prossimità del pozzo si sarebbero dovute allacciare alla fognatura pubblica a notevole distanza da esso;

   le acque del pozzo vengono utilizzate quando la pressione scende oltre un certo limite andandosi a mescolare, in maniera automatica, con le acque di Pavone e di Cavagrande;

   la sua salvaguardia è di vitale importanza per gli approvvigionamenti idrici del paese perché la sua natura è quella di pozzo di riserva;

   coloro che ricoprono posizioni di responsabilità, tenuti per dovere d'ufficio a conoscere gli atti, hanno formulato il parere favorevole alla realizzazione dell'opera;

   per l'interrogante è importante sottolineare che un eventuale inizio di lavori comporterebbe un grave pericolo per la possibile contaminazione con sostanze inquinanti, anche in considerazione, dell'automatismo della miscelazione delle acque –:

   se siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative, di competenza intendano assumere affinché i lavori nell'area del pozzo siano sospesi e comunque siano coerenti con il principio del Dnsh (Do no significant harm) del PNRR che prevede che gli interventi previsti dal PNRR nazionale non arrechino nessun danno significativo all'ambiente.
(4-04581)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   SOUMAHORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   un operaio egiziano di 35 anni è morto a Leinì, in provincia di Torino, nella serata del 7 marzo 2025 dopo essere precipitato dal tetto di un capannone a seguito di un volo di circa dieci metri;

   secondo quanto ricostruito, l'uomo, di origine egiziana, si stava occupando dell'installazione dell'impalcatura quando è precipitato. È stato trasportato dai colleghi all'ospedale San Giovanni Bosco, dove è morto. Sembrerebbe però che gli stessi colleghi abbiano detto che il 35enne era caduto in casa. Una versione dei fatti che non ha convinto i medici, per le gravi ferite riportate;

   i dubbi del personale sanitario sono stati poi confermati dai carabinieri, che invece ritengono si tratti di un incidente sul lavoro. Le indagini sono in corso, col coinvolgimento dei tecnici dello Spresal dell'Asl Torino 4 per verificare se siano state rispettate tutte le norme di sicurezza in cantiere –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei tragici fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare per fermare la strage di morti sul lavoro in atto nel nostro Paese.
(3-01810)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIANI e SCOTTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nel 2024, secondo i dati Inail, sono stati segnalati 890 incidenti mortali sul luogo di lavoro, evidenziando una preoccupante crescita rispetto all'anno 2023. Per ricordare solo alcuni casi, a Lamezia Terme ha perso la vita Francesco Stella, 38 anni, caduto da un'impalcatura, a Mandatoriccio (Cosenza), Michael Affatato, operaio di 26 anni, è morto schiacciato dal crollo di un tetto, un altro lavoratore di 36 anni è deceduto al Porto di Genova, schiacciato da alcuni materiali, a Ono San Pietro (Brescia), un operaio di 44 anni ha perso la vita travolto da un carrello elettrico in un'azienda di cosmetici;

   nonostante l'aumento del 40 per cento nel 2024 delle ispezioni, gli infortuni continuano a verificarsi, nei settori ad alto rischio come edilizia, industria, logistica, tessile e agricoltura. I dati Inail dieci mesi del 2024 confermano che il settore delle costruzioni risulta essere il più colpito con 141 decessi, seguito dalle attività manifatturiere con 122 morti, dai trasporti e magazzinaggio con 103, e dal commercio con 35. Anche le denunce di infortunio confermano questa tendenza con quasi 46.000 denunce nel manifatturiero, oltre 24.000 nelle costruzioni e quasi altrettante nella sanità;

   l'ispettorato nazionale del lavoro, l'ente preposto alla tutela dei diritti dei lavoratori e al controllo del rispetto delle normative sulla sicurezza, soffre una carenza di organico superiore a 2.600 unità, con 1.100 ispettori rispetto alla pianta organica, cui si aggiungono le difficoltà derivanti dalla recente riorganizzazione dell'istituto, con la creazione di 11 ispettorati di area metropolitana, responsabili non solo della gestione delle ispezioni ma anche del coordinamento degli uffici regionali. Per di più, le verifiche della sicurezza sul lavoro sono effettuate principalmente attraverso controlli documentali, che non sempre garantiscono il rispetto effettivo delle normative e la reale protezione dei lavoratori dai rischi;

   criticità che aumentano per le piccole e medie imprese, che spesso si trovano ad affrontare pesanti sanzioni che rischiano di comprometterne la stessa attività. Infatti, nonostante si affidino a consulenti per la gestione della sicurezza, ricevono spesso indicazioni parziali o incomplete, rimanendo esposte a violazioni normative e ai conseguenti pericoli per i lavoratori;

   la formazione continua e mirata di lavoratori e imprenditori è un elemento essenziale per creare una vera cultura della sicurezza e garantire maggiore consapevolezza sui diritti e le tutele in ambito lavorativo, ma da sola non è sufficiente ad arginare il fenomeno delle morti sul lavoro, soprattutto considerando che spesso i corsi vengono svolti pro forma e in modalità online;

   le continue morti sul lavoro non solo rappresentano un costo umano inestimabile, ma anche un onere economico rilevante per il Paese, stimato tra i 45 e i 50 miliardi di euro all'anno, tra spese dirette e indirette;

   la sicurezza sul lavoro non può basarsi unicamente su controlli documentali, ma deve prevedere un'effettiva verifica delle condizioni nei luoghi di lavoro, potenziando la formazione dei lavoratori e una consulenza adeguata alle imprese, soprattutto piccole e medie;

   l'annunciato piano integrato per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro per l'anno 2025, oltre a essere limitato nel tempo, appare agli interroganti anche insufficiente e frammentario –:

   quali iniziative intenda intraprendere al fine di incrementare la sicurezza di tutti i lavoratori, anche rivedendo il modello di ispezione e controllo della sicurezza sul lavoro, supportando maggiormente le imprese, soprattutto piccole e medie, attraverso la formazione e l'introduzione di un sistema sanzionatorio progressivo, calibrato sulle capacità economiche delle aziende;

   se intenda adottare iniziative, anche di carattere normativo, volte a introdurre un meccanismo di responsabilità condivisa tra imprese e consulenti per la sicurezza sul lavoro, al fine di garantire maggiore trasparenza ed effettività nel rispetto delle normative.
(4-04576)


   ONORI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il fenomeno del caporalato, tradizionalmente associato allo sfruttamento del lavoro agricolo nel Sud Italia, si sta diffondendo anche nelle aree a forte sviluppo economico del centro-nord, coinvolgendo settori come la logistica, la moda e la grande distribuzione organizzata;

   a febbraio 2025, la procura di Milano ha disposto un sequestro preventivo d'urgenza di 46,8 milioni di euro nei confronti di Dhl Express Italy srl, società del gruppo tedesco della logistica e dei trasporti, nell'ambito di un'inchiesta per presunta evasione fiscale e sfruttamento lavorativo;

   l'indagine ha evidenziato il ricorso a cooperative o società a responsabilità limitata per la fornitura di manodopera, con l'obiettivo di eludere imposte e contributi previdenziali attraverso l'emissione di fatture per operazioni inesistenti;

   tali pratiche favorirebbero lo sfruttamento dei lavoratori e determinerebbero una concorrenza sleale, configurando di fatto un sistema di somministrazione illecita di manodopera;

   episodi analoghi hanno coinvolto altre grandi aziende del settore logistico, evidenziando la diffusione preoccupante del caporalato anche al di fuori dell'agricoltura,

   il decreto legislativo 12 luglio 2024, n. 103, recante la semplificazione dei controlli sulle attività, economiche, ha introdotto l'obbligo per la pubblica amministrazione di preavvisare le imprese con dieci giorni di anticipo prima di un'ispezione, vanificando di fatto l'efficacia dei controlli e agevolando l'elusione delle verifiche, anche nei casi di ripetute violazioni;

   l'espansione del caporalato in settori strategici dell'economia italiana rappresenta un problema non solo di legalità, ma anche di competitività e giustizia sociale –:

   quali iniziative di competenza i ministri interrogati intendano adottare per contrastare efficacemente l'espansione del fenomeno del caporalato in settori chiave dell'economia nazionale, garantendo controlli più stringenti, sanzioni efficaci e una maggiore tutela dei lavoratori sfruttati.
(4-04577)


   DORI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo il quotidiano «Domani», Vittorio Pisani, poco prima della nomina a capo della Polizia di Stato, dopo oltre 25 anni dall'incidente avvenuto, ha chiesto e ottenuto per sé il riconoscimento dello speciale status di «vittima del dovere»: un beneficio che potrà garantirgli un assegno vitalizio e un altro assegno una tantum;

   il particolare status di «vittima del dovere» è riconosciuto a persone uccise o ferite durante le operazioni di polizia, che permette di avere una serie di esenzioni e alcuni tipi di risarcimento;

   la pratica avviata il 20 aprile 2023, quando ancora rivestiva la carica di vicedirettore dell'Aisi e prima di essere nominato l'11 maggio 2023 a capo della Polizia di Stato, ha avuto esito positivo nel giugno del 2024, dopo una nuova visita, che inusualmente l'addetto del dipartimento militare di medicina legale, svolge al domicilio di Pisani;

   vengono allegati alla scheda i referti – per visite al polso e al gomito – del policlinico Gemelli e dell'Umberto I di Roma. La documentazione porta al giudizio diagnostico conclusivo dove si segnala la frattura «mal consolidata». La commissione non si esprime all'unanimità, ma a maggioranza e uno dei componenti si è opposto perché a suo avviso l'invalidità non può superare il 20 per cento;

   tutto ciò a causa di una caduta durante una operazione di polizia a Napoli che gli ha provocato la rottura del polso destro;

   un'infermità quella di Pisani, già riconosciuta dal Viminale come causa di servizio molti anni fa, poiché ottenne una integrazione allo stipendio. Ora grazie al riconoscimento dell'invalidità del 25 per cento, spetterebbe a Pisani, oltre alla speciale elargizione un assegno vitalizio, non reversibile, di 1.033 euro mensili e l'assegno vitalizio corrisposto a partire dal 26 agosto 2004, pari a 258,23 euro al mese –:

   se i ministri interrogati siano al corrente di quanto esposto in premessa e se, per quanto di competenza, ritengano di far luce sulla vicenda.
(4-04579)

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   AMORESE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'ordinanza n. 42 del 2007 del Ministero dei trasporti, Compartimento marittimo di Livorno, vieta alle unità da diporto nel periodo compreso tra il 1° maggio e il 30 settembre di navigare ed ormeggiare a meno di 250 metri dalla costa o a meno di 100 metri dalle scogliere nella zona compresa tra comune di Vecchiano e il comune di Capalbio;

   tale divieto nasce dall'esigenza di garantire sicurezza in quegli specchi di acqua su cui si affacciano gli stabilimenti balneari o le spiagge frequentate dai bagnanti, in modo da non mettere a repentaglio la sicurezza di questi ultimi;

   tale ordinanza, tuttavia, se applicata in modo letterale non lascia spazio ad una interpretazione teleologicamente orientata alla vera natura del precetto: lo scopo del divieto è, infatti, solo quello di garantire la salvaguardia del cittadino, ma una mancata differenziazione tra zone balneabili e non rischia di penalizzare le attività commerciali;

   nello specifico si evidenzia un nocumento arrecato al comparto della nautica da diporto che coinvolge migliaia di lavoratori ed un importante indotto economico, visto che solo in Arno si possono contare oltre 3.500 imbarcazioni;

   in tal senso, infatti, deve esser ricordato che una buona parte dell'arcipelago tirrenico della Toscana è interdetto all'uomo, come nello specifico caso dello specchio d'acqua tra Bocca d'Arno e Bocca di Serchio denominato spiaggia di San Rossore (Pi) ove non è prevista la balneazione;

   per tale motivo, a parere dell'interrogante, dovrebbe esser rivalutata la possibilità di concedere deroghe funzionali all'attività economica tenuto conto delle distanze di navigazione ed ormeggio rispetto alla costa, nonché dell'assenza di pericoli in relazione alla contemporanea presenza di bagnanti e natanti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato affinché, considerata anche l'imminente stagione estiva, sia garantito un equo bilanciamento tra esigenze turistiche e occupazionali nell'applicazione della ordinanza n. 42 del 2007 del Ministero dei trasporti, Compartimento marittimo di Livorno;

   se non ritenga, il Ministro interrogato, meritevole di modifica l'ordinanza che vieta l'ormeggio a meno di 250 metri dalla costa nel tratto di mare prospiciente la spiaggia di San Rossore (Pi) ove non è consentita la presenza di bagnanti.
(4-03149)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  In premessa, occorre evidenziare che l'ordinanza n. 42 del 2007, adottata dal comandante
pro tempore della capitaneria di porto di Livorno, stabilisce, a livello compartimentale, i limiti di navigazione rispetto alla costa, cui sono soggette le unità da diporto.
  Tale provvedimento disciplina la navigazione delle unità in prossimità della costa, prevedendo determinati limiti di velocità, allo scopo di tutelare la vita umana in mare.
  A tal proposito, la capitaneria di porto di Livorno ha comunicato che la suddetta ordinanza, non impedisce alcuna attività economica e la balneazione, ma regola la navigazione in maniera generale, contemplando, altresì, la deroga per raggiungere eventuali specchi di mare ubicati a distanze inferiori ove insistano apposite concessioni demaniali marittime o l'attraversamento delle zone di mare prospicienti le coste a picco, ai soli fini dell'atterraggio, dell'ormeggio e dell'ancoraggio con rotta perpendicolare alla linea di costa, a velocità inferiore a tre nodi.
  Per quanto attiene alla specifica fruizione delle aree ricomprese nell'ordinanza n. 42 del 2007, l'esistenza di interessi connessi all'utilizzo degli specchi acquei marittimi toscani, tra cui la tutela dell'ambiente e della sicurezza dei trasporti, impongono discipline particolari da parte dei competenti enti territoriali e dell'autorità marittima.
  A fine di contemperare le implicazioni correlate agli usi civili e produttivi del mare con le esigenze di salvaguardia della vita umana, la capitaneria di porto di Livorno ha comunicato che il 17 luglio 2024 si è svolto un incontro con il comune di Pisa e l'ente parco regionale Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli, nel quale sono state analizzate le possibili soluzioni da attuare per favorire la fruizione degli specchi acquei compatibilmente con la tutela dei citati interessi.
  Tale incontro è stato seguito da una seconda riunione il 22 luglio 2024, nell'ambito della quale il comune di Pisa ha proposto di voler presentare un progetto di individuazione di un apposito specchio acqueo, presso il quale consentire l'ormeggio e l'ancoraggio di unità da diporto, e relativo corridoio di lancio. Di conseguenza, il citato ente comunale ha inviato alla capitaneria di porto di Livorno, il 30 luglio 2024, una richiesta di parere per il rilascio di una concessione demaniale marittima per la realizzazione del citato progetto, riscontrato positivamente dalla citata capitaneria per gli aspetti legati alla sicurezza della navigazione il 1° agosto 2024.
  La formalizzazione della citata concessione e la conseguente realizzazione della zona di ormeggio, di competenza dell'ente comunale, dovrebbero trovare attuazione nella stagione estiva 2025.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Matteo Salvini.


   ASCANI e MANZI. — Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   sulla base dei risultati dei precedenti avvisi del Dipartimento per le pari opportunità in tema di promozione delle discipline Stem ed al fine di dare attuazione alla legge n. 187 del 2023, che ha istituito la Settimana nazionale delle Stem (4-11 febbraio) e ha disposto per il 2024 un incremento del Fondo per le pari opportunità di 2 milioni di euro, in data 14 novembre 2024 è stato pubblicato l'Avviso per il finanziamento di progetti innovativi di formazione nelle materie Stem rivolti ai docenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado, a cura delle Università, dalla capienza complessiva di 4 milioni di euro;

   l'Avviso prevede l'erogazione di un contributo, che può variare da 100 mila a 300 mila euro, destinato alle proposte progettuali riguardanti l'organizzazione e la realizzazione di corsi di formazione nelle discipline Stem diretti a potenziare e innovare la metodologia e le strategie didattiche dei docenti in tali discipline;

   tali percorsi saranno finalizzati ad incrementare anche le capacità di supporto e di orientamento dei docenti nella scelta del percorso di studio di studentesse e studenti, a partire dalle loro aspirazioni, al di là delle barriere culturali e degli stereotipi di genere, e dalle competenze richieste dal mondo del lavoro nei settori ad alta occupabilità e competitività;

   le proposte progettuali devono riguardare l'organizzazione e la realizzazione, sulla base di accordi tra le università e gli istituti scolastici, di corsi di formazione nelle discipline Stem, della durata di almeno 14 ore ciascuno (incluse eventuali esperienze di laboratorio), da somministrare al personale docente della scuola secondaria di primo e di secondo grado al fine di realizzare gli obiettivi di cui sopra. Le attività formative potranno svolgersi sia presso le sedi delle università, sia presso le sedi degli istituti scolastici;

   ai sensi dell'articolo 4 del suddetto avviso, possono presentare domanda di contributo, in forma singola o associata, esclusivamente le università e le istituzioni universitarie statali e non statali legalmente riconosciute ammesse al finanziamento statale ex legge n. 243 del 1991, ivi compresi gli istituti superiori ad ordinamento speciale e le università telematiche;

   i corsi previsti dall'avviso hanno un obiettivo molto importante che è quello di promuovere l'accesso delle ragazze e delle donne alle carriere tecniche e scientifiche, che costituiscono e costituiranno sempre più in futuro un importante ambito di opportunità professionali anche a livello globale e richiedono un ambiente di apprendimento e formazione in presenza;

   le undici università online hanno storie diverse, ma sarebbe stata opportuna una riflessione in linea con quanto dichiarato dalla presidente della Crui «non può bastare lo schermo di un pc per formare brillanti coscienze critiche»;

   si ritiene che, data la tipologia di corsi e le finalità formative che gli stessi intendono attuare in un momento di scarsità di risorse destinate alla formazione si sarebbe dovuto privilegiare il sistema pubblico alle prese con tagli ai bilanci e incremento dei costi –:

   se ritengano, per le motivazioni espresse in premessa e la tipologia di attività previste, di rivalutare l'adeguatezza delle università telematiche ad attuare le attività relative all'avviso in oggetto e dedicate a progetti innovativi di formazione nelle materie Stem.
(4-04250)

  Risposta. — In relazione a quanto esposto dall'interrogante con l'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta che l'attuale Governo è impegnato a porre in essere misure volte a garantire un elevato standard qualitativo dell'offerta formativa erogata dall'intero sistema nazionale di formazione universitaria, nel quale sono ricompresi gli 11 atenei telematici attualmente accreditati. Tali istituzioni operano accanto agli atenei cosiddetti «tradizionali» e sono accreditate secondo i criteri indicati dal decreto del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministro per l'innovazione e le tecnologie, del 17 aprile 2003. Come tutte le università, anche quelle telematiche sono sottoposte a un periodo di accreditamento iniziale e periodico di durata pluriennale, definito dalla legge 30 dicembre 2010, n. 240 e dal decreto legislativo 27 gennaio 2012, n. 19. L'accreditamento, sia iniziale che periodico, è disposto con decreto ministeriale adottato all'esito della valutazione effettuata dall'Agenzia nazionale di valutazione dell'università e della ricerca (Anvur).
  Si evidenzia che le università telematiche hanno la possibilità di presentare istanza di accreditamento e istituzione di corsi di formazione nelle discipline Stem, sulla base dei pareri positivi del Consiglio universitario nazionale (Cun) e dell'Agenzia nazionale di valutazione, nel rispetto dell'elenco delle classi di laurea in ambito scientifico-tecnologico, previsto dal decreto del Ministro dell'università e della ricerca del 6 dicembre 2024, n. 1835, registrato dalla Corte dei conti lo scorso 8 gennaio 2025, con il quale il Mur ha definito apposite linee generali d'indirizzo dell'offerta formativa a distanza.
  Con riferimento all'avviso Stem pubblicato in data 14 novembre 2024, e in particolare all'articolo 4 dello stesso, si osserva che esso include espressamente le università telematiche tra i beneficiari. L'obiettivo è promuovere l'innovazione nelle strategie didattiche dei docenti di discipline Stem, garantendo la diffusione di competenze in un contesto digitale in continua evoluzione. Inoltre, si mira a superare barriere culturali, incentivando percorsi formativi qualificati e inclusivi.
  Ciò premesso, si evidenzia che escludere le università telematiche da tali iniziative comporterebbe una disparità di trattamento tra i relativi studenti e una contraddizione rispetto al riconoscimento di pari dignità tra i due sistemi formativi, in contrasto con quanto stabilito dalla normativa vigente.
  Si sottolinea infine che, come da prassi, la commissione esaminatrice individuata presterà la massima attenzione all'adeguatezza delle proposte progettuali ricevute, in linea con gli obiettivi prefissati.
  Cordialità.

Il Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità: Eugenia Roccella.


   ASCARI e CHERCHI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da fonti di stampa della questione relativa al progetto di ammodernamento della strada statale SS45 di Val Trebbia, specificatamente nel tratto che va da Rivergaro a Cernusca;

   il progetto, avviato dalla società Anas SpA nel 2016, prevede l'ammodernamento di un tratto di 11 chilometri e ha subito numerose variazioni nel corso degli anni;

   purtroppo il progetto elaborato dall'Anas nel 2017 con un costo di 41.558.405,00 euro interamente finanziato, che aveva avuto l'approvazione della popolazione residente per l'attenzione dimostrata riguardo all'impatto ambientale dell'opera, è stato sostituito da quello oggetto della presente interrogazione con un costo di circa 200 milioni di euro (fonte: SILOS Sistema Informativo Legge Opere Strategiche Scheda n. 225);

   il percorso attuale di tale progetto prevede la costruzione di 7 nuove rotonde e l'ampliamento della strada a 9,5 metri in alcuni tratti, con l'obiettivo di migliorare la sicurezza e la scorrevolezza del traffico, ma comportando un grave impatto ambientale;

   tale progetto, infatti, ha suscitato serie preoccupazioni e disaccordi tra gli enti locali e i cittadini;

   il comune di Rivergaro, ad esempio, ha espresso un «dissenso con motivazioni», mentre i cittadini, tramite l'Associazione per la tutela della Valtrebbia-Residenti e utenti SS45, hanno presentato una relazione con proposte di miglioramento, senza ricevere un adeguato coinvolgimento o risposta;

   Inoltre, nonostante le opposizioni, il progetto è stato approvato a maggioranza il 7 dicembre 2023 dal commissario;

   Il comune di Rivergaro ha in seguito presentato un ricorso, che è stato rigettato, e ora è in corso un ricorso al Tar presentato dai cittadini –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suesposti e quali siano le ragioni alla base dell'approvazione del progetto nonostante le significative obiezioni espresse dal comune di Rivergaro e dai cittadini;

   se sia stato valutato un approccio più partecipativo per garantire che le preoccupazioni dei cittadini e delle autorità locali siano adeguatamente prese in considerazione e quali siano i passi previsti per garantire che il progetto soddisfi le esigenze di sicurezza, efficienza e sostenibilità ambientale, considerando le peculiarità del territorio.
(4-02408)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  L'ammodernamento del tratto della strada statale 45 «di Val Trebbia» in provincia di Piacenza, riguarda la messa in sicurezza di circa 11 chilometri ricadenti nel territorio dei comuni di Rivergaro e di Trave.
  L'intervento è inserito nel contratto di programma 2021-2025 Mit/Anas approvato con delibera Cipe del 21 marzo 2024.
  La società Anas ha redatto il progetto definitivo che prevede la realizzazione di una piattaforma stradale extraurbana secondaria «categoria C2», della larghezza complessiva di 9,50 metri, con una corsia per senso di marcia, mediante tratti in variante rispetto al tracciato esistente. Il progetto prevede, altresì, la realizzazione di rotatorie e di viabilità secondaria per garantire la ricucitura con quella esistente e la messa in sicurezza degli innesti oggi presenti lungo il percorso.
  Inoltre, nei tratti di attraversamento dei nuclei abitati di Fabiano, Casino d'Agnelli e Quadrelli, è previsto il mantenimento della sede stradale attuale.
  Per quanto concerne l'
iter autorizzativo, il progetto definitivo ha conseguito:

   il parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici del 29 gennaio 2021;

   il parere favorevole di massima del 5 dicembre 2022 della soprintendenza archeologica belle arti e paesaggio per le province di Parma e Piacenza;

   la verifica di interesse culturale delle opere di attraversamento dei corsi d'acqua, con parere del Ministero della cultura: del 27 febbraio 2023 e 28 febbraio 2023, in cui viene dichiarato che le opere non presentano i requisiti di interesse culturale;

   il procedimento unico ambientale (Pua) con decreto del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica n. 513 del 31 ottobre 2023.

  Nel marzo 2023, è stato avviato il procedimento per l'apposizione del vincolo preordinato all'esproprio, mentre con nota del 5 ottobre 2023 il commissario straordinario ha indetto la conferenza di servizi decisoria, nel corso della quale il consiglio comunale di Rivergaro ha espresso il proprio dissenso condizionato al progetto. Il successivo 7 dicembre 2023, medesimo commissario ha determinato la conclusione positiva a maggioranza della conferenza di servizi, decretando così la localizzazione dell'intervento e disponendo l'apposizione del vincolo preordinato all'esproprio sulle aree interessate dall'intervento.
  In data 16 dicembre 2023 il comune di Rivergaro ha proposto opposizione avverso la determinazione motivata di conclusione della conferenza di servizi, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, ritenuta da quest'ultima inammissibile il 22 gennaio 2024.
  Il procedimento ambientale e quello per l'apposizione del vincolo preordinato all'esproprio sono stati svolti garantendo la partecipazione nei modi e nei termini previsti dalla normativa vigente, con comunicazioni
ad personam ai soggetti interessati dall'opera e specifici incontri con i cittadini dei comuni di Travo e di Rivergaro, durante i quali sono state fornite informazioni e chiarimenti sul progetto.
  Inoltre, i rappresentati dell'associazione «Residenti Utenti S.S. 45 per la tutela della Val Trebbia» sono stati auditi dal Commissario per una valutazione delle loro proposte ed osservazioni.
  A maggio 2024, è stato avviato il procedimento per l'approvazione del progetto definitivo e la dichiarazione di pubblica utilità dell'opera, ai sensi dell'articolo 16 del decreto del Presidente della Repubblica n. 327 del 2001.
  Si rappresenta, infine, che le istanze e le osservazioni presentate dagli interessati sono state valutate da Anas e recepite nella fase di perfezionamento del progetto.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Matteo Salvini.


   ASCARI. — Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:

   come si apprende da fonti di stampa, durante alcune sedute del consiglio comunale di Ferrara sono state pronunciate frasi giudicate discriminatorie nei confronti delle donne da parte di alcuni consiglieri e amministratori;

   tali affermazioni, riportate nel verbale consiliare, includono linguaggi offensivi e sessisti che colpiscono in particolare la consigliera Marzia Marchi del Movimento Cinque Stelle, con espressioni come quella pronunciata dal consigliere Francesco Rendine: «Mi dispiace che la consigliera pentastellata si sia adirata, anche se devo dire che è particolarmente eccitante quando si arrabbia»;

   l'opposizione ha formalizzato una mozione per richiedere il rispetto del linguaggio istituzionale e non discriminatorio, impegnando il consiglio a evitare espressioni che possano ledere la dignità delle persone, in particolar modo delle donne, e a adottare un linguaggio rispettoso dell'identità di genere nelle attività amministrative e politiche;

   tale episodio ha suscitato preoccupazione per il persistere di atteggiamenti che discriminano la partecipazione femminile alla politica, ledendo i principi di uguaglianza e parità;

   non si possono poi sottovalutare episodi, che peraltro risultano anche più diffusi di quanto non appaia, in sedi istituzionali, data l'estrema rilevanza e urgenza nel contrasto alla violenza di genere, in tutte le sue forme –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per promuovere l'uso di un linguaggio non discriminatorio ne sessista nelle sedi istituzionali e nei consessi pubblici, e se non ritenga necessario promuovere campagne di sensibilizzazione e formazione, anche in raccordo con gli enti territoriali, per prevenire comportamenti che possano configurare violazioni dei diritti fondamentali, soprattutto nei confronti delle donne.
(4-04069)

  Risposta. — In relazione a quanto esposto dall'interrogante l'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta che l'attuale Governo, sin dal suo insediamento, ha posto in essere azioni mirate a promuovere la cultura del rispetto e della parità tra uomo e donna, nonché a contrastare il linguaggio sessista.
  Si sottolinea, in tale ambito, che il 22 novembre 2023 è stato presentato dalla Ministra scrivente, di concerto con il Ministro dell'istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, e il Ministro
pro tempore della cultura, Gennaro Sangiuliano, il protocollo d'intesa per iniziative rivolte al mondo della scuola per la prevenzione e il contrasto della violenza sulle donne. L'obiettivo è la prevenzione ed il contrasto della violenza contro le donne nelle scuole secondarie di primo e secondo grado, attraverso iniziative di sensibilizzazione e formazione in grado di diffondere i valori del rispetto reciproco e della parità tra uomo e donna.
  In aggiunta, il 26 febbraio 2024 è stato pubblicato il bando di concorso «Da uno sguardo: film di studentesse e studenti sulla violenza contro le donne», con l'obiettivo di promuovere l'educazione al rispetto reciproco al fine di contrastare la violenza maschile contro le donne. La cerimonia di premiazione della prima edizione ha avuto luogo il 4 settembre 2024 nell'ambito della 81° mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, e il 16 gennaio 2025 è stata bandita la seconda edizione del corso per l'anno scolastico 2024/2025.
  Inoltre, nell'ambito del progetto «L'Italia delle donne», promosso dalla scrivente Ministra in occasione della Giornata internazionale delle donne dell'8 marzo 2024, finalizzato alla valorizzazione delle figure femminili che hanno contribuito significativamente alla storia del Paese, il 31 maggio 2024 è stato pubblicato un avviso per la raccolta di biografie di donne che si sono distinte in ambiti diversi, il cui esito sarà reso noto l'8 marzo 2025 in occasione della giornata internazionale della donna. L'obiettivo è quello di diffondere modelli femminili positivi e di promuovere il
role model per la parità tra uomo e donna di genere e per il superamento degli stereotipi.
  Si evidenzia altresì che, in occasione della giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, il 25 novembre 2024 è stato presentato dalla Ministra scrivente il libro bianco per la formazione, destinato agli operatori del settore, con l'obiettivo di promuovere un linguaggio rispettoso e non discriminatorio sia nei settori in prima linea, sicurezza, giustizia e sanità, ma altresì nell'ambito della cultura, dell'istruzione e dell'informazione.
  Inoltre, il vigente piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-2023, tuttora vigente, prevede specifiche azioni di formazione e sensibilizzazione, così come la Strategia nazionale per la parità di genere 2021-2026, che include l'adozione di un protocollo per il linguaggio non sessista né discriminatorio nella pubblica amministrazione e nei pubblici uffici. Si sottolinea anche l'istituzione di un «patto culturale» tra il mondo istituzionale e la società civile al fine di creare e condividere con tutte le realtà politiche, istituzionali ed educative un patto per garantire le pari opportunità e la parità linguistica e fattuale.
  Infine, in data 29 novembre 2023, il Ministro per la pubblica amministrazione ha emanato la direttiva in materia di «riconoscimento, prevenzione e superamento della violenza contro le donne in tutte le sue forme», evidenziando l'importanza della formazione dei dipendenti pubblici, con particolare attenzione alle figure dirigenziali, al fine di affermare una cultura organizzativa improntata al rispetto e alla parità tra uomo e donna.
  Cordiali Saluti.

Il Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità: Eugenia Roccella.


   ASCARI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   sulla base di quanto si apprende da fonti di stampa, la zona di Viale Isonzo, situata nel comune di Catanzaro, è teatro di gravi fenomeni di degrado urbano e sociale, che pongono i cittadini e le cittadine in condizioni di forte vulnerabilità e insicurezza;

   in particolare si tratterebbe di una centrale di spaccio di sostanze stupefacenti con la presenza di appartamenti disabitati che verrebbero utilizzati a tale scopo;

   da ultimo, teatro di colpi di pistola sparati la sera di martedì 7 gennaio 2025 e che, peraltro, seguono quelli di capodanno sparati in pieno giorno, a dispetto del traffico che scorreva tranquillo, nei pressi di un distributore di benzina, contro due appartamenti, uno temporaneamente vuoto in quanto la famiglia che lo occupa si trovava fuori a cena, mentre in un altro dormiva un giovane rimasto sotto shock;

   più appelli sono stati rivolti alle istituzioni locali e nazionali da parte di Sergio Gaglianese presidente dell'associazione «La Tazzina della Legalità» per richiamare l'attenzione sulla necessità di interventi urgenti e risolutivi, al fine di restituire sicurezza e legalità in un contesto che viene definito dallo stesso come «peggio di Caivano»;

   da tempo, inoltre, il sindaco, Nicola Fiorita, ha richiesto la convocazione, avvenuta già un anno fa, di un tavolo in prefettura per avviare un'azione articolata di interventi sul welfare, sicurezza e video sorveglianza;

   l'area risulta essere caratterizzata da un elevato tasso di criminalità, condizioni di insalubrità degli edifici e carenza di servizi essenziali, con conseguenze dirette sulla qualità della vita dei residenti e sulla percezione della sicurezza pubblica;

   nonostante i tentativi di monitoraggio e di contenimento della situazione da parte delle forze dell'ordine, sembrerebbe necessario un intervento di più ampia portata che coinvolga una strategia interistituzionale coordinata;

   è stata evidenziata la necessità di adottare misure straordinarie di riqualificazione urbana, potenziamento dei controlli e servizi di welfare, nonché un piano di prevenzione sociale per contrastare fenomeni di emarginazione e disagio –:

   quali iniziative immediate il Governo intenda adottare per fronteggiare la situazione di emergenza sociale e ambientale nella zona di Viale Isonzo a Catanzaro;

   se non si ritenga necessario avviare un piano straordinario di riqualificazione urbana e sicurezza, coinvolgendo le istituzioni locali e le associazioni del territorio;

   se sia prevista l'istituzione di un tavolo tecnico interministeriale per la definizione di un piano di interventi integrati che includa misure di sicurezza, servizi sociali e opere di riqualificazione;

   se siano state valutate eventuali misure di incremento delle risorse alle forze dell'ordine per garantire un presidio costante e un monitoraggio efficace della zona;

   quali iniziative siano allo studio per evitare che altre aree del Paese possano degenerare in situazioni di degrado simili e per garantire il pieno rispetto della legalità in contesti urbani fragili.
(4-04077)

  Risposta. — Le criticità segnalate nell'atto di sindacato ispettivo in esame e presenti nella periferia sud di Catanzaro, ed in particolare nella zona di viale Isonzo, caratterizzata dalla presenza di numerose famiglie rom, alcune delle quali coinvolte in attività criminali, sono oggetto di costante attenzione da parte della prefettura anche nell'ambito dei lavori del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica.
  La situazione di forte degrado che caratterizza i quartieri sud di Catanzaro affonda le sue radici in decenni di scelte amministrative inadeguate, ed è il prodotto della scelta a monte di creare dei ghetti che hanno confinato la comunità rom, favorendo il radicarsi di sacche di illegalità e rendendo estremamente difficile ogni processo di integrazione, complice una disastrosa gestione dell'assegnazione degli alloggi popolari, come chiaramente emerso da una recente indagine della DIGOS di Catanzaro.
  La strategia posta in essere per affrontare le varie problematiche emerse nel corso degli approfondimenti effettuati ha l'obiettivo di coniugare l'indispensabile aspetto securitario con misure finalizzate a ridurre situazioni di degrado urbano e disagio sociale.
  In tale direzione, un particolare
focus è rivolto agli investimenti finalizzati a progetti di rigenerazione urbana e riqualificazione delle aree periferiche, la cui attuazione risulta di fondamentale importanza per spezzare l'intreccio tra condizioni di degrado e di marginalità sociale, in cui la commissione di crimini trova terreno fertile.
  Nel corso di periodiche riunioni tenutesi presso la prefettura, si è avuto modo di verificare le tipologie di finanziamento a disposizione dell'azienda territoriale di edilizia residenziale pubblica della Calabria (Aterp) per gli interventi di competenza.
  Al riguardo, l'ATERP ha riferito di aver ottenuto un finanziamento, a valere sul piano nazionale di edilizia abitativa, pari a 4.415.000 euro, per il recupero funzionale di alloggi, per la riqualificazione urbana e l'abbattimento di barriere architettoniche nel comprensorio di edilizia residenziale pubblica di viale Isonzo.
  Con un ulteriore finanziamento pari a 3.500.000 euro, a valere sul fondo per lo sviluppo e la coesione, sono stati previsti nella zona sud di Catanzaro interventi di recupero funzionale ed abbattimento di barriere architettoniche nonché di manutenzione straordinaria in 512 alloggi.
  L'amministrazione comunale, da parte sua, ha evidenziato che sta lavorando da tempo, su più fronti, al fine di migliorare la vivibilità della zona in questione con progetti volti a promuovere l'inclusione sociale mediante la creazione di spazi di aggregazione e servizi di prossimità, favorire processi di rigenerazione urbana grazie ai fondi del programma nazionale Metro Plus e contrastare il fenomeno della dispersione scolastica.
  Il 31 gennaio 2025 il quadro delle iniziative in corso è stato oggetto di ulteriore approfondimento presso la prefettura.
  In tale sede è stato concordato lo sviluppo di un'azione sinergica da parte dei soggetti istituzionali coinvolti nelle diverse progettualità unitamente al periodico monitoraggio degli interventi in atto, mediante la programmazione di specifici tavoli di lavoro dedicati alle singole questioni emerse.
  Oltre ai pianificati interventi di recupero e riqualificazione urbana, rimane costante l'impegno delle forze dell'ordine sul versante delle attività di prevenzione dei reati e di controllo del territorio.
  Sulla scorta delle determinazioni assunte in sede di riunione tecnica di coordinamento presso la prefettura, sono stati intensificati i quotidiani controlli delle forze dell'ordine a persone, abitazioni e luoghi di ritrovo nel quadrante urbano in questione.
  In tale contesto si collocano anche le attività di controllo interforze cosiddette ad «ad alto impatto».
  A titolo esemplificativo, si ricorda che, il 16 gennaio 2025, 128 unità della polizia di Stato, dell'arma dei Carabinieri e della Guardia di finanza, con l'ausilio di personale dei vigili del fuoco, hanno condotto una vasta operazione in viale Isonzo e nelle zone limitrofe, nel corso della quale sono stati eseguiti controlli, perquisizioni, posti di blocco e verifiche agli esercizi commerciali.
  L'attività svolta ha consentito di identificare 269 persone ed effettuare 23 perquisizioni domiciliari con rinvenimento di sostanze stupefacenti e di munizioni in alcune aree comuni di un edificio. All'esito dell'operazione, sono stati formalizzati 2 avvisi orali, è stato eseguito un arresto e due persone sono state denunciate per reati in materia di stupefacenti.
  Si evidenza, altresì, che nel corso del 2024 sul territorio del comune di Catanzaro sono state effettuate 25 operazioni antidroga che hanno portato al deferimento all'autorità giudiziaria di 102 persone, di cui 85 in stato di arresto e 17 in stato di libertà.
  Nell'ambito delle iniziative volte a rafforzare l'attività di prevenzione del crimine va segnalato che con il protocollo di intesa sottoscritto nel settembre dello scorso anno tra il presidente della regione Calabria, i prefetti della regione e l'ufficio scolastico regionale, è stato previsto lo stanziamento di 800.000 euro per l'implementazione del sistema di videosorveglianza nella città di Catanzaro oltre a 200 mila euro per il comune di Lamezia Terme.
  Il protocollo in questione prevede anche uno stanziamento di circa 650.000 euro, da parte del Ministero dell'interno, per tutta la regione, finalizzato a contrastare il fenomeno dell'abbandono scolastico mediante specifici progetti e programmi educativi.
  Sempre in tema di videosorveglianza, il comune di Catanzaro, il 27 gennaio 2025 è stato ammesso dal Ministero dell'interno al finanziamento, pari a circa 250.000 di euro, nell'ambito del programma operativo complementare «Legalità» 2014-2020 per un progetto che prevede, oltre alla sostituzione di componenti obsoleti, l'installazione di ulteriori postazioni di ripresa posizionate in punti strategici della città al fine di estendere la copertura e il controllo del territorio.
  Ulteriori risorse, per complessivi 130.000 euro, sono state assegnate lo scorso anno in favore dei comuni di Catanzaro e di Lamezia Terme nell'ambito del riparto del fondo unico giustizia, per investimenti in misure e tecnologie capaci di promuovere la legalità e creare un sistema integrato di prevenzione e contrasto dei fenomeni delinquenziali.
  Catanzaro è stata inoltre inclusa tra le città italiane destinatarie del programma nazionale METRO PLUS 2021-2027, un'iniziativa del dipartimento per le politiche di coesione finanziata dai fondi europei (FSE + FESR) che mira a favorire l'inclusione sociale e la rigenerazione urbana attraverso interventi mirati e sostenibili. Uno degli interventi più significativi del programma nazionale METRO PLUS riguarda la riqualificazione dell'area di viale Isonzo, con risorse di 1.736.000 euro (FESR) e 1.000.000 euro (FSE).
  Tra le azioni previste ci sono quelle relative alla realizzazione di una palestra popolare, la riqualificazione dell'ex scuola di polizia penitenziaria che sarà trasformata in un centro sociale, la creazione di un centro per donne vittime di violenza e infanzia abbandonata con servizi di assistenza e accoglienza, la creazione di un polo per l'infanzia per contrastare la povertà educativa, il sostegno all'infusione lavorativa attraverso la creazione di cooperative sociali per la gestione di servizi pubblici e ambientali.
  Alla luce di quanto esposto, la prefettura, oltre a garantire l'azione di coordinamento delle forze dell'ordine finalizzata ad assicurare livelli di sicurezza sempre più elevati nella città di Catanzaro continua a monitorare le iniziative volte a superare le situazioni di degrado urbano e di marginalità sociale mediante un confronto costruttivo con tutte le istituzioni e gli enti coinvolti.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Wanda Ferro.


   AURIEMMA, TRAVERSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Grandi Stazioni Rail S.p.A., società del Gruppo Ferrovie dello Stato italiane, interamente partecipata da Rete ferroviaria italiana S.p.A., in forza di convenzione del 4 luglio 2016 (registrata all'Agenzia delle Entrate – Ufficio Territoriale di Roma il 19 agosto 2016 al n. 8628 serie 3) stipulata con Rete ferroviaria italiana S.p.A., Ferrovie dello Stato italiane S.p.A. e SF Sistemi Urbani S.r.l. esercita la gestione, conduzione e manutenzione dei complessi immobiliari di 14 stazioni ferroviarie italiane (stazioni di Bari Centrale, Bologna Centrale, Firenze S. Maria Novella, Genova Brignole, Genova Piazza Principe, Milano Centrale, Napoli Centrale, Napoli Piazza Garibaldi, Palermo Centrale, Roma Termini, Torino Porta Nuova, Venezia Mestre, Venezia S. Lucia e Verona Porta Nuova), oltre che della stazione Roma Tiburtina in forza di convenzione del 1° agosto 2016;

   Grandi Stazioni Rail S.p.A., dovendo garantire – nella qualità di gestore e manutentore di tali «Grandi Stazioni» – la sussistenza e il mantenimento di adeguate condizioni di conformità tecnica e costante ottemperanza alla normativa antincendio di cui al decreto ministeriale 10 marzo 1998 («Criteri di sicurezza antincendio e per la gestione delle emergenze nei luoghi di lavoro») e al decreto del Presidente della Repubblica n. 151 del 1° agosto 2011 («Regolamento recante semplificazione della disciplina dei procedimenti relativi alla prevenzione degli incendi, a norma dell'articolo 49, comma 4-quater, del decreto-legge 31 maggio 2010 n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122» e successive modifiche e integrazioni), sebbene abbia attivato da ormai due anni una procedura a evidenza pubblica per l'affidamento del servizio di sorveglianza antincendio e gestione delle emergenze presso i complessi immobiliari delle richiamate stazioni ferroviarie, tuttavia a tutt'oggi non ha ancora concluso detta procedura e, conseguentemente, attivato detto servizio;

   infatti, una prima gara, indetta con bando del 27 novembre 2020, è stata poi revocata con provvedimento del 30 gennaio 2021 «...per motivi di interesse pubblico riferiti ai servizi oggetto della procedura, che inducono la stazione appaltante a procedere all'indizione di nuova procedura nei tempi utili»;

   dopo il decorso di ben dieci mesi dalla revoca della precedente gara, è stata indetta, in data 23 novembre 2021, una nuova procedura, con termine di presentazione delle relative offerte previsto per il 31 gennaio 2022;

   all'esito dell'esame delle offerte tecniche ed economiche proposte dagli operatori economici concorrenti a tale nuova procedura, in data 19 maggio 2022 è stata predisposta e comunicata la graduatoria;

   si sarebbero attesi ben quattro mesi per richiedere, in data 6 settembre 2022, i giustificativi agli operatori economici risultanti primi nella graduatoria dei due lotti messi in gara;

   benché tali operatori economici abbiano reso i giustificativi sin dal 21 settembre 2022, ciononostante a tutt'oggi non risulta ancora adottato nessun tipo di provvedimento e, conseguentemente, non attivato il servizio;

   l'attivazione del servizio di sorveglianza e prevenzione antincendio, oltre a costituire un preciso obbligo normativo ai sensi del decreto ministeriale 10 marzo 1998 (da ultimo sostituito dal decreto ministeriale 3 settembre 2021, a decorrere dal 29 ottobre 2022) e del decreto del Presidente della Repubblica n. 151 del 1° agosto 2011, rappresenta altresì misura a salvaguardia e tutela dell'incolumità non solo e non tanto dei rilevanti beni aziendali di cui sono composti i plessi ferroviari, ma prima ancora e soprattutto dell'integrità fisica e della stessa vita umana dei passeggeri che quotidianamente affollano le richiamate stazioni, oltre che delle migliaia di dipendenti e addetti che a vario titolo vi operano ogni giorno;

   nel far fronte a tale imprescindibile esigenza è stata indetta sin dal mese di novembre dell'anno 2020 l'apposita procedura a evidenza pubblica, tuttavia a oggi non ancora conclusa;

   tale ritardo si rivela ingiustificato, sia in ragione dei due anni trascorsi, sia in considerazione del fatto che in questo lungo lasso di tempo e ancora oggi il servizio di sorveglianza e prevenzione antincendio e gestione delle emergenze non risulta affidato a operatori economici dotati di idoneità specifica, adeguata capacità tecnica e pregressa esperienza professionale, esclusivamente dedicati ad assolvere alle esigenze di sicurezza sottese all'attività antincendio –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti di cui sopra;

   se i Ministri interrogati non ritengano di adottare iniziative di competenza affinché vengano adottati i provvedimenti necessari a concludere la richiamata procedura a evidenza pubblica e, conseguentemente, attivare il servizio di sorveglianza antincendio e gestione delle emergenze a garanzia e tutela della sicurezza dei passeggeri e degli addetti che quotidianamente frequentano le richiamate stazioni ferroviarie.
(4-00167)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in oggetto, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  In merito alla gestione del servizio di sorveglianza antincendio presso i complessi immobiliari delle stazioni ferroviarie, la gara, inizialmente indetta il 27 novembre 2020 dalla società GS Rail, è stata revocata in data 30 gennaio 2021 per motivi di interesse pubblico.
  Successivamente, GS Rail ha dato corso ad una nuova procedura che si è conclusa il 21 luglio 2023, in esito alla quale la suddetta società ha proceduto alla stipula dei contratti con i soggetti aggiudicatari e il conseguente avvio del servizio.
  L'attività di sorveglianza antincendio è assicurata ed erogata da operatori idonei ed in possesso delle previste capacità tecnico-professionali ed è stata garantita sino al subentro del nuovo operatore economico.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Matteo Salvini.


   CAPPELLETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'Agenzia Regionale della Giustizia del Trentino-Alto Adige/Südtirol è stata istituita dalla legge regionale n. 5 del 16 dicembre 2020, con l'obiettivo di migliorare l'efficienza del supporto amministrativo e organizzativo agli uffici giudiziari e ai giudici di pace;

   l'Agenzia, dotata di autonomia gestionale e contabile, opera sotto la direzione della Giunta regionale, pur mantenendo una propria organizzazione interna finalizzata alla rapidità e allo snellimento delle procedure. Le funzioni di programmazione dei lavori e delle attività, la definizione degli obiettivi e l'individuazione della priorità dell'Agenzia sono esercitate coerentemente con gli atti di indirizzo del Ministro interrogato;

   l'8 agosto 2024 la Giunta regionale ha annunciato l'avvio della nuova Agenzia regionale della Giustizia, dichiarandone la rilevanza per il rafforzamento del supporto all'apparato giudiziario e l'efficienza dei servizi ai cittadini;

   il presidente della regione, Arno Kompatscher, ha sottolineato che la creazione dell'Agenzia è avvenuta in collaborazione con il Ministero della giustizia e rappresenta un esempio di autonomia gestionale e responsabilizzazione nella giustizia a livello regionale;

   in particolare, in data 28 luglio 2023 il presidente della regione e il Ministro della giustizia hanno sottoscritto un protocollo operativo sulla gestione degli uffici giudiziari nella regione;

   la Terza commissione del Consiglio regionale, in data 6 settembre 2024, ha espresso parere favorevole alla costituzione dell'Agenzia, evidenziando il potenziale di questa iniziativa come modello virtuoso per altre regioni italiane;

   il miglioramento dell'efficienza della giustizia rappresenta un tema cruciale per il benessere della cittadinanza e delle imprese; è fondamentale garantire il rispetto della separazione dei poteri nella governance di strutture che, pur operando sotto la direzione di autorità politiche, coinvolgono direttamente il sistema giudiziario; una chiara definizione delle modalità operative, dei modelli di riferimento e del coinvolgimento degli attori interessati è essenziale per valutare la pericolosità o la replicabilità di questo modello su scala nazionale;

   a parere dell'interrogante in un'operazione come questa sarebbe necessario garantire il coinvolgimento della magistratura, anche al fine di assicurare il rispetto del principio di equiparazione dei poteri –:

   quali modelli internazionali siano stati presi in considerazione nella stesura del protocollo operativo e del conseguente atto organizzativo dell'Agenzia Regionale della Giustizia del Trentino-Alto Adige/Südtirol e come siano stati adattati al contesto normativo e amministrativo italiano;

   se sia stata prodotta una relazione complessiva sul lavoro istruttorio svolto dalla regione in collaborazione con il Ministero della giustizia e se ne sia prevista la pubblicazione.
(4-04127)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante, richiamando il protocollo sottoscritto dal Ministro della giustizia e dalla regione Trentino-Alto Adige/Südtirol del 28 luglio 2023, formula quesiti specifici in merito alle modalità seguite per la stesura di detto protocollo operativo.
  In proposito, pare opportuno premettere che la base normativa di tale protocollo è costituita dal decreto legislativo n. 16 del 7 febbraio 2017, con cui sono state delegate alla regione Trentino-Alto Adige/Südtirol le funzioni riguardanti l'attività amministrativa e organizzativa di supporto agli uffici giudiziari, con esclusione di quelle relative al personale di magistratura e al personale amministrativo dirigenziale.
  In particolare, il punto 5 dell'articolo 1 prevede che: «Spettano al personale amministrativo di cui al presente articolo le attribuzioni che le norme statali demandano al personale degli uffici giudiziari che riveste le corrispondenti qualifiche; resta ferma la dipendenza funzionale del medesimo dai magistrati dell'ufficio. La Regione provvede all'amministrazione e alla gestione del personale sulla base di un protocollo operativo approvato dal Ministero della giustizia, sentiti i dirigenti degli uffici giudiziari del distretto. Con il medesimo procedimento, al protocollo di cui al periodo precedente sono apportate, su iniziativa della Regione o del Ministro della giustizia, le eventuali modifiche che si rendono necessarie».
  Il protocollo operativo cui fa riferimento l'interrogante è stato, dunque, siglato il 24 luglio 2023 per dare esecuzione a tale disposizione e si occupa di disciplinare l'amministrazione e la gestione del personale degli uffici giudiziari.
  Ciò posto, si precisa che, sulla base della normativa citata e del protocollo operativo stipulato, la gestione del personale amministrativo che opera negli uffici giudiziari della regione Trentino-Alto Adige/Südtirol è ad esclusivo appannaggio degli organi regionali, con la sola eccezione – come detto – del personale dirigenziale, rimasto di diretta gestione dell'amministrazione centrale.
  In particolare, l'articolo 3 della legge regionale 16 dicembre 2020, n. 5, ha istituito l'Agenzia regionale della giustizia quale struttura organizzativa della regione preposta alla gestione delle funzioni delegate relative all'attività amministrativa ed organizzativa di supporto agli uffici giudiziari.
  Ebbene, la stesura del protocollo è avvenuta – in conformità alle prescrizioni di cui alla sopra riportata norma primaria – all'esito di un'intensa interlocuzione tra il Dicastero e la regione, che ha coinvolto anche i vertici della corte d'appello e della procura generale del distretto di Trento, e ciò nel pieno rispetto di quello spirito di leale collaborazione che deve sempre informare i rapporti tra autorità pubbliche.
  Ciò si è tradotto, poi, nel riconoscimento in favore di tali vertici di un ruolo di primo piano nell'assunzione di taluni provvedimenti gestori, così recependo pertinenti istanze del presidente di corte d'appello e del procuratore generale del distretto trentino.
  A monte si pone l'idea di un servizio giustizia che per essere adeguato alle esigenze di tutela dei diritti degli utenti e all'avanguardia rispetto agli
standard di riferimento sovranazionali richiede sforzi organizzativi capaci di incarnare concretamente l'obiettivo costituzionale descritto dall'articolo 110 della Costituzione, che va realizzato anche attraverso la circolazione delle buone prassi e l'adozione di soluzioni organizzative innovative laddove appaiano adeguate al raggiungimento degli standard di performance.
  A tutti gli attori istituzionali è dunque richiesto di contribuire in questa direzione, ciascuno per gli aspetti di propria competenza e sempre avendo di mira l'interesse dei cittadini tutti ad una giustizia efficace, rapida ed efficiente.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   CASU, GIANASSI, DI BIASE, LACARRA, SCARPA e SERRACCHIANI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 5 gennaio 2025 una delegazione del Partito Democratico, composta dai parlamentari D'Elia, Sensi e Casu si è recata presso l'Istituto Penale per i Minorenni «Casal del Marmo», a Roma, dove ha riscontrato notevoli criticità;

   come riportato dagli organi di stampa, l'11 gennaio 2025 alcuni detenuti avrebbero aggredito tre agenti della Polizia penitenziaria;

   si tratta di episodi sempre più frequenti, dovuti anche alle condizioni di disagio in cui si trovano a vivere i ristretti nell'istituto, presenti in numero superiore alla capienza massima fissata a 57 unità;

   a ciò si aggiunga il fatto che il personale della polizia penitenziaria assegnato è di circa il 50 per cento inferiore rispetto alla pianta organica, la dotazione organica complessiva per i diciassette Istituti penali per i minorenni del Paese, come riportato nel provvedimento del Capo del dipartimento per la giustizia minorile e di comunità del 29 maggio 2024, è fissata complessivamente a 897 unità, di cui manca però la disponibilità effettiva;

   al contempo, l'importo dei fondi previsti dalla legge di bilancio sul capitolo relativo alle «Spese per l'attuazione dei provvedimenti penali emessi dall'autorità giudiziaria», la principale fonte di finanziamento per i progetti educativi e trattamentali negli Istituti penali per i minorenni, è diminuito;

   dai precedenti 42.881.583 euro per ciascun anno del triennio 2022-2024, si è passati agli attuali 42.280.000 euro, taglio che va, inoltre, analizzato alla luce dell'apertura prevista di quattro nuovi Istituti nel corso del 2025, che si concretizza in una ulteriore diminuzione dello stanziamento a fronte di un potenziale aumento della platea dei beneficiari e comunque alla sua distribuzione su più sedi detentive inoltre nel capitolo relativo alle «Spese di ogni genere riguardanti la rieducazione dei detenuti», di ogni riferimento alla retribuzione degli ospiti che siano impegnati in attività lavorative, il che genera la paradossale impossibilità di retribuire i ristretti negli Istituti penali per i minorenni che prestano attività lavorativa, laddove invece per gli adulti l'articolo 22 della legge 26 luglio 1975, n. 354, fissa espressamente la remunerazione in misura pari a quella prevista per le singole figure dai contratti collettivi nazionali, ridotta di un terzo;

   il sistema penitenziario del nostro Paese vive una gravissima crisi, aggravata ed esasperata dalla politica panpenalistica del Governo, il sovraffollamento, la mancanza di servizi essenziali, la carenza di personale, l'insufficienza e l'inadeguatezza delle strutture, le criticità nell'assistenza sanitaria, il record di 89 suicidi nel solo 2024, rischiano seriamente di mettere in discussione i diritti fondamentali della persona e di compromettere la funzione di reinserimento sociale che la Costituzione indica come coessenziale all'esecuzione delle pene;

   le riduzioni di spesa operano nel quadro di una manovra di finanza pubblica che non prevede alcuna misura relativa al comparto penitenziario, con colpevole noncuranza delle sorti della giustizia minorile ormai al collasso, a causa degli effetti combinati di tagli e del cosiddetto «decreto Caivano»;

   la linea securitaria tracciata dal Governo tesa a deumanizzare la figura del detenuto senza prevedere alcun ricorso agli istituti riabilitativi, incide negativamente anche sulle condizioni di lavoro della Polizia penitenziaria, costringendo il personale a vivere e lavorare in contesti drammatici che hanno già procurato diversi suicidi tra gli stessi agenti –:

   quali iniziative intenda intraprendere allo scopo di sanare le gravi deficienze organizzative, organiche e di equipaggiamento che ostacolano il corretto funzionamento del sistema penitenziario minorile e specificamente a garantire il personale di polizia necessario ad assicurare la sicurezza e lo svolgimento delle attività rieducative nell'Istituto di Roma, al fine di ricondurre l'esecuzione della pena all'interno degli Istituti penali per i minorenni al livello della sua tradizione di eccellenza, nel pieno rispetto dei principi costituzionali volti al recupero e reinserimento sociale della condannata o del condannato.
(4-04155)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo indicato in esame, si prende spunto da un evento critico verificatosi l'11 gennaio 2025 nell'Istituto penale per i minorenni «Casal del Marmo» di Roma, a seguito della visita effettuata il 5 gennaio 2025 da parte di una delegazione di parlamentari, per riproporre il tema delle condizioni di vita nelle carceri minorili, delle dotazioni organiche e delle attività rieducative.
  Rispetto alla specifica vicenda, il competente Dipartimento, opportunamente interessato, con nota dell'11 febbraio 2025 ha riferito che l'episodio menzionato dagli interroganti si è concretizzato in una vera e propria aggressione, perpetrata da tre detenuti minorenni (due cittadini italiani e un nordafricano) ai danni del personale di polizia penitenziaria addetto alla sorveglianza interna, sia pure con l'obiettivo di privarli delle chiavi, al fine (successivamente dichiarato da uno dei protagonisti) di poter accedere alla camera di pernottamento ove si trovava altro detenuto, anch'egli di origine nordafricana, con il quale, alcuni giorni prima, vi erano stati dei dissapori, e di poterlo così sottoporre a violenze con le armi improprie di cui gli aggressori si erano dotati, ricavandole da alcune suppellettili dell'Istituto penale per i minorenni e con le quali avevano già aggredito violentemente il personale di polizia penitenziaria.
  Solo l'immediato intervento di altro personale di polizia penitenziaria e del direttore dell'Istituto penale per i minorenni (nel frattempo allertati) – oltre alla prontezza e al coraggio del personale aggredito – ha consentito di neutralizzare i responsabili dell'aggressione e di evitare ulteriori danni anche alle altre persone ristrette (con particolare riguardo al giovane nordafricano potenziale vittima della vendetta dei tre).
  All'esito delle colluttazioni, gli agenti intervenuti riportavano contusioni plurime, tanto che per due di loro si rendeva necessario l'accesso al pronto soccorso, mentre i minorenni coinvolti risultavano illesi. Nei confronti di questi ultimi sono stati avviati i dovuti procedimenti disciplinari ed adottati i relativi programmi educativo-trattamentali. Gli atti sono stati inoltre tempestivamente trasmessi alla competente Procura, denunciando il grave episodio criminoso verificatosi.
  Alla stregua di quanto sinora osservato, è di tutta evidenza che tali condotte non possono rappresentare indice di una presunta generale insicurezza dell'Istituto penale per i minorenni di Roma, così come degli altri Istituti penali per i minorenni, ma devono al contrario essere interpretate come un chiaro segnale della elevatissima aggressività dei protagonisti, manifestata nello specifico episodio per motivazioni del tutto personali nei confronti della vittima.
  Con riferimento al più generale problema del sovraffollamento è d'uopo precisare che l'intero comparto minorile, presenta una serie di criticità cronologicamente risalenti, le quali — in ragione di una serie di concause – hanno iniziato ad aggravarsi progressivamente sin dalla fase immediatamente successiva alla pandemia da Sars-COVID-19, in stretta correlazione con l'elevata esplosione di violenza, anche intrafamiliare ed in forme efferate, che vede spesso protagoniste persone minori di età.
  A tali forme, purtroppo sempre più diffuse, di violenza, si accompagna – quale ulteriore concausa del sovraffollamento — l'enorme afflusso di minori stranieri non accompagnati nel territorio dello Stato.
  Si tratta di giovani provenienti in prevalenza dal Nord-Africa, che costituiscono attualmente circa il 51 per cento della popolazione detentiva del comparto minorile, talvolta poli-assuntori di sostanze stupefacenti e psicotrope, talaltra portatori di vissuti traumatici – che non di rado danno luogo a veri e propri disturbi psichici – ed ovviamente privi di punti di riferimento di natura familiare in Italia, così come di un adeguato domicilio che, di fatto, impedisce l'applicazione, nei loro confronti, di misure gradate, e rende oltremodo complessa, in sede di esecuzione, l'applicazione di pene sostitutive di pene detentive brevi.
  Peraltro, questi giovani minori stranieri non accompagnati versano in condizioni di marginalità sociale e di dipendenze che finiscono con il commettere reati di elevata pregnanza lesiva, con conseguente immissione nel circuito penale e nel comparto detentivo minorile.
  In tale contesto, questa amministrazione si è prontamente attivata per individuare soluzioni concrete, al fine di poter disporre nuovamente di tali strutture detentive, oltre che di reperirne di ulteriori.
  È infatti imminente l'apertura dell'Istituto penale per minorenni di Rovigo (prevista per il mese di giugno 2025), nonché di due ulteriori strutture, già dismesse dalla precedente Amministrazione (Istituto penale per minorenni di Lecce e de L'Aquila, la cui apertura è rispettivamente prevista per il 30 marzo 2025 e per il 31 luglio 2025).
  L'apertura dei nuovi istituti, ovviamente, consentirà un cospicuo decongestionamento delle strutture custodiali attualmente disponibili, con recupero di spazi di agibilità detentiva, maggiore sicurezza ed ulteriore implementazione delle attività trattamentali, vera priorità strategica per questo Governo.
  Nell'emergenza, al fine di sopperire, nelle more, anche alla cronica scarsità in organico di tutte le figure professionali preposte alla gestione dei servizi penali minorili con specifiche e variegate competenze, sono state potenziate delle fondamentali figure educative di riferimento con l'assunzione di cospicui contingenti di nuovi Funzionari della professionalità pedagogica e sociale, che proseguirà anche nel 2025, nonché con il significativo incremento della presenza degli esperti psicologi
ex articolo 80 dell'ordinamento penitenziario, chiamati a coadiuvare gli operatori nell'osservazione e nel trattamento del condannato, oltre all'implementazione del nucleo addetto alla sicurezza interna.
  Con riguardo al capitolo relativo alle «Spese per l'attuazione dei provvedimenti penali emessi dall'Autorità giudiziaria», anch'esso menzionato dagli interroganti, si precisa che esso non ha subìto, invero, alcun taglio ad opera della legge di bilancio 2025.
  Se è vero, infatti, che lo stanziamento iniziale complessivo per l'esercizio 2025, pari a 42.280.000 euro, risulta essere inferiore a quello dell'annualità 2022, tale circostanza – lungi dall'essere ascrivibile all'attuale compagine di Governo – deve attribuirsi a determinazioni assunte con la legge di bilancio 2023, che evidentemente ha dovuto tenere conto di quanto avvenuto nel periodo pregresso ad opera del precedente Governo. All'epoca, peraltro, lo stanziamento disponibile appariva più che soddisfacente a fronte dei fabbisogni rilevati, tanto che, negli anni precedenti, si era rilevato che ogni anno risultavano inutilizzate alcune risorse in eccedenza (cosiddette economie di bilancio).
  Allo stato, il fabbisogno sul capitolo di spesa risulta effettivamente maggiore. Consapevole di tale sopraggiunta evenienza, questa amministrazione si mostra particolarmente attenta nel monitorare e valutare costantemente, in modo minuzioso, l'andamento della spesa, intervenendo all'occorrenza con vari aggiustamenti: in primo luogo, incrementando, in corso di esercizio, le risorse disponibili sul capitolo, mediante variazioni compensative e assegnazioni da specifici fondi (Fug, se del caso, fondi di riserva, eccetera). In secondo luogo, vengono catalizzate verso il settore ingenti risorse extra bilancio attingendo alla cassa ammende e ai fondi europei (Pon) inclusione), ma altresì mobilitando risorse provenienti dal Ministero per lo sport e la salute, dal Fami dall'impresa sociale «Con i Bambini», dai contributi di regioni, enti locali, fondazioni, soggetti privati e altro, in virtù dello stretto rapporto di collaborazione necessario con la comunità e il territorio.
  Per quanto attiene invece al capitolo «Spese di ogni genere riguardanti la rieducazione dei detenuti» è d'uopo precisare che trattasi di un capitolo di pertinenza esclusiva del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria.
  A tal riguardo comunque non sussistono limitazioni di sorta, tantomeno di natura finanziaria, al pagamento di eventuali importi a titolo di remunerazione di detenuti minorenni/giovani adulti che abbiano prestato attività lavorativa, a norma dell'articolo 22 dell'ordinamento penale. Invero, tale tipologia di spesa è pacificamente prevista tra quelle ammissibili anche nel documento generale di programmazione, la cui previsione, peraltro, viene reiterata di anno in anno.
  Con riguardo, più precisamente, alle asserite «gravi deficienze organizzative, organiche e di equipaggiamento», attribuite dagli Interroganti all'Istituto penale per minorenni di Roma, giova evidenziare che la situazione critica in cui versa il comparto detentivo minorile non può e non deve essere strumentalmente assunta quale effetto di presunte politiche carcero-centriche o panpenalistiche, bensì piuttosto come conseguenza di pregresse politiche che, sull'erroneo presupposto dell'attesa di una curva discendente nelle devianze minorili, hanno dismesso diversi istituti detentivi minorili, così contribuendo in modo significativo (in uno con le cause riconducibili al momento storico, in parte sopra ricordate) a cagionare l'attuale condizione di sovraffollamento, da cui poi scaturiscono, in buona misura, i plurimi eventi critici che si verificano negli istituti.
  Ciò premesso, si sottolinea che l'obiettivo prioritario dell'azione trattamentale svolta da tutti gli operatori del competente Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità consiste nel garantire che la detenzione sia improntata ad una prospettiva educativa e risocializzante, mediante la proposta di molteplici attività quotidiane che riempiano di significato il tempo trascorso in istituto da parte dei ragazzi ristretti. A tutti i minori ospitati sono stati infatti garantiti progetti educativi e di risocializzazione, oltre ovviamente ai colloqui e ai video-colloqui con i familiari nei turni prenotati e al pranzo in socialità di ciascun gruppo detentivo presso il refettorio.
  Inoltre, a favore di tutto il personale ivi operante, con particolare attenzione rivolta al contingente di polizia penitenziaria, è stato definito un percorso di inserimento ed accompagnamento formativo, che si pone l'obiettivo di una maggiore specializzazione anche in vista di un processo di riorganizzazione all'interno dell'istituto. La suddetta proposta formativa è stata avviata nel dicembre 2024 ed ha previsto incontri con le diverse figure professionali e con i ragazzi ristretti, che sono considerati parte attiva del progetto e verranno coinvolti in momenti di supervisione congiunta.
  Con riferimento all'asserita carenza del 50 per cento nell'organico del corpo di polizia penitenziaria nel Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, si evidenzia in data 3 febbraio 2025 vi è stata l'immissione in servizio di n. 75 allievi agenti di polizia Penitenziaria, provenienti dal 184° corso di formazione, che hanno assunto servizio nei rispettivi istituti penali per minorenni. Inoltre, sono previste ulteriori integrazioni di organico con personale proveniente dai corsi di vice sovrintendente e vice ispettore, che termineranno la formazione nei mesi di maggio e giugno del corrente anno.
  Infine, è previsto un nuovo corso 185° di allievi agenti di polizia penitenziaria, che avrà inizio nel mese di maggio e terminerà nel mese di settembre 2025.
  Si precisa che il numero di unità di polizia penitenziaria da assegnare al contingente minorile è sempre stabilito di concerto con il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria.
  Con riguardo, in particolare, al personale del corpo di polizia penitenziaria dell'Istituto penale per minorenni di Roma, oggetto dei rilievi dell'atto ispettivo in questione, a fronte di una previsione di organico di 89 unità complessive, attualmente sono presenti 83 unità.
  L'organico del predetto istituto è stato integrato, a far data dal 10 febbraio 2025, con n. 10 unità provenienti dal 184° corso di allievi agenti di polizia penitenziaria. Inoltre, è previsto un ulteriore incremento al termine dei corsi di vice sovrintendente e vice ispettore nei mesi di maggio e giugno 2025. Infine, nel mese di maggio inizierà il proprio addestramento il 185° corso agenti, al termine del quale una parte del contingente sarà assegnata anche all'Istituto penale per minorenni di Roma.
  Va ribadito, tuttavia, che alla situazione di sovraffollamento del comparto detentivo minorile, dovuta ad una serie di concause sopra evidenziate, va aggiunto il dato della presenza di un'utenza caratterizzata dalle problematiche accennate in premessa, ed in particolare, dell'obiettivo dato dell'origine nordafricana dei molti minori, con i quali — peraltro — è particolarmente difficile entrare in una relazione educativa significativa, in ragione del considerevole ed evidente divario culturale.
  A tal uopo, comunque, questa amministrazione — nell'ottica di un intervento quanto più possibile efficace ed onnicomprensivo – sta cercando di porre rimedio con un approccio multidisciplinare, che non trascura nemmeno la presenza e l'ausilio di mediatori culturali ed etno-psicologi, al fine di colmare quelle discrasie culturali che sono di ostacolo anche all'effettività di un intervento adeguato e risocializzante.
  Questa amministrazione è intervenuta anche sotto il profilo della cronica e risalente insufficienza, sul territorio nazionale, di idonee strutture socio-sanitarie.
  Ed infatti, in ragione di tale carenza, soggetti caratterizzati da disturbi comportamentali e/o da dipendenze, astrattamente collocabili in comunità, hanno finito con l'essere immessi nel circuito detentivo minorile, a fronte della loro ritenuta pericolosità sociale e in assenza di alternative praticabili.
  Situazione, questa, potenzialmente esplosiva – concretizzatasi poi, di fatto, in eventi critici verificatisi in diversi come nel caso evocato in premessa dagli Interroganti, cui questa amministrazione sta concretamente ponendo rimedio, attraverso la stipula di importanti protocolli con le regioni, in attuazione dell'accordo sancito il 14 settembre 2022 in Conferenza unificata Stato-regioni, volti a creare nuove strutture destinate ad accogliere un'utenza sempre più caratterizzata da condotte ascrivibili a disagi psichici o a dipendenze da sostanze.
  Ultimate le procedure di accreditamento e le conseguenti formalità, a breve saranno operative in Lombardia le prime 3 di queste nuove comunità sperimentali – trattasi di comunità residenziali di tipo socio-sanitario ad elevata integrazione terapeutica — gestite in stretta collaborazione con le ASL competenti, mentre altre, dislocate nel centro Italia e nelle isole, entreranno in funzione presumibilmente nella seconda metà del 2025. Ad oggi, infatti, sono già stati definiti ed approvati dalla regione Campania gli atti preliminari necessari all'apertura di una comunità integrata nel territorio casertano e sono stati, inoltre, avviati tavoli di confronto con le regioni Sardegna e Lazio per l'apertura, rispettivamente, di una struttura in Sardegna e di due nel Lazio. Inoltre si sono registrati prodromici riscontri positivi da parte delle regioni Umbria, Toscana e Sicilia.
  Una volta a regime, queste strutture innovative concorreranno a ridurre progressivamente, in modo significativo, la presenza negli istituti penali per minorenni di quella componente di utenti affetti dalle gravi problematiche suesposte – che li rendono sovente poco disponibili ad aderire al patto trattamentale, quando non addirittura protagonisti di condotte oppositive e violente, caratterizzate da atti vandalici e aggressioni — e a garantirne un'adeguata presa in carico specialistica, continuativa e coordinata da parte dei competenti servizi sanitari locali.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   DEL BARBA. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 31 maggio 2024, n. 71 recante disposizioni urgenti in materia di sport, sostegno didattico agli alunni con disabilità e regolare avvio dell'anno scolastico 2024-2025, ha visto in sede di conversione in legge l'approvazione di una disposizione che prevede che le procedure assunzionali dei docenti per l'avvio dell'anno scolastico fossero prorogate, in via eccezionale, al 31 dicembre 2024, attingendo anche alle graduatorie pubblicate dopo la scadenza ordinaria del 31 agosto 2024;

   la norma prevede inoltre che i docenti vincitori di concorso che per l'anno scolastico 2024/2025 sono già stati titolari di un contratto di supplenza su un posto vacante nella stessa regione e classe di concorso per cui sono risultati vincitori, sono confermati su tale posto;

   l'interpretazione della norma operata da alcune regioni – in particolare dalla regione Lombardia ai sensi dell'avviso Prot. R.U. 49826 pubblicato il 20 settembre 2024 dall'ufficio scolastico regionale – ha portato all'immissione in ruolo per il triennio avviato con l'anno scolastico 2024/2025 di docenti già assegnatari di supplenza – che non hanno quindi potuto partecipare alla fase della scelta delle sedi definitive – i quali hanno inoltre scavalcato i vincitori di concorso con punteggio superiore, non rispettando quindi il principio del merito per la scelta delle sedi;

   l'interpretazione della norma così operata rischia di portare al contempo all'avvio di un alto numero di ricorsi da parte dei vincitori di concorso con punteggio superiori, e dall'altro, all'impossibilità dei docenti vincitori di concorso che avevano già accettato una supplenza nell'attesa dell'immissione a ruolo, di scegliere la sede più congeniale per le proprie esigenze lavorative e di vita, rimanendo bloccati quindi in una sede che avrebbero accettato in via temporanea;

   questo cortocircuito – che ad avviso dell'interrogante è particolarmente evidente in Lombardia a causa delle modalità interpretative operate dagli uffici preposti – porta paradossalmente chi è più in alto in graduatoria a non poter disporre della scelta di tutte le sedi disponibili a causa della presenza di docenti che sarebbero ben lieti di cedere i posti occupati per scegliere un'altra sede di assegnazione;

   il Ministro interrogato si fregia di essere a capo di un dicastero che dovrebbe avere la meritocrazia come stella polare, ma che nei fatti è riuscito a complicare ulteriormente una procedura di assegnazione di posti di lavoro che dovrebbe essere basata esclusivamente sul merito e non sulle interpretazioni della normativa che ogni regione può operare, riuscendo a scontentare al contempo sia i vincitori di concorso più in alti in graduatoria sia chi cederebbe loro il posto per chiedere l'assegnazione definitiva a una sede differente –:

   quali iniziative intenda assumere il Ministero dell'istruzione e del merito al fine di evitare che l'applicazione ad avviso dell'interrogante irrazionale della norma richiamata in premessa impedisca per i prossimi due anni scolastici ai vincitori di concorso di scegliere le sedi ad essi maggiormente confacenti, ripristinando l'applicazione di regole che rendano effettivo il concetto di merito nella scelta delle sedi scolastiche per i docenti vincitori di concorso.
(4-03688)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si ritiene necessario preliminarmente chiarire che l'articolo 14-bis, comma 3, del decreto-legge n. 71 del 2024, ha previsto esclusivamente per l'anno scolastico 2024/2025 la possibilità di utilizzare entro il 31 dicembre 2024 le graduatorie concorsuali approvate dopo il 31 agosto ed entro il 10 dicembre, al fine del raggiungimento degli obiettivi assunzionali previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.
  I vincitori dei concorsi scelgono la sede definitiva tra i posti vacanti residuati a seguito delle assunzioni a tempo indeterminato effettuate entro il 31 agosto 2024 e resi indisponibili prima delle nomine a tempo determinato di cui all'articolo 4, commi 1 e 2, della legge 3 maggio 1999, n. 124, in numero pari a quello dei posti banditi nei concorsi.
  La norma prevede, altresì, che i docenti eventualmente beneficiari per l'anno scolastico 2024/2025 di un contratto a tempo determinato su posto vacante nella medesima regione e classe di concorso per la quale sono risultati vincitori, sono confermati su tale posto e che nelle more dell'espletamento delle procedure assunzionali i posti vacanti resi indisponibili sono coperti mediante contratti a tempo determinato, sino alla nomina dell'avente diritto, assegnati sulla base delle graduatorie di istituto.
  La norma richiamata, dunque, prevede inequivocabilmente la conferma per gli aspiranti, utilmente collocati nelle graduatorie di merito dei concorsi di cui ai decreti direttoriali nn. 2575 e 2576 del 2023, al ricorrere delle seguenti condizioni: essere in possesso di un contratto a tempo determinato; essere in servizio su posto vacante.
  Entrambe le condizioni sono soddisfatte sia nel caso di una supplenza su posto vacante e disponibile (supplenza annuale, quindi fino al 31 agosto 2025) sia nel caso di una supplenza su posto vacante accantonato appositamente ai fini dell'assunzione dei vincitori di concorso della procedura in questione (supplenza fino a nomina avente diritto e, comunque, con termine al 31 dicembre 2024).
  In ragione del preciso dettato normativo, la soluzione adottata dagli uffici scolastici regionali risulta, pertanto, corretta, anche alla luce della ratio della norma volta alla preminente salvaguardia della continuità didattica a beneficio degli studenti, che costituisce l'interesse primario che orienta le scelte del Ministero.

Il Ministro dell'istruzione e del merito: Giuseppe Valditara.


   DONNO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   gli uffici giudiziari di Lecce e Bari sono stati oggetto di finanziamenti destinati a un miglioramento e una riqualificazione degli stessi;

   da quanto emerge dagli organi di stampa il Ministero interrogato, per quanto concerne il capoluogo salentino, ha abbandonato l'idea di realizzare la «Cittadella della giustizia» su terreni confiscati alla criminalità organizzata, già individuati, e con essa il progetto di realizzare un polo logistico unitario funzionale, moderno, tecnologicamente ed ecologicamente sostenibile;

   per il distretto di Corte di appello di Bari sembrerebbero essere stati destinati fondi significativamente superiori rispetto a quelli individuati per il distretto di Corte d'appello di Lecce;

   il distretto di Corte d'appello di Lecce, se la notizia dovesse rispondere al vero, risulterebbe ingiustificatamente penalizzato, tenuto conto, altresì, delle note e ataviche condizioni di disagio logistico in cui versano gli uffici giudiziari del capoluogo salentino, dislocati su più plessi, alcuni dei quali persino inidonei alla destinazione d'uso –:

   se sia a conoscenza dello stato attuale degli stanziamenti relativi agli uffici giudiziari di Bari e Lecce e quali iniziative intenda adottare affinché il distretto di Corte d'appello di Lecce non risulti ingiustificatamente penalizzato rispetto a problematiche ed esigenze ormai croniche, che si riverberano in modo negativo sull'esercizio della giustizia nel capoluogo leccese.
(4-04224)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, con il quale l'interrogante chiede di sapere quali iniziative il Ministero della giustizia intenda intraprendere per la riqualificazione degli uffici giudiziari del distretto di Bari e Lecce, si riferisce quanto segue.
  In apertura si rimarca che nell'ottica di perseguire una maggiore efficienza logistica ed un tendenziale risparmio di spesa, per l'anno 2025, il Ministero della giustizia porterà avanti l'impegno per ottimizzare la gestione del patrimonio immobiliare, la rifunzionalizzazione delle strutture e la programmazione di interventi di efficientamento energetico.
  In questo senso proseguirà anche l'impegno per assicurare la sicurezza degli edifici sede di uffici giudiziari attraverso l'interlocuzione costante con i soggetti attuatori degli appalti riguardanti interventi in materia antisismica e antincendio e di efficientamento energetico.
  Si garantirà la pubblicazione degli atti relativi alle procedure di acquisizione di beni, servizi e forniture attraverso il popolamento della banca dati S.i.g.e.g. (Sistema informativo della gestione dell'edilizia giudiziaria), contenente i contratti e bandi di gara stipulati, sia dall'amministrazione centrale che dagli uffici giudiziari con la pubblicazione degli atti relativi alle procedure di acquisizione di beni, servizi e forniture.
  Venendo al testo dell'interrogazione, dalle informazioni assunte dal competente dipartimento del Ministero della giustizia (D.o.g.), risulta che l'intervento per il «Parco della giustizia di Bari» ha ricevuto una veste giuridica con la convenzione sottoscritta il 1° ottobre 2020, successivamente integrata con un atto aggiuntivo del 20 settembre 2022.
  In linea con gli obblighi della convenzione, il Ministero della giustizia ha assunto nel mese di ottobre 2022 un impegno pluriennale di spesa per finanziare l'esecuzione delle opere.
  Quanto agli uffici giudiziari del distretto di Lecce si rimarca che il progetto di edificazione di una
Cittadella della giustizia su terreni confiscati alla criminalità è stato sostituito dalla realizzazione della Cittadella nel centro della città, in considerazione della volontà manifestata dai rappresentanti degli uffici giudiziari e del foro locali di disporre di un polo giudiziario servito dal trasporto pubblico e da aree di parcheggio.
  In linea con tale volontà, il Ministero della giustizia ha intrapreso le procedure di competenza.
  L'impegno di spesa sarà determinato all'esito delle interlocuzioni avviate con la proprietà degli edifici e l'Agenzia del demanio e dipenderà dall'esito delle progettazioni e dei lavori stimati necessari su tali edifici.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   «App», applicativo unico di gestioni del processo penale e civile telematico (obiettivo PNRR M1C1-38, riforma 1.8) è progettato per consentire a tutti i soggetti abilitati la redazione, la firma digitale, il deposito telematico dei provvedimenti e il governo dei flussi procedurali e documentali, la redazione di atti nativi digitali, scambi telematici bidirezionali tra diversi uffici giudiziari coinvolti e l'integrazione con i portali (portale notizie di reato e portale deposito atti penali) per la ricezione automatizzata degli atti, dei file multimediali e dei relativi dati strutturati;

   entrato in funzione il 14 gennaio 2024 ha terminato la sperimentazione il 1° gennaio 2025: ora ha in gestione telematica tutta la fase delle indagini preliminari, con obbligo di deposito degli atti;

   a soli 6 giorni dalla fine della sperimentazione, App ha riscontrato «errori inaspettati», «veri e propri blocchi e rallentamenti difficilmente compatibili con lo svolgimento ordinario dell'attività giudiziaria»: problematiche complesse quali «moltissimi giudici non vedono i fascicoli e dunque non è possibile lavorare digitalmente su essi», «assistenti giudiziari e cancellieri non inseriti nel sistema e dunque impossibilitati ad utilizzarlo», causando pesanti rallentamenti nelle udienze dei principali tribunali italiani;

   trattasi di identiche criticità presentate più volte durante il 2024, come evidenziato dall'interrogante, con le interrogazioni nn. 4-02541/4-03172, dai procuratori della Repubblica di Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo e Perugia e dalla VII Commissione del Consiglio superiore della magistratura, che nella «relazione sullo stato della giustizia telematica» del 17 luglio 2024, attribuisce il problema all'insufficienza della rete internet a reggere il traffico;

   il Ministro interrogato in risposta all'interrogazione n. 4-03172 ha sminuito le preoccupazioni del Consiglio superiore della magistratura, sostenendo: «quanto al timore, espresso dal Consiglio superiore della magistratura nella citata relazione e fatto proprio dall'interrogante, che la rete internet si riveli insufficiente a sostenere l'attività di trasmissione telematica degli atti processuali, mancano riscontri oggettivi che avvalorino tali preoccupazioni»....«il monitoraggio dei flussi telematici, proseguito fino al 30 giugno 2024, ha fornito dati più che confortanti», «in questi mesi è proseguito il lavoro di implementazione dell'applicativo»;

   le problematiche persistono e la digitalizzazione anziché accelerare il funzionamento della giustizia italiana sta causando notevoli malfunzionamenti costringendo alcuni presidenti di tribunale a prorogare l'uso del cartaceo, come tribunale di Milano, Reggio Calabria e Genova, dove la possibilità di redigere e depositare documenti in analogico è stata prorogata al 31 marzo 2025;

   con determina del 16 febbraio 2022 il Ministero della giustizia stanziava 68.196.721,31 euro per l'affidamento dei servizi di digitalizzazione dei fascicoli giudiziari di tribunali, corti d'appello e Suprema Corte di cassazione, per 15 lotti territoriali;

   risulta all'interrogante che la mole di lavoro è superiore al numero degli addetti alla digitalizzazione e molti fascicoli sono ancora cartacei, rallentando ulteriormente la digitalizzazione;

   il malfunzionamento compromette gravemente i diritti soggettivi dei cittadini;

   il Ministero della giustizia l'8 gennaio 2025 ha dichiarato al «Il Dubbio»: «Se il magistrato non attiva il dispositivo di firma digitale, come è suo preciso onere, non è un malfunzionamento imputabile al ministero. La cosiddetta "profilatura" dell'utente è una procedura indispensabile per accedere ai sistemi informatici, che, come è ovvio, deve essere richiesta dall'utente al servizio assistenza. Se il magistrato non chiede la propria "profilatura" non può accedere al sistema informatico, perché non è riconosciuto dallo stesso»...«non siamo di fronte a un malfunzionamento del sistema informatico, bensì a una mancanza organizzativa dell'utente», scaricando in sostanza sui magistrati la responsabilità di un malfunzionamento che invece è da attribuirsi al software App predisposto dal Ministero e ai suoi tempi di piena funzionalità –:

   se intenda spiegare i motivi del malfunzionamento del software App;

   quali iniziative intenda adottare per risolvere definitivamente tutte le criticità evidenziate in premessa e se intenda adottare iniziative volte a stanziare fondi per l'ulteriore affidamento dei servizi di digitalizzazione dei fascicoli.
(4-04059)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante torna sul tema relativo alla funzionalità dell'applicativo App, applicativo unico di gestione del processo penale telematico (Ppt) entrato in funzione il 14 gennaio 2024, chiedendo quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare «per risolvere definitivamente tutte le criticità evidenziate» nella premessa dell'atto stesso.
  Con riferimento poi allo stato di avanzamento del progetto per la «digitalizzazione dei fascicoli giudiziari di Tribunali, Corti d'Appello e Suprema Corte di cassazione», l'interrogante chiede ancora se siano in programma iniziative per lo stanziamento di «fondi per l'ulteriore affidamento dei servizi di digitalizzazione dei fascicoli».
  Partendo dalla prima questione sollevata nell'atto in esame e come già evidenziato in precedenti risposte ad atti di sindacato ispettivo presentati sullo stesso tema, si evidenzia che la digitalizzazione del processo penale di primo grado costituisce uno degli obiettivi inseriti nel PNRR, da conseguire entro dicembre 2025 ai fini del pagamento della ottava rata.
  In tale ottica, le scadenze legate al PNRR hanno imposto all'introduzione del Ppt una tempistica obiettivamente ristretta.
  Già dal 1° gennaio 2025 infatti, in virtù delle modifiche apportate sul finire del 2024 al decreto ministeriale 29 dicembre 2023, n. 217, il deposito con modalità telematiche è divenuto obbligatorio per le fasi fino all'udienza preliminare e dibattimentale, con la previsione di un regime temporaneo di cosiddetto doppio binario (analogico e telematico) per tutti gli atti depositati dai magistrati nella fase delle indagini preliminari e per i provvedimenti cautelari, sia personali che reali, innanzi agli uffici giudiziari di primo grado.
  In seguito a ciò, come noto e come ricordato dall'interrogante, i dirigenti di alcuni uffici giudiziari hanno adottato provvedimenti di sospensione temporanea delle nuove modalità di deposito telematico degli atti, proseguendo per il momento con le tradizionali modalità cartacee.
  A fronte di tali determinazioni, assunte dai titolari degli uffici giudiziari nella loro responsabilità di direzione e delle quali il Ministero per il momento non ha potuto che prendere atto, sono state avviate con estrema sollecitudine le opportune verifiche per riscontrare le problematiche, identificarne le cause e individuare i rimedi, all'interno di una fase prevista di monitoraggio, assistenza e manutenzione correttiva nel primo periodo di applicazione.
  Ebbene, tali provvedimenti ad oggi risultano essere stati adottati, su 140 uffici della Procura della Repubblica e 140 uffici di tribunale ordinario, dai dirigenti di 25 procure e di 80 tribunali ordinari.
  Nello specifico, tra i 105 provvedimenti citati, 12 non costituiscono provvedimenti
ex articolo 175-bis, comma 4, codice di procedura penale, ma genericamente dispongono una «gradualità operativa» nella gestione informatica dei depositi del processo penale, in special modo autorizzando il deposito cartaceo allorquando emergano, caso per caso, problemi tecnici.
  Inoltre, da una pur necessariamente sommaria analisi dei restanti provvedimenti è emerso che i capi degli uffici – nella stragrande maggioranza dei casi – abbiano previsto la possibilità «di redigere e depositare anche con modalità analogiche (mediante il regime del cosiddetto doppio binario) gli atti, documenti richieste e memorie», così autorizzando il deposito sia con modalità digitali, ai sensi dell'articolo 111-
bis codice di procedura penale, sia con modalità analogiche (cosiddetto «doppio binario analogico digitale»).
  Il relativo presupposto è individuato per lo più in «malfunzionamenti» del sistema, ma una ricognizione delle motivazioni esposte nei cennati provvedimenti consente di cogliere che i «malfunzionamenti» non hanno riguardato l'applicativo
App in sé, quanto la cosiddetta «profilazione» degli utenti (cioè il riconoscimento delle credenziali di accesso al sistema), nonché il rilascio ai medesimi di un dispositivo di firma digitale (che consente la sottoscrizione digitale degli atti), incombenti che il singolo utente (magistrato o suo ausiliario) deve curare personalmente tramite l'assistenza sistemistica.
  Altre problematiche di natura squisitamente tecnica, invece, come quella relativa al «visto» da parte del magistrato che presiede l'udienza (ai sensi dell'articolo 483, comma 1-
bis, codice di procedura penale) ovvero alla sottoscrizione di taluni provvedimenti adottati dal magistrato anche da parte del suo ausiliario (ai sensi degli articoli 460 e 552 codice di procedura penale), sono state già risolte, come da circolari della Dgsia del 13 gennaio 2025 e del 23 gennaio 2025.
  Al concetto di malfunzionamento è stata dunque ricondotta una casistica di problematiche in realtà di varia natura e diversa origine, anche non squisitamente tecnica e dunque estranea alla nozione di malfunzionamento in senso proprio.
  Si evidenzia, poi, che tutti i sistemi ministeriali hanno continuato ad essere operativi senza soluzione di continuità dopo il gennaio 2025, come è dimostrato, del resto, dagli stessi provvedimenti adottati laddove, pur richiamando l'articolo 175-
bis, comma 4, codice di procedura penale, hanno espressamente autorizzato un regime di deposito degli atti anche, e non esclusivamente, analogico (il cosiddetto «doppio binario digitale ed analogico»), all'evidenza lasciando intendere che, comunque, il sistema informatico fosse effettivamente funzionante e, quindi, utilizzabile a discrezione del soggetto abilitato interno ed esterno.
  È per questa ragione che si è pensato di rinnovare e potenziare la campagna informativa nei confronti dei responsabili organizzativi degli uffici in merito al compimento dei necessari adempimenti, richiesti agli interessati, per una generale «profilatura» di tutti gli utenti ai fini del corretto funzionamento del sistema. Allo stesso modo si lavorerà, anche insieme alla Scuola della magistratura, per una ampia e approfondita azione di formazione dei magistrati e del personale amministrativo.
  Ciò detto, si coglie l'occasione offerta dall'atto di sindacato ispettivo in esame per ribadire, ancora una volta, l'impegno dei competenti uffici del Ministero della giustizia nella risoluzione di eventuali criticità, attraverso un costante monitoraggio del corretto funzionamento degli applicativi ministeriali.
  La Dgsia effettuerà rilasci progressivi e incrementali delle funzionalità agli utenti, coerentemente al cronoprogramma di attuazione della pertinente
milestone del PNRR, condiviso e approvato dalla Commissione europea e che prevede una fase di sperimentazione degli applicativi del Ppt nel corso del primo semestre 2025.
  Venendo poi all'ultima questione cui fa cenno l'interrogante, quella relativa allo stato di avanzamento del
Progetto Digitalizzazione fascicoli giudiziari Civili previsto nell'ambito dell'intervento PNRR 1.6.2. Digitalizzazione del Ministero della giustizia, si evidenzia che la milestone 1.6.2, M1C1-130, prevedeva la digitalizzazione di 3.500.000 di fascicoli alla data del 31 dicembre 2023, mentre milestone 1.6.2, M1C1-153 prevede la digitalizzazione di 7.750.000 di fascicoli alla data del 30 giugno 2026.
  Ebbene, al 31 dicembre 2023 risultavano già digitalizzati 4.075.279 di fascicoli, sicché il
target previsto dalla ridetta milestone MICI-130 appariva non soltanto raggiunto ma persino superato.
  Ma la digitalizzazione dei fascicoli giudiziari civili è proseguita a ritmo serrato anche dopo tale
deadline. Al 31 dicembre 2024 risultavano infatti digitalizzati complessivi 6.245.816 di fascicoli. Il dato tendenziale consente quindi di ritenere che il prossimo target – fissato al 30 giugno 2026 — che impone la digitalizzazione di 7.750.000 di fascicoli sia certamente raggiungibile.
  Tali risultati costituiscono, dunque, ulteriore riprova del fermo impegno di questa Amministrazione nel tenere fede agli obblighi assunti e nel portare finalmente a compimento quel laborioso programma di complessiva digitalizzazione dei processi immaginato in sede di elaborazione del PNRR e che sta trovando nella digitalizzazione del processo penale lo scoglio più duro da superare.
  Ma gli ambiziosi obiettivi posti rendono ineludibile il contributo di tutte le Istituzioni interessate, cui dunque il Dicastero rinnova anche in questa sede l'invito a lavorare con spirito di fattiva e leale collaborazione affinché la piattaforma unica per la gestione del processo penale telematico
(App) diventi davvero, progressivamente ma in tempi rapidi, la dorsale delle comunicazioni e della trattazione dei procedimenti penali.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   FORNARO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   nel gennaio 2022 è stato annunciato che con i fondi del Pnrr sarà ammodernata e messa in sicurezza la linea ferroviaria Acqui-Ovada-Genova, opera che da anni è ridotta in uno stato di abbandono che grava sugli utenti di quei territori;

   gli interventi previsti da Rete ferroviaria italiana (Rfi) ammontano a 87 milioni di euro e dovranno essere terminati, secondo le normative europee, entro il 2026;

   si tratta di una infrastruttura importante, utilizzata ogni giorno da migliaia di pendolari e studenti e che potrà finalmente diventare un tassello strategico per lo sviluppo futuro dell'Ovadese ed Acquese, mentre fino a oggi offre un servizio del tutto insoddisfacente, al punto che Legambiente lo ha inserito, più volte, tra i peggiori dieci in Italia;

   in questi anni le amministrazioni locali e il comitato dei pendolari hanno segnalato la gravità dei disservizi e sottolineato gli interventi prioritari da effettuare: la circolazione dei treni dev'essere per dodici mesi l'anno (mentre da dieci anni ad agosto il servizio viene sostituito da pullman), un'offerta di un treno ogni ora dal lunedì al sabato, la riduzione dei tempi di percorrenza, il recupero del doppio binario nei punti d'interscambio, una promozione e un incentivo all'utilizzo del trasporto pubblico;

   tali richieste sono state ribadite in una assemblea pubblica, il 29 settembre 2022, alla presenza dei sindaci di Ovada, Visone, Rossiglione, Campo Ligure, rappresentanti dei comuni di Masone e Tagliolo, e del comitato dei pendolari;

   a oggi, mentre i fondi del Pnrr sono arrivati proprio per sostenere quelle linee tra due regioni che spesso sono lasciate prive degli interventi necessari, non si sa nulla di come Rfi intenda usare queste risorse –:

   quali iniziative intenda assumere nei confronti di Rfi affinché venga al più presto comunicato agli enti locali il cronoprogramma degli interventi necessari, e si apra un tavolo di confronto tra tutti gli enti interessati per la più celere ed efficace realizzazione degli interventi, avendo i comuni e i cittadini di quei territori il diritto di conoscere i modi e i tempi con i quali verranno utilizzati i fondi del Pnrr destinati a opere fondamentali e attese dai cittadini da oltre vent'anni.
(4-00010)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  L'ammodernamento e la messa in sicurezza della linea Acqui Terme/Alessandria-Ovada-Genova, è previsto dalla missione 3 – componente 1 – investimento 1.5 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
  Il progetto prevede una serie di interventi di natura infrastrutturale distribuiti sulle tratte e sugli impianti, finalizzati all'incremento degli indici di regolarità e affidabilità nonché al miglioramento dell'accessibilità nelle stazioni.
  Più in dettaglio sono previsti:

   interventi diffusi di manutenzione su tutta la linea;

   la sistemazione definitiva della stazione di Mele con la realizzazione della galleria artificiale e il ripristino della configurazione originaria dell'impianto con un secondo binario;

   il miglioramento delle condizioni di accessibilità negli impianti di Acqui Terme, Prasco Cremolino, Genova Costa di Sestri Ponente e Campo Ligure-Masone;

   il restyling dei fabbricati di stazione a Genova Costa di Sestri, Campo Ligure-Masone, Rossiglione e Prasco Cremolino.

  L'attivazione all'esercizio della linea, a seguito dei citati lavori di ammodernamento, è prevista entro il 2026. Al termine degli interventi sulla tratta, sarà possibile registrare un aumento della regolarità del servizio, la creazione di nuovi itinerari e una migliore accessibilità alla rete.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Matteo Salvini.


   GRIMALDI, GHIRRA e ZANELLA. — Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:

   nel 2023, in sede di esame del disegno di legge di bilancio, i gruppi parlamentari di opposizione avevano proposto, unitariamente, di destinare alla prevenzione e contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica 40 milioni di euro di fondi provenienti dal cosiddetto fondo parlamentare;

   tra le varie misure che venivano finanziate con i suddetti 40 milioni vi erano anche 5 milioni di euro da destinare ai centri antiviolenza nel triennio 2024-2026;

   tali risorse, ad oggi, non solo non sarebbero state ancora distribuite ma neanche assegnate;

   la Ministra interrogata, in risposta alla richiesta dell'interrogante di conoscere le motivazioni per cui i 5 milioni di euro destinati ai centri antiviolenza non siano stati ancora assegnati, ha risposto a mezzo stampa accusando le opposizioni di avanzare attacchi strumentali, ribattendo che le tempistiche del riparto di tali risorse è in linea con le prassi consolidate negli anni precedenti;

   la pianificazione e le tempistiche nell'impiego delle risorse è di competenza del Governo e dei singoli Ministri per le materie di competenza e nulla vietava alla Ministra interrogata di procedere diversamente e più celermente rispetto al passato;

   garantire una regolare e tempestiva erogazione delle risorse ai centri antiviolenza vuol dire permettere loro di poter funzionare bene, garantire assistenza e servizi, assumere nuove collaboratrici, figure professionali, ampliare le strutture esistenti, ad esempio aggiungendo più posti letto;

   in una fase storica in cui il fenomeno dei femminicidi, dei maltrattamenti e delle violenze contro le donne ha raggiunto numeri allarmanti sarebbe servita, ad avviso dell'interrogante, maggiore responsabilità, attenzione e impegno da parte della Ministra interrogata per fare in modo che i centri antiviolenza ottenessero i dovuti finanziamenti anche in anticipo rispetto al passato e non è né sufficiente, né giustificabile il richiamo della stessa Ministra a prassi consolidate quando si tratta di contrastare fenomeni emergenziali;

   nei primi sei mesi del 2024 si sono registrate 2.900 violenze sessuali, in gran parte nei confronti di donne e i maltrattamenti contro familiari e conviventi superano i 12 mila casi, tra il 1° gennaio e il 17 novembre 2024, 98 sono stati i femminicidi;

   nei centri della rete nazionale antiviolenza sono state ascoltate più di 23 mila donne e oltre 32 mila si sono rivolte al numero antiviolenza e stalking 1522;

   i centri antiviolenza sono luoghi fondamentali, previsti peraltro dalla Convenzione di Istanbul del 2011 e dopo la ratifica di quella Convenzione, i piani nazionali contro la violenza hanno segnato un cambio di passo nella conoscenza del sistema di protezione delle donne vittima di violenza;

   rispetto al 2022 il numero dei centri antiviolenza è aumentato del 4,9 per cento, più 43,8 per cento rispetto al 2017 ed è cresciuta la prossimità dei centri antiviolenza così come sono aumentate le donne che si rivolgono ai centri antiviolenza, in media una donna ogni due giorni per ogni centro;

   anche il numero delle donne che hanno iniziato un percorso di uscita dalla violenza è in crescita, sono circa 31.500, in aumento rispetto al 2022 ma ancora il 26,3 per cento lo interrompe nel corso dell'anno;

   ad avviso dell'interrogante è indispensabile che i centri antiviolenza funzionino, e bene, siano sempre di più e sempre più diffusi ed è per questo che è necessario rimodulare le tempistiche di erogazione dei finanziamenti destinati a questi centri –:

   quali siano le tempistiche della ripartizione e assegnazione dei fondi a valere sul triennio 2024-2026 previsti per i centri antiviolenza e stanziati con la legge di bilancio del 2023;

   quali iniziative urgenti intenda assumere per rimodulare le tempistiche di erogazione dei finanziamenti destinati ai centri antiviolenza perché possano essere erogati in modo più tempestivo, permettendo ai centri di programmare le proprie attività.
(4-03894)

  Risposta. — In relazione a quanto esposto dall'interrogante con l'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta che l'attuale Governo comprende e condivide la necessità del buon funzionamento di forme di assistenza quali i centri antiviolenza nel quadro della fase storica attuale.
  A tal proposito, si rileva che, ai sensi dell'articolo 5-
bis, comma 2, del decreto-legge 14 agosto 2103, n. 93, convertito con modificazioni con legge 15 ottobre 2013, n. 119, il Ministro delegato per le pari opportunità provvede annualmente al riparto delle risorse tra le regioni, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, al fine di potenziare l'assistenza alle donne vittime di violenza e ai loro figli, sostenendo i centri antiviolenza e agli altri servizi di assistenza.
  Inoltre, con la legge 30 dicembre 2023, n. 213 (legge di bilancio 2024), sono stati previsti due interventi «straordinari». L'articolo 1, comma 189, prevede un incremento di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026, nell'ambito rafforzamento della rete di servizi pubblici e privati, da destinare alla realizzazione di centri antiviolenza. L'articolo 1, comma 194, stanzia invece risorse pari a 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026, destinate alla realizzazione e all'acquisto di immobili adibiti a case rifugio. Le risorse di cui ai citati commi sono ripartite tra le regioni secondo le modalità previste dall'articolo 5-
bis, comma 2, del decreto-legge n. 93 del 2013.
  In attuazione di tali disposizioni, si rappresenta che è stata svolta l'istruttoria tecnica necessaria a definire il riparto delle risorse disponibili per l'anno 2024. Si evidenzia che, come noto, si provvede al trasferimento delle risorse alle regioni previa specifica richiesta da parte delle stesse, da inviare entro 60 giorni dalla comunicazione di avvenuta registrazione del decreto di riparto da parte degli organi di controllo. A tal riguardo, per ragioni di celerità non si è potuto acconsentire alla richiesta avanzata da alcune regioni di protrarre il predetto termine da 60 a 90 giorni. Infine, decorso un periodo di 30 giorni dall'approvazione delle note programmatiche presentate dalle regioni, si provvede al trasferimento delle relative risorse.
  Ciò premesso, si fa presente che la scrivente Ministra ha firmato, in data 28 novembre 2024, il decreto annuale di riparto ai sensi degli articoli 5 e 5-
bis del decreto-legge n. 93 del 2013, che provvede a ripartire l'importo complessivo di 80,2 milioni di euro. Tale provvedimento è stato recentemente vagliato positivamente dagli organi di controllo.
  Cordialità.

Il Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità: Eugenia Roccella.


   LAMPIS e IAIA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel tratto viario della strada statale 126 compreso fra i comuni di Guspini e San Nicolò d'Arcidano da anni si registrano numerosi incidenti all'altezza delle intersezioni con la viabilità provinciale;

   sovente gli incidenti hanno determinato il ferimento di autisti e passeggeri delle automobili coinvolte e, purtroppo, anche il loro decesso;

   si segnala in particolare l'incrocio della strada statale 126 con la strada provinciale 64, bivio di Sa Zeppara, il quale rappresenta il punto si massimo carico veicolare durante la stagione estiva a causa del transito verso il litorale costiero dell'arburese;

   gli ultimi dati Istat disponibili classificano come grave la situazione della strada statale 126 a causa di un indice di mortalità pari 12,9, che cresce significativamente in alcuni comuni collegati dalla strada in questione e tra i quali il comune di Guspini;

   si ricorda che l'Unione europea ha riaffermato, nel quadro, strategico per la sicurezza stradale 2021-2030, l'obiettivo strategico a lungo termine che mira ad approssimarsi all'azzeramento del numero di vittime e di feriti gravi sulle strade entro il 2050, meglio conosciuto come obiettivo «zero vittime», con l'ulteriore obiettivo a medio termine che intende ridurre del 50 per cento il numero di morti e di feriti gravi entro il 2030. Per raggiungere gli obiettivi di sicurezza stradale è necessario il sostegno delle istituzioni nazionali competenti che devono sostenere efficacemente il raggiungimento dell'obiettivo adottando un approccio alla sicurezza stradale coordinato, ben pianificato, sistematico e adeguatamente finanziato;

   dati dei Carabinieri ci informano invece che in Sardegna, anche in ragione di una viabilità secondaria molto articolata, gli incidenti più gravi avvengono sulle strade extraurbane con un indice di 5 decessi ogni 100 incidenti;

   il costo sociale dell'incidentalità stradale con lesioni alle persone è quindi alto in tutta la Sardegna e lo è in particolare nel tratto della strada statale 126 sopra ricordato;

   naturalmente, nel periodo compreso tra maggio e settembre, gli incidenti aumentano esponenzialmente, in coincidenza del periodo di maggiore mobilità per le vacanze –:

   quali iniziative intenda promuovere ai fini della realizzazione di una o più rotatorie nella strada statale 126, tratto compreso fra i comuni di Guspini e San Nicolò d'Arcidano, nelle intersezioni con la viabilità provinciale ed in particolare con la strada provinciale 64, al fine di abbattere l'alto tasso di incidenti stradali finora registrato di cui taluni anche mortali e il conseguente altissimo costo sociale procurato.
(4-03288)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  La strada statale 126 «Sud Occidentale Sarda» nella tratta compresa tra l'abitato di Guspini e San Nicolò d'Arcidano dal chilometro 95 al chilometro 108 circa, si sviluppa in rilevato con un tracciato quasi interamente rettilineo e interessata da una serie di intersezioni a raso. Tra le principali quella al bivio di «Sa Zeppara», dove la strada statale 126 incrocia la strada provinciale 64 in una intersezione dotata di corsie di accelerazione e di decelerazione in entrambi i sensi di marcia, rispettivamente per l'immissione e per l'uscita dalla strada statale.
  In considerazione delle istanze pervenute dal territorio e dei dati sull'incidentalità, la società Anas e la provincia di Oristano gestore della strada provinciale 64 stanno valutando la migliore soluzione tecnica di riconfigurazione del tratto stradale per innalzare ulteriormente il livello di sicurezza, inclusa la realizzazione di una intersezione con senso rotatorio.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Matteo Salvini.


   MADIA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   dal mese di maggio 2024, l'aeroporto di Milano Linate ha reso disponibile il servizio faceboarding, che permette ai passeggeri di imbarcarsi su un aereo superando i controlli di sicurezza e quelli al gate senza mostrare documenti e carta d'imbarco, ma solo il proprio volto, a un sistema biometrico di riconoscimento facciale;

   Linate è il primo aeroporto italiano ad offrire questo servizio, che in Europa è utilizzato con un numero limitato di compagnie aeree soltanto in cinque scali aeroportuali;

   a Linate il sistema è stato attivato al termine di una sperimentazione iniziata nel 2020, ma subito sospesa per la pandemia; sperimentazione i cui esiti non sono totalmente noti in termini di garanzia e tutela della privacy dei passeggeri;

   la SEA, società che gestisce l'aeroporto, specifica che le immagini del volto non vengono conservate, ma utilizzate solo per creare il modello biometrico, mentre i dati relativi ai documenti vengono crittografati e salvati, per 24 ore o per un anno in caso di registrazione a lungo termine;

   in Italia vige fino al dicembre 2025 una moratoria per l'utilizzo delle tecnologie di riconoscimento facciale nei luoghi pubblici, categoria entro la quale rientrano anche gli aeroporti;

   sui sistemi di riconoscimento facciale sono sempre più diffusi dubbi e contrarietà in merito alla loro efficienza e ai cospicui rischi per la privacy dei cittadini –:

   quali tecnologie hardware e software siano usate e quali aziende italiane o straniere gestiscano i dati;

   quali misure siano state assunte a tutela della privacy dei passeggeri e dei loro dati biometrici;

   quanto si ritenga che possa considerarsi libera la scelta di un passeggero che per far prima più comodamente si lascia scansionare il volto;

   se l'introduzione del faceboarding rientri nelle fattispecie regolate e interdette dalla moratoria sull'utilizzo del riconoscimento facciale in Italia.
(4-03708)

  Risposta. — In riferimento al quesito posto, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  La Società esercizi aeroportuali s.p.a. (Sea), incaricata della gestione dell'aeroporto di Linate, ha rappresentato che l'accesso al servizio
face boarding non è obbligatorio ma unicamente a disposizione dei passeggeri che intendono avvalersene presso gli appositi chioschi in aeroporto. In tale sede, gli utenti potranno prendere visione dell'informativa relativa al trattamento dei dati personali, esprimere il consenso al trattamento dei propri dati biometrici ed accettare le condizioni di servizio.
  Per quanto concerne il funzionamento del sistema, la foto del passeggero, scattata solo dopo l'espressione del consenso, è utilizzata esclusivamente per la creazione del modello biometrico per l'identificazione univoca del volto. Il sistema, altresì, prevede l'impossibilità di risalire al volto partendo dal
template, mentre la foto del documento e quella scattata dal sistema vengono immediatamente cancellate dopo pochi secondi. In ogni caso, il passeggero può sempre e in qualsiasi momento scegliere liberamente di effettuare i controlli in maniera tradizionale.
  Sempre nel medesimo chiosco, sarà possibile effettuare i passaggi di acquisizione e verifica della carta d'imbarco e del documento d'identità, al fine di utilizzare i dati per la generazione del
token identificativo del passeggero. Allo stesso tempo, il sistema procede con i controlli sull'idoneità del passeggero, tra cui, ad esempio, il confronto tra il nome presente sulla carta d'imbarco e sul documento d'identità. In caso di esito positivo, il chiosco crea il template definitivo da associare ai dati già raccolti, che viene conservato separatamente in un database informatico dedicato e protetto. Inoltre, al termine di queste operazioni, il chiosco chiede al passeggero se intende fornire il consenso alla conservazione dei dati per un singolo volo oppure per più voli. Il servizio face boarding prosegue con il transito ai tornelli dedicati ai passeggeri registrati, dove si verifica la corrispondenza tra il token creato e la foto acquisita live.
  Inoltre, Sea ha comunicato di aver previsto una seconda fase di sviluppo del servizio
face boarding per consentire ai passeggeri la registrazione anche attraverso l'applicazione mobile scaricata su smartphone e tablet.
  Per quanto concerne il trattamento dei dati personali, esso viene effettuato con la finalità principale di incrementare la sicurezza in aeroporto durante le operazioni di controllo e di imbarco e garantire maggiore efficienza nella verifica del titolo di viaggio e nel riconoscimento del viaggiatore, come previsto anche dal programma nazionale per la sicurezza con riferimento ai vettori aerei. Pertanto, Sea assicura di trattare i dati biometrici dei passeggeri sulla base del consenso esplicito degli stessi che viene raccolto in modo specifico, informato e pienamente libero. L'utente potrà, in ogni caso, revocare il consenso inviando una richiesta al responsabile della protezione dei dati personali o, in caso di utilizzo dell'app, mediante la sezione dedicata.
  Con riferimento, invece, alle misure di sicurezza tecniche ed organizzative, Sea ha comunicato che le operazioni di trattamento avvengono su tre distinti
database protetti da password, attraverso appositi sistemi di cifratura dei dati e di cancellazione delle immagini del volto dei passeggeri dopo la creazione dei template.
  Si precisa che il
face boarding non rientra nelle fattispecie regolate e interdette dalla moratoria sull'installazione e utilizzazione di impianti di videosorveglianza con sistemi di riconoscimento facciale, dato che esso non è un sistema di videosorveglianza per la raccolta a distanza di immagini per una sorveglianza globale, ma ha unicamente il fine di autenticare il viaggiatore quale utente registrato per l'accesso a specifiche aree dell'aeroporto. Allo stesso tempo, nell'area dedicata al face boarding sono state installate segnaletiche informative volte ad avvisare gli utenti che nella stessa area sarà eseguita la raccolta dei dati personali di coloro che usufruiscono del servizio.
  Infine, Sea ha rappresentato che, per assicurare tutela anche ai soggetti che non fruiscono del servizio, nell'eventualità di raccolta accidentale di dati, gli stessi sono immediatamente cancellati dal sistema stesso.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Matteo Salvini.


   MAGI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'istituto penale minorile maschile «Ferrante Aporti» sito a Torino e nato nel 2013 è organizzato in quattro sezioni detentive con una capienza di 48 posti letto di cui due prevalentemente dedicate ai minorenni e due ai giovani adulti, senza alcuna divisione fisica degli spazi interni;

   il Garante dei detenuti della regione Piemonte, Bruno Mellano, durante una visita ispettiva ha evidenziato la presenza di cinquantaquattro detenuti, chiaramente ben al di sopra della capacità massima dell'istituto, di cui tre quarti minori;

   secondo quanto rilevato dal Garante durante la visita di ispezione, otto detenuti dormono su materassi posti sul pavimento;

   l'istituto penitenziario è stato protagonista di una rivolta la scorsa estate quando, il primo agosto 2024, un gruppo di detenuti ha appiccato un incendio da cui ha poi avuto inizio una sommossa e le cui conseguenze hanno ancor oggi degli strascichi;

   prima della rivolta il direttore del carcere, Giuseppe Carro, aveva acquistato delle brandine da spiaggia per far fronte alla carenza di posti letto queste, tuttavia, non hanno mai dimostrato una tenuta sufficiente venendo costantemente rotte dai ragazzi detenuti, come anche confermato in una nota dal Ministero della giustizia;

   quanto avviene presso l'istituto di Torino trascende il semplice tema del sovraffollamento ma attiene alla stessa dignità delle persone ivi detenute, fatto ancor più grave se si considera che il «Ferrante Aporti» è un istituto di detenzione minorile, aspetto denunciato anche da un componente del Garante nazionale dei detenuti, Mario Serio, che ha rilevato come «quei ragazzi sono spogliati completamente della loro dignità»;

   secondo quanto raccontato dal Garante, gli stessi operatori hanno lamentato la difficoltà nel gestire la situazione, poiché i detenuti rifiutano di rientrare in cella dato che non hanno modo di camminare con i materassi in terra. Altre soluzioni, così come affermato dallo stesso Ministero interrogato tramite una nota della quale si apprende a mezzo stampa, sono state valutate ma bocciate a causa del rischio per la sicurezza;

   il sindacato di polizia penitenziaria Osapp ha denunciato come le condizioni dell'istituto lo rendano uno dei peggiori in Italia e si sono appellati al Ministero interrogato affinché vi sia un intervento ormai non più procrastinabile e che non può attendere che altre strutture detentive vengano aperte;

   l'amministrazione penitenziaria sembra attendere l'apertura delle nuove strutture detentive di Rovigo e Lecce, rispettivamente a maggio e giugno 2025, tuttavia questa soluzione, come anche denunciato dal Garante del Piemonte, rischia di avere conseguenze anche sugli equilibri psicologici e familiari dei detenuti che rischiano di soffrire dell'allontanamento dalle residenze proprie e dei familiari –:

   quali iniziative urgenti abbia messo in atto il Ministero interrogato al fine di garantire un trattamento degno ai detenuti presenti presso l'istituto «Ferrante Aporti», nonché condizioni di lavoro sostenibili sia per gli operatori sia per gli agenti di polizia penitenziaria, anche in virtù del fatto che presso l'istituto sono detenuti minori.
(4-04148)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo indicato in esame, l'interrogante, richiamando quanto riferito dal garante per le persone detenute della regione Piemonte, Bruno Mellano, sulle condizioni in cui verserebbe l'Istituto penale per i minorenni di Torino, chiede quali iniziative urgenti abbia messo in atto questo Ministero «al fine di garantire un trattamento degno ai detenuti presenti presso l'istituto “Ferranti Aporti” nonché condizioni di lavoro sostenibili sia per gli operatori, sia per gli agenti di polizia penitenziaria».
  In relazione al più generale tema del sovraffollamento carcerario, calato nella peculiare realtà degli istituti penali minorili, va precisato che tale inedita condizione è originata, sin dalla fase immediatamente successiva alla pandemia da Sars-COVID 19, da una inconsueta esplosione di violenza, anche intrafamiliare ed in forme efferate, che vede spesso protagoniste persone minori di età. A ciò va aggiunto il significativo afflusso di minori stranieri non accompagnati (Msna), provenienti in prevalenza dal Nord-Africa e sovente portatori di gravi problematiche comportamentali, talora anche di natura post-traumatica, e, in molti casi, assuntori di varie sostanze stupefacenti e psico-farmaci.
  Trattasi di soggetti la cui fragile condizione di marginalità sociale e di dipendenza li rende particolarmente vulnerabili e predisposti ad essere subito fagocitati dai circuiti criminali, portandoli a compiere reati anche di elevata pregnanza lesiva, con conseguente immissione nel comparto detentivo minorile. Si tratta, ovviamente, di giovani privi di punti di riferimento di natura familiare in Italia, così come di un adeguato domicilio, il che rende impossibile l'applicazione di misure cautelari gradate, ovvero in sede di esecuzione, l'applicazione di pene sostitutive di pene detentive brevi.
  Ciò posto, l'istituto «Ferrante Aporti» di Torino ha una capienza massima di 46 posti letto, suddivisi in 4 gruppi detentivi, di cui 3 riservati ai minorenni e 1 ai giovani-adulti, al fine di attuare la separazione, sia logistica che trattamentale, prevista dall'articolo 15 del decreto legislativo n. 181 del 2018.
  Ovviamente, nel tempo, la distribuzione dei gruppi può variare in relazione al numero di minorenni o giovani adulti via via ristretti nei vari periodi dell'anno. La popolazione ivi detenuta è composta per il 90 per cento circa da Msna, provenienti dall'area del Maghreb, per lo più in misura cautelare e con problemi di tossicodipendenza o di doppia diagnosi.
  Come riferito dal competente dipartimento «i materassi posti sul pavimento», e «le brandine da spiaggia [acquistate] per far fronte alla carenza di posti letto», citati nell'atto ispettivo, si riferiscono ad una situazione circostanziale, eccezionale e assolutamente contingente, meglio descritta come segue.
  Innanzitutto, giova ricordare che, per questioni di sicurezza, tutti i letti previsti dalla capienza massima dell'istituto sono fissati al suolo, per scongiurarne l'utilizzo quali mezzi per creare barricate o come oggetti contundenti.
  Già prima dell'estate 2024 la direzione dell'istituto (insediatasi solo il 2 ottobre 2023) aveva provveduto ad acquistare diverse brandine in plastica/resina per poter adagiare i materassi aggiuntivi su un supporto di facile rimozione nelle ore diurne che non incidesse eccessivamente sugli spazi vitali delle singole camere, in modo tale da bilanciare le esigenze di dignità e vivibilità dei detenuti con quelle di ordine e sicurezza.
  La finalità «tampone» insita in tale operazione di emergenza (dovuta alle condizioni di sovraffollamento) era stata invero compresa e non stigmatizzata anche dal garante regionale e dal garante comunale in occasione di varie visite effettuate nell'istituto.
  Le brandine in questione, intrinsecamente più fragili rispetto a quelle in metallo, sono state poi divelte ed utilizzate dai detenuti rivoltosi come armi improprie per perpetrare la devastazione delle camere di pernottamento e di altre aree, nel corso della rivolta avvenuta nella notte tra l'1 e il 2 agosto 2024 e di successivi conseguenti disordini.
  In attesa che si potesse procedere ai trasferimenti di detenuti atti a ridurre il numero di occupanti — la cui effettuazione necessita comunque di apposita procedura di autorizzazione da parte della magistratura di sorveglianza — e preso atto dell'inadeguatezza delle brandine in resina, la direzione dell'istituto ha deciso di provvedere all'acquisto di ulteriori n. 7 brandine pieghevoli, in alluminio, facilmente asportabili, da inquadrarsi comunque sempre come «soluzione di emergenza».
  Va in conclusione sottolineato che i provvedimenti cui sopra si è fatto cenno, con particolare riguardo alla necessità dell'apposizione di letti aggiuntivi all'interno delle camere di pernottamento, sono scaturiti dalla situazione contingente, a fronte della necessità evidente di accogliere un numero assolutamente inusitato di minori e giovani adulti (in particolare, come si è detto, Msna).
  Con specifico riferimento poi al sovraffollamento, va evidenziato che l'attuale Amministrazione ha posto in essere ogni tipo di sforzo al fine di poter disporre nuovamente di strutture detentive che negli anni passati erano state dismesse, oltre che di reperirne ulteriori.
  È infatti imminente l'apertura dell'Istituto penale per i minorenni di Rovigo (prevista per il mese di giugno 2025), nonché di due ulteriori strutture già dismesse dalla precedente amministrazione (Istituto penale per i minorenni di Lecce e de L'Aquila, la cui apertura è rispettivamente prevista per il 30 marzo 2025 e per il 31 luglio 2025).
  Quest'ultima azione, ovviamente, consentirà un cospicuo decongestionamento delle strutture custodiali attualmente disponibili, con recupero di spazi di agibilità detentiva, maggiore sicurezza ed ulteriore implementazione delle attività trattamentali, vera priorità strategica per il Dgmc.
  Nell'emergenza, al fine di sopperire, nelle more, anche alla riscontrata, cronica scarsità in organico di tutte le figure professionali preposte alla gestione dei servizi penali minorili con specifiche e variegate competenze, è stato promosso il potenziamento delle fondamentali figure educative di riferimento — perseguito con l'assunzione di cospicui contingenti di nuovi funzionari della professionalità pedagogica e sociale, che proseguirà anche nel 2025 – nonché il significativo incremento della presenza degli esperti psicologi
ex articolo 80 ordinamento penitenziario, chiamati a coadiuvare gli operatori nell'osservazione e nel trattamento del condannato, oltre all'implementazione del nucleo addetto alla sicurezza interna.
  Inoltre, a fronte di una previsione di organico del personale del corpo della polizia penitenziaria presso l'Istituto penale per i minorenni di Torino di 65 unità, attualmente sono presenti 68 unità (67 delle quali erano già in servizio alla data del 1° agosto 2024).
  L'organico del predetto istituto è stato ulteriormente integrato dal 1° febbraio 2025 con n. 8 unità provenienti dal 184° corso di allievi agenti di polizia penitenziaria. Inoltre, è previsto anche un incremento al termine dei corsi di vice sovrintendente e vice ispettore nei mesi di maggio e giugno 2025. Infine, nel mese di maggio inizierà il proprio addestramento il 185° corso agenti, al termine del quale una parte del contingente sarà assegnata anche all'Istituto penale per i minorenni di Torino, a decorrere dal mese di ottobre 2025.
  Sul fronte trattamentale, quanto alle modalità dell'esecuzione della pena all'interno dell'Istituto penale per i minorenni di Torino, asseritamente lesive – secondo l'atto ispettivo in riscontro — della dignità delle persone ivi detenute, oltre che del personale di polizia penitenziaria, corre l'obbligo di precisare che — fermo restando che l'attuale sovraffollamento del comparto detentivo minorile è il frutto di una serie di scelte riconducibili alle precedenti amministrazioni – l'obiettivo, all'unisono con le Forze politiche, è quello della irrinunciabile finalità rieducativa della pena consacrata nell'articolo 27 della Costituzione,
a fortiori per i minorenni, mediante la proposta di molteplici attività quotidiane che riempiano di significato il tempo trascorso in istituto da parte dei ragazzi ristretti.
  A tutti i minori ospitati sono stati infatti garantiti progetti educativi e di risocializzazione, oltre ovviamente ai colloqui e ai video-colloqui con i familiari nei turni prenotati e al pranzo in socialità nel refettorio di ciascun gruppo detentivo.
  Inoltre, a titolo esemplificativo, ma non esaustivo, si segnalano: corsi di alfabetizzazione o di conseguimento della licenza media, laboratori professionali di vario genere (cucina, informatica, grafica multimediale, gestione impresa di pulizie, ceramica teatro, scacchistica, scrittura) oltre ad attività ginnico-sportive.
  Nell'anno scolastico appena trascorso, 12 ragazzi hanno conseguito la licenza media e 9 le certificazioni di competenze nei vari laboratori. Sia ai minorenni che ai giovani adulti, inoltre, sono stati affidati anche incarichi responsabilizzanti e socializzanti nella gestione della vita comunitaria.
  Al fine di migliorare le condizioni interne, sono stati acquistati nuovi arredi (ventilatori, frigoriferi per ogni gruppo detentivo e televisori in ciascuna camera di pernottamento; armadi a giorno, 4 nuovi calciobalilla) è stata riallestita la biblioteca, aggiungendo più testi in lingua araba, in considerazione della provenienza geografica e culturale della maggior parte dei detenuti, e sono state consegnate ai ragazzi chiavi USB per fruire di musica e film.
  Inoltre, è da sempre assicurata la presenza fissa dell'Imam, che viene a celebrare il rito della preghiera in carcere almeno due venerdì al mese, così come il rispetto delle prescrizioni alimentari religiose per i ragazzi che professano la fede islamica. È stata inoltre intensificata la presenza quotidiana dei mediatori culturali ed etno-psicologi, al fine di colmare quelle discrasie culturali che sono di ostacolo all'effettività di un intervento adeguato e risocializzante.
  Il Natale è stato festeggiato con la santa messa anche in lingua araba, il pranzo e la tombolata, il
karaoke, il laboratorio teatrale e il cineforum nei giorni festivi successivi, oltre che il consueto cenone di San Silvestro, con menu inclusivo.
  Al netto del grave evento verificatosi nell'agosto 2024, può affermarsi che la fitta opera trattamentale come sopra esemplificata ha sortito i propri frutti, non risultando ulteriori episodi aggressivi e danneggiamenti; le migliorie logistiche apportate e sopra descritte, in uno con il prosieguo di un'intensa attività trattamentale portata avanti nonostante la grave situazione di sovraffollamento, l'attenzione alla disciplina e alla sicurezza, il dialogo costante con i detenuti da parte di tutti gli operatori, lo sforzo quotidiano per andare incontro ad ogni esigenza, pur nella consapevolezza delle limitate risorse a disposizione, hanno quindi inciso positivamente sul drastico calo di gravi eventi critici nell'Istituto penale per i minorenni di Torino.
  L'amministrazione competente è intervenuta anche sotto il profilo della risalente insufficienza, sul territorio nazionale, di idonee strutture socio-sanitarie, atteso che, in ragione di tale carenza, soggetti caratterizzati da disturbi comportamentali e/o da dipendenze, astrattamente collocabili in comunità, hanno finito con l'essere immessi nel circuito detentivo minorile, a fronte della loro ritenuta pericolosità sociale e in assenza di alternative praticabili.
  Situazione, questa, — concretizzatasi poi, di fatto, in eventi critici verificatisi in diversi Istituti penali per i minorenni – cui questa amministrazione sta concretamente ponendo rimedio, attraverso la stipula di importanti protocolli con le regioni, in attuazione dell'accordo sancito il 14 settembre 2022 in Conferenza unificata Stato-regioni, volti a creare nuove strutture destinate ad accogliere un'utenza sempre più caratterizzata da condotte ascrivibili a disagi psichici o a dipendenze da sostanze.
  A breve saranno operative in Lombardia le prime 3 di queste nuove comunità sperimentali – trattasi di comunità residenziali di tipo socio-sanitario ad elevata integrazione terapeutica – gestite in stretta collaborazione con le ASL, mentre altre, dislocate nel centro Italia e nelle isole, entreranno in funzione presumibilmente nella seconda metà del 2025. Una volta a regime dette comunità concorreranno in modo significativo a ridurre, via via, la presenza negli Istituti penali per i minorenni di quella componente di utenti affetti dalle gravi problematiche suesposte – che li rendono sovente poco disponibili ad aderire al patto trattamentale, quando non addirittura protagonisti di condotte oppositive e violente, caratterizzate da atti vandalici e aggressioni – e a garantirne un'adeguata presa in carico specialistica, continuativa e coordinata da parte dei competenti servizi sanitari locali.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con bandi di concorso deliberati dalla Commissione Ripam, pubblicati nella Gazzetta Ufficiale IV serie speciale «concorsi ed esami» n. 26 del 1° aprile 2022, il Ministero della giustizia ha indetto un concorso per titoli ed esami su base distrettuale, per il reclutamento a tempo determinato di complessive 5.410 unità, di personale non dirigenziale, di cui 750 unità area funzionale II, fascia economica F2, 3.000 unità area funzionale II, fascia economica F1 e 1.660 unità area funzionale III fascia economica F1 (di cui 1.060 nel profilo di Tecnico di amministrazione);

   il 23 settembre 2022 sono state pubblicate le graduatorie dei vincitori;

   successivamente, il Ministero ha pubblicato sette avvisi di scorrimento delle graduatorie per la copertura delle posizioni vacanti per i suddetti profili (il 14 aprile 2023, il 15 giugno 2023 il 20 febbraio 2024, l'8 maggio 2024, il 13 giugno 2024, il 25 giugno 2024 e, in ultimo il 13 settembre 2024;

   secondo una segnalazione pervenuta all'interrogante, il Dipartimento organizzazione giudiziaria Direzione Generale Personale – Ufficio 3 Concorsi avrebbe contattato, in data 4 aprile 2023 un candidato non vincitore ma risultato idoneo al fine di trasmettere eventuale documentazione attestante il grado di invalidità personale (ovvero la condizione di disabilità grave del figlio) in vista dello scorrimento delle graduatorie;

   in seguito, il candidato non ha più ricevuto alcuna comunicazione da parte dell'amministrazione sebbene, come detto, si siano susseguite ben sette procedure di scorrimento delle graduatorie;

   si sottolinea, inoltre, che la suddetta unica comunicazione sia avvenuta con modalità irrituali, ossia a mezzo mail ordinaria e non tramite posta elettronica certificata –:

   se intenda intraprendere iniziative volte a verificare la correttezza delle procedure di scorrimento delle graduatorie poste in essere con riguardo al concorso di cui in premessa;

   se e quali iniziative intenda intraprendere per tutelare gli interessi legittimi dei candidati idonei non vincitori che, come nell'esempio rappresentato in premessa, siano stati contattati per la copertura di posizioni vacanti e non abbiano più avuto notizie in merito da parte dell'amministrazione.
(4-04252)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, con il quale l'interrogante ha avanzato specifici quesiti in ordine alle procedure di scorrimento delle graduatorie dei concorsi per il reclutamento a tempo determinato di 5.410 unità di personale non dirigenziale a supporto dell'ufficio per il processo, si riporta quanto segue.
  In apertura si rimarca che, in osservanza di quanto stabilito dalle disposizioni contenute nei bandi delle procedure di concorso suindicate, tutti i provvedimenti volti a favorire i processi di assunzione mediante lo scorrimento delle graduatorie, sono stati pubblicati sul sito istituzionale del Ministero della giustizia.
  La pubblicazione sul sito con valore di notifica degli avvisi di scorrimento ha consentito di raggiungere la totalità degli interessati, garantendo contestualmente un efficiente reclutamento e allocazione delle risorse disponibili a copertura delle vacanze di personale nei profili professionali coinvolti.
  Si evidenzia che sono stati oggetto di pubblicazione anche gli elenchi dei candidati legittimati a prendere parte allo scorrimento della graduatoria per ciascun distretto nonché le modalità di scelta della sede.
  Nel dettaglio, l'articolo 10 comma 3 e 4 di entrambi i bandi ha stabilito che «ogni comunicazione ai candidati è in ogni caso effettuata mediante pubblicazione di specifici avvisi sul sistema "Step-One 2019" e sul sito del Ministero della giustizia.
  Ed, ancora, mediante avviso sul sistema "Step-One 2019" e sul sito del Ministero della giustizia sono rese note le modalità di scelta per i diversi posti messi a concorso nei singoli distretti di Corte di appello».
  Diverse sono invece le considerazioni che devono essere svolte per coloro che sono in possesso dei requisiti di cui alla legge n. 104 del 1992 per far valere il diritto di precedenza nella scelta della sede.
  Il Ministero della giustizia, in tal caso, dovendo acquisire informazioni di natura personale, per il tramite dei competenti uffici ha utilizzato dei canali di comunicazione più riservati in considerazione della natura dei dati trattati che sono notoriamente oggetto di
privacy.
  In conclusione si rimarca che i candidati idonei non vincitori, legittimati a partecipare alle procedure di scorrimento, hanno potuto acquisire informazioni sullo stato di avanzamento della procedura assunzionale attraverso il costante monitoraggio del sito del Ministero della giustizia.
  La pubblicità della procedura è stato consentito anche a coloro che hanno ricevuto una richiesta di documentazione di cui alla legge n. 104 del 1992 dalla quale era desumibile l'imminenza di uno scorrimento di graduatoria.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   PAVANELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   all'esito della conclusione dei lavori del tavolo tecnico all'uopo istituito, la località Creti, vicino Terontola, è stata individuata come la più idonea per la realizzazione del passante dell'alta velocità di Santa Maria Novella;

   dallo studio conclusivo elaborato da Rfi emerge che tale stazione, nonostante la sua collocazione in un'area della regione Toscana, dovrebbe contribuire a rompere l'isolamento nella mobilità della regione Umbria;

   tuttavia, si ritiene l'individuazione di tale località non idonea al perseguimento di questo fine, in primo luogo per la considerevole distanza della stessa dai maggiori centri urbani umbri: circa 60 chilometri la tratta Perugia-Creti e circa 80 chilometri le tratte Assisi-Creti e Orvieto-Creti. Tale allocazione, risulta poi del tutto inutile per i più lontani comuni di Foligno e Spoleto (rispettivamente collocati a 92 e 118 chilometri);

   non è nota l'istruttoria che ha determinato l'individuazione di tale area e, con essa, i benefici che la stessa possa comportare per la regione Umbria in termini di abbattimento dei tempi di percorrenza per gli spostamenti ferroviari. Le perplessità attengono, in particolare, all'individuazione di tali benefici in assenza e a prescindere dalla realizzazione delle opere complementari cosiddette di ultimo miglio –:

   quali siano i parametri tenuti in considerazione e quali siano i benefici per la regione Umbria derivanti dalla realizzazione della stazione MedioEtruria nella località di Creti;

   come siano stati individuati tali benefici in assenza della definizione delle opere di ultimo miglio che dovranno collegare tale stazione con i maggiori centri urbani umbri di maggiore dimensione.
(4-02031)


   PAVANELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   come noto, lo studio scientifico di Rfi ha individuato la località di Creti come luogo più idoneo per la realizzazione della stazione dell'Alta velocità, cosiddetta Medio Etruria;

   dallo studio è emerso che tale stazione, collocata in posizione centrale tra le province di Siena, Arezzo e Perugia, dovrebbe contribuire a rompere l'isolamento nella mobilità della regione Umbria;

   contrariamente a quanto evidenziato dalla relazione, tuttavia, il luogo individuato — ad avviso dell'interrogante — non risulterebbe confacente a nessuna delle tre province a causa della distanza dal centro urbano e della carenza di efficienti collegamenti ferroviari;

   la stazione di Creti, infatti, imporrebbe ai cittadini umbri un doppio trasbordo al fine di prendere i treni veloci in direzione nord/sud: il primo presso la stazione storica di Arezzo e il secondo — appunto — a Creti. Ancor più insostenibili appaiono i tempi per raggiungere la nuova stazione in automobile: almeno 50' da Perugia, 70' da Assisi, 90' da Foligno, 115' da Spoleto, 90' da Gubbio/Gualdo. Tali dati sono destinati a generare una contrazione dell'utenza potenziale prevista dallo studio, riducendo l'utilità marginale della nuova stazione;

   la nuova stazione di Creti rischia di rivelarsi finanche controproducente per i cittadini umbri residenti nei territori al confine con la regione Marche che saranno costretti a prendere l'Alta velocità a Fano o Pesaro o in Toscana, e non più nel proprio capoluogo di regione;

   l'erroneità di tale decisione emerge — a fortiori — se si prendono in considerazione i dati dell'unica tratta ad Alta velocità diretta che collega Fontivegge a Firenze, Bologna, Milano o Torino nella quale è stato riscontrato un traffico di utenza tre volte superiore alle stime di Trenitalia (circa 200 passeggeri al giorno a fronte dei 60 previsti);

   di talché, tre o quattro coppie di Frecciarossa al giorno partenti da Roma con uscita (ad Orte) dai binari della Direttissima Roma-Firenze verso l'Umbria consentirebbero di servire cinque province (Viterbo, Rieti, Terni, Perugia, Arezzo), un bacino di utenza di oltre un milione e mezzo di cittadini, numerose città di grande attrattiva turistica e l'aeroporto internazionale dell'Umbria «S. Francesco di Assisi»;

   l'individuazione di Creti rappresenta una decisione altrettanto dispendiosa anche per gli aretini che per recarsi verso nord, sarebbero costretti a percorrere verso sud venti chilometri in più rispetto alla propria storica stazione, attualmente già servita da treni Frecciarossa destinati a transitare presso la nuova stazione di Creti;

   vieppiù, le conclusioni cui si è pervenuti a seguito dello studio di RFI appaiono errate anche a causa dell'utilizzo di dati statistici per l'analisi trasportistica risalenti addirittura al 2011, né sarebbe stata tenuta in considerazione la condizione iniziale imposta da autorevoli esperti di privilegiare le località in cui è possibile realizzare lo scambio ferro-ferro;

   si ritiene indispensabile l'inserimento di Perugia — meta turistica e polo universitario fondamentale del Centro Italia — nel sistema nazionale Alta Velocità di Rete al fine di superare l'atavico gap infrastrutturale che frena l'economia umbra –:

   se non ritenga di dovere adottare le iniziative di competenza al fine di rivalutare l'individuazione di Creti come stazione dell'Alta velocità Medio Etruria dal momento che tale collocazione non appare corrispondente alla finalità di rompere l'isolamento nella mobilità che affligge la regione Umbria.
(4-02368)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  Nell'ottobre del 2022 è stato sottoscritto un protocollo d'intesa fra l'allora Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, regione Toscana, regione Umbria e Rete ferroviaria italiana (Rfi) finalizzato all'istituzione di un tavolo tecnico avente come obiettivo la determinazione della migliore soluzione per l'inserimento dei bacini territoriali della Toscana centro-meridionale e dell'Umbria nel reticolo dei servizi ad alta velocità, attraverso la realizzazione di una stazione dedicata sulla linea Firenze-Roma.
  Il 31 maggio 2023 è stato dato avvio ai lavori del suddetto tavolo tecnico ha esaminato le cinque alternative già individuate: due consistono in parziali adeguamenti delle attuali stazioni di Arezzo e Chiusi-Chianciano Terme, mentre le altre tre prevedono la realizzazione di una nuova stazione sulla linea direttissima Roma-Firenze: Rigutino, poco più a sud di Arezzo; Val di Chiana, ubicata in posizione pressoché baricentrica alle due stazioni esistenti; Chiusi sud, a sud della stazione esistente.
  Al termine dei lavori del tavolo, Rfi ha prodotto, per ognuna delle soluzioni in esame, il documento di fattibilità delle alternative progettuali, la relazione generale, la progettazione delle stazioni, lo studio di trasporto, l'analisi multi-criteria e la relazione di sostenibilità. Per le stazioni di Rigutino e di Val di Chiana, è stata prodotta anche l'analisi costi-benefici.
  All'esito delle indagini condotte, il tavolo tecnico ha individuato Val di Chiana quale soluzione meglio rispondente agli obiettivi del protocollo d'intesa sopra richiamato, in ragione della maggiore percorrenza della domanda di trasporto.
  Il documento di fattibilità delle alternative progettuali è stato trasmesso il 6 dicembre 2023 da Rfi al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che ha provveduto ad analizzarlo per valutare l'aderenza dell'opzione individuata con i piani di potenziamento della capacità dell'infrastruttura Roma-Firenze direttissima nonché gli approfondimenti tecnici relativi alla fattibilità del nuovo impianto.
  Il 1° ottobre 2024, il Mit ha chiesto formalmente a Rfi di avviare la progettazione di fattibilità tecnico economica della soluzione Val di Chiana.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Matteo Salvini.


   SOUMAHORO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in data 9 ottobre 2024 si sono tenute le elezioni presidenziali in Mozambico e da allora Venancio Mondlane candidato di Podemos, arrivato secondo come ha indicato la commissione elettorale, ne contesta il risultato;

   Mondlane contesta il risultato del voto che lo ha visto sempre secondo, come ha indicato la commissione elettorale, e la vittoria di Daniel Chapo, candidato del Frelimo, al potere dal 1975, e dal 21 ottobre 2024 sono iniziate nel Paese dimostrazioni di protesta. La commissione elettorale ha annunciato che il candidato del partito al Governo Daniel Chapo è il vincitore con quasi il 71 per cento dei voti, ma Mondlane sostiene di aver ottenuto il 53 per cento, accusando le autorità di aver falsificato i risultati. Finora un centinaio di persone hanno perso la vita;

   Mondlane, che si trova attualmente all'estero e afferma di essere sfuggito a due attentati, di cui uno in Sudafrica, dove ha recentemente rivolto un appello tramite un video trasmesso in diretta online su piattaforme social invitando a «paralizzare» il Paese, offrendo però una settimana di sospensione delle manifestazioni per commemorare le vittime del ciclone Chido che ha gravemente colpito le province settentrionali di Cabo Delgado, Nampula e Niassa, nel fine settimana;

   secondo le autorità locali i danni causati dal ciclone al momento sono di almeno 15 morti, oltre 35 mila case sono danneggiate o distrutto e colpito più di 90.000 bambini in tutta la provincia di Cabo Delgado, nel nord del Mozambico, dopo che la tempesta ha raggiunto terra domenica. Oltre al gran numero di case danneggiate, almeno 186 aule sono state distrutte e 20 strutture sanitarie sono state colpite;

   il ciclone ha anche devastato le province di Nampula e Niassa, lasciando oltre 25.000 famiglie senza elettricità e danneggiando due impianti idrici. In una regione già alle prese con un'epidemia di colera, l'ultima devastazione genera un'allarmante probabilità di un ulteriore peggioramento dell'epidemia;

   si prevede che circa 3,3 milioni di persone saranno considerate in «crisi» o con livelli più elevati di insicurezza alimentare in Mozambico il prossimo anno a causa dell'impatto di El Niño. Nel frattempo, le condizioni meteorologiche de La Niña potrebbero peggiorare nel 2025. Attualmente, circa 4,8 milioni di persone necessitano di assistenza umanitaria in Mozambico, compresi 3,4 milioni di bambini;

   la pausa nelle proteste durerà quindi fino a domenica 22 dicembre 2024, ma riprenderà il giorno seguente per coincidere con la probabile dichiarazione da parte del Consiglio costituzionale dei risultati definitivi delle elezioni generali;

   Mondlane ha affermato che la decisione che sarà annunciata dalla Presidente del Consiglio costituzionale, Lúcia Ribeiro, determinerà il futuro delle proteste;

   gli osservatori internazionali avevano segnalato situazioni anomale nei seggi di diverse aree, come l'inserimento nelle urne di schede falsificate e di voti non riconducibili a elettori reali, e l'intervento della polizia per bloccare le attività di giornalisti, dei rappresentanti dell'opposizione e degli stessi osservatori;

   la crisi politica in Mozambico sta avendo anche conseguenze sull'economia degli Stati limitrofi;

   ad esempio il Sudafrica esporta buona parte della propria produzione mineraria attraverso il Mozambico. Un minerale strategico per l'industria mondiale come il cromo sudafricano è esportato al 50 per cento via il porto di Maputo. La completa interruzione delle sue esportazioni via Mozambico rischia di aumentare il prezzo del minerale del quale il Sudafrica è il primo produttore globale, detenendo il 70 per cento delle riserve mondiali –:

   se il Ministro interrogato non intenda avviare una iniziativa diplomatica per indurre il Governo del Mozambico al rispetto dei principi democratici e per far arrivare al Paese aiuti umanitari alla popolazione.
(4-04005)

  Risposta. — Le relazioni tra Italia e Mozambico poggiano su un forte legame di amicizia, iniziato fin da prima dell'indipendenza e rafforzato dal ruolo dell'Italia nei negoziati per l'Accordo di Pace di Roma del 1992, che pose fine alla guerra civile.
  L'Italia ha sempre mostrato grande attenzione per le vicende del Paese e ha contribuito alla cessazione delle ostilità tra i partiti Fronte di liberazione del Mozambico (Frelimo) e Resistenza nazionale mozambicana (Renamo) fino alle elezioni del 2014.
  Negli ultimi trent'anni, i numerosi interventi effettuati dalla cooperazione italiana allo sviluppo hanno consolidato l'Italia come
partner di rilievo, con rapporti intensi anche tra amministrazioni locali e società civile.
  Il Mozambico è uno dei Paesi-obiettivo del Piano Mattei, con un progetto nel settore agroalimentare, ed è un tradizionale Paese prioritario della cooperazione italiana allo sviluppo, con iniziative focalizzate su settori quali agricoltura, salute, ambiente, digitale nonché con interventi sul canale umanitario volti in particolare alla riduzione e alla gestione del rischio disastri.
  Il 9 ottobre 2024 in Mozambico 17 milioni di elettori sono stati chiamati ad eleggere il nuovo Presidente della Repubblica e i componenti dell'Assemblea Nazionale, nonché a rinnovare la composizione di dieci assemblee provinciali.
  Per le elezioni presidenziali si sono candidati Daniel Chapo, per il partito Frelimo, Ossufo Momade, per Renamo, Venâncio Mondlane, per Podemos, e Lutero Simango, per Mdm.
  La commissione elettorale nazionale ha proceduto alla registrazione degli elettori e alla nomina del personale e degli osservatori elettorali ai seggi. In base alla legislazione mozambicana, il conteggio dei voti viene effettuato nei seggi elettorali alla presenza dei rappresentanti di tutti i partiti. I risultati vengono resi pubblici ai seggi e poi trasferiti dapprima ai distretti, poi da questi alle province e, infine, alla commissione elettorale nazionale.
  A 48 ore dal voto, Mondlane, allorquando il conteggio dei voti era ancora in corso, ha annunciato sui
social network di essere il nuovo presidente del Mozambico, invitando i suoi sostenitori alla mobilitazione – pur avendo conseguito, secondo i dati provvisori della commissione elettorale nazionale – solo il 20 per cento dei consensi.
  Il 24 dicembre il consiglio costituzionale, massimo organo elettorale del Mozambico, ha confermato la vittoria elettorale del Frelimo a tutti i livelli per i quali si erano svolte le elezioni del 9 ottobre 2024: Daniel Chapo alla Presidenza della Repubblica, maggioranza assoluta in Parlamento e il controllo di tutte le province.
  La decisione del consiglio costituzionale ha dato atto dei ricorsi presentati dalle opposizioni e confermato la presenza di irregolarità nel conteggio dei voti. Pur operando delle rettifiche nei numeri finali, il consiglio costituzionale ha nondimeno deciso di validare la tornata elettorale e confermare la vittoria di Frelimo. I cambiamenti effettuati dal consiglio costituzionale consistono in uno spostamento di circa il 5 per cento del voto dal Frelimo agli altri partiti, nonché la perdita della maggioranza dei tre quarti dei seggi del Frelimo in assemblea nazionale (171 seggi rispetto ai 195 secondo i risultati provvisori di ottobre scorso, su un totale di 250). Di seguito i risultati delle elezioni presidenziali confermati dal consiglio costituzionale: Daniel Chapo 65,17 per cento (Frelimo), Ossufo Momade 6,62 per cento (Renamo), Venâncio Mondlane 24,19 per cento (Podemos), Lutero Simango 4,02 per cento (Mdm).
  Anche l'Unione europea ha effettuato, su richiesta del Governo mozambicano, una complessa missione di osservazione elettorale, con il dispiegamento di 179 osservatori di 24 Stati membri, integrati da Canada, Norvegia e Svizzera. L'Italia vi ha preso parte. Il giorno delle elezioni gli osservatori dell'Unione europea hanno visitato 729 seggi in tutte le province e 78 distretti.
  Il rapporto finale della missione è in fase di elaborazione e si prevede che non verrà pubblicato prima della fine di gennaio. Le rilevazioni preliminari già rese pubbliche, tuttavia, hanno fatto stato che la campagna elettorale è stata condotta in modo pacifico, con sostanziale rispetto delle libertà fondamentali e in particolare di quella di espressione. Nella campagna elettorale è stato rilevato uno sbilanciamento a favore del partito al Governo (Frelimo), con frequente uso improprio delle risorse pubbliche sotto la sua gestione. Per quanto riguarda le elezioni, è stato segnalato che le stesse si sono svolte senza incidenti, pur avendo registrato alcune irregolarità nel conteggio dei voti e lacune in termini di affidabilità del registro elettorale, dovute a discrepanze con i dati demografici.
  In merito agli episodi di violenza che si sono verificati dopo le elezioni, le Ambasciate europee a Maputo hanno concordato un approccio unitario di comunicazione pubblica condannando fermamente tali atti, incluso l'assassinio di due esponenti dell'opposizione – per il quale è stata chiesta un'indagine rapida sui responsabili – e l'uso della forza in taluni casi sproporzionato da parte delle autorità di polizia.
  Il 15 gennaio 2025 si è poi svolta a Maputo la cerimonia per l'assunzione dei poteri del neo eletto Presidente della Repubblica e il suo giuramento presso l'Assemblea Nazionale mozambicana, dopo l'inaugurazione della medesima il 13 gennaio 2025.
  In tale frangente, il Governo italiano auspica che ogni forma di dissenso si esprima in forme non violente ed è altresì fiducioso che, a seguito della proclamazione dei risultati definitivi da parte del consiglio costituzionale, il Mozambico saprà ora superare questo delicato momento della sua esperienza democratica attraverso un dialogo politico che ponga fine ai disordini sociali. Il Governo è disponibile a favorire tale dialogo, su richiesta e con il consenso delle parti, come previsto dal diritto internazionale in materia.

Il Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Edmondo Cirielli.


   SOUMAHORO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   un detenuto recluso nel carcere Nicandro Izzo di Viterbo si è tolto la vita nella notte del 18 dicembre 2024. Si tratterebbe di un giovane di 31 anni, di nazionalità italiana, del quale non è stata diffusa l'identità, e che si trovava nel reparto protetto della casa circondariale;

   secondo le prime informazioni, il ragazzo è stato trovato ormai privo di vita nella sua cella poco dopo la mezzanotte. Inutili i tentativi di rianimazione del personale sanitario del carcere, che hanno tentato invano di salvargli la vita;

   il giovane è il settimo detenuto suicida nel Lazio da inizio anno. In tutta Italia, invece, sono 89 le persone che nel 2024 hanno deciso di togliersi la vita in carcere;

   sul caso è intervenuto il Garante dei detenuti del Lazio, Stefano Anastasia, che ha sottolineato la durezza delle condizioni non solo delle persone recluse, ma anche degli operatori che in carcere lavorano. Condizioni che non aiutano a vivere un clima sereno all'interno del penitenziario.

   «Continua la dissipazione di vite e diritti nelle carceri italiane – le parole di Anastasia – Noi Garanti, gli operatori sanitari, quelli penitenziari, e i volontari facciamo il possibile, ma la scarsità di spazi, personale e risorse finanziarie, insieme con l'irrigidimento della legislazione, della giurisprudenza e dell'amministrazione stanno rendendo le carceri luoghi invivibili e fuori controllo. Nel piangere l'ennesima morte facciamo appello a Governo e Parlamento per un cambio di rotta che innanzitutto riduca il sovraffollamento e consenta dignitose condizioni di vita e di lavoro in carcere» –:

   se il Ministro interrogato non intenda assumere iniziative di competenza urgenti al fine di risolvere le problematiche esposte in premessa;

   se non intenda altresì intraprendere iniziative straordinarie ed urgenti al fine di porre rimedio al problema del sovraffollamento in carcere.
(4-04017)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, partendo da un evento critico quale il suicidio di un detenuto occorso di recente presso la casa circondariale di Viterbo, l'interrogante solleva specifici quesiti in ordine ad asseriti aspetti di criticità dell'istituto medesimo, tra cui il sovraffollamento.
  Per fornire puntuale riscontro ai quesiti posti è stata interpellata la competente articolazione ministeriale, che ha provveduto a trasmettere dettagliata relazione nella quale si dà conto – per quanto attiene allo specifico episodio citato dall'interrogante – dell'evento critico verificatosi il 18 dicembre 2024.
  Secondo il contributo informativo reso dal D.a.p. in data 3 febbraio 2025, il decesso menzionato in premessa dall'onorevole interrogante concerne il detenuto N. A. in attesa di primo giudizio per violazione degli articoli 572, 612-
bis e 605 del codice penale che aveva fatto ingresso presso la casa circondariale di Civitavecchia il 28 marzo 2024, a seguito di sostituzione della misura degli arresti domiciliari e applicazione della custodia cautelare in carcere da parte del giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Terni.
  Il giovane, originario di Fiesole, ristretto presso la sezione protetti promiscua della Casa circondariale di Viterbo, aveva fatto ingresso presso il predetto istituto 1° luglio 2024, a seguito di trasferimento dalla casa circondariale di Civitavecchia, disposto dal locale Provveditorato regionale, per motivi di sicurezza passiva. Il detenuto era seguito dallo psicologo e dallo psichiatra che, alla visita d'ingresso del 2 luglio 2024, non evidenziava acuzie in atto.
  Tuttavia il 12 luglio 2024, 18 luglio 2024, il 2 ottobre 2024 e il 5 ottobre 2024, il detenuto poneva in essere gesti anticonservativi, a seguito dell'ingestione di lamette, per i quali veniva da subito sottoposto a provvedimento di grandissima sorveglianza e allocato in camera con altro compagno e poi effettuava controlli psicologici e visite psichiatriche.
  Il 25 ottobre 2024, poneva in essere un tentativo di suicidio, riferendo preoccupazioni relative alla famiglia e al processo; pertanto, veniva confermata l'applicazione della grandissima sorveglianza.
  Il 12 dicembre 2024, sottoposto a visita psichiatrica, il ristretto chiedeva di essere ammesso agli arresti domiciliari, dichiarando di non aver più bisogno di assumere la terapia. Negava idee autolesive e propositi suicidari.
  Il 16 dicembre 2024, il caso veniva esaminato dallo
staff multidisciplinare, che confermava la grandissima sorveglianza, con compagno di stanza.
  Il 18 dicembre 2024, verso le ore 00:05 circa, l'agente addetto alla vigilanza del reparto, durante un giro di controllo, giunto dinanzi alla camera di pernottamento occupata dal ristretto in discussione, notava che lo stesso aveva messo in atto un gesto anticonservativo mediante impiccamento alle grate della finestra, tramite un cappio ricavato da un lembo di stoffa.
  Immediatamente, venivano informati la sorveglianza generale e il personale sanitario, i quali accorrevano sul posto; il medico di guardia provvedeva a praticare le prime manovre di soccorso e contattava il personale del 118 che, giunto in istituto, alle ore 00:58, né constatava il decesso per arresto cardiocircolatorio.
  Sono al momento in corso le indagini ispettive condotte dal Provveditorato regionale di Roma volta ad accertare le circostanze, le modalità e le cause dell'evento nonché a verificare se siano state attivate tutte le procedure operative per cogliere i possibili rischi suicidari.
  Ciò posto, negli istituti di pena del Paese nel corso dell'anno 2024 si sono registrati 82 suicidi e, più nella fattispecie, 7 nella ragione Lazio.
  Per quanto attiene all'asserito stato di affollamento della casa circondariale «N. Izzo» di Viterbo, alla data del 30 gennaio 2025, presso il predetto istituto sono risultati presenti complessivamente n. 714 detenuti, di cui n. 703, allo stato, effettivamente presenti in istituto, rispetto a una capienza regolamentare pari a complessivi n. 440 posti, di cui n. 35 temporaneamente non disponibili per interventi di manutenzione straordinaria, rilevandosi una percentuale di affollamento pari al 176,30 per cento.
  In merito ai parametri coincidenti con gli spazi a disposizione di ogni detenuto, nessun detenuto risulta ubicato in uno spazio inferiore ai 3 metri quadri: sono 24 quelli allocati tra i 3 metri quadri e i 4 metri quadri e 679 i soggetti registrati in camere di pernottamento aventi uno spazio superiore ai 4 metri quadri.
  In merito alle iniziative di contrasto al sovraffollamento carcerario, si evidenzia, in via preliminare, che i trasferimenti per sfollamento, se necessari, sono emessi in via prioritaria, dai Provveditorati regionali nell'ambito del distretto di competenza, per incidere nella misura minore possibile sul principio della territorialità della pena.
  Ai sensi della normativa vigente, tra le competenze della direzione generale dei detenuti e del trattamento rientra la gestione delle procedure di riequilibrio su scala nazionale della popolazione detenuta appartenente al circuito media sicurezza.
  In adempimento ai compiti e alle competenze suindicate, la predetta direzione generale, dall'inizio dell'anno, ha emanato n. 66 provvedimenti deflattivi, per un totale di n. 1.244 detenuti movimentati dagli istituti penitenziari dei distretti più affollati verso sedi con minore presenza detentiva, di cui n. 12 dal distretto laziale per complessivi n. 317 detenuti. Di questi, 52 provenienti proprio dalla casa circondariale di Viterbo.
  Si evidenzia, peraltro, che negli ultimi dodici mesi non sono emerse situazioni di sovraffollamento per il sottocircuito «AS3» e, di conseguenza, nessun provvedimento deflativo è stato adottato.
  In ordine poi agli interventi in corso, finalizzati ad aumentare la capacità ricettiva dell'istituto viterbese e a migliorare le prerogative di ordine trattamentale che attengono agli aspetti di carattere edile, si rappresenta che presso la casa circondariale di Viterbo è prevista – nell'ambito degli interventi di cui al PNRR – la realizzazione di un nuovo padiglione da 80 posti, concepito e sviluppato secondo il modello edilizio elaborato dalla «Commissione per l'architettura penitenziaria» istituita presso il Gabinetto del Ministro della giustizia con decreto 12 gennaio 2021, definito «ad alta vocazione trattamentale».
  Inoltre, sempre relativamente all'istituto viterbese, nell'ambito del programma di edilizia penitenziaria 2024 era previsto un intervento di ristrutturazione di una sezione, con recupero di posti detentivi, cui non si è potuto dare corso in ragione di esigenze contingenti alle quali è stato necessario dare priorità. Tuttavia l'intervento sarà riconfermato per l'annualità 2025.
  A cura del Provveditorato regionale dell'Amministrazione penitenziaria per il Lazio, l'Abruzzo e il Molise, si registrano, inoltre, numerosi interventi per lavori di manutenzione straordinaria di recente ultimazione, in corso di esecuzione e/o programmazione la cui esecuzione dovrebbe concludersi nella maggior parte dei casi entro il 2025.
  In particolare la casa circondariale di Viterbo è anche oggetto, da parte dell'agenzia del demanio – direzione regionale Lazio, dell'affidamento di servizi di verifiche di vulnerabilità sismica e della sicurezza strutturale, verifica preventiva dell'interesse archeologico, diagnosi e certificazione energetica, rilievo geometrico, architettonico, impiantistico, strutturale, topografico, fotografico e materico, progetto di fattibilità tecnico-economica per interventi strutturali da restituire in modalità Bim, per taluni beni di proprietà dello Stato situati nella regione Lazio. Edizione 2022 – lotto 3, attualmente in corso.
  Rilevanti, infine, sono anche gli altri interventi in corso nell'ambito del distretto territoriale di competenza del provveditorato regionale per il Lazio, l'Abruzzo e il Molise, che produrranno nuovi posti detentivi e che dovrebbero essere, pertanto, in grado di attenuare l'indice di sovraffollamento di cui soffre l'istituto oggetto di sindacato ispettivo.
  In particolare, nell'ambito degli interventi di cui al PNRR, in analogia a quello di Viterbo, è prevista la realizzazione di un nuovo padiglione da 80 posti anche presso la casa circondariale Civitavecchia nuovo complesso, e che presso la casa di reclusione di Sulmona il 21 novembre 2024 si è proceduto alla consegna anticipata da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (Mit) – nelle more dell'ultimazione delle procedure di collaudo tecnico-amministrativo – del nuovo padiglione da 200 posti (mentre è in corso la procedura d'approvvigionamento degli allestimenti necessari alla relativa attivazione), e che presso la casa circondariale di Roma Rebibbia Nuovo Complesso sono in corso i lavori di realizzazione di un nuovo padiglione da 400 posti, la cui ultimazione è fissata al 29 dicembre 2026.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.