XIX LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Risoluzione in Commissione:
La VI Commissione,
premesso che:
a seguito dell'introduzione della trasmissione telematica all'Agenzia delle entrate dei dati relativi ai corrispettivi giornalieri, il cosiddetto scontrino fiscale ha assunto, nella maggior parte dei casi, natura di mero documento commerciale;
come risulta infatti dall'articolo 2, comma 1, del decreto legislativo n. 127 del 2015, la memorizzazione e l'invio telematico all'Agenzia delle entrate dei dati relativi ai corrispettivi giornalieri sostituiscono gli obblighi di registrazione di cui all'articolo 24 del Testo unico Iva nonché, ai sensi del comma 5 del medesimo articolo, gli obblighi di certificazione fiscale dei corrispettivi di cui all'articolo 12, comma 1, della legge n. 413 del 1991 ed al decreto del Presidente della Repubblica n. 696 del 1996;
il medesimo comma 5 prevede inoltre che con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico siano individuate le tipologie di documentazione idonee a rappresentare, anche ai fini commerciali le operazioni eseguite;
il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 7 dicembre 2016, attuativo della predetta norma, dispone che i citati documenti commerciali siano emessi tramite strumenti tecnologici che garantiscano l'inalterabilità e la sicurezza dei dati, compresi quelli che consentono i pagamenti con carta di debito e di credito;
il medesimo decreto, tuttavia, prevede che il documento sia normalmente emesso su supporto cartaceo e che, solo previo accordo con il destinatario, esso possa essere emesso in formato elettronico;
in sostanza ancora oggi molte transazioni minori comportano l'emissione di un documento cartaceo di natura meramente commerciale tramite i registratori di cassa e gli altri apparati idonei alla registrazione di tali transazioni;
la carta utilizzata per gli scontrini fiscali non può essere smaltita come la carta comune, in quanto non si tratta di pura cellulosa, ma sono in essa presenti additivi chimici che la rendono non riciclabile la produzione di scontrini cartacei comporta, oltre all'abbattimento degli alberi necessari alla produzione della carta, anche l'utilizzo di enormi quantità d'acqua, con un non trascurabile impatto ambientale;
guardando alle esperienze di altre nazioni, diversi Paesi, dalla Francia ad alcuni Stati degli Stati Uniti d'America, hanno reso facoltativa la stampa delle ricevute anche utilizzando, invece di essa, la trasmissione elettronica delle stesse. Allo stesso modo diverse catene commerciali della grande distribuzione organizzata, già oggi, anche in Italia, hanno assunto iniziative per dematerializzare il documento commerciale;
da ultimo, l'articolo 1, comma 74, della legge 30 dicembre 2024, n. 207 (legge di bilancio 2025), sostituendo integralmente il comma 3 dell'articolo 2 del citato decreto legislativo n. 127 del 2015, ha previsto, a decorrere dal 1° gennaio 2026, l'obbligo di collegamento tra lo strumento elettronico di pagamento (Pos) ed il registratore di cassa telematico al fine di registrare, memorizzare in modo puntuale e trasmettere in forma aggregata all'Agenzia delle entrate i dati dei corrispettivi dei pagamenti elettronici giornalieri;
vista la natura meramente commerciale di gran parte dei documenti citati appare irragionevole sotto il profilo ambientale perpetuare la produzione di documenti sostanzialmente inutili, non riciclabili e con un significativo impatto ambientale sia in riferimento alla produzione sia allo smaltimento dei medesimi;
fatta salva la possibilità da parte degli acquirenti di richiedere comunque la stampa del documento commerciale,
impegna il Governo:
a decorrere dal 1° gennaio 2026, in applicazione dell'articolo 1, comma 74 della legge di bilancio 2025, ad adottare iniziative volte a limitare l'obbligo di emissione del documento commerciale su supporto cartaceo alle sole transazioni effettuate in contanti, mentre per quelle effettuate con l'utilizzo di strumenti di pagamento elettronici, prevedere l'emissione del documento commerciale secondo le seguenti modalità:
a) in forma elettronica, nel rispetto della normativa privacy e con mezzi idonei ed immediati per fornire al cliente la certezza dell'avvenuta memorizzazione del corrispettivo ad opera dell'esercente, come, ad esempio, un messaggio sul display del registratore telematico;
b) in forma cartacea, quale facoltà per il cliente di poterlo richiedere;
ad adottare iniziative normative volte a introdurre, a decorrere dal 1° gennaio 2027, l'obbligo che tutti gli strumenti tecnologici per la memorizzazione elettronica e la trasmissione telematica dei corrispettivi all'Agenzia delle entrate siano predisposti per la generazione e trasmissione all'acquirente del documento commerciale anche in formato digitale, al fine di limitare l'emissione del documento commerciale su supporto cartaceo.
(7-00286) «Congedo, Milani, Filini, Giordano, Matera, Testa, Benvenuti Gostoli, Caiata, Iaia, Lampis, Mattia, Fabrizio Rossi».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle imprese e del made in Italy, per sapere – premesso che:
la comunicazione della Commissione europea «Bussola digitale 2030: la via europea per il decennio digitale» ha fissato due obiettivi: garantire una connettività ad almeno 1 Gbps per tutte le famiglie europee e una copertura 5G per tutte le aree popolate. Tali target rappresentano una sfida fondamentale per l'Italia, che deve accelerare i propri piani di digitalizzazione;
per perseguire la digitalizzazione del Paese, nel 2015 è stata lanciata la prima strategia per la banda ultra larga, seguita da due aggiornamenti nel 2021 e nel 2023. La programmazione italiana relativa alle infrastrutture Tlc si articola in sei azioni: il piano aree bianche (Piano BUL), il piano «Italia a 1 Giga», il piano «Italia 5G», il piano «Scuole connesse», il piano «Sanità connessa» e il piano «Isole Minori». Secondo le previsioni, tutte queste azioni dovrebbero trovare compimento entro il 2026, in coerenza con le scadenze previste dal PNRR;
il Piano BUL fu avviato per fornire connettività in fibra ottica o (FWA) a 7.700 comuni, suddivisi in tre diverse gare, aggiudicate tutte ad Open Fiber (due nel 2017 e una nel 2019). L'ultimo aggiornamento sullo stato di avanzamento dei lavori diffuso da Infratel, aggiornato al 31 dicembre 2024, segnala 4.134.413 unità immobiliari già collaudate (66 per cento) e 498.294 in fase di collaudo sulle 6.303.346 che hanno raggiunto almeno la progettazione esecutiva. Gli interventi si sarebbero dovuti chiudere entro il 2023 e il ritardo accumulato ha portato all'applicazione di penali per 61,16 milioni di euro al concessionario;
il piano Italia a 1 Giga, che mira a coprire le aree grigie e nere Nga con velocità di almeno 1 Gbps, ha completato solo il 40 per cento dei civici previsti entro il 2025, con un ulteriore 31 per cento in lavorazione. Solo alcune regioni, come la provincia autonoma di Trento (76 per cento) e la Basilicata (62 per cento), superano il target del 60 per cento al primo trimestre del 2025;
il piano Italia 5G, che punta a densificare la rete mobile con nuove stazioni radio base in 1.385 aree bianche, ha completato il 36 per cento delle aree, con un ulteriore 31 per cento in lavorazione. La Sardegna guida con il 67 per cento di siti attivati, mentre quattro regioni sono ancora ferme allo 0 per cento. Per quanto riguarda il backhauling in fibra delle stazioni radio base, il 67 per cento dei siti è stato realizzato, con la Basilicata al primo posto (73 per cento) e la Valle d'Aosta fanalino di coda sotto il 40 per cento. La milestone prevista per questo piano alla fine del primo trimestre del 2025 è pari al 60 per cento e sembra altamente improbabile che il piano raggiunga complessivamente questo target entro marzo 2025;
il piano Scuole Connesse ha raggiunto il 90,6 per cento degli istituti previsti nella fase I, mentre la fase II, che dovrebbe coprire ulteriori 9.000 edifici, è ferma al 58,7 per cento. Il piano Sanità Connessa è al 31,3 per cento di completamento, con un ulteriore 36,4 per cento in lavorazione. Il piano Isole Minori, che prevede la posa di cavi sottomarini per garantire connessione ultraveloce, è l'unico già ultimato;
questi ritardi potrebbero compromettere gravemente l'accesso dell'Italia ai fondi del PNRR, perdendo così una grande occasione di digitalizzazione;
FiberCop, principale soggetto vincitore dei bandi dei piani menzionati, operatore italiano di rete in fibra ottica, è controllato dal fondo d'investimento statunitense KKR che detiene il 37,8 per cento delle azioni;
recentemente, FiberCop ha attraversato un periodo turbolento, culminato con le dimissioni dell'amministratore delegato Luigi Ferraris, dopo meno di sette mesi dall'assunzione dell'incarico, apparentemente a causa di divergenze con KKR;
secondo il Financial Times, FiberCop avrebbe previsto un deficit di EBITDA di 449 milioni di euro nel 2025 rispetto alle stime iniziali di KKR, con un deficit cumulativo su cinque anni stimato in 2 miliardi di euro. Sembrerebbe che la notizia sia stata smentita e che il Cda di FiberCop, riunitosi il 25 febbraio, abbia esaminato i risultati preliminari pro-forma dell'esercizio 2024 e approvato il budget 2025;
nonostante tali smentite, il Financial Times riporta che il fondo americano avrebbe imposto una supervisione più rigorosa sul processo decisionale di FiberCop. Secondo una nota interna, tutte le principali decisioni operative del nuovo AD, Massimo Sarmi, richiedono ora la previa approvazione di uno dei dirigenti selezionati da KKR. Si evince dunque una stretta sul controllo di FiberCop, operatore in un settore strategico per il Paese, da parte di un investitore straniero;
il Governo italiano, azionista di FiberCop, ha recentemente manifestato di essere favorevole a creare una rete unica nazionale attraverso la fusione di FiberCop con Open Fiber. Nell'ipotesi di tale fusione, positiva nel senso di creare un campione nazionale nel settore, si delineerebbe però la possibilità di un controllo più esteso da parte di un investitore straniero su infrastrutture cruciali per il Paese;
la sicurezza e il controllo delle infrastrutture per le telecomunicazioni e la connessione internet sono temi di crescente rilevanza strategica per il Paese, anche in considerazione delle numerose iniziative di aziende private straniere come Starlink, guidata da Elon Musk, nel settore delle comunicazioni satellitari;
le crescenti tensioni, anche commerciali, tra Unione europea e Stati Uniti potrebbero avere un impatto nel settore delle infrastrutture digitali italiane;
lo sviluppo delle infrastrutture in fibra ottica è fondamentale non solo per i cittadini e le imprese private, ma anche per la pubblica amministrazione locale e centrale, già vittime di attacchi cibernetici stranieri come ritorsione degli avvenimenti sullo scacchiere internazionale –:
quali iniziative intenda adottare per salvaguardare le infrastrutture strategiche nazionali relative alla rete in fibra ottica e l'intero settore delle infrastrutture digitali da possibili ritorsioni derivanti dalla partecipazione di soggetti extraeuropei in aziende e società cruciali per il tessuto industriale, amministrativo e civile del Paese, inclusa l'annunciata possibilità di una fusione tra FiberCop e Open Fiber;
se intenda adottare iniziative volte a rinegoziare il piano 1 Giga con la Commissione europea per stabilire nuove milestones ovvero un diverso cronoprogramma, e quali siano le possibilità sul tavolo e le intenzioni del Governo per portare a termine la programmazione italiana relativa alle infrastrutture Tlc;
se abbia intenzione di introdurre la connessione satellitare nelle zone bianche o grigie, e con quali realtà imprenditoriali stia negoziando anche in considerazione dei potenziali rischi per la sicurezza nazionale.
(2-00572) «Pastorella, Richetti, Onori».
AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE
Interrogazione a risposta in Commissione:
VACCARI, FURFARO, FORATTINI, MARINO, ROMEO e ANDREA ROSSI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il mondo sta affrontando un'epidemia senza precedenti di influenza aviaria ad alta patogenicità (H5N1), una crisi che ha già spazzato via centinaia di milioni di uccelli in tutto il mondo e che ora si sta diffondendo rapidamente nei mammiferi. Da qui l'urgenza di rafforzare la biosicurezza, il monitoraggio, la sorveglianza, il meccanismo di risposta rapida e la comunicazione del rischio, per salvaguardare il settore avicolo e proteggere i mezzi di sussistenza e le economie;
è il messaggio lanciato dalla Fao ai Paesi membri avvertendo che la situazione è precipitata a livelli «senza precedenti», rendendo necessaria un'azione immediata e coordinata a livello internazionale;
tra le sfide che l'influenza aviaria pone c'è quella di proteggere i sistemi di produzione avicola per garantire la sicurezza alimentare e la nutrizione dei milioni di persone che dipendono dal pollame per carne e uova;
secondo gli esperti, per non lasciarsi cogliere impreparati come con Sars-Cov-2, servono «alte disponibilità di vaccini aggiornati» e «nuovi piani di risposta alla pandemia che dovrebbero essere sottoposti a test approfonditi e trasparenti, durante i quali i Paesi dovrebbero condividere i loro programmi e guide d'azione e formare collaborazioni globali che incorporino diversi scenari di malattia e strategie di immunizzazione»;
secondo i dati del Bollettino epidemiologico nazionale veterinario in Italia dall'inizio del 2025 si sono registrati diversi focolai. Una minaccia crescente che rischia di mettere in pericolo un settore che vale oltre 7 miliardi di euro in Italia (5,3 miliardi per le carni e 2 miliardi per le uova), conta 64.000 addetti ed è totalmente autosufficiente –:
al fine di difendere il nostro patrimonio zootecnico e garantire la sostenibilità del comparto avicolo quali provvedimenti concreti e tempestivi si stantio mettendo in atto per contenere l'influenza aviaria e garantire un intervento rapido in caso di nuovi focolai, per garantire la sicurezza alimentare, l'avvio di un piano vaccinale nazionale oltre ad adeguate misure di biosicurezza negli allevamenti.
(5-03745)
AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VIII Commissione:
ILARIA FONTANA, L'ABBATE, MORFINO e SANTILLO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
la presenza di sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) nelle acque rappresenta una minaccia per l'ambiente e la salute pubblica;
le sostanze perfluoroalchiliche sono un gruppo di migliaia di composti chimici inodori, incolori e insapori che vengono largamente utilizzati per la produzione industriale di materiali idrorepellenti come confezioni di alimenti, tessuti, vernici, attrezzature antincendio, fondi antiaderenti per cotture e pentole, vernici, imballaggi, immobili, prodotti fitosanitari, e molto altro; secondo una consolidata letteratura scientifica tali sostanze sono altamente inquinanti per l'ambiente, perché tendono ad accumularsi in modo persistente e a contaminare il suolo, l'aria e le acque, comprese quelle potabili; sono inoltre soggette a bio-accumulo lungo la catena alimentare con potenziali conseguenze tossicologiche;
negli ultimi anni sono stati ampiamente documentati i loro effetti nocivi sulla salute umana: i Pfas interferiscono con l'azione degli ormoni e danneggiano il sistema endocrino; l'esposizione prolungata ad essi è stata infatti associata all'insorgenza di tumori, malattie metaboliche, infertilità maschile e interferenze con la salute riproduttiva delle donne;
vista la concentrazione di queste sostanze in alcune aree del Paese, già nel 2017 l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) aveva avviato delle attività per monitorare la presenza di Pfas nei corpi idrici superficiali e sotterranei;
la contaminazione da Pfas nelle falde idriche ha già comportato in passato, in territori come quelli delle province di Vicenza, Verona e Padova, lo stanziamento di circa 80 milioni di euro tra il 2018 e il 2020 da parte del Ministero dell'ambiente;
con legge 30 dicembre 2024 n. 207 (legge di bilancio 2025), articolo 1 comma 880, è stato istituito un fondo per le attività di monitoraggio dell'inquinamento derivante da Pfas nello stato di previsione del Ministero dell'ambiente con una dotazione finanziaria di 0,5 milioni di euro per l'anno 2025 e 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2026 e 2027;
il successivo comma 881 prevede di stabilire tali misure attuative entro 60 giorni dall'entrata in vigore della legge con apposito decreto del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica;
la direttiva quadro acque (direttiva 2000/60/CE), recepita in Italia dal decreto legislativo n. 152 del 2006, impone agli Stati membri di prevenire il deterioramento della qualità delle acque e di migliorare lo stato delle acque sotterranee e superficiali –:
quale sia lo stato dell'iter per l'adozione del decreto citato in premessa circa le nuove attività di monitoraggio dell'inquinamento derivante da Pfas.
(5-03747)
ROTELLI, MATTIA, BENVENUTI GOSTOLI, CAIATA, IAIA, LAMPIS, MILANI e FABRIZIO ROSSI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
la provincia di Viterbo è notoriamente riconosciuta per il suo straordinario patrimonio paesaggistico, ambientale, culturale, architettonico ed archeologico. Questo territorio è oggi minacciato da un ipertrofico numero di domande per la realizzazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile che si vanno ad aggiungere ai già numerosi impianti esistenti. È stato infatti stimato che oltre il 78 per cento degli impianti del Lazio sia localizzato nella provincia di Viterbo e che i nuovi impianti autorizzati ovvero in fase di autorizzazione, qualora realizzati, andrebbero a quadruplicare il target richiesto per l'intera regione Lazio dalla legislazione nazionale, a partire dal Pniec;
tale ripartizione fortemente sbilanciata in una provincia, che lede all'evidenza il principio dell'«equa ripartizione nella diffusione delle fonti rinnovabili sul territorio» ha anche indotto la regione Lazio ad adottare la deliberazione della Giunta n. 171 del 12 maggio 2023, prevedendo, tra le altre cose, che si applichi un criterio di proporzionalità tra le province in modo da consentire in ogni provincia lo sviluppo delle Fonti energetiche rinnovabili fino a un massimo del 50 per cento del totale autorizzato espresso in MWp dell'intera regione;
la localizzazione degli impianti nella Tuscia è storicamente favorita dall'esistente rete di elettrodotti e stazioni realizzate per la centrale a carbone di Civitavecchia e per la centrale nucleare di Montalto;
tale forte presenza impiantistica, dimostrata dall'alto numero di progetti in sede di Via presso il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, che già compromette ampi territori della provincia, metterebbe a rischio la bellezza paesaggistica, l'ambiente, così come la vocazione turistica e culturale dell'area, considerato anche il progressivo affievolimento delle prerogative delle soprintendenze nell'ambito delle procedure di Via degli impianti che non ricadono in area vincolata. Recentemente il Consiglio di Stato, con la sentenza n. 1872 del 5 marzo 2025, è intervenuto sulla tutela del paesaggio, fissando dei limiti importanti alla installazione di impianti eolici sul territorio –:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, conseguentemente valutando iniziative, anche di carattere normativo e di monitoraggio, con particolare riferimento alle procedure di valutazione ambientale di competenza statale, finalizzate ad impedire che singole aree del territorio nazionale come nel caso della Tuscia siano destinate ad ospitare un numero di impianti sproporzionato ed insostenibile per il territorio con grave impatto sull'ambiente, sul paesaggio e sul consumo del suolo.
(5-03748)
MAZZETTI e CORTELAZZO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
la desalinizzazione rappresenta una fonte alternativa per la produzione di acqua potabile. La capacità installata, a livello mondiale, ha superato i 100 milioni mc/giorno;
con l'articolo 10 del decreto-legge n. 39 del 2023 cosiddetto «Siccità», d'iniziativa del Ministro interrogato, sono state introdotte modifiche all'articolo 12 della legge n. 60 del 2022, cosiddetta «Salvamare», volte a ridurre gli eccessivi limiti posti all'installazione degli impianti di desalinizzazione, che di fatto ne impedivano la realizzazione;
in particolare sono state adottate specifiche modifiche al Codice ambientale ed è stata esclusa la Via regionale e quella per gli impianti con capacità inferiore a 200 l/s.;
su questa falsariga, l'articolo 2 del decreto-legge n. 208 del 2024, convertito con modificazioni dalla legge n. 20 del 2025 prevede che il commissario straordinario per la scarsità idrica provveda, in via d'urgenza, alla realizzazione di impianti di dissalazione nei comuni di Porto Empedocle, Trapani e Gela;
l'articolo 12 della legge «Salvamare» prevedeva l'emanazione di un decreto Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica-Ministero della salute per la definizione dei criteri di indirizzo sull'analisi dei rischi ambientali e sanitari correlati agli impianti di desalinizzazione;
a quanto consta agli interroganti sarebbe in corso di adozione una bozza di decreto che impone vincoli realizzativi così stringenti, da rendere nuovamente complessa la realizzazione dei dissalatori. Stando alla bozza di decreto per minimizzare i potenziali impatti sugli ecosistemi il proponente dovrebbe:
verificare la struttura geologica e idrogeologica dell'area nonché le caratteristiche delle falde sotterranee e documentare lo stato di qualità delle acque;
ridurre gli impatti ambientali dello scarico in mare della salamoia (il concentrato di sali eliminati dall'acqua marina), mediante installazione di condotte che la scarichino in alto mare;
dimostrare l'impossibilità di utilizzi della salamoia alternativi allo scarico in mare;
la posa della condotta di scarico deve essere preceduta da uno studio di fattibilità, ma è comunque vietata su fondali caratterizzati dalla presenza di particolari habitat marini;
i dissalatori esistenti o in costruzione dovranno conformarsi alle prescrizioni, pena il mancato rinnovo dei titoli abilitativi;
si tratta di adempimenti che mettono a forte rischio l'economicità dei dissalatori soprattutto nelle piccole isole, peraltro caratterizzate da elevato idrodinamismo, dove si sperava che con le nuove norme ci si potesse finalmente liberare dal rifornimento di acqua mediante navi cisterna –:
quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per consentire la sollecita realizzazione dei dissalatori nelle aree a maggior rischio di siccità e semplificare la realizzazione dei dissalatori con capacità inferiore a 200 l/s., così come previsto dalle norme recentemente approvate.
(5-03749)
BONELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
la Ctvia-Vas del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica il 13 novembre 2024 ha concluso la valutazione sul progetto definitivo del collegamento stabile tra Sicilia e Calabria esprimendo Parere di compatibilità ambientale positivo (di seguito Parere) riguardo alla Via e negativo riguardo alla VIncA di livello appropriato (Livello II) per le ZPS ITA030042 (Monti Peloritani, Dorsale Curcuraci, Antennamare e Area Marina Stretto), ZPS IT9350300 (Costa Viola) e ZSC IT9350172 (Fondali da Punta Pezzo a Capo dell'Armi);
sulla base di tale valutazione negativa, il parere (pagine 532-533) conclude come «Accertate le conclusioni negative dello studio per la valutazione di incidenza di Livello II, verificata la mancanza di soluzioni alternative rispetto a quella prospettata, attestati i motivi imperativi di rilevante interesse pubblico del Progetto, è stata redatta una Valutazione di Incidenza di Livello III, al fine di attuare ogni necessaria misura di compensazione atta a garantire comunque gli obiettivi di conservazione dei Siti e la coerenza della rete Natura 2000, e volte ad annullare le incidenze residue che permangono in seguito all'attuazione delle misure di mitigazione definite. Tali misure di compensazione dovranno essere meglio dettagliate. Il Proponente dovrà espletare quanto previsto per le misure compensative, in applicazione dell'articolo 6.4 della Direttiva 92/43/CEE e dall'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 e successive modificazioni e integrazioni e secondo il percorso metodologico delineato dalla Comunicazione della Commissione valutazione di piani e progetti, in relazione ai siti Natura 2000 (...) (2021/C 437/01) e dalle Linee guida nazionali per la valutazione di incidenza (VIncA) - Direttiva 92/43/CEE “HABITAT” articolo 6, paragrafi 3 e 4 (Gazzetta Ufficiale n. 303 del 28 dicembre 2019) dove non in contrasto con la Comunicazione della Commissione»;
il 9 gennaio 2025 il Proponente avrebbe trasmesso alla Direzione generale valutazioni ambientali del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica le relative misure di compensazione, ai fini dell'applicazione dell'articolo 6.4 della Direttiva 92/43/CEE e dall'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 e successive modificazioni e integrazioni –:
se il Ministro interrogato non intenda, per quanto di competenza, ai fini della valutazione da parte dell'autorità competente delle misure di compensazione atte a garantire comunque gli obiettivi di conservazione dei siti e la coerenza della rete Natura 2000, adottare iniziative affinché le stesse misure di compensazione siano valutate dalla Ctvia-Vas, previa procedura istruttoria da parte di Ispra, come avvenuto precedentemente sia nella prima che nella seconda fase della procedura di Via.
(5-03750)
SIMIANI, FOSSI, BRAGA, BONAFÈ, FURFARO, BOLDRINI, GIANASSI, SCOTTO, DI SANZO, CURTI, EVI e FERRARI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
nelle date del 14 e 15 marzo 2025 una vasta perturbazione ha interessato diverse regioni del Centro-Nord, con fenomeni particolarmente intensi in Toscana;
in alcune località delle province di Livorno, Pisa e Firenze la quantità di pioggia ha raggiunto livelli paragonabili a quelli della grande alluvione del 1966;
si tratta dell'ennesimo evento meteorologico eccezionale che, solo grazie agli interventi effettuati dalla regione Toscana, non ha causato danni più gravi al passaggio dell'onda di piena dell'Arno a Firenze e a Pisa;
il sistema complessivo delle vasche di laminazione e dello scolmatore hanno infatti dato prova di buone garanzie di sicurezza;
tuttavia, a fronte dello scampato pericolo per quanto riguarda l'Arno, lo stesso non si può dire del reticolo minore, che purtroppo ha provocato esondazioni in diversi punti;
a seguito della richiesta di Stato di emergenza nazionale, inviata al dipartimento della Protezione civile il 15 marzo 2025, è stato avviato l'iter istruttorio per le valutazioni sull'impatto dell'evento calamitoso, ma secondo una stima preliminare diffusa dal presidente della regione Eugenio Giani in Toscana i danni sono superiori ai 100 milioni di euro, di cui la metà nell'area metropolitana di Firenze;
una delle città che ha avuto più danni è Sesto Fiorentino, in provincia di Firenze, dove venerdì 14 marzo 2025 era esondato il torrente Rimaggio e parte del centro si era allagata;
tali eventi eccezionali per intensità, ma ormai sempre più «ordinari» nella loro frequenza, sono l'effetto diretto dei cambiamenti climatici nei confronti dei quali bisogna adottare misure straordinarie di mitigazione degli effetti dannosi e adattamento;
occorre infatti predisporre un piano di interventi, con finanziamenti pluriennali, per la realizzazione di opere idrauliche innovative, con caratteristiche multifunzionali, in grado di mettere in sicurezza il territorio a fronte dei fenomeni estremi –:
quali iniziative di competenza intenda adottare affinché possano essere programmate e realizzate, con la garanzia di stanziamenti pluriennali, opere idrauliche innovative e multifunzionali di messa in sicurezza del territorio, anche al fine di affrontare la fragilità del reticolo minore a fronte di eventi eccezionali.
(5-03751)
ZINZI e GIAGONI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
la laguna del Calich fa parte del parco naturale di Porto Conte, è oasi di protezione faunistica e Zona a protezione speciale (Zps) e rappresenta un'area umida tra le più importanti nel nord-ovest della Sardegna e del territorio nazionale, per l'enorme ricchezza di biodiversità, per le numerose specie vegetali e animali, per gli uccelli acquatici che stanziano, nidificano o svernano;
nonostante tale ricchezza ambientale, la laguna presenta evidenti criticità, quali ipertrofia delle acque, proliferazioni algali e crisi anossiche, mancato ricambio idrico delle acque, aumento della percentuale di acqua dolce e dei reflui urbani riversati nella laguna, discontinuità della prateria di Posidonia oceanica e peggioramento della difesa del lido che chiude la laguna;
nella laguna del Calich, nonostante il recente riuso dei reflui di depurazione in campo agricolo, continuano a sversarsi migliaia di me dei reflui del depuratore di Alghero, ricchi di nutrienti, che producono incremento artificioso e dannoso delle acque dolci nella laguna, aumentando la produzione della vegetazione;
l'enorme proliferazione di alghe e mucillagine e i ripetuti eventi di moria delle specie ittiche presenti evidenziano un'alterazione dello stato di salute della laguna, che per sua natura costituisce un ecosistema dall'equilibrio delicatissimo, che risulta da troppo tempo alterato e che crea il fenomeno della cosiddetta «marea gialla» in tutto il litorale algherese, con ricadute economiche negative sul comparto turistico e sulla bellezza e limpidezza delle acque marine;
tale periodica colorazione delle acque rappresenta un vero e proprio «incubo» per bagnanti, turisti, imprese balneari e operatori del comparto turistico, mentre gli eventi di moria dei pesci producono ulteriori perdite economiche a scapito del comparto della pesca, soprattutto dei concessionari che operano nella laguna;
le cause di tali fenomeni non sono ancora accertate, nonostante si concordi che l'incremento della percentuale di acqua dolce sversato nella laguna, in seguito allo sversamento delle acque del depuratore di Alghero, e di altri sversamenti abusivi, oltre alla possibilità di inquinamento, ha comunque inciso pesantemente sull'equilibrio tra acque dolci e acque salate del bacino, incrementando la proliferazione algale, creando mucillagini e mutando il processo dell'ossigenazione delle acque, anche provocando fenomeni di moria dei pesci –:
se il Ministro interrogato intenda effettuare indagini e valutazioni sulla laguna del Calich, attraverso l'Ispra, a garanzia dell'ambiente, del litorale algherese e dell'habitat delle praterie di posidonia Oceanica, anche al fine di evitare ricadute negative sul territorio locale, come esposte in premessa.
(5-03752)
Interrogazione a risposta scritta:
DORI e BONELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
a Manerbio (Brescia) opera la Finchimica s.p.a., rientrante nelle aziende a rischio di incidente rilevante di cui al decreto legislativo n. 105 del 2015;
la Finchimica produce intermedi chimici e fitofarmaci per le colture agricole, tra cui sostanze pericolose, cancerogene e potenzialmente genotossiche e sostanze pericolose il cui utilizzo è vietato in Europa, quali il trifluralin puro che è una sostanza cancerogena vietata dalla Commissione europea, utilizzata come diserbante;
nel 2021 Arpa Lombardia nell'ambito di una visita ispettiva autorizzazione integrata ambientale ordinaria, ha rilevato infiltrazioni e perdite di sostanze pericolose, riscontrabili palesemente anche visivamente nei cavidotti e bacini di contenimento delle condutture di contenimento aziendale. Dai campionamenti delle acque dei piezometri aziendali è stata accertata la contaminazione della falda acquifera;
tale situazione ha portato all'adozione di atti conseguenti sia di natura penale sia amministrativa, tra cui l'avvio della procedura di bonifica cui all'articolo 242 del decreto legislativo n. 152 del 2006;
nell'ambito di tale procedura Arpa ha avviato accertamenti che hanno portato alla rilevazione di un quadro di inquinamento della falda molto grave, presente nelle acque nei piezometri interni all'insediamento ed a valle dell'insediamento, ma non presente a monte dell'azienda, dimostrando e sostenendo la responsabilità dell'azienda, non essendoci altre aziende similari a monte della stessa ed essendo prevalentemente inquinanti caratteristici del ciclo aziendale passato e presente;
Finchimica ha presentato un progetto sperimentale assoggettato a Via per la produzione di nuovi princìpi attivi potenzialmente cancerogeni e genotossici: nonostante le criticità documentate in fase ispettiva e gli elementi palesi di violazione espressi da Arpa nel procedimento, l'impianto è stato approvato dalla provincia di Brescia;
gli accertamenti successivi al «decreto di compatibilità ambientale» confermavano una situazione di contaminazione della falda che andava ben oltre il perimetro aziendale e che riguardava numerosi inquinanti tra cui le sostanze pericolose prodotte dal nuovo impianto autorizzato;
nel giugno 2023 veniva nuovamente riscontrata la presenza di numerosi inquinanti, alcuni dei quali cancerogeni in concentrazioni anomale e, addirittura, per alcune di queste componenti chimiche non esiste nemmeno un riferimento di legge che ne stabilisca i limiti;
ulteriori verifiche sono state fatte da Arpa nel gennaio del 2024, dove i piezometri esterni all'azienda certificavano e confermavano la contaminazione ben oltre il perimetro dell'azienda, rilevando Sirochetal e tale rilevazione ha portato, nel marzo 2024, alla sospensione dell'autorizzazione nell'ambito del procedimento Via;
come affermato da Arpa in un comunicato riportato dal Corriere Brescia il 12 marzo 2025 «in Finchimica persiste la situazione di criticità già evidenziata nelle scorse campagne di monitoraggio, con particolare riferimento al permanere delle sostanze caratteristiche del ciclo produttivo del sito...» «l'esigenza di mantenere attiva la barriera idraulica, proseguire la ricerca di possibili sorgenti primarie di contaminazione» e di migliorare «l'impermeabilizzazione di cunicolo e vasche dello stabilimento»;
nonostante il lungo iter di monitoraggio la situazione non è migliorata, consolidando le preoccupazioni per la salute pubblica espresse in precedenza dall'interrogante con diverse interrogazioni parlamentari alle quali il Governo ha sempre scelto di non rispondere, sottovalutando la gravità della situazione, con conseguenti responsabilità nel caso di aggravamento della situazione ambientale e per la salute dei cittadini –:
se i Ministri interrogati intendano attivarsi a livello normativo al fine di definire i limiti degli inquinanti cancerogeni e potenzialmente genotossici non normati, se intendano promuovere una verifica da parte del Nucleo operativo ecologico dei carabinieri e se intendano accertare, per quanto di competenza, in raccordo con gli enti interessati, come sia stato possibile, nel procedimento di autorizzazione dell'impianto sperimentale Via-Paur Finchimica s.p.a., decretare la compatibilità ambientale del progetto di un nuovo impianto sperimentale insistente nell'area contaminata ed interessata da perdite ed infiltrazioni in falda, aggravando così il disastro ambientale in corso.
(4-04626)
GIUSTIZIA
Interrogazione a risposta in Commissione:
SCARPA. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 10, terzo comma, della Costituzione italiana sancisce che «lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge»;
il diritto di asilo è altresì tutelato dalle normative europee e internazionali, che prevedono procedure specifiche per la presentazione e l'esame delle domande di protezione internazionale;
recenti segnalazioni riportate dalla stampa hanno evidenziato presunte irregolarità nelle procedure di espulsione dei richiedenti asilo in alcune questure italiane, in particolare a Napoli e Catania;
secondo tali denunce, i giudici di pace, all'interno delle questure, avrebbero respinto e dichiarato irricevibili le domande di asilo, senza permettere ai richiedenti di accedere alle procedure previste per legge, impedendo loro, di fatto, di esercitare il diritto di richiesta di protezione internazionale;
tali pratiche, se confermate, rappresenterebbero una grave violazione dei diritti fondamentali dei richiedenti asilo, in quanto nessuno può essere arbitrariamente privato della possibilità di presentare domanda di protezione, e ogni istanza dovrebbe essere esaminata dalle autorità competenti, anche solo per dichiararla inammissibile secondo i criteri previsti dalla normativa vigente;
la Corte di cassazione ha già censurato in passato simili violazioni, sottolineando l'illegittimità di procedure che impediscono la corretta presentazione e valutazione delle domande di asilo;
la mancata registrazione delle domande di asilo e l'espulsione immediata dei richiedenti senza un adeguato esame delle loro istanze compromettono gravemente il diritto di difesa e la possibilità di ricorso, esponendo l'Italia a possibili condanne da parte delle corti europee per violazione dei diritti umani –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza delle presunte irregolarità nelle procedure di espulsione dei richiedenti asilo segnalate nelle questure di Napoli e Catania e quali verifiche, per quanto di competenza, siano state avviate in merito;
quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare il Governo per garantire il pieno rispetto del diritto di asilo e delle procedure previste dalla legge, assicurando che ogni domanda di protezione internazionale sia correttamente registrata ed esaminata dalle autorità competenti;
quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Governo per monitorare e prevenire eventuali abusi o irregolarità nelle procedure di espulsione dei richiedenti asilo, assicurando il rispetto dei diritti fondamentali e degli obblighi internazionali assunti dall'Italia.
(5-03744)
Interrogazioni a risposta scritta:
CALDERONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
dal quotidiano La Verità del 14 marzo 2025 si apprende che il 22 settembre 2021 Jacopo Gasparetti, attuale componente dello staff della presidente della regione Sardegna Alessandra Todde, all'epoca portavoce della stessa quale Viceministro dello sviluppo economico (Mise), partecipò presso lo studio dell'avvocato Di Donna – allora indagato ed intercettato per altri reati – a una riunione con imprenditori e professionisti per discutere della cessione dello stabilimento ex Fiat di Termini Imerese, procedura gestita dal Mise;
il quotidiano, citando l'informativa dei Carabinieri, riporta alcuni passaggi riferiti alla riunione: i partecipanti «per rendere meno comprensibili a eventuali ascoltatori (intercettazioni) le loro affermazioni e le persone cui facevano riferimento, usavano allusioni abbreviativi, scrivendo su dei fogli che, dopo aver visionato, distruggevano con un trita carte», la prova, secondo i militari, «di quanto fossero per loro compromettenti le parole scritte su quei fogli distrutti»;
dal contenuto delle intercettazioni pubblicate emerge che il portavoce avrebbe promesso un intervento sul Viceministro Todde per consentire la cessione dello stabilimento ex Fiat della società in amministrazione straordinaria Blutec S.p.a., consentendo all'avvocato Di Donna, soggetto legato all'ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, di gestire con il proprio studio legale tale operazione; sempre dagli atti di indagine pubblicati emerge che Gasparetti si presentava come persona in condizione di influenzare la «principale» (Todde) e che «in particolare, nel corso della conversazione, Gasparetti affermava che, per l'operazione T (Termini), Di Donna avrebbe dovuto interloquire con il C (verosimilmente uno dei tre commissari) e farsi dare il mandato. Poi, lui (Gasparetti) avrebbe parlato con “la sua” (verosimilmente l'allora Viceministro Todde)». Il quotidiano chiude asserendo di non sapere quale sia l'attuale stato di questa indagine che potrebbe anche esser stata archiviata;
i fatti riportati dal quotidiano, per la loro gravità sono altamente lesivi della reputazione e della immagine di amministratori pubblici degli interessati ed occorre verificare se vi sia stata una violazione dell'articolo 114, comma 2-bis del codice di procedura penale che vieta la pubblicazione, anche parziale, del contenuto delle intercettazioni se non è riprodotto dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzato nel corso del dibattimento –:
se il Ministro interrogato non ritenga di adottare iniziative di carattere ispettivo, anche ai fini dell'eventuale esercizio dell'azione disciplinare, in relazione alla possibile violazione del divieto di divulgazione degli atti d'indagine coperti da segreto.
(4-04629)
BICCHIELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
lunedì 10 marzo 2025 viene pubblicata, dapprima sul sito web del quotidiano il Secolo XIX, poi su altri organi di informazione, la notizia di una nuova inchiesta per truffa ai danni dello Stato che vede co-indagati l'ex presidente di regione Liguria Giovanni Toti e l'ex assessore regionale Giacomo Raul Giampedrone;
nelle due giornate successive comparivano, dapprima sul medesimo quotidiano e quindi su altri organi di informazione, stralci della medesima inchiesta con il dettaglio di intercettazioni integralmente trascritte oltre ad altri dettagli contenuti nel fascicolo;
secondo le informazioni riportate, il fatto riguarderebbe un contratto di assunzione quale collaboratore di staff, firmato da Giovanni Toti e ciclicamente rinnovato, il cui beneficiario sarebbe Davide Marselli, gestore dello stabilimento balneare «Bagno San Marco»;
secondo gli inquirenti, Toti e Giampedrone avrebbero frequentato il citato stabilimento gratuitamente e con la famiglia da moltissimo tempo, sebbene negli ultimi anni in modo sempre più sporadico, e nonostante il servizio risulti regolarmente pagato dallo stesso Toti o da un suo familiare;
appare singolare all'interrogante che i pagamenti, per lo più effettuati con strumenti tracciabili, non siano stati riscontrati nel corso delle indagini. In aggiunta, negli ultimi quattro anni, in ragione della presenza della tutela di pubblica sicurezza a lui attribuita, Giovanni Toti ha di fatto ridotto la frequentazione dello stabilimento se non per sporadici eventi conviviali, regolarmente saldati;
il 13 marzo 2025, in una lettera indirizzata da Giovanni Toti al Direttore del Secolo XIX, l'ex presidente della regione Liguria spiega che, prima della pubblicazione a mezzo stampa, nessuno dei co-indagati nella nuova inchiesta si è visto notificare atti ad essa relativi, e dunque nessuno era a conoscenza dell'esistenza del fascicolo e che tale circostanza appare la conseguenza di rivelazione di atti di ufficio coperti da riservatezza;
tale nuovo filone di indagine risulta derivare, come si dice, a «strascico» da intercettazioni attivate per altre ipotesi di reato nel 2020 nei confronti dell'ex capo di gabinetto della regione e che ha già coinvolto direttamente l'ex presidente della regione Liguria, Giovanni Toti, estendendosi a molti altri soggetti, per oltre 5 anni;
la divulgazione a mezzo stampa di intercettazioni, dettagli e particolari contenuti nel fascicolo, noti soltanto ai titolari delle indagini, non può essere considerata esigenza di giustizia bensì uso strumentale della stessa, oltreché essere esplicitamente vietata per legge nella fase delle indagini –:
se il Ministro interrogato non intenda valutare la sussistenza dei presupposti per l'attivazione di iniziative di carattere ispettivo, anche ai fini dell'eventuale esercizio dell'azione disciplinare, anche in considerazione del rilievo pubblico dei fatti esposti in premessa.
(4-04630)
IMPRESE E MADE IN ITALY
Interrogazioni a risposta immediata:
PELUFFO, VACCARI, DE MICHELI, DI SANZO, GNASSI, PANDOLFO, FORATTINI, MARINO, ROMEO, ANDREA ROSSI, GHIO, FERRARI, CASU e FORNARO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
il Presidente degli Usa Trump ha annunciato l'intenzione di imporre dazi del 25 per cento sui beni importati, inclusi quelli provenienti dall'Unione europea;
gli Stati Uniti sono il terzo Paese di destinazione delle merci italiane: negli ultimi dieci anni, le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti sono aumentate progressivamente, raggiungendo nel 2023 un valore di 67,3 miliardi di euro. Anche le importazioni dagli Stati Uniti in Italia sono cresciute, arrivando a 25,2 miliardi di euro nel 2023. Il saldo commerciale, da sempre a favore dell'Italia, nel 2023 ha raggiunto un valore di 42,1 miliardi di euro;
l'applicazione dei dazi preannunciati dall'Amministrazione statunitense nei confronti dell'Unione europea, che andrebbe ad aggiungersi alla possibile escalation delle tensioni geopolitiche, avrebbe effetti rilevantissimi sul nostro Paese, sia sul tasso di crescita, sia sul livello dei prezzi;
secondo l'Istat l'eventuale aumento delle tariffe doganali penalizzerebbe settori strategici, quali meccanica e macchinari industriali, agroalimentare, tessile e moda, mezzi di trasporto e, più in generale, ridurrebbe la competitività delle imprese italiane, con un effetto a catena che, partendo dal calo dell'export, determinerebbe minori entrate per le aziende, meno investimenti e ripercussioni negative sull'occupazione;
i dazi sul vino, in particolare, rischiano di scatenare una guerra commerciale con impatti ingenti e irreparabili, coinvolgendo filiere produttive, decine di migliaia di imprese e centinaia di migliaia di lavoratori;
il Governo italiano, nonostante le ambizioni della Presidente Meloni, sembra non esercitare alcun ruolo, con un atteggiamento di estrema ambiguità rispetto alle politiche commerciali aggressive condotte dal Presidente Trump nei confronti dell'Europa –:
quali iniziative intenda assumere per evitare le ricadute negative sulle imprese italiane derivanti dall'eventuale innalzamento dei dazi sui beni derivanti dall'Unione europea annunciato dall'Amministrazione Trump.
(3-01821)
BIGNAMI, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, CARAMANNA, COLOMBO, COMBA, GIOVINE, MAERNA, PIETRELLA, SCHIANO DI VISCONTI e ZUCCONI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
la chimica di base rappresenta un settore industriale strategico per l'Italia, in quanto fornisce i materiali fondamentali per numerose filiere produttive, dall'automotive all'edilizia, dalla farmaceutica all'agricoltura;
negli ultimi anni, il settore ha dovuto affrontare sfide significative, tra cui l'aumento dei costi energetici, la concorrenza di Paesi extra Unione europea con standard ambientali e lavorativi meno virtuosi e la necessità di una transizione verso modelli di produzione più sostenibili;
il Ministro interrogato, in occasione della riunione del Consiglio competitività del 12 marzo 2025, ha aperto il confronto sulla revisione del meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere Cbam, dopo aver sottoscritto, il giorno precedente, un «non paper» con Francia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Spagna, Ungheria e Paesi Bassi per il rilancio del settore chimico in Europa;
in questo contesto, il piano di riconversione industriale di Eni Versalis assume un'importanza cruciale per il futuro della chimica di base in Italia. Con una presenza significativa in Italia e all'estero Versalis svolge, infatti, un ruolo strategico in quanto fornisce materiali essenziali per diverse filiere industriali. Tuttavia, l'azienda si trova ad affrontare la sfida di adattarsi a un contesto economico e ambientale in rapida evoluzione, che richiede una transizione verso modelli di produzione più sostenibili e circolari –:
alla luce del recente protocollo d'intesa sulla riconversione industriale di Versalis, siglato presso il Ministero delle imprese e del made in Italy tra l'azienda e le organizzazioni sindacali, quali siano gli obiettivi strategici del piano di riconversione industriale di Versalis, in particolare in relazione alla transizione ecologica, all'economia circolare e allo sviluppo tecnologico.
(3-01822)
PASTORINO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
la ricerca e sviluppo di Ericsson è presente in Italia dal 1978; negli ultimi venti anni sono oltre 750 i brevetti prodotti. Genova, Pisa e Pagani rappresentano un'eccellenza mondiale. Tuttavia, il sito di Genova, già gravemente depauperato dopo anni di licenziamenti che dal 2012 hanno portato a ridurre il personale da 900 unità alle attuali 374, a dicembre del 2024 è stato investito da un'ennesima procedura di licenziamento collettivo che riguarda otto dipendenti;
i lavoratori, tra i 50 e i 60 anni, tutti impiegati nell'ufficio acquisti, secondo l'azienda svedese non sono ricollocabili né nella sede ligure, né altrove, benché la loro generica qualifica impiegatizia avrebbe suggerito una soluzione diversa;
infatti, nonostante una lunga trattativa e dopo che il sindacato ha dichiarato inattuabile un accordo collettivo, l'azienda ha dapprima intrapreso una trattativa individuale con i singoli soggetti interessati e poi, nella giornata di lunedì 10 febbraio 2025, ha consegnato le lettere di licenziamento accompagnando letteralmente alla porta i dipendenti, scortati all'uscita dalle guardie;
questo comportamento stride non poco con il trattamento ricevuto negli anni da Ericsson, che grazie all'accordo di programma del 2012 ha goduto di sostanziosi finanziamenti pubblici: 24 milioni di euro del Ministero dell'istruzione, 9,6 milioni di euro del Ministero dello sviluppo economico, 11 milioni dalla regione Liguria, oltre agli impegni specifici della provincia e del comune di Genova a svolgere tutte le azioni necessarie, ivi incluse le opere di urbanizzazione e messa a regime delle strutture;
investimenti proiettati a una crescita dei livelli occupazionali e dello sviluppo economico del territorio. Così non è stato, l'organico della sola sede di Genova è stato ridotto drasticamente nel corso di pochissimo tempo. Slc Cgil Genova dichiara: «Ericsson ha continuato fino all'ultimo istante a mostrare un atteggiamento insensibile e irriguardoso nei confronti di chi per 20 o 30 anni ha prestato dignitosamente servizio alle sue dipendenze e questo si considera inaccettabile» –:
se intenda istituire un tavolo di confronto presso il Ministero con il coinvolgimento delle parti interessate, finalizzato al ricollocamento degli otto lavoratori oggetto dalla procedura, nel rispetto della loro esperienza ultratrentennale e della loro professionalità, e a chiarire le volontà dell'azienda con riferimento alla sede di Genova, al fine di scongiurare l'eventualità di un ulteriore indebolimento della stessa e della sua comunità lavorativa che possa portare allo smantellamento in favore di stabilimenti esteri.
(3-01823)
CENTEMERO, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DE BERTOLDI, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
la legge n. 193 del 2024 ha introdotto significative modifiche alle disposizioni già vigenti in materia di start-up innovative e incubatori certificati, al fine di promuovere gli investimenti in capitale di rischio da parte di investitori privati e istituzionali, proseguendo un percorso già iniziato con precedenti iniziative legislative presentate dal Gruppo Lega;
tuttavia, per alcune di queste modifiche è emersa l'esigenza di chiarimenti applicativi da parte degli operatori di settore, rispetto alle definizioni sia di start-up innovativa e di incubatore certificato che di piccole e medie imprese ai fini dell'investimento istituzionale da parte del Fondo di venture capital;
all'articolo 28, ad esempio, l'assenza di «attività prevalente di agenzia e consulenza», quale requisito essenziale per la qualifica di start-up innovativa, non risulta trovi definizione nei contenuti né corrispondenza univoca in un codice Ateco, ai fini della verifica di sussistenza di tale requisito per quelle già iscritte nel registro delle imprese, che, dunque, non sanno se possono ancora considerarsi tali e usufruire o meno dei vari bandi pubblici e incentivi fiscali loro dedicati sino al momento dell'effettiva cancellazione;
parimenti, rispetto alla permanenza nel suddetto registro non è esplicitato se per «ottenimento di un brevetto» debba farsi riferimento al deposito della domanda o al riconoscimento dello stesso e né se l'impresa debba essere titolare oppure licenziataria del brevetto;
rispetto agli incubatori certificati, nonostante la tempestiva pubblicazione del decreto ministeriale del 20 dicembre 2024, ad oggi non risulta ancora disponibile sul sito del Ministero la documentazione aggiornata per procedere alla nuova autocertificazione degli indicatori dei requisiti previsti per la qualifica di incubatore certificato e non è specificato, alla tabella B allegata al menzionato decreto, se il parametro temporale dell'«ultimo anno» per l'accertamento dei requisiti ivi previsti in merito all'attività di supporto o accelerazione di start-up innovative debba riferirsi all'anno solare o fiscale precedente, oppure agli effettivi ultimi dodici mesi e, quindi, a cavallo tra i due anni;
inoltre, all'articolo 33 relativo all'investimento istituzionale da parte del Fondo di venture capital sarebbe utile confermare l'esistenza dei requisiti di ammissibilità delle piccole e medie imprese al momento dell'investimento iniziale, nonché specificare i meccanismi di calcolo degli investimenti nel Fondo di venture capital e le modalità di calcolo del paniere degli investimenti qualificati –:
se ed entro quali tempi intenda adottare iniziative di competenza in merito alle criticità esposte in premessa.
(3-01824)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
IX Commissione:
PASTORELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
dal sito ufficiale di Trenord si apprende che, a partire dal 19 marzo 2025, i servizi ferroviari su alcune linee subiranno un forte depotenziamento. In particolare, sulla linea S8 (Lecco-Carnate-Milano Porta Garibaldi), molte corse non effettueranno più fermate nelle stazioni di Osnago e Airuno, riducendo di circa il 50 per cento i treni attualmente disponibili per queste località. Inoltre, la domenica non sarà previsto alcun collegamento diretto tra Osnago e Lecco;
Trenord ha annunciato tali modifiche senza alcun preavviso e senza fornire adeguate giustificazioni, escludendo dal confronto i rappresentanti dei viaggiatori e le istituzioni locali, che non sono stati coinvolti nel processo decisionale;
l'informazione non è stata adeguatamente comunicata al pubblico, né è stata diffusa una comunicazione ufficiale ai passeggeri, creando un grave disservizio per gli utenti che usufruiscono quotidianamente di queste fermate;
le soluzioni alternative prospettate da Trenord comportano un aggravio di tempo e costi per i viaggiatori: nel migliore dei casi, i tempi di percorrenza aumentano di 11 minuti per chi viaggia da Milano Porta Garibaldi a Osnago e di 17 minuti per chi si reca ad Airuno. Contestualmente, il costo del biglietto aumenta da euro 3,60 a euro 4,00 per Osnago e da euro 4,40 a euro 5,20 per Airuno. Inoltre, Trenord non fornisce indicazioni chiare sulle ripercussioni di tali modifiche per i possessori di un abbonamento, che rappresentano la maggior parte dei viaggiatori;
la riduzione del servizio avrà inevitabili conseguenze anche per i residenti dei comuni limitrofi, molti dei quali potrebbero scegliere di raggiungere in auto altre stazioni meglio servite, causando un aumento del traffico e dei problemi di parcheggio nelle aree circostanti;
non è chiaro per quanto tempo questo depotenziamento del servizio sarà in vigore, né quali siano state le valutazioni che hanno portato a tale decisione. Preoccupa, inoltre, il rischio che la puntualità dei treni venga garantita a discapito del servizio suburbano, il cui obiettivo principale è garantire un'ampia accessibilità al sistema ferroviario lombardo;
appare quanto mai necessario che Trenord fornisca informazioni chiare e dettagliate sulle modifiche dei servizi che intende attuare e che si avvii un confronto con gli amministratori locali per individuare soluzioni adeguate per mitigare gli impatti sul territorio –:
se sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare affinché le problematiche relative al sistema ferroviario lombardo vengano risolte senza penalizzare i cittadini, garantendo il mantenimento e il potenziamento dei servizi suburbani, fondamentali soprattutto per i viaggiatori pendolari.
(5-03738)
GAETANA RUSSO, RAIMONDO, AMICH, BALDELLI, CANGIANO, FRIJIA, LONGI e RUSPANDINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 6, comma 6-quater del decreto-legge 7 maggio 2024, n. 60 convertito con modificazioni dalla legge 4 luglio 2024, n. 95, autorizza il Ministero interrogato ad assumere personale, con contratto a tempo indeterminato, da inquadrare in diverse aree, allo scopo di favorire il potenziamento e il rafforzamento delle competenze del dicastero, nonché di garantire la piena attuazione degli interventi previsti nel PNRR;
la suesposta norma, in particolare, prevede il bando di concorsi pubblici per l'assunzione di 300 unità di personale dell'area funzionari e 150 unità di personale dell'area assistenti, destinate a compiti tecnici e specialistici e assegnate prevalentemente agli uffici periferici;
gli interroganti evidenziano al riguardo che la misura normativa rappresenta il frutto di un lavoro complesso da parte del Governo, condiviso nel buon senso da parte di tutte le forze politiche (sia di maggioranza che di minoranza), che spesso nei lavori parlamentari della Commissione trasporti della Camera dei deputati hanno rilevato l'urgenza di supplire alla carenza cronica di organico che affligge gli uffici periferici delle motorizzazioni civili e invertire una tendenza che negli ultimi venti anni ha determinato il dimezzamento del personale dipendente e di conseguenza un disservizio nei confronti dell'utenza;
per le suesposte motivazioni, in ragione della particolarità delle funzioni svolte dagli uffici periferici delle motorizzazioni civili (esami di abilitazioni alla guida e revisioni dei mezzi pesanti, in particolare), che riflettono un'elevata complessità in termini di gamma e di numerosità, è necessario, a giudizio degli interroganti, prevedere in tempi rapidi la definizione delle procedure per i concorsi per il reperimento delle figure professionali in precedenza richiamate, considerando peraltro, che i compiti delle prestazioni annualmente erogate dagli stessi uffici delle motorizzazioni civili rappresentano un asset strategico per il Paese ed incidono su un settore, quello delle automotive, che oltre ad avere un impatto su aspetti delicati, quale la sicurezza stradale, rappresenta un valore di costi diretti e indiretti pari a circa 20 miliardi di euro all'anno –:
se il Ministro interrogato abbia provveduto a bandire i concorsi per l'assunzione del personale di cui in premessa e, in caso negativo, quali siano i tempi previsti ai fini dell'espletamento delle procedure previste per il reclutamento delle unità di personale descritte in premessa.
(5-03739)
MACCANTI, DARA, FURGIUELE, MARCHETTI e PANIZZUT. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il trasporto pubblico non di linea, in quanto complementare e integrativo rispetto al trasporto pubblico di linea, è un servizio fondamentale per garantire il diritto alla mobilità di tutti i cittadini;
l'articolo 10-bis del decreto-legge n. 135 del 2018 ha previsto l'adozione di tre decreti attuativi in materia di trasporto pubblico non di linea finalizzati: a regolare l'istituzione di un registro informatico pubblico nazionale delle imprese titolari di licenza per servizi taxi e di autorizzazione per servizi Ncc; a definire le specifiche per la compilazione del foglio di servizio in formato elettronico per i servizi Ncc; a disciplinare l'attività delle piattaforme tecnologiche di intermediazione tra domanda e offerta di autoservizi pubblici non di linea;
all'esito di un confronto con le categorie interessate, avviato in data 8 febbraio 2024 su impulso del Ministro interrogato dopo anni di inerzia dei Governi precedenti, i decreti attuativi sono stati finalmente emanati;
il 16 gennaio 2025, il Tar del Lazio, con l'ordinanza n. 241 del 2025 ha stabilito in via cautelare la sospensione di alcune disposizioni contenute nel decreto relativo al foglio di servizio elettronico per i servizi Ncc;
tra le principali misure sospese figurano l'articolo 4, comma 3, lettera a), che prevede che la prenotazione della corsa possa essere registrata come bozza di servizio fino a venti minuti prima dell'inizio del relativo servizio, e l'articolo 4, comma 3, lettera b), laddove stabilisce che la partenza del nuovo servizio debba coincidere con l'arrivo del servizio precedente al quale è collegato;
in attesa della trattazione di merito, fissata per il 4 giugno 2025, il «congelamento» delle disposizioni del suddetto decreto, adottato per arginare il fenomeno dell'illegalità e dell'abusivismo che da anni affligge il settore, ha portato alcuni giudici a dirimere le controversie sul tema in maniera diametralmente opposta;
la recente sentenza n. 1957 del 2025, con cui il Consiglio di Stato ha confermato la territorialità del servizio Ncc ancorandolo al solo comune che rilascia il titolo, conferma l'importanza di una disciplina del servizio che garantisca ordine ed equità, contrastando abusivismo e concorrenza sleale –:
se e quali iniziative di competenza intenda adottare per dare attuazione alle tematiche oggetto delle disposizioni attualmente sospese, al fine di contrastare l'abusivismo nel settore del trasporto pubblico non di linea e garantire una migliore qualità e sicurezza del servizio.
(5-03740)
TRAVERSI, IARIA e FEDE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
l'economia del mare, conosciuta come blue economy, è diventata un modello sostenibile di sviluppo grazie anche all'innovazione tecnologica. La blue economy interessa diversi settori: dal trasporto marittimo alle attività portuali;
i grandi investitori si stanno accorgendo dell'importanza strategica dei mari. BlackRock ad esempio, assieme al suo fondo global infrastructure e alla divisione portuale di Msc, ha acquisito dal conglomerato cinese Ck Hutchison l'80 per cento di Hutchison Ports. Questo gruppo gestisce 43 porti in 23 Paesi;
stiamo parlando di un mondo in perenne fermento e crescita. Lo testimoniano anche gli investimenti di F2i. Nel 2019 il fondo è entrato nel settore portuale e, attraverso acquisizioni ed aggregazioni, ha dato vita a F2i Holding Portuale (Fhp), primo operatore italiano nella movimentazione terminalistica di rinfuse (merci solide). Il gruppo sarebbe attento a nuove opportunità che potrebbero aprirsi in un settore che si presenta molto frammentato. Questa piattaforma logistica si è arricchita anche di Compagnia Ferroviaria Italiana, che con 200 treni a settimana collega le principali aree produttive del Paese;
il trasporto marittimo si può sostanzialmente dividere in tre categorie: container, rinfuse e passeggeri. Nella prima metà del 2024 i venti maggiori porti commerciali hanno movimentato circa 194,8 milioni di teu (twenty-foot equivalent unit). Il progetto di riforma dei porti italiani, che, annunciato ad inizio legislatura, è ancora in attesa di essere adottato, diventa quindi un momento di vitale importanza per il settore;
l'intero cluster portuale ha lanciato l'allarme riguardante la scelta del nuovi presidenti delle Autorità di sistema portuale, sottolineando l'urgenza di una riforma della governance per evitare inefficienze e conflitti istituzionali, scollegando l'appartenenza politica alla nomina di suddette autorità. Difatti uno dei principali problemi che hanno caratterizzato la gestione portuale negli ultimi anni è il conflitto tra presidenti e segretari generali delle Autorità di sistema portuale –:
quale sia il cronoprogramma per l'approvazione della riforma dei porti e quali saranno le misure per rendere più efficiente la governance dei porti italiani.
(5-03741)
GHIO, BARBAGALLO, PANDOLFO, SERRACCHIANI, MORASSUT, CASU e BAKKALI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
la classificazione Icao degli aeroporti, nota come Aerodrome Reference Code, consiste in un codice alfanumerico di due caratteri assegnato a ciascun aeroporto in base alla capacità della pista di supportare operazioni per le diverse categorie di aeromobili, garantendo così un confronto uniforme degli standard operativi a livello internazionale;
questo codice alfanumerico è formato da due elementi: un numero, che rappresenta il valore della «lunghezza di pista di riferimento dell'aeromobile» relativo all'aeromobile impiegato nell'aeroporto e che richiede la corsa maggiore per il decollo (operazioni di decollo e atterraggio), e una lettera, che identifica l'apertura alare o la larghezza massima del carrello principale dell'aeromobile più grande che si prevede possa operare nell'aeroporto (operazioni a terra), elementi che definiscono in maniera precisa le condizioni operative richieste;
si è appreso che, secondo quanto emerso dal tavolo tecnico istituito presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti attraverso l'analisi dei dati di traffico, passati e presunti, parametrizzati sulle dimensioni dei velivoli, si è ritenuto possibile razionalizzare le risorse attualmente presenti procedendo nei fatti con declassamenti rispetto alla classificazione descritta;
fra gli aeroporti coinvolti da questo declassamento ci sarebbero anche quelli di Genova e Trieste, che passerebbero dal parametro 8 al 7;
il passaggio ad una categoria inferiore avrebbe come effetto una diminuzione della dotazione organica del personale vigili del fuoco, che ammonta oggi a otto unità sia per Genova che per Trieste, che potrebbe avere ripercussioni significative sull'efficacia operativa e sulla prontezza delle risposte alle emergenze;
la suddetta ipotesi sta generando le proteste dei lavoratori che, come ad esempio lunedì a Genova, hanno manifestato la loro preoccupazione;
infatti, i citati declassamenti comporteranno una diminuzione anche degli organici di personale attivo nell'aeroporto, evidenziando la necessità di una valutazione accurata dell'impatto gestionale e operativo sulle strutture aeroportuali –:
se il Ministro interrogato confermi il declassamento di alcuni aeroporti e la consecutiva diminuzione di organico, a partire da quelli di Genova e Trieste, e come intenda intervenire per arginare gli effetti negativi che tale declassamento avrà sullo sviluppo e sulla crescita degli aeroporti coinvolti anche in relazione alla possibilità di incrementare i voli intercontinentali o cargo.
(5-03742)
Interrogazione a risposta scritta:
ALMICI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
secondo fonti di stampa, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e il concessionario Autovia Padana sembrerebbero non essere ancora giunti ad una soluzione in merito al prospettato pedaggiamento del raccordo autostradale noto come Corda Molle, provincia di Brescia;
in tale ambito, l'interrogante evidenzia che il quadro giuridico applicabile ai sistemi autostradali dell'Unione europea è stato efficacemente sintetizzato dalla decisione della commissione europea n. 2435/2018 in applicazione esplicita e specifica del combinato disposto delle disposizioni di cui alla direttiva 23/2014/UE nonché di cui agli articoli 106 e 107 Tfue;
l'interrogante rileva, altresì, che il servizio reso dalla suesposta bretella autostradale Corda Molle risulta essenziale per i cittadini e per il territorio in termini di smistamento del traffico, soprattutto pesante, in quanto la sua percorribilità non grava sulla rete stradale comunale e intercomunale, determinando ricadute positive anche in termini di salute e ambiente; si evidenzia pertanto che il servizio in questione si qualifica come servizio di interesse economico generale;
la segnaletica prevista (sebbene al momento mimetizzata dal concessionario) e le notizie che giungono attraverso gli organi di stampa indicano che il servizio offerto, inizialmente non a pedaggio, diventerebbe invece soggetto a una forma di pedaggio, che sembrerebbe possa essere sproporzionata rispetto ai fini e ai requisiti previsti dall'articolo 106 Tfue;
a tal fine, come chiarito dalla Commissione europea con la decisione sopra citata, il concessionario deve ricevere una remunerazione orientata al costo ossia comprensiva dei costi sostenuti oltre ad un margine ragionevole, laddove quest'ultimo deve limitarsi al rendimento medio del capitale e del debito societario secondo criteri medi di mercato (cosiddetto «WACC»);
l'interrogante rileva, inoltre, che Autovia padana ha prospettato la possibilità di introdurre iniziative volte alla definizione di scontistiche e forme di abbonamento, la cui fattibilità dipenderebbe tuttavia dall'andamento del traffico reale rispetto alle previsioni per verificare l'esistenza di un «extra gettito» utile a concretizzare quelle proposte;
in merito al rapporto tra remunerazione del servizio e andamento del traffico, la Commissione europea, nella suesposta decisione n. 2435/2018, ha espressamente stabilito che occorre prevedere delle forme di controllo per verificare l'assenza di un'eventuale «sovra-compensazione» del servizio, con conseguente obbligo di individuare eventuali forme di copertura del pedaggio ex post che non siano a carico dell'utenza –:
quali valutazioni di competenza il Ministro interrogato intenda esprimere, con riferimento a quanto esposto in premessa;
se sia al corrente della decisione relativa alla possibile introduzione del pedaggio lungo il tratto del raccordo autostradale noto come Corda Molle, in provincia di Brescia;
in caso affermativo, quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere in merito a quanto esposto in premessa, con particolare riferimento alle forme di controllo sul pedaggio autostradale del concessionario da adottare in qualità di concedente, al fine di verificare che non siano presenti forme di sovracompensazione sulla tratta, in linea con le norme sugli aiuti di Stato e sui servizi di interesse economico generale, così come interpretati dalla Commissione europea.
(4-04628)
INTERNO
Interrogazioni a risposta scritta:
IEZZI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
da mesi i cittadini del quartiere Merezzate – Ungheria, nel Municipio 4 di Milano, stanno denunciando la presenza di un nuovo campo rom abusivo;
sorto su un terreno di proprietà del comune, precisamente in via dei Pestagalli all'altezza del civico 9, nel silenzio dell'amministrazione locale alle ripetute segnalazioni dei residenti (ben quindici dal novembre 2024, ad oggi senza alcun riscontro), l'accampamento nel giro di poco tempo è cresciuto a dismisura, portando a una crescente situazione di grave insicurezza e degrado nel quartiere;
difatti, l'area si trova a poche centinaia di metri da due asili e da una scuola media e a circa 300 metri dal nuovo quartiere di Merezzate, mentre poco più in là, in via Bonfadini, sono state segnalate altre persone di etnia rom che vivono abusivamente in baracche di legno;
infine, oltre ad un aumento esponenziale dei furti denunciati dagli abitanti e commercianti della zona, dagli accampamenti proviene un continuo rilascio di fumi tossici, probabilmente a seguito dei roghi appiccati per smaltire i numerosi rifiuti, con grave rischio anche dal punto di vista igienico-sanitario;
l'area di via dei Pestagalli era già stata teatro di occupazione abusiva in passato e il campo fu poi sgomberato dopo un gravissimo incendio in cui tutte le baracche del campo presero fuoco, rischio tuttora esistente per i continui roghi che ancora oggi vengono accessi;
oltre a ciò, la zona intorno alle baracche è circondata da ammassi di rifiuti di diversa natura, anche organica, il che naturalmente sta attirando ratti e altri animali;
è di tutta evidenza, quindi, che la situazione tra le vie Bonfadini e dei Pestagalli sta peggiorando di giorno in giorno, come verificato anche dall'interrogante durante un sopralluogo effettuato nell'area con il consigliere di municipio Emanuela Bossi il giorno 15 marzo 2025 –:
quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza e per i profili di ordine pubblico, per risolvere le criticità esposte in premessa relative agli accampamenti abusivi in via dei Pestagalli e Bonfadini a Milano.
(4-04623)
CESA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
numerosi comuni della regione Basilicata stanno affrontando ormai da anni gravi difficoltà operative a causa della carenza di segretari comunali, con pesanti conseguenze sulla regolare attività delle amministrazioni comunali, soprattutto quelle di minore dimensione;
l'assunzione di nuovi segretari comunali a seguito dei recenti concorsi non risolve i problemi dei comuni, atteso che il loro numero a livello nazionale e regionale non consente l'integrale copertura dei posti vacanti. A tanto occorre aggiungere la circostanza che nella maggioranza dei casi sono proprio gli enti ad essere costretti a convenzionare l'ufficio, non avendo a disposizione le risorse necessarie per sostenere i costi al 100 per cento della segreteria. In molti casi, sempre per carenza di risorse, alcuni Enti preferiscono non coprire la segreteria sia pure in convenzione, facendo addirittura ricorso allo scavalco;
il legislatore negli ultimi anni ha previsto la soluzione delle convenzioni in deroga, consentendo così di far fronte alla carenza di segretari comunali nei piccoli comuni, ma nel tempo si è purtroppo consolidato un processo di utilizzo di figure professionali di scarsa esperienza sul campo e prive dei necessari percorsi formativi e selettivi un tempo indispensabili, arrivando così a depauperare la professionalità di segretari comunali di più lungo corso;
il legislatore non ha poi valutato i diversi contesti territoriali: ci sono zone con molti comuni di piccole dimensioni e altre con molti comuni di media dimensione; le convenzioni in deroga hanno gradualmente creato sovrapposizioni tra i segretari comunali di fascia C e i segretari comunali di fascia B, atteso il loro minor costo, in particolare nei piccoli comuni, e la maggior parte dei comuni della Basilicata sono di piccole dimensioni;
pertanto, la mancanza di personale qualificato costringe i segretari comunali disponibili a dividersi tra più comuni, con evidenti ripercussioni sulla qualità dei servizi erogati e sulla gestione amministrativa;
tale situazione rischia di compromettere il regolare funzionamento delle amministrazioni locali, con particolare riferimento alla gestione dei fondi pubblici, alla redazione di atti amministrativi e alla capacità di risposta alle esigenze dei cittadini –:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per risolvere la carenza di segretari comunali, in particolare in Basilicata, garantendo una copertura adeguata dei posti vacanti;
se ritenga di programmare un piano straordinario di assunzioni;
se intenda promuovere corsi di formazione accelerati o prevedere incentivi per attrarre professionisti qualificati verso i comuni più piccoli e svantaggiati;
quali iniziative urgenti preveda di adottare per supportare i comuni colpiti da questa carenza, anche attraverso l'utilizzo di risorse aggiuntive o la semplificazione delle procedure amministrative.
(4-04624)
ZARATTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il 10 marzo 2025 ricorre una giornata storica per i cittadini di Poggio Bustone (Rieti), e non solo, poiché si ricorda la storica battaglia del 1944 intrapresa da un gruppo di partigiani aiutati da tutta la popolazione contro circa 200 nazifascisti che si erano resi responsabili di una brutale rappresaglia contro la popolazione uccidendo partigiani e civili dando fuoco al Paese;
per questa storica battaglia il comune di Poggio Bustone è stato decorato Medaglia d'Argento al valor militare per il contributo alla resistenza, quei fatti sono ancor oggi un monito per il futuro e proprio la memoria democratica rappresenta il miglior viatico alla piena attuazione della Costituzione;
a giudizio dell'interrogante quest'anno i cittadini di Poggio Bustone sono stati gravemente offesi da un gruppo di fascisti appartenenti all'organizzazione Casapound di Rieti, che hanno ritenuto ricordare, nella stessa giornata, i caduti repubblichini, tutto ciò al solo fine di creare disordini e risse;
quanto accaduto quest'anno è da ritenersi gravissimo, sia per le modalità, sia per l'offesa fatta a tutti i cittadini di Poggio Bustone;
si ricorda che secondo la XII disposizione transitoria e finale della Costituzione, in Italia è vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. Secondo la cosiddetta legge Scelba la riorganizzazione del partito fascista avviene se un partito, o qualsiasi altro movimento, ha finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, e usa la violenza contro i diritti sanciti dalla Costituzione;
la legge Scelba ha introdotto anche il reato di apologia del fascismo, che punisce con la reclusione fino a due anni chiunque pubblicamente esalta esponenti, princìpi, fatti o metodi del partito fascista e pertanto a giudizio dell'interrogante basterebbe guardare i numerosi video postati sui diversi social anche da Casapound Rieti –:
se dall'iniziativa di Casapound Rieti organizzata a Poggio Bustone in occasione della ricorrenza del 10 marzo 2025 sia stata autorizzata e con quali modalità;
se non ritenga effettuare tutte le verifiche del caso affinché non sia consentito lo svolgimento di iniziative di organizzazioni come Casapound, soprattutto in concomitanza con ricorrenze come quella di Poggio Bustone.
(4-04627)
ISTRUZIONE E MERITO
Interrogazioni a risposta in Commissione:
CASO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
il decreto n. 583 del 29 marzo 2024 ha dato avvio al IX ciclo del tirocinio formativo attivo sostegno ribadendo ciò che era stato previsto dall'articolo 5, comma 2, del decreto ministeriale n. 92 del 2019, ovvero che, per i posti di insegnante tecnico-pratico, i nuovi requisiti d'accesso richiesti per i percorsi di specializzazione (il possesso della laurea) si applichino ai percorsi banditi successivamente all'anno scolastico 2024/2025 e, pertanto, i docenti insegnante tecnico pratico hanno avuto l'accesso all'ultimo ciclo Tfa con il diploma;
in sede di aggiornamento delle graduatorie provinciali per le supplenze, avvenuta a maggio 2024, la tabella n. 7 allegata all'ordinanza ministeriale n. 88 del 2024 ha previsto come titolo di accesso alla graduatoria provinciale di I fascia per le supplenze su posto di sostegno nelle scuole di ogni grado il titolo di specializzazione, a cui viene attribuito un punteggio specifico, fino ad un massimo di 24 punti, in base al punteggio conseguito;
come punteggio per titoli aggiuntivi, la tabella prevede al punto B.1, uno specifico punteggio per chi ha conseguito il titolo di abilitazione su posto o classe di concorso per lo specifico grado e il punteggio viene attribuito a seconda delle relative tabelle;
per quanto concerne la scuola secondaria di primo grado, alla lettera b), ai docenti vengono attribuiti i punteggi di cui alla tabella A/3 relativi ai punti A.1 e A.2, ovvero 12 punti per il punteggio conseguito e ulteriori 24 punti per l'abilitazione conseguita tramite frequenza dei percorsi abilitanti di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 4 agosto 2023, mentre ai docenti teorico-pratici (Itp) abilitati vengono attribuiti i punteggi di cui alla tabella A/5, punto A.1, ovvero solo i 12 punti relativi al punteggio conseguito; pertanto, ai docenti Itp abilitati tramite gli stessi percorsi universitari di formazione iniziale di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 4 agosto 2023 non è permesso caricare gli ulteriori 24 punti, generando una disparità tra docenti che hanno conseguito la specializzazione e l'abilitazione affrontando un percorso rigoroso e selettivo, al pari dei docenti delle discipline teoriche;
come denunciato dai sindacati, che hanno potuto visionare la bozza di decreto ministeriale, tale discriminazione verrà ripetuta anche per la costituzione degli elenchi aggiuntivi alle graduatorie provinciali supplenze per l'anno scolastico 2025/2026, in attesa di pubblicazione –:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere al fine di evitare discriminazioni tra docenti e tutelare la posizione dei docenti teorico-pratici nell'ambito della costituzione degli elenchi aggiuntivi per l'anno scolastico 2025/2026 e dell'aggiornamento delle graduatorie provinciali per le supplenze nel 2026, anche alla luce dei nuovi requisiti di accesso previsti dalla normativa.
(5-03743)
CASO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
il Tar della Campania, con sentenza n. 00342/2025 pubblicata il 13 gennaio 2025, ha accolto il ricorso presentato da genitori di un alunno con disabilità ai sensi dell'articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, a cui era stato assegnato un insegnante di sostegno per 18 ore ed un educatore soltanto per tre ore settimanali, mentre dal verbale del gruppo di lavoro operativo per l'inclusione (G.L.H.O.) emergeva chiaramente la necessità di due insegnanti di sostegno sempre presenti, al fine di garantire la sicurezza di tutti gli alunni;
il Tar ha accolto il ricorso ribadendo come l'orientamento della giurisprudenza amministrativa e costituzionale in materia sia ormai consolidato, in quanto, come precisato dalla nota sentenza della Corte costituzionale n. 82 del 2010, un provvedimento che non tiene conto dell'effettivo bisogno educativo dell'alunno, giustificando i limiti predeterminati dell'organico, si pone in chiara violazione della normativa vigente e dei princìpi elaborati da una giurisprudenza consolidata, con l'unico «effetto di caricare sui genitori e, conseguentemente, sull'intero sistema giudiziario, l'onere e i costi della tutela giurisdizionale» (sentenza n. 00342/2025 Tar Campania);
invero, come riportato anche dalla sentenza del Consiglio di Stato, sezione VI, 16 giugno 2017, n. 2943, «per i casi di attribuzione di ore in numero inferiore a quelle indicate nelle "proposte", solo i genitori degli alunni con disabilità che propongano il ricorso giurisdizionale, e ne abbiano i mezzi anche economici per farlo, possono ottenere una pronuncia che ordini all'Amministrazione scolastica di consentire la fruizione delle ore nel numero determinato dal G.L.H.O., mentre lo stesso non avviene per i genitori che di tali mezzi siano privi»;
il Consiglio di Stato ha, dunque, evidenziato come il G.L.H.O., quale organismo di valutazione tecnica composto da molteplici soggetti istituzionali, indichi il numero delle ore di sostegno di cui deve disporre l'alunno e né l'ufficio scolastico regionale, né il dirigente scolastico, possono discostarsene;
pertanto, nonostante la normativa e la consolidata giurisprudenza ribadiscano come i bisogni educativi degli alunni disabili debbano prevalere sulle esigenze di natura finanziaria, molti genitori di alunni con disabilità sono spesso costretti a ricorrere al giudice per ottenere il riconoscimento del diritto ad un sostegno adeguato, mentre a coloro che non possono permettersi economicamente di ricorrere in giudizio viene negata la tutela di un diritto costituzionalmente riconosciuto;
da ultimo, tale prassi rappresenta anche un onere per lo Stato, in quanto le amministrazioni vengono spesso condannate a risarcire i danni per la mancata fruizione dell'insegnamento di sostegno, oltre alle spese processuali –:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere affinché venga garantito in maniera tempestiva e automatica il rispetto delle indicazioni dei gruppi di lavoro operativi per l'inclusione e vengano correttamente assegnate, senza necessità di dover ricorrere in giudizio, le ore di sostegno agli alunni con disabilità, al fine di tutelare il diritto all'istruzione e all'inclusione scolastica.
(5-03746)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
i dipendenti della ditta Nextlog operanti in appalto per Temi, di proprietà del gruppo Tavassi, che lavora in franchising con Gls, gestendone per Napoli e provincia il servizio di trasporto e spedizione delle merci, sono da mesi in stato di agitazione sindacale, a causa, da ultimo, del licenziamento di 58 lavoratori dei magazzini Gls-Temi da parte di alcune aziende in appalto del gruppo;
a fronte di tale ondata di licenziamenti, ritenuta ingiustificata e ritorsiva, si sono susseguite numerose azioni di sciopero, in ultimo giovedì 13 marzo e venerdì 14 marzo, azioni che hanno portato anche all'attenzione dell'opinione pubblica la gravità della situazione lavorativa vissuta da tali dipendenti, per anni sottoposti a un vero e proprio sfruttamento lavorativo, al di fuori delle condizioni previste dalla legge e dal Ccnl Trasporto merci e logistica;
come riferito infatti dal sindacato SI Cobas, i lavoratori licenziati avrebbero denunciato pubblicamente «le condizioni di sfruttamento, sotto-salario e illegalità di ogni tipo in cui erano costretti a lavorare quotidianamente»: turni spezzati massacranti, dalle 5 del mattino fino a mezzogiorno e dalle ore 16 alle 22, con una pausa di quattro ore, che per molti dipendenti significa pranzare senza poter rincasare, a causa delle distanze;
tra le rivendicazioni che hanno portato ai licenziamenti c'è il sistema di lavoro «a chiamata», che nei periodi di «picco» delle attività arriva fino a 13 ore di lavoro complessivamente lavorate, per un impegno che di fatto copre i tre quarti della giornata, in palese violazione del diritto a un riposo giornaliero di 11 ore continuative, sei giorni su sette e fino a oltre 300 ore lavorative mensili; di converso, quando vi è un calo delle attività, i lavoratori vengono obbligati a restare a casa con un semplice messaggio telefonico inviato anche pochi minuti prima l'inizio dell'orario di lavoro: tutto ciò a fronte di uno stipendio di 1300 euro netti (e una paga oraria di circa 4 euro);
questa situazione è aggravata dal fatto che parte dei licenziati era occupato continuativamente con un contratto interinale (somministrazione), che permette alle aziende, che ricevono una prestazione attraverso agenzie, di non offrire un'assunzione vera e propria: a giudizio degli interpellanti anche in questo caso ci si trova di fronte a delle violazioni di legge e del Ccnl, se è vero che diversi lavoratori hanno operato per anni sui magazzini Gls-Temi di Napoli con contratti di somministrazione rinnovati di mese in mese, senza mai essere trasformati a tempo indeterminato;
nonostante i numerosi tavoli di trattativa – ben nove – convocati presso la prefettura di Napoli, questa delicata vertenza non ha trovato ancora una soluzione, lasciando aperto il nodo delle responsabilità sociali e politiche che ne conseguono e facendo aumentare, con il passare del tempo, lo scetticismo sulla reale volontà di trovare un accordo, soprattutto a fronte della sempre più pressante richiesta della prefettura di interrompere gli scioperi malgrado la trattativa sia chiaramente in una fase di stallo;
sebbene i lavoratori e il sindacato abbiano manifestato finora disponibilità e apertura al dialogo con la controparte, con il passare dei mesi cresce la preoccupazione che le azioni finora intraprese sul lato istituzionale siano rivolte più alla prevenzione degli scioperi che non alla effettiva risoluzione di tale complessa vertenza, anche alla luce della considerazione che, in un mese e mezzo e dopo nove incontri, non si è mai prospettata la possibilità – anche solo parziale – di un reintegro dei dipendenti licenziati sul loro posto di lavoro;
si rimarca altresì come l'assenza di Gls ai tavoli prefettizi, non faccia altro che inficiare la ripresa di un dialogo effettivo e costruttivo con l'autore dei licenziamenti nonché vero datore di lavoro, vale a dire Temi, e che si renderebbe al contempo necessario, con l'urgenza richiesta dal caso, per arrivare ad una soluzione reale, procedere con una riformulazione delle proposte datoriali, per addivenire a soluzioni concrete sia per gli ex lavoratori del gruppo sia per le restanti unità;
proprio riguardo al ruolo di Gls, il SI Cobas ha aperto già a dicembre 2024 uno stato di agitazione nazionale che non è limitato alla questione dei licenziati, ma riguarda innumerevoli problematiche in atto su altri siti ed appalti inerenti, come l'indebolimento del ruolo del sindacato e il peggioramento delle condizioni dei lavoratori;
al netto dell'assenza di Gls ai tavoli prefettizi e della mancanza di volontà nel riavvicinare le parti coinvolte nella vertenza di Napoli, l'atteggiamento da essa tenuto in queste settimane non fa che aumentare la preoccupazione per la sorte di migliaia di lavoratori: infatti il 7 marzo 2025, a un tavolo nazionale tra l'associazione datoriale Fedit e le sigle sindacali di base, le aziende del network Gls hanno manifestato l'intento di aprire la cassa integrazione e/o di chiudere alcuni siti, scaricando dunque sui lavoratori i costi di un presunto calo di fatturato. Ciò tende a determinare nei fatti una conflittualità che va ben oltre il perimetro napoletano e campano, esulando dalle competenze della prefettura partenopea;
a fronte di tale indisponibilità da parte datoriale, il coordinamento provinciale SI Cobas Napoli ha quindi annunciato la propria auto sospensione dai tavoli prefettizi fintanto che le controparti datoriali non manifesteranno una chiara, concreta e inequivoca disponibilità al confronto sulle proposte ripetutamente formulate dallo stesso sindacato nei precedenti incontri –:
se il Ministro interpellato sia a conoscenza dei fatti suesposti in premessa e quali iniziative intenda intraprendere, in tutte le opportune sedi istituzionali e con l'urgenza richiesta dal caso, per farsi parte attiva al fine di promuovere la ripresa delle trattative sindacali ispirate a un dialogo costruttivo con tutte le parti coinvolte e finalizzate al raggiungimento, anche tramite la convocazione di un tavolo nazionale, di una soluzione concreta, dignitosa e definitiva alla vertenza che da mesi vede coinvolti i dipendenti dei magazzini Gls-Temi della provincia di Napoli, al fine di garantire – anche attraverso il reintegro dei dipendenti licenziati e/o di una loro ricollocazione sui siti Gls più vicini – le migliori condizioni lavorative e le tutele fondamentali ai suddetti dipendenti, senza che vengano in alcun modo lesi i diritti degli stessi lavoratori.
(2-00571) «Carotenuto, Barzotti, Aiello, Tucci, Alifano, Quartini».
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
XI Commissione:
AIELLO, BARZOTTI, CAROTENUTO e TUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
al fine di incrementare l'occupazione giovanile, l'articolo 22 del decreto-legge n. 60 del 2024 (cosiddetto Decreto coesione) ha introdotto il bonus giovani che riconosce ai datori di lavoro che dal 1° settembre 2024 e fino al 31 dicembre 2025 assumono personale a tempo indeterminato, per un periodo massimo di ventiquattro mesi, l'esonero dal versamento del 100 per cento dei contributi previdenziali, nel limite massimo di 500 euro mensili per ciascun lavoratore e comunque nei limiti della spesa autorizzata;
l'articolo 22 subordina l'efficacia delle predette disposizioni, ai sensi dell'articolo 108, paragrafo 3, del Tfue, all'autorizzazione della Commissione europea;
il 24 febbraio 2025 il Ministro Giorgetti e la Ministra Calderone hanno firmato ed emanato il decreto attuativo della predetta misura riconoscendo il contributo solo alle assunzioni fatte dalla data di autorizzazione da parte della Commissione europea e fino al 31 dicembre 2025 e prevedendo che i richiedenti inoltrino la domanda all'Inps prima di assumere i soggetti, così escludendo le assunzioni effettuate prima della presentazione della domanda;
quanto all'autorizzazione della Commissione europea sembrerebbe che la stessa sia contenuta nella decisione C(2025) 649 final del 31 gennaio 2025, in risposta alla notifica delle autorità italiane avvenuta il 12 dicembre 2024;
tuttavia il decreto ministeriale citato, nel preambolo, fa riferimento alla decisione C(2024) 4512 final del 25 giugno 2024, con cui la Commissione europea ha limitato l'applicazione della misura «decontribuzione Sud» ai contratti di lavoro subordinato stipulati entro il 30 giugno 2024 e la relativa fruizione del beneficio fino al 31 dicembre 2024;
il timore è che le aziende che dallo scorso 1° settembre 2024 e fino al 30 gennaio 2025 abbiano effettuato delle assunzioni, convinte di poter usufruire del bonus, in realtà non potranno usufruirne;
l'ulteriore disposizione secondo cui «le assunzioni effettuate prima della presentazione della domanda di contributo non sono ammesse al beneficio» di fatto esclude dal perimetro dell'agevolazione tutti i contratti già sottoscritti;
è evidente che il decreto ministeriale dovrà essere rivisto nella sua portata e per questo è stato ritirato con modalità irrituali poiché va a configurare una procedura che di fatto contrasta con la legge, escludendo tutti i contratti sottoscritti dal mese di settembre 2024 –:
quali iniziative di competenza intenda assumere per risolvere le gravi e paradossali antinomie che rischiano di escludere dal bonus giovani buona parte delle aziende virtuose che hanno assunto personale dipendente tra settembre 2024 e febbraio 2025.
(5-03735)
SARRACINO, SCOTTO, FOSSI, GRIBAUDO e LAUS. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
le organizzazioni sindacali di Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Ulcom-Uil hanno formulato ufficialmente la richiesta di un incontro urgente in merito al contratto di appalto del servizio di contact center della Fondazione Enasarco, assegnato alla Rti Nethex Care/GPI che risulta in scadenza il 31 marzo 2025;
la delicatezza della vertenza e la sua urgenza sociale risiedono nella mancata attivazione, ad oggi, della «clausola sociale» ai sensi del decreto legislativo n. 50 del 2016 e dell'articolo 53-bis del Ccnl telecomunicazioni che ha portato la Rti ad aprire, in data 4 e 6 febbraio 2025, due procedure di riduzione del personale ai sensi degli articoli 4 e seguenti e dell'articolo 24 della legge n. 223 del 1991;
la procedura di mobilità riguarda la totalità dei lavoratori della sede di Napoli;
la società afferma di non avere altre commesse oltre quella di Enasarco e quindi di conseguenza ha manifestato l'impossibilità di ricollocare i lavoratori;
si tratta di un atteggiamento incomprensibile anche a fronte di una normativa che prevede appunto l'attivazione della clausola sociale;
risulta già in essere un tavolo istituzionale per affrontare le crisi delle commesse dei call center e con riferimento al succitato caso dei servizi erogati all'Enasarco, ente vigilato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, diventa ancor più necessario che il tema venga affrontato prioritariamente in sede istituzionale proprio nell'ambito della richiamata sede –:
quali tempestive e immediate iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per avviare il confronto con le parti e individuare tutte le soluzioni più opportune per scongiurare i licenziamenti e per mantenere invariati i livelli occupazionali come è avvenuto peraltro anche di recente per altre realtà nel settore, richiamando Enasarco alle proprie responsabilità.
(5-03736)
SOUMAHORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
la vicenda dei lavoratori ex poligrafici appartenenti a Seat Pagine gialle fuoriusciti da Italia on line, azienda subentrata a Seat a seguito di un licenziamento collettivo del 2019 è drammatica;
si tratta, infatti, di lavoratori sessantenni ed ultrasessantenni rimasti senza alcun reddito. Ad oggi non è intervenuta alcuna soluzione per risolvere la loro situazione nonostante l'interrogante abbia sollecitato il Governo più volte ed il Ministero del lavoro e delle politiche sociali si sia impegnato a valutare la possibilità di apportare alcune correzioni alla normativa vigente in modo che i suddetti dipendenti possano maturare la pensione;
la normativa vigente, infatti, stabilisce che non possono accedere al prepensionamento i lavoratori poligrafici in quanto uno dei requisiti è quello di avere maturato 37 anni di contributi. La legge di Bilancio 2020 aveva reintrodotto il requisito dei 35 anni di contribuzione per i lavoratori delle aziende che hanno presentato piani di ristrutturazione tra il 1° gennaio 2020 ed il 31 dicembre 2023. Rimangono esclusi dall'operatività delle deroghe i lavoratori collocati in cassa integrazione guadagni straordinaria in forza di accordi sottoscritti tra il 1° giugno 2015 ed il 31 dicembre 2019;
tra questi dipendenti ci sono gli ex dipendenti di Italia on line (il cui accordo risale al 2 luglio 2018) ai quali continua pertanto ad essere richiesta la maturazione di 37 anni di contributi. È stato quindi negato il prepensionamento a coloro che alla data dell'11 gennaio 2019 non avevano maturato tale requisito;
è evidente la disparità di trattamento fra i dipendenti delle imprese poligrafiche ammesse ai piani riorganizzazione e di ristrutturazione aziendale poiché a seconda che questo sia avvenuto in un certo arco di tempo od in un altro consegue, a parità di condizioni, l'applicazione di discipline diverse;
ad oggi, come detto, non è intervenuto alcun provvedimento a loro tutela che possa risolvere la situazione nonostante le «aperture» da parte del Governo accennate in premessa –:
quali iniziative normative urgenti intenda assumere il Ministro interrogato per consentire ai lavoratori di ex Seat Pagine Gialle di accedere al prepensionamento come è stato già fatto per i loro colleghi sulla base degli interventi in deroga superando, pertanto, le disparità di trattamento presenti nella vicenda riportata in premessa.
(5-03737)
Interrogazione a risposta in Commissione:
SCOTTO, SARRACINO, FOSSI, GRIBAUDO e LAUS. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
il 23 dicembre 2024, il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro interrogato, deliberato la nomina del medico endocrinologo Mario Pepe a presidente della Commissione vigilanza sui fondi pensione (Covip);
con atto di sindacato ispettivo 3-01646, il Partito democratico ha sollevato riserve al riguardo, anche alla luce delle due audizioni parlamentari e del curriculum, in considerazione dell'insussistenza dei requisiti del Presidente designato di riconosciuta competenza e di specifica professionalità nelle materie di competenza della Covip, così come stabilito dal decreto legislativo n. 252 del 2005;
a tutt'oggi, così come confermato anche dalla presidente facente funzioni Francesca Balzani, la nomina del dottor Pepe non risulta perfezionata, così lasciando nell'incertezza un organismo che, alla luce dell'ultima relazione annuale depositata, vigila su un patrimonio complessivo di 338 miliardi di euro dei fondi pensione, pari a poco meno di un terzo del bilancio dello Stato;
la Covip è preposta alla vigilanza delle forme pensionistiche complementari, con lo scopo di tutelare gli iscritti, i beneficiari e il buon funzionamento del sistema di previdenza complementare, perseguendo la trasparenza e la correttezza dei comportamenti, la sana, prudente e solida gestione –:
quali siano le ragioni del ritardo nel perfezionamento della nomina del dottor Pepe a presidente della Covip.
(5-03734)
PROTEZIONE CIVILE E POLITICHE DEL MARE
Interrogazione a risposta immediata:
BOSCHI, GADDA, BONIFAZI, DEL BARBA, FARAONE, GIACHETTI e GRUPPIONI. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:
dalla giornata del 14 marzo 2025 la Toscana è stata colpita da una violenta ondata di maltempo, che ha causato piene, esondazioni, smottamenti e allagamenti, isolando migliaia di cittadini in 14 comuni e costringendo all'evacuazione centinaia di persone;
alberi caduti, strade allagate e infrastrutture civili pericolosamente danneggiate hanno compromesso la mobilità di interi territori ora ricoperti dal fango, con scuole, biblioteche, palestre comunali, abitazioni, attività commerciali e impianti industriali anche storici ancora allagati, nonostante gli sforzi esemplari della popolazione civile di farvi fronte, compatta, ribadendo il tradizionale senso di solidarietà e senso comune che la contraddistingue;
in alcuni comuni delle province di Livorno, Pisa e Firenze la quantità di pioggia ha raggiunto livelli paragonabili all'alluvione del 1966: secondo le prime stime, i danni causati ai territori toscani ammonterebbero a più di 100 milioni di euro, di cui più della metà riferiti all'area metropolitana di Firenze;
a Pisa la stessa amministrazione comunale ha sottolineato come gli investimenti degli anni passati contro il dissesto idrogeologico abbiano letteralmente salvato la città da un'imponente esondazione dell'Arno (soprattutto grazie al ricorso allo scolmatore), mentre, solo a Prato, la Protezione civile ha ricevuto 310 richieste di soccorso, impegnando 30 squadre con più di 150 unità impegnate nel territorio;
la sempre più frequente ricorrenza di fenomeni atmosferici violenti evidenzia la strutturale fragilità del Paese sul piano del rischio idrogeologico, il cui prezzo è drammaticamente pagato in termini di vite umane e danni economici che condizionano nel profondo le prospettive di vita e benessere della popolazione;
per contrastare tale rischio il Governo Renzi investì circa 9,8 miliardi di euro e diede avvio, per la prima volta, a un piano nazionale di interventi, istituendo (nel maggio 2014) la struttura di missione «Italia sicura» col compito di superare la logica emergenziale attraverso una serie di interventi di prevenzione coordinati sui territori, nonché di garantire l'impiego di risorse contro il dissesto idrogeologico che spesso rimangono inutilizzate per meri motivi burocratici –:
a quanto ammontino i danni economici causati al territorio toscano dalle alluvioni richiamate in premessa, se il Governo abbia intenzione di dichiarare lo stato di emergenza nazionale e se non ritenga urgente ricostituire la struttura di missione «Italia sicura» contro il dissesto idrogeologico al fine di garantire la programmazione, l'avvio e il monitoraggio sugli interventi di prevenzione e messa in sicurezza dei territori al fine di garantire l'incolumità della popolazione e garantire il corretto ed efficiente utilizzo delle relative risorse.
(3-01815)
Interrogazione a risposta scritta:
BORRELLI. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
i Campi Flegrei sono una vasta area vulcanica attiva caratterizzata dal fenomeno del «bradisismo»: una deformazione del suolo che comporta fasi di lento abbassamento, alternate a fasi di sollevamento più rapido, queste ultime accompagnate generalmente da terremoti superficiali, di bassa e media magnitudo;
nel 2005 è iniziata una nuova fase di sollevamento della caldera, ancora in atto. Dal 2023 si è registrato un graduale incremento nella frequenza dei terremoti. Nello stesso anno, gli eventi più forti si sono verificati il 27 settembre e il 2 ottobre e hanno avuto rispettivamente magnitudo 4.2 e 4.0;
nel 2024 l'evento maggiore è stato registrato il 20 maggio con una magnitudo di 4.4, a seguito del quale è stata disposta, a supporto della regione Campania, la mobilitazione straordinaria del Servizio nazionale di protezione civile, con decreto ministeriale 30 maggio 2024, che ha consentito di effettuare i primi interventi per il soccorso e la prima assistenza alla popolazione. Lo stato di mobilitazione viene dichiarato concluso il 10 luglio 2024;
per rispondere alla crisi bradisismica in atto sono state potenziate le attività di monitoraggio del vulcano e, più in generale, sono state rafforzate le azioni di prevenzione del sistema di protezione civile. In particolare, il decreto-legge n. 140 del 2023 convertito, con modificazioni, della legge n. 183 del 2023 ha previsto misure urgenti di prevenzione del rischio sismico connesso al fenomeno bradisismico nell'area dei Campi Flegrei;
nel 2025, la scossa più forte si registra il 13 marzo nel corso di uno sciame sismico, con una magnitudo di 4.4. Anche in questa occasione, a seguito della richiesta della regione Campania, è stato disposto lo stato di mobilitazione straordinaria del Servizio nazionale, con decreto ministeriale del 13 marzo 2025, per far fronte alla situazione di criticità determinata dallo sciame sismico;
il terremoto di magnitudo 4.4 avvenuto ai Campi Flegrei tra il 12 e il 13 marzo 2025 è legato al fatto che la caldera si sta sollevando più rapidamente nelle ultime settimane. Questa accelerazione potrebbe causare numerosi terremoti di varia entità;
tra le cause di questo nuovo sciame sismico, stando alle parole del vulcanologo e primo ricercatore dell'Osservatorio vesuviano Giuseppe Mastrolorenzo, potrebbero esserci le trivellazioni effettuate nella zona tra Agnano e Bagnoli con l'obiettivo di studiare il fenomeno valutando un eventuale sfruttamento dell'energia geotermica «non è escluso che proprio questo intervento possa aver alterato l'equilibrio del sistema, ponendosi come concausa dei forti terremoti che si stanno registrando negli ultimi tempi»;
lo stesso scienziato già all'epoca aveva denunciato che il processo di trivellazione potesse innescare terremoti attraverso l'immissione di anidride carbonica nel sottosuolo, poiché in un sistema complesso, come quello dei Campi Flegrei, non è possibile prevedere l'evoluzione. Tutte le grandi perturbazioni possono innescare gravi effetti. Perciò in questi casi andrebbe adottato il principio di precauzione che dice «non fare cose se non sai prevedere cosa succederà»;
quello che è paradossale è che alcuni suoi colleghi, referenti del sistema di Protezione civile nazionale per rischio vulcanico, sono stati coinvolti in progetti potenzialmente perturbanti dell'equilibrio del sistema, come poi è stato riconosciuto anche dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia che sta monitorando costantemente l'area interessata per capire le evoluzioni –:
se i Ministri interrogati non ritengano di adottare tutte le iniziative necessarie affinché vengano effettuate indagini approfondite per appurare una eventuale correlazione tra le trivellazioni effettuate tra il 2010 e il 2020 e gli sciami sismici successivi;
se non ritengano di dover far chiarezza alla luce delle affermazioni di Mastrolorenzo, affinché anche i cittadini, che stanno vivendo in prima persona i disagi di questa delicata fase, siano messi nelle condizioni di conoscere sia gli interventi effettuati, sia quelli da mettere in campo.
(4-04625)
SALUTE
Interrogazioni a risposta immediata:
ONORI, D'ALESSIO, BONETTI, BENZONI, GRIPPO e SOTTANELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
l'emergenza pandemica ha evidenziato con chiarezza la necessità di rafforzare la capacità del Servizio sanitario nazionale di fornire servizi adeguati sul territorio. Non solo il processo di invecchiamento della popolazione italiana prosegue inesorabilmente, ma una quota significativa e crescente della stessa, ormai pari a circa il 40 per cento, è afflitta da malattie croniche;
in tale ottica e nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza, sono stati previsti 2 miliardi di euro per l'apertura di oltre 1.400 case di comunità entro giugno 2026;
tali strutture di prossimità sono state pensate proprio per rafforzare la medicina territoriale e offrire, in particolar modo, assistenza medica immediata e servizi di diagnostica e prevenzione senza la necessità di rivolgersi ai pronto soccorso e in grado di seguire i malati cronici attraverso équipe multidisciplinari;
in base al decreto ministeriale n. 77 del 2022, le case di comunità si distinguono in «spoke» – aperte almeno 12 ore al giorno per i servizi di assistenza primaria – e «hub», aperte 24 ore al giorno, in grado di erogare maggiori servizi e con una copertura di circa 50 mila abitanti;
secondo i dati di OpenPNRR, a fine 2024 per le case di comunità sono stati spesi appena 224 milioni di euro, appena l'11 per cento sul totale di 2 miliardi di euro;
l'ultimo report di Agenas, dedicato al monitoraggio del decreto ministeriale n. 77 del 2022 fino al 31 dicembre 2024 e pubblicato pochi giorni fa, ha evidenziato come delle 1.717 case della comunità programmate – sia in ambito di contratto istituzionale di sviluppo che extra contratto istituzionale di sviluppo – appena 485 risultino attive con almeno un servizio e alcune regioni (come, ad esempio, Campania e Basilicata) ne risultano completamente sprovviste;
di queste, poi, solamente 118 dichiarano di avere tutti i servizi obbligatori attivi, dato che scende vertiginosamente ad appena 46 strutture se si include la presenza obbligatoria minima di personale medico ed infermieristico, a conferma degli enormi problemi strutturali sulla carenza di personale adeguato –:
quali iniziative intenda porre in essere per risolvere la cronica carenza di personale dedicato alle case di comunità e raggiungere gli obiettivi minimi previsti dal decreto ministeriale n. 77 del 2022 in relazione al numero di strutture in proporzione alla popolazione.
(3-01816)
QUARTINI, MARIANNA RICCIARDI, SPORTIELLO, DI LAURO, CARMINA, D'ORSO, AIELLO, SCERRA, MORFINO, CANTONE e RAFFA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il caso drammatico di una paziente oncologica di Trapani, in Sicilia, che ha aspettato otto mesi per l'esito di un esame, con un tumore che nel frattempo aveva sviluppato metastasi, ha consentito di scoperchiare l'ennesimo vaso di Pandora della malasanità imperante del nostro Paese;
è emerso infatti che sono in realtà migliaia le persone che attendono da mesi i risultati di esami medici, ancora mai arrivati ai pazienti interessati. I ritardi riguardano soprattutto gli esami istologici, esami importanti soprattutto per la prevenzione di tumori. Le indagini ispettive successivamente svolte parlano addirittura di «160 tumori» non scoperti;
il numero preciso dei referti ancora mai consegnati, 3.313, era stato comunicato dall'azienda sanitaria provinciale di Trapani: sono stati 1.405 per esami svolti nel 2024 e sono già 1.908 per esami svolti nel 2025 e secondo l'azienda sanitaria provinciale i ritardi sarebbero dovuti a una carenza di medici specialisti in anatomia patologica;
il direttore generale dell'azienda sanitaria provinciale di Trapani, inizialmente messo in discussione per presunte responsabilità a riguardo, è stato poi assolto rapidamente perché sembra che avesse inviato all'assessorato regionale alla salute e al dipartimento per la pianificazione strategica una pec in cui parlava delle difficoltà della sua azienda sanitaria provinciale nello smaltimento degli arretrati;
a inizio marzo 2025, l'assessora regionale alla salute aveva annunciato un piano per smaltire gli arretrati: l'azienda sanitaria provinciale di Trapani sarebbe stata affiancata da altre strutture sanitarie di altre città per completare l'analisi dei campioni;
in sostanza, nella gestione del problema, sembra che si stia profilando un'autoassoluzione collettiva di tutti i soggetti istituzionali chiamati a rispondere;
sembra che sul caso siano già intervenuti sia il Ministro interrogato che la Regione Siciliana, cercando di trovare ragioni e soluzioni temporanee o colpevoli di turno, poi comunque rapidamente assolti, senza tuttavia valutare come le ragioni di queste storie inaccettabili risiedono in realtà in un sistema sanitario parcellizzato in nome di quello che i firmatari del presente atto ritengano un federalismo scellerato e alla mercé dei politici locali che sembrano usare la sanità pubblica come luogo di scambio di voti e nomine –:
se non ritenga di dover adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo, con riguardo al sistema delle nomine in sanità, affinché le nomine dirigenziali siano rappresentative degli interessi e della salute delle persone e non degli interessi e dei privilegi della politica.
(3-01817)
UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazioni a risposta immediata:
PICCOLOTTI, ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, DORI, FRATOIANNI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI e ZARATTI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
in Italia studiano fuori sede quasi 900 mila studenti, di cui solo il 5 per cento trova posto in strutture pubbliche. Solo 46.193 sono i posti letto esistenti sul territorio nazionale, con una forte disomogeneità tra Nord e Sud (Lombardia 8.621 posti, Emilia-Romagna 4.232, Abruzzo 243, Campania 1.041);
negli ultimi anni il mercato degli affitti ha registrato un incremento vertiginoso: secondo Immobiliare.it, nel 2024 i canoni di affitto per una camera singola sono aumentati del 7 per cento rispetto al 2023 e il costo medio di una singola è passato dai 335 euro del 2021 agli attuali 461 euro al mese;
obiettivo dichiarato della missione 4 del Piano nazionale di ripresa e resilienza dedicata a «istruzione e ricerca» è la creazione di 60.000 nuovi posti letto entro giugno 2026;
il Piano nazionale di ripresa e resilienza avrebbe potuto rappresentare un'occasione per investire in modo strutturale sulle residenze universitarie pubbliche, garantendo alloggi accessibili anche agli studenti provenienti da fasce di reddito medio-basse; il Governo ha però scelto di privilegiare gli investitori privati, indirizzando con i bandi una parte significativa delle risorse verso strutture private, favorendo così la speculazione a discapito dei bisogni degli studenti;
inoltre è maturato un clamoroso ritardo: 11.623 sono i posti letto ad oggi confermati dai decreti pubblicati dal Ministero dell'università e della ricerca, il quale ne dichiara però 23.000. In ogni caso si è molto lontani dall'obiettivo dei 60.000 e per giunta con una distribuzione non omogenea sul territorio nazionale: sembrerebbe che importanti città universitarie come Chieti, Genova, Urbino, Lecce, Taranto, Sassari, Firenze e Perugia, solo per fare alcuni esempi, siano totalmente prive di interventi;
per soli dodici anni i privati dovranno garantire una quota minima di posti letto a tariffe calmierate, poi potranno affittare gli alloggi a prezzi di mercato. A peggiorare la situazione, le tariffe applicabili risultano in alcuni casi addirittura superiori ai prezzi medi del mercato (circa 620 euro per una singola e 445 per una doppia);
insomma, è mancata, ad avviso degli interroganti, una visione che metta al centro il problema del diritto allo studio –:
se non ritenga urgente adottare iniziative di competenza volte a orientare le risorse verso la realizzazione di residenze universitarie pubbliche, individuando quelle necessarie a facilitare la partecipazione degli enti locali o adoperandosi nelle opportune sedi europee affinché ne sia autorizzato lo spostamento verso gli enti regionali per il diritto allo studio, valutando, inoltre, l'istituzione di un soggetto pubblico nazionale che coordini gli interventi al fine di risolvere il problema del caro affitti nelle città universitarie.
(3-01818)
TASSINARI, DALLA CHIESA, MULÈ, BARELLI, ARRUZZOLO, BAGNASCO, BATTILOCCHIO, BATTISTONI, BENIGNI, DEBORAH BERGAMINI, BOSCAINI, CALDERONE, CANNIZZARO, CAPPELLACCI, CAROPPO, CASASCO, CASTIGLIONE, CATTANEO, CORTELAZZO, ENRICO COSTA, D'ATTIS, DE MONTE, DE PALMA, FASCINA, GATTA, GENTILE, LOVECCHIO, MANGIALAVORI, MARROCCO, MAZZETTI, NEVI, ORSINI, NAZARIO PAGANO, PATRIARCA, PELLA, PITTALIS, POLIDORI, ROSSELLO, RUBANO, PAOLO EMILIO RUSSO, SACCANI JOTTI, SALA, SORTE, SQUERI e TENERINI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
la ricerca scientifica e tecnologica costituisce un volano per la crescita economica e sociale del nostro Paese ed è, pertanto, necessario rendere maggiormente competitivo il sistema della ricerca italiano sulla scena mondiale, con interventi mirati che garantiscano la valorizzazione della ricerca fondamentale;
occorre che le istituzioni promuovano la ricerca in ogni settore, attraendo anche ricercatori dall'estero e trattenendo i migliori talenti all'interno del Paese;
per questo, è essenziale incentivare, attraverso linee di finanziamento dedicate alla ricerca fondamentale, un investimento pubblico in grado di sostenere la ricerca eccellente e valorizzare l'enorme patrimonio intellettuale che essa genera –:
quali misure abbia adottato o intenda adottare per rendere sempre più competitivo il sistema della ricerca per far fronte alle sfide globali che vedono l'Italia interfacciarsi con gli altri partner europei e internazionali nel campo della ricerca.
(3-01819)
LUPI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CARFAGNA, CAVO, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 33 della Costituzione recita: «Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato»;
il rapporto fra studenti e docenti e la possibilità per i giovani di studiare e formarsi in luoghi che incentivano rapporti virtuosi e una vita comunitaria rappresentano alcuni dei pilastri che hanno permesso all'università di qualificarsi come uno dei cardini del progresso della nostra società;
i cambiamenti degli ultimi decenni, in particolare la globalizzazione dei mercati e l'affermazione di nuove tecnologie, hanno posto l'università di fronte a sfide epocali, acuite durante la crisi pandemica;
a partire dall'anno 2004, le università telematiche hanno potuto offrire a molti lavoratori opportunità di studio e formazione altrimenti non praticabili all'interno degli atenei cosiddetti «tradizionali»;
il numero delle università telematiche e degli studenti è andato aumentando negli anni, raggiungendo nel 2024 il numero di 11 atenei e 273.762 iscritti, tra cui moltissimi giovani diplomati;
tra l'anno 2013/2014 e l'anno 2022/2023, il numero delle immatricolazioni registrate in università telematiche è più che quintuplicato, passando da 4.827 a 26.108 immatricolazioni per anno accademico. Inoltre, la quota di studenti iscritti a questa tipologia di ateneo è aumentata dal 3,1 per cento nel 2013 al 14 per cento nel 2024;
la presenza di società di capitali che gestiscono enti universitari e la possibilità di offrire lezioni telematiche favoriscono la riduzione del rapporto fra il numero degli studenti e dei docenti – nonché la loro mutua conoscenza –, ma anche opportunità di dialogo e di convivenza tra gli studenti;
il decreto ministeriale 6 dicembre 2024, n. 1835, del Ministro interrogato ha definito «le linee guida per l'offerta formativa a distanza nel contesto delle linee generali d'indirizzo per l'accreditamento iniziale e periodico delle sedi e dei corsi di studio di tale tipologia, nonché la definizione delle misure di coordinamento della disciplina degli indicatori per l'accreditamento» –:
quali ulteriori iniziative di competenza intenda assumere per favorire il pieno sviluppo dell'università italiana in linea con la sua natura di comunità di studenti e di docenti, riaffermando le sue finalità educative, culturali, scientifiche e sociali e per escludere per tutti gli atenei statali, non statali e telematici qualunque scopo di lucro.
(3-01820)
Interrogazione a risposta in Commissione:
BERRUTO, GRIBAUDO e FORNARO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
da quanto si apprende da notizie a mezzo stampa, è recente l'approvazione da parte del consiglio regionale del Piemonte, con 26 sì e 20 no, di un ordine del giorno della Lega, presentato da Fabrizio Ricca che chiede una definizione nella gestione delle borse di studio universitarie. Il documento impegna la Giunta, a partire dall'anno accademico 2025/2026, a prevedere stanziamenti in linea con le esigenze di bilancio e a chiedere al Governo nazionale che siano rivisti I criteri di merito, «nel rispetto dell'articolo 34 della Costituzione, che prevede il sostegno ai capaci e meritevoli anche se privi di mezzi e riconoscendo l'importante valore delle borse come prezioso strumento di attrazione», ma «introducendo altresì una premialità» per chi «studia nel territorio di residenza, al fine di incentivare la formazione locale»;
in fase di dibattito sono state diverse le critiche volte all'impegno assunto in seguito all'approvazione dell'ordine del giorno: l'esponente del partito democratico, Nadia Conticelli, è intervenuta definendolo un'aberrazione e dal settore universitario, Michele Miravalle e Alessandra Quarta, professori dell'università di Torino, lo avrebbero contestato su La Stampa, sostenendo che non si tenga conto della natura stessa dell'università: (...) «La migliore qualità dell'istruzione universitaria è anche determinata dal confronto con gli altri, come dimostrano le politiche di internazionalizzazione del nostro sistema universitario». Limitare l'accesso alle borse di studio in base alla residenza rischierebbe quindi di indebolire il sistema accademico piemontese. Un ulteriore timore riguarda le possibili implicazioni discriminatorie. «Quello che forse più ci preoccupa è che la spiegazione della bontà tecnica della proposta possa essere utilizzata da quanti credano che chi è “diverso” (straniero o anche del Sud Italia) sia un potenziale pericolo, perché ci sta sottraendo qualcosa di nostro»;
critiche dure sarebbero arrivate anche dal vice rettore dell'università di Torino, Giuseppe Martino Di Giuda, che evidenzia come il localismo è la «negazione del merito, la negazione del creare le condizioni per far emergere l'eccellenza. Lo studio, il diritto allo studio necessita di territori sconfinati»;
l'impatto di un tale provvedimento potrebbe essere decisamente penalizzante nella regione dove, su un totale di circa 130 mila universitari, il 34 per cento arriva o da altre zone d'Italia oppure dall'estero –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suesposti, e di quali elementi disponga circa gli effetti possibili di decisioni quali quelle segnalate in premessa – in ogni caso – se non intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, al fine di favorire la più ampia funzione delle borse di studio, e così garantire il diritto allo studio su tutto il territorio nazionale con i medesimi criteri di erogazione.
(5-03753)
Apposizione di una firma ad una mozione.
La mozione Faraone e altri n. 1-00406, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 febbraio 2025, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Giachetti.
Apposizione di firme ad interrogazioni.
L'interrogazione a risposta scritta Ghio e altri n. 4-04524, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 marzo 2025, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Pandolfo.
L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Fabrizio Rossi e altri n. 5-03728, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 marzo 2025, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Rotelli.
Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione Ghio n. 5-03632 del 25 febbraio 2025;
interrogazione a risposta in Commissione Pastorella n. 5-03672 del 5 marzo 2025;
interrogazione a risposta in Commissione Sarracino n. 5-03678 del 6 marzo 2025;
interrogazione a risposta in Commissione Pastorella n. 5-03703 dell'11 marzo 2025.
ERRATA CORRIGE
Nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 25 febbraio 2025, le righe dalla prima, della prima colonna, della pagina XXIV alla quinta, della prima colonna, della pagina XXVI, si intendono soppresse.
Interrogazione a risposta in Commissione Guerini e Barzotti n. 5-03724 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 448 del 17 marzo 2025, alla pagina 12864, seconda colonna, alla riga tredicesima, la parola «Milano» è sostituita dalla seguente: «Lodi».