XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 450 di mercoledì 19 marzo 2025
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA
La seduta comincia alle 9,38.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ROBERTO TRAVERSI , Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 97, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo 2025.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo 2025.
La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nel vigente calendario dei lavori (vedi calendario).
(Discussione)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri. È iscritto a parlare il deputato Luigi Marattin. Ne ha facoltà.
LUIGI MARATTIN (MISTO). Grazie, Presidente. Buongiorno, Presidente, è la prima volta che parlo in quest'Aula a nome del Partito Liberaldemocratico, che abbiamo fondato a Roma una decina di giorni fa, e mi fa piacere farlo in questa occasione con lei.
Tre domande e una considerazione. Prima domanda. L'ultima volta che ci siamo visti in quest'Aula le chiesi dell'accordo con il Mercosur. Lei rispose: “beh, sì, boh, adesso vediamo”. Le chiedo, a fronte della minaccia dei dazi resa pratica dal Presidente Trump: non è ora di riconsiderare l'accordo di libero scambio non solo con il Sud America, ma anche con l'India - ma dobbiamo ancora ratificare anche il CETA - come mezzo per combattere il protezionismo di Trump, quindi libero mercato, senza se e senza ma, in risposta ai dazi di Trump?
Seconda domanda. La coalizione dei volenterosi sull'Ucraina ci ha reso chiara una verità evidente: ormai, il futuro dell'integrazione europea sta soltanto in piccoli o grandi gruppi di Paesi che vanno avanti. Quindi, cooperazioni rafforzate verso chi è disposto ad allargare e aumentare il grado di integrazione. La domanda è semplice: l'Italia sarà d'accordo nel procedere speditamente con cooperazioni rafforzate sulla difesa, sul mercato dei capitali, sulle banche e sul fisco, se, nei prossimi giorni e settimane, dovesse presentarsi l'opportunità?
Terza domanda. Non ne parla mai nessuno. Presidente, nel dossier c'è scritto dell'euro digitale. L'euro digitale sta facendo passi avanti e fra qualche anno sarà pronto. L'euro digitale, in prospettiva, in questo Paese eliminerà la corruzione, la criminalità organizzata e l'evasione fiscale. Non le ho mai sentito dire una parola - lei come tanti altri - sull'euro digitale. Che cosa ne pensa? È convinta che sia una prospettiva?
Una considerazione finale, Presidente. Lei non è stanca, ogni volta che c'è un Consiglio europeo, di fare la spola fra Camera e Senato per dire le stesse cose? Noi abbiamo presentato una proposta di legge costituzionale che prende i 400 deputati e i 200 senatori e li mette in un'unica Camera chiamata Assemblea Nazionale. Se per caso le venisse voglia di considerare che altri progetti di revisione costituzionale, che avete in corso, non andranno da nessuna parte e abbia voglia - se per caso - di fare questa cosa che, in questo edificio, tutti pensiamo, ossia che dobbiamo finirla con questa farsa del bicameralismo, c'è una proposta di legge che dice quello.
Infine, Presidente, lei ieri ha detto: non è un tempo facile quello che ci è stato dato per guidare questa Nazione. Sarebbe troppo facile rispondere con la citazione di Aldo Moro, cioè che dobbiamo vivere il tempo che ci è stato dato in tutte le sue difficoltà. Mi piace pensare, Presidente, che si sia resa conto che, quando si è all'opposizione, è facile bollare tutti i tempi come facili; quando si è al Governo, bisogna raffrontarsi con una realtà complicata. Quindi, mi piace pensare che la prossima volta chiunque sarà all'opposizione e chiunque sarà al Governo riconoscerà che governare è complicato e la strada della semplificazione del dibattito pubblico ci ha portato al populismo che ha fatto solo danni in questo Paese (Applausi di deputati del gruppo Misto).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole De Monte. Ne ha facoltà.
ISABELLA DE MONTE (FI-PPE). Grazie, Presidente. Presidente, fino a pochi anni fa, si diceva che ormai le guerre non si fanno più con i mezzi militari, ma si fanno con i mezzi commerciali, ossia non si fanno più con i carri armati, bensì con i dazi. Purtroppo, nel 2022, abbiamo verificato ciò che non era probabile, o per lo meno possibile, cioè una guerra ai confini europei causata dall'invasione russa nei confronti dell'Ucraina e assistiamo anche a continue tensioni, in particolar modo, nel Medio Oriente. Oggi ci troviamo a combattere con i dazi e anche con nuove strategie delle potenze mondiali: tutte situazioni molto complesse alle quali deve essere data una risposta e questa risposta deve essere europea. Ma lo dobbiamo fare con il dialogo perché, oltre alle guerre militari, non possiamo ritrovarci anche con le guerre commerciali che non fanno bene a nessuno.
Oggetto del prossimo Consiglio europeo sarà anche il tema della competitività del mercato unico e come affermazione nel mercato mondiale. È stata già presentata, del resto, la bussola europea della competitività, come anche il Clean Industrial Deal, provvedimento omnibus. La bussola europea della competitività, in particolar modo, ci consentirà di superare quel divario di innovazione che oggi c'è anche nel campo dell'intelligenza artificiale, della cyber difesa, delle tecnologie verdi e ci permetterà di ridurre gli oneri burocratici. Anche il Clean Industrial Deal è rivolto alla decarbonizzazione come motore di crescita con un futuro di tipo sostenibile - questo deve essere il nostro mantra - e il provvedimento omnibus è rivolto alla semplificazione.
Ma facciamo riferimento anche al tema della coesione dell'agricoltura e a noi fa piacere ricordare di aver sostenuto con forza la nomina e l'indicazione del Ministro Fitto a Commissario europeo, oggi Vicepresidente esecutivo della Commissione europea. Questo ha dimostrato, Presidente, però, anche un'altra cosa - ed è bene ricordarlo - cioè che le lotte di bandiera a nulla servono se non a indebolire il proprio Paese e questo dovrebbe far riflettere tutti coloro che ritengono di preferire, sempre e comunque, la bandiera della propria squadra anteponendola a quella della Nazionale.
Molto si è fatto anche nel settore dell'energia - ringraziamo il Ministro Pichetto Fratin che ha sostenuto REPowerEU - e, quindi, si va nella direzione dell'energia sostenibile; pertanto, non una posizione di tipo ideologico, ma concreto. Anche la decarbonizzazione dovrà essere sostenibile e questo è il criterio che dobbiamo seguire per le nostre imprese.
E ancora. Verrà toccato il tema della migrazione e, quindi, la direttiva Rimpatri che è volta a superare quell'impasse che la normativa europea precedente non era stata in grado di risolvere.
Non meno importante, però, Presidente, è anche il tema marittimo. Io ritengo sia stato importante e fondamentale il superamento della Via della seta in quanto era un sistema, in realtà, per avere semplicemente un mercato di sbocco europeo.
Ma, secondo noi, bisogna investire, invece, prettamente sul nostro sistema transatlantico, in quanto è possibile avviare, anche tramite, ad esempio, l'IMEC, un nuovo corridoio che abbia anche come sovrapposizione i comprehensive economic and trade agreement.
Sappiamo bene, Presidente, che questo Consiglio vedrà anche la continuità - non voglio sottrarmi a questo tema - con il Consiglio europeo del 6 marzo - e sappiamo che c'è stato un ampio dibattito su questo tema -, ma l'intento che condividiamo è quello di avere una politica della difesa o, per meglio dire, una politica di sicurezza per i nostri cittadini europei.
Una cosa deve essere chiara: per noi l'obiettivo è quello di mantenere una pace solida e duratura. È lo stesso principio che ha animato, del resto, la nascita dell'Unione europea. Vogliamo la solidarietà tra i popoli e, quindi, è giusto ricordare che la bandiera rappresenta esattamente unità, solidarietà e armonia tra i popoli e nessuno può pensare che quella bandiera possa mai rappresentare una bandiera di parte. Bene ha fatto il Consiglio europeo a ricevere il Presidente Zelensky, perché il Consiglio ha dimostrato, ancora una volta, compattezza nel riconoscere che l'Ucraina ha il diritto naturale all'autotutela, alla propria indipendenza, alla sua sovranità e all'integrità territoriale e sin dall'invasione russa l'Ucraina sta anche difendendo i confini europei e, quindi, difendere l'Ucraina significa anche sostenere la sicurezza europea e internazionale ed è giusto continuare a lavorare proprio per la pace globale, giusta e duratura, anche con la deterrenza.
Al centro ci deve essere la libertà, una libertà rivendicata dall'Ucraina, ma anche nostra. La nostra libertà deve essere quella di poterci esprimere come istituzioni italiane e istituzioni europee e, a maggior ragione, deve essere tutelata in ogni modo la libertà di pensiero e di espressione del nostro Presidente della Repubblica, che è uomo di pace e simbolo di unità nazionale ed europea (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). A lui tutta la nostra solidarietà per gli attacchi scomposti subiti e ringraziamo il Ministro Tajani per aver tempestivamente convocato l'ambasciatore russo a Roma per affermare quello che per noi è un principio sacrosanto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE): la difesa della libertà di pensiero e della sua manifestazione, che sono pilastro delle libertà civili sancite nella nostra Costituzione.
Presidente, la storia più volte ci ha insegnato che la costruzione dell'Europa è avvenuta grazie ai grandi leader e, purtroppo, per effetto anche delle grandi difficoltà, per quelle scelte che non sono più differibili né rinviabili. Le premesse in questo caso partono da lontano, perché, nonostante quello che può sembrare anche dal dibattito sui media, in realtà, la politica della difesa non è affatto una novità. Ne farò alcuni passaggi. L'Action Plan della difesa nasce dal vertice NATO dell'8-9 luglio 2016, successivamente dalla proposta della Commissione europea del 30 novembre, portata al Consiglio europeo del 15 dicembre 2016. Essa ha avviato concretamente il piano per la mobilità militare e la capacità di difesa, la cooperazione internazionale, resilienza e preparazione. Inoltre, si è dato avvio anche al Fondo europeo della difesa e, poi, la bussola strategica, come risposta al ritiro - lo sappiamo - degli Stati Uniti dall'Afghanistan, portata al Consiglio europeo del 25 e 26 febbraio 2021 e, prima ancora, il vertice di Londra del 3 e 4 dicembre 2019 tra i membri della NATO. Ancora, precedentemente al Defence Investment Pledge, che fu conseguenza del Wales Summit 2014, poi portato al Consiglio europeo 2018 con l'impegno di portare la spesa militare al 2 per cento del PIL, anche se questo naturalmente era stato affermato anche in precedenza.
In sostanza, Presidente, sono almeno dieci anni che si segue la politica europea della difesa, ma la cosa, ovviamente, ci riporta alla CED, alla Comunità europea di difesa, che era l'obiettivo dei padri fondatori, di Jean Monnet, Altiero Spinelli, Konrad Adenauer e, naturalmente, Alcide De Gasperi, che la propose ancora nel 1952. Parliamo di proposte, quelle dei padri fondatori, che, ovviamente, avevano anche diverse declinazioni, da quella funzionalista a quella federalista, ma avevano tutte uno stesso obiettivo: quello di scongiurare ulteriori guerre. Era anche il sogno del presidente Berlusconi, che, nei suoi ruoli istituzionali, sostenne che Forza Italia ha sempre lavorato per l'unità dell'Occidente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) e per la difesa della libertà e della democrazia.
Forza Italia - lo voglio dire con forza - è convintamente europeista e atlantista. Per questa ragione, abbiamo appoggiato la posizione italiana al Consiglio informale e per questa ragione siamo al Governo. È comunque giusto dire, a proposito di politica della difesa, che non si parla esclusivamente - anzi prioritariamente - di armamenti, ma di una politica di sicurezza del nostro continente, legata anche ad aspetti di tecnologia, ad aspetti di commercio e sicurezza dei traffici.
L'ho citata e vorrei ancora ricordare una frase, Presidente, a proposito di Alcide De Gasperi, perché, nel 1952, dichiarò: “Dobbiamo non inasprire, ma attenuare le differenze; ma dobbiamo anche essere pronti a difendere con l'aiuto di tutti, le libertà dei diritti umani e degli istituti democratici”.
È una frase, Presidente, che potremmo aver scritto oggi. Del resto, libertà, diritti e democrazia rappresentano tutt'oggi i pilastri della nostra cultura occidentale e non dobbiamo essere semplicemente disposti, ma dobbiamo essere pronti, in ogni modo, a difenderli (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Faraone. Ne ha facoltà.
DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Presidente Meloni, lei aveva affermato più volte - e lo ha confermato anche ieri - che l'elemento unitario del Governo fosse uno dei temi che sostanzialmente vi dà forza in Europa. La vostra unità, Presidente, è rappresentata dai Ministri leghisti presenti in questo momento al suo fianco. Non ce ne sta uno: almeno potreste chiamarli in rappresentanza di una forza politica che sta esprimendo, in questo momento, una linea politica che dovrei dire è radicalmente opposta a quella di un altro Ministro che sta seduto all'estrema sinistra, molto distante da lei, cioè il Ministro Tajani. Su quei banchi lì avete rappresentato in Europa tutte le posizioni politiche possibili: il Ministro Tajani a favore, oltranzista, von der Leyen tutta la vita; i Ministri della Lega, che non ci sono, ma che hanno rappresentato e rappresentano al Governo una forza politica che è contro la von der Leyen, tutta la vita; poi c'è lei, che non sa, non risponde, perché è la posizione che sostanzialmente ha assunto, anche ieri al Senato.
Presidente Meloni, io rimango veramente allibito dalle posizioni che lei ha assunto, sostanzialmente in alcuni casi con inversioni a U, a cui siamo abituati ormai, e in altri casi preparandosi alle inversioni a “u”. Quindi, è in una fase preparatoria a quello che è stato, naturalmente, un esercizio a cui ci ha ormai abituati. Poco fa stava seduto accanto a lei il Ministro Crosetto, che ora è andato via. Noi abbiamo partecipato a tantissimi incontri col Ministro, in cui abbiamo discusso di difesa del nostro Paese e di difesa europea e abbiamo anche letto più volte le interviste sui giornali. Il Ministro Crosetto tutte le volte ci ripeteva, quasi a volerci convincere, che era necessario che si compisse, da parte dell'Europa, un gesto, cioè che ci consentissero una deroga al Patto di stabilità per spendere le risorse che dovevamo utilizzare per la difesa del nostro Paese. Fino a stamattina abbiamo letto un'intervista di Giorgetti che ci ha detto che, proprio in virtù soltanto dell'annuncio della possibilità della deroga al Patto di stabilità per utilizzare risorse da destinare alla difesa, i nostri mercati sono andati in tilt e abbiamo perso svariati miliardi. Quindi, dentro lo stesso Governo convivono due linee radicalmente opposte.
La von der Leyen, poverina, pensava di esservi venuta incontro, visto che le avete fatto una testa quanto un pallone chiedendole: dateci la possibilità di spendere in deroga al Patto di stabilità, perché se non utilizziamo i 12, 13 miliardi in deroga al Patto di stabilità dobbiamo tagliare sulla sanità, dobbiamo tagliare sulla scuola. Quando lei vi ha accontentato - perché voi le avete chiesto la deroga al Patto di stabilità -, a un certo punto, lei viene qui in Aula e scrivete - la maggioranza - una risoluzione in cui su questo tema non si dice un tubo, perché la risoluzione che avete preparato e presentato è una risoluzione unitaria semplicemente perché non c'è nulla, è acqua fresca.
In base ad un testo, che è acqua fresca, trovate un comune sentire. Ma io credo che, da questo punto di vista, il livello di credibilità che avete espresso in Europa quando avete manifestato una posizione e poi avete cambiato è pari a zero. Così come, Presidente, ci avete spiegato che sul tema delle armi bisogna tenere una posizione equilibrata. Io, sinceramente, quale sia la posizione, non l'ho capito. Perché la Lega ha espresso una posizione chiara: addirittura, è arrivata a dire che noi ci dobbiamo armare con le armi che produciamo soltanto in Italia. Quindi, l'avrà spiegato naturalmente a Fincantieri e a Leonardo, che hanno fatto diventare il nostro Paese sesto esportatore al mondo per le armi. Quindi vorrebbe dire che, secondo la tesi della Lega, domani Leonardo e Fincantieri cominciano a licenziare. Però loro hanno espresso questa posizione. La posizione sua, io non la capisco, perché anche nella risoluzione - l'ho letta attentamente - non c'è neanche la proposta degli eurobond, perché gli eurobond vi vincolano ad un ragionamento europeista, perché eurobond vuol dire utilizzare risorse comunitarie per una finalità comune, per progetti comuni.
Perché noi non è che spendiamo meno della Russia sulle armi, noi spendiamo, come Europa, 100 miliardi in più l'anno sulle armi rispetto alla Russia. Però, abbiamo comunque una necessità di riarmo e c'è la necessità di riarmo perché quelle risorse sono spese male, perché non c'è un'organizzazione rispetto a come organizziamo la nostra difesa. È tutto lasciato ai singoli Paesi. Quindi, dire chiaramente “eurobond destinati a progetti comuni di difesa comunitaria” sarebbe una posizione chiara che lei non può esprimere, perché deve esaltare costantemente il suo sovranismo e non può scoprire il fianco destro alla Lega. E questo lei me lo chiama un Governo unito nelle posizioni così delicate e così importanti per il nostro Paese? Non credo. Così come noi dovremmo immaginare gli eurobond su tutti i temi che riguardano una unione europea. Se pensate all'automotive, c'è un tema di investimento su risorse economiche che devono essere proiettate su progetti comuni.
E poi, Presidente Meloni, sul tema dell'Albania, lei ci ha detto: come avete visto, in Europa, stanno acconsentendo alla nostra proposta di CPR in Albania.
Ma lei pensa che siamo scemi, Presidente Meloni?
PRESIDENTE. Concluda.
DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Lei aveva presentato qui un progetto di prima accoglienza in Albania - non CPR! - che è stato ripetutamente bocciato. Ha dovuto fare due decreti per modificarlo; 150 giorni per realizzare una struttura che ha ospitato 60 persone e ci dice che hanno ascoltato lei in Europa! Ma non siamo imbecilli, Presidente Meloni (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
Per cui – e chiudo, Presidente - credo che questo Governo sia una mortificazione per il nostro Paese in Europa, non rappresenti una linea unitaria che era stata una delle caratteristiche che lo distingueva dall'opposizione, che, ahimè, è molto divisa. Purtroppo, anche in questo vi siete adeguati (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Carfagna. Ne ha facoltà.
MARIA ROSARIA CARFAGNA (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Colleghi, signora Presidente del Consiglio, come lei ha ricordato ieri, il dibattito di oggi cade in un momento storico drammatico, eccezionale. Un tempo grave lo ha definito lei e non posso che essere d'accordo, perché siamo nati e siamo cresciuti in un'Europa che ha garantito pace, sicurezza, progresso e benessere per oltre settant'anni. Abbiamo fatto politica in un'Europa in cui l'alleanza con gli Stati Uniti d'America era incrollabile e in cui la NATO proteggeva ogni singola porzione del territorio europeo. Abbiamo impostato norme, trattati, alleanze e investimenti come se nessun nemico fosse alle nostre porte. E oggi, il quadro che ci troviamo davanti è profondamente mutato e richiede a chiunque abbia responsabilità politiche e istituzionali quel senso di realtà, quel senso di responsabilità - e io aggiungerei di serietà - a cui lei ha richiamato tutti nel suo intervento di ieri. Affronterò soltanto tre questioni che sono all'ordine del giorno del Consiglio europeo. Soltanto tre, per ragioni di tempo; mi sarebbe piaciuto parlare e affrontare il tema della competitività, della semplificazione e della decarbonizzazione sostenibile, ma il tempo a disposizione non me lo consente, quindi, mi concentro su tre questioni che sono quelle al centro del dibattito pubblico e politico degli ultimi mesi e delle ultime settimane.
La prima: l'Ucraina. Mi sembra che la sua posizione sia chiara. Bene il sostegno incrollabile che il Governo ha mostrato nei confronti dell'Ucraina sin dal giorno del suo insediamento e aggiungo, Presidente, bene la sua capacità di portare sulla sua linea anche chi nutriva dubbi e anche - diciamo - chi era più riottoso e recalcitrante nei confronti di questa linea. Bene, quindi, che l'Italia, grazie a questa linea, abbia respinto e rifiutato le ragioni di chi invocava una pace che, senza il sostegno occidentale anche militare, si sarebbe trasformata nella resa di un popolo aggredito al suo aggressore, affermando un precedente pericolosissimo, che chi invade vince; chi aggredisce annette territori. Questo, però, è quello che bisogna evitare adesso, Presidente.
Abbiamo accolto con favore l'avvio del dialogo tra America e Russia. Lo chiamo “dialogo”, non lo chiamo “negoziato”, perché la telefonata di ieri non si può definire l'avvio di un negoziato, ma accogliamo con favore gli sforzi dell'amministrazione americana. Sappiamo che la pace, purtroppo, richiede compromessi anche a carico di chi è stato aggredito. Quello che bisogna evitare, però, è che la pace, i negoziati di pace si trasformino in una capitolazione di Kiev. E per fare questo, lei può giocare un ruolo importante in questo scenario. Le chiediamo di farlo. Bisogna arrivare, come diceva lei ieri, ad una pace giusta e duratura e l'unico modo per farlo è mettere sul tavolo e pretendere garanzie di sicurezza che scoraggino la Russia da eventuali future aggressioni nei confronti dell'Ucraina, ma anche nei confronti della Moldavia o dei Paesi baltici. Chi nega questa possibilità finge di non capire le ragioni profonde che hanno portato all'aggressione russa in Ucraina, cioè, le sue mire espansionistiche, spesso utilizzando come pretesto la protezione delle popolazioni russofone. Quindi, garanzie di sicurezza anche con soluzioni innovative come quelle che lei ha ricordato ieri, utilizzando lo scudo dell'articolo 5 anche senza l'ingresso di Kiev nella NATO.
Secondo punto: difesa europea e ReArm. Confesso: il termine “rearm” - l'ho detto più volte - non piace neanche a me, ma non penso che “disarmo” possa essere uno slogan, a meno che qualcuno in quest'Aula non si senta di dire, a chi si è trovato i carri armati russi sotto casa, che avrebbe dovuto fermarli sventolando le bandiere arcobaleno (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare). Oppure, dicendo in quel momento: “Arriviamo alla pace e facciamo i negoziati di pace”.
Presidente, lei ha definito il piano di difesa europeo un annuncio roboante. La invitiamo a salvare il principio di quel piano. Salvi il principio. Lo trasformi. Contribuisca a trasformarlo in una proposta concreta, perché investire in difesa non significa dichiarare guerra o mettere l'Europa nelle condizioni di dichiarare guerra a qualcuno, ma significa costruire quella deterrenza concreta e solida che può scoraggiare la Russia e chiunque altro abbia mire espansionistiche nei confronti dell'Europa o nei confronti dei confini orientali dell'Europa.
Perché è indispensabile adesso investire in difesa europea? Perché l'ordine di sicurezza uscito dalla Prima e dalla Seconda guerra mondiale è finito e l'Europa deve provvedere alla sua difesa; perché l'America, gli Stati Uniti hanno dichiarato di voler ridurre l'ombrello che ci ha protetto, l'ombrello di protezione che ci ha garantito pace per oltre settant'anni e ci richiedono di assumerci le nostre responsabilità. A chi contrappone difesa e welfare, lei ieri ha spiegato il fatto che non si tratta di fondi aggiuntivi e che eventualmente sarà debito, deficit. Abbiamo apprezzato il fatto che lei abbia detto che l'Italia valuterà questa possibilità, tenendo naturalmente in considerazione la sostenibilità dei conti pubblici. Ma voglio ricordare, Presidente, che la sicurezza è la precondizione della difesa del welfare. Se cadono le bombe, semplicemente gli ospedali non stanno in piedi. E mettere in contraddizione welfare e sicurezza è un esercizio retorico e opportunistico che stona con la gravità del momento (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare). Ultima questione, un tweet: immigrazione.
Per non parlare di chi ci chiede di scegliere tra Unione europea e Stati Uniti, no? Noi apprezziamo i suoi sforzi per tenere unito il fronte occidentale e la invitiamo ad andare avanti su questa strada, perché quello che bisogna fare, quello che fa una politica seria, non è guardare i primi quattro mesi di Trump, ma i prossimi quarant'anni, sapendo che l'interesse nazionale si difende tenendo insieme integrazione europea e relazioni transatlantiche.
Dicevo, un tweet sull'immigrazione. Bene l'iniziativa europea sui rimpatri, perché è un passo importante. L'ordine di rimpatrio europeo è uno strumento per evitare che sul territorio europeo circolino illegali che rappresentano una minaccia per la nostra sicurezza o per la nostra civiltà, perché non rispettano…
PRESIDENTE. Concluda.
MARIA ROSARIA CARFAGNA (NM(N-C-U-I)M-CP). …le nostre leggi e il nostro Stato di diritto. Lei ha detto, Presidente: se entri illegalmente in Europa, non puoi restarci. Io aggiungo: se resti in Europa, se resti in Italia, devi rispettare le nostre leggi, la nostra Costituzione, devi mandare tuo figlio a scuola, devi mandare tua moglie al lavoro o dal medico anche se nel tuo Paese questo non è consentito.
La invitiamo ad andare avanti. In questo grave momento bisogna andare oltre ogni interesse di parte, come lei sta facendo, e guardare solo all'interesse nazionale, che è quello di coltivare la pace nella sicurezza e difendere, nel modo migliore, quell'isola di benessere e di democrazia che l'Europa è riuscita a costruire in settant'anni di libertà (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Francesco Silvestri. Ne ha facoltà
FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Grazie, Presidente. Presidente Meloni, il suo discorso di ieri - lo devo ammettere - è stato talmente insipido da riuscire nell'intento di valorizzare la sua assenza di questi mesi durante i quali è scappata verso le isole delle interviste impacchettate, magari da qualche conduttore amico. Ieri ha iniziato con una propaganda importante, su quello che io reputo il suo più grande fallimento di questo Governo, ovvero l'immigrazione. Lei ha rivendicato i suoi risultati. Ebbene, agli italiani farà piacere sapere che, da quando è iniziata la sua gestione, sono entrati più di 230.000 immigrati, quasi 80.000 in più. Sa di chi? Se la ricorda la Ministra Lamorgese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), quella di cui lei chiedeva, ogni giorno, le dimissioni? Allora, se si doveva dimettere, perché il Ministro Piantedosi è seduto nei banchi del suo Governo?
Non contenta, poi, è riuscita a dire che l'Europa ci sta seguendo nel progetto Albania, quello che doveva funzionare: se lo ricorda? Ma voi leggete le agenzie stampa? Gliene dico una io, quella del commissario all'immigrazione che diceva: gli hub di rimpatrio, introdotti nel nuovo regolamento UE, sono completamente diversi dai modelli Ruanda e Albania (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Voi non avete solo problemi, a questo punto, con l'inglese; li avete anche con i testi in italiano.
Veniamo, poi, alla versione - alla comica versione - dove cerca di farci credere che il problema di 800 miliardi di riarmo sia nel nome. Lei blatera parole come progetto di difesa comune. Guardi, Presidente, il nome è giustissimo, è lei che è sbagliata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché in quel progetto non c'è alcuna programmazione di difesa comune. Quello è semplicemente un favore fatto alla Germania, che ha deciso di riarmarsi uscendo fuori dal Patto di stabilità, e a lei non è demandato di scegliere un nome piuttosto che un altro, ma lei deve scegliere se fare questo favore a Francia e a Germania, abbassando nuovamente la testa come ha fatto col Patto di stabilità, oppure, una volta tanto, alzarla e rimandare al mittente queste proposte folli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Sul piano Ucraina io credo che poi siamo all'assurdo e credo che lì veramente non sappiamo più che dire. Presidente, lei rivendica questi tre anni di stallo come una sorta di vittoria che oggi permetterebbe al Presidente Trump di negoziare una pace. Cioè, secondo lei, Trump, oggi, dovrebbe ringraziare lei, la von der Leyen e pure Biden, che gli avete permesso di arrivare ad oggi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e in due mesi negoziare con Putin. Lei, il 19 novembre, al G20 - dieci giorni dopo le elezioni di Trump - diceva che con Putin è inutile parlare e la nostra fortuna è che Trump non segue minimamente la sua propaganda (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ma fa l'esatto contrario di quello che lei afferma nei G20.
Concludo con quello che sta accadendo a Gaza. Presidente, io non so se ne è accorta, ma da quelle parti è iniziato, un'altra volta, un genocidio. Il Governo israeliano ci dice che si apriranno le porte dell'inferno. A parte che lì, l'inferno, c'è già da anni e, quindi, non si apre proprio nulla, ma quello che a me stupisce è proprio lei. Un nostro cantautore bravissimo diceva: “Non so se son peggio le balle oppure le facce che riescono a fare”.
Ebbene, lei, madre e cristiana, davanti a uno sterminio di infanti, va in un'Aula, come quella del Senato, e, con un trasporto e con una sensibilità pari a quella di un comodino di Ikea, ci dice che è preoccupata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Mi scusi, Presidente Meloni, guardi che a noi, della sua preoccupazione, non ce ne frega nulla. Lei è il Presidente del Consiglio, faccia il Presidente del Consiglio! Prenda delle posizioni politiche, ci dica cosa farà per fare in modo che a morire siano i tagliagole, i terroristi, piuttosto che i bambini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Ci dica se promuoverà delle sanzioni allo Stato di Israele, ci dica se ritirerà il nostro ambasciatore da quelle parti e se ci può assicurare che attualmente noi non stiamo vendendo nessun fucile con cui quei bambini e quei civili vengono ammazzati.
Allora, quella canzone che le ho citato si chiamava “Niente paura”. Sinceramente, a vedere e a elencare tutti i fallimenti che avete avuto in campo estero e a vederne le conseguenze…
PRESIDENTE. Concluda.
FRANCESCO SILVESTRI (M5S). …un po' di paura, se permette, ce l'abbiamo un po' tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo “Primo Levi”, plesso “Anna Frank”, di Marino, in provincia di Roma, che seguono i nostri lavori dalle tribune. Benvenuti (Applausi).
È iscritto a parlare l'onorevole Candiani. Ne ha facoltà.
STEFANO CANDIANI (LEGA). La ringrazio, Presidente. Presidente Meloni, questa mattina, prima di entrare, il solito giornalista in Transatlantico insisteva: ma, allora, non c'è proprio nessun retroscena? Ma siete andati d'accordo? Ma c'è qualcosa che possiamo magari…? Quello che lascia sempre sconcertati è la ricerca, da parte dell'opposizione, dei distinguo nella maggioranza, quando l'unica certezza che abbiamo oggi qui in Aula - come abbiamo potuto vedere ieri, ed è ineccepibile - è che noi abbiamo una risoluzione attorno alla quale ci troviamo, che voteremo tutti assieme, con una posizione condivisa all'unanimità in maggioranza e l'opposizione ha cinque - forse anche di più - risoluzioni depositate (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia) le quali dicono tutto il contrario dell'altra. È così che stanno i fatti.
Poi, la cosa curiosa è che, anche a sentire qualche dibattito surreale in televisione, quando dibattono, all'interno dell'opposizione sono temi nobili, perché si tratta di guerre e tutto il resto, mentre quando si discute in maggioranza su come trovare una posizione, che è quella del Governo e non è una posizione da poco, allora escono subito i distinguo e sono divisi tra di loro. Questa è una narrazione che respingiamo e che lasciamo dall'altra parte, come quella delle assenze o delle presenze, perché ci possono essere assenze che si fanno notare, ma che sono poi, nei fatti, coerenti, e ci sono presenze che sono totalmente inutili anche rispetto alla realtà (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Presidente Meloni, la cronaca di oggi riporta due fatti: ovviamente, il suo intervento ieri in Senato e l'audizione qui alla Camera, congiuntamente col Senato, del presidente Draghi. È molto interessante sovrapporre i due elementi, perché, da una parte, abbiamo la necessità di una coerenza delle politiche di Governo all'interno del quadro europeo e, dall'altra parte, avevamo un po' la sconsolata presa d'atto - da chi ha rivestito sia un ruolo a livello europeo, sia oggi, in ogni caso è l'ex Presidente del Consiglio dei ministri - che le politiche di austerità messe in campo anni fa, che hanno messo in ginocchio l'economia, a partire da quella greca e poi di tutta l'Europa - e il nostro Paese ne ha sofferto altrettanto - sono state un fallimento. Questo lo abbiamo sentito ieri.
A fronte di questo, ovviamente, ci poniamo una domanda, che è quella che ci ha portato a criticare il libro bianco sulla difesa europea presentato dalla von der Leyen: ma come si può dare una cambiale in bianco a chi a livello europeo fino ad ora non ha dimostrato capacità operative di risolvere i problemi dell'Unione europea?
Come si può essere entusiasti rispetto a piani che vengono presentati dal giorno alla notte, dalla notte al giorno - come se fossero di qualche bruscolino e si tratta, invece, di 800 miliardi di debito, tra l'altro sul sistema difesa - da parte di chi non ha saputo risolvere il problema, da quando è emerso dopo il COVID, sull'autonomia dell'Unione europea rispetto alle forniture energetiche e piuttosto ancora ha creato i gravi divari e le gravi difficoltà economiche con il piano green e con tutto quella che è stata la narrazione surreale sulla conversione dell'automotive dall'endotermico all'elettrico? Noi di questa gente non ci fidiamo, che è cosa ben differente dal parlare di difesa o dal parlare della necessità di avere un sistema di difesa adeguato ai tempi. Consegnare una cambiale in bianco a una Commissione europea che da questo punto di vista ha dimostrato fino ad ora incapacità, oggettivamente per noi è stato un elemento critico che non potevamo che mettere in evidenza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Poi, ormai, per chi magari non è ancora avvezzo alla politica italiana, la Lega ha questo tipo di ruolo: magari quello di essere anche un po' quell'anima che non può tacere e quando le cose non vanno bene le dice, magari anche di essere scomodi, però di mettere in evidenza le situazioni quando non si condividono, per avere una consapevolezza che stiamo governando un Paese e non stiamo governando il condominio, come potrebbe fare qualcuno seduto, purtroppo, alla mia destra.
Presidente Meloni, bisogna essere molto consapevoli che il ruolo che noi oggi giochiamo è un ruolo importante, perché l'unico che può essere giocato è quello di pontiere tra l'Europa, il vecchio continente, e gli Stati Uniti. L'Italia è un Paese ben inserito all'interno della NATO, è un Paese che deve mantenere il suo aggancio atlantico, che deve essere da sprone per rivedere un sistema che si è appoggiato in maniera univoca, rispetto alla difesa, sulla NATO. Non ci può essere, peraltro, una competizione tra chi vuole una proposta di difesa unica europea, che è surreale (e sottolineo: detto anche ieri dal presidente Draghi; l'abbiamo sentito tutti): non può esistere - ma è oggettivo - una difesa unica europea, perché non c'è una politica estera europea. Abbiamo visto la riunione fatta a Londra - paradosso totale - in un Paese che è uscito dall'Unione europea, che ha coordinato un gruppo, cosiddetto di volenterosi, per parlare dei sistemi di difesa europea - paradosso totale - e un'Unione europea che si è fatta rappresentare da Macron quando è andato a Washington a parlare con il Presidente Trump. Non siamo noi a mettere in crisi l'Europa; è l'Europa a essere in crisi per i suoi stessi attori principali, che fanno di tutto per demolirne la credibilità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Se poi questo lo mettiamo in evidenza, è veramente surreale che coloro che ci vengono a indicare come quelli che maltrattano l'Europa sono gli stessi che sostengono poi, ovviamente, le politiche di Macron - perché anche qui è paradossale - e che ci troviamo veramente in casa.
Presidente Meloni, noi siamo sicuri ovviamente sulle nostre scelte e siamo anche consapevoli che l'Unione europea, così com'è, non può andar bene. Faccio solo una un'osservazione di merito. Vede, da quando si è insediato il Presidente degli Stati Uniti, ogni giorno, consegna alla stampa un ordine esecutivo: i famosi 100 ordini esecutivi con cui stiamo vedendo la riscrittura delle regole, delle stesse regole del mondo. Presidente Meloni, se lei va a guardare gli atti giuridici prodotti dall'Unione europea nel corso della precedente legislatura sono 11.200, che corrispondono a circa 180…190 ogni mese. Ogni mese l'Unione europea produce circa 200 atti giuridici a cui siamo tenuti a conformarci. Da quando si è insediato, il Presidente Trump con 100 atti sta cambiando la politica di tutto il mondo. Questo dice quello che non va bene in Unione europea, quello che non funziona in Unione europea e che ci porta, ovviamente, ad essere critici in quella direzione. Se oggi diciamo che l'Unione europea deve funzionare è per dare soluzioni e non per impedirci, ovviamente, di sviluppare una politica che sia anche risolutiva dei problemi, non solamente di parole.
Metto in evidenza - e mi avvio a concludere, Presidente - che lo vediamo a ogni Consiglio europeo, lo vediamo in ogni conclusione di Consiglio europeo: sono sempre gli stessi punti, ormai da anni, che vengono riportati ogni volta, con conclusioni che sono le medesime ogni volta. Questo dà l'idea di un'inconcludenza che è dannosa. Indicare questo problema non significa essere contro l'Unione europea, ma significa essere più europeisti di quelli che europeisti si dichiarano (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e che poi prendono i fondi da Soros, che non sono indipendenti e poi si mettono, loro sì, in ginocchio rispetto agli altri Paesi europei che vanno contro il nostro interesse nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO (AZ-PER-RE). Grazie, signor Presidente. Presidente, Ministri, colleghi, Presidente Meloni, lei ha iniziato ieri il suo intervento al Senato ricordando la gravità della situazione di questo momento e chiedendo consapevolezza nella discussione rispetto al momento storico che stiamo affrontando, sia per quanto attiene a quello che accade in Ucraina ma, più nel complesso, a quello che succede nel mondo. Noi ci approcciamo esattamente con questa consapevolezza a questa discussione, anche perché nel mondo stanno succedendo tante cose e alcune stanno andando peggio di come immaginavamo. Succede in Medio Oriente; succede in Ucraina; succede anche nei rapporti con gli Stati Uniti, che sono un nostro alleato e, per quanto ci riguarda, devono continuare a essere un nostro alleato, perché sul Patto atlantico si fonda la libertà del mondo e la democrazia. In questo io credo che la difficoltà dei Governi europei abbia riscontrato la consapevolezza che un'Unione più forte tra le nostre vedute possa affrontare, possa dimostrare e possa essere una risposta a quello che oltreoceano accade. Infatti, è vero che Trump decide con un atto esecutivo o, quantomeno, con un atto esecutivo dà indicazione per alcune cose - su alcune ci tornerò -, ma è pur vero che molti di questi atti esecutivi a noi non fanno assolutamente bene e non fanno bene, probabilmente, neanche alle relazioni tra Europa e Stati Uniti.
Ieri è successa un'altra cosa: in Parlamento è venuto il presidente Draghi e ha detto delle cose molto importanti, che immagino lei abbia ben presenti; ha dato un punto di vista molto autorevole su alcune vicende di politica internazionale, di politica europea e anche alcune di politica interna. Non ci torno, però ne richiamo solo una, perché penso che sia un tema centrale, lo è stato nell'agenda, lo è nella nostra agenda e penso che lo sia anche nell'agenda del Governo: è il costo dell'energia. Lui ha ribadito la necessità di disaccoppiare il costo dell'energia rispetto al costo del gas e penso che possiamo farlo con gli strumenti che abbiamo a disposizione. Presidente, è nell'interesse di questo Paese avere bollette più leggere. Facciamo le cose che possiamo fare (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe); di quelle che non possiamo fare è inutile discuterne, ma quelle che possiamo fare, Presidente, io la invito a farle.
Molte delle ricette e delle cose che abbiamo bisogno di discutere passano in Europa. Il Consiglio europeo, che ci sarà nei prossimi giorni giustamente lei lo considera un Consiglio europeo importante e noi lo consideriamo come tale. Cinque anni fa l'Unione europea, anche tra i colleghi di quest'Aula, veniva percepita in maniera diversa: c'era chi aveva qualche motivo, sfruttando la burocrazia e queste cose qui, per dire che l'Unione europea non serviva. Oggi io sfido qualcuno a dire che noi non abbiamo bisogno di più Europa. Ne abbiamo bisogno per mille motivi ed è giusto che noi rimarchiamo con forza anche questi mille motivi nel corso di questa discussione che abbiamo davanti. Più debito comune: abbiamo bisogno del debito comune? Certo che abbiamo bisogno del debito comune; ne abbiamo avuto bisogno durante la pandemia e ne abbiamo bisogno anche adesso. Non è che ReArm si chiama così per caso: si chiama così per convincere i Paesi del Nord a fare il debito comune sull'unico tema che a loro interessa, cioè il riarmo. La politica la fanno anche in Europa, non è che la facciamo solo noi. Hanno usato questa descrizione per dire ai Paesi che il debito comune non lo vogliono fare: facciamolo su una cosa che interessa a voi.
Sfatiamo questo mito degli 800 miliardi per il riarmo: non ci sono 800 miliardi. Possiamo usarlo nelle card, ma non ci sono 800 miliardi; sono 150 i miliardi e poi 650 miliardi sono autorizzazioni che ogni Paese può utilizzare, se vuole utilizzare (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E diciamo anche una cosa: la Germania non ha bisogno dell'autorizzazione a sforare il rapporto debito-PIL, perché la Germania non ne ha bisogno; ne avranno bisogno altri. Noi ne abbiamo bisogno e non certo la Germania. Quindi, questo è un progetto che va incontro a noi, alle nostre esigenze. Per tale motivo dobbiamo lavorare con serietà rispetto a questo. Voglio dire una cosa, che sono convinto che valga per chiunque qui dentro: io non voglio spendere soldi nelle armi; non vorrei spendere neanche un euro per le armi, neanche quelli che ci sono a bilancio. È una necessità, non è una volontà perché a qualcuno piacciono le armi. Ma a chi piacciono le armi? A chi piacciono gli eserciti? Vorrei non armare neanche la Polizia.
Ma secondo voi, se non ci fosse la delinquenza, servirebbe la Polizia? No. Perché lo facciamo? Perché i nostri sindaci chiedono più risorse per la Polizia, per le Forze di Polizia? Lo chiedono per un aspetto che riguarda sicuramente la repressione, ma riguarda anche la deterrenza (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), la capacità di dire: guardate, più Polizia c'è, state attenti, delinquenti. Si mettono le telecamere per la deterrenza.
Noi per questo abbiamo bisogno di armarci, per questo abbiamo bisogno di rafforzare il nostro sistema di deterrenza. È vero, ognuno di noi lo dice in tutte le discussioni, lo dico anch'io, lo dice anche il Ministro Crosetto, lo hanno detto in mille occasioni tutti, prima di lui lo diceva il Ministro Guerini: le nostre Forze armate con le altre Forze armate europee hanno delle discrasie inaccettabili. Diciassette tipi di carri armati in Europa, mentre negli Stati Uniti ce n'è un tipo solo. È chiaro che c'è una dispersione di risorse.
Su questo c'è una sfida politica che questo Governo - anche questo Governo, non solo l'Unione europea - deve cogliere, di dire: facciamo l'industria europea della difesa. Perché ci vuole qualcuno che sia capace di mettere insieme. L'Italia può avere queste caratteristiche di essere capace di mettere insieme? Credo di sì, credo che noi dobbiamo esercitare il nostro ruolo. Su questo invito il Governo a farlo fino in fondo.
Chiudo solo con una cosa, ce ne sarebbero altre. Presidente, nel suo intervento, e nel suo dire anche in molte altre occasioni, lei richiama sempre le politiche sull'Africa. Guardi che noi abbiamo dei problemi serissimi che vengono all'orizzonte, se gli Stati Uniti non fanno un passo indietro.
Per quanto riguarda il taglio delle risorse che hanno fatto le agenzie che si occupano di sanità, per esempio, che investono miliardi di euro nella prevenzione e nella lotta alle malattie in Africa… se quelle risorse non vengono ripristinate avremo un problema che sarà non solo un problema africano, non solo un problema italiano, ma un problema europeo, perché ci sarà bisogno che qualcuno se ne occupi lì. E le ondate di migrazione che avverranno quando si tagliano i fondi alla cooperazione internazionale in quel continente le subiremo anche noi. Anche su questo ci vuole più Europa e anche su questo bisogna ripristinare un rapporto serio con gli Stati Uniti, perché la collaborazione, la fratellanza o la condivisione non avviene solo sulle questioni di principio…
PRESIDENTE. Concluda.
ETTORE ROSATO (AZ-PER-RE). …ma quando si condivide la politica insieme (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Calovini. Ne ha facoltà.
GIANGIACOMO CALOVINI (FDI). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, il Consiglio europeo che nelle prossime ore si svolgerà a Bruxelles si inserisce in un quadro di rara tensione a livello internazionale. Il destino dell'Europa, il conflitto mediorientale e il futuro dell'Ucraina sono soltanto alcuni dei temi che verranno toccati nelle prossime ore e che potranno determinare il futuro di centinaia di milioni di persone, ma non solo. In queste ore delicate vi è un ampio dibattito su un tema che travalica le contingenze politiche e che investe la natura stessa del nostro posizionamento internazionale in merito al rapporto tra l'Europa e gli Stati Uniti d'America.
Nell'altro ramo del Parlamento, qualche ora fa, c'è stato un surreale interrogativo sulla necessità di dover scegliere tra Trump e l'Europa. Ma il vero dibattito, oggi, non è quello di dover scegliere tra Trump e l'Europa, e non è neppure quello di dover scegliere tra gli Stati Uniti e l'Europa. Il vero dibattito, oggi, è come rafforzare gli Stati Uniti e l'Europa, rafforzare i cittadini americani ed europei, e il dibattito deve essere su come rilanciare i valori occidentali che da sempre rappresentano, orgogliosamente, ogni americano, ogni europeo e ogni italiano.
Non possiamo dimenticare che quest'asse strategico è lo stesso che ha garantito stabilità, ha garantito sicurezza e progresso per oltre 70 anni e che, oggi, in un contesto globale sempre più instabile e complesso, deve essere rafforzato e non di certo indebolito. Non possiamo assistere a tentativi sempre più espliciti di mettere in discussione questo legame, alimentando una narrazione che vorrebbe l'Europa emancipata dagli Stati Uniti, come se la nostra sicurezza e la nostra prosperità potessero essere in qualche modo perseguite in totale autonomia.
Dividere l'Europa dagli Stati Uniti non è soltanto sbagliato oggi, ma è folle. È una strategia autolesionista che renderebbe il nostro continente più vulnerabile, meno influente e incapace di difendere i suoi stessi valori. Perché, onorevoli, l'Occidente non è una realtà geografica, ma è una civiltà fondata su principi non negoziabili (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), sulla libertà, sulla democrazia, sulla tutela dei diritti individuali e il rispetto dello Stato di diritto. Valori non astratti, non slogan vuoti. Sono il frutto di secoli di storia, di sacrifici e di lotte contro ogni forma di totalitarismo. Sono il perno su cui si regge l'intero ordine internazionale che l'Occidente ha costruito e che oggi è sotto attacco.
Viviamo in un'epoca di crescenti tensioni geopolitiche. Da un lato, potenze autoritarie cercano di ridefinire i confini della convivenza internazionale con la forza, minacciando la sovranità di Stati indipendenti e, dall'altro, movimenti destabilizzanti si infiltrano nelle nostre economie, nelle nostre istituzioni, nei nostri sistemi produttivi, con l'obiettivo di indebolirci dall'interno. Pensare che l'Europa possa difendersi da sola, sganciata dagli Stati Uniti, è oggi a dir poco un esercizio di fantasia, perché la stessa NATO non è una semplice alleanza militare, è l'architrave della sicurezza occidentale.
Nessuno dei Paesi europei da solo possiede le risorse, la capacità strategica e l'influenza per proteggerci da minacce globali. È solo attraverso una coesione transatlantica solida e strutturata che possiamo garantire stabilità e deterrenza. L'Italia ha sempre giocato un ruolo centrale in questo quadro, e non accetteremo che il nostro Paese venga trascinato in derive isolazioniste o velleità autarchiche che metterebbero a rischio la nostra sicurezza, e lo vediamo chiaramente nel caso dell'Ucraina.
L'Occidente ha scelto da che parte stare, e lo ha fatto con convinzione, sostenendo il diritto di un popolo sovrano a difendere la propria libertà. Senza il supporto degli Stati Uniti, giusto ricordarlo, e dell'Alleanza euroatlantica, oggi Kiev sarebbe caduta, con conseguenze incalcolabili per l'intera architettura europea. Ma il rapporto con gli Stati Uniti non si esaurisce nella dimensione della sicurezza, anche sul piano economico l'alleanza è essenziale. Negli ultimi anni abbiamo assistito a tentativi di inasprimento dei rapporti commerciali, con l'imposizione di dazi e tariffe che rischiano di danneggiare gravemente la nostra economia.
Una guerra commerciale tra Europa e Stati Uniti sarebbe un disastro senza precedenti. Per questo il nostro Governo lavora con determinazione affinché prevalga il buon senso, affinché si trovino soluzioni di equilibrio, affinché non si ceda alle tentazioni delle rappresaglie economiche. Dobbiamo ricordarci che l'Occidente si rafforza attraverso il confronto, e non attraverso lo scontro. Vogliamo un Occidente più forte, più compatto e più coeso; vogliamo costruire ponti, non scavare solchi; vogliamo rafforzare l'alleanza transatlantica, non minarla; vogliamo consolidare il nostro ruolo di interlocutore serio, responsabile e affidabile.
Diceva Henry Kissinger che gli europei devono fare due cose: la prima è stare al nostro fianco, cosa che, di fatto, avviene ed apprezziamo, e la seconda, altrettanto importante, è quella di sviluppare una strategia comune per affrontare le sfide del futuro. L'Italia è pronta ad assumersi questa responsabilità, perché siamo dalla parte della libertà, della democrazia, della stabilità, e noi crediamo in un Occidente forte e compatto e continueremo a batterci affinché nessuno possa mettere in discussione questo principio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Ascani. Ne ha facoltà.
ANNA ASCANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Membri del Governo, colleghe e colleghi, avrei voluto ringraziare la Presidente Meloni per la sua presenza - mi auguro ci stia ascoltando ovunque sia andata o scappata, visti i precedenti - perché l'abbiamo attesa tre mesi. Voglio essere chiara, recherei offesa alla sua intelligenza politica se attribuirsi l'assenza ad una sottovalutazione della fase che stiamo vivendo dall'insediamento del nuovo Governo americano. Ma recherei offesa alla verità se non ricordassi che la vera ragione di questa prolungata assenza è che il suo Governo è diviso, anzi lacerato, sulla politica estera.
Il segretario della seconda forza di maggioranza, il suo Vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, anche lui assente quest'oggi, non perde occasione di sottolineare la sua assoluta avversione all'idea della casa comune europea. Lo slogan che ha utilizzato al raduno delle ultradestre la dice lunga: “meno Europa, più libertà!”.
Un manifesto politico di smagliante chiarezza, che però differisce non poco da quello del terzo partito della coalizione, Forza Italia, che esprime l'altro Vicepremier, nonché Ministro degli Affari esteri. Non posso non comprendere, quindi, il desiderio della Presidente Meloni di evitare di mettere in piazza, diciamo così, le differenze nel Governo, ma non la posso giustificare, perché la signora Presidente deve avvertire il dovere di confrontarsi in Parlamento con tutte le forze politiche, perché noi, tutte e tutti, rappresentiamo il popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Come - bentornata Presidente - gli ateniesi di Pericle, cerchi bene nel discorso da cui ha tratto la sua citazione, noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia, e spero che d'ora in poi non capiti più neppure a lei, perché questo non è un tempo ordinario. La storia, decisamente aiutata dal repentino e radicale cambiamento della politica americana verso il resto del mondo, ci ha messo dinanzi a scelte che potremmo definire ricostruttive.
Mi lasci dire che, nel suo intervento, non ho rintracciato l'eco di una consapevolezza di questo salto d'epoca perché questo è molto di più di un tempo non facile, come l'ha definito lei. Eppure, Presidente Meloni, lei ha riempito il suo discorso della consueta retorica autocelebrativa. Ci aspettavamo, al contrario, un poco di autocritica perché lei ha chiaramente fallito se il ruolo che aveva disegnato per se stessa era quello del pontiere: le parti che voleva unire non fanno che allontanarsi. E questo è il tempo delle scelte, della chiarezza. Presidente, le domando: anche lei pensa che l'Unione europea sia nata con il solo scopo di truffare gli Stati Uniti d'America? Crede lei che i dazi del 200 per cento sul nostro vino siano un fatto positivo per la nostra economia? Prenda posizione. Ritrovi il coraggio che aveva quando sedeva tra questi banchi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Io la ricordo bene avere ricette per tutto, prendere posizione su tutto e vederla ora alternare silenzi e mezze parole nelle sedi internazionali le confesso mi fa una certa impressione.
Insomma, faccia qualcosa - per dirla con le parole di chi l'ha preceduta in quel ruolo - anziché attendere che la furia di questo tempo si plachi. Non accadrà, Presidente, senza il nostro protagonismo e “nostro” vuol dire dell'Europa, di quell'Unione, certo, imperfetta, ma essenziale che abbiamo contribuito a fondare, che oggi ha bisogno di una difesa comune, espressione che lei si rifiuta di pronunciare per non irritare il suo alleato di Governo, ma senza la quale ci ritroveremo completamente esposti alle insidie del nuovo disordine mondiale. Su questo tornerò tra poco.
Sembrerebbe ad ascoltarla, signora Presidente, che l'economia cresca, i salari corrano, le bollette calino, le liste d'attesa in sanità si accorcino e via discorrendo. Poi, ovviamente, c'è l'operazione Albania: un costosissimo e disumano fallimento, centri vuoti da ottobre 2024, 5 mesi, oggi, che lei continua a difendere, anzi, addirittura, a indicare come soluzione esemplare alla gigantesca questione delle migrazioni. Le cose non stanno così: la favola che lei racconta non c'entra niente con la realtà e lo dico senza alcun compiacimento perché a pagare il conto di questa narrazione sono gli italiani, soprattutto, i più fragili. Noi abbiamo presentato le nostre proposte su sanità, salari, aiuti alle imprese e molto altro ancora. Voi preferite fuggire dal confronto con rinvii ogni volta più imbarazzanti, ma stia pur sicura: non smetteremo, non ci fermeremo, continueremo a far parlare la realtà in quest'Aula ogni volta che proverete a contrapporgli le vostre favolette (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Presidente Meloni, ho, invece, apprezzato alcune sue parole sul sostegno all'Ucraina, stato sovrano criminalmente attaccato e invaso dal regime neo imperialista di Putin. Speriamo anche noi che la guerra finisca al più presto, che tacciano le armi, che smettano di cadere le bombe su quel martoriato Paese, che tornino a casa i bambini deportati con la forza in Russia, che ci sia la pace. Ma la pace deve essere giusta, cioè, come ha detto di recente il Presidente Mattarella, una pace che non crei un omaggio alla prepotenza delle armi e preveda le garanzie necessarie alla sicurezza dell'Ucraina; anche da come sarà la pace dipende il futuro non solo degli ucraini, ma anche di tutti noi europei.
Un'ultima considerazione: per l'Europa si è aperta una fase decisiva, per questo, poc'anzi, accennavo alle scelte ricostruttive che dovrà compiere. La competizione commerciale che Trump ha in animo di aprire con l'Unione europea, ma soprattutto l'intenzione di non garantire più la sicurezza del nostro continente dalle possibili minacce militari esterne, chiudono un capitolo che data inizio dopoguerra. Non è finita la storia, certamente, però è finita una storia. E questa tempesta, pur investendo tutto il nostro mondo, dalla cultura all'economia, ha un campo d'attenzione che richiede rapidità di decisione ed è appunto quello della difesa, della capacità di assicurare ai popoli europei un riparo, quella sicurezza di cui spesso vi siete riempiti la bocca, ma che siete incapaci di declinare, se non per propaganda, sempre solo a danno dei poveri cristi, come se, davvero, fossero loro le minacce ai confini europei e non l'imperialismo di chi invade con i carri armati uno Stato che rifiuta di sottomettersi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Siamo indietro, spaventosamente indietro, e serve una politica estera e di difesa comune. Siamo convinti che la strada principale non sia il riarmo nazionale, che, tra le altre cose, porterebbe a creare ulteriori divisioni tra gli Stati membri, creando squilibri militari tra un Paese e l'altro, in ragione dei margini di bilancio, favorevoli ad alcuni e sfavorevoli ad altri.
Per la cronaca, rientriamo tra i secondi; per questo soprattutto a noi serve più integrazione, serve che il debito sia comune, non dei singoli Stati. Eppure, lei, questo, non lo dice. L'Europa si trova dinanzi a un tornante decisivo, dobbiamo sapere che, in questione, non c'è solo la capacità di deterrenza; in gioco ci sono le nostre democrazie, il welfare, i diritti civili, la pace, quel sistema di idealità e prassi che ha distinto la nostra Europa.
A David Sassoli - e concludo -, a Fossoli, nell'estate del 2021, si chiedeva: perché tutti i regimi autoritari si preoccupano dell'Europa? E rispondeva: perché “i valori europei mettono paura, perché le libertà consentono uguaglianza, giustizia, trasparenza, opportunità, pace. E se è possibile in Europa, è possibile ovunque.”
Noi dobbiamo arrivare a costruire quella difesa comune, auspicata, quanto necessaria, anche per questo, perché i valori dell'Europa continuino ad essere un esempio, una possibilità per ogni donna e ogni uomo, ad ogni latitudine del mondo. Lei, Presidente, da che parte sta? Con l'Europa o no? (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, lei ieri ha stigmatizzato chi, per ragioni ideologiche, tenta di scavare un solco tra le due sponde dell'Atlantico e non fa che indebolire l'Occidente a beneficio di ben altri attori.
Signor Presidente del Consiglio, a me sembra che sia lei che, per ragioni ideologiche, non vuole prendere atto di quello che sta accadendo nel mondo, tra le due sponde dell'Atlantico e oltre. E questo distingue lei e, quindi, porta a distinguere l'Italia dal resto dei Paesi principali europei, incluso il Regno Unito, che, quasi dieci anni dopo la Brexit, sceglie strategicamente, per la difesa essenziale, di nuovo, la partnership con l'Unione europea e i Paesi dell'Unione europea.
Vede, sono cresciuto con Marco Pannella, con Emma Bonino; europeista e atlantista senza se e senza ma - come pochi altri -, ma non chiudo gli occhi, non faccio come le scimmiette: non vedo, non sento e non parlo, perché, dopo tutto, Trump è un amico conservatore. È Trump che “sceglie la più stupida guerra commerciale della storia” - cito The Wall Street Journal - contro l'Europa, contro gli alleati, contro il Canada; contro l'Europa, inventandosi la balla che l'Unione europea stia approfittando degli Stati Uniti, quando noi sappiamo benissimo che, economicamente, questo non è vero. Se guardiamo la fotografia nel suo insieme, ci mettiamo i servizi finanziari, gli scambi finanziari, ci mettiamo il digitale, non c'è nessuna Europa che approfitta e su questo bisognerà reagire, signor Presidente del Consiglio. Non chiamatele come le avete chiamate, non mi ricordo neanche… Non è una rappresaglia, come ha detto lei ieri, è una difesa e, se siamo attaccati sul piano economico, dobbiamo difenderci.
Guardiamo a quello che sta succedendo nel mondo e guardiamo vicino. Chiudo, signor Presidente. Guardiamo a quello che è accaduto, ieri, in Germania per capire quanto gli altri Paesi stiano reagendo. Nessuno vuole tagliare i ponti con gli Stati Uniti; speriamo che Trump cambi idea, speriamo che, dopo Trump, torni qualcuno cooperativo nei confronti dell'Unione europea, perché Trump sta scegliendo - e non a caso la telefonata di ieri è andata male, poco meglio delle telefonate che fecero a Putin Macron o Scholz - di privarsi del suo asset più importante, storicamente l'asset più importante degli Stati Uniti: gli alleati europei. Sceglie di scavalcare, ha scelto lui. Noi dobbiamo rispondere in qualche modo. Ieri, la Germania, nel Parlamento tedesco, ha votato - certo, loro hanno il debito al 62 per cento - un grande piano di investimenti: 500 miliardi per infrastrutture, eccetera; è un piano illimitato per sostenere la difesa. E l'ha votato con il consenso dei socialisti e dei verdi, su proposta di un Cancelliere democristiano, conservatore. Questa è la portata, l'entità delle cose che sono in gioco. E noi non possiamo ridurci a dire: “no”, però troncare e sopire. Non è il momento di troncare e sopire. Nessuno vuole litigare con gli Stati Uniti, ma dobbiamo prendere atto che anche sulla difesa ieri…
PRESIDENTE. Concluda.
BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Ieri Merz, il Cancelliere tedesco, ha detto: dobbiamo fare una difesa comune, il modello Schengen anche con altri Paesi europei fuori dall'Unione. Signor Presidente del Consiglio, noi ci stiamo o no? Abbiamo bisogno, oggi come mai, della forza degli Stati Uniti d'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa e del deputato Faraone).
PRESIDENTE. Chiedo cortesemente un po' di silenzio in Aula.
È iscritto a parlare l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.
NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, signor Presidente. Signora Presidente del Consiglio, ha detto ieri nell'Aula del Senato che il tempo che stiamo attraversando è un tempo grave. Io penso che lei abbia ragione ed è per questo che credo che la discussione che stiamo facendo meriti il tentativo di misurarsi con questa gravità. È per questo che discutiamo dell'Europa, dei rischi che corre, delle minacce a cui è oggi esposta e di come immaginare una reazione all'altezza di queste sfide.
Allora, signora Presidente, mi faccia dire subito una cosa: l'Europa, l'Europa di oggi e soprattutto l'Europa di domani, muore a Gaza (Prolungati applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Muore nell'incapacità di prendere parola, una parola che sia qualcosa di più della richiesta, perfino immorale e indegna, di moderazione al Governo criminale di Benjamin Netanyahu, a chi, per salvaguardare la sua carriera politica, torna a bombardare i corpi dei bambini (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), il diritto internazionale e ogni credibilità per chi voglia tornare a farlo valere in un mondo sempre più preda della violenza, del diritto del più forte, della prepotenza, dell'arroganza. L'Europa muore e con lei anche il nostro Paese, la nostra dignità, nell'incapacità di dire basta di chiedere sanzioni, di dire stop all'Accordo di associazione UE-Israele, di riconoscere lo Stato palestinese. L'Europa muore in questa assenza di reazione.
Ancora, signora Presidente, l'Europa si rende irrilevante e misura la sua irrilevanza nell'assenza di un protagonismo sul piano diplomatico di fronte all'invasione criminale di Putin in Ucraina. Un'assenza e un silenzio durati tre anni, tre anni, invece, pieni di retorica, quella della vittoria militare: ce la ricordiamo? Una retorica a cui, purtroppo, anche lei ha preso parte in più di un'occasione: sarà vittoria, crediamo alla vittoria. Oggi, dopo aver misurato quell'irrilevanza, l'Europa misura - come se si fosse svegliata di colpo da un brutto incubo, un po' sudata - la sua assenza dal luogo dove Trump e Putin, due amici che non a caso vanno molto d'accordo, pianificano la pace degli affari sulla pelle e sulla dignità di chi è stato aggredito, perfino cambiando l'ordine del discorso.
Vedrete che riabiliteranno e riabiliterete prima Putin dei pacifisti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Ci avete detto "pacifinti", "paci-tonti", ci avete preso in giro. Ancora oggi, hanno riecheggiato le parole retoriche - queste sì - di chi dice: ma che volevate dire agli ucraini? Di sventolare la bandiera arcobaleno? No, abbiamo tentato di dire al mondo intero, all'Europa: se non interviene ora con un'iniziativa diplomatica, la guerra andrà avanti, sarà più grave, sarà più distruttiva, ucciderà più persone, sarà sempre più difficile tornare indietro, se non nella forma che oggi tutti giudichiamo un po' cinica e terribilmente inadeguata, quella che Trump e Putin insieme stanno provando a disegnare, anche sulle spoglie di un'Europa assente.
L'Europa, signora Presidente, scompare - i suoi valori? Quanta retorica - nel silenzio che anche lei ha riservato al suo amico, altro amico di Putin e anche di Donald Trump - torna sempre tutto, quando si guardano le cose con la lente della verità -, Orbán, che ieri licenzia una legge, non so se ne è accorta, per dichiarare fuorilegge il Pride. Mi sembrava che, nei valori europei, la libertà di manifestare fosse per tutti e tutte noi - sono sicuro che lo è anche per lei - un valore irrinunciabile (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle - Applausi del deputato Benzoni).
Allora, chiedete che l'Ungheria, che vieta il Pride, vada fuori dall'Europa, se volete salvarla questa Europa. Siate protagonisti - sì, sì! - oppure che quella legge sia ritirata, perché incompatibile con i valori di un'Europa che poi richiamate ogni volta per giustificare scelte che con quei valori hanno poco o nulla a che fare. L'Europa si suicida nel dire “sì” al piano di Ursula “bomber” Leyen: 800 miliardi di euro (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). È carina, vero? Le è piaciuta, ho visto. E forse è anche d'accordo, sotto sotto. So che non me lo può dire, non lo dirà, ma forse è anche d'accordo. Provi, provi: lo dica, se vuole. Ottocento miliardi di euro per aumentare la spesa in armamenti nazionali. È di questo che si tratta. Lasciamo stare la discussione. Siamo tutti per la difesa comune: noi ce l'abbiamo nel programma, siamo anche per l'esercito comune, ma non è questa la discussione. C'è qualche timida raccomandazione - mi raccomando, fate qualche acquisto insieme -, ma, per il resto, nulla.
Deroghe al Patto di stabilità: 800 miliardi. Ma quando chiediamo, per salvare l'Europa e il suo welfare, ciò che ha di più prezioso, questa Europa, ciò per cui è più odiata… Perché, anche qui, signora Presidente, colleghe e colleghi, non è che Trump, Putin, le destre nazionaliste e populiste, che dall'interno la vogliono far saltare e concretamente ne minacciano l'esistenza, odiano l'Europa per caso, la odiano perché l'Europa è il continente delle libertà (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), ma è anche quello delle Costituzioni nate dalla liberazione contro i fascisti e i nazisti. È l'Europa che ha fondato la sua coesione su un welfare inclusivo, sui diritti del lavoro, sui salari, sulle pensioni, sul diritto alla salute per tutti, anche per chi non aveva le risorse per pagarsela, sul diritto all'istruzione, e quegli 800 miliardi - checché ne dica lei o il Ministro Giorgetti, col quale ci siamo già confrontati qualche giorno fa - saranno soldi tolti ad altri investimenti. È inutile dire: ma non taglieremo. Ci mancherebbe: più di quanto avete già fatto? Di quanto facciamo da anni, anche grazie alle scelte sbagliate dell'Europa sul piano della politica monetaria ed economica? Il punto è che non investirete quando avremo bisogno di investire per rendere forte quel welfare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle), per impedire a chi vuole far saltare l'Europa di dire: vedete cos'è l'Europa? È quella che spende in bombe, in armi, in carri armati, invece che in TAC, in scuole, in laboratori di ricerca.
Avremmo bisogno, per difendere l'Europa, Presidente, di un grande CERN europeo dell'intelligenza artificiale che ci metta al riparo dal ritardo devastante che abbiamo su questo fronte, di una discussione seria su cosa sono oggi le piattaforme e i dati che controllano e orientano anche le democrazie e le loro scelte nel processo democratico. Avremmo bisogno di discutere se sia arrivato il momento di dire che, per stare sui social, ci vuole il documento d'identità, perché forse, questa discussione, tocca cominciare a farla, dopo che abbiamo visto cosa è successo da Cambridge Analytica in poi. Ma ce ne siamo dimenticati? Chi ha lavorato lì, quello Steve Bannon, con cui lei si è accompagnata più di una volta, l'ha detto chiaro: ci prenderemo l'Europa, un Paese alla volta, e per via elettorale. La minaccia non è l'aggressione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), l'invasione militare domani della Russia di Putin. Lo volete capire che arriva da un'altra parte? Perché, se non lo vediamo, l'Europa muore.
Finisco, Presidente. L'Europa salta per aria con i dazi. Allora, lei ha detto: ma non bisogna replicare a specchio. Guardi, ha ragione. Ha ragione: però, che facciamo? Perché qui casca l'asino. Che facciamo? Costruiamo una relazione con gli altri mercati? Discutiamo dei rapporti con i BRICS, con la Cina? Oppure, siccome Trump ha detto che quelli sono i nemici strategici - perché questo è il punto del mondo che abbiamo davanti, l'Indo-Pacifico, dove si sposta la crisi e il rischio di una guerra -, siamo muti su questo fronte, muti. Allora, se siamo muti, diventa lecito pensare che il punto sia questo.
Io ho sentito di nuovo oggi riecheggiare qui, da qualche intervento: noi siamo atlantisti ed europeisti. Mi viene in mente il mal di testa. Sa quel mal di testa terribile che arriva quando c'è un rompicapo irrisolvibile, una di quelle contraddizioni stridenti? Atlantisti e europeisti. Un certo atlantismo - l'ho già detto in quest'Aula, ci torno oggi, mi pare terribilmente attuale - è quanto di più evidentemente conflittuale con l'europeismo.
Allora, se vogliamo difendere questa Europa, serve una politica che è largamente l'opposto di quello che questa classe dirigente europea - e, me ne dispiace, anche la nostra classe dirigente nazionale - sta mettendo in campo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Scerra. Ne ha facoltà.
FILIPPO SCERRA (M5S). Grazie, Presidente. Presidente Meloni, dopo tre anni di errori in quest'Aula possiamo dire, senza timore di essere smentiti, che la sua strategia, cioè quella di scommettere sulla vittoria militare dell'Ucraina, sulla sconfitta della Russia, sulla fornitura di armi all'infinito, quella secondo cui non si doveva assolutamente neanche provare ad interloquire con Putin, è stata un fallimento colossale per il quale dovrebbe chiedere scusa agli italiani, agli europei, ma, soprattutto, dovrebbe chiedere scusa agli ucraini, Presidente.
Il dubbio oggi mi viene spontaneo, Presidente. Oggi abbiamo qui la Giorgia Meloni che ha dato l'ok, nell'ultimo Consiglio europeo, al Piano ReArm EU o abbiamo la Giorgia Meloni di ieri, al Senato, che, per compiacere la Lega, furbescamente, quasi prendeva le distanze dal Piano ReArm EU (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?
Ebbene, Presidente, noi guardiamo le posizioni ufficiali ai tavoli internazionali e i voti al Parlamento europeo. Lei è colei che appoggia il Piano ReArm EU che, giusto adesso che si parla di pace, impiega 800 miliardi di euro dei cittadini europei per una folle corsa al riarmo, mette una pietra tombale al progetto di difesa comune europea e danneggia l'economia italiana.
Ma, d'altro canto, cosa ci possiamo aspettare da una Presidente del Consiglio che ha sottoscritto un Patto di stabilità che, nei prossimi anni, ci costerà 80 miliardi di euro? Stiamo parlando di questo.
E non è vero, Presidente, quello che lei ha sostenuto ieri al Senato, cioè che la possibilità di sforare il deficit sulle spese di difesa, voluta da questo Governo, non ha effetti sugli altri capitoli di spesa. Questo è tecnicamente falso, perché sempre di debito si tratta, Presidente, e, se si sceglie di indebitarsi sulle armi, ci sarà meno spazio per gli altri capitoli di spesa, nonostante il sorriso del Ministro dell'Economia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Il suo Governo ha scelto e ha scelto di mettere decine di miliardi sulle armi invece che sulle pensioni, decine di miliardi sulle armi invece che sulla sanità; ha scelto di mettere i miliardi sulle armi invece che combattere il caro bollette. Lei ha scelto di tradire gli italiani, Presidente Meloni, e ne ha la piena responsabilità.
Un altro effetto, non secondario, di ReArm Europe è che gli Stati membri con una maggiore capacità fiscale avranno a disposizione più risorse rispetto agli altri Stati e la Germania ha già un piano di riarmo di centinaia di miliardi di euro, quindi, con questo piano si acuiscono le differenze. C'era stato, nel 2020, un Presidente del Consiglio che era riuscito a far tornare l'Europa come comunità e quel Presidente del Consiglio si chiama Giuseppe Conte e lo dobbiamo ringraziare per il lavoro che ha fatto per questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Adesso state tornando indietro rispetto a quel picco di integrazione europea raggiunto nel 2020. È così, gli anni di un'Italia rispettata in Europa sembrano lontanissimi. Adesso, l'autorevolezza internazionale di questo Esecutivo è pari a zero ed in questo momento è evidente la sua confusione, Presidente Meloni, perché, da una parte, è tirata per la giacchetta dalla Lega, dall'altra parte, c'è la distanza di Tajani, dall'altra parte, non vuole contraddire Trump e, poi, non vuole essere degradata a ultima della classe fra gli Stati europei.
Noi capiamo la sua difficoltà nel partecipare agli incontri organizzati da Starmer e Macron con il dubbio morettiano: mi si nota di più se vado e me ne sto in disparte, oppure se non ci vado per niente? Ma, Presidente, a noi non serve un Presidente del Consiglio che ha questo tipo di dubbi, a noi serve un Presidente del Consiglio che sia leader autorevole e che, soprattutto, sia costruttore di pace, e lei non lo è, Presidente.
PRESIDENTE. Concluda.
FILIPPO SCERRA (M5S). Concludo. Si parlerà di competitività. Ci presentiamo con una situazione industriale devastata: siamo a due anni consecutivi di calo della produzione industriale, siamo a una crescita da “zero virgola” e si avvicina lo tsunami dei dazi. La verità è che, a nostro modo di vedere, il primo dazio lo abbiamo in Italia, il dazio è quel Presidente del Consiglio, che è appena uscita dall'Aula, il primo dazio è Giorgia Meloni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Poiché sappiamo che, negli ultimi due anni e mezzo, nei Consigli europei mai questo Presidente del Consiglio ha difeso gli interessi nazionali, purtroppo, non ci aspettiamo bellissime notizie dai prossimi due giorni di Consiglio europeo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giglio Vigna. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). Grazie, Presidente. Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, come Lega ci riteniamo soddisfatti della risoluzione che abbiamo scritto insieme alle altre forze di maggioranza e delle sue comunicazioni, Presidente del Consiglio, che vanno di pari passo con la risoluzione parlamentare.
Ai punti 5 e 8 degli impegni leghiamo alla competitività l'idea di una semplificazione del quadro regolatorio dell'Unione europea per favorire le nostre imprese grazie a questa deregolamentazione; al punto 6 tocchiamo il tema della neutralità tecnologica importante per scardinare l'ideologia dell'elettrico a tutti i costi; al punto 7 richiamiamo il concetto di una transizione verde socialmente sostenibile da lavoratori e imprese d'Europa; al punto 8 diciamo “no” a una tassazione europea; al punto 11 ribadiamo la necessità di dirottare risorse europee sul cosiddetto fronte Sud, la lotta all'immigrazione clandestina.
Vi è, poi, la sollecitazione a tenere alta la guardia in Medio Oriente, partendo dal presupposto che il Paese aggredito è Israele, quindi con Israele, senza se e senza ma.
Sulla guerra, nella risoluzione riconosciamo, in premessa, l'importanza dei colloqui di Gedda, quindi, riconosciamo il ruolo degli Stati Uniti in questi Trattati di pace. Mesi fa, come presidente della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), richiesi con una certa intensità all'ambasciatore di Francia di venire a riferire alla XIV Commissione sulle gravi parole di Macron in ordine a un possibile invio di truppe in Ucraina, parole gravi e pericolose. Ovviamente, siamo pronti in XIV Commissione, come Lega, a ripetere questa azione e a chiedere audizioni e incontri con tutti gli ambasciatori dei Paesi che si lanciano a possibili ingressi dell'Unione europea e di truppe dell'Unione europea direttamente nel conflitto.
Ma in questi giorni, e anche ieri, la stessa Presidente von der Leyen ha pronunciato parole gravissime e pericolose. Bruxelles oggi manifesta apertamente un distacco dalla realtà geopolitica, oltre ovviamente dalla volontà dei popoli d'Europa. Il mondo sta andando verso la pace in quella regione e in quell'area e le parti vogliono accordarsi.
L'Europa ha avuto tre anni per prendersi un ruolo centrale - noi l'abbiamo ribadito molte volte dai banchi della Lega - e non ce l'ha fatta. Ora segua la via dettata da Washington, segua la via dettata dagli Stati Uniti.
In questa fase, il mondo occidentale deve essere unito e parlare con una voce sola e oggi quella voce - se ne facciano una ragione coloro a cui non piace l'attuale inquilino della Casa Bianca - è la voce di Washington. Non possono esserci dissonanze o distinguo fra quello che i Paesi occidentali dicono e quello che i Paesi occidentali fanno come strategia per arrivare a una pace duratura in Ucraina.
Parlare di esercito unico europeo è impossibile, non esiste una politica estera europea, non può esistere quindi un esercito unico europeo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Siamo molto soddisfatti, come gruppo Lega, che nel delicato punto 10 della risoluzione di maggioranza non si parli di esercito unico, ma si parli, ancora una volta, di valorizzazione del lato europeo del Patto Atlantico e della NATO.
Detto questo, non mi rimane che dichiarare il voto favorevole del gruppo Lega sulla risoluzione di maggioranza e sulle comunicazioni della nostra Premier (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Caiata. Ne ha facoltà.
SALVATORE CAIATA (FDI). Grazie, Presidente. Presidente del Consiglio, nel prossimo Consiglio europeo sarete chiamati a prendere decisioni che toglierebbero il sonno, ma per fortuna a rappresentare il nostro Paese ci sarà lei, che ha alle spalle la postura e la serietà che il momento richiede, ma soprattutto ci sarà lei che ha il consenso degli italiani e di un Governo coeso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che, infatti, si presenta oggi con un'unica risoluzione di maggioranza, a differenza delle opposizioni che presentano un arcobaleno di risoluzioni. Mi verrebbe da dire che, se potessero, addirittura presenterebbero forse due risoluzioni per ogni singolo partito.
Apprezziamo molto, Presidente, il suo invito al dialogo, a un atteggiamento responsabile da parte di tutti, in un momento in cui la storia ci guarda e, come ha detto lei, siamo chiamati a decidere se essere leader, capaci di prendere decisioni coraggiose, che perseguono l'interesse nazionale, mettendo il destino nazionale davanti al destino nostro, mettendo gli italiani prima di tutto o decidendo di fare quello che è necessario e non quello che è conveniente; oppure, come altri stanno facendo, essere followers in cerca di facili consensi, inseguendo i sondaggi per qualche pugno di voto in più. Purtroppo, ascoltando le parole che sono arrivate dai banchi delle opposizioni, mi sembra che queste siano state parole al vento e che il suo invito sia stato vano.
Apprezziamo molto il suo essere statista, la sua capacità di prendere decisioni per il futuro dei nostri figli a cui, come ha detto lei, con il coraggio delle nostre decisioni, cercheremo di far sì che non manchino felicità e libertà. Apprezziamo e abbiamo apprezzato molto il suo silenzio in questa fase, il suo lavoro silenzioso, perché in un momento in cui le fughe in avanti sembrano essere lo sport più praticato da molti Capi di Stato, smaniosi di ritagliarsi uno spazio, forse a causa della propria debolezza, il lavoro silenzioso della diplomazia e delle relazioni sarà fondamentale per arrivare a una pace stabile e duratura (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Apprezziamo molto, Presidente del Consiglio, il suo essere al fianco del Presidente Mattarella ogni volta che viene attaccato per la sola ragione di aver ricordato chi sono gli aggressori e chi sono gli aggrediti. Apprezziamo molto che lei abbia detto chiaramente che non un euro dei fondi di coesione verrà distolto per essere destinato ad altri usi, sottraendosi a facili speculazioni. L'apprezziamo molto, perché avendo sempre avuto a cuore il bene del nostro Paese, non ha esitato, anche in passato, a sostenere i Governi a cui ci opponevamo, ma quando c'era in gioco l'interesse nazionale abbiamo dato il nostro sostegno. E non come chi, invece, per ben due volte, ha ratificato le spese militari. L'11 luglio 2018, vertice NATO di Bruxelles, il Presidente non eletto Giuseppe Conte e, 3 dicembre 2019, sempre il non eletto Presidente Giuseppe Conte ha ratificato e confermato l'impegno italiano a raggiungere il 2 per cento del PIL in spese militari (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e, oggi, in cerca di un facile, ma effimero consenso, si professa pacifista, come se non lo fossimo tutti, ma forse all'epoca… Oggi insegue dei consensi, all'epoca inseguiva il consenso di qualcun altro: “Giuseppi”, mi viene da dire.
Vorrei anche dire, per suo tramite, Presidente, al collega Scerra - che parla di tradimento - che proprio portando questo esempio, questo verbo, che deve essere ben conosciuto in quei banchi, invece da questa parte del Parlamento è perfettamente sconosciuto, perché noi abbiamo sempre tenuto fede agli impegni che abbiamo preso nei confronti degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Apprezziamo molto che sia pragmatica nella ricerca di soluzioni e mi permetto di aggiungere che in questa fase storica non si può fare il tifo per o contro qualcuno. Bisogna fare il tifo...
PRESIDENTE. Concluda.
SALVATORE CAIATA (FDI). …per la pace e ben vengano tutte le iniziative, a prescindere da chi le prenda, che portino, come la telefonata di ieri, all'avvicinarsi di una tregua e di un accordo di pace.
Concludo, dicendo che, se non si è capito, l'elenco delle cose per cui l'apprezziamo, Presidente, era ancora molto lungo, ma noi la apprezziamo e la sosteniamo e siamo solamente l'iceberg di una punta di milioni di italiani che, tramite noi, le fanno arrivare il consenso, a lei, al suo Governo e anche al Ministro della Difesa che riveste un ruolo fortemente delicato in questa fase (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Provenzano. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Signora Presidente, è un tempo grave, è vero. Il mondo di ieri, quello che abbiamo conosciuto per tre o quattro generazioni, è finito e finisce l'età della sicurezza, avrebbe detto in quel libro Stefan Zweig; e a fronte di questo che è uno sconvolgimento, a fronte dello spaesamento dei nostri cittadini dovremmo avere tutti maggiore rispetto, misura nelle parole che usiamo, anche tra di noi in quest'Aula. Ma un altro dovere abbiamo: quello di non nasconderci e di parlare chiaro. E io parto da ieri, Presidente.
La rottura da parte del Governo israeliano della tregua a Gaza coi raid non contro Hamas, ma contro la Palestina non è solo un dramma, è un crimine (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra), l'ennesimo crimine di guerra. Sono morti oltre 130 bambini, un numero mai così alto in un solo giorno. Lei ha espresso preoccupazione ieri, Presidente. Preoccupazione, Presidente? Quell'atto merita la condanna (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra) più ferma e netta di tutto questo Parlamento! Possiamo non essere d'accordo su tutto, sull'intero conflitto israeliano-palestinese, sulla sua risoluzione, sulle sistematiche violazioni del diritto internazionale; possiamo non essere d'accordo, ma su una cosa chiara, come la luce del sole, dobbiamo esserlo e dirlo oggi che è il 19 marzo: il Governo israeliano di Netanyahu non può uccidere i bambini e non può uccidere i bambini (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) per mantenere il suo potere, per sfuggire dai suoi guai, per annientare un popolo, per mettere in pericolo di sicurezza il suo stesso popolo e l'intera regione. E se lo fa, come ha fatto ieri, è un criminale di guerra che merita sanzioni, lo stigma della comunità internazionale (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra), non l'immunità che il suo Governo vorrebbe accordargli, non impegnandosi a rispettare le pronunce della Corte penale internazionale. Non si può rimanere in silenzio, non può rimanere in silenzio l'Europa, lo dica al Consiglio europeo, Presidente! Dov'è la Kallas? Non può rimanere in silenzio l'Italia, perché questo silenzio non è degno della sua tradizione diplomatica, del sentimento del suo popolo, quel popolo che - me lo lasci dire -, su questo, lei non rappresenta minimamente e sarebbe, invece, suo dovere, Presidente, farlo.
L'Europa è stretta in una morsa, mai come oggi è in gioco il suo ruolo nel mondo, mai come oggi per noi è attuale lo spirito del Manifesto di Ventotene e l'ha detto quella meravigliosa piazza di sabato, unita nella diversità, proprio come l'Europa, e che merita ascolto, merita rispetto, non il dileggio di chi governa, perché questa è la democrazia.
Il filo diretto tra Putin e Trump, ben prima e ben oltre la telefonata di ieri o le annunciate partite di hockey, l'allineamento diplomatico emerso alle Nazioni Unite non solo ci taglia fuori, ma restituisce tutta la dimensione di una minaccia e di una sfida che per noi è strategica, politica, economica, di sicurezza. Lei ha rivendicato anche ieri il sostegno all'Ucraina, Presidente, lo abbiamo fatto insieme, ma l'Ucraina va sostenuta anche sul piano politico e diplomatico.
Per questo, di fronte all'umiliazione in mondovisione allo Studio Ovale, non si poteva tacere e lei ha taciuto. Certo, è proprio sul fronte politico e diplomatico che anche noi, noi lamentiamo la mancanza di iniziativa dell'Europa e glielo diciamo da oltre due anni, ma ora è un'urgenza. È un'urgenza anche sua, per evitare di realizzare la pace degli imperi senza gli ucraini e senza gli europei, che è la resa alla legge del più forte, e affermare, invece, la pace giusta, che, con la fine del conflitto, non segni la fine dell'ordine internazionale basato sulle regole, e sicura.
Le garanzie di sicurezza, Presidente, lo sa meglio di me, si definiscono o in un negoziato o per mandato delle Nazioni Unite. Sediamoci al negoziato, allora, come Europa, difendiamo le Nazioni Unite anche da chi, come il suo amico Musk, le vuole affossare e poi torni in quest'Aula non a illustrare ipotesi ma a fare una discussione seria, responsabile, su cui ci siamo anche noi, sul futuro di quella regione.
Lei ha detto ieri che c'è chi sta scavando un solco - cito testualmente - tra le due sponde dell'Atlantico per ragioni ideologiche. È vero, Presidente Meloni, e non è uno spettro, è Donald Trump, e lo ha dichiarato dal suo insediamento, mentre lei si spellava le mani. Lo ha fatto aprendo le ostilità nei confronti dell'Europa. Chi ha dichiarato la guerra commerciale? Noi o il suo amico Trump?
E la risposta dell'Europa deve essere forte, unita e compatta. La via bilaterale è una scorciatoia inutile, perché siamo pienamente integrati nell'economia europea.
E se questa, invece, è la via che lei ha scelto, penso debba dirlo, in quest'Aula, con grande onestà e dirlo ai lavoratori e agli imprenditori che, ben oltre il settore agroalimentare, saranno colpiti dai dazi americani.
È preoccupata, ci ha detto, da una spirale che aggravi la guerra commerciale. Guardi, anche noi siamo preoccupati da questo e, per questo, dobbiamo guardare alle altre aree del mondo, ma non abbiamo dubbi sul fatto che dobbiamo difenderci e difenderci con intelligenza, Presidente, magari andando a colpire le big tech americane, che rappresentano il cuore del potere negli USA, la cui pervasività nell'economia, nella società e nella democrazia europea è diventata una minaccia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Certo, questo significa scegliere tra il nostro interesse e l'interesse di Musk, un soggetto politico funesto, a cui, dopo le vergognose minacce all'Ucraina, io spero davvero che il Governo non voglia svendere la nostra sicurezza e i nostri dati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Ma non basta nemmeno una risposta difensiva: dobbiamo puntare su noi stessi, rilanciando gli investimenti comuni, i consumi, alzando i salari. Quello che lei non vuole fare in Italia, serve farlo in Europa, proprio per rendere forte l'Europa. E come pensiamo di farlo, con un bilancio europeo all'1 per cento del PIL? È ridicolo. Noi siamo per raddoppiarlo - lo ha chiesto la Spagna - e lei ci dica qual è la sua posizione su questo.
Le chiediamo di battersi per un next generation, per l'autonomia strategica - lo dirà poi la segretaria - che significa competitività, indipendenza energetica, industria, automotive, transizione ecologica, coesione sociale e territoriale, che è un elemento distintivo del modello europeo. Servono veramente 800 miliardi di euro, ma all'anno, per affrontare le sfide che abbiamo di fronte.
Presidente - e chiudo -, non c'è autonomia strategica senza una vera politica estera comune a servizio dell'ideale fondativo di un'Europa progetto di pace. A questo serve la difesa europea, a nostro avviso.
Presidente, abbiamo messo a punto una risoluzione su questo che la invito a leggere senza pregiudizio. Contiene le ragioni e le proposte per realizzare una vera difesa comune e riafferma la nostra critica e la nostra proposta di radicale revisione del piano von der Leyen, perché quel piano favorisce, soprattutto, una corsa al riarmo dei singoli Stati, senza vincoli di coordinamento e integrazione delle capacità operative industriali, che è del tutto inadeguata a garantire la deterrenza, da un lato, e l'indipendenza strategica dall'altro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Ieri lei lo ha liquidato come un annuncio roboante, ma perché non l'ha detto al Consiglio europeo? E Tajani è d'accordo su questo? Voi avete salutato come una vittoria l'attivazione della clausola di salvaguardia nazionale, salvo poi dover fare i conti con la prudenza, giustamente, di Giorgetti, perché sa che un aumento di spese militari, che gravano sui bilanci nazionali, crea asimmetrie tra gli Stati - anche sui sistemi di difesa -, penalizzando maggiormente i Paesi più indebitati tra cui, vi do la notizia, c'è la nostra Patria.
È un piano pensato per il riarmo tedesco…
PRESIDENTE. Concluda.
GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Concludo, Presidente. Una decisione sulla quale, forse, dovremmo fermarci a riflettere, non solo guardando alle borse, ma con una maggiore consapevolezza storica e politica. Siamo pronti ad affrontare una discussione seria, ad ampio raggio, come ieri lei ha detto, sulla sicurezza e su quello che significa oggi. Ma la denuncia del rischio di armare i nazionalismi, noi abbiamo il dovere di farla, in quest'Aula, di fronte alla cronaca e, forse, di fronte alla storia.
Io chiudo, Presidente, dicendo che non basta dire che noi non utilizzeremo i fondi di coesione, perché Fitto sarà il primo commissario che se li farà scippare. Noi abbiamo interesse che, in tutta Europa, vengano spesi i fondi di coesione. Abbiamo interesse che si faccia soprattutto al Sud, dove la spesa è ferma, perché avete speso, in due anni e mezzo, quello che noi, quando ci occupavamo al Governo di questi temi, spendevamo in tre mesi. Vede, è per l'interesse nazionale ed europeo che noi le chiediamo di far valere la nostra posizione sul negoziato. Lei ieri, su questi temi, ha taciuto. Sulla difesa europea ha taciuto. E chiudo, davvero.
Ci faccia capire, Presidente Meloni: lei tace sull'Ucraina, per compiacere Trump; tace sul riarmo a Bruxelles, per compiacere Ursula von der Leyen; tace, in Italia, sull'Europa per compiacere Salvini. Ma davvero, Presidente, è preoccupata solo dell'unità della sua maggioranza? Persino noi, che non ci siamo mai illusi, restiamo un po' delusi, Presidente, perché ci eravamo fatti un'idea un po' diversa, un po' più coraggiosa di lei. E senza coraggio, in questo tempo grave, si affonda.
Solo che c'è di mezzo l'Italia e noi non possiamo permetterlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti del liceo “Padre Alberto Guglielmotti”, di Civitavecchia (Roma), che seguono i nostri lavori dalle tribune (Applausi). Benvenuti.
È iscritto a parlare l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.
MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie. Presidente Meloni, che piacere rivederla in Parlamento, dopo mesi di assenza. Sembra davvero ieri quando, in quest'Aula, sbraitava e pretendeva che il Presidente Conte venisse a riferire una settimana sì e l'altra pure. Però, non si preoccupi, noi siamo abituati ormai alle sue giravolte, ed è l'ennesima cosa su cui ha cambiato idea, ma ce ne saranno altre centinaia o migliaia, da qui alla fine della legislatura.
Il Santo Padre - che purtroppo in questo momento non gode di buona salute e a cui, ovviamente, auguro e auguriamo tutti una pronta guarigione - ha scritto, nelle scorse ore, una lettera bellissima che credo rimarrà nella storia. Ne voglio leggere uno stralcio, apro le virgolette: “Dobbiamo disarmare le parole, per disarmare le menti e disarmare la Terra”, il pianeta. “C'è un grande bisogno di riflessione, di pacatezza, di senso della complessità. La guerra non fa che devastare le comunità e l'ambiente, senza offrire soluzioni ai conflitti. La diplomazia e le organizzazioni internazionali hanno bisogno di nuova linfa e credibilità”.
Ma come fate a non essere d'accordo con il Papa, con il suo alto senso etico, morale e religioso, con la sua lungimiranza e con il suo coraggio? Noi dobbiamo fare proprio questo: dobbiamo disarmare le parole. Occorre farlo, perché, negli ultimi tre anni, c'è stato un continuo e ossessivo tentativo, purtroppo riuscito, devo riconoscerlo, di armare le menti.
Voi e la vostra maggioranza avete soffiato sul fuoco del conflitto in Ucraina, invece di cercare di spegnerlo. Avete sempre rinunciato, di fatto, a qualsiasi ipotesi negoziale: centinaia, di migliaia, di morti fa; centinaia di miliardi di euro fa, sperperati in armi.
Avete scommesso sulla sconfitta militare della Russia, eravate certi che le sanzioni avrebbero messo in ginocchio Putin e, invece quelle sanzioni hanno ammazzato le nostre aziende. Avete sbagliato su tutto, su qualsiasi previsione.
Noi vi avevamo avvisato, qui e fuori. Due anni e mezzo fa, vi avevamo detto che gli Stati Uniti avrebbero potuto sfilarsi, com'era già successo nella storia, come avevano fatto nel Vietnam nel 1975 e come avevano fatto, più recentemente, in Afghanistan; e che, se ciò fosse accaduto, l'Europa si sarebbe trovata con il cerino in mano, con una guerra ai propri confini e con una catastrofe umanitaria ed economica da risolvere. E non lo dicevamo perché siamo veggenti o particolarmente bravi, ma perché, semplicemente, abbiamo studiato con profitto, a scuola, la storia. Quello abbiamo fatto, era facile prevederlo.
Però, avete preferito insultarci. Noi avevamo ragione su tutto e i fatti lo stanno dimostrando. Ma avete preferito insultarci, avete detto che eravamo al soldo di Putin, che eravamo putiniani, che eravamo “paci-finti” e “paci-tonti”. Avete irriso le nostre posizioni.
E voglio ricordare, Presidente Meloni, quando lei è andata qualche mese fa in Senato a fare cabaret e disse: come convinciamo i russi a fare trattative, je damo il reddito di cittadinanza?
Bene, Trump, che è il vostro idolo, visto che andate in giro con le magliette e con il cappellino con la sua effigie, ha fatto una cosa semplicissima - pur nella sua rozzezza, nella sua brutalità affaristica che, devo dire, mi ripugna - però, ha detto a Zelensky tre cose semplici: se non sei pronto alla pace, non ti diamo più soldi, non ti diamo più armi, non ti diamo la copertura satellitare e di intelligence. E, magicamente, quello che per tre anni avete rifiutato, ovvero di iniziare una seria trattativa diplomatica, è iniziato, e noi tutti speriamo che si arrivi a una pace giusta, che non umili l'Ucraina, per colpa vostra. Perché le vostre decisioni sbagliate hanno danneggiato, innanzitutto, l'Ucraina e gli ucraini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)…
PRESIDENTE. Concluda.
MARCO PELLEGRINI (M5S). Concludo. Credo che, davvero, la storia sarà molto dura con voi e con le vostre posizioni. Siete corresponsabili di tutto quello che è successo, dei morti e delle devastazioni in Ucraina, così come siete moralmente corresponsabili del genocidio in atto a Gaza per mano del criminale di guerra Netanyahu (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e dei suoi folli alleati di Governo, assetati di sangue, perché non avete mosso un dito per difendere donne e bambini innocenti; anzi, non avete votato le risoluzioni dell'ONU, avete attaccato la Corte penale internazionale, che aveva osato incriminare Netanyahu, contestate il suo mandato di arresto, fornite armi a Israele e girate la testa dall'altra parte sul genocidio e sul tentativo di pulizia etnica in atto!
Concludo davvero.
PRESIDENTE. Deve concludere.
MARCO PELLEGRINI (M5S). Presidente, la ringrazio. Ieri sono ripresi i bombardamenti: sono morti 400 cittadini gazawi, 130 bambini e, ancora una volta, non avete fatto né detto niente! Siete la vergogna dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Kelany. Ne ha facoltà.
SARA KELANY (FDI). Grazie, Presidente. Presidente del Consiglio, signori Ministri, onorevoli colleghi, non mi soffermo sulla gravità dei tempi che stiamo vivendo, è un concetto che ormai, purtroppo, è trasversalmente noto. Quello che però posso dire è che siamo confortati dal fatto che, in tempi così gravi, ad assumere decisioni tanto gravose ci sia il Presidente Meloni, una donna che è stata sempre e solo unicamente mossa dall'amore incondizionato per l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e questo ci fa stare sereni.
Scendo nel merito sulle politiche migratorie della Presidente Meloni, che saranno oggetto del prossimo Consiglio europeo, all'ordine del giorno del prossimo Consiglio europeo. Ecco, le politiche migratorie danno veramente la misura di quanto il Presidente del Consiglio stia incidendo sulle politiche europee, di quanto ne sia protagonista. Guardate, veniamo da 10 anni di completa destrutturazione delle politiche migratorie da parte dei Governi di centrosinistra che, a monte, hanno smantellato il sistema di protezione delle frontiere e, a valle, hanno smantellato il sistema dell'accoglienza, generando che cosa, in buona sostanza? Generando uno dei più grandi pull factor in assoluto esistenti: la consapevolezza che chiunque fosse partito sarebbe stato accolto indiscriminatamente. Questa politica folle che cosa ci ha lasciato? Ci ha lasciato un'Italia al collasso, al collasso del sistema della gestione delle politiche migratorie, incapace di rispondere alle esigenze sociali, alle esigenze assistenziali e un'Italia isolata in Europa. Ecco, ma scusatemi, le sinistre per anni sono andate in Europa a chiedere che cosa? Redistribuzioni, condivisione delle problematiche relative all'immigrazione e modifiche al Trattato di Dublino. Ma di fronte ad un'Italia che rinunciava a difendere le proprie frontiere, secondo voi l'Europa cosa avrebbe dovuto rispondere? Quello che ha risposto sempre e costantemente: “no” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Ecco, nessuno Stato si è fatto carico di questa condivisione e non lo ha fatto, come dicevo, perché avevamo rinunciato a difendere le frontiere in nome di un immigrazionismo spinto. Che cosa ha fatto questo immigrazionismo? Non ha fatto altro che fare il gioco di qualche organizzazione non governativa impegnata a dettare legge sui nostri confini, di qualche cooperativa che ha lucrato sull'accoglienza e di alcune organizzazioni criminali che si sono tuffate a pesce sul business dei flussi regolari per foraggiare quelli irregolari.
Tutto cambia nel 2022, a seguito dell'insediamento del Presidente del Consiglio, quando va in Europa a dare le linee italiane con riferimento alle politiche migratorie: lotta senza quartiere ai trafficanti di esseri umani; difesa delle frontiere; esternalizzazione della gestione dei flussi verso Paesi terzi (su questo punto, magari, torneremo dopo, perché mi pare di aver capito che, dall'altra parte dell'emiciclo, non è chiaro quello che è successo in questi giorni in Europa); cooperazione con i Paesi africani per garantire il diritto a non emigrare. Rispetto a queste dichiarazioni, il Presidente del Consiglio è stata consequenziale, perché ha fatto in modo che venissero perseguiti, senza se e senza ma, i trafficanti di uomini; ha razionalizzato, stringendo nelle maglie, il sistema dell'accoglienza e della protezione; ha immaginato e messo a terra sistemi innovativi come il Trattato Italia-Albania, ossia un sistema che è stato guardato con favore da tutta Europa, da una serie di Stati europei, ma anche dalla Commissione europea.
Il Presidente ha modificato il decreto Flussi, scoprendo sostanzialmente un vaso di Pandora e le enormi truffe che questo sistema nascondeva. Io non scordo e gli italiani non scordano che, in quell'occasione, le sinistre non hanno fatto altro che dileggiarla e attaccarla. Peccato che l'esposto del nostro Presidente del Consiglio abbia portato ad una vasta operazione, con 46 indagati, 36 misure cautelari (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e, duole dirlo, tra questi anche un esponente del Partito Democratico campano. Noi aspettiamo i processi; in quell'occasione, il PD non ha esitato un attimo ad attaccare il Presidente del Consiglio.
Ecco, tutte le politiche messe in campo hanno portato ai risultati che già ampiamente sono stati descritti nella relazione del Presidente del Consiglio e da chi mi ha anche preceduto in quest'Aula: il calo degli sbarchi, l'aumento dei rimpatri, la diminuzione sensibile delle morti in mare e questo è uno dei dati che più ci interessa. I dati segnano il successo delle politiche migratorie del Governo Meloni, politiche che hanno portato l'Europa a seguirla su questa strada, Presidente, ma aggiungo qualcosa di più. Solo un cieco non si accorgerebbe che questo è segno di costanza e determinazione. Fin dai primi Consigli europei, il Presidente del Consiglio ha fatto inserire nelle conclusioni le basi giuridiche per quello a cui siamo arrivati oggi. E dove siamo arrivati oggi? Oggi siamo arrivati all'approvazione del Patto europeo per la migrazione e l'asilo, alla presentazione del nuovo regolamento sui rimpatri, che parla di regole più stringenti, di return hub modellati sull'esperienza del progetto Italia-Albania, di lista europea dei Paesi sicuri. Presidente, tutto questo racconta della sua capacità di rendere l'Italia esempio e apripista per l'Europa.
Per suo tramite, Presidente, vorrei rispondere a chi mi ha preceduto in quest'Aula, all'onorevole Faraone, all'onorevole Silvestri. Evidentemente, non l'hanno letto, questo regolamento Rimpatri. Non l'hanno letto, perché, all'interno di questo regolamento, sono indicate esattamente le stesse cose che abbiamo fatto in Italia con il progetto Italia-Albania (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Vengono in Aula e ci citano le agenzie. Gli atti dovrebbero leggere, non le agenzie! Gli atti e anche capirli, anche comprenderli, prima di venirci a raccontare le favole (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!
Ricordo ai riottosi nei confronti delle politiche del Governo Meloni sull'immigrazione che oggi queste sono le politiche europee; chi si dice europeista se ne dovrà fare una ragione. Sono le politiche d'Europa. Oggi non è più l'Italia ad essere isolata; oggi è il Presidente del Consiglio d'Italia a segnare il passo e a convincere. Ad essere isolate sono e restano le sinistre italiane, ormai irrimediabilmente divise dai loro alleati europei, su questo come su altri sensibilissimi temi che toccano nel profondo i cuori, i destini dei cittadini d'Italia, dei cittadini d'Europa. Mentre lei, Presidente - e concludo -, questi destini li disegnerà.
Noi, il suo partito, la sua maggioranza saremo al suo fianco, sicuri, come dicevo nell'incipit di questa prolusione, che farà sempre e solo il bene dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Filini. Ne ha facoltà.
FRANCESCO FILINI (FDI). Grazie, Presidente. Signori del Governo, onorevoli colleghi, Presidente Meloni, la vorrei innanzitutto ringraziare, ma non soltanto per quello che sta facendo con il suo Governo, ovvero i risultati parlano da sé: ci troviamo un'Italia, fortunatamente, radicalmente diversa da come l'abbiamo ereditata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi grazie, innanzitutto, per i risultati che sta portando a casa e che trovano ampio consenso - questo è evidente - tra i cittadini italiani. Ma vorrei ringraziarla, perché credo che queste conclusioni - questo anticipo del Consiglio europeo - abbiano sancito qualcosa di molto importante, ovvero che in Italia è tornata finalmente la politica, cioè questa grande assente che, per tanto tempo, purtroppo, non ha abitato in queste stanze e in questi Palazzi; finalmente è tornata. E lei è la plastica rappresentazione del fatto che l'antipolitica si può vincere, che la demagogia si può vincere, che l'affarismo si può vincere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e che tutto ciò che ha funestato l'Italia in questi anni finalmente è stato sconfitto.
Certo è che qualcuno non se ne fa una ragione, però ne dovrebbe prendere atto. E insieme alla politica - un'altra cosa molto importante - è tornata finalmente la coerenza. Perché vedete, quando parliamo di armamenti, di ReArm EU o programmi che hanno a che fare comunque con i sistemi di difesa, assistiamo a un triste balletto, molto squallido, da parte delle opposizioni. Perché vedete, quando fondammo Fratelli d'Italia, sin dal principio, abbiamo messo nei nostri programmi elettorali, al centro dei nostri programmi elettorali, la difesa della Nazione. Non perché siamo pazzi guerrafondai, come qualche personaggetto dell'antipolitica, oggi, vorrebbe far passare, per lucrare facili consensi, ma perché avere un sistema di difesa è indispensabile per una Nazione.
La retorica peace & love, del “volemose tutti bene”, è molto bella, per carità, però, poi, il mondo funziona in maniera differente e, purtroppo, questo mondo ci induce ad avere un sistema di difesa e a difenderci. L'alternativa è non avere un sistema di difesa oppure, come abbiamo fatto abbondantemente fino ad oggi, appaltare la nostra difesa a qualcun altro e quando appalti la tua difesa a qualcun altro è evidente che non lo fa mai gratis ma, soprattutto, è un sintomo non proprio di sovranità e libertà.
Quindi, la retorica che porta avanti la sinistra, oggi, pacifista, è abbastanza ridicola. Ma lo è ancora di più se, poi, andiamo a vedere come si è comportata la sinistra quando è stata al Governo. Perché vede, la differenza, Presidente, la fa proprio chi si comporta in un modo quando era all'opposizione, e sostiene delle posizioni dall'opposizione, e poi quando va al Governo.
Noi avevamo messo al centro dei nostri programmi la difesa, il sistema di difesa. E investire nella difesa, lo stiamo facendo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), coerentemente quando siamo al Governo (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
C'è chi oggi parla di pacifismo: “non bisogna armarsi!”, “oddio è pericoloso”, citando a sproposito anche il Papa. Siete ridicoli! Ecco, chi oggi fa così, quando è stato al Governo, quando è andato alla prova del Governo ha aumentato le spese per la difesa. Le leggi di bilancio parlano chiaro. La legge di bilancio del Governo Conte portava le spese della difesa da un programma di 12,5 miliardi ad uno da 25 miliardi di euro. Concordavate gli Eurofighter, gli F35. Ma di che cosa state parlando (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Ed oggi, venite qui, a fare la morale a noi. Ma siete ridicoli! Dovete avere il coraggio di essere coerenti una volta tanto, ogni tanto.
Ecco, questa incoerenza l'abbiamo vista anche sulla posizione sull'Ucraina. Ecco, Fratelli d'Italia era in opposizione quando è scoppiata la guerra in Ucraina e non c'è mai venuto in mente di lucrare facili consensi, di armare la retorica che spesso sentiamo, facendo questi discorsi che oggi fanno le opposizioni. Ci siamo schierati convintamente, seriamente e responsabilmente con l'Ucraina sin dal primo giorno e lo stiamo facendo anche oggi che siamo al Governo. Chi, invece, oggi è all'opposizione, si scorda che, quando è scoppiata la guerra in Ucraina, era per difendere l'Ucraina dall'aggressore Putin; oggi, che è all'opposizione, il registro è totalmente cambiato e, quindi, fanno discorsi totalmente incoerenti.
Questa è la differenza tra chi sa portare avanti dei programmi, chi ha una visione, chi ha consapevolezza di ciò che accade ed è coerente, soprattutto, con i cittadini e chi, invece, sta giocando a fare altri discorsi. Questa totale assenza di visione, questa ricerca ossessiva del potere che è fine a sé stessa è tutto ciò che abbiamo assistito in questi anni. Ma ultimamente c'è anche un'altra cosa che mi sta colpendo in particolar modo, cioè questo triplo salto mortale con avvitamento a sinistra che l'opposizione sta facendo circa il posizionamento dell'Italia con gli Stati Uniti d'America.
Oggi - parliamoci chiaro e diciamoci la verità -, siccome i democratici americani hanno perso sonoramente, in malo modo, le elezioni americane, gli Stati Uniti sono il nuovo nemico. Improvvisamente! Perché avete perso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Perché i vostri idoli hanno perso e, quindi, gli Stati Uniti sono il nuovo nemico! E c'è qualche guru della sinistra che già comincia a dire che la Cina è il futuro, perché la Cina, sì, che è libera, è democratica, si rispettano i diritti umani, è green (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) soprattutto, no? È tanto green la Cina, perché producono macchine elettriche fiammanti, molto chic, che vanno bene, perché non sono le nazistissime Tesla (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), attenzione! Producono macchine elettriche, veramente molto belle e performanti che, magari, servono anche a lavare la coscienza a qualcuno.
Ma guardate: è stata citata la piazza di sabato, questa piazza invocata tanto da la Repubblica. Ecco qualcuno dovrebbe spiegare, però, perché questa piazza, dove la sinistra è andata con le sue bandiere a manifestare le variegate idee che hanno, sia stata pagata dal comune di Roma (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Perché i cittadini romani hanno dovuto pagare una piazza alla sinistra? Ecco, questa è una risposta che dovreste cominciare a dare. Certo è che, per quanto ci riguarda, lo faremo. Faremo interrogazioni in Campidoglio e in Parlamento e andremo a fondo su questa vicenda, perché non si spendono i soldi dei cittadini romani per fare le manifestazioni di parte. Concludendo…
PRESIDENTE. Concluda.
FRANCESCO FILINI (FDI). Concludo, Presidente. Credo che questo Consiglio europeo ci dica, ancora una volta, che l'Italia e l'Europa hanno bisogno di grandi leader, hanno bisogno di persone che siano all'altezza dei tempi difficili. Noi siamo fortunati, perché in Italia il cambiamento ci è già stato. Auspichiamo che, da qui al futuro, anche l'Europa cambi, anche l'Europa possa diventare qualcosa di serio, che è un'altra battaglia che noi storicamente portiamo avanti con coerenza, con la determinazione di sempre (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È così conclusa la discussione.
(Annunzio di risoluzioni)
PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Riccardo Ricciardi ed altri n. 6-00160, Zanella ed altri n. 6-00161, Braga ed altri n. 6-00162, Richetti ed altri n. 6-00163, Mantovani, Candiani, Rossello, Pisano e Giglio Vigna n. 6-00164, Boschi ed altri n. 6-00165 e Della Vedova e Magi n. 6-00166 (Vedi l'allegato A).
(Replica e parere del Governo)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni.
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Grazie ai colleghi che sono intervenuti in questa discussione. Approfitto anche per fare i miei auguri a tutti i papà che sono presenti in quest'Aula e a quelli fuori da quest'Aula (Applausi).
Sono molti, chiaramente, i temi che sono stati toccati. Io cercherò di rispondere ad alcune questioni puntuali che sono state poste e di chiarire, insomma, su altre.
Partendo dal collega Marattin, che faceva domande abbastanza puntuali, voglio dire al collega Marattin, per quello che riguarda il Mercosur e gli accordi di libero scambio, che, in linea di principio, noi siamo favorevoli agli accordi di libero scambio, ma, come abbiamo tentato di spiegare molte volte, il mercato non può essere libero, se non è anche equo. E, quindi, la questione che si sta continuando a porre è una questione legata alla reciprocità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che è particolarmente importante, collega Marattin, per produttori, come quelli italiani, che fanno, diciamo, il grosso della loro fortuna non sulla quantità del prodotto, ma sulla qualità del prodotto.
Se non si difende la qualità del prodotto e non si costruiscono accordi di libero scambio che prevedano condizioni di produzioni equivalenti, si finisce per penalizzare le proprie produzioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e questo è qualcosa che credo che neanche lei voglia. Questa è la questione che noi stiamo ponendo sul Mercosur, sugli altri accordi di libero scambio.
Per quello che riguarda la cooperazione europea, è una risposta che ho dato molte volte: dipende dalla materia sulla quale si vuole cooperare. Nel senso che io, rispetto a quello che si dice - anche il collega Rosato, Più Europa, diciamo, con allegato spot agli amici del collega Della Vedova -, ma, insomma, il tema è: cosa, di cosa l'Europa si debba occupare.
Io continuo a ripetere, ormai come un mantra in quest'Aula, da molto tempo, che ritengo che l'Europa debba occuparsi meglio di meno cose, che penso che si debba applicare il principio della sussidiarietà, che penso che la pretesa di cedere all'Europa qualsiasi materia di riferimento, comprese le materie sulle quali gli Stati nazionali che sono più prossimi ai cittadini e che possono difendere le specificità, che sono un valore aggiunto all'interno dell'Unione europea, sia un errore.
Penso che questa volontà di regolamentare tutto, di occuparsi di tutto, alla fine ci abbia impedito di occuparci delle questioni fondamentali, sulle quali oggi, come si vede, si sta correndo ai ripari. Ma se si fosse fatto prima, probabilmente noi oggi avremmo degli Stati nazionali più forti, che riescono a difendere meglio il loro valore aggiunto, e un'Europa molto più efficace nelle risposte che deve dare rispetto ai tanti grandi competitor che ha oggi nel mondo. Quindi, il tema non è un tema che si taglia con l'accetta, per come la vedo io; è un tema sul quale si deve partire da quali sono le grandi materie sulle quali gli Stati nazionali da soli non possono fare la differenza e, invece, la può fare la costruzione europea.
Sull'euro digitale. Come lei sa, noi abbiamo sempre spiegato che il problema dell'attuale moneta elettronica è che è una moneta privata e il problema di una moneta privata è che, quando si utilizza una moneta privata, giustamente, si chiede anche di pagare una corresponsione, no? Questo che cosa comporta? Comporta che, quando io faccio dei pagamenti digitali, una parte, anche se piccola, di quella ricchezza viene drenata. Cento euro in contanti valgono sempre 100 euro; 100 euro digitali non valgono sempre 100 euro. Questi sono i limiti che noi abbiamo sempre riconosciuto sulla moneta digitale ed è la ragione anche per la quale, come lei sa, abbiamo tentato di fare delle proposte in questo senso. Dopodiché, chiaramente, il tema di un euro digitale risolverebbe questa questione e, quindi, io non sono e noi non siamo contrari all'euro digitale - attenzione - purché non sia sostitutivo, perché dobbiamo anche capire il mondo nel quale ci troviamo. Guardi, le faccio un esempio: la Svezia, che è una Nazione che puntava a far sparire il contante, recentemente, ha dato indicazione, diciamo ha consigliato ai propri cittadini di mantenere una parte della propria ricchezza in contanti. Perché? Perché nel tempo degli attacchi hacker noi dobbiamo anche sapere quali sono i rischi ai quali si va incontro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), se si sostituisce completamente la moneta contante. Ma sul principio, come le ho detto, non sono contraria.
Sul tema dell'unificazione delle due Camere, io francamente ho attualmente altre priorità. Poi, possiamo parlare della materia. È una materia della quale si discute da qualche decennio. Però io credo che la priorità debba essere quella di stabilizzare il sistema politico italiano, che è quello che, a mio avviso, fa la riforma, proposta dal Governo italiano, in materia di premierato e penso che questo sia un elemento molto legato al fattore economico. Dicevo ieri in Senato, ma ripeto anche a voi, che non potete immaginare quante volte mi sia stato detto dalle mie controparti, Capi di Stato e di Governo: guarda, fino a ieri, con l'Italia era molto difficile stringere accordi seri e duraturi, perché, ogni volta che incontravamo il nostro omologo, il nostro omologo era cambiato e, quando tu non hai stabilità, quando tu non hai certezza, alla fine, hai difficoltà anche ad investire. È oggettivamente una posizione che si può comprendere e mi pare che, da questo punto di vista, anche i risultati di questo Governo sulla capacità di stringere accordi, di portare investimenti esteri in Italia, dimostrino questo elemento, che non è necessariamente capacità del Governo, ma è sicuramente la stabilità del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare). Qualche settimana fa… Io, in questi due anni, sono stata tre volte negli Emirati Arabi Uniti. Delle volte, mi si chiede: perché stai sempre all'estero? Dopodiché, quando Sheikh Mohamed bin Zayed ha deciso di ricambiare quella visita, lo ha fatto annunciando un investimento in Italia da 40 miliardi di euro (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare). Questo si può fare quando ci sono interlocutori stabili, che danno delle certezze. Ecco perché io penso che le riforme che abbiamo proposto siano prioritarie.
Dopodiché, sul tema di quanto sia difficile governare, lo sospettavo anche dall'opposizione, collega Marattin, però io sono stata capace di distinguere i tempi facili dai tempi difficili (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle). Non sono stata un oppositore facile, ma rimane alla storia che quando, ad esempio, c'è stata l'invasione russa dell'Ucraina, la prima cosa che io ho fatto è chiamare l'allora Presidente del Consiglio, Mario Draghi, per assicurare il sostegno di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare). E voglio ricordare che Mario Draghi poté andare al Consiglio europeo con una posizione chiara dell'Italia grazie alla risoluzione che aveva presentato Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché c'era stata molta difficoltà a mettere insieme le posizioni della maggioranza.
Collega Faraone, la compattezza del Governo, francamente, per quello che mi riguarda, non è data dalla presenza dei Ministri in Aula, anzi, io ho detto spesso ai Ministri in Aula che, quando sono impegnati in altre vicende, fanno bene - diciamo - a fare il loro lavoro. Penso che la possibilità per loro di dare risposte agli italiani sia molto più importante che fare compagnia a me, mentre sono in Aula. Me la posso grandemente cavare da sola (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
Dopodiché, però, la posizione del Governo è chiara. Noi abbiamo fatto le nostre valutazioni: il Governo aveva chiesto lo scorporo delle spese della difesa dal calcolo del Patto di stabilità, sicuramente. Oggi, però, non possiamo non porre il problema che l'intero Piano presentato, come ho detto ieri e come ribadisco, dalla Presidente della Commissione europea, von der Leyen, si basa quasi completamente sul debito nazionale degli Stati ed è la ragione per la quale stiamo facendo delle altre proposte. Perché? Perché sicuramente ci aiuta - diciamo - scomputare le spese, però, dall'altra parte, io penso che una priorità debba essere quella, per esempio, di favorire gli investimenti privati su una materia come quella della quale stiamo parlando ed è la ragione per la quale col Ministro Giorgetti abbiamo elaborato una proposta che ricalca quello che accade attualmente con InvestEU, quindi garanzie europee per gli investimenti privati, e cerchiamo di rendere questo piano maggiormente sostenibile, ma la posizione mi pare chiara.
Sull'Albania, sempre collega Faraone, ma anche altri colleghi, io e voi conosciamo benissimo le ragioni per le quali il protocollo è per ora fermo. Voglio dire che le posizioni che l'opposizione esprime e anche quelle che sono oggetto di alcune sentenze, purtroppo, nell'Europa di oggi sembrano essere abbastanza in minoranza, nel senso che, come voi sapete, si sta portando avanti un ricorso pregiudiziale alla Corte europea. Mi corre l'obbligo di segnalare a questo Parlamento che la maggioranza degli Stati membri dell'Unione europea e la Commissione europea si sono presentati, tra la fase scritta e la fase orale della causa pendente alla Corte di giustizia, sostenendo la posizione del Governo italiano (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare). Quindi, attenzione a non rimanere da soli. Esattamente come penso che tutti debbano fare i conti con una realtà e quella realtà è che, nella proposta sui rimpatri, presentata dalla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, si parla di aprire in Paesi terzi dei centri per processare le richieste dei migranti (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare) e questo banalmente non sarebbe accaduto, se l'Italia non avesse avuto il coraggio, che ha avuto, di lanciare il Protocollo Italia-Albania. Quindi, significa che, con un po' di coraggio e un po' - diciamo così - di capacità anche di immaginare soluzioni nuove, i fatti si possono determinare.
Collega Rosato, sul disaccoppiamento, lei sa che io sono d'accordissimo. Sa anche che questa soluzione, purtroppo, è attualmente impedita dall'Unione europea. Solo l'UE potrebbe creare - diciamo così - mercati diversi per fonti energetiche diverse. È una delle battaglie che chiaramente continuiamo a condurre, una delle poche cose sulle quali mi pare che ci sia unanimità e convergenza in questo Parlamento. Sull'Europa, più Europa, ho già risposto.
Poi, la collega Carfagna, sulle garanzie di sicurezza per l'Ucraina, come è noto, tra l'altro, ieri si è tenuta una lunga conversazione tra il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e il Presidente russo, Vladimir Putin.
Da quello che apprendiamo finora, tra i punti discussi c'è l'ipotesi di un cessate il fuoco parziale, limitato alle infrastrutture strategiche, infrastrutture ucraine soprattutto, che, come sapete, sono sistematicamente colpite dai bombardamenti russi. Io penso che si tratterebbe di un primissimo spiraglio che va nel senso di quanto concordato a monte, come sapete, tra il Presidente Donald Trump e il Presidente Volodymyr Zelensky.
Come ho già detto ieri, noi sosteniamo gli sforzi del Presidente Trump, che è, dal mio punto di vista, un leader forte, che sicuramente può porre le condizioni per garantire una pace giusta, una pace duratura. Ho detto e ribadisco che penso che non vedremo con questa amministrazione le scene di debolezza occidentale che abbiamo, per esempio, visto in Afghanistan, ma la questione si gioca sulle garanzie di sicurezza (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare). La questione si gioca sulle garanzie di sicurezza e noi stiamo facendo la nostra parte.
Io ho tenuto una posizione che mi pare essere stata chiara, sia sulle proposte che alcuni nostri colleghi portano avanti - dal mio punto di vista, francamente, poco efficaci -, sia sulle proposte che l'Italia porta avanti, ad esempio quella di estendere l'articolo 5 o, diciamo, una struttura che ricalchi l'articolo 5 della NATO anche all'Ucraina. A me sembra una proposta più semplice e più efficace delle altre che sono state proposte, anche perché aiuterebbe a svelare un bluff: se la Russia non ha in mente di invadere nuovamente i suoi vicini, non si capisce perché non dovrebbe accettare garanzie di sicurezza che sono difensive (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare). E penso che questa proposta, che non a caso ha riscosso l'interesse dell'Ucraina, l'interesse della NATO e di diversi leader, debba essere portata al tavolo.
Ma la grande questione della pace tra Russia e Ucraina si gioca sulle garanzie di sicurezza ed è la ragione per cui io ritengo che la posizione italiana non possa e non debba essere banalmente quella di seguire pedissequamente proposte avanzate da altri, semplicemente così perché dobbiamo decidere da che parte stare - e poi ci torno su questo, perché io ho una lettura diversa -, ma penso che il nostro ruolo, da grande Nazione occidentale ed europea, debba essere quello di partecipare con le nostre proposte, perché, in questo momento, tutti coloro che hanno il coraggio di fare delle proposte fanno qualcosa di utile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Sulla difesa - sempre la collega Carfagna - torno, ma ho detto come la penso. Noi avevamo aumentato, avevamo… Chiedo scusa, e qui mi richiamo alla coerenza alla quale faceva riferimento, mi pare, il collega Filini. Io sono presidente di un partito politico che, dall'opposizione, aveva, nel proprio programma, l'aumento delle spese di difesa. Penso che le cose vere vadano dette, anche quando rischiano di essere impopolari e ho detto perché - l'ho detto ieri, penso con chiarezza - al Senato: perché la difesa è una precondizione di libertà. Se tu chiedi ad altri di occuparsi della tua sicurezza, gli altri non lo faranno gratis. Se tu chiedi agli altri di occuparsi della tua sicurezza, gli altri potranno anche decidere per te. Io voglio una Nazione che sia in grado di decidere per se stessa (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare) e, per farlo, deve essere capace di difendere, deve mantenere i suoi impegni.
Dopodiché, ovviamente, nel momento in cui sono favorevole all'aumento degli investimenti, ho detto quali sono le criticità che vediamo nella proposta della von der Leyen e ho chiesto di chiarire cosa si intenda per spese di difesa. Per questo, il Governo italiano ha posto la questione del ReArm Europe, non perché - come qualcuno dice - vogliamo confondere i cittadini, ma perché, come dicevo ieri, io penso che il ReArm Europe confonda i cittadini. Il dominio della sicurezza, in un tempo come quello nel quale viviamo, è molto più ampio del banale acquisto di armi. Il dominio della sicurezza, nel tempo in cui viviamo, riguarda le materie prime critiche (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare), riguarda le infrastrutture strategiche, riguarda la cybersicurezza, riguarda la difesa dei confini, riguarda la lotta ai trafficanti, riguarda la lotta al terrorismo. Sono spesso materie che non si fanno, che non si affrontano comprando armi!
Quando mi occupo di cybersicurezza non lo faccio con le armi; lo faccio, per esempio, con l'intelligenza artificiale (mi pare che il collega Fratoianni dicesse qualcosa su questo). Quindi, sì, bisogna capirsi su dove vanno queste risorse. Quindi, noi non abbiamo semplicemente posto una questione semantica: abbiamo posto una questione di merito, di che cosa ci stiamo occupando. E penso che su questo si possa essere d'accordo con noi.
LEONARDO DONNO (M5S). No!
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. No? E vabbè, e allora compreremo solo le armi.
Immigrazione. Diceva la collega Carfagna che è importante anche che, se rimani in Europa, rispetti le nostre leggi, una volta che sei entrato in Europa. Ovviamente, collega Carfagna, questo è un problema che io cerco di porre da tempo, nel senso che il problema è che, quando entri illegalmente, già non hai rispettate le nostre regole e difficilmente possiamo spiegare a queste persone, che entrano illegalmente in Italia, che vogliamo che vengano rispettate le nostre regole, quando addirittura siamo chiamati a risarcire chi entra illegalmente in Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
Dopodiché, il Medio Oriente. Colleghi Fratoianni, Provenzano e altri, nelle attuali bozze del Consiglio è contenuta la condanna della ripresa delle ostilità. Dopodiché temo, però, che non risolva il problema. La ripresa delle ostilità, di fatto, ci allontana da quelli che sono i nostri comuni obiettivi, cioè il rilascio degli ostaggi, l'aumento dell'assistenza umanitaria. Tra l'altro - l'ho detto ieri e lo faccio anche con voi -, voglio riportarvi la gratitudine del Re Abdullah II di Giordania per il contributo fondamentale che l'Italia ha dato a una bella iniziativa che la Giordania aveva lanciato per un corridoio aereo per portare aiuti umanitari a Gaza (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare). Noi siamo arrivati a 100 tonnellate di generi di prima necessità. Dopodiché, l'avvio della difficile sfida della ricostruzione, che io credo debba partire dal piano presentato dai Paesi arabi, sul quale l'Italia ha espresso il suo sostegno - io ne ho parlato, anche recentemente, con diversi interlocutori, appunto, il Re di Giordania, piuttosto che lo sceicco Mohammed bin Salman), queste credo debbano essere le priorità alle quali l'Europa può e deve lavorare, perché qui credo che l'Europa possa e debba giocare un ruolo da protagonista.
Dopodiché, sull'Ucraina - non ho segnato chi lo ha detto, forse sempre il collega Fratoianni, ma potrei sbagliare -, si diceva che io parlassi di vittoria rispetto alla guerra in Ucraina. Non credo di aver mai usato la parola “vittoria” (Commenti di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra) rispetto alla guerra in Ucraina. Io ho sempre detto che quello che noi dovevamo fare era garantire la deterrenza necessaria ad arrivare alla pace.
Dopodiché, sui dazi, che pure è un tema che è stato citato da più di un intervento, non c'è dubbio, ovviamente, che per noi i dazi siano un problema. Lo sappiamo tutti, l'ho detto e lo ribadisco: noi siamo una Nazione esportatrice, noi siamo una Nazione che, tra l'altro, lo scorso anno, è arrivata a diventare la quarta Nazione esportatrice al mondo. Il tema che io cerco di porre, sul quale non ho francamente certezze, è quale sia la reazione migliore. Allora, noi abbiamo attualmente un surplus commerciale nei confronti degli Stati Uniti nei beni e gli Stati Uniti hanno nei nostri confronti un surplus commerciale per quello che riguarda i servizi. Credo che questa sia una questione che si possa e si debba tenere in considerazione per cercare una soluzione che eviti una guerra commerciale; quindi, risposta dazi sui beni - come posso dire - come riflesso, che, invece, temo potrebbe crearci più problemi di quelli che ci risolve. Perché? Perché, ovviamente, voi sapete meglio di me che i dazi producono una spinta inflattiva, quando si produce una spinta inflattiva, si rischia l'aumento dei tassi di interesse alla Banca centrale europea - lo abbiamo già visto accadere - e questo porta a una contrazione della crescita. Quindi, dico semplicemente che bisogna fare attenzione, nel tentativo di affrontare quello che sta accadendo, a non trovare soluzioni che possono penalizzarci ancora di più.
Dopodiché, colleghi Silvestri, Scerra, Pellegrini e MoVimento 5 Stelle, sul ReArm Europe ho già risposto. Non ho moltissimo altro da dire. Io avrei ascoltato volentieri delle proposte dal MoVimento 5 Stelle in tempi importanti e difficili, come quelli che stiamo affrontando.
Anche stavolta ho sentito soprattutto improperi, insulti, non so che cosa volete che vi dica (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare), mi spiace per voi che non avete evidentemente delle proposte da fare; capisco perché, quando eravate al Governo, diciamo, l'Italia aveva dei problemi. Penso che i cittadini, in questa fase, siano giustamente preoccupati, lo sono anche io e francamente non ho tempo per la vostra lotta nel fango; gli italiani valuteranno come comportarsi e valuteranno la discrasia che esiste (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare) – I deputati dei gruppi di maggioranza si levano in piedi - Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)…
PRESIDENTE. Colleghi, grazie, grazie!
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri…e valuteranno penso anche la discrasia che esiste tra le posizioni che tenete all'opposizione e le scelte che fate al Governo.
Dicevo prima che Fratelli d'Italia dall'opposizione parlava dell'aumento delle spese di difesa, voi dall'opposizione diventate antimilitaristi, quando siete stati al Governo le cose sono andate diversamente (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare) – Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Conte, quando Conte, quando il Presidente Conte arriva al Governo, le spese della difesa sono all'1,9 per cento del prodotto interno lordo; quando Conte esce dal Governo le spese sono all'1,41 del prodotto interno lordo; è il più alto aumento di percentuale di spese della difesa in rapporto al prodotto interno lordo. Prendo atto che lo avete fatto senza condividerlo, ma devo dirvi che lo avete fatto, per esempio, nel 2020 e per cui l'unica cosa che chiedo è di non venire a spiegare che i soldi vengono tolti dalla sanità per essere messi sulla difesa, perché nel 2020 c'era il COVID, non c'era una guerra e il Fondo sanitario nazionale era di 18 miliardi inferiore ai soldi che ci sono oggi. Forse, al tempo, i soldi andavano messi sulla sanità piuttosto che sulla difesa (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare) - Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - I deputati del gruppo Fratelli d'Italia si levano in piedi).
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Collega Provenzano sui fondi di coesione è una battaglia che abbiamo (Il deputato Donno: “Porta 200 miliardi e poi parla!”)…
PRESIDENTE. Onorevole Donno, per cortesia, silenzio. Colleghi, silenzio (Commenti del deputato Donno)…
PRESIDENTE. Onorevole Donno, non mi costringa a richiamarla. Silenzio!
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. I numeri non sono un'opinione, colleghi, sono numeri. Dopodiché, collega Provenzano, sui fondi di coesione (Il deputato Donno: “Sono soldi, le sue sono chiacchere!”)…
PRESIDENTE. Onorevole Donno, la richiamo all'ordine!
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Sui fondi di coesione, voglio dire al collega Provenzano che è una battaglia che l'Italia ha già condotto e, come vedete, come sapete, con dei risultati. Noi ci siamo battuti perché, rispetto a una proposta iniziale che esisteva di distogliere una percentuale fissa dei fondi di coesione alle spese della difesa, abbiamo detto che avremmo votato contro e quella proposta non c'è più. Rimane - diciamo - la possibilità per i singoli Stati nazionali di fare questa scelta. Lei capisce che, in un momento come questo, le Nazioni hanno comunque priorità diverse, pensi alle Nazioni che sono al confine con la Russia e, quindi, io non me la sento di impedire agli altri di fare quello che ritengono prioritario per i loro cittadini, ma ho già annunciato - e penso che almeno su questo siamo d'accordo, possiamo votarlo insieme - che l'Italia non intende distogliere un euro dei fondi di coesione sul tema della difesa (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
Dopodiché, ai colleghi del PD voglio dire che non mi sono chiare alcune cose (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Per me, comunque, la posizione, il punto di vista delle opposizioni conta. Mi è stato chiesto da diversi interventi: lei sta con l'Europa o con gli Stati Uniti? Ora, mi pare anche qui di aver risposto molte volte: io sto sempre con l'I-ta-li-a (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare). Non seguo pedissequamente né l'Europa, né gli Stati Uniti. Dopodiché sto con l'Italia, sto in Europa - perché l'Italia è in Europa - quindi non è che pensiamo di andare da un'altra parte, ma sono anche per la compattezza dell'Occidente, che penso serva all'Europa e all'Italia. Non so cosa non sia chiaro in questa posizione e penso che delle semplificazioni su questa materia non aiutino.
Voglio chiedere alla collega Schlein, che immagino interverrà in dichiarazione di voto, così spero che possa chiarire alcune di queste cose, per sapere qual è il grado di convergenza di questo Parlamento. Quando si dice: deve stare con l'Europa, significa anche che, poiché la proposta di inviare truppe in Ucraina è stata fatta dal Presidente francese Macron e dal Primo Ministro inglese Keir Starmer, noi dovremmo, per il fatto che è stata fatta dall'Europa, adeguarci e mandare i soldati in Ucraina (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare)? Perché io su questo non sono d'accordo.
Quando dice: Trump non sarà mai niente di simile ad un alleato, che vuol dire? Che dobbiamo uscire dalla NATO? Che dobbiamo uscire dal G7? Che non dobbiamo avere rapporti bilaterali? Di che cosa si parla esattamente (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare)? Perché io penso che i Paesi alleati non cambino in base a chi vince le elezioni, ma mi pare che voi la pensiate in maniera diversa, e allora mi piacerebbe che fosse chiarito (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare) - I deputati del gruppo Fratelli d'Italia si levano in piedi).
Dopodiché, devo dire che non mi convince neanche, non mi è chiarissima neanche la proposta relativa al piano della Commissione europea in tema della difesa; la proposta del PD che io ho letto è quella di opporsi al rafforzamento della difesa, fatta dai singoli Stati europei, per fare una centrale di acquisti unica europea per gli armamenti e i sistemi difensivi sul modello di quello che aveva predisposto Bruxelles per acquistare i vaccini anti-COVID. Ora, io devo dire, è una proposta che mi lascia un po' sorpresa perché, di fatto, si parla non di avere maggiore margine di spesa da utilizzare in sicurezza e difesa, al contempo favorendo le industrie nazionali di quei settori, ma si parla di spendere le stesse risorse facendo però decidere a Bruxelles come si spendono e magari spendendole su sistemi che non sono italiani e su aziende che non sono italiane (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier – Commenti di deputati Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle). Aggiungo anche che richiamare l'esempio dei vaccini COVID non mi pare sia andato benissimo, i contratti sono stati secretati e vi ricordate come sono andate le cose (Commenti di deputati Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Dopodiché, e chiudo, non mi è chiarissima neanche (Commenti di deputati Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)…non è chiarissima …
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, facciamo finire il Presidente del Consiglio.
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Adesso mi risponderete, presumo che mi risponderete…
PRESIDENTE. Colleghi!
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. … Dopodiché non mi è chiarissima neanche l'idea di Europa alla quale si fa riferimento, perché, ovviamente, io sono sempre contenta e ho grande rispetto per la partecipazione, per le manifestazioni, per le iniziative. Nella manifestazione che è stata fatta, sabato, a piazza del Popolo, anche in quest'Aula è stato richiamato da moltissimi partecipanti Il Manifesto di Ventotene. Ora, io spero che tutte queste persone, in realtà, non abbiano mai letto Il Manifesto di Ventotene, perché l'alternativa sarebbe francamente spaventosa.
Però, a beneficio di chi ci guarda da casa e di chi non dovesse averlo mai letto, io sono contenta di citare testualmente alcuni passi salienti de Il Manifesto di Ventotene.
Cito. Primo: “La rivoluzione europea, per rispondere alle nostre esigenze, dovrà essere socialista”. E fino a qui, va bene. “La proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa caso per caso, non dogmaticamente (…)”, caso per caso. “Nelle epoche rivoluzionarie, in cui le istituzioni non debbono già essere amministrate, ma create, la prassi democratica fallisce clamorosamente (…)”.
“Nel momento in cui occorre la massima decisione e audacia, i democratici si sentono smarriti, non avendo dietro uno spontaneo consenso popolare, ma solo un torbido tumultuare di passioni. (…) La metodologia politica democratica sarà (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)…
PRESIDENTE. Potete commentare dopo. Onorevole Fornaro e onorevole Provenzano, lasciate finire la Presidente del Consiglio.
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Deve avere rispetto della storia!
PRESIDENTE. Avrete la possibilità di parlare più tardi, e lo sapete; quindi, eventualmente lo fate con modo, più tardi! Per cortesia, facciamo finire la Presidente del Consiglio!
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. “La metodologia politica democratica sarà un peso morto nella crisi rivoluzionaria”. E Il Manifesto conclude che “esso” - il partito rivoluzionario - “attinge la visione e la sicurezza di quel che va fatto non da una preventiva consacrazione da parte dell'ancora inesistente volontà popolare, ma dalla - sua - coscienza di rappresentare le esigenze profonde della società moderna. Dà, in tal modo, le prime direttive del nuovo ordine, la prima disciplina sociale alle nuove masse. Attraverso questa dittatura del partito rivoluzionario si forma il nuovo Stato e, attorno ad esso, la nuova (…) democrazia”.
Non so se questa è la vostra Europa, ma certamente non è la mia (Applausi vivi e prolungati dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare) - Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Il deputato Fornaro: “Vergognati, studia!”)!
PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, andiamo avanti. Colleghi, per cortesia! Immagino che i vostri rappresentanti sapranno replicare nella maniera adeguata. Grazie, colleghi, andiamo avanti. Ha facoltà di intervenire il Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, Tommaso Foti, per l'espressione del parere sulle risoluzioni presentate (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)… Colleghi, basta (Applausi dai banchi del Governo - Il deputato Fornaro: “Non si può applaudire!” - Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Colleghi, per cortesia, dobbiamo fare intervenire l'onorevole Foti! Colleghi, onorevole Fornaro. Cortesemente, dai banchi del Governo non si può applaudire. Però, adesso facciamo intervenire il Ministro, onorevole Foti, per l'espressione del parere sulle risoluzioni presentate.
Colleghi, non si può neppure urlare così! Per cortesia, facciamo intervenire il Ministro, l'onorevole Foti, e sentiamo il parere sulle risoluzioni. Riguarda anche le vostre risoluzioni! Andiamo avanti!
TOMMASO FOTI, Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. Grazie, Presidente, il Governo esprime (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Il deputato Guerini: “Provocatore!” - Il deputato Fornaro: “Perché quello che ha scritto quel Manifesto è stato ucciso dai fascisti!”)…
PRESIDENTE. Onorevole Guerini, per favore. Onorevole Foti, prego.
TOMMASO FOTI, Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. Il Governo esprime (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)…
PRESIDENTE. Onorevole Fornaro, la richiamo all'ordine! Basta (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Onorevole Fornaro, si calmi! Facciamo andare avanti il Ministro Foti, per cortesia!
TOMMASO FOTI, Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. Presidente, intendo dare i pareri, se interessano. Parere favorevole sulla risoluzione n. 6-00164 Mantovani, Candiani, Rossello, Pisano e Giglio Vigna (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare) - Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra). Parere contrario alle risoluzioni n. 6-00160 Riccardo Ricciardi ed altri, n. 6-00161 Zanella ed altri, n. 6-00162 Braga ed altri, n. 6-00163 Richetti ed altri, n. 6-00165 Boschi ed altri e n. 6-00166 Della Vedova e Magi.
PRESIDENTE. Onorevole Foti, un attimo, mi scusi. Invito tutti i colleghi a sedersi e calmarsi, altrimenti sospendo la seduta. Chiedo a tutti di sedersi (La deputata Quartapelle Procopio: “Questo è il risultato dell'intervento della Presidente del Consiglio!”). Onorevole Quartapelle, la smetta di urlare! Invito tutti i colleghi, anche di maggioranza, a sedersi. Sedetevi. Chiedo a tutti il contegno dovuto all'Aula, di sedersi e di permettere (La deputata Serracchiani: “Lei è il Presidente della Camera!”)… Chiedo a tutti di sedersi, per cortesia (Vive proteste della deputata Serracchiani all'indirizzo del Presidente). Onorevole Serracchiani, la richiamo all'ordine. Neanche lei si può rivolgere così alla Presidenza! Cortesemente, sedetevi, per cortesia (Il deputato Speranza: “Non si può insultare la Costituzione!”). Sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 12,26, è ripresa alle 12,31.
PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta. Invito tutti a sedersi. Ha facoltà di intervenire il Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, Tommaso Foti, per l'espressione del parere sulle risoluzioni presentate (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).
TOMMASO FOTI, Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. Posso (I deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle scandiscono: “Vergogna!” – La deputata Quartapelle Procopio: “No, non può parlare. Presidente, è inaccettabile!” – Il deputato Casu: “Non si può riprendere!”)…?
Penso di poter (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)…
Il parere è favorevole sulla risoluzione Mantovani, Candiani, Rossello, Pisano e Giglio Vigna n. 6-00164.
Sulle risoluzioni Riccardo Ricciardi ed altri n. 6-00160, Zanella ed altri n. 6-00161, Braga ed altri n. 6-00162, Richetti ed altri n. 6-00163, Boschi ed altri n. 6-00165 e Della Vedova e Magi n. 6-00166, il parere è contrario, e vale anche per le parti separate, perché si tiene conto del significato della risoluzione nel suo complesso (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare – Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Sedetevi cortesemente. Darò la parola a uno per gruppo, quando vi sarete seduti, però con un attimo di pazienza. C'era l'onorevole… Però, prima sediamoci e ritorniamo (Proteste di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)…
ARTURO SCOTTO (PD-IDP). No, non ci sediamo.
PRESIDENTE. Ma come no? Tornate ai vostri posti, per cortesia.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Ci sentiamo profondamente offesi e indignati (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non so, Presidente, glielo dico perché ci chiedeva cosa succede: è successo un fatto gravissimo (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Il deputato Perissa: “Ha letto Il Manifesto di Ventotene”), gravissimo in quest'Aula.
Guardi, potete ululare, applaudire, ma il fatto è gravissimo e proverò a spiegarvelo in poche parole. Questo Paese, questa democrazia, questa Costituzione, è nata anche a Ventotene (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Italia Viva-il Centro-Renew Europe), e le spiego, se ha un attimo di pazienza, perché quegli uomini e quelle donne parlavano dal confine, da una dittatura.
In questo Paese o eri suddito o eri ribelle. Ma è grazie a quei rivoluzionari, anche a chi teorizzava la dittatura del proletariato, che abbiamo questa democrazia, che siete liberi, che siamo liberi (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)! E glielo spiego, Presidente, se c'è ancora bisogno di spiegarlo, perché c'è chi non si riconosce in quella Costituzione, Presidente!
Si possono leggere quelle parole e si può anche avere una distanza storica, politica, ma non si può dileggiare chi ha salvato la nostra Patria! Patria (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle, Italia Viva-il Centro-Renew Europe, Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e Misto-+Europa)! La chiamo Patria, perché chi ci ha liberato? Voi pensate che ci abbiano liberato gli americani, è legittimo. Ma io ve lo ricordo: se non ci fosse stata una Resistenza, la parola Patria non avrebbe lo stesso suono, la Costituzione non sarebbe la stessa (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle, Italia Viva-il Centro-Renew Europe, Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e Misto-+Europa)!
È grazie a quei rivoluzionari che dovete, anche voi, dire grazie per questa democrazia! Perché tanti, Presidente (Il deputato Trancassini: “È un ordine dei lavori!”)…
MARCO GRIMALDI (AVS). …è un ordine dei lavori. Perché bisogna chiedere scusa a questo Paese, e lo dico in un modo molto semplice: tanti rivoluzionari e tanti sudditi sono diventati cittadini di questa Patria (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle), grazie a quelle parole, grazie a quel Manifesto, grazie alla capacità di stare con la schiena dritta, anche nei momenti più bui della storia! Questa è la nostra democrazia!
Bisognerebbe avere rispetto per i nostri padri, per le nostre madri e per chi è morto per tutte e tutti noi. Grazie (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Grazie. Io vi ricordo che, comunque, c'è ancora la discussione finale e, su queste discussioni di merito (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle), si può approfondire anche in quell'occasione. Ma do la parola ad uno per gruppo. Non c'è problema.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Quello che è avvenuto poc'anzi, lo riteniamo un atto grave nei confronti del Parlamento, nei confronti della storia di questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).
Il Manifesto di Ventotene è da tutti gli storici riconosciuto non come ha provato, in maniera truffaldina rispetto alla storia, a presentarci la Presidente del Consiglio, come l'inno alla dittatura del proletariato; è il suo esatto contrario. È l'inno dell'Europa federale (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra e Italia Viva-il Centro-Renew Europe), con un Parlamento federale, con un Governo federale, contro i nazionalismi, che sono stati il cancro che, nel Novecento, ha prodotto due guerre mondiali con milioni di morti! Questo è stato!
E poi, Presidente, le chiedo di stigmatizzare, perché usare in questo modo la memoria di Ventotene significa oltraggiare la memoria di Altiero Spinelli (Vivi e prolungati applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e Italia Viva-il Centro-Renew Europe), considerato in tutta Europa il padre dell'Europa! Di Ernesto Rossi, di Eugenio Colorni, ucciso nel 1944, dopo essere stato arrestato dalla Polizia fascista e consegnato alle truppe di occupazione (Vivi e prolungati applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e Italia Viva-il Centro-Renew Europe)!
Noi siamo qui, in questo Parlamento! Lei presiede il Parlamento di questa democrazia grazie a quegli uomini, che non possono essere insultati, non possono essere derisi, non si può fare la caricatura, non è accettabile! Lei deve dire parole di verità! Lei è il Presidente della Camera dei deputati della Repubblica italiana (Vivi e prolungati applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e Italia Viva-il Centro-Renew Europe - I deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra si levano in piedi)!
Non è possibile! Questo è un luogo sacro della democrazia e noi siamo qui grazie a quegli uomini e a quelle donne. Sì, a quelle donne, che riuscirono a far uscire da Ventotene quel documento, e fecero in modo che si diffondesse. Quei visionari nel 1941 erano confinati politici. Eravamo nel pieno della guerra. Sembrava che stessero per vincere i nazisti e ci diedero una visione.
Si inginocchi, la Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra - Proteste dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare), di fronte a questi uomini e a queste donne! Altro che dileggiarli! Vergogna, vergogna, vergogna!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.
ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Credo che alle gravissime parole che la Presidente Meloni ha avuto il coraggio di pronunciare in quest'Aula, un oltraggio alla nostra democrazia, la risposta migliore sia stata data dal Presidente Mattarella, quando intervenne a Ventotene in occasione dell'ottantesimo anniversario della firma di quel Manifesto, quando, rispondendo alla domanda di una giovane, egli disse: “Ogni grande cambiamento è preceduto da vigilie, da periodi di resistenza, da preparazione di tempi migliori. Ed è quello che avvenne qui, allora, a Ventotene. Il fascismo aveva mandato qui diverse persone per costringerle a non pensare, o quanto meno impedire che seminassero pericolose idee di libertà. Con coloro diretti al confino, come Spinelli, Rossi, Colorni, e con quelli reclusi a Santo Stefano (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, Alleanza Verdi e Sinistra e Italia Viva-il Centro-Renew Europe), come il mio predecessore, Sandro Pertini, il futuro presidente dell'Assemblea Costituente, Terracini, in quel carcere borbonico in cui erano già stati rinchiusi un secolo prima Silvio Spaventa e Luigi Settembrini”. Sono sempre le parole del Presidente della Repubblica: “Credo che bisogna pensare al contesto in cui nasce Il Manifesto che era questo, per rendersi conto di che cosa intendono dire a noi ancora - oltre che ai loro contemporanei - Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni con Il Manifesto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Chiedendo a tutti quanti, esortando tutti quanti, a vigilare in difesa della democrazia contro le derive che mettono in pericolo la libertà”.
Presidente, quanto abbiamo sentito oggi, in quest'Aula, dalla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è un oltraggio! È un oltraggio alla storia d'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, Alleanza Verdi e Italia Viva-il Centro-Renew Europe), un oltraggio alla memoria di quanti hanno combattuto, hanno perso la vita, hanno donato a questa democrazia il dono dell'antifascismo, da cui nasce la nostra Carta costituzionale, da cui nasce la nostra democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, Alleanza Verdi e Italia Viva-il Centro-Renew Europe)!
Queste parole oggi dette dalla Presidente del Consiglio costituiscono la negazione dei valori fondanti su cui si basa il nostro vivere civile e la stessa essenza della nostra Repubblica. Non c'è spazio, in quest'Aula, per il fascismo (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, Alleanza Verdi e Sinistra e Italia Viva-il Centro-Renew Europe)! E lei, Presidente, dovrebbe per primo alzarsi da quello scranno. La Presidente del Consiglio ride (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! La Presidente del Consiglio ride! È scappata da quest'Aula e ora ride, la Presidente del Consiglio (La deputata Scarpa: “Sei il Presidente del Consiglio, vergogna!”)! Presidente Fontana, lei dovrebbe alzarsi da quello scranno e violentemente, rigorosamente, stigmatizzare le parole della Presidente del Consiglio, che non trovano spazio in questa democrazia!
Presidente, si vergogni (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, Alleanza Verdi e Sinistra e Italia Viva-il Centro-Renew Europe - La deputata Torto: “Vergogna!” - Il deputato Donno: “Ignorante!”)!
PRESIDENTE. Colleghi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Richetti. Ne ha facoltà.
MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Presidente Meloni, non riconoscere e usare le parole che ha usato su Il Manifesto di Ventotene, ed usarle così strumentalmente, perché capisco il tentativo di prendere una parola che fa riferimento alle organizzazioni politiche e ai processi democratici, ma quelle parole sono la conseguenza di anni di fascismo in questo Paese e lei non può ignorare questo fatto (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra). Perché, oltre alla memoria (Il deputato Bignami: “Basta, diamoci un taglio!” - Proteste di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra)…
PRESIDENTE. Scusate, scusate, scusate. Facciamo proseguire, l'onorevole… Sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 12,45, è ripresa alle 13,32.
Sui lavori dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Colleghi, come convenuto, sospendiamo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 15, con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Seguirà il seguito della discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri, in vista del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo 2025. Al termine, si svolgerà la commemorazione dell'ex deputato Mimmo Luca' e, quindi, il seguito dell'esame della proposta di legge in materia di durata delle intercettazioni.
Come ho sostenuto nella riunione dei presidenti di gruppo, chiedo a tutti di mantenere, nel corso della ripresa dei lavori, toni consoni e adeguati all'Aula della Camera dei deputati, e questo anche per onorare la memoria di chi ha messo in gioco la propria vita per assicurare i principi di libertà e di espressione da parte di tutti (Applausi). Chi ha combattuto per la nostra libertà merita il nostro plauso e merita anche il fatto che noi abbiamo rispetto per quest'Aula. Quindi, vi chiederò, proprio in nome di quella libertà e di quella democrazia, di fare in modo che quest'Aula sia considerata in maniera sacra. La seduta è sospesa, grazie a tutti.
La seduta, sospesa alle 13,35, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, il Ministro della Salute, il Ministro dell'Università e della ricerca e il Ministro delle Imprese e del made in Italy.
Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.
(Elementi e iniziative in relazione alla recente ondata di maltempo che ha colpito la Toscana, con particolare riferimento alla dichiarazione dello stato di emergenza nazionale, e intendimenti in ordine alla ricostituzione della struttura di missione contro il dissesto idrogeologico «Italia sicura» – n. 3-01815)
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Boschi ed altri n. 3-01815 (Vedi l'allegato A).
Il deputato Del Barba ha facoltà di illustrare l'interrogazione Boschi ed altri n. 3-01815, di cui è cofirmatario, per un minuto.
MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, nella giornata del 14 marzo 2025 la Toscana è stata colpita da una violenta ondata di maltempo, isolando migliaia di cittadini in 14 comuni, di cui centinaia costretti all'evacuazione. Abbiamo visto tutti strade allagate, strutture danneggiate, attività commerciali e impianti industriali, anche storici, allagati. In particolar modo, abbiamo avuto piogge paragonabili a quelle del 1966. Ci chiediamo, allora, cosa si stia facendo per la prevenzione. Ricordiamo che il Governo Renzi creò la struttura di missione. Ci chiediamo anche se il Governo intenda assegnare lo stato di calamità nazionale e a quanto ammontino i danni di questa emergenza.
PRESIDENTE. Il Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
NELLO MUSUMECI, Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare. Grazie, signora Presidente. Come ha ben ricordato l'onorevole interrogante, nella stessa giornata del 14 marzo 2025, dopo la richiesta del presidente della regione Toscana, a mia firma è stato dichiarato lo stato di mobilitazione del servizio nazionale di Protezione Civile. L'indomani, il presidente ha chiesto la deliberazione dello stato di emergenza di rilievo nazionale per gli eventi verificatisi nella città metropolitana di Firenze, nelle province di Arezzo, Livorno, Lucca, Massa-Carrara, Pisa, Pistoia e Prato. Il Dipartimento sta esaminando la proposta, la sta istruendo, per poi passarla al sottoscritto, che ne curerà, dopo averla condivisa, l'illustrazione al Consiglio dei ministri.
Intanto, si era tenuta il 15 marzo una prima riunione tra tecnici del Dipartimento della Protezione Civile e della regione Toscana. La seconda riunione, due giorni dopo, ha visto la partecipazione dei tecnici dipartimentali, dei tecnici regionali e di numerosi sindaci dei territori colpiti, al fine di chiarire e precisare l'ambito di intervento tecnico della Protezione Civile rispetto ai fabbisogni economici necessari. È in corso di valutazione la richiesta regionale, come dicevo, di emergenza nazionale, nella quale viene indicato anche il perimetro del territorio interessato.
Riguardo alle azioni di prevenzione e contenimento del dissesto idrogeologico, il Governo intende attuare misure strutturali che, nel medio-lungo periodo, consentano di superare le fasi emergenziali susseguenti a eventi calamitosi che si verificano, ormai, con sempre maggiore frequenza e intensità, superando conseguentemente la logica della struttura di missione, per propria natura temporanea, di Italia Sicura. Voglio ricordare che il Dipartimento Casa Italia ha concentrato tutte le competenze in materia di prevenzione e di contrasto al dissesto idrogeologico, mentre negli ultimi 10 anni la regione Toscana - va ricordato - ha ricevuto dal Governo, per il contrasto al dissesto idrogeologico, fondi per circa 647 milioni di euro, che sono convinto siano stati già utilizzati per mettere in sicurezza parte del territorio.
Infine, se mi è consentito, a proposito delle ultime piogge, che, per fortuna, hanno risparmiato Firenze non solo per l'utilizzo dello scolmatore, ma anche per la scarsa piovosità a Nord del capoluogo, nel Valdarno e nell'alto Casentino, il Governo si permette di suggerire alla regione e al comune di Pisa l'opportunità di procedere al completamento dello scolmatore dell'Arno e consentirgli la portata stabilita nel progetto originario. In questo senso, d'intesa con regione e con il comune di Pisa, si valuterebbe la possibilità di uno specifico finanziamento.
PRESIDENTE. Il deputato Del Barba ha facoltà di replicare, per due minuti.
MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro. Siamo alle solite, perché, per quanto attiene l'emergenza, apprendiamo, avendoglielo chiesto, che sono in corso valutazioni e ci sono riunioni, quando tutti capiamo che, di fronte all'emergenza, occorrono interventi. Ma il problema, sa qual è? Il problema è che, se oggi siamo costretti a fare valutazioni e riunioni, è perché non si è agito prima. Lei lo ha ricordato: se si è evitato il peggio è stato proprio grazie alla realizzazione di uno scolmatore, la stessa amministrazione comunale di Pisa lo ricordava.
Il problema è che tanti altri peggio non li si sta evitando proprio per via della vostra pervicace volontà di non rinnovare la struttura di missione Italia Sicura. Lei ci dice che si tratta di una struttura di missione temporanea, ma è temporanea grazie al fatto che i Governi, che sono venuti dopo il Governo Renzi hanno deciso di non rinnovarla; è data da questa la temporaneità. Siete voi la causa della temporaneità, siete voi la causa del fatto che oggi non possiamo fare come allora si fece, allora vennero investiti 9,4 miliardi. Se oggi possiamo limitare i danni, è perché c'è stato qualcuno che ha pianificato degli interventi di prevenzione.
Ora, Ministro, credo che sia sotto gli occhi di tutti: il 99 per cento del territorio italiano è fragile e è sottoposto ad alluvioni e a frane. Noi non possiamo più agire nell'emergenza. Abbiamo la necessità di avere una struttura di missione stabile. Abbiamo avuto in passato un esempio virtuoso. Abbiamo visto che i Governi, se vogliono, possono stanziare soldi per la prevenzione. Certo, devono rinunciare alla loro propaganda. Noi vi invitiamo a fare lo stesso (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
(Iniziative in relazione alla carenza di personale presso le case di comunità e per il raggiungimento degli obiettivi previsti per tali strutture dal decreto ministeriale n. 77 del 2022 – n. 3-01816)
PRESIDENTE. La deputata Pastorella ha facoltà di illustrare l'interrogazione Onori ed altri n. 3-01816 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria, per un minuto.
GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Proprio ieri, in quest'Aula, abbiamo commemorato le numerosissime vittime del COVID, e se c'è una cosa che la pandemia ci ha insegnato è stata proprio le carenze strutturali che abbiamo sulla sanità territoriale. Tutti insieme ci siamo ripromessi di rafforzare queste capacità, stanziando nel PNRR ben 2 miliardi per costruire e rendere operative 1.400 case di comunità. Secondo i dati Agenas di pochi giorni fa, tuttavia, solo 485 sono attive, di cui solo 118 con tutti i servizi obbligatori, ed alcune regioni, addirittura, non ne hanno nessuna. Quindi, chiediamo al Ministro che iniziative intenda intraprendere il suo Governo per mettere in atto e raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati tutti insieme.
PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
ORAZIO SCHILLACI, Ministro della Salute. Grazie, Presidente. Ringrazio gli interroganti per il quesito posto. Ricordo che il decreto del Ministero della Salute n. 77 del 23 maggio 2022 ha delineato il nuovo modello organizzativo dell'assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale, il cui perno è il distretto sanitario e al cui interno riveste un ruolo fondamentale la casa di comunità. Come è noto, la casa di comunità introduce un modello organizzativo di approccio integrato multidisciplinare, con un'équipe multiprofessionale territoriale.
In tali strutture, per poter erogare tutti i servizi sanitari di base, è previsto che operino in équipe medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, in collaborazione con infermieri di famiglia o comunità ed altri specialisti ed operatori sanitari.
Più precisamente, per quanto riguarda le case di comunità con presenza medica obbligatoria, è stabilito che prestino servizio, in quanto facenti parte del ruolo unico di assistenza primaria, medici di assistenza primaria ad attività oraria e medici di medicina generale a ciclo di scelta.
A tal riguardo, premesso che i soggetti attuatori della riforma sono le regioni e province autonome, che devono provvedere all'adeguamento dell'organizzazione dell'assistenza territoriale agli standard definiti dal decreto ministeriale che ho citato precedentemente, il monitoraggio semestrale è assicurato dal Ministero tramite Agenas. All'esito del monitoraggio riferito, al secondo semestre 2024 risultano attive 485 case di comunità. Non si rilevano, ad oggi, criticità rispetto agli impegni assunti per la Commissione europea.
Devo far presente, inoltre, che nella recente cabina di regia dedicata alla Missione 6, presieduta dal Ministero degli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, il 6 marzo scorso, a livello nazionale, sono stati avviati cantieri per oltre 940 case di comunità, superando il 90 per cento dei cantieri previsti per il raggiungimento del target.
Per quanto riguarda, poi, il problema della carenza dei medici, è in corso un confronto serrato con le regioni per individuare un nuovo modello di erogazione delle cure primarie, che potrebbe riorganizzare anche i rapporti contrattuali, in particolare il ruolo unico di assistenza primaria. Si sta discutendo, poi, sul regime da applicare anche attraverso un confronto con le categorie interessate.
In ogni caso, devo ricordare che l'accordo collettivo nazionale, sottoscritto nel febbraio del 2024, ha declinato questo nuovo modello organizzativo di erogazione dell'assistenza primaria nell'ambito dei rapporti di lavoro. Gli interventi del medico ad attività oraria sono finalizzati a realizzare la continuità dell'assistenza per tutto l'arco della giornata e a partecipare alla presa in carico dei pazienti.
Risulta evidente che gli obiettivi esposti ed inseriti nell'ACN, nell'atto di indirizzo del mio Ministero, già contenevano gran parte delle esigenze individuate per l'apertura e il funzionamento ottimale delle case di comunità. Il dibattito attuale sulla forma contrattuale non inficia in alcun modo i punti qualificanti già in essere.
Per completezza di informazione, ricordo che, nel corso degli anni, sono state rese disponibili risorse finanziarie per coprire i costi del personale. La legge di bilancio del 2024 ha ulteriormente incrementato, per gli anni 2025 e 2026, i maggiori oneri per la spesa di personale dipendente, da reclutare anche in deroga ai vincoli in materia di spesa di personale, previsti dalla vigente legislazione.
Fermo restando quanto riferito in merito ai medici, segnalo che il Ministero intende porre in essere ogni iniziativa per risolvere la problematica relativa alla carenza di infermieri (problema tra l'altro presente in tutta Europa).
Concludo, rappresentando che il Ministero della Salute è costantemente impegnato in un confronto con le regioni per rafforzare la presenza di tutti i professionisti sanitari interessati dalla riforma nelle strutture istituite per effetto del DM n. 77 del 2022.
PRESIDENTE. Il deputato D'Alessio, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare, per due minuti.
ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, noi prendiamo atto delle buone intenzioni, ma non siamo soddisfatti, perché siamo su una scia di ritardi pazzeschi. A volte, nel dibattito politico, le opinioni e le dichiarazioni sono sostituite dai numeri e questi numeri sono poco rassicuranti, perché siamo in ritardo; non riusciamo a correre e a seguire le esigenze del Paese.
I numeri non possono essere sottoposti a letture soggettive. In Italia, la sanità, purtroppo, soprattutto al Sud, è in condizioni disastrose: ho i dati quanto a strutture, personale, tempi di attesa ed altro. Non possiamo permetterci di perdere un'ora in più rispetto a quella che già abbiamo perso in passato, non possiamo lasciare non utilizzato nemmeno un euro, dobbiamo correre in maniera veloce.
La considerazione che ci viene spontanea è questa: nella scala di priorità del Governo, che posto occupa la sanità? Noi, come opposizione, siamo convinti di fare un'opposizione sempre costruttiva, anche comprensiva di quelle che sono le difficoltà, e in ogni finanziaria diciamo di mettere al primo posto la sanità come risorse. È un settore nel quale, se non si investe in maniera significativa, le cose purtroppo non miglioreranno.
Abbiamo telefonate continue da tutti i comuni, da tutti i centri, da tutti i territori, da tutte le comunità. La criticità numero uno in Italia, in questo momento, è la sanità e voi avete il dovere di provvedere bene e subito con riferimento all'utilizzo delle risorse per la sanità stessa.
Noi, come opposizione, abbiamo il dovere di seguire, di sollecitarvi nella direzione dell'efficienza e del miglioramento urgente della nostra sanità. È una priorità assoluta, non possiamo assolutamente posporla a nessuna esigenza del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
(Iniziative di competenza, anche di carattere normativo, in materia di nomine in ambito sanitario, alla luce di recenti casi di malasanità verificatisi presso l'azienda sanitaria di Trapani – n. 3-01817)
PRESIDENTE. La deputata Carmina ha facoltà di illustrare l'interrogazione Quartini ed altri n. 3-01817 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria, per un minuto.
IDA CARMINA (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, è stata depositata la relazione degli ispettori della regione siciliana, inviata a seguito della coraggiosa denuncia di Maria Cristina Gallo, paziente dell'ASP di Trapani costretta ad attendere ben otto mesi per l'esito di un esame istologico, con un tumore che, nel frattempo, ha sviluppato metastasi fino al quarto stadio. Il Piano di rientro sull'accumulo di ben 3.300 esami arretrati, attuato dalla regione, ha fatto sì che a 160 persone sia stato diagnosticato in ritardo un cancro conclamato, con l'avvio di una drammatica corsa contro il tempo per iniziare le terapie.
Non una soluzione strutturale, ma una toppa che, semmai, dimostra che era possibile intervenire tempestivamente e che c'è stata una mala gestio, se il dirigente dell'ASP di Trapani, Croce, meloniano di ferro, appena 15 giorni fa, il 4 marzo, dichiarava che i referti in ritardo fossero soltanto 244, invece di 3.300, dimostrando di non avere assolutamente il polso della situazione. Ma come fa a essere ancora al suo posto?
PRESIDENTE. Concluda onorevole, aveva un minuto.
IDA CARMINA (M5S). Termino. Questa tragedia, Ministro, è conseguenza di un sistema sanitario smembrato in nome di un federalismo irresponsabile, che ha trasformato la sanità in feudo della politica locale di signorotti che si preoccupano della spartizione delle poltrone (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e delle nomine, più che della salute dei pazienti!
PRESIDENTE. Grazie.
IDA CARMINA (M5S). Ministro, cosa intende fare? Dobbiamo continuare in questa maniera o bisogna dare risposte in termini di competenza, merito…
PRESIDENTE. Grazie…
IDA CARMINA (M5S). …reale interesse per la salute dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?
PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
ORAZIO SCHILLACI, Ministro della Salute. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti. Con riferimento alla richiesta di adozione di iniziative sul sistema delle nomine in sanità, vorrei evidenziare che, ad oggi, è in vigore un'apposita disciplina per il conferimento degli incarichi di direttore generale amministrativo e sanitario degli enti del Servizio sanitario nazionale, al fine di superare i problemi correlati alle nomine aziendali che, in molti casi, hanno portato alla scelta di manager privi delle necessarie specifiche competenze tecniche e gestionali.
Con il decreto legislativo del 4 agosto 2016, nel rispetto del riparto delle competenze Stato-Regioni, si è intervenuti adottando soluzioni volte ad assicurare un progressivo affievolimento della discrezionalità nell'assegnazione degli incarichi.
Per favorire la scelta dei migliori, al di fuori di eventuali influenze della politica regionale, e subordinare quindi la nomina dei direttori generali a valutazioni di tipo esclusivamente tecnico, si è ritenuto di dover prevedere una selezione nazionale volta a verificare che tutti coloro che parteciperanno alle selezioni locali per il conferimento degli incarichi siano effettivamente in possesso di specifici requisiti.
Le regioni, previa pubblicazione di un apposito avviso pubblico relativo all'incarico che si intende attribuire, provvedono a nominare i direttori generali esclusivamente tra gli iscritti all'elenco nazionale presente presso il Ministero della Salute e che hanno manifestato il proprio interesse.
La selezione dei candidati viene, poi, effettuata con una valutazione per titoli e colloqui da una commissione regionale, anche tenendo conto di eventuali provvedimenti di accertamento della violazione degli obblighi in materia di trasparenza, composta da esperti indicati da qualificate istituzioni scientifiche indipendenti.
Questa commissione propone al presidente della regione una rosa di candidati, all'interno della quale viene scelta la persona che presenta i requisiti maggiormente coerenti con le caratteristiche dell'incarico.
Ferma restando la disciplina fin qui richiamata, per quanto concerne la segnalazione relativa ai gravi disservizi dovuti ai ritardi nell'erogazione delle prestazioni di anatomia patologica dell'ASP di Trapani, faccio presente che ho dato disposizioni al fine di avviare un'ispezione in loco da parte del Ministero, ispezione che, allo stato attuale, è in corso.
In merito a quanto riportato nell'interrogazione, rappresento quanto mi è stato riferito dall'assessorato alla salute della regione Sicilia. Nello specifico, la regione, oltre ad aver avviato un accertamento ispettivo, ha convocato, il 5 marzo scorso, le aziende e gli enti sanitari dell'area metropolitana di Palermo, nonché l'ASP di Catania, per porre in essere interventi finalizzati alla risoluzione delle problematiche in questione. Il direttore sanitario dell'ASP di Trapani ha comunicato il numero dei campioni non ancora refertati nel 2024 e 2025 e, conseguentemente, tutte le aziende interpellate hanno assicurato, in un'ottica di rete, la propria disponibilità a garantire un'attività di refertazione dei campioni di anatomia patologica per azzerare la lista d'attesa. Il Piano straordinario si è concluso nel rispetto del termine prestabilito. Tuttavia, l'assessorato ha comunicato che, dagli esiti e dai riscontri documentali, è emerso l'utilizzo di procedure non sempre coerenti con quelle previste dalle linee guida del Ministero della Salute.
Infine, concludo, rappresentando che la regione Sicilia ha comunicato che è tuttora in corso un approfondimento sugli esiti dell'accertamento ispettivo, dal quale sono emerse criticità per la decisione da parte della regione dei provvedimenti che si riterranno più opportuni, e che le risultanze degli approfondimenti saranno comunicate al mio Ministero, che valuterà la sussistenza delle condizioni per adottare eventuali azioni che si renderanno necessarie.
PRESIDENTE. Il deputato Quartini ha facoltà di replicare, per due minuti.
ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. È fuori discussione che ci sia un collasso sanitario nella regione Sicilia e ci siano problemi organizzativi evidentemente molto significativi. Si parla, come sempre, di amichettismi, di favoritismi. Non si capisce come mai questo neologismo abbia sostituito la parola “clientelismo”. Di fatto noi chiediamo a gran voce di smetterla con le nomine politiche in sanità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Credo che questa questione sia fuori discussione. Allo stesso tempo, noi chiediamo che venga riformato il Titolo V della Costituzione rispetto alla sanità, perché vogliamo che la sanità ritorni in capo allo Stato, perché questa roba non deve più avvenire nel nostro Paese. Tremilatrecento istologie in ritardo, 160 cittadini che si trovano ad avere avuto un problema enorme da un punto di vista oncologico. Noi pensiamo che occorra rifinanziare la sanità, occorra assumere personale, occorra rivedere il rapporto con il privato, anche la libera professione, sia quella extra moenia che quella intra moenia.
Basta propaganda, Ministro, sulle liste d'attesa, basta. Siamo fermi al progetto che avevate presentato oltre 6 mesi fa. Basta dare la colpa agli altri. Governate da 2 anni e mezzo, in Sicilia da molto di più. Avete dato la colpa alla Corte dei conti per il PNRR, alla magistratura sui vostri reati o presunti tali, all'Istat, di recente, avete dato la colpa rispetto al fallimento dell'ADI. Direi che anche basta, se non vogliamo anche ricordare che avete dato la colpa ai benzinai per le accise. Noi vogliamo togliere dal Patto di stabilità salute, istruzione e welfare. Voi, invece, volete togliere dal Patto di stabilità le armi e gli armamenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
(Iniziative per la realizzazione di residenze universitarie pubbliche nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza, nell'ottica della garanzia del diritto allo studio a fronte del "caro affitti" – n. 3-01818)
PRESIDENTE. La deputata Piccolotti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01818 (Vedi l'allegato A). Prego, onorevole.
ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Ministra, siamo ancora qui e ancora una volta dobbiamo porle il problema degli alloggi per gli studenti fuori sede, perché il mercato dell'affitto è volato, più 38 per cento in 3 anni, e i problemi aumentano di giorno in giorno. In merito alla Missione 4 del PNRR, da molti anni le diciamo che la modalità che avete scelto per spendere le risorse è una modalità sbagliata.
Ieri, l'UDU denuncia che i posti letto realizzati, ad oggi, sarebbero 11.000 e rotti, quando l'obiettivo è 60.000. Quindi, le chiediamo se non pensa che sia necessario investire, invece che sulle residenze private, sulle residenze pubbliche, e stanziare risorse, affinché le università e i comuni possano realizzare queste strutture.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, ha facoltà di rispondere per tre minuti. Prego.
ANNA MARIA BERNINI, Ministro dell'Università e della ricerca. Grazie, signora Presidente. Grazie onorevole Piccolotti, grazie al gruppo AVS, che mi consente non solamente di parlare di studentati, tema che ci terrà - e ne sono felice, onorevole Piccolotti - da qui al 2026 e oltre, perché il tema è carne e sangue del Paese, ma anche di fare un'operazione verità rispetto ad alcuni dati che lei spendeva e che considero assolutamente sbagliati, non sulla base di una valutazione soggettiva, ma di numeri e conti di cui vi darò adeguato riscontro.
Partiamo dall'inizio: questo Governo ha ereditato dalla gestione precedente un target PNRR che prevedeva la realizzazione di 60.000 posti letto in 3 anni, con una dotazione di circa 900 milioni di euro. Non ci siamo tirati indietro. Negli ultimi 20 anni però - e lo dobbiamo ricordare tutti - questo Paese ha realizzato 40.000 posti letto - un ritmo di 2.000 all'anno, quindi -, con stanziamenti di 80.000/90.000 euro a posto letto e tempi di realizzazione di 8-10 anni. Sono numeri certi, non un'invenzione del Ministro o una libera interpretazione del Ministro.
Il PNRR, come detto, prevede la realizzazione di 60.000 posti letto in 3 anni, con un budget iniziale di 900 milioni, cioè 15.000 euro a posto letto. Condizioni non negoziate da noi e difficilmente rinegoziabili. Tanti vincoli. Tanti, tanti vincoli, alcuni a dir poco astrusi, che siamo comunque riusciti ad allentare.
Le trattative di questo Governo con la Commissione europea ci hanno consentito di aggiungere 300 milioni di nostre risorse domestiche in più, molto faticosamente, ma per la trattativa, non solo per i 300 milioni in più, portando il budget totale a un miliardo e 200 milioni, cioè 20.000 euro a posto letto.
Questa è la nostra mission PNRR: passare da 2.000 posti l'anno a 20.000, realizzarli con un budget di 20.000 euro, invece che di 80.000/90.000 euro, 3 anni di tempo a fronte di un monte di posti letto che, fino ad ora, è stato realizzato in 30 anni. Non ci tiriamo indietro.
È con questi numeri che si misurerà il successo o meno dell'operazione housing, che ha visto questo Governo definire una politica sugli studentati che mai prima d'ora era stata disegnata.
Abbiamo creato una struttura commissariale ad hoc, abbiamo allentato i vincoli burocratici, accelerato le procedure; il bando PNRR sta finanziando posti letto con una velocità 5 volte superiore a un bando a sportello, può essere liberamente consultato sul sito del Ministero dell'Università. Scusate la velocità, ma ho molte cose da dirvi. Dicevo, 5 volte superiore, con costi 5 volte più bassi rispetto alla legge n. 338 del 2000. Questa macchina sta correndo veloce, con numeri mai visti prima; non spegnerà i propri motori il 30 giugno 2026. Che sia chiaro: noi non molliamo, perché questa è la vera occasione.
Dopo il 30 giugno del prossimo anno comincerà un secondo tempo, che continuerà a finanziare e realizzare posti letto per dare vera attuazione al diritto allo studio, però questa operazione deve sgombrare il campo dalle fake news, come la diffusione di numeri non aggiornati o scorretti, confezionati ad arte per nascondere i veri risultati del Governo; oppure dire che questo Governo favorisce il privato. È stato questo Governo ad allargare un bando pensato e rivolto dalla precedente gestione solo ai privati. Noi lo abbiamo esteso al pubblico.
PRESIDENTE. Devo chiederle di andare alla conclusione.
ANNA MARIA BERNINI, Ministro dell'Università e della ricerca. Un minuto, mi scuso. Devo dire, in linea con l'operazione verità di questa risposta, che comuni, regioni e università non hanno ancora aderito all'appello, ma che stiamo lavorando, cercando soluzioni alternative e creative con l'Associazione nazionale dei comuni italiani. Nessuna città è stata esclusa dai finanziamenti. Il bando si basa su candidature e non su una scelta del Ministero. È un bando a sportello e le risorse vengono assegnate in base alle domande ricevute, non per scelta politica.
E con questo concludo, signora Presidente. Il numero di 60.000 posti letto non è un numero freddo, un target PNRR o di questo Governo, ma è una necessità reale del Paese, degli studenti e delle loro famiglie. Fare il tifo per il fallimento dell'obiettivo significa tifare contro gli studenti. Questa è una partita, per la qualità della vita degli studenti, che va giocata con la maglia della nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. La deputata Piccolotti ha facoltà di replicare, per due minuti. Prego, onorevole.
ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Signora Ministra, mi metto la maglia degli studenti e delle studentesse italiani, e quindi sono qui a dirle che lei oggi mi ha dato una risposta del tutto insoddisfacente. Dice che i dati delle organizzazioni universitarie sono delle fake news, ma non mi dà il dato dei posti letto ad oggi realizzati, e non me lo dà perché è chiaro che siete in ritardo. Guardi, il ritardo, forse, non è nemmeno solo una sua diretta responsabilità, ma è una responsabilità che inerisce ad una scelta ideologica e sbagliata: quella di assegnare 1 miliardo e 200.000 euro di fondi pubblici prioritariamente ai privati, perché sapevate che gli enti regionali del diritto allo studio, i comuni e gli altri enti locali non avevano soldi per i cofinanziamenti, perché tagliate continuamente i bilanci di comuni e regioni.
Allora, se invece di dire che coloro che protestano contro le scelte del suo Ministero sono professionisti della protesta, come ha fatto - e le ricordo che domani c'è una grande mobilitazione dei ricercatori precari che stanno per diventare disoccupati in virtù delle scelte del suo Ministero -, se invece di dire questo avesse ascoltato le organizzazioni studentesche, avremmo approvato a dicembre un emendamento, da loro proposto, che stanziava risorse che potevano servire ai comuni e agli enti locali per realizzare residenze pubbliche. Perché queste residenze private che state realizzando non risolveranno nemmeno il problema del caro affitto, visto che le tariffe, che poi verranno applicate, sono, in alcuni casi, addirittura più alte di quelle di mercato (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
(Iniziative volte a promuovere la competitività del sistema italiano di ricerca scientifica e tecnologica in ambito europeo e internazionale – n. 3-01819)
PRESIDENTE. La deputata Dalla Chiesa ha facoltà di illustrare l'interrogazione Tassinari ed altri n. 3-01819 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria. Prego, onorevole.
RITA DALLA CHIESA (FI-PPE). Grazie, Presidente. Buonasera, Ministro. Lei, Ministro, ha sempre ribadito che la ricerca scientifica e tecnologica è un pilastro fondamentale per la crescita economica e sociale del nostro Paese.
Sappiamo e speriamo tutti che questa ricerca vada promossa in ogni settore, attraendo ricercatori dall'estero, ma soprattutto trattenendo i nostri, che sono i migliori talenti. Per questo, le chiedo quali misure abbia adottato o intenda adottare per rendere sempre più competitivo il sistema della nostra ricerca e per far fronte alle future sfide globali.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
ANNA MARIA BERNINI, Ministro dell'Università e della ricerca. Grazie, signora Presidente. Grazie onorevole Dalla Chiesa e onorevole Tassinari. Il modo migliore per finanziare la ricerca è fare investimenti e non cattiva spesa. Proprio ricollegandomi agli investimenti, vorrei ricordare che il Fondo di finanziamento ordinario che alimenta le università, uno dei tanti elementi di alimentazione delle università, quest'anno è stato aumentato di 336 milioni rispetto alla cifra record del 2023, raggiungendo i 9.400.000.000, e questi sono numeri. Quindi, non esistono tagli all'università e la ricerca si finanzia soprattutto erogando fondi.
Uno dei pilastri di questa erogazione è lo stanziamento destinato al terzo bando del Fondo italiano per la scienza, pari a circa 465 milioni di euro, con il quale il Ministero si è impegnato a finanziare la ricerca di eccellenza per il 2024 e il 2025, secondo modalità consolidate a livello europeo.
Il bando fisso prevede il finanziamento di progetti di ricerca a elevato contenuto scientifico svolti da gruppi di ricerca indipendenti, sotto il coordinamento scientifico di un principal investigator italiano o straniero. La durata massima dei progetti è di 5 anni, e sono progetti internazionali in cui i nostri cervelli possono andare e tornare, finanziati per farlo, e condividere cultura e competenza.
Rispetto al precedente bando FIS 2, c'è una semplificazione e accelerazione della procedura di valutazione. Sono pervenute 5.093 domande, di cui - e di questo siamo molto orgogliosi - ben 2.062 di giovani e giovanissimi ricercatori. I progetti di ricerca FIS 3 afferiscono ai 3 macrosettori di ricerca in questo momento più prospettici e innovativi: scienze della vita, scienze fisiche, chimiche e ingegneristiche, scienze sociali e umanistiche.
Ma l'attenzione per la ricerca fondamentale non si ferma, naturalmente, al Fondo FIS. Stiamo intervenendo anche sulla programmazione dei finanziamenti in una prospettiva temporale almeno triennale, per consentire ai ricercatori di pianificare meglio le proprie attività. Abbiamo promesso e manterremo una stabilizzazione annuale dei progetti PRIN (progetti di ricerca di interesse nazionale). Aggiungo che stiamo lavorando - e concludo, Presidente - per dare continuità al patrimonio scientifico e tecnologico che i finanziamenti PNRR hanno prodotto nel nostro Paese e per valorizzare le infrastrutture di ricerca più qualificate.
In legge di bilancio 2025 abbiamo messo 300 milioni di fondi con l'identificazione di indicatori chiave di performance, per consentire una selezione reale di quei centri nazionali e di quei partenariati che in questi anni hanno meglio valorizzato le risorse ricevute (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. La deputata Dalla Chiesa, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare per due minuti.
RITA DALLA CHIESA (FI-PPE). Grazie al Ministro Bernini. Ci dichiariamo naturalmente soddisfatti per la risposta. Per Forza Italia e per questo Governo la ricerca costituisce il vero motore per lo sviluppo economico e sociale del nostro Paese.
Consideriamo fondamentale la promozione dell'attività di ricerca per la crescita del nostro Paese. Riteniamo necessario continuare a investire in settori innovativi e in un capitale umano qualificato, all'altezza per competere a livello europeo e internazionale.
Come evidenziato, il Ministero ha supportato e continua a supportare l'attività di ricerca tramite linee di finanziamento stabili e importanti. Le risorse ci sono e l'impegno del Ministro Bernini è costante e serio. Non dimentichiamoci che a presidio della qualità della ricerca c'è già un organo a ciò deputato, ossia il Comitato nazionale per la valutazione della ricerca, composto da studiosi, che sono italiani o stranieri, di elevata qualificazione scientifica internazionale, che indica, fra l'altro, i criteri generali per le attività di selezione e valutazione del progetto di ricerca.
In più, come già annunciato dal Ministro, il Ministero dell'Università e della ricerca sta avviando un processo di riorganizzazione interna, nell'ambito della quale una direzione generale ad hoc sarà dedicata allo sviluppo della ricerca scientifica, all'innovazione e al trasferimento tecnologico, che si occuperà, in modo sistemico, di tutta la filiera della ricerca, dalla programmazione all'attuazione delle linee progettuali. Quindi, abbiamo piena fiducia nell'attività del Ministro Bernini e del suo lavoro. Buon lavoro, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
(Ulteriori iniziative di competenza volte a favorire il pieno sviluppo dell'università italiana – n. 3-01820)
PRESIDENTE. Il deputato Lupi ha facoltà di illustrare l'interrogazione per un minuto… No, c'è stato un cambio. Il deputato Bicchielli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-01820 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.
PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, signora Presidente. Signora Ministra, l'articolo 33 della Costituzione sancisce che “Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato”. La possibilità per i giovani di studiare e formarsi in luoghi che incentivano rapporti virtuosi ha permesso alle università di qualificarsi come uno dei cardini del progresso della nostra società.
I cambiamenti degli ultimi decenni hanno posto le università di fronte a sfide epocali, acuite durante la crisi pandemica, e a partire dall'anno 2004 le università telematiche hanno potuto offrire a molti lavoratori opportunità di studio e formazione, altrimenti non praticabili all'interno degli atenei cosiddetti tradizionali. La quota di studenti iscritti agli atenei telematici è aumentata dal 3,1 per cento del 2013 al 14 per cento del 2024. La presenza di società di capitali che gestiscono enti universitari e la possibilità di offrire lezioni telematiche favoriscono la riduzione del rapporto fra il numero degli studenti e dei docenti, ma anche opportunità di dialogo e di convivenza tra gli studenti.
Signora Ministra, le chiediamo quali iniziative intenda assumere per favorire il pieno sviluppo dell'università italiana, in linea con la sua natura di comunità di studenti e di docenti, riaffermando le sue finalità educative, culturali, scientifiche e sociali e per escludere per tutti gli atenei statali, non statali e telematici qualunque scopo di lucro.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare…no, scusi. Il Ministro dell'Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, ha facoltà di rispondere, per tre minuti. Ho saltato un passaggio rilevante. Prego, Ministro.
ANNA MARIA BERNINI, Ministro dell'Università e della ricerca. No, signora Presidente, era implicito. Grazie, signora Presidente. Grazie, onorevole Bicchielli. Lei capirà, brevi cenni sul cosmo. Mi ha fatto la domanda su che cosa intendo fare per l'università italiana e le devo rispondere in tre minuti, Farò il possibile. Vi ringrazio, prima di tutto, e le segnalo che il tema cruciale che lei ha evidenziato sta alla base della nostra attività, che è il diritto-dovere di offrire una formazione di qualità a prescindere dallo strumento di erogazione e fruizione dell'offerta didattica e formativa.
Questo è il presidio al diritto allo studio, ovviamente. Diritto allo studio significa garantire a tutti, a tutti i capaci e i meritevoli, indipendentemente dalle proprie capacità contributive, l'accesso alla formazione. Ma quale formazione superiore? Formazione superiore in presenza o a distanza? Questo è il tema che lei solleva. Le segnalo - sono certa che lei lo sappia - che la formazione a distanza non è prerogativa solo delle università telematiche.
Anche le università in presenza fanno didattica a distanza, sono sopravvissute al dramma del COVID-19 e hanno consentito agli studenti di continuare, su richiesta degli studenti, a formarsi anche durante la pandemia proprio attraverso piattaforme di didattica a distanza. Quindi, onorevole, colleghi, vi rispondo che non è lo strumento che fa la differenza, ma il modo in cui lo strumento viene usato. Un computer può essere utilizzato per fare alta medicina o per commettere reati di cyberbullismo, l'importante è presidiare, con controlli che siano precisi, puntuali, regolamentati e uguali per tutti, la qualità dell'offerta formativa.
Ed è esattamente quello che stiamo facendo per le università insieme, in presenza e telematiche, perché l'una non deve essere in contrapposizione all'altra, ma devono entrambe essere sottoposte al vaglio del Ministero dell'Università e della ricerca, per tenere sempre alta - lo ripeto - la qualità dell'offerta formativa, questo è il nostro impegno. Il Ministero non è un vigile che regola il traffico tra le università in presenza e le università telematiche; il Ministero deve garantire che ciò che viene erogato con modalità comunque configurate sia ad altissimo livello, al migliore livello di conoscibilità, conoscenza, inclusività e innovazione, per il bacino di utenza di tutte le università, comunque configurate, ovvero gli studenti, alcuni dei quali potrebbero avere delle esigenze, per esempio gli studenti lavoratori, gli studenti che hanno difficoltà nella mobilità di ogni genere perché vivono in luoghi disagiati, perché hanno problemi di salute, e che, quindi, devono accedere alla didattica a distanza.
La mia risposta ai colleghi è il mio impegno, tutta la nostra forza, e abbiamo proprio per questo, con un decreto, regolamentato in maniera molto chiara anche il rapporto docenti-studenti e le modalità di erogazione sincrone e asincrone di didattica a distanza, sia per le università in presenza, sia per le università telematiche. Il nostro impegno, la nostra forza è quella di garantire sempre il livello altissimo di una formazione, quella italiana, che ci è riconosciuta come tale nel mondo.
PRESIDENTE. Il deputato Lupi - ora sì - ha facoltà di replicare, per due minuti.
MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. L'onorevole Bicchielli mi ha tolto il microfono, ovviamente è un colpo di mano. Intanto, la ringraziamo, signor Ministro, e non abbiamo dubbi - conoscendo il suo lavoro e conoscendo la passione con cui non solo esercita la sua responsabilità, ma tratta una materia fondamentale e importante come quella dell'università e della ricerca - che il Ministero certamente non svolge la funzione di vigile, ma svolge una funzione fondamentale di indirizzo e di controllo.
Così come altrettanto ha fatto bene a sottolineare come, in alcuni momenti drammatici del nostro Paese, sono venuti in soccorso alla didattica gli strumenti innovativi determinati dallo sviluppo tecnologico. Ma sappiamo entrambi - quindi non è un “ma”, ma è una considerazione ulteriore - che l'università per sua caratteristica e anche la scuola per sua caratteristica hanno nel rapporto docente-studente - non solo in un rapporto telematico, ma innanzitutto in un rapporto fisico - uno degli elementi fondamentali della crescita e della formazione.
L'osservazione che noi le facciamo, proprio perché condividiamo l'impostazione che lei ha dato, è che indipendentemente dalla tipologia di università - libera piuttosto che statale, telematica piuttosto che altro, e via dicendo - la natura delle università deve essere sempre garantita. E per sua natura l'università come la scuola - perché questo lo riscontriamo anche nelle scuole primarie e secondarie, negli asili - ha uno scopo che non è di lucro, ma è uno scopo educativo. Questo è fondamentale ribadirlo, non perché noi temiamo la libera impresa, il libero mercato - si figuri, la nostra comune formazione culturale vede nel libero mercato la possibilità che poi l'equità sociale si realizzi -, ma proprio per la sua stessa natura. Lo abbiamo stabilito, per esempio, per le università private: le università private non possono per propria natura avere uno scopo di lucro. E concludo dicendo che appunto, proprio per questo, Noi Moderati su questa sottolineatura non formale, ma sostanziale, diciamo che tutte le università, qualunque strumento sia, ribadiscono come ente la propria natura, che è quella di non produrre profitti perché devono produrre invece - ovviamente come tutte le società no profit gestite imprenditorialmente - utili che vengono reinvestiti nell'educazione (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
(Iniziative volte ad evitare ricadute negative sulle imprese italiane derivanti dall'annunciato innalzamento dei dazi sui beni dell'Unione europea da parte degli Stati Uniti d'America – n. 3-01821)
PRESIDENTE. Il deputato Vaccari ha facoltà di illustrare l'interrogazione Peluffo ed altri n. 3-01821 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.
STEFANO VACCARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Signor Ministro, abbiamo deciso di interrogarla perché siamo molto preoccupati - e con noi lo sono anche le imprese italiane - perché il Presidente degli USA ha annunciato l'intenzione di imporre i dazi al 25 per cento sui beni importati, inclusi quelli provenienti dall'Unione europea. Siccome però gli Stati Uniti sono il terzo Paese di destinazione delle merci italiane - negli ultimi dieci anni le esportazioni hanno raggiunto un valore di 67,3 miliardi di euro - vogliamo sapere quali sono le iniziative che il Governo intende assumere per evitare le ricadute negative sulle imprese derivanti dall'eventuale innalzamento dei dazi, anche perché fino ad oggi abbiamo visto soltanto un atteggiamento di estrema ambiguità rispetto alle politiche commerciali aggressive condotte dal Presidente Trump.
PRESIDENTE. Il Ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha facoltà di rispondere.
ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. L'Italia, come lei ha detto, è un grande Paese esportatore, leader mondiale di eccellenza e qualità, e gli Stati Uniti rappresentano un nostro partner commerciale fondamentale, il primo extra UE. Proprio per questo dobbiamo evitare che si realizzi una guerra commerciale che avrebbe conseguenze globali.
I beni colpiti dai dazi americani verranno annunciati il 2 aprile e fino a tale data sarà difficile effettuare valutazioni precise sull'impatto complessivo della misura, se effettivamente sarà poi realizzata, e su come questa si dispiegherà sui singoli comparti e sulle singole Nazioni.
Per questo occorre essere cauti e responsabili, agire prima ancora che reagire e far valere le nostre ottime relazioni con l'amministrazione americana per evitare un'escalation di minacce e poi di ritorsione.
Ciò premesso, la politica commerciale è materia di competenza dell'Unione europea e pertanto è intenzione di questo Governo agire in sede europea perché prevalga la ragione. Rispondere ai dazi con ulteriori dazi innescherebbe una spirale che diventerebbe una trappola per tutti. Non bisogna dividere l'Occidente, ma unirlo nell'affrontare le comuni sfide globali, a cominciare dalla difesa e dalla sicurezza. I paventati dazi sul vino, ad esempio, sono stati minacciati in reazione all'annuncio di dazi comunitari sul whisky, a sua volta una ritorsione europea per i dazi americani sull'acciaio.
Noi riteniamo che quattro possano essere le linee di azione: primo, la Commissione deve definire una politica industriale europea che consenta di aumentare la competitività dei nostri prodotti, delle nostre imprese, come quella delineata dai nostri documenti presentati su energia, auto, siderurgia, chimica; secondo, è necessaria una politica commerciale europea forte, in grado di preservare le nostre aziende dalla concorrenza sleale di operatori extra UE, dando preferenza sempre e comunque, anche negli appalti, al made in Europe; terzo, chiederemo all'Unione europea di predisporre misure compensative per i settori che dovessero essere colpiti e una risposta comunque proporzionata che eviti, se è possibile, l'escalation; quarto, stiamo predisponendo con il Ministero degli Affari esteri un piano di sviluppo strategico per indirizzare e sostenere le nostre imprese in mercati aperti e in crescita, cogliendo, se possibile prima di altri, le nuove dinamiche globali.
Negli ultimi 4-5 anni, dalla pandemia in poi, guerre purtroppo comprese, le imprese italiane hanno saputo avere maggiore resilienza e capacità di reazione di altre imprese europee e proprio per questo si è accresciuta la nostra quotazione in export, mentre si riduceva quella degli altri soggetti. Le peculiarità delle imprese italiane, se adeguatamente supportate, possono essere adeguate a rispondere a questa grande sfida.
PRESIDENTE. Il deputato Vaccari, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
STEFANO VACCARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro Urso per le parole inaspettatamente europeiste che ha usato nel rispondere alla nostra interrogazione. Vede, Ministro, noi abbiamo provato fino ad oggi, fino alle sue parole - che mi auguro siano condivise da tutto il Governo - un grande imbarazzo di fronte alle parole che invece la Presidente del Consiglio aveva utilizzato sul tema dei dazi o a quelle del suo collega Salvini; imbarazzo perché la Presidente Meloni aveva annunciato urbi et orbi che, di fronte ai dazi imposti dal suo amico Trump, non avrebbe fatto rappresaglie; e stamattina invece ci ha ribadito che non starà né con Trump, né con l'Europa.
E allora uso le parole del presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, mio conterraneo che, l'altro giorno, proprio al Parlamento europeo ha detto: “Stiamo dicendo con forza che su tutte le politiche industriali che stiamo facendo serve andare uniti. È impensabile non andare uniti sulla negoziazione sui dazi. È impensabile non andare uniti nel pensare il mercato unico europeo dell'energia, è impensabile non andare uniti sul mercato dei capitali. L'Europa, se fa l'Europa, deve essere l'Europa unita”. E noi sottoscriviamo e ci auguriamo anche voi al Governo perché, se i dati di Confindustria sono veri, le vendite dei prodotti e dei servizi italiani sono state pari a 67,3 miliardi e i dazi che potrebbero colpire metterebbero in ginocchio settori importanti: tessile moda, i più colpiti, l'agroalimentare, autoveicoli, farmaceutica, che valgono il 30 per cento dell'export totale.
Ecco, allora serve una strategia, signor Ministro, una strategia che veda nell'Europa il centro del nostro agire dentro una politica ovviamente di commercializzazione diversa rispetto alla politica aggressiva che Trump ha voluto usare. È il momento di uscire dall'ambiguità, caro Ministro, e prendere concrete decisioni fuori dalla logica della sudditanza dall'alleato americano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
(Elementi in merito al piano di riconversione industriale di Versalis, con particolare riferimento alla transizione ecologica, all'economia circolare e allo sviluppo tecnologico – n. 3-01822)
PRESIDENTE. Il deputato Gabellone ha facoltà di illustrare l'interrogazione Bignami ed altri n. 3-01822, che ha sottoscritto in data odierna (Vedi l'allegato A).
ANTONIO MARIA GABELLONE (FDI). Grazie, Presidente. Per sapere, premesso che: la chimica di base rappresenta un settore industriale strategico per l'Italia, in quanto fornisce i materiali fondamentali per numerose filiere produttive, dall'automotive all'edilizia, dalla farmaceutica all'agricoltura; negli ultimi anni il settore ha dovuto affrontare sfide significative tra cui l'aumento dei costi energetici, la concorrenza di Paesi extra UE con standard ambientali e lavorativi meno virtuosi e la necessità di una transizione verso modelli di produzione più sostenibili; il Ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, in occasione della riunione del Consiglio competitività del 12 marzo 2025, ha aperto il confronto sulla revisione del meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere Cbam dopo aver sottoscritto, il giorno precedente, un non-paper con Francia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Spagna, Ungheria e Paesi Bassi per il rilancio del settore chimico in Europa; in questo contesto il piano di riconversione industriale di ENI Versalis assume un'importanza cruciale per il futuro della chimica di base in Italia. Con una presenza significativa in Italia e all'estero, Versalis svolge, infatti, un ruolo strategico in quanto fornisce materiali essenziali per diverse filiere industriali; tuttavia l'azienda si trova ad affrontare la sfida di adattarsi a un contesto economico e ambientale …
PRESIDENTE. Concluda onorevole.
ANTONIO MARIA GABELLONE (FDI). … in rapida evoluzione, che richiede una transizione verso modelli di produzione più sostenibili e circolari; alla luce del recente protocollo d'intesa sulla riconversione industriale di Versalis, siglato presso il Ministero delle Imprese e del made in Italy, tra l'azienda e le organizzazioni sindacali, si chiede quali siano gli obiettivi strategici del piano di riconversione industriale di Versalis, in particolare in relazione alla transizione ecologica, all'economia circolare e allo sviluppo tecnologico.
PRESIDENTE. Il Ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. La chimica europea è in grave difficoltà per una serie di fattori contingenti e strutturali, certamente anche per il processo di decarbonizzazione in atto. Per questo abbiamo predisposto due linee di intervento. In sede europea abbiamo presentato il non-paper sul Cbam con la Polonia, che prevede una profonda revisione delle normative europee per rendere sostenibili industrie energivore, compresa la chimica, e proprio oggi la Commissione ha acceduto a molte nostre richieste. Poi abbiamo presentato un non paper per il rilancio del settore chimico con la Francia.
Entrambi i documenti stanno avendo grande riscontro in Europa.
Inoltre, abbiamo agito anche in sede nazionale per lo sviluppo della chimica green, anche al fine di accelerare il riposizionamento della filiera produttiva, assicurando tre obiettivi: quello della sostenibilità ambientale, quello della sostenibilità economica e quello della sostenibilità sociale.
Il 13 dicembre abbiamo istituito al MIMIT un tavolo specifico, dedicato al progetto di ENI Versalis, che si è concluso lo scorso 10 marzo con un protocollo di riconversione sottoscritto da tutte le sigle sindacali, ovvero CISL, UIL, Confsal e UGL - ad eccezione della sola CGIL -, protocollo che rappresenta un vero e proprio modello nelle relazioni sociali, che ci auguriamo possa guidarci, anche, in altri settori in transizione. Il piano mira al recupero della competitività delle imprese del settore e prevede investimenti di Versalis per oltre 2 miliardi di euro in nuove piattaforme tecnologiche, riducendo di circa un milione di tonnellate la produzione di CO2. Il piano prevede, inoltre, la riqualificazione professionale, funzionale a mantenere ed anche a incrementare, in prospettiva, gli attuali livelli occupazionali. A Priolo verrà realizzata una bioraffineria per la produzione di biofuel e il primo impianto industriale in Italia di riciclo chimico delle plastiche. A Ragusa, il sito verrà convertito in un centro polifunzionale di competenza e specializzazione a supporto delle filiere della bioraffineria. A Brindisi, verrà avviata una gigafactory di accumuli stazionari, fondamentale per lo sviluppo della filiera green nel nostro Paese. Sarà, comunque, mantenuto a Brindisi, in manutenzione, l'impianto di etilene, pronto a riprendere la produzione ove si creassero migliori condizioni di mercato, anche grazie proprio alla nostra azione di revisione normativa in Europa, se dovesse avere successo. Per monitorare l'attuazione di questo piano ambizioso, è stato istituito un tavolo di coordinamento, coordinato dal nostro Dicastero - dal Ministero delle Imprese - per monitorare e verificare tempistica degli stanziamenti e realizzazione dei nuovi impianti. Così si guida la riconversione industriale garantendo, nel contempo, imprese, produzione e occupazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Il deputato Pietrella ha facoltà di replicare per due minuti.
FABIO PIETRELLA (FDI). Grazie, Presidente. Desidero esprimere, a nome di Fratelli d'Italia, il massimo apprezzamento per il lavoro svolto dal Governo e dal Ministro delle Imprese e del made in Italy nella riconversione industriale di Versalis. Questo protocollo d'intesa sottoscritto rappresenta una tappa fondamentale per il futuro della chimica italiana, confermando l'impegno concreto dell'Esecutivo nel sostenere la transizione ecologica - l'ha appena detto il Ministro - senza sacrificare i due pannelli importantissimi: la nostra capacità produttiva e i livelli occupazionali.
Le sue parole, Ministro, sono la dimostrazione che, di fronte alle difficoltà che abbiamo ereditato dal passato, non ci siamo arresi, ma abbiamo scelto di guardare avanti con determinazione e visione strategica. Il piano presentato non è solo un piano industriale, ma un vero e proprio modello di sviluppo, che coniuga innovazione, sostenibilità e competitività.
La ristrutturazione della chimica - della nostra chimica di base - e l'avvio di nuove piattaforme, dalla chimica circolare alla biochimica e a quella specializzata, sono la prova che l'Italia può essere protagonista della transizione green senza perdere il tessuto produttivo proprio. L'ha detto lei: circa 2 miliardi di euro di investimenti; 1 milione di tonnellate di CO2 evitate; l'istituzione di un tavolo di monitoraggio tra il MIMIT e il Ministero dell'Ambiente, che garantirà serietà e attenzione affinché tutti gli impegni presi vengano rispettati, ne sono la dimostrazione.
La chimica italiana ha un futuro e oggi ne abbiamo la prova. Grazie al suo lavoro e all'impegno del Governo possiamo dire con orgoglio che l'Italia non si limita a subire i cambiamenti, ma li guida con lungimiranza e concretezza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
(Iniziative per l'istituzione di un tavolo di confronto con la società Ericsson, con particolare riferimento alla recente procedura di licenziamento collettivo che ha interessato lavoratori della sede di Genova e alle prospettive del medesimo stabilimento – n. 3-01823)
PRESIDENTE. Il deputato Pastorino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01823 (Vedi l'allegato A).
LUCA PASTORINO (MISTO-+EUROPA). Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, torniamo a parlare della mia città, perché la sede di Genova di Ericsson dal 2012 ha visto la riduzione di personale da 900 unità alle attuali 374. Questo a dicembre 2024. Gli ultimi 8 licenziamenti hanno destato stupore e clamore nel senso che 8 dipendenti sono stati proprio accompagnati alle porte dal personale di servizio. Questo comportamento stride anche con i finanziamenti pubblici ricevuti nel 2012 con un accordo di programma: 24 milioni dal Ministero dell'Istruzione, 9,6 milioni dal Ministero dello Sviluppo economico, 11 milioni dalla regione Liguria, tutti finalizzati anche all'aumento occupazionale. Così non è stato.
Negli anni, fin da subito, c'è stato un problema. La domanda è molto semplice: se intende istituire un tavolo di confronto, presso il Ministero, con il coinvolgimento delle parti interessate, finalizzato al ricollocamento degli 8 lavoratori oggetto della procedura e chiarire, anche e soprattutto, la volontà dell'azienda con riferimento alla sede di Genova, al fine di scongiurare l'eventualità di un ulteriore indebolimento della stessa e della sua comunità lavorativa, che possa portare allo smantellamento in favore di stabilimenti esteri.
PRESIDENTE. Il Ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso, ha facoltà di rispondere.
ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. In merito alla vertenza che riguarda gli 8 lavoratori del sito Ericsson di Genova è opportuno chiarire che non sussiste, al momento, un tavolo ministeriale di gestione di tale crisi aziendale perché non corrisponde ai parametri dimensionali - almeno 250 lavoratori coinvolti dalla crisi - né ad altri previsti dalla normativa vigente.
Ciononostante il Ministero presta massima attenzione alla vicenda e ha avviato le opportune interlocuzioni con la struttura della regione Liguria - io stesso ne ho parlato col presidente - deputata alla gestione di questa vertenza.
Regione che, peraltro, si è mossa in modo tempestivo ed appropriato. Infatti, alla luce delle comunicazioni di Ericsson in merito all'avvio di un piano di mobilità, è stato immediatamente attivato un tavolo a livello territoriale, al fine di individuare una soluzione volta a tutelare gli 8 lavoratori per i quali è stato predisposto il licenziamento collettivo, certamente inopportuno. In quella sede, i rappresentanti del consiglio e della giunta regionale hanno espresso la loro preoccupazione per il piano di esuberi per il 2025, condividendo le istanze di lavoratori e sindacati.
La struttura per la crisi d'impresa del MIMIT garantirà, ove lo richiedano, come previsto, gli organi competenti, pieno supporto alla regione nell'individuazione di soluzioni utili a tutelare i lavoratori posti in esubero, come facciamo ogni qualvolta regione e sindacati ne chiedono l'assistenza, anche su casi di crisi di impresa che, come questo, per dimensione non sono di competenza nazionale, ma locale. D'altro canto, il Ministero, come richiamava l'interrogante, ha già dimostrato la sua vicinanza alle amministrazioni locali, ed evidenzio, infatti, l'accordo di programma tra il Ministero, la regione Liguria e la Ericsson, con finanziamenti specifici di ricerca e sviluppo.
Peraltro, è altrettanto noto che il Ministero è impegnato in una nuova politica industriale anche per quanto riguarda la gestione delle crisi aziendali, con l'obiettivo di individuare soluzioni produttive e occupazionali sostenibili nel tempo. Proprio nella città di Genova vi è un esempio eclatante di questa nuova politica industriale, che è stato quello di Piaggio Aerospace, un'azienda in crisi da oltre 10 anni, in amministrazione straordinaria da oltre 5 anni, che abbiamo trasformato da crisi in opportunità con la cessione a Baykar, la più grande multinazionale al mondo nella produzione di droni.
Produzione che si affiancherà a quella aeronautica, dei motori, alla manutenzione, che è la tradizionale attività di Piaggio, per presidiare il nuovo nascente mercato europeo, sia in termini civili sia anche, quando necessario, in termini di difesa.
PRESIDENTE. Il deputato Pastorino ha facoltà di replicare, per 2 minuti.
LUCA PASTORINO (MISTO-+EUROPA). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, in realtà sapevamo del limite di 250 lavoratori per attivare un tavolo; dopodiché, la situazione è più complessa, parte dal 2012 e i numeri parlano di ben oltre 250 lavoratori tagliati dai tempi del contributo del Ministero a oggi. Parliamo, come ho detto prima, di una riduzione da 900 a 374 unità; che poi gli ultimi 8 siano stati accompagnati alla porta dai guardiani è una roba che non esiste. Adesso lei ha usato un'altra espressione, ma secondo me è una roba grave. Per cui sono, come può immaginare, ben a conoscenza dei passi che ha fatto il comune di Genova, del tavolo richiesto dalla regione, essendo una dinamica locale, ma in questo caso il sostegno da parte del MIMIT è fondamentale proprio per le ragioni che le ho esposto e che lei anche ha ricordato, che fanno parte di 12-13 anni di storia in cui comunque quest'azienda ha lasciato sul campo un sacco di lavoratori.
Quindi, visto che ha parlato anche di Piaggio - il quesito glielo ho posto io non più tardi di 3 settimane fa in quest'Aula e lei ha parlato, giustamente, riscontrando anche la nostra soddisfazione, di miracolo, ha usato questa espressione) -, le chiederei di far mettere la testa anche su questo pezzo di economia, che è tutt'altro che trascurabile e che non riguarda solo gli 8 lavoratori sui quali c'è l'attenzione dei sindacati e della città tutta, ma anche un complesso che era nato con delle prospettive di un certo tipo e che oggi rischia di scomparire, e pare siano già annunciati degli ulteriori licenziamenti.
In ragione di questo, le chiedo e le chiediamo che questo tavolo di confronto istituito in regione Liguria abbia veramente l'attenzione del MIMIT, per poi tornare qua o in altra sede, anche attraverso la regione, per trovare le interlocuzioni che, evidentemente, anche il Ministero riterrà più opportune possibili per scongiurare l'evolversi in senso negativo di questa situazione.
(Iniziative di competenza volte a superare le criticità relative alla disciplina in materia di start-up innovative e incubatori certificati – n. 3-01824)
PRESIDENTE. Il deputato Centemero ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01824 (Vedi l'allegato A).
GIULIO CENTEMERO (LEGA). Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, la legge Concorrenza ha introdotto significative e positive disposizioni alle già vigenti normative relative alle startup, però alcune di queste modifiche necessitano chiarimenti rispetto alle definizioni sia di startup che di incubatore certificato che di PMI, ai fini dell'investimento istituzionale da parte del Fondo di venture capital. All'articolo 28, per esempio, l'assenza di “attività prevalente di agenzia e consulenza”, quale requisito per la qualifica di startup innovativa, non risulta trovi definizione nei contenuti né corrispondenza univoca in un codice Ateco, ai fini della verifica di sussistenza di tale requisito per quelle già iscritte nel registro delle imprese, che, dunque, non sanno se possono ancora considerarsi tali e usufruire o meno dei vari bandi pubblici e incentivi loro dedicati.
Parimenti, rispetto alla permanenza non è esplicitato se per “ottenimento di un brevetto” debba farsi riferimento al deposito della domanda o al riconoscimento dello stesso e né se l'impresa debba essere titolare o licenziataria del brevetto. Rispetto agli incubatori certificati, nonostante la tempestiva pubblicazione del DM del 20 dicembre 2024, ad oggi non è ancora disponibile sul sito del Ministero la documentazione aggiornata per procedere…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
GIULIO CENTEMERO (LEGA). …alla nuova autocertificazione. In più, all'articolo 33 relativo all'investimento istituzionale da parte del Fondo di venture capital, sarebbe utile confermare l'esistenza dei requisiti di ammissibilità delle PMI al momento dell'investimento iniziale, nonché specificare i meccanismi di calcolo degli investimenti nel Fondo di venture capital e le modalità di calcolo del paniere degli investimenti qualificati.
PRESIDENTE. Il Ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Certo, l'ecosistema delle startup rappresenta il motore fondamentale per l'innovazione, la crescita economica e la competitività del nostro Paese, oggi più che mai, soprattutto sul fronte delle nuove tecnologie. Per questo, come ricorda l'interrogante, abbiamo ritenuto necessario innovare lo Startup Act del 2012 con una disciplina più adatta alle imprese emergenti in settori strategici, come quello dell'intelligenza artificiale, della cybersecurity e dell'aerospazio, su cui prezioso è stato il contributo del Parlamento, a cui anche gli interroganti si riferiscono.
Con la legge Concorrenza 2023, con una riforma ribattezzata Scaleup Act, abbiamo posto l'attenzione sull'esatta definizione del perimetro delle imprese agevolabili, sulla loro rapida crescita e sull'efficace utilizzo dei finanziamenti statali. È proprio questo l'aspetto più significativo per colmare il gap che la stessa Commissione europea ha recentemente evidenziato tra l'Europa, meno competitiva, e gli Stati Uniti; meno competitiva nel far crescere le startup, affinché si trasformino davvero in imprese innovative.
Con l'articolo 33, infatti, cambia radicalmente l'approccio nel sostegno pubblico alle nuove imprese innovative: non solo stanziamenti di denaro, ma l'allocazione da parte dei fondi pensione e delle casse di previdenza di una porzione del proprio attivo nel venture capital. Il venture capital è un'infrastruttura strategica da sviluppare, perché direttamente abilitante per l'economia dell'innovazione. Trattandosi quindi di una riforma davvero innovativa, all'avanguardia in Europa, è assolutamente fisiologico che sorgano dei dubbi in sede applicativa.
Il sito del Ministero contiene già informazioni di dettaglio, guide, schede tecniche e documentazione di riferimento per orientare e supportare imprese e cittadini. Per quanto riguarda l'autocertificazione dei requisiti di incubatore, a cui gli interroganti fanno giustamente riferimento, l'aggiornamento è ancora in corso perché sono ancora in atto approfondimenti con tutti i soggetti istituzionali interessati, tra cui le camere di commercio, al fine di dare certezza agli operatori in ordine a questa riforma.
Ogni informazione utile sarà resa pubblica sul sito istituzionale. Nelle more ne è stata data comunicazione all'utenza, sempre sulla pagina web dedicata alle startup innovative e agli incubatori certificati dal sito MIMIT. Sarà mio dovere dare ulteriore impulso alla struttura ministeriale perché questo processo di verifica si completi al più presto.
PRESIDENTE. Il deputato Centemero ha facoltà di replicare, per due minuti.
GIULIO CENTEMERO (LEGA). Grazie, signora Presidente, e grazie, signor Ministro. Mi fa piacere avere sentito queste parole, soprattutto nella parte in cui il signor Ministro fa riferimento a un proprio impulso per chiarire tutti quegli aspetti che ancora necessitano di un chiarimento.
È normale che, nella novella di una norma, soprattutto laddove si va a inserire in un percorso già stabilito, in una cornice che già esiste, si debbano fare dei chiarimenti. Quindi, auspico che questi arrivino quanto prima anche perché la portata, per esempio, dell'investimento o meglio dell'incentivo all'investimento da parte della previdenza complementare sul settore del venture capital - e auspico anche su altri settori dell'economia reali, collegati sempre alla nascita di nuove imprese, brevetti e quant'altro, proprietà intellettuale varia - è di grande portata. Proprio per questo serve che tutti i passaggi siano chiari sia a chi dovrà ricevere questo investimento e sia a chi lo dovrà predisporre e dovrà allocare una parte del proprio portafoglio su questo tipo di investimento.
Sottolineo, inoltre, che la peculiarità del nostro mercato, del mercato italiano, che come spina dorsale ha le piccole e le medie imprese, richieda ulteriori passi, per esempio, nella direzione del venture building. E confido che questa maggioranza e questo Governo ci lavoreranno coralmente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 16,15. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 16,12, è ripresa alle 16,21.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 100, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
Secondo le intese intercorse tra i gruppi, c'è bisogno di un'ulteriore breve sospensione. Quindi sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,30.
La seduta, sospesa alle 16,23, è ripresa alle 16,32.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 100, come avevo già detto, e come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
Si riprende la discussione.
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri, in vista del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo 2025.
Ricordo che, nella parte antimeridiana della seduta, si è conclusa la discussione generale e il rappresentante del Governo ha espresso il parere sulle risoluzioni presentate.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,33).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 10 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Si riprende la discussione.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare il deputato Riccardo Magi. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). La ringrazio, Presidente. Le parole della Presidente del Consiglio Meloni pronunciate in quest'Aula su Il Manifesto di Ventotene non possono non suscitare sconcerto. Non è possibile e non è accettabile che il Presidente del Consiglio di una Repubblica democratica antifascista non voglia o non sappia contestualizzare quel testo scritto nel 1941, quando l'Europa era sotto il dominio nazifascista e quando Giorgio Almirante lavorava alla rivista La difesa della razza. Siamo autorizzati a pensare che, lei, Presidente del Consiglio, si senta più vicino a chi aveva realizzato il confino di Ventotene, anziché a coloro che vi erano detenuti. Ma lei è scaltra e furba, Presidente del Consiglio. Vuole farci parlare delle sue oscene parole e della sua esegesi sbagliata e truffaldina de Il Manifesto di Ventotene, per nascondere che non ha una linea di politica estera e non ha una maggioranza sulla linea del Governo traballante in politica estera.
Non lo dico io, lo ha detto poco fa il capogruppo della Lega Molinari. Potete leggere tutti quanti le dichiarazioni che sono state battute da tutte le agenzie e che riguardano il fatto che, in vista del Consiglio europeo, il Governo italiano, in un momento drammatico della storia del nostro continente, secondo il capogruppo di uno dei principali partiti di maggioranza, non ha un mandato chiaro rispetto al contenuto principale del Consiglio europeo, che è il piano proposto dalla Commissione. E non è una questione di titoli, di come chiamare le cose; è una questione di linea politica, di linea di politica estera.
Non avete una linea su quale sia il ruolo che l'Europa deve avere in questo momento. La Presidente Meloni ha espresso parole che esprimono un'idea di un'Europa vassalla di Trump e vassalla di Musk, che non sa come e se deve rispondere alla politica commerciale folle che la nuova Amministrazione degli Stati Uniti sta inaugurando.
Noi abbiamo le idee chiare su quello che serve ed è esattamente la parte de Il Manifesto di Ventotene che voi fate finta di non conoscere e che la Presidente del Consiglio fa finta di non aver letto e, cioè, quella relativa al superamento deciso della sovranità assoluta degli Stati nazionali, che è quello che in parte è già avvenuto in questi anni, anche grazie all'opera politica di chi, come De Gasperi, come Adenauer e anche come Altiero Spinelli, ha operato. E ci rivolgiamo ai colleghi di Forza Italia.
Peraltro, non ci sorprende che, ancora in questa legislatura e nella precedente, la Presidente del Consiglio Meloni abbia firmato alcune riforme costituzionali che volevano stabilire il primato del diritto nazionale sul diritto europeo e sul diritto internazionale. Non potete scappare da questa responsabilità, membri del Governo.
La Presidente Meloni è già scappata perché non è qui con noi. Avrà sicuramente, Sottosegretario Mantovano, qualcosa di meglio da fare. È venuta, ha lanciato la sua bombetta demagogica e propagandistica contro Il Manifesto di Ventotene ed è scappata. Ma, in questo momento, la linea di politica estera del Governo italiano non c'è e non ha la maggioranza. Lo dite voi stessi.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Magi. Preciso semplicemente che, come è stato anticipato durante la Conferenza dei presidenti di gruppo, la Presidente del Consiglio non è qui per impegni istituzionali che la trattengono altrove.
Ha chiesto di parlare il deputato Steger. Ne ha facoltà.
DIETER STEGER (MISTO-MIN.LING.). Onorevoli colleghi, siamo chiamati a rispondere a sfide che non possiamo più rinviare. Sono sfide geopolitiche, economiche e di sicurezza che non possiamo rinviare o trattare con superficialità. Di fronte alle attuali sfide, l'Europa deve riscoprire la propria forza, la propria centralità e il proprio ruolo nel mondo.
Inizio con l'Ucraina e la difesa dell'Europa, un bivio tra sicurezza e resa. L'Ucraina non combatte solo per la propria libertà, ma per la sicurezza dell'intero continente. È in prima linea in una battaglia che non riguarda solo i confini di Kiev, ma il principio stesso della sovranità nazionale e della libertà dei popoli. Il nostro sostegno deve essere fermo e incondizionato perché la debolezza dell'Europa sarebbe un segnale di resa che pagheremo a caro prezzo.
Ma attenzione, non possiamo permettere che il destino dell'Ucraina venga deciso in trattative segrete tra Trump e Putin. L'Europa deve essere presente al tavolo delle trattative, perché nessun accordo può essere accettato se non tiene conto della sicurezza dell'Ucraina e della stabilità del nostro continente. E qui voglio essere chiaro: serve una difesa comune europea, serve un pilastro europeo all'interno della NATO che ci renda più forti e autonomi.
Non possiamo più permetterci di dipendere esclusivamente dalla volontà politica americana. L'Europa deve dotarsi di una capacità di deterrenza credibile per difendere sé stessa e per affermare la propria sovranità strategica.
Il rapporto tra Europa e Stati Uniti è fondamentale, ma deve basarsi sulla pari dignità e sul rispetto reciproco. L'Europa è un gigante economico, una potenza commerciale, un attore globale che deve far valere il proprio peso.
Se gli Stati Uniti decideranno di imporre barriere commerciali, l'Unione europea, non i singoli Stati membri bilateralmente, dovrà rispondere con fermezza e unità, non con rappresaglie cieche, ma con una strategia che protegga le nostre imprese, garantisca l'accesso ai mercati e rafforzi la nostra autonomia produttiva.
Noi non solo vendiamo automobili, prodotti agricoli e altro, ma regaliamo agli Stati Uniti un patrimonio di dati. Vogliamo regalarlo anche in futuro? L'Europa non può permettersi di essere un vaso di coccio tra due vasi di ferro. La nostra strategia economica deve cambiare paradigma. Per troppo tempo abbiamo puntato, forse fin troppo, sull'export, cercando di accumulare surplus commerciale, ma un'economia che si regge sulle esportazioni è un'economia vulnerabile ed esposta alle oscillazioni dei mercati globali e alle politiche protezionistiche altrui.
Dobbiamo rafforzare la domanda interna, stimolare gli investimenti, completare il mercato unico dei capitali per attrarre risorse e finanziare la crescita. Ogni anno miliardi di euro lasciano l'Europa per essere investiti altrove. Questo è inaccettabile, dobbiamo creare un ambiente economico favorevole in cui il capitale venga investito qui, nelle nostre imprese, nelle nostre infrastrutture, nelle nostre tecnologie. Ecco perché il bilancio europeo deve essere riformato. Le risorse devono essere indirizzate alle vere priorità: innovazione, energia, difesa e infrastrutture strategiche. Sosteniamo il rapporto Draghi, soprattutto, per quanto riguarda la necessità di una politica energetica più efficiente e di un debito comune gestito con responsabilità.
Per immigrazione e sicurezza ci vogliono regole chiare e fermezza. L'Europa non può permettersi di essere terra di immigrazione incontrollata. Non si tratta di chiudere le porte, ma di gestire i flussi con intelligenza e fermezza. Il contrasto all'immigrazione illegale deve essere una priorità, così come il rafforzamento delle politiche di rimpatrio di chi non ha diritto di restare nel nostro continente.
Dobbiamo anche intensificare la lotta al terrorismo con un'attenzione particolare alle minacce di ISIS e delle cellule jihadiste che ancora oggi operano nel cuore dell'Europa. La sicurezza dei cittadini europei non è negoziabile e deve essere al centro di ogni nostra decisione politica.
Dopo un'attenta analisi della relazione del Presidente del Consiglio, ritengo che vi siano alcuni punti di convergenza, ma anche aspetti critici che meritano di essere sottolineati. Apprezziamo l'attenzione posta sulla competitività europea, sulla necessità di rafforzare il mercato unico dei capitali e sulla sicurezza energetica.
Il riconoscimento del ruolo dell'industria europea, l'esigenza di evitare eccessi ideologici nella transizione ecologica e il rafforzamento della difesa comune sono temi che noi condividiamo. L'Europa deve investire nella propria sicurezza, sviluppare un'industria della difesa più autonoma e mantenere una forte integrazione nella NATO, senza però rinunciare a costruire una sua capacità strategica indipendente.
Sul fronte della politica estera, il sostegno all'Ucraina è un punto fermo e siamo pronti a confermare il nostro impegno, affinché l'Europa continui a garantire aiuti militari ed economici a Kiev. Tuttavia, non possiamo ignorare i rischi di un eventuale accordo tra Trump e Putin che escluda gli interessi dell'Europa. Su questo punto, il Governo italiano dovrà essere vigile e determinato. Dove siamo più critici è sulla gestione dei rapporti con gli Stati Uniti e sulla politica commerciale. La risposta europea ai dazi imposti da Trump non può essere solo quella della prudenza o del tentativo di mediazione.
Se gli Stati Uniti dovessero effettivamente adottare misure protezionistiche, l'Europa deve rispondere con fermezza, utilizzando tutti gli strumenti a sua disposizione per difendere le proprie imprese e il proprio mercato. Il voto che esprimeremo sarà perciò un voto di astensione e manterremo una posizione di attenzione critica su alcuni dossier chiave, in particolare sui rapporti con gli Stati Uniti, sulla strategia economica e sul ruolo dell'Europa nelle future negoziazioni sulla sicurezza.
L'Europa non può permettersi di essere subalterna, timida e incerta. Deve essere protagonista del proprio destino. Infatti, Presidente Meloni, lei giustamente ha citato Pericle, che disse che la libertà dipende dal coraggio. Noi oggi siamo chiamati a dimostrare di averne (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Boschi. Ne ha facoltà.
MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Prima della pausa, abbiamo assistito all'ennesimo show dell'influencer Meloni, perché, dopo avere fatto un intervento del tutto scialbo, privo di contenuti, vuoto come la risoluzione di maggioranza, il grande colpo di teatro finale: l'attacco a Il Manifesto di Ventotene. Un attacco che si era preparata da giorni, con i giornalisti amici, sulla stampa e sulle trasmissioni televisive. Un attacco che serve alla Meloni per stare sui giornali di domani e sui siti su Il Manifesto di Ventotene, anziché sulle divisioni della maggioranza e sulla mancanza di una linea, in vista del Consiglio europeo, chiara da parte di questo Governo. Soltanto che la Presidente del Consiglio dimentica che non è più alla Garbatella, ma è al Parlamento italiano, che non fa l'influencer, ma la Presidente del Consiglio, che dovrebbe rappresentare tutti noi. E pur di fare questo colpo di teatro, arriva a smentire sé stessa, la sé stessa del 2016, che, in un tweet, pur di attaccare Renzi o la Merkel, rivendicava la grandezza dei padri fondatori dell'Europa di Ventotene nel 1941. Oggi, invece, offende la memoria di quei giovani di Ventotene, quei giovani di Ventotene alla cui memoria le istituzioni europee addirittura erigono statue. C'è una sede del Parlamento europeo dedicata ad Altiero Spinelli.
Qui viene offesa la sua memoria dalla Presidente del Consiglio Meloni e viene offesa insieme alla memoria di persone che hanno immaginato e sognato un'Europa libera e unita, mentre erano al confino per colpa del regime fascista, privati della libertà e a rischio della loro vita. Viene offesa la loro memoria dalla Presidente del Consiglio, ma anche le radici comuni dell'Unione europea. E lo fa con un'operazione squallida e cinica da un punto di vista politico e culturale, e anche da un punto di vista storico, che, peraltro, aveva già inaugurato il Sottosegretario Mantovano qualche mese fa.
Penso abbia mandato di traverso anche il pranzo, al Quirinale, del Presidente Mattarella, visto che Mattarella è stato a Ventotene a rendere omaggio alla tomba di Altiero Spinelli e ha ricordato che Il Manifesto di Ventotene è per noi un punto di riferimento nella costruzione europea (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Guardate, ormai siamo abituati a tutto, mi aspetto di tutto da Fratelli d'Italia e dalla Lega, che hanno interrotto i nostri interventi in Aula e ci hanno impedito di proseguire quei lavori, ma vedere i colleghi di Forza Italia alzarsi in piedi e spellarsi le mani di fronte alla Presidente Meloni, che diceva che l'Europa di Ventotene non è la nostra Europa, mi ha fatto veramente impressione. Mi chiedo che cosa ne pensino i vostri colleghi del Partito Popolare Europeo.
Ho visto il Ministro Tajani che, dai banchi del Governo, è sgattaiolato qua, nei banchi del suo partito, perché, forse, improvvisamente, si è ricordato che, qualche mese fa, ha scritto nero su bianco che Altiero Spinelli è uno dei padri fondatori dell'Europa, a cui dobbiamo un grande tributo per lo straordinario impegno che ha profuso per l'Unione europea. E oggi vi spellate le mani di fronte alle parole della Meloni?
Allora, io, noi di Italia Viva ci riconosciamo ne Il Manifesto di Ventotene, ci riconosciamo negli Stati Uniti d'Europa, per i quali continuiamo ad impegnarci, ma ci riconosciamo anche nell'Europa di Adenauer e di De Gasperi, perché per noi non sono in contraddizione, camminano di pari passo. E allora vorrei chiedere alla Presidente Meloni se si riconosce nell'Europa di De Gasperi, se lei può dire di sottoscrivere l'impegno di De Gasperi per l'unità europea, che prevedeva una forte condivisione politica per un esercito federale europeo.
La Presidente Meloni sottoscrive quelle parole di De Gasperi? Le sottoscrive la Lega nella sua maggioranza? Penso proprio di no. Gli interventi di ieri e di oggi della Presidente Meloni sono stati interventi imbarazzanti e imbarazzati. La Presidente Meloni prima ha detto che invidiava Draghi, perché, all'indomani dell'aggressione russa all'Ucraina, ha avuto un mandato chiaro da parte di questo Parlamento, un mandato unitario. Presidente Meloni, il Presidente Draghi aveva un'idea chiara e, soprattutto, ne aveva una da proporre (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe). Voi avete tre idee diverse, non avete un'idea chiara di che cosa andrete a fare al Consiglio europeo.
Forza Italia, che di solito condivido di più, fino ad oggi almeno, ha un'idea molto tiepida. La Lega ha un'idea molto chiara, che non condivido, però gliel'ha detta Salvini, gliel'ha detta il capogruppo Molinari. Presidente Meloni, lei non ha il mandato ad andare in Europa a lavorare per la difesa comune e per l'esercito comune da parte della sua maggioranza.
Qual è, invece, l'idea della Presidente del Consiglio, non lo sa nemmeno la Presidente del Consiglio, per quanto è stata arzigogolata nel trovare appigli in Aula. Noi sappiamo che la Presidente del Consiglio è abituata a cambiare opinione su tutto, anche sulla politica estera. C'è stato il quinquennio 2015-2020 in cui è stata estimatrice di Vladimir Putin, da Atreju alle trasmissioni televisive, in cui andava a dire che Putin era meglio del Presidente del Consiglio italiano e del Presidente Mattarella. Poi, dal 2020 al 2025 è stata folgorata sulla via di Washington ed è diventata la donna degli americani, la foto con Biden, davanti alla casa Bianca, salvo, poi, rinnegare anche Biden, appena è tornato Trump al potere, all'inizio del 2025. E, quindi, ha attaccato Biden alla Conferenza dei conservatori e lo ha attaccato anche oggi, indirettamente, in quest'Aula. Perché la Presidente del Consiglio è così: sta accanto ai leader, finché le servono, e lo sanno anche i leader dei suoi partiti, da Rampelli a Fini, lo sapeva Silvio Berlusconi, lo sapete anche voi, che oggi state accanto a lei, ma vi lascerà da parte quando non le servirete più.
Questo è lo stile della Meloni, ma il punto non è questo. Il punto è cosa andrà a dire al Consiglio europeo Giorgia Meloni, su cui non c'è stata chiarezza, perché lei andrà a rappresentare l'Italia, non Fratelli d'Italia. Allora, se la Presidente Meloni ci dice che non possiamo rompere con gli Stati Uniti, che non possiamo rompere con l'atlantismo, certo, è corretto. Il punto è come gestiamo i rapporti con gli Stati Uniti. Dobbiamo dialogare con Trump, perché oggi è lui il Presidente degli Stati Uniti? Ovvio, certo.
Il punto, però, è che, quando la Presidente del Consiglio ci dice che, di fronte ai dazi di Trump, noi dobbiamo evitare rappresaglie, vuol dire che la Presidente del Consiglio è del tutto scollegata dalla realtà (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe), perché i dazi uccideranno la nostra economia, lo stanno già facendo, mettono in ginocchio le nostre imprese, fanno perdere posti di lavoro nel nostro Paese, mettono in crisi e riducono in povertà le nostre famiglie.
Di fronte a tutto questo, cosa dice la Presidente del Consiglio? Non sono sicura che si debba reagire. Pur di baciare la pantofola a Trump, mette in ginocchio le nostre imprese. Alla faccia del sovranismo! Ed è stato ancora più chiaro Urso, poco fa, in quest'Aula, quando ha detto che, invece, proprio i dazi non vanno messi. È andato oltre. Ci ha spiegato che non vanno messi i dazi. Ma voi avete mai parlato con Confindustria, con le associazioni datoriali, con i sindacati, anche con gli altri Stati europei? In Italia tutti temono l'arrivo dei dazi, perché già l'economia non va bene, checché ne diciate voi.
Le bollette sono aumentate. L'inflazione è già al 2 per cento, anche senza dazi, secondo l'Istat. Avete aumentato le accise sulla benzina. Avete imposto alle piccole e medie imprese di pagare l'assicurazione, sostanzialmente obbligatoria, sui capannoni. Siete il Governo del salasso e con i dazi completate l'opera! Smettetela di dire, la smetta la Presidente del Consiglio di dire che l'economia va bene, perché la produzione industriale, purtroppo, è in calo da 24 mesi e il debito pubblico è aumentato con voi, non solo rispetto a quando al Governo c'eravamo noi, 135 su 132 il rapporto debito-PIL, ma anche rispetto all'anno scorso, in cui eravate già voi al Governo.
E la Presidente Meloni, in tutto questo, cosa ci dice? Che il fatto che aumenti la pressione fiscale è un bene, perché vuol dire che si lavora di più. Ma ve ne rendete conto? Vi ricordate che è la stessa Meloni che veniva fuori da Palazzo Chigi a dire che bisognava mettere in Costituzione un tetto alla pressione fiscale? Voi avete ampiamente rotto quel tetto, ci avete fatto un superattico sulla pressione fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe). Siete il Governo delle tasse e continuate a prenderci in giro, perché la Presidente Meloni fa ironia, dicendo che è populista dire che per le spese del riarmo si tolgono risorse alla sanità o al sociale, pensando così di attaccare il MoVimento 5 Stelle.
In realtà, attacca Salvini, perché, se guardate i video di Salvini, sono le cose che dice Salvini, esattamente l'opposto di quello che dice la Meloni. Ve lo dice chi ha firmato gli impegni NATO, quando eravamo al Governo per portare la spesa al 2 per cento del PIL. Abbiamo iniziato quel percorso, ma abbiamo detto di mettere nella stessa misura risorse in cultura, in istruzione, in formazione. Qual è la vostra idea? Non c'è una vostra idea. La Presidente del Consiglio scappa. È scappata anche ieri in Senato rispetto alle domande di Italia Viva.
Abbiamo chiesto come mai abbia liberato il generale libico Almasri che violenta i bambini e lei ha detto che non risponde per non fare pubblicità al libro di Renzi. Abbiamo chiesto come mai e chi abbia disposto di intercettare Cancellato, il direttore di una rivista, e anche lì ha detto: non faccio pubblicità al libro di Renzi, non rispondo. Abbiamo chiesto quale sia la vostra idea sull'intelligenza artificiale: non faccio pubblicità al libro di Renzi, non rispondo, confermando che ha ragione Renzi nel libro: è una influencer e non una statista.
Allora, Meloni, Presidente del Consiglio, domani vada in Europa senza pensare ai libri, senza pensare al vittimismo, alle sue solite ossessioni. Vada a rappresentare l'Italia, tenendo una linea che è quella dell'Europa su Kiev, chiedendo l'inviato speciale unico europeo, perché la pace si faccia in Europa e non solo a Gedda. Vada a dire qualcosa sul disastro di Gaza, in cui anche oggi non è stata capace di aprire bocca. Vada a tenere l'Italia dentro l'Unione europea sui dazi, perché serve una risposta unitaria e serve una risposta forte da parte dell'Europa, perché, a differenza di quello che pensate voi, Ministro Giorgetti e la Presidente del Consiglio, il sovranismo fa male a un Paese esportatore come l'Italia, non la globalizzazione. E quando gli Stati Uniti alzano il ponte levatoio con l'Europa, è un problema per le nostre aziende.
Mi dispiace, non è vero il racconto che l'Italia, la Meloni sono il ponte tra l'Europa e gli Stati Uniti, perché a noi, che piaccia o non piaccia alla Meloni, che le piaccia o non le piaccia il Manifesto di Ventotene, siamo l'Europa ed è l'Europa che deve costruire il ponte con gli Stati Uniti. Noi non possiamo fare da soli, non possiamo allontanarci dal progetto dell'Unione europea e lo stanno capendo anche i vostri elettori.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Lo stanno capendo anche i vostri elettori, grazie a Trump, che l'idea geniale di Salvini che dazi sono una grande opportunità è una colossale presa in giro, una colossale fregatura che il Governo sta cercando di rendere ai cittadini italiani.
Allora, mi auguro che la Presidente del Consiglio, al Consiglio europeo, possa - dubito che ci riesca - lasciare a casa l'influencer, la populista, la sovranista che abbiamo visto anche stamattina e porti una statista, se ci riesce, colei che dovrebbe rappresentare il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Richetti. Ne ha facoltà.
MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Per agevolare la sua conduzione, non torno sulle questioni di questa mattina, quando sono stato interrotto sull'ordine dei lavori. Ho stigmatizzato le parole della Presidente del Consiglio e l'ho fatto con rispetto. Mi permetto anche di aggiungere, Presidente, che è più di dieci anni che sono, ormai, nelle Aule del Parlamento e non mi è mai capitato di vedere il Governo prendere parte al contenzioso politico. Se mi posso permettere - e lo dico anche qui con grande rispetto - non è ruolo e non è funzione del Governo né sostenere, né applaudire, né partecipare allo scontro politico (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). Lo dico perché questo aiuta la conduzione dei lavori di quest'Aula.
Io credo - e lo farò brevemente, Presidente - che oggi abbiamo un po' troppo giocato con le definizioni. Abbiamo preso lezioni di unità dal collega Candiani, dai colleghi di Fratelli d'Italia; ci hanno ricordato che la maggioranza si presenta con una sola mozione unita e compatta e l'opposizione, invece, in ordine sparso, ha più di una posizione.
Io devo ricordare a ciascuno di noi che sono il Governo e la maggioranza che hanno il compito di offrire al Paese una visione. Le opposizioni possono offrire spunti, contributi.
Mentre noi discutevamo, quando ha preso la parola la Presidente del Consiglio - è fuori discussione, l'hanno ricordato i nostri colleghi -, l'agenzia del capogruppo della Lega ha contribuito ai dibattiti, al lavoro di questo Parlamento di oggi: la Meloni non ha mandato per approvare ReArm Europe, con tanti saluti a qualunque cosa contenga la vostra mozione (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe). E, allora, sarebbe bene che la maggioranza costruisse una posizione che ci faccia comprendere come andremo in Europa.
Così come il dibattito sul raggiungimento della pace in Ucraina. Chi è contro la pace in Ucraina? Nessuno. Nessuna forza politica, grazie al cielo, tifa per la prosecuzione del conflitto. Ma diamo una definizione a questa pace, a come ci si arriva. E non la dà Azione, non la dà il sottoscritto, la dà il Presidente della Repubblica. Mi faccia rivolgere, Presidente Ascani, al Presidente Mattarella tutta la nostra solidarietà, stima, vicinanza (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) perché gli attacchi che sta subendo troppo frequentemente dalle autorità russe non sono attacchi consentiti.
Il Presidente Mattarella ci ricorda: “La pace che la nostra Costituzione indica come obiettivo irrinunciabile, che l'Italia ha sempre perseguito, anche con l'importante momento quest'anno della Presidenza del G7. La pace di cui l'Unione europea è storica espressione. La pace che non significa sottomettersi alla prepotenza di chi aggredisce gli altri Paesi con le armi, ma la pace del rispetto dei diritti umani, la pace del diritto di ogni popolo alla libertà e alla dignità. Perché è giusto. E - se questo motivo non fosse ritenuto sufficiente - perché è l'unica garanzia di una vera pace, evitando che vengano aggrediti altri Paesi d'Europa”.
Se queste sono le parole che prendiamo a riferimento, non ci possiamo accontentare della telefonata tra Trump e Putin. Dobbiamo smetterla di rivolgerci l'un l'altro dicendo: le elezioni americane sono finite; i vostri hanno vinto, i nostri hanno perso. Ma che è? Ma è un dibattito sostenibile, all'altezza di quello che ci mette davanti il mondo? Il mondo ci mette davanti non alla scelta da che parte stare. Oggi la Presidente Meloni ha detto: voi mi chiedete da che parte stare; il mio obiettivo non è decidere da che parte stare. Ma bisogna decidere se si fa parte della cronaca o della storia (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe), se si decide di partecipare ad un dibattito come quello in queste Aule. Noi oggi abbiamo fatto un esperimento: abbiamo proposto a quest'Aula, come risoluzione, la traduzione della risoluzione del Parlamento europeo; l'abbiamo presa e tradotta in italiano, così vediamo se, su quei contenuti, costruiamo chiacchiere, polemica, dibattito o c'è coerenza nell'assunzione delle posizioni. Così capiamo se la risoluzione del Parlamento europeo, condivisa da Fratelli d'Italia e da Forza Italia, nel Parlamento della Repubblica italiana, conosce la stessa condivisione. Ma ce l'avete già detto con il parere contrario. Perché, in fondo, l'obiettivo - ancora una volta - è alimentare la retorica della maggioranza unita. Ma se la maggioranza, per essere unita, vota diversamente a Bruxelles e a Roma, c'è un problema grande come una casa (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
E se l'opposizione, sulle questioni che riguardano la messa in sicurezza dell'Europa, non riesce ad assumere un orientamento netto e chiaro, eccome se c'è un problema. E io, ovviamente, non è che guardo con piacere alle divisioni di qualche partito all'opposizione, ma è grave che anche le grandi forze socialiste e socialdemocratiche si dividano su un piano come quello presentato dalla Commissione europea.
Ma sapete perché non si decide da che parte stare? Perché la scelta di fondo è non chiamarsi fuori dall'Europa, perché non lo possiamo fare, anche se lo vorrebbe Salvini. Ma non si possono neanche pronunciare parole chiare di condanna su Trump che definisce l'Europa un'organizzazione nata per fregare gli Stati Uniti e non si può condannare Trump che mette alla porta dello Studio Ovale un capo di Stato di un Paese libero e democratico come l'Ucraina. Non lo si può fare, perché bisogna tenere dentro tutte queste contraddizioni, bisogna fare gli europeisti, perché non ci è consentito diversamente, bisogna sostenere che l'Europa si metta in sicurezza, perché il mondo è cambiato. E lo dico anche ai colleghi dell'opposizione: io sono in disaccordo con Fratoianni; sono europeista e sono atlantista e penso che il rapporto privilegiato tra il nostro Paese e gli Stati Uniti sia una straordinaria ricchezza da salvaguardare.
Ma non possiamo negare che gli Stati Uniti stanno cambiando pelle e la grande America - il “Make America Great Again” - è quella che ha cooperato con l'Europa, non è quella che l'ha accusata di essere un branco di scrocconi a cui chiudere i rubinetti della difesa. La grande America è quella che ha liberato il nostro Paese, supportando la Resistenza, supportandola anche con le armi, la Resistenza, lo ricordo a tutti. Perché se l'Italia è stata liberata da un oppressore, che occupava territori, violentava donne e bambini e ha fatto conoscere le peggiori atrocità, è perché a un certo punto la Resistenza dei partigiani, unita al soccorso degli Stati Uniti, ha liberato l'Italia. Ma solo a noi è così evidente questo parallelismo? E tutti ci possiamo permettere di giocare con le parole: allora, il riarmo non ci piace, e ci piace di più difesa, perché non fraintende. Ma insomma, fatemi capire: sulla difesa comune avete Salvini che non è d'accordo, perché fa il sovranista e non si può fare; sulla difesa e sull'aumento delle spese militari del nostro Paese, siccome aumenta il debito anche se scorporato, non si può fare. E venite in Aula a chiedere: ma l'opposizione non ha qualche proposta da farci? Ma cosa intendete fare? Ma che facciamo per il nostro Paese? E alle parole del Presidente Mattarella, che dicono “attenzione perché non ci sia un altro Paese dell'Europa aggredito”, cosa rispondiamo? Continuiamo a giocare tra chi è più unito tra maggioranza e opposizione? No. Ad Azione non interessa questo approccio, interessa capire come intendiamo procedere sul piano europeo. Noi non sappiamo che posizione porterà la Presidente Meloni domani, nei prossimi giorni, se quella degli alleati della Lega, se quella di Forza Italia, che, a questo punto, voterà contro una risoluzione proposta da noi che dice esattamente ciò che loro hanno votato a Bruxelles (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe) e lo farà anche una parte del Partito Democratico.
Certo che bisogna scegliere da che parte stare, eccome se bisogna scegliere da che parte stare. Basta leggere le parole della figlia di De Gasperi che racconta, a pochi giorni dalla sua morte, come De Gasperi reagisce alla telefonata del Primo Ministro Scelba: De Gasperi si mette a piangere, si commuove, capisce dalla comunicazione che non nascerà la CED, la Comunità europea di difesa. Si lascia scappare queste parole: Meglio morire, che non fare la CED. Aggiungendo: “Se l'Unione europea non la si fa oggi, la si dovrà fare inevitabilmente fra qualche lustro, ma cosa passerà tra oggi e quel giorno Dio solo lo sa”. Era il 1954, settant'anni fa, e noi lo sappiamo cos'è passato da quel giorno ad oggi. È passato che l'Europa ha riconosciuto conflitti e guerre che non conosceva. E allora, Presidente Meloni, no, non è vero che non bisogna decidere da che parte stare, scelga l'Europa e scelga di rafforzare l'Italia e la Comunità europea (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signora Presidente. Quello che è accaduto oggi è un fatto di una gravità inaudita. Però - me lo consenta, signora Presidente - trovo ancora più grave che la Presidente del Consiglio, dopo aver scatenato il caos in questo Parlamento, oggi in Parlamento non c'è. E questo è un problema, anche perché il Consiglio europeo è domani e la Presidente non può permettersi di scatenare il caos, attaccare e picconare le Istituzioni, i padri fondatori di questa Repubblica, e non presentarsi in un dibattito parlamentare e andarsene (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Tra l'altro, segnalo che la Presidente del Consiglio - in maniera reiterata e, francamente, provocatoria -, sul suo profilo X , ha ripostato la questione de Il Manifesto di Ventotene in una maniera veramente indecente.
Però mi rivolgo ai signori Ministri, alla signora Ministra, ai rappresentanti del Governo, alla rappresentante del Governo, ai deputati e alle deputate: voi siete in quei banchi del Governo, perché ci sono stati padri fondatori di questa Repubblica che hanno consentito a voi e a noi, oggi, di respirare l'aria della democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)! Vi è chiaro? Su questo c'è una questione che trovo inaccettabile da parte della Presidente Meloni che - in maniera, devo dire, scientifica - oggi, alla fine, ha voluto, in maniera incredibile, picconare un punto fondamentale della nostra democrazia. Questo è Il Manifesto di Ventotene (Il deputato Bonelli mostra il volume de Il Manifesto di Ventotene); gliel'avrei regalato alla Presidente Meloni, la quale, invece di farsi passare le veline dal suo staff, che va a prendere quei punti dai profili fake che girano sui social, quei profili fake pro Trump, pro sovranisti, pro estrema destra, avrebbe dovuto leggere questo libro e determinare e capire che cosa rappresenta e del perché lei, oggi, sta in quello scranno.
Ma, ancora una volta, abbiamo un problema, signora Presidente, perché la Presidente del Consiglio, di fatto, fugge dal dibattito parlamentare. Oggi ha fatto, scientemente, questa operazione, anche perché ha un problema con un partito che si chiama Lega, che oggi le ha detto, attraverso Salvini e il suo capogruppo Molinari, che lei non ha il mandato di andare al Consiglio europeo per dire sì al ReArm Europe. Questa è una delle questioni che stanno mettendo in difficoltà il Governo.
Noi, da tempo, chiedevamo e chiediamo che la Presidente del Consiglio venisse, qui in Parlamento, per parlare di questioni fondamentali. Anche oggi ha parlato della lotta ai trafficanti di esseri umani, però, i trafficanti di esseri umani, li avete liberati, anzi l'ha liberato la Presidente Meloni. E colgo l'occasione, suo tramite, per ricordare al Sottosegretario Mantovano il perché hanno firmato il via libera al Falcon dei Servizi per riportare Almasri in Libia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Leggetevi l'articolo di don Mattia sulla stampa, cosa racconta, di essere stato spiato da Paragon insieme a Luca Casarini, Beppe Caccia e al direttore di Fanpage, Cancellato. Spiati. E ancora oggi, il Governo non ci dà una spiegazione. Quale segreto nascondete? Non ce la si può cavare dicendo: abbiamo riferito al Copasir. Il Copasir non è il Parlamento, perché nel Copasir non siamo tutti rappresentati (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)! Gli italiani hanno il dovere di sapere, perché sono coinvolti attivisti, un prete e un direttore di giornale che, caso strano vuole, ha fatto le inchieste su Fratelli d'Italia e Gioventù Nazionale sulle questioni del fascismo e dell'antisemitismo dentro quel partito.
Veda, poi, avrei detto oggi alla Presidente del Consiglio, circa questi suoi video che continuamente fa dallo studio “Hollywood Chigi”, uno studio dove si presenta bene, racconta alcune questioni, parla agli italiani, dicendo bugie su bugie come, ad esempio, sulla questione dell'energia. Ha detto la Premier Meloni, in una maniera candida, incredibile, che con l'introduzione di energia nucleare, l'Italia avrà l'autonomia energetica e il costo verrà abbassato. Non le dico di andare a leggere i dati dell'Agenzia internazionale dell'energia, dove, non so se saprà, che il costo dell'energia nucleare è ampiamente superiore a quello del gas: 170 euro MWh, ma le voglio ricordare che c'è una differenza tra fonti energetiche e autonomia energetica. Significa, in sostanza, che l'Italia non ha i giacimenti di uranio, signora Presidente e signori rappresentanti del Governo. Ma di quale autonomia energetica state parlando? Ma non potete, nemmeno, prendere in giro gli italiani. Come nella vicenda, chiedo scusa, della pressione fiscale. È andata, in una lunghissima intervista al TG1, a dire che non è vero che in Italia la pressione fiscale è aumentata, confondendo la pressione fiscale con il gettito fiscale. Però questa è Giorgia Meloni, quando nel 2019 (Il deputato Bonelli mostra un'immagine recante la scritta: “La pressione fiscale è aumentata nei primi tre mesi del 2019! Famiglie e imprese italiane sono allo stremo”, e il simbolo di Fratelli d'Italia) si lamentava e accusava il Governo che la pressione fiscale era arrivata al 38 per cento. Oggi, che è al 42,6 per cento, spara sciocchezze in diretta televisiva, senza alcun tipo di contraddittorio. È inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Ma il punto è che, dal punto di vista energetico, non state facendo proprio niente, nulla. Una questione che dovreste affrontare, in Europa, oltre che in Italia, è il tema della povertà energetica, che, nel nostro Paese, ha raggiunto 2,3 milioni di famiglie. Bloccate le rinnovabili, puntate sul gas, per - questione abbastanza chiara - aumentare i profitti.
E voglio dirvi una cosa molto chiara, l'avrei detta alla Presidente del Consiglio: l'Europa fa paura a Trump e a Putin, perché vogliono fermare le politiche sul clima. Putin ha i più grandi giacimenti di gas - pari a 47,8 mila miliardi di metri cubi di gas -, che potrebbero soddisfare il fabbisogno dell'Italia per i prossimi 700 anni. Capite perché l'Europa, il modello dell'Europa che anche voi volete demolire dal punto di vista energetico, non va bene a questi colossi.
È un problema che riguarda una rivoluzione democratica pacifica, che voi non volete fare e che farebbe costare meno l'energia.
Ci ha accusato del fatto che sventoliamo troppo le bandiere della pace e che ci dobbiamo mettere d'accordo con chi stare, se vogliamo la pace, oppure la guerra. Guardi, signora Presidente, rappresentanti del Governo, ho difficoltà a rivolgermi a una persona che non c'è, e quindi non saprei a chi rivolgermi, signora Presidente della Camera facente funzioni.
Ma, vorrei dire che, rispetto a chi oggi dileggia la bandiera della pace, noi ci schieriamo apertamente con le parole di Papa Francesco, che dice, chiaramente, che bisogna disarmare la Terra (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) perché armi chiamano armi e, dopo le armi, ci saranno ancora armi, e dopo che cosa ci sarà? È questo il punto che vogliamo affermare.
Ma, anche, non potete prendere in giro e insultare l'intelligenza degli italiani, signora Presidente del Consiglio assente, che non c'è. Non potete insultare gli italiani perché, da questo punto di vista, venite a dire: no, ma non tocchiamo un euro del Fondo di sviluppo e coesione. E, il Ministro Giorgetti, ha dichiarato vittoria, perché ci sarà la deroga al Patto di stabilità.
Bene, adesso che la deroga c'è al Patto di stabilità, che cosa ci dite, dove lo fate il deficit? È un deficit che scaricherete sulle sorti e sul futuro delle generazioni che verranno.
La Presidente Meloni non è credibile, perché quello che dice è assolutamente basato rispetto a molte questioni - lo abbiamo visto prima con l'energia e altri punti - su non verità, ovvero su grandi bugie. Come quello che ha detto oggi, contestando il collega Fratoianni. Ha contestato al collega Fratoianni che non è vero che lei avesse mai detto: “fino alla vittoria in Ucraina” (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Eccolo qua: Meloni a Kiev, insieme a voi fino alla vittoria. Guardate, ecco queste sono le bugie di Giorgia Meloni che viene continuamente a dire in Parlamento (Il deputato Bonelli mostra un foglio con le immagini del Presidente del Consiglio dei ministri Meloni e del Presidente Zelensky e con la scritta: “Meloni a Kiev tra patria e nazione: «Insieme a voi, fino alla vittoria»”). Ma lei, siccome si sente potente…
PRESIDENTE. Colleghi, invito gli assistenti parlamentari (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito della Presidente) …
ANGELO BONELLI (AVS). Qual è il problema, non ho capito?
PRESIDENTE. Lo sa che non si può. Vada avanti, ha un minuto, nessun problema. Prego, continui, ha un minuto.
ANGELO BONELLI (AVS). Signora Presidente, qui sono state fatte cose ben peggiori dalla Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)…
PRESIDENTE. Collega Bonelli, la prego, mi aiuti…
ANGELO BONELLI (AVS). …che far veder un articolo di giornale che, comunque, consegno al commesso cortesemente.
PRESIDENTE. Benissimo. Prego, ha un minuto.
ANGELO BONELLI (AVS). Detto questo, concludo, signora Presidente. Non so se mi è rimasto un minuto, mi dica lei…
PRESIDENTE. Ha un minuto, quello che aveva prima che la interrompessi.
ANGELO BONELLI (AVS). Sui temi “sto con l'Europa, sto con Trump, i dazi, sto con l'Italia, l'Italia in Europa”: deve decidere, Giorgia Meloni, se vuole portare l'Italia fuori dall'Europa.
Certo è che chi ha detto che vuole uscire dalla NATO non siamo stati noi, ma l'ha detto Elon Musk; lo stanno dicendo i senatori repubblicani; lo stanno dicendo, quindi, gli amici di Trump e non siamo noi. Chi ha voluto una guerra commerciale non è l'Europa, ma è Donald Trump.
Quindi, deve farci capire, la Premier Meloni, cosa vuole fare del nostro Paese. Vuole continuare a essere vassalla di Trump o costruire una vera autonomia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)? Perché a noi pare che Giorgia Meloni sia diventata una Ministra del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America, non la Presidente del Consiglio. Si comporta in questa maniera.
E, in ultimo, perché questa è una questione fondamentale che noi sentiamo molto, la questione di Gaza. Non una parola. Ma può limitarsi, la Presidente del Consiglio, a esprimere preoccupazione di fronte a un massacro che ha aspetti genocidiari, a Gaza? Può stare in silenzio? Può stare in silenzio di fronte a video indegni, di fronte alla volontà di spartirsi il mondo, mercificare la pace, prendersi Gaza, fare “Trump Gaza” con i resort?
Allora, non citi Pericle, signora Presidente assente, perché la felicità e il coraggio, che lei ha citato con le parole di Pericle, sono quella felicità e quella libertà che, a Gaza, i bambini, le donne e gli uomini che sono sopravvissuti non hanno più, perché sono periti sotto le bombe (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. L'ho detto dopo l'intervento dell'onorevole Magi: avendo convenuto, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, il rinvio delle dichiarazioni di voto a dopo il question time, era stato chiarito, in quella sede, che la Presidente del Consiglio, Meloni, sarebbe stata impossibilitata ad essere presente.
A tale proposito, proprio per una precisazione sui nostri lavori, ha chiesto di parlare il Sottosegretario Mantovano. Prego, Sottosegretario.
ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Io, ovviamente, non entro nel merito - ci mancherebbe altro - del dibattito in corso. Vorrei solo sottolineare che il Governo ha il massimo rispetto nei confronti del Parlamento e, in particolare, la Presidenza del Consiglio e la Presidente del Consiglio, la quale, però, aveva presente il programma originario dell'Aula, che avrebbe prevedibilmente concluso i suoi lavori per il primo pomeriggio di oggi e, in questo momento, è già in volo per Bruxelles proprio per partecipare…
ANGELO BONELLI (AVS). Poteva anche non provocare, Sottosegretario. Poteva anche non provocare!
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Bonelli. Onorevole Bonelli, la prego (Commenti del deputato Bonelli). Onorevole Bonelli, altrimenti la devo richiamare all'ordine. Prego, Sottosegretario.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Siamo in fase di dichiarazione di voto, il Governo poteva intervenire dopo.
PRESIDENTE. Il Governo può sempre intervenire. Ha fatto il mio mestiere. È una precisazione sui lavori che il Sottosegretario ha chiesto di poter fare per esprimere, come ci ha detto, rispetto nei confronti del Parlamento. Dopodiché, Sottosegretario, la invito a concludere, a proposito della precisazione.
ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sì, sì, ho già concluso. Ho già premesso che non entro nel merito della discussione. Vorrei (Commenti del deputato Faraone) …
PRESIDENTE. Onorevole Faraone! Onorevole Faraone!
Prego, Sottosegretario, concluda.
ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Volevo soltanto dire, per quello che può interessare, che ovviamente non è la stessa cosa che ci sia la Presidente del Consiglio o il Sottosegretario alla Presidenza. Anch'io avevo la mia agenda (Commenti), però il rispetto del Parlamento significa mantenerla fino all'ultimo. Poi, mi rendo conto che neanche questo soddisfa e ne prendo atto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Continuiamo con le dichiarazioni di voto (Commenti del deputato Giachetti). Colleghi, vi prego!
Ha chiesto di parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.
Colleghi, adesso facciamo parlare il collega Lupi. Mostriamo rispetto verso il collega che sta intervenendo. Prego, onorevole Lupi.
MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, signora Presidente. Ringrazio lei e anche il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio per aver fatto una precisazione che forse ci aiuta ad entrare nel merito del dibattito, anche in maniera molto appassionata, ma ad evitare inutili polemiche su alcune questioni che - come lei ben sa, signora Presidente - abbiamo affrontato nella riunione della Capigruppo.
Visto anche l'appassionato intervento che mi ha preceduto, quello del collega Bonelli, e quanto è successo oggi, prima di svolgere l'intervento, credo che sia opportuno, anche da parte del nostro gruppo di Noi Moderati, fare una brevissima osservazione su quello che è accaduto qui, nel dibattito che c'è stato, rispettando le storie.
Io credo che rispettare la storia, le persone e il loro sacrificio per la libertà sia un dovere e devo dire che, anche con riferimento all'orgoglio con cui il collega Fornaro ha difeso quella storia, va preso atto della passione e di quello che appartiene alla storia di ognuno.
Però, attenzione, e lo dico e lo diciamo con molta serenità, una volta che spero si siano pacati gli animi: rispettare la storia o le storie non vuol dire non avere un'identità e non avere la libertà e la legittimità, con serenità, di criticare contenuti o idee che sono diversi dalla propria storia. Questo è fondamentale. La legittimità della critica sui contenuti, partendo da una propria visione che può essere quella liberale, quella di essere un conservatore, che può essere quella di chi appartiene a una storia come la nostra, del Partito Popolare di Don Sturzo, piuttosto che di De Gasperi, credo che sia il sale e la forza di una democrazia che, in questo Parlamento, chiunque lo faccia, dà dignità al confronto delle idee (Applausi dei deputati dei gruppi Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare) e Fratelli d'Italia).
Criticare un Manifesto è assolutamente legittimo. Non rispettare la storia di chi - ma non è accaduto questo - ha dato la propria vita, partendo dalle proprie idee, per la libertà di questo Paese, credo che invece sia un errore. Ma non è accaduto questo.
Tra l'altro, lo dico, se qualcuno va rileggersi gli annali e gli archivi di questo Parlamento, altri dibattiti così pesanti accaddero proprio a partire da un nome che è stato citato molte volte dall'opposizione. Alcide De Gasperi introdusse la festa del 25 aprile proprio per riconoscere il valore della Resistenza. Quando il Partito comunista di allora uscì dal Governo, i comunisti in questo Parlamento criticarono fortemente De Gasperi per aver tradito la Resistenza. Era legittimo da questo punto di vista, ma era una critica forte rispetto ad un fondatore della Patria e della nostra Repubblica, e a un fondatore dell'Europa.
Questo per dire che il Parlamento è il luogo dove le idee si confrontano con molta forza (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare). E, se si fosse guardato con un po' più di attenzione alla lettura del documento che ci è stato consegnato da parte della Presidente del Consiglio - è stato pronunciato in Senato ed è stato consegnato ieri, qui, in Parlamento -, forse anche altre critiche sarebbero state superate e ci si sarebbe confrontati, invece, su alcune grandi questioni che sono state toccate dall'intervento della Presidente del Consiglio.
Credo che sia fuori dubbio che il tono, il contenuto e i punti toccati dalla relazione della Presidente del Consiglio siano una forte testimonianza di che cosa voglia dire essere convintamente europeisti, nel metodo e nei contenuti. Il metodo: è stata citata una parola che a noi piace molto: l'attuazione del principio di sussidiarietà, in questo caso verticale, tra l'Europa, le nazioni che appartengono all'Europa e, ovviamente, i soggetti che poi fanno forti le nazioni e l'Europa, che si chiamano popoli; il metodo, quello della moderazione e della prudenza, che in questo momento a tutti sono richieste.
In un momento difficile come questo, rincorrere è l'errore più grosso che si possa fare. La prudenza, un passo per volta, il pragmatismo, creando consenso per le soluzioni che si trovano, per le soluzioni che si individuano. Compito della politica - lo diciamo con forza Noi Moderati - è quello di non rincorrere l'opinione pubblica, ma di spiegare e di guidare nelle scelte che si fanno, cercando di far capire qual è l'obiettivo che si ha davanti. Costruire ponti e non solchi. Questo è stato quello che la Presidente del Consiglio ha detto a nome della maggioranza e, mi auguro, del Parlamento. Chi può criticare questa affermazione?
E quali sono i contenuti che sono stati portati e che si porteranno per far grande e per far cambiare l'Europa? La competitività e il lavoro. Permettetemi - a nome del nostro gruppo, ma a nome di tutto il Parlamento - di ricordare che oggi sono 23 anni dall'omicidio di un grande uomo: Marco Biagi (Applausi), che ha dato la sua vita, con la passione e anche - e qui ritorno al punto - con visioni e idee sul lavoro che possono non essere condivise. Tanta discussione c'è stata sul tema della flessibilità del lavoro, eppure competitività e lavoro rimangono le sfide che abbiamo nel futuro e le diverse soluzioni che possiamo dare. La semplificazione, l'energia, l'unione del mercato dei capitali, il bilancio, i dazi (di cui parleremo), i flussi migratori, le crisi geopolitiche, Israele, Siria, Ucraina, la difesa: sono stati tutti punti toccati dalla relazione del Presidente del Consiglio.
Siccome c'è il collega Bonelli e non c'è il collega Fratoianni, mi permetto solo di fare un'osservazione, anche qui, con la stessa moderazione. De Gasperi diceva che i moderati non sono degli imbelli e dei mollaccioni; sono persone che hanno ideali forti e coraggiosi, delle proprie idee, che poi espongono con responsabilità e concretezza quello che pensano.
Io credo e noi crediamo che quello che stia succedendo in Medio Oriente sia una grande tragedia, che è scoppiata il 7 e il 10 ottobre. Come diceva Fratoianni, l'Europa muore a Gaza, ma, per correttezza e non per fare la gara a quali morti maggiori ci sono, l'Europa è morta quel 7 e 10 ottobre, quando sono state uccise 1.200 persone da terroristi come quelli di Hamas (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare). Non possiamo non ricordarci di questo. O quando vediamo scene drammatiche di terroristi esultanti che fanno vedere una mamma morta e i suoi bambini passare tra le ali di terroristi esultanti. Io credo che quello sia un pugno nello stomaco che richiami tutti noi che vogliamo la pace e che vogliamo costruire, con la diplomazia e con la pace, il futuro del nostro mondo.
Per quanto riguarda le due cose che noi vogliamo sottolineare - difesa e dazi -, che sono i temi poi di più grande attualità rispetto ai contenuti che sono stati enunciati dal Presidente del Consiglio, noi diciamo queste due osservazioni.
La prima: abbiamo sentito molta retorica che viene rivolta a questa maggioranza di centrodestra. Il Governo deve scegliere, ancora adesso - negli interventi dei colleghi dell'opposizione che mi hanno preceduto -, tra Europa e Stati Uniti d'America; la Meloni deve scegliere con chi stare. Io credo che - almeno questo è il nostro giudizio - in tutto questo ci sia una demagogia forte, direi molto populista, in questa richiesta. Ma mi preme, ci preme, prenderla sul serio e dire che la nostra scelta è stata già fatta tanti anni fa e non cambia. Ed è stata fatta da persone ben più autorevoli di me, di Noi Moderati e di quelle che qui rappresentiamo oggi, tra l'altro, da entrambe le sponde politiche: “Io voglio che l'Italia non esca dal Patto atlantico (…). Mi sento più sicuro stando di qua, ma vedo che anche di qua ci sono seri tentativi per limitare la nostra piena autonomia”, Enrico Berlinguer, nel giugno del 1976, nella famosa intervista a Giampaolo Pansa.
La seconda citazione: “Neutralità è ideale da tutti agognato, ma realizzabile solo in un mondo di inermi”. E non è certamente questo il caso. Oggi occorre una forte difesa di natura o di armi e non è purtroppo la condizione dell'Italia. Sono le parole di Alcide De Gasperi, con le quali Alcide De Gasperi trascinò una riluttante Democrazia Cristiana ad aderire all'Alleanza atlantica.
Fare ponti e non solchi vuol dire essere coscienti e convinti, italiani coscienti e convinti, di un'Europa di cui noi orgogliosamente vogliamo far parte, ma che riconosce la sua natura di collocazione, ideale e storica, che si chiama Occidente, che si chiama Alleanza atlantica, che si chiama NATO. È il ponte tra l'Europa e gli Stati Uniti d'America. Chiunque governi gli Stati Uniti d'America.
Veniamo alla questione dei dazi. La Presidente del Consiglio è stata chiara nello spiegare la sua contrarietà al botta e risposta tra Paesi a colpi di dazi. Noi, lo abbiamo, magari prima, in tutte queste settimane, semplificato con questa dichiarazione, e anche qui non è solo una questione di confronto ideale, politico, ma anche di conoscenza delle basi dell'economia: “mi metti un dazio e ti rispondo con un dazio”, non porta da nessuna parte. La guerra commerciale non conviene a nessuno. Ha delle ricadute in chi li mette e in chi risponde, oggettive, cioè impoverisce i popoli in cui questo accade. Per questo, prima che reagire, occorre, ovviamente, provare a dialogare e a costruire, provando a comprendere quali sono i tuoi punti di forza.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)M-CP). Abbiamo sentito ieri - e concludo - l'intervento del Presidente Draghi, che esattamente diceva questa cosa: se noi abbiamo poco concentrato il nostro sviluppo in Europa sul mercato interno e l'abbiamo più concentrato sul mercato esterno, e ci siamo autolimitati, evidentemente, la questione dei dazi, poi, alla fine, non ci porta da nessuna parte. Dobbiamo ritrovare la forza di un'Europa, che deve semplificare, deve abolire le tasse inique, deve abolire la possibilità di un mercato che va anche ad identificare nuovi mercati, perché l'America - e concludo - senza l'Europa non va da nessuna parte, e l'Europa senza l'America, e senza il suo ruolo di guida dell'Occidente e del mondo, non va da nessuna parte.
Per questo, noi votiamo, convintamente, la risoluzione di maggioranza a sostegno della relazione del Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Barelli. Ne ha facoltà.
PAOLO BARELLI (FI-PPE). Signor Presidente, onorevoli colleghi, la relazione del Presidente del Consiglio alle Camere è stata pienamente all'altezza della gravità dell'ora. Non era facile perché, mai come oggi, il nostro Paese ha davanti a sé un percorso stretto, fatto di coerenza, di realismo, di dignità, di capacità, di relazione. Io credo si debba guardare alla politica internazionale in modo non emotivo, come il Governo sta facendo. Io credo, noi crediamo, che i valori dell'Occidente che legano Europa e Stati Uniti, i valori della libertà, della dignità, della solidarietà, siano assolutamente irrinunciabili. Non credo affatto, noi non crediamo affatto, che l'idea di persona e di società nata dall'incontro tra la tradizione greco-romana e quella giudaico-cristiana volga al tramonto.
L'Occidente non è un luogo geografico, è una visione dell'uomo, dello Stato e della società che non ha trovato pari nel mondo.
L'anima dell'Occidente è proprio la forza universale della nostra idea di libertà e di sacralità della persona, di ogni essere umano in quanto tale, sancita dal pensiero liberale, dal cristianesimo, dalla parte migliore del socialismo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
Certo, siamo in un mondo policentrico e questo non significa necessariamente conflitto, anzi può e deve significare, ovunque possibile, collaborazione, scambi fruttuosi, emulazione positiva.
Diceva Bastiat: “Dove passano le merci, non passano le armi”. Ecco perché noi non dobbiamo assolutamente rinunciare a quelli che sono stati, dal dopoguerra ad oggi, i punti fermi, i cardini della nostra politica estera. L'Europa e l'Alleanza atlantica non sono state necessità contingenti, sono scelte di fondo, scelte di valori, prima ancora che scelte strategiche, militari, politiche ed economiche.
I fatti di queste settimane pongono l'Europa di fronte a sfide nuove, la costringono a fare i conti con temi finora irrisolti. Se tutto ciò significa indurre l'Europa ad assumersi nuove responsabilità politiche e militari questo è certamente un effetto positivo della crisi in atto.
Il Presidente Berlusconi, e con lui pochi altri, ha invocato per anni, per decenni, un'Europa capace di avere una politica estera comune e uno strumento militare in grado di sostenerla e di renderla credibile. Un'Europa davvero unita e quindi basata sul voto a maggioranza; un'Europa che elegga direttamente il Presidente della Commissione, dandogli una più forte rappresentatività democratica e voglio ringraziare il nostro segretario, Antonio Tajani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), del grande lavoro che ha svolto per tanti anni a Bruxelles e che svolge, oggi, come Ministro degli Esteri per questa idea di Europa che è il nostro vero interesse nazionale; un'Europa che, dopo aver delegato per molti anni la propria difesa agli Stati Uniti, non deve assolutamente commettere l'errore opposto: illudersi cioè che, oggi, sia possibile, potenziando la difesa europea, allentare il legame con gli Stati Uniti.
Non tocca a noi giudicare l'amministrazione Trump. Nulla può mettere in discussione la convergenza di fondo tra i nostri Paesi che va al di là dei Governi e delle stagioni politiche.
Del resto, io sono convinto, noi siamo convinti che gli obiettivi dell'amministrazione americana siano del tutto compatibili con i nostri. Forse, dopo la telefonata di Trump e Putin, comincia a delinearsi almeno una prospettiva, un barlume di speranza, per una pace in Ucraina che comporterà dolorosi sacrifici (ne siamo purtroppo consapevoli) ma che dovrà garantire la sicurezza e il futuro prima di tutto dell'Ucraina, ma anche della stessa Europa.
Porre fine a un conflitto distruttivo è un obiettivo al quale nessuna persona ragionevole può sottrarsi. Un obiettivo per il quale Europa e Stati Uniti devono concorrere, non competere; un obiettivo invocato anche in questi giorni dal Santo Padre dalla sua camera di ospedale.
L'insensatezza delle guerre, del resto, è stata l'angoscia che ha tormentato gli ultimi mesi di vita del Presidente Berlusconi. La libertà e il buon diritto del popolo ucraino devono essere tutelati in ogni modo possibile. Noi non potremmo mai accettare che l'Ucraina sia svenduta. L'Italia e l'Europa non lo possono tollerare perché l'Ucraina è una parte di noi, ma non possiamo non riconoscere alla Russia quello che è ovvio, e cioè un ruolo importante negli equilibri del mondo e dell'Europa in particolare.
Su questo non devono esserci equivoci. Riconoscere il ruolo della Russia non vuol dire assolutamente accettarne le pretese; non vuol dire tollerare interferenze, minacce e meno che mai aggressioni verso Paese liberi e sovrani che hanno liberamente deciso di far parte dell'Alleanza atlantica; non significa svendere l'Ucraina; significa, semplicemente, non chiudere gli occhi sulla realtà.
Io non rinuncio a credere, noi non rinunciamo a credere in un futuro, purtroppo forse lontano, nel quale la Russia tornerà a rispettare le regole del diritto internazionale, tornerà ad essere parte dell'Europa, come giustificherebbe la sua storia, la sua cultura e il suo apporto alla civiltà europea. Un sogno coltivato da molti dopo la fine della guerra fredda ed infranto, definitivamente, dall'invasione dell'Ucraina.
Onorevoli colleghi, come ha osservato giustamente il Presidente del Consiglio, difesa europea è un termine più appropriato di riarmo europeo, perché difesa significa molto altro e non soltanto maggiori armamenti. Penso alle nuove frontiere della cybersecurity, dello spazio, della tutela delle catene di approvvigionamento e del soft power, che siamo in grado di esercitare, attraverso il Piano Mattei, in un rapporto paritario con Paesi della sponda sud del Mediterraneo. Un'area - lo aggiungo per inciso - nella quale ci preoccupa molto la ripresa dei combattimenti a Gaza. È fondamentale il ristabilimento della tregua, il cui rinnovo non è stato reso possibile da Hamas. È necessaria la liberazione senza condizioni di tutti gli ostaggi israeliani superstiti. Deve avviarsi un processo per costruire un futuro di vita sicura e dignitosa per tutti i popoli della regione, a partire dagli abitanti di Gaza, attraverso la formula dei “due popoli, due Stati”.
Tornando all'Europa, non dobbiamo avere paura delle parole. Potenziare gli strumenti per la nostra difesa, per la difesa europea è una strada ineludibile per esercitare un ruolo nei tanti scenari di crisi, dall'Ucraina al Medio Oriente. Lo aggiungo per inciso perché anche stavolta non ci siano equivoci. Questo non significa immaginare un intervento militare europeo o italiano in Ucraina. Mai detto. Neppure in chiave di peacekeeping, se non nel quadro di una eventuale futura iniziativa delle Nazione Unite. Quella degli investimenti per la difesa non è una scelta bellicistica. Per ottant'anni l'Europa ha goduto della pace grazie alla deterrenza nucleare garantita dagli Stati Uniti. È invece una strada piena di ricadute economiche, tecnologiche e, quindi, di crescita, che vanno ben al di là del solo ambito militare. D'altronde, per Forza Italia, quindi per noi, l'Europa è quella di Alcide De Gasperi, che sul letto di morte disse: “Non abbiamo bisogno solo di pace tra noi, ma di costruire una difesa comune. Non per minacciare o conquistare, ma per dissuadere qualsiasi attacco esterno, mosso dall'odio contro un'Europa unita. Questo è il compito della nostra generazione”.
Il progetto del Presidente von der Leyen offre una strada a ciascun Paese per dedicare maggiori risorse alla difesa, senza in nessun caso toccare né i fondi di coesione, né tantomeno capitoli di spesa come la sanità o la protezione dei più deboli. Noi rimaniamo dell'avviso che la strada migliore, la strada futura sia quella di finanziare la costruzione di uno strumento di difesa militare europeo comune con debito comune, sul modello della Next Generation EU, ma non possiamo negare che il piano von der Leyen sia un grande passo sulla strada giusta e il Governo, con il nostro voto di oggi, ha il mandato di sostenerlo appieno.
Con i nostri amici americani rimangono, invece, delle questioni aperte da risolvere. La minaccia dei dazi, per esempio, rischia di avere effetti molto gravi sulle economie dei Paesi coinvolti. Una guerra commerciale, che farebbe molto male sia gli Stati Uniti che all'Europa, sarebbe il peggiore degli errori da parte di tutti. Dobbiamo perseguire con pazienza e con determinazione la strada diplomatica per disinnescare questo conflitto e l'Italia, grazie alla sua posizione equilibrata e ai suoi buoni rapporti sia con l'amministrazione USA che con i Governi europei, può esercitare un ruolo davvero importante.
Onorevoli colleghi, mi avvio a concludere. Forse siamo davvero giunti a una svolta della storia: se l'Europa riacquista consapevolezza di sé, se i legami transatlantici non vengono davvero allentati, se tutti - europei e americani - saremo meglio consapevoli dei valori e dei doveri che ci uniscono, allora da una crisi può uscire davvero un'opportunità. Io ho piena fiducia che in queste settimane delicate il Presidente del Consiglio Meloni e il Ministro degli Esteri Tajani stiano facendo tutto il necessario perché l'Italia in questa fase sia protagonista. Li supporta una maggioranza coesa, a fronte delle illusioni di un'opposizione che, invece, mai è stata così lacerata e posta così drammaticamente di fronte alle sue tante contraddizioni. Signor Presidente, basti pensare alle sei diverse risoluzioni presentate e che oggi andranno ai voti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
PAOLO BARELLI (FI-PPE). Noi, invece, cari colleghi, voteremo con grande convinzione la risoluzione presentata dalle forze politiche di maggioranza, sostenendo con forza l'impegno del Governo per tutelare l'interesse nazionale, l'interesse europeo, l'interesse dell'Occidente e, soprattutto, l'interesse dell'Italia e l'interesse della libertà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Conte. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONTE (M5S). Signor Presidente e onorevoli colleghi, finalmente - verrebbe da dire - abbiamo rivisto la Presidente Meloni in Parlamento. Era da tempo che scappava, da mesi. Si era nascosta. Ormai pensavamo fosse un ologramma sui social. È venuta qui e ha chiesto a tutti quanti, a quest'Aula, di avere più coraggio. Ecco, quello a lei sconosciuto. E non è facile - vedete - nella sua posizione avere coraggio, perché quando si accumulano così tanti fallimenti - ormai chiari agli italiani - non è facile metterci la faccia. È evidente che quando metti uno stupratore di bambini su un volo di Stato e lo riaccompagni in Libia è difficile metterci la faccia. È così di fronte al Sottosegretario Delmastro e al Ministro Santanchè che ti ricattano e non vogliono andare a casa. È così quando hai promesso di tagliare le tasse e ti ritrovi invece soltanto a tagliare detrazioni e sgravi a famiglie e a giovani. Quando addirittura hai tolto 100 euro a chi prende 700 euro al mese e hai aumentato, a voi Ministri, i rimborsi e gli stipendi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E poi non ha speso una parola; è afona su questo: ma vi siete accorti che, su 26 mesi su 27, c'è un crollo della produzione industriale? Ministro Giorgetti, ha la testa bassa. Ma che dite su questo? Siamo tornati alla produzione industriale ai livelli del COVID, con una particolarità: che non c'è più il virus. Però, purtroppo, il virus - dispiace dirlo - siete voi: un carrozzone di Ministri che sta dimostrando incapacità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Io ci andrei piano, eh. Spesso viene qui in Parlamento - ormai, rarissimamente - la Presidente Meloni e si vanta del recupero di credibilità dell'immagine del Paese in Europa e nel mondo. Vedete, ieri c'è stato un episodio significativo: è lì che si misura la credibilità del Paese. Sono ripresi i raid dell'esercito israeliano, con 400 civili morti e - attenzione - oltre 130 bambini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Presidente Meloni, neanche una parola su questo rispetto alla copertura che offre all'amico Netanyahu. È lì che si gioca la credibilità del Paese! È lì che si parla di stato di diritto, dei valori europei dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
Uno si chiede: se sono due anni e mezzo che accumulate fallimenti su fallimenti, ci si può aspettare qualcosa di buono che facciate in Europa? Evidentemente, no. Peraltro, al Presidente Meloni e a Fratelli d'Italia piace tanto il film La storia infinita. Vi consiglierei: smettete con Atreju, voi siete il nulla che si mangia il Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Adesso viene fuori la polemica creata ad arte dalla Presidente Meloni su Ventotene. Avete cambiato idea, perché in passato avete detto che i firmatari avevano le idee chiare e le avete apprezzate, ancora nel 2016. Però, attenzione, voi sfiorate l'irriconoscenza. Il Presidente Meloni dovrebbe rendersi conto. Adesso è volata a Bruxelles: non vedeva l'ora; eppure, poteva rimanere qui in Parlamento, visto che non ci viene mai. Sì, avrà degli impegni di partito del gruppo europeo, mi dicono. Però, forse, per gli impegni qui del Parlamento e per il confronto fino alla fine, visto che non viene mai, poteva rimanere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! E allora, attenzione, non sfiorate l'irriconoscenza perché, se il Presidente Meloni siede al Consiglio europeo e se si fa le foto e dialoga con gli altri leader europei, è grazie a quei firmatari: Spinelli, Colorni, Rossi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Peraltro, tutta l'Europa ci riconosce che quello è stato il progetto fondativo dell'Europa libera e democratica che adesso abbiamo.
Ma veniamo a uno dei più grandi fallimenti. Questo è veramente doloroso. La Presidente Meloni ha tradito la vocazione tradizionale al dialogo dell'Italia. Noi siamo forti, tradizionalmente, per il primato della diplomazia. E invece? E invece no: escalation militare contro la Russia. Poco fa, ha detto sorprendentemente che non ha mai pronunciato la parola, il concetto di vittoria sulla Russia. Mi hanno tempestato di link, mi hanno girato tutti i link in cui ha parlato di questo. “Scommetto” - ha detto qui in Parlamento - “sulla vittoria militare sulla Russia” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ancora, tre mesi fa, ha dichiarato che la Russia si è impantanata. Allora, io dico: ma è possibile? Non le fa onore, Presidente Meloni, rinnegare quel che ha detto per tre anni, sino a ieri sera. Non le fa onore. E, attenzione, noi tre anni fa lo abbiamo detto in modo chiaro: abbiamo condannato l'aggressione militare, l'aggressione della Russia sull'Ucraina. Siamo stati anche favorevoli ai primi aiuti proprio perché l'Europa e l'Italia, in particolare, potessero imprimere subito una svolta negoziale, l'unica via d'uscita. La Presidente Meloni e voi tutti ci avete riso, riso in faccia. Adesso è arrivato Trump. È arrivato Trump che ha detto: non si può vincere, non si può battere militarmente la Russia. E ha avviato, sta avviando, i negoziati di pace. Ecco, Presidente Meloni, rida in faccia a Trump, se è capace (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
Il risultato qual è? Che con questo clamoroso fallimento adesso l'Europa è disorientata. Le reazioni sono addirittura isteriche. C'è la Kallas che ogni giorno parla ancora adesso di 40 miliardi in armi da inviare in Ucraina; Macron, che ogni giorno parla di truppe da inviare in Ucraina. E Meloni ha tirato fuori l'idea più balzana: applichiamo l'articolo 5 all'Ucraina, che è pure fuori dalla NATO. Ma vi rendete conto che siete addirittura pericolosi? State facendo di tutto per boicottare i negoziati di pace (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
La Presidente Meloni ha pronunciato tante parole, ma quella giusta, una, non l'ha pronunciata. Doveva venire qui e dire agli italiani: scusatemi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma sapete perché? Perché - vedete - per entrare nel club dove ti prendi i bacetti di Biden, per entrare nel club dove ti fai le foto con gli altri leader europei a Bruxelles, c'è un costo di ingresso da pagare. Sapete chi l'ha pagato quel costo? Gli italiani, con il caro bollette, con il caro inflazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Anche a causa del prolungarsi di questa guerra in Ucraina abbiamo un ceto medio, imprese piccole e medie completamente piegate in ginocchio.
E poi si passa dai fallimenti, anche clamorosi come questo, alla pura follia. E veniamo al piano di riarmo: 800 miliardi in armamenti. Ma vi rendete conto che noi contribuiremo a creare ancora più asimmetrie e diseguaglianze in Europa? Perché ci saranno Paesi, come la Germania, che hanno già dichiarato loro di volersi armare sino ai denti; ci saranno la Polonia e i Paesi baltici che si tufferanno in questo piano; c'è la Francia, che deve consolidare il suo primato militare. E, vedete, questa è una trappola per l'Italia. Come fate a non capirlo? L'Italia non ha capacità fiscale, potrà buttare qualche decina di miliardi, ma non potremo mai competere su questo piano. Il risultato è la disgregazione dell'Europa, la disgregazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Saremo declassati. Voglio che sia a verbale, perché qualcuno se ne assumerà la responsabilità: saremo declassati, alla fine di questo piano di investimento, in tutte le classifiche che contano, nelle gerarchie economiche, sociali e - quelle più insidiose - militari, grazie alla vostra insipienza.
E, Presidente Meloni, non le permettiamo di venire qui in Parlamento a dire che questo piano di investimento in armi non produrrà conseguenze negative sulla sanità. Lì, purtroppo, Presidente Meloni, già nel 2023 ha firmato la condanna a morte della nostra sanità, quando è andata a sottoscrivere il Patto di stabilità, che taglia la spesa sociale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Poi ci è tornata, ancora peggio, con il Ministro Crosetto che, quando si parla di investimenti, essendo un grande esperto del settore, diventa entusiasta. Avete chiesto e ottenuto lo scorporo solo per le spese militari. Il risultato è che abbiamo un definanziamento della sanità record. Dobbiamo risalire a 17 anni fa. Ma cosa gli dite ai cittadini che non hanno un esame diagnostico di qui a qualche anno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Cosa dite ai cittadini che fanno la fila nei Pronto soccorso?
Presidente Meloni, dottor Mantovano, faccia la cortesia, si informi: ma voi avete chiamato l'insegnante siciliana qualche giorno fa? Ha atteso otto mesi per un esame e un referto; ha scoperto dopo otto mesi di avere il tumore. Adesso è piena di metastasi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). L'avete chiamata? Che le avete detto? Che le mandate un carro armato per tranquillizzarla?
Concludo: non si dica che noi non abbiamo proposte. L'abbiamo detto più volte, noi abbiamo un progetto chiaro per la difesa comune europea. È un progetto che ci consente, razionalizzando e mettendo a fattor comune, economie di scala. Razionalizzare le spese è un risparmio di spese: spenderemmo meglio e meno e ci avvantaggeremmo anche di tante innovazioni. Potremmo, in particolare, ritrovarci, con la possibilità di investire in avanzamenti tecnologici, a condividere, nell'intelligenza artificiale europea, un sistema satellitare senza scodinzolare dietro a Musk a cui svendere, come state facendo, la nostra sicurezza nazionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
GIUSEPPE CONTE (M5S). Allora, concludo. Noi ci ritroveremo il 5 aprile a Roma a dire “no” a questo piano folle di riarmo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), “no” a un'economia di guerra; “sì” a un piano di rilancio per la sanità, per la scuola, per l'istruzione, per proteggere le nostre filiere industriali in crisi. Voteremo “no” alla vostra vergognosa risoluzione dove non avete avuto neppure il coraggio di scrivere le parole “Piano di riarmo” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle, che si levano in piedi - La deputata Pavanelli: “Basta, Basta!”).
PRESIDENTE. Onorevole Pavanelli! Onorevole Pavanelli!
Ha chiesto di parlare il deputato Molinari. Ne ha facoltà.
RICCARDO MOLINARI (LEGA). Grazie, Presidente. Ringrazio lei e ringrazio anche i colleghi dell'opposizione perché ho molto apprezzato l'esercizio lessicale e retorico, durante questo lungo dibattito, con cui si è cercato di evidenziare differenze di posizionamento, divisioni nel campo del centrodestra. E li ringrazio, perché in questo modo ci hanno dato un involontario assist: uno, per ribadire, come Lega, la piena fiducia nella Presidente Giorgia Meloni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che siamo sicuri domani saprà far valere gli interessi del nostro Paese nelle trattative; ma due, ci permette soprattutto di riportare il dibattito sul piano della realtà. Ieri, al Senato, e oggi, alla Camera, la maggioranza di centrodestra ha approvato e approverà due risoluzioni in maniera compatta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Se dobbiamo cercare delle divisioni, andrei con la mente alla settimana scorsa dove il principale partito di opposizione, il Partito Democratico, su questi temi - in particolare quello del riarmo - al Parlamento europeo si è diviso a metà, con metà del gruppo dirigente che ha votato contro le indicazioni del segretario Elly Schlein; oppure, basta pensare a cosa succederà tra pochi minuti, quando le opposizioni, che ci accusano di essere divisi, presenteranno cinque risoluzioni diverse, in cui voteranno in ordine sparso (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).
Venendo alle note positive, nel prossimo Consiglio europeo c'è sicuramente la proposta di regolamento sui rimpatri. È una proposta che dimostra come la linea portata avanti da questo Governo sul contrasto all'immigrazione clandestina sia una linea apprezzata. È un regolamento che prevederà che cosa? Hotspot nei Paesi terzi per rimpatri più rapidi, accordi con i Paesi di partenza degli immigrati per procedure semplificate di rimpatrio, ma soprattutto la possibilità di avere una lista di Paesi sicuri che permettano procedure semplificate di rimpatrio. Questo è quello che noi abbiamo proposto, abbiamo portato avanti e che da mesi voi ci dite essere illegale. Bene, la novità è che la Commissione europea ritiene, esattamente come l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che per fare un passo avanti nel contrasto all'immigrazione clandestina si debba andare in questa direzione. Anche perché - questo è importante - se parliamo di sicurezza, la sicurezza che ci chiedono i nostri concittadini, uscendo da qui, è principalmente questa: il contrasto all'immigrazione clandestina. Perché la paura di chi abita in questo Paese è lo scippatore clandestino sotto casa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), non è la paura di ipotetiche invasioni militari, oggi come oggi.
C'è soltanto una seconda cosa che spaventa forse di più: la paura che i propri figli o i propri nipoti, magari con la divisa di un esercito europeo, siano mandati domani a fare delle guerre che decide qualcun altro a Bruxelles. Quella è una paura che i nostri cittadini hanno e questo è il motivo per cui abbiamo detto da subito “no” a qualsiasi ipotesi di esercito europeo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Veniamo, quindi, al punto ritenuto più divisivo, che è quello del piano ReArm Europe. Un piano che arriva dopo tre anni in cui la Lega e il Governo hanno sostenuto sempre l'Ucraina con uno scopo dal punto di vista militare ed economico. Noi l'abbiamo sempre fatto dicendo chiaramente che serviva permettere allo Stato aggredito di resistere al fronte per poter arrivare a una pace quanto più giusta possibile. Quindi, in questi anni, in cui la Lega non ha mai fatto mancare il suo appoggio votando in Aula per sostenere l'Ucraina dal punto di vista militare, la Lega ha sempre detto che l'Europa avrebbe dovuto rendersi protagonista di una trattativa diplomatica. Ogni qualvolta lo dicevamo, eravamo accusati dalla stessa opposizione di essere amici di Putin, filorussi, contro l'Ucraina stessa o non filoatlantici. Ebbene, oggi che è cambiata l'amministrazione statunitense e oggi che abbiamo Donald Trump che, finalmente, sta avviando - speriamo abbia risultati positivi - un tavolo di pace, noi vediamo quegli stessi leader europei, che per anni non hanno fatto niente, improvvisamente volersi sedere al tavolo delle trattative. Noi diamo un messaggio molto chiaro; forse, avrebbero dovuto ascoltarci prima perché l'autorevolezza non si chiede per favore, si esercita (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questa Commissione europea l'autorevolezza non ce l'ha avuta e non l'ha esercitata e ci sorprende che proprio in questo frangente in cui si parla di pace la Commissione europea, la von der Leyen, lanci questo Piano ReArm Europe, peraltro, con una procedura di emergenza in deroga rispetto alle normali procedure già poco democratiche che portano a prendere decisioni a Bruxelles.
Ci viene da chiedere qual è questa emergenza per mettere in piedi un piano da 800 miliardi di indebitamento dei singoli Paesi per riarmarsi perché - ripeto - sono tre anni che la guerra in Ucraina è in corso, perché questo è il primo anno dopo la reintroduzione del Patto di stabilità fortemente voluto da quei Paesi falchi che oggi, invece, vorrebbero il riarmo; sono anni che la NATO chiede ai Paesi europei di arrivare al 2 per cento di PIL di spesa nella difesa e, soprattutto, il tanto ventilato disimpegno americano dalla NATO è un retroscena giornalistico perché Donald Trump non ha mai parlato di portare gli Stati Uniti fuori dalla NATO (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Donald Trump, esattamente come Biden e come tutti i predecessori, ha, per ora, richiamato gli Stati europei ad adeguarsi all'impegno di spesa militare che hanno sottoscritto con la NATO stessa.
Allora, da dove nasce tutta questa emergenza? Noi abbiamo due idee. Da una parte c'è una questione politica e ideologica, cioè il fatto che l'amministrazione Trump è un'amministrazione che si è posta in maniera chiara contro la globalizzazione, per come l'abbiamo vissuta negli ultimi vent'anni, un'amministrazione che vuole cambiare questo modello economico, che vuole cambiare le regole liberiste in campo economico e che vuole tornare ad avere una produzione domestica all'interno degli Stati Uniti, cioè tutto il contrario del fondamento ideologico delle politiche economiche fatte dall'Unione europea negli ultimi dieci anni e negli ultimi vent'anni anche (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Quelle politiche di austerità improntate sulla competitività che ci hanno fatto alcuni regali che ricordiamo bene: Governi legittimamente eletti, mandati a casa a colpi di spread come il Governo Berlusconi, il fallimento della Grecia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) senza un intervento pubblico perché era necessario salvare gli investimenti delle banche tedesche e francesi, una competitività costruita sulla deflazione salariale, sulla distruzione della domanda interna e sul trasferimento della produzione nei Paesi dove costava di meno. Questo non lo dico io, non lo dice la Lega, questo l'ha detto recentemente Mario Draghi che non può certamente essere accusato di essere un antieuropeista o un sovranista, ammettendo che evidentemente è stato fatto un errore.
Allora, chi è che ha beneficiato, soprattutto, di questo tipo di politiche? Veniamo alla ragione economica. È stata soprattutto l'industria pesante tedesca che in questo modo ha potuto aumentare il suo export, ha potuto portare la bilancia commerciale della Germania e dell'Europa in attivo, creando quegli squilibri che oggi portano gli Stati Uniti a voler rispondere con i dazi. Noi, ovviamente, dovremmo cercare di evitare che questo capiti, ma c'è un altro problema. Nonostante questo vantaggio che la Germania si è creata con queste politiche, l'economia tedesca è ferma e stagnante da mesi. Dal nostro punto di vista, lo è perché si è autocastrata con le politiche del Green Deal, con l'ecologismo ideologico (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) che sta portando la deindustrializzazione dell'Europa.
Ma noi pensiamo che la soluzione per un rilancio sarebbe mettere da parte il Green Deal, non riconvertire l'industria dell'automotive in industria militare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e usare il debito pubblico dei singoli Paesi europei per rilanciare quell'industria. Questo sospetto - che dietro a questa proposta di ReArm Europe ci sia un interesse economico tedesco - è in qualche modo confermato da quello che è successo ieri al Parlamento tedesco stesso dove è stata votata una modifica costituzionale che toglie il pareggio di bilancio e permette l'indebitamento proprio per l'acquisto di armamenti. Non c'è tanto da capire (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), mi sembra tutto abbastanza chiaro del perché, oggi, in queste condizioni e in queste modalità.
E - permettetemi, colleghi - oggi c'è stata la polemica su Il Manifesto di Ventotene. Io ritengo abbastanza inquietante, dal mio punto di vista, che chi vuole una maggiore implementazione delle competenze dell'Europa, chi addirittura vorrebbe un esercito europeo, chi vorrebbe dare ancora più potere a questa sovrastruttura lo faccia invocando Il Manifesto di Ventotene. Perché? Perché Il Manifesto di Ventotene, come giustamente è stato ricordato anche oggi, nasce in un momento storico in cui c'erano gli Stati autoritari, in cui c'erano le dittature, in cui il riarmo dei Paesi europei, in particolare della Germania, ci aveva portato nella tragedia della Seconda guerra mondiale e che oggi chi sventola quel Manifesto chieda il riarmo dell'Europa è quantomeno un simpatico scherzo della storia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Come è un simpatico scherzo della storia che quel Manifesto sia stato tradito, perché Il Manifesto di Ventotene aveva come obiettivo di fare in modo che la nuova costruzione europea desse voce e diritti alle classi sociali emergenti del secolo scorso, alla classe lavoratrice che era schiacciata sia nello Stato borghese sia nelle dittature autoritarie. Quel Manifesto sognava un'Europa socialdemocratica, un'Europa che desse diritti ai lavoratori, oggi, invece, è un'Europa che con quelle politiche ha aumentato in maniera vertiginosa il divario tra i pochi più ricchi e i tanti più poveri, proprio con l'austerità, con la deindustrializzazione, con il taglio dei salari, con il mito della competitività (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier, che si levano in piedi). Allora, direi che è agitato a sproposito quel Manifesto, tradito da questa Unione europea.
Detto questo, Presidente - mi avvio a concludere - noi riteniamo che l'Europa faccia poche cose e le faccia male. Dovrebbe fare bene quelle che ha e non dovremmo inventarci nuove competenze, come l'Esercito europeo. Partiamo, ad esempio, visto che siamo in un'area economica unica, con il mettere la tassazione uguale in tutta Europa sulle multinazionali, e non permettere che ci siano degli Stati che sono dei paradisi fiscali, senza che nessuno dica niente, se vogliamo fare qualcosa di socialmente importante (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Ma, pur capendo che l'esigenza di aumentare la spesa in difesa è necessaria, noi non siamo contro l'aumento della spesa in difesa, noi vogliamo partire dalla proposta fatta dal Ministro Giorgetti all'Ecofin e fatta propria dal Governo italiano, invece che autorizzare 800 miliardi di euro di debito, che poi ricadranno per forza sul nostro bilancio, perché, quando le regole del Patto di stabilità che oggi vengono sospese torneranno in vigore, è chiaro che, se abbiamo speso lì, non potremo spendere in altro. E penso che sarebbe complicato per tutti andare a raccontare ai cittadini che possiamo spendere 30 miliardi di euro, cioè una legge di bilancio, per il riarmo e non li possiamo spendere per scuole, per aumentare gli stipendi dei sanitari, per aumentare le pensioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Noi questo non possiamo permettercelo. Allora, ben venga la proposta di Giorgetti: usare il fondo InvestEU, metterci più soldi per stimolare gli investimenti privati, creare un'industria della difesa efficiente e all'avanguardia nel nostro Paese, acquistare e dare lavoro nel campo della difesa nel nostro Paese e, soprattutto, portare avanti questo investimento sulla difesa, con i tempi che decide il Parlamento italiano e il popolo italiano, non Ursula von der Leyen (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier, che si levano in piedi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Elly Schlein. Ne ha facoltà.
ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Grazie, Presidente. La Presidente Meloni è fuggita di nuovo, non c'è che dire, non la vedevamo da dicembre scorso e le volte in cui si è palesata in quest'Aula (Commenti)...
PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Collega Schlein, prima che cominci, in quest'Aula non è ammesso fare questo tipo di rumori, chiamiamoli così per essere rispettosi del Parlamento. Ci siamo ascoltati fin qui (Il deputato Giachetti: “Magari se Mantovano ci rispiega quale è la situazione!”)…
PRESIDENTE. Collega Giachetti, per favore, mi aiuti anche lei, visto che ha fatto il mio mestiere. Ascoltiamoci nel silenzio, come è accaduto fin qui. Prego, collega Schlein.
ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Dicevo che l'ultima apparizione della Presidente Meloni risale allo scorso dicembre e le volte in cui si è palesata in quest'Aula si contano sulle dita delle mani. Così, si è chiusa per mesi nel silenzio imbarazzato di chi non sa cosa dire o non vuole dire cosa pensa. Nel frattempo, però, sono successe molte cose nel mondo, in Europa e in Italia su cui questo Paese non conosce la sua opinione. Conosce, però, l'opinione della Lega, che oggi - e mi rivolgo, per suo tramite, proprio al collega Molinari - ha sostanzialmente commissariato la Presidente Meloni, dicendo che non ha il mandato per esprimersi domani al Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Grazie, collega Molinari, per averci confermato, con il suo intervento, che dice il contrario di quanto dice il suo Governo.
Non ha mai risposto Giorgia Meloni su quali organi statali, che soli dispongono del costoso spyware Paragon, l'abbiano usato per spiare direttori di giornali e attivisti. Che cosa state coprendo? Così come non ha mai risposto, nonostante le nostre richieste, sul perché abbiate rilasciato e riaccompagnato un torturatore libico a casa con un volo di Stato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Di un silenzio, però, la ringrazio, la Presidente Meloni, solo di uno: tra le parole che mancano - per pudore, immagino - nella vostra risoluzione c'è “modello Albania”. Non lo dite nemmeno più voi che è un modello (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Nel testo parlate di soluzioni innovative, talmente innovative che vi sono fallite al collaudo, sulla pelle delle persone più fragili e sulle tasche degli italiani.
Tuttavia, i silenzi più gravi della Presidente Meloni sono quelli sui fatti che, in pochi mesi, hanno stravolto la geopolitica e avviato un mutamento d'epoca. La rottura della tregua a Gaza è gravissima. Non abbiamo sentito la sua voce condannare quest'azione dell'Esercito israeliano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), che con raid a tappeto ha ripreso il massacro di palestinesi, con 400 vittime, di cui almeno 130 bambini. Non l'abbiamo sentita condannare le parole di Netanyahu, secondo cui il negoziato si farà sotto le bombe, mentre ha proseguito in queste settimane le violenze in Cisgiordania, che hanno costretto 40.000 persone a fuggire. Non l'abbiamo sentita dire una parola nemmeno quando Trump ha postato un video che propone un resort per ricchi, là dove sono stati massacrati oltre 45.000 palestinesi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
La migliore risposta che potrebbe dare questo Governo è riconoscere pienamente lo Stato di Palestina. Ora serve davvero tutto l'impegno diplomatico e politico, fin qui mancato, dalla comunità internazionale, dall'Unione europea e dal suo Governo per far riprendere il cessate il fuoco, per liberare tutti gli ostaggi, proteggere i civili, porre fine alle violenze nei territori palestinesi occupati e per avviare un vero processo di pace verso i due popoli e i due Stati.
La Presidente Meloni non ha detto una parola, nemmeno quando l'Amministrazione americana ha ripetutamente attaccato l'Unione europea, quando ha umiliato l'Ucraina, il suo popolo e il suo Presidente alla Casa Bianca. Anzi, è andata a portare i suoi omaggi alla convention trumpiana che persino l'estrema destra di Le Pen in Francia ha disertato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), tra le motoseghe e saluti nazisti. E lì ha dato ragione al vice presidente americano che dice che in Europa non c'è la libertà di parola. Che imbarazzo, non ha reagito nemmeno di fronte all'esclusione dell'Ucraina e dell'Unione europea dal negoziato in corso. L'Unione è stata compatta nel sostegno a Kiev e al suo popolo ingiustamente invaso, lo siamo sempre stati anche noi. Da tempo chiediamo che, accanto al sostegno economico e militare, ci sia un sostegno diplomatico e politico per porre fine al conflitto. Un sostegno diplomatico fin qui mancato, ma ora serve uguale compattezza nel rivendicare il ruolo europeo a quel tavolo, per costruire una pace giusta, che non si può trattare senza gli ucraini e senza gli europei che difendono gli interessi e le garanzie di sicurezza dell'Ucraina e del nostro continente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
La Presidente Meloni, invece, non ha assunto alcuna iniziativa, non ha mai reagito ai ricatti di Trump e di Musk, che hanno minacciato di ritirare gli aiuti e i satelliti. Anzi, la settimana scorsa si è astenuta sul sostegno all'Ucraina a Strasburgo per non offenderli, mentre si limita a guardarli da lontano e twittare gli incoraggiamenti.
Trump annuncia per ora dazi del 25 per cento per l'Unione europea. Una guerra commerciale che pagheranno, soprattutto e anzitutto, imprese e lavoratori italiani. Ma ancora niente. Lei, anziché alzare la voce con Trump, se la prende con l'Unione europea che cerca di reagire. Del resto, ci siamo accorti che, anche sullo spazio, appena l'uomo di Musk vi ha ammonito di non seguire il PD, avete fermato gli emendamenti che chiedevano di garantire l'interesse nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! E, allora, chiedo a Giorgia Meloni: quali interessi sta facendo, quelli dell'Italia o quelli degli amici?
Voleva fare la pontiera tra Trump e l'Europa e, invece, si è già ridotta a una complice silenziosa di un progetto di disgregazione dell'Unione europea. L'ho ascoltata prima e la voglio rassicurare: tutti sappiamo che l'Europa non può più fare affidamento su nessuno per la sua sicurezza oggi e che deve puntare alla sua autonomia strategica, anche dentro la cornice NATO. Nessuno di noi pensa di rinunciare ai rapporti con gli Stati Uniti, ma davanti agli insulti si reagisce e lei, invece, rimane muta. Questo ha fatto in queste settimane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Nella vostra risoluzione citate due volte la neutralità tecnologica, ma la vostra è una neutralità ideologica.
Giorgia Meloni non sa scegliere tra la maglia dell'Italia, e quindi dell'Europa, e il cappellino di Trump che ha deciso di indossare. Questo silenzio a testa bassa relega il nostro Paese al margine, quando dovrebbe essere protagonista del rilancio europeo e della costruzione della pace. I pilastri di quella che è stata la politica estera e la rete di alleanze dell'Occidente, dal dopoguerra fino a oggi, è letteralmente picconata da Trump e da questo nuovo asse con Putin e la destra nazionalista per indebolire l'Europa. Come Orbán, che ieri ha vietato per legge il pride, una vergogna su cui voi non avete preso le distanze. Glielo dico qui, Presidente Meloni: le persone non si cancellano per legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). L'amore non si vieta!
Oggi serve un salto in avanti nell'integrazione europea, superando l'unanimità. Non è possibile permettere ai veti degli Stati di bloccare i passi necessari, anche con le cooperazioni rafforzate dove servono a partire subito. Meloni ci dica se è d'accordo con la proposta spagnola di raddoppiare il bilancio europeo. Ci dica se si batterà, come noi, per un nuovo grande piano di investimenti comuni europei, un Next Generation EU da 800 miliardi all'anno per l'autonomia strategica dell'UE sul piano industriale, energetico, ecologico, sociale, innovazione e anche sulla difesa comune europea. Anche, ma non solo, perché rinunciare alle altre priorità sarebbe un errore imperdonabile.
Oggi è successa una cosa grave: la Lega ha detto che lei, Presidente, non ha il mandato per approvare al Consiglio il Piano di riarmo. Lei è stata commissariata dal suo stesso Governo e non ha agibilità politica. Nella vostra risoluzione, per non dividervi tra 3 partiti con 3 posizioni diverse, avete fatto sparire la difesa comune e il Piano di riarmo von der Leyen (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). L'avete scritta con l'inchiostro simpatico questa risoluzione. È facile così far sparire le proposte divisive. La verità è che ci credo che voterete compatti, non avete scritto nulla! La verità è che ideologicamente Giorgia Meloni è contraria alla difesa comune. Abbia il coraggio di dirlo e di scriverlo!
La nostra, invece, non l'ha letta, visto che stamattina inventava cose che non ci sono. La aiuto io, la nostra è molto chiara, dice che all'Unione europea serve la difesa comune e non la corsa al riarmo dei singoli Stati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Serve la volontà politica di fare un esercito comune con un unico comando, perché questo aumenta la deterrenza, e non 27 eserciti diversi e scoordinati. La difesa comune va finanziata con gli investimenti comuni e con il debito europeo, non con il debito nazionale, perché la Commissione ha già chiarito che dovrà rientrare aumentando tasse o tagliando servizi. Del resto a Giorgia Meloni che cambia? Sta già tagliando la sanità mentre afferma il contrario.
Difesa comune significa fare common procurement, aggregare la domanda, fare ricerca e sviluppo insieme, migliorare l'interoperabilità. Il Piano ReArm Europe, invece, va nella direzione di favorire soprattutto il riarmo dei 27 Stati membri, e la Presidente Meloni, come unico contributo al dibattito, ha chiesto di cambiarne il nome. Quel Piano va cambiato radicalmente, perché così come presentato rischia di ritardare l'obiettivo condiviso di una difesa comune (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Non prevede investimenti comuni per la difesa, ma debito nazionale e prestiti.
Lei ha ripetuto che si basa solo su debito nazionale e che voi proponete, Ministro Giorgetti, investimenti privati. Ditelo, allora, che siete contrari agli investimenti comuni europei. Lo strumento SAFE, l'unico che finanzia progetti comuni, dovrebbe garantire sovvenzioni, non prestiti. La flessibilità proposta sul Patto per fare più debito nazionale va vincolata a progetti di difesa comuni fatti da più Stati membri. La Meloni ha anche rivendicato oggi, in quest'Aula, questa proposta, ma non si rende conto che, senza il vincolo a progetti comuni, va contro l'interesse nazionale, perché aumenterà le differenze tra le difese degli Stati, a svantaggio di quelli più indebitati, come il nostro.
Non è questo che serve all'Italia, soprattutto serve un grande piano di investimenti non soltanto sulla difesa, e non si possono dirottare i fondi di coesione e sociali sulla spesa militare. Ma niente di tutto questo abbiamo sentito da lei.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Arrivo a conclusione. Mi si consenta su questo: la Presidente Meloni non solo non ha il coraggio di difendere i valori su cui l'Unione si è fondata dagli attacchi di Trump e di Musk, ma oggi qui ha deciso di oltraggiare la memoria europea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, che si levano in piedi), e noi non accetteremo i vostri tentativi di riscrivere la storia, perché Il Manifesto di Ventotene è riconosciuto in tutta Europa come la base su cui si è fondata l'Unione, scritto da giovani mandati al confino dai fascisti, che non risposero all'odio con altro odio, ma con una visione di Europa federale che superasse i nazionalismi, che producono soltanto guerre, come oggi.
Noi non permetteremo che riscriviate la storia. Allora, se lei dice che l'Europa sua non è quella di Ventotene, chiedo a Giorgia Meloni: qual è la sua Italia? È quella della Costituzione? Perché sono gli stessi antifascisti che l'hanno scritta, e stiamo ancora aspettando di sentire che lei si dichiari antifascista, come la nostra Costituzione su cui ha giurato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, che si levano in piedi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Galeazzo Bignami. Ne ha facoltà (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Colleghi, vale quello che ho detto prima. Per cortesia, certi rumori in Aula no, vi prego. Per il rispetto che tutti dobbiamo a quest'Aula. Colleghi! In silenzio, assolutamente. Prego, collega. Ha un problema con il microfono? Proviamo a spostarci. Questo è un boicottaggio evidente, collega Bignami. Forse è meglio se lo cambia.
GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Grazie, Presidente. Non si preoccupi. Devo dire che il rumoreggiare della sinistra è sempre stato per me motivo di conforto, perché vuol dire che sono nel giusto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Mi preoccupano quando mi applaudono o mi rivolgono dei complimenti, e devo anche dire, onorevole Schlein, a chi le scrive i discorsi qualche giorno prima di quando lei viene in Aula (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) …
PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.
GALEAZZO BIGNAMI (FDI). …venisse a spiegare che noi, che abbiamo difeso sempre l'Italia e il Tricolore, non accettiamo lezioni, quando voi andavate a baciare la pantofola a qualche potente proprio in Russia, da cui, magari, qualcuno di voi vorrebbe tornare, e questo deve essere chiaro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia, che si levano in piedi). Il Tricolore la destra lo ha difeso sempre! E mi permetto, Presidente, anche di voler evidenziare che, nonostante il ricco catalogo e ordine dei lavori del Consiglio europeo di questi giorni - abbiamo energia, abbiamo semplificazione, abbiamo temi importanti come il Medio Oriente -, non abbiamo sentito una parola di proposta.
L'unica cosa che vi accomuna tutti è l'odio nei confronti di Giorgia Meloni, perché nel momento in cui voi dovete formulare una proposta non ne siete capaci. Difendete Il Manifesto di Ventotene, ve ne rendiamo atto, per carità, ma dovreste anche difendere quella tradizione socialdemocratica e riformista che per una fagocitosi innaturale sta divorando quella tradizione stessa di sinistra, nella rincorsa sistematica che il MoVimento 5 Stelle fa su di voi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Dov'è la sinistra che un tempo sapeva difendere gli italiani? E invece vi state vendendo nel tentativo di costruire un'alleanza di potere fine a sé stessa!
È questo il motivo per il quale gli italiani non credono più in voi. Eppure il catalogo di cose che potevano essere affrontate, come dicevo prima, è ampio. L'immigrazione, ne abbiamo parlato diffusamente. Vedete, noi ci rendiamo conto che per chi ha governato 12 anni è facile andare a spiegare che magari questo Governo sta sbagliando, nella loro logica, qualcosa, per carità. Però va anche detto che, quando al primo Consiglio europeo del 15 dicembre 2022 il Presidente Meloni andò a Bruxelles, non c'era neanche in agenda il tema immigrazione. Oggi in tutti i Consigli europei quel tema c'è perché l'Italia è riuscita ad affermarlo come centrale nel dibattito europeo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle), e lo ha fatto affermando tre pilastri.
Il primo, gli accordi con gli Stati di partenza d'origine delle persone, che prima voi avevate - altro che Almasri! - consegnato ai trafficanti di esseri umani e agli scafisti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle), che erano funzionali a fare entrare queste persone in Italia perché vi serviva per dare 5 miliardi di euro - questo era quello che era previsto nell'ultimo Governo Gentiloni - alle vostre cooperative rosse, che oggi evidentemente non hanno più soldi per tirare avanti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
E ci venite a parlare dei 140 milioni dei centri per l'Albania. Soldi pubblici, vanno trattati con rispetto e oculatezza, ma non sono miliardi. I miliardi sono quelli che avete gettato voi per la gestione dell'accoglienza, lasciando quelle persone nelle piazze, alla mercé della criminalità organizzata, costringendo le nostre Forze dell'ordine, loro sì, a mani nude (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia, che si levano in piedi - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), a dover contrastare questi fenomeni.
Ringraziamo le Forze dell'ordine! Ancora dovete chiedere scusa ai Carabinieri che avete infamemente accusato di quello che è capitato a Milano. E aspettiamo le scuse perché noi abbiamo un'idea di Italia, abbiamo un'idea di Patria, abbiamo un'idea di Tricolore che non si pone, come ha detto oggi giustamente la Presidente Meloni, in maniera pedissequa, al di qua con l'Europa o con l'Unione europea.
Noi siamo italiani, noi siamo patrioti e siamo orgogliosi della nostra identità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.
GALEAZZO BIGNAMI (FDI). E capisco che per chi non ha identità questo sia un problema. Ma potrebbe trovarne uno…
PRESIDENTE. Collega Bignami, mi perdoni. No, io non la volevo interrompere. C'è troppa confusione, colleghi. Dovete ascoltare. Colleghi, colleghi sto parlando io (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Vi prego di ascoltare il collega Bignami in silenzio, va bene? Collega Bignami continui, prego.
GALEAZZO BIGNAMI (FDI). La ringrazio.
PRESIDENTE. Colleghi, non è un dibattito tra me e voi. In silenzio (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Prego.
GALEAZZO BIGNAMI (FDI). La ringrazio, Presidente.
PRESIDENTE. Colleghi! Prego, collega Bignami. Anche voi aiutatemi, però.
GALEAZZO BIGNAMI (FDI). È da quando ero alle Assemblee del Fronte della Gioventù che la sinistra mi impedisce di parlare o ci prova e non ci è mai riuscita (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)…
PRESIDENTE. Colleghi, ve l'ho appena detto.
GALEAZZO BIGNAMI (FDI). La ringrazio per il suo sostegno, ma non ci riusciranno neanche questa volta.
PRESIDENTE. Collega Bignami, prego, prosegua. Ci penso io a garantire il silenzio dell'Aula. Prego.
GALEAZZO BIGNAMI (FDI). No, no, la volevo ringraziare. Poi, certo, abbiamo il tema importante del conflitto russo-ucraino, delle prospettive di pace, che deve essere una pace giusta e duratura, e che proprio per questo stiamo costruendo non schierandoci in tifoserie da una parte e dall'altra. E sono convinto che il Presidente Meloni, in cuor suo, ieri confidasse che si potesse pervenire a una scelta simile a quella che il 1° marzo del 2022 Fratelli d'Italia operò sostenendo la mozione della maggioranza non per rendere più forte il Governo Draghi, per rendere più forte l'Italia. Questo voi potevate fare anche nel tentativo di avviare un dialogo con la maggioranza o con il Governo per una mozione unitaria. Non siete stati capaci neanche di farla tra di voi la mozione unitaria.
Abbiamo “Più Europa” che vuole meno Europa perché questa Europa non gli piace, abbiamo Italia dei Valori che è alle prese con la promozione del libro di Renzi e non li vogliamo disturbare, abbiamo il MoVimento 5 Stelle (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle) …
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia però! Non importa, sta parlando. Colleghi. Adesso comincio a richiamare all'ordine, basta! Non è che ogni cosa che dice il collega Bignami potete fare un commento. Basta, veramente, basta. Lo ascoltate per i cinque minuti che gli restano, in silenzio, va bene (Commenti del deputato Giachetti)? Prego collega Bignami. Collega Giachetti, basta. Prego.
GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Grazie, Presidente. Io sono dispiaciuto di dover citare questi esempi che rendono, d'altronde, il collega Fratoianni, che dal predellino della sua Tesla inveisce contro Musk, un esempio di virtù e di coerenza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica).
Per carità, non vogliamo mancare di rispetto a nessuno; ancor meno al MoVimento 5 Stelle che oggi va in piazza e dice: le armi, la pace. Certo, peccato che quando voi eravate al Governo gli stanziamenti per gli elicotteri sono triplicati, per i carri armati quadruplicati, per i sistemi missilistici quintuplicati. Avete stanziato 2 miliardi e mezzo per gli F35. Avete firmato il 2 per cento del PIL e oggi noi dobbiamo onorare quell'impegno perché l'abbiamo capito che gli impegni che voi assumete con gli italiani per voi non contano nulla, e invece noi li onoriamo. Così come quando dicevate che ci si poteva gratuitamente ristrutturare casa al modico costo di 4.000 euro messi in capo a tutti gli italiani, nascituri compresi, lasciandoci un debito di 219 miliardi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Se avessimo quei soldi potremmo pagare le bollette agli italiani, alle aziende, alle imprese, da qui ai prossimi dieci anni. Ecco la coerenza!
E poi c'è il Partito Democratico (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Che devo dire, cosa possiamo dire del Partito Democratico?
PRESIDENTE. Colleghi.
GALEAZZO BIGNAMI (FDI). In effetti, viene in mente quando un regista, in un simpatico film - devo dire la verità - diceva davanti a D'Alema (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)… Era D'Alema, non so se ve lo ricordate, quello che oggi traffica in armi, in sommergibili, in F35 con la Colombia, l'ex Presidente del Consiglio, non ve lo ricordate? Quello che era il segretario del vostro partito oggi fa il trafficante d'armi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), a quel che pare; per carità, non vogliamo mancare di rispetto … diceva: “di' una cosa di sinistra”. Noi ci accontentiamo che ne diciate una. Diteci una posizione su qualsiasi cosa ma che sia una posizione. Ci venite a dire: Meloni deve scegliere fra l'Europa e gli Stati Uniti. Poi la vostra semi-segretaria, perché l'avete dimezzata voi (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Dai banchi del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista si grida:“Provocatore, provocatore!”), se ne va in segreteria a dire, a dire…
PRESIDENTE. Colleghi, colleghi.
GALEAZZO BIGNAMI (FDI). È così; ma perché avete quest'allergia per la verità?
PRESIDENTE. Colleghi.
GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Che cos'è che vi porta a essere così allergici? …Va a dire, va a dire: non stiamo né con l'Europa né con Trump. Non so quali alternative rimangono ma non è una cosa che ci interessa perché noi sulla tifoseria non ci iscriviamo (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Colleghi.
GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Vedete, tutto ciò…Oggi abbiamo sentito anche il Presidente Conte dire: voglio che venga messo a verbale (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) …tutte le vostre profezie non si sono mai realizzate.
PRESIDENTE. Colleghi!
GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Avevate detto che lo spread esplodeva e oggi è stabilmente sotto la metà, avevate detto che le borse crollavano, le avevamo prese a 21.500 punti e sono a 39.000 punti base (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle), avevate detto che la disoccupazione esplodeva e l'occupazione calava ed è successo che l'occupazione è ai più alti indici della storia d'Italia e la disoccupazione è crollata. A proposito, dove sono le brigate del reddito di cittadinanza? Le avete mandate come forza di interposizione magari (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?
Certo, è chiaro che investire in sicurezza non fa piacere. Perché tutti noi vorremmo uscire di casa lasciando la porta aperta. Vorremmo non trovare qualche ladro che ci prova a scassinare casa. Vorremmo girare per strada senza essere aggrediti. Vorremmo che il nostro conto corrente in banca non venisse hackerato. Ma questo non è possibile. Cambiare la serratura, mettere una porta blindata, attivare dei sistemi di cyber sicurezza che ci proteggano, è ciò che è necessario, senza toccare neanche un euro dei fondi di sviluppo e coesione, perché quei fondi di sviluppo e coesione, se altri Stati li vogliono impegnare a livello militare, lo facciano, l'Italia non toccherà un centesimo perché servono per scuola, sanità, sociale, infrastrutture e imprese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
E allora ieri il Presidente Meloni ha voluto citare Pericle. Io, in maniera molto meno efficace, mi permetto di citare Seneca, quando ci insegna che tutti sono bravi a guidare la nave quando c'è bel tempo, ma è quando c'è la tempesta che si vede qual è la qualità del nostromo. Beh, Fratelli d'Italia è orgogliosa che a guidare l'Italia siano Giorgia Meloni e questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia, che si levano in piedi - Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a titolo personale l'onorevole Soumahoro. Ne ha facoltà. Colleghi, sempre nel silenzio dell'Aula. Colleghi! No, non c'è nessun intervento adesso sull'ordine dei lavori, perché concludiamo le dichiarazioni di voto, collega Provenzano. Prego collega Soumahoro.
ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Grazie, Presidente. Oggi il mondo, il nostro mondo è ad un bivio. Stiamo assistendo …Presidente!
PRESIDENTE. Collega Soumahoro, prego, mi scusi, è colpa mia, stavo discutendo con il Questore. Prego.
ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Oggi il nostro mondo è ad un bivio. Stiamo assistendo ad un profondo cambiamento. Di fronte alla crescente minaccia di guerre economiche e geopolitiche, che questo stesso mondo sta affrontando, pensare di affrontare questa realtà, questo mondo quotidiano, questo mondo odierno con il revisionismo storico, pensare di affrontare questa realtà con il riduzionismo, pensare di affrontare questa realtà con il ripiego identitario non è mai una soluzione.
E a tal proposito urge ricordare che, sul piano economico, da qui ai prossimi 25 anni, nessuna economia europea risulterà tra le economie più avanzate. Questi sono i temi che ci dovrebbero preoccupare sia parlando di sicurezza, sia parlando di sicurezza sociale. E a tal riguardo viene da dire, Presidente e mi avvio verso le conclusioni, che mai come oggi l'Italia, come l'Europa, dovrebbe volgere lo sguardo verso quelle economie, che sono economie - in particolar modo - emergenti. Parlo dell'Africa che ha un tasso di crescita del 5 per cento annuo, come risulta dai dati della Banca africana di sviluppo.
Presidente, non possiamo parlare di sicurezza, risultando come se fosse una parola tabù. La sicurezza è anche la sicurezza fisica, è la sicurezza economica e sociale.
Concludo dicendo che nessun economista, degno di questo nome, può pensare al tema dello sviluppo senza mettere al centro, come condizione imprescindibile, il tema della sicurezza economica e sociale per lo sviluppo delle nostre popolazioni.
E, Presidente, come diceva James Freeman Clarke: “un politico guarda alle prossime elezioni, ma uno statista guarda alla prossima generazione”. Un politico, non solo De Gasperi, pensa al successo del proprio partito. Uno statista pensa al futuro del proprio Paese. Iniziamo a pensare al futuro delle prossime generazioni, dell'Europa di oggi, e l'Europa di domani vuol dire rimettere al centro, non il colore politico del proprio partito, ma il coloro politico che ci accomuna tutti che è l'Italia, l'Europa, il futuro…
PRESIDENTE. Grazie.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Avverto che i presentatori della risoluzione Riccardo Ricciardi ed altri n. 6-00160 hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, il dispositivo, ad eccezione dei capoversi 2°, 3°, 4°, 5°, 6°, 7°, 8°, 9°, 10°, 11°, 13°, 14°, 16°, 17°, 20°, 24° e 26°; a seguire, distintamente i citati capoversi del dispositivo; infine, ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato, la premessa.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dispositivo della risoluzione Riccardo Ricciardi ed altri n. 6-00160, ad eccezione dei capoversi 2°, 3°, 4°, 5°, 6°, 7°, 8°, 9°, 10°, 11°, 13°, 14°, 16°, 17°, 20°, 24° e 26°. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 2° capoverso del dispositivo della risoluzione Riccardo Ricciardi ed altri n. 6-00160. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 3° capoverso del dispositivo della risoluzione Riccardo Ricciardi ed altri n. 6-00160. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 4° capoverso del dispositivo della risoluzione Riccardo Ricciardi ed altri n. 6-00160. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 5° capoverso del dispositivo della risoluzione Riccardo Ricciardi ed altri n. 6-00160. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 6° capoverso del dispositivo della risoluzione Riccardo Ricciardi ed altri n. 6-00160. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 7° capoverso del dispositivo della risoluzione Riccardo Ricciardi ed altri n. 6-00160. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'8° capoverso del dispositivo della risoluzione Riccardo Ricciardi ed altri n. 6-00160. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 9° capoverso del dispositivo della risoluzione Riccardo Ricciardi ed altri n. 6-00160. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 10° capoverso del dispositivo della risoluzione Riccardo Ricciardi ed altri n. 6-00160. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'11° capoverso del dispositivo della risoluzione Riccardo Ricciardi ed altri n. 6-00160. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 13° capoverso del dispositivo della risoluzione Riccardo Ricciardi ed altri n. 6-00160. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 14° capoverso del dispositivo della risoluzione Riccardo Ricciardi ed altri n. 6-00160. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 16° capoverso del dispositivo della risoluzione Riccardo Ricciardi ed altri n. 6-00160. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 17° capoverso del dispositivo della risoluzione Riccardo Ricciardi ed altri n. 6-00160. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 20° capoverso del dispositivo della risoluzione Riccardo Ricciardi ed altri n. 6-00160. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 24° capoverso del dispositivo della risoluzione Riccardo Ricciardi ed altri n. 6-00160. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 26° capoverso del dispositivo della risoluzione Riccardo Ricciardi ed altri n. 6-00160. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).
In virtù della reiezione del dispositivo, non si procederà alla votazione della premessa.
Passiamo alla votazione della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00161.
Avverto che i presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, distintamente i capoversi del dispositivo; infine, ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato, la premessa.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 1° capoverso del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00161. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 2° capoverso del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00161. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 3° capoverso del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00161. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 4° capoverso del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00161. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 5° capoverso del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00161. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 6° capoverso del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00161, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 7° capoverso del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00161, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'8° capoverso del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00161, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 9° capoverso del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00161, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 10° capoverso del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00161, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'11° capoverso del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00161, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 12° capoverso del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00161, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 13° capoverso del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00161, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 14° capoverso del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00161, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 15° capoverso del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00161, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 16° capoverso del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00161, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 17° capoverso del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00161, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 18° capoverso del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00161, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 19° capoverso del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00161, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 20° capoverso del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00161, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 21° capoverso del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00161, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 22° capoverso del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00161, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 23° capoverso del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00161, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 24° capoverso del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00161, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 25° capoverso del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00161, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).
In virtù della reiezione del dispositivo, non si procederà alla votazione della premessa.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Braga ed altri n. 6-00162, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Richetti ed altri n. 6-00163, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Mantovani, Candiani, Rossello, Pisano e Giglio Vigna n. 6-00164, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 46).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Boschi ed altri n. 6-00165, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Della Vedova e Magi n. 6-00166, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).
Sono così esaurite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo 2025.
Su un lutto del deputato Riccardo Magi.
PRESIDENTE. Comunico che il collega Riccardo Magi è stato colpito da un grave lutto: la perdita del padre.
La Presidenza della Camera ha fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea (Applausi).
Commemorazione dell'onorevole Domenico Luca'.
PRESIDENTE. (La Presidente, l'Assemblea e i membri del Governo si levano in piedi). Colleghe e colleghi, come sapete, lo scorso 13 febbraio è venuto a mancare, dopo una breve malattia e all'età di 71 anni, Mimmo Luca', deputato per cinque legislature, dalla XII alla XVI. Nato il 16 giugno 1953 a Gioiosa Jonica, in provincia di Reggio Calabria, all'età di cinque anni si trasferì a Torino, dove si laureò in scienze politiche e lavorò presso la regione Piemonte, occupandosi di sanità e assistenza.
Fondatore e coordinatore, fino al 1987, del Tribunale dei diritti del malato di Torino, fu dapprima giovanissimo militante poi presidente delle ACLI del capoluogo piemontese, tra il 1980 e il 1989, a soli 26 anni. Un incarico significativo, per di più in una fase storica travagliata, segnata dagli ultimi rigurgiti del terrorismo e dalla grande ristrutturazione industriale della FIAT. Il suo slancio ideale, coniugato ad indubbie capacità organizzative, non passò inosservato e il presidente dell'ACLI nazionale, Giovanni Bianchi, gli affidò la vicepresidenza e la responsabilità del patronato.
Pur rimanendo sempre profondamente legato al mondo associativo, nel 1993 ritenne giunto il momento di mettere i suoi valori e la sua esperienza al servizio della politica, affiancando Ermanno Gorrieri e Pierre Carniti nella fondazione dei Cristiano Sociali, che si proponevano di rappresentare - nell'ambito della coalizione di centrosinistra dei progressisti - il patrimonio di cultura politica e di presenza sociale del cristianesimo democratico.
Nelle elezioni politiche del 1994 Mimmo Luca' fu eletto deputato nelle file del Partito Democratico della Sinistra, che aveva accolto nelle proprie liste proporzionali alcuni candidati dei Cristiano Sociali, formazione politica di cui lo stesso Luca' sarà dapprima presidente e poi coordinatore.
I Cristiano Sociali si scioglieranno come soggetto autonomo nel 1998, per contribuire alla nascita dei Democratici di Sinistra, del cui gruppo parlamentare alla Camera Mimmo Luca' sarà vice presidente nella XIII legislatura, per poi essere chiamato da Piero Fassino a fare parte della segreteria nazionale del partito dal 2001 al 2006.
Rieletto anche nella XIV e XV legislatura, ricoprì in quest'ultima l'incarico di presidente della Commissione affari sociali, promuovendo un'importante indagine conoscitiva sulle condizioni sociali delle famiglie in Italia.
Il suo ultimo mandato da deputato si svolse nella XVI legislatura, nella quale venne eletto Segretario di Presidenza.
Nel complesso, la sua attività parlamentare si è caratterizzata per la stesura, in alcuni casi come primo firmatario, di numerosi provvedimenti legislativi, riguardanti - tra gli altri - le politiche per la famiglia, la sanità e i servizi sociali, l'assistenza agli anziani non autosufficienti e ai disabili, le misure in favore del volontariato, la disciplina delle imprese sociali, la nuova disciplina riguardante i patronati sociali.
Con la scomparsa di Mimmo Luca', non perdiamo soltanto uno studioso ed esperto di politiche sociali, ma un uomo perbene, che ha sempre inteso la politica al servizio dei reali bisogni della comunità e ci ha lasciato un'eredità segnata dall'impegno per la giustizia sociale e la solidarietà, valori che ha difeso fino alla conclusione della sua vita.
La Presidenza ha già fatto pervenire ai familiari, che sono presenti oggi in tribuna, le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea, invitandola ad osservare un minuto di silenzio (La Presidente, l'Assemblea e i membri del Governo osservano un minuto di silenzio - Applausi).
Ha chiesto di parlare il deputato Lai. Ne ha facoltà.
SILVIO LAI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Mimmo Luca' se ne è andato pochi giorni fa lasciando un grande vuoto, non solo tra i suoi familiari, ma nelle comunità che hanno avuto la fortuna di averlo: la sua Torino, le ACLI, i Cristiano Sociali, i luoghi del suo impegno da volontario che non ha mai abbandonato sino alla fine.
È stato un autorevole componente di questa Camera dei deputati per 19 anni e, al suo interno, ha dato un grande contributo, un contributo importante che merita essere ricordato, come già è stato fatto, autorevolmente, dalla Presidenza della Camera che mi ha preceduto, e che ha presentato e rappresentato con profondità la personalità e l'autorevolezza di Mimmo Luca'.
La sua attività legislativa è stata concentrata sulle politiche sociali e sanitarie, con una rivoluzione, da lui ispirata, del passaggio dall'idea ottocentesca dell'assistenza a quella dei servizi alla persona, con una nuova cultura della disabilità e della non autosufficienza - l'ultima sua grande battaglia -, nel più ampio contrasto alle disuguaglianze, e poi la sua attenzione all'associazione di promozione sociale, quella terza gamba del Terzo settore, quel privato sociale così specifico e caratteristico del nostro Paese, di cui lui era stato un protagonista.
E, poi, il suo impegno da presidente della Commissione affari sociali nella realizzazione della prima indagine conoscitiva sulla condizione delle famiglie in Italia, per costruire uno sguardo non individualistico della nostra società, riconoscendo nelle famiglie un nucleo comunitario, educativo, formativo, solidaristico, un luogo di integrazione e di connessione interno alla società e con le istituzioni. Tutte queste attività hanno dato un'impronta alla cultura parlamentare e un contributo alto con leggi approvate che oggi sono di grandissima modernità e attualità e, anzi, in parte inattuate per quanto sono state anticipatrici. Ma la sua esperienza, la sua storia, non si esauriscono nella sua attività legislativa e nella sua impronta normativa, pure così importante e fondante per questi ambiti.
Il suo impegno istituzionale si forma nella militanza nelle ACLI, di cui è stato un protagonista indiscusso come dirigente regionale in Piemonte e nazionale, sino ad essere vice presidente nazionale. E da quell'esperienza nasce la sua storia politica da cristiano a sinistra: nei Cristiano Sociali e, attraverso di essi, nei DS e, poi, nel PD.
Oggi si fa un gran parlare della presenza dei cattolici in politica. È un argomento che spesso viene assimilato solo all'esigenza di ritagliarsi spazi di rappresentanza all'interno dello scontro politico bipolare. Ma quello dei cristiani in politica è stato un impegno di frontiera negli anni che hanno seguito la chiusura dell'esperienza del partito unico dei cattolici, anche con il tentativo di portare a destra quell'esperienza. Un impegno di frontiera a cui Mimmo Luca', com'era suo uso, non si è sottratto, ma che ha vissuto pienamente dall'inizio sino alla fine. Con i compianti Ermanno Gorrieri e Pierre Carniti e con altri compagni che nei territori erano stimatissimi, è stato ispiratore e animatore dei Cristiano Sociali, soggetto fondatore dei Democratici di Sinistra, animatori vivi in un ambito in cui era prevalente la presenza di chi proveniva dal percorso del Partito Comunista Italiano, che ti faceva guardare con rispetto e curiosità, ma anche con qualche dubbio per quei democristiani che saltavano un confine sino a quel momento raramente valicato, nonostante grandi battaglie comuni, come sul referendum, sul divorzio e sulla legge n. 40.
Per quel movimento politico, a cui avevano contribuito dirigenti della CISL, delle ACLI e della FUCI, l'obiettivo dichiarato era quello di offrire una casa comune a quanti, formati al cristianesimo sociale e alla dottrina sociale della Chiesa quale guida morale e politica per battersi contro le disuguaglianze e per affermare diritti e giustizia sociale, cercavano un luogo di impegno politico ed istituzionale conseguente a quei valori, peraltro in tempi segnati da Tangentopoli e dal dilagare della corruzione, spesso spettacolarizzata oltre misura, che teneva lontani molti cristiani dalla politica, considerata come luogo da evitare.
Ma chi veniva da quella scuola non poteva tenere le mani in tasca, non poteva ritrarsi dal luogo dell'impegno. Ecco, Mimmo, tra i fondatori più convinti della nascita del Partito Democratico, ne ha sempre sostenuto le ragioni, anche scegliendo di concludere l'esperienza dei Cristiano Sociali per raggiunto obiettivo: quello della nascita di un grande campo progressista e democratico in cui potessero trovare sintesi le culture costituzionali ed europeiste del Novecento e casa quei cristiani che senza dubbio sceglievano, nel bipolarismo della Seconda Repubblica, il campo della sinistra.
Anche a nome del Partito Democratico, alla famiglia, agli amici e ai compagni che oggi sono qui con noi, giungano i nostri sentimenti e il nostro grazie. Grazie per Mimmo e per la sua impronta e il suo esempio. Ciao Mimmo, ti immagino già mentre ti ritrovi e parli con Emilio, con Domenico, con Giovanni, che ti hanno anticipato lassù. A noi mancherà il tuo contributo ideale e la tua autorevolezza (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Coppo. Ne ha facoltà.
MARCELLO COPPO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi ci fermiamo per commemorare l'onorevole Domenico Luca' - per chi lo conosceva, Mimmo -, scomparso il 13 febbraio, a 71 anni. Una figura che ha attraversato decenni di vita politica italiana, lasciando un segno con il suo impegno, la sua passione e la sua dedizione, specialmente nel campo sociale e del lavoro. Commissione lavoro, Commissione affari sociali, quella era la tematica di Mimmo Luca'.
Mimmo Luca' è stato un uomo delle istituzioni, appunto. Un parlamentare per cinque legislature: dal 1994 al 2013. Ha vissuto tutti i passaggi, persino la gogna mediatica, quella che, purtroppo, va a colpire anche le persone serie e oneste quando finiscono in una intercettazione. L'ha superata. Era onesto Mimmo Luca'. È stato un protagonista delle ACLI e un sostenitore di azioni per i diritti dei lavoratori e delle fasce più deboli.
Su 49 proposte di legge come primo firmatario è riuscito a farne approvare una, probabilmente quella a cui teneva di più, cioè la riforma degli istituti di patronato e di assistenza sociale, con cui ha cercato di modernizzare e rafforzare un sistema per il sostegno ai cittadini, dimostrando una visione pragmatica e attenta ai bisogni reali.
Pur avendo una visione democristiana opposta alla mia, avendo lui aderito ai DS quando finì la DC, non posso non riconoscerne la tenacia, la qualità che merita rispetto, al di là di ogni appartenenza. Il rispetto.
Come Fratelli d'Italia, crediamo nel valore della famiglia, della comunità e della solidarietà: principi che, in modi differenti, hanno animato anche l'azione di Luca', soprattutto con il suo legame con il territorio torinese e con la sua attenzione ai più fragili.
La sua storia ci ricorda che la politica, quando vissuta con autenticità, è servizio anche nelle differenze. In quest'Aula che lui ha frequentato a lungo, il suo ricordo ci invita a riflettere sull'importanza di un confronto leale e sul ruolo delle istituzioni come luogo di dialogo e confronto franco e leale, ma sempre istituzionale.
Alla sua famiglia e ai suoi cari vanno ovviamente le nostre sentite condoglianze (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Benvenuto. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO MANUEL BENVENUTO (LEGA). Grazie, Presidente. Oggi l'Assemblea ricorda un collega impegnato nella difesa dei diritti dei lavoratori e nella tutela dei soggetti più fragili, in nome di un ideale di giustizia sociale di cui si è fatto interprete con estrema coerenza ed energia per tutta la vita. Un impegno svolto non soltanto da questi scranni ma soprattutto, sin da giovanissimo, attraverso la dedizione all'associazionismo cattolico in qualità di militante e di organizzatore delle ACLI.
Esperto di politiche sociali e di welfare, Mimmo Luca' - come è stato già ricordato - è stato parte attiva di quest'Aula per cinque legislature consecutive, anche in qualità di presidente della Commissione affari sociali e poi di componente dell'Ufficio di presidenza. Il suo impegno iniziava in realtà molto tempo prima dell'ingresso a Montecitorio e lo portava, ancora giovanissimo, a ricoprire cariche di vertice nelle ACLI, tanto a livello regionale quanto a livello nazionale. Questo grazie all'innata capacità di portare avanti un confronto politico e culturale sempre proficuo e dialogante, perché sempre finalizzato alla crescita umana e sociale.
Per questo motivo, è stato una figura di riferimento per lo stesso territorio dal quale provengo, il Piemonte, e in particolare per la provincia di Torino. Non ho avuto il privilegio di conoscere di persona Mimmo Luca'. Le nostre strade politiche e parlamentari non si sono purtroppo incrociate. Tuttavia, la sua eredità di cristiano sociale autentico, di appassionato della buona politica, di difensore degli ultimi e delle comunità locali non può che vederci uniti in questo ricordo, al di là delle differenti appartenenze politiche, nella convinzione che i predetti convincimenti siano il denominatore comune di una politica al servizio del Paese (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Boscaini. Ne ha facoltà.
MARIA PAOLA BOSCAINI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, Forza Italia si unisce al cordoglio di quest'Aula per manifestare la prematura scomparsa di Domenico Luca'. L'onorevole Luca' è stato un parlamentare, un deputato di lunghissimo corso eletto ininterrottamente per cinque legislature, dal 1994 fino al 2013, anno in cui cessò dal mandato parlamentare.
Deputato dei Democratici di Sinistra prima e del Partito Democratico dopo, nella sua lunga militanza parlamentare ricoprì incarichi istituzionali di rilievo: fu prima presidente della Commissione affari sociali, Commissione alla quale si dedicò per molte legislature, e nella sua ultima legislatura divenne membro dell'Ufficio di Presidenza di questa Camera con il ruolo di Segretario di Presidenza.
Luca' è un esempio di un funzionario pubblico, nella regione Piemonte nello specifico, che ha svolto con passione e dedizione il suo ruolo nell'ambito sociale e assistenziale. Ha fondato il Tribunale per i diritti del malato a Torino, e lo ha coordinato fino al 1987. Ha poi militato nelle ACLI: la sua dedizione e capacità sono tali che l'allora presidente nazionale delle ACLI, Giovanni Bianchi, lo vuole a Roma nella direzione nazionale. Luca' diventa così responsabile del patronato ACLI e successivamente vicepresidente nazionale.
La scomparsa di Domenico Luca' addolora non solo umanamente, perché con lui purtroppo se ne va un'altra testimonianza di quella stagione nella quale l'ideologia in senso positivo costituiva il motivo preponderante dell'impegno politico. Il fatto che Domenico Luca' sia stato uno stretto collaboratore di Giovanni Bianchi, Ermanno Gorrieri e Pierre Carniti dà la dimensione di una persona di grande spessore e di un grande politico, in una fase storica conosciuta come il periodo del pensiero cattolico sociale, che è stato molto attivo e propositivo.
A nome del gruppo di Forza Italia, dunque, esprimo la nostra vicinanza ai familiari dell'onorevole Luca' e a tutta la comunità del Partito Democratico, del quale è stato parte (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Alifano. Ne ha facoltà.
ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, signora Presidente. Colleghe e colleghi, chi ci lascia può essere ricordato anche e soprattutto per un evento della propria vita, per un'opera che ha compiuto, per un'idea, per un'azione determinante che ha influito anche sulla vita degli altri.
Domenico Luca', lo hanno già detto i colleghi e le colleghe che mi hanno preceduto, può essere ricordato per il suo impegno politico, per il ruolo avuto nelle ACLI. A me piace, invece, ricordarlo soprattutto per essere stato il promotore, a Torino, del Tribunale per i diritti del malato. È un'associazione che tutti quanti noi in quest'Aula ben conosciamo e che, oltre a tutelare, come dice il nome, i diritti del malato, è stata anche un potente stimolo per prestazioni sanitarie migliori. E anche grazie al contributo di questa importante associazione è stata redatta la Carta europea dei diritti del malato, e tra i suoi principi fondanti - lo voglio ricordare a quest'Aula - vi è il diritto di ogni individuo alla prevenzione delle malattie e alla cura, senza discriminazioni sulla base delle risorse finanziarie, del luogo di residenza e del tipo di malattia. Ancora, tra i suoi principi fondanti vi è il diritto di ogni individuo di accedere a procedure diagnostiche indipendentemente da considerazioni economiche e finanziarie.
Ebbene, signora Presidente, questi principi sono messi in discussione - ahimè - ogni giorno e mi preme, invece, rammentarli a quest'Aula. Sono principi che noi del MoVimento 5 Stelle continueremo a difendere, senza arretrare mai. E allora, un saluto a Domenico Luca' e sentite condoglianze ai familiari, che sono presenti, da parte del MoVimento 5 Stelle (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Ho conosciuto Mimmo in quelle stanze piene di fumo della politica degli anni Novanta, in corso Vinzaglio, nella sede dei democratici di sinistra, in quelle accese discussioni al dopolavoro ferroviario della direzione provinciale, ma anche nelle strade della mia città.
La vocazione di Mimmo, come è stato ricordato da tanti, era il sociale. È stato a lungo - come si è detto - funzionario nel settore della sanità e dell'assistenza nella nostra regione. La sua competenza in quei campi era vasta, ma era anche grande il suo slancio ideale. Le politiche sociali erano, in particolare, la sua ossessione, come le famiglie, erano un suo riferimento costante.
La formazione culturale e politica di Mimmo affondava nel cristianesimo sociale: non ha mai tradito quel terreno di valori. A Torino - come si diceva - prima di far politica, ha fondato il Tribunale per i diritti del malato e ne è stato anche coordinatore fino al 1987. Poi, come si è detto, è stato dirigente e vicepresidente nazionale delle ACLI, ruolo da cui ha condotto battaglie fondamentali per il mondo del lavoro e per la giustizia sociale. Da quell'esperienza scaturì la legge di riforma delle istituzioni dei patronati e dell'assistenza sociale, di cui fu il primo firmatario, che ha migliorato il sistema di tutela sociale nel nostro Paese, garantendo diritti e servizi a milioni di cittadini. E proprio con i cristiani sociali, proprio dentro il PDS, Mimmo divenne per la prima volta deputato nel 1994.
Formazione e generazioni diverse, come vi ho detto, quella di Mimmo e la mia, ma accomunate dalla tensione a rispondere ai bisogni materiali dei più vulnerabili, al rafforzamento dei compiti solidali dello Stato e di tutte le istituzioni. Da parlamentare teneva interlocuzioni continue con tutti i sindaci, con tutti gli amministratori: era quasi ossessivo da questo punto di vista. Era il parlamentare di zona, anzi il parlamentare, come si faceva il parlamentare. Glielo riconoscevano tutti e mantenne sempre, a partire da quella cultura profondamente radicata, l'attenzione alla classe lavoratrice, immaginando una società più giusta.
Ecco, vorrei parlarvi delle tante esperienze, anche nel consorzio intercomunale dei servizi. Sapeva che la comunità era lo strumento per offrire una vita dignitosa ai più fragili. È stato un politico, un amministratore, convinto che si potesse andare oltre la gestione dell'esistente per immaginare il cambiamento e lavorare a renderlo concreto. Sapeva rivolgersi ai giovani - come io ero allora - senza paternalismo e mostrando ascolto autentico. Era colto, ma aveva il dono di Bobbio della chiarezza. Certamente sentiremo la mancanza di Mimmo, in una fase storica in cui la politica sembra trasformarsi sempre più in propaganda e campagna elettorale permanente; oggi più che mai ha bisogno di sguardi lunghi e di pensieri articolati e profondi come il suo.
Presidente, mi conceda ancora un minuto per un ricordo. Mi ricordo una serata in cui doveva parlare coi giovani. Lui aveva introdotto dicendo: ma io che cosa ho da dirvi? Invece, quella sala si ammutolì, per tre ore lo ascoltarono tutti. Poi, finita quell'assemblea, rimase un'altra ora a parlare con quei ragazzi. Arrivò una ragazza di vent'anni che aveva finito il turno di lavoro. Lui era stravolto, ma stette ancora lì un'ora ad ascoltare e a parlare con lei. Ecco, è di questi esempi, di queste persone che ci sarebbe ancora tanto bisogno in questo Paese (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ruffino. Ne ha facoltà.
DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). Grazie, signora Presidente. Mimmo, dopo l'esperienza parlamentare, ha continuato il suo impegno sociale come presidente del CIdiS, un consorzio che fornisce servizi socio-assistenziali a diversi comuni della cintura torinese. In questo ruolo ha lavorato per migliorare i servizi destinati alle persone in difficoltà della regione. Ecco, io ho incontrato Mimmo in quel contesto. Ci siamo frequentati, abbiamo anche condiviso delle iniziative.
Racconto ancora di lui la sua passione e la sua intelligenza. Prima di tutto era un “aclista”, sempre legato alla causa della promozione degli interessi dei lavoratori e alla difesa della democrazia. La sua grinta, sorretta da una profonda fede, ha contribuito a far superare momenti difficili e a rinnovare tanti aspetti in tutto il sistema ACLI, puntando sul talento e sulla formazione di ogni lavoratore.
Mimmo assunse le sue responsabilità in quei momenti bui, capendo che un'organizzazione, per quanto prestigiosa in sé, non ha alcun valore, non può essere difesa in quanto tale. Quello che conta sono gli uomini che la compongono, le loro competenze, la loro capacità di essere coinvolti in un progetto, in un obiettivo che non si può raggiungere solo con un regolo in mano, ma assumendosi rischi sufficientemente grandi quanto i problemi da affrontare. Per farlo bisogna offrire a coloro che si coinvolgono uno sguardo, una panoramica di un futuro sufficientemente lontano, ma possibile, non evanescente, ma fatto, passo per passo, di obiettivi comprensibili e, quindi, concreti.
La vita di Mimmo è stata legata alle ACLI dagli anni giovanili, in una fase segnata dagli ultimi conati terroristici e dalle grandi ristrutturazioni industriali, in particolare quelle della Fiat. Mimmo, da sempre legato agli ambienti politici della sinistra, all'inizio degli anni Novanta, a Torino, fu tra i promotori di un manifesto di cattolici per il rinnovamento della politica e, di fatto, aprì la strada alla candidatura a sindaco di Valentino Castellani.
Fu animatore e coordinatore del movimento dei Cristiano Sociali, nato dall'intuizione di Pierre Carniti ed Ermanno Gorrieri. Quando il Movimento terminò la sua parabola, Mimmo affermò che, di fatto, se non esisteva più una forza politica chiamata cristiano-sociale, i principi e i valori che erano alla base del pensiero e della prassi sociale dei credenti erano, comunque, patrimonio di tutta la comunità ecclesiale. Ha anche fatto parte e fondato il Tribunale dei diritti del malato, coordinandolo fino al 1987. Come vi dicevo, ho avuto l'onore di incontrarlo e di conoscerlo e, a nome di tutto il gruppo di Azione, esprimo la vicinanza alla famiglia e a chi in vita ebbe l'onore di conoscerlo (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tirelli. Ne ha facoltà.
FRANCO TIRELLI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi siamo chiamati a ricordare e rendere omaggio a una figura che ha segnato la storia del nostro Parlamento e della nostra politica, Domenico Luca'. Mi preme ricordare, innanzitutto, l'inizio della sua storia politica a Torino come funzionario nella regione Piemonte, in cui ha fondato il Tribunale per i diritti dei malati, di cui è stato coordinatore, una istituzione ancora oggi importantissima e che ha delineato lo spirito dell'azione politica dell'onorevole Luca'.
Il connubio tra associazionismo e politica ha fatto sì che le sue battaglie in Parlamento fossero vicine alle esigenze degli italiani. Domenico Luca è stato un esempio di dedizione e serietà istituzionale, un uomo di grande valore umano e politico che ha saputo coniugare l'impegno per la sua comunità con una visione chiara e responsabile. Ha sempre operato con un senso di equilibrio, promuovendo il dialogo costruttivo tra le forze politiche, convinto che la politica debba essere al servizio del bene comune e non delle singole appartenenze ideologiche. Ha sostenuto le ragioni di una politica pragmatica, puntando sui valori di libertà, giustizia e solidarietà.
La sua azione in Parlamento è stata orientata alla promozione di riforme che rispondessero alle necessità reali dei cittadini con un occhio di riguardo all'assistenza delle famiglie, delle imprese e delle istituzioni locali. In ogni sua battaglia ha dimostrato un impegno profondo nel cercare soluzioni che riguardassero il futuro ed il territorio.
In questo momento di grande dolore il nostro pensiero va, innanzitutto, alla sua famiglia, ai suoi cari e alla sua comunità politica che hanno perduto un uomo di grande valore. Domenico Luca' con il suo esempio ci ha insegnato che fare politica attivamente vuol dire azione concreta, impegno, rispetto per le idee altrui. È anche per lui - e per i colleghi che non sono più in quest'Aula - che oggi rinnoviamo il nostro impegno a lavorare per un'Italia più giusta, più unita e più solidale che guardi al futuro del Paese (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). La ringrazio, signora Presidente. Chi come me ha avuto la fortuna non solo di conoscere, ma di collaborare con Mimmo Luca' non può che rivendicare una grande fortuna. È la fortuna anche di un periodo storico e politico nel quale la missione stessa del Partito Democratico - c'è qui Piero Fassino che guidò la costruzione del Partito Democratico - quasi imponeva e rendeva possibile attuare una contaminazione tra esperienze diverse. Io venivo dal mondo radicale e Mimmo Luca', lo hanno ricordato tutti coloro che sono intervenuti, veniva ovviamente da un'altra esperienza culturale, politica, sociale e anche di grande attività che consentì effettivamente una crescita, in termini politici, di una forza che si era appena costituita, proprio per questa possibilità di scambio, di contaminazione tra esperienze e culture diverse. Quello che, quando riesce, porta sicuramente a una crescita non soltanto dal punto di vista elettorale, ma anche dal punto di vista della qualità politica che si riesce a esprimere.
Io non avevo particolari rapporti con Mimmo Luca', ma l'ho sempre apprezzato perché mi ha dato sempre l'idea, nel vederlo all'opera, di una persona di grande determinazione - qualcuno ha detto anche di grande tenacia - di grandissima competenza e anche di una persona che, nel suo essere schivo, non ha mai mancato di cercare di creare le condizioni per un dialogo anche quando si era su posizioni diverse.
Era una cosa che accadeva anche nel nostro partito, soprattutto all'inizio, quando inevitabilmente le esperienze erano molto diverse. Una grande qualità, di cui non so se molti si sono resi conto, di Mimmo Luca' era anche quella dell'ironia, che riusciva a nascondere sotto i suoi baffi quando certe volte ci trovavamo ad affrontare anche questioni, magari, delicate.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Le chiedo scusa, Presidente, mi stavo abbandonando. Quando ricordo delle persone, dei colleghi, degli amici, cerco sempre di ricordare quello che loro hanno detto, perché questo, poi, nella memoria ci aiuta. Mi piace chiudere questo intervento ricordando le parole di Mimmo Luca' che, in un libro che si chiamava Da credenti nella sinistra, edito nel 2019, diceva: “Se il movimento dei Cristiano Sociali ha concluso la sua esperienza, l'avventura dei cristiano sociali, senza la maiuscola, non si arresterà, perché sono il filo rosso di un percorso in cui continueranno a riconoscersi le speranze e le esperienze, ricche di senso e passione, di tante espressioni dell'impegno sociale, sindacale e politico del futuro, motivate dall'inquietudine di una fede vissuta nel costante riferimento al Vangelo dei piccoli e degli ideali di giustizia, di uguaglianza e di solidarietà”.
Ha fatto bene il collega di Fratelli d'Italia a ricordare anche la vicenda “giudiziario-mediatica” - c'è qui Piero Fassino, che la ricorderà perfettamente -, quando il suo nome qualcuno tentò, attraverso intercettazioni, di collegarlo alla 'ndrangheta. Ne uscì ovviamente pulitissimo, ma, anche lì, fu vittima di un'operazione mediatica che, ovviamente, non gli fu restituita quando le cose emersero. Ovviamente, le condoglianze e un abbraccio a tutti i colleghi e ai familiari anche da parte del gruppo di Italia Viva (Applausi).
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Siamo qui a chiedere un'informativa urgente del Ministro Tajani, manca una presa di posizione del nostro Governo. Alle prime luci del mattino abbiamo appreso che la polizia turca ha arrestato il sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, con una misura di detenzione provvisoria. Lo si accusa di estorsione, corruzione, frode, turbativa d'asta e di essere parte di un'organizzazione criminale, ma, soprattutto, di favoreggiamento nei confronti dell'organizzazione terroristica PKK.
La realtà è che Imamoglu, per chi lo conosce, è uno dei principali avversari politici di Erdogan. Candidato del principale partito d'opposizione, il Partito Popolare Repubblicano, rieletto sindaco per la seconda volta nel 2024, con una pesante ferita inferta, come lei sa, al Governo centrale. Arrestate con lui, a quanto ci risulta, altre centinaia di persone, tra cui i sindaci dei municipi di Istanbul, Sisli e Beylikduzu, diversi funzionari comunali, imprenditori e giornalisti. All'alba di questa mattina, la polizia ha fatto irruzione nelle loro case, più di 100 poliziotti schierati davanti all'abitazione del sindaco al momento dell'arresto. Intanto, le autorità hanno chiuso molte strade intorno a Istanbul, hanno vietato la possibilità di scendere in piazza oggi, domani e dopodomani, per 4 giorni.
Le Borse a Istanbul crollano. Stanno, come lei sa, limitando in modo capillare l'accesso a diverse piattaforme di social media. Non so - lo dico anche ai colleghi della maggioranza - se a voi questa sembra una normale operazione di polizia. A noi sembra un colpo di Stato civile, condotto dal Governo in collaborazione con la magistratura, come lo hanno definito i partiti di opposizione CHP, DEM e TIP, per eliminare dalla contesa il probabile candidato avversario nelle future elezioni presidenziali e chi lo sostiene.
Presidente, alla luce del messaggio di pace di Ocalan e dell'impegno storico del PKK a deporre le armi, il segnale del Governo di Erdogan è di nuovo quello del pugno violento, di una dittatura che non vuole essere minacciata. Questo non è nemmeno più un sultanato democratico. Vi chiedo di pronunciare parole non di preoccupazione, ma di condanna. Credo che questa vicenda ci richiami a una responsabilità non solo verso le opposizioni in Turchia, non solo verso la democrazia di questo Paese, ma verso il ruolo che l'Italia e l'Europa vogliono avere con chi abbiamo troppo facilmente esternalizzato parte delle nostre frontiere, parte delle nostre vie diplomatiche in quel luogo d'Europa. Perché ricordiamo che quella è la fine, ma è anche l'inizio della nostra Europa. Credo che su questi temi Tajani, ogni tanto, dovrebbe uscire non solo con una dichiarazione, ma dal suo silenzio assordante (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, il deputato Gianassi. Ne ha facoltà.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ci associamo alla richiesta di informativa che è stata appena avanzata dal collega Grimaldi. Quanto sta succedendo ad Istanbul, in Turchia, è gravissimo. Ekrem Imamoglu ha già sconfitto tre volte Erdogan in Turchia. Ha vinto le elezioni per diventare sindaco di Istanbul nel 2019, dopo 20 anni di governo del partito di Erdogan, e pochi mesi dopo la sua elezione è stata annullata. Costretto a nuove elezioni, ha vinto nuovamente le elezioni contro Erdogan a Istanbul e, dopo il governo di 5 anni della città, ha nuovamente vinto le elezioni del 2024.
È il candidato più autorevole alle presidenziali del 2028 ed è del tutto evidente che è sotto attacco da anni. L'operazione di questa notte è vergognosa: 100 agenti che si presentano per arrestarlo, dopo che già nella giornata di ieri era emerso l'annullamento della sua laurea per impedirgli, per motivi formali, di concorrere alla carica di Presidente della Turchia. L'arresto di Ekrem Imamoglu è un fatto gravissimo, che dimostra il pericoloso atteggiamento autoritario del Governo turco.
Il Ministro degli Affari esteri italiano non è un passacarte, non è un soggetto che può limitarsi a frasi di circostanza. Ha dichiarato: siamo a conoscenza del fatto che è stato arrestato Imamoglu. Grazie, tutto il mondo è a conoscenza del fatto che è stato arrestato Imamoglu. Siamo anche a conoscenza delle motivazioni ridicole e pretestuose che sono state avanzate da una magistratura non indipendente. È assolutamente necessaria la mobilitazione di tutte le forze democratiche e di tutti i Paesi democratici e dell'Unione europea per impedire questa deriva terribile che sta colpendo la Turchia.
Deve essere rimesso immediatamente in libertà e deve poter svolgere la propria attività di sindaco, quella per cui i cittadini di Istanbul lo hanno eletto, e deve essere nelle condizioni di svolgere l'attività politica in Turchia, quella che centinaia di migliaia, milioni di turchi vogliono che lui eserciti. È per questo necessario, per una volta, mostrare la spina dorsale anche da parte del Ministero degli Affari esteri del nostro Governo, anche da parte del nostro Governo, perché è una battaglia di civiltà e di democrazia, e non possiamo retrocedere in nessun modo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.
MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, signora Presidente. Ci associamo alla richiesta del collega Grimaldi e siamo anche noi molto preoccupati per quello che è successo nelle ultime ore. È stato ricordato l'arresto del sindaco di Istanbul, che è una figura di riferimento nell'opposizione in Turchia. Davvero questo arresto, che è stato fatto, ovviamente, con un pretesto risibile, rende la situazione di democrazia, o supposta democrazia, in Turchia ancora più difficile. Da qui l'esigenza che il nostro Ministero degli Affari esteri, il nostro Ministro degli Affari esteri venga qui a riferire in Aula sui passi che intende fare per rappresentare, innanzitutto, la posizione dell'Italia, per raccontare a noi qual è la posizione del Governo e dell'Italia, e cosa intenda fare proprio per scongiurare il protrarsi di questa situazione assurda.
Sono state appena ricordate le modalità con cui si è proceduto all'arresto. Presidente, se me lo consente, volevo brevemente citare le dichiarazioni che ha fatto: “Centinaia di poliziotti si sono presentati alla mia porta e hanno fatto irruzione in casa mia. Ho fiducia nella mia Nazione.” Poi, continuando: “Ci troviamo di fronte a una grande tirannia, ma voglio che sappiate che non mi arrenderò”.
Ecco, noi abbiamo il dovere, come parlamentari pro tempore della Repubblica, di esercitare le nostre prerogative, la nostra pressione, affinché soggetti come il sindaco di Istanbul ricevano la più grande possibile solidarietà, dal punto di vista internazionale, affinché la battaglia di democrazia che sta portando avanti possa arrivare al termine e possa risultare vittoriosa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Riferirò al Presidente delle richieste di informativa giunte dai gruppi.
Seguito della discussione della proposta di legge: S. 932 - D'iniziativa del senatore Zanettin: Modifiche alla disciplina in materia di durata delle operazioni di intercettazione (Approvata dal Senato) (A.C. 2084).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, n. 2084: Modifiche alla disciplina in materia di durata delle operazioni di intercettazione.
Ricordo che nella seduta del 13 marzo è stato, da ultimo, respinto l'emendamento Dori 1.1014.
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2084)
PRESIDENTE. Passiamo ora all'esame di tre emendamenti che costituiscono una serie a scalare: dall'emendamento 1.1008 Gianassi all'emendamento 1.1006 Gianassi.
Ai sensi dell'articolo 85, comma 5, primo periodo, del Regolamento e secondo la prassi consolidata, la Presidenza porrà in votazione il primo emendamento, 1.1008 Gianassi, e l'ultimo emendamento della serie, 1.1006 Gianassi, dichiarando assorbito l'altro, ossia l'emendamento 1.1007 Gianassi.
Passiamo, dunque, all'emendamento 1.1008 Gianassi.
Ha chiesto di parlare il deputato Gianassi. Ne ha facoltà.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Con questo intervento li presento entrambi, esprimono la stessa filosofia e lo stesso obiettivo. Il termine di 45 giorni, introdotto dalla maggioranza e dal Governo alle intercettazioni anche per reati gravissimi è un termine irragionevole e incompatibile con le esigenze di accertamento degli autori di crimini, per l'appunto, molto gravi. Mantenere questo termine così stringente pregiudicherà le indagini per i reati gravi, pregiudicherà l'individuazione dei responsabili, sarà un ulteriore danno alle vittime o alle famiglie delle vittime, se le vittime non ci sono più. Insomma, sarebbe davvero una scelta erronea e devastante, che, in qualche modo, potrebbe essere limitata, se la maggioranza volesse aderire ad uno di questi due emendamenti, che prevedono l'introduzione di un termine più ampio. Così sarebbe assicurata l'esigenza, che la maggioranza ha mostrato, di introdurre, nel nostro ordinamento, un termine alle intercettazioni che, oggi, di fatto, non esiste, perché è consentita la proroga di 15 giorni in 15 giorni, ma consentirebbe a noi di riparare ad un errore così grave ed evidente, cioè quello di un termine assolutamente incompatibile con le esigenze di indagine.
In un caso abbiamo avanzato una proposta che riguarda un termine di 90 giorni, nell'altro caso l'altro emendamento, il primo, prevede l'opportunità di inserire un termine di 150 giorni. Sono termini coerenti con quelli previsti in altri ordinamenti di Stati europei e che, evidentemente, hanno a cuore che gli autori di gravi reati non la facciano franca, perché vengono imbrigliate le attività di indagine, come avviene con questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Come gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, voteremo a favore di questi emendamenti del collega Gianassi, che hanno il merito di proporre di alzare, come già abbiamo visto anche con altri emendamenti, il termine attualmente previsto di 45 giorni, come uscito dal disegno di legge approvato al Senato, come limite massimo della durata complessiva delle operazioni delle intercettazioni. Il merito di questi emendamenti è di aumentare, quindi, da 45 giorni a un termine maggiore, quello di 150, e, nell'altro emendamento, di 90. Chiaramente, auspichiamo che venga approvato il primo, così per il secondo non vi è nemmeno la necessità di metterlo in votazione; sicuramente, andrebbe a tamponare la problematica relativa al fatto che, quello dei 45 giorni - come è stato detto e ribadito anche nelle audizioni -, è un tempo talmente risibile, che non consentirebbe la prosecuzione e un'efficace istruttoria.
Pertanto, davvero auspico che la maggioranza possa fare un'ulteriore riflessione, che possa approvare questi emendamenti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. A titolo personale, approfittando della presenza del Vice Ministro Sisto. Con questi emendamenti, stiamo continuando a presentare due ipotesi possibili: o allungare il termine, poiché riteniamo che quello di 45 giorni sia troppo breve, oppure cercare di prevedere un termine diverso per alcune tipologie di reati e dopo continueremo con questa presentazione. Vice Ministro, se il problema è che non volete cambiarlo qui, per poi tornare al Senato e ritornare qui, penso che al Senato ci siano le condizioni per farlo, ad esempio, in via legislativa, qualora vi fosse un accordo. Io vi invito ancora una volta a riflettere sul fatto che ci sono reati molto importanti, dalla violenza sessuale, al sequestro di persona e alla violenza nei confronti di minori, per i quali i 45 giorni di intercettazioni sono assolutamente insufficienti, e non c'è deroga o proroga che possa consentire di farle. Quindi, ancora una volta, ci appelliamo a lei per una riflessione.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1008 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1006 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).
L'emendamento 1.1007 Gianassi risulta assorbito dalle votazioni precedenti.
Passiamo all'emendamento 1.1001 Gianassi.
Ha chiesto di parlare la deputata Di Biase. Ne ha facoltà.
MICHELA DI BIASE (PD-IDP). Con questo emendamento, chiediamo di escludere da questa follia dei 45 giorni - una durata che, francamente, ci pare assolutamente incomprensibile - taluni reati. Abbiamo provato, anche nelle discussioni precedenti, a sottolinearvela. Io continuo a reiterare la mia richiesta, che è quella di escludere alcuni reati, che sono particolarmente odiosi, e in questo emendamento ci riferiamo in particolare agli articoli: 572, che - lo ricordiamo - riguarda i maltrattamenti in famiglia o, appunto, su quei minori che sono affidati a persone alla cui autorità sono sottoposti; 609-bis e seguenti, che riguardano, appunto, la violenza sessuale; 582, che riguarda le lesioni, anche e soprattutto quando quelle lesioni cagionano deformazioni o sfregi permanenti alle persone che le subiscono.
Io ricordo, negli scorsi anni, un lavoro straordinario su questo, proprio per inserire questa fattispecie di reato. Oggi, dal mio punto di vista, voi lavorate in un modo incomprensibile, perché affermare che per questa tipologia di reati è sufficiente che le intercettazioni durino 45 giorni equivale a dire che voi, questi reati, in realtà, non li volete indagare. Voi non volete che ci sia un giusto esito del processo. Fatemi dire: voi non volete la verità processuale. Perché, se così fosse, penso che nessuno in quest'Aula potrebbe accontentarsi di votare una durata delle intercettazioni di 45 giorni. Abbiamo visto come proprio questi reati, spesso, abbiano bisogno di essere indagati con tempi più lunghi. Gli ultimi casi di cronaca lo sottolineano, lo evidenziano con tutta la loro drammaticità. E poi, francamente, continuo a non capire.
Continuo a non capire qual è la ratio che sta portando il Governo ad andare in questa direzione. Perché vede, Presidente, è dell'8 marzo una determinazione della Presidente del Consiglio, del Governo, che chiede - come dire - di dare l'ergastolo a coloro che commettono un femminicidio. Avremo poi modo di fare questa discussione in Aula, fuori da facili strumentalizzazioni e facili atti propagandistici. Non è un caso che quel tipo di intervento arrivi l'8 marzo, un po'anche per coprire francamente le tante cose che sul tema della violenza non sono state fatte, noi non ci stancheremo mai di dirlo. Tra le tante cose che servono quando si parla di violenza c'è in primis il tema legato all'educazione all'affettività, cosa su cui questo Governo fa finta di non sentire.
Ecco, allora io non mi spiego come, da una parte, voi inasprite le pene rispetto a reati di questa gravità e, dall'altra, però, non consentite l'accertamento di quella verità processuale che serve a dare giustizia alle vittime. Perché a questo servono le intercettazioni; e la durata di 45 giorni per questo tipo di reati è sotto gli occhi di tutti che non è congrua per l'accertamento della verità. Allora io dico: in due anni e mezzo noi abbiamo visto la creazione di 50 nuove fattispecie, tra nuovi reati e aumenti delle pene. È legittimo chiedere al Governo di fermarsi rispetto a questo furore panpenalistico e provare ad affrontare i nodi che servono per risolvere il tema della giustizia?
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
MICHELA DI BIASE (PD-IDP). Io vi prego, ancora una volta, fermatevi e lasciate fuori questi delitti gravissimi; fuori da questo vostro furore ideologico. Fatelo per le donne vittime di violenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Allora, su questo tema, qualche giorno fa, abbiamo già svolto un ampio dibattito. Però, vediamo, magari la notte porta consiglio. Anzi, il weekend, magari, ha portato consiglio al Governo, quindi ci riproviamo, magari nel frattempo ci stupisce. Purtroppo temiamo di no, ma vedremo con la votazione fra pochi istanti. Il tema, come è già stato esposto, è quello di attuare, di prevedere deroghe per alcuni reati particolarmente gravi, in modo da sottrarli a quel termine di 45 giorni che è davvero un cappio al collo rispetto alle intercettazioni per questi reati particolarmente gravi (in particolare legati ai temi della violenza di genere, del Codice rosso, della violenza sessuale, atti sessuali con minori, violenza sessuale di gruppo, maltrattamenti in famiglia, revenge porn, stalking; poi abbiamo lesioni personali, la deformazione dell'aspetto mediante lesioni permanenti al viso e via di seguito). Quindi, davvero, ci appelliamo nuovamente al Governo. Non riusciamo a comprendere questa fretta di dover approvare questa proposta di legge. Non è un decreto-legge, anzi, l'iter tutto sommato ha avuto ampio tempo anche in Commissione per poter prevedere delle modifiche. Basterebbe prendersi poche settimane in più, fare le modifiche oggi e arrivare al Senato e, magari, non ottenere un voto contrario dalle opposizioni ma, chissà, magari anche qualcosa di più. Quindi, davvero, chiediamo nuovamente al Governo e alla maggioranza ulteriori riflessioni (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1001 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1003 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).
Passiamo all'emendamento 1.1004 Gianassi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ma noi non comprendiamo, in questa forma di monocameralismo perfetto, quello che sta accadendo nell'Aula del Senato e, in particolare, nella Commissione affari costituzionali e giustizia.
Mentre lì si sta discutendo del disegno di legge Sicurezza, che ricordo il centrodestra ha approvato qui anche con un certo inasprimento di pene, con una certa durezza nell'intervenire su alcuni reati che, a detta appunto della destra, sono reati sui quali non si è mai mostrato il pugno, il polso così forte, come state facendo voi (addirittura siamo arrivati ad oltre 40 reati nuovi e altrettanti inasprimenti di pena dall'inizio della legislatura e solo 20 sono nel DDL Sicurezza); mentre al Senato la Lega non intende modificare neanche le parti che sono palesemente incostituzionali di quel disegno di legge, qui, alla Camera, si fa un altro intervento, anch'esso, peraltro, proveniente, dal Senato. Per cui, a fronte del rigore con cui si prevedono nuovi reati, del rigore con cui si interviene sulla sicurezza, del rigore con cui si inaspriscono le pene, qui si interviene sulle indagini, che sono la fase più delicata.
Come si può pensare di inasprire le pene, prevedere reati, che palesemente intervengono nella fase patologica di qualunque evento di questo tipo, quando non si intende prevenire nulla e, addirittura, nel caso delle indagini, si intende togliere strumenti, in particolare, a chi oggi indaga su reati anche molto gravi?
Noi ne abbiamo segnalati alcuni, che dovrebbero essere di interesse di tutti. Guardate che sono gli stessi reati sui quali avete inasprito le pene e previsto, addirittura, forme di reati, diversi, nuovi e aggravanti.
Quindi, da una parte, fate questo, dall'altra, vengono ridotti a 45 giorni i tempi delle intercettazioni. Francamente c'è una distonia, c'è una contraddizione, è un controsenso pensare che questa sia una forma di sicurezza.
Veramente non riesco a capire come sia possibile che, da una parte, vi affanniate a parlare di sicurezza prevedendo, appunto, un inasprimento delle pene e, dall'altra, eliminiate gli strumenti che oggi la magistratura ha a disposizione per scoprire quei reati, cioè esattamente quei reati sui quali volete intervenire per dimostrare che con voi la sicurezza è assicurata.
Ora, sinceramente, questo è inspiegabile, soprattutto, per quanto riguarda reati così gravi, come quelli che sono indicati in questo emendamento, e ci dispiace che non ci sia, da parte della maggioranza, alcuna attenzione.
Io però vi invito ad una riflessione. Capiterà prima o poi che accada quello che è accaduto recentemente in una vicenda … Presidente, scusi, se magari…Giusto per far finta che ci sia qualche interesse.
PRESIDENTE. Colleghi, aspetti collega Serracchiani, vi prego di mantenere un silenzio reale perché c'è un brusio effettivamente insopportabile. Aspetti che si creino le condizioni. Collega Sasso, le dispiace…Grazie, prego, onorevole Serracchiani.
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente, stavo appunto dicendo che non vorrei che accadesse anche in questa vicenda quello che è accaduto recentemente.
Se alcuni di voi hanno l'occasione, possono trovare su YouTube, un video di un tiktoker - tra l'altro personalità già perseguita perché ricercata per alcuni reati - che dall'estero ringrazia la riforma Nordio. Perché grazie alla riforma Nordio, con cui si è previsto l'interrogatorio preventivo prima di applicare una misura cautelare, questa persona è stata avvertita ed avvisata. Quindi, ha fatto un bel video in cui ha ringraziato di essere stato avvisato, in modo da sfuggire alla misura cautelare che doveva essere presa nei suoi confronti, per cui, mentre noi stiamo qui a discutere, questo signore sta, se non ricordo male, in Spagna a divertirsi in vacanza, perché noi non possiamo raggiungerlo, perché lo abbiamo avvertito che, se rientrava, si beccava una misura di cautelare per la quale, probabilmente, nella migliore delle ipotesi, avrebbe avuto gli arresti domiciliari.
Allora, io vi invito a una riflessione perché, prima o poi, verrà qualcuno a dirvi che, siccome non sono stati sufficienti i 45 giorni per scoprire un reato, anche di una certa gravità, qualcuno verrà a chiedervene conto e vi dirà: ma come mai avete interrotto a 45 giorni quelle intercettazioni e oggi, magari, nel caso di una violenza sessuale, di un rapimento di un minore oppure di altri reati molto gravi, quell'indagine non ha avuto il percorso che avrebbe avuto, quell'indagine non ha scoperto quel reato e quel minore, quella donna o quell'uomo, hanno subito quel reato? Ma non vi viene un minimo di scrupolo nell'idea di pensare che, quando questo accadrà, voi, che siete quelli della sicurezza, sarete proprio quelli che rimarranno sotto le macerie di questi provvedimenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Seguendo l'intervento della collega Serracchiani, volevo aggiungere che, se non ho capito male, nella precedente sessione mi è sembrato di capire che il presidente del gruppo di Fratelli d'Italia - credo perché probabilmente c'era un difetto del microfono e, da questa parte, era difficile comprendere bene quello che dicesse - ha detto che Fratelli d'Italia sta dalla parte dei Carabinieri e delle Forze dell'ordine.
Gli deve essere sfuggito il testo che sta per votare, come a tutti i Fratelli d'Italia e alla Lega, e anche l'emendamento che noi abbiamo presentato, perché nel loro testo è previsto che se un cittadino, un delinquente, uccide un agente di Polizia o un carabiniere in servizio da oggi in poi, grazie alla vostra legge, le indagini possono durare, con intercettazioni, 45 giorni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Quindi, se un delinquente uccide un carabiniere o un agente di Polizia in servizio dopo 45 giorni si spegne la luce e la può far franca: basta sia un po' cauto per 45 giorni.
Ripeto: io non ho capito bene cosa dicesse, perché non si sentiva molto bene, ma se ha detto che sono vicini ai carabinieri, vada a dire ai carabinieri e alle Forze dell'ordine che, grazie a Fratelli d'Italia e alla Lega, da oggi chi uccide un agente di Polizia dopo 45 giorni non può essere più intercettato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1004 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1015 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).
Passiamo all'esame dell'emendamento 1.1000 Gianassi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Qui, semplicemente, per segnalare che per come è scritto… scusi faccio fatica a trovarlo, perché essendo un unico foglio dove c'è un unico articolo, a volte lo perdo tra gli ordini del giorno ed altro.
In questo io vorrei semplicemente che si riflettesse sul fatto…tra l'altro, questo non lo dico io, perché è scritto anche - se avete l'accortezza di prenderla - nella documentazione che ci fornisce la Camera dei deputati, i nostri uffici studi che ringrazio, che fanno rilevare che quando c'è la deroga per quanto riguarda la criminalità organizzata, rischiano di rimanere fuori da questa deroga - e quindi rimangono sotto la tagliola dei 45 giorni - i reati monosoggettivi che poi determinano lo stato mafioso. Allora, questo significa che c'è una serie di attività che vengono svolte dentro attività di criminalità organizzata per le quali non è sufficiente la deroga così come l'avete scritta, per cui anche quelle attività che riguardano la criminalità organizzata, che sono gravissime, stanno sotto la tagliola dei 45 giorni. Forse una riflessione su come è scritto quell'articolo e magari anche una tipizzazione, fatta in modo un po' più intelligente, delle ipotesi e delle fattispecie di criminalità organizzata avrebbe evitato che un domani anche quelle che sono vicende molto gravi rimangano sotto la tagliola dei 45 giorni.
Ma vedo che di criminalità organizzata, di mafia…a proposito, domani è il 21 marzo: si ricordano le vittime di mafia, si ricordano le vittime della criminalità organizzata, ma vorrei dirvi che non basta ricordarle quando poi, con questi provvedimenti, voi le ricordate nella migliore delle ipotesi male, perché ricordarle e poi non rispettarle è un problema serio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1000 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.29 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 56).
Avverto che, come da calendario, i lavori proseguiranno anche nella parte notturna della seduta.
Sospendo, pertanto, la seduta, che riprenderà alle ore 21.
La seduta, sospesa alle 20, è ripresa alle 21.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa notturna della seduta sono complessivamente 96, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
Si riprende la discussione della proposta di legge n. 2084.
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2084)
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, n. 2084: Modifiche alla disciplina in materia di durata delle operazioni di intercettazione.
Rammento che prima della sospensione della seduta è stato da ultimo respinto l'emendamento 1.29 Gianassi.
Passiamo dunque all'emendamento 1.31 D'Orso, sul quale la Commissione e il Governo hanno espresso parere contrario.
Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.
VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Allora, con questo emendamento facciamo una cosa chirurgica…
PRESIDENTE. Colleghi, per favore.
VALENTINA D'ORSO (M5S). …una proposta assolutamente di buon senso, ovvero cerchiamo di inserire all'interno del testo la dicitura “in qualsiasi modo e forma”. A cosa ci riferiamo? Il testo di poche righe recita così: “Le intercettazioni non possono avere una durata complessiva superiore a 45 giorni, salvo che l'assoluta indispensabilità delle operazioni per una durata superiore sia giustificata dall'emergere” - noi intendiamo inserire la formula “in qualsiasi modo e forma” - “di elementi specifici e concreti, che devono essere oggetto di espressa motivazione”.
Cosa vogliamo dire con questo emendamento? Che gli elementi specifici e concreti che possono giustificare la proroga delle intercettazioni oltre i 45 giorni e, quindi, oltre la tagliola, devono poter emergere non solo dalle intercettazioni medesime, ma anche da altro tipo di attività investigativa, dalla raccolta - ad esempio - di sommarie informazioni oppure da documentazione acquisita oppure dal contenuto di intercettazioni disposte in altro procedimento.
Ecco, questa piccola formula, che sembra insignificante, in realtà, consentirebbe all'autorità giudiziaria di concedere una proroga delle intercettazioni oltre i 45 giorni, quando sia comunque giustificato da circostanze che emergano. Ma voi, probabilmente, dato il parere contrario del Governo, vi apprestate a bocciare anche questo emendamento, perché quello che a voi interessa evidentemente è sterilizzare questo strumento preziosissimo di ricerca della prova che sono le intercettazioni.
L'unica finalità plausibile per cui fate quest'operazione è quella di garantire evidentemente sacche di impunità e la buona reputazione di amici e sodali. Perché, vedete, ritengo che non vi possiate più nascondere dietro l'alibi, che fin qui ci avete sbandierato, della tutela della riservatezza e della privacy. Non lo potete fare perché non avete più credibilità sotto questo profilo.
Perché dico questo? Perché nel frattempo, al Senato, state continuando, state confermando l'introduzione del fatidico articolo 31 al disegno di legge Sicurezza: un articolo che consentirà - ve lo stiamo dicendo in tutte le salse da mesi e ve lo stanno dicendo con veemenza i nostri colleghi al Senato - la schedatura di massa di tutti i cittadini.
Cosa prevede questo articolo 31 del DDL Sicurezza? Prevede l'obbligo di fornire ai servizi segreti informazioni - anche in deroga proprio al codice della privacy, quindi al codice di protezione dei dati personali - relative alle attività, anche ai dipendenti delle pubbliche amministrazioni, prime fra tutte, ad esempio, università ed enti di ricerca.
Ebbene, un Governo che introduce una norma del genere, che, ripeto, consentirà la schedatura di massa e consentirà l'acquisizione da parte dei servizi segreti, per finalità che non sono note e non lo sono quantomeno a monte e non sono trasparenti, di dati sensibili e sensibilissimi dei cittadini, non è un Governo che può dire più una parola - pensando e ritenendo di mantenere una credibilità in tal senso - sulla tutela della privacy e la tutela della riservatezza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ripeto, questo state facendo bocciando questo emendamento, state continuando a sterilizzare le intercettazioni e poi, in tutt'altro settore, consentite qualsiasi cosa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.31 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).
Passiamo all'esame dell'emendamento 1.36 Cafiero De Raho, con il parere contrario della Commissione e del Governo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento vorrebbe che la maggioranza pensasse, e il Vice Ministro presente lo valutasse, quanto sarebbe importante assicurare un trattamento analogo ai reati di mafia e terrorismo, a quei reati che sono puniti con la reclusione per sette anni o l'ergastolo.
Ecco, pensare a questi reati significa includere, nell'ambito delle ipotesi delittuose, tutti quei reati di cui, peraltro, abbiamo parlato anche precedentemente nei giorni scorsi. Vale a dire tutti i reati da codice rosso, da un lato; dall'altro, anche il reato di omicidio, anche il reato di rapina, estorsione, reati gravi, che sono reati che restano fuori da quella valutazione che è stata fatta dai proponenti e che, in realtà, hanno la stessa gravità dei reati di mafia e reati di terrorismo. Sono reati per i quali un'indagine non può essere sviluppata se non attraverso le intercettazioni. E chi ha messo il limite dei 45 giorni ha voluto ignorare qual è la modalità investigativa attraverso la quale si arriva ad identificare, individuare gli autori del reato o a provare la responsabilità per il reato. Quarantacinque giorni è un tempo del tutto irrilevante, significa non consentire le indagini.
Pensate a un omicidio del quale non si hanno le prove nelle prime 48 ore. Quell'omicidio, per essere investigato, necessita di una pluralità di intercettazioni nei confronti di tutti i soggetti che possono essere stati autori di quel reato. Ma non bastano 45 giorni, perché quei soggetti vanno monitorati. E non si vuole acquisire solo la prova della responsabilità, la si vuole comprendere. Qual è il contesto ambientale in cui ci si è mossi? Quali sono state le sue esigenze di vita? Se ci sono debiti, se ci sono persone con le quali si trova in difficoltà, perché quell'omicidio è stato commesso. E quindi, l'intercettazione viene sviluppata nei confronti di tante persone, ma non solo per 45 giorni. Quarantacinque giorni sono un termine irrilevante.
Con questa norma si impedisce di identificare gli autori dei reati gravi. Non inserire una delega come questa significa riconoscere l'immunità per i reati gravi; è un'immunità che si dà ai delinquenti, alla criminalità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questa è una norma criminogena! È una norma dalla quale deriverà la commissione di tanti altri reati! La pena deve servire per creare anche dissuasione e la dissuasione si ha solo quando si hanno degli esempi e gli esempi si hanno quando vengono arrestati, puniti e condannati coloro che sono stati autori dei reati. Quando costoro non verranno identificati, quando non si darà la pena, quando tantissimi reati resteranno contro ignoti, si è quasi portati a commettere il reato, a volte per motivi di lucro, di profitto o anche di sopravvivenza.
E, in un momento come questo, una motivazione come quella del profitto è una motivazione sicuramente concreta. Non solo, ma possono essere tante altre le motivazioni che spingono a commettere reati.
Ecco, nell'indagine si ricostruisce questo, si ricostruisce qualcosa che deve essere, di volta in volta, acquisito, momento per momento, punto per punto, con passi in avanti, a volte piccolissimi, ma con grande pazienza e con una strategia che sia ampia, che abbracci tanti soggetti. E, invece, che cosa fate voi della maggioranza? Impedite l'intercettazione, l'unico strumento che ha consentito, fino ad oggi, di contrastare i reati.
È qualcosa di gravissimo quel che si sta facendo e si sta consumando in quest'Aula, Presidente. È per questo che avevamo pensato che una deroga di questo tipo consentirebbe di colpire un po' tutti i reati gravi e tirare fuori questa norma da quei divieti che avete posto, ma solo per reati gravissimi: abbiamo detto 7 anni di reclusione o l'ergastolo. Quindi, sono i reati veramente più gravi. Non farlo significa riconoscere a tutti che si possono muovere, perché, tanto, non verranno mai identificati, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.36 Cafiero De Raho, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).
Passiamo all'emendamento 1.42 Cafiero De Raho, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento vorrebbe che la deroga fosse ampliata sui reati che sono previsti dall'articolo 407 del codice di procedura penale. Cosa prevede questo articolo? Prevede che le indagini possono essere prorogate fino a 24 mesi, cioè due anni di indagine. Ma perché è consentito questo? Perché, nell'articolo 407 del codice di procedura penale, sono inseriti i reati di mafia e di terrorismo per i quali è stata fatta la deroga, ma, a fianco a questi reati, sono previsti anche quelli di devastazione, saccheggio e strage. Strage, stiamo parlando della strage, che rientra, invece, nei reati per i quali, dopo 45 giorni, si chiude se non interviene l'elemento specifico e concreto che consente di far capire che quel soggetto, effettivamente, in qualche modo, è interessante per l'indagine ed è riconducibile alla strage. Oppure il reato di guerra civile, il reato di omicidio, il reato di rapina aggravata, il reato di estorsione aggravata, i reati che riguardano gli esplosivi, che riguardano i delitti di armi, armi da guerra, i reati che riguardano l'informatica - quindi, gli accessi abusivi e tutto ciò che è stato previsto nella recentissima normativa -, il reato di spaccio di stupefacenti. Cioè, se io ho uno spacciatore, perché ho una denuncia, ed inizio un'intercettazione e questo soggetto per 45 giorni non parla, io non posso proseguire a monitorarlo; o anche se parla con tante persone, ma non dice niente che risulti come specifico e concreto, dopo 45 giorni devo chiudere, nonostante io capisca esattamente che quel soggetto sta parlando con tante persone, con le quali ha rapporti a causa dello spaccio che egli sviluppa. Ma è pensabile una cosa del genere? A me pare veramente irragionevole, irrazionale. Ma come si fa a pensare una cosa del genere e non escludere almeno i reati più gravi?
E tutti i reati di cui all'articolo 407 del codice di procedura penale sono reati previsti per la stessa gravità che hanno i reati di mafia e di terrorismo. E, allora, quale è la logica, che esclude questi reati e inserisce solo quelli di mafia e terrorismo? Per far credere alla gente che voi vi muovete contro mafia e terrorismo? Ma la mafia e il terrorismo allignano nei contesti di illegalità e voi con questa norma aprite dei contesti amplissimi di illegalità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché consentite a tutti di andare avanti nell'illegalità, tanto non verrà pescato più nessuno, più nessuno verrà identificato.
Pensate anche ai reati di maltrattamenti. Basta stare fermi per qualche giorno, 45 giorni o andarsene fuori per 45 giorni, dopo che c'è stata la denuncia, e tornare con gli stessi comportamenti violenti. Pensate agli atti persecutori: quando si apprende la denuncia ci si allontana e si torna, dopo 45 giorni, con gli stessi atti persecutori e la persona torna a fare la denuncia. E la Polizia, i Carabinieri cosa dicono? Dicono: “ma già l'ha fatta la denuncia e oramai non possiamo continuare perché noi oramai le abbiamo fatte le indagini, le intercettazioni le abbiamo fatte”. Ma è pensabile un modo di questo tipo? Impedire al pubblico ministero di svolgere le indagini sui reati? Ma è veramente folle. Ma quale sicurezza? Ma la sicurezza che ci vuole assicurare la maggioranza dov'è (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Questo Governo quale sicurezza ci sta assicurando? Ci sta togliendo tutto, ci sta indebolendo totalmente. Non esiste più un sistema di contrasto alla corruzione, alla illegalità, non ci sarà più niente e, dopo questa legge, anche le indagini non potranno più essere sviluppate, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.42 Cafiero De Raho, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).
Passiamo all'emendamento 1.43 D'Orso.
Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.
VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Se boccerete questo emendamento, certificheremo che siete affetti da schizofrenia legislativa. Mi rivolgo in particolare, chiedo l'attenzione ai colleghi della Lega, vediamo perché. Con questo emendamento, noi suggeriamo di escludere dalla tagliola dei 45 giorni di durata massima delle intercettazioni i reati attinenti allo spaccio di stupefacenti. Ebbene, se bocciate questo emendamento, dovete fare pace con voi stessi, perché, nel frattempo, sempre al Senato, sempre in quello stesso disegno di legge Sicurezza, fate un'altra operazione, sotto il cappello dello slogan “droga zero”. Fate un'operazione che, in realtà, non c'entra completamente niente con lo slogan “droga zero”, che è quella di bandire totalmente - perché di questo si tratta - persino le infiorescenze che non hanno alcun effetto drogante, alcun contenuto drogante, da tutta la filiera. Una filiera, tra l'altro, molto variegata che utilizza le infiorescenze della pianta di canapa per molteplici usi che, ormai, nella vita contemporanea si sono sviluppati: parliamo di biocosmetica, bioedilizia, bioplastiche.
Io vorrei capire: se, da una parte, con questo disegno di legge state certificando la resa dello Stato rispetto alle attività di indagine che riguarderanno i reati di spaccio, i grandi e gravi reati di spaccio, quindi se, da una parte fate questa operazione, la resa totale dello Stato innanzi a questi reati, dall'altra parte fate l'operazione di andare a bandire una infiorescenza di piante di canapa che a tutt'altro servono, quindi che con lo spaccio non hanno nessuna connessione. Io mi chiedo, a questo punto, cosa direte a quei cittadini, a quelle aziende, 3.000 aziende, che fanno parte della filiera della canapa che chiuderanno, a quei 15.000 dipendenti della filiera della canapa che resteranno senza lavoro. E lo faranno per quale motivo? Per la vostra ignoranza, per il vostro pregiudizio, per un vostro capriccio. Vedete, dovrete spiegare questo.
E un'altra cosa, cari colleghi soprattutto della Lega, dovete spiegare: dovete spiegare a Salvini che non basta citofonare agli spacciatori per perseguirli e per reprimere i reati; occorrono gli strumenti per perseguirli e per accertare i reati, occorrono le intercettazioni. È questo ciò che dovete spiegare al vostro leader (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.43 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).
Passiamo all'emendamento 1.46 Giuliano.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Giuliano. Ne ha facoltà.
CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Io davvero resto basita dal parere contrario su tutti questi emendamenti e farò un intervento unico per toccare tre emendamenti che riguardano reati di gravissimo allarme sociale, perché con questi emendamenti, a mia prima firma, abbiamo chiesto al Governo e alla maggioranza di prevedere una deroga dalla tagliola dei 45 giorni per le intercettazioni per reati gravissimi che toccano la carne viva delle famiglie, dei cittadini e delle imprese. Sto parlando del reato di estorsione, estorsione anche aggravata, un reato in costante crescita. Gli ultimi dati ci dicono che, per esempio, subito dopo il COVID le estorsioni, anche frutto di un disagio sociale ed economico sempre più dilagante, sono aumentate del 20 per cento e proprio una settimana fa c'è stata una nota trasmissione televisiva che ha riportato alle cronache la recrudescenza di un fenomeno che purtroppo, soprattutto nelle regioni del Sud, è ben noto, cioè il cosiddetto fenomeno del “cavallo di ritorno”. Sono delle vere e proprie organizzazioni criminali che sistematicamente rubano ai nostri agricoltori e ai cittadini macchine da lavoro, macchine agricole, autoveicoli, puntualmente li contattano e per avere indietro il bene che hanno loro sottratto chiedono dei soldi. Ebbene, come si può pensare di destrutturare queste che sono delle vere e proprie consorterie criminali che lavorano in maniera sistematica, se non attraverso l'uso delle intercettazioni?
Ancora, abbiamo chiesto di togliere dalla tagliola dei 45 giorni un reato come l'usura, che è uno dei reati più difficili da accertare, non fosse altro perché molto spesso gli imprenditori e le famiglie che sono vittime di usura e che sono strozzate, appunto, dagli strozzini sono intimiditi dagli stessi strozzini e versano in quella condizione di bisogno che impedisce loro di rivolgersi all'autorità giudiziaria.
Ebbene, di fronte a reati così gravi, che sono puniti con pene davvero, davvero rilevanti, la risposta del Governo e della maggioranza è stata sorda, è stato un secco “no”. Allora, la mia domanda è: davvero pensate di tutelare la sicurezza dei cittadini soltanto con dei vuoti slogan che parlano di sicurezza? Proprio poco fa sentivo degli interventi roboanti di alcuni esponenti della maggioranza che ogni giorno ci ricordano l'insicurezza che spesso attraversa le nostre città. Ebbene, dico loro: grazie a questa tagliola dei 45 giorni le nostre città, i nostri cittadini e i nostri territori saranno sempre più insicuri e la colpa avrà il vostro nome e il vostro cognome (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.46 Giuliano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 61).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1012 Giuliano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 62).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.48 Giuliano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 63).
Avverto che, consistendo la proposta di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2084)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Si, Presidente, se mi consente una piccola premessa…
PRESIDENTE. Prego.
FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. …per spiegare i criteri con cui esprimerò i pareri.
PRESIDENTE. Prego.
FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. La proposta di legge - e vorrei dirlo con molta chiarezza - non impedisce che le intercettazioni possano proseguire oltre i 45 giorni. Questo va detto per chiarezza, perché rimanga nei lavori della Camera la certezza che quel “salvo che l'assoluta indispensabilità delle operazioni per una durata superiore sia giustificata dall'emergere di elementi specifici e concreti, che devono essere oggetto di espressa motivazione” significa che soltanto in presenza di una motivazione rafforzata sarà possibile violare il parametro della riservatezza protetto dall'articolo 15 della Costituzione. Quindi, i 45 giorni non sono affatto un limite; sono un punto di partenza (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare) al di là del quale sarà possibile continuare regolarmente per tutti i reati, salvo quelli dell'articolo 13, l'attività di intercettazione, evitando, ahimè, quel fenomeno patologicamente noto delle intercettazioni “a strascico”, cioè quelle meramente esplorative che hanno caratterizzato per tanto tempo la patologia del nostro processo (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
Detto questo e per evitare che si pensi che il Governo intenda limitare, in qualche modo, l'andamento delle indagini a tutela del diritto alle indagini - ma, come dice la Corte costituzionale, ha pari tutela, quello della riservatezza, con un equilibrio che deve essere dinamico e comunque percepibile - sugli ordini del giorno il parere viene espresso tenendo conto di questa premessa, perché, quando ora il Presidente chiamerà gli ordini del giorno, abbiamo dato parere favorevole su alcuni reati che, secondo noi, chiedono la possibilità di un ampliamento, di una rilettura in chiave puramente e specificamente indirizzata per certi reati. Per altri reati, invece, essendo ben possibile proseguire nell'attività di intercettazione, il parere all'allargamento ipotetico del numero dei reati non potrà che essere contrario. Allora, Presidente, fatta questa premessa, se lei vuole cortesemente chiamare gli ordini del giorno io procederò ad esprimere i pareri.
PRESIDENTE. Perfetto. Iniziamo dall'ordine del giorno n. 9/2084/1 Bisa.
FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Il parere è favorevole se viene accettata la seguente riformulazione: “Impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative normative al fine di estendere ai delitti di violenza sessuale e di violenza di genere, stalking, revenge porn e pedopornografia, il regime della proroga prevista dall'articolo 13 del DL n. 152 del 1991”.
Sull'ordine del giorno n. 9/2084/2 Calderone il parere è favorevole se viene accettata la seguente riformulazione: “Impegna il Governo a valutare interventi che, rispetto alle intercettazioni cosiddette indirette, prevedano che per l'utilizzabilità come prova debbano concorrere ulteriori elementi di prova che ne confermino l'attendibilità”.
Sull'ordine del giorno n. 9/2084/3 Enrico Costa il parere è favorevole se viene accettata la seguente riformulazione: “Impegna il Governo a valutare eventuali interventi normativi volti a garantire la genuinità degli esiti delle intercettazioni e l'esclusione di alterazioni ad opera di sistemi di intelligenza artificiale”.
Sull'ordine del giorno n. 9/2084/4 Morfino, il parere è favorevole, se riformulato come l'ordine del giorno n. 9/2084/1 Bisa.
PRESIDENTE. D'accordo. Quindi, sarebbe un parere identico a quello espresso sull'ordine del giorno 9/2084/1 Bisa: ho capito bene?
FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Esatto. Anche sugli ordini del giorno n. 9/2084/5 Ascari, n. 9/2084/6 Pellegrini, n. 9/2084/7 Francesco Silvestri e n. 9/2084/8 Ilaria Fontana, il parere è favorevole, se viene accettata la riformulazione, come l'ordine del giorno n. 9/2084/1 Bisa.
Sugli ordini del giorno n. 9/2084/9 Scerra, n. 9/2084/10 Cafiero De Raho, n. 9/2084/11 Giuliano, n. 9/2084/12 D'Orso e n. 9/2084/13 Alifano, il parere è contrario. Sugli ordini del giorno n. 9/2084/14 Borrelli e n. 9/2084/15 Dori, il parere è favorevole, se si accetta la riformulazione, come l'ordine del giorno n. 9/2084/1 Bisa. Sull'ordine del giorno n. 9/2084/16 Gianassi, il parere è contrario. Sugli ordini del giorno n. 9/2084/17 Serracchiani, n. 9/2084/18 Lacarra, n. 9/2084/19 Scarpa e n. 9/2084/20 Di Biase, il parere è favorevole, se riformulato come l'ordine del giorno n. 9/2084/1 Bisa.
Sull'ordine del giorno n. 9/2084/21 Bonelli, il parere è contrario, perché i reati sono già inclusi nella deroga operante rispetto al nuovo regime introdotto per la proroga delle intercettazioni.
PRESIDENTE. Allora, mi perdoni, Vice Ministro.
FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Prego.
PRESIDENTE. Giusto per non commettere un errore: sugli ordini del giorno n. 9/2084/1 Bisa, n. 9/2084/4 Morfino, n. 9/2084/5 Ascari, n. 9/2084/6 Pellegrini, n. 9/2084/7 Francesco Silvestri, n. 9/2084/8 Ilaria Fontana, n. 9/2084/14 Borrelli, n. 9/2084/15 Dori, n. 9/2084/17 Serracchiani, n. 9/2084/18 Lacarra, n. 9/2084/19 Scarpa e n. 9/2084/20 Di Biase, il parere è per tutti favorevole, ove riformulati al pari dell'ordine del giorno n. 9/2084/1 Bisa. È sia premessa, sia dispositivo, ovviamente, con riferimento agli ordini del giorno identici all'ordine del giorno n. 9/2084/1 Bisa, come riformulati.
FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Se riformulati, come il dispositivo dell'ordine del giorno n. 9/2084/1 Bisa.
PRESIDENTE. Ah, come dispositivo. Ecco, mi perdoni.
FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Certo, parliamo del dispositivo, certamente.
PRESIDENTE. Perfetto, quindi, parliamo sempre del dispositivo.
FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Parliamo del solo dispositivo.
PRESIDENTE. Perfetto. Adesso, vista la situazione particolare, chiedo la cortesia al Vice Ministro se ripete la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2084/1 Bisa.
FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Con piacere, Presidente: “Impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative normative al fine di estendere ai delitti di violenza sessuale, di violenza di genere, stalking, revenge porn e pedopornografia il regime della proroga prevista dall'articolo 13 del decreto legislativo n. 152 del 1991”, cioè, sostanzialmente, lo stesso regime per i reati di mafia e terrorismo, tanto per intenderci con maggiore chiarezza.
PRESIDENTE. Perfetto, grazie. Abbiamo anche chiarito che si tratta del dispositivo e non delle premesse.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2084/1 Bisa, su cui il parere del Governo è favorevole, previa riformulazione. Accetta la riformulazione? Accetta e, quindi, non va in votazione.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2084/2 Calderone, su cui il parere del Governo è favorevole, previa riformulazione. Accetta, onorevole Calderone, la riformulazione? Perfetto, andiamo oltre.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2084/3 Enrico Costa, su cui il parere del Governo è favorevole, previa riformulazione. Accetta? Perfetto, andiamo oltre.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2084/4 Morfino, su cui il parere del Governo è favorevole, previa riformulazione. Accetta come riformulato? No.
DANIELA MORFINO (M5S). Grazie, Presidente. Vice Ministro, guardi, “l'opportunità di valutare” dovevate accoglierla la settimana scorsa, quando vi abbiamo chiesto di accantonare tutti i nostri emendamenti sul tema della violenza di genere. Oggi, con un ordine del giorno, “a valutare” che cosa? Ma chi volete prendere in giro? E poi state dimostrando, ancora una volta, la vostra poca sensibilità sul tema. Ecco, ve lo stiamo dicendo dalla settimana scorsa che ridurre le intercettazioni a 45 giorni, quindi con questa tagliola, rimarranno non indagabili e impuniti anche i reati di violenza contro le donne. Penso allo stalking, penso ai maltrattamenti in famiglia, agli stupri, che, nella peggiore delle ipotesi, sfociano in femminicidi, che richiedono indagini adeguate e approfondite, ma a voi non interessa, Vice Ministro. Allora, il vostro atteggiamento sul tema è un atteggiamento schizofrenico, per noi, non c'è altro aggettivo per definirlo. Un atteggiamento schizofrenico, perché, da un lato, voi sbandierate su tutti i giornali il disegno di legge per prevedere il reato di femminicidio e poi, cosa fate? Togliete gli strumenti per prevenirlo e per contrastarlo. Dall'altro lato, ignorate il fatto che le intercettazioni possono rivelarsi fondamentali per salvare una vittima, prima che si arrivi al femminicidio.
Purtroppo, a pagare lo scotto saranno le donne vittime e ad essere impuniti i carnefici. Quindi, state togliendo gli strumenti per prevenire tutto questo. Però, poi, l'8 marzo e il 25 novembre ve ne andate in giro a fare eventi contro la violenza sulle donne. Mi riferisco, soprattutto, alle colleghe che fanno parte della Commissione femminicidio: con quale coraggio, il prossimo 25 novembre andranno a parlare di violenza di genere e di codice rosso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?
Spendete tante belle parole sulla violenza di genere, fate vostri slogan propagandistici, ma non accogliete le nostre proposte che aiuterebbero a difendere, sul serio e concretamente, le donne vittime di violenza. Ci dica, allora, Vice Ministro, perché no? Non lo deve dire a noi, che siamo qui in Aula, non deve dirlo neanche a me, ma dovete dirlo a tutte quelle donne che stanno lì fuori! Oggi, dovete spiegarglielo, se avete il coraggio. Qui si tratta di tutelare le donne che hanno subito violenze, donne che hanno avuto il coraggio di denunciare e voi dite, ancora una volta, no (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Sì, Presidente. Intervengo solo per un rapido chiarimento, perché ritengo che l'argomento sia importante e che le parole contino. Volevo capire, e me ne scuso col Vice Ministro Sisto: siccome ho sentito la collega che parlava della riformulazione che prevedeva la dizione “a valutare l'opportunità di”, è molto diverso, perché se c'è “a valutare l'opportunità di” è un discorso, per quanto ci riguarda, se invece è, come è il testo, “ad adottare”, tolta una riga, è un altro paio di maniche, non è a valutare, ma è un impegno diretto.
PRESIDENTE. È comprensibile. Ringrazio l'onorevole Giachetti per aver chiesto questa precisazione che, ovviamente, rivolgo al Vice Ministro.
FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Sì, Presidente. Ferma ovviamente la contrarietà a tutte le premesse, rileggo la riformulazione: “impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative normative al fine di estendere ai delitti di violenza sessuale, violenza di genere, stalking, revenge porn e pedopornografia il regime della proroga prevista dall'articolo 13 del decreto legislativo n. 152 del 1991. Quindi, non c'è alcun “a valutare”, ma “ad adottare” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Quindi, recependo la non accettazione della collega Morfino, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2084/4 Morfino, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 64).
Avverto che il MoVimento5 Stelle ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento. Essendone stata fatta richiesta, la Presidenza concederà a tale gruppo un tempo aggiuntivo pari ad un terzo rispetto al tempo originariamente assegnato al gruppo medesimo dal contingentamento.
Passiamo ora all'ordine del giorno n. 9/2084/5 Ascari: accetta la riformulazione, deputata Ascari?
STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Non accetto la riformulazione e spiego anche perché. L'impegno diretto era quello di approvare i nostri emendamenti che entravano in vigore subito in questa legge! Ma volete mettere le bandierine? Ma non vi vergognate? Ma non vi vergognate? Ma come si fa a fare politica in questo modo?
Ma questa non è politica, coloro che ci rimettono sono - come sempre - le vittime di violenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questa è propaganda becera sulla pelle delle donne. Ma vergognatevi! Vergognatevi (Commenti di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier)! Tutti i nostri emendamenti avete bocciato, tutti i nostri emendamenti sulla tutela delle donne vittime di violenza. Adesso, proponete un palliativo, sapete grazie a quale strumento in Italia sono state salvate donne vittime di violenze e bambini vittime di violenza? Grazie alle intercettazioni. Allora, vi rinfresco la memoria. A Cattolica, nel luglio 2024, una turista viene violentata in hotel: le Forze dell'ordine ricostruiscono i fatti e fermano i due colpevoli grazie alle intercettazioni. Nel cagliaritano un uomo, che aveva violentato una quindicenne, uccide a martellate la moglie e viene incastrato grazie alle intercettazioni. Ragazza di 15 anni, abusata per due anni da due vicini di casa, incastrati dalle intercettazioni. A Palermo, una ragazza stuprata dal branco. Le intercettazioni: “l'abbiamo lasciata lì come prostituta e, poi, facciamola passare per una poco di buono”. Sono stati arrestati grazie alle intercettazioni. E, ancora, nel palermitano una giovane donna con disabilità è stata vittima di abusi quotidiani, umiliazioni e minacce di morte all'interno delle mura domestiche inflitte dai suoi stessi genitori e dal fratello ed è stata salvata grazie alle intercettazioni.
Questo oggi, ma domani, con il vostro impegno, forse, “ad adottare”, cosa succede? Succede che queste donne, con grandissima probabilità, sarà impossibile salvarle dalla violenza perché 45 giorni è un termine brevissimo e questo vuol dire che dal quarantaseiesimo giorno saranno veramente abbandonate e quello che è fatto è fatto. Questo significa non capire la radice della violenza che è un fenomeno criminale strutturato che non è prevedibile, può avere uno spazio anche in cui c'è un momento di calma, ma poi questi comportamenti persecutori, reiterati e criminali continuano fino ad arrivare a danni irreparabili.
Voi parlate di “adottare”. Adottate adesso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier)! Adesso! Ripensate, riapprovate gli emendamenti, riapprovate gli emendamenti! Meno bandierine, meno propaganda, meno slogan. Vergogna! Bisogna aumentare le tutele, non diminuirle. State giocando con la vita e con la morte delle persone, con la vita e con la morte delle donne e voi siete responsabili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Voi!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2084/5 Ascari, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 65).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2084/6 Pellegrini. Accetta la riformulazione? No, prego.
MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Io, per la verità, non capisco che cosa ci sia da ridere da parte della maggioranza, visto che trattiamo di temi così delicati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Io davvero non riesco a capire. Comunque, questa maggioranza ha deciso che le intercettazioni non possono avere una durata maggiore di 45 giorni per tutti i reati, tranne per reati che riguardano terrorismo e mafia, se non emergano nei 45 giorni, elementi specifici che portino, quindi, a decidere di prolungare questo periodo iniziale. Lo ha appena specificato e precisato il Vice Ministro Sisto e, quindi, ci ha dato ragione perché se non emergono durante i primi 45 giorni il colpevole l'ha fatta franca. Potrà - come dire - vivere sonni tranquilli e non sarà mai beccato.
Tra l'altro, come stiamo dicendo da tanti giorni da quando questa sciagurata proposta di legge è arrivata alla nostra attenzione, queste norme riguardano reati gravissimi che destano enorme allarme sociale. Li abbiamo citati più volte, lo farò brevemente: usura, accessi abusivi a sistemi informatici, spaccio di stupefacenti, violenza sessuale di gruppo, violenza sessuale aggravata, estorsione aggravata, rapina aggravata, maltrattamenti in famiglia, atti sessuali su minorenni, revenge porn e tantissimi altri. Dimenticavo, l'omicidio. Anche l'omicidio, per esempio, di un esponente delle Forze dell'ordine. Una serie di reati che, quando vengono commessi, ovviamente, sortiscono un allarme sociale notevolissimo, conquistano le pagine, le prime pagine dei giornali, dei mezzi di comunicazione, e, poi, ci sono le forze politiche che fanno dello sciacallaggio la loro ragione di vita (Commenti di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier)…
PRESIDENTE. Colleghi!
MARCO PELLEGRINI (M5S). Chiedono inasprimenti delle pene e, poi, sono le stesse forze politiche che presentano queste norme vergognose. Ma davvero la questione della durata dei 45 giorni - mi faccia, come dire, sfumare un attimo - quando ho letto questa norma, mi ha fatto venire in mente quella scena di un famoso film di Martin Scorsese, Casinò in cui i due…
PRESIDENTE. Colleghi, non si capisce nulla, scusatemi, però…
MARCO PELLEGRINI (M5S). …i due, diciamo, malviventi vicini alla mafia, che sono interpretati da Robert De Niro e Joe Pesci, sapendo di essere probabilmente intercettati, fanno parlare prima le mogli per lungo tempo e, sapendo che l'intercettazione poteva durare solo un tot di tempo, dopo quel tot di tempo, si mettono a parlare. Questa maggioranza propone norme che davvero farebbero sorridere, se non provocassero sconquassi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) nel nostro ordinamento e nel perseguimento di reati appunto gravi.
Poi, tra l'altro, ma a che cosa si vuole tornare? Alle indagini alla Sherlock Holmes? Dobbiamo obbligare le nostre Forze dell'ordine a fare i pedinamenti o con la lente di ingrandimento? Per individuare chi spaccia, come dobbiamo fare? Come Salvini che bussava al citofono: scusi lei spaccia? È questo che ci propongono questi inetti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?
PRESIDENTE. Collega, collega per cortesia…
MARCO PELLEGRINI (M5S). Allora, siccome lo sdegno che ci procurano queste proposte ha raggiunto un livello massimo, davvero non ci arrenderemo, renderemo la vita difficile a questa maggioranza di destra che vuole proseguire su questa strada, tanto ormai hanno quasi raggiunto gli obiettivi di quello che era il Piano di rinascita democratica. Hanno appena approvato - però deve ancora passare al vaglio, come dire, dei cittadini - la riforma del premierato, quella della separazione delle carriere. Stanno mettendo in pratica il lascito politico del loro fondatore, Silvio Berlusconi. Tutti i sogni che aveva Silvio Berlusconi di rendere difficili le indagini sui colletti bianchi e sui politici che rubano, ovviamente, o che sono interessati da reati corruttivi - diminuire la durata delle intercettazioni, separazione delle carriere, mettere sotto l'Esecutivo le indagini della procura e, quindi, sbilanciare i poteri dello Stato - stanno a poco a poco per essere raggiunti. In sintesi, questo lascito, caro Presidente, si può riassumere in una frase che è attribuita ad Alberto Sordi, ma in realtà è di Gioacchino Belli: io sono io, noi siamo noi, e voi non siete un cavolo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2084/6 Pellegrini, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 66).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2084/7 Francesco Silvestri. Accetta la riformulazione, onorevole Silvestri? Non vuole intervenire…Vuole intervenire? Non si è capito, colpa mia che non ho capito. Ha chiesto di parlare l'onorevole Silvestri. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Presidente, il problema è questo. L'ordine del giorno, che è uno strumento per il quale stiamo facendo delle pressioni, ovviamente, perché lo rifiuto? Perché, sul tema usura, la questione delle intercettazioni è particolarmente importante. Il tema dell'usura, infatti, è caratterizzato - lei lo conosce bene Vice Ministro - soprattutto da violenze, da minacce. Molto spesso non c'è una denuncia diretta; addirittura, quando c'è una denuncia diretta, spesso le persone, per paura di ritorsioni, ritrattano. Questo è il problema dell'usura e questo lo si vede anche nei fondi di solidarietà, nei fondi che hanno a disposizione grandi ingenze di denaro, che come Stato non riusciamo a spendere, perché sono poche le persone che denunciano.
Allora, le intercettazioni ambientali, le intercettazioni che rendono il reato perseguibile in maniera diretta, in questo caso, sono assolutamente fondamentali, un po' come nelle denunce delle donne vittime di violenza, dove l'elemento della denuncia è assolutamente difficile da dimostrare. Le denunce sono molto meno dei reati che si stanno consumando e le intercettazioni sono uno strumento, su questo, fondamentale. Quindi, partire con un impegno su una cosa del genere senza aver, da subito, predisposto la legge per non limitare questo, vuol dire partire con una legge mozzata. E, allora, non capisco perché c'è stata una riformulazione sull'ordine del giorno. Cioè, o partite sapendo che l'usura, i reati sulle donne sono cose serie e, quindi, la legge deve partire con questo, o che senso ha prendere degli impegni e lasciare che questa legge parta in questo modo? Fra l'altro - concludo -, i reati di usura raramente hanno una sola persona, in un singolo territorio, che si muove come usuraio: sono sempre legati a criminalità organizzata, a grandi organizzazioni di criminalità organizzata. Le intercettazioni servono a seguire i flussi di denaro. È uno strumento importantissimo.
Quindi, io rifiuto non perché non gradisco il vostro impegno ad andare avanti, ma perché è un atto di ipocrisia partire con una legge mozzata su temi di questo genere e, poi, venire qui ad impegnarsi che, in futuro, prenderete in considerazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) l'usura o la violenza sulle donne o tanti reati che avete detto. È qui che casca l'asino, è qui la vostra ipocrisia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2084/7 Francesco Silvestri, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 67).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2084/8 Ilaria Fontana: accetta la riformulazione, o chi per lei?
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2084/8 Ilaria Fontana, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 68).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2084/9 Scerra.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Valentina D'Orso. Ne ha facoltà.
VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Il parere contrario su questo ordine del giorno non mi meraviglia, però vi lancio, diciamo, un alert. Questo ordine del giorno era, in realtà, particolarmente significativo e rilevante, perché vi mettevamo a conoscenza del fatto che questa legge - perché sta diventando tale - viola diverse convenzioni internazionali, diverse normative europee. In particolare, noi ne abbiamo prese in considerazione tre. La Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne: abbiamo spiegato, mi sembra in modo veemente ed esaustivo, perché viola questa Convenzione, ma viola anche il regolamento sugli abusi di mercato, perché non saranno inclusi tutti i reati che questo regolamento prevede all'interno delle deroghe. Così come viola la direttiva cosiddetta PIF, che riguarda gli interessi finanziari dell'Unione mediante il diritto penale, perché non prevede la deroga della tagliola per tutti quei reati cosiddetti finanziari che sono stati introdotti proprio sulla scorta dell'attuazione della normativa europea. Quindi noi riteniamo che il Governo, in questo modo, diventerà legittimamente bersaglio non solo di critiche, ma anche, eventualmente, di procedure di infrazione da parte dell'Unione europea non appena l'Unione europea si renderà conto che c'è una legge che sta impedendo, ostacolando, le attività di indagine per perseguire, ripeto, dei reati che abbiamo il dovere di perseguire, l'obbligo di perseguire, proprio perché ci deriva dagli impegni che abbiamo assunto in sede europea o che abbiamo assunto in sede internazionale. Ma voi avete certificato, anche stamattina con l'intervento della Presidente Meloni, che non abbiamo più come Paese, purtroppo, per colpa vostra, alcuna autorevolezza né alcuna credibilità nei tavoli internazionali. Quindi, si direbbe a casa mia, mettiamo questo con tutto il resto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2084/9 Scerra, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 69).
Avverto che il gruppo MoVimento 5 Stelle ha esaurito anche i tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza. La Presidenza, quindi, consentirà a ciascun deputato appartenente a tale gruppo, ove richiesto, lo svolgimento di un breve intervento di un minuto per dichiarare il proprio voto sull'ordine del giorno in discussione, da imputare ai tempi previsti dal contingentamento per gli interventi a titolo personale. Resta fermo, ovviamente, il limite regolamentare di massimo tre interventi per ciascun deputato.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2084/10 Cafiero De Raho.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2084/10 Cafiero De Raho, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 70).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2084/11 Giuliano, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 71).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2084/12 D'Orso, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 72).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2084/13 Alifano, con il parere contrario del Governo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà. Prego, onorevole, ha un minuto, ovviamente.
ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente. Dirò tutto quello che avrei voluto dire. Voglio anticipare al Vice Ministro una notizia che penso che lui ben sa. Ci sarà supplenza giudiziaria, perché non è possibile, ovviamente, con questo testo normativo, che le cose possano funzionare. Allora, poi si dirà: i giudici invadono il campo. Ma, se il legislatore le leggi le fa così male! Le sembra normale che il limite temporale delle intercettazioni non opera - d'accordo - per i reati di criminalità organizzata e di terrorismo, di minaccia per mezzo del telefono e, poi, magari, forse - forse, perché non è detto, c'è questo ordine del giorno che è stato da lei ha accolto con favore, a prima firma Bisa -, per i delitti di violenza sessuale, stalking e quant'altro, ma non per l'omicidio, perché per l'omicidio - chissà - c'è stata una riformulazione non accolta dal mio gruppo. Ma si può andare avanti così? È ovvio che, a quel punto, saranno i giudici che dovranno, di necessità, intervenire per correggere queste storture (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellomo. Ne ha facoltà.
DAVIDE BELLOMO (LEGA). Grazie, signor Presidente. Veramente, con un pizzico di emozione voglio fare questo intervento, perché mi sembra che il ragionamento che si sta facendo in quest'Aula prescinda dall'Aula stessa, che dovrebbe essere densa di richiesta di diritti, perché, soprattutto dalla parte sinistra di quest'Aula, si è sempre prodighi nel chiedere nuovi diritti ma si scordano quelli vecchi, perché il primo diritto dell'uomo è quello della libertà, quello della propria dignità, quello di non vederle compresse e vengono compresse per un altro diritto, quello di cercare, a favore delle vittime, il responsabile. Quindi, dobbiamo ponderare queste due esigenze.
Ho ascoltato, veramente con grande difficoltà, che si inseriscono le richieste di nuovi reati affinché non si possa prevedere il limite dei 45 giorni, in quanto - e lo ricordo a tutti, perché sembrano scordarlo - la legge non dice che sono solo 45 giorni. La legge dice che, se trovate degli elementi nuovi, 45 giorni possono essere prorogati e se noi inseriamo ogni delitto, ogni condotta umana che già risiede nel codice penale che è di per se stessa esecrabile, quindi ogni condotta che è inserita in quel libro giustamente deve essere punita e, quindi, se noi le decliniamo, tutte sono da punire. Ma c'è la prima dignità che noi dobbiamo preservare: voi avete mai visto o sentito una vostra conversazione con vostra moglie, con i vostri cari - anche la più banale - essere messa all'interno di un fascicolo processuale? Allora, i 45 giorni - sono un mese e mezzo - servono per verificare effettivamente quella persona, a cui già viene compressa una dignità, viene compressa una libertà. Quindi, io vorrei che in Parlamento stabilissimo se è giusto, ai fini di una compressione, essere come nella Repubblica democratica tedesca, in cui il semplice sospetto poteva fare in modo che il proprio telefono venisse controllato per anni interi. Vogliamo vivere in questo Stato o in uno Stato in cui, invece, vengono garantiti i diritti? In cui per essere compressa la libertà io devo avere degli elementi gravi, degli indizi gravi che sono previsti dall'articolo 267 (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare)? È di questo che dobbiamo parlare in quest'Aula e non se inserire quel reato o un altro reato, ma se è giusto comprimere un diritto della dignità dell'uomo e questo è proprio della sinistra, il diritto. Ogni giorno…
PRESIDENTE. Colleghi.
DAVIDE BELLOMO (LEGA). …cercate di promulgarne altri, ma vi scordate - mi diceva il mio professore di economia - come il contadino nella nebbia: aprite avanti ma chiudete dietro. In questo vorrei che voi parlaste. Poi, se entriamo nei singoli reati, tutto è brutto, tutto è esecrabile: l'omicidio, lo stalking, la rapina, l'estorsione sono condotte umane che noi dobbiamo punire. Ma a fronte di che cosa? Io non voglio vivere nella Repubblica democratica tedesca; voglio vivere nello Stato italiano (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Ringrazio il deputato Bellomo per essere stato chiarissimo e trasparente e ha ricevuto anche un applauso convinto da Fratelli d'Italia e Lega, quindi - come dire - se c'erano delle incertezze ora è molto chiaro. Mi permetto, per suo tramite, di dire al collega Bellomo, che si è rivolto ai banchi del centrosinistra contestando questo approccio, che forse è sfuggito che nei pareri dati dal Governo il Vice Ministro Sisto ha aperto alle deroghe per i reati di cui noi abbiamo chiesto, appunto, la previsione del regime eccezionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Quindi, considero un attacco a noi un attacco al Governo, rappresentato qui dal Vice Ministro Sisto, che ha dato parere favorevole a una serie di deroghe, come esattamente noi chiediamo. Siamo contro al fatto che lo faccia tramite un ordine del giorno e abbiate rifiutato di votare gli emendamenti, però, chiaritevi in casa vostra, in particolare con il Governo. Può andare a richiedere conferma, ma io l'ho ascoltato e il Vice Ministro ha fatto esattamente l'opposto di quello che lei ha detto sarebbe giusto fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), cioè ha detto che il Governo si impegna a valutare regimi eccezionali per quei reati gravi che noi, appunto, avevamo, attraverso gli emendamenti, chiesto di prevedere in un regime eccezionale.
Poi, lei ha citato la Repubblica democratica tedesca. Oggi siamo in ambito di citazioni storiche e l'ha fatta imprudentemente la Presidente del Consiglio Meloni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e mi immagino che la maggioranza non voglia essere da meno. Ma, guardi, non c'è bisogno di andare nella Repubblica della Germania dell'Est, perché lei può andare oltre i confini, in Francia, e scoprire che sono previsti quattro mesi, in un Paese democratico, per le intercettazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Può andare, ad esempio, in Germania, dove governano gli alleati di Forza Italia e i vostri nemici della CDU, dove sono previsti tre mesi, prorogabili per altri tre mesi; può andare in Spagna, dove c'è quel terribile socialista di Sanchez che governa con gli autonomisti e fa il 3 per cento del PIL rispetto a un'Italia che è ferma da due anni ed è in produzione industriale negativa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e vedrà che sono tre mesi prorogabili; può andare dal vostro amico Donald Trump, che non credo ancora li abbia cambiati, ma prevede 60 giorni poi rinnovabili.
Quindi, come vede, i Paesi democratici, ad eccezione dell'Italia, prevedono un regime più ampio. Sa perché lo prevedono? Perché quando si parla di un omicidio, cioè di una vita spezzata, stabilire che il pubblico ministero può ottenere dal giudice l'autorizzazione a fare un'indagine per soli 45 giorni, eh no, non è un tema che compromette le libertà, perché chi non ha commesso un omicidio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) certamente non avrà paura che il pubblico ministero faccia degli accertamenti, anzi tutti i cittadini perbene vorranno sapere che quel criminale, prima o poi, sarà assicurato alla giustizia.
E siccome noi abbiamo partecipato alle audizioni - e penso lo abbia fatto anche lei -, saprà che i pubblici ministeri e la Polizia giudiziaria sono intervenuti per dirci che gli omicidi o si scoprono nei primi giorni oppure serve molto tempo, perché - potrà sembrare strano, ma forse non è così strano - chi uccide una persona tende a non farsi scoprire e difficilmente nelle prime settimane rivela, a chicchessia, che ha commesso un omicidio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Quindi, io la ringrazio per le sue osservazioni, per le critiche forti al Vice Ministro Sisto per avere almeno immaginato delle modifiche a questa stortura, ma resta una stortura che contraddice, peraltro, tutte le vostre belle parole sulla sicurezza, che non state facendo. Siete i primi a dire che la sicurezza è fuori controllo nel Paese e governate da due anni e mezzo. Avevate promesso di risolvere i problemi ma, evidentemente, dopo due anni e mezzo - poiché ancora il Governo dura 5 anni e non 20 - vi dico che siete già oltre la metà della vostra strada. Se oltre a fare decine di reati, anche per quelli che commettono lesioni lievi alla Polizia, ma poi ai sensi del 576 del codice penale, laddove è prevista l'aggravante per l'uccisione di un agente di Polizia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), voi prevedete che le intercettazioni durano 45 giorni e non oltre forse siete in contraddizione.
Colgo l'occasione per dire anche che il Vice Ministro Sisto ha provato a difendere la norma e ha fatto riferimento al fatto che, però, c'è la possibilità di una proroga. Se permette - so che lei lo sa bene e forse non ha avuto tempo di dirlo - lo dico io qual è la proroga che voi consentite ora, a differenza di come è sino ad oggi, se non voterete questa norma. Oggi la proroga di 15 giorni può essere ottenuta senza particolari presupposti: di 15 giorni, in 15 giorni, si va avanti per tutte le indagini. Non è detto che sia un bene ma, infatti, noi non ci scandalizziamo del fatto che sia previsto un termine: ci scandalizziamo di questo termine.
Oggi la proroga voi la cambiate e prevedete che potrà essere concessa non sulla base delle esigenze delle indagini, ma solo se sarà assolutamente indispensabile, se saranno emersi elementi nuovi, specifici e concreti - non c'è scritto nulla di tutto questo sino ad oggi - e che il GIP, sotto organico perché voi stessi avete rinviato di due anni l'entrata in vigore del collegio per le misure cautelari sapendo che è sotto organico, dovrà fare anche una decisione motivata su quello. Sostanzialmente, state chiedendo al pubblico ministero: se passi la vasca dei coccodrilli, se passi la vasca di piranha, se sali sulla montagna, ti butti senza paracadute e caschi in piedi forse ti do una proroga di 15 giorni anche quando c'è un omicidio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Questa è una norma dettata dal vostro furore ideologico. Vi girate di fronte a Paragon, vi girate di fronte alle intercettazioni abusive, ma le intercettazioni autorizzate dalla magistratura, che è autonoma e indipendente, non si possono fare nel nostro Paese. È una stortura, lo sapete, ma ne pagherete un prezzo, in termini di consenso, quando sarà chiaro agli italiani che cosa state facendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Volevo ricordare, grazie Presidente, al collega Bellomo che oltre ai diritti ci sono anche i doveri. Un Paese in cui si parla solo di diritti e non si parla più di doveri è un Paese che va nella direzione sbagliata.
Tramite la sua persona, voglio ricordare che è sui doveri e sui diritti che si fonda uno Stato di diritto equo, altrimenti si può arrivare a una stortura e l'idea che abbiamo, che hanno tanti cittadini, di quello che sta succedendo è che, in realtà, quello che state facendo è una norma per impedire di fare giustizia o di fare indagini quando ci sono delle cose estremamente gravi. Noi dobbiamo dare la possibilità ai magistrati di poter indagare, non dobbiamo mettergli delle trappole per impedire che si possa portare avanti un'indagine.
Voglio ricordare che, molto spesso, reati gravissimi sono stati scoperti grazie alle intercettazioni che sono durate molto tempo, non poco tempo.
Il rischio che corriamo, con queste nuove norme, è che creiamo nuovi e difficili ostacoli da superare per chi deve fare le indagini. E le indagini, checché se ne pensi, non sono fatte da persone che vogliono colpire un innocente, ma vogliono fare giustizia rispetto a chi ha commesso un reato grave, in molti casi. E se noi impediamo di fare giustizia, di indagare e di permettere di intercettare - ovviamente, con i limiti - rispetto a dei reati gravi, le persone che non avranno giustizia, in che Paese penseranno di vivere? In un Paese democratico o in un Paese in cui non si vuole dare giustizia a chi ne ha diritto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carmina. Ne ha facoltà, per un minuto.
IDA CARMINA (M5S). Grazie, Presidente. Volevo, solo, rassicurare il collega, che poc'anzi ha parlato, che noi non siamo, affatto, contro la libertà. Noi siamo contro la libertà di delinquere e di commettere gravi reati. Perché, come ben dovreste sapere, l'intercettazione è soggetta a limiti stringenti per gravi reati.
E chiedo a tutti voi: qualora non emergano elementi specifici e concreti - perché questa è la possibilità di proroga - nei primi 45 giorni di intercettazioni nell'ambito di una violenza sessuale, di un omicidio, di un femminicidio, eccetera eccetera, che si fa? Le intercettazioni devono essere interrotte? Si chiude e basta? Potrebbero non emergere elementi specifici e concreti in 45 giorni. Dal quarantacinquesimo giorno in poi, che si fa? C'è la libertà di delinquere? Noi vogliamo una Repubblica in cui i delinquenti vadano in galera. Basta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.
ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Ho seguito, con attenzione, il ragionamento del collega della Lega che ha parlato prima, e ne capisco il senso. Però, per suo tramite, Presidente, vorrei dire al collega, che, se devo scegliere tra essere soggetto sotto la giurisdizione, al vaglio rigoroso della magistratura, e, dall'altro lato, di proteggere una persona debole, una donna, ad esempio, che sia vittima di violenza in famiglia, o un bambino, che sia vittima di pedopornografia, o una persona in difficoltà, che sia soggetta all'usura, ecco so esattamente da che parte stare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Io sono volentieri soggetto al controllo di legalità di un giudice, se questo serve a proteggere persone così deboli, da reati così gravi. È tutto qui il discorso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata D'Orso. Ne ha facoltà.
VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Mi basta un minuto per dire, per il suo tramite, chiaramente, Presidente, al collega Bellomo, che, se il collega Bellomo va in giro per i mercati rionali, e fa alle persone la semplice domanda “lei di che cosa ha paura?”, non troverà un cittadino che dica che ha paura delle intercettazioni, di essere intercettato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Sapete cosa vi diranno i cittadini? Che hanno paura di non potersi curare, di non arrivare, con lo stipendio, a fine mese, che il figlio vada all'estero a lavorare, perché qua non c'è il lavoro! Di questo, hanno paura i cittadini perbene (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ma voi che gente frequentate? Ma dove andate a chiedere, alla gente, di cosa ha paura? Vi danno informazioni che sono fuori dal mondo, dal nostro mondo, che è la realtà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2084/13 Alifano, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 73).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2084/14 Borrelli.
Onorevole Borrelli accetta la riformulazione? No.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, non accettiamo la riformulazione, perché riteniamo che sia già troppo light il sistema di contrasto ai reati ambientali, nel nostro Paese. Ridurre, ulteriormente, la possibilità di fare indagini significherà, nei prossimi anni, avere pressoché zero condanne.
Voglio ricordare che per una delle più importanti condanne che abbiamo avuto con riferimento alla Terra dei fuochi - quella della famiglia Pellini, che ha inquinato il territorio dell'acerrano - ci sono voluti anni, anni e anni di indagini, di lavoro. E una sola condanna. Pensate che, dopo la condanna, risultavano coinvolti anche uomini dello Stato che avevano tentato di nascondere prove! Mi riferisco pure a uomini delle Forze dell'ordine, di questa famiglia, con condanna passata in giudicato. Tanto erano potenti che il sequestro di 220 milioni di euro - lo ripeto - 220 milioni di euro per avere avvelenato quel territorio, incredibilmente non fu confermato nei 18 mesi successivi al sequestro. Avevano ottenuto dalla Cassazione - ne abbiamo parlato qua in Aula, sono intervenuti anche altri colleghi -, come prevede la legge purtroppo, di avere indietro i soldi frutti del provento delle loro azioni criminali contro l'ambiente. Per fortuna, il capo della procura, Gratteri, ha fatto un nuovo sequestro.
Perché faccio questo esempio? Perché oggi sarà ancora più difficile. Le pochissime condanne che abbiamo nei reati ambientali diventeranno quasi zero. Allora, la domanda che ci facciamo è la seguente: è giusto, è corretto un Paese che riesce a salvaguardare chi inquina e chi devasta il territorio, uccidendo anche le persone, perché, a causa dell'inquinamento ambientale, sono morte tantissime persone di tumore, anche a causa dei roghi tossici? E noi rendiamo la loro vita ancora più facile e rendiamo ancora più difficili le intercettazioni o gli interventi da parte della magistratura.
Noi dovremmo semplificare il lavoro di chi fa queste indagini. Dovremmo semplificare le norme, perché, ad oggi, non permettono di intervenire come si dovrebbe e i dati sono sotto gli occhi di tutti. Basta andare a vedere quanti arresti e quante condanne ci sono per i reati ambientali. Eppure, con questo nuovo testo, gli rendiamo la vita ancora più facile. È per questo motivo che non possiamo accettare la riformulazione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Vorrei solo segnalare all'onorevole Borrelli - visto che ha citato un magistrato - che, a proposito di gente che, grazie alle intercettazioni, finisce a carrellate in galera e poi, dopo qualche settimana, a carrellate viene rimessa fuori, perché giudicate illegittime o inadatte le misure cautelari, la persona a cui ha fatto riferimento, cioè Gratteri, rappresenta un esempio plastico di come le cose possano andare in questo paese senza rispettare i diritti (Applausi di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
PRESIDENTE. Se nessun altro intende intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2084/14 Borrelli, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 74).
Passiamo all'ordine del giorno 9/2084/15 Dori. Accetta la riformulazione, onorevole Dori?
DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Chiaramente avremmo voluto che questo fosse approvato con un emendamento e non con un ordine del giorno; tuttavia, riconosciamo un passo avanti da parte del Governo, che, quindi, a sua volta, riconosce anche la bontà delle nostre considerazioni.
PRESIDENTE. Ma accetta?
DEVIS DORI (AVS). Sì, arrivo, Presidente. Quindi, accetto la riformulazione.
PRESIDENTE. Perché, se accetta la riformulazione, non può fare l'intervento.
DEVIS DORI (AVS). Accetto, quindi la riformulazione, come l'ordine del giorno n. 9/2084/1 Bisa, alla quale, tra l'altro, va tutta la mia solidarietà, dopo l'intervento del collega Bellomo, che l'ha sconfessata. Però mi impegno…
PRESIDENTE. Grazie.
DEVIS DORI (AVS). Posso finire, Presidente?
PRESIDENTE. No, perché, se accetta, non è più possibile.
DEVIS DORI (AVS). Ah, non posso più, va bene. Comunque, accetto.
PRESIDENTE. Mi spiace, ma dal 1° gennaio non è più possibile, con il nuovo Regolamento.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2084/16 Gianassi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 75).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2084/17 Serracchiani: accetta?
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Non accetto e spiego anche perché.
Ovviamente non aggiungo nulla a quello che ha già detto, in modo assolutamente chiaro, puntuale e anche molto efficace, il collega Gianassi. Però una riflessione non posso non farla; sa quanta stima ho nei suoi confronti, mi riferisco al Vice Ministro Sisto.
PRESIDENTE. Colleghi. Colleghi, per favore, silenzio.
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Però, devo notare una cosa che mi lascia un po' perplessa, cioè dopo la sconfessione che Molinari ha fatto della Presidente del Consiglio, oggi abbiamo la sconfessione che Bellomo fa del Vice Ministro Sisto, che però è abbastanza grave perché oggi il Vice Ministro Sisto ha impegnato il Governo. Vede, di solito sugli ordini del giorno c'è quella frase “a valutare l'opportunità di”. Ora, vorrei far notare a tutta l'Aula che il Vice Ministro Sisto non ha detto “a valutare l'opportunità di”, ma il Vice Ministro Sisto ha detto che saranno adottate opportune iniziative normative. Il che significa che ha già deciso che verrà fatto un provvedimento normativo che cambierà questo provvedimento, che voi oggi vi affannate in questa forma ad approvare, e che quello che lui cambierà è esattamente quello che abbiamo chiesto fin qui; e per buona pace del collega Bellomo, ma anche di tutti coloro che si affannano a difendere le garanzie - e ci mancherebbe se non siamo qui tutti a difendere le garanzie dei nostri cittadini - bene, dovremmo anche dire a quel punto che questo provvedimento è carta straccia, perché, se tutto quello che abbiamo detto e se tutti gli ordini del giorno che ha detto il Vice Ministro passeranno nella forma in cui il Governo si è impegnato, questo provvedimento diventa come i coriandoli perché non ci faremo nulla, perché cambierà completamente il testo sulle intercettazioni.
Vice Ministro, sempre per la stima che ho nei suoi confronti, non dica che i 45 giorni non sono un limite massimo, perché avete scritto che sono un limite massimo. Non dica che siamo pronti a fare le proroghe, eccetera, perché oggi semplicemente vi siete impegnati a fare le proroghe già previste, 40 più 20, per i reati di criminalità organizzata, punto; che è un po' diverso dal dire che farete una valutazione diversa sul limite delle intercettazioni. E, per inteso e come abbiamo già spiegato, non eravamo mica contrari ad un limite, ma dire “45 giorni” …Pensi, in Ungheria hanno addirittura 90 giorni prorogabili, pensi un po'. Non si capisce perché qui dobbiamo prevedere 45 giorni.
Ma, soprattutto, non si capisce perché oggi, in quest'Aula, per ben due volte, il Presidente del Consiglio prima e il Vice Ministro della Giustizia dopo, siano stati sconfessati dalla loro maggioranza o da una parte di essa. A me pare che in condizioni normali si chiedano verifiche politiche (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2084/17 Serracchiani, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 76).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2084/18 Lacarra: accetta la riformulazione?
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2084/18 Lacarra, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 77).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2084/19 Scarpa. Accetta la riformulazione? Sì, perfetto.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2084/20 Di Biase. Accetta la riformulazione? No, e vuole metterlo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2084/20 Di Biase, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 78).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2084/21 Bonelli, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 79).
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2084)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). La ringrazio, signor Presidente. Intanto, alla luce delle tante argomentazioni che abbiamo sentito oggi, la prima questione, che credo sia necessaria, è uscire da un falso dibattito. Cioè, il falso dibattito è: qualcuno sta abrogando le intercettazioni? Nessuno sta abrogando le intercettazioni. Poi, dice: che cosa sta accadendo? Si sta chiedendo di limitare le intercettazioni a 45 giorni, salvo proroghe che devono essere motivate. Perché stiamo parlando, e ci arriverò ora, di misure che intervengono su diritti fondamentali…
PRESIDENTE. Colleghi, silenzio per cortesia.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). …dei cittadini. Ora, signor Presidente, se non vedo male - e lo dico al collega Gianassi e a tanti altri colleghi che sono intervenuti dopo il collega Bellomo, che hanno messo in evidenza come, sì, ci sono diritti fondamentali, ma ci sono esigenze che possono superare quei diritti fondamentali - la prima lastra che compare in quest'Aula, quella lì a destra, ci ricorda che l'Assemblea costituente ha approvato la Costituzione italiana con 453 sì e 62 no.
L'articolo 15 della Costituzione italiana - così, en passant lo ricordo -, e tutti richiamiamo la Costituzione come elemento che indica la strada maestra che noi dovremmo perseguire in tutta la nostra vita, soprattutto nella vita politica, l'articolo 15 della Costituzione, onorevoli che vi preoccupate giustamente della limitazione a 45 giorni, recita - e stiamo parlando della Costituzione - che “la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili. La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge”.
Ora, io non ho fatto studi, mi sono fermato alla licenza liceale, peraltro neanche riguardante materie giuridiche, però, credo ci sia una gerarchia delle leggi in base alla quale, diciamo, quando tu tocchi dei diritti stabiliti dalla Costituzione, devi trovare un elemento di bilanciamento. Io penso che l'elemento di bilanciamento non possa mai essere a danno del principio fondamentale ma, semmai, deve andare a tutela di diritti fondamentali, limitando tutte quelle norme che vanno a toccare il diritto fondamentale. Le intercettazioni…E mi si consenta, io ascolto sempre con grande interesse le argomentazioni del MoVimento 5 Stelle e ho sentito anche le argomentazioni nella parte finale degli interventi che riguardano gli ordini del giorno. Vorrei sapere dal MoVimento 5 Stelle: quando ci sono state 33 intercettazioni del senatore Scarpinato, io rivendico, avendo una posizione sempre uguale, di dire che la pubblicazione di quelle 33 intercettazioni sono state un atto ignobile. Esattamente come ignobili sono state le intercettazioni pubblicate sui giornali di tantissime altre persone. Chi però è andato avanti per una vita dicendo “intercettateci tutti”, non può adesso nella Giunta del Senato - io lo posso fare, non lo potete fare voi - dire che quelle intercettazioni non possono essere utilizzate dalla Commissione antimafia (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) perché sono in violazione del diritto costituzionale del senatore Scarpinato, che doveva avere l'autorizzazione del Senato. Io lo posso dire, perché l'ho detto in altre 50.000 situazioni che riguardassero il MoVimento 5 Stelle, Forza Italia, Fratelli d'Italia, che su queste cose non è molto diversa in termini di impostazione dal Movimento 5 Stelle. Non lo potete dire voi. Non potete continuare, qui, ad indicare l'etica e la morale, e quando poi le cose riguardano voi vi scordate l'etica e la morale che avete professato e difendete quello che avete attaccato fino al giorno prima.
Perché, se parliamo della Costituzione, appunto, dell'articolo 15, la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili. Per limitare quel diritto fondamentale occorre un atto motivato dell'autorità giudiziaria che sia rispettoso delle garanzie stabilite dalla legge.
Queste garanzie normative, proprio perché derogatorie rispetto ad un così forte principio costituzionale - l'inviolabilità -, non potrebbero mai essere governate dal principio della utilità. Certo, che ascoltare persone sospette di commettere reati torna utile agli investigatori, ma poiché questo di per sé ovvio interesse confligge con un diritto di libertà della persona di primario rango costituzionale, quell'interesse alla sicurezza e al perseguimento dei reati dovrà necessariamente essere assistito da una tutela affievolita rispetto al primo.
Coloro che tifano per la sicurezza come interesse sociale primario, occorre che se ne facciano una ragione, perché l'interesse primario è quello stabilito dalla Costituzione, e ci sono dei limiti di legge. E siccome stiamo facendo una legge, noi siamo assolutamente favorevoli a che ci siano dei limiti alle intercettazioni, con tutte le deroghe possibili e immaginabili. Perché poi, quando si parla di intercettazione e, quindi, del doveroso bilanciamento, noi sappiamo che le intercettazioni dovrebbero, in linea di massima, esserci quando ci sono gravi indizi di reato. Ormai le indagini si fanno soltanto sulla base delle intercettazioni. Tutti gli interventi che avete fatto oggi sono a dimostrare che l'unico, essenziale elemento per un'indagine sono le intercettazioni, dimenticando che, se andiamo a considerare il pacco di intercettazioni che finiscono sui giornali, con le condanne mediatiche e via dicendo, che poi risultano assolutamente buttate al vento perché mettono in evidenza situazioni che si dimostrano non riferite a colpevolezza degli indagati, voi vi rendete conto che il bilanciamento è anche tra il danno procurato nei confronti di tanta gente che finisce massacrata nei processi mediatici e che, poi, magari, viene assolta. Non so se l'avete visto, ma Sky sta trasmettendo - perlomeno io l'ho visto - in questo periodo un bellissimo reportage che riguarda un calciatore della Juventus, che si chiama Michele Padovano, che racconta, in una maniera incredibilmente drammatica, ma autentica, quello che può accadere sulla base di un'intercettazione, per esempio. E che cosa raccontiamo ai tanti Padovano? E non sto citando qualcuno che potrei citare, che ha avuto molto peggio di Padovano, sotto un certo punto di vista. Cosa raccontiamo a quelli? E, colleghi che ci tenete così tanto, giustamente, alla tutela di determinati reati, che cosa raccontiamo a quelle centinaia, migliaia di persone che, di volta in volta, vengono intercettate senza essere neanche indagate e che, però, finiscono sui giornali e sono condannate mediaticamente, come se avessero commesso dei reati?
Abbiamo, oggi, ricordato un nostro collega, Mimmo Luca'. Ecco, Mimmo Luca' è figlio esattamente di una intercettazione, sulla base della quale si era riscontrato, si voleva riscontrare, che fosse connivente con la 'ndrangheta per rimediare dei voti alle primarie di Torino per l'onorevole Fassino. Ovviamente era assolutamente estraneo a tutto. Fu interrogato anche dal giudice Caselli e, senza neanche tante scuse, la sua vicenda finì nel dimenticatoio, peccato dopo qualche mese o qualche anno in cui, invece, era stato massacrato sui giornali.
PRESIDENTE. Concluda.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Ho finito? Ho finito il tempo, benissimo. Mi basta quello che ho detto, signor Presidente.
Io non so se alla collega D'Orso, quando parla al mercato, dicono se hanno il problema delle bollette. Purtroppo, spesso e volentieri, succede che chi ha il problema delle bollette ha anche il problema delle intercettazioni, perché non è che le due cose si escludono. È vero che ci sono tante persone che hanno il problema delle bollette - ci mancherebbe altro, abbiamo tanti problemi, ci mancherebbe altro -, però ci sono anche tante persone che, forse non scrivono a voi, ma io vi garantisco che ricevo ogni giorno lettere, e-mail, di persone che subiscono il danno di vita, di vite massacrate da intercettazioni a strascico, illegali.
Poi - lo dico ai colleghi della maggioranza -, sarà arrivato anche il momento di capire chi ha autorizzato le intercettazioni dei giornalisti; chi ha autorizzato le informative della Banca d'Italia preventive, che hanno colpito tante persone; chi sta creando o sta ulteriormente rodando un sistema che ormai è sempre più invasivo, a mio avviso - e lo dico e me ne assumo la responsabilità -, più per procurarsi elementi di ricatto nei confronti di una classe dirigente che, magari, vuole fare delle riforme, piuttosto che semplicemente per togliersi il vezzo di sapere che cosa fa Giachetti…
PRESIDENTE. Onorevole, concluda per favore.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). …piuttosto che D'Attis, e chiudo, signor Presidente. E, allora, con tutto il rispetto e con rispetto assoluto di tutte le preoccupazioni di cui avete parlato, vi pregherei di non dimenticare quello che è successo il 22 dicembre del 1947, cioè l'approvazione della Costituzione, che deve primeggiare rispetto a qualunque legge, a qualunque normativa e a qualunque scelta. Basti pensare quale strame abbiamo fatto con la custodia cautelare, che doveva essere una misura assolutamente - ho finito, Presidente - ristretta e motivata e che è diventata, invece, quello che, normalmente, i pubblici ministeri e chi si trova ad indagare utilizza per sbattere la gente in galera - ne parleremo domani - e, infatti, le galere scoppiano (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Anzitutto, vorrei fugare da subito qualsiasi dubbio rispetto alla posizione di Alleanza Verdi e Sinistra. Noi non saremmo stati contrari a una riforma del regime delle intercettazioni, pur riconoscendo l'indispensabilità delle intercettazioni come strumento di ricerca della prova, perché, ovviamente, tutti siamo contrari agli abusi, gli abusi sono inaccettabili. E dobbiamo sempre tenere a mente i principi costituzionali come faro, nella massima considerazione il diritto alla libertà personale, il diritto alla riservatezza.
Quindi, non è sbagliato il fatto di pensare di porre un termine rispetto a quanto, invece, ad oggi era previsto dalla normativa, così come non è sbagliata una specifica e precisa motivazione. Tuttavia, quello che noi contestiamo - ed è il motivo per il quale come Alleanza Verdi e Sinistra voteremo contro -, invece, è il come è stato fatto, sia in termini di durata massima delle intercettazioni sia anche rispetto alle modalità di motivazione, e adesso spiegherò. Qui si è andati davvero oltre, il Governo è andato oltre, secondo me non ha trovato il giusto equilibrio. Quindi, magari, negli intenti una riforma ci avrebbe anche trovato d'accordo, ma assolutamente no per come, in realtà, poi, è stata elaborata.
Anzitutto il termine: 45 giorni. Ma ce l'hanno detto tutti, è impossibile davvero pensare di riuscire a rendere efficace come strumento di ricerca della prova con un termine così stringente. Non esiste in altri Paesi democratici, anche in Europa, un termine così breve. Motivo per il quale noi, con degli emendamenti in Commissione - ma già al Senato - e in Aula, avevamo proposto minimo 90, 120, 180 giorni come durata complessiva delle intercettazioni. Quindi, anzitutto, il termine, troppo stringente che, oggettivamente - ed è questo il grosso problema -, andrà a compromettere il risultato, poi, delle indagini. La seconda questione. Io sono d'accordo, per onestà intellettuale, onestà politica e giuridica, ha ragione il Vice Ministro quando dice che il termine è di 45 giorni e, poi, c'è un “salvo”. Andiamo a leggere bene, però, come verrà e potrà essere applicato concretamente quel “salvo”: salvo che “l'assoluta indispensabilità”. Anzitutto, non diciamo “l'indispensabilità”, ma “l'assoluta”; poi si utilizzano altri termini: “sia giustificata dall'emergere di elementi specifici e concreti”. Quindi, “assoluta indispensabilità” e “elementi specifici e concreti”: cioè, avete ristretto talmente il campo, strozzandolo, che io immagino che qualsiasi avvocato tenterà, a fronte di una proroga, di fare ricorso e, probabilmente, lo vincerà e, quindi, renderà inutilizzabili quelle intercettazioni, rendendole quindi illegittime, quelle superiori ai 45 giorni.
Quindi, il problema sta proprio qui. Di base, i 45 giorni già non andavano bene; doveva essere un termine più elevato. E, comunque, anche nelle proroghe, per quanto riguarda le espressioni utilizzate - stiamo parlando di legge, stiamo parlando di termini strettamente giuridici, che vanno inseriti nel codice di procedura penale, quindi, chiaramente ogni termine ha un suo valore specifico -, rispetto all'espressione “assoluta indispensabilità”, perché avete avuto bisogno di mettere “assoluta” e non semplicemente “indispensabilità”? “Specifici e concreti”. Sulla motivazione: siamo tutti d'accordo che debba esserci una motivazione, come dicevo prima.
E poi l'altra questione che abbiamo cercato di evidenziare negli interventi in Aula. Ben venga, ho accolto la riformulazione dell'ordine del giorno, come quello di maggioranza, rispetto ai reati - a dire il vero non tutti, noi chiedevamo un catalogo di reati più ampio, però è comunque un passo in avanti, lo riconosco, da parte del Governo - però io auspico, quindi mi rivolgo per suo tramite Presidente al Vice Ministro, che questo ordine del giorno venga attuato non dopodomani, ma già da domani - ok? -, nel primo, non nel secondo, ma nel primo provvedimento in materia di giustizia, proprio per dimostrare l'impegno, la volontà e la credibilità; altrimenti chiaramente questo credito che si dà in questo caso specifico poi non verrà ripagato successivamente. Ecco, quindi, “tutti i reati”; noi avremmo voluto che ciò si realizzasse attraverso un emendamento, in modo che entrasse direttamente, in modo dispositivo, in questo disegno di legge; non avrebbe risolto i problemi che abbiamo, che sto evidenziando, ma, comunque sia, sarebbe stato almeno un passo in avanti.
Tutta questa fretta non ce la vedo: perché approvare oggi, il giorno della festa del papà, a mezzanotte, questo ddl intercettazioni? Non lo so, si poteva anche prendere un mese di tempo in più e arrivare a un passaggio al Senato con quella modifica e avremmo già tutti quanti risolto almeno una criticità che, da quello che ho capito, è sentita da tutti.
Quindi, è sulla base di queste considerazioni che - ribadisco - come AVS non saremmo stati contrari a una riforma, perché, comunque sia, il faro devono rimanere - giustamente, lo diceva il collega Giachetti poco fa -, nella nostra Costituzione, la libertà personale, la riservatezza personale, però c'è il “come” è stato fatto da parte del Governo e della maggioranza, con un termine troppo stringente e che comunque, anche laddove c'è una motivazione, davvero si restringe il campo con questa possibilità di proroghe in maniera eccessiva, quindi a mio parere anche difficilmente realizzabile. Mi sbaglierò, meglio così, ma temo che, in realtà, avverrà in questo modo: a fronte di qualsiasi proroga oltre i 45 giorni complessivi, ogni avvocato - ma perché non dovrebbe farlo ogni avvocato? -, nello svolgimento della sua libera professione, farà ricorso (e probabilmente al 99 per cento la vincerà). E questo è il grosso problema, oltre alla questione - come dicevo - di un catalogo di reati, come già è previsto per la criminalità organizzata, i reati gravi come quelli relativi al codice rosso che avremmo voluto vedere già direttamente all'interno di questo testo e non come ordine del giorno.
Per i motivi che ho esposto, dichiaro il voto contrario su questo provvedimento da parte di Alleanza Verdi e Sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessio. Ne ha facoltà.
ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Cercherò di essere piuttosto sintetico per argomentare il nostro orientarci verso il voto di astensione. Perché? Perché è una di quelle occasioni perse, a nostro avviso, ma lo dico con la serenità che dovrebbe caratterizzare il percorso legislativo su determinati temi come questo. Stiamo parlando dell'efficienza della giustizia, della ricerca della migliore soluzione per rendere la macchina della giustizia efficiente, giusta, equa.
Dividersi sul modo di individuare la migliore soluzione per il bene del Paese, sì, anche con toni aspri, purché naturalmente composti e corretti. Quello che è brutto è vedere, invece, il Parlamento dividersi, accusandosi reciprocamente di essere balordi, perché non si perseguono finalità in linea con il bene del Paese. A volte, c'è semplicemente un modo diverso di impostare una soluzione a un problema o a una tematica, forse solo in buona fede, anzi quasi sempre in buona fede.
Allora, quando ci sono - come nel caso che ci occupa, e succede quasi sempre, per la verità - molti interessi in gioco, la capacità del legislatore deve essere quella di trovare il giusto punto di equilibrio, cioè il punto virtuoso della sintesi tra i valori dell'ordinamento, tutti meritevoli di tutela, ma per i quali occorre avere la capacità di coniugare le varie spinte di difesa degli stessi. Quindi, l'equilibrio e il buon senso devono guidare il percorso verso la soluzione migliore.
In questo provvedimento, quali sono interessi in gioco? Innanzitutto la privacy, è vero, in primo luogo, la riservatezza, poi la certezza dei tempi processuali, ma ovviamente anche l'efficacia delle indagini, la necessità di garantire a chi deve effettuare le indagini gli strumenti per esercitare quel ruolo, e quindi garantire l'effettività dell'azione penale e tutto quello che ne deriva.
Noi, in linea di principio, siamo - lo eravamo e lo siamo - dell'idea di perimetrare un regime temporale per le intercettazioni. Il problema è quello della eccessiva compressione: i 45 giorni, secondo noi, sono effettivamente pochi come principio generale. È vero: poi c'è la possibilità di una proroga, però stretta - come diceva il collega Dori -, strozzata da quei paletti, quelle condizioni che probabilmente renderanno quasi sempre inutilizzabile una proroga. Quarantacinque giorni, a nostro avviso, sono pochi, soprattutto per certi tipi di reato che postulano la necessità di un percorso di indagine più lungo. La comparazione - mi hanno preceduto alcuni colleghi nei loro interventi - con gli altri Paesi europei è penalizzante sotto questo profilo. Non è che uno debba guardare le legislazioni di altri Paesi come guida, ma la comparazione è sempre un esercizio utile per produrre un provvedimento legislativo equilibrato. Saremmo, probabilmente, la legislazione penale con un termine più ristretto rispetto agli altri sul panorama europeo dei Paesi che ci rassomigliano come impostazione, come civiltà, come storia.
Altra chiusura che c'è stata da parte del Governo è quella di inserire altri tipi di reato che hanno la pericolosità sociale tale da dover automaticamente immaginare un percorso di indagini più ampio con le intercettazioni. Ripeto: tutto questo in un quadro di assoluto favor da parte nostra del perimetro delle intercettazioni che non possono essere ampie o senza una perimetrazione temporale. Tuttavia, questo discorso dei 45 giorni e il fatto di non aver inserito determinati reati, che pure avevano la pericolosità sociale per essere inseriti in un percorso più ampio, onestamente ci hanno amareggiato.
E poi - mi avvio alle conclusioni, Presidente - vi è il solito schema che marginalizza e lascia il dibattito parlamentare come qualcosa di asfittico che traduce il ruolo e l'esercizio dell'attività parlamentare in un dibattito che diventa curva sud e curva nord; in questo, c'è un debordare, rispetto alla compostezza che a volte deve caratterizzare l'esprimere le nostre opinioni.
Però, oggettivamente, quando il Governo stesso si rende conto di aver chiuso su alcuni reati che andavano inseriti, e quando la stessa maggioranza, nell'esprimere alcuni ordini del giorno - come il n. 1, che ormai è diventato famoso, a firma Bisa ed altri -, si rende conto che probabilmente un percorso di apertura e di ascolto maggiore della dinamica parlamentare avrebbe portato a un risultato più ampio e magari a una maggioranza più importante; chiudere il dibattito parlamentare, strozzare il dibattito per renderlo un esercizio semplicemente retorico, dialettico e basta, rinviando alla eventuale concretizzazione di ordini del giorno a venire, è una metodologia che stiamo adottando di continuo e che, naturalmente, va rivista.
Per tutte queste ragioni, noi voteremo astensione su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Anche io ho poche riflessioni, ma credo che siano utili per il lavoro di quest'Aula. Le intercettazioni sono sicuramente un mezzo di ricerca della prova e consistono, appunto, nell'acquisizione della cognizione della comunicazione tra più persone e, come sappiamo, possono esserci vari tipi di intercettazioni - tra soggetti distanti, tra soggetti vicini - e sono quella tipica attività che trova la sua naturale collocazione nel corso delle indagini cosiddette temporali.
Oggi la disciplina vigente prevede la durata di 15 giorni per le intercettazioni, con la possibilità di una proroga praticamente indefinita che, nel caso di reati, appunto, di cui all'articolo 407 del codice di procedura penale, possono durare addirittura fino a due anni. Due anni di intercettazioni ma, in realtà, sono due anni che non solo limitano la privacy dell'individuo e soprattutto di chi viene in contatto con lui, ma che hanno anche un costo che molte volte si dimostra un costo inutile e notevole per le casse dello Stato.
Quindi, partendo da questo presupposto, che le intercettazioni sono uno strumento fondamentale per le indagini - anzi, possiamo dire anche, in alcuni casi, essenziale - non possiamo non notare che questo strumento, nel corso del tempo, ha richiesto l'intervento del legislatore al fine di mantenere l'equilibrio tra le esigenze del contrasto alla criminalità e, appunto, la tutela della privacy dei cittadini. Quindi, noi riscontriamo, sia da fatti di cronaca sia anche da fatti noti all'autorità giudiziaria, che alcuni casi di gestione sono difformi da questi strumenti di captazione informatica o di problematiche di sicurezza all'accesso e, ancora, la disponibilità di dati intercettati su sistemi estranei.
Non possiamo quindi, signor Presidente, non sottolineare come gli strumenti utilizzati per le intercettazioni, nonché, appunto, tutte le leggi che le regolamentano, si siano trovati nel corso del tempo decisamente indietro rispetto a quella velocità tecnologica con cui si muove la criminalità, soprattutto la criminalità organizzata, capace oggi di utilizzare mezzi che eludono le intercettazioni e rendono questo strumento utile in realtà vano. Io credo che da legislatori responsabili, quali io credo che siamo, non possiamo permettersi che questo importante strumento diventi uno strumento inutile, ma abbiamo il compito di renderlo più efficiente minimizzando i costi a carico dello Stato e tutelando però, allo stesso tempo, quel diritto fondamentale alla libertà della corrispondenza che è sancito - voglio ricordarlo - dalla nostra Costituzione all'articolo 15 e, quindi, alla tutela della privacy di ogni individuo.
Per questo motivo, sin dal primo giorno questo Governo, attraverso il Ministro Nordio, ha posto l'accento sulla necessità di rendere il sistema delle intercettazioni tecnologicamente più avanzato rispetto a quanto usato dalla criminalità e si è mosso proprio per regolare la disciplina delle intercettazioni attraverso la legge n. 114 del 2024, che all'articolo 2 reca modifiche in materia di intercettazioni, allo scopo proprio di assicurare una maggiore tutela al terzo estraneo al procedimento rispetto alla circolazione delle comunicazioni intercettate. Troppe volte noi leggiamo intercettazioni che servono più a spiare dal buco della serratura (Applausi dei deputati dei gruppi Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) di fatti privati che non a colpire o a seguire indagini.
Presidente, io non dico nulla di nuovo se affermo che, in maniera discutibile, molti indagati hanno scoperto di essere indagati direttamente dalle intercettazioni pubblicate indebitamente nelle pagine di cronaca, per poi magari vedere concludere questo processo dopo anni con una assoluzione, ma una assoluzione che ha trascinato con sé tutti i soggetti terzi intercettati che sono stati ingiustamente ascoltati per anni.
Quindi - concludendo - questa proposta di legge che ci apprestiamo, appunto, a votare oggi, già approvata dal Senato - voglio ricordarlo - e a prima firma del collega di Forza Italia Zanettin, compie un ulteriore passo avanti, un passo dettato dal buonsenso rispetto alla razionalizzazione dei costi e delle risorse, stabilendo, appunto, un termine di 45 giorni per la durata delle intercettazioni. Per tutti questi motivi, signor Presidente, annuncio il voto favorevole di Noi Moderati (Applausi dei deputati dei gruppi Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pittalis. Ne ha facoltà.
PIETRO PITTALIS (FI-PPE). Grazie, Presidente. Questa maggioranza - e mi sia consentito dirlo in premessa - grazie a Forza Italia è già intervenuta con una prima riforma sulle intercettazioni che ha riguardato il divieto di intercettare i colloqui tra difensori e assistito e ha ampliato il divieto di pubblicazione del contenuto intercettato che non sia riprodotto dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzato nel corso del dibattimento e ciò al fine di rafforzare la tutela soprattutto delle persone estranee al procedimento e di tutelarne la privacy. Una seconda riforma ha riguardato il sequestro degli smartphone e dei supporti informatici e con questa terza riforma si pongono dei limiti temporali alle intercettazioni, un tempo congruo di 45 giorni per le intercettazioni che riguardano i cosiddetti reati di diritto comune che può essere derogato solo in casi di effettiva necessità, senza ostacolare, in alcun modo, l'attività investigativa e senza restringere gli strumenti a disposizione dei magistrati nella lotta alla mafia e al terrorismo.
Si tratta di un intervento che soddisferà le esigenze investigative e, nel contempo, il diritto dell'indagato, costituzionalmente garantito, a difendersi, evitando che i cittadini siano sottoposti a intercettazioni senza fine. Stabilire un tempo congruo di 45 giorni per le intercettazioni che riguardano reati minori significa anche eliminare quella pratica, diffusa da anni, delle intercettazioni usate per mesi e anni alla ricerca del reato che altrimenti non si trova. Si tratta di una riforma, dunque, di stampo liberale che, per la verità, non costituisce una novità nel panorama politico e parlamentare, posto che il provvedimento che oggi è all'esame di quest'Aula sullo specifico tema della durata e dei limiti alla proroga delle intercettazioni, ricalca lo schema sostanzialmente identico a quello contenuto nel disegno di legge del 2007 presentato nella XV legislatura dal Governo Prodi, allora sostenuto dal Partito Democratico e si tratta - lo voglio ricordare ai colleghi del Partito Democratico - della previsione contenuta all'articolo 7, che prevedeva testualmente: “Il decreto del pubblico ministero che dispone l'intercettazione indica le modalità e la durata delle operazioni per un periodo massimo di 15 giorni” - altro che 45 giorni, onorevole Serracchiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)! - “prorogabile dal giudice con decreto motivato in pari misura e per una durata complessiva massima non superiore” - udite, udite - “a tre mesi, qualora permangano i presupposti indicati nel comma 1”.
È lo stesso Presidente del Consiglio di allora, Romano Prodi, intervenendo a Vasto all'incontro nazionale dell'Italia dei Valori, che giustificava l'adozione del provvedimento sulle intercettazioni. Sapete cosa diceva Prodi? “Per fare in modo che non vengano usate come ricatto, per evitare che il marcio non dilaghi”. Questa è la storia e oggi, voi colleghi della sinistra, vi opponete a quelle stesse proposte che avevate allora valutato utili e necessarie ma che vi rimangiate, forse perché dipendete moltissimo dagli umori dell'Associazione nazionale magistrati o, forse, perché dovete stare al traino di forze illiberali alle quali evidentemente poco importa porsi il tema della compromissione dei diritti della persona e, in particolare, del diritto sancito all'articolo 15 della Costituzione, oltre che da molteplici direttive europee, alla riservatezza delle comunicazioni.
Dunque, se il problema se lo poneva già oltre 15 anni fa il Governo Prodi e lo stesso Partito Democratico, non vedo cosa ci sia di tanto scandaloso in questa proposta di legge presentata da Forza Italia e già approvata al Senato, che si propone non già, come falsamente ho sentito dire dai banchi delle opposizioni, di abolire questo importante strumento utile alle indagini quale mezzo di ricerca della prova, ma - e questa è la ratio del provvedimento - di trovare il giusto punto di equilibrio tra le esigenze investigative e il sacrificio di diritti costituzionalmente tutelati. Con questo provvedimento diciamo basta alle intercettazioni inammissibilmente utilizzate come mezzo di ricerca del reato; diciamo basta alle motivazioni per relationem; basta alle motivazioni apparenti. Noi riteniamo che sia necessario uno sforzo in più: spiegare esattamente perché la proroga dei termini è necessaria ed indispensabile.
E allora, cosa cambia questa norma? Cambia che, dopo i 45 giorni, la proroga delle intercettazioni è comunque consentita. Perché dovete mistificare i dati della realtà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)? Perché dovete dire falsamente cose che non sono scritte nel testo che oggi approviamo? Noi chiediamo che la proroga debba essere specificatamente motivata sulla base di quello che è stato acquisito nelle varie investigazioni, evitando le proroghe sine die per effetto dei cosiddetti stamponi fra pubblico ministero e giudice per le indagini preliminari: proroghe di fatto automatiche, reiterate, di cui, per esperienza - io vorrei che alcuni andassero nei tribunali e li frequentassero per sapere cosa succede nella realtà - sono farciti i fascicoli processuali giacenti nei nostri tribunali. Dicevo, per esperienza, che è noto a chi li frequenta che nelle procure e negli uffici del GIP esiste addirittura lo stampato per le proroghe, esiste lo stampato per chiederle e lo stampato per concederle. Noi chiediamo, invece, che le proroghe siano giustificate dall'emergere di elementi specifici e concreti, che devono essere oggetto di espressa motivazione. E dove, se non nella motivazione del GIP, dar conto delle ragioni per le quali il controllo viene disposto e dei motivi che ne fanno ritenere prevedibile un positivo risultato nella prosecuzione delle intercettazioni? E come ho detto - e ritengo utile ribadirlo ancora una volta - ciò che si vuole non è impedire ai magistrati di fare indagini, bensì evitare le proroghe sine die per effetto degli automatismi collaudati nel rapporto pubblico ministero-giudice per le indagini preliminari.
Le proroghe, dunque, ci saranno, verranno concesse, ma saranno giustificate dall'emergere di elementi concreti e dovranno essere oggetto di specifica motivazione. Le intercettazioni telefoniche possono essere, dunque, disposte entro una cornice temporale ben determinata, perché, se dopo una stringente attività della magistratura inquirente non emergono indizi tali da poter determinare una proroga delle intercettazioni, è normale che non si possa ad libitum invadere la sfera privata e costituzionalmente garantita del cittadino. La Costituzione italiana - quella che avete giustamente richiamato anche nella giornata odierna -, nel proclamare come inviolabili la libertà e la segretezza di ogni forma di comunicazione, prevede esplicitamente che la loro limitazione possa avvenire solo per atto motivato dell'autorità giudiziaria con le garanzie previste dalla legge. E dunque, da cittadino, da avvocato, da convinto liberale, mi chiedo per quale motivo, per quale ragione tecnica, continuare a intercettare se non è emerso nulla, se non ci sono elementi specifici e concreti.
Sgombriamo, poi, il campo da ulteriori strumentali quanto false argomentazioni, sostenute con vigore dalle opposizioni. Sfatiamo, in particolare, una mistificazione mediatica. I limiti delle intercettazioni che proponiamo non riguardano i reati più gravi, come abbiamo già detto, di mafia e terrorismo e le fattispecie più gravi. Terrorismo e mafia sono reati gravissimi. Certamente Forza Italia non ha mai avuto nessuna intenzione di restringere gli strumenti a disposizione dei magistrati per combatterli. Tra i reati per i quali occorrerà prevedere una deroga, verranno inclusi nel primo provvedimento utile, che verrà adottato da questo Parlamento, anche lo stalking, la violenza domestica e quella di genere, come preannunciato nell'ordine del giorno a firma Bisa e tutta la maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). E allora, anche qui, colleghe e colleghi del MoVimento 5 Stelle, è inutile rappresentare falsamente una realtà, come se vi fosse una sorta di abdicazione da parte dello Stato e, quindi, di questa maggioranza dal perseguire reati così gravi. I reati possono essere sottoposti ai normali strumenti di investigazione, come lo è tutt'oggi e, dunque, non vedo che cosa influisca, che cosa interferisca nell'accertamento e nelle indagini.
PRESIDENTE. Concluda.
PIETRO PITTALIS (FI-PPE). E allora, in conclusione, signor Presidente, questa legge rappresenta un passo ulteriore verso un Paese più rispettoso delle libertà dei propri cittadini. Sono punti dai quali noi di Forza Italia non intendiamo retrocedere minimamente, continueremo nelle nostre battaglie per uno Stato liberale che è l'essenza di una società civile. Oggi Forza Italia e tutto il centrodestra scrivono una importante pagina di civiltà e di buonsenso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Grazie, Presidente. Limitare a 45 giorni le intercettazioni significa impedire le indagini, impedire le indagini per gravi delitti. Non si può andare oltre nelle intercettazioni se non emergono elementi specifici e concreti. Quindi, si dicono bugie quando si afferma che si può andare oltre i 45 giorni. No, si può andare solo quando ricorrono elementi specifici e concreti, vale a dire elementi che si riferiscono direttamente e immediatamente al reato, il che è totalmente diverso da quel che, invece, un'indagine richiede. Questa legge è una tagliola per le indagini, una tagliola che annulla l'effettivo contrasto ai reati del codice rosso, annulla quella corsia efficace introdotta nel 2018 dal MoVimento 5 Stelle per contrastare i maltrattamenti in famiglia, lo stalking, la violenza sessuale, la violenza sessuale di gruppo, prevenire gli omicidi, gli sfregi permanenti, le gravissime lesioni di cui sono state e continuano ad essere vittime le donne. Questi fatti richiedono indagini adeguate, a volte un vero e proprio monitoraggio delle persone denunciate. Ciò è indispensabile per proteggere le potenziali vittime. Questi reati impongono intercettazioni protratte nel tempo, perché i risultati non emergono immediatamente, a volte mancano per mesi e, poi, dopo un prolungato e ininterrotto impegno investigativo, consentono l'acquisizione della prova utile a fotografare l'intera evoluzione dei rapporti di violenza nelle coppie, nelle famiglie o a ricostruire le violenze sessuali di gruppo o le violenze sessuali, identificare gli autori. correi di omicidi o di altri gravi reati. È un lavoro faticoso e paziente che non può ridursi ad un periodo così breve. Pensate ai maltrattamenti nelle scuole materne: sono commessi nei confronti di bambini che non hanno capacità di denunzia e hanno paura; i maltrattamenti nelle case per anziani, donne e uomini fragili, anch'essi impauriti, a volte terrorizzati, che non hanno voce.
Questi reati si rivelano solo con le intercettazioni, intercettazioni prolungate nel tempo, ben oltre i 45 giorni. Puntualmente avviene che nelle scuole, nei luoghi di cura, nelle residenze per anziani, il personale interno percepisca la presentazione di denunce. Ne consegue un periodo di sospensione delle violenze che nel primo periodo di intercettazione, quindi, non vengono rilevate, ma poi riprendono e quando riprendono? Con la nuova legge riprenderanno quando ormai le intercettazioni saranno concluse per non aver dato il risultato nei primi 45 giorni. Questo è gravissimo, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È inaccettabile, è il via libera alle violenze e a tutti i reati gravi, senza possibilità di acquisire elementi utili. Altrettanto avviene nello stalking: una donna denuncia e gli atti persecutori si fermano.
A volte l'autore del reato si allontana, non si fa più vedere, poi torna e riprendono, creando ansia, persecuzione, morte. Ma la Polizia giudiziaria e la magistratura applicano la legge. Ormai l'intercettazione è conclusa, e i nuovi elementi non sono emersi. La vittima di gravi delitti, soprattutto quelli di codice rosso, ha enormi difficoltà psicologiche a denunciare. Dopo questa legge, non si ripresenterà mai più a denunciare quando saprà che le intercettazioni sono state concluse dopo appena 45 giorni. Immaginiamo se dopo questa legge possa mai riprendere a denunciare, una persona così psicologicamente ammazzata già dalle persecuzioni, da questi atti violenti. Voi scoraggiate le denunce e abolite gli unici strumenti utili per ricercare le prove e individuare i colpevoli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
L'intercettazione, soprattutto nelle indagini di omicidio o sui gravi delitti, serve a monitorare l'indagato, conoscerne le abitudini, i suoi rapporti, le sue frequentazioni, rendere più chiaro il complessivo quadro relazionale, acquisire elementi utili a ricostruire interi contesti ambientali, esigenze personali o familiari. Elementi, cioè, che saranno indispensabili per supportare il movente, la causale, o per smontare un alibi, o per supportare la ricostruzione accusatoria o smantellare quella difensiva.
Proprio qualche giorno fa, l'8 marzo, il Consiglio dei ministri ha fatto l'ennesima propaganda, ipocrita, sull'introduzione del delitto di femminicidio. Propagandate iniziative sul delitto di femminicidio ma impedite le indagini su questi delitti e su tutti gli altri gravissimi delitti. Togliete gli strumenti per prevenire e contrastare i reati di codice rosso, come per tutti i reati gravi che non saranno più perseguibili.
Noi ci chiediamo da che parte state. Siete dalla parte di chi subisce la violenza o dalla parte di chi la commette (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Con questa legge dimostrate di essere dalla parte di chi la commette. Votate questa legge e poi vi sentirete responsabili di fronte alle donne violentate, uccise e di fronte ad un sistema di illegalità che diviene sempre più potente e diffuso. Gli elettori stanno riflettendo sui guasti al nostro sistema di legalità che voi state determinando, distruggendolo. La sicurezza si sta riducendo giorno dopo giorno per le vostre leggi criminogene. State allestendo un sistema che non protegge le vittime dei reati ma la criminalità. La criminalità violenta e aguzzina fatta di estorsori, rapinatori, spacciatori di droga, trafficanti di armi, omicidi, stupratori, violentatori, stalker. Dopo 45 giorni non potrà più essere oggetto di intercettazione l'autore di questi reati, solo perché, nei primi 45 giorni, non sono emersi elementi specifici e concreti, e questo è assurdo per un Paese come il nostro. E sono stati i magistrati auditi a riferire che, nella quasi totalità delle indagini gravi e complesse, gli elementi indiziari emergono dopo mesi di intercettazione. Maggioranza e Governo vogliono l'assoluta confusione e l'impunità per i reati dei colletti bianchi. E, per garantire a costoro l'impunità, si muovono sotto una falsa giustificazione garantista. Questa legge non tutela il diritto alla riservatezza perché questo diritto è già tutelato. Oggi, è esclusa la trascrizione delle conversazioni personali che non hanno rilevanza penale, quindi non occorre questa legge. È chiaro che questa maggioranza e questo Governo vogliono separare il pubblico ministero dal giudice. Sospettavamo che questa maggioranza e questo Governo volessero ostacolare le funzioni del pubblico ministero per poi poterle più facilmente controllare, ma qui abbiamo la prova che si vuole immobilizzare il pubblico ministero impedendogli le indagini ed un progetto investigativo. Così si agevolano i reati e si coltiva l'illegalità nel nostro Paese. L'intervento legislativo comprime le indagini e riduce la tutela delle vittime di delitti, anche gravissimi. Il Governo e la maggioranza non hanno alcun rispetto per le sofferenze delle vittime dei reati, e non proteggono le vittime e i familiari delle vittime dei reati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Quanti comportamenti nefasti ha tenuto questo Governo e questa maggioranza: hanno cancellato il reato d'abuso d'ufficio, ridimensionato il reato di traffico di influenze, minato lo strumento delle intercettazioni, reintrodotto l'istituto della prescrizione dei reati, mantenuto la procedibilità a querela di numerosi reati - anche gravi - mentre non hanno toccato i reati bagatellari, quelli che avrebbero potuto razionalizzare il lavoro delle procure; introdotto l'obbligo dell'interrogatorio prima dell'esecuzione della misura cautelare personale, con ciò esponendo le vittime di reati, anche gravi, a rischio di vendette e ritorsioni; ridotto la responsabilità erariale, in costanza degli appalti e delle decisioni amministrative di attuazione del PNRR; eliminato la disciplina speciale sui benefici penitenziari per i condannati per corruzione; soppresso le inconferibilità e incompatibilità degli incarichi apicali, regionali e comunali, per coloro che hanno ricoperto incarichi elettivi, regionali e comunali; stanno consumando l'indebolimento della funzione giurisdizionale della Corte dei conti; non danno esecuzione al mandato d'arresto della Corte penale internazionale per crimini di guerra e contro l'umanità nei confronti del generale libico Almasri, pur avendo la Meloni affermato di dare la caccia ai trafficanti sull'intero globo terracqueo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); blindano il Sottosegretario Delmastro, condannato per rivelazione di atti riservati, utilizzati per attaccare l'opposizione con gravi accuse; proteggono e tutelano la Ministra Santanchè, rinviata a giudizio per false comunicazioni, Ministra, anche, sottoposta a procedimento penale per reati di truffa, in relazione a contributi di Stato. E in questo clima, con naturalezza, c'è chi afferma che è inutile l'ANAC.
Ma che Paese è questo? Una volta guardavamo a chi si comportava in questo modo, definendolo un Paese del Sud America. Oggi possiamo dire che questa è l'Italia, l'avete trasformata! Dov'è lo Stato di diritto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Voi della maggioranza date un segnale chiaro a mafia, camorra, 'ndrangheta, al sistema della corruzione, ai violenti, agli omicidi, agli stupratori. I cattivi, per voi, sono i magistrati e gli appartenenti alle forze di Polizia che svolgono le indagini. Cattivi sono quelli che si oppongono alle vostre leggi. Avete lanciato un messaggio chiarissimo: è inutile la legalità in questo Paese! Chi vuole la legalità è un urlatore del Movimento 5 Stelle e noi siamo orgogliosi di urlare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) contro le illegalità di questo Governo, contro le bugie che diffondete quotidianamente. Vi contrasteremo sempre in quest'opera di smantellamento del sistema dell'anticorruzione, dell'antimafia e di contrasto all'illegalità. Non ci stancheremo mai di contrastarvi, mentre voi continuate a stare in silenzio, noi non saremo mai in silenzio perché il silenzio lo vuole la mafia. Noi parleremo sempre, ci opporremo sempre alle illegalità e denunceremo…
PRESIDENTE. Concluda.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). … all'opinione pubblica le vostre leggi criminogene. Impediremo ciò che state facendo sempre (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bisa. Ne ha facoltà.
INGRID BISA (LEGA). Grazie, Presidente. Vice Ministro Sisto, onorevoli colleghi, il provvedimento in esame in materia di intercettazioni va a modificare l'articolo 267 del codice di procedura penale, aggiungendo un ulteriore periodo all'attuale articolo. Viene introdotto un limite di durata complessiva per operazioni captative non superiore a 45 giorni, salvo che l'assoluta indispensabilità delle operazioni per una durata superiore sia giustificata dall'emergenza di elementi specifici e concreti, che devono essere oggetto di espressa motivazione da parte del giudice per le indagini preliminari.
Ricordo che l'attuale e vigente articolo 267 del codice di procedura penale disciplina i presupposti e le forme del decreto di autorizzazione delle operazioni captative. Oltre ai presupposti, in presenza dei quali può essere disposta l'intercettazione, le condizioni che legittimano la richiesta sono, ai sensi del primo comma, dell'articolo 267, la sussistenza di gravi indizi di reato e l'indispensabilità delle intercettazioni ai fini della prosecuzione delle indagini.
Ai sensi del comma 3, dell'articolo 267, il decreto del pubblico ministero che dispone l'intercettazione deve indicare le modalità e la durata delle operazioni. La durata non può superare i 15 giorni, ma può essere prorogata dal giudice, con decreto motivato, per i successivi 15 giorni, sempre che permangano i presupposti del provvedimento. A questo comma, pertanto, è stato aggiunto con questo provvedimento che andiamo a votare un nuovo comma. Questo provvedimento è stato pesantemente criticato dalle opposizioni, anche oggi in quest'Aula, perché, a loro dire, renderebbe più difficile le indagini di tipo mafioso, limitandone l'attività di indagine. Questo non è, assolutamente, vero.
Le modifiche apportate dalla proposta di legge sono volte a chiarire che il limite di durata complessiva delle operazioni captative non trova applicazione con riguardo ai procedimenti per i delitti di criminalità organizzata e di terrorismo per i quali si applica la disciplina dettata dall'articolo 13 del decreto-legge n. 152.
È opportuno ricordare all'Aula che l'articolo 13 del decreto-legge n. 152 del 1991 reca una deroga alla disciplina contenuta nell'articolo 267 del codice di procedura penale sopra descritto, stabilendo un allargamento delle possibilità di ricorso alle intercettazioni per indagini relative a delitti di criminalità organizzata o di minaccia con il mezzo del telefono. In questa ipotesi, infatti, l'autorizzazione all'intercettazione è soggetta a limiti meno stringenti, potendo essere concessa quando sussistono sufficienti indizi di reato, anziché gravi indizi di reato, e quando è necessaria per lo svolgimento delle indagini, anziché assolutamente indispensabile. Nelle stesse ipotesi, le intercettazioni ambientali sono consentite nel domicilio o in altro luogo di privata dimora, anche se non vi è motivo di ritenere che nei luoghi predetti si stia svolgendo l'attività criminosa.
Non capisco quale possa essere l'allarmismo se dopo 45 giorni si introduce non un divieto, non un impedimento, ma semplicemente uno scalino per il quale si deve chiedere al giudice l'onere di giustificare, semplicemente adducendo elementi specifici e concreti con una motivazione.
Quando studiavo all'università diritto costituzionale, uno dei primi principi, ritenuto da sempre cardine nel nostro ordinamento, era ed è - perché la Costituzione non è stata modificata - il bilanciamento di interessi. Come legislatori abbiamo l'assoluta necessità di trovare quel bilanciamento di interessi contrapposti che deve andare a braccetto con l'altro principio, ossia quello di precauzione, che serve a limitare uno dei principi coinvolti in quel bilanciamento per evitare che l'uno arrechi danni eccessivi all'altro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
La Corte costituzionale in più occasioni, con un ragionamento sottile, ha posto l'aggancio costituzionale che porta a condizionare il bilanciamento di interessi per mezzo del principio di precauzione. Il principio di precauzione è strumentale alla più efficace tutela di uno o più principi; impedisce che uno dei termini del bilanciamento venga eccessivamente sacrificato nella tensione contro l'altro. La Costituzione italiana, come le altre Costituzioni democratiche e pluraliste contemporanee, richiede un continuo e vicendevole bilanciamento tra principi e diritti fondamentali, senza pretese di assolutezza per nessuno di essi.
Come legislatori abbiamo, quindi, l'obbligo di bilanciare l'interesse e preservare questo principio di precauzione. A mio avviso, non si dovrebbe nemmeno parlare di bilanciamento di interessi, perché il diritto alla riservatezza è sancito dalla Costituzione all'articolo 15, quindi inserito quale principio nella prima parte della Costituzione stessa; sappiamo che i Padri costituenti hanno numerato per importanza i vari diritti. Dall'altro lato, stiamo parlando di una modifica di una norma del codice di procedura penale, nemmeno di un diritto sostanziale, ma di un principio procedurale. Quindi fonti diverse: la Costituzione, da una parte, e la legge ordinaria, dall'altra. Ma volendo, comunque, fare un bilanciamento di interessi, da una parte, c'è la necessità investigativa di reprimere i reati, ossia un valore costituzionalmente primario, e, dall'altra, il rispetto della privacy, quel diritto alla riservatezza sancito dall'articolo 15 della Costituzione, il rispetto della sfera personalissima del cittadino, un valore, anche esso, costituzionalmente garantito. Privacy che non può essere violata ed attentata per mesi, per anni, alla ricerca di un reato che in altro modo non si trova; dall'altra parte, un mezzo di ricerca della prova - non una prova - previsto nell'articolo 267 del codice di procedura penale.
Quindi, con la proroga che oggi andiamo a votare, dopo i 45 giorni, la medesima proroga delle intercettazioni è comunque consentita - in quest'Aula bisogna dire la verità -, ma deve essere specificatamente motivata sulla base di quello che si è riusciti ad acquisire.
Quindi, vogliamo evitare che ci siano proroghe sine die per effetto di quelli che sono gli automatismi collaudati nel rapporto pubblico ministero-giudice. L'opposizione non dice che non vi è alcuna limitazione nel numero delle proroghe che potranno essere concesse. Non c'è nessun limite temporale. Possiamo andare avanti, se si vuole, se c'è motivazione, se ci sono nuovi elementi, per anni. Ma solo se emergono nuovi elementi e, ovviamente, in presenza di gravi indizi di reato e indispensabilità di quelle intercettazioni mezzo di prova ai fini della prosecuzione delle indagini.
Altro punto. Le opposizioni, per tutto il tempo, sia in Commissione, sia in quest'Aula, hanno continuato a dire e ad accusarci che questa norma vieta le intercettazioni all'interno dei reati sanzionati dal Codice rosso. Ma non è assolutamente così. La norma non pone divieti nemmeno in tale ambito (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). In ogni caso, è stato depositato e approvato dal Governo, con una riformulazione formale, ma non sostanziale, un ordine del giorno, a mia prima firma e firmato da tutta la maggioranza, volto a specificare, ad impegnare il Governo ad una deroga per i reati del cosiddetto Codice rosso, per l'omicidio della vittima di stalking e del suicidio per la vittima di revenge porn.
Per tutti questi motivi, Presidente, il gruppo Lega-Salvini Premier voterà a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Rubo qualche istante per rispondere alle osservazioni di quei gruppi parlamentari che, anziché dedicarsi a difendere il provvedimento, hanno impiegato il loro tempo ad attaccare un partito dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) sulle motivazioni che ha espresso in Commissione e in Aula.
Sostanzialmente, la destra dice di voler difendere questo provvedimento perché, per loro, è davvero esiziale, irrinunciabile, il principio della tutela delle garanzie, la precauzione dei cittadini di fronte all'invadenza del processo penale. È un clamoroso caso di separazione. È la stessa destra che ha previsto un reato, con una pena fino a 6 anni di galera, per chi organizza un raduno musicale abusivo, per il quale sono previste le intercettazioni; che ha previsto reati per qualunque tipo di cosa, anche per l'abbattimento dell'orso marsicano, anche quel comportamento è un reato; e una quarantina di nuovi reati, molti con le intercettazioni. Però, d'improvviso, si accorgono che l'invadenza del processo penale nella sfera dei rapporti sociali può essere problematica. Guarda caso, se ne accorgono per limitare le intercettazioni. Sono assolutamente incoerenti e distonici: dicono una cosa al Senato e, nelle stesse ore, alla Camera, ne fanno un'altra.
Poi dicono: ma il Partito Democratico, in passato, si era espresso a favore della previsione di un termine. Guardate, non c'è bisogno di andare al passato. Basta andare a qualche minuto fa, quando vi abbiamo presentato degli emendamenti che prevedevano un termine alla durata delle intercettazioni, ma che fosse un termine coerente con le esigenze di accertamento dei responsabili dei reati. Ad esempio, vi abbiamo proposto il termine di 90 giorni - lo dico al collega Pittalis, che ha citato le posizioni del Partito Democratico, sono qui negli atti -, solo che avete respinto la proposta del Partito Democratico, così come avete respinto le altre proposte. Perché voi non volevate un termine ragionevole, voi volevate un termine irragionevole per la durata delle intercettazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
È stato, poi, riferito dalla maggioranza - e anche da qualche partito di opposizione - che ci sono dei beni costituzionali irrinunciabili. A noi fa molto piacere questo improvviso afflato della destra italiana con la Costituzione, che vorrebbero smantellare con tre riforme costituzionali, però, anche a noi sta davvero a cuore. Combatteremo, infatti, le vostre proposte di iniziativa costituzionale, per difendere la nostra Costituzione. E, laddove si è citato l'articolo 15 della Costituzione, nessuno di noi pensa di mettere in discussione il sacrosanto principio della segretezza delle conversazioni, al punto tale che vi chiediamo: fate chiarezza sulle intercettazioni abusive dei giornalisti che hanno fatto indagini scomode su Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e non giratevi più dall'altra parte. Ma, in relazione alle intercettazioni regolari, prevede, quella norma, per l'appunto, che sono autorizzate dalla magistratura secondo le garanzie previste dalla legge. Ecco, siamo in questa fase: dobbiamo stabilire, in quest'Aula, quali sono le garanzie, e vi ribadiamo che 45 giorni non rappresentano le garanzie per assicurare un contemperamento equo tra le esigenze della segretezza della comunicazione e le esigenze di accertamento dei responsabili dei reati, dei più gravi reati. Questo vi stiamo dicendo, nel pieno rispetto dei principi costituzionali.
E, proprio perché vi stanno a cuore i principi costituzionali, mi permetto di ricordarvi non solo l'articolo 15, ma anche l'articolo 104 della Costituzione - visto che vi sta così a cuore la Costituzione -, che prevede che il Consiglio superiore della magistratura è eletto, e non nominato per sorteggio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Siete in tempo per fare retromarcia e dimostrarvi vicini alla Costituzione democratica e antifascista che, però, sventolate a giorni alterni.
Ma vengo alle nostre osservazioni su questa norma. Voi oggi introducete una mannaia sulle intercettazioni dopo soli 45 giorni di indagine. Decidete con questa iniziativa che la luce delle indagini deve spegnersi, con buona pace delle esigenze di giustizia. Gli autori dei crimini, anche più gravi, che voi ogni giorno, a parole, dite di voler contrastare, da oggi sanno e sapranno che per farla franca dovranno mostrare le doti della pazienza e della cautela per qualche settimana e poi il gioco per loro sarà fatto.
Vi sciacquate la bocca con la parola sicurezza, ma sulle esigenze di tutela della collettività dinnanzi a comportamenti criminosi si sta conclamando il vostro più clamoroso fallimento, perché, anziché occuparvi delle tematiche di tutela e di protezione della collettività, per legge, picconate le indagini che sono necessarie a risalire agli autori dei reati. E lo fate, perché il vostro odio verso la magistratura è così profondo che prevale sempre sul buon senso e sulle esigenze di vicinanza agli italiani, che oggi decidete di abbandonare. È questa la vostra ipocrisia, una delle tante, ma è il vostro stile di comportamento. Ed è assurdo che assumiate questa decisione - ve lo ribadiamo - nei giorni, nelle settimane e nei mesi nei quali sono emersi fatti inquietanti che mostrano la pericolosità di sistemi abusivi di intercettazione. E in un clima di crescente scontro internazionale, dovrebbero crescere le attenzioni del nostro Parlamento per le influenze esterne e per gli attacchi indiscriminati verso giornalisti e attivisti politici. In questo senso, non è chiusa la vicenda Paragon. Intercettazioni e spionaggio che devono essere contrastati e rispetto ai quali non state assumendo parole di chiarezza. E in presenza di una situazione di questo tipo qui, voi siete preoccupati delle intercettazioni autorizzate dalla magistratura, che agisce sempre nel rispetto del principio costituzionale di autonomia e indipendenza. E quando non lo facesse, ovviamente, violerebbe uno dei beni principali che i costituenti vollero stabilire.
Insomma, laddove dovreste intervenire, non intervenite. Laddove dovreste avere cautela nell'intervenire, intervenite per creare un sistema, da oggi, molto più ingiusto e molto più pericoloso.
Ora, che cosa prevede questa legge abbiamo provato a dirlo. In un solo articolo, raramente è possibile rinvenire una forza così distruttiva. Voi introducete un limite che non esisteva: quello dei 45 giorni. Abbiamo visto - è presente nel dossier del Senato - che non esiste un limite analogo in altri ordinamenti democratici, che anche laddove prevedono limiti, prevedono un limite più esteso.
E non vi siete occupati, interessati, non avete ascoltato gli appelli di chi, ogni giorno, lavora su questi temi con professionalità. Sono intervenuti gli operatori del diritto, sono intervenuti i magistrati, sono intervenute le Forze di polizia. Ci hanno spiegato che un termine così breve non è compatibile con le esigenze di repressione dei reati, con l'esigenza di assicurare i criminali alla giustizia e con l'esigenza di tutelare le vittime di reato. Ci hanno detto loro, che lavorano ogni giorno nelle nostre strade e nelle nostre città, che quel termine non è compatibile con la loro esperienza.
E voi non ci avete spiegato perché avete stabilito questo termine. Ma perché 45 giorni e non 60 o 90? Sulla base di quali deduzione? Sulla base di quale analisi scientifica? Sulla base di quale ricostruzione empirica? Sulla base di nessun motivo. Non ci potevate rispondere, perché non avevate la risposta, perché il motivo era un altro: il motivo era assumere una decisione ideologica, come sempre fate sui temi della giustizia, perché sulla giustizia voi siete animati dal furore ideologico e dall'esigenza di sventolare bandiere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Anche sul tema della proroga - abbiamo provato a dirlo nell'intervento precedente -, avete cambiato il regime, che era previsto nella nostra normativa, e avete previsto, da oggi, che, per ottenere una proroga di 15 giorni, deve esserci un'assoluta indispensabilità; inoltre, avete stabilito che questa assoluta indispensabilità deve essere collegata all'emersione di elementi specifici e concreti; infine, avete stabilito che questi elementi specifici e concreti devono essere oggetto di una specifica motivazione del Gip, che - ribadisco - è sotto organico e anche voi lo sapete, perché avete rinviato la norma (che voi avete fatto) che impone il giudice collegiale per le misure cautelari. Avete detto: “Non abbiamo giudici a sufficienza, dobbiamo rinviare l'entrata in vigore di questa norma”. Però, nello stesso momento in cui rinviate la norma, perché voi assumete che non c'è una dotazione di personale sufficiente, stabilite che quel personale, che per voi non è sufficiente, deve anche elaborare motivazioni motivate su punti specifici. Insomma, state facendo di tutto per rendere altamente improbabile, se non impossibile, una proroga di soli 15 giorni e, quandanche ottenessero la proroga di quei 15 giorni, per i successivi eventuali 15 giorni, dovrebbero provare nuovamente l'emersione di elementi nuovi e concreti intervenuti in quelle due settimane.
Ma diciamocelo chiaramente, c'è l'obiettivo di mandare un messaggio chiaro: le intercettazioni regolari autorizzate dalla magistratura devono essere limitate, costi quel che costi, anche se riguardano i reati contro le donne, anche se riguardano i reati di omicidio, anche se riguardano reati gravissimi del nostro ordinamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). E non potete negare che siete mossi da questo intendimento punitivo, perché basta ricordare quello che è successo nel nostro Paese nelle ultime settimane, a partire dal caso Albania, nel quale avete attaccato violentemente la magistratura e i magistrati che, secondo coscienza, non sono sottoposti all'obbligo di attuazione del programma di Governo, ma al principio di autonomia e indipendenza e, in base a quel principio, hanno deciso e assunto decisioni a voi sgradite. Li avete attaccati violentemente; avete attaccato la Corte di Cassazione, perché ha assunto una decisione che voi non avete condiviso sulla Diciotti; avete attaccato la magistratura internazionale e nazionale, perché avete fatto scappare un criminale di guerra libico, di fronte alla magistratura che ha fatto ciò che è previsto dalla legge: comunicarvi che, a fronte di una denuncia, si apre un procedimento penale, che sarà di competenza del tribunale dei ministri. Siete insofferenti e allergici al principio di autonomia e indipendenza della magistratura, così come tutte le destre nazionaliste in Europa e nel mondo si dimostrano allergiche al principio di autonomia e indipendenza della magistratura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Questo è il motivo ed è per questo motivo che, con lo stesso intento punitivo, assumete una decisione che è una decisione che ha respinto tutte le proposte delle opposizioni, tutte le proposte anche di merito delle opposizioni e lo fate - e concludo - per reati gravissimi, persino per i reati di violenza contro le donne negli stessi giorni in cui approvate, in Consiglio dei ministri, il disegno di legge sul femminicidio; approvate un disegno di legge sul femminicidio e riducete le intercettazioni per il femminicidio, oppure per il sequestro di persona. Ma quale logica può essere assunta di fronte al fatto che si impone di interrompere le intercettazioni in relazione a un caso di sequestro di persona, mentre è in corso il sequestro di persona? Ma è una follia per chiunque. Proviamo ad andare a chiederlo nel Paese, organizziamo eventi in piazza, parliamo con le persone. Quale cittadino potrà dirvi: “sì è giusta questa scelta”? Sono scelte sbagliate dettate dal settarismo ideologico che contrastiamo e contrasteremo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pulciani. Ne ha facoltà.
PAOLO PULCIANI (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Vice Ministro Sisto, dalle discussioni fatte in Aula oggi, ma anche da quelle che le hanno precedute in Commissione, a un certo punto, si è avuta quasi l'impressione che avessimo introdotto una norma che volesse cancellare lo strumento di ricerca della prova delle intercettazioni o volesse renderlo di fatto non efficace. Nulla di tutto questo. Tocca partire da un presupposto fondamentale: i limiti temporali alle intercettazioni esistono ed erano preesistenti a questo disegno di legge ed erano 15 giorni, come ci sono limiti in tutti i Paesi europei. Ora il problema è: se il legislatore si è posto la questione di porre un limite temporale, in ossequio a quanto stabilito dalla Costituzione, è evidente che, contrariamente a quello che si dice, c'è un'esigenza di tutela forte della privacy e, se c'era molti anni fa, quando lo strumento telefonico non era certo lo smartphone di oggi, non erano i device che noi utilizziamo, immaginiamo quanto lo sia oggi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); all'interno dei cellulari è contenuta la vita di ognuno di noi, le cose più private di ognuno di noi, è contenuta la vita familiare di ognuno di noi, più di quanto non lo sia all'interno delle case o all'interno dei nostri uffici.
Eppure nessuno penserebbe ad una perquisizione che duri oltre 45 giorni all'interno di un immobile, se non fosse giustificata da un elemento indiziario importante (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Nessuno penserebbe di fare un'ispezione personale, di seguire, di perquisire le persone per 30 o 40 giorni consecutivi, però si ritiene che i 45 giorni - ovviamente derogabili; è stato spiegato mille volte in quest'Aula a quali condizioni possono essere derogati - siano effettivamente, secondo qualcuno, troppo, troppo pochi.
Questa è la cosa, senza pensare a quello che ho poc'anzi detto, ovvero che quello che viene contenuto all'interno di un cellulare oggi si può dire essere assolutamente la vita privata di ogni singola persona, anche perché l'introduzione del limite massimo consente delle proroghe di questo strumento di prova, perché è bene ricordarlo - non è stato ricordato abbastanza - che l'intercettazione avviene su persone che non sono state condannate, su cui non c'è stato un accertamento di responsabilità penale di qualche tipo, ma avviene su persone che, nella stragrande maggioranza dei casi, non saranno nemmeno citate in giudizio, non andranno a processo, o se ci andranno saranno assolte; milioni di pagine che vengono trascritte sulla vita privata di comuni cittadini che non porteranno a nulla se non all'esborso - e di questo di poco si è parlato - di centinaia di milioni di euro da parte dello Stato italiano, da parte della Giustizia. Io credo che una parte di quelle centinaia di milioni - si parla di circa 260 milioni di euro annui, tra i 260 e i 290, spesi solo in Italia - fosse destinata al contrasto, anche con altri mezzi, della criminalità, alle nostre Forze dell'ordine, alle volanti che sono nelle stazioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) o anche a quegli strumenti che la giustizia ha per limitare la violenza di genere, per limitare i femminicidi, per limitare la violenza sulle donne.
L'Italia, secondo un'indagine indipendente che è stata condotta da associazioni di giustizia indipendenti, intercetta nel decennio che arriva fino al 2015 - è un'indagine forse datata, ma credo risponda anche alla realtà di oggi - un numero di utenze pari al doppio di quelle intercettate da Inghilterra, Francia e Germania messe insieme, con una spesa che è altrettanto alta. Soprattutto il numero di utenze intercettate non è solo all'interno, perché si potrebbe obiettare che c'è la criminalità organizzata o siamo patria, in qualche modo, di organizzazioni particolarmente delinquenziali, ma in realtà è scorporato, questo dato, rispetto alle indagini comuni. Quindi, anche sui delitti sui quali vengono utilizzate le intercettazioni in realtà c'è una sproporzione rispetto al dato europeo e questo per rispondere anche a chi ha detto che esistono termini meno ampi rispetto a quelli che ci sono in altri Paesi.
Una norma che sottolinea la ragionevolezza legislativa di questo Governo, una ragionevolezza che è il momento di mediazione tra l'esigenza di indagine e anche l'esigenza di combattere, di limitare e di tutelare la privacy. È una norma per cui vale quanto successo con le norme che abbiamo introdotto rispetto alle misure cautelari, norme che sono state introdotte, sono già efficaci, per le quali già nei tribunali stanno cambiando alcune cose e non mi pare che dall'introduzione delle norme che riguardano le misure cautelari abbiamo visto scappare terroristi omicidiari o abbiamo visto fuggire chissà quale elemento pericoloso per la nostra giustizia. Si è ridata civiltà, invece, a un principio che è quello, appunto, della libertà personale, per il quale magari prima di arrestare una persona alle 2 di notte o alle 4 di mattina valuto se l'esigenza è effettivamente quella.
Quindi, la domanda è sempre la stessa: a quanta parte della nostra libertà siamo disposti a rinunciare per vivere in un mondo che sia anche più sicuro? Non credo che in quest'Aula ci sia qualcuno che voglia vivere in un mondo disegnato sullo schema di 1984 di Orwell o, più recentemente, sul film di Spielberg Minority Report, dove c'era una giustizia predittiva che si prefiggeva di carcerare o di condannare le persone prima che avessero compiuto dei reati. Quello che accade con le intercettazioni “a strascico”, in cui c'è una ripetizione illimitata di intercettazioni e di proroghe nella speranza che qualcheduno, in qualche modo, sbagli prima ancora di avere un elemento, ci pare non possa essere giustificato.
Oltretutto, signor Presidente, dobbiamo anche ribadire un concetto sulla questione del codice rosso e di tanti reati gravi che sono stati introdotti. Il principio della proroga, che si introduce col comma 3 sostanzialmente, non è dettato dalla gravità del reato…
ANDREA QUARTINI (M5S). Nooo…
PAOLO PULCIANI (FDI). No, non è dettato dalla gravità del reato…
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.
PAOLO PULCIANI (FDI). …ma è dettato dal fatto che, qualora vi è un'organizzazione criminale che ha degli strumenti per evitare o, in qualche modo, superare le intercettazioni utilizzando una prudenza maggiore, ho necessità di dettare dei tempi molto più lunghi. Sono stati detti reati gravissimi, ma in molti di quei reati, dove c'è il reato di impeto, anche l'omicidio, non c'è un'organizzazione che, in qualche modo, si tutela e come strumento utilizza il fatto di bypassare la possibilità di essere investigati. Riguardo al Codice rosso - e ho sentito anche degli esempi fatti rispetto a casi che sono stati scoperti attraverso le intercettazioni - io, però, vorrei fare una domanda: ma quei casi là sono stati scoperti dopo il quarantacinquesimo giorno di intercettazione in assenza di qualunque altro elemento investigativo e in assenza di qualunque altra indagine (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Io non credo che sia così. Credo che ci fossero altri elementi che supportassero la necessità dell'intercettazione (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)…
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia. Colleghi, facciamo terminare il collega Pulciani.
PAOLO PULCIANI (FDI). L'esperienza anche della cronaca ci insegna un altro fatto, cioè che in alcuni reati, in particolar modo nei reati, appunto, di stalking, ma anche nelle fattispecie che poi danno luogo ai reati del codice rosso, in realtà la traccia del reo è ben visibile e permane sui cellulari e non è tramite un'intercettazione che possiamo beccarla. Troviamo messaggi, come il fatto di Giulia Cecchettin, e abbiamo un materiale che non è intercettato ma è il frutto del ritrovamento - ahimè - successivo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché in quel caso c'è, pertanto, una vittima e un carnefice. Le intercettazioni, semmai, dimostrano la propria efficacia quando ci sono due che concorrono a fare il reato o si devono mettere d'accordo per commettere un crimine e non certo in quei casi. Quindi, credo ci sia molta propaganda. Ciò nonostante siamo stati disponibili ad accettare l'idea di poter rivedere anche la posizione rispetto a queste fattispecie.
Un'altra cosa. Spesso si è detto che le intercettazioni prolungate sono necessarie per scoprire reati particolarmente gravi…
PRESIDENTE. Onorevole, concluda per cortesia.
PAOLO PULCIANI (FDI). …però è pur vero che mi è capitato raramente di vedere migliaia di pagine di intercettazioni fatte per rapina, per aggressione. Ho trovato nei tribunali - i colleghi potranno confermarlo - migliaia di pagine di intercettazioni fatte spesso, invece, agli imprenditori, a professionisti e a politici (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questi sono i faldoni delle intercettazioni che troviamo all'interno e non mi è mai successo il miracolo di trovare un'intercettazione difensiva, cioè che la proroga delle intercettazioni venisse chiesta a tutela dell'indagato in quel momento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Io credo che questo è il quadro e lo hanno anticipato molti colleghi. Non togliamo le intercettazioni, non intendiamo in alcun modo limitare la possibilità e il potere investigativo delle procure; vogliamo solo che le procure diano (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)…
PRESIDENTE. Colleghi, però, per favore. No, no, colleghi, per cortesia.
PAOLO PULCIANI (FDI). Vogliamo che le procure diano (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)…
PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi, siamo tutti stanchi…Chiudiamo…
PAOLO PULCIANI (FDI). …adeguata ragione e motivazione delle loro richieste. Oggi viene chiesta la motivazione a un amministratore, anche per un atto minimo…
PRESIDENTE. Onorevole, la prego di concludere, però.
PAOLO PULCIANI (FDI). … anche per elevare una sanzione amministrativa e - vado a concludere - è giusto che la diano per entrare nella vita privata delle persone e che abbiano l'obbligo di motivare e di individuare elementi specifici (Commenti).
PRESIDENTE. Colleghi! Abbia pazienza un attimo, onorevole Pulciani.
PAOLO PULCIANI (FDI). Voglio ringraziare i relatori, i presentatori della legge, il Vice Ministro, il presidente della Commissione, Ciro Maschio, per aver portato questo provvedimento per il quale voteremo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2084)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 2084: S. 932 - “Modifiche alla disciplina in materia di durata delle operazioni di intercettazione” (Approvata dal Senato).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 80) (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
Sui lavori dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Avverto che, con distinte lettere in data 13 e 18 marzo, il presidente della Commissione ambiente e il presidente della Commissione affari costituzionali, anche a nome del Presidente della Commissione difesa, hanno rappresentato l'esigenza - sulla quale hanno convenuto gli Uffici di Presidenza integrati dai rappresentanti dei gruppi delle Commissioni medesime - di posticipare al prossimo calendario l'avvio della discussione in Assemblea, attualmente previsto dal vigente calendario dei lavori a partire da lunedì 24 marzo, dei seguenti progetti di legge: proposta di legge n. 1562 e abbinata, recante disposizioni concernenti la programmazione dell'edilizia residenziale pubblica, le agevolazioni fiscali per interventi di recupero del patrimonio edilizio residenziale pubblico e sociale nonché il sostegno dell'accesso alla locazione di immobili abitativi e del pagamento dei canoni di locazione; disegno di legge n. 2139 in materia di ordinamento, organizzazione e funzionamento delle Forze di polizia, delle Forze armate nonché del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
Secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame di tali progetti di legge non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno delle sedute previste per la prossima settimana.
Avverto altresì che, con lettera in data 13 marzo, il Presidente della Commissione giustizia, anche a nome del Presidente della Commissione affari costituzionali, ha rappresentato l'esigenza - sulla quale si è registrato l'orientamento largamente maggioritario dell'Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti di gruppo delle Commissioni medesime - di posticipare di una settimana l'avvio della discussione in Assemblea, attualmente previsto dal vigente calendario dei lavori a partire da lunedì 24 marzo prossimo, della proposta di legge n. 1621 e abbinate, concernente disposizioni in materia di funzioni di controllo e consultive della Corte dei conti e di responsabilità per danno erariale.
L'esame di tale proposta di legge non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno delle sedute previste per la prossima settimana.
Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l'emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2
PRESIDENTE. Comunico che, in data 19 marzo 2025, il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l'emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2 la senatrice Annamaria Furlan in sostituzione della senatrice Raffaella Paita, dimissionaria.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Volevo ricordare in quest'Aula che oggi è l'anniversario della morte di don Peppino Diana, morto e ucciso dalla camorra. Non lo dimentichiamo. Non abbiamo onorato bene la sua memoria, visto che proprio oggi abbiamo approvato una norma che non credo avrebbe aiutato a fare giustizia.
Ma in questi giorni si celebrano le giornate della lotta alla mafia e alla camorra. Io voglio ricordare che proprio in questi giorni nascevano e morivano altre persone: oltre a don Peppino Diana, si celebrerà l'anniversario dell'uccisione di Francesco Pio Maimone, giovane pizzaiolo ucciso da un camorrista per errore, perché sparava a casaccio a Mergellina e colpì questo ragazzo. Il giorno dopo si ricorda Santo Romano, un giovane che stava con alcuni amici, a cui hanno sparato, per un pestone, assieme a un altro suo amico; e lui purtroppo è morto. E ancora, il giorno dopo si ricorda Giogiò Cutolo, un giovane musicista che suonava il corno, ucciso a Piazza Municipio per una lite con delle persone. Un ragazzino minorenne entrò dentro un bar, teneva nascosto a 16 anni una pistola, uscì fuori e gli sparò in petto. Ecco, a loro dobbiamo un ricordo e a loro, per quanto mi riguarda, vengono dedicati questi giorni di lotta alla camorra (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bakkali. Ne ha facoltà.
OUIDAD BAKKALI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Il numero di feriti, di vittime è enorme a Gaza. Queste sono le prime parole di Medici Senza Frontiere che ci racconta di pazienti arrivati in massa negli ospedali, l'accesso alle cure, ormai, nullo; le evacuazioni mediche sospese; non c'è accesso all'acqua per il 90 per cento del territorio di Gaza; le ambulanze non riescono a trasportare i feriti; i cadaveri ormai arrivano a bordo di carretti trainati da cavalli scheletrici. Brutale è stato questo bombardamento, con più di 400 morti, 150 di questi bambini, donne - per lo più bambini, appunto - sfollati che stavano dormendo nelle loro tende. Ci arrivano devastanti le immagini di quei corpi avvolti nei loro pigiami, nelle coperte. Cosa deve ancora succedere a Gaza perché ci sia una reazione forte, vera (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Che vengano pronunciate parole che non siano quelle timide reazioni che abbiamo visto? Quell'invito alla moderazione che è stato fatto da Netanyahu che, ormai, è chiaramente intenzionato a svuotare la striscia, ad ammazzare tutti, tutte le persone, tutti i palestinesi che sono nella Striscia e, come abbiamo visto, anche le violenze che sono state perpetrate nella Striscia di Gaza, in Cisgiordania. Quanto terrore ancora dobbiamo testimoniare, dobbiamo vedere?
Questa mattina un collega ha detto: l'Europa finisce a Gaza se non prendiamo provvedimenti, se non proteggiamo e ripristiniamo il diritto internazionale, le istituzioni, le ONG che lavorano per proteggere le vite umane in questo pezzo di mondo. Finisce l'idea, il sogno di Europa, di Europa libera e democratica che protegge anche gli altri popoli del mondo.
In questi pochi minuti e in tutto questo rumore, in tutto questo dolore, voglio usare le parole di un giovanissimo poeta palestinese, perché il popolo palestinese in questi decenni ha saputo produrre, in mezzo al terrore, alla sofferenza, alla pulizia etnica che è stata perpetrata nei loro confronti, anche bellezza. Una storia, un patrimonio culturale di poesia che inizia da Mahmoud Darwish e che, oggi, arriva dalle parole di un giovanissimo, che si chiama Haidar Al Ghazali, poco più che ventenne e che scrive questo dalla Striscia: “Sono le quattro e un quarto del mattino, vado a dormire e preparo il mio corpo all'eventualità che un razzo d'improvviso lo faccia esplodere, preparo i miei ricordi, i miei sogni; in modo che diventino una notizia dell'ultima ora o un numero in un dossier, fa' che il razzo arrivi mentre dormo in modo che non senta dolore, ecco il nostro ultimo sogno in tempo di guerra e una fine molto patetica per i nostri grandi sogni”.
Ecco, i grandi sogni di questi palestinesi, di queste giovani palestinesi sono quelli di sopravvivere. Il nostro grande sogno: che possa esistere una Palestina libera, che possa continuare a esistere un popolo palestinese, perché altrimenti quello che continuiamo a dire, due popoli due Stati, è qualcosa che non ha nessun significato. Quindi, chiediamo ogni giorno, in questi fine seduta, a qualsiasi ora, che venga ricordato quello che succede, quello che sta succedendo a Gaza, che vengano presi provvedimenti, che questo Governo abbia un sussulto di dignità e ricordi la storia anche dell'Italia nella lotta per il popolo palestinese, che Netanyahu venga fermato, che Netanyahu e questo Governo vengano fermati perché non c'è più nulla. Cos'altro - ripeto - cos'altro deve succedere a Gaza (Applausi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati MoVimento 5 Stelle)!
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno delle prossime sedute.
Giovedì 20 marzo 2025 – Ore 9:
Informativa urgente del Governo in ordine ai recenti eventi sismici che hanno colpito l'area dei Campi Flegrei e allo stato di attuazione degli interventi per la popolazione.
(al termine della seduta ordinaria)
(Seduta straordinaria ai sensi dell'articolo 62, secondo comma, della Costituzione, e dell'articolo 29, comma 1, del Regolamento)
Discussione delle mozioni Faraone, Braga, Richetti, Zanella, Magi e Giachetti n. 1-00406 e D'Orso ed altri n. 1-00407 concernenti iniziative in merito alla situazione nelle carceri.
La seduta termina alle 24.
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
nelle votazioni nn. 1 e 12 la deputata Longi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
nelle votazioni nn. 1 e 73 il deputato Maullu ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 14 il deputato Berruto ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;
nella votazione n. 21 il deputato Gnassi ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;
nella votazione n. 41 il deputato Carra' ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 44 la deputata Madia ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 48 il deputato Soumahoro ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;
nella votazione n. 49 la deputata Gava ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;
nella votazione n. 51 il deputato Bof ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;
nella votazione n. 54 il deputato Trancassini ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;
nella votazione n. 67 il deputato De Corato ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 71 il deputato Pizzimenti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 73 il deputato Iaia ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;
nella votazione n. 75 la deputata L'Abbate ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 75 il deputato Marchetti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 79 il deputato Bof ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | RIS 6-160 PARTE I DISP NO VARI CPV | 321 | 246 | 75 | 124 | 51 | 195 | 44 | Resp. |
2 | Nominale | RIS 6-160 CPV 2 DISP | 322 | 321 | 1 | 161 | 51 | 270 | 41 | Resp. |
3 | Nominale | RIS 6-160 CPV 3 DISP | 324 | 258 | 66 | 130 | 52 | 206 | 41 | Resp. |
4 | Nominale | RIS 6-160 CPV 4 DISP | 324 | 263 | 61 | 132 | 52 | 211 | 41 | Resp. |
5 | Nominale | RIS 6-160 CPV 5 DISP | 321 | 254 | 67 | 128 | 52 | 202 | 41 | Resp. |
6 | Nominale | RIS 6-160 CPV 6 DISP | 323 | 256 | 67 | 129 | 51 | 205 | 41 | Resp. |
7 | Nominale | RIS 6-160 CPV 7 DISP | 322 | 258 | 64 | 130 | 57 | 201 | 41 | Resp. |
8 | Nominale | RIS 6-160 CPV 8 DISP | 321 | 254 | 67 | 128 | 52 | 202 | 41 | Resp. |
9 | Nominale | RIS 6-160 CPV 9 DISP | 326 | 256 | 70 | 129 | 57 | 199 | 41 | Resp. |
10 | Nominale | RIS 6-160 CPV 10 DISP | 324 | 254 | 70 | 128 | 56 | 198 | 41 | Resp. |
11 | Nominale | RIS 6-160 CPV 11 DISP | 322 | 253 | 69 | 127 | 57 | 196 | 41 | Resp. |
12 | Nominale | RIS 6-160 CPV 13 DISP | 322 | 256 | 66 | 129 | 50 | 206 | 41 | Resp. |
13 | Nominale | RIS 6-160 CPV 14 DISP | 327 | 259 | 68 | 130 | 57 | 202 | 41 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nominale | RIS 6-160 CPV 16 DISP | 322 | 258 | 64 | 130 | 52 | 206 | 41 | Resp. |
15 | Nominale | RIS 6-160 CPV 17 DISP | 324 | 260 | 64 | 131 | 52 | 208 | 41 | Resp. |
16 | Nominale | RIS 6-160 CPV 20 DISP | 327 | 256 | 71 | 129 | 58 | 198 | 41 | Resp. |
17 | Nominale | RIS 6-160 CPV 24 DISP | 324 | 258 | 66 | 130 | 53 | 205 | 41 | Resp. |
18 | Nominale | RIS 6-160 CPV 26 DISP | 325 | 257 | 68 | 129 | 52 | 205 | 41 | Resp. |
19 | Nominale | RIS 6-161 CPV 1 DISP | 324 | 258 | 66 | 130 | 52 | 206 | 41 | Resp. |
20 | Nominale | RIS 6-161 CPV 2 DISP | 323 | 259 | 64 | 130 | 52 | 207 | 41 | Resp. |
21 | Nominale | RIS 6-161 CPV 3 DISP | 322 | 260 | 62 | 131 | 51 | 209 | 41 | Resp. |
22 | Nominale | RIS 6-161 CPV 4 DISP | 325 | 255 | 70 | 128 | 55 | 200 | 41 | Resp. |
23 | Nominale | RIS 6-161 CPV 5 DISP | 324 | 255 | 69 | 128 | 57 | 198 | 41 | Resp. |
24 | Nominale | RIS 6-161 CPV 6 DISP | 326 | 258 | 68 | 130 | 57 | 201 | 41 | Resp. |
25 | Nominale | RIS 6-161 CPV 7 DISP | 324 | 255 | 69 | 128 | 53 | 202 | 41 | Resp. |
26 | Nominale | RIS 6-161 CPV 8 DISP | 324 | 260 | 64 | 131 | 52 | 208 | 41 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nominale | RIS 6-161 CPV 9 DISP | 326 | 258 | 68 | 130 | 52 | 206 | 41 | Resp. |
28 | Nominale | RIS 6-161 CPV 10 DISP | 323 | 260 | 63 | 131 | 52 | 208 | 41 | Resp. |
29 | Nominale | RIS 6-161 CPV 11 DISP | 324 | 258 | 66 | 130 | 68 | 190 | 41 | Resp. |
30 | Nominale | RIS 6-161 CPV 12 DISP | 325 | 256 | 69 | 129 | 65 | 191 | 41 | Resp. |
31 | Nominale | RIS 6-161 CPV 13 DISP | 324 | 259 | 65 | 130 | 52 | 207 | 41 | Resp. |
32 | Nominale | RIS 6-161 CPV 14 DISP | 324 | 259 | 65 | 130 | 53 | 206 | 41 | Resp. |
33 | Nominale | RIS 6-161 CPV 15 DISP | 322 | 322 | 0 | 162 | 52 | 270 | 41 | Resp. |
34 | Nominale | RIS 6-161 CPV 16 DISP | 322 | 256 | 66 | 129 | 57 | 199 | 41 | Resp. |
35 | Nominale | RIS 6-161 CPV 17 DISP | 322 | 250 | 72 | 126 | 52 | 198 | 41 | Resp. |
36 | Nominale | RIS 6-161 CPV 18 DISP | 324 | 321 | 3 | 161 | 132 | 189 | 41 | Resp. |
37 | Nominale | RIS 6-161 CPV 19 DISP | 318 | 257 | 61 | 129 | 53 | 204 | 41 | Resp. |
38 | Nominale | RIS 6-161 CPV 20 DISP | 316 | 255 | 61 | 128 | 52 | 203 | 41 | Resp. |
39 | Nominale | RIS 6-161 CPV 21 DISP | 322 | 256 | 66 | 129 | 64 | 192 | 41 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 4 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
40 | Nominale | RIS 6-161 CPV 22 DISP | 323 | 256 | 67 | 129 | 58 | 198 | 41 | Resp. |
41 | Nominale | RIS 6-161 CPV 23 DISP | 324 | 257 | 67 | 129 | 61 | 196 | 41 | Resp. |
42 | Nominale | RIS 6-161 CPV 24 DISP | 322 | 252 | 70 | 127 | 53 | 199 | 41 | Resp. |
43 | Nominale | RIS 6-161 CPV 25 DISP | 321 | 255 | 66 | 128 | 51 | 204 | 41 | Resp. |
44 | Nominale | RIS 6-162 | 323 | 255 | 68 | 128 | 66 | 189 | 41 | Resp. |
45 | Nominale | RIS 6-163 | 323 | 256 | 67 | 129 | 18 | 238 | 41 | Resp. |
46 | Nominale | RIS 6-164 | 322 | 313 | 9 | 157 | 188 | 125 | 41 | Appr. |
47 | Nominale | RIS 6-165 | 323 | 246 | 77 | 124 | 8 | 238 | 41 | Resp. |
48 | Nominale | RIS 6-166 | 323 | 258 | 65 | 130 | 19 | 239 | 41 | Resp. |
49 | Nominale | PDL 2084 - EM 1.1008 | 241 | 239 | 2 | 120 | 94 | 145 | 41 | Resp. |
50 | Nominale | EM 1.1006 | 242 | 240 | 2 | 121 | 93 | 147 | 41 | Resp. |
51 | Nominale | EM 1.1001 | 248 | 245 | 3 | 123 | 93 | 152 | 41 | Resp. |
52 | Nominale | EM 1.1003 | 251 | 249 | 2 | 125 | 95 | 154 | 41 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 5 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
53 | Nominale | EM 1.1004 | 248 | 246 | 2 | 124 | 94 | 152 | 41 | Resp. |
54 | Nominale | EM 1.1015 | 248 | 246 | 2 | 124 | 94 | 152 | 41 | Resp. |
55 | Nominale | EM 1.1000 | 250 | 248 | 2 | 125 | 96 | 152 | 41 | Resp. |
56 | Nominale | EM 1.29 | 253 | 251 | 2 | 126 | 98 | 153 | 41 | Resp. |
57 | Nominale | EM 1.31 | 198 | 197 | 1 | 99 | 70 | 127 | 77 | Resp. |
58 | Nominale | EM 1.36 | 217 | 216 | 1 | 109 | 83 | 133 | 75 | Resp. |
59 | Nominale | EM 1.42 | 219 | 219 | 0 | 110 | 82 | 137 | 75 | Resp. |
60 | Nominale | EM 1.43 | 222 | 220 | 2 | 111 | 82 | 138 | 75 | Resp. |
61 | Nominale | EM 1.46 | 221 | 221 | 0 | 111 | 82 | 139 | 75 | Resp. |
62 | Nominale | EM 1.1012 | 219 | 218 | 1 | 110 | 80 | 138 | 75 | Resp. |
63 | Nominale | EM 1.48 | 220 | 219 | 1 | 110 | 80 | 139 | 75 | Resp. |
64 | Nominale | ODG 9/2084/4 | 225 | 223 | 2 | 112 | 83 | 140 | 74 | Resp. |
65 | Nominale | ODG 9/2084/5 | 228 | 226 | 2 | 114 | 83 | 143 | 72 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 6 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
66 | Nominale | ODG 9/2084/6 | 233 | 233 | 0 | 117 | 85 | 148 | 71 | Resp. |
67 | Nominale | ODG 9/2084/7 | 230 | 230 | 0 | 116 | 85 | 145 | 71 | Resp. |
68 | Nominale | ODG 9/2084/8 | 230 | 230 | 0 | 116 | 83 | 147 | 71 | Resp. |
69 | Nominale | ODG 9/2084/9 | 228 | 228 | 0 | 115 | 80 | 148 | 71 | Resp. |
70 | Nominale | ODG 9/2084/10 | 231 | 231 | 0 | 116 | 84 | 147 | 71 | Resp. |
71 | Nominale | ODG 9/2084/11 | 223 | 223 | 0 | 112 | 80 | 143 | 71 | Resp. |
72 | Nominale | ODG 9/2084/12 | 226 | 226 | 0 | 114 | 79 | 147 | 71 | Resp. |
73 | Nominale | ODG 9/2084/13 | 228 | 228 | 0 | 115 | 84 | 144 | 71 | Resp. |
74 | Nominale | ODG 9/2084/14 | 229 | 229 | 0 | 115 | 80 | 149 | 71 | Resp. |
75 | Nominale | ODG 9/2084/16 | 229 | 228 | 1 | 115 | 80 | 148 | 71 | Resp. |
76 | Nominale | ODG 9/2084/17 | 233 | 233 | 0 | 117 | 85 | 148 | 71 | Resp. |
77 | Nominale | ODG 9/2084/18 | 227 | 226 | 1 | 114 | 81 | 145 | 71 | Resp. |
78 | Nominale | ODG 9/2084/20 | 229 | 229 | 0 | 115 | 86 | 143 | 71 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 7 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 80) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
79 | Nominale | ODG 9/2084/21 | 228 | 228 | 0 | 115 | 83 | 145 | 71 | Resp. |
80 | Nominale | PDL 2084 - VOTO FINALE | 215 | 214 | 1 | 108 | 147 | 67 | 71 | Appr. |