XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 452 di giovedì 20 marzo 2025
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI
La seduta comincia alle 10,55.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata Segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
GILDA SPORTIELLO , Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 17 marzo 2025.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 94, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Discussione delle mozioni Faraone, Braga, Richetti, Zanella, Magi e Giachetti n. 1-00406 e D'Orso ed altri n. 1-00407 concernenti iniziative in merito alla situazione nelle carceri.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Faraone, Braga, Richetti, Zanella, Magi e Giachetti n. 1-00406 e D'Orso ed altri n. 1-00407 concernenti iniziative in merito alla situazione nelle carceri (Vedi l'allegato A).
La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nel vigente calendario dei lavori (Vedi calendario).
Avverto che in data odierna è stata presentata la mozione Varchi, Morrone, Calderone, Romano ed altri n. 1-00418 che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, verrà svolta congiuntamente. Il relativo testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A).
(Discussione sulle linee generali)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Saluto gli studenti, le studentesse e i docenti dell'Istituto comprensivo “Angiulli - De Bellis”, di Castellana Grotte, e del Liceo Classico “Siotto Pintor”, di Cagliari, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
È iscritto a parlare il deputato Roberto Giachetti, che illustrerà anche la mozione Faraone, Braga, Richetti, Zanella, Magi e Giachetti n. 1-00406, di cui è cofirmatario.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Grazie, signora Presidente. Nell'illustrare rapidamente la mozione intanto mi è doveroso fare dei ringraziamenti. Innanzitutto, il ringraziamento è ai capigruppo che hanno firmato la mozione che mi consentono di illustrare; poi, un ringraziamento anche a tutti i deputati che hanno firmato la richiesta di convocazione straordinaria della Camera, affinché noi oggi possiamo affrontare questo tema che è quello dell'emergenza carceraria. Un ringraziamento anche al Presidente della Camera che, in altre occasioni, già ha dimostrato una particolare sensibilità verso questo tema e che ha scelto di imprimere un'accelerazione a questa richiesta, inserendola in calendario in tempi assolutamente rapidi. Sotto questo punto di vista, un ringraziamento anche ai capigruppo della maggioranza perché, nella Conferenza dei capigruppo, non si sono opposti alla convocazione in tempi così rapidi del dibattito e, allo stesso tempo, hanno anche loro presentato una mozione, di cui parlerò tra poco, perché, ovviamente, mentre illustro la mia mozione, non potrò che dire due parole anche su quella. Un ringraziamento vorrei farlo anche all'associazione Nessuno tocchi Caino, con Rita Bernardini, Sergio D'Elia ed Elisabetta Zamparutti che da sempre si occupano di questi temi; hanno animato spesso iniziative comuni, anche trasversali con gli altri gruppi, e, ovviamente, hanno contribuito anche loro alla stesura di questa mozione che ha lo scopo di affrontare e cercare di indicare quali possono essere le soluzioni su un tema molto specifico e circoscritto - su questo voleva essere convocata la Camera -, che è quello dell'emergenza carceraria.
Perché dico questo, e ci verrò? C'è un'altra mozione, praticamente sovrapponibile a quella che noi abbiamo presentato, che è quella del Movimento 5 Stelle, con riferimento alla quale - è inutile, lo abbiamo sempre saputo - ci differenzia la scelta che riguarda la proposta per la liberazione anticipata speciale, ma che, per tutto il resto e, comunque, per la filosofia che riguarda l'esigenza di affrontare l'emergenza carceraria, credo si possa tranquillamente sovrapporre alle richieste che noi facciamo. Purtroppo, la mozione della maggioranza ripete alcune questioni - su parte delle quali personalmente posso anche essere d'accordo - che non intervengono minimamente sul tema dell'emergenza carceraria e l'emergenza carceraria è il sovraffollamento, l'emergenza carceraria sono i suicidi, ma ci arriverò.
Però, prima di iniziare - e vorrei essere chiaro, signora Presidente - ho visto che, nelle premesse della mozione della maggioranza, si parla di escludere qualunque forma di atti di clemenza e si fa riferimento all'amnistia e all'indulto. Mi lasci dire, signora Presidente, che, personalmente, sono assolutamente favorevole anche all'amnistia e all'indulto. L'amnistia e l'indulto sono solamente citati nella premessa della nostra mozione perché fanno riferimento alle parole autorevoli che sono arrivate dal Papa in occasione del Giubileo e, in alcuni casi, anche dal Presidente della Repubblica - sicuramente ne parlò il Presidente Napolitano a suo tempo - e sono un fatto che, comunque, ha un'incidenza sul piano politico. In più, c'è una parte cospicua - e io li voglio ringraziare - di società civile (chiamiamola così: professori universitari, intellettuali) che ha presentato un documento proprio sull'amnistia e l'indulto. I primi firmatari, come lei forse saprà, sono Luigi Manconi, Michele Ainis e monsignor Paglia, che pongono esattamente il problema dell'amnistia e dell'indulto.
Io sono favorevole e penso che, se cresce questo movimento, è un fatto positivo per il nostro Paese, ma non ha certamente alcun tipo di attinenza con quello di cui stiamo parlando oggi.
C'è un'altra cosa che voglio rilevare ed è una lettera che è stata pubblicata ieri su l'Unità, che arriva dal carcere, da parte di un ex sindaco di Roma, un ex Ministro, un ex parlamentare, un nostro ex collega, che adesso, purtroppo, è in carcere a Rebibbia, che si chiama Gianni Alemanno, che ha scritto queste poche righe (le chiedo soltanto 30 secondi, Presidente): “Egregio direttore, siamo due detenuti del carcere di Rebibbia opposti nei loro percorsi di vita e diversi per estrazione politica (…). Le scriviamo in vista della seduta straordinaria della Camera dei deputati sulla situazione delle carceri, che si terrà giovedì per discutere le mozioni presentate dalle opposizioni parlamentari a firma degli onorevoli Giachetti e D'Orso. Nessuna delle due parla di indulto e amnistia (…). E anche senza giungere a provvedimenti così risolutivi, molto si potrebbe fare per tentare di riportare le condizioni delle nostre carceri almeno nel perimetro dei diritti tutelati nella nostra Carta costituzionale (…). Lanciamo un appello a tutte le forze politiche per non ridurre la seduta straordinaria di giovedì in uno scontro permanente e propagandistico. Le opposizioni di sinistra non devono limitarsi all'attacco delle politiche del Governo, perché queste sono fallimentari allo stesso modo di quelle attuate dai precedenti Governi in cui parteciparono i partiti oggi all'opposizione. Il centrodestra (…) non deve continuare ad abusare del logoro argomento securitario per rifiutare qualsiasi provvedimento per la riduzione della sofferenza dei carcerati”.
Io penso - ho finito, Presidente - che stiamo parlando di una persona che non fa certo parte della nostra parte politica, che ha fatto una storia dall'altra parte politica, ma che pone una questione reale. È possibile, in questa occasione, uscire dagli schemi prestabiliti? Leggendo la mozione della maggioranza sembrerebbe di no e invece, però, mi auguro che, magari, nei pareri che darà il Governo, questo sarà possibile. La mozione che abbiamo presentato tocca tutti gli argomenti che sono attinenti all'emergenza: la Polizia penitenziaria, gli educatori, gli psicologi, cioè tutte cose molto legate a quello che il sovraffollamento, non rischia, ma certamente rende impossibile nella gestione del carcere.
Noi ci aspettiamo che su queste cose ci sia una risposta. Ovviamente, poi i colleghi che interverranno nella discussione generale e in dichiarazioni di voto avranno modo di argomentare molto meglio quello che io ho appena detto (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ascari, che illustrerà anche la mozione D'Orso ed altri n. 1-00407, di cui è cofirmataria.
STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Nelle carceri italiane continuano i suicidi. A poche ore di distanza, due detenuti si sono tolti la vita nel carcere di Montorio a Verona, tristemente noto perché altre quattro persone si sono tolte la vita nel 2024.
Il primo è stato Alex, di 69 anni, che si è impiccato in cella. Accusato di traffico internazionale di stupefacenti, si è sempre dichiarato innocente. Il secondo è un uomo di 58 anni, arrestato lunedì. Immaginate una cittadina di 62.000 abitanti circa. Questi sono i detenuti attualmente presenti. E immaginate che in questa cittadina, ogni anno, ci sono decine e decine di suicidi: 90 nel 2024, già 19 nel 2025.
Che cosa succede? Perché non si interviene? Non possiamo più parlare di emergenza suicidi perché questo è un fenomeno strutturale. E perché è un fenomeno strutturale? Perché le carceri sono al collasso. Come riporta Antigone nel suo ultimo rapporto, il tasso di sovraffollamento è, in media, al 130 per cento, con punte del 190 per cento in alcuni istituti penitenziari, tra cui anche quelli minorili. Questo cosa vuol dire? Cosa significa? Che non ci sono abbastanza letti per dormire. Abbiamo 47.000 disponibilità, a fronte di 62.000 detenuti. E quali sono le condizioni? Ecco, questo ve lo voglio dire personalmente, perché, regolarmente, ogni mese, mi reco all'interno degli istituti di pena per andare a toccare con mano le condizioni di vita dei detenuti e delle detenute, degli agenti di Polizia penitenziaria e dei sanitari, andando a parlare con loro e a capire.
Innanzitutto, la prima cosa che i detenuti dicono è: noi sappiamo che abbiamo sbagliato, ma chiediamo dignità; chiediamo di scontare una pena in condizioni umane; chiediamo di dormire su un letto che non sia pieno di formiche, di scarafaggi, di blatte, di non dormire su materassi marci; chiediamo la possibilità di avere un'alternativa, di avere percorsi di rieducazione, di parlare con un educatore, con lo psicologo e, soprattutto, di avere uno spazio. Perché alcune celle di pernottamento, camere, sono talmente piccole per cui ci sono anche fino a 8 detenuti che coabitano insieme e, banalmente, chiedono, in estate, un ventilatore. In estate, con 40 gradi, non si respira. Io sono stata all'interno 5 ore, in un istituto di pena, e non riuscivo più a respirare. Loro vivono lì 24 ore su 24 e non c'è un ventilatore. Tutto questo è inaccettabile. È veramente disumano. Anche perché, i metri che dovrebbero essere garantiti non sono assolutamente garantiti e le carenze igieniche sono allucinanti. Io ho visto i detenuti lavare i propri indumenti nel bidet e, oltre a lavare gli indumenti, lavano le pentole, le padelle, perché non hanno uno spazio idoneo, il cucinotto è collegato al bagno aperto. Tutto questo è veramente inaccettabile, degradante e con conseguenze irreparabili. Anche perché a questo si aggiunge la convivenza tra detenuti psichiatrici e detenuti comuni per via della carenza di posti nelle REMS: soltanto 600 posti sul territorio nazionale, con liste d'attesa lunghissime. In questo modo, si rendono ancora più vulnerabili le persone fragili e sofferenti.
Con carceri fatiscenti, sovraffollamento e condizioni degradate si sta totalmente fallendo la missione rieducativa indicata dalla nostra Costituzione e, a dimostrarcelo, sono proprio i dati sulla recidiva: 7 detenuti su 10, una volta in libertà, commettono nuovi reati. E qui bisogna ricordare che non solo chi vive in carcere, ma anche chi vi lavora - io ho avuto modo di parlare con tanti agenti di Polizia penitenziaria - è sottoposto a condizioni veramente inumane: carenza di organico, stress psicofisico, turni massacranti, aggressioni, resistenze, minacce, un agente che controlla 700 detenuti in un turno di lavoro. Ovviamente assorbono tutto: per la carenza di personale sanitario, di educatori, di mediatori culturali viene tutto assorbito per cui si ritrovano a fare da psicologi, da familiari, da consulenti. Tutto questo è inaccettabile. Anche per loro si sono verificati 7 suicidi nel 2024 ed è per questo che abbiamo chiesto una commissione di inchiesta sul fenomeno suicidario nelle Forze dell'ordine, nelle Forze di polizia, all'interno della Polizia penitenziaria, con riferimento al quale, purtroppo, detengono un primato.
Di fronte a tutta questa situazione drammatica, qual è la vostra soluzione? La vostra soluzione è un decreto vuoto, il settantesimo decreto-legge in più di venti mesi di Governo, in cui assolutamente non viene citato il sovraffollamento, non viene citato l'inserimento di risorse per quanto riguarda l'incremento di operatori e operatrici, di Polizia all'interno del carcere. Utilizzate solo l'arma della repressione per sopprimere ogni forma di dissenso, introducendo, addirittura, il reato di rivolta penitenziaria ma, soprattutto, di resistenza passiva, per cui chi, magari, si ribella ad entrare in una cella marcia e piena di topi rischia fino a 8 anni di carcere. Siamo veramente all'assurdo.
Allora, che cosa bisogna fare? L'abbiamo scritto nella nostra mozione. Innanzitutto, bisogna andare di persona all'interno delle carceri e parlare con i detenuti e con tutti gli operatori e le operatrici che vi lavorano all'interno e, soprattutto, investire risorse, quello che non avete messo. Anche perché c'è da dire che oltre la metà dei soggetti che si tolgono la vita lo fa nei primi mesi, nei primi giorni di detenzione, perché l'impatto con il carcere è devastante e, quindi, è necessario un supporto psicologico continuo, così come quello dei mediatori culturali, dal momento che oltre il 50 per cento dei detenuti è straniero. Io ci tengo a ricordare che il carcere non è solo un luogo in cui si sconta una pena: il carcere deve essere umano, un luogo dove i detenuti sono messi al centro come persone; il carcere come luogo di recupero, di risocializzazione e di reinserimento sociale, che offre un'occasione di riscatto per chi ha sbagliato e, soprattutto, speranza per il futuro. È fondamentale intervenire sul lavoro - l'abbiamo detto - come riduzione della recidiva. Bisogna applicare le misure alternative al carcere, potenziare l'UEPE, smaltire le istanze pendenti presso i tribunali e i magistrati di sorveglianza.
Ci sono detenuti che hanno maturato i benefici di legge per uscire dal carcere ma sono lì perché i magistrati non hanno ancora deciso le istanze e, quindi, questo crea, ovviamente, altro malessere. Abbiamo chiesto di provvedere all'istituzione dell'Ufficio per il processo anche per i tribunali di sorveglianza per velocizzare le pratiche. Abbiamo chiesto l'attività teatrale in ogni carcere perché il teatro è un mezzo potentissimo di crescita culturale; lo sport per sollecitare rete, un'unione di squadra; aumentare la socialità, quindi garantire la libertà affettiva e intima per i detenuti, aiutandoli a sopportare la sofferenza del carcere. Anche qui, nulla è stato previsto.
Mi lasci finire dicendo che non bisogna fare entrare i bambini nelle carceri, ma farci restare i mafiosi, Presidente, che continuano a mandare messaggi da dentro e fuori gli istituti di pena e questo perché, tra tutti i regimi di 41-bis, i 12 regimi di 41-bis, non ce n'è nemmeno uno a norma e continuano, ovviamente, a comandare.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
STEFANIA ASCARI (M5S). E, se si vogliono - chiudo, Presidente - introdurre delle leggi, bisogna assolutamente inserire, all'articolo 414, l'aggravante dell'istigazione o apologia del delitto di associazione mafiosa per fermare questi messaggi.
Ricordo - e chiudo - che le carceri non sono discariche sociali, ma bisogna intervenire non con slogan, ma con umanità, lavoro, dignità, educazione, rispetto e con riforme serie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Calderone. Ne ha facoltà.
TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Signor Presidente, colleghi, l'argomento carceri non è un argomento in questo periodo storico: è l'argomento. È l'argomento, perché vi è un incredibile, insopportabile - mi sia consentito - crescendo di suicidi, che deve sensibilizzare il legislatore a porvi rimedio. Tali rimedi, a parere di Forza Italia, devono essere non solo di medio e di lungo termine ma, proprio per la delicatezza dell'argomento, anche di brevissimo termine. Sono d'accordo con l'onorevole Giachetti che, qualche minuto fa, ha affermato che non bisogna avere un approccio ideologico, ma bisogna risolvere il problema. Ed è così.
E, allora, il problema si risolve nel momento in cui l'onestà intellettuale diventa quasi parossistica nel senso che chi intende risolvere il problema seriamente lo deve fare, approcciandosi con assoluta linearità al problema. È giusto dire che, quando il Governo Meloni entrò in campo, cioè nell'autunno del 2022, la situazione era disastrosa. Questo lo si deve dire non perché bisogna giocare al solito banale e quasi squallido gioco di accusare sempre chi c'è stato prima di essere il responsabile di tutti i mali del secolo; lo si deve dire, perché l'approccio deve essere assolutamente onesto.
Il Governo Meloni, in questi anni, non è che non abbia fatto nulla, non è che abbia banalizzato l'argomento; anzi. Nessuno può negare che, per esempio, in materia di edilizia penitenziaria, tanto è stato fatto: è stato istituito un commissario, che sta lavorando, e sono state investite ingenti somme per la edilizia penitenziaria; si costruiranno nuovi istituti di pena, nuove case circondariali e si ristruttureranno edifici - ahinoi - fatiscenti. Sono stati investiti centinaia di milioni; certo, questo è il lungo termine che non risolve, nell'immediatezza, il problema del sovraffollamento carcerario.
Il Governo Meloni ha assunto prima 1.000 e poi altri 1.000 poliziotti penitenziari perché un altro deficit, un altro problema storico era ed è quello della Polizia penitenziaria: per essere a pieno organico, mancano - o mancavano - 6.587 poliziotti penitenziari. Il Governo Meloni ha provveduto, con due interventi, parzialmente - si badi -, a fare assumere 2.000 poliziotti penitenziari. Ha anche provveduto ad altre assunzioni, che riguardano, per esempio, i commissari e gli amministrativi, e ha investito somme anche per gli istituti penali minorili, per costruirli e per ristrutturarli.
Allora, con onestà, come si può dire che il Governo Meloni, in questi due anni, non abbia pensato di risolvere il problema? Infatti, il problema non si risolve soltanto nell'immediatezza, si risolve anche con provvedimenti strutturali che, magari, serviranno ai prossimi Governi per dire che non ci sono più problemi di affollamento o di sovraffollamento, perché esistono le carceri, perché sono state costruite e perché c'è la Polizia penitenziaria. Perché, se andiamo a fare un provvedimento clemenziale oggi - e ci arriveremo, perché è l'ultima parte del mio intervento -, e non pensiamo a quello che deve accadere domani o a come sistemare i problemi domani, siamo legislatori di poca fattura e questo non va bene (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
Quindi, è certamente un problema da risolvere nell'immediato, ma un legislatore lungimirante non può non pensare di risolvere il problema fra 10, 20, 30 anni. Purtroppo, se il legislatore di qualche anno fa fosse stato lungimirante, come lo è il Governo di centrodestra in questo momento, forse oggi non staremmo a parlare né di sovraffollamento, né di suicidi.
Mi rendo conto, però, di una cosa (soprattutto Forza Italia se ne rende conto); vedete, c'è stato un atteggiamento non univoco sull'argomento da parte di tanti partiti e di tanti movimenti. Forza Italia è sempre ferma. Forza Italia ha fatto delle garanzie e del trattamento umano e umanitario nelle carceri una bandiera e quella bandiera non l'ha mai, mai, mai ammainata: splende e sventola proprio sul nostro Paese.
I provvedimenti. Abbiamo presentato una mozione. Certo, colleghi, è necessario rafforzare le misure alternative alla detenzione, però, badate, le misure alternative alla detenzione sono utili per i condannati, ma non per gli imputati in attesa di giudizio. Come sapete, sono la semilibertà, l'affidamento in prova e la detenzione domiciliare, che è cosa diversa dagli arresti domiciliari. Certo, vanno rafforzate perché, con il rafforzamento delle misure alternative alla detenzione, nella maniera che vedremo successivamente, il problema si risolve nell'immediato. Su questo sono d'accordo; su questo Forza Italia è d'accordo.
I provvedimenti clemenziali sono altri: sono l'indulto e l'amnistia. Si badi, l'amnistia non ha mai risolto nulla, perché - se ricordate - l'ultima fu quella del 1989: puniva reati fino a 4 anni e fino a 4 anni in carcere non si va. Altra cosa è l'indulto. Forza Italia lo ha detto chiaro: rafforziamo le misure alternative, rafforziamo la rieducazione della pena anche esternamente; però dobbiamo avere sempre presente che la certezza della pena è un'altra bandiera. Perché, tante volte, troppe volte, in maniera insopportabile, si fa riferimento al fatto che noi siamo il partito delle garanzie, ma la sicurezza è cosa diversa dalla garanzia. La certezza della pena è cosa diversa dalla garanzia nel processo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)! Noi siamo, in maniera assoluta, per le garanzie nel processo. Il cittadino indagato e imputato deve avere tutte le garanzie in uno Stato di diritto, ma, una volta che c'è l'intangibilità del giudicato, una volta che sopravviene l'intangibilità del giudicato, la certezza della pena è un'altra nostra bandiera.
Quindi, non facciamo confusione, vi prego, tra le garanzie nel processo e la certezza della pena, tra la sicurezza pubblica… Ci avete accusato, con riguardo al decreto Sicurezza, di non essere assolutamente coerenti con le nostre idee. La garanzia del processo è un'altra cosa. Quindi, sì, rafforziamole, queste misure alternative alla detenzione.
Abbiamo anche fatto riferimento, nell'ultima parte della nostra mozione, al fatto che bisogna valutare ogni altra iniziativa a migliorare le condizioni carcerarie, mediante modifiche dell'ordinamento penitenziario. Che cosa significa? Che lasciamo la porta aperta anche alla possibilità di aumentare la liberazione anticipata, certamente non per i reati ostativi, ma soltanto per i reati comuni. Questo, certamente, Forza Italia lo vuole, con le attenzioni del caso, perché la pena deve essere veramente rieducativa. Il condannato certamente deve dare prova di essere rieducato e deve collaborare nel trattamento penitenziario.
Il vero problema, quello che preme più a Forza Italia, cari colleghi e signor Presidente, è quello degli imputati, o meglio, degli indagati in custodia cautelare. Quello che non funziona, in questo momento, lo dico al Ministro, lo dico al Governo, è la custodia cautelare in carcere. I presunti innocenti (prolungati applausi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), di questi si occupa Forza Italia: sono 15.000 su 60.000! Lo dico alle altre forze politiche: non pensiamo ai condannati, pensiamo ai presunti innocenti, a quelli che poi vengono risarciti dopo anni, anni e anni di ingiusta detenzione! Allora, pensiamo alla lettera c) dell'articolo 274! Pensiamo al pericolo di reiterazione. Abbiamo presentato una proposta di legge come Forza Italia, perché, se andiamo ad annullare - e concludo, signor Presidente - 15.000 presunti innocenti su 60.000, tenuto conto che il sovraffollamento riguarda 10.000, abbiamo risolto il problema.
Allora collaboriamo tutti, collaboriamo tutti per cercare di non fare incarcerare ingiustamente i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE - Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Ciani. Ne ha facoltà.
PAOLO CIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. In carcere in Italia si soffre e si muore: 90 suicidi nel 2024, già 19 in questi primi mesi del 2025. Di due giorni fa è la notizia di 2 detenuti che si sono tolti la vita in sole 48 ore nel carcere veronese di Montorio, tristemente noto, visto che nel 2024 altre 4 persone hanno deciso di togliersi la vita in questo istituto. In quell'istituto, Presidente, c'è il doppio dei detenuti previsti. Bisogna fare qualcosa, non è normale, non è, come qualcuno in questi mesi ha detto, un effetto normale della detenzione, non lo è.
A questi numeri tragici deve sommarsi quello dei detenuti che sono morti in carcere per cause naturali e per cause ancora da accertare, e deve aggiungersi anche il numero di agenti di Polizia penitenziaria che hanno deciso di togliersi la vita, un tasso di suicidi doppio rispetto a quello delle persone comuni. Un evidente segnale di come il carcere sia un mondo veramente alla deriva, un pezzo di Stato alla deriva. Servono subito provvedimenti deflattivi, che possano alleggerire almeno di 20.000 unità le presenze all'interno dei 189 istituti di pena italiani.
Serve aria, respiro, sollievo per i detenuti e le detenute e per tutto il personale penitenziario che, ogni giorno, affronta questa immane difficoltà di gestione che, come prima diretta conseguenza, produce l'impossibilità di assicurare condizioni minime di dignità, assistenza, supporto e cura delle persone in privazione della libertà e delle quali il nostro Stato è responsabile. Ogni giorno nelle nostre carceri si violano l'articolo 27 della Costituzione e tutte le norme che il nostro ordinamento penitenziario prevede in tema di esecuzione penale.
In questi anni, Presidente, ho capito che il carcere è un microcosmo, abitato da cittadini che hanno compiuto dei reati o accusati di averlo fatto, ma che rimangono persone e cittadini. E con loro tutti gli altri: dalla Polizia penitenziaria a chi lavora nell'amministrazione penitenziaria, ai servizi sociali, agli infermieri, medici, volontari. È sciocco pensare al carcere come a qualcosa di estraneo alla città, allo Stato, alla vita comune, come è sciocco pensare che il malessere di uno non ricada sugli altri. Purtroppo, negli ultimi anni, è cresciuta nel nostro Paese una subcultura molto violenta.
Quando si sentono persone delle istituzioni dire “buttiamo le chiavi” o, peggio, “togliamo il respiro ai detenuti”, riferendosi a persone private della libertà, è molto grave non solo perché per la legge italiana la pena e la detenzione servono per il corretto reinserimento sociale di chi ha commesso il reato, ma perché sottintendono un senso di vendetta e disumanizzazione del detenuto. In carcere, in questi anni, ho incontrato persone molto differenti, detenuti comuni, molte persone che sono in carcere perché povere e non possono accedere a misure alternative, ma anche imprenditori o politici.
Per tutti il carcere è un momento di grande difficoltà e prova. Dobbiamo pensare a tutti, a tutti dobbiamo pensare; per questo mi dispiace sentire parlare con semplicità, superficialità o disprezzo. Talvolta qualcuno dice: ma non pensi al male che loro hanno procurato? Certo, ci penso, ci pensiamo, ma tutelare i diritti anche di chi ha commesso reati è la resistenza all'imbarbarimento della società, che ricadrebbe negativamente su tutti, a cominciare dai più deboli.
Purtroppo, la dottrina di questa maggioranza è stata più reati, più pene e più carcere. Questo alla faccia della rieducazione e dell'applicazione della Costituzione. Presidente, il Governo ha legiferato d'urgenza tante volte per cose che dicevano e pensavano essere gravi. Ci ricordiamo tutti il decreto Rave party.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
PAOLO CIANI (PD-IDP). Non vi sembra grave quello che sta accadendo nel carcere italiano in questi mesi? Non vi sembrano gravi tutte queste morti? Forse, a giudicare dal fatto che non c'è nemmeno un rappresentante del Ministero della Giustizia, forse, a sentire che non interviene nessuno di Fratelli d'Italia, nessuno della Lega, non vi sembra grave. Presidente, penso che la giustizia trovi il suo compimento solo se è in grado di ridare a tutti - la vittima, il reo, la società - la possibilità di un futuro, di una ripartenza, di un cambiamento.
PRESIDENTE. Grazie.
PAOLO CIANI (PD-IDP). Se la giustizia si limita alla vendetta, diventa fine a sé stessa e rischia di generare un movimento senza fine. Non è quello di cui ha bisogno il nostro Paese, non è quello che serve all'universo carcere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Saluto studenti, studentesse e docenti dei Licei FAES Città Studi di Milano, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
È iscritto a parlare il deputato Dori. Ne ha facoltà. Prego.
DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. L'interesse e l'attenzione di questo Governo, ma anche della maggioranza - basta guardare i banchi vuoti qui in Aula -, rispetto al tema carcere davvero è dimostrato dall'assenza di un Sottosegretario, di un Vice Ministro, dello stesso Ministro Nordio. Penso che fosse stato informato. Chiedo alla Presidenza se il Ministro Nordio - ma dall'espressione comprendo di sì - sapesse che oggi si sarebbe discussa una mozione sul tema carceri, perché davvero è incomprensibile. Ma non solo, questo anche per rispetto nei confronti nostri, del Parlamento, perché magari fosse solo un'assenza determinata dalla vergogna, lo potrei capire.
Non so, il Ministro Nordio si vergogna di venire qui dopo 2 anni e mezzo che non sa che cosa fare, come prendere in mano il tema carcere; non si presenta perché, giustamente, ha vergogna perché non sa che cosa dire, perché, rispetto alle nostre considerazioni, sa benissimo che abbiamo ragione, e quindi preferisce fare lo struzzo e non venire qui in Aula. Invece no, magari fosse questo, nemmeno. È semplicemente disinteresse. Questo è il disinteresse, davvero, l'attenzione del Governo rispetto al tema carceri.
Prima ho sentito, giustamente, che si è detto: non deve esserci, sul tema carceri, un approccio ideologico. Benissimo, questo dalla maggioranza. Ma sono d'accordo che non debba esserci un approccio di natura ideologica; il problema è che il Governo e la maggioranza non hanno nemmeno un approccio. Magari avessero - come su tanti altri temi che abbiamo già visto, separazione delle carriere e via di seguito - un approccio ideologico. Non c'è nemmeno un approccio di natura ideologica.
Non c'è l'approccio, se non quello, che abbiamo visto nella mozione di maggioranza, del dire: apriamo nuove carceri, nuove carceri. Insomma, si continua a sbandierare questo. Ricordo loro che sono da 2 anni e mezzo al Governo di questo Paese. Non possono più dirci, come nei primi mesi: ma è tutta colpa di chi c'era prima. Oppure ancora, peggio ancora, abbiamo sentito il Ministro Nordio dire: ma il problema carceri è sempre esistito in Italia, il problema dei suicidi nelle carceri c'è sempre stato. Quindi va bene, andiamo avanti così, secondo questo approccio. No, la responsabilità di chi sta al Governo è di approcciare e proporre soluzioni che non abbiamo visto finora.
Il sovraffollamento è un amplificatore di tutti gli altri problemi. Se non risolviamo il sovraffollamento, tutto il resto è difficile da affrontare. Quindi noi avevamo già proposto, anche il collega Giachetti aveva proposto il tema della liberazione anticipata, un aumento di sconto per la buona condotta. No, nemmeno quello. Poi ci viene detto dai banchi della maggioranza: no, non un approccio ideologico. E invece l'approccio ideologico lo avete, lo avete voi. Perché oggettivamente non poter parlare di liberazione anticipata per buona condotta? Le misure alternative, le misure alternative al carcere. Continuano ad arrivare in Commissione giustizia provvedimenti, ma poi su questi temi nulla. Non c'è una riforma, non c'è un'idea.
Il dramma dei suicidi. Sappiamo che lo scorso anno c'è stato addirittura il record di suicidi in carcere. Chi si suicida, chiaramente, è perché non vede una via d'uscita, una prospettiva. È stato detto poco fa, incredibilmente, da un collega di Forza Italia, che noi dobbiamo pensare solo ai presunti innocenti e non ai condannati. E no! È la nostra Costituzione che dice che dobbiamo pensare anche ai condannati, a chi è in carcere, al principio rieducativo della pena. Altrimenti cosa facciamo, buttiamo via la chiave? Ci interessiamo soltanto, quindi, dei presunti colpevoli? Di tutti bisogna trattare, bisogna occuparsi.
Quindi, sul tema dei suicidi, l'approccio - lo ricordo - qui in Aula del Ministro Nordio, in occasione delle sue comunicazioni annuali, fu quello di dire: ma il problema dei suicidi non c'è solo in Italia, c'è in tutti i Paesi, anche del Nord Europa. Quindi quasi come a normalizzare un dramma, il dramma dei suicidi. Invece, uno Stato civile punta a suicidi zero. Questa deve essere l'aspirazione, a non averne neanche un suicidio all'interno delle carceri.
Non quello di dire: va bene, okay, lo accettiamo e lo normalizziamo. Per quanto riguarda la questione del personale, si continua a sbandierare anche qui un aumento relativamente alla Polizia penitenziaria. Siamo grati alla Polizia penitenziaria per il lavoro e il sacrificio che fa in situazioni davvero complicate, e sappiamo anche dei suicidi tra la Polizia penitenziaria, però poi ci si dimentica di tutte le altre figure: gli educatori, le figure sanitarie - medici, psicologi, psichiatri - assenti.
Pensiamo anche al tema dell'assistenza sanitaria. Avevo già proposto, ma vedo che al Governo interessa poco, il tema dell'assistenza sanitaria H24 negli IPM, negli istituti penali minorili, che sappiamo che, grazie a questo Governo, con il DL Caivano, sono diventati sovraffollati pure quelli. No, nemmeno avere un'assistenza H24 per gli istituti penali minorili, che si potrebbe tranquillamente gestire, considerati i numeri rispetto alle strutture carcerarie per adulti. Il tema, certo, della malattia mentale e della tossicodipendenza, però si continua a metterlo lì, sul tavolo, senza poi arrivare a delle soluzioni.
Una soluzione invece, a nostro parere - abbiamo anche sottoscritto quella proposta di legge del collega Magi -, è di evitare di continuare a pensare di avere grandi strutture carcerarie - certo, se il Governo va avanti così a creare, ogni settimana, una nuova fattispecie penale, è chiaro che servono strutture carcerarie sempre più grandi -, ma, al contrario, piccole strutture per coloro che commettono reati entro una certa gravità, con un residuo di pena limitato, dove poter avere invece una cura specifica, diretta, anche da un punto di vista psicologico e psichiatrico, e di rientro in società attraverso, ad esempio, lo svolgimento di attività lavorative.
Questo dovrebbe essere perché ci sarebbe una cura diretta, più personale, rispetto a coloro che, invece, rientrano in società, e chiaramente ha anche un beneficio rispetto alla recidiva. Quindi, da questo punto di vista, la mozione che è stata presentata, a nostro parere, ha il valore di porre non solo temi, ma anche soluzioni. Per quanto ci riguarda, invece, questo Governo non ha un'idea di come poter risolvere, di come poter prendere il tema carcerario, e soprattutto il tema del sovraffollamento e dei suicidi all'interno delle strutture carcerarie, per quanto, davvero, ribadisco, comprendo perché oggi il Ministro Nordio, un Sottosegretario, un Vice Ministro si vergognino di essere presenti qui, in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole. Ovviamente, a me consta ribadire che il Governo è presente. Il resto sono valutazioni naturalmente legittime.
È iscritta a parlare la deputata Gadda. Ne ha facoltà. Prego.
MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Sull'illustrazione di questa mozione e sulle motivazioni che hanno portato a presentarla è già intervenuto il collega Giachetti, ringraziando anche associazioni come Nessuno tocchi Caino, che pongono costantemente il tema e il problema della situazione carceraria. E con altrettanta attenzione, colleghi, ho ascoltato gli interventi di chi mi ha preceduto, a partire dal collega di Forza Italia. È vero, Forza Italia è sempre ferma nelle sue convinzioni. Il punto è che, presentando questa mozione, vogliamo capire se la fermezza delle convinzioni e delle idee si traduce anche in fermezza nelle scelte concrete che questo Governo, dopo 2 anni e mezzo, riuscirà a fare rispetto alla situazione carceraria, perché il numero dei suicidi è drasticamente aumentato rispetto al passato e abbiamo una situazione che è fuori controllo.
L'unica certezza che questo Governo ci sta presentando è questa sorta di panpenalismo, per cui, ad ogni notizia di cronaca, il Governo Meloni, inclusa Forza Italia, che sostiene, appunto, questo Governo, viene a votare, poi, provvedimenti che aumentano le pene, che costruiscono nuovi reati, però, rispetto alla situazione carceraria, di fatto non si fa nulla. Concentrerò il mio intervento in discussione generale, e poi per Italia Viva interverrà in dichiarazione di voto la nostra capogruppo Boschi, su un tema molto particolare e molto preciso che è contenuto in questa mozione, che riguarda il tema della salute.
Il tema della salute ha tantissime sfaccettature: noi sappiamo che in una situazione carceraria e detentiva esplosiva, non soltanto per le condizioni di trattenimento dei detenuti, ma anche per le condizioni di lavoro della Polizia penitenziaria, parlare di salute, di welfare e di benessere sia dei detenuti che dei numerosi lavoratori delle nostre carceri oggi sembra piuttosto una chimera perché le nostre carceri esplodono di persone che hanno dipendenze.
C'è il tema della salute mentale, e anche su questo non credo che il Governo possa continuare a mostrare indifferenza rispetto al fatto che tutti questi problemi che la società ha vengano poi scaricati, chiudendo le porte, facendo finta di non vedere, su chi lavora all'interno del carcere, sulla Polizia penitenziaria. Le carenze strutturali, che ci sono e che noi rimarchiamo nella nostra mozione, di personale pedagogico, assistenti sociali, psicologi, mediatori culturali, sono un dato di fatto a cui il Governo non sta dando risposte.
Ma noi siamo abituati a fare anche proposte rispetto a un Governo che continua a non ascoltare. La nostra proposta, che abbiamo condiviso con tante associazioni, è quella di fare una cabina di regia nazionale, condivisa con il Ministero della Salute e della Giustizia, per approfondire lo stato di salute - scusate per il giro di parole - della sanità penitenziaria, perché in questi anni evidentemente qualcosa non ha funzionato.
Qualcosa non ha funzionato in termini anche di omogeneità di trattamento. A oltre 15 anni dal trasferimento dell'assistenza sanitaria penitenziaria al Servizio sanitario nazionale, a distanza di 15 anni vediamo tutte le difficoltà di un sistema che non riesce a prendersi cura, a farsi carico delle tante fragilità che esistono non soltanto nella nostra società, ma in un ambiente ristretto, difficile e complesso come quello del carcere.
Dall'altro lato, questa situazione di incertezza e di caos scoraggia tanti professionisti della sanità a impegnarsi in questo campo. Quindi, contestualmente a questa cabina di regia, chiediamo una cosa di buon senso: che questa cabina di regia approfondisca i numeri perché ad oggi il Governo stesso non sa rispondere rispetto a quante persone muoiano in carcere e di carcere. Quindi, ci sono i suicidi, ma ci sono anche tante persone che spendono parte della loro vita in sofferenza e in assenza di cure. Chiediamo anche di capire come possiamo accompagnare il nostro personale sanitario ad approfondire questo percorso di vita e professionale.
Chiudo, Presidente, su altre proposte e richieste. Ci sono elementi importanti, pene alternative al carcere. Una domanda che è nell'interesse di tutti noi: il reinserimento sociale e lavorativo. Su questo, per esempio, i consigli di aiuto sociale, che sono stati istituiti per legge, non sono ancora una realtà. Lo dico ai membri del Governo presenti in Aula, purtroppo non membri del Governo del Ministero della Giustizia, speriamo che ci stiano ascoltando quanto meno in differita: in queste mozioni ci sono alcune proposte e speriamo che Forza Italia, che ha manifestato interesse rispetto ad alcuni punti, possa votarne alcune. Per esempio, il primo punto dei nostri impegni, che riguarda l'iter agevolato della proposta di legge Giachetti sulla liberazione anticipata speciale e ordinamentale (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Berruto. Ne ha facoltà.
MAURO BERRUTO (PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Voglio portare il mio contributo a questa discussione generale con un episodio che mi riguarda da vicino, personalmente. Nel 2008 allenavo una squadra di pallavolo molto prestigiosa a Montichiari, in provincia di Brescia. Lì vicino, a pochi chilometri, c'era un ospedale psichiatrico giudiziario, gli OPG non esistono più dal 2015: quello di Castiglione delle Stiviere. Venni avvicinato, in quella mia esperienza, dalle persone che si occupavano della parte medica dell'OPG di Castiglione delle Stiviere per propormi un progetto di lavoro con lo sport per alcuni detenuti.
Io venni accompagnato a visitare questa struttura. È un ricordo agghiacciante, uno dei posti più terribili che abbia visto con i miei occhi in questo Paese. Quindi, non c'erano le condizioni per poter lavorare con la pallavolo, che era quello che io facevo. È uno sport, peraltro, che insegna la bellezza del passaggio, lo sport di squadra per eccellenza, l'obbligatorietà, anzi, del passaggio della palla. Però - ripeto - non c'erano le condizioni. Quindi, proposi un tentativo: da parte loro, di convincere un giudice a fare quella attività fuori rispetto alla struttura dell'ospedale psichiatrico giudiziario e di farla nel palasport di Montichiari, nel mio giorno libero - era il lunedì -, presupponendo che avrei chiesto alla mia società di allestire il palazzetto come se quel giorno ci fosse la partita di serie A, cioè tutto illuminato, con la rete quella bella, con i palloni quelli veri, con le magliette della prima squadra.
Iniziò questo percorso, il giudice concesse di fare questa attività. Durò circa sei mesi, sei mesi straordinari, anche molto divertenti. Io ricordavo a queste persone, a questi detenuti, che erano la peggior squadra che io avessi mai allenato. Loro ridevano e incominciavano ad allenarsi. Finì quell'esperienza in modo hollywoodiano, con un torneo in cui giocammo contro ragazzi di una scuola superiore di Montichiari, quindi diciottenni e diciannovenni, e dove vincemmo un set e una di quelle persone realizzò sei ace consecutivi in quella partita. Sembrava Fuga per la vittoria, per chi si ricorda il film.
Però, la cosa incredibile avvenne qualche settimana dopo, quando gli stessi operatori della parte sanitaria dell'OPG di Castiglione delle Stiviere tornarono da me con un foglio, un foglio di excel, con dati e numeri. Su quel foglio c'era scritto che quelle persone, rispetto all'inizio di quel progetto, consumavano esattamente la metà degli psicofarmaci a cui erano sottoposte. Gli allenatori, tendenzialmente, hanno un ego ipertrofico e, quindi, immaginavo: porca miseria, quanto sono stato bravo ad insegnare addirittura un po' di tecnica e addirittura ad incidere sulla salute e sul benessere di queste persone. Poi, fortunatamente, rientrai in me e capii che non c'entravo niente. Quello che era successo era che le condizioni di eccellenza, la bellezza - nel fatto specifico, giocare a pallavolo in un palazzetto di serie A -, incidevano sia sulla qualità del comportamento, sia sul miglioramento degli aspetti tecnici e, addirittura, sul benessere psicofisico e sulla salute. Quell'esperienza ha cambiato il mio modo di vedere lo sport.
Chiudo, signora Presidente, ricordando che lo sport, che oggi è in Costituzione, con la Repubblica che riconosce il valore educativo, e quindi anche quello rieducativo, che le carceri hanno, può diventare uno strumento straordinario per realizzare questo importante, ambizioso e costituzionale obiettivo. Chiudo, dicendo che esistono ricerche molto facilmente accessibili, che dimostrano che, laddove nelle carceri c'è la possibilità di praticare attività sportiva o ci sono luoghi per lo sport, diminuisce in maniera direttamente proporzionale il numero di suicidi. Credo che questa sia una grande opportunità per tutti noi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Bruno. Ne ha facoltà.
RAFFAELE BRUNO (M5S). Grazie, Presidente. A Natale dell'anno scorso, un ragazzo, un cantante rap, ha espresso un desiderio: voleva cantare alla mamma una sua canzone, dedicata a lei. La mamma era in carcere. Si è mossa così una catena di umana solidarietà. Abbiamo intuito che per quel desiderio valeva la pena adoperarsi. E così è stato. In quella stanza del carcere, il 23 dicembre, c'erano donne momentaneamente recluse, un deputato, un magistrato di sorveglianza, educatori, poliziotti, musicisti, attori. Tutte e tutti lì per quell'unico desiderio: il canto di quel ragazzo, semplice, puro. Puro come lo è un gesto d'amore; l'amore vero, genuino, l'amore di chi soffre. Lui cantava e la madre, fiera, lo guardava orgogliosa e piangeva. E non aveva nessuna vergogna, perché, attorno a lei, le donne momentaneamente recluse, un deputato, un magistrato di sorveglianza, educatori, poliziotti, musicisti, attori, piangevamo tutti.
Sono sette anni che provo a raccontare qui dentro queste lacrime. Lacrime che ci dicono che, quando si manifesta l'umana comprensione e l'umana solidarietà, tutto diventa possibile. Provo a raccontare queste lacrime qui dentro e ovunque. Pochi giorni fa, ho avuto l'onore di recitare nell'area archeologica di Largo Argentina, a Roma, assieme agli ex detenuti di Rebibbia, diretti da Fabio Cavalli. Qualche settimana fa, ho partecipato a un laboratorio teatrale assieme a Le Donne del Muro Alto, dirette da Francesca Tricarico. Quest'estate, ho partecipato alle prove della Compagnia della Fortezza al carcere di Volterra, la compagnia diretta da Armando Punzo. E io, ogni volta, vedo donne e uomini agire sul palcoscenico con una grazia unica. Sono sempre tutti in uno stato di grazia.
Sono sette anni che racconto ovunque che il teatro trasforma, il teatro unisce, commuove, che le persone momentaneamente recluse, quando sono su un palcoscenico, sono donne e uomini capaci di fare tutto. Sono pienamente sé stessi. E in questa consapevolezza può accadere il miracolo del cambiamento. Grazie alla pratica teatrale, può attuarsi pienamente l'articolo 27 della nostra Costituzione e può anche accadere che riescano a dimenticare le sbarre, le mura e, soprattutto, le condizioni disumane e terribili in cui ancora versano molte, moltissime, delle nostre carceri e, magari, allontanano da sé stessi i demoni, la possibilità di commettere gesti estremi.
Il numero dei suicidi in carcere è una piaga terrificante ed è inaccettabile per una società che si definisce “civile”. Ricordo che, se soffre una parte della comunità carceraria, soffrono tutti quanti: direttori, poliziotti, educatori, cappellani, personale sanitario, volontari e persone recluse. In questi giorni, grazie all'emendamento a mia prima firma alla legge di bilancio, tantissime compagnie teatrali che hanno spesso agito in regime di volontariato puro, si stanno adoperando per presentare tanti nuovi progetti, tante piccole grandi luci nel buio, tanti sprazzi di speranza e promesse di nuova libertà. Questo mi rende fiero e mi commuove (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma non posso, non possiamo accontentarci, perché in ballo c'è troppo: in ballo ci sono persone che ogni giorno soffrono e che ci chiedono con forza di fare di più, molto di più.
Grazie all'emendamento, ci sono 500.000 euro all'anno per tre anni, ma c'è anche la proposta di legge in attesa di calendarizzazione, che renderebbe il tutto più solido e più strutturato. È importante calendarizzarla quanto prima perché, se permettiamo alla bellezza di entrare in quei luoghi, di sicuro ne uscirà ancora di più. Il teatro fa bene a chi lo pratica, rende l'ambiente carcerario più leggero, più armonioso e abbassa la recidiva drasticamente. Le persone che quando escono dal carcere tornano a delinquere sono una media del 65 per cento. Se fanno teatro, questo numero scende al 6 per cento, con un calo del 90 per cento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Un dato clamoroso che ci chiama a una responsabilità enorme.
Dalle carceri ci dicono che con uno sforzo in più si può implementare questo fondo, per esempio, e si può intervenire per l'adeguamento degli spazi. Inoltre, ci devono essere congrue risorse per pagare gli straordinari ai poliziotti che devono presenziare alle attività teatrali. Quindi, nel ribadire l'importanza di avere un fondo esclusivamente dedicato al teatro in carcere, che testimoni finalmente che lo Stato ne riconosce l'esclusivo valore e l'efficacia, chiediamo al Governo di avere la coerenza e la risolutezza di continuare in questa direzione, perché questa è la strada giusta.
La visione che le carceri possano diventare da luoghi di sofferenza a luoghi umani, di trasformazione, veri e propri centri culturali, non è un'utopia impossibile. Con il giusto impegno e con un radicale cambio di passo potrebbe diventare una rivoluzionaria realtà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Di Biase. Ne ha facoltà.
MICHELA DI BIASE (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io inizio col sottolineare che sarà pure una scelta legittima quella del Governo di mandare oggi in Aula la Sottosegretaria Savino - e non me ne voglia la Sottosegretaria - ma noi lo reputiamo un fatto gravissimo. Gravissimo perché, vede, Sottosegretaria, quest'Assemblea è stata richiesta dalle forze di opposizione perché noi volevamo discutere con il Governo il dramma della situazione delle carceri italiane.
Noi non sentiamo la necessità di fare un monologo allo specchio, non sentiamo la necessità di cantarcela e suonarcela da soli, Sottosegretaria, noi sentivamo la necessità di confrontarci con il Governo e non mi pare che lei sia un'esperta del sistema carcerario, né che abbia mai seguito, nel corso della sua vita parlamentare, la vicenda delle carceri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Era stato annunciato Sisto - tra l'altro, neanche lui si occupa di carceri - ma evidentemente, tra Nordio che è sempre impegnato a fare qualcosa di più importante e Delmastro che ormai abbiamo capito che è invece pratico della fuga, noi oggi ci troviamo ad affrontare una discussione fondamentale per questo Paese con i banchi del Governo assolutamente deserti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Questo noi ci teniamo a sottolinearlo.
Proverò nel mio intervento a toccare alcuni dei punti su cui altri colleghi sono intervenuti. Noi ci troviamo davanti a una vera e propria emergenza carceraria per due fondamentali ordini di problemi. Il primo è che noi stiamo assistendo, all'interno delle carceri, ad una violazione costante e continua dei diritti umani basilari e, dunque, degli ospiti di quei penitenziari. L'altro è che la situazione detentiva sta determinando la mancata attuazione dell'articolo 27 della Costituzione italiana per cui la pena non deve consistere in trattamenti contrari al senso di umanità, ma deve tendere alla riabilitazione del condannato. Noi su questo ci dobbiamo intendere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Il Governo ha presente cosa dice la Costituzione italiana rispetto a questo? Perché altrimenti, perdonatemi, questa discussione è inquinata soltanto dall'ideologia e noi questo non ce lo possiamo permettere. Oggi la seduta è, qui, doverosa e necessaria. Il 2024 è stato - lo ricordiamo - l'anno record dei suicidi: ne abbiamo contati 89. E se il 2024 si è concluso in quel modo, sicuramente il 2025 non lascia ben sperare. Ad oggi, mentre noi parliamo, i suicidi in carcere sono stati 20. Ciò vuol dire che, nella civilissima Italia, si suicida un detenuto ogni quattro giorni. Basterebbe questo per avere la presenza del Ministro Nordio su quegli scranni.
Noi oggi abbiamo - e veniamo a quello che è stato fatto dal Governo, che poi è anche il motivo per cui noi abbiamo chiesto questa convocazione straordinaria - 62.165 detenuti all'interno delle carceri italiane, mentre la capienza sarebbe di 51.320 unità. Sa, Sottosegretaria - non credo lo sappia, ho piacere di ricordarlo io - quali sono gli unici posti che sono aumentati da quando voi siete al Governo? Sono quelli non disponibili, perché siccome voi avete scelto di non investire neanche nelle manutenzioni dell'esistente, quando i fondi tra l'altro erano stati stanziati dal precedente Governo, oggi noi ci troviamo nella situazione per cui alcuni reparti, che potevano essere aperti, sono addirittura chiusi. Tant'è che la disponibilità dei posti, Sottosegretaria, è scesa a 46.836. Di questo stiamo parlando, al di là della fuffa e della retorica a cui ci costringete ogni giorno.
Quali sono poi le condizioni degli istituti? Perché si dirà: sono detenuti, però vivono in una situazione umana, invece no. Io cito due istituti penitenziari che mi è capitato, da ultimo, di visitare. Uno è quello di Sollicciano e l'altro è quello di Regina Coeli. Parliamo di due città, Firenze e Roma. Riguardo Sollicciano, noi siamo basiti del fatto che non sia stata ancora nominata la direttrice del carcere, ma siamo altrettanto basiti dalle condizioni di quel carcere, perché in quello, come a Regina Coeli - dove il dato del sovraffollamento, se non sbaglio, è arrivato al 185 per cento -, sta accadendo questo: che mancano i riscaldamenti, che non ci sono i bagni. Sa cosa significa, per esempio, in città come Firenze o Roma avere un infisso rotto e non avere il riscaldamento? Possiamo, forse, parlare di tortura? Conviene, con me, che il Governo italiano sta torturando i detenuti che sono all'interno degli istituti penitenziari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)?
Manca il mobilio, li ho visti io mangiare in piedi i detenuti, si cimentano anche in questa pratica perché mancano anche i tavoli, per non parlare della muffa, per non parlare, Sottosegretaria, della mancanza di luce. Sa che in alcune carceri la Polizia penitenziaria, che voi tanto dite di osannare - poi naturalmente verrò su questo - deve andare in giro la notte con le torce perché manca la luce? Quali sono le condizioni in cui fate operare i nostri operatori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Io questo vorrei chiedervi. La muffa, per non parlare poi della presenza delle cimici, quelle, sì, compagne di avventure dei nostri detenuti. Questo è il quadro desolante di questi due istituti penitenziari. Ma guardi, questa fotografia che le ho fatto potrei replicarla in molti, moltissimi degli istituti penitenziari italiani. È molto, molto diffusa.
Veniamo ora a quello che ha fatto il Governo. Noi abbiamo assistito, in queste Aule, al Ministro Nordio che è venuto più volte a raccontarci, anche in modo enfatico, la nascita del Piano carceri che doveva ridurre il sovraffollamento degli istituti penali. Nordio è venuto e ha detto: tranquilli, ho io la soluzione, ora il Governo appronta nuovi istituti penitenziari e riqualifichiamo le strutture che abbiamo.
Ad oggi, giusto per puntualizzare, noi, dopo otto mesi dall'annuncio del Piano carceri, l'unica cosa che abbiamo visto realmente è la nomina del commissario governativo, che deve occuparsi del Piano carceri. Non ho capito cosa stia facendo in queste ore, in questi mesi, il commissario, io speravo veramente che il Ministro ce lo venisse a dire oggi; comunque sia, abbiamo un commissario, che, ripeto, è l'unica cosa che abbiamo visto. Per il resto, avreste dovuto predisporre una lista, ma non siete stati in grado neanche di farla, che è una cosa che si fa in 15 giorni, figuriamoci se sarete in grado di costruire le nuove carceri che servono.
Noi abbiamo fatto un calcolo: per costruire un nuovo carcere ci vogliono tra i 10 e i 15 anni ed occorrono 25 milioni di euro. Voi avete stanziato - lo chiedo per chi ci ascolta - con la manovra di bilancio 1,1 miliardi di euro per la costruzione delle nuove carceri? Perché se così non è, Sottosegretaria - su questo lei può rispondermi visto che è Sottosegretaria al MEF -, se non è questa la cifra esatta stanziata allora state prendendo in giro con le chiacchere i cittadini. Questa è la verità.
Concludo, perché non mi rimane altro tempo, con la giustizia minorile. Anche lì siete riusciti a far diventare strutturale la vicenda del sovraffollamento, non era mai capitato che gli istituti di pena minorile vivessero una situazione del sovraffollamento. Oggi è un dato strutturale, di cui ha colpa principale il decreto Caivano, che ha minato il sistema penale minorile italiano, determinando una situazione disastrosa all'interno degli IPM.
Io stessa mi sono recata, in quest'ultimo mese, nell'istituto di Casal del Marmo per due volte, sollecitando anche i Sottosegretari competenti per materia ad andarci, e - lei mi deve credere - c'è una situazione pericolosa. Dio non voglia che noi ci dobbiamo trovare in quest'Aula a raccontare di suicidi nei minorili…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
MICHELA DI BIASE (PD-IDP). …perché questa roba noi ve la imputeremo a colpa e concludo davvero.
Noi pensiamo che bisogna investire, tra le tante cose che servono e che ho provato a dire, sulle misure alternative alla detenzione, perché queste davvero sarebbero una misura deflattiva che aiuterebbe le carceri ad avere un po' d'ossigeno…
PRESIDENTE. Onorevole, concluda!
MICHELA DI BIASE (PD-IDP). …e concludo davvero perché poi tanto verranno i colleghi dopo di me.
Papa Francesco ha aperto, a Rebibbia, la Porta santa. Lo ha fatto pensando ai detenuti e lo ha fatto con la domanda: potevo essere io. Ma l'ha fatto anche con un messaggio a noi, a chi governa: aprite il vostro cuore. Io penso che nell'anno giubilare quel monito, quella raccomandazione fatta da Papa Francesco, debba vibrare anche in quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Saluto studenti, studentesse e docenti dell'Istituto comprensivo statale “Tauro - Viterbo” di Castellana Grotte, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
È iscritta a parlare la deputata Scarpa. Ne ha facoltà
RACHELE SCARPA (PD-IDP). Grazie, Presidente. La volpe sa molte cose, il riccio ne sa una sola, ma grande. Non sono impazzita, non ho perso completamente il focus dell'argomento di cui stiamo parlando oggi: è semplicemente, questo, un frammento del poeta greco Archiloco, del VII secolo avanti Cristo, che serve per restituire l'idea dei vari sguardi che si possono dare alle cose. Uno sguardo più attento a una molteplicità, alla pluralità di questioni, di dati, di fenomeni, che va composta all'interno di una visione, e uno sguardo, invece, più distanziato, più complessivo, che è quello che si dà alle questioni complesse.
Noi sul carcere sappiamo tante cose e provo a darvi oggi, anche limitandoli visto il poco tempo che ho a disposizione, alcuni sguardi da volpe.
Il primo sguardo è uno sguardo numerico, già accennato da tanti colleghi qui oggi in Aula. Noi abbiamo 61.861 detenuti nelle carceri italiane, per un totale di 46.837 posti agibili: un sovraffollamento di circa 15.000 persone. Ma non solo. Vi invito a osservare, con lo sguardo da volpe sui numeri, anche l'incremento del tasso di sovraffollamento: ora è al 132 per cento; un anno fa era al 128 per cento; ancora di meno un anno e mezzo fa, quando era al 117 per cento. C'è un aumento esponenziale di questo tasso di sovraffollamento e vi invito a osservare come questo non sia in alcun modo correlato con il tasso di reati commessi in Italia e allo stesso modo non è in alcun modo correlato al tasso di aumento di personale nelle nostre carceri e già questo è spia di un problema. Evidentemente, si sta utilizzando il carcere, la detenzione come risposta a fenomeni variegati sociali in misura eccessiva rispetto a quello che la realtà è e anche rispetto a quello che il sistema carcerario può reggere. Prima questione.
Il secondo sguardo è uno sguardo più sociale, lo sguardo alla povertà in carcere. È una povertà che spesso è povertà di conoscenza, povertà di sussidio legale, povertà di strutture sociali. La povertà in carcere: sono le 19.000 persone che potrebbero essere oggetto di misure alternative, le tante - appunto 19.000 - che hanno una condanna inferiore ai tre anni da scontare. Anche questo ci parla di un'altra questione: il fatto che qualsiasi misura che punti a sgonfiare l'emergenza carceri e il sovraffollamento in questo momento difficilmente potrà essere portata avanti senza un serio ragionamento anche sul territorio e su ciò che sul territorio deve aiutare a gestire, a decomprimere e a prevenire anche questi fenomeni di microcriminalità e di piccole condanne, che poi sono quelli che gonfiano i numeri all'interno delle nostre carceri.
Da qui mi collego facilmente al terzo sguardo, che è quello sulla tragedia, quello di cui finiamo a parlare sempre, quello dell'emergenza suicidi. Quest'anno già 14 e nel 2024 addirittura 84. È un po' tragico, purtroppo, snocciolare questi dati mentre il Governo non solo non mi ascolta ma proprio mi dà le spalle. Andrò avanti, andrò avanti senza il…
PRESIDENTE. Sì, colleghi, come immaginate, era proprio per questo che la Sottosegretaria si è avvicinata (Commenti del deputato Gianassi). Mi scusi, collega Scarpa. Prego, prosegua.
RACHELE SCARPA (PD-IDP). Va bene, vado avanti. Questo dato dei suicidi ci parla di che cosa? Ci parla di quello che è il tempo all'interno del carcere, che è un tempo inutile, soprattutto con le pene brevi, soprattutto nelle condizioni in cui siamo, perché noi non siamo in grado di garantire un senso al tempo sottratto con la reclusione e questo chiaramente svuota di utilità qualsiasi forma di detenzione. È un dato che ci racconta anche di un problema relativo alla chiusura e di un'interpretazione forse troppo restrittiva dell'ultima circolare sulla media sicurezza, che doveva servire a spronare la progettazione ma che, invece, ha finito anzi per avallare la non progettazione, perché semplicemente si tengono le persone ancora più chiuse di prima. Questo genera rabbia, che vuol dire anche aggressioni e insicurezza per chi lavora all'interno delle carceri, e genera disperazione perché il diritto alla significatività del proprio tempo è un diritto umano e la sua negazione getta le persone - anche quelle che hanno pochi mesi davanti - in un senso di disperazione, che poi è quello che porta ai gesti estremi. Forse questo dovrebbe farci riflettere.
L'ultimo sguardo - diciamo - piccolo che vi do lo faccio utilizzando la mia città, che è sede di un istituto penale minorile, l'istituto penale minorile di Treviso, che serve tutto il Triveneto e che è forse il più sovraffollato d'Italia. Quest'estate abbiamo toccato picchi del 200 per cento: celle da tre persone che ne tengono anche fino a 5; servizi igienici indecenti - io l'ho visitato: questi ragazzi si fanno la doccia nella stessa cabina, nello stesso loculo dove fanno i loro bisogni, dove c'è la turca -; mancano gli spazi per la scuola e per le attività ricreative.
Questo probabilmente è un piccolo sguardo su una storia più grande di un fallimento che è il fallimento del decreto Caivano, che sta gonfiando le presenze di minori all'interno degli istituti minorili, e anche delle città che persino nel ricco nord Italia non riescono a dare spazi, non riescono a dare soluzioni, non riescono a dare risposte a tutta una fetta di popolazione giovanile che, a volte, anche questa inutilità del suo tempo persino fuori la traduce nella piccola criminalità. Tutte risposte che non siamo in grado di dare.
Poi, c'è lo sguardo del riccio, lo sguardo grande, che dovrebbe essere quello della nostra Costituzione, che dice che la pena non deve consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e che il fine della pena deve essere rieducativo. Già questo dovrebbe fermarci a farci riflettere, perché noi in questo momento non ci stiamo occupando della seconda parte di questo articolo della Costituzione, ma ci stiamo occupando solo della prima, quella per cui i trattamenti non possono essere contrari al senso di umanità e questo già, secondo me, dice tanto della povertà, purtroppo, in cui abbiamo relegato questo dibattito, che è una povertà culturale, perché la Costituzione dovrebbe servire a dare regole per la normalità e non a spiegarci come rispondere alle emergenze e già questo è un problema grande.
Allora, io qui oggi - per chiudere - sono a chiedervi degli sguardi più ampi, perché penso che su questi si misuri effettivamente la nostra qualità come classe politica.
Ho un sogno da riccio, cioè che quest'Aula possa, di fronte a un problema così grande, così radicato, così sistematico e anche così tragico, mettere da parte alcune visioni che, sì, sono ideologiche, mettere da parte alcune alcuni reclami da propaganda, quelli del buttare la chiave, dell'eternità della pena. Mi ha fatto venire i brividi sentir dire letteralmente da parte della forza più attenta a questo tema della maggioranza, Forza Italia: non pensiamo ai condannati. Perché, se non ci pensiamo noi, colleghi, chi ci pensa? Perdonatemi. Questo è il nostro compito alto.
Il mio sogno da riccio è che oggi approfittiamo di queste mozioni e di questa seduta straordinaria sul tema delle carceri per discutere veramente di quello che c'è scritto nel merito di queste mozioni, per guardare senza ideologia alle diverse soluzioni che le opposizioni stanno proponendo e per smetterla di raccontarci che, alla fine dei conti, va tutto bene così, perché il carcere può, evidentemente, continuare a rimanere un invisibile e un altrove nella nostra società. Non penso che sia così (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Parere del Governo)
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate.
FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. In riferimento alla mozione Varchi, Morrone, Calderone, Romano ed altri n. 1-00418 il parere è favorevole, mentre è contrario sulle altre (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Grazie, Vice Ministro, poiché nella scorsa…Colleghi, colleghi, colleghi, il Governo ha espresso il parere e adesso nelle dichiarazioni (La deputata Serracchiani: “Vergogna, vergognatevi!”)…
Collega Serracchiani, nelle dichiarazioni di voto esprimerete le vostre valutazioni, immagino (Commenti della deputata Serracchiani).
Saluto gli studenti, le studentesse e i docenti dell'Istituto comprensivo Mameli-plesso Carchitti, di Palestrina, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Sì, sulle modalità. Vorrei chiedere, atteso che alcuni di noi hanno chiesto la votazione per parti separate di queste mozioni, il Governo, magari, se vuole verificare quali sono le parti separate e dirci se esprime un parere contrario a prescindere …nel senso che, atteso che la presenza del Governo è stata importante in tutto questo dibattito, abbiamo potuto interloquire con loro e abbiamo avuto da loro riscontro rispetto ai tanti punti che vengono messi sull'oggetto della convocazione straordinaria, che è l'emergenza carceraria, il Governo dà un parere favorevole alla mozione di maggioranza che non si occupa dell'emergenza carceraria. Noi abbiamo chiesto la votazione per parti separate; volevo sapere se per caso il Governo ha almeno preso visione della separazione che abbiamo chiesto e mantiene, ugualmente, la sua posizione. Tutto qui.
PRESIDENTE. Ovviamente, in questo caso il parere si intende contrario sul complesso delle mozioni, a meno che il Vice Ministro non intenda rettificarlo, e quindi anche sulle singole parti.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,20).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 10 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Si riprende la discussione.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Magi. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). La ringrazio, Presidente. La prima osservazione che, con una preoccupazione notevole e con sconcerto, ci viene da fare è che il Governo non ha assolutamente colto il senso dell'occasione di una sessione straordinaria dedicata al tema delle carceri, il Governo e la maggioranza non lo hanno colto. Non abbiamo ascoltato nessun esponente della maggioranza di Governo intervenire in discussione generale, non abbiamo ascoltato nessuna parola da parte del rappresentante del Governo, se non la burocratica enunciazione del parere, ovviamente contrario, su tutti gli aspetti della mozione congiunta presentata dalle opposizioni.
Questo è il primo punto. Il contenuto della mozione di maggioranza ci dice che il Governo non farà assolutamente nulla, perché sin dalle premesse è una edulcorazione della tragica condizione del sistema penitenziario italiano, che è un sistema di morte, che produce morte, disperazione, pura afflizione, che non ha nulla a che vedere con la finalità sancita dalla nostra Costituzione per la detenzione e per il trattamento che dovrebbe avere luogo durante la detenzione delle persone.
C'è una strage di vite che si produce quotidianamente nelle carceri italiane, che è conseguenza, come ammoniva Marco Pannella, della strage di diritto che la precede e la prepara. Di fronte a questo, il Governo ci dice che, tutto sommato, le cose stanno migliorando; ci propone di aumentare i numeri, in modo che i numeri dei morti aumentino; ci dice di affrontare la questione con il pragmatismo burocratico dell'edilizia, che è sempre stato velleitario, Sottosegretario, Vice Ministro Sisto, nella storia del nostro Paese. Dovete portarci i risultati della politica che avete inaugurato con il decreto Carceri.
Ci dovete portare i risultati! Un anno fa lì c'era seduto il Ministro Nordio, al quale abbiamo chiesto cosa il Governo intendesse fare rispetto alla sentenza n. 10 del 2024 della Corte costituzionale, una bellissima sentenza che ha sancito il diritto alla vita affettiva, anche alla vita intima con i familiari, con i partner dei detenuti. Il Ministro Nordio ci ha detto: avete ragione, è giusto, è sacrosanto, ma non pensate che sia facile, faremo un gruppo di lavoro. È trascorso un anno: quali sono i risultati del gruppo di lavoro?
È possibile che in nessun istituto penitenziario in Italia, neanche uno per regione, si siano individuati e trovati gli spazi per garantire il godimento di quel diritto che la Corte costituzionale individuava come un diritto immediatamente esigibile? Voi continuate a favorire l'ingresso in carcere di nuove persone per reati folli, per aggravanti folli, per fattispecie che sono l'opposto di quello che il Ministro Nordio scriveva, quando dava alle stampe un libro dal titolo In attesa di giustizia, scritto a quattro mani insieme a Giuliano Pisapia.
Il diritto penale minimo, il carcere come extrema ratio: tutte balle! Come fanno i colleghi di Forza Italia a continuare a tollerare questo? Come fa lei, Vice Ministro Sisto, a continuare a tollerare questo? Il fatto è che oggi non onorate minimamente il senso di una sessione straordinaria sulle carceri, perché ci dite che, in fondo, va tutto bene, che adesso aumenteranno gli organici, che si lavora un po' di più nelle carceri. Ma le conoscete le carceri? Sapete qual è la percentuale di detenuti che effettivamente possono lavorare?
Ci sono le proposte sul tavolo, l'istituzione delle case di reinserimento sociale, per consentire a chi ha meno di un anno di pena da scontare di uscire dal carcere e di intraprendere davvero percorsi di formazione lavorativa e professionale, perché è oggettivo che nella situazione delle carceri italiane non c'è nessuna formazione, nessun accesso al mondo del lavoro. Neanche le risorse della legge Smuraglia vengono utilizzate, perché in quelle condizioni di sovraffollamento, di afflizione totale, di disperazione, ma che cosa volete formare?
L'ex capo del DAP si era detto favorevole in audizione, in Commissione giustizia, alle case di reinserimento sociale; ovviamente poi si è dimesso di fronte alle follie che attraversano e abitano via Arenula in questo momento e al fatto che c'è un Ministro completamente commissariato politicamente dai suoi Sottosegretari, che non ha alcuna autorevolezza per provare minimamente a mettere in pratica quello che scriveva con fiumi di inchiostro da editorialista. E uno dei motivi per cui noi ne chiediamo la sfiducia, con una mozione di sfiducia pendente, è esattamente l'inerzia sul capitolo delle carceri.
Concludo, Presidente, dicendo che andrebbe completamente ribaltato il paradigma, altro che creare nuovi posti! Noi dovremmo avere un carcere, nel sistema penitenziario italiano, con 30.000 detenuti. Oggi ci sono 90.000 persone che hanno accesso alle misure alternative, inclusa la messa alla prova; se diventassero 120.000 e noi avessimo in carcere solamente chi si è macchiato di fatti di sangue, reati rispetto ai quali si constata una effettiva pericolosità sociale: questo è l'orizzonte di civiltà che dobbiamo raggiungere.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Questo, Sottosegretario, Vice Ministro Sisto. Ci dispiace che non si sia levata una voce di un garantista dal centrodestra che abbia detto chiaramente queste cose, ma neanche qualcosa che ci si avvicini minimamente (Applausi di deputati dei gruppi Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Boschi. Ne ha facoltà.
MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Prima di entrare nel merito, dei ringraziamenti sono dovuti da parte mia, da parte del nostro gruppo, di Italia Viva, ai deputati e alle deputate di opposizione che hanno sostenuto la nostra richiesta per questa sessione straordinaria dedicata al tema delle carceri e, in modo particolare, ai capigruppo, anche per aver lavorato insieme al testo di due mozioni - che sono sostanzialmente sovrapponibili per la gran parte dei contenuti, quella del Movimento 5 Stelle e quella del resto delle opposizioni -, con proposte concrete, puntuali e precise che, per l'ennesima volta, abbiamo sottoposto al Governo e alla maggioranza.
Vorrei ringraziare anche il Presidente Fontana, perché è evidente che, se oggi si è tenuta questa sessione straordinaria, è per impulso, volontà e determinazione delle opposizioni e soltanto del lavoro del Presidente Fontana, come dimostra l'assenza del Ministero della Giustizia, per tutta la fase della discussione generale, e l'assenza, sostanzialmente, della maggioranza.
Vorrei anche ringraziare, però, l'onorevole Giachetti, perché questa iniziativa è stata assunta soprattutto grazie al suo impegno, al suo lavoro e alla sua volontà - che va avanti da anni - di non spegnere la luce su quello che avviene nelle carceri italiane. Io ho imparato molto da lui, visitando le carceri, e soprattutto un principio fondamentale, ossia che i diritti umani non cessano di essere validi quando si entra dentro un carcere (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe). Vorrei ringraziare anche “Nessuno tocchi Caino” e, in modo particolare, Rita Bernardini per il supporto costante al nostro lavoro, attraverso dati precisi, attraverso le relazioni che loro redigono anche dopo le loro visite ispettive, attraverso quelli che sono anche i loro contributi nell'individuare soluzioni.
Ecco, la parte positiva finisce qui, Presidente, perché io credo che sia assolutamente grave che questo dibattito sia avvenuto senza nessun contributo della maggioranza, fatta eccezione per l'onorevole Calderone, di Forza Italia, che ci ha spiegato che noi siamo chiamati a preoccuparci e ad occuparci solo di coloro che nel carcere ci stanno da innocenti e non di coloro che stanno scontando delle pene. Io credo che quella famosa bandiera del garantismo che ha citato l'onorevole Calderone si sia sinceramente e tristemente ammainata sulla sede di Forza Italia, perché il garantismo e la nostra Costituzione, soprattutto, ci chiedono di occuparci di tutti i detenuti, anche di quelli condannati, anche di quelli condannati in via definitiva (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Poi, certo, noi vorremmo che non ci stessero innocenti in carcere e, certo, non vorremmo in carcere nemmeno persone in attesa della sentenza ma ci dobbiamo occupare anche di chi è condannato, perché non sono scarti quelle persone e perché la nostra Costituzione ci dice che dobbiamo garantire loro dignità anche in carcere e, soprattutto, che il carcere abbia una funzione rieducativa e sia anche risocializzante.
Però, vede, è ancora più grave che a questo dibattito il Ministero della Giustizia non solo non abbia dato nessun contributo - perché non abbiamo sentito una parola da nessun rappresentante del Governo -, ma che nemmeno lo abbia ascoltato questo dibattito. Questa è la cifra di quanto al Ministro Nordio stia a cuore la questione delle carceri, di quanto al Governo della Presidente Meloni stia a cuore la situazione delle carceri italiane (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
Io sono, invece, contenta che a seguire questo provvedimento in Aula, oggi, non ci sia il Sottosegretario Delmastro, che ha la delega sulle carceri, perché non dovrebbe avere quella delega e perché non dovrebbe stare al Governo il Sottosegretario Delmastro (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe). Quindi, mi va benissimo che non lo segua lui, perché io non posso confrontarmi sulle carceri con chi pensa di provare un sottile piacere nel vedere i detenuti senza respiro. Ho trovato, francamente, imbarazzante sentirmi spiegare dal Ministro Nordio in quest'Aula - e lei c'era, Presidente - che il Sottosegretario Delmastro gli ricordava Churchill nell'usare quelle parole (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe)! Churchill!
Allora, ringrazio il Vice Ministro Sisto che è arrivato per dare un parere contrario alle nostre mozioni, così, secco. Presumo le abbia lette. Quindi, se questo parere è contrario, ci sono due ragioni che lo possono spiegare. In primo luogo, una contrarietà politica e, quindi, ideologica nei confronti delle proposte delle opposizioni: esattamente il contrario del senso di una sessione straordinaria, esattamente il contrario dell'invito che ha fatto il Presidente Mattarella alle forze politiche a trovare una soluzione rispetto alla gravità di quello che avviene nelle carceri; e anche rispetto alla lettera aperta che ha citato prima l'onorevole Giachetti, che vi invito a leggere, di due detenuti, Falbo e uno che conoscete bene nel centrodestra, l'ex sindaco di Roma, ed ex Ministro, Alemanno, che si trova oggi a Rebibbia. L'onorevole Giachetti è andato a trovarlo, ci ha parlato. Ha scritto una lettera aperta in cui vi invitava, a voi della maggioranza, a mettere da parte il populismo penalista, la contrapposizione ideologica e cogliere l'occasione di oggi per soluzioni condivise. Avete perso questa occasione.
Se, invece, la contrarietà è di merito, perché non condividete le proposte che vi abbiamo fatto - tutte, nemmeno una avete accolto -, vuol dire che voi non volete risolvere la situazione nelle carceri, perché avete detto “no” alle nuove assunzioni per la Polizia penitenziaria, alle nuove assunzioni per il personale sanitario, per gli psicologi, gli psichiatri, gli educatori, i mediatori culturali, alle misure alternative, alla liberazione anticipata speciale. Avete detto “no” a tutto.
Allora, guardi, Vice Ministro Sisto, da oggi è chiaro, ancora di più di prima, quali sono le responsabilità. Voi siete responsabili non soltanto di quello che c'è oggi nelle carceri, ma di quello che ci sarà nei prossimi mesi con la scelta irresponsabile che fate oggi.
Vice Ministro, io ho trovato imbarazzante che il Ministro Nordio non abbia mai accolto la richiesta di rispondere sull'informativa urgente che le opposizioni chiedono da mesi sulle carceri. Nemmeno alle nostre interrogazioni rispondete e oggi era l'unica occasione di un confronto, dopo che bocciate emendamenti e proposte in tutti i provvedimenti che le opposizioni vi presentano, per provare a costruire insieme un percorso.
Io non le ricordo i dati, perché li sa. Le dico solo che in alcune carceri - e sa benissimo le regioni con il sovraffollamento più drammatico: Lombardia, la sua Puglia, Lazio -, a Foggia, Milano, Brescia, per citarne alcune, il sovraffollamento è al 200 per cento. Vuol dire che dove devono stare 100 detenuti, ce ne stanno 200. Si rende conto che se questa cosa succedesse negli ospedali o nelle scuole sarebbero tutti in piazza? E non è che perché quelli sono detenuti, non contano. Perché lo Stato può privare della libertà, deve, in alcuni casi, privare della libertà, se questo è previsto in una sentenza di condanna, ma non può privare della dignità le persone (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
E voi state facendo questo, in carceri in cui ci sono letti a castello con tre posti che sfiorano il soffitto, con i liquami che scendono - come abbiamo visto a Regina Coeli - dal piano superiore, o persone che dormono letteralmente con la testa attaccata al water, dove non c'è l'acqua calda, non c'è riscaldamento. A Sollicciano - e io mi vergogno, perché in quella città ho studiato legge, ho vissuto per anni, ed è la città di Beccaria, il Granducato, dove per primi al mondo abbiamo eliminato la pena di morte - c'è una struttura fatiscente. Voi non riuscite neanche a nominare il direttore di quella struttura. La Polizia penitenziaria gira con le torce, dopo il tramonto, nei corridoi di alcune sezioni.
Non è un problema solo di detenuti, che vivono in condizioni drammatiche. Voi state facendo lavorare in condizioni drammatiche il personale dentro le carceri, dai direttori alla Polizia penitenziaria, agli educatori. E non è un caso se ci sono suicidi, purtroppo, anche tra la Polizia penitenziaria, per i turni stressanti e per le condizioni massacranti in cui li fate lavorare. E non volete mettere risorse, perché ve l'abbiamo chiesto e non lo state facendo.
Ed è ancora più grave la situazione nelle carceri minorili, negli istituti penitenziari minorili, perché, grazie al decreto-legge Caivano, grazie al vostro panpenalismo - esattamente il contrario della depenalizzazione che aveva annunciato il Ministro Nordio quando si è insediato -, voi, nelle carceri minorili, avete portato un sovraffollamento del 111 per cento. Non c'era mai stato. Ve lo ricorda anche il rapporto di Antigone: negli ultimi 30 anni, nelle carceri minorili, in Italia, non c'era mai stato sovraffollamento. Ed è in aumento l'uso di psicofarmaci e sono in aumento gli atti di autolesionismo e i tentativi di suicidio. Per non parlare, purtroppo, dei tentativi andati a buon fine, cioè le persone che si sono tolte la vita in carcere. Tra carcere ed una nelle REMS, siamo a 21 dall'inizio di quest'anno.
Il Ministro Nordio non è stato neanche in grado di darci i dati esatti quando è venuto in quest'Aula. E non ci dite che non c'è correlazione tra il sovraffollamento e i suicidi. Perché l'ha messo, nero su bianco, il Garante dei detenuti, peraltro nominato dal vostro Governo, che c'è questa correlazione.
In tutto questo, non siete neanche riusciti a nominare il capo del DAP. Siamo ancora in attesa che venga nominato il capo del DAP. Avete fatto un decreto-legge, l'estate scorsa, che doveva risolvere tutti i problemi. In sette mesi è aumentato il sovraffollamento carcerario, non si è ridotto. Avete sbagliato su tutta la linea.
Purtroppo, ho finito il tempo; quindi, le tante cose che sarebbero da dire - non basterebbe una sessione - le rinvieremo a quando continuerete a non ascoltarci sui nostri provvedimenti, sulle nostre proposte. Tuttavia, visto che anche il Santo Padre, che, in occasione del Giubileo, è stato a Rebibbia per aprire la Porta santa, ha chiesto di intervenire subito, anche con provvedimenti che decongestionino il sovraffollamento, come la liberazione anticipata speciale, ci tengo a dire una cosa: ognuno si assuma le sue responsabilità, davvero. Perché noi siamo consapevoli e non siamo indifferenti rispetto a quello che sta avvenendo, a differenza vostra, e non siamo complici di quello che sta avvenendo. Perché la responsabilità è del Governo Meloni.
Solitamente, si dice una clausola di stile: “Interveniamo prima che sia troppo tardi”. Mi dispiace, qui, ormai, è già troppo tardi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e Misto-+Europa).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Prendo la parola in un'atmosfera, in un'Aula abbastanza surreale e, visto che l'opposizione ha presentato una serie di proposte molto riflettuta e molto seria, non abbiamo un contraddittorio, non abbiamo neanche una risposta, credo meditata, come dovrebbe essere, da parte del Governo. Bene, inizio comunque il mio intervento, Presidente.
Continua la scia di morte nelle carceri e, particolarmente, presso la casa circondariale di Verona, dove due detenuti si sono tolti la vita in meno di 48 ore.
A livello nazionale, sale a 19 il numero dei suicidi di detenuti in questo 2025, a cui si deve aggiungere quello di un operatore.
“Due suicidi in due giorni imporrebbero serie riflessioni e valutazioni. Servono urgentissime misure deflattive della densità detentiva e immediati rinforzi agli organici della Polizia Penitenziaria, ma va garantita l'assistenza sanitaria e psichiatrica e vanno messe in campo riforme di sistema. Altrimenti sarà ancora morte e sofferenza”: non sono parole mie, nostre, ma del segretario generale della UILPA Polizia Penitenziaria, Gennarino De Fazio, che, in estrema sintesi, rappresentano la realtà, la crisi profonda del sistema carcerario e l'urgenza, appunto, di riforme strutturali. Altrimenti, sarà ancora morte e sofferenza (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
Oggi, è il 20 marzo. La media è già di un suicidio ogni quattro giorni, come nel 2024, anno nero in cui 89 detenuti si sono suicidati, 243 sono i morti in carcere: il numero più alto negli ultimi trent'anni. Anno orribile, come definito da Nessuno tocchi Caino.
Da luogo di rieducazione e reinserimento, le carceri si sono trasformate in un inferno in terra. Un'emergenza umanitaria che impone di ripensare, riprogettare e realizzare un nuovo sistema di detenzione, che sia umano e in grado di rieducare, secondo quanto previsto dall'articolo 27 della Costituzione, che non produca recidiva, dove ci siano assistenza sanitaria e psicologica, percorsi scolastici e di inserimento sociale e lavorativo. Ma il Governo che fa? Qual è la proposta o ricetta del Ministro Nordio? Più carceri e più reati. Ecco come si affronta, con il nulla in mano, la tragedia delle nostre carceri. Anzi, si continua a produrre una proliferazione di reati (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), ad un ritmo compulsivo (24 solo con il DDL Sicurezza); un accanimento inaudito, una criminalizzazione del dissenso, della libera espressione, dell'esercizio della protesta e perfino carcere per le donne incinte e per le creature piccole.
Il sistema minorile - come diceva il collega Dori - è al collasso dopo il decreto Caivano. Si dorme per terra, si apre una sezione in un istituto per adulti; questo lo illustra bene l'ultima comunicazione di Antigone, che sarà arrivata anche nelle vostre, di caselle.
Ebbene, il sovraffollamento si estende alle carceri minorili - lo spiegava bene la collega Boschi prima - e femminili. A questo proposito, il Ministro e il Governo dovrebbero leggere il rapporto molto importante sulle donne detenute in Italia redatto da Antigone. E consiglio di consultare la preziosa produzione di ricerca, analisi e proposte dell'ex senatrice Grazia Zuffa, recentemente e prematuramente deceduta, perché, tra l'altro, ha affrontato la questione delle detenute e delle donne impiegate nelle relative carceri, mettendo in luce la soggettività femminile e il differente punto di vista, sguardo, esperienza e bisogni che questo 4,2 per cento della popolazione carceraria manifesta; popolazione carceraria costretta a scontare la pena non soltanto in strutture inadeguate o in attesa di giudizio, ma anche in strutture pensate per detenuti di genere maschile.
Ma voi non volete sentire parlare di questo, né di misure alternative, di liberazione anticipata, di case di reinserimento sociale, di un minimo di relazioni che si devono assolutamente mantenere, di affettività, della possibilità di telefonare e di comunicare. No. Però tenete in carcere donne incinte e bambini di meno di un anno (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
Ecco, tentativi di suicidi, autolesionismo, suicidi, ricorso a psicofarmaci, e potrei continuare, richiedono l'adozione immediata di misure straordinarie, non solo amministrative, ma anche legislative. Io, sinceramente, credo che anche le parole indulto e amnistia non debbano essere un tabù (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
Papa Francesco - e chiudo, Presidente - ha aperto la Porta santa nel carcere di Rebibbia; il Presidente Mattarella ci richiama al dovere di osservare la Costituzione che indica norme imprescindibili sulla detenzione in carcere. Ebbene, come già fatto dal collega Magi, invito il Governo e il Ministro Nordio a riprendere in mano il suo libro In attesa di giustizia. Dialogo sulle riforme possibili, scritto a quattro mani con Giuliano Pisapia. Ma dov'è finito questo suo convincimento contro il panpenalismo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)? Dov'è finita questa ansia di riforme? Dov'è finita la sua cultura giuridica (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)?
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto “Salvatore Cantone”, presso Pomigliano d'Arco, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare il deputato Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Questa possiamo definirla come una grandissima occasione persa, l'ennesima occasione persa, perché le opposizioni hanno deciso di chiedere una seduta straordinaria su quella che è una vera emergenza del nostro Paese, un'emergenza che riguarda la civiltà del nostro Paese, ma riguarda anche tutti noi, i nostri cittadini.
Oggi ci troviamo in una discussione che non è una discussione: non c'è un dibattito, non sentiamo la presenza del Ministro. Bisogna capire cosa deve accadere ancora nelle carceri italiane per avere il Ministro in Aula durante una discussione e una seduta straordinaria. Non c'è una volontà di dialogo e di apertura, un parere tout court negativo su quelle che sono le mozioni a cui le opposizioni hanno lavorato, nonostante gli appelli che da più parti arrivano per un dialogo e per la ricerca di un percorso condiviso su un tema così importante che ci riguarda tutti.
Perché non bisogna scomodare il Presidente Mattarella, che più volte ha chiesto al Parlamento di intervenire sul sovraffollamento e sull'emergenza carceraria, non serve solo fare, come Giachetti ha fatto prima molto bene, ricordando la lettera di oggi dell'ex sindaco di Roma Alemanno, che chiede di superare le divisioni politiche e chiede alle opposizioni di non essere ideologiche, da un lato, e alla maggioranza di andare oltre l'ideologia e di aprire un dialogo, dall'altro. Serve cambiare completamente visione di questo Paese rispetto al carcere e alla sua funzione. E non si deve cambiarla partendo da un principio nuovo, si deve tornare all'applicazione dell'articolo 27 della Costituzione. L'hanno scritto i nostri Padri costituenti, i nostri Padri e le nostre Madri costituenti, quello che è il carcere, a cosa deve servire e cosa deve fare. E oggi sappiamo che i numeri e le condizioni attuali nulla rispettano di tutto quello che nella Costituzione è già scritto. Abbiamo delle carceri che sono anticostituzionali.
Partiamo dal primo tema: le strutture. La visione deve cambiare anche da questo punto di vista. Il Governo - come la mozione di maggioranza - chiede e vuole costruire nuove carceri: lo vuole fare semplicemente per avere più posti e per mettere in galera più persone, in quella visione giustizialista che stiamo sempre più vedendo, in quella visione in cui si aumentano le pene e si mandano le persone in galera, sempre di più e per qualsiasi tipologia di reato, senza avere una visione di quello che sia il recupero della pena e quello che in carcere si fa. Le carceri bisogna costruirle per chiudere quelle attuali, per chiudere l'inciviltà che si trova oggi in tantissime carceri, distrutte, sporche, piene di insetti, topi, bagni distrutti, celle in cui otto persone stanno in posti assegnati per quattro, bagni all'interno di celle in metà delle carceri italiane.
Allora, di fronte a questo, ancora una volta, noi chiediamo nuove carceri solo per aumentare i posti disponibili, non solo per costruirle. Le carceri nuove servono per chiudere quelle vecchie, le carceri nuove servono per avere a disposizione spazi in cui poter inserire il lavoro (poi su questo ci tornerò). Non basta avere il record di suicidi l'anno scorso? Non basta avere il record di minori nelle carceri? Dobbiamo essere orgogliosi di questi record? Credo proprio di no. Credo che bisogna essere, invece, attenti a capire come evitare il sovraffollamento e le condizioni disumane che in queste carceri ci sono, ricordando due aspetti.
Il primo è che ci sono 15.000 persone in attesa di giudizio: sono all'interno con misure cautelari, senza ancora sapere se sono colpevoli o meno. Ci sono molte persone che sono a fine pena e che potrebbero svolgere la pena in altro modo e con misure alternative. Le pene esterne al carcere sono fondamentali per svuotare le carceri.
Ci sono carenze di personale, oramai, croniche, ma che aumentano e non fanno altro che aumentare il livello di tensione dentro le carceri, il livello di agitazione nelle carceri, il livello di non vivibilità, perché lo sappiamo tutti come funziona: quando c'è un'emergenza, si esce, magari, con un'ambulanza, con qualche agente di Polizia penitenziaria e le sezioni rimangono senza agente e, quindi, si blocca completamente la possibilità di avere i diritti fondamentali anche in cella.
Ci sono i problemi di salute dentro le carceri: mancano le risorse mediche nelle carceri italiane, non c'è un'attenzione a un percorso continuativo verso i disturbi psicologici all'interno del carcere, le dipendenze che ci sono continuano ad aumentare, non c'è un vero contrasto rispetto all'utilizzo di droghe all'interno delle carceri; e su questo l'aumento della Polizia penitenziaria è necessario e oggi non si fa. Ma il tema vero, che non ci poniamo mai - ed è qui la chiave centrale -, è che il carcere, oggi, non sviluppa la sua funzione rieducativa: le pene devono tendere alla rieducazione. Oggi nulla stiamo facendo e su nulla si sta investendo affinché, quando una persona ha finito di pagare la sua pena in carcere, possa uscire e ricominciare a vivere. E quello si fa attraverso solo due parole: il lavoro e la formazione. Non basta incentivare che chi esce possa essere assunto attraverso i benefici fiscali, perché sappiamo bene che non funziona così nel nostro Paese, sappiamo bene che nessuno si mette ad assumere qualcuno che, fino a ieri, è stato tanti anni in carcere.
Le assunzioni avvengono quando il lavoro inizia ad entrare in carcere, quando si ragiona sul lungo periodo, sulle lunghe pene nel carcere. Il lavoro arriva quando si lavora negli ultimi anni sull'articolo 21, la semilibertà, come strumento per iniziare a ritornare a una vita quasi normale. È solo lì che si fa questo ragionamento e ci sarebbero anche le prove per dimostrare tutto ciò. Ci sono esempi virtuosi che funzionano, non bisogna inventare nulla: ci sono le cooperative sociali che già svolgono questa attività in maniera eccelsa in tantissime carceri italiane. Peccato che, ad oggi, stiamo parlando di numeri piccolissimi rispetto alla totalità dei carcerati. Potremmo dimostrarlo guardando i dati della recidiva, perché sappiamo bene che le associazioni che si occupano di tutto ciò ci dicono che dove c'è il lavoro, dove c'è la formazione, le persone che escono dal carcere non ci ritornano; dove tutto ciò non c'è, le persone tornano delinquere. Ed è per questo che riguarda molto da vicino tutti noi quello che accade nelle carceri.
Peccato che l'Italia sia l'unico Paese europeo in cui non c'è una statistica vera, continuativa, seria sul tasso di recidiva nelle carceri. Nulla, gli ultimi dati risalgono, ormai, a più di dieci anni fa e riguardano un solo anno. Ma come è possibile fare un lavoro di visione sul carcere e non monitorare quello che accade in carcere e quello che accade dopo che si esce? Se uno viene liberato nel carcere di Brescia e viene riarrestato a Taranto, non si ha una statistica di questo che sta accadendo? Ma come è possibile vivere in un Paese che non ragiona e non vuole capire che questo problema ci riguarda tutti? Perché, se chi esce torna a delinquere, non riguarda solo noi che parliamo in Aula delle condizioni umane di chi sta dentro, ma riguarda la sicurezza di tutti quelli che vivono fuori da questo Parlamento.
Allora, ci sono due temi, e chiudo. Il primo: un tema etico-morale, che basterebbe per dire perché bisogna intervenire e perché bisogna intervenire seriamente su questo tema; un tema di moralità e di civiltà che ci riguarda tutti e su cui la maggioranza non può girarsi dall'altra parte.
Il secondo, però, è un tema molto più pragmatico, molto più cinico: il carcere è un costo per i cittadini italiani molto alto e far sì che chi esce non ci torni è un risparmio per la collettività, oltre che un discorso di sicurezza per la collettività. Non comprendere questo vuol dire non comprendere che buttare le persone in carcere e dimenticarsi di quello che fanno lì dentro è qualcosa che va contro tutti noi. Avete approvato il decreto Carceri, ci avete spiegato che con esso avreste risolto tutti i problemi del mondo, che avrebbe portato assunzioni, che non si sono ancora viste, che avrebbe risolto i problemi del sovraffollamento. Bene, ha portato solo il nuovo record di suicidi in carcere, ha portato l'aumento e il record di persone minori dentro le carceri italiane, un peggioramento delle condizioni.
Oggi era l'occasione per iniziare un dialogo e risolvere il problema. Voi avete deciso di chiudervi a riccio: il problema non lo risolvete, ma ve ne assumete anche la responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Romano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Oggi, in questa seduta straordinaria - iniziativa voluta dalle opposizioni, ma che viene accolta da tutto il Parlamento con favore - accendiamo, ancora una volta, i fari, i riflettori, su un tema che abbiamo già trattato e per cui il Governo sta lavorando attivamente. Una delle questioni più urgenti e delicate del nostro sistema penale: la condizione delle carceri italiane. Un tema che, come ben sappiamo, ha ripercussioni non solo sul benessere dei detenuti, della Polizia penitenziaria, ma anche sull'efficienza del nostro sistema della giustizia e, di riflesso, sulla sicurezza della nostra società.
Un tema che impone il rispetto dei principi costituzionali europei e che ci vede impegnati nel garantire che la pena non sia mai un pregiudizio per la dignità umana, come sancito dall'articolo 27 della Costituzione italiana: le pene devono tendere alla rieducazione del condannato. In questo senso, la finalità del reinserimento sociale del detenuto deve rimanere al centro della nostra attenzione, ed è per questo che abbiamo voluto, con forza, che rientrasse tra gli impegni della mozione che stiamo per votare, attraverso il potenziamento delle iniziative di giustizia riparativa e le misure alternative alla detenzione, con l'obbligo di ridurre il sovraffollamento e favorire il reinserimento sociale.
Sono stati stipulati numerosi protocolli con enti e associazioni per ampliare le opportunità educative e formative per i detenuti, in particolare per i minori. Tuttavia, siamo ben consapevoli che la condizione delle carceri italiane presenta ancora una serie di problematiche significative, tanto da avere già posto all'inizio di questa legislatura, come gruppo di Noi Moderati, ben due interrogazioni al Ministro Nordio, che avevano come focus proprio la questione del sovraffollamento, che resta uno dei principali ostacoli alla realizzazione di un sistema penitenziario davvero rieducativo.
I dati sono chiari e innegabili: al 18 marzo 2025 le carceri italiane ospitano oltre 62.000 detenuti, di cui oltre 59.000 uomini e 2.700 donne. Il sovraffollamento è un problema grave, un tasso del 132 per cento rispetto alla capienza regolamentare di 51.000 posti circa. Un detenuto su tre è straniero, rappresentando il 33 per cento della popolazione carceraria. Solo il 34 per cento dei detenuti è impiegato in attività lavorative continuative, mentre molti altri sono in attesa di giudizio. Il vero tumore del nostro sistema carcerario è il regime di custodia cautelare, e richiamo qui, per intero, l'intervento in discussione generale dell'onorevole Tommaso Calderone, che sottoscrivo.
In questo contesto è fondamentale sottolineare gli sforzi compiuti dal Governo, che ha avviato un ampio piano di costruzione e ammodernamento degli istituti penitenziari, con l'obiettivo di creare strutture più moderne e funzionali. Il Governo ha avviato anche una riflessione importante riguardante gli istituti minorili, per cui è in atto un Piano strategico che prevede l'apertura di nuovi istituti penitenziari minorili e la ristrutturazione di strutture esistenti. L'obiettivo è migliorare gli spazi di agibilità detentiva e i percorsi trattamentali, garantendo maggiore sicurezza e benessere per detenuti e operatori.
In particolare, sono in fase di costruzione nuovi istituti penitenziari, che prevedono una capienza maggiore e migliori condizioni di vita per i detenuti, che garantiranno un trattamento più umano e conforme agli standard europei. Di particolare rilievo sono anche gli sforzi compiuti in materia di cooperazione internazionale. Abbiamo fatto riferimento a quel dato, il 33 per cento di stranieri ospiti presso le nostre carceri, ed è bene favorire l'esecuzione di pene all'estero per i detenuti stranieri. In merito a quanto fatto finora, già anticipato durante il nostro question time, le parole del Ministro ci hanno rassicurato. Con il decreto Carcere sicuro, n. 92 del 2024, sono state avviate importanti politiche assunzionali, prevedendo 1.000 nuove extra assunzioni di Polizia penitenziaria, sommate alle 1.000 della legge di bilancio del 2023, oltre 2.000 extra assunzioni.
Oggi, a fronte di una dotazione organica complessiva di 42.000 unità, quelle presenti ammontano a 37.000 circa, registrando quindi una carenza del 13,45 per cento, che va colmata il più presto possibile. Il Governo Meloni ha voluto fortemente l'istituzione del commissario straordinario per l'edilizia. Comprendo chi, tra i colleghi, si è lamentato del fatto che non si risolvono i problemi del sovraffollamento attraverso nuove carceri, ma comprendo pure come, ancora oggi, in Italia, vigono due leggi che sono tra di loro in contrapposizione rispetto alla dignità degli animali e delle persone.
Perché sapete ancor meglio di me che la direttiva europea obbliga a concedere, a stabulazione fissa, ad animali, circa 9 metri quadri, mentre la legislazione italiana è ancora ferma a 3 metri quadri per ogni detenuto. È ovvio che su questa materia bisogna intervenire, anche in sede europea, molto rapidamente, in maniera tale che questo scempio venga meno. E poter costruire nuove carceri, con nuove tecnologie che danno maggiore spazio agli uomini e alle donne che ivi sono detenuti, per poter espletare la loro attività, è un obiettivo che non possiamo lasciarci sfuggire.
Sono stati previsti - e questo è importante - nuovi percorsi di comunità per i detenuti con disagio psichico e i tossicodipendenti. Per contrastare il fenomeno dei suicidi, tema a noi molto caro, il Governo ha investito molto sul potenziamento della rete psicologica e sull'opera di reclutamento e di adeguamento del personale specializzato per rispondere a queste crescenti esigenze. Le considerazioni del Garante nazionale per i diritti delle persone detenute o private della libertà personale sono significative in questo dibattito.
Recentemente, il Garante ha sollevato preoccupazioni relative alle condizioni di vita all'interno degli istituti penitenziari e ha ribadito che un'efficace rieducazione non può prescindere dalla dignità e dal rispetto dei diritti fondamentali. Il Garante ha sottolineato, inoltre, la necessità di un serio impegno per ridurre il sovraffollamento e migliorare le strutture, affinché non solo la pena venga scontata, ma possa anche avvenire il recupero e la preparazione del detenuto per una nuova vita al di fuori del carcere.
Il nostro approccio deve essere, quindi, quello di un sistema penale che non ceda alla tentazione di essere solo punitivo, ma che sappia coniugare sicurezza e giustizia, responsabilità e reinserimento. La politica che sosteniamo non è giustizialista, ma noi del garantismo abbiamo fatto sempre una nostra bandiera. Non possiamo permettere che la giustizia diventi vendetta, dobbiamo assicurare che anche in condizioni di detenzione la dignità dell'individuo resti sempre al centro.
Come Noi Moderati, abbiamo voluto integrare la mozione di maggioranza, e lo abbiamo fatto con alcuni impegni per il Governo che noi riteniamo imprescindibili: l'impegno a rafforzare le iniziative volte al reinserimento sociale, anche attraverso il lavoro penitenziario, considerato uno strumento fondamentale per la rieducazione e il reinserimento sociale, nonché il contrasto al fenomeno dei suicidi, che, ricordo, al 31 dicembre 2024 sono arrivati ad 80. Nel 2024 circa 21.000 detenuti sono stati impiegati in attività lavorativa, sia all'interno delle carceri che in collaborazione con le imprese esterne. Il Governo sta promuovendo agevolazioni fiscali affinché questo numero si ampli sempre di più.
Concludo, signor Presidente: bisogna affrontare in maniera radicale, in questi termini, il problema, che poi si ripercuote anche contro la Polizia penitenziaria, perché le persone che stanno a disagio non possono che reagire, o, diversamente, ogni provvedimento sarà come una goccia di acqua nell'oceano. Siamo sicuri che il Governo si impegnerà a proseguire con le iniziative intraprese. L'obiettivo è garantire un sistema carcerario più efficiente, sicuro e rispettoso dei diritti umani, in linea con i principi costituzionali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Enrico Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA (FI-PPE). Grazie, Presidente. Devo dire che il carcere, un po' come la giustizia in generale, non fa notizia e interessa poche persone, ahimè, benché visitare un carcere consenta di misurare il tasso di civiltà giuridica di un Paese. È la misura di come è rispettata la dignità umana. Noi leggiamo molto spesso, sui giornali, quando dei nostri connazionali sono detenuti all'estero, e ci lamentiamo, ci indigniamo delle condizioni in cui sono detenuti.
Chiediamo al Ministero degli Affari esteri di intervenire e di fare in modo che possano essere liberati, che possano venire a scontare la pena in Italia, come se scontare la pena in Italia rappresenti il non plus ultra relativamente al tema carcerario. Ahimè, non è così.
Ma una grande responsabilità è della politica, perché la politica piega il carcere e lo strumentalizza come una bandiera. C'è chi, per marcare una inflessibilità e un rigore, sconfina nel giustizialismo e, talvolta, confonde la certezza della pena con la certezza della galera. Dall'altra parte, c'è chi, giustizialista durante le indagini, confonde le accuse con le sentenze, rigetta ogni garanzia, ma, quando arriva la condanna definitiva, diventa perdonista. Questo è piegare alle proprie valutazioni e alle proprie convenienze il carcere. Degli uni e degli altri noi notiamo una cosa: i principi costituzionali li scelgono à la carte, quelli che conviene esibire. Parlo, per esempio, dell'articolo 27 della Costituzione. Ebbene, noi abbiamo il principio di presunzione di innocenza ma anche il principio di rieducazione delle pene, e non possiamo scindere questi due aspetti e questi due profili. Non si può teorizzare la presunzione di innocenza e poi la certezza della galera - non la certezza della pena - cancellando quello che è il punto fondamentale della pena: il profilo rieducativo. Il carcere, per noi, è l'extrema ratio, e non è solo e soltanto custodia e privazione della libertà. Per noi la pena non è tempo trascorso in attesa non si sa di che cosa, non è ozio.
Volevo leggere un frammento di una lettera che il 30 agosto del 1983 Enzo Tortora inviò dal carcere a mio papà, che era un suo caro amico, era un esponente del Partito Liberale, poi mi dite se è cambiata qualche cosa dal 1983: “Ciò che mi indigna, a parte la stregonesca, medievale iniquità del rito, è questa giustizia in ferie, come una rivendita di gelati, e questa spazzatura umana (tale è la considerazione del cittadino per certi giudici) lasciata a fermentare, nei bidoni di ferro delle carceri, piene di disperati, di non interrogati, di sventurati e di, come me, innocenti. Fate qualcosa, ve ne prego”.
È cambiato qualcosa? Per la maggior parte - la stragrande maggioranza dei detenuti - la permanenza in carcere è peggiorativa. Il tempo è l'unico oggetto della pena. Il tempo è vuoto di contenuti. Guardate, il tempo è un elemento essenziale di tutto il pianeta giustizia. Ne abbiamo parlato ieri sul tema delle intercettazioni - il tempo, i 45 giorni, il tempo non dilatato a dismisura -, ne parliamo sulla prescrizione: tu non puoi tenere una persona appesa al giudizio per mesi, per anni, senza dare una risposta. Il tempo è attesa, il tempo sono i termini nel processo, che debbono essere rispettati normalmente dalle parti, ma diventano ordinatori quando toccano ai giudici: rinvii su rinvii.
Il tempo è un elemento essenziale e finché non comprendiamo questo profilo per cui il tempo, durante il processo, ma anche nello scontare la pena… Quando c'è una condanna - a tre anni, a cinque anni, a quattro anni -, la condanna non è soltanto legata ad un far trascorrere quel tempo senza un contenuto, perché, altrimenti, l'articolo 27 della Costituzione rimane del tutto inapplicato; è allora che le carceri diventano quei bidoni di ferro di cui parla Enzo Tortora, vuoti, senza contenuto, con persone che attendono.
Io ho letto i dati sul lavoro in carcere. Se uno li legge in modo burocratico, uno potrebbe pensare: quante persone lavorano in carcere, non è vero quello che dice Costa, che il tempo trascorre inutilmente. Ma distinguiamo quelli che lavorano alle dipendenze di soggetti esterni, che imparano un'attività lavorativa che possono praticare all'esterno, e quelli che lavorano alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria e che, quindi, fanno lo spesino, fanno le pulizie o fanno attività che li tengono impegnati, ma non consentono poi di utilizzare quel patrimonio di conoscenze all'esterno.
E non dimentichiamo un'altra cosa: che un detenuto su quattro è presunto innocente. Un detenuto su quattro non ha una condanna definitiva (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). E noi abbiamo, molto spesso, i presunti innocenti in presenza promiscua con i condannati definitivi. Questo già ci dà la misura di quello che dovrebbe essere il trattamento. Ovviamente, il condannato definitivo ha una prospettiva di presenza più lunga e deve essere accompagnato in questo percorso. Per il presunto innocente abbiamo termini di custodia che sono molto lunghi, però, ovviamente, deve essere trattato in una condizione diversa. L'altro giorno, il Ministro Nordio ha posto questo tema. È assolutamente apprezzabile, noi lo avevamo già posto tempo fa: avere delle strutture diverse per la detenzione di chi è presunto innocente, di chi è in custodia cautelare, di chi potrebbe un giorno essere assolto e di chi ha una condanna definitiva. Non, forse, le caserme? E mi fermo qui.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). No, vai avanti!
PRESIDENTE. Collega Giachetti! Prego, collega Costa.
ENRICO COSTA (FI-PPE). Beh, ho già detto troppo. Perché chi tocca il carcere, anche solo per un giorno in custodia cautelare, non è più la stessa persona per tutta la sua vita. E tutto si collega - ahimè - al pianeta carcere. Io vi leggo i numeri della custodia cautelare. Nel 2022, custodia cautelare, carcere più arresti domiciliari: c'erano 44.518 persone. Poi, scendiamo nel 2023: 43.783. Nel 2024: 48.149. E c'è un aumento pesantissimo della custodia cautelare in carcere: dai 24.000 del 2022 ai 27.261 del 2024. Significa che la custodia cautelare in carcere è utilizzata assolutamente a sproposito, perché ci sono norme assolutamente discrezionali che consentono al magistrato di utilizzarla, salvo poi accorgersi che arriva un'assoluzione. E dico che non è vero che, quando c'è la custodia in carcere, in nove casi su dieci c'è la condanna, perché bisogna saperle leggere le relazioni ministeriali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Le condanne ci sono in nove casi su dieci solo quando sono provvedimenti nello stesso anno dell'emissione dell'ordinanza di custodia cautelare. Significa che sono patteggiamenti, perché mi pare che il dibattimento non possa concludersi nello stesso anno dell'emissione della misura. E lo dico anche ad autorevoli esponenti istituzionali che si sono addentrati su questa strada, ma - devo dire - non hanno letto tutti i passaggi.
Concludo, Presidente, con dei numeri. Riparazione per ingiusta detenzione: il podio delle spese.
Numero uno: Palermo, 4.785.000 euro. Numero due: Reggio Calabria, 4.543.000 euro.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
ENRICO COSTA (FI-PPE). Numero tre: Catanzaro, 4.200.000 euro. Sanzioni disciplinari: zero (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). E quindi voti la mozione…
PRESIDENTE. Collega Giachetti. Ha chiesto di parlare la deputata D'Orso. Ne ha facoltà.
VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Il MoVimento 5 Stelle si è unito all'iniziativa di chiedere la convocazione di questa seduta straordinaria sulla situazione delle carceri italiane perché siamo francamente sconcertati dall'inerzia e dall'indifferenza di questo Governo rispetto a questo tema. È un'indifferenza che, devo dire, oggi purtroppo viene confermata dall'assenza del Ministro al dibattito. Noi sentiamo l'urgenza di ribadire con forza che il carcere non può essere luogo e tempo di definitiva alienazione e disperazione, non può essere solo luogo e tempo di mera espiazione della pena, ma deve essere un luogo e un tempo in cui al detenuto vengono offerti gli strumenti per una rivisitazione critica del proprio passato e per la preparazione del proprio futuro, un futuro diverso da quello lasciato alle spalle. Si tratta semplicemente di dare attuazione al dettato costituzionale: la pena deve tendere alla rieducazione del condannato.
Noi questa tensione, questo sforzo, questo impegno per garantire la rieducazione e la risocializzazione dei detenuti da parte di questo Governo proprio non lo vediamo. Vediamo un Governo che fugge dalle proprie responsabilità e che va, anzi, in direzione contraria, ad esempio, introducendo il reato di resistenza passiva nelle carceri, da contestare a quei detenuti che oseranno manifestare in modo pacifico e non violento il dissenso rispetto a condizioni disumane e degradanti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Vediamo un Governo che definanzia, in legge di bilancio, proprio il capitolo destinato all'amministrazione penitenziaria, un Governo che, con il decreto-legge cosiddetto PNRR, ha sottratto risorse agli investimenti per interventi infrastrutturali per destinarli ad altro.
Eppure, proprio la realizzazione di nuove carceri e l'ampliamento e l'ammodernamento di quelle esistenti è l'unica ricetta propugnata dal Governo come risposta al sovraffollamento. Ma mi chiedo, a questo punto: con quali soldi? Questo, vediamo, è un Governo che non riesce manco a nominare, da tre mesi, il capo del DAP. Questi sono i fatti del Governo Meloni: il nulla. Il resto è mera propaganda, come quella contenuta nel fantomatico decreto Carceri dello scorso agosto, annunciato come la panacea di tutti i mali ma che è rimasto lettera morta. Dalla fine di settembre abbiamo un commissario straordinario per l'edilizia penitenziaria che è come un fantasma: c'è ma non si vede né si sente; non abbiamo idea di cosa stia facendo, non sappiamo se abbia presentato o meno al Governo il programma degli interventi di edilizia penitenziaria da realizzare, se abbia individuato le risorse per farvi fronte, se abbia sviluppato una tabella di marcia da rispettare e tutto questo doveva avvenire entro gennaio scorso. E ancora, non abbiamo prova che quella sbandierata semplificazione della procedura per lo smaltimento delle istanze per la concessione della libertà anticipata, contenuta sempre nel DL Carceri, abbia sortito concretamente effetti acceleratori.
Ma oggi, con la nostra mozione, vi indichiamo l'unica soluzione che siamo certi potrebbe invece sortire quegli effetti già da domani, cioè istituire l'ufficio per il processo a supporto dei magistrati di sorveglianza in modo da evadere tempestivamente l'istruttoria necessaria per tutte le istanze provenienti dai detenuti. Nel medio periodo, invece, riteniamo che l'unica soluzione seria e strutturale sia adeguare la pianta organica della magistratura di sorveglianza ampliandola, perché - vedete - a volte la rabbia e lo sconforto dei detenuti sono la reazione all'inerzia, al silenzio innanzi alle legittime istanze di ottenere un permesso, un beneficio, per cui sono maturati i requisiti, o per ottenere l'esercizio di un diritto. Sì, perché anche i detenuti conservano diritti e dignità, con buona pace del Sottosegretario Delmastro che invoca, invece, l'idea di uno Stato che debba soffocare ogni anelito dei detenuti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
È per questo che, nella nostra mozione, chiediamo da parte del Governo uno sforzo organizzativo per consentire ai detenuti l'esercizio del diritto all'affettività, quei colloqui intimi in assenza di controllo visivo, in attuazione di quanto indicato dalla ormai nota sentenza n. 10 del 2024 della Corte costituzionale. C'è un tavolo tecnico che sta studiando da oltre un anno: così mi avete risposto a un'interrogazione, ma è il momento di agire, ormai, non di studiare.
Vede, coltivare gli affetti, mantenere vivi i legami con i familiari fuori, spesso è l'unica ragione che dà la forza ai detenuti di affrontare la sofferenza della mancanza di libertà e soprattutto infonde loro la speranza e la voglia di progettare un futuro oltre le sbarre. Questa è una verità che viene confermata da una circostanza drammatica: molti dei detenuti che si tolgono la vita sono detenuti che non hanno più rapporti con i familiari per molteplici ragioni: o perché sono detenuti stranieri che non hanno in Italia nessuno o perché il reato che hanno commesso attiene proprio alla sfera familiare o perché semplicemente subiscono l'interruzione delle visite da parte dei propri familiari.
È anche per tali detenuti che può essere utile potenziare il ruolo del consiglio di aiuto sociale, un organismo che per troppo tempo è rimasto inattuato, ma che, nelle intenzioni del legislatore del 1975, avrebbe dovuto costituire una solida rete - ivi inclusa la chiesa - tessuta da tutte le istituzioni, dall'associazionismo al mondo imprenditoriale presenti in ogni territorio, con il precipuo compito di intercettare proprio quei detenuti che più hanno bisogno di una comunità che ne sorregga il percorso di rieducazione e risocializzazione, perché magari non hanno una rete familiare alle spalle.
Così come chiediamo al Governo di adoperarsi perché sia garantito ai detenuti il diritto alla salute, incrementando la presenza negli istituti di personale medico e sanitario, con particolare riguardo all'assistenza psichiatrica, vista la diffusione di patologie psichiatriche, anche severe, tra la popolazione detenuta, incentivando quel personale sanitario con indennità aggiuntive. Chiediamo di realizzare nuove REMS, perché abbiamo detenuti che dovrebbero essere destinati a strutture dedicate e, invece, si trovano illegittimamente negli ordinari istituti penitenziari. Vi sono oltre 600 detenuti in attesa di un posto in REMS.
Chiediamo, poi, di fare persino una cosa semplice e banale, cioè quella di garantire in ogni istituto il servizio traduzioni, perché capita frequentemente che i detenuti saltino la visita medica programmata per indisponibilità del nucleo traduzioni. Garantire attenzione, risposte e diritti ai detenuti può agevolare un clima di distensione, così come è solo garantendo un organico di personale di Polizia penitenziaria, completo e proporzionato rispetto alla popolazione detenuta in ogni istituto, che si realizzerebbe un clima di sicurezza che impedirebbe attività illecite all'interno degli istituti e impedirebbe i sempre più frequenti episodi di aggressione nei confronti di altri detenuti e di agenti di Polizia penitenziaria.
Poi c'è il personale di Polizia penitenziaria, incredibilmente sotto organico, costretto a lavorare in contesti difficili e tesi, ad affrontare turni massacranti, costretto a prendere su di sé persino incombenze che esulerebbero dalle loro mansioni, perché hanno più attinenza con l'attività di osservazione trattamentale, anche in chiave di prevenzione di atti di autolesionismo e tentativi di suicidio: a loro, alla Polizia penitenziaria, vanno date delle risposte concrete. Occorre assumere personale anche in Polizia penitenziaria e voi stessi date atto che, dal gennaio 2023, avete assunto oltre 10.000 unità di Polizia penitenziaria. Guardate, però, che quelle assunzioni sono il frutto dei concorsi banditi dai Governi Conte e non dal vostro Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché nel 2023 voi immettete in servizio 10.000 e oltre unità di personale grazie a quei finanziamenti e a quelle risorse.
E ancora, occorre assicurare un servizio di supporto psicologico per evitare il burnout. Occorre assumere funzionari giuridico-pedagogici, assistenti sociali e mediatori culturali, perché solo queste figure possono accompagnare i detenuti nel percorso di rieducazione e risocializzazione. Inoltre, occorre intensificare in modo capillare, anche in tutte le case circondariali e anche per coloro che sono in misura cautelare, l'offerta di attività trattamentali: attività di studio, culturali, sportive e soprattutto attività lavorative, ma reali e di qualità, non limitate ai lavoretti domestici intramurari. Vanno implementati i protocolli per i lavori di pubblica utilità in favore degli enti locali e vanno incentivate convenzioni con il mondo imprenditoriale per incrementare sia lavorazioni e produzioni artigianali all'interno degli istituti, sia le offerte di lavoro esterno. È necessario, in sostanza, accompagnare i detenuti all'autonomia lavorativa e all'autonomia abitativa. Sotto questo profilo, un dato significativo, idoneo anche da solo a spiegare il sovraffollamento, è la presenza nelle nostre carceri di circa 19.500 detenuti che avrebbero i requisiti per accedere alle misure alternative alla detenzione, ma non vi accedono. Le ragioni sono prevalentemente tre: una è la carenza di organico della magistratura di sorveglianza, che impedisce di evadere celermente le varie posizioni e abbiamo detto come potrebbe risolversi; la seconda è la carenza di personale negli uffici per l'esecuzione penale esterna, che sono quelli proprio preposti a redigere le relazioni propedeutiche all'istruttoria delle pratiche; la terza è l'assenza di un domicilio idoneo ove espiare la misura alternativa. Per questo noi la soluzione ve l'abbiamo data: sono le case di comunità per il reinserimento sociale, ove potrebbero essere destinati proprio coloro che sono privi di domicilio.
Concludo con un'ultima considerazione. L'emergenza carceraria in atto è una situazione che si verifica ciclicamente nel nostro Paese, perché evidentemente il nostro sistema penitenziario sconta problemi di natura strutturale, che necessitano di risposte complesse su più livelli e che non possono essere risolti ricorrendo sempre a una logica emergenziale con provvedimenti tampone. È per questo che il MoVimento 5 Stelle non può sostenere provvedimenti come la liberazione anticipata speciale, che, in modo pericolosamente lineare e senza distinzione alcuna tra tipologie di detenuti, concedono un ulteriore e considerevole sconto di pena e aprono a tutti le porte del carcere.
Abbiamo avuto prova già in passato che questo tipo di provvedimenti alimenta la recidiva e non deve sorprendere perché, se si fa uscire dal carcere chi non ha maturato alcun progetto di vita, chi magari non ha neppure un tetto sopra la testa, quella persona scivolerà inesorabilmente di nuovo nelle maglie della criminalità, rifugiandosi nella criminalità di sussistenza o diventando manovalanza per quella organizzata.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
VALENTINA D'ORSO (M5S). Sto concludendo. Riteniamo che la responsabilità dello Stato su queste persone non si fermi al di qua delle sbarre e finisca nel momento in cui quelle sbarre si aprono. Noi riteniamo lo Stato responsabile anche della sorte di quelle persone successivamente alla fuoriuscita del carcere e responsabile della sicurezza collettiva, che potrebbe essere inevitabilmente compromessa da un'uscita contestuale di massa di persone non ancora rieducate e risocializzate.
La recidiva certifica il fallimento del sistema penitenziario e dello Stato stesso e su questo credo che possiamo tutti essere d'accordo e tutti dobbiamo lavorare per evitarlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Morrone. Ne ha facoltà.
JACOPO MORRONE (LEGA). Grazie, Presidente. Vice Ministro Sisto, onorevoli colleghi, questa mozione affronta un ampio tema che ci interessa in modo particolare: quello della situazione carceraria degli adulti e dei minori.
Innanzitutto, sono lieto di constatare che l'amministrazione penitenziaria, con questo Governo, ha fatto grandissimi passi in avanti. Mi sono ampiamente occupato del sistema carcerario, non solo durante l'anno in cui ho svolto il ruolo di Sottosegretario alla Giustizia, con delega proprio al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, ma anche negli anni successivi, fino ad oggi.
Proprio a fronte delle difficoltà che gravano sugli agenti della Polizia penitenziaria nell'espletamento della loro difficile e pericolosa attività all'interno delle carceri, ho presentato nel corso del tempo cinque proposte di legge che spaziano dalla tutela dell'ordine e della sicurezza negli istituti penitenziari, alle circostanze aggravanti per reati commessi in danno agli agenti della Polizia penitenziaria in servizio presso istituti di pena. Ho sempre considerato sbagliato sottostimare il problema della sicurezza delle carceri e il carico di lavoro e di responsabilità che pesa sulle spalle degli appartenenti alla Polizia penitenziaria, soprattutto con la crescita continua di aggressioni da parte dei detenuti.
Le istituzioni hanno l'obbligo di garantire alla Polizia penitenziaria il proprio appoggio, un totale sostegno, a fronte di un'incalzante propaganda strumentale di chi continua a delegittimare l'attività del Corpo, rischiando di provocare una crescente demotivazione da parte degli agenti. Ed è quindi un grande merito di questo Governo il fatto che si stiano raggiungendo traguardi concreti per superare quelle carenze che, come ho detto, sono denunciate da anni da organizzazioni sindacali e dagli addetti ai lavori. Penso, per esempio, alle forti penalizzazioni determinate dai passati Governi, sia per aver bloccato, nei fatti, piani di assunzione, sia per i mancati investimenti per dotare il Corpo di strumentazioni più moderne e soprattutto più efficaci.
Vi sono tre punti significativi dell'azione innovatrice di questo Esecutivo, ma voglio ricordare solo che il ruolo degli agenti è quello che ha visto il maggior numero di nuove assunzioni. E consentitemi di cogliere l'occasione per citare, ancora una volta, l'opera indispensabile di questi servitori dello Stato a tutela del Paese e della legalità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Voglio ringraziarli per il senso di responsabilità con cui svolgono questa difficile e complessa attività all'interno delle carceri ogni giorno. Da ricordare poi l'istituzione dei medici della Polizia penitenziaria, attesi da anni, figure che io stesso avevo contemplato in un'apposita proposta di legge. Notiamo un netto cambio di passo, con investimenti significativi, anche per le dotazioni degli equipaggiamenti, oltre che per gli impianti e i presidi tecnologici e di sicurezza.
Abbiamo imboccato la strada giusta. Tuttavia, permangono problemi che non vogliamo nascondere, ma che non possiamo neppure consentire che vengano travisati ideologicamente o strumentalmente. Per esempio, quello dei suicidi dei detenuti. Non vorrei entrare nella politica dei numeri di questi gesti estremi, per non trasformare questo tema, per la sua delicatezza, in un campo di battaglia dove prevalgono le strumentalizzazioni ideologiche a scapito della ricerca di soluzioni che non possono essere provvedimenti “svuota carceri”.
È da escludersi, infatti, che il sovraffollamento penitenziario si combatta con impopolari, irrazionali e deleteri provvedimenti contrari al principio, per noi fondamentale, della certezza della pena (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), poiché la sanzione penale deve comunque essere proporzionata e non diffondere l'idea di uno Stato che non persegue i propri obiettivi di legalità e sicurezza per meri limiti organizzativi. Non solo perché lo Stato è obbligato a svolgere al meglio una delle sue funzioni primarie, ovvero garantire la sicurezza dei cittadini e del Paese, ma anche perché i numeri non dimostrano un diretto nesso di causalità fra il sovraffollamento e la spinta suicidaria. Penso così all'equazione semplificatoria e anche molto banale del “sovraffollamento uguale più suicidi”, che viene enfatizzata anche dall'opposizione e riportata da alcuni media senza alcun tentativo di approfondimento.
Al contrario, è da studiare, con rigore scientifico, l'eventuale esistenza di una correlazione tra il sovraffollamento e i suicidi delle persone detenute, l'affermazione dogmatica che il primo elemento causale del secondo non collima con i dati e con le considerazioni di alcuni esperti. Dal punto di vista dei numeri, infatti, dalle serie storiche pubblicate dal Ministero della Giustizia, possono emergere alcuni esempi. Nel 2022, col Ministro Cartabia, con una densità detentiva tutto sommato contenuta, si son verificati 84 suicidi. L'anno successivo, nel 2023, nonostante la crescita del numero di detenuti, i suicidi sono scesi a 66. Poi, nel 2024, sono aumentati arrivando a 83. È un numero, purtroppo, elevato, ma non si tratta di un record, come, invece, è stato erroneamente detto anche in precedenza. Di contro, nel 2010, anno record per sovraffollamento, i suicidi furono 55.
Di conseguenza, il rapporto “sovraffollamento uguale più suicidi” non è così meccanico, come più parti vorrebbero far credere. Ogni suicidio è un dramma, e proprio per questo banalizzarlo, creando un rapporto fittizio, rischia di non risolvere il problema.
Noi crediamo, al contrario, che sia della massima importanza prevedere approfondite analisi sul tema, allo scopo di individuare, per quanto possibile, i diversi fattori scatenanti di questi gesti estremi, in modo da migliorare l'opera di prevenzione. Ed è proprio questo che chiediamo che il Governo persegua fra gli impegni di questa mozione.
Per quanto riguarda il sovraffollamento, facciamo riferimento ai numeri del 18 marzo 2025. Ne cito solo alcuni: sono presenti 62.142 detenuti; un detenuto su tre è straniero, pertanto 19.621, un numero su cui riflettere. La capienza regolamentare degli istituti penitenziari e di 51.323 posti, di cui 46.839 disponibili. Tutti i detenuti, tuttavia, usufruiscono, nelle camere di pernottamento, di una superficie media di almeno tre metri quadri, come da standard fissati dalla CEDU. Ma anche sul concetto di sovraffollamento, ci sono fraintendimenti che, naturalmente, puntano al sensazionalismo, allo slogan, senza entrare mai nel merito. I termini andrebbero usati in modo appropriato e anche i numeri.
Noi riteniamo che la soluzione prioritaria per risolvere la questione del sovraffollamento sia quella di creare posti detentivi, mediante la costruzione di nuovi istituti, padiglioni o anche sulla riqualificazione di strutture già esistenti adattabili, soprattutto per ospitare soggetti meno pericolosi.
Le soluzioni, quindi, sono, sostanzialmente, due. La prima, come già avviene adesso, dell'edilizia penitenziaria, che si dovrebbe combinare con la seconda, ovvero continuare a lavorare a livello internazionale per far sì che almeno una parte dei detenuti stranieri scontino la pena all'estero.
È sbagliato rappresentare il sistema carcerario del nostro Paese come se fosse da terzo mondo, con un surplus di enfasi umanitarista o ideologica. La sollecitazione è, quindi, quella di non lanciare allarmi catastrofici, spesso frutto di posizioni preconcette, sul problema del sovraffollamento delle carceri, che esiste, ma a cui si deve fare chiarezza.
Ci sono grandi margini di miglioramento e la strada per raggiungere questi obiettivi e, comunque, già stata imboccata. Dovere della politica è stabilire la capienza ragionevole del sistema carcerario e operare per realizzarla, come è opportuno prevedere la costruzione di istituti moderni, in sostituzione di strutture piccole e obsolete e una dislocazione dei penitenziari più razionale sul territorio.
Passando al settore giustizia minorile, mi corre l'obbligo di rivolgere un particolare ringraziamento anche al nostro Sottosegretario Andrea Ostellari, per la sua incomparabile azione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) sul fronte delle strutture custodiali minorili, volta a decongestionarle e a renderle più efficienti dal punto di vista trattamentale e educativo.
Una progettualità strategica, importante, anche a fronte di un problema che si sta aggravando di giorno in giorno, è quello della crescente criminalità giovanile collegata anche ai risultati deleteri di fenomeni migratori, non solo irregolari, ma anche regolari, e ad una mancata integrazione di giovani italiani di seconda e perfino di terza generazione.
C'è poi un ulteriore punto di soddisfazione nel vedere che il Ministero è intervenuto anche sotto il profilo della cronaca insufficienza di strutture sociosanitarie, le REMS, a cui io stesso avevo fatto particolare riferimento in diversi interventi, con riferimento alla sentenza della Corte costituzionale n. 22 del 2022.
L'impegno che, in generale, poniamo al Governo è quello di proseguire sulla strada tracciata e penso, in particolare, all'impegno e alle iniziative già intraprese per risolvere il sovraffollamento carcerario e per individuare, attraverso speciale analisi condotte da specialisti sul tema dei suicidi, i diversi fattori scatenanti di questi gesti estremi, in modo da migliorare l'opera di prevenzione; l'impegno a valutare circoscritti e mirati rafforzamento delle misure alternative al carcere, con riguardo ai detenuti che presentino comprovante fragilità; l'impegno a potenziare il personale degli uffici di sorveglianza e a adottare iniziative normative e organizzative per risolvere il grave problema dei liberi sospesi, accorciando i tempi dei procedimenti che li riguardano, dinanzi alla magistratura di sorveglianza; l'impegno ad adottare nuove e necessarie iniziative assunzionali, anche allargando le piante organiche della Polizia penitenziaria, della dirigenza penitenziaria e del Comparto Funzioni Centrali; l'impegno a proseguire, con attività di valorizzazione del personale, per il miglioramento della sicurezza delle carceri, con dotazioni e strumentazioni sempre più adeguate e moderne; l'impegno a proseguire con le iniziative già intraprese in ambito minorile, con le iniziative di promozione del lavoro penitenziario, rafforzando anche iniziative di formazione e di occupazione in carcere, per il reinserimento sociale e professionale dei detenuti e le misure volte all'inserimento sociale e professionali degli ex detenuti.
Chiudo, Presidente: chiediamo e impegniamo il Governo anche a non adottare provvedimenti che potrebbero essere interpretati come iniziative “svuota carceri”, che non solo non hanno senso e non risolvono il problema, ma trasmetterebbero un messaggio di impunità, un messaggio di cedimento ad un'opinione pubblica sempre più sfiduciata sul tema della giustizia, sul tema della criminalità e dell'insicurezza diffusa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Problemi che arrivano da lontano e che oggi, più che mai, sono da contrastare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Serracchiani. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Nel ringraziare anch'io l'onorevole Giachetti per avere voluto coinvolgere tutto il Parlamento e coinvolgere, in particolare, le opposizioni in questa seduta straordinaria, non posso esimermi dallo stigmatizzare il comportamento del Ministro Nordio e del Ministero della Giustizia tutto. L'assenza di chi ha le deleghe all'amministrazione penitenziaria è un'assenza molto pesante. Non me ne voglia il Vice Ministro Sisto, che vedo seduto stancamente tra i posti del Governo, ma è evidente che non è, tra virgolette, la sua materia.
Mi permetta, Presidente, di ringraziare anche la delegazione dei Garanti dei detenuti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) che vedo seduta lì in alto, che hanno seguito i lavori questa mattina: Ciambriello, Anastasia, Mellano e Calderone. Li ringrazio per essere venuti qui oggi.
Certo, mi sarei aspettata oggi, ad esempio, anche la presenza del Garante nazionale dei detenuti; figurarsi se mi aspettavo la presenza del Ministro Nordio, ma francamente trovo che sia stata ancora una volta fatta un'azione in spregio a quella che è la nostra attività di legislatori. Sul tema del carcere avremmo dovuto tutti interessarci.
Certo, alcune presenze non le avremmo, forse, gradite. Del resto che vuole: quando abbiamo un Sottosegretario al Ministero della Giustizia, che ha una delega al Dipartimento penitenziario, che si permette di dire che prova un'intima gioia a pensare che i detenuti non respirino nelle macchine blindate, o quando fuma all'interno di un carcere sotto il cartello del divieto di fumare, che dice che lui va a visitare la Polizia penitenziaria, ma non i detenuti, perché non si inchina alla Mecca dei detenuti, colui che è condannato per una rivelazione di segreto relativamente ad informazioni che attengono al 41-bis, certo, quella figura seduta lì, oggi, non l'avremmo vista bene, come, insistiamo, non vogliamo vederla presso i banchi del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), perché è assolutamente inadeguato a svolgere quel ruolo che gli è stato affidato. Assolutamente inadeguato!
E quindi questa forse è l'unica cosa giusta a cui abbiamo assistito oggi, cioè l'assenza del Sottosegretario Delmastro. Ma per fortuna c'è la Corte costituzionale, mi verrebbe da dire, c'è ancora la Corte costituzionale, che ci ricorda, ad esempio, che è necessario garantire gli spazi di affettività; che ci ricorda, ad esempio, che è illegittima la limitazione della permanenza all'aperto, per una durata non superiore a 2 sole ore al giorno, dei detenuti al 41-bis.
E lo voglio dire da subito, da questi banchi non vi stiamo certo dicendo che vogliamo cambiare il 41-bis, ma vi stiamo dicendo che quell'attenzione che state mettendo rispetto al 41-bis non può comunque ledere i diritti delle persone che vengono, sì, private della libertà quando entrano in carcere, ma che, per fortuna, hanno ancora diritti che gli vengono salvaguardati dalla Corte costituzionale e dalla Corte europea dei diritti umani, quella che appunto ha sancito che non possono esserci trattamenti inumani e degradanti.
Certo, da una parte, ci sono le dichiarazioni del Sottosegretario Delmastro, dall'altra, ci sono la Corte costituzionale e la Corte europea dei diritti dell'uomo. C'è poi anche il Ministro Nordio. Alcuni di noi avevano apprezzato, inizialmente, la postura - mi verrebbe da dire così - che il Ministro Nordio aveva tenuto quando si è insediato ed è venuto in Parlamento a fare la sua relazione.
Ci era sembrato che, magari, in qualche modo, ricordasse alcuni di quei libri che aveva scritto. Bene, in questi due anni e mezzo si è smentito ampiamente e - me lo faccia dire, lo dico, suo tramite, anche al Vice Ministro Sisto - c'è un certo sentore di dileggio del Parlamento da parte del Ministro Nordio. Quando eravamo qui per approvare il decreto Carceri - che doveva essere la svolta sul carcere, quello rispetto al quale venivano accolte tutte le istanze che noi da anni vi dicevamo, certo, ma che, in qualche modo, anche voi dicevate di sottolineare - bene, mentre noi stavamo approvando quel decreto, ricordo che il Ministro Nordio era convocato alla Presidenza del Consiglio dalla Presidente del Consiglio e poi si affannava, uscendo, a dire: parlerò con Mattarella perché vorrei che fosse il Presidente della Repubblica a dirmi cosa devo fare.
Noi vorremmo sommessamente dire al Ministro Nordio che ha tutti gli strumenti per intervenire, gli manca forse la volontà politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), come abbiamo dimostrato e come dimostra più volte il Ministro Nordio quando si tratta di prendere una decisione. Allora glielo ricordiamo: ha nominato un commissario straordinario per l'edilizia penitenziaria di cui si sono letteralmente perse le tracce, salvo sapere - ma questo solo da notizie di stampa - che sta pensando di acquistare moduli container da mettere all'interno degli istituti penitenziari già esistenti, magari andando ad occupare quegli unici spazi che hanno i detenuti per i trattamenti, la rieducazione, il reinserimento sociale e l'attività diversa da quella semplicemente di detenzione.
Ha messo in piedi una commissione di affettività fatta da illustri esperti, voglio ricordarlo anche al collega Magi. Ho ricevuto una risposta del Ministro Nordio, il 29 novembre del 2024, in cui mi diceva che la commissione era insediata, che la commissione stava lavorando, che la commissione stava facendo la mappatura dei luoghi nei quali era possibile fare l'affettività. Ad oggi, abbiamo perso le tracce della commissione, abbiamo perso le tracce del Ministro Nordio, ma soprattutto abbiamo perso le tracce dell'applicazione di una sentenza della Corte costituzionale, che va, lo ricordo, applicata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Abbiamo perso le tracce anche della nomina del capo del DAP. Mi verrebbe da dire: per fortuna che abbiamo perso le tracce della nomina del capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, perché era stato fatto tutto in casa, era stato fatto tutto dal Sottosegretario Delmastro, abbiamo appreso dalle notizie di stampa, dimenticandosi che la proposta viene fatta dal Ministro della Giustizia, deliberata dal Consiglio dei ministri e - udite, udite - approvata con un decreto del Presidente della Repubblica, il quale, leggiamo da notizie di stampa, nulla sapeva su questa nomina.
Quindi, ancora una volta non soltanto il dileggio del Parlamento, ma anche del Presidente della Repubblica. Credo che su questo, forse, una riflessione anche la Presidente del Consiglio dovrebbe farla. Del resto, guardate, ci ha sorpreso anche la contrarietà alle nostre mozioni, perché chiediamo assunzioni di Polizia penitenziaria, chiediamo assunzioni di funzionari giuridico-pedagogici, chiediamo che ci sia una sanità penitenziaria diversa, abbiamo chiesto maggiori risorse. Bene avete detto “no” a tutto. Ebbene, in questo “no” a tutto, però, c'è qualcosa che non torna; non torna perché ho ascoltato anche il collega Morrone ricordare le grandi, grandissime cose mirabolanti che sono state fatte.
Poi, però, bisogna entrare in carcere e rendersi conto che, ad esempio, a Rebibbia, su 700 agenti di Polizia penitenziaria, ne mancano 300; voi dite che fate le assunzioni, ma vi dimenticate di dire che molti di più sono quelli che vanno in pensione, in quiescenza, e che, quindi, oggi, ad esempio, quegli agenti di Polizia penitenziaria, che anche noi ringraziamo per l'attività che svolgono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), delicatissima, difficilissima, non ci accontentiamo soltanto di ringraziarli.
Vorremmo che venissero pagati in modo adeguato, vorremmo che avessero i comandanti. Ecco, qui c'è una cosa che vorrei rilevare e sarà oggetto, è oggetto di una nostra interrogazione: vorremmo chiedere, ad esempio, come sta funzionando la nomina dei comandanti della Polizia penitenziaria. Prendo una regione a caso: il Piemonte. Scopriamo che sono scoperte, non hanno i comandanti la casa circondariale di Aosta, di Ivrea, quella di Verbania, quella di Fossano, quella di Asti, quella di Alessandria, quella di Torino, ma scopriamo anche, incredibilmente e magicamente, che non c'è scopertura a Biella. Perché Biella? Che cos'è Biella?
È la città di nascita del Sottosegretario Delmastro Delle Vedove (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), dove, peraltro, dovreste anche capire che c'è la maggior parte di agenti di Polizia penitenziaria che ricevono una missione forfettaria, pari a 110 euro al giorno, perché sono stati spostati dal Ministero e sono a Biella. Spiegateci perché, e perché vengono fatti con trasferimento nominativo. Perché li scegliete come si sfoglia una margherita?
Allora, io penso che su questo noi abbiamo il diritto di avere trasparenza e di avere anche chiarezza. Ma noi abbiamo fatto delle proposte sul carcere, Presidente, le abbiamo ribadite e le trova scritte anche nella nostra mozione. Non le ripeto perché sono tante e su queste poco, molto poco si è fatto e si è riflettuto.
Però, io voglio ricordare a quest'Aula una cosa a cui teniamo, non fosse altro per quello che è successo ieri in quest'Aula: dei 556 deputati dell'Assemblea Costituente ben 130 provarono l'esperienza della privazione della libertà personale e lo si disse espressamente in quest'Aula, perché, ancora in quella sede, l'onorevole Preziosi diceva: “Purtroppo molti dei presenti nell'Aula ne hanno fatto esperienza. Anche lei, onorevole Presidente” - ricordava al Presidente Terracini - “ha visto, soffrendo per la libertà del nostro Paese, come vergognoso sia il sistema carcerario”.
Il Presidente Pertini era stato detenuto a Santo Stefano, il Presidente dell'Assemblea costituente, Umberto Terracini, era stato recluso a Santo Stefano. Sapete dov'è Santo Stefano? È di fronte a Ventotene ed è là che è nato l'articolo 27, comma terzo, della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) ed è là che è nato Il Manifesto di Ventotene ed è là che noi continuiamo a portarvi, perché sulla Costituzione non accetteremo lo smantellamento che state facendo, che è uno smantellamento quotidiano, perché voi di quella Costituzione vi disinteressate, ma dei valori di quella Costituzione, dell'Europa e del Manifesto di Ventotene non solo ce ne facciamo un vanto ma li difenderemo in tutte le sedi, in quest'Aula e fuori da quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Palombi. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO PALOMBI (FDI). Grazie, Presidente. Vice Ministro, onorevoli colleghi, oggi ci troviamo ad affrontare il tema delle carceri e, in particolare, quello ormai atavico del loro sovraffollamento. Affrontiamo questa tematica con la consapevolezza che l'approccio con il quale la situazione carceraria è sempre stata affrontata è quello della resa, ma questo non è l'approccio che il Governo Meloni e questa maggioranza parlamentare intendono seguire. Le tanto invocate soluzioni dell'amnistia e dell'indulto non sono certamente in linea con gli obiettivi che si intendono raggiungere per la risoluzione del problema del sovraffollamento e ciò non solo perché sarebbero letti come una resa dello Stato, incapace di risolvere un problema, ma soprattutto perché - e questo ce lo insegna la storia - provvedimenti di questo tipo non sono mai stati risolutivi, anzi hanno sempre provocato un'onda di riflusso per la quale la temporanea risoluzione si è trasformata in un peggioramento solo pochi mesi dopo. Invece, il Governo e la maggioranza intendono garantire, da un lato, la certezza della pena e della sua espiazione e, al contempo, che la stessa avvenga nel rispetto della dignità umana, cosa necessaria affinché sia finalizzata a quello che è il suo obiettivo principale, cioè la rieducazione del reo.
Com'è noto a qualsiasi giurista - ma oserei dire a qualsiasi cittadino - la pena non deve limitarsi ad avere un'efficacia di deterrenza rispetto alla commissione di reati, non deve concretizzarsi solo in una punizione ma, ove comminata, deve consentire al reo di essere rieducato per tornare nella società come una persona nuova e restituire alla stessa un buon cittadino. Per noi è questo il vero garantismo: diritti a tutela dell'indagato e dell'imputato nel corso del processo ma, al tempo stesso, garanzia che la pena, una volta comminata, sia espiata pienamente, dignitosamente e che porti alla finalità rieducativa. È proprio in questo senso che è orientato il percorso avviato da questo Governo.
Leggendo le mozioni delle opposizioni, come sempre divise, ci è d'obbligo constatare come non ci si possa davvero chiedere di accettare lezioni da chi fa assurgere a esempio un Ministro che non conosceva la differenza fra dolo e colpa; al contempo, leggendo le premesse dell'altra mozione delle opposizioni, se ci fossimo trovati nel corso di un'indagine avremmo dovuto fermarci di fronte a un'affermazione autoaccusatoria, come quella lì contenuta per la quale - e cito testualmente - “ad osservare l'andamento della popolazione detenuta dal 2013 ad oggi, il sovraffollamento è stata una costante del sistema penitenziario italiano”. Ma ci chiediamo: chi ha governato per dieci anni senza trovare nessuna soluzione? Invece, come prima ho avuto modo di sottolineare, il Governo Meloni ha ben chiaro il problema, come la certezza che questo debba essere affrontato con soluzioni strutturali e definitive e non con qualche pannicello caldo che servirebbe solo a procrastinare la soluzione.
Mi piace ricordare che questo Governo non ha mai voluto abbassare la guardia, né scendere a compromessi al ribasso, né tantomeno cedere ai ricatti. Anzi, questo è il Governo che ha salvato il regime del carcere duro, con il provvedimento sul 41-bis, che tutti dobbiamo riconoscere essere essenziale nella lotta contro la criminalità organizzata.
Tanti sono i provvedimenti già messi in campo per riconciliare detenzione e condizioni dignitose negli istituti penitenziari, a partire da quelli licenziati da quest'Aula, non più di sei mesi fa, con il cosiddetto DL Carceri. Basti pensare alla poderosa campagna assunzionale per la Polizia penitenziaria, con l'ingresso di oltre 6.000 nuovi agenti, e qui è il caso di chiarire, rispetto alle mistificazioni che stanno circolando, che queste non copriranno solo il turnover, la cui copertura rappresenterebbe già una novità, ma faranno sì che l'organico della Polizia penitenziaria aumenti di oltre 2.000 unità.
Sempre in tema di assunzioni, sono stati assunti, dopo aver terminato il corso di 12 mesi, 44 nuovi direttori di istituto e 12 vicedirettori, facendo sì che, allo stato, la quasi totalità degli istituti abbia un direttore titolare e, nel corso dell'anno, nessuna struttura rimarrà vacante, con copertura dei posti anche di vicedirettore. Spiccano, inoltre, le assunzioni di 233 funzionari giuridico-pedagogici, 58 mediatori culturali e di numerosissime altre figure che renderanno più funzionale l'intera struttura del DAP, tra le quali è importante evidenziare l'istituzione della carriera dei medici del Corpo di polizia penitenziaria, attraverso la quale è stato colmato un atavico gap rispetto alle altre Forze armate e di Polizia. Sarà, inoltre, istituito un nuovo modello organizzativo della specializzazione cinofila e saranno create nuove specializzazioni del Corpo (pilota di droni, negoziatore e analista criminale).
Gli agenti penitenziari, inoltre, saranno messi nella condizione di svolgere al meglio il proprio lavoro, grazie a un corposo aumento delle dotazioni: scudi, guanti, caschi, giubbotti antiproiettile, quasi 70.000 nuove uniformi, quasi 600 automezzi di vario tipo e, ancora, l'acquisto di tecnologie di sicurezza - come droni e apparati per il contrasto all'introduzione di oggetti non consentiti tipo metal detector, macchine per il controllo pacchi a raggi X, body scanner - per oltre 15 milioni di euro. Tutte misure che contribuiranno a fronteggiare efficacemente l'introduzione di droga, cellulari e altri oggetti non consentiti in carcere, rendendo gli istituti di pena più sicuri. È di pochi minuti fa, signor Presidente, l'agenzia del nostro Sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove, che ringrazio per il lavoro che sta svolgendo, con la quale è stata data notizia di un'operazione antidroga conclusa con successo nel carcere di Carinola (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questi numeri evidenziano quanta attenzione questo Governo stia rivolgendo agli uomini in divisa, ai quali andrà - proprio grazie al citato DL Carceri - anche un significativo riconoscimento in termini economici.
Importantissimi e senza precedenti sono anche gli sforzi attuati in tema di edilizia penitenziaria, rispetto alla quale il comitato paritetico composto da MIT e Ministero della Giustizia ha approvato un impegno economico per 166 milioni, relativi a 21 interventi di edilizia penitenziaria. Il Governo Meloni sblocca interventi fermi da anni, come la costruzione del nuovo carcere di Forlì, di San Vito al Tagliamento e l'ampliamento di Brescia Verziano. A questi stanziamenti vanno aggiunti ulteriori 84 milioni per la costruzione di 8 padiglioni detentivi (Civitavecchia, Rovigo, Perugia, Vigevano, Reggio Calabria, Ferrara, Santa Maria Capua Vetere e Viterbo) provenienti dal PNRR.
A seguito di questi interventi, si stima una disponibilità di ulteriori 7.000 nuovi posti detentivi. Si tratta di interventi essenziali per aumentare la capacità ricettiva del sistema penitenziario italiano. Siamo convinti, Presidente, che il sovraffollamento carcerario si affronti con l'edilizia penitenziaria e non con i soliti provvedimenti “svuota carceri” a cui ci hanno abituato i Governi passati, che erodono la certezza della pena, aumentano l'insicurezza sociale e non affrontano strutturalmente il tema del sovraffollamento. Investire in sicurezza era un impegno assunto con gli italiani, che oggi stiamo onorando.
A tali interventi va affiancata la recente nomina del commissario straordinario per l'edilizia penitenziaria, che sarà funzionale al recupero di nuove strutture detentive per combattere il sovraffollamento.
Quanto ai provvedimenti per il lavoro carcerario, il 10 dicembre 2023 è stato istituito, nell'ambito della Direzione generale dei detenuti e del trattamento, l'ufficio Promozione e coordinamento del lavoro penitenziario, quale struttura delicata e strategica per perseguire l'obiettivo di strutturare sempre più il lavoro penitenziario con meccanismi stabili che incrociano domanda e offerta, che attraggono le realtà imprenditoriali esterne in sinergia con le altre articolazioni dell'amministrazione - in particolare quelle deputate agli interventi in materia di edilizia penitenziaria - per sfruttare al massimo tutti gli spazi idonei presso gli istituti e ricavarne possibilmente di nuovi.
La ratio che anima la costituzione di questo ufficio è che non si possono rimettere all'iniziativa, seppur meritevole, delle direzioni e degli istituti, la ricerca e l'implementazione delle attività lavorative, ma è necessaria una regia centrale che - attraverso i provveditorati - supporti, motivi e coordini gli stessi istituti rispetto a un elemento del trattamento così determinante.
Proprio al fine di perseguire taluni degli obiettivi, nel corso del 2024 sono stati siglati importanti accordi e protocolli d'intesa, volti a favorire l'offerta di lavoro qualificato e di formazione professionale a favore della popolazione detenuta, ciò anche attraverso importanti collaborazioni, come quella con il tanto vituperato Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro. Molte aziende, anche di primissimo piano, hanno sottoscritto intese che ben presto daranno i propri frutti.
Mi avvio a concludere, tante sono le soluzioni già messe in campo, ma tanto c'è ancora da fare. All'importante intervento di semplificazione sulla procedura di liberazione anticipata - che, lasciando immutata la norma, consente a chi ne ha diritto di non attendere i lunghissimi tempi del tribunale di sorveglianza e a quest'organo di essere sgravato di una competenza che assorbiva gran parte dei propri ruoli - andranno affiancati i provvedimenti per implementare gli uffici di esecuzione penale esterna e dei citati tribunali di sorveglianza. Altresì sarà necessario prevedere strumenti normativi volti a limitare la carcerazione preventiva, soprattutto in tema del - troppo spesso invocato - rischio di reiterazione, ricordando che, allo stato attuale, circa il 25 per cento dei detenuti in Italia sono in attesa di giudizio e che la nostra Nazione spende ogni anno circa 40 milioni per ristori a causa di ingiuste detenzioni. Un'ultima - non per importanza - riflessione rispetto al già avviato percorso per contrastare e prevenire il grave fenomeno dei suicidi in carcere, proseguendo il cammino già intrapreso di potenziamento della essenziale rete di assistenza psicologica e di reclutamento di adeguato personale specializzato, sia per i detenuti che per il Corpo di polizia penitenziaria.
In conclusione, con soddisfazione, possiamo constatare come siano stati proposti provvedimenti importanti, tanto da poter dire - senza timore di smentita - che in questi due anni si siano gettate basi solide sulle quali l'emergenza carceraria potrà essere radicalmente superata e, per questo motivo, dichiaro il voto favorevole di Fratelli d'Italia alla mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti. Per quanto riguarda le votazioni per parti separate, faccio presente che… deputato Giachetti, vuole intervenire sull'ordine dei lavori? Su cosa, onorevole Giachetti?
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Per un richiamo al Regolamento. Articolo 8, comma 2, ultimo rigo del Regolamento, Presidente.
PRESIDENTE. Prego.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Vorrei che lei mi aiutasse a capire - visto che dobbiamo votare e l'ultimo rigo riguarda il dovere da parte della Presidenza di spiegare il significato del voto - che cosa accade rispetto alla “formuletta” che lei adesso ha detto con riferimento alle votazioni per le parti non precluse e via dicendo.
Mi pare che, nell'ordine, venga votata prima la mozione a prima firma Faraone, in seconda battuta la mozione a firma D'Orso e, in terza battuta, la mozione della maggioranza. Ora, si dà il caso che, per esempio, la mozione Faraone, al quarto punto dell'impegno, parla dell'esigenza di aumentare le dotazioni organiche della magistratura di sorveglianza, punto che è ripreso esattamente, in termini molto simili, dalla mozione del Movimento 5 Stelle al punto 6; però sta anche nella mozione della maggioranza al punto 4. La stessa cosa accade, per esempio, … Io rispetto che lei si debba consultare.
PRESIDENTE. Abbia pazienza, onorevole Giachetti, ma mentre lei chiede, io chiedo a mia volta.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Perché lei è una donna e riesce a fare due cose insieme. Io, invece, che sono un uomo, ne riesco a fare una per volta e penso che lei si distragga. Vada avanti.
PRESIDENTE. Esatto. Si fidi del mio essere multitasking. Prego.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Il comma 2 della mozione Faraone, che corrisponde sostanzialmente al comma 3 della mozione dei colleghi dei 5 Stelle, pone un altro tema, che è quello del potenziamento e dell'adeguamento degli organici della Polizia penitenziaria, che corrisponde al comma 7 della mozione della maggioranza. Dopo tutte le chiacchiere che abbiamo sentito, vorrei capire adesso, nel momento in cui, mi permetto l'unica considerazione nel richiamo al Regolamento non tecnica ma quasi estetica, nel modo un po' sciatto e rozzo con il quale sono stati dati i pareri a queste mozioni, …
PRESIDENTE. Stia al Regolamento.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Dicevo, nel momento in cui - io non a caso ho chiesto se il collega Sisto avesse intenzione di dare dei pareri separati - il collega Sisto ha dato un parere contrario sui punti di cui io sto parlando, e vengono bocciate queste mozioni, non è che, poi, la maggioranza potrà andare a raccontare in giro che la loro mozione ha portato all'aumento della Polizia Penitenziaria, all'aumento dei magistrati di sorveglianza; perché è del tutto evidente che, se si bocciano questi punti, che sono pressoché identici a quelli della maggioranza, nella frasetta che lei ha detto all'inizio, “le parti precluse”, queste parti sono precluse nella mozione di maggioranza. Quindi, almeno rimanga agli atti che la maggioranza, quando andrà fuori a dire che costruiscono le carceri, fanno i miracoli e compagnia bella, questi due aspetti, che sono rilevanti, mi pare abbastanza complicato che, con la votazione che facciamo, possano essere tenuti in vita (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe e Misto-+Europa).
PRESIDENTE. Allora, prima di tutto il principio generale. Come lei sa, la preclusione da reiezione, cioè nel caso in cui una parte venga respinta, opera solo se vengono posti in votazione due oggetti, non pressoché identici, ma identici. Nel caso di specie, non siamo in tale eventualità, e poi le parti separate che voteremo non sono quelle che lei ha menzionato, sono altre parti delle mozioni. Quindi, diciamo, non si dà il caso che lei ha menzionato per entrambe le ragioni. Perché non sono quelle parti separate e perché la preclusione da reiezione opera solo se sono identici i due testi.
Dicevo, per quanto riguarda le votazioni per parti separate, faccio presente che i presentatori delle mozioni - ove necessario - hanno prestato il consenso previsto a seguito delle riforme regolamentari.
Passiamo alla votazione della mozione Faraone, Braga, Richetti, Zanella, Magi e Giachetti n. 1-00406. Avverto che il gruppo MoVimento 5 Stelle ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, la mozione nella sua interezza, ad eccezione del 1° capoverso del dispositivo, a seguire, il 1° capoverso del dispositivo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Faraone, Braga, Richetti, Zanella, Magi e Giachetti n. 1-00406, ad eccezione del 1° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 1° capoverso del dispositivo della mozione Faraone, Braga, Richetti, Zanella, Magi e Giachetti n. 1-00406, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).
Passiamo alla votazione della mozione D'Orso ed altri n. 1-00407.
Avverto che il gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, la mozione nella sua interezza, ad eccezione del 14° capoverso del dispositivo; a seguire il 14° capoverso del dispositivo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione D'Orso ed altri n. 1-00407, ad eccezione del 14° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 14° capoverso del dispositivo della mozione D'Orso ed altri n. 1-00407, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Varchi, Morrone, Calderone, Romano ed altri n. 1-00418, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 5).
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Venerdì 21 marzo 2025 - Ore 9,30:
1. Svolgimento di interpellanze urgenti .
La seduta termina alle 14,05.
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
nella votazione n. 4 il deputato Francesco Silvestri ha segnalato che si è erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 5 il deputato Giaccone ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 5) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | MOZ 1-406 NO CPV 1 DISP | 265 | 265 | 0 | 133 | 119 | 146 | 67 | Resp. |
2 | Nominale | MOZ 1-406 CPV 1 DISP | 262 | 230 | 32 | 116 | 84 | 146 | 67 | Resp. |
3 | Nominale | MOZ 1-407 NO CPV 14 DISP | 261 | 260 | 1 | 131 | 114 | 146 | 67 | Resp. |
4 | Nominale | MOZ 1-407 CPV 14 DISP | 263 | 203 | 60 | 102 | 33 | 170 | 67 | Resp. |
5 | Nominale | MOZ 1-418 | 264 | 264 | 0 | 133 | 148 | 116 | 67 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.