Camera dei deputati

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 25 marzo 2025

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    nell'ultimo decennio l'Irpef è stata interessata da diversi interventi che, al fine di sostenere il potere d'acquisto delle famiglie sensibilmente eroso dall'incombente fenomeno inflattivo e dal vertiginoso aumento dei costi dell'energia, hanno ridotto il carico fiscale spesso a scapito dell'equità del prelievo e della sua capacità redistributiva, attraverso una modifica sia della struttura dell'imposta, con il ridisegno del profilo delle aliquote, degli scaglioni e delle detrazioni, sia della base imponibile, con l'esclusione di diversi cespiti dal principio della progressività;

    il primo dei suddetti interventi risale al 2014 quando l'allora Governo in carica decise di sostenere il potere di acquisto dei lavoratori dipendenti con salari medio-bassi il cui reddito annuale fosse compreso tra 8.145 e 26.400 euro, attraverso il riconoscimento di un credito fiscale mensile pari a 80 euro (cosiddetto bonus Renzi) erogato direttamente in busta paga dal datore di lavoro, con il duplice obiettivo dichiarato di fronteggiare gli effetti che la crisi finanziaria prima e quella dei debiti sovrani poi avevano determinato sul livello del reddito disponibile delle famiglie, dando un reale impulso all'economia attraverso uno stimolo ai loro consumi;

    l'intervento, disposto nonostante una dinamica calante delle retribuzioni reali dei primi due quintili della distribuzione, oltre ad escludere dal beneficio i cosiddetti «incapienti», aveva ridotto significativamente il prelievo per i contribuenti con redditi più bassi, producendo forti irregolarità nell'andamento delle aliquote marginali, che raggiungevano un picco di circa l'80 per cento in corrispondenza dei redditi per i quali il bonus si riduceva rapidamente;

    successivamente nel 2020 sono stati disposti alcuni interventi normativi principalmente motivati dalla necessità di correggere le distorsioni sulle aliquote effettive a beneficio prima dei contribuenti con livelli intermedi di reddito (tra 28.000 e 40.000 euro) e poi dei redditi oltre i 40.000 euro;

    nello specifico il decreto-legge 5 febbraio 2020, n. 3, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 21 del 2020, ha stabilito, a partire dal 1° luglio 2020, l'abrogazione della disciplina del suddetto «bonus Renzi» e la contestuale introduzione di una nuova misura fiscale, disciplinata al di fuori del testo unico delle imposte sui redditi, volta a ridurre la tassazione sul lavoro e consistente, sostanzialmente, nella rimodulazione del bonus attraverso il riconoscimento di un trattamento integrativo spettante ai titolari di reddito di lavoro dipendente (a condizione che questi non superino i 28.000 euro) e di taluni redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente, la cui imposta lorda, determinata su detti redditi, sia di ammontare superiore alle detrazioni da lavoro spettanti. Tale trattamento, determinato in rapporto al numero di giorni lavorativi a partire dal 1° luglio 2020, è stato stabilito pari a 600 euro per il 2020 e 1.200 euro a decorrere dal 2021;

    con la legge di bilancio per il 2024 il Governo, nel vano e vago tentativo di perseguire quale obiettivo generale di politica economica il sostegno dei redditi bassi, è ricorsa alla leva fiscale affiancando al suddetto regime la riduzione da quattro a tre delle aliquote Irpef, depennando l'aliquota del 25 per cento, che, fino al 2023, veniva applicata allo scaglione di reddito compreso tra 15.000 e 28.000 euro;

    secondo l'ultimo «Rapporto della politica di bilancio – 2024» curato dall'Ufficio parlamentare di bilancio, che riporta un'analisi condotta con il modello di micro-simulazione, l'inflazione ha cancellato del tutto il vantaggio fiscale pari al 3 per cento che era stato assicurato ai lavoratori dipendenti negli ultimi dieci anni dai sopra riportati provvedimenti e completamente annullato dall'effetto del fiscal drag (che per lavoratori dipendenti e pensionati costituisce una quota non indifferente di Irpef pagata in più senza un corrispondente aumento del reddito), che ha ridotto i redditi disponibili del 3,6 per cento. Per fare qualche esempio: rispetto al 2014 oggi un lavoratore dipendente con un reddito annuale pari a 20.000 euro versa 319 euro in più di Irpef all'anno, mentre un lavoratore con un reddito pari a 100.000 euro ne versa 1.020, cosa che dimostra la minore incisività del fiscal drag, in termini percentuali, man mano che il livello di reddito aumenta;

    sempre secondo l'Ufficio parlamentare di bilancio, alle suddette modifiche della struttura dell'imposta personale si è affiancata una progressiva erosione della base imponibile dell'imposta, che ha ridotto l'equità del prelievo e la sua capacità redistributiva, tutti effetti riconducibili, soprattutto, alla successiva decisione del Governo di adottare, al fine di compensare i redditi bassi dagli effetti del fiscal drag, misure di decontribuzione a soglia (e non a scaglioni), come nel caso del cuneo fiscale introdotto con il decreto-legge n. 48 del 2023, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 85 del 2023, scelta che, andando ad alterare il profilo delle aliquote marginali, ha comportato una distorsione per i redditi «a cavallo» delle due soglie di reddito, oltre le quali si abbassa o viene meno lo sgravio contributivo, contribuendo, così, a complicare e rendere più iniquo il sistema fiscale nel suo complesso;

    il fiscal drag, fenomeno strettamente connesso soprattutto alla fiammata inflazionistica degli ultimi anni, è un serio problema per chi versa un'imposta progressiva (come lavoratori dipendenti e pensionati). Infatti, utilizzando i dati del Ministero dell'economia e delle finanze sulle dichiarazioni fiscali suddivise per classi di reddito, si può calcolare che il fiscal drag nel 2022, anno nel quale vi è stata una sensibile variazione percentuale dei prezzi rispetto al 2021, è stato pari al 9 per cento, con un corrispondente maggior gettito erariale pari a circa 14 miliardi di euro, dei quali 9 da contribuenti con lavoro dipendente prevalente e 3,9 dai pensionati;

    con la legge di bilancio per il 2025 il Governo ha reso strutturali le misure di riduzione del cuneo fiscale sul lavoro già adottate in via temporanea ed emergenziale nel biennio 2023-2024, ma ricorrendo ad un nuovo meccanismo di detrazioni fiscali in luogo dell'esonero contributivo parziale sulla quota di contributi a carico dei lavoratori. Tale fiscalizzazione comporta una penalizzazione monetaria per la stragrande maggioranza di quei lavoratori che, vedendosi scivolare nella fascia dell'incapienza, perdono il trattamento integrativo, pari, come si è visto sopra, a 1.200 euro annui; una simile penalizzazione si registra anche per coloro che guadagnano redditi fra i 25.000 e i 35.000 euro, la cui perdita, rispetto al 2024, oscillerebbe dai 350 ai 750 euro all'anno;

    i suddetti rilievi sono stato oggetto dell'atto di sindacato ispettivo n. 5-03433 Borrelli, al quale il Governo ha dato risposta presso la Commissione finanze riconoscendo gli effetti distorsivi riportati nello stesso ed impegnandosi a valutare l'estensione, attraverso una modifica dei criteri di spettanza, del trattamento integrativo alla platea dei soggetti penalizzati dal nuovo meccanismo;

    un ulteriore problema è rappresentato dal fatto che, con una spinta inflattiva come quella attuale, all'incremento dei redditi nominali connesso allo sgravio contributivo dovrebbe corrispondere il concomitante incremento del loro potere d'acquisto, che invece si riduce per effetto della progressività del sistema fiscale che ad ogni aumento del reddito nominale conduce a un'aliquota media di tassazione più elevata, anche se a reddito reale invariato. Pertanto, se l'obiettivo dello sgravio contributivo era il recupero della perdita di potere d'acquisto dovuta all'inflazione, avrebbe dovuto essere affiancato, ab origine, da misure di sterilizzazione del fiscal drag;

    ad aprile del 2024 ammontava ancora al 7,9 per cento la perdita del potere di acquisto rispetto al 2019 (anno precedente all'emergenza sanitaria da Covid-19) conseguente all'incremento dell'inflazione del biennio precedente. Anche le indagini dell'Osservatorio Ocse, che ha messo a confronto il primo trimestre 2024 e il quarto trimestre 2019, confermano una perdita del 6,9 per cento dei salari reali italiani, insieme ad un ulteriore aumento del divario rispetto alla media dei Paesi sviluppati legato alla bassa crescita della produttività;

    il progressivo aumento del tasso di inflazione sta ponendo, inoltre, un pesante problema redistributivo, che ora anche l'Istat certifica in maniera impietosa. Secondo quanto riporta l'Istituto nel suo ultimo «Rapporto 2025» l'inflazione acquisita per il 2025 sale a +1,2 per cento per l'indice generale e a +0,7 per cento per la componente di fondo. In base alle stime preliminari, l'indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) registra una variazione pari a +0,1 per cento su base mensile e di +1,7 per cento su base annua;

    sempre secondo l'Istat, l'aumento dei prezzi di questi ultimi anni, trainato dal rincaro dei beni energetici, è più accentuato per le famiglie meno abbienti, che solitamente devolvono una quota di spesa maggiore per alcune categorie di beni e servizi come i beni energetici e quelli alimentari, consumi difficilmente comprimibili e per i quali la crescita dei prezzi è stata più elevata. Tali famiglie hanno, d'altronde, minori possibilità di difendersi da una tassa «invisibile» come l'inflazione, essendo per loro più difficile comprimere il tasso di risparmio (già contenuto), liquidare attività finanziarie (praticamente poche o nulle), ridurre la qualità dei beni e servizi consumati (già bassa);

    superata l'emergenza sanitaria e attenuata in modo significativo la crisi energetica, le politiche fiscali degli Stati membri dell'Unione europea sono tornate su un percorso di consolidamento. L'estensione della clausola generale di salvaguardia (general escape clause) del Patto di stabilità e crescita fino al 2023 ha tuttavia lasciato ancora spazio di manovra alle politiche economiche, il cui impatto sulle finanze pubbliche è stato in parte compensato dalla ripresa dell'attività. Non così per il nostro Paese che non ha approfittato di tale spazio di manovra per incrementare la spesa sociale, nonostante conservi una quota molto elevata di occupati in condizioni di vulnerabilità economica a causa di una crescita contenuta delle retribuzioni e della relativa perdita di potere di acquisto, di una contenuta intensità lavorativa e di una ridotta durata dei contratti, tutte condizioni che hanno favorito la diffusione di tipologie contrattuali meno tutelate e di lavori atipici che coinvolgono quote elevate di donne, giovani e stranieri;

    le misure pubbliche di mitigazione adottate nell'ultimo decennio, per quanto consistenti e costose (nel solo 2022 pari a circa 17 miliardi di euro), non sono riuscite a contenere la perdita di potere d'acquisto dei redditi medio-bassi e ad invertire il processo di polarizzazione sociale in atto, oramai, da decenni;

    in un contesto congiunturale caratterizzato ancora da uno scarso dinamismo dei consumi e dalla propensione al risparmio da parte delle famiglie, su cui pesa un basso livello di fiducia per i prossimi mesi anche per effetto delle criticità dello scenario geopolitico attuale, rimane cruciale sostenere i consumi e la domanda interna, evitando che l'economia italiana torni in recessione, attraverso un miglioramento del clima di fiducia delle stesse, al fine di rilanciare la domanda interna, fondamentale per la sostenibilità economica del Paese;

    la protezione dei redditi reali e dei livelli di consumo degli italiani più poveri è stata minacciata anche dalla decisione dell'attuale Governo di ridimensionare il programma «reddito di cittadinanza», strumento fondamentale per sostenere i gruppi sociali più poveri;

    in questo contesto, il declino dei salari reali richiederebbe come antidoto la reintroduzione nel nostro Paese di un meccanismo di indicizzazione delle retribuzioni all'aumento dei prezzi;

    quanto premesso dimostra che il ricorso continuo ai cosiddetti bonus, unito alla messa a regime del taglio del cuneo contributivo, rappresentano solo un parziale rimedio alla tassa occulta dell'inflazione, tra l'altro non esente da effetti distorsivi ed estremamente costoso (17 miliardi di euro nel solo 2022),

impegna il Governo:

1) ad abbandonare definitivamente l'approccio emergenziale assunto fino ad oggi nell'adozione di politiche e strumenti di sostegno al reddito dei lavoratori e dei pensionati, con particolare riguardo alle fasce più deboli della popolazione;

2) in tale contesto, ad adottare iniziative normative atte ad introdurre nell'ordinamento giuridico un meccanismo di indicizzazione di salari e pensioni al fine di adeguarli al costo della vita e tutelarli dall'aumento incontrollato dei prezzi;

3) ad adottare iniziative volte a rimediare alla riduzione in termini monetari determinatasi, a decorrere dal 1° gennaio 2025, a danno dei percettori di reddito tra gli 8.500 e i 9.000 euro, con l'assorbimento nella disciplina Irpef del taglio del cuneo contributivo sul lavoro introdotto dalla legge 30 dicembre 2024, n. 207, anche verificandone l'impatto su tutte le altre fasce di reddito interessate;

4) ad adottare iniziative volte a sterilizzare, a decorrere dall'anno 2025, l'effetto del fiscal drag che si determina a carico dei lavoratori a seguito dell'applicazione delle vigenti disposizioni normative sul taglio del cuneo contributivo, attraverso un meccanismo automatico di recupero del drenaggio fiscale basato sull'indicizzazione dei limiti degli scaglioni e delle detrazioni d'imposta loro spettanti;

5) a valutare l'opportunità di individuare congrue risorse finanziarie al fine di restituire la quota indebitamente pagata fino ad oggi dai lavoratori per effetto del fiscal drag determinatosi a seguito dell'applicazione della normativa sul taglio del cuneo contributivo.
(1-00420) «Mari, Grimaldi, Zanella, Bonelli, Fratoianni, Borrelli, Dori, Ghirra, Piccolotti, Zaratti».


   La Camera,

   premesso che:

    la tassazione delle persone fisiche ha subito negli anni numerosi interventi da parte dei Governi che si sono succeduti. La finalità della riduzione del cuneo fiscale sul lavoro è stata una costante negli ultimi dieci anni, senza dimenticare l'intervento del Governo Prodi nel 2007, che ha segnato il primo passo dell'esclusione del costo del lavoro dalla base imponibile dell'Irap;

    il Governo Draghi aveva privilegiato la riduzione della componente del cuneo fiscale rappresentata dalla contribuzione a carico dei lavoratori dipendenti, con un taglio del cuneo fiscale pari al 2 per cento fino ai 35 mila euro annui di retribuzione annua lorda; misura ampliata e prorogata dal Governo Meloni fino alla fine del 2024;

    successivamente, con la legge di bilancio per il 2025, la riduzione dei contributi previdenziali è stata sostituita da un sistema di benefici di carattere fiscale, cui si assomma un nuovo trasferimento diretto che si aggiunge al trattamento integrativo al reddito di 100 euro mensili già vigente dal 1° luglio 2020 (da maggio 2014 a giugno 2020 il trattamento integrativo era di importo pari a 80 euro mensili);

    per effetto di queste modifiche, che si sono stratificate nel corso degli anni, alla determinazione dell'imposta che grava sul reddito di lavoro dipendente concorrono attualmente quattro diversi strumenti: due tipologie di detrazioni e due tipologie di trasferimenti, che hanno andamenti decrescenti in funzione di regole e con riferimento a indicatori di reddito diversi;

    ne risulta un disegno del prelievo fortemente asistematico e irrazionale, che comporta a tratti la trasformazione del prelievo fiscale in un sussidio e in cui prevale lo scopo di aggiustare effetti non voluti, che si sarebbero altrimenti verificati a seguito del riassorbimento in ambito fiscale, dapprima e in modo parziale del trattamento integrativo e, poi, del taglio del cuneo fiscale sui redditi di lavoro dipendente, che aveva in un primo tempo interessato i contributi sociali a carico dei lavoratori con redditi più bassi;

    gli effetti non voluti si sono comunque manifestati, con un risultato paradossale: come denunciato anche dalla Cgil in un recente studio, il meccanismo di abbattimento del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti, introdotto dal Governo con la legge di bilancio per il 2025, ha impatti negativi diffusi, ma particolarmente forti per i redditi lordi (al lordo anche dei contributi sociali), compresi tra 8.500 e 9.000 euro, che andranno a perdere, rispetto alle previsioni del 2024, 1.200 euro all'anno. Effetto imputabile alla riduzione del reddito imponibile legata al venir meno dell'agevolazione contributiva ora trasformata in agevolazione fiscale, che fa perdere il diritto al trattamento integrativo;

    in risposta a due interrogazioni in Commissione VI finanze della Camera dei deputati la rappresentante del Governo ha dichiarato la disponibilità dell'Esecutivo ad esaminare il sostegno per i lavoratori a più basso reddito nell'ambito di un processo mirato. Ma un processo ad hoc, se mai verrà effettivamente attuato, rischia di contribuire all'andamento erratico dell'Irpef, che avrebbe invece bisogno di una revisione organica, strutturale e complessiva;

    il quadro risulta ulteriormente complicato dal fatto che, in attuazione della legge delega di riforma del sistema fiscale (legge n. 111 del 2023), il Governo è intervenuto in più occasioni sull'Irpef senza alcuna visione organica della struttura del sistema tributario, principalmente riducendo, prima in via temporanea e poi in via strutturale, a tre il numero di aliquote e di scaglioni e articolando e limitando il diritto alla fruizione di un insieme molto ampio di detrazioni;

    il processo in due tappe si è accompagnato a una modulazione degli acconti che per i due anni di imposta 2024 e 2025 non tiene conto delle variazioni intervenute nella scala delle aliquote, traducendosi di fatto in un anticipo forzoso dell'imposta dovuta per tutti i contribuenti che, con la richiesta applicazione delle regole previgenti, si trovano a dovere versare un acconto di imposta maggiore a quello che sarebbe dovuto (o addirittura che non sarebbe dovuto) secondo le regole in essere, comportando quindi un prestito a tasso zero da questi contribuenti all'erario;

    alla stratificazione di interventi richiamati più sopra si è affiancata la costante sottrazione di categorie di redditi o anche solo di componenti di reddito all'imposizione progressiva, che ha reso il sistema di tassazione dell'Irpef, la principale imposta del nostro ordinamento, un sistema disomogeneo, iniquo e irrazionale;

    la situazione è aggravata dalla circostanza per cui il mancato pagamento dell'Irpef comporta anche il mancato pagamento delle addizionali regionali e comunali, facendo venire meno per molti contribuenti ogni obbligo di contribuzione a favore dei territori in cui risiedono;

    quel che resta dell'Irpef è un coacervo in cui le tre aliquote si intersecano con bonus decrescenti al crescere del reddito e detrazioni per tipo di reddito anch'esse variamente articolate, con l'effetto che alle tre aliquote invocate come semplificazione del sistema fiscale si affiancano ora ben sette aliquote marginali effettive, con un andamento totalmente erratico, per cui capita, ad esempio, che un lavoratore con un reddito lordo di 35.000 euro, a fronte di un aumento di 100 euro faticosamente conquistato in contrattazione, si debba confrontare con una aliquota marginale effettiva del 56,18 per cento e gli restino in tasca solo 44 euro netti;

    gli effetti redistributivi delle innovazioni introdotte in campo fiscale sono modesti: secondo l'Istat, guardando alle famiglie con almeno un lavoratore dipendente, la ripartizione del guadagno totale è per più della metà a beneficio di quelle appartenenti ai due quintili più ricchi della distribuzione dei redditi. Ma per le famiglie non interessate dalla riduzione del cuneo fiscale, il beneficio degli interventi fiscali riguarda le famiglie degli ultimi due quintili, per ben il 71,7 per cento del suo ammontare;

    nel complesso la diseguaglianza, come misurata dall'indice di Gini, non subisce di fatto variazioni;

    inoltre, secondo il Rapporto sulla politica di bilancio 2024 pubblicato dall'Ufficio parlamentare di bilancio, i lavoratori dipendenti, che sono coloro che hanno beneficiato maggiormente degli interventi normativi di riduzione dell'imposta negli ultimi dieci anni, ottenendo un vantaggio pari a circa il 3 per cento del reddito imponibile, hanno visto più che compensare questo beneficio per effetto del drenaggio fiscale, pari a circa 3,6 punti percentuali. Se si confronta, dunque, l'imposta pagata oggi con quanto si sarebbe pagato nel 2014 a parità di capacità contributiva, il saldo sul reddito disponibile è negativo per circa 0,6 punti percentuali; in definitiva, nel 2024 i lavoratori dipendenti pagano aliquote medie generalmente superiori a quelle che si pagavano nel 2014;

    un sistema fiscale che distribuisce l'onere in modo casuale, creando continuamente regimi speciali e alternativi all'Irpef per categorie di reddito, quando non di singole porzioni degli stessi redditi, violando il principio basilare per cui a parità di reddito si dovrebbe pagare la stessa imposta, è sempre meno sostenibile;

    i giovani oggi sono costretti, pur se per guadagnare redditi bassi, ad aprirsi una partita Iva e a lavorare come finti autonomi o come moderni lavoratori su piattaforme che distribuiscono lavori a distanza, sopportando un onere più elevato dei dipendenti con redditi da lavoro simili, mentre gli autonomi con redditi medi o medio alti, purché sotto gli 85 mila euro di ricavi, pagano fino alla metà dei lavoratori dipendenti con uguali redditi, in violazione anche del principio costituzionale di progressività dell'imposta, e sono anche esonerati dal dovere di finanziare i servizi del proprio comune e della propria regione con le addizionali all'Irpef;

    la politica delle rottamazioni e, con essa, il via libera a ogni tipo di evasione fiscale, così come la costruzione di un sistema talmente iniquo da risultare inaccettabile per una società che si voglia coesa, mina la base dell'imposizione generale sui redditi e conseguentemente riduce le risorse necessarie a garantire un welfare universale, cioè sanità, istruzione e assistenza per tutti i cittadini;

    al problema non si può porre rimedio né con il maquillage di questa o quella aliquota, né con l'ulteriore erosione della base imponibile, né con un atteggiamento benevolmente acquiescente nei confronti dell'evasione fiscale;

    è necessaria una riforma che riporti l'equità del sistema, assoggettando tutti i redditi, di qualsiasi fonte, al medesimo onere e che garantisca al tempo stesso la progressività del prelievo;

    al fine di evitare salti di aliquote, sarebbe utile ricorrere per il calcolo dell'imposta ad una funzione matematica continua che determini le aliquote medie per ogni livello di reddito superando la logica degli scaglioni, come avviene in Germania; un metodo condiviso da un numero crescente di studiosi che potrebbe essere modulato per non gravare interamente su un ceto medio sempre più impoverito (per la componente di tale ceto che non sfugge all'Irpef), come al contrario avviene tipicamente nei sistemi di flat tax o con poche aliquote legali;

    la sbandierata riduzione delle tasse deve confrontarsi con la dura realtà dei dati Istat: l'Istituto ha certificato che nel 2024 la pressione fiscale complessiva è risultata pari al 42,6 per cento, in aumento di un punto rispetto al 2023 (41,4 per cento); eppure, la legge di bilancio per il 2025 non è riuscita a trovare risorse per assumere medici e infermieri, la cui carenza sta mettendo in ginocchio il sistema sanitario, e ha tagliato drasticamente i fondi ai comuni, costretti, per finanziare i servizi indispensabili ai cittadini, ad appaltarli a imprese o cooperative a prezzi così bassi da potere reggere solo sottopagando i propri lavoratori;

    la riduzione del cuneo fiscale sul lavoro, nell'ambito di una riforma che distribuisca in modo equo l'onere fiscale, non è né l'unica, né la risposta principale alla riduzione del reddito reale delle lavoratrici e dei lavoratori;

    seppure i dati Istat a gennaio 2025 attestino una crescita del tasso di occupazione in Italia al 62,2 per cento, tuttavia questo valore rimane ancora il più basso in Europa e, inoltre, i dati Istat confermano la realtà di un mercato del lavoro con troppe sacche di sfruttamento e bassi salari: la crescita dell'occupazione avviene nei settori del terziario dove le paghe sono più basse e l'utilizzo del part-time sale a picchi dell'80 per cento, con centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori tra le 5 e le 10 ore settimanali di lavoro con redditi di 400 o 500 euro lordi al mese; anche questa è, di fatto e statisticamente, occupazione;

    se il 10,7 per cento dei lavoratori ha una retribuzione oraria sotto gli 8,8 euro appare chiara la necessità di affiancare agli interventi redistributivi sull'Irpef anche l'introduzione di una tutela di base, come quella offerta dal salario minimo;

    altri profili di diseguaglianza dei redditi e di diminuzione del potere d'acquisto delle famiglie italiane andrebbero affrontate con apposite politiche, al di fuori dell'ambito fiscale. In particolare, la combinazione di basso reddito, alto costo dell'energia e bassa efficienza energetica degli immobili ha prodotto una situazione allarmante: secondo l'Osservatorio italiano sulla povertà energetica (Oipe), nel 2023 il 9 per cento delle famiglie, pari a circa 2,36 milioni di nuclei, viveva in condizioni di povertà energetica, costretti a rinunciare ai servizi energetici essenziali, come, ad esempio, riscaldarsi, con una incidenza maggiore nel Mezzogiorno e un impatto particolarmente forte sulle fasce più vulnerabili: famiglie con minori, anziani soli, persone con disabilità e cittadini stranieri,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative volte a intervenire nell'immediato per compensare gli effetti negativi sui redditi più bassi compresi tra 8.500 e 9.000 euro, che andranno a perdere 1.200 euro all'anno per effetto delle novità introdotte dalla legge di bilancio per il 2025;

2) ad adottare iniziative normative volte a intervenire nell'immediato per evitare che i contribuenti siano chiamati a pagare, anche con riferimento all'anno di imposta 2025, così come già avvenuto per il 2024, acconti non corrispondenti al vigente profilo delle aliquote e delle detrazioni;

3) ad evitare ulteriori interventi frammentari e dannosi, sia da un punto di vista dell'equità sia da quello dell'efficienza economica, per dare vita a una riforma della tassazione sui redditi che rispetti i principi di equità orizzontale e verticale, riducendo drasticamente i regimi sostitutivi, assoggettando tutti i tipi di reddito a un medesimo sistema di aliquota media che cresca con continuità, fino ad un limite superiore, al crescere dei redditi e prevedendo, conseguentemente, l'applicazione delle addizionali regionale e comunale all'Irpef a tutti i redditi, che sarebbero, quindi, ugualmente chiamati, in ragione della propria capacità contributiva, a partecipare al finanziamento dei servizi erogati dal proprio comune e dalla propria regione;

4) a prevedere, nell'ambito dell'attuazione della delega fiscale, correttivi adeguati ad impedire il fenomeno del fiscal drag;

5) a privilegiare, nel sostegno economico ai redditi particolarmente colpiti dall'inflazione e dall'aumento dei costi dell'energia, lo strumento dei trasferimenti diretti, piuttosto che quello delle agevolazioni fiscali, evitando il problema dell'incapienza e privilegiando il riferimento alla condizione economica familiare piuttosto che al reddito individuale;

6) a mettere in atto politiche che prevengano il formarsi delle forti diseguaglianze che caratterizzano il nostro Paese, riducendo la necessità di doverle poi correggere con politiche redistributive, anche fiscali, in primo luogo introducendo una retribuzione minima legale volta a garantire salari minimi adeguati e promuovere condizioni di vita e di lavoro dignitose per le lavoratrici e i lavoratori.
(1-00421) «Braga, Merola, Guerra, Ubaldo Pagano, D'Alfonso, Toni Ricciardi, Stefanazzi, Tabacci, Lai, Mancini, Roggiani».


   La Camera,

   premesso che:

    le conclusioni del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo 2025 confermano la pericolosa quanto concreta svolta militarista dell'Europa, preannunciata nel Libro Bianco della Difesa europea, ribattezzando il Piano di riarmo europeo «Rearm Europe» in «ReArm Europe Pian/Readiness 2030», intendendo sottolineare la capacità di prontezza e risposta militare, in totale contrasto con i principi e i valori comuni dell'Unione europea ossia libertà, democrazia, uguaglianza e Stato di diritto, promozione della pace e della stabilità. Una vera e propria chiamata alle armi;

    in particolare, al titolo IV-Difesa e Sicurezza europee, delle conclusioni del Consiglio, si chiede al paragrafo 21 «un'accelerazione dei lavori su tutti i filoni per potenziare in modo decisivo la prontezza dell'Europa alla difesa nel corso dei prossimi cinque anni», a tal fine invitando «il Consiglio e i co-legislatori a portare avanti rapidamente i lavori sulle recenti proposte della Commissione». Al paragrafo 23, del medesimo titolo, il Consiglio invita la Commissione e l'Alta rappresentante a riferire periodicamente in merito agli avanzamenti compiuti nell'attuazione delle conclusioni sulla difesa;

    al Consiglio europeo sono comunque emerse varie divergenze tra gli Stati membri in materia di debito comune e sul tema degli investimenti. Il debito comune dovrà essere necessariamente affrontato nel prossimo Consiglio di giugno, considerato che al summit Nato in programma all'Aia dal 24 al 26 giugno 2025 verrà indicato il nuovo target di spesa per i Paesi membri dell'Alleanza atlantica;

    il 19 marzo 2025, la Commissione e l'Alta rappresentante hanno presentato il Libro bianco sulla difesa europea, contestualmente la Commissione ha presentato, nell'ambito del piano ReArm Europe/Readiness-2030, un pacchetto di difesa che fornisce leve finanziarie agli Stati membri dell'Unione europea al fine di facilitare l'aumento degli investimenti nelle capacità di difesa;

    ReArm Europe Pian/Readiness 2030 ha ottenuto un prima via libera nel corso del Consiglio europeo straordinario dello scorso 6 marzo 2025, tra cui il sostegno del Governo italiano, dopo esser stato annunciato già qualche giorno prima, in maniera alquanto irrituale consideratone la portata e l'impatto, con una lettera del Presidente della Commissione europea Von der Leyen all'attenzione dei capi di Stato e di Governo dei Paesi membri;

    il piano declinato in 5 punti, vale 800 miliardi di euro e, segna un deciso cambio di rotta dell'Unione a favore di una vera e propria militarizzazione dell'Unione europea, come a più riprese denunciato dal gruppo parlamentare «Movimento Cinque Stelle», in cui le priorità politiche su temi centrali quali la transizione verde e digitale, la sanità, l'istruzione e la green economy, cedono il passo al rafforzamento della capacità di produzione di armi e munizioni;

    in particolare, il piano dell'Unione europea prevede un aumento esponenziale della spesa per la sicurezza e la difesa dell'Europa, declinata nel senso di un rafforzamento della capacità militare, attraverso l'istituzione di un nuovo strumento finanziario basato su prestiti agli Stati membri garantiti dal bilancio dell'Unione europea, per l'acquisto, tra l'altro, di sistemi di difesa aerea e missilistica, artiglieria, missili e munizioni, droni e sistemi anti-drone, nonché investimenti in infrastrutture critiche e protezione dello spazio, mobilità militare, cyber, intelligenza artificiale e guerra elettronica;

    gli Stati membri avrebbero inoltre la possibilità di innalzare la propria spesa militare a livello nazionale, tramite l'attivazione della clausola di salvaguardia nazionale del Patto di stabilità e crescita, (Psc) ipotesi che – consentendo lo scorporo degli investimenti per la difesa dal calcolo deficit/Pil – libererebbe, nelle intenzioni della Presidente della Commissione europea, complessivamente 650 miliardi di euro in un periodo di quattro anni, da aggiungersi ai 150 miliardi del nuovo strumento di prestiti per la difesa sostenuti dal bilancio dell'Unione europea. Gli spazi di indebitamento a disposizione degli Stati membri verrebbero così occupati dalle spese per il riarmo, a svantaggio dello stato sociale e dei servizi alla persona, con evidenti disparità a seconda delle disponibilità di bilancio, creando un progetto di investimento industriale non organico, che potrebbe falsare la concorrenza interna, minando i principi stessi del mercato comune, in luogo di una sana e ordinata competizione intra-Ue. La possibilità di attivare la clausola di salvaguardia è stato uno dei punti che ha fatto emergere distanze profonde tra Stati membri al Consiglio europeo di marzo 2025, considerate le singole situazioni debitorie dei Paesi;

    allo stato attuale, dunque, si prospetta unicamente una mobilitazione senza precedenti di risorse finanziarie per l'aumento delle spese militari a livello nazionale dei singoli Stati membri, peraltro senza una revisione delle regole fiscali europee ma incidendo esclusivamente sul debito dei singoli Paesi membri;

    la svolta bellicista descritta sta minando le fondamenta dello spirito originale del grande progetto di pace che sarebbe dovuta essere l'Unione europea e che auspichiamo si torni a perseguire, come rivoluzionariamente sancito dal testo del «Il Manifesto di Ventotene», ovvero uno dei testi fondanti dell'Unione europea, per creare una federazione europea ispirata ai principi di pace, libertà e democrazia;

    considerati i futuri sviluppi a livello europeo in materia di difesa, come riportato nelle conclusioni del Consiglio europeo di marzo 2025, è fondamentale tenere costantemente informati gli organi parlamentari competenti, come previsto dalla legge 24 dicembre 2012, n. 234 recante «Norme generali sulla partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea», all'articolo 4, comma 2, disponendo che «Il Governo informa tempestivamente i competenti organi parlamentari su iniziative o su questioni relative alla politica estera e di difesa comune presentate al Consiglio dell'Unione europea o in corso di esame da parte dello stesso, dando specifico rilievo a quelle aventi implicazioni in materia di difesa.»,

impegna il Governo:

1) a non proseguire nel sostegno del piano di riarmo europeo «ReArm Europe/Readiness 2030»;

2) al fine di recuperare i valori fondanti dell'Unione europea, a sostenere nelle opportune sedi europee la sostituzione integrale del «ReArm Europe/Readiness 2030» con un piano di rilancio e sostegno agli investimenti che promuovano la competitività, gli obiettivi a lungo termine e le priorità politiche dell'Unione europea quali: spesa sanitaria, sostegno alle filiere produttive e industriali, incentivi all'occupazione, istruzione, investimenti green e beni pubblici europei, per rendere l'economia dell'Unione più equa, competitiva, sicura e sostenibile;

3) a dare seguito tempestivamente, per quanto di competenza, al dettato normativo di cui all'articolo 4 della legge n. 234 del 2012, al fine di aggiornare costantemente gli organi parlamentari competenti in merito alle evoluzioni in materia di difesa di cui in premessa, nel rispetto del dialogo politico e a salvaguardia delle prerogative parlamentari alla luce di quella che i firmatari del presente atto ritengono essere la nuova postura bellicista assunta dalla Commissione europea.
(1-00422) «Riccardo Ricciardi, Francesco Silvestri, Pellegrini, Scerra, Conte, Baldino, Lomuti, Bruno, Cantone, Alfonso Colucci, D'Orso, Torto, Fenu, Caso, Ilaria Fontana, Iaria, Pavanelli, Barzotti, Quartini, Caramiello, Morfino».

Risoluzioni in Commissione:


   La V Commissione,

   premesso che:

    ai sensi degli articoli 7 e 10 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, il Governo è tenuto a presentare alle Camere, entro il 10 aprile di ogni anno, per le conseguenti deliberazioni parlamentari, il documento di economia e finanza, che costituisce il documento di riferimento per la programmazione economica e finanziaria nazionale;

    la prima e la terza sezione del documento di economia e finanza recano, rispettivamente, lo schema del programma di stabilità, per la definizione degli obiettivi programmatici per l'anno di riferimento e il triennio successivo, e lo schema del programma nazionale di riforma, per l'indicazione delle riforme da realizzare per il raggiungimento degli obiettivi di crescita, occupazione e competitività;

    il programma di stabilità e il programma nazionale di riforma costituiscono i documenti programmatici di riferimento nell'ambito della previgente disciplina della governance economica europea e, ai sensi dell'articolo 9, comma 1, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, sono presentati al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea entro il 30 aprile di ogni anno e comunque nei termini e con le modalità previsti dal Codice di condotta sull'attuazione del Patto di stabilità e crescita;

    la riforma delle regole della governance economica europea, realizzata a seguito dell'entrata in vigore del regolamento (UE) 2024/1263 del Parlamento europeo e del Consiglio, del regolamento (UE) 2024/1264 del Consiglio e della direttiva (UE) 2024/1265 del Consiglio del 29 aprile 2024, ha modificato l'impostazione della programmazione economica degli Stati membri dell'Unione europea e gli strumenti utilizzati a tal fine;

    in particolare, la nuova normativa europea recata dal regolamento (UE) 2024/1263, relativo al coordinamento efficace delle politiche economiche e alla sorveglianza di bilancio multilaterale, nel riformare la disciplina del «braccio preventivo» del patto di stabilità e crescita, ha introdotto il piano strutturale di bilancio di medio termine, contenente gli impegni dello Stato membro in materia di bilancio, di riforme e di investimenti, che copre un periodo di quattro o cinque anni a seconda della durata della legislatura del medesimo Stato membro;

    nell'ambito del piano strutturale di bilancio di medio termine, lo Stato membro assicura il rispetto del percorso della spesa netta definito a partire da una traiettoria di riferimento, basata su un'analisi di sostenibilità del debito specifica per ciascuno Stato membro;

    il percorso della spesa netta, indicato nel piano strutturale di bilancio di medio termine, è definito anche in base alla durata del periodo di aggiustamento, che può essere esteso a sette anni qualora lo Stato membro si impegni a garantire la realizzazione di riforme e di investimenti che soddisfino i criteri di cui all'articolo 14 del regolamento (UE) 2024/1263;

    il Consiglio, preso atto della valutazione da parte della Commissione europea, ha accolto con favore il piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029 dell'Italia, approvato, in data 9 ottobre 2024, con risoluzioni della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica;

    l'articolo 21 del regolamento (UE) 2024/1263 prevede che ciascuno Stato membro presenti alla Commissione europea, entro il 30 aprile di ogni anno, una relazione annuale sui progressi compiuti, contenente informazioni riguardanti, i progressi compiuti nell'attuazione del percorso della spesa netta stabilito dal Consiglio, nell'attuazione delle riforme e degli investimenti di più ampia portata nel contesto del semestre europeo e, eventualmente, nell'attuazione dell'insieme di riforme e investimenti che giustificano una proroga del periodo di aggiustamento;

    in attesa della revisione del codice di condotta sull'attuazione del patto di stabilità e crescita, la comunicazione della Commissione europea C/2024/3975 del 21 giugno 2024, recante orientamenti per gli Stati membri sugli obblighi di informazione per i piani strutturali di bilancio di medio termine e per le relazioni annuali sui progressi compiuti, specifica i contenuti e l'orizzonte di riferimento di tali documenti;

    all'esito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di riforma delle procedure di programmazione economica e finanziaria e di bilancio in relazione alla nuova governance economica europea, svolta in forma congiunta dalle Commissioni Bilancio della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, è stato costituito un gruppo di lavoro sulla riforma della normativa di contabilità e finanza pubblica, incaricato di svolgere l'istruttoria finalizzata alla definizione dei contenuti dei progetti di legge di iniziativa parlamentare volti a modificare le disposizioni della legge 24 dicembre 2012, n. 243, e della legge 31 dicembre 2009, n. 196;

    nelle more del completamento dell'istruttoria del gruppo di lavoro e del successivo avvio dell'iter delle predette proposte legislative, si rende necessario definire la disciplina da applicare al documento nazionale di finanza pubblica che le Camere saranno chiamate a esaminare nel prossimo mese di aprile, tenendo conto delle innovazioni introdotte dalle nuove regole di governance economica europea;

    ritenuto che, ai fini delle deliberazioni parlamentari sul predetto documento, dovrebbero trovare applicazione le procedure attualmente previste per l'esame del Documento di economia e finanza, ai sensi dell'articolo 118-bis del Regolamento della Camera dei deputati e dell'articolo 125-bis del Regolamento del Senato,

impegna il Governo:

   a trasmettere alle Camere, entro il 10 aprile 2025, ai fini delle conseguenti deliberazioni parlamentari, in luogo del documento di economia e finanza, un documento contenente due sezioni tra loro integrate, recanti:

    a) le informazioni richieste per la relazione annuale sui progressi compiuti dall'articolo 21 del regolamento (UE) 2024/1263 del Parlamento europeo e del Consiglio, nonché dalla comunicazione della Commissione europea C/2024/3975 del 21 giugno 2024;

    b) i contenuti di cui all'articolo 10, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, non inclusi nello schema della relazione annuale sui progressi compiuti di cui alla lettera a), in particolare:

     1) l'analisi del conto economico e del conto di cassa delle amministrazioni pubbliche nell'anno 2024:

     2) le previsioni tendenziali a legislazione vigente, riferite all'orizzonte 2025-2027, del quadro macroeconomico, dei flussi di entrata e di uscita del conto economico delle amministrazioni pubbliche e del conto di cassa delle amministrazioni pubbliche, articolate per sottosettori, e le medesime informazioni relative all'anno 2028, che saranno aggiornate nel successivo documento autunnale; le previsioni relative al debito delle amministrazioni pubbliche, i saldi nominali e strutturali, le risorse destinate allo sviluppo delle aree sottoutilizzate, con evidenziazione dei fondi nazionali addizionali, nonché i criteri di formulazione delle suddette previsioni tendenziali attualmente contenuti nella nota metodologica di cui all'articolo 10, comma 4, della legge 31 dicembre 2009, n. 196;

     3) un'indicazione delle risorse necessarie a finanziare le politiche in essere che il Governo, allo stato, intende confermare;

     4) le previsioni tendenziali del saldo di cassa del settore statale;

     5) le relative informazioni di dettaglio sui risultati e sulle previsioni dei conti dei principali settori di spesa, con particolare riferimento a quelli relativi al pubblico impiego, alla protezione sociale e alla sanità;

     6) elementi utili, a mostrare la coerenza tra il conto economico delle amministrazioni pubbliche e il percorso di spesa netta stabilito nel Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029;

   a prevedere che i documenti attualmente allegati al documento di economia e finanza ai sensi della legislazione vigente siano presentati in allegato al documento di cui al primo impegno, ad eccezione dell'allegato relativo all'andamento, nell'ultimo triennio, degli indicatori di benessere equo e sostenibile, di cui all'articolo 10, comma 10-bis, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, da trasmettere alle Camere in allegato al documento di programmazione da presentare in occasione della sessione autunnale 2025;

   in attesa della revisione della normativa in materia di contabilità e finanza pubblica, valutare se sia necessario aggiornare, nel documento di cui al primo impegno, l'indicazione dei provvedimenti collegati alla manovra di bilancio.
(7-00289) «Lucaselli, Comaroli, Pella, Romano».


   La VII Commissione,

   premesso che:

    la Commissione è impegnata attivamente nella tutela della creatività con riferimento alle nuove tecnologie attraverso l'indagine conoscitiva sull'impatto della digitalizzazione e dell'innovazione tecnologica sui propri settori di competenza;

    il settore del doppiaggio è un'eccellenza italiana riconosciuta in tutto il mondo e la sua tradizione decennale è stata elogiata da grandi registi come Pierpaolo Pasolini e Federico Fellini, che lo considerava l'ultima importantissima fase della produzione filmica e in cui riusciva ancora a dare spazio alla sua creatività;

    secondo un rapporto della piattaforma di contenuti audiovisivi internazionale Netflix del novembre 2022, tra i vari Paesi in cui la piattaforma opera, l'Italia presenta il pubblico che più sceglie di vedere le serie e i film stranieri con doppiaggio in italiano, con l'84 per cento degli utenti italiani di Netflix sceglie l'audio in italiano per le opere in altre lingue;

    le innovazioni tecnologiche, e in particolar modo i nuovi sistemi di intelligenza artificiale generativa, stanno portando all'elaborazione di sistemi tecnici sempre più complessi per lo svolgimento del lavoro in tutto il comparto del doppiaggio, sia per l'aspetto creativo che per quello più strettamente legato al lavoro, anche rispetto alla cessione dei diritti d'autore e di interprete esecutore;

    l'articolo 22 del Contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl) del doppiaggio – siglato il 6 dicembre 2023 tra Anica e le sigle sindacali Slc-Cgil, Fisstel Cisl, Uilcom Uil – ha convenuto che le parti, quanto prima, dovranno giungere a una specifica pattuizione che regolamenti le cessioni dei diritti di cui sopra, tenendo comunque anche in considerazione la libertà negoziale delle parti nonché le normative emanate a livello europeo e il loro recepimento nella legislazione nazionale e che – in assenza di espliciti accordi – la cessione dei diritti inerenti all'utilizzo del testo elaborato da ciascun dialoghista – adattatore e alla registrazione e alla riproduzione della voce di ciascun interprete sono considerati leciti e validi, parimenti salvo specifico accordo, solamente se riferiti al prodotto audiovisivo per cui sono stati realizzati e al suo conseguente sfruttamento e promozione in ogni forma, mezzo, canale e modalità per qualsiasi finalità e che è considerata illegittima ogni attività di estrazione di testo e di dati (text and data mining) e ogni campionamento, quali, a titolo esemplificativo e non esaustivo, la modifica, la rielaborazione e l'utilizzo in qualsiasi altra forma della voce di ciascun interprete per sviluppare o addestrare algoritmi di intelligenza artificiale (machine-learning);

    in attuazione, del citato articolo 22 del Ccnl del doppiaggio, l'Associazione nazionale attori doppiatori (Anad) ha concordato la presenza, nelle cessioni Diritti prodotte da tutte le Major (Sony, Warner, Universal, Disney, Fox, Amazon, Netflix, Apple) che hanno collaborato con Anad al raggiungimento di questo risultato, di una clausola che tuteli i lavoratori dall'utilizzo incontrollato e non concordato delle loro voci, finalizzato ad alimentare l'uso dell'intelligenza artificiale;

    la tutela della creatività umana nel settore del doppiaggio passa anche dalla tutela previdenziale dei lavoratori dello spettacolo così come indicato dalla risoluzione 8/00017, approvata dalle commissioni riunite VII e XI il 28 giugno 2023, che impegna il Governo «ad adottare iniziative di interpretazione autentica, anche coinvolgendo l'Inps ai fini del monitoraggio della sostenibilità di qualsiasi modifica dell'attuale legislazione vigente, in relazione all'articolo 4, comma 8, del decreto legislativo n. 182 del 1997, individuando un intervento di interpretazione autentica secondo cui il decreto legislativo n. 182 del 1997 potrebbe rappresentare una disciplina autonoma e autosufficiente rispetto agli ordinari metodi di calcolo, che deve essere interpretata secondo un criterio strettamente letterale ed alla luce dei criteri direttivi di cui alla legge delega (articolo 2, comma 22 della legge n. 335 del 1995) e quindi secondo cui la quota B del trattamento pensionistico dei lavoratori dello spettacolo sarebbe liquidabile con l'applicazione delle aliquote di rendimento decrescenti di cui alla tabella B dell'articolo 12 del decreto legislativo n. 503 del 1992 a tutta la contribuzione versata, con il solo limite della retribuzione imponibile e con esclusione, quindi, del solo contributo di solidarietà e senza alcun riferimento al cosiddetto “tetto” pari alle vecchie lire 315.000 che resta fermo invece, in via transitoria, per la liquidazione della sola quota A»,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative urgenti, anche di carattere normativo, volte a garantire che tutti i dati relativi a persone o opere, siano essi già digitalizzati come file di testo, audio, video o di immagine o catturati dalla realtà, non possano essere utilizzati per il training di modelli di intelligenza artificiale senza l'esplicito consenso informato dei loro legittimi proprietari, evitando casi di alias digitale;

   ad adottare iniziative volte a garantire che l'utilizzo di video, immagini, suoni e testi non coperti da una licenza di sfruttamento o che non siano stati ceduti per il training di intelligenza artificiale sia proibito dai software che consentono di inserire media per richiedere la generazione di un'immagine, video, testo o suono;

   a istituire un sistema di indicizzazione e certificazione standardizzato delle attività dei sistemi artificiali e dei database di immagini, testi o suoni interamente o parzialmente prodotte con intelligenza artificiale comprensibile anche dagli algoritmi di altre aziende, affinché diciture come «interamente generato con intelligenza artificiale», o «realizzato utilizzando materiale generato con intelligenza artificiale» diventino lo standard, considerata anche la facilità con cui queste tecnologie possono essere usate per generare falsi credibili;

   a rafforzare la distinzione tra materiale protetto e di pubblico dominio, affinché ogni singolo dato che viene inserito nei modelli di addestramento dell'intelligenza artificiale venga autorizzato dai legittimi proprietari e quindi inserito in maniera volontaria e informata dai singoli autori affinché l'algoritmo possa immagazzinarlo;

   ad adottare iniziative di competenza volte a determinare il responsabile nel caso in cui un sistema di intelligenza artificiale utilizzi, senza permesso, materiale protetto dal copyright per generare nuove opere, ossia demarcare la responsabilità tra gli sviluppatori del software e l'utente finale;

   ad adottare iniziative volte a imporre requisiti di trasparenza e attribuzione per le opere generate da intelligenza artificiale, in modo che gli utenti siano consapevoli della natura e dell'origine del contenuto.
(7-00290) «Mollicone, Gardini».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale – per sapere – premesso che:

   mentre si attendono ancora risposte chiare dal Governo sul caso della liberazione del generale Almasri, ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini contro l'umanità e crimini di guerra, fermato a Torino nel gennaio 2025 ma poi riaccompagnato con un volo di Stato a Tripoli, Roma diventa il centro di un nuovo affaire politico legato alla Libia;

   a trovarsi nella capitale è Abdul Ghani al-Kikli, controverso capo della milizia libica Stability support apparatus (SSA) destinatario di sospetti legati alla commissione di crimini contro l'umanità, ma attualmente non ricercato dalla Corte penale internazionale;

   secondo quanto si è appreso, al-Kikli sarebbe atterrato a Fiumicino giovedì 13 marzo 2025, in una delegazione che comprendeva alcuni esponenti del Governo libico: dal consigliere e nipote del primo ministro libico, Ibrahim Dbeibeh, all'ambasciatore libico in Giordania, Abdelbaset al Badri, al consigliere del Premier, Ahmed Sharkasi, fino al fratello del Ministro Ammar Jumaa e altri loro collaboratori;

   la denuncia della presenza di al-Kikli sul suolo italiano è arrivata dagli account di X della Ong Refugees in Libya e dell'attivista Husam El Gomati che hanno trovato foto del torturatore insieme ai suoi accompagnatori;

   durante la degenza all'European Hospital, peraltro, il Ministro libico avrebbe ricevuto altri visitatori, compreso Saddam Haftar, figlio del comandante dell'Esercito nazionale libico, il generale Khalifa Haftar;

   non è la prima volta che al-Kikli viene «in visita» nella capitale italiana: c'era già stato nel luglio 2024, in mezzo al pubblico che aveva assistito alla finale del campionato libico, giocata in Italia;

   secondo fonti qualificate, sarebbe titolare di un visto Schengen (rilasciato da Malta nel 2023 e valido fino al 25 novembre 2025), che gli permette di muoversi liberamente negli Stati Unione europea;

   a molti il caso di al-Kikli ha ricordato quello di Nejeem Osama Almasri, il miliziano arrestato in Italia a gennaio 2025 e subito rilasciato e rimpatriato in Libia in aperto conflitto con la Corte penale internazionale, che ne aveva richiesto la cattura con l'accusa di crimini di guerra e contro l'umanità;

   il caso di al-Kikli è un po' diverso da quello di Almasri dal punto di vista giuridico, perché seppur non sottoposto a un mandato di arresto da parte della CPI, le accuse rivolte nei suoi confronti sono comunque simili;

   a quanto si sa, comunque, al-Kikli è tornato in Libia già mercoledì sera 19 marzo 2025 con lo stesso volo privato con cui era arrivato;

   secondo il quotidiano Avvenire al-Kikli ha un visto rilasciato da Malta nel 2023 e valido fino al 25 novembre 2025 che gli consente di muoversi ovunque all'interno dell'Unione europea. Sempre secondo Avvenire al-Kikli era già stato in Italia nel luglio del 2024 per assistere ad alcune partite di calcio di squadre libiche;

   al-Kikli è il capo della milizia «Stability support apparatus», nata nel 2021 per controllare il territorio libico e rispettare così gli accordi sui migranti presi con l'Italia;

   nel gennaio del 2022 l'equipaggio della Ong Louise Michel denunciò di aver visto persone su una nave libica picchiare con dei bastoni alcune persone migranti intercettate su un gommone e sparare a una di loro che si era tuffata in acqua: la nave responsabile dell'operazione apparteneva alla milizia Ssa;

   la Ssa gestisce un centro di detenzione, quello di Al Maya, alla periferia ovest di Tripoli dove le persone migranti subiscono sistematicamente torture e violenze;

   nel 2022 funzionari del Ministero dell'interno di Tripoli hanno confermato ad Amnesty International che la Ssa intercettava persone migranti in mare e le portava in centri sotto il suo controllo;

   la Ssa a inizio gennaio 2025 ha dispiegato alcuni miliziani al confine con la Tunisia, dove le autorità tunisine trasferiscono con la forza le persone migranti che trovano nelle città e i membri della Ssa impediscono loro di entrare in Libia oppure le rapiscono e le portano nei centri di detenzione;

   negli anni diverse organizzazioni internazionali, tra cui Amnesty International hanno segnalato alla Corte penale internazionale le violenze sulle persone migranti compiute dalla Ssa dentro e fuori i centri di detenzione libici;

   alla fine del 2022 la nota Ong European center for constitutional and human rights (Ecchr) ha consegnato alla Corte un dettagliato rapporto sulle violenze sulle persone migranti compiute dalle autorità libiche e dalla Ssa. Il centro di Maya viene citato nel lungo rapporto sulla condizione dei migranti in Libia commissionato dal Consiglio per i diritti umani dell'Onu e pubblicato nel 2023;

   a suo carico, non risultano provvedimenti in esecuzione: non è incluso nell'elenco pubblico dei ricercati della Corte penale internazionale e non è (a differenza di quanto avvenuto per Almasri) destinatario di richieste prioritarie di ricerca dell'interpol;

   inoltre, le medesime fonti fanno notare come la milizia da lui guidata sia stata istituita nel 2021 con decreto dell'allora Presidente del Consiglio Fayez al-Sarraj e sia ritenuta una formazione ufficiale. Tuttavia, va ricordato come sul suo capo pendano accuse del Dipartimento di Stato Usa e come nel 2017, 2018 e 2024 sia stato identificato da esperti del Consiglio di sicurezza Onu e dell'Alto commissario per i diritti umani come presunto responsabile di violazioni e abusi –:

   se il Presidente del Consiglio e i Ministri interpellati non ritengano, ognuno per quanto di competenza di dover fare chiarezza su quanto esposto nelle premesse, anche al fine di respingere qualsiasi ipotesi di complicità con le milizie libiche;

   se risulti corrispondere vero chi al-Kikli sia in possesso di visto Schengen rilasciato da un Paese appartenente all'Unione europea.
(2-00575) «Bonelli, Zanella, Zaratti».

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BOLDRINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il 27 febbraio 2025, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella comunità internazionale per la promozione e tutela dei diritti umani e contro le discriminazioni, si è svolta – presso il Comitato permanente sui diritti umani nel mondo della III Commissione Affari esteri della Camera dei deputati – l'audizione di rappresentati di Emek Shaveh e di Mosaic Centre, Ong la prima israeliana e la seconda palestinese, impegnate nella tutela dei siti archeologici e nella protezione e promozione del patrimonio culturale palestinese a Gerusalemme est e in Cisgiordania;

   dalle parole e dalla documentazione depositata dalle due Ong emerge con evidenza a giudizio dell'interrogante come sia in atto da parte delle autorità israeliane un uso politico della narrazione storica e archeologica, e un processo di militarizzazione dei siti che vengono spesso occupati dai coloni con la protezione dell'esercito israeliano;

   in Cisgiordania ci sono circa 6 mila siti di interesse archeologico e quasi ogni insediamento palestinese ne ha uno vicino, ma in molte situazioni i coloni stanno chiudendo ai palestinesi l'accesso a queste aree;

   ne è un esempio il caso di Sebastia, nei pressi di Nablus, dove tutta l'area archeologica che testimonia insediamenti da circa 4 mila anni è stata isolata per impedire l'accesso dei palestinesi del vicino villaggio;

   tutto questo avviene in violazione non soltanto degli accordi di Oslo, ma anche della Convenzione dell'Aja del 1954, che disciplina rigorosamente la tutela dei beni culturali nel caso di conflitti armati;

   è attualmente in discussione alla Knesset una proposta di legge che estende il controllo delle autorità israeliane su tutti i siti archeologici della Cisgiordania, non solo sull'area C ma anche sulle aree A e B;

   a giudizio dell'interrogante l'obiettivo di questa azione delle autorità israeliane è chiaramente quello di cancellare la cultura e la presenza palestinesi anche sottraendo fonti di reddito significative derivanti dal turismo culturale, come parte della più generale politica volta a creare le condizioni di un'annessione della Cisgiordania da parte di Israele –:

   se non ritenga il Governo di operare una forte pressione politica nei rapporti bilaterali e nei consessi internazionali nei confronti del Governo israeliano affinché vengano rispettati i siti archeologici palestinesi – su molti dei quali c'è stato anche un investimento economico italiano – e cessi la politica di aggressione volta all'annessione della Cisgiordania.
(5-03783)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   CARAMANNA, GAETANA RUSSO, ANTONIOZZI, COLOMBO, COMBA, GIOVINE, MAERNA, PIETRELLA, SCHIANO DI VISCONTI e ZUCCONI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il decreto ministeriale del Ministro interrogato di concerto con il Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste del 19 giugno 2024 (Fer 2) prevede, agli articoli 3 e 9, sostegni per la costruzione di impianti a fonti rinnovabili per raggiungere gli obiettivi del Green Deal e del REPowerEU per il 2030. Tra questi rientrano gli impianti di biogas con potenza nominale non superiore a 300 chilowatt elettrici. All'allegato 1 vengono previste le tariffe incentivanti dovute all'immissione in rete di energia, in relazione al ciclo di vita degli impianti, attualmente per il biogas pari a 233 euro/megawatt ora omnicomprensiva per 20 anni;

   per l'immissione in rete dell'energia viene previsto il rimborso di 0,233 euro/megawatt ora, mentre è completamente assente una misura incentivante per la realizzazione degli impianti, a differenza di quanto accade per gli impianti fotovoltaici, rimborsati sino al 70 per cento e che, a differenza dei primi, non producono energia elettrica (e termica) h24, inoltre l'immissione in rete dell'energia elettrica prodotta è più discontinua;

   i moderni impianti di micro biogas sono in grado di produrre energia elettrica e termica contribuendo al miglioramento della sostenibilità ambientale, energetica ed economica degli allevamenti, inoltre l'energia elettrica generata dal biogas può essere utilizzata in autoconsumo dall'azienda, e/o immessa nella rete elettrica nazionale. Il residuo della digestione anaerobica, il digestato, è invece un sottoprodotto fertilizzante a elevato contenuto di elementi nutrizionali utilizzabile in alternativa ai tradizionali concimi chimici;

   questa flessibilità consente di adattare il sistema alle specifiche esigenze produttive dell'azienda: in particolare poiché gli impianti di micro biogas, sono efficienti e vantaggiosi anche se di piccole dimensioni, è importante promuoverne considerato che hanno ricadute virtuose sulla comunità e che producono vantaggi economici per le aziende agricole;

   appare necessario sostenere le aziende zootecniche, in particolar modo quelle insediate nella zona del Parmigiano Reggiano hanno dimensione modeste, a essere incentivate nella costruzione di impianti di biogas di piccola taglia, e poi nel consumo, consentendo di aumentare la sostenibilità ambientale ed energetica –:

   se intenda adottare iniziative volte a elevare la tariffa incentivante prevista nell'allegato al sopracitato decreto ministeriale, da 0,233 euro/megawatt ora a 0,300 euro/megawatt ora, per sostenere con risorse adeguate questa forma di produzione di energia sostenibile prevedendo altresì l'adozione di iniziative volte a introdurre forme specifiche di incentivi dedicati alla realizzazione di impianti di biogas.
(5-03775)


   CAPPELLETTI, PAVANELLI, APPENDINO e FERRARA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi del Testo integrato del dispacciamento elettrico (Tide), il «responsabile del bilanciamento» o «Brp» (cosiddetto dispacciatore) è la parte che, in forza di un contratto stipulato con Terna, è titolato a gestire la produzione immessa nella rete elettrica da un impianto di produzione, è il soggetto responsabile verso Terna della regolazione economica degli sbilanciamenti sulla rete, nonché è l'intermediario verso quest'ultima della valorizzazione della produzione immessa nella rete elettrica da un impianto di produzione;

   a garanzia delle obbligazioni assunte verso Terna, il dispacciatore è tenuto al versamento di una garanzia il cui importo è commisurato ai costi legati a una gestione «non diligente» della produzione e ai conseguenti danni al sistema o, meglio, alla dimensione delle perturbazioni che la improvvisa mancata produzione di un impianto può indurre alla rete;

   tra il 16 dicembre 2024 e il 17 febbraio 2025, Terna ha messo in consultazione una proposta che ha introdotto fortissime asimmetrie tra gli impianti allacciati alla rete di trasmissione nazionale (di potenza superiore a 10 MW fino a 1.000 MW) e gli impianti allacciati alle reti di distribuzione (di potenza inferiore a 10 MW, fino a quelli di pochi kW installati sui tetti delle case);

   in particolare, si prevede che possa essere richiesta ad un Brp per il dispacciamento di un impianto su rete di distribuzione il versamento di una garanzia dieci volte maggiore di quella versata da un impianto della stessa potenza ma allacciato alla Rete elettrica di Trasmissione Nazionale;

   quanto sopra comporterebbe una discriminazione nel trattamento e nell'accesso alla rete degli operatori, in contraddizione con la tutela della concorrenza di cui all'articolo 3 del decreto-legge del 4 luglio 2006, n. 223;

   inoltre risulta incomprensibile l'amplificazione del «rischio» collegato agli impianti – cardine dello sviluppo della nuova capacità rinnovabile distribuita – che, de facto, impedirebbe la gestione dei medesimi da parte di chi li ha installati o dalle comunità che si intendono realizzare, riservandone la gestione solo ai grandissimi operatori;

   alla luce delle considerazioni pervenute sulla menzionata consultazione, fino al 3 aprile 2025 è stata avviata una nuova consultazione –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto e quali iniziative di carattere normativo intenda intraprendere, per quanto di competenza, affinché, nell'ambito del mercato del dispacciamento, siano introdotte regole che garantiscano e tutelino il rispetto del principio della trasparenza e della concorrenza tra gli operatori.
(5-03776)


   BENZONI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1 del decreto-legge n. 153 del 2024, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 191 del 2024, nel modificare l'articolo 8 del decreto legislativo n. 152 del 2006 (Testo unico ambientale), ha rinviato ad un successivo decreto ministeriale l'individuazione dell'ordine di priorità nella trattazione delle procedure di valutazione relative ai progetti attuativi del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima;

   nelle more dell'adozione del suddetto decreto, è stato fissato un ordine di priorità transitorio per i progetti fotovoltaici ed eolici on-shore attribuendo alla Commissione tecnica PNRR-PNIEC del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica l'obbligo di dare priorità di trattazione, rispettivamente, tra gli altri, ai progetti con potenza nominale superiore a 50 megawatt e 70 megawatt;

   a giudizio dell'interrogante i criteri di priorità transitori fissati dalla legge non rispondono, però, né alle esigenze strategiche nazionali dirette a favorire nel più breve tempo possibile il raggiungimento degli obiettivi di produzione di energia da fonte rinnovabile, né alle esigenze delle imprese stesse operanti nel medesimo settore;

   tali criteri, infatti, andrebbero quantomeno integrati da diversi indicatori volti a privilegiare quei progetti collocati in aree dove è maggiore il fabbisogno energetico o i quali, per lo stato di avanzamento della fase di sviluppo e di interconnessione ovvero per la solidità economico-finanziaria dei proponenti e delle aziende interessate, abbiano più probabilità di essere realizzati;

   considerato che ad oggi non si hanno notizie circa le tempistiche di emanazione del decreto attuativo atteso, si rischia di rallentare fortemente il processo di decarbonizzazione e la sicurezza degli approvvigionamenti energetici, impedendo non solo il passaggio da fonti di energia tradizionali, molto inquinanti, a fonti di energia pulite, ma anche la riduzione del costo dell'energia, ad oggi uno dei più elevati nel panorama europeo, con effetti devastanti sulla produttività e competitività di tutti i settori industriali –:

   anche in considerazione di quanto premesso sulle incerte tempistiche relative all'adozione del decreto ministeriale, quali interventi di competenza intenda porre in essere per tutelare gli interessi e la programmazione aziendale delle imprese titolari di progetti attuativi dei target PNIEC, anche valutando in tal senso l'adozione di criteri che tengano conto del massimo interesse pubblico al raggiungimento degli obiettivi di transizione energetica fissati sia a livello nazionale che europeo.
(5-03777)


   GHIRRA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   con decreto legislativo n. 199 del 2021 sono state introdotte disposizioni riguardanti l'autoconsumo e le comunità energetiche rinnovabili demandando ad Arera di adottare i provvedimenti attuativi necessari al funzionamento di tale disciplina e al Ministero della transizione ecologica (oggi Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica di emanare appositi decreti per l'adozione delle disposizioni in merito agli incentivi per la produzione energetica condivisa;

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza, destina circa 60 miliardi di euro di investimenti alla «Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica» e con la Missione 2 Componente 2, investimento 1.2 destina 2,2 miliardi di euro proprio per lo sviluppo delle comunità energetiche al fine di incrementare la quota di energia prodotta da fonti di energia rinnovabile;

   nonostante l'articolo 8 del decreto legislativo n. 199 del 2021 indicasse, in 180 giorni il termine per l'emanazione dei decreti per aggiornamento dei meccanismi di incentivazione, con 1 anno e 7 mesi di ritardo, il 24 gennaio 2024 è entrato in vigore il decreto attuativo riguardante le modalità di incentivazione per l'energia condivisa per le comunità energetiche e le configurazioni di autoconsumo collettivo (decreto Cacer), al quale ha fatto seguito il decreto direttoriale n. 22, del 23 febbraio 2024, con quale il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica ha approvato le regole operative elaborate dal Gse per accedere agli incentivi per le Cer e ai contributi per gli impianti finanziati dalla Missione 2, Componente 2, Investimento 1.2 del Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   a fronte di un obiettivo fissato dal decreto Cacer di 5 GW al 2027, Italia Solare ipotizza almeno altri 12 GW da questa tipologia di impianti, vale a dire che le comunità energetiche potrebbero concorrere per circa il 15 per cento al raggiungimento dell'obiettivo del fotovoltaico entro i prossimi sei anni;

   tuttavia il ritardo ingiustificabile con il quale sono stati emanati i decreti attuativi unite alle difficoltà nel ricevere informazioni necessarie a identificare l'ambito di sviluppo delle Cer, continuano a frenare il diffondersi nel nostro Paese della comunità energetiche –:

   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda adottare per favorire il più ampio accesso dei soggetti beneficiari ai contributi per la realizzazione di impianti o potenziamento di impianti alimentati da fonti rinnovabili facenti parte di una configurazione CER o di gruppo di autoconsumatori, disponendo una proroga delle scadenze dei termini per la presentazione dei progetti da parte dei comuni e rimodulando i criteri di accesso e l'estensione degli incentivi anche ai comuni oltre i 5.000 abitanti.
(5-03778)


   PELUFFO, DE MICHELI, DI SANZO, GNASSI e PANDOLFO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   durante le recenti audizioni dell'indagine conoscitiva sul nucleare, è emerso che secondo l'Agenzia internazionale per l'energia i costi di generazione dell'energia elettrica nell'Unione europea nel 2023, 2030 e 2050, sono più bassi per le fonti rinnovabili rispetto al nucleare: la differenza tra costo dell'energia nucleare e fotovoltaica è stimata a 120 dollari/MWh nel 2023, 100 dollari/MWh nel 2030 e 2050. Anche per l'eolico onshore e offshore si osservano margini rilevanti, con differenze di costo che rimangono elevate nei prossimi decenni;

   attualmente, il costo di generazione dell'elettricità nucleare risulta essere 3,4 volte superiore a quello del solare e 2,8 volte più elevato rispetto all'eolico e resta quindi poco competitiva rispetto alle rinnovabili. Le stime preliminari sui costi dei reattori nucleari di piccola taglia (Smr) indicano un costo livellato dell'elettricità (leveled cost of electricity) attorno ai 100 euro/MWh, con un margine di incertezza del 15 per cento. Anche Enel prevede un obiettivo futuro compreso tra 67 e 106 euro/MWh, ma si tratta di stime relative a una tecnologia non ancora consolidata e priva di impianti operativi su scala industriale;

   al contrario, il fotovoltaico con batterie nei grandi impianti a terra ha già raggiunto un costo livellato dell'elettricità tra 60 e 108 euro/MWh nel 2024, rendendolo più conveniente rispetto agli Smr;

   in Italia, l'Enea ha rilevato una crescita della produzione di elettricità da fonti rinnovabili del 15 per cento nei primi nove mesi del 2024, confermando la crescente importanza delle energie pulite nel mix energetico nazionale. Alla luce di queste evidenze, le fonti rinnovabili non solo offrono vantaggi ambientali, ma risultano anche più vantaggiose dal punto di vista economico rispetto all'energia nucleare: la certezza dei costi, la rapidità di installazione e la sostenibilità ambientale rendono le energie rinnovabili una soluzione più efficace rispetto a un nucleare dai contorni ancora troppo incerti;

   eppure, il Governo, senza aspettare l'esito dell'indagine conoscitiva, nell'approvare il disegno di legge «nucleare sostenibile», auspica il ritorno all'atomo per aumentare la competitività nazionale e contenere i costi dell'energia e, dopo un mese dall'approvazione, il testo non è stato ancora portato all'esame del Parlamento. Invece di parlare di nucleare, con problemi di sicurezza, costi alti e tempi lunghi, questo Governo dovrebbe dare risposte sui costi delle bollette –:

   quali iniziative di carattere strutturale intenda adottare il Governo per affrontare il problema del caro energia e garantire maggiore competitività alle imprese italiane adesso e nel prossimo decennio.
(5-03779)


   SQUERI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   l'entrata in vigore, il 30 dicembre 2024, del decreto legislativo n. 190 del 2024 (Testo unico rinnovabili – Tur) ha ingenerato alcune difficoltà interpretative che occorre chiarire agli operatori, anche in considerazione del periodo transitorio di 180 giorni che hanno le regioni per adeguarvisi (articolo 1, comma 3 Tur);

   l'articolo 13, comma 2, lettera d), numero 2) del Tur, modificando l'allegato IV del decreto legislativo n. 152 del 2006, prevede che talune tipologie di impianti fotovoltaici o agrivoltaici di potenza pari superiore a 12 megawatt siano assoggettabili a Via regionale. L'articolo 15 del Tur consente al proponente dell'impianto la facoltà di optare per l'applicazione delle disposizioni del presente decreto. Sarebbe opportuno chiarire, per i procedimenti in corso presso il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, se il trasferimento alla competente regione faccia salvi i pareri e nullaosta già acquisiti e se in tale ipotesi sia attivabile la procedura veloce regionale, prevista dall'articolo 27-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006;

   il citato articolo 1, comma 3 del Tur prevede che, nelle more dell'adeguamento delle regioni alle nuove regole, si applica la disciplina previgente. L'articolo 15 del Tur prevede che le disposizioni procedimentali soppresse dall'allegato D continuino ad applicarsi alle procedure in corso, cioè a quelle procedure per le quali è in corso la verifica di completezza della documentazione presentata a corredo del progetto, «fatta salva la facoltà del soggetto proponente di optare per l'applicazione delle disposizioni di cui al presente decreto»;

   da un lato quindi si prevede che la disciplina previgente, soppressa dall'allegato D, continui ad applicarsi solo alle procedure in corso, dall'altro invece che la disciplina previgente continua ad applicarsi nelle more dell'adeguamento (180 giorni dalla entrata in vigore) da parte delle regioni;

   sarebbe opportuno chiarire: a) se una nuova iniziativa sia soggetta ai nuovi regimi previsti dal Tur anche nelle more dell'adeguamento a detto Tur da parte di regioni ed enti locali territorialmente competenti; b) se per le procedure in corso, si possa fin d'ora optare per il nuovo regime, anche prima che la regione e gli enti locali competenti si siano adeguati del Tur –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare iniziative, anche di carattere normativo, volte a chiarire le questioni problematiche esposte in premessa, anche al fine di evitare difformità di trattamento tra le imprese del settore energetico, derivanti da interpretazioni diverse, tra regione e regione.
(5-03780)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GHIO, SIMIANI e PANDOLFO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il Parco Nazionale di Portofino, istituito con decreto ministeriale nel 2021 dall'allora Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica Roberto Cingolani, ha visto una contestazione della perimetrazione, che ha incluso territori di undici comuni, da parte della regione Liguria e di diversi enti locali;

   il Tar della Liguria, con sentenza del 7 ottobre 2024, ha accolto i ricorsi proposti da regione Liguria e da alcuni comuni annullando gli atti istitutivi del Parco nella parte relativa alla gestione provvisoria e alla zonizzazione, pur confermando la perimetrazione provvisoria;

   la sentenza del Tar evidenzia la necessità di un confronto con gli enti locali per definire le misure di tutela e il modello di governance del Parco, sottolineando che il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica avrebbe dovuto garantire il principio di collegialità nell'organo di gestione;

   il Tar ha inoltre indicato che, in assenza di un'intesa tra il Ministero e la regione Liguria, il percorso per l'istituzione definitiva del Parco dovrà essere ridefinito attraverso un'adeguata consultazione delle amministrazioni locali e la predisposizione di misure di salvaguardia efficaci;

   i termini indicati dalla sentenza per la definizione delle nuove misure scadranno l'8 aprile 2025 senza che a oggi risultino iniziative concrete per superare l'attuale impasse;

   nel frattempo, a Santa Margherita Ligure si è insediata una nuova amministrazione comunale, favorevole all'istituzione del Parco Nazionale, che potrebbe agevolare il dialogo tra le parti interessate e rimane l'interesse di altri comuni a far parte a pieno titolo, della perimetrazione del parco;

   l'assenza di un assetto di gestione chiaro e condiviso rischia di lasciare il territorio del Parco in una situazione di incertezza amministrativa e di tutela insufficiente;

   il protrarsi dello stallo continua a far perdere importanti opportunità di finanziamento per tutela, prevenzione dissesto e sviluppo sostenibile per i comuni interessati;

   il coinvolgimento degli enti locali e delle associazioni interessate, e di tutti i soggetti coinvolti nell'istituzione del Parco Nazionale, è fondamentale per la creazione di un Parco Nazionale efficace e realmente funzionale alla tutela dell'area e alla valorizzazione del territorio –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere per dar seguito alle indicazioni della sentenza del Tar Liguria del 7 ottobre 2024;

   se il Ministro interrogato intenda avviare un tavolo di confronto con la regione Liguria e i comuni interessati per definire in tempi brevi una soluzione condivisa per la gestione del Parco;

   se siano previste iniziative per adottare misure di salvaguardia provvisorie che evitino vuoti normativi nella tutela del territorio in attesa dell'istituzione definitiva del Parco Nazionale di Portofino;

   quali siano i tempi previsti per la conclusione del procedimento di istituzione definitiva del Parco Nazionale di Portofino.
(5-03791)

Interrogazione a risposta scritta:


   EVI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   durante le feste di Carnevale si sono tenute nei comuni sardi di Sedilo e Ovodda delle manifestazioni di particolare crudeltà e violenza inutile sugli animali;

   a Sedilo la corsa equestre denominata «Sa Cursa de Su Puddu», organizzata dall'associazione Ippica Sedilese, si è tenuta nel centro del paese;

   anche quest'anno, le autorità hanno permesso l'utilizzo di carcasse di volatili come bersagli e, sebbene i volatili siano abbattuti prima dell'evento, l'atto di colpirli per decapitarli rappresenta un atto di brutalità e insensibilità incomprensibile e inaccettabile nel 2025;

   come è noto, il dettato dell'articolo 544-bis del codice penale sanziona l'uccisione di animali «senza necessità»; e del resto anche il successivo articolo 544-quater del codice penale incrimina l'ipotesi di svolgimento di manifestazioni che comportino sevizie o strazio per gli animali, come tale intendendosi non solo quelle direttamente arrecate in corso di manifestazione, ma anche quelle che siano funzionalmente connesse alla realizzazione dell'evento;

   gli animali interessati vengono deliberatamente e senza necessità alcuna abbattuti proprio per permettere lo svolgimento della manifestazione;

   si tratta di un sacrificio del tutto illecito, ma finanche perfettamente evitabile: solo per fare un esempio la storica sagra dell'oca di Butera (in Sicilia) a seguito delle legittime proteste animaliste per la barbara sorte che toccava all'animale al centro della manifestazione è stata regolarmente celebrata ma con l'uso di animali finti;

   ad Ovodda durante il Carnevale è stato portato in strada un cammello, in una situazione di grande confusione e dunque sottoposto a elevato stress a causa della musica e della presenza massiccia di cittadini. Inoltre, sono state esposte carcasse di animali di vario genere, in particolare di pecore, in spregio delle norme igienico sanitarie;

   queste manifestazioni ignorano la crescente sensibilità verso il benessere animale, diffondono un messaggio di indifferenza verso la sofferenza, anche quando si tratta di esseri ormai privi di vita, perpetrando una vera e propria spettacolarizzazione della violenza –:

   se e quali iniziative di competenza intendano promuovere per garantire il rispetto delle norme a tutela del benessere animale e igienico sanitarie durante le manifestazioni tradizionali, anche a partire dalla formazione e sensibilizzazione delle autorità prefettizie e delle forze dell'ordine in materia di tutela degli animali in linea con quanto indicato dalla Costituzione all'articolo 9.
(4-04691)

CULTURA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VII Commissione:


   TASSINARI, MULÈ e DALLA CHIESA. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 220 del 1957, Zanotti Bianco, che ha costituito una zona di rispetto della profondità di mille metri all'esterno della cinta muraria dell'antica Paestum nel comune di Capaccio (Salerno), non è una legge di tutela dei beni archeologici ma del paesaggio e prevede in tale area il divieto di eseguire qualsiasi opera che alteri lo stato attuale della località;

   il perimetro della cinta muraria, sul quale insiste la zona di rispetto, è di circa 5.000 metri, con i templi al centro, e costituisce un elemento decisivo di protezione e delimitazione della zona archeologica. All'interno della cinta passa la strada statale e si colloca l'agglomerato urbano storico di Paestum, mentre a ridosso vi è la stazione della linea ferroviaria Battipaglia-Reggio Calabria;

   considerato l'attuale quadro normativo si rende necessario a giudizio dell'interrogante abbandonare il criterio del vincolo assoluto di inedificabilità e prevedere norme di coordinamento fra i princìpi di carattere generale e la normativa di tutela generale, determinando un sistema di protezione differenziato, che consideri la morfologia del territorio e garantisca ai cittadini parità di trattamento, uno sviluppo organico delle urbanizzazioni unitamente ad esigenze di produttività;

   con il codice dei beni culturali e del paesaggio si è cercato di avvicinare l'autorizzazione paesaggistica al permesso di costruire, riportando l'ambito delle complesse valutazioni nell'alveo del giudizio di compatibilità con le prescrizioni imposte dai piani paesaggistico ed urbanistico;

   la legge non ha consentito di ampliare le aree di ricerca né ha garantito la sostanziale protezione e conservazione del sito attraverso l'armonizzazione con lo sviluppo del contesto urbano, di rilevante valore e insediato dall'inizio del secolo scorso, con flussi turistici in aumento, bisognosi di adeguati servizi. Ha inoltre causato procedimenti demolitori, la cui impossibilità materiale di esecuzione espone a responsabilità oggettiva le funzioni pubbliche coinvolte;

   modificare l'impostazione della legge n. 220 del 1957 permetterà di adeguarla al quadro normativo, consentendo l'eliminazione di incertezze, paradossi e disparità di trattamento da parte degli enti preposti all'espressione delle volontà amministrative, bilanciando interessi diversi fra i quali interessi pubblici di una pluralità di soggetti –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di adottare iniziative di competenza volte a introdurre norme di coordinamento per l'applicazione ed attuazione di strumenti legislativi di tutela e pianificazione, anche urbanistica, per conservare e valorizzare l'area archeologica, anche nel rispetto del diritto comunitario e per la definitiva sistemazione urbanistica dell'area nel rispetto delle clausole di salvaguardia individuate dagli strumenti legislativi di tutela e pianificazione, anche urbanistica.
(5-03786)


   MANZI, GNASSI e BAKKALI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge del 1° giugno 2023 n. 61, al fine di finanziare gli interventi di tutela e ricostruzione del patrimonio culturale, danneggiato in conseguenza degli eventi alluvionali ha previsto l'incremento di 1 euro del costo del biglietto di ingresso negli istituti e luoghi della cultura;

   il medesimo decreto stabiliva ancora che: «la maggiorazione [...] è riassegnata con appositi decreti del Ministero dell'economia e delle finanze» e che: «con decreto del Ministero della cultura sono definiti i criteri di determinazione e le modalità di assegnazione»;

   con decreto del Ministro della cultura n. 268 è stato assegnato l'importo complessivo del Fondo per la tutela del patrimonio culturale nelle aree colpite dagli eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023 alla Direzione generale archivi, apparentemente per un unico intervento di riqualificazione: ex Caserma Monti-Convento di Santa Maria della Ripa, da destinare a sede dell'Archivio di Stato di Forlì per un importo di euro 9.560.349,00;

   con il medesimo decreto sono stati assegnati allo stesso intervento di riqualificazione anche le risorse presenti su un altro capitolo di bilancio «Fondo per la tutela del patrimonio nelle aree colpite dagli eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023» per un ulteriore importo di euro 3.183.324,00;

   non si ha attualmente evidenza di altri interventi finanziati attraverso tale Fondo;

   l'aumento del costo del biglietto di ingresso degli istituti culturali e luoghi della cultura può essere considerata una auto-tassazione con finalità prestabilita a cui hanno contribuito anche le popolazioni alluvionate;

   sarebbe pertanto importante poter dare contezza ai cittadini di tali territori di come tali fondi siano stati distribuiti e utilizzati;

   considerata la situazione specifica della città di Faenza, che tra gli istituti culturali che hanno subito ingenti danni vede la Biblioteca comunale Manfrediana, il Museo Tramonti e altre realtà culturali private;

   nonostante siano stati danneggiati molti istituti culturali presenti in tutto il territorio dell'Emilia-Romagna risulterebbe, invece, finanziato un solo intervento di riqualificazione della caserma di Forlì –:

   se il Ministro interrogato intenda rendere noto quanti ingressi siano stati effettuati con la maggiorazione di cui al decreto-legge n. 62 del 2023, quale sia l'ammontare complessivo raccolto ai fini di cui al medesimo decreto e con quale modalità di calcolo siano state assegnate le risorse.
(5-03787)


   PICCOLOTTI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il tax credit, o credito di imposta, è un meccanismo di compensazione dei debiti fiscali e previdenziali delle imprese, calcolato automaticamente sulla base dei costi sostenuti per lo sviluppo, la produzione, la distribuzione nazionale e internazionale di film, opere tv, opere web, videogiochi e per l'apertura o ristrutturazione di sale. Una misura ormai diffusa in Europa, che incentiva nel senso letterale del termine alla produzione di nuove opere;

   il settore del cinema e dell'audiovisivo italiano è in crisi da oltre un anno, con gravi conseguenze su occupazione e produzione. Le associazioni di categoria, che rappresentano la maggior parte dei professionisti del settore, hanno lanciato un appello al Governo firmato da numerose sigle, tra cui l00Autori, Anac e Air3 chiedendo interventi immediati per evitare il collasso;

   l'ex Ministro Sangiuliano nell'agosto 2024 ha previsto che i film possano ottenere il credito solo certificando una distribuzione abbondante nelle sale. Nell'assegnazione del tax credit si è così finito per agevolare i prodotti ad alto budget che sono sì prodotti da società italiane, ma di proprietà straniera;

   i produttori indipendenti hanno presentato ricorso al Tar e il decreto del 2024 doveva essere valutato il 4 marzo scorso, ma il Ministero ha chiesto tempo e il Tar ha concesso 30 giorni per depositare il decreto corretto e avere il giudizio il 27 maggio;

   da fonti di stampa si apprende che il nuovo decreto ridurrebbe il numero di produzioni minime nelle sale necessarie per ottenere il contributo: le 2100 proiezioni per le opere che costano più di 3,5 milioni diventano 600, le 980 per quelle che costano meno diventano 300. Per il resto pare ci sia un obbligo per i beneficiari a reinvestire una quota dei proventi dell'opera in misura proporzionale al contributo entro cinque anni in altre opere cinematografiche;

   non sarebbe previsto, però, un vero limite al credito d'imposta ricevibile per ciascuna opera o azienda così come un tempo massimo in cui riscuoterlo;

   insomma, il nuovo decreto è solo una bozza ma già si teme che i fondi previsti per il tax credit non riusciranno a coprire le domande che, a detta della sottosegretaria Borgonzoni, sarebbero già 475;

   è urgente sbloccare la situazione, ma vanno fatte scelte per impedire che le moltissime piccole case di produzione escano per sempre dal mercato –:

   se le indiscrezioni giornalistiche sulle misure contenute nel nuovo decreto riportate in premessa corrispondano al vero.
(5-03788)


   ORRICO, AMATO e CASO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   i Contratti istituzionali di sviluppo (Cis) sono strumenti di programmazione negoziata volti ad accelerare la realizzazione di progetti strategici, tra loro funzionalmente connessi, di valorizzazione dei territori;

   i Cis relativi ai «centri storici» – Napoli, Taranto, Palermo e Cosenza – la cui titolarità è stata illo tempore affidata al Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, attuale Ministero della cultura, sono stati finanziati con risorse nazionali ordinarie derivanti dal Fondo per lo sviluppo e la coesione, all'interno del Piano operativo «Cultura e Turismo», e prevedevano finanziamenti di 90 milioni di euro per ciascuna città interessata;

   in particolare il Contratto istituzionale di sviluppo inerente al centro storico di Cosenza, avente ad oggetto la riqualificazione e la rigenerazione dello stesso, veniva stipulato nel settembre 2020 e prevedeva 20 interventi così ripartiti: 11 affidati al comune di Cosenza, 4 alla provincia di Cosenza, 4 al segretariato regionale Mic per la Calabria, 1 all'università della Calabria;

   a seguito della riforma dell'Agenzia per la coesione, decreto-legge 7 maggio 2024, n. 60, ed alla riorganizzazione del Ministero della cultura voluta dall'ex Ministro Sangiuliano, si è assistito a giudizio dell'interrogante ad una sorta di cortocircuito sulle notizie inerenti allo stato di avanzamento dei progetti del Cis – centro storico Cosenza;

   secondo quanto previsto dall'articolo 12 comma 3 del citato decreto-legge 7 maggio 2024, n. 60 «entro sessanta giorni dalla conclusione della ricognizione di cui al comma 1» si sarebbe dovuto prevedere «alla revisione della governance istituzionale e delle modalità attuative dei CIS» –:

   per quanto di competenza, quale sia lo stato di attuazione del Cis-centro storico Cosenza, anche al fine di appurare se la governance istituzionale dello stesso sia regolarmente composta.
(5-03789)


   MOLLICONE e AMORESE. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   nella Gazzetta Ufficiale del 17 ottobre 2024 è stata pubblicata la legge 7 ottobre 2024, n. 152, recante «Disposizioni in materia di manifestazioni di rievocazione storica e delega al Governo per l'adozione di norme per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale»;

   la relativa proposta di legge era stata approvata dalla Camera, in un testo unificato, il 23 febbraio 2024, e successivamente approvata dal Senato, senza modificazioni, il 2 ottobre 2024;

   in particolare, l'articolo 5, comma 1 prevede che il Ministro della cultura istituisce il Comitato tecnico-scientifico per gli enti e le manifestazioni di rievocazione storica;

   l'articolo 11 reca una delega al Governo per l'adozione di norme per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale;

   il comma 1, in particolare, prevede che il Governo è delegato ad adottare, entro 18 mesi dalla data di entrata in vigore della legge di delega, uno o più decreti legislativi recanti la disciplina del patrimonio culturale immateriale;

   il sostegno all'attività di rievocazione storica è assicurato dal Fondo nazionale per la rievocazione storica –:

   quali iniziative stia portando avanti il Ministro interrogato in materia di tutela, salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale immateriale e della rievocazione, anche in relazione all'attuazione delle norme di cui in premessa.
(5-03790)

DIFESA

Interrogazioni a risposta immediata:


   DELLA VEDOVA e MAGI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   i rapidi mutamenti del quadro di relazioni internazionali all'interno del quale l'Europa e l'Italia sono inserite – in particolare alla luce dell'esplicita volontà di Trump di abbandonare la tradizionale politica atlantica fondata sulla difesa della libertà e della democrazia in favore di un ritorno ai rapporti di forza e alle sfere di influenza, delle quali il continente europeo rischia di essere vittima – indicano la necessità di un rafforzamento della capacità difensiva dell'Unione europea;

   il 2 marzo 2025 si è tenuto un vertice a Londra nel quale è stata lanciata la proposta di una «coalizione dei volenterosi» allargata a Paesi non Unione europea, per dare continuità al sostegno europeo all'Ucraina e per rafforzare la capacità di difesa europea;

   la Presidente della Commissione europea ha presentato al Consiglio europeo straordinario del 6 marzo 2025 il piano RearmEu, finalizzato a intensificare gli investimenti e la produzione nel settore della difesa degli Stati dell'Unione europea;

   nelle conclusioni del 20 marzo 2025 il Consiglio europeo ha chiesto «un'accelerazione dei lavori su tutti i filoni per potenziare in modo decisivo la prontezza dell'Europa alla difesa nel corso dei prossimi 5 anni»;

   a giugno all'Aia si svolgerà il vertice Nato in cui sarà indicato il nuovo target di spesa per la difesa per i Paesi dell'Alleanza;

   le prospettive di una politica di sicurezza e difesa comune possono prendere forme diverse attraverso architetture giuridiche che non coinvolgano da subito tutti i 27 Paesi dell'Unione (come per l'euro o il Trattato di Schengen);

   il Vicepresidente del Consiglio dei ministri Matteo Salvini si è ripetutamente e con estrema chiarezza dichiarato contrario sia agli investimenti nazionali nel settore della difesa, anche nella cornice RearmEu, che a qualsiasi prospettiva di difesa comune europea;

   l'altro Vicepresidente del Consiglio dei ministri e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani ha espresso una posizione radicalmente diversa, favorevole al piano RearmEu, alla difesa comune europea e alla creazione di un vero e proprio esercito europeo;

   il Ministro interrogato, in una recente intervista al quotidiano la Repubblica, ha espresso una posizione ulteriormente differente, aperta all'aumento degli investimenti nella difesa e all'eventualità di un'alleanza difensiva sul modello della Nato, sovrapposta ad essa, con un centro di comando unico –:

   quale sia la posizione del Governo sulla necessità di un sistema comune europeo di difesa in grado di svolgere una funzione di difesa e di deterrenza, che, in prospettiva, ove necessario, possa essere autonoma dagli Stati Uniti.
(3-01839)


   LUPI, ALESSANDRO COLUCCI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CARFAGNA, CAVO, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   la sicurezza cibernetica rappresenta una delle sfide più rilevanti per la difesa nazionale, in un contesto globale caratterizzato da minacce sempre più sofisticate e in continua evoluzione;

   gli scenari internazionali attuali, che a solo titolo di esempio comprendono anche le situazioni di conflitto tra Russia e Ucraina e tra Hamas e Israele, è caratterizzato dall'attuazione di una guerra ibrida, in cui le minacce e le offensive cibernetiche affiancano le azioni cinetiche sui campi bellici «classici»;

   le nuove generazioni devono essere preparate ad affrontare questi rischi con adeguate competenze in materia di cyber defence, cyber resilience, sicurezza informatica e gestione responsabile delle tecnologie digitali, soprattutto quelle emergenti, quali l'intelligenza artificiale e la computazione quantistica;

   il comparto difesa svolge un ruolo cruciale nella protezione del Paese in concorso alla protezione delle sue infrastrutture strategiche, la cui efficacia è direttamente proporzionale alla conoscenza e comprensione dello scenario di minaccia globale sotto il profilo cibernetico;

   il Ministero della difesa risulta determinante per garantire un costante aggiornamento delle competenze dei militari nel campo della sicurezza informatica, anche in relazione alle sfide poste dall'intelligenza artificiale e dalla computazione quantistica;

   il Ministero della difesa emerge come l'attore preposto a promuovere nuove collaborazioni con alleati, istituzioni accademiche e aziende del settore al fine di sviluppare programmi di formazione avanzata in cybersicurezza destinati al personale del comparto difesa e all'ambito delle esercitazioni –:

   quali iniziative specifiche intenda assumere per rafforzare la formazione specialistica del personale del comparto difesa nel settore della sicurezza cibernetica, nell'ambito della cyber defence e cyber offense, anche promuovendo le attività di simulazione di crisi cibernetica che coinvolgano, oltre al comparto difesa, i soggetti istituzionali preposti, le principali infrastrutture critiche nazionali e la cittadinanza.
(3-01840)

Interrogazione a risposta scritta:


   LOPERFIDO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione nazionale alpini è stata fondata a Milano l'8 luglio 1919 per volontà dei reduci della prima guerra mondiale al fine di aiutare e sostenere le famiglie dei commilitoni e per non disperdere il patrimonio di solidarietà e valori umani che si era creato sulle creste e nelle trincee;

   scopo dell'Associazione nazionale alpini, quindi, è tenere vive e tramandare le tradizioni degli alpini, difenderne le caratteristiche, illustrarne le glorie e le gesta, rafforzare tra gli alpini di qualsiasi grado e condizione i vincoli di fratellanza nati dall'adempimento del comune dovere verso la patria e curarne, entro i limiti di competenza, gli interessi e l'assistenza;

   l'Associazione nazionale alpini, inoltre, si prefigge di promuovere e favorire lo studio dei problemi della montagna e del rispetto dell'ambiente naturale, anche ai fini della formazione spirituale e intellettuale delle nuove generazioni, promuovere e concorrere in attività di volontariato e protezione civile, con possibilità di impiego in Italia e all'estero, nel rispetto prioritario dell'identità associativa e della autonomia decisionale;

   l'Associazione nazionale alpini quest'anno organizza campi scuola per bambini nati dal 2001 al 2008 nel corso dei quali vengono organizzate escursioni in montagna, nottate in tenda, giochi e attività all'aperto, al fine di trasmettere l'importanza della disciplina nonché l'amore per la comunità alle nuove generazioni;

   l'8 marzo 2025 sul sito «Rivoluzione Anarchica» è stato pubblicato un appello attraverso il quale gli alpini sono stati definiti non come educatori, ma come un corpo dell'Esercito addestrato secondo i princìpi militari che ha contribuito ad imporre il dominio dello Stato con ogni mezzo necessario, compreso lo sterminio delle popolazioni civili;

   seguendo nella lettura dell'appello, i militari vengono addirittura descritti, senza mezzi termini, come massacratori e portatori di abusi e sofferenze in ogni conflitto;

   i militanti della stessa associazione pacifista, in data 28 febbraio 2025, hanno interrotto la serata di presentazione dei campi scuola in corso a Vercurago (Lecco), distribuendo volantini ed esponendo uno striscione che recitava «campi alpini uguale Naia per bambini» –:

   alla luce delle dichiarazioni diffamatorie nei confronti del Corpo degli alpini apparse sul sito di «Rivoluzione Anarchica», quali iniziative il Governo, per quanto di competenza, intenda intraprendere al fine di difendere e sostenere l'onore e l'immagine degli alpini e delle Forze armate nella loro interezza.
(4-04693)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   CENTEMERO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 67, comma 1, lettera c-sexies), decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986 e successive modificazioni e integrazioni qualifica le plusvalenze e gli altri proventi derivanti da operazioni in cripto-attività come redditi diversi, se non costituiscono redditi di capitale ovvero se non sono conseguiti nell'esercizio di arti e professioni o di imprese commerciali o da società in nome collettivo e in accomandita semplice, né in relazione alla qualità di lavoratore dipendente;

   rispetto ai profili fiscali, la summenzionata disposizione elenca i casi (rimborso o cessione a titolo oneroso, permuta o detenzione) in cui le operazioni mediante cripto-attività sono considerate tassabili, a eccezione della permuta tra cripto-attività aventi eguali caratteristiche e funzioni;

   rientrando tra i redditi diversi, quindi, per la loro rilevanza fiscale la formulazione letterale della norma fa riferimento alla fattispecie della realizzazione di plusvalenze e altri proventi, ossia un guadagno derivante da un'operazione finanziaria, come avviene anche per operazioni effettuate anche mediante differenti strumenti di pagamento;

   pertanto, a parere degli interroganti, il semplice acquisto di beni o servizi mediante criptovaluta, a seguito del quale non vi è realizzazione di alcun guadagno correlato, non rientrerebbe in una fattispecie tassabile, al pari delle medesime operazioni effettuate con valuta fiat;

   ciò, peraltro, risulterebbe coerente con quanto già ritenuto dalla Corte di giustizia dell'Unione europea (confronta quinta sezione, causa C-264/2014, sentenza del 22 ottobre 2015) rispetto all'esenzione ai fini Iva delle «operazioni, compresa la negoziazione, relative a divise, banconote e monete con valore liberatorio» e, in seguito, anche con la seguente qualificazione delle criptovalute a fini transattivi fornita in via interpretativa dall'Ade: «la circolazione dei bitcoin, quale mezzo di pagamento si fonda sull'accettazione volontaria da parte degli operatori del mercato che, sulla base della fiducia, la ricevono come corrispettivo nello scambio di beni e servizi, riconoscendone, quindi, il valore di scambio indipendentemente da un obbligo di legge» (confronta risoluzione n. 72/E/2016 e successiva circolare n. 30/E/2023);

   rispetto alla rilevanza fiscale delle criptoattività, in sede di risposta ad un precedente atto di sindacato ispettivo a firma dell'interrogante (n. 5-03682), è stato anticipato che è in corso di predisposizione un documento di prassi da parte dell'Agenzia delle entrate volto a fornire chiarimenti tenendo conto delle modifiche normative intervenute in materia –:

   quale sia lo stato dell'arte del documento citato in premessa e se, in quella sede, non convenga sulla necessità di chiarire anche il trattamento fiscale relativo all'acquisto di beni o servizi mediante criptovaluta.
(5-03772)


   FENU, GUBITOSA e RAFFA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12395 del 7 maggio 2024, ha riconosciuto la legittimità dell'applicazione della cedolare secca ai contratti di locazione abitativa stipulati tra locatori persone fisiche e conduttori che operano nell'ambito di un'attività di impresa o professionale;

   tale pronuncia supera l'interpretazione finora adottata dall'Agenzia delle entrate (v. circolare n. 26/E del 2011);

   la sentenza ha una rilevanza concreta per il settore immobiliare, in particolare per le locazioni ad uso foresteria, ovvero per i contratti in cui il conduttore imprenditore acquisisce un immobile per destinarlo all'abitazione di dipendenti, collaboratori o funzionari;

   l'applicazione della cedolare secca consente di ridurre il carico fiscale complessivo sulla locazione, anche per l'imprenditore, garantendo maggiore equità e incentivando la locazione di immobili a uso abitativo;

   nonostante il chiaro indirizzo della Suprema Corte, numerosi uffici territoriali dell'Agenzia delle entrate, come segnalato da contribuenti e operatori del settore, continuano a non adeguarsi all'orientamento giurisprudenziale, escludendo l'applicazione della cedolare secca alle locazioni abitative in cui il conduttore è un'impresa o un professionista;

   al riguardo, deve sottolinearsi, come peraltro ricordato anche nella sentenza richiamata, che l'amministrazione finanziaria «non ha poteri discrezionali nella determinazione delle imposte: di fronte alle norme tributarie, essa ed il contribuente si trovano su un piano di parità, per cui la cosiddetta interpretazione ministeriale, sia essa contenuta in circolari o risoluzioni, non costituisce mai fonte di diritto (Cass. n. 3598/2022; n. 14619/2000; Cass., Sez. U, n. 23031/2007)»;

   inoltre, allo stato attuale, sembrerebbe che il portale dell'Agenzia delle entrate non consenta la registrazione telematica di contratti di locazione per foresteria con l'opzione della cedolare secca, impedendo di fatto l'applicazione della sentenza e creando un'evidente disparità tra il diritto riconosciuto dalla Cassazione e la prassi amministrativa –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto rilevato in premessa e quali iniziative intenda adottare per garantire l'applicazione uniforme della normativa e assicurare che l'Agenzia delle entrate riconosca l'applicazione della cedolare secca in relazione ai contratti di locazione ad uso abitativo quando il conduttore agisce nell'esercizio di una impresa o professione, in conformità con la recente giurisprudenza.
(5-03773)


   MEROLA e GUERRA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto legislativo 30 dicembre 2023, n. 216, inizialmente per il solo 2024, le aliquote dell'Irpef sono state ridotte da quattro a tre, la misura è stata successivamente portata a regime con la legge di bilancio per il 2025;

   in maniera del tutto opaca e priva di comunicazione adeguata, per il calcolo degli acconti Irpef e delle relative addizionali in sede di dichiarazione dei redditi 2024 e 2025, sono state applicate e si applicheranno ancora le aliquote del 2023, penalizzanti rispetto a quelle ufficialmente in vigore. Allo stesso modo non verrà riconosciuta, ai fini dell'acconto, l'aumento della detrazione per i redditi di lavoro dipendente;

   tantomeno risulterebbe chiaro, anche consultando le istruzioni rilasciate dall'Agenzia delle entrate per la compilazione del modello 730/2025, quali siano le aliquote da applicare qualora il contribuente optasse per il calcolo dell'accento con il cosiddetto metodo previsionale che si basa sull'imposta presumibilmente dovuta per l'anno in corso;

   la Cgil, che per prima ha sollevato il problema, ha evidenziato come questa operazione rappresenti un vero e proprio prestito forzoso a tasso zero imposto dallo Stato ai contribuenti, senza alcun preavviso e senza possibilità di scelta, costretti a versare somme eccedenti rispetto a quanto ordinariamente dovuto di cui lo Stato beneficerebbe per un importo complessivo di circa 2 miliardi di euro;

   per molti contribuenti, che si avvalgono della dichiarazione dei redditi precompilata, questo anticipo forzoso non sarà in alcun modo visibile;

   il Governo sottopone quindi i contribuenti a un indebito aumento, temporaneo, della pressione fiscale, posticipando il rimborso delle somme prelevate solo al momento del saldo dell'anno successivo, con un effetto ingiusto e penalizzante –:

   se si intendano fornire i dati sul numero e la tipologia (lavoratori dipendenti, lavoratori autonomi, pensionati e altri) dei soggetti interessati dall'applicazione delle regole del 2023 agli acconti Irpef anche riportando l'incidenza effettiva sul bilancio dello Stato, in termini di cassa, per gli anni 2024-2026, dell'anticipo in oggetto, al fine di prevedere misure correttive che pongano rimedio a questa grave stortura e garantendo che i contribuenti non siano più utilizzati come finanziatori involontari delle casse pubbliche.
(5-03774)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   SERRACCHIANI, GIANASSI e LACARRA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si apprende della morte di un detenuto nell'ospedale di Cattinara, a Trieste, Walid Mohamed Saad Mohamed;

   arrivato in Italia dall'Egitto, detenuto presso la casa circondariale di Trieste Ernesto Mari da un mese, è morto in ospedale dopo che lo scorso mercoledì 18 marzo 2025 aveva tentato di togliersi la vita in una cella del carcere legandosi le lenzuola al collo;

   sale così a 23 il numero dei suicidi solo dall'inizio del 2025 tra le persone detenute nelle carceri italiane, il primo a Trieste;

   Walid Mohamed Saad Mohamed era in carcere per una rapina; senza fissa dimora, fermato, per lui era stato disposto l'obbligo di firma, e visto che pare avesse dei punti di riferimento ad Alessandria, era stato disposto che si trasferisse e che rispettasse la misura in Piemonte, obbligo che invece non aveva rispettato; il giudice, disponendo a quel punto un aggravamento della misura cautelare, considerato che il giovane era senza fissa dimora, non aveva potuto prevedere gli arresti domiciliari;

   in carcere pare fosse stato aggredito da altri due detenuti e messo in isolamento: il suo legale, l'avvocato Miscia, intervistato dal quotidiano locale il Piccolo, dichiara: «lo avevo visto poche ore prima che tentasse di togliersi la vita. Ero assieme a un traduttore, perché non capiva bene l'italiano. Lo avevo visto tre volte negli ultimi dieci giorni, avevo colto le sue difficoltà a restare in carcere. Lo avevano aggredito alcuni compagni e soffriva molto questa sua situazione, a sua tutela, dopo l'aggressione era stato disposto venisse spostato nell'area riservata agli isolamenti; in realtà però non si trattava di vero e proprio isolamento: il giovane era stato sistemato con altri due detenuti»;

   mercoledì mattina, dopo aver incontrato il suo avvocato, era tornato in cella e nella tarda mattinata ha tentato di togliersi la vita, dove è stato trovato già in condizione disperate dopo aver cercato di impiccarsi con le lenzuola; quando il personale del 118 ha raggiunto la sezione della casa circondariale dove era detenuto il giovane, le sue condizioni sono parse subito molto gravi, intubato è stato trasferito nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale di Cattinara;

   le sue condizioni però erano compromesse e ieri mattina il suo cuore ha smesso di battere; fino a tarda serata la casa circondariale Ernesto Mari non era ancora stata avvisata del decesso di Walid Mohamed Saad Mohamed;

   nel carcere triestino, il 12 luglio 2024 era morto anche Zdenko Ferjancic, 48 anni, erano stati compagni di cella ad accorgersi della sua morte, trovandolo inerme nel letto, e dando l'allarme, vani i tentativi di rianimazione operati dai sanitari del 118, era morto già da ore;

   secondo l'ultimo report del garante dei detenuti in Italia il 2024 si era chiuso con un triste record di 90 suicidi, il numero maggiore in Campania, Veneto, Lombardia e Toscana, mentre quello avvenuto Trieste, carcere in cui l'anno scorso si era anche verificata una rivolta, è il primo suicidio da più di un anno in Friuli Venezia Giulia;

   nel carcere del coroneo a Trieste si riscontra una grave situazione di sovraffollamento in costanza di una seria carenza di personale; gli ingressi sono purtroppo in costante crescita e con la novità rappresentata da un'età tra i 19 e i 29 anni, con un importante presenza di psichiatrici e tossicodipendenti –:

   se il Ministro interrogato non ritenga necessario ed urgente adottare tutte le iniziative di competenza, al fine di contribuire a fare luce sui fatti che hanno condotto alla morte di Walid Mohamed Saad Mohamed, nonché quali iniziative immediate intenda adottare al fine di intervenire sulla carenza di organico sia di polizia penitenziaria sia di personale destinato al trattamento dell'assistenza socio-sanitaria e psichiatrica.
(4-04692)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle imprese e del made in Italy, per sapere – premesso che:

   nello stabilimento Berco di Copparo, in provincia di Ferrara, del gruppo ThyssenKrupp, e stata avviata la procedura per il licenziamento collettivo di 247 persone; la scelta è stata ulteriormente aggravata dalla decisione unilaterale di sospendere il contratto integrativo aziendale a far data dal 1° marzo 2025, con danni rilevanti per i salari degli oltre mille lavoratori e lavoratrici dell'azienda; ancor prima dell'avvio della procedura e della disdetta del contratto integrativo aziendale, c'erano state dimissioni volontarie di 153 dipendenti; la situazione è resa ancora più difficile dall'assenza di un adeguato confronto tra il board dell'azienda e le parti sociali; l'azienda ha deciso di non partecipare all'incontro che era stato indetto in data 13 febbraio 2025 presso il Ministero delle imprese e del made in Italy; le diverse istituzioni locali, dalla regione agli enti locali delle comunità coinvolte dalla crisi, hanno chiesto a più riprese che il Governo convochi e apra un confronto con la casa madre ThyssenKrupp, affinché si possa trovare una soluzione tutelante per i lavoratori e il territorio; sono in gioco i posti di lavoro ed un presidio produttivo fondamentale per il Paese –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere in merito.
(2-00574) «De Maria, Romeo, Fornaro».

Interrogazione a risposta orale:


   BOSCAINI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   le catastrofi naturali comportano rischi gravi, i cui pesanti effetti distruttivi sono ulteriormente aggravati dalla loro diffusione simultanea. Ciò mal si concilia con le regole della compensazione mutualistica tra assicurati sinistrosi e assicurati virtuosi su cui si fonda la tecnica delle assicurazioni. Non a caso l'articolo 1912 del Codice civile esprime un sostanziale disfavore sulla copertura assicurativa delle catastrofi;

   l'articolo 1, commi 101-111, della legge di bilancio 2024 istituisce l'obbligo per le imprese con sede legale o stabile organizzazione in Italia di stipulare, entro il 31 marzo 2025, contratti assicurativi a copertura dei danni a terreni e fabbricati, impianti e macchinari, nonché attrezzature industriali e commerciali direttamente causati da eventi quali i sismi, le alluvioni, le frane, le inondazioni e le esondazioni;

   l'inadempimento dell'obbligo di assicurazione non è sanzionato, ma viene considerato come ostativo all'assegnazione di contributi, sovvenzioni o agevolazioni di carattere finanziario a valere su risorse pubbliche. Inoltre si perde ogni merito creditizio e quindi la possibilità di essere finanziati dalle banche. Gli amministratori in caso di mancato rispetto dell'obbligo rischiano l'azione di responsabilità;

   nei giorni scorsi diverse associazioni di impresa, tra cui confindustria, confeserscenti, confartigianato, confapi, hanno domandato all'esecutivo una dilazione per l'avvio del provvedimento in attesa di chiarirne meglio il costo e la portata;

   il decreto interministeriale che avrebbe dovuto fornire indicazioni operative essenziali è stato approvato solo il 27 febbraio 2025, ma nella pratica a giudizio dell'interrogante ha chiarito poco, e lo ha fatto ad appena un mese dalla scadenza ultima;

   le imprese devono avere la possibilità di essere adeguatamente formate e informate, in modo da fare scelte consapevoli, valutando, in tempi ragionevoli e sostenibili, le offerte sul mercato di polizze conformi e i relativi costi, anche nel rispetto del principio mutualistico e della corretta gestione aziendale;

   le imprese assicuratrici hanno tempo fino al 28 marzo per adeguare alle previsioni di legge i testi delle polizze da proporre e a oggi non è attivo il portale Ivass per la comparabilità delle offerte di contratti assicurativi –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare iniziative normative volte a posporre l'entrata in vigore dell'obbligo di assicurazione contro le catastrofi posto a carico delle imprese, rivedendone contestualmente i contenuti mediante un confronto con le rappresentanze delle stesse, anche al fine di assicurare una reale mutualità e calmierare i costi.
(3-01844)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   la regione Lombardia è attraversata da importanti reti trans-europee (TEN-T) di cui il corridoio europeo «Reno-Alpi», che collega Rotterdam a Genova, ricopre un ruolo nevralgico per l'intero asset commerciale europeo e coincide con la dorsale ferroviaria Milano/Genova interessata da interventi infrastrutturali di significativa rilevanza quali «il terzo valico» e il quadruplicamento ferroviario;

   come riportato dalla stampa locale, sulla linea Milano-Genova, tratta San Martino Cava Manara-Bressana Bottarone, sono previsti interventi di manutenzione straordinaria del ponte promiscuo sul Po. Allo stato attuale è in corso lo sviluppo del progetto esecutivo e Rfi Spa, in qualità di soggetto attuatore, eseguirà gli interventi anche in virtù di una specifica convenzione con la provincia di Pavia;

   a seguito dell'interrogazione numero 5-03265 si è verificato che, per quanto riguarda l'impalcato ferroviario, i lavori si articoleranno su 3 fasi che prevedono l'interruzione di binario, nel periodo tra 1° giugno-20 luglio e 30 agosto-28 settembre, e l'interruzione di linea nel periodo tra il 21 luglio e il 29 agosto;

   per quanto concerne i lavori sull'impalcato stradale ricompreso lungo la strada provinciale dei Giovi, il prefetto ha rappresentato che, una volta predisposto il documento sui flussi di traffico, si valuteranno le migliori modalità di transito dei mezzi su gomma sul ponte, atteso che i lavori sull'impalcato stradale prevedono una durata di circa un anno, con possibile avvio nel prossimo mese di maggio;

   la programmazione di tali interventi comporterà ricadute sull'offerta commerciale dei servizi operati dalle imprese ferroviarie;

   Rfi e la provincia di Pavia si stanno confrontando per la definizione puntuale delle fasi operative del cantiere al fine di circoscrivere al massimo i disagi per gli utenti;

   l'interruzione lascerà migliaia di pendolari senza treni, si prevede la disponibilità di un solo binario a circolazione alternata;

   gli enti locali e le associazioni di pendolari, come il Mimoal (Mortara-Milano-Alessandria), hanno espresso preoccupazioni circa l'insufficienza dei servizi sostitutivi di trasporto e il rischio di un collasso del sistema di trasporto pubblico locale;

   il sistema ferroviario in Lombardia è da anni oggetto di pesanti critiche per disservizi ricorrenti, tra cui ritardi cronici, nonostante il costante taglio del numero di corse e il contestuale graduale aumento del costo del servizio a carico dell'utenza;

   secondo i dati pubblicati da associazioni di consumatori e rapporti istituzionali, la Lombardia, pur essendo una delle regioni con il maggior numero di pendolari, soffre di carenza strutturale di investimenti adeguati per il trasporto ferroviario;

   le tratte regionali come la Mortara-Milano e la Alessandria-Pavia, già gravate da problemi infrastrutturali, risultano tra le peggiori per puntualità e affidabilità, con un tasso di ritardi e cancellazioni superiore alla media nazionale;

   l'interruzione della linea a Bressana non farà altro che aggravare una situazione già disastrosa per l'intera provincia di Pavia e le province limitrofe quali Alessandria e Genova, penalizzando ulteriormente i pendolari che dipendono dal treno per i loro spostamenti quotidiani;

   il consiglio regionale ha votato all'unanimità nel 2020 la risoluzione n. 42 che impegnava la giunta a convocare un tavolo di programma con le parti interessate (a cominciare da regione, Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Rfi) per il prolungamento della tangenziale di Pavia tra San Martino Siccomario e Bressana comprendendo la realizzazione del nuovo ponte ferroviario e stradale sul Po a Bressana;

   la regione avrebbe rappresentato di aver promosso iniziative volte a garantire livelli di servizio adeguati della rete stradale provinciale e comunale, sostenendo la realizzazione di interventi di manutenzione straordinaria e di adeguamento normativo delle diverse componenti dell'infrastruttura, la realizzazione di interventi di miglioramento delle condizioni di sicurezza dell'infrastruttura esistente, dei manufatti e dei dispositivi di sicurezza passiva installati nonché delle opere d'arte, per garantire la sicurezza degli utenti –:

   se, alla luce di quanto esposto in premessa, il Ministro interpellato intenda sostenere con risorse aggiuntive, il trasporto locale, fortemente penalizzato dai lavori in oggetto;

   se siano già stati valutati i ristori per le attività produttive colpite nonché per i viaggiatori al fine di coprire gli extra costi dovuti al disservizio subito e, se non si ritenga necessario adottare iniziative volte ad agevolare forme di lavoro agile secondo la normativa vigente;

   se ritenga di convocare con urgenza un tavolo interistituzionale presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con la finalità di accelerare le intese interregionali;

   se infine sia noto il cronoprogramma dettagliato per la circolazione della tratta ferroviaria Tortona-Voghera-Stradella.
(2-00576) «Barzotti, Iaria, Traversi».

Interrogazioni a risposta immediata:


   BONELLI, ZANELLA, BORRELLI, DORI, FRATOIANNI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con decreto-legge 31 marzo 2023, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 maggio 2023, n. 58, è stato riavviato l'iter realizzativo del Ponte sullo Stretto di Messina;

   il comma 7 dell'articolo 3 del citato decreto-legge dispone che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti verifica la compatibilità delle valutazioni istruttorie acquisite dalla conferenza di servizi, anche alla luce delle risultanze della valutazione di impatto ambientale e trasmette al Cipess per l'approvazione i seguenti atti e documenti: a) le osservazioni, richieste e prescrizioni acquisite nella conferenza di servizi e ritenute assentibili; b) le eventuali prescrizioni formulate all'esito del procedimento di valutazione di impatto ambientale; c) il progetto definitivo e la relazione di cui al comma 2; d) il piano economico-finanziario di cui all'articolo 2, comma 8; e) la relazione istruttoria del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che indichi l'integrale copertura finanziaria dei costi di realizzazione dell'intervento;

   il 23 dicembre 2024 il Ministro interrogato con proprio decreto ha adottato il provvedimento finale conclusivo della conferenza dei servizi sul progetto definitivo;

   la Commissione tecnica Via-Vas ha espresso, con parere n. 19 del 13 novembre 2024, la compatibilità ambientale positiva del progetto riguardo la valutazione di impatto ambientale e negativo riguardo alla valutazione di incidenza ambientale, in particolare, per i siti della Rete Natura 2000, zone di protezione speciale dei Monti Peloritani, Dorsale Curcuraci, Antennamare e Area Marina Stretto, zone di protezione speciale Costa Viola e zona speciale di conservazione Fondali da Punta Pezzo a Capo dell'Armi, indicando la necessità di espletare, per le misure compensative, quanto previsto in applicazione dell'articolo 6.4 della direttiva 93/42/CEE;

   ad oggi non risulta emanato da parte del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica il decreto di compatibilità ambientale riguardo il progetto definitivo del Ponte;

   da notizie di stampa si apprende che l'amministratore delegato del gruppo Webuild ha recentemente dichiarato che il processo di approvazione del progetto è quasi alla fine e si è in attesa della decisione finale del Cipess per iniziare entro la fine di aprile 2025 –:

   se il Ministro interrogato, considerando le risultanze della valutazione d'impatto ambientale, sia nelle condizioni di trasmettere al Cipess la documentazione prevista dal decreto-legge n. 35 del 2023, considerando che la competente direzione generale del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica è attualmente in attesa di ricevere dal proponente ulteriore documentazione, per la messa a punto del dossier delle compensazioni ambientali, in corso di formazione, prodromici e funzionali alla valutazione da parte della Commissione europea dell'applicazione dell'articolo 6.4 della direttiva 93/42/CEE.
(3-01834)


   BENZONI, BONETTI, D'ALESSIO, GRIPPO e SOTTANELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il raccordo autostradale Montichiari-Ospitaletto, noto come «Corda Molle», è un'opera infrastrutturale molto importante per il territorio di riferimento;

   riguarda, infatti, un tratto di 30 chilometri, nato per liberare dal traffico numerosi comuni a sud di Brescia e anche per spostare il traffico proprio a sud della città. La convenzione, firmata 15 anni fa, prevede che alla fine dei lavori potrà essere introdotto un pedaggio;

   il Ministro interrogato ha più volte – non solo a mezzo stampa e in sede di campagna elettorale, ma anche in risposta a diversi atti di sindacato ispettivo – assicurato che la strada non sarebbe diventata a pagamento e che i portali installati sarebbero stati destinati esclusivamente al controllo degli accessi. Aveva aggiunto, inoltre, che avrebbe incontrato i sindaci dei comuni coinvolti;

   non solo tali incontri non avrebbero mai avuto luogo, ma i portali installati presentano cartelli che ne indicano chiaramente l'utilizzo per la rilevazione del pedaggio, il quale, come annunciato dal gestore, verrà introdotto dal 1° giugno 2025;

   ciò avrebbe un impatto significativo sugli autotrasportatori, ma anche su cittadini e lavoratori, molti dei quali utilizzano il tratto stradale quotidianamente per gli spostamenti personali e di lavoro, andando ad incidere negativamente sui costi della mobilità e aggravando ulteriormente la pressione economica su famiglie e imprese;

   il concessionario dell'opera ha chiaramente diritto ad un equo riconoscimento per gli investimenti effettuati. Ciononostante, vi sarebbe la disponibilità dello stesso a valutare soluzioni alternative per evitare l'imposizione del pedaggio;

   la possibilità di scongiurare il pagamento da parte degli utenti potrebbe essere valutata attraverso alternative, quali esigui incrementi dei pedaggi di altre tratte in concessione alla medesima società oppure un'estensione della durata della concessione stessa;

   tali soluzioni potrebbero essere discusse nell'ambito di un tavolo di confronto tra il Ministero e il concessionario, finalizzato non solo ad individuare un accordo che non gravi ulteriormente sui cittadini, ma anche per consentire al Ministro interrogato di dar fede e seguito a sue passate dichiarazioni, che, vista l'attuale evoluzione della vicenda, si sono rivelate illusorie e inattendibili;

   in passato il Ministro interrogato, quantomeno verbalmente, si è fatto garante della gratuità dell'infrastruttura, facendo però poi, in realtà, calare un velo di silenzio su una questione che coinvolge e preoccupa moltissimi cittadini, imprese ed enti locali –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare, ivi inclusa l'istituzione di un tavolo di confronto con il concessionario e gli enti locali coinvolti, per garantire, come promesso in passato, che la Corda Molle rimanga gratuita e si trovino soluzioni alternative al pedaggio.
(3-01835)


   DARA, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   i dispositivi elettronici di controllo della velocità (autovelox) hanno la finalità di limitare gli incidenti stradali nelle zone più sensibili e a rischio delle nostre strade; tuttavia, occorre evitare che si trasformino in una vessazione per gli automobilisti, che spesso incorrono in pesanti contravvenzioni e sanzioni a causa di sistemi di controllo disseminati nei punti meno opportuni e i cui parametri tecnici di rilevamento sono poco chiari;

   l'articolo 142, comma 6, del codice della strada prescrive che, per la determinazione dell'osservanza dei limiti di velocità, sono considerate fonti di prova le risultanze di autovelox debitamente omologati;

   a fini probatori della violazione, si è posta la questione circa l'equivalenza del termine «omologazione» con il termine «approvazione», utilizzato nel regolamento di esecuzione del codice della strada e in successivi provvedimenti e note del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

   recenti pronunce della Corte di cassazione hanno affermato che l'approvazione del dispositivo non è equiparabile all'omologazione e che solo l'omologazione completa rende legittimi gli accertamenti effettuati tramite autovelox, in quanto le due procedure hanno «natura e finalità» diverse: l'approvazione è propedeutica all'omologazione, che è un accertamento di natura tecnica in alcun modo aggirabile. Tali pronunce hanno aperto la strada a numerosi ricorsi su violazioni riscontrate tramite dispositivi solamente approvati e non omologati;

   il Ministro interrogato si è prontamente attivato istituendo un tavolo tecnico presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con i rappresentanti del Ministero dell'interno, dell'Anci e del Ministero delle imprese e del made in Italy, al fine di definire finalmente, dopo anni di inerzia, procedure e criteri uniformi per l'omologazione dei dispositivi;

   in risposta all'atto di sindacato ispettivo n. 5-03521, sottoscritto dagli interroganti, il Ministro interrogato ha comunicato che, a valle delle riunioni del suddetto tavolo tecnico, era stato predisposto uno schema di decreto che avrebbe finalmente fornito criteri chiari e univoci sui requisiti tecnici di omologazione degli autovelox, superando quindi le incertezze derivanti dalle oscillazioni nelle interpretazioni giurisprudenziali e amministrative;

   a quanto si apprende da organi di stampa, l'iter di emanazione del suddetto decreto si è interrotto perché si sono resi necessari ulteriori approfondimenti –:

   se intenda fornire chiarimenti sullo stato dell'iter del decreto di cui in premessa, atto dovuto per definire regole certe e, allo stesso tempo, per tutelare i cittadini da vessazioni ingiuste.
(3-01836)


   BOSCHI e GADDA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il trasporto ferroviario costituisce una componente essenziale della mobilità nazionale e riveste un ruolo strategico per l'economia, i cittadini e l'ambiente;

   la puntualità dei treni costituisce un indicatore chiave della qualità del servizio e un elemento essenziale per la tutela dell'utenza: nell'ultimo biennio si sta assistendo a un grave e costante aumento dei ritardi su tutte le tratte, con disservizi che compromettono l'efficienza del sistema ferroviario;

   secondo una rilevazione di Altroconsumo pubblicata il 18 marzo 2025, considerando 59 tratte, il 36 per cento dei treni Frecciarossa giunge a destinazione in ritardo, con picchi del 65 per cento sulla tratta Salerno-Torino Porta Nuova. Sulla tratta Roma-Milano, considerando i ritardi oltre i 5 minuti, la porzione che supera i 20 minuti è pari al 43 per cento (Italo presenta ritardi medi nel 26 per cento dei casi);

   i Frecciargento sono i più soggetti a ritardi, con una media del 41 per cento e valori estremi come il 95 per cento sulla Bari-Roma Termini;

   i Frecciabianca mostrano quasi il 50 per cento di ritardi sulla Roma-Genova, mentre gli Intercity registrano ritardi medi nel 29 per cento dei casi, con la tratta Milano-Pescara in ritardo 43 giorni su 45;

   a fronte di tali disservizi, i sistemi di rimborso attuali – disciplinati dal regolamento UE n. 782/2021 – risultano inefficaci. Le condizioni contrattuali prevedono, infatti, indennizzi solo per ritardi superiori ai 30 minuti e la verifica e l'accredito non è automatico, ma a richiesta del passeggero;

   le gravi condizioni di inefficienza in cui versa attualmente il sistema ferroviario rendono indispensabile e urgente la previsione di un automatismo nell'erogazione diretta del rimborso spettante agli utenti, nonché – almeno fino al perdurare della straordinarietà dei cantieri al 2027 – indennizzi per i ritardi superiori ai 15 minuti per i treni ad alta velocità e ai 30 minuti per le restanti tipologie di treni e una rimodulazione degli stessi fino alla copertura del 100 per cento del costo del biglietto in caso di cancellazioni o ritardi superiori ai 120 minuti –:

   quali iniziative urgenti di competenza intenda adottare per aggiornare il sistema di indennizzo, prevedendo un meccanismo diretto e automatico che innalzi le soglie di riferimento come indicato in premessa, nonché se, alla luce del citato regolamento dell'Unione europea e almeno fino al perdurare della straordinarietà dei cantieri al 2027, intenda istituire un fondo ad hoc per compensare i disagi sofferti dai cittadini causati da ritardi inferiori a 30 minuti.
(3-01837)


   RUBANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale 372 «Telesina» si sviluppa per circa 70 chilometri, dallo svincolo autostradale di Caianello sulla A1 Milano-Napoli in provincia di Caserta, sino al raccordo autostradale 9 di Benevento. Rappresenta per tutto il Sannio, ma anche per alcune parti delle regioni Puglia e Basilicata, il principale collegamento stradale verso Roma e il Nord del Paese;

   la «Telesina», progettata e realizzata negli anni '60-'70 del secolo scorso, è una delle strade più trafficate e pericolose d'Italia, in quanto:

    a) l'80 per cento dei veicoli pesanti proveniente dal Nord e diretti nelle aree interne della Campania (province di Caserta e Benevento) e in Puglia si riversa su quest'arteria;

    b) solo 10 chilometri sono a due corsie per senso di marcia;

    c) gli elevati volumi di traffico gravano su una struttura di concezione ormai superata;

    d) la scarsa visibilità e i numerosi svincoli comportano soventi rallentamenti;

   Aci e Istat hanno certificato l'elevata incidentalità dell'arteria, soprattutto in termini di incidenti mortali (5,3 su 100, rispetto alla media nazionale di 1,9);

   il raddoppio della «Telesina» è stato inserito nel contratto di programma Anas 2016-2020, approvato dal Cipe il 7 agosto 2017. Nel 2018 con delibera Cipe si è inserita l'opera tra le infrastrutture strategiche, suddividendola in due lotti (CUP: F24E16000640001 e F52C15000390001). La delibera Cipe è stata aggiornata nel 2022. È previsto che l'Anas sia la stazione appaltante e l'opera sarà realizzata sotto la guida di un commissario di Governo, nominato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 5 agosto 2021;

   dalla consultazione del Sistema informativo delle operazioni degli enti pubblici si rileva che per il primo lotto, dal chilometro 37+000 (svincolo di San Salvatore Telesino) al chilometro 60+900 (svincolo di Benevento), sono disponibili 460 milioni di euro, è stata predisposta la progettazione esecutiva, è stata individuata l'impresa esecutore e i lavori inizieranno a breve;

   per il secondo lotto, dal chilometro 0+000 (A1 Caianello) al chilometro 37+000 (svincolo di San Salvatore Telesino), al momento risulta essere stata completata la progettazione definitiva –:

   quali siano i tempi di prevedibile realizzazione del secondo lotto della Telesina e se intenda adottare iniziative volte ad accelerare l'avvio dei lavori.
(3-01838)

Interrogazione a risposta scritta:


   PASTORINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   le modifiche alla circolazione ferroviaria sulla tratta Milano-Genova, legate ai lavori di manutenzione e ristrutturazione del ponte ferroviario sul Po a Bressana Bottarone, previsti dal 21 luglio al 31 agosto 2025 rischiano di avere gravi impatti negativi su uno dei settori più strategici per l'economia ligure;

   l'interrogante condivide la necessità e l'urgenza di effettuare interventi di manutenzione e ristrutturazione per garantire la sicurezza e l'efficienza delle infrastrutture ferroviarie, come testimoniano gli svariati atti di sindacato ispettivo presentati volti a un'accelerazione dei lavori;

   tuttavia, svolgerli durante la piena alta stagione estiva desta grande preoccupazione per le inevitabili ripercussioni negative che questa situazione avrà sul settore turistico e commerciale, come denunciato dalla confcommercio-imprese per l'Italia provincia di Genova;

   il blocco della tratta ferroviaria, che comporterà tempi di percorrenza fino a 180 minuti per i collegamenti tra Milano e Genova, rappresenta un ostacolo significativo per i flussi turistici, soprattutto considerando che molte delle località costiere della Liguria sono frequentate proprio da visitatori provenienti dall'area lombarda e dal resto del Nord Italia;

   ciò comprometterebbe la stagione turistica in modo irreparabile, penalizzando alberghi, ristoranti, attività commerciali e tutto l'indotto economico che ruota attorno al turismo. Urge, pertanto, individuare soluzioni concrete e tempestive in grado di mitigare i disagi che questa interruzione causerà –:

   se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative di competenza finalizzate a limitare gli impatti negativi esposti in premessa, valutando l'opportunità di attivare dal 21 luglio al 31 agosto 2025, in collaborazione con la Rete ferroviaria italiana e Trenitalia, un piano operativo che consenta di ridurre i ritardi massimi a non oltre 30 minuti, attraverso l'utilizzo di treni sostitutivi o altre misure logistiche, e di introdurre sconti significativi sui biglietti ferroviari per incentivare i turisti a scegliere comunque la Liguria come meta vacanziera.
(4-04690)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SCOTTO, SPERANZA e SARRACINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 22 marzo 2025 alle ore 16:30 circa, nei pressi della stazione della cumana di Montesanto, a Napoli, Omar Suleiman, attivista storico e capo della comunità palestinese napoletana, insieme a un altro rappresentante della comunità, è stato vittima di un'aggressione presumibilmente a sfondo razziale per il semplice fatto di indossare una kefiah;

   secondo quanto denunciato da Suleiman sui suoi profili social, l'aggressore li avrebbe dapprima provocati verbalmente con gesti e parole, tra cui la ripetizione dell'inno israeliano, tentando anche di creare un contatto fisico in attesa di una loro reazione, che però non è avvenuta. Successivamente, li avrebbe attesi per poi aggredirli fisicamente;

   lo stesso Suleiman ha definito l'episodio «molto grave», sottolineando che la denuncia è stata fatta «non solo formalmente alle autorità, ma anche pubblicamente, soprattutto perché questo avviene in un contesto politico internazionale e nazionale dove c'è molta indifferenza dell'opinione pubblica, dei media, dei governi e dei partiti politici a condannare i reali responsabili in Palestina»;

   l'attivista ha inoltre evidenziato con preoccupazione come l'indifferenza, mentre accadeva tutto questo, sia stata grande, con persone che hanno liquidato il tutto derubricandolo a «fatti di religione»;

   anche il segretario generale della Cgil Napoli e Campania ha espresso solidarietà all'attivista e condannato l'accaduto, affermando «quello che fa ancora più rabbia è stato il tenore dell'aggressione – chiaramente a sfondo razziale – e il contesto di indifferenza generale che ha caratterizzato l'episodio», auspicando che le autorità «facciano luce in tempi rapidi su quanto accaduto, individuando i responsabili»;

   in un contesto internazionale già fortemente segnato dal conflitto israelo-palestinese, episodi di violenza a sfondo razziale come questo rischiano di acuire tensioni sociali e compromettere la sicurezza e la convivenza pacifica del nostro Paese –:

   quali misure il Ministro interrogato intenda adottare – per quanto di competenza – per prevenire e contrastare episodi di violenza a sfondo razziale e per garantire maggiore sicurezza nei luoghi pubblici;

   se sia a conoscenza di altri episodi analoghi accaduti in questi mesi su tutto il territorio nazionale e se non ritenga opportuno promuovere campagne di sensibilizzazione contro il razzismo e l'odio etnico, anche alla luce del crescente clima di intolleranza che si registra in diverse città italiane.
(5-03792)

ISTRUZIONE E MERITO

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione e del merito, per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 36 del 2022, convertito con modificazioni dalla legge n. 79 del 2022, ha riformato il sistema di formazione iniziale e abilitazione dei docenti, prevedendo percorsi abilitanti universitari da 30, 36 o 60 Cfu, da avviare presso enti e università accreditati;

   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 4 agosto 2023, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 25 settembre 2023, sono stati definiti i criteri e le modalità per l'attivazione dei percorsi universitari e accademici di formazione iniziale degli insegnanti delle scuole secondarie di primo e secondo grado;

   l'attivazione concreta di tali percorsi ha subito ritardi significativi, soprattutto a causa dei tempi di accreditamento da parte dell'Anvur e del Ministero dell'università e della ricerca, impedendo di fatto a numerosi aspiranti di conseguire l'abilitazione entro i termini inizialmente auspicati;

   l'ordinanza ministeriale n. 88 del 16 maggio 2024, che regola l'aggiornamento delle Graduatorie provinciali per le supplenze (Gps), stabilisce che possono inserirsi negli elenchi aggiuntivi alla prima fascia i docenti che conseguano l'abilitazione entro una data stabilita dal Ministero;

   la costituzione degli elenchi aggiuntivi alla prima fascia delle Gps potrebbe avvenire senza tener conto delle difficoltà oggettive incontrate dai candidati nell'accesso e nella frequenza dei percorsi abilitanti;

   l'articolo 97 della Costituzione impone il principio del buon andamento e dell'imparzialità della pubblica amministrazione, che dovrebbe garantire pari opportunità ai candidati che si trovano in condizioni analoghe, ma che potrebbero essere esclusi da un inserimento «a pettine» solo per motivi non imputabili a loro –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative volte a consentire l'inserimento, anche con riserva, negli elenchi aggiuntivi alla prima fascia Gps, a coloro che conseguiranno l'abilitazione entro il 30 luglio 2025, superando i vincoli derivanti dai ritardi nell'attivazione dei percorsi abilitanti, così come previsti dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 4 agosto 2023 e dalla legge n. 79 del 2022, in considerazione del fatto che l'accreditamento è avvenuto soltanto con decreto ministeriale n. 156 del 24 febbraio 2025 e i percorsi, pertanto, verranno attivati non prima di aprile 2025;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative volte a posticipare la data ultima per l'acquisizione del titolo abilitante ai fini dell'inserimento negli elenchi aggiuntivi, in modo da tutelare il diritto alla partecipazione di tutti i candidati attualmente impegnati nei percorsi;

   se il Ministro interrogato non ritenga necessario un intervento normativo urgente volto a salvaguardare l'equità del sistema di reclutamento e di conferimento delle supplenze.
(2-00577) «Morfino, Caso, Orrico».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PASTORINO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   le nuove indicazioni nazionali sanciscono la divisione tra geografia e storia nei licei, determinando un importante traguardo per la valorizzazione della geografia come disciplina autonoma, fondamentale nello sviluppo delle competenze critiche e analitiche degli studenti. Tuttavia, a giudizio dell'interrogante ci sarebbero ulteriori modifiche da apportare al sistema scolastico sempre in questa direzione;

   nello specifico, fra le richieste principali avanzate da docenti e professionisti del settore, emerge la necessità di assegnare l'insegnamento della geografia nei licei esclusivamente alla classe di concorso A021. Attualmente, infatti, le classi di concorso A011, A012 (esclusa ex A022) e A013 includono ancora la geografia, nonostante l'esistenza di A021;

   per tali ragioni, i rappresentanti della disciplina propongono l'assegnazione esclusiva dell'insegnamento della geografia nei licei alla classe di concorso A021 e la revisione delle prove concorsuali e dei corsi abilitanti per le classi di concorso A011, A012 e A013, eliminando la geografia dalle relative prove, ad eccezione della A012 per le scuole medie (ex A022);

   inoltre, nel triennio degli istituti tecnici economici, indirizzo Afm articolazione relazioni internazionali per il marketing, l'insegnamento della geopolitica è affidato ai docenti della classe di concorso A045 mentre nel triennio dell'indirizzo turismo degli stessi istituti la disciplina geografia turistica è assegnata ai docenti della classe A021. Sarebbe opportuno che anche l'insegnamento della geopolitica fosse affidato alla classe A021;

   infine, i docenti richiedono il rispetto delle normative vigenti da partite degli istituti scolastici, degli uffici scolastici provinciali e degli uffici scolastici regionali nell'assegnazione delle ore di geografia alla classe di concorso A021 nei tecnici, nei professionali e nei licei;

   l'obiettivo principale è quello di garantire un'offerta formativa coerente e di qualità, affidando l'insegnamento della geografia a docenti altamente qualificati, con una preparazione specifica nella disciplina. Una riforma strutturale in questa direzione rappresenterebbe un ulteriore passo verso un sistema scolastico più equo ed efficace, capace di rispondere alle esigenze educative degli studenti e valorizzare le competenze dei docenti specializzati –:

   se, al fine di valorizzare la specializzazione indispensabile per garantire l'insegnamento approfondito e mirato della geografia, il Ministro interrogato intenda rispondere positivamente alle istanze avanzate dai docenti della classe A021 adottando le necessarie iniziative volte a prevedere l'assegnazione esclusiva dell'insegnamento della geografia nei licei e della geopolitica negli istituti tecnici economici, valutando modifiche nei quadri orari o nei programmi didattici che possano meglio definire il ruolo della geopolitica e geografia in questi istituti.
(5-03784)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata:


   BIGNAMI, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, SCHIFONE, COPPO, GIOVINE, MALAGOLA, MASCARETTI, RIZZETTO, VOLPI e ZURZOLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'attuale scenario del mercato del lavoro registra, accanto ad un consolidato trend occupazionale positivo, alcune tendenze meritevoli di attenzione;

   la transizione digitale ed energetica, con il progressivo impatto dell'intelligenza artificiale, mettono infatti in luce il ruolo decisivo che la formazione professionale assumerà per rispondere ai cambiamenti della società e alle sfide del mondo del lavoro;

   il documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sul rapporto tra intelligenza artificiale e mondo del lavoro, con particolare riferimento agli impatti che l'intelligenza artificiale generativa può avere sul mercato del lavoro – approvato mercoledì 19 marzo 2025 dall'XI Commissione della Camera dei deputati – rileva come sia necessaria una forte attenzione alla formazione, alla riqualificazione professionale e all'apprendimento continuo, con investimenti mirati a garantire processi di upskilling e reskilling;

   appare, quindi, opportuno adottare politiche che promuovano la formazione professionale, investendo su modelli che consentano di acquisire competenze in grado di rispondere alle tendenze del mercato del lavoro, al fine di ridurre il mismatch tra domanda ed offerta;

   l'articolo 1, comma 199, della legge 30 dicembre 2024, n. 207, ha previsto, in tal senso, un importante investimento sul sistema duale, incrementando le risorse destinate al finanziamento dei percorsi formativi inerenti alla tipologia di apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore, nonché dei percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento (pcto) di 100 milioni di euro per l'anno 2025, di 170 milioni di euro per l'anno 2026 e di 240 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2027 –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per promuovere il sistema della formazione professionale, al fine di rispondere alle sfide del mercato del lavoro e ridurre il divario tra domanda ed offerta.
(3-01841)


   SCOTTO, SARRACINO, FOSSI, LAUS, GHIO, FERRARI, CASU e FORNARO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nel rapporto della Fondazione Nord Est «I giovani e la scelta di trasferirsi all'estero» emerge che, dal 2011 al 2023, l'Italia ha subito un saldo netto di 377 mila giovani, in gran parte laureati con merito e con grande impegno anche delle loro famiglie. Un dato che determinerebbe una perdita di capitale umano pari a 134 miliardi di euro;

   un fenomeno che in parte è spiegabile anche alla luce dei dati dell'Organizzazione internazionale del lavoro, in base ai quali il livello dei salari italiani è inferiore di 8,7 punti rispetto a quelli del 2008;

   ma non tutti i laureati italiani hanno dovuto faticare per il conseguimento del titolo di laurea, così come emerge dall'inchiesta pubblicata da Il Fatto Quotidiano, dal titolo «Calderone, una strana “laurea della domenica”»;

   molte le incongruenze che emergerebbero, quali, ad esempio, che in diverse occasioni sarebbero stati sostenuti due esami nello stesso giorno, perfino di domenica, quando l'università era chiusa. O i mancati pagamenti delle tasse universitarie o, ancora, il massimo dei voti di laurea specialistica, pur partendo da una media piuttosto ordinaria;

   la Ministra interrogata risulterebbe iscritta alla triennale della Link dal 1° novembre 2011, giorno in cui le venivano convalidati due esami che, per quanto ha potuto ricostruire dalla testata, derivavano da una precedente iscrizione all'università maltese, all'epoca non riconosciuta in Italia;

   stando a quanto certifica l'Anagrafe degli studenti del Ministero dell'istruzione e del merito, la Ministra interrogata non avrebbe conseguito il diploma della triennale;

   la laurea triennale risulta quasi tutta conseguita «all'estero», quando la «Libera Università di Malta» non era riconosciuta in Italia, come spiega una fonte interna alla Link;

   durante il suo corso di studi, il marito della Ministra interrogata era componente del consiglio d'amministrazione della Link, mentre nel 2013 l'allora presidente del Consiglio nazionale dell'ordine dei consulenti del lavoro aveva aperto le porte della Link ai 26 mila iscritti all'ordine con convenzioni e borse di studio e successivamente, sempre sotto la sua presidenza, l'Enpacl destinò 15 milioni di euro ad un fondo per ristrutturare gli immobili dell'università –:

   se non ritenga di dover fornire chiarimenti in merito alle vicende sommariamente esposte in premessa e, qualora confermate, adottare le opportune iniziative di competenza, anche alla luce del fatto che per quanto concerne le prospettive lavorative dei nostri giovani, laureati e non, il Governo ha saputo proporre solo ulteriori margini di precarietà.
(3-01842)


   BARZOTTI, AIELLO, CAROTENUTO e TUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   dal curriculum professionale pubblicato sul sito del Ministero del lavoro e delle politiche sociali si evince che la Ministra interrogata, in possesso di un diploma in ragioneria, avrebbe conseguito il suo titolo di laurea magistrale nel 2016, a 51 anni, presso l'Università Link Campus, ex Libera Università di Malta;

   più precisamente, avrebbe conseguito la laurea triennale in economia aziendale internazionale, Link Campus 2012, e la laurea magistrale in gestione aziendale, Link Campus 2016;

   secondo quanto riportato da diversi organi di informazione, il conseguimento dei suddetti titoli presenterebbe diverse anomalie;

   all'Anagrafe nazionale degli studenti, l'unica che attesta i titoli di studio con valore legale, non risulta la laurea triennale necessaria per immatricolarsi alla magistrale;

   alcuni esami della laurea magistrale sarebbero stati sostenuti nello stesso giorno e in giornate in cui l'università è chiusa;

   secondo l'Anagrafe dei contributi il costo di circa 10 mila euro per il conseguimento del titolo magistrale sarebbe stato scontato al 50 per cento e nonostante ciò solo in parte le rate risulterebbero pagate;

   nell'anno accademico 2012/2013 risultava essere iscritta, con due diverse matricole, sia al secondo anno della triennale sia al primo anno della biennale;

   nel triennio 2015-2017 mentre era immatricolata come studentessa, risultava essere anche professore a contratto presso la Link Campus;

   nel 2015, durante il suo corso di studi alla Link, il marito della Ministra interrogata, Rosario De Luca, oltre ad essere presidente della Fondazione studi consulenti del lavoro (dal 2005) e segretario del Consiglio nazionale dell'ordine dei consulenti del lavoro (dal 1999 al 2002), sedeva anche nel consiglio di amministrazione dell'università Link Campus;

   il Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro, negli anni in cui era presieduto dalla Ministra interrogata e mentre conseguiva i predetti titoli, aveva stipulato convenzioni e borse di studio con la medesima università;

   prima di essere nominata Ministra, presiedeva il Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro e il Comitato unitario delle professioni (organismo che riunisce tutte le professioni), oggi entrambi presieduti dal marito della Ministra interrogata –:

   se intenda chiarire tutte le anomalie rilevate in premessa attraverso ogni atto utile che documenti il regolare conseguimento dei titoli di laurea e che chiarisca i legami, di qualsiasi genere, intrattenuti tra il Consiglio nazionale dell'ordine dei consulenti del lavoro, l'ente previdenziale dei consulenti del lavoro e l'Università degli studi Link, soprattutto con riferimento alle posizioni ricoperte dal coniuge.
(3-01843)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   MARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Steel Telecom s.r.l., è una società unipersonale composta complessivamente da 60 unità dislocate su tutto il territorio nazionale e presso i siti di Sesto San Giovanni (Milano) e Misterbianco (Catania), che opera dal 2019 nella fornitura di servizi a società multinazionali, prevalentemente per Enterprise Services Italia s.r.l., erogando servizi di assistenza informatica centralizzata per le utenze dei clienti delle medesime;

   in data 25 settembre 2024, Steel Telecom s.r.l. ha avviato, ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge n. 223 del 1991 una procedura di licenziamento collettivo per 41 dipendenti, 40 dipendenti della sede di Misterbianco e 1 dipendente della sede di Sesto San Giovanni;

   l'esubero di organico è stato motivato dall'azienda con l'impossibilità di proseguire le attività produttive per il personale impegnato in qualità di help e Service desk/call center sulle commesse MIUR, Renantis s.p.a. e Fastweb s.p.a. a causa della chiusura anticipata e unilaterale delle commesse da parte del principale cliente Enterprise Services Italia s.r.l., con decorrenza dal 30 settembre 2024, giorno ultimo effettivo di erogazione dei servizi;

   da parte dei dipendenti e dei sindacati si evidenzia una forte preoccupazione per la mancanza di prospettive occupazionali per i 41 lavoratori e lavoratrici coinvolti;

   in sede di Ministero del lavoro fu trovato un accordo per l'attivazione della cassa integrazione dal 1° ottobre 2024 fino al 31 dicembre 2024 e successivamente prorogata al 30 settembre 2025, ma questo non risolve la questione prioritaria della garanzia dei livelli occupazionali mentre la data del 30 settembre 2025 si avvicina sempre più;

   è necessaria la convocazione urgente di un tavolo di confronto che coinvolga il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il Ministero delle imprese e del made in Italy e il Ministero dell'università e della ricerca, nonché le parti sociali, Renantis s.p.a., Fastweb s.p.a., Enterprise Services Italia s.r.l./DXC Technologies e Steel Telecom s.r.l., al fine di trovare una soluzione, tenuto conto della responsabilità sociale e giuridica relativa alla catena degli appalti in essere –:

   se il Ministro interrogato non ritenga, per quanto di competenza, di assumere l'iniziativa di convocare un tavolo di confronto con la presenza dei Ministeri ed i soggetti interessati finalizzato ad individuare le forme e le modalità per individuare una soluzione che parta dalla necessità di garantire i 41 posti di lavoro dei dipendenti della società Steel Telecom s.r.l.
(5-03781)


   RIZZETTO e SCHIFONE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la Federazione Nazionale Maestri del Lavoro raggruppa tutti coloro che sono stati insigniti della prestigiosa «Stella al merito del lavoro» che comporta il titolo di «Maestro del lavoro», decorazione conferita con decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali;

   la Federazione non ha fini di lucro e opera per il raggiungimento di scopi umanitari e sociali, in particolare in ambito scolastico per la crescita morale, tecnico-professionale e la formazione dei giovani allo scopo di favorirne l'inserimento lavorativo. È inoltre impegnata nel contrasto alla dispersione scolastica e al bullismo, nella diffusione della cultura del lavoro, dello studio, della legalità, della sicurezza, dell'etica del lavoro e del volontariato, oltre a svolgere ulteriori attività solidaristiche soprattutto a difesa dei più fragili;

   la legge n. 143 del 1992, rubricata «Nuove norme per la concessione della “Stella al merito del lavoro”, all'articolo 11, comma 2, prevede il riconoscimento di “un contributo annuo di 500 milioni di lire alla federazione dei maestri del lavoro d'Italia per far fronte alle spese inerenti alle sue attività statutarie, che riguardano l'assistenza ai giovani per facilitarne l'ingresso nel mondo del lavoro e la collaborazione volontaristica con gli enti preposti alla difesa civile, alla protezione delle opere d'arte, all'azione ecologica, all'assistenza agli handicappati e agli anziani non più autosufficienti”»;

   il contributo è stato tuttavia erogato inizialmente per gli anni 1992, 1993, 1994. Successivamente, con legge n. 289 del 2002 (legge finanziaria 2003), il Ministero del lavoro ha ristabilito a favore della federazione il ripristino dell'erogazione per gli anni 2003, 2004, 2005, per l'importo di euro 260.000 euro annui. Nel febbraio 2004, la Tesoreria dello Stato ha erogato alla federazione solo la prima tranche del contributo; fino a quando, a seguito del processo di decentramento delle competenze Stato/regioni, la sentenza della Corte costituzionale n. 423 del 2004 (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 1 del 2005) ha determinato la sospensione del contributo. E negli anni successivi, a nulla sono servite le iniziative intraprese dalla federazione per il riconoscimento dello stesso a livello regionale;

   la Federazione è stata pregiudicata poiché il contributo economico riconosciutogli per legge annualmente, a sostegno di specifiche attività di interesse sociale, è stato onorato solo per qualche anno e in modo discontinuo, fino alla sua definitiva sospensione –:

   se e quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato, per quanto di competenza, per il ripristino di un contributo statale alla federazione, a fronte dell'attività meritoria che svolge a beneficio della collettività come esposto in premessa.
(5-03782)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SARRACINO e SCOTTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da comunicato sindacale che pochi giorni fa, presso lo stabilimento Stellantis «Gianbattista Vico», di Pomigliano d'Arco (Napoli), l'azienda avrebbe contestato il comportamento assunto da alcuni lavoratori;

   l'azione di protesta dei lavoratori in questione avrebbe preso origine dal cattivo funzionamento dell'impianto di climatizzazione all'interno di un reparto;

   le basse temperature presso il reparto hanno indotto i lavoratori a sospendere la propria attività lavorativa, perché non vi erano le condizioni di sicurezza necessaria, con i delegati della Fiom Cgil che hanno indetto uno sciopero;

   la direzione aziendale, in base a quanto riferito dal sindacato, per tutta risposta avrebbe sanzionato i lavoratori aderenti alla fermata con un provvedimento disciplinare, contestando l'abbandono del posto di lavoro;

   questo ha ingenerato un clima che ha ulteriormente accentuato la tensione tra i lavoratori dell'impianto anche alla luce delle dinamiche generali di settore –:

   se il Governo risulti essere a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali opportune iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere al fine di verificare l'accaduto e di scongiurare che a danno dei lavoratori si assumano comportamenti antisindacali e lesivi della loro dignità, favorendo il ripristino di condizioni di normalità e sicurezza sugli impianti.
(5-03785)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   DI LAURO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   il 7 gennaio 2024 è entrato in vigore il decreto legislativo 205 del 2023, che recepisce il regolamento (CE) n. 1099/2009 del Consiglio, del 24 settembre 2009, relativo alla protezione degli animali durante l'abbattimento, ai sensi dell'articolo 18 della legge n. 127 del 2022;

   il decreto in oggetto prevede l'introduzione del divieto di abbattimento dei pulcini maschi appena nati, entro il 31 dicembre 2026, quindi con un «più che ragionevole» periodo di transizione;

   mentre le femmine di Gallus gallus domesticus sono destinate ad una vita in allevamento, sfruttate per la produzione di uova, ad oggi il pulcino maschio, riconosciuto dal piumaggio dell'ala, viene soffocato o gettato vivo all'interno di un tritacarne entro 72 ore dalla schiusa dell'uovo. Senza alcuno stordimento. Questo perché i maschi sono comunemente considerati scarto di produzione: poco redditizi da allevare, inutili costi da sostenere;

   si stima che in Italia tale sorte sia riservata a 30/40 milioni di pulcini l'anno;

   tale pratica dimostra l'importanza di promuovere alternative etiche e sostenibili che rispettino il benessere degli animali e promuovano forme di produzione alimentare più responsabili;

   lo scorso febbraio 2025 il Ministero dell'agricoltura, tramite il Sottosegretario D'Eramo, ha sostenuto che i macchinari di ovo-sessaggio sono troppo ingombranti per essere adottati dalle aziende, eppure la tecnologia è già impiegata in Germania su larga scala, ove gli stabilimenti hanno strutture paragonabili a quelle italiane;

   l'articolo 3 del menzionato decreto, «Divieto di abbattimento selettivo di pulcini», prevede ben sei deroghe al divieto di abbattimento in alcuni casi specifici;

   l'articolo 5 del decreto prevede «Misure per implementare le tecnologie per il sessaggio», che consentono di riconoscere il sesso dell'embrione prima della schiusa dell'uovo, quindi la sistematica eliminazione delle uova contenenti futuri maschi e, quanto più l'identificazione del sesso è tempestiva, tanto più è possibile operare nell'arco temporale in cui l'embrione non è in grado di percepire il dolore;

   l'articolo 6 «Disposizioni in materia di reinserimento o utilizzo dei pulcini maschi» consente l'affido dei pulcini maschi nati per errori di sessaggio ad associazioni no profit, individuate dal Ministero della salute;

   tali misure sono soggette a decreti attuativi che avrebbero dovuto essere adottati dai ministeri competenti entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo;

   è evidente che accanto a tali misure, specialmente per l'attuazione più rapida dell'articolo 5, sarebbe stato auspicabile un investimento economico al fine di sostenere le imprese nella transizione dell'attività e nell'acquisto dei macchinari progettati per il sessaggio dell'embrione;

   il decreto legislativo, senza i relativi provvedimenti attuativi e senza investimenti economici, risulta incompleto in termini di specifiche cruciali, come evidenziato dall'articolo 5 «Misure per implementare le tecnologie per il sessaggio» –:

   se, si intendano esporre le modalità e le tempistiche di attuazione del decreto per la ricollocazione dei pulcini, considerato che non può ignorare che gli animali rischiano di continuare ad essere soppressi in violazione di quanto previsto dalla normativa vigente;

   quali siano le ragioni dei ritardi anche nella definizione dei criteri che dovranno soddisfare le associazioni per la protezione degli animali deputate ad accogliere i pulcini nati per errore;

   quali interventi verranno realizzati per promuovere le tecnologie di ovo-sessaggio in modo da assicurare il massimo rispetto del benessere animale e fornire adeguati supporti per l'adattamento degli incubatoi;

   quali strumenti si intendano adottare per impedire un uso strumentale delle deroghe consentite che potrebbero eludere il divieto;

   se possano fornire evidenze tecniche a sostegno della posizione espressa dal Governo circa le difficoltà legate alle dimensioni dei macchinari e anticipare quali di essi sono stati individuati per la transizione in Italia.
(3-01845)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Cortelazzo e altri n. 1-00419, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 marzo 2025, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Patriarca.

Pubblicazione di un testo ulteriormente riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Zanella n. 1-00293, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 302 del 3 giugno 2024.

   La Camera,

   premesso che:

    le sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) sono composti chimici utilizzati in campo industriale per la loro capacità di rendere i prodotti impermeabili all'acqua e ai grassi. I Pfas vengono impiegati dagli anni '50 per la produzione di numerosi prodotti commerciali: impermeabilizzanti per tessuti, tappeti, pelli, insetticidi, schiume antincendio, vernici, rivestimento dei contenitori per il cibo, cera per pavimenti e detersivi. L'utilizzo più noto di questi composti è probabilmente per il rivestimento antiaderente delle pentole da cucina (Teflon) e nella produzione dei tessuti tecnici (Gore-Tex, Scotchgard);

    i Pfas sono una classe di composti organici costituiti da una catena alchilica idrofobica completamente fluorurata di varia lunghezza (in genere da 4 a 14 atomi di carbonio) e da un gruppo funzionale idrofilico, generalmente un acido carbossilico o solfonico. Gli acidi perfluorurati sono i composti fluorurati maggiormente riscontrati nei campioni ambientali;

    tra gli acidi perfluorocarbossilici i più diffusi sono l'acido perfluoroottanoico (Pfoa), il quale ha numerose applicazioni sia industriali che commerciali, e l'acido perfluorottano sulfonato (Pfos), intermedio chimico impiegato nella produzione di polimeri fluorurati e come tensioattivo nelle schiume degli estintori;

    i Pfas sono definiti «inquinanti eterni» in quanto una volta dispersi nell'ambiente si degradano in tempi lunghissimi e possono contaminare fonti d'acqua e coltivazioni. Tali sostanze, dotate di elevata persistenza nell'ambiente e di capacità di bioaccumulo, vengono assorbite da parte dell'organismo umano prevalentemente per via orale tramite il consumo di acqua potabile e di alimenti. Ciò significa che, assunte anche in piccole quantità per un lungo periodo, esse si accumulano nei tessuti e negli organi vitali;

    innumerevoli ricerche scientifiche hanno evidenziato come un'elevata esposizione a Pfos e a Pfoa può avere conseguenze dannose per la salute della popolazione, in quanto essi sono neurotossici oltre che interferenti endocrini;

    è ormai dimostrato che tali sostanze producono effetti dannosi negli organismi, in habitat sia acquatici che terrestri, soprattutto a carico del fegato, della tiroide e della fertilità, considerato che il 30 novembre 2023 l'International agency for research on cancer (Iarc) ha riclassificato il Pfoa come sicuramente cancerogeno per l'uomo (classe 1) e Pfos, prima non considerato, come possibilmente cancerogeno (classe 2b);

    i Pfoa, Pfos e altri composti simili hanno mostrato infatti di poter interferire anche con la comunicazione intercellulare, fondamentale per la crescita della cellula, aumentando così la probabilità di crescite cellulari anomale con conseguente formazione di tumori, specie in caso di esposizione cronica;

    recenti ricerche hanno inoltre messo in luce l'incremento delle patologie neonatali e delle donne in gravidanza nelle aree più contaminate: diabete gestazionale, neonati più piccoli e di basso peso rispetto alla media e altre malformazioni maggiori tra cui anomalie del sistema nervoso, del sistema circolatorio e cromosomiche, oltre a ridotta risposta ai vaccini di età scolare;

    la pericolosità di tali sostanze è segnalata anche nella pubblicazione «Conosci, riduci, previeni gli interferenti endocrini», un decalogo per il cittadino a cura del Ministero dell'ambiente e dell'Istituto superiore di sanità (pubblicazione del 2012, oggetto di revisione nel 2014);

    nel 2005, uno studio di biomonitoraggio familiare condotto in tutta l'Unione europea ha rilevato la presenza di Pfoa e/o Pfos nel sangue di tutti i bambini partecipanti. Uno studio del 2017 di Santé publique France ha trovato Pfas nel siero di tutte le donne francesi in gravidanza. Un'indagine ambientale tedesca, condotta nel 2014 e nel 2017, ha rilevato la diffusione di Pfos e Pfoa tra bambini e adolescenti (rispettivamente il 100 per cento e l'86 per cento), nonostante le restrizioni globali imposte dalla Convenzione di Stoccolma con l'eliminazione dell'acido perfluoroesano sulfonico (PFHxS), suoi sali e sostanze correlate e dell'acido perfluoroottanoico (Pfoa), suoi sali e sostanze correlate e la limitazione dell'acido perfluorottano sulfonato (Pfos) i suoi sali e fluoruro di perfluorottano sulfonile;

    nel 2022, l'iniziativa europea di biomonitoraggio umano HBM4EU ha riportato risultati che indicano che oltre il 14 per cento degli adolescenti europei analizzati aveva livelli di Pfas nel corpo superiori alle linee guida dell'Efsa;

    nel nostro Paese la contaminazione da Pfas delle matrici ambientali, in particolare le acque interne superficiali e di falda, ha purtroppo raggiunto un livello allarmante soprattutto nel Veneto, interessando un'area di circa 180 chilometri quadrati (dato dell'Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto 2015), con settanta comuni interessati e oltre 300.000 persone coinvolte. È stata compromessa la seconda falda freatica più grande e importante d'Europa: la falda di Almisano;

    i dati sul Piano di campionamento degli alimenti per la ricerca di sostanze perfluoroalchili eseguito dalla regione Veneto nel 2016-2017 nei comuni dell'area rossa, la più contaminata da Pfas nelle province di Vicenza, Padova e Verona, dicono che sono state rinvenute altre molecole oltre a Pfoa e Pfos sia a catena lunga che a catena corta di più recente utilizzo, la cui pericolosità è tra i principali motivi per i quali sono stati fissati nuovi limiti da parte dell'Unione europea;

    una recente ricerca condotta da scienziati e ricercatori dell'università di Padova, in collaborazione con il Registro tumori dell'Emilia-Romagna, il servizio statistico dell'Istituto superiore della sanità (Iss) pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica americana Environmental health ha rilevato che, nell'arco di quasi 35 anni, si è verificato un aumento di decessi per tutte le cause nella popolazione dell'area rossa, dimostrando per la prima volta un'associazione causale tra l'esposizione ai Pfas e un rischio elevato di morte per malattie cardiovascolari ed evidenziando un aumento del rischio di insorgenza di malattie tumorali al diminuire dell'età;

    nel gennaio 2024 Greenpeace Italia ha eseguito un monitoraggio di alcuni fiumi della Toscana, ubicati in aree interessate dagli scarichi del distretto tessile, conciario, cuoio, cartario e florovivaistico, prelevando campioni dei corsi d'acqua sia a monte che a valle dello scarico dei depuratori o di distretti industriali. I risultati dell'indagine confermano quanto già noto dai dati di un'indagine del 2013 del Cnr-Irsa che aveva evidenziato diverse criticità sulla contaminazione ambientale da Pfas in Toscana. Già più di dieci anni fa erano emerse contaminazioni rilevanti riconducibili al distretto tessile (Prato) e conciario (provincia di Pisa). I monitoraggi periodici effettuati dall'Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) negli anni successivi non solo hanno confermato i dati rilevati dal Cnr, ma anche permesso di ricostruire quanto e dove la contaminazione nella regione sia diffusa;

    Greenpeace Italia ha condotto un'indagine indipendente durante la quale ha prelevato 260 campioni in 235 comuni italiani di tutte le regioni e le province autonome. Le analisi, condotte da un laboratorio indipendente e certificato, hanno determinato la presenza di 58 molecole Pfas. I risultati mostrano una diffusa presenza di questi composti inquinanti nelle reti acquedottistiche, con almeno tre campioni positivi per ogni regione eccezion fatta per la Valle d'Aosta in cui sono stati prelevati solo due campioni. In 206 dei 260 campioni, pari al 79 per cento del totale, è stata registrata la presenza di almeno una sostanza riconducibile al gruppo dei Pfas;

    la recente inchiesta giornalistica Forever Pollution Project che ha coinvolto 17 testate in tutto il continente europeo, guidate dalla francese Le Monde ha permesso di individuare più di 1.600 siti in Italia, oltre 17.000 in tutta Europa, contaminati da Pfas, ovvero con una concentrazione superiore a 10 nanogrammi per litro;

    sono molte le istituzioni, nazionali e internazionali, che in questi anni sono intervenute nel merito, sia per orientare a livello legislativo sia per promuovere campagne di monitoraggio, sia per fissare limiti di concentrazione nelle diverse matrici, come l'Agenzia statunitense per la protezione ambientale;

    il decreto legislativo 13 ottobre 2015, n. 172, recante attuazione della direttiva 2013/39/UE, che modifica le direttive 2000/60/CE e 2008/105/CE per quanto riguarda le sostanze prioritarie nel settore della politica delle acque, ha identificato i Pfos quali sostanze pericolose prioritarie;

    nel 2020, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha rivalutato le prove sulla tossicità di Pfoa e Pfos, concludendo che parte della popolazione europea ha già superato i nuovi livelli di assunzione tollerabile a causa della diffusa contaminazione di alimenti e acqua potabile e i bambini piccoli sono quelli maggiormente esposti a causa dell'assunzione di tali sostanze durante il periodo di gestazione e di allattamento;

    è preoccupante che, con il progredire delle conoscenze scientifiche, si accumulino sempre più prove dei danni associati all'esposizione ai Pfas, senza che si prendano provvedimenti drastici per la loro eliminazione;

    nel 2021, l'Agenzia statunitense per la protezione dell'ambiente (Epa) ha ridotto la dose di riferimento di Pfoa di oltre 13.000 volte rispetto al 2016. Una tendenza simile si osserva per il GenX (un Pfas comunemente usato come sostituto del Pfoa), per il quale l'Epa nel 2021 ha abbassato la dose di riferimento di 26 volte rispetto al 2018;

    il regolamento (UE) 2022/2388, in vigore dal 1° gennaio 2023, fissa i limiti massimi in microgrammi/chilogrammi in peso fresco di alimento per Pfos, Pfoa, Pfna e PFHxS e la loro somma, anche sulla base del terzo, «considerando» che recita: «Il 9 luglio 2020 l'Autorità europea per la sicurezza alimentare ha adottato un parere sul rischio per la salute umana connesso alla presenza di sostanze perfluoroalchiliche negli alimenti»;

    una novità positiva, ma insufficiente, oltreché tardiva, visto che la Commissione europea si è finora limitata a raccomandare il monitoraggio, anziché vietare o comunque definire soglie invalicabili di contaminazione alla luce della forte revisione al ribasso dei parametri di sicurezza indicati dall'Ente europeo per la sicurezza alimentare già nel 2018 e successivamente nel 2020, che ha drasticamente ridotto la soglia di inquinamento da Pfas tollerabile negli alimenti;

    il 10 aprile 2024 l'Epa, l'Agenzia per la protezione dell'ambiente, negli Usa ha stabilito nuovi limiti legalmente vincolanti per l'acqua potabile per un gruppo dei composti Pfas più pericolosi, definendo per ciascuno un limite di 4 nanogrammi per litro, limite decisamente più basso rispetto a quelli vigenti sia in Veneto che in Italia;

    i limiti fissati dall'Epa statunitense sicuramente indicano la necessità da parte del nostro Paese di un primo intervento di forte riduzione dei limiti di presenza dei Pfas nell'ambiente e negli alimenti per arrivare alla loro totale messa al bando;

    appare quanto mai necessario ed improrogabile che il Governo adotti iniziative immediate per ridurre il potenziale rischio per l'intera comunità nazionale derivante dal consumo di tutti quei prodotti provenienti dalle aree contaminate da Pfas in Veneto come nel resto del Paese;

    è necessario, altresì effettuare nuovi screening e monitoraggi per tutti i tipi di Pfas, sia a catena lunga che a catena corta, includendo ulteriori matrici di produzione agroalimentare al fine della adozione di iniziative per ridurre il potenziale rischio per l'intera comunità nazionale derivante dal consumo di tutti quei prodotti provenienti dall'area contaminata da Pfas, in Veneto e nel resto del Paese;

    è fondamentale procedere con decisione nel percorso che porti progressivamente alla eliminazione di tutti i Pfas utilizzati nei prodotti di consumo, partendo dall'impegno di Danimarca, Germania, Norvegia, Svezia e Paesi Bassi che sostengono la revisione del Reach in materia di Pfas, per arrivare a una proposta forte ed efficace per una restrizione universale dei Pfas in tutta l'Unione europea,

impegna il Governo:

1) ad adottare immediate iniziative, anche di carattere normativo, per garantire la diminuzione dell'immissione nell'ambiente delle sostanze polifluoroalchiliche (Pfas), attraverso la loro graduale sostituzione, fino a giungere alla loro completa eliminazione, nei processi produttivi e nei prodotti industriali;

2) ad adottare opportune iniziative anche di carattere regolamentare affinché la sostituzione dei Pfas avvenga attraverso sostanze certificate sicure per la salute umana e per l'ambiente;

3) ad adottare e rendere disponibili linee guida tecniche sui metodi analitici per il monitoraggio dei Pfas, con riferimento ai parametri «Pfas-totale» e «somma di Pfas», compresi i limiti di rilevazione, i valori di parametro e la frequenza dei campionamenti;

4) ad adottare immediati interventi, anche di carattere normativo, per l'introduzione di nuovi limiti vincolanti per l'acqua potabile per il gruppo dei composti Pfas più pericolosi, definendo per ciascuno un limite secondo le soglie di sicurezza sanitaria raccomandate dall'Ente europeo per la sicurezza alimentare, che indica in 0,63 nanogrammi per chilo di peso di una persona la soglia giornaliera di sicurezza sanitaria per la somma di 4 tipi di Pfas;

5) ad attivarsi in sede di Unione europea per avviare il percorso di abbandono dell'utilizzo dei Pfas sostenendo la revisione della normativa Reach, in merito ai Pfas;

6) a sostenere immediate azioni di bonifica delle varie aree contaminate in Italia adottando e applicando il principio «chi inquina paga»;

7) ad adottare iniziative di competenza volte ad effettuare, d'intesa con le regioni interessate, in maniera uniforme sull'intero territorio nazionale screening e monitoraggi per tutti i tipi di Pfas, sia a catena lunga che a catena corta, includendo ulteriori matrici di produzione agroalimentare, al fine di definire un quadro certo della presenza di Pfas;

8) a procedere all'individuazione dell'area ex Miteni di Trissino quale sito di interesse nazionale ai fini della bonifica, secondo i principi e i criteri direttivi definiti all'articolo 252, comma 2, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152;

9) a istituire un tavolo interministeriale per l'avvio di uno studio finalizzato alla ricerca di sostanze sostitutive ai Pfas nel sistema industriale e produttivo del Paese.
(1-00293) (Ulteriore nuova formulazione) «Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Gnassi n. 5-03252 del 16 dicembre 2024;

   interrogazione a risposta in Commissione Rizzetto n. 5-03255 del 16 dicembre 2024;

   interrogazione a risposta in Commissione Squeri n. 5-03424 del 24 gennaio 2025;

   interrogazione a risposta scritta Gaetana Russo n. 4-04177 del 27 gennaio 2025;

   interrogazione a risposta in Commissione Cappelletti n. 5-03673 del 5 marzo 2025;

   interrogazione a risposta scritta Furgiuele n. 4-04584 del 13 marzo 2025;

   interrogazione a risposta scritta Fenu n. 4-04678 del 21 marzo 2025;

   interrogazione a risposta orale Rubano n. 3-01833 del 24 marzo 2025.