XIX LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Mozione:
La Camera,
premesso che:
secondo i dati del Kiel Institute, dall'inizio dell'invasione su vasta scala della Russia al 31 dicembre 2024 l'Italia ha fornito aiuti bilaterali all'Ucraina per complessivi 2,26 miliardi di euro e ulteriori 6,76 miliardi di euro di contributi per gli aiuti forniti direttamente dall'Unione europea;
gli aiuti italiani, nel periodo considerato, sono quindi stati mediamente di poco inferiori allo 0,15 per cento del Prodotto interno lordo annuo, comprendendo sia il sostegno militare sia gli impegni di solidarietà umanitaria e finanziaria;
nello stesso periodo, i Paesi europei hanno fornito aiuti, sia bilaterali che intermediati dall'Unione europea, pari a 132,3 miliardi di euro e ne hanno programmati per ulteriori 115,1 miliardi di euro; gli Stati Uniti hanno fornito aiuti per 114,2 miliardi di euro e ne hanno programmati per ulteriori 4,8 miliardi;
complessivamente, l'impegno finanziario europeo e statunitense per l'Ucraina dall'inizio del 2022 alla fine del 2024 è stato pari a circa 366 miliardi di euro; in termini teorici, se l'impegno europeo proseguisse per l'intero 2025 come nel triennio precedente e surrogasse per intero l'impegno statunitense, nel frattempo venuto meno, nel complesso assorbirebbe circa lo 0,6 per cento del Prodotto interno lordo complessivo dei Paesi membri dell'Unione europea, del Regno Unito e della Norvegia;
nel febbraio 2025, l'Alta rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Kaja Kallas, aveva proposto un piano da 40 miliardi di euro per aiuti militari urgenti all'Ucraina, di fronte al completo disimpegno degli Usa; nell'ultimo Consiglio europeo, tenutosi il 20 marzo 2025, il piano è stato fortemente ridimensionato sia nell'importo (sceso da 40 a 5 miliardi di euro), sia nel meccanismo di funzionamento (non una ripartizione in base al Prodotto interno lordo dei Paesi membri, ma su base volontaria);
lungi dall'essere stato avviato un vero processo di pace, non è stato ancora perfezionato neppure l'accordo per una tregua, cioè per una – almeno temporanea – sospensione dell'aggressione militare della Russia all'Ucraina, annunciata come imminente dopo la recente telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin; al contrario, proprio dopo il vertice, si sono intensificate sia le operazioni militari, sia gli attacchi russi su obiettivi e infrastrutture civili;
nel documento programmatico pluriennale (Dpp) della difesa per il triennio 2024-2026, trasmesso alle Camere il 12 settembre 2024, risulta che nel 2024 il rapporto percentuale tra il budget della difesa (29,18 miliardi di euro) e il Prodotto interno lordo nominale (2.130,48 miliardi di euro) si attestava al valore dell'1,37 per cento ed era destinato a decrescere all'1,31 per cento nel 2025 e all'1,26 per cento nel 2026 rispetto ai corrispondenti valori di Prodotto interno lordo previsionale;
in base agli impegni assunti in occasione del summit NATO svoltosi in Galles nel settembre 2014, poi ribaditi a Varsavia nel 2016 con il cosiddetto Defence investment pledge (Dip), ciascuna nazione alleata avrebbe dovuto raggiungere entro il 2024 tre obiettivi: il 2 per cento delle spese per la difesa rispetto al prodotto interno lordo (cash); 20 per cento della quota del budget della difesa da destinare agli investimenti (capabilities); un contributo a missioni, operazioni ed altre attività (contributions);
se pure la percentuale delle spese in conto capitale per la difesa è aumentata negli ultimi anni in Italia, nel 2024 sarebbero stati necessari ulteriori 13,4 miliardi di euro per raggiungere il rapporto del 2 per cento sul Prodotto interno lordo, che, come ha ammesso lo stesso Ministro della difesa, «oggi non è più un obiettivo, ma un requisito minimo»;
i Paesi che, secondo le stime Nato, nel 2024 hanno raggiunto l'obiettivo del 2 per cento del Prodotto interno lordo per le spese per la difesa sono circa due terzi, ventitré su trentadue; le spese (e quindi le percentuali) considerate dalla Nato non sono del tutto coincidenti con quelle autorizzate dal bilancio nazionale in quanto – come dà conto il documento programmatico pluriennale per la difesa relativo al periodo 2022/2024 – il cosiddetto budget della difesa in chiave Nato viene individuato sulla base di parametri specifici, per rendere rapportabili i dati finali di tutti i Paesi membri dell'Alleanza;
sulla base dei criteri adottati dalla Nato, il bilancio per la difesa italiana nel 2024 è stato pari all'1,49 per cento del Prodotto interno lordo e l'obiettivo dichiarato dal Governo nel documento programmatico pluriennale 2024-2026 è di raggiungere l'obiettivo del 2 per cento del Prodotto interno lordo entro il 2028;
al prossimo vertice Nato previsto all'Aja nel giugno 2025 sarà presumibilmente presentata da parte del Segretario generale una nuova proposta sulla percentuale di spesa per la difesa, che dovrebbe superare il 3 per cento del Prodotto interno lordo, a fronte di una richiesta dell'amministrazione americana del 5 per cento;
nelle conclusioni della riunione straordinaria del 6 marzo 2025, il Consiglio europeo aveva accolto con favore l'intenzione della Commissione di formulare una raccomandazione per l'attivazione della clausola di salvaguardia nazionale prevista dal Patto di stabilità e crescita, al fine di agevolare un aumento della spesa per la difesa a livello nazionale e di aprire uno spazio di spesa aggiuntiva potenziale di 650 miliardi di euro nell'intera Unione europea;
il Consiglio europeo aveva, altresì, preso favorevolmente atto della proposta della Commissione relativa a un nuovo strumento dell'Unione europea – denominato SAFE (Security action for Europe) – finalizzato a fornire agli Stati membri prestiti sostenuti dal bilancio dell'Unione europea per un importo fino a 150 miliardi di euro;
nella riunione del 20 marzo 2025 il Consiglio europeo, in ordine alle conclusioni della riunione straordinaria del 6 marzo e alla luce del libro bianco sul futuro della difesa europea del 19 marzo 2025, ha chiesto «un'accelerazione dei lavori su tutti i filoni per potenziare in modo decisivo la prontezza dell'Europa alla difesa nel corso dei prossimi cinque anni»,
impegna il Governo:
1) nelle more di un negoziato di pace, di cui al momento neppure si intravedono i possibili contorni politici e giuridici, a rendere disponibili per il sostegno militare all'Ucraina stanziamenti almeno in linea con quelli assicurati finora dall'Italia, in modo bilaterale o attraverso il bilancio dell'Unione europea, al Governo di Kyiv e in ogni caso non inferiori allo 0,15 per cento del Prodotto interno lordo annuo;
2) a cooperare con gli altri Paesi europei «volenterosi» e con il Regno Unito a fare in modo che la fornitura di munizioni di artiglieria di grosso calibro e di missili, che l'ultimo Consiglio europeo ha individuato come necessarie per corrispondere alle pressanti esigenze militari dell'Ucraina, siano assicurate tempestivamente alle forze di difesa ucraine;
3) ad innalzare entro il 2025 le spese per la difesa dell'Italia al 2 per cento del Prodotto interno lordo e ad operare perché sia rapidamente attivato lo strumento, individuato nel Consiglio europeo del 6 marzo 2025, di un prestito garantito dal bilancio dell'Unione europea per il finanziamento dell'incremento della spesa per la difesa, fino agli obiettivi stabiliti in ambito Nato;
4) qualora questo strumento, o altri di analoga funzione e convenienza finanziaria per il bilancio nazionale, non fossero resi disponibili in tempi brevi, ad innalzare le spese per la difesa al 2 per cento del Prodotto interno lordo ricorrendo alla clausola di salvaguardia di cui all'articolo 26 del Regolamento (UE) 2024/1263 del 29 aprile 2024;
5) a partecipare attivamente, in base al piano ReArm Europe, ora ridenominato European Defense/Readiness 2030, al percorso di costruzione di un sistema di difesa europea e di progressiva integrazione politica, industriale e militare tra gli Stati membri, favorendo il ripristino di un rapporto sempre più stretto con il Regno Unito, al fine di contrastare le incombenti minacce alla libertà e sicurezza dell'Europa, in primo luogo da parte della Federazione Russa e in prospettiva da parte di altri Paesi ostili, a fronte dell'annunciato disimpegno statunitense dallo scenario europeo.
(1-00423) «Richetti, Rosato, Bonetti, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Sottanelli, Onori, Pastorella, Ruffino».
ATTI DI CONTROLLO
AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Interrogazione a risposta scritta:
GRUPPIONI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
la direzione generale per la cooperazione allo sviluppo del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale svolge un ruolo centrale nella programmazione e nella gestione delle politiche di cooperazione internazionale dell'Italia;
tale Direzione si avvale, tra gli altri strumenti, del coinvolgimento della società civile organizzata, delle Organizzazioni della società civile (Osc) iscritte in apposito elenco e delle sedi estere dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics);
il documento triennale di programmazione e di indirizzo della cooperazione allo sviluppo, strumento guida della politica italiana di cooperazione, indica obiettivi e priorità, tra cui il rafforzamento dell'efficacia territoriale attraverso una rete di sedi estere coordinate e strategicamente distribuite;
risultano tuttavia ancora non operative numerose sedi previste dal documento triennale, tra cui quella di Buenos Aires, la cui apertura è stata annunciata ma non ancora attuata;
non risulta inoltre trasparente a giudizio dell'interrogante il criterio con cui viene attribuita a talune sedi estere la funzione di coordinamento regionale o di valenza strategica, né sono noti gli elementi oggettivi su cui si basano tali scelte;
il permanere dell'elenco delle Osc, come requisito per accedere ai finanziamenti pubblici, potrebbe costituire un ostacolo alla concorrenza e favorire meccanismi consolidati a scapito dell'innovazione e del rinnovamento del settore;
non è infine chiaro se e in quale misura vengano coinvolti i comitati degli italiani all'estero (Comites) nelle attività di cooperazione, in particolare in quei Paesi dove esistono significative comunità italiane e potenziali sinergie progettuali –:
se il Ministero, attraverso la direzione generale per la cooperazione allo sviluppo, coinvolga i comites nelle attività di cooperazione internazionale e con quali modalità;
in base a quale disposizione venga ancora mantenuto lo strumento dell'elenco delle Osc e se il Governo intenda adottare iniziative normative volte a rivedere tale strumento per garantire maggiore apertura e concorrenza nel settore;
quante siano, a oggi, le sedi estere dell'Aics effettivamente operative, e quali siano le ragioni del ritardo nell'attivazione di quelle già previste nel documento triennale, con particolare riferimento alla sede di Buenos Aires;
quale sia la procedura concreta per l'apertura di una nuova sede Aics e se vi siano tempi certi e risorse già stanziate per la realizzazione della sede di Buenos Aires;
per quale motivo nel documento triennale non venga chiaramente indicato quali siano le sedi con funzione di coordinamento regionale o con valenza strategica prioritaria, a fronte dell'obiettivo dichiarato di rafforzare l'efficacia territoriale della cooperazione.
(4-04712)
AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE
Interrogazione a risposta in Commissione:
CARAMIELLO, SERGIO COSTA, CHERCHI e DI LAURO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il decreto legislativo 29 luglio 2003, n. 267, ha dato attuazione alle direttive europee 1999/74/CE e 2002/4/CE, che stabiliscono norme minime per la protezione delle galline ovaiole e relative alla registrazione degli stabilimenti di allevamento di galline ovaiole;
il 1° gennaio 2012 – in attuazione della citata direttiva 1999/74/CE – è entrato in vigore in tutta Europa il divieto di utilizzo di gabbie «in batteria», consentendo l'allevamento nelle gabbie modificate o cosiddette «arricchite»;
oggi, oltre 14 milioni di galline ovaiole, pari al 35 per cento del totale di quelle allevate in Italia, è ancora allevato in sistemi di gabbia, nonostante la crescente domanda dei consumatori per uova da allevamenti «cage free»;
a giugno 2021, la Commissione europea, sulla base del successo dell'iniziativa dei cittadini europei (Ice) «End the cage age», firmata da 1,4 milioni di cittadini, ha annunciato l'intenzione di vietare l'uso delle gabbie per le galline ovaiole e altre specie entro il 2027. Ciò è stato ribadito dal nuovo Commissario alla salute e al benessere animale, Olivér Várhelyi;
il 21 febbraio 2023, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha pubblicato un parere sul benessere delle galline ovaiole, raccomandando di evitare mutilazioni, restrizioni alimentari e allevamenti in gabbia, evidenziando come questi ultimi incidono negativamente sul benessere animale e sulla sicurezza alimentare;
il 19 marzo 2025, l'associazione «Essere animali» ha diffuso delle immagini raccolte tra dicembre 2023 e febbraio 2024 all'interno di un'azienda in provincia di Venezia che alleva galline per la produzione di uova;
le immagini mostrano condizioni di allevamento inadeguate e crudeli, gravi irregolarità nelle operazioni di carico delle galline arrivate a «fine carriera». L'indagine di «Essere Animali» ha, altresì, fatto emergere la presenza di lavoratori non in regola/impiegati in nero e in condizioni precarie, portando anche al sanzionamento della cooperativa e dell'azienda coinvolte;
alcuni Stati membri dell'Unione europea, tra cui Germania, Austria, Slovenia e Lussemburgo, hanno già adottato misure per vietare o limitare l'utilizzo di gabbie negli allevamenti di galline ovaiole, riconoscendone i rischi sanitari e il danno al benessere animale –:
se e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per favorire e sostenere una rapida transizione verso sistemi di allevamento senza gabbie in Italia, assicurando standard più elevati di benessere animale, nell'ottica di rafforzare altresì le misure di prevenzione sanitaria e sicurezza alimentare nel settore avicolo.
(5-03800)
Interrogazione a risposta scritta:
ROMEO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
durante la discussione del disegno di legge di conversione del decreto-legge 17 ottobre 2024, n. 153, la Camera ha approvato, dopo parere favorevole del Governo e riformulazione, un ordine del giorno del gruppo del Partito Democratico n. 9/02164/005, che impegnava il Governo «a valutare la possibilità di provvedere, compatibilmente con i saldi di bilancio, al rifinanziamento del Fondo di cui al comma 129 dell'articolo 1 della legge 205 del 2017»;
l'ordine del giorno evidenziava che il fondo è istituito nello stato di previsione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali dall'articolo 1, comma 129 della legge 205 del 2017, al fine di consentire la manutenzione straordinaria nonché l'adeguamento delle opere pubbliche di rilevanza nazionale necessarie alla protezione dal fenomeno della subsidenza, in particolare nei territori del delta del Po, e alla difesa dalle acque dei territori subsidenti compresi nelle province di Ferrara, Ravenna e Rovigo, il fondo non è stato rifinanziato per il 2025;
lo scorso 18 febbraio 2025 è stato approvato dalla Camera dei deputati un altro ordine del giorno n. 9/02184-A/064, sullo stesso tema, e in quella sede, il Governo si è impegnato «ad individuare, compatibilmente con i saldi di finanza pubblica, le risorse per accompagnare le misure contenute all'articolo 3 con ulteriori interventi volti al rifinanziamento del fondo di cui al comma 129 dell'articolo 1 della legge n. 205 del 2017, così come già previsto dall'Odg n. 37 (testo 2) all'Atto Senato 1337 (disegno di legge di conversione del DL 27 dicembre 2024, n. 202)» –:
quale sia lo stato di attuazione degli impegni previsti dall'ordine del giorno n. 9/02184-A/064 di cui in premessa e, in particolare, se siano state individuate le risorse necessarie a rifinanziare il fondo per contrastare i danni causati dalla subsidenza.
(4-04708)
AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA
Interrogazioni a risposta scritta:
DORI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il 21 ottobre 2024 la Grole Biometano Società agricola consortile, società a responsabilità limitata, con sede a Commessaggio (MN), ha presentato un'istanza per il rilascio dell'autorizzazione per la realizzazione di un impianto di digestione anaerobica con produzione di biometano, principalmente derivante da deiezioni zootecniche, nel comune di Castiglione delle Stiviere (MR), in località Grole;
l'impianto in progetto presenta dimensioni significative, con una capacità di trattamento di circa 52.000 tonnellate di biomasse provenienti da 17 aziende agricole. Di queste, 16 sono situate nel territorio bresciano e forniscono circa il 95 per cento dei liquami, mentre l'azienda agricola di Castiglione contribuisce con il restante 5 per cento;
secondo il Piano paesistico regionale della regione Lombardia (P.p.r.), il Piano per l'assetto idrogeologico del fiume Po (P.a.i.), il Piano di Governo del territorio (P.g.t.) del comune di Castiglione delle Stiviere (MN), il Piano territoriale di coordinamento provinciale (P.t.c.p.) della provincia di Mantova, l'area si caratterizza come vulnerabile ai nitrati, e presenta una vulnerabilità idrogeologica elevata;
un ulteriore studio, promosso con la partecipazione di tutti i comuni soci di Sicam in occasione del progetto alta velocità Torino/Venezia, ha rilevato elementi di forte criticità in relazione alle caratteristiche geologiche e idrogeologiche del territorio dell'Alto Mantovano, in particolare: «la natura prevalentemente permeabile dei depositi dell'Anfiteatro Morenico del Garda e ancor più dell'alta pianura ghiaiosa, conferisce all'acquifero un grado di vulnerabilità all'inquinamento da alto a estremamente elevato»;
l'alta permeabilità del suolo aumenta il rischio di contaminazione e inquinamento delle falde acquifere, essenziali per l'approvvigionamento idrico dei comuni a sud di Castiglione delle Stiviere, motivo per il quale la stessa area era stata respinta come possibile sede per una discarica;
la costruzione dell'impianto consumerebbe 46.000 metri quadrati di suolo classificato come agricolo con vincolo di inedificabilità, di particolare interesse storico e paesaggistico. La zona limitrofa è infatti attualmente inserita nel percorso Mudri, Museo diffuso del risorgimento italiano, in quanto vi si, svolsero diverse battaglie storiche;
a 350 metri dalla zona interessata è inoltre presente un grosso allevamento avicolo, che produce fino a 600.000 uova al giorno. Il decreto ministeriale del Ministero della salute del 30 maggio 2023 prevede una distanza minima di 500 metri tra nuovi impianti a biogas e allevamenti avicoli;
la realizzazione di un impianto di queste dimensioni avrebbe impatti significativi sulla qualità dell'aria e sull'ambiente circostante, con il rischio di inquinamento da polveri sottili e odori sgradevoli, che potrebbero compromettere la vivibilità dell'area;
l'impianto inoltre genererebbe problematiche relative alla viabilità, in quanto il flusso costante di automezzi pesanti necessari per il trasporto dei liquami andrebbe ad aggravare la situazione di una rete stradale già insufficiente, aumentando i disagi dei residenti;
il 30 dicembre 2024 il comune di Castiglione ha avviato la convocazione della conferenza di servizi per l'acquisizione di tutti i pareri, intese, concerti, nulla osta, e altro, finalizzati alla realizzazione dell'impianto, e sia i cittadini che le amministrazioni locali hanno sollevato timori inerenti alle gravi conseguenze per la salute, la sicurezza e la qualità della vita che l'impianto avrebbe;
i residenti si sono riuniti in un comitato per contrastare il progetto, attraverso una raccolta firme che ne impedisca la realizzazione, in quanto potrebbe compromettere irreparabilmente l'equilibrio ecologico di una zona già altamente vulnerabile;
il progetto non sembra rispondere alla necessità territoriale locale, ma si presenta come un'iniziativa di ampie proporzioni che coinvolge aziende agricole provenienti anche da aree distanti, creando un impianto difficilmente sostenibile in un contesto agricolo di dimensioni più contenute –:
di quali elementi dispongono i Ministri interrogati in ordine ai fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative di competenza intendano assumere, anche in raccordo con gli enti territoriali interessati, affinché sia evitata la realizzazione di un impianto che a giudizio dell'interrogante presenta rischi sotto il profilo ambientale e idrogeologico.
(4-04706)
CARAMIELLO, SERGIO COSTA, ILARIA FONTANA, DI LAURO e CHERCHI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:
organi di stampa riferiscono che, a seguito del mutato status di protezione del lupo da «strettamente protetto» a «protetto», l'Ispra, dopo una riunione con il Ministero dell'agricoltura e le regioni, avrebbe ipoteticamente stabilito la quantità di lupi che possono essere oggetto di abbattimento senza rischi per la sopravvivenza della specie;
sempre Ispra sostiene che vi siano: «circa 3.300 lupi nel Paese: 946 sulle Alpi e 2.388 nel resto della penisola» e che togliere dal 3 al 5 per cento dei lupi non ne pregiudica la presenza;
Ispra ha altresì affermato che: «un allevatore, per chiedere l'abbattimento, deve dimostrare di aver installato le reti di protezione, di avere i cani da guardia e di aver avuto danni ingenti»;
a tal proposito, occorre ribadire che, contrariamente a quanto viene riportato dai media, non si tratta di «abbattimenti selettivi» ma una deroga ai sensi della direttiva «Habitat» e come tale sottoposta a limiti e condizioni rigidissime, tra cui l'assenza di altre soluzioni soddisfacenti; queste, invece, vi sono e sono efficaci se correttamente e applicate;
il nostro Paese ha già ricevuto ripetute condanne dalla Corte di giustizia europea proprio per non aver rispettato le direttive europee e aver abusato dello strumento eccezionale della deroga; a giudizio dell'interrogante le regioni lo hanno utilizzato per instaurare un regime surrettizio di caccia a specie protette, emanando atti «fotocopia» ogni anno, senza motivare adeguatamente, senza ricorrere ad altre soluzioni soddisfacenti, e disattendendo totalmente le regole imposte dalle Direttive stesse;
secondo il WWF Italia, ogni anno muoiono in Italia circa 500 lupi a causa del bracconaggio e degli investimenti; tuttavia, tale cifra è parziale, poiché, come è noto, gli esemplari feriti si allontanano molto e non vengono più rinvenuti;
nel febbraio 2025, solo in Trentino sono morti 10 lupi per incidenti, bracconaggio o avvelenamento;
sempre nel mese di febbraio altri 10 lupi sono morti, per un totale complessivo di circa 20 esemplari;
nel solo Salento – quindi in un'area circoscritta della Puglia – dall'agosto 2024 a febbraio 2025 sono stati rinvenuti i corpi di 15 lupi;
nel mese di gennaio altri 13 lupi hanno perso la vita, avvelenati o investiti;
all'inizio di marzo 2025, i Carabinieri Forestali, nei boschi nei pressi di Sondrio, hanno denunciato un uomo intento a spargere bocconi avvelenati –:
se i Ministri interrogati dispongano di un database aggiornato relativo al numero dei lupi deceduti per bracconaggio, incidenti o cause naturali;
se il numero dei decessi stimati per ogni regione non copra già la quota indicata da Ispra come potenzialmente «abbattibile» per ogni regione;
se dispongano dei dati delle altre specie considerate causa di «conflitti sociali», quali ad esempio cinghiali e orsi;
quale autorità scientifica vigilerà sulla corretta e puntuale applicazione dei metodi integrati di prevenzione, la cui assenza non giustificherebbe il ricorso agli abbattimenti;
se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative volte a promuovere presso le associazioni di categoria – in particolar modo quelle del comparto zootecnico – informazioni corrette, ovvero, in primis, che il lupo non è una specie cacciabile, che è particolarmente protetta e che future, eventuali ed eccezionali deroghe dovranno rispondere a stringenti indicazioni;
se siano state assunte le iniziative di competenza volte alla doverosa e opportuna individuazione di metodiche incruente atte alla dissuasione degli individui e se ne siano state valutate adeguatamente anche caratteristiche ed efficacia;
se i Ministri interrogati intendano tenere conto della necessità che dette metodiche rispettino i criteri relativi alla tempistica, frequenza, intensità in modo da rispettare le caratteristiche etologiche e specie-specifiche;
se non ritengano che prevedere l'abbattibilità del lupo, seppur in via del tutto eccezionale, rappresenti un potenziale e pericoloso incoraggiamento al bracconaggio, fenomeno criminoso che già tanto duramente colpisce questa specie e mette a repentaglio la biodiversità del nostro Paese.
(4-04707)
CULTURA
Interrogazione a risposta scritta:
DEIDDA. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
dal 1° marzo 2025 il teatro lirico di Cagliari è sprovvisto di sovrintendente;
in data 17 marzo 2025, con determinazioni nn. 7, 8 e 9, rispettivamente prot. n. 3702, 3703 e 3704 il presidente della fondazione teatro lirico di Cagliari, Dott. Mario Francesco Marchetti, annullava in autotutela, ai sensi dell'articolo 21-novies della legge 7 agosto 1990, n. 241, le procedure selettive adottate con determinazione del sovrintendente, M° Nicola Colabianchi, n. 355 del 6 novembre 2024, per:
l'assunzione di n. 3 professori d'orchestra nel ruolo violino di fila con obbligo del 3° violino dei primi, con inquadramento nel 4° livello dell'area artistica considerata dal contratto collettivo nazionale di lavoro;
l'assunzione di n. 1 professore d'orchestra nel ruolo di viola di fila con obbligo della 2° viola, con inquadramento nel corrispondente livello dell'area artistica considerata dal contratto collettivo nazionale di lavoro;
l'assunzione di n. 6 artisti del coro (2 soprano, 1 contralto, 1 tenore, 1 baritono e 1 basso) con inquadramento nel 5° livello dell'area artistica considerata dal contratto collettivo nazionale di lavoro;
l'annullamento si fonda esclusivamente su alcune criticità nelle procedure selettive sollevate con nota della Segreteria Regionale della Cisl - Fistel Sardegna del 12 marzo 2025, oltre che sulla motivazione di una recente sentenza del TAR Sardegna che, tuttavia, veniva pronunciata successivamente alla pubblicazione, bandi e della relativa proroga, il che al più avrebbe potuto comportare a giudizio dell'interrogante una rettifica e variazione al bando nella parte censurata dal Tribunale amministrativo, ma non giustificare l'annullamento del bando stesso;
le determinazioni suindicate venivano adottate senza convocare le Rsu (Rappresentanze sindacali unitarie) per una consultazione preventiva; convocazioni che appaiono indispensabili, oltre che di buona prassi, poiché la tematica impatta direttamente sui lavoratori e coinvolge i loro diritti;
oltre a non essere state convocate, le Rsu non son state neppure informate, secondo quanto previsto dalla legge;
gli annullamenti di cui trattasi riguardavano una procedura che aveva portato all'aumento del personale stabile, e in tal caso la consultazione delle Rsu, sarebbe stata particolarmente rilevante;
a giudizio dell'interrogante le determinazioni assunte dal presidente della Fondazione Teatro Lirico di Cagliari, invero, avrebbero al più dovuto essere adottate da un sovrintendente e – di fatto – con le stesse il presidente si è sostituito al ruolo del sovrintendente, esercitando poteri ingerenti nei confronti di dipendenti e orchestrali –:
se sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e del modus operandi concretamente adottato, e se non ritenga di adottare iniziative di competenza, nell'ambito delle funzioni attribuite dal decreto legislativo n. 367 del 1996 e dello statuto dell'ente, affinché si prevenga alla revoca o annullamento delle determinazioni adottate dal presidente della fondazione teatro lirico di Cagliari, meglio specificate in premessa, al fine di consentire il confronto con le rappresentanze sindacali unitarie, garantendo così il diritto al lavoro delle professionalità coinvolte;
quali siano i tempi di nomina del nuovo sovrintendente del teatro lirico di Cagliari, con l'auspicio che siano ristretti.
(4-04711)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazioni a risposta orale:
BOSCAINI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
la tutela dei consumatori e la vigilanza sulle attività finanziarie e assicurative rappresentano un pilastro fondamentale della normativa europea e italiana, da cui discende l'obbligo di garantire il rispetto delle regole da parte degli operatori finanziari che offrono servizi nel nostro Paese;
con sentenza del 31 gennaio 2025, il tribunale distrettuale di Lussemburgo ha dichiarato Fwu Life Insurance Lux S.A. in liquidazione. La Commissariat aux Assurances (Caa) ha pubblicato sul suo sito un estratto della sentenza della messa in liquidazione della società in diverse lingue;
sarà fondamentale agire tempestivamente e rispettare i dettami della procedura di liquidazione che presenta delle particolarità, date da un sistema giurisdizionale diverso dal nostro. Si aggiunga che il mancato rispetto della procedura potrà determinare per gli assicurati la decadenza dal diritto creditorio;
il crack FWU interessa circa 121.700 polizze vendute a clienti italiani e asset amministrati stimati in 436 milioni di euro. Queste potranno essere riscattate dai risparmiatori solo dopo l'insinuazione al passivo dei loro crediti da parte del liquidatore, con la probabilità di recuperare meno di un quarto del versato. Anche in questo caso molti risparmiatori hanno continuato a versare i premi, nonostante le evidenze di rischio, sinché non è stata dichiarata l'insolvenza;
a giudizio dell'interrogante le capacità di controllo dell'autorità di vigilanza Ivass si scontrano con i limiti ai poteri di un sistema che prevede norme comuni nella Ue, ma una supervisione affidata all'autorità del Paese dove l'azienda riceve il passaporto Ue, spesso con pochi mezzi o un approccio meno stringente. L'Ivass, anche nel caso Fwu, ha potuto solo lanciare degli alert e attendere l'operato delle autorità del Lussemburgo;
risulterebbero segnalazioni e criticità da parte di clienti italiani relative a pratiche commerciali adottate che potrebbero aver arrecato danno ai consumatori attraverso politiche di vendita opache e condizioni contrattuali poco trasparenti in alcune reti distributive, nella gestione delle polizze e nell'erogazione dei servizi da parte della Fwu –:
quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare il Governo a tutela dei cittadini danneggiati dal crack di Fwu Life Insurance Lux S.A. e per prevenire il ripetersi di eventi analoghi in futuro.
(3-01849)
BOSCAINI e DE PALMA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
sono ormai frequenti casi di insolvenza di imprese assicurative straniere operanti in Italia nel ramo vita, che operano in Italia tramite broker, spesso bancari, e agenzie di servizi assicurativi;
reti distributive «aggressive» promettono investimenti performanti senza che siano trasparenti gli strumenti finanziari sottostanti e omettendo di informare compiutamente i contraenti in merito a obblighi, rischi e costi;
dopo il caso di Eurovita, il 15 gennaio 2025 gli enti di vigilanza europea e italiano del settore assicurativo, Eiopa e Ivass, hanno informato i contraenti di Novis in merito allo stallo del processo di liquidazione e ai rischi a esso associati, tra i quali quelli non poter recuperare i premi pagati. La Novis in Italia detiene circa 19 mila polizze emesse per circa 40 milioni di euro di premi raccolti;
con riferimento alle lettere inviate da Novis agli assicurati, in cui si preannunciano azioni legali in caso di mancato pagamento dei premi, l'Ivass, Istituto di vigilanza sulle assicurazioni, si è limitata a suggerire i contraenti danneggiati di valutare attentamente e con l'aiuto di un professionista le conseguenze della scelta di sospendere i pagamenti alla luce delle norme di legge e delle condizioni di contratto;
ancora più grave è il crack Fwu, le cui circa 120 mila polizze per un valore di oltre 400 milioni potranno essere riscattate dai risparmiatori solo dopo l'insinuazione al passivo dei loro crediti da parte del liquidatore, con la probabilità di recuperare meno di un quarto del versato. Anche in questo caso molti risparmiatori hanno continuato a versare i premi, nonostante le evidenze di rischio, sinché non è stata dichiarata l'insolvenza;
quanto sta accadendo mette in crisi la credibilità del sistema assicurativo. Le associazioni del settore assicurativo operanti nel ramo vita hanno sollecitato un intervento Ivass su Eiopa per trovare e misure necessarie a dare certezze e garanzia a tutti i clienti sottoscrittori di prodotti finanziari/assicurativi;
l'Ivass, è un ente dotato di personalità giuridica di diritto pubblico che opera per «garantire l'adeguata protezione degli assicurati» ma per essere una vera vigilanza deve avere competenze e strumenti che negli ultimi anni sembrano essere stati depotenziati –:
quali iniziative di carattere normativo intenda adottare il Governo a tutela dei cittadini danneggiati, anche mediante il rafforzamento dei poteri di intervento e di controllo dell'Ivass e una più rigorosa regolamentazione delle Compagnie straniere che operano in Italia.
(3-01852)
FAMIGLIA, NATALITÀ E PARI OPPORTUNITÀ
Interrogazione a risposta scritta:
SPORTIELLO. — Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, al Ministro dell'interno, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
diversi organi di informazioni riportano la notizia che, nel corso di una rappresentazione attualmente in scena in alcuni teatri italiani dal titolo «Gurulandia», il noto personaggio Fabrizio Corona ha rivolto offese verso alcune persone e preoccupano particolarmente quelle rivolte alla giornalista Selvaggia Lucarelli, rappresentata da un cartonato a grandezza naturale e nei confronti della quale ha simulato un bacio e si è sdraiato sulla sua figura come a voler mimare un atto sessuale, rivolgendole inoltre offese e insulti che costituiscono bodyshaming;
la violenza di genere si manifesta anche tramite linguaggi e comportamenti pubblici che normalizzano e rafforzano forme di sessismo e misoginia;
a giudizio dell'interrogante episodi come questo, che sono avvenuti addirittura all'interno degli spazi della cultura, rischiano di diffondere e legittimare un messaggio culturale pericoloso, in contrasto con i princìpi sanciti dalle normative nazionali e internazionali in materia di tutela delle donne –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra esposti;
se i Ministri interrogati, ciascuno per quanto di competenza, intendano adottare iniziative per rafforzare la lotta alla violenza di genere anche sul piano culturale, prevenendo la diffusione di modelli che legittimano o banalizzano bodyshaming e comportamenti misogini o sessisti, offensivi e discriminatori nei confronti delle donne.
(4-04715)
GIUSTIZIA
Interrogazione a risposta orale:
CIOCCHETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
l'amministrazione di sostegno è un istituto di tutela giuridica importante e delicato. Il tribunale designa una figura di sostegno per dare supporto a persone che si trovano o entrano in condizioni di fragilità. L'obiettivo è garantire aiuto a persone che perdono o non hanno sufficiente autonomia di vita senza ledere la libertà personale, o almeno contenendo l'invadenza;
la legge n. 6 del 2004 ha introdotto nel codice civile l'istituto dell'amministrazione di sostegno, identificando una specifica figura che, nominata dal tribunale, ha il compito di tutelare le persone che perdono in parte o del tutto la loro autonomia;
l'amministratore/trice di sostegno può essere un genitore, un parente, un conoscente, un volontario, un avvocato, un amministratore pubblico, che – sulla base di un progetto individualizzato – viene incaricato di accompagnare, assistere, rappresentare la persona (beneficiario) che ha perso l'autonomia personale;
l'amministratore/trice di sostegno deve intervenire prestando attenzione a non limitare la libertà e capacità delle persone che affianca (articolo 1 legge n. 6 del 2004). Le persone che beneficiano di una amministrazione di sostegno conservano la loro capacità di agire, nei vincoli definiti dal decreto del giudice tutelare (articolo 409 del codice civile) –:
quali iniziative anche di carattere normativo intenda intraprendere il Ministro interrogato per rafforzare la professionalità e l'adeguata formazione degli amministratori di sostegno, garantendo un supporto qualificato ai beneficiari e riconoscendo al contempo alcune facilitazioni per i funzionari pubblici incaricati, ipotizzando ad esempio la concessione di due giorni retribuiti, in considerazione dell'impegno richiesto e vista l'assenza di un compenso economico.
(3-01850)
Interrogazioni a risposta scritta:
ASCARI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
in data 20 marzo 2025, è stato riportato da fonti giornalistiche un episodio avvenuto a Roma in cui una minore, per opporsi al prelevamento coatto, si è legata a una sedia manifestando in modo inequivocabile la propria contrarietà alla misura adottata;
l'intero condominio in cui la minore risiede si è opposto al prelevamento, esprimendo dissenso e preoccupazione per le modalità con cui l'operazione è stata condotta;
il padre della minore risulta attualmente sotto processo per il reato di maltrattamenti in famiglia, circostanza che solleva interrogativi sulla tutela dei diritti della minore e sulla protezione da eventuali rischi per la sua incolumità;
il caso evidenzia criticità nelle procedure di esecuzione di provvedimenti di allontanamento di minori, che dovrebbero sempre garantire la centralità del loro interesse superiore, come sancito dall'articolo 3 della Convenzione Onu, sui diritti del fanciullo e dagli articoli 315-bis e 337-ter del Codice civile;
l'uso della forza in situazioni di prelevamento coatto di minori dovrebbe essere circoscritto a casi di estrema necessità e comunque condotto con modalità che evitino traumi psicologici e violazioni della dignità del minore –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti e se intenda avviare iniziative ispettive per verificare la correttezza delle procedure adottate nel caso specifico;
quali iniziative di competenza si intendano adottare affinché, in situazioni analoghe, si eviti il ricorso a modalità che possano arrecare danni psicologici ai minori coinvolti;
se, alla luce della vicenda descritta e del procedimento penale in corso nei confronti del padre della minore, non ritenga opportuno adottare iniziative di carattere normativo onde assicurare che, in casi analoghi, con riferimento alle decisioni prese in merito all'affidamento e alla collocazione dei minori in una casa famiglia, sia valutata con priorità assoluta la sicurezza e l'interesse superiore dei minori stessi;
se intenda promuovere iniziative, per quanto di competenza, affinché i prelevamenti coatti di minori siano condotti nel pieno rispetto dei principi di tutela dell'infanzia e dei diritti fondamentali della persona.
(4-04713)
ASCARI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il 9 agosto 2020 il giovane Gianmarco Pozzi è stato ritrovato cadavere sull'isola di Ponza in circostanze mai del tutto chiarite;
la procura di Cassino ha condotto le indagini relative alla vicenda (procedimento n. 3099/2020 R.G.N.R.), ma sarebbero emerse gravi anomalie investigative, tra cui: la manomissione del telefono cellulare della vittima, il mancato sequestro dell'area del ritrovamento del cadavere, la mancata esecuzione dell'autopsia e successivo dissequestro della salma per la cremazione, la mancata audizione di persone informate sui fatti e omessa acquisizione di filmati di videosorveglianza dell'isola;
la famiglia Pozzi ha segnalato tali anomalie alla magistratura, fornendo anche informazioni confidenziali raccolte autonomamente, e ha ottenuto ampio riscontro mediatico (trasmissioni «Storie Italiane» su Rai Uno e «Le Iene» su Italia 1, oltre alle principali testate giornalistiche nazionali);
il 5 novembre 2024, la procura di Cassino ha richiesto l'archiviazione del procedimento, a cui la famiglia Pozzi ha presentato formale opposizione, senza che il tribunale abbia ancora fissato l'udienza di discussione;
nel corso del 2023, la famiglia è stata accolta dalla Commissione parlamentare antimafia per riferire su presunti legami tra la morte di Gianmarco Pozzi e la criminalità organizzata, ma non ha ricevuto alcun riscontro sulle informazioni fornite, nonostante anche tecnici incaricati dalla famiglia abbiano riscontrato presenze di linguaggio subliminale riferibile senza dubbio alla criminalità organizzata per i ritrovamenti rinvenuti negli slip di Gianmarco Pozzi;
a quasi cinque anni dalla scomparsa di Gianmarco Pozzi, la famiglia chiede risposte certe sulle cause e le responsabilità della sua morte, nonché garanzie di un'indagine approfondita e imparziale;
il 20 marzo 2025, presso la Camera dei deputati, l'interrogante ha promosso una conferenza stampa con la partecipazione della famiglia Pozzi, per sollecitare chiarimenti da parte del Governo e delle autorità competenti –:
di quali elementi dispongano in ordine a quanto esposto in premessa con riguardo alla morte di Gianmarco Pozzi e se non ritengano opportuno disporre iniziative ispettive in relazione alle presunte irregolarità segnalate;
quali iniziative di carattere normativo si intendano adottare per rafforzare la tutela dei diritti delle vittime e delle loro famiglie, assicurando trasparenza e tempestività nelle indagini su decessi avvenuti in circostanze sospette.
(4-04714)
INTERNO
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
l'immobile di proprietà di Roma Capitale sito in Roma, via dell'Impruneta 51, nasce alla fine degli anni '70 come plesso scolastico «8 marzo» in una delle aree recuperate alla speculazione edilizia e per sopperire alla forte richiesta di scolarizzazione che era presente nel quartiere Magliana in quel periodo, come nel resto della città di Roma;
da circa 35 anni la medesima struttura è stata sottratta alle attività scolastiche senza averla destinata ad attività o servizi di natura pubblica;
negli anni '90 il Ministero dell'interno vi ipotizzò la collocazione del commissariato San Paolo e, nonostante l'avvenuta ristrutturazione, nulla poi accadde, con un impegno fondi considerevole di fatto inutilizzato;
con delibera n. 158 del 28 settembre 2006 il comune di Roma ha dato in concessione il suddetto immobile – individuato al nuovo catasto edilizio urbano al foglio 807 di categoria B5 classe 5 di metri cubi 9802 a favore di Sviluppo Italia S.p.A. al fine di vedere costituito un incubatore d'imprese finalizzate alla nascita, allo sviluppo ed al sostegno di nuove imprese nel territorio per l'erogazione di un'ampia gamma di servizi reali e finanziari;
detta delibera impegnava, inoltre, la società Sviluppo Italia S.p.A. alla realizzazione di un asilo nido pubblico da mettere a disposizione del municipio ed alla sistemazione delle aree verdi circostanti lo stabile così da renderli fruibili alla cittadinanza;
molti esponenti politici territoriali con atti discussi ed approvati in consiglio municipale hanno, negli anni, rinnovato anche con esposti l'estrema criticità dello stesso stabile ed il suo mancato recupero e che gli interventi previsti avrebbero potuto rappresentare un importante volano economico e sociale per il quadrante Magliana;
Sviluppo Italia S.p.A., oggi Invitalia S.p.A., negli anni non ha avviato alcuna attività lasciando nell'abbandono più totale il plesso per mancanza di risorse economiche adeguate e questa situazione ha portato a ripetute occupazioni sin dal 2007 che si sono avvicendate e ripetute fino ai giorni nostri, con precarie condizioni di vita sia sotto il profilo sociale che igienico-sanitario;
al riguardo, sono state adottate nel tempo diverse note del dipartimento sviluppo ed infrastrutture e manutenzione urbana commissione stabili pericolanti edifici pubblici del comune di Roma, rispettivamente: quella del 30 dicembre 2010 e il verbale n. 61 del 30 dicembre 2010 che dichiara l'inagibilità del complesso edilizio sito in via dell'Impruneta 51, quella del 10 ottobre 2024 che conferma quanto riportato nel verbale suindicato del 2010, quella del 15 gennaio 2025 che conferma quanto riportato nei verbali precedenti dell'inagibilità totale dell'intero complesso;
con la nota del gabinetto - direzione III coordinamento funzioni di emergenza di ordine e sicurezza pubblica e di sicurezza urbana del 31 gennaio 2011 (prot. 54679) si chiede agli uffici comunali competenti di procedere alla predisposizione di tutti gli atti necessari allo sgombero degli occupanti presenti nello stabile ed all'ufficio politiche abitative ad assumere ogni iniziativa volta a fornire la necessaria assistenza alloggiativa in favore di tutti gli aventi diritto –:
se non intenda procedere di concerto con il sindaco di Roma Capitale ed il prefetto di Roma alla convocazione in prefettura del Comitato per l'ordine e la sicurezza sul tema, valutando lo sgombero, la messa in sicurezza ed approfondendo per quanto di competenza attraverso una verifica, la possibile connessione tra l'occupazione dell'ex plesso scolastico «8 marzo» ed il caso dei «latinos» (occupazioni riportate anche dagli organi di stampa), rispetto alla gestione del sistema delle occupazioni in atto nel quartiere Magliana delle case di proprietà di Inps.
(2-00579) «Ciocchetti».
ISTRUZIONE E MERITO
Interrogazione a risposta in Commissione:
PASTORINO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
i due schemi di decreto ministeriale ai sensi dell'articolo 6 e dell'articolo 7 del decreto-legge n. 71 del 2024, che disciplinano i percorsi di specializzazione sul sostegno Indire rivolti rispettivamente ai docenti con tre anni anche non continuativi di servizio nei cinque anni precedenti e ai docenti specializzati all'estero in attesa del riconoscimento destano perplessità e preoccupazione fra i docenti e i sindacati ma anche il Consiglio superiore della pubblica istruzione non si è espresso in linea, dando parere favorevole al primo documento a condizione che vengano riesaminati diversi elementi di criticità evidenziati e parere negativo sul secondo;
specificatamente, con riferimento al primo schema, si pone una riflessione sull'erogazione delle attività formative, che si prevedono interamente on line, sottraendo alla formazione la dimensione dell'interazione diretta con docenti e studenti. Il lavoro svolto con tirocinio diretto rappresenta una parte estremamente significativa della formazione poiché svolto con doppia supervisione, da parte del tutor universitario e di quello della scuola ospitante;
il percorso formativo in presenza serve a promuovere lo sviluppo di competenze relazionali e trasversali alla didattica, permette la costruzione di una rete di relazioni, sia tra specializzandi che tra gli stessi e i docenti, favorendo il confronto, la capacità di lavorare in team;
viene, inoltre, rilevata la difformità tra i percorsi erogati dalle università e quelli erogati da Indire, per quanto riguarda sia i crediti formativi sia il titolo finale, trattandosi l'uno di titolo di specializzazione universitario per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità, l'altro di titolo di specializzazione non universitario per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità, utilizzabile esclusivamente in ambito nazionale all'interno del sistema educativo di istruzione e formazione;
a giudizio dell'interrogante vi e una significativa distanza in termini di peso e caratteristiche tra i due percorsi ma rischiano di avere lo stesso valore nelle graduatorie scolastiche, producendo un grave squilibrio in termini di formazione del personale docente, con inevitabili ripercussioni sulla formazione degli studenti;
infine, il fabbisogno di docenti specializzati per il sostegno rischia di non essere soddisfatto e l'approccio a queste problematiche non dovrebbe essere legato a logiche di emergenza ma si dovrebbe ragionare in prospettiva, per delineare un sistema di formazione strutturato in grado di programmare un'offerta formativa di qualità e rispondente al reale fabbisogno del sistema scolastico;
per quanto riguarda il secondo schema, si evidenzia nuovamente la difformità tra i percorsi erogati dalle università e quelli erogati da Indire, nonché tra i titoli finali rilasciati, sottolineando un'eccessiva semplificazione dei percorsi rivolti a soggetti che risultano in possesso di titolo di specializzazione conseguito all'estero e non riconosciuto dalle autorità italiane. Infatti, il sistema controverso di acquisizione dei titoli di specializzazione all'estero richiederebbe attenzione e cautela;
in secondo luogo, il superamento presso un'università estera legalmente accreditata nel Paese di origine, o altro organismo abilitato all'interno dello stesso, di un percorso formativo sul sostegno agli alunni con disabilità, con durata non inferiore a 1500 ore o, in alternativa, idoneo al conseguimento di almeno 60 Cfu, non costituisce garanzia di coerenza rispetto alle caratteristiche del sistema scolastico italiano e, non essendo prevista una durata minima dei percorsi, è possibile che gli stessi siano compressi in tempi anche molto ridotti, inferiori alle necessità di una formazione adeguata –:
se intendano adottare iniziative anche di carattere normativo volte ad apportare delle modifiche per garantire la effettiva differenziazione dei due titoli, dando priorità agli insegnanti specializzati con corsi Tfa tramite la creazione di una graduatoria ad esaurimento dedicata, al fine di garantire il corretto inserimento prioritario nelle istituzioni scolastiche, riconoscendo al Tfa ordinario una formazione con competenze specialistiche e adeguate in attività educativo-didattiche orientate all'inclusione scolastica degli alunni con disabilità e all'integrazione di tutti gli studenti.
(5-03799)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazione a risposta in Commissione:
GRIBAUDO, SCOTTO, GUERRA, FOSSI, LAUS e SARRACINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
la Ministra interrogata ha recentemente dichiarato che «Fino al 28 di febbraio sono state emesse 432.649 patenti a crediti. Nell'ambito della vigilanza ispettiva che ha fatto l'Ispettorato nazionale del Lavoro tra ottobre e gennaio ci sono stati 5.692 accessi», a seguito dei quali «sono state contestate solo 8 violazioni per mancanza di patente e non sono state effettuate revoche di patente. Vuol dire che il messaggio è arrivato e sta arrivando»;
tale stessa dichiarazione, che esprime una valutazione positiva sull'efficacia del sistema delle patenti a crediti, solleva interrogativi sulle modalità di svolgimento dei controlli e sulla reale incidenza del sistema sulla sicurezza nei luoghi di lavoro;
il numero di accessi ispettivi al gennaio 2025 (5.692) appare estremamente esiguo rispetto al numero di patenti emesse (432.649), rappresentando appena l'1,3 per cento delle imprese dotate di patente;
le imprese edili in Italia sono circa 750.000, mentre si stima che circa un milione di imprese operino nei cantieri con contratti diversi dall'edilizia, quindi molte imprese non hanno neanche presentato l'autocertificazione;
la stessa autocertificazione non appare uno strumento adeguato, non essendo vagliata da alcun ente terzo certificatore;
nonostante l'introduzione del sistema di patenti a crediti, gli infortuni gravi e mortali sul lavoro continuano a verificarsi con frequenza allarmante –:
quali siano i dati relativi alle sospensioni delle patenti a crediti, in particolare se è confermato che sono state istruite 15 pratiche per la sospensione, le quali sono successivamente state tutte archiviate;
se ritenga che questo dato non debba comportare un ripensamento dei criteri di sospensione vista la sua inefficacia sostanziale;
quanti punti siano stati effettivamente decurtati dalle patenti a crediti dal momento dell'introduzione del sistema ad oggi, considerato il lungo e complesso meccanismo che porta alla perdita di punti;
se siano stati adottati criteri specifici di selezione delle imprese da sottoporre a controllo, e in caso affermativo, quali siano tali criteri;
se si ritenga sufficiente la percentuale di controlli effettuati (1,3 per cento) rispetto al numero di patenti emesse, considerando l'elevato numero di imprese operanti nel settore edile e nei cantieri;
a che punto sia la piattaforma per caricare le attività qualificanti per ottenere i punteggi bonus e la piattaforma di ostensione della patente;
quali iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interrogato per rendere più efficace il sistema dei controlli e più incisivo il meccanismo delle patenti a crediti, al fine di garantire una reale tutela della sicurezza nei luoghi di lavoro.
(5-03798)
SALUTE
Interrogazione a risposta orale:
QUARTINI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
a causa delle forti piogge dei giorni scorsi, a Palazzuolo sul Senio una frana – lungo la strada del Passo della Sambuca – ha riportato alla luce una vecchia discarica, risalente agli anni Settanta. I rifiuti si sono riversati nel torrente Rovigo che, carico d'acqua dopo le precipitazioni, ne ha favorito il trasporto a valle per molti chilometri: un'ingente quantità di plastiche, vetro, polistirolo, sacchetti e altri oggetti, compresi frammenti che appaiono degradati e polverizzati, sono giunti fino al fiume Santerno, a Firenzuola;
al di là della situazione, che ha richiesto un monitoraggio sull'inquinamento ad opera di materiali da analizzare, anche alla luce della degradazione del tempo, è preoccupante come di tale discarica non vi fosse traccia documentale; né nella mappatura delle discariche effettuata dalla regione Toscana, né in quelle comunali, a partire dai comuni di Firenze e Palazzuolo, che pur all'epoca erano le parti dell'autorizzazione, da parte dell'ultimo, allo sversamento, a cura dell'Asnu, la municipalizzata fiorentina dei rifiuti;
la vicenda risale al 1971 ed al bisogno da parte di Firenze di liberarsi di un ingente quantitativo di rifiuti. Dopo un'interrogazione parlamentare che chiariva le dimensioni del fenomeno e le potenziali conseguenze, le operazioni si arrestarono. Secondo l'atto presentato, infatti, venivano sversate «300 tonnellate al giorno» e gli scarichi erano eseguiti direttamente ai bordi della carreggiata stradale e senza interramento. Il complessivo era quello di una «mole dei rifiuti da depositare» di «60 mila tonnellate»;
è preoccupante come non sia nota l'ubicazione del restante materiale e che quindi, in Toscana, possano essere presenti, sotterrate, diverse discariche, contenenti materiali non conosciuti, con conseguenze da accertare sulla salute umana e sulle matrici ambientali –:
se siano al corrente di quanto esposto in premessa e come intendano attivarsi, per quanto di competenza, per una ricerca e identificazione delle ubicazioni di sversamento non censite, con una verifica dello stato di salute delle persone legate a tali territori e delle matrici ambientali nonché per la messa in sicurezza delle aree.
(3-01851)
Interrogazioni a risposta scritta:
MALAVASI, FURFARO, GIRELLI, CIANI e STUMPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
da organi di stampa si apprende la notizia che 900 medici che hanno commesso reati anche gravi, come violenze, abusi sui minori, omicidi, oppure non hanno rispettato le minime regole della professione, suggerendo terapie senza alcuna efficacia per problemi di salute gravissimi, sono ancora al loro posto facendo visite, diagnosi e prescrivendo farmaci;
si tratta di medici radiati (circa 200) o sospesi da uno a sei mesi dai loro ordini, ma che stanno lavorando a causa dell'ingorgo nel sistema di giurisdizione delle professioni sanitarie con il secondo grado di giudizio bloccato e le sanzioni che non si applicano;
la procedura prevede che se un medico viola le regole deontologiche, il suo ordine attivi la commissione disciplinare: le sanzioni più gravi sono la radiazione e la sospensione da uno a sei mesi. Se il provvedimento arriva, tuttavia, il medico può opporsi e così facendo interrompe la sanzione;
il «secondo grado di giudizio» si istruisce presso la Cceps, la Commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie, senza il cui giudizio non può essere comminata la radiazione o la sospensione;
a lungo – come ha spiegato il presidente della Federazione degli ordini dei medici, Fnomceo, Filippo Anelli – la Cceps non ha funzionato e quindi rimangono molti casi ancora da valutare: alcuni sono relativi al 2023;
ciò ha determinato che medici su cui pende la sanzione disciplinare dell'ordine di riferimento continuino liberamente ad esercitare la professione –:
quali iniziative urgenti di competenza, anche di carattere normativo, il Ministro interrogato intenda adottare per fare in modo che la Cceps possa esaminare nel modo più veloce possibile i ricorsi in sospeso al fine di decidere rapidamente in merito alle radiazioni e rendere più efficiente ed efficace il sistema di giurisdizione delle professioni sanitarie.
(4-04709)
MARI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
la legislazione vigente prevede per i punti nascita che questi debbano garantire almeno 500 parti l'anno;
il Ministero della salute ha quindi chiesto la chiusura dei punti nascita di Polla che ha visto 366 parti nel 2024, di Sessa Aurunca che ha avuto nel 2024 172 parti, di Sapri che nel 2024 ha visto 191 parti, e Piedimonte Matese che ha avuto 162 parti. Punti nascita per i quali il Comitato percorso nascita non ha concesso la deroga;
il bacino di utenza territoriale che si riferisce all'ospedale «Immacolata» di Sapri è connotato da ben noto disagio orogeografico, rappresentato dalla immanenza dei contrafforti dell'Appennino (massicci montuosi del Cervati, del Bulgheria e del Ceraso) che precludono accessi veloci alle sedi dei punti nascita più vicini;
per quanto riguarda l'ospedale di Sapri si segnala altresì una scadente viabilità, regionale e nazionale, che rende eccessivamente gravoso il collegamento con gli ospedali di Vallo della Lucania e di Polla (quanto al tenimento campano) e di Lagonegro;
ulteriori difficoltà vengono esasperate dalle ricorrenti e infinite opere di manutenzione, come annualmente accade a proposito della SS18/var cilentana, spesso interdetta al traffico per lavori ai viadotti e/o gallerie obbligando gli utenti a percorrere la viabilità preesistente con tempi di percorrenza quasi raddoppiati;
la SS18/var cilentana è stata in un suo lungo tratto chiusa per ben 5 mesi – dal novembre 2023 a marzo 2024 – e sia prima sia dopo, per diversi mesi, è stata oggetto di traffico alternato con semaforo. Ancora oggi si segnalano restringimenti e lavori connessi ai periodici rifacimenti di cui la strada è oggetto che incrementano ulteriormente i tempi di percorrenza, che con il traffico estivo raggiungono livelli insostenibili;
inoltre è da segnalare la scadente viabilità (ex ss. 104) che collega Sapri al presidio sanitario di Lagonegro (regione Basilicata), per la cui fruizione ovviamente andrebbero sopportati costi di assistenza extra regione che, se consentiti, condizionerebbero di molto il piano di rientro dalla spesa sanitaria;
per quanto attiene al profilo della sicurezza per le partorienti e per i nascituri, il punto nascita dell'ospedale di Sapri ha sempre garantito prestazioni di eccellenza documentabili e la sostanziale assenza di serie problematiche sanitarie;
il punto nascite dell'ospedale di Sapri, peraltro Punto Rosa, non è mai stato indicizzato tra i presidi segnati da eventi traumatici, sintomatici di pregiudizi per la sicurezza delle partorienti e dei nascituri e l'allerta nazionale legata alla crisi vulcanica ha indotto la protezione civile ad inserire il Cilento nei relativi piani di emergenza quale area di elezione per il trasferimento delle popolazioni dell'area flegrea;
le criticità esposte hanno consentito, negli anni scorsi, la reitera della deroga agli standard fissati dal decreto Balduzzi e quindi il mantenimento del punto nascite di Sapri, oggi accorpato a quello di Vallo della Lucania;
l'articolo 32 della Costituzione garantisce il diritto alla salute, e a giudizio dell'interrogante una riorganizzazione del servizio sanitario regionale non può basarsi esclusivamente su una quota numerica –:
se non ritenga, tenuto conto di quanto esposto in premessa, di dover intervenire, per quanto di competenza, al fine di confermare che sussistono tutte le motivazioni per la reitera della deroga agli standard fissati nel cosiddetto decreto Balduzzi e, in tal modo, mantenere in attività il punto nascite dell'Ospedale di Sapri;
quali iniziative di competenza intenda assumere affinché si proceda all'effettuazione dei lavori di ristrutturazione, già progettati e previsti nonché all'espletamento dei concorsi per l'assunzione del personale previsto dalla dotazione organica, al fine di evitare il ricorso agli oneri dei turni aggiuntivi ex articolo 55 ccni;
(4-04710)
Apposizione di firme ad una risoluzione.
La risoluzione in Commissione Latini n. 7-00261, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 ottobre 2024, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Loizzo, Miele, Sasso.
Apposizione di una firma ad una interrogazione.
L'interrogazione a risposta scritta Ascari e altri n. 4-04396, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 febbraio 2025, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carotenuto.