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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 31 marzo 2025

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   L'VIII Commissione,

   premesso che:

    nei mesi di maggio e di giugno 2023 il territorio delle province di Teramo, Pescara e Chieti è stato interessato da eventi meteorologici di eccezionale intensità, che hanno determinato situazioni di elevata criticità idraulica ed idrogeologica, comportando situazioni di dissesto e di instabilità di versante e condizioni di rischio per la pubblica e privata incolumità, nonché l'evacuazione di diverse persone dalle loro abitazioni;

    i summenzionati eventi hanno causato aggravamenti di movimenti franosi pregressi, danneggiamenti alle infrastrutture viarie, alla rete dei servizi essenziali, alle strutture pubbliche e private, in particolare nei comuni di Chieti e Bucchianico, aggravati da condizioni meteorologiche che si sono susseguite nel tempo e che hanno comportato l'emissione di ordinanze sindacali contingibili e urgenti di interdizione di uso di fabbricati a tutela della pubblica incolumità, determinando di fatto lo sgombero delle abitazioni;

    gli ultimi eventi meteorologici in termini cronologici sono avvenuti nei giorni del 28 e 29 marzo 2025 nella provincia di Chieti ed hanno determinato ulteriori criticità sia nel comune di Chieti che in quello di Bucchianico;

    il Consiglio dei ministri, ritenendo necessario provvedere tempestivamente a porre in essere tutte le iniziative di carattere straordinario finalizzate al superamento della grave situazione determinatasi a seguito degli eventi citati, anche tenendo conto che detta situazione di emergenza, per intensità ed estensione, non è fronteggiabile con mezzi e poteri ordinari, il 28 agosto 2023 ha deliberato di dichiarare per dodici mesi dalla data di deliberazione lo stato di emergenza in conseguenza degli eccezionali eventi meteorologici verificatisi nei mesi di maggio e giugno 2023 nei territori delle province di Teramo, Pescara e Chieti, assegnando per gli interventi euro 4.120.000 a valere sul Fondo per le emergenze nazionali di cui all'articolo 44, comma 1, del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1;

    nella riunione del 22 luglio 2024 del Consiglio dei ministri è stato prorogato, di ulteriori dodici mesi, lo stato di emergenza in conseguenza degli eccezionali eventi meteorologici verificatisi nei mesi di maggio e giugno 2023 nei territori delle province di Teramo, Pescara e Chieti;

    il 30 agosto 2024 il Consiglio dei ministri ha deliberato un ulteriore stanziamento di risorse di cui all'articolo 1, comma 3, della delibera del Consiglio dei ministri del 28 agosto 2023, di euro 10.930.000;

    gli interventi per il superamento del contesto di criticità sono tuttora in corso e, quindi, l'emergenza non può ritenersi conclusa;

    la situazione ha determinato gravi disagi sociali ed economici per numerosi nuclei familiari, che si sono ritrovati senza abitazione e senza risposte tempestive da parte delle istituzioni;

    l'articolo 44 del medesimo decreto legislativo disciplina la costituzione e l'utilizzo del Fondo per le emergenze nazionali, destinato a finanziare: a) le attività di soccorso e assistenza alla popolazione interessata dall'evento; b) il ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture strategiche; c) le misure per la riduzione del rischio residuo; d) eventuali interventi urgenti necessari al superamento dell'emergenza;

    le risorse fino ad ora stanziate sono insufficienti per far fronte alla grave situazione conseguente alla frana di Santa Maria a Chieti e alla frana in Via Piana a Bucchianico, che ha determinato un danno economico e, in alcuni casi, l'emergenza abitativa per molti nuclei familiari, ma anche un impoverimento del tessuto economico-sociale della zona con gravi ripercussioni soprattutto sulle attività commerciali;

    si rende necessario un prolungamento dello stato di emergenza e un rafforzamento delle risorse economiche per fronteggiare l'evoluzione della situazione;

    la complessità della crisi abitativa nei comuni interessati richiede un raccordo efficace tra i diversi livelli istituzionali,

impegna il Governo:

   a prorogare di ulteriori 12 mesi lo stato di emergenza per far fronte alla situazione venutasi a creare nei comuni di Chieti e Bucchianico, in relazione agli eventi di dissesto e rischio strutturale che hanno determinato lo sgombero di numerosi nuclei familiari;

   ad adottare iniziative volte ad incrementare il Fondo per le emergenze nazionali, di cui all'articolo 44 del decreto legislativo n. 1 del 2018, di 30 milioni di euro per l'anno 2025 e ulteriori 30 milioni di euro per l'anno 2026, al fine di: a) garantire ristori economici tempestivi alle famiglie colpite da sgomberi o danneggiamenti; b) attivare interventi di sostituzione abitativa, anche temporanea, che non prevedano ulteriore consumo di suolo nei casi in cui non sia possibile il rientro nelle abitazioni, o in alternativa a interventi di ristori economici per l'acquisto di una nuova abitazione nel comune di Chieti; c) supportare le amministrazioni locali nella gestione dell'emergenza e nella messa in sicurezza degli immobili; d) garantire sostegno economico alle attività commerciali e sociali locali direttamente interessate all'evento o che hanno risentito dello spopolamento dei quartieri colpiti dal dissesto idrogeologico; e) realizzare interventi, anche strutturali, per la riduzione del rischio residuo nelle aree colpite dagli eventi calamitosi, strettamente connessi all'evento e finalizzati prioritariamente alla tutela della pubblica e privata incolumità; f) ripristinare la funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche, gestire rifiuti, macerie, materiale vegetale o alluvionale o terre e rocce da scavo prodotti dagli eventi, e adottare misure volte a garantire la continuità amministrativa nei comuni e territori interessati, anche mediante interventi di natura temporanea;

   a valutare l'istituzione di una cabina di regia interistituzionale, con il compito di: a) quantificare in modo preciso i danni subiti in termini numerici ed economici; b) coordinare le decisioni del Governo con le effettive esigenze degli enti locali; c) coinvolgere stabilmente gli esponenti politici del territorio, il presidente della regione Abruzzo, i sindaci dei comuni di Chieti e Bucchianico, i rappresentanti dei comitati cittadini e delegati del Governo;

   ad assicurare un monitoraggio costante e trasparente della situazione attraverso la Protezione civile e gli enti tecnici, garantendo una risposta coordinata, efficace e orientata alla tutela dei cittadini.
(7-00291) «Morfino, Torto, Ilaria Fontana, L'Abbate».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   DORI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 3, della legge n. 2 del 9 gennaio 2008 stabilisce che il Ministro della cultura, in collaborazione con il Presidente del Consiglio dei ministri, eserciti la vigilanza sulla Siae (Società italiana degli autori ed editori);

   con determinazione della Corte dei conti n. 152 del 20 dicembre 2022, a partire dall'esercizio finanziario 2023, è stato previsto il controllo da parte della Corte dei conti sulla Siae, in conformità con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 9 febbraio 2006;

   in data 16 gennaio 2025 il consiglio di gestione della Siae ha deliberato una sorta di «sanatoria/condono» per i pubblici esercizi che non hanno pagato i diritti d'autore relativi al rinnovo della quota per la musica d'ambiente dell'anno 2024;

   a giudizio dell'interrogante tale decisione crea un problema di disparità tra gli esercizi che hanno pagato non solo la quota annuale, ma anche le sanzioni accessorie, e quelli che pur non avendo rispettato i termini di pagamento vengono esonerati dalle stesse penali, seppur le stesse siano esplicitamente previste dagli articoli 5 e 10 del contratto «musica d'ambiente»;

   la suddetta delibera impatta negativamente sugli agenti mandatari, in quanto andranno a perdere la remunerazione prevista attraverso l'incasso delle penali dell'anno 2024, nonostante il loro lavoro di accertamento delle violazioni sia stato svolto con l'utilizzo di mezzi, strutture e personale, danneggiando così sia la loro attività che la loro reputazione sul territorio;

   nel corso dell'anno 2024 la rete territoriale Siae ha raccolto circa 430 milioni euro di diritto d'autore; di tali incassi circa il 40-45 per cento probabilmente non saranno ripartiti secondo la direttiva Barnier in maniera analitica a tutti gli aventi diritto, poiché i programmi musicali digitali non risultano correttamente riconsegnati dagli organizzatori nei termini previsti con l'aggravante che i piccoli autori/editori, sono altresì penalizzati dall'iniziativa che non prevede più la compilazione dei programmi musicali per tutti gli eventi privati e per quelli organizzati all'interno dei circoli ad esclusione di quelli aderenti all'Arci;

   questo, soprattutto al sud, dove gli eventi privati per questioni culturali sono molto più frequenti, rappresenta sicuramente un enorme danno;

   l'ordinanza di ripartizione Siae per il 2025 prevede che «gli incassi relativi a programmi che, malgrado ogni diligenza della società, non siano stati consegnati in tempo utile per le operazioni di ripartizione relative al semestre di competenza, vengono ripartiti nel semestre successivo a quello della ripartizione ordinaria, in favore di coloro che hanno partecipato alla ripartizione proporzionalmente all'ammontare dei rendiconti analitici del periodo di riferimento». Ciò ha conseguenze gravi per i piccoli autori, che vedranno una riduzione significativa delle loro entrate, in quanto la ripartizione avverrà in modo proporzionale, premiando i grandi autori e i grandi editori, a scapito degli autori più piccoli per i quali questi incassi rappresentano spesso l'unica fonte di reddito;

   la possibilità di evadere i pagamenti, sfruttando il condono, manda un segnale negativo ai pubblici esercizi, che potrebbero sentirsi legittimati a non rispettare i loro obblighi nei confronti della Siae, indebolendo la credibilità dell'intero sistema;

   le decisioni e le delibere della Siae sollevano numerose preoccupazioni sia per la tutela degli agenti mandatari che per quella dei piccoli autori, che rischiano di veder gravemente compromesse le proprie risorse economiche –:

   se si intendano adottare iniziative volte a prevedere una forma di tutela sia per agli agenti mandatari che per i piccoli autori, al fine di ridurre la penalizzazione economica derivata dal condono per i pubblici esercizi che non hanno pagato i diritti d'autore relativi al rinnovo della quota per la musica d'ambiente dell'anno 2024.
(4-04725)


   DELLA VEDOVA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Corriere della sera ha dato la notizia, poi confermata da Ansa e ripresa da altre fonti di informazione, del rilevamento di ripetuti sorvoli (almeno cinque) del Joint Research Centre dell'Unione europea a Ispra, in provincia di Varese, da parte di un drone di fabbricazione russa;

   la presenza del drone sarebbe stata rilevata dai responsabili dello stesso centro di ricerca, che è il terzo campus di ricerca più grande della Commissione europea dopo quelli di Bruxelles e Lussemburgo;

   il tipo di drone segnalato, a quanto si apprende dalle stesse fonti, può essere equipaggiato «con telecamere e strumentazioni digitali capaci di riprendere un obbiettivo nei minimi dettagli, anche di notte, e di eseguire mappature tridimensionali»;

   le stesse fonti segnalano che al di sopra del centro di ricerca europeo di Ispra sarebbe attiva una no fly zone, evidentemente violata ripetutamente dal citato drone russo;

   eventuali deroghe per il sorvolo di aree interessate da no fly zone temporanee o permanenti possono essere concesse da Enac, dall'Aeronautica Militare o dalla prefettura a seconda della natura del divieto di sorvolo;

   in provincia di Varese, nel raggio di poche decine di chilometri dal centro di ricerca, ci sono anche importanti stabilimenti di Leonardo, azienda leader nel settore aeronautico e aerospaziale per la difesa;

   in Lombardia in tempi recenti ci sono stati già altri inquietanti episodi – dall'affondamento sul Lago Maggiore di una imbarcazione sulla quale si teneva un incontro tra uomini dei servizi segreti italiani e israeliani che costò la vita a quattro persone, alla fuga dagli arresti domiciliari di Artem Uss, figlio di un oligarca russo in attesa di estradizione negli Stati Uniti – che aprono seri interrogativi sulla permeabilità della regione all'attività di servizi segreti stranieri –:

   se siano state concesse deroghe per il sorvolo dello spazio aereo al di sopra del Joint Research Centre di Ispra;

   per quale ragione il drone russo citato in premessa non sia stato abbattuto subito dopo la segnalazione della sua presenza;

   quali iniziative di competenza siano state assunte, e con quali risultati, per identificare chi e da dove ha manovrato il drone;

   quali iniziative intendano prendere i Ministri interrogati per scongiurare nuovi attentati alla sicurezza nazionale ed europea.
(4-04732)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   CARAMIELLO, ALIFANO, CHERCHI e SERGIO COSTA. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   l'antica città di Cales fu il più importante insediamento degli Ausoni, ed era collocata vicino alle montagne del Sannio, a non molta distanza dall'attuale comune di Calvi Risorta, in cui insiste il sito archeologico. Fondata intorno al VII secolo a.C. dai campani, un popolo italico, Cales si affermò rapidamente come un centro vitale per il commercio e la cultura nella regione. La sua posizione strategica, vicino a importanti vie di comunicazione, la rese un crocevia di scambi e interazioni tra diverse popolazioni;

   divenne un municipium nel 90 a.C., un traguardo che le conferì un certo grado di autonomia e partecipazione alla vita politica dell'impero. Questo riconoscimento portò a un notevole sviluppo urbanistico: furono costruiti edifici pubblici, templi e infrastrutture che testimoniavano l'importanza della città. Il teatro romano, ancora visibile oggi, è uno dei luoghi più suggestivi, evocando l'atmosfera di una comunità vibrante, dedita alla cultura e all'intrattenimento. Tuttavia, il declino di Cales iniziò nel tardo impero romano, un processo influenzato da fattori come le invasioni barbariche e il progressivo abbandono delle vie commerciali;

   le campagne di scavo condotte nel sito di Cales hanno rivelato un patrimonio archeologico straordinario: i reperti, dalle ceramiche alle monete, offrono uno spaccato della vita quotidiana dei suoi abitanti, delle loro pratiche commerciali e delle interazioni culturali. I mosaici e gli affreschi rinvenuti in alcune abitazioni, con le loro vivaci decorazioni, raccontano storie di bellezza e quotidianità di un'epoca ormai lontana. La sua importanza culturale è innegabile: rappresenta un patrimonio che merita di essere preservato e valorizzato. Pertanto, preservare e studiare questo patrimonio è fondamentale per garantire che le future generazioni possano continuare a imparare e a trarre ispirazione da ciò che Cales ha rappresentato nel corso dei secoli;

   come evidenziato nel libro scritto dal giornalista Silver Mele, «Cales, il grande oltraggio», la storia di Cales è una storia di grandezza e di orgoglio, ma anche di un'incredibile indifferenza. Le rovine di questa città, che un tempo vantava teatri, anfiteatri e un'importante vita culturale, giacciono oggi in uno stato di abbandono e degrado;

   l'assenza di investimenti e di politiche culturali adeguate ha portato a un depauperamento delle tracce di questa grandezza: siamo di fronte a una vera e propria vergogna, non solo per i cittadini di Calvi Risorta, ma per l'intero Paese. Mentre i reperti di Cales sono esposti nei musei di tutto il mondo, questa comunità vive in un anonimato che non può più essere tollerato –:

   quali iniziative il Ministero interrogato intenda adottare per sviluppare un piano di valorizzazione e conservazione del sito archeologico di Cales, al fine di preservare il suo patrimonio storico;

   se siano previsti finanziamenti specifici per il recupero e la manutenzione delle strutture archeologiche di Cales e in che modo il Ministro interrogato intenda collaborare con le amministrazioni locali e regionali per promuovere iniziative che possano risollevare l'interesse per Cales, sia a livello nazionale che internazionale;

   quali programmi di educazione e sensibilizzazione siano previsti per informare i cittadini e i visitatori riguardo all'importanza storica e culturale di Cales, affinché si sviluppi un senso di appartenenza e responsabilità verso questo patrimonio e se condivida l'opportunità di finanziare studi e ricerche scientifiche sul sito di Cales.
(4-04726)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VACCARI e GIRELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   alcuni tabaccai di Brescia, aderenti al gruppo Uit, hanno presentato un esposto alla procura della Repubblica di Brescia per esternare il proprio malumore e contestare quelle che sono ritenute delle vere e proprie «vessazioni dei concessionari» con «violazioni alla buona fede e alla correttezza contrattuale»;

   i tabaccai hanno sollevato il problema dell'obbligo a vendere sempre più gratta e vinci per non rischiare di non essere più riforniti, ma nel contempo convincere i clienti a non esagerare nel tentare la fortuna;

   gli esercenti si trovano infatti a dividersi fra lo Stato, che chiede loro di contrastare in ogni modo la ludopatia nel pieno rispetto del decreto Balduzzi e, dall'altra, a fare i conti con le società concessionarie dei monopoli che hanno vinto il bando per la distribuzione dei Gratta e vinci, che impongono loro di venderne sempre di più, anche attraverso strategie di vendita aggressive, ponendo degli obiettivi annuali che incrementano di anno in anno e con i canoni obbligatori per avere la concessione e per pagare alcuni servizi, pari a circa 7 mila euro l'anno;

   il mercato della vendita dei tagliandi in questione ha registrato e continua a registrare numeri di vendita enormi. Per capire la portata del fenomeno basti pensare che nel primo semestre 2024 sono stati venduti circa 4.116 biglietti al minuto, per un importo di oltre 23 mila euro al minuto –:

   se non ritenga di adottare iniziative di competenza volte a modificare le disposizioni che regolano il rapporto tra società concessionarie dei monopoli che hanno vinto il bando per la distribuzione dei Gratta e vinci e i rivenditori di lotterie ad estrazione istantanea.
(5-03809)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ANGELO ROSSI e PALOMBI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il consorzio enti pubblici – Cep S.p.a. è una società partecipata a capitale interamente pubblico dei comuni consorziati dell'area metropolitana di Roma Capitale;

   la società si occupa della gestione di tutte le attività, funzioni, servizi ed entrate, tributarie ed extra tributarie, delle amministrazioni locali facenti parte della compagine sociale;

   fin dal 2019 è nota una situazione di difficoltà patrimoniale della Cep S.p.a., aggravatasi negli anni successivi e consolidata da perduranti bilanci d'esercizio in perdita;

   malgrado ciò, la Cep S.p.a. ha affidato prestazioni a ditte esterne, impegnandosi a sostenere costi non coperti da risorse correnti;

   alla preoccupante situazione finanziaria della Cep S.p.a. si è aggiunto il mancato versamento ai comuni consorziati delle somme derivanti dalla riscossione dei tributi;

   tale condotta ha determinato il deficit di molti dei comuni consorziati, tra cui il comune di Gallicano nel Lazio, che si è visto costretto a esposizione debitoria procurata dalle dichiarare il dissesto finanziario dell'ente con irregolarità gestionali poste in essere della Cep S.p.a.;

   oltre al comune di Gallicano nel Lazio, altri comuni lamentano il mancato versamento dei tributi riscossi dalla Cep S.p.a.;

   a quanto si apprende dagli organi della stampa nazionale, fa gestione finanziaria della Cep S.p.a. è stata oggetto di accertamenti da parte della Guardia di finanza, sino all'avvio di una procedura di liquidazione giudiziale con una stima di 11 milioni di euro di debiti –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti riportati e se intendano adottare iniziative, anche di carattere normativo e per quanto di competenza, avviando le opportune interlocuzioni con gli enti competenti, al fine di sostenere i comuni consorziati a fronte delle criticità esposte in premessa.
(4-04727)


   DEL BARBA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 21 febbraio 2025, il Ministero dell'economia e delle finanze ha pubblicato l'«Atto di Indirizzo per la Politica fiscale 2025-2027», sottolineando il ruolo dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli (AdM) nel garantire la legalità negli ambiti di competenza ed in particolare nel settore dei giochi pubblici, per migliorare l'offerta e creare un ambiente di gioco sicuro e responsabile, combattendo il gioco illegale;

   al 5 febbraio 2025, oltre 10.000 siti di gioco illegale erano stati oscurati, evidenziando la necessità di affrontare un fenomeno in crescita, soprattutto nel gioco online, a causa della facilità nell'attivazione dei siti e dell'inefficacia delle sanzioni, poiché molti di essi risiedono all'estero, complicando la collaborazione giudiziaria;

   nel febbraio 2024 nell'ambito della discussione parlamentare sullo schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di riordino del settore dei giochi, a partire da quelli a distanza (Atto del Governo n. 116), si è registrato il coinvolgimento di GG Poker, un operatore internazionale che opera nel settore del poker online, non titolare di alcuna licenza ufficiale per operare in Italia;

   nonostante la condizione di assenza di titolo concessorio, l'operatore, nell'ambito di una audizione parlamentare, ha avuto modo di rappresentare le proprie istanze in merito alla possibilità di implementare la cosiddetta «liquidità condivisa internazionale» nel settore del poker. Tale misura, ritenuta però non idonea dal direttore generale dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli Roberto Alesse, anche per motivi di potenziale rischio di riciclaggio, consentirebbe, se attuata, ai giocatori italiani di partecipare a partite contro giocatori residenti all'estero;

   a quanto consta all'interrogante attualmente, il sito di GG, Poker, pur essendo illegalmente attivo in Italia, risulta essere facilmente accessibile, anche tramite una modalità di registrazione agevole. La società, inoltre, promuove attivamente i suoi prodotti nel Paese, contravvenendo all'articolo 9 del decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87 (cosiddetto «decreto dignità») convertito, con modificazioni, dalla legge n. 96, del 2018, per contattare e poi gestire clienti italiani utilizza affiliati e «agenti» non autorizzati. Per diffondere e far conoscere le sue attività impiega in particolare le principali piattaforme social –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare, nell'interesse dei giocatori, dei concessionari dello Stato e dell'erario per contrastare la diffusione dell'offerta di gioco illecito e, in particolare, l'operatività in assenza di concessione di GG Poker in Italia, in esecuzione di quanto disposto dall'articolo 22 del decreto legislativo 25 marzo 2024, n. 41 in materia di contrasto all'offerta di gioco a distanza in difetto di concessione, nonché l'impiego illegale di strumenti di promozione e comunicazione tramite i principali social network.
(4-04734)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta orale:


   VARCHI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   continua ad arricchirsi di nomi eccellenti la lista dei mafiosi ergastolani in libertà semilibertà o in permesso premio, pur non avendo collaborato mai con la giustizia;

   dopo i fedelissimi di Messina Denaro; dopo Paolo Alfano, il pericoloso boss mafioso, già condannato nel maxiprocesso a 17 anni, oltre all'ergastolo per due omicidi commessi nel 1981 o Ignazio Pullarà, killer di Santa Maria di Gesù; Raffaele Calatolo, lo strangolatore dell'Acquasanta; Giovanni Formoso, lo stragista di via dei Georgofili, solo per citare gli ultimi ergastolani scarcerati, anche Vito Brusca e Girolamo Buccafusca, killer di Cosa nostra, sarebbero diventati detenuti modello e, pertanto, premiati con il permesso di uscire ogni mattina dal penitenziario palermitano di Pagliarelli, per fare attività di volontariato per poi ritornare in cella la sera;

   di Vito Brusca, cugino del boss pentito Giovanni Brusca, «lo scannacristiani», l'uomo che fece sequestrare e poi uccidere il piccolo Giuseppe Di Matteo, hanno scritto i giudici: «Era inserito ai massimi livelli di Cosa nostra»; mentre Girolamo Buccafusca, referente di Porta Nuova, è stato anche al 41-bis;

   nel novembre 2013, durante una conversazione di Buccafusca con la propria famiglia dal carcere di Tempio Pausania, i carabinieri intercettarono l'intervento nella telefonata del boss Lo Presti, riportato nel loro rapporto alla procura: «I due si davano reciproca conferma per qualcosa di cui verosimilmente avevano già discusso tramite altri canali» e un anno dopo, nel 2014, le intercettazioni svelarono che la moglie di Lo Presti, Teresa Marino, anche lei condannata per associazione mafiosa, si occupava del sostentamento della famiglia di Girolamo Buccafusca;

   oggi, Tommaso Lo Presti è uno degli scarcerati eccellenti di Palermo e anche Vito Brusca e Girolamo Buccafusca hanno fatto istanza di semilibertà;

   secondo quanto si apprende da fonti di stampa, però, in molti di questi casi i giudici di sorveglianza non avrebbero chiesto il parere alle direzioni distrettuali antimafia; né dato comunicazione dei permessi premio;

   ad evidenziare il paradosso, l'allarme lanciato dall'aggiunto della DDA di Catania, Salvatore Ardita, secondo il quale si sta sottovalutando un pericolo concreto perché: «Da eccezionale il beneficio ha cominciato a diventare possibile, e poi sempre più frequente grazie alla lettura burocratica del comportamento tenuto dal mafioso dentro il carcere, col riconoscimento della cosiddetta buona condotta», ricordando come, purtroppo, «I capimafia irriducibili sono i depositari di un metodo che negli anni ha portato al controllo assoluto del territorio, fino alla volontà di poter condizionare lo Stato con le stragi degli anni 1992 e 1993. Evidentemente la mancanza di memoria, e forse anche di rispetto per le vittime della mafia, porta la moderna società a sottovalutare questo pericolo» –:

   considerata la gravità dei fatti esposti in premessa, se e quali urgenti iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda assumere il Ministro interrogato per rendere più stringenti i parametri per il riconoscimento della buona condotta quale presupposto per la concessione dei benefici penitenziari a soggetti condannati per reati aggravati dall'agevolazione mafiosa o in regime di carcere duro.
(3-01857)


   GIANASSI, SERRACCHIANI, LACARRA, DI BIASE e SCARPA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto legislativo 13 luglio 2017, numero 116 (riforma della magistratura onoraria), il giudice di pace assume un ruolo fondamentale nell'ambito dell'amministrazione della giustizia e per fronteggiare il notevole carico di lavoro degli uffici giudiziari, anche al fine di perseguire con efficacia il principio di ragionevole durata del processo;

   la riforma del processo civile, incentrata sull'obiettivo della riduzione del tempo del giudizio, è uno degli obiettivi concordati con l'Unione europea per accedere alle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR): in questo contesto è quindi fondamentale il ruolo, l'apporto e l'attività dei giudici di pace;

   da quanto emerge ormai da mesi sulla stampa, la situazione della giustizia di prossimità dei giudici di pace sta assumendo connotati di vera e propria emergenza, in vista, soprattutto, dell'entrata in vigore dell'aumento di competenza attribuito a tali organi giurisdizionali dalla cosiddetta «Riforma Cartabia»;

   sempre da quanto riportato dai media alcune prime udienze relative ai giudici di pace sarebbero state fissate al 2030;

   l'indagine effettuata dall'organismo congressuale forense ha fatto emergere una situazione critica in tutto il Paese con soltanto il 37 per cento dei giudici previsti attualmente in servizio;

   secondo i dati dello stesso Ministero della giustizia (relativi al terzo trimestre del 2024) emerge una crisi evidente: le pendenze civili sono giunte al picco di 907.126 con un aumento dell'11 per cento rispetto al 2023;

   tali criticità sono destinate a crescere anche in virtù dell'aumento delle citate competenze previste dal comparto dal mese di ottobre 2025 quando i valori saliranno fino a 30 mila euro per le cause per i beni mobili e 50 mila euro per i risarcimenti da incidenti stradali;

   a peggiorare questo scenario contribuiscono inoltre le numerose domande di pensionamento presentate per il biennio 2024-2025 e non seguite da un ricambio di personale mentre per le nuove assunzioni non sono state ancora individuate modalità e mansioni (anche perché è ancora da definire la trattativa per il nuovo Contratto collettivo nazionale integrativo);

   queste problematiche, a giudizio degli interroganti, non sono state affrontate fino ad oggi con tempestività da Governo e Ministero competente, che continuano a sottovalutare colpevolmente la situazione. Le numerose interrogazioni presentate rimangono ad oggi senza risposta (ultima in ordine di tempo l'interrogazione a risposta in Commissione numero 5-03126) mentre il 12 dicembre 2024 l'Aula di Montecitorio ha respinto l'ordine del giorno numero 9/01950-A/013 che impegnava il Governo «ad assumere iniziative urgenti per risolvere le gravissime criticità relative all'organico ed alle dotazioni informatiche dei giudici di pace, anche al fine di garantire la piena attuazione della riforma del processo»;

   le uniche iniziative che potrebbero essere assunte dal Governo, sempre secondo i media, non sarebbero finalizzate ad aumentare gli organici dei giudici di pace, ma a rinviare le citate nuove competenze che dovrebbero entrare in vigore nel mese di ottobre 2025;

   appare altresì evidente come risulti indifferibile ed urgente risolvere le criticità relative all'organico ed alle dotazioni informatiche dei giudici di pace, per garantire il corretto adempimento della giustizia civile ed attuare le riforme concordate con il PNRR –:

   quali iniziative di competenza urgenti intenda assumere, in relazione a quanto espresso in premessa, per risolvere le gravissime criticità relative all'organico dei giudici di pace, anche al fine di garantire la piena attuazione della riforma del processo civile.
(3-01858)


   GIANASSI, SERRACCHIANI, LACARRA e DI BIASE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto legislativo 13 luglio 2017, n. 116 (riforma della magistratura onoraria) il giudice di pace assume un ruolo fondamentale nell'ambito dell'amministrazione della giustizia e per fronteggiare il notevole carico di lavoro degli uffici giudiziari, anche al fine di perseguire con efficacia il principio di ragionevole durata del processo;

   la riforma del processo civile, incentrata sull'obiettivo della riduzione del tempo del giudizio, è uno degli obiettivi concordati con l'Unione europea per accedere alle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR): in questo contesto è quindi fondamentale il ruolo, l'apporto e l'attività dei giudici di pace;

   da quanto emerge sulla stampa, la situazione della giustizia di prossimità dei giudici di pace sta assumendo connotati di vera e propria emergenza in vista, soprattutto, dell'entrata in vigore dell'aumento di competenza attribuito a tali organi giurisdizionali dalla cosiddetta «Riforma Cartabia» sempre secondo i media vi sarebbero udienze fissate al 2030;

   dall'indagine effettuata dall'organismo congressuale forense emerge una situazione critica in tutto il Paese: nel Nord Italia, nei tribunali monitorati, sono previsti 690 giudici, ma solo 252 sono attualmente in servizio; nel Centro, su 357 giudici previsti, ne operano soltanto 122; nel Sud, si registrano 166 giudici attivi su 406 previsti, e nelle Isole, sono in servizio 128 giudici rispetto ai 317 necessari. Solo il 37 per cento dei giudici previsti è in servizio: una circostanza negativa che accomuna le grandi città (a Torino 7 giudici di pace in servizio su 139 e a Roma 59 su 210 solo per fare alcuni esempi) ed i centri minori;

   è altrettanto grave anche la carenza di personale amministrativo, con il 75 per cento di effettivi in servizio rispetto alle piante organiche, il cui aggiornamento è fermo da tempo sia per numero, sia per qualifiche, e ad oggi non corrispondenti al fabbisogno effettivo degli uffici;

   a peggiorare questo scenario contribuiscono inoltre le numerose domande di pensionamento presentate per il biennio 2024/2025 e non seguite da un ricambio di personale;

   la citata indagine dell'organismo congressuale forense fa emergere inoltre criticità anche sui ritardi sul processo di digitalizzazione dei giudici di pace: in molti uffici mancano ai giudici i necessari strumenti informatici per la gestione del Processo civile telematico, non è presente una connessione stabile telematica; i verbali di udienza sono spesso cartacei e non digitalizzati; vi è carenza di sistemi di sicurezza per i device;

   questo combinato disposto di carenze di organico e di dotazioni informatiche determinano l'allungamento della durata dei procedimenti civili: i tempi di pubblicazione delle sentenze superano i 6 mesi nel 29 per cento dei casi dei casi. In quasi nella metà degli uffici decorrono più di 4 mesi per la concessione di un decreto ingiuntivo, per la fissazione della prima udienza di comparizione, per lo svolgimento dell'udienza di prove e per la rimessione in decisione della causa. La durata media dei procedimenti penali supera l'anno nel 72 per cento degli uffici, con rischio di prescrizione dei processi già in primo grado;

   appare quindi indifferibile ed urgente risolvere le criticità relative all'organico ed alle dotazioni informatiche dei giudici di pace, per garantire il corretto adempimento della giustizia civile ed attuare le riforme concordate con il PNRR nei tempi previsti e senza ulteriori ritardi –:

   quali iniziative urgenti intenda assumere per risolvere le gravissime criticità relative all'organico ed alle dotazioni informatiche dei giudici di pace citate in premessa, anche al fine di garantire la piena attuazione della riforma del processo civile.
(3-01860)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ASCARI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del 22 gennaio 2025, emesso in esecuzione delle relazioni dei servizi sociali, due minori sono state allontanate dalla madre, signora S., in modo improvviso e senza alcuna preparazione, nonostante fosse fissata un'udienza per il 29 gennaio 2025;

   la decisione ha suscitato grande preoccupazione, in quanti le minori hanno manifestato intenti autolesionistici e hanno espresso il timore di subire un trauma irreparabile a seguito del provvedimento;

   la madre ha riferito che il decreto è stato eseguito senza un adeguato supporto psicologico alle minori e senza un'adeguata valutazione della loro condizione emotiva e del loro benessere e senza alcun rispetto di quanto loro dichiarato dalle stesse assistenti sociali;

   il legale della signora S. ha già depositato un ricorso d'urgenza presso la Corte europea dei diritti dell'uomo e si appresta a presentare appello, ritenendo che vi siano profili di violazione dei diritti fondamentali delle minori;

   ad avviso dell'interrogante, è necessario garantire che le procedure di allontanamento dei minori siano previste come extrema ratio e avvengano con il massimo rispetto del loro interesse superiore, come sancito dall'articolo 3 della Convenzione Onu sui diritti del fanciullo, evitando traumi che potrebbero avere conseguenze irreversibili sulla loro salute psico-emotiva –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della vicenda e quali iniziative di competenza intenda adottare, valutando anche la sussistenza dei presupposti per l'eventuale invio di ispettori ministeriali e affinché vi sia la costante salvaguardia del superiore interesse del minore.
(4-04731)


   ZANELLA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   particolare stupore e indignazione ha suscitato la vicenda di Luca che a 4 anni, affidato fin dal primo mese di vita ad una famiglia composta da due genitori con altri tre figli, è stato dato in adozione, dal tribunale dei minori di Milano, a una nuova famiglia;

   sebbene la legge stabilisca che l'affido debba durare tra i sei e i dodici mesi, eccezionalmente ventiquattro, il bambino è rimasto con loro molto più a lungo. Passato questo lungo periodo, i genitori affidatari, anche su indicazione del tribunale dei minori, hanno presentato domanda di adozione, preoccupati che un eventuale allontanamento tardivo potesse essere traumatico per il piccolo Luca. Nonostante ciò qualcosa è andato storto e, a quattro anni, Luca è stato assegnato a una nuova famiglia, generando ciò che per gli specialisti di età evolutiva rappresenta uno dei più gravi traumi – sul piano clinico – che si possa verificare nella vita di un bambino: il trauma abbandonico che, negli anni, può portare a traumi significativi;

   in più la riassegnazione di Luca a due nuovi genitori non ha comportato alcun genere di «processo ponte» tra vecchia e nuova famiglia, procedura di importanza fondamentale per permettere alla nuova famiglia di poter usufruire di tutto quel bagaglio di conoscenza e competenza su Luca che i genitori affidatari detengono dal primo mese di vita del bambino;

   l'elemento chiave della decisione del giudice sembra essere che il padre affidatario aveva superato il limite d'età per l'adozione. Oggi Luca ha 4 anni e i suoi genitori affidatari rispettivamente 54 e 53, e a giudizio dell'interrogante sarebbero stati ancora in grado di sopportare Luca nel suo percorso evolutivo, visto che hanno un altro bambino in affido e che tutt'ora lo stanno crescendo come affidatari e, pertanto, sembra scontato che questi genitori siano molto competenti sul piano emotivo e affettivo, e probabilmente lo saranno anche tra 10 anni;

   al di là della questione giudica, questa vicenda mette in luce quanto poco sia diffusa, anche tra gli operatori, la consapevolezza di quanto forti siano i legami di attaccamento che si instaurino tra i bambini e i loro familiari nei primi anni di vita: un ambiente stabile e prevedibile è fondamentale per la sua crescita;

   a parere dell'interrogante, nella decisione dei separare Luca dalla sua famiglia affidataria non si è tenuto conto dell'orientamento del mondo scientifico, il quale ritiene, in casi come quello di Luca, scontato l'insorgere di un trauma che doveva essere prevenuto e che va riparato il più velocemente possibile, riaffidando il bambino alla famiglia che lo ha cresciuto –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di dover promuovere un approfondito monitoraggio in ordine alle modalità e alle condizioni di allontanamento dalla famiglia affidataria di bambini in piena età evolutiva, come nel caso di cui in premessa laddove un bambino di quattro anni è stato allontanato, senza un «processo ponte», dalla sua famiglia adottiva che, tra l'altro, ne aveva chiesto da tempo l'adozione;

   se non ritenga, anche alla luce dei fatti illustrati in premessa, farsi promotore di iniziative di competenza anche di carattere normativo, che tutelino il principio della continuità affettiva del minore e che tengano in debito conto lavoro le indicazioni del mondo scientifico su temi così delicati.
(4-04735)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


   MORFINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il viadotto «Coda di volpe», situato nei pressi di Bolognetta, in provincia di Palermo, sulla strada statale 121, è stato chiuso al transito veicolare nell'aprile 2015 e mai più riaperto sino ad oggi, a causa di cedimenti del sottosuolo che hanno interessato alcuni piloni del viadotto stesso, mentre il traffico è stato deviato su una bretella rappresentata dal vecchio tracciato della strada statale 121, con conseguente aumento, seppur minimo, dei tempi di percorrenza;

   il percorso alternativo è pericoloso al punto che quotidianamente si assiste a incidenti poiché la curva in prossimità dello svincolo di Bolognetta (Palermo) è altamente pericolosa;

   sul tracciato della strada statale 121, sono presenti cantieri dovuti ad un appalto per lavori indetto dall'Anas, lavori iniziati nel giugno 2013 e non ancora terminati;

   la fine dei cantieri, prevista inizialmente per il 2016, è stata «rimandata» a causa della crisi della Cmc di Ravenna;

   i lavori del tratto compreso proprio tra Bolognetta e Bivio Manganare sono iniziati il 28 giugno 2013;

   ad agosto del 2019 si arrivò a un accordo per sbloccare l'opera, con l'intervento, decisivo, di Anas;

   ad aprile 2023 il presidente della regione Renato Schifani lanciò un ultimatum chiedendo il completamento dell'opera entro fine 2024, anche per giustificare i 300 milioni di euro destinati alla bisogna, diventati 375 nel frattempo, per tutti e 34 i chilometri di strada della Palermo-Lercara Friddi, che comprendono anche il tratto Bolognetta-Manganaro, consegnati (otto chilometri) a settembre 2024;

   tutto l'asse stradale del tratto in ammodernamento, fino a Lercara, sarà posto in esercizio nella sua configurazione di progetto;

   i rimanenti lavori di rifinitura si afferma che «non avranno ripercussioni sulla viabilità», ma non è stata data alcuna tempistica sulla fine dei lavori;

   mentre si continua a morire su quella strada, da tempo si parla di riqualificazione anche per il tratto di strada compreso tra Bolognetta e lo snodo con la A19 e il raccordo autostradale per la città, ma non si è arrivati neanche al completamento della progettazione –:

   se non ritenga di fornire elementi in ordine alla conformità del progetto della bretella in deviazione del viadotto Coda di Volpe sulla SS 121 rispetto alla normativa vigente in materia e ai canoni di sicurezza;

   se e quali soluzioni ed iniziative di competenza intenda adottare, urgentemente, al fine della risoluzione delle problematica evidenziata.
(3-01861)

Interrogazione a risposta scritta:


   GHIO e PANDOLFO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel maggio 2024, la procura di Genova avviò un'inchiesta articolata su diverse irregolarità legate all'operato dell'Autorità di sistema portuale (Adsp) di Genova, coinvolgendo numerosi indagati, tra cui l'ex presidente della regione Liguria, Giovanni Toti, l'ex Presidente dell'Adsp del Mar Ligure Occidentale, Paolo Emilio Signorini, e l'allora commissario Paolo Piacenza. L'inchiesta riguardava pratiche amministrative in un settore strategico per l'economia regionale;

   a seguito dello sviluppo dell'inchiesta, si dimisero dalla loro carica Giovanni Toti e Paolo Piacenza, innescando un importante scossone istituzionale che evidenziava l'urgenza di fare chiarezza e di ristabilire la fiducia nell'amministrazione portuale;

   in risposta alla situazione, il viceministro Edoardo Rixi, a nome del Ministro Matteo Salvini, annunciò a metà maggio 2024 l'invio di una commissione ministeriale ispettiva, composta da esperti del settore, incaricata di verificare la legittimità delle concessioni demaniali rilasciate dall'Adsp e di garantire la continuità delle opere in corso;

   a novembre 2024, il viceministro Rixi confermò che la commissione aveva portato avanti un lavoro approfondito, con l'esame della documentazione sugli atti di concessione demaniale, e che i risultati finali sarebbero stati resi noti a breve, con l'obiettivo di redigere una relazione conclusiva entro la fine dell'anno;

   tuttavia, a distanza di oltre otto mesi dall'avvio dell'attività ispettiva, non è stato ancora reso pubblico alcun risultato ufficiale, oltre a non essere stata ancora nominata una nuova guida per l'Adsp, generando incertezza e rischi di inefficienza per la gestione di una infrastruttura strategica come il porto di Genova;

   inoltre, nei giorni scorsi da fonti di stampa si è appreso che la commissione ministeriale ha messo in evidenza la necessità di una «revisione sistematica degli atti concessori in essere», a causa di anomalie amministrative rilevate, che riguardano anche la gestione delle concessioni, come nel caso della concessione al gruppo Spinelli per il Genoa Port Terminal. L'ispezione ha suggerito azioni correttive per garantire la separazione dei poteri e una gestione più trasparente e sicura, nonché la revisione del Piano regolatore portuale –:

   quando il Ministro interrogato intenda rendere pubblici i risultati dell'attività ispettiva svolta dalla commissione ministeriale, inclusa la relazione finale;

   nel dettaglio quali atti concessori siano stati individuati come irregolari o da revisionare e quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per correggere le anomalie emerse.
(4-04729)

INTERNO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   Fanpage.it ha pubblicato un video testimonianza – di cui è stata data notizia e diffusione anche da La Repubblica, da altre testate giornalistiche e dai social di Associazioni e ONG – nel quale da un'inquadratura fissa su una parete o un pavimento si possono ascoltare disperate grida di aiuto e il frastuono della irruzione della Polizia e dei colpi di manganello;

   il video-testimonianza dello scorso lunedì 24 marzo è stato ripreso dall'interno del Cpr di Trapani-Milo, dove dallo scorso sabato 22 marzo, in seguito all'ennesimo atto di autolesionismo commesso da un uomo tunisino che ha tentato di togliersi la vita, le circa 150 persone trattenute in detenzione amministrativa avevano iniziato uno sciopero della fame, «Il corpo è il loro unico strumento di denuncia», dice ai microfoni di Fanpage.it un attivista della Rete Siciliana contro il confinamento;

   la protesta pacifica iniziata sabato rivendicava libertà e dignità contro le condizioni disumane in cui sono costrette quotidianamente le persone trattenute, «chiedono libertà e dignità», continua l'attivista, «uno di loro ci ha detto al telefono: vogliamo libertà, voglio vivere per essere amato non per morire qui rinchiuso, vogliamo il diritto di essere uomini»;

   le condizioni del Cpr di Trapani-Milo, come già denunciato dalla Rete Siciliana contro il confinamento, denuncia ripresa da Fanpage.it, sono disumane: «La gente vive in condizioni terribili, molte persone lamentano di essere costrette a dormire su blocchi di cemento con coperte di carta, materassi molto sottili, scomodi; gli danno poco sapone per lavarsi e in generale tutto quello che serve alla cura del corpo è dato in quantità minimali», «lamentano di essere privati del diritto di essere persone, oltre che di quello alla libertà individuale, alla comunicazione e a una giusta difesa»;

   lo scorso lunedì 24 marzo scorso la Rete Siciliana contro il confinamento ha raccolto, oltre al video, alcune testimonianze dalle persone in protesta, il video è stato coraggiosamente girato mentre le forze dell'ordine entravano nella sezione dove è in corso la protesta per cercare e sequestrare con la forza l'unico cellulare con cui le persone riuscivano a comunicare con l'esterno, «Vogliono prenderci il telefono per non farci raccontare cosa succede. Siamo in sciopero della fame. Non ce la facciamo più a stare qui. Non ce la facciamo più», può leggersi in una delle denunce riportate;

   la Rete Siciliana contro il confinamento denuncia che l'irruzione della Polizia aveva lo scopo di rendere non funzionanti il dispositivo con cui i reclusi denunciavano le condizioni in cui erano costrette a vivere, «vogliono occultare le immagini del Cpr, non vogliono far vedere ciò che è davvero quello spazio, nascondere la realtà dei fatti e rendere impossibile la denuncia degli abusi e delle condizioni precarie a cui sono costrette le persone recluse lì dentro»;

   al momento nel Cpr di Trapani-Milo vi sarebbero 150 persone di cui molti neo-diciottenni, i quali dopo essere arrivati nel territorio italiano, ancora minorenni, si sono ritrovati senza alcuna tutela al compimento della maggiore età, alcuni reclusi vivevano in Italia da più di vent'anni e si sono ritrovati reclusi nel Cpr per problemi burocratici al momento del rinnovo del permesso di soggiorno o per l'impossibilità di regolarizzarsi;

   la Sicilia è stata definita da poco dal Ministro dell'interno Piantedosi laboratorio per il trattenimento cosiddetto leggero che riguarda i richiedenti asilo sottoposti alle procedure accelerate di frontiera che sono già in vigore in Italia e che entreranno in vigore in tutta Europa con l'applicazione del «nuovo patto immigrazione e asilo», aggiunge Giorgia Linardi, portavoce dell'Ong Sea Watch Italy, «dai Cpr siciliani parte il 54 per cento dei rimpatri di tutta Italia, e l'85 per cento dei casi di rimpatrio riguarda persone di nazionalità tunisina, il che ci fa capire l'arbitrarietà della scelta delle persone da rimpatriare, che si fonda sul solo accordo bilaterale che l'Italia ha con la Tunisia»;

   questa vicenda del Cpr di Trapani-Milo si aggiunge a quanto già emerso e accaduto in altri Cpr, a dimostrazione, a parere dell'interrogante, di come il sistema di detenzione amministrativa, sia composto da luoghi di segregazione e discriminazione, spazi fuori dal diritto, vere e proprie carceri in cui non vengono garantite le più elementari condizioni di vita –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti in premessa e se intenda accertare con urgenza i motivi per cui a fronte di una pacifica protesta siano stati utilizzati metodi violenti per reprimerla con brutalità;

   se non intenda riconsiderare la scelta di rafforzare la rete dei centri di permanenza per i rimpatri che, a parere dell'interrogante, si confermano sempre più luoghi di segregazione e discriminazione dove la sfera dei diritti dei migranti reclusi viene illegittimamente compressa, prevedendo al contrario il loro superamento in favore di un sistema di accoglienza diffusa.
(2-00582) «Fratoianni».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SIMIANI, BRAGA, MALAVASI, MARINO, FORATTINI, BONAFÈ, FOSSI, MEROLA, DE MARIA, FORNARO, FILIPPIN, ROMEO, CURTI, FERRARI, EVI, GIRELLI e MAURI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   le sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche (Pfas) sono composti chimici utilizzati in numerosi processi industriali e prodotti di largo consumo, noti per la loro persistenza nell'ambiente e bioaccumulabilità con conseguenti ricadute negative per la salute umane;

   numerosi studi scientifici accreditati hanno infatti dimostrato che l'esposizione ai Pfas è associata a gravi rischi per la salute umana, tra cui ridotta fertilità, alterazioni endocrine e aumento del rischio di alcune forme tumorali;

   per limitare l'utilizzo dei Pfas, nella XIX legislatura sono state presentate proposte di legge oltre a numerosi atti di indirizzo e controllo;

   da tempo alcuni studi confermano come nei dispositivi di protezione individuale (Dpi) dei vigili del fuoco siano presenti materiale composti da Pfas;

   sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche sono inoltre ancora presenti nelle schiume antincendio, nonostante il loro utilizzo sia stato limitato da apposite direttive comunitarie;

   ad Arezzo sono purtroppo recentemente deceduti tre vigili del fuoco, tutti a causa di un glioblastoma, nell'arco di 14 mesi;

   le associazioni sindacali di categoria (che da anni sostengono una stretta correlazione tra malattie professionali e presenza di Pfas nei dpi e nelle schiume antincendio incalzando i Ministeri competenti ad intervenire) hanno subito rimarcato la necessità di eseguire accertamenti medici sui decessi avvenuti ad Arezzo, al fine di individuare possibili nessi di causa effetto legati alla presenza nei corpi di sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche;

   la direzione centrale per le emergenze del Ministero dell'interno, dipartimento dei vigili del fuoco, ai sensi della direttiva 2006/122/CE del 12 dicembre 2006, ha diramato nel 2019 la circolare n. 26540 in cui venivano emanate le «prime linee direttive finalizzate al miglioramento dell'attività di spegnimento degli incendi», mettendo al bando gli schiumogeni di tipo proteico e fluoro proteico rispetto ai nuovi schiumogeni di tipologia sintetica;

   lo stesso Ministero dell'interno, dipartimento dei vigili del fuoco, ha comunicato (con nota DIR-EMI n. 8959 del 27 marzo 2025) di aver stipulato una Convenzione quadro ed una collaborazione con l'Università di Bologna, per l'effettuazione di uno studio a carattere medico-statistico sull'impatto dei composti Pfas;

   per tale indagine medico-statistica è «prevista l'individuazione di circa 300 vigili del fuoco in servizio presso le sedi e/o distaccamenti dei vigili del fuoco della regione Emilia-Romagna, nonché di altre regioni che, su base volontaria, vorranno partecipare alle suddette attività di ricerca ed i cui risultati saranno trattati in forma anonima»;

   appare evidente e necessario che tale studio medico-statistico sia esteso a tutto il territorio nazionale, al fine di ottenere una indagine dettagliata relativa al rischio dei Pfas non limitata esclusivamente ad alcune realtà territoriali;

   il 26 marzo 2025 la Camera dei deputati ha approvato parte della mozione (n. 1-00411), che impegna tra l'altro il Governo «ad avviare un programma nazionale di biomonitoraggio per valutare l'esposizione della popolazione ai Pfas e gli effetti sulla salute, con particolare attenzione alle categorie più vulnerabili (bambini, donne in gravidanza, lavoratori esposti)» –:

   se non si ritenga urgente ed indifferibile, in relazione alla pericolosità del Pfas e dando seguito agli impegni approvati della mozione n. 1-00411, estendere a tutto il territorio nazionale l'indagine medico-statistica citata in premessa e prevista oggi soltanto per 300 vigili del fuoco dell'Emilia-Romagna.
(5-03808)

Interrogazioni a risposta scritta:


   AMENDOLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nelle ultime settimane si registra una recrudescenza di episodi di furti nelle abitazioni nell'ambito del comprensorio compreso tra i comuni di Picerno e Tito in provincia di Potenza;

   ad essere colpite sono prevalentemente abitazioni private sia del centro abitato che delle contrade rurali;

   si tratta di furti in serie che preoccupano molto gli abitanti sedimentando un clima di paura;

   per le forze dell'ordine è molto difficile avere un controllo capillare del territorio vista la vastità in particolare delle contrade rurali –:

   quali tempestive iniziative il Governo, per quanto di competenza, intenda porre in essere per rafforzare gli organici e i mezzi a disposizione delle forze dell'ordine di stanza nei citati comuni, nonché per un più efficace coordinamento tra le stesse e la polizia locale e per un migliore e più efficace utilizzo delle nuove tecnologie al fine di contrastare le azioni di queste bande criminali.
(4-04724)


   VOLPI e CHIESA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   Raul Di Gennaro è stato un grande civitavecchiese che si è distinto sia per gesta eroiche militari sia per grandi meriti sportivi. Egli infatti, da sottotenente paracadutista della Folgore, è stato tra gli eroi di El Alamein;

   per le gesta compiute in combattimento ad El Alamein, è stato decorato con la medaglia d'argento al valore militare. In occasione del 60° anniversario della battaglia di El Alamein Raul Di Gennaro ebbe l'onore di consegnare la bandiera tricolore nelle mani del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi;

   il sottotenente, al termine del Secondo conflitto mondiale, per circa un anno rimase impegnato con il reparto addetto allo sminamento nel territorio laziale, contribuendo a sminare chilometri di territorio, attività che, all'epoca, era compiuta manualmente con l'ausilio di una baionetta, mettendo a disposizione della patria la propria specializzazione e perizia in questa delicata e fondamentale attività, per mettere in sicurezza aree interessate dalla presenza di mine anticarro ed antiuomo;

   Di Gennaro è stato anche un ottimo nuotatore, fondatore della gloriosa Società nuoto Civitavecchia e per decenni dirigente sportivo, e fu per tali ragioni insignito dal Coni di una stella d'argento al merito sportivo nel 1990 e, successivamente, di una stella d'oro al merito sportivo nel 1998;

   lo statuto del comune di Civitavecchia (Roma), all'articolo 6, prevede che il consiglio comunale di Civitavecchia celebri, in maniera solenne, il 17 marzo di ogni anno, anniversario dell'Unità di Italia, i patrioti e gli eroi civitavecchiesi che si sono particolarmente distinti nel corso della storia cittadina;

   in data 10 marzo 2025 l'assemblea dei capigruppo del comune di Civitavecchia ha sospeso le celebrazioni previste per il 17 marzo 2025 in favore della figura di Raul Di Gennaro, preventivamente approvate dal presidente del consiglio comunale in accordo con l'assessore alla pubblica istruzione Stefania Tinti, in attesa di definire le modalità di individuazione degli eroi e dei patrioti da celebrare;

   la data del 17 marzo 2025 è, quindi, trascorsa senza aver celebrato, come previsto dallo statuto, nessun patriota o eroe civitavecchiese –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della vicenda di cui in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare al fine di promuovere, in occasione della ricorrenza della giornata nazionale dell'Unità d'Italia del 17 marzo, lo svolgimento, anche in raccordo con gli enti locali, di adeguate celebrazioni in cui possa trovare risalto la memoria di eroi e patrioti decorati, come nel caso di Raul Di Gennaro, insignito della medaglia d'argento al valore militare.
(4-04730)


   ZARATTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   una nuova sede del movimento neofascista, sovversivo, anticostituzionale, razzista e omofobo, Forza Nuova, un'organizzazione che richiama il periodo più oscuro e terribile della storia del Novecento, guidato da Roberto Fiore, è stata aperta domenica 30 marzo 2025, in via Lucca 29, ore 18;

   Forza Nuova è un movimento politico capeggiato da esponenti pluricondannati per gravi reati contro le istituzioni, i cui capi si sono resi responsabili di atti gravissimi contro le istituzioni democratiche, come l'assalto alla sede nazionale della Cgil di tre anni fa, per il quale lo stesso Roberto Fiore è stato arrestato insieme all'ex Nar Luigi «Pantera» Aronica e a Giuliano Castellino e condannato in primo grado a otto anni e sei mesi di reclusione;

   la nuova apertura arriva inoltre a ridosso dell'80° anniversario del 25 aprile 2025, data simbolo della Liberazione dal nazifascismo;

   la notizia ha immediatamente scatenato forti reazioni da parte della società civile, associazioni di quartiere e di esponenti politici, che denunciano la vicinanza dell'edificio sia all'università La Sapienza che alla Sinagoga di via Padova: è uno schiaffo in faccia alla Costituzione antifascista e alla storia di Roma medaglia d'oro al valore militare per la resistenza nel cuore della Capitale;

   dura anche la presa di posizione della presidente del II Municipio, Francesca Del Bello, che chiede un intervento immediato delle istituzioni, affermando che: «È intollerabile che si apra una sede dei neofascisti di Forza Nuova nel II Municipio e in qualsiasi altra zona di Roma. Un movimento politico capeggiato da esponenti pluricondannati per gravi reati contro le istituzioni» –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di dover adottare con la massima urgenza ed attenzione tutte le iniziative di competenza a tutela dell'ordine pubblico a fronte dell'apertura di questa sede, anche in considerazione di quanto esposto e delle possibili conseguenze;

   perché ancora non si sia provveduto ad adottare iniziative di competenza volte a sciogliere un movimento politico come Forza Nuova, un movimento neofascista, sovversivo, anticostituzionale, razzista e omofobo che a giudizio dell'interrogante opera in palese violazione della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione e del decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, in combinato disposto con la legge (cosiddetta Mancino) 25 giugno 1993, n. 205, di conversione, con modificazioni, del decreto-legge n. 122 del 1993, Misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa.
(4-04733)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CASO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   il 18 dicembre 2023 è stato bandito il concorso ordinario per il reclutamento di 587 dirigenti scolastici, ai sensi del decreto ministeriale del 13 ottobre 2022, n. 194 e del decreto del direttore generale n. 2788 del 18 dicembre 2023;

   sin dalla prova preselettiva sono emerse, in più regioni, segnalazioni di potenziali situazioni di conflitto di interesse di alcuni candidati e discriminazioni nei confronti di candidati con disabilità accertata ai sensi dell'articolo 4, comma 1, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, in violazione delle regole concorsuali previste dal bando;

   emblematico sembrerebbe essere il caso della regione Campania, in quanto, da testimonianze di candidati iscritte a verbale e da ricorsi presentati al Tar, è emerso che, nell'ambito della prova preselettiva, nonostante gli aspiranti dirigenti scolastici abbiano domandato alla commissione esaminatrice di poter fruire di misure compensative, ai sensi dell'articolo 4, comma 4, lettera l) del bando e nel rispetto di quanto previsto dall'articolo 3, comma 4-bis, del decreto-legge 9 giugno 2021, n. 80, e nonostante commissione abbia concesso tali misure, i candidati non hanno potuto godere del beneficio di legge, pregiudicando la prova d'esame degli stessi e perpetrando una palese discriminazione nei loro confronti, come dimostrato dall'ordinanza n. 06083 del 2 luglio 2024 del Tar Lazio sezione terza bis;

   successivamente, anche per la prova scritta sono stati segnalati casi analoghi, oggetto di ricorsi presentati al Tar e in attesa di giudizio;

   inoltre, da notizie diffuse su alcuni quotidiani, nonché da documentazione ufficiale, quali i decreti di nomina delle Commissioni, sono emersi potenziali conflitti di interesse che potrebbero inficiare il corretto svolgimento delle prove del concorso, nonché la trasparenza e la regolarità dello stesso;

   invero, l'iniziale commissione di valutazione autorizzata dal direttore generale dell'Ufficio scolastico regionale Campania, dottor Acerra, è stata modificata a seguito delle dimissioni della professoressa Di Sorbo, con il subentro della dottoressa Scala, un dirigente tecnico dell'Ufficio scolastico regionale responsabile dell'Ufficio nel quale presta servizio una candidata al concorso in oggetto, la dottoressa Barbieri;

   quest'ultima, dunque, non solo verrebbe valutata da una collega, in quanto il loro rapporto professionale figura anche per alcune attività di selezione del personale docente da destinare ai progetti nazionali (Ddg Ufficio scolastico regionale Campania del 19 luglio 2022, n. 28985), ma dovrebbe svolgere anche un ruolo attivo nella formazione di coloro che supereranno il concorso in Campania, Sicilia, Puglia, Sardegna e Marche, nel duplice ruolo di esaminando ed esaminatore;

   dappiù, la dottoressa Barbieri verrebbe valutata da un dirigente scolastico presente nella commissione esaminatrice della Campania, il dirigente scolastico del Liceo Pizzi Capua, dottor Carafa, che è stato a sua volta esaminato proprio dalla stessa Barbieri nel 2017, in quanto membro dei nuclei esterni di valutazione nominati dall'Ufficio scolastico regionale Campania;

   tutti questi elementi a giudizio dell'interrogante potrebbero comportare gravi irregolarità nello svolgimento della procedura concorsuale ancora in corso, inficiando non solo i principi di trasparenza e buon andamento dell'amministrazione, ma soprattutto le garanzie di imparzialità ed equità di trattamento tra candidati –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti suesposti e quali iniziative di competenza urgenti intendano intraprendere al fine di verificare eventuali irregolarità e tutelare i diritti di tutti i candidati, garantendo il rispetto dei principi di imparzialità, trasparenza, buon andamento e merito nello svolgimento dei concorsi pubblici.
(5-03806)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   ASCARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   l'azienda Gaggio Tech, precedentemente conosciuta come Saga Coffee, rappresenta un'importante realtà produttiva per il territorio di Gaggio Montano e per l'Appennino bolognese, garantendo occupazione a 131 lavoratori e lavoratrici;

   il 3 marzo 2025 le rappresentanze sindacali unitarie (Rsu) e le organizzazioni sindacali hanno appreso, non dalla proprietà ma per tramite dei legali della società, che il socio di maggioranza di Gaggio Tech, Alessandro Triulzi, ha unilateralmente deciso di avviare la liquidazione volontaria dell'azienda, senza alcuna comunicazione preventiva alle parti interessate;

   tale decisione, definita dai sindacati come grave e irresponsabile, rischia di avere un impatto drammatico sui lavoratori e sull'intero tessuto economico e sociale dell'area, già messo a dura prova dalla precedente crisi della Saga Coffee;

   la regione Emilia-Romagna, attraverso l'assessore allo sviluppo economico Giovanni Paglia, è stata tempestivamente informata della vicenda e ha convocato un incontro per il 7 marzo 2025, alla presenza dei soci dell'azienda, del liquidatore e del sindaco di Gaggio Montano, Giuseppe Pucci;

   le organizzazioni sindacali hanno richiesto un confronto con il socio di minoranza, il quale sembrerebbe intenzionato a portare avanti il progetto industriale, con l'obiettivo di preservare almeno una parte dell'attività produttiva e i relativi livelli occupazionali;

   l'acquisizione della ex Saga Coffee da parte di Gaggio Tech è avvenuta solo tre anni fa, con l'impegno dichiarato di rilanciare l'azienda, anche grazie al sostegno delle istituzioni locali e regionali, rendendo quindi ancor più inspiegabile la scelta improvvisa di liquidazione –:

   se siano a conoscenza della grave situazione che interessa Gaggio Tech e delle conseguenze occupazionali e sociali che ne deriverebbero;

   se intendano intervenire con urgenza, in coordinamento con la regione Emilia-Romagna e le parti sociali, per individuare una soluzione che eviti la chiusura dell'azienda e garantisca la continuità lavorativa per i dipendenti, anche in considerazione degli eventuali impegni assunti dal socio di maggioranza al momento dell'acquisizione della ex Saga Coffee e degli accordi precedentemente sottoscritti;

   quali misure possano essere adottate per sostenere il territorio e i lavoratori, nel caso in cui non si riuscisse a scongiurare la cessazione dell'attività.
(3-01859)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   ZARATTI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   da anni la gestione dei buoni pasto nel pubblico impiego ha assunto diversi aspetti critici, è diventata insostenibile. Dai continui cambi appalto che causano enormi danni ai dipendenti ai blocchi nella spendibilità e ribassi insostenibili, il valore nominale è fermo da 20 anni, che danneggia sia i lavoratori che gli esercenti;

   la gestione dei buoni pasto, attraverso la Consip, ha visto creare il meccanismo dei forti ribassi per aggiudicarsi l'appalto da parte di società che di conseguenza applicano alte commissioni agli esercenti, che spesso non li accettano anche perché economicamente insostenibili;

   inoltre, ci sono intere categorie di lavoratori del pubblico impiego (scuola, sanità, servizi educativi, servizi dell'infanzia) completamente escluse dalla possibilità di percepire il buono pasto, così come coloro che svolgono la propria prestazione lavorativa in regime di lavoro agile;

   il comma 7 dell'articolo 5 del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, ha stabilito il tetto massimo dei buoni pasto per i dipendenti pubblici per l'importo di euro 7,00, senza alcun aggiornamento Istat;

   per i dipendenti pubblici il taglio è stato particolarmente gravoso, in quanto è sproporzionato rispetto ai prezzi di mercato. Di certo era impossibile consumare un pasto a 7 euro nel 2012 e ancora di più oggi dopo tredici anni;

   infine, si ricorda che, con l'ordinanza 27 settembre 2024, n. 25840, la Corte di cassazione ha confermato la decisione assunta dalla corte d'appello di Napoli, secondo cui il «ticket mensa» costituisce, a pieno titolo, una componente della retribuzione e, in quanto tale, dev'essere garantito anche durante le ferie –:

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, non ritengano necessario, dopo 20 anni, adottare iniziative, anche di carattere normativo, volte ad adeguare il valore del buono pasto al costo della vita, diventando, ove possibile, una voce del salario, con relativo inserimento direttamente in busta paga come voce non imponibile ai fini fiscali e previdenziali;

   se non ritengano di adottare iniziative, anche di carattere normativo, volte a estendere il diritto al buono pasto a tutti i lavoratori e lavoratrici del pubblico impiego, comprese le categorie oggi escluse ottemperando all'ordinanza 27 settembre 2024, n. 25840, della Corte di cassazione, secondo cui il «ticket mensa» costituisce, a pieno titolo, una componente della retribuzione e, in quanto tale, dev'essere garantito anche durante le ferie.
(4-04728)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CARAMIELLO e CHERCHI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   il 19 marzo 2025 a Parma si è svolta una manifestazione di 20 mila associati di Coldiretti sotto la sede dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare per chiedere di applicare alla carne coltivata le stesse procedure utilizzate nell'iter di sperimentazione e approvazione dei farmaci;

   tali ragioni, secondo Coldiretti, andrebbero ricercate all'interno di un documento prodotto dal tavolo tecnico interministeriale di studio in materia di impatto complessivo dell'eventuale immissione in commercio di nuovi alimenti derivati da colture cellulari di animali vertebrati, istituito dai Ministeri della salute e dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste il 24 maggio 2024;

   la protesta è stata accolta nel mondo scientifico come una forma di intimidazione nei confronti dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare, nonché come un tentativo preoccupante di delegittimare il lavoro della comunità scientifica indipendente;

   tra l'altro, come dichiarato dagli stessi scienziati in un documento consegnato anche ai due Ministri interrogati, un accostamento simile è un errore oggettivo, in quanto un farmaco può essere approvato pur avendo effetti collaterali noti, mentre l'Autorità europea per la sicurezza alimentare autorizza solo prodotti a rischio zero;

   il tavolo tecnico su citato, nato con l'obiettivo di valutare scientificamente l'impatto della carne coltivata nel nostro Paese, appare però agli interroganti non esattamente estraneo a interessi di parte; esso è infatti composto, oltre che da componenti dei due Ministeri, del Crea e dell'Istituto superiore di sanità, anche da cinque tecnici esterni, tutti però accomunati dall'appartenenza al comitato scientifico della fondazione Aletheia, think tank creato e promosso proprio Coldiretti;

   è importante ricordare che Coldiretti è la stessa associazione promotrice della legge italiana – derivata da un disegno di legge firmato dagli stessi Ministri interrogati – che vieta la commercializzazione della carne coltivata nel nostro Paese e che è attualmente in stallo a causa della poca adesione ai protocolli legislativi dell'Unione europea da parte del nostro Paese (prima una bocciatura dovuta al mancato rispetto della procedura Tris, poi una bocciatura di fatto dalla Corte di giustizia dell'Unione europea che ha stabilito che i prodotti vegetariani possono essere commercializzati e pubblicizzati in Unione europea utilizzando anche i termini tradizionalmente associati alla carne);

   sembra evidente agli interroganti il tentativo di Coldiretti, con la «complicità» dei Ministri interrogati, di aggirare ancora una volta il monito europeo, fornendo ai cittadini informazioni ingannevoli, certamente basate più sul pregiudizio che su un reale fondamento scientifico;

   infine, è importante sottolineare che la crescita esponenziale degli investimenti nel settore delle proteine alternative e della carne coltivata suggerisce che eventuali scelte di policy basate su valutazioni non supportate da evidenze scientifiche rischierebbero di escludere l'Italia da un mercato emergente e potenzialmente strategico per la sicurezza alimentare e la sostenibilità ambientale;

   in tale contesto, è fondamentale, quindi, che le scelte dei Ministri interrogati siano basate su un principio di neutralità scientifica e su un'effettiva integrazione delle competenze specialistiche nel processo decisionale –:

   quali criteri siano stati utilizzati per la selezione dei componenti del tavolo tecnico, in particolare della sua componente clinica, e quali siano le metodologie scientifiche adottate per la formulazione dei documenti su citati;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per assicurare che gli studi che stanno informando la posizione italiana sui nuovi alimenti – studi che dovrebbero essere certamente condotti prima dell'approvazione della legge in materia – siano condotti da esperti con comprovata esperienza nel settore, non dipendenti da interessi economici, al fine di evitare che pregiudizi o interessi di parte possano influenzare le decisioni politiche ed economiche in un settore cruciale per l'innovazione e la competitività dell'industria agroalimentare italiana.
(5-03807)

SPORT E GIOVANI

Interrogazione a risposta orale:


   MOLINARI. — Al Ministro per lo sport e i giovani, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sabato 25 gennaio 2025, al termine della partita di Serie C – Girone A – tra Novara e Pro Patria allo stadio Silvio Piola (Novara), un tifoso ospite, RC di 42 anni, è accidentalmente caduto nel fossato che separa gli spalti dal campo;

   il sostenitore della Pro Patria, secondo quanto riportato dalle cronache, era seduto sulla staccionata e dopo aver perso l'equilibrio sarebbe caduto andando a sbattere la testa inizialmente contro la parete e poi sul fondo del fossato, con un volo di circa 7 metri;

   le condizioni del tifoso sono apparse da subito gravi e, dopo otto giorni in terapia intensiva in coma farmacologico, i sanitari nella giornata del 3 febbraio 2025 ne hanno dichiarato la morte cerebrale;

   oltre all'incidente occorso al tifoso della Pro Patria, in passato sono stati frequenti i casi di sostenitori caduti nei fossati, il più delle volte senza conseguenze serie, ma ci sono stati anche supporters che hanno riportato gravi ferite;

   in Italia sono ancora numerosi gli stadi con i fossati a dividere le tribune dal terreno di gioco: si va da impianti di serie A come il Maradona di Napoli e il Dall'Ara di Bologna a quelli più ridotti come appunto Novara, Reggio Emilia, Campobasso, Salerno, Bari e altri ancora;

   l'incidente evidenzia quanto anacronistici, ma soprattutto pericolosi siano i fossati e l'urgenza di interventi di misure di sicurezza, come barriere, parapetti e recinzioni varie –:

   se e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, il Governo intenda adottare al fine di evitare il ripetersi di incidenti come quello in premessa e prevenire cadute accidentali, contemplando come obbligatoria per i proprietari o i gestori degli stadi la copertura dei fossati o quantomeno l'installazione di reti protettive.
(3-01856)

Apposizione di firme ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Pastorino n. 5-03799, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 marzo 2025, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Ghio, Pandolfo.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Gianassi e altri n. 5-03126 del 15 novembre 2024 in interrogazione a risposta orale n. 3-01860;

   interrogazione a risposta in Commissione Varchi n. 5-03204 del 3 dicembre 2024 in interrogazione a risposta orale n. 3-01857;

   interrogazione a risposta in Commissione Gianassi e altri n. 5-03422 del 24 gennaio 2025 in interrogazione in interrogazione a risposta orale n. 3-01858;

   interrogazione a risposta scritta Molinari n. 4-04241 del 4 febbraio 2025 in interrogazione a risposta orale n. 3-01856;

   interrogazione a risposta orale Amendola n. 3-01720 del 7 febbraio 2025 in interrogazione a risposta scritta n. 4-04724;

   interrogazione a risposta scritta Ascari n. 4-04531 del 6 marzo 2025 in interrogazione a risposta orale n. 3-01859.