XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 459 di lunedì 31 marzo 2025
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA
La seduta comincia alle 15,05.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata Segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
GILDA SPORTIELLO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta straordinaria del 20 marzo 2025.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 76, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.
PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, con lettera in data 28 marzo 2025, ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla I Commissione (Affari costituzionali):
«Conversione in legge del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 37, recante disposizioni urgenti per il contrasto dell'immigrazione irregolare» (2329) - Parere delle Commissioni III, V e XIV.
Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.
Annunzio di petizioni.
PRESIDENTE. Comunico che sono pervenute alla Presidenza petizioni, il sunto e l'assegnazione delle quali, ai sensi della deliberazione della Giunta per il Regolamento del 19 febbraio 2025, saranno pubblicati nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Vedi l'allegato A).
Discussione del disegno di legge: S. 1053 - Misure in materia di ordinamento, organizzazione e funzionamento delle Forze di polizia, delle Forze armate nonché del Corpo nazionale dei vigili del fuoco (Approvato dal Senato) (A.C. 2139).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2139: Misure in materia di ordinamento, organizzazione e funzionamento delle Forze di polizia, delle Forze armate nonché del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).
(Discussione sulle linee generali - A.C. 2139)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e IV (Difesa) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore per la Commissione affari costituzionali, onorevole Riccardo De Corato.
RICCARDO DE CORATO , Relatore per la I Commissione. Grazie, Presidente. Signor Sottosegretario, onorevoli colleghi, l'Assemblea avvia oggi la discussione del disegno di legge recante “Misure in materia di ordinamento, organizzazione e funzionamento delle Forze di polizia, delle Forze armate nonché del Corpo nazionale dei vigili del fuoco”.
L'esame in sede referente, presso le Commissioni riunite affari costituzionali e difesa, del disegno di legge ha avuto inizio il 21 gennaio ed è proseguito con un ciclo di audizioni informali.
Al termine dell'esame preliminare sono state presentate 38 proposte emendative, che sono state respinte. L'esame in Commissione si è concluso nella seduta del 27 marzo scorso, con il conferimento del mandato ai relatori. Il disegno di legge, originariamente composto da otto articoli, modificato nel corso dell'esame presso il Senato e non modificato nel corso dell'esame in sede referente, risulta composto da 18 articoli suddivisi in due capi, recanti, rispettivamente, “Misure in materia di ordinamento, organizzazione e funzionamento delle Forze di polizia, delle Forze armate nonché del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco” (articoli da 1 a 15), e “Benefici assistenziali in favore del personale del comparto sicurezza e difesa” (articoli dal 16 al 18).
Nell'accingermi ad illustrare i contenuti del provvedimento e rinviando per ulteriori approfondimenti al dossier di documentazione che è stato predisposto dal servizio Studi, faccio presente che nella mia relazione mi dedicherò agli articoli da 1 a 4, da 8 a 12 e da 14 a 16, mentre i restanti articoli saranno illustrati dal collega, onorevole Bicchielli, che è relatore per la IV Commissione.
Segnalo, pertanto, che l'articolo 1 reca disposizioni relative alla Polizia di Stato. In particolare, per effetto del comma 1, che modifica gli articoli 6-bis, 27-ter e 55 del decreto del Presidente della Repubblica 24 aprile 1982, n. 335, recante “Ordinamento del personale della Polizia di Stato che espleta funzioni di polizia” e del comma 2, lettera a), che modifica l'articolo 4 del decreto legislativo 5 ottobre 2000, n. 334, recante il riordino dei ruoli del personale direttivo e dirigente della Polizia di Stato, è elevato il periodo minimo di servizio nella sede di prima assegnazione per agenti in prova, vice ispettori in prova e commissari capo. Tale periodo minimo di servizio nella sede di prima assegnazione diviene di quattro anni, anziché due, ovvero di due anni, anziché uno, se si tratta di sede disagiata. Ai sensi del comma 3, le predette disposizioni si applicano relativamente ai concorsi banditi successivamente alla data di entrata in vigore del provvedimento.
Il comma 2, lettera b), introducendo il comma 4-bis dell'articolo 58 del decreto legislativo 5 ottobre 2000, n. 334, autorizza, ai fini del conferimento dei posti di livello dirigenziale per corrispondere alle preminenti esigenze di funzionalità delle articolazioni centrali e periferiche dell'amministrazione della pubblica sicurezza, l'individuazione di posti di funzione in deroga a quelli stabiliti dalle vigenti norme regolamentari nel limite del 20 per cento delle dotazioni organiche correlative di ciascuna qualifica e per non oltre un quinquennio. Siffatta previsione vale per i funzionari che conseguono la promozione alla qualifica di vice questore aggiunto o qualifiche equiparate nelle carriere dei funzionari tecnici, dei medici e dei medici veterinari.
Il comma 4 prevede che venga meno, nel periodo del Giubileo del 2025, il requisito del periodo minimo di permanenza in sede ai fini dei trasferimenti del personale che eserciti funzioni di polizia.
Il comma 2, lettera d), modificando l'articolo 67 del decreto legislativo 5 ottobre 2000, n. 334, aggiorna in “Scuola superiore di polizia” la denominazione dell'Istituto Superiore di Polizia e prevede che il direttore della Scuola debba essere un prefetto o un dirigente generale di pubblica sicurezza. Correlativamente, il comma 5 modifica la Tabella B allegata al decreto legislativo n. 139 del 2000, relativa a qualifiche e funzioni della carriera prefettizia.
Il comma 6 modifica l'articolo 3, comma 14, del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95, recante disposizioni in materia di revisione dei ruoli delle Forze di polizia, prevedendo che la rideterminazione della dotazione organica, ivi prevista, con decreto del Ministro dell'Interno, fermo restando il volume organico complessivo e al fine di adeguarne la consistenza alle esigenze di funzionalità dell'amministrazione della pubblica sicurezza, possa essere, oltre che dei ruoli, anche delle carriere. In relazione a tale disposizione, segnalo che il comma 2, lettera c), contiene una disposizione abrogativa di coordinamento.
L'articolo 2 reca ulteriori disposizioni relative alla Polizia di Stato. In particolare, il comma 1 specifica, modificando l'articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica n. 335 del 1982, che i requisiti di idoneità fisica e psichica per i candidati che espletano concorsi per l'accesso ai gruppi sportivi Polizia di Stato-Fiamme Oro sono i medesimi per coloro che sono candidati alla nomina a maestro direttore, a maestro vice direttore e ad orchestrale della Banda musicale della Polizia di Stato. Il comma 2 inserisce il comma 5-bis all'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 337 del 1982, al fine di specificare che l'accertamento dei requisiti di idoneità fisica per la nomina ad allievi agenti tecnici ha ad oggetto l'assenza delle cause di non idoneità al servizio previste per gli appartenenti ai ruoli del personale che espleta funzioni di polizia. Gli allievi agenti tecnici, ammessi a frequentare il primo corso di formazione, sono quelli indicati dai commi 4 e 5 del medesimo decreto del Presidente della Repubblica n. 337, e può riguardare il coniuge, i figli superstiti o i fratelli di appartenenti a Forze di Polizia deceduti o invalidi per servizio (almeno all'80 per cento) a causa di azioni criminose ovvero per effetto di ferite o lesioni riportate nell'espletamento di servizi di polizia o di soccorso pubblico.
L'articolo 3 esenta gli psicologi della carriera dei funzionari tecnici di Polizia dall'applicazione delle norme relative alle incompatibilità inerenti all'esercizio di attività libero-professionali, estendendo ad essi l'applicazione dell'articolo 52-bis del decreto legislativo 5 ottobre 2000, n. 334, il quale prevede che ai medici e ai medici veterinari della Polizia di Stato non siano applicabili le norme relative alle incompatibilità inerenti all'esercizio delle attività libero-professionali, fermo restando il divieto per i medici di svolgere attività libero-professionale a titolo oneroso, nei confronti degli appartenenti all'amministrazione della pubblica sicurezza e nei procedimenti medico-legali nei quali è coinvolta, quale controparte, la stessa Amministrazione.
L'articolo 4, intervenendo sull'articolo 2-bis del decreto-legge 29 dicembre 2022, n. 198, convertito con modificazioni dalla legge 24 febbraio 2023…
PRESIDENTE. Si avvii alla conclusione.
RICCARDO DE CORATO , Relatore per la I Commissione. Se vuole…
PRESIDENTE. Ha un minuto da adesso.
RICCARDO DE CORATO , Relatore per la I Commissione. L'illustrazione è abbastanza complessa, Presidente. Posso lasciare la relazione?
PRESIDENTE. Assolutamente sì.
RICCARDO DE CORATO , Relatore per la I Commissione. Allora lascio alla Segreteria…
PRESIDENTE. Non dipende da me il Regolamento.
RICCARDO DE CORATO , Relatore per la I Commissione. No, per carità.
C'è l'articolo 4; che interviene sull'articolo 2-bis …; poi c'è l'articolo 8, che reca disposizioni in materia di personale di Polizia penitenziaria; poi abbiamo l'articolo 12, che reca la delega al Governo con un termine di 12 mesi per l'emanazione di disposizioni integrative e correttive; infine, il modulo procedimentale, l'articolo 13, l'articolo 14 e, quindi, andiamo all'ultimo articolo, il 16. Segnalo, infine, che è demandata a un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri l'individuazione del giorno della ricorrenza dell'istituenda Giornata nazionale delle vittime del dovere.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti del liceo classico “Giovanni Siotto Pintor” di Cagliari, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha facoltà di intervenire il relatore per la Commissione difesa, l'onorevole Bicchielli.
PINO BICCHIELLI, Relatore per la IV Commissione. Grazie, signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Sottosegretario. Innanzitutto mi faccia ringraziare il collega De Corato per la sua relazione e invece, ora, io mi accingo ad illustrare le disposizioni che rientrano negli ambiti di competenza della Commissione Difesa. Segnalo, dunque, che l'articolo 5 reca alcune disposizioni concernenti l'ordinamento e l'organizzazione dell'Arma dei carabinieri. In particolare, il comma 1 interviene sull'articolo 174 del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, il codice dell'ordinamento militare, che reca appunto la disciplina dell'organizzazione mobile e speciale dell'Arma dei carabinieri articolandola nel Comando unità mobili e nel Comando unità specializzate.
La modifica dispone l'accorpamento in un'unica posizione - quella del Comando unità mobili e specializzate dell'Arma dei carabinieri - retta da un unico generale di corpo d'armata delle due posizioni di vertice: il Comando unità mobili e il Comando unità specializzate, rette secondo la normativa vigente da due distinti generali di corpo d'armata. Il comma 2 prevede, invece, che il vertice del comparto contingente per la Banca d'Italia dell'Arma dei carabinieri possa essere, oltre che un generale di brigata anche un generale di divisione. Il comma 3 consente di far affluire sul conto corrente fruttifero, acceso presso la Cassa depositi e prestiti, le somme annualmente maturate a titolo di IVA, a credito, nell'ambito delle attività di tutela e salvaguardia delle riserve naturali e di gestione degli altri beni destinati alla conservazione della biodiversità, già affidate al Corpo forestale dello Stato, ora attribuito all'Arma dei carabinieri. Il comma 4, infine, interviene sul fondo per le esigenze del Centro nazionale di accoglienza degli animali sequestrati e confiscati del Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari dell'Arma dei carabinieri, eliminando l'orizzonte temporale annuale che, ai sensi della normativa vigente, occorre osservare nella ripartizione delle risorse.
L'articolo 6 potenzia il contingente extra organico: il cosiddetto contingente speciale del Comando carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, al fine di rafforzarne l'attività in materia di prevenzione e repressioni delle violazioni alla legislazione di tutela dei beni culturali e paesaggistici. In particolare, il comma 1 prevede il potenziamento del Comando carabinieri per la tutela del patrimonio culturale e ne elenca la suddivisione per ruoli. La norma in esame, segnatamente, incrementa tale contingente da 128 unità a 168 unità. Il comma 2 autorizza l'assunzione straordinaria di un contingente massimo di 32 unità (22 ispettori, 10 appuntati e carabinieri). Tale assunzione straordinaria decorre dal 1° gennaio 2025, in aggiunta alle ordinarie facoltà assunzionali previste a legislazione vigente, non prevedendosi, invece, assunzioni straordinarie per gli ufficiali, il cui organico è incrementato complessivamente di 3 unità (aumentato di 8 per i tenenti colonnelli e diminuito di 5 per gli ufficiali inferiori) e per la categoria dei sovrintendenti, il cui organico è aumentato di 5 unità. Il comma 3 autorizza la spesa per l'attuazione dei commi 1 e 2. Il comma 4 provvede alla copertura dei relativi oneri.
L'articolo 7 reca disposizioni concernenti la decorrenza delle promozioni disposte a copertura delle vacanze degli ufficiali del Corpo della Guardia di finanza. Il comma 1 propone modifiche al decreto legislativo 19 marzo 2001, n. 69. La lettera a) concerne le promozioni, non annuali, nei gradi del ruolo tecnico, logistico e amministrativo. Si prevede che per i suddetti gradi - nei quali le promozioni a scelta non si effettuano tutti gli anni - il Ministro dell'Economia e delle finanze e il Comandante generale della Guardia di finanza per gli anni in cui non sono previste promozioni approvano egualmente la graduatoria. Sono conferite le promozioni solo se, nel corso dell'anno, si verificano una o più vacanze nei gradi rispettivi superiori. La lettera b) dispone in materia di promozioni del comparto ordinario, destinate a colmare le vacanze nel grado superiore. Si procede a tali promozioni in caso di vacanze constatate al 1° luglio, anche a seguito delle promozioni fisse annuali. Il comma 2, modificando la nota alla tabella 1, contenuta nell'allegato 20 alla legge di bilancio per il 2022, interviene in tema di promozione al grado di generale di divisione del comparto aeronavale e stabilisce che, a partire dal 2029, una promozione ogni cinque anni ovvero a vacanza, qualora la consistenza in effettivo dei generali di divisione del comparto navale risulti inferiore alle due unità. Da ultimo, il comma 3 interviene in materia di promozioni annuali conferite ai tenenti colonnelli collocati nella posizione di “a disposizione”.
La normativa vigente stabilisce che, sino al 31 dicembre 2031, agli ufficiali del Corpo della Guardia di finanza e dell'Arma dei carabinieri non si applichi l'articolo 1099 del codice dell'ordinamento militare che, anche in caso di disponibilità di vacanze nei contingenti massimi dei colonnelli stabiliti per ciascun ruolo, sono conferite promozioni annuali ai tenenti colonnelli collocati nella posizione di “a disposizione”, esclusivamente secondo le modalità ed entro i limiti di cui all'articolo 2250-ter del codice medesimo, ovvero pari al 10 per cento a decorrere dal 2022. La proposta di modifica precisa che le promozioni abbiano decorrenza dal 1° luglio.
L'articolo 9 contiene diverse norme in materia di personale delle Forze armate riguardanti, in particolare, il computo dei periodi di comando, l'impiego di ufficiali in incarichi qualificanti presso enti e agenzie esterne alla Difesa e la decorrenza delle promozioni a tenente colonnello. La previsione bandisce anche un nuovo concorso per marescialli riservato a sergenti e volontari in servizio permanente con laurea e abilitazione in una professione sanitaria, per i posti non coperti da precedenti concorsi.
L'articolo 10 autorizza l'Arma dei carabinieri all'assunzione di personale operaio a tempo indeterminato, in misura non superiore a 100 unità per l'anno 2025 e 38 per l'anno 2026.
L'articolo 11 contiene disposizioni in materia di trattamento economico del personale del comparto difesa e sicurezza che svolge funzioni tecniche nell'ambito di procedure di affidamento di lavori, servizi e forniture.
L'articolo 15, composto da tre commi, prevede la possibilità per il Corpo delle capitanerie di porto - Guardia costiera di destinare fino a quattro ufficiali fuori dal territorio nazionale per l'impiego in qualità di “esperti” presso le rappresentanze diplomatiche e gli uffici consolari.
L'articolo 17, introdotto nel corso dell'esame in sede referente presso il Senato, incrementa l'aliquota del contributo a favore della Cassa ufficiali e del Fondo di previdenza per sottufficiali e militari di truppa e modifica la disciplina del Fondo di assistenza per i finanzieri, del Fondo di assistenza per il personale della Polizia di Stato e del Fondo assistenza, previdenza e premi per il personale dell'Arma dei carabinieri.
Da ultimo, l'articolo 18 reca disposizioni per la disciplina dell'Ente circoli della Marina militare, precisando: chi sono i soci ordinari dell'Ente circoli della Marina militare, ossia gli ufficiali e i sottufficiali della Marina militare, iscritti di diritto; e che l'ente medesimo, da sempre alle dirette dipendenze del Capo di Stato maggiore della Marina militare, rientra nell'organizzazione logistica della Marina militare.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che si riserva.
È iscritto a parlare l'onorevole Lomuti. Ne ha facoltà.
ARNALDO LOMUTI (M5S). Grazie, signor Presidente. Diciamo subito che il disegno di legge in esame conteneva all'inizio soltanto 5 articoli e riguardava, fondamentalmente, un mero riordino delle Forze dell'ordine. E' un provvedimento di iniziativa governativa che al Senato ha subito un percorso molto lungo, travagliato, anche molto complesso nella discussione delle Commissioni competenti. Oggi trattiamo di un testo di legge che riguarda una materia molto importante - ossia la sicurezza nel nostro Paese - e lo facciamo su un testo che, ripeto, inizialmente era di 5 ed oggi è arrivato a 19 articoli, senza però, paradossalmente, arricchire più di tanto il testo normativo. Soprattutto noi lamentiamo una cosa, Presidente: lamentiamo la mancanza di fondi sufficienti. Ce ne sono pochi o quasi per niente. Anche con riferimento alla visione del testo normativo che ci viene offerta, molte volte è carente e paradossale. Ad esempio, per quanto riguarda la dislocazione della pianta organica dei Carabinieri e delle Forze dell'ordine su Roma, praticamente la maggioranza non ha fatto altro che attuare il gioco delle tre carte: a fronte di un personale già stanziato per il Giubileo, lo prende dal Giubileo e lo mette su Roma. Era una cosa che già esisteva.
Poi, ci sono alcune disposizioni che riconosciamo assolutamente meritorie, come il reclutamento per i congiunti delle vittime, per i familiari delle vittime in servizio. E quindi, su questo, noi siamo seri, riconosciamo che questa è una cosa positiva, però, ci poniamo delle domande. Ad esempio, per quanto riguarda gli psicologi appartenenti alle Forze dell'ordine, non capiamo perché a questi debba essere concesso di lavorare, di esercitare anche in forma privata. Ce lo chiediamo non per mancanza di fiducia, ma proprio per lo scopo che si era prefissato il Governo nel mettere sul tavolo questo provvedimento, ossia aumentare il livello di sicurezza nel nostro Paese: ci chiediamo come facciano gli psicologi, che esercitano in forma privata, ad aumentare appunto il livello della sicurezza.
E, poi, un'altra perplessità riguarda la riduzione dei corsi di formazione per quanto riguarda gli appartenenti alle Forze di Polizia.
Per quanto riguarda la formazione - usciamo fuori dalle Forze dell'ordine -, lo sanno anche i sassi: noi subiamo, paghiamo, soffriamo lo scotto del disallineamento tra la domanda e l'offerta nel mondo del lavoro e questo è dovuto - la prima causa - proprio alla mancanza di formazione. Quindi, anche qui, ci chiediamo come mai il Governo e la maggioranza abbiano voluto agire in tal senso. E, poi, abbiamo chiesto di porre una verifica al 30 giugno, attraverso un emendamento abbiamo chiesto: facciamo una verifica al 30 giugno del 2025 e vediamo se le disposizioni che oggi volete approvare producano degli effetti positivi. Questo emendamento ci è stato bocciato: è evidente che Governo e maggioranza sanno già che l'esito di questa verifica sarebbe negativo, cioè che non produrrebbe effetti benefici, soprattutto - lo ripeto - rispetto all'aumento del livello di sicurezza del nostro Paese.
Poi hanno disposto iniziative che già esistevano. Mi riferisco alla promozione dei tenenti colonnelli: ogni 1° luglio di ogni anno si fa la verifica sui colonnelli che sono in vacanza, per poi procedere alla promozione dei tenenti colonnelli. Lo hanno messo nero su bianco, ma era una cosa che già esisteva.
E poi, per quanto riguarda i Carabinieri, si è proceduto all'assunzione di operai. Ci chiediamo, anche qui, che senso abbia nel rispetto dello scopo che il Governo e la maggioranza si sono prefissati - cioè, sempre l'aumento della sicurezza nel nostro Paese - e, soprattutto, ci chiediamo in quale veste queste nuove assunzioni verranno attuate nella maniera pratica.
E, poi, altra domanda che non capiamo, in tutti i paradossi di questo disegno di legge, è perché vengono parametrate le entrate di nuovo personale agli uscenti dal servizio dell'anno precedente. Non capiamo, cioè, cosa c'entri tutto questo con la sicurezza e perché si parli tanto di nuove assunzioni quando, alla fine, se le parametriamo agli uscenti dell'anno precedente, le assunzioni saranno pari nel migliore dei casi, se non inferiori a quelle dell'anno precedente.
Anche sulla Polizia di Stato si è attuata inizialmente una proposta da parte della maggioranza. Qui c'è un enigma da risolvere e cioè che, prima attuano una trasformazione del Fondo di assistenza e, poi, la tolgono, cioè prima la promuovono e, poi, se la bocciano. Delle due l'una, Presidente: o non andava bocciata o non andava proposta.
E, poi, c'è un altro elemento negativo e, cioè, l'aumento della contribuzione obbligatoria al Fondo di previdenza per quanto riguarda Guardia di finanza, Polizia di Stato, Carabinieri: un aumento del 2,80 per cento, che sarà aumentato nel 2025 e, poi, ancora nel 2026. Noi ringraziamo tanto, sempre, le Forze dell'ordine giustamente, però, poi, le costringiamo a pagare di più per la propria previdenza. Anche qui, la maggioranza non ha ascoltato i nostri consigli, veramente dei consigli spassionati: prima di operare in questo settore, in questo campo, consultate almeno un'associazione di categoria, consultate i sindacati, visto che, grazie al MoVimento 5 Stelle, nella scorsa legislatura, le Forze dell'ordine possono godere anche di organi che curano i propri diritti in forma associativa.
Poi, Presidente, c'è un altro punto molto, molto, molto negativo che rende questo Paese un po' meno umano con riferimento al personale delle Forze dell'ordine, agli uomini e alle donne delle Forze dell'ordine che tanto ringraziamo sempre, giustamente, per quello che fanno. Infatti, viene bocciata una proposta, che non è nemmeno del MoVimento 5 Stelle, ma che abbiamo appoggiato, che riguarda lo stanziamento di un finanziamento di un milione di euro per le borse di studio in favore delle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata, nonché dei loro superstiti e familiari. Un milione di euro non mi sembrava, non ci sembrava una cifra così proibitiva, visto che viene decantato il fatto che su questa riforma vengono investiti centinaia di milioni di euro. Presidente, noi abbiamo cercato in tutti i modi, con i nostri emendamenti, di migliorare il testo, perché abbiamo capito, abbiamo pensato - ingenuamente forse - che, migliorando questo testo, si migliora la vita di tutte quelle persone, quelle donne e quegli uomini che, anche mettendo a rischio la propria vita, garantiscono la vita pacifica della nostra società. Su questo punto io devo fare un po' l'elenco, perché abbiamo cercato di introdurre una discussione per quanto riguarda gli alloggi, le promozioni, anche i pasti, l'assistenza psicologica, le dotazioni organiche, l'innovazione tecnologica, le indennità, le pensioni. Niente di tutto questo, ogni nostra proposta è stata bocciata. Noi, come MoVimento 5 Stelle, vogliamo rammentare al Governo e alla maggioranza che, quando si fanno le riforme, bisogna investire molti soldi, non alla spicciolata, soprattutto perché stiamo vivendo un periodo storico molto preoccupante per quanto riguarda quello che sta accadendo fuori dai confini nazionali. Allora, anche per le Forze dell'ordine, non si prevedono i finanziamenti che servono per migliorare la vita delle persone che garantiscono la tranquillità e la sicurezza della nostra vita, quando, invece, andiamo ad aderire ad un programma di riarmo di 800 miliardi di euro. Cioè, l'Italia dovrebbe investire nelle armi 31 miliardi, in una maniera molto confusa, senza pensare a un piano preciso, anche per migliorare, certamente, la nostra difesa: è sacrosanto ed è giusto farlo, ma facciamolo seguendo i criteri della ragionevolezza. Niente di tutto questo, noi investiremo 31 miliardi di euro grazie al Governo Meloni. E oggi abbiamo scoperto anche che hanno un grande fan, che è il leader di Azione, che su questo punto è stato chiaro: anche lui si è schierato dalla parte del partito trasversale, guerrafondaio, che rinuncia a ospedali, scuole, strade, infrastrutture, cultura nel nostro Paese perché bisogna andare incontro all'economia di guerra. Ne prendiamo atto, però vede, Presidente, quando noi ringraziamo, giustamente, per il lavoro che svolgono gli uomini e le donne delle Forze dell'ordine, non c'è bisogno dell'ipocrisia di indossare la divisa del caso, ma chiediamo semplicemente serietà. Cioè, da una parte, si ringrazia e, poi, però, dall'altra, si pensa a sistemi di propaganda, a testi come questo, che altro non sono che propaganda, per poter dire, poi, in televisione, “abbiamo fatto questo e quello”. Noi crediamo che il Governo, in questi casi, debba veramente e concretamente fare qualcosa. Questo testo è assolutamente insufficiente per andare incontro a queste persone.
Noi ci uniamo, come MoVimento 5 Stelle, nel ringraziare gli uomini e le donne delle Forze dell'ordine per quello che fanno e li ringraziamo anche per un altro motivo, Presidente, perché sopportano ogni giorno l'ipocrisia di questo Governo, che, da una parte, dice, ma poi, dall'altra, non fa assolutamente nulla di sufficiente per andare incontro alla vita del personale delle Forze dell'ordine.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Maiorano. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MAIORANO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il provvedimento che oggi andiamo ad esaminare rappresenta un intervento tecnico molto ampio ed articolato. Riguarda le nostre Forze di polizia e le nostre Forze armate e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Parliamo di misure che mirano, sostanzialmente, a migliorare ed efficientare l'organizzazione dell'attività interna del complesso sistema dell'ordinamento delle Forze dell'ordine, con l'obiettivo di garantire sempre più sicurezza e proteggere i cittadini.
La finalità del provvedimento è quella di potenziare l'efficacia organizzativa ed operativa di questi importanti organismi dello Stato, attraverso l'introduzione di nuove norme e regole che vanno a toccare ambiti fondamentali, come, ad esempio, l'organizzazione interna, i criteri di assegnazione, la semplificazione delle procedure, nonché le attività di formazione, di selezione e reclutamento. Siamo fermamente convinti che, anche alla luce del contesto storico che stiamo vivendo, sia assolutamente necessario avere un quadro normativo chiaro ed aggiornato che possa permettere alle nostre Forze armate e dell'ordine di rispondere con tempestività, prontezza, professionalità ed adattabilità alle complesse sfide attuali e del futuro.
Entrando più nello specifico, cercherò di illustrare in sintesi, anche per contenere i tempi del mio intervento, i 18 articoli che sono inclusi nel provvedimento in discussione.
L'articolo 1 modifica alcuni punti dell'ordinamento della Polizia di Stato, stabilendo un servizio minimo di quattro anni (due anni se in sedi disagiate) per agenti, ispettori e funzionari appena assegnati e per i concorsi successivi alla data di entrata in vigore del presente provvedimento. Durante il periodo del Giubileo 2025, questi tempi minimi di permanenza saranno derogati, permettendo così agli aspiranti sede di accorciare i tempi delle nuove assegnazioni richieste.
L'articolo 2 definisce i requisiti per l'accesso ai gruppi sportivi della Polizia di Stato ed autorizza - una cosa molto importante - il reclutamento di familiari di appartenenti a Forze di Polizia deceduti o inabili al servizio a causa di azioni criminose o lesioni riportate nell'espletamento di missioni internazionali di pace.
L'articolo 3, in sostanza, permette agli psicologi della Polizia di esercitare la libera professione senza vincoli di incompatibilità.
L'articolo 4 riduce la durata dei corsi di formazione per il personale della Polizia di Stato e, in alcuni casi, l'estensione del tirocinio per alcune qualifiche: questo permetterà di avere presto nelle nostre strade più agenti operativi.
L'articolo 5 reca disposizioni concernenti l'ordinamento e l'organizzazione dell'Arma dei carabinieri, disponendo l'accorpamento in un'unica posizione, quella del Comando delle unità mobili e specializzate; questo al fine di recuperare una posizione di impiego di un generale di corpo d'armata, che sarà poi destinato all'incarico di manager privacy. Sempre all'articolo 5, al secondo comma, si dispone che al vertice del comparto contingente per la Banca d'Italia dell'Arma dei carabinieri possa essere, oltre che un generale di brigata, anche un generale di divisione. Il successivo comma 3 consente, invece, di far affluire nel conto corrente fruttifero acceso presso la Cassa depositi e prestiti le somme annualmente maturate a titolo di IVA a credito nell'ambito delle attività di tutela e salvaguardia delle riserve naturali e di gestione degli altri beni destinati alla conservazione delle biodiversità. Da ultimo, il comma 4 interviene sul Fondo per le esigenze del Centro nazionale di accoglienza degli animali sequestrati.
L'articolo 6 riguarda il personale del Comando dei carabinieri per la tutela del patrimonio culturale e mira ad incrementare di 40 unità il personale stesso del Comando per rafforzare, quindi, l'attività in materia di prevenzione e repressione delle violazioni della legislazione di tutela dei beni culturali e paesaggistici.
L'articolo 7 reca disposizioni concernenti la decorrenza delle promozioni, disposte alla copertura delle vacanze degli ufficiali del Corpo della guardia di finanza.
L'articolo 8, invece, apporta alcune modifiche all'ordinamento del Corpo della polizia penitenziaria, volte a precisare l'ambito applicativo delle norme che richiedono necessariamente l'impiego di personale maschile o femminile, modificando altresì la tabella recante il ruolo organico della Polizia penitenziaria.
L'articolo 9 contiene diverse norme in materia di personale delle Forze armate relative, in particolare, al computo dei periodi di comando degli ufficiali di incarichi qualificanti presso enti di agenzie esterne alla difesa.
L'articolo 10 reca una disposizione in materia di personale dell'Arma dei carabinieri, finalizzata ad autorizzare l'Arma all'assunzione di personale operaio a tempo indeterminato in misura non superiore alle 100 unità per l'anno 2025 e alle 38 unità per l'anno 2026.
L'articolo 11 reca disposizioni in materia di trattamento economico a favore del personale del comparto difesa e sicurezza, finalizzato ad estendere l'incentivo alle funzioni tecniche nell'ambito di procedure di affidamento di lavori, servizi e forniture, anche agli ufficiali superiori e agli ufficiali generali.
L'articolo 12 dispone una delega al Governo per l'emanazione di disposizioni integrative e correttive concernenti funzioni e compiti dell'ordinamento del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, senza ulteriori costi, con l'obiettivo di ottimizzare funzioni e ruoli.
L'articolo 13, in sostanza, specifica che il diploma necessario per l'accesso ai ruoli del Corpo dei vigili del fuoco debba essere conseguito entro e non oltre la data di svolgimento della prima prova, anche preselettiva, della procedura concorsuale.
L'articolo 14 autorizza 54 nuove assunzioni dei Vigili del fuoco mediante lo scorrimento della graduatoria di concorso interno del 2023 e, durante il Giubileo 2025, sospende il requisito di permanenza in sede per i trasferimenti.
L'articolo 15 prevede la possibilità, per il Corpo delle capitanerie di porto - Guardia costiera, di destinare fino a quattro ufficiali fuori dal territorio nazionale per l'impiego in qualità di esperti presso le rappresentanze diplomatiche o uffici consolari.
L'articolo 16 istituisce la Giornata nazionale in ricordo delle vittime del dovere. In tale occasione possono essere organizzate manifestazioni, cerimonie, nonché incontri e momenti comuni di ricordo e riflessione sui fatti accaduti, anche nelle scuole di ogni ordine e grado, al fine di promuovere l'attività di informazione e di consolidare l'identità nazionale.
L'articolo 17 riguarda la disciplina della Cassa ufficiali, del Fondo di previdenza e del Fondo di assistenza della Guardia di finanza, nonché dei Fondi di assistenza per la Polizia di Stato e per l'Arma dei carabinieri.
L'articolo 18 reca alcune modifiche alle disposizioni sulla disciplina dell'Ente circoli della Marina militare, in particolare in merito ai soci, alla quota mensile ed altro ancora.
Presidente, questi in sintesi sono gli articoli che oggi andiamo ad esaminare all'interno di questo provvedimento, certamente molto complesso nella sua tecnicità ma che rappresenta, ancora una volta, quanto il Governo Meloni abbia a cuore le nostre donne e i nostri uomini in divisa.
Con questo provvedimento si darà uno strumento importante per rendere più adeguate e, soprattutto, innovative ed efficaci le nostre Forze di Polizia e Forze armate. Si tratta di un provvedimento che interviene su tutti i Corpi dello Stato, modificando delle normative spesso vecchie, di altri tempi e che solo un Governo coraggioso come quello attuale potrebbe fare.
Mi sia data la possibilità, Presidente, di ringraziare tutte le nostre donne e uomini in divisa e dire loro grazie per l'immenso sacrificio che tutti i giorni sono costretti a prestare, sacrificio che molto spesso viene sopportato grazie ad un grande e spiccato senso del dovere, senso del dovere che, però, sempre più spesso non basta a pagare un mutuo o a far studiare i propri figli come si vorrebbe. Noi lo sappiamo e siamo coscienti di questo. Nessun Governo sarà mai in grado di ripagare abbastanza queste valorose persone, perché impagabile è il loro sacrificio. Nell'attesa, però, che arrivi il tempo in cui ci sarà data la possibilità per ripagare questi uomini e donne nella maniera migliore possibile, noi continuiamo a ringraziarli e a fornire loro materiali e mezzi, atti che rendono quanto meno la vita lavorativa meno dura e che gli restituiscono soprattutto la giusta dignità che meritano e che, negli ultimi anni, è andata sempre svanendo.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU (PD-IDP). Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, intervengo a nome del gruppo del Partito Democratico per portare avanti il lavoro che abbiamo già avviato nel confronto tra opposizione e maggioranza nel primo passaggio che abbiamo avuto al Senato della Repubblica. Chiaramente, la difesa della Patria è un sacro dovere del cittadino; ce lo ricorda la nostra Costituzione ed è proprio nel rispetto della Costituzione che dobbiamo essere grati alle donne e agli uomini che all'esercizio di questo sacro dovere hanno scelto di dedicare la propria intera vita.
Ogni volta che ci troviamo in quest'Aula a doverci confrontare su questo tema è da qui che dobbiamo partire e dobbiamo sempre cercare di costruire un confronto che non sia uno scontro, perché lo scontro non serve a offrire strumenti di maggiore sicurezza per i cittadini, non serve a garantire maggiori strumenti e risorse per le Forze dell'ordine, anzi rischia di creare un clima che diminuisce la possibilità di fare tutti quegli interventi che invece sono necessari. Dobbiamo, invece, cercare di agire insieme per costruire la cornice migliore, per consentire a queste donne e a questi uomini di poter fare il proprio dovere e di poterlo fare nella maniera migliore. Per questo, da parte di tutto il nostro gruppo vogliamo rinnovare, prima di tutto, la nostra fiducia alla Difesa italiana, a tutte le sue donne e a tutti i suoi uomini, a tutte le Forze dell'ordine e ai Vigili del fuoco; pensiamo che sia dovere di tutto il Parlamento, che sia dovere di tutti i partiti, sicuramente lo avvertiamo come dovere come gruppo del Partito Democratico e non smetteremo mai di fare questo lavoro, chiaramente nel rispetto delle nostre idee e nel rispetto anche di differenti posizioni.
Abbiamo cercato di utilizzare questa bussola nell'orientare fino a oggi - al Senato, qui, in Commissione, e così faremo in Aula - i nostri voti. È stato ricordato dai relatori ed è stato ricordato dagli interventi che mi hanno preceduto che questo atto è una sorta di omnibus della sicurezza e della difesa. Probabilmente, se alcuni di questi temi non fossero stati affrontati tutti insieme ma si fossero fatti dei singoli approfondimenti si sarebbe potuto costruire un lavoro migliore, anche perché vengono mescolate questioni condivisibili, assolutamente condivisibili, su cui si sarebbero potute costruire le condizioni di un voto unanime del Parlamento, con altre molto parcellizzate, interventi che riguardano singoli gradi e singoli ruoli delle Forze di difesa.
Poi, c'è un tema, un elefante nella stanza, un elefante nella stanza che ricorre sempre quando affrontiamo i temi di sicurezza e l'abbiamo visto dal decreto sicurezza, nei decreti cybersicurezza e tutte le volte che ci siamo confrontati su questi temi: questo elefante nella stanza è la mancanza delle coperture finanziarie.
Ecco, non possiamo andare avanti in questo solco, perché non prevedere mai una copertura finanziaria significa non mettere in campo quelle risorse che sono utili, indispensabili a garantire alle Forze dell'ordine, alle Forze della difesa di fare il loro lavoro. Quindi, da questo punto di vista, chiediamo un rafforzamento delle coperture, chiediamo che si intervenga per garantire… Il Governo vuole intervenire? Avrà modo di replicare a breve…Chiediamo che si intervenga non solo dal punto di vista normativo ma anche per garantire che le risorse vadano a coprire tutte le misure che sono previste e che vengano effettivamente messe in pratica.
Per quanto riguarda la Polizia di Stato, troviamo corretto l'aumento a quattro anni della permanenza minima - due nel caso delle sedi disagiate - così anche le deroghe parziali. Certamente, bisognerà lavorare… Presidente, se il Sottosegretario deve intervenire…
PRESIDENTE. No, no, vada avanti, onorevole Casu. Il Sottosegretario avrà il tempo previsto dal Regolamento. Prego, onorevole Casu.
ANDREA CASU (PD-IDP). Troviamo sicuramente positivo il lavoro fatto sui gruppi sportivi, come quello delle persone che hanno avuto incidenti sul posto di lavoro, quindi è giusto mettere in condizione di avere criteri diversi di accesso, così come condividiamo la norma sugli psicologi.
Invece, altre norme ci convincono meno, lo abbiamo già manifestato in occasione della votazione che si è svolta al Senato. Vorremmo che ci fossero maggiori interventi, come per esempio sul tema dell'Arma dei carabinieri, per garantire di presidiare alcune funzioni fondamentali. Quando venne decisa da un Governo precedente - noi ricordiamo quei momenti - la nascita del Corpo forestale sotto i Carabinieri venne costruito un nucleo ad hoc, vennero aumentate le funzioni e vennero aumentate le risorse di personale ma, chiaramente, queste funzioni, questo personale, negli anni, è chiamato a fronteggiare sfide sempre più importanti. E proprio perché è chiamato a fronteggiare compiti fondamentali di prevenzione del rischio sul nostro territorio, nelle foreste e nei boschi, a fare un lavoro enorme, a essere radicato su tutto il territorio nazionale, dobbiamo avere anche le risorse necessarie (risorse umane e risorse economiche) in grado di consentire di svolgere questo lavoro. Ecco, la bussola del Governo non può essere semplicemente quella di richiamare sempre in causa ciò che hanno fatto i Governi precedenti, ma anche quella di attualizzare ciò che è stato fatto dai Governi precedenti e renderlo in grado di fronteggiare le attuali sfide.
Dove invece siamo meno convinti, dove invece manca un'attenzione sufficiente? Non ci convince il passaggio sugli avanzamenti di carriera, su quando scattano le promozioni, perché scattano solo su alcuni gradi e non su altri; e poi c'è il passaggio dell'articolo 4, che non ci vede d'accordo. Vedete, quando viene fatto un lavoro sui corsi di formazione, l'articolo 4 introduce una riduzione dei tempi. Ora, da questo punto di vista siamo preoccupati perché quello di cui avremmo bisogno non è ridurre il tempo di addestramento delle donne e degli uomini chiamati a garantire la sicurezza di tutta la collettività ma, probabilmente, invece, avremmo bisogno di ridurre i tempi di scorrimento delle graduatorie di tante donne e uomini che hanno già fatto un concorso, che si vedono scadere la graduatoria, che poi rifanno un altro concorso, che si rivedono scadere la graduatoria e non riescono a entrare. Facciamo concorsi su concorsi, mettiamo una generazione alla porta, la mettiamo in attesa e poi ci ritroviamo spesso che, in questo campo, soprattutto per raggiunti limiti di età, ci sono persone che, non per loro colpa ma per i ritardi negli scorrimenti e nelle assunzioni, si trovano presto a non poter poi concorrere ai nuovi concorsi perché hanno raggiunto i limiti di età per entrare a far parte delle organizzazioni; e sono spesso organizzazioni che sono il sogno della vita di queste persone, per cui hanno studiato, per cui hanno fatto sacrifici. Quindi, da questo punto di vista, non meno addestramento, ma meno tempo che si rimane fuori, dopo che si è fatto un concorso, si è ottenuta un'idoneità e si potrebbe immediatamente operare per garantire la nostra sicurezza.
C'è il tema, poi, della Polizia penitenziaria. Ora, il tema della Polizia penitenziaria è un'urgenza nazionale, l'abbiamo ricordato in quest'Aula in questi giorni, lo ricordiamo in quest'Aula ogni volta. Ricordiamo le parole del Presidente della Repubblica solo pochi giorni fa che, ancora una volta, ci hanno chiamato in campo.
Pensiamo sia sicuramente importante garantire concretamente maggiori condizioni per favorire la possibilità di un crescente numero di profili femminili nell'ambito del lavoro nei nostri istituti penitenziari, ma, nel momento in cui si fa un provvedimento sull'ordinamento della Polizia penitenziaria, ci saremmo aspettati di ragionare anche su quali risorse in più destinare alla Polizia penitenziaria; anche su questo c'è la nostra critica nei confronti di un Governo che aumenta i reati, che aumenta drammaticamente le condizioni - soprattutto nelle carceri minorili - con riferimento al numero delle persone che sono chiamate a scontare una pena detentiva, ma, con la stessa forza, non si prende cura di ciò di cui la Polizia penitenziaria avrebbe assolutamente bisogno per fronteggiare questi cambiamenti. Non è solo una questione di sovraffollamento, è una questione di attività. Con il collega Ciani, con tutti i parlamentari costantemente visitiamo le nostre carceri, ci aspettavamo che questa potesse essere un'occasione in più per affrontare questo tema.
Sui Vigili del fuoco siamo d'accordo ad aprire una nuova delega, è un tema necessario. Da questo punto di vista, c'è da fare una riflessione che speriamo si possa fare all'interno della delega, con tutto il tema della transizione energetica, della lotta ai cambiamenti climatici, delle emergenze di Protezione civile. Capire come dotare di nuovi compiti, di nuove risorse, anche in termini di personale necessario, anche specializzato, nelle nuove sfide che dobbiamo affrontare, è un tema certamente decisivo che, quindi, meriterebbe di essere trattato in un provvedimento ad hoc.
Infine - ma è un tema così importante, quindi è giusto dedicargli un passaggio importante di questo intervento e del lavoro in Aula che ci attende da questa discussione generale ai prossimi passaggi - il Giorno del ricordo delle vittime del dovere. Ecco, da questo punto di vista, sicuramente è importante istituire nuove giornate, però il rischio che noi corriamo è di istituire nuove giornate senza prevedere che queste nuove giornate siano dotate di strumenti concreti per celebrare quel valore che devono avere queste giornate. Quando parliamo delle vittime del dovere parliamo di donne, parliamo di famiglie, parliamo di comunità, di vite che sono state strappate nell'esercizio del proprio dovere al servizio della collettività, al servizio della comunità; e, proprio per questo, riteniamo assurdo che non sia stato ancora possibile nel passaggio al Senato - speriamo che alla Camera questo passaggio possa essere ulteriormente rafforzato - mettere in campo tutti quegli strumenti che vanno dalle esenzioni fiscali per aiutare e sostenere coloro che hanno perso un proprio caro fino alle borse di studio per i figli delle vittime.
Sono tutti provvedimenti che vanno garantiti, che vanno rafforzati, che vanno ampliati, perché non ci possiamo limitare a celebrare giornate se poi quelle giornate non diventano un effettivo momento concreto che dura 365 giorni l'anno, con un impegno a favore delle vittime e a favore di tutte le persone e le famiglie che sono state colpite.
Ecco, queste sono le ragioni per cui, tenendo fede alla bussola del nostro impegno, abbiamo orientato il nostro voto di astensione al Senato e sono le ragioni che ci hanno portato a intervenire oggi in quest'Aula, che ci hanno portato a intervenire nei lavori di Commissione e che ci porteranno ulteriormente, nei prossimi passaggi, a cercare di avere un'azione che tenga insieme la necessità di offrire strumenti concreti, non solo legislativi, ma anche di risorse economiche per far sì che quel principio scolpito nell'articolo 52 della Costituzione possa, poi, vivere anche nelle nostre strade.
Un ultimo ringraziamento che mi sento in dovere di fare, da parlamentare romano, è alle Forze dell'ordine che sono state impegnate nella giornata di ieri nella gestione di una situazione non semplice, l'apertura della sede di Forza Nuova a via Lucca, a pochi passi dall'Università la Sapienza, a pochi passi dalla sinagoga, dove è stata convocata da Forza Nuova un'adunata, alle ore 18, con l'apertura di una sede con toni provocatori. È un'organizzazione - e non lo dice il Partito Democratico, lo dicono le carte processuali; non da ultimo, l'evento che noi abbiamo visto drammaticamente svolgersi con l'attacco alla sede della CGIL, ma non solo, c'è un'ampissima letteratura nazionale al riguardo - che ha portato avanti eventi di violenza.
Vedete, di fronte al rischio del pericolo sociale per la sicurezza della città di Roma generato da quel tipo di provocazione, in una città medaglia d'oro per la Resistenza e per la guerra di liberazione, in un quartiere storicamente antifascista, nel cuore della città, e nel cuore di una città dove l'antifascismo è ancora un valore molto radicato e profondo, in un momento in cui abbiamo ricordato le Fosse Ardeatine, ricorderemo il 25 aprile fra poco, quel tipo di provocazione ha visto una reazione delle forze civiche e sociali.
Voglio ringraziare l'amministrazione capitolina, voglio ringraziare la presidenza del municipio, tutto il municipio. C'è stata una bellissima manifestazione, ieri mattina, a piazza Bologna, c'è stata una reazione delle forze vive, civiche, sociali, che hanno detto: evitiamo, veramente, fermiamo tutto questo, prima che ci possa essere un'azione di pericolo. Non c'è stata nemmeno una parola, fortemente sollecitata da parte nostra, da parte del Governo.
Come deputati, come senatori abbiamo presentato un'interrogazione e chiederemo, ancora una volta, al Ministro Piantedosi che cosa intende fare il Governo non solo per pretendere il rispetto della Costituzione, non solo per pretendere il rispetto di quei valori che dovrebbero essere condivisi - e purtroppo questo silenzio ci porta a pensare che così non è, e sarebbe una sconfitta per tutte le istituzioni -, ma anche nei confronti di quella sicurezza delle cittadine e dei cittadini che viene messa a repentaglio quando si permette di aprire, nel cuore della città di Roma, una sede di un'organizzazione che ha dimostrato sul campo di avere una grandissima pericolosità sociale, di agire attraverso strumenti, di seminare violenza, di fare cose che generano un pericolo non solo per gli antifascisti, ma per tutte le cittadine e per tutti i cittadini che vivono in quei quartieri e che vivono in quei territori.
Di fronte a tutto questo, voglio ancora ringraziare le Forze dell'ordine, perché ieri sono state impegnate decine, centinaia di agenti, che hanno fatto con professionalità il loro lavoro e hanno garantito la sicurezza; ma che non ci sia un Governo che crei le condizioni per cui si prevenga che si arrivi a determinati momenti, e che invece scarichi sulle loro spalle tutta la responsabilità di essere in prima linea per gestire queste situazioni, perché si decide colpevolmente di non fare nulla per impedirle, è una scelta grave ed è una scelta irresponsabile.
È per questa ragione che, con lo stesso spirito con cui noi, in termini costruttivi, abbiamo portato le nostre critiche nei confronti di questo atto, nella speranza che possa essere migliorato il lavoro parlamentare – e la richiesta di miglioramento che facciamo si traduce in una richiesta: servono più risorse, più personale, non bastano più interventi normativi, serve che questi interventi normativi siano dotati di tutte le risorse necessarie -, così chiediamo anche al Governo nei confronti di quelle situazioni, come è l'apertura costante di queste sedi di Forza Nuova, che sono pericolose - e non sta avvenendo solo a Roma, e hanno dimostrato sul campo di essere pericolose, perché hanno fatto una scelta di agire in un campo che non è quello del rispetto dei valori condivisi della Costituzione - di non continuare a tenere la testa sotto la sabbia.
Non si può continuare a fare finta di niente, non si può fare finta di non accorgersene, perché a pagarne il prezzo non sono solo i cittadini, a cui avevate promesso una maggiore sicurezza che non state garantendo, ma sono anche quelle Forze dell'ordine che avremmo tutto il dovere di non mettere nelle condizioni di essere l'unico elemento che può limitare la violenza nelle nostre città. Ci dovrebbe essere anche il ruolo delle istituzioni, anche il ruolo della politica. Certe cose le dovremmo fermare prima che accadano (Applausi del deputato Ciani).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche - A.C. 2139)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la Commissione affari costituzionali, l'onorevole De Corato: rinuncia.
Ha facoltà di replicare il relatore per la Commissione difesa, l'onorevole Bicchielli: rinuncia.
Ha facoltà di replicare il Sottosegretario di Stato per l'Interno, onorevole Prisco.
EMANUELE PRISCO, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Innanzitutto mi consenta di ringraziare tutti i gruppi parlamentari di maggioranza e di opposizione, oltre ovviamente alle rappresentanze sindacali, per i contributi offerti nel corso della formazione di questo disegno di legge, che - ci tengo a precisarlo, perché l'ho sentito ribadire più volte nel corso del dibattito - è esclusivamente ordinamentale, quindi a costo zero. È per definizione a costo zero. Questo non significa che specifiche norme e risorse non possano essere individuate.
Faccio solamente un esempio rispetto alla delega per il riordino del Corpo nazionale dei vigili del fuoco che il decreto-legge Pubblica amministrazione finanzia per una quota importante e storica. E questo non significa che il Governo non abbia stanziato, seppur nella contingenza attuale, risorse importanti per questo comparto. Questa norma ha un obiettivo: semplificare l'organizzazione, semplificare la capacità di reclutamento e di razionalizzazione del personale per rispondere a un'esigenza di sicurezza e di libertà e per rendere più funzionale il lavoro delle donne e degli uomini in divisa, che colgo l'occasione per ringraziare ancora una volta per il lavoro che fanno, per la dedizione, per il coraggio, per il senso del dovere che dimostrano in ogni circostanza.
Molte altre norme a tutela di questo personale si sono messe in campo nelle leggi di bilancio, seppur nella contingenza economica che conosciamo, a cominciare dall'inversione rispetto ai tagli sulla sicurezza che per molti anni si sono perpetrati, soprattutto sugli organici. Si è invertita - era la prima legge di bilancio - questa curva negativa e si è cominciato a ripotenziare gli organici, ad assumere Forze dell'ordine, ad assumere Vigili del fuoco per rispondere a un'esigenza di sicurezza e di libertà degli stessi operatori e dei cittadini.
La legge di bilancio per quest'anno, oltre a postare le risorse per il rinnovo dei contratti di lavoro scaduti, pone un principio importantissimo, che definisco di grande serietà, forse per la prima volta, a mia memoria, o comunque è da diversi anni che non si pratica. Non solo posta le risorse per i contratti da firmare, quindi quelli scaduti del comparto, ma posta le risorse anche per i due successivi contratti di lavoro. Quindi, si firma il contratto scaduto, ma già si immagina una strategia con le organizzazioni, con le rappresentanze dei lavoratori, per il futuro.
E non è una mancetta, sono risorse importanti, più importanti che in altri anni, e sono risorse basate su un principio di serietà e di rispetto per il lavoro delicatissimo e importante che queste donne e questi uomini fanno ogni giorno. Lo si è fatto anche con tante altre norme che mettono a tutela e a difesa il personale che ogni giorno opera nelle strade e nelle carceri. Penso a tutte le norme contenute nel DDL Sicurezza, che oggi è ancora in discussione al Senato, che pongono strumenti importanti a tutela della dignità delle persone, ma soprattutto penso al tema della tutela legale nei confronti degli operatori di pubblica sicurezza e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
Questa e tante altre iniziative del Governo sono state rivolte con attenzione particolare a difendere chi ogni giorno difende noi, difende la nostra libertà, difende i valori della Costituzione, difende la sicurezza dei cittadini. Credo che questo provvedimento aggiunga strumenti utili a questo personale in questa direzione. Questo è il modo più concreto e serio per dire grazie alle donne e agli uomini che in divisa difendono, in Italia e all'estero, l'orgoglio, la dignità, la sicurezza, la libertà e i valori della Costituzione, della nostra Nazione, e ci rendono orgogliosi tanto in patria quanto all'estero.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Discussione della proposta di legge: Pella: “Disposizioni per la prevenzione e la cura dell'obesità” (A.C. 741-A) e dell'abbinata proposta di legge: Quartini ed altri (A.C. 1509).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge n. 741-A: “Disposizioni per la prevenzione e la cura dell'obesità” e dell'abbinata proposta di legge n. 1509.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).
(Discussione sulle linee generali - A.C. 741-A e abbinata)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
La XII Commissione (Affari sociali) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, onorevole Roberto Pella.
ROBERTO PELLA , Relatore. Grazie, Presidente Costa. Onorevoli colleghi, Sottosegretario Gemmato, l'Assemblea avvia oggi l'esame della proposta di legge recante “Disposizioni per la prevenzione e la cura dell'obesità”, di cui sono primo firmatario e per la quale mi sono impegnato a coinvolgere, sin dal 2019, il mondo scientifico universitario così come quello medico e le associazioni dei pazienti e dei cittadini. Per tutto il lavoro svolto sin qui, vorrei dapprima ringraziare il presidente della Commissione, Ugo Cappellacci, che, grazie alla sua lunga esperienza, ha saputo far convergere insieme alle istituzioni il dialogo fra tutti i componenti di maggioranza e di opposizione della Commissione affari sociali, così come il mio gruppo di Forza Italia per avermi sostenuto sempre, a partire dal presidente Silvio Berlusconi che, sin dall'inizio del mio percorso politico, mi ha spronato a lavorare per la salute e il benessere dei cittadini attraverso proposte di legge lungimiranti e soluzioni sostenibili dal punto di vista economico e sociale che mettessero al centro il futuro delle nuove generazioni.
Il provvedimento affronta un tema di grande attualità, ponendosi l'obiettivo di adottare una politica di prevenzione e di contrasto all'obesità per rispondere alle esigenze dei cittadini che soffrono di questa patologia e che sono a rischio di contrarla. L'obesità è una malattia cronica e recidivante ed è il risultato di molteplici fattori interconnessi, tra cui stili di vita sedentari e ridotta attività fisica, alimentazione scorretta, determinanti socio-economici, aspetti psicologici e stress e fattori genetici. L'obesità rappresenta oggi un problema rilevantissimo di salute pubblica e di spesa per i Servizi sanitari nazionali anche in virtù delle sue complicanze, dal diabete ai tumori e alle malattie cardiovascolari. Da qui la necessità di adottare politiche di prevenzione adeguate, nonché programmi di gestione della malattia. Faccio presente che in Italia, in base ai dati dell'Istat indicati dal Ministero della Salute e dell'Italian barometer obesity monitor, pubblicati annualmente da IBDO Foundation, l'11,8 per cento della popolazione adulta italiana soffre di obesità, in aumento rispetto all'11,4 del 2022 e del 38 per cento rispetto al 2003 - solo di vent'anni fa parliamo - e per un totale di quasi 6 milioni di cittadini italiani.
L'obesità infantile rimane una questione urgente e preoccupante anche rispetto a tutti gli altri Paesi dell'Unione europea. Circa il 19 per cento dei bambini tra gli 8 e i 9 anni di età è in sovrappeso e il 9,8 risulta affetto da obesità con diseguaglianze territoriali anche molto marcate tra Nord, Sud e Isole.
Il percorso che ha caratterizzato l'arrivo in Aula di questo progetto ha una storia lunga e importante, che non voglio trascurare di ripercorrere in questa sede per la sua rilevanza e per la gratitudine che voglio esprimere a tutti coloro che hanno costruito e camminato insieme a me, passo dopo passo, traguardo dopo traguardo per arrivare fino a oggi, proprio perché durante la XVIII legislatura la Camera dei deputati ha approvato all'unanimità, il 13 novembre 2019, una mozione su questa materia, frutto di un primo traguardo collettivo tra maggioranza e opposizione, e il Ministero della Salute, nel luglio 2022, ha pubblicato le linee di indirizzo per la prevenzione e il contrasto del sovrappeso e dell'obesità, elaborate dai componenti del tavolo di lavoro per la prevenzione e il contrasto del sovrappeso e dell'obesità del medesimo Ministero ed approvate dalla Conferenza Stato-regioni. La cabina di regia sul piano nazionale della cronicità ha concluso i lavori con l'inserimento proprio dell'obesità al proprio interno e con il relativo aggiornamento delle parti uno e due da trasmettere alle regioni e alle province autonome. Da fine 2023, da quando è stato incardinato il presente progetto di legge, si ha avuto l'obiettivo di tendere di colmare il vuoto normativo che non vedeva ancora riconosciuta l'obesità come una malattia, anzi addirittura valeva il contrario, che voleva l'obesità, nell'opinione pubblica e anche nei media, come una colpa.
Nel corso dell'esame in sede referente e nell'esame degli emendamenti si è posta la necessità di conciliare l'introduzione di misure significative ed efficaci con la disponibilità finanziaria, adeguando in tale senso il testo del parere unanime espresso dalla Commissione bilancio, che ringrazio. La proposta di legge, nel testo licenziato per l'Assemblea, si compone di 6 articoli. L'articolo 1 enuncia i principi e le finalità della proposta volta a garantire la tutela della salute e il miglioramento delle condizioni di vita dei pazienti affetti da obesità, definita come una malattia progressiva e recidivante; l'articolo 2 prevede che, al fine di garantire equità e accesso alle cure, i soggetti affetti da obesità usufruiscono delle prestazioni contenute nei livelli essenziali di assistenza (LEA) erogate dal Servizio sanitario nazionale; l'articolo 3 reca le disposizioni più rilevanti, in quanto autorizza, per il finanziamento di un programma nazionale per la prevenzione e la cura dell'obesità, la spesa di 700.000 euro per il 2025, di 800.000 per il 2026 e di 1,2 milioni a decorrere l'anno 2027. Alla ripartizione di tali risorse tra regioni si provvede con decreto del Ministro della Salute, di concerto con il Ministero dell'Economia e delle finanze, da adottare entro 90 giorni dall'entrata in vigore della legge, previa intesa in sede di Conferenza Stato-regioni proprio ai fini dell'adozione di iniziative rivolte: alla prevenzione del sovrappeso e dell'obesità, in particolare quella infantile, e delle relative complicanze, nonché al miglioramento delle cure delle persone con obesità (lettera a)); al sostegno e alla promozione dell'allattamento al seno quale nutrimento necessario a prevenire l'obesità infantile, sostenendone la continuità fino ad almeno sei mesi di età, come indicato dall'Organizzazione mondiale della sanità, anche nei luoghi di lavoro e negli asili nido (lettera b) inserita in sede referente); alla responsabilizzazione dei genitori nella scelta di un'alimentazione equilibrata per i propri figli e all'importanza di limitare il consumo giornaliero di alimenti e di bevande con un elevato apporto energetico e con scarse qualità nutrizionali (lettera c) inserita in sede referente); anche ad agevolare l'inserimento delle persone con obesità nelle attività scolastiche, lavorative, sportive e ricreative (lettera d)); alla promozione delle attività sportive e della conoscenza delle principali regole alimentari nelle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado, finalizzate a migliorare lo stile di vita negli studenti (lettera e)); a promuovere, nel rispetto dell'autonomia delle istituzioni scolastiche, iniziative didattiche extracurriculari per lo svolgimento di attività sportive volte a rendere consapevoli gli studenti sull'importanza di un corretto stile di vita (lettera f)); alla diffusione, mediante campagne di informazione tramite i mass media in collaborazione con gli enti locali, le farmacie, i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta, di regole semplici ed efficaci per un corretto stile di vita (lettera g)); all'educazione della corretta profilassi dell'obesità e del sovrappeso (lettera h)); promuovere la più ampia conoscenza dei centri per i disturbi alimentari e per l'assistenza delle persone con obesità esistenti, in modo da favorire l'accesso a tali strutture anche in una prospettiva di prevenzione delle malattie connesse all'obesità (lettera i)).
Viene poi stabilito che, al fine di promuovere la formazione e l'aggiornamento in materia di obesità e sovrappeso degli studenti universitari, dei medici di medicina generale, dei pediatri di libera scelta e del personale del Servizio sanitario nazionale che intervengono nei processi di prevenzione, diagnosi e cura dell'obesità, è autorizzata la spesa di 400.000 euro annui a decorrere dal 2025.
L'articolo 4 prevede l'istituzione presso il Ministero della Salute dell'Osservatorio per lo studio dell'obesità, cui sono attribuiti compiti di monitoraggio, studio e diffusione degli stili di vita della popolazione italiana.
L'articolo 5 autorizza la spesa di 100.000 euro annui, a decorrere dal 2025, affinché il Ministero della Salute promuova campagne di informazione, di sensibilizzazione e di educazione per lo sviluppo di un corretto stile di alimentazione e per favorire la pratica dell'attività fisica.
Infine, l'articolo 6 reca le disposizioni finanziarie per la copertura degli oneri indicati, oneri che, grazie alla manovra economica, sono stati trovati grazie a due emendamenti da me proposti.
Alcuni ringraziamenti doverosi e sentiti, Presidente Costa, che mi portano alle conclusioni di questo intervento in discussione generale: al mio capogruppo, Paolo Barelli, e al mio gruppo politico di Forza Italia per aver impresso la giusta priorità e tenacia a questo tema; al Sottosegretario Marcello Gemmato; al Ministro Orazio Schillaci, così come al Ministro Giancarlo Giorgetti, per avere, in qualità di membri del Governo, sostenuto tale priorità, destinando per la prima volta, nell'ultima legge di bilancio, un Fondo dedicato, risorse importanti e concrete per la cura dell'obesità, per la corretta informazione e per il contrasto allo stigma sociale delle persone che ne soffrono, grazie a una continua interlocuzione con il sottoscritto durante la manovra economica nella mia veste di capogruppo in Commissione bilancio.
Grazie a tutti i colleghi, deputati e senatori, membri dell'Intergruppo parlamentare “Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili”, che da due legislature operano per far sì che i temi di cui stiamo discutendo oggi trovino giusta collocazione, luce e attenzione da parte dei decisori, sotto la sapiente e tenace guida del presidente del comitato scientifico, il professor Andrea Lenzi, del capo segreteria Federico Serra e naturalmente della dottoressa Spinato. Grazie alle regioni e ad ANCI che, grazie ai colleghi sindaci e amministratori locali dei comuni italiani, hanno abbracciato fortemente questo tema negli ultimi anni attraverso la nascita e la costituzione di reti regionali e la messa in opera di azioni e progetti concreti per il miglioramento del benessere e della salute dei cittadini e delle comunità, quali ad esempio “Sport nei parchi” o “Bici in Comune”, progetti realizzati insieme al Ministro per lo Sport Abodi e a tutta l'organizzazione del Ministero e di Sport e Salute.
Grazie a tutte le comunità scientifiche e accademiche, quelle nazionali ed internazionali, agli esperti, alle società scientifiche, al mondo produttivo e ai media, alle associazioni dei pazienti e dei cittadini, ai collaboratori e a tutti gli amici che non hanno mai smesso di credere che fosse fondamentale percorrere insieme questa strada per arrivare oggi dove siamo.
In conclusione, vorrei sottolineare che con questo voto il nostro Parlamento collocherà l'Italia quale primo Paese al mondo a riconoscere l'obesità come malattia, dando prova di maturità e lungimiranza rispetto a una delle principali, se non alla più urgente, sfida della salute globale. È una legge che sono certo sarebbe stata apprezzata dal presidente Silvio Berlusconi, che ha sempre posto al centro del programma di Forza Italia il benessere delle persone, come la salute come bene primario da tutelare. Vorrei anche su questo ricordare un punto importante, quello del World Obesity Atlas, che prevede che l'impatto economico globale del sovrappeso e dell'obesità raggiungerà i 4,32 trilioni di dollari nell'anno 2035, se le misure di prevenzione e cura non miglioreranno. Questa stima, pari quasi al 3 per cento del PIL mondiale, è paragonabile, signor Presidente, all'impatto del COVID-19 nel 2020. Ciò significa, in altre parole, che la maggior parte della popolazione mondiale, ovvero 4 miliardi di persone, ovvero il 50 per cento, vivrà con sovrappeso e obesità entro il 2035, se prevarranno le tendenze attuali, con una persona su quattro che soffrirà di obesità, ed è ancora più allarmante tra i ragazzi.
Confido, pertanto, per questa ragione, nella più ampia approvazione della proposta di legge, che rappresenterà un determinante passo per quanto riguarda la prevenzione e il contrasto dell'obesità e la costruzione di società più in salute, con l'obiettivo, che non può che essere comune, di continuare a impegnarci al fine di implementare le misure introdotte e raggiungere i prossimi traguardi, per far sì che siano garantite cure più eque e omogenee su tutto il territorio nazionale.
Per questo rivolgo, oltre che un ringraziamento alla maggioranza, anche un ringraziamento all'opposizione per aver contribuito in maniera determinante e sono certo, anche oggi - nel dibattito che vedrà impegnato il collega Ciani e il collega Quartini, insieme alla collega Marrocco e al collega Ciancitto -, di poter interagire nella conclusione di un dibattito. Spero e mi auguro - non nell'interesse mio, ma nell'interesse generale - di trovare la più larga condivisione, perché credo che questo sia un tema importante, un tema sentito, un tema che vede tutte le istituzioni interloquire e sul quale io credo è un nostro dovere impegnarci per dare una risposta a un tema così importante, che oggi ci riguarda, cioè quello dell'obesità (Applausi della deputata Marrocco).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intevenire il Sottosegretario di Stato per la Salute, onorevole Gemmato.
MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Io vorrei ringraziare l'onorevole Pella per la tenacia con cui ha portato avanti questa proposta di legge, che oggi ci troviamo ad analizzare qui, in Aula, dopo averla analizzata in Commissione. Ritengo che il provvedimento sia molto, molto importante, nella misura in cui si inserisce proprio in quelle che sono le linee di orizzonte del Ministero, cioè investire quanto più e al più presto in prevenzione.
Io voglio ricordare che abbiamo ereditato una situazione per cui oggi viene speso il 95 per cento del Fondo sanitario nazionale in cura e soltanto il 5 per cento in prevenzione. Quindi, c'è un tema di maggiore finanziamento del Fondo sanitario nazionale, di cui questo Governo si sta facendo carico, in discontinuità con il passato, raggiungendo il limite massimo di finanziamento di 136,5 miliardi di euro quest'anno. Il dato che a me piace ricordare è quello del 2019, quando il Fondo sanitario nazionale si dotava di 114,5 miliardi. Quindi, in soltanto cinque anni, il Fondo è aumentato di più di 20 miliardi di euro e si è confermato il livello di spesa tenuto durante il COVID-19, anche in assenza del COVID-19, per fortuna, si è confermato quel livello di spesa. Il Fondo era salito durante gli anni della pandemia, perché bisognava acquistare mascherine, respiratori, vaccini straordinari. Noi abbiamo confermato quel livello di spesa e l'abbiamo implementato fino a quel termine che vi dicevo.
Per l'anno prossimo sono previsti ulteriori 5 miliardi di euro di investimento per il Fondo sanitario nazionale, ma è evidente che, parallelamente a questo sforzo di carattere economico, bisogna un po' invertire quella tendenza che ci racconta di uno sbilanciamento nella spesa del Fondo stesso rispetto alla cura, piuttosto che alla prevenzione. Noi abbiamo oggi una serie di malattie croniche non trasmissibili - l'onorevole Pella ricordava i tumori, le malattie metaboliche le malattie cardiovascolari - che occupano finanziariamente l'80 per cento del Fondo sanitario nazionale, che potrebbero essere prevenute. I dati sull'obesità sono raccapriccianti nei loro termini assoluti e ulteriormente ci fanno riflettere nella misura in cui i dati sono crescenti a livello infantile e giovanile. Fra gli 11 e i 17 anni abbiamo il 18,2 per cento dei bambini e ragazzi italiani in sovrappeso. Addirittura il 4,4 per cento - sempre in questa coorte fra gli 11 e i 17 anni - è obeso. Sono dati che ci fanno pensare, che ci devono far rifletter e pensare, nella misura in cui l'obesità - può sembrare banale e scontato, ma lo voglio ricordare - non è un fatto estetico, di cura estetica - il fatto, appunto, di curare e contrastare l'obesità, lo è anche -, ma impatta negativamente su tutte quelle patologie croniche non trasmissibili che vi rappresentavo e che possono mettere e metteranno a repentaglio la sostenibilità del nostro sistema sanitario nazionale pubblico, nel momento in cui non andassimo a prevenire e fare in modo che determinate patologie non si conclamino - ed è quello per cui noi siamo chiamati ad operare - e quindi, come effetto collaterale indotto e diretto, non costino sul sistema sanitario nazionale pubblico.
Io voglio ricordare che gli ultimi dati della fecondità della nostra popolazione ci raccontano che c'è stato un ulteriore calo. Nell'ultima rilevazione del 2024, il tasso di natalità è di 1,18 bambini per donna; l'anno precedente era di 1,24. Abbiamo toccato un minimo storico, forse - anzi, non forse - abbiamo battuto l'ultimo limite storico, che era quello del 1995. Cosa le voglio rappresentare? Che, se noi abbiamo una popolazione che invecchia, questo, in sé, è un dato positivo. Rilevo in positivo che c'è stato un aumento di 5 mesi dell'età media, che quindi si allunga di cinque mesi, arrivando al limite, se non ricordo male, di 83,6 anni. Quindi, la popolazione invecchia - noi siamo secondi soltanto al Giappone per longevità -, ma stiamo vivendo una stagione di inverno demografico.
Quindi, se la popolazione invecchia e noi non facciamo in modo che l'invecchiamento sia attivo, ovvero in assenza di tutta una serie di patologie - i nostri anziani sono pluri-patologici, c'è la cosiddetta comorbidità, quindi la sussistenza, la coesistenza di diverse patologie -, noi non soltanto facciamo vivere male i nostri anziani, quindi tradiamo anche la motivazione per cui - parlo del nostro Ministero - governiamo, quindi curare meglio gli italiani, ma poniamo in sé un seme distruttivo. Questo perché il nostro sistema sanitario nazionale pubblico, se non investiamo in prevenzione, potrebbe non essere sostenibile, nella misura in cui la popolazione invecchia e non facciamo più figli e, quindi, ci potrebbe essere un corto circuito.
Quindi, difendere e investire: bene ha fatto l'onorevole Pella, caparbiamente, nel seguire, nel perseguire questa proposta di legge. È evidente che facciamo un passo in avanti nella sostenibilità del nostro sistema sanitario nazionale pubblico, che - voglio ricordare ancora con orgoglio - viene quotato al quarto posto al mondo (fonte Bloomberg) come sistema sanitario nazionale pubblico - è un valore che dobbiamo difendere -, ma la sua sostenibilità si incardina proprio in nuovi modelli organizzativi, in una rivisitazione di quella che è l'idea di sanità, che non può essere schiacciata soltanto sulla cura, ma che deve invertire questa tendenza fra il 95 per cento investito in cure e soltanto il 5 per cento in prevenzione. Questa proposta va in questa direzione; di qui il plauso del nostro Governo e, ovviamente, - lo ha ricordato anche l'onorevole Pella - una assoluta collaborazione a fare in modo che questo provvedimento possa essere ulteriormente arricchito in Aula, per poi determinare una legge robusta e forte, che miri alla prevenzione e a compendiare quelle patologie silenti, immanenti, che avanzano sempre più e che possono danneggiare il nostro sistema sanitario nazionale pubblico, minandone la sostenibilità.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Marrocco. Ne ha facoltà.
PATRIZIA MARROCCO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi ci troviamo a discutere un tema cruciale, anzi di cruciale importanza per la salute pubblica e il futuro del nostro Paese. Il provvedimento in esame, presentato da Forza Italia e dal nostro relatore, l'onorevole Roberto Pella, si propone di introdurre disposizioni per la prevenzione e la cura dell'obesità. Crediamo che l'approvazione di questa proposta rappresenti un passo fondamentale per affrontare questa emergenza sanitaria.
L'obesità, infatti, rappresenta un problema rilevantissimo di salute pubblica, ma anche di spesa per il Servizio sanitario nazionale e richiede l'adozione di politiche di prevenzione adeguate, nonché programmi di gestione della malattia in grado di affrontare il peso delle comorbidità, intendendosi per tali la sovrapposizione e l'influenza reciproca di più patologie in uno stesso soggetto.
L'obesità non è solo una questione estetica o individuale, ma una vera e propria malattia cronica che colpisce milioni di italiani con gravi ripercussioni sulla salute fisica e mentale.
In Italia, il 12 per cento della popolazione adulta è affetta da obesità, mentre oltre il 30 per cento è in sovrappeso. Questi numeri non possono essere ignorati. L'eccessivo accumulo di grasso corporeo - quando anomalo ed eccessivo - può avere effetti negativi sulla salute, con la conseguente riduzione delle aspettative di vita. In particolare, il sovrappeso e l'obesità non sono tra i maggiori fattori di rischio per la salute, sono causa di disabilità fisica e di ridotta capacità lavorativa e predispongono all'insorgenza di numerose altre patologie croniche, le più importanti delle quali sono le malattie cardiovascolari e metaboliche e il cancro.
Tale condizione patologica, purtroppo, è in costante incremento e ha raggiunto un carattere epidemico in numerosi Paesi. Oltre alle innegabili cause organiche, l'obesità ha origine principalmente in abitudini alimentari, contraddistinte da un consumo di cibi altamente energetici e nella sedentarietà.
L'Organizzazione mondiale della sanità aveva riconosciuto l'obesità come un'epidemia globale già nel 1997. Secondo uno studio della NCD-Risk Factor Collaboration, condotto da scienziati dell'Imperial College London e pubblicato dalla rivista medica The Lancet, dal 1975 al 2014, la prevalenza di obesità si è triplicata negli uomini ed è più che raddoppiata nelle donne. Nel complesso circa il 13 per cento della popolazione adulta mondiale - pari all'11 per cento degli uomini e al 15 per cento delle donne - era obesa nel 2016.
Se un tempo sovrappeso e obesità erano ritenuti i problemi che riguardavano quasi esclusivamente i Paesi ad alto reddito, oggi sono fenomeni in aumento anche nei Paesi a basso e medio reddito, in particolare negli ambienti urbani. Aggiungo che la prevalenza di sovrappeso e obesità tra i bambini e gli adolescenti di età compresa tra 5 e 19 anni è aumentata drasticamente e l'aumento si è verificato, in modo simile, anche tra i ragazzi e le ragazze.
Secondo un report del 2022, in Italia oltre 23 milioni di persone sono in eccesso di peso - pari al 46 per cento della popolazione adulta - di cui oltre 17 milioni in sovrappeso e quasi 6 milioni in condizioni di obesità e grave obesità. Tra i bambini e gli adolescenti da 3 a 17 anni ci sono circa 2,2 milioni di eccesso di peso pari al 26,3 per cento della popolazione, con diseguaglianze territoriali.
Quasi 20 milioni di persone - pari al 33,7 per cento della popolazione di età maggiore a tre anni - dichiarano di non praticare né sport né attività fisica nel tempo libero, con marcate differenze di genere.
La sedentarietà riguarda il 36,9 per cento delle donne e il 30,3 per cento degli uomini.
Inoltre l'obesità riflette e si accompagna alle disuguaglianze. Il sovrappeso e l'obesità affliggono principalmente le categorie sociali svantaggiate con minor reddito, livello di istruzione e maggiore difficoltà nell'accesso alle cure innestandosi in un vero e proprio circolo vizioso, che coinvolge gli individui che vivono in condizioni disagiate, i quali devono far fronte a limitazioni strutturali, sociali, organizzative e finanziarie che rendono difficile compiere scelte adeguate per la propria alimentazione e l'attività fisica.
Solo attraverso adeguate politiche di prevenzione, non disgiunte da una programmazione appropriata di gestione della malattia, ci permetterà di raggiungere gli obiettivi di salute pubblica.
È necessario prevedere adeguate strategie in grado di facilitare l'attuazione di comportamenti salutari, in termini sia di alimentazione, sia di promozione dell'attività fisica. In tal senso il provvedimento di cui oggi iniziamo l'esame rappresenta un ulteriore importante passo nella giusta direzione.
Mi preme ricordare che nella legge di bilancio 2025, che abbiamo approvato lo scorso dicembre, abbiamo fortemente voluto l'istituzione di un fondo - nello stato di previsione del Ministero della Salute - destinato proprio a finanziare interventi normativi in materia di prevenzione e cura dell'obesità.
Questa è la finalità della proposta di legge che stiamo esaminando. L'obesità viene considerata una malattia progressiva e recidivante, correlata ad altre patologie di interesse sociale. Si prevede che i soggetti affetti da obesità usufruiscano delle prestazioni contenute nei LEA erogate dal Servizio sanitario nazionale. Questo significa garantire a tutti i cittadini l'accesso a cure adeguate, programmi di prevenzione e supporto psicologico. La prevenzione è il cuore pulsante di questa proposta. Sono quindi previste campagne di educazione alimentare nelle scuole per incentivare l'attività fisica e per sensibilizzare l'opinione pubblica sui rischi legati a uno stile di vita sedentario.
Solo attraverso un approccio integrato e multidisciplinare possiamo sperare di invertire la tendenza e costruire un futuro più sano per le prossime generazioni.
Con questo provvedimento si istituisce l'Osservatorio per lo studio dell'obesità con compiti di monitoraggio, studio e diffusione degli stili di vita della popolazione italiana.
Forza Italia è orgogliosa di guidare questa battaglia che non è solo politica, ma profondamente umana. Invitiamo tutte le forze politiche a unirsi a noi in questo impegno perché la salute dei cittadini non ha colore politico, è una responsabilità collettiva, un dovere morale. È un investimento per il futuro del nostro Paese e dei nostri giovani ragazzi.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Ciancitto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MARIA SALVATORE CIANCITTO (FDI). Sì, grazie Presidente. Onorevole Sottosegretario Marcello Gemmato, onorevoli colleghi, il presente provvedimento detta principi fondamentali in materia di prevenzione e cura dell'obesità, con la finalità di garantire e tutelare la salute dei cittadini italiani.
L'obesità rappresenta, oggi, una delle più gravi emergenze sanitarie del nostro Paese, una vera e propria pandemia. L'Obesità incide profondamente sullo stato di salute perché si accompagna a importanti malattie quali: il diabete di tipo 2, l'ipertensione arteriosa, la cardiopatia ischemica e altre condizioni morbose che peggiorano la qualità di vita e ne riducono la durata. Sovrappeso e obesità sono inoltre tra i principali fattori di rischio oncologico.
La diffusione dell'obesità è aumentata nel tempo - raggiungendo dimensioni epidemiche - e costituisce ormai uno dei maggiori problemi di salute pubblica a livello mondiale, con una preoccupante espansione nell'età infantile, che può provocare una precoce insorgenza di patologie croniche non trasmissibili.
I bambini in sovrappeso o obesi hanno maggiori probabilità di diventare adulti obesi rispetto a quelli di peso normale. È necessario contrastare il sovrappeso e l'obesità anche negli anziani, non solo per ridurre il rischio cardio-metabolico, ma soprattutto per ridurre la disabilità ad essa correlata.
I dati sono inequivocabili e preoccupanti. Secondo l'Istat, nel 2021, oltre il 36 per cento della popolazione adulta era in sovrappeso e più dell'11 per cento risultava obesa (si tratta di circa 4 milioni di adulti), mentre l'Italian Barometer Obesity Report 2022 parla di 6 milioni di italiani che vivono con problematiche legate al peso. Il quadro si aggrava se guardiamo alle fasce più giovani tra gli 11 e i 17 anni: il 18,2 per cento dei ragazzi è in sovrappeso e il 4,4 per cento è obeso, con dati particolarmente critici nelle regioni del Sud e tra i maschi.
Negli ultimi vent'anni il fenomeno è cresciuto in mano in modo preoccupante. Abbiamo registrato un aumento del 38 per cento nelle persone obese rispetto al 2003, con picchi nella fascia di età fra i 18 e i 34 anni. In questo segmento la percentuale è più che raddoppiata tra gli uomini e triplicata tra le donne.
Ciò che preoccupa ancora di più è la scarsa percezione del problema da parte di soggetti che vivono con problematiche relative al sovrappeso o all'obesità. Più dell'11 per cento degli adulti obesi, infatti, e oltre la metà di quelli in sovrappeso, si considerano normopeso e questo è un vero dato preoccupante: il non percepire il problema e la patologia. Tra i genitori, il 40 per cento considera il proprio figlio normopeso o addirittura sottopeso.
Maggiore consapevolezza sulla delicatezza e complessità della tematica trattata, emerge invece con riferimento alla popolazione in generale. Quindi la popolazione in generale percepisce il problema, ma chi è obeso o sovrappeso non lo percepisce.
Ciò emerge da diversi studi, tra cui quello dell'Ipsos, I-Com e Università del Piemonte Orientale: l'85 per cento degli italiani considera l'obesità una patologia influenzata da molteplici cause, tra cui fattori genetici, endocrino-metabolici, ambientali e comportamentali, superando così l'idea tradizionale che l'obesità sia semplicemente il risultato di una cattiva alimentazione e di stili di vita scorretti. Inoltre il 73 per cento degli italiani ritiene che l'obesità sia una delle malattie più diffuse e una delle principali cause di mortalità. Circa il 49 per cento è consapevole che l'obesità è una malattia cronica ed è un fattore di rischio per altre patologie, denotando una comprensione più profonda delle sue implicazioni a lungo termine sulla salute.
Si tratta di un problema non solo sanitario, ma anche economico, dal momento che l'obesità rappresenta un onere significativo per il sistema sanitario nazionale. I costi sanitari diretti dell'obesità sono stati esaminati dall'EHIS, a livello europeo: si attestano tra il 2,4 e il 4,8 per cento della spesa sanitaria complessiva dei Paesi ad alto reddito. In Italia i costi totali ammontano a 13,34 miliardi di euro nel 2020, pari allo 0,8 per cento del PIL, di cui il 59 per cento è di costi sanitari diretti e il 41 per cento di costi indiretti, con un contributo simile imputabile ad assenteismo e presenteismo e conseguente perdita di produttività.
Il costo medio dei farmaci per le persone in sovrappeso e obese è rispettivamente di circa 2 o 2,5 volte superiore al costo sostenuto per persone normopeso. Il costo medio annuo di ogni soggetto obeso a carico del sistema sanitario nazionale è di 1.166 euro. L'obesità ha quindi un peso economico significativo, ma non solo per il Servizio sanitario nazionale, ma anche in termini di costi individuali sostenuti da chi ne è interessato. Sempre il citato rapporto “Obesità in Italia: percezioni, costi e sfide per il futuro” rileva che il 72 per cento degli italiani attribuisce un grado di responsabilità alle istituzioni per l'assenza di un quadro normativo efficace.
Questo dato evidenzia, quindi, l'importanza di promuovere politiche efficaci di prevenzione e trattamento dell'obesità. Il provvedimento proposto dall'onorevole Pella va proprio in questa direzione, che è quella di una normativa che vuole istituire una campagna di prevenzione e di trattamento dell'obesità. È proprio per rispondere a questa urgenza che nasce la proposta di legge in commento, A.C. 741, adottata come testo base il 19 dicembre 2023 e abbinata al disegno di legge A.C. 1509, volta a promuovere una politica nazionale di prevenzione e cura dell'obesità e a trattarla per quello che è: una malattia cronica progressiva recidivante, non un problema individuale o secondario.
Si tratta, quindi, di un intervento strutturato, mirato a contrastare l'obesità attraverso un insieme coordinato di azioni sanitarie, educative e sociali, con particolare attenzione alla prevenzione in età evolutiva, all'informazione pubblica e all'integrazione delle cure nei servizi territoriali. Il provvedimento si fonda sul principio costituzionale della tutela della salute e rientra nelle competenze legislative statali in materia di livelli essenziali di assistenza, LEA, e sanità pubblica. Il testo è articolato in 6 articoli. L'articolo 1 riconosce l'obesità come una malattia cronica, e questo è fondamentale perché consente anche una presa in carico tempestiva da parte dell'équipe multidisciplinare del soggetto obeso.
L'articolo 2 dispone che i soggetti obesi abbiano diritto alle prestazioni sanitarie incluse nei livelli essenziali di assistenza per garantire equità di accesso alle cure. L'inserimento dell'obesità tra le patologie previste dai LEA comporta un iter specifico e regolato anche in termini di sostenibilità finanziaria, ma l'obiettivo vero è proprio - e che credo che sia la volontà del Governo - quello in futuro di inserire l'obesità all'interno dei LEA e, quindi, prevedere tutti i trattamenti che sono connessi alla patologia dell'obesità.
L'articolo 3 prevede l'inclusione dell'obesità nel Piano nazionale della cronicità, al fine di promuovere un approccio integrato e personalizzato alla cura, un approccio di prevenzione in età infantile. Quindi, è importante iniziare la prevenzione dell'obesità in età infantile e addirittura con l'allattamento al seno.
Gli obiettivi sono molteplici: sensibilizzare i genitori, favorire l'inclusione scolastica e lavorativa, promuovere l'attività fisica, avviare campagne educative sugli stili di vita sani.
Si prevede, inoltre, la formazione del personale sanitario coinvolto nei processi di diagnosi e trattamento dell'obesità, oltre alla creazione di reti regionali per l'assistenza integrata, inclusa la chirurgia bariatrica. L'articolo 4 istituisce l'Osservatorio per lo studio dell'obesità presso il Ministero della Salute ed è importante per capire l'andamento di questa che è una vera e propria pandemia che sta colpendo i giovani, ma anche gli adulti. L'articolo 5, invece, affida al Ministero della Salute il compito di coordinare delle campagne informative.
In sintesi, questa proposta di legge che è stata esaminata - e per questo ringrazio il presidente della Commissione, onorevole Cappellacci, ringrazio il Sottosegretario Gemmato, ringrazio l'onorevole Pella per averla presentata - rappresenta una risposta doverosa e finalmente adeguata ad una chiamata alla responsabilità collettiva, perché l'obesità non è una colpa, bensì una patologia, che merita attenzione, rispetto e un sistema che sia in grado di affrontarla con gli strumenti giusti (Applausi dei deputati Maiorano e Pella).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.
ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. L'obesità rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica a livello mondiale ed è in costante aumento, non solo nei Paesi occidentali, ma anche nei Paesi a medio e basso reddito. L'obesità è stata, infatti, definita dall'OMS come uno dei principali fattori di rischio di gravi malattie croniche, insieme al consumo di tabacco, al consumo di alcol, alla sedentarietà, al consumo aggiunto di sale e allo scarso controllo di diabete e ipertensione, che, peraltro, sono direttamente collegati al sovrappeso e all'obesità.
Secondo i dati diffusi in occasione del World Obesity Day, nel mondo ci sono 800 milioni di persone che vivono con l'obesità e il loro numero è destinato a crescere. Si calcola che, già nel 2035, la popolazione mondiale affetta da obesità sarà di circa 2 miliardi, con un impatto economico assolutamente straordinario: 4.320 miliardi di dollari. Quindi è un problema assolutamente straordinario. I dati italiani suggeriscono che l'11,8 per cento degli italiani, circa 6 milioni, sono affetti da obesità e che sono in aumento rispetto al 2022.
A questo va aggiunto che il 36,1 per cento di adulti è in sovrappeso, con un incremento progressivo negli ultimi anni. È particolarmente allarmante la diffusione dell'obesità nei bambini: circa il 19 per cento dei bambini tra gli 8 e i 9 anni è in sovrappeso e circa il 10 per cento è obeso, e la tendenza è in peggioramento soprattutto nelle regioni meridionali e nelle aree economicamente più svantaggiate.
L'analisi globale condotta su 204 Paesi e territori, pubblicata da The Lancet in occasione del World Obesity Day, delinea una preoccupante prospettiva futura, poiché si stima che più della metà degli adulti, ossia circa il 60 per cento, pari a 3,8 miliardi, e un terzo dei bambini e degli adolescenti, il 31 per cento, saranno in sovrappeso o obesi entro il 2050, rappresentando una minaccia senza precedenti in termini di malattie e morti premature.
Lo studio condotto dai collaboratori del Global Burden of Disease Study stima un aumento sostanziale del 121 per cento dell'obesità tra i giovani a livello globale, e nonostante questo - era stato sottolineato precedentemente - siamo comunque di fronte a una dispercezione del problema.
I numeri ci dicono che nel nostro Paese l'obesità è una sfida ancora irrisolta di salute pubblica, che troppo spesso viene sottovalutata e ignorata. Si pensi, Presidente, che l'11,1 per cento degli adulti con obesità e il 50 per cento degli adulti in sovrappeso ritengono di essere normopeso e il 40,3 per cento dei genitori di bambini in sovrappeso ritiene che i propri figli siano normopeso. L'OMS ha già individuato misure di efficacia, recentemente pubblicate da The Lancet, che ci suggeriscono di agire rapidamente, attraverso 25 “quick buys”, cioè azioni rapide che includono politiche mirate a fattori di rischio, in particolare nei confronti del tabacco, dell'alcol, della dieta malsana, dell'inattività fisica e, naturalmente, anche per quanto riguarda alcuni gruppi di malattie: le malattie cardiovascolari, il diabete, le malattie respiratorie croniche, il cancro e l'ipertensione. Sono tutte strategie per ridurre al minimo le malattie croniche.
Si includono diversi interventi, come l'aumento delle accise sul tabacco, l'alcol e i cibi malsani, la riformulazione di cibi e bevande per ridurne il contenuto di sale, zucchero e grassi, l'introduzione dell'etichettatura nutrizionale sulla parte anteriore delle confezioni.
Le malattie non trasmissibili, che rappresentano il 95 per cento del carico globale delle malattie, rispetto soprattutto alle malattie prevenibili e premature, oltre a determinare sofferenza e costi sanitari enormi, rappresentano un ordine finanziario importante, a causa della perdita di produttività.
Le industrie che traggono profitto dalla vendita di prodotti dannosi per la salute sono ovviamente ostili alla attuazione di questi interventi salvavita. Ecco perché questa strategia richiede un sostegno pubblico e politico attivo e coraggioso, per garantire l'applicazione di norme che vadano verso la prevenzione. Nel corso dell'esame in sede referente, mutuando le parti qualificate e distinte anche della nostra proposta di legge, abbiamo proposto, in un'ottica assolutamente collaborativa, alcune strategie: il potenziamento, delle politiche nazionali di contrasto dell'obesità e del sovrappeso; il riconoscimento dell'obesità come malattia cronica; l'inserimento della patologia nei LEA, con diritto all'esenzione dalla partecipazione alla spesa per le correlate prestazioni sanitarie e per la fornitura gratuita dei presidi diagnostici e terapeutici; l'adozione del piano nazionale triennale per la prevenzione dell'obesità; il fondo per il contrasto all'obesità, che noi volevamo dotare con almeno 20 milioni di euro l'anno; l'adozione di linee guida per disincentivare, nelle scuole di ogni ordine e grado, nelle università e nelle aziende pubbliche e private, la somministrazione di alimenti e di bevande contenenti alte percentuali di acidi grassi saturi, di acidi grassi trans, di zuccheri semplici aggiunti, di sodio, di nitriti e di nitrati, nonché aventi un elevato apporto energetico e scarsissime qualità nutrizionali.
Si proponeva l'adozione di un sistema di etichettatura che permetta di individuare, in modo chiaro, la salubrità di un prodotto. Si chiedeva il divieto della somministrazione, effettuata mediante somministratori automatici collocati nei luoghi pubblici e nelle scuole pubbliche secondarie di primo grado, di alimenti e bevande, da un punto di vista nutrizionale, molto discutibili. Si chiedeva il divieto di pubblicità sulle reti televisive pubbliche e private degli alimenti e delle bevande dannose per la salute, nel corso di trasmissioni televisive rivolte ai minori e nelle fasce orarie destinate al consumo dei pasti. Si chiedeva l'incremento delle detrazioni delle spese per attività sportive. Si chiedeva la deducibilità dei costi per l'istituzione di impianti sportivi aziendali e la riduzione dell'aliquota IVA applicabile all'iscrizione delle attività sportive. Si chiedeva la modifica anche dell'aliquota IVA applicabile ad alimenti e bevande contenenti sostanze sconsigliate. Infine, si chiedeva il potenziamento di azioni di informazione e educazione rivolte alla popolazione, finalizzate a sviluppare consapevolezza rispetto a uno stile di vita corretto.
Tuttavia, nel corso dell'esame in sede referente, non solo non sono state accolte le nostre proposte più qualificanti, ma addirittura anche il testo originario del collega Pella è stato totalmente stravolto, rendendo la proposta in esame un contenitore vuoto, privo di qualsiasi portata innovativa.
Nella furia demolitiva del Governo e dei relatori, sono state poi soppresse, come è descritto nell'articolato, anche quelle migliorie che, in prima battuta, la Commissione aveva inizialmente e unanimemente accolto.
Nel complesso, il provvedimento appare gravemente insufficiente e senza alcuna portata realmente innovativa, che sarebbe derivata, invece, dalla qualificazione dell'obesità come “patologia cronica”, ossia dall'inserimento nei LEA. Ma andiamo a vedere l'articolato.
L'articolo 1 detta i principi e le finalità della proposta in esame per garantire la tutela della salute e definisce l'obesità come “una malattia progressiva e recidivante”. Di fatto, in sede referente, è stato soppresso il riferimento ai disturbi dell'alimentazione e della nutrizione, che erano il punto centrale, anche questo, rispetto alle strategie di prevenzione. Sono stati completamente cassati.
È stata soppressa la qualificazione dell'obesità come malattia cronica, eppure già negli interventi che mi hanno preceduto, più volte è stato ripetuto che si tratta di una malattia cronica. È una malattia vera e propria e va destigmatizzata; non si deve provare senso di vergogna. Questo è un elemento sostanziale per definire l'obesità. Inoltre, è stato soppresso il riferimento alla tempestiva presa in carico da parte di équipe multidisciplinari, aggiunto in sede referente con un nostro emendamento.
L'articolo 2 è rubricato in “Livelli essenziali di assistenza per i soggetti affetti da obesità”; prevede che i soggetti affetti da obesità usufruiscano delle prestazioni contenute nei livelli essenziali di assistenza erogati dal Servizio sanitario nazionale. Di fatto, è stato rimosso l'inserimento nei LEA. Qui c'è un inganno, un vero e proprio inganno. È una locuzione del tutto ingannevole. Si dice quel che già esiste, ossia i soggetti affetti da obesità - come l'intera collettività, d'altronde - usufruiscono delle prestazioni contenute nei LEA del Servizio sanitario nazionale. È ovvio; è una locuzione ingannevole, è una truffa semantica. Di fatto, sopprime la previsione che nei LEA sia inserita la patologia cronica, la malattia. Quindi, anche questo, è un tema assolutamente non irrilevante.
Gli articoli 3, 4 e 5 ci fanno constatare che gli stanziamenti per il programma annuale sono irrisori rispetto alla portata del problema. Si parla di 6 milioni di adulti obesi, attualmente, e si parla di 700.000 euro nel 2025, 800.000 euro nel 2026, 1.200.000 euro nel 2027. Io credo che tutti quanti ci rendiamo conto di quanto siano ininfluenti cifre di questo tipo.
Le campagne d'informazione (100.000 euro annui) e la formazione del personale (400.000 euro annui) mancano di risorse adeguate a un impatto nazionale significativo.
Sono stati soppressi gli articoli sulle detrazioni fiscali per attività sportive, sulle modifiche IVA per cibi insalubri, sul divieto di distribuzione automatica di prodotti dannosi. Queste misure avrebbero potuto ridurre il consumo di alimenti nocivi ed incentivare i comportamenti sani.
L'Osservatorio per lo studio dell'obesità opera con personale e mezzi esistenti nel Ministero della Salute, senza fondi aggiuntivi. Ciò limita la capacità di monitoraggio e analisi, cruciali per le politiche basate sui dati. C'è assenza di tasse su bevande zuccherate o su cibi ipercalorici, nonostante i dati del loro consumo elevato: il 14 per cento dei ragazzi assume bibite zuccherate giornalmente.
Nessuna regolamentazione del marketing alimentare rivolto ai minori, nonostante l'obesità infantile sia del 12,5 per cento. La legge si appoggia a sistemi esistenti senza introdurre strumenti nuovi. Esempi: non si fa menzione di urbanistica favorevole all'attività fisica; non si fa menzione di incentivi su un'agricoltura sostenibile; vi è il focus su educazione senza interventi su determinanti sociali, come le disuguaglianze economiche o la bassa istruzione, nonostante i dati ne mostrino maggior prevalenza in questi gruppi; la stessa gestione decentralizzata rischia di accentuare le disparità fra regioni, soprattutto nel Mezzogiorno, dove l'obesità infantile è più alta. Di fatto, in sede referente, sono stati soppressi. L'articolo 5, rubricato in “Tessera per l'assistenza”, al di là della sua arcaicità in termini di proposta, superata dal riconoscimento, di fatto, delle malattie croniche, è stato soppresso e questa soppressione, insieme al respingimento dei nostri emendamenti, volti ad assicurare presidi diagnostici e terapeutici correlati all'obesità e alle relative complicanze accertate, costituisce un grave vulnus della proposta di legge.
Ciò, anche considerato che per i soggetti affetti da obesità i presidi sono spesso assolutamente indispensabili e veri e propri salvavita.
È stato soppresso l'articolo 6 recante le detrazioni fiscali per attività sportive; è stato soppresso l'articolo 7 sulla deducibilità dei costi per l'istituzione di impianti sportivi aziendali; è stato soppresso l'articolo 8 sulla riduzione dell'IVA per l'iscrizione alle attività sportive; è stato soppresso l'articolo 9 sull'aumento dell'IVA per gli alimenti e bevande contenenti sostanze dannose; è stato soppresso l'articolo 10 sul divieto di somministrazione mediante distributori automatici di alimenti e bevande contenenti sostanze dannose, collocati in luoghi pubblici. Ovviamente, tutto questo è legato senz'altro alle ristrettezze economiche e al fatto che il MEF ha commissariato il Ministero della Salute, sebbene il Sottosegretario Gemmato oggi ci abbia detto che sono stati investiti più soldi di qualunque altro Governo in questo Paese.
Ma io voglio ricordare che intanto la spesa sanitaria si misura sul prodotto interno lordo e questi soldi non hanno fatto pari né con l'inflazione, né con gli aumentati costi energetici e di fatto stiamo assistendo a un vero e proprio collasso della sanità pubblica. Quindi, anche rispetto alla prevenzione, ovviamente lo stesso collega Pella è stato costretto, in sede referente, a rimodulare pesantemente il testo.
Le predette soppressioni ovviamente rivelano come, in realtà, non vi sia alcuna intenzione di porre in essere misure concrete ed effettive per la prevenzione dell'obesità e come prevalgano logiche e interessi di mercato al benessere delle persone e dei giovani soprattutto. La proposta, pur riconoscendo l'obesità come una priorità sanitaria, ma non poteva essere altrimenti, riflette una sostanziale - chiamiamola così - prudenza politica nell'adottare misure necessarie come tasse e regolamentazioni.
L'assenza di finanziamenti adeguati, l'eliminazione di strumenti fiscali e la dipendenza da strutture esistenti senza risorse aggiuntive ne limitano fortemente l'efficacia. Servirebbero interventi coraggiosi, come dicevo all'inizio, politiche fiscali progressive, investimenti davvero in prevenzione primaria, regole chiare per l'industria alimentare e un approccio multidisciplinare che affronti le diseguaglianze economiche. Io dico che, per quanto improbabile, ci aspettiamo che gli emendamenti depositati - che più o meno sono gli stessi che abbiamo depositato anche in sede referente - possano avere un destino diverso dal respingimento. Mi sembra che il Sottosegretario Gemmato abbia fatto un'apertura in questo senso e mi auguro che questa apertura sia reale.
Se questo dovesse succedere, ci potrebbe indurre a un ripensamento del voto che, in sede referente, è stato di astensione ed è stato maturato in Commissione. Quindi, diciamo, l'auspicio è che si vada nella direzione che abbiamo in qualche modo sottolineato durante tutto l'intervento. C'è bisogno di interventi più saggi, di interventi più diretti: l'obesità e il sovrappeso stanno rappresentando una catastrofe a livello mondiale, ma soprattutto a livello nazionale. Non possiamo far finta di niente: la prevenzione deve essere uno strumento assolutamente adeguato, assolutamente importante. Noi ci mettiamo a disposizione in un'ottica collaborativa nei confronti della maggioranza. Sinceramente, fino a oggi, tutta la nostra disponibilità a collaborare ha trovato dei muri.
Io mi auguro davvero che, durante la discussione in Aula dei nostri emendamenti, questi possano avere un destino diverso dal loro respingimento. In quel caso, siamo a disposizione anche per cambiare il nostro orientamento.
PRESIDENTE. Passiamo all'ultimo intervento. È iscritto a parlare l'onorevole Ciani. Ne ha facoltà.
PAOLO CIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi ci troviamo oggi a discutere su una proposta di legge riguardante un tema di grande importanza per la salute pubblica: la prevenzione e la cura dell'obesità.
Riconosciamo il lavoro svolto dalla maggioranza nel portare avanti questa iniziativa legislativa, ma riteniamo che il testo, così come formulato, presenti ancora criticità che non possiamo ignorare.
L'obesità è una malattia complessa, influenzata da molteplici fattori: genetici, culturali, psicologici e sociali. Entro il 2035 si stima che il numero di persone obese nel mondo raggiungerà 1,9 miliardi, più del doppio rispetto agli 800 milioni attuali. L'obesità quindi non è solo una questione di numeri, ma anche di salute pubblica a causa delle patologie ad essa correlate.
In Italia il 46 per cento degli adulti è in sovrappeso e il 10 per cento è obeso, con una tendenza all'aumento tra i più giovani, dove il 19 per cento dei bambini tra gli 8 e i 9 anni è in sovrappeso e il 10 per cento è obeso. Dal 2020 al 2035 si prevede un aumento del 100 per cento di casi di obesità infantile; tuttavia, la proposta in esame non riconosce questo fenomeno formalmente come una malattia cronica: una mancanza grave che rischia di vanificare gli sforzi per una presa in carico adeguata dei pazienti.
L'Organizzazione mondiale della sanità e le principali associazioni scientifiche riconoscono l'obesità come una patologia cronica. Se vogliamo affrontarla seriamente, dobbiamo garantirle il giusto riconoscimento a livello istituzionale, includendola nei livelli essenziali di assistenza; senza questa inclusione, milioni di cittadini continueranno a trovarsi senza un adeguato supporto medico e terapeutico. Un altro punto critico è l'assenza di una strategia di prevenzione strutturata. Non sono previste misure incisive per contrastare l'obesità fin dall'infanzia, se non in forma residuale. Studi scientifici dimostrano che la sugar tax, come l'aumento dell'IVA sulle bevande zuccherate e il divieto di distributori automatici di merendine nelle scuole hanno un impatto concreto nella riduzione del consumo di zuccheri e nell'educazione alimentare dei più giovani; eppure, nessuna di queste misure è inclusa nel testo. Le scuole dovrebbero essere il primo luogo in cui si fa prevenzione, ma la legge considera le iniziative educative come attività extracurricolari, relegandole a un ruolo marginale. Esperienze internazionali dimostrano che interventi di educazione alimentare obbligatori e strutturati riducono in modo significativo l'incidenza dell'obesità infantile, ma nel nostro Paese si continua a relegare il problema a una questione individuale piuttosto che strutturale. È necessario sensibilizzare al problema sin da giovani, per questo occorre promuovere campagne educative nelle scuole: per identificare una corretta alimentazione e dare rilievo all'attività fisica.
La Giornata mondiale dell'obesità del 4 marzo è una delle poche iniziative importanti che pone l'accento sull'urgenza di affrontare questa problematica a livello globale.
Un altro elemento riguarda l'approccio separato tra obesità e disturbi del comportamento alimentare. Studi clinici dimostrano che anoressia, bulimia e obesità condividono fattori di rischio comuni e richiedono un approccio integrato. Considerare queste patologie in modo separato significa perdere di vista la loro interconnessione, limitando l'efficacia degli interventi terapeutici e sottovalutando l'importanza di un supporto psicologico adeguato. Servono quindi politiche integrate che tengano conto della complessità di queste condizioni e della necessità di un approccio multidisciplinare. Serve dunque investire anche sulla ricerca per ampliare una discussione seria e approfondita sulle nuove molecole farmacologiche per trattare l'obesità, che possono anche avere effetti benefici oltre la perdita di peso.
Passando ai finanziamenti, la legge prevede un fondo limitato e a scadenza, che durerà solo tre anni. Considerando che il costo dell'obesità per il Servizio sanitario nazionale è stimato in circa 9 miliardi di euro l'anno, appare evidente come gli stanziamenti previsti siano del tutto insufficienti. Se non assicuriamo risorse strutturali e permanenti ci troveremo a dover ricominciare da capo tra pochi anni, aggravando ulteriormente la situazione.
Infine, voglio sottolineare l'iniquità nell'accesso alle cure. L'obesità colpisce in modo sproporzionato fasce di popolazione economicamente più svantaggiate rispetto ad altre. Le cure per questa patologia sono spesso costose e non accessibili a tutti. Se non inseriamo l'obesità nei LEA rischiamo di creare un sistema sanitario in cui solo chi ha possibilità economiche riesce ad accedere a percorsi terapeutici adeguati. Questo è inaccettabile nel nostro Paese, che vuole e deve garantire il diritto alla salute per tutti i cittadini. L'obesità deve essere una priorità sociosanitaria, serve un'alleanza tra scienza, istituzioni e pazienti per promuovere prevenzione, cura e lotta contro ogni stigma e ogni complicazione.
Com'è noto, infatti, l'obesità è un fattore di rischio primario anche per altre malattie. Sono oltre 200, infatti, le malattie collegate all'obesità, tra cui il cancro. Il grasso accumulato danneggia vari organi, come il fegato, il pancreas, il cuore e ha dirette conseguenze per importanti malattie, come il diabete di tipo 2, e per questo c'è la necessità di trattamenti diagnostici e terapeutici specifici per limitare le complicanze. Purtroppo, l'obesità è ancora fortemente stigmatizzata. La cultura dominante tende a colpevolizzare i pazienti, attribuendo loro la responsabilità esclusiva della propria condizione, senza tener conto dei numerosi fattori che contribuiscono al suo sviluppo. Questo stigma non solo indebolisce l'autostima dei pazienti, ma ostacola anche il loro accesso alle cure, alimentando un circolo vizioso che rende sempre più difficile affrontare la malattia in modo efficace. La lotta contro questo stigma è, quindi, fondamentale per favorire un cambiamento culturale che consenta di trattare l'obesità con l'approccio medico e sociale che merita.
Tutto questo ci porta a una valutazione molto critica su un testo semplificato e peggiorato nel corso della trattazione, che non affronta il tema con la giusta attenzione e con la giusta serietà che una questione così delicata richiederebbe. Pur riconoscendo, dunque, la necessità di una normativa specifica sull'obesità, riteniamo che questa proposta di legge sia al momento insufficiente e non affronti con la dovuta incisività la complessità del problema. Continueremo a lavorare per migliorare le politiche di prevenzione e cura, auspicando che il Parlamento possa intervenire con maggior coraggio per una legge maggiormente efficace ed equa (Applausi del deputato Casu).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche - A.C. 741-A e abbinata)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Pella, che vi rinuncia.
Ha facoltà di replicare il Sottosegretario di Stato per la Salute, onorevole Gemmato.
MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Intervengo in maniera veramente breve, con il rispetto che si deve, ovviamente, all'Aula, per plaudire al livello del dibattito, con le diverse sfumature e con le critiche - immagino - propositive e positive che vengono dalla possibilità di ampliare, come detto, l'articolato, attingendo anche a dei suggerimenti; laddove fossero compatibili con le linee di indirizzo del relatore e del Governo, ovviamente non ne avremmo difficoltà.
Giusto una puntualizzazione per quanto riguarda il Fondo sanitario nazionale. Io lo dico per amore di verità e in una Aula di verità, perché qui dovremmo attenerci tutti quanti a temi di verità, per quanto riguarda il finanziamento del Fondo sanitario nazionale.
Il tema di ricorrere alla percentuale rispetto al PIL e, quindi, evocare un periodo in cui, durante la pandemia, si è raggiunto il 7 per cento del PIL, evidentemente, è un esercizio estetico. Infatti, voglio ricordare che il coefficiente del 7 per cento del PIL viene dato da un numeratore e da un denominatore: se al denominatore c'è il prodotto interno lordo, che durante la pandemia è crollato, è di tutta evidenza che quel coefficiente schizza e arriva al 7 per cento. Ma ciò che conta non sono le percentuali di PIL, ma è, in termini assoluti, di quanto viene dotato il Fondo sanitario nazionale, perché, esprimendomi brutalmente, non è che noi compriamo le medicine, i respiratori, gli ospedali, paghiamo gli stipendi con percentuali di PIL, ma con denaro in valore assoluto, e questo denaro in valore assoluto è stato portato ai limiti massimi da questo Governo.
Né mi convince fino in fondo la motivazione per cui, stante l'inflazione, questa inflazione impatterebbe in maniera diretta sul Fondo sanitario nazionale. Probabilmente - e lo ricordo sempre -, il nostro Ministero è quello rispetto al quale meno impattano i dettami e le restrizioni dell'inflazione. Perché questo? Perché voglio ricordare che del Fondo sanitario nazionale il 15,3 per cento è spesa farmaceutica. La spesa farmaceutica vive di che cosa? Di prezzi che vengono contrattati in Aifa, e l'Aifa pare essere molto performante: riusciamo a strappare dei prezzi in fase di contrattazione molto bassi. Questi prezzi rimangono quelli, quindi, non sono soggetti all'inflazione e rimangono gli stessi per il periodo di scadenza brevettuale, 7, 8 anni. Dopodiché, scaduto il brevetto, quel prezzo non aumenta, addirittura diminuisce: primo passaggio. Quindi, il 15,30 per cento non è legato all'inflazione.
Poi ci sono gli stipendi, con riferimento ai quali il cosiddetto referendum sulla scala mobile - ero pressoché bambino, ma lo ricordo appassionatamente -, sostanzialmente, svincolò il percepito del lavoratore dall'inflazione. Quindi, prima lo stipendio era agganciato all'inflazione, con questo referendum lo si sgancia. Quindi, non è che se l'inflazione sale al 10 per cento, aumentano gli stipendi del 10 per cento. Quindi, un altro 30-35 per cento non è toccato dall'inflazione. Quindi: 15,30 più 30-35, abbiamo già superato il 50 per cento. Poi ci sono le cosiddette gare d'appalto. All'interno delle gare d'appalto noi abbiamo che cosa? Che il prezzo viene stabilito in quel momento e, quindi, rimane, ha un orizzonte di anni. Quindi, non è che se c'è l'inflazione, poi il prezzo di gara viene aumentato.
So e conosco il garbo e l'amore che il collega Quartini ha per il sistema sanitario nazionale pubblico, però, al contrario, faccio un esempio, il Ministero delle Infrastrutture: le materie prime, se c'è l'inflazione, crescono, c'è il tema del caro energetico e crescono, salgono i prezzi. Diversamente, questo impatta molto, molto meno - e ve l'ho dimostrato con alcune percentuali - nel Fondo sanitario nazionale.
Ci tenevo a fare questa puntualizzazione, chiaramente nello scambio sempre positivo che ho con il collega Quartini, proprio per rappresentare la finalizzazione del Fondo sanitario nazionale e di quanto lo stesso non abbia questo impatto grave, determinato dall'inflazione.
Rispetto al provvedimento, rinnovo l'apertura: se - ripeto - gli emendamenti o, comunque, gli stimoli che verranno dall'opposizione saranno compatibili e coerenti con l'impianto dell'immagine, dell'idea, della proposizione del relatore e, quindi, anche del Governo, ovviamente provvederemo ad accoglierli.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Sui lavori dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'inizio della parte pomeridiana della seduta di domani, martedì 1° aprile 2025, è posticipato alle ore 16,00.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Martedì 1 aprile 2025 - Ore 11:
1. Svolgimento di interrogazioni .
(ore 16)
2. Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1053 - Misure in materia di ordinamento, organizzazione e funzionamento delle Forze di polizia, delle Forze armate nonché del Corpo nazionale dei vigili del fuoco (Approvato dal Senato). (C. 2139)
Relatori: DE CORATO, per la I Commissione; BICCHIELLI, per la IV Commissione.
3. Seguito della discussione della mozione Braga, Riccardo Ricciardi, Zanella, Richetti, Faraone, Magi ed altri n. 1-00402 concernente iniziative in materia di applicazione del regolamento europeo che istituisce un quadro comune per i servizi di media, cosiddetto European media freedom act, con particolare riguardo alla governance della Rai
4. Seguito della discussione delle mozioni Lupi, Amorese, Sasso, Tassinari ed altri n. 1-00228 e Berruto ed altri n. 1-00393 concernenti iniziative volte a promuovere le maratone e a favorire la partecipazione di atleti stranieri, con particolare riferimento ai profili afferenti alla tutela sanitaria .
5. Seguito della discussione della proposta di legge:
PELLA: Disposizioni per la prevenzione e la cura dell'obesità. (C. 741-A)
e dell'abbinata proposta di legge: QUARTINI ed altri. (C. 1509)
Relatore: PELLA.
La seduta termina alle 17,20.
TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: RICCARDO DE CORATO (A.C. 2139)
RICCARDO DE CORATO, Relatore per la I Commissione (Relazione – A.C. 2139). Onorevoli colleghi! L'Assemblea avvia oggi la discussione del disegno di legge recante “Misure in materia di ordinamento, organizzazione e funzionamento delle Forze di Polizia, delle Forze armate nonché del Corpo nazionale dei vigili del fuoco”, approvato dal Senato in data 11 novembre 2024.
L'esame in sede referente presso le Commissioni riunite Affari costituzionali e Difesa del disegno di legge ha avuto inizio il 21 gennaio 2025 ed è proseguito con un ciclo di audizioni informali. Al termine dell'esame preliminare sono state presentate 38 proposte emendative, che sono state respinte. L'esame in Commissione si è concluso nella seduta del 27 marzo, con il conferimento del mandato ai relatori.
Il disegno di legge, originariamente composto da 8 articoli, modificato nel corso dell'esame presso il Senato e non modificato nel corso dell'esame in sede referente, risulta composto da 18 articoli, suddivisi in due Capi, recanti rispettivamente: misure in materia di ordinamento, organizzazione e funzionamento delle Forze di Polizia, delle Forze armate nonché del Corpo nazionale dei vigili del fuoco (articoli da 1 a 15); benefici assistenziali in favore del personale del comparto sicurezza e difesa (articoli da 16 a 18).
Nell'accingermi ad illustrare i contenuti del provvedimento e rinviando per ulteriori approfondimenti al dossier di documentazione predisposto dal servizio Studi, faccio presente che nella mia relazione mi dedicherò agli articoli da 1 a 4, 8, da 12 a 14 e 16, mentre i restanti articoli saranno illustrati dall'onorevole Bicchielli, relatore per la IV Commissione.
Segnalo pertanto che l'articolo 1 reca disposizioni relative alla Polizia di Stato. In particolare. per effetto del comma 1 – che modifica gli articoli 6-bis, 27-ter e 55 del decreto del Presidente della Repubblica 24 aprile 1982, n. 335, recante ordinamento del personale della Polizia di Stato che espleta funzioni di Polizia - e del comma 2, lettera a) – che modifica l'articolo 4 del decreto legislativo 5 ottobre 2000, n. 334, recante il riordino dei ruoli del personale direttivo e dirigente della Polizia di Stato – è elevato il periodo minimo di servizio nella sede di prima assegnazione per agenti in prova, vice ispettori in prova e commissari capo. Tale periodo minimo di servizio nella sede di prima assegnazione diviene di quattro anni (anziché due), ovvero di due anni (anziché uno) se si tratta di sede disagiata. Ai sensi del comma 3 le predette disposizioni si applicano relativamente ai concorsi banditi successivamente alla data di entrata in vigore del provvedimento.
Il comma 2, lettera b) – introducendo il comma 4-bis dell'articolo 58 del decreto legislativo 5 ottobre 2000, n. 334 – autorizza, ai fini del conferimento dei posti di livello dirigenziale, per corrispondere alle preminenti esigenze di funzionalità delle articolazioni centrali e periferiche dell'amministrazione della pubblica sicurezza, l'individuazione di posti di funzione in deroga a quelli stabiliti dalle vigenti norme regolamentari, nel limite del venti per cento delle dotazioni organiche correlative di ciascuna qualifica, e per non oltre un quinquennio. Siffatta previsione vale per i funzionari che conseguono la promozione alla qualifica di vice questore aggiunto o qualifiche equiparate nelle carriere dei funzionari tecnici, dei medici e dei medici veterinari.
Il comma 4 prevede che venga meno nel periodo del Giubileo del 2025 il requisito del periodo minimo di permanenza in sede ai fini dei trasferimenti del personale che eserciti funzioni di Polizia.
Il comma 2, lettera d) – modificando l'articolo 67 del decreto legislativo 5 ottobre 2000, n. 334 – aggiorna in “Scuola superiore di Polizia” la denominazione dell'Istituto superiore di Polizia e prevede che il direttore della Scuola debba essere un prefetto o un dirigente generale di pubblica sicurezza. Correlativamente il comma 5 modifica la tabella B allegata al decreto legislativo n. 139 del 2000, relativa a qualifiche e funzioni della carriera prefettizia.
Il comma 6 modifica l'articolo 3, comma 14, del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95, recante disposizioni in materia di revisione dei ruoli delle Forze di Polizia, prevedendo che la rideterminazione della dotazione organica, ivi prevista, con decreto del Ministro dell'interno, fermo restando il volume organico complessivo e al fine di adeguarne la consistenza alle esigenze di funzionalità dell'amministrazione della pubblica sicurezza, possa essere, oltre che dei ruoli, anche delle carriere. In relazione a tale disposizione segnalo che il comma 2, lettera e), contiene una disposizione abrogativa di coordinamento.
L'articolo 2 reca ulteriori disposizioni relative alla Polizia di Stato.
In particolare, il comma 1 specifica – modificando l'articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica n. 335 del 1982 – che i requisiti di idoneità fisica e psichica per i candidati che espletano concorsi per l'accesso ai gruppi sportivi Polizia di Stato-Fiamme Oro sono i medesimi per coloro che sono candidati alla nomina a maestro direttore, a maestro vice direttore e ad orchestrale della Banda musicale della Polizia di Stato.
Il comma 2 inserisce il comma 5-bis all'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 337 del 1982, al fine di specificare che l'accertamento dei requisiti di idoneità fisica per la nomina ad allievi agenti tecnici ha ad oggetto l'assenza delle cause di non idoneità al servizio previste per gli appartenenti ai ruoli del personale che espleta funzioni di Polizia. Gli allievi agenti tecnici, ammessi a frequentare il primo corso di formazione, sono quelli indicati dai commi 4 e 5 del medesimo d.P.R. n. 337, e può riguardare il coniuge, i figli superstiti o i fratelli di appartenenti a forze di Polizia deceduti o invalidi per servizio (almeno all'80 per cento) a causa di azioni criminose ovvero per effetto di ferite o lesioni riportate nell'espletamento di servizi di Polizia o di soccorso pubblico.
L'articolo 3 esenta gli psicologi della carriera dei funzionari tecnici di Polizia dall'applicazione delle norme relative alle incompatibilità inerenti all'esercizio delle attività libero-professionali, estendendo ad essi l'applicazione dell'articolo 52-bis del decreto legislativo 5 ottobre 2000, n. 334, il quale prevede che ai medici e ai medici veterinari della Polizia di Stato non siano applicabili le norme relative alle incompatibilità inerenti all'esercizio delle attività libero-professionali, fermo restando il divieto, per i medici, di svolgere attività libero-professionali, a titolo oneroso, nei confronti degli appartenenti all'amministrazione della pubblica sicurezza e nei procedimenti medico-legali nei quali è coinvolta, quale controparte, la stessa Amministrazione.
L'articolo 4, intervenendo sull'articolo 2-bis del decreto-legge 29 dicembre 2022, n. 198 (convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2023, n. 14), prevede, per la Polizia di Stato, una riduzione della durata dei corsi di formazione per l'accesso alle qualifiche di commissario, di vice commissario, di commissario tecnico (con una correlativa estensione, in alcuni casi, della durata del tirocinio) e demanda a un decreto del Capo della Polizia-Direttore generale della pubblica sicurezza la riduzione della durata dei corsi per la nomina a vice ispettore e vice ispettore tecnico.
In particolare, per quanto concerne i corsi per commissario ricordo che secondo la disciplina vigente la loro durata è di due anni (ai sensi dell'articolo 4 del decreto legislativo n. 334 del 2000), ridotta a sedici mesi per il 112 °, il 113°, il 114° e il 115° corso (ai sensi dell'articolo 2-bis, comma 6, del decreto-legge n. 198 del 2022, tenuto conto che il 111° corso era stato quello indetto nel 2021 ed iniziato nella primavera 2022). In virtù della modifica introdotta la durata dei corsi è ridotta in via generale da due anni a sedici mesi, e da sedici a dodici mesi per il 113°, il 114 ° e il 115 ° corso. La novella altresì incide sulla durata del tirocinio che segue all'espletamento dei corsi e che permane di otto mesi per il 112° corso e diviene di dodici mesi per il 113°, il 114° e il 115° corso.
Per quanto concerne i corsi per l'accesso alle qualifiche di vice commissario e di commissario tecnico avviati e da avviare entro il 31 dicembre 2026 la loro durata è ridotta da un anno a otto mesi, in deroga rispettivamente all'articolo 5-ter e all'articolo 32, comma 1, del decreto legislativo n. 334 del 2000. Per converso, la durata del tirocinio per i commissari tecnici che abbiano superato l'esame finale dei corsi e siano stati dichiarati idonei al servizio di Polizia è elevata di quattro mesi.
Infine, si prevede, al fine di incrementare i servizi di prevenzione e di controllo del territorio e di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, che il Capo della Polizia-Direttore generale della pubblica sicurezza possa, con proprio decreto, ridurre la durata dei corsi per la nomina a vice ispettore e vice ispettore tecnico della Polizia di Stato avviati e da avviare entro il 31 dicembre 2026, ferma restando una durata minima rispettivamente non inferiore a dodici e a nove mesi. Ai fini della promozione alle qualifiche di ispettore e di ispettore tecnico, la permanenza minima nelle qualifiche di vice ispettore e di vice ispettore tecnico è aumentata di un periodo corrispondente alla riduzione del corso effettuata.
L'articolo 8 reca disposizioni in materia di personale del Corpo di polizia penitenziaria.
In particolare, il comma 1 modifica l'articolo 6, comma 2, della legge 15 dicembre 1990, n. 395, recante ordinamento del Corpo di Polizia penitenziaria, al fine di circoscrivere al solo personale che svolge le proprie mansioni all'interno delle sezioni detentive degli istituti la regola in base alla quale il personale di Polizia penitenziaria deve essere dello stesso sesso dei detenuti o internati che si trovano all'interno degli istituti medesimi. A tal fine, la locuzione “servizi di istituto all'interno delle sezioni” viene sostituita dalla seguente: “servizi di vigilanza e osservazione all'interno delle sezioni detentive”.
Conseguentemente, il comma 2 sostituisce la tabella A del decreto legislativo n. 443 del 1993, recante le dotazioni organiche del Corpo di Polizia penitenziaria, con la tabella A di cui all'allegato 2 del provvedimento in esame, al fine di eliminare, per il ruolo degli ispettori, la suddivisione tra uomini e donne.
Evidenzio poi che l'articolo 12 reca una delega al Governo – con un termine di dodici mesi – per l'emanazione di disposizioni integrative e correttive, concernenti funzioni, compiti e ordinamento del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
Faccio preliminarmente presente che la disciplina vigente di tale Corpo si impernia su due atti primari: il decreto legislativo n. 139 del 2006, per le funzioni e i compiti del Corpo e il decreto legislativo n. 217 del 2005, per l'ordinamento del suo personale. Ricordo poi che questi due decreti legislativi furono oggetto di rivisitazione normativa per effetto della legge n. 124 del 2015, delegante il Governo ad adottare più decreti legislativi in materia di riorganizzazione dell'amministrazione dello Stato. Tale delega è stata esercitata mediante il decreto legislativo n. 97 del 2017, cui ha fatto seguito il decreto legislativo correttivo e integrativo n. 127 del 2018.
Evidenzio pertanto che il comma 1 interviene sulla disciplina appena ricordata delegando il Governo all'adozione di uno o più decreti legislativi recanti disposizioni modificative e integrative rispetto ai decreti legislativi delegati del 2017-2018 da ultimo richiamati, per i quali è ormai esaurita la delega posta dalla legge del 2015.
Quale principio e criterio direttivo della nuova delega ora prevista, la disposizione di cui al comma 2 - che menziona, tra l'altro, criticità connesse ai rischi determinati dai cambiamenti climatici e dalla transizione energetica – prevede: l'ottimizzazione delle funzioni e dei compiti del Corpo, mediante modifica, revisione e semplificazione dei decreti legislativi n. 139 del 2006 e n. 217 del 2005, anche con soppressione e modifica dei ruoli e delle qualifiche esistenti ed eventuale istituzione di nuovi appositi ruoli e qualifiche del personale; la clausola di invarianza finanziaria.
Il modulo procedimentale della delega – che dunque muove entro la modificazione ed integrazione dei decreti legislativi adottati nel 2017 e 2018 – è disciplinato dal comma 3. Esso prevede, in particolare, che gli schemi di decreto legislativo siano adottati dal Governo su proposta del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro per la pubblica amministrazione e il Ministro dell'economia e delle finanze, sentite previamente le organizzazioni sindacali rappresentative a livello nazionale del personale del Corpo ed acquisiti i pareri della Conferenza unificata e del Consiglio di Stato, resi nel termine di quarantacinque giorni dalla data di trasmissione di ciascuno schema di decreto legislativo , decorso il quale il Governo può comunque procedere. Segue la trasmissione al Parlamento, per l'espressione dei pareri delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili finanziari, che si pronunciano nel termine di sessanta giorni dalla data di trasmissione, decorso il quale il decreto legislativo può essere comunque adottato. Se il termine previsto per il parere cade nei trenta giorni che precedono la scadenza del termine di esaurimento della delega o successivamente, la scadenza medesima è prorogata di novanta giorni. Il Governo, qualora non intenda conformarsi ai pareri parlamentari, trasmette nuovamente i testi alle Camere con le sue osservazioni e con eventuali modificazioni, corredate dei necessari elementi integrativi di informazione e motivazione. Le Commissioni competenti per materia possono esprimersi sulle osservazioni del Governo entro il termine di dieci giorni dalla data della nuova trasmissione. Decorso tale termine, i decreti possono comunque essere adottati.
Infine, ai sensi del comma 4, la clausola di invarianza finanziaria è presidiata dalla previsione per cui gli schemi di decreto legislativo debbono essere provvisti di relazione tecnica, che dia conto della loro neutralità finanziaria ovvero dei nuovi o maggiori oneri da essi derivanti e dei corrispondenti mezzi di copertura.
L'articolo 13, unico comma, apporta alcune novelle, di analogo contenuto, al decreto legislativo n. 217 del 2005, recante l'ordinamento del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. In particolare, si prevede che il requisito di istruzione, consistente nella titolarità del diploma di istruzione secondaria di secondo grado, sia da possedere entro il termine riferito alla data di svolgimento della prima prova (anche preselettiva) della procedura di reclutamento per l'accesso alla qualifica di vigile del fuoco (lettera a)) o ai ruoli del personale con funzioni specialistiche (lettera b)) o ad alcuni ruoli del personale tecnico-professionale – in particolare a quelli degli ispettori logistico-gestionali, informatici e tecnico-scientifici (lettera e)).
L'articolo 14 reca un duplice ordine di previsioni. In particolare, il comma 1 autorizza l'assunzione fino a 54 unità nella qualifica iniziale del ruolo degli ispettori antincendi, mediante lo scorrimento della graduatoria del concorso interno del 2023. Tali assunzioni sono autorizzate nell'ambito delle ordinarie facoltà assunzionali, come determinate dalla normativa vigente.
Diversamente, il comma 2 dispone che, per il periodo del Giubileo del 2025 – più in dettaglio dalla data di entrata in vigore del provvedimento fino al 31 dicembre 2025 –, venga meno il requisito minimo di permanenza in sede per i trasferimenti del personale del ruolo dei Vigili del fuoco e del ruolo dei direttivi che espletino funzioni operative, a domanda. Nel rilevare come tale disposizione sia analoga a quella dell'articolo 1, relativa al personale della Polizia di Stato che espleti funzioni di Polizia, evidenzio altresì che essa ha valenza derogatoria rispetto agli articoli 6, comma 3, ultimo periodo e 144, comma 7, del decreto legislativo n. 217 del 2005, relativi rispettivamente al ruolo dei Vigili del fuoco e ai vicedirettori.
Rilevo poi che l'articolo 16, con cui si apre il Capo II – recante norme in materia di benefici assistenziali in favore del personale del comparto sicurezza e difesa –, dispone l'istituzione di una Giornata nazionale in ricordo delle vittime del dovere. In tale occasione possono essere organizzate manifestazioni, cerimonie, nonché incontri e momenti comuni di ricordo e riflessione sui fatti accaduti, anche nelle scuole di ogni ordine e grado, al fine di promuovere attività di informazione e di consolidare l'identità nazionale. L'istituzione della Giornata non determina gli effetti civili di cui alla legge 27 maggio 1949, n. 260, recante la disciplina normativa in materia di ricorrenze festive. Pertanto si prevede, con la clausola della non applicazione di quella legge, che la Giornata de qua non sia da considerarsi quale festività. È altresì prevista una clausola di invarianza finanziaria, talché le Amministrazioni interessate provvedono senza nuovi o maggiori oneri di finanza pubblica.
Segnalo infine che è demandata a un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri l'individuazione del giorno della ricorrenza dell'istituenda Giornata nazionale.