XIX LEGISLATURA
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazioni a risposta scritta:
GADDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il Joint Research Centre (Jrc) della Commissione europea situato a Ispra, in provincia di Varese, rappresenta il terzo sito di ricerca della Commissione europea per grandezza dopo quelli di Bruxelles e Lussemburgo;
il sito è stato fondato sulla sponda lombarda del lago Maggiore come centro di ricerca nucleare nel 1960 ed è attualmente considerato uno dei principali campus di ricerca in Europa, dotato di numerosi laboratori e infrastrutture di ricerca in ambiti strategici sia ai fini civili che per la sicurezza;
la zona del sito ospita inoltre diverse strutture sensibili, tra le quali alcuni stabilimenti di Leonardo S.p.A. – dove si producono elicotteri anche militari – e il quartier generale del Nato Rapid Deployable Corps di Solbiate Olona;
il Jrc – attualmente impegnato nel progetto «Drone Project», filone di ricerca relativo agli aspetti di sicurezza dell'utilizzo dei droni – ha individuato tramite il proprio sistema di rilevazione un drone di probabile fabbricazione russa, solitamente dotato di strumenti capaci di riprendere ad alta risoluzione degli obiettivi anche in situazioni di scarsa visibilità e di creare mappature tridimensionali che, come rilevato dai Ros dell'arma dei carabinieri nella relazione sulle indagini, avrebbe sorvolato la no-fly zone attiva nell'area per cinque volte nell'arco di cinque giorni;
alcuni organi di stampa riferiscono che, secondo operatori del settore della sicurezza, il velivolo rilevato nell'area del Jrc non avrebbe un'autonomia tale da permettere di coprire lunghe distanze, pertanto si suppone che esso sia stato lanciato e telecomandato da una base non distante dal luogo degli avvistamenti;
il Drone Project è uno dei progetti dell'Unione europea più avanzati per la difesa in ambito cyber e ha l'obiettivo di esaminare le tecnologie anti-drone e la loro applicazione ai fini della sicurezza dei cittadini;
il sorvolo di strutture sensibili e coperte da vincoli di sicurezza nazionale e dell'Unione europea, come quelli già richiamati, impone la necessità di condurre verifiche per garantire la tutela della sicurezza comunitaria e nazionale –:
perché non siano state attivate tempestivamente le necessarie misure di protezione per le infrastrutture strategiche citate in premessa;
se il Governo abbia già attivato delle contromisure atte a preservare le informazioni strategiche dalle eventuali azioni di spionaggio da parte di attori interni ed esterni.
(4-04738)
TONI RICCIARDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
l'Italia ha ratificato con legge n. 20 del 7 gennaio 1992 la convenzione con la Francia per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e prevenire l'evasione e l'elusione fiscale, firmata a Venezia il 5 ottobre 1989, in vigore dal 1° maggio 1992;
secondo le segnalazioni pervenute all'interrogante di alcuni residenti in Francia, che percepiscono la pensione italiana, il rimborso dei crediti fiscali da parte dell'Agenzia delle entrate, dichiarati con il modello 730 – persone fisiche – PF, in mancanza del sostituto di imposta, tarda ad essere erogato tant'è che ad oggi non risulterebbero ancora rimborsati crediti risalenti al 2021, nonostante l'unico reddito percepito sia la pensione Inps;
a ciò si aggiunga il fatto che i cittadini italiani residenti all'estero non percepiscono alcun bonus fiscale che invece spetterebbe loro qualora risiedessero in Italia, nonostante il reddito rientri nei limiti previsti per tali agevolazioni;
in merito all'accertamento dello stato invalidante, dal Regolamento (CE) n. 883/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio del 29 aprile 2004, relativo al coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale, ne discende la concordanza delle condizioni relative allo stato d'invalidità tra l'Italia e la Francia, limitatamente ai regimi indicati nell'allegato VII; ne discende che mentre l'Italia accetta la concordanza per quasi tutte le pensioni di invalidità, la Francia riconosce solo il grado I (invalidità inferiore all'80 per cento), il che esclude di fatto numerosi cittadini italiani dal diritto a prestazioni assistenziali adeguate; a quanto consta all'interrogante il caso specifico di una cittadina italiana residente in Francia evidenzia che, nonostante le sue invalidità riconosciute in modo via via crescente negli anni in Italia (75 per cento dal 2006, 80 per cento dal 2011 e 100 per cento dal 2019), la Francia continua a non riconoscerle lo stesso grado di invalidità;
tale situazione rappresenta un danno per tutti i cittadini italiani residenti in Francia che, nonostante abbiano lavorato e versato contributi e imposte per anni, si vedono negati diritti fondamentali che sarebbero riconosciuti in Italia;
è necessario intervenire per garantire che i cittadini italiani residenti in Francia possano beneficiare del riconoscimento dell'invalidità secondo gli stessi criteri applicati in Italia;
risulta prioritario tutelare i diritti dei cittadini italiani residenti all'estero, garantendo loro equità fiscale e previdenziale sul presupposto che l'integrazione europea deve basarsi sul riconoscimento dei diritti e sulla tutela della dignità delle persone, senza discriminazioni tra cittadini residenti nel proprio Paese e residenti all'estero –:
se intendano, per quanto di competenza, adottare misure per consentire ai cittadini italiani residenti all'estero di poter ottenere tempi certi e più rapidi per i rimborsi dei crediti fiscali maturati a seguito delle convenzioni contro le doppie imposizioni;
se il Governo intenda avviare un'interlocuzione con le autorità francesi affinché venga garantito ai cittadini residenti in Francia il pieno riconoscimento del grado di invalidità stabilito dall'Italia.
(4-04743)
AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Interrogazioni a risposta immediata:
DE MONTE, ORSINI, DEBORAH BERGAMINI, MARROCCO, BARELLI, ARRUZZOLO, BAGNASCO, BATTILOCCHIO, BATTISTONI, BELLOMO, BENIGNI, BOSCAINI, CALDERONE, CANNIZZARO, CAPPELLACCI, CAROPPO, CASASCO, CASTIGLIONE, CATTANEO, CORTELAZZO, ENRICO COSTA, D'ATTIS, DALLA CHIESA, DE PALMA, FASCINA, GATTA, GENTILE, LOVECCHIO, MANGIALAVORI, MAZZETTI, MULÈ, NEVI, NAZARIO PAGANO, PATRIARCA, PELLA, PITTALIS, POLIDORI, ROSSELLO, RUBANO, PAOLO EMILIO RUSSO, SACCANI JOTTI, SALA, SORTE, SQUERI, TASSINARI e TENERINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
fin dall'inizio della XIX legislatura, il Ministro interrogato ha promosso un deciso rafforzamento delle iniziative a sostegno dell'internazionalizzazione delle imprese italiane, in coerenza con la strategia di diplomazia della crescita;
l'attuazione di tale strategia, nel corso del 2025, dovrà misurarsi con uno scenario internazionale segnato da numerose incertezze, tra cui destano preoccupazione, per il tessuto produttivo italiano, le decisioni di politica commerciale dell'attuale Amministrazione statunitense;
secondo i dati diffusi dall'Istat, nel corso del 2024 le esportazioni italiane hanno raggiunto i 623,5 miliardi di euro su scala globale, registrando una complessiva tenuta, nonostante un contesto congiunturale particolarmente complesso. In tale quadro, si segnalano performance eccezionali in alcuni mercati extra Unione europea di rilievo strategico, tra cui – a titolo esemplificativo – Turchia, Emirati Arabi Uniti, Brasile, Arabia Saudita, Paesi Asean;
tali dati confermano l'importanza crescente dei mercati extra Unione europea, i quali rappresentano ormai quasi la metà del totale dell'export italiano;
il 21 marzo 2025, il Ministro interrogato ha presieduto un incontro con le imprese nel quale è stato presentato il «Piano d'azione per l'export italiano nei mercati extra Unione europea ad alto potenziale», con l'obiettivo di illustrare le iniziative previste a sostegno dello sforzo di diversificazione delle esportazioni delle imprese italiane, al fine di aiutarle a cogliere nuove opportunità di affari e compensare eventuali contrazioni di fatturato nel mercato statunitense –:
quali siano i mercati prioritari individuati nel Piano in questione, le azioni previste e le principali sfide che l'attuazione di tale strategia richiederà di affrontare, al fine di garantire che, nel corso del 2025, le imprese italiane possano consolidare la positiva performance dell'export registrata nel 2024, contribuendo nel contempo al raggiungimento degli obiettivi di crescita economica e occupazionale.
(3-01862)
FRATOIANNI, BONELLI, ZANELLA, BORRELLI, DORI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
il 18 marzo 2025 il Governo israeliano ha infranto la tregua a Gaza con bombardamenti senza sosta su campi profughi, scuole e ospedali. Anche in questi giorni di Eid al Fitr, una festa che conclude il mese del Ramadan, i bombardamenti delle forze armate israeliane sono stati incessanti;
il 30 marzo 2025 l'esercito israeliano ha annunciato un'escalation della sua offensiva di terra a Rafah, emettendo un ordine di evacuazione che riguarda la maggior parte della città;
lo stesso giorno il Governo israeliano ha approvato un progetto per la costruzione di due nuove strade nella Cisgiordania occupata, che rafforzeranno l'attività di insediamento nell'area di Maale Adumim. Questo progetto taglierebbe in due la Cisgiordania e impedirebbe la creazione di un possibile Stato palestinese con continuità territoriale;
da circa due mesi il campo profughi di Tulkarem, in Cisgiordania, è nel mirino dell'esercito israeliano che espelle i palestinesi, radendo al suolo le loro case e arrestando gli abitanti. La municipalità di Jenin ha fatto sapere che, al 68esimo giorno dall'inizio dell'operazione militare denominata «Muro di ferro», sono stati uccisi 99 palestinesi e 600 case sono state distrutte;
Hamdan Ballal, uno dei registi di «No other land», il 24 marzo 2025 è stato aggredito da un gruppo di coloni armati nella sua casa a sud di Hebron e poi arrestato dalle forze di difesa israeliane. Il regista è stato rilasciato dopo una notte in una base militare, dove è stato bendato e ammanettato e ulteriormente picchiato dai militari;
la Knesset ha approvato una legge che modifica la composizione del comitato per le nomine giudiziarie, sottoponendo i giudici al controllo politico del Governo. Dopo il licenziamento di Ronen Bar direttore dello Shin bet, il Governo israeliano ha approvato una mozione di sfiducia nei confronti della procuratrice dello Stato Gali Baharav-Miara, avviando un'inedita procedura di destituzione;
da settimane decine di migliaia di israeliani stanno manifestando in tutto il Paese per la cessazione del conflitto e la liberazione degli ostaggi, accusando il Governo Netanyahu di una deriva autoritaria;
il Governo italiano a fronte di tutto ciò si è limitato unicamente ad invocare moderazione e generiche soluzioni diplomatiche –:
se il Governo intenda condannare fermamente quello che molti, tra cui gli interroganti, considerano un genocidio della popolazione palestinese e le politiche espansionistiche di Israele e porre in essere le conseguenti iniziative politico-diplomatiche anche in sede europea, a partire dalla richiesta di sospensione dell'accordo di associazione dell'Unione europea con Israele.
(3-01863)
FORMENTINI, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DE BERTOLDI, DI MATTINA, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
l'India si configura come una potenza economica emergente dalla postura non antagonista nei confronti dell'Occidente;
sta prendendo corpo ad opera del Governo di New Delhi un ambizioso progetto – l'Imec, o India-Middle East-Europe economic corridor – che tende alla costruzione di un corridoio infrastrutturale funzionale alla promozione dell'interscambio commerciale tra gli Stati Uniti, l'Europa e l'India, che attraverserebbe la penisola arabica ed il Mediterraneo, allacciandosi anche all'Italia e comportando benefici per tutta la sua portualità, a partire dallo scalo di Trieste;
l'Imec non comporterebbe rischi di natura geopolitica, dal momento che l'India non persegue politiche di aperto contrasto con l'Occidente, tendendo piuttosto a cooperarvi;
l'Italia è tra i Paesi che hanno sottoscritto il 9 settembre 2023 il memorandum of understanding che ha delineato il tracciato e gli scopi dell'Imec;
appare a questo punto opportuno nominare un rappresentante speciale del nostro Paese che sia incaricato di assicurare la piena partecipazione dell'Italia allo sviluppo dell'Imec, dando attuazione alla risoluzione n. 7-00214 approvata dalla Commissione affari esteri e comunitari della Camera dei deputati il 14 maggio 2024 –:
se il Governo non ritenga utile monitorare lo sviluppo dell'Imec e garantirvi più efficacemente il coinvolgimento dell'Italia, provvedendo alla nomina di un rappresentante speciale ad hoc.
(3-01864)
AFFARI EUROPEI, PNRR E POLITICHE DI COESIONE
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, per sapere – premesso che:
la Sicilia sta affrontando da mesi una crisi idrica senza precedenti, aggravata da fattori climatici e gestionali, e con ripercussioni pesanti sull'economia agricola e civile, tale da rendere plausibile il protrarsi dello stato di emergenza nazionale già deliberato dal Consiglio dei ministri il 6 maggio 2024;
anche per il 2025 si profila una situazione di grave deficit idrico che porrà, ancora una volta, a rischio l'approvvigionamento idrico per la popolazione, con gravissime ripercussioni sull'economia locale e sul settore agricolo e turistico dell'intera Isola;
il commissario straordinario nazionale per l'emergenza idrica, Nicola Dell'Acqua, ha già preannunciato che la situazione per il meridione è peggiore dell'anno scorso e la prossima estate sarà particolarmente dura;
al netto delle risorse stanziate per l'attuazione degli interventi emergenziali, finalizzati, in primis, a garantire l'approvvigionamento idropotabile della popolazione, la pianificazione complessiva degli interventi infrastrutturali, volti a garantire l'ammodernamento e la tenuta del sistema idrico siciliano, continua a registrare notevoli carenze e ritardi, a cominciare dal grave arresto verificatosi a seguito della bocciatura dei progetti presentati nel 2022 per il PNRR, del valore di 423 milioni di euro;
gran parte di tali fondi risultano oggi destinati al completamento della diga di Pietrarossa, una delle tante opere incompiute risalente al 1956, sebbene più della metà delle dighe e degli invasi siciliani necessiti di interventi di manutenzione strutturale. Di quarantasette invasi, molti dei quali destinati a garantire la disponibilità della risorsa per il comparto agricolo e zootecnico, ben ventisei sono infatti fuori esercizio, in esercizio limitato o in attesa di collaudo, se non in stato di abbandono;
anche le dighe in uso presentano problemi strutturali mai risolti, come è il caso della diga Trinità, anch'essa risalente agli anni '50 e mai collaudata, idonea, in situazioni ordinarie, a servire un territorio agricolo di sei mila ettari, ma soggetta a limitazioni di invaso perché non rispondente ai requisiti di sicurezza antisismica prescritti dalla normativa di settore. Appare paradossale che, mentre si investono decine di milioni di euro per i dissalatori, centotrentamila metri cubi di acqua dolce vengono giornalmente sversati in mare e sottratti all'irrigazione, nonostante, peraltro, recenti verifiche della protezione civile abbiano accertato la possibilità di tenuta della diga fino a 64 metri di altezza, pari a ulteriori 2,5 milioni di metri cubi in più rispetto 50 metri imposti cautelativamente dal Ministero;
anche i dati del monitoraggio degli altri bacini non appaiono rassicuranti. La diga Garcia, che serve numerosi comuni delle province di Palermo, Agrigento e Trapani, a marzo ha registrato livelli bassissimi, tali da portare fin d'ora all'adozione di misure restrittive per limitare l'uso dell'acqua potabile e ad una ulteriore riduzione delle forniture idriche del 15 per cento;
anche l'Autorità di bacino della Regione Siciliana ha tracciato un quadro allarmante, con appena 142 milioni di metri cubi d'acqua disponibili nei principali invasi «a uso promiscuo», agricolo e potabile, che scende a 100 milioni se si considerano fanghi, perdite e mancanza di infrastrutture, corrispondenti a una riduzione del 26 per cento rispetto allo stesso periodo di un anno fa;
in tale contesto, la dispersione idrica continua ad assestarsi al 42 per cento, con punte del 65,2 per cento nella provincia di Siracusa, mentre la spesa media sostenuta nel 2024 dalle famiglie in Sicilia per le bollette dell'acqua è aumentata dello 0,8 per cento rispetto al 2023;
quanto sopra conferma la necessità di accompagnare le misure emergenziali volte ad affrontare la crisi idrica in Sicilia, così come in altre aree altrettanto penalizzate del meridione, con lo stanziamento di ingenti risorse economiche per la programmazione e realizzazione di interventi strutturali non più rinviabili, anche prevedendo la graduale rimodulazione delle spese per il progetto di attraversamento stabile dello stretto di Messina, al fine di non distrarre ingenti risorse che potrebbero contribuire ad accelerare la realizzazione del complesso delle infrastrutture e degli interventi ritenuti prioritari per garantire la sicurezza dell'approvvigionamento idrico –:
se non si ritenga prioritario che le risorse dei fondi per lo sviluppo e la coesione 2021-2027, attualmente destinate al finanziamento del ponte sullo Stretto di Messina, siano riassegnate alla Regione Siciliana per essere destinate alla realizzazione di interventi strutturali finalizzati a ripristinare la piena funzionalità degli invasi esistenti, alla riduzione delle perdite idriche e agli interventi comunque diretti a rendere più efficiente la rete idrica della regione;
quali e quante risorse provenienti dal PNRR siano destinate a interventi infrastrutturali di riqualificazione e ammodernamento della rete idrica in Sicilia;
quali iniziative, anche di carattere normativo, stia adottando il Governo per prevenire una nuova crisi idrica che si preannuncia peggiore di quella già vissuta nel corso del 2024, tale da non garantire la sicurezza degli approvvigionamenti per la popolazione e con effetti devastanti sugli ecosistemi, sull'agricoltura e sull'intera economia dei territori interessati.
(2-00583) «Morfino, Cantone, D'Orso, Scerra, Aiello, Ilaria Fontana, L'Abbate, Sergio Costa, Alfonso Colucci, Pavanelli».
Interrogazioni a risposta immediata:
BOSCHI, GADDA, BONIFAZI, DEL BARBA, FARAONE, GIACHETTI e GRUPPIONI. — Al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. — Per sapere – premesso che:
con decisione di esecuzione dell'8 dicembre 2023, il Consiglio dell'Unione europea ha approvato la modifica sostanziale del Piano nazionale di ripresa e resilienza, adottata in seguito alla proposta presentata dal Governo italiano ai sensi del regolamento (UE) 2021/241 del Parlamento europeo e del Consiglio;
con il decreto-legge n. 19 del 2024, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 56 del 2024, il Governo ha rinviato di tre anni i termini per la realizzazione del Piano nazionale complementare e definanziato diverse misure ivi previste;
in data 4 marzo 2024 il Governo italiano ha avanzato una nuova richiesta di revisione sostanziale del Piano nazionale di ripresa e resilienza, approvata con la decisione di esecuzione del Consiglio dell'Unione europea datata 14 maggio 2024, rinviando ulteriormente la realizzazione di taluni investimenti e riforme;
in data 10 ottobre 2024 il Governo ha richiesto un'ulteriore variazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, approvata dal Consiglio dell'Unione europea il 18 novembre 2024, con cui si propone il rinvio di target e milestone previsti;
al netto dei continui rinvii delle scadenze del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ad oggi, secondo la Corte dei conti, il livello di spesa delle relative risorse è di circa un terzo inferiore a quello programmato. Sul piano degli investimenti il 20 per cento dei progetti risulta in ritardo nonostante i rinvii, registrando un tasso di attuazione della spesa complessiva pari al 35,6 per cento: un livello che scende a circa il 20 per cento per le opere infrastrutturali;
anche se il Governo continua a concentrare nella parte finale del Piano la realizzazione di molti interventi, la sesta relazione sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza della cabina di regia certifica come nei prossimi due anni debbano essere impiegati 130,5 miliardi di euro, con una netta accelerazione rispetto alla capacità di spesa dell'ultimo biennio;
secondo il Governo, delle risorse stanziate per la missione 7 «Repower EU» è stato speso l'1,45 per cento, della missione 6 «Salute» il 18 per cento, della missione 5 «Inclusione e coesione» il 18,6 per cento, della missione 4 «Istruzione e ricerca» il 33,9 per cento, della missione 3 «Infrastrutture per una mobilità sostenibile» e missione 2 «Rivoluzione verde e transizione ecologica» il 38,7 per cento e, infine, della missione 1 «Digitalizzazione» il 52,2 per cento;
appare evidente come il livello di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza sia in ritardo o comunque ben al di sotto delle aspettative e, non a caso, esponenti del Governo hanno confermato la volontà di richiedere un rinvio e una rimodulazione ulteriori del Piano –:
se sia vero che il Piano nazionale di ripresa e resilienza sarà concluso nei termini previsti oppure il Governo intenda chiedere una proroga del cronoprogramma e per quale ragione.
(3-01865)
DE LUCA, UBALDO PAGANO, FILIPPIN, MADIA, PRESTIPINO, GHIO, FERRARI, CASU e FORNARO. — Al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. — Per sapere – premesso che:
la sesta relazione sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, trasmessa dal Governo alle Camere con ingiustificato ritardo rispetto agli obblighi di legge, da un lato, evidenzia che la settima rata richiesta il 30 dicembre 2024, del valore di 18 miliardi e 300 milioni di euro, ancora non è stata pagata dalla Commissione europea, dall'altro lato, conferma le enormi criticità rilevate anche dalla Corte dei conti rispetto all'attuazione concreta degli investimenti programmati a pochi mesi ormai dalla scadenza del Piano fissata a giugno 2026;
questa relazione periodica non fornisce un quadro completo e trasparente dello stato di avanzamento delle opere, tralasciando dettagli fondamentali sull'effettiva realizzazione fisica dei progetti e sugli impatti concreti per cittadini e imprese;
secondo le dichiarazioni rese dal Ministro dell'economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, apparse su organi di stampa e mai smentite, il Governo italiano ha intenzione di chiedere una proroga di almeno un anno per completare l'attuazione degli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza;
tale richiesta appare non solo incompatibile con l'attuale quadro normativo dell'Unione europea e con la volontà della Commissione europea di non concedere proroghe, come confermato dal Commissario Serafin, ma anche contraddittorio rispetto alle rassicurazioni fornite dal Governo sull'efficacia della governance attuale e sul rispetto della tabella di marcia del Piano;
il Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresenta uno strumento strategico non solo per la modernizzazione del Paese, ma anche per la coesione territoriale e sociale, in particolare attraverso investimenti mirati alla costruzione di case e ospedali di comunità, nuovi asili nido e scuole dell'infanzia, residenze universitarie, così come alla realizzazione di opere strutturali contro il dissesto idrogeologico, al potenziamento delle infrastrutture ferroviarie nel Mezzogiorno, incluse le linee ad alta velocità –:
se il Governo ritenga di poter confermare formalmente, in modo trasparente e verificabile, che tutte le opere previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza – in particolare quelle relative alle case e ospedali di comunità, agli asili nido, alle residenze universitarie, agli interventi contro il dissesto idrogeologico e alle linee ferroviarie nel Mezzogiorno – saranno effettivamente completate entro il termine del 2026, come stabilito dal cronoprogramma vigente, e se non ritenga necessario pubblicare con urgenza una nuova e diversa relazione, aggiornata e disaggregata per missione, localizzazione e soggetto attuatore, sullo stato di attuazione fisica e procedurale di tutte le opere in programma, al fine di assicurare piena trasparenza nei confronti del Parlamento e dei cittadini.
(3-01866)
SCERRA, RICCARDO RICCIARDI, BRUNO e CANTONE. — Al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. — per sapere – premesso che:
l'ultima relazione della Corte dei conti sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza per il 2024 certifica i ritardi nello stato di avanzamento delle riforme e degli investimenti contenuti nel Piano, in vista della scadenza prevista il 30 giugno 2026;
oltre ai continui scostamenti dell'andamento della spesa sostenuta rispetto al cronoprogramma, la magistratura contabile avrebbe confermato le preoccupazioni della Ragioneria generale dello Stato quanto all'individuazione, in particolare, di 19 misure a rischio significativo di mancato completamento entro le scadenze attuali, in missioni fondamentali come l'istruzione, l'inclusione sociale e la salute, proprio quelle in cui si registrano i ritardi maggiori nell'avanzamento della spesa, rispettivamente al 25, 14 e 27 per cento;
secondo gli ultimi dati a disposizione, la spesa del Piano nazionale di ripresa e resilienza risulterebbe complessivamente ferma a circa 62,2 miliardi di euro, meno di un terzo dei fondi a disposizione, con oltre 130 miliardi di euro restanti da spendere entro giugno del 2026;
proprio a fronte delle difficoltà nella spesa a meno di un anno e mezzo dalla conclusione del Piano, nonostante le numerose modifiche del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che hanno comportato il definanziamento totale o parziale di numerose misure, il Governo, stando alle dichiarazioni del Ministro Giorgetti, sembrerebbe ora intenzionato a chiedere una proroga della scadenza del Piano oltre il 2026, proroga ad oggi esclusa dal Commissario europeo al bilancio, Piotr Serafin, e dallo stesso Commissario europeo Fitto e che richiederebbe l'unanimità dei 27 Stati membri, oltreché la ratifica da parte dei Parlamenti di tutti i Paesi dell'Unione europea;
i ritardi accumulati nell'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, così come il mancato rispetto degli obiettivi prefissati o una loro revisione al ribasso, nonché i rallentamenti nella messa a terra delle relative risorse finanziarie, avranno inevitabili ripercussioni sulla finanza pubblica, con conseguente complessiva rimodulazione che coinvolgerebbe inevitabilmente anche gli investimenti del Piano e che rischia di far perdere al sistema Paese un'irrepetibile occasione di rilancio –:
se il Ministro interrogato possa confermare o meno l'intenzione del Governo italiano di chiedere una proroga oltre il 2026 per la realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, chiarendo l'impatto e gli effetti che tale proroga avrebbe sugli investimenti e sulle riforme del Piano, con particolare riguardo alla loro realizzazione, sia in termini di spesa che di tempistiche, nonché su quelle misure individuate come a rischio realizzazione per mancato rispetto dei target previsti.
(3-01867)
BIGNAMI, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, MANTOVANI, AMBROSI, DI MAGGIO, DONZELLI, GABELLONE, GIORDANO, ROTONDI e RACHELE SILVESTRI. — Al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. — Per sapere – premesso che:
il 27 marzo 2025 si è svolta a Palazzo Chigi la cabina di regia del Piano nazionale di ripresa e resilienza, presieduta dal Ministro interrogato, alla presenza dei Ministri e dei Sottosegretari competenti, dei rappresentanti dell'Anci, dell'Upi e della Conferenza delle regioni e province autonome;
la cabina di regia ha adottato la sesta relazione sullo stato di attuazione del Piano per il successivo invio al Parlamento e, inoltre, è stato illustrato il lavoro svolto dal Governo nel secondo semestre 2024, per conseguire tutti gli obiettivi programmati che hanno consentito all'Italia di ricevere il pagamento della quinta rata, pari a 11 miliardi di euro, della sesta rata pari a 8,7 miliardi di euro e di richiedere il pagamento della settima rata, pari a 18,3 miliardi di euro, connessa al conseguimento di 67 obiettivi, tra cui 32 target e 35 milestone;
nel corso della cabina di regia sono stati evidenziati i principali interventi normativi adottati a sostegno dell'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e dettagliatamente illustrati nella relazione: si tratta, in particolare, del decreto-legge n. 19 del 2024, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 56 del 2024, che, tra le altre cose, ha portato i soggetti attuatori ad aggiornare i dati sulla piattaforma ReGiS, ha rafforzato la governance delle azioni antifrode e ha visto la piena operatività di oltre cento cabine di coordinamento presso le prefetture, rendendo più efficace il raccordo tra la struttura di missione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, la cabina di regia, le amministrazioni centrali e i soggetti attuatori, al fine di assicurare la risoluzione delle criticità legate alla realizzazione delle opere;
inoltre, è stato illustrato il decreto-legge n. 113 del 2024, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 143 del 2024, che consente di accelerare i trasferimenti delle risorse finanziarie sino al 90 per cento, al fine di andare incontro alle esigenze di liquidità manifestate dall'Anci e dagli stessi soggetti attuatori durante le riunioni delle citate cabine di coordinamento;
nella relazione al Parlamento si evidenzia, inoltre, che dei 145,3 miliardi di euro di risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza territorializzabili e destinati al Sud, il Governo Meloni ha destinato al Mezzogiorno 59,3 miliardi di euro, pari al 40,8 per cento del totale delle misure relative ai singoli territori –:
quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare al fine di proseguire l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, anche alla luce della richiesta di pagamento della settima rata che ammonterà a 18,3 miliardi di euro.
(3-01868)
IMPRESE E MADE IN ITALY
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
X Commissione:
GHIRRA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
si è appreso del riconoscimento da parte del Comitato europeo per le materie prime critiche del Piano cosiddetto «Litio», predisposto dalla Glencore per Portovesme come uno dei progetti strategici nell'ambito del «Critical raw material Act», diretto a garantire entro il 2030 livelli minimi europei su estrazione, lavorazione e riciclaggio dei materiali necessari alla «sovranità europea come potenza industriale»;
il progetto della Glencore prevede la nascita di uno dei più grandi hub d'Europa per il riciclo di batterie, con la realizzazione di un impianto di riciclo di batterie esauste e refusi di produzione provenienti, soprattutto, dal mercato statunitense e trasformarle in batterie elettriche di nuova generazione;
alla notizia del riconoscimento, forti preoccupazioni si sono registrate sul territorio, sia per le possibili ripercussioni ambientali che per quelle occupazionali;
infatti, l'attività di riciclo delle batterie avverrebbe in concreto attraverso il trattamento di sostanze altamente inquinanti come il litio, il cobalto, il nichel, in un sito in cui sino ad ora non sono state portate a termine le bonifiche ambientali già necessarie per le precedenti produzioni, le istituzioni locali e regionali sarde ritengono imprescindibile per l'avvio del progetto le preventive verifiche di sostenibilità ambientale da parte degli organi preposti e in particolare, la valutazione di impatto ambientale;
inoltre, non appare chiaro se il nuovo progetto sia compatibile con la promessa ripresa delle linee di piombo e zinco primario, le quali garantirebbero – a differenza del progetto litio che prevede un basso tasso di occupazione – il pieno reimpiego dei lavoratori e se siano previsti gli abbattimenti dei costi energetici;
si rammenta che i lavoratori impiegati dalla Portovesme S.r.l. erano 1300, oggi solo 300, e che la Glencore ha disatteso gli accordi presi, fermando anticipatamente la linea dello zinco, dichiarata strategica dal Governo;
appare necessario promuovere ogni utile iniziativa diretta ad indirizzare la domanda già esistente di batterie elettriche di nuova generazione nella regione verso la produzione prevista a Portovesme, al fine di realizzare una virtuosa filiera territoriale;
il timore è che si assista al via libera di un progetto che, una volta esauriti gli interessi delle multinazionali, lasci sul territorio inquinamento e disoccupazione –:
se, per quanto di competenza, il progetto litio, valutata comunque la sua compatibilità ambientale e le bonifiche già necessarie, si integra e non sostituisca la ripresa delle linee piombo e zinco, garantendo la continuità produttiva e occupazionale alla fabbrica, e se a tale fine siano state previste anche nuove modalità di abbattimento dei costi energetici.
(5-03813)
BENZONI e RUFFINO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
Diageo, multinazionale leader mondiale nel settore delle bevande alcoliche, ha annunciato la chiusura sia dello stabilimento che degli uffici di Santa Vittoria d'Alba (Cuneo) entro metà 2026. Si tratta di una decisione tale da comportare il licenziamento di 380 lavoratori;
secondo quanto emerso da alcuni tavoli di incontro tra le parti, lo stabilimento funziona, è produttivo ed efficiente. Tuttavia, i vertici dell'azienda hanno irrevocabilmente deciso di chiuderlo «per avvicinare la produzione ai mercati che in questo sono più forti, come quelli del Nord Europa», come dichiarato dalla responsabile di Diageo operations;
in un'area già segnata da difficoltà industriali, una simile perdita occupazionale potrebbe innescare un pericoloso effetto a catena sull'economia del territorio;
martedì 18 marzo 2025 si è tenuto un altro confronto presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali dove l'azienda ha illustrato lo stato di avanzamento del piano sociale, con l'obiettivo dichiarato di raggiungere un accordo entro il 24 maggio 2025;
il presidente della regione Piemonte Cirio ha dichiarato che: «oltre al tavolo al Ministero del lavoro e delle politiche sociali [...] io ho voluto coinvolgere il Ministero delle imprese e del made in Italy per approfondire il tema dei potenziali acquirenti e individuare le modalità per supportare l'azienda in questo percorso che deve salvaguardare i lavoratori e l'attività all'interno dello stabilimento»;
seppur sia apprezzabile – come concordano i sindacati – l'apertura al confronto dell'azienda, va fatta presente la necessità di conoscere ulteriori dettagli per pianificare il futuro dei lavoratori, in quanto l'obiettivo non può ridursi a soli incentivi alle uscite e ai prepensionamenti, ma deve essere la continuità produttiva e occupazionale del sito;
a gennaio 2025, con riferimento allo stabilimento di Santa Vittoria d'Alba, il Sottosegretario Bitonci riferiva che: «si assicura, quindi l'impegno del Governo affinché vengano individuate e condivise con le parti sociali e le amministrazioni coinvolte le possibili soluzioni in grado di garantire la continuità produttiva del sito e la salvaguardia occupazionale» –:
quali iniziative di competenza stia concretamente mettendo in atto per scongiurare una crisi industriale e occupazionale alla Diageo di Santa Vittoria d'Alba, oltre alla convocazione dei già programmati tavoli di confronto, al fine di fare al più presto chiarezza sulle possibili soluzioni e sulla reale responsabilità sociale dell'azienda nei confronti dei lavoratori coinvolti e dell'intero territorio.
(5-03814)
SQUERI, CASASCO e POLIDORI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
la filiera automotive è composta da 5.500 aziende, che impiegano 273 mila addetti diretti e generano circa 90 miliardi di euro di fatturato, con una incidenza sul prodotto interno lordo del 5,2 per cento. La sola componentistica assomma a circa 2.200 imprese, con oltre 167 mila addetti;
i dazi del 25 per cento sull'automotive, annunciati il 27 marzo 2025 dal presidente Usa, potrebbero avere un effetto significativo sul fatturato delle imprese italiane di settore. Unimpresa stima un impatto consistente in una perdita di fatturato tra 1,4 e 3 miliardi di euro e 9.700-15.500 posti in meno nelle imprese export-oriented;
Exor ha recentemente confermato il piano concordato tra Governo e Stellantis a dicembre 2024, consistente in 6 miliardi di euro destinati ad acquisti da fornitori italiani e a investimenti, in 2 miliardi per i suoi stabilimenti italiani e nel rilancio di Mirafiori, destinata alla produzione di auto ibride (fino a 130 mila). Il Governo, dal canto suo, ha previsto un impegno dello Stato di 2 miliardi di euro per il rilancio della filiera;
il piano di azione sull'automotive, presentato dalla Commissione europea a inizio marzo 2025, pur evidenziando un cambio di rotta, appare insufficiente a superare la crisi dell'auto europea, in quanto non ha messo in discussione gli errori di fondo del Green Deal, in primis la neutralità tecnologica. Rispetto a tale piano mancano ancora gli atti concreti;
a sottolineare il fallimento del Green Deal sta l'evidenza che il parco auto europeo è invecchiato di 1 anno dal 2019 al 2024. L'età media del parco auto italiano si approssima ai 13 anni e i cittadini affrontano crescenti limitazioni alla circolazione;
nel 2024 la Camera dei deputati ha approvato due mozioni (rispettivamente nelle sedute del 12 marzo e del 16 ottobre) per la promozione di un quadro regolatorio che bilanci sostenibilità e competitività industriale, anche costituendo un fondo europeo comune per la transizione automotive, per tutelare i settori della produzione di veicoli, della progettazione e della componentistica, al fine di evitare delocalizzazioni, e per attrarre nuovi produttori in Italia;
il Governo italiano si è impegnato a vigilare sul rispetto degli accordi sottoscritti con Stellantis e ad adottare iniziative volte a modificare l'attuale impostazione dell'Unione europea –:
quali sia lo stato delle iniziative per rilanciare l'industria dell'auto italiana, anche in attuazione degli impegni indicati in premessa, nonché per sostenere i cittadini nelle crescenti difficoltà a cambiare la propria auto.
(5-03815)
PELUFFO, BRAGA, BARBAGALLO, SCOTTO, ROGGIANI, FORATTINI, SIMIANI, GNASSI, MEROLA, PANDOLFO e DI SANZO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
con una dichiarazione congiunta, Repubblica Ceca, Ungheria, Italia, Paesi Bassi, Romania, Slovacchia, Spagna e Francia hanno chiesto di realizzare un «EU critical chemicals Act» che definisca una lista di molecole strategiche per i settori della chimica e le industrie collegate (automotive, edilizia, farmaceutica, agroalimentare, green tech) e che preveda interventi per incentivare, modernizzare e decarbonizzare gli impianti esistenti, favorire il reshoring delle produzioni perdute, favorire l'innovazione e la ricerca di alternative sostenibili e lo sviluppo di nuove piattaforme produttive (biocarburanti, bioplastiche, riciclo della plastica, batterie), garantendo l'accesso competitivo alle materie prime essenziali;
in quel contesto il Ministro interrogato ha dichiarato che «ci troviamo di fronte a un paradosso: produrre in Europa è spesso meno conveniente che importare prodotti chimici dall'estero. Questa tendenza va invertita. Dobbiamo rilanciare la competitività del nostro sistema industriale, accompagnando la transizione green con pragmatismo e determinazione. È questo l'impegno preso anche ieri al Tavolo Versalis, con le organizzazioni sindacali e le regioni interessate. Difendere la capacità produttiva europea significa rafforzare l'autonomia strategica del nostro continente nella transizione green, un obiettivo che noi condividiamo, come dimostra anche il piano di riconversione industriale dell'azienda dell'Eni»;
tale piano prevede purtroppo la dismissione della chimica di base con l'immediata chiusura di due dei principali impianti di cracking operanti in Italia (Priolo e Brindisi) e lo sviluppo di nuove piattaforme sostenibili della chimica circolare, bio e specializzata e la creazione di una gigafactory di accumuli stazionari;
le misure del piano impattano su circa 20 mila lavoratori in impianti localizzati in Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Puglia e Sicilia: organizzazioni sindacali e regioni hanno espresso forte preoccupazione sia sotto il profilo occupazionale che sulle filiere produttive, considerando anche le conseguenze sull'indotto: si rischia di dismettere un settore strategico per la produzione industriale nazionale che si troverebbe a dover reperire all'estero le materie prime. Uno scenario di incertezza rispetto all'industria della gomma e della plastica, circa 5 mila aziende con oltre 180 mila lavoratori che potrebbero pagare le conseguenze di costi in aumento per l'approvvigionamento delle materie prime, da aggiungersi ai costi già lievitati per l'energia –:
se il Ministro interrogato non ritenga questo scenario alquanto preoccupante per un settore dell'industria italiana che andrebbe in direzione opposta a quanto auspicato in Unione europea, le cui raccomandazioni vanno invece verso l'accorciamento delle filiere di produzione e il mantenimento di impianti per la produzione di molecole chimiche strategiche.
(5-03816)
PAVANELLI, APPENDINO, CAPPELLETTI e FERRARA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
secondo l'Istat, l'imminente entrata in vigore dei dazi annunciati da Trump rischia di provocare «effetti rilevanti» per le imprese italiane, soprattutto sotto il profilo della competitività con un effetto domino che, a partire dal calo dell'export, determinerebbe minori margini di profitto, meno investimenti e ricadute sull'occupazione;
come noto le imprese nazionali restano altamente dipendenti dall'estero: negli ultimi quindici anni la crescita del sistema produttivo italiano è stata sostenuta prevalentemente dalla domanda estera, a fronte di una domanda interna debole o stagnante. Si parla almeno di 23 mila imprese italiane vulnerabili all'export nel 2022, pari solo allo 0,5 per cento del totale, ma con oltre 415 mila di addetti (il 2,3 per cento del totale) e responsabili del 3,5 per cento del valore aggiunto e del 16,5 per cento dell'export totali;
l'impatto dei dazi sull'export italiano, tuttavia, potrebbe risultare ancora più ampio: secondo le stime di Prometeia, da 4 miliardi di euro, nel caso di un aumento di 10 punti percentuali solo su prodotti già sottoposti a dazi, a 7 miliardi di euro nell'ipotesi di un aumento generalizzato di 10 punti su tutti i prodotti;
circa sei aziende italiane su dieci si troverebbero in difficoltà qualora dovessero sostituire il loro principale cliente in Italia, con quote maggiori tra le Pmi e, tra le più penalizzate, potrebbero esserci le esportazioni del Mezzogiorno, che presentano una bassa diversificazione dei prodotti venduti nei mercati esteri;
è di ieri la notizia che Illy sta valutando di spostare parte della produzione negli Usa, valutazioni che potrebbero portare anche altre imprese italiane a decidere di riorganizzare la propria catena produttiva e rilocalizzare parte dei processi produttivi in Paesi non soggetti a dazi per ridurre i costi di accesso a determinati mercati;
in un contesto globale sempre più instabile, la capacità dell'Italia di rispondere con rapidità ed efficacia a questi cambiamenti risulta determinante per tutelare il tessuto produttivo e garantire una crescita economica sostenibile nel lungo periodo –:
se non ritenga opportuno adottare iniziative di competenza volte a tutelare le imprese nazionali più esposte ai nuovi dazi statunitensi, anche mediante una serie di strategie mirate volte a scongiurare che eventuali logiche di delocalizzazione di parte dei processi produttivi prevalgano sulle esigenze di continuità produttiva dei territori e sulla tutela del relativo tessuto occupazionale.
(5-03817)
Interrogazione a risposta scritta:
STEFANAZZI e FORATTINI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
Versalis è la società chimica del gruppo Eni impegnata nei settori della petrolchimica e che opera a livello nazionale e internazionale nei settori della chimica di base e degli intermedi, delle materie plastiche, delle gomme e della chimica da fonti rinnovabili;
lo stabilimento di Brindisi è, da decenni, centrale nell'ambito del ciclo industriale di Eni Versalis;
tale stabilimento rientra nell'ambito del piano di razionalizzazione annunciato da Eni che prevede la chiusura degli impianti per la produzione di cracking a partire dal 1° aprile 2025;
la chiusura dell'impianto rischia di privare l'area di Brindisi del principale attrattore industriale che, negli ultimi 20 anni, ha permesso la creazione di un polo industriale della chimica;
come sottolineato da più parti, la chiusura di questi impianti rischia di interrompere una filiera fortemente integrata e altamente specializzata, mettendo a rischio la qualità e la competitività del prodotto italiano, e generando nuove forme di dipendenza produttiva e commerciale con multinazionali estere;
come appreso da organi di stampa, la LyondellBasell (un'azienda avente sede a Brindisi e facente parte della suddetta filiera) avrebbe depositato presso il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica una richiesta per bruciare in torcia fino a 700 kg all'ora di off-gas a causa dell'impossibilità di riutilizzo nel ciclo degli scarti della produzione del cracking, di Eni Versalis;
tale eventualità si configurerebbe come la prima ricaduta sociale, sanitaria e ambientale diretta della decisione di chiusura del cracking;
da ciò che si apprende da fonti giornalistiche, inoltre, la stessa LyondellBasell (e diverse altre azienda del polo brindisino del petrolchimico) starebbe valutando l'opportunità di trasferire altrove la produzione poiché, in assenza dei prodotti di Eni Versalis, verrebbero a mancare i presupposti di convenienza per mantenere i propri stabilimenti in territorio brindisino;
Eni avrebbe prospettato la realizzazione per il 2028 di una giga factory, in joint venture con la società Seri Industrial in un'area attualmente libera, adiacente agli impianti di cracking;
la Regione Puglia e le organizzazioni sindacali hanno in più circostanze espresso forte preoccupazione per le modalità di riconversione dello stabilimento Eni Versalis di Brindisi, chiedendo un rinvio della chiusura dell'impianto e proponendo il mantenimento in attività dello stesso nelle more della realizzazione della giga factory;
l'area di Brindisi è già da anni oggetto di una forte crisi industriale e occupazionale –:
quali iniziative di competenza intendano adottare per scongiurare la chiusura di altri stabilimenti del polo petrolchimico di Brindisi;
se intendano confermare la notizia relativa alla richiesta di LyondellBasell di bruciare in torcia l'off-gas non più assorbito dal ciclo produttivo di Eni Versalis e quale riscontro intendano fornire;
se e quali iniziative di competenza intendano adottare per salvaguardare i livelli occupazionali degli stabilimenti del settore petrolchimico di Brindisi che potrebbero chiudere a causa del disimpegno di Eni Versalis.
(4-04736)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazione a risposta in Commissione:
FRIJIA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
la legge 30 dicembre 2024, n. 207 – legge di bilancio per il 2025 ha previsto una misura di incentivo per il traffico ferroviario merci nei porti, con particolare attenzione alle operazioni di manovra ferroviaria nell'ambito portuale che consentono, fino al 31 dicembre 2026, a ciascuna autorità di sistema portuale di erogare contributi fino a 1 milione di euro annui in favore degli operatori dei servizi di manovra ferroviaria nell'area portuale, con l'obbligo di trasferire almeno il 50 per cento del contributo alle imprese clienti che usufruiscono dei servizi stessi;
la predetta misura è in linea con gli obiettivi europei di trasferimento modale dal trasporto su gomma su quello ferroviario, promossi dalla strategia per una mobilità sostenibile della Commissione europea, che prevede un incremento del 50 per cento del traffico merci su rotaia entro il 2030 e un raddoppio entro il 2050;
l'intervento normativo inoltre, ha inteso dare supporto al settore del trasporto ferroviario merci che sta attraversando un periodo di difficoltà a livello nazionale, con un calo del 5 per cento dei treni-chilometro sul territorio nazionale e nell'insieme dei porti rispetto al 2021 e del 6 per cento rispetto al 2022;
a questi dati si aggiunge il permanere di criticità infrastrutturali e dinamiche internazionali che penalizzano il traffico ferroviario generato dai porti, che ha subito contrazioni in quasi tutti gli scali nazionali;
l'associazione di categoria Federmerci, in relazione alle suesposte osservazioni tramite il direttore, ha dichiarato che: «È assolutamente positiva la misura introdotta nella legge di Bilancio per il 2025, che consente alle autorità di sistema portuale di stanziare sostegni per la manovra ferroviaria merci in ambito portuale. Ci auguriamo che questa misura venga attuata dal maggior numero di Adsp possibile. Considerate le difficoltà infrastrutturali che dureranno fino al 2026, con picchi nel 2025, ha proseguito, è fondamentale anticipare al 2025 il nuovo periodo tariffario che prevede la riduzione dei pedaggi per il trasporto ferroviario merci»;
al riguardo, l'interrogante evidenzia che rispetto a quest'ultima proposta (ovvero anticipare al 2025 il nuovo periodo tariffario), l'Autorità di regolazione dei trasporti (Art) si è già espressa in maniera favorevole –:
quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato, nell'ambito delle proprie competenze, in merito a quanto riportato in premessa, con particolare riguardo alle azioni da intraprendere per supportare il traffico ferroviario merci nei porti.
(5-03810)
INTERNO
Interrogazione a risposta orale:
CASU, CIANI, DI BIASE, MADIA, MANCINI, MORASSUT, ORFINI e PRESTIPINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
di fronte alla possibile e imminente apertura di una sede di Forza Nuova a via Lucca, a Roma, nei pressi dell'università «La Sapienza» e della sinagoga di via Padova, le istituzioni locali e le forze sociali e democratiche del territorio hanno lanciato un appello nel tentativo di bloccare quella che gli interroganti considerano una scellerata iniziativa, che non solo calpesta la Costituzione e la storia della Capitale, medaglia d'oro per la guerra di Liberazione e la Resistenza, ma mette anche pericolosamente a rischio l'ordine pubblico;
da quanto si apprende, gli stessi organizzatori dell'inaugurazione della sede hanno definito la stessa come «adunata»;
Forza Nuova ha dimostrato più e più volte con episodi di violenza e di vandalismo di rappresentare un grande pericolo per la collettività e per la democrazia poiché la premeditazione nella scelta degli obiettivi e l'utilizzo della violenza quale «metodo» di azione politica hanno sempre la finalità di realizzare un attacco alle istituzioni e ai valori democratici che trovano fondamento nella Costituzione;
la XII disposizione transitoria e finale della Costituzione vieta la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista;
l'articolo 1 della legge 20 giugno 1952, n. 645, dispone che: «Ai fini della XII disposizione transitoria e finale (primo comma) della Costituzione, si ha riorganizzazione del disciolto partito fascista quando una associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista»;
l'articolo 3 della suddetta legge prevede che «qualora con sentenza risulti accertata la riorganizzazione del disciolto partito fascista, il Ministro per l'interno, sentito il Consiglio dei ministri, ordina lo scioglimento e la confisca dei beni dell'associazione, del movimento o del gruppo. Nei casi straordinari di necessità e di urgenza, il Governo, sempre che ricorra taluna delle ipotesi previste nell'articolo 1, adotta il provvedimento di scioglimento e di confisca dei beni mediante decreto-legge ai sensi del secondo comma dell'articolo 77 della Costituzione.»;
sono tre, nel nostro Paese, i casi di movimenti politici sciolti in virtù della cosiddetta legge Scelba: il caso di Ordine Nuovo, sciolto nel 1973, quello di Avanguardia Nazionale, sciolto nel 1976, e quello più recente del Fronte nazionale, sciolto nel 2000, a tutela della legalità democratica e repubblicana sancita dalla Costituzione;
è fuor di dubbio che Forza Nuova sia un'organizzazione politica di estrema destra che si ispira al fascismo, come stabilito da una sentenza della Corte di cassazione (sezione V penale, 8 gennaio 2010, sentenza n. 19449) in cui si legge «nonostante la fine del regime fascista, sono sopravvissute associazioni e organizzazioni politiche che, come Forza Nuova, si ispirano a questa ideologia e che (...) pretendono di tutelare la propria identità politica.» –:
quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato, che ha la responsabilità di garantire la sicurezza dei cittadini e l'ordine pubblico, intenda adottare al fine di fare chiarezza su quanto esposto in premessa a tutela della collettività;
se il Governo intenda dare seguito al dettato costituzionale in materia di divieto di riorganizzazione del disciolto partito fascista e alla conseguente normativa vigente adottando i provvedimenti di sua competenza per procedere allo scioglimento di Forza Nuova.
(3-01873)
Interrogazione a risposta in Commissione:
COLOMBO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
da notizie di stampa è emerso che nei prossimi mesi dovrebbero prendere servizio 20 nuovi agenti presso la questura di Rimini, 2 presso l'ufficio polizia di frontiera dello scalo marittimo ed aereo di Rimini e 1 presso la sezione polizia stradale;
nonostante il Governo stia lavorando sin dal suo insediamento per potenziare le strutture dei comparti della sicurezza, incrementando gli organici delle forze di polizia e le risorse loro destinate, la sezione Polfer di Rimini si trova ancora in una condizione di sofferenza organizzativa, con un organico ormai insufficiente a coprire le esigenze del vasto territorio di competenza, inclusa la stazione ferroviaria di Riccione;
per garantire l'ordine pubblico, il contrasto e la prevenzione della criminalità, infatti, gli agenti della sezione Polfer di Rimini, con grande professionalità e impegno, affrontano spesso situazioni di lavoro straordinario per esigenze legate a pensionamenti, trasferimenti, esenzioni e transiti in ruoli tecnici;
tale situazione potrebbe accentuarsi nei prossimi mesi per effetto dell'avvio della stagione turistica, dell'estensione del sottopasso centrale della stazione di Rimini, che garantirà per la prima volta accesso lato mare, e del nuovo collegamento ferroviario giornaliero tra la Riviera Romagnola e Monaco di Baviera;
gli operatori aggregati per il periodo estivo, pur rappresentando un supporto temporaneo, non risolvono il problema strutturale, che richiede un incremento urgente stabile e annuale dell'organico –:
se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative volte a prevedere l'invio di nuove unità, a pianta stabile, presso la sezione Polfer di Rimini, in considerazione delle crescenti esigenze di ordine e sicurezza pubblica che interesseranno il territorio riminese in vista dell'imminente prossima stagione turistica.
(5-03812)
Interrogazione a risposta scritta:
BIGNAMI, FILINI, MONTARULI e KELANY. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il 30 marzo 2025, al parco Dora di Torino, circa 30 mila persone si sono riunite per l'Eid al-Fitr, la preghiera dei fedeli musulmani che chiude il mese del Ramadan. Ad essa ha partecipato anche il sindaco Stefano Lo Russo;
secondo quanto riportato da diversi organi di stampa, alla fine della preghiera, quello che avrebbe dovuto essere un corteo pacifico pro Palestina è diventata l'ennesima occasione per un gesto, a giudizio degli interroganti, esecrabile e indegno: i manifestanti hanno, infatti, dato alle fiamme le foto del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e della Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, ritenute dai manifestanti «complici del genocidio che Israele sta portando avanti a Gaza nel silenzio generale dei leader europei». Il tutto sotto lo sguardo del sindaco della città;
un gesto grave e violento, che nulla ha a che fare con la solidarietà e l'inclusione e che, ancora una volta, ha visto protagonisti i soliti gruppi di antagonisti e i noti esponenti dei centri sociali torinesi;
solo nelle ore successive è arrivata la replica del sindaco, mentre non risulta, al momento, siano state espresse parole di condanna per quanto accaduto da parte delle rappresentanze religiose della comunità musulmana –:
se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per fare chiarezza sulla vicenda di cui in premessa, compresa l'identificazione dei soggetti che si sono resi protagonisti dei gravi episodi descritti, per tutelare le istituzioni da attacchi di tipo violento ed estremista sempre più frequenti, tutelare i cittadini e garantire la sicurezza pubblica, scongiurando le derive fondamentaliste ed estremiste ed evitare che, in futuro, si verifichino episodi analoghi.
(4-04737)
ISTRUZIONE E MERITO
Interrogazioni a risposta immediata:
MANES. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
per le assunzioni dei vincitori del concorso a cattedre nella scuola secondaria cosiddetto «Pnrr 1», effettuate a tempo determinato nell'anno scolastico 2024-2025 (come previsto dal decreto legislativo n. 59 del 2017), occorre, per la successiva conferma in ruolo dall'anno scolastico 2025-2026, l'apposita abilitazione all'insegnamento;
gli aspiranti dovranno conseguire necessariamente la prescritta abilitazione all'insegnamento entro il 31 agosto 2025, previa la frequenza di appositi corsi abilitanti solo recentemente autorizzati dal Ministro dell'università con decreto ministeriale 24 febbraio 2025, n. 156. Tali corsi si svolgeranno nelle università italiane nel breve periodo compreso tra aprile e agosto 2025;
i suddetti corsi universitari prevedono l'obbligo di frequenza obbligatorio, il cui mancato assolvimento pregiudica la possibilità di conseguire il titolo finale. I corsi, inoltre, comprendono anche l'attività di tirocinio diretto, il cui espletamento si configura come attività lavorativa cui non possono essere adibite le gestanti;
è da rilevare che né il decreto legislativo n. 59 del 2017, né il decreto ministeriale n. 205 del 2023, né il decreto dipartimentale n. 2575 del 2023 prevedono alcuna possibilità di deroga alla scadenza del 31 agosto 2025, oltre il quale l'aspirante vincitore di concorso che non abbia conseguito l'abilitazione all'insegnamento perde il diritto alla conferma in ruolo;
pertanto, a parere dell'interrogante, risulta grave ed imminente il rischio che corrono le lavoratrici aspiranti all'abilitazione e alla conferma in ruolo che si trovino in gestazione e, in particolare, nel periodo di astensione obbligatoria e/o anticipata di cui al decreto legislativo n. 151 del 2001 –:
quali iniziative intenda adottare per tutelare la particolare condizione delle vincitrici di concorso assunte a tempo determinato nel corrente anno scolastico che si trovano in gestazione e, quindi, nell'impossibilità di adempiere ai corsi per l'abilitazione all'insegnamento, tenuto conto anche del fatto che la normativa scolastica prevede appositi istituti di tutela per situazioni analoghe (come, per esempio, nel caso di gestazione durante l'anno iniziale di formazione e prova).
(3-01869)
GRIPPO, BONETTI, BENZONI, D'ALESSIO e SOTTANELLI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
l'11 marzo 2025 è stata pubblicata la bozza delle «Nuove indicazioni per la scuola dell'infanzia e primo ciclo di istruzione 2025», operative dall'anno scolastico 2026/2027;
il documento ha suscitato molti interrogativi tra il personale scolastico, sia rispetto al merito che al metodo. In primo luogo, malgrado la titolazione, le nuove indicazioni, più che «indicare», prescrivono, configurandosi come «programmi» veri e propri, densi di contenuti e metodologie vincolanti, imponendo un ritorno al modello antecedente al riconoscimento dell'autonomia scolastica. Quest'ultima, infatti, prevedrebbe che sia la comunità professionale di ciascuna scuola a elaborare il piano dell'offerta formativa e il curricolo di istituto, nel rispetto delle disposizioni stabilite dalle indicazioni nazionali e tenendo conto delle specificità culturali e sociali del contesto di riferimento;
inoltre, il questionario di valutazione inviato alle scuole sta provocando potenziali conflitti ideologici perché non prevede pareri negativi e propone una triade di risposte seriali ai quesiti sull'impianto delle discipline, ma, soprattutto, perché l'intervallo di tempo concesso è talmente breve da non garantire il necessario approfondimento dei tanti temi trattati, vanificando anche gli effetti positivi dell'apertura di una casella email ad hoc per raccogliere suggerimenti. Tutto ciò non consente un dibattito consapevole e costruttivo, né l'elaborazione di osservazioni e proposte migliorative. I docenti e i dirigenti scolastici sembrano essere considerati meri esecutori di disposizioni insindacabili e unilaterali;
le indicazioni, così dettagliate nei contenuti da trattare e nel prescrivere gli obiettivi didattici, vanno di fatto, da una parte, a ridurre significativamente la libertà di insegnamento dei docenti e l'autonomia didattica, organizzativa e di ricerca delle istituzioni scolastiche e, dall'altra, a definire ex ante la struttura e l'impianto culturale su cui le case editrici redigeranno i libri di testo, i quali non potranno non essere i binari su cui viaggeranno percorsi didattici standardizzati;
se viene confermata l'entrata in vigore a settembre 2026 e se, come vuole una prassi anche normativamente consolidata, i libri di testo dovranno essere sottoposti alla valutazione dei docenti in tempo utile per l'eventuale adozione a maggio 2026, è evidente che dovranno andare in stampa entro febbraio 2026, lasciando ad autori e redattori tempi di lavorazione talmente ristretti da far dubitare dell'adeguatezza e della validità dei materiali prodotti –:
se intenda estendere la finestra temporale di consultazione per garantire un percorso maggiormente condiviso ed efficace, nell'ambito di una più generale valutazione di rinvio dell'entrata in vigore delle nuove indicazioni all'anno scolastico 2027-2028, anche per concedere alle case editrici i tempi necessari a produrre materiali didattici di qualità.
(3-01870)
LUPI, CAVO, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CARFAGNA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito — Per sapere – premesso che:
in un'epoca segnata da trasformazioni rapide e profonde, il nostro Paese avverte più che mai la necessità di investire con visione e coraggio nell'educazione delle nuove generazioni;
il rapporto «Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine (2024-2028)» di Unioncamere ha segnalato che «la difficoltà di reperimento del personale riguardava il 26 per cento delle assunzioni nel 2019, prima della pandemia, mentre nel 2022 ha riguardato il 42 per cento delle assunzioni e nel 2023 tale quota ha superato il 45 per cento delle assunzioni», che corrisponde a circa 2,5 milioni di lavoratori;
in questi anni l'impegno del Governo e della maggioranza si è profuso nella ricerca di una reale alleanza tra scuola e lavoro, con riforme e sperimentazioni che rappresentano un'occasione per riconoscere la dignità dell'educazione e favorire autentici laboratori di innovazione, sperimentazione e dialogo con le esigenze del Paese e dei suoi territori;
la riforma dell'istruzione tecnico-professionale, approvata nel mese di luglio 2024, ha introdotto il modello della filiera del cosiddetto «4+2», con programmi fortemente innovativi per assicurare competenze teoriche e pratiche di qualità;
il 26 febbraio 2025 il Ministro interrogato ha fornito dati aggiornati sulla filiera formativa tecnologico-professionale, dichiarando che nell'anno scolastico in corso il cosiddetto «4+2» ha visto iscriversi al primo anno quasi 6.300 studenti;
il 22 ottobre 2024 è stato sottoscritto l'accordo di programma quadro per l'istituzione del distretto educativo dell'innovazione (Dedi) in Val Polcevera in provincia di Genova;
il distretto citato è un progetto che mira a promuovere la cultura dell'innovazione all'interno delle istituzioni scolastiche del territorio ligure, tra cui il nuovo liceo statale tecnologico sperimentale nella Val Polcevera, candidato a diventare un esempio di eccellenza, che coniuga un solido approccio umanistico con un maggiore avvicinamento alle eccellenze tecnologiche del territorio –:
quali ulteriori iniziative intenda assumere per realizzare un'alleanza virtuosa tra la scuola e il lavoro, anche esplicitando gli obiettivi delle ultime azioni intraprese come la nascita del liceo statale tecnologico sperimentale citato in premessa.
(3-01871)
Interrogazione a risposta orale:
SASSO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
il linguaggio è un elemento fondamentale nella didattica perché rappresenta il principale strumento di comunicazione, trasmissione del sapere e costruzione del pensiero critico. Sviluppare adeguatamente questa abilità permette di spiegare concetti, formulare domande, stimolare la riflessione e guidare il processo di apprendimento. D'altro canto un linguaggio chiaro, accessibile e inclusivo facilita la comprensione per tutti gli studenti, riducendo le barriere nell'apprendimento;
il 21 marzo 2025 il Ministero interrogato ha inviato a tutte le scuole una circolare per ribadire che nelle comunicazioni ufficiali è imprescindibile il rispetto delle regole della lingua italiana. L'uso di segni grafici non conformi, come l'asterisco (*) e lo schwa (ǝ), è in contrasto con le norme linguistiche e rischia di compromettere la chiarezza e l'uniformità della comunicazione istituzionale;
l'Accademia della Crusca ha, infatti, più volte evidenziato che tali pratiche non sono grammaticalmente corrette e che il loro impiego, specialmente nei documenti ufficiali, ostacola la leggibilità e l'accessibilità dei testi. L'uso arbitrario di questi simboli introduce elementi di ambiguità e disomogeneità, rendendo la comunicazione meno comprensibile e meno efficace;
a parere dell'interrogante, questa scelta è altresì funzionale ad evitare il tentativo di strumentalizzazione da parte di alcuni gruppi di pressione che vorrebbero superare il dibattito sociale, politico e istituzionale per superare il concetto di binarismo sessuale senza contraddittorio, già a partire dall'utilizzo di un linguaggio grammaticalmente scorretto;
si apprende dalla stampa che è intenzione del Ministero interrogato anche introdurre disposizioni in materia di consenso informato preventivo delle famiglie in relazione ad attività scolastiche riguardanti il tema della sessualità, con particolare riferimento al patto educativo di corresponsabilità tra scuola, famiglia e studenti, alle attività extracurricolari e alle attività relative all'ampliamento dell'offerta formativa previste dal piano triennale dell'offerta formativa;
l'interrogante ritiene che solo in questo modo si possa rafforzare l'alleanza scuola-famiglia, affinché, nel rispetto del primato educativo della famiglia, della libertà di insegnamento dei docenti e dell'autonomia riconosciuta alle istituzioni scolastiche, tutte le componenti abbiano un ruolo strategico e siano parte attiva del processo formativo ed educativo –:
quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per affrontare le numerose sfide che emergono dal dibattito quotidiano e coinvolgono l'intera comunità educante, in relazione a quanto esposto in premessa.
(3-01872)
Interrogazione a risposta in Commissione:
CASO e DI LAURO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
nel gennaio del 2019 e del 2022 sono stati siglati due protocolli d'intesa tra il Ministero dell'istruzione e il Ministero della salute denominati: «Indirizzi di policy integrate per la scuola per promuove salute» e successivamente «tutela del diritto alla salute, allo studio e all'inclusione»;
nel suddetto secondo protocollo i due Ministeri convenivano «di rafforzare la propria collaborazione istituzionale per migliorare, coordinare e agevolare le attività di rispettiva competenza, al fine di garantire l'integrazione degli interventi per la tutela e la promozione della salute e del benessere psicofisico, anche tramite l'attivazione di iniziative di informazione e sensibilizzazione su alcune aree di interesse prioritario per studenti, famiglie ed insegnanti»;
venivano poi definiti aree di intervento e impegni per raggiungere i propri obiettivi, tra cui la promozione del benessere psico-fisico (affettività ed educazione globale alle relazioni);
l'articolo 4, in particolare, prevedeva la costituzione di un comitato paritetico «con compiti di programmazione, indirizzo, coordinamento, monitoraggio e valutazione delle attività e delle iniziative», con la facoltà di costituire gruppi di lavoro specifici per l'approfondimento di tematiche di comune interesse;
tale comitato si sarebbe dovuto riunire secondo un cronoprogramma annuale, che individua le aree prioritarie sulle quali svolgere azioni specifiche;
la tematica trattata in questi protocolli è centrale anche all'interno del Piano nazionale della prevenzione 2020-2025 del Ministero della salute che, tra le altre cose, mira a sviluppare e/o migliorare le conoscenze e le competenze di tutti i componenti della comunità scolastica, agendo sull'ambiente formativo, sociale, fisico e organizzativo, attraverso l'implementazione di un approccio globale e sistemico, articolato in azioni di documentata efficacia, continuativo e integrato lungo tutto il percorso scolastico (a partire dalla scuola dell'infanzia), per la promozione della salute fisica e mentale;
nonostante l'importanza del tema trattato nei protocolli e la sua innegabile valenza educativa e preventiva, nel mondo della scuola non si trovano tracce fattive della sua attuazione sul territorio; infatti, nonostante le buone intenzioni dei suddetti Ministeri, le attività organizzate all'interno delle scuole sono demandate spesso alla lungimiranza di docenti e dirigenti scolastici, che decidono di far rientrare alcune progettualità ad hoc all'interno dei propri piani dell'offerta formativa;
tra questi, a titolo esemplificativo, si può citare il progetto «Ed io ti cercai» portato avanti dal liceo classico – linguistico – scienze umane «Publio Virgilio Marone» di Meta di Sorrento (Napoli) tramite fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (decreto ministeriale n. 19 del 2024) nell'anno scolastico 2024/2025, il quale si propone di affrontare le problematiche del disagio giovanile in un'ottica innovativa, formativa e didattica;
tuttavia, questo esempio ed altri che si potrebbero ritrovare sparsi a macchia di leopardo sul territorio nazionale non possono essere lasciati alla sola buona volontà e lungimiranza di singoli individui, alla disponibilità di fonti di finanziamento estemporanee o al mero volontariato di esperti ed associazioni;
per rendere effettivi i protocolli d'intesa e quindi garantire un reale beneficio alla nostra popolazione studentesca è evidente la necessità di attuare quanto i due Ministeri hanno convenuto nel 2019 e poi nel 2022 a partire dal funzionamento del citato comitato paritetico, del quale, attualmente, non si hanno particolari informazioni in merito all'attività realmente svolta –:
se non si intenda rendere pubblico e facilmente accessibile il lavoro svolto dal predetto comitato, inclusi i cronoprogrammi annuali già approvati e futuri, le aree prioritarie sulle quali svolgere azioni specifiche, eventuali atti adottati;
quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano intraprendere al fine di garantire un rinnovato ed energico slancio al lavoro del predetto comitato.
(5-03811)
Interrogazioni a risposta scritta:
MANZI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
la legge n. 641 del 1967 articolo 3, commi 5 e 6, modificata successivamente con gli articoli 613 comma 3 e 614 comma 4 del decreto legislativo 16 aprile 1994 n. 297 prevede che: «Alle spese per la fornitura e la manutenzione dei locali e per la fornitura dell'arredamento e degli impianti dell'acqua, dell'illuminazione, del riscaldamento e dei telefoni, provvede l'amministrazione della provincia in cui ha sede l'ufficio scolastico regionale. Il relativo onere è ripartito fra tutte le province della circoscrizione regionale in misura proporzionale al numero degli alunni delle scuole medie statali funzionanti in ciascuna di esse.»;
l'articolo 11 del decreto del Presidente della Repubblica 11 agosto 2003, n. 319 («Regolamento di organizzazione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca») conferma la vigenza degli obblighi con riferimento «alle sedi dei nuovi uffici periferici dell'amministrazione», a seguito della riorganizzazione delle sovrintendenze scolastiche regionali in uffici scolastici regionali – Direzioni generali – e dei provveditorati agli studi in centri servizi amministrativi (Csa);
il decreto legislativo 297 del 16 aprile 1994 all'articolo 613 prevede: «alle spese per la fornitura e la manutenzione dei locali, e per la fornitura dell'arredamento e degli impianti dell'acqua, dell'illuminazione, del riscaldamento e dei telefoni, provvede l'amministrazione della provincia in cui ha sede l'ufficio scolastico regionale. Il relativo onere è ripartito fra tutte le province della circoscrizione regionale in misura proporzionale al numero degli alunni delle scuole medie statali funzionanti in ciascuna di esse»;
all'articolo 614 prevede che «l'amministrazione provinciale è tenuta e fornire i locali per il provveditorato agli studi e a provvedere all'arredamento e alla manutenzione dei medesimi»;
va considerata la notevole sofferenza di bilancio che le province stanno sopportando da molti anni –:
se non intenda adottare iniziative normative volte a rivedere la legge n. 641 del 1967 modificata successivamente dal decreto legislativo 16 aprile 1994 n. 297 o – in ogni caso – a prevedere risorse specifiche aggiuntive a sostegno del bilancio delle province per l'espletamento di tali compiti.
(4-04740)
PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
gli studenti del Liceo Minghetti di Bologna il 18 marzo 2025 hanno deciso di occupare la propria scuola per quattro giorni per «esprimere il dissenso al piano per il riarmo europeo, al Ddl sicurezza, alla riforma della scuola Valditara e alle complicità del nostro Governo con la pulizia etnica in corso contro il popolo Palestinese, in particolare in questo difficile momento dopo la rottura della tregua operata da Israele», come da loro stessi dichiarato;
«queste questioni», continuano i ragazzi «incombono sul nostro futuro come una spada di Damocle e abbiamo sentito la necessità, ma anche il dovere, di far sentire la nostra voce. È proprio la nostra scuola che ci ha fornito gli strumenti di riflessione e critica della realtà che ci hanno spinto a mettere in discussione il nostro presente: strumenti come la filosofia, la storia e la grande letteratura del passato. Ma in una scuola che ci insegna a interrogare e contestare, con impegno e coraggio, il mondo che ci circonda, il nostro gesto ha incontrato un atteggiamento opposto»;
da fonti di stampa si apprende che il preside dell'istituto ha sporto denuncia per interruzioni di pubblico servizio a carico di cinque ragazzi che hanno partecipato alla mobilitazione. È stato poi il collegio docenti a decidere di sospendere i ragazzi e mettere il sei in condotta a una dozzina di iscritti del Minghetti;
dunque, il preside, invece di fare denuncia contro ignoti, come da prassi consolidata per le occupazioni scolastiche, ha segnalato all'autorità giudiziaria un piccolo gruppo di studenti identificandoli come responsabili dell'occupazione e il collegio docenti si è espresso per l'adozione di gravi sanzioni disciplinari;
gli studenti del Minghetti hanno lanciato un appello per chiedere supporto alla loro richiesta alla scuola di ritirare le sanzioni disciplinari proposte dal collegio docenti. Appello che in poche ore ha, raggiunto circa 10 mila firme in poche ore;
il preside ha annunciato che un nuovo collegio docenti si riunirà nuovamente per «elaborare degli interventi rivolti a tutta la comunità scolastica che in questo momento va ricompattata»;
a parere dell'interrogante per ricompattare la comunità scolastica bisogna evitare che il prossimo collegio docenti proceda a comminare le sanzioni. L'atto politico dell'occupazione della scuola è quello con cui gli studenti si prendono il loro spazio per sentirsi parte della società, è un momento in cui vanno ascoltati. La repressione dà un messaggio completamente contrario –:
se sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e se non ritenga che questa tipologia di utilizzo delle sanzioni nei confronti degli studenti si configuri come una forma di repressione della loro libertà di parola e di protesta.
(4-04744)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazione a risposta scritta:
GHIRRA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
il 25 marzo 2025 è stato pubblicato il bando di concorso Progetto Home Care Premium – Assistenza domiciliare 2025-2028. Il bando è rivolto ai dipendenti e pensionati pubblici, iscritti alla gestione unitaria prestazioni creditizie e sociali, ai loro coniugi e parenti di primo grado non autosufficienti;
l'Inps riconosce ai beneficiari due tipi di prestazioni: prestazione prevalente e prestazioni integrativa. La prestazione prevalente consiste in un contributo economico, erogato al beneficiario, a rimborso delle spese sostenute per i costi derivanti dall'assunzione di un assistente domiciliare. La prestazione integrativa consiste nell'erogazione di servizi alla persona a soggetti residenti nel territorio di competenza degli ambiti territoriali sociali che si convenzioneranno con l'Istituto, ed individuati all'articolo 17. L'Inps procede alla determinazione di dette prestazioni in relazione alla fascia corrispondente alla valutazione dello stato di bisogno, al grado di disabilità della persona ed alle condizioni economiche;
i servizi potenzialmente oggetto di prestazioni integrative sono i seguenti:
a) servizi professionali domiciliari finalizzati a migliorare l'autonomia personale nelle attività di vita quotidiana, effettuati da terapista occupazionale; b) servizi professionali di terapia della neuro e psicomotricità dell'età evolutiva; c) servizi professionali di psicologia e psicoterapia; d) servizi professionali di biologia nutrizionale; e) servizi professionali di fisioterapia; f) servizi professionali di logopedia; g) servizi specialistici finalizzati al potenziamento e alla crescita delle capacità relazionali ed emotive di minori affetti da autismo, effettuati dall'educatore professionale sociosanitario o dall'educatore professionale socio pedagogico; h) servizi professionali di infermieristica. Da questi è escluso l'intervento di natura professionale medica;
al fine di rendere le prestazioni integrative, l'Inps si avvale della collaborazione degli ambiti territoriali sociali (Ats) o degli altri enti pubblici che hanno competenza istituzionale a rendere i servizi di assistenza alla persona, i quali scelgono se aderire, indicando le prestazioni integrative per le quali hanno ricevuto adesione da parte delle corrispondenti figure professionali ad operare sul proprio territorio;
a quanto consta all'interrogante rispetto ai precedenti, l'ultimo bando, in relazione alle prestazioni integrative, ne avrebbe escluse alcune fondamentali per la qualità della vita degli utenti più fragili. In particolare, sarebbero stati espunti i seguenti servizi:
l'assistenza domiciliare svolta da operatori socio-sanitari (Oss);
i servizi di sollievo per caregiver familiari;
l'accesso a centri diurni e strutture extra-domiciliari;
i servizi di trasporto assistito e fornitura di ausili per l'autonomia.
Queste prestazioni erano presenti nelle precedenti edizioni del progetto e rispondono ai bisogni reali della maggior parte dei beneficiari HCP, costituita per il 90 per cento da anziani over 65, di cui l'80 per cento ultraottantenni, e per l'80 per cento donne con limitazioni funzionali gravi;
molte di queste persone vivono sole o in famiglie con Isee inferiore a 15.000 euro e necessitano di interventi concreti, continuativi e quotidiani: igiene personale, accompagnamento, attività di socializzazione, supporto relazionale;
le prestazioni integrative soppresse comportano che numerosi Ats potrebbero decidere di non aderire all'invito a partecipare al bando per carenza del personale richiesto;
l'esclusione di questi servizi contraddice la stessa premessa del bando, che impegna l'Inps a sostenere la non autosufficienza «in base al grado di disabilità della persona, alle condizioni economiche e al bisogno socioassistenziali»;
a parere dell'interrogante privare il progetto di queste componenti significa svuotarlo di efficacia e coerenza, aggravando il carico familiare e rischiando l'isolamento di migliaia di persone anziane non autosufficienti –:
se non ritenga opportuno adottare prontamente iniziative per ottenere la reintroduzione nei servizi integrativi degli interventi domiciliari svolti da Oss, il ripristino dei servizi di sollievo e le strutture extra-domiciliari;
i servizi di trasporto assistito e la fornitura di ausili tecnologici e funzionali, in modo da rendere coerente l'attuazione concreta del progetto con i princìpi ispiratori del bando Inps.
(4-04739)
SALUTE
Interrogazione a risposta scritta:
TASSINARI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
nel 2021, nella regione Emilia-Romagna fu nominata una commissione scientifica regionale per lo studio e il monitoraggio dei punti nascita, con durata di carica di tre anni, che avrebbe dovuto valutare la situazione dei suddetti punti nascita al fine di privilegiarne la riapertura per garantire la sicurezza del parto anche nei territori periferici e nelle zone interne;
il punto nascita dell'ospedale di Mirandola (provincia di Modena) è stato oggetto di ridimensionamento già a decorrere dal periodo successivo al sisma del 2012 e nel 2022 ne è stata sospesa l'attività in relazione al calo del numero di parti e per carenza di personale;
la regione Emilia-Romagna ha inviato al Ministero della salute, in data 3 novembre 2022, richiesta di deroga al mantenimento dei punti nascita con meno di 500 parti all'anno, tutt'ora aperti o momentaneamente sospesi, alla quale, secondo la regione, il Ministero non avrebbe ancora risposto;
in seguito alla richiesta di accesso civico generalizzato per conoscere il parere reso dal Ministero della salute alla richiesta di deroga su menzionata, si è venuti a conoscenza che il Ministero ha espresso in merito parere favorevole a una deroga fino al 31 dicembre 2025, data termine della condizione di area disagiata per il sisma;
la chiusura di punti nascita nelle zone periferiche (zone montane e aree interne) è stata motivata con la carenza di strutture e personale specializzato ma non tiene conto dei rischi connessi al trasporto delle donne in procinto di partorire: da notizie di stampa si apprende di parti avvenuti in macchina e di ulteriori gravi conseguenze (fino ad arrivare a un parto con neonato morto) per mancanza di un'adeguata rete territoriale di punti nascita;
un punto nascita deve garantire la massima sicurezza alle donne e alle famiglie, deve avere personale medico stabile e servizi, tra cui il più importante è la neonatologia, al fine di rispondere alla richiesta della popolazione di garantire un servizio essenziale e insostituibile;
l'utilizzo del criterio del numero di nascite quale criterio standard per istituire il servizio dei punti nascita dovrebbe tenere conto di specifiche condizioni territoriali e geografiche oltre a quello della difficoltà di raggiungere altri presidi per le donne che devono partorirei –:
quale sia la data di ricezione della richiesta di deroga citata in premessa inviata al Ministero della salute dalla regione Emilia-Romagna;
in che data il Ministero abbia risposto alla suddetta richiesta e quale sia il contenuto della risposta.
(4-04742)
UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazione a risposta scritta:
DEIDDA. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
con il regio decreto 31 dicembre 1923, n. 3123, recante norme sull'ordinamento dell'istruzione scolastica, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 7 febbraio 1924, n. 32, sono stati istituiti i licei artistici, i quali, data la forte componente concettuale, storica e letteraria delle belle arti, devono essere ricompresi tra quelli di stampo umanistico, anche in ragione del fatto che offrono una notevole preparazione formativa e culturale, tale da permettevi sia l'iscrizione all'alta formazione artistica, musicale e coreutica, che ad altri corsi universitari;
l'offerta formativa del liceo artistico – quale scuola secondaria di secondo grado – prevede sia l'insegnamento di materie caratteristiche di un liceo quali la letteratura, la storia, la filosofia, la matematica, la fisica; sia l'approfondimento di materie collegate con le arti applicate e visive, come la pittura, la scultura, l'architettura, il design, la grafica, la scenografia, l'audiovisivo e la storia dell'arte;
il liceo artistico «Foiso Fois» di Cagliari è una scuola che può vantare un alto numero di iscritti, circa 900, ai quali devono essere aggiunti gli altri istituti artistici presenti nel territorio del sud Sardegna;
il numero degli studenti iscritti ai licei artistici, residenti nel sud della Sardegna, è superiore alle 1.500 unità e che tali numeri, in continua crescita, dimostrano una vocazione naturale per il settore artistico, oltre che l'ottima reputazione dell'istituto cagliaritano e degli altri istituti artistici dell'hinterland, anche in ragione dell'eccellente preparazione dei docenti e dei dirigenti assegnati agli stessi istituti;
la città di Cagliari è l'unico capoluogo di regione nel quale, pur in presenza del liceo artistico, non è mai stata istituita un'Accademia delle belle Arti e ciò nonostante che, fin dai primi anni Ottanta, l'amministrazione comunale abbia richiesto formalmente l'istituzione al competente Ministero;
la citata istituzione consentirebbe di rispondere alla sempre più crescente domanda di alta formazione artistica proveniente da parte degli studenti dei licei artistici residenti nel sud della Sardegna, evitando, quindi, l'emigrazione degli stessi studenti verso altre città e/o l'abbandono della carriera artistica, anche in ragione degli alti costi conseguenti all'eventuale trasferimento presso altre sedi;
fin dal 1989, in Sardegna,è stata istituita l'Accademia di belle Arti di Sassari, validissimo istituto che solo in parte riesce a soddisfare la domanda proveniente dal sud dell'isola e pertanto l'istituzione di un'altra Accademia nell'ambito territoriale della città metropolitana di Cagliari non si porrebbe in alcun modo in contrapposizione con l'istituto sassarese ma, al contrario, ne rafforzerebbe la posizione, in ragione dell'alto prestigio già acquisito nel tempo;
sarebbe, altresì, ipotizzabile l'apertura di una sede distaccata della citata Accademia di belle Arti di Sassari nell'ambito territoriale della città metropolitana di Cagliari, se del caso, con una differenziazione dei corsi di studi ed una maggiore offerta formativa, anche al fine di rispondere alla crescente domanda proveniente dagli studenti dei licei artistici del sud Sardegna;
nella XVIII legislatura sono stati diversi gli ordini del giorno e altre iniziative parlamentari, a prima firma dell'interrogante o di altri parlamentari di altri schieramenti partitici, ad avanzare proposte in tal senso, per altro accolte dai diversi Esecutivi che si sono succeduti –:
se il Ministro interrogato non ritenga di adottare ogni opportuna iniziativa per l'istituzione dell'Accademia di belle Arti nell'ambito territoriale della città metropolitana di Cagliari, se del caso, anche con l'apertura di una sede distaccata dell'Accademia di belle Arti di Sassari, garantendo, al contempo, un aumento dell'offerta formativa e la differenziazione dei corsi di studi, attualmente a disposizione degli studenti interessati all'alta formazione artistica.
(4-04741)
Pubblicazione di un testo riformulato.
Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Latini n. 7-00261, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 363 del 10 ottobre 2024.
La VII Commissione,
premesso che:
il Cantico delle creature (Canticum o Laudes Creaturarum), anche noto come Cantico di Frate Sole, è un cantico di San Francesco d'Assisi composto intorno al 1224 ed è il testo poetico in volgare italiano di cui si conosca l'autore, il più antico della letteratura italiana, di cui segna l'inizio della tradizione letteraria;
la stesura più antica di questo capolavoro è su una pergamena datata al XIII secolo e custodita ad Assisi nella Biblioteca del Sacro Convento di san Francesco. Il tema di questa poesia è un riassunto della vita di Francesco: la scelta della povertà lo aveva portato ad un rapporto intimo, non solo con gli uomini e le donne, ma anche con la creazione, tanto che addomesticò un lupo a Gubbio e mentre viveva nei boschi dormendo sulla roccia nuda, intimò agli uccelli di smettere di cinguettare perché lo disturbavano nella meditazione, ed essi gli obbedirono;
il Cantico delle creature di San Francesco d'Assisi è un'opera fondamentale della letteratura italiana e della spiritualità cristiana. Il cantico si presenta come una lauda, una forma poetica religiosa che ha lo scopo di lodare Dio. La sua struttura linguistica è particolarmente interessante, in quanto utilizza il volgare umbro, ma presenta anche influenze toscane e francesi, oltre a mantenere alcune desinenze latine. Questa mescolanza linguistica riflette la ricchezza culturale dell'Italia medievale e il periodo di transizione dal latino alle lingue volgari;
San Francesco, nel suo cantico, attribuisce i titoli di «fratello» e «sorella» alle creature di Dio, sottolineando il concetto di fratellanza universale che unisce l'uomo alla natura. Questo approccio riflette la profonda spiritualità di Francesco e la sua visione di un mondo in cui tutte le creature sono interconnesse e degne di rispetto in quanto creazioni divine;
è il testamento di un uomo maturo, che aveva mantenuto negli anni la purezza dell'innamoramento per Dio nonostante fosse consumato dalle malattie e da più di cinquanta giorni non riuscisse a sopportare né la luce del sole, di giorno, né quella del fuoco, la notte e fosse ormai quasi cieco, con un continuo dolore acuto agli occhi. Fu in queste condizioni che compose il Cantico due anni prima della morte;
il testo non si limita a celebrare la natura, ma include anche un elogio a coloro che sopportano malattie e sofferenze con pazienza, in vista della morte. Questo aspetto riflette la profonda compassione di Francesco per la condizione umana e la sua fede nella redenzione attraverso la sofferenza;
con la legge del 31 agosto 2022, n. 140 recante «Disposizioni per la celebrazione dell'ottavo centenario della morte di San Francesco d'Assisi», che ricade nel 2026, è stato istituito un Comitato per le celebrazioni che ha il compito di elaborare un programma culturale relativo alla vita, all'opera e ai luoghi legati alla figura di San Francesco d'Assisi, nonché promuovere attività di ricerca, editoriali, formative, espositive e di organizzazione e gestione di manifestazioni in ambito culturale, storico, letterario, scientifico e artistico di elevato valore, in una prospettiva di internazionalizzazione, di promozione turistica e di innovazione tecnologica nonché di attenzione agli aspetti del messaggio francescano riguardanti il rispetto e la cura dell'ambiente, il dialogo tra le religioni e la pacifica convivenza tra i popoli, al fine di divulgare in Italia e all'estero, anche mediante piattaforme digitali, la conoscenza del pensiero, dell'opera, della cultura e dell'eredità del personaggio;
nel 2025 ricorre, invece, l'ottavo centenario dalla scrittura del Cantico e, in considerazione del messaggio universale contenuto nel testo, che abbraccia sia i temi dell'Agenda 2030 dell'Unione europea sia valori quali la condivisione, la fratellanza, la tolleranza, il rispetto reciproco e la pace fra i popoli, nonché dell'attualità degli stessi proprio a fronte al contesto geopolitico di questi giorni, lo studio di questa Lode può diventare volano per incentivarne la trasmissione efficace alle nuove generazioni,
impegna il Governo
ad adottare le iniziative di competenza volte a far sì che tutte le scuole del sistema nazionale di istruzione, nel rispetto della relativa autonomia e degli obiettivi di apprendimento previsti per ciascun grado di istruzione, dedichino, nell'anno in cui ricorre l'ottavo centenario dalla stesura del Cantico di San Francesco d'Assisi, un percorso di approfondimento su questa opera per veicolare gli importanti valori ivi contenuti agli studenti.
(7-00261) «Latini, Sasso, Loizzo, Miele, Mollicone, Amorese, Tassinari, Dalla Chiesa».
Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.
Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Ruffino n. 4-04664 del 20 marzo 2025.
Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.
Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Frijia n. 4-04481 del 28 febbraio 2025 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03810.