XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 461 di mercoledì 2 aprile 2025
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI
La seduta comincia alle 9,35.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ROBERTO TRAVERSI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 102, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,37).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 10 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Seguito della discussione della mozione Braga, Riccardo Ricciardi, Zanella, Richetti, Faraone, Magi ed altri n. 1-00402 concernente iniziative in materia di applicazione del regolamento europeo che istituisce un quadro comune per i servizi di media, cosiddetto European media freedom act, con particolare riguardo alla governance della Rai.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della mozione Braga, Riccardo Ricciardi, Zanella, Richetti, Faraone, Magi ed altri n. 1-00402 concernente iniziative in materia di applicazione del regolamento europeo che istituisce un quadro comune per i servizi di media, cosiddetto European media freedom act, con particolare riguardo alla governance della Rai (Vedi l'allegato A).
(Parere del Governo)
PRESIDENTE. La rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulla mozione presentata.
FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Grazie, Presidente. In relazione alla mozione Braga, Riccardo Ricciardi, Zanella, Richetti, Faraone, Magi ed altri n. 1-00402, con riferimento alle premesse si esprime: sul punto 1) parere favorevole; sul punto 2) parere favorevole con la seguente riformulazione: “l'articolo 1 del regolamento pone fra gli obiettivi il corretto funzionamento del mercato interno dei servizi di media e a tal fine istituisce il Comitato europeo per i servizi di media, con la salvaguardia dell'indipendenza e del pluralismo dei servizi di media”; sui punti 3), 4), 5), 6), 7), 8), 9) e 10) parere favorevole; sul punto 11) parere favorevole con la seguente riformulazione: “il regolamento si applicherà a decorrere dall'8 agosto 2025 con delle eccezioni: l'articolo 3 si applicherà dall'8 novembre 2024, l'articolo 4, paragrafi 1 e 2, l'articolo 6, paragrafo 3, gli articoli da 7 a 13 e l'articolo 28 dall'8 febbraio 2025, gli articoli da 14 a 17 dall'8 maggio 2025 e l'articolo 20 dall'8 maggio 2027”.
Sui punti 12), 13) e 14) il parere è favorevole, mentre sui punti 15), 16) e 17) il parere è contrario.
Passiamo agli impegni. L'impegno è favorevole con riformulazione: “a continuare sulla strada intrapresa nel rispetto di tutte le scadenze previste dall'European media freedom act e ad adottare ogni utile iniziativa volta a valorizzare il ruolo e la funzione del servizio pubblico radiotelevisivo e la professionalità dei suoi dipendenti, nel rispetto delle disposizioni fissate dal regolamento.”
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Ringrazio la Sottosegretaria. Chiederemmo di poter avere il testo delle riformulazioni per poterle valutare.
PRESIDENTE. Lo stiamo fotocopiando, al più presto lo metteremo a disposizione, naturalmente.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). La ringrazio, signora Presidente. Vorrei intanto mettere in evidenza che nella riformulazione addirittura delle premesse da parte del Governo, bontà sua, il Governo dà un parere favorevole sul fatto che l'European media freedom act è entrato in vigore nel maggio del 2024 e in Italia sarà applicabile a partire dall'8 agosto 2025. Ci vuole un grande sforzo di apertura e generosità nel dare atto di quello che dice il Trattato.
Allo stesso modo, un grande sforzo anche nel vedere che c'è un richiamo al regolamento che ha 29 articoli e c'è un parere favorevole da parte del Governo: siamo stupiti di questa generosità e di questa apertura del Governo, che riconosce che ci sono 29 articoli; magari, il Governo sarebbe stato capace di dire che ce ne sono 16.
Quello che, per esempio, non ci sorprende è che il Governo - ma, adesso entrerò nella dichiarazione di voto -, nella riformulazione dell'impegno, cassi completamente una qualunque valutazione sull'atteggiamento ostruzionistico che si sta tenendo nella Commissione parlamentare di vigilanza da parte della maggioranza che sostiene lo stesso Governo e che era nell'impegno.
Da qui vorrei partire con la mia dichiarazione di voto, signora Presidente: è una vergogna, è una cosa gravissima, perché l'atteggiamento della maggioranza sta impedendo il funzionamento di una Commissione, che è tra quelle considerate di garanzia, perché è una Commissione che, non a caso, ha anche la presidenza di un esponente dell'opposizione. Una Commissione di vigilanza sulla Rai - cioè sul servizio pubblico, sul servizio di tutti i cittadini, che ha quindi l'impegno e l'obbligo di vigilare proprio sull'attività della Rai e su quello che accade in Rai - che è tenuta in scacco, ormai da ottobre, se non sbaglio, da non so quanti mesi, dalla maggioranza, usando un artificio che è molto borderline rispetto alle pratiche democratiche all'interno di questa Assemblea. Infatti, pur essendo una Commissione, per l'appunto, di garanzia - non a caso la presidenza è data (ed è votata) a un esponente dell'opposizione -, viene impedito che si riunisca, perché la maggioranza utilizza la propria maggioranza per far mancare il numero legale e, quindi, impedire alla Commissione di fare quello che la Commissione dovrebbe fare in una situazione normale, tanto più in una condizione come quella che è rappresentata anche nelle premesse della nostra mozione.
Certo, signora Presidente, può essere accaduto anche alle opposizioni di disertare, come atto politico, la presenza in alcune Commissioni. C'è un piccolo particolare nella distinzione dell'atteggiamento democratico rispetto a questo: è che la decisione dell'opposizione ha un valore politico per mettere in evidenza una distanza da quello che si sta facendo; quando a mettere in atto un atto di questo genere è la maggioranza, non è più un atto politico, è un atto antidemocratico, che cerca di impedire che la Commissione possa funzionare.
E questo, devo dirlo con grande rammarico, signora Presidente, nonostante gli appelli che la presidente della Commissione di vigilanza, i membri dell'opposizione hanno rivolto, ripetutamente, con lettere, con dichiarazioni, con appelli pubblici ai Presidenti delle Camere, che pure, almeno in termini di moral suasion, dovrebbero avere una qualche capacità rispetto alla maggioranza che impedisce lo svolgimento democratico dei lavori della Commissione. Purtroppo, anche dai Presidenti della Camera e del Senato non abbiamo avuto alcuna notizia.
Perché accade questo, signora Presidente? Questo non ce lo riformula il Governo, ma noi lo sappiamo perfettamente: per la semplice ragione che le opposizioni non sono disponibili a bersi e ingurgitarsi l'amministratore delegato che ha scelto la maggioranza - e che sappiamo benissimo essere la signora Agnes - con una decisione, come spesso capita e come spesso accade in tante altre situazioni, monocratica, presa in modo imperativo, senza neanche avere il buon gusto - visto che, comunque, le opposizioni potrebbero essere determinanti nel voto - di coinvolgere almeno in una discussione, in un ragionamento, le opposizioni. No: o mangiate questa minestra o vi buttate dalla finestra. Anzi, non è che vi buttate dalla finestra, vi impediamo di far funzionare la Commissione.
Nessun tipo di proposta si è voluto provare a condividere con l'opposizione. Semplicemente, si impedisce che la Commissione possa funzionare, arrivando alla gravità assoluta per cui, se questo è intollerabile da parte della maggioranza e del Governo, è ancora più intollerabile e inaccettabile che i vertici della Rai, approfittando di quello che sta facendo la maggioranza, non vengano a rispondere sulla base dei poteri straordinari che la presidente della Commissione ha messo in atto e, cioè, la convocazione dell'amministratore delegato della Rai. L'amministratore delegato della Rai se ne è ben guardato, se ne è fregato della Commissione di vigilanza sulla Rai e ha deciso di non venire.
Se fossimo in un'altra qualunque Commissione d'inchiesta - ci è successo ieri, con la Commissione David Rossi - lo avremmo fatto venire con i carabinieri, perché non è che l'amministratore delegato della Rai è un signore che può fare come vuole e quello che vuole. Purtroppo, ci troviamo esattamente in questa condizione.
Allora, signora Presidente, noi chiediamo che, attraverso l'European media freedom act, si arrivi ad una nuova legge - lo chiediamo, ovviamente, con questa mozione -, che entro agosto, per non incorrere nelle sanzioni europee, possa anche rivedere la governance della Rai; quindi, una legge sulla Rai. Ma anche questa, signora Presidente, è ferma al Senato, perché ci sono molte proposte, al Senato, di modifica dell'attuale legge, sulla quale verrò. È un piccolo particolare che siano ferme al Senato, perché anche su quelle non si riesce ad andare avanti. Noi abbiamo la nostra proposta e, quindi, da una parte, si tiene ferma la Commissione di vigilanza, la Commissione che democraticamente deve vigilare sull'andamento del servizio pubblico e, contemporaneamente, si impedisce di riformare quella legge che da tutti viene additata come la pietra dello scandalo di tutto il male dell'informazione italiana.
A questo proposito mi consenta, signora Presidente, di riprendere le parole che la collega Boschi, che anche ha firmato questa mozione, ha avuto modo di spiegare - e io sono assolutamente d'accordo con quel ragionamento - in occasione degli stati generali dell'informazione, a proposito dell'attuale riforma, questa pietra dello scandalo, questo atto neofascista quasi, che è stato messo in piedi da Renzi per controllare la Rai. C'è un piccolo particolare, signora Presidente: che la riforma che oggi viene contestata, viene contestata perché si dice che attribuisca troppo potere alla politica ed è stata utilizzata - segnalo - da tre Presidenti del Consiglio. La riforma Renzi è stata utilizzata da tre Presidenti del Consiglio: il Presidente Conte, il Presidente Draghi e la Presidente Meloni. Quest'ultima, per due volte. Sono quattro, dunque, gli amministratori delegati che si sono succeduti: Salini, Fuortes, Sergio e Rossi. Il capo di una maggioranza giallo-verde, il capo di un Governo tecnico, il capo di un Governo di centrodestra. Tutti hanno usato questa norma che oggi sembra essere il male assoluto.
Eppure, nessuno fa caso al fatto che togliere i partiti dalla quotidianità della vita della Rai era anche l'obiettivo dichiarato di quella riforma che, infatti, aveva quattro caratteristiche: l'elezione di un membro del consiglio di amministrazione da parte dei dipendenti (innovazione, credo, significativa, che andrebbe per me replicata anche nelle prossime proposte di riforma, non solo in Rai, ma anche altrove); la scelta di un presidente super partes da eleggere a maggioranza qualificata; l'elezione dei membri del consiglio di amministrazione da parte del Parlamento; l'individuazione di un capo azienda libero di decidere senza vincoli, espresso dal Ministero dell'Economia, esattamente come il Ministero dell'Economia esprime il CEO di ENI o di altre aziende pubbliche.
Oggi si dice che, con quella norma, Renzi avrebbe messo le mani sulla Rai, perché il Governo decide il capo dell'azienda, mentre, rispetto a prima - arrivo alla conclusione, Presidente -, quando il direttore generale era espressione del Parlamento, si potrebbe pensare che le nomine della Rai fossero fatte sulla base di concorsi accademici alla Normale di Pisa. Si potrebbe pensare, no? Basta ipocrisie! Basta prenderci in giro! Se l'azienda è pubblica, ci sono poche alternative: o decide il Governo, come fa per l'ENI, o decide il Parlamento, come faceva prima della riforma del 2015 - e, per carità, non c'era alcuna politicizzazione - o si affida il compito a soggetti privati della legittimazione democratica. Per me, questa è la via più sbagliata, ma è l'unica che giustifica il potere di nomina.
Insomma, la sostanza è la seguente: non volete che il Parlamento e il Governo decidano sulla Rai? Avete una sola strada: privatizzare l'azienda. Questa è l'unica alternativa e questa è la nostra posizione obiettiva - ho finito, Presidente - sulla riforma della Rai.
Il punto vero è che voi bloccate la Commissione di vigilanza e impedite la riforma della Rai, perché, in realtà, quello che a voi interessa è continuare a tenere la televisione di Stato nelle vostre mani, che occupate dalla mattina alla sera, andando a ferire il principio democratico che dovrebbe garantire a tutti i cittadini e a tutte le posizioni politiche…
PRESIDENTE. Concluda.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). … di essere rappresentate e conosciute in questo Paese. È un principio democratico, sicuramente non è un principio sovranista, ma dovreste tenerne conto lo stesso (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Piccolotti. Ne ha facoltà.
ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Noi, francamente, quando abbiamo ascoltato la riformulazione degli impegni proposta dalla Sottosegretaria, abbiamo pensato che fosse uno scherzo, che fosse il 1° aprile; poi ci siamo resi conto che, invece, non è così. Infatti, questa riformulazione dice - precise parole - che bisogna “continuare sulla strada intrapresa”. Ecco, noi siamo allucinati da questa frase, perché la strada intrapresa dal Governo e dalla maggioranza in questi mesi è una strada che ci porta dritti dritti ad una procedura di infrazione per il mancato rispetto dell'European media freedom act e che costituisce un danno colossale alla libertà di informazione, ai cittadini e all'azienda del servizio pubblico di informazione. Infatti, la libertà e il pluralismo dell'informazione, Presidente, sono un pilastro della democrazia, come lo sono la separazione dei poteri e la libertà di espressione e di parola.
Il problema, in quest'Aula, è che questa maggioranza non lo sa oppure se ne è dimenticata, visto come ha agito negli ultimi mesi. Infatti, l'Italia, nelle classifiche sulla libertà di stampa di Reporters sans frontières, è crollata di sei posizioni, fino al quarantaseiesimo posto, a causa di diverse e plurali scelte del Governo che sono state tutte orientate a limitare la libertà di stampa e a intimorire chi svolge la professione giornalistica. Poi dirò delle misure che hanno poco a che vedere con la Rai. Ma torniamo alla Rai.
La situazione nel servizio pubblico radiotelevisivo è uno dei tasselli di questo quadro di impoverimento del pluralismo dell'informazione. Il Governo, che è stato messo dall'Unione europea di fronte alla necessità di intervenire entro agosto - finalmente, dopo tantissimi anni - sulla riforma della governance della Rai in modo da renderla autonoma e indipendente, invece di agire per risolvere i problemi, ha scatenato un conflitto, una guerra all'informazione che ha portato ad uno stallo gravissimo. Vogliamo dire, quando dite che bisogna “continuare sulla strada intrapresa”, quale sia questa strada e dove ci ha portato? Bene, siamo in una situazione di stallo totale rispetto alla nomina dei vertici Rai perché, come è noto, la maggioranza pretende che l'opposizione nomini colui - o colei, in questo caso - che è a loro gradito.
Siamo arrivati al blocco totale dei lavori della Commissione di vigilanza, che è una Commissione di garanzia, perché la maggioranza non si presenta, fa cadere il numero legale e impedisce i lavori di un'istituzione democratica. Siamo arrivati al blocco dei lavori dell'8a Commissione al Senato, che avrebbe dovuto varare la riforma della governance per rispettare l'European media freedom act, e quindi siamo in una situazione che sta danneggiando completamente l'azienda e il servizio d'informazione italiano.
Mi sono chiesta come mai si sia arrivati a tanto e ho pensato che, forse, a destra si sono fatti l'idea che questa guerra possa essere considerata una guerra tra maggioranza e opposizione, un conflitto fra partiti politici sulla Rai. Però, Presidente, credo sia importante che in quest'Aula, invece, si dica la verità e cioè che questa non è una guerra tra maggioranza e opposizione, ma è una guerra contro i cittadini e contro il loro diritto di fruire di un'informazione indipendente, plurale e libera (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)! È contro il loro diritto a conoscere tutti i fatti e ad ascoltare tutte le opinioni, anche quando queste opinioni o questi fatti possono non far piacere a qualcuno. I cittadini, infatti, Presidente, non pagano il canone per avere un'informazione di parte, mutilata, autocensurata (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)! Non pagano il canone per comprarsi il megafono del Governo di turno o di qualcun altro, Presidente. È quindi ora di dire: basta! Sono almeno tre legislature che, da questo lato dell'Aula, si deposita - noi depositiamo - la proposta di MoveOn che restituirebbe il servizio pubblico ai cittadini, alla trasparenza, a un meccanismo di nomina e di scelta dei vertici che, finalmente, la libererebbe dal condizionamento palese e troppo stringente della politica.
Ci chiediamo, a questo punto, se dovremmo diventare vecchi prima che questo Parlamento si decida a liberare la Rai e a farne un veicolo di democrazia, libertà, crescita culturale e consapevolezza, come la Rai può e deve essere. Lo dico, Presidente, perché intanto, oltre al danno ai cittadini, si è fatto anche un danno all'azienda e a chi ci lavora, cioè ai giornalisti. In Rai non c'è un presidente, ci sono direttori di testata ad interim, ci sono stati esodi incentivati senza che siano state programmate nuove assunzioni: due anni fa, è stato calcolato che erano arrivati a 100 i giornalisti usciti e non sostituiti, ora sappiamo che sono molti di più.
Non solo non fate la riforma della governance nei tempi dovuti, cioè entro agosto 2025, ma fate danni all'azienda, impoverendo l'organico dei giornalisti che lavorano dentro le sue testate e fate nomine che, già oggi, sono in violazione delle nuove norme dell'European media freedom act. Infatti, nell'ultima tornata di nomine tutti sappiamo che alcune sono state basate esclusivamente sull'appartenenza politica e che ci sono direttori - senza fare i nomi - che hanno perso l'incarico non per il mancato raggiungimento dei risultati o perché non hanno saputo lavorare, ma perché non rispondevano più ad uno specifico partito, e questo è stato detto apertamente.
Ecco, ci sono inoltre alcuni programmi, come i programmi di inchiesta, che vengono penalizzati, inseriti in luoghi scomodi dei palinsesti, proprio perché sono sgraditi al Governo e alla sua maggioranza. Si vede ormai - in questi due anni è stato palese - che questa maggioranza ha una vera e propria allergia nei confronti dell'informazione libera. Allora, forse è bene ricordare anche gli altri provvedimenti di contorno che avete preso o che state prendendo, a cominciare dalla legge Bavaglio, che vieta la pubblicazione di un ordine di custodia cautelare fino alla fine dell'udienza preliminare, che sta impedendo a tanti cittadini di conoscere le ragioni di alcuni provvedimenti della magistratura, ma possiamo parlare anche del vergognoso articolo 31 del decreto Sicurezza, che obbliga i giornalisti del servizio radiotelevisivo pubblico a passare le proprie informazioni ai servizi segreti, e così facendo mette a rischio la tutela delle fonti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), che è un principio sacrosanto della libertà di informazione!
Tutela delle fonti di cui, evidentemente, a voi nulla importa, tanto che con uno spyware, che è esplicitamente vietato dalle nuove norme dello European media freedom act, avete spiato il direttore di una testata, cioè Francesco Cancellato, senza nemmeno dare spiegazioni ai cittadini e a quest'Aula, come se fossimo in un regime a-democratico.
E ancora, nella legge di delegazione europea di quest'anno avete, con attenzione chirurgica, evitato di inserire il recepimento della direttiva anti SLAPP, cioè quella contro le querele temerarie, perché ne avete fatte così tante contro i giornalisti che abbiamo perso il conto, e vorrei segnalare che persino Sallusti e Vecchi, cioè i direttori di due giornali della destra, il Giornale e Il Tempo, hanno scritto un editoriale per dire: ma che succede? Il Governo querela i giornalisti per fare cassa sugli stipendi e sulle redazioni.
C'è il tema delle minacce ai giornalisti che vengono dalla criminalità organizzata, però, Presidente, lo voglio ricordare, vengono anche da esponenti che siedono in quest'Aula e che definiscono giornalisti di quotidiani non graditi come “pezzi di m…”, non me lo faccia ripetere. Siamo in una situazione davvero grave, spero che quest'Aula rifletta, perché, quando deperisce l'informazione, quando il Governo si comporta come si sta comportando questo Governo, i diritti di tutti e di tutte sono messi a rischio (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Grippo. Ne ha facoltà.
VALENTINA GRIPPO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Sarebbe importante, come abbiamo fatto un anno fa, quando votammo la mozione per la tutela dei giornalisti - che, ahimè, tutt'oggi, in grande misura, rimane lettera morta - che ci spogliassimo dai nostri reciproci ruoli di Governo, maggioranza e opposizione in questa sede, e ci ricordassimo qual è la nostra funzione, che è, tra le altre cose, principalmente quella di essere garanti del funzionamento dei meccanismi democratici.
Per questo, farò un appello a tutti i colleghi di maggioranza, oltre, ovviamente, a quelli dell'opposizione che hanno firmato questa mozione, a riflettere sul fatto che noi continuiamo a darci sull'informazione delle regole e dei metodi che non danneggiano chi oggi governa o chi oggi è all'opposizione, ma che sono poi gli strumenti che rimangono ai cittadini per capire qual è lo stato di salute della democrazia in un determinato momento.
Infatti, se esiste un termometro attendibile della qualità della nostra democrazia, questo è da sempre rappresentato dalla libertà e dall'indipendenza dell'informazione, e questo termometro, purtroppo, oggi segna la febbre. E non è solo un problema dei giornalisti, non è solo un problema di salvaguardare chi sceglie di fare questo mestiere, ma è una ferita aperta nel corpo democratico del Paese. Dobbiamo dire, però, con onestà intellettuale al Governo e ai colleghi che ci ascoltano che nessuna forza politica in nessuna stagione repubblicana, purtroppo, ha rinunciato davvero alla tentazione di occupare il servizio pubblico radiotelevisivo.
Lo spoils system nella Rai è un'abitudine consolidata, lo abbiamo detto in questa sede. Ricorderete - forse no perché è un dettaglio, però è un dettaglio che a noi colpì molto - che nella mozione che presentammo come Azione, insieme ad altre mozioni presentate dalle altre forze politiche, che riguardava la salvaguardia dei giornalisti, c'era una premessa che diceva che tutte le forze politiche avevano, dal dopoguerra in poi, occupato la televisione pubblica. Ebbene, quella fu l'unica premessa che nessuno, maggioranza e opposizione, votò.
La votammo da soli perché, purtroppo, capisco che è complesso ammettere che su questo siamo un po' tutti responsabili. Ma, se lo spoils system in Rai è un'abitudine consolidata, una prassi trasversale, una rendita di posizione che si è perpetuata da Governo a Governo, oggi, sinceramente, la situazione è davvero insostenibile. Se ieri avveniva per via sotterranea, con moral suasion, oggi è diventata pratica esplicita e rivendicata. Si rivendicano epurazioni come un atto di giustizia, si modificano le regole della Commissione di vigilanza per consentire interventi governativi senza contraddittorio, si trasmettono integralmente comizi politici su canali all news senza alcun contraddittorio e mediazione giornalistica. La Rai, invece di essere uno spazio per tutti, rischia di diventare una cassa di risonanza per pochi, chiunque siano i pochi che ne usufruiscono, in una stagione o nell'altra, e questo avviene proprio mentre l'Unione europea approva e ci chiede di applicare lo European media freedom act.
Questo regolamento rappresenta un passaggio storico che, in qualche modo, cristallizza le buone pratiche che avvengono in altra parte dell'Europa: interviene sulla nomina dei vertici, sugli obblighi di trasparenza e supervisione, sul finanziamento protetto, sul prevedere organi di governance indipendenti. È un po' la road map che noi avevamo segnato con il nostro progetto di riforma di governance della Rai, e non a caso, mi sembra di capire, è proprio la parte che anche questa volta, anche in questa occasione, il Governo stralcia, trasformando l'impegno.
E quindi veramente chiediamo una riflessione su questo. Questo regolamento ci fornisce un'occasione importante: può essere un recepimento pro forma di dichiarazioni di intenti e di principio, non accompagnato da un intervento sostanziale, oppure può essere l'occasione in cui facciamo quello che fanno, peraltro, tutte le altre televisioni europee. Se ci guardiamo intorno, non tutte le televisioni europee garantiscono indipendenza. La discussione è presente in molti Paesi, ma sicuramente ci sono i meccanismi democratici che consentono di avere dei soggetti da adire, a cui poter sottolineare cosa non funziona.
In Germania, pensiamo alle reti pubbliche ARD e ZDF, la Corte costituzionale ha definito tutta una serie di parametri che tengono i partiti, in parte, fuori. Faccio un esempio: non possono essere presenti negli organismi di controllo e di indirizzo per più del 30 per cento; in Italia sarebbe utopia. Pensiamo a France Télévisions, che ha stabilito tutti meccanismi indipendenti per la nomina sia delle autorità garanti che degli organismi di indirizzo. Pensiamo al board della BBC, eletto per 10 anni da autorità indipendenti.
Ebbene, noi non siamo da meno, la qualità di informazione della Rai non è da meno, all'origine, di quella della BBC.
Chi di noi ha qualche anno in più si ricorda che cosa ha significato per questo Paese raccontare episodi di cronaca quando tutti gli italiani erano davanti alla televisione per la lunghissima diretta del caso Vermicino, la diretta della notte dell'attentato a Giovanni Paolo II, le immagini da piazza Fontana, la strage di Bologna, i funerali delle vittime di mafia, il sequestro Moro, le lacrime della famiglia Falcone. Siamo in grado, nella Rai di oggi, di fare lo stesso? Quando giriamo i canali, abbiamo la stessa sensazione di avere una fonte autorevole che ci racconta davvero come stanno le cose?
E non perché i giornalisti, i professionisti, le tantissime persone che lavorano in Rai non avrebbero le competenze, la preparazione e la volontà di farlo, ma perché c'è un più o meno subdolo atteggiamento volto a inibire, disincentivare, delegittimare chi fa questo lavoro. Questo è il servizio pubblico presente, affidabile e autorevole di cui abbiamo ancora bisogno. E ripeto, il pluralismo dell'informazione è un diritto dei cittadini, non è un privilegio di categoria.
Lo dico perché abbiamo avuto delle recenti discussioni in VII Commissione, per esempio riguardo alla riforma dell'Ordine dei giornalisti, dove rappresentanti di maggioranza, specialmente - non me ne vogliano i colleghi -, sono intervenuti dicendo che cosa doveva fare quell'organismo nell'organizzare la governance (le modalità di elezioni, di scelta, di rappresentanza) al proprio interno, entrando a gamba tesa sui meccanismi di autonomia di chi decide di informare con la schiena dritta e di fare di questo il proprio mestiere. Ci ha molto preoccupato, non nel merito - per carità, il Parlamento e i parlamentari possono dire tutto -, ma ci ha preoccupato l'idea che non si capisse quanto l'autodichia e l'autonomia di quel quarto potere sia una garanzia non per chi sceglie di fare quel lavoro, ma per tutti i cittadini.
Allora, noi lo avevamo fatto di nuovo in questo impegno e, ripeto, lo avevamo già fatto un anno fa in una mozione dalla quale tutti gli impegni più vincolanti erano stati tolti ed erano state lasciate solo le buone intenzioni, che, come tutte le buone intenzioni, sono rimaste una dichiarazione d'intenti. Non vorremmo, Sottosegretaria, lo dico davvero con spirito costruttivo, che questa vostra riformulazione di togliere l'impegno che parlava di favorire l'iter legislativo della governance Rai, che è una cosa che tutti noi dovremmo volere e che, a parole, anche la maggioranza e i rappresentanti del Governo vogliono, non si traduca, nella percezione generale che si dica solo: facciamo una mozione per fare quello che dobbiamo fare, perché siamo tenuti, come è stato correttamente detto, a dare seguito alla direttiva europea, ma non facciamo nulla di più, non cogliamo questa occasione per mettere le mani sulla governance della Rai.
Se lo farete, lo riconosceremo, Azione è sempre - lo diciamo - pragmatica nella valutazione delle proposte. Davvero, se si metterà mano da parte di questo Governo all'impianto della governance Rai, noi vi sosterremo e vi aiuteremo in questo lavoro, ma se, viceversa, deciderete di non dare seguito a quello che avete votato un anno fa e a quello che dovete fare perché l'Europa ce lo chiede, ci vedrete severissimi a condannarvi, perché la libertà dell'informazione è la libertà di tutti i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghi, signora Sottosegretaria, l'accusa mossa delle opposizioni di ingerenza da parte del Governo sul servizio pubblico televisivo è quasi un classico della dialettica politica. Un classico, un refrain, tanto sentito quanto stonato, perché a tutti, all'interno di quest'Aula, dovrebbe essere chiaro che l'editore della Rai siamo proprio noi, tutti noi, il Parlamento in rappresentanza dei cittadini.
È attraverso la Commissione di vigilanza Rai, che, come vorrei ricordare, è presieduta sempre da un esponente dell'opposizione, così come avviene per ogni organismo di controllo, che il Parlamento italiano formula gli indirizzi generali che dovranno essere seguiti dal servizio pubblico radiotelevisivo e ne controlla il rispetto. Tirare in ballo l'European media freedom act è semplicemente pretestuoso, signora Presidente. La legge europea per la libertà dei media si prefigge l'obiettivo di proteggere la libertà di stampa in un mondo sempre più complicato dalle nuove tecnologie.
La trasparenza delle informazioni è seriamente messa a rischio dalle nuove frontiere dell'intelligenza artificiale generativa, dalle incursioni e influenze esterne ai confini nazionali. Oggi siamo ben oltre le fake news e il rafforzamento dell'autorevolezza delle testate giornalistiche accreditate - ma penso anche alle edicole, purtroppo sempre di meno - del servizio pubblico radiotelevisivo diventa determinante per assicurare un'informazione plurale e trasparente.
Dovremmo porci questi temi, interrogarci su come supportare la Rai nella concorrenza dei nuovi media e nell'aggiornamento tecnologico, partendo magari dalle basi, occupandoci delle lacune di organico lamentate dall'azienda. Signora Presidente, in un orizzonte in cui le sfide e le minacce all'informazione sono tanto grandi da superare i confini nazionali, è abbastanza deludente che in quest'Aula ci si dedichi a un dibattito abbastanza sterile.
Leggo un punto della mozione sottoscritta dai colleghi dell'opposizione, se non erro è il punto 16): “a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo in Italia le criticità che si registrano nella governance della Rai, così come l'approccio ostile del Governo verso alcuni format e trasmissioni del servizio pubblico, evidenziano la necessità di una rapida applicazione delle misure contenute nell'European media freedom act proprio a garanzia della funzione del servizio pubblico e del pluralismo, nonché a tutela del giornalismo di inchiesta”.
Mi chiedo cosa sia esattamente un approccio ostile? Perché ricordo sommessamente che la libertà di espressione è anche poter dire che quella trasmissione mi piace o quella trasmissione non mi piace, guardarla o cambiare canale. A me sembra che si voglia trascinare il Parlamento in un dibattito davvero sterile e pretestuoso, volendo puntualizzare se al Governo o ai suoi membri piacciono o non piacciono format che vanno in onda sui canali Rai. Vanno in onda, punto. Vanno in onda i programmi, poi si potrà amarli o non amarli. La libertà di stampa è qualcosa di molto serio. Abbiamo aperto il 2025 con la liberazione di Cecilia Sala, una giornalista incarcerata solo perché stava facendo il suo mestiere, che è quello di informare. È stata…non vorrei disturbare, Presidente.
PRESIDENTE. No, sono loro che disturbano. Onorevole Cappelletti, per favore. Prego, onorevole Bicchielli.
PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie. È stato un grande sollievo, una grande gioia, preceduta dalla grande paura di vedere minati i diritti di noi tutti. In quella cella, assieme a Cecilia Sala, c'era il diritto all'informazione, il diritto a essere informati. Certo, ce lo garantisce la legge, ce lo garantisce la Costituzione, ma materialmente ce lo garantiscono i giornalisti.
Nell'attuale contesto in cui la guerra ibrida entra anche nei nostri dispositivi digitali personali, attraverso il web, i social media, sovrapponendosi e oscurando, a volte, le fonti certificate, il ruolo dei giornalisti, il loro essere in prima linea, diventa ancora più essenziale. Signora Presidente, in un mondo sempre più frammentato e destrutturato, in cui opinione e informazione vengono confuse o messe sullo stesso piano, in cui la disintermediazione sta comportando la mancanza di filtri e controlli e un flusso comunicativo di matrice oscura, diventando uno strumento di influenza e vera e propria arma non convenzionale, vorrei che il tema della tutela della libertà di stampa e del rafforzamento del servizio pubblico sia affrontato con maggiore serenità e maggiore serietà.
Lancio, quindi, un appello ai colleghi dell'opposizione. A nome del nostro gruppo - il gruppo di Noi Moderati - non posso che negare il sostegno a questa mozione, di cui non condivido e di cui non condividiamo i contenuti né l'approccio, ma vi invito, colleghi dell'opposizione, ad affrontare il tema del servizio pubblico alla luce dei nuovi scenari, che in parte ho cercato di descrivere. In questo modo davvero faremo la nostra parte per un servizio pubblico in grado di fronteggiare le nuove sfide della comunicazione e per tutelare la missione dei giornalisti e, soprattutto, la libertà di stampa (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Carotenuto. Ne ha facoltà.
DARIO CAROTENUTO (M5S). Presidente, grazie. Noi, leggendo le riformulazioni, siamo rimasti particolarmente sconcertati dal fatto che, di fatto, da un lato ci dite che le scadenze sono già state superate. Voi stessi, in una riformulazione di una premessa, ci dite che: “il regolamento si applicherà a decorrere dall'8 agosto 2025 con delle eccezioni: l'art. 3 a partire dall'8 ottobre del 2024”, che mi risulta una data passata, “l'articolo 4, paragrafi 1 e 2, l'articolo 6, paragrafo 3, gli articoli dal 7 al 13 e l'articolo 28 dall'8 febbraio 2025”, un'altra data passata. E poi ci sono questi che stanno per arrivare, quello dell'8 maggio 2025 e quello dell'8 agosto seguente.
Dopo, però, nell'impegno scrivete: “a continuare sulla strada intrapresa nel rispetto di tutte le scadenze previste”. Ma le scadenze già non le state rispettando! Presidente, mi rivolgo a lei e, per suo tramite, mi rivolgo al Governo, chiaramente. E quindi bisogna essere chiari qui: la Rai merita un altro tipo di atteggiamento, perché il tema della Rai non è solo la televisione pubblica o la libera professione del giornalismo e dell'informazione nel nostro Paese. Riguarda la nostra democrazia, banalmente, perché la libertà di informazione è il diritto dei cittadini a essere informati in modo corretto nel nostro Paese, e cioè plurale e indipendente.
Poi andiamo nel cuore pulsante dell'European media freedom act, che è entrato in vigore - in realtà è stato votato a maggio 2024 - e sarà pienamente applicabile in Italia da agosto prossimo. E l'obiettivo è un obiettivo con cui tutti quanti, a parole, ci diciamo d'accordo, no? I principi che vanno sempre difesi, quelli della libertà, anche dalla politica. Poi, però, che cosa vediamo? Vediamo che nel nostro Paese, in particolare, c'è una legge, quella voluta dal Governo Renzi, che in qualche modo, praticamente, rende la Rai una controllata dal Governo, e questo chiaramente è inaccettabile, è sempre stato inaccettabile per noi.
Noi abbiamo fatto tante altre proposte. Proprio quella di Renzi andava, in qualche modo, a modificare, nell'iter legislativo della XVII legislatura, una proposta a firma Fico che andava a svincolare del tutto la Rai dai partiti.
Noi rimaniamo di quell'opinione e siamo contenti che arrivi almeno, finalmente, l'Europa a darci l'opportunità di andare in quella direzione.
Allora, l'EMFA chiede agli Stati membri, nero su bianco, di garantire che i fornitori del servizio pubblico siano indipendenti, editorialmente e funzionalmente, di assicurare pluralismo, imparzialità, qualità. In Italia questo sta avvenendo? Evidentemente no. Allora cerchiamo di prendere, ancora una volta, del buono dall'Europa, che si muove per liberare le informazioni da pressioni politiche e da interferenze indebite, mentre da noi assistiamo a uno spettacolo che definire penoso è poco.
La Rai è in crisi: non è solo una crisi di ascolti - ma i dati sono impietosi e sono lì sulla carta, chiunque li può leggere -, ma è anche una crisi di credibilità, di missione e di indipendenza. In questo scenario che ho appena descritto, la maggioranza pretende di imporre alla guida della Rai, alla presidenza della Rai, un nome gradito a Mediaset. Avete capito bene. La maggioranza di Governo, in un parossismo di coerenza istituzionale, ha pensato bene di proporre per la presidenza del servizio pubblico un profilo apprezzato dalla diretta concorrente privata, cioè Mediaset, che non solo compete con la Rai sul mercato, ma - guarda caso - è proprietaria di un partito, Forza Italia, che siede tranquillamente al tavolo del Consiglio dei ministri. Ma, d'altra parte, questo è il Paese dei conflitti di interesse (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), non ci dobbiamo più stupire di nulla, questa è la normalità. Da questa maggioranza ci arriva, quindi, questa imposizione - bisogna dirlo bene questo, è un'imposizione - di affidare l'indipendenza editoriale della Rai a una figura di fiducia di Mediaset. Perché, nel momento in cui - vivaddio - l'opposizione si sta ribellando compatta a fronte di questo paradosso, la maggioranza ha deciso bene di bloccare i lavori di un'istituzione come la Commissione di vigilanza Rai. Lo dico anche al collega che prima di me è intervenuto per dire che tanto c'è la vigilanza che controlla. Magari controllasse, purtroppo è da tre mesi che è ostaggio di una maggioranza che non vuole che si faccia niente fino a che non cediamo a questo diktat. Ma non cederemo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Un atteggiamento che mostra tutto il disprezzo di questa maggioranza per i contrappesi democratici, per chi - pensate un po' - si propone di controllarvi un po'. Perché il controllo in questo Paese sarebbe d'uopo, visto che l'Italia, tra l'altro, oggi è al quarantunesimo posto nel mondo per la libertà di stampa: lo dice Reporter Senza Frontiere. Non mi sembra un dettaglio, ma un dato che dovrebbe allarmarci tutti. E, invece, qui si fa finta di nulla. È un Paese, il nostro, dove si moltiplicano le querele temerarie, le querele-bavaglio, le pressioni politiche, le censure dirette e indirette, le intimidazioni contro i cronisti: penso, in particolare, a Sigfrido Ranucci, a Report, ma non solo: abbiamo visto cosa è successo con Fanpage, reo di aver fatto un'inchiesta sui giovani di Fratelli d'Italia. Ma certo, che problema c'è? Basta che il Festival di Sanremo faccia buoni ascolti e tutto può andare avanti come nulla fosse.
Però, a ben vedere, se vediamo il pluralismo come si declina oggi nel nostro Paese, a cosa assistiamo? A un racconto, ad esempio, della guerra israelo-palestinese totalmente sbilanciato, privo di qualunque voce della comunità palestinese in Italia. Perché vi assicuro, vi do una notizia: esiste una comunità palestinese in Italia ed esiste anche un'ambasciatrice della Palestina nel nostro Paese, che viene totalmente ignorata dal nostro servizio pubblico radiotelevisivo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Mentre in tutto il mondo, compresa Israele - dove c'è un giornale, Haaretz, che ci informa di tutte le sconcezze e le orribili vicende di quella striscia di terra -, si dà spazio a testimonianze, a opinioni e a letture diverse, in Rai si è scelto di offrire una narrazione patinata, univoca, tranquillizzante e senza complessità, per non disturbare e per non turbare lo spettatore.
Il pluralismo, secondo questa logica, consiste nell'intervistare cinque ospiti dello stesso orientamento, a rotazione. I telegiornali così, evidentemente, perdono rilevanza, perdono l'autorevolezza. L'approfondimento è diventato omologazione, le voci critiche vengono silenziate o marginalizzate, ridicolizzate nel peggiore dei casi. I giornalisti sono lasciati soli, intimiditi da pressioni, da denunce, da querele temerarie - lo dicevo prima -, soprattutto quelli che osano indagare il potere, raccontare ciò che non funziona, le malversazioni, la corruzione, le infiltrazioni criminali nella pubblica amministrazione. Voi combattete questo sia con l'attività legislativa sia andando ad importunare chi prova a fare il suo mestiere. C'è pure chi si offende quando Report o Fanpage fanno domande scomode, ma gli unici che dovrebbero offendersi e preoccuparsi sono i cittadini del nostro Paese che, quando il servizio pubblico diventa solo un megafono del Governo pro tempore, cosa possono fare, se non cambiare canale? Infatti lo stanno facendo.
E no, non è solo il tema dell'offerta digitale, della piattaforma streaming; la verità è che la Rai è stata trasformata in un campo di battaglia tra fazioni politiche, ma tutte di una stessa parte, praticamente. Le nomine sono tutte calate dall'alto per appartenenza, mai per merito; il servizio pubblico è diventato un feudo spartito tra correnti, amici degli amici e raccomandati. Quindi gli utenti del servizio pubblico, quelli che lo pagano anche con il canone, non vengono considerati.
Poi veniamo al paradosso assoluto, quello della Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai, che è bloccata da tre mesi. Una Commissione che dovrebbe garantire il pluralismo, l'equilibrio e la trasparenza oggi è ostaggio dell'ostruzionismo della maggioranza. Non siamo stati neanche messi nelle condizioni di ascoltare la nuova dirigenza, pensate. Perché questo? Perché l'opposizione non si piega ai nomi imposti dalla maggioranza per la presidenza. Allora vi offendete, vi indignate e non possiamo, però, neanche contestarvi quando giornalisti, come Sigfrido Ranucci, dicono chiaro e tondo di essere stati spiati su mandato di Fazzolari.
Allora, permettetemi un'altra nota. Quanta attenzione viene riservata ai temi del lavoro, alle morti sul lavoro e quanta, invece, ai numeri record che vengono presentati da questo Governo. Si parla di queste assunzioni, di un numero di occupati record, ma non si parla della povertà, non si parla di quanto sia povero il lavoro. Ecco, questa è la differenza tra un'informazione corretta e quello a cui, purtroppo, stiamo assistendo. Ed è per questo che, perdendo attinenza con il vero - perché, poi, i cittadini sono la carne viva del Paese, quelli che vivono nel salario povero, quelli che stanno vivendo in questa inflazione galoppante e patiscono tutto questo vostro malgoverno -, a fronte di una narrazione che va in un'altra direzione, cambiano canale.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
DARIO CAROTENUTO (M5S). Il tempo della cortesia istituzionale non può che essere finito e non possiamo accettare le riformulazioni. Se davvero vogliamo difendere la libertà di informazione, se crediamo nella missione pubblica della Rai, servono scelte coraggiose e non equilibrismi. Chi vuole una Rai dei cittadini e non dei partiti dovrebbe votare la nostra mozione così com'è. Chi vuole una democrazia vera e non una democrazia di facciata dia un segnale, altrimenti non lamentiamoci se la gente si allontana dalla politica e spegne la TV (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Orsini. Ne ha facoltà.
ANDREA ORSINI (FI-PPE). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, mi sia consentita una premessa. Quella di oggi è una giornata che meriterà di essere ricordata. Per la prima volta dopo tanto tempo, e forse anche per l'ultima volta nel futuro prevedibile, l'opposizione - che è divisa su tutto, è divisa sui grandi temi della politica mondiale, sui valori della nostra democrazia - si riunisce su un tema che, evidentemente, è per essa l'unico davvero identitario: la Rai e l'informazione televisiva (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
Non è proprio una novità, colleghi. Lo fanno da decenni, da quando hanno tentato di brandire l'arma spuntatissima del presunto conflitto di interessi contro Silvio Berlusconi e contro i suoi Governi, scelti dagli italiani. Tornano a farlo oggi, richiamandosi in modo un po' stravagante a un atto del Parlamento europeo, del quale noi del PPE siamo stati fra i promotori e la cui attuazione in Italia è del tutto pacifica e scontata (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
E, con questo, la discussione potrebbe addirittura chiudersi qui. Ma i colleghi dell'opposizione hanno, ovviamente, ben altri obiettivi. Vogliono fare intendere nella loro mozione e dicono esplicitamente in alcuni dei loro interventi che in Italia, nel servizio pubblico, vi sarebbe un problema di libertà e di pluralismo.
Cari colleghi dell'opposizione, mi rivolgo a voi, tramite la Presidenza: occorre un bel coraggio intellettuale per sostenere che, dopo che per decenni la Rai è stata un monopolio ideologico della sinistra, dopo che per decenni la Rai è stata lo strumento per diffondere calunnie, insinuazioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), provocazioni sessiste, insulti travestiti da satira su Berlusconi, su Forza Italia, sulle donne e sugli uomini del centrodestra, dopo tutto questo, la Rai di oggi sia davvero quella in cui mancano pluralismo e obiettività. Ma davvero non vi sembra grottesca un'accusa come questa?
In questo orwelliano rovesciamento delle parole e dei loro significati, è proprio nella Rai di oggi che c'è bisogno di tutelare il pluralismo e la libertà del giornalismo d'inchiesta. Proprio non riuscite a comprendere che pluralismo non significa che siete voi i depositari del diritto di decidere cosa è bene e cosa è male (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), cosa è vero e cosa è falso? Proprio non riuscite a comprendere che giornalismo d'inchiesta non vuol dire diritto di insultare e di calunniare senza fondamento, senza contraddittorio, senza limiti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)? Questa è la vostra idea di servizio pubblico?
Onorevoli colleghi, la Rai è un servizio pubblico, quindi è patrimonio di tutti. È una grande azienda che fa informazione e cultura, è una grande risorsa per la Nazione. Per questo, vorrei davvero che, sulla Rai, si potesse sviluppare un percorso condiviso. Del resto, questo è lo spirito delle leggi che regolano la governance dell'azienda, lo spirito al quale noi ci siamo sempre attenuti.
Ma un percorso condiviso non significa un diritto di veto per l'opposizione, non significa che l'opposizione possa bloccare all'infinito la nomina del presidente della Rai. Non c'è alcuna ragione al mondo perché questo debba accadere: in termini di diritto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), in termini di libertà, in termini di democrazia, in termini di pluralismo. Certo, in un mondo astratto, di fantasia, a guidare la Rai potrebbe essere una figura disincarnata, un angelo mandato dal cielo. Ma nell'umile esercizio che a noi tocca nella quotidianità della politica, le cose, colleghi, non funzionano così. La Rai è un patrimonio pubblico, quindi di proprietà dei cittadini, ed è guidata da un consiglio di amministrazione scelto dal Parlamento e, in piccola parte, dal Governo. Quindi, visto che viviamo in una democrazia, è scelto dai cittadini che ne sono proprietari.
La garanzia della trasparenza e del pluralismo sta proprio nella presenza dell'opposizione in tutti gli organismi, ma proprio per questo l'opposizione dovrebbe collaborare e non sabotare con l'ostruzionismo proprio gli organismi che regolano il servizio pubblico. Noi lo abbiamo sempre fatto, in ogni fase e in ogni stagione, come maggioranza e come opposizione. Noi, in passato, abbiamo votato un presidente della Rai come Claudio Petruccioli (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), già de l'Unità, già membro della segreteria del Partito comunista, in quel momento parlamentare in carica da cinque legislature, per il PCI, poi per il PDS, poi per i DS. Lo abbiamo votato semplicemente perché lo stimiamo, perché sapevamo che era una persona di qualità e che sarebbe stato un buon presidente. E così è stato, in una fase difficile.
Oggi, viene proposta una persona, una donna, che nella vita non ha mai ricoperto un incarico politico, che non è mai stata in nessun partito, che ha un curriculum di alto livello in ambito aziendale, giornalistico e culturale, che porta anche - ma ovviamente non è questa la ragione - l'eredità di un cognome che significa molto nella storia dell'azienda. Eppure siamo di fronte a un rifiuto pregiudiziale, per il quale si invoca addirittura l'Europa, proprio quell'Europa sulla quale vi lacerate su tutto il resto. Si invoca addirittura il regolamento europeo sulla libertà dei media.
Ebbene, colleghi, ho letto e riletto con attenzione questo nuovo regolamento e, in particolare, l'articolo 5, tanto citato e tanto invocato dall'opposizione, ma non sono riuscito a trovare in nessun luogo, in nessun capoverso, in nessun paragrafo, il passaggio nel quale si dice che il funzionamento indipendente dei fornitori di media del servizio pubblico è garantito solo se il presidente della Rai è deciso dal Partito Democratico e dai 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Sì, proprio i 5 Stelle, quelli per i quali un tempo la parola “lottizzazione” era la più orribile delle bestemmie.
A questo proposito, ho ascoltato, colleghi, nel dibattito generale e anche nell'ultima dichiarazione di voto - mi spiace che il collega sia assente - lo sgangherato argomentare del MoVimento 5 Stelle. La più raffinata delle loro tesi è che non si può lasciare la guida della Rai a una persona che sarebbe indicata da un partito di proprietà della famiglia Berlusconi. Argomenti come questo semplicemente non meriterebbero risposta. Si dovrebbe seguire il consiglio di Virgilio a Dante: “Non ragioniam di lor, ma guarda e passa”.
E tuttavia, colleghi, lo voglio dire ad alta voce e con grande orgoglio: io sono fiero, tutti noi siamo fieri di militare in un partito libero, proprio perché fondato da Silvio Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), l'uomo che ha fatto di più per la libertà in Italia, come editore e come politico, negli ultimi cinquant'anni della nostra storia.
Sono orgoglioso, tutti noi siamo orgogliosi, di avere il consenso e l'affettuosa vicinanza della famiglia Berlusconi, che mai, assolutamente mai, ha voluto condizionare una sola scelta politica o una sola decisione operativa di Forza Italia, ma che rappresenta un modello di impegno imprenditoriale, culturale e civile senza uguali nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). E sarebbe un atto di civiltà, che forse non vi appartiene, parlare di tutto questo con il dovuto rispetto.
Vengo alle conclusioni, signor Presidente. Sono molto amareggiato - e ciò forse spiega anche i toni accorati che di solito non mi appartengono - per l'uso strumentale di un tema così delicato, che davvero dovrebbe appartenere a tutti: il tema della libertà e del pluralismo dell'informazione, la libertà e il pluralismo nel servizio pubblico, che deve essere un patrimonio condiviso, un bene da tutelare insieme.
Noi sappiamo che l'onorevole Schlein e l'onorevole Conte - dei quali naturalmente parlo con grande rispetto - non rappresentano tutta la sinistra italiana, meno che mai tutto il centrosinistra. Sappiamo che il loro modo di fare opposizione non è quello di molti altri colleghi. Ma, appunto per questo, trovo profondamente deludente che anche la sinistra riformatrice, anche il centrosinistra più responsabile, si accodi al loro inseguimento delle pulsioni più estremiste e meno liberali.
Cari colleghi, in quest'Aula siedono molte persone serie e responsabili, in tutti gli schieramenti, ma proprio per questo mi pare incredibile sentire affermare sul serio che la libertà di informazione è un problema in questo Paese. È un'affermazione talmente stravagante che è difficile credere che sia stata davvero pronunciata in un'Aula parlamentare. È un'affermazione che scandalizza chi, come me, proviene da una cultura e da una pratica politica liberale; chi, come noi, ha imparato proprio da Silvio Berlusconi che la libertà è il più alto e il più sacro diritto di ogni essere umano.
Eppure, colleghi, dai banchi del MoVimento 5 Stelle ho sentito citare, anche poco fa, una classifica stilata da Reporter Senza Frontiere - e davvero mi avvio a concludere, signor Presidente - secondo la quale l'Italia, nel 2024, avrebbe perso cinque posizioni in graduatoria rispetto al 2023 nell'indice mondiale di libertà dell'informazione. Certo, il dato è vero, proprio come è vero che nel 2023, sempre con il Governo Meloni, l'Italia aveva guadagnato ben dodici posizioni nello stesso indice rispetto all'anno precedente, al 2022, quando c'era il Governo Draghi, nel quale mi pare di ricordare - ma loro non se lo ricordano – che fossero presenti anche i 5 Stelle.
Ma c'è di più. Secondo questo stesso indice, la nostra libertà di stampa è ben maggiore di quella degli Stati Uniti d'America, la Nazione che al mondo ha inventato la libertà di stampa. Attenzione, perché non ci siano equivoci: parliamo degli Stati Uniti nel 2024, dell'Amministrazione Biden. Trump non era ancora Presidente, non c'entra nulla. La nostra libertà di stampa è anche superiore a quella di una grande democrazia liberale, come il Giappone, è superiore - e di molto - a quella di Israele, l'unico Paese libero del Medio Oriente, l'unico Paese del Medio Oriente nel quale si può liberamente accusare il proprio stesso Governo di genocidio sui giornali e in televisione, mentre il Paese è aggredito e si difende, senza con questo commettere alcun reato e senza subire alcuna conseguenza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
ANDREA ORSINI (FI-PPE). E voi sapete quanto sia tragica la parola “genocidio” nella memoria del popolo ebraico.
Io sono orgoglioso, colleghi, di vivere in un Paese come l'Italia e di sostenere un Governo che garantisce ancora più libertà di quanta ve ne sia negli Stati Uniti, in Giappone o in Israele. Per questo, non posso che annunciare il voto assolutamente contrario di Forza Italia alla mozione Braga e altri (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'“Istituto comprensivo Notaresco” - plessi di Notaresco e Morro D'Oro (Teramo) - che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare il deputato Candiani. Ne ha facoltà.
STEFANO CANDIANI (LEGA). Grazie, Presidente. Vede, ci sono condizioni per le quali ci si dovrebbe domandare: perché devo votare a favore o perché devo votare contro? Allora, mi sono costruito uno schema in base al quale si possa fare una sorta di “passa-non passa”, di sì-no, sì-no. Certamente, la mozione che presenta l'opposizione ha il carattere dell'attualità, se ne dibatte e se ne discute, magari anche un po' troppo, esagerando anche con i termini.
Anche qui, sono sufficienti le critiche e non serve sempre demonizzare chi sta dall'altra parte, perché questa impostazione che tende a demonizzare fa passare poi nel Paese anche una narrazione distorta, come se ci fossero i puri da una parte e i reprobi e gli impuri dall'altra, trascurando il fatto che nelle differenti e alterne fasi di Governo tutti abbiamo avuto le stesse responsabilità, con regole - mi piace ricordarlo, Presidente - fatte dal Partito Democratico, da Renzi, nel 2014 (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Allora su queste cose, oggi, fare la narrazione per cui ci sono i puri in opposizione e invece gli impuri e i reprobi in maggioranza - che fanno la spartizione, che si mettono d'accordo su chi deve fare l'amministratore delegato, il presidente, chi deve essere il presentatore del telegiornale, chi fa il talk show - è certamente attuale, ma quantomeno surreale. E, fino a prova contraria, in Rai non ci sono giornalisti che si chiamano Salvini, Giorgetti, piuttosto che Calderoli, Molinari, Candiani o altri, o che hanno rapporti di stretta parentela, o che derivano direttamente da quelle filiere politiche dirette come ne abbiamo visti in questi anni, certamente attinenti alla sinistra.
Questa è una narrazione surreale e, certamente, questa non è la situazione che vorremmo per un servizio pubblico che oggi dobbiamo governare, ma con delle incrostazioni, che derivano dal passato, che sono quantomeno sconce, e non voglio dire altro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
La cosa poi ancora più straordinaria è che in questa mozione viene fatto balenare quasi come se il Governo e la maggioranza di Governo non avessero intenzione di dare corso a quell'atto di libertà di comunicazione europeo, l'European media freedom act, sulla stampa e sulla comunicazione, che ha ricevuto, lo ricordo, nel passaggio in tutte le Commissioni, il parere favorevole del Governo come non poteva che essere. Infatti, quello è un atto che condividiamo, su cui ci sono certamente delle preoccupazioni, perché dipende poi da come gli atti vengono tradotti in normativa e come vengono usati.
Troppe volte abbiamo visto, da parte della sinistra, ammantare di libertà delle battaglie fatte per squisita contrapposizione politica, utilizzando quella stessa libertà come una clava nei confronti dell'avversario per andare a calunniarlo, per andare a demonizzarlo, per impedirgli la stessa dignità di avere una posizione da difendere: se non la pensi come me sei escluso, non devi neanche andare in televisione, non devi neanche avere spazio nella comunicazione.
Queste cose qui le avete fatte voi, le hanno fatte loro, le hanno fatte a sinistra; non le facciamo noi, non le abbiamo fatte noi. Anzi, al contrario, se c'è un pluralismo, oggi basta prendere il telecomando e cambiare canale e ci si accorge qual è il pluralismo. Ciascuno può scegliere quello che vuole, ciascuno può guardare quello che vuole, anche magari spegnere il televisore, se non gli fa piacere ascoltare una trasmissione. Allora, anche qui, la narrazione surreale che questo sarebbe un Paese con una mancanza di libertà e con un Governo che sopprime le libertà costituzionali di parola è quantomeno, ripeto, proprio al di là del bene e del male.
Deve esserci poi una coerenza in questa mozione, e la coerenza c'è rispetto alle loro posizioni politiche, non rispetto alla realtà. Certo che è coerente con quello che avete fatto negli anni: continuare a lottizzare, dividervi i posti, inserire magari anche qualche parente e, con quello, continuare poi in un'occupazione dell'informazione che vi garantisca uno spazio non di libertà, ma uno spazio di monopolio della comunicazione.
Questo è quello che avete fatto negli anni, e oggi venite a lamentarlo a un Governo di centrodestra che in questo momento non elegge il presidente della Rai, non perché la maggioranza non sia d'accordo, ma perché l'opposizione utilizza il ricatto, con regole stabilite da voi quando eravate al Governo, per non farlo eleggere, paralizzando la stessa organizzazione e struttura della Rai (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
La responsabilità dell'opposizione deve essere quella di indicare le cose che non vanno bene, ammonendo chi ha la responsabilità di Governo rispetto alle scelte, ma di lasciare la possibilità a chi governa, se ha quella responsabilità, di farlo fino in fondo, assumendosi la responsabilità di scelte che magari non si condividono, ma che per maggioranza vengono prese, e giudicando poi il frutto, non il pregiudizio iniziale su quello che farà quella tale persona o quella maggioranza che lo sostiene. Anche questo è maturità nell'essere opposizione.
Voi dovete, giustamente dal punto di vista dell'opposizione, indicare ciò che non vi piace, ma non potete impedire a chi ha la responsabilità e la maggioranza di Governo, scelto e voluto in seguito a elezioni popolari democratiche, di poterla esercitare. Questo no! Questo sì che non è corretto e questo sì che sta avvenendo.
Poi, Presidente, ci devono essere anche delle questioni quantomeno di attinenza e non strumentalità. È veramente curioso: sono andato a rileggermi i disegni di legge presentati in questa legislatura riguardo alla riforma del servizio audiovisivo e c'è un disegno di legge presentato da Forza Italia, due presentati dal Partito Democratico, uno presentato dalla Lega, uno da Alleanza Verdi e Sinistra e uno dal MoVimento 5 Stelle. Presidente, non me lo ricordavo, però sono voluto andare a rileggermelo perché non ci credevo, perché ho sentito prima una critica sulla paralisi della vigilanza Rai. Poi mi sono riguardato il disegno di legge Atto Senato n. 828 di Alleanza Verdi e Sinistra, quello firmato dal senatore De Cristofaro, che all'articolo 9 prevede esattamente la soppressione della Commissione di vigilanza Rai.
Allora, mettetevi d'accordo almeno tra di voi, perché in un disegno di legge, fuori del Partito Democratico, la vigilanza esiste e funziona, anzi, deve essere implementata. Il Partito Democratico la pensa in un modo, il MoVimento 5 Stelle la pensa in un altro, Alleanza Verdi e Sinistra la pensa in un altro ancora. Salvo venire in quest'Aula a dire che l'opposizione è compatta, la maggioranza è divisa, che la vigilanza Rai viene bloccata dalla maggioranza e l'opposizione non può esercitare i propri diritti.
I diritti li state esercitando anche qui dentro oggi.
Se volete lamentare una questione, lo potete fare davanti a tutti. Andate in televisione, vi fate fare un'intervista, prendete posizione in quest'Aula, rilanciata dalla stampa. Ciascuno è libero in questo Paese di prendere una posizione, ma non raccontate la leggenda surreale di un Governo che impedisce la libertà di stampa in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Allora, Presidente, il Governo è ovvio che ha fatto delle riformulazioni, perché questa è una mozione che non nasce per applicare il diritto di stampa o per applicare l'European media freedom act, ma nasce per puntare il dito contro il Governo e per far credere una narrazione che è quella che dicevo prima, surreale.
Ed è evidente che negli impegni non si può arrivare a toccare l'apice del surrealismo, andando a dire che il Governo deve starsene fuori rispetto alla libertà di stampa e alla governance Rai, impegnando poi il Governo stesso a porre in essere, nel pieno rispetto delle prerogative parlamentari e via dicendo, tutte le azioni di riforma.
Quella riforma deve nascere in Parlamento e il Governo deve assistere e guardarla dall'esterno. Allora sì che abbiamo fatto una dichiarazione di principio. Se però mi dite che il Governo deve starne fuori e poi impegnate il Governo a fare la riforma, francamente vi contraddite nello stesso atto che avete presentato e depositato, e che ci chiedete di votare, sul quale, ovviamente, noi non potremo dare il voto favorevole, se non alla riformulazione data dal Governo stesso (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Saluto gli studenti, le studentesse e i docenti dell'Istituto professionale per i servizi enogastronomici e l'ospitalità alberghiera “Rainulfo Drengot” di Aversa, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare il deputato Graziano. Ne ha facoltà.
STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Insomma, vi confesso un imbarazzo: siamo abbastanza esterrefatti, perché loro non è che si vogliono occupare della Rai, loro continuano ad occupare la Rai, che è una cosa ben diversa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). E lo dico a lei, Presidente. Anche l'ultimo intervento dell'onorevole Candiani mi ha colpito, perché è ben diverso da quello dell'intervista che ha fatto a Il Foglio qualche giorno fa. Lo dico con grande tranquillità: guardate che si è superata la soglia dell'invasività nella Rai, è molto forte; e guardate che noi stiamo chiedendo semplicemente l'applicazione di un regolamento sulla libertà e il pluralismo dell'informazione che hanno stabilito in Europa.
E oggi, rispetto a questo e a questa modalità, non ad altro, in realtà il Governo propone una riformulazione, dicendo che continuerà ad applicare e a far rispettare quelle scadenze che nel frattempo - vorrei ricordarlo alla Sottosegretaria Bergamotto, che rispetto e stimo - sono già scadute, perché erano dell'8 febbraio 2024, non sono dell'8 febbraio 2025. Guardate che qui si gioca una partita importante, perché la libertà e l'informazione in un Paese democratico, nell'Occidente, è una cosa seria, non è una barzelletta. Voi, invece, oggi state dicendo che volete votare contro l'European media freedom act.
Non avete nessun interesse a realizzare quelle che sono le regole di libertà e di informazione in un mondo occidentale, in una democrazia occidentale. Ecco il primo problema che noi abbiamo davanti. Poi - fatemi dire -, davanti al fatto che c'è lo share che cala, i TG che soffrono, la pubblicità che cala, la difficoltà della più grande azienda culturale del Paese, la Rai, per voi, l'unico problema che ho ascoltato - lo dico a lei e, tramite lei, Presidente, al collega di Forza Italia e al collega della Lega - è la preoccupazione di eleggere il presidente della Rai (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). L'occupazione dei posti, non altro. Non c'è un minimo di idea di quello che serve alla Rai.
Noi chiediamo, invece, un grande patto civico ed istituzionale sulla Rai. Cosa serve alla Rai? Questa è la discussione che dovremmo fare. Come dobbiamo fare per trasformarla da quella che è, un broadcaster, in digital media company, portarla in una competizione reale rispetto a quelli che sono i competitor. Invece - vi voglio fare una bella polaroid, direbbe qualcuno - voi siete divisi in tre blocchi: uno, che vuole dimostrare di essere il più forte e, quindi, occupare di più, perché solo occupando di più, sostanzialmente, si dimostra di essere il più forte; un altro che fa il guastatore; e un altro che l'unica preoccupazione che ha è non disturbare il concorrente più vicino alla Rai. Questa è la foto che c'è oggi.
Guardate che, invece, il problema più grande è che voi non solo avete trasformato quello che era un duopolio, storicamente, tra la Rai e Mediaset; oggi l'avete addirittura trasformato in un quadripolio, cioè oggi sono cresciute anche le altre aziende. Nel frattempo, i cittadini pagano il canone e vorrebbero avere un servizio pubblico e un'informazione libera, trasparente, vera, reale. E, invece, no, perché rispetto a tutti i programmi che funzionano, a partire da quello che è un programma d'inchiesta, in realtà, il problema principale è attaccarli perché funzionano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Allora, questo diventa l'elemento drammatico di quello che voi state facendo, perché state affossando la più grande azienda culturale del Paese. E, attenzione, quell'azienda è fatta di 12.000 dipendenti, non è fatta di persone che non ci sono ed è lì che chiedono, sostanzialmente, di essere ascoltati, di poter lavorare. E, invece, no. Noi vediamo i direttori dei TG che vengono addirittura sfiduciati dai CdR e, in realtà, invece di essere messi in mora, di avere procedimenti disciplinari, addirittura, vengono promossi.
Vedete, questa è la modalità con la quale si vuole fare un'azienda. Invece, rispetto a quello che, a nostro avviso, era importante, cioè realizzare un grande patto civico su cui giocare una grande partita, nulla. C'è sempre e solo la volontà di occupare. Non c'è stata mai una discussione che, nel frattempo, è diventata ancora più grave: quella sulla vicenda della vigilanza Rai. Da cinque mesi tenete bloccata la vigilanza Rai, perché volete decidere semplicemente che vi interessa solo un nome alla presidenza della Rai, non altro. Non c'è la volontà di una discussione vera su quelle che sono le cose più importanti, di cui ha bisogno la più grande azienda pubblica. Perché, guardate, la Rai non è di vostra proprietà, è di proprietà di cittadini. Noi siamo interessati alla Rai dei governati, non dei governanti. Siamo contrari da questo punto di vista.
Non basta dire: sì, ma l'hanno fatto anche quelli di prima. È un'arma spuntata, non funziona. Oggi c'è bisogno di stabilire se noi vogliamo fare un grande investimento oppure no. E voi oggi state rispondendo che non solo non volete l'European media freedom act, non volete un regolamento sulla libertà di informazione, ma voi oggi, votando contro questa mozione, state dicendo che volete affondare la più grande azienda pubblica culturale.
Questo è il punto politico, perché non avete la volontà di andare nel merito, di guardare cosa serve, di vedere quali sono i punti principali sui quali, in realtà, ci potremmo confrontare. Perché noi abbiamo detto più volte che siamo disponibili, sempre e comunque, a ragionare su quello che può essere utile per la Rai, su quello che serve per renderla più competitiva e su quello che serve per portare nel futuro la Rai. Invece, davanti a questo, c'è stato sempre un blocco.
E, in un sistema democratico - noi lo abbiamo più volte denunciato pubblicamente, anche qui, nell'Aula - bloccare una Commissione di vigilanza è un fatto gravissimo dal punto di vista istituzionale. Non si è mai visto nella storia repubblicana e io penso che questo renda in modo plastico quale sia la difficoltà. Nel frattempo, i cittadini pagano il canone. Ecco, qui, voi vi state assumendo una responsabilità enorme da questo punto di vista perché, rispetto a quello che dovrebbe essere anche un comune sentire - perché l'informazione in un Paese, la libertà di informazione e il pluralismo sono elementi fondamentali del gioco politico, sono elementi che caratterizzano i Paesi occidentali - voi, ancora una volta, invece, continuate ad oscurare quello che dovrebbe essere questo tipo di informazione. In ultimo, a noi interessa un servizio pubblico che sia funzione istituzionale, non un servizio pubblico che, in realtà, è di parte, che - come è noto ormai a tutti - è TeleMeloni.
In conclusione, a mio avviso, è utile ricordare le parole di Zavoli, ricordando che cos'è stata la Rai: “La Rai è stata per decine di migliaia di ore nelle case degli italiani interpretando il bene e il male del Paese e del mondo, lasciando un'interminabile traccia di eventi e di idee, di barbarie e di valori”. Ecco, questa è la Rai che vogliamo: la Rai di un servizio pubblico che non sia di parte, che non sia TeleMeloni, ma che sia, soprattutto, dei cittadini.
Soprattutto, ricordate che, non approvando l'European media freedom act e non facendo rispettare queste leggi, voi farete pagare un'ulteriore tassa agli italiani, perché, sostanzialmente, ci sarà un'infrazione comunitaria che sarà tutta a carico dei cittadini italiani. Ma la responsabilità sarà solo ed esclusivamente vostra, della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Filini. Ne ha facoltà.
FRANCESCO FILINI (FDI). Grazie, Presidente. Confesso anche io, come il collega del Partito Democratico…
PRESIDENTE. Scusi, collega, prima che lei inizi: c'è un problema con il microfono. Provi a usare quello accanto. Va bene, quello. Perfetto, questo sembra funzionare meglio. Prego, scusi.
FRANCESCO FILINI (FDI). Grazie, Presidente. Dicevo, confesso che anche io, come il collega del Partito Democratico, sono francamente un po' in imbarazzo oggi. Sono in imbarazzo, fortemente in imbarazzo, quando sento poi, soprattutto, il Partito Democratico parlare di occupazione della Rai. Una cosa lunare.
Signori, da voi veramente non possiamo prendere lezioni da questo punto di vista (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), da voi che avete occupato la Rai e militarizzato la Rai per anni e anni. Non potete fare la morale a noi oggi.
Però, vede Presidente, credo che sia veramente singolare il fatto che oggi le opposizioni presentino una mozione - ed è bene ricordare che le mozioni sono degli atti di indirizzo che il Parlamento fa nei confronti del Governo - in cui, sostanzialmente, chiedono al Governo di andare a modificare la legge sulla Rai, sul servizio pubblico, appellandosi all'European media freedom act, che, probabilmente, non hanno letto fino in fondo.
Ecco, è singolare che le opposizioni, che, per mesi (se non per anni), ci hanno fatto la morale, dicendo che il Governo umilia il Parlamento, che il Parlamento è sempre fuori dalle dinamiche perché viene sempre messo da parte, che siamo i passacarte del Governo, proprio loro, oggi, chiedano al Governo di modificare una legge, invece che restituire, com'è giusto che sia, l'iniziativa legislativa al potere legislativo, che - lo vogliamo ricordare anche ai colleghi dell'opposizione - è ancora il Parlamento. Quindi, semmai è il Parlamento che ha il dovere di modificare la legge sulla Rai, di modificare il testo unico, il TUSMA e adeguarsi all'European Media freedom act.
Ma proviamo a entrare un po' nel merito di questa vicenda. Oggi scopriamo che la legge sulla Rai all'opposizione non va bene, perché, secondo l'European Media Freedom Act, tale legge metterebbe la Rai sotto il tallone del Governo. Ma, signori, chi ha fatto questa legge? Ma questa legge che oggi volete cambiare non l'hanno fatta, per caso, il Partito Democratico e un certo Renzi, (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Ma non è che la volete cambiare soltanto perché oggi non siete più voi al Governo? Perché, fino a quando eravate al Governo, la legge sulla Rai andava benissimo, la Rai era libera, era indipendente, era tutto a posto. Adesso che non governate più, scoprite che la legge, che voi stessi avete fatto, metterebbe la Rai sotto il tallone del Governo, quindi, va urgentemente cambiata, anche con questa enfasi, con questi appelli - lasciatemelo dire, colleghi - piuttosto ridicoli sul fatto che la Rai sia diventata lo scendiletto del Governo o della maggioranza.
Poi vediamo che cosa dice, in realtà, l'European Media Freedom Act. Bisogna sottolineare che l'European Media Freedom Act è un regolamento che è stato pensato per quei Paesi dove la libertà di stampa è compromessa da una pesante repressione governativa. L'European Media Freedom Act vuole essere uno strumento forte ed efficace contro gli Stati che hanno smantellato i media liberi e indipendenti. Quindi, sostanzialmente, oggi, le opposizioni stanno facendo outing, si stanno autoaccusando e ci stanno dicendo che la legge, che loro stessi hanno fatto e che - lo ricordo - Fratelli d'Italia non votò, mina la libertà di stampa e mette il servizio pubblico sotto il tallone del Governo. Quindi stanno implicitamente sostenendo che l'assetto normativo vigente, che disciplina il servizio pubblico, mina la libertà e l'indipendenza della Rai.
In realtà, l'European Media Freedom Act si rivolge a tutti i media, non è una cosa che coinvolge soltanto le emittenti, i broadcaster pubblici. Il Media Freedom Act è rivolto a tutti i media. E quindi mi chiedo: davvero state sostenendo che il Governo, in qualche modo, stia reprimendo la libertà di stampa? Ma la leggete, ogni mattina, la rassegna stampa? Ma li guardate tutti i programmi di approfondimento anche e soprattutto in Rai? State davvero dicendo che l'opposizione non abbia voce o che ci sia qualche giornalista che viene censurato perché attacca il Governo? Davvero avete questo coraggio? Ma davvero, poi, credete a quello che state dicendo da anni su questa fantomatica “Tele Meloni”? Vogliamo veramente entrare nel merito di questa clamorosa mistificazione? Credo che basti citare un grande artista, Roberto Benigni, il quale, proprio durante il Governo di centrodestra, è tornato in Rai, dopo tanti anni, guardate un po'. Lo stesso giorno in cui il Presidente del Consiglio, qui, in quest'Aula, ricordava alle opposizioni che cosa c'era scritto nel Manifesto di Ventotene, perché evidentemente non sapevano che cosa c'era scritto nel Manifesto del 1941, le opposizioni hanno volantinato quel Manifesto, nel 2025, a Piazza del Popolo, durante una manifestazione - è bene sempre ricordarlo - pagata dai cittadini romani, a loro insaputa, per propagandare la propria idea di Europa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Durante quella manifestazione, mentre volantinavano quel manifesto, la sera stessa, un grande artista, come Roberto Benigni, andò in televisione, nel servizio pubblico, e fece questo grandissimo elogio di Ventotene, riprendendo un po' le tesi delle opposizioni. È questa “Tele Meloni”? Oppure, vogliamo parlare degli ascolti? Io vorrei citare l'Osservatorio di Pavia, che è l'istituto che da sempre monitora il servizio pubblico. Cari colleghi, prendiamo ad esempio i dati della settimana 15-21 marzo: in termini di presenza diretta, il Partito Democratico è al primo posto con il 15,6 per cento, Fratelli d'Italia è al 14 per cento; in termini di ripartizione del tempo tra i soggetti politici, il PD è all'11,4 per cento, Fratelli d'Italia al 6,8 per cento. È questa, signori, “Tele Meloni” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?
Ma non è che, forse, il pluralismo va ricalibrato nel senso opposto? Perché, purtroppo, abbiamo ancora una Rai che va modificata - anche se sta rientrando nella logica del pluralismo - e che è sempre schiacciata, forse, sul Partito Democratico. E voi venite qui a fare le lezioni a noi? Ma in quale mondo vivete? Ma che cosa state raccontando (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Io credo che il vostro problema sia che, in questi due anni e mezzo, non avete ancora maturato la sconfitta e ancora sperate di continuare a fare quello che avete sempre fatto in Rai, ossia renderla un'azienda al vostro servizio, perché è evidente che non volete accettare il pluralismo. A voi non piace il pluralismo che stiamo riportando in Rai. Ma ce ne faremo una ragione.
Sempre a proposito di “Tele Meloni”, è bene citare anche un altro episodio, cioè quello che avete sempre detto della Rai, ossia che la Rai va male. Abbiamo sentito anche il collega del PD, prima, dirci che va tutto male e che gli ascolti sono in calo. Per mesi ci avete detto anche che dalla Rai scappano tutti, che c'è un clima di terrore e altre amenità, che abbiamo sentito in questi mesi. Poi scopriamo, ad esempio, che la bravissima e indipendentissima giornalista Lucia Annunziata, altra povera vittima di “Tele Meloni”, se n'è andata via per “Tele Meloni”, in realtà, è andata via dalla Rai, non perché era perseguitata dagli scherani di Fratelli d'Italia in Rai, ma perché, semplicemente e banalmente, si doveva candidare con il Partito Democratico alle elezioni europee (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Oppure ci avete detto: anche Amadeus va via, oddio, va via Amadeus e adesso Sanremo è morto, i danni che state facendo in Rai, questa Meloni è una sciagura. Poi succede che, l'anno successivo, cioè quest'anno, Sanremo fa registrare il record storico di ascolti, che non si era mai registrato prima (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), con un'edizione all'insegna della musica, della cultura e, vivaddio, anche dell'italianità. Ma qual è la differenza con le edizioni passate? Perché è piaciuta tanto questa edizione? Perché non c'erano i soliti, trinariciuti soloni della sinistra, che stavano lì a tramandare i loro sermoni con questa cultura woke che ce li ha fatti a peperini, a noi e a tutti i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Sappiamo, signori, che a voi questa Rai non piace, ma sta cominciando a piacere agli italiani.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
FRANCESCO FILINI (FDI). Concludo, Presidente. Noi vogliamo modificare la legge che disciplina il servizio pubblico, perché la legge che voi avete fatto a noi non piace e vogliamo correggerla anche nel senso del Media Freedom Act. Siamo disposti a collaborare in Parlamento con tutte quelle forze politiche che dimostrano responsabilità, attaccamento e rispetto per l'azienda, perché, se oggi quest'azienda non ha un presidente, lo dobbiamo alle impostazioni ideologiche che l'opposizione sta portando avanti, mancando di rispetto non a questa maggioranza, non al Governo, ma all'azienda stessa.
Quindi, se volete davvero bene alla Rai, come state sostenendo, anche se ho qualche difficoltà a crederci, allora dimostratelo sul campo.
PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere.
FRANCESCO FILINI (FDI). Confrontiamoci in Parlamento. Noi siamo disposti a dare una nuova legge alla Rai, una governance che la renda più attuale, ma, ovviamente, dobbiamo rimandare al mittente tutte le vostre idiozie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che con riguardo alla mozione Braga, Riccardo Ricciardi, Zanella, Richetti, Faraone, Magi ed altri n. 1-00402 i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e quindi il parere del Governo deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Braga, Riccardo Ricciardi, Zanella, Richetti, Faraone, Magi ed altri n. 1-00402, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).
Seguito della discussione delle mozioni Lupi, Amorese, Sasso, Tassinari ed altri n. 1-00228 e Berruto ed altri n. 1-00393 concernenti iniziative volte a promuovere le maratone e a favorire la partecipazione di atleti stranieri, con particolare riferimento ai profili afferenti alla tutela sanitaria.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Lupi, Amorese, Sasso, Tassinari ed altri n. 1-00228 (Nuova formulazione) e Berruto ed altri n. 1-00393 concernenti iniziative volte a promuovere le maratone e a favorire la partecipazione di atleti stranieri, con particolare riferimento ai profili afferenti alla tutela sanitaria (Vedi l'allegato A).
Ricordo che nella seduta di lunedì 27 gennaio 2025 si è svolta la discussione sulle linee generali ed è intervenuto il rappresentante del Governo.
(Parere del Governo)
PRESIDENTE. La rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate.
Sottosegretaria, prego. Onorevole De Maria, le devo chiedere di liberare la Sottosegretaria.
FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. In relazione alla mozione Lupi, Amorese, Sasso, Tassinari ed altri n. 1-00228 (Nuova formulazione) sulle premesse il parere è favorevole, ma vengono aggiunti due punti, le premesse nn. 35) e 36) che passo a leggere.
La n. 35): “Con decreto del Ministro della Salute n. 179 del 16 settembre 2024 è stato ricostituito, presso l'ufficio 8 della ex Direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero della Salute, il tavolo di lavoro per la promozione dell'attività fisica e la tutela della salute nelle attività sportive” …
PRESIDENTE. Scusi, Sottosegretaria, siccome lei sta leggendo riformulazioni che i colleghi devono ascoltare...colleghi, a me non fa per niente piacere richiamare continuamente al silenzio in Aula. Vi prego di aiutarmi. Chi ha bisogno di parlare o di fare altro esca dall'Aula in silenzio, in modo che chi, invece, vuole ascoltare la Sottosegretaria sia messo nelle condizioni di farlo. Se, almeno quando parlo, mi ascoltaste sarebbe - diciamo - un segno di rispetto non verso di me, ma verso la Presidenza. Colleghi, ci siamo? Ce la facciamo a stare in silenzio? Sottosegretaria, prego.
FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Dicevo, su questa mozione sono stati aggiunti due punti in premessa, il punto n. 35) che passo in lettura: “Con decreto del Ministro della Salute n. 179 del 16 settembre 2024 è stato ricostituito, presso l'ufficio 8 della ex Direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero della Salute, il tavolo di lavoro per la promozione dell'attività fisica e la tutela della salute nelle attività sportive, con il compito di: elaborare, ove opportuno, proposte di revisione della normativa relativa alla certificazione di idoneità alla pratica delle attività sportive agonistiche e non agonistiche; definire priorità relativamente alle strategie e alle azioni necessarie a incrementare la pratica dell'attività fisica nella popolazione generale e in gruppi a rischio; elaborare proposte di azione/interventi finalizzate a favorire la promozione dell'attività fisica e la tutela della salute nelle attività sportive; procedere alla definizione di linee di indirizzo per favorire la diffusione omogenea, secondo criteri condivisi di istituzione e organizzazione, delle strutture di natura non sanitaria, definite «palestre della salute», sul territorio nazionale.”
Sulla premessa n. 36) passo in lettura: “Stante quanto sopra, il sopracitato tavolo potrà anche valutare l'opportunità di proporre iniziative normative che consentano di semplificare le procedure per la partecipazione degli atleti stranieri e consentire di potersi iscrivere alle citate manifestazioni che si svolgono sul territorio italiano basandosi sulle leggi di tutela sanitaria relative al proprio Paese di residenza”.
Passiamo agli impegni. Sull'impegno n. 1), il parere è favorevole con riformulazione: “nel rispetto delle norme di tutela sanitaria presenti in Italia, a valutare l'adozione di iniziative per la revisione delle attuali condizioni normative, finalizzate a consentire agli atleti stranieri di potersi iscrivere alle manifestazioni «no-stadia» che si svolgono sul territorio italiano (corsa e marcia su strada, corsa campestre, corsa in montagna, ultramaratona, trail running e nordic walking), basandosi sulle rispettive leggi di tutela sanitaria specifiche relative al proprio Paese di residenza (quindi consentendo, per esempio, ai runner statunitensi di poter presentare in Italia un'autocertificazione, così come previsto dalla normativa statunitense)”.
Sull'impegno n. 2), il parere è favorevole con riformulazione: “a far sì, per quanto di competenza, che le vigenti norme di tutela sanitaria che riguardano i residenti in Italia e partecipanti a maratone e mezze maratone sul territorio italiano, continuino ad essere rispettate”.
Sull'impegno n. 3) il parere è favorevole con riformulazione: “ad attivare CONI, CIP, Fidal e Sport e Salute Spa per avviare un tavolo di lavoro specifico per sviluppare un progetto che inserisca le maratone e le mezze maratone nell'ambito di un piano strategico di sviluppo economico”.
Sull'impegno n. 4), il parere è favorevole con riformulazione: “a sensibilizzare gli enti preposti affinché adottino iniziative per individuare forme di sinergia con attività culturali da implementare nelle città, anche di concerto con l'ANCI, in occasione delle maratone e delle mezze maratone a vantaggio degli atleti e dei loro accompagnatori, sia italiani che stranieri”.
PRESIDENTE. Sottosegretaria, c'è l'altra mozione Berruto ed altri n. 1-00393.
FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Sulla seconda mozione, anche qui vengono aggiunti due punti in premessa, il n. 15) e il n. 16), che passo in lettura.
Il n. 15): “Con decreto del Ministero della Salute n. 179 del 16 settembre 2024, è stato ricostituito, presso l'ufficio 8…
PRESIDENTE. Mi perdoni, Sottosegretaria: sono uguali a quelle di prima?
FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Sì, sono uguali a quelle di prima.
PRESIDENTE. Allora, magari, fa prima a dire che sono le stesse e poi, magari, noi mettiamo a disposizione il testo.
FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Perfetto. Sì, esattamente.
PRESIDENTE. Passiamo agli impegni.
FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Grazie, Presidente. Sull'impegno n. 1) il parere è favorevole con riformulazione: “nel rispetto delle norme di tutela sanitaria presenti in Italia, a valutare l'adozione di iniziative per la revisione delle attuali condizioni normative, finalizzate a consentire agli atleti stranieri di potersi iscrivere alle manifestazioni «no-stadia» che si svolgono sul territorio italiano (corsa e marcia su strada, corsa campestre, corsa in montagna, ultramaratona, triathlon, trail running, nordic walking, orienteering, plogging), previo certificato che attesti un buon stato di salute, rilasciato, secondo le norme esistenti, nel Paese di residenza dell'atleta e accompagnato da un'autocertificazione che ne attesti la veridicità”.
Sull'impegno n. 2) il parere è favorevole con riformulazione: “a far sì, per quanto di competenza, che le vigenti norme di tutela sanitaria che riguardano i residenti in Italia e partecipanti a corsa e marcia su strada, corsa campestre, corsa in montagna, ultramaratona, triathlon, trail running, nordic walking, orienteering, plogging sul territorio italiano, continuino ad essere rispettate”.
Sull'impegno n. 3), il parere è favorevole.
Sull'impegno 4) il parere è favorevole con riformulazione: “a sensibilizzare gli organismi sportivi affinché adottino le iniziative di competenza volte a considerare le maratone, le mezze maratone e le più grandi manifestazioni podistiche non competitive, ma con esplicita finalità relativa alla divulgazione della cultura della prevenzione e del benessere psicofisico, nell'ambito di un piano strategico di sviluppo economico, attivando, insieme al CONI, alla FIDAL e a Sport e Salute Spa, un tavolo di lavoro specifico”.
Sull'impegno 5) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a sensibilizzare gli enti e organismi preposti affinché adottino le iniziative di competenza volte a reperire risorse per garantire l'organizzazione delle manifestazioni non competitive, a sostegno della salute personale, del benessere psicofisico e della divulgazione della cultura del movimento e della prevenzione, al fine di garantire la gratuità dei servizi, quali le spese per il suolo pubblico, la vigilanza...
PRESIDENTE. Sottosegretaria, forse può leggerci solo la parte che modifica dell'impegno, se vuole.
FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Sì, Presidente, ma ci sono modifiche anche nell'intermezzo.
PRESIDENTE. Allora, va bene, prego. Mi dicevano dagli uffici che forse era più semplice, ma come preferisce lei. Prego.
FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Allora, passo all'impegno 6), a questo punto. Anche qui il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a sensibilizzare gli enti e organismi preposti affinché adottino le iniziative di competenza volte a sostenere e promuovere”, e poi il testo è identico alla formulazione precedente. Sull'impegno 7) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “adottare ulteriori iniziative volte a facilitare l'accesso all'attività sportiva, nel rispetto dell'art. 33 della Costituzione, come necessario sviluppo dei valori educativi, sociali e di promozione del benessere psico-fisico, anche attraverso la promozione di specifiche modalità volte a sostenere i costi di iscrizione alla pratica sportiva con particolare attenzione per le famiglie in difficoltà economica nelle regioni con un maggiore tasso di dispersione scolastica”. Sull'impegno 8) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, a reperire ulteriori risorse per sostenere le attività”, e poi il testo rimane identico.
Per richiami al Regolamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per un richiamo al Regolamento, la deputata Gadda. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Vorrei che mi accompagnasse nella lettura e nell'interpretazione del Regolamento, signora Presidente, perché in quest'Aula, in questa legislatura, stiamo assistendo a delle prime volte non banali e non scontate. Stiamo assistendo a degli atti di prepotenza, perché a me non risulta di avere mai visto, in tutte queste legislature, quanto segue: a fronte di una mozione, che è un atto di iniziativa parlamentare - non del Governo, forse questo non vi è chiaro -, quando mai è possibile aggiungere nelle premesse di una mozione una sostanziale riscrittura e delle premesse scritte dal Governo?
Noi, in quest'Aula, già assistiamo a una totale carenza di margini, di opportunità di lavoro, di impegno delle iniziative di proposta legislativa parlamentare, e ora il Governo non solo riscrive le mozioni, perché ormai è diventata una prassi riscrivere impegno per impegno, premessa per premessa. Credo che sia anche scandaloso, scandaloso, scandaloso - lo ripeto per tre volte - che il Governo riscriva le premesse dell'opposizione ugualmente al testo di maggioranza. Ma voglio chiedere, sulla base del Regolamento, quale articolo, quale modalità, quale tecnica legislativa avete utilizzato per aggiungere due premesse a una mozione, che è un atto di iniziativa parlamentare.
Cioè, nemmeno sulle mozioni ormai il Parlamento ha capacità di esercitare i suoi diritti? Quindi, chiedo veramente alla Presidenza di capire quali sono i margini parlamentari e regolamentari, e invito il Governo, con questa occasione, ad abbassare un po' questa prepotenza, perché fino ad oggi il Parlamento esiste ancora (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sul Regolamento, il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Ricollegandomi all'intervento della collega Gadda, ma mi rivolgo anche, per suo tramite, ai colleghi di maggioranza: mi pare, qui, che nella creatività abbiamo passato un altro step. A memoria mia, poi pronto ad essere smentito, è la prima volta che ascolto dei punti aggiuntivi nelle premesse scritti da parte del Governo, per di più, lo sottolineo, di una mozione firmata da colleghi di maggioranza. Di solito ci sono interlocuzioni precedenti, è la prima volta che in una mozione di maggioranza vedo riformulati tutti i punti.
Intanto mi chiedo se, a questo punto, c'è addirittura una separazione. Siamo oltre la divisione dei poteri, c'è una separazione assoluta. Credo che non sia accettabile - lo dico, signora Presidente - questa modalità, che sia irrispettosa del Parlamento e vada oltre le prerogative del Governo, ledendo le prerogative del Parlamento. Non si possono aggiungere dei punti in premessa; si può riformulare la premessa, e già su questo credo che ci sarebbe da discutere, ma poi aggiungerli veramente non ha senso.
Dopodiché, e prego i colleghi di prestare un attimo di attenzione, ma ormai siamo a un'autentica presa in giro: il punto 7) della mozione a prima firma Berruto diceva: “ad adottare iniziative volte a facilitare” eccetera, eccetera. La riformulazione del Governo, pregnante di contenuti, dice: “ulteriori iniziative”. Ma vado avanti: “(…) come necessario sviluppo dei valori educativi, sociale e di promozione del benessere psico-fisico”. La mozione proseguiva: “attraverso la promozione di voucher di spesa”.
La riformulazione, pregnante di contenuti, del Governo è: “anche attraverso”. Insomma, credo che sia una questione anche di rispetto. Ma come si fa a riformulare il punto 7) in questo modo? Credo che ci sia da parte dei legislativi - mi perdonerà la Sottosegretaria presente, nulla contro di lei - un eccesso. Le mozioni sono uno strumento di iniziativa parlamentare, sono una prerogativa parlamentare, non sono un gioco di esercizio dei legislativi dei Ministeri, questo è il punto. Credo che sia veramente da censurare, censurabile, questa modalità di riformulazione.
Segnalo che sono stati, di fatto, riformulati tutti i punti delle due mozioni, maggioranza e opposizione; in questo, diciamo, nessuno è stato escluso. Però, veramente ritorno, signora Presidente, sul fatto che, a nostro giudizio, i punti aggiuntivi n. 35) e 36) della mozione a prima firma Lupi e n. 15) e 16) della mozione a prima firma Berruto non siano procedibili. C'è una improcedibilità da questo punto di vista, e quindi chiedo a lei di valutare questa nostra osservazione, ma chiederei al Governo, sua sponte - visto anche, credo, il contenuto molto civile, ma spero anche altrettanto efficace -, di ritirarli.
Eviteremmo, da questo punto di vista, una discussione, e poi ovviamente - qui parlo anche da membro della Giunta del Regolamento -, se del caso, si deve esprimere su questo punto e su questa possibilità la Giunta del Regolamento. In attesa di quello, chiedo formalmente al Governo di ritirare le due aggiunte sia alla mozione Lupi sia alla mozione Berruto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Il Governo ha chiesto di intervenire, anche sulla base di quanto è stato detto (Commenti del deputato Benzoni) … Sì, lo so, collega Benzoni, ma credo sia utile.
FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Grazie, Presidente. Allora, se il Regolamento non prevede l'introduzione di ulteriori premesse, il Governo le ritira.
PRESIDENTE. Il collega Benzoni vuole comunque mantenere l'intervento. Ovviamente vi do la parola, ma, nel momento in cui il Governo mi ha segnalato questa volontà, mi sembrava giusto per i nostri lavori consentire che ce lo dicesse. Prego, collega Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Sarò brevissimo perché…
PRESIDENTE. Sì.
FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). …non è che il Regolamento non lo prevede o lo prevede. Dobbiamo capire qual è il limite che possiamo scavalcare …
PRESIDENTE. Questo diventa un intervento sull'ordine dei lavori.
FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). No, no, diventa anche sul Regolamento, perché la Giunta deve esprimersi. Cioè, questi sono atti di indirizzo del Parlamento al Governo. Se è il Governo che ce li scrive, smettono di essere atti di indirizzo. Non si può cambiare completamente un atto (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
Ma lo dico al collega Lupi, che è di esperienza in maggioranza: non è questione di maggioranza o opposizione, è questione di rispetto del Parlamento e di quello che facciamo qui. Se sempre di più - e oggi, addirittura, con questo limite di aggiungere delle premesse - degli atti di indirizzo su cui lavoriamo per il Governo vengono scritti dal Governo, ditecelo che stiamo a casa la prossima volta (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Collega D'Orso, anche lei intende mantenere l'intervento? Li faccio svolgere perché si erano prenotati prima e io semplicemente ho consentito al Governo di intervenire.
Ha chiesto di parlare la collega D'Orso. Ne ha facoltà.
VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Anch'io mi associo ai rilievi e alla stigmatizzazione di questa condotta da parte del Governo e, per il suo tramite, Presidente, solleciterei il Governo ulteriormente a lasciare che il Parlamento faccia finalmente il Parlamento, perché vedo che c'è una certa resistenza nel riconoscere le prerogative parlamentari, le prerogative di quest'Aula. Preannuncio che porterò questa questione in Giunta per il Regolamento perché, a questo punto, va assolutamente disciplinato quale sia il perimetro di azione del Governo davanti a degli atti di indirizzo del Parlamento, perché non possiamo più accettare una riscrittura di mozioni e risoluzioni e quant'altro. In Giunta per il Regolamento abbiamo fatto delle modifiche per limitare, in qualche modo, la lunghezza, ad esempio, degli atti di indirizzo del Parlamento, di mozioni e risoluzioni, abbiamo parlato del principio di sinteticità, di chiarezza. Ecco, tutti limiti imposti al Parlamento, quindi a quest'Aula, ad ogni parlamentare; nessun limite imposto al Governo, che, anche in questo caso, va ad invadere il campo d'azione - potremmo dire così - del Parlamento.
Quindi questa cosa non è più trascurabile, non è più una condotta trascurabile, mi farò anch'io promotrice di un approfondimento, ma anche di una modifica in tal senso in sede di Giunta per il Regolamento affinché non si possa più lasciare questo margine eccessivo di discrezionalità al Governo di entrare a gamba tesa pure laddove c'è un'opposizione che porta in quest'Aula - e ha diritto di farlo - delle idee diverse da quelle del Governo. Perché, se si cambiano le premesse, vuol dire che, in qualche modo, si vuole modificare proprio l'idea sottesa all'atto parlamentare e questa roba non può esistere in questo Parlamento, ossia che vengano censurate o modificate e cambiate le idee sottese, poi, ad un certo tipo di indirizzo che l'opposizione, facendo il suo lavoro, vuole dare al Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento l'onorevole Giachetti, ma per un'altra questione, è corretto? Perché, per il suo gruppo, su questo è già intervenuta l'onorevole Gadda.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). No.
PRESIDENTE. No, allora…
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). La questione…
PRESIDENTE. La questione è la stessa, l'articolo è diverso.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Esattamente.
PRESIDENTE. Vede che la interpreto.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Partendo dal fatto che il mio richiamo al Regolamento chiama in causa la sua persona e la sua funzione, ovviamente rispetto all'articolo 8, cioè all'esigenza che la Presidenza faccia rispettare il Regolamento, quello che stava accadendo poco fa, e che non si risolve con il fatto che il Governo ritiri queste riformulazioni, pone un problema che io la pregherei di trasferire al Presidente della Camera - a proposito delle interpretazioni regolamentari - di un artificio attraverso il quale il Governo opera sulle mozioni, violando il Regolamento, perché il nostro Regolamento prevede per il Governo la possibilità di intervenire sulle mozioni. In particolare, all'articolo 113 (e gli articoli dal 112 in poi sono quelli che riguardano l'esame delle mozioni), signora Presidente, prevede che dopo la discussione sulle linee generali vi possano essere presentazioni di emendamenti.
Poi, questi emendamenti devono essere presentati entro le 24 ore precedenti allo svolgimento della seduta; in casi particolari, quando ci sono dei capigruppo o rappresentanti di gruppi più grandi e via dicendo, questi emendamenti possono essere presentati anche all'inizio della seduta.
C'è, poi, un comma specifico che prevede per il Governo la possibilità di presentare degli emendamenti e in questo senso intervenire nella modifica della mozione. Io condivido tutti i ragionamenti che sono stati fatti dai colleghi dell'opposizione sul fatto che il Governo, visto che ormai ci rimangono solo le mozioni, almeno ci lasciasse giocare con le mozioni. No, il Governo adesso si diverte anche a giocare con le mozioni; ma non si può azzardare il Governo a farlo fuori dal Regolamento e contro il Regolamento, creando un artificio attraverso il quale, anziché presentare degli emendamenti - il che comporta che si possano, poi, presentare anche dei subemendamenti -, presenti delle riformulazioni che, di fatto, sono emendamenti aggiuntivi, senza che diventino emendamenti, con tutto quello che questo comporta.
Quindi la cosa di cui la prego - ancorché abbiamo risolto in origine il problema, perché il Governo ha ritirato una illegalità rispetto alla procedura dell'Aula - che lei faccia presente al Presidente della Camera di informare il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e, soprattutto, gli uffici legislativi dei Ministeri che, ancora, per un po', questo Regolamento si deve rispettare: hanno degli strumenti, usassero quello e non provassero a usare scorciatoie.
PRESIDENTE. Grazie, collega Giachetti. Come lei ha ricordato, il Governo ha ritirato la questione delle premesse, su cui quindi non aggiungo altro. Per quello che riguarda, invece, la questione che poneva adesso il collega Giachetti, che riguarda non solo l'introduzione di nuove premesse, ma anche, in generale, le riformulazioni che, da prassi, da tempo e non da oggi, vengono inserite non con gli emendamenti, previsti dal nostro Regolamento, ma attraverso le riformulazioni, naturalmente riferirò del dibattito che c'è stato in Aula al Presidente, che naturalmente è già stato informato per le vie brevi, così che si possa decidere se e come intervenire su questo argomento.
Si riprende la discussione.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare il deputato Del Barba. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Ci occupiamo, con queste mozioni, di maratone, di mezze maratone: in particolare, 42,195 chilometri per le maratone, 21,0975 chilometri per le mezze maratone. Sono sport affascinanti, sono sport che avvicinano la popolazione alla pratica sportiva, sono sport con riferimento ai quali, in questa mozione, viene messo in risalto il loro collegamento con aspetti economici, con aspetti relativi alla salute e io aggiungerei oggi anche con aspetti relativi alla socialità e all'educazione, alla formazione del carattere, soprattutto per quanto riguarda i giovani e gli adolescenti.
Ma veniamo al tema per cui questi argomenti vengono posti all'attenzione del Governo.
In particolare, dopo che quest'Aula, questo Parlamento ha inserito lo sport in Costituzione all'articolo 33, ci si aspetta che tutte le istituzioni, a partire dal Governo, abbiano particolare attenzione al fenomeno sportivo e alle opportunità che il medesimo innesca.
Per quanto riguarda il tema dello sviluppo economico, le maratone generano un indotto economico particolarmente significativo. Leggo dalla mozione a prima firma Lupi, per quanto riguarda la maratona di New York, che, attualmente, è la più partecipata al mondo e, nel 2019, aveva raggiunto numeri record, con 54.118 partecipanti; peraltro, questo record è stato battuto proprio nel 2024, con 55.646 corridori che hanno tagliato il traguardo a Central Park. Anche molti italiani partecipano a quella maratona. Ma è la stima dell'indotto economico che dovrebbe farci riflettere, perché per ciascun atleta vengono trascinate migliaia di euro di indotto economico, a cui si devono aggiungere quelli trascinati dagli accompagnatori e quelli investiti dagli sponsor, raggiungendo, nella fattispecie della maratona di New York, cifre considerevoli che si aggirano attorno alle diverse centinaia di milioni di dollari, andando progressivamente verso il miliardo di dollari.
Allora, è evidente che vi sono delle opportunità economiche - ma non è certo questo il valore principale che le maratone e le mezze maratone mettono in atto -, così come vi sono delle possibilità di rilancio del turismo e, in particolar modo per l'Italia, vi sarebbero le possibilità di collegare le maratone alla riscoperta della cultura italiana.
Sul fronte salute, i risvolti importanti che vengono sottolineati all'attenzione del Governo sono addirittura superiori. Tra i tanti studi e le tante ricerche, che dimostrano quanto lo sport, in generale, e la maratona, in particolare, consentano di prevenire le malattie, mi colpisce molto la ricerca citata nella mozione a prima firma Berruto. In tale ricerca, guidata dall'Institute of Cardiovascular Science dell'University College of London, pubblicata sul Journal of American College of Cardiology, si è dimostrato che la fase di allenamento e la gara di una maratona sono associati a riduzione della pressione sanguigna e dell'irrigidimento aortico, equivalenti a una riduzione di 4 anni nell'età vascolare, con i maggiori benefici che sono osservati proprio negli uomini di una certa età (come quelli di questa fila), più anziani, più lenti e con pressione sanguigna di base più alta.
Sono aspetti che ci consentono di spiegare al Governo il motivo di questo interesse del Parlamento. Ebbene, per quanto riguarda l'Italia, sulla base di tutti questi dati, rispetto non solo alla maratona di New York citata, ma a tutte le più importanti maratone che vedono l'afflusso di turisti, di runner e di sportivi da tutto il mondo, l'Italia è il fanalino di coda. E perché è il fanalino di coda? Per motivi - come denunciano gli atleti e le federazioni sportive estere - legati alla nostra burocrazia; gli atleti stranieri sono costretti a correre una maratona prima della maratona italiana, perché se prevediamo - come abbiamo sottolineato nelle premesse - una normativa tesa a tutelare la salute dei cittadini italiani, è anche vero che, nel contesto che abbiamo ricordato, dobbiamo considerare che questo fenomeno di grande partecipazione di massa è agevolato in tutto il mondo e all'estero dal fatto che gli atleti possono anche molto spesso semplicemente autocertificare il proprio stato di salute o, comunque, adempiere nel proprio Paese a quelle prassi previste dalla loro normativa, che sono atte a garantire la propria sicurezza e la propria salute.
Per quanto riguarda, invece, il loro venire in Italia per il medesimo appuntamento sportivo, noi richiediamo di adeguarsi alla normativa italiana, il che obbliga spesso gli atleti stranieri - soprattutto perché la normativa italiana è molto importante e articolata - a compiere una maratona, non solo burocratica - come ho ricordato prima -, ma anche tra le loro strutture sanitarie, per ottemperare a tutto quanto richiesto. Partendo da questo ultimo aspetto, che è quello più rilevante in termini di impedimento alla partecipazione sportiva, vengono ricordate al Governo tutte le opportunità che andrebbero colte attraverso queste manifestazioni sportive e anche la necessità di promuovere e incentivare le medesime. Per quanto riguarda la salute, poi, il fatto della prevenzione avrebbe anche un risvolto economico, ben sapendo che, per ogni euro investito nella promozione sportiva, ci sono tre euro risparmiati nella sanità.
Stupisce, dunque, che ci sia stato questo tentativo - fortunatamente rientrato - non solo di prevaricare sulla volontà del Parlamento - e giustamente il Governo se ne è reso conto -, ma anche di sottolineare quanto il Governo sia già bravo e impegnato nella creazione di questo tavolo, salvo poi, nelle riformulazioni, attenuare tutti quegli impegni che venivano chiesti al Governo, di tipo sia fattivo che economico, riformulando, in particolare, gli impegni chiesti al Governo, nel senso di sensibilizzare altri enti e soprattutto non mettere sul tavolo un solo euro.
Questo è un atteggiamento che ci preoccupa ed è un po' ipocrita. Nello stesso momento in cui stiamo andando verosimilmente tutti quanti ad approvare le riformulazioni e a celebrare, per l'ennesima volta, il valore dello sport, il Governo e la maggioranza si disimpegnano e dicono che qualcun altro si dovrà preoccupare di quello che il Parlamento ha messo sul tavolo.
Questo è l'unico elemento di disappunto rispetto a mozioni che sembravano voler dire l'ovvio e sottolineare l'importanza, anche per l'Italia, di partecipare a queste manifestazioni, con tutte le opportunità che comportano; ma, ahinoi, vediamo che, anche in questa circostanza, il Governo rifiuta di assumersi le proprie responsabilità. Speriamo però che l'approvazione favorevole di entrambe le mozioni sia da stimolo per un ripensamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Piccolotti. Ne ha facoltà.
ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Ebbene, la mozione presentata dal collega Lupi e dai colleghi di Noi Moderati, sottoscritta anche da altri colleghi dei gruppi di maggioranza, si incentra principalmente sull'impegno del Governo a rimuovere gli elementi che frenano la partecipazione agli eventi svolti in Italia, tra cui quello molto, troppo stringente dei certificati medici, che vincolano la partecipazione dei runners stranieri nell'adeguarsi alla normativa italiana.
In particolare, con la mozione si impegna il Governo a consentire agli atleti stranieri di iscriversi alle manifestazioni “non-stadia” (come la corsa, la marcia su strada, la corsa campestre, la corsa in montagna, l'ultramaratona e altre), che si svolgono sul territorio italiano, basandosi sulle rispettive leggi di tutela sanitaria specifiche relative al proprio Paese di residenza, consentendo, per esempio, ai runner statunitensi di presentare in Italia un'autocertificazione, così come previsto dalla normativa statunitense.
Ci lasci fare una battuta, Presidente, perché forse avremmo scelto un esempio diverso da quello degli Stati Uniti. Questo perché, considerato che nella furia di deregulation che anima l'Amministrazione Trump molte norme stanno perendo sotto la scure, non si può escludere che prima o poi vengano eliminati i controlli sanitari nell'attività sportiva, o meglio, che venga esaltato il ricorso a più o meno qualsiasi mezzo che aumenti o potenzi la prestazione dell'atleta. Dico così perché sono in corso di organizzazione gli Enhanced Games, già ribattezzati “le Olimpiadi degli steroidi”, che sono un evento sportivo in cui sono ammessi, negli Stati Uniti, a gareggiare atleti che usano anabolizzanti e altre sostanze per il miglioramento delle prestazioni sportive. Peraltro, tra i maggiori sostenitori di questa iniziativa, c'è nientepopodimeno che Don Trump Junior, cioè il primogenito e consigliere del Presidente Trump, che sta guidando perfino un rally di investimenti per il finanziamento di questi giochi.
Ma battute e timori a parte, riteniamo che, rispetto alla mozione presentata da Lupi, più opportunamente, la mozione presentata invece dal gruppo del PD prevede un meccanismo più tutelante della salute degli atleti, perché prevede che l'autocertificazione attesti la veridicità di un certificato che comunque deve essere sempre prodotto e deve attestare un buono stato di salute, rilasciato naturalmente secondo le norme esistenti nel Paese di residenza.
E così, allo stesso modo, nella mozione del PD, consapevoli - come lo siamo anche noi - delle ricadute economiche delle manifestazioni “no-stadia” e, in particolare, delle grandi maratone, sono previsti anche altri impegni che sottolineano l'importanza sociale, ambientale e di prevenzione dell'attività sportiva in genere e, nello specifico, anche delle manifestazioni “no-stadia”, ma anche di altre forme di camminata sportiva.
A tal proposito, ci permettiamo semplicemente di fare due notazioni al Governo, che invece di discutere nel merito viene qui con delle riformulazioni alle mozioni, che sembrano un po' le correzioni di un insegnante di italiano sullo stile con cui le mozioni sono state scritte.
Ebbene, ci permettiamo di segnalare che, quando si sottolinea l'importanza sociale della pratica sportiva e si richiama quanto voluto nella modifica dell'art. 33 della Costituzione, ovvero il riconoscimento del valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell'attività sportiva in tutte le sue forme, noi non possiamo che constatare come questa attività e questo valore, per essere tali, devono diventare un diritto per tutti e per tutte. E, purtroppo, noi sappiamo che in Italia così non è, perché l'investimento che si fa nello sport sociale, nella partecipazione anche delle fasce a basso reddito della popolazione all'attività sportiva, in particolare nella partecipazione dei più giovani, è un investimento assolutamente insufficiente e limitato.
Ci sono troppe famiglie che fanno fatica a pagare gli 80, 90 e 100 euro che costa l'iscrizione ad un'attività sportiva per un figlio, peggio ancora se ne hanno due, e poi ci stupiamo del fatto che in questo Paese la dinamica demografica segnali un crollo colossale e spaventoso delle nascite. Quindi volevamo segnalare questo. Poi ultimo punto, un po' particolare, ma dal nostro punto di vista molto dolente e che ci dovrebbe far riflettere: su 53.825 partecipanti alle maratone, a raggiungere il traguardo sono state solo 11.258 donne, ovvero una su cinque. Segno inequivocabile che c'è anche un grande, gigantesco, tema di genere, che prima o poi andrà affrontato non solo a parole, ma anche con politiche specifiche (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Saluto studentesse, studenti e docenti dell'Istituto comprensivo “Amedeo Savoia Aosta”, di Reggio Emilia, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare il deputato Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Vorrei partire con un ringraziamento ai colleghi Lupi e in particolare Berruto per la presentazione di queste due mozioni che vanno nella stessa direzione, che vanno a raccontare e raccogliere quella che è un'evidenza, una preoccupazione che chi conosce lo sport conosce bene. Le due mozioni raccontano con i numeri quello che vuol dire, nel mondo, lo sport che ruota intorno alle grandi maratone, nei numeri dei partecipanti, nei numeri dell'indotto, cioè quel valore, 450 milioni di dollari, che rappresenta l'indotto per la maratona di New York e quello che rappresentano le grandi maratone del mondo.
Si dice che il turismo sportivo sia secondo, nei numeri, solo dietro al turismo religioso e addirittura davanti a quello che è il turismo culturale, e questo ci dà un'indicazione, cioè quella di investire in questa tipologia di turismo come grande fonte di indotto, ma anche grande fonte di promozione turistica.
C'è un elemento in più in questo caso. Lo dicono i dati, lo scrive bene, nella mozione, Berruto: fare sport fa bene, fare sport vuol dire anche prevenzione, fare sport vuol dire combattere molte malattie che con la sedentarietà possono crescere nei nostri corpi, fare sport vuol dire anche fare comunità, fare sport vuol dire darsi degli obiettivi, raggiungere e costruirsi anche un percorso sportivo. E quindi tutto questo è la promozione di quello che dovremmo fare. Purtroppo, i numeri lo dicono, le maratone e le mezze maratone in Italia hanno dei numeri completamente differenti da quelle che sono le competizioni internazionali.
E mentre sempre più italiani decidono di andare all'estero per partecipare alle grandi maratone, che sono oramai molto famose, da Berlino a Valencia, da New York, la più famosa, fino ad arrivare alle Big Six, sempre meno stranieri decidono di arrivare, invece, in Italia per partecipare alle nostre grandi maratone. Penso a quella che pochi giorni fa è avvenuta a Roma, una maratona davvero molto bella e molto partecipata, ma su cui la partecipazione straniera è ancora limitata.
È evidente, perché basta parlare con i tour operator e anche con chi organizza queste tipologie di gara, che questa differenziazione, questa non reciprocità dei requisiti per potervi partecipare, è un grande discrimine per gli atleti stranieri, che, invece, vorrebbero farsi qualche giorno a Roma, magari anche in occasione del Giubileo e partecipare anche alla maratona. I costi dei certificati che l'Italia richiede sono spropositati rispetto a quelli che gli atleti italiani devono fare all'estero e questi atleti non sono abituati a dover fare tutti questi controlli, perché, appunto, quando girano per le altre maratone, questi certificati non sono controllati.
È un po' stupefacente perché per chi le maratone le fa, e le abbiamo fatte in tanti, per parteciparvi occorre un certificato medico agonistico, ma, quando andiamo a New York, quando andiamo a Berlino, nessuno ci chiede nulla, se non una semplice autocertificazione sul nostro stato di salute e anche un'autocertificazione che ci responsabilizza rispetto agli organizzatori nel caso succeda qualcosa. Questo non accade in Italia, questo è evidente che è un limite, e quindi questa mozione, che purtroppo è stata stravolta - nell'opinione del Governo, più che stravolta, è stata allargata alla possibilità di -, aveva l'obiettivo di introdurre una novità normativa, che desse risposta a questa esigenza del mondo sportivo e anche della promozione turistica.
Speriamo che un grande voto del Parlamento, spero unanime, rispetto alle due mozioni, non faccia sì che diventi una medaglietta da appendersi alla giacca, ma che possa invece corrispondere, nei prossimi mesi, a degli atti pratici per arrivare a quello che è l'obiettivo, cioè che gli atleti stranieri possano partecipare alle nostre gare di maratona con i requisiti che sono richiesti nel loro Paese. Annuncio, quindi, il nostro voto favorevole a entrambe le mozioni (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, signora Presidente. Rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, prima di illustrare e di dichiarare il voto ovviamente favorevole alla mozione presentata dal nostro gruppo parlamentare di Noi Moderati e sottoscritta poi dagli altri gruppi di maggioranza, e il voto favorevole anche alla mozione presentata dall'opposizione, mi preme l'obbligo, essendo stato chiamato prima in causa rispetto a una discussione di tipo regolamentare, intanto di ringraziare il Governo perché - correttamente faremo una riflessione ulteriore - ha ritirato la riformulazione sulle premesse.
Però, d'altra parte, mi preme sottolineare, ma mi sembra che lo abbia detto anche lei, signora Presidente, come il Regolamento sia stato superato poi dalla prassi, negli anni precedenti, e da sempre, con qualsiasi Governo, con qualsiasi maggioranza, nelle discussioni sulle mozioni esiste lo strumento, nell'espressione dei pareri, delle riformulazioni che il Governo fa, ovviamente per quanto riguarda la parte non delle premesse ma del dispositivo. Libero ogni gruppo, poi, di accettare le riformulazioni oppure di respingerle.
Detto questo, e lo dico da parte del nostro gruppo e della maggioranza, abbiamo sulle riformulazioni del dispositivo anche concordato alcune modificazioni, perché l'obiettivo è uno solo. Lo dico al Governo, che è qui presente: tutto il Parlamento, già nella passata legislatura, aveva adottato un atto, come mozione e non come ordine del giorno. C'è una grande differenza tra le mozioni e gli ordini del giorno, ma non vorrei sprecare tutto il mio tempo a fare disquisizioni di tipo regolamentare. Il 9 gennaio del 2020 aveva, dunque, già approvato questo atto di indirizzo al Governo per dire: affrontate la questione, riformulatela, tenete conto di quanto sta accadendo, tenete conto del valore del contenuto che adesso andrò ad esprimere.
Purtroppo, dal 9 gennaio del 2020 siamo arrivati all'aprile del 2025. In 5 anni non solo il Governo precedente ha disatteso questa indicazione del Parlamento e questo indirizzo del Parlamento, ma è passato altro tempo, altri 5 anni, che hanno fatto perdere opportunità di sviluppo e di promozione di uno strumento fondamentale. E qui vengo alla ragione per cui il nostro gruppo ha deciso di presentare una mozione di questo genere. Non semplicemente perché appassionati, non semplicemente perché qualcuno di noi vuole - lo dico anche ai ragazzi che, attraverso lei, ci stanno ascoltando - pensare di affrontare un tema molto specifico. C'è qualcuno che vuole correre, appassionato di maratone e mezze maratone, e adesso affronta il tema.
Ciò perché la questione dello sport è un elemento fondamentale nell'educazione, nella formazione, nella promozione della qualità della vita e della qualità del benessere della persona nel nostro Paese, ma in tutta Europa e in tutto il mondo.
Ricordo che c'è stato un momento importantissimo di questa legislatura, il 20 settembre 2023, quando il Parlamento, nella Carta fondamentale che regolamenta la vita, che dà la fotografia della vita e dei valori dell'Italia - si chiama Carta costituzionale -, ha introdotto una modifica all'articolo 33: “La Repubblica riconosce il valore sociale, educativo e di promozione del benessere psicofisico dell'attività sportiva in tutte le sue forme”. Stessa sottolineatura l'ha fatta non solo il nostro Parlamento riformulando la Costituzione, ma anche l'Europa sotto i due aspetti: quello del benessere, ma anche quello della ricaduta che questa promozione del benessere, dell'educazione sociale e della qualità della vita ha anche in termini economici sul tessuto di ogni singolo Paese. Addirittura, l'Europa ha fatto entrambi gli indirizzi: quello che riguarda la tutela della salute e la promozione e la prevenzione del benessere e l'altro che, invece, riguarda - risoluzione del Parlamento europeo del 29 ottobre 2015 - il valore potenziale del turismo sportivo come uno dei settori più dinamici per la crescita dei singoli Paesi.
Allora oggi affrontiamo, attraverso questa mozione, il tema complessivo del rilanciare la funzione educativa, anche attraverso un esempio molto particolare. Non stiamo parlando di una nicchia, stiamo parlando di un'attività amatoriale che vede coinvolti, dai giovani ai più anziani, milioni e milioni di persone nel nostro Paese, che non solo praticano l'attività - tra virgolette - amatoriale, ma partecipano anche alle tante marce non competitive che si svolgono nei nostri comuni per educare allo sport, per far apprezzare i valori culturali e artistici dei nostri Paesi, per fare una dimensione di unità educativa e sociale della nostra gente.
Ecco perché, a questo punto, affrontiamo la questione, e qui l'appello forte, dopo un voto altrettanto unanime che credo ci sarà, al Governo di procedere nella direzione che meglio ritiene opportuna, ma tenendo conto i capisaldi della direzione che deve essere percorsa.
C'è, come sempre, un tema fondamentale, che riguarda i dati che noi abbiamo sottolineato. Noi abbiamo maratone o mezze maratone che si sono sviluppate in tutte le grandi città italiane meravigliose: Venezia, Milano, Roma, Torino, Palermo, e potrei citare tutte città piccole e grandi, anche con un valore artistico e culturale del nostro Paese, dove si svolgono maratone. Ebbene, che cosa hanno Roma o Firenze meno di New York, di Chicago, di Parigi? Lo dice un milanese ovviamente, così faccio un esempio per tutti. Qual è la ragione per cui tutte le nostre maratone vedono una grande limitazione di partecipanti dall'estero, mentre avviene l'inverso, ossia che tantissimi italiani vanno a partecipare, anche per conoscere, maratone che si svolgono in tutte le parti del mondo? Come sempre, la ragione è una. La preoccupazione è corretta, e questo lo dico perché questa è un'opportunità fondamentale anche per coloro che ci stanno ascoltando e che seguono il dibattito del nostro Parlamento: lo sport va fatto, lo sport è benessere, occorre però la prevenzione, occorre che si faccia lo sport con attenzione e con cautela. Sia per l'attività agonistica, sia per l'attività non agonistica, il nostro Paese ha regolamentato intelligentemente e giustamente che, prima di approcciarsi a qualsiasi attività sportiva, è utile una visita. Abbiamo introdotto addirittura la figura del medico sportivo per aiutare questo tipo di prevenzione e questo nel nostro Paese deve rimanere.
Ma qual è la ragione per cui questo elemento fondamentale, che vale nel nostro Paese, diventa, come sempre, come in altre materie, questo: siamo più zelanti, più burocratici, più di tutti gli altri, compreso delle normative europee? Ma quando mai un appassionato che vuole fare una maratona o una mezza maratona, che vuole venire a visitare le nostre città facendo sport, che viene dall'estero, si iscriverà alla maratona di Firenze se, arrivando dall'America, deve fare la visita sportiva, presentare le analisi, cercare il medico sportivo - figura che, magari, nel suo Paese nemmeno ha -, quando vale l'attività e la regola del suo Paese? Quello che noi diciamo è che si faccia una cosa semplice: se nel tuo Paese è richiesto semplicemente un certificato medico, porta il tuo certificato medico e dichiara con l'autocertificazione che hai ottemperato a quella legge; se è richiesta un'altra cosa, bene, ma permettiamo finalmente che si sviluppi ulteriormente, anche per l'Italia, questa opportunità enorme di rilancio del turismo sportivo, la possibilità che questo accada. E che non accada da tanti anni, lo dico al Governo, ci vuole poco. Attenzione, attenzione - e concludo -, attenzione. Su questi temi non c'è corporativismo: non vogliamo dire che bisogna eliminare la figura del medico sportivo in Italia - ci mancherebbe altro, è una figura fondamentale -, ma metterlo sempre ad ostacolo per la possibilità della promozione e dell'apertura è un errore.
Quindi chiediamo al Governo, con forza, di procedere rapidamente perché questo possa accadere, perché anche questo sarà un segnale - a proposito di quello che è accaduto - di competitività, di promozione e di rilancio del sistema Italia nel mondo, e non possiamo permetterci che questo non accada. Non è banale, non cito i dati che abbiamo riportato nella nostra mozione, che sono condivisi da tutti. Non è sbagliato. Ma perché dobbiamo sempre autocastrarci dal punto di vista di tutte le procedure burocratiche, che ci impediscono non di rispettare le normative di tutti, ma di peggiorarle? Questo accade in questo settore, ma accade in tutti gli altri.
Poi - lo ripeto, e concludo -, non siamo americanofili. Ci piace molto il dialogo tra Europa e Stati Uniti d'America, siamo nell'Occidente con orgoglio, ma ricordo che l'autocertificazione è prevista in Germania, Spagna - non mi sembra che si chiami Donald Trump qui - Repubblica Ceca, Olanda, Svezia e potrei proseguire con l'elenco di tutti gli altri Paesi.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)M-CP). Quindi, concludo ringraziandola e dicendo che ci auguriamo che ci sia non solo il voto unanime e favorevole da parte di tutti. È stata avanzata da parte dei colleghi dell'opposizione riguardo alla nostra mozione - così dopo non intervengo - una richiesta di voto separato per quanto riguarda il primo punto. Va assolutamente bene e accettiamo questa richiesta. Mi auguro che il Governo, poi, faccia passi avanti, ma presiederemo, passo dopo passo, che in questa legislatura si possa finalmente attuare quello che tutti chiedono e che purtroppo, solo per lentezza burocratica, non si attua (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Amato. Ne ha facoltà.
GAETANO AMATO (M5S). Grazie, signora Presidente. Anticipo il voto favorevole ad entrambe le mozioni da parte del MoVimento 5 Stelle. I benefici dello sport non li scopriamo adesso, ma nell'antica Grecia, da Giovenale addirittura, “mens sana in corpore sano”; poi, dopo, ritornerò su questa frase “mens sana in corpore sano”. La regina dello sport, possiamo dire, che sia l'atletica e la ciliegina sulla torta delle manifestazioni di atletica è certamente la maratona che, non a caso, conclude le manifestazioni sportive importanti.
È importante, però, tenere presente il “corpore sano”. Infatti, non siamo d'accordo con il collega Lupi per quanto riguarda anche la mancata certificazione di uno stato di salute in grado di sopportare lo sforzo di una maratona. Ricordiamo da dove nasce la maratona: nasce da Filippide e la sua corsa da Maratona all'Acropoli di Atene. Questa mozione sembra proprio legata a quell'episodio. Infatti, Filippide, dopo aver detto “abbiamo vinto”, muore per lo sforzo che ha esercitato.
Allora, noi vorremmo che chi partecipa a una maratona, chi partecipa a una corsa di lunga durata fosse tutelato nel proprio stato di salute. Potrei andare anche su altri sport.
Mi riferisco, ad esempio, allo sciatore della domenica che puntualmente ritorna a casa con le stampelle. In questo caso, però, non si tratterebbe più di una frattura, ma si tratterebbe di uno sforzo prolungato che potrebbe causare seri problemi. La maratona attuale è di 42 chilometri e 195 metri: inizialmente non era così. Questa distanza prende forma e resta dall' Olimpiade di Londra poiché decisero di spostare l'arrivo di 352 metri per farlo coincidere con il Palazzo Reale.
Ripeto, noi siamo favorevoli a queste due mozioni, ma siamo favorevoli al fatto che l'atleta debba essere tutelato, anche se non si è tutelato da solo. Quindi, l'accettazione che tutti possano partecipare senza aver prodotto alcuna certificazione non ci trova d'accordo; anzi, io addirittura sarei perché il Paese ospitante si facesse carico di rapide visite mediche e di rapidi accertamenti. Però, non è questo il momento, non è questo il luogo per parlarne, almeno su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Tassinari. Ne ha facoltà.
ROSARIA TASSINARI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Colleghi, siamo oggi chiamati a esprimerci su un tema che riveste un valore strategico per il nostro Paese, per il sistema sportivo nazionale, per la promozione del cosiddetto turismo sportivo: la valorizzazione delle maratone e delle competizioni podistiche con particolare attenzione alla partecipazione degli atleti stranieri e alla tutela della salute.
Le maratone rappresentano molto più di semplici eventi sportivi, sono un'occasione per far conoscere le bellezze del nostro territorio, attrarre turisti e atleti da ogni parte del mondo, generare un importante indotto economico e promuovere benessere e coesione sociale. Non vanno considerate come ostacolo allo sviluppo urbano, bensì come vere e proprie opportunità di crescita, di visibilità e di vitalità per le nostre città.
Il cuore della mozione in discussione riguarda una questione molto concreta: la possibilità per gli atleti stranieri non tesserati di partecipare alle manifestazioni agonistiche su suolo italiano, presentando una certificazione medica rilasciata nel proprio Paese d'origine, conforme ovviamente alle norme locali vigenti per la medesima attività.
La proposta non intende in alcun modo mettere in discussione il principio fondamentale della tutela della salute degli atleti, ma si pone l'obiettivo di semplificare l'accesso alle gare, nel rispetto delle regole dei Paesi di provenienza, come già avviene nella maggior parte delle Nazioni che ospitano eventi sportivi internazionali. L'obbligo attualmente previsto rappresenta una difficoltà significativa ed oggettiva: costringe infatti gli atleti stranieri ad inevitabili complicazioni e costi aggiuntivi, senza poi avere alcuna garanzia di poter effettivamente partecipare alla competizione.
Forza Italia ha sempre sostenuto con convinzione il principio della semplificazione amministrativa e lo riafferma, con forza, anche in questa occasione. Consentire la presentazione di certificazioni mediche rilasciate dal Paese d'origine degli atleti, purché conformi alle normative locali, significa favorire la partecipazione, snellire le procedure e rendere il nostro Paese più attrattivo per gli eventi sportivi di respiro internazionale. Una semplificazione di questo tipo porterebbe numerosi benefici: maggiore partecipazione, incremento nel numero degli eventi, ricadute economiche positive per le città ospitanti e una più ampia visibilità internazionale del nostro territorio.
Lo sport è un elemento fondante della nostra vita civile e democratica. In quest'Aula abbiamo più volte riconosciuto il suo valore educativo e sociale. La maratona, in particolare, è una disciplina dal forte valore simbolico che unisce sacrificio, determinazione e spirito di comunità.
Forza Italia ritiene fondamentale promuovere lo sport come motore di benessere collettivo, crescita individuale e sviluppo del territorio. La diffusione della pratica sportiva rappresenta un investimento per il futuro, un'opportunità di innovazione, di inclusione e di occupazione. Per tutte queste ragioni, auspichiamo che si possa trovare una soluzione condivisa e concreta a questo nodo burocratico, permettendo agli atleti stranieri di partecipare più facilmente alle manifestazioni italiane, nel rispetto, ovviamente, della loro salute - principio ovviamente da non declinare - e con piena garanzia di sicurezza per tutti.
Chiediamo quindi al Governo, con l'approvazione di questa mozione, di impegnarsi a individuare soluzioni normative che consentano la partecipazione degli atleti stranieri alle manifestazioni “no-stadia” in Italia, riconoscendo le leggi di tutela sanitaria specifiche relative al proprio Paese di appartenenza; di far sì che le norme di tutela sanitaria che riguardano gli italiani continuino, ovviamente, ad essere rispettate; di adottare iniziative per individuare forme di sinergia, anche con attività culturali da implementare in occasione delle maratone e delle mezze maratone, a vantaggio degli atleti e dei loro accompagnatori, sia italiani che stranieri.
Per tutte queste motivazioni, il gruppo di Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE esprime convintamente voto favorevole alla mozione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sasso. Ne ha facoltà.
ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie, Presidente. Siamo qui, oggi, per dare la giusta attenzione agli eventi sportivi agonistici a vocazione popolare, più partecipati e diffusi al mondo, e per liberare quello che noi consideriamo come un enorme potenziale.
Ospitare una maratona porta numerosi vantaggi ad una città, ad un territorio, ad una regione, sia a livello economico che sociale, culturale e ambientale. È noto, infatti, che ogni maratona attiri partecipanti e spettatori da tutto il mondo, da altre Nazioni, da altre città, con un conseguente beneficio per l'economia, per chi si occupa di ricezione, di ristorazione, trasporti e attività turistica.
I turisti che partecipano o assistono alla maratona spesso approfittano di questa occasione per esplorare, appunto, il territorio, con un impatto certamente positivo sull'economia locale. Durante l'evento tutte le attività del territorio, dai negozi ai ristoranti, ai fornitori di servizi, indubbiamente beneficiano dell'afflusso di persone. Tutto ciò che avviene prima di una gara, dalle fiere agli eventi pre-gara, appunto, offre anche opportunità di vendita per materiale sportivo, accessori e tutto quello che riguarda il mondo del merchandising.
Infatti, queste manifestazioni attraggono numerosi sponsor, inclusi marchi sia locali che globali, che contribuiscono economicamente, pubblicizzano i loro prodotti, certi di un ritorno di visibilità. Infatti, le maratone - basti pensare a quella di New York ma anche ad altre - sicuramente pongono i riflettori internazionali su una città e consolidano, in questo modo, le città come una destinazione turistica o una meta per eventi sportivi di grande importanza. La maratona, poi, in quanto attività sportiva, indubbiamente incoraggia i cittadini a praticare attività fisica. Molte persone iniziano a prepararsi per una maratona anche 5, 6, 12 mesi prima dell'evento, con un impatto positivo su quello che è il benessere fisico e mentale della comunità. Si promuovono, in tal modo, stili di vita più sani e, certamente, si sensibilizza la popolazione intera riguardo a temi come la salute, l'alimentazione, il benessere e la prevenzione di malattie.
Non trascuriamo, poi, che l'organizzazione di una maratona in una città possa portare benefici a qualcosa che può apparire più semplice e banale ma è importante, come il percorso stradale, il miglioramento dei percorsi e delle infrastrutture locali, con un conseguente beneficio, appunto, per chi vive in quel territorio.
L'evento, indubbiamente, mette in risalto anche le bellezze naturali e storiche di una città; fa conoscere il territorio da una prospettiva molto particolare mentre i partecipanti percorrono le strade, i parchi, i monumenti di un territorio.
Pur richiedendo una pianificazione attenta e risorse adeguate, i benefici di lungo periodo possono essere considerevoli, trasformando quello che è un semplice evento sportivo in un catalizzatore per lo sviluppo urbano, il turismo e la cultura sportiva.
Anche dal punto di vista della partecipazione degli atleti è bene fare alcune riflessioni. Il nostro ordinamento, giustamente, tutela la salute degli atleti, ma è evidente che l'attuale normativa ponga vincoli troppo stringenti alla partecipazione degli atleti stranieri, scoraggiando, in qualche modo, la loro presenza e penalizzando le nostre competizioni rispetto a quelle internazionali. Se, infatti, in altri Paesi è sufficiente un'autocertificazione o un certificato medico che non sia oneroso, è giusto interrogarsi su come allinearci senza compromettere la sicurezza degli atleti stessi. L'impegno del Governo a istituire un tavolo di lavoro con CONI, FIDAL e Sport e salute Spa va nella giusta direzione.
Un approccio strategico allo sviluppo di queste manifestazioni può trasformarle in veri e propri motori economici per le città ospitanti, attirando atleti e turisti, e valorizzando il legame tra sport e cultura.
Plaudo, quindi, a questa iniziativa e annuncio il voto favorevole del gruppo Lega-Salvini Premier (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Berruto. Ne ha facoltà.
MAURO BERRUTO (PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Io parto con due premesse. La prima è la premessa delle premesse, così rispondo anche all'onorevole Lupi che è intervenuto su questo tema. Mi riferisco all'intervento del Governo che ha aggiunto alcune premesse a una mozione da me sottoscritta. Fatto curioso. Non me la sento di ringraziare il Governo per averle ritirate, ma mi sento di sottolineare che ha fatto semplicemente quello che era opportuno fare rispetto al Regolamento, come evidenziato dal collega Fornaro nel suo intervento. Dopodiché, le riformulazioni, certo, sono una prerogativa del Governo che, infatti, accetterò, nonostante siano un po' formali; c'è un esercizio di stile nel correggere certi verbi o cambiare certi aggettivi, ma migliorerò. Chiudo la prima premessa, dicendo che, in virtù di quello che è successo, avrei potuto chiedere a ChatGPT di scrivere una dichiarazione di voto come la farebbe il Ministro Andrea Abodi, però poi ho rinunciato e ne faccio una tutta mia.
Il provvedimento è simile - è stato già ricordato - a una mozione presentata nella precedente legislatura che aveva avuto un esito - mi sembra di intuire - altrettanto unanime.
La situazione è stata ampiamente spiegata: riguarda la partecipazione di cittadini e cittadine stranieri alle maratone in Italia. Naturalmente, parliamo di amatori, non di atleti agonisti per i quali, ovviamente, vi è un'altra tipologia di iscrizione alle maratone. Parliamo di amatori. Ma vi è un fatto che oggi in Italia genera alcune difficoltà che sono state ricordate dai miei colleghi e dalle mie colleghe: se partecipo ad una maratona a New York, a Boston o a Berlino, a me, cittadino italiano, non viene richiesto alcun tipo di certificato agonistico, ma mi viene richiesta semplicemente un'autocertificazione che posso scrivere anche sulla carta della pizza, andare lì e correre. Se, invece, un cittadino americano viene a correre a Firenze, a Roma o a Venezia, gli viene richiesto di cercarsi un medico dello sport, di trovarlo disponibile - cosa che ovviamente non è scontata - e di effettuare tutta una serie di esami clinici che orientano verso il certificato medico di idoneità agonistica. Qualora non ottenesse quel certificato, dovrà tornare a casa, senza aver corso alla maratona. Tale fatto - e naturalmente poi entrerò nel dettaglio - fa sì, come ricordato in entrambe le premesse delle mozioni Lupi ed altri n. 1-00228 e Berruto ed altri n. 1-00393, che oggettivamente in Italia corrano molti meno amatori stranieri rispetto al numero degli stranieri che vanno a correre a New York, a Berlino o a Boston.
Bisogna in realtà dirla tutta: in questo momento c'è un escamotage - questo fatto non è stato ricordato da nessuno -, ma, in realtà, per un amatore straniero è possibile correre ad una maratona in Italia, correndo fuori classifica (lo semplifico in questa maniera), assumendosi il rischio dell'attività fisica. La maratona, oggettivamente, è una disciplina che richiede un impegno estremamente gravoso del corpo, non è come passeggiare su via del Corso. Quindi, si assume le responsabilità, cosa che purtroppo nei casi di tragedia implica una responsabilità indiretta da parte degli organizzatori; l'obiettivo è anche quello di tutelare prima di tutto gli organizzatori. Può correre, quindi, fuori classifica; non c'è una classifica finale, ma c'è un ordine alfabetico, c'è un riferimento al tempo che l'amatore va a calcolare rispetto al tempo degli altri; ma questa cosa, rispetto alle modalità degli amatori che corrono nelle maratone, è respingente. Ciò fa sì che loro non partecipino alle grandi maratone svolte in Italia, nelle città d'arte che conosciamo e che evidentemente potrebbero attrarre amatori da tutto il mondo, che porterebbero le loro famiglie, che potrebbero visitare le altre città d'arte, rimanendo nel nostro Paese per decine di giorni, portando un benefit indubbio al turismo.
Oltre all'escamotage che ho citato, c'è un altro fatto che va sottolineato - ripeto - per onestà intellettuale: se, invece, tu amatore straniero vuoi gareggiare in Italia, quindi, vuoi essere in classifica, devi sottoporti al percorso che ho ricordato, diventando tesserato della Federazione atletica leggera, fosse anche solo per un giorno di attività. Anche qui, si aprirebbe un tema che non è oggetto di queste mozioni (semplicemente, lo evidenzio per onestà intellettuale). È curioso anche questo, nel senso che, come sapete, la ripartizione del denaro pubblico, che va alle Federazioni e agli enti di promozione sportiva, si fonda anche sul numero di tesserati. Quindi, è un bel bacino di utenza per certe federazioni che, così, aumentano il numero di tesserati per l'attività di un giorno.
Allora, come risolvere questo problema? Ho ascoltato con grande interesse tutti gli interventi che mi hanno preceduto. Devo sottolineare un fatto che mi ha un po' incuriosito. Signora Presidente, fra i nostri colleghi c'è un onorevole, che si chiama Maurizio Casasco, che è il presidente della Federazione Medico Sportiva Italiana. Sarebbe stato molto bello sentire il suo parere, con tutto il rispetto per l'onorevole Tassinari, che lo ha sostituito nella dichiarazione di voto. Sono sorpreso: è come se quest'Aula si esprimesse su una novità che riguarda il gioco della pallavolo, ossia che dalla prossima settimana si gioca in 12, e intervenisse il mio collega Nicola Care', che ha tantissime qualità, ma forse non quella di conoscere nel dettaglio il gioco della pallavolo. Mi piacerebbe approfondire questo tema senza speculazioni fra opposizione e maggioranza e capire perché l'onorevole Casasco non ci conforta del suo parere essendo il Presidente della Federazione Medico Sportiva Italiana.
Io non sono mai tenero, oltre alle grandi qualità che le Federazioni hanno, su alcuni difetti delle Federazioni sportive. Riconosco però alla Federazione Medico Sportiva Italiana un fatto inedito: per essere membro della Federazione Medico Sportiva Italiana occorre essere un medico e, quindi, aver fatto un giuramento che riguarda la professione, cosa che la differenzia dalle altre Federazioni.
Come tentare di risolvere il problema? Concordiamo sulle finalità. Abbiamo chiesto - come anticipato dall'onorevole Lupi - il voto separato sull'impegno 1) della sua mozione per una ragione molto semplice: non vogliamo abbassare troppo l'asticella della qualità di attenzione sulla salute dei partecipanti alla maratona. Quindi, ci asterremo sull'impegno 1) della mozione Lupi ed altri n. 1-00228, semplicemente per quell'inciso che vado a leggere: “quindi consentendo, per esempio, ai runner statunitensi di poter presentare in Italia un'autocertificazione, così come previsto dalla normativa statunitense”.
Noi crediamo che anche a tutela degli organizzatori sia più utile far sì che chiunque possa venire a correre le maratone in Italia, portando un certificato di salute emesso nel suo Stato di residenza, con un'autocertificazione che ovviamente tuteli gli organizzatori, nel senso che quel certificato sia reale. Credo che negli Stati Uniti non sia difficile trovare un medico che possa certificare uno stato di salute, non di idoneità agonistica, cosa prevista dalla norma italiana. Ci distingueremmo solo su questo fatto: non una deregulation totale, ma una attenzione che distingue il nostro Paese rispetto al potenziale rischio e alla salute dei partecipanti.
Però - e arrivo alla seconda e ultima parte del mio intervento - vorrei che ci concentrassimo un attimo. Vorrei chiedere la vostra attenzione sulla seconda parte della nostra mozione. Certamente è giusto - e lo stiamo facendo - aiutare, ai fini della promozione turistica, chi organizza grandi eventi con finalità anche commerciali, ma nella seconda parte della nostra mozione chiediamo che vengano tutelati, sostenuti coloro che investono in attività non agonistiche e che si occupano di promozione della cultura del movimento e della salute e del benessere.
Penso alle attività come il nordic walking, fitwalking, l'orienteering, il plogging che ha anche una finalità ambientale; penso a grandi manifestazioni come “Race for the Cure”, qui, a Roma, come “Just the Woman I Am”, a Torino, che dedicano settimane al tema della prevenzione, della salute, che offrono borse di studio a ricercatori affinché possano investire il loro percorso di studi su quel tema.
Chiediamo che vengano sostenute questo tipo di manifestazioni con una deburocratizzazione, con una tutela e un'attenzione rispetto ai costi per il suolo pubblico e la sicurezza, che spesso sono, anche quelli, un fattore limitante di attività che, ripeto, sono invece orientate alla promozione della salute e del benessere, come prevede l'articolo 33 della nostra Costituzione, come è stato ricordato.
Questo è il motivo per cui il Partito Democratico si esprimerà con un voto di astensione sul primo impegno della mozione Lupi e sarà, invece, favorevole a tutti gli altri impegni, oltre, naturalmente, al voto favorevole sulla nostra mozione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Perissa. Ne ha facoltà.
MARCO PERISSA (FDI). Grazie, Presidente. È stato già detto tutto rispetto alla funzione di alcune attività, come quelle organizzate dal movimento podistico in Italia, a livello internazionale e a livello mondiale. Mi lasci dire in premessa che questa legislatura, forse, senza timore di essere smentito, più delle 18 precedenti, si è contraddistinta per aver posto - grazie al lavoro combinato dell'attività parlamentare con quella governativa - nei confronti dello sport una particolare attenzione e una particolare dedizione, soprattutto nell'intendere la dimensione sportiva per come davvero negli ultimi anni abbiamo imparato a conoscerla, in maniera differente da come la conoscevamo in passato, ossia un'attività non intesa come fine, ma come strumento, quindi l'attività sportiva come strumento attraverso il quale riuscire a raggiungere una serie di obiettivi, diretti e indiretti, correlati all'attività motoria, agonistica e non agonistica. Questo abbiamo deciso di scrivere a caratteri forti e chiari all'interno della nostra Costituzione.
Da qui, un'attività di Governo che, grazie anche al Ministro Abodi, in continuità con quanto definito nella riforma costituzionale del 2023, ha messo al centro l'attività sportiva - ripeto - come strumento attraverso il quale raggiungere molteplici obiettivi. Se si parla di giovani, si pensa all'integrazione, alla socialità, alla formazione, all'educazione emotiva e affettiva. Se si parla ad una platea intergenerazionale, si cerca di capire e di affrontare lo sport come strumento di integrazione sociale, di superamento delle barriere e quant'altro. Potrei stare qui ore a declinare le funzioni sociali in ambito sportivo, ma, per fortuna di chi mi ascolta, il tempo non me lo concede.
È chiaro che, insito in questo ragionamento, però, risulta, come avviene nelle maratone ma come avviene anche in altre dimensioni sportive, che l'Italia, dal punto di vista di prevenzione sanitaria in ambito sportivo, è un'eccellenza a livello mondiale. E di questo mi consenta di ringraziare, anche nella figura di presidente della Federazione Medico Sportiva, il collega Casasco, per lo straordinario lavoro che la Federazione fa e porta avanti da tantissimi e tantissimi anni. Abbiamo visto come, per esempio nel calcio, alcuni calciatori che acquisiscono l'abilitazione a giocare nelle serie maggiori dei campionati esteri, poi, invece, quando vengono acquistati da squadre italiane, ai controlli medici a cui il calcio italiano li sottopone non superano l'autorizzazione a giocare e se ne tornano in patria. Un'attenzione che l'Italia da sempre mette nei confronti della tutela della salute dell'atleta - lo fa nel calcio, come in tantissime altre discipline -, pur tuttavia, non è inusuale incappare in incidenti drammatici: l'ultimo, saltato alle cronache della storia, era del povero Edoardo Bove, che, a tutt'oggi, è in fase di ripresa.
Ecco perché è lungi da noi, Fratelli d'Italia e maggioranza, immaginare con questa mozione di andare ad aprire anche una microscopica crepa in questo sistema, che rende l'Italia un'eccellenza, perché lo sport fa bene, ma è compito del legislatore e degli organi deputati a livello sportivo, Comitato olimpico e federazioni, tutelare, prima di tutto e soprattutto nell'esercizio dell'attività sportiva, la salute dell'atleta, agonista o amatoriale. Infatti, non vorremmo mai che questo dibattito portasse il dubbio nella testa di qualcuno che c'è una maggioranza che vuole abbassare la soglia di attenzione sulla prevenzione e sul controllo sanitario in ambito sportivo.
Però è anche vero che questo elemento non può danneggiare il sistema Paese, in particolare nell'ambito delle maratone, rispetto alle altre normative vigenti. Si tratta di mutuo riconoscimento, nulla di più e nulla di meno: avviene in ambito studentesco e universitario - ci sono dei percorsi di laurea che vengono riconosciuti anche dal Governo italiano, seppure condotti in territorio straniero - e in mille e mille altri settori della società italiana. Così come avviene, per esempio, nel rapporto tra pubblica amministrazione e cittadino italiano: questo noi introduciamo nella mozione di maggioranza, sostituendo i certificati ufficiali delle pubbliche amministrazioni con autocertificazioni.
Su questo ultimo passaggio voglio condividere una riflessione e lanciare - se hanno la pazienza e la cortesia di ascoltare - anche un invito alle opposizioni, perché temo che ponga in inganno o tragga in inganno assimilare il concetto di autocertificazione, come ho sentito poc'anzi, al concetto di carta straccia. L'istituto dell'autocertificazione in Italia non è carta straccia, è regolamentato da un decreto del Presidente della Repubblica di 25 anni fa, vale nei confronti delle pubbliche amministrazioni come atto sostitutivo dei certificati ufficiali rilasciati dalle pubbliche amministrazioni e ha valore legale al pari del certificato che sostituisce. Quindi, andare a chiedere un'autocertificazione di possesso dei requisiti previsti dal proprio Paese di provenienza ad un atleta amatoriale che partecipa ad una maratona non significa far partecipare alle maratone gli atleti esteri che ci presentano carta straccia. Significa rispettare e riconoscere in maniera mutuale i processi di abilitazione all'attività sportiva amatoriale riconosciuti negli altri Paesi.
Questo per dire che colmare questo gap amministrativo e burocratico è un lavoro, comunque, non facile. E mi piacerebbe anche che, cogliendo, se le opposizioni lo volessero, questa mia riflessione del tutto in buona fede sul senso e sul significato legale dell'autocertificazione, per assurdo si potesse arrivare anche ad un voto unanime sul primo punto dell'atto di maggioranza. Perché? Perché è un compito fondamentale liberare le risorse e le energie in ambito sportivo, è un compito fondamentale tutelare la salute degli atleti, agonisti e amatori, ma è anche un compito fondamentale, da parte del legislatore, del Governo e degli organi competenti, Federazione atletica leggera e Comitato olimpico nazionale, riconoscere le procedure che ogni singolo Stato sovrano si è dato nel proprio Paese di appartenenza, e, attraverso questo mutuo riconoscimento che può passare da un'autocertificazione, andare a liberare - se vogliamo utilizzare questo termine - le capacità aggregative delle maratone italiane, che sono effettivamente molto, molto belle e molto, molto attrattive nei confronti degli altri Paesi.
Questo perché - e concludo questo intervento semplicemente con questa affermazione - abbiamo compreso come le attività sportive amatoriali ad alta capacità aggregativa - e le maratone ne sono un esempio fondamentale - possano essere un indotto non soltanto per quegli organizzatori che dedicano tempo, passione e competenza a metterle in campo, ma anche per quelle città che le ospitano, portando turismo nel medio raggio: possono essere funzionali ad un processo, per esempio, di destagionalizzazione dell'attività turistica; possono essere strumento di rilancio di alcuni luoghi dal grande valore artistico, culturale, architettonico e storico, che magari non sono particolarmente noti all'estero; possono essere volano di turismo enogastronomico, abbinato a quello sportivo. L'attività sportiva amatoriale può essere, ancora una volta, un volano di turismo e di indotto diretto e indiretto sui territori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Credo che liberare la possibilità di queste manifestazioni di portare turismo sano e positivo nei nostri territori sia un impegno di tutti.
Quindi, annuncio il voto favorevole alla mozione di maggioranza di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Per quanto riguarda le votazioni per parti separate, faccio presente che i presentatori delle mozioni - ove necessario - hanno prestato il consenso previsto a seguito delle riforme regolamentari.
Avverto che il gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista ha chiesto la votazione per parti separate della mozione Lupi, Amorese, Sasso, Tassinari ed altri n. 1-00228 (Nuova formulazione), nel senso di votare il 1° capoverso del dispositivo distintamente dalle restanti parti della mozione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lupi, Amorese, Sasso, Tassinari ed altri n. 1-00228 (Nuova formulazione), come riformulata, ad eccezione del 1° capoverso del dispositivo, su cui il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 2).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 1° capoverso del dispositivo della mozione Lupi, Amorese, Sasso, Tassinari ed altri n. 1-00228 (Nuova formulazione), come riformulato, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 3).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Berruto ed altri n. 1-00393, come riformulata, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 4).
Sui lavori dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, il seguito dell'esame della proposta di legge recante “Disposizioni per la prevenzione e la cura dell'obesità” è rinviato alla seduta di martedì 15 aprile, dove sarà collocato dopo il seguito dell'esame della Relazione delle Commissioni riunite affari esteri e difesa sulla deliberazione del Consiglio dei Ministri in merito alla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali.
Si sono così conclusi gli argomenti per i quali erano previste votazioni per la settimana in corso.
Sull'ordine di lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Marco Grimaldi. Ne ha facoltà.
Colleghi, come sempre vi chiedo di lasciare l'Aula, ove lo vogliate, in silenzio, per consentire al collega Grimaldi di svolgere il suo intervento. Noi, collega, aspettiamo. Colleghi, riuscite ad uscire in silenzio? Prego, collega Grimaldi. Colleghi, colleghi! Le foto in Aula non si possono fare. Colleghi, se dovete uscire dall'Aula, fatelo nel silenzio: e sono tre, alla quarta mi daranno un premio. Collega Simiani, lei è collocato esattamente dietro il collega che deve parlare. Diamo modo al collega di intervenire. Prego, collega Grimaldi.
MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Per chiedere in quest'Aula un'informativa urgente al Ministro Tajani su quanto sta avvenendo in queste ore. Lo chiamano già il D-Day, il Liberation Day dei dazi doganali reciproci, voluti da un amico - se capisco bene dalle audizioni del Ministro Tajani e del Ministro Crosetto -, direi un amico infedele, come Trump. Non so davvero di che unità dell'Occidente stesse parlando ieri Tajani. A questa domanda il Ministro ha detto: l'unità dell'Occidente è una storia millenaria. Lo dico sommessamente, così, senza dare lezioni di storia a nessuno: millenaria in che senso?
L'America, se c'è, se è esistita in una tradizione occidentale, al massimo è dal 1492, quindi non so se con riferimento alla millenaria storia dell'Occidente intenda dire il conflitto che abbiamo letto nella storia, nei libri, fra i romani e gli egizi o fra i greci e persiani o, ancor peggio, fra i cristiani e gli islamici. Quindi, userei con prudenza il tema dell'unità dell'Occidente e anche di una sorta di superiorità morale. Però lo dico, da domani saranno efficaci immediatamente questi dazi per ogni Paese che ha trattato in modo scorretto gli Stati Uniti.
Se questo è un linguaggio fra alleati, c'è qualcosa che ci sfugge. Trump ha dichiarato anche che, essenzialmente, sono coinvolti tutti i Paesi. Non so se, come ha detto Trump, sarà gentile con alcuni e non con altri, ne dubito, ma siamo arrivati al punto che c'è “l'amichettismo” dentro le relazioni, dentro l'Europa, dentro i dazi? Vorrei ricordarvi che i probabili i dazi del 25 per cento sulle auto andranno ad aggiungersi a quelli già esistenti, sempre del 25 per cento, sulle importazioni di acciaio e alluminio.
Siamo di fronte a una guerra commerciale globale e la stessa Europa ha pronta una risposta speculare, non solo. C'è chi ha dichiarato che porterà la spesa militare al 3,5 per cento, c'è chi è già pronto a tagliare ulteriormente la spesa pubblica. Insomma, per noi si corre verso una soluzione suicida. Ministro Tajani, lei cerca di frenare lo zero di Salvini e invita alla prudenza, ma come intende tutelare le nostre imprese? Per l'Italia, solo per l'Italia, sono in gioco 67 miliardi di esportazioni, a fronte di 25 miliardi di importazioni dagli USA, solo per capire di che cosa parliamo, perché, oltre al settore automotive, potrebbe essere coinvolto soprattutto l'agroalimentare.
Una tariffa del 25 per cento sulle vendite made in Italy, in Italia, potrebbe avere un impatto di quasi 500 milioni solo per il vino, lo dico da piemontese. Circa 240 milioni di euro per l'olio d'oliva. Ma vuol dire il tracollo dalla Puglia alla Toscana, alla Sicilia, alla Sardegna, alla Liguria. Centoventi milioni per i formaggi su tutto il Paese. Su vino e alcol il mercato USA è il primo per l'Italia; nel 2024 ha sfiorato i 2 miliardi di euro e già oggi, Presidente, nelle cantine italiane c'è un'intera vendemmia di prodotto invenduto pari a 41 milioni di ettolitri. Ho finito.
Investimenti che rischiano di essere tagliati per decenni. E invece di promuovere la domanda interna, l'Europa va verso un'economia di guerra. Lo dico, c'è un rischio, un rischio di fondo, non solo di rimandare la transizione ecologica, la piena e buona occupazione per far salire quella domanda interna, ma l'economia di guerra produce merci e servizi effimeri, che non potranno generare un bel nulla. Questa dovrebbe essere la nostra voce in Europa per fermare un'escalation che farà male a tutti. Per questo, credo che questa discussione meriti l'Aula, meriti la presenza di Tajani e Giorgia Meloni, che non possono scappare per sempre (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Appendino. Ne ha facoltà.
CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Per unirci alla richiesta, perché nel Paese in cui viviamo noi e che giriamo, passando dai cancelli delle fabbriche al parlare con gli imprenditori, quello che succede è che la cassa integrazione ha fatto boom, nel senso che è proprio esplosa, cioè ci sono migliaia di persone che non ce la fanno più. Nel Paese in cui viviamo noi si aprono tavoli di crisi, quando il Ministro si ricorda di farlo, ma certamente sono richiesti in tutte le parti del Paese e su ogni filiera.
Nel Paese in cui viviamo noi intere filiere sono già al collasso, sono morte 285.000 imprese l'anno scorso, il PIL è fermo al palo, e quindi, quando andiamo in Commissione a chiedere conto di una catastrofe, che saranno i dazi e ci sentiamo dire che siamo confortati dai dati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ci preoccupiamo, Presidente, perché quella che sta arrivando è una catastrofe. I dazi saranno una catastrofe, sono miliardi che sono già stati bruciati, sono altre imprese che chiuderanno, sono altri posti di lavoro che si perderanno.
E Giorgia Meloni cosa fa? Minimizza, minimizza, quasi come se non fosse un problema, e, quando fa, sbaglia, Presidente, perché ci ha illuso, anzi, ha illuso quelle imprese - che sono con l'acqua alla gola e sono terrorizzate - che i suoi rapporti personali avrebbero salvato. Ma salvato cosa? Doveva fare muro insieme agli altri colleghi dell'Europa e dare un segnale che noi la testa non la chiniamo se mettono a rischio le nostre filiere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sappiamo che, se un'azienda perde mercato, cosa serve? Un mercato nuovo. C'era uno straordinario strumento che ha aperto, ha aumentato il fatturato e l'export verso l'Oriente, la Via della Seta: l'ha distrutta!
Sa cosa succederà? Dovrà andare con la testa chinata, di nuovo, lì a rivolgersi a loro.
Serve un mercato interno perché possano funzionare dei consumi e aiutare le imprese. Ma il mercato interno è fermo, i consumi sono al palo. E ci credo: no al salario minimo, nulla per il carovita, nulla per il caro bollette, nulla per il caro mutui (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma la gente come fa a consumare e a spendere? Doveva tutelare le industrie, Presidente.
E vado a chiudere. Ma scusi, come può il Governo, col Ministro Urso, che ha distrutto le imprese - due anni di calo della produzione industriale: ha tagliato tutte le risorse che c'erano, 4 miliardi sull'automotive - , proteggere il nostro settore?
Allora vede, Presidente, noi vogliamo sapere cosa vuole fare Giorgia Meloni. Noi vogliamo sapere cosa sta facendo, cosa farà. Perché, tra l'altro, da una parte, ci sono Tajani e Urso che dicono che bisogna trattare a livello europeo e, dall'altra, ci sono Salvini e Zaia che dicono che invece bisogna trattare singolarmente. Ma cosa farà per difendere le nostre imprese? Perché una cosa - una - ci è chiara, Presidente: Trump è il responsabile di questa guerra commerciale ma, attenzione, Meloni è complice del disastro che ha fatto e che sta facendo nel non tutelare le nostre imprese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, deve venire qui a metterci la faccia, il Ministro, e a spiegarci cosa stanno facendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, il deputato De Luca. Ne ha facoltà.
PIERO DE LUCA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ci associamo alle richieste che arrivano dai colleghi. Oggi è un giorno davvero buio per l'economia internazionale globale. Partiranno dei dazi applicati dall'amministrazione Trump che colpiranno in modo drammatico e devastante l'export e il fatturato di migliaia e migliaia di aziende in settori strategici del nostro Paese, oltre che di tutta l'Europa: nei settori dell'agroalimentare, dell'automotive, della meccanica, del farmaceutico, con ricadute occupazionali davvero devastanti e drammatiche su lavoratrici e lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro in ragione di questi dazi.
Il Governo non sta facendo nulla, non ha detto nulla. Non ha detto nulla la Presidente del Consiglio dei ministri per difenderci dalle accuse, dalle offese ricevute dal Vicepresidente degli Stati Uniti, Vance, che ha dichiarato e ha affermato di considerare gli europei dei parassiti; nulla per difendere gli interessi del nostro Paese e del nostro continente. Peraltro, un Esecutivo che è diviso sulle azioni da mettere in campo in risposta a questi dazi: alcuni ritengono che si debba lavorare a livello comune europeo, altri che si debbano mettere in campo azioni bilaterali.
Allora, chiariamolo una volta per tutte: è indispensabile lavorare a Bruxelles per una risposta comune, unitaria, coordinata di tutti i partner europei. Non ci si salva da soli, è una pura illusione l'idea di poter sopravvivere o salvare le nostre aziende e i nostri lavoratori con presunte intese bilaterali, perché la nostra economia è interconnessa con l'economia degli altri Stati membri e non ci si salva da soli.
Allora, questo è il messaggio che dobbiamo lanciare. La Presidente del Consiglio dei ministri e il Governo inizino a lavorare seriamente per difendere gli interessi del nostro Paese, delle nostre aziende, dei nostri lavoratori, lavorando lì dove è necessario farlo, a Bruxelles, se davvero hanno a cuore gli interessi del nostro territorio e delle nostre comunità e non preferiscono invece gli accordi o i rapporti di amicizia con Trump agli interessi, ai posti di lavoro, al fatturato, all'economia delle nostre aziende e del nostro territorio.
Non è più possibile assumere questo atteggiamento di ambiguità, incertezza, che ha relegato in una situazione di assoluta inconsistenza il nostro Paese sui tavoli internazionali ed europei. È necessario che il Governo agisca ora e venga in Parlamento a dire soprattutto quali sono le azioni che intende assumere e mettere in campo a livello nazionale ed europeo, altrimenti si rischia davvero un disastro economico e occupazionale a cui il Paese va incontro. E il Governo - il Governo sovranista - sarà responsabile di aver distrutto, danneggiato gli interessi degli italiani e gli interessi del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Riferirò delle richieste di informativa giunte dai gruppi.
Ha chiesto di parlare, su un altro argomento, sempre sull'ordine dei lavori, il deputato Aiello. Ne ha facoltà.
DAVIDE AIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere un'informativa urgente al Governo perché siamo di fronte, nuovamente, a notizie che non vorremmo più sentire. Notizie allarmanti, notizie preoccupanti che non sono più emergenziali ma ci parlano di un fenomeno strutturale del nostro Paese: della violenza che noi uomini agiamo sulle donne. E sottolineo “noi uomini”, perché oggi prendo la parola non al posto di qualche mia collega ma come alleato della battaglia che loro, in prima persona, stanno portando avanti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
E ho chiesto di prendere la parola, Presidente, anche perché purtroppo la tragica notizia della morte di Sara Campanella, uccisa a Messina, originaria di Misilmeri, riguarda una ragazza che viveva la mia terra, che era vicino alle persone che conosco e faceva parte della mia comunità che oggi la piange insieme a me. Una comunità che si chiede cosa avremmo potuto fare per evitarlo.
Io voglio saperlo, Presidente, voglio saperlo dal Governo: che cosa vuole fare? Venga qui a dircelo in Aula, perché tutti i nostri appelli, finora, sono stati puntualmente respinti al mittente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sono anni che vi chiediamo di inserire l'educazione affettiva e sessuale nelle scuole: c'è la nostra proposta di legge pronta per essere discussa. Quante altre donne devono essere ammazzate da uomini, subire violenze per mano di uomini, prima che vi accorgiate che il problema esiste, che il problema è culturale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?
E voglio soffermarmi sul problema culturale, Presidente, perché sono un uomo, sono un uomo anch'io e non possiamo non prenderci la responsabilità in prima persona per quanto accade, senza più pensare che non ci riguardi, perché la violenza non è soltanto quella che uccide: la violenza è anche nei nostri commenti, nelle reazioni che instauriamo, nelle relazioni che instauriamo, nella privazione della libertà, nel non riconoscere il valore delle nostre colleghe al lavoro, sui luoghi di lavoro, all'università, nel lottare con loro come alleati e mai al loro posto.
Dobbiamo liberarci, Presidente, dobbiamo liberarci da questa cultura tossica. Venite in Aula, ma non venite a dirci che l'educazione affettiva e sessuale non serve, perché l'elenco delle donne morte per mano di uomini - a volte giovanissime - è interminabile, e ogni giorno c'è un nuovo episodio: proprio oggi è stata ritrovata una ragazza di 22 anni, Ilaria Sula, qui a Roma.
Ecco, Presidente, voglio che il Governo, che tutto il Governo venga in Aula ad accogliere le nostre proposte perché ogni azione non messa in campo ci addossa una responsabilità enorme, affinché le parole non rimangano solo parole ma diventino fatti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Riferirò della richiesta d'informativa appena giunta al Presidente.
Sospendo, a questo punto, la seduta che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 13, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione e il Ministro dell'Istruzione e del merito.
Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.
(Elementi e iniziative in relazione al Piano d'azione per l'export italiano nei mercati extraeuropei – n. 3-01862)
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno De Monte ed altri n. 3-01862.
La deputata De Monte ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01862 (Vedi l'allegato A).
ISABELLA DE MONTE (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, oggi trattiamo un tema che per noi è molto importante, che ha a che fare con le imprese e la loro internazionalizzazione, questo in relazione anche alla strategia di diplomazia della crescita. Sappiamo bene che quest'anno è particolare, certamente per il cambio anche della politica commerciale statunitense, ma diamo atto al Governo e al suo Ministero, a lei in particolare, di avere raggiunto già risultati ragguardevoli perché i dati Istat del 2024 ci danno un risultato di 623 miliardi di euro dell'export italiano su scala mondiale.
Lo scorso 21 marzo lei ha presieduto un incontro in cui è stato presentato il Piano d'azione per l'export italiano nei mercati extra UE ad alto potenziale. A questo riguardo, le chiediamo di indicarci quali mercati si ritengono essere prioritari, quali sono le azioni specifiche e anche, diciamo così, le sfide che ci si propone di realizzare.
PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. La ringrazio, signor Presidente. Ci troviamo ad operare in un quadro internazionale particolarmente complesso anche in queste ultime ore, la sfida dei dazi mette alla prova i rapporti commerciali. Con il Presidente del Consiglio siamo in costante contatto con la Commissione europea e il Presidente Meloni sente regolarmente, anche su queste questioni, la Presidente von der Leyen. Domani a Bruxelles, dove parteciperò al vertice dei Ministri degli Esteri della NATO, il mio primo impegno sarà un ulteriore incontro con il commissario al commercio Sefcovic e lunedì sarò a Lussemburgo per il Consiglio.
Per quanto riguarda il commercio, in questa fase dobbiamo avere un approccio pragmatico e dialogante, mantenendo sempre la schiena dritta. Giusto riflettere dopo le decisioni americane, ma poi, se sarà necessario, dovremo, a livello europeo, avere una decisione che comporti delle reazioni. Lo abbiamo detto più volte: la guerra commerciale non conviene, infatti, a nessuno. L'obiettivo primario del Governo è continuare a rafforzare il sistema imprenditoriale del nostro Paese.
Da Ministro del commercio internazionale mi sono impegnato per far sì che l'Italia possa essere sempre più una potenza dell'export. Senza le imprese non c'è crescita, non c'è lavoro, sono la base del nostro Paese. Per questo motivo, ho voluto lanciare un articolato Piano d'azione del Governo per rafforzare le nostre esportazioni, focalizzandoci su tutti i mercati più promettenti; uno strumento strategico per sostenere ancora di più le eccellenze del saper fare italiano sui mercati globali.
A ciò si affiancherà anche un ampio progetto di riforma del Ministero degli Affari esteri che porterò in uno dei prossimi Consigli dei ministri. Voglio mettere la Farnesina ancora più al passo con i tempi e vicina alle esigenze delle imprese. Ho voluto accelerare tale processo, creando da subito la nuova unità operativa “unità per l'export”, che potrà essere raggiunta in ogni momento anche tramite un indirizzo e-mail (export@esteri.it) e un numero di cellulare dedicato (3490929568). Puntiamo a una forte azione di diversificazione del nostro export, in aggiunta ai nostri più importanti mercati di sbocco tradizionali.
La settimana prossima sarò in missione in India e in Giappone per inaugurare il padiglione italiano dell'Expo di Osaka, che sarà una vetrina delle nostre eccellenze. Nei prossimi mesi mi recherò in Messico e Arabia Saudita - concludo, signor Presidente - e altri Paesi prioritari per le nostre esportazioni. Organizzeremo ovunque business forum e incontri con le imprese, come ho già fatto nelle scorse settimane in Algeria e in Canada. Abbiamo in programma in Italia importanti iniziative di partenariato economico, a partire dalla Turchia, nelle prossime settimane.
Il nostro deve essere un grande gioco di squadra e gli attaccanti di questa squadra sono le nostre imprese. Ripeto: senza le imprese non c'è crescita, non c'è lavoro e non c'è futuro. L'obiettivo che voglio condividere con quest'Aula è raggiungere i 700 miliardi di euro totali di export entro la fine della legislatura.
PRESIDENTE. La deputata De Monte ha facoltà di replicare.
ISABELLA DE MONTE (FI-PPE). Grazie, signor Ministro. Siamo decisamente soddisfatti della risposta perché, oltretutto, va nel contesto che dicevo in premessa, vale a dire della situazione degli scambi mondiali, che è cambiata rispetto al passato. Il Governo rispetto a questo si è dimostrato pronto, e questo non da oggi o da ieri, ma si è dimostrato pronto già da diverso tempo, e questo proprio per fare spazio a questo mercato che va al di là dell'Unione europea e che merita di essere sviluppato. Lei ha citato alcuni Paesi, certamente sono rilevanti: la Turchia, l'India, il Messico, il Brasile, ma anche i Balcani occidentali, cui lei ha sempre dato grande attenzione.
E in più vorrei aggiungere, vista la citazione dell'India, anche un ringraziamento perché lei si è dimostrato pronto e concreto anche rispetto alla cosiddetta Nuova Via del Cotone, cioè questa nuova via di traffico che va dall'India all'Europa e che vede l'Italia assolutamente centrale e strategica rispetto a questo mercato. E lo si fa, oltretutto, per lo sviluppo di questo Piano nei settori strategici italiani, che vanno dalla manifattura a tutti i prodotti ad alto valore aggiunto, alla fieristica, e oltretutto accompagnati anche dalla finanza di cui abbiamo bisogno, cioè dal sostegno finanziario per le nostre piccole e medie imprese che rappresentano il tessuto produttivo italiano.
Infine, concludo con il dire che ormai le rappresentanze anche delle categorie si sono espresse in vario modo, e questo lascia ben sperare, perché comunque il fatto che loro stessi riconoscano che il Governo ha agito nella maniera più corretta dà prospettiva ad una realizzazione di questo Piano che è quanto mai solida, quanto mai di prospettiva. Quindi, in questo senso, noi pensiamo che il Piano sia ben strutturato, possa dare futuro alle nostre imprese, e quindi la ringraziamo per quello che ha finora realizzato e diciamo anche che, rispetto alla politica del “basta”, noi diciamo “avanti così” (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
(Iniziative politiche e diplomatiche in ordine alla ripresa del conflitto nella Striscia di Gaza e alle ulteriori azioni condotte in Cisgiordania, anche con riferimento alla possibile sospensione dell'accordo di associazione tra l'Unione europea e Israele – n. 3-01863)
PRESIDENTE. L'onorevole Fratoianni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01863 (Vedi l'allegato A).
NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, signor Presidente. Recentemente, signor Ministro, il Governo di Netanyahu ha rotto unilateralmente la tregua che era stata finalmente siglata dopo 15 mesi di inferno, ricominciando con il suo ciclo dell'orrore. Signor Ministro, noi abbiamo finito le parole per descrivere quello che sta accadendo lì: crimini di guerra, crimini contro l'umanità, catastrofe, ecatombe, strage, pulizia etnica, apartheid, genocidio. E non facciamo in tempo a fare un'interrogazione che succede qualcos'altro.
Ieri un'inchiesta ci dice che 15 medici, paramedici, soccorritori sono stati freddati, uccisi uno dopo l'altro, con le mani legate, i piedi legati dall'esercito israeliano. Allora, ci dica, signor Ministro, se lei, il Governo italiano, ha qualche parola per definire non solo quello che succede, ma per dirci come uscirne, perché noi di parole, che non siano di circostanza, non ne abbiamo ancora sentita una (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. La ringrazio, signor Presidente. Il Governo è in prima linea nell'impegno prioritario per il cessate il fuoco, per arrivare alla liberazione di tutti gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas e per favorire l'accesso dei beni umanitari nella Striscia di Gaza. Per questo sosteniamo il difficile, ma fondamentale, esercizio di mediazione in corso dei partner arabi e degli Stati Uniti per riaprire la finestra di opportunità per la pace. Hamas, è bene ricordarlo sempre anche in quest'Aula, è responsabile di quanto sta avvenendo nella Striscia per il brutale attacco terroristico scatenato contro Israele il 7 ottobre di 2 anni fa.
Nei nostri contatti con Israele ribadiamo costantemente l'assoluta necessità di una reazione proporzionata, preoccupati per la situazione della popolazione civile e per le troppe vittime che ci sono. La popolazione di Gaza sta pagando un prezzo altissimo per la follia terroristica. La politica estera di questo Governo è impegnata, sin dal primo momento, nell'assistenza umanitaria alla popolazione palestinese. Mi permetta, signor Presidente, volevo anche informare gli interroganti e quest'Aula che mi è giunta adesso un'informazione dalla nostra unità di crisi perché è in corso un'altra evacuazione da Gaza verso la Giordania.
Stanno uscendo 30 persone, di cui 18 minori: non è un'evacuazione medica, ma di parenti di cittadini italiani e titolari di permesso di soggiorno, oltre a 2 studenti che andranno al Collegio del Mondo Unito. Dicevo che noi abbiamo evacuato dalla Striscia di Gaza 107 bambini insieme alle loro famiglie per curarli in strutture italiane e stiamo continuando a lavorare per portarne altri in Italia.
Con Food for Gaza, che ho lanciato esattamente un anno fa e che - ricordo - è sostenuto sia degli israeliani che dai palestinesi, abbiamo portato nella Striscia oltre 100 tonnellate di aiuti umanitari, oltre che 15 TIR attrezzati per quell'area. Vogliamo lavorare sulla ricostruzione della Striscia e per questo stiamo aggiornando Food for Gaza, anche in collaborazione con il Ministro Bernini, per focalizzarci sul settore sanitario attraverso la telemedicina e i centri universitari di eccellenza.
Nelle scorse settimane, insieme ai Ministri di Francia, Germania e Regno Unito, abbiamo accolto con favore l'iniziativa araba di un piano per la ricostruzione di Gaza, che appoggiamo. Il ruolo dei Paesi arabi moderati è, infatti, essenziale per il rilancio dell'accordo sul cessate il fuoco. Rappresenta un segnale politico importante dell'impegno dei partner arabi. In prospettiva, come ho ribadito in più occasioni, l'Italia è anche pronta a contribuire a una missione di peacekeeping a guida araba, dispiegata nella Striscia, per cominciare a dar vita ad uno Stato palestinese che riconosca Israele e sia riconosciuto dallo Stato di Israele.
Voglio ribadire ancora una volta che Hamas non deve avere alcun ruolo nel futuro della Striscia. È essenziale tracciare una netta separazione tra Hamas e il popolo palestinese, le cui legittime aspirazioni non hanno nulla a che vedere con i terroristi. Le recenti manifestazioni contro Hamas dimostrano che la popolazione di Gaza ne è sempre più consapevole.
In parallelo, come emerge dalla dichiarazione dei Ministri del G7 in Canada, seguiamo con preoccupazione anche gli sviluppi in Cisgiordania, che rischiano di avere un impatto molto rilevante sull'intera regione. Come sanno gli interroganti, abbiamo anche sanzionato, come Unione europea, i coloni.
L'obiettivo del Governo è chiaro e l'abbiamo ribadito in ogni occasione: vanno create le condizioni per la ripresa del dialogo politico per arrivare alla soluzione - ribadisco - a due Stati. Il Governo continuerà a impegnarsi al massimo per sostenere questo processo, con l'approccio equilibrato che ci ha sempre contraddistinto. Lo ribadirò anche domani al vertice dei Ministri degli esteri della NATO a Bruxelles (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. L'onorevole Fratoianni ha facoltà di replicare.
NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, Presidente. Signor Ministro, sono davvero senza parole, l'ho detto prima. Anche questa volta lei di parole non ne ha trovate. Ha ripetuto quelle che ha ripetuto molte volte in quest'Aula: chiediamo ad Israele una reazione proporzionata. E quale è la proporzione? Gaza è rasa al suolo. Sono oltre 50.000 i morti. Di questi 50.000, migliaia sono bambini. In queste ore, l'ennesimo attacco fa 40 morti nell'ennesima tendopoli. A Gaza non c'è più nulla. Persino le famiglie degli ostaggi hanno trovato parole più coraggiose delle sue (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Questa mattina hanno detto di sentirsi inorridite dalla nuova operazione di terra a Gaza che - quella, sì, - condanna gli ostaggi ad un futuro che non ha nulla a che vedere con la loro giusta e necessaria liberazione.
È tornato qui, ancora una volta, a parlarci di quante tonnellate di aiuti ha mandato a Gaza. Ne siamo riconoscenti, ma non ha detto ancora mai una parola sul responsabile di questa ecatombe, sul criminale di guerra Benjamin Netanyahu (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Non ci ha detto che cosa intende fare ed è inutile che venga qui, ogni volta, a dirci che avete sanzionato qualche colono. Ci mancherebbe altro. Dovreste sanzionare il Governo fondamentalista, di estrema destra, fascista, di Israele (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), che ogni giorno alimenta l'insicurezza, innanzitutto per il suo popolo, oltre che per tutta la regione. Colpevole di genocidio, di apartheid, di deportazione, di pulizia etnica.
Che cosa deve succedere in più perché diciate una parola in più di “reazione proporzionata”? Perché prendiate in considerazione l'ipotesi di riconoscere lo Stato di Palestina (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)? Perché la famosa soluzione “due popoli, due Stati” torni ad essere questione materiale concreta e non solo evocazione retorica? Che cosa deve succedere perché chiediate all'Unione europea di sospendere l'Accordo di associazione UE-Israele, che, all'articolo 2, prevede la sospensione di quell'Accordo in caso di violazione dei diritti umani? Che cos'è l'ecatombe di Gaza, se non una terribile violazione, il naufragio di ogni nozione del diritto umano? Su tutto questo, ancora una volta, nessuna parola, solo ipocrisia. Ma, signor Ministro, signori e signore del Governo, di fronte a questa ecatombe, l'ipocrisia che si ripete giorno dopo giorno diventa un'altra cosa: diventa complicità e la storia ne chiederà conto anche a lei, anche a voi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
(Iniziative volte ad assicurare, anche attraverso la nomina di un rappresentante speciale, la piena partecipazione dell'Italia allo sviluppo del corridoio infrastrutturale IMEC per l'interscambio commerciale tra gli Stati Uniti d'America, l'Europa e l'India – n. 3-01864)
PRESIDENTE. Il deputato Formentini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01864 (Vedi l'allegato A).
PAOLO FORMENTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, le chiediamo oggi, con convinzione, di arrivare alla nomina dell'inviato speciale per IMEC: quel grande corridoio infrastrutturale dall'India al Golfo, passando per il Medio Oriente, proprio quel Medio Oriente di cui si parlava poc'anzi. Siamo convinti - giacché abbiamo citato il Medio Oriente e la Striscia di Gaza - che IMEC offrirà una prospettiva di pace anche a quell'area ed è fondamentale per la stabilizzazione proprio del Medio Oriente. Ma è altrettanto importante per il nostro Paese, perché quel corridoio, se lo vogliamo tutti con forza e se ci coordiniamo al meglio come sistema Paese, arriverà al porto di Trieste (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, signor Presidente. Come Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale ho voluto mettere la diplomazia sempre più al servizio della crescita del Paese, in linea con le esigenze del mondo produttivo. Le esportazioni, in particolare, sono uno strumento fondamentale per lo sviluppo economico e industriale dell'Italia, e per continuare a sostenere le aziende italiane e la diversificazione geografica dell'export - come ho già ricordato prima - ho voluto lanciare un piano d'azione che si rivolge soprattutto ai mercati extra-UE ad alto potenziale. Le nostre ambasciate saranno sempre più basi operative e trampolino di lancio per le nostre imprese all'estero.
La Via del cotone, un corridoio economico e logistico che dall'Italia arriva in India passando per il Medio Oriente, rappresenta una straordinaria opportunità per il nostro Paese. Un vero e proprio ponte indo-mediterraneo verso il Pacifico. Ne parlerò con i miei interlocutori indiani già la settimana prossima, quando mi recherò in missione a Nuova Delhi per approfondire il nostro partenariato sia politico che economico. Riunirò anche le imprese, insieme al mio collega indiano, in un foro di dialogo imprenditoriale, scientifico e tecnologico.
La Via del cotone può avere importanti ricadute positive per il nostro Paese, per le aziende, per il sistema portuale - penso a Trieste, snodo centrale di questo corridoio logistico, dove sono stato la scorsa settimana - e per la nostra proiezione economica e geopolitica come crocevia nel Mediterraneo. Per questa ragione l'abbiamo sostenuta con convinzione sin dal primo momento, sottoscrivendo a Nuova Delhi l'accordo fondativo insieme a partner strategici come Stati Uniti, India, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Francia, Germania e Unione europea. È un progetto strategico in cui vogliamo essere sempre più protagonisti.
Tengo a ringraziare il Parlamento per il suo ruolo di stimolo e accompagnamento e, in particolare, la Commissione esteri, di cui l'interrogante è vice presidente, dove tutti i gruppi di maggioranza hanno dato impulso al rafforzamento del contributo italiano allo sviluppo del corridoio. Vorrei preannunciare in quest'Aula che, d'intesa con il Presidente del Consiglio, ho deciso di nominare un inviato speciale dell'Italia per l'IMEC che sarà l'ambasciatore Francesco Maria Talò, a cui intendo dare l'indicazione di focalizzarsi non solo sugli aspetti politici, ma anche su quelli legati al rafforzamento dell'export lungo la direttrice indo-mediterranea della Via del cotone (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. L'onorevole Formentini ha facoltà di replicare.
PAOLO FORMENTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, per la risposta esaustiva e l'ottima notizia che ci ha dato in quest'Aula e anche per aver riconosciuto il lavoro della Commissione esteri, che, già un anno fa, aveva votato una risoluzione chiedendo la nomina dell'inviato speciale per IMEC. Una nomina che, peraltro, altri Paesi nostri partner, come la Francia, avevano perfezionato già più di un anno fa.
È una sfida strategica, come lei ha detto. Questo corridoio non è solo commerciale: IMEC significa collegare India, Golfo e Medio Oriente all'Europa in modo stabile, e aiutare la pace e un commercio che siamo sicuri porterà l'Italia a prosperare. Trieste è uno snodo fondamentale. Va individuato definitivamente come porto d'arrivo. Il Presidente Trump ha auspicato che questo corridoio arrivi in Italia, e Trieste ha una carta da giocare importantissima: può essere la connessione con l'Iniziativa dei tre mari, quindi, fino al Baltico, da Trieste all'Est Europa.
Questa è un'opera che darà frutti importanti. Dimostriamo con la nomina dell'ambasciatore Talò di crederci e siamo sicuri che l'ambasciatore Talò, dotato di un'opportuna struttura, darà il meglio nel coordinare il sistema Paese. Con l'importantissimo coinvolgimento del Ministero delle Infrastrutture, avremo un nuovo corridoio commerciale che garantirà alle nostre imprese futuro e sviluppo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
(Intendimenti del Governo in merito ai tempi di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, con particolare riferimento all'eventuale richiesta di proroga del cronoprogramma – n. 3-01865)
PRESIDENTE. L'onorevole Del Barba ha facoltà di illustrare l'interrogazione Boschi e altri n. 3-01865 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.
MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro Foti, intanto, buongiorno. Parliamo del PNRR perché sappiamo che per il Paese è fondamentale, è l'unico elemento che ci mantiene su una linea di galleggiamento.
Voi, l'8 dicembre 2023, avete ottenuto una modifica sostanziale del PNRR. Nel 2024 avete rinviato di tre anni i termini per la realizzazione del Piano nazionale complementare, definanziando alcune misure e poi avete chiesto ben due rimodulazioni del progetto, spostando avanti circa il 40 per cento dei target e delle milestone. La Corte dei conti dice che il livello di spesa delle relative risorse è di circa un terzo di quello programmato. Questo ci lascia intendere che forse i rumors e le voci che si susseguono, di un'ulteriore richiesta di ritardo da parte vostra, siano corretti; ciò ci preoccupa e le chiediamo, allora, se intendete chiedere un nuovo rinvio del PNRR.
PRESIDENTE. Il Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, Tommaso Foti, ha facoltà di rispondere.
TOMMASO FOTI, Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. Ringrazio l'onorevole Del Barba per la sua interrogazione. Debbo dire - parto dalla richiesta finale in ordine al possibile rinvio del PNRR - che lei sa benissimo che vi è un regolamento dell'Unione europea, il 2021/241, che prevede due termini: uno del 31 agosto 2026 per quanto riguarda il raggiungimento ultimo degli obiettivi e uno del 31 dicembre 2026 per quanto riguarda la liquidazione relativa agli obiettivi raggiunti. Questi due termini sono inderogabili. Per poter derogare a questi termini occorre - come per quanto riguarda la modifica dei regolamenti europei - una maggioranza che in un caso è qualificata (cioè 15 dei 27 Stati che rappresentino il 65 per cento della popolazione europea) e un altro requisito per l'ultima parte del Regolamento è l'unanimità. Quindi, alla luce di questo ritengo che vi siano questioni istituzionali che suggeriscono altre soluzioni.
Per quanto riguarda invece lo stato dell'arte, guardi, non ho difficoltà a dire che la spesa va accelerata, però non bisogna dire cose che sono diverse dalla realtà. Mi riferisco alla delibera n. 41 del 2025 della Corte dei conti, che è richiamata come Corte dagli interroganti e che evidenzia che: “(…) il raggiungimento degli obiettivi qualitativi e quantitativi previsti dal Piano procede in linea con quanto concordato a livello europeo: sono in fase di realizzazione la grandissima parte degli interventi monitorati che, in linea con le previsioni attuali, dovrebbero trovare conclusione negli ultimi due anni del Piano, al netto di eventuali interventi strutturali sullo stesso che potrebbero intervenire nel corso del biennio 2025/2026 (…)”.
Detto questo preciso soltanto che il PNRR non è solo un piano di spesa e che il raggiungimento degli obiettivi non è un prerequisito per avere riconosciute le rate. Tant'è vero che noi siamo alla sesta rata già acquisita, alla settima rata in fase di verifica e avremo l'ottava, nona e decima rata che sono legate appunto al raggiungimento di altri 284 obiettivi - tra milestone e target - e quelle sono le condizioni che consentono l'erogazione dei contributi.
PRESIDENTE. L'onorevole Del Barba ha facoltà di replicare.
MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). La ringrazio, Presidente. E grazie anche al Ministro, a cui riconosco intanto l'incipit, ovvero la necessità di accelerare la spesa, che mi sembra già una partenza significativa da parte sua. Dopodiché il ragionamento è abbastanza semplice; lei ci legge la delibera della Corte dei conti, ma noi le abbiamo detto al netto di tutti gli aggiustamenti o, quindi, secondo le previsioni iniziali. Non abbiamo detto qualcosa di diverso dalla delibera.
Ma allora qual è il significato? Il significato è che a furia di mettere la sabbia, la terra sotto il tappeto, qui sul tappeto ci si sta inciampando. Non si è mai visto un programma, un progetto di qualsiasi tipo con questa complessità che, rimodulato dopo una partenza, avendo già spostato delle tappe intermedie in maniera significativa in avanti, possa garantire di rispettare il traguardo finale nei tempi e negli obiettivi previsti. Però lei, come dire, da una parte, riconosce che va accelerata la spesa e, dall'altra, in qualche modo, ricorda che quegli obiettivi sono ancora a portata di mano. Vi ricordiamo allora anche i vostri numeri. Secondo il Governo delle risorse stanziate per la missione 7 REPowerEU si è speso finora l'1,45 per cento, per la missione 6 Salute il 18 per cento e così via. Bene, lei mi dirà che abbiamo ancora tempo per arrivare al 100 per cento. Ecco, siccome siamo tutti e due interisti, è come se stessimo andando a vedere una partita importante, fossimo in coda e i bambini sulla macchina ci chiedessero: ma arriviamo in tempo per la partita? E la risposta è: ma siamo sempre arrivati in tempo. Ecco quei bambini ora starebbero piangendo e chiamando la mamma perché non ce la facciamo a rispettare i target.
Con questo, la ringrazio per la risposta, nella quale però leggo una preoccupazione.
(Chiarimenti in merito al completamento entro il 2026 delle opere previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e iniziative volte a garantire piena trasparenza sullo stato di attuazione delle opere – n. 3-01866)
PRESIDENTE. L'onorevole Ubaldo Pagano ha facoltà di illustrare l'interrogazione n. 3-01866 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.
UBALDO PAGANO (PD-IDP). Ministro, non è dal suo insediamento a dire il vero, ma da ben prima, che il PNRR pare essere diventato più un atto di fede che una missione del Paese. È evidente che lei ha ereditato una situazione piuttosto catastrofica, determinata dal fatto che il suo predecessore, nelle successive rimodulazioni che aveva messo in campo, in realtà, ha trasferito tutti gli obiettivi da raggiungere nell'ultimo anno e mezzo. L'ultima relazione che lei ha depositato fa il paio con le dichiarazioni del vostro Ministro dell'Economia in cui - una sorta di commedia dell'assurdo - lei rassicura tutti sulla piena attuazione del Piano e, il giorno dopo, il Ministro Giorgetti chiede la proroga di un anno perché tanti progetti in realtà sono a rischio.
Allora, oggi, noi le chiediamo una risposta trasparente e verificabile. Può confermare o no che tutte le opere previste dal PNRR - in particolare relative alle case, agli ospedali di comunità, agli asili nido, alle residenze universitarie, agli interventi contro il dissesto idrogeologico e alle linee ferroviarie del Mezzogiorno - saranno effettivamente completate entro il 2026? E se non le è di troppo disturbo, potrebbe garantirci sul fatto che le prossime relazioni siano un po' più di quello che lei ha depositato la scorsa settimana? Semplicemente perché, da quei dati, sembrano più le domande che nascono a essere il soggetto prevalente che le risposte che riusciamo a ricevere e che, soprattutto, vorrebbero ricevere le cittadine e i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Il Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, Tommaso Foti, ha facoltà di rispondere.
TOMMASO FOTI, Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. La ringrazio, onorevole Pagano, anche e soprattutto per la parte finale del suo intervento perché mi serve a poter chiarire. Primo: non c'è alcun ritardo nella presentazione di questa relazione perché chiunque abbia letto la legge e abbia visto e letto la prima relazione del Governo Draghi dovrebbe sapere che le relazioni vengono presentate entro il 15 aprile o entro il 30 aprile dell'anno. Quindi, la relazione è perfettamente nei termini.
Quanto poi alla compilazione della relazione essa segue pedissequamente lo schema - e non potrebbe essere diversamente - della prima relazione Draghi perché, diversamente, i dati non potrebbero essere comparati correttamente.
Vado alla seconda parte che penso politicamente sia, ovviamente, la più interessante. Nessuno qui dentro nasconde il limite di spesa e la possibilità di arrivare a quel limite di spesa previsto dall'assegnazione delle risorse, fatto salvo il raggiungimento degli obiettivi. Perché, come loro sanno, prima di poter dire che si sono incassate le rate, bisogna raggiungere gli obiettivi.
Allora, ad oggi, il 52 per cento del livello di spesa e il 63 per cento di rate aggiudicate è il miglior dato che c'è in Europa (lo avete nella relazione, ma nessuno ovviamente lo cita): la Nazione che ha più risorse dopo di noi, o meglio, la Nazione che, dopo di noi, ha più risorse è la Spagna, che, ad oggi, ha chiesto il 30 per cento della sua possibilità di spesa. Noi siamo al 63 per cento. Mi pare che sia più del doppio. Lo dico solo come citazione numerica.
Arrivo alla questione che lei diceva. Tra l'altro, nella interrogazione chiedevate notizie in relazione alla settima rata e alla liquidazione della settima rata. Voglio qui assicurare che il contatto con i componenti della Commissione è ad un ottimo punto; penso di essere nella fase conclusiva. Voglio ringraziare anche per la leale e puntuale collaborazione i componenti della Commissione europea, perché, quella della verifica, ovviamente, è una fase non propriamente occasionale.
Per quanto riguarda, infine, se vi siano richieste di rimodulazione sul piano, vi sono richieste di rimodulazione sul piano e saranno presentate richieste di rimodulazione, ma esse non riguardano le case di comunità ed ospedali di comunità, gli asili nido, gli investimenti ferroviari nel Mezzogiorno. Quindi, penso di aver risposto a gran parte dei quesiti che sono stati posti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole De Luca ha facoltà di replicare.
PIERO DE LUCA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ministro, grazie. Però, ci perdoni, c'è proprio poco o nulla nel suo intervento, che ha confermato e, se possibile, aumentato la confusione sullo stato di attuazione del PNRR. Per questo continuiamo, anche oggi, a chiedere, con forza, che la Premier direttamente ci metta la faccia e venga in Parlamento a dire la verità.
Guardate, Ministro, abbiamo contattato in questi mesi alcuni specialisti, abbiamo chiamato Chi l'ha visto? (Il deputato De Luca mostra il logo del programma “Chi l'ha visto?”), fortunatamente abbiamo ritrovato il piano che era scomparso, ma le condizioni sono drammatiche e la responsabilità è tutta vostra. La relazione semestrale - è semestrale -, in realtà, manca da quasi un anno. Questa è la verità e, finora, i dati sono inconfutabili: avete cancellato 500 case e ospedali di comunità, finora, 100.000 posti in asili nido, 10 miliardi di euro di investimenti nei comuni e i dati sull'attuazione delle opere in corso sono spaventosi, altro che favole che raccontate! Avete speso finora 63 miliardi di euro, cioè la metà delle risorse ottenute, ma il 30 per cento delle risorse complessive (investimenti in asili, scuole, ospedali, residenze universitarie, infrastrutture di trasporto) rischiano di saltare definitivamente, perché dovremmo spendere 130 miliardi di euro in pochi mesi! Avete un'idea di come fare? Cosa pensate di fare, se pensate qualcosa, Ministro?
Lei continua a dire che va tutto bene, e dimostra in questo modo - mi perdoni, con tutta la stima, la simpatia - di vivere su Marte, perché lei continua a nascondere la polvere sotto il tappeto e a prendere in giro l'Italia. Del resto, è lo stesso Ministro Giorgetti, come ricordava il collega Pagano, che l'ha smentita clamorosamente qualche giorno fa, annunciando la volontà di chiedere una proroga di un anno del PNRR, non per un suo divertimento, ma per i ritardi in corso. Tale proroga però - informiamo - non è consentita dalle norme europee e non è all'ordine del giorno a Bruxelles, come confermato qualche giorno fa dal commissario europeo Serafin.
In questo quadro, sappiamo che state procedendo, come lei ci conferma, all'ennesima rimodulazione, che è ciò che vi riesce meglio. Lei doveva però, almeno oggi, dire una cosa chiara, che non emerge dalla sua relazione: assicurare che tutte le opere del PNRR saranno completate in tempo, oppure dire chiaramente quali opere saranno cancellate del tutto. Questo non l'ha fatto e, per questo, che chiediamo ancora una volta verità e trasparenza.
Se non siete in grado, fatevi aiutare! Noi siamo qui per darvi una mano, per aiutare! Altrimenti, avrete la responsabilità storica di bruciare il più grande piano di rilancio e ricostruzione del Paese, simbolo di un'Europa della solidarietà, di quell'Europa del Manifesto di Ventotene che voi attaccate ogni giorno, indebolite ogni giorno e che, invece, anche col PNRR, dovrebbe essere rilanciata e sostenuta, al contrario di quello che fate voi, mettendo in ginocchio il futuro del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!
(Chiarimenti in merito all'eventuale richiesta di proroga dell'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e ai connessi effetti sugli investimenti e sulle riforme del medesimo Piano – n. 3-01867)
PRESIDENTE. L'onorevole Scerra ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01867 (Vedi l'allegato A).
FILIPPO SCERRA (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, nel 2020, il Presidente Conte, con uno straordinario lavoro diplomatico, è riuscito a ottenere quella rivoluzione in Europa, che si chiama Next Generation EU, questo nonostante l'avversione da parte dei partiti dell'allora opposizione, che si chiamano Fratelli d'Italia e Lega, che hanno remato contro gli interessi del Paese.
Ebbene, a proposito, l'attuale Presidente del Consiglio dovrebbe prendere esempio dal lavoro fatto da Giuseppe Conte, invece, di relegare il nostro Paese a vassallo di Washington e impalpabile in Europa.
Ebbene, la Corte dei conti ci certifica una triste realtà: stiamo rischiando di perdere questa sfida, Ministro. Dei 200 miliardi, 130 miliardi rimangono ancora da spendere in 18 mesi: è quasi impossibile.
Allora, quello che le chiediamo, Ministro, è quali sono le misure che sono a rischio e se ci sono misure che state prevedendo di cancellare per rimediare a una gestione disastrosa di un Governo incapace (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Il Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, Tommaso Foti, ha facoltà di rispondere.
TOMMASO FOTI, Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. Ringrazio, l'onorevole interrogante per il quesito, non per il taglio che ha dato allo stesso. Perché, vede, bisognerebbe essere anche onesti quando si parla dei dati, ad esempio, dicendo che 122 miliardi sono a debito e che il Next Generation EU peserà per il 20 per cento dal 2028 sul prossimo bilancio europeo, perché dovrà essere restituito. Ma lo dico solo in termini numerici, non altro.
Lei ha affrontato il problema per quanto riguarda le risorse. Io le posso dire che noi, in questi mesi e in questi giorni, abbiamo fatto numerose cabine di regia. Perché, vede, prima il collega De Luca ha fatto il suo spot elettorale e va bene, ma non è che gli asili li realizza il Governo, li realizzano i comuni. Non è che tutta la parte sanitaria la realizza il Governo, la realizzano le regioni. Abbiamo fatto apposite cabine di regia. Domani avrò l'incontro con il presidente delle province italiane proprio per monitorare, esattamente, situazione per situazione. Queste cabine di regia hanno dato - lo dico apertis verbis - alcuni risultati; ad esempio, le regioni, per quanto riguarda gli obiettivi della sanità, nell'insieme, ritengono di poterli raggiungere.
Dato che voi sapete, meglio di me, che l'articolo 2 del decreto-legge del 2024 prevede le sanzioni per i soggetti attuatori che non raggiungono gli obiettivi, io non ho ragione di dubitare, sia sotto il profilo della leale collaborazione istituzionale, sia sotto il profilo del merito, che quanto mi viene accertato, mi viene detto, mi viene scritto abbia fondamento, compreso quanto riferito da alcuni presidenti di regione che, molto onestamente, assieme a questa scheda che hanno compilato, hanno allegato una relazione nella quale hanno evidenziato alcuni ritardi strutturali che hanno impedito di raggiungere, prima di quanto loro ritenessero, gli obiettivi.
Per quanto riguarda il rinvio, io non so dove il Ministro Giorgetti abbia detto questo; ho letto un condizionale su la Repubblica che non mi pare sia la Gazzetta Ufficiale, non so se lo è per lei, non lo è per me. Ma per quanto mi riguarda - torno a ripetere -, ho detto prima e non posso ripetermi che vi sono regolamenti da modificare, con maggioranze difficili da raggiungere. Penso che l'obiettivo che dovremmo avere tutti in questo momento sia quello di raggiungere gli obiettivi, non di posticipare i termini. Aggiungo anche che, se vi sono - lo dico per tutte le opposizioni, ovviamente - proposte per quanto riguarda una possibilità di accelerazione della spesa che volete farmi pervenire, sono a disposizione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole Riccardo Ricciardi, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Quindi, scopriamo oggi che la colpa è delle regioni. Io le do una notizia: state facendo l'autonomia differenziata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), quindi, peggiorerete ancora questa trasmissione di spesa tra lo Stato e le regioni. E quando, sul reddito di cittadinanza, però, dicevamo che nelle regioni c'erano alcuni problemi, le regioni, lì, non esistevano? Erano brave, buone, era tutta colpa del Governo? Vero? Ora è colpa delle regioni. Centomila posti dagli asili nido li avete tagliati voi, nella vostra rimodulazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Centomila non è un numero: sono 100.000 bambini che non avranno un asilo nido. Sono 100.000 famiglie che non avranno un supporto e parlate demagogicamente di natalità!
Non è un numero 100.000; sa cos'è un numero? Quello che noi abbiamo messo per Transizione 4.0: 20 miliardi per le imprese, perché noi il green lo affrontavamo e l'abbiamo affrontato dando impulso a 29 miliardi di investimento. Voi in Transizione 5.0, nella vostra rimodulazione, ci mettete 600 milioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle): 29 miliardi contro 600 milioni. Seicento milioni per tutte le aziende italiane e quasi il doppio per un centro in Albania (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che non funziona, con le Forze dell'ordine che stanno sorvegliando i muri.
Nel frattempo, le Forze dell'ordine nelle nostre città non ci sono perché non avete fatto un'assunzione in più nelle Forze dell'ordine e parlate demagogicamente di sicurezza. Il Ministro che ha fatto tutto questo capolavoro, Fitto, per premio lo abbiamo mandato alla Commissione europea, dove ci sta dicendo che i Fondi di coesione verranno utilizzati in armi: è questo ciò che ci sta dicendo. I Fondi di coesione non sono un titolo: sono strade, infrastrutture, scuole e voi li spostate in armi. State piangendo, da quando siete al Governo, che non ci sono i soldi. Nessun Governo ha ereditato 209 miliardi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) da spendere, solamente che quando c'eravamo noi al Governo il nostro piano - glielo traduco in italiano - si chiamava “Futura generazione Europa”; il vostro piano si chiama “Riarmati Europa” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e alla futura generazione …
PRESIDENTE. Concluda.
RICCARDO RICCIARDI (M5S). …gli sta dicendo: armiamoci e partite.
PRESIDENTE. Concluda.
RICCARDO RICCIARDI (M5S). Io ho finito la mia replica, Ministro, ma un'altra risposta e un'altra replica ben più forte gliela daremo il 5 aprile, sabato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) …
PRESIDENTE. Grazie…
RICCARDO RICCIARDI (M5S). …in piazza, a Roma, per protestare contro questa follia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
(Iniziative volte a proseguire l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, anche alla luce della richiesta di pagamento della settima rata - n. 3-01868)
PRESIDENTE. La deputata Rachele Silvestri ha facoltà di illustrare l'interrogazione Bignami ed altri n. 3-01868 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.
RACHELE SILVESTRI (FDI). Grazie, Presidente. Buon pomeriggio, Ministro. Lo scorso 27 marzo si è svolta a Palazzo Chigi la cabina di regia PNRR da lei presieduta alla presenza dei Ministri, dei Sottosegretari competenti, dei rappresentanti dell'ANCI, dell'UPI e della Conferenza delle regioni e province autonome. In questa occasione, la cabina di regia ha adottato la sesta relazione sullo stato di attuazione del Piano per il successivo invio al Parlamento. È stato inoltre illustrato il lavoro svolto dal Governo nel secondo semestre 2024 per conseguire tutti gli obiettivi programmati che hanno consentito all'Italia di ricevere il pagamento della quinta rata, pari a 11 miliardi di euro, della sesta rata, pari a 8,7 miliardi di euro e di richiedere il pagamento della settima rata, pari a 18,3 miliardi di euro, connessa al conseguimento di 67 obiettivi. Nel corso della cabina di regia sono stati evidenziati i principali interventi normativi adottati a sostegno dell'attuazione del PNRR e dettagliatamente illustrati nella relazione. Aggiungo anche che nella relazione si evidenzia che, dei 145,3 miliardi di euro di risorse PNRR territorializzabili e destinate al Sud, il Governo Meloni ha destinato al Mezzogiorno 59,3 miliardi di euro, pari al 40,8 per cento del totale delle misure relative ai singoli territori.
In conclusione, Ministro, siamo qui noi a chiederle quali iniziative il Governo intenda adottare al fine di proseguire l'attuazione del PNRR, anche alla luce della richiesta di pagamento della settima rata, che ammonterà a 18,3 miliardi di euro.
PRESIDENTE. Il Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, Tommaso Foti, ha facoltà di rispondere.
TOMMASO FOTI, Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. La ringrazio, onorevole Silvestri, per la sua interrogazione. Voglio precisare, per i telespettatori, che i 100.000 posti degli asili nido non sono stati tagliati da questo Governo ma dalla Commissione europea, perché il precedente Governo aveva sbagliato a presentare le domande (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Forse anche questo il 5 aprile potrebbe qualcuno portare in piazza, assieme, ad esempio, a un fatto, che dei 270.046 interventi caricati sulla piattaforma ReGiS 127.094 sono stati conclusi, pari al 47 per cento, 37.172 sono in fase di conclusione, pari al 13,9 per cento e 94.454 sono in esecuzione. Ma aggiungo qualcosa d'altro. Potrebbero sempre spiegare alla piazza che, grazie a questo Governo, il Tyrrhenian Link è stato realizzato ed è in fase realizzativa ed è un corridoio elettrico sottomarino che collega la penisola alla Sicilia e alla Sardegna; che l'interconnessione SA.CO.I.3, potenziamento del collegamento elettrico Sardegna-Corsica-Penisola, è stato realizzato; che la banda ultralarga è stata portata in 21 isole minori; che 10 stazioni del Sud sono state riqualificate; che 30 treni ad emissione zero sono stati consegnati; che 1.000 autobus a emissioni zero sono stati consegnati ai comuni; che sono state erogate 118.732 borse di studio a studenti meritevoli o provenienti da contesti sociali disagiati; che sono state attribuite 16.000 borse di studio a dottorati di ricerca; che sono state attribuite 6.000 borse di studio a dottorati innovativi; che sono state ultimate 480 unità centrali operative territoriali; che sono state aperte 38 case di comunità; che sono stati attivati 14 ospedali di comunità e che sono state già consegnate e collaudate 2.500 grandi apparecchiature al fine di poter potenziare la rete ospedaliera sul territorio nazionale.
Aggiungo che di 44 riforme, 16 investimenti e 6 sub-investimenti, che non richiedono ulteriori milestone o target, si può dire tranquillamente che essi sono già stati ritenuti completati nell'ambito del PNRR. Rimangono da aggiungere 284 tra milestone e target e da qui al 30 giugno 2026 posso garantire che questo Governo è del tutto impegnato al raggiungimento degli obiettivi, ovviamente con la collaborazione di tutti o nonostante l'opposizione di alcuni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. La deputata Matera, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
MARIANGELA MATERA (FDI). Grazie, signor Presidente. La ringrazio, Ministro, per la sua esaustiva e dettagliata risposta, che ci rende pienamente soddisfatti. Il suo intervento, Ministro, ci offre una visione chiara e positiva dei progressi compiuti sino ad oggi grazie all'azione determinante e responsabile del Governo Meloni, che anche in questo caso ha dimostrato di essere un Governo del fare, che tanto irrita la sinistra.
È chiaro che qualcuno vanta, per comodità politica, qualche ritardo, ma al solo fine di nascondere divisioni al loro interno, nella loro parte politica. Ma noi, al contrario, possiamo con orgoglio affermare il successo del Governo Meloni e dell'Italia, con la consapevolezza di aver fatto buon uso degli oltre 200 miliardi del PNRR e questo nonostante tutti i limiti delle amministrazioni locali, storicamente meno reattive delle amministrazioni centrali.
L'Italia è il principale beneficiario dei fondi del PNRR in termini assoluti, con una dotazione di 194 miliardi, e - ricordo a me stessa - non per volontà di questo Governo, ma del precedente Governo Draghi. L'Italia ha ricevuto finora la quota di risorse del PNRR più alta in assoluto, ossia il 63,3 per cento della dotazione complessiva del piano e se si somma la settima rata, chiesta a dicembre, le risorse salgono al 72,2 per cento, contro una media europea ottenuta da ciascun Paese ferma al 41 per cento. Per avere un'idea dell'elevatezza del piano assunto dall'Italia, la Spagna - il cui piano presenta dimensioni compatibili a quelle del PNRR italiano - ha trasmesso solo cinque richieste di pagamento e ha ricevuto il 30 per cento della dotazione complessiva. Ma i primati italiani in materia di PNRR non finiscono qui. Se il piano tricolore si caratterizza per il numero più elevato di milestone e target da conseguire, l'Italia ha raggiunto il 44 per cento degli obiettivi da centrare, laddove gli Stati membri hanno raggiunto il 28 per cento degli obiettivi fissati.
È chiaro che, nei mesi successivi, sarà necessaria una velocizzazione della spesa, ma i risultati raggiunti ci rendono orgogliosi e ci spronano, nella consapevolezza che c'è ancora molto da fare, ma solo nell'interesse dell'Italia e degli italiani. Grazie, Ministro, per il lavoro che sta svolgendo e per l'impegno che dimostra ogni giorno a favore del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
(Iniziative volte a tutelare le docenti vincitrici del concorso cosiddetto PNRR 1, impossibilitate a frequentare i corsi di abilitazione per l'insegnamento in quanto in congedo di maternità - n. 3-01869)
PRESIDENTE. L'onorevole Manes ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01869 (Vedi l'allegato A).
FRANCO MANES (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Signor Ministro, per le assunzioni dei vincitori del concorso a cattedre nella scuola secondaria, effettuate a tempo determinato nell'anno scolastico 2024-2025 attraverso le risorse del PNRR, è prevista, per la successiva conferma in ruolo, l'apposita abilitazione all'insegnamento, che dev'essere conseguita entro il 31 agosto 2025, attraverso specifici corsi abilitanti con obbligo di frequenza.
Tra il personale docente vincitore ci sono moltissime lavoratrici che si trovano in gestazione, con evidenti difficoltà a rispettare i termini per ovvi motivi. Chiediamo, quindi, Ministro, quali misure derogatorie possano eventualmente essere messe in atto per evitare un problema enorme a queste insegnanti.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE VALDITARA, Ministro dell'Istruzione e del merito. Grazie, signor Presidente. Gentile onorevole, per rispondere alla questione da lei posta, ritengo utile un breve richiamo alla disciplina vigente. Il decreto legislativo n. 59 del 2017 prevede, per i vincitori di concorso per docenti della scuola secondaria superiore che non abbiano ancora conseguito l'abilitazione, l'assunzione con contratto a tempo determinato e la frequenza di percorsi abilitanti, con assunzione in ruolo nell'anno scolastico successivo, previo superamento del periodo di prova, dopo aver conseguito l'abilitazione.
Questa disciplina rappresenta la cornice normativa del nuovo sistema di reclutamento introdotta dal PNRR, la quale, ovviamente, non può non tenere conto dei principi generali riconosciuti dal nostro ordinamento a tutela della maternità, che prevalgono sulle normative di settore, quale è quella di cui si discute.
E infatti, il decreto del Ministro dell'Università e della ricerca n. 156 del 2025, richiamato dall'onorevole interrogante, concernente l'attivazione dei posti e le modalità di selezione per l'attivazione dei percorsi abilitanti di formazione iniziale, prevede espressamente che le università possano consentire la sospensione del percorso di formazione iniziale e l'eventuale prosecuzione anche nell'anno accademico successivo, con salvaguardia della parte di formazione già svolta, in caso di comprovate e documentate esigenze.
Pertanto, alla luce del quadro normativo descritto, si conferma che l'impossibilità di partecipazione ai percorsi abilitanti da parte delle vincitrici di concorso per docenti in stato di gravidanza non può pregiudicare la loro assunzione in ruolo, che avverrà a decorrere dall'anno scolastico successivo a quello del conseguimento dell'abilitazione, dopo il periodo di legittima sospensione di cui le stesse, come si è detto, hanno diritto.
PRESIDENTE. L'onorevole Manes ha facoltà di replicare.
FRANCO MANES (MISTO-MIN.LING.). Grazie, signor Ministro. Eravamo sicuri che ci fosse stato un corto circuito nelle modalità e nelle tempistiche per l'espletamento dei corsi universitari che prevedono l'obbligo di frequenza, il cui mancato assolvimento pregiudicherebbe la possibilità di conseguire il titolo finale.
La sua risposta ci accoglie favorevolmente, perché tiene anche conto di un problema molto reale e concreto - al di là delle lavoratrici in stato di maternità e, quindi, in attesa -, che è quello dei percorsi che, spesso e volentieri, questi lavoratori e queste lavoratrici devono fare da territori come le aree interne o i piccoli comuni che sono molto distanti dalle sedi universitarie, quindi aggravando ulteriormente la necessità di frequentare questi corsi.
Questa sua risposta denota assolutamente una particolare attenzione a questa categoria di lavoratrici. Mi auguro veramente che, attraverso il suo Dicastero, ci possa essere anche un'eventuale comunicazione agli enti territoriali e alle università per sottolineare quanto lei ha appena detto. La ringrazio per la disponibilità.
(Problematiche relative alle indicazioni nazionali per la scuola dell'infanzia e il primo ciclo d'istruzione operative dall'anno scolastico 2026/2027, con particolare riferimento all'adozione dei libri di testo - n. 3-01870)
PRESIDENTE. L'onorevole Benzoni ha facoltà di illustrare l'interrogazione Grippo ed altri n. 3-01870 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.
FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. È stata pubblicata la bozza delle nuove indicazioni per la scuola dell'infanzia e il primo ciclo di istruzione 2025, la quale ha suscitato qualche perplessità, sia nel merito, che nel metodo. In particolare, queste indicazioni, più che indicare, sembrano prescrivere contenuti e metodologie vincolanti, imponendo, però, un modello che ritorna un po' al passato rispetto a quello dell'autonomia scolastica, cioè alla libertà, appunto, dei docenti delle scuole di elaborare un piano di offerta formativa e un curriculum di istituto.
Oltre a questo, c'è un questionario di valutazione che sta girando, per l'appunto, per coinvolgere i docenti, che non prevede pareri negativi e ha dei tempi di risposta che non sono esattamente consoni per poter raggiungere un numero di risposte all'altezza.
Chiudiamo anche con due domande per lei. La prima: se confermerà questi tempi, quindi l'entrata in vigore nel settembre 2026, che vorrebbe dire l'approvazione entro maggio 2026 e, di conseguenza, avere i libri di testo entro febbraio 2026. La seconda: se la finestra di consultazione per i docenti possa essere, invece, ampliata.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE VALDITARA, Ministro dell'Istruzione e del merito. Signor Presidente, gentili onorevoli, la predisposizione delle nuove indicazioni nazionali ha seguito un percorso di ascolto ampio e trasparente, caratterizzato da meccanismi di partecipazione più aperti di quanto fatto in precedenza.
Premetto che la commissione scientifica, composta da personalità di indubbio valore accademico e di varia estrazione culturale, ha tenuto oltre 100 audizioni con associazioni di categoria, consulte studentesche, società scientifiche, organizzazioni sindacali e associazioni professionali, prendendo nota dei loro suggerimenti. La commissione ha avviato, quindi, nuove audizioni e ha sottoposto alle istituzioni scolastiche un questionario per raccogliere valutazioni puntuali e proposte concrete.
Non è vero che la commissione non abbia offerto spazi di partecipazione, anzi, sono stati ampliati. Il campo dedicato alle osservazioni è passato dai 250 caratteri del 2012 ai 2.000 caratteri attuali. In questo campo è possibile ogni genere di critica.
Inoltre, è stata istituita una casella di posta elettronica dedicata, disponibile fino al 10 di aprile, per raccogliere ulteriori suggerimenti, commenti, integrazioni da parte di tutte le componenti del sistema scolastico. Per andare oltre la mera raccolta di questi dati, la commissione utilizzerà strumenti di intelligenza artificiale per individuare le tendenze emergenti tra le osservazioni ricevute, in modo che possano restituire un quadro chiaro dei bisogni reali della scuola italiana.
Quanto alla questione dei tempi di questo processo, voglio rassicurare sul fatto che su di essi vi è stato un confronto diretto con l'Associazione italiana editori. I tempi sono risultati compatibili con la produzione di materiali didattici coerenti con le nuove indicazioni, in tempo, dunque, per la loro adozione a partire dall'anno scolastico 2026-2027.
Il vero punto deve essere la consapevolezza della rilevante portata culturale di questa revisione. Non possiamo più ignorare che, negli ultimi decenni, si sono affermate tendenze culturali e pedagogiche che hanno portato ad un indiscutibile decadimento di alcune conoscenze. Per questo, abbiamo voluto ridare importanza alla grammatica, alla sintassi, alla scrittura, alla memorizzazione delle poesie, al latino, all'epica e ad altro ancora. Abbiamo voluto recuperare il senso della nostra identità attraverso la valorizzazione della storia dell'Occidente, per capire da dove veniamo, chi siamo e dove vogliamo andare. L'Occidente rappresenta valori importanti, universali, come la democrazia, la libertà, l'umanità, la buona fede, l'equità, oggi, più che mai, attuali. Abbiamo, peraltro, prestato anche una particolare attenzione a informatica e matematica.
Secondo la legge, la definizione delle indicazioni nazionali è prerogativa del Ministero dell'Istruzione, cui spetta il compito di fornire indirizzi generali, obiettivi di apprendimento e competenza attese. Le scuole, nel pieno rispetto della loro autonomia, sono libere di costruire il proprio curricolo di istituto e di articolare la didattica nei modi a loro più congeniali.
Questo, in estrema sintesi, è lo spirito che sta dietro all'emanazione delle nuove indicazioni. Un'azione responsabile, seria, motivata, lontana da ogni tentazione di accentramento o di imposizione, ma animata da una ferma volontà di riportare la scuola italiana a svolgere il suo compito fondamentale: fornire le competenze, trasmettere i saperi, per consentire ad ognuno di valorizzare e di realizzare i propri talenti.
PRESIDENTE. La deputata Grippo ha facoltà di replicare.
VALENTINA GRIPPO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ministro, questa sua risposta ci conferma le ragioni che ci hanno portato a fare questa interrogazione. C'è un equivoco di fondo che anche nelle sue parole abbiamo riscontrato: non c'è bisogno che il Ministero entri nel dettaglio di quali debbano essere le materie che gli insegnanti fanno alle elementari e alla materna. Viceversa, il Ministero deve - lei lo ha detto - dare linee guida.
Poi ci sono l'autonomia scolastica e la libertà di insegnamento, e le dico che non dobbiamo confrontarci sulla nostra conoscenza dei manuali di pedagogia, basta entrare in qualsiasi classe delle elementari o della materna per vedere che ogni insegnante - per fortuna i nostri insegnanti sono bravissimi (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe) - sa che cosa fare imparare a memoria, sa quando è il momento di fare i conti, sa quando è il momento di fare informatica. Questo non serve. Le diciamo che, però, servono tante altre cose alla scuola italiana, e ancora una volta ci troviamo a parlare delle cose sbagliate.
Siamo in una situazione dove solo il 40 per cento degli alunni delle scuole ha accesso a tempo pieno. Noi le abbiamo fatto una proposta, Azione gliel'ha fatta, che è ancora sul tavolo, per azzerare e comunque già dal prossimo anno scolastico dimezzare. La guarderà questa risposta? Allo stesso modo le diciamo che bisogna stabilizzare i vincitori di concorso, lo abbiamo detto prima, e mettere gli insegnanti di sostegno. Di questo ci si deve occupare, perché nell'autonomia scolastica gli insegnanti sanno benissimo che cosa devono insegnare (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
(Iniziative volte a promuovere un proficuo rapporto tra scuola e mondo del lavoro, anche alla luce dell'esperienza del liceo tecnologico sperimentale nella Val Polcevera in provincia di Genova – n. 3-01871)
PRESIDENTE. La deputata Cavo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-01871 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.
ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro. Pongo un tema ampio, ovviamente, che è quello sostanzialmente del mismatch, della difficoltà che hanno le aziende a reperire le figure di cui hanno necessità, il 45 per cento delle assunzioni ha questo tema, ma anche del grande impegno che c'è stato da parte del Governo a porre rimedio con riforme e sperimentazione. Una delle riforme importanti è stata quella dell'istruzione tecnico-professionale, il “4+2”, che ha avuto più di 6.300 iscritti: questi sono i dati del febbraio scorso.
Poi ci sono le sperimentazioni - ne cito una da parlamentare ligure - e che sono quegli accordi che arrivano dai territori per seguire l'innovazione. Mi riferisco a quell'accordo quadro per l'istituzione del distretto educativo dell'innovazione, DEDI, in Val Polcevera, per arrivare all'istituzione di un liceo statale tecnologico sperimentale, che credo possa essere un esempio importante. Le chiedo, sull'onda di questo esempio, innanzitutto se può essere un esempio a livello nazionale, quali altre iniziative si intendono attuare e quali obiettivi si intende dare il Ministero per avere sempre più legame tra sperimentazione, scuola e impresa.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE VALDITARA, Ministro dell'Istruzione e del merito. Signor Presidente, gentile onorevole, questo Governo è concretamente impegnato nel formare una nuova generazione di giovani in grado non solo di comprendere le trasformazioni tecnologiche in atto, ma anche di guidarle, interpretarle e reinventarle, mantenendo saldo il legame con il territorio e con le sue realtà produttive. In questa visione strategica si inserisce anche l'accordo di programma quadro per l'istituzione del distretto educativo dell'innovazione, da cui nasce il progetto del liceo tecnologico sperimentale di Genova.
Questa iniziativa ambiziosa e pionieristica aspira a diventare un punto di riferimento non solo per la Liguria, ma per l'intero sistema educativo nazionale. Il liceo, situato nell'area delle ex officine ferroviarie Facchini, nel distretto educativo dell'innovazione, rappresenta una novità assoluta nel panorama formativo italiano. La sua natura sperimentale e l'adozione di metodologie didattiche innovative consentiranno di valorizzare la dimensione umanistica tipica del liceo, arricchendola con progettualità didattiche all'avanguardia, che favoriscono l'incontro tra scuola, impresa e ricerca tecnologica.
Inoltre, il nuovo liceo collaborerà con le scuole secondarie di primo grado e con le realtà locali, promuovendo attività di orientamento mirate a contrastare la dispersione scolastica e a colmare il divario tra formazione e mondo del lavoro, rispondendo così alla crescente domanda di competenze nel settore tecnologico e digitale.
Con l'istituzione di questo nuovo liceo ribadiamo il nostro impegno volto a garantire ai giovani non solo un'istruzione di qualità, ma anche gli strumenti necessari per diventare protagonisti delle trasformazioni tecnologiche in corso, preparandoli appunto a guidare il cambiamento. Rafforzare il legame tra scuola e mondo dell'impresa, e in particolare con le filiere tecnologiche più avanzate, è una sfida cruciale che affrontiamo con determinazione, come abbiamo sempre fatto.
Lo abbiamo realizzato e continueremo a farlo attraverso azioni concrete, come la riforma dell'istruzione tecnico-professionale, il “4+2” a cui lei faceva riferimento, e la promozione convinta delle discipline STEM. In questo processo sarà sempre fondamentale, come il caso del liceo tecnologico sperimentale di Genova dimostra, una forte comunanza di visione tra il Ministero e gli enti locali, che hanno il compito di intercettare le esigenze e le istanze dei territori per attrarre e coltivare i diversi talenti e contribuire alla crescita economica e sociale del nostro Paese.
PRESIDENTE. La deputata Cavo ha facoltà di replicare.
ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro. Ovviamente, mi ritengo soddisfatta di questa sua risposta e anche di avere portato un esempio a quest'Aula che credo possa essere indicativo della forza che può arrivare dai territori quando poi c'è anche la pronta risposta da parte del Governo, come in questo caso, con questo accordo che è stato firmato e che va avanti. Le parole del Ministro lo dimostrano. Sono orgogliosa da parlamentare ligure - ovviamente sono soltanto una voce in questo momento - di quello che hanno fatto gli enti locali, il comune, la regione, la città metropolitana, in questo caso gli architetti che hanno firmato quell'accordo.
Permettetemi di citare anche l'ALPIM, l'Associazione ligure per i minori, che tanto ha fatto per promuovere tutto questo insieme al Ministero. Credo che sia un esempio davvero virtuoso e le parole del Ministro lo confermano, perché, se lo appuntate bene, parlano di “iniziativa ambiziosa e pioneristica”, che mette insieme, con questo liceo tecnologico, che, di fatto, fa da apripista sostanzialmente in Italia, nel momento in cui verrà attuato - l'obiettivo che si è dato è quello del 2026 -, una formula che è innovativa, le materie umanistiche con quelle tecniche e tecnologiche, con il sapere digitale, spingendo i giovani a studiare queste materie rendendole attrattive, perché di questo c'è bisogno.
C'è bisogno di invogliare i giovani a studiare queste materie, senza far accantonare, però, la vocazione umanistica. Credo che Genova sia una città che sa essere pioniera, che sa creare modelli e che sa essere spesso anticipatrice; credo che lo possa essere in questo modello e mi auguro davvero che lo sia. Le parole del Ministro ci dicono che lo può essere e sicuramente seguiremo con attenzione tutto questo. Grazie, Ministro, per averla messa al centro e per credere chiaramente in questo modello, in questo liceo tecnologico sperimentale e, soprattutto, nelle istanze che arrivano da questo territorio e dai territori in generale.
C'è bisogno di tutto questo. Noi saremo al suo fianco, seguiremo chiaramente il comune, che ha già dato disponibilità ad acquisire l'area e sta mandando avanti il progetto. Chiaramente, seguiremo tutto il tema delle risorse, così come saremo al suo fianco in tutto quello che sarà la necessità di seguire il “4+2”. Lo siamo stati e ci crediamo, chiaramente. L'orientamento: ha citato la parola “orientamento”, che non riguarda soltanto questo caso specifico, ma la necessità di continuare a orientare i nostri giovani chiaramente anche a livello nazionale.
Sono tematiche importanti, che dobbiamo tenere ben presenti e dobbiamo attenzionare. Ribadisco, saremo al suo fianco, parlo ovviamente da parte del gruppo di Noi Moderati. Lo sa, sono tematiche in cui crediamo molto. Chiaramente, il tema di continuare a educare e a far capire ai nostri giovani quali sono le materie importanti e quali sono le vocazioni dei territori è fondamentale. Ha parlato anche di necessità di seguire le trasformazioni.
PRESIDENTE. Concluda.
ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)M-CP). Questa idea nasce da una città che è molto in trasformazione. Credo che non sia un caso e credo che possa essere sicuramente un esempio importante. Seguiremo tutto questo. La ringrazio per questa risposta, che credo sia importante perché, quando dai territori nascono idee importanti che riescono ad avere gambe e risposte puntuali, penso che poi le idee possano proliferare e credo che dal mondo della scuola, insieme ai territori e agli enti locali, davvero si possano fare cammini che possano poi dare futuro ai nostri giovani. Questo è un esempio che può lasciare sicuramente il segno.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 97, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
Organizzazione dei tempi di esame di progetti di legge.
PRESIDENTE. Avverto che, nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna, sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame: della proposta di legge in materia di funzioni della Corte dei conti e di responsabilità amministrativa e per danno erariale; del disegno di legge recante disposizioni per l'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di Polizia a ordinamento militare (Vedi l'allegato A).
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare la deputata Prestipino. Ne ha facoltà.
PATRIZIA PRESTIPINO (PD-IDP). Grazie, Presidente. L'altra notte un atto vandalico ha colpito la sede del municipio IX, a Roma. È stata bruciata la targa dell'Aula consiliare. Io credo che chiunque abbia fatto, come tanti di noi, amministrazione di frontiera sui territori sappia il valore dell'istituzione di frontiera, quali sono, per esempio, i municipi a Roma. E non è stata la prima volta; già altre volte questi episodi di vandalismo si sono verificati ai danni di un'istituzione municipale, in particolar modo quella del IX. Non solo ma seguono atti vandalici, macchine devastate, come dire, attentati anche ai cancelli esterni, ai citofoni privati.
Allora ho presentato già un'interrogazione al Ministro Piantedosi: vogliamo sapere che cosa sta accadendo in certi quartieri di Roma e perché non c'è un attento controllo del territorio. Penso che chiunque abbia a cuore le istituzioni non possa voltarsi di fronte a un episodio del genere. Tutta la mia solidarietà alla presidente del municipio Titti Di Salvo, a tutti gli eletti e ai lavoratori di quella comunità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.
MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente dell'opportunità. Siamo qui a sollecitare, come Partito Democratico, con riferimento alla vertenza Venator, azienda chimica (in provincia di Grosseto) che produce biossido di titanio. Biossido di titanio significa pigmenti e tutto quello che riguarda i colori che oggi ognuno di noi veste o che mangia, perché vi sono anche pigmenti alimentari, così anche le auto eccetera, eccetera. E' un'azienda di oltre 200 lavoratori che ormai sono fermi da diverso tempo, così come sappiamo benissimo le difficoltà che ci sono anche con riferimento al fatto di avere una collaborazione fattiva con la proprietà, visto che è una multinazionale, proprio a livello mondiale, per quanto riguarda la produzione di biossido di titanio in tutto il mondo.
Noi abbiamo chiesto un incontro - che abbiamo fatto - con il Ministro Urso per poter definire una strategia che comunque possa far ripartire la fabbrica, ormai ferma da oltre un anno e mezzo, e che, oggi, in base anche a questa richiesta, ci sia un impegno da parte di tutto il settore del Ministero - e comunque della squadra che segue le crisi aziendali al Ministero - perché ormai da quell'incontro, che c'è stato con i sindacati al Ministero, è passato troppo tempo.
Siamo preoccupati, i lavoratori sono preoccupati; ogni giorno e in ogni manifestazione sono lì in piazza per accendere un faro e per capire quale sarà il loro futuro, perché c'è anche un problema ulteriore, ovvero che il contratto di solidarietà sta finendo - finirà a giugno - e i mesi sono pochi. Ecco perché chiedo al Ministro massimo impegno perché ci sia la possibilità di fare subito un incontro con la multinazionale e risolvere questo annoso problema (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. L'incontro che avverrà tra poche ore tra Benjamin Netanyahu e Viktor Orbán è una sfida, innanzitutto, all'Europa e al diritto internazionale. Non c'è alcuna motivazione valida perché l'UE e il Governo italiano non prendano le adeguate distanze di fronte a questo patto scellerato tra due aspiranti autocrati.
Da quando Israele ha brutalmente interrotto la tregua il 18 marzo scorso, sono state uccise oltre 1.000 persone, di cui 300 bambini. Sono stati colpiti ospedali, strutture ONU, oggi l'UNRWA, la Croce Rossa con l'orrore di 15 corpi di operatori medici e paramedici seppelliti in una fossa comune.
La rappresentante europea per la politica estera, Kallas, in una visita recente in Medio Oriente ha invitato Israele alla moderazione. Dopo oltre 50.000 morti e l'80 per cento delle infrastrutture nella Striscia raso al suolo, sono parole che non esito a definire sconcertanti.
L'Europa sembra aver perso il rispetto di sé e della sua prospettiva storica. Il naufragio di un pezzo delle sue classi dirigenti risiede nell'insostenibile doppio standard di fronte a questa terribile tragedia.
Faccio appello alla Presidente Meloni: serve una posizione chiara. Su Netanyahu pende un mandato di cattura della Corte penale internazionale per crimini contro l'umanità; va arrestato se si reca sul suolo di un Paese europeo che ha sottoscritto il Trattato di Roma. Vale per l'Italia, vale per l'Ungheria. Alzi il telefono e chiami il suo amico Orbán.
Il Governo ha il dovere di dissociarsi da chi mina in maniera sistematica i principi fondativi della comunità internazionale e contravviene a uno dei cardini della nostra Costituzione: l'Italia ripudia la guerra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.
MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. A Gaza, ma anche in Cisgiordania, ogni giorno assistiamo e siamo di fronte a orrori su orrori. E sembra davvero che non abbiano mai fine, ma, anzi, che continuino da parte del Governo israeliano e dell'esercito israeliano. Continuano ogni giorno di più il genocidio, il tentativo di sterminio, la pulizia etnica - dobbiamo chiamarla con il suo nome - e il disprezzo e la violazione sistematica di ogni norma umanitaria internazionale.
A Gaza, in un anno e mezzo quasi, dal 7 ottobre ad oggi, sono stati uccisi più di 50.000 cittadini gazawi, per la maggior parte donne e bambini che, come è del tutto evidente, nulla avevano ed hanno a che fare con i terroristi di Hamas. Eppure, sono stati ammazzati. Sono effetti collaterali, come sostiene Israele? No, sono vittime innocenti e la loro morte ricade sulla coscienza di ciascuno di noi perché non stiamo impedendo la continuazione di questo genocidio e di questa pulizia etnica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Tra l'altro, l'esercito israeliano ha preso di mira e sta prendendo di mira, in questi mesi, i giornalisti; ne hanno ammazzati a decine e decine perché avevano una sola colpa: stavano raccontando l'orrore. Hanno colpito anche i loro familiari! Noi abbiamo ricevuto qualche settimana fa uno di loro, che ci ha raccontato l'orrore, quando è tornato a casa, e ha trovato la propria casa devastata dall'esercito israeliano e tutti i suoi familiari uccisi che - ripeto - nulla c'entravano con i terroristi. Uccisi deliberatamente!
Non devono raccontare, i giornalisti, quello che vedono ogni giorno, cioè lo sterminio, il tentativo di pulizia etnica e le uccisioni sistematiche, anche dei bambini.
Guardate, abbiamo due testimonianze, che possiamo definire tranquillamente indipendenti: due medici, uno inglese e uno statunitense, che hanno testimoniato che, nella loro vita, che hanno speso anche per portare sollievo in zone di guerra, non avevano mai visto bambini che presentavano colpi mortali alla testa e al petto, quindi evidentemente colpiti da cecchini. Hanno testimoniato che cecchini, ossia fucilieri specializzati nel proprio mestiere, dell'esercito israeliano ammazzavano deliberatamente bambini e che c'erano droni che sorvolavano le zone che erano state bombardate e, con quei droni, ammazzavano e finivano dei bambini che erano riversi per terra e che erano in fin di vita.
Davanti a questo orrore la cosiddetta comunità internazionale, il cosiddetto Occidente, che ha dei valori da vendere, a parole, non ha mosso un dito. Tutti i Governi, praticamente tutti i Governi, con qualche piccolissima eccezione, si sono voltati dall'altra parte, compreso il Governo italiano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che continua a vendere armi al criminale di guerra Netanyahu e ai suoi folli alleati di Governo, che sono assetati di sangue di vittime innocenti.
PRESIDENTE. Concluda.
MARCO PELLEGRINI (M5S). E il Governo italiano - concludo, Presidente, la ringrazio - continua ad attaccare la Corte penale internazionale, a negare la validità del mandato di arresto nei confronti del criminale di guerra Netanyahu. Noi siamo di fronte a tutto questo. Noi invece dobbiamo ribellarci, perché nelle scorse ore è stata ritrovata una fossa comune, in cui erano sepolti soccorritori e ambulanze che avevano un'unica colpa, ossia che stavano portando sollievo a chi sta male.
E oggi è stato colpito un ospedale, una clinica dell'UNRWA. Una clinica! Sono morti nove bambini in una clinica.
Vogliamo far finire questo orrore una volta per tutte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ambrosi. Ne ha facoltà.
ALESSIA AMBROSI (FDI). Grazie. Presidente. Presidente e colleghi, soprattutto mi rivolgo a tutti i caregiver, alle famiglie, ai ragazzi e alle ragazze che affrontano la vita, la quotidianità, il mondo con forza, determinazione e coraggio. Oggi, la nostra Nazione si accende di blu. Oggi abbiamo palazzi, monumenti, piazze che si accendono di una luce blu per ricordare la consapevolezza della giornata dell'autismo. Però, quello che mi chiedo è a che cosa serve questa luce blu se poi troppe famiglie vengano lasciate nel buio, nel buio di chi affronta la diagnosi senza una guida, nel buio di una scuola che accoglie ma che, spesso, non comprende e non capisce, nel buio di un mondo del lavoro che, troppo spesso, per pregiudizio si chiude invece di aprirsi a chi ha tanto, tantissimo da dare o nel buio di chi, una volta diventato adulto, si sente invisibile, dimenticato, senza un progetto di vita indipendente.
Eppure, Presidente, l'autismo non è assenza, non è un limite, non è un errore da correggere. L'autismo è un modo diverso di sentire, di vivere il mondo, di abitarlo e di interpretarlo. È lo sguardo di un bambino che comunica senza parlare; è la forza silenziosa di un ragazzo che ogni giorno costruisce, con forza e con coraggio, la propria vita indipendente; è l'amore instancabile, incondizionato, di un padre, di una madre, di un caregiver, che lotta perché il futuro del proprio figlio non faccia paura.
Ma noi, come Nazione, siamo pronti a spezzare questo buio e ad accendere una luce che duri, giorno dopo giorno, e non solo nella giornata del 2 aprile. Infatti, illuminare di blu un monumento è senza dubbio un gesto simbolico e importante, ma ciò che conta è illuminare le vite di queste persone con azioni reali: le scuole preparate; percorsi di formazione accessibili; un lavoro che non discrimini; strumenti di supporto che non siano un lusso ma un diritto.
Per troppo tempo abbiamo visto l'inclusione come un atto di gentilezza, quasi come fosse una gentile concessione, però non è così, perché credo che l'inclusione sia un dovere. Credo che sia un dovere per rendere una società che esclude una società, per evitare che una società sia più povera, per evitare che ci sia una società più fragile. Allora, è qui la svolta, Presidente, perché c'è chi dice che fornire questi strumenti nei confronti di questi ragazzi sia oggi un costo. Ebbene, non è così. In realtà, è un investimento che noi facciamo oggi per il futuro e questa deve essere la chiave di lettura e di svolta, un investimento su persone che possono contribuire a rendere il nostro Paese migliore e sicuramente la nostra Nazione più resiliente. Oggi siamo qui per dire, con forza, che nessuno deve più restare da solo, nessuna famiglia deve più sentirsi abbandonata e che nessun ragazzo autistico deve vivere nell'ombra. Non partiamo da zero. Certamente il Governo sta lavorando, con forza, per garantire la formazione nelle scuole, per permettere la possibilità di avere gli strumenti adeguati per questi ragazzi e per queste famiglie attraverso anche la comunicazione aumentativa alternativa per togliere questo pregiudizio. Sono passi concreti ma, certamente, la strada è ancora lunga e il nostro impegno non si fermerà di certo oggi. La luce blu deve diventare la luce di ogni giorno, perché solo così costruiremo davvero una Nazione in cui nessuno sia più invisibile.
Mi permetta anche, Presidente, di ringraziare tutti coloro che ruotano attorno al mondo di queste famiglie di questi ragazzi: tutto il mondo associazionistico, tutti i volontari che lavorano e che permettono a questi ragazzi di avere una vita quanto più indipendente possibile e questi ragazzi, che io amo definire speciali, e che rendono, di conseguenza e di riflesso, anche noi speciali con essi, perché la disabilità - e quindi l'autismo - non è un mondo a parte, ma, Presidente, è parte di questo mondo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Domenica scorsa, sul lungomare di Napoli, c'è stata una sparatoria. Sembra incredibile quello che stiamo raccontando, ma purtroppo è così. Dei giostrai che operano sul lungomare hanno discusso con un soggetto che aveva portato i figli sul lungomare e questa persona, a un certo punto, al termine della discussione, ha preso la pistola e ha sparato. Pensavano che fosse una pistola a salve e, quindi, l'hanno inseguito e, mentre chiamavano i carabinieri, ha sparato di nuovo e ha colpito due persone - questi due giostrai -, uno all'addome e l'altro al braccio. Sono intervenute le Forze dell'ordine e hanno bloccato questa persona, che si è scoperto essere uscita da poco dal carcere.
Noi ci domandiamo questo: negli ultimi mesi si sono ridotti gli uomini e le donne che operano in servizio di sicurezza e di Forze dell'ordine sul nostro territorio. Nelle prossime settimane sono previste la chiusura delle caserme dei Carabinieri di Volla e di San Gennaro Vesuviano. Tramite la sua persona, vorremmo sapere dal Ministro - perché non riusciamo a capirlo - quali sono gli uomini in più delle Forze dell'ordine e quali sono gli interventi significativi in più per mettere in sicurezza il nostro territorio, perché il risultato che stiamo vedendo è che, invece, si riducono ulteriormente e abbiamo sempre meno persone a Napoli, come nel resto d'Italia. La città di Napoli è la punta di un iceberg, a nostro parere, di quello che è un sistema che sta purtroppo collassando, in cui le Forze dell'ordine vengono costantemente mortificate e ridotte di numero, con un'azione di propaganda inaccettabile - e concludo - che parla di migliaia di nuove assunzioni senza parlare delle migliaia in più di persone che vanno in pensione.
Per cui, ad oggi, possiamo dire con assoluta certezza che, negli ultimi due anni, abbiamo avuto una riduzione di caserme dei Carabinieri e di presidi delle Forze dell'ordine a tutti i livelli, a partire da quelli della Polizia, e una riduzione sostanziale di agenti e di carabinieri. Per questa ragione, tramite la sua persona, chiediamo, ancora una volta, al Ministro di relazionare, in modo chiaro, per sapere quanti agenti ci sono e come mai questi fenomeni criminali non vengono contrastati come si dovrebbe.
PRESIDENTE. Sicuramente mi farò parte diligente in ordine alla sua richiesta presso il Ministro.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Lunedì 7 aprile 2025 - Ore 14,30:
1. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:
FOTI e altri: Modifiche alla legge 14 gennaio 1994, n. 20, e altre disposizioni nonché delega al Governo in materia di funzioni della Corte dei conti e di responsabilità amministrativa e per danno erariale. (C. 1621-A)
e dell'abbinata proposta di legge: CANDIANI ed altri. (C. 340)
Relatori: KELANY, per la I Commissione; PITTALIS, per la II Commissione.
2. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
S. 1273 - Disposizioni per l'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché di proroga della delega di cui all'articolo 9, comma 15, della legge 28 aprile 2022, n. 46 (Approvato dal Senato). (C. 2171)
Relatore: PADOVANI.
3. Discussione sulle linee generali delle mozioni Riccardo Ricciardi ed altri n. 1-00422 e Richetti ed altri n. 1-00423 in ordine al piano di riarmo europeo .
La seduta termina alle 16,30.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 4) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | MOZ 1-402 | 283 | 279 | 4 | 140 | 114 | 165 | 73 | Resp. |
2 | Nominale | MOZ 1-228 NF RIF NO CPV 1 DISP | 268 | 267 | 1 | 134 | 267 | 0 | 70 | Appr. |
3 | Nominale | MOZ 1-228 NF RIF CPV 1 DISP RIF | 277 | 169 | 108 | 85 | 169 | 0 | 70 | Appr. |
4 | Nominale | MOZ 1-393 RIF | 278 | 278 | 0 | 140 | 278 | 0 | 70 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.