XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 462 di lunedì 7 aprile 2025
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI
La seduta comincia alle 14,35.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata Segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
GILDA SPORTIELLO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 31 marzo 2025.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 90, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.
PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 2 aprile 2025, il presidente del gruppo parlamentare Fratelli d'Italia ha reso noto che il deputato Manlio Messina ha rassegnato, in data 4 marzo 2025, le dimissioni dall'incarico di vicepresidente vicario del gruppo.
Modifica nella composizione della Giunta per le autorizzazioni.
PRESIDENTE. Comunico che, in data 2 aprile 2025, il Presidente della Camera ha chiamato a fare parte della Giunta per le autorizzazioni la deputata Daniela Torto in sostituzione della deputata Elisa Scutella', cessata dal mandato parlamentare.
Discussione della proposta di legge: Foti ed altri: “Modifiche alla legge 14 gennaio 1994, n. 20, e altre disposizioni nonché delega al Governo in materia di funzioni della Corte dei conti e di responsabilità amministrativa e per danno erariale” (A.C. 1621-A) e dell'abbinata proposta di legge: Candiani ed altri (A.C. 340).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge n. 1621-A: “Modifiche alla legge 14 gennaio 1994, n. 20, e altre disposizioni nonché delega al Governo in materia di funzioni della Corte dei conti e di responsabilità amministrativa e per danno erariale” e dell'abbinata proposta di legge n. 340.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).
(Discussione sulle linee generali - A.C. 1621-A e abbinata)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
I presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista ne hanno chiesto l'ampliamento.
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e II (Giustizia) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire la relatrice per la Commissione affari costituzionali, deputata Sara Kelany.
SARA KELANY , Relatrice per la I Commissione. Grazie, Presidente, mi limito, in questa fase, a un doveroso ringraziamento. Vorrei ringraziare gli uffici della I e della II Commissione per il lavoro enorme che hanno fatto su questo provvedimento; come è loro solito, sono stati sempre molto precisi e attenti. Voglio ringraziare il Vice Ministro Sisto e il Sottosegretario Delmastro, che hanno seguito da presso questo provvedimento, e il collega correlatore Pietro Pittalis, con il quale abbiamo lavorato ad un provvedimento che si è appalesato come una pietra angolare nell'arco logico delle riforme che stanno interessando l'ambito della giustizia, riforme che si sono rese necessarie soprattutto con riferimento alla giustizia contabile anche a seguito della nota sentenza n. 132 del 2024 della Corte costituzionale, che ha messo in evidenza alcune criticità, che, con questo provvedimento, siamo andati finalmente a sanare. Pertanto, Presidente, non mi dilungo; rimetto qualunque altra valutazione all'esame successivo dell'Aula, durante la fase emendativa e delle dichiarazioni di voto, e le chiedo, Presidente, l'autorizzazione al deposito della relazione.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire, se lo ritiene, il Sottosegretario Delmastro Delle Vedove, che si riserva di farlo. È iscritto a parlare il deputato Francesco Michelotti. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MICHELOTTI (FDI). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, ci apprestiamo a discutere su un provvedimento di grande importanza, che è frutto di un lavoro serio di approfondimento in Commissione. Voglio prima di tutto ringraziare sentitamente i relatori, l'onorevole Sara Kelany e l'onorevole Pietro Pittalis - I e II Commissione -, ma anche i presidenti delle Commissioni, onorevoli Pagano e Ciro Maschio, per il grande lavoro che è stato fatto in sede referente, con oltre 26 personalità audite fra esperti e giuristi, personaggi che hanno potuto ricostruire, in maniera autentica, un provvedimento meditato e su cui si è lavorato molto.
Condivido l'impostazione e le parole della relatrice Sara Kelany, allorquando ha detto che questo provvedimento recepisce un'importante sentenza della Corte costituzionale, la n. 132 del 2024, perché aveva dato un'indicazione che finalmente il legislatore - la maggioranza di centrodestra - ha voluto recepire.
Oggi, finalmente, con questo provvedimento, con questa norma, grazie anche all'ottima intuizione del presentatore, l'onorevole Ministro Tommaso Foti, che vogliamo ringraziare, mettiamo fine alla deleteria paura della firma. Oggi, lo Stato si schiera accanto ai coraggiosi amministratori, sindaci e assessori, che portano spesso un fardello importante, fatto anche di spauracchi, e che, per la paura della firma, a volte bloccano e ingessano le amministrazioni.
Oggi vogliamo mettere un fermo, uno stop, annullare quella burocrazia difensiva che purtroppo ha costituito una sorta di modus operandi, per cui gli assessori, i sindaci, gli amministratori locali si paralizzavano dietro a decisioni facili, di comodo, rinunciando a quello che poteva essere il vantaggio, l'utilità per la pubblica amministrazione.
Noi siamo davanti a un quadro in cui proprio la stessa Corte dei conti ci ha ricordato che nei processi anche per danno erariale troppo spesso accade che ci siano assoluzioni; abbiamo, anzi, il 60 per cento dei casi che si concludono con l'assoluzione determinata dall'infondatezza delle accuse. Occorreva, quindi, mettere un punto e noi lo abbiamo messo. Lo abbiamo messo per stare dalla parte di chi agisce con competenza e abnegazione, ma, soprattutto, l'abbiamo messo perché questo non significa retrocedere di fronte ai principi fondamentali di legalità e di responsabilità, perché viene tracciata in maniera più importante e precisa la responsabilità erariale, distinguendo le condotte dolose o gravemente colpevoli dalle altre. Proprio l'articolo 1 di questa legge prevede una chiara delimitazione della colpa grave e prevede che, d'ora in avanti, il giudice contabile, nei casi di danno causato senza dolo né arricchimento illecito, dovrà esercitare il cosiddetto potere riduttivo, quindi la possibilità di una riduzione fino a un massimo del 30 per cento per i risarcimenti, e poi, ancora, l'introduzione di un principio molto importante dal forte valore di civiltà giuridica: il principio secondo cui la buona fede degli amministratori politici si presume fino a prova contraria. Il centrodestra ha sempre ritenuto che gli amministratori, i sindaci, coloro che si impegnano per il proprio territorio, il proprio comune, la propria Nazione siano persone rette, probe, animate da uno spirito sincero di dedizione. Purtroppo, spesso viene detto il contrario. Noi, con questo provvedimento, ci schieriamo in modo chiaro e netto verso tutte quelle persone, tutti quegli amministratori che hanno dimostrato in questi anni di perseguire il bene comune, anche facendo scelte complicate.
Un altro aspetto molto qualificante di questo provvedimento è quello che riguarda la nuova funzione consultiva della Corte dei conti, che sarà chiamata ad esprimere pareri preventivi su questioni giuridiche concrete, con particolare riguardo al PNRR. Noi abbiamo un'emergenza: quella di mettere a terra le risorse del PNRR, che spesso sono paralizzate, purtroppo, dallo spauracchio della firma della Corte dei conti. Oggi, con l'articolo 4, noi, con questa norma ad hoc, introduciamo un provvedimento per contrastare i ritardi connessi all'attuazione del PNRR. Tutti dobbiamo essere consapevoli dell'importanza cruciale dei tempi di realizzazione del PNRR. Quindi, questa norma ad hoc serve a sanzionare l'inefficienza dolosa o gravemente colposa. È un meccanismo di responsabilizzazione che colpirà, invece, chi con negligenza e imperizia rallenta opere e progetti che, invece, sono strategici per la nostra economia e per la nostra Nazione. Quindi, come diceva la relatrice, è una pietra angolare, un provvedimento che arriva in un momento molto importante, perché siamo a un bivio. Noi dobbiamo portare avanti il PNRR, dobbiamo attuarlo, perché le opere strategiche permetteranno all'Italia di crescere ancora, più di quanto stia crescendo in questo momento.
Tante sono le norme previste, importanti: il provvedimento non solo conserva pienamente - come ho detto - la punibilità per il dolo e per l'arricchimento, ma introduce anche sanzioni più gravi, a testimonianza di un impegno serio e deciso verso la legalità. Penso, ad esempio, a misure innovative che al tempo stesso, però, questo provvedimento introduce, come l'obbligo di assicurazione per i dirigenti che maneggiano il denaro pubblico e, quindi, una garanzia ulteriore per lo Stato di poter recuperare, eventualmente, le risorse che sono state indebitamente sottratte.
È un provvedimento, quindi, molto equilibrato, che, da una parte, tutela la legalità e la responsabilità, dall'altra, però, tende la mano a chi serve onestamente e giustamente lo Stato, a tutti i livelli, soprattutto nelle amministrazioni locali.
Presidente, leggendo l'ennesimo attacco di una parte della magistratura, anche oggi l'Associazione nazionale magistrati attacca questo provvedimento e chiede un ripensamento. Addirittura, qualcuno ha parlato di un provvedimento che andrebbe a disincentivare l'etica pubblica; qualcuno ha detto che con questo provvedimento si innescherebbero processi di deresponsabilizzazione. Ma davvero si crede che i sindaci, gli assessori, gli amministratori locali abbiano bisogno di una pistola puntata alla tempia per fare il proprio dovere o per rispettare le leggi o per perseguire il bene e l'utilità più importante per la propria comunità? Quello che alcuni non hanno capito, anche fra i magistrati, è che i nostri sindaci, i nostri assessori, i nostri amministratori, la stragrande, la quasi totalità di essi, agiscono perché mossi da un sentimento e da uno spirito di vero trasporto e dedizione verso la propria terra e si impegnano per il proprio comune, il proprio territorio, animati da questo spirito di servizio, che li porta anche a portare un fardello importante, quello che fino ad oggi hanno portato, fatto di paure, fatto di timori, fatto di avere paura anche di firmare: starò facendo la cosa giusta oppure no?
Ecco, oggi lo Stato, con questo provvedimento, dichiara di essere amico di chi serve onestamente e giustamente la propria terra, il proprio comune, la propria pubblica amministrazione, ma è altrettanto severo e rigido nei confronti di chi colpevolmente ne infrange le leggi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Noi, con questo provvedimento, quindi, vogliamo ribadire che non ci sarà nessuna deresponsabilizzazione, anzi, tutt'altro, che i nostri amministratori non hanno bisogno di nessuna pistola puntata alla tempia, ma, soprattutto, che non c'è bisogno di qualcuno, fra i magistrati, che si erga a sorvegliante etico della politica, perché è la politica che decide le norme, è la politica che ha anche il dovere e la responsabilità di fare quello che sta facendo oggi in quest'Aula, quindi di andare a modificare un assetto che non era in linea, che non era al passo con i tempi. Anche sulla Corte dei conti, anche su questo importante organismo giurisdizionale, occorre un cambio di passo.
La delega al Governo - e concludo, Presidente -, prevista dall'articolo 3, va in questa direzione. Noi siamo sicuri che il Governo - e ringrazio anch'io il Sottosegretario Andrea Delmastro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) per l'impegno e la dedizione che anche in questo provvedimento, e non solo in questo provvedimento, ha mostrato - saprà trovare l'equilibrio e il punto di caduta per riorganizzare l'assetto delle Corti dei conti nel territorio. Siamo sicuri che lo farà e, quindi, Fratelli d'Italia, al fianco del Governo, voterà convintamente per questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata D'Orso. Ne ha facoltà.
VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Anche oggi ci troviamo a dover denunciare in quest'Aula l'ennesima brutta pagina per questo Paese che il Governo Meloni sta scrivendo, l'ennesimo inno all'impunità per politici, vertici delle pubbliche amministrazioni, e all'irresponsabilità per tutti coloro che maneggiano risorse pubbliche. Insomma, l'ennesima controriforma della giustizia a spese sempre e solo dei cittadini onesti.
Non bastava, evidentemente, al Governo Meloni smontare pezzo per pezzo la normativa anticorruzione, abolire l'abuso d'ufficio per dare mani libere a raccomandazioni, favoritismi, affidamenti diretti ad amici, parenti e sodali; non bastava spuntare le armi della magistratura ordinaria, indebolendo le intercettazioni; non bastava intimidire la stampa con la “legge bavaglio”; non bastava silenziare il dissenso con il decreto-legge Sicurezza. Oggi la scure del Governo Meloni, che non tollera controlli e critiche, si abbatte, con questo provvedimento, sulla giustizia contabile e sull'intero sistema dei controlli posto a presidio del buon andamento, dell'imparzialità dell'azione amministrativa, ma, soprattutto, posto a presidio di una corretta ed efficiente gestione delle risorse pubbliche, che - ricordo a me stessa - sono il frutto delle tasse pagate dai cittadini italiani.
Questa proposta di legge, pur nascendo di iniziativa parlamentare, reca la prima firma di Tommaso Foti, oggi Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. Proprio colui che dovrebbe presiedere alla corretta messa a terra dei 209 miliardi di euro portati dal presidente Conte in Italia sarà l'autore della normativa che porterà, invece, al collasso dell'organo - la Corte dei conti - preposto proprio al monitoraggio, al supporto, al controllo nella gestione anche di quei fondi. Un paradosso.
Ma veniamo al merito e spieghiamo ai cittadini che ci ascoltano perché questa proposta di legge per noi è pericolosa e dannosa per le casse dello Stato e per la collettività intera. Tocca a me entrare un po' nel dettaglio, visto che neanche i relatori ci hanno messo la faccia per illustrare a quest'Aula i contenuti di questo provvedimento. Andiamo, quindi, nel dettaglio.
Intanto, attua un inaccettabile e spregiudicato ridimensionamento della responsabilità erariale. Facendo cosa? Facendo, innanzitutto, una ridefinizione della colpa grave, della responsabilità per colpa grave, in modo da circoscrivere oltremodo le condotte rilevanti che comporteranno una contestazione di responsabilità. Che vuol dire? Che amministratori, dirigenti, funzionari e dipendenti che maneggiano risorse pubbliche saranno chiamati a rispondere del danno prodotto alle casse dello Stato solo quando avranno violato manifestamente delle norme di diritto, in caso di travisamento del fatto e in pochi, pochissimi altri casi. Non risponderanno mai per negligenza, imprudenza o imperizia. Peraltro, non possiamo tacere che la definizione di colpa grave, che si intende introdurre con questo provvedimento, si discosta da quella pure fissata da voi nel nuovo codice dei contratti pubblici.
Quindi, si avranno due regole diverse da applicare ad una singola fattispecie concreta, quando il danno erariale discenda - come spesso alla fine accade - da un contratto di appalto o di affidamento sottoscritto da una pubblica amministrazione. Un bel corto circuito, un bel pasticcio; altro che chiarezza delle norme da applicare, che dovrebbe essere il primo presidio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) per andare ad orientare gli amministratori, i dipendenti, i funzionari e tutti coloro che devono applicare la legge e, secondo i dettami della legge, andare ad appostare le risorse in modo corretto.
Addirittura, con riferimento agli accordi di conciliazione nel procedimento di mediazione o in sede giudiziale e nelle transazioni in materia tributaria, la responsabilità, d'ora in poi, sarà limitata esclusivamente ai fatti e alle omissioni commessi con dolo. Cioè, la colpa grave sparisce. I rappresentanti delle pubbliche amministrazioni che metteranno la firma su quegli accordi non risponderanno mai per colpa grave, neppure quando, ad esempio, il risarcimento riconosciuto alla controparte risulti sproporzionato rispetto al danno effettivamente documentato oppure quando, nelle transazioni fiscali, la pubblica amministrazione accordi alla controparte una riduzione del debito tributario assolutamente irragionevole.
Inoltre, non poteva mancare un salvacondotto ad hoc per la politica anche in quest'ambito: l'emendamento Montaruli, approvato di corsa nelle Commissioni riunite, è chirurgicamente dedicato ai titolari di organi politici e stabilisce che la loro buona fede si presume, fino a prova contraria, quando gli atti adottati dagli stessi nell'esercizio delle proprie competenze sono proposti, vistati o sottoscritti dai responsabili degli uffici tecnici o amministrativi. Ora, io faccio fatica francamente a ricordare atti, per esempio, di assessori che non siano pure sottoscritti da un dirigente generale o che non siano vistati dalla Ragioneria quando comportano disposizione di risorse. Quindi, stando così le cose, praticamente saranno sempre deresponsabilizzati i titolari di organi politici, sempre.
C'è poi un nuovo regime della prescrizione - tra l'altro, la prescrizione è un argomento a voi pure tanto caro - dell'azione di responsabilità erariale. Questa norma stabilisce che la prescrizione di cinque anni decorrerà dal verificarsi del fatto, indipendentemente dal momento in cui la pubblica amministrazione o la Corte dei conti ne abbiano conoscenza, e questo anche in caso di occultamento doloso del danno, quando l'occultamento si è realizzato con una condotta omissiva. Questo state scrivendo e non so se ve ne siete resi conto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ma la norma che farà letteralmente saltare i conti dello Stato è quella che prevede il contenimento del risarcimento che può essere richiesto all'amministratore, dirigente, funzionario o dipendente che abbia causato un danno alle casse dello Stato, al massimo entro il doppio della retribuzione o dell'indennità lorda annuale che quel soggetto percepisce e questo a prescindere dall'entità del danno che l'amministratore, dirigente o funzionario produca all'erario: magari il danno è di centinaia di migliaia di euro; magari il danno è di milioni di euro, ma il dipendente pubblico può dormire sonni tranquilli perché risarcirà sempre con poche migliaia di euro. O meglio: non sarà neanche il dipendente a far uscire i soldi dalle sue tasche perché, in forza della norma che rende obbligatoria la stipula di una polizza assicurativa per tutti coloro che gestiscono risorse pubbliche, saranno le compagnie assicuratrici a pagare. Allora, io mi chiedo e vi chiedo: ma, quindi, con questo abbattimento, con questa notevole riduzione del danno risarcibile, a chi state facendo il favore? Alle compagnie e alle imprese di assicurazioni, perché avete pure introdotto l'azione diretta e, quindi, il dipendente pubblico neanche si dovrà costituire in giudizio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e neanche le spese legali dovrà affrontare. Allora, io mi chiedo: pure lo sconto dobbiamo fare alle compagnie di assicurazioni? Perché è questo quello che state facendo.
Poi, c'è la norma che porterà al definitivo collasso della Corte dei conti, che tanto vale, magari, si poteva proprio abolire e facevate prima: il meccanismo di silenzio-assenso in combinato disposto con l'estensione di tutti quei provvedimenti che a richiesta le pubbliche amministrazioni sottoporranno per il parere preventivo alla Corte dei conti. Cosa voglio dire? Voglio dire che voi avete introdotto un meccanismo per cui tutte le pubbliche amministrazioni possono inondare di richieste di pareri la Corte dei conti e se la Corte dei conti non risponderà entro il termine perentorio che le viene assegnato cosa succederà? Silenzio vale assenso, anche se quell'atto non è stato sottoposto realmente all'esame della Corte dei conti perché non c'è stato il tempo per farlo, perché non mettete, tra l'altro, neanche un magistrato contabile in più - quindi, è pure questa la vostra scelleratezza - e inonderete la Corte dei conti di pareri che non riuscirà a dare nei termini ma, anche laddove non ci sarà nessuna espressione di parere, quell'atto sarà salvo e salverà chi ha posto la firma su quell'atto, che sarà totalmente irresponsabile rispetto ad un eventuale danno che provocherà con il provvedimento stesso. Quindi, questo state facendo. Non ampliate la pianta organica della magistratura contabile e del personale amministrativo a supporto, ma li fate inondare di pareri e fate sì che non siano messi neanche nelle condizioni per darli e che, con un meccanismo di silenzio-assenso, ci sia un condono tombale (che a voi piace tanto) su tutti gli atti e i provvedimenti di gestione di risorse pubbliche.
In ultimo, non posso non soffermarmi sulla totale riscrittura dell'assetto della Corte dei conti, sia con riguardo all'articolazione territoriale che all'articolazione delle funzioni che state facendo. Fate saltare tutte le sezioni regionali e parlate di presìdi territoriali, ma non si sa esattamente la geografia giudiziaria - potremmo dire - come sarà ripartita. Quello che noi sappiamo è che toglierete dei presìdi di legalità, evidentemente, dai territori. Quello che noi sappiamo è che state introducendo tutti i vostri feticci anche in questa riscrittura, perché ci sarà il divieto di passaggio delle funzioni da requirenti e giudicanti (quindi, quello che vi piace tanto) e ci sarà un super procuratore generale che avrà i super poteri, perché potrà avocare a sé qualsiasi cosa e potrà paralizzare tutte le inchieste dei procuratori territoriali. Come ho già detto in Commissione, chiaramente l'idea è quella di condizionare in qualche modo una persona, il super procuratore generale - lo chiamerò io -, per condizionare poi le inchieste di natura contabile su tutto il territorio nazionale.
Non c'è dubbio che questo provvedimento sia l'emblema di un arretramento dell'etica pubblica. Non c'è dubbio che a farne le spese saranno i cittadini, perché ricordo a me stessa che tutte le risorse sperperate, investite male o perse si traducono in servizi pubblici più scadenti: meno istruzione, meno sanità, meno lavoro, meno tutto. Tutti i servizi pubblici a cui i cittadini hanno diritto - perché è un diritto - vedranno praticamente il collasso, perché voi sperperate non recuperando più le risorse pubbliche che sono state mal gestite dagli amministratori.
Questo state facendo, ma del resto non ci possiamo neanche meravigliare perché sappiamo che siete un Governo che vuole spendere in armi e mai in istruzione, sanità o lavoro. Quindi, mi sembra coerente con tutta la vostra condotta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Andrea Gentile. Ne ha facoltà.
ANDREA GENTILE (FI-PPE). Colleghi e colleghe, la riforma della pubblica amministrazione figura tra i principali ambiti d'intervento normativo più recenti, in grado di esplicare particolari e decisivi effetti in ordine alla ripresa economica del nostro Paese. Un importante tassello che si inserisce in tale più ampio disegno innovatore è rappresentato dalla disciplina dedicata alle funzioni svolte dalla Corte dei conti. L'obiettivo del testo oggi all'attenzione di quest'Aula è quello di un provvedimento che aiuti la pubblica amministrazione ad essere più efficace ed efficiente, attivando un dialogo proficuo e necessario tra quest'ultima e la Corte dei conti, ovvero tra due rilevanti soggetti che devono cooperare al fine comune di ridurre i tempi che segnano l'azione del decisore amministrativo.
La Costituzione ha riconosciuto il ruolo fondamentale della Corte dei conti, come ribadito recentemente anche dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, quale organo di rilevanza costituzionale, posto al servizio anche dello Stato-comunità e garante imparziale della corretta gestione delle risorse pubbliche. Con tale provvedimento si introducono alcune modifiche alla normativa vigente in materia di responsabilità amministrativa, nonché in materia di controllo preventivo di legittimità e riguardo alla funzione consultiva spettante alla Corte dei conti, con particolare riferimento ai contratti pubblici per l'attuazione del PNRR.
Nell'individuare gli elementi costitutivi della responsabilità erariale, si evidenziano i casi in cui la nozione di colpa grave risulta essere integrata da particolari condotte: dalla violazione manifesta delle norme di diritto applicabili, dal travisamento del fatto, dall'affermazione di un fatto la cui esistenza è incontrastabilmente esclusa dagli atti del procedimento, dalla negazione di un fatto la cui esistenza risulta incontrastabilmente dagli atti del procedimento. Viene stabilito ancora che, ai fini della determinazione dei casi in cui sussista la violazione manifesta di norme di diritto applicabili, debba tenersi conto in particolare del grado di chiarezza e di precisione delle norme violate, nonché dell'inescusabilità e della gravità dell'inosservanza.
Si esclude, ancora, che possa configurarsi una colpa grave a fronte della violazione o dell'omissione determinate dal riferimento a indirizzi giurisprudenziali prevalenti o a pareri delle autorità competenti. Altresì la gravità della colpa è esclusa quando il fatto dannoso tragga origine, oltre che da un atto sottoposto a visto e a registrazione in sede di controllo preventivo di legittimità, anche dagli atti richiamati e allegati che costituiscono il presupposto logico e giuridico dell'atto sottoposto a controllo. Il dettato normativo poi esclude del tutto la responsabilità per colpa grave non solo in caso di conclusione di accordi di conciliazione nel procedimento di mediazione o in sede giudiziale da parte dei rappresentanti delle amministrazioni pubbliche, ma anche in caso di conclusione di procedimenti di accertamento con adesione, di accordi di mediazione, di conciliazioni giudiziali e di transazioni fiscali in materia tributaria. In questi casi, la responsabilità è limitata solo ai fatti e alle omissioni commessi con dolo.
Viene, ancora, ampliato il novero dei contratti di appalto sottoponibile al controllo preventivo di legittimità della Corte dei conti, in cui rientrano i provvedimenti di aggiudicazione, anche provvisori, e i provvedimenti conclusivi delle procedure di affidamento che non prevedono l'aggiudicazione relativi ai contratti connessi all'attuazione del Piano di ripresa e resilienza così come del Piano nazionale per gli investimenti complementari al PNRR. Il provvedimento in questione reca poi un'ampia delega al Governo a riscrivere in 12 mesi l'organizzazione centrale e territoriale della magistratura contabile, secondo determinati principi e criteri direttivi.
Nella delega sono previsti diversi obiettivi, in uno quello di razionalizzare il quadro normativo della magistratura contabile e di rivedere le disposizioni che regolano l'accesso a questo settore, introducendo anche test psicoattitudinali, così come accade per i giudici ordinari; rivedere le regole sul controllo concomitante, che dovrebbe essere attivato soltanto su richiesta delle Camere, del Governo o dell'amministrazione interessata; fissare poi un limite temporale massimo ai mandati di presidente e procuratore generale; prevedere, ancora, il divieto di passaggio da funzioni requirenti a funzioni giudicanti.
Altro punto di interesse della riforma è dato dalla previsione che va a contrastare la cosiddetta paura della firma. Secondo tale disposizione, in caso di atti che rientrano nella competenza propria degli uffici tecnici o amministrativi, la responsabilità non si estende ai titolari di organi politici che in buona fede li abbiano approvati o ne abbiano autorizzato o consentito l'esecuzione, con le sole eccezioni del dolo o di schiaccianti elementi posti in senso contrario alla buona fede, che sarà sempre presunta fino alla prova del suo opposto.
Il risarcimento del danno erariale, poi, al di fuori dei casi di danno cagionato con dolo o di illecito arricchimento, non potrà superare la misura del 30 per cento del pregiudizio accertato e il doppio della retribuzione nel caso di dipendenti pubblici, del corrispettivo o dell'indennità percepiti per il servizio reso all'amministrazione o per la funzione o l'ufficio svolti, che hanno causato il pregiudizio. L'avvenuto spontaneo pagamento di ogni importo indicato nella sentenza definitiva di condanna determinerà la cessazione di ogni altro effetto accessorio della stessa. Ritengo sia un elemento di particolare pregnanza, dal momento che la condanna non avrà effetto ad esempio sulle progressioni di carriera, non pregiudicando sotto tale profilo il curriculum del dipendente pubblico.
Viene, ancora, prevista l'applicazione di una sanzione pecuniaria sulla base della gravità della colpa nei confronti del pubblico ufficiale responsabile di un ritardo superiore al 10 per cento rispetto al tempo stabilito per la conclusione dei procedimenti connessi al PNRR ovvero al PNC. Resta salvo in ogni caso, in tal caso, l'eventuale esercizio dell'azione per responsabilità erariale.
Infine, da ultimo, si modifica la disciplina concernente la responsabilità civile degli avvocati e dei procuratori dello Stato, estendendo a questi ultimi i principi e le limitazioni previste per la responsabilità civile dei magistrati. Tale disciplina trova applicazione anche nei casi di responsabilità erariale degli avvocati e dei procuratori dello Stato.
E, ancora, un passaggio importante: è quanto mai opportuno segnalare che il provvedimento in questione si muove in aderenza al portato interpretativo di cui alla sentenza n. 132 del 17 luglio 2024, con la quale la Corte costituzionale, respingendo le censure di illegittimità costituzionale sollevate nei confronti della disposizione sul cosiddetto scudo erariale, ha svolto un'analisi ricostruttiva dell'evoluzione dei caratteri della responsabilità amministrativa in particolare sotto il profilo dell'elemento psicologico ed ha rilevato, proprio alla luce del contesto istituzionale, giuridico ed economico, l'esigenza di una complessiva revisione della sua disciplina da parte del legislatore, ponendo l'attenzione su alcuni possibili ambiti di intervento.
La Corte, in questo senso, nell'ottica di una tutela di interessi di rilievo costituzionale e nel peculiare contesto dato dalla crisi post pandemica e dall'attuazione del PNRR, ha rilevato la necessità di un intervento del legislatore alla scadenza della disciplina eccezionale oggetto della pronuncia in grado di realizzare una complessiva riforma della responsabilità amministrativa, al fine di ristabilire una coerenza tra la sua disciplina e le trasformazioni dell'amministrazione e del contesto in cui essa deve operare, in modo da rendere ancora più equa la ripartizione del rischio di danno, così alleviando la fatica dell'amministrare senza sminuire la funzione deterrente della responsabilità.
Orbene, alla luce di questi elementi evidenziati, ci troviamo davanti ad una riforma non più procrastinabile. Non è più procrastinabile nell'ottica di velocizzare l'agire amministrativo, non è più procrastinabile poiché i pubblici amministratori devono essere liberi dal timore di assumere responsabilità nell'interesse collettivo.
Tale provvedimento, dopo un approfondito iter seguito nelle Commissioni riunite affari costituzionali e giustizia (i cui colleghi ringrazio; ringrazio il presidente Pagano, ringrazio il presidente della Commissione giustizia, così come i relatori del provvedimento), pone le basi per un'amministrazione più efficiente e dinamica, puntando poi a modernizzare il ruolo della Corte, rafforzandone la funzione di supporto agli amministratori pubblici e non intaccandone, ma, anzi, viepiù, potenziandone il ruolo originario di sostegno all'azione della pubblica amministrazione in funzione consultiva e di controllo.
La Corte dei conti, in ossequio a tale costrutto legislativo, sarà dunque sempre più orientata ad un ruolo compliance con la pubblica amministrazione per una gestione più consapevole e sicura delle risorse pubbliche, evitando lungaggini burocratiche e incertezze operative ovvero quei lacci e lacciuoli che di sovente finiscono per rallentare pesantemente l'azione amministrativa.
Tale innovazione legislativa si innesta, dunque, in definitiva, nel più ampio solco liberale di riforme che connotano l'azione di questo Governo a garanzia del cittadino e dei soggetti che operano nell'ambito della pubblica amministrazione; quelle grandi riforme che la Nazione aspetta da decenni, da sempre propugnate con forza dal nostro movimento politico e che gli italiani hanno chiesto alla coalizione di centrodestra di realizzare per restituire all'Italia l'autorevolezza, il prestigio e la centralità che merita anche sul proscenio internazionale. Per tali ordini di ragioni, annuncio dunque con convinzione il voto favorevole di Forza Italia su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Andrea Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, relatrice.
Intervengo a nome del gruppo del Partito Democratico su questa proposta, sulla proposta Foti ed altri, e vedremo, come abbiamo già affrontato nei lavori di Commissione e come avremo modo ulteriormente di approfondire in Aula, come, a nostro avviso, questa proposta incida profondamente e incida negativamente sul funzionamento della Corte dei conti. Ma, visto che oggi è il 7 aprile del 2025, non possiamo ignorare, non possiamo fare finta di nulla di fronte a quello che sta avvenendo nel nostro Paese, in cui si inserisce anche questo nostro confronto, perché sabato scorso, alle ore 6, ora italiana, sono entrati in vigore i dazi di Trump, sono state colpite pesantemente le imprese italiane, le lavoratrici e i lavoratori italiani.
Da questo punto di vista è assolutamente urgente capire cosa intenda fare il Governo Meloni, perché il fatto che la Borsa di Milano stia perdendo più delle altre è perché tutti percepiscono quella che è l'impreparazione del nostro Governo di fronte a questo cambiamento. E noi pensiamo che, oltre a discutere in quest'Aula dell'ennesimo attacco che avete deciso di sferrare all'indipendenza della magistratura, oltre che continuare a confrontarci - lo faremo nelle prossime ore sull'iniziativa che avete voluto portare avanti con il decreto Sicurezza - su tutti gli altri temi, il futuro delle migliaia e migliaia di lavoratrici e lavoratori che rischiano di perdere il lavoro e delle imprese che rischiano di perdere opportunità, proprio legate a questa scelta, debba essere affrontato, anche in sede istituzionale.
Invece qual è la priorità del Governo? È assestare un altro colpo all'indipendenza della magistratura, mostrare, ancora una volta, i muscoli contro la giurisdizione autonoma e indipendente e, ancora una volta, nel confezionare questo intervento voluto dalla maggioranza di destra e dal Governo, portare in Aula un intervento radicale sul sistema giudiziario, senza che maggioranza e Governo abbiano sentito l'esigenza di aprire un confronto con le opposizioni, dopo aver respinto tutte le proposte di merito formulate dall'opposizione, dopo aver mostrato assoluto e totale disinteresse verso le critiche circostanziate che sono state mosse a questo provvedimento da esperti, certamente, non sospettabili di estremismo o accanimento contro il Governo.
Io mi unisco ai ringraziamenti nei confronti dei funzionari della Camera, di tutte le donne e gli uomini che hanno lavorato su questa proposta di legge e su tutte le iniziative su cui abbiamo modo di confrontarci in questa sede. Sono giusti e sottoscrivo i ringraziamenti che sono stati fatti ai soggetti auditi, alle relazioni e alle memorie che ci hanno consegnato, però non serve a niente portare avanti questi ringraziamenti, se poi ciò che è scritto in queste memorie non viene letto, se ciò che viene consigliato non viene in alcun modo preso in considerazione, poi, nei testi che andiamo a votare. E questo intervento è, di fatto, l'ennesima azione di una destra italiana mossa da un pregiudizio ideologico contro la magistratura, un'ennesima azione di attacco e picconamento alla giurisdizione italiana - in questo caso, quella contabile -, un nuovo - lo vogliamo ribadire - attacco al principio di separazione dei poteri.
Questo intervento è mosso da questo pregiudizio, un pregiudizio che coglie e che tocca soprattutto gli organi di controllo, da una cosiddetta allergia ai controlli, che vediamo ricorrere in tanti interventi. Ricordiamo bene quanto fastidio sia stato mostrato, ad esempio, dal Governo dinnanzi alle critiche sul Piano nazionale di ripresa e resilienza rilevate dalla Corte dei conti e i fatti di oggi, con il Governo che cerca disperatamente il rinvio sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, dimostrano che quelle critiche della Corte meritavano rispetto e non un fallo di reazione, che si concretizza oggi con il provvedimento che arriva in Aula. Forse, se invece di dedicarsi a questo progetto ci si fosse dedicati a capire cosa era contenuto in quelle critiche, non saremmo nella situazione di difficoltà, sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, in cui ci troviamo oggi come Paese. Se fosse stato un intervento finalizzato a modernizzare la Corte dei conti o a semplificare le procedure nell'interesse della pubblica amministrazione, come abbiamo sentito in alcuni degli interventi che mi hanno preceduto in quest'Aula, ci avreste trovato disponibili al confronto, ma se l'obiettivo è un altro, ossia demolire la Corte dei conti, non potrete mai averci dalla vostra parte.
La riforma della Corte dei conti, nonostante la sua enorme rilevanza, non è stata ancora oggetto di un'adeguata attenzione del dibattito pubblico, sia per la natura anche molto tecnica che caratterizza l'intervento, sia perché l'attenzione è già molto concentrata su provvedimenti certamente anch'essi particolarmente rilevanti, quali, in particolare, quello relativo alla separazione delle carriere giudicante e requirente della magistratura ordinaria e, in generale, sugli attacchi del Governo alla magistratura indipendente.
Ma anche questo intervento è ispirato dalla medesima filosofia e sarà nostro compito denunciare, anche fuori da quest'Aula, il taglio pericoloso che nasconde questo intervento rispetto all'esigenza dei cittadini di avere una pubblica amministrazione che spende bene le sue risorse e non dilapida i quattrini messi a disposizione dal sacrificio dei contribuenti. Ribadiamo, non saremmo stati ostili a verificare le esigenze di snellimento e di maggiore chiarezza della materia con l'obiettivo di consentire ai dipendenti pubblici di agire con serenità e di essere avvantaggiati da un proficuo dialogo con la Corte dei conti.
Ricordo che, in tal senso, il Partito Democratico ha avanzato, in questa e in altre occasioni, proposte di modifica del testo unico degli enti locali, al fine di intervenire sulla responsabilità amministrativa, contabile e penale dei dipendenti pubblici. Tuttavia, la proposta di legge voluta dalla maggioranza, invece di corrispondere alle esigenze di snellimento a favore di una maggiore efficacia dell'azione amministrativa, realizza un colpo di spugna, cambiando il volto della magistratura contabile e ledendo i principi costituzionali dell'indipendenza e del divieto di gerarchizzare i ruoli del singolo magistrato.
Quanto ai diversi profili di legittimità costituzionale del provvedimento, rinvio, per un esame puntuale, ai contenuti della questione pregiudiziale che il nostro gruppo ha presentato, ma voglio dire che l'intervento ha sollevato profili di incostituzionalità denunciati da insigni giuristi, e persino il Presidente della Corte dei conti, nelle audizioni, ha con precisione evidenziato questi profili. Anche da qui la nostra preoccupazione: non solo un intervento da respingere nel merito politico, ma un intervento pericoloso, perché in aperto contrasto con la Carta e le regole in essa definite sulla indipendenza della magistratura.
Sul merito, la nostra contrarietà è fondata anche sulle concrete modalità con cui la riforma è realizzata. In particolare, l'intervento sulla definizione di responsabilità per colpa grave è assolutamente incoerente con la definizione che ne dà il nostro ordinamento. A tal proposito è da censurare, infatti, il fatto che, in un breve lasso di tempo, si intervenga per due volte - nel codice degli appalti pubblici e nel provvedimento in esame - con modalità diverse per la definizione della colpa grave, creando soltanto confusione, tema su cui sarebbe necessario che il Governo non si nascondesse, anche a beneficio dei tanti amministratori locali che auspicano di potersi muovere in un panorama normativo chiaro.
In secondo luogo, anche nei casi in cui sia riconosciuta la colpa, viene fortemente ridimensionato il quantum del danno risarcibile. Non sarebbe stato scandaloso introdurre un tetto, ma il limite previsto dal Governo - peraltro, limite doppio, perché è, da un lato, comparato al valore complessivo del danno e, dall'altro, al valore stipendiale del danneggiante - è davvero scandalosamente basso rispetto al pregiudizio arrecato alla comunità con l'illecito contabile.
Inoltre, deploriamo la previsione di una separazione delle carriere tra giudici contabili e pubblici ministeri contabili, di cui non si ravvisava l'esigenza e che appare, piuttosto, il maldestro tentativo del Governo di issare la medesima bandiera ideologica sventolata contro la magistratura ordinaria anche in questa sede. Appare, inoltre, inaccettabile l'effetto di pietra tombale rispetto all'illecito contabile, che viene ora attribuito al parere preventivo e che si estende, in modo generalizzato, anche agli atti successivi. Si è, in sostanza, voluto distorcere il valore, certamente positivo, della collaborazione preventiva tra Corte dei conti e pubblica amministrazione.
Stigmatizziamo la genericità e l'ampiezza della delega attribuita al Governo e i contenuti della medesima: la sottoposizione gerarchica del singolo procuratore al superiore palesa un clamoroso vizio di costituzionalità; l'avocabilità del magistrato; la distorsione del valore della funzione nomofilattica delle Sezioni riunite, che non possono e debbono avere effetti obbligatori sul pubblico ministero, che è parte della causa; i visti, a pena di nullità, del superiore gerarchico al pubblico ministero che conduce l'indagine, che fa del procuratore generale un superprocuratore generale, chiamato a sottoscrivere politicamente tutti gli atti di tutti i procuratori territoriali; l'accesso alle banche dati da parte del superiore gerarchico; il pregiudizio al principio di inamovibilità del magistrato; la promiscuità della funzione consultiva con quella giurisdizionale. Sono tutti esempi di quanto la delega assegnata al Governo meriti una forte contrapposizione da parte nostra.
Ancora, respingiamo con forza la volontà della maggioranza di cancellare, ridurre e accorpare le articolazioni regionali della Corte dei conti. Ci domandiamo, anzi, quale posizione abbiano i presidenti di regione di centrodestra rispetto al fatto che, a causa della modifica operata dalla maggioranza con il presumibile accorpamento delle procure regionali in procure territoriali, il giudizio di parificazione del bilancio regionale potrà essere reso da una sezione della Corte dei conti collocata al di fuori della propria regione.
E non mi soffermo sulle ennesime riforme realizzate ad invarianza finanziaria, cioè a costo zero, perché qui si fa affidamento sul fatto che a sostenerne i costi saranno i magistrati e il personale amministrativo che si sposterà da un tribunale all'altro, a seconda del risultato della delega che sarà esercitata al Governo, di fatto paralizzando l'azione della magistratura contabile. Davvero, ci chiediamo come sia possibile non aver ascoltato nemmeno una delle grida di allarme arrivate fuori di qui.
Sui giornali abbiamo letto un appello dell'Associazione magistrati della Corte dei conti, che riconosce il diritto sacrosanto a scegliere e a legiferare, ma chiede di farlo con saggezza e ragionevolezza e ancora oggi offre la propria completa collaborazione.
Non stiamo parlando di attacchi politici del Partito Democratico, delle altre forze di opposizione, ma delle parole che abbiamo ascoltato in audizione, che abbiamo letto nelle memorie. È stato l'equilibratissimo presidente della Corte a dirci che l'articolo aggiuntivo 2.07 del relatore, che introduce una delega al Governo per la riorganizzazione e il riordino delle funzioni della Corte dei conti, presenta seri profili di incostituzionalità.
Le riforme organizzative non possono prescindere dal rispetto dell'autonomia e dell'indipendenza dell'istituto sancite dalla Costituzione, in particolare dagli articoli 100, 103, 107 e 108. Tali principi, ha ricordato testualmente il Presidente Guido Carlino: impediscono un ridimensionamento del ruolo della Corte dei conti in quanto magistratura neutrale e indipendente, che garantisce non solo il controllo della legalità finanziaria, ma anche il rispetto dell'interesse pubblico contro qualsiasi forma di abuso e spreco delle risorse pubbliche.
Perché umiliarlo e rifiutare di confrontarsi su questi temi? Il Procuratore generale, anche lui con pacatezza, ha scritto come la Suprema Corte, con il condivisibile obiettivo di dare piena attuazione all'articolo 97 della Costituzione - che incide sulla legge n. 20 del 1994 -, abbia sottolineato la necessità di ricercare nuovi punti di equilibrio nella ripartizione del rischio delle attività tra l'amministrazione e l'agente pubblico, con l'obiettivo di rendere la responsabilità ragione di stimolo e non di disincentivo all'azione. Perché anche qui rifiutarsi di scendere nel merito di queste osservazioni?
Ancora. Il dottor Gribaudo, consigliere della Corte, sul quantum del danno, ha sottolineato che la condotta dannosa per colpa grave determini una responsabilità parziaria, per cui ciascuno risponde solo di una quota del danno cagionato, a differenza di quanto previsto nel codice civile, sicché, nel caso frequente in cui più agenti pubblici concorrano a determinare un danno (ad esempio, in caso di decisioni collegiali o di intervento di più soggetti, al fine di assumere un provvedimento), rispondono solo di una parte del nocumento prodotto. Di fatto, facendo un esempio, rispetto a un totale danno ipotetico di 100.000 euro, ove fosse ripartito in parti uguali, ad esempio tra tre corresponsabili, ciascuno di essi dovrebbe rispondere di un importo teorico di un terzo di questa cifra, su cui andrebbe calcolato il limite del 30 per cento proposto dall'emendamento, con l'effetto di determinare un danno massimo a carico di ciascuno nell'ordine di 10.000 euro. Si aggiunga ancora che, nelle ipotesi di colpa grave, è applicabile il cosiddetto rito abbreviato, che consente di definire il giudizio, pagando una somma massima del 50 per cento, che, nella prassi giudiziaria, peraltro, conduce il convenuto responsabile a ottenere effettivamente la definizione del giudizio, con il pagamento di una somma ammontante a non più di un terzo circa, il 30 per cento della somma contestata.
Nell'esempio prospettato, quindi, ciascun corresponsabile andrebbe a risarcire una somma di circa 3.000 euro rispetto a un danno totale di 100.000. Sempre il dottor Gribaudo, sul quantum del danno, ha poi rimarcato che le norme presenti nell'introdurre una limitazione alla risarcibilità del danno erariale dovrebbero recare un'integrazione al testo, al fine di armonizzarlo ed evitare un conflitto con la disciplina sovranazionale eurounitaria, in particolare prevedendo la risarcibilità integrale del danno qualora si tratti di recuperare risorse dell'Unione europea.
Lo abbiamo ascoltato insieme, ma evidentemente avete scelto di girarvi dall'altra parte. Insomma, non volevate stare nel merito delle questioni, volevate colpire, smantellare la Corte, un presidio a tutela dei cittadini, ridurre i controlli, indebolire chi verifica la correttezza della spesa pubblica. Il vero e unico obiettivo della maggioranza è cancellare o ridimensionare tutte le forme di controllo della propria azione, a livello sia territoriale sia livello centrale. Tutto questo è inaccettabile e per questo, con emendamenti e ogni iniziativa parlamentare, continueremo a contrastare questo provvedimento, perché, mentre voi continuerete ad accanirvi contro la magistratura, non potrete continuare a fare sempre finta di niente sulle devastanti condizioni nelle quali state affondando il nostro Paese, che sta affondando perché alla guida c'è Giorgia Meloni, c'è un Governo sempre pronto a colpire l'equilibrio dei poteri, che è il fondamento della nostra Costituzione, a colpire l'indipendenza della magistratura, ma che è impreparato a occuparsi della vita e dei diritti dei lavoratori e dei cittadini.
Proprio in questi minuti, abbiamo avuto notizia dell'ennesimo guasto. Faccio solo un esempio che si sta svolgendo nel nodo di Milano e di Bologna. La settimana sta cominciando com'è finita la scorsa settimana: con l'Italia bloccata dal peggior Ministro dei Trasporti della storia. Qual è la priorità dell'agenda di Governo, del confronto delle forze di maggioranza? Non affrontare i problemi del Ministero dei Trasporti, ma discutere se sia giusto coprire la fuga di Salvini - perché, se vuole scappare dal Ministero dei Trasporti, è perché tutti gli italiani sanno i danni che sta generando in questo incarico - e assecondare la sua volontà di andare a combinare guai in un altro Ministero, al Ministero dell'Interno. Ecco, non possiamo permetterci di andare avanti con un'agenda che va in una direzione opposta rispetto all'interesse nazionale, all'interesse dei cittadini e per questo continueremo ad opporci con tutte le nostre forze.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Carmela Auriemma. Ne ha facoltà.
CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. “Al Presidente del Consiglio, On. Giorgia Meloni. Signor Presidente, se ci rivolgiamo a Lei, direttamente e pubblicamente, è nella convinzione che sia nostro dovere di magistrati fare ogni tentativo per evitare che scelte poco meditate possano danneggiare le istituzioni della Repubblica. Il prossimo 7 aprile, alla Camera dei deputati, approderà alla discussione in Aula il progetto di legge A.C. 1621 di riforma delle funzioni e dell'organizzazione della Corte dei conti, di iniziativa parlamentare. I magistrati contabili, la loro Associazione, i vertici della Corte hanno ripetutamente manifestato la loro preoccupazione per i contenuti del progetto di legge.
L'irragionevole e indistinta limitazione della responsabilità di amministratori e funzionari, ma anche di privati che gestiscono risorse pubbliche, svilisce la funzione giurisdizionale e solleva, fra l'altro, delicati problemi di compatibilità con il diritto dell'Unione europea, per le risorse che da essa direttamente provengono.
L'introduzione di tetti irrisori alla risarcibilità del danno erariale innescherà processi di deresponsabilizzazione di chi gestisce risorse pubbliche, ricoprendo ruoli di rilievo ed esercitando rilevanti poteri pubblici per il bene della collettività.
Le nuove forme di controllo preventivo e di pareri, che possono esitare in atti impliciti di assenso con esonero da responsabilità per comportamenti illeciti mai scrutinati, oltre a prefigurare un rallentamento dell'azione amministrativa, rendono possibili forme di cogestione che sono incompatibili con l'indipendenza dei giudici e non auspicabili per l'Amministrazione. Si rischia in tal modo di compromettere ogni standard di buona amministrazione, con possibili scenari di illegalità diffusa e inefficienza.
Lo svolgimento di funzioni di controllo consultive e giurisdizionali da parte di sezioni unificate, a livello centrale nonché territoriale, senza minimamente contribuire all'uniformità degli orientamenti, rimette all'organo di vertice l'assegnazione al magistrato delle specifiche competenze, ledendo la terzietà del giudice, limitandone l'indipendenza e precipitando gli uffici in un caos organizzativo che produrrà solo inefficienza.
La gerarchizzazione degli uffici requirenti e l'introduzione del divieto di passaggio tra funzioni requirenti e giudicanti, se non adeguatamente circoscritti, si porrebbero in diretto contrasto con le norme costituzionali. Sono minate l'imparzialità e l'efficacia delle indagini. La magistratura contabile rispetta la volontà politica del Parlamento e condivide, anche sul piano tecnico, la necessità di interventi di riforma in linea con le indicazioni della Corte costituzionale. Siamo, tuttavia, convinti che da un disegno di riorganizzazione degli organi della Corte dei conti possa derivare solo un affievolimento dei presidi giurisdizionali di legalità e di buona amministrazione.
La necessità di un giudice indipendente cui affidare il controllo giurisdizionale del denaro pubblico è condizione imprescindibile per garantire ai cittadini la veridicità dei conti pubblici e l'accertamento della responsabilità di chi non abbia fatto un buon uso, consapevolmente, del denaro dei cittadini contribuenti.
Per questo, le chiediamo, con urgenza, un incontro chiarificatore, nel rispetto reciproco dei ruoli e nel superiore interesse del Paese. Firmato, l'Associazione Magistrati della Corte dei conti”.
Questa è la lettera pubblica che la magistratura contabile ha scritto oggi alla Presidente Giorgia Meloni. Abbiamo affidato a chi vive la Corte dei conti tutti i giorni le ragioni della nostra contrarietà a questo provvedimento. La politica non dovrebbe costruire muri, ma saper ascoltare. La riforma che questa maggioranza intende approvare sulla Corte dei conti è in perfetta linea con il piano di abbattimento e smantellamento dei presìdi di legalità e controllo che questo Governo sta portando avanti dal primo giorno.
Con l'eliminazione del reato di abuso di ufficio e con l'approvazione di questo provvedimento, che di fatto svuota significativamente la Corte dei conti del suo potere di controllo e di condannare chi sperpera soldi pubblici, con una forte limitazione della responsabilità degli amministratori e dei funzionari, ma anche dei privati che gestiscono le risorse pubbliche, siamo di fatto dinanzi ad una vera e propria licenza a rubare che questo Governo e questa maggioranza stanno per rilasciare. C'è da vergognarsi: state costruendo un Paese peggiore di come l'avete trovato, dove il più furbo ha la meglio a discapito di chi rispetta le regole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Per questo, come i giudici della Corte dei conti, anche noi vi diciamo: fermatevi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche - A.C. 1621-A e abbinata)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice per la I Commissione (Affari costituzionali), che rinuncia.
Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, che rinuncia.
(Annunzio di questioni pregiudiziali di costituzionalità - A.C. 1621-A e abbinata)
PRESIDENTE. Avverto che, a norma dell'articolo 40, comma 1, del Regolamento, sono state presentate, prima dell'inizio della discussione, le questioni pregiudiziali di costituzionalità Alfonso Colucci ed altri n. 1, Zanella ed altri n. 2 e Gianassi ed altri n. 3 che saranno esaminate e poste in votazione prima di passare all'esame degli articoli del provvedimento.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Discussione del disegno di legge: S. 1273 - Disposizioni per l'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché di proroga della delega di cui all'articolo 9, comma 15, della legge 28 aprile 2022, n. 46 (Approvato dal Senato) (A.C. 2171).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2171: Disposizioni per l'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché di proroga della delega di cui all'articolo 9, comma 15, della legge 28 aprile 2022, n. 46.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).
(Discussione sulle linee generali - A.C. 2171)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
La IV Commissione (Difesa) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Marco Padovani.
MARCO PADOVANI, Relatore. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, onorevole Sottosegretario, il disegno di legge in esame, approvato dal Senato in data 10 dicembre 2024, si compone di due articoli e reca misure in materia di associazioni professionali a carattere sindacale tra militari per garantire l'avvio del nuovo sistema previsto dalla legge 28 aprile 2022, n. 46.
A tal proposito, è opportuno ricordare che tale legge definisce l'ambito dei confini degli interessi da tutelare, richiedendo alle associazioni professionali a carattere sindacale l'adozione di un ordinamento interno in grado di garantire il rispetto dei principi costituzionali di democrazia, trasparenza e neutralità delle Forze armate e delle Forze di Polizia a ordinamento militare, nonché prevedendo una verifica preventiva e periodica degli statuti e dell'operato delle stesse.
La legge riconosce alle APCSM la tutela degli interessi collettivi senza interferire con lo svolgimento dei compiti operativi o con la direzione dei servizi, in modo da garantire che i propri rappresentanti assolvano ai compiti propri delle Forze armate. In estrema sintesi, la legge, inoltre, ha accordato l'operatività alle APCSM iscritte all'albo ministeriale, prevedendo la possibilità di riscuotere i contributi sindacali mediante trattenute sullo stipendio. I sodalizi devono informare i rispettivi statuti ai principi di: democraticità dell'organizzazione sindacale ed elettività delle cariche direttive orientate al rafforzamento della partecipazione femminile; neutralità ed estraneità alle competizioni politiche, ai partiti e ai movimenti politici; assenza di finalità contrarie ai doveri derivanti dal giuramento prestato; trasparenza del sistema di finanziamento e assenza di scopo di lucro.
Allo scopo di garantire la salvaguardia dei princìpi cardine dell'ordinamento militare, quali la coesione interna, la neutralità, l'efficienza e la prontezza operativa, la legge esclude dall'attività dei sodalizi la trattazione delle seguenti materie: l'ordinamento militare; l'addestramento; le operazioni; il settore logistico-operativo; il rapporto gerarchico-funzionale; l'impiego del personale. L'iscrizione alle APCSM è una manifestazione libera, volontaria e individuale dell'esercizio della libertà sindacale. È consentita l'adesione a una sola associazione professionale a carattere sindacale tra militari.
È giusto ricordare alcune limitazioni previste dalla legge all'articolo 4, ovvero: alle associazioni professionali a carattere sindacale tra militari è fatto divieto di assumere la rappresentanza di lavoratori non appartenenti alle Forze armate o alle Forze di Polizia a ordinamento militare; preannunciare o proclamare lo sciopero o azioni sostitutive dello stesso o parteciparvi anche se proclamato da organizzazioni sindacali estranee al personale militare; promuovere manifestazioni pubbliche in uniforme o con armi di servizio o sollecitare o invitare gli appartenenti alle Forze armate o alle Forze di Polizia a ordinamento militare a parteciparvi; promuovere iniziative di organizzazioni politiche o dare supporto, a qualsiasi titolo, a campagne elettorali afferenti alla vita politica del Paese; aderire ad associazioni sindacali diverse da quelle costituite, ai sensi della presente legge, o federarsi, affiliarsi o avere relazioni di carattere organizzativo o convenzionale, anche per il tramite di altri enti ed organizzazioni, con le medesime associazioni.
Per quanto concerne la competenza, la legge stabilisce che le associazioni professionali a carattere sindacale tra militari curano la tutela collettiva dei diritti, degli interessi dei propri rappresentati nelle materie di cui al comma 2, garantendo che essi assolvono ai compiti propri delle Forze armate e che l'adesione alle associazioni non interferisca con il regolare svolgimento dei servizi istituzionali. Sono di competenza, inoltre, le materie afferenti ai contenuti del rapporto di impiego del personale militare, all'assistenza fiscale e alla consulenza relativamente alle prestazioni previdenziali e assistenziali a favore dei propri iscritti, all'inserimento nell'attività lavorativa di coloro che cessano dal servizio militare, alle provvidenze per gli infortuni subiti e per le infermità contratte in servizio e a causa di servizio, alle pari opportunità, alle misure della tutela della salute e della sicurezza del personale nei luoghi di lavoro, agli spazi e alle attività culturali e assistenziali, ricreative e di promozione del benessere personale dei rappresentati e dei loro familiari.
È giusto ricordare, inoltre, che le associazioni professionali a carattere sindacale tra militari possono prevedere articolazioni periferiche, le cui competenze sono definite dagli statuti. Fermo restando le specifiche peculiarità organizzative, le articolazioni periferiche delle associazioni professionali a carattere sindacale tra militari riconosciute rappresentative a livello nazionale ai sensi dell'articolo 13 si relazionano con le articolazioni di ciascuna amministrazione militare competente a livello areale e, comunque, non inferiore a livello regionale, con riferimento a tematiche di competenza sindacale aventi esclusiva rilevanza locale, senza alcun ruolo negoziale.
Per quanto riguarda il provvedimento in questione, l'esame in sede referente, presso la Commissione difesa, del disegno di legge ha avuto inizio l'11 marzo 2025. Al termine dell'esame preliminare non sono state presentate proposte emendative e l'esame in Commissione si è concluso nella seduta del 2 aprile 2025 con il conferimento del mandato al relatore. L'intervento, quindi, si rende necessario per consentire la finalizzazione della trattativa negoziale in corso. La citata legge n. 46, infatti, prevede che il contingente di distacchi e permessi retribuiti ai fini dello svolgimento dell'attività sindacale sia stabilito con la contrattazione nell'ambito delle risorse ad essa destinate, ma non prevede una disciplina transitoria.
In attesa della prima contrattazione, nell'ambito della quale sarà determinato il contingente dei distacchi e dei permessi, il sistema delineato dalla legge n. 46 non può concretamente avviarsi senza una norma che consenta ai rappresentanti delle APCSM di partecipare alle procedure di contrattazione. Al fine di porre rimedio a tale carenza, un primo intervento normativo è già stato effettuato con il decreto-legge del 9 maggio 2024, convertito con modificazioni dalla legge n. 96 del 4 luglio 2024, con cui è stato, tra l'altro, determinato il contingente di distacchi e permessi per l'anno 2024.
Poiché le procedure di contrattazione sono tuttora in corso e non si sono concluse entro il 31 dicembre 2024, termine di efficacia del citato decreto-legge n. 61 del 2024, il provvedimento in esame fissa i contingenti di distacchi e permessi anche per il 2025, in misura analoga a quanto previsto per il 2024. Tale disciplina ha comunque carattere provvisorio e sarà superata, ai sensi della citata legge 46 del 2022, da quanto stabilito in sede di contrattazione.
Venendo alle disposizioni del provvedimento, l'articolo 1 reca le norme transitorie in materia di distacchi e i permessi retribuiti, di cui all'articolo 1480, comma 3 del codice dell'ordinamento militare. Alle APCSM anche per il 2025 (come già nel 2024) sono riconosciute un distacco ogni 2.000 unità di personale e un'ora annua di permesso retribuito ogni unità di personale. Segnalo, peraltro, che resta ferma la possibilità di godere di ulteriori attribuzioni di permessi e distacchi, a seguito della conclusione della contrattazione di comparto (ai sensi del comma 4 del citato articolo 1480).
Ricordo, in aggiunta, che la distribuzione dei distacchi e permessi è operata sulla base dell'effettiva rappresentatività del personale.
Quanto all'articolo 2, esso estende a 36 mesi il termine, attualmente fissato a 30 mesi, per l'esercizio da parte del Governo della delega, prevista dall'articolo 9, comma 15, della legge 28 aprile 2022, n. 46, recante la disciplina delle particolari limitazioni all'esercizio dell'attività sindacale da parte del personale impiegato in attività operativa, addestrativa, formativa ed esercitativa anche fuori dal territorio nazionale, inquadrato in contingenti o a bordo di unità navali ovvero distaccato individualmente.
Ricordo che la legge citata, entrata in vigore il 27 maggio del 2022, fissava originariamente il termine per l'esercizio della delega in esame entro sei mesi dalla sua data di entrata in vigore. Detto termine successivamente è stato esteso a 12 mesi e poi, ulteriormente, a 30 mesi. Il provvedimento in esame dunque proroga tale termine al 27 maggio 2025 in ragione, come chiarito nella relazione illustrativa, della delicatezza della materia, della complessità dell'iter approvativo e del fatto che l'individuazione delle prime associazioni professionali a carattere sindacale rappresentative per il triennio 2022-2024 in grado di fornire il parere sullo schema di provvedimento in oggetto è avvenuta con i decreti del Ministero per la Pubblica amministrazione pubblicati nella Gazzetta Ufficiale del 6 aprile 2024.
Da ultimo, ricordo in proposito che il 18 novembre 2024 il Governo ha trasmesso alle Camere lo schema di decreto legislativo - che attua la delega prevista dall'articolo 9, comma 15, sempre della legge n. 46 del 2022 - recante norme sull'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia ad ordinamento militare, per l'adozione di un decreto legislativo volto a disciplinare le particolari limitazioni dell'esercizio dell'attività di carattere sindacale da parte del personale impiegato in attività operativa, addestrativa - concludo Presidente -, formativa ed esercitativa, anche fuori del territorio nazionale, inquadrato in contingenti o a bordo di unità navali ovvero distaccato individualmente.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo: rinuncia.
È iscritto a parlare il deputato Stefano Graziano. Ne ha facoltà.
STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Innanzitutto è utile ricordare che la legge n. 46 del 2022 è una legge cui teniamo particolarmente perché fu posta in essere con un lavoro sia in Parlamento, sia al Governo, con le nostre rappresentanze e dopo una sentenza della Corte costituzionale; in particolare, nella sentenza n. 120 del 2018 prevedeva la sindacalizzazione e quindi la possibilità di associazioni professionali di tipo sindacale all'interno delle Forze armate.
Iniziamo con il dire che però i tempi non sono stati rispettati. Già nel 2024 abbiamo chiesto di rispettare quei tempi; non sono stati rispettati e siccome per noi è prevalente la posizione della contrattazione sindacale in questa fase e siccome non c'è una norma transitoria, da questo punto di vista, siamo stati convinti a realizzare una nuova proroga perché, nei fatti, questo è quello che si sta chiedendo. E allora, mi permetto di dire: se i tempi non sono stati rispettati la prima volta, è chiaro ed evidente che c'è una posizione molto delicata da definire - ed io penso che possa essere definita - tra quella che è, in un certo momento, la libertà di espressione sindacale e l'esercizio di quella che è la posizione nelle missioni internazionali, nelle operazioni di polizia giudiziaria, nelle operazioni che possono essere di svolgimento delle attività operative delle Forze armate; ma anche la libertà di espressione sindacale ha un valore.
E' evidente che noi stiamo su un crinale, da questo punto di vista, molto delicato. Però noi abbiamo già definito - e avevamo già definito - una norma transitoria: cioè un'ora annua per ogni iscritto e sostanzialmente un distacco ogni 2.000 unità (1 unità ogni 2.000 iscritti). Io penso che però un certo tipo di lavoro andava fatto, ossia occorreva realizzare una condizione per la quale ci potesse essere un avanzamento. Allora, noi abbiamo detto che siamo favorevoli perché per noi prevale la contrattazione sindacale rispetto a questo. Però abbiamo anche chiesto che le associazioni professionali (che possono essere i sindacati nelle Forze armate) fossero ascoltate lì dove c'è una difficoltà e si capissero le loro richieste, quelle che stanno arrivando, soprattutto lo dico, Presidente, tramite lei, al Governo.
E' importante ascoltare, provare a tener conto in particolare delle loro richieste; è evidente che c'è un crinale delicato, ma quelle che si stanno organizzando probabilmente possono dare un suggerimento utile per comprendere le reali esigenze di chi poi sul territorio o meglio nel mondo del lavoro - cioè gli operatori che stanno lì nel settore - può dare una mano.
Quindi, da un lato, abbiamo detto con chiarezza di correggere le possibili condizioni che si possono realizzare, però, dall'altro, chiediamo la velocizzazione di quella che deve essere una decisione e l'ascolto di quelle associazioni professionali di tipo sindacale che sostanzialmente possano soddisfare questa condizione.
Abbiamo detto che avremmo votato a favore di questo provvedimento. Lo abbiamo già fatto in Commissione, ma chiediamo l'impegno al Governo di definire questi decreti; già più volte è accaduto, in particolare nel 2024, dove già si è andati in quella direzione.
Quindi, penso che questi siano i due punti cardine sui quali, a mio avviso, si può trovare una velocizzazione utile, che può servire probabilmente a definire linee guida e portare il decreto, da questo punto di vista, a definire per sempre le associazioni professionali di tipo sindacale nelle Forze armate.
Così si conclude un iter che è iniziato con la sentenza della Corte costituzionale del 2018, è approdato in Parlamento attraverso la legge n. 46 del 2022, e che però, attraverso i decreti attuativi, a mio avviso ha bisogno di fare ancora qualche passo per chiudere definitivamente quello che è iniziato quasi 7 anni fa con la sentenza della Corte.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signor Sottosegretario, la materia che oggi è in discussione è sicuramente una materia delicata, una materia complessa che - anche come diceva il collega Graziano prima - ha tenuto aperto un dibattito fra esperti per lungo tempo e si colloca al crocevia tra interessi costituzionalmente garantiti e necessità istituzionali legate alla difesa dello Stato. Da un lato, abbiamo la nostra Costituzione che, all'articolo 39, riconosce a tutti i lavoratori il diritto di associarsi in sindacato per tutelare i propri interessi professionali e collettivi; dall'altro, invece, abbiamo il fatto che l'organizzazione delle Forze armate impone limiti funzionali, volti a garantire la disciplina, la coesione e l'efficienza operativa: principi che sono fondamentali per l'assolvimento dei compiti istituzionali, come sancito sempre dalla nostra Costituzione.
Con la legge n. 46 del 2022 si è definito un quadro normativo in grado di far coesistere due sistemi che sono apparentemente inconciliabili: quello sindacale, fondato sul riconoscimento dei diritti individuali e collettivi, e quello militare, costruito su una struttura rigida e gerarchica. È stato sicuramente un passo importante, intervenuto all'indomani e in conseguenza della sentenza n. 120 del 2018, in cui la Corte costituzionale, modificando un orientamento precedente, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1475 del codice dell'ordinamento militare, in quanto prevedeva che i militari non potessero costituire associazioni professionali a carattere sindacale.
In estrema sintesi, signor Presidente, la Corte ha riconosciuto la legittimità di associazioni professionali di personale militare a carattere sindacale, rinviando alla legge la definizione delle condizioni e dei limiti di questo riconoscimento; ha stabilito che le associazioni in questione devono essere composte solo da militari e che essi non possono aderire ad associazioni diverse; ha ribadito, però, la legittimità del divieto per i militari di esercitare il diritto di sciopero.
Come sappiamo, la legge del 2022 ha avuto il merito di riconoscere un principio di per sé dirompente, ma ha avuto necessità già di intervento per definire il regime transitorio dei permessi necessari a portare avanti l'attività sindacale in sede di prima contrattazione. Per questo, il provvedimento in discussione dovrebbe consentire di finalizzare le procedure e vedere, quindi, entrare il sistema a regime.
Ci troviamo quindi alle porte di un grande cambiamento, signor Presidente, di un cambiamento nelle strutture organizzative e nel confronto che vi sarà fra due sistemi molto diversi tra di loro, anzi, potremmo addirittura definirli due sistemi contraddittori, ma sono convinto che si saprà trovare il giusto equilibrio per cooperare e per rafforzare lo spirito di corpo e l'efficienza delle Forze armate.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Baldino. Ne ha facoltà.
VITTORIA BALDINO (M5S). Grazie Presidente. Colleghi e colleghe, rappresentante del Governo, l'istituzione dei sindacati militari è stata ed è una conquista di civiltà e di democrazia; è una conquista ottenuta grazie al lavoro del MoVimento 5 Stelle nella scorsa legislatura. Dare finalmente rappresentanza a chi indossa l'uniforme è, è stato e sarà un passo storico, perché per troppo tempo i nostri militari hanno avuto doveri, ma nessuno strumento reale per far valere i propri diritti.
È per questo che la legge del 28 aprile 2022, n. 46, fortemente voluta dal MoVimento 5 Stelle, ha finalmente dato una cornice giuridica a questo diritto, per troppo tempo negato. Questa legge è arrivata dopo una storica sentenza della Corte costituzionale che, nel 2018, ha sancito ciò che era ovvio per chiunque creda nella Costituzione, ossia che anche i militari hanno diritto di associazione sindacale, hanno diritto di poter lottare per i propri diritti e anche di diffondere la consapevolezza dei propri diritti. Non era solo una battaglia di principio, ma era ed è una battaglia concreta, perché dietro il silenzio imposto per troppi anni si sono nascoste e si nascondono ancora storie durissime: storie di nonnismo, storie di abusi, storie di suicidi, storie di disagio mentale, storie di vittime da uranio impoverito, storie di esposizione all'amianto, di acqua non potabile a bordo delle navi. Poi ci sono i problemi quotidiani che tutti i lavoratori e le lavoratrici affrontano nei loro posti di lavoro: ricongiungimenti familiari negati, alloggi insufficienti, turni massacranti per carenza di personale.
Ecco, allora, era arrivato il momento in cui non si poteva più voltare e abbassare lo sguardo. Quindi il decreto in esame va in quella direzione, nel solco tracciato con quella legge dell'aprile del 2022, avendo l'ambizione di rendere operativa quell'attività sindacale di cui abbiamo tracciato per la prima volta nel 2022 la cornice giuridica, prorogando il regime transitorio per i distacchi e per i permessi sindacali retribuiti. Questa proroga è importante perché, senza questa proroga, le nuove associazioni sindacali non potrebbero nemmeno iniziare a lavorare e sappiamo bene che un diritto affermato, sancito, disposto senza strumenti è solo lettera morta, è solo un'illusione.
Il disegno di legge proroga anche i termini per l'esercizio della delega legislativa su questo che è un tema delicatissimo, vale a dire quello delle limitazioni sindacali per chi è impegnato in attività operative, addestrative o all'estero. Anche questa è una proroga necessaria, ma sulla quale - lo dico sin d'ora - noi vigileremo con molta attenzione e non accetteremo in alcun modo che il diritto sindacale venga, ancora una volta, per i nostri militari svuotato dietro l'alibi dell'operatività.
Però c'è un nodo da sciogliere subito, che è il criterio della rappresentatività. Oggi una sigla è considerata rappresentativa solo se raggiunge il 4 per cento della Forza armata o il 3 per cento per le interforze. Noi riteniamo che sia un criterio sproporzionato e, quindi, chiediamo che venga equiparato a quello degli altri sindacati del pubblico impiego, dove contano, giustamente, anche i voti dei lavoratori per essere effettivamente considerato rappresentativo, altrimenti non si può e non avrebbe alcun senso creare un sindacato. Dopo tanto lavoro, tanto sforzo, tanta attesa, creiamo un sindacato e, poi, gli impediamo effettivamente di essere rappresentativo e, quindi, di contare nelle decisioni.
Vado a concludere, Presidente. Il MoVimento 5 Stelle è stato promotore di questa battaglia e continuerà ad esserlo, perché per noi le donne e gli uomini della Difesa, civili e militari, vengono prima dei missili, vengono prima dei carri armati, vengono prima dei caccia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Noi siamo contrari a un riarmo forsennato e senza senso, ma siamo sempre dalla parte delle donne e degli uomini delle Forze dell'ordine; siamo sempre dalla loro parte, siamo sempre dalla parte di chi lavora per attribuire loro dei diritti, diritti che sono anche riconosciuti dalle nostre leggi e dalla nostra Costituzione. Ecco, loro vengono prima di tutto.
Chi difende il Paese merita di essere ascoltato davvero, altrimenti delle pacche sulle spalle non ce ne facciamo nulla. Per questo io, recentemente, avevo proposto di sostenere, anche con un fondo per il sostegno psicologico, gli uomini e le donne delle Forze dell'ordine, visto il dilagare, purtroppo, di casi di disagio psicologico e di un numero di suicidi nelle Forze armate che purtroppo è in aumento. Lì mi avete risposto che non era possibile farlo perché non c'erano le risorse, però, poi, le risorse per acquistare armamenti, che portano morte e distruzione, le trovate.
Concludo veramente, Presidente. Chi difende il Paese merita di essere ascoltato, merita rispetto, merita diritti e noi siamo e saremo sempre, non a parole, ma con i fatti, al loro fianco (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche - A.C. 2171)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato relatore, Marco Padovani, che rinuncia.
Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, Sottosegretario Perego di Cremnago.
MATTEO PEREGO DI CREMNAGO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Grazie, Presidente. Mi preme cogliere l'occasione per sottolineare gli interventi che sono stati fatti da questo Dicastero in favore del personale militare della Difesa, in cui, in questo provvedimento, si inserisce perfettamente. In particolare, mi riferisco alle risorse economiche stanziate per il rinnovo contrattuale, 1 miliardo e 400 milioni di euro per il comparto difesa e sicurezza, e per il trattamento economico accessorio, 55 milioni di euro. Inoltre, è aumentato il monte delle ore di straordinario per l'operazione Strade Sicure, da 47 a 55. Sono stati destinati, altresì, 100 milioni di euro per il pagamento delle ore straordinarie.
Invece, con questo provvedimento, viene reso strutturale il decreto Distacchi e permessi, che definisce, di fatto, un distacco per ogni 2.000 unità e un'ora di permesso per ogni unità.
Questo testimonia la piena attenzione per le risorse umane, per il capitale umano delle Forze armate, che è la risorsa più importante, se pensiamo anche che, in termini di budget, il personale pesa circa il 60 per cento degli investimenti della Difesa. Investire nella Difesa significa anche investire nel personale che, per noi, rimane una risorsa fondamentale.
Proprio per questo, questo Governo si è impegnato a dar seguito ai dettami della legge 28 aprile 2022, n. 46, favorendo così l'attività sindacale e l'interesse di tutela delle Forze armate e del suo personale.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Saluto i componenti del Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università di Messina, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Ricordo che siamo nella fase di sviluppo della discussione generale in ordine ad alcuni provvedimenti.
Discussione delle mozioni Riccardo Ricciardi ed altri n. 1-00422 e Richetti ed altri n. 1-00423 in ordine al piano di riarmo europeo.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Riccardo Ricciardi ed altri n. 1-00422 e Richetti ed altri n. 1-00423, in ordine al piano di riarmo europeo (Vedi l'allegato A).
La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nel vigente calendario dei lavori (Vedi calendario).
Avverto che è stata presentata una nuova formulazione della mozione Richetti ed altri n. 1-00423, nonché della mozione Zanella ed altri n. 1-00424, che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, verrà svolta congiuntamente. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).
(Discussione sulle linee generali)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
È iscritto a parlare il deputato Riccardo Ricciardi, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00422. Ne ha facoltà.
RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Noi, come MoVimento 5 Stelle, da oggi, inizieremo ogni giorno a parlare di questo piano di riarmo in quest'Aula, perché vi diamo una notizia, visto che, forse, i principali giornali di questo Paese non l'hanno data: sabato c'è stata la prima grande manifestazione - non d'Italia - d'Europa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), contro questo piano disastroso.
Avevamo i giornali, ma, d'altronde, quando i giornali sono nelle mani della famiglia Elkann, di Angelucci, di Caltagirone, è chiaro che una notizia del genere, nell'homepage di un importantissimo quotidiano italiano arriva al diciassettesimo posto. È chiaro che nelle notizie del più venduto giornale italiano, la notizia di questa manifestazione è stata data tra pagina 15 e pagina 16.
Noi ci siamo abituati, siamo nati proprio con i giornali che ci ignoravano. E poi abbiamo visto com'è andata a finire. Ma il problema non è che ignorano il MoVimento 5 Stelle, il problema è che ignorano quelle persone che sabato erano in piazza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Alcune persone sono venute con le loro bollette a dire: ma come si fa a spendere questi soldi, e a me arrivano mille euro di bolletta? Sono venute persone a raccontarci di quando fanno gli esami all'ospedale, e ci dicono che per una cataratta devono aspettare un anno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Si ignorano quelle persone! Lo stanno facendo gli organi di stampa e lo sta facendo la politica! Ignorare persone, giovani, che hanno paura per il loro futuro, invece di avere la speranza, come dovrebbe avere ogni giovane, e anziani che dicevano: vengo qui per i miei nipoti. Ma d'altronde, in quella piazza abbiamo sentito tante parole che ci dicevano come la guerra inizia quando non si fa altro che parlare di guerra. E quello state facendo. Per affrontare invece la guerra commerciale che sta avvenendo, non si fa niente. La Meloni non si sa cosa sta facendo. La Premier cosa andrà a fare? Andrà a negoziare qualche cosina? Non si sa, forse riandrà ad abbassare il capo. Prima l'ha fatto con Biden, ora lo fa con Trump, però non si sa davvero quale sia la sua linea politica. E la cosa che fa davvero tristezza vedendo questo Parlamento, è che c'è un componente del Governo e nessuno della maggioranza che ha il coraggio di prendere parola su questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Uno del Governo, nessuno della maggioranza, centomila fuori, però! Uno, nessuno e centomila (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Onori, che illustrerà la mozione Richetti ed altri n. 1-00423 (Nuova formulazione), di cui è cofirmataria. Ne ha facoltà.
FEDERICA ONORI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Probabilmente i giornali italiani non hanno garantito la copertura che qualcuno si aspettava. Può rincuorare sapere - immagino - che invece Russia 1, che è il primo canale di Stato russo, ha dato grande copertura e si è molto rallegrato della manifestazione che c'è stata a Roma sabato 5 aprile. E non è la prima volta. Spesso vediamo come iniziative in Italia (Commenti di deputati MoVimento 5 Stelle)…
PRESIDENTE. Prosegua tranquillamente.
FEDERICA ONORI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ascolto…
PRESIDENTE. Lei vada avanti, non si preoccupi.
FEDERICA ONORI (AZ-PER-RE). …parole un pochino… Non sono molto positive, onestamente.
PRESIDENTE. Prego. Guardi, io non ho sentito nel dettaglio che cosa le hanno detto. Comunque, lei vada avanti col suo intervento, se poi ci saranno gli estremi per fare degli interventi sanzionatori, lo verificheremo anche sulla base di una sua eventuale richiesta.
FEDERICA ONORI (AZ-PER-RE). Spero che i colleghi del MoVimento 5 Stelle non vogliano continuare ad offendere. Stiamo qui confrontandoci…
PRESIDENTE. Non ravvedo le ragioni per intervenire.
FEDERICA ONORI (AZ-PER-RE). Spero vogliano terminare le offese. Quello che ho detto è semplicemente un fatto: il canale Russia 1 ha dato una grande copertura. I russi si sono molto rallegrati di questa manifestazione, che era contro che cosa? Il fatto che l'Europa è stata lasciata sola. Trump ha deciso di disimpegnarsi all'interno dell'architettura di difesa della NATO e, quindi, come è ragionevole immaginare, l'Europa dovrà fare da sé.
Come fa a fare da sé? Attraverso questo famoso esercito di difesa comune o esercito comune, il quale, però, non è molto semplice da realizzarsi, specialmente in tempi così ristretti. Perché non è molto semplice da realizzarsi? Perché la difesa è ancora una competenza nazionale, perché per raggiungere qualsiasi accordo su questo campo c'è bisogno dell'unanimità, e sappiamo bene che alcuni Paesi non sono d'accordo con questo tipo di spirito, con la difesa comune (l'Ungheria di Orbán è uno di questi); molti altri Stati, molti altri Paesi membri dell'Unione europea non sono d'accordo con forme di ampliamento del bilancio dell'Unione o di indebitamento comune.
Eccoci, allora, che qualcosa pur bisognava fare, anche perché, osserviamo uno strano cortocircuito: la forza politica che ha organizzato la manifestazione del 5 aprile, il MoVimento 5 Stelle, si augurava, ascoltando le dichiarazioni di tanti colleghi parlamentari, anche in TV, che Trump vincesse le presidenziali in America. Ora, Trump si disimpegna dalla NATO - tra l'altro, Trump ha anche progetti abominevoli per quanto riguarda la Striscia di Gaza, ma, evidentemente lì, si è preferito chiudere gli occhi -, Trump si disimpegna dall'Europa e, quindi, l'Europa deve spendere per la propria difesa, perché la libertà non è gratis: Freedom is not free!
Ciò che garantisce la pace non è l'assenza di deterrenza, non è l'assenza di investimenti in difesa, ma è un equilibrio. Se fino a 15 anni fa o a 20 anni fa era reputato impossibile un attacco della Russia non a Lisbona - perché queste sono le cose che vengono dette al bar - ma era reputato impossibile un attacco della Russia ai Paesi baltici, alla Polonia, alla Finlandia, beh, oggi, le intelligenze militari della Danimarca, dei Paesi baltici, della Polonia, dei Paesi scandinavi non reputano più impossibile questo rischio. È possibile, magari improbabile, ma c'è la possibilità che la Russia, dopo che, dal suo punto di vista, ha terminato con l'Ucraina - e qui bisogna vedere anche la conclusione in quali termini si espleterà - possa immaginare di prendere di mira altri Paesi che andavano a costituire l'ex Unione delle repubbliche socialiste sovietiche. È quello che Putin dichiara: di riprendersi ciò che è suo. Nel 2008 ha attaccato la Georgia con questo motivo; nel 2014 ha attaccato l'Ucraina, prendendosi la Crimea, per questo motivo; nel 2022 ha attaccato l'Ucraina, nelle regioni del Donbass e limitrofe, per questo motivo. Putin dichiara quello che vuole fare.
L'Europa deve provvedere alla propria sicurezza, perché è questo che fanno i Paesi verso i propri cittadini: garantiscono la sicurezza. Come lo facciamo? Attraverso gli strumenti che sono percorribili, perché dire che vogliamo la difesa comune ma non vogliamo il riarmo degli Stati nazionali è, come dice un europarlamentare del Partito Democratico stamattina sulla stampa, se non un'amara ingenuità, forse un barbatrucco. Cioè, per avere voti e per garantirsi un'alleanza che possa riportare alcune forze politiche al potere, al Governo, facciamo le cose che, in realtà, non sono giuste per questo Paese ed esponiamo l'Italia a quale pericolo? Probabilmente l'Italia non verrebbe - come dicevo prima - aggredita dalla Russia, perché sono altri Paesi che, invece, corrono effettivamente questo rischio, ma la solidarietà non può essere un concetto e un valore che invochiamo a giorni alterni.
Se invadono l'Estonia, che facciamo? Se invadono la Finlandia, che facciamo? Non converrebbe mettersi nelle condizioni di non farsi aggredire? E come lo si fa? Garantendo l'unità dell'Unione europea. Purtroppo, forze politiche nate euroscettiche, che sembravano aver corretto questa tendenza al Governo, hanno rivelato evidentemente una natura indomabile quando sono tornate all'opposizione. Minare l'unità dell'Unione europea è qualcosa di assolutamente grave ed è l'indice del fatto che non si sta facendo politica per il bene dei cittadini; si sta facendo politica per perseguire un'agenda che molto spesso si sovrappone e converge con quella di alcuni dittatori, e Putin è uno di questi.
Tant'è che stappano una bottiglia e si rallegrano quando, ad esempio, viene presentato il libro di Putin, in una biblioteca comunale di La Spezia il 29 marzo scorso. La portavoce del Ministro degli Esteri Lavrov, Zakharova, nella sua conferenza stampa, ha menzionato La Spezia e la biblioteca comunale, perché questo evento per loro era di assoluto rilievo, a conferma del fatto che quello che avviene in Italia non solo viene osservato, probabilmente viene anche eterodiretto, ma fa parte di un'agenda molto chiara che ormai non sfugge ai più.
Che cosa chiediamo, quindi, con questa mozione? Chiediamo che l'Italia faccia quello che deve fare, che continui il supporto all'Ucraina - perché anche da questo Trump si è evidentemente disimpegnato - perché la tregua è ancora lungi dall'arrivare ma quello che si arriverà a ottenere sarà dirimente per l'atteggiamento di Putin negli anni successivi. Quindi, è importante che l'Ucraina possa continuare ad affidarsi a una sua difesa ed è importante che l'Europa continui in questo senso. Quindi, chiediamo che l'aiuto italiano sia non inferiore allo 0,15 per cento del prodotto interno lordo; vogliamo e chiediamo al Governo di continuare a cooperare con gli altri Paesi europei volenterosi, tra cui il Regno Unito; chiediamo di innalzare le spese per la difesa al 2 per cento del PIL e in questo devo ringraziare il presidente Giuseppe Conte, che, nei due vertici a Bruxelles e a Londra, nel 2018 e 2019 rispettivamente, ha siglato una dichiarazione congiunta in cui impegnava il Paese a raggiungere questo obiettivo entro il 2024. Siamo al 2025 e quindi, in totale continuità con quello che chiedeva il presidente Giuseppe Conte, chiediamo che questo obiettivo venga raggiunto entro il 2025 e chiediamo anche al nostro Governo di partecipare attivamente al ReArm Europe.
Poteva essere scelto un termine diverso, più morbido? Probabilmente sì, ma di questo stiamo parlando e bisogna provare a fare un discorso che guardi ai cittadini italiani non come bambini che non possono capire, ma come persone che riescono, invece, a percepire come gli assetti mondiali stiano cambiando improvvisamente e come sia assolutamente necessario provvedere a fare quello che finora, difatti, non abbiamo fatto, perché c'era un Paese, gli Stati Uniti d'America, che pensava a questo tipo di spese per conto nostro e che ora ha girato le spalle ed è evidente che dobbiamo andare a fare la nostra parte per garantire la sicurezza dei cittadini italiani.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Zanella, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00424. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Diversamente dalla collega che mi ha preceduta, Presidente, a me fa veramente sempre impressione quando sento soprattutto una donna che invita al riarmo e che, in qualche misura, prende le distanze dalle piazze, dove sono le persone che, invece, più sono vicine agli ideali profondi su cui la nostra Europa è stata costituita e costruita - o dovrebbe - e che più sono vicine al dettato costituzionale, e insinua, invece, altre possibili complicità.
Io, come capogruppo, ma anche come esponente di Alleanza Verdi e Sinistra, sono orgogliosa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che la nostra forza politica abbia aderito a questa manifestazione e spero che questa sia la prima: 100.000, ma dobbiamo essere milioni a difendere i valori fondanti della nostra comunità nazionale, europea e internazionale.
E allora entriamo nel merito del punto del riarmo, perché, anche rispetto a questo ReArm Europe, dobbiamo analizzare le contraddizioni che sono insite in questo progetto, in questa proposta, in questo disegno. Sono cinque i punti principali.
Si prevede una clausola di salvaguardia per consentire ai Paesi membri, come noto, di fare debito per le spese militari senza violare il Patto di stabilità e crescita. Una deroga, in poche parole, una deroga che non era stata concessa nei momenti durissimi della crisi economica in Grecia, ma anche in Italia, una deroga che è stata concessa veramente soltanto in occasione della pandemia, anche perché la pandemia aveva riguardato tutte e tutti.
Poi, la costituzione del Fondo SAFE (Security and Action for Europe) di 150 miliardi, messi a disposizione non dell'Europa per la politica di integrazione europea anche nell'ambito della difesa e della sicurezza, ma per ogni singolo Stato membro. Si tratta di prestiti a lungo termine che vengono finanziati, naturalmente, con l'emissione di buoni, di titoli, e quindi si tratta di fare debito, debito e debito.
Si prevede, poi, l'utilizzo - e questo è gravissimo - di fondi dell'Unione, in particolare di quelli per la coesione, per finanziare i progetti con finalità legate alla difesa.
Non solo, si promuove la mobilitazione di capitali privati, in modo non meglio precisato, verso il settore della difesa, e questo era in continuità anche con la vecchia politica europea. Si prevede, inoltre, l'utilizzo di capitali della Banca europea degli investimenti al fine di finanziare il riarmo. Quindi, si tratta, collega - mi rivolgo alla collega attraverso la Presidenza -, di un enorme piano di riarmo, senza che ciò comporti un progresso in termini di cooperazione e integrazione vera europea, cioè un progetto, che noi condividiamo, di politica estera, di politica della sicurezza, della politica della difesa, perfino di un esercito comune europeo.
Ma si tratta, invece, di favorire l'economia di guerra, il riarmo di ogni singolo Paese, compresi quei Paesi, e soprattutto quei Paesi, che già si stanno avviando lungo questo percorso. Penso, per esempio, alla Germania, che ha recentemente approvato una riforma costituzionale che sblocca la possibilità di andare oltre il bilancio in pareggio, come noto, e prevede 100 miliardi di spesa aggiuntivi per finanziare la difesa. Non solo, ma penso anche al riarmo di quegli Stati che, di fatto, già si trovano nella situazione di essere una democratura, di non essere democratici, di essere dei Paesi dove è stata scelta la via del sovranismo, la via dell'autocrazia.
Quindi, si tratta pericolosamente di rinunciare a un vero - se vogliamo usare questa parola - riarmo europeo per favorire la disintegrazione di una possibile difesa europea. Questo è il nodo, questa è la grande contraddizione che, avendo letto con una certa attenzione questi documenti, ho rintracciato. Ma Ursula von der Leyen afferma che non serve - lei dice, cito le sue parole - che descriva la grande natura delle minacce che affrontiamo o le conseguenze devastanti che dovremo sopportare se quelle minacce si realizzassero. Guardi, ho qualche anno in più forse di tutti voi e non sono parole che mi suonano nuove.
Le ho sempre ascoltate e sentite, anche nel secolo scorso.
In realtà, sarebbe stato molto opportuno, anzi, direi imprescindibile, fare chiarezza su chi e come ci minaccia, o agitare lo spettro di una potenza nucleare nemica, la Russia o l'Iran, è sufficiente? No, cari miei, Ursula von der Leyen, alla luce dei profondi mutamenti geopolitici, economici e finanziari che hanno prodotto, tra l'altro, il conflitto russo-ucraino, questo dovrebbe fare: dovrebbe cioè capire l'intrinseca, folle contraddizione che pensare di favorire la forza militare dei singoli Stati porti magicamente l'Europa a essere una nuova forza globale, capace di una vera politica di sicurezza e di difesa. Secondo me è un errore di visione strategica madornale.
La Presidente della Commissione, a nostro giudizio, pensa ancora come se fossimo in un mondo bipolare, ma questo mondo bipolare - lo dovrebbe avere capito anche dalle recenti scelte di Trump - non esiste più, è già finito il secolo scorso con la caduta del muro di Berlino. Noi siamo nel pieno, forse, di un caos, non lo so, ma di un nuovo costituendosi ordine globale multipolare. Ci sono altre soggettività forti con cui fare i conti e lo sappiamo benissimo. Lo sapete, lo sa il Governo, lo sa il Ministro Crosetto, lo sappiamo tutti. C'è la Cina e c'è quell'orizzonte con il quale Trump si misura e si misurerà ancor di più, no? L'Indocina, l'area dell'Oriente.
Chiudo, Presidente. E ci sono altre grandi contraddizioni che si affacciano, perché il fatto di scegliere il riarmo piuttosto che il finanziamento del Green New Deal o la transizione per un modello differente e sostenibile, per una transizione energetica, digitale, eccetera, significa non pensare fino in fondo a quanto siano pericolosi i nuovi conflitti che derivano da queste contraddizioni, compresa l'enorme ingiustizia sociale che avanza. Queste contraddizioni sono fonti di conflitti, interni sicuramente, ma anche di nuovi conflitti planetari.
Per questo, Presidente, la nostra mozione spiega - qui non ho il tempo di illustrarla pienamente - come il ReArm Europe, così come presentato dalla Presidente della Commissione, sia un profondo errore, che può costare davvero il nuovo equilibrio globale, non soltanto in Europa, ma in tutto il mondo.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Stefano Graziano. Ne ha facoltà.
STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Innanzitutto, per annunciare che presenteremo la nostra mozione e che su questo, a nostro avviso, c'è un tema di fondo. Noi siamo in un momento particolare della storia del mondo. La Presidente von der Leyen ha presentato il cosiddetto ReArm Europe. Lo ha presentato e a nostro avviso va radicalmente cambiato. Voglio provare a spiegare alcune ragioni per le quali, a nostro avviso, va cambiato. Va cambiato perché, innanzitutto, bisogna stabilire un'equazione: per noi c'è la difesa comune e la difesa comune ci deve essere in funzione del debito comune.
Non serve riarmare semplicemente gli Stati perché questo non produce un risultato in termini di difesa comune, e su questo permettetemi di fare una piccola riflessione. Innanzitutto, la storia ci insegna che il riarmo di singoli Stati in Europa non ha mai portato cose positive, ma, al di là di questo, c'è un tema globale. Immaginate per un istante quello che sta accadendo nel mondo complessivamente, cioè noi, davanti a quella che è la più grande potenza mondiale, gli Stati Uniti, oggi abbiamo una condizione rovesciata rispetto a quella che noi abbiamo immaginato negli ultimi 80 anni.
Voi immaginate per un istante la discussione tra gli Stati Uniti, la Cina e la Russia. Immaginiamo che noi da soli possiamo realizzare una condizione dal punto di vista della politica di difesa e della politica estera, soli come Italia.
Allora il punto politico principale è che oggi c'è bisogno di fare un grande salto in avanti e fare un grande lavoro di integrazione europea, è questo il punto. Soprattutto, le politiche di difesa e la politica estera europea devono andare di pari passo, è su questo che noi dobbiamo incidere. E che cosa bisogna fare? Bisogna, a mio avviso, cambiare radicalmente la posizione sul fatto che, in particolare, il debito non può essere a carico dei singoli Stati.
Io dico questo con franchezza e anche con molta semplicità. Con riferimento ai due fondi o, meglio, ai tre - uno di 650 miliardi, uno di 150 miliardi e uno di 1,5 miliardi -, in realtà, ci ritroviamo nella condizione in cui i 650 miliardi non sono altro che l'allentamento del Patto di stabilità ai singoli Stati per fare debito in una condizione di regola; attenzione, ma bisognerà rientrare in quella condizione. La seconda tranche, i 150 miliardi, sono, in realtà, prestiti agli Stati e, quindi, complessivamente, è una somma di debiti agli Stati, ancora una volta. Quindi, c'è una ragione economica che rende un problema anche allo stesso Paese Italia e mi pare che le parole di Giorgetti non siano irrilevanti da questo punto di vista.
Poi c'è un altro fondo, che è il fondo EDIP, che è di 1,5 miliardi però, solo 1,5 miliardi. Che cosa prevede quel fondo? In realtà, prevede la condizione per la quale si può realizzare una cooperazione rafforzata tra gli Stati, ed è lì che noi dovremmo andare. Noi dobbiamo realizzarla, ed oggi mi pare che c'è un'agenzia, c'è già un'idea di realizzare un fondo per le cooperazioni rafforzate tra gli Stati europei e anche per quelli non europei. E, allora, noi dobbiamo andare in quella direzione, perché nessuno sta immaginando che non serva la difesa o che siano inutili le spese per la difesa. No, noi abbiamo detto con chiarezza che vogliamo una difesa europea che abbia, però, un debito europeo e che sia allineato ad una logica di politica estera europea.
Se queste tre cose non ci sono - e, fatemi dire, questa è la posizione del Presidente Draghi -, se questo non basta per dire che quel Piano deve essere rivisto e deve essere rimesso in quelle condizioni lì, è evidente che il Paese che più andrà in difficoltà, con molta probabilità, sarà all'Italia. Perché, vedete, oggi c'è una posizione differenziata nel Governo, ci sono tre posizioni: una che sta sulla linea e sull'asse Putin-Trump, cioè la Lega; una che dice che bisogna fare più Europa, molto timidamente Forza Italia; e, poi, c'è quella di Fratelli d'Italia che, sostanzialmente, non sa esattamente dove andare, se a destra o a sinistra, e si inventa la posizione “noi siamo per l'Italia”, come se ci fosse qualcuno che è contro l'Italia. Su questo noi dovremmo fare una vera discussione. In più, nella nostra mozione diciamo con chiarezza che non si possono toccare i Fondi per lo sviluppo e la coesione, perché quelli sono i Fondi che riguardano una condizione importante, anche se sono facoltativi; ma deve essere obbligatorio non usarli, non facoltativi.
E poi mi faccia dire: è chiaro ed evidente che, da questo punto di vista, noi dobbiamo lavorare ad un'impresa della difesa che deve essere europea. E anche l'interoperabilità deve essere fatta, perché non ci possono essere 4-5 strumenti di tutti i tipi per la difesa nell'ambito dell'Europa. Ci deve essere un solo strumento da questo punto di vista, su tutti i livelli, e anche dal punto di vista del governo democratico di quel sistema. È evidente che avere 27 Capi di stato maggiore della Difesa, 27 per ogni condizione di ogni Forza armata, inneschi meccanismi difficili da gestire dal punto di vista dell'interoperabilità, e noi su questo dobbiamo fare, ancora una volta, un salto in avanti.
Quindi, noi chiederemo che ci sia un protagonismo dell'Italia da questo punto di vista, per essere lì a chiedere che ci sia una condizione che possa creare più condizioni di integrazione europea. Non “meno Europa”, “più Europa”, perché solo da questo punto di vista - come ho provato a spiegare in questi pochi minuti -, dal punto di vista economico, dal punto di vista dell'industria della difesa, dal punto di vista della politica internazionale, probabilmente, solo se c'è più Europa, noi possiamo provare a reggere quello che è un urto pesantissimo. E quello che sta accadendo in questi giorni è una situazione drammatica, perché non basta dire, come ha detto il Presidente del Consiglio Meloni: è un errore, ma non è drammatico. No, è drammatico oltre ad essere un errore, e questo bisogna dirlo con chiarezza, perché il dramma che noi vivremo dal punto di vista delle imprese, da quello che accadrà in questo Paese e in Europa, più in generale, noi lo vivremo seriamente e in modo preoccupato. Siamo profondamente preoccupati, perché ci saranno migliaia di posti di lavoro che saranno persi, perché, ovviamente, i dazi e la visione del dazismo creano solo una condizione per la quale, in realtà, non passa una condizione positiva, non passano le condizioni per la pace, perché noi tutti dobbiamo fare più azioni che servono a portare la pace, meno azioni che servono a creare i conflitti. È qui che bisogna ancora agire profondamente e, invece, vedo ancora una grande difficoltà da questo punto di vista.
Io penso che sia necessario lavorare perché ci sia un protagonismo effettivo per fare investimenti comuni da questo punto di vista, e questa è l'altra cosa che noi chiederemo, per ribadire - finisco, Presidente - il concetto di non toccare i Fondi per lo sviluppo e la coesione, ma, soprattutto, per realizzare le politiche di una difesa comune, da un lato, e, dall'altro - mi faccia dire -, un debito comune, perché, se non c'è difesa comune e non c'è debito comune, io penso che l'Italia ne pagherà un prezzo altissimo.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Dell'Olio. Ne ha facoltà.
GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Grazie, Presidente. Governo, colleghe e colleghi, questo Piano è un regalo alla Germania e alla lobby delle armi e non ha nulla a che vedere con la tanto sbandierata difesa unica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sembra che non abbiate le idee chiare e siate anche divisi. La Presidente Meloni, nel Consiglio europeo, ha sottoscritto il Piano sul riarmo senza un mandato chiaro del nostro Parlamento - la Lega era in dissenso - e, nella votazione al Parlamento europeo, Fratelli d'Italia si è astenuta, Forza Italia ha votato a favore, la Lega ha votato contro, come il MoVimento 5 Stelle e AVS. Questa è una maggioranza spaccata, tenuta insieme solo dalla brama di potere.
Il pacchetto che è stato confezionato è micidiale: l'Italia potrebbe aumentare la spesa militare dell'1,5 per cento (pari a circa 33 miliardi di euro), e anche se parte della spesa potrà essere scorporata dal Patto di stabilità, ciò comporterà comunque un aumento del debito. Quindi, andare avanti con il Piano è una scelta nazionale, è una vostra decisione, è una vostra responsabilità. Non potrete dire “ce lo chiede l'Europa”, perché non lo chiede l'Europa, ma lo sta imponendo la Presidente del Consiglio; né potrete dire “ce lo chiede la NATO”, perché il target del 2 per cento è un obiettivo tendenziale, un target che il presidente Conte ha solo confermato, in quanto è una decisione già presa in passato.
Questi soldi avvantaggerebbero solo le aziende della difesa, come l'italiana Leonardo, il cui valore in Borsa è aumentato del 500 per cento dall'inizio della guerra in Ucraina, e altre imprese europee e, soprattutto, extraeuropee. Il 63 per cento degli acquisti di armamenti dell'Unione europea viene dagli Stati Uniti, quindi il Piano serve per affrancarsi dalle incertezze sul supporto militare extra UE (praticamente, gli Stati Uniti). Gli Stati Uniti mettono i dazi e noi che facciamo? Compriamo le armi dagli Stati Uniti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sembra uno sketch di Crozza: siete i migliori fornitori di battute, sì che siete abituati a parlare al telefono con i comici. Nel 2022, il Parlamento europeo ha prodotto uno studio che ha stimato in circa 100 miliardi i costi annuali della frammentazione industriale nelle capacità militari in Europa. Solo il 18 per cento di questi approvvigionamenti in Unione europea viene da sforzi di cooperazione tra i Paesi membri.
Quindi, prima di spendere altri soldi, sarebbe sensato ridurre le inefficienze del sistema, ad esempio lavorando a sistemi d'arma comuni, senza spendere in maniera scoordinata. Ma la parola “programmazione” è assente dal vostro vocabolario. Il Ministro Giorgetti dichiara che non è compito del Governo fare politiche industriali e non le fa, e siamo al ventiquattresimo mese consecutivo di calo della produzione industriale, e adesso ipotizza di svincolarsi dalla clausola del 3 per cento del deficit per effettuare investimenti in difesa. Ma quando era sospesa, nel 2022 e nel 2023, non ha sfruttato tale possibilità neanche investendo dove era importante farlo (in sanità, sviluppo industriale, istruzione e innovazione). E, mentre ci occupiamo di questi temi, Presidente, vorrei ricordare che l'Esercito israeliano dell'amico di questo Governo, Netanyahu, ha ucciso, qualche giorno fa, 15 operatori sanitari della Mezzaluna Rossa palestinese, violando il diritto internazionale umanitario.
Non lo dico io, lo dice l'ONU e l'ha confermato la Federazione internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa. Ricordatevene quando continuerete a ignorare quello che sta succedendo in Palestina. Su questo userò 15 secondi del mio tempo, Presidente, per stare in silenzio e se l'unico membro della maggioranza avesse un po' di pietas si alzerebbe e starebbe in silenzio con me, con noi. Anche per questo abbiamo marciato sabato (I deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle si levano in piedi - Il deputato Dell'Olio osserva alcuni secondi di silenzio - Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ritornando al piano sul riarmo, non ha un senso economico; la spesa militare complessiva dei 27 Paesi dell'Unione europea è di circa 340 miliardi di dollari, che diventano 420 insieme al Regno Unito, quasi tre volte superiore a quello che spende la Russia. Quindi, non possiamo dire che i soldi servono per riarmarci, possiamo dire che vengono spesi male. Poi, la spesa a discrezione dei singoli Paesi favorirà alcuni Paesi, come la Germania - guarda caso - dove è stata Ministra della Difesa Ursula von der Leyen.
La Germania ha un rapporto debito/PIL del 62 per cento, noi ce l'abbiamo al 135 per cento; ha un PIL doppio dell'Italia e, quindi, se passasse al 90 per cento, potrebbe iniettare nel sistema economico 1.200 miliardi di euro, che sono utili per investire in infrastrutture e tecnologie rilanciando la propria economia, mentre in Italia creerebbe debito per spese improduttive in armi, a scapito di innovazione e sviluppo industriale.
Se oggi la Presidente Meloni dice che sarebbe opportuno riscrivere il Patto di stabilità (l'ha approvato lei a fine 2003) avremo per sette anni 12, 13 miliardi all'anno. Anche qualche giorno fa minimizzava sui dazi degli Stati Uniti; oggi decide di andare da Trump (prima di Pasqua) e il Commissario Fitto propone di distrarre 400 miliardi di fondi di coesione dalle spese per strade, scuole, infrastrutture, per le aree meno sviluppate per le industrie delle armi. Chiudo, Presidente, dicendo che questa è una maggioranza sempre più spaccata ed è sempre più evidente agli italiani, con la Presidente del Consiglio che è incapace di gestire il Governo e le sue alleanze. Invece di affrontare i veri problemi economici si cerca di distrarre l'opinione pubblica citando Ventotene, ma il vuoto propositivo è evidente. Il Governo farebbe bene a rinunciare a questo piano di riarmo che non fa bene all'Italia.
PRESIDENTE. Vi ringrazio.
GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Il Governo dice, a parole, di amarlo, ma nei fatti sta portando verso un baratro economico sempre più profondo questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Emma Pavanelli. Ne ha facoltà.
EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, intervengo oggi per ricordare a me stessa e a tutti voi che la vera guerra oggi non è quella che si combatte con le armi, ma quella che l'umanità tutta dovrebbe combattere, unita contro il cambiamento climatico. Un'emergenza che colpisce la nostra agricoltura, le nostre città, che uccide migliaia di cittadini ogni anno, il nostro presente e il nostro futuro. Invece di spingere il Paese verso una riconversione energetica, verso un'economia più sostenibile e più giusta, più pulita, voi lo state trascinando in una direzione opposta, pericolosa e miope. State promuovendo, con una determinazione che lascia interdetti, la riconversione dell'industria italiana in industria di guerra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non si parla più di transizione ecologica, di innovazione verde, di investimenti nella ricerca e nella formazione. No, il nuovo orizzonte del vostro Governo sembra essere fatto di cannoni, commesse militari e fabbriche di armi.
Sapete cosa c'è di ancora più grave? Che mentre trasformate l'industria italiana in un cantiere bellico, state anche contribuendo a finanziare la conversione dell'industria tedesca. Se avete capito bene, le nostre imprese, che oggi producono componentistica per i settori cruciali, come l'automotive o l'elettrodomestico, rischiano di essere messe da parte, tagliate fuori da una filiera che si sta trasformando altrove con i soldi dell'Unione europea e il silenzio complice di questo Governo. Un doppio danno al nostro Paese e tutto questo ci viene detto a nome del patriottismo. Ma quali patrioti? Patrioti di quale Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Di certo non dell'Italia perché i veri patrioti difendono il lavoro, la pace, la sanità e il futuro dei propri figli. Voi invece state ipotecando tutto questo: il futuro del nostro Paese.
Due giorni fa in piazza a Roma 100.000 persone sono arrivate da ogni angolo del Paese per dire con forza “no” al riarmo dell'Unione europea. È una follia, una follia che non ci rende sicuri, ma più vulnerabili, una follia che allontana la diplomazia vicina alla catastrofe. Lo ha detto anche con chiarezza il professor Barbero che era presente.
Ci sono troppe similitudini tra questo momento storico e quello che precedette la grande guerra: le stesse tensioni, le stesse retoriche, la stessa corsa agli armamenti. Noi però abbiamo un dovere morale e politico: determinare un esito diverso, evitare di ripetere gli errori del passato, fermare questa deriva prima che sia troppo tardi.
Presidente: di pace si vive, di guerra si muore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pellegrini. Ne ha facoltà.
MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Le conclusioni del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo scorsi e il folle, assurdo e provocatorio - lo definirei - Piano di riarmo europeo da 800 miliardi, imposto a tutti noi, costituiscono il più grande errore geopolitico e strategico dei Paesi europei dalla fine del secondo conflitto mondiale. Allo stesso tempo, costituiscono il più grande tradimento dei valori su cui era nata l'Unione, cioè il rifiuto della guerra, dopo millenni di carneficine e devastazione, la promozione della pace, della democrazia, della giustizia sociale, della redistribuzione della ricchezza, della cooperazione, della fratellanza dei popoli, della necessità di stare insieme. Così l'avevano sognata i padri fondatori De Gasperi, Schuman, Adenauer, Altiero Spinelli e altri visionari illuminati.
Ma questi alti ideali sono stati traditi dagli attuali leader europei che purtroppo - per noi - hanno alte responsabilità di governo nei loro Paesi e nell'Unione.
Davvero spiace constatare che, in questo momento storico, non siamo governati da quei giganti politici, che ho appena citato, che hanno creato il sogno europeo, ma da questi pericolosi, pazzi e invasati guerrafondai (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), il cui orizzonte politico, il cui unico modo per rimanere attaccati alle loro poltrone di privilegio e potere è quello di creare la paura di una guerra alle porte. Questo è il loro orizzonte politico. Non è purtroppo il momento di giganti: è il momento di questi nani politici. Questa Unione europea, guidata da questi pazzi guerrafondai…
PRESIDENTE. Chiedo scusa se la interrompo.
MARCO PELLEGRINI (M5S). Mi dica.
PRESIDENTE. Le fotografie non si possono fare, men che meno in maniera così palese!
MARCO PELLEGRINI (M5S). Ma perché, che cosa ho detto, Presidente? Che cosa ho detto?
PRESIDENTE. Cerchiamo cortesemente di essere composti e di rispettare le regole. Prego, prosegua.
MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Questa Unione europea, che è guidata da questi pazzi guerrafondai, ha soffiato sul fuoco del conflitto tra Russia e Ucraina, invece di cercare di spegnerlo con tutte le proprie forze; invece di guidare un negoziato di pace, ha soffiato sul fuoco e ha indotto l'Ucraina ad andare avanti in una guerra che, già dall'inizio, si sapeva sarebbe stata perduta e avrebbe creato devastazioni, centinaia di migliaia di morti e una crisi economica in tutti i Paesi europei (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ciononostante, questi leader sono andati avanti per la loro strada. Ma anche oggi di fronte a questo clamoroso fallimento dell'opzione bellicista, che ormai è sotto gli occhi di tutti - non si può negare -, continuano imperterriti nell'unica opzione di riarmarsi fino ai denti, quella militarista, invece di chiedere scusa ai cittadini europei e ritirarsi a vita privata per manifesta incapacità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Quello dovrebbero fare, Presidente. E si comportano nelle ultime settimane questi fantomatici leader europei come quei soldati giapponesi che negli anni Settanta furono ritrovati nella giungla, perché pensavano che la Seconda guerra mondiale ancora non fosse finita. Questi leader si comportano allo stesso modo: non vogliono capire che il conflitto in Ucraina sta avviandosi, per fortuna, verso percorsi di pace, ma solo perché gli Stati Uniti, escludendo l'Europa, hanno preso l'iniziativa di portare avanti questo tentativo negoziale. Ovviamente, invece di chiedere scusa, come dicevo prima, questi politicanti - non posso che definirli altrimenti - ricorrono a volte, per non perdere la faccia e soprattutto i voti dei cittadini, alle bugie.
Qualche giorno fa, in quest'Aula, la Presidente del Consiglio Meloni ha avuto il coraggio di affermare che non aveva mai parlato di vittoria, in relazione all'Ucraina. Noi l'abbiamo smentita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) qualche minuto dopo, pubblicando tutti gli interventi in cui diceva di scommettere sulla vittoria dell'Ucraina.
Mentre altri scommettono, mentre la Meloni scommette, noi abbiamo presentato questa mozione, Presidente, qui, alla Camera, al Paese, davanti ai cittadini, a quei 100.000 cittadini che sabato hanno sfilato, insieme a noi, per chiedere la pace, per chiedere lo stop a questo folle riarmo, per chiedere che si facciano investimenti produttivi per aiutare chi davvero ha bisogno, investimenti in istruzione, nel sistema produttivo, nello Stato sociale, nell'università. Questi sono gli investimenti che noi chiediamo e questo dovrebbe fare un'Europa illuminata.
Concludo, Presidente. Noi vogliamo un'Europa che torni alle origini, che sia solidale, fondata sul rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto …
PRESIDENTE. Concluda.
MARCO PELLEGRINI (M5S). … e dei diritti umani. Sono i nostri valori e noi ci battiamo e ci batteremo per essi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Carmela Auriemma. Ne ha facoltà.
CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Si scrive Europa e da quasi settant'anni si legge pace. Ma ha ragione Barbara Spinelli in quanto in Europa da qualche tempo aleggia un nuovo bellicismo, che ha i suoi fondamentali nell'ignoranza, nella menzogna e nella avidità dell'industria militare. La voce della menzogna ci ha raccontato per tre anni che la guerra l'Ucraina la stava vincendo, che bastava solo inviare altre armi, che il nemico russo stava perdendo, era allo stremo delle forze, che il popolo ucraino era unito nella resistenza. La voce dell'ignoranza, invece, ci ha raccontato per anni che l'Ucraina potesse vincere una guerra contro una potenza nucleare e che la Russia potesse indebolirsi con le nostre sanzioni. L'ignoranza vuole far credere che l'allargamento dell'Unione europea coincida con l'allargamento della NATO.
La verità, invece, è che gli USA avevano scelto Kiev come testa d'ariete per provocare la Russia, attirarla in guerra, batterla, smembrarla e vincere la Guerra fredda (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ma non ci sono riusciti ed oggi, dopo tre anni, il sostegno americano a Zelensky è finito nel momento in cui sono finiti gli interessi degli USA. La verità è che Trump sta gestendo non solo la sconfitta dell'Ucraina, ma soprattutto la sconfitta degli Stati Uniti d'America. La verità, ancora, è che la guerra tra la Russia e l'Ucraina era ed è una guerra insensata, che non doveva proprio iniziare e poteva finire già due mesi dopo l'invasione russa, a condizioni sicuramente molto più vantaggiose per l'Ucraina.
Ma, ancora più insensato e folle, ora c'è un'Europa che vuole continuare questa guerra, c'è un'Europa che pensa di spendere 800 miliardi in armamenti e in armi. Allora, abbiate il coraggio di andare fino in fondo: andate fino in fondo e diteci anche queste armi chi le dovrà imbracciare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e poi magari, per completare l'opera, obbligateci a sottoscrivere anche un'assicurazione per disastri da guerra, così continuerete ad ingrassare le assicurazioni, le banche e l'industria delle armi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
È tutto sbagliato, è una follia generale. Dobbiamo recuperare lo spirito di Helsinki, quello spirito che aprì nel 1975 un nuovo orizzonte di dialogo in un continente spaccato e diviso in due dalla Guerra fredda. Crediamo fortemente che le sfide della sicurezza mondiale non possano passare esclusivamente per un approccio militare.
Normalizzare il principio di prepararsi alla guerra per garantire la pace è un errore grossolano, un gravissimo errore, fosse solo per la banale osservazione che gli investimenti nella difesa nel medio periodo non saranno comunque sufficienti a garantire un'autonomia militare europea. L'Europa dovrebbe chiedersi, invece, come investire nel dialogo, come rafforzare le istituzioni internazionali, che sono ogni giorno insultate, e come rafforzare i processi di mediazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
La politica è sempre decidere da che parte stare della storia. Noi siamo dalla parte degli ucraini, che sono stati trascinati in una guerra che si fonda su menzogne e falsità, ma anche dalla parte dei russi, perché una vita è una vita e poco conta se sei nato in una democrazia o hai avuto la sfortuna di nascere sotto una dittatura. Se nasci in una dittatura, non solo sei sfortunato due volte, perché perdi e ti becchi la dittatura che sopprime le tue libertà, ma poi se muori a nessuno frega nulla: all'Occidente non frega nulla se muoiono i russi. Siamo dalla parte del popolo palestinese e non abbiamo paura di dire che nella Striscia di Gaza, da oltre un anno, si sta realizzando ad opera di Israele un genocidio. Crediamo che un Paese non è più forte se ha più armi, carrarmati o munizioni; un Paese è più forte quando ha più scuole; un Paese è più forte quando ha più ospedali, cura tutti senza distinzione e lo fa gratuitamente; un Paese è più forte quando punta sull'istruzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Allora, Presidente, le operazioni di cancellazione le lasciamo a chi non ha idee, a chi ha come unica ispirazione quella di fare lo zerbino sciocco di questa maggioranza e degli interessi americani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Noi sappiamo fare una sola cosa: combattere per costruire un Paese diverso, un Paese in cui i valori dell'inclusione sociale, del progresso per tutti e della ricchezza distribuita sono valori indelebili, che non solo vivono nel MoVimento 5 Stelle ma in ogni donna e uomo che lo scorso sabato, sotto un sole di primavera che riscalda anche l'anima, erano in piazza per dire a gran voce che un'altra Europa è possibile. La nostra Europa è un'Europa di libertà, non di morte e non di guerra.
PRESIDENTE. Concluda.
CARMELA AURIEMMA (M5S). Allora, Presidente, nel nostro kit per la sopravvivenza noi mettiamo una sola cosa: il nostro futuro. Sì, Presidente, perché abbiamo poche certezze, ma una in più: la piazza di sabato è solo l'inizio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
Il Governo intende intervenire o si riserva di farlo successivamente? Si riserva di farlo in seguito.
Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gilda Sportiello. Ne ha facoltà.
GILDA SPORTIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Oggi è la Giornata mondiale della salute. Non so se questo Governo lo sapeva quando ha deciso o quando oggi avrà aperto il giornale e avrà trovato una dichiarazione di uno dei componenti del tavolo che il Ministero della Salute ha istituito - insieme a quello della famiglia e poi capiremo il perché - sull'uso dei farmaci utilizzati per i minori e le minori transgender. Stiamo parlando della triptorelina.
Ora, dopo mesi di attesa e mesi di sospensione, che adolescenti hanno vissuto insieme alle loro famiglie senza sapere se i farmaci e i percorsi che seguono sarebbero stati cancellati con un colpo di propaganda dal vostro Governo, senza sapere che fine avrebbero fatto i loro percorsi, senza essere stati coinvolti ai tavoli che riguardavano le loro stesse vite, tavoli da cui li avete esclusi e in cui non avete voluto coinvolgerli, coinvolgendo soltanto le persone che il Governo ha individuato, nonostante una conferenza stampa, che hanno tenuto proprio qui alla Camera e di cui non potete dire di non aver saputo, in cui vi chiedevano di prendere voce per le loro vite per non permettere a voi di decidere su quelle che sono le loro sorti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), dodici associazioni scientifiche nazionali hanno firmato una lettera, mandata direttamente al Ministro Schillaci, chiedendo di non toccare quei farmaci, perché quei farmaci possono essere dei veri e propri farmaci salvavita. Oggi apriamo il giornale e che cosa troviamo?
Dalle pagine di un quotidiano veniamo a sapere circa questo tavolo, su cui non sappiamo niente e su cui non è stata informata neanche la Commissione affari sociali, che nel frattempo stava discutendo una risoluzione sullo stesso tema e che dall'11 settembre non si convoca. E non provate a convocarla ora per ratificare decisioni già prese dal Governo perché sarebbe un insulto per questo Palazzo oltre che per i cittadini che sono fuori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
Allora, chiedo un'informativa del Ministro Schillaci, perché? Perché non possiamo leggere dalle pagine di un giornale che ci sarà una stretta sull'utilizzo di questi farmaci. Un giornale che non conosce neanche i termini appropriati, che non sa che non è disforia di genere ma incongruenza di genere, che non è una patologia, che l'OMS l'ha depatologizzata, e che vi sia l'obbligo di uno psichiatra non si può sentire perché non è una patologia mentale.
Ora, io leggo in questo articolo che si parla di una condizione di disagio. No, guardate, non è disagio, non è fragilità, non è depressione o tutto quello che è stato scritto, perché tutte queste cose … sapete perché un adolescente transgender può soffrire di questa condizione di disagio, può essere triste, può sentirsi fragile? Per il bullismo e la transfobia di questa società e di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Questa è la verità! E allora a questo bullismo di Stato io chiedo che sia il Ministro Schillaci a venire qui, che non si permetta di mettere le mani sulle vite di queste persone e che non insulti il Parlamento con decisioni già prese altrove! Questa non è la vostra propaganda (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
PRESIDENTE. Passerei agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare il deputato Amato. Ne ha facoltà, per due minuti. Il deputato Amato è assente: si intende decaduto.
RICCARDO RICCIARDI (M5S). Domani, domani...
PRESIDENTE. Lo avevamo in calendario per oggi. Lo trasferiremo a domani.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Martedì 8 aprile 2025 - Ore 11:
1. Svolgimento di interrogazioni .
(ore 14)
2. Esame e votazione delle questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 37, recante disposizioni urgenti per il contrasto dell'immigrazione irregolare. (C. 2329)
3. Seguito della discussione della proposta di legge (previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate):
FOTI ed altri: Modifiche alla legge 14 gennaio 1994, n. 20, e altre disposizioni nonché delega al Governo in materia di funzioni della Corte dei conti e di responsabilità amministrativa e per danno erariale. (C. 1621-A)
e dell'abbinata proposta di legge: CANDIANI ed altri. (C. 340)
Relatori: KELANY, per la I Commissione; PITTALIS, per la II Commissione.
4. Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1273 - Disposizioni per l'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché di proroga della delega di cui all'articolo 9, comma 15, della legge 28 aprile 2022, n. 46 (Approvato dal Senato). (C. 2171)
Relatore: PADOVANI.
5. Seguito della discussione delle mozioni Riccardo Ricciardi ed altri n. 1-00422, Richetti ed altri n. 1-00423, Zanella ed altri n. 1-00424 e Braga ed altri n. 1-00425 in ordine al piano di riarmo europeo .
6. Seguito della discussione delle mozioni Richetti ed altri n. 1-00410 e Scerra ed altri n. 1-00416 concernenti il monitoraggio e lo stato di attuazione del PNRR .
La seduta termina alle 17,05.
TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: SARA KELANY (A.C. 1621-A E ABB.)
SARA KELANY, Relatrice per la I Commissione. (Relazione – A.C. 1621-A e abb.). Onorevoli colleghi! L'Assemblea avvia oggi la discussione della proposta di legge C.1621-A, presentata dall'onorevole Foti, nonché dell'abbinata proposta di legge dell'onorevole Candiani, che in sede referente ha assunto il nuovo titolo “Modifiche alla legge 14 gennaio 1994, n. 20, e altre disposizioni nonché delega al Governo in materia di funzioni della Corte dei conti e di responsabilità amministrativa e per danno erariale”, nel testo licenziato dalle Commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia.
L'esame in sede referente presso le Commissioni riunite ha avuto inizio il 4 aprile 2024 ed è proseguito con un ampio ciclo di audizioni, svoltosi tra luglio 2024 e febbraio 2025, nel corso del quale sono stati auditi magistrati e presidenti di sezioni territoriali della Corte dei conti, tra cui il presidente, il presidente aggiunto, il procuratore generale, il presidente dell'Associazione magistrati della Corte dei conti, nonché il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione (ANAC), il procuratore europeo presso lo European Public Prosecutor's Office (EPPO) e, infine, docenti universitari.
L'esame degli emendamenti, avviato nella seduta del 31 ottobre 2024, si è concluso con il conferimento del mandato ai relatori lo scorso 2 aprile. Sul testo si sono espresse favorevolmente le Commissioni competenti in sede consultiva, ad eccezione della V Commissione Bilancio che renderà il parere direttamente all'Assemblea, nonché il Comitato per la legislazione - in ragione della introduzione, nel corso dell'esame in sede referente, di una disposizione recante una delega legislativa - che ha formulato alcune osservazioni.
Come si evince dall'iter parlamentare, il provvedimento è stato oggetto di un ampio lavoro istruttorio e di approfondito dibattito. Nelle Commissioni si è sviluppato un vivace confronto su ciascuna proposta emendativa, a testimonianza dell'attenzione di tutte le forze politiche su un tema di grande rilievo, che coinvolge l'efficacia dell'azione amministrativa e i relativi presìdi di legalità.
Pur nella differente visione delle scelte da assumere, va evidenziato come i gruppi, anche di minoranza, abbiano tutti riconosciuto l'esigenza di una riforma che coniugasse il rafforzamento del ruolo della Corte dei conti nella sua funzione di supporto agli amministratori pubblici con l'adozione di misure volte a superare una delle maggiori cause di inefficienza della gestione di risorse pubbliche, che viene comunemente definita la “paura della firma”.
Le soluzioni individuate dalla maggioranza e dal Governo sono state ispirate al principio di favorire una concreta e preventiva forma di cooperazione tra la Corte dei conti e coloro che si assumono la responsabilità di porre in essere atti di amministrazione attiva. L'obiettivo è quello di evitare che scelte legittimamente assunte nell'ambito della inevitabile discrezionalità amministrativa li espongano a indebite azioni di responsabilità per danno erariale. In tal senso, si è ritenuto necessario, ad esempio, circoscrivere e definire con assoluta chiarezza il concetto di “colpa grave”. Per altro verso, nell'ipotesi di condanna, si è inteso meglio definire in senso riduttivo l'effetto della condanna, in assenza di dolo o di illecito arricchimento.
Parallelamente, si è inteso rafforzare la funzione consultiva della Corte dei conti e, più in generale, la sua capacità di intervento, in particolar modo, prefigurandone una complessiva riorganizzazione, che sarà operata attraverso l'esercizio di un'apposita delega.
Passo quindi alla descrizione analitica del contenuto del provvedimento che, a seguito dell'approvazione di 30 proposte emendative, è adesso composto da 6 articoli (rispetto agli originari 4).
L'articolo 1, comma 1, alla lettera a), modifica ed integra il disposto dell'articolo 1, comma 1, della legge 14 gennaio 1994, n. 20, che contiene la disciplina sostanziale della responsabilità del pubblico dipendente che cagioni un danno all'Erario.
In premessa, è opportuno ricordare che la responsabilità amministrativa può definirsi come la “misura” prevista dall'ordinamento contro chi, legato da un rapporto di servizio con la P.A., arrechi un danno suscettibile di valutazione economica allo Stato o ad altro ente od organismo pubblico, con dolo o colpa grave, in violazione dei suoi doveri di servizio, ferma restando la discrezionalità dell'ente nell'agire amministrativo. Gli elementi di specifica caratterizzazione di tale tipo di responsabilità sono: il rapporto di servizio, che lega l'autore dell'illecito all'amministrazione pubblica che risente della sua negativa condotta; l'evento lesivo, che si sostanzia in un danno patrimoniale (illegittimo sacrificio di un bene economico della P.A.) oppure nella violazione di un bene bene-valore fondamentale della contabilità pubblica; lo stato soggettivo di dolo o almeno di colpa grave che ha sostenuto la condotta di chi ha agito, stante l'irrilevanza della semplice colpa.
Il numero 1, punto 1.1, definisce la colpa grave come la violazione manifesta delle norme di diritto applicabili, il travisamento del fatto, l'affermazione di un fatto la cui esistenza è incontrastabilmente esclusa dagli atti del procedimento o la negazione di un fatto la cui esistenza risulta incontrastabilmente dagli atti del procedimento. Inoltre, stabilisce che, ai fini della determinazione dei casi in cui sussiste la violazione manifesta delle norme di diritto applicabili, debba tenersi conto, in particolare, del grado di chiarezza e precisione delle norme violate, nonché dell'inescusabilità e della gravità dell'inosservanza. Infine, esclude che possa configurarsi una colpa grave a fronte della violazione o dell'omissione determinate dal riferimento a indirizzi giurisprudenziali prevalenti o a pareri delle autorità competenti.
Il numero 1, punto 1.2, esclude, in ogni caso, la gravità della colpa quando il fatto dannoso tragga origine dall'emanazione di un atto vistato e registrato in sede di controllo preventivo di legittimità. A tal fine, è stato soppresso l'inciso che lega tale esclusione “limitatamente ai profili presi in considerazione nell'esercizio del controllo” ed è stato precisato che la gravità della colpa è esclusa quando il fatto dannoso tragga origine, oltre che da un atto sottoposto a visto e registrazione in sede di controllo preventivo di legittimità, anche “dagli atti richiamati e allegati che costituiscono il presupposto logico e giuridico dell'atto sottoposto a controllo”.
Con il numero 2) della lettera a), si sostituisce integralmente il comma 1.1. del citato articolo 1, della legge n. 20 del 1994, introdotto nel 2022 per esplicitare che i rappresentanti delle amministrazioni pubbliche che concludono accordi conciliativi, tanto nei procedimenti di mediazione quanto in sede giurisdizionale, sono soggetti alla giurisdizione della Corte dei conti per l'accertamento della sussistenza di responsabilità contabile per il compimento di fatti o per omissioni commessi con dolo o colpa grave, limitando tuttavia quest'ultima alla negligenza inescusabile derivante da grave violazione di legge o da travisamento dei fatti.
La nuova formulazione, infatti, esclude del tutto la responsabilità per colpa grave, non solo in caso di conclusione di accordi di conciliazione nel procedimento di mediazione o in sede giudiziale da parte di rappresentanti delle amministrazioni pubbliche, ma anche in caso di conclusione di procedimenti di accertamento con adesione, di accordi di mediazione, di conciliazioni giudiziali e di transazioni fiscali in materia tributaria. In questi casi la responsabilità è limitata solo ai fatti e alle omissioni commessi con dolo.
Il numero 3) della lettera a) interviene sul comma 1-bis dell'articolo 1 della legge del 1994 inserendovi ulteriori previsioni sul c.d. potere riduttivo, ossia la possibilità che l'ordinamento riconosce ai giudici contabili di addivenire a una proporzionale riduzione del danno in relazione alle effettive caratteristiche oggettive e soggettive della fattispecie. La novella così introdotta, come modificata in sede referente, prevede che il giudice contabile, fermo restando il potere di riduzione, nella quantificazione del danno deve tener conto - oltre che dei vantaggi comunque conseguiti (come prevede l'attuale normativa) - dell'eventuale concorso dell'amministrazione danneggiata nella produzione del danno (c.d. compensatio lucri cum damno).
Nel corso dell'esame in sede referente è stato aggiunto il numero 4), che interviene sul comma 1-ter dell'articolo 1 della legge n. 20 del 1994. Secondo tale ultima disposizione, nel caso di deliberazioni di organi collegiali, la responsabilità si imputa esclusivamente a coloro che hanno espresso voto favorevole. Nel caso di atti che rientrano nella competenza propria degli uffici tecnici o amministrativi, la responsabilità non si estende ai titolari degli organi politici che in buona fede li abbiano approvati ovvero ne abbiano autorizzato o consentito l'esecuzione. La novella in esame effettua l'interpretazione autentica di tale ultimo periodo, stabilendo che esso debba interpretarsi nel senso che “la buona fede dei titolari degli organi politici si presume, fino a prova contraria, fatti salvi i casi di dolo, quando gli atti adottati dai medesimi titolari, nell'esercizio delle proprie competenze, sono proposti, vistati o sottoscritti dai responsabili degli uffici tecnici o amministrativi, in assenza di pareri formali, interni o esterni, di contrario avviso”.
Il numero 5) della lettera a), così come modificato in sede referente, introduce i commi da 1-octies a 1-decies all'articolo 1 della legge n. 20 del 1994.
Il nuovo comma 1-octies prevede che il giudice contabile, al di fuori dei casi di danno cagionato con dolo o di illecito arricchimento, eserciti il potere di riduzione secondo certi parametri. In particolare, deve porre a carico del responsabile, in quanto conseguenza immediata e diretta della sua condotta il danno o il valore perduto per un importo non superiore al 30 per cento del pregiudizio accertato, e comunque, non superiore al doppio della retribuzione lorda conseguita nell'anno di inizio della condotta lesiva causa dell'evento o nell'anno immediatamente precedente o successivo, ovvero non superiore al doppio del corrispettivo o dell'indennità percepiti per il servizio reso all'amministrazione o per la funzione o l'ufficio svolti, che hanno causato il pregiudizio.
È stata soppressa in sede referente la disposizione prevista nella formulazione originaria del provvedimento che prevedeva che una quota del trattamento economico accessorio spettante al dirigente “incaricato di gestire risorse pubbliche” sia destinata dall'amministrazione alla stipula di una polizza assicurativa a copertura dei danni patrimoniali cagionati all'amministrazione stessa per colpa grave.
Il nuovo comma 1-novies introduce una novità in materia sanzionatoria. Si prevede, infatti, che il giudice contabile, “nei casi più gravi” di accertamento della responsabilità amministrativa, può disporre a carico del dirigente o funzionario condannato la sospensione dalla gestione di risorse pubbliche per un periodo compreso tra sei mesi e tre anni (nuovo comma 1-novies).
In base a quanto disposto dal nuovo comma 1-decies – introdotto durante l'esame in sede referente –, l'avvenuto spontaneo adempimento del pagamento di ogni importo indicato nella sentenza definitiva di condanna determina la cessazione di ogni altro effetto della condanna medesima.
In sede referente, è stato aggiunto il numero 6) che interviene sul comma 2 dell'articolo 1 della legge n. 20 del 1994, per andare a specificare le modalità di decorso della prescrizione del diritto al risarcimento del danno. In particolare, si prevede che si prescrive in ogni caso in cinque anni, decorrenti dalla data in cui si è verificato il fatto dannoso, indipendentemente dal momento in cui l'amministrazione o la Corte dei conti sono venuti a conoscenza del danno ovvero, in caso di occultamento doloso del danno, realizzato con una condotta attiva o in violazione di obblighi di comunicazione, dalla data della sua scoperta.
Al fine di garantire il risarcimento del danno patrimoniale subito dall'amministrazione, il numero 7) della lettera a) introduce l'obbligo di copertura assicurativa in capo a chiunque assuma un incarico che comporti la gestione di risorse pubbliche dalla quale discenda la sua sottoposizione alla giurisdizione della Corte dei conti, da assolvere mediante stipula di una assicurazione prima dell'assunzione dell'incarico a copertura degli (eventuali) danni patrimoniali cagionati dallo stesso all'amministrazione per colpa grave (nuovo comma 4-bis dell'articolo 1 della legge n. 20 del 1994). In sede referente è stato specificato che, nei procedimenti per i danni patrimoniali, l'impresa di assicurazione è litisconsorte necessario.
La lettera b) del comma 1 modifica l'articolo 3 della legge n. 20 del 1994, che disciplina il controllo preventivo di legittimità.
Il numero 1) della lettera b) modifica l'elenco degli atti da sottoporre al controllo preventivo di legittimità della Corte dei conti, prevedendo che il controllo riguardi tutti gli appalti di lavori, servizi o forniture “sopra soglia” (cioè di importo superiore alla soglia di rilevanza comunitaria) e aggiorna il riferimento normativo alle soglie di rilevanza comunitaria, definite ora dall'articolo 14 del codice dei contratti pubblici di cui al decreto legislativo n. 36 del 2023. L'assoggettamento del contratto di servizi o forniture al controllo preventivo della Corte dei conti dovrebbe scattare al superamento dell'importo di 143 mila euro e non di 553.800 euro, come previsto attualmente.
Il numero 2) della lettera b) interviene sull'articolo 3 della legge n. 20 del 1994 inserendovi, dopo il comma 1-bis, una serie di nuovi commi (dall'1-ter all'1-sexies). Al nuovo comma 1-ter si prevede che per i contratti pubblici connessi all'attuazione del PNRR e del PNC, il controllo preventivo di legittimità sia svolto sui provvedimenti di aggiudicazione, anche provvisori, e sui provvedimenti conclusivi delle procedure di affidamento che non prevedono l'aggiudicazione formale. Secondo il nuovo comma 1-quater, anche le regioni, le province autonome e gli enti locali – intervenendo con norma di legge o di statuto adottata previo parere delle Sezioni riunite della Corte dei conti – possono sottoporre al controllo preventivo di legittimità della Corte medesima i provvedimenti di aggiudicazione, anche provvisori, ovvero i provvedimenti conclusivi delle procedure di affidamento che non prevedono l'aggiudicazione formale, relativi ai contratti di appalto di lavori, servizi o forniture, attivi o passivi, ovvero ai contratti di concessione, finalizzati all'attuazione del PNRR e del PNC, di importo superiore alle soglie previste dall'articolo 14 del codice dei contratti pubblici. In base al comma 1-quinquies, come modificato in sede referente, la facoltà di cui al comma 1-quater è riconosciuta a ogni altro soggetto “pubblico” attuatore del PNRR e del PNC nel rispetto delle previsioni dei rispettivi ordinamenti. Il comma 1-sexies prevede, infine, che per gli atti e i provvedimenti di cui ai commi 1-quater e 1-quinquies si applicano le disposizioni di cui al comma 1-ter.
In sede referente, al comma 1, lettera b), è stato aggiunto il nuovo numero 3), che interviene sul comma 2 del citato articolo 3, in base al quale i provvedimenti sottoposti al controllo preventivo acquistano efficacia se il competente ufficio di controllo non ne rimetta l'esame alla sezione del controllo nel termine di trenta giorni dal ricevimento. La norma prosegue stabilendo che il termine è interrotto se l'ufficio richiede chiarimenti o elementi integrativi di giudizio. Decorsi trenta giorni dal ricevimento delle controdeduzioni dell'amministrazione, il provvedimento acquista efficacia se l'ufficio non ne rimetta l'esame alla sezione del controllo. La sezione del controllo si pronuncia sulla conformità a legge entro trenta giorni dalla data di deferimento dei provvedimenti o dalla data di arrivo degli elementi richiesti con ordinanza istruttoria. Decorso questo termine i provvedimenti divengono esecutivi e si intendono registrati a tutti gli effetti, compreso quello dell'esclusione di responsabilità ai sensi dell'articolo 1, comma 1, della legge n. 20 del 1994.
L'articolo 2, comma 1, modificato in sede referente, coerentemente a quanto già previsto dall'articolo 46 della legge europea 2019-2020 (legge n. 238 del 2021) in attuazione del regolamento (UE) 2021/241, attribuisce alla Sezione centrale della Corte dei conti per il controllo di legittimità sugli atti del Governo e delle amministrazioni dello Stato e alle Sezioni regionali una nuova competenza consultiva, legittimandole a rendere – rispettivamente, su richiesta delle amministrazioni centrali e degli altri organismi nazionali di diritto pubblico e delle autonomie territoriali – pareri in materie di contabilità pubblica, anche su questioni giuridiche applicabili a fattispecie concrete connesse all'attuazione del PNRR e del PNC, di valore complessivo non inferiore a un milione di euro, purché estranee ad atti soggetti al controllo preventivo di legittimità ovvero a fatti per i quali la competente procura contabile abbia notificato un invito a dedurre.
Il comma 2 stabilisce che i pareri di cui al comma 1 siano resi entro il termine perentorio di 30 giorni dalla richiesta e che, in caso di mancata espressione del parere entro tale termine, lo stesso si intende reso in senso conforme a quanto prospettato dall'amministrazione richiedente, ai fini dell'esclusione della gravità della colpa di cui al medesimo comma 1, ovvero in senso negativo qualora l'amministrazione richiedente non abbia prospettato alcuna soluzione.
L'articolo 3, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, delega il Governo ad adottare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge, uno o più decreti legislativi per la riorganizzazione e il riordino delle funzioni della Corte dei conti, al fine di un ulteriore incremento della sua efficienza, nonché in materia di rimborso da parte delle amministrazioni di appartenenza delle spese legali sostenute nei giudizi per responsabilità amministrativa (comma 1). Il comma 2 detta i seguenti princìpi e criteri direttivi (comma 2):
a) organizzare la Corte a livello centrale in sezioni abilitate a svolgere unitariamente funzioni consultive, di controllo, referenti e giurisdizionali;
b) rafforzare gli effetti nomofilattici delle pronunce delle sezioni riunite sulle funzioni consultive, di controllo, referenti e giurisdizionali nonché sull'attività delle procure della Repubblica presso la Corte dei conti;
c) fermo restando per le regioni a statuto speciale e per le province autonome di Trento e di Bolzano quanto previsto dai rispettivi statuti di autonomia e dalle relative norme di attuazione, organizzare la Corte a livello territoriale secondo specifici criteri;
d) articolare la funzione requirente presso la Corte dei conti in una procura generale e in procure territoriali;
e) disciplinare i poteri di indirizzo e di coordinamento della procura generale nei confronti delle procure territoriali, prevedendo che il procuratore generale:
1) possa accedere in tempo reale agli atti dei procedimenti istruttori svolti anche in sede territoriale;
2) possa disporre del potere di avocazione delle istruttorie in casi tassativamente previsti in sede di attuazione della delega;
3) in caso di istruttorie che si caratterizzino per particolare rilevanza o per particolare complessità o novità delle questioni, debba sottoscrivere congiuntamente con il procuratore territoriale, a pena di nullità, i principali atti processuali;
f) stabilire che ogni magistrato svolge, secondo un criterio di rotazione temporale e con adeguata formazione professionale, tutte le funzioni attribuite alle sezioni cui è assegnato, prevedendo il divieto di passaggio dalle funzioni requirenti alle funzioni giudicanti;
g) regolamentare le procedure di accesso alla carriera della magistratura contabile, anche requirente, introducendo, tra l'altro, prove psicoattitudinali secondo i criteri stabiliti per l'accesso alla magistratura ordinaria;
h) regolamentare l'esercizio dell'azione disciplinare a carico dei magistrati contabili, prevedendo che essa sia ispirata a criteri di trasparenza, celerità, rispetto del contraddittorio e tipizzazione degli illeciti;
i) stabilire la dotazione dell'organico dei magistrati della Corte dei conti e il numero massimo delle posizioni direttive e semi-direttive, contenere il numero delle figure apicali o sub-apicali e rafforzare, nella dotazione di risorse umane e strumentali, le funzioni consultiva e di controllo e le funzioni di coordinamento della procura generale;
l) prevedere, per le nomine successive alla data di entrata in vigore della presente legge, un limite temporale massimo dei mandati di presidente della Corte dei conti e di procuratore generale;
m) ampliare la tipologia dei giudizi a istanza di parte su cui la Corte può giudicare ai sensi dell'articolo 172 del codice della giustizia contabile;
n) introdurre istituti deflativi del contenzioso;
o) regolamentare i procedimenti di svolgimento delle funzioni di controllo, consultive e referenti, nel rispetto dei princìpi del contraddittorio;
p) in particolare, disciplinare il controllo concomitante, prevedendo che esso sia svolto su richiesta delle Camere, del Governo o dell'amministrazione pubblica interessata e abbia a oggetto piani, programmi e progetti caratterizzati da rilevanza finanziaria e da significativo impatto socio-economico sui cittadini e sulle imprese;
q) razionalizzare il quadro normativo;
r) prevedere interventi per il rimborso, da parte delle amministrazioni di appartenenza, delle spese legali effettivamente sostenute nei giudizi per responsabilità amministrativa nel caso di sentenze o provvedimenti che escludano la responsabilità degli amministratori dipendenti di amministrazioni pubbliche in conseguenza di atti e fatti connessi con lo svolgimento del servizio o con l'adempimento di obblighi istituzionali.
Il comma 3 disciplina il procedimento di adozione dei decreti legislativi. La disposizione richiede la previa acquisizione del parere della Conferenza Stato-regioni per i profili di competenza regionale, salvo che per la materia della riorganizzazione della Corte a livello centrale, per la quale si prevede l'intesa in sede di Conferenza Stato-regioni. Al comma 5 si dispone che, entro un anno dalla data di entrata in vigore di ciascuno dei decreti legislativi, il Governo può adottare uno o più decreti legislativi integrativi e correttivi, mentre il successivo comma 6 stabilisce che - nelle more dell'attuazione del principio di cui al comma 2, lettera c) (che individua i criteri da seguire per la riorganizzazione della Corte dei conti a livello territoriale - spetta al consiglio di presidenza della Corte dei conti il compito di assicurare che la Corte stessa e i suoi presìdi territoriali siano dotati di personale in funzione degli effettivi carichi di lavoro di ciascuna sede e di ciascun magistrato. Il comma 7 prevede che, fermo restando quanto previsto dal successivo comma 8, dall'attuazione dell'articolo in esame non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Il successivo comma 8 prevede che gli schemi dei decreti legislativi siano corredati di una relazione tecnica che dia conto della neutralità finanziaria dei medesimi ovvero dei nuovi o maggiori oneri da essi derivanti e dei corrispondenti mezzi di copertura. Ai fini della copertura degli oneri derivanti dall'attuazione della delega, il comma 9 autorizza la spesa di 2 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2026.
L'articolo 4 stabilisce l'applicazione di una sanzione pecuniaria nei confronti del pubblico ufficiale responsabile di un ritardo superiore al 10 per cento rispetto al tempo stabilito per la conclusione dei procedimenti connessi al PNRR-PNC. La norma specifica che resta salvo l'eventuale esercizio dell'azione per responsabilità erariale.
L'articolo 5, introdotto in sede referente, modifica, al comma 1, la disciplina concernente la responsabilità civile degli avvocati e dei procuratori dello Stato, estendendo a questi ultimi i principi e le limitazioni previsti per la responsabilità civile dei magistrati. Tale disciplina trova applicazione anche nei casi di responsabilità erariale degli avvocati e dei procuratori dello Stato. Il comma 2 reca inoltre una disciplina transitoria, prevedendo che il nuovo regime di responsabilità per gli avvocati ed i procuratori dello Stato trovi applicazione anche all'interno dei procedimenti pendenti ancora non definiti alla data di entrata in vigore della legge, nonché in quelli già definiti ma in cui ancora non è stato ancora eseguito il pagamento, anche parziale delle somme dovute derivanti dalla sentenza di condanna.
Infine, l'articolo 6, anch'esso introdotto in sede referente, stabilisce che il nuovo regime di responsabilità erariale – di cui all'articolo 1, comma 1, lettera a) – si applica anche ai procedimenti e ai giudizi che, alla data di entrata in vigore della legge, siano ancora pendenti e non definiti con sentenza passata in giudicato.