XIX LEGISLATURA
COMUNICAZIONI
Missioni valevoli
nella seduta del 15 aprile 2025.
Albano, Ascani, Bagnai, Barbagallo, Barelli, Battistoni, Bellucci, Benvenuto, Bicchielli, Bignami, Bitonci, Bonetti, Boschi, Braga, Brambilla, Caiata, Calderone, Carloni, Casasco, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cesa, Cirielli, Colosimo, Alessandro Colucci, Sergio Costa, D'Alessio, Deidda, Della Vedova, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferrante, Ferro, Fornaro, Foti, Frassinetti, Freni, Gardini, Gava, Gebhard, Giglio Vigna, Giorgetti, Gribaudo, Guerini, Gusmeroli, Iaia, Leo, Lollobrigida, Lupi, Magi, Mangialavori, Maschio, Mazzi, Meloni, Minardo, Molinari, Mollicone, Molteni, Morrone, Mulè, Nordio, Osnato, Nazario Pagano, Pella, Pellegrini, Pichetto Fratin, Polidori, Prisco, Rampelli, Marianna Ricciardi, Riccardo Ricciardi, Richetti, Rixi, Roccella, Romano, Rosato, Angelo Rossi, Rotelli, Scerra, Schullian, Semenzato, Simiani, Siracusano, Sportiello, Tajani, Trancassini, Tremonti, Vaccari, Varchi, Vinci, Zaratti, Zoffili.
(Alla ripresa pomeridiana della seduta).
Albano, Ascani, Bagnai, Barbagallo, Barelli, Battistoni, Bellucci, Benvenuto, Bicchielli, Bignami, Bitonci, Bonetti, Boschi, Braga, Brambilla, Caiata, Calderone, Carloni, Casasco, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cesa, Cirielli, Colosimo, Alessandro Colucci, Sergio Costa, D'Alessio, Deidda, Della Vedova, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferrante, Ferro, Fornaro, Foti, Frassinetti, Freni, Gardini, Gava, Gebhard, Gemmato, Giglio Vigna, Giorgetti, Gribaudo, Guerini, Gusmeroli, Iaia, Leo, Lollobrigida, Lupi, Magi, Mangialavori, Maschio, Mazzi, Meloni, Minardo, Molinari, Mollicone, Molteni, Morrone, Mulè, Nordio, Osnato, Nazario Pagano, Patriarca, Pella, Pellegrini, Pichetto Fratin, Polidori, Prisco, Rampelli, Marianna Ricciardi, Riccardo Ricciardi, Richetti, Rixi, Roccella, Romano, Rosato, Angelo Rossi, Rotelli, Scerra, Schullian, Semenzato, Simiani, Siracusano, Sportiello, Tajani, Trancassini, Tremonti, Vaccari, Varchi, Vinci, Zaratti, Zoffili.
Annunzio di proposte di legge.
In data 14 aprile 2025 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge d'iniziativa della deputata:
ONORI: «Modifiche agli articoli 1 e 17 della legge 5 febbraio 1992, n. 91, in materia di attribuzione e riacquisto della cittadinanza» (2358).
Sarà stampata e distribuita.
Annunzio della pendenza di un procedimento penale ai fini di una deliberazione in materia d'insindacabilità.
In data 11 aprile 2025 è pervenuta alla Camera dei deputati un'ordinanza con cui il Tribunale di Napoli, Sezione XI penale – ai sensi e per gli effetti dell'articolo 3, comma 4, della legge n. 140 del 2003 – ha sospeso un procedimento penale nei confronti del deputato Francesco Emilio Borrelli (procedimento n. 12615/2024 RGNR).
Nel trasmettere anche gli atti relativi al menzionato procedimento, il medesimo Tribunale ha chiesto alla Camera di deliberare se i fatti oggetto del giudizio concernano o meno opinioni espresse da un membro del Parlamento nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione.
Tali atti sono stati assegnati alla competente Giunta per le autorizzazioni. Copia dell'ordinanza di trasmissione da parte del Tribunale di Napoli sarà stampata e distribuita (doc. IV-ter, n. 17).
Comunicazione di nomine.
La Corte dei conti, con lettera in data 11 aprile 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, la comunicazione concernente il conferimento dei seguenti incarichi di livello dirigenziale generale, nell'ambito della Corte dei conti:
alla dottoressa Maria Laura Iorio, l'incarico di preposizione alla Direzione generale controllo e vigilanza;
alla dottoressa Laura Cicchetti, l'incarico di preposizione alla Direzione generale gestione affari generali;
alla dottoressa Daniela Greco, l'incarico di preposizione alla Direzione generale gestione risorse umane.
Questa comunicazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali).
Comunicazione di nomine ministeriali.
La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 14 aprile 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, la comunicazione concernente il conferimento al professor Davide Galli, ai sensi dei commi 4 e 6 del medesimo articolo 19, dell'incarico di funzione dirigenziale di livello generale di dirigente responsabile dell'Unità di missione per l'attuazione degli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), nell'ambito del Ministero della giustizia.
Questa comunicazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla II Commissione (Giustizia).
Atti di controllo e di indirizzo.
Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.
ERRATA CORRIGE
Nell'Allegato A ai resoconti della seduta del 9 gennaio 2025, a pagina 15, seconda colonna, dopo la riga ventiduesima, deve intendersi inserito il seguente articolo aggiuntivo:
«Dopo l'articolo aggiungere il seguente:
Art. 7-bis.
1. All'articolo 111 della Costituzione, dopo il secondo comma, sono aggiunti i seguenti:
“Nel processo le parti sono assistite da uno o più avvocati. In casi straordinari, tassativamente previsti dalla legge, è possibile prescindere dal patrocinio dell'avvocato, a condizione che non sia pregiudicata l'effettività della tutela giurisdizionale.
L'avvocato esercita la propria attività professionale in posizione di libertà e di indipendenza, nel rispetto delle norme di deontologia forense.
La funzione giurisdizionale sugli illeciti disciplinari dell'avvocato è esercitata da un organo esponenziale della categoria forense, eletto nelle forme e nei modi previsti dalla legge, che determina anche le sue altre attribuzioni. Contro le sue decisioni è ammesso il ricorso per cassazione”.
7.01001. Giachetti, Boschi, Faraone, Gadda, Del Barba, Bonifazi, Gruppioni.
(Inammissibile)».
DISEGNO DI LEGGE: CONVERSIONE IN LEGGE, CON MODIFICAZIONI, DEL DECRETO-LEGGE 28 FEBBRAIO 2025, N. 19, RECANTE MISURE URGENTI IN FAVORE DELLE FAMIGLIE E DELLE IMPRESE DI AGEVOLAZIONE TARIFFARIA PER LA FORNITURA DI ENERGIA ELETTRICA E GAS NATURALE NONCHÉ PER LA TRASPARENZA DELLE OFFERTE AL DETTAGLIO E IL RAFFORZAMENTO DELLE SANZIONI DELLE AUTORITÀ DI VIGILANZA (A.C. 2281-A)
A.C. 2281-A – Ordini del giorno
ORDINI DEL GIORNO
La Camera,
premesso che:
l'articolo 3 contiene misure di riduzione del costo dell'energia per le imprese; nel corso degli ultimi anni sono state previste a livello normativo una serie di agevolazioni a favore delle imprese a forte consumo di energia elettrica cosiddette «energivore»;
l'attenzione del legislatore alle sole imprese energivore ha condotto a un'esclusione dalle misure di sostegno più rilevanti di alcuni comparti che hanno comunque sofferto la recente crisi dei prezzi dell'energia. Tra questi rientra certamente il settore idrico che, secondo i dati forniti da Terna, presenta consumi energetici pari a circa il 2 per cento del totale dei consumi nazionali. Anche i consumi per singolo operatore idrico sono particolarmente alti: da alcune stime, gestioni medio-piccole, nell'ordine dei 100.000 abitanti serviti, possono presentare consumi superiori ad 1 GWh/anno, che rappresenta il limite minimo per rientrare tra le «energivore»;
nonostante ciò, i gestori del servizio idrico sono esclusi dall'accesso alle importanti misure di sostegno tariffarie, riconosciute alle imprese «energivore», ma non solo: si vedano, ad esempio, i crediti di imposta sui consumi elettrici previsti dalle misure di sostegno all'economia, introdotte negli ultimi anni;
il comparto idrico risulta quindi molto più esposto di altri alla volatilità dei prezzi dell'energia elettrica e tale vulnerabilità, se non adeguatamente fronteggiata, potrebbe compromettere l'operatività dei gestori in caso di futuri incrementi eccezionali dei costi energetici, nonché comportare aumenti di costi nella collettività,
impegna il Governo
a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di estendere il regime di agevolazioni a favore delle imprese a forte consumo di energia elettrica, previste dall'articolo 3 del decreto-legge 29 settembre 2023, n. 131, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 novembre 2023, n. 169, anche alle imprese gestori del servizio idrico integrato, come definite dall'articolo 74, comma 1, lettera r), del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152.
9/2281-A/1. Zinzi, Benvenuto, Bof, Montemagni, Pizzimenti.
La Camera,
premesso che:
l'articolo 3 contiene misure di riduzione del costo dell'energia per le imprese; nel corso degli ultimi anni sono state previste a livello normativo una serie di agevolazioni a favore delle imprese a forte consumo di energia elettrica cosiddette «energivore»;
l'attenzione del legislatore alle sole imprese energivore ha condotto a un'esclusione dalle misure di sostegno più rilevanti di alcuni comparti che hanno comunque sofferto la recente crisi dei prezzi dell'energia. Tra questi rientra certamente il settore idrico che, secondo i dati forniti da Terna, presenta consumi energetici pari a circa il 2 per cento del totale dei consumi nazionali. Anche i consumi per singolo operatore idrico sono particolarmente alti: da alcune stime, gestioni medio-piccole, nell'ordine dei 100.000 abitanti serviti, possono presentare consumi superiori ad 1 GWh/anno, che rappresenta il limite minimo per rientrare tra le «energivore»;
nonostante ciò, i gestori del servizio idrico sono esclusi dall'accesso alle importanti misure di sostegno tariffarie, riconosciute alle imprese «energivore», ma non solo: si vedano, ad esempio, i crediti di imposta sui consumi elettrici previsti dalle misure di sostegno all'economia, introdotte negli ultimi anni;
il comparto idrico risulta quindi molto più esposto di altri alla volatilità dei prezzi dell'energia elettrica e tale vulnerabilità, se non adeguatamente fronteggiata, potrebbe compromettere l'operatività dei gestori in caso di futuri incrementi eccezionali dei costi energetici, nonché comportare aumenti di costi nella collettività,
impegna il Governo
a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di prevedere contributi per far fronte all'aumento dei prezzi dell'energia a favore delle imprese che gestiscono il servizio idrico integrato, come definite dall'articolo 74, comma 1, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152.
9/2281-A/1. (Testo modificato nel corso della seduta)Zinzi, Benvenuto, Bof, Montemagni, Pizzimenti.
La Camera,
premesso che:
gli articoli 4-bis, 4-ter e 4-quater del provvedimento in esame recano misure volte a incentivare la produzione di energia da fonti rinnovabili, al fine di conseguire la riduzione del costo dell'energia a carico delle famiglie e delle imprese;
il Conto termico 3.0 è un'iniziativa del Governo italiano finalizzata a incentivare gli interventi di efficienza energetica e la produzione di energia termica da fonti rinnovabili all'interno degli edifici. La misura, in fase di definizione, è destinata sia a persone fisiche che giuridiche, e prevede un sistema di incentivi per il miglioramento dell'efficienza energetica, promuovendo l'adozione di tecnologie innovative e sostenibili. L'incentivo, che copre una serie di interventi, si concentra in particolare sul settore fotovoltaico, con il fine di stimolare l'uso di soluzioni ad alta efficienza energetica. Recenti modifiche al decreto hanno previsto un incentivo maggiore per i sistemi fotovoltaici che utilizzano moduli ad alta efficienza e provenienti dall'Unione europea, favorendo così l'adozione di tecnologie Made in Europe e allineandosi alle politiche europee di transizione energetica e decarbonizzazione. Infatti, la prima bozza del decreto prevedeva un incentivo del sistema fotovoltaico del 30 per cento, mentre l'ultima bozza di decreto fissa un 20 per cento per il caso base, per poi salire rispettivamente a 25 per cento, 30 per cento e 35 per cento se si usano moduli (pannelli fotovoltaici) A, B o C del registro all'articolo 12 del decreto-legge 181 del 2023 sui prodotti fotovoltaici (pannelli) ad alta efficienza e Made in Europe;
si tenga conto, alla luce di ciò, che il fulcro del sistema fotovoltaico ruota attorno all'inverter fotovoltaico ed è pertanto necessario inserire sistemi di incentivazione anche per questa componente, mantenendo il rispetto di tutte le normative europee sul settore;
ciò, potrebbe consentire di rafforzare la competitività dell'industria e delle tecnologie della Comunità europea, fondamentali per la decarbonizzazione,
impegna il Governo
in linea con le finalità perseguite dagli articoli citati in premessa:
ad accompagnare le misure previste dal provvedimento in esame con l'introduzione, all'interno del Conto termico 3.0, di forme di incentivi in favore dell'inverter fotovoltaico al fine di rafforzare la competitività delle imprese italiane e favorire i percorsi di decarbonizzazione;
ad adottare iniziative volte a prevedere forme di incentivazione per pannelli e inverter Made in Europe anche per gli impianti di piccola taglia per finalità domestiche, per accrescere l'opportunità di risparmio e produzione di energia pulita tra la popolazione.
9/2281-A/2. Nisini.
La Camera,
premesso che:
l'articolo 5 del provvedimento in esame introduce disposizioni volte a incrementare, attraverso l'intervento di ARERA, le misure occorrenti per aumentare la trasparenza e la confrontabilità delle offerte di energia elettrica e di gas ai clienti finali domestici sul mercato libero, in maniera da consentire un'agevole leggibilità delle offerte e dei contratti;
nel contesto del mercato energetico liberalizzato, i call center svolgono un ruolo cruciale nel rapporto tra aziende e utenti, rappresentando spesso il primo e più diretto canale di contatto per la promozione di offerte commerciali, la gestione dei contratti e l'assistenza post-vendita. Tuttavia, l'assenza o l'insufficienza di regolamentazioni efficaci ha portato, in troppi casi, a pratiche scorrette e aggressive, che mettono a rischio i diritti fondamentali dei consumatori;
tali comportamenti si traducono in comunicazioni promozionali non richieste, attivazioni di contratti non autorizzati e, più in generale, in una compromissione della trasparenza del mercato e della fiducia degli utenti;
la regolamentazione dei call center riveste, quindi, un ruolo cruciale nella tutela dei consumatori, garantendo che le pratiche di telemarketing siano condotte in modo rispettoso dei diritti degli utenti;
negli ultimi anni, in Italia, sono stati introdotti diversi strumenti normativi per affrontare le problematiche legate alle chiamate indesiderate e alle pratiche commerciali scorrette;
nonostante queste misure, il fenomeno del telemarketing e del teleselling illegale persiste, pertanto, è fondamentale continuare a rafforzare i controlli e promuovere l'adesione alle normative da parte degli operatori del settore,
impegna il Governo
ad adottare ogni utile iniziativa di competenza al fine di rendere concretamente operativo, nel contesto del mercato energetico liberalizzato, il divieto di promuovere comunicazioni commerciali – effettuate con qualsiasi mezzo – senza il previo ed esplicito consenso del consumatore, anche istituendo con urgenza un tavolo istituzionale ad hoc.
9/2281-A/3. Gusmeroli, Barabotti.
La Camera,
premesso che:
l'articolo 3 del provvedimento in esame interviene per ridurre il costo dell'energia per le imprese energivore attraverso la destinazione, per l'anno 2025, di 600 milioni di euro per il finanziamento del Fondo per la transizione energetica nel settore industriale;
nel momento attuale riveste una importanza centrale il sostegno alle imprese sottoposte ad alti costi energetici;
tuttavia il provvedimento in esame, non intervenendo in maniera strutturale sui problemi legati al costo dell'energia, appare limitato;
bisognerebbe quindi intervenire su più aspetti relativi alle difficoltà delle imprese ossia i costi diretti incomprimibili che incidono sui bilanci e il costo sociale, individuale e collettivo legato ai lavoratori;
il polo industriale siracusano ENI-Versalis è uno dei principali siti di emissione antropogenica di CO2 e, dunque, la sua riconversione si pone come strategica anche nel quadro di un piano nazionale per il clima e per la riduzione delle emissioni di gas climalteranti;
nelle varie dichiarazioni di rappresentanti della maggioranza di Governo il polo industriale siracusano dovrebbe divenire un «hub energetico europeo»;
in occasione dell'intervento in Assemblea lo scorso 8 aprile in risposta ad alcune interrogazioni sul predetto stabilimento Eni-Versalis, il Governo non ha garantito non solo la salvaguardia dei posti di lavoro, ma anche la tenuta delle produzioni dell'intera filiera della chimica di base che rappresenta l'eccellenza nazionale;
sembrerebbe che, più che una transizione energetica, si vada a dismettere l'attuale chimica di base in Italia;
tra le cause scatenanti di questa crisi industriale che non riguarda solo la Sicilia, con Ragusa e Priolo, ma anche la Puglia, con lo stabilimento di Brindisi, vi è certamente quella dei costi dell'energia che al Sud costa di più. Più volte, in questa legislatura nel susseguirsi dei dibattiti e dei voti sui vari decreti «bollette», abbiamo evidenziato come le misure messe in campo dal Governo non fossero sufficienti, non fossero adeguate né per le famiglie, né, come stiamo vedendo in questo caso, per le imprese, piccole e grandi;
ENI, infatti, ha parlato di 2 miliardi di investimenti e di un taglio delle emissioni di circa 1 milione, ma, secondo alcuni studi, risulterebbe che, a fronte del citato taglio di emissioni, avremmo un impatto di circa 3 milioni di tonnellate di anidride carbonica in più per importare la materia prima dal Sud-Est asiatico;
infatti con il cracking si ottengono benzina e solventi, quali l'etilene, utilizzati per realizzare la materia plastica e metalli in svariati oggetti di uso comune. Ma anziché produrlo in Italia, ENI intenderebbe importarlo dall'estero, con il conseguente aumento dei costi per l'intera filiera. È una scelta che trasformerebbe ENI in un rivenditore, in una logica finanziaria di aumento dei profitti nell'interesse degli investitori privati, a discapito del nostro Paese;
evidentemente, l'intero apparato industriale italiano verrà esposto a un'ulteriore dipendenza energetica e a una diminuzione aggiuntiva della competitività a livello globale;
la decisione di ENI incide sull'intero sistema industriale del Paese. Un progetto che, con la chiusura del cracking di Brindisi e Priolo, metterà a rischio ben 20.000 posti di lavoro nei petrolchimici italiani e vedrà aumentare i costi di produzione dell'80 per cento, in un momento di piena guerra commerciale con i dazi imposti da Trump e con i crolli delle borse mondiali di queste ore,
impegna il Governo
ad adottare ulteriori iniziative di competenza volte a dare una risposta concreta ai costi dell'energia per le imprese, con un focus specifico sullo stabilimento ENI-Versalis con l'obiettivo di favorire la continuità produttiva degli impianti in oggetto e il mantenimento dei livelli occupazionali, nonché l'attuazione degli impegni assunti per la riconversione del sito produttivo mediante l'utilizzo di energia pulita.
9/2281-A/4. Barbagallo.
La Camera
impegna il Governo
ad adottare ulteriori iniziative di competenza volte a dare una risposta concreta ai costi dell'energia per le imprese, con un focus specifico sullo stabilimento ENI-Versalis con l'obiettivo di favorire la continuità produttiva degli impianti in oggetto.
9/2281-A/4. (Testo modificato nel corso della seduta)Barbagallo.
La Camera,
premesso che:
l'articolo 3 prevede misure di riduzione del costo dell'energia per le imprese. Il comma 5 del medesimo articolo 3 dispone in merito ad una delibera dell'Arera con la quale si procede all'azzeramento per sei mesi di parte della componente della spesa per oneri di sistema destinati a coprire gli oneri generali relativi al sostegno delle energie da fonti rinnovabili ed alla cogenerazione (componente ASOS) applicata all'energia prelevata per i clienti non domestici in bassa tensione con potenza disponibile superiore a 16,5 KW;
gli oneri generali di sistema nel mercato dell'energia elettrica sono stati istituiti con il decreto legislativo n. 79 del 1999, all'articolo 3, comma 11 e che con deliberazione del 29 dicembre 2016 n. 814/2016/R si è provveduto all'aggiornamento delle componenti tariffarie a copertura degli oneri generali di sistema;
uno dei principali elementi che incidono sul costo finale dell'energia è la presenza di oneri generali di sistema, ovvero una serie di costi aggiuntivi destinati a finanziare diverse misure, alcune delle quali non direttamente legate alla fornitura di energia. Attualmente, questi oneri comprendono voci come:
A2 (decommissioning nucleare): finanzia la dismissione degli impianti nucleari italiani, nonostante il fondo già costituito non sia stato ancora utilizzato per mancanza della definizione dei siti;
A4 (agevolazioni per il settore ferroviario): fornisce sussidi al trasporto ferroviario, anche a imprese private che operano sul mercato libero;
Ae (agevolazioni per le aziende energivore): un sistema di sussidi per le imprese ad alto consumo energetico, che viene scaricato in gran parte sulle PMI e i consumatori domestici;
UC4 (compensazioni per le imprese elettriche minori): finanzia aziende elettriche in zone isolate, ma spesso senza una trasparenza chiara sugli effettivi benefici;
Mct (compensazioni per i territori con impianti nucleari): garantisce indennizzi a comuni che ospitano impianti nucleari, nonostante la chiusura di questi impianti da decenni;
secondo analisi economiche, meno del 40 per cento delle bollette elettriche riguarda il costo effettivo della materia prima, mentre la maggior parte è composta da questi oneri e da altre voci accessorie;
negli ultimi mesi del 2024 e nei primi mesi dell'anno in corso il costo dell'energia ha registrato un aumento che nel mese di gennaio ha visto attestarsi il prezzo medio giornaliero dell'energia elettrica a 143 euro a megawattora e il prezzo medio giornaliero del gas a circa 50 euro a megawattora;
a gennaio 2025 l'energia elettrica in Italia è costata 143 €/MWh in media, dai 99 di gennaio 2024, con un rincaro del 44 per cento in un anno. A febbraio 2025 la media italiana è salita a 154 €/MWh;
le piccole imprese pur rappresentando solo un terzo dei consumi industriali, pagano circa la metà del costo degli incentivi alle rinnovabili;
come illustrato dal Governo in una recente informativa svolta alla Camera dei deputati il 23 gennaio 2025 l'aumento dei costi dell'energia nel mercato domestico è dovuto ad una molteplicità di fattori di carattere internazionale, quali la crescente domanda di energia in atto in Asia, i rischi della frammentazione delle supply chain a livello europeo, le tensioni geopolitiche in alcune aree del mondo – Ucraina e Medio Oriente – e i possibili impatti derivanti dalla situazione politica internazionale implicano, tra i diversi effetti, il persistere di condizioni di volatilità dei mercati energetici e di possibili speculazioni;
il prezzo dell'energia elettrica in Italia è determinato nel 70 per cento delle ore dalla generazione termoelettrica a gas, nonostante questa pesi poco più del 40 per cento sulla generazione complessiva. Per questa tipologia di impianti, al costo della materia prima gas si somma il costo della Co2, che sul mercato Ets ha fatto registrare nel 2024 il prezzo medio di circa 65 euro a tonnellata, equivalente a circa 25 euro al megawattora da caricare. Tale extracosto si riflette per il 70 per cento delle ore su tutta la generazione elettrica indipendentemente dalla fonte di generazione;
accanto all'istallazione di nuova capacità, il repowering e l'integrale ricostruzione degli impianti rinnovabili, in particolare l'eolico e il fotovoltaico, come anche previsto dall'aggiornamento del Pniec, rappresentano un'opportunità per incrementare la produzione di energia rinnovabile, senza consumare nuove superfici, funzionale al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione al 2030;
il Governo è altresì al lavoro per individuare soluzioni che possano ridurre significativamente l'incidenza nel prezzo elettrico degli oneri di varia natura (Ets compreso), che oggi gravano sul consumo di gas per la produzione termoelettrica; assicurino che le misure di compensazione di cui al punto precedente si trasferiscano appieno nei prezzi dell'energia elettrica su tutto il mercato; mantengano comunque il costo della produzione di energia elettrica con il gas a livelli che non scoraggino l'ingresso di nuova capacità rinnovabile e che ha annunciato il 13 febbraio 2025 in Senato, in risposta ad un atto di sindacato ispettivo, la volontà di adottare un provvedimento per intervenire anche nell'immediato sulla dinamica dei prezzi dell'energia;
il Governo ha già introdotto alcune misure per mitigare l'impatto del caro energia. Tra queste, il meccanismo dell'energy release, che prevede la vendita di energia rinnovabile a prezzi calmierati per le imprese energivore, e il gas release, che consente di mettere a disposizione gas nazionale a tariffe regolamentate;
il disegno di legge 2281, attualmente in discussione, prevede inoltre:
un contributo straordinario di 200 euro per i clienti domestici con un ISEE fino a 25.000 euro, da aggiungere al bonus elettricità e gas;
l'azzeramento temporaneo per sei mesi della componente ASOS degli oneri di sistema per alcune imprese non domestiche;
il rafforzamento delle sanzioni e della trasparenza nel mercato dell'energia, con nuove regole per la confrontabilità delle offerte,
impegna il Governo
a valutare l'opportunità, in un prossimo provvedimento, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, di adottare le possibili iniziative normative volte ad intervenire in maniera organica sulla riduzione degli oneri generali di sistema incidenti sulle bollette elettriche e del gas delle famiglie e delle PMI.
9/2281-A/5. Manes, Steger.
La Camera,
premesso che:
l'articolo 4 del provvedimento introduce disposizioni in favore delle famiglie e microimprese vulnerabili per fare fronte all'emergenza dell'aumento dei prezzi del gas naturale ed energia elettrica, disponendo l'accertamento con decreto ministeriale delle maggiori entrate relative all'imposta sul valore aggiunto derivanti dall'aumento del prezzo del gas naturale e la loro successiva iscrizione su un apposito Fondo dello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze;
il meccanismo delineato non appare coerente con le previsioni di cui all'articolo 17, comma 1-bis, della legge n. 196 del 2009, ai sensi del quale le maggiori entrate rispetto a quelle iscritte nel bilancio di previsione derivanti da variazioni degli andamenti a legislazione vigente non possono essere utilizzate per la copertura finanziaria di nuove o maggiori spese o riduzioni di entrate e sono finalizzate al miglioramento dei saldi di finanza pubblica;
sebbene le disposizioni in esame risultino di contenuto analogo a quelle di carattere speciale vigenti per il settore dei carburanti, di cui all'articolo 1, commi da 290 a 296 della legge n. 244 del 2007, esse se ne discostano per il fatto di essere state introdotte successivamente e non prima dell'entrata in vigore del citato comma 1-bis dell'articolo 17 della legge n. 196 del 2009;
anche in base alla nuova normativa europea sembrerebbe doversi escludere l'utilizzabilità, come fonte di copertura, delle sopravvenienze in termini di maggiori entrate che si manifestano a legislazione vigente nel corso dell'esercizio, potendosi fare riferimento, a fini di copertura, alle sole maggiori entrate derivanti da misure discrezionali;
durante l'esame nella V Commissione Bilancio, il rappresentante del Governo, dando di fatto atto della pregnanza del problema sollevato, ha risposto alla richiesta di chiarimenti che tali disposizioni potranno essere applicate al verificarsi delle condizioni previste dalle medesime disposizioni e in misura coerente con i presidi che il nuovo quadro normativo interno adotterà al fine di tenere conto delle nuove regole della governance economica europea, non accogliendo, tuttavia, la proposta di inserire nel parere una condizione volta a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione;
pur ritenendo condivisibili, sul piano del merito, le finalità che si intendono perseguire con l'articolo 4, è necessario assicurare il rispetto delle regole contabili,
impegna il Governo:
a valutare l'impatto della disposizione richiamata in premessa, al fine di favorire, per quanto di competenza e nei limiti delle proprie prerogative, l'inserimento, nel prosieguo dell'iter del provvedimento in esame, di una disposizione volta a chiarire che le misure dell'articolo 4 potranno essere applicate al verificarsi delle condizioni previste dalle medesime misure e in modo coerente con i presidi che il nuovo quadro normativo interno adotterà al fine di tenere conto delle nuove regole della governance economica europea;
a evitare in futuro di fare ricorso a modalità di copertura che trovino la loro base giuridica in una normativa ancora da adottare.
9/2281-A/6. Guerra, Ubaldo Pagano.
La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame prevede misure di investimento e sostegno per famiglie e microimprese vulnerabili nell'ambito delle misure di attuazione del Piano sociale per il clima, in maniera da garantire misure di intervento immediato per la riduzione dei possibili impatti negativi ai fini dell'accesso a servizi energetici essenziali;
l'articolo 4-quinquies, aggiunto in sede referente, prevede l'incremento di 10 milioni di euro, per l'anno 2025, delle risorse del Fondo unico a sostegno del potenziamento del movimento sportivo italiano per sostenere, nella gestione dei costi dell'energia, gli impianti natatori e le piscine energivori gestiti da associazioni e società sportive iscritte nel registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche. È previsto, altresì, che il procedimento di richiesta ed erogazione dei contributi sia disciplinato dallo stesso decreto che regola l'utilizzo del Fondo;
diversi nostri interventi hanno sollecitato il Governo a porre maggiore attenzione al mondo dello sport che ha sofferto una crisi devastante negli ultimi anni con la pandemia e adesso è in forte affanno a causa dei pesanti rincari energetici,
impegna il Governo
a prevedere – in fase di attuazione del primo provvedimento utile – risorse aggiuntive volte a incrementare e prorogare il Fondo unico a sostegno del potenziamento del movimento sportivo italiano per sostenere, nella gestione dei costi dell'energia, gli impianti sportivi gestiti da associazioni e società sportive iscritte nel registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche.
9/2281-A/7. Berruto.
La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame prevede misure di investimento e sostegno per famiglie e microimprese vulnerabili nell'ambito delle misure di attuazione del Piano sociale per il clima, in maniera da garantire misure di intervento immediato per la riduzione dei possibili impatti negativi ai fini dell'accesso a servizi energetici essenziali;
l'articolo 4-quinquies, aggiunto in sede referente, prevede l'incremento di 10 milioni di euro, per l'anno 2025, delle risorse del Fondo unico a sostegno del potenziamento del movimento sportivo italiano per sostenere, nella gestione dei costi dell'energia, gli impianti natatori e le piscine energivori gestiti da associazioni e società sportive iscritte nel registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche. È previsto, altresì, che il procedimento di richiesta ed erogazione dei contributi sia disciplinato dallo stesso decreto che regola l'utilizzo del Fondo;
diversi nostri interventi hanno sollecitato il Governo a porre maggiore attenzione al mondo dello sport che ha sofferto una crisi devastante negli ultimi anni con la pandemia e adesso è in forte affanno a causa dei pesanti rincari energetici,
impegna il Governo
a valutare l'opportunità di adottare, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, misure di sostegno in favore del movimento sportivo italiano.
9/2281-A/7. (Testo modificato nel corso della seduta)Berruto.
La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame reca misure urgenti concernenti agevolazioni tariffarie per la fornitura di energia elettrica e gas in favore di famiglie e imprese, una maggiore trasparenza delle offerte al dettaglio e il rafforzamento delle sanzioni delle autorità di vigilanza;
per la riduzione del costo dell'energia per le imprese, l'articolo 3, comma 1, dispone il finanziamento di 600 milioni di euro, per l'anno 2025, del Fondo per la transizione energetica nel settore industriale per sostenere la transizione energetica di settori o di sotto settori considerati esposti a un rischio elevato di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio a causa dei costi connessi alle emissioni di gas a effetto serra trasferiti sui prezzi dell'energia elettrica dando priorità a interventi di riconversione sostenibili, caratterizzati da processi di decarbonizzazione che escludono l'utilizzo di ulteriori combustibili fossili diversi dal carbone;
sempre per sostenere le imprese energivore con l'articolo 38 del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19 è stato istituito il Piano Transizione 5.0, attuativo dell'Investimento 15 – «Transizione 5.0», della Missione 7 – REPowerEU del PNRR, con l'obiettivo di favorire la transizione dei processi di produzione verso modelli più efficienti tali da garantire una significativa riduzione dei consumi energetici, in particolare, con l'autoproduzione e l'autoconsumo di energie rinnovabili;
i dazi imposti dalla nuova presidenza americana ai prodotti europei e italiani rischiano di aggravare i bilanci delle imprese già fortemente compromessi dal caro bollette,
impegna il Governo
a promuovere ogni opportuna interlocuzione con la Commissione europea finalizzata ad una revisione delle risorse del PNRR, in particolare di quelle programmate nell'Investimento 15 – «Transizione 5.0», della Missione 7 – REPowerEU del PNRR, affinché siano indirizzate, con procedure accelerate, per ridurre i costi energetici delle imprese, in particolare di quelle più energivore.
9/2281-A/8. Zucconi, Caretta, Ciaburro.
La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame reca misure urgenti concernenti agevolazioni tariffarie per la fornitura di energia elettrica e gas in favore di famiglie e imprese, una maggiore trasparenza delle offerte al dettaglio e il rafforzamento delle sanzioni delle autorità di vigilanza;
per la riduzione del costo dell'energia per le imprese, l'articolo 3, comma 1, dispone il finanziamento di 600 milioni di euro, per l'anno 2025, del Fondo per la transizione energetica nel settore industriale per sostenere la transizione energetica di settori o di sotto settori considerati esposti a un rischio elevato di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio a causa dei costi connessi alle emissioni di gas a effetto serra trasferiti sui prezzi dell'energia elettrica dando priorità a interventi di riconversione sostenibili, caratterizzati da processi di decarbonizzazione che escludono l'utilizzo di ulteriori combustibili fossili diversi dal carbone;
sempre per sostenere le imprese energivore con l'articolo 38 del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19 è stato istituito il Piano Transizione 5.0, attuativo dell'Investimento 15 – «Transizione 5.0», della Missione 7 – REPowerEU del PNRR, con l'obiettivo di favorire la transizione dei processi di produzione verso modelli più efficienti tali da garantire una significativa riduzione dei consumi energetici, in particolare, con l'autoproduzione e l'autoconsumo di energie rinnovabili;
i dazi imposti dalla nuova presidenza americana ai prodotti europei e italiani rischiano di aggravare i bilanci delle imprese già fortemente compromessi dal caro bollette,
impegna il Governo
a promuovere ogni opportuna interlocuzione con la Commissione europea finalizzata ad una revisione delle risorse del PNRR, affinché possano essere destinate in parte, con procedure accelerate, per ridurre i costi energetici delle imprese, in particolare di quelle più energivore.
9/2281-A/8. (Testo modificato nel corso della seduta)Zucconi, Caretta, Ciaburro.
La Camera,
premesso che:
il decreto-legge in esame reca disposizioni urgenti in favore di famiglie e imprese consistenti in agevolazioni tariffarie per la fornitura di energia elettrica e gas, maggiore trasparenza delle offerte al dettaglio e rafforzamento delle sanzioni delle autorità di vigilanza;
l'articolo 3 del provvedimento introduce disposizioni in favore delle piccole e medie imprese per fare fronte all'emergenza dell'aumento dei prezzi del gas naturale ed energia elettrica derivanti dall'aumento del prezzo internazionale del gas naturale;
tra i soggetti più colpiti dalla crisi energetica vi sono le piccole e medie imprese, che, per dimensione e risorse limitate, incontrano maggiori difficoltà nell'assorbire l'aumento dei costi operativi e nell'adottare soluzioni strutturali per la riduzione dei consumi energetici;
il Piano nazionale di ripresa e resilienza sottolinea il legame tra digitalizzazione e transizione ecologica, promuovendo l'adozione di tecnologie digitali da parte delle imprese anche come strumento per ridurre i consumi energetici, migliorare la sostenibilità ambientale e rafforzare la competitività del sistema produttivo;
l'adozione di soluzioni digitali dedicate all'ottimizzazione e all'efficientamento dei processi produttivi tramite tecnologie avanzate, quali cloud, intelligenza artificiale e IoT, può contribuire alla riduzione degli sprechi energetici;
investire nella digitalizzazione delle piccole medie imprese può quindi rappresentare una strategia complementare alle misure di sostegno diretto contro il caro energia, consentendo alle imprese di ottimizzare i processi produttivi, con benefici sia economici che ambientali,
impegna il Governo
a valutare l'opportunità, in linea con l'articolo 3 del presente provvedimento, di introdurre misure di incentivazione alla digitalizzazione delle piccole e medie imprese attraverso strumenti per l'adozione di tecnologie digitali con l'obiettivo di mitigare gli effetti della crisi energetica favorendo l'adozione di soluzioni digitali che migliorino l'efficienza energetica e favoriscano la transizione ecologica, in linea con gli obiettivi del PNRR.
9/2281-A/9. Baldelli.
La Camera,
premesso che:
il decreto-legge in esame reca disposizioni urgenti in favore di famiglie e imprese consistenti in agevolazioni tariffarie per la fornitura di energia elettrica e gas, maggiore trasparenza delle offerte al dettaglio e rafforzamento delle sanzioni delle autorità di vigilanza;
l'articolo 3 del provvedimento introduce disposizioni in favore delle piccole e medie imprese per fare fronte all'emergenza dell'aumento dei prezzi del gas naturale ed energia elettrica derivanti dall'aumento del prezzo internazionale del gas naturale;
tra i soggetti più colpiti dalla crisi energetica vi sono le piccole e medie imprese, che, per dimensione e risorse limitate, incontrano maggiori difficoltà nell'assorbire l'aumento dei costi operativi e nell'adottare soluzioni strutturali per la riduzione dei consumi energetici;
il Piano nazionale di ripresa e resilienza sottolinea il legame tra digitalizzazione e transizione ecologica, promuovendo l'adozione di tecnologie digitali da parte delle imprese anche come strumento per ridurre i consumi energetici, migliorare la sostenibilità ambientale e rafforzare la competitività del sistema produttivo;
l'adozione di soluzioni digitali dedicate all'ottimizzazione e all'efficientamento dei processi produttivi tramite tecnologie avanzate, quali cloud, intelligenza artificiale e IoT, può contribuire alla riduzione degli sprechi energetici;
investire nella digitalizzazione delle piccole medie imprese può quindi rappresentare una strategia complementare alle misure di sostegno diretto contro il caro energia, consentendo alle imprese di ottimizzare i processi produttivi, con benefici sia economici che ambientali,
impegna il Governo
a valutare l'opportunità, in linea con l'articolo 3 del presente provvedimento, di introdurre, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica e nell'ambito delle risorse disponibili a legislazione vigente, misure di incentivazione alla digitalizzazione delle piccole e medie imprese attraverso strumenti per l'adozione di tecnologie digitali con l'obiettivo di mitigare gli effetti della crisi energetica favorendo l'adozione di soluzioni digitali che migliorino l'efficienza energetica e favoriscano la transizione ecologica, in linea con gli obiettivi del PNRR.
9/2281-A/9. (Testo modificato nel corso della seduta)Baldelli.
La Camera,
premesso che:
il provvedimento introduce misure temporanee di sostegno per le famiglie e le imprese fortemente penalizzate dall'incremento dei prezzi di luce e gas, che nel nostro Paese ha prodotto un aumento della povertà energetica per circa 2,2 milioni di famiglie e una crisi delle piccole e medie imprese che costituiscono il segmento più numeroso e vulnerabile del sistema produttivo nazionale, che presenta un calo della produzione industriale da 23 mesi consecutivi;
l'articolo 1 del provvedimento dispone per l'anno corrente il riconoscimento di un contributo straordinario di 200 euro sulle forniture di energia elettrica per i clienti domestici con un ISEE fino a 25.000 euro, aggiuntivo rispetto agli altri bonus sociali (come il bonus elettricità e il bonus gas ordinario) già previsti dalla legislazione vigente per nuclei familiari con valori dell'ISEE inferiore a 9.530 euro (o inferiore a 20.000 euro con almeno 4 figli a carico) e la cui disciplina non viene modificata dall'articolo in questione;
al suddetto contributo, valevole per il 2025, si provvede mediante delibera dell'ARERA, nel limite delle risorse disponibili restituite dal GSE a CSEA pari a 892 milioni di euro alle quali aggiungere risorse pari a circa 934 milioni di euro già disponibili nel bilancio CSEA;
riguardo alla platea di potenziali beneficiari del contributo in questione, secondo i dati forniti da INPS citati dalla relazione tecnica, sono stati stimati 8 milioni di nuclei familiari con dichiarazione sostitutiva unica (DSU) con ISEE inferiore a 25.000 euro, per un impatto complessivo della misura pari a 1,6 miliardi di euro;
per ottenere il contributo è sufficiente presentare la Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) e ottenere l'ISEE entro il limite stabilito che garantirà il riconoscimento automatico dello stesso direttamente in bolletta e accreditato nel primo trimestre utile successivo;
a decorrere dal 5 marzo 2025 è entrato in vigore l'articolo 1, comma 1, lettera d), numero 5, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 14 gennaio 2025, n. 13, che recepisce, a sua volta, l'articolo 1, comma 183, della legge 30 dicembre 2023, n. 213 (legge di bilancio per l'anno 2024) laddove stabilisce che nella determinazione dell'ISEE sono esclusi, fino al valore complessivo di 50.000 euro, i titoli di Stato di cui all'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica n. 398 del 2003 (ossia, Bot, tutte le categorie di Btp e i CCTeu), i buoni fruttiferi postali, ivi inclusi quelli trasferiti allo Stato e i libretti di risparmio postale;
tale esclusione, che comporterà un impatto positivo sul valore dell'ISEE portando il patrimonio immobiliare e mobiliare ad incidere solo per il 20 per cento nella sua determinazione, avrà come conseguenza quella di consentire a molte più famiglie di accedere a una maggiore varietà di bonus e agevolazioni, tra cui il contributo di 200 euro di cui all'articolo 1 del provvedimento e rispetto al quale le risorse disponibili nel bilancio CSEA potrebbero risultare insufficienti,
impegna il Governo
ad aumentare sensibilmente, nel primo provvedimento utile, lo stanziamento di risorse già previsto in sede di presentazione del provvedimento, al fine di riconoscere il contributo di cui all'articolo 1, comma 1 alla totalità dei potenziali beneficiari.
9/2281-A/10. Grimaldi, Bonelli, Borrelli, Dori, Fratoianni, Ghirra, Mari, Piccolotti, Zanella, Zaratti.
La Camera,
premesso che:
il provvedimento introduce misure temporanee di sostegno per le famiglie e le imprese fortemente penalizzate dall'incremento dei prezzi di luce e gas, che nel nostro Paese ha prodotto un aumento della povertà energetica per circa 2,2 milioni di famiglie e una crisi delle piccole e medie imprese che costituiscono il segmento più numeroso e vulnerabile del sistema produttivo nazionale, che presenta un calo della produzione industriale da 23 mesi consecutivi;
l'erogazione di un bonus una tantum da 200 euro rischia di non coprire neanche l'incremento dei prezzi subito dalle famiglie nel periodo ottobre 2024-gennaio 2025, durante il quale è stato stimato un aumento medio della bolletta stagionale del 5,9 per cento sullo stesso periodo 2023/24, così come appare del tutto insufficiente l'azzeramento per un semestre della componente ASOS degli oneri di sistema per la fornitura di energia elettrica alle imprese, peraltro escludendo gran parte delle micro e piccole imprese operanti nei servizi alla persona e alla comunità;
l'aumento delle spese energetiche degli ultimi mesi costituisce un rischio anche per i bilanci degli enti locali che sono, come è noto, fondamentalmente rigidi sul versante dell'entrata (fonti poco sensibili all'andamento dei valori nominali del reddito e dei prezzi e sforzo fiscale già ampiamente esercitato negli scorsi anni). Gli enti locali – e in particolare i comuni – sono dunque gravati dalle spinte inflattive in modo analogo alle famiglie a reddito fisso, disponendo anch'essi di leve molto limitate di reazione;
le prime elaborazioni sulle spese comunali registrate in SIOPE, elaborate con gli stessi metodi utilizzati per il riparto dei contributi assegnati nel 2022 (1 miliardo di euro) e per il 2023 (350 milioni di euro), già mostrano una tendenza al rialzo delle spese energetiche con riferimento ai tre mesi più recenti (dicembre 2024/febbraio 2025) per oltre 350 milioni di euro, che risulteranno prevedibilmente maggiori una volta disponibili i dati relativi all'intero primo quadrimestre 2025;
a fronte di tale aumento di spesa, nessuna misura viene prevista nel decreto a favore degli enti locali a sostegno dei maggiori oneri per costi energetici in significativa crescita negli ultimi mesi,
impegna il Governo
a completare il quadro normativo recato dal provvedimento in esame prevedendo, nel primo provvedimento utile, un contributo a favore degli enti locali a sostegno dei maggiori oneri per i costi energetici in significativa crescita negli ultimi mesi, in modo da garantire la continuità dei servizi erogati.
9/2281-A/11. Zaratti, Bonelli, Borrelli, Dori, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zanella, Pavanelli, Carmina, Morfino.
La Camera,
premesso che:
il provvedimento introduce misure temporanee di sostegno per le famiglie e le imprese fortemente penalizzate dall'incremento dei prezzi di luce e gas, che nel nostro Paese ha prodotto un aumento della povertà energetica per circa 2,2 milioni di famiglie e una crisi delle piccole e medie imprese che costituiscono il segmento più numeroso e vulnerabile del sistema produttivo nazionale, che presenta un calo della produzione industriale da 23 mesi consecutivi;
il decreto-legge in esame reca un complesso di disposizioni in materia di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (articoli 1-bis, 3-ter, 4-bis, 4-ter, 4-quater);
in Italia la produzione elettrica avviene per più del 40 per cento ancora da centrali termoelettriche a gas e il meccanismo di formazione dei prezzi di borsa è influenzato dai prezzi di generazione più alti «marginal pricing» e pertanto i recenti rialzi del prezzo del gas hanno coinciso con altrettanti elevati rialzi del prezzo dell'energia elettrica, creando forti disagi a cittadini e imprese;
le variazioni del prezzo del gas, come visto in occasione della crisi ucraina del 2022, possono essere anche rilevantissime, con gravi conseguenze anche sull'incremento e sulla stabilità dei prezzi dell'energia elettrica. La diversificazione con acquisto di GNL certamente diminuisce i rischi di carenza di approvvigionamento ma espone sempre a fluttuazioni di prezzo non controllabili, causate sia da naturali dinamiche di mercato internazionale che da eventuali crisi di carattere geopolitico;
il fattore che maggiormente determina in Italia prezzi all'ingrosso dell'energia elettrica più elevati di quelli di altri Paesi europei (in primis Germania e Spagna) è il costo marginale dei cicli combinati, alimentati a gas naturale, che influisce maggiormente rispetto a quello di Spagna e Germania, che hanno già raggiunto un livello di rinnovabili maggiore del 60 per cento nel loro mix energetico, con un divario molto consistente, visto che i dati forniti da Terna indicano che nel 2024 la richiesta di energia elettrica in Italia è stata coperta dalle fonti rinnovabili solo per il 41,2 per cento, circa il 20 per cento in meno rispetto a Spagna e Germania;
considerata la variabilità dei prezzi del gas e l'incertezza che ancora emerge dal quadro internazionale, la migliore strategia di abbassamento dei prezzi dell'energia elettrica per l'Italia dovrebbe essere quella di accelerare sulla transizione energetica e raggiungere il prima possibile un elevato livello di penetrazione delle rinnovabili. Questo permetterebbe di stabilizzare i prezzi al ribasso, riducendo drasticamente la volatilità dei prezzi causata dalla dipendenza dal gas, e consentirebbe anche di raggiungere una notevole indipendenza energetica, migliorando quindi anche la sicurezza energetica del nostro Paese;
per aumentare significativamente la potenza da FER installata occorre intervenire anche sulla vigente disciplina delle connessioni che risulta inadeguata a regolare il crescente numero di richieste di allacciamento alla rete nazionale. Come noto, numerosi progetti di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili sono fermi a causa di blocchi dovuti alla saturazione virtuale dei punti di connessione e dei ritardi nelle procedure di allaccio alla rete, i cui tempi, comunicati da Terna o da e-distribuzione (ENEL Distribuzione), in alcuni casi arrivavo fino a 1212 giorni lavorativi,
impegna il Governo:
a raggiungere entro il 2030 la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili pari ad almeno il 42,5 per cento del consumo complessivo a livello nazionale, in conformità con gli obiettivi fissati dall'Unione europea, prevedendo l'istallazione di almeno 12 GW annui di nuovi impianti a fonte rinnovabile;
ad assumere iniziative per una riforma sostanziale del quadro normativo-regolatorio per la razionalizzazione degli attuali criteri tecnici ed economici, nonché delle modalità procedurali per le connessioni alla rete elettrica di trasmissione nazionale degli impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile, superando le attuali criticità legate alla saturazione virtuale della rete.
9/2281-A/12. Borrelli, Bonelli, Dori, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zanella, Zaratti.
La Camera,
premesso che:
il decreto-legge in esame reca un complesso di disposizioni in materia di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (articoli 1-bis, 3-ter, 4-bis, 4-ter, 4-quater);
in Italia la produzione elettrica avviene per più del 40 per cento ancora da centrali termoelettriche a gas e il meccanismo di formazione dei prezzi di borsa è influenzato dai prezzi di generazione più alti «marginal pricing» e pertanto i recenti rialzi del prezzo del gas hanno coinciso con altrettanti elevati rialzi del prezzo dell'energia elettrica, creando forti disagi a cittadini e imprese;
le variazioni del prezzo del gas, come visto in occasione della crisi ucraina del 2022, possono essere anche rilevantissime, con gravi conseguenze anche sull'incremento e sulla stabilità dei prezzi dell'energia elettrica. La diversificazione con acquisto di GNL certamente diminuisce i rischi di carenza di approvvigionamento ma espone sempre a fluttuazioni di prezzo non controllabili, causate sia da naturali dinamiche di mercato internazionale che da eventuali crisi di carattere geopolitico;
il fattore che maggiormente determina in Italia prezzi all'ingrosso dell'energia elettrica più elevati di quelli di altri Paesi europei (in primis Germania e Spagna) è il costo marginale dei cicli combinati, alimentati a gas naturale, che influisce maggiormente rispetto a quello di Spagna e Germania, che hanno già raggiunto un livello di rinnovabili maggiore del 60 per cento nel loro mix energetico, con un divario molto consistente, visto che i dati forniti da Terna indicano che nel 2024 la richiesta di energia elettrica in Italia è stata coperta dalle fonti rinnovabili solo per il 41,2 per cento, circa il 20 per cento in meno rispetto a Spagna e Germania;
considerata la variabilità dei prezzi del gas e l'incertezza che ancora emerge dal quadro internazionale, la migliore strategia di abbassamento dei prezzi dell'energia elettrica per l'Italia dovrebbe essere quella di accelerare sulla transizione energetica e raggiungere il prima possibile un elevato livello di penetrazione delle rinnovabili. Questo permetterebbe di stabilizzare i prezzi al ribasso, riducendo drasticamente la volatilità dei prezzi causata dalla dipendenza dal gas, e consentirebbe anche di raggiungere una notevole indipendenza energetica, migliorando quindi anche la sicurezza energetica del nostro Paese,
impegna il Governo
a proseguire con l'azione volta al perseguimento degli obiettivi al 2030 fissati dall'Unione europea sulla quota di energia prodotta da fonti rinnovabili.
9/2281-A/12. (Testo modificato nel corso della seduta)Borrelli, Bonelli, Dori, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zanella, Zaratti.
La Camera,
premesso che:
il provvedimento introduce misure temporanee di sostegno per le famiglie e le imprese fortemente penalizzate dall'incremento dei prezzi di luce e gas, che nel nostro Paese ha prodotto un aumento della povertà energetica per circa 2,2 milioni di famiglie e una crisi delle piccole e medie imprese che costituiscono il segmento più numeroso e vulnerabile del sistema produttivo nazionale, che presenta un calo della produzione industriale da 23 mesi consecutivi;
in Italia la produzione elettrica avviene per più del 40 per cento ancora da centrali termoelettriche a gas e il meccanismo di formazione dei prezzi di borsa è influenzato dai prezzi di generazione più alti (prezzo marginale) e pertanto i recenti rialzi del prezzo del gas hanno coinciso con altrettanti elevati rialzi del prezzo dell'energia elettrica, creando forti disagi a cittadini ed imprese;
il fattore che maggiormente determina in Italia prezzi all'ingrosso dell'energia elettrica più elevati di quelli di altri Paesi europei (in primis Germania e Spagna) è il costo marginale dei cicli combinati, alimentati a gas naturale, che influisce maggiormente rispetto a quello di Spagna e Germania, che hanno già raggiunto un livello di rinnovabili maggiore del 60 per cento nel loro mix energetico, con un divario molto consistente, visto che i dati forniti da Terna indicano che nel 2024 la richiesta di energia elettrica in Italia è stata coperta dalle fonti rinnovabili solo per il 41,2 per cento, circa il 20 per cento in meno rispetto a Spagna e Germania;
la migliore strategia di abbassamento dei prezzi dell'energia elettrica per l'Italia dovrebbe essere quella di accelerare sulla transizione energetica e raggiungere il prima possibile un elevato livello di penetrazione delle rinnovabili. Questo permetterebbe di stabilizzare i prezzi al ribasso, riducendo drasticamente la volatilità dei prezzi causata dalla dipendenza dal gas, e consentirebbe anche di raggiungere una notevole indipendenza energetica, migliorando quindi anche la sicurezza energetica del nostro Paese;
dal 1° gennaio 2025 è entrato in funzione un nuovo regime transitorio di calcolo del prezzo sul mercato all'ingrosso dell'energia elettrica basato sul zonal pricing, attraverso un meccanismo di perequazione introdotto da ARERA (PUN Index GME), rimandando al 1° gennaio 2026 l'entrata a pieno regime del sistema di valorizzazione dei prezzi zonali, che consente a coloro che acquistano sul mercato energia elettrica di pagare il prezzo della zona elettrica in cui si collocano;
la regolamentazione di dettaglio sul zonal pricing è contenuta nella delibera ARERA 304/2024/R/eel e, in sintesi, si tratta di una norma che progressivamente comporterà maggiori vantaggi per quelle aree di mercato elettrico che prima delle altre avranno raggiunto un'elevata penetrazione delle rinnovabili;
da un monitoraggio effettuato sui prezzi zonali italiani nel periodo primavera-estate del 2024, da maggio a settembre ci sono stati 5 mesi in cui mediamente si è avuto oltre il 50 per cento di contributo da FER e ci sono state oltre 110 ore a prezzo zero in alcune zone di mercato e quasi 1.000 ore con prezzi zonali inferiori a 65 €/MWh,
impegna il Governo
ad assumere iniziative di competenza, per accelerare il passaggio a pieno regime ai prezzi zonali, eliminando quanto prima il meccanismo transitorio di perequazione introdotto da ARERA (PUN Index GME) che consentirebbe di ridurre sensibilmente il costo della bolletta a cittadini ed imprese, nelle aree del Paese a più alta penetrazione delle rinnovabili.
9/2281-A/13. Bonelli, Borrelli, Dori, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zanella, Zaratti.
La Camera,
premesso che:
il provvedimento introduce misure temporanee di sostegno per le famiglie e le imprese fortemente penalizzate dall'incremento dei prezzi di luce e gas, che nel nostro Paese ha prodotto un aumento della povertà energetica per circa 2,2 milioni di famiglie e una crisi delle piccole e medie imprese che costituiscono il segmento più numeroso e vulnerabile del sistema produttivo nazionale, che presenta un calo della produzione industriale da 23 mesi consecutivi;
l'erogazione di un bonus una tantum da 200 euro rischia di non coprire neanche l'incremento dei prezzi subito dalle famiglie nel periodo ottobre 2024-gennaio 2025, durante il quale è stato stimato un aumento medio della bolletta stagionale del 5,9 per cento sullo stesso periodo 2023/2024, così come appare del tutto insufficiente l'azzeramento per un semestre della componente ASOS degli oneri di sistema per la fornitura di energia elettrica alle imprese, peraltro escludendo gran parte delle micro e piccole imprese operanti nei servizi alla persona e alla comunità;
secondo i dati forniti da OCEN, l'Osservatorio energia di Confcommercio, nel 2025 la proiezione sul costo totale delle bollette di energia elettrica e gas, per le imprese del terziario di mercato, mostra una spesa di circa 12,5 miliardi di euro, in netto aumento rispetto ai 10,7 miliardi del 2024 e ancor di più rispetto agli 8,6 miliardi del 2019;
nel 2022 e nel 2023, per limitare l'impatto in bolletta degli straordinari incrementi dei prezzi dei prodotti energetici all'ingrosso, erano stati adottati diversi provvedimenti per «tagliare», di trimestre in trimestre, gli oneri generali di sistema in bolletta per le utenze domestiche e per tutte le utenze non domestiche, prima solo per l'energia elettrica, e successivamente anche per il gas naturale. La misura, che ha contribuito all'abbassamento della spesa totale per elettricità e gas fino a 9,1 miliardi di euro per il 2023, ha avuto il suo termine a gennaio 2024, quando gli oneri generali di sistema sono stati reintrodotti sia nelle bollette dell'energia elettrica che in quelle del gas, determinando i rialzi sopra citati;
l'azzeramento per un semestre della componente ASOS degli oneri generali di sistema per le sole imprese con potenza disponibile superiore a 16,5 kW, previsto dal comma 5 dell'articolo 3 del provvedimento in esame, determina un'ingiustificata disparità di trattamento. La misura non tutela gran parte delle imprese del terziario di mercato – ossia le più vulnerabili agli shock energetici dei prezzi – rischiando in tal modo di sacrificare gran parte del settore economico e produttivo del nostro Paese, esponendo tali imprese ai crescenti aumenti del costo dell'energia, con evidenti ripercussioni inflattive;
in considerazione della criticità rappresentata dai costi energetici per le piccole e medie imprese in termini di competitività, è innegabile come la misura prevista dal decreto non sia completamente sufficiente a far fronte alle problematiche evidenziate, soprattutto in considerazione di ulteriori, possibili rincari che potrebbero derivare dalla guerra dei dazi,
impegna il Governo
a prevedere nel primo provvedimento utile l'azzeramento della componente ASOS degli oneri generali di sistema anche a quelle imprese con una potenza installata inferiore a 16,5 kW in media e bassa tensione.
9/2281-A/14. Ghirra, Bonelli, Borrelli, Dori, Fratoianni, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zanella, Zaratti.
La Camera,
premesso che:
il provvedimento introduce misure temporanee di sostegno per le famiglie e le imprese fortemente penalizzate dall'incremento dei prezzi di luce e gas, che nel nostro Paese ha prodotto un aumento della povertà energetica per circa 2,2 milioni di famiglie e una crisi delle piccole e medie imprese che costituiscono il segmento più numeroso e vulnerabile del sistema produttivo nazionale, che presenta un calo della produzione industriale da 23 mesi consecutivi;
in Italia, il prezzo dell'energia rimane tra i più alti d'Europa. Secondo i dati del Centro Studi di Assolombarda, il prezzo medio del gas naturale in Italia è stato di 143,03 euro/MWh, significativamente più alto rispetto a Spagna, Francia e Germania. Questa situazione è aggravata dalla forte dipendenza del Paese dalle importazioni di energia, che nel 2024 hanno coperto il 74,8 per cento della domanda energetica nazionale. Questa elevata dipendenza espone l'Italia a vulnerabilità geopolitiche e a oscillazioni dei prezzi energetici, con ripercussioni dirette sulla competitività delle imprese e sul costo della vita;
nel nostro Paese la produzione elettrica avviene per più del 40 per cento ancora da centrali termoelettriche a gas e il meccanismo di formazione dei prezzi di borsa è influenzato dai prezzi di generazione più alti «marginal pricing» e pertanto i recenti rialzi del prezzo del gas hanno coinciso con altrettanti elevati rialzi del prezzo dell'energia elettrica, creando forti disagi a cittadini e imprese;
le iniziative adottate con il decreto in esame, come i contributi straordinari e le agevolazioni temporanee, fungono da paracaduti minimi per famiglie e imprese ma non affrontano in maniera strutturale e sistematica la questione del prezzo dell'energia. Per una soluzione a lungo termine, è necessario andare oltre e affrontare con decisione la trasformazione del nostro mix energetico, puntando con forza sull'adozione delle fonti energetiche rinnovabili;
risulta quanto mai necessario rivedere l'attuale sistema di formazione dei prezzi dell'energia basato sul prezzo marginale, disaccoppiando il costo dell'elettricità prodotta da fonti rinnovabili da quello delle centrali a gas, affinché i prezzi dell'energia elettrica riflettano gli effettivi costi di produzione per ciascuna fonte,
impegna il Governo
a svincolare il costo dell'energia elettrica dal prezzo del gas e a promuovere in seno all'Unione europea una riforma del mercato energetico con il superamento dell'attuale System Marginal Price e l'introduzione del decoupling.
9/2281-A/15. Fratoianni, Bonelli, Borrelli, Dori, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zanella, Zaratti, Quartini.
La Camera,
premesso che:
il provvedimento all'esame dell'Aula reca misure urgenti in favore di famiglie e imprese al fine di contenere il maggior onere da queste sostenuto per la fornitura di gas naturale ed energia elettrica derivante dall'aumento del prezzo internazionale del gas naturale sul costo finale di tali prodotti, attraverso il riconoscimento di un contributo straordinario di 200 euro sulle forniture di energia elettrica per i clienti domestici con un ISEE fino a 25.000 euro (articolo 1), la previsione di una particolare disciplina della fornitura di energia elettrica ai clienti vulnerabili (articolo 2) e di misure di sostegno per le famiglie e le microimprese vulnerabili (articoli 3 e 4);
per far fronte agli aumenti dei costi di gas ed energia elettrica sostenuti da ETS e Onlus l'articolo 8 del decreto-legge n. 144 del 2022 (cosiddetto decreto Aiuti-ter) aveva stanziato 270 milioni di euro per il riconoscimento di un contributo straordinario a fondo perduto calcolato in proporzione all'incremento dei costi sostenuti nei primi tre trimestri dell'anno 2022 rispetto all'analogo periodo dell'anno 2021, per la componente energia e il gas naturale, dei quali: a) 120 milioni a enti che erogano prestazioni socio-sanitarie o socio assistenziali in regime residenziale o semiresidenziale per persone con disabilità; b) 50 milioni a enti che erogano prestazioni socio-sanitarie o socio-assistenziali in regime residenziale o semiresidenziale per persone anziane; c) 100 milioni agli altri enti, non rientranti tra i precedenti;
nonostante gli intenti e le finalità del decreto in esame siano pressoché identici a quelli del sopra richiamato decreto-legge n. 144 del 2022, non è stata riproposta al suo interno alcuna misura di sostegno alle realtà no profit per far fronte all'aumento del costo dell'energia, ossia per quei soggetti del volontariato sociale che svolgono una fondamentale azione di sussidiarietà al welfare del Paese attraverso una co-gestione di offerta di servizi divenuta ormai essenziale per soddisfare i bisogni dei cittadini;
di contro, nel corso dell'esame in sede referente è stato introdotto l'articolo 4-quinquies che reca disposizioni al fine di ridurre il costo dell'energia sostenuto dagli impianti natatori e piscine energivori gestiti dalle associazioni e società sportive iscritte nel registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche di cui al decreto legislativo 28 febbraio 2021, n. 39,
impegna il Governo
a prevedere in un prossimo provvedimento utile l'istituzione nello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali di un Fondo con una dotazione di 50 milioni di euro per l'anno 2025, finalizzato al riconoscimento agli ETS di un contributo straordinario calcolato in proporzione ai costi sostenuti nel 2024 per la componente energia e il gas naturale, a valere su quota parte dei proventi derivanti dalle aste delle quote di emissione di CO2 dell'anno 2024, di cui all'articolo 23 del decreto legislativo 9 giugno 2020, n. 47.
9/2281-A/16. Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti.
La Camera,
premesso che:
nei giorni dal 12 al 14 febbraio 2025 e dal 14 al 15 marzo 2025, la regione Toscana è stata colpita da intense e improvvise precipitazioni che hanno causato gravi alluvioni, esondazioni di corsi d'acqua e frane in diverse province, in particolare a febbraio le province di Livorno, Pistoia e Grosseto ed a marzo la città metropolitana di Firenze e le province di Arezzo, Lucca, Massa Carrara, Pisa, Pistoia, Prato e Siena;
in entrambi i casi sopracitati il presidente della regione Toscana Eugenio Giani ha decretato lo stato di emergenza regionale chiedendo contestualmente la dichiarazione di stato di emergenza nazionale da parte del Governo;
tali eventi meteorologici estremi hanno provocato ingenti danni a infrastrutture pubbliche e private, abitazioni, attività commerciali e agricole, causando disagi significativi alla popolazione e mettendo a rischio la sicurezza dei cittadini;
le autorità regionali e locali si sono immediatamente attivate per fronteggiare l'emergenza, prestando soccorso alle persone colpite e avviando le prime stime dei danni;
numerosi sindaci e rappresentanti istituzionali della Toscana hanno sollecitato in questi mesi il Governo a dichiarare lo stato di emergenza nazionale al fine di poter accedere a risorse straordinarie per far fronte all'emergenza, avviare la ricostruzione e risarcire i danni subiti da cittadini e imprese;
dopo quasi due mesi dagli eventi calamitosi di febbraio e quattro settimane da quelli di marzo il Governo in data 9 aprile 2025 ha deliberato:
la dichiarazione dello stato di emergenza in conseguenza degli eccezionali eventi meteorologici che si sono verificati nei giorni dal 12 al 14 febbraio 2025 nel territorio dei comuni di Isola del Giglio, Monte Argentario e Orbetello della provincia di Grosseto, Campo dell'Elba, Marciana, Portoferraio e Rio della provincia di Livorno, Castelnuovo in Garfagnana della provincia di Lucca e Montale, Montemurlo, Lamporecchio e Larciano della provincia di Pistoia;
la dichiarazione dello stato di emergenza in conseguenza degli eccezionali eventi meteorologici che si sono verificati dal 14 marzo 2025 nel territorio della città metropolitana di Firenze e delle province di Livorno, Lucca, Pisa, Pistoia e Prato;
nel provvedimento in esame («Conversione in legge del decreto-legge 28 febbraio 2025, n. 19, recante misure urgenti in favore delle famiglie e delle imprese di agevolazione tariffaria per la fornitura di energia elettrica e gas naturale nonché per la trasparenza delle offerte al dettaglio e il rafforzamento delle sanzioni delle Autorità di vigilanza», A.C. numero 2281) sono presenti norme per la fornitura di energia elettrica nei confronti di imprese e nuclei familiari vulnerabili;
è oggi necessario prevedere l'immediata sospensione del pagamento delle fatture per le utenze delle bollette di acqua, luce e gas (compresi il GPL e altri gas distribuiti per mezzo di reti canalizzate) delle utenze private e produttive ubicate nei territori della regione Toscana colpiti dalle alluvioni di febbraio 2025 e marzo 2025, riconosciuti dallo stato di emergenza deliberato dal Consiglio dei ministri i data 9 aprile 2025,
impegna il Governo
ad accompagnare le misure recate dall'articolo 4 del provvedimento in esame, con ulteriori iniziative volte a prevedere l'immediata sospensione del pagamento delle fatture per le utenze delle bollette di acqua, luce e gas (compresi il GPL e altri gas distribuiti per mezzo di reti canalizzate) delle utenze private e produttive ubicate nei territori della regione Toscana colpiti dalle alluvioni di febbraio e marzo 2025 e riconosciuti dallo stato di emergenza deliberato dal Consiglio dei ministri in data 9 aprile 2025.
9/2281-A/17. Fossi, Simiani, Bonafè, Gianassi, Furfaro, Scotto, Boldrini, Di Sanzo.
La Camera,
premesso che:
nei giorni dal 12 al 14 febbraio 2025 e dal 14 al 15 marzo 2025, la regione Toscana è stata colpita da intense e improvvise precipitazioni che hanno causato gravi alluvioni, esondazioni di corsi d'acqua e frane in diverse province, in particolare a febbraio le province di Livorno, Pistoia e Grosseto ed a marzo la città metropolitana di Firenze e le province di Arezzo, Lucca, Massa Carrara, Pisa, Pistoia, Prato e Siena;
in entrambi i casi sopracitati il presidente della regione Toscana Eugenio Giani ha decretato lo stato di emergenza regionale chiedendo contestualmente la dichiarazione di stato di emergenza nazionale da parte del Governo;
tali eventi meteorologici estremi hanno provocato ingenti danni a infrastrutture pubbliche e private, abitazioni, attività commerciali e agricole, causando disagi significativi alla popolazione e mettendo a rischio la sicurezza dei cittadini;
le autorità regionali e locali si sono immediatamente attivate per fronteggiare l'emergenza, prestando soccorso alle persone colpite e avviando le prime stime dei danni;
numerosi sindaci e rappresentanti istituzionali della Toscana hanno sollecitato in questi mesi il Governo a dichiarare lo stato di emergenza nazionale al fine di poter accedere a risorse straordinarie per far fronte all'emergenza, avviare la ricostruzione e risarcire i danni subiti da cittadini e imprese;
dopo quasi due mesi dagli eventi calamitosi di febbraio e quattro settimane da quelli di marzo il Governo in data 9 aprile 2025 ha deliberato:
la dichiarazione dello stato di emergenza in conseguenza degli eccezionali eventi meteorologici che si sono verificati nei giorni dal 12 al 14 febbraio 2025 nel territorio dei comuni di Isola del Giglio, Monte Argentario e Orbetello della provincia di Grosseto, Campo dell'Elba, Marciana, Portoferraio e Rio della provincia di Livorno, Castelnuovo in Garfagnana della provincia di Lucca e Montale, Montemurlo, Lamporecchio e Larciano della provincia di Pistoia;
la dichiarazione dello stato di emergenza in conseguenza degli eccezionali eventi meteorologici che si sono verificati dal 14 marzo 2025 nel territorio della città metropolitana di Firenze e delle province di Livorno, Lucca, Pisa, Pistoia e Prato;
nel provvedimento in esame («Conversione in legge del decreto-legge 28 febbraio 2025, n. 19, recante misure urgenti in favore delle famiglie e delle imprese di agevolazione tariffaria per la fornitura di energia elettrica e gas naturale nonché per la trasparenza delle offerte al dettaglio e il rafforzamento delle sanzioni delle Autorità di vigilanza», A.C. numero 2281) sono presenti norme per la fornitura di energia elettrica nei confronti di imprese e nuclei familiari vulnerabili;
è oggi necessario prevedere l'immediata sospensione del pagamento delle fatture per le utenze delle bollette di acqua, luce e gas (compresi il GPL e altri gas distribuiti per mezzo di reti canalizzate) delle utenze private e produttive ubicate nei territori della regione Toscana colpiti dalle alluvioni di febbraio 2025 e marzo 2025, riconosciuti dallo stato di emergenza deliberato dal Consiglio dei ministri i data 9 aprile 2025,
impegna il Governo
a valutare l'opportunità di adottare, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, ulteriori misure di sostegno in favore delle utenze ubicate nei territori della regione Toscana colpiti dalle alluvioni di febbraio e marzo 2025 e riconosciuti dallo stato di emergenza deliberato dal Consiglio dei ministri in data 9 aprile 2025.
9/2281-A/17. (Testo modificato nel corso della seduta)Fossi, Simiani, Bonafè, Gianassi, Furfaro, Scotto, Boldrini, Di Sanzo.
La Camera,
premesso che:
il settore moda, che rappresenta un comparto rilevante del made in Italy rivolto soprattutto all'esportazione in tutti i continenti, sta vivendo da quasi due anni una profonda crisi;
tra le cause di tale crisi – oltre all'incerto e conflittuale contesto internazionale, l'aumento dell'inflazione e la contrazione del potere d'acquisto, il cambiamento nei modelli di consumo – vi è sicuramente la crescita inesponenziale dei costi energetici delle produzioni;
l'aumento dei costi energetici incide infatti su tutta la filiera produttiva, dall'approvvigionamento delle materie prime alla produzione, fino alla distribuzione e alla vendita al dettaglio, erodendo i margini di profitto e mettendo a rischio la tenuta economica e occupazionale di molte aziende;
il settore moda, tessile, abbigliamento, allargato a occhiali, gioielli e beauty, stando ai dati della Camera nazionale della moda, ha chiuso il 2024 con circa 96 miliardi di euro di fatturato, in calo del 5,3 per cento sul 2023;
la crisi non riguarda solo i grandi marchi, ma principalmente prodotti progettati e commissionati dalle grandi imprese sia italiane che multinazionali, che vengono successivamente realizzate da piccole e micro imprese, da artigiani di altissima specializzazione (aziende contoterziste);
particolarmente colpito è il settore della moda in Toscana che impiega infatti circa 130 mila persone e 15 mila imprese anche se le criticità interessano comunque anche altre regioni, come ad esempio l'Emilia-Romagna con 4 mila imprese in crisi e 30 mila addetti coinvolti;
tra le richieste delle associazioni di categoria al Governo vi è anche quella di erogare contributi a fondo perduto a favore delle imprese che hanno registrato un consistente calo di fatturato negli ultimi anni;
proprio con queste premesse in data 4 dicembre 2024 la Camera dei deputati ha approvato l'ordine del giorno numero 9/02150/006 che impegna il Governo ad introdurre misure di sostegno a favore di imprese e lavoratori del comparto moda;
nel provvedimento in esame («Conversione in legge del decreto-legge 28 febbraio 2025, n. 19, recante misure urgenti in favore delle famiglie e delle imprese di agevolazione tariffaria per la fornitura di energia elettrica e gas naturale nonché per la trasparenza delle offerte al dettaglio e il rafforzamento delle sanzioni delle Autorità di vigilanza», A.C. numero 2281) sono presenti norme per la fornitura di energia elettrica nei confronti di imprese vulnerabili;
appare evidente come la riduzione dei costi energetici rappresenti oggi una misura di sostegno immediato e concreto, utile a garantire la continuità produttiva ed occupazionale delle imprese della moda in difficoltà;
è quindi opportuno prevedere l'erogazione di specifici contributi finalizzati ad interventi di efficientamento o riduzione dei costi di approvvigionamento energetico, per le imprese del settore moda in crisi;
proposte emendative con questa finalità sono state presentate al provvedimento in esame senza essere però approvate,
impegna il Governo
ad accompagnare le misure presenti nel provvedimento in esame, coerentemente con gli impegni assunti con il citato ordine del giorno numero 9/02150/006, con ulteriori interventi da prevedere nel prossimo provvedimento utile volti all'erogazione di specifici contributi finalizzati ad interventi di efficientamento o riduzione dei costi di approvvigionamento energetico rivolti alle imprese del settore moda in crisi.
9/2281-A/18. Bonafè.
La Camera,
premesso che:
il provvedimento all'esame dell'assemblea reca la conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 febbraio 2025, n. 19, recante misure urgenti in favore delle famiglie e delle imprese di agevolazione tariffaria per la fornitura di energia elettrica e gas naturale nonché per la trasparenza delle offerte al dettaglio e il rafforzamento delle sanzioni delle Autorità di vigilanza;
in particolare l'articolo 2 della medesima legge prevede disposizioni urgenti per la fornitura di energia elettrica ai clienti vulnerabili,
impegna il Governo
ad adottare un provvedimento al fine di tutelare i soggetti vulnerabili, nelle zone montane e rurali, garantendo loro la fornitura di energia elettrica a basso costo, al fine di sviluppare infrastrutture adeguate alla connettività digitale, anche attraverso la costituzione di comunità energetiche rinnovabili in zone rurali al fine di tutelare i contadini, gli agricoltori e i braccianti.
9/2281-A/19. Soumahoro.
La Camera,
premesso che:
il decreto-legge in esame reca misure urgenti in favore di famiglie e imprese consistenti in agevolazioni tariffarie per la fornitura di energia elettrica e gas, maggiore trasparenza delle offerte al dettaglio e rafforzamento delle sanzioni delle autorità di vigilanza;
gli obiettivi fissati dal Green Deal europeo prevedono, entro il 2030, una riduzione delle emissioni di gas serra di almeno il 55 per cento rispetto ai livelli del 1990 e sono stati adottati a livello nazionale secondo quanto stabilito dal Piano nazionale integrato energia e clima (PNIEC) aggiornato nel 2024;
a fronte del principio della massima diffusione degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, è ormai noto che alcune aree del territorio italiano sono già «sature» dal punto di vista della installazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile (FER). Tale saturazione, laddove ricorre, comporta consumo di suolo, impatti sul paesaggio e sul godimento dei beni culturali, archeologici e architettonici a detrimento del benessere locale e delle connesse attività turistiche;
a titolo semplificativo, la situazione del Lazio, e segnatamente della provincia di Viterbo, è allarmante. Ad oggi oltre il 78 per cento degli impianti presenti nella regione sono installati nella provincia di Viterbo. Per l'immediato futuro il quadro non è certo roseo dato che le richieste di connessione riferite alla regione Lazio risultano fortemente «esuberanti» rispetto ai target di policy regionali e che tale esubero risulta a carico principalmente della provincia di Viterbo;
sarebbe opportuno adottare misure per evitare il fenomeno della «saturazione virtuale» delle reti elettriche in base al quale il numero di domande presentate dagli operatori appare fortemente sovrastimato, in quanto non rispondente alla effettiva capacità delle reti di connessione sul territorio che non può tener conto dell'esito degli iter autorizzativi in corso presso le autorità competenti. Tale saturazione sta facendo addirittura apparire gli obiettivi di diffusione delle FER di gran lunga superiori ai target climatici nazionali ed europei legati alla produzione di energia rinnovabile, ingenerando ulteriore preoccupazione in territori già saturi dal punto di vista della collocazione degli impianti FER;
sarebbe, altresì, auspicabile, attraverso la pianificazione, evitare il fenomeno per cui una infrastrutturazione massiva della rete in talune aree già sature, ne comporti un ulteriore sviluppo;
un armonizzato e omogeneo sviluppo della rete è in grado di garantire certezze preventive alle aziende, collocazioni adeguate ai territori e il fabbisogno energetico alla Nazione,
impegna il Governo
a individuare misure per far fronte al problema della congestione virtuale della rete, condividendo con gli operatori delle reti, soluzioni finalizzate a individuare e comunicare l'effettiva capacità delle infrastrutture di connessione nel rispetto della esigenza per le aziende di disporre di energia a costi accessibili, degli obiettivi comunitari di decarbonizzazione, dei target energetici previsti per ciascuna regione nel burden sharing, nonché nel rispetto della equa ripartizione delle rinnovabili sul territorio.
9/2281-A/20. Rotelli, Caretta, Ciaburro.
La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame reca misure volte a introdurre misure di sostegno in favore delle famiglie e delle imprese per l'acquisto di energia elettrica e gas naturale;
l'elevato prezzo dell'energia pone infatti un problema di competitività sul profilo internazionale delle aziende, soprattutto se energivore;
secondo i dati dell'Osservatorio Data Center del Politecnico di Milano nel biennio 2023-2024 in Italia sono stati spesi 5 miliardi di euro per la costruzione, l'approntamento e il riempimento di server IT di nuove infrastrutture data center. Una crescita esponenziale che prevede ulteriori investimenti (10,1 miliardi) anche nel biennio 2025-2026. A essere particolarmente ricercata è la zona intorno a Milano, utile soprattutto per i data center ad alta potenza (oltre 10 MW IT) e che necessitano, per funzionare, dell'allacciamento alle reti di alta tensione. Questa tipologia di infrastrutture occupa il 37 per cento di potenza energetica IT totale a livello italiano e sono concentrate per il 70 per cento nell'area milanese: uno sviluppo dirompente che naturalmente sta sollevando interrogativi sul tema delle ricadute ambientali e sull'approvvigionamento energetico e in parte anche idrico;
all'interno del settore delle imprese energivore, trattate dal provvedimento in esame all'articolo 3, i data center rappresentano una infrastruttura fondamentale e imprescindibile per il futuro del nostro Paese ma si tratta di misure temporanee e che valgono per tutte le tipologie di imprese energivore, mentre per i data center, stante il fatto che il consumo significativo di energia è destinato ad aumentare, anche a causa dello sviluppo sempre maggiore dell'IA, è evidente l'esigenza di realizzare delle misure ad hoc, previa interlocuzione con operatori e comunità locali, che possano dare una risposta efficiente e sostenibile a tale richiesta di energia;
i data center inoltre possono essere un'occasione di sviluppo per i territori interessati, con la creazione di posti di lavoro qualificati, il recupero di aree dismesse come industrie o centri commerciali e la possibilità di sfruttamento del calore in eccesso da essi prodotto prevedendo la creazione e lo sviluppo di reti di teleriscaldamento a cui possono essere collegati,
impegna il Governo
ad accompagnare le misure recate dall'articolo 3 del provvedimento in esame, con ulteriori interventi specificamente destinati alle imprese che si avvalgono nelle loro attività di infrastrutture di data center, affinché sia introdotta una normativa chiara e uniforme di tali infrastrutture e siano altresì previsti incentivi soprattutto per la sostenibilità, con l'obiettivo conciliare il progresso economico e tutela ambientale.
9/2281-A/21. Peluffo, Roggiani, Girelli.
La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame reca misure volte a introdurre misure di sostegno in favore delle famiglie e delle imprese per l'acquisto di energia elettrica e gas naturale;
l'elevato prezzo dell'energia pone infatti un problema di competitività sul profilo internazionale delle aziende, soprattutto se energivore;
secondo i dati dell'Osservatorio Data Center del Politecnico di Milano nel biennio 2023-2024 in Italia sono stati spesi 5 miliardi di euro per la costruzione, l'approntamento e il riempimento di server IT di nuove infrastrutture data center. Una crescita esponenziale che prevede ulteriori investimenti (10,1 miliardi) anche nel biennio 2025-2026. A essere particolarmente ricercata è la zona intorno a Milano, utile soprattutto per i data center ad alta potenza (oltre 10 MW IT) e che necessitano, per funzionare, dell'allacciamento alle reti di alta tensione. Questa tipologia di infrastrutture occupa il 37 per cento di potenza energetica IT totale a livello italiano e sono concentrate per il 70 per cento nell'area milanese: uno sviluppo dirompente che naturalmente sta sollevando interrogativi sul tema delle ricadute ambientali e sull'approvvigionamento energetico e in parte anche idrico;
all'interno del settore delle imprese energivore, trattate dal provvedimento in esame all'articolo 3, i data center rappresentano una infrastruttura fondamentale e imprescindibile per il futuro del nostro Paese ma si tratta di misure temporanee e che valgono per tutte le tipologie di imprese energivore, mentre per i data center, stante il fatto che il consumo significativo di energia è destinato ad aumentare, anche a causa dello sviluppo sempre maggiore dell'IA, è evidente l'esigenza di realizzare delle misure ad hoc, previa interlocuzione con operatori e comunità locali, che possano dare una risposta efficiente e sostenibile a tale richiesta di energia;
i data center inoltre possono essere un'occasione di sviluppo per i territori interessati, con la creazione di posti di lavoro qualificati, il recupero di aree dismesse come industrie o centri commerciali e la possibilità di sfruttamento del calore in eccesso da essi prodotto prevedendo la creazione e lo sviluppo di reti di teleriscaldamento a cui possono essere collegati,
impegna il Governo
ad accompagnare le misure recate dall'articolo 3 del provvedimento in esame, con ulteriori interventi specificamente destinati alle imprese che si avvalgono nelle loro attività di infrastrutture di data center, affinché sia introdotta una normativa chiara e uniforme di tali infrastrutture, valutando altresì di prevedere, compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica, forme di incentivo soprattutto per la sostenibilità, con l'obiettivo di conciliare il progresso economico e la tutela dell'ambiente.
9/2281-A/21. (Testo modificato nel corso della seduta)Peluffo, Roggiani, Girelli.
La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame reca misure volte a introdurre misure di sostegno in favore delle famiglie e delle imprese per l'acquisto di energia elettrica e gas naturale; dal 1° luglio 2024 i clienti domestici ancora serviti in Maggior tutela che non hanno scelto un fornitore di energia sul mercato libero sono passati automaticamente nel Servizio a Tutele Graduali e i clienti domestici vulnerabili continuano ad essere serviti in Maggior tutela anche dopo tale scadenza. Il servizio di Maggior tutela è stato quindi sostituito, temporaneamente, dal Servizio a Tutele Graduali che ha una durata di poco meno di 3 anni (fino al 31 marzo 2027); in mancanza di una scelta espressa, al termine di questo periodo il cliente sarà rifornito sempre dallo stesso venditore sulla base della propria offerta di mercato libero più favorevole. È da sottolineare che ARERA ha indicato che stiamo andando incontro al paradosso per cui chi era nel mercato tutelato e non essendo vulnerabile, senza fare nulla e rimanendo fermo avrà un vantaggio sulla bolletta rispetto ai clienti vulnerabili che invece ne hanno più bisogno e questo perché gli operatori si sono aggiudicati i clienti con aste al ribasso con un risparmio che può arrivare a 110 euro all'anno;
nella legge annuale sulla concorrenza 2023 è stato approvato un articolo che prevede una tutela rafforzata per i clienti vulnerabili del mercato dell'energia elettrica, consentendo a questi di passare al servizio a tutele graduali entro il 30 giugno 2025. Si tratta di una misura non risolutiva, stante il fatto che il servizio a tutele graduali è a tempo e che sicuramente per il momento è conveniente, visti gli esiti delle gare svolte; però riteniamo rischioso consentire a coloro che sono il servizio di maggior tutela di passare al servizio a tutele graduali, senza stabilire esattamente che possono tornarvi in ogni momento;
l'articolo 2 del provvedimento all'esame dell'Assemblea interviene sulla disciplina della fornitura di energia elettrica ai clienti vulnerabili, prevedendo che la società Acquirente unico s.p.a., nello svolgere la funzione di approvvigionamento centralizzato dell'energia elettrica all'ingrosso per la successiva cessione agli esercenti il servizio di vulnerabilità, ricorra agli strumenti disponibili sui mercati regolamentati dell'energia elettrica ovvero alla stipula di contratti bilaterali a termine con operatori del mercato all'ingrosso. Viene quindi soppresso il termine entro cui ARERA deve intervenire per disciplinare il servizio di vulnerabilità, stabilendo che tale servizio, per gli utenti vulnerabili, decorra da una data non anteriore alla conclusione del servizio a tutele graduali (e quindi non prima del 31 marzo 2027). Viene inoltre disciplinato un regime transitorio, nelle more dell'aggiudicazione del servizio di vulnerabilità, per i clienti vulnerabili che non abbiano selezionato un fornitore nel mercato libero o nel servizio a tutele graduali, prevedendo che tali clienti continuino a essere riforniti attraverso il servizio di maggior tutela;
sarebbe opportuno intervenire in maniera organica e strutturale per assicurare la fornitura di energia elettrica ai clienti domestici vulnerabili, rispettando principi di efficienza, trasparenza e non discriminazione, permettendo a questi consumatori, di godere di termini contrattuali chiari e affidabili e di opportunità di prezzo comparabili a quelli disponibili per i consumatori di dimensioni più grandi, come del resto accaduto in passato,
impegna il Governo
a prevedere, con il primo provvedimento utile, un intervento definitivo e strutturale che consenta il massimo della tutela alla platea dei clienti vulnerabili e il contenimento dei costi, privilegiando contratti a lungo termine e PPA da fonti rinnovabili.
9/2281-A/22. Pandolfo.
La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame reca misure volte a introdurre misure di sostegno in favore delle famiglie e delle imprese per l'acquisto di energia elettrica e gas naturale, introdurre misure finalizzate a favorire la trasparenza delle offerte al dettaglio di energia elettrica e gas naturale e rafforzare i poteri sanzionatori delle Autorità di vigilanza;
l'articolo 6, comma 1, specifica che le misure cautelari adottate da ARERA al fine del più utile e tempestivo perseguimento degli interessi tutelati possano essere applicate anche avvalendosi dei poteri di controllo e sanzionatori attribuiti alla medesima Autorità dalla legislazione vigente;
ARERA, tramite il portale istituzionale evidenzia come sia essenziale che la crescita della mobilità elettrica si concili con il contestuale sviluppo efficiente del sistema elettrico nel suo complesso: il nuovo segmento di domanda si aggiunge infatti a quelli esistenti, comportando una «nuova elettrificazione» di usi finali tradizionalmente soddisfatti con combustibili liquidi. È dunque importante valutare con attenzione l'impatto che tale nuova domanda potrà avere sulle reti elettriche, in particolare sulle reti di distribuzione in bassa e media tensione, dove si attestano i prelievi delle infrastrutture di ricarica. Al riguardo, è opportuno ricordare che i costi per lo sviluppo, l'esercizio e la manutenzione delle reti elettriche sono posti in capo a tutti gli utenti del sistema elettrico, tramite l'applicazione di tariffe per i servizi di rete non discriminatorie, definite dall'Autorità stessa;
considerate le materie oggetto del presente provvedimento, sono state discusse in Commissione proposte emendative che recano interventi, sussidi, agevolazioni, anche di natura fiscale, finalizzati a compensare direttamente le famiglie e le imprese dall'aumento in bolletta dei costi dell'energia nonché quelle in materia di fonti di energia rinnovabile funzionali a stabilizzare i prezzi energetici e tra queste, alcune sia di maggioranza che di opposizione riguardavano agevolazioni per la diffusione delle colonnine di ricarica elettrica nel nostro Paese;
a tal proposito occorre rilevare che gli obiettivi stabiliti dal PNRR sono da riprogrammare. La sesta relazione sullo stato di attuazione del Piano evidenzia infatti tutte le difficoltà per l'installazione delle infrastrutture di ricarica per i veicoli elettrici. Con i bandi 2024 saranno realizzate poco più di 3.800 stazioni di ricarica rispetto alle oltre 18.000 previste, con un utilizzo dei fondi per poco più di 96 milioni di euro rispetto ai 640 disponibili, mentre si susseguono le rinunce dei soggetti che erano stati ritenuti idonei e ammessi al beneficio;
la carenza di punti di ricarica e il fatto che negli ultimi mesi si sono moltiplicati i casi di furti di rame alle colonnine di ricarica già istallate sono un combinato disposto che rallenta ulteriormente l'elettrificazione della mobilità di questo Paese e ostacola il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione,
impegna il Governo
ad accompagnare le misure recate dal provvedimento in esame con ogni iniziativa di competenza volta a contrastare il crescente numero di furti di rame che sta colpendo, in particolare, le centraline già esistenti, al fine di evitare, per le ragioni indicate in premessa, un incremento dei costi a carico degli utenti, intervenendo altresì, per quanto di competenza, a garantire la copertura dei punti di ricarica, evitando così che l'Italia possa essere chiamata a restituire i fondi ricevuti dall'Europa.
9/2281-A/23. Casu, Francesco Silvestri.
La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame reca misure urgenti in favore delle famiglie e delle imprese di agevolazione tariffaria per la fornitura di energia elettrica e gas naturale;
dai beneficiari delle misure di salvaguardia sono stati inspiegabilmente esclusi gli enti locali, gravati dalle spinte inflattive in modo analogo alle famiglie a reddito fisso, disponendo anch'essi di leve molto limitate di reazione;
l'aumento delle spese energetiche degli ultimi mesi costituisce, infatti, un rischio per i bilanci degli enti locali che sono, come è noto, fondamentalmente rigidi sul versante dell'entrata in ragione di fonti poco sensibili all'andamento dei valori nominali del reddito e dei prezzi e di uno sforzo fiscale già ampiamente esercitato negli scorsi anni;
le prime elaborazioni sulle spese comunali registrate in SIOPE, elaborate con gli stessi metodi utilizzati per il riparto dei contributi assegnati nel 2022 (1 miliardo di euro) e per il 2023 (350 milioni di euro), già mostrano una tendenza al rialzo delle spese energetiche con riferimento ai tre mesi più recenti (dicembre 2024-febbraio 2025) per oltre 350 milioni di euro, che risulteranno prevedibilmente maggiori una volta disponibili i dati relativi all'intero primo quadrimestre 2025;
bisognerebbe intervenire su tre aspetti relativi alle difficoltà comuni a tanti enti locali: i costi diretti che svuotano parti del bilancio e sono conseguenza delle cosiddette «spese incomprimibili»; il costo indiretto singolo relativo ai costi della cosiddetta «zona grigia reddituale» bisognosa di servizi di assistenza sociale; il costo collettivo, legato, ad esempio, ai contributi a carico dei comuni nei confronti di concessionari della gestione di immobili o servizi;
al fine di garantire la continuità dei servizi erogati da parte degli enti locali è necessario riconoscere in loro favore risorse straordinarie per far fronte ai maggiori costi energetici,
impegna il Governo
a riconoscere in favore degli enti locali un contributo straordinario a parziale compensazione dei maggiori oneri per costi energetici, da ripartire in ragione della spesa per utenze di energia elettrica e gas.
9/2281-A/24. De Micheli, Peluffo, Di Sanzo, Gnassi, Pandolfo, Ghirra.
La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame reca misure urgenti in favore delle famiglie e delle imprese di agevolazione tariffaria per la fornitura di energia elettrica e gas naturale;
l'aumento delle spese energetiche degli ultimi mesi costituisce, infatti, un rischio per i bilanci degli enti locali che sono, come è noto, fondamentalmente rigidi sul versante dell'entrata in ragione di fonti poco sensibili all'andamento dei valori nominali del reddito e dei prezzi e di uno sforzo fiscale già ampiamente esercitato negli scorsi anni;
le prime elaborazioni sulle spese comunali registrate in SIOPE, elaborate con gli stessi metodi utilizzati per il riparto dei contributi assegnati nel 2022 (1 miliardo di euro) e per il 2023 (350 milioni di euro), già mostrano una tendenza al rialzo delle spese energetiche con riferimento ai tre mesi più recenti (dicembre 2024-febbraio 2025) per oltre 350 milioni di euro, che risulteranno prevedibilmente maggiori una volta disponibili i dati relativi all'intero primo quadrimestre 2025;
bisognerebbe intervenire su tre aspetti relativi alle difficoltà comuni a tanti enti locali: i costi diretti che svuotano parti del bilancio e sono conseguenza delle cosiddette «spese incomprimibili»; il costo indiretto singolo relativo ai costi della cosiddetta «zona grigia reddituale» bisognosa di servizi di assistenza sociale; il costo collettivo, legato, ad esempio, ai contributi a carico dei comuni nei confronti di concessionari della gestione di immobili o servizi;
al fine di garantire la continuità dei servizi erogati da parte degli enti locali è necessario riconoscere in loro favore risorse straordinarie per far fronte ai maggiori costi energetici,
impegna il Governo
a valutare l'opportunità di adottare ulteriori misure di sostegno in favore degli enti locali a sostegno dei maggiori oneri per i costi energetici.
9/2281-A/24. (Testo modificato nel corso della seduta)De Micheli, Peluffo, Di Sanzo, Gnassi, Pandolfo, Ghirra.
La Camera,
premesso che:
l'articolo 3, del decreto-legge in esame recante «Misure urgenti in favore delle famiglie e delle imprese di agevolazione tariffaria per la fornitura di energia elettrica e gas naturale nonché per la trasparenza delle offerte al dettaglio e il rafforzamento delle sanzioni delle Autorità di vigilanza», introduce misure specifiche volte a ridurre il costo dell'energia per le imprese, in particolare quelle con un elevato consumo energetico attraverso lo stanziamento di 600 milioni di euro per il finanziamento del Fondo per la transizione energetica e l'azzeramento, per sei mesi, della componente ASOS degli oneri di sistema per le aziende con potenza disponibile superiore a 16,5 kilowatt;
i commi 50 e 51 dell'articolo 1, della legge 30 dicembre 2024, n. 207 (Legge di bilancio 2025-2027) delineano misure specifiche per migliorare e modernizzare la rete di distribuzione dell'energia elettrica in Italia;
in particolare, il comma 50, prevede l'emanazione di un decreto che definisca i termini e le modalità con cui i concessionari di energia elettrica dovranno presentare i piani straordinari di investimento pluriennali nel rispetto dei seguenti obiettivi: migliorare la resilienza del sistema contro eventi estremi, aumentare la capacità di integrazione delle energie rinnovabili, potenziare le infrastrutture per gestire l'aumento della domanda di energia elettrica, migliorare la flessibilità del sistema di distribuzione e rafforzare la sicurezza delle infrastrutture contro minacce fisiche e cibernetiche;
il comma 51, stabilisce che il decreto dettagli anche i criteri per la determinazione degli oneri che i concessionari del servizio di distribuzione dell'energia elettrica sono tenuti a versare in ragione della rimodulazione dei piani straordinari di investimento pluriennali, senza tuttavia prevedere una quantificazione ben precisa di tali oneri che ricadranno automaticamente sul costo in bolletta che dovranno pagare i cittadini;
risulta essenziale e urgente, considerati i continui e crescenti rialzi delle materie prime, assicurare che gli investimenti necessari per migliorare la rete di distribuzione dell'energia non si traducano in nuovi oneri finanziari per i concessionari, e, di conseguenza, in nuovi costi per i consumatori in bolletta;
tale approccio preventivo è da considerare cruciale per garantire che le strategie di modernizzazione dell'infrastruttura energetica contribuiscano effettivamente alla resilienza e sostenibilità del sistema energetico nazionale senza aggravare il peso finanziario sulle famiglie italiane e sul tessuto produttivo del Paese,
impegna il Governo
ad accompagnare le misure recate dal provvedimento in esame, con iniziative volte a garantire che le strategie di finanziamento e di sviluppo infrastrutturale nel settore energetico nell'ambito dei piani di investimento pluriennali per migliorare la rete di distribuzione dell'energia di cui all'articolo 1, comma 50 e 51, della legge 30 dicembre 2024, n. 207 (legge di bilancio 2025-2027) non comportino aumenti nelle tariffe delle bollette di energia elettrica e gas naturale per le famiglie e le imprese.
9/2281-A/25. Del Barba, Peluffo.
La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame reca misure volte a introdurre misure di sostegno in favore delle famiglie e delle imprese per l'acquisto di energia elettrica e gas naturale;
l'elevato prezzo dell'energia pone infatti un problema di competitività sul profilo internazionale delle aziende, soprattutto se energivore;
con 140 anni di esperienza, il polo di Terni è oggi uno dei più importanti siti siderurgici europei a ciclo integrato del settore inox;
il mantenimento di presidi produttivi e la trasformazione della siderurgia in ottica «net zero» sono obiettivi strategici sia per la decarbonizzazione, sia per la competitività dell'industria manifatturiera italiana;
nell'aprile 2022 Arvedi ha presentato le linee guida del piano industriale che prevede un assetto impiantistico capace di generare volumi produttivi di un milione e cinquecentomila tonnellate di prodotti finiti. La realizzazione del piano industriale è condizionata da un accordo di programma con il Governo e la regione dell'Umbria per adeguare fattori localizzativi e infrastrutture al progetto e per garantire la transizione ecologica nel processo produttivo;
l'accordo di programma, che dovrà garantire livelli produttivi adeguati, tutela dell'occupazione, innovazione ambientale, soluzioni per la gestione dei rifiuti industriali, infrastrutture idonee non è ancora stato sottoscritto e rimangono ancora aperti i problemi legati al costo dell'energia, elemento cruciale per AST e per tutto il settore siderurgico, fortemente dipendente da forniture energetiche a prezzi competitivi;
l'imposizione di dazi sull'acciaio da parte della nuova amministrazione statunitense genera, inoltre, ulteriori preoccupazioni legate a un possibile rallentamento di esportazioni di acciaio dall'Europa, che potrebbe portare a una saturazione del mercato continentale creando difficoltà alle esportazioni delle acciaierie ternane;
l'articolo 3 del decreto-legge in esame si occupa delle misure di riduzione del costo dell'energia per le imprese, disponendo la destinazione, per l'anno 2025, di 600 milioni di euro per il finanziamento del Fondo per la transizione energetica nel settore industriale,
impegna il Governo
ad adottare, con la massima sollecitudine, ogni idonea iniziativa di competenza finalizzata a scongiurare la perdita del polo siderurgico di Terni, a partire da misure strutturali per la fornitura di energia a prezzi idonei a sostenerne la competitività a livello internazionale e a garantirne il rilancio in termini produttivi, occupazionali e ambientali.
9/2281-A/26. Ascani, Piccolotti, Pavanelli, Grippo.
La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame reca misure volte a introdurre misure di sostegno in favore delle famiglie e delle imprese per l'acquisto di energia elettrica e gas naturale;
la diffusione delle energie rinnovabili e l'autoconsumo rappresentano il modo più efficace per garantire l'indipendenza energetica e per abbattere il costo dell'energia, consentendo ai consumatori di ottenere un risparmio sicuro e prevedibile;
data la natura intermittente di alcune fonti rinnovabili, acquisiscono una grande importanza i sistemi di stoccaggio dell'energia a batteria (BESS), elemento fondamentale per la transizione energetica, con diversi campi d'applicazione e importanti benefici per l'economia, la società e l'ambiente;
le BESS sono impianti in cui le batterie sono usate per immagazzinare l'elettricità prodotta dagli impianti di generazione e renderla disponibile nei momenti di necessità;
grazie ai sistemi di accumulo, l'elettricità prodotta dagli impianti eolici e solari può essere immagazzinata e poi rilasciata nei momenti voluti: può essere dunque erogata ai clienti in qualsiasi momento, indipendentemente dall'ora del giorno e dalle condizioni meteorologiche;
lo stoccaggio è quindi indispensabile per favorire la diffusione massiccia nel sistema energetico delle nuove fonti rinnovabili: è essenziale per ridurre il ricorso ai combustibili fossili, e quindi per ridurre le emissioni di gas serra in atmosfera, e per abbattere i costi dell'approvvigionamento energetico;
nel corso dell'esame in sede referente sono state approvate ulteriori disposizioni relative alla promozione della costituzione di comunità energetiche rinnovabili;
in particolare, sono stati introdotti due nuovi articoli 3-quinquies e 3-sexies recanti disposizioni relative ai procedimenti di autorizzazione dei sistemi di accumulo e in materia di iter autorizzativi,
impegna il Governo
ad adottare iniziative di competenza volte a promuovere la diffusione di sistemi di stoccaggio dell'energia a batteria mediante la previsione di ulteriori incentivi e misure di semplificazione, da adottarsi garantendo il pieno coinvolgimento degli enti territoriali, al fine di sfruttare le energie rinnovabili per garantire una maggiore indipendenza energetica e l'abbattimento dei costi dell'energia per famiglie e imprese.
9/2281-A/27. Curti.
La Camera,
premesso che:
l'articolo 4 del decreto-legge oggetto di conversione contiene disposizioni volte a garantire che l'eventuale maggior gettito IVA derivante dall'aumento del prezzo del gas sia destinato alle famiglie e alle microimprese vulnerabili al fine di contenere il maggior onere da queste sostenuto per la fornitura di gas naturale ed energia elettrica e derivante dall'aumento del prezzo internazionale del gas naturale sul costo finale di tali prodotti;
gli obiettivi di efficientamento della rete e dei consumi, mirati alle esigenze delle famiglie, sono già previsti al decreto legislativo n. 102 del 2014 quale decreto di «attuazione della direttiva 2012/27/UE sull'efficienza energetica, che modifica le direttive 2009/125/CE e 2010/30/UE e abroga le direttive 2004/8/CE e 2006/32/CE»;
al fine di incentivare, da una parte, più corrette modalità di consumo energetico e, dall'altra, una maggiore efficienza degli operatori, diventa strategica la verifica puntuale dei consumi degli utenti finali attraverso i cosiddetti smart meter;
gli smart meter sono contatori o misuratori per la telelettura e telegestione dei contatori che permettono, in generale, di ricavare dati puntuali di consumo relativamente all'energia elettrica, al gas e all'acqua corrente da remoto;
tra i vantaggi dei predetti sistemi vi è la riduzione dei costi di gestione delle letture e del contratto, operazioni che ora diventano praticabili da remoto, la frequenza superiore di lettura, la consapevolezza dell'utente in merito a consumi e sprechi, data dalla misurazione in tempo reale dei consumi e dalla relativa analisi grazie ad algoritmi di efficientamento, il miglioramento delle abitudini energetiche e aumento del risparmio energetico e la conseguente riduzione dei costi dell'energia per l'utente,
impegna il Governo
a valutare l'opportunità di prevedere, al fine di conseguire gli obiettivi di efficienza energetica ed assicurare benefici per i clienti finali e nel rispetto di quanto previsto dal decreto legislativo 4 luglio 2014, n. 102, che le imprese di distribuzione del gas effettuino senza deroga e con cadenza mensile, le rilevazioni dei consumi delle utenze domestiche dotate di misuratori per la telelettura e telegestione dei contatori da remoto, qualsiasi sia il loro prelievo annuo.
9/2281-A/28. Bicchielli.
La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame reca misure urgenti in favore delle famiglie e delle imprese di agevolazione tariffaria per la fornitura di energia elettrica e gas naturale;
al fine di contenere i maggiori oneri energetici per famiglie e microimprese vulnerabili, nonché favorire l'uso efficiente dell'energia e la transizione verde, il recupero e il riutilizzo del calore prodotto da infrastrutture digitali e dai centri di elaborazione dati (cosiddetti datacenter), rappresenta un'opportunità non trascurabile ai fini del raggiungimento degli obiettivi che il provvedimento in esame si pone;
il settore dei centri di elaborazione dati conta sempre più infrastrutture ed è in continua evoluzione. Tali impianti producono, durante il loro funzionamento, una quantità di calore tale che non può e non deve essere dispersa. Nell'ambito di ogni piano di sostenibilità diventa quindi imprescindibile la ricerca delle migliori strategie per sfruttarlo e riutilizzarlo nel modo più funzionale possibile;
il riuso di tale calore non solo contribuirebbe alla riduzione dei costi per il riscaldamento e per l'approvvigionamento energetico ma eviterebbe anche ingenti sprechi consentendo il riutilizzo di una quantità significativa di energia che altrimenti verrebbe dispersa nell'ambiente;
a dimostrazione della fattibilità concreta di questa tipologia di interventi, si rammentano i progetti di teleriscaldamento basati sul recupero del calore prodotto dai datacenter già in corso anche da parte di soggetti partecipati da enti pubblici, come il caso di A2A in Lombardia,
impegna il Governo
ad accompagnare le misure recate dal provvedimento in esame, promuovendo ogni iniziativa utile, ivi incluse misure di sostegno e semplificazioni burocratiche e amministrative, finalizzata a favorire il recupero e il riutilizzo del calore prodotto dalle infrastrutture digitali, quali i centri di elaborazione dati, che emettono grandi quantità di calore durante il loro funzionamento, per alimentare sistemi di teleriscaldamento e altre soluzioni energetiche sostenibili.
9/2281-A/29. Pastorella, Benzoni.
La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame reca misure volte a introdurre misure di sostegno in favore delle famiglie e delle imprese per l'acquisto di energia elettrica e gas naturale;
l'articolo 2, comma 2 definisce alcune finalità prioritarie a cui dovrà tendere il Piano sociale per il clima, attualmente in corso di predisposizione;
in particolare, viene infatti stabilito che, nel rispetto delle finalità previste dal regolamento (UE) 2023/955 (che disciplina, tra l'altro, la presentazione da parte di ogni Stato membro di un apposito piano sociale per il clima), nell'ambito delle misure di attuazione del PSC sono previste specifiche misure di investimento e sostegno per famiglie e microimprese vulnerabili, in misura non superiore al 50 per cento del totale delle risorse disponibili, anche con modalità flessibili e diversificate in ragione dell'andamento dei prezzi dei prodotti energetici, in maniera da garantire misure di intervento immediato per la riduzione dei possibili impatti negativi ai fini dell'accesso a servizi energetici essenziali;
il Fondo sociale per il clima è stato infatti istituito dal regolamento (UE) 2023/955, per il periodo compreso tra il 2026 e il 2032, al fine di sostenere finanziariamente gli Stati membri per le misure e gli investimenti indicati nei piani nazionali a beneficio delle famiglie, delle microimprese e degli utenti dei trasporti che sono vulnerabili e risentono particolarmente dell'inclusione, nel sistema di emission trading disciplinato dalla direttiva 2003/87/CE, delle emissioni di gas a effetto serra prodotte dagli edifici e dal trasporto su strada;
il Fondo ha una dotazione finanziaria di 65 miliardi di euro per il periodo dal 1° gennaio 2026 al 31 dicembre 2032, ma qualora l'ETS 2 fosse rinviato al 2028 l'importo massimo scende a 54,6 miliardi di euro;
all'Italia spetta una quota del Fondo di 7 miliardi di euro (o di 5,9 miliardi in caso di rinvio dell'ETS 2 al 2028), al quale lo Stato deve contribuire con almeno il 25 per cento dei costi totali stimati dal Piano nazionale;
quanto al contenuto, il Regolamento prevede che «nei costi totali stimati dei piani gli Stati membri possono includere i costi delle misure che forniscono alle famiglie vulnerabili e agli utenti vulnerabili dei trasporti un sostegno diretto al reddito per ridurre l'impatto dell'aumento dei prezzi del trasporto su strada e dei combustibili per riscaldamento», ma anche che «i costi delle misure che forniscono un sostegno diretto temporaneo al reddito non rappresentano più del 37,5 per cento dei costi totali stimati del piano»;
il Piano sociale per il clima deve essere presentato alla Commissione, a seguito di una consultazione pubblica, entro il 30 giugno 2025;
nel corso dell'incontro del Governo con i rappresentanti delle categorie produttive, per un confronto sul tema dei dazi recentemente introdotti dagli Stati Uniti, la Presidente Meloni avrebbe offerto 32 miliardi di euro per sostenere le aziende in difficoltà, senza gravare sulla finanza pubblica. Nel dettaglio, 14 miliardi dovrebbero provenire dai fondi del PNRR «per sostenere l'occupazione e aumentare l'efficienza», 11 miliardi dalla revisione della politica di Coesione e 7 miliardi dal Piano sociale per il clima;
la revisione dei suddetti strumenti dovrà essere necessariamente oggetto di negoziato con la Commissione europea;
si ricorda che la legge di bilancio per il 2025 ha previsto un ulteriore stanziamento, di circa 2 miliardi di euro, per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, facendo così lievitare il costo di un'opera inutile, costosa e pericolosa a oltre 13 miliardi di euro,
impegna il Governo
a valutare gli effetti applicativi dell'articolo 2, comma 2, del provvedimento in esame al fine di assicurare che la proposta di Piano sociale per il clima sia coerente con le finalità e le condizionalità stabilite dal regolamento (UE) 2023/955, garantendo pertanto che i fondi vengano destinati esclusivamente alle famiglie, alle microimprese e agli utenti dei trasporti vulnerabili e che risentiranno particolarmente dell'inclusione nel sistema ETS2 dei settori degli edifici e del trasporto stradale.
9/2281-A/30. Braga, Simiani, Curti, Evi, Ferrari.
La Camera,
premesso che:
negli ultimi anni si è assistito a un incremento esponenziale delle segnalazioni da parte di cittadini italiani concernenti telefonate indesiderate e insistenti da parte di call center, spesso effettuate in orari inopportuni, con modalità aggressive e senza il consenso preventivo degli utenti;
alcune stime parlano in merito di oltre 110 milioni di schede sim voce che ricevono in media quasi due chiamate al giorno dai call center;
tali pratiche, comunemente definite «telemarketing selvaggio», generano notevole disagio, turbano la tranquillità dei cittadini e possono configurarsi come vere e proprie forme di molestia;
spesso, le chiamate provengono da numeri sconosciuti o mascherati, rendendo difficile l'identificazione del chiamante e l'esercizio dei diritti da parte degli utenti;
nonostante l'esistenza di normative volte a regolamentare il telemarketing e a tutelare i consumatori (come il Registro pubblico delle opposizioni e il regolamento UE 2016/679 – GDPR), il fenomeno sembra persistere e, in alcuni casi, intensificarsi;
numerose segnalazioni evidenziano la mancata verifica o il mancato rispetto delle liste di opposizione, l'utilizzo di dati personali acquisiti illecitamente o senza un consenso specifico per finalità di marketing, e la difficoltà per i cittadini di esercitare i propri diritti di cancellazione o opposizione;
in alcuni casi le pratiche aggressive di alcuni call center possono anche essere finalizzate a truffe o alla sottoscrizione di contratti non richiesti o ingannevoli, causando danni economici significativi ai consumatori, in particolare alle fasce più vulnerabili della popolazione;
la tutela della privacy e della tranquillità dei cittadini rappresenta un diritto fondamentale;
è quindi necessario garantire l'efficace applicazione delle normative esistenti e, se necessario, introdurre ulteriori misure per contrastare efficacemente il fenomeno del telemarketing selvaggio;
è altresì prioritario assicurare che i cittadini siano adeguatamente informati sui propri diritti e sui meccanismi di tutela disponibili;
nel provvedimento in esame, all'articolo 4, sono presenti «Disposizioni per l'effettività della tutela nell'ambito dei procedimenti sanzionatori attivati dalle Autorità di settore»;
nel corso della discussione del provvedimento in esame sono state presentate numerose proposte emendative per rendere obbligatorio, nei display del telefono dei cittadini, l'immediato riconoscimento di una chiamata di natura commerciale proveniente da call center;
tali proposte, che avrebbero di fatto risolto immediatamente questa problematica, non sono state approvate con il risultato di costringere milioni di cittadini a continuare ad essere vessati da chiamate e proposte di natura commerciale non richieste, spesso aggressive e quasi mai trasparenti. L'iter delle proposte di legge su tale tema, attualmente in discussione in Parlamento, sta infatti subendo rallentamenti e qualora non venissero approvate definitivamente entro la fine dell'attuale Legislatura le ripercussioni negative sui consumatori sarebbero innumerevoli,
impegna il Governo
ad adottare in tempi brevi e certi, in relazione a quanto espresso in premessa, iniziative normative volte a rendere obbligatorio, nei display del telefono dei cittadini, l'immediato riconoscimento di una chiamata di natura commerciale non richiesta proveniente da call center.
9/2281-A/31. Simiani, Peluffo, Ascani, De Luca, Benzoni, Morfino, Mari, Amato, Gadda, Dell'Olio, Casu.
La Camera,
considerato che:
il provvedimento in esame contiene disposizioni per favorire la generazione energetica da fonte rinnovabile al fine di favorire la riduzione dei consumi e dei costi dell'energia;
è in corso di emanazione il decreto del Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, attuativo dei commi 513-519 dell'articolo 1 della legge n. 207 del 2024 (legge di bilancio 2025) nel quale sono stabilite le modalità di utilizzo delle risorse relative all'Investimento 17 di cui alla Missione 7 REPowerEU del PNRR, destinato a incentivare le ristrutturazioni energetiche dell'edilizia residenziale pubblica, a condizione che si determini un miglioramento minimo dell'efficienza energetica non inferiore al 30 per cento;
l'obiettivo della misura PNRR, dotata di 1.381 milioni di euro per l'anno 2025 è quello di sostenere le ristrutturazioni a beneficio delle famiglie vulnerabili e a basso reddito e di alleviare la povertà energetica, mediante un investimento pubblico volto a incentivare gli investimenti privati e migliorare l'accesso ai finanziamenti per le ristrutturazioni energetiche dell'edilizia residenziale pubblica e sociale;
coerentemente con il principio di non arrecare un danno significativo agli obiettivi ambientali, ai sensi dell'articolo 17 del regolamento (UE) 2020/852 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 giugno 2020, non sono agevolabili gli investimenti destinati ad attività direttamente connesse ai combustibili fossili o ai rifiuti;
ai sensi dalle normative europee le biomasse sono fonti rinnovabili. I moderni impianti a biomassa sono in grado di raggiungere, grazie all'applicazione di misure primarie e secondarie di abbattimento, emissioni di appena 0,2 mg di particolato, al pari delle migliori tecnologie a gas disponibili;
la regione Lombardia, una delle regioni più colpite dal superamento dei limiti di emissione, ha approvato una Delibera di giunta regionale (DGR 3649), lo scorso 16 dicembre, nella quale ha introdotto livelli massimi emissivi pari a 2,5 mg e 1 mg, secondo le tecnologie applicate, superando gli obiettivi della direttiva Ecodesign;
tale delibera sposta l'attenzione dal tipo di combustibile utilizzato all'efficienza tecnica dell'impianto, togliendo espressamente ogni ostacolo al ricorso alle biomasse in caso di utilizzo di tecnologie avanzate;
il MASE sta predisponendo il decreto relativo alle nuove classi di qualità per la certificazione dei generatori di calore a biomasse combustibili solide e quello relativo alla definizione dei criteri generali in materia di esercizio, conduzione, controllo, manutenzione e ispezione degli impianti termici;
è in fase di aggiornamento anche il decreto sul conto termico grazie al quale nel decennio compreso tra il 2013 e il 2023 sono stati finanziati 376.000 interventi riguardanti i generatori di biomasse. Tali generatori sono anche riconosciuti in sede di assegnazione dei Titoli di efficienza energetica (TEE) e usufruiscono degli incentivi fiscali;
la bozza di decreto ministeriale, sopra descritta, considera esclusivamente i micro-cogeneratori a motore endotermico alimentati, a biomasse, biogas o bioliquidi,
impegna il Governo
in sede di attuazione dei commi 513-519 dell'articolo 1 della legge n. 207 del 2024 (legge di bilancio 2025) a prevedere che tra gli interventi ammissibili siano previsti anche quelli relativi alla sostituzione di impianti di climatizzazione invernale esistenti ovvero per la produzione di energia termica, con impianti dotati di caldaie a biomassa anche solida ad alta efficienza, nel rispetto di quanto previsto dalla Direttiva 2024/1275.
9/2281-A/32. Squeri.
La Camera,
considerato che:
l'articolo 5 del provvedimento in esame introduce disposizioni volte ad incrementare, attraverso l'intervento di ARERA, le misure occorrenti per aumentare la trasparenza e la confrontabilità delle offerte di energia elettrica e di gas ai clienti finali domestici sul mercato libero, in maniera da consentire un'agevole leggibilità delle offerte e dei contratti;
l'obiettivo è perseguito anche tramite la previsione di documenti standardizzati dei quali i fornitori di energia elettrica e gas sono tenuti ad avvalersi, oltre che con la riduzione e semplificazione dei componenti dei corrispettivi applicabili nei contratti al dettaglio di energia elettrica e gas;
la commissione ha introdotto nell'articolo una disposizione che demanda ad ARERA la definizione delle modalità con i fornitori di elettricità e gas devono comunicare le modifiche unilaterali del contratto ai clienti del mercato libero;
la norma introdotta specifica che:
dette comunicazioni devono essere trasmesse secondo modalità semplificate e idonee a garantirne la massima conoscibilità;
esse devono recare in evidenza la dicitura: «Proposta di modifica unilaterale del contratto»;
ARERA aggiorna il codice di condotta commerciale per la vendita di energia elettrica e di gas naturale ai clienti finali in coerenza con le disposizioni di cui al presente comma, complessivamente considerato;
il codice di Condotta commerciale per la vendita di energia elettrica e del Gas è allegato alla deliberazione ARERA 366/2018/R/com, più volte integrato;
l'articolo 13 di detto codice stabilisce i termini e modalità di preavviso per la variazione unilaterale delle condizioni contrattuali e per le evoluzioni automatiche delle condizioni economiche,
impegna il Governo
a valutare se non ritenga opportuno chiarire che la disposizione introdotta nell'articolo 5 in sede di esame in commissione si riferisce esclusivamente alle variazioni unilaterali delle condizioni contrattuali di cui all'articolo 13.1 del Codice di condotta commerciale.
9/2281-A/33. Boscaini.
La Camera,
considerato che:
l'articolo 5 del provvedimento in esame introduce disposizioni volte ad incrementare, attraverso l'intervento di ARERA, le misure occorrenti per aumentare la trasparenza e la confrontabilità delle offerte di energia elettrica e di gas ai clienti finali domestici sul mercato libero;
segnalano le associazioni dei consumatori che nel settore del gas permane, all'interno del quadro regolatorio, un equilibrio non corretto per quanto riguarda i rapporti tra operatori e utenti domestici;
è opportuno che ARERA, nella sua potestà regolatoria, sia indirizzata ad assolvere pienamente alle proprie prerogative, ponendo attenzione a eventuali alterazioni della parità di condizioni tra operatori e clienti finali domestici;
il decreto legislativo 4 luglio 2014, n. 102, di attuazione della direttiva 2012/27/UE sull'efficienza energetica, detta precise disposizioni in merito al diritto degli utenti finali di accedere agevolmente alle informazioni sui propri consumi attuali e storici, alle fatturazioni, ad avere una spiegazione chiara e comprensibile sul modo in cui la loro fattura è stata compilata, a disporre di una propria area riservata sul sito del fornitore, tramite la quale interloquire, nonché ad avere accesso alle procedure di reclamo, ai servizi di mediazione o ai meccanismi alternativi di risoluzione delle controversie;
l'ARERA ha emanato direttive per la messa in servizio di gruppi di misura del gas caratterizzati dai requisiti funzionali minimi, che hanno imposto agli operatori di sostituire i misuratori di gas metano a servizio delle utenze con i cosiddetti «smart meter» di nuova tecnologia, conformi ai requisiti imposti dalla direttive dell'Unione europea;
pur nella complessità del sistema di misura del gas e delle difficoltà connesse al funzionamento degli smart meter nelle aree remote, le associazioni dei consumatori richiedono che sia assicurato al cliente finale:
una corretta tempistica nella rilevazione dei consumi, che tenga conto delle richieste dell'utenza;
la messa a disposizione, nella propria area riservata sul sito del fornitore, anche della documentazione necessaria ad accertare la causa o la responsabilità di un problema insorto che incida sui rapporti di fornitura, nonché la previsione che degli interventi richiesti dall'utente debba essere rilasciato verbale;
l'adozione di misure volte ad evitare il discarico di responsabilità reciproco tra la società di vendita del gas e quella di distribuzione;
la piena salvaguardia dei propri diritti in caso di controversie tra distributore e soggetti incaricati alla lettura o alla manutenzione degli smart meter;
l'esenzione da obblighi o responsabilità nei compiti di verifica degli stessi misuratori, valutando l'esonero degli oneri per la gestione del contatore nei periodi in cui si verificano anomalie;
l'adozione di sanzioni a carico degli operatori, in difetto degli adempimenti a cui sono obbligati, anche nel caso di responsabilità attribuibili a soggetti loro aventi causa;
la piena attuazione di quanto previsto dall'articolo 2, comma 12, lettera m), della legge 14 novembre 1995 n. 481, sulla tempestiva valutazione, posta in carico ad ARERA, di reclami, istanze e segnalazioni presentate dagli utenti;
la definizione compiuta di un procedimento extragiudiziale di controversie insorte con gli operatori, accessibile gratuitamente anche alle fasce vulnerabili della popolazione,
impegna il Governo
a farsi promotore presso l'ARERA di un'azione che consenta la piena attuazione delle misure di tutela dei consumatori finali previste dalle norme dell'Unione europea, tenendo conto delle criticità esposte in premessa.
9/2281-A/34. Battilocchio.
La Camera,
considerato che:
l'articolo 5 del provvedimento in esame introduce disposizioni volte ad incrementare, attraverso l'intervento di ARERA, le misure occorrenti per aumentare la trasparenza e la confrontabilità delle offerte di energia elettrica e di gas ai clienti finali domestici sul mercato libero;
segnalano le associazioni dei consumatori che nel settore del gas permane, all'interno del quadro regolatorio, un equilibrio non corretto per quanto riguarda i rapporti tra operatori e utenti domestici;
è opportuno che ARERA, nella sua potestà regolatoria, sia indirizzata ad assolvere pienamente alle proprie prerogative, ponendo attenzione a eventuali alterazioni della parità di condizioni tra operatori e clienti finali domestici;
il decreto legislativo 4 luglio 2014, n. 102, di attuazione della direttiva 2012/27/UE sull'efficienza energetica, detta precise disposizioni in merito al diritto degli utenti finali di accedere agevolmente alle informazioni sui propri consumi attuali e storici, alle fatturazioni, ad avere una spiegazione chiara e comprensibile sul modo in cui la loro fattura è stata compilata, a disporre di una propria area riservata sul sito del fornitore, tramite la quale interloquire, nonché ad avere accesso alle procedure di reclamo, ai servizi di mediazione o ai meccanismi alternativi di risoluzione delle controversie;
l'ARERA ha emanato direttive per la messa in servizio di gruppi di misura del gas caratterizzati dai requisiti funzionali minimi, che hanno imposto agli operatori di sostituire i misuratori di gas metano a servizio delle utenze con i cosiddetti «smart meter» di nuova tecnologia, conformi ai requisiti imposti dalla direttive dell'Unione europea;
pur nella complessità del sistema di misura del gas e delle difficoltà connesse al funzionamento degli smart meter nelle aree remote, le associazioni dei consumatori richiedono che sia assicurato al cliente finale:
una corretta tempistica nella rilevazione dei consumi, che tenga conto delle richieste dell'utenza;
la messa a disposizione, nella propria area riservata sul sito del fornitore, anche della documentazione necessaria ad accertare la causa o la responsabilità di un problema insorto che incida sui rapporti di fornitura, nonché la previsione che degli interventi richiesti dall'utente debba essere rilasciato verbale;
l'adozione di misure volte ad evitare il discarico di responsabilità reciproco tra la società di vendita del gas e quella di distribuzione;
la piena salvaguardia dei propri diritti in caso di controversie tra distributore e soggetti incaricati alla lettura o alla manutenzione degli smart meter;
l'esenzione da obblighi o responsabilità nei compiti di verifica degli stessi misuratori, valutando l'esonero degli oneri per la gestione del contatore nei periodi in cui si verificano anomalie;
l'adozione di sanzioni a carico degli operatori, in difetto degli adempimenti a cui sono obbligati, anche nel caso di responsabilità attribuibili a soggetti loro aventi causa;
la piena attuazione di quanto previsto dall'articolo 2, comma 12, lettera m), della legge 14 novembre 1995 n. 481, sulla tempestiva valutazione, posta in carico ad ARERA, di reclami, istanze e segnalazioni presentate dagli utenti;
la definizione compiuta di un procedimento extragiudiziale di controversie insorte con gli operatori, accessibile gratuitamente anche alle fasce vulnerabili della popolazione,
impegna il Governo
a valutare l'opportunità di farsi promotore presso l'ARERA di un'azione che consenta la piena attuazione delle misure di tutela dei consumatori finali previste dalle norme dell'Unione europea, tenendo conto delle criticità esposte in premessa.
9/2281-A/34. (Testo modificato nel corso della seduta)Battilocchio.
La Camera,
premesso che:
in particolare, per il contrasto al caro bollette di famiglie e imprese, l'articolo 1 del provvedimento in esame dispone per il 2025 il riconoscimento di un contributo straordinario di 200 euro sulle forniture di energia elettrica per i clienti domestici con un ISEE fino a 25.000 euro. Il contributo viene riconosciuto nel limite delle risorse disponibili a qualsiasi titolo sul bilancio della Cassa per i servizi energetici e ambientali (CSEA). Vengono stimati in 8 milioni i nuclei familiari con ISEE inferiore a 25.000 euro, per un impatto complessivo della misura pari a 1,6 miliardi di euro;
l'articolo 3 si occupa delle misure di riduzione del costo dell'energia per le imprese. In particolare, da un lato, si dispone la destinazione, per l'anno 2025, di 600 milioni di euro per il finanziamento Fondo per la transizione energetica nel settore industriale: i relativi oneri sono coperti mediante utilizzo di parte dei proventi derivanti dalle aste delle quote di emissione di gas a effetto serra, in deroga agli ordinari criteri di ripartizione. Dall'altro, si prevede un'agevolazione per la fornitura di energia elettrica per i clienti non domestici in bassa tensione con potenza disponibile superiore a 16,5 kW, rappresentata dall'azzeramento per un semestre della parte della componente ASOS (la componente degli oneri generali di sistema a sostegno delle energie da fonti rinnovabili);
la recente proroga delle concessioni per la rete di distribuzione elettrica, effettuata con emendamento alla legge di bilancio 2025 e che consente di inserire i costi del rinnovo della concessione, ossia gli oneri che i concessionari sono tenuti a versare in ragione della rimodulazione della durata della concessione dell'attività di distribuzione elettrica, rischia di aggiungere nuovi costi ai già pesanti oneri di sistema che cittadini e imprese pagano sulle bollette, oneri sui quali appunto il presente provvedimento agisce per alleviare il peso delle bollette per famiglie e imprese,
impegna il Governo
ad intervenire con il primo provvedimento utile per evitare che i costi per il rinnovo della concessione alle aziende di distribuzione dell'energia elettrica vengano traslati in bolletta.
9/2281-A/35. D'Alfonso, Peluffo.
La Camera,
premesso che:
in particolare, per il contrasto al caro bollette di famiglie e imprese, l'articolo 1 del provvedimento in esame dispone per il 2025 il riconoscimento di un contributo straordinario di 200 euro sulle forniture di energia elettrica per i clienti domestici con un ISEE fino a 25.000 euro. Il contributo viene riconosciuto nel limite delle risorse disponibili a qualsiasi titolo sul bilancio della Cassa per i servizi energetici e ambientali (CSEA). Vengono stimati in 8 milioni i nuclei familiari con ISEE inferiore a 25.000 euro, per un impatto complessivo della misura pari a 1,6 miliardi di euro;
l'articolo 3 si occupa delle misure di riduzione del costo dell'energia per le imprese. In particolare, da un lato, si dispone la destinazione, per l'anno 2025, di 600 milioni di euro per il finanziamento Fondo per la transizione energetica nel settore industriale: i relativi oneri sono coperti mediante utilizzo di parte dei proventi derivanti dalle aste delle quote di emissione di gas a effetto serra, in deroga agli ordinari criteri di ripartizione. Dall'altro, si prevede un'agevolazione per la fornitura di energia elettrica per i clienti non domestici in bassa tensione con potenza disponibile superiore a 16,5 kW, rappresentata dall'azzeramento per un semestre della parte della componente ASOS (la componente degli oneri generali di sistema a sostegno delle energie da fonti rinnovabili),
impegna il Governo
a valutare l'opportunità di adottare, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, misure volte ad evitare che il rinnovo della concessione alle aziende di distribuzione dell'energia elettrica possano determinare aumenti in bolletta.
9/2281-A/35. (Testo modificato nel corso della seduta)D'Alfonso, Peluffo.
La Camera,
premesso che:
l'avvio del 2025 ha registrato un nuovo rialzo dei prezzi dell'energia, anche a causa delle tensioni geopolitiche che continuano a influenzare le forniture di metano dalla Russia all'Europa;
l'aumento delle tariffe energetiche rischia di gravare nuovamente e in modo significativo su famiglie e imprese, peggiorando ulteriormente una situazione economica già segnata da un generale incremento del costo della vita;
l'ennesimo aumento del costo delle bollette, infatti, si inserisce in un contesto economico già caratterizzato da un generale incremento dei prezzi di beni e servizi essenziali: il caro vita, l'aumento dei tassi d'interesse sui mutui e l'inflazione riducono il potere d'acquisto delle famiglie, mettendo in difficoltà soprattutto quelle a basso reddito e i pensionati;
molti nuclei familiari rischiano di dover operare scelte difficili per far quadrare il bilancio mensile, rinunciando a spese non strettamente necessarie o riducendo i consumi domestici;
sul piano fiscale la pressione sui contribuenti non migliora: secondo i dati diffusi da Istat, nel 2024 la pressione fiscale complessiva (ammontare delle imposte dirette, indirette, in conto capitale e dei contributi sociali in rapporto al Pil) è risultata pari al 42,6 per cento, in aumento rispetto all'anno precedente (41,4 per cento), per effetto di una crescita delle entrate fiscali e contributive (+5,7 per cento) superiore a quella del Pil a prezzi correnti (+2,9 per cento);
peraltro, con l'assorbimento nella disciplina Irpef della decontribuzione temporanea (previsto dall'ultima legge di bilancio), alcune fasce di contribuenti ha subito una riduzione del netto in busta paga;
tale effetto negativo si è verificato in particolare per i percettori di reddito tra gli 8.500 e i 9.000 euro, per i quali l'effetto in busta paga si sostanzia in una decurtazione della retribuzione netta di circa 100 euro mensili (1.200 euro all'anno);
in sostanza, la perdita di liquidità per i lavoratori dipendenti compresi nella predetta fascia di reddito sarebbe diretta conseguenza della riduzione dell'imponibile fiscale, ponendo i contribuenti al di sotto del limite minimo di reddito previsto per il riconoscimento del trattamento integrativo Irpef introdotto dal Governo Conte;
è necessario intervenire con urgenza per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie,
impegna il Governo
ad adottare urgenti iniziative volte a tutelare il potere di acquisto dei lavoratori dipendenti nell'attuale contesto di aumento dei prezzi dell'energia, rimediando così con urgenza alla riduzione monetaria dagli stessi subita in conseguenza della perdita del trattamento integrativo Irpef.
9/2281-A/36. Raffa, Appendino, Cappelletti, Fenu, Ferrara, Gubitosa, Pavanelli, Morfino.
La Camera,
premesso che:
il decreto-legge in esame contiene una serie di misure volte a contrastare gli effetti del caro energia;
molte delle disposizioni contenute nel provvedimento de quo per attenuare l'impatto dei prezzi dell'energia e in risposta ai forti rincari delle commodities energetiche sui nuclei familiari – soprattutto quelli indigenti, vulnerabili o poveri energetici –, sebbene necessarie per affrontare l'emergenza, risultano insufficienti per ridurre le disparità di potere d'acquisto tra le famiglie italiane;
il fenomeno della povertà energetica colpisce famiglie a basso reddito dotate di alloggi fatiscenti e inadeguati, scarsamente efficienti dal punto di vista energetico, e rappresenta una notevole sfida climatica, ambientale, sanitaria e sociale perché costituisce una fonte di spreco di energia e un costo significativo per la spesa pubblica nelle citate dimensioni;
sebbene i vantaggi derivanti dal combattere efficacemente il predetto fenomeno siano oramai noti, risulta necessario adottare nuove politiche pubbliche mirate ed attente alla riduzione strutturale dei costi energetici per le famiglie vulnerabili e in condizioni di povertà energetica;
il regolamento (UE) 2023/955, che istituisce il Fondo sociale per il clima, mira a fornire finanziamenti agli Stati membri al fine di sostenere investimenti volti ad aumentare l'efficienza energetica, l'elettrificazione dei sistemi di riscaldamento e raffrescamento delle abitazioni (ivi inclusi gli alloggi sociali), fornire accesso a veicoli e biciclette a zero e a basse emissioni, compreso un sostegno finanziario o incentivi fiscali per il loro acquisto e favorire la partecipazione alle comunità di energia rinnovabile per ridurre le emissioni e la dipendenza dalle importazioni, aumentando nel contempo la resilienza delle famiglie in condizioni di povertà energetica, dei clienti vulnerabili, delle persone appartenenti a famiglie a basso reddito e degli utenti vulnerabili dei trasporti;
il Piano sociale per il clima che ogni Stato membro dovrà presentare alla Commissione dovrà contenere misure e investimenti che rispettino il principio del «non arrecare un danno significativo» ai sensi dell'articolo 17 del regolamento (UE) 2020/852 e che promuovano soluzioni a lungo termine per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. Altre misure volte ad attenuare gli effetti negativi nel breve termine, quali il sostegno diretto al reddito, devono avere carattere temporaneo considerata la loro incapacità di aumentare la resilienza delle summenzionate famiglie;
sebbene nei costi totali stimati dei Piani gli Stati membri possano includere i costi delle misure finalizzate al citato sostegno diretto al reddito, i predetti costi non possono rappresentare più del 37,5 per cento di quelli totali stimati del Piano;
soltanto l'implementazione di misure strutturali mirate quali, inter alia, la ristrutturazione edilizia – anche attraverso l'accesso a energia da fonti rinnovabili e la promozione attiva delle fonti di energia rinnovabili mediante azioni di informazione e sensibilizzazione rivolte alle famiglie – possono fornire soluzioni durature e contribuire efficacemente alla lotta contro la povertà energetica migliorando l'efficienza energetica, con l'obiettivo di ottenere, per ogni famiglia, una riduzione del consumo energetico visibile in termini di risparmio economico,
impegna il Governo
a valutare gli effetti applicativi dell'articolo 2, comma 2, del provvedimento in esame al fine di adottare iniziative di competenza volte a prevedere, nell'ambito delle misure di attuazione del Piano sociale per il clima, che sia data priorità per l'utilizzo delle risorse ad interventi strutturali e di lungo periodo capaci di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili ed aumentare la resilienza dei soggetti di cui in premessa, destinando alle misure di sostegno diretto temporaneo al reddito una quota non superiore al 37,5 per cento del totale delle risorse disponibili, in linea con quanto previsto dal regolamento (UE) 2023/955.
9/2281-A/37. Appendino, Cappelletti, Sergio Costa, Ferrara, Pavanelli, Morfino.
La Camera,
premesso che:
l'articolo 1 del provvedimento in esame dispone, per il 2025, il riconoscimento di un contributo straordinario di 200 euro sulle forniture di energia elettrica per i clienti domestici con un ISEE fino a 25.000 euro, in aggiunta ai bonus sociali elettricità e gas ordinari;
nel novero del citato bonus elettricità rientra il bonus per disagio fisico che, diversamente dal bonus per disagio economico, è riconosciuto a prescindere dall'ISEE del soggetto beneficiario è rivolto a tutti i clienti domestici affetti da grave malattia o ai clienti domestici con fornitura elettrica presso i quali viva un soggetto affetto da grave malattia, che richiede l'utilizzo di apparecchiature elettromedicali per il mantenimento in vita;
secondo dati Istat, in Italia le persone con disabilità – ovvero coloro che soffrono a causa di problemi di salute, di gravi limitazioni che impediscono loro di svolgere attività abituali – ammontano a 3 milioni e 150 mila (il 5,2 per cento della popolazione);
come noto, il rialzo dei prezzi dell'energia impatta notevolmente sulle famiglie italiane aggravando, in particolar modo, la condizione economica delle persone con disabilità;
il citato bonus per disagio fisico pur rappresentando un valido ed indispensabile supporto, non risulta sufficiente ad alleviare i costi energetici delle persone con disabilità, specialmente quelle colpite da forme gravi ed invalidanti, che a causa della propria condizione fisica sono costrette a rimanere nelle proprie abitazioni in misura maggiore rispetto alla media dei cittadini e che, pertanto, si ritrovano a consumare stabilmente un quantitativo maggiore di energia elettrica e di gas;
per tali soggetti sarebbe auspicabile prevedere un sostegno ad hoc in bolletta, essendo il parametro dell'utilizzo o meno delle apparecchiature medico-terapeutiche salva vita insufficiente per determinare i reali costi energetici sopportati,
impegna il Governo
ad accompagnare le misure recate dal provvedimento in esame con ulteriori iniziative, anche di carattere normativo, volte a destinare, nel primo provvedimento utile di natura finanziaria, risorse ad hoc alle persone con disabilità al fine di ridurre per queste ultime i costi dell'energia elettrica.
9/2281-A/38. Morfino, Pavanelli, Appendino, Cappelletti, Ferrara.
La Camera,
premesso che:
il provvedimento de quo contiene disposizioni prive di inclusività e di azioni strutturali capaci di incidere nella riduzione dei prezzi dell'energia nel lungo periodo, lasciando i prezzi su livelli elevati ed insostenibili;
lo stanziamento statale di soli 3 miliardi di euro – di cui 1,6 per le famiglie e 1,4 per le imprese – risulta inoltre del tutto insufficiente a mitigare l'impatto dei costi energetici dei citati destinatari;
nella situazione odierna del mercato, la crescita significativa dei prezzi spot ha determinato una rilevante crescita delle rendite inframarginali, e quindi dei corrispondenti extraprofitti, sia nell'ambito delle compravendite del gas naturale nel mercato che per le tecnologie di generazione caratterizzate da costi variabili di produzione cresciuti meno di quelli dei cicli combinati, come nel caso degli impianti a carbone, o addirittura pressoché nulli, come nel caso degli impianti a fonti rinnovabili; in un siffatto contesto in cui le dinamiche di formazione dei prezzi non sono determinate da dinamiche economiche di mercato ma da speculazioni finanziarie così alimentando una extra-remunerazione per le aziende favorite dall'aumento del prezzo del gas, il Governo si ostina a credere che la strada del «gas e del nucleare» sia percorribile rimanendo inerte di fronte alle distorsioni del mercato elettrico a discapito di imprese e famiglie;
la situazione di fortissima difficoltà vissuta dalle famiglie, i salari immobili da 30 anni, l'inflazione altissima, le condizioni della sanità pubblica, il precariato generalizzato cui sono soggette non solo le nuove generazioni ma intere categorie di lavoratori e lavoratrici, aggravano ulteriormente una situazione economica già pesante;
quanto sopra, anche al fine di evitare che il costo delle misure di mitigamento dei rialzi delle commodities energetiche abbiano un impatto significativo sulla finanza pubblica e sui consumatori finali non destinatari degli interventi adottati, richiede l'introduzione di un contributo di solidarietà temporaneo sui ricavi eccedenti generati da attività nei settori dei combustibili fossili da destinare al finanziamento di misure strutturali di sostegno dei clienti vulnerabili nonché dei clienti domestici che per i non domestici, al finanziamento di investimenti nell'efficienza energetica, nelle energie rinnovabili e nello sviluppo dell'autonomia energetica,
impegna il Governo
ad accompagnare le misure recate dal provvedimento in esame con ulteriori iniziative, anche di carattere normativo, volte ad istituire un contributo a titolo di prelievo solidaristico straordinario a carico del settore energetico fossile, destinando il relativo maggior gettito a politiche energetiche tese a stabilizzare i prezzi energetici, sia per i clienti domestici che per i non domestici, nel lungo periodo.
9/2281-A/39. Francesco Silvestri, Pavanelli, Cappelletti, Appendino, Ferrara, Donno, Morfino.
La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame contiene disposizioni prive di inclusività e di azioni strutturali capaci di incidere sulla riduzione dei prezzi dell'energia nel lungo periodo, lasciando i medesimi su livelli elevati ed insostenibili sia per le famiglie che per imprese;
attualmente, i data center svolgono un ruolo cruciale nel settore IT e la loro espansione è in forte crescita. Nel 2020, il loro consumo di energia elettrica ha rappresentato l'1 per cento del consumo globale, con una previsione di raggiungere il 4 per cento entro il 2030;
a tal fine, l'Unione europea ha promosso varie iniziative, tra cui il programma «Shaping Europe's Digital Future», che mira a rendere i data center climaticamente neutrali entro il 2030;
sebbene nel nostro Paese, non ci sia ancora una «emergenza energia da intelligenza artificiale», è necessario che anche questo settore si avvalga quanto più possibile delle energie rinnovabili per risultare sempre meno energivoro e per ridurre il proprio impatto sull'ambiente e sull'approvvigionamento di energia;
come noto, il crescente e rapido sviluppo del settore dell'intelligenza artificiale avrà conseguenze significative non solo sulla sostenibilità dei data center ma verosimilmente anche sui consumatori che potrebbero subire un incremento delle bollette elettriche a causa della massiccia costruzione di centri di elaborazione dati che consumano energia e impongono costosi ammodernamenti infrastrutturali;
quanto sopra rende necessario anticipare con lungimiranza un siffatto scenario attraverso un uso alternativo ed esterno ai confini del data center del calore da questi prodotto, ovvero catturando tramite tecnologia a pompa di calore il calore di scarto di questi ultimi per alimentare reti di teleriscaldamento per il riscaldamento di edifici o alimentare processi aziendali e contribuire alla decarbonizzazione del sistema industriale;
ciò non solo ridurrebbe il quantitativo di energia consumata dal data center stesso, ma altresì compenserebbe il consumo energetico totale riducendo potenzialmente il consumo di energia altrove. Inoltre, da un punto di vista economico, il riciclo del calore porterebbe a un'efficienza energetica superiore tale da comportare significativi risparmi nel lungo periodo, soprattutto a fronte dell'aumento dei costi energetici,
impegna il Governo
ad accompagnare le misure recate dal provvedimento in esame con ulteriori iniziative, anche di carattere normativo, volte a:
1) introdurre un sistema di monitoraggio dei costi dell'energia dei centri di elaborazione dati nazionali;
2) elaborare, in coordinamento con il sistema volontario istituito a livello UE, un Codice di condotta nazionale per l'efficienza energetica dei centri di elaborazione dati finalizzato ad informare e incoraggiare i titolari e i gestori a ridurre il proprio consumo energetico in modo sostenibile ed economicamente vantaggioso, anche attraverso il recupero e il riutilizzo del calore di scarto per il riscaldamento e la preparazione di acqua calda sanitaria a servizio di edifici residenziali, di manufatti agricoli e serre collocati in prossimità dei centri di elaborazione dati medesimi, in conformità a quanto previsto dall'articolo 26 della direttiva (UE) 2023/1791.
9/2281-A/40. Iaria, Pavanelli, Appendino, Cappelletti, Ferrara, Morfino.
La Camera,
premesso che:
le misure contenute nel presente decreto-legge non hanno carattere inclusivo né strutturale e risultano volte esclusivamente ad attenuare nell'immediato la spesa energetica di famiglie ed imprese,
in particolare, il provvedimento stanzia, inter alia, 600 milioni per l'azzeramento per un semestre della parte della componente della spesa per gli oneri di sistema destinata a coprire il sostegno delle energie da fonti rinnovabili e alla cogenerazione (articolo 3);
gli oneri di sistema costituiscono una voce importante della spesa energetica di famiglie ed imprese e, proprio in considerazione di ciò, risulta imprescindibile provvedere al riordino della normativa concernente le componenti tariffarie a copertura dei medesimi in coerenza con la finalità di redistribuzione;
proprio al fine di tutelare i soggetti più fragili che risentono pesantemente del costo delle citate componenti, la riforma degli oneri generali del sistema elettrico dovrebbe contemplare un meccanismo di imposizione, per i clienti domestici, avente carattere progressivo tramite fissazione di limiti massimi a copertura degli stessi, in coerenza con una finalità redistributiva, nonché prevedere la detraibilità dall'imposta lorda sul reddito delle persone fisiche, se non deducibili nella determinazione dei singoli redditi che concorrono a formare il reddito complessivo, degli importi versati a titolo di corresponsione degli oneri generali citati;
inoltre, per meglio tutelare i clienti finali e scongiurare l'eventuale comportamento opportunistico da parte di questi ultimi, risulta opportuno assicurare che gli importi versati dai clienti finali a titolo di oneri di sistema affluiscano integralmente ed effettivamente nei conti gestiti dalla CSEA,
impegna il Governo
ad accompagnare le misure contenute nel provvedimento in esame con ulteriori iniziative normative volte a prevedere un meccanismo di imposizione progressiva degli oneri generali di sistema basato sull'ISEE dei destinatari nonché la possibilità di detrarre dall'imposta lorda sul reddito delle persone fisiche gli importi versati a titolo di corresponsione degli oneri medesimi, prevedendo, in misura necessaria alla copertura degli oneri finanziari associati al riconoscimento delle predette agevolazioni fiscali, la rimodulazione in aumento dei canoni annui per i permessi di prospezione e ricerca e per le concessioni di coltivazione e stoccaggio nella terraferma, nel mare territoriale e nella piattaforma continentale italiana di idrocarburi.
9/2281-A/41. Lomuti, Pavanelli, Appendino, Cappelletti, Ferrara, Morfino.
La Camera,
premesso che:
il provvedimento interviene con misure urgenti a sostegno di famiglie ed imprese per contrastare gli effetti del caro energia;
a riguardo, va sottolineato come tra le imprese che maggiormente subiscono gli impatti negativi conseguenti all'aumento dei costi energetici risultano le piccole e medie imprese, in particolare quelle la cui attività produttiva ha sede in comuni delle aree interne, montane e periferiche a rischio di desertificazione. Si tratta di una particolare categoria di imprese che, oltre ad affrontare dei costi infrastrutturali maggiori, risente anche di un mercato di riferimento relativamente piccolo, aggravato, inoltre, dall'aumento dei costi logistici;
l'aumento dei costi energetici, infatti, oltre che impattare sui costi di produzione delle PMI, ha un importante effetto inflazionistico anche sui costi del trasporto di merci e, in generale, sulla logistica, penalizzando in maniera ancora più marcata le imprese operanti nelle citate aree, che vedono nella logistica un elemento imprescindibile;
il tema del caro energia va affrontato con un approccio sistemico che tenga in considerazione, oltre che i fabbisogni delle imprese, anche le ricadute socioeconomiche delle medesime con particolare riferimento, nel caso di imprese operanti in aree interne, montane e periferiche a rischio di desertificazione, al ruolo svolto da esse per contrastare il fenomeno di spopolamento;
quanto sopra richiede iniziative sostanziali che, mediante l'aiuto alle imprese in difficoltà a seguito all'aumento dei costi energetici, assicurino ai territori afflitti dal fenomeno da un punto di vista demografico dei meccanismi di resilienza per le attività economiche ivi stanziate,
impegna il Governo
ad accompagnare le misure recate dal provvedimento in esame con ulteriori iniziative volte a stanziare maggiori risorse per il finanziamento di meccanismi di agevolazione delle PMI, in particolare per quelle con sede nelle aree interne, montane e periferiche a rischio di desertificazione che stabiliscano e mantengano la sede legale e operativa nelle predette aree per un periodo non inferiore a cinque anni, anche individuando linee di agevolazione esclusive per le medesime per far fronte al caro energia.
9/2281-A/42. Alifano, Pavanelli, Appendino, Cappelletti, Ferrara, Morfino.
La Camera,
premesso che:
il provvedimento interviene con misure urgenti a sostegno di famiglie ed imprese per contrastare gli effetti del caro energia;
a riguardo, va sottolineato come tra le imprese che maggiormente subiscono gli impatti negativi conseguenti all'aumento dei costi energetici risultano le piccole e medie imprese, in particolare quelle la cui attività produttiva ha sede in comuni delle aree interne, montane e periferiche a rischio di desertificazione. Si tratta di una particolare categoria di imprese che, oltre ad affrontare dei costi infrastrutturali maggiori, risente anche di un mercato di riferimento relativamente piccolo, aggravato, inoltre, dall'aumento dei costi logistici;
l'aumento dei costi energetici, infatti, oltre che impattare sui costi di produzione delle PMI, ha un importante effetto inflazionistico anche sui costi del trasporto di merci e, in generale, sulla logistica, penalizzando in maniera ancora più marcata le imprese operanti nelle citate aree, che vedono nella logistica un elemento imprescindibile;
il tema del caro energia va affrontato con un approccio sistemico che tenga in considerazione, oltre che i fabbisogni delle imprese, anche le ricadute socioeconomiche delle medesime con particolare riferimento, nel caso di imprese operanti in aree interne, montane e periferiche a rischio di desertificazione, al ruolo svolto da esse per contrastare il fenomeno di spopolamento;
quanto sopra richiede iniziative sostanziali che, mediante l'aiuto alle imprese in difficoltà a seguito all'aumento dei costi energetici, assicurino ai territori afflitti dal fenomeno da un punto di vista demografico dei meccanismi di resilienza per le attività economiche ivi stanziate,
impegna il Governo
a valutare ogni ulteriore iniziativa per sostenere le piccole e medie imprese, soprattutto quelle con sede nelle aree interne, montane e periferiche a rischio di desertificazione.
9/2281-A/42. (Testo modificato nel corso della seduta)Alifano, Pavanelli, Appendino, Cappelletti, Ferrara, Morfino.
La Camera,
premesso che:
il decreto-legge in esame interviene con numerose disposizioni in materia energetica;
gli incrementi dei livelli dei prezzi dell'energia hanno comportato, per numerose famiglie, imprese e comuni difficoltà nel pagamento delle bollette relative alle utenze elettriche e del gas;
un ambito nel quale è indispensabile favorire e incentivare la produzione di energia da fonti rinnovabili sul territorio nazionale è certamente quello dell'autoconsumo e delle comunità energetiche rinnovabili, normate dal decreto legislativo n. 199 del 2021, con cui si è recepita nel nostro Paese la direttiva 2018/2001 (cosiddetta RED II);
dalla sesta relazione semestrale del Governo trasmessa lo scorso 31 marzo al Parlamento e dal rapporto sullo stato di attuazione degli interventi PNRR e PNC 2024 della Corte dei conti, emergono le molte difficoltà riguardanti le comunità energetiche rinnovabili per cui «i dati non appaiono certo confortanti»: a fine 2024 sono state dichiarate ammissibili 580 domande, 479 erano sotto esame e 114 annullate. Tutte queste istanze sviluppano una potenza teorica di 103,989 MW, cioè quasi 17 volte meno del target di 1.730 MW fissato dal PNRR, con la messa a terra di soli 44,98 milioni dei 2,2 miliardi previsti (il 2 per cento);
si aggiunga che, sempre per la Corte, nell'ambito della misura per sostenere lo sviluppo delle comunità energetiche rinnovabili, solo il 35 per cento delle 1.180 domande è pervenuta dal Mezzogiorno, indice del fatto che finora «l'obiettivo della quota Sud (del 40 per cento, ndr) non appare conseguito»;
lo scorso 24 marzo, il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica ha pubblicato il decreto che estende gli incentivi per le Comunità energetiche rinnovabili, posticipando al 30 novembre 2025 il termine ultimo per presentare le richieste di accesso ai fondi PNRR;
diversamente dalle aspettative, il meccanismo, seppur virtuoso, da tempo non riesce a decollare anche a causa di regole operative del Gse per l'accesso all'autoconsumo diffuso e al contributo PNRR troppo articolate, di un iter per avviare il progetto che implica numerose richieste di chiarimento o di integrazione e di una promozione incapace di raggiungere i destinatari. Secondo i dati del Gse, alla data del 16 ottobre scorso le configurazioni avviate risultavano essere 154 e coinvolgevano circa due mila soggetti;
i principali Paesi europei risultano molto più avanti rispetto a noi. Si consideri che in Germania se ne contano 4.800, in Olanda 980 e in Francia 340;
come noto, le CER consentono non solo di integrare la produzione di energia prodotta da fonti energetiche rinnovabili con i modelli di consumo delle realtà locali ma anche di ridurre in modo strutturale i costi energetici per famiglie ed imprese, così favorendo la crescita, l'autonomia e la resilienza dei territori,
impegna il Governo
ad accompagnare le misure recate dagli articoli 1-bis e 1-ter del provvedimento in esame con ulteriori iniziative, anche normative, volte:
1) per le comunità energetiche rinnovabili, ad ampliare la platea dei beneficiari consentendo l'accesso al contributo in conto capitale, a valere sulle risorse del PNRR, ai comuni con una popolazione inferiore a 30.000 abitanti;
2) a prevedere l'istituzione di un apposito Fondo di garanzia per la realizzazione di comunità energetiche rinnovabili, con l'obiettivo di garantire una parziale assicurazione ai crediti concessi dalle banche e da altri soggetti abilitati all'esercizio del credito in Italia per la realizzazione delle Comunità energetiche rinnovabili di cui al decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199;
3) a semplificare il meccanismo per la realizzazione di comunità energetiche rinnovabili al fine di fornire alle famiglie e alle imprese uno strumento fondamentale per contrastare il caro-energia, l'emergenza climatica e la povertà energetica nonché di raggiungere l'impiego complessivo delle risorse stanziate dal PNRR.
9/2281-A/43. Pavanelli, Cappelletti, Appendino, Ferrara, Morfino.
La Camera,
premesso che:
il provvedimento de quo contiene disposizioni prive di inclusività e di azioni strutturali capaci di incidere nella riduzione dei prezzi dell'energia nel lungo periodo, lasciando i prezzi su livelli elevati ed insostenibili;
lo stanziamento statale di soli 3 miliardi di euro – di cui 1,6 per le famiglie e 1,4 per le imprese – risulta inoltre del tutto insufficiente a mitigare l'impatto dei costi energetici dei citati destinatari;
le dinamiche di formazione dei prezzi non sono determinate da dinamiche economiche di mercato ma da speculazioni finanziarie così alimentando una extra-remunerazione per le aziende favorite dall'aumento del prezzo del gas, il Governo si ostina a credere che la strada del «gas e del nucleare» sia percorribile rimanendo inerte di fronte alle distorsioni del mercato elettrico a discapito di imprese e famiglie;
la situazione di fortissima difficoltà vissuta dalle famiglie, i salari immobili da 30 anni, l'inflazione altissima, le condizioni della sanità pubblica, il precariato generalizzato cui sono soggette non solo le nuove generazioni ma intere categorie di lavoratori e lavoratrici, aggravano ulteriormente una situazione economica già pesante;
il conflitto russo-ucraino, determinato dall'invasione della Federazione russa del 24 febbraio 2022, ormai in atto da oltre tre anni ha sconvolto il continente europeo, rimettendo in discussione equilibri e relazioni internazionali consolidati in Europa e nel mondo. Negli anni in conflitto ha assunto tutti i connotati di una guerra di logoramento procrastinata nella totale assenza di interventi diplomatici che avessero come fine concreto il raggiungimento di una soluzione di pace duratura, nel pieno rispetto del diritto internazionale. In sostanza gli interventi a sostegno dell'Ucraina sono stati un mero e continuo invio di armamenti con evidenti ripercussioni economico-finanziarie per gli Stati membri;
come noto, infatti, il conflitto del 2022 ha causato una crisi energetica senza precedenti in Europa che ancora oggi non trova soluzione, con gravi contraccolpi sul tessuto economico e sociale;
inoltre, negli ultimi anni la tendenza sempre crescente ad aumentare le spese di investimento militari a scapito di investimenti volti al miglioramento delle condizioni socio-economiche dei cittadini sembra ormai essersi consolidata;
da ultimo, la mobilitazione di risorse finanziarie senza precedenti da parte dell'Unione europea con il Piano di riarmo da 800 miliardi ha concretizzato la svolta bellicista dell'Unione e dei suoi Stati membri, a scapito di politiche sociali ed economiche a favore dei cittadini,
impegna il Governo
ad implementare gli interventi recati dal provvedimento in esame e, in particolare, dall'articolo 3, con ulteriori iniziative, anche normative, volte a destinare le necessarie risorse economiche alla riduzione dei prezzi energetici, sia per i clienti domestici che per i non domestici, nel breve e nel lungo periodo da finanziare attraverso una graduale diminuzione delle spese per i sistemi di armamento, che insistono sul bilancio dello Stato.
9/2281-A/44. Pellegrini, Baldino, Lomuti, Appendino, Cappelletti, Ferrara, Pavanelli, Morfino.
La Camera,
premesso che:
i costi dell'energia in Italia sono più alti del 30 per cento rispetto alla media degli altri paesi europei, con un impatto diretto sulle famiglie, che si trovano sempre più in difficoltà a causa dei rincari, e sulle imprese, molte delle quali sono costrette a chiudere;
nel 2024, già 285.000 aziende hanno cessato la loro attività, e le stime per il 2025 prevedono un aumento dei costi dell'energia per le imprese pari al 15 per cento, con un esborso aggiuntivo di 10 miliardi di euro. Inoltre, le famiglie italiane dovranno affrontare una spesa aggiuntiva di circa 400 euro all'anno, oltre agli aumenti già subiti negli anni precedenti;
è quanto mai necessario adottare misure che rispondano con tempestività e concretezza alla difficile situazione economica che colpisce gravemente le famiglie e le imprese italiane, con l'obiettivo di fornire un supporto reale all'abbattimento dei costi energetici e favorire una transizione verso un sistema energetico più sostenibile e resiliente;
nell'ambito di questa riflessione, è fondamentale unire le misure di supporto immediato con una visione di lungo periodo che preveda una pianificazione volta a promuovere soluzioni di economia circolare e l'adozione di tecnologie che possano ridurre il fabbisogno energetico, contenere le emissioni di CO2 e garantire un approvvigionamento energetico sostenibile e competitivo;
l'adozione di meccanismi di incentivazione ad hoc capaci di promuovere le necessarie azioni per una maggiore indipendenza dalle materie prime vergini e una crescita più sostenibile dell'industria italiana, quali i Crediti di carbonio circolare (3C) e/o i Titoli di efficienza energetica circolare (TEEC), consentirebbe di quantificare e certificare i risparmi energetici e le emissioni derivanti dalla sostituzione di materie prime con materiali riciclati, di ridurre notevolmente il consumo energetico nel comparto industriale nonché di abbattere la percentuale dei costi economici sui costi totali aziendali,
impegna il Governo
ad accompagnare le misure recate dal provvedimento in esame, con ulteriori iniziative, anche normative, volte a:
introdurre misure che favoriscano la transizione verso un sistema energetico più sostenibile, incentivando l'uso di materiali riciclati e l'introduzione di strumenti come i Titoli di efficienza energetica circolare (TEEC) e i Crediti di carbonio circolare (3C) per promuovere la riduzione del consumo di energia e la decarbonizzazione delle attività industriali;
nonché a sviluppare politiche che incentivino le imprese a investire nell'economia circolare, supportando l'adozione di pratiche di riciclo e di recupero che possano ridurre i costi energetici e contribuire alla crescita di un sistema produttivo più efficiente e sostenibile, in linea con gli obiettivi della transizione ecologica.
9/2281-A/45. L'Abbate, Pavanelli, Appendino, Cappelletti, Ferrara, Morfino.
La Camera,
premesso che:
il provvedimento all'esame introduce, all'articolo 4, una disposizione di carattere speciale analoga a quella esistente a legislazione vigente per il settore dei carburanti (articolo 1, commi da 290 a 296 della legge n. 244 del 2007), prevedendo che l'eventuale maggior gettito IVA derivante dall'aumento del prezzo del gas sia destinato alle famiglie e alle microimprese vulnerabili al fine di contenere il maggior onere da queste sostenuto per la fornitura di gas naturale ed energia elettrica derivante dall'aumento del prezzo internazionale del gas naturale sul costo finale di tali prodotti;
dall'estate 2023, la caldera dei Campi Flegrei è interessata dall'intensificarsi del fenomeno del bradisismo, un lento processo con fasi alternate di sollevamento ed abbassamento del suolo, diretta conseguenza dell'attività vulcanica che caratterizza l'area;
da novembre 2005 è in atto una nuova fase ascendente che, al 31 marzo 2025, ha prodotto un sollevamento del suolo di circa 143 centimetri nella zona di massima deformazione (25 centimetri da gennaio 2024), ubicata nel centro storico di Pozzuoli;
nel corso degli ultimi due anni i terremoti sono stati oltre 10 mila, con 54 eventi che hanno superato magnitudo 3.0. Di questi, ben 5 hanno avuto magnitudo maggiore o uguale a 4.0. Le scosse più intense si sono verificate il 20 maggio 2024, con magnitudo Md= 4.4, e il 13 marzo 2025 con Md= 4.6 (la più elevata mai registrata) ed hanno prodotto danni a strutture ed infrastrutture. Al 31 marzo 2025 gli edifici inagibili sono 129 con 249 nuclei familiari sgomberati;
per fornire una risposta all'acutizzarsi della crisi bradisismica, il Governo è dapprima intervenuto con il decreto-legge n. 140 del 12 ottobre 2023 e successivamente con il decreto-legge n. 91 del 2 luglio 2024 fatto poi confluire nel decreto-legge 76 dell'11 giugno 2024. In entrambi i decreti sono state varate misure urgenti di prevenzione e mitigazione del rischio sismico;
la crisi bradisismica in atto sta avendo ripercussioni profonde sia sulle comunità locali sia sull'attività economica dei comuni colpiti. Pertanto, diventa imprescindibile integrare le misure straordinarie di monitoraggio e prevenzione strutturale già attuate con interventi urgenti destinati a sostenere cittadini, imprese e professionisti dell'area, al fine di contrastare e contenere l'ulteriore deterioramento della situazione economica causata dal fenomeno;
per sostenere la popolazione sarebbe auspicabile intervenire anche con agevolazioni in materia di energia elettrica, gas e servizio idrico integrato come avvenuto in seguito agli eventi sismici del centro Italia del 2016,
impegna il Governo
in considerazione dell'attuale situazione tariffaria che incide pesantemente su cittadini e imprese, ad accompagnare le misure contenute nel provvedimento in esame con ulteriori interventi, anche di carattere normativo, volti a introdurre esenzioni simili a quelle previste per le popolazioni colpite dal sisma nel Centro Italia anche per i cittadini residenti nell'area interessata dal fenomeno bradisismico dei Campi Flegrei, al fine di azzerare i costi relativi al trasporto, alla gestione del contatore e agli oneri generali di sistema per la fornitura di energia elettrica e di gas naturale, nonché quelli relativi agli oneri tariffari per acquedotto, fognatura e depurazione per la fornitura di acqua potabile, ovvero volti ad estendere a tali cittadini le agevolazioni previste dall'articolo 4 del provvedimento in esame.
9/2281-A/46. Caso, Appendino, Cappelletti, Ferrara, Pavanelli, Borrelli, Morfino.
La Camera,
premesso che:
il provvedimento all'esame introduce, all'articolo 4, una disposizione di carattere speciale analoga a quella esistente a legislazione vigente per il settore dei carburanti (articolo 1, commi da 290 a 296 della legge n. 244 del 2007), prevedendo che l'eventuale maggior gettito IVA derivante dall'aumento del prezzo del gas sia destinato alle famiglie e alle microimprese vulnerabili al fine di contenere il maggior onere da queste sostenuto per la fornitura di gas naturale ed energia elettrica derivante dall'aumento del prezzo internazionale del gas naturale sul costo finale di tali prodotti;
dall'estate 2023, la caldera dei Campi Flegrei è interessata dall'intensificarsi del fenomeno del bradisismo, un lento processo con fasi alternate di sollevamento ed abbassamento del suolo, diretta conseguenza dell'attività vulcanica che caratterizza l'area;
da novembre 2005 è in atto una nuova fase ascendente che, al 31 marzo 2025, ha prodotto un sollevamento del suolo di circa 143 centimetri nella zona di massima deformazione (25 centimetri da gennaio 2024), ubicata nel centro storico di Pozzuoli;
nel corso degli ultimi due anni i terremoti sono stati oltre 10 mila, con 54 eventi che hanno superato magnitudo 3.0. Di questi, ben 5 hanno avuto magnitudo maggiore o uguale a 4.0. Le scosse più intense si sono verificate il 20 maggio 2024, con magnitudo Md= 4.4, e il 13 marzo 2025 con Md= 4.6 (la più elevata mai registrata) ed hanno prodotto danni a strutture ed infrastrutture. Al 31 marzo 2025 gli edifici inagibili sono 129 con 249 nuclei familiari sgomberati;
per fornire una risposta all'acutizzarsi della crisi bradisismica, il Governo è dapprima intervenuto con il decreto-legge n. 140 del 12 ottobre 2023 e successivamente con il decreto-legge n. 91 del 2 luglio 2024 fatto poi confluire nel decreto-legge 76 dell'11 giugno 2024. In entrambi i decreti sono state varate misure urgenti di prevenzione e mitigazione del rischio sismico;
la crisi bradisismica in atto sta avendo ripercussioni profonde sia sulle comunità locali sia sull'attività economica dei comuni colpiti. Pertanto, diventa imprescindibile integrare le misure straordinarie di monitoraggio e prevenzione strutturale già attuate con interventi urgenti destinati a sostenere cittadini, imprese e professionisti dell'area, al fine di contrastare e contenere l'ulteriore deterioramento della situazione economica causata dal fenomeno;
per sostenere la popolazione sarebbe auspicabile intervenire anche con agevolazioni in materia di energia elettrica, gas e servizio idrico integrato come avvenuto in seguito agli eventi sismici del centro Italia del 2016,
impegna il Governo
a valutare l'opportunità di adottare, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, misure in favore dei cittadini residenti nell'area interessata dal fenomeno bradisismico dei Campi Flegrei.
9/2281-A/46. (Testo modificato nel corso della seduta)Caso, Appendino, Cappelletti, Ferrara, Pavanelli, Borrelli, Morfino.
La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame reca disposizioni volte a sostenere la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili;
ai sensi del TIDE (Testo integrato del dispacciamento elettrico) che disciplina il dispacciamento di energia elettrica in Italia dal 1° gennaio 2025, il «Responsabile del bilanciamento» o «BRP» (denominato anche dispacciatore) è la parte che, in forza di un contratto stipulato con Terna, è titolato a gestire la produzione immessa nella rete elettrica da un impianto di produzione ed essere il soggetto responsabile verso Terna della regolazione economica degli sbilanciamenti sulla rete;
in forza di un contratto stipulato con Terna, è titolato ad intermediare verso quest'ultima la valorizzazione della produzione immessa nella rete elettrica da un impianto di produzione;
la figura del dispacciatore è stata introdotta con la liberalizzazione e definita, nelle caratteristiche attuali, ormai da 20 anni, quando vi erano ancora qualche migliaio di impianti, con eolici e fotovoltaici di là da venire;
a garanzia delle obbligazioni assunte nei confronti di Terna la regolazione impone da sempre al dispacciatore il versamento di una garanzia, il cui importo è commisurato ai costi che una gestione «non diligente», della produzione può arrecare a Terna, cioè al sistema. Tale garanzia è sempre stata commisurata alla dimensione delle perturbazioni che la improvvisa mancata produzione di un impianto può indurre alla rete, in altre parole alla potenza degli impianti;
rispetto a quanto adottato finora, vi è una nuova proposta che è stata posta in consultazione da Terna che introduce fortissime asimmetrie tra impianti allacciati alla rete di trasmissione nazionale (si tratta di impianti rilevanti, di potenze superiori a 10 MW, fino anche a 1000 MW) e impianti allacciati alle reti di distribuzione (si tratta di impianti di potenza inferiore a 10 MW, fino a quelli di pochi kW installati sui tetti delle case);
con l'introduzione delle nuove regole, Terna potrebbe richiedere ad un dispacciatore per far partecipare il proprio impianto su rete di distribuzione di versare una garanzia 10 volte maggiore a quella versata per un impianto della stessa potenza, se allacciato alla RTN (Rete elettrica di trasmissione nazionale). Utilizzando i simulatori resi disponibili dalla stessa Terna, 10 impianti a fonte rinnovabile di potenza appena superiore a 1 MW (10 MW complessivi) obbligherebbero al versamento di una prima garanzia compresa tra 400.000 e 700.000 euro, la stessa garanzia richiesta per un impianto da 100 MW collegato su RTN, cioè, nel complesso, 10 volte più grande;
il compito di verificare la conformità delle regole tecniche adottate da Terna spetta all'Autorità di Regolazione per energia reti e ambiente (ARERA) che si pronuncia, sentito il gestore, entro novanta giorni. Qualora la pronuncia non intervenga entro tale termine, le regole si intendono approvate;
la manifestazione di tale ipotesi nell'esito delle consultazioni di Terna comporterebbe una discriminazione del trattamento e dell'accesso alla rete tra gli operatori in contraddizione alle regole di tutela della libertà della concorrenza, un principio cardine della liberalizzazione introdotto dall'articolo 3 del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79 che diversamente affida proprio al gestore della rete di trasmissione nazionale la gestione della rete, di cui può essere proprietario, senza discriminazione di utenti o categorie di utenti;
la stessa norma affida inoltre al gestore della rete di trasmissione nazionale il compito di acquisire i servizi di bilanciamento nel rispetto delle seguenti condizioni: a) stabilisce procedure trasparenti, non discriminatorie e fondate su criteri di mercato; b) assicura la partecipazione di tutte le imprese elettriche qualificate e di tutti i partecipanti al mercato dell'energia elettrica e dei servizi connessi, inclusi i partecipanti al mercato che offrono energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, i partecipanti al mercato attivi nella gestione della domanda, i gestori di impianti di stoccaggio dell'energia elettrica e i partecipanti al mercato coinvolti in un'aggregazione;
in una prima interlocuzione sull'argomento con il Governo, in risposta al question time 5-03776 svolto nella X Commissione della Camera dei deputati, non sono stati forniti chiarimenti;
il rispetto delle regole per la concorrenza favorisce e incoraggia lo spirito imprenditoriale e l'efficienza di mercato, contribuendo ad abbassare i prezzi e a migliorare la qualità dei servizi. A tal proposito, è utile far presente che i benefici di una leale concorrenza ricadono direttamente sulle bollette delle imprese e delle famiglie, attualmente sottoposte a livelli di prezzo già alti, considerato che il dispacciamento rappresenta circa il 12 per cento della spesa per la componente dell'energia;
non è comprensibile inoltre per quale motivo si voglia amplificare il «rischio» collegato agli impianti che sono cardine dello sviluppo della nuova capacità rinnovabile distribuita, impedendo la gestione ai piccoli operatori, che saranno messi fuori gioco dal carico delle garanzie richieste, e portati sotto la gestione di operatori più forti, in una fase in cui il Governo sta spingendo ad una innovazione del sistema energetico attraverso le comunità rinnovabili e dei cittadini e la generazione distribuita a promuovere la partecipazione attiva di tutti gli operatori al mercato elettrico, soprattutto di quelli di minore dimensione;
è opportuno evidenziare che rispetto a 20 anni fa, quando erano allacciati alla rete qualche migliaio di impianti, oggi si contano quasi 2 milioni di impianti rinnovabili. In questo contesto, invece di favorirne la gestione a chi li ha installati o alle comunità che si intendono realizzare si rischia di riservare la gestione solamente ai grandissimi operatori;
è in ultimo incomprensibile la motivazione addotta da Terna per giustificare tale discriminazione (una garanzia unitaria 10 volte superiore per gli impianti collegati su reti di distribuzione rispetto a quelli collegati su rete Terna) come conseguente alla mancata disponibilità immediata delle misure da parte di Terna per i primi, poiché da tempo tutti gli impianti collegati su rete di distribuzione in media tensione e di capacità uguale o superiore a 1 MW sono stati già obbligati ad installare il controllore di impianto nell'ambito del progetto di osservabilità di questi impianti da parte di Terna ai fini dell'esercizio del sistema elettrico nazionale. Inoltre, le recenti normative, tra le quali il cosiddetto DM FERX, pongono come condizione necessaria per tutti gli impianti FER di potenza superiore a 1 MW, al fine di poter concorrere all'incentivo, la partecipazione al mercato di bilanciamento, che presuppone, ancora una volta, la disponibilità della misura in tempo reale della loro produzione da parte di Terna stessa,
impegna il Governo
nell'ambito delle proprie competenze, ad intraprendere iniziative volte a garantire che la riforma sul Testo integrato del dispacciamento elettrico sia tenuta nel rispetto delle regole che garantiscano e tutelano il rispetto del principio della trasparenza e della concorrenza come disposto all'articolo 3, del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79.
9/2281-A/47. Cappelletti, Pavanelli, Appendino, Ferrara, Morfino.
La Camera,
premesso che:
l'aumento del costo dell'energia grava in maniera sempre più opprimente su famiglie e imprese, compromettendo da una parte il potere d'acquisto delle prime, dall'altra la competitività delle seconde;
le misure del provvedimento in esame, per la loro natura transitoria, risultano inadeguate a rispondere in maniera efficace al caro energia che, come dimostrano i dati sull'inflazione, continua a trainare i prezzi al rialzo;
l'articolo 1, al comma 1, del presente decreto prevede, per l'anno 2025, il riconoscimento, tramite delibera dell'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (ARERA), di un contributo straordinario del valore di 200 euro sulle forniture di energia elettrica dei clienti domestici con valori dell'indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) fino a 25.000 euro, che si aggiunge al bonus elettricità e gas ordinario previsto dalla normativa vigente per i nuclei familiari con valori ISEE inferiori a 9.530 euro (o inferiori a 20.000 euro se ci sono almeno 4 figli a carico);
il citato contributo viene riconosciuto automaticamente ai percettori dei bonus sociali elettricità e gas, mentre per i nuclei familiari con un ISEE compreso tra 9.530 e 25.000 euro si richiede che siano questi ultimi ad attivarsi affinché venga loro riconosciuto ed erogato una tantum l'importo di 200 euro, presentando la DSU (Dichiarazione Sostitutiva Unica) all'Inps per ottenere l'attestazione ISEE aggiornata e accedere al bonus, previa verifica dei requisiti;
quanto sopra, presuppone l'importanza che i destinatari della misura che non hanno diritto al bonus sociali elettricità e gas presentino tempestivamente nel corso del 2025 la DSU (Dichiarazione Sostitutiva Unica) all'Inps per richiedere l'attestazione dell'ISEE necessario ad accedere al contributo ed ottenere nei mesi successivi il contributo straordinario;
l'efficacia, la capillarità e la comprensibilità dell'informazione relativa al citato contributo, anche con riguardo alla natura una tantum dello stesso, richiede una campagna di comunicazione istituzionale volta a spiegare chiaramente ai destinatari l'importanza dell'invio tempestivo dell'ISEE,
impegna il Governo
ad adottare con urgenza iniziative affinché il Dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio promuova e pubblicizzi il contributo straordinario di cui all'articolo 1, comma 1, del presente decreto attraverso una specifica campagna di comunicazione ed informazione al fine di raggiungere l'intera platea dei beneficiari individuati.
9/2281-A/48. Ferrara, Cappelletti, Appendino, Pavanelli, Ghirra, Morfino.
La Camera,
premesso che:
l'articolo 4 prevede che il Ministero dell'economia e delle finanze accerti, tramite decreto, le maggiori entrate IVA derivanti dall'aumento del prezzo del gas naturale per i consumi domestici di gas ed energia elettrica nelle abitazioni relative al bimestre solare precedente;
le maggiori entrate, al netto di quanto spettante a regioni a statuto speciale e province autonome, vengono destinate a un apposito Fondo presso il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica;
l'adozione del decreto ministeriale è subordinata alla condizione che il prezzo medio del gas naturale nel bimestre precedente, rilevato dal GME, sia superiore di almeno il 20 per cento rispetto al valore di riferimento indicato nell'ultimo documento di programmazione presentato alle Camere, considerando anche eventuali diminuzioni del prezzo del gas nel quadrimestre precedente rispetto a tale riferimento;
l'ARERA (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente) provvederà poi, con proprie delibere e nei limiti delle risorse del Fondo, all'individuazione delle agevolazioni tariffarie per la fornitura di energia elettrica e gas naturale a famiglie e microimprese vulnerabili;
la norma in esame istituisce un meccanismo di finanziamento di dubbia compatibilità rispetto a quanto previsto dall'articolo 17, comma 1-bis, della legge n. 196 del 2009;
l'articolo 17, comma 1-bis, della legge n. 196 del 2009 stabilisce un principio fondamentale per la gestione delle finanze pubbliche: le maggiori entrate rispetto alle previsioni di bilancio, derivanti da variazioni degli andamenti a legislazione vigente (le cosiddette «maggiori entrate tendenziali»), non possono essere utilizzate per coprire nuove o maggiori spese o riduzioni di entrate. Tali maggiori entrate devono essere invece finalizzate al miglioramento dei saldi di finanza pubblica;
il meccanismo delineato dalla norma in esame, che prevede l'utilizzo delle maggiori entrate IVA (derivanti dall'aumento dei prezzi, quindi un andamento a legislazione vigente) per finanziare una nuova spesa (la riduzione delle tariffe), sembrerebbe porsi in potenziale contrasto con questa disposizione;
sebbene la relazione tecnica richiami una disciplina speciale analoga vigente per il settore dei carburanti (articolo 1, commi da 290 a 296 della legge n. 244 del 2007), è fondamentale sottolineare una differenza temporale significativa: la norma in esame è stata introdotta successivamente all'entrata in vigore del citato comma 1-bis dell'articolo 17 della legge n. 196 del 2009, non consentendo dunque un'analogia interpretativa;
un ulteriore elemento di preoccupazione riguarda il potenziale impatto dell'utilizzo delle maggiori entrate accertate sulla traiettoria della spesa netta prevista dal Piano strutturale di bilancio di medio termine. La nuova normativa europea sembra orientarsi verso l'esclusione, in linea con quanto già previsto dal comma 1-bis dell'articolo 17 della legge n. 196 del 2009, della possibilità di utilizzare sopravvenienze di maggiori entrate a legislazione vigente come fonte di copertura di nuove spese;
in questo contesto, l'utilizzo delle maggiori entrate IVA per finanziare la riduzione delle tariffe potrebbe essere considerato non in linea con i principi di sana gestione finanziaria e con le nuove indicazioni europee;
la norma subordina l'adozione del decreto ministeriale per l'accertamento delle maggiori entrate IVA al verificarsi di un aumento di almeno il 20 per cento del prezzo medio del gas naturale nel bimestre precedente rispetto al valore di riferimento indicato nell'ultimo documento di programmazione presentato alle Camere. Tale soglia percentuale elevata rende improbabile il superamento della condizione necessaria per l'attivazione del meccanismo di finanziamento, considerato il valore indicato nell'ultimo documento di programmazione;
è altamente probabile, dunque, che questa condizione non si verifichi, rendendo di fatto improbabile l'attivazione del meccanismo di accertamento delle maggiori entrate IVA e, di conseguenza, il finanziamento del fondo destinato agli aiuti;
emerge con chiarezza la necessità di esplorare e individuare fonti di finanziamento alternative per sostenere le famiglie e le imprese nell'affrontare i rincari dei prezzi energetici. Fare affidamento unicamente sul meccanismo previsto dalla norma, con una soglia così elevata, rischia di lasciare senza adeguato supporto i soggetti vulnerabili qualora l'aumento dei prezzi non raggiunga livelli eccezionali. È pertanto impellente considerare diverse opzioni finanziarie che possano garantire la disponibilità di risorse per contenere l'impatto degli aumenti dei costi energetici, assicurando la continuità degli interventi di sostegno;
tra le possibili fonti alternative di finanziamento, un'opzione da considerare con attenzione è rappresentata nuovamente dai cosiddetti «extraprofitti energetici», come già sperimentato in passato. Si tratterebbe di risorse direttamente collegate al settore energetico e alle dinamiche che generano gli aumenti di prezzo, consentendo di non gravare ulteriormente sulla fiscalità generale o su altre voci di bilancio;
il ricorso all'introduzione di contributi straordinari di solidarietà ha anche trovato riconoscimento, sul piano della legittimità costituzionale, dalla Corte costituzionale che con la sentenza n. 111 del 2024. Secondo la pronuncia, infatti, «non appare arbitrario che il fortissimo aumento dei prezzi dei prodotti energetici nell'eccezionale situazione congiunturale» che si è verificata in conseguenza dell'invasione russa dell'Ucraina e lo specifico mercato in cui le imprese energetiche hanno operato siano stati identificati dal legislatore – al verificarsi di una serie di condizioni – come un indice rivelatore di ricchezza;
la sentenza ha anche precisato che sarebbe stato certamente fisiologico fare riferimento ai dati dichiarati ai fini dell'imposta sui redditi delle società (IRES), come poi avvenuto con il contributo di solidarietà di cui alla legge n. 197 del 2022, dal momento che la maggiore ricchezza è facilmente riscontrabile in termini di surplus di utili conseguiti. Tuttavia, precisa la Corte, erano in gioco circostanze straordinarie che hanno qualificato «in termini del tutto sui generis l'intervento normativo» e che hanno determinato il legislatore ad intervenire immediatamente, tralasciando i più adeguati dati rilevanti ai fini dell'IRES, perché sarebbe stato necessario attendere che le imprese provvedessero a chiudere i bilanci societari rinviando di oltre un anno l'intervento di sostegno;
secondo la Corte, dunque, è solo tenendo conto del carattere del tutto particolare del contesto in cui è stato calato il temporaneo intervento impositivo che, quindi, può eccezionalmente ritenersi non irragionevole lo strumento utilizzato dal legislatore, ovvero il riferimento ai dati relativi alla determinazione dell'imponibile dell'IVA, nonostante il loro oggettivo grado di approssimazione nell'intercettare la maggiore forza economica delle imprese energetiche,
impegna il Governo
a riconsiderare, anche nell'ambito del prosieguo dell'iter di esame del provvedimento, il meccanismo di finanziamento del Fondo di cui all'articolo 4 con riferimento alla dubbia compatibilità con la disciplina in materia di contabilità pubblica e, per l'effetto, a identificare e destinare in via prioritaria le risorse derivanti dalla tassazione degli extraprofitti del settore energetico al finanziamento integrale del suddetto Fondo.
9/2281-A/49. Dell'Olio, Pavanelli, Cappelletti, Appendino, Ferrara, Donno, Morfino.
La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame reca misure urgenti in favore delle famiglie e delle imprese di agevolazione tariffaria per la fornitura di energia elettrica e gas naturale nonché per la trasparenza delle offerte al dettaglio e il rafforzamento delle sanzioni delle Autorità di vigilanza;
l'articolo 1 prevede, per l'anno 2025, il riconoscimento di un contributo straordinario di 200 euro sulle forniture di energia elettrica per i clienti domestici con un ISEE fino a 25.000 euro. Si stima che i nuclei familiari rientranti in tale categoria siano circa 8 milioni;
tale misura, pur necessaria e apprezzabile, interviene esclusivamente sul versante della domanda privata, trascurando l'impatto che il perdurare dell'alta volatilità dei prezzi energetici continua ad avere sugli enti territoriali, in particolare comuni, province e città metropolitane, che si trovano a fronteggiare aumenti consistenti e imprevedibili delle spese per le utenze di energia elettrica e gas;
i rincari energetici continuano a mettere a dura prova la sostenibilità finanziaria degli enti locali, molti dei quali già in condizioni di sofferenza economico-finanziaria o sottoposti a vincoli di bilancio stringenti, con il rischio concreto di riduzioni nella quantità e nella qualità dei servizi di prossimità erogati ai cittadini, soprattutto nei settori dell'istruzione, del welfare locale, della mobilità pubblica e dell'illuminazione urbana, che renderebbero difficoltosa l'attuazione di politiche locali, soprattutto in quei territori caratterizzati da elevata vulnerabilità sociale;
l'assenza, nel testo del provvedimento in esame, di misure rivolte agli enti locali rappresenta una lacuna che rischia di produrre effetti distorsivi, determinando uno squilibrio tra la tutela dei cittadini come utenti e quella dei cittadini come destinatari dei servizi pubblici,
impegna il Governo
ad accompagnare le misure recate dal provvedimento in esame prevedendo l'istituzione di un fondo straordinario, con una dotazione adeguata alle esigenze di comuni, città metropolitane e province, finalizzato a concorrere alla copertura dei maggiori oneri sostenuti dagli enti locali per le spese relative alle utenze di energia elettrica e gas, da ripartire sulla base della spesa storica per utenze energetiche rilevata anche tramite i dati del Sistema informativo delle operazioni degli enti pubblici (SIOPE).
9/2281-A/50. D'Alessio, Ruffino, Benzoni.
La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame reca misure urgenti in favore delle famiglie e delle imprese di agevolazione tariffaria per la fornitura di energia elettrica e gas naturale nonché per la trasparenza delle offerte al dettaglio e il rafforzamento delle sanzioni delle Autorità di vigilanza;
l'articolo 1 prevede, per l'anno 2025, il riconoscimento di un contributo straordinario di 200 euro sulle forniture di energia elettrica per i clienti domestici con un ISEE fino a 25.000 euro. Si stima che i nuclei familiari rientranti in tale categoria siano circa 8 milioni;
i rincari energetici continuano a mettere a dura prova la sostenibilità finanziaria degli enti locali, molti dei quali già in condizioni di sofferenza economico-finanziaria o sottoposti a vincoli di bilancio stringenti, con il rischio concreto di riduzioni nella quantità e nella qualità dei servizi di prossimità erogati ai cittadini, soprattutto nei settori dell'istruzione, del welfare locale, della mobilità pubblica e dell'illuminazione urbana, che renderebbero difficoltosa l'attuazione di politiche locali, soprattutto in quei territori caratterizzati da elevata vulnerabilità sociale,
impegna il Governo
a valutare l'opportunità di adottare, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, ulteriori misure di sostegno in favore degli enti locali a sostegno dei maggiori oneri per i costi energetici.
9/2281-A/50. (Testo modificato nel corso della seduta)D'Alessio, Ruffino, Benzoni.
La Camera,
premesso che:
il decreto-legge in esame reca misure emergenziali e temporanee volte a contrastare gli effetti dei forti rincari delle commodities energetiche sui nuclei familiari – soprattutto quelli indigenti, vulnerabili o poveri energetici, eludendo di mitigare il fenomeno in modo strutturale nonché di ridurre proporzionalmente e con effetti duraturi la necessità di un sostegno diretto al reddito dei citati soggetti;
ne è prova, inter alia, la disposizione contenuta nell'articolo 2, comma 2, del presente provvedimento che, diversamente da quanto previsto dal regolamento (UE) 2023/955, che istituisce il Fondo sociale per il clima, dispone che, nell'ambito delle misure di attuazione del medesimo, siano previste specifiche misure di investimento a sostegno delle famiglie e delle microimprese vulnerabili in misura non superiore al 50 per cento;
quanto sopra lascia intendere che il Governo voglia destinare una quota non superiore alla metà delle risorse disponibili del citato Fondo sociale per il clima (e non una quota non superiore al 37,5 per cento come previsto) per misure emergenziali e temporanee di sostegno diretto al reddito e quindi distrarle dalle reali finalità a cui tende il fondo ovvero all'implementazione di soluzioni di lungo periodo che rispettino il principio di «non arrecare danni significativi» e mirino a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili quali gli investimenti per l'incremento dell'efficienza energetica e l'elettrificazione dei sistemi di riscaldamento e raffrescamento delle abitazioni, ivi inclusi gli alloggi sociali;
considerato che:
il fenomeno della povertà energetica colpisce famiglie a basso reddito dotate di alloggi fatiscenti e inadeguati, scarsamente efficienti dal punto di vista energetico, e rappresenta una notevole sfida climatica, ambientale, sanitaria e sociale perché costituisce una fonte di spreco di energia e un aggravio per la finanza pubblica nelle citate dimensioni;
l'articolo 8, paragrafo 1, del citato regolamento (UE) 2023/955 stabilisce che gli Stati membri includano nei costi totali stimati dei loro piani misure e investimenti che intendano sostenere la ristrutturazione edilizia, in particolare per le famiglie vulnerabili, ivi compresi i locatari e le persone che vivono negli alloggi sociali, anche promuovendo strumenti d'investimento e di finanziamento abilitanti volti a migliorare l'accesso a edifici efficienti, anche di edilizia sociale, con alte prestazioni energetiche e a costi inferiori quali, per citarne alcuni, prestiti per l'efficienza energetica e mutui ipotecari per la ristrutturazione degli edifici; incentivi fiscali; sistemi di detrazioni fiscali; sistemi di detrazioni in fattura; fondi di garanzia e fondi ad hoc per le ristrutturazioni che garantiscano una soglia minima significativa di risparmi energetici mirati;
inoltre, la Comunicazione della Commissione C/2025/1597, che fornisce orientamenti per la predisposizione dei piani sociali per il clima nazionali, prevede che, ai sensi della direttiva sulla Prestazione energetica nell'edilizia (Direttiva 1275/2024, cosiddetta Case green), gli Stati membri presentino i rispettivi piani nazionali di ristrutturazione degli edifici al fine di trasformare il parco immobiliare esistente in un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050, provvedendo a che le misure e gli investimenti contenuti nei piani sociali per il clima contribuiscano e siano allineati con i citati piani nazionali di ristrutturazione degli edifici, in special modo relativamente agli edifici con le prestazioni peggiori e al sostegno fornito alle famiglie vulnerabili;
la ristrutturazione in chiave energetica degli edifici risulta fondamentale per ridurre il consumo di energia dei medesimi e le relative emissioni di CO2, per abbattere i costi in bolletta delle famiglie nonché per generare occupazione e crescita economica a livello locale. Le persone che vivono negli edifici con le prestazioni peggiori e quelle che si trovano ad affrontare la povertà energetica trarrebbero, infatti, un notevole vantaggio dal rinnovamento delle proprie abitazioni e da costi energetici ridotti, e sarebbero protetti nei confronti di ulteriori aumenti e della volatilità dei prezzi di mercato,
impegna il Governo
al fine di ridurre il consumo di energia e i relativi costi per le famiglie, ad adottare ogni iniziativa utile volta a riconfigurare il sistema degli incentivi su tessuti edilizi ed urbanistici più ampi, a partire dai condomini e dagli edifici di edilizia residenziale pubblica, tenendo conto della situazione di povertà energetica dei beneficiari, della necessità di non escludere dal beneficio categorie di contribuenti che si trovano in una condizione di incapienza fiscale, del risparmio energetico generato ovvero dell'energia primaria fossile risparmiata, in linea con quanto previsto nella direttiva di citata in premessa.
9/2281-A/51. Santillo, Pavanelli, Ilaria Fontana, Cappelletti, Appendino, Ferrara, L'Abbate, Morfino, Sergio Costa.
La Camera,
premesso che:
il provvedimento de quo reca misure volte ad arginare gli alti costi dell'energia e gas a favore di famiglie e imprese;
in particolare, l'articolo 3 stanzia, inter alia, 600 milioni per l'azzeramento per un semestre della parte della componente della spesa per gli oneri di sistema per le forniture in bassa tensione con potenza disponibile superiore ai 16,5 kW;
dalla citata disposizione risultano pertanto esclusi i clienti domestici e le microimprese;
considerato che:
rispetto a tale scelta, le Associazioni dei consumatori e degli artigiani hanno evidenziato come il mancato azzeramento delle aliquote relative agli oneri generali di sistema elettrico applicate alle utenze domestiche e alle utenze non domestiche in bassa tensione, per altri usi, con potenza disponibile fino a 16,5 kW costituisca un danno per le famiglie nonché per il comparto delle piccole imprese operanti nei settori di eccellenza del Made in Italy,
impegna il Governo
ad adottare le opportune iniziative normative volte ad estendere l'annullamento degli oneri generali di sistema nel settore elettrico di cui in premessa anche ai clienti domestici e alle microimprese.
9/2281-A/52. Barzotti, Pavanelli, Cappelletti, Appendino, Ferrara, Morfino.
La Camera,
premesso che:
l'articolo 6, comma 2, del provvedimento in esame prevede l'oscuramento dei siti internet utilizzati per la vendita di titoli di accesso ad attività di spettacolo da parte di soggetti diversi dai titolari dei sistemi per la loro emissione (cosiddetti secondary ticketing), in caso di mancato pagamento di sanzioni amministrative pecuniarie per importi complessivamente non inferiori a un milione di euro;
in linea con le finalità e l'oggetto del citato comma, da tempo emergono come necessari ulteriori interventi che rafforzino i meccanismi sanzionatori relativi al fenomeno della bigliettazione secondaria;
infatti, al fine di contrastare la problematica relativa alle sempre più crescenti condotte illecite di coloro che rendono impossibile la partecipazione a spettacoli ed eventi culturali a causa di manovre speculative o di accaparramento di titoli di accesso ad attività di spettacolo, di intrattenimento o culturali, con modalità volte a determinare la rarefazione ovvero il rincaro sul mercato interno, un inasprimento di quanto già previsto dal corpus normativo non è più rinviabile. Ciò avrebbe un effetto deterrente per i responsabili di tali condotte che tanto danneggiano il mercato del mondo culturale e gli stessi consumatori;
in aggiunta, sarebbe opportuno porre fine all'obbligo di biglietto nominale che rappresenta un unicum penalizzante nel panorama culturale italiano che aggrava solamente l'organizzazione di alcune tipologie di spettacoli,
impegna il Governo
in linea con le finalità dell'articolo 6, comma 2:
a introdurre, nel primo provvedimento utile, un inasprimento delle disposizioni sanzionatorie ai fini del contrasto di ogni tipologia di manovra speculativa sull'acquisto di titoli di accesso ad attività di pubblico spettacolo;
ad apportare le opportune modifiche normative volte ad abrogare le disposizioni che impongono la nominatività dei biglietti d'accesso alle attività di spettacolo in impianti con capienza superiore a 5.000 spettatori.
9/2281-A/53. Grippo.
La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame reca misure urgenti in favore delle famiglie e delle imprese di agevolazione tariffaria per la fornitura di energia elettrica e gas naturale nonché per la trasparenza delle offerte al dettaglio e il rafforzamento delle sanzioni delle Autorità di vigilanza;
in particolare, l'articolo 1 reca disposizioni relative al contributo straordinario per la fornitura di energia elettrica e gas naturale;
il prezzo dell'energia elettrica incide sui bilanci delle famiglie e delle imprese in modo determinante e, per la natura del mercato elettrico e per il ruolo che vi svolge il gas, è particolarmente sensibile anche all'instabilità del contesto geopolitico e agli eccessi di fluttuazioni di mercato;
intervento estremamente strumentale e funzionale al perseguimento delle finalità del decreto in corso di conversione, volto al contenimento dei costi energetici per cittadini e imprese, è sicuramente l'introduzione di un vincolo per il rinnovo delle concessioni idroelettriche e geotermiche ad una clausola che preveda la cessione di energia al Gestore dei servizi energetici (GSE) attraverso contratti a due vie che mantengano, anche per mezzo di profili contrattuali standardizzati, adeguati incentivi per i produttori alla gestione efficiente degli impianti, anche in relazione al profilo di produzione e al tempo stesso consentano di svincolare il prezzo d'acquisto di quella energia dalla quotazione del gas;
tale strumento, introducendo una clausola tale da consentire al GSE di acquistare energia a condizioni predeterminate e stabili, avrebbe effetti diretti e misurabili sul contenimento dei prezzi dell'energia, contribuendo così, in via strutturale, alla riduzione dei costi energetici a beneficio dei consumatori, favorendo una maggiore prevedibilità dei costi per l'intero sistema energia, in tal senso rafforzandolo, in piena coerenza con le finalità del decreto in corso di conversione,
impegna il Governo
in linea con le finalità complessive perseguite dal provvedimento e al fine di contenere i prezzi dell'energia, ad accompagnare le misure recate dal provvedimento con ulteriori interventi volti a prevedere che il prossimo rinnovo delle concessioni idroelettriche e geotermiche sia vincolato ad una clausola specifica che preveda la cessione di energia al GSE attraverso contratti a due vie che remunerino tutti i costi sostenuti dai produttori e mantengano, anche per mezzo di profili contrattuali standardizzati, adeguati incentivi per i produttori alla gestione efficiente degli impianti, anche in relazione al profilo di produzione.
9/2281-A/54. Benzoni.
La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame reca misure urgenti in favore delle famiglie e delle imprese di agevolazione tariffaria per la fornitura di energia elettrica e gas naturale nonché per la trasparenza delle offerte al dettaglio e il rafforzamento delle sanzioni delle Autorità di vigilanza;
in particolare, l'articolo 1 reca disposizioni relative al contributo straordinario per la fornitura di energia elettrica e gas naturale;
il prezzo dell'energia elettrica incide sui bilanci delle famiglie e delle imprese in modo determinante e, per la natura del mercato elettrico e per il ruolo che vi svolge il gas, è particolarmente sensibile anche all'instabilità del contesto geopolitico e agli eccessi di fluttuazioni di mercato;
intervento estremamente strumentale e funzionale al perseguimento delle finalità del decreto in corso di conversione, volto al contenimento dei costi energetici per cittadini e imprese, è sicuramente l'introduzione di un vincolo per il rinnovo delle concessioni idroelettriche e geotermiche ad una clausola che preveda la cessione di energia al Gestore dei servizi energetici (GSE) attraverso contratti a due vie che mantengano, anche per mezzo di profili contrattuali standardizzati, adeguati incentivi per i produttori alla gestione efficiente degli impianti, anche in relazione al profilo di produzione e al tempo stesso consentano di svincolare il prezzo d'acquisto di quella energia dalla quotazione del gas;
tale strumento, introducendo una clausola tale da consentire al GSE di acquistare energia a condizioni predeterminate e stabili, avrebbe effetti diretti e misurabili sul contenimento dei prezzi dell'energia, contribuendo così, in via strutturale, alla riduzione dei costi energetici a beneficio dei consumatori, favorendo una maggiore prevedibilità dei costi per l'intero sistema energia, in tal senso rafforzandolo, in piena coerenza con le finalità del decreto in corso di conversione,
impegna il Governo
in linea con le finalità complessive perseguite dal provvedimento e al fine di contenere i prezzi dell'energia, a valutare l'opportunità di accompagnare le misure recate dal provvedimento con ulteriori interventi volti a prevedere che il prossimo rinnovo delle concessioni idroelettriche e geotermiche sia vincolato ad una clausola specifica che preveda la cessione di energia al GSE attraverso contratti a due vie che remunerino tutti i costi sostenuti dai produttori e mantengano, anche per mezzo di profili contrattuali standardizzati, adeguati incentivi per i produttori alla gestione efficiente degli impianti, anche in relazione al profilo di produzione.
9/2281-A/54. (Testo modificato nel corso della seduta)Benzoni.
La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame reca misure urgenti in favore delle famiglie e delle imprese di agevolazione tariffaria per la fornitura di energia elettrica e gas naturale nonché per la trasparenza delle offerte al dettaglio e il rafforzamento delle sanzioni delle Autorità di vigilanza;
l'articolo 4 introduce disposizioni in favore dalle famiglie e microimprese vulnerabili per fare fronte all'emergenza dell'aumento dei prezzi del gas naturale ed energia elettrica derivanti dall'aumento del prezzo internazionale del gas naturale;
il sistema vigente di bonus sociali prevede agevolazioni specifiche per le cosiddette «utenze domestiche in condizioni di disagio fisico», ossia nei casi in cui, nei nuclei familiari in cui sia presente una persona con disabilità, l'utente sia costretto all'uso di apparecchiature elettromedicali salvavita. Tuttavia, da tale meccanismo è esclusa una porzione significativa della popolazione con disabilità che, pur non utilizzando dispositivi salvavita, presenta condizioni patologiche croniche o invalidanti che comportano un maggiore fabbisogno energetico;
di fatti, le persone con disabilità trascorrono, per ragioni legate alla loro condizione, una parte rilevante della giornata in ambiente domestico, circostanza che determina un incremento strutturale dei consumi di energia elettrica a carico delle famiglie, non solo in relazione al funzionamento continuativo di apparecchiature «salvavita», ma anche all'utilizzo di ausili medici e strumentazioni necessarie al miglioramento della qualità della vita;
tale maggior consumo energetico, combinato con la frequente condizione di difficoltà economica in cui versano molte famiglie con persone disabili, aggrava la loro esposizione al rischio di povertà energetica e richiede una risposta pubblica più equa, sistemica e calibrata sui reali bisogni delle persone;
la rilevanza sociale della problematica è tale da richiedere misure specifiche volte a garantire tariffe agevolate o meccanismi di sostegno economico strutturale per le persone con disabilità, garantendo uguaglianze e tutela a tutte le fasce più vulnerabili della popolazione,
impegna il Governo
ad accompagnare le misure contenute nel provvedimento con ogni opportuna iniziativa di carattere normativo finalizzata alla revisione complessiva del sistema dei bonus elettrici per le persone con disabilità, al fine di estendere la platea dei beneficiari e prevedere nuove fasce di tutela e tariffe sociali dedicate, e all'introduzione di agevolazioni strutturali e continuative sulle tariffe dell'energia elettrica in favore delle persone con disabilità, anche indipendentemente dall'uso di dispositivi salvavita, tenendo conto del maggiore fabbisogno energetico connesso alla condizione di disabilità e alla permanenza prolungata in ambiente domestico.
9/2281-A/55. Ruffino, Grippo.