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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 22 aprile 2025

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    a poco più di un anno dal termine ultimo per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, la spesa dei fondi e lo stato di avanzamento dei progetti sono in forte ritardo;

    la sesta relazione sullo stato di attuazione del PNRR – relativa al conseguimento degli obiettivi previsti per il secondo semestre del 2024 da cui dipende l'erogazione dei 18,3 miliardi di euro della settima rata – oltre a essere stata trasmessa dal Governo alle Camere soltanto il 31 marzo 2025, non fornisce un quadro completo e trasparente sull'andamento effettivo del Piano e sull'impatto reale per cittadini e imprese, confermando delle criticità;

    secondo quanto rilevato nel mese di febbraio 2025 dall'ufficio studi di Camera e Senato, a fronte di 194,4 miliardi di euro di risorse totali messi a disposizione dal Piano come revisionato con Decisione di esecuzione dell'8 dicembre 2023 (122,6 miliardi in prestiti e 71,8 miliardi in sovvenzioni), di cui 122,1 miliardi di euro già erogati all'Italia dalla Commissione, la spesa contabilizzata era pari, al 31 dicembre 2024, a 62,2 miliardi di euro (64 secondo la relazione del Governo), corrispondente a circa il 32 per cento delle risorse complessive;

    per completare il Piano entro il 2026 è necessario spendere oltre 130 miliardi in un anno e mezzo, con un ritmo ben più elevato rispetto a quello attuale;

    su base annua, tali dati indicano che la spesa effettiva nel corso del 2024 non raggiungerebbe i 20 miliardi di euro – a novembre, secondo la rilevazione svolta dalla Corte dei conti, era ancora a 12,6 miliardi –, al di sotto di quanto previsto dal cronoprogramma, sia rispetto alle stime di spesa pianificate a sistema ReGiS (a maggio quantificate in 43,2 miliardi, e a novembre scese a 42,1 miliardi) che a quelle ben più contenute indicate dal Governo nel Documento programmatico di bilancio a fine ottobre (circa 22 miliardi);

    lo scostamento dell'avanzamento finanziario del Piano rispetto al cronoprogramma – più volte rilevato dalla Corte dei conti, da ultimo nella relazione semestrale al Parlamento sullo stato di attuazione del PNRR presentata il 9 dicembre 2024 – persiste nonostante le varie revisioni dello stesso nella direzione di un progressivo rallentamento e di un'ulteriore concentrazione della spesa sugli ultimi anni di attuazione, aggiungendo perplessità a un quadro già preoccupante, tenuto conto dello sforzo realizzativo richiesto nella fase conclusiva e della possibilità di una nuova revisione del Piano;

    anche in relazione al cronoprogramma di spesa per il 2025, il dato presente in ReGiS, pari a circa 2,5 punti di Pil, è stato rivisto nelle previsioni del Documento programmatico di bilancio a 2 punti di prodotto, con un calo atteso di quasi 12 miliardi;

    alla velocità, nonché all'efficienza, della spesa è legata anche la valutazione dell'impatto del PNRR sulla crescita, e quindi le previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica del nostro Paese: tale valutazione è stata rivista più volte nel corso del tempo da parte del Governo, da ultimo nel Piano strutturale di bilancio (Psb) di fine settembre 2024 e nel Documento programmatico di bilancio (Dpb) di ottobre 2024, con un progressivo slittamento in avanti degli effetti positivi, che è andato di pari passo con le modifiche apportate al profilo temporale di attuazione e di spesa delle risorse del Piano;

    i ritardi nella spesa sono imputabili solo in minima parte alle difficoltà di contabilizzazione sulla piattaforma ReGiS, che i provvedimenti adottati dal Governo per porvi rimedio non hanno in ogni caso sanato;

    nel complesso, secondo l'analisi svolta dal Centro Studi Confindustria a febbraio 2025 e come confermato dalla Relazione del Governo, osservando la capacità di spesa per tipologia al 31 dicembre 2024, la più avanzata è stata quella di più semplice realizzazione, relativa agli incentivi fiscali (in particolare Ecobonus e Sismabonus, per circa 14 miliardi e Transizione 4.0, per circa 13,4 miliardi), mentre le misure più complesse, quali in primo luogo i lavori pubblici, si fermano al 21 per cento rispetto al budget;

    quanto alla distribuzione della spesa tra le missioni, stando ai dati rilevati a dicembre 2024, la Missione 2 «Rivoluzione verde e transizione ecologica» e la Missione 5 «Inclusione e coesione», sono quelle più problematiche: la prima – al di là dell'Ecobonus – presenta il volume maggiore di spesa non ancora avviata, quindi ferma allo 0 per cento, per singola misura (in particolare per le misure su rinnovabili, agrivoltaico, biometano, e altro), la seconda ha una percentuale di spesa ferma al 29 per cento rispetto al cronoprogramma e pari al 12 per cento del totale delle risorse allocate. Quanto alla Missione 7 su RepowerEU, inserita con la revisione del 2023 e nel cui ambito è prevista la misura Transizione 5.0 (con uno stanziamento di oltre 6 miliardi), addirittura non sarebbe stata ancora rendicontata alcuna spesa;

    con riferimento alle singole misure, nel complesso, circa l'80 per cento presenta un avanzamento della spesa rispetto al complesso delle rispettive risorse al di sotto della soglia del 25 per cento in particolare oltre il 57 per cento delle misure non supera un livello di spesa del 10 per cento rispetto al budget;

    particolari criticità presentano, tra i vari, i progetti relativi alle politiche attive del mercato del lavoro e il progetto Gol (con un rapporto tra spesa effettuata e spesa pianificata fermo al 7 per cento) e i piani integrati urbani (15 per cento);

    tra le misure con livello di spesa tra il 25 e il 50 per cento compaiono il Piano per asili nido e scuole dell'infanzia e gli investimenti per la rigenerazione urbana. Per il Piano per asili nido e scuole dell'infanzia, in particolare, il PNRR destina 3,24 miliardi ai fini del potenziamento dell'offerta. Secondo il cronoprogramma finanziario a tutto il 2024 avrebbero dovuto essere spesi 1,7 miliardi delle risorse PNRR, ma risultano spese effettive per circa la metà (817 milioni). Secondo l'analisi svolta dall'Upb a gennaio 2025, incerto appare il conseguimento dell'obiettivo anche in termini quantitativi (150.480 nuovi posti da realizzare) e temporali (giugno 2026);

    in una situazione analoga versa l'obiettivo dei 60.000 nuovi posti letto negli studentati italiani da creare entro giugno 2026, giacché ad oggi sono disponibili soltanto 11.623 posti, circa il 20 per cento, mentre sono stati spesi soltanto 225 mila euro a fronte di 1,2 miliardi di euro messi a disposizione; in corso di verifica sarebbero i progetti del PinQua (Programma innovativo nazionale per la qualità dell'abitare), che punta a riqualificare in modo particolare le periferie e che rappresenta la misura del Piano più strettamente connessa alla questione abitativa: oltre un terzo dei progetti è in ritardo rispetto alla programmazione temporale e circa l'80 per cento dei ritardi si concentra nelle fasi precedenti l'avvio dei lavori;

    nel complesso, ritardi si sono accumulati oltre che nell'avanzamento finanziario del PNRR anche nelle fasi di realizzazione dei progetti: secondo la relazione del Governo, risulta completato il 47 per cento dei progetti caricati su ReGiS, pari solo al 14,28 per cento delle risorse; quasi il 50 per cento dei progetti, corrispondente a circa l'80 per cento degli importi, dovrà essere ultimato negli ultimi semestri di attuazione; il 4,2 per cento deve ancora essere avviato o non se ne conosce la fase progettuale;

    la prolungata incertezza determinata da possibili e indefinite modifiche contribuisce a rallentare ulteriormente l'attuazione del Piano, in assenza di un quadro stabile delle risorse utilizzabili e di una piena e corretta pianificazione dei progetti;

    da mesi si susseguono affermazioni contrastanti da parte del Governo: secondo le dichiarazioni rese dal Ministro dell'economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, il Governo italiano avrebbe intenzione di chiedere una proroga di almeno un anno per completare l'attuazione degli interventi del PNRR;

    tale richiesta appare non solo incompatibile con l'attuale quadro normativo dell'Unione europea e con la volontà della Commissione europea di non concedere proroghe, come confermato dal Commissario Serafin, ma anche contraddittorio rispetto alle rassicurazioni fornite dal Governo sull'efficacia della governance attuale e sul rispetto della tabella di marcia del Piano;

    al contempo, il Governo prospetta una nuova revisione del PNRR, per cui sarebbe in corso l'interlocuzione con la Commissione europea e che comporterebbe una nuova modifica degli obiettivi da raggiungere e slittamenti ulteriori nel profilo temporale di attuazione, ferma restando la scadenza finale;

    con la nuova revisione, il Governo sembra voler affrontare il ritardo accumulato, anziché migliorando la capacità di spesa e i tempi di implementazione, riducendo gli obiettivi finali di alcune misure ed espungendone altre, giudicate irrealizzabili nei tempi, per far confluire risorse su misure con maggiore capacità di assorbimento;

    le modifiche interesserebbero le misure su edilizia pubblica, studentati universitari, asili nido e scuole, e molti interventi infrastrutturali, tra i quali alcuni relativi alla rete ferroviaria ad alta velocità nel Sud del Paese;

    da ultimo, la stessa Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, ha dichiarato che dalla rimodulazione del PNRR si libererebbero 14 miliardi di euro che il Governo intende utilizzare, insieme agli 11 miliardi recuperati dalla riprogrammazione dei fondi di coesione, per misure di sostegno all'economia in risposta ai dazi imposti dagli Stati Uniti, di cui ha continuato nondimeno a negare il grave impatto;

    non è chiaro da quali progetti si dovrebbero recuperare tali risorse, tenuto conto che, pur utilizzando quelle ancora disponibili del programma Transizione 5.0 – rimasto di fatto inattuato – mancano all'appello circa 9 miliardi di euro, con il rischio di sottrarli a misure per famiglie e comunità, oltretutto soggette a vincoli specifici di destinazione territoriale;

    anche in caso di approvazione da parte della Commissione, tali risorse non potrebbero in ogni caso essere fruite dalle imprese prima di molti mesi,

impegna il Governo:

1) a fornire un quadro completo e dettagliato sullo stato di attuazione del PNRR, al fine di consentire il controllo e il monitoraggio dell'avanzamento del Piano e migliorare la trasparenza;

2) a presentare una nuova relazione sull'attuazione della clausola del 40 per cento di investimenti al Mezzogiorno, aggiornata ai dati relativi al 2024, con l'indicazione delle idonee misure correttive eventualmente necessarie;

3) a rispettare il cronoprogramma di attuazione del PNRR, per cogliere a pieno le opportunità di crescita e rilancio economico a esso collegate;

4) a rendere note le ragioni dei ritardi accumulati nella spesa e nell'attuazione del PNRR e a indicare gli strumenti per porvi rimedio, prioritariamente attraverso interventi di supporto ai soggetti coinvolti, al fine di sostenere lo sforzo realizzativo concentrato nel periodo conclusivo del Piano;

5) a chiarire se intenda procedere a una nuova revisione del PNRR e a fornire tempestivamente informazioni alle Camere, con particolare riferimento alle misure del Piano oggetto di modifica;

6) a portare a termine, senza rimodulazioni o stralci, le misure relative alle politiche abitative, alle politiche per il lavoro, al potenziamento dell'offerta dei servizi di istruzione, alla transizione verde e alla rigenerazione urbana; nonché le misure legate alle priorità trasversali, rappresentate da giovani, parità di genere, Mezzogiorno e riequilibrio territoriale;

7) ad assicurare, anche in caso di revisione del PNRR, il rispetto del vincolo di destinazione alle regioni del Sud di almeno il 40 per cento delle risorse allocabili territorialmente;

8) a prevedere, in vista della fase conclusiva del PNRR, un quadro stabile e definitivo delle risorse utilizzabili e una corretta pianificazione dei progetti, rimuovendo fonti di incertezza al fine di favorire l'accelerazione dell'attuazione del Piano.
(1-00433) «De Luca, Braga, Ubaldo Pagano, Filippin, Madia, Prestipino».


   La Camera,

   premesso che:

    il Presidente statunitense, Donald Trump, fin dal suo insediamento ha più volte paventato l'imposizione di dazi sulle merci europee (ivi incluse quelle italiane), seguendo la stessa politica adottata durante il suo primo mandato, nel quale aveva imposto dazi differenziati per categorie di beni e aliquote, che andavano dal 10 al 25 per cento del prezzo del prodotto;

    il 12 marzo 2025 sono entrati in vigore i dazi del 25 per cento sulle importazioni negli Usa di acciaio e alluminio, estesi anche a una serie di prodotti che contengono i due materiali, come racchette da tennis, biciclette, mobili e condizionatori;

    in risposta la Commissione europea ha annunciato dazi su diversi prodotti statunitensi, per un valore complessivo di 26 miliardi di euro annui;

    il successivo 27 marzo 2025, il Presidente Trump ha annunciato l'introduzione, dal 2 aprile 2025, di dazi pari al 25 per cento sulle automobili importate negli Usa. Nelle ore subito successive all'annuncio, il Presidente Usa ha dichiarato di essere pronto a introdurre ulteriori dazi nel caso in cui l'Unione europea e il Canada avessero adottato misure coordinate in risposta all'introduzione dei dazi statunitensi;

    lo scorso 2 aprile 2025 il Presidente Trump ha annunciato un'ulteriore ampia e imponente introduzione di dazi, questa volta nei confronti di più di 100 Paesi, tra cui anche gli Stati membri dell'Unione europea, quindi inclusa l'Italia;

    l'amministrazione Trump ha imposto queste aliquote partendo da un valore del 10 per cento, incrementato in chiave di «reciprocità» in misura diversa verso singoli Stati alla luce dei «dazi» o altre barriere in entrata che secondo l'amministrazione americana, sarebbero stati scorrettamente applicati verso i prodotti americani;

    nel caso degli Stati membri dell'Unione europea, compresa l'Italia, i dazi americani sono inizialmente entrati in vigore a partire dal 9 aprile 2025 in misura pari al 20 per cento, dando avvio a una guerra commerciale sulla base di presupposti errati e pretestuosi da parte dell'amministrazione statunitense;

    in risposta all'introduzione dei dazi sui prodotti europei, lo scorso 3 aprile 2025, la Presidente della Commissione Ursula Von der Leyen ha annunciato «ulteriori contromisure commerciali» nei confronti dei prodotti Usa: secondo la Commissione europea, i dazi americani comporteranno conseguenze terribili per milioni di persone in tutto il mondo, provocando incertezza per i mercati e per le imprese e danneggiando i cittadini più vulnerabili a causa dell'aumento dell'inflazione. Alla prima apertura dei mercati dopo l'annuncio dell'amministrazione americana, le borse europee hanno aperto con un profondo ribasso: secondo alcune stime l'Italia rischia una perdita di crescita tra lo 0,3 e lo 0,6 per cento del prodotto intero lordo;

    il 9 aprile il presidente Trump ha annunciato una sospensione temporanea di 90 giorni sui dazi imposti all'Unione europea e agli stati membri, annunciando contestualmente l'innalzamento dei dazi verso la Cina sino al 125 per cento;

    risulta peraltro evidente che le scelte del tutto soggettive e imprevedibili sulla sospensione dei dazi da parte di Trump con annunci e smentite che si sono susseguiti a stretto giro ha creato delle oscillazioni nei mercati finanziari che hanno consentito operazioni speculative sulla cui legalità vi sono molti dubbi;

    il presidente Trump ha peraltro confermato che resteranno in vigore i dazi già previsti per alcuni prodotti come alluminio e acciaio e sulle automobili importate negli Usa pari al 25 per cento, mentre dal 3 maggio scatteranno ulteriori dazi sulle componenti delle automobili;

    in relazione alle mosse di Trump anche l'Unione europea ha deciso di sospendere a propria volta per 90 giorni i controdazi applicati ai prodotti statunitensi per poter negoziare con l'amministrazione americana che ha ribadito di voler trattare con l'Unione europea come unico blocco;

    sul versante europeo, inoltre, la bilancia commerciale tra Usa e Unione europea (nel suo complesso) oggi vede il vecchio continente esportare beni per circa 502 miliardi di euro, a fronte di importazioni Usa per un valore di 346,5 miliardi di euro: un saldo decisamente compensato dal settore dei servizi, dove l'Unione europea esporta i medesimi negli Usa per un valore pari a circa 292 miliardi di euro, contro i 396 miliardi importati dall'Unione europea;

    l'attuale sospensione dei dazi ha provocato una contrazione dei traffici commerciali, alimentando un clima di incertezza a livello globale che rischia di catapultare l'economia in una nuova fase di grave recessione;

    il Presidente della Repubblica non ha esitato a definire l'imposizione dei dazi statunitensi «un errore profondo» cui dare «una risposta compatta, serena, determinata» per difendere gli interessi nazionali ed europei con misure risposte adeguate;

    l'associazione europea dell'industria delle auto ha sottolineato, per prima, il grave impatto che i dazi possono avere per il settore, sia in termini di posti di lavoro sia per le prospettive di tenuta di interi comparti collegati alla produzione di automobili. A seguito dell'introduzione dei suddetti dazi i titoli in borsa delle cosiddette Big Three del settore automobilistico, General Motors, Ford e Stellantis, sono diminuiti rispettivamente del 6,6 per cento, 3,1 per cento e del 2,9 per cento, con flessioni che inevitabilmente producono conseguenze sui consumatori europei e sulle imprese;

    l'Italia è il tredicesimo partner commerciale degli Usa, con uno scambio commerciale pari a circa 92 miliardi di euro: il valore delle esportazioni italiane negli Usa è pari a 67 miliardi di euro, mentre quello delle importazioni dagli Usa è pari a 24 miliardi di euro, con un saldo positivo pari a 43 miliardi di euro annui;

    la filiera italiana dell'automotive (industria e servizi), in Italia, conta 1.28 milioni di lavoratori, con un impatto diretto sull'economia reale (in termini di compensi e salari) pari a 28,8 miliardi di euro, con un fatturato complessivo pari a 346.4 miliardi di euro, pari al 19,4 per cento del prodotto interno lordo nazionale. Si tratta di un settore strategico per il nostro Paese, ora fortemente a rischio per i dazi introdotti dalla nuova amministrazione statunitense, da cui rischia di derivare per il nostro Paese una perdita netta di 11.1 miliardi di euro annui;

    l'Italia è il primo Paese dell'Unione europea per l'export dell'agroalimentare negli Usa: le esportazioni dell'agroalimentare italiano verso gli Usa costituiscono infatti una componente fondamentale per la crescita del Paese, rappresentando il 15 per cento delle esportazioni totali e con una crescita pari al 18 per cento nell'ultimo anno e al 158 per cento negli ultimi dieci anni, per un valore di 7.8 miliardi di euro solo nell'anno 2024;

    gli Usa sono il terzo Paese (e il primo «non europeo») di destinazione delle merci italiane in assoluto, la cui origine si ha prevalentemente nelle regioni Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Veneto e Piemonte, che da sole producono più di due terzi delle esportazioni complessive: l'applicazione di dazi su beni e servizi italiani da parte degli Usa rappresentano un concreto pericolo per le prospettive di crescita del Paese, nonché per la tenuta di interi settori che già patiscono l'aumento dell'inflazione e dei costi dell'energia;

    diverse imprese del made in Italy, infatti, hanno già avanzato serie preoccupazioni dopo l'introduzione di dazi americani sui prodotti di eccellenza italiana come vino, basilico, olio, formaggi e pasta: i dazi del 20 per cento sui nostri prodotti provocheranno, di fatto, conseguenze che ricadranno in modo drammatico sui fatturati delle imprese italiane e sull'occupazione del Paese, fattori che si sommeranno ai costanti dati negativi della produzione italiana;

    l'impatto territorialmente concentrato dei dazi rappresenta un rischio concreto per l'intera filiera: solo il settore del vino, che nel 2024 ha portato al sistema paese 1.2 miliardi di euro grazie alle esportazioni negli Usa, vede il 48 per cento dei bianchi esportati prodotti in Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia e il 71 per cento dei rossi prodotti tra Toscana e Piemonte. A seguito dell'annuncio americano, l'Unione italiana vini (Uiv) ha infatti dichiarato come l'introduzione dei dazi americani rischi di causare per il settore una perdita di 323 milioni di euro di ricavi all'anno, pena l'uscita dal mercato per buona parte delle nostre produzioni;

    le ripercussioni economiche derivanti dall'imposizione di dazi nel settore agroalimentare rischiano di essere drammatiche per quelle filiere che dipendono quasi interamente dalle esportazioni, come il pecorino romano Denominazione di Origine Protetta prodotto in Sardegna, il cui export è destinato per circa la metà al mercato statunitense, ma anche la Toscana, che negli Usa esporta il 33 per cento della propria produzione di vini e il 42 per cento della propria produzione di olio extravergine d'oliva, e il Lazio, che proprio di olio esporta circa il 58 per cento della propria produzione;

    la filiera agroalimentare si contraddistingue per la presenza di aziende di grandi dimensioni, così come di micro imprese, e di realtà cooperative che rappresentano veri e propri modelli di sviluppo sostenibile, inclusivo e innovativo, la cui operatività rischia di essere pregiudicata fortemente dall'imposizione di dazi che, oltre a cagionare gravi perdite economiche, si ripercuotono sulla pianificazione degli investimenti;

    in questa prospettiva occorre approntare un piano europeo per la semplificazione e la previsione di misure nazionali ed eurounitarie legate all'internazionalizzazione delle produzioni italiane, ma soprattutto dare avvio da subito ad un'operazione di sburocratizzazione nel nostro Paese e di concreto sostegno alle nostre aziende, anche piccole e medie imprese, per la penetrazione in nuovi mercati che possano compensare la contrazione delle esportazioni verso gli Usa;

    secondo le stime di Confindustria, la produzione di macchinari e impianti rischia una perdita di fatturato pari a 12.4 miliardi di euro annui, quella farmaceutica una perdita di 8 miliardi di euro annui, quella chimica di 2,9 miliardi di euro annui e il settore della moda, già fortemente provato da anni di extracosti per via del caro-energia e caro-materiali, una perdita di circa 2.4 miliardi di euro: un colpo ferale per un comparto ritenuto unanimemente un'eccellenza mondiale;

    le loro esportazioni italiane verso gli Usa rappresentano circa il 3 per cento del prodotto interno lordo. I settori maggiormente interessati dai dazi sono quello dei macchinari, dei prodotti chimici e dei manufatti finiti, che insieme valgono rispettivamente il 77 per cento e l'82 per cento: il settore dei macchinari e delle attrezzature, in particolare, rappresenta la fetta più consistente delle esportazioni verso il mercato statunitense (circa 24 miliardi, il 38 per cento del totale);

    Confindustria ha calcolato che dazi americani al 25 per cento (di poco superiori a quelli effettivi) sui prodotti italiani porteranno ad una riduzione dello 0,4 per cento del prodotto interno lordo nel 2025 e di 0,6 per cento del prodotto interno lordo nel 2026 erodendo di fatto tutta la crescita;

    a questi dati preoccupanti si somma il rischio che l'Europa e quindi l'Italia diventino mercato privilegiato dei prodotti cinesi o di altri paesi a seguito della politica dei dazi americani che spingerà la Cina ed altri ad aggredire mercati diversi da quello statunitense con prodotti a prezzi molto bassi;

    una delle finalità dichiarate da Trump connessa alla politica dei dazi è il trasferimento in Usa di aziende straniere e molte realtà italiane hanno già manifestato tale intenzione per aggirare i dazi con evidenti ricadute sugli investimenti nel nostro Paese e soprattutto sui livelli occupazionali;

    l'aumento dei prezzi legato ai dazi imposti da Trump, l'inflazione, le delocalizzazioni in Usa, la concorrenza dei prodotti cinesi, la perdita di posti di lavoro porteranno ad un impoverimento complessivo delle nostre famiglie oltre che ad un indebolimento della nostra economia;

    l'imposizione di dazi sui prodotti italiani ne aumenta inevitabilmente il prezzo per il consumatore statunitense, penalizzando il produttore che si vedrà sottrarre quote di mercato da aziende che non risentono della medesima sovraimposizione e possono offrire prezzi maggiormente competitivi;

    le prospettive di una guerra commerciale con gli Stati Uniti d'America non rappresentano in alcun modo una sorta di «opportunità» e «occasione», come inspiegabilmente prospettato da alcuni esponenti della maggioranza di Governo: a fronte delle crescenti e fondate preoccupazioni delle imprese e lavoratori italiani il Governo è chiamato a dare risposte rapide e concrete, mettendo in sicurezza il tessuto economico-produttivo del Paese nel suo complesso;

    l'attuale contesto di incertezza impone una attenta valutazione delle ricadute delle proposte dell'amministrazione Trump sul piano della totale deregulation degli scambi commerciali a fronte della riduzione o cancellazione dei dazi, ponderando i rischi connessi all'incremento delle vendite dei prodotti cosiddetti «Italian sounding» e i danni per la nostra economia, oltre che dall'impatto dell'ingresso in Europa di nuovi merci, soprattutto laddove quest'ultime rispondono a standard qualitativi e di controllo inferiori rispetto a quelli europei, generando effetti negativi su tutte le corrispondenti filiere del mercato interno e con riguardo, ad esempio, al settore agroalimentare, anche un maggior rischio per la salute dei cittadini;

    di fronte a fenomeni globali, come, appunto, il rischio di una possibile guerra commerciale, l'ipotesi di adottare un approccio bilaterale tra Italia e Usa, al di fuori del dialogo con l'Unione europea e gli altri stati membri, non solo sconfessa i valori europeisti che hanno portato il nostro Paese a fondare l'Unione europea, ma colloca l'Italia al di fuori di ogni prospettiva futura di integrazione. Porsi al di fuori – o persino contrastare – una strategia coordinata e concordata a livello europeo nella speranza di ottenere un qualche vantaggio esclusivo di brevissimo periodo rischia di esporre le nostre imprese a ulteriori incertezze, posto che i nostri principali partner commerciali si trovano sul territorio europeo;

    in vista delle prossime trattative tra l'Unione europea e gli Usa in materia di dazi e politiche commerciali, risulta fondamentale che l'Unione europea sia compatta, solida e autorevole: pertanto è necessario che la stessa Unione europea inizi a interloquire con gli Usa tramite una «voce» unitaria, rappresentata da un leader autorevole, credibile e forte della sua competenza come Mario Draghi. Un approccio frammentato, con iniziative diplomatiche unilaterali da parte degli stati membri, risulterebbe estremamente controproducente per gli interessi europei: la nomina di Mario Draghi come inviato speciale per l'Unione europea nelle trattative con gli Usa risulterebbe la giusta soluzione affinché l'Unione europea possa risultare un soggetto ascoltato e autorevole in uno dei dossier più complicato in politica estera, come, appunto, quello dei dazi introdotti dagli Usa;

    va scongiurato il pericolo concreto che le imprese italiane, nel medio-lungo periodo, possano ricorrere a forme di delocalizzazione volte ad aggirare i dazi, in ossequio a una strategia che impoverisce il Paese e le famiglie, giacché delocalizzare significa licenziare i lavoratori e pregiudicare l'indotto e le filiere di riferimento;

    al fine di mitigare gli effetti negativi dei dazi sul sistema economico e scongiurare la delocalizzazione delle imprese occorre elaborare senza indugio un piano industriale volto a rilanciare la produzione italiana a livello nazionale e mondiale, rafforzando le forme di incentivazione alla competitività come Industria 5.0, ma anche realizzando interventi di semplificazione normativa e amministrativa volti ad alleggerire gli oneri burocratici (e i relativi costi) patiti dalle imprese;

    è necessario attivare un quadro normativo europeo che consenta, in linea con l'esperienza maturata nell'ambito del temporary framework durante la pandemia, di sospendere il divieto di aiuti di stato, nonché favorire il rientro del capitale umano italiano che nel corso degli anni, soprattutto per mancanza di competitività e prospettive, è espatriato all'estero;

    è altresì fondamentale che il Governo riconosca la centralità di una risposta condivisa a livello europeo che porti all'elaborazione di una strategia comune europea in risposta ai dazi introdotti dalla nuova amministrazione statunitense, elaborando misure coordinate e concrete che forniscano risposte concrete e certezze ai comparti interessati, oltre che misure volte a garantire liquidità alle imprese nel breve periodo e a sostenerne l'operatività nel medio-lungo periodo anche attraverso interventi volti a ridurre i costi di produzione, in primis sul versante energetico;

    è indispensabile promuovere la centralità di una azione europea condivisa, per tutelare l'economia europea e nazionale, nonché i lavoratori e le imprese, salvaguardando i settori interessati dai nuovi dazi statunitensi;

    ogni giorno, peraltro, il presidente Trump annuncia l'ipotesi di nuovi dazi su singoli mercati a prodotti (dai chip al farmaceutico) che generano un diffuso senso di incertezza negli operatori e quindi di stallo negli investimenti,

impegna il Governo:

1) a riconoscere la centralità di una risposta condivisa a livello europeo che porti all'elaborazione di una strategia comune europea in risposta ai dazi statunitensi, abbandonando qualsivoglia iniziativa che rischi di rendere ancora più incerte e difficili le prospettive per le imprese nazionali, anche in rapporto ai partner europei;

2) a non ostacolare le iniziative europee elaborate nell'ambito delle istituzioni dell'Unione europea e volte a riequilibrare i rapporti commerciali con gli Usa, al fine di scongiurare uno scenario di incertezza che si presta a discriminazione tra Stati e settori commerciali, oltre che a ulteriori ritorsioni sul piano economico;

3) a richiedere, in sede europea, la nomina di Mario Draghi come inviato per l'Unione europea in vista del possibile negoziato con gli Usa in materia di politiche commerciali, al fine di consentire alla stessa Unione europea di interloquire con il Presidente Trump tramite una «voce» unitaria, credibile e autorevole;

4) a promuovere ogni iniziativa utile, in sede europea, volta a calmierare i costi dell'energia e a rivedere la normativa Emission Trading System sulla CO2 e il decoupling del prezzo del gas e dell'energia elettrica per contrastare l'aumento delle tariffe, oltre che a rivedere la normativa eurounitaria di riferimento in un'ottica di semplificazione per le imprese;

5) ad adottare iniziative tese ad attivare in ambito nazionale strumenti volti a ridurre e stabilizzare il costo dell'energia per le imprese, incrementando il mix delle fonti energetiche anche in un'ottica di elaborazione di una strategia di politica industriale di medio-lungo periodo;

6) a sollecitare in sede europea la sospensione del divieto di aiuti di Stato al fine di predisporre ogni intervento utile per sostenere le imprese italiane, ivi compresa l'attivazione di un fondo nazionale per l'accesso a finanziamenti agevolati e con ampi piani rimborso, sì da favorire la liquidità e gli investimenti per i comparti maggiormente colpiti dai dazi;

7) ad adottare ogni iniziativa utile volta a compensare economicamente e a salvaguardare le imprese e i settori interessati, nonché il tessuto economico-produttivo del Paese nel suo complesso e il potere di acquisto delle famiglie rispetto all'imposizione di dazi sulle merci italiane;

8) a predisporre un piano di interventi di sostegno economico e supporto all'internazionalizzazione per i settori maggiormente colpiti dai dazi statunitensi, in particolare elaborando, per il comparto agroalimentare, interventi di semplificazione (come la riduzione al 50 per cento degli obblighi di rendicontazione degli incentivi dell'organizzazione comune del mercato vitivinicolo concessi alle imprese impegnate sul mercato statunitense) e soluzioni di lungo periodo che possano garantire flussi di mercato a condizioni eque e non discriminatorie, nonché misure immediate volte a sostenere, anche in termini di liquidità, le imprese già colpite dal calo degli ordini dovuto alle forti incertezze ingenerate sul piano del commercio internazionale;

9) ad adottare iniziative di competenza volte ad elaborare, con il pieno coinvolgimento delle Camere e in particolare delle opposizioni, un piano industriale volto a rilanciare la competitività del sistema produttivo nazionale, anche attraverso la revisione di Industria 5.0 e la rivisitazione delle misure di incentivazione vigenti coerentemente con le modalità di fruizione introdotte dal Governo Renzi con Industria 4.0, nonché a rafforzare e semplificare i contratti di sviluppo e sbloccare i progetti già approvati;

10) a favorire l'internazionalizzazione dei settori colpiti dai dazi statunitensi per rafforzare l'export verso gli altri paesi del continente americano, dell'India e dei paesi arabi, promuovendo, altresì, la ratifica degli accordi economici e commerciali tra l'Unione europea e il Canada (Ceta) e con l'America Latina (Mercosur);

11) a salvaguardare nell'ambito delle trattative il principio di reciprocità su qualità e controlli per evitare, con particolare riguardo al settore agroalimentare, che l'ingresso in Europa di nuovi merci con standard qualitativi e di controllo inferiori generino effetti negativi su tutte le corrispondenti filiere;

12) ad adottare iniziative volte ad incrementare la capacità di spesa delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, al fine di compensare, sia pure parzialmente, la contrazione dell'export delle imprese italiane col pieno sfruttamento delle risorse ottenute;

13) a predisporre ogni iniziativa di competenza utile a scongiurare qualsiasi forma di delocalizzazione delle imprese al fine di salvaguardare il sistema-Paese, l'occupazione e le famiglie, oltre che il futuro della Nazione;

14) ad adottare iniziative di carattere normativo volte a ripristinare il cosiddetto regime agevolato per il rientro dei cervelli con le regole, requisiti e condizioni previsti dalla sua introduzione con il Governo Renzi, al fine di favorire il ritorno in patria di quell'immenso capitale umano italiano trasferitosi all'estero e che può rivestire un ruolo cruciale nel rilancio della competitività e della politica industriale nazionale;

15) ad adottare le iniziative anche di carattere normativo necessarie a diminuire gli oneri burocratici a carico delle imprese, nonché a semplificare e accelerare le procedure di realizzazione degli investimenti pubblici e privati al fine di rimuovere ostacoli di natura procedimentale alla crescita del Paese;

16) a richiedere misure urgenti, in sede europea, che vadano a tutelare un asset decisivo per il nostro Paese come quello dell'automotive, colpito dai dazi introdotti dall'amministrazione Trump, anche attraverso la creazione di un campione europeo volto a garantire maggiore competitività al comparto e l'occupazione.
(1-00434) «Boschi, Gadda, Bonifazi, Del Barba, Faraone, Giachetti, Gruppioni».

Risoluzioni in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    la Repubblica democratica del Congo sta soffrendo una gravissima crisi umanitaria che ha colpito oltre 25 milioni di persone;

    la violenza del gruppo ribelle M23, sostenuto dal Ruanda, ha generato violenti scontri nelle province del Nord e del Sud Kivu, con migliaia di morti e oltre 7 milioni di persone sfollate;

    da decenni la regione è colpita da violenze e devastazioni e dopo un cessate il fuoco durato diversi anni, alla fine del 2021 i miliziani dell'M23 hanno ripreso i combattimenti;

    a Goma, che è un centro abitato densamente popolato, sono state chiuse scuole, ospedali e infrastrutture cruciali per la vita sociale;

    numerosi rapporti internazionali, tra i quali quello dell'Unicef, confermano che si sono verificate continue e ripetute violazioni dei diritti umani e stupri anche nei confronti di minori;

    donne e ragazze, in particolare quelle detenute nella prigione di Munzenze a Goma, risultano tra le vittime più colpite da queste atrocità, alle quali si aggiungono crimini di guerra come la coscrizione forzata di minori, torture e omicidi extragiudiziali;

    le attività dell'M23 risultano direttamente sostenute dal Governo ruandese, che nega tale coinvolgimento nonostante le prove raccolte da esperti, giornalisti e osservatori delle Nazioni Unite le quali evidenziano e dimostrano un sostegno attivo e diretto del Governo di Kigali;

    secondo una relazione delle Nazioni Unite del giugno 2024 lo spiegamento delle Forze di difesa ruandesi (Fdr) costituisce una chiara violazione della sovranità e dell'integrità territoriale della Repubblica democratica del Congo. Inoltre, il controllo esercitato dalle Fdr sulle operazioni dell'M23 attribuisce al Ruanda una responsabilità diretta sulle azioni del gruppo ribelle, al quale fornisce armamenti, supporto logistico e militare. Secondo gli esperti delle Nazioni Unite, tra 3.000 e 4.000 soldati ruandesi operano accanto ai combattenti dell'M23;

    la ragione fondamentale delle violenze e dell'instabilità nell'est della Repubblica democratica del Congo risiede indubbiamente nella competizione internazionale per il controllo delle risorse minerarie, del coltan, del cobalto e dell'oro, beni preziosi ed essenziali per l'industria tecnologica e automobilistica globale;

    la Monusco, missione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione della Repubblica democratica del Congo, non riesce a fronteggiare l'estensione e la complessità del conflitto;

    il deterioramento della situazione e la stessa vulnerabilità delle missioni internazionali presenti sul posto sono dimostrati inoltre dal fatto che il 23 e 24 gennaio 2025 l'M23 ha aperto il fuoco contro postazioni della Monusco e della missione di pace guidata dalla Comunità per lo sviluppo dell'Africa australe (Sadc), causando la morte di 13 operatori;

    l'uccisione avvenuta nel 2021 dell'ambasciatore italiano Luca Attanasio, nel Kivu del Nord, sottolinea i rischi elevati per il corpo diplomatico e la necessità di rafforzare la protezione degli operatori internazionali;

    l'Italia ha una presenza importante nella Repubblica democratica del Congo caratterizzata da molte realtà imprenditoriali, missionari, operatori della cooperazione e volontari, che ora vivono in una situazione di grande rischio;

    la rete «Insieme per la pace in Congo», unitamente a diverse associazioni italiane, hanno chiesto al Governo italiano di fare pressione per misure più incisive volte ad arrestare il conflitto, tra le quali la sospensione del Memorandum dell'Unione europea con il Ruanda e l'adozione di sanzioni mirate;

    l'Unione europea ha recentemente firmato, infatti, un Memorandum economico con il Ruanda e ha siglato accordi economici per l'estrazione e la fornitura di materie prime critiche;

    tra il 2021 e il 2024, l'Unione europea ha stanziato 260 milioni di euro in favore del Ruanda e ha promesso ulteriori 900 milioni nell'ambito della strategia Global Gateway, ma, dopo gli ultimi sviluppi del conflitto, ha intensificato il proprio sostegno umanitario, annunciando il 28 gennaio 2025 un pacchetto iniziale di 60 milioni di euro per fronteggiare l'emergenza;

    nel maggio 2023, la Repubblica democratica del Congo ha inoltrato un nuovo deferimento alla Corte penale internazionale riguardante crimini perpetrati nel Kivu settentrionale a partire dal 1° gennaio 2022;

    la Repubblica democratica del Congo ospita oltre 520.000 rifugiati e richiedenti asilo dai Paesi confinanti, mentre oltre un milione di congolesi sono rifugiati nei Paesi della regione, con l'Uganda che ne accoglie oltre la metà;

    prima degli sviluppi più recenti, la Repubblica democratica del Congo era già teatro di una delle peggiori crisi di sfollamento del continente africano, con circa 6,7 milioni di sfollati interni, di cui 4,6 milioni localizzati tra il Kivu settentrionale e meridionale;

    le condizioni sanitarie sono disperate, tanto che si stima che oltre il 70 per cento della popolazione non abbia accesso a servizi sanitari adeguati, acqua potabile e beni essenziali; ci sono diffusi focolai di colera, morbillo e vaiolo in aree dove oltre il 70 per cento delle strutture sanitarie non è funzionante;

    la comunità internazionale appare essere unanime nel suo approccio al conflitto a tutela del popolo congolese;

    la risoluzione del Parlamento europeo del 13 febbraio 2025, sull'escalation di violenza nella parte orientale della Repubblica democratica del Congo, ha chiesto di bloccare i fondi per l'esercito ruandese e di imporre sanzioni ai leader dell'M23, dichiarando che l'Unione europea non può, né direttamente né indirettamente, partecipare a crimini di guerra o abusi dei diritti umani,

impegna il Governo:

   a condannare senza incertezze l'occupazione di Goma e degli altri territori nella parte orientale della Repubblica democratica del Congo da parte dell'M23 e delle FDR in quanto violazione inaccettabile della sua sovranità e integrità territoriale;

   ad adoperarsi nei consessi internazionali e con gli Stati membri dell'Unione europea per giungere ad un cessate il fuoco immediato e incondizionato e al ritiro dal territorio della Repubblica democratica del Congo delle forze armate straniere non invitate ufficialmente dalle autorità;

   a favorire ogni iniziativa volta a condannare la violenza sessuale contro le donne e le ragazze come strumento di repressione e arma di guerra;

   a sollecitare le parti coinvolte nel conflitto ad agevolare gli aiuti umanitari, anche attraverso la riapertura dell'aeroporto di Goma;

   ad adoperarsi per sostenere l'operato della Corte penale internazionale nel suo impegno a indagare sui reati commessi da qualsiasi persona indipendentemente dall'affiliazione o dalla nazionalità;

   ad esercitare, per quanto di competenza, ogni pressione affinché, come previsto dalla risoluzione del Parlamento europeo, venga sospeso immediatamente il Memorandum d'intesa Unione europea-Ruanda, riguardo le materie prime, fino a quando il Ruanda non dimostrerà che sta ponendo fine alla sua ingerenza e che sta cessando di esportare minerali estratti da zone controllate dall'M23 nella Repubblica democratica del Congo.
(7-00297) «Boldrini, Quartapelle Procopio».


   La VII Commissione,

   premesso che:

    l'intelligenza artificiale (IA) fu definita, per la prima volta, nel 1956, da John McCarthy come «the Science and engineering of making intelligent machines». All'incirca nello stesso periodo, Alan Turing, nel suo articolo «Computing Machinery and Intelligence» (1950) proponeva come test per considerare una macchina intelligente l'abilità di emulare così bene il comportamento umano da diventare indistinguibile;

    oggi, quando pensiamo ad un sistema dotato di intelligenza artificiale, pensiamo ad una macchina in grado di mostrare capacità umane come il ragionamento, l'apprendimento, la pianificazione e la creatività;

    allo stato attuale, lo sviluppo di un sistema di intelligenza artificiale può comprendere algoritmi basati su apprendimento, su basi di conoscenza, su inferenza logica e statistica. Modelli di intelligenza artificiale di tipo discriminativo vengono addestrati per distinguere tra categorie di dati (ad esempio come riconoscere immagini di oggetti diversi), i modelli di tipo generativo imparano, invece, a produrre nuovi dati con caratteristiche simili ai dati originali (ad esempio come produrre testi o immagini di un certo tipo). Nel primo caso, i modelli apprendono una funzione matematica in grado di separare i dati, nell'altro, una che ne rappresenta la distribuzione di probabilità;

    lo sviluppo e il sempre più vasto impiego dell'intelligenza artificiale coinvolgono oggi, pur in misura diversa, tutti i settori delle attività umane, dischiudendo scenari densi di potenzialità e, al contempo, di rischi, che si proiettano anche sul piano etico. In corrispondenza di questa evoluzione, molti Paesi – sia nell'ambito di consessi internazionali o sovranazionali, sia a livello interno – hanno cominciato a elaborare, e in alcuni casi a implementare, quadri regolatori organici o almeno interventi puntuali al fine di apprestare una prima risposta alle numerose istanze connesse all'intelligenza artificiale;

    autonoma considerazione merita il tema del diritto d'autore e del copyright, la cui protezione si è dimostrata esposta a rischi specifici nell'ambito dei procedimenti di addestramento e generazione da parte dell'intelligenza artificiale. Esso è espressamente considerato nel report «Governing AI for Humanity» dell'AI Advisory Board dell'ONU, in relazione ai rischi specifici che la nuova tecnologia può ingenerare rispetto al lavoro, all'espressione artistica, alla protezione della proprietà intellettuale;

    l'AI Act europeo assoggetta al rispetto della normativa dell'Unione europea in materia tutti i sistemi di intelligenza artificiale commercializzati nel mercato europeo e, fra l'altro, impone ai fornitori di servizi di offrire adeguate informazioni dei materiali utilizzati per l'addestramento dell'intelligenza artificiale, anche al fine di consentire la tutela del diritto d'autore e del copyright ai soggetti interessati;

    si evidenzia che attorno all'argomento è scaturita una mole già cospicua di dibattito e di contenzioso;

    il Consiglio dell'Unione europea ha approvato, il 21 maggio 2024, l'Artificial intelligence (AI) act, la cosiddetta legge sull'intelligenza artificiale, volta ad armonizzare le norme sull'intelligenza artificiale con un approccio «basato sul rischio», il che significa che maggiore è il rischio di causare danni alla società, più severe saranno le regole;

    nel campo del diritto d'autore, il nostro Paese ha adottato la direttiva 790/2019/EU sul diritto d'autore e i diritti connessi nel mercato unico digitale che ha introdotto le eccezioni obbligatorie per estrazione di testo e di dati (articoli 3 e 4 della direttiva suddetta, recepiti dagli articoli 70-ter e 70-quater della legge n. 633 del 1941 sul diritto d'autore e i diritti connessi);

    nella revisionata proposta di Regolamento Ue sull'intelligenza artificiale, oltre all'obbligo di rivelare che i contenuti sono generati ricorrendo a mezzi automatizzati, nel caso in cui un sistema di intelligenza artificiale sia utilizzato per generare o manipolare immagini o contenuti audio o video che assomigliano notevolmente a contenuti autentici, fatte salve le eccezioni per finalità legittime, quali la libertà di espressione, in relazione alle opere protette dal diritto d'autore, è stata inserita la regola secondo cui i fornitori di modelli generativi di intelligenza artificiale devono documentare e rendere disponibile al pubblico una sintesi dell'uso dei dati di addestramento protetti dalla legge sul diritto d'autore al fine di consentire l'opt-out ai sensi dell'articolo 4(3) della direttiva Cdsm;

    la filiera dell'industria culturale e creativa, con circa 48 miliardi di euro di valore economico e oltre un milione di occupati complessivi, costituisce un settore di rilievo per l'economia nazionale. Il settore radiotelevisivo, che rappresenta circa un quinto del totale dell'industria culturale e creativa, è caratterizzato dall'azione sinergica degli imprenditori e dei lavoratori, in particolare dei lavoratori creativi, costantemente impegnati a proporre nuove idee (spesso in anticipo sui tempi), opere e forme d'arte;

    occorre dunque analizzare con attenzione le applicazioni e gli effetti, in tale settore, di forme tecnologiche che si propongono, in certi casi di coadiuvare, in altri addirittura di sostituire alcune delle attività strettamente connesse alla sfera umana, quali la narrazione, l'arte, l'informazione e la creatività in generale;

    nel contesto delle nuove tecnologie, il settore audiovisivo intende raggiungere i più elevati standard tecnologici, ma al contempo chiede che vengano attuati correttivi a taluni usi dell'intelligenza artificiale che paiono diretti a colpire il lavoro creativo in sé considerato, e quindi l'intera filiera che lo organizza ed esprime;

    l'intelligenza artificiale prende quello che è il frutto del lavoro di milioni di lavoratori, organizzato da una miriade di imprese, e crea una imitazione che non è altro che una rielaborazione «inumana», con costi irrisori e un risultato che, ad occhi inesperti, può risultare frutto della creatività umana;

    pertanto, l'utilizzo sempre più massiccio dell'intelligenza artificiale solleva dubbi e interrogativi etici e morali, oltre che profili di illegittimità giuridica riguardo alla violazione del diritto d'autore e della privacy, nel momento in cui la creatività si confonde con la manipolazione e l'autenticità dei dati, dei suoni e delle immagini. Il deepfake è una tecnica digitale basata sull'intelligenza artificiale usata per combinare e sovrapporre immagini e video esistenti con video o immagini originali, creando immagini e voci sintetiche straordinariamente realistiche. Il deepfake è sovente usato per creare fake news e truffe, per compiere atti di cyberbullismo e crimini informatici;

    l'intelligenza artificiale è diventato un partner innovativo e creativo indispensabile dalla pre-produzione alla post-produzione. Grandi case di produzione come Century Fox e Warner Bros. utilizzano già l'intelligenza artificiale non solo per creare dialoghi, sceneggiature, trama e personaggi ma anche per individuare le location più adatte, il casting ideale attraverso ricerche e selezione di attori o decidere l'ammontare degli investimenti da effettuare in considerazione delle valutazioni della qualità artistica e del potenziale successo commerciale che la stessa intelligenza artificiale è in grado di fornire;

    la post-produzione si avvale sempre di più dell'intelligenza artificiale per le attività di doppiaggio con sistemi tecnologici all'avanguardia che consentono di sincronizzare alla perfezione le battute con i movimenti labiali e le espressioni facciali degli attori;

    anche sul fronte della musica l'intelligenza artificiale sta trovando sempre più utilizzo nelle composizioni musicali attraverso l'analisi e l'impiego di enormi database musicali che spaziano nel tempo e nei generi che offrono spunto alla creatività e alla scrittura delle canzoni. Oggi è possibile generare melodie e arrangiamenti attraverso algoritmi avanzati, il testo può essere scritto da Chat GPT e la copertina può essere creata da software;

    emerge chiara la necessità che l'intelligenza artificiale resti un supporto avente natura servente e non autonoma rispetto all'attività decisionale umana;

    l'integrazione tra creatività e tecnologia digitale è comunque fondamentale, purché siano sempre tutelati i diritti degli autori, in quanto non vi è dubbio che l'intelligenza artificiale generativa (senza una normativa specifica) rappresenta una minaccia esistenziale per il settore creativo, atteso che questa tecnologia si basa fortemente sull'utilizzo di vasti volumi di opere protette da copyright per migliorare le proprie capacità;

    manca, allo stato, una normativa specifica per regolare il diritto d'autore di un elaborato prodotto dai programmi di intelligenza artificiale, e, da questo punto di vista, ci si augura che la futura disciplina, in coerenza con tutto l'impianto della legge speciale (legge n. 633 del 1941), basata sulla tutela della persona fisica/autore, consideri l'intelligenza artificiale come una estensione della creatività umana, non come una sua sostituzione;

    l'intelligenza artificiale generativa ha un forte impatto su tutto il settore dell'industria creativa, sia che si parli di interpreti, attori, doppiatori, autori di testi piuttosto che di musica od immagini, pertanto anche i contratti che vengono rinnovati devono prevedere clausole specifiche che limitino lo sfruttamento dei diritti (d'autore o connessi) solamente al prodotto per cui sono stati realizzati e al suo conseguente sfruttamento e promozione in ogni forma, mezzo, canale e modalità per qualsiasi finalità e che deve essere considerata illegittima ogni attività di estrazione di testi, musica, immagini, utilizzata al fine di addestrare algoritmi di intelligenza artificiale;

    la quasi totalità dei lavoratori del settore è coinvolta e i contratti interessati sono: scritturati nei teatri, doppiatori, attori, cineaudiovisivo, cooperative di spettacolo, ma anche fondazioni lirico sinfoniche in quanto coinvolgono figure creative e autori;

    si ribadisce che il rischio dell'abuso di queste tecnologie sta nell'erosione del valore economico attribuibile allo sforzo intellettuale puramente umano, oltre che nell'utilizzo fraudolento di opere e immagini, con conseguente violazione del diritto morale riservato all'artista;

    nello specifico gli artisti, di ogni genere, sono i primi a rilevare il timore legato all'utilizzo massiccio dell'intelligenza artificiale: è opinione diffusa, anche se ad oggi difficilmente dimostrabile, che i training dataset su cui le intelligenze artificiali si «allenano» vengano ottenuti tramite web scraping di contenuti di origine umana anche se protetti;

    l'intero settore si muove nella direzione della tutela, cercando con previsioni contrattuali, il più specifiche possibili, di scongiurare utilizzi illegittimi dell'opera e/o dell'immagine, soprattutto tutelando gli artisti dalle evoluzioni della tecnologia legata all'intelligenza artificiale;

    allo stato quindi, appare fondamentale che, a garanzia degli artisti, sia assolutamente vietata qualsiasi forma di intervento dell'intelligenza artificiale sulla performance, sull'immagine, sull'aspetto o sulla voce dell'interprete, senza il consenso informato e l'autorizzazione dell'interprete ad esprimerlo in modo libero e consapevole e seguendo chiare informazioni, su come l'intelligenza artificiale possa intervenire;

    anche qualora l'interprete autorizzi in tutto o in parte il suddetto intervento dell'intelligenza artificiale, appare necessario che la manifestazione del consenso sia limitata ad una singola opera e non copra in alcun modo l'intero complesso della sua immagine artistica e della sua prestazione;

    «Difendiamo l'Intelligenza Artistica» è l'appello partito da Anad – Associazione nazionale attori doppiatori e rivolto a tutta l'industria audiovisiva, alle istituzioni e al pubblico per aprire la strada alle rivendicazioni di tutti quei professionisti che, in vari settori, chiedono tutele dall'uso non controllato dell'intelligenza artificiale;

    la protesta degli artisti contro l'utilizzo indiscriminato dell'intelligenza artificiale non vuole contrastare lo sviluppo delle moderne tecnologie – che possono essere utili se utilizzate a supporto di alcune professioni creative – ma limitare il rischio che nuovi strumenti si sostituiscano al lavoro umano, perché il rischio che l'intelligenza artificiale cancelli tutte quelle professioni legate all'estro e all'originalità umane è una minaccia sempre più reale e concreta,

impegna il Governo

ad adottare iniziative, anche di carattere normativo a protezione dell'intera categoria degli artisti, doppiatori, attori, autori volte:

  a) ad introdurre strumenti di tutela, anche retroattiva, dei titolari di dati e delle opere coperte dal diritto d'autore già utilizzati, senza il previo consenso, dalle aziende per allenare i propri modelli di intelligenza artificiale generativa e a definire un nuovo meccanismo che garantisca, da un lato, adeguata accessibilità e trasparenza del materiale utilizzato nel training dei modelli di intelligenza artificiale generativa, e dall'altra, la rimozione di tutto il materiale coperto dal diritto d'autore già utilizzato a tal fine senza l'esplicito consenso dei titolari aventi diritto;

  b) ad evitare casi di alias digitali e a garantire che tutti i dati relativi a persone o opere, siano essi già digitalizzati come file di testo, audio, video o di immagine o catturati dalla realtà, non possano essere utilizzati per il training di modelli di intelligenza artificiale senza l'esplicito consenso informato dei loro legittimi proprietari;

  c) a garantire che venga riconosciuto il diritto di controllare e approvare l'uso delle proprie immagini generate artificialmente, che gli interpreti vengano informati e retribuiti per i loro dati personali utilizzati con la finalità di addestrare l'intelligenza artificiale, che i dati forniti siano protetti ed eventualmente resi anonimi;

  d) anche al fine di scongiurare la possibilità che queste tecnologie possano essere usate per generare falsi credibili, a fare sì che sia istituito un sistema di indicizzazione e certificazione standardizzato delle attività dei sistemi artificiali e dei database di immagini, testi o suoni interamente o parzialmente prodotte con intelligenza artificiale comprensibile anche dagli algoritmi di altre aziende, affinché diciture come «interamente generato con intelligenza artificiale», o «realizzato utilizzando materiale generato con intelligenza artificiale» diventino il modello standard di riferimento;

  e) a rafforzare la distinzione tra materiale protetto e di pubblico dominio, affinché ogni singolo dato che viene inserito nei modelli di addestramento dell'intelligenza artificiale sia autorizzato dai legittimi proprietari e quindi inserito in maniera volontaria e informata dai singoli autori affinché l'algoritmo possa immagazzinarlo;

  f) a proteggere il diritto autoriale del creatore, la regolamentazione del procedimento di tipo algoritmico per creare contenuti distinguendo tra la generazione automatica e la semplice elaborazione di dati preesistenti, nonché la disciplina dell'interazione tra l'intelligenza artificiale generativa e i database che possono includere opere protette da copyright;

  g) a garantire i requisiti di trasparenza e di attribuzione delle opere generate da intelligenza artificiale, prevedendo l'obbligo a carico degli sviluppatori di intelligenza artificiale di tenere un registro dettagliato delle opere utilizzate, insieme alla base e alla fonte di accesso, e di mettere a disposizione queste informazioni ai titolari dei diritti o agli organismi di gestione collettiva che li rappresentano, nonché rendere disponibili al pubblico utilizzatore finale le medesime informazioni.
(7-00298) «Amato, Orrico, Caso».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   STEFANAZZI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 4 del decreto-legge n. 91 del 2017, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 123 del 2017, ha istituito le cosiddette «Zone economiche speciali» (Zes) e l'articolo 5, in relazione agli investimenti effettuati nelle Zes, ha stabilito la possibilità di beneficiare del credito d'imposta di cui all'articolo 1, commi 98 e seguenti, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, per i beni acquisiti entro il 31 dicembre 2020, nel limite massimo, per ciascun progetto di investimento, di 50 milioni di euro;

   le relative norme di attuazione sono state emanate con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 12 del 25 gennaio 2018 e sono state istituite n. 8 Zone economiche speciali su tutto il territorio nazionale;

   con successi provvedimenti, e da ultimo con la legge di bilancio 2023 (legge n. 197 del 2022, articolo 1, comma 267), sono stati prorogati i benefici del credito d'imposta nelle zone Zes al 31 dicembre 2023;

   per effetto delle modifiche introdotte dall'articolo 37, comma 2, del decreto-legge n. 36 del 2022, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 79 del 2022, il citato credito d'imposta è stato esteso all'acquisto di immobili strumentali agli investimenti con decorrenza dal 1° maggio 2022;

   a partire dal 1° maggio 2022, alle imprese collocate nelle zone Zes è stata data la possibilità di usufruire del credito d'imposta anche sull'acquisto e sulla costruzione di beni immobili consentendo, in sostanza, alle imprese di beneficiare degli incentivi per l'acquisizione, costruzione e ampliamento degli immobili strumentali solo dal 1° maggio 2022 e fino al 31 dicembre 2023;

   in tale arco temporale le imprese hanno presentato i progetti edilizi tramite il cosiddetto «sportello unico digitale Zes» ed hanno conseguito la cosiddetta «autorizzazione unica», maturando quindi il diritto di ultimare i lavori entro 3 anni;

   il decreto-legge n. 124 del 2023, convertito con modificazioni dalla legge 13 novembre 2023, n. 162, ha istituito, a partire dal 1° gennaio 2024, la zona economica speciale per il Mezzogiorno – «Zes unica» che comprende i territori delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna ed ha sostituito le precedenti Zone economiche speciali frammentate in 8 diverse strutture amministrative;

   presso la Presidenza del Consiglio dei ministri ed alle dirette dipendenze del Ministro con la delega alla coesione è stata istituita la Struttura di missione Zes;

   con la nuova normativa, da una parte è stata ampliata la perimetrazione geografica della Zes, mentre dall'altra è stata abrogata la disposizione contenuta nell'articolo 5 del decreto-legge n. 91 del 2017 relativa al credito d'imposta sugli investimenti nelle vecchie zone Zes, prevedendo un credito d'imposta sull'acquisto, costruzione e ampliamento degli immobili strumentali solo per i progetti aventi un'incidenza dell'investimento immobiliare non superiore al 50 per cento del totale;

   con il descritto impianto normativo si è determinato un grave danno alle imprese che avevano avviato l'acquisto, la costruzione e l'ampliamento di immobili nelle vecchie zone Zes, nelle more dell'ottenimento dei relativi permessi e dell'esecuzione degli investimenti, le quali ora risultano escluse dall'agevolazione del credito d'imposta a causa della mancanza di una disposizione di salvaguardia dei diritti acquisiti –:

   se e quali iniziative intenda intraprendere in favore delle aziende che, conseguita l'autorizzazione unica ed avviati i loro programmi d'investimento sulla base delle agevolazioni previste dalla normativa pre-vigente, hanno perso tali benefici in virtù delle sopravvenute modifiche di legge.
(4-04862)

AFFARI EUROPEI, PNRR E POLITICHE DI COESIONE

Interrogazioni a risposta immediata:


   BONETTI, BENZONI, D'ALESSIO, GRIPPO e SOTTANELLI. — Al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. — Per sapere – premesso che:

   il 27 marzo 2025 è stata pubblicata la sesta relazione sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, contenente i dati più aggiornati sullo stato di avanzamento del Piano;

   secondo quanto espressamente indicato, il del Piano nazionale di ripresa e resilienza mette a disposizione del Mezzogiorno un complesso di risorse pari a non meno del 40 per cento delle risorse territorializzabili (circa 82 miliardi di euro, incluso il Fondo complementare), per le otto regioni del Mezzogiorno, a fronte del 34 per cento previsto dall'attuale normativa vigente in favore del Sud per la ripartizione degli investimenti ordinari destinati su tutto il territorio nazionale;

   i dati presentati per quanto concerne la spesa nelle regioni del Mezzogiorno sono fermi al 31 dicembre 2023, nonostante nel frattempo siano state pubblicate due relazioni al Parlamento sullo stato di attuazione;

   nella sesta relazione sono illustrati solo i dati complessivi della ripartizione delle risorse prevista dal Piano e i dati di dettaglio sul rispetto della quota relativamente ai fondi assegnati alle varie amministrazioni titolari di risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, mancando altri dati fondamentali, come la ripartizione delle risorse cosiddette «territorializzabili» per missione e il dettaglio sulla spesa effettiva raggiunta al 31 dicembre 2024 delle stesse;

   l'8 aprile 2025 la Presidente del Consiglio dei ministri ha dichiarato che, per rispondere ai dazi statunitensi, sono stati individuati circa 14 miliardi di euro nell'ambito dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza per sostenere i settori maggiormente colpiti;

   il 9 aprile 2025 il Presidente Trump ha annunciato la sospensione di 90 giorni dei dazi cosiddetti «reciproci», lasciando comunque in vigore dazi al 10 per cento per tutti i Paesi coinvolti, tra i quali gli Stati membri dell'Unione europea;

   risulta inspiegabile che non siano ancora stati resi disponibili i dati aggiornati al 31 dicembre 2024 per quanto riguarda i fondi destinati al Mezzogiorno, con il dettaglio della spesa delle risorse «territorializzabili» suddivise per missione, quanto dei 63,9 miliardi di euro effettivamente spesi alla fine del 2024 è composto da risorse «territorializzabili» e in che quota parte siano state spese nelle regioni del Mezzogiorno –:

   nell'ottica di fare luce sulle gravi e sopra indicate lacune della sesta relazione sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, se non ritenga di chiarire quali misure del Piano il Governo intenda effettivamente definanziare per destinare, come annunciato, 14 miliardi di euro a interventi di contrasto ai dazi e in che modo tali scelte impattino sulla quota per il Mezzogiorno.
(3-01911)


   BIGNAMI, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, MANTOVANI, AMBROSI, DI MAGGIO, DONZELLI, GABELLONE, GIORDANO, ROTONDI e RACHELE SILVESTRI. — Al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. — Per sapere – premesso che:

   il 28 aprile e 7 maggio 2025, rispettivamente a Brescia e Bologna, si svolgeranno i seminari formativi organizzati dal Dipartimento per gli affari europei sui «Fondi europei a gestione diretta», con l'obiettivo di promuovere una maggiore conoscenza e diffusione dei programmi europei a gestione diretta;

   l'iniziativa – promossa in partenariato con la Rappresentanza in Italia della Commissione europea e l'Ufficio in Italia del Parlamento europeo e in condivisione con l'Ufficio di Segreteria della Conferenza Stato-città ed autonomie locali – è rivolta ai funzionari degli enti locali e ad altri soggetti interessati ed è realizzata in collaborazione con Anci e Upi;

   obiettivo dell'iniziativa è quello di fornire gli strumenti per favorire un più efficace accesso ai fondi diretti: lettura «strategica» della call, ideazione di un «progetto europeo», individuazione di attività e risorse, costruzione del budget, attuazione del progetto e disseminazione dei risultati;

   i fondi diretti europei sono volti a promuovere l'accesso allo studio, l'innovazione e la ricerca, a sostenere gli investimenti e la competitività delle imprese e a rafforzare la tutela dei diritti individuali, rappresentando un'opportunità unica per enti pubblici, imprese, organizzazioni e altri attori di sviluppare progetti innovativi e contribuire agli obiettivi strategici dell'Unione europea;

   l'accesso a questi fondi richiede un'attenta pianificazione, competenze specifiche e la capacità di orientarsi attraverso procedure complesse: con il giusto approccio, i fondi diretti possono essere una leva potente per il progresso e lo sviluppo sostenibile a livello europeo;

   è per tali motivi che il Dipartimento per gli affari europei promuove attività volte a facilitare un maggiore e più efficace utilizzo dei fondi europei a gestione diretta;

   tali attività sono curate dal Servizio accesso ai fondi europei e coordinamento per il supporto tecnico alle riforme, che, tra le altre cose, supporta le amministrazioni nella predisposizione e presentazione delle proposte progettuali, gestisce le attività di coordinamento a livello nazionale relative al programma di supporto tecnico alle riforme della Commissione europea, curando i rapporti con la Dg Reform e con le amministrazioni nazionali interessate, e partecipa alle iniziative di confronto a livello europeo per l'individuazione delle priorità su cui focalizzare le attività di supporto alle riforme –:

   quali ulteriori iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere al fine di rafforzare l'attività di promozione e l'utilizzo dei fondi diretti europei, così importanti per lo sviluppo di progetti innovativi e per il raggiungimento degli obiettivi strategici dell'Unione europea.
(3-01912)

Interrogazione a risposta scritta:


   PRESTIPINO. — Al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi anni, a livello sia europeo sia nazionale, sono stati compiuti significativi progressi nel contrasto all'emarginazione adulta e al fenomeno delle persone senza dimora, con l'obiettivo di superare l'approccio emergenziale, incentrato sul mero ricovero notturno, in favore di strategie più strutturate e durature, come l'inserimento lavorativo e l'accesso a un'abitazione stabile. In questo contesto si inserisce il modello «housing first», che considera la casa come presupposto per un percorso di inclusione sociale;

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza, nella «missione 5 – Inclusione e coesione» ha previsto due linee di investimenti per il contrasto alla povertà estrema: 1.3.1 housing first (housing temporaneo) e 1.3.2 Stazioni di posta (Centro servizi);

   Roma capitale ha partecipato all'avviso pubblico n. 1/2022 del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ottenendo il finanziamento di 18 progetti. Tra questi, due – uno per linea – sono localizzati in una porzione limitata dell'edificio dell'ex scuola di via Giovanni Comisso 23, nel municipio IX;

   il progetto J84H22000450006 «Un tetto con cura 8» (710.000,00 euro) prevede un sistema di accoglienza temporanea e percorsi personalizzati di inserimento/reinserimento per singoli e/o nuclei familiari senza dimora, con approccio housing first. Il progetto J84H22000500006 «ReseT 4» (1.090.000,00 euro) prevede un presidio sociale per persone o nuclei familiari in condizioni di marginalità estrema e senza dimora con l'accesso ai diritti sociali e alla residenza anagrafica virtuale. Informazioni complete sono reperibili sul sito ufficiale https://www.romasitrasforma.it/;

   è previsto un numero contenuto dei beneficiari dei progetti (rispettivamente 10 e 12 persone), seguiti da équipe multidisciplinari (assistenti sociali, educatori, mediatori culturali, psicologi, psichiatri, operatori sociosanitari, medici, infermieri, avvocati), in stretta integrazione con i servizi territoriali;

   nel 2023, alcuni cittadini hanno presentato un ricorso al Tar del Lazio avverso tali interventi, poi rigettato nel marzo 2024 per gravi vizi di forma;

   il Municipio IX ha convocato due assemblee pubbliche (giugno 2023 e 2024) per informare la cittadinanza;

   la ex-scuola di Via Comisso 23, chiusa da circa 15 anni, ha ospitato dal 2015 al 2022 il progetto «Casa di Heidi», gestito da Caritas e Sant'Egidio, per l'accoglienza notturna di persone senza dimora senza aver registrato alcuna criticità;

   attualmente la struttura ospita in parte realtà associative (Banca del tempo, Croce Rossa e il Tetto), in parte sei aule scolastiche del liceo scientifico Aristotele. L'assegnazione, frutto di un accordo tra municipio, comune e città metropolitana, garantisce spazi autonomi per l'istituto, incluso un laboratorio;

   lo stabile è dotato di ingressi indipendenti che garantiscono una separazione tra i due servizi PNRR e le altre attività presenti;

   i progetti che prevedono l'impermeabilizzazione del tetto dell'edificio e adeguamenti impiantistici non possono, quindi, interessare i soli locali finanziati dal PNRR;

   al termine dei lavori, circa metà dell'immobile rimarrà a disposizione per altre attività. A tal fine è stato attivato un tavolo tecnico con le associazioni locali da cui è emersa la volontà di realizzare un centro di aggregazione giovanile;

   il cantiere è stato avviato il 20 febbraio 2025, ma alcuni cittadini, con esposti e presenze ripetute nell'area del cantiere, stanno ostacolando lo svolgimento regolare dei lavori, con il rischio del mancato rispetto delle tempistiche imposte dal PNRR;

   segnatamente, l'esposto presentato dal comitato di quartiere Eur Ferratella, basandosi su una perizia di parte, contesta presunte criticità strutturali e progettuali, tra cui l'assenza di una valutazione sulla sicurezza sismica e di un inadeguata progettazione antincendio –:

   quali iniziative si intendano adottare, per quanto di competenza, affinché sia garantito il completamento dei due progetti in oggetto finanziati dal PNRR nel rispetto dei tempi previsti e degli obiettivi di inclusione sociale.
(4-04874)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   BORRELLI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   nel sistema agricolo italiano c'è un problema che da troppo tempo minaccia la salute delle persone e il benessere del pianeta: gli allevamenti intensivi;

   questo sistema di insediamenti industriali, alimentati da un flusso sproporzionato di fondi pubblici, ha un impatto che va ben oltre l'aspetto economico e la sofferenza degli animali. Il vero costo nascosto degli allevamenti intensivi è l'impatto ambientale, l'inquinamento, il maltrattamento animale e la scomparsa progressiva delle piccole aziende agricole schiacciate da quelle più grandi, vittime di un meccanismo che impoverisce il tessuto economico e sociale del nostro Paese;

   secondo i dati Eurostat, l'Italia ha perso oltre 320 mila aziende in poco più di 10 anni, con un calo del 38 per cento tra le «piccole» a fronte di un aumento del 21 per cento delle aziende «molto grandi» e del 23 per cento di quelle grandi. In un contesto di crisi economica, geopolitica ed ecologica che vede l'aumento dei prezzi delle materie prime e il calo del potere d'acquisto dei cittadini, i piccoli allevatori sono tra le categorie che pagano un prezzo molto alto perché il loro reddito, già esiguo, non fa che ridursi;

   spesso gli animali in questi allevamenti, come emerso dal blitz effettuato domenica 6 aprile 2025 dall'attivista per gli animali Enrico Rizzi presso un allevamento della frazione aquilana di Roio, subiscono disumani maltrattamenti che calpestano nel profondo la loro dignità: cavalli, pecore, e cani tenuti in condizioni raccapriccianti, nonché carcasse e animali moribondi lasciati nel fango, non dovrebbe esistere in nessuna parte del mondo, tanto meno in un Paese che si definisce civile come l'Italia;

   nel caso in questione, l'intervento della Asl competente e dell'assessore con delega all'agricoltura e all'ambiente, è stato, a giudizio dell'interrogante, decisamente tardivo. Segnalazioni e denunce sullo stato di degrado e abbandono in cui erano tenuti gli animali in quell'allevamento sono state sporte per anni da attiviste e attivisti delle associazioni per la tutela dei diritti degli animali che operano sul territorio (Animali alla riscossa L'Aquila, Oipa L'Aquila - Protezione Animali, Amici Animali L'Aquila), l'ultima arrivata il 31 marzo 2025;

   dopo un iniziale silenzio assordante, il clamore mediatico della vicenda ha spinto gli organi comunali e la Asl ad intervenire finalmente il 6 aprile 2025, quando la polizia municipale e il servizio veterinario della Asl sono intervenuti per comminare le dovute sanzioni. A ciò sono seguiti comunicati da parte di entrambi gli enti, con giustificazioni lacunose e accuse alle volontarie di aver violato la proprietà privata dell'allevatore il 31 marzo 2025, senza però nessun mea culpa per aver consentito che la situazione degenerasse fino a quel punto;

   bisogna sempre ricordare che il benessere degli animali non solo ha un enorme valore intrinseco, come stabilito definitivamente nella nuova formulazione dell'articolo 9 della Costituzione italiana, ma è fondamentale anche per evitare il propagarsi di patogeni potenzialmente letali dagli animali agli esseri umani;

   la Costituzione italiana è stata recentemente modificata per riconoscere tra i suoi principi fondamentali la tutela degli animali, dell'ambiente e della biodiversità. Non si tratta più solo di sensibilità individuale, ma di un impegno giuridico e morale delle istituzioni –:

   se i Ministri interrogati non ritengano, per quanto di competenza, di adottare, senza indugio, tutte le iniziative necessarie, a fronte dei fatti così gravi esposti nelle premesse, per impedire che situazioni simili possano ripetersi;

   se non ritengano di adottare le iniziative di competenza necessarie per una riconversione del settore zootecnico che promuova le aziende agricole di piccole dimensioni, che adottano metodi agroecologici, creando le condizioni per un sistema produttivo che sia ripensato su piccola scala, con margini di guadagni più equi per i produttori e con politiche di sostegno ai prezzi, che permettano a tutti di accedere a cibi sani e di qualità.
(4-04867)


   STEFANAZZI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   il regolamento di esecuzione (UE) 2024/2675 della Commissione del 10 ottobre 2024 mette a disposizione di alcuni Stati membri, tra cui l'Italia, un sostegno finanziario di emergenza complessivo di euro 119.700.000, per i settori agricoli colpiti da problemi specifici che incidono sulla redditività economica dei produttori agricoli, destinando al nostro Paese, ai sensi dell'articolo 1, paragrafo 2, lettera d), l'importo di euro 37.400.000, con possibilità di concedere un sostegno supplementare nazionale fino a un massimo del 200 per cento dell'importo nazionale assegnato;

   gli articoli 5 e 6 del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102, stabiliscono gli interventi compensativi dei danni, attivabili nelle aree agricole delimitate dalle regioni e dalle province autonome, nonché le procedure per la dichiarazione di eccezionalità degli eventi avversi e le modalità di prelevamento, riparto e trasferimento alle regioni delle risorse finanziarie disponibili nel fondo di solidarietà nazionale per l'erogazione degli aiuti;

   nel corso del primo semestre del 2024 nei territori meridionali e nelle isole si sono registrate temperature insolitamente calde e condizioni di siccità che hanno inciso pesantemente sulla produzione agricola;

   ai sensi dell'articolo 1, paragrafo 3, del regolamento (UE) 2024/2675, gli importi resi disponibili vanno utilizzati per misure volte a compensare gli agricoltori più colpiti nei settori e nelle produzioni che hanno subìto maggiormente le condizioni climatiche avverse nei territori interessati per le perdite economiche che incidono sulla redditività degli agricoltori;

   il decreto 23 dicembre 2024 del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste ha individuato i beneficiari del sostegno finanziario di emergenza di cui al regolamento di esecuzione (UE) 2024/2675, incrementando le risorse finanziarie assegnate con un cofinanziamento nazionale, fino al 200 per cento;

   l'articolo 2 del predetto decreto ministeriale, infatti, ha circoscritto la platea dei beneficiari del sostegno ai soli «agricoltori che hanno subìto danni in conseguenza della siccità in relazione alle superfici agricole investite a seminativi», sebbene molte altre colture, tra cui anche la viticoltura, abbiano subìto danni di analoga gravità –:

   se e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per sostenere gli agricoltori che hanno subìto danni in conseguenza della siccità in relazione alle superfici agricole investite a colture diverse dai seminativi e, in particolar modo, in favore degli agricoltori del settore viticolo.
(4-04868)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CAPPELLETTI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   i magistrati della Corte dei conti, con delibera n. 26/2023/CCC, segnalarono al Mase (Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica) le criticità presenti nella gestione delle risorse del Fnee (Fondo nazionale per l'efficienza energetica) raccomandandolo ad elaborare le misure correttive;

   per la Corte, nei quattro anni dall'istituzione del Fondo (le prime domande di accesso alla misura risalgono infatti al maggio-giugno 2019), solo 2,8 milioni di euro, sui 310 stanziati, sono stati erogati per il finanziamento di progetti di efficientamento o di riduzione dei consumi di energia;

   si rammenta che, sia nel PNRR che nel Pniec, viene previsto il potenziamento del Fnee con un obbiettivo di 0,7 milioni di Tep di energia finale in valore cumulato al 2030, a fronte invece di un valore realizzato attualmente, di circa 4.000 Tep;

   con interrogazione 4-01855, presentata nel novembre 2023 dall'interrogante, è stato chiesto al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica se intendeva dar corso alle raccomandazioni della Corte e se non riteneva opportuno ampliare le finalità del Fondo anche agli interventi di miglioramento dell'efficienza energetica degli edifici di proprietà della pubblica amministrazione e di imprese attraverso l'autoconsumo collettivo e individuale di energia per la realizzazione di comunità energetiche rinnovabili;

   l'arco di tempo trascorso dalla mancata adozione delle misure correttive del Fnee ha portato la Corte dei conti ad adottare una nuova delibera il 1° aprile 2025 nella quale si apprende che, per completare la riforma, mancherebbe ancora il parere del Ministero dell'economia e delle finanze. Ciò, malgrado sia «in corso di avanzata lavorazione», renderebbe le tempistiche del decreto sulla riforma dello strumento «ancora indeterminate» ed incerte;

   quest'ultima delibera della Corte contiene inoltre anche una raccomandazione nella quale si chiede al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica di valutare «la potenziale destinazione di risorse alla sezione cosiddetto ecoprestito». In pratica, accanto alla sezione «ordinaria» del Fnee dedicata a «Finanziamenti agevolati e fondo perduto» e «Garanzie», ci sarebbe la possibilità di attivarne un'altra dedicata appunto ad un ecoprestito, uno strumento che potrebbe favorire gli investimenti sul risparmio energetico;

   infine la Corte ha invitato il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica «a riferire» entro 30 giorni dal ricevimento della deliberazione «sulle eventuali iniziative intraprese per osservare le raccomandazioni impartite». In caso contrario, il collegio della Corte assegnerà il significato di mancata adozione di ogni misura, prendendone conseguentemente atto –:

   se abbia riferito, come raccomandato dalla Corte dei conti, quali siano le iniziative intraprese per osservare le raccomandazioni impartite e se non ritenga opportuno attivare l'ecoprestito anche per gli interventi di miglioramento dell'efficienza energetica degli edifici di proprietà della pubblica amministrazione e di imprese attraverso l'autoconsumo collettivo e individuale di energia per la realizzazione di comunità energetiche rinnovabili.
(5-03897)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 14 aprile 2025, a Pedrocca, frazione di Cazzago San Martino (Brescia), è crollato un cavo dell'alta tensione, provocando un blackout che ha interessato numerosi comuni, come Cazzago, Chiari, Coccaglio e Rovato. Fortunatamente, non si sono registrati feriti, ma alcune abitazioni hanno subito danni, quali contatori bruciati e piccoli incendi causati dalle violente scariche elettriche lungo la rete;

   gestore dell'impianto è la società Terna – Rete elettrica nazionale s.p.a.;

   a Castiglione delle Stiviere (Mantova) è presente un elettrodotto da 220 kV denominato «Colà-Tavazzano», anch'esso gestito da Terna, che attraversa il centro abitato e interessa diverse opere pubbliche sensibili, come il plesso scolastico del quartiere Belvedere, la caserma dei carabinieri e altri edifici pubblici;

   da quasi 24 anni attivisti locali e il comitato «Interriamolo» hanno chiesto fondi per spostare o interrare i cavi dell'elettrodotto, a tutela della sicurezza di studenti, lavoratori e cittadini, in particolare riguardo all'impatto del campo elettromagnetico prodotto dall'infrastruttura;

   nel 2001 le misurazioni condotte da Arpa Lombardia nel plesso scolastico Belvedere hanno rilevato un campo elettromagnetico compreso tra 2,70 e 3,54 microtesla, ben oltre il livello di attenzione di 0,5 microtesla indicato da Ispesl e dall'Istituto superiore di sanità. Nel 2003 una seconda campagna di misurazione ha confermato che in diverse aree attraversate dall'elettrodotto i valori del campo elettromagnetico superavano il limite di qualità fissato a 3 microtesla, con preoccupanti implicazioni per la salute;

   nel 2002 I.a.r.c. (Centro internazionale ricerca sul cancro) ha classificato i campi elettromagnetici come «possibili cancerogeni per l'uomo», evidenziando un raddoppio del rischio di leucemia infantile per esposizioni superiori a 0,4 microtesla, valore inferiore rispetto a quelli rilevati nella zona interessata. Nel 2009 uno studio epidemiologico condotto dall'Azienda sanitaria locale, Arpa e provincia di Mantova ha rilevato un tasso di mortalità significativamente più elevato a Castiglione delle Stiviere per tumori maligni, con un'incidenza significativa di leucemie e tumori al fegato rispetto ad altri comuni della provincia; nel 2019 quasi 1400 cittadini hanno firmato una petizione che ha spinto l'amministrazione comunale a intraprendere un dialogo con Terna, realizzando un progetto di interramento dei cavi, con il coinvolgimento della regione Lombardia per reperire le risorse necessarie;

   nel 2023, il Governo ha accolto come raccomandazione l'ordine del giorno n. 9/01555/011, con cui l'interrogante sollecitava l'adozione di tutte le iniziative necessarie, in collaborazione con gli enti territoriali, per consentire l'interramento dei cavi dell'elettrodotto «Colà-Tavazzano». Tale progetto non è ancora stato realizzato a causa della carenza di fondi adeguati;

   nel dicembre 2024, il Consiglio regionale della Lombardia ha respinto una mozione che chiedeva il finanziamento del progetto, rinviando la questione a un protocollo d'intesa con Terna, la quale dovrà farsi carico dei costi dell'intervento;

   ad aprile 2016 la regione Lombardia ha classificato il territorio di Castiglione delle Stiviere come zona sismica 2, ovvero zona con pericolosità sismica media, dove possono verificarsi forti terremoti, incrementando il fattore di rischio di caduta dei cavi dell'alta tensione;

   la pericolosità dei cavi è evidente sia sotto il profilo elettromagnetico, sia per i rischi derivanti da un eventuale crollo, che, nel caso di Castiglione delle Stiviere, avrebbe effetti devastanti, in quanto coinvolgerebbe edifici sensibili;

   dopo 24 anni di attesa è più che mai urgente realizzare il progetto di interramento dell'elettrodotto, per tutelare la sicurezza dei cittadini –:

   se i Ministri interrogati, anche alla luce di quanto avvenuto a Pedrocca, intendano adottare, per quanto di competenza e in raccordo con gli enti interessati, le necessarie iniziative per fornire agli enti locali un contributo finanziario che consenta di completare il progetto di interramento dei cavi dell'alta tensione dell'elettrodotto «Colà-Tavazzano», nonché di avviare una nuova indagine epidemiologica sulla popolazione di Castiglione delle Stiviere, al fine di valutare l'impatto di tale infrastruttura sulla loro salute.
(4-04865)


   BICCHIELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della cultura, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   organi di stampa riportano la notizia della decisione della costruzione di un'antenna radiofonica alta circa 18 metri in località Saline, nell'area dell'ex Club Med a Palinuro, nel cuore del Cilento;

   residenti e imprenditori si dichiarano particolarmente preoccupati per l'impatto paesaggistico e ambientale che ne deriverebbe in considerazione del fatto che il luogo di costruzione dell'antenna è un'eccellenza turistica nota per le sue spiagge incontaminate;

   da quanto si apprende, a destare sconcerto non è solo la posizione dell'impianto ma anche le modalità con cui sono stati acquisiti i pareri necessari: molti di essi, infatti, sono stati rilasciati per decorrenza dei termini, ovvero in modo implicito e senza un'adeguata valutazione dell'impatto ambientale e la decisione del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, che ha concesso il nulla osta all'installazione in un'area protetta;

   secondo quanto riportato, la protesta verso la costruzione dell'antenna nasce grazie all'intervento dei legali del proprietario di una nota struttura ricettiva del territorio «Gli Amanti del Mare», che ha portato alla luce il via libera alla costruzione dell'antenna tramite una richiesta di accesso agli atti;

   a seguito della presentazione di un esposto presentato alla procura della Repubblica per accertare eventuali irregolarità nella concessione dei permessi e delle procedure amministrative, il Tar Campania ha emesso un provvedimento cautelare il 28 febbraio 2025, sospendendo i lavori;

   il comune di Centola, che inizialmente aveva concesso il parere favorevole attraverso il meccanismo del silenzio assenso, recentemente, ha avviato un procedimento per annullare in autotutela il parere rilasciato, segno di una crescente attenzione verso le preoccupazioni dei cittadini;

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della circostanza e quali iniziative di competenza intendano assumere per scongiurare la costruzione di un'antenna di queste dimensioni in un'area dalla particolare vocazione naturale e turistica del territorio e tutelata da particolari vincoli paesaggistici e ambientali.
(4-04876)

CULTURA

Interrogazioni a risposta immediata:


   MANZI, ORFINI, BERRUTO, IACONO, GHIO, FERRARI, CASU e FORNARO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   nell'ultimo anno sono state diverse le sollecitazioni da parte delle associazioni del cinema italiano – fra cui Anica, Anac, Unita, Confartigianato, 100Autori, Wgi, Agici e Afic – che chiedono con urgenza l'avvio di interventi normativi volti a promuovere e valorizzare il patrimonio culturale al quale contribuisce, nel nostro Paese, l'industria cinematografica e audiovisiva;

   per dare maggiore sostegno alle istanze mosse dalle associazioni il movimento #siamoaititolidicoda ha organizzato un'indagine statistica che fotografa il drammatico stato di salute del settore: alla domanda «attualmente stai lavorando?», risponde con un «no» il 75 per cento e con un «sì» il 25 per cento, di questi il 50,7 per cento non ha lavori futuri, il 66,7 per cento non percepisce Naspi e il 35,5 per cento dichiara un «forse». La sfiducia nell'industria cinematografica italiana è pari al 99,1 per cento, con un tasso di preoccupazione per il proprio futuro del 96,3 per cento;

   è anche recente l'appello del regista Pupi Avati, accolto in una proposta di legge depositata dapprima dal Gruppo del Partito democratico e successivamente da Forza Italia, di istituire l'Agenzia o un Ministero ad hoc per il cinema e l'audiovisivo;

   in Italia sono operative 9.000 imprese che creano 65 mila posti di lavoro, più ulteriori 114 mila nelle filiere connesse. Il fatturato totale è di 13 miliardi di euro l'anno. C'è poi il cosiddetto effetto moltiplicatore, cioè per ogni euro speso da investimenti pubblici o privati sul settore si genera un ritorno di 3,54 euro;

   l'ultimo decreto del riparto del fondo cinema ha confermato tutte le preoccupazioni del settore: il tax credit cinema risulterebbe decurtato di circa 130 milioni di euro, ridotti di 20 milioni di euro anche i contributi automatici e aumentati i contributi selettivi;

   il documento di finanza pubblica 2025 non fa alcun cenno, a conferma di una strategia politica disinteressata al settore, ai diversi aspetti del settore culturale e non si evince nessuna previsione di intervento volta a sostenere la produzione cinematografica e audiovisiva, penalizzata dall'aumento della politicizzazione delle scelte di finanziamento –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda avviare al fine di rafforzare e sviluppare le arti e l'industria cine-audiovisiva, anche tenendo conto delle proposte di legge volte ad istituire l'Agenzia per il cinema e l'audiovisivo, con specifici compiti e funzioni di progettazione, gestione e attuazione delle politiche pubbliche per lo sviluppo e il sostegno del settore cinematografico e audiovisivo.
(3-01913)


   DEBORAH BERGAMINI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la musica classica è un'arte eccelsa che si è sviluppata in Europa nel corso di secoli e ha prodotto alcune delle opere più belle e famose di tutti i tempi. Essa rappresenta una ricchezza incommensurabile che ha contribuito a formare la cultura e la società europea. E ancora oggi continua ad essere un punto di riferimento per i popoli di tutto il mondo;

   l'Italia è stata per centinaia d'anni regina incontrastata della «Grande Musica». Ha inventato le note e gli strumenti musicali, il bel canto, l'opera lirica e il melodramma, la musica classica e il balletto. Ha una lunga e ricca tradizione, che risale al Medioevo;

   numerosi studi hanno dimostrato che l'esposizione alla musica classica migliora notevolmente le capacità cognitive dei giovani, quali il benessere mentale, la creatività, la riflessione, la consapevolezza e l'istruzione;

   testimonianze positive arrivano anche da diversi istituti penali per minorenni: l'ascolto della musica classica porta in alcuni casi al totale ripudio della violenza;

   la musica classica – a fronte della continua e inaudita ondata di violenza contro le donne – induce alla considerazione, al rispetto e all'ammirazione nei confronti della figura femminile;

   il giovane musicista Giovanbattista Cutolo, barbaramente ucciso da un ragazzo di 16 anni il 31 agosto 2023, merita di essere ricordato nel tempo con un dovuto omaggio alla sua figura. Amava la musica classica più di ogni altra cosa e invocava a gran voce la divulgazione e l'educazione alla musica classica, anche quale efficace strumento di prevenzione rispetto al dilagare della delinquenza giovanile e come forma di diffusione della cultura –:

   se non ritenga di dover adottare iniziative, anche di carattere normativo, volte a ricordare la figura di Giovanbattista Cutolo e a promuovere la conoscenza e lo studio della musica classica e lirica nel nostro Paese, al fine di creare opportunità di crescita culturale per le nuove generazioni e nel Paese, avendo presente che la musica classica e lirica potrà rappresentare un prezioso strumento per un'incisiva prevenzione ad ogni forma di violenza, di criminalità minorile, di bullismo, di discriminazione, di atteggiamenti riprovevoli, di disagio sociale e di femminicidio.
(3-01914)


   CANDIANI, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DE BERTOLDI, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto annunciato dal Ministro interrogato a marzo 2025, in occasione della presentazione del rapporto Nomisma sul mercato dell'arte in Italia: «ci siamo e credo che siamo vicini a un risultato che darà soddisfazione a tutti quanti. Il Ministro dell'economia e delle finanze è d'accordo», riferendosi alla richiesta da tempo di galleristi, collezionisti e mercanti d'arte di abbassare l'Iva sulle cessioni di beni d'arte;

   in Italia attualmente l'Iva sulla cessione di opere d'arte è soggetta all'aliquota ordinaria del 22 per cento, la più alta in Europa, mentre la Francia ha optato da gennaio 2025 per un regime agevolato del 5,5 per cento a tutte le transazioni artistiche, incluse le importazioni e le cessioni; la Germania a sua volta ha ridotto la propria aliquota al 7 per cento;

   tale sostanziale differenza vuol dire, per un collezionista, che per la stessa opera d'arte pagherebbe fino al 18 per cento in più acquistandola in Italia piuttosto che in Francia, con la duplice conseguenza, da un lato, di far perdere di competitività gli operatori italiani e, dall'altro, di invogliare i giovani artisti a guardare alle gallerie straniere;

   l'impatto negativo di tale «dumping» colpisce non soltanto gli operatori culturali, bensì l'intera filiera dell'arte, di cui fanno parte restauratori, trasportatori, studiosi, artigiani e organizzazioni fieristiche;

   un grido di allarme era già stato lanciato l'8 febbraio 2025 da mercanti, dealer, galleristi e case d'aste, in una lettera aperta al Governo –:

   se il Ministro interrogato confermi la necessità di una riduzione dell'aliquota Iva, adeguandola agli standard europei, al fine di sostenere la competitività italiana nel mercato dell'arte.
(3-01915)


   BORRELLI, ZANELLA, BONELLI, DORI, FRATOIANNI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   gli animali nei circhi sono prigionieri addestrati con metodi coercitivi, trasportati da un luogo all'altro del Paese e costretti ad esibirsi per un assurdo divertimento;

   secondo un'indagine del 2023 Bva Doxa oltre il 76 per cento degli italiani è contrario all'uso degli animali nei circhi e quasi 4 italiani su 5 (79 per cento) sono favorevoli a destinare i fondi pubblici, attualmente devoluti ai circhi con animali, solamente a favore di circhi che si riconvertiranno, proponendo spettacoli senza l'uso di animali;

   si stima infatti che ancora oggi siano circa 2.000 gli animali usati nei circhi italiani, costretti a esercizi innaturali, sottoposti ad addestramenti basati anche su violenza fisica e psicologica, rinchiusi in piccoli spazi, spesso in ambienti inadeguati e sottoposti a spostamenti che costituiscono per loro un ulteriore stress, mentre sono già più di 50 i Paesi che nell'Unione europea e nel resto del mondo hanno vietato o fortemente limitato l'uso degli animali nei circhi in diverse forme;

   in sede di esame della proposta di legge, atto Camera n. 30; «Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni per l'integrazione e l'armonizzazione della disciplina in materia di reati contro gli animali», la Camera dei deputati ha approvato, con riformulazione e parere favorevole del Governo, l'ordine del giorno n. 9/00030-A/23 a prima firma del deputato Borrelli, che impegna il Governo, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, ad avviare iniziative per l'esercizio della delega conferita dalla legge n. 106 del 2022;

   l'articolo 2, comma 1, della citata legge «Delega al Governo e altre disposizioni in materia di spettacolo» conferisce delega al Governo per l'adozione di uno o più decreti legislativi per il riordino delle disposizioni normative in materia di spettacolo e, in particolare, la revisione delle disposizioni nei settori delle attività circensi e degli spettacoli viaggianti, specificamente finalizzata al graduale superamento dell'utilizzo degli animali nello svolgimento delle stesse;

   il termine per l'esercizio della delega è stato oggetto di proroghe e, da ultimo, il termine è stato fissato al 18 agosto 2025;

   anche in considerazione dell'impegno al Governo approvato dalla Camera dei deputati con l'ordine del giorno 9/00030-30-A/23, è indispensabile il rispetto di tale termine per l'esercizio della delega che tuteli ed escluda gli animali dalle attività circensi –:

   se il Ministro interrogato intenda confermare, per quanto di competenza, il rispetto del termine del 18 agosto 2025 dell'esercizio della delega conferita al Governo dalla legge n. 106 del 2022 e se, conseguentemente, siano già state avviate tutte le necessarie iniziative.
(3-01916)


   LUPI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CARFAGNA, CAVO, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. – Al Ministro della cultura. – Per sapere – premesso che:

   il Ministero della cultura ricopre un ruolo fondamentale per la valorizzazione del patrimonio culturale italiano;

   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 marzo 2024, n. 57, entrato in vigore nel mese di maggio 2024, il Ministero della cultura ha provveduto a disporre la riorganizzazione delle proprie strutture, anche con riferimento agli istituti dotati di autonomia speciale di prima e di seconda fascia (cosiddetti musei) –:

   quale sia lo stato di attuazione della citata riorganizzazione, in particolare con riferimento agli istituti dotati di autonomia speciale.
(3-01917)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   AMBROSI. — Al Ministro della cultura, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   il Vino Santo trentino è un prodotto enologico d'eccellenza, unico nel suo genere, la cui produzione è limitata a poche migliaia di bottiglie e si tramanda da secoli nella Valle dei Laghi, interessando in particolare i comuni di Vallelaghi, Madruzzo e Cavedine;

   il Vino Santo nasce dall'antico vitigno autoctono Nosiola, le cui uve vengono accuratamente selezionate e lasciate appassire per mesi su appositi graticci chiamati «arele», per poi essere pressate durante la Settimana Santa, da cui deriva il nome stesso del vino;

   la fermentazione naturale del mosto procede lentamente per diversi anni, talvolta anche dieci, secondo una prassi enologica paziente e raffinata che rende il Vino Santo un prodotto di altissimo profilo organolettico, culturale e simbolico;

   la coltivazione della Nosiola avviene in piccoli appezzamenti tradizionali chiamati «frate», delimitati da muretti a secco bifacciali, costruiti con pietra bianca locale, che rappresentano una componente paesaggistica e architettonica distintiva, già riconosciuta patrimonio culturale immateriale dell'umanità dall'Unesco nel 2018;

   il Vino Santo trentino incarna perfettamente i valori del made in Italy, fondendo territorio, storia, tecnica artigianale e qualità assoluta, e rappresenta un simbolo autentico della cultura agricola italiana, ancora fortemente radicata nei saperi delle comunità rurali;

   nel corso dell'assestamento di bilancio per gli esercizi finanziari 2021-2023, è stato approvato – su iniziativa della interrogante – un ordine del giorno in Consiglio provinciale che impegna la provincia autonoma di Trento ad avviare uno studio di fattibilità per la candidatura Unesco delle tecniche di appassimento del Vino Santo e della relativa tradizione enologica;

   esperienze analoghe sul territorio nazionale, come la candidatura vincente del paesaggio vitivinicolo del Prosecco Superiore di Conegliano e Valdobbiadene, promossa e sostenuta dalla regione Veneto e dal presidente Luca Zaia, dimostrano la possibilità di valorizzare, attraverso il riconoscimento Unesco, un intreccio virtuoso tra agricoltura, identità culturale e promozione internazionale;

   il riconoscimento Unesco rappresenterebbe non solo una tutela simbolica, ma anche un volano concreto per lo sviluppo del turismo enogastronomico, della promozione territoriale e dell'economia rurale locale –:

   se intendano valutare con favore l'inserimento del Vino Santo trentino e delle sue tecniche tradizionali di produzione, in particolare l'appassimento su arele e la vinificazione durante la Settimana Santa, tra le candidature nazionali al riconoscimento Unesco nella categoria del patrimonio culturale immateriale;

   se intendano avviare un confronto istituzionale con la Provincia autonoma di Trento, i produttori locali, le istituzioni scientifiche e culturali, al fine di predisporre un tavolo tecnico nazionale per la candidatura e l'elaborazione del relativo dossier;

   se non si ritenga opportuno valorizzare e sostenere il Vino Santo trentino come autentico simbolo del made in Italy, sia attraverso il riconoscimento Unesco sia attraverso iniziative di promozione coordinate tra i Ministeri competenti, le regioni e le rappresentanze del comparto agricolo ed enologico.
(5-03893)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   ALESSANDRO COLUCCI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il 16° Stormo «protezione delle forze» si occupa della difesa terrestre delle infrastrutture militari aeronautiche e degli aeroporti militari e assicura la difesa a corto e medio raggio delle installazioni e degli assetti dell'Aeronautica militare schierati sia fuori dai confini nazionali che in Italia;

   è stato recentemente avviato un trasferimento delle funzioni e del personale del 16° stormo dell'Aeronautica militare di stanza a Martina Franca, in provincia di Taranto, verso la base di Pisa;

   Il Sindacato Unitario lavoratori militari dichiara che, mentre i fucilieri sono costretti a questo trasferimento forzato, il resto del personale dell'Aeronautica Militare di Martina Franca vive in una condizione di totale incertezza. Non vi sono informazioni chiare sulle tutele e sulle prospettive future per coloro che non rientrano nella categoria dei Fucilieri dell'Aria;

   fonti di stampa riportano che, nel dicembre 2024, nella sede della 46a Brigata Aerea di Pisa, si è concluso un iter addestrativo finalizzato al mantenimento delle capacità operative del personale Fuciliere dell'Aria del 16° Stormo «protezione delle forze». L'addestramento ha interessato gli aspetti riferibili al soddisfacimento delle missioni nazionali ed internazionali affidate al personale qualificato Fuciliere dell'Aria. Si è trattato di un'attività che per la prima volta è stata effettuata interamente presso il sedime delle 46a B.A., a vantaggio proprio del personale che opera nella sede di Pisa;

   con riferimento al citato trasferimento presso la base di Pisa, nel febbraio 2025, il vertice dell'alto comando ha dato delle rassicurazioni affermando che non vi saranno problemi per il personale e che il personale che riterrà di non potersi trasferire sarà accontentato –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare al fine di garantire legittime prospettive e alternative lavorative al personale del 16° stormo presso Martina Franca che non desidera trasferirsi.
(4-04873)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   CASO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   la legge 30 dicembre 2024, n. 207, all'articolo 1, commi 4-6, ha reso strutturale, dal 1° gennaio 2025, il taglio del cuneo fiscale, una detrazione che riduce i contributi previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti, sia nel settore pubblico che privato, facendo aumentare il netto in busta paga a seconda dello scaglione di reddito in cui si trova il lavoratore;

   tuttavia, i dipendenti pubblici non hanno ancora potuto beneficiare del taglio del cuneo fiscale, in quanto anche nel cedolino di aprile lo stipendio risulta più basso del previsto;

   tale ritardo sembra dovuto ad un mancato aggiornamento dei software del sistema NoiPa, che si occupa dell'elaborazione degli stipendi pubblici, alla nuova normativa, ma questo blocco tecnico ha impedito finora l'attuazione effettiva di una misura destinata a sostenere i redditi medio-bassi, soprattutto per quanto concerne il settore della scuola, dove docenti e personale ATA sono maggiormente colpiti dall'inflazione e dal caro dell'energia rispetto ad altri settori;

   per questo motivo, i sindacati hanno diffidato il Ministero dell'economia e delle finanze, chiedendo un'emissione speciale per il personale scolastico, che attende con legittima aspettativa il pagamento di somme loro spettanti –:

   quali iniziative urgenti i Ministri interrogati, intendano adottare al fine di porre rimedio alla tardiva corresponsione degli emolumenti ai dipendenti pubblici e, in particolare, al personale scolastico, garantendo la legittima aspettativa del lavoratore dipendente nel vedersi accreditato l'intero importo delle somme spettanti in tempi certi e congrui con la normativa vigente.
(3-01910)

FAMIGLIA, NATALITÀ E PARI OPPORTUNITÀ

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   l'articolo 105-bis del decreto-legge n. 34 del 2020 ha introdotto il reddito di libertà quale misura volta a garantire l'effettiva indipendenza economica e l'emancipazione delle donne vittime di violenza in condizione di povertà, incrementando a tal fine il fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità;

   le risorse per il reddito di libertà sono ripartite sulla base della popolazione femminile di età compresa tra i 18 e i 67 anni secondo criteri definiti con uno o più decreti dell'autorità politica delegata per le pari opportunità; le risorse attribuite a ciascuna regione possono essere incrementate dalle medesime regioni con proprie risorse trasferite direttamente all'Inps;

   per l'operatività della misura è stato adottato con estremo ritardo il decreto del 2 dicembre 2024 che ha definito i criteri per la ripartizione dei 10 milioni di euro stanziati per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026;

   il reddito di libertà consiste in un contributo economico (attualmente fino a 500 euro mensili per un massimo di 12 mensilità) finalizzato a sostenere prioritariamente le spese per assicurare l'autonomia abitativa e la riacquisizione dell'autonomia personale, nonché il percorso scolastico e formativo dei/delle figli/figlie minori e non è incompatibile con altri strumenti di sostegno come l'assegno di inclusione;

   più in particolare, destinatarie del contributo sono le donne vittime di violenza, con o senza figli, seguite dai centri antiviolenza riconosciuti dalle regioni e dai servizi sociali nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza, e per accedere al contributo il rappresentante legale del centro antiviolenza, che ha preso in carico la donna, deve attestare il percorso di emancipazione e autonomia intrapreso e il servizio sociale professionale di riferimento deve attestare lo stato di bisogno legato alla situazione straordinaria o urgente; la domanda per il reddito di libertà viene presentata dalle donne interessate, per il tramite del comune di riferimento e i comuni, a seguito della presentazione della domanda provvedono a inviare la domanda all'Inps per l'accoglimento delle domande nei limiti delle risorse disponibili per la regione di riferimento dell'interessata;

   secondo quanto previsto nel decreto attuativo, l'Inps fornisce con cadenza almeno trimestrale alla Presidenza del Consiglio dei ministri – dipartimento per le pari opportunità, al Ministero dell'economia e delle finanze – Ragioneria generale dello Stato e alle regioni i dati statistici sulle domande presentate e sulle prestazioni erogate divise per regione e ogni altra informazione utile ai fini del monitoraggio della misura;

   un'indagine della giornalista Federica Pennelli, pubblicata a più riprese sull'organo di informazione Domani, ha consentito di stilare una vera e propria mappa del reddito di libertà dalla quale emergono le seguenti rilevanti informazioni:

    a) la misura è stata integrata con propri finanziamenti solo da 4 regioni su 21 e si è rivelata ancora troppo esigua, oltreché erogata con eccessivo ritardo;

    b) le regioni che hanno incrementato il budget, finora, sono Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia e Valle d'Aosta; a queste si aggiunge la regione Sardegna, che ancor prima dell'inserimento nella manovra finanziaria aveva già previsto una misura analoga; nella regione Marche in cui, secondo gli ultimi dati, per il quarto anno consecutivo crescono le richieste di aiuto ai centri antiviolenza, la maggioranza del consiglio regionale non ha votato a favore del reddito di libertà regionale;

    c) le regioni che stanziano fondi regionali, per supplire a quelli esigui dello Stato, hanno avuto il merito di ampliare la platea delle donne che possono accedere al reddito di libertà e le testimonianze delle associazioni coinvolte sottolineano come le risorse nazionali non sarebbero state in alcun modo sufficienti a coprire le necessità di tutte coloro che avevano i requisiti per accedere alla misura;

    d) il decreto attuativo emanato con ritardo non ha permesso l'erogazione del contributo per tutto l'anno 2024, senza alcun recupero automatico delle domande già presentate nel 2024: chi aveva già presentato la domanda avrà un diritto di precedenza a patto che ripresenti la domanda entro 45 giorni dalla pubblicazione del decreto attuativo;

    e) il complesso iter burocratico per accedere ai contributi, che prevede il doppio passaggio al centro antiviolenza per fare la richiesta, poi ai comuni e poi all'Inps, crea un rallentamento nell'accesso al contributo;

    f) i dati Inps sulle domande di reddito di libertà, accolte o meno, «sono molto parziali perché mancano i dati relativi al numero complessivo delle domande presentate» –:

   se intendano fornire e rendere pubblici i dati nazionali e regionali relativi a coloro che hanno fatto domanda di accesso alla misura del reddito di libertà, a coloro che ne sono stati esclusi e a coloro che hanno effettivamente usufruito del contributo e per quale importo, fin dall'anno della sua istituzione;

   se e come intendano recuperare i fondi relativi all'anno 2024;

   se intendano adottare iniziative volte a incrementare, nel primo provvedimento utile, i contributi relativi al reddito di libertà.
(2-00589) «Sportiello, Di Lauro, Quartini, Marianna Ricciardi, Ascari, Cafiero De Raho, D'Orso, Giuliano, Auriemma, Aiello, Barzotti, Carotenuto, Tucci, Appendino, Cappelletti, Ferrara, Pavanelli, Bruno, Cantone, Scerra».

Interrogazione a risposta scritta:


   PORTA. — Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   sono decine di migliaia i contribuenti italiani residenti permanentemente all'estero i quali producono reddito in Italia e pagano le imposte su tale reddito in Italia;

   in base a quanto disposto dall'articolo 24, comma 3-bis, del Testo unico delle imposte sui redditi – così come modificato dall'articolo 7 della legge n. 161 del 2014 ed infine dall'articolo 1 della legge n. 208 del 28 dicembre 2015 – i soggetti residenti all'estero in uno Stato che assicuri un adeguato scambio di informazioni possono beneficiare delle detrazioni e delle deduzioni previste dagli articoli da 1 a 23 del Testo unico delle imposte sui redditi in forma completa, analogamente a quanto previsto per i soggetti residenti, comprese le detrazioni per carichi di famiglia, a condizione che il reddito prodotto dal soggetto nel territorio dello Stato italiano sia pari almeno al 75 per cento del reddito dallo stesso complessivamente prodotto e che il soggetto non goda di agevolazioni fiscali analoghe nello Stato di residenza;

   tali soggetti, che sono definiti «non residenti Schumacher», hanno potuto tuttavia usufruire delle detrazioni per figli a carico (fino ai 21 anni) solo fino a marzo del 2022 quando con l'introduzione dell'assegno unico tali detrazioni sono state eliminate sia per i residenti in Italia che per i residenti all'estero;

   se da una parte però l'abolizione delle detrazioni per figli a carico (ma anche dell'assegno per il nucleo familiare) non ha comportato particolare danno per i residenti in Italia che in sostituzione si sono visti riconoscere l'assegno unico universale, dall'altra parte invece vi sono state conseguenze economiche pesanti (da centinaia a migliaia di euro annui a soggetto) per gli italiani residenti all'estero ai quali non sono state più concesse le detrazioni e ai quali non può essere riconosciuto l'assegno unico per i figli che è subordinato alla residenza in Italia, nonostante essi paghino le tasse e la contribuzione previdenziale in Italia –:

   se non ritengano, in coerenza con quanto disposto da regolamenti e direttive comunitarie sull'esportabilità delle prestazioni e da numerose sentenze della Corte di giustizia europea e alla luce delle recenti procedure di infrazione contro l'Italia da parte della Commissione europea, che l'assegno unico universale debba essere concesso anche ai cittadini italiani residenti all'estero i quali pagano oltre il 75 per cento delle imposte sul loro reddito complessivo in Italia e non sono percettori di analoghe prestazioni all'estero e che, inoltre, non sia opportuno adottare uno specifico intervento normativo per ripristinare per gli stessi «non residenti Schumacher» il diritto, revocato dal 1° marzo 2022, alle detrazioni per figli a carico di età inferiore ai 21 anni e alla concessione dell'assegno al nucleo familiare.
(4-04872)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SIMIANI, GIANASSI e SERRACCHIANI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la casa circondariale «Le Sughere» di Livorno versa da tempo in una situazione di grave criticità sia dal punto logistico, organizzative, strutturali e di servizio; come più volte denunciato da numerose autorità ed enti, tra cui il garante dei detenuti della Toscana;

   tali denunce, supportate anche dai dati dell'associazione Antigone, evidenziano problematiche strutturali legate al sovraffollamento, alla carenza di personale di polizia penitenziaria e alle conseguenti ripercussioni sulle condizioni di vita dei detenuti e sul lavoro degli agenti;

   secondo gli ultimi dati disponibili i detenuti presenti sono quasi 260 su una capienza di 179 posti attualmente disponibili;

   va poi rimarcato come la carenza di personale di polizia penitenziaria (attualmente sono presenti 220 agenti a fronte dei 270 previsti) renda problematico garantire la sicurezza interna, l'ordine, le attività trattamentali e l'assistenza dovuta ai detenuti;

   condizioni particolarmente gravi, da un punto di vista strutturale si riscontrano poi nei reparti di media sicurezza con pesanti infiltrazioni, muffa nelle celle e assenza di acqua calda;

   all'interno della struttura vi sono poi molti spazi inagibili da oltre 15 anni con la conseguenza che le molte attività trattamentali proposte e i corsi di formazione professionale si svolgono quasi sempre in spazi improvvisati: il teatro a esempio viene svolto nel corridoio centrale, l'attività di formazione professionale di manutenzione delle barche viene svolta in cucina;

   le condizioni di sovraffollamento e la mancanza di personale adeguato inevitabilmente si ripercuotono negativamente sulla qualità della vita dei detenuti, limitando l'accesso a spazi adeguati, a programmi di reinserimento sociale, all'assistenza sanitaria e psicologica;

   va infatti segnalato che, nonostante il 28 per cento dei detenuti abbia problemi di droga, non esista nel carcere una apposita sezione per i tossicodipendenti;

   nel carcere vi sono inoltre 55 detenuti con diagnosi psichiatriche gravi anche se non è presente un apposito reparto per detenuti con infermità psichica. Nel corso dell'ultimo anno si sono verificati 55 casi di autolesionismo, 155 tentati suicidi e un suicidio;

   rispetto a tali evidenti problematiche il garante dei detenuti del comune di Livorno Marco Solimano ha dichiarato nelle scorse settimane come le condizioni delle celle siano ormai inaccettabili e che «l'unica soluzione possibile sia che i nuovi padiglioni, ristrutturati dopo l'apertura del 2011, vengano consegnati alla direzione dell'istituto»;

   nei locali sottoposti a recente ristrutturazione si registrano infatti già evidenti criticità strutturali che potrebbero pregiudicare la prossima agibilità;

   secondo lo stesso Mario Solimano tali spazi sarebbero infatti attualmente inagibili anche a causa del contenzioso tra la ditta appaltatrice e la ditta che ha realizzato i lavori ma solamente la consegna il prima possibile dei nuovi padiglioni potrà sanare una situazione di degrado ambientale dove le persone vivono, private della dignità personale e del decoro -:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle criticità esposte in premessa, relative alla casa circondariale «Le Sughere» di Livorno, e quali iniziative urgenti intenda assumere al fine di assicurare una struttura dignitosa per il personale impiegato e per i detenuti presenti.
(5-03890)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SQUERI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   gli attuali sviluppi del mercato globale, aggravati dalle recenti politiche di introduzione di dazi doganali, comportano crescenti difficoltà all'export dei prodotti italiani e incidono negativamente sulla capacità delle imprese italiane di competere ad armi pari sui mercati esteri;

   in tale contesto, come già evidenziato dalla stampa specializzata, si registra un incremento della diffusione dell'«italian sounding», cioè di quei prodotti imitativi o contraffatti che, sfruttando le maggiori difficoltà all'accesso dei prodotti italiani, occupano spazi di mercato con proposte ingannevoli;

   si stanno sviluppando vere e proprie filiere industriali finalizzate alla produzione di imitazioni di prodotti italiani, privi però della qualità e delle garanzie tipiche del made in Italy autentico;

   l'unicità dei prodotti italiani rappresenta l'elemento distintivo e non replicabile che, tuttavia, necessita di essere reso immediatamente riconoscibile al consumatore, specialmente in contesti di mercato caratterizzati da barriere lesive della concorrenza e da scarsa trasparenza;

   l'articolo 41 della legge 27 dicembre 2023, n. 206, recante «Disposizioni organiche per la valorizzazione, la promozione e la tutela del made in Italy» ha previsto che, con decreto da emanare entro 90 giorni, è introdotto «un contrassegno ufficiale di attestazione dell'origine italiana delle merci», quale strumento certificativo della provenienza, della qualità e della filiera produttiva;

   tale contrassegno, realizzato con tecniche di sicurezza in grado di «di assicurare un'idonea protezione dalle contraffazioni e dalle falsificazioni» potrà garantire ai produttori italiani il vantaggio della conoscibilità immediata, anche al fine di giustificare un posizionamento di prezzo coerente con il valore del prodotto;

   nel rispondere all'interrogazione 5-02632 il 17 luglio 2024, il Ministro interrogato ha precisato che il decreto applicativo dell'articolo 41 della legge n. 206 del 2023 era in corso di predisposizione, in sinergia con gli stakeholder e gli altri dicasteri competenti –:

   quali siano i tempi previsti per l'adozione e la piena operatività del decreto attuativo di cui all'articolo 41 della legge n. 206 del 2023, stante l'urgenza derivante dal contesto internazionale e dalle esigenze di tutela del sistema produttivo nazionale.
(5-03892)

Interrogazione a risposta scritta:


   MARIANNA RICCIARDI e PAVANELLI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 novembre 2022 veniva prevista la «delega di funzioni in materia di coordinamento delle politiche relative ai programmi spaziali e aerospaziali» al Ministro delle imprese e del made in Italy, Sen. Adolfo Urso;

   con decreto del presidente dell'Agenzia spaziale italiana n. 18 del 14 novembre 2023, veniva nominato il direttore generale dell'Asi con contratto che prevedeva un trattamento economico onnicomprensivo (tredici mensilità) pari a euro 156.000, con retribuzione di risultato di euro 41.000 per un importo totale massimo di euro 197.000. L'importo al lordo degli oneri previdenziali e fiscali ammontava a euro 264.965;

   con delibera n. 173 del 17 novembre 2023, il C.d.A dell'Asi approvava la determinazione del compenso del Presidente, a decorrere dalla data di insediamento avvenuta a giugno 2023, nella misura annua lorda di euro 210.000, rispetto al precedente importo di euro 119.843,82. Tale incremento appare all'interrogante singolare per la sua retroattività e per il fatto che risulta decisamente superiore rispetto all'aumento medio percentuale dei compensi in Italia. Nella stessa delibera, il C.d.A. approvava l'incremento dei compensi spettanti al vice-Presidente e dei gettoni di presenza per i componenti degli organi di amministrazione e controllo dell'Asi;

   con delibera n. 219 del 20 dicembre 2024, il C.d.A. dell'Asi approvava il bilancio di previsione finanziario decisionale 2025, al quale veniva allegata la «tabella dimostrativa del presunto risultato di amministrazione» dalla quale si evince che il residuo presunto al 31 dicembre 2024 ammonta a euro 2.110.005.587,30. Il collegio dei revisori ha rilevato, nel verbale allegato alla delibera, 2 miliardi di euro di residui presunti iscritti in bilancio, stabilendo la necessità di monitorare il dato con attenzione. Si certificava così l'incapacità dell'ente di investire i fondi che lo Stato gli aveva affidato;

   con delibera n. 9 del 19 gennaio 2024, si rideterminava il compenso del direttore generale dell'Asi, prevedendo uno stipendio tabellare di euro 57.892,87, una retribuzione di posizione fissa di euro 37.593,20 e variabile di euro 80.750, e una retribuzione di risultato di euro 75.000, per l'importo totale di euro 251.236,07. L'importo al lordo degli oneri previdenziali e fiscali ammontava a euro 337.912,51;

   il decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201 all'articolo 23-bis, ha sancito che il limite massimo di compenso annuo onnicomprensivo per amministratori, dirigenti e dipendenti delle pubbliche amministrazioni non può eccedere euro 240.000 annui, al netto delle rivalutazioni Istat previste e al lordo degli oneri previdenziali e fiscali;

   l'interrogante rileva il silenzio-assenso degli organi interni preposti al controllo dei conti, il cui compenso viene stabilito con delibera dei controllati –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto;

   se il Ministro interrogato non ritenga di adottare iniziative di competenza volte a rafforzare l'indipendenza degli organi di controllo interno, il cui compenso viene attualmente stabilito con delibera dei controllati;

   perché il Ministro interrogato non abbia attivato i suoi poteri di vigilanza per garantire il rispetto del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201 che prevede il tetto massimo di euro 240.000 annui quale compenso per i manager pubblici, consentendo che al direttore generale dell'Asi venga firmato un contratto dal valore complessivo raggiungibile pari a euro 337.912,51;

   se il Ministro interrogato non ritenga meritevoli di approfondimento, per quanto di competenza, gli incrementi delle indennità del C.d.A e del presidente, tenuto conto della manifesta incapacità gestionale dimostrata dal notevole residuo iscritto in bilancio al 31 dicembre 2024;

   se sia nella disponibilità del Ministro una proiezione del bilancio 2025 e del presunto residuo al 31 dicembre 2025.
(4-04877)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GAETANA RUSSO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo del 18 luglio 2005, n. 171, recante: «codice della nautica da diporto», successivamente modificato dal decreto legislativo del 12 novembre 2020 n. 160, all'articolo 39-bis che reca disposizioni per l'anagrafe nazionale delle patenti nautiche, prevede che per le finalità di sicurezza della navigazione e di salvaguardia della vita umana in mare, di prevenzione e repressione dei reati compiuti tramite l'uso di unità da diporto, di ottimizzazione dell'azione amministrativa e per disporre di dati completi e aggiornati sull'utenza diportistica, anche a favore di altre amministrazioni, presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti fosse istituita l'anagrafe nazionale delle patenti nautiche, nel rispetto delle disposizioni contenute nel decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, e delle regole tecniche adottate ai sensi dell'articolo 71 dello stesso codice;

   il citato decreto legislativo n. 160 del 2020, all'articolo 16, reca modifiche all'articolo 39-bis, del predetto decreto legislativo n. 171 del 2005, stabilendo al comma 5, l'emanazione di un decreto del Ministro interrogato, di concerto con i Ministri dell'interno, per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione e per la pubblica amministrazione, al fine di definire i criteri organizzativi e il funzionamento dell'anagrafe nazionale delle patenti nautiche, nonché le modalità di accesso e le modalità e i tempi per la trasmissione dei dati da parte dei soggetti interessati;

   al riguardo, da informazioni in possesso dell'interrogante, risulta in via di pubblicazione, (con protocollo n. 43 dell'11 marzo 2025) l'atteso regolamento attuativo, da considerarsi valido dal 180esimo giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale;

   l'interrogante, a tal fine, evidenzia come l'informatizzazione dell'anagrafe nazionale delle patenti nautiche, da parte del Dipartimento per i trasporti, capitanerie di porto, uffici circondariali marittimi e uffici della motorizzazione civile, rappresenta un vulnus importante e non più differibile, rispetto alle patenti che regolano invece la circolazione stradale;

   rendere accessibili, in un registro unico telematico, con aggiornamenti dei titolari di patenti, prescrizioni, i dati relativi a sinistri marittimi, regolamenti che irroghino sanzioni, ad avviso dell'interrogante, risulta pertanto indispensabile per il sistema delle patenti, al fine di una degna equiparazione tra le patenti nautiche alle stradali, ma anche per le autorità pubbliche (forze di polizia, ufficiali e agenti di polizia giudiziaria del corpo delle capitanerie di porto) per ottemperare ai propri compiti di legalità e sicurezza, che impongono certezza e celerità e per gli operatori professionali, che potrebbero accedere di conseguenza all'anagrafe ed espletare le pratiche amministrative di conseguimento e rinnovo delle patenti nautiche, con ingente risparmio di risorse umane della pubblica amministrazione;

   analoghe considerazioni si considerano altrettanto pertinenti anche per una gestione amministrativa più uniforme da parte degli uffici competenti considerato che attualmente si utilizza il registro cartaceo o il sistema informatico «Excel», la cui pratica appare evidentemente insoddisfacente –:

   quali siano i tempi e gli oneri previsti per la definizione della piattaforma informativa in grado di rendere operativo il regolamento che istituisce l'anagrafe nazionale delle patenti nautiche, essendo trascorsi oltre quattro anni dall'entrata in vigore del decreto legislativo 12 novembre 2020, n. 160, in premessa esposto.
(5-03887)


   ASCANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che l'intercity 598 (Roma Termini-Firenze) – il cui instradamento sulla linea convenzionale meglio conosciuta come lenta, così come per altri convogli con obbligo di servizio pubblico (regionali veloci), sta comportando da gennaio 2025 per i cittadini umbri più di mezz'ora di ritardo e che sarebbe finalmente dovuto tornare su direttissima alla data del 25 aprile 2025 – continuerà a viaggiare sulla tratta lenta e non sulla direttissima almeno fino a giugno 2025, ossia almeno fino alla fine dell'orario invernale di Trenitalia;

   tale notizia ha gettato nello sconforto i numerosi cittadini orvietani, direttamente interessati dalla decisione di prolungare l'utilizzo della linea lenta da parte dell'Intercity che parte da Roma Termini alle 18.15 e che da mesi sono costretti a subire ritardi e aggravi negli spostamenti per i quali non sono stati finora né assistiti né in alcun modo risarciti;

   tale situazione era già stata denunciata dagli interroganti a marzo 2025 con un altro atto di sindacato ispettivo senza che il Ministro interrogato abbia sin qui individuato alcuna soluzione idonea e senza alcuna rassicurazione in merito al fatto che tale situazione non sarà ulteriormente prorogata sino a dicembre 2025, come denunciato anche dal coordinamento dei comitati pendolari Umbria;

   in assenza di ristori adeguati, non è in alcun modo ammissibile il protrarsi di questa situazione ai danni dei cittadini orvietani, molti dei quali, peraltro, avevano rinnovato negli scorsi mesi la carta «Tutto treno», che consente di viaggiare sugli Intercity con abbonamento regionale –:

   quali iniziative urgenti di competenza intenda adottare per ripristinare quanto prima condizioni di viaggio dignitose per i cittadini che usufruiscono dell'Intercity 598, come anche per coloro che usufruiscono dei regionali veloci instradati sulla linea lenta, e per prevedere ristori adeguati a favore di tutti quei pendolari della regione Umbria sin qui penalizzati dai gravissimi disagi denunciati, nonché per scongiurare in ogni modo l'ulteriore prolungamento della linea lenta per l'Intercity 598.
(5-03895)

Interrogazione a risposta scritta:


   BENZONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale 340 è l'arteria che collega geograficamente Como a Porlezza, costeggiando il lago di Como fino a Menaggio e che, nella tratta compresa tra Como e Menaggio, è comunemente identificata con il nome «Regina» per la sua centralità e il suo ruolo fondamentale nel collegare tutti i centri abitati situati sul lago con Como;

   il tratto tra i comuni di Argegno e Griante presenta una configurazione caratterizzata da numerosi centri abitati, strettoie e vicoli, rendendo particolarmente difficoltosa la circolazione stradale, soprattutto durante la stagione turistica. Per questo motivo, si è concretizzata la necessità di realizzare una strada alternativa in grado di collegare le varie località tramite ponti e gallerie, al fine di migliorare la viabilità della zona la cui realizzazione è sicuramente importante per lo sviluppo economico dei paesi del lago;

   l'opera è finanziata attraverso i fondi destinati alle Olimpiadi Invernali 2026 come «opere connesse e di contesto» con un finanziamento assegnato di 576 milioni di euro;

   i tempi di realizzazione dell'opera, inizialmente pianificati entro il 2026, hanno subito ritardi a causa della presenza di contaminanti nel terreno, come arsenico e idrocarburi, con conseguente slittamento dei lavori e fissazione di una nuova data di completamento al 10 aprile 2028;

   in data 10 aprile 2024, il sottosegretario Ferrante, nell'ambito dello svolgimento dell'interrogazione a risposta in commissione 5-02229, rispondeva che «dal momento che è stata già superata la fase più critica delle lavorazioni contrattuali previste, si conferma la data del 10 aprile 2028 quale termine di ultimazione dei lavori»;

   a causa di un nodo tecnico ed economico dovuto allo smaltimento del materiale di scavo contaminato, si è verificato un prolungato stop a scavi e lavori. I ritardi hanno portato ad un lievitamento dei costi di cantiere, i quali si stima supereranno significativamente quanto originariamente preventivato al momento dell'affido dell'opera;

   la presenza dei cantieri – si rammenta, a tal proposito, la completa chiusura della strada nel comune di Colonno tra il novembre 2021 e l'aprile 2022 – ha costituito e continua a costituire un importante elemento di disturbo del traffico specialmente durante la stagione estiva;

   inoltre, si prevede un aumento del traffico a causa della temporanea interruzione della linea ferroviaria da Lecco a Colico durante i mesi estivi. Una potenziale alternativa, parzialmente risolutiva dei futuri congestionamenti, potrebbe essere il potenziamento del trasporto su acqua –:

   se, alla luce dell'evoluzione dei lavori e delle tempistiche trascorse, possa rassicurare la cittadinanza e tutto il territorio coinvolto non solo in merito al futuro cronoprogramma del progetto ma anche sulla data del 10 aprile 2028 come data di consegna definitiva del progetto, anche quantificando il costo complessivo dell'opera;

   come si intenda gestire la situazione di disagio già presente, e destinata a peggiorare nei prossimi mesi, dovuta all'interruzione della tratta ferroviaria Lecco-Colico e ai cantieri della SS340;

   se, sempre ai fini del decongestionamento del traffico, si intenda valutare la possibilità di potenziare il trasporto via lago.
(4-04866)

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   in data 24 febbraio 2025 il sindaco del comune di Ramacca (Catania), Nunzio Vitale, è stato arrestato insieme al vice presidente del consiglio comunale Salvatore Fornaro nell'ambito dell'operazione antimafia denominata «Mercurio», condotta dai carabinieri del Ros e coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Catania;

   le accuse nei confronti del sindaco e di altri esponenti politici locali e regionali sono gravi e riguardano il reato di voto di scambio politico-mafioso, con presunti accordi con il clan mafioso Santapaola-Ercolano in occasione delle elezioni amministrative del 2021;

   dopo l'arresto, il sindaco ha rassegnato le proprie dimissioni e successivamente il tribunale del riesame ha disposto per lui la misura cautelare degli arresti domiciliari;

   nonostante la gravità delle accuse e i gravi elementi emersi nel corso delle indagini, non risulta ad oggi insediata alcuna commissione di accesso presso il comune di Ramacca, ai sensi dell'articolo 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000, per verificare eventuali condizionamenti dell'attività amministrativa da parte della criminalità organizzata;

   la Regione Siciliana ha indetto le elezioni amministrative per i giorni 26 e 27 maggio 2025 anche per il comune di Ramacca;

   l'eventuale sussistenza di collegamenti tra amministratori locali e ambienti mafiosi, ove accertata, potrebbe dar luogo allo scioglimento dell'ente ai sensi della normativa vigente;

   in assenza di una verifica da parte della commissione prefettizia, le consultazioni elettorali potrebbero svolgersi in un contesto non sufficientemente bonificato, esponendo la comunità locale al rischio di nuove infiltrazioni;

   l'inerzia dell'amministrazione centrale, nel valutare tempestivamente l'attivazione dei poteri sostitutivi previsti dal Tuel può vanificare gli sforzi repressivi della magistratura e delle forze dell'ordine –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza intenda assumere con urgenza per fare chiarezza sulla situazione del comune di Ramacca;

   per quali motivi non sia ancora stata disposta l'istituzione di una commissione d'accesso, nonostante l'evidente rilevanza penale e antimafia delle vicende emerse, e anche alla luce dell'opportunità che si pervenga al rinvio delle elezioni previste per il 26 e 27 maggio 2025, in quanto non sussistono, allo stato, condizioni sufficienti a garantire la piena legalità e libertà del voto;

   se intenda infine valutare l'adozione di ogni ulteriore iniziativa di competenza utile a tutelare il corretto funzionamento delle istituzioni democratiche locali, la trasparenza amministrativa e la fiducia dei cittadini nelle autorità pubbliche.
(2-00591) «Cantone, Cafiero De Raho, D'Orso, Aiello, Scerra, Carmina, Morfino, Raffa, Riccardo Ricciardi».

Interpellanza:


   I sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   l'articolo 5 comma 5 del decreto-legge 78 del 2010, nella sua originaria formulazione, prevedeva che «ferme le incompatibilità previste dalla normativa vigente, nei confronti dei titolari di cariche elettive, lo svolgimento di qualsiasi incarico conferito dalle pubbliche amministrazioni di cui al comma 3 dell'articolo 1 della legge 31 dicembre 2009 n. 196, inclusa la partecipazione a organi collegiali di qualsiasi tipo, può dar luogo esclusivamente al rimborso delle spese sostenute; eventuali gettoni di presenza non possono superare l'importo di 30 euro a seduta»;

   lo svolgimento del ruolo elettivo di consigliere comunale non dà diritto ad alcuna retribuzione, ma soltanto al percepimento di modesti gettoni di presenza spesso insufficienti anche per coprire le spese di viaggio per partecipare alle sedute degli organi collegiali;

   tale norma è stata uniformemente ed esclusivamente applicata in tutto il territorio italiano seguendo l'interpretazione fornita dal Ministero dell'interno che con nota di prot. 0010313 ha chiarito che «l'ambito di applicazione di tali disposizioni, tuttavia, e in particolare il divieto di cumulo degli emolumenti, preso atto che la finalità perseguita dal legislatore è la riduzione del costo degli apparati politici, deve ritenersi limitato ai costi e alle spese necessarie per l'esercizio degli incarichi conferiti all'amministratore in relazione alla carica elettiva e quindi all'esercizio del munus pubblico, conseguentemente questa Direzione centrale è dell'avviso che, fatti salvi eventuali profili di incompatibilità espressamente previsti, sono esclusi dalla “portata” applicativa della disposizione in esame quegli incarichi, eventualmente conferiti all'amministratore nell'ambito della sua attività libero professionale, da enti diversi da quello di appartenenza»;

   numerose sezioni delle Corti dei conti si sono espresse, con funzione consultiva (non vincolante) ritenendo invece che tale disposizione si applichi a qualsiasi incarico conferito, indipendentemente dalla connessione con la carica elettiva ricoperta nel comune e perfino se la carica elettiva rinunciasse ai gettoni di presenza;

   a giudizio dell'interrogante tale interpretazione restrittiva del richiamato articolo 5 comma 5 del decreto-legge 78 del 2010 contrasterebbe quindi con numerosi articoli della nostra Carta costituzionale, ovvero il principio di uguaglianza, il diritto a una giusta retribuzione e il diritto di accesso alle cariche elettive. Analogamente, con deliberazione n. 569 del 2015/QMIG del 17 dicembre 2015, la Sezione regionale controllo per il Veneto, interpellando la sezione delle autonomie, ha affermato che «difficilmente la norma de qua potrebbe superare uno scrutinio di legittimità costituzionale, potendosi rinvenire una ulteriore lesione di diritti costituzionali anche nella limitazione del diritto di accedere a una carica pubblica elettiva, atteso che, se il cittadino per accedere a tale carica deve abdicare al proprio diritto a ricevere il compenso per la propria attività professionale, potrebbe essere indotto a rinunciare a ricoprire la carica elettiva»;

   la sezione delle autonomie, in risposta alla sezione del Veneto, ha confermato che «come già evidenziato, dalle funzioni di questa Sezione previste dall'articolo 6, comma 4, del decreto-legge n. 174 del 2012, esula qualsiasi giudizio concernente l'eventuale contrasto di una disposizione di legge con norme costituzionali»;

   peraltro non corrisponde assolutamente alla realtà che la Corte costituzionale abbia giudicato costituzionalmente legittimo l'articolo 5 comma 5 infatti è comprovabile per tabulas (sentenza 99 del 2014) come la Corte costituzionale su questo articolo si sia pronunciata esclusivamente sulla violazione dei rapporti tra Stato e regioni (ritenendolo costituzionalmente compatibile) ma mai su quelli che l'interrogante ritiene i ben più evidenti profili di violazione, tra cui quelli relativi al diritto di accesso alle cariche elettive e alla giusta retribuzione;

   la norma è stata interpretata e applicata uniformemente su tutto il territorio nazionale seguendo le disposizioni del Ministero dell'interno, e mai nessuna procura della Corte dei conti – pur pienamente a conoscenza della corresponsione di retribuzioni a migliaia di cariche elettive con incarichi in diversi enti – ha mai avviato procedure per danno erariale;

   il Tribunale civile di Cagliari, sezione specializzata imprese, ha condannato in maniera incredibile, a giudizio dell'interrogante alla restituzione degli importi percepiti dal 2011 al 2013 a un Consigliere comunale che ricopriva un incarico in ente diverso dal proprio comune;

   tale sentenza, prima e unica in tutta Italia, rischia di ingenerare un ingiusto processo di recupero nei confronti delle migliaia di cariche elettive che hanno ricoperto incarichi nella pubblica amministrazione, con la evidente conseguenza di una palese violazione dei principi costituzionali sopra richiamati –:

   se alla luce di quanto esposto in premessa, ritenga di dover adottare iniziative di carattere normativo volte a chiarire in modo definitivo, se necessario attraverso lo strumento della interpretazione autentica, che la corretta applicazione dell'articolo 5 comma 5 del decreto-legge 78 del 2010 è quella fornita dal Ministero dell'interno ovvero che la disposizione si applica esclusivamente nell'esercizio «degli incarichi conferiti all'amministratore in relazione alla carica elettiva e quindi all'esercizio del munus pubblico, e che sono esclusi dalla “portata” applicativa della disposizione in esame quegli incarichi, eventualmente conferiti all'amministratore nell'ambito della sua attività libero professionale, da enti diversi da quello di appartenenza».
(2-00590) «Pittalis».

Interrogazioni a risposta scritta:


   TASSINARI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come riportato da recenti notizie di stampa (www.ilrestodelcarlino.it del 25 marzo 2025, www.cesenatoday.it del 28 marzo 2025) vi sarebbe l'ipotesi, nell'ottica di razionalizzazione delle risorse, della chiusura della sala operativa del commissariato di Cesena, con conseguente trasferimento della gestione degli interventi della centrale di Forlì;

   tale chiusura comporterebbe un significativo ridimensionamento del servizio, incidendo negativamente sulla sicurezza dei cittadini e del territorio, nonché sulla gestione delle emergenze;

   la centrale operativa di Cesena, insieme a quella di Forlì, gestisce un numero rilevante di interventi nella provincia di Forlì-Cesena, che conta circa 400.000 abitanti. La sola centrale di Cesena riceve circa 500 chiamate a settimana, testimonianza concreta della sua fondamentale utilità e del ruolo strategico che ricopre nella risposta tempestiva alle emergenze;

   si tratta di un territorio fortemente dinamico, caratterizzato dalla presenza di poli universitari, aziende di rilievo nazionale, strutture sportive di alto livello, e che durante la stagione estiva vede aumentare sensibilmente la popolazione grazie alla vicinanza con la riviera romagnola. In un contesto simile, è essenziale mantenere una presenza operativa diffusa ed efficiente per cui si ritiene che la permanenza della sala operativa di Cesena rappresenta non solo una risposta concreta alle esigenze della cittadinanza, ma anche un investimento coerente con la prossima costruzione della nuova caserma, che rafforzerà ulteriormente la presenza delle forze dell'ordine nel territorio –:

   quali iniziative di competenza, alla luce di quanto esposto in premessa, il Ministro interrogato intenda porre in essere al fine di impedire la chiusura della centrale operativa di Cesena e contestualmente intervenire, al fine di tutelare la sicurezza della cittadinanza e garantire la legalità sul territorio, anche attraverso il mantenimento e potenziamento dei servizi, e dei relativi organici, di prevenzione e di controllo territoriale e di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, attraverso l'operato delle forze dell'ordine.
(4-04863)


   BALDELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 10 aprile 2025 si è svolto, nella città di Urbino, un sit-in promosso dal Sindacato italiano unitario lavoratori di polizia (Siulp), volto a richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica e delle istituzioni sulla difficile situazione in cui versa il Commissariato della Polizia di Stato di Urbino;

   il presidio, attualmente ospitato in un immobile inadeguato per vetustà, carenza di spazi e mancanza dei requisiti minimi, risulta da anni oggetto di un'ingiunzione di sfratto e presenta evidenti criticità di natura strutturale e igienico-sanitaria, tali da compromettere non solo le condizioni di lavoro del personale ma anche la sicurezza dell'utenza;

   l'inadeguatezza della sede si manifesta, tra l'altro, nella totale assenza di spazi dedicati all'ascolto delle vittime di violenza, nella mancanza di celle di sicurezza e di ambienti per il trattenimento dei cittadini stranieri in attesa di espulsione, nonché nell'assenza di spogliatoi per il personale, mentre la dotazione di automezzi è ridotta a una sola autovettura operativa, peraltro con oltre 100.000 km all'attivo;

   l'organico effettivo del Commissariato risulta fortemente sottodimensionato (a fronte di una previsione di 45 unità, ne risultano in servizio solo 23, tra cui 2 Ispettori, 4 Sovrintendenti e 16 Agenti) determinando la pressoché sistematica impossibilità di garantire la presenza di pattuglie sul territorio in almeno tre turni su quattro;

   il Commissariato risulta inoltre privo di un dirigente dal febbraio 2024 ed è attualmente gestito con una direzione «a scavalco» da parte del dirigente del Commissariato di Fano, con evidenti ripercussioni sull'efficienza operativa e amministrativa di entrambi i presidi;

   l'attività di controllo del territorio e di ordine pubblico si estende su un'area particolarmente ampia, comprendente 35 comuni e includendo situazioni complesse, quali la gestione di minori in comunità, eventi universitari, la vigilanza di obiettivi sensibili come lo stabilimento della Benelli Armi;

   anche l'attività amministrativa del Commissariato risulta particolarmente intensa: nel solo anno 2024 l'Ufficio Immigrazione ha trattato circa 3.200 pratiche, rilasciato 5.400 passaporti e 540 porti d'arma;

   l'interrogante conosce la situazione in cui sono state lasciate le nostre forze dell'ordine dopo la Legge Madia, il blocco del turn over, il completo disinteresse dei Governi degli scorsi 11 anni, tanto che, l'attuale Governo, ha ereditato solo per la Polizia di Stato un deficit di organico di oltre 10.200 unità su un totale 109mila unità previste a regime –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della difficile situazione strutturale, logistica, di organico in cui versa il Commissariato della Polizia di Stato a Urbino;

   se siano previste, e con quali tempistiche, misure concrete e urgenti per il potenziamento dell'organico, con particolare riferimento alla copertura delle unità mancanti e alla sostituzione del personale prossimo al pensionamento;

   se sia stata individuata una nuova sede idonea per il Commissariato o un terreno per la sua edificazione;

   se il Ministero intenda procedere, in tempi celeri, alla nomina di un dirigente titolare per il Commissariato di Urbino, così da garantirne una direzione autonoma, stabile e pienamente operativa, ripristinando nel contempo la piena funzionalità dirigenziale anche per il Commissariato di Fano.
(4-04869)


   ALFONSO COLUCCI e MORFINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi giorni, fonti di stampa hanno riportato notizie relative a un grave episodio di violenza verificatosi nella città di Roma, che vedrebbe coinvolti cittadini stranieri in un contesto ritenuto, da ambienti investigativi, potenzialmente riconducibile ad attività di criminalità organizzata transnazionale, e in particolare a gruppi collegabili alla cosiddetta «mafia cinese»;

   la diffusione di fenomeni criminali riconducibili a organizzazioni straniere operanti su scala transnazionale, e in particolare alla criminalità di matrice asiatica, sta generando un grave allarme sociale in diversi territori del Paese, anche alla luce della loro capacità di operare in modo silenzioso ma capillare, nel traffico di esseri umani, nello sfruttamento del lavoro, nel racket, nel riciclaggio e nel controllo occulto di attività economiche;

   in questo quadro si colloca l'incontro ufficiale tenutosi nell'ottobre 2024 tra il Ministro dell'interno Matteo Piantedosi e il Ministro per la pubblica sicurezza della Repubblica Popolare Cinese, Wang Xiaohong, nel corso del quale sarebbe stata confermata la volontà di rafforzare la cooperazione bilaterale proprio nel settore della sicurezza e del contrasto alla criminalità organizzata transnazionale;

   di fronte al moltiplicarsi di episodi criminali potenzialmente riconducibili a tali reti mafiose, appare quanto mai urgente che il Ministro dell'interno chiarisca quali strumenti concreti siano stati messi in campo o siano in corso di attivazione, affinché tale cooperazione non si esaurisca in dichiarazioni di principio, ma si traduca in azioni immediate, coordinate ed efficaci in grado di garantire la legalità, la sicurezza dei cittadini e l'incolumità pubblica, in particolare nelle aree urbane più esposte –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti recentemente riportati da fonti di stampa e dei loro sviluppi, riguardanti l'eventuale coinvolgimento di soggetti riconducibili alla criminalità organizzata transnazionale, e segnatamente alla criminalità di origine asiatica, in episodi di violenza verificatisi nel territorio nazionale;

   quali risultati concreti siano stati conseguiti a seguito dell'incontro del Ministro interrogato con il Ministro Wang Xiaohong in merito alla cooperazione tra Italia e Cina sul fronte del contrasto alle mafie transnazionali, e quali siano le azioni operative previste o già avviate in tale ambito;

   se, oltre all'incontro istituzionale di ottobre 2024, vi siano state altre interlocuzioni, contatti o scambi di informazioni con autorità cinesi nell'ambito della cooperazione in materia di sicurezza e criminalità organizzata, e quali contenuti abbiano eventualmente avuto, anche in assenza di comunicazioni ufficiali pubbliche;

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative di competenza volte a rafforzare le attività investigative, la cooperazione giudiziaria internazionale e la specializzazione delle forze dell'ordine nel contrasto alle nuove mafie globali, anche attraverso l'istituzione di task force interforze, programmi formativi dedicati e protocolli operativi con i principali partner internazionali.
(4-04871)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MANZI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di maggio 2024 si è svolto un concorso straordinario riservato ai dirigenti scolastici, organizzato dal Formez e dalla Fiera di Roma, che è stato caratterizzato da gravi disagi e disfunzioni che hanno danneggiato i partecipanti alle prove. In particolare, i concorrenti hanno segnalato attese interminabili, ore trascorse in piedi nell'attesa della prova concorsuale, gravi disagi causati dalle postazioni assegnate ai partecipanti (banchi rotti e monitor non in grado di supportare le prove computer based), carenze igieniche. Ciò ha causato seri problemi per la resistenza fisica dei partecipanti;

   nei mesi successivi sono stati pienamente accertati numerosi e gravi disservizi e disagi causati da una disorganizzazione complessiva che ha coinvolto direttamente le istituzioni preposte e non ha permesso ai partecipanti al concorso di espletare al meglio le prove;

   sono numerosissime le anomalie appurate tra cui vizi di forma, errati riferimenti normativi, carenza di informazioni, postazioni di gran lunga insufficiente rispetto ai candidati;

   si segnala – inoltre – che il database delle domande è stato inviato in un unico flusso causando la spersonalizzazione della prova, per la presenza di 115 quesiti estesi a tutti i candidati, invece dei 100 quesiti previsti dal bando;

   a fronte dei numerosi disagi denunciati dai candidati negli articoli diffusi subito in rete, lo stesso Ministro aveva comunicato di aver disposto un'indagine interna per appurare le responsabilità di quanto accaduto, parlando di «disfunzioni inammissibili»;

   ad oggi sono i numerosi contenziosi pendenti determinatisi all'indomani della prova scritta per il concorso straordinario per dirigenti scolastici che stanno incidendo ulteriormente sul concorso, con l'ammissione di ricorrenti originariamente esclusi –:

   quali iniziative si intendano adottare al fine di tutelare le esigenze di buon andamento e di economicità dell'azione amministrativa, e anche di prevenire le ripercussioni sul sistema scolastico dei possibili esiti dei contenziosi pendenti relativi al concorso riservato per dirigente scolastico di cui al decreto ministeriale n. 107 dell'8 giugno 2023, anche prevedendo l'estensione dell'inserimento nel corso di formazione di coloro che hanno sostenuto la prova scritta e non collocati in graduatoria finale a causa dei quesiti errati e delle disfunzioni suddette oggetto anche di visura peritale e di ricorsi amministrativi.
(5-03891)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   MAGI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 18 dell'Atto Camera 2355, conversione in legge del decreto-legge 11 aprile 2025, n. 48, in materia di Sicurezza pubblica, introduce modifiche alla normativa che disciplina il settore della canapa industriale, generando incertezza e criticità operative per migliaia di operatori economici;

   il settore coinvolge oltre 22.000 operatori e circa 3.000 aziende su tutto il territorio nazionale, la maggior parte delle quali si dedica alla coltivazione e alla trasformazione della pianta a fini commerciali, in particolare per la produzione del fiore, la quale al momento attuale risulta legittima ma senza possibilità di alcuno sbocco legale;

   sebbene il Governo continui a dichiarare la liceità della coltivazione per scopi industriali, alimentari e tessili, va evidenziato che solo una minima parte – stimata in meno di 20 aziende – opera effettivamente in questi settori (circa 10 nell'edilizia sostenibile, 10 nel tessile, e pochissime nell'alimentare), lasciando oltre 2.970 imprese prive di mercato di sbocco per il proprio prodotto;

   le aziende del settore si trovano oggi a dover versare contributi previdenziali all'Inps su base trimestrale, senza però avere possibilità di incasso o fatturato derivante dalle attività colpite dal decreto, rendendo impossibile la sostenibilità finanziaria. A ciò si aggiunge il fatto che il sistema fiscale italiano prevede, per le partite Iva, che esse paghino le imposte sull'anno precedente incassando sull'anno in corso: questo implica che il fatturato del 2025 verrà tassato nel 2026, in un quadro normativo che chiaramente impedisce la prosecuzione dell'attività;

   le attività oggetto del presente atto di sindacato ispettivo non solo hanno attivato finanziamenti pubblici a tasso zero per lo sviluppo della filiera, vincolati a progetti quinquennali non terminabili anticipatamente, ma anche si trovano a dover corrispondere gli affitti di negozi e capannoni, notoriamente concessi con contratti a lungo termine;

   le merci già acquistate con regolare fattura, ora invendibili, non possono essere smaltite o restituite senza causare ulteriori danni economici, così come vi è incertezza per quanto riguarda la gestione dei dipendenti di tali realtà produttive, le quali non sanno se dovranno procedere al licenziamento, alla cassa integrazione o fare ricorso ad altri strumenti di tutela –:

   quali iniziative urgenti siano allo studio del Governo per dare risposte a queste realtà produttive che si trovano in un quadro di incertezza economica e normativa e se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative di competenza volte a provvedere, da un lato, alla convocazione di un tavolo tecnico urgente con le associazioni di categoria, dall'altro, a prevedere un indennizzo sia per i finanziamenti pubblici già erogati non più onorabili, sia di sostegno agli imprenditori (per coprire i costi fissi) e ai lavoratori coinvolti.
(4-04864)

PROTEZIONE CIVILE E POLITICHE DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   SERRACCHIANI. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:

   rispondendo ad un'interrogazione dell'interrogante (4/01919), riguardante la richiesta di chiarire la normativa applicabile, in materia di salute e sicurezza dei lavoratori, ai volontari di protezione civile e, quindi, alle connesse responsabilità dei coordinatori delle squadre di protezione civile e dei Sindaci, il Ministro interrogato ha comunicato che «al fine di chiarire ulteriormente le peculiarità che contraddistinguono l'attività di volontariato e di superare eventuali incertezze interpretative nella ricostruzione del relativo regime giuridico, il Governo ha presentato apposito emendamento (...) volto a chiarire che alle attività dei volontari delle cooperative sociali e delle organizzazioni di volontariato di protezione civile il decreto legislativo n. 81 del 2008 si applica “esclusivamente nei limiti e con le modalità” previsti dal decreto interministeriale del 13 aprile 2011»;

   inoltre si specificava che «l'intervento normativo del dicembre 2023 ha quindi, valorizzato tali peculiarità, proprie dei contesti in cui si svolgono le attività di protezione civile, evidenziando come i volontari (...) debbano ritenersi sottoposti ad un regime speciale alla stregua di quanto previsto dal decreto attuativo del 13 aprile 2011 citazione (...) Al contempo, le peculiarità del ruolo, delle attività svolte, del contesto in cui sono realizzate e il carattere volontaristico del relativo operato manifestano la necessità di ulteriori e approfondite riflessioni in vista di un intervento organico di riordino della materia»;

   è all'esame del Senato della Repubblica il disegno di legge delega «semplificazioni» (atto Senato 1192); all'articolo 10, contiene una delega finalizzata alla semplificazione, all'aggiornamento e all'integrazione delle disposizioni contenute nel codice della protezione civile per la valorizzazione dei principi fondanti del Servizio nazionale della protezione civile;

   tra i principi e criteri direttivi vi sono: alla lettera a) punto 4. promozione del valore morale, civile e sociale del volontariato e sostegno delle organizzazioni di volontariato operanti nel settore della protezione civile, anche attraverso la formazione e l'addestramento dei volontari ad esse appartenenti, favorendone l'integrazione in tutte le attività di protezione civile; alla lettera n) normazione e addestramento continuo degli operatori professionisti e volontari in relazione al contesto in cui operano e ai relativi rischi nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente; alla lettera p) rafforzamento della capacità di intervento del volontariato organizzato alle attività;

   la recente notizia del rinvio a giudizio del sindaco di Preone, Andrea Martinis e del coordinatore della protezione civile del paese per omicidio colposo, in relazione alla morte di un volontario avvenuta il 29 luglio del 2023 durante un'attività di monitoraggio del territorio, evidenzia ancora una volta, la necessità urgente di chiarire il tema delle responsabilità, essendo evidente che l'intervento legislativo del Governo del dicembre 2023 non sia stato sufficiente;

   in attesa di una norma aggiornata in grado di fare chiarezza sulle responsabilità di sindaci e coordinatori comunali, i sindaci della Carnia hanno avanzato richiesta di fermare le attività della protezione civile;

   è evidente che tale situazione rischia di portare ad un blocco delle attività di protezione civile comunali, non solo in Friuli-Venezia Giulia, ma in tutto il Paese e che i tempi previsti per l'esercizio della delega non sono compatibili con le incertezze in cui sono tenuti ad operare volontari di protezione civile e sindaci –:

   quali urgenti iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda adottare per chiarire, con la massima sollecitudine, la disciplina applicabile, in materia di salute e sicurezza dei lavoratori, ai volontari di protezione civile e, quindi, alle connesse responsabilità dei coordinatori delle squadre di protezione civile e dei Sindaci, onde scongiurare la paralisi delle attività dei gruppi comunali di protezione civile.
(4-04875)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   PASTORELLA. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   è noto che lo svolgimento dei concorsi pubblici, sebbene necessari, possano creare disagi dal punto di vista della viabilità e logistica delle città che li ospitano, specialmente quando si parla di grandi concorsi con diverse migliaia, o decine di migliaia, di partecipanti;

   nella città di Roma, in particolare, dove la viabilità è già sotto pressione costante a causa dell'abnorme numero di veicoli privati e di pendolari che ogni giorno si spostano dentro e fuori la città – oltre che della presenza di innumerevoli sedi amministrative – la scelta della sede dei concorsi può determinare gravi disagi per i cittadini che abitano nei quartieri limitrofi o che si trovano a percorrere le arterie stradali in zone limitrofe alla sede d'esame;

   in particolare, lungo la via Aurelia, nel tratto urbano di Roma Nord, insiste l'Ergife Palace Hotel, una storica struttura alberghiera che ospita da diversi anni molti concorsi pubblici promossi da pubbliche amministrazioni e test d'ingresso per le facoltà universitarie;

   la scelta ricorrente di tale sede per lo svolgimento di grandi concorsi pubblici, talvolta con la partecipazione di migliaia di candidati, genera in modo sistematico gravi ripercussioni sulla viabilità dell'intera zona, già soggetta a forti carichi di traffico veicolare anche in condizioni ordinarie, in quanto asse di accesso alla Capitale e alla Città del Vaticano;

   il disagio è fortemente avvertito dai cittadini e dai residenti dei quartieri limitrofi, che da anni si organizzano in comitati civici per segnalare l'insostenibilità di tale situazione, determinata da ore di blocco della circolazione e da un utilizzo massiccio e disordinato della sosta su strada e marciapiedi da parte dei candidati e di tutti gli individui coinvolti nei processi selettivi;

   questa problematica è ormai nota da diverso tempo, ma ad oggi nulla è stato fatto per modificare il quadro normativo o operativo che consente ancora oggi lo svolgimento di grandi concorsi in tale sede, nonostante l'inadeguatezza logistica e infrastrutturale della zona in oggetto;

   recentemente, ad esempio, in occasione del concorso indetto dall'Agenzia delle dogane e dei monopoli, tenutosi tra il 25 e il 28 marzo 2025 presso l'Ergife e riservato a circa 3.700 candidati, la situazione è ulteriormente degenerata, anche a causa del contesto già congestionato per l'avvio dell'anno giubilare;

   esistono sul territorio della Capitale strutture ben più idonee ad accogliere eventi di questa portata e dimensione, come la Fiera di Roma, la quale è dotata di ampi spazi, parcheggi dedicati, accessibilità migliorata e migliori collegamenti con il trasporto pubblico –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei disagi sopra descritti, che si ripresentano periodicamente e aggravano la vivibilità dei quartieri interessati e la mobilità cittadina su un'arteria strategica come la via Aurelia;

   se il Governo non ritenga di adoperarsi, anche promuovendo un accordo in sede di Conferenza unificata, affinché vengano adottate tutte le iniziative di competenza necessarie per regolamentare a livello centrale i requisiti minimi delle sedi per tutti i concordi pubblici, con particolare riferimento ad accessibilità, sicurezza e impatto sulla mobilità urbana.
(4-04861)

RIFORME ISTITUZIONALI E SEMPLIFICAZIONE NORMATIVA

Interrogazioni a risposta immediata:


   BOSCHI, GADDA, BONIFAZI, DEL BARBA, FARAONE, GIACHETTI e GRUPPIONI. — Al Ministro per le riforme istituzionali e la semplificazione normativa. — Per sapere – premesso che:

   l'eccessivo onere burocratico rappresenta uno dei principali ostacoli allo sviluppo e alla competitività delle micro, piccole e medie imprese italiane, frenando la crescita e scoraggiando gli investimenti;

   secondo l'Ocse il costo della burocrazia per il sistema-Paese è pari a 80 miliardi di euro annui: gli adempimenti burocratici sottraggono mediamente 238 ore lavorative annue per ciascuna piccola e media impresa, con un'incidenza particolarmente gravosa sulle imprese di minori dimensioni, le quali rappresentano il tessuto connettivo fondamentale dell'economia nazionale;

   il 73 per cento degli imprenditori italiani considera la burocrazia un serio problema per la propria operatività, contro una percezione media del 57 per cento nell'eurozona;

   duplicazioni, tempi burocratici, pluralità di adempimenti, molteplicità di interlocutori e assenza di coordinamento tra i diversi livello istituzionali e di governo impegnano fino a un terzo dei tempi di lavoro delle imprese, con evidenti ripercussioni sulla produttività;

   nell'«Index of economic freedom», redatto dalla Heritage Foundation e dal Wall Street Journal, l'Italia è al 57° posto dei 177 Paesi esaminati, terzultima tra gli Stati membri dell'Unione europea;

   il carico burocratico ha un impatto particolarmente negativo anche sui processi di digitalizzazione e innovazione tecnologica, rallentando la transizione verso modelli di business più efficienti e sostenibili;

   il Regional competitiveness Index e l'Institutional quality Index evidenziano significative disparità territoriali, con le regioni del Nord che presentano una maggiore efficienza amministrativa rispetto al Sud, dove persistono lentezze burocratiche e carenze infrastrutturali;

   la legge 5 agosto 2022, n. 118, all'articolo 27, delegava il Governo a semplificare i controlli sulle attività economiche allo scopo di eliminare adempimenti superflui e promuovere la collaborazione tra pubblica amministrazione e imprese. Tale previsione è stata tuttavia depotenziata dal decreto legislativo 12 luglio 2024, n. 103, il quale si limita a disposizioni di carattere meramente programmatico, demandando alle singole amministrazioni l'onere di effettuare un censimento dei controlli in essere, pubblicare ogni triennio documenti di sintesi, mantenere fascicoli informatici d'impresa, adottare linee guida e avviare percorsi di formazione interna –:

   quali iniziative concrete di competenza, anche di carattere normativo, il Ministro interrogato intenda adottare al fine di attuare una semplificazione effettiva, organica e strutturale del quadro normativo e amministrativo, superando la frammentazione delle competenze, riducendo gli adempimenti burocratici, garantendo l'interoperabilità tra le banche dati pubbliche, promuovendo l'adozione di strumenti digitali realmente funzionali, anche al fine di colmare le persistenti disparità territoriali nell'efficienza amministrativa e favorire la competitività del sistema produttivo nazionale, anche alla luce del nuovo quadro di incertezze derivante dalla prospettiva di una guerra commerciale e dell'applicazione dei dazi statunitensi.
(3-01919)


   MARATTIN. — Al Ministro per le riforme istituzionali e la semplificazione normativa. — Per sapere – premesso che:

   secondo un'analisi pubblicata da Il Sole 24 ore il 1° febbraio 2025, nei primi 26 mesi della XIX legislatura su 172 leggi approvate, ben 161 (il 93,6 per cento) sono state modificate da una sola Camera; in particolare, tutte le 74 leggi di conversione di decreti-legge hanno avuto un passaggio modificativo esclusivamente monocamerale;

   questa tendenza al «monocameralismo alternato» è in corso, con intensità crescente, da diverse legislature;

   tale situazione presenta un elevato numero di criticità sollevate più volte da costituzionalisti ed esperti della materia, prima tra tutte il fatto che – alternativamente – deputati e senatori sono messi nelle condizioni di non poter realmente esercitare il proprio mandato, essendo di fatto preclusa ogni possibilità di apportare modifiche;

   i tempi per l'approvazione delle leggi risultano inutilmente dilatati, senza che nei fatti venga più realizzato il principale beneficio di un sistema di bicameralismo perfetto, vale a dire la possibilità di una doppia lettura – e quindi una maggiore ponderazione – nel processo di approvazione di una legge;

   duplicazioni procedurali e rallentamenti normativi rappresentano un ostacolo anche per l'attività del Governo;

   l'assetto vigente in Italia, in cui entrambe le Camere hanno gli stessi poteri legislativi e di fiducia al Governo, non ha eguali in nessun'altra democrazia parlamentare del mondo;

   il superamento del bicameralismo paritario è stato oggetto dei due ultimi tentativi di riforma sistemica dell'architettura istituzionale, che tuttavia non hanno superato i referendum confermativi nel 2006 e nel 2016;

   nessun tentativo, tuttavia, è stato mai fatto in passato per risolvere puntualmente il problema, senza abbinare altre proposte di modifica maggiormente divisive all'interno del panorama politico;

   in numerose occasioni pubbliche esponenti di tutti i partiti rappresentati in Parlamento hanno espresso contrarietà al mantenimento di un sistema di bicameralismo paritario, esprimendosi per un sistema monocamerale ovvero per un sistema in cui la seconda camera ha compiti di rappresentanza degli enti territoriali;

   nella XIX legislatura è stata presentata la proposta di legge costituzionale n. 2210, recante modifiche finalizzate esclusivamente al superamento del sistema bicamerale e il passaggio ad un sistema monocamerale;

   attualmente il Governo si è fatto promotore di un disegno di legge costituzionale che contiene modifiche al meccanismo di nomina del Presidente del Consiglio dei ministri, senza tuttavia toccare il bicameralismo paritario –:

   quali iniziative normative di carattere costituzionale, per quanto di competenza, intenda intraprendere il Governo, e in particolare il Ministro interrogato, per superare l'attuale sistema di bicameralismo paritario.
(3-01920)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MALAVASI, GIRELLI, QUARTINI, MARIANNA RICCIARDI, FURFARO, ZANELLA, SPORTIELLO, DI LAURO, CIANI e STUMPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la missione 6 salute (M6) del PNRR prevede importati riforme e investimenti destinati a ridisegnare la sanità territoriale da realizzarsi entro il 2026;

   dalla piattaforma di monitoraggio ReGiS predisposta dal Ministero dell'economia e delle finanze, a dicembre 2024 risultano finanziati 10.084 progetti relativi alla missione 6 salute, per 19,2 miliardi di euro complessivi dei quali spesi 3,5 miliardi (pari al 18,1 per cento del totale);

   dal monitoraggio dello stato di avanzamento dei progetti emerge uno scenario allarmante con rilevanti criticità visto che a 16 mesi dalla scadenza definitiva, risultano ancora troppi progetti che procedono a rilento, con ritardi nell'esecuzione dei lavori o ancora fermi alla fase di progettazione;

   le poche opere completate e collaudate rendono concreto il rischio di non conseguire gli obiettivi strategici entro le scadenze previste. Degli 8.871 progetti di cui è possibile monitorare l'iter di attuazione, 3.615 progetti presentano ritardi in almeno una delle fasi di attuazione (40,8 per cento di quelli monitorati): ritardi che alimentano forti preoccupazioni e incertezze in merito alla concreta volontà di attuarli. Solo 3.108 progetti risultano conclusi (pari al 35 per cento);

   particolarmente preoccupante risulta essere la situazione per la realizzazione delle case e degli ospedali di comunità: strutture strategiche per l'attuazione della riforma dell'assistenza territoriale;

   per quanto riguarda le 1.350 case della comunità, da ReGIS risultano finanziati progetti per 1.416 strutture, per un valore complessivo di 2,8 miliardi di euro ma completati e collaudati solo 25 (1,8 per cento del totale), mentre in 885 progetti almeno uno step presenta un ritardo (62,6 per cento). Inoltre, risultano in corso i lavori per la realizzazione di 598 strutture (42,4 per cento del totale delle opere previste) ma nel contempo si registra anche ritardi nell'avvio dei lavori di esecuzione di 631 strutture (44,8 per cento), a cui se ne aggiungono ulteriori nella fine dei lavori di altre 103 case della comunità (7,3 per cento). Infine, la fase dell'esecuzione dei lavori risulta completata solo per 53 case della comunità (3,8 per cento);

   dopo tre anni dall'avvio del PNRR, per quanto riguarda le case della comunità a fronte, di 2,8 miliardi di euro di finanziamento complessivo risultano effettuati pagamenti per soli 261 milioni pari al 9,2 per cento delle risorse stanziate;

   altrettanto critica risulta la situazione degli ospedali di comunità dove sono stati finanziati progetti per 427 strutture, per un valore complessivo di 1,3 miliardi di euro, dei quali ne risultano completati e collaudati solo 10 (2,3 per cento del totale), mentre 264 progetti presentano almeno una fase in ritardo (61,8 per cento);

   a fronte, quindi, di un finanziamento complessivo di 1,3 miliardi di euro, a dicembre 2024 risultavano, essere stati effettuati pagamenti per 100 milioni di euro (pari al 7,9 per cento dei fondi);

   infine, tali strutture devono essere rese operative attraverso l'assunzione di personale adeguato e qualificato (si calcola che servirebbero almeno 33 mila unità di personale solo per le case e ospedali di comunità);

   in altre parole, occorre attuare la riforma dell'assistenza territoriale per garantire a tutti i servizi di prossimità e per un Servizio sanitario nazionale che sia davvero universale e capace di tutelare e promuovere la salute delle persone assicurando equità e uguaglianza –:

   quale sia, ad oggi, l'avanzamento dei lavori di realizzazione dei progetti relativi alle case e agli ospedali di comunità così come previsti dalla missione 6 salute (M6) del PNRR e se corrisponda al vero che ci siano numerosi ritardi che facciano pensare ad un fallimento della stessa missione;

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare, per quanto di competenza, affinché tutti i progetti previsti dalla missione 6 del PNRR siano realizzati entro i tempi stabiliti ovverosia entro il 2026.
(5-03888)


   GIANASSI, LACARRA, SERRACCHIANI e FURFARO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi mesi si è registrato un inquietante aumento dei casi di violenza e aggressioni fisiche e verbali ai danni di medici, infermieri e altro personale sanitario operante nelle strutture di tutta Italia ed in particolare della regione Toscana;

   tali episodi, sempre più frequenti e spesso di grave entità, compromettono la sicurezza degli operatori sanitari, la continuità e la qualità dei servizi offerti ai cittadini e minano il clima di fiducia necessario nel rapporto tra paziente e curante;

   gli ultimi dati della regione Toscana sono infatti allarmanti e testimoniano un raddoppio dei casi negli ultimi due anni: nel 2024 si sono verificate 2247 aggressioni rispetto alle 1258 del 2023. I pronto soccorso sono il luogo dove il personale sanitario è più a rischio, seguito dall'area di degenza e dagli ambulatori;

   questo trend devastante sembra continuare anche nel 2025 a livello nazionale. Nei primi 3 mesi del 2025 si è registrato addirittura un incremento del 37 per cento delle aggressioni rispetto l'anno precedente, per una media mensile di 2.161 episodi di violenza e un totale di 6.483 aggressioni fisiche e verbali tra il 1° gennaio e il 31 marzo 2025;

   la crescita dei reati testimonierebbe inoltre a giudizio degli interroganti la palese inefficacia del decreto-legge 1° ottobre 2024, n. 137 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 171 del 2024, che ha introdotto misure urgenti per contrastare la violenza contro i professionisti del settore sanitario e socio-sanitario, così come i danneggiamenti alle strutture sanitarie;

   secondo le associazioni di categoria «il fenomeno delle violenze contro i professionisti sanitari ha raggiunto livelli impensabili» e sancisce «il fallimento del decreto anti violenza del Governo. Infatti, mentre si discute di inasprimenti di pena e arresti in flagranza di reato gli ospedali e le ambulanze restano zone franche per chi aggredisce impunemente medici e infermieri»;

   in questo contesto va inoltre aggiunto come l'Aula di Montecitorio abbia respinto un ordine del giorno (numero 9/01975/075 il 23 luglio 2024) che avrebbe impegnato il Governo ad «inviare al Parlamento una relazione sullo stato di attuazione della legge n. 113 del 2020, in particolar modo per ciò che riguarda le misure di prevenzione, protezione e sicurezza nei confronti dei medici e dei lavoratori del settore sanitario nell'esercizio delle loro funzioni» –:

   se ritenga che il citato decreto-legge 1° ottobre 2024, n. 137, in relazione a quanto espresso in premessa, abbia realmente limitato il numero di reati nei confronti del personale sanitario e quali iniziative di competenza urgenti intenda assumere al fine di garantire la tutela e l'incolumità di tutti i lavoratori del comparto, con particolare riferimento alla situazione della regione Toscana.
(5-03889)


   MARINO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   le criticità del sistema sanitario nazionale stanno avendo farvi ripercussioni in molte aree del Paese tra cui la Sicilia;

   tra le problematiche più evidenti nell'isola si segnalano:

    a) la carenza di personale: si registra una mancanza cronica di medici, infermieri e altro personale sanitario, che porta a carichi di lavoro eccessivi per il personale esistente e difficoltà nel garantire una copertura adeguata dei servizi;

    b) lunghe liste d'attesa: i tempi di attesa per visite specialistiche, esami diagnostici e interventi chirurgici sono spesso molto lunghi, causando disagi per i pazienti e potenziali ritardi nella diagnosi e nel trattamento come evidenziato anche dai recenti decessi riportati dai media;

    c) disuguaglianze territoriali: l'accesso ai servizi sanitari e la qualità dell'assistenza possono, inoltre, variare significativamente tra diverse aree, con zone più isolate o meno infrastrutturate che presentano maggiori difficoltà;

    d) inefficienze organizzative: criticità a livello di coordinamento tra ospedali, medicina territoriale e altri servizi possono portare a sprechi di risorse e a una minore efficacia complessiva del sistema;

   tra i nosocomi siciliani con maggiori problematiche vi è l'ospedale Sant'Agata di Militello in provincia di Messina, i cui reparti sono stati visitati dall'interrogante nel mese di gennaio 2025;

   la carenza di organico, nonostante l'impegno e la professionalità di medici ed infermieri in servizio, è riscontrabile in tutti i reparti, peraltro in un bacino d'utenza di quasi 100 mila abitanti e la notevole distanza dagli altri nosocomi regionali. Mancano anestesisti, cardiologi, chirurghi, neurologi, oltre ai primari;

   prestazioni fondamentali per la prevenzione e la diagnosi, come la risonanza magnetica, non sono erogate mentre vengono colpevolmente attivate convenzioni con strutture private;

   nella struttura è stato, inoltre, da anni cancellato anche il punto nascita, che rappresentava un presidio fondamentale per la comunità;

   nella struttura mancano inoltre le apparecchiature necessarie a salvare la vita delle persone. Nel reparto di medicina non è ancora stata infatti attivata la stroke-unit, col risultato che il primo servizio utile e più vicino si trova a Messina;

   si apprende nei giorni scorsi dalla stampa che, dopo la chiusura dei reparti di neonatologia e cardiologia, l'Azienda sanitaria provinciale di Messina ha deciso di chiudere anche il reparto di chirurgia dell'ospedale di Sant'Agata di Militello. La notizia, confermata da una disposizione del 16 aprile 2025, sarebbe giustificata dalla grave carenza di personale medico specializzato e dall'impossibilità di garantire l'attività chirurgica in sicurezza;

   sempre secondo la stampa l'accordo verbale tra il direttore generale dell'Azienda sanitaria provinciale e il direttore dell'Uoc di chirurgia di Patti, l'attività chirurgica urgente sarà garantita esclusivamente presso il presidio ospedaliero di Patti. A Sant'Agata di Militello rimarrà attiva solo una «non documentabile chirurgia finalizzata esclusivamente all'effettuazione delle consulenze chirurgiche urgenti»;

   qualora questa decisione venisse confermata, si tratterebbe ad avviso dell'interrogante, di un fatto gravissimo che priverebbe un vasto e diversificato bacino di utenza di ulteriori prestazioni fondamentali per garantire la salute pubblica, contravvenendo palesemente ad un diritto sancito dalla Costituzione;

   in questo contesto appare poi paradossale che, invece di utilizzare le risorse pubbliche per risolvere queste carenze, vengano attivate nuove convenzioni con strutture private come recentemente per il reparto ortopedia –:

   se sia a conoscenza delle criticità presenti attualmente nell'ospedale Sant'Agata di Militello in provincia di Messina citate in premessa ed in particolare della recente ventilata chiusura del reparto di chirurgia, e quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, intenda assumere al fine di garantire realmente ai cittadini interessati il diritto alla sanità pubblica previsto dalla Costituzione.
(5-03894)


   LOIZZO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'associazione terapeutica costituita dai farmaci inavolisib, palbociclib e fulvestrant potrebbe diventare un nuovo standard di cura per il trattamento del carcinoma mammario HR+/HER2- avanzato resistente alla terapia endocrina e mutato nel gene PIK3CA;

   i risultati dello studio INAVO120 di fase III hanno mostrato un miglioramento statisticamente e clinicamente significativo nella sopravvivenza libera da progressione di malattia (Pfs) in una popolazione di donne con neoplasia endocrino responsiva;

   il medicinale inavolisib risulta attualmente in fase di valutazione presso l'Agenzia europea dei medicinali (Ema – European Medicines Agency), mentre è già utilizzato e autorizzato negli Stati Uniti a decorrere dal 10 ottobre 2024;

   il trattamento del carcinoma mammario con gli altri due medicinali della combinazione – palbociclib e fulvestrant – è rimborsato in Italia;

   nelle more del rilascio dell'autorizzazione Ema e dell'ammissione alla rimborsabilità di inavolisib da parte del Servizio sanitario nazionale (Ssn), nonché per i trenta giorni successivi alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della determinazione di classificazione ai fini della rimborsabilità, l'azienda produttrice di inavolisib si è resa disponibile:

    a fornire gratuitamente il farmaco inavolisib in regime di uso compassionevole ai sensi del decreto del Ministro della salute 7 settembre 2017;

    a supportare l'effettuazione del test diagnostico necessario al riconoscimento della mutazione PIK3CA;

   per avviare il programma di «uso compassionevole» occorre unicamente provvedere all'inserimento della combinazione citata nell'elenco istituito ai sensi della legge n. 648 del 1996, di modo che i medicinali palbociclib e fulvestrant, già rimborsati dal Servizio sanitario nazionale, possano esserlo anche off-label (ossia al di fuori delle indicazioni attualmente autorizzate) in combinazione con il medicinale inavolisib in fase di autorizzazione;

   l'accoglimento della richiesta rappresenterebbe una speranza di cura per le pazienti eligibili al trattamento, in grado di migliorare in modo significativo la prognosi e la loro qualità di vita. Inoltre, esso non comporterebbe oneri aggiuntivi a carico del Servizio sanitario nazionale atteso che due medicinali della combinazione sono già rimborsati e il terzo medicinale di cui qui si discute (inavolisib) sarebbe fornito gratuitamente dall'azienda;

   l'uso compassionevole di inavolisib è stato attivato a livello globale, coinvolgendo diversi Paesi europei ed extra europei che hanno risposto prontamente alla necessità, clinicamente rilevante e urgente, di rendere disponibile la combinazione;

   nonostante quanto precede, con provvedimento in data 15 aprile 2025, l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha opposto diniego alla richiesta di inserimento della combinazione inavolisib, palbociclib e fulvestrant nell'elenco istituito ai sensi della legge n. 648 del 1996;

   le esigenze di cura dei pazienti con patologie a rapida progressione, che richiedono l'accesso tempestivo alle terapie disponibili, non possono essere sacrificate ad avviso dell'interrogante, per ragioni di ordine burocratico o tecnico giuridico –:

   se non ritenga di adottare iniziative volte a favorire, nel più breve tempo possibile e in raccordo con l'Aifa, l'accoglimento della richiesta di inserimento del farmaco inavolisib, in associazione a palbociclib e fulvestrant, nell'elenco istituito ai sensi della legge n. 648 del 1996, al fine di garantire alle pazienti italiane pari accesso a trattamenti innovativi, sicuri ed efficaci.
(5-03896)

Interrogazione a risposta scritta:


   PAVANELLI. — Al Ministro della salute, al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Ministero della salute del 27 giugno 2024, il Cbd (composizioni per somministrazione a uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di Cannabis) è stato inserito all'interno della tabella dei medicinali, sezione B, del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309 e successive modificazioni e integrazioni;

   con ordinanza collegiale dell'11 settembre 2024, n. 4234 il Tar del Lazio, sezione 111-Quater, ha accolto l'istanza cautelare e per l'effetto ha sospeso l'efficacia del decreto del Ministero della salute del 27 giugno 2024;

   pur sussistendo l'intenzione di vietarne la vendita, nell'ambito del Pnrr il Governo ha finanziato progetti per le aziende che commercializzano prodotti a base di Cbd;

   nel 2022 un'azienda milanese specializzata nella vendita di prodotti a base di Cbd ha ricevuto un finanziamento di 65.000 euro (dei quali il 20 per cento a fondo perduto) tramite il programma Simest, destinato all'internazionalizzazione delle imprese italiane;

   inoltre, pur sempre nell'ambito di progetti legati all'internazionalizzazione e alla transizione digitale un'azienda di Torino ha ricevuto un finanziamento – parimenti riferito al programma Simest – di 32.000 euro con l'obiettivo di espandere l'attività all'estero e l'adozione di soluzioni digitali per il miglioramento dei processi aziendali;

   l'intendimento del Governo di inserire il Cbd tra le sostanze vietate rischia di mettere a rischio queste aziende che si troverebbero impossibilitate a commercializzare i propri prodotti mettendo altresì a rischio gli investimenti effettuati con fondi pubblici –:

   se si intenda confermare l'orientamento volto a vietare la commercializzazione del cannabidiolo (Cbd) attraverso la sua inclusione nella tabella dei medicinali, sezione B, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, pur a fronte della sospensione cautelare disposta dal TAR Lazio con ordinanza n. 4234 del 2024;

   quali siano le evidenze scientifiche, sanitarie o di sicurezza pubblica poste a fondamento della decisione di classificare il Cbd come sostanza soggetta a controllo, considerato che si tratta di un principio attivo non psicoattivo, non stupefacente, ampiamente utilizzato in ambito cosmetico, nutraceutico e terapeutico in numerosi paesi europei;

   se non si ritenga necessario riconsiderare tale orientamento normativo, tenuto conto delle evidenti ricadute negative che tale misura avrebbe sul comparto economico nazionale legato alla canapa industriale, in particolare su imprese che operano nella, legalità e che sono state persino destinatarie di finanziamenti pubblici nel quadro di programmi Pnrr e Simest;

   quale sia la valutazione del Governo circa la coerenza tra l'intento normativo di vietare il Cbd e i finanziamenti già erogati nell'ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) a imprese operanti nella produzione e commercializzazione di prodotti a base di Cbd, con specifico riferimento ai progetti di internazionalizzazione e transizione digitale già sostenuti con fondi pubblici;

   se non si ritenga che tale contraddizione normativa possa configurare un grave cortocircuito istituzionale, con rischio di responsabilità per danno erariale, spreco di risorse pubbliche e potenziale contenzioso da parte delle imprese beneficiarie dei finanziamenti;

   quali iniziative urgenti si intendano adottare per garantire certezza normativa agli operatori del settore e tutelare gli investimenti già effettuati sulla base del quadro giuridico previgente, anche alla luce delle implicazioni europee di una simile restrizione;

   se non si ritenga necessario avviare un confronto strutturato con le organizzazioni di categoria, le imprese del settore e gli enti regolatori a livello europeo, in modo da garantire una regolamentazione equilibrata del Cbd che non penalizzi le imprese italiane nel contesto del mercato unico.
(4-04870)

SPORT E GIOVANI

Interrogazione a risposta immediata:


   FRANCESCO SILVESTRI, AMATO, RICCARDO RICCIARDI, AURIEMMA, ILARIA FONTANA, ALIFANO, QUARTINI e SANTILLO. — Al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   recentemente la stampa ha riportato notizie in merito ad un presunto giro di scommesse clandestine, anche attraverso piattaforme on line che ha coinvolto vari calciatori, sia di serie A che di serie B;

   la Guardia di finanza di Milano, su delega della procura, ha eseguito un decreto di sequestro preventivo nei confronti di cinque indagati e una società, emesso dal giudice per le indagini preliminari per oltre 1,5 milioni di euro, nell'ambito di un'inchiesta per esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse, riciclaggio e responsabilità amministrativa degli enti;

   la Commissione cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport del Senato della Repubblica ha approvato una risoluzione che, di fatto, a parere degli interroganti riapre le porte alla pubblicità del gioco d'azzardo nel mondo del calcio. Il divieto era stato introdotto nel 2018 con il «decreto dignità» durante il Governo Conte I;

   il ritorno della pubblicità sulle scommesse potrebbe riportare sponsorizzazioni sulle maglie da calcio del campionato – ma anche su banner e cartellonistica negli stadi – di alcuni marchi del betting;

   da dichiarazioni del Ministro interrogato emerge sdegno e condanna circa i fatti descritti; tuttavia, appare evidente, a parere degli interroganti, una sorta di corto circuito di un Governo che, da un lato, vuole rendere il calcio sempre più schiavo del denaro e, dall'altro, scarica sui ragazzi la responsabilità di un sistema malato;

   peraltro, se si permette che l'azzardo torni a invadere gli stadi e le maglie dei calciatori, i risultati non potranno che essere devastanti anche a livello sociale, mortificando l'essenza etica dello sport –:

   come il Ministro interrogato, per quanto di competenza e anche in considerazione della disciplina europea, intenda intervenire in merito alla reintroduzione delle sponsorizzazioni di cui in premessa, al fine di arginare tale deriva che coinvolge, soprattutto, i giovani, pubblico fragile e indotto a ritenere che tali false rappresentazioni siano parte integrante dello sport.
(3-01918)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione De Corato n. 5-03885, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 aprile 2025, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Di Maggio.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza Sportiello n. 2-00585 dell'8 aprile 2025.