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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 475 di martedì 6 maggio 2025

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

GIOVANNI DONZELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 2 maggio 2025.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 94, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Iniziative volte a rendere pienamente operative le strutture dell'ufficio per il processo e ad assicurare l'effettivo utilizzo delle risorse del PNRR per il potenziamento dell'intero sistema giudiziario - n. 3-01924)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno D'Alessio n. 3-01924 (Vedi l'allegato A).

Il Sottosegretario di Stato per la Giustizia, Andrea Ostellari, ha facoltà di rispondere.

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, in relazione alle questioni segnalate dall'interrogante, concernenti l'ufficio per il processo, riferisco quanto segue. In apertura evidenzio che è prioritario interesse di questa Amministrazione garantire il totale e pieno contributo al perseguimento degli obiettivi prefissati dal PNRR. In particolare, rispetto alla riduzione dell'arretrato civile, da realizzare entro dicembre 2024, il Ministero ha provveduto alla rendicontazione dei target statistici sulla riduzione dell'arretrato civile presso i tribunali e presso le corti d'appello, per i quali è in corso l'assessment da parte della Commissione europea.

A riguardo si precisa che, al 31 dicembre 2024, la riduzione dell'arretrato pendente al 2019 era pari a meno 93,2 per cento presso i tribunali e meno 99,4 per cento presso le corti d'appello, a fronte del target atteso di una riduzione pari a meno 95 per cento a dicembre 2024. Si tratta di risultati che, proprio in considerazione del margine del 5 per cento di tolleranza previsto dal PNRR, porteranno a una positiva valutazione e confermeranno il contributo dato dal Ministero della Giustizia ai fini dell'ottenimento delle risorse finanziarie connesse alla VII rata.

A seguito della revisione del PNRR, con il nuovo target da raggiungere entro giugno 2024, è stato previsto che il personale già in servizio a dicembre 2023 fosse prorogato, come sapete, fino a giugno 2026 e che il numero dei dipendenti a tempo determinato di cui assicurare la permanenza in servizio fino al termine del PNRR scendesse da 19.719 a 10.000 unità. Con decreto ministeriale del 1° giugno 2024 è stato individuato, per ciascuna sede, il numero di addetti all'ufficio per il processo necessario per conseguire gli obiettivi indicati dal PNRR, rideterminando il contingente in misura pari a 9.560 unità complessive.

La rideterminazione è avvenuta sulla scorta dell'analisi statistica condotta per l'individuazione delle aliquote distrettuali del personale addetto all'ufficio per il processo, integrata dalla valutazione di ulteriori elementi connessi agli assetti dimensionali e alla complessità organizzativa, nonché dell'organico del personale di magistratura e amministrativo dei singoli uffici. Nell'ambito delle procedure di assunzione per i tribunali, il piano straordinario di reclutamento di personale a tempo determinato per la realizzazione delle linee progettuali del PNRR è stato avviato da questo Dicastero con molteplici bandi di concorso.

Alla data del 31 gennaio 2025, le unità presenti negli uffici giudiziari assunte da concorsi sono 11.780, ovviamente quelli con fondi PNRR. Il contingente sarà mantenuto anche grazie alle prossime assunzioni da scorrimento della graduatoria nazionale relativa al concorso per 3.946 addetti all'ufficio per il processo. Evidenzio che tali dati sono decisamente al di sopra della richiesta soglia comunitaria per il raggiungimento degli obiettivi.

Al fine di dare continuità al personale in servizio, garantendo contestualmente l'efficienza nell'allocazione delle risorse per l'ufficio per il processo, è stata prorogata alla data del 30 giugno 2026, ove fosse prevista una scadenza differente, la durata del contratto di lavoro già sottoscritto da tutto il personale assunto a mezzo di procedure concorsuali autorizzate nell'ambito dei progetti di cui al PNRR.

Il decreto-legge n. 19 del 2 marzo 2024 autorizza il Ministero della Giustizia, a decorrere dal 1° luglio 2026, ad assumere a tempo indeterminato nei propri ruoli una quota dei dipendenti assunti a tempo determinato che abbiano lavorato per almeno 24 mesi continuativi nella qualifica ricoperta e che risultino in servizio alla data del 30 giugno 2026.

Evidenzio che questa assunzione prevista è soggetta ad una “selezione comparativa sulla base dei distretti territoriali e degli uffici centrali, nei limiti delle facoltà assunzionali maturate e disponibili a legislazione vigente e dei posti disponibili in organico, con possibilità anche di scorrimento fra i distretti”. Su quest'ultimo punto preciso che, poiché l'addetto all'ufficio per il processo non è una figura contemplata nelle piante organiche, il Ministero della Giustizia si sta adoperando per darvi piena operatività, grazie agli aumenti di dotazione organica riconosciuti finanziariamente, nonché attraverso i lavori finanziati e finalizzati all'adozione del nuovo contratto collettivo integrativo relativo al personale dell'Amministrazione della giustizia.

Sempre con riferimento al programma di assunzioni, evidenzio altresì che il piano di bilancio strutturale di medio termine prevede il mantenimento di 6.000 unità di personale, con compiti equivalenti a quelli previsti dal PNRR. Ancora, con la legge 30 dicembre 2024, n. 207, è stata autorizzata l'assunzione a tempo indeterminato di 2.600 unità in area funzionari e 400 unità in area assistenti, di personale PNRR già assunto a tempo determinato, nei limiti della dotazione organica e a decorrere dal 1° luglio 2026.

In linea con questa normativa, evidenzio che il recente decreto-legge n. 25 del 15 aprile 2025, attualmente all'esame del Senato, ha apportato un pacchetto di misure volto a rafforzare gli uffici giudiziari e a favorire l'assunzione di questo personale impiegato nei progetti PNRR. In particolare, sono resi meno stringenti i requisiti previsti per l'assunzione del personale dell'ufficio per il processo del Ministero della Giustizia ed è previsto che le facoltà assunzionali complessive dell'amministrazione giudiziaria siano utilizzabili sino al 31 dicembre 2026.

È stata inserita la previsione che l'assunzione a tempo indeterminato opererà nei confronti dei dipendenti che abbiano lavorato per almeno 12 mesi continuativi nella qualifica ricoperta (in luogo, quindi, del requisito precedente dei 24 mesi previsti). Si prevede, inoltre, che le graduatorie siano rese disponibili anche per lo scorrimento da parte di altre amministrazioni pubbliche.

Infine, merita segnalare l'incremento della dotazione organica del personale del comparto funzioni centrali, area dei funzionari, del Ministero della Giustizia, di 2.600 unità in area funzionari e di 400 unità in area assistenti, per un numero di unità, dunque, esattamente corrispondente a quello del contingente massimo di assunzioni a tempo indeterminato autorizzate.

Infine, ricordo che le assunzioni sono effettuate in aggiunta alle ordinarie facoltà assunzionali. Ciò posto, con diverse misure, si conferma il costante e prioritario impegno di questo Dicastero ad ottemperare alle disposizioni programmatiche del piano di bilancio strutturale. Venendo ora alla situazione del personale PNRR in servizio presso il tribunale di Salerno, segnalo che, sulla base di quanto emerso e previsto dal decreto ministeriale 1° giugno 2024, al distretto di Salerno sono state assegnate 266 unità, di cui 128 al tribunale di Salerno.

Le unità previste per il distretto in esame sono state interamente collocate grazie alle ultime immissioni in servizio del 31 gennaio 2025. Ad ogni modo, l'Amministrazione, nell'ottica di garantire la copertura dei posti rimasti vacanti nei distretti con graduatorie incapienti, sta valutando di procedere con ulteriori scorrimenti, che, naturalmente, prevederanno anche l'ipotesi del tribunale di Salerno.

PRESIDENTE. Il deputato D'Alessio ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Soddisfatti nelle intenzioni del Governo sì, però, ovviamente, tutto vogliamo fare fuorché speculare politicamente sulla giustizia perché il nostro massimo interesse è che si centrino gli obiettivi e si funzionalizzi il mondo della giustizia, il funzionamento della giustizia stessa; i problemi della giustizia penalizzano il nostro Paese non soltanto a livello di indicatore del grado e del livello di civiltà del Paese ma addirittura dal punto di vista economico, se è vero, come è vero, che le recenti statistiche - in rigorosa continuità con tutti gli studi degli anni scorsi - individuano lo scarso funzionamento della giustizia come uno degli elementi maggiori rispetto al fatto che abbiamo pochi investitori delle multinazionali, pochi investitori importanti dall'estero. Perché? Perché diamo un cattivo quadro rispetto al presidio contro la criminalità e perché non diamo risposte in tempi ragionevoli come, invece, ci viene chiesto dall'Europa.

Sotto questo profilo chi frequenta le aule di giustizia sa quanto gli addetti degli uffici per il processo abbiano inciso sui procedimenti, sullo smaltimento del carico arretrato e anche sull'immagine complessiva del funzionamento della giustizia. Del resto, ci sono i numeri che parlano chiaro, però c'è una tendenza pericolosa al riaccumulo che dobbiamo assolutamente attenzionare.

Allora, innanzitutto gli scorrimenti sono a carattere distrettuale e hanno interessato solo le rinunce del concorso 2024; hanno invece lasciato scoperte le vacanze del concorso tenuto nel 2021. Poi il Sottosegretario ha fatto accenno alla selezione comparativa che è stata ridotta da 24 a 12 mesi: ottimo, però non sono ancora iniziate le procedure per lo scorrimento nazionale che dovrebbe avvenire entro il 30 giugno 2025, termine oltre il quale molte persone non maturano il diritto ad accedere al 30 giugno 2026. Quindi, dobbiamo velocizzare assolutamente.

Poi, per la verità, segnaliamo scoperture di distretti importanti come Genova, Brescia, Trieste, con diverse unità che vanno colmate e che sono note dal giugno 2024. I vincitori dei posti in concorso sono meno di quelli che sono stati assunti; sono circa 150 posti che andrebbero colmati con consequenziale efficienza di quei tribunali.

Vorremmo un po' di trasparenza in più perché non è dato sapere quanti abbiano effettivamente superato il periodo di prova, quanti abbiano rinunciato per motivi diversi, vincitori di altri concorsi o rinunce personali, familiari, quindi anche questo dato non è noto. Poi segnaliamo - lo faccio sempre - la soppressione dei tribunali minori: la tendenza del Governo è quella di riesumarli, di rivitalizzarli, di istituirli di nuovo. Segnalo quello di Sala Consilina: unico caso in Italia in cui il tribunale è stato accorpato ad altro tribunale che non è in un'altra provincia, ma in un'altra regione. Questa è una segnalazione che faccio ogni volta che parlo di giustizia perché mi pare un allarme altissimo di quel territorio che dobbiamo segnalare, perché peraltro, per la posizione geografica, è crocevia di varie, come dire, organizzazioni criminali delle varie regioni.

Infine, abbiamo un'ultima segnalazione, che è quella relativa ai 165 nuovi tribunali per le famiglie col giudice monocratico, che praticamente andranno a recepire il carico di lavoro dei tribunali per i minorenni e sappiamo che non è stato assegnato ancora alcun addetto dell'UPP; analogo ragionamento facciamo per le procure. In linea di massima siamo un po' lenti. La giustizia ha problemi da risolvere, abbiamo anche da tenere presente tante famiglie i cui componenti sono nelle graduatorie e aspettano risposte dal Paese. Continueremo a seguire la vicenda.

(Dati relativi all'erogazione del cosiddetto contributo affitto - n. 3-01925)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Santillo ed altri n. 3-01925 (Vedi l'allegato A).

La Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Maria Teresa Bellucci, ha facoltà di rispondere.

MARIA TERESA BELLUCCI, Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole interrogante e vado ad illustrare la risposta. Con riferimento al quesito posto in essere, vorrei preliminarmente sottolineare che l'assegno di inclusione rappresenta un sostegno economico, di inclusione sociale e professionale di notevole importanza per i cittadini che ne beneficiano e costituisce da sempre oggetto di particolare attenzione da parte del Governo.

Si tratta di una misura che ha superato la criticità del precedente reddito di cittadinanza, introducendo principi di equità, responsabilità e attivazione lavorativa, coerentemente con l'impostazione del Governo Meloni, che punta su un welfare inclusivo e non più meramente assistenzialista. L'INPS, attraverso i dati pubblicati nell'Osservatorio statistico relativo all'assegno di inclusione e al supporto per la formazione e il lavoro, consente di disporre di un patrimonio informativo aggiornato sulle due misure che, a partire rispettivamente da gennaio 2024 e da settembre 2023, hanno sostituito il reddito e la pensione di cittadinanza con un nuovo approccio al contrasto alla povertà e alla promozione dell'inserimento lavorativo.

Dai dati emerge che, al 31 dicembre 2024, i nuclei familiari con domanda accolta per l'assegno di inclusione sono circa 760.000, coinvolgendo complessivamente 1.082.000 persone. L'importo medio mensile del beneficio ADI è stato pari a 620 euro, con una maggiore concentrazione dei beneficiari nelle regioni meridionali, in linea con la precedente misura del reddito di cittadinanza. A tale proposito, si fa presente che l'importo medio mensile dell'ADI è generalmente maggiore di quello del reddito di cittadinanza. L'importo medio del reddito di cittadinanza era di circa 526 euro, mentre l'ADI prevede un importo medio di circa 620 euro.

Nel mese di dicembre 2024 il numero dei nuclei beneficiari di pagamenti ADI è stato pari a quasi 608.000 con importo medio erogato di 627 euro. Per questi 608.000 nuclei si ha anche una certa distribuzione delle diverse platee: in 235.000 sono presenti minori; in 229.000 sono presenti persone con disabilità; in 302.000 sono presenti persone di almeno 60 anni di età; in 12.000 sono presenti, invece, persone in condizioni di svantaggio.

Per quanto riguarda il supporto per la formazione al lavoro dall'inizio della prestazione, ovvero settembre 2023, sono 133.000 le persone che hanno percepito almeno un pagamento, con una prevalenza di beneficiari nelle regioni del Sud e nelle isole. Dopo oltre 12 mesi, secondo i dati ufficiali aggiornati alla data del 31 dicembre 2024, i beneficiari in pagamento sono circa 68.000 e il 48 per cento appartiene alla fascia di età compresa tra i 50 e i 59 anni, a conferma dell'efficacia della misura per la riqualificazione di una fascia di età tradizionalmente più vulnerabile nel mercato del lavoro.

In merito alla relazione tra i nuclei percettori del reddito e della pensione di cittadinanza (1,07 milioni a luglio 2023) e le nuove misure, si è potuto osservare che il 60 per cento è risultato successivamente percettore di ADI e di SFL, a conferma di un'allocazione più mirata delle risorse sui nuclei con componenti fragili, come minori, persone con disabilità, persone anziane e persone in condizione di svantaggio certificato ovviamente dai servizi sociali. Il 25 per cento dei nuclei non risulta aver presentato domanda né di ADI, né di SFL; quindi non hanno deciso di accogliere questa misura di contrasto alla povertà, piuttosto che la misura per avviare l'inclusione lavorativa. Mentre per il residuo 15 per cento le domande non sono state accolte.

Complessivamente, il 26 per cento dei nuclei percettori del reddito di cittadinanza e della pensione di cittadinanza, a luglio 2023, ha avuto almeno un componente che ha trovato lavoro nel 2024, a testimonianza di una dinamica di progressiva integrazione nel mercato del lavoro, che è quella a cui punta il Governo Meloni, quindi la libertà di ogni persona di poter partecipare al mercato del lavoro e di costruire quindi la sua stabilità personale, della propria famiglia, ma anche ovviamente contribuire alla crescita dell'Italia e del PIL.

Per quanto riguarda le osservazioni poste dall'interrogante concernenti ulteriori dati rispetto a quelli resi disponibili dall'Osservatorio statistico dell'INPS sull'assegno di inclusione, riguardanti il numero di beneficiari ADI che percepiscono il contributo affitto, l'ammontare medio e annuale del contributo erogato, nonché il numero di famiglie percettrici di contributo affitto suddivise per tipologia abitativa, anche territoriale, tra quelle in locazione da privati e quelle in locazione/assegnazione in case popolari, sia comunali che degli enti gestori di edilizia residenziale pubblica, passo a rappresentare i dati forniti dall'INPS.

Relativamente ai dati sui nuclei familiari percettori di assegno di inclusione (ADI), pubblicati sull'Osservatorio statistico dell'Istituto e, in particolare, alla richiesta di implementazione con ulteriori informazioni sul “contributo affitto” aggiuntivo per le famiglie in locazione, l'Istituto fornisce i dati riferiti al mese di dicembre 2024, suddivisi per regione, senza canone di affitto e con canone di affitto. Ovviamente, qui abbiamo la differenziazione per ciascuna regione che fa parte del territorio nazionale; offrirò all'onorevole interrogante il rapporto INPS con tutta la specifica dei numeri dei nuclei e degli importi medi mensili, suddivisi per regione, e della differenziazione per quanto riguarda l'importo medio mensile ADI dei nuclei familiari con affitto e il contributo medio mensile dell'affitto stesso, sempre per differenziazione di regione, come è stato chiesto dall'onorevole interrogante.

Essendo estremamente lunga la trattazione di tutti questi dati, a beneficio, però, di una restituzione puntuale, prendo spunto da alcuni dati regionali in questa interrogazione a risposta orale e, poi, ovviamente, ci sarà la possibilità di leggere tutti i dati completi di ciascuna regione nell'allegato che consegnerò. Quindi, prendendo alcune regioni, per la regione Piemonte il numero dei nuclei familiari percettori di ADI è stato pari a 28.217, con un importo medio mensile percepito pari a 610 euro; per la regione Lombardia il numero dei nuclei familiari percettori di ADI è stato pari a 36.784, con un importo medio mensile percepito pari a 579 euro; nel Veneto il numero dei nuclei familiari percettori di ADI è stato pari a 12.427, con un importo medio mensile percepito pari a 551 euro; per quanto riguarda l'Emilia Romagna l'ADI è riconosciuta a 14.790 nuclei, con importo mensile pari a 558 euro; per la Toscana a 15.192 nuclei, con un importo medio di 568 euro; per il Lazio il numero dei nuclei familiari percettori di ADI è stato pari a 51.901, con un importo medio mensile di 606 euro; in Campania i nuclei sono stati 146.190, con un importo mensile di 676 euro; in Puglia i nuclei sono stati 60.120, con un importo medio mensile di 624 euro; in Calabria i nuclei sono stati 45.918 euro, con un importo medio mensile di 605 euro, mentre in Sicilia i nuclei sono stati 127. 519, con un importo medio mensile di 656 euro.

Quindi, come già precedentemente detto, il totale dei nuclei familiari percettori di ADI è pari a 607.773, con un importo medio mensile percepito pari a 627 euro.

A tal riguardo è di significativa rilevanza osservare che, a fronte di un'omogenea attestazione di un valore medio dell'ordine di 550 euro di importo mensile percepito dai richiedenti il beneficio che risiedono nell'area settentrionale del Paese - con la sola eccezione della regione Piemonte dove si riscontra un importo di 610 euro - nell'area geografica del Centro il valore medio è di 580 euro, con un importo massimo di 606 euro nella regione Lazio e infine nell'area del Mezzogiorno, isole comprese, il valore si attesta nell'ordine di 650 euro, con un valore assoluto più alto (676 euro) proprio nella regione Campania, con l'evidente conclusione che la misura risulta di notevole impatto positivo in termini di supporto agevolativo nelle aree maggiormente depresse e di maggior divario territoriale rispetto al resto del Paese.

L'Istituto fornisce ulteriori dati di nuclei percettori di ADI - come dicevo precedentemente - con il canone di affitto mensile, che è l'altra parte della questione che pone alla nostra attenzione l'onorevole interrogante. Anche qui, a beneficio di una sintesi e, quindi, dell'efficientamento del tempo, prendo a spunto alcune regioni e poi - come dicevo - alleghiamo la relazione dell'INPS.

Per il Piemonte il numero dei nuclei familiari con canone di affitto è stato pari a 17.302, l'importo medio mensile dell'ADI dei nuclei con canone di affitto è di 677 euro e il contributo medio mensile di affitto è di 175 euro (l'importo medio annuale del contributo del canone di locazione si ricava moltiplicando per 12 il contributo medio mensile, questo è abbastanza ovvio).

Per la Lombardia il numero dei nuclei con canone di affitto è stato pari a 20.232, l'importo medio mensile dell'ADI è di 645 euro e il contributo medio mensile dell'affitto è di 154 euro. Per il Trentino-Alto Adige il contributo d'affitto medio mensile è di 134 euro; per quanto riguarda l'Emilia-Romagna il contributo del canone di affitto mensile è pari a 150 euro; per la Toscana il contributo del canone di affitto è pari a 168 euro mensili; per il Lazio il contributo del canone di affitto è mensilmente pari a 207 euro; per la Campania il contributo di affitto è pari a 229 euro, che si aggiunge - questo anche per comprendere bene la distribuzione - all'ADI, come dicevo precedentemente; per la Puglia il contributo del canone di affitto mensile è 218 euro, mentre per la Calabria il contributo del canone di affitto medio è 212 euro.

Il valore totale che si ottiene sommando le singole regioni è pari 252.006 per il numero nuclei con canone di affitto, da aggiungersi sempre all'ADI, con un contributo medio mensile d'affitto di 204 euro.

In relazione a quest'ultimo focus, è interessante osservare come il peso percentuale del contributo medio mensile affitto in rapporto all'importo medio mensile ADI dei nuclei con canone di affitto si attesta mediamente nell'ordine di 2,3-2,5 per cento, con le sole eccezioni, nell'area Nord del Paese, rappresentate dalle regioni Valle d'Aosta e Liguria che hanno 2,8 punti percentuali, al Centro con le regioni Lazio e Umbria, che hanno 2,8 punti percentuali, nel Mezzogiorno con le regioni Campania e Sicilia, con punti percentuali più alti, sempre del 2,8 per cento; infine, la regione Puglia, che ha i punti percentuali maggiori, pari a 2,9.

Infine, per quanto concerne l'informazione sulla tipologia abitativa per i nuclei percettori del contributo affitto, con riferimento alla distinzione tra assegnatari di alloggi di edilizia residenziale pubblica o titolari di contratti di locazione con privati, l'Istituto rappresenta di non avere informazioni dettagliate al riguardo.

Rappresento, infine, che dai dati riportati è possibile desumere il successo dell'ADI, dato dall'obiettivo della misura di promuovere l'autonomia e la partecipazione sociale dei destinatari, tenendo conto della composizione del nucleo familiare, senza penalizzare chi ha già un reddito da lavoro, ma soprattutto dando attenzione a quei nuclei familiari che hanno effettivamente una condizione di fragilità che rende notevolmente più difficile poter avviare tempestivamente un'attività lavorativa e, quindi, quelle tipologie che ho restituito durante la relazione, cioè i nuclei familiari con figli minori, con persone con disabilità, con persone over 60, e con persone che appartengono a una categoria di svantaggio definita e certificata dai servizi sociali.

Il Governo continuerà con determinazione a sostenere e rafforzare la misura dell'assegno di inclusione, come abbiamo dimostrato anche nell'ultima legge di bilancio, in linea con una visione del welfare moderna, più capace di osservare le persone, di riconoscerne i reali bisogni e anche le risorse e di poter, quindi, dare sostegno, vicinanza, accudimento a quelle fragilità e di poter, invece, far leva sulle risorse per poter moltiplicare la propria partecipazione al mercato del lavoro e alla vita della comunità a cui appartengono, senza rinunciare al principio della valorizzazione delle capacità individuali, nell'impegno di sostenere e implementare la misura dell'assegno di inclusione, a beneficio dei soggetti che ne hanno diritto e che ne hanno indispensabile bisogno.

Il welfare che noi intendiamo portare avanti è un welfare che mette al centro delle misure di prossimità che non fanno parti uguali con disuguali, perché - ovviamente non lo dico io, ma prendo le parole in prestito di don Milani - effettivamente uno Stato non è giusto quando dà poco a tutti, poco della stessa cosa. Uno Stato capace, uno Stato che è all'altezza del proprio compito cerca, invece, di fare delle differenze, ma delle differenze che sono sulla base delle fragilità di ciascuno, delle risorse di ciascuno, del diritto di ciascuno di avere un'assistenza individualizzata, un aiuto individualizzato, e di poter essere quindi, così, messo al centro di politiche sociali e di un welfare che sia sempre più all'altezza del suo compito, cioè non lasciare nessuno ai margini, ma aiutare tutti ad essere inclusi nella propria comunità.

PRESIDENTE. La ringrazio. Le preciso, Vice Ministra, che la documentazione cui faceva riferimento, se effettivamente consegnata alla Presidenza, resterà a disposizione dei deputati, cioè non sarà allegata al resoconto stenografico della seduta.

Il deputato Carotenuto ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

DARIO CAROTENUTO (M5S). No, non sono affatto soddisfatto, Presidente, e le spiegherò il perché. Perché ancora una volta il Governo ci racconta una favola, quella che con l'assegno di inclusione si sia superato in meglio il reddito di cittadinanza, mentre i dati ci dicono l'esatto opposto. Tant'è che tra i dati che ci sono stati dati c'è quello del numero di beneficiari di questo aiuto per il contributo all'affitto, che sono decisamente di meno rispetto ai nuclei beneficiari di reddito di cittadinanza che godevano di quel contributo.

Parliamo di 60.000 nuclei in meno, e allora quello che ci racconta il Governo è una favola, una favola amara che si chiama politica abitativa in Italia; una storia dove gli sfratti aumentano, i poveri aumentano, le case diminuiscono e il Governo si applaude da solo. Affittare casa oggi in Italia è un'impresa eroica: oltre la metà degli affitti costa più del 30 per cento del reddito di chi li paga, e la colpa è di chi ha smantellato ogni forma di politica pubblica per la casa e sta smantellando il welfare del nostro Paese.

È colpa di chi ha trasformato l'affitto in un incubo a rate ed è colpa delle politiche classiste di questo Governo. E mentre le case spariscono, oltre un milione di famiglie in affitto vive in povertà assoluta. Abbiamo dei record, stiamo registrando dei record negativi che parlano chiaro. C'è il 21,6 per cento di tutti gli affittuari in povertà assoluta contro il 4,7 per cento dei proprietari, e nel 2023 le famiglie povere in affitto sono aumentate ancora, sono 1.031.900.

Ma tranquilli, c'è l'assegno di inclusione che sta risolvendo il problema, o lo risolverà nelle migliori delle ipotesi che ci racconta anche oggi la Vice Ministra. Ma, in realtà, la verità è sotto gli occhi di tutti: per chi vive a Milano o a Roma il contributo che arriva dall'assegno di inclusione copre al massimo qualche giorno al mese. E se l'affitto è un lusso, lo sfratto è una certezza: nel 2023 in Italia sono state eseguite oltre 21.000 sentenze di sfratto con la forza pubblica.

Significa che ogni giorno, domeniche incluse, 5 o 6 famiglie vengono buttate fuori casa. E se pensate che sia perché non pagano, avete ragione, l'85 per cento degli sfratti è per morosità; però la morosità, molto spesso, è incolpevole. Si tratta di persone, di famiglie in povertà che non ce la fanno a pagare, e voi che avete fatto? Avete tolto il contributo per la morosità incolpevole, e questa è una delle tante colpe che attribuiamo a questo Governo, una delle tante logiche di queste politiche classiste che state adottando.

E se non bastasse, c'è il tema dei B&B. Secondo il SUNIA, il 71 per cento delle case messe in affitto oggi è per uso turistico. A Roma le case a lungo termine sono calate del 15 per cento, a Genova del 28 per cento e a Palermo del 26 per cento, e c'è chi lo chiama mercato, ma in realtà è desertificazione abitativa, speculazione legalizzata, è una bolla che soffoca chi lavora e chi studia. E mentre in Europa si costruiscono case, da noi invece si taglia, lo dicevo prima. Gli alloggi popolari in Italia sono appena il 4 per cento del patrimonio abitativo. In Olanda? il 36 per cento.

Nel Regno Unito? Il 22 per cento. Noi siamo ultimi anche in questo e neanche ce ne vergogniamo, ci vantiamo, ci vantiamo delle nostre politiche, lo fa il Governo, mentre tagliamo i fondi. Lo Stato, negli ultimi anni, ha investito lo 0,2 per cento del PIL in edilizia abitativa; in Francia, Regno Unito e Svezia 10 volte tanto. Dicevate che l'assegno di inclusione è migliore del reddito di cittadinanza? Peccato che il reddito di cittadinanza prevedesse un contributo di affitto fino a 280 euro, mentre l'ADI 280 euro, con la promessa che quest'anno si arrivi a 303. Una differenza minima, una beffa, direi, massima, e il tutto è fumoso.

Oggi finalmente abbiamo avuto alcuni dati. Per carità, vi ringraziamo, li leggeremo, li leggeremo nel dettaglio, finora non abbiamo potuto farlo. Ma, mentre i sindacati, però, sono tutti quanti sul piede di guerra, evidentemente le persone, la realtà bussa alla porta. Come dicevo, le associazioni parlano di pandemia degli sfratti, la Caritas segnala un'impennata di richieste di aiuto per pagare l'affitto e il Governo risponde con l'opacità, tanto l'importante è avere una stampa asservita e silente, e in questo siete molto bravi, abbiamo perso ulteriori posti nella classifica della libertà di stampa.

E allora servirebbero delle politiche serie, una politica abitativa seria. Aspettano una casa popolare 650.000 famiglie in lista, aspettano giustizia 900.000 nuclei in affitto che vivono sotto la soglia di povertà. Aspettano una politica seria e invece ricevono bonus, contributi tampone e promesse da campagna elettorale. Quello che serve, invece, è un piano nazionale per la casa, un vero fondo nazionale di affitto, pianificare almeno un milione di alloggi pubblici nei prossimi 10 anni, regolare seriamente gli affitti brevi e finanziare i comuni per fermare gli sfratti per morosità incolpevole.

Guardate, servirebbe anche dire che il reddito di cittadinanza funzionava molto meglio dell'assegno di inclusione, lo dicono i dati: la povertà sta avendo dei dati record, questo è sotto gli occhi di tutti, e dovreste ammetterlo per non perdere la faccia. Ma d'altra parte, colleghi, un Governo che non protegge il diritto alla casa è un Governo che sta sfrattando se stesso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative di competenza, anche attraverso il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, per l'applicazione dello strumento del cosiddetto Daspo urbano nell'ambito del Piano integrato di sicurezza per Torino - n. 3-01686)

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per l'Interno, Emanuele Prisco, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Montaruli n. 3-01686 (Vedi l'allegato A).

EMANUELE PRISCO, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Sì, grazie, Presidente. Onorevoli deputati, com'è noto, il Daspo urbano, introdotto dal decreto-legge n. 14 del 2017, è una misura di prevenzione amministrativa finalizzata a contrastare fenomeni di degrado e a tutelare la sicurezza nei luoghi pubblici. La normativa prevede l'applicazione di tale misura in talune aree urbane ben definite, quali ad esempio le infrastrutture ferroviarie, aeroportuali, di trasporto pubblico locale, nonché la possibilità che, attraverso il regolamento di Polizia urbana, il comune possa integrare l'elenco delle zone di applicazione del Daspo urbano, inserendovi ulteriori aree cittadine.

Ad oggi, come rilevato dall'onorevole interrogante, l'amministrazione comunale di Torino non ha ritenuto di inserire nel proprio regolamento di Polizia urbana tale possibilità. Rammento che il Governo ha posto in essere interventi normativi volte ad ampliare il raggio di azione di tale misura. Con il decreto-legge n. 123 del 2023, il cosiddetto decreto Caivano, essa è espressamente applicabile ai minori tra i 14 e i 18 anni, mentre il recente decreto-legge n. 48 del 2025, cosiddetto decreto Sicurezza, ha previsto l'estensione del Daspo urbano a coloro che risultino denunciati o condannati, anche con sentenza non definitiva, nel corso dei 5 anni precedenti, per delitti contro la persona o contro il patrimonio commessi nelle aree interne e nelle pertinenze di infrastrutture ferroviarie, aeroportuali, marittime e di trasporto pubblico locale, urbano ed extraurbano.

Al fine di incrementare il livello di sicurezza del capoluogo, in adesione alla direttiva del Ministro dell'Interno del 12 dicembre 2024 relativa all'individuazione di zone a vigilanza rafforzata, le cosiddette zone rosse, il prefetto di Torino ha adottato una prima ordinanza, ex articolo 2 del TULPS, per il potenziamento dei controlli e l'introduzione del divieto di stazionamento e l'allontanamento di soggetti gravati da specifici precedenti per reati predatori, contro la persona ed inerenti agli stupefacenti, che assumano comportamenti aggressivi, minacciosi o insistentemente molesti, determinando un pericolo concreto per la sicurezza pubblica.

L'ordinanza ha interessato diverse zone della città: la stazione ferroviaria Porta Nuova e San Salvario, Dora Vanchiglia, Barriera di Milano e piazza Vittorio Veneto.

Alla luce delle prime positive risultanze delle attività di prevenzione poste in essere, lo scorso 26 febbraio, è stata adottata dal prefetto una seconda ordinanza, con la quale, dal 1° marzo al 30 aprile, le aree urbane individuate in precedenza sono state integrate con le seguenti: Vanchiglia e piazza Santa Giulia, piazza Bengasi e giardini Maiocco, area circostante l'ospedale San Giovanni Bosco.

Più di recente, nel corso della riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica dello scorso 16 aprile, è stata concordata la proroga, dal 1° maggio al 31 luglio, dell'efficacia dei citati provvedimenti.

Le attività poste in essere dal 27 gennaio 2025 fino al 27 aprile scorso, in tutte le aree interessate dalle ordinanze prefettizie, hanno permesso di controllare 13.570 persone, di cui 4.694 cittadini stranieri, e di adottare 258 ordini di allontanamento.

L'attività operativa conseguente all'ordinanza prefettizia è strettamente connessa a quella svolta dalle Forze dell'ordine per il contrasto dei reati, in particolare quelli inerenti allo spaccio di sostanze stupefacenti. Così, ad esempio, nella zona di piazza Santa Giulia sono stati eseguiti 50 arresti in flagranza e sono state denunziate in stato di libertà 15 persone per reati afferenti al traffico di stupefacenti e, da ultimo, è stata data esecuzione a un'ordinanza dispositiva di 5 misure cautelari di custodia in carcere e di altre 7 di divieto di dimora nel capoluogo per altrettanti cittadini stranieri indagati per concorso continuato nello spaccio di sostanze stupefacenti.

Aggiungo, poi, che lo scorso 2 maggio, nell'area urbana Barriera di Milano, le pattuglie della Polizia di Stato - intervenute a seguito di una segnalazione per una rissa in corso fra un gruppo di persone di origine centroafricana - hanno constatato l'avvenuto ferimento di due soggetti, uno dei quali, un giovane cittadino della Costa d'Avorio, purtroppo è poi deceduto, nonostante l'intervento dei sanitari.

Pur tenendo conto del fatto che il quartiere Barriera di Milano, come appena detto, rientrando in un'area urbana a vigilanza rafforzata, è già oggetto di particolare attenzione attraverso lo svolgimento di servizi straordinari di controllo del territorio, il prefetto, d'intesa con i vertici delle Forze di polizia, ha disposto, fin dalla giornata successiva all'evento, una decisa intensificazione dei controlli e delle attività di prevenzione della criminalità, con particolare riguardo allo spaccio di sostanze stupefacenti.

Un centinaio di operatori delle Forze dell'ordine appartenenti alla Polizia di Stato, all'Arma dei carabinieri e alla Guardia di finanza, ha effettuato attenti servizi di controllo del territorio, eseguendo perquisizioni e ispezioni in aree abbandonate, posti di blocco su strada e controlli ad esercizi commerciali.

È stato, pertanto, attuato un articolato dispositivo di prevenzione, reso particolarmente efficace e visibile grazie anche all'utilizzo di numerosi reparti speciali e di rinforzo, posti a disposizione dal Ministero dell'Interno per i servizi di controllo del territorio e di contrasto del crimine. L'attività è stata svolta con l'impiego di unità cinofile antidroga, di operatori specialisti in indagini scientifiche e di reparti specializzati nei controlli su strada.

In tale contesto, fra l'altro, sono stati arrestati quattro soggetti, autori di altrettanti episodi di rapina, aggressione e furto.

Tale azione di contrasto proseguirà anche nei prossimi giorni con l'impiego di forze territoriali e di reparti speciali delle Forze dell'ordine, nonché con il supporto dei militari dell'Esercito dell'operazione “Strade sicure” e della Polizia locale.

Su un piano più generale, segnalo che, nell'ottica di prevenire e contrastare i reati, soprattutto nelle aree urbane e nelle fasce orarie ritenute più sensibili, l'attività di prevenzione viene ordinariamente svolta, nell'arco delle 24 ore, con l'impiego di equipaggi della Polizia di Stato e dell'Arma dei carabinieri, secondo le previsioni del piano coordinato di controllo del territorio.

Oltre all'ordinaria attività di istituto, sono effettuati anche servizi straordinari di controllo del territorio con il supporto di equipaggi del Reparto prevenzione crimine della Polizia di Stato. Dall'inizio del mese di gennaio 2024 alla data del 21 aprile scorso, in tutta la provincia, ne sono stati effettuati complessivamente 421, con impiego di 2.318 equipaggi e di circa 7.000 operatori.

Inoltre, dal 1° gennaio 2025 al 24 aprile scorso, in ragione delle specifiche richieste di rinforzo formulate dalle autorità provinciali di pubblica sicurezza, il Ministero dell'Interno ha disposto l'assegnazione di circa 34.000 unità di rinforzo delle Forze mobili di Polizia, a supporto dei dispositivi pianificati per le diverse esigenze di ordine pubblico e sicurezza, compresi i dispositivi di vigilanza e sicurezza presso i cantieri TAV di Chiomonte e San Didero.

Nella città di Torino e nei comuni ove si rilevano particolari esigenze sono sistematicamente svolti anche servizi di controllo interforze cosiddetti ad “alto impatto”, volti prioritariamente a prevenire e contrastare i fenomeni di criminalità e abusivismo, mediante attività di controllo di persone, veicoli, esercizi commerciali e ricettivi. Dall'inizio di quest'anno al 24 aprile 2025, ne sono stati effettuati 61, di cui 15 presso le stazioni ferroviarie, che hanno consentito di controllare circa 5.700 persone, denunciarne 69 e arrestarne 20, mentre gli esercizi pubblici controllati sono stati 274.

A completare il quadro della sicurezza concorre anche il citato contingente di militari dell'operazione “Strade sicure”, composto da 597 unità, di cui 548 impiegate nell'ambito dei servizi di vigilanza di siti e obiettivi sensibili e 49 destinate al presidio delle infrastrutture ferroviarie.

Per quanto concerne gli organici della Polizia di Stato, tra i mesi di dicembre 2024 e gennaio 2025, la provincia di Torino è stata interessata da un piano di mobilità del personale, con l'assegnazione di 104 operatori del ruolo agenti/assistenti e di 6 vice ispettori. In tale ambito, al netto dei trasferimenti in uscita dalla provincia, si rileva un incremento di 101 unità.

Ulteriori assegnazioni o trasferimenti agli uffici della Polizia di Stato saranno oggetto di valutazione, ovviamente, nel quadro della pianificazione della mobilità del personale del ruolo agenti/assistenti, che sarà realizzata nei prossimi mesi in occasione della conclusione del 229° corso allievi agenti.

Quanto illustrato restituisce l'impegno profuso dalle autorità provinciali di pubblica sicurezza e dalle Forze dell'ordine per garantire livelli di sicurezza sempre più elevati nella città di Torino. E mi consenta anche di ringraziare le donne e gli uomini in divisa che ogni giorno presidiano i nostri territori.

Grazie al costante monitoraggio della situazione dell'ordine pubblico e della sicurezza effettuato dalla prefettura, non si mancherà certo di intraprendere ulteriori iniziative finalizzate ad affermare pienamente la legalità, mediante strategie operative volte a intensificare il controllo del territorio e la prevenzione delle attività criminose.

Ovviamente, al netto dell'impegno delle Forze dell'ordine, è evidente e necessario il concorso anche delle istituzioni locali nel presidio, anche sociale, del territorio, mediante politiche di riqualificazione urbana che consentano di migliorare la qualità e la vivibilità dei quartieri. È, quindi, necessario che tutti i soggetti chiamati a garantire la sicurezza dei cittadini facciano la propria parte e utilizzino tutti gli strumenti che hanno a propria disposizione.

Il Governo, da parte sua, sin da quando si è insediato ha messo in piedi, con norme e iniziative concrete, un'azione ferma e decisa contro ogni forma di illegalità e criminalità, e assicuro che proseguirà, ovviamente, in questa direzione. Sulla sicurezza non intendiamo arretrare di un metro. Pensiamo che sia un bene primario dei cittadini e che tutte le istituzioni debbano concorrere a garantirla.

PRESIDENTE. La deputata Montaruli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. Grazie, Sottosegretario. Io non sono solo soddisfatta della risposta del Governo, ma sono soddisfatta del lavoro che sta facendo il Governo. Perché, vede, sul piano della sicurezza, in un quartiere così difficile come Barriera di Milano e, da ultimo, in generale, nei quartieri periferici - periferie, direi ormai, “sociali” più che per distanza dal centro -, lavorare con un'amministrazione guidata da un sindaco che dice soltanto dei “no” è qualcosa veramente di difficile che comprendo. Ma, nonostante i “no” del sindaco, il Governo Meloni non ha abbassato la testa ed è andato avanti. Il sindaco di Torino aveva detto “no” alle zone rosse ed è il motivo che mi aveva spinto a scrivere questa interrogazione, a cui è seguita l'attività propria del Governo di istituire le zone rosse ugualmente, nonostante l'opposizione della città. È avvenuto effettivamente. Non solo è avvenuto nelle prime zone di Barriera di Milano e di Aurora, ma anche nelle altre zone, come zona Vanchiglia o, come è stato ricordato, nella zona di piazza Bengasi.

Il sindaco di Torino aveva detto “no” alle zone rosse e ha detto “no” ai militari, dicendo che per i bambini era qualcosa di spaventoso trovare i militari per strada. Invece, trovare gli immigrati che girano con i coltelli in mano o con delle armi per andare ad attaccare altri connazionali o cittadini italiani, francamente - non so -, lo aveva trovato qualcosa di splendido. Aveva detto “no” ai militari: il Governo ha messo anche i militari. Ha detto “no” al Daspo, come è stato ricordato, e, tramite le zone rosse, di fatto, gli allontanamenti si stanno facendo. Aveva detto “no” ai controlli dei locali a rischio.

Ieri - io ho l'ufficio in via Martorelli e, quindi, lo posso testimoniare - sono uscita dalla mia attività, in ufficio, alle ore 10 di sera e ho potuto constatare che c'erano le Forze dell'ordine, gli agenti in divisa, che stavano facendo quello che avrebbe dovuto fare la Polizia municipale e la Polizia locale di Torino, cioè entrare nei minimarket e controllarli. Questo lo ha fatto il Governo Meloni davanti alla latitanza del sindaco PD Lo Russo. Ha detto “no” anche alla mia proposta, prima che il Governo facesse il decreto Caivano-bis; Fratelli d'Italia, tramite me, aveva fatto una proposta al sindaco di metterci insieme e chiedere risorse per riqualificare delle aree, per esempio le piscine Sempione di Torino. Anche a quello è stato detto di “no” da parte del sindaco, e quindi, con le difficoltà oggettive, Torino non è stata inserita. E lo comprendiamo. È stato promesso da parte del sindaco, da due anni, che ci sarebbe stata la riqualificazione di queste benedette piscine Sempione che sono proprio nella zona del quartiere di Barriera di Milano e che sono, di fatto, una piazza a scena aperta di spaccio.

Si parla di un fantomatico investitore. Lo aspettiamo da due anni e, ciò nonostante, ha detto “no” alla richiesta del primo partito del centrodestra di Governo di mettersi insieme e lavorare per reperire le risorse. Aveva detto “no” anche a questo.

Ha detto “no” al controllo, o meglio, aveva detto che la Polizia locale sarebbe stata impiegata a fare il controllo degli stabili fatiscenti perché abbiamo un problema proprio in quella zona, Barriera di Milano, di case private che hanno al loro interno una sovrabitazione di persone, completamente al di fuori da ogni tipo di regola. Anche lì stiamo aspettando i controlli. Non sono mai avvenuti. “No” anche su quello.

L'unica cosa a cui il sindaco di Torino sa dire “sì” è l'immigrazione incontrollata, perché ha detto di “no” anche al CPR che, grazie al Governo, si è riaperto proprio nella città di Torino, qualificandosi come l'ultimo militante dei centri sociali perché si sta comportando allo stesso modo. E, infatti, l'altra cosa cui dice soltanto “sì” è la sanatoria di Askatasuna, il centro sociale più pericoloso in Italia.

Allora, di fronte a questo scenario drammatico dell'amministrazione di Torino, che il Governo riesca a fare quello che sta facendo ha da me non solo il plauso, ma anche il pieno sostegno; e ringrazio il Governo Meloni, il Ministro dell'Interno Piantedosi, il Ministro della Difesa Crosetto per aver impiegato i militari; ringrazio il prefetto che si è dimostrato straordinariamente coraggioso in questo scenario. E vi prego di continuare su questa strada, perché, dopo l'omicidio che c'è stato l'altra sera e l'accoltellamento che c'è stato, ancora, dopo 24 ore, vedere le Forze dell'ordine che si sostituiscono alla Polizia locale ed entrano nei minimarket e nei locali, che non dovrebbero neanche essere aperti per le condizioni in cui sono, è un messaggio di speranza a tutta la popolazione torinese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Iniziative per contrastare il fenomeno della mortalità da infezioni ospedaliere - n. 3-01770)

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per la Salute, Marcello Gemmato, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Di Lauro n. 3-01770 (Vedi l'allegato A).

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole Di Lauro perché mi consente di evidenziare il particolare interesse che negli ultimi anni il Governo ha posto sulla materia della prevenzione e controllo delle infezioni correlate alle ICA, anche in conseguenza alla pandemia da SARS-CoV-2; in realtà a tutta la prevenzione e stiamo cercando di sviluppare un'azione di Governo mirata alla prevenzione, quindi riequilibrando quella sproporzione che abbiamo ereditato, che ci racconta che il 95 per cento viene investito in cura e solo il 5 per cento in prevenzione. Dopo la pandemia COVID-19, infatti, la sensibilità e la consapevolezza rispetto al tema delle ICA e dell'antibiotico-resistenza sono aumentate perché la pandemia ha imposto differenziazioni nell'applicazione delle misure di prevenzione e di controllo delle infezioni. In particolare, l'obiettivo di miglioramento dell'applicazione delle misure di prevenzione e controllo delle infezioni si raggiunge, prima di tutto, attraverso la preparazione e la formazione specifica in questo settore.

A tal riguardo, ricordo che, nell'ambito della missione 6, componente 2.2 del PNRR, è stato dato particolare rilievo alle infezioni ospedaliere.

In particolare, il subinvestimento PNRR, misura M6C212.2.b, che recita “Sviluppo delle competenze tecniche professionali, digitali e manageriali del personale del sistema sanitario - Sub-misura: corso di formazione in infezioni ospedaliere”, per il quale è previsto un finanziamento complessivo di 80 milioni di euro, prevede di avviare un piano di formazione sulla sicurezza in tema di infezioni ospedaliere per le risorse umane del Servizio sanitario nazionale, mirando alla formazione di n. 293.386 unità di personale entro il giugno del 2026. In merito allo stato di avanzamento procedurale di detto sub-investimento, riferisco che tutte le regioni e le province autonome hanno completato, nel mese di marzo 2023, la fase della selezione degli enti erogatori dei corsi di formazione e, successivamente, è stata completata la procedura di registrazione per i corsi di formazione sulle infezioni ospedaliere raggiungendo la relativa milestone nazionale.

Ad oggi è in corso di attuazione il target intermedio, concernente la formazione di 150.000 unità di personale entro il primo semestre dell'anno. Inoltre, la Commissione nazionale per la formazione continua, al fine di potenziare l'offerta formativa in tema di infezioni ospedaliere, ha adottato la delibera n. 5 dell'8 novembre 2023, con la quale la predetta formazione è stata riconosciuta quale tematica di interesse nazionale per il triennio 2024-2026, consentendo - e questo è l'elemento diciamo di stimolo - una maggiorazione pari a 0,3 crediti per ora, rendendola quindi più attrattiva per i discenti.

L'altro aspetto di particolare rilievo è rappresentato dall'importanza di una gestione attenta e responsabile degli antibiotici, finalizzata alla riduzione dello sviluppo dell'antimicrobico-resistenza.

Nonostante le iniziative di sensibilizzazione su questi temi, ripetutamente attivate dal Ministero della Salute proprio negli ultimi anni, nel 2023 il consumo umano degli antibiotici per uso sistemico nel nostro Paese è aumentato del 5,4 per cento rispetto al 2022, continuando a rimanere al di sopra del consumo medio europeo.

In questo scenario il Ministero della Salute continua a supportare le iniziative a contrasto dell'antimicrobico-resistenza e delle ICA, le infezioni ospedaliere, che mi appresto ad illustrare sinteticamente di seguito.

Anzitutto, l'elemento rilevante nell'ambito del contrasto all'AMR è rappresentato dal Piano nazionale di contrasto all'antibiotico-resistenza (PNCAR) 2022-2025 le cui attività programmate per il triennio 2023-2025 - voglio sottolinearlo - sono state recentemente finanziate da questo Governo, che ha messo a disposizione, a tal fine, una somma complessiva di 120 milioni di euro.

Nell'ambito del PNCAR è prevista l'istituzione di due gruppi di lavoro che si occupano rispettivamente di prevenzione e di sorveglianza delle ICA e il gruppo che si occupa della prevenzione ha elaborato le linee guida nazionali Diagnosi e management delle infezioni multiresistenti.

Inoltre, una prima bozza di Piano nazionale di sorveglianza delle ICA è stata prodotta dal gruppo e sottoposta alla valutazione degli uffici del Ministero della Salute per i successivi seguiti o integrazioni, mentre è in fase finale di stesura la bozza di Piano nazionale di prevenzione delle ICA.

Sempre nell'ambito del vigente PNCAR 2022-2025 segnalo che è stata istituita una cabina di regia ed è stata aggiornata la composizione del gruppo tecnico di coordinamento della strategia nazionale di contrasto all'antimicrobico-resistenza e dei 13 gruppi di lavoro nazionali.

Ancora con riferimento al PNCAR 2022-2025, evidenzio che sono stati riformulati gli indicatori nazionali di consumo degli antibiotici in ambito umano, integrandoli con indicatori pediatrici. Segnalo ulteriormente che sono stati nominati anche 25 referenti regionali per l'antimicrobico-resistenza e censiti i gruppi tecnici di coordinamento regionale.

Segnalo che è in corso l'attivazione della scheda ICA nel sistema di segnalazione delle malattie infettive, in collaborazione con le regioni e le province autonome.

Sullo stesso tema evidenzio che l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha elaborato le raccomandazioni sulla terapia mirata delle infezioni resistenti e si è occupata della traduzione del manuale AWaRe in italiano.

Ricordo, inoltre, che nel 2024 il Ministero della Salute ha inserito le ICA come evento sentinella nel monitoraggio degli errori in sanità, includendo tutti i casi di decesso da sepsi conseguenti ad ICA.

È stata anche condotta un'indagine conoscitiva con le regioni e province autonome rispetto al livello di IPC implementato nelle strutture, i cui dati confluiranno nella piattaforma SIMON (Osservatorio Buone Pratiche AgeNaS e Istituto superiore di sanità), indagine che verrà ripetuta nel corso del 2025.

Sono in corso, poi, le analisi sui dati 2022 per il monitoraggio dell'implementazione delle azioni di contrasto a livello regionale, nell'ambito del progetto SPiNCAR finalizzato a orientare in una direzione comune le azioni di regioni e aziende sanitarie per il contrasto alla antimicrobico-resistenza.

Devo riferire, inoltre, che l'Italia ha partecipato, con il supporto del Ministero della Salute, a tutte le indagini puntuali di prevalenza delle ICA condotte dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), sia per gli ospedali per acuti che per le lungodegenze.

Il Ministero ha supportato, altresì, le sorveglianze speciali dell'Istituto superiore di sanità, come ad esempio la sorveglianza sul consumo di soluzione idroalcolica per l'igiene delle mani in ambito ospedaliero, le sorveglianze pilota per le infezioni da clostridioides difficile e staphylococcus aureus resistente alla meticillina (MRSA) e le altre sorveglianze in corso in Italia per la raccolta dati in terapia intensiva.

Inoltre, nel biennio 2022-2023, il Centro nazionale per il controllo delle malattie (CCM) ha finanziato tre progetti sull'antimicrobico-resistenza per il settore umano con 1,4 milioni di euro.

Considerato quanto appena illustrato, ritengo che sia di tutta evidenza che il Governo abbia chiaramente posto tra le sue priorità il contrasto ai fenomeni delle ICA e dell'antimicrobico-resistenza avviando tutte le iniziative necessarie e opportune per contenerne gli effetti sulla salute pubblica e posso garantire, in questa sede, che l'attenzione sul tema da parte del Ministero della Salute resterà sempre alta.

PRESIDENTE. La deputata Di Lauro ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

CARMEN DI LAURO (M5S). Sì, grazie Presidente. Ringrazio il Sottosegretario Gemmato per la risposta, ma non possiamo ancora definirci soddisfatti in quanto questa problematica, attualmente, purtroppo rappresenta ancora una vera e propria emergenza.

Ecco, negli ultimi mesi ho avuto modo di interagire, di incontrare diversi esperti del settore e medici che lavorano e operano negli ospedali e mi hanno restituito - tutti - un quadro sicuramente allarmante. Quadro allarmante che si traduce poi in alcuni numeri, dati che ho anche evidenziato nell'interrogazione e che voglio anche qui citare un attimo, proprio perché i numeri ci aiutano poi a capire l'entità di un problema.

Abbiamo, nell'ultimo biennio, 430.000 ricoverati che hanno contratto delle infezioni ospedaliere. Abbiamo 12.000 morti. Abbiamo avuto 3 milioni di posti letto occupati.

I costi per il Servizio sanitario nazionale - questo è un altro capitolo molto importante - sono stati di 3,5 miliardi. E, ancora, abbiamo avuto 8 milioni di costi per quanto riguarda i risarcimenti da danno diretto o indiretto a causa delle numerose denunce per malasanità che vengono presentate ogni anno.

Poi, dobbiamo ricordare anche un'altra problematica della nostra sanità, che ormai purtroppo è acclarata, ossia la carenza di organico perché, banalmente, essendo oberati, medici e infermieri a volte non hanno neanche il tempo di lavarsi le mani: azione semplice, eppure essenziale per prevenire la diffusione delle infezioni.

Tutto questo si traduce in una paura da parte dell'utenza, in una paura da parte dei pazienti, delle persone che - appunto - hanno paura di recarsi in ospedale, hanno paura di curarsi.

Però, dobbiamo ricordare che questo è un problema anche più vasto, che esce fuori dagli ospedali, che riguarda anche quello che mangiamo, riguarda anche gli alimenti che arrivano sulle nostre tavole: in particolare, mi riferisco alla carne. Infatti, dobbiamo ricordare che, negli allevamenti intensivi, ancora oggi, nonostante le recenti normative europee, vengono utilizzati comunque antibiotici che, poi, vanno a finire nella carne di cui le persone si nutrono, e anche questo contribuisce proprio all'aumento del problema. E l'Italia, sicuramente, non fa meglio rispetto a tanti altri Paesi dell'Unione europea.

Ecco, voglio concludere ricordando che, qualche tempo fa, ho depositato una proposta di legge proprio sull'antibiotico-resistenza che si compone di tre articoli. Il primo articolo è composto da oltre 30 punti. È una proposta di legge molto ricca, completa, che ha già ricevuto buoni feedback da parte di esperti di questo settore e mi auguro e spero che questa proposta di legge possa trovare un consenso anche da parte delle altre forze politiche, perché di fronte a una problematica come questa dobbiamo sforzarci di essere il più possibile uniti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato, in data 23 aprile 2025, ha comunicato che il senatore Antonio Iannone, con lettera del 15 aprile 2025, ha rassegnato le dimissioni da componente della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.

Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 14.

La seduta, sospesa alle 12,05, è ripresa alle 14.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 98, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 10 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 14,10. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 14,01, è ripresa alle 14,10.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Nicola Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, signor Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori, a nome del mio gruppo, Alleanza Verdi e Sinistra, per chiedere che la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, venga in Aula a riferire su quello che sta accadendo in Medio Oriente.

Signor Presidente, nelle ultime ore, mentre da Gaza le cronache raccontano di ulteriori e, se è possibile (dico “se è possibile”, perché non c'è mai fine all'orrore), più strazianti particolari di ciò che succede in quella gigantesca prigione a cielo aperto che, ormai, da più di 580 giorni, è sottoposta al martellamento delle truppe israeliane, a un bombardamento a tappeto, che ha raso al suolo tutta la Striscia e che ha provocato più di 51.000 morti, mentre i racconti svelano ulteriori strazianti particolari, come quelli che ci dicono delle madri di Gaza, che, per ingannare la fame, ormai, incontrollabile dei loro piccoli, hanno inventato questo gioco (che, però, di giocoso non ha nulla), ossia di fingere di cucinare, perché quei bambini possano pensare di ricevere qualcosa in grado di lenire il loro dolore e la loro paura, mentre tutto questo accade, accade e accade ancora, poche ore fa, è arrivata la notizia che il Governo criminale di Benjamin Netanyahu ha approvato all'unanimità il piano di invasione di Gaza, di occupazione, senza limiti di tempo, di quel territorio, di deportazione della popolazione palestinese.

Signor Presidente, in questi mesi, noi di Alleanza Verdi e Sinistra, i colleghi del Partito Democratico, del MoVimento 5 Stelle e di altri gruppi abbiamo denunciato molte, molte volte che la deportazione, lo sterminio, noi diciamo il genocidio, erano tutti dentro la strategia criminale di un Governo, quello di Benjamin Netanyahu, che, oltre alle bombe, ha usato l'arma della fame, del blocco sistematico degli aiuti come strumento di guerra. Sono tutte violazioni conclamate del diritto internazionale, non solo di quel diritto internazionale umanitario che, nelle prime fasi di questa tragedia, abbiamo richiamato come fosse lo strumento per cercare di intervenire subito, moderando la cosiddetta reazione israeliana. Altra parola, è la “moderazione”, che è tornata tante volte, anche nelle parole del Governo, che, in ogni occasione in cui è stato chiamato a rispondere, fosse un question time, un'informativa, un dibattito su una mozione, ha ripetuto ciclicamente, senza mai aggiungere una parola diversa, le stesse cose. È venuto qui il Ministro Tajani, più e più volte, a dirci: chiediamo moderazione al Governo israeliano, a dirci “ma noi facciamo Food for Gaza, ma noi aiutiamo i feriti”. Sono tutte parole vuote, signor Presidente, di fronte a quello che sta accadendo, sono tutte parole vuote, parole che assumono il tono dell'ipocrisia (e, come abbiamo ripetuto più volte, dall'ipocrisia scivolano inesorabilmente nel territorio della complicità - Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), senza atti concreti, senza parole chiare di condanna di quello che accade, senza atti conseguenti sul piano diplomatico (sanzioni, riconoscimento dello Stato palestinese, fine di ogni commercio delle armi), senza interventi chiari che dicano stop al massacro, alla tragedia, al genocidio in corso a Gaza e che dicano stop anche a tutto quello che accade, laddove oggi i riflettori sono meno illuminati.

Vede, signor Presidente, con i miei colleghi e le mie colleghe di Alleanza Verdi e Sinistra siamo tornati - e concludo - da pochi giorni da una missione in Palestina, in Cisgiordania. Quello che abbiamo visto è purtroppo la conferma di ciò che temevamo, ma che dopo il 7 ottobre è diventato non solo più concreto, ma più violento, più rapido, più accelerato: la distruzione delle case, l'espulsione dei palestinesi dalle loro case. Accade a Gerusalemme, nel cuore di Gerusalemme, e in tutti i territori occupati, una condizione di apartheid (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), in cui la popolazione palestinese è costretta a vivere, anzi a sopravvivere.

Ci hanno ripetuto più volte: resistiamo per esistere, resistere per esistere. Di fronte a questa ecatombe, non possono più bastare parole di circostanza.

Per questo, Presidente, chiediamo che il Governo, nella sua espressione più alta, la Presidente del Consiglio, venga in Aula e dica una parola. Lo hanno fatto in queste ore il Presidente francese, il Presidente del Consiglio europeo, il Presidente inglese. Dal Governo italiano non c'è una parola che dica (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra): Netanyahu ora basta, fermatevi, fermate questo scempio (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, il deputato Giuseppe Provenzano. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Mi unisco anch'io alla richiesta che la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, venga in quest'Aula a confrontarsi con una parola: Gaza.

Il gabinetto di guerra di Benjamin Netanyahu ha annunciato la massiccia invasione della Striscia. Dopo 19 mesi di guerra, di ecatombe, di apocalisse, di catastrofe, una guerra fallita nell'obiettivo di distruggere Hamas, ora fa un salto di qualità, rivelando la sua natura e realizzando ciò che l'ultradestra messianica in Israele ha sempre chiesto: la vera occupazione della Striscia, la permanenza di Israele, la deportazione dei palestinesi, l'assedio totale, senza precedenti nella storia recente. Perché quando si punta a controllare tutti gli aiuti, tutti gli aiuti umanitari e renderli arma di guerra, si sta facendo qualcosa di fronte alla quale non possiamo chiudere gli occhi, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Ogni limite, ogni argine giuridico, politico, morale viene abbattuto! Questo è un piano di sterminio, Presidente, e va fermato! Da Gaza la popolazione inerme, mutilata, stremata, assetata, affamata lo prende per quello che è: una condanna a morte! Non la morte di Hamas o dei miliziani di Hamas, che si sono rafforzati dopo questi 19 mesi, ma è morte di bambini, di donne, di anziani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e del deputato Grimaldi)! Da Gaza dicono che il mondo resta a guardare e a loro non resta che morire in silenzio.

Ecco, Presidente, penso che abbiamo il dovere, noi, di romperlo, questo silenzio. È nostro dovere farlo, come italiani e come europei. L'amministrazione americana di Donald Trump ha dato piena copertura al disegno criminale del Governo israeliano e chiedono a noi, a noi come europei, a noi come occidentali, a noi come italiani, che abbiamo considerato in tutti questi anni Israele un alleato: da che parte stiamo? Stiamo dalla parte del diritto internazionale, che è stato sistematicamente e ripetutamente violato? Se stiamo da quella parte, dobbiamo dirlo. Stiamo dalla parte della politica, della soluzione politica, dei fondamenti politici della nostra civiltà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? E, allora, dobbiamo dirlo! Stiamo dalla parte dell'umanità? L'umanità viene cancellata e, allora, se stiamo dalla parte di quella ferocia, abbiamo il dovere di rompere l'ipocrisia e dirlo, invece di negarlo, e condannarla con tutta la forza politica e morale che ciascuno di noi può qui avere, nella consapevolezza, Presidente, che ci sono due Israele, che c'è un'altra Israele e anche per quell'altra Israele noi abbiamo il dovere di parlare!

C'è un'altra Israele che ripudia la guerra infinita di Netanyahu, che è indifferente alla sorte dei suoi stessi cittadini, che è indifferente alla sorte dei suoi ostaggi e che vuole portarla avanti esclusivamente per mantenere il potere e quella impunità che anche noi concorriamo a garantirgli. C'è un'altra Israele che, per usare le parole di Liliana Segre, prova repulsione nei confronti di questo Governo di estrema destra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

È la stessa repulsione che una parte dei palestinesi ha provato nei confronti di Hamas, se le scelte di Netanyahu in tutti questi anni e in tutti questi mesi non avessero rafforzato quella folle strategia di terrore, trascinando due popoli in una trappola di odio che dobbiamo spezzare. Allora, Presidente, davvero troppo debole e flebile è stata la voce della comunità internazionale e dell'Europa, ma dall'Italia non si è sentita nemmeno quella voce. Il Ministro Tajani ieri ha trovato il tempo di invitare gli italiani a non partecipare ai referendum e a perpetuare una democrazia a bassa intensità, e non ha trovato il tempo di dire una parola su Gaza.

La Presidente Meloni è sparita, è l'unica leader europea che non parla di Medio Oriente. Il Governo si è trincerato ed è nascosto dietro alla formula dei due Stati, che, non accompagnata da una condanna rispetto a quello che accade oggi a Gaza, suona sempre più insopportabilmente retorica. Noi abbiamo presentato una mozione, Presidente, che vogliamo discutere ora, che chiede delle cose molto semplici. Presidente, se tace il Governo, parli il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), parli ciascuno di noi, ciascuna forza politica.

Presidente, ciascuno di noi, di fronte al popolo italiano e al suo sentimento, che mai è così chiaro su questo, ha il dovere di assumersi la responsabilità di fare o almeno di dire qualcosa per fermare tutto quest'inferno. Presidente, rimanere in silenzio e chiudere gli occhi su Gaza non è soltanto una immorale omissione, ma è complicità. Noi, Presidente, non vogliamo essere complici, noi non vogliamo chiudere gli occhi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Ci uniamo anche noi alla richiesta di informativa. Purtroppo visualizzare determinati numeri dà il senso, forse, di quanto sta accadendo a Gaza da diverso tempo. Prendiamo circa 900 neonati e mettiamoli in quest'Aula: quest'Aula non riesce a contenerli. Ma noi ora dobbiamo fare uno sforzo e immaginarci questi circa 900 neonati, che forse, se utilizziamo anche le tribune, riusciamo a contenere. Immaginiamoceli e vediamoli uccisi. Visualizziamo 5.000 bambini sotto i 5 anni: riempiamo quest'Aula, ammazziamoli e la riempiamo per 7 volte. E abbiamo il conteggio, la visualizzazione e l'immagine di tutti questi bambini, uno per uno, che non ci sono più a Gaza.

La reazione del nostro Governo qual è di fronte a tutto questo? Il silenzio o, peggio ancora, stringere le mani a Netanyahu, come ha fatto Salvini, e il silenzio della Meloni. Allora chiedo veramente: avere come leader persone che sono complici di un uomo e di un Governo che fa tutto questo come vi fa sentire? Come vi fa sentire? E in questo Paese cosa accade? Che chi ha il coraggio di denunciare queste cose, di denunciare questo crimine che avviene sotto gli occhi di tutti, come è successo a Napoli, alla Taverna Santa Chiara, alla ristoratrice Nives Monda, viene accusato di antisemitismo; come è successo a I Patagarri dal palco del Primo maggio, che hanno osato dire “Palestina libera”, come Ghali disse dal palco di Sanremo “No al genocidio”.

Cosa facciamo? Non stiamo a prendere le distanze da Netanyahu e da Israele, ma attacchiamo i gruppi musicali, attacchiamo una ristoratrice e ci interroghiamo se è genocidio o no. Il problema è se è genocidio o no. Ma per questi bambini, che sono stati ammazzati, c'è una questione semantica da affrontare o sono morti e basta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Allora ci mettiamo lì a dire se è genocidio o non è genocidio. Sì, è un genocidio, per altri non è un genocidio. Questi bambini sono morti. Allora basterebbe richiamare l'ambasciatore e basterebbe fare delle sanzioni.

Invece nulla di nulla. A volte, quando si legge la storia, ci si chiede: ma come facevano in quel periodo le popolazioni e i governanti a non rendersi conto di quello che stava accadendo? Così facevano, così facevano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Nei nostri libri di storia la vostra classe politica e il vostro Governo passeranno come complici silenti di fronte a un crimine orrendo. Risentire anche solo una volta, in Italia da questi banchi e in Europa dalla vostra parte politica, parlare di diritti umani sarà una vergogna assurda.

Vedervi schierati ai funerali di Papa Francesco, mostrando un sentimento verso un uomo che come ultimo gesto ha donato la sua vettura a Gaza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), è quanto di più ipocrita e schifoso abbiate mostrato in questi anni, perché quella vettura probabilmente - ci auguriamo di no - presto sarà bombardata dalle persone di cui siete complici. Questo siete! Vergognatevi e guardate questi bambini che sono stati trucidati anche grazie al vostro silenzio e alla vostra complicità (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Anch'io mi unisco alla richiesta dei colleghi perché questo Parlamento, con la Presidente del Consiglio e il Ministro degli Affari esteri, affronti al più presto l'evoluzione drammatica a cui assistiamo nello scontro tra Israele e Hamas e nella sua degenerazione. Fa tanto più male vedere quello che sta accadendo oggi quando abbiamo assistito nelle settimane scorse a delle coraggiose, coraggiosissime manifestazioni di dissenso da parte dei cittadini di Gaza nei confronti della tirannia selvaggia e brutale di Hamas, che occupa la Striscia con tutta la sua violenza.

Credo che si debba discutere anche per capire quale deve essere la posizione dell'Italia e la posizione dell'Europa. Noi abbiamo continuato e continuiamo a ripetere “due popoli e due Stati”. Noi diciamo due popoli e due Stati democratici, ma tutto questo rischia di essere una discussione vuota e passatista se assistiamo inermi al cambio di scenario che Netanyahu vuole imprimere, tornando, ricordiamolo, all'occupazione di Gaza in questo contesto.

La rottura della tregua voluta a suo tempo dal Presidente americano Biden ha riportato un'escalation di violenza e di bombardamenti, abbiamo visto quello che sta accadendo. Certo, c'è il contesto complessivo in cui si muove Israele, ci sono i missili degli Houthi che riescono a bucare le protezioni e arrivano vicino all'aeroporto Ben Gurion a Tel Aviv.

Noi dobbiamo affrontare questo tema, dobbiamo affrontarlo in sede europea e affrontarlo col Governo Netanyahu piegato dall'ideologia della destra religiosa israeliana a una occupazione e a una guerra senza limite e senza fine, e temo anche senza un vero e realistico obiettivo politico. Per questo penso che sia importante.

E sono d'accordo con i colleghi sul fatto che non è accettabile il silenzio e - lo dico al Ministro Foti - il vuoto totale di una presa di posizione, che è un silenzio assordante se confrontato anche con quello degli altri leader europei e della leadership dell'Unione europea. Anche per chi ha presente - e chiudo, signor Presidente - in uno schema senza paraocchi la condizione che Israele ha vissuto il 7 ottobre e nei semestri successivi, credo che questo sia il tempo di porsi l'interrogativo su cosa vada detto oggi e per il futuro al Governo Netanyahu, perché stiamo parlando non di un mondo lontano, ma stiamo parlando di un mondo vicino al confine dell'Unione europea.

PRESIDENTE. Colleghi, a questo punto cambiamo argomento. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, la deputata Valentina D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere un'informativa urgente del Ministro della Giustizia, Nordio, per riferire sui danni che la sua riforma della giustizia sta producendo ai cittadini onesti. È, infatti, notizia di qualche giorno fa che in un piccolo comune della provincia di Cosenza alcuni presunti spacciatori hanno rintracciato, minacciato e intimidito alcuni cittadini che avevano reso dichiarazioni testimoniali contro di loro nell'ambito di un'operazione volta a stroncare un giro di spaccio. Com'è potuto accadere, si direbbe? Ebbene, è potuto accadere per quella scellerata trovata del Ministro Nordio che ha introdotto l'interrogatorio preventivo in vista dell'arresto. Grazie a questo meccanismo, infatti, sappiamo che gli indagati vengono avvisati previamente dell'intenzione della procura di arrestarli e viene anche messo a loro disposizione tutto l'incartamento relativo all'indagine, che contiene molto spesso anche le generalità di coloro che hanno reso delle testimonianze.

Già mesi fa avevamo fatto presente che, all'indomani dell'entrata in vigore di questa legge, era accaduto un episodio analogo in un altro comune del Sud, peraltro, e lo avevamo posto all'attenzione del Ministro Nordio addirittura in un question time proprio ad hoc. In quell'occasione, avevamo chiesto al Ministro di eliminare subito questa scellerata norma che mette in pericolo i cittadini onesti e avevamo anche chiesto al Ministro di porre le scuse a quei cittadini che erano stati intimiditi e minacciati sotto casa dagli spacciatori: sono cittadini che denunciano e collaborano con gli organi inquirenti per assicurare alla giustizia i delinquenti. Ma ricordo ancora la risposta che in quella sede diede il Ministro Nordio: snobbò completamente la vicenda. Cito testualmente le sue parole: “Non ne abbiamo notizia, se non attraverso asserite notizie di stampa, che io, peraltro, non leggo (…). Quindi, stiamo discutendo di vuota metafisica dell'intelletto”. Mi chiedo: ora che è successo di nuovo, il Ministro intende dare la medesima risposta ridicola? Per questo lo vorrei qui. Intende nuovamente parlare di “metafisica vuota dell'intelletto” o intende assumersi le responsabilità per quanto accade?

Ed ancora, abbiamo un elenco di notizie degli ultimi mesi che ci raccontano di indagati che, una volta avvisati, si mettono d'accordo per concordare una versione di comodo che possa scagionarli a vicenda oppure abbiamo notizie di indagati che, una volta avvisati, si danno alla fuga all'estero e si permettono pure di sbeffeggiare sui social, dall'estero, la giustizia italiana.

Ora che sta accadendo tutto quello che il MoVimento 5 Stelle aveva denunciato sin dalla prima lettura di quello scellerato provvedimento, ora che stiamo diventando lo zimbello del mondo - nemmeno d'Europa, del mondo direi - e siamo diventati il paradiso dei delinquenti, ecco, mi chiedo se il Ministro Nordio si degnerà di chiedere scusa ai cittadini e al Paese e si degnerà di ammettere che la sua riforma è tutta sbagliata e che va cancellata.

Vedete, se non c'è questa presa di coscienza da parte del Ministro - ma direi da parte di tutto il Governo - devo presumere, devo dedurre che c'è una scelta precisa di campo che si sta facendo, ovverosia che il Governo Meloni ha deciso di stare dalla parte di spacciatori, corrotti, corruttori e delinquenti vari ed eventuali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ha deciso di rendere questo Paese più insicuro e più ingiusto e ha deciso di rendere la vita dei cittadini onesti più insicura e più sottoposta a pericoli.

Ebbene, noi a tutto questo rispondiamo, invece, che sappiamo molto bene dove ci dobbiamo schierare e, senza dubbio, senza se e senza ma, ci schieriamo dalla parte dei cittadini onesti, di quelli che, nonostante tutto e nonostante questo Governo, stanno sempre dalla parte di chi denuncia e dalla parte di chi collabora con gli organi inquirenti per assicurare i delinquenti alla giustizia. Ecco, siamo sicuramente dalla parte di tutti quei cittadini che non vogliono voltarsi dall'altra parte, che vogliono alzare la testa e che vogliono rendere questo Paese, invece, un Paese dove chi è onesto si senta a casa e non si senta di troppo, perché voi state praticamente portando il Paese a questo: a far sentire i cittadini onesti - quelli che denunciano, quelli che collaborano con la giustizia - quasi delle persone scomode per questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Abbiamo preso nota delle vostre richieste di informativa urgente: prima alla Presidente Meloni e, poi, al Ministro Nordio.

Deliberazione, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 3, del Regolamento, in ordine al termine per la conclusione dell'esame in Assemblea del disegno di legge n. 2316​, collegato alla manovra di finanza pubblica.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la deliberazione, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 3, del Regolamento, in ordine al termine per la conclusione dell'esame in Assemblea del disegno di legge n. 2316​, collegato alla manovra di finanza pubblica, recante disposizioni e deleghe al Governo in materia di intelligenza artificiale (approvato dal Senato).

Ricordo che, con lettera in data 23 aprile, il Governo, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 2, del Regolamento, ha chiesto che la Camera deliberasse su tale disegno di legge entro mercoledì 28 maggio.

Nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo tenutasi lo scorso 24 aprile, non è stata raggiunta l'unanimità dei gruppi in ordine alla fissazione di tale termine.

La Presidenza, come preannunciato nella suddetta riunione, ai sensi del comma 3 del citato articolo 123-bis, propone quindi che la discussione in Assemblea del disegno di legge in oggetto si concluda entro giovedì 5 giugno.

Sulla proposta formulata dalla Presidenza, che sarà posta in votazione con il procedimento elettronico senza registrazione di nomi, essendone stata fatta richiesta, darò la parola ad un deputato per gruppo, a norma dell'articolo 45 del Regolamento, per non più di cinque minuti ciascuno.

Ha chiesto di parlare contro la deputata Emma Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, non entrerò oggi nel merito del disegno di legge sull'intelligenza artificiale; ne discuteremo quando e se approderà in Aula. Oggi siamo chiamati, invece, a valutare non il contenuto ma il metodo e, ancora una volta, il metodo scelto dalla maggioranza è inaccettabile.

Questo disegno di legge è rimasto fermo per mesi in Senato e poi, all'improvviso, nel mese di marzo è stato rispolverato in fretta e furia, con una convocazione notturna e sedute d'urgenza. Tutto per colpa del vuoto di provvedimenti in Aula, non perché ci fosse un'urgenza sul merito, ma per tappare i buchi di un calendario parlamentare povero e improvvisato.

Ora la scena si ripete qui alla Camera: taglio netto alle audizioni, tempi di discussione ridotti all'osso in Commissione. Si fa tutto in fretta e male. Si pretende di affrontare un tema complesso e cruciale per il nostro futuro con un dibattito blindato e accelerato. È questa la democrazia che vogliamo? Presidente, scusi ma c'è un rumore in quest'Aula che è veramente indecente.

Stiamo assistendo a un'anomalia grave, colleghi: un monocameralismo di fatto e un premierato che di diritto ancora non esiste ma che già nei fatti si esercita qui ogni giorno. Il Parlamento è chiamato soltanto a ratificare, non a discutere; e, maggioranza - lo dico proprio a voi con rammarico -, sembra che avete perso ogni capacità di iniziativa e di critica, supini al volere del Governo Meloni e ridotti al ruolo di semplici “pigiabottoni”.

A questo punto ci domandiamo: forse il vero sogno di questa maggioranza è lasciare che sia direttamente l'intelligenza artificiale a scrivere e a dibattere direttamente le leggi, senza dibattito, bypassando del tutto il Parlamento, magari con un semplice click e, perché no, magari anche da remoto.

Noi, invece, crediamo ancora che le riforme si facciano qui, Presidente, e questa maggioranza non vuole rispettare le regole. Presidente, io sono molto rammaricata di quello che sta succedendo, perché si sta ripetendo la stessa procedura di anno in anno, di mese in mese, di settimana in settimana. Si vuole tagliare tutto a discapito delle nostre regole, della nostra Camera, delle nostre Commissioni. Si continua a voler tagliare i tempi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Dove sta l'emergenza? E lo chiedo anche - tramite lei - al Sottosegretario: dove sta l'emergenza? Perché per mesi è rimasto fermo in Senato e adesso, di punto in bianco, c'è un'emergenza. È un testo che va rivisto, ce lo stanno dicendo anche questa mattina in audizione. Il testo va rivisto: non è adeguato alle necessità di oggi e alle necessità di domani per il nostro Paese per quanto riguarda l'intelligenza artificiale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare contro il deputato Andrea Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, nel mese di maggio saremo già chiamati ad affrontare quattro decreti. Basterebbe questo a motivare il nostro intervento e la nostra posizione, già espressa nella Conferenza dei capigruppo, contraria a questa ulteriore azione del Governo. Basterebbe questo, perché lo spazio che, attraverso questa anticipazione di tempi che viene richiesta, sarà sottratto al lavoro sugli altri temi che avevamo all'ordine del giorno del Parlamento, sarà spazio sottratto a proposte non solo dell'opposizione ma anche della maggioranza e sarà spazio sottratto a quell'equilibrio, nell'iniziativa legislativa, che ci deve essere tra le prerogative del Governo e quelle del Parlamento.

Quindi, è chiaro che noi voteremo contro, motiveremo questa posizione e voteremo contro ogni azione che questo Governo porterà avanti per entrare nella storia dei Governi come il Governo che, più di ogni altro, ha deciso di sostituire la propria azione a quella parlamentare e negare al Parlamento la possibilità di svolgere quella funzione per cui tutti, membri della maggioranza e membri dell'opposizione, siamo stati eletti.

Ma oltre a questa ragione c'è anche una ragione di merito: questo disegno di legge è un'iniziativa del Governo su un tema fondamentale, ma è un testo già vecchio. È stato pensato più di un anno fa, in un mondo completamente diverso. Adesso, in parte, l'AI Act, a livello europeo, è già in vigore, un'altra parte si sta discutendo e noi dovremmo capire come rimuovere i conflitti ed evitare le contraddizioni. Forse, l'unica urgenza che dovremmo affrontare è capire in Aula come modificare questo disegno di legge del Governo per far sì che possa assolvere alla funzione per cui dovrebbe essere nato e non alla funzione contraria a quegli obiettivi che rischia, poi, di svolgere.

Lo abbiamo sentito nelle audizioni. Oggi, questa mattina, io - e ringrazio il presidente Deidda - ho avuto l'opportunità di ascoltare la prima parte del mini ciclo di audizioni che potremo sentire. Noi - pensate! - come gruppo del Partito Democratico, avevamo chiesto di sentire 29 soggetti; alla fine ne abbiamo potuti indicare 3. Saranno audizioni che si svolgeranno in pochissime ore. C'è una contraddizione palese tra il fatto che ormai tutto il mondo discute dell'intelligenza artificiale, dell'impatto che avrà sulle nostre vite, sul lavoro, sull'economia, sulla società e sulle relazioni umane e l'unico posto dove non si può trovare il tempo per avere un confronto aperto e discutere di questo tema è il Parlamento italiano, è la Camera dei deputati. Ci sarà un problema all'interno di questo paradosso? Però, un aspetto è molto importante: queste audizioni erano tutte audizioni che offrivano contributi di merito: la voce dei lavoratori, dei sindacati, delle imprese, delle università. Non si ponevano con l'atteggiamento di chi non voleva affrontare una sfida, erano tutte critiche costruttive e propositive.

Ma vogliamo dare al Parlamento - cioè, anche alla Camera dei deputati, non solo al Senato della Repubblica - l'opportunità per aprire questo confronto al Paese, per sentire queste voci, per cercare, se è possibile, di intervenire prima che questo disegno di legge abbia completato il suo iter, per cercare di fare una norma che sia utile agli obiettivi indicati dal Governo?

C'è poi un grande tema economico, cioè ancora una volta non ci sono risorse nuove. Allora perché, invece, non sfruttare l'occasione per cercare insieme, in un rapporto di collaborazione tra maggioranza e opposizione, di fare ordine nel mix caotico di deleghe al Governo e norme primarie che è venuto dal lavoro del Senato? Perché non cogliere l'occasione per affrontare anche le criticità e le difficoltà di Transizione 5.0, dato che potrebbero essere queste la sede e l'occasione per confrontarci?

Infine, c'è la questione dello spazio, dell'articolo 6, del grande tema della sicurezza nazionale, che però non vale solo per il cloud e vale, ad esempio, per la difesa. Noi, in queste ore, abbiamo presentato un'interrogazione al Ministro Crosetto per chiedere, ad esempio, a quale titolo la responsabile delle vendite commerciali di SpaceX parteciperà, giovedì, al grande incontro promosso dall'Aeronautica sul tema del dominio spaziale in evoluzione.

PRESIDENTE. Concluda.

ANDREA CASU (PD-IDP). È uno sponsor, è un fornitore? Perché la responsabile delle vendite commerciali, proprio questa settimana, viene a discutere con la nostra Aeronautica italiana, mentre l'uomo di Musk, che avevamo già visto influire sul nostro confronto parlamentare quando abbiamo affrontato il DDL Spazio, che mercoledì riprende il suo percorso al Senato, tuona su X e viene addirittura a offendere la Marina militare italiana, dicendo che senza le tecnologie che fornisce Elon Musk evidentemente noi non saremmo neanche in grado di prevalere sull'esercito degli Houthi? Forse di questi temi dovremmo confrontarci in Parlamento, perché forse questi sarebbero più urgenti rispetto a un'agenda piena di decreti che state portando avanti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di fissare a giovedì 5 giugno il termine per la conclusione dell'esame in Assemblea del disegno di legge n. 2316​, collegato alla manovra di finanza pubblica.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva per 30 voti di differenza.

Essendo stata approvata la proposta di fissare a giovedì 5 giugno il termine per la conclusione dell'esame in Assemblea del disegno di legge n. 2316​, resta altresì inteso che l'inizio dell'esame del provvedimento in Assemblea avrà luogo nella seduta di martedì 3 giugno.

Esame del Documento approvato dalla XIV Commissione nell'ambito della verifica di sussidiarietà di cui all'articolo 6 del protocollo n. 2 allegato al Trattato di Lisbona (Doc. XVIII-bis, n. 52).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del Documento approvato dalla XIV Commissione nell'ambito della verifica di sussidiarietà di cui all'articolo 6 del protocollo n. 2 allegato al Trattato di Lisbona (Doc. XVIII-bis, n. 52), a seguito della richiesta formulata dal presidente del gruppo MoVimento 5 Stelle lo scorso 23 aprile.

(Discussione - XVIII-bis, n. 52)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

Ricordo che, secondo quanto previsto dal parere della Giunta per il Regolamento del 14 luglio 2010, la discussione del Documento consiste negli interventi del relatore e del rappresentante del Governo, per 10 minuti ciascuno, e di un rappresentante per gruppo, per 5 minuti.

La Presidenza assegnerà tempi ulteriori per gli interventi dei rappresentanti delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ai sensi del medesimo parere, dopo la discussione, si procederà direttamente al voto del Documento della Commissione, senza dichiarazioni di voto.

Avverto altresì che, consistendo il Documento della XIV Commissione in una decisione favorevole in merito alla conformità al principio di sussidiarietà ed essendo stato presentato da parte del presidente del gruppo del Movimento 5 Stelle - ai sensi del paragrafo n. 4 del succitato parere della Giunta per il Regolamento - un ordine del giorno motivato, lo stesso sarà posto in votazione solo in caso di reiezione della decisione favorevole della Commissione medesima.

Ricordo infine che, sempre secondo quanto previsto dal richiamato parere della Giunta per il Regolamento, non sono ammessi questioni pregiudiziali e sospensive, emendamenti, richieste di votazione per parti separate né ordini del giorno di istruzione al Governo.

Ha facoltà di parlare la relatrice, deputata Alessia Ambrosi.

ALESSIA AMBROSI, Relatrice. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ritengo di grande rilevanza che l'Assemblea sia oggi chiamata a pronunciarsi sul Documento approvato proprio lo scorso 23 aprile in XIV Commissione sulla modifica della direttiva Habitat, che è volta a riclassificare il lupo da specie tutelata a non più strettamente tutelata. È una modifica, Presidente, assolutamente attesa e necessaria, che si inserisce in un dibattito europeo fondamentale per affrontare in modo realistico, finalmente responsabile, le complesse questioni connesse a quella che è la coesistenza tra il lupo e le attività umane: il lupo e l'uomo in particolar modo in quelle zone rurali, in quelle zone di montagna e nelle aree interne. Il contesto è molto chiaro perché, dopo essere stato a rischio estinzione fra gli anni '60 e gli anni '70, il lupo ha visto una crescita, una ripopolazione, un moltiplicarsi grazie alla protezione introdotta proprio dalla direttiva Habitat. Infatti, siamo riusciti: nel 2012 si contavano circa 11.000 esemplari in Europa e il numero poi è esploso completamente a partire dal 2023, quando la cifra è salita, superando i 20.000 esemplari. Oggi è un dato di fatto che l'Italia è lo Stato membro con la più alta densità di lupi.

Secondo ISPRA nel 2021 erano presenti ben 3.500 esemplari, un numero pari a metà della popolazione stimata negli Stati Uniti se escludiamo l'Alaska, tenendo conto che gli Stati Uniti hanno un territorio 26 volte superiore a quello del nostro Paese e con un tasso di antropizzazione incomparabilmente inferiore. Quindi, è evidente che nei territori come quello nostro, nel mio Trentino-Alto Adige, in Lessinia, nelle Alpi venete, nell'Appennino centrale, in tutte quelle aree interne, la convivenza forzata tra il lupo e le attività umane oggi ha superato ogni limite della sostenibilità. I numeri sono dati di fatto, non sono opinioni e, quindi, solo nel triennio più recente abbiamo registrato quasi 9.000 capi di bestiame predati, danni economici ingenti e attività di zootecnia costrette a chiudere. Chi presidia quindi il territorio, pastori e allevatori, agricoltori, sono oggi spesso lasciati soli, non solo a fronteggiare la perdita diretta di animali, ma anche tutti quelli che sono i costi indiretti: aborti, dispersione di greggi, calo di produttività, costi per recinzioni, dissuasori, cani da guardiania che, come abbiamo visto anche durante le audizioni, sono diventati non sempre una soluzione praticabile, specie in alta quota, e talvolta rappresentano essi stessi un problema alla stessa sicurezza delle persone.

Ma c'è un dato, Presidente, assolutamente importante da evidenziare: la presenza incontrollabile del lupo, ahimè, incide in maniera assolutamente negativa anche su uno dei pilastri fondamentali della nostra economia, rappresentato dal turismo. Questi dati sono stati confermati anche dai rappresentanti, durante le audizioni, proprio delle province autonome di Trento e di Bolzano. La provincia autonoma di Trento, in particolare, ha avuto una serie di disdette proprio a causa di un'aggressione mortale che c'è stata ad opera proprio di un grande carnivoro, in quel caso era un orso, ai danni del povero Andrea Papi. Quindi, è chiaro che la presenza del lupo incide anche sul turismo che, insieme all'allevamento, rappresenta oggi uno dei pochi presìdi contro lo spopolamento di quelle valli, di quelle aree interne.

Poi c'è tutta quella serie di episodi, sempre più frequenti, di lupi confidenti che si avvicinano ai centri abitati e aggrediscono anche tutti gli animali di affezione. Ricordo anche quel caso di quel cane, proprio pochi giorni fa, sbranato all'interno di un giardino a Dimaro. Poi, in alcuni casi, il numero dei lupi rappresenta e mette a rischio anche l'incolumità delle persone. Dal 2017 abbiamo avuto ben 19 aggressioni in Italia ai danni delle persone, con uno dei casi più gravi proprio ai danni di un bambino di quattro anni in un parco di Roma.

Quindi, la proposta di direttiva che oggi abbiamo in quest'Aula dispone il passaggio del lupo dall'allegato IV all'allegato V della direttiva Habitat, che significa spostare, quindi, la specie da un regime di rigorosa tutela che vieta qualsiasi forma di prelievo, ad uno più flessibile che consente quindi agli Stati membri di adottare misure di gestione attiva come il prelievo selettivo, purché venga garantito lo stato di conservazione della specie. La XIV Commissione ha condotto un lavoro istruttorio davvero serio ed approfondito, ascoltando un ampio ventaglio di soggetti, dalle istituzioni locali alle comunità di valle, alle varie categorie ed associazioni. Desidero ringraziare fortemente l'Ufficio Rapporti con l'Unione europea per il prezioso supporto tecnico-documentale fornito. È anche doveroso evidenziare - anche a fronte delle contestazioni che sono state sollevate da alcuni dei soggetti auditi che hanno messo in dubbio, addirittura, l'impianto normativo della proposta - che i documenti predisposti dall'Ufficio si sono, in realtà, dimostrati ineccepibili, confermando la possibilità per gli Stati membri di introdurre forme di caccia di selezione.

Il Documento approvato dalla Commissione giudica la proposta conforme al principio di sussidiarietà sulla base di tre motivazioni. La prima è che la modifica non nasce da una libera iniziativa della Commissione, ma recepisce l'emendamento alla Convenzione di Berna del 7 marzo 2025, dove il lupo viene declassato da specie strettamente protetta a specie protetta. La seconda motivazione, invece, prevede che solo un intervento a livello europeo può rispondere efficacemente all'elevata mobilità transfrontaliera del lupo e garantire, quindi, una gestione equilibrata, coerente con l'obiettivo della direttiva stessa a mantenere la biodiversità, tenendo conto anche delle esigenze economiche, sociali e culturali di quei territori. Infine, la nuova impostazione rafforza il principio di sussidiarietà e proporzionalità, restituendo agli Stati membri la facoltà di adottare misure adeguate alla realtà locale, dove l'impatto del lupo, pur numericamente contenuto se andiamo ad analizzare il territorio nazionale, si concentra in quelle aree specifiche con effetti devastanti.

È dunque evidente, Presidente, che l'Italia per recepire la direttiva, dovrà quindi aggiornare la propria normativa, in particolar modo mi riferisco alla legge n. 157 del 1992, per introdurre una gestione attiva della specie, anche tramite, dove necessario, prelievi letali, come già avviene in altri Stati membri. È paradossale che, in nome di un ambientalismo di maniera, si sia arrivati a tutelare in modo assoluto una specie che di per sé era già in stato favorevole di conservazione, senza tenere conto del diritto alla sicurezza, del diritto al lavoro, del diritto alla sopravvivenza stessa di chi abita in quei territori, in quelle aree che possiamo considerare le più fragili del nostro Paese. Lo ha ricordato con parole chiare e forti anche lo stesso nostro Papa Francesco, che ha dichiarato: a volte si ha più amore per gli animali che per le persone.

Se voi ritenete che questa sia una provocazione, forse sì, è una provocazione, ma ciò interpella profondamente la nostra coscienza collettiva, perché quando si perde il senso della proporzione tra la tutela della fauna e la dignità umana, allora qualcosa si incrina nel nostro equilibrio civile. Ed è questo, Presidente, onorevoli colleghi, esattamente il cuore della questione. Noi non parliamo per ideologia, ma parliamo per esperienza. Ogni giorno parliamo e lavoriamo a contatto con gli amministratori locali, con tutti coloro che vivono quei territori, con le aree rurali, con gli agricoltori e con gli allevatori con i quali ci confrontiamo. Oggi la politica ha il dovere di rispondere con serietà e responsabilità a ciò che la gente chiede. La gente oggi ci chiede sicurezza, equilibrio, tutela del lavoro e dignità delle persone.

Ecco, noi rifiutiamo questo sbilanciamento e non ci lasciamo guidare dall'ideologia, ma dalla realtà. Viviamo e conosciamo la vita vera, quella dei territori, degli allevatori, degli amministratori locali e delle famiglie che, ogni giorno, fanno i conti con i problemi concreti. Ascoltiamo la gente oggi, lo facciamo quotidianamente, tutti i giorni, siamo in mezzo a loro sul territorio. E ciò che chiediamo oggi in quest'Aula è esattamente ciò che queste persone ci chiedono: buon senso, equilibrio e visione, perché questo non è populismo, questa è rappresentanza, questa è assolutamente responsabilità. È la politica nel suo più alto significato, perché è la politica che interpreta i bisogni reali di una comunità, Presidente: dare risposte credibili, proteggere chi protegge il territorio. Infatti, chi vive in montagna, chi fa pastorizia, chi mantiene vive quelle aree interne chiede non privilegi, ma soprattutto una parola molto semplice: il rispetto, Presidente. E ci chiede di non lasciarli soli, di non sacrificarli sull'altare di una narrazione distante dalla realtà e di riportare al centro finalmente - al contrario di come fa qualcuno - l'essere umano come parte integrante e non come intruso dell'ecosistema.

Per tutte queste ragioni, auspico che l'Assemblea confermi la valutazione avvenuta recentemente all'interno della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), perché sarebbe un passo concreto e in avanti verso una convivenza davvero equilibrata tra l'uomo e la natura, nel rispetto della biodiversità, ma anche del diritto alla vita, al lavoro e alla dignità delle nostre comunità, per affermare un modello di gestione faunistica, equilibrata, razionale ed umana (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo rinuncia a intervenire.

È iscritto a parlare il deputato Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, per suo tramite, provo molta tristezza per quanto detto dalla collega che poc'anzi è intervenuta, che mostra una conoscenza pressoché pari a zero del mondo degli animali e dell'ambientalismo, l'ambientalismo vero.

Addirittura, in piena epoca trumpiana, sostiene che noi, poveri uomini, siamo vittime dei lupi, degli animali e della natura. È un'idea che - mi perdonerà, sempre tramite la sua persona, Presidente - ha talmente stravolto, che nemmeno ha letto con attenzione ciò che ha detto Papa Francesco; purtroppo, molto spesso è talmente superficiale la lettura dei prestampati che vengono dati a chi non è in grado di argomentare da solo, che non si approfondisce. Papa Francesco ha parlato degli animali e, in quel caso, però, si riferiva agli animali domestici, non ai lupi e agli orsi. Tra l'altro, mi dispiace dirlo, ma i lupi e gli orsi sono animali molto diversi. Ha parlato di un'aggressione - una sola, una sola! - dal dopoguerra ad oggi, un'aggressione (Il deputato Urzi': “Ma non è vero!”). Ma che dovremmo dire del rapporto di forze, tra aggressione e sterminio, che ogni giorno viene realizzato dall'uomo nei confronti di ogni specie vivente? Adesso, il nostro problema è difenderci dai 3.200 lupi esistenti in Italia? Erano 100, fino a che, per fortuna, qualche ambientalista e qualche animalista, tra cui voglio ricordare il compianto Fulco Pratesi, non iniziarono a fare la battaglia, negli anni Settanta, per salvare questa specie.

Parliamo di italianità: guardate che l'italianità si mantiene anche conservando la nostra natura, che è fatta anche di animali, dei nostri laghi, dei nostri fiumi, che, ogni sacrosanto giorno, con le vostre politiche, distruggete. Adesso ve la state prendendo con i lupi, come se fossero il primo problema. L'abbiamo già visto in passato l'ordine dei problemi seri. Il primo decreto sulla sicurezza che abbiamo fatto in questo Parlamento è stato contro i rave party, la cosa più pericolosa che esiste in Italia. Abbiamo sconfitto la camorra, vietando tre rave party all'anno. E, adesso, pensiamo di trovare l'equilibrio e di aiutare il comparto agricolo e tutti i comparti che si muovono anche nell'allevamento di animali, dando il via libera, che già è partito, perché il messaggio è arrivato chiaro ai primi fautori di questa proposta, che sono i bracconieri, da sempre fratelli di sangue con chi afferma che bisogna sterminare tutti gli animali.

E Papa Francesco diceva esattamente il contrario, ossia di pensare non solo agli animali domestici. Sia chiaro, tutti li amiamo, ma se pensate che difendere gli animali sia fare entrare un gattino o un cagnolino al Senato, siete lontanissimi dalla vera cultura della difesa degli animali (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Io non mi definisco animalista, perché non lo sono. Sono amico degli animali, perché ritengo che ci siano anche storture in alcune forme estreme di animalismo. Ma, come mi definisco amico degli animali, non mi definirò mai nemico dei lupi, né di nessun'altra razza, che sia animale o che sia umana, perché la cultura è sempre quella: sterminiamo per stare bene noi. Noi uomini siamo al centro di tutto e tutto il resto si deve piegare al nostro sollazzo. E io la penso esattamente al contrario. Penso che noi dobbiamo vivere in equilibrio e, per vivere in equilibrio, devi rispettare anche gli animali.

Tra l'altro, abbiamo una cultura, una storia, legata a questi animali, che hanno sempre convissuto, con difficoltà, è chiaro in alcuni casi, ma stiamo parlando di 3.200 esemplari: 3200 esemplari! Questa è la nostra priorità. Se li mettessimo in rapporto con ogni singolo cittadino e abitante del nostro Paese, sarebbe lo 0,0000 qualcosa.

Questo è un modello sbagliato per affrontare il problema, perché, come con gli orsi, quando si tratta di numeri così limitati di animali selvatici, abbiamo gli strumenti della tecnologia. Siamo arrivati all'intelligenza artificiale per fare tutto, tranne che per controllare l'arrivo o, casomai, la presenza, che può essere, sì, in qualche caso, pericolosa, soprattutto per gli animali. E voglio dire che i bracconieri - i primi a festeggiare questa proposta - stanno già operando.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). E poiché i bracconieri conoscono gli animali molto meglio di alcuni parlamentari, cominciano a sparare - e concludo - ai capibranco. È un metodo molto infame di agire, perché, colpendo il capobranco, gli altri non riescono più ad avere un percorso e un punto di riferimento, e lì, sì, fanno qualche razzia nei confronti di animali più deboli.

PRESIDENTE. Concluda.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Quello che vi diciamo è: per l'ennesima volta, sbagliate il tiro. Ragionate bene sul fare l'ennesima crociata contro gli animali, contro 3.200 lupi italiani (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Caramiello. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CARAMIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Come gruppo del MoVimento 5 Stelle, abbiamo ritenuto che l'Aula dovesse esprimersi su un tema così importante, che riguarda non solo la salvaguardia della biodiversità - valore prezioso e recentemente inserito tra i principi fondamentali della nostra Carta costituzionale -, ma anche la tutela di una specie, il lupo, per la quale si era deciso di prevedere una protezione rigorosa, dopo che, nella prima metà del secolo scorso, aveva rischiato la completa estinzione nel continente europeo.

Colleghi, è evidente che il tema è delicato e riguarda la convivenza tra gli uomini e la fauna selvatica, ma è proprio il termine “convivenza”, che significa vivere insieme, a farci capire che la soluzione deve essere equilibrata e rispettosa della natura.

Presidente, la proposta di direttiva comunitaria, che abbiamo esaminato nella XIV Commissione, propone di modificare la direttiva 92/43/CEE in relazione allo status di protezione del lupo.

Colleghi, è sufficiente leggere come verrebbe modificato il quadro normativo per comprendere la possibile conseguenza di questa scelta scellerata della maggioranza. In linea teorica, infatti, si potrà prevedere di modificare la legislazione vigente per consentire la caccia al lupo. E sappiamo tutti benissimo quanto sia disinvolta questa maggioranza nel modificare la legge sulla caccia a proprio piacimento, anche con imbarazzanti forzature, come fatto con l'emendamento del collega Foti, oggi Ministro, che, in legge di bilancio, fece modificare la legge n. 157 del 1992, che regola la caccia, aprendo a quella stagione venatoria che abbiamo definito Far West.

Colleghi, facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire la ratio della norma, ossia a cosa dovrebbe servire prevedere la possibilità di uccidere i lupi. Le ragioni dichiarate sono due: il danno al comparto agro-zootecnico e il pericolo per la nostra sicurezza. Presidente, tra le tante sciocchezze che ho ascoltato anche in audizione, vi è quella per cui le aree interne si stanno spopolando perché ci sono i lupi. Le aree interne, Presidente, si stanno spopolando perché la politica non sta creando le condizioni per creare sviluppo, indotto e posti di lavoro in quelle zone ormai desertificate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Colleghi, l'analisi sull'andamento della popolazione del lupo e dei danni causati al settore zootecnico elaborata dalla provincia autonoma di Bolzano, ad esempio, conferma che la popolazione del lupo tende a stabilizzarsi e che l'installazione di adeguati sistemi di dissuasione risulta molto efficace. Colleghi, sul versante della sicurezza proviamo a fare una stima degli effettivi pericoli che corrono le persone che praticano attività all'aria aperta. I decessi causati da attacchi dei lupi negli ultimi 150 anni sono pari a zero, e, colleghi, la presenza del lupo garantisce anche una selezione naturale, contribuendo alla stabilità ecologica ed evitando il proliferare di malattie contagiose, come la peste suina nei cinghiali.

Colleghi, a questo punto vi chiedo: perché la soluzione deve essere necessariamente cruenta? Eppure la letteratura scientifica dimostra che non solo quello dell'abbattimento selettivo non è un metodo efficace, ma che ci sono misure efficienti per garantire la convivenza tra l'uomo e il lupo, ed è su quello che vogliamo puntare. Non è nostra intenzione alimentare la falsa narrazione che chi vuole tutelare il lupo non si preoccupa dei problemi degli allevatori. Non è affatto così, noi vogliamo garantire loro la massima tutela in termini di sicurezza e in termini economici.

Proviamo, Presidente, onorevoli colleghi, a costruire un modello di gestione che sia in grado di coniugare l'economia rurale e la tutela degli ecosistemi e della biodiversità, come recita l'articolo 9 della nostra Costituzione. Ed infine, Presidente, fino a qualche anno fa, per augurare a qualcuno il buon esito di un esame, di un colloquio di lavoro e tanto altro, si diceva: “in bocca al lupo”. E la risposta, all'epoca, era: “crepi il lupo”. Invece oggi la narrazione, fortunatamente, è cambiata, e stare “in bocca al lupo” è il posto più sicuro per un cucciolo, e quindi, ora e sempre, viva il lupo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole De Monte. Ne ha facoltà.

ISABELLA DE MONTE (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, colleghi e colleghe, oggi parliamo del documento approvato dalla XIV Commissione, come è stato detto, a proposito della modifica della direttiva Habitat, però vorrei anche riportare ad un criterio più aderente a quello che è l'oggetto odierno del voto, perché è vero che abbiamo fatto molte audizioni, abbiamo trattato con diversi esperti, abbiamo fatto anche molte domande.

Abbiamo, in sostanza, sviscerato il merito, e del resto questo merito è stato riportato anche nel documento, nei considerando, e ringrazio anche la relatrice per avere dato ampio spazio a questo dibattito che si è tenuto nella nostra Commissione, però oggi noi abbiamo come oggetto del voto un altro tema, che è quello della sussidiarietà, ed è ragionevole - lo abbiamo sentito anche in questi interventi - che ci siano delle posizioni differenziate riguardo a questa diversa classificazione del lupo che avviene con questa direttiva, che modifica la direttiva Habitat.

È tutto fisiologico, però, Presidente, dobbiamo anche dire che non vi sono 27 colegislatori in aggiunta a quelli che già esistono a livello europeo, perché le direttive sono approvate, su iniziativa della Commissione europea, dai due colegislatori, che sono il Consiglio e il Parlamento europeo, cioè non abbiamo una partecipazione paritaria all'attività di colegislazione a livello europeo. Probabilmente ci piacerebbe, ci piacerebbe partecipare alla discussione generale, partecipare agli emendamenti, ai compromessi e fare tutta l'attività tipica legislativa europea, però il compito odierno, su cui si stanno concentrando tutti gli Stati membri, è invece diverso, e cioè quello di entrare nel tema della sussidiarietà.

Dico innanzitutto che siamo sul principio dell'attribuzione, questo è anche un elemento che viene riportato nel documento che abbiamo all'esame, e si fa esplicito riferimento all'articolo 192 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, che fa riferimento al tema ambientale.

Ma è proprio a questo che vorrei riportarmi, perché nel momento in cui noi parliamo della sussidiarietà - e lo dico a beneficio, magari, di coloro che ci stanno seguendo, di coloro che volontariamente leggeranno i resoconti, e che, quindi, dovranno capire qual è il senso dell'odierno dibattito e anche del nostro voto - vorrei ricordare che la sussidiarietà significa portare a decisione europea quello che è più efficace a livello europeo, quindi che non sottrae la sovranità, se vogliamo, degli Stati membri, ma richiede una legislazione europea, ovviamente al di fuori dell'ambito delle materie di esclusiva competenza dell'Unione europea.

Quindi, in sostanza, stiamo decidendo se questa modifica ha senso a livello europeo oppure se, viceversa, dovrebbe essere estraniata, dovrebbe essere estromessa dalla decisione europea secondo il Trattato sul funzionamento dell'Unione europea. Bene, su questo vorrei essere molto chiara. Ritengo, al di fuori di come la si possa pensare nel merito, quindi su questa diversa classificazione, su questo diverso contenuto degli allegati, che questa sussidiarietà sussista, esista, e questo per due buoni motivi.

Innanzitutto perché c'era già nella direttiva Habitat, quindi uno mi dovrebbe spiegare perché prima la sussidiarietà c'era e oggi non c'è, posto che non stiamo cambiando i principi, ma stiamo modificando l'allegato, modificando una diversa classificazione. La seconda motivazione di questo, cioè della sussidiarietà, è data dal fatto che la materia ambientale è tipicamente oggetto di legiferazione europea, proprio perché si dice sempre - questo è un po' un mantra comune quando si discute dei temi di competenza - che l'ambiente non ha confini, e quindi è ovvio che ci debba essere una decisione uniforme da parte del livello europeo.

Poi, è chiaro, come avviene per tutte le direttive, si stabilisce in maniera comune l'obiettivo e poi, a livello nazionale, si decide come realizzare quell'obiettivo. Però il punto odierno - lo si sappia - al di fuori di come uno intende trasmettere un messaggio al di fuori di quest'Aula, è solamente questo, il fatto della sussidiarietà, che, come abbiamo già ben espresso anche in sede di Commissione, esiste, e quindi confermiamo il documento della Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Saluto le studentesse, gli studenti e i docenti dell'Istituto tecnico economico statale “Carlo Matteucci” di Forlì, che assistono ai nostri lavori dalle tribune e partecipano oggi alla giornata di formazione a Palazzo Montecitorio, e quindi li salutiamo dandogli il benvenuto alla nostra seduta pomeridiana (Applausi).

È iscritta a parlare l'onorevole Cattoi. Ne ha facoltà.

VANESSA CATTOI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ringrazio la collega che mi ha preceduto perché ha fatto chiarezza sulla motivazione della richiesta del voto in Aula oggi, che ci richiede di verificare il corretto principio di sussidiarietà nella votazione che è stata svolta all'interno della XIV Commissione che prevedeva di modificare lo stato di protezione del lupo, l'intervento normativo era atto e definito in tal senso.

Innanzitutto, vorrei riportare l'attenzione dei colleghi di opposizione che sono intervenuti ricordando come gli interventi da parte di colleghi che non abitano prettamente nei territori dove il lupo è presente mi lasciano abbastanza basita, sentendo che, con questo provvedimento, noi vogliamo ammazzare tutti i lupi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e che i cacciatori sono tutti delle persone cattive, che vogliono estinguere la specie del lupo. Non è così! All'interno del DDL Montagna, vorrei ricordarlo, come è stato specificato nella nota, abbiamo inserito e fortemente voluto, come Lega, un emendamento che prevede un recepimento automatico di questo declassamento, in modo che non si perda tempo e che si diano delle risposte concrete ai territori soprattutto di montagna e delle terre alte, che sono direttamente interessati da questo problema.

I numeri citati, in valore in termini assoluti, sono totalmente sbagliati, perché non è vero che il lupo è presente in tutta Italia e non è vero che è presente in modo diffuso in tutte le regioni dell'arco alpino. Quindi, bisogna innanzitutto ricordare come i termini di presenza del lupo sul territorio nazionale siano contingentati a delle porzioni di territorio. Quindi, laddove l'Europa ci dice se l'intervento a livello nazionale sia migliore rispetto a quello europeo noi diciamo: “sì”, anzi, ancora di più. Il principio federalista e autonomista, che prevede che su questa materia, invece, venga data - come dice la proposta di legge depositata dalla Lega - la delega e la possibilità ai governatori delle singole regioni di intervenire anche sui grandi carnivori, ci permette di avere un intervento immediato nei territori dove questo problema è fortemente presente e, di fatto, mette a terra le richieste e le necessità da parte del settore della zootecnia, da parte del settore turistico, ma anche della sicurezza dei singoli cittadini, perché, Presidente, io ricordo come la mia terra, il Trentino, ha la presenza di questa specie, quindi del lupo, oltre a quella dell'orso, ma ricordiamo come gli atteggiamenti del lupo si sono fortemente modificati nel corso degli ultimi anni, perché il lupo, laddove è fortemente presente nei territori circoscritti, non solo reca un danno alle attività zootecniche ma è un pericolo per l'uomo, perché nei giornali quotidiani locali della mia provincia, quindi quelli della provincia di Trento, sono quasi all'ordine del giorno gli attacchi non solo nei confronti del bestiame ma anche nei confronti degli allevatori.

Quindi, anche qui vorrei dire, a chi tutela il lupo, che non tuteliamo le altre specie. Non tuteliamo le pecore, non tuteliamo le capre, non tuteliamo gli ungulati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e tutti gli animali selvaggi che vengono squartati vivi dal lupo, perché questo è il problema. Quindi, o abbiamo degli animali di classe A e degli animali di classe B, o abbiamo degli animali che devono essere fortemente tutelati oppure no.

La normativa attualmente sposta - quindi, dall'allegato 4 all'allegato 5 della direttiva Habitat - il declassamento del lupo e la possibilità, quindi, che possa passare da specie strettamente protetta a protetta. Perché? Perché così dà agli Stati - ma io direi, ancora meglio, ai singoli territori - la possibilità di dare delle risposte concrete e intervenire, perché, purtroppo, abbiamo a livello locale, a livello comunale e a livello provinciale, delle situazioni in cui c'è un'altissima presenza di questi animali e, quindi, noi dobbiamo garantire sicurezza, attività economiche e, soprattutto, evitare lo spopolamento delle aree di montagna, perché altrimenti i colleghi mi dovrebbero spiegare come possiamo noi, a livello legislativo, intervenire con degli incentivi per evitare lo spopolamento delle zone montane e poi non capire che una criticità come questa è la criticità principale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) che determina lo spopolamento delle aree montane.

Quindi, per questo motivo, io dichiaro che come gruppo Lega-Salvini Premier siamo favorevoli a quanto è stato espresso dalla XIV Commissione e, pertanto, riteniamo che su questo percorso si debba accelerare per fare in modo di dare delle risposte concrete a territori che chiedono di essere ascoltati e, soprattutto, ai quali noi dobbiamo dare delle soluzioni concrete (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Piero De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Il 7 marzo 2025 la Commissione europea ha presentato una proposta di intervento legislativo europeo volto a modificare la direttiva Habitat, per allinearla al mutato status di protezione del lupo ai sensi della Convenzione di Berna. Ricordiamo, infatti, che nel settembre del 2024 il Consiglio dell'Unione europea ha adottato una decisione per proporre la modifica dello stato di conservazione del lupo attraverso emendamenti agli allegati della stessa Convenzione.

Questa proposta è stata accolta il 6 dicembre 2024 dal Comitato permanente della Convenzione, che ha spostato dunque, a partire dal 7 marzo scorso, il lupo dall'allegato II (specie di fauna rigorosamente protette), all'allegato III (specie di fauna protette). Alla luce di questa modifica, la proposta in esame della Commissione europea è volta a inserire a sua volta, quindi, il lupo nell'allegato V della direttiva Habitat e non più anche nell'allegato IV, cosa che comporterebbe una protezione della specie meno restrittiva.

Il tema però, visto che è stato portato all'attenzione dell'Aula e non solo della Commissione, è molto serio e delicato. Con grande serenità e con fermezza, però, dobbiamo dire che non tolleriamo la propaganda e la demagogia che ha fatto la destra nelle scorse settimane e che continua a fare, ancora oggi, in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), prendendo in giro i cittadini italiani e mistificando la realtà. Ci siamo abituati del resto, perché è una modalità consolidata, da oltre due anni e mezzo, sui temi della sicurezza, della sanità, del lavoro, dell'immigrazione. Lo abbiamo ascoltato rispetto alla direttiva Bolkestein, un'altra direttiva europea, e oggi anche sulla direttiva Habitat va in scena lo stesso film.

Facciamo chiarezza. Il voto dei giorni scorsi in Commissione politiche Unione europea non ha approvato nessuna nuova norma sul lupo in Italia, né in Italia né in Europa. Nessuna svolta storica c'è stata, né in un senso né in un altro. Come detto, da marzo scorso, la Commissione europea - non la destra - ha elaborato una proposta di modifica del livello di protezione del lupo in tutta Europa, disciplinato dalla direttiva Habitat. Su questa proposta, la Commissione politiche Unione europea ha dato finora un parere di carattere procedurale ed è lo stesso parere che siamo chiamati a dare oggi in Aula, perché, ai sensi delle norme dell'Unione, le prerogative della Commissione politiche Unione europea - e oggi dell'Aula - sono limitate solo alla verifica del rispetto del principio di sussidiarietà nelle materie di competenza non esclusiva dell'Unione. Il merito della proposta sarà affrontato nelle Commissioni competenti. La discussione è stata già incardinata - rispetto a un parere di carattere politico - in Commissione agricoltura. È lì che si svolgerà un dibattito e una discussione, oltre al dibattito che si svolgerà nel Parlamento europeo.

Lo stesso accade, quindi, in Aula. Noi siamo chiamati, oggi, a fornire una valutazione della proposta limitatamente a un aspetto tecnico-istituzionale legato all'applicazione del principio di sussidiarietà da parte della Commissione europea, che, come chiarito dal Protocollo n. 2, allegato al Trattato di Lisbona, ha degli obblighi specifici e molto stringenti al riguardo: in primo luogo, deve consultare ampiamente e, se del caso, prendere in considerazione la dimensione regionale e locale dell'azione prevista, raccogliendo i pareri delle istituzioni nazionali e locali sull'opportunità di una proposta legislativa in relazione al principio di sussidiarietà; in secondo luogo, la Commissione europea ha l'obbligo di allegare ai progetti di atti legislativi una scheda dettagliata, contenente elementi circostanziati che dimostrino il rispetto sempre degli stessi principi di sussidiarietà e di proporzionalità; infine, la Commissione europea deve effettuare una valutazione d'impatto che motivi adeguatamente l'intervento legislativo in base a indicatori qualitativi e quantitativi. Nel caso di specie, questi passaggi non sono stati correttamente svolti. Questo è il tema che abbiamo posto all'attenzione della Commissione politiche Unione europea e che ribadiamo con chiarezza, con fermezza e con serenità qui in Aula.

Peraltro, è pendente al riguardo - lo ricordiamo a tutti - un giudizio dinanzi al tribunale dell'Unione europea proprio sulla legittimità della proposta del Consiglio di emendamento agli allegati della Convenzione di Berna, chiedendo l'annullamento, oltre che della decisione stessa, di ogni altro atto successivo e connesso.

Per queste ragioni di carattere tecnico, allora, senza entrare nel merito della proposta di modifica alla direttiva Habitat, che non compete né alla Commissione politiche Unione europea né oggi all'Assemblea, continuiamo a contestare la ricostruzione della destra sulla mancanza di criticità formali della proposta avanzata dalla Commissione europea. Noi vogliamo evitare di mettere la polvere sotto il tappeto in questa fase legislativa preliminare, col rischio di trovarsi, poi, travolti da problemi di procedibilità o di legittimità della proposta tra qualche settimana, quando si aprirà il confronto legislativo tra Parlamento europeo e Consiglio europeo a Bruxelles.

Come già spiegato nel dibattito in Commissione, a nostro avviso sarebbe necessario, invece, procedere in questa fase a due azioni molto serie e concrete: innanzitutto, invitare la Commissione europea a valutare bene gli elementi di criticità formali della proposta, che rischiano di farla considerare illegittima e quindi inefficace nei prossimi passaggi; in secondo luogo, è indispensabile avviare un dialogo politico approfondito tra le Commissioni parlamentari competenti e la Commissione europea, per definire bene il perimetro e il contenuto sostanziale della proposta rispetto alle esigenze e agli obiettivi che si prefigge di raggiungere, ossia limitare i danni significativi al settore zootecnico e all'ambiente e assicurare tutela per la sicurezza pubblica.

Alla luce di tali considerazioni, riteniamo allora opportuno evitare strumentalizzazioni ideologiche sul tema e invitare le forze politiche - tutte le forze politiche - a concentrarsi sul lavoro di merito, da svolgere in Italia e in Europa, per affrontare concretamente, con serenità ed equilibrio, le questioni legate alla modifica della direttiva Habitat (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Maria Cristina Caretta. Ne ha facoltà.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Grazie, Presidente. Siamo chiamati oggi a deliberare su un parere a una proposta di modifica della direttiva Habitat per la rimodulazione dello status di protezione del lupo. È un traguardo importante perché rappresenta un cambio di passo nella visione del rapporto tra uomo e natura, dove l'uomo ritorna ad essere il primo custode dell'ambiente in qualità di bio-regolatore.

La protezione del lupo è vincolata alla direttiva Habitat e alla Convenzione di Berna, come è stato già ricordato, due strumenti particolarmente complessi che possono essere rimodulati solamente a seguito di un dibattito collegiale in sede europea.

La verità sulla condizione del lupo - in Europa e in Italia - la conosciamo da anni. Nella scorsa legislatura Fratelli d'Italia ne ha parlato e dibattuto ampiamente.

Una coesistenza indubbiamente complessa perché - ce lo dicono i dati ISPRA e l'analisi condotta dalla Commissione europea nel 2023 - l'incremento della specie lupo in Europa è stata, negli ultimi anni, esponenziale, portando ad avere in Italia la metà della consistenza dei lupi presente negli Stati Uniti d'America, un territorio che - lo ricordo - ha un'estensione di 26 volte superiore a quella dell'Italia.

Questo aumento della popolazione dei lupi ha comportato anche un incremento degli attacchi al bestiame: i dati ISPRA riportano quasi 9.000 capi di bestiame predati, con conseguenti danni economici per il comparto zootecnico, che è costretto a sostenere i costi diretti degli attacchi, ma anche i costi indiretti, come aborti del bestiame, animali dispersi o feriti e il calo di produttività dovuto allo stress subito dalle greggi o dalle mandrie.

A questo si aggiungono anche le preoccupazioni derivanti dai sempre più frequenti attacchi - da parte dei lupi - agli animali d'affezione e le crescenti incursioni nei centri abitati, dando luogo a numerosi profili di rischio a livello di sicurezza pubblica. Mi permetto di informare il collega Caramiello che ISPRA e il Ministero dell'Ambiente riferiscono che, tra il 2017 e il 2024, vi sono stati 19 attacchi, da parte di sette lupi, alle persone.

Ci tengo a rimarcare il ruolo centrale che ha avuto l'Italia perché, dopo anni di silenzio, con il Governo Meloni è stato proprio il Ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida, a sollevare questo problema in sede europea nel corso dei Consigli Agrifish del 2023 e 2024, permettendoci così oggi di poter dibattere sul declassamento del lupo.

Voglio ringraziare personalmente il Ministro perché, con buon senso e pragmatismo, ha finalmente tolto la patina di ipocrisia da un tema che da anni - e per anni - ha sempre avuto bisogno di realismo e non di ideologie.

Modificare lo stato di protezione del lupo nei confronti di una specie in costante aumento - non più a rischio di estinzione - è una logica conseguenza dell'evoluzione positiva che la specie ha avuto a livello conservazionistico. Un'evoluzione positiva che non deve sfociare nell'esatto opposto, come invece sta avvenendo. È l'uomo, sono gli agricoltori e gli allevatori i primi custodi del territorio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) inteso come habitat, in tutte le sue forme: dalle piante, alle foreste, alle specie. Questo equilibrio non deve essere garantito su base ideologica, ma sulla base del realismo.

Un mancato controllo del lupo non solo ha tutte queste ripercussioni devastanti per le attività antropiche e l'incolumità dei nostri cittadini, ma si sta paradossalmente ritorcendo contro il lupo stesso, con la diffusione sempre più massiccia dell'inquinamento genetico dovuto all'ibridazione con il cane.

La nostra priorità è garantire che la convivenza tra uomo e natura sia sostenibile tutelando, sullo stesso piano, il patrimonio naturale e le attività che danno vita e sostegno alle nostre comunità rurali.

Per sminare il campo da eventuali usi strumentali, il testo che abbiamo davanti è una proposta basata, tale e quale, su quanto avanzato dalla Commissione europea, già approvato dal Consiglio a Bruxelles, e ora in attesa di voto da parte del Parlamento europeo.

Una proposta di buon senso, priva di ideologie, come quelle che hanno mosso i colleghi del Partito Democratico che, in Commissione politiche dell'Unione europea, hanno votato …

PRESIDENTE. Concluda.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). …contro questo testo sulla base di ragioni del tutto strumentali, senza entrare veramente nella questione.

Oggi, Presidente, e concludo, ci sarà una scelta di campo: da un lato, chi vorrà contribuire a porre fine a una questione che da anni sta massacrando la nostra agricoltura e le nostre aree rurali; dall'altro, chi nega l'evidenza e ritiene che la gestione “lupi” sia una questione inesistente, che non merita controllo. L'auspicio è sempre quello: che prevalga l'interesse nazionale contro miopie ideologiche (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.

(Votazione - XVIII-bis, n. 52)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul Documento approvato dalla XIV Commissione nell'ambito della verifica di sussidiarietà di cui all'articolo 6 del protocollo n. 2 allegato al Trattato di Lisbona.

Ricordo che, in caso di approvazione di tale documento, ai sensi del parere della Giunta per il Regolamento del 14 luglio 2010, l'ordine del giorno motivato presentato dal presidente del gruppo del Movimento 5 Stelle non sarà posto in votazione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Seguito della discussione delle mozioni Richetti ed altri n. 1-00410, Scerra ed altri n. 1-00416, Lucaselli, Candiani, Pella, Romano ed altri n. 1-00429, Ghirra ed altri n. 1-00430 e De Luca ed altri n. 1-00433 concernenti il monitoraggio e lo stato di attuazione del PNRR.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Richetti ed altri n. 1-00410 (Nuova formulazione), Scerra ed altri n. 1-00416, Lucaselli, Candiani, Pella, Romano ed altri n. 1-00429, Ghirra ed altri n. 1-00430 e De Luca ed altri n. 1-00433 concernenti il monitoraggio e lo stato di attuazione del PNRR (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 17 marzo 2025 e nel corso della quale è intervenuto il rappresentante del Governo, sono state presentate le mozioni Lucaselli, Candiani, Pella, Romano ed altri n. 1-00429, Ghirra ed altri n. 1-00430 e De Luca ed altri n. 1-00433 e una nuova formulazione della mozione Richetti ed altri n. 1-00410, che sono state già iscritte all'ordine del giorno.

Avverto infine che in data odierna è stata presentata una nuova formulazione della mozione Scerra ed altri n. 1-00416. Il relativo testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A).

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di esprimere il parere sulle mozioni presentate. Prego, signor Ministro.

TOMMASO FOTI, Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. Sì, Presidente.

In ordine alla mozione Richetti ed altri n. 1-00410 (Nuova formulazione), il parere è favorevole al punto 1) se riformulato nel senso di sopprimere le parole successive a “monitoraggio”.

Il parere sui punti 2) e 3) è contrario.

Il parere sul punto 4) è favorevole se riformulato come segue: “A chiarire se intenda adottare iniziative volte ad apportare ulteriori modifiche al Piano, in particolare per utilizzare una parte dei fondi anche, eventualmente, per misure a sostegno delle imprese colpite dai dazi statunitensi e, in caso affermativo, ad assicurare un adeguato coinvolgimento delle Camere”.

PRESIDENTE. Questa era la mozione Richetti ed altri n. 1-00410 (Nuova formulazione) (Commenti). Non ha sentito cosa? L'ultima riformulazione? Va bene. Se, per cortesia, signor Ministro, può ripetere l'ultima formulazione dell'ultimo impegno.

TOMMASO FOTI, Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. “A chiarire se intenda adottare iniziative volte ad apportare ulteriori modifiche al Piano, in particolare per utilizzare una parte dei fondi PNRR anche, eventualmente, per misure a sostegno delle imprese colpite dai dazi statunitensi e, in caso affermativo, ad assicurare un adeguato coinvolgimento delle Camere”.

PRESIDENTE. Bene, grazie. Passiamo alla mozione Scerra ed altri n. 1-00416… scusi, pensavo avessimo finito. Prego, prosegua.

TOMMASO FOTI, Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. Sul punto 5) il parere è contrario. Sul punto 6) faccio presente che abbiamo già assolto a questo impegno in occasione dell'8 marzo. Se può valere per l'anno successivo posso impegnarmi, ma per quest'anno l'abbiamo già fatto.

Sui punti 7) e 8) il parere è favorevole.

Quindi, sul punto 6), il parere è favorevole, ma, anziché “con la massima celerità”, mettere: “a trasmettere al Parlamento un'ulteriore relazione aggiornata” e poi di seguito. In questo caso, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Bene, sulla premessa, invece, Ministro?

TOMMASO FOTI, Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. Sulla premessa, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Bene, adesso possiamo passare avanti. Passiamo alla mozione Scerra ed altri n. 1-00416 (Nuova formulazione).

TOMMASO FOTI, Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. Il parere è contrario sia sulle premesse, sia sui punti del dispositivo.

PRESIDENTE. Chiarissimo. Passiamo alla mozione Lucaselli, Candiani, Pella, Romano ed altri n. 1-00429.

TOMMASO FOTI, Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. Il parere è favorevole sia sulle premesse, sia sugli impegni.

PRESIDENTE. Passiamo alla mozione Ghirra ed altri n. 1-00430.

TOMMASO FOTI, Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. Il parere è contrario sia sulle premesse, sia sugli impegni.

PRESIDENTE. Passiamo alla mozione De Luca ed altri n. 1-00433.

TOMMASO FOTI, Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. Il parere è contrario sulle premesse e sui punti 1), 4), 6) e 8). Il parere è invece favorevole sui punti 2), 3), 5) e 7).

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). La ringrazio, signor Presidente. Ringrazio anche il Ministro, visto che è l'unico momento in cui sarò a ringraziare il Ministro. Però lo voglio ringraziare perché, a differenza di tanti altri suoi colleghi, dimostra, evidentemente anche la sua storia e natura parlamentare, un'attenzione nei confronti di quest'Aula, che non è una consuetudine nella maggioranza, anche se bisogna dire che è sicuramente in continuità con chi lo ha preceduto.

Voglio anche dare atto al Ministro che, ovviamente, essendo intervenuto in corso d'opera, necessariamente porterà la croce anche di decisioni che noi contestiamo e che non sono attribuibili direttamente alla sua responsabilità. Ma, essendo una persona politicamente esperta, sa perfettamente che, nel momento in cui ottiene, penso, anche un riconoscimento così importante, si deve fare carico anche di critiche che non riguardano sicuramente solo il suo operato.

Qui, per quanto mi riguarda, finiscono le valutazioni positive nei confronti delle azioni del Governo, che non mettono assolutamente in discussione la mia stima personale nei confronti del Ministro.

Vorrei partire, però, da una considerazione, annunciando che, da parte di Italia Viva, ci sarà un voto favorevole su tutte le mozioni presentate dall'opposizione e ci sarà, invece, un voto contrario sulla mozione della maggioranza, non tanto perché su alcune questioni non conveniamo, ma perché chiaramente rappresentano un viaggio, rappresentano una fotografia che, a nostro avviso, non corrisponde minimamente alla realtà dei fatti. Il “proseguiremo, faremo, questo è tutto fatto, risolto” e via dicendo è un'esaltazione di una situazione che, purtroppo, non corrisponde non solo al nostro pensiero, ma neanche alla realtà dei fatti.

Nel fare questa dichiarazione di voto, signor Ministro, la prima cosa che mi viene da dire è che, in fondo, ci troviamo di fronte a un'occasione persa. Infatti, è chiaro che il PNRR è certamente lo strumento più importante, più rilevante, più rivoluzionario che abbiamo ottenuto negli ultimi anni, che può incidere pesantemente e direttamente, in un senso o nell'altro, sull'economia del nostro Paese. È una grande opportunità, anche usciti dalla pandemia, per rilanciare il Paese e farlo uscire da quei numeri sempre troppo bassi che riguardano la sua crescita. Insomma, una quantità di denari che sono stati corrisposti - in parte in prestito, in parte a fondo perduto - che dovevano necessariamente essere lo strumento che avrebbe dovuto far fare un salto di qualità all'economia del nostro Paese. Così purtroppo non è stato. Quello che penso è che questa è una responsabilità che, secondo me, in qualche modo, dovremmo assumerci tutti, soprattutto la maggioranza, ma forse, in parte, anche l'opposizione, perché un programma così importante per la vita del Paese, per il futuro del nostro Paese, dovremmo dire anche per il futuro delle prossime generazioni, dei nostri figli, avrebbe dovuto essere l'occasione per far diventare questo strumento, questa operazione, questa opportunità, questa occasione per il nostro Paese, qualcosa, davvero, caratterizzato in termini di unità nazionale, qualcosa che in qualche modo vedesse davvero il concorrere di tutti, dalla maggioranza all'opposizione, per fare in modo che fosse possibile raggiungere il miglior risultato ovviamente dal punto di vista economico, ma anche dal punto di vista delle inevitabili e indispensabili trasformazioni di cui ha bisogno questo Paese, delle quali, spesso e volentieri, chiacchieriamo tutti e chiacchieriamo tanto e per le quali, poi, non arriviamo mai a soluzione: insomma, fare di questa opportunità un patrimonio condiviso tra maggioranza e opposizione, perché, come dicevo, riguarda - vorrei dire in assoluto, in generale - il futuro, in termini di visione anche di quello che sarà il nostro Paese nei prossimi anni e forse decenni e anche, però, in termini di scelte concrete, per quanto riguarda la questione degli investimenti.

Io non penso che sia sano per la parte di responsabilità che riguarda questa maggioranza e questo Governo, ma anche probabilmente per la parte di responsabilità che può aver riguardato esperienze di Governo precedenti, nascondersi dietro il silenzio nella fotografia della realtà che ci troviamo di fronte.

Forse sarebbe più sano, anche dal punto di vista dei rapporti parlamentari, evidenziare con chiarezza i limiti, le incongruenze, le deficienze, i problemi che si sono incontrati e fare in modo, proprio in base a quella concordia che si sarebbe dovuta realizzare, che questi problemi trovassero una soluzione comune su questo, ovviamente rimanendo nella distinzione assoluta su tanti altri argomenti tra maggioranza e opposizione, ma su questo argomento fare un lavoro comune, per risolvere anche i tanti problemi che si sono manifestati. Non è stato fatto, non si è voluto fare questo. Io penso che sia stato un errore. È stato un errore certificato purtroppo anche - lo dicevo all'inizio - dai dati. Perché, in base alla relazione della Corte dei conti del dicembre del 2024, quindi solo di qualche mese fa, è stato messo a terra il 32 per cento delle risorse complessive, cioè 62,2 miliardi su 199,4 miliardi che sono stati concessi al nostro Paese. Ma se mettiamo in campo anche i dati forniti dal monitoraggio che fa il Servizio Studi sia della Camera sia del Senato, l'andamento della spesa per semestre, invece, di aumentare, diminuisce.

Questi sono dati oggettivi e inconfutabili. Ripeto: potrebbe essere persino inutile andare a individuare perché sia successo questo. È molto più importante cercare di capire come porre rimedio a quelle deficienze che possono diventare risolutive nella nostra economia, nella nostra potenziale crescita, nelle speranze e nel futuro che dovremmo determinare, utilizzando uno strumento così determinante.

Allora, andiamo a vedere anche i diversi report che sono riportati; in particolare, qualche giorno fa, è uscito un articolo su Il Foglio - che è particolarmente attento a questa tematica - in cui veniva evidenziato il silenzio del Ministro e dell'attuale Ministro. Scriveva l'articolista: “Continua l'assordante silenzio del Ministro per il PNRR (…) sulla revisione generale del Piano Europeo, cui i Ministeri stanno lavorando da cinque mesi. La trattativa con Bruxelles è complessa perché non si tratta solo di aggiornare l'elenco degli interventi, eliminando (…) quelli che non potranno essere conclusi ad agosto del 2026 e sostituendoli con progetti più facili, ma anche di decidere le regole della rendicontazione finale e quale può essere il meccanismo più opportuno per far passare la linea su cui Roma e Bruxelles ormai concordano politicamente: reinvestire in nuove riforme una parte dei fondi che non saranno spesi entro i termini”.

Ora, anche qui c'è un limite, secondo me, che va evidenziato. Infatti, quando è stato pensato il PNRR, oltre che ovviamente per la quantità di fondi che venivano messi a disposizione, il grande lavoro che è stato immaginato in particolare dal Governo Draghi è stato quello di capire quali potessero essere gli interventi e le riforme anche strutturali che in questo Paese mancano da anni e probabilmente con la complicità di maggioranze di tutti i tipi, ma che sappiamo essere necessari al nostro Paese e utilizzare questa occasione proprio per fare quelle trasformazioni importanti.

Ora, definanziare una serie di interventi perché si è in ritardo o perché si sono compiuti degli errori - perché, perché e perché lo vedremo - non è equivalente nel momento in cui si decide di mettere in campo riforme diverse.

Ho finito il tempo?

PRESIDENTE. Un minuto.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Vorrei qui riprendere - per fortuna l'onorevole Gadda è intervenuta già un mesetto fa in occasione di un dibattito in Aula su questo - due temi che, però, sono molto importanti. Uno è quello che riguarda il Mezzogiorno. L'obiettivo del PNRR era quello anche di riequilibrare lo scompenso che c'è sotto tutti i punti di vista tra il Mezzogiorno e la parte settentrionale del nostro Paese, sapendo che, anche dal punto di vista della burocrazia, dei procedimenti e di tutta una serie di questioni, paradossalmente il Settentrione è più avvantaggiato rispetto al Meridione e, quindi, avrebbe dovuto essere - ho finito, signor Presidente - questa l'occasione per sanare quel disequilibrio.

Soprattutto l'altro tema che, in qualche modo, rimane una nebulosa è quello che riguarda gli asili nido. Questo tema non riguarda, come spiegava l'onorevole Gadda, soltanto le strutture fisiche, ma anche qual è lo stato di attuazione, qual è lo stato dell'arte e quali sono le ricette rispetto alla gestione degli asili nido. Se nell'ultima legge di bilancio avete tagliato 5,6 miliardi agli enti locali, che si occupano della gestione degli asili nido e delle attività territoriali, come possiamo pensare che possa avvenire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro delle donne? Insomma, se tra le misure che vengono definanziate ci sono misure così importanti ed evidenziate in partenza come così importanti, c'è qualcosa che non va. Purtroppo, ci sono tante cose che non vanno, a cominciare - ripeto - da un metodo che, secondo me, è sbagliato e che continuiamo a portarci avanti (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. L'Europa ci aveva dato per una volta - possiamo dircelo - un'opportunità. Non era scontato: pochi anni prima forse non sarebbe accaduto. Probabilmente oggi, con una repentina conversione prima di tutto psicologica - possiamo dire - verso l'economia di guerra, di certo non accadrebbe. Il Next Generation EU per noi, per l'Italia, non sarebbe stato solo uno strumento per uscire dalla crisi pandemica, ma poteva essere una sorta di tornante storico, l'occasione insperata di rispondere ad alcuni problemi decennali del Paese, di emendare gli errori fatti riducendo e tagliando la spesa sociale e sanitaria come era successo in passato, di restituire ai salari quanto sottratto dal profitto e dalle politiche che hanno precarizzato il lavoro, di curare quel territorio ferito da abusi, cementificazione ed edificazioni incontrollate, di mettere in sicurezza tutte le scuole affinché nessun ragazzo potesse mai più morire seduto al suo banco, come è successo al “Darwin” di Rivoli, di colmare il divario gravissimo rispetto al resto d'Europa nella transizione verso le fonti rinnovabili, di rispondere almeno in parte alla secolare questione meridionale. Questa occasione, Ministro, mi faccia dire - ci faccia dire - che sembra già alle nostre spalle, come una sorta di futuro passato inesorabilmente.

Avete messo in piedi una struttura di governance ipercomplessa per garantire, appunto, il corretto andamento del PNRR e per monitorare l'attuazione dei progetti. Eppure, questo pesante apparato non ci ha salvati, di fatto, da un'affannosa corsa contro il tempo e dal dubbio, ormai più che fondato che al 30 giugno 2026 scadenze e impegni non saranno stati rispettati, si è passati a una certezza. Tutto questo, inoltre, nella totale assenza di trasparenza e coinvolgimento della società civile.

Il paradosso è che, in un piano cosiddetto performance based, di un sistema di verifiche dell'avanzamento di milestone e target non c'è traccia. La stessa relazione al Parlamento sullo stato di attuazione del PNRR è stata di nuovo presentata con toni trionfalistici. Parlate di un primato italiano nella relazione degli obiettivi, come sempre sbandierando numeri assoluti privi di qualsiasi riferimento.

Sapete perché l'Italia non è per nulla prima in termini percentuali? Sapete perché? Perché ha negoziato semplicemente un numero di milestone e target più elevati rispetto agli altri Paesi europei. Intanto, il Governo ha chiesto alla Commissione europea la settima rata (18 miliardi e 300 milioni), la più impegnativa. Insomma, vi vantate anche di un primato sul ritmo di attuazione. Eppure, tutti sappiamo perfettamente che, con l'approssimarsi della scadenza del Piano, i Paesi che hanno ricevuto meno colmeranno rapidamente il vantaggio. Parliamo, in sostanza, come voi rifiutate sempre di fare i numeri. Alla fine del 2024, i pagamenti effettivi erano 63 miliardi, solo 18,3 miliardi sopra il 2023. Sapete cosa significa? Significa che in soli 2 anni dovremmo riconoscere 130 miliardi, al ritmo di 65 miliardi di euro l'anno e di 5,5 miliardi di euro al mese. Come? Con la capacità di spesa dell'ultimo biennio? Glielo chiedo, Ministro, perché dovrebbe essere il primo a essere molto, molto preoccupato. Quella che ha suggerito al Governo di rinunciare ai finanziamenti nella prossima richiesta di rimodulazione? Per inciso, sarebbero le spese per asili, scuole, ospedali, residenze universitarie, dissesto idrogeologico, linee ferroviarie nel Mezzogiorno.

Per la Missione 7 è stato speso solo l'1,45 per cento del tutto, per la Missione “Salute” il 18 per cento, per la Missione 5 “Inclusione e coesione” solo il 18 per cento. Non lo dico io: lo dice la Ragioneria generale dello Stato e lo conferma il fatto che Giorgetti voglia chiedere alla Commissione la proroga al 2027 per la scadenza del Piano. Nei prossimi 3 semestri dovremmo complementare 284 traguardi e obiettivi.

Per favore - glielo dico, Ministro, per la serietà e per i nostri rapporti - non cerchi anche lei di tirarci scemi. Siamo a un terzo della spesa programmata e i ritardi peggiori li abbiamo su ciò che a voi non interessa. La transizione ecologica è a solo all'8 per cento dei fondi spesi, cultura e turismo all'11 per cento dei soldi spesi, salute al 14 per cento, ma anche la digitalizzazione è bassissima, con solo il 22 per cento dei progetti realizzati, e istruzione e ricerca al 26 per cento. Ma - badate - ci sono, invece, due dati che sembrano normali: sono le infrastrutture, per cui è stato speso il 46 per cento, e i fondi per le imprese, non a caso il 47 per cento. Sono tutti politici, Ministro, questi numeri. Parlano di favore e cura degli interessi e di alcune potenti lobby - possiamo dire così - e di incuria, invece, nei confronti dei bisogni collettivi.

Sulla Missione 2 “Rivoluzione verde e transizione ecologica” residuano la maggior parte delle risorse non spese: ben 36 miliardi di euro. Lo stato di attuazione della Missione “Salute” è allarmante. Sulle case di comunità i progetti completati e collaudati sono solo 25, l'1,8 per cento del totale; sugli ospedali di comunità solo dieci, il 2,3 per cento del totale; sul piano per gli asili nido e le scuole dell'infanzia solo 88 progetti risultano completati; per le politiche attive del lavoro è stato speso solo il 7 per cento delle risorse. Naturalmente, c'è un effetto immediato: l'impatto impercettibile sulla crescita del PIL. Eppure, senza il PNRR saremmo in recessione.

Sull'ultimo Piano strutturale di bilancio l'effetto del PNRR è stato una crescita aggiuntiva dello 0,1. Poi c'è un effetto di prossimo futuro: entro giugno l'Italia dovrà individuare i progetti che rischiano di non essere completati in tempo e già si parla di aumentare la spesa per la competitività, per la difesa e per la mobilità militare, attingendo, appunto, ai fondi di coesione. Usare i fondi europei sarebbe davvero un regalo ulteriore alle lobby militari e un passo verso la militarizzazione dell'economia europea.

Noi vi chiediamo di escludere categoricamente il dirottamento di fondi per le politiche di coesione verso la difesa, l'industria bellica e la mobilità militare. Non ci sono scappatoie. Il Piano va completato entro il 30 giugno 2026: invece di chiedere proroghe e rimodulazioni, occupatevi di come farcela, perché le case, gli ospedali di comunità, gli asili nido, le residenze universitarie, gli interventi contro il dissesto idrogeologico, i treni nel Mezzogiorno sono un bisogno reale, non un'opzione; già li abbiamo attesi per una vita.

Tocca a voi rafforzare la capacità amministrativa di tutti gli enti locali per queste spese; a voi spetta coordinare, monitorare, rendicontare e controllare; a voi spetta garantire trasparenza nella gestione delle risorse; a voi tocca reclutare e indurre a reclutare il personale di cui c'è bisogno. Non avete scuse. Voi avete sempre sperato, senza nasconderlo, di far fallire l'occasione del PNRR. La possibilità che gli equilibri cambino è un po' la vostra kryptonite, che i lavoratori perdano potere d'acquisto un sacrificio necessario per mantenere alcuni rapporti di forza immutati. Anche un settore strategico come l'automotive si può sacrificare pur di non essere mai attori di una transizione energetica che scontenterebbe i signori del gas e dell'era fossile.

Ora - ho concluso - l'economia di guerra vi dà una sorta di alibi perfetto, un alibi perfetto per il delitto perfetto: le risorse finalmente servono per altro. A febbraio, l'indice della produzione industriale è sceso ancora dello 0,9 per cento; dilagano disoccupazione e sottoccupazione ma, soprattutto, salari da fame. Ma la NATO e il ReArm Eu chiedono la corsa al riarmo, con l'incremento della spesa militare almeno al 2 per cento del PIL. Poco importa se sarà il naufragio del Paese. L'importante sono le scintille pirotecniche e le tempeste di acciaio che nascondono il vuoto delle vostre politiche.

E, per fortuna, come dicevano alcuni analisti, c'è lo tsunami Trump. Già. La vicenda dei dazi vi ha portato a un ennesimo accordo sottobanco sulla vicenda delle armi e del gas liquido. Per questo il PNRR sembra davvero, per voi, un tassello che non c'entra più con la politica del Governo, né con gli investimenti che volete fare. E correte, con tutte le vostre energie, per poter riportare questa economia di guerra ed economia fossile lì nel vostro impianto ideologico.

Per questo voteremo le mozioni delle opposizioni. Per questo continueremo a dire che il PNRR rischia di essere un'occasione persa, se volete fare tutte quelle politiche che ci hanno esattamente mandato a sbattere e quello che la pandemia, invece, ci aveva detto di non fare più (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonetti. Ne ha facoltà.

ELENA BONETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ministro, colleghe e colleghi, Azione ha voluto, con forza, portare in quest'Aula un dibattito su mozioni concernenti lo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e sulla necessità di imprimere un'incisiva e significativa accelerazione alla parte esecutiva di questo Piano. Lo abbiamo fatto non certo per aprire a toni di polemica o accuse; su questo sarebbe, forse, più utile usare i social, interviste (cosa che noi non facciamo in questa direzione, ma sarebbero stati strumenti più adatti ad una propaganda populista) … Siccome, invece, vogliamo parlare di cose concrete ed assumerci una responsabilità dalla quale non ci siamo mai sottratti, né quando eravamo al Governo né adesso che siamo all'opposizione, noi riteniamo che questo sia il luogo di chi deve analizzare i problemi e trovare una convergenza per costruire le risposte.

Faccio questa premessa, Ministro, perché le devo, anche personalmente, riconoscere che anche dall'opposizione, quando lei era all'opposizione, il suo partito era all'opposizione e, adesso, in maggioranza, avete condiviso che sulle grandi sfide del Paese, a volte, l'Italia deve sapersi unire. Però questo slancio - che nella scorsa legislatura, in alcuni passaggi, aveva anche riconosciuto l'azione del Governo Draghi, che ha dato vita e corpo al Piano nazionale di ripresa e resilienza - e questa stessa necessità di trovare uno spazio di dialogo e di convergenza sulle risposte ce li aspetteremmo, nella concretezza, anche adesso che siete al Governo.

Noi continuiamo a fare la nostra parte e ritenere che questo Piano non sia un Piano del Governo Meloni, così come - lo dico molto chiaramente - non era neanche il Piano del Governo Draghi, non era il Piano del Governo Conte, che lo aveva inizialmente aperto nella richiesta dei fondi. Non era un Piano di un Governo: è il Piano dell'Italia per l'Italia e per il futuro dell'Italia. E il fatto che oggi i dati dicano, senza ombra di dubbio, che siamo al limite ormai della possibilità di portare a termine il Piano in modo efficace significa che il fallimento verrà ascritto non al Governo Meloni o a chi il Piano lo ha scritto, avrà una conseguenza e sarà il fallimento del sistema Italia. Noi questo non ce lo possiamo permettere, non ce lo vogliamo permettere. Allora, ancora oggi, insistiamo a portare in quest'Aula un dibattito che deve basarsi sulla realtà delle cose e che deve avere una risposta da parte del Governo, che ancora oggi non c'è stata.

Parto dai numeri: 194,4 miliardi è il complessivo delle risorse europee che vengono destinate per l'attuazione del Piano Next Generation Eu. Di questi 194,4 miliardi, dalla relazione del Governo, a fine 2024 ne sono stati spesi quasi 64 miliardi. È facile fare la differenza: 194,4 meno 64 è un po' più di 130: 130,4 miliardi. Allora, Ministro, dobbiamo spendere 130,4 miliardi dall'inizio del 2025 a metà del 2026. Vuol dire che sono poco più di 43 miliardi ogni sei mesi che dobbiamo spendere. Bene. Quanti soldi abbiamo speso nel 2024? Ne abbiamo spesi 18,10. Quindi, dobbiamo moltiplicare per cinque la nostra capacità di spesa rispetto all'anno precedente. Io, noi, non vediamo le condizioni per questa accelerazione straordinaria per cui, dopo che abbiamo speso 18 miliardi nel 2024, ne spendiamo 130 da qua al giugno 2026.

Qualcuno dice: beh, ma siamo comunque i migliori in Europa. Adesso, anche su questo, vorrei spendere un minuto del mio tempo per spiegare che un dato comparativo tra i Paesi europei non può essere il numero assoluto, il dato assoluto degli euro spesi, perché l'Italia rispetto agli altri Paesi ha una maggior finanziamento e, quindi, abbiamo più soldi da spendere. Quindi è ovvio che ne stiamo spendendo di più, ci mancherebbe anche che ne spendessimo di meno. Il dato comparativo da guardare è quello delle percentuali di spesa. L'Italia ad oggi ha raggiunto il 43 per cento dei milestone e dei target, la Germania il 54, la Francia il 73. Siccome a noi non interessa essere i primi in Europa, ci interessa però avere un dato di verità, vorremmo iniziare a ragionare su cosa facciamo se questi soldi non arrivano ad essere spesi da qua a giugno del 2026.

Qualcuno - qualcuno vuol dire un partito della vostra maggioranza, che più volte l'ha detto: la Lega - dice: vabbè, poco male, sono soldi anche a prestito, a debito, non li spendiamo, meglio non fare niente, rimaniamo fermi, non facciamo le riforme, non cambiamo il Paese, non costruiamo ciò che serve per il Paese, perdiamo la ricchezza. Peccato che l'Ufficio parlamentare di bilancio abbia già certificato che, se il progetto del PNRR non va ad esecuzione nel 2026, avremo un calo della prevista crescita del PIL di circa 3 decimali: meno 0,3. Faccio presente alle colleghe e ai colleghi che vuol dire che, con questo calo, nel 2026 siamo lì lì per andare in recessione. Basta un piccolo soffio di vento per far andare in recessione il nostro sistema Paese e il nostro sistema economico e questo piccolo soffio di vento - ahimè - sta diventando, invece, una possibile grande tempesta a causa di quello che sta accadendo negli Stati Uniti sulla questione dei dazi e l'impatto che si potrà avere sull'economia italiana e sulle imprese italiane.

Non portare a termine il Piano e restituire i soldi significa anche mancare quell'obiettivo che l'Italia finalmente vedeva possibile e realizzabile, che era quello, per esempio, di restituire al Meridione d'Italia quello slancio, quelle pari opportunità di servizi, di infrastrutture, di produzione, che per troppo tempo lo hanno lasciato arretrato rispetto al Nord, ma che hanno complessivamente penalizzato l'intero sistema economico italiano; significa non risolvere il problema della parità di genere; significa non investire sul tema delle politiche giovanili e far perdere a questi giovani, ai nostri giovani, l'occasione di scegliere l'Italia come il luogo dove investire nel loro futuro.

Tutte queste occasioni mancate noi non ce le vogliamo permettere, per arrivare a questo sfacelo possibile. Perché è veramente l'ignavia di chi dice: sì, avevo i soldi per farlo, ma, alla fine, non sono stato capace e me ne lavo le mani, pazienza, rimaniamo così come siamo. Rimanere così come siamo oggi vuol dire arretrare. C'è una questione: noi abbiamo ben chiaro che voi state, probabilmente, non chiedendo la proroga dal 2026 sui fondi in modo successivo, perché avete introdotto un meccanismo, che è quello delle facilities, per il quale, praticamente, diamo a degli enti attuatori la possibilità di spesa dei soldi, così noi spendiamo i soldi, poi i progetti verranno realizzati dopo.

Allora, magari questo fa in modo che teniamo i conti in bilancio con la Commissione europea, ma nuovamente, Ministro, mancheremmo l'obiettivo. Faccio un esempio chiave: le imprese del nostro Paese oggi hanno bisogno di una leva sugli investimenti, oggi pagano un prezzo eccessivo sul costo dell'energia. Oggi dobbiamo intervenire, e Transizione 5.0, che è un pezzo della riformulazione che avete fatto, non funziona. Non funziona Transizione 5.0! Su 6,3 miliardi congelati, non abbiamo speso neanche 600 milioni. E neanche spesi, allocati! Non sta funzionando, va cambiata.

Bisogna svegliarsi! Questi soldi vanno messi in misure che oggi sono necessarie per rilanciare investimenti, capacità produttiva e capacità di spesa delle amministrazioni pubbliche, anche in concerto con il mondo industriale e del privato. Noi per questo oggi siamo qui, e siamo qui nel dire e nel dirci che noi verremo ricordati come quelli del grande fallimento italiano, altro che il grande sogno italiano! Noi non ce lo vogliamo permettere, Ministro.

Quindi ci auguriamo che, al limitare del baratro in cui stiamo cadendo, lei sappia prendere in mano la situazione, svoltare e affrontare i problemi per quelli che sono e per come devono essere affrontati. Noi su questo ci saremmo, ma oggi, a partecipare a questa farsa dell'assurdo per cui sta andando tutto bene, purtroppo, non ci possiamo essere (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Romano. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, partirei da alcuni fatti. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è stato approvato nel 2021 e prevede una dotazione di 194,4 miliardi di euro; dopo la revisione del dicembre 2023, grazie anche all'inclusione del REPowerEU, 11 miliardi. L'Italia ha già ottenuto sei rate, un altro fatto, per un totale di 140 miliardi di euro, pari ad oltre il 72 per cento. Un altro fatto ancora: è stato richiesto il pagamento della settima rata, 18,3 miliardi, avendo raggiunto 337 obiettivi su 621 del totale, il 54 per cento del totale.

L'Italia è prima in Europa per obiettivi raggiunti e per rate ottenute. Non eravamo più abituati ad essere primi in Europa. Grazie a questo Governo, all'azione del Ministro Fitto prima e del Ministro Foti dopo, siamo primi in Europa anche a centrare questo obiettivo. La Commissione europea ha sempre approvato gli obiettivi raggiunti in Italia, senza mai fare osservazioni, e il Governo Meloni ha corretto le criticità che sono state ereditate, evitando così sprechi e razionalizzando le risorse, in particolare puntando su energia, coesione e autonomia strategica.

La mozione impegna il Governo a completare il Piano entro il 2026 e siamo sicuri che il Governo manterrà questo impegno, aggiornando il Parlamento, e garantirà l'uso delle risorse anche per il Mezzogiorno. Oggi parliamo di risultati, quindi, non di promesse; di obiettivi raggiunti, non di propaganda; di serietà nella gestione delle risorse pubbliche, non solo su scala nazionale, ma anche su scala regionale e internazionale. Il Governo Meloni ha preso in mano una macchina complessa, ricordiamocelo.

Era una macchina complessa e oggi sono stati raggiunti gli obiettivi previsti, con 337 milestone e target su 621 già centrati. Abbiamo incassato, lo ricordavo prima, oltre 140 miliardi di euro: un risultato che va sottolineato con orgoglio, non perché fosse scontato. E questo traguardo porta il segno dell'azione del Governo. Sin dall'inizio del suo mandato, il Governo Meloni ha saputo ricucire il rapporto con la Commissione europea e ha integrato il Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Vi ricordate quando si diceva “non tocchiamo niente, perché non ce la faremo mai, tutto deve essere lasciato così com'è”? Sappiamo, invece, quanti interventi in mille rivoli non avrebbero mai centrato l'obiettivo strategico che questo Governo si è posto, che è quello di spendere correttamente le risorse, quindi spenderle bene, dentro un quadro strategico di crescita e sviluppo del nostro Paese.

Ma la vera forza di questo Governo sta nell'avere messo il cittadino al centro del Piano, altro che mancata partecipazione, come se questo Piano dovesse essere adottato con il favore della cosiddetta società civile, come se il Parlamento e il Governo avessero soltanto una funzione di ascolto: cosa che hanno, ma hanno anche la responsabilità di approntare azioni, così come hanno fatto, per portare a termine gli obiettivi e raggiungere i risultati. Infatti, oltre il 40 per cento dei fondi allocabili territorialmente sono stati destinati in coerenza con la clausola di coesione prevista dal Piano del Mezzogiorno.

Ciò ha permesso l'avvio di interventi infrastrutturali che erano attesi da decenni, dal potenziamento delle reti ferroviarie regionali al miglioramento delle reti idriche, dalla digitalizzazione della pubblica amministrazione locale fino agli investimenti nei poli universitari e nei presìdi sanitari. Stiamo parlando di interventi che rafforzano le connessioni interne del Mezzogiorno e in particolare nelle isole, ne migliorano l'integrazione con il Paese e con il resto d'Europa. Un altro aspetto fondamentale, spesso trascurato nel dibattito politico, riguarda la capacità degli enti locali di attuare il Piano.

Quante voci contrarie sul perché non si sarebbero raggiunti gli obiettivi. Ebbene, anche grazie all'intervento del Governo, che ha rafforzato gli enti territoriali e gli enti locali con assunzioni di tecnici amministrativi grazie a fondi dedicati, i comuni oggi stanno raggiungendo questi obiettivi. Cosa impensabile, prima ancora che questo accadesse. Non stiamo lasciando indietro nessuno. E dico non il Governo non sta lasciando indietro nessuno, ma la maggioranza, questo Parlamento, che sta sostenendo l'azione del Governo, non sta lasciando indietro nessuno.

E mentre altri hanno accumulato bonus fiscali insostenibili, generando debiti fuori controllo, come nel caso del superbonus, noi abbiamo scelto la strada della sostenibilità, della responsabilità e della credibilità internazionale, questo è il punto focale, così come vengono spese correttamente le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Non helicopter money, ma interventi mirati per la crescita e lo sviluppo del nostro Paese.

E per quanto riguarda le altre voci malevole, voglio ricordare a me stesso che, relativamente alle frodi, che sono state tante nel caso del superbonus, nel caso del Piano nazionale di ripresa e resilienza, a fronte di 614 casi di irregolarità e frode registrati in Italia, l'86 per cento erano casi di mera irregolarità e soltanto 84 le frodi, poco più del 13 per cento, rispetto a tutti i casi di irregolarità e frode emersi a livello europeo. Limitatamente alle politiche di coesione, con riferimento all'importo complessivo, l'Italia si posiziona all'undicesimo posto, con un'incidenza percentuale pari all'1,56 del valore totale emerso a livello europeo.

Perché dico questo? Perché dovrebbe essere meglio conosciuto alle cronache e a questo Parlamento che questo Governo, e in particolare il Ministro Foti, conducono una battaglia costante contro le frodi e le irregolarità. Penso anche in questa occasione al fenomeno delle false fideiussioni, per cui so che il Ministro ha chiesto un intervento puntuale da parte della Guardia di finanza.

Sono state apportate importanti azioni nel campo del Piano nazionale di ripresa e resilienza, tra le quali figurano il potenziamento delle funzioni e l'ampliamento della composizione del Comitato per la lotta contro le frodi nei confronti dell'Unione europea (Colaf), realizzati con il decreto-legge n. 19 del 2024, proprio al fine di rafforzare la strategia unitaria delle attività di prevenzione e contrasto alle frodi e agli altri illeciti sui finanziamenti relativi all'attuazione del Piano. Altro che frodi, truffe e malaffare sul PNRR! Ricordiamoci, ancora una volta, invece, le frodi e il malaffare sul bonus destinato a chi non aveva titolo ad avere quelle risorse.

Il nostro dovere, quindi, è quello di chiedere, attraverso questa mozione, di completare, entro il 2026, l'obiettivo che questo Governo sappiamo intende raggiungere in pieno. Non sprecheremo questa occasione storica: lo facciamo per le famiglie, per le imprese, per i giovani, affinché possano vivere in un'Italia migliore, più efficiente e più giusta. Lo dobbiamo soprattutto ai territori del Mezzogiorno che oggi non chiedono assistenzialismo, ma chiedono autonomia, chiedono infrastrutture, chiedono innovazione, chiedono lavoro stabile. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è l'occasione per restituire a queste terre tutto ciò che meritano: centralità, competitività e fiducia nel futuro.

Chi critica questo lavoro spesso dimentica che ogni rata ricevuta è stata preceduta da un'approvazione rigorosa della Commissione europea, che ha validato uno per uno gli obiettivi raggiunti. E allora domandiamoci: chi ha interesse a delegittimare un percorso che sta funzionando? Questa dovrebbe essere una sfida di tutto il Paese, per la crescita di tutto il Paese e, invece, la solita opposizione è pronta a criticare anche ciò che è da applaudire.

Tutti noi legislatori responsabili dovremmo avere come obiettivo del mandato quello di lasciare un patrimonio e non un fardello ai nostri figli e ai nostri nipoti, perché la vera responsabilità verso le prossime generazioni non si misura con le parole: si misura con i risultati che questo Governo, grazie anche a una rinata centralità a livello internazionale di Giorgia Meloni - e mi piace ricordarlo -, sta portando a casa (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Torto. Ne ha facoltà.

DANIELA TORTO (M5S). Grazie, Presidente. Possiamo riportare in questo Parlamento dieci minuti di verità, di trasparenza e di giustizia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Grazie. Perché, vedete, stiamo per parlare del più grande Piano di investimento pubblico nel dopoguerra, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che doveva essere il fulcro per la rinascita dell'Italia e che, invece, sembra essere diventato il simbolo di un'Italia che il Governo Meloni abbandona, lascia a metà.

Dico questo perché siamo di fronte a un'occasione storica che, purtroppo, perderemo per colpa della vostra incompetenza, della vostra opacità e della scelleratezza delle vostre strategie. Poi, è chiaro che voi racconterete tutta un'altra storia, perché ormai siete dei maghi della manomissione della parola, possiamo dire così, perché per voi l'incapacità si chiama “prudenza” (e ce l'avete detto), la censura si chiama “riservatezza” e la follia si chiama “la migliore strategia per l'Italia”. Però, guardate, potete manomettere anche tutto il vocabolario della lingua italiana, il problema è che non manometterete mai i numeri, perché i numeri parlano chiaro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Sì, Ministro, perché voi avete speso appena 60 miliardi dei 120 miliardi già incassati dall'Unione europea. Voi direte: siamo arrivati a metà del lavoro. E no! E no, perché siete appena al 30 per cento delle risorse dell'intero PNRR che, ve lo ricordiamo, ammonta a 209 miliardi.

Poi, spendete con una lentezza inaccettabile: 5 miliardi in quattro mesi, 1 miliardo e poco più al mese. Di questo passo, vi serviranno almeno dieci anni per far ripartire questo Paese. Peccato che ci siano delle scadenze: tic-toc, tic-toc. A fine giugno 2026, massimo ad agosto, purtroppo queste risorse scadranno. Quindi, è chiaro il messaggio: siete al capolinea, signori, non c'è niente da inventare, punto e basta. Avete fallito. Avete fatto di tutto, però, per mettere le mani su questo PNRR, soldi portati in Italia - e ve lo ricorderemo sempre - grazie alla lungimiranza dell'allora Premier Giuseppe Conte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Hai voglia a sbuffare in quest'Aula! Perché ora ce li avete voi quei soldi e, nella migliore delle ipotesi, li state tenendo al caldo; nella peggiore, li avete persi. Delle due, l'una, ma nessuna delle due ipotesi vi salverà.

Va detta la verità, colleghi, perché durante la pandemia, qui dentro, tutti lo sapevamo che l'Italia aveva bisogno del più grande aiuto possibile e tutti, nessuno escluso, sapevamo qui dentro che il Presidente Conte aveva portato a casa la migliore soluzione. Però, pur di ostacolare quella visione, chi allora sedeva nei banchi dell'opposizione non si è risparmiato neppure un minuto di sciacallaggio politico, neppure un minuto, e continua a farlo oggi in uno dei momenti più bui della nostra storia recente, ed è stato vergognoso. Oggi, sapete che cosa ereditiamo? Ereditiamo degli urlatori seriali che, invece, sono diventati dei camaleonti delle convenienze. Ereditiamo dei cantieri bloccati, dei comuni abbandonati, degli obiettivi mancati, un PNRR in stallo.

Dunque, complimenti, complimenti al Governo dei “pronti”. E non finisce qui, perché questo Piano prevede il raggiungimento di 284 obiettivi, di cui 177 entro giugno 2026, e voi siete ancora qui a dirci che ce la farete. Ma l'unica cosa che voi potete dire è che, a parte qualche miliardo agli amici degli amici… perché ci dovete ancora spiegare come spendono il PNRR il Ministro della Cultura e la ancora Ministra che io preferisco chiamare signora Santanchè. E ce lo dovete raccontare, perché nel frattempo ci giunge una notizia, Ministro: pare stiate chiedendo una nuova rimodulazione all'Europa. E bravi! Perché a forza di rimodularlo, di questo PNRR non resta praticamente niente, perché voi andate in Europa a chiedere che gli obiettivi da raggiungere siano minori. Certo! Minori obiettivi, minori risultati; minori risultati, minori i soldi nelle tasche dei cittadini, perché quei soldi non sono vostri, non sono di nessuno, sono del popolo italiano. Quindi, cari cittadini italiani, addio servizi pubblici: un capolavoro! Voi altro che patrioti, voi siete ladri di speranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Purtroppo, Presidente, l'elenco delle inadempienze è lunghissimo, però io voglio farlo, quindi andrò molto velocemente; però, non sarò indolore, Ministro, mi dispiace per lei.

Il Mezzogiorno se lo è dimenticato, perché, vede, le risorse del PNRR - dovrebbe saperlo meglio di me - sono destinate al Sud per una quota del 40 per cento della somma totale: questa era la condizione. Chissà se oggi siete andati in Europa a dire anche di cancellare quella clausola, perché, vedete, l'ultima Relazione ufficiale sul rispetto di questa percentuale sa a quando risale? A dicembre 2022, due mesi dopo esservi seduti in quel banco del Governo.

Ministro, vede, da allora non abbiamo più nulla, non più un dato, non più un aggiornamento. Un silenzio che grida disprezzo istituzionale verso milioni di cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo è grave!

Poi parliamo dei sindaci, quelli a cui tirate le pacche in campagna elettorale affinché trainino i vostri consensi: dovete sapere che molti di loro sono stati costretti a indire delle gare in tempi record, ad affidare i lavori, ad anticipare risorse senza sapere se poi le avrebbero recuperate, e oggi centinaia di progetti sono in blocco, sono sospesi. Questo sa come si chiama? Boicottaggio istituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Questa è una trappola per chi ha fatto bene il suo dovere. E poi non parliamo di Transizione 5.0, quella cosina che vi siete inventati per spazzare via Transizione 4.0, che funzionava. Beh, oggi le piattaforme dei nostri imprenditori, che dovevano rilanciare le loro imprese, non sono pronte. Non ci sono indicazioni, ci sono stalli nelle rendicontazioni, nelle certificazioni dei progetti; nulla per il risparmio energetico, che, di questo passo, non avremo mai, a causa vostra.

E poi arriviamo al rischio più grande, che io credo sia anche quello più grave, perché il rischio concreto che i fondi del PNRR e del Fondo di coesione vengano dirottati verso la spesa militare, ce lo confermate bocciando oggi la nostra mozione. Eh sì, perché voi volete trasformare le risorse per gli asili, per gli ospedali, per la rigenerazione energetica soltanto in armamenti, in spese per tecnologia militare e in industria bellica. L'avete detto chiaro e tondo. Quindi tagliate sul sociale, ma non risparmiate di promettere miliardi alle lobby delle armi: questo fate. E, purtroppo, io vi chiedo che cosa avete in quella testa, perché il cuore, certamente, non ve lo posso mettere in ballo.

Allora, noi oggi vi chiediamo di fermare tutto questo, le chiediamo di dire “basta”. Noi vogliamo che i soldi del PNRR siano usati per lo scopo per cui il presidente Conte li ha portati nella casa degli italiani. Chiediamo tanto, Ministro? E, allora, se non chiediamo tanto, perché avete bocciato la nostra mozione? Perché avete detto “no” alla trasparenza piena sui dati e all'accesso alla piattaforma ReGiS, che doveva servire agli addetti ai lavori per mantenere il controllo sul monitoraggio delle spese e dei progetti? Avete detto “no” al monitoraggio parlamentare, perché decidete tutto voi, nelle segrete stanze; questo Parlamento non serve a niente da quando Giorgia Meloni siede su quel banco di Governo. Avete detto “no” al rispetto integrale dei progetti già avviati, “no” ai comuni in difficoltà, soprattutto quelli più piccoli; avete detto “no” alla salvaguardia della clausola del 40 per cento al Sud e, soprattutto, avete detto “no” all'uso di questi soldi, per le armi. E voi ve la ridete. Che vergogna, è davvero schifoso questo atteggiamento, irrispettoso di chi qui sta portando la voce del popolo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Voi avete scelto non di ripudiare la guerra, no: voi oggi scegliete di ripudiare la democrazia, voi spalancate la porta alla crisi economica, sociale e ambientale più grave di tutti i tempi. E sappiate che, presto, le contraddizioni, che fate finta non ci siano in questa maggioranza, dilanieranno questo Governo.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

DANIELA TORTO (M5S). E quel giorno - che arriverà, perché arriverà - noi saremo qui, con la schiena dritta, a difendere fino all'ultimo centesimo di questo PNRR e a difendere chi oggi chiede e merita rispetto e giustizia. Grazie, Presidente, per questi 10 minuti di verità. Oggi sappiamo chi siete e da che parte state: non dalla parte del popolo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lovecchio. Ne ha facoltà.

GIORGIO LOVECCHIO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, oggi affrontiamo un passaggio cruciale: discutiamo di una mozione che riguarda il monitoraggio e lo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Un tema che non è solo tecnico, ma politico, strategico e sociale; un tema che tocca le fondamenta del nostro Stato, il cuore delle nostre istituzioni, il destino delle nostre comunità.

Il PNRR è molto più di un piano, è una visione dell'Italia e del futuro. È una bussola per orientare le scelte di oggi verso i bisogni di domani. È una responsabilità che ci chiama tutti, nessuno escluso. Lo ha detto bene il nostro presidente Tajani: il PNRR non è un adempimento da esaurire, è un'opportunità da costruire. È il test della nostra maturità istituzionale, della nostra capacità di fare squadra come Paese.

E, allora, diciamolo con forza: noi questa sfida la stiamo affrontando e la stiamo vincendo. Siamo il primo Paese in Europa per fondi ricevuti: 122 miliardi già erogati, pari al 62,8 per cento della dotazione complessiva. Abbiamo incassato sei rate; abbiamo già presentato la richiesta per la settima, la più impegnativa, quella da 18,3 miliardi.

È un primato che non è solo numerico: è politico, è morale, è civile. Vuol dire che l'Italia sta rispettando gli impegni, che il Governo funziona, che la macchina pubblica, con tutte le sue complessità, è stata messa in condizione di operare.

Guardate i numeri reali: al 31 dicembre 2024 erano stati registrati oltre 270.000 progetti; di questi, oltre il 60 per cento è già stato completato o è in fase di chiusura. La spesa effettiva ha superato i 63 miliardi di euro. Siamo entrati nella fase in cui il Piano diventa realtà nei territori, ed è giusto ricordarlo. Ci sono comuni in tutta Italia che hanno aperto cantieri, che hanno assunto personale, che hanno riqualificato scuole, costruito asili, potenziato reti digitali, investito in sanità, trasporti e formazione. Il PNRR è entrato nelle case, nei paesi e nei quartieri, è entrato nella vita concreta degli italiani. Quindi, non si può governare solo con i numeri, bisogna vedere cosa quei numeri diventano nella vita reale delle persone. Il PNRR è giusto se migliora la vita quotidiana della gente e questo sta accadendo, sta accadendo davvero.

Ma il Piano è anche un grande progetto riformatore. Fino ad oggi abbiamo realizzato 337 obiettivi, tra milestone e target, e ci prepariamo a concludere le ultime tre rate entro il 2026, con 284 obiettivi da completare. È un lavoro immenso, che non può essere portato avanti senza coordinamento istituzionale, responsabilità amministrative e, soprattutto, coesione politica.

E qui viene il punto centrale: serve unità, serve maturità politica, serve spirito repubblicano. Il PNRR non è terreno di scontro, ma campo di lavoro comune. E mi rivolgo a tutte le forze politiche: è legittimo fare opposizione, ma è doveroso difendere ciò che è interesse nazionale. Il Piano appartiene all'Italia, non a questo o a quel partito, e ogni sabotaggio, anche solo verbale, è un danno al nostro Paese.

Parliamo di Mezzogiorno: il Piano ha mantenuto e superato l'impegno del 40 per cento delle risorse territorializzabili. Sono stati destinati 59,3 miliardi di euro al Sud per investimenti che riguardano la scuola, le infrastrutture, l'energia, la mobilità e l'ambiente. È una svolta, è una riparazione storica, è una visione e noi, come Forza Italia, ci siamo sempre battuti per un'Italia coesa, in cui il luogo in cui nasci non determini il destino della tua vita. Come dice il nostro presidente Tajani in più occasioni: non esiste una vera crescita se lascia indietro il Mezzogiorno. L'Italia è una sola e deve crescere tutta insieme.

Abbiamo parlato del passato e del presente, ma ora dobbiamo guardare al futuro. Nel 2025, abbiamo davanti sfide impegnative: la richiesta dell'ottava rata da 12,8 miliardi, l'accelerazione della spesa, il rafforzamento del monitoraggio, l'ulteriore coinvolgimento delle Camere e la piena attuazione della nuova Missione 7 - il REPowerEU - che rappresenta un investimento strategico per l'indipendenza energetica del nostro Paese.

Il tema energia - lo sappiamo - è oggi una delle vere frontiere della sovranità europea. E anche in questo campo l'Italia non può rimanere dipendente, fragile ed esposta. Dobbiamo essere capaci di produrre, innovare, proteggere. Il PNRR, con il REPowerEU, ci offre gli strumenti per farlo. Ma, attenzione, colleghi: i soldi da soli non bastano. Servono riforme, servono semplificazioni, serve una PA che funzioni, serve una macchina amministrativa capace di spendere e rendicontare con efficienza. Lo abbiamo visto: quando semplifichiamo, la spesa corre; quando sosteniamo i territori, i risultati arrivano.

E, per questo, Forza Italia continuerà a battersi per sburocratizzare, per coinvolgere gli enti locali, per formare personale adeguato, per digitalizzare i processi, per rafforzare la capacità progettuale.

E ora permettetemi, colleghi, di entrare ancora più nel concreto, perché non parliamo solo di cifre e rate: parliamo di scuole rimesse a nuovo, ospedali più efficienti, trasporti più veloci, città più verdi. Ad esempio, a Napoli, l'ex base NATO di Bagnoli è diventata un polo per l'innovazione ambientale e tecnologica; a Catania, sei scuole sono state riqualificate, con nuovi impianti e strutture antisismiche; a Torino, l'intera rete anagrafica comunale è stata digitalizzata, rendendo più rapidi e accessibili i servizi per migliaia di famiglie; a Bari, la metropolitana leggera è diventata realtà grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza; a Firenze, nuovi laboratori digitali nelle scuole secondarie stanno cambiando il modo di apprendere; a Matera, il turismo si coniuga con la sostenibilità, grazie ai fondi europei; a Reggio Emilia è nato un centro innovativo per la salute mentale e l'assistenza agli anziani.

Ecco cosa vuol dire attivare il PNRR, vuol dire toccare la vita quotidiana, dare una risposta concreta alle attese dei cittadini, vuol dire un'Italia che torna a costruire.

Concludo, Presidente, ringraziando tutti coloro che stanno lavorando quotidianamente all'attuazione del Piano: Ministri, dirigenti, funzionari, sindaci, imprenditori, associazioni, tecnici, operai e volontari. È una grande alleanza repubblicana di cui dobbiamo essere fieri.

Voglio chiudere con le parole del nostro presidente Tajani, che riassumono con semplicità la nostra posizione: il PNRR è un'occasione storica, ma per coglierla servono serietà, concretezza, spirito di servizio. Non parole, ma fatti e i fatti ci sono.

È per tutti questi motivi che Forza Italia voterà convintamente a favore della mozione di maggioranza che impegna il Governo a proseguire nell'attuazione efficace e puntuale delle riforme e degli investimenti del PNRR, nel rispetto delle scadenze, con piena trasparenza nei confronti del Parlamento e con uno sguardo sempre rivolto all'interesse nazionale. Noi ci siamo, ci saremo e ci mettiamo, come sempre, la faccia per l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Candiani. Ne ha facoltà.

STEFANO CANDIANI (LEGA). La ringrazio, Presidente. È un intervento che non andrà in scia necessariamente con chi mi ha già preceduto. Non per altro, non per necessità ovviamente di discontinuità negli argomenti, ma perché tutto è già stato detto essenzialmente sia da parte dell'opposizione - che ormai abbiamo capito avere il refrain, anche un pochino stanco, di rivendicare, innanzitutto con orgoglio, i tempi del Presidente Conte: “Grazie, Presidente Conte”, “Osanna nell'alto dei cieli al Presidente Conte”, eccetera, eccetera, eccetera e l'abbiamo capito - sia da parte nostra che siamo qui, oggi, con una responsabilità di Governo, a dire che stiamo facendo tutto il possibile per gestire quello che entusiasticamente allora fu considerato un risultato straordinario. Ma attenzione: è un risultato straordinario nel portare a casa i soldi, che è cosa ben differente dalla difficoltà nel riuscire a spenderli e avere efficacia; sono due momenti notevolmente differenti e continuare a non tenerne conto è quantomeno bizzarro; addirittura, dico, si manca di onestà intellettuale. Lo dico e lo ripeto, grazie a chi fece la scelta, allora, di mettere a disposizione dell'Italia queste risorse. È stata fatta una cosa utile? Sì, noi avevamo perplessità che continuiamo ad avere ancora oggi, e aggiungo un tema.

Non si riescono a spendere le risorse per difficoltà strutturali di sistema, dell'organizzazione Paese; e chi oggi viene in quest'Aula a puntare il dito e a dire come bisogna fare a stare al mondo, addirittura, diceva che bisognava andare ad attivare - ve lo ricordate? - il famoso MES. Quello a cui poi cambiarono nome e diventò il MES sanitario. Perché noi avevamo assolutamente il dovere di prendere, di indebitare ulteriormente l'Italia perché, con quelle risorse, avremmo ovviamente rimesso in piedi il sistema sanitario, questo, quello e quell'altro. La realtà dei fatti - noi lo dicevamo allora e lo ribadiamo oggi, numeri alla mano - è che il problema del Paese non è quello di avere la disponibilità delle risorse, ma è quello di spendere le risorse, con efficacia delle stesse.

E anche qui, una considerazione che faccio, e lo dico a qualche collega di opposizione: non è il risultato sufficiente quello della spesa; il risultato non è spendere i soldi, perché per buttarli dalla finestra gli esempi in Italia non bastano, ce ne sono già troppi. La questione è avere l'efficacia della spesa, avere la crescita del Paese, lo sviluppo del Paese, perché di strade fatte che non portano da nessuna parte, di piazze dove poi non c'è neanche la gente per incontrarsi ne abbiamo viste troppe, ancora prima del PNRR.

Se il Governo ha una responsabilità oggi è quella di rimettere in carreggiata quell'entusiasmo, di fare in modo che le risorse, quando vengono spese, diano una crescita reale al Paese e che il risultato non sia dichiarato raggiunto per la sola ragione di avere speso i soldi, ma per avere creato opportunità di crescita nel Paese. E anche qui, per quanto riguarda la rivendicazione stanca del 40 per cento al Sud, è scritto nelle regole del PNRR, non è una questione di metterlo o risottolinearlo tutte le volte nella mozione, quello è nelle regole di base del PNRR.

Casomai c'è da domandarsi come vengono spese ancora una volta quelle risorse, non il fatto che siano destinate in quella direzione, perché questo è scritto, come fosse la Costituzione, ed esiste una questione di crescita del Paese che non appartiene solo al Sud, altrimenti anche qui c'è una narrazione un po' distratta. C'è un Paese che ha bisogno di crescere tutto assieme, armoniosamente e possibilmente senza ritardi.

Sappiamo, però, quanto ai vincoli emessi nel 2026 - qui lo dico già al Ministro -, che non c'è neanche da scandalizzarsi nel presentare un'altra mozione; anzi, bene ha fatto il Governo a proporre e ad accogliere la proposta, che viene fatta dai gruppi di maggioranza, di inserire, al secondo punto, di proseguire nell'attività di informazione del Parlamento in ordine allo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e alle eventuali problematiche di tipo attuativo, nonché ad assicurare, per quanto di competenza, un adeguato coinvolgimento delle Camere con riguardo alla nuova proposta di aggiornamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ove effettivamente necessaria.

Questa proposta, che hanno avanzato i gruppi di maggioranza, il Governo ha fatto bene ad accoglierla, ad accettarla; avremo bisogno di tornare in quest'Aula del Parlamento e dare nuovi indirizzi, perché appare evidente a tutti, tranne a chi non vive nel mondo reale, che la scadenza del 2026, con le regole burocratiche che ci sono, che devono garantire rispetto alla malversazione, alla cattiva spesa e anche alle frodi, necessita di tempi da ponderare; e se i tempi dico sforeranno anche il 2026, si faccia una debita trattativa con la Commissione europea affinché i fondi - ripeto - vengano spesi bene, ma si esca dal capestro e dalla narrazione che l'importante è spendere i fondi entro il 2026. Se i fondi sono spesi entro il 2026 ma non creeranno crescita e sviluppo nel Paese questo non sarà stato il più grande piano di sviluppo, ma sarà stato il più grande debito messo in spalla alla futura generazione (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

Di questi temi non ho sentito trattare l'opposizione, invece sono queste le cose su cui dobbiamo confrontarci. Come dall'altra parte, noi, in maggioranza, non puntiamo il dito tutte le volte nel dire: ve l'avevamo detto allora! E quando c'erano le audizioni sull'inizio del PNRR personalmente posso dire: ve l'avevo detto. Ma non lo dico e tutte le volte si diceva sempre, si chiedeva al Ministro: mi raccomando, l'importante non è la spesa, ma l'efficacia della spesa. E la risposta era sempre quella: non c'è tempo per poter avere progetti che tengano conto di come vengono spesi per fare una piscina piuttosto che una scuola, ma si distribuiscono utilizzando indici statistici. Risultato: abbiamo comuni che hanno preso una quantità di risorse enorme, con uffici tecnici che, forse, ogni tanto sono fatti da un geometra. Anche questa è un'altra realtà.

Se oggi il Governo si trova a dover modificare delle regole e tenere conto anche di queste situazioni è una colpa del Governo o è una responsabilità che dobbiamo riconoscere al Governo, dicendo anche: siamo qui per aiutare, in questa fase difficile, la crescita del Paese? Questa è la responsabilità e distingue chi è in maggioranza e chi, stando in opposizione, ha la comoda strada di puntare il dito, sgravandosi da ogni responsabilità. Se però si è maturi per la fase di Governo, come lo è stato chi ha fatto il PNRR al tempo, bisogna essere anche oggi, qui, a sostenere il Governo quando propone modifiche al PNRR che vanno nel senso che abbiamo appena letto, ovvero quello dell'efficacia dell'azione.

Poi, Presidente, mi consentirà se faccio presente al Ministro anche una condizione particolare. Noi oggi siamo qui a parlare del PNRR, dello sviluppo del Paese, eccetera, eccetera, con un Governo ben in sella, che amministra e governa, con un suo predecessore, Fitto, che è andato in sede europea mentre, dall'altra parte, vi sono Paesi come la Germania che non riesce a trovare la maggioranza di Governo o situazioni drammatiche come quelle che abbiamo visto in Spagna, Paese che è andato in blackout totale assoluto. Ecco, forse questa è la condizione per cui questo Paese, facendo bene i propri compiti - non quelli assegnati dagli altri a casa - sta dando esempi agli altri su come si può crescere armoniosamente senza colpi di testa. Magari, Presidente, certo, risulta un po' paradossale che si parli nella stessa giornata o nella stessa seduta d'Aula del PNRR, con 68 miliardi di fondi che vengono passati dall'Unione europea come fondi perduti e 122 di prestito, mentre pochi minuti fa abbiamo discusso se passare il lupo dalla categoria superprotetta alla categoria protetta. Ecco, su queste cose c'è oggettivamente una certa - diciamolo pure - fantasia nella gestione di quelle che sono le priorità del Paese. Noi, Presidente, voteremo la mozione presentata dalla maggioranza che, appunto, impegna il Governo a proseguire nella strada intrapresa sul PNRR.

Non manchiamo di dire al Governo “siate sempre presenti con l'informazione al Parlamento”, perché il Parlamento ha il dovere di dare gli indirizzi e, se serve, di aggiustare ancora la mira, e sarà necessario sicuramente, al fine di arrivare a spendere bene queste risorse. Questo è quello che, ripeto, ci distingue rispetto a chi punta semplicemente il dito. Ci sono necessità - le abbiamo affrontate anche nei giorni scorsi - in termini di semplificazione amministrativa: penso al disegno di legge che è stato approvato in quest'Aula sulla Corte dei conti e sulla sua funzione.

Ci sono necessità anche di revisione amministrativa ulteriore sulla gestione degli enti locali. Facciamole, Ministro, andiamo avanti. Andiamo avanti, come diceva qualcuno, con la schiena diritta? No, noi andiamo avanti con la schiena curva, curvandoci a lavorare, perché questa è la differenza tra chi sta lì a puntare il dito con la schiena diritta e chi, invece, fa crescere il Paese curvandosi a lavorare (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Eccoci qui, ancora una volta, a discutere del PNRR, ancora una volta grazie all'input che arriva dalle opposizioni. I conti, purtroppo, come abbiamo avuto modo di ricordare al signor Ministro in più occasioni, non tornano. Siamo sull'orlo di un fallimento totale. State facendo precipitare l'Italia nel vuoto, spero ne sia consapevole, signor Ministro. Vi rivolgiamo allora, ancora una volta, un invito accorato e costruttivo: fatevi aiutare, fatevi aiutare.

Fatevi aiutare nell'interesse del Paese, perché state dilapidando un patrimonio economico che rischia di non tornare più e state distruggendo soprattutto un simbolo. Il Next Generation EU è il simbolo politico di un nuovo modello di integrazione europea che dobbiamo difendere e portare avanti nei prossimi anni. Il Next Generation EU accoglie l'ispirazione ideale di Ventotene, di quel documento scritto durante la dittatura fascista, che non va attaccato, ma che va ascoltato, seguito e compreso, perché è il manifesto di un percorso federalista verso gli Stati Uniti d'Europa, che tutti noi dovremmo seguire e sostenere come italiani.

L'Europa ha saputo mostrare il suo volto migliore proprio in risposta alla pandemia e alle ultime crisi, adottando strumenti inediti proprio come il Next Generation EU, di cui l'Italia è il primo Paese beneficiario. La verità è che voi che siete oggi al Governo non ci avete mai creduto. Non ci avete mai creduto dall'opposizione nella scorsa legislatura. Se fosse stato per voi, infatti, ricordiamolo bene, il Piano di ripresa e resilienza non sarebbe mai neppure esistito. Se abbiamo questi fondi straordinari è solo grazie al lavoro dei democratici e progressisti in Italia e in Europa.

Al Parlamento europeo la destra non ha mai votato a favore degli eurobond e del Recovery Fund, e in quest'Aula, nel luglio del 2020, tutti i partiti di centrodestra oggi in maggioranza hanno addirittura votato contro il mandato al Governo per negoziare il Next Generation EU a Bruxelles. Fortunatamente, dunque, non eravate voi alla guida del Paese e dell'Europa quando si è deciso di costruire questo Piano. C'era un Governo democratico, progressista ed europeista a Roma e, soprattutto, sensibilità importanti e personalità straordinarie a Bruxelles, di cui ricordiamo con orgoglio la memoria, come David Sassoli, la cui determinazione è stata decisiva nella costruzione del Next Generation EU (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Il PNRR era e dovrebbe essere ancora oggi un'opportunità irripetibile di rilancio del sistema Paese. Oggi assomiglia, però, sempre più a un'occasione persa. Questo acronimo si è trasformato purtroppo, come abbiamo detto più volte, nel “Piano nazionale dei ritardi e dei rinvii”. Lei, Ministro, ha raccolto l'eredità pesante di Fitto, certo, perché le criticità che portano oggi a insabbiare purtroppo l'attuazione del Piano vengono da lontano ed è giusto ricordarlo. Prima c'è stata l'ossessione per la gestione. Vi ricordate l'accentramento a Palazzo Chigi del coordinamento non solo politico, ma anche operativo, del Piano?

Un errore drammatico. Poi gli annunci sulle proposte di modifica e il relativo stallo prodotto in tutte le pubbliche amministrazioni italiane per l'incertezza, alimentata dal Governo, sui progetti da confermare o da cancellare. Poi, una prima maxi-rimodulazione, che ci ha portato in dono il visionario REPowerEU, con miliardi di risorse tagliate agli enti locali, soprattutto al Sud, e ancora oggi però fermo.

Pensiamo, per tutti, al Piano Transizione 5.0, che ancora oggi vede miliardi e miliardi di euro, oltre 5 miliardi, bloccati: un fallimento enorme, che porta la firma di questo Governo. Infine, sono arrivate le correzioni, cioè dei tagli camuffati, operati per ben due volte, che hanno prodotto a nostro avviso dei disastri enormi, cancellando investimenti decisivi, di cui voi siete pienamente responsabili dal punto vista politico. Siete responsabili dei tagli agli asili nido, Ministro, perché ne avete tagliati quasi la metà: 100.000 posti in meno negli asili nido.

Altro che sostegno alle famiglie, altro che sostegno alla natalità, altro che sostegno alle donne! E poi avete tagliato e siete responsabili dei tagli drammatici a ospedali e case di comunità. Incuranti dei problemi della sanità pubblica, vi siete concessi il lusso di cancellare ben 500 strutture già finanziate e vi siete concessi il lusso di tagliare fondi alla sanità per un miliardo di euro dal PNRR. Questa è la verità, altro che aumenti per le spese della salute! Avete tagliato un miliardo di euro in questi anni dalle risorse del PNRR destinate alla sanità. Quindi, quando parlate di sanità, teniamo e tenete conto di questi dati.

La verità è che avete perso, Ministro, più tempo a modificare che ad attuare questo Piano. Lei, come ho detto e ho ricordato in altre occasioni, doveva essere il Ministro attuatore; rischia, purtroppo, per responsabilità che ha acquisito anche nel corso del suo incarico, di diventare il commissario liquidatore del PNRR. Il suo metodo, che replica quello di Fitto su alcuni provvedimenti - ed è questo ciò di cui vi chiediamo conto anche in questa mozione -, rischia di riprendere la “dottrina Salvini” sui treni: se ci sono dei problemi o dei ritardi, come ha proposto Salvini, si tagliano le corse.

Se ci sono problemi o ritardi di attuazione degli investimenti, non si risolvono i problemi, ma si tagliano gli investimenti in sanità, case e ospedali di comunità, asili nido, residenze universitarie, infrastrutture. Questo è il vostro progetto di attuazione del PNRR, che noi non condividiamo. Ed è per questo allora che chiediamo, ancora una volta, oggi, trasparenza e verità. Trasparenza e verità sui numeri, trasparenza e verità sulle vostre intenzioni. Il quadro è allarmante e l'ultimo rapporto della Corte dei conti chiarisce quelli che sono numeri che lei conosce meglio di me. Ad oggi sono state spese circa la metà delle risorse ottenute, ma il 30 per cento di quelle complessive.

Inoltre, siamo indietro in ambiti decisivi in cui ci sarebbe bisogno di accelerare gli investimenti. Spesa per le politiche attive del lavoro ferma al 7 per cento. Spese per case e ospedali di comunità ferme al 7 per cento. Spesa inclusione sociale ferma al 13 per cento. Piani integrati urbani fermi al 15 per cento. Investimenti per gli asili nido bloccati al 25 per cento. Scuola, università e ricerca, progetti fermi al 25 per cento. Avete ancora il coraggio di dire che va tutto bene, Ministro? Questi sono i dati e i numeri e sono impietosi. Da qui al 30 giugno del prossimo anno dovremmo completare 284 tra obiettivi e traguardi, cioè il 45 per cento del totale.

Finora abbiamo speso in media un miliardo e mezzo al mese. Per completare gli obiettivi dovremmo spendere oltre 7 miliardi al mese, Ministro, come sa meglio di me. Cosa pensate di fare? Questo è quello che vi chiediamo concretamente. Quali misure avete messo in campo per accelerare l'attuazione del Piano? Finora nulla. Avete fatto finta di nulla in queste settimane e in questi mesi, perché avete detto che andava tutto bene. Poi, di fronte al muro della realtà, avete iniziato un balletto indecoroso, fatto di confusione e contraddizioni enormi, innanzitutto sul possibile rinvio della scadenza del Piano. Ministro, ci permettiamo di ricordare alcune dichiarazioni.

Il 13 novembre 2024, il Ministro Giorgetti, che lei conoscerà bene, immagino, Ministro dell'Economia, afferma: “La richiesta italiana di proroga del PNRR è già presente in Europa e spero venga soddisfatta”. Il 27 gennaio 2025, lei, Ministro, afferma: “Non è intenzione dell'Italia chiedere alcuna proroga”. Il 1° aprile 2025, il Ministro Giorgetti afferma: “Il tema della proroga può essere declinato in vari modi, qualsiasi mezzo va bene pur di raggiungere l'obiettivo”. Il giorno dopo, lei, Ministro, afferma: “L'obiettivo in questo momento è raggiungere gli impegni, non posticipare i termini”.

Vi parlate tra di voi, Ministro? Ritiene serio e credibile un Governo del genere, che si contraddice ogni giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Il Ministero dell'Economia che dice l'opposto del Ministro per gli Affari europei e l'attuazione del PNRR. Diventa una barzelletta questo non un Governo, Ministro. Lo dica al suo collega Giorgetti che non è possibile prorogare l'attuazione e la data finale di scadenza del Piano, come lei sa bene, perché le regole europee non lo consentono e perché la Commissione non intende modificare quelle regole.

Ma non contenti di questo, però, abbiamo appreso da qualche settimana che stavate lavorando anche ad una nuova, ultima, rimodulazione del Piano. Non so se è già stato presentato qualcosa a Bruxelles. Se così fosse sarebbe molto grave, perché non ne abbiamo avuto contezza. Sul punto, allora, ci permettiamo di sottolineare però due aspetti. Primo: evidentemente, cade il castello di bugie che abbiamo ascoltato in questi mesi. La narrazione edulcorata, secondo la quale eravamo in tempo su tutti i progetti, tutto andava perfettamente in regola e il cronoprogramma veniva rispettato, crolla. Viene smentita da questa richiesta di rimodulazione del Piano, perché, se andava tutto bene, non c'era bisogno di chiedere cambiamenti.

La verità è che finora non avete detto la verità agli italiani, questo è il tema vero, perché non siamo nei tempi, non state rispettando i tempi per l'attuazione dei progetti e ci sono ritardi drammatici. Il secondo aspetto su cui vogliamo porre l'attenzione con questa mozione è molto semplice: vi chiediamo, Ministro, almeno questa volta, di coinvolgere pienamente il Parlamento. Non è tollerabile immaginare di leggere dalle agenzie o da qualche videomessaggio registrato sui social l'intenzione del Governo sui progetti cancellati, che non ci saranno più e non saranno più assicurati ai nostri cittadini.

Il PNRR, come lei sa meglio di me, vi ribadiamo ancora una volta, non appartiene a questo Governo, non appartiene a una forza politica o ad alcun partito, ma appartiene all'Italia, agli italiani, alle famiglie, ai cittadini, ai lavoratori e alle imprese del nostro Paese, e va rispettato.

Se decidete di fare cambiamenti, dovete coinvolgere il Parlamento nella discussione legata ai progetti che intendete cancellare. Dovete dire chiaramente quali case e ospedali di comunità non si faranno più, quali asili nido salteranno, quali residenze universitarie salteranno, quali progetti infrastrutturali salteranno, quali programmi a sostegno delle donne, dei giovani, del Mezzogiorno non si faranno più, e lo stesso vale per i dazi.

Avete parlato di utilizzare fondi del PNRR: anche qui, Ministro, un gioco delle tre carte clamoroso. Sapete bene che, ad oggi, dei 14 miliardi di euro previsti, solo 5 sono destinati alle imprese. Gli altri 9 da dove li prenderete? Quali progetti immaginate di cancellare? E, soprattutto, dite agli italiani che non c'è un euro, ad oggi disponibile, per aiutare le imprese rispetto ai danni che i dazi provocheranno all'economia e all'occupazione nel nostro Paese, perché sarà tutto rimesso a una futura negoziazione da verificare con la Commissione europea e non se ne parlerà, semmai, prima dell'autunno prossimo. Ad oggi, non c'è un euro di risorse liquide per le imprese nel nostro Paese, per aiutarle rispetto ai drammi che i dazi rischiano di provocare.

Allora - e chiudo - il PNRR era un'opportunità di crescita straordinaria. Oggi resta un grande punto interrogativo. Vi state assumendo la responsabilità di bruciare un'occasione storica per il Paese, di distruggere uno strumento simbolo della nuova Europa che vogliamo e dobbiamo costruire, perché per difendere gli interessi nazionali, dobbiamo rafforzare quella costruzione europea. Ci vuole più Europa per aiutare di più l'Italia, Ministro. E io direi: se non ora, quando?

Allora, fatevi aiutare. Coinvolgete il Parlamento o, altrimenti, vi assumerete la responsabilità storica di aver bruciato il futuro dell'Italia e il futuro dell'Europa, e noi non ce lo possiamo permettere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Filini. Ne ha facoltà.

FRANCESCO FILINI (FDI). Grazie, Presidente. Ministro Foti, onorevoli colleghi, credo che oggi la discussione delle mozioni sul Piano nazionale di ripresa e resilienza sia un'ottima occasione per fare chiarezza su un tema che ha tenuto e tiene molto banco, giustamente, essendo un intervento molto importante, e su cui credo si stia facendo, come al solito, parecchia propaganda.

Però, anche qui, come su tanti altri dossier - ormai siamo abituati -, ci sono i dati che inchiodano oltre ogni ragionevole dubbio la propaganda abbastanza ridicola che stanno facendo le opposizioni. Questo Esecutivo si è trovato a gestire un Piano mastodontico: 209 miliardi di euro da spendere in quattro anni circa. Credo che, nella storia della Repubblica italiana, nessuno è riuscito a spendere una cifra così enorme in così pochissimo tempo. Perché vede, Ministro, il PNRR è soprattutto una sfida all'enorme burocrazia italiana, e sappiamo che, da questo punto di vista, abbiamo ereditato, anche qui, delle criticità davvero importanti.

Però, insomma, questo Esecutivo ha raccolto da subito la sfida, si è messo all'opera e la prima cosa che ha fatto è stata andare a ricontrattare il PNRR, perché conteneva degli orrori e degli errori marchiani, grossolani, che necessitavano di correzione.

Io ricordo benissimo la campagna elettorale del 2022, quando le solite Cassandre dicevano che un Governo di Fratelli d'Italia non sarebbe durato più di sei mesi - alla faccia, ci avete preso anche questa volta -, dicevano che ci sarebbe stato l'isolamento internazionale, lo spread a 500, le cavallette, la grandine infuocata, il Po che si colorava di rosso, e via dicendo. Ecco, non c'hanno preso tanto, queste Cassandre, ma ribadivano anche che l'Europa non avrebbe mai accettato una revisione del PNRR, evidentemente perché loro erano abituati ad entrare nelle trattative in Europa chinandosi, anziché chiedere e fare gli interessi degli italiani.

Anche qui, grazie all'encomiabile lavoro portato avanti dal Premier Giorgia Meloni e dall'ex Ministro Raffaele Fitto, a cui va tutto il ringraziamento di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) per il fondamentale ruolo svolto per la Nazione, siamo riusciti ad ottenere la revisione del Piano che le Cassandre di sinistra ci dicevano non sarebbe mai stato accolto.

Però, andiamo a vedere un po' di dati. È stato richiesto, ad oggi, il pagamento della settima rata. Con la settima rata arriveremo al finanziamento di 140 miliardi del Piano, pari al 72 per cento dell'intero finanziamento del PNRR. Con la sesta rata abbiamo già raggiunto il 43 per cento dei target. Con la settima rata arriveremo al raggiungimento del 54 per cento dei target.

Sulla quota Sud, di cui ho sentito tanto parlare, fissata al 40 per cento, vorrei ricordare che ancora oggi è finanziata al 40,8 per cento e siamo perfettamente in linea con i precetti del PNRR.

Però, proprio sul Sud, Ministro, ho sentito quello che poi è un ritornello ciclico rispetto al PNRR: “avete tagliato la sanità”. Lo abbiamo sentito anche prima dal collega De Luca del PD: ci dicono che tagliamo la sanità e il PNRR. Vorrei ricordare che il finanziamento del PNRR per la sanità è di 15,6 miliardi di euro. Forse potevamo mettere qualche soldo in più quando abbiamo contrattato il PNRR sulla sanità, qualcuno ha scelto di non farlo; 15,6 miliardi, ma questo Governo non ha tagliato nulla e, addirittura, ha aggiunto 500 milioni di euro al finanziamento previsto di 15,6 miliardi.

Però, è davvero singolare sentire le prediche dall'onorevole De Luca sul fatto che noi abbiamo tagliato i fondi alla sanità. Andiamo a vedere quali sono i dati della Campania, come sta spendendo i soldi la Campania (Il deputato De Luca: “Grazie ai vostri tagli!”)… C'è un po' di nervosismo, quando evidentemente qualcuno...

PRESIDENTE. No, non ci deve essere. Onorevole De Luca, lasci parlare l'onorevole Filini, così come loro hanno lasciato parlare voi per tutta la durata della discussione. Prego.

FRANCESCO FILINI (FDI). Grazie, Presidente. Dicevo: andiamo a vedere come sta spendendo i soldi la regione Campania sulle case e sugli ospedali di comunità.

Ecco, a fronte di una media nazionale della spesa del 72 per cento, in Campania, sulle case di comunità è stato speso appena il 40 per cento; sugli ospedali di comunità, a fronte di una media nazionale che si attesta al 74 per cento, in Campania avete speso il 33 per cento. E venite qui a fare le lezioni a noi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Ma vergognatevi! Ma vergognatevi!

Questo è il muro, sì, dei dati contro cui si infrange la vostra vergognosa propaganda (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Il deputato De Luca: “Presidente, ma vergognatevi di chi! Ma vergognatevi voi!”)!

PRESIDENTE. Perdoni. Onorevole De Luca, sono costretto a richiamarla all'ordine (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Mi costringe a richiamarla all'ordine. In quest'Aula, abbiamo ascoltato interventi di ogni tipo. Tutti li abbiamo ascoltati. Io la obbligo ad ascoltare, con il dovuto rispetto che si deve all'Aula, l'intervento che sta facendo l'onorevole Filini (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non sta andando al di là del perimetro consentito. Quindi, è una considerazione politica e come tale va fatta nel silenzio (Il deputato Ciani: “Si deve rivolgere alla Presidenza!”)… E lasci perdere a chi si deve rivolgere. Prego, onorevole Filini, e mi scusi per l'interruzione.

FRANCESCO FILINI (FDI). Grazie, Presidente. Non si deve mai scusare, lei (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Io mi devo scusare. Adesso, vada avanti.

FRANCESCO FILINI (FDI). Le dico che la propaganda del PD, l'abbiamo sentita. Poi c'è un'altra bellissima propaganda. Più che propaganda è una leggenda metropolitana che vorrebbe vedere l'eroe sceso dalle nubi, Giuseppe Conte, andare in Europa a trattare, a battere i pugni, a fare il braccio di ferro per ottenere questi 209 miliardi di euro. Uno sforzo immane che nemmeno le fatiche di Ercole. Insomma, veramente, un grandissimo eroe che è andato a prendere questo finanziamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), un grande.

In realtà, il nostro eroe non ha ottenuto proprio un bel nulla perché ce l'ha spiegato il commissario Gentiloni come funzionava il ripartimento delle quote, la ripartizione delle quote del PNRR. A decidere non c'era una trattativa politica ma c'era, banalmente, un algoritmo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Era un algoritmo, partorito da due alti funzionari della Commissione europea, che andava a stabilire come si ripartivano i fondi. E per i fondi, il criterio qual era? Era che chi stava messo peggio, chi se la passava peggio degli altri - e si riportavano due dati in particolare, quello sulle vittime del COVID-19 riportato nella relazione e quello sugli indicatori economici, quindi PIL, occupazione, eccetera - otteneva più fondi. Ed ecco qual è il grande successo del nostro Don Chisciotte sceso a trattare con i mostri dell'Unione europea: quello di riportare i peggiori indicatori economici d'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e i peggiori dati, purtroppo, sui morti di COVID dell'Unione europea.

E chissà che su questo non abbia influito quella partita orrenda delle mascherine farlocche (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) importate dalla Cina, pagate quattro volte tanto e su cui, giustamente, la Commissione d'inchiesta COVID sta indagando. Non vi preoccupate, faremo luce anche su questo (Commenti di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle - Il deputato Scotto: “È una minaccia Presidente?”).

Non c'è poi da aggiungere nient'altro sull'altra propaganda portata avanti dal MoVimento 5 Stelle - e questa fa davvero ridere, scusate - quando ci venite a dire di prendere delle misure contro le frodi. Voi parlate di frodi? Voi che avete partorito le peggiori misure su cui hanno banchettato i truffatori e i ladri di questo Stato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Proteste di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) con il superbonus e con tutti i bonus edilizi. L'Agenzia delle entrate ad aprile 2024 - quindi, aspettiamo gli altri dati - ci ricordava che sono state riscontrate truffe per 15 miliardi, per non parlare dei milioni di truffe generate anche dal reddito di cittadinanza che fortunatamente questo Governo ha giustamente abolito (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Dopodiché, sulla retorica “pacifinta” - che anche qui dovete tirare fuori sulle armi -, è stato detto più volte che non utilizzeremo mai i fondi di coesione per gli armamenti ma il refrain deve andare avanti e, se dovete andare avanti a raccontare questa balla, allora ricordiamo, ancora una volta, che cosa avete fatto voi quando eravate al Governo. Con Giuseppe Conte la spesa per il riarmo è arrivata a 25 miliardi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia): record storico, fenomenali! Sono stati dati alla lobby delle armi 7 miliardi per il programma Tempest e 6 miliardi per gli F-35 - alla lobby delle armi -, dati da Giuseppe Conte. Complimenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) siete stati bravissimi, i nostri “pacifinti”.

PRESIDENTE. Avviamoci a conclusione, per favore.

FRANCESCO FILINI (FDI). E poi Giuseppe Conte non è che era forte di per sé, assolutamente; era un leader debole, perché non aveva la legittimazione popolare, cosa che invece ha Giorgia Meloni che è legittimata dai cittadini italiani a stare lì, non per accordi di Palazzo, ma perché l'hanno scelta e l'hanno votata i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Fortunatamente, oggi abbiamo un Governo riconosciuto che si fa rispettare in Europa.

In ultimo, Presidente, mi lasci ringraziare il Ministro Foti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) le cui capacità gli italiani adesso stanno conoscendo, ma devo dire che erano ben note al gruppo di Fratelli d'Italia. Grazie Ministro Foti, vada avanti così e continuiamo a smentire ogni giorno la sinistra.

Con questo, Presidente, annuncio il voto favorevole di Fratelli d'Italia sulla mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

Colleghi, prima di passare ai voti saluto, insieme a voi, la delegazione del Consiglio degli Stati della Confederazione Svizzera guidata dal Presidente Andrea Caroni che oggi è in visita ufficiale alla Camera dei deputati. Grazie e benvenuti alla Camera.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Avverto che i presentatori della mozione Richetti ed altri n. 1-00410 (Nuova formulazione) hanno accettato le riformulazioni del Governo relative ai capoversi 1°, 4° e 6° del dispositivo e, contestualmente, hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare le parti su cui il parere del Governo è favorevole distintamente da quelle su cui il parere del Governo è contrario.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, dei capoversi 1°, 4° e 6°, come riformulati, e 7° e 8° del dispositivo della mozione Richetti e altri n. 1-00410 (Nuova formulazione), con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, della premessa e dei capoversi 2°, 3° e 5° del dispositivo della mozione Richetti e altri n. 1-00410 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo alla votazione della mozione Scerra ed altri n. 1-00416 (Nuova formulazione).

Avverto che i presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, la mozione nella sua interezza, ad eccezione dei capoversi 4°, 5° e 6° del dispositivo; a seguire, distintamente i capoversi 4°, 5° e 6° del dispositivo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Scerra ed altri n. 1-00416 (Nuova formulazione), ad eccezione dei capoversi 4°, 5° e 6° del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Scerra ed altri n. 1-00416 (Nuova formulazione), limitatamente al 4° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Scerra ed altri n. 1-00416 (Nuova formulazione), limitatamente al 5° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Scerra ed altri n. 1-00416 (Nuova formulazione), limitatamente al 6° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lucaselli, Candiani, Pella, Romano ed altri n. 1-00429, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ghirra ed altri n. 1-00430. Con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo alla votazione della mozione De Luca ed altri n. 1-00433.

Avverto che i presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare le parti su cui il parere del Governo è contrario distintamente da quelle su cui il parere del Governo è favorevole. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione De Luca ed altri n. 1-00433, ad eccezione dei capoversi 2°, 3°, 5° e 7° del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione De Luca ed altri n. 1-00433, limitatamente ai capoversi 2°, 3°, 5° e 7° del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

Seguito della discussione delle mozioni Bonafe' ed altri n. 1-00403, Pavanelli ed altri n. 1-00435 e Boschi ed altri n. 1-00437 concernenti iniziative volte a fronteggiare la crisi del settore della moda.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame delle mozioni Bonafe' ed altri n. 1-00403, Pavanelli ed altri n. 1-00435 e Boschi ed altri n. 1-00437 concernente iniziative volte a fronteggiare la crisi del settore della moda (Vedi allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 28 aprile 2025, è stata presentata la mozione Boschi ed altri n. 1-00437, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.

Avverto che, in data odierna, sono state presentate le mozioni Benzoni ed altri n. 1-00438, Pietrella, Barabotti, Mazzetti, Cavo ed altri n. 1-00439 e una nuova formulazione della mozione Bonafe' ed altri n. 1-00403. I relativi testi sono in distribuzione.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo, il Vice Ministro Valentini, ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate.

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Grazie, Presidente. Sulla mozione Bonafe' ed altri n. 1-00403

PRESIDENTE. Un attimo solo, mi scusi, Vice Ministro.

L'onorevole Fornaro ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Chiedo scusa al Vice Ministro, ma fino a qualche istante fa non erano ancora disponibili tutti i testi. Chiediamo cinque minuti di sospensione, in modo da poter avere i testi e ragionare sui pareri del Governo.

PRESIDENTE. A questo punto farei dieci minuti. Va bene?

Sospendo la seduta, che riprenderà tra 10 minuti.

La seduta, sospesa alle 17,20, è ripresa alle 17,35.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa (Il deputato Giachetti: “Con ritardo!”).

Il rappresentante del Governo ha facoltà di esprimere il parere sulle mozioni presentate. Prego, Vice Ministro Valentini.

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Grazie, Presidente. In relazione alla mozione Bonafe' ed altri n. 1-00403 (Nuova formulazione), si esprime parere contrario sulle premesse, mentre, per quanto riguarda gli impegni: sull'impegno 1), parere favorevole con riformulazione: “a portare avanti una politica industriale complessiva che valorizzi e sostenga il settore moda, quale seconda manifattura italiana per numero di addetti, con l'adozione di interventi a sostegno della continuità produttiva delle imprese”.

Sull'impegno 2), parere favorevole con riformulazione: “a valutare la possibilità di adottare ulteriori iniziative normative urgenti per sostenere tutta la filiera produttiva del settore moda, al fine di garantire gli attuali livelli occupazionali, salvaguardare le professionalità acquisite e sostenere un comparto fondamentale per il made in Italy”.

Sull'impegno 3), parere favorevole con riformulazione: “a valutare la possibilità di adottare iniziative volte a prorogare ed estendere la cassa integrazione straordinaria”.

Sull'impegno 4) il parere è contrario perché è assorbito dall'impegno precedente.

Sull'impegno 5), parere contrario.

Sull'impegno 6), parere favorevole con riformulazione: “a valutare la possibilità di adottare ulteriori iniziative di competenza per introdurre incentivi per gli investimenti delle aziende in ricerca, sviluppo, innovazione, riqualificazione del personale, transizione ecologica e transizione digitale, così come misure a sostegno della competitività del settore”.

Sull'impegno 7), parere contrario, mentre sull'impegno 8), parere favorevole.

Sull'impegno 9), parere favorevole con riformulazione: “a valutare la possibilità di adottare ulteriori iniziative di competenza per individuare risorse e strumenti atti a superare l'attuale limite dimensionale delle PMI del settore, favorendo la creazione di consorzi, accordi diretti, fusioni societarie”.

Sull'impegno 10), parere favorevole con riformulazione: “a valutare la possibilità di adottare possibili iniziative, anche di carattere normativo, per superare l'interpretazione retroattiva dell'articolo 3 del decreto-legge n. 145 del 2013”.

Sull'impegno 11), parere favorevole con riformulazione: “a proseguire, come già sta avvenendo, anche con il supporto di gruppi di lavoro tecnici, i lavori del tavolo moda presso il Ministero delle Imprese e del made in Italy, coinvolgendo tutti gli attori e le istituzioni competenti della filiera ed, in particolare, i sindaci degli enti locali interessati, al fine di monitorare periodicamente le criticità del settore moda e verificare l'efficacia degli interventi predisposti”.

Sull'impegno 12), parere favorevole con riformulazione: “ad adottare iniziative per monitorare i possibili effetti dei nuovi dazi USA sul settore moda nazionale”.

PRESIDENTE. Passiamo alla mozione Pavanelli ed altri n. 1-00435.

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Con riferimento alla mozione Pavanelli ed altri n. 1-00435, si esprime parere contrario sulle premesse. Per quanto riguarda gli impegni, mi consenta di leggere.

PRESIDENTE. Prego.

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Sull'impegno 1), lettera a), parere favorevole con riformulazione: “a proseguire, con interventi di politica industriale di lungo periodo, a sostegno del comparto della moda e del relativo indotto, anche attraverso un percorso virtuoso che ristabilisca equilibrio e competitività, a beneficio dei marchi ancora a capitale italiano e dell'intera filiera tessile, moda e accessori, anche preservando le prospettive di ripresa della domanda in un'ottica di medio termine, a garanzia degli attuali livelli occupazionali”.

Sulla lettera b), parere favorevole con riformulazione “a proseguire nel porre in essere, al fine della tutela del mercato unico e dell'economia europea, tutte le necessarie, tempestive iniziative di competenza affinché l'Europa dia una risposta efficace all'apposizione di dazi da parte degli Stati Uniti, esplorando l'apertura dell'Italia nuovi mercati per il settore della moda in direzione di una maggiore diversificazione degli scambi commerciali”.

Sulla lettera c), parere favorevole con riformulazione “a continuare a supportare, attraverso un programma mirato di incentivi, la creazione di ecosistemi produttivi in cui attivare percorsi di formazione e di affiancamento finalizzati a potenziare le specifiche competenze e professionalità richieste e a favorire la nascita di nuove imprese, anche attraverso accordi di collaborazione tra enti locali, camere di commercio, associazioni di categoria delle micro, piccole e medie imprese, università e istituti tecnici secondari”.

Sulla lettera d), parere favorevole con riformulazione: “a continuare a potenziare le misure di tutela della competitività delle aziende titolari dei marchi storici”.

Sulla lettera e), parere favorevole.

Sulla lettera f), parere favorevole con riformulazione: “in ossequio al principio di responsabilità estesa del produttore (EPR), a valutare la possibilità di introdurre un sovrapprezzo da applicare ai prodotti del fast fashion, al fine di utilizzare i proventi derivanti dalla medesima per finanziare politiche volte a premiare le realtà locali che producono capi più durevoli, riciclabili e sostenibili, così disincentivando la vendita e l'acquisto di abbigliamento a basso costo non soggetto agli stessi standard sociali e ambientali vigenti nell'Unione europea”.

Sulla lettera g), parere favorevole con riformulazione: “a valutare la possibilità di qualificare le imprese virtuose anticipando l'introduzione del passaporto digitale di prodotto di cui al Regolamento UE 2024/1781, al fine di rendere accessibili per i consumatori informazioni complete sull'intero ciclo di vita dei prodotti tessili, nonché di migliorare la trasparenza, la tracciabilità end to end e la sostenibilità lungo l'intera filiera produttiva, nonché rafforzare la tutela dei diritti di proprietà intellettuale”.

Sulla lettera h), parere favorevole con riformulazione: “a continuare a incentivare investimenti in tecnologie e impianti in grado di recuperare materia dagli scarti di lavorazione della frazione tessile e ridurre le emissioni di CO2 con riguardo all'intera filiera”.

Sulla lettera i), parere favorevole con riformulazione: “a valutare la possibilità di adottare ulteriori iniziative volte a incrementare la capacità produttiva nazionale per la realizzazione di tessuti 100 per cento made in Italy, nonché a sostenere gli investimenti, la ricerca, la sperimentazione ed innovazione sul territorio nazionale riguardanti i processi relativi alla lavorazione e alla semi-lavorazione a scopo industriale di prodotti tessili di origine naturale o provenienti da processi di riciclo connotati da un'elevata sostenibilità”.

Sulla lettera l), parere favorevole con riformulazione: “a continuare a promuovere la ricerca e l'innovazione di nuovi filati di provenienza organica e di nuove tecnologie digitali volte alla riparazione e all'upcycling dei prodotti”.

Sulla lettera m), parere favorevole con riformulazione: “a supportare e considerare strategico il settore merceologico dei tessuti per arredamento che comprende produttori di materassi e divani”.

Sulla lettera n), parere favorevole con riformulazione: “a valutare la possibilità di prorogare ed estendere il riconoscimento dell'integrazione salariale a favore dei lavoratori del comparto, nonché a portare avanti la politica industriale volta a favorire la buona e piena occupazione e a valorizzare l'intero settore”.

Sulla lettera o), parere favorevole con riformulazione: “a valutare la possibilità di prevedere, compatibilmente con i limiti di bilancio, misure agevolative, con particolare riferimento all'abbattimento degli oneri contributivi e alla formazione nelle tecnologie innovative a favore dei giovani tra i 18 e i 35 anni che vogliano avviare in forma autonoma l'attività di sartoria”.

PRESIDENTE. Passiamo alla mozione Boschi ed altri n. 1-00437.

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Con riferimento alla mozione Boschi ed altri n. 1-00437, si esprime parere contrario sulle premesse.

Per quanto riguarda gli impegni, sull'impegno 1), parere favorevole con riformulazione: “ad adottare iniziative specifiche a sostegno del settore moda, proteggendo le piccole e medie imprese e la produzione nazionale”.

Sull'impegno 2), parere favorevole con riformulazione: “a proseguire, come già sta avvenendo, anche con il supporto dei gruppi di lavoro tecnici, ai lavori del tavolo della moda presso il Ministero delle Imprese e del made in Italy, attraverso il coinvolgimento di tutte le realtà interessate, finalizzato ad affrontare la gestione delle crisi del settore, ma anche progettare il futuro”.

Sull'impegno 3), parere contrario.

Sull'impegno 4), parere favorevole con riformulazione: “ad attuare interventi mirati a sostenere l'internazionalizzazione delle piccole e medie imprese del settore in nuovi mercati”.

Sull'impegno 5), parere favorevole con riformulazione: “a valutare la possibilità di adottare iniziative che consentano di prorogare ed estendere il riconoscimento dell'integrazione salariale a favore dei lavoratori del comparto”.

Sull'impegno 6), parere favorevole con riformulazione: “a valutare la possibilità di adottare iniziative di competenza in merito a ulteriori moratorie sui debiti delle imprese della filiera, compatibilmente con i limiti della finanza pubblica”.

Sull'impegno 7), parere favorevole con riformulazione: “a valutare la possibilità di adottare iniziative per istituire un fondo pubblico-privato dedicato alle piccole e medie imprese della filiera moda”.

Sul punto n. 8) si esprime parere favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare la possibilità di adottare ulteriori iniziative, anche di carattere normativo, per superare l'interpretazione retroattiva data dall'Agenzia delle entrate dell'articolo 3 del decreto-legge n. 145 del 2013”.

Sul punto n. 9) si esprime parere favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare la possibilità di incentivare iniziative volte a favorire il reperimento di materie prime anche al di fuori delle tradizionali linee di approvvigionamento, promuovendo l'accesso delle imprese italiane del comparto ai nuovi mercati, anche al fine di premiare la scelta degli operatori di puntare su mercati che garantiscono più alti livelli di tutela dei diritti dei lavoratori”.

Sul punto n. 10) si esprime parere favorevole con la seguente riformulazione: “a continuare ad adottare iniziative volte a supportare, attraverso un programma mirato di incentivi, la creazione di ecosistemi produttivi in cui attivare percorsi di formazione e di affiancamento finalizzati a favorire - anche attraverso il potenziamento della collaborazione tra enti locali, camere di commercio ed associazioni di categoria delle micro-piccole e medie imprese della filiera moda - la nascita di nuove imprese, nonché il passaggio dalla micro attività artigianale locale a realtà imprenditoriali di maggiori dimensioni, nella prospettiva di un'evoluzione di tali ecosistemi in veri e propri distretti produttivi della moda”.

Sul punto n. 11) si esprime parere favorevole. Sul punto n. 12) si esprime parere favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare iniziative volte a incentivare investimenti in tecnologie e impianti in grado di recuperare materia dagli scarti della lavorazione tessile, definendo una strategia nazionale che prevenga la produzione di rifiuto tessile e incrementi la raccolta differenziata, anche attraverso la promozione e la diffusione di certificazioni di sostenibilità con cui qualificare le imprese che raggiungano determinati target energetici e ambientali e i relativi prodotti e servizi, quali lo schema nazionale Made Green in Italy, la registrazione EMAS e la certificazione Ecolabel UE”.

Sul punto n. 13) si esprime parere favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare la possibilità di adottare iniziative volte a incentivare la crescita e la tutela del tessuto commerciale delle città italiane attraverso modelli di sostenibilità che valorizzino il punto vendita come luogo di interazione ed esperienziale in grado di reggere la concorrenza con l'e-commerce, favorendo e implementando l'e-commerce come strumento di supporto e sostegno alla vendita diretta specialmente sul mercato internazionale”.

Sul punto n. 14) si esprime parere favorevole. Sul punto n. 15) si esprime parere favorevole con la seguente riformulazione: “a continuare a supportare iniziative relative ad appositi programmi di studio e formazione, anche per il tramite della Fondazione Imprese e Competenze, valorizzando il know-how delle imprese e degli enti del comparto all'interno di tali programmi, favorendo la partecipazione delle imprese del settore in sinergia con proposte formative già sviluppate dagli ITS e dagli istituti di formazione tecnica superiore, nonché sostenendo la proficua collaborazione tra le università e la filiera dell'artigianato della moda, favorendo, mediante il sostegno pubblico, l'accesso gratuito ai giovani talenti”.

PRESIDENTE. Passiamo alla mozione Benzoni ed altri n. 1-00438.

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Sulla mozione Benzoni ed altri n. 1-00438 si esprime parere contrario sulle premesse.

Per quanto riguarda gli impegni, sull'impegno n. 1) si esprime parere favorevole con la seguente riformulazione: “a proseguire, come già sta avvenendo, anche con il supporto dei gruppi di lavoro tecnici presso il Ministero delle Imprese e del made in Italy, il lavoro del tavolo della moda finalizzato ad affrontare la gestione della crisi del settore e a programmarne lo sviluppo attraverso il coinvolgimento delle realtà interessate”.

Sull'impegno n. 2) si esprime parere favorevole con la seguente riformulazione: “a proseguire con la massima priorità la politica industriale complessiva con interventi mirati, sia nel breve che nel lungo periodo, a favore delle imprese del settore moda”.

Sul punto n. 3) si esprime parere favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare la possibilità di adottare ulteriori iniziative di tutela e garanzia dei livelli occupazionali, a salvaguardia delle professionalità acquisite e a sostegno degli investimenti in ricerca, sviluppo, innovazione e formazione del personale”.

Sull'impegno n. 4) si esprime parere favorevole con la seguente riformulazione: “a proseguire iniziative politiche normative, volte a favorire la realizzazione da parte delle aziende del settore di una nuova realtà ecosostenibile lungo tutte le fasi del processo produttivo”.

Sull'impegno n. 5) si esprime parere favorevole con la seguente riformulazione: “a predisporre un piano di sostegno specifico che possa supportare le imprese del comparto per rafforzare la resilienza del settore, anche favorendo una maggiore integrazione verticale e riducendo la dipendenza da marchi esterni”.

Sul punto n. 6) si esprime parere favorevole con la seguente riformulazione: “valutare la possibilità di un sostegno specifico per le medie, piccole e micro imprese dell'intera filiera”.

Sul punto n. 7) si esprime parere favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare la possibilità di adottare iniziative volte a prorogare ed estendere il riconoscimento dell'integrazione salariale a favore dei lavoratori del comparto”.

Sull'impegno n. 8) si esprime parere favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare la possibilità di adottare ulteriori iniziative, anche di carattere normativo, per superare l'interpretazione retroattiva data dall'Agenzia delle entrate dell'articolo 3 del decreto-legge n. 145 del 2013”.

Sull'impegno n. 9) si esprime parere favorevole con la seguente riformulazione: “a continuare ad adottare iniziative volte a supportare, anche attraverso un programma mirato di incentivi, la creazione di ecosistemi produttivi in cui attivare percorsi di formazione e di affiancamento finalizzati a favorire - con il potenziamento della collaborazione tra enti locali, camere di commercio ed associazioni di categoria delle micro-piccole e medie imprese della filiera moda - la nascita di nuove imprese e il passaggio dalla micro attività artigianale locale a realtà imprenditoriali di maggiori dimensioni”.

Sull'impegno n. 10) si esprime parere favorevole con la seguente riformulazione: “a continuare a supportare iniziative relative ad appositi programmi di studio e formazione, anche per il tramite della Fondazione Imprese e Competenza, valorizzando il know-how delle imprese e degli enti del comparto all'interno di tali programmi, favorendo la partecipazione delle imprese del settore in sinergia con le proposte formative già sviluppate dagli ITS e dagli istituti di formazione tecnica superiore, nonché sostenendo la proficua collaborazione tra le università e la filiera dell'artigianato della moda, prevedendo in tale contesto un sostegno pubblico per l'accesso gratuito a favore dei giovani talenti”.

PRESIDENTE. Passiamo alla mozione Pietrella, Barabotti, Mazzetti, Cavo ed altri n. 1-00439.

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Sulla mozione Pietrella, Barabotti, Mazzetti, Cavo ed altri n. 1-00439, si esprime parere favorevole su tutte le premesse e su tutti gli impegni del dispositivo.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Gruppioni. Ne ha facoltà.

NAIKE GRUPPIONI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli colleghe, con questa mozione siamo chiamati a fare una scelta di visione, di responsabilità e anche - mi piace affermare - con orgoglio nazionale. Il settore della moda con tutte le sue filiere, le sue competenze artigiane, il suo valore economico e culturale, non è un comparto produttivo come tanti, ma è simbolo vivente dell'identità dell'Italia ed è ciò che rende riconoscibile il nostro Paese nel mondo, per il gusto, per la bellezza e per l'eccellenza manifatturiera.

Eppure, oggi il sistema moda italiano vive una stagione di difficoltà senza precedenti. La pandemia ha rappresentato uno shock drammatico, ma è stato solo il primo di una serie di fattori di crisi: l'inflazione, il caro energia, le tensioni geopolitiche, i dazi, il rallentamento dei mercati asiatici e, non da ultimo, la trasformazione profonda nei consumi e nei modelli produttivi.

Io però - mi scuso, Presidente - ma non riesco nemmeno a sentire le mie parole.

PRESIDENTE. No, no, si deve sentire, ci mancherebbe. Aspetti, aspetti, tanto lo risolviamo. Contiamo fino a tre e magicamente si farà silenzio: uno, due, due e mezzo, tre. Senta che silenzio, onorevole Gruppioni.

NAIKE GRUPPIONI (IV-C-RE). Io prima ho parlato di orgoglio nazionale. Dovremmo averlo tutti in quest'Aula, ascoltando i nostri colleghi.

PRESIDENTE. Adesso abbiamo ristabilito il silenzio, come è giusto che sia.

NAIKE GRUPPIONI (IV-C-RE). Non ho mai detto nulla, intervengo sempre per prima, oggi sinceramente volevo dire quello che penso a tutti i miei colleghi. Capisco che escano, perché sarebbe l'atteggiamento più appropriato.

Riprendo il filo per sottolineare che oggi il sistema moda italiano vive una stagione di difficoltà, senza alcun precedente, come molti altri settori purtroppo. Volevo ovviamente iniziare sottolineando che la pandemia ha rappresentato uno shock drammatico, ma questo è stato solo il primo di una serie di fattori di crisi: l'inflazione, il caro energia, la tensione geopolitica, i dazi, il rallentamento dei mercati asiatici -continuo con la lista che purtroppo è molto lunga - e, non da ultimo, la trasformazione profonda nei consumi e anche nei modelli produttivi.

Questo settore, che nel 2019 generava 98 miliardi di fatturato e impiegava direttamente quasi mezzo milione di persone, si trova oggi in un momento davvero cruciale.

O lo sosteniamo con politiche strutturali e lungimiranti o rischiamo di perdere un pilastro dell'economia e dell'identità italiana. La nostra mozione offre una risposta seria, articolata e concreta, e speriamo davvero nell'appoggio di tutti i nostri colleghi, condividendone lo spirito e gli obiettivi. In primo luogo, riconoscere la moda come settore strategico, e credo che sia condivisibile, non solo però per l'export e l'occupazione, nonostante siano fondamentali per sostenere il nostro Paese, ma per il valore culturale che rappresenta. Un settore che unisce arte, ingegno, artigianato e impresa.

In secondo luogo, chiediamo con forza l'istituzione di un tavolo permanente che lavori sulla moda, che diventi un punto di riferimento stabile per ascoltare gli operatori e costruire politiche coerenti, coordinate e aderenti alla realtà che vivono e che viviamo. La nostra mozione individua anche priorità fondamentali: il sostegno all'internazionalizzazione, il rilancio dell'artigianato di qualità, incentivi mirati per la transizione ecologica e digitale, l'accesso al credito attraverso fondi pubblici e privati e soprattutto - e ci tengo a dirlo a gran voce - un investimento importante sulla formazione, perché senza competenze e senza nuove generazioni di tecnici, di artigiani e di designer la moda italiana rischia di spegnersi per mancanza di futuro.

Sappiamo che le micro e piccole imprese, oltre 55.000 in tutta Italia, sono il cuore produttivo del sistema; sono realtà altamente specializzate, spesso familiari, che garantiscono lavoro e qualità, ma che oggi sono fragili e sono molto sotto pressione. Non possiamo permettere che, di fatto, la storia della moda italiana sia costretta a chiudere e a sparire per mancanza di liquidità o anche per incertezza normativa. Per questo è giusto intervenire anche sul fronte del credito d'imposta per ricerca e sviluppo, correggendo interpretazioni retroattive che hanno messo in crisi centinaia di imprese oneste e innovative.

Infine, è tempo di accompagnare con decisione il comparto nella sfida della sostenibilità. La moda del futuro è e sarà circolare, responsabile e tracciabile, ma non possiamo lasciare sole le imprese, non possiamo lasciarle sole in questa transizione. Servono incentivi, regole chiare, investimenti su materiali e investimenti su processi. È una sfida che non riguarda più, colleghi, solo l'ambiente, ma la competitività stessa del made in Italy e anche la sopravvivenza dello stesso comparto.

Prima di concludere, volevo accennare a una questione ancora molto importante: non possiamo dimenticare, ovviamente, il legame che la moda ha con le nostre città. I nostri centri storici stanno soffrendo, e questo è sotto gli occhi di tutti: i negozi chiudono, le botteghe spariscono. Serve una strategia per sostenere il commercio di prossimità, rigenerare i tessuti urbani e salvaguardare l'identità delle nostre comunità.

Colleghi, votare questa mozione significa dire che l'Italia crede nel sistema moda, che non si rassegna a vederlo indebolirsi, che ha una visione di futuro capace di tenere insieme tradizione e innovazione, bellezza e sostenibilità, lavoro e dignità. Con convinzione e con impegno a vigilare affinché queste misure si traducano in atti concreti, annuncio il sostegno del nostro gruppo parlamentare a tutte le proposte virtuose (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mari. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente. Questa discussione e le mozioni presentate dalle opposizioni, e poi anche dalla maggioranza, muovono dalla constatazione di un settore produttivo evidentemente in crisi (Il deputato Borrelli: “Chiederei anche di stare zitti, però, poi diventiamo ridicoli”)…

PRESIDENTE. Colleghi. Vorrei che tornasse il silenzio religioso, nella laicità di quest'Aula, che c'era prima, per favore (La deputata Boldrini: “Bravo, Presidente, la laicità dell'Aula”). Prego, onorevole Mari.

FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente. Grazie, grazie, grazie. Questa nostra discussione muove dalla constatazione, dicevo, della crisi di un settore che, come è stato già detto e sarà ripetuto sicuramente nella discussione, è un settore importantissimo per la nostra economia, il secondo nella nostra manifattura per numero di addetti, anche se non per dimensione del fatturato. Parliamo di un pezzo del settore della nostra moda, un pezzo del settore del made in Italy: in particolare quello della moda, del tessile e dell'abbigliamento, che poi è stato allargato agli occhiali, ai gioielli, al beauty, e che chiuderà il 2024 con un calo del 5,3 per cento.

Il comparto pelletteria e calzature farà purtroppo peggio, perché chiuderà con un calo dell'8,1 per cento. Quindi c'è una fatica di questo settore a tornare ai numeri e alla produzione del 2019, quando aveva chiuso con 98 miliardi di euro di fatturato. Da dove nasce questa condizione di difficoltà? Un mix di fattori, giustamente, è stato detto in tutte le mozioni, in qualche modo sistemici, congiunturali, non vi è dubbio: l'inflazione, comportamenti dei consumatori, costi energetici, contesto socioeconomico globale e in qualche misura, anche se ancora non ha avuto tutto il suo sviluppo e speriamo non lo abbia, il fattore dazi.

Comunque, le richieste principali contenute nelle mozioni, che poi sono sostanzialmente quelle di venire incontro al settore con una serie di misure e ammortizzatori sociali, ma non solo, muovono dall'idea che questo sia un anno in qualche modo spartiacque, perché o andiamo in direzione di una ripresa di questo settore oppure potrebbe essere l'apertura di una crisi invece in qualche modo sistemica. Tra le cause ce ne sono poi alcune specifiche, che riguardano non tutta l'economia del settore in generale, ma alcuni fattori che sono più circoscritti al nostro Paese e all'Occidente.

Penso al fast fashion, che in qualche modo ha rivoluzionato negli ultimi anni il settore, e non solo dal punto di vista dei prodotti, non solo dal punto di vista delle ricadute che queste produzioni hanno avuto anche nel caratterizzare le nostre povertà. Perché nell'elenco delle povertà che caratterizzano il nostro Paese, i nostri Paesi, conosciamo quella abitativa, quella culturale e quella alimentare, ma c'è una povertà legata all'abbigliamento, della quale, invece, credo che ci occupiamo davvero troppo poco.

Bene, da questo punto di vista non vi è dubbio che siamo su una strada necessaria, non solo giusta, e qualche apertura da parte della mozione del Governo rispetto all'adozione di provvedimenti, in qualche modo di emergenza, tesi anche a rimuovere difficoltà che erano venute fuori all'indomani di precedenti provvedimenti, è sicuramente un fatto positivo. Quindi, non c'è dubbio che abbiamo bisogno di un'estensione della cassa integrazione per tutto il 2025, un'estensione della cassa integrazione per imprese che fanno parte di altri codici Ateco. Non vi è dubbio che possiamo e dovremmo mettere mano, ipotizzare, nuovi incentivi, ma soprattutto tesi alla possibilità che queste aziende si inseriscano nel percorso della transizione ecologica e digitale. Va tutto bene, anche la sospensione di pagamenti di rate di mutui, di fronte a una situazione di crisi; possiamo immaginare che il tavolo della moda presso il MIMIT abbia un ruolo in questo percorso.

Insomma, sostanzialmente siamo nella situazione di crisi, però c'è qualcosa che non funziona. C'è qualcosa che non funziona da due punti di vista: in primo luogo, perché vengono evocate le politiche industriali, ma in realtà di politiche industriali non si parla da nessuna parte sostanzialmente. Non se ne parla sostanzialmente soprattutto nella mozione del Governo e questo è un fatto grave, perché questo settore vive una crisi particolare per due motivi e uno di questi è l'assenza generale di politiche industriali del Paese, con la difficoltà da parte delle regioni di porre in essere politiche industriali in assenza di un quadro di riferimento.

Ma c'è un'altra questione che credo dobbiamo sottolineare, perché, se diciamo che tutto il nostro settore moda è un mondo che merita il nostro intervento, il nostro aiuto, è un posto dove tutto va bene, tutto funziona, diciamo una cosa sbagliata, non solo perché non è la verità, ma anche perché non siamo capaci di indagare una delle cause di questa crisi, della crisi di cui parliamo.

Guardate, c'è un aspetto del nostro made in Italy, soprattutto riferito all'abbigliamento, soprattutto riferito ad alcuni prodotti che riguardano il settore beauty, la pelletteria, il made in Italy che, invece, sono, diciamo così, il luogo privilegiato in questo Paese dello sfruttamento del lavoro, di una nuova forma di caporalato e, molto spesso, di una vera e propria schiavitù. Lo sappiamo tutti, le inchieste le abbiamo viste e lette tutti quanti e credo sia sbagliato non fare emergere questo aspetto all'interno della nostra discussione, perché uno dei problemi della crisi di questo settore non è soltanto riconducibile alla cosiddetta concorrenza sleale, ma al fatto che il lavoro cattivo, prima o poi, si mangia il lavoro buono. In questo settore c'è tanto lavoro cattivo e il lavoro cattivo mangia il lavoro buono e le possibilità di sviluppo vere, serie, di questo settore possono essere compromesse.

Quindi, anche il sistema di aiuti che mettiamo in campo deve tenere conto di questa condizione e molto probabilmente le misure che dobbiamo adottare devono andare anche in questa direzione. Guardate, noi abbiamo una legislazione sul made in Italy che è un po' particolare. In parte è riferita alla legislazione europea, almeno per quanto riguarda il cosiddetto codice doganale; quindi il nostro marchio made in Italy strettamente inteso è legato, in parte significativa, a una normativa europea; poi, come Italia, nel 2009 abbiamo fatto una nostra legge, che è quella sul 100 per cento made in Italy, la legge n. 166 del 2009, in base alla quale possono considerarsi interamente italiani solo i prodotti per i quali il disegno, la progettazione, la lavorazione e il confezionamento vengono fatti in Italia.

Bene, in gran parte questi prodotti, lo dicevo prima, realizzati soprattutto in alcune aree del Paese, beneficiano, si fregiano del marchio made in Italy; invece, sono prodotti che sono il prodotto, il prodotto - uso la ripetizione volutamente -, il prodotto della schiavitù. Questa cosa non è più sopportabile anche per il danno, per il nocumento che porta alla nostra economia, non solo per l'indecenza; e poi, anche per la vergogna che, in qualche modo, sia come Commissione d'inchiesta sulle condizioni di sicurezza, sia come Commissione lavoro della Camera, abbiamo più volte verificato in alcuni siti produttivi del Paese.

Cosa si può fare? Io credo…

PRESIDENTE. Concluda per favore.

FRANCESCO MARI…Noi crediamo che alla normativa esistente, che offre, che dà la possibilità di apporre il marchio made in Italy, vadano introdotti elementi di alcune clausole sociali, elementi che qualificano il lavoro che è stato utilizzato per produrre quei prodotti dal punto di vista della sicurezza, dal punto di vista del rispetto dei contratti, dal punto di vista dei diritti e delle retribuzioni.

Soltanto in questo modo - non ho nominato volutamente questa o quella etnia, non è questo il problema - avremo un made in Italy che è frutto di lavoro buono, soprattutto, e che, grazie a questo, potrà competere davvero sui mercati internazionali, mentre adesso - e voglio dirlo chiudendo - gran parte di made in Italy di altissimo livello, quello dei grandi marchi, viene fatto per conto terzi e viene fatto esattamente con lo sfruttamento, con la schiavitù e con il caporalato (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.

FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Oggi è l'occasione di riportare in quest'Aula il tema della moda, di una filiera molto importante nella discussione parlamentare. E' un'occasione un po' persa, visti i pareri del Governo, perché ci sarebbe piaciuto discutere rispetto alle intenzioni, alla volontà del Governo di agire, di comprendere con quali strumenti intervenire in una crisi molto forte, che conosciamo e che vediamo dai numeri. Invece, ci troviamo di fronte a risposte del tipo: “valutare l'opportunità di”, “a continuare”, “a valutare”. Su questo è un po'difficile, perché valutiamo tutto quello che vuole, ma evidentemente vorremmo capire quali, delle proposte che le opposizioni, ma anche gli altri partiti, hanno fatto, trovano l'accoglimento del Governo.

A chi ci rivolgiamo oggi? Non tanto al mondo della moda fashion, quello che vediamo in TV, l'immagine, le passerelle. Ci rivolgiamo a quel mondo che sta dietro a tutto ciò, alla punta dell'iceberg, al lavoro vero, quello dell'artigianato di eccellenza, a un tessuto produttivo di piccole e medie imprese, diffuse in tutto il territorio nazionale, che questa crisi la sta pagando in maniera molto, molto importante. Lo fa perché è una componente importante del PIL, lo è da sempre, lo è anche rispetto alla percentuale di made in Italy esportata, c'è un grande fattore anche da questo punto di vista. La crisi che sta vivendo è un po' differente da quella del passato, che ha già superato, che ha già vissuto questo comparto, perché è una crisi strutturale e dovuta a più fattori. È la camera della moda che ci dice che i fatturati l'anno scorso sono crollati del 5 per cento, addirittura quasi del 10 rispetto a quelli di pelle, pelletteria e calzature. Dietro ai numeri ci sono micro e piccole imprese, spesso invisibili e fondamentali, che sono quelle che poi lavorano e vanno dietro alle grandi aziende della moda, che sono quelle che permettono che questo bilanciamento non sia molto più pesante, perché, accanto ai fatturati delle big, che non sempre calano, ci sono fatturati di tutti quelli che lavorano nel retro, che calano ben più dei dati che le ho appena dato.

Parliamo di 55.000 attività, di 300.000 addetti, parliamo dell'eccellenza italiana, con specializzazione altissima della maestria artigianale ed innovazione accompagnata dalla tradizione.

E perché questa crisi è unica?

Perché è una crisi economica che questo sistema ha già vissuto in passato, in cicli di crisi passati; quello dovuto ai costi energetici, che è una battaglia che portiamo in quest'Aula, ma che riguarda anche altri comparti; quello che riguarda l'inflazione, che continua a crescere e rende alcuni capi che arrivano da questo settore sempre meno appetibili; quello dei tassi di interesse, che impone alle aziende in difficoltà sempre più vincoli per avere soldi e poter indebitarsi; quella generica della riduzione dei consumi anche del mercato interno, che sta avvenendo per il calo del potere salariale; quello di questa modifica delle stagionalità, che evidentemente non dipende da questo Governo e dal nostro sistema, ma che implica gravi problemi per un settore che va a cicli molto lunghi e con una programmazione molto in anticipo. Ma, accanto a questo, c'è tutto un fattore geopolitico: c'è un'incertezza globale, ci sono tensioni internazionali e - aggiungo - una concorrenza sempre più spietata, ma anche sempre più sleale, dal punto di vista sia della contraffazione, sia dei salari e della produttività in altri Paesi.

Quindi, le problematiche sono tante. La prima: la desertificazione delle competenze. Noi stiamo fallendo rispetto al cambiamento generazionale. Queste famose maestrie italiane fanno fatica a trovare a chi passare, con il cambiamento generazionale, le proprie nozioni, il proprio know-how. E purtroppo non bastano gli istituti tecnici e le università che, come sappiamo, sono molto lontane da questo mondo. Credo che la soluzione sia negli ITS, in questo strumento che sta dimostrando di funzionare nella vicinanza e nella flessibilità tra il mondo della formazione e quello delle imprese.

Accanto a questo, ci sono tantissime altre difficoltà. Ma la domanda è: cosa abbiamo fatto fino ad oggi e come stiamo rispondendo a questo? Forse stiamo rispondendo poco e male. Le risposte sono evidentemente insufficienti, se non riusciamo a dare un cambiamento da questo punto di vista; sono frammentarie, ma aggiungo che, anche con queste mozioni, sono contraddittorie.

L'esempio è quello della cassa integrazione straordinaria. È formalmente attivabile. Benissimo che si intervenga su una cassa straordinaria per le aziende in crisi, ma nella pratica vera di chi va in giro per le aziende è completamente inaccessibile, perché chiediamo alle aziende di anticipare i fondi della cassa, che verranno loro rimborsati più avanti. Stiamo parlando di aziende che sono in crisi; proprio perché lo sono - magari sono in calo di fatturato o in crisi di liquidità -, chiedere loro di anticipare i soldi della cassa (che vedranno, forse, chissà quando), mi sembra un provvedimento non proprio in linea con i principi di chi vuole aiutare le aziende, ma, forse, di chi vuole ammazzarle.

C'è il tema del credito d'imposta. Questa vicenda è surreale e racconta tutta la vicenda dell'italianità e della mancanza di correttezza, di coerenza normativa e di lungimiranza. Le nostre aziende ci chiedono sempre certezza normativa. Questa è l'occasione vera per dimostrare agli italiani come non riusciamo a dargliela.

Nel 2013, è stato introdotto questo bonus innovazione, questo credito d'imposta per innovare e tantissime aziende, anche del settore moda, hanno fatto investimenti in tecnologie, in nuovi impianti e hanno usufruito di questo credito d'imposta. Peccato che, nel 2022, l'Agenzia delle entrate ha cambiato orientamento normativo, escludendo lo spirito innovativo delle aziende della moda o di parte di esse.

Bene, c'è un dato. C'è una sentenza della Corte di giustizia tributaria della Lombardia, che dice che questo bonus doveva essere applicato a tutte le aziende e che, soprattutto, che non può essere l'INPS che entra nel merito di quali siano gli investimenti innovativi e quali no, ma lo deve fare il Ministero. Però, oggi abbiamo un'occasione per dire a queste aziende, che sono cornute e mazziate, perché hanno aderito a un bonus proposto dal Governo del Paese, che hanno ricevuto un credito d'imposta, ma che è stato chiesto loro di restituirlo, e che una sentenza va nella loro direzione: avete ragione, faremo di tutto per restituire questo; ci impegneremo, con un impegno solenne, a mettere ordine a questa vicenda.

No, tutti i nostri punti, su questo, vengono accolti con la riformulazione “a valutare l'opportunità di”, a cercare di capire come fare, ma approviamo addirittura un punto della maggioranza che dice: “a valutare l'opportunità di stanziare adeguate risorse volte ad ampliare le agevolazioni per la restituzione spontanea del credito 2015-2019”. Ci stiamo impegnando - forse - a valutare di fare qualcosa che vada ad alleggerire questo carico rispetto alla totalità dei problemi. Credo che questa non sia la risposta che doveva uscire oggi da quest'Aula; soprattutto in un momento di difficoltà, la restituzione di quei soldi e della verità di quella vicenda andava fatta.

E con questo, annuncio un voto contrario. Abbiamo previsto pochi punti, ma, al di là di continuare a dimostrare che stiamo facendo qualcosa, l'istituzione del tavolo permanente della moda, la stiamo chiedendo tutti. Evidentemente, i tavoli tecnici che esistono oggi non sono sufficienti. Come in altri settori, vi stiamo chiedendo un tavolo permanente, non valutiamo l'opportunità. Lo volete fare o non lo volete fare, questo tavolo permanente? Ma una nuova politica industriale, che abbia davvero una visione relativa al tema della moda e alla filiera, che parta da questo tavolo, la vogliamo fare o non la vogliamo fare?

Presidente, ho un minuto. Taglio tante altre cose che abbiamo chiesto e mi concentro sull'ultima. Se ho detto che gli ITS forse sono il cavallo con cui riuscire a riportare le persone a specializzarsi, a entrare con nuove energie in questo settore, se è vero che abbiamo esempi funzionanti e funzionali, se è vero che le aziende davvero lavorano bene con gli ITS, perché riescono con velocità e flessibilità ad avere pacchetti di studio che si adattino al cambiamento anche nelle cose, avete escluso la cosa principale: valutare e comprendere come le imprese possano investire negli ITS, avendo un'agevolazione fiscale, perché altrimenti non si spiega cosa può essere fatto. E voi avete cancellato anche questo. Motivi per i quali non voteremo la risoluzione di maggioranza e voteremo, invece, le altre dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Semenzato. Ne ha facoltà.

MARTINA SEMENZATO (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, la mozione che ci accingiamo a votare non riguarda una questione tecnica o meramente economica. È una questione di identità, di orgoglio nazionale, di visione strategica.

Il settore della moda italiana non è solo una delle locomotive economiche della nostra Nazione. È il simbolo del genio creativo, della qualità artigianale, della capacità di innovazione che ha reso il marchio made in Italy un'eccellenza riconosciuta e invidiata in tutto il mondo.

La mozione che oggi sosteniamo non è semplicemente un elenco di buone intenzioni, ma una chiara road map per rilanciare e rafforzare un settore che, pur avendo dato tanto all'Italia, oggi si trova a fronteggiare difficoltà inedite e sfide epocali.

Dobbiamo esserne consapevoli: la crisi del settore della moda, con le sue ricadute sulle imprese, sui lavoratori e sui territori, non è un problema settoriale, è un problema sistemico, che tocca il cuore pulsante della nostra economia e della nostra cultura.

Questa mozione impegna il Governo in modo concreto e incisivo su più fronti. Anzitutto, attraverso la messa in campo di un Piano Italia per la moda, un progetto che guarda al futuro e non si limita a tamponare le emergenze. Serve una strategia per proteggere le nostre imprese dalle conseguenze del rallentamento economico globale, dai rincari energetici, dalle difficoltà di accesso al credito e dalla concorrenza sleale, soprattutto da parte dei mercati dove il rispetto delle regole è spesso solo un'illusione. L'impegno a garantire strumenti di sostegno efficaci - come il potenziamento della cassa integrazione straordinaria e l'accesso semplificato ai fondi per le imprese - è fondamentale per evitare che migliaia di aziende e di lavoratori restino indietro. Ma non ci limitiamo all'assistenza: vogliamo un'economia fondata non sui sussidi statali, ma sul progresso. È per questo che la mozione spinge con forza sull'innovazione tecnologica e sulla sostenibilità: due pilastri indispensabili per competere nel mercato globale di domani.

La difesa del made in Italy, poi, è una questione centrale. Non è accettabile che le nostre eccellenze vengano minacciate da contraffazioni, che non solo danneggiano il nostro tessuto produttivo, ma mettono a rischio l'immagine stessa del nostro Paese. Il rafforzamento del contrassegno made in Italy, l'uso delle tecnologie per la tracciabilità dei prodotti e il contrasto serrato alla contraffazione devono diventare priorità operative per il Governo. E non possiamo dimenticare il valore culturale e sociale della moda italiana.

Non parliamo solo di numeri, di PIL o di occupazione, parliamo di un settore che è ambasciatore dell'Italia nel mondo, un settore che promuove i nostri valori, la nostra creatività, la nostra visione del futuro. È nostro dovere sostenere questo patrimonio con ogni mezzo, valorizzando soprattutto i giovani talenti, favorendo l'aggregazione tra imprese e investendo nella formazione professionale, perché la nostra tradizione deve continuare a vivere e a prosperare.

Consentitemi di inviare un messaggio chiaro e forte: l'Italia non intende abbandonare le sue eccellenze, né consentire che uno dei suoi settori più rappresentativi venga sacrificato sull'altare delle contingenze economiche. Con questa mozione dimostriamo che c'è una politica capace di guardare oltre le emergenze, capace di difendere il lavoro, l'innovazione e la qualità che rendono unico il nostro Paese. Questo non è solo un voto per la moda, è un voto per il sistema Italia, per le migliaia di imprenditori, artigiani e lavoratori che ogni giorno portano avanti con orgoglio il nome dell'Italia nel mondo.

È un voto che segna la volontà di costruire un futuro in cui le nostre eccellenze siano un punto di forza, non un'eredità da rimpiangere. Per questo motivo, annuncio, Presidente, con convinzione, il voto favorevole alla mozione di maggioranza del gruppo Noi Moderati. Oggi scegliamo di difendere non solo un settore, ma la nostra identità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Questa mozione non è solo un atto parlamentare, è una chiamata alla responsabilità, una responsabilità verso un settore che rappresenta l'anima produttiva e culturale del nostro Paese. Il settore della moda e, più in generale, quello del tessile rappresentano il cuore pulsante di tutto ciò che il mondo intero riconosce come made in Italy, e annuncio subito, Presidente, con convinzione il nostro voto favorevole senza le modifiche del Governo alla nostra mozione. Questo perché, Presidente, ormai siamo arrivati al punto che il Governo riscrive le mozioni delle opposizioni.

Oggi sono abbastanza sconcertata e purtroppo non è nemmeno la prima volta che accade, ma non è accettabile che si riscrivano completamente le mozioni, cambiando e togliendo parole importanti. Parlo, per esempio, del settore del tessile che riguarda la canapa e della possibilità di implementare questo settore. Ebbene, il Governo che fa? Ha tolto esattamente tutta la parte che riguarda la produzione della canapa, eppure vorrei ricordare a questa maggioranza che nel Ventennio era l'orgoglio del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), eravamo i primi esportatori europei di canapa industriale, e si era ripreso per fortuna, tant'è che tantissimi giovani avevano ripreso ad abitare le aree interne e a ricominciare a coltivare le nostre terre. E invece voi, con un colpo di mano, nel decreto Sicurezza avete deciso ovviamente di eliminare tutto questo.

Ma ci sono anche tantissimi altri passaggi importantissimi che il Governo ha depennato. Per esempio, avevo proposto di dare un contributo ai giovani che fanno brevetti per nuove tecnologie e nuovi filati per tutto il settore tessile; ebbene, hanno tolto anche quello. Pertanto, da una parte fate tantissima propaganda per quanto riguarda il made in Italy, i nostri patrioti che decantano tutto quello che facciamo di bello e di buono nel nostro Paese e che i nostri giovani dovrebbero rimanere qui e far brevettare le nostre innovazioni, e quando si va a chiedere di dare un aiuto, ovviamente, dite continuamente di no.

Pertanto, vorrei chiedere a lei, Vice Ministro, sempre ovviamente tramite il Presidente, con quali forze i nostri giovani rimangano nel nostro Paese, perché ogni volta che provano poi ad investire succede qualcosa. Succede che il nostro Governo decide di non aiutarli, di non spronarli, anzi, se falliscono, quasi quasi siamo più contenti. Allora c'è qualcosa evidentemente che non va e ovviamente i nostri giovani che fanno? Fanno le valigie, se ne vanno perché sicuramente negli altri Paesi trovano molte più opportunità, e questa è veramente un'enorme disfatta di questo Governo.

Ma che dire di tutto il settore tessile? Stiamo parlando di un settore capace, nel 2023, di esportare beni per circa 65 miliardi di euro, oltre il 10 per cento dell'export complessivo del nostro Paese. Sono numeri, direi, impressionanti, che parlano da soli; numeri che descrivono un'eccellenza non solo di élite, ma diffusa, radicata nei territori in tutta Italia, da Nord a Sud, fatta da artigiani, da microimprese, da giovani creativi, da una filiera lunga che coinvolge centinaia di migliaia di lavoratori. È evidente che tutto questo non basta, visto il silenzio del Governo, che continua ad essere assordante.

È sconcertante e ipocrita che un Esecutivo che si proclama ogni volta e ogni giorno patriottico, tanto da creare il Ministero del made in Italy per esaltare la bandiera del tricolore nei talk show, non muova un dito per salvare la bandiera, quella sì, che i nostri artigiani tengono veramente alta ogni giorno, alzandosi e sacrificando tutto quello che possono per sbarcare il lunario. Nel 2024 la produzione del settore è crollata dell'8,8 per cento, 15 milioni di euro in perdita al giorno. E mentre le imprese chiudono e le competenze si perdono, questo Governo distribuisce bonus spot, annuncia misure senza visione e continua a ignorare le richieste del comparto in agonia.

Quando dico “senza visione”, Presidente, è perché si danno i bonus senza una specifica visione di quello che deve essere e che deve rappresentare questo settore per l'Italia, ma anche nel mondo, visto che è un settore che esporta tantissimo e che ha una storia, ed è una storia riconosciuta a livello culturale e imprenditoriale, importantissima. Le imprese chiudono, non c'è programmazione, non c'è certezza, non c'è transizione sostenibile. Questo noi chiedevamo nella nostra mozione e il Governo risponde con l'immobilismo, la propaganda e l'improvvisazione.

La nostra mozione è chiara e concreta: chiede incentivi fiscali mirati per le imprese virtuose, chiede misure per la tutela dei marchi storici, chiede un piano per l'innovazione green e digitale per accompagnare la transizione digitale, perché anche l'intelligenza artificiale, un altro provvedimento che abbiamo in questo momento in Commissione, ha un impatto importante anche sul settore tessile. E poi chiediamo una rete nazionale di formazione, di upcycling e di reskilling per i lavoratori, chiediamo un investimento serio sulla tracciabilità e la qualità della filiera, ma soprattutto chiediamo una cosa che dovrebbe essere scontata: che lo Stato faccia lo Stato, cioè che protegga quella che costituisce una parte essenziale della propria identità e del proprio sistema produttivo.

Credo che in quest'Aula nessuno possa ancora fare finta di nulla. La fast fashion invade il mercato con prodotti usa e getta, spesso realizzati in condizioni che nessun Paese civile dovrebbe accettare. Questo sistema di consumo distruttivo brucia risorse, svaluta il lavoro, distrugge l'ambiente e mina alla radice la competitività delle nostre imprese. E allora serve una svolta, Presidente, serve un atto politico forte e serve coraggio.

Un'ecotassa - che è quella che ho chiesto nella mia mozione e che è stata depennata dal Governo - sul fast fashion, affinché chi inquina e sfrutta non venga premiato ma contribuisca a finanziare la sostenibilità e la manifattura responsabile e di qualità. Non è che magari la sottoscritta o il MoVimento 5 Stelle hanno inventato una cosa fuori dal mondo, perché c'è un Paese vicino al nostro che lo sta facendo ed è la Francia, perché loro sì che proteggono i loro marchi. Lo sa, Vice Ministro? I marchi francesi sono tutti made in Italy (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Quei grandi marchi che si vantano tanto. Quasi tutto viene, in realtà, prodotto dalle nostre imprese, dai nostri artigiani, dal nostro savoir-faire. Ed è così: è così nella pelletteria, nel tessile; è esattamente così, per non parlare di altri settori come la cosmetica.

Ma andiamo avanti. Noi abbiamo chiesto al Governo di avere coraggio. Ovviamente, questo non è servito, perché le parole “sostenibilità” o “ecotassa” evidentemente fanno paura a questo Governo di destra. La sostenibilità non è un orpello narrativo, ma è una condizione di sopravvivenza per il tessile europeo che, solo nel 2020, ha generato oltre 121 milioni di tonnellate di CO₂, pari a 270 chili di emissioni per cittadino…

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

EMMA PAVANELLI (M5S). …e non parliamo anche del consumo di acqua.

Insomma, Presidente, io credo che quello che sta succedendo oggi sia abbastanza sorprendente. Ripeto: la prossima volta il Governo scriva direttamente le mozioni alle opposizioni, perché questo modo di fare io direi che è inaccettabile. Basta dire che siete contrari a quello che chiediamo, senza depennare e senza riscrivere le nostre mozioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mazzetti. Ne ha facoltà.

ERICA MAZZETTI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Vice Ministro, colleghi, con questa mozione la maggioranza ha prodotto un documento oggettivo della realtà del settore, che sta vivendo, sì, un momento critico, ma non è il primo e non sarà l'ultimo. Sono cicli che dal dopoguerra si susseguono. La realtà del settore è che sta vivendo un momento critico, ma che nel 2024 ha comunque generato 96 miliardi di euro di ricavi e una bilancia commerciale positiva per 26 miliardi e fornisce al Governo gli indirizzi necessari a superare non solo le contingenze del periodo ma anche i problemi strutturali di un comparto che ha reso grande questo Paese, non solo in termini di risultati economici ma anche di immagine della qualità italiana. I temi affrontati sono tanti: dal costo dell'energia, che è quello più problematico, a quello della sostenibilità del lavoro, passando per la formazione e gli investimenti. Le criticità della catena di approvvigionamento e la modifica ai mercati di sbocco, conseguenti alle crisi geopolitiche in atto, hanno innescato il dibattito su nuovi modelli di produzione.

Pertanto, le azioni del Governo, che non è stato a dormire, si muovono sia per quel che riguarda il contrasto ai ventilati dazi statunitensi sia con riferimento alla ricerca di nuovi mercati. In uno stiamo intervenendo con un piano promozionale straordinario che valorizza l'unicità del made in Italy; in Oriente - oltre a contrattare, a promuovere e a tutelare le nostre imprese in Cina - stiamo anche guardando con particolare attenzione ai nuovi mercati dell'Indo-pacifico e ai più vicini Paesi della penisola arabica, con i quali riteniamo sia necessario finalizzare nuovi accordi di libero scambio e mercato. Ne ha dato esempio il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Tajani, che è stato proprio a visitare quei posti e ha stretto degli accordi importanti. Il settore è di fronte a proficui cambiamenti strutturali che rappresentano una sfida, sì, e richiedono uno sforzo innovativo alle imprese, che vanno accompagnate in questa sfida. La sostenibilità è diventata parte integrante di varie iniziative di rilancio post-COVID. In questo senso, allo scopo di favorire l'economia circolare all'interno del sistema moda italiano, si è introdotto l'obbligo di raccolta differenziata dei prodotti tessili con un target di recupero del 100 per cento.

Anche le imprese stanno agendo sempre più per limitare il proprio impatto ambientale in fase sia di produzione sia di ricerca e sviluppo, ma anche tramite servizi offerti al consumatore. È, pertanto, noto che la moda italiana è quella che dispone della maggiore efficienza energetica al mondo e offre i migliori risultati in tema di circolarità.

Il distretto tessile di Prato, che mi onoro di rappresentare, è un caso significativo di competenze tecniche e professionali in materia di riciclo di materiali tessili, in particolare di fibre nobili. A titolo esemplificativo, negli impianti pratesi di filatura cardata si stima che siano processate ogni anno 35.000 tonnellate di filati cardati, che danno origine a circa 100 milioni di metri di tessuto, di cui oltre il 40 per cento ottenuti da fibre riciclate. Anche il settore conciario, che raccoglie 1.175 aziende con 18.000 addetti, che ha un fatturato di 4 miliardi l'anno e rappresenta una delle eccellenze nazionali, è impegnato nella transizione ecologica. L'Unione nazionale dei conciari italiani sta sviluppando progetti di riconversione industriale per avviare una conciaria a impatto zero, con nuove tecniche, tecnologie e macchinari sempre più innovativi.

La digitalizzazione ha iniziato a portare ampie innovazioni al sistema moda lungo le diverse fasi della filiera: a valle, l'esperienza di shopping diventerà sempre più digitale, grazie alla maggiore diffusione su diverse piattaforme e all'utilizzo dell'intelligenza artificiale nei camerini di prova nei negozi fisici; a monte, invece, l'applicazione della realtà aumentata permetterà di ridurre gli sprechi lavorando su modelli 3D e producendo solo le parti necessarie.

I vantaggi della digitalizzazione non riguardano solamente la vendita al consumatore finale, bensì anche l'intero ciclo delle catene del valore. Grazie alla realtà aumentata e a modelli 3D, infatti, si può generare e visualizzare un'immagine come se fosse nel mondo reale, senza che sia stata materialmente prodotta. Questo permette di ridurre gli sprechi di tessuto o altri rifiuti. Inoltre, il design del prodotto potrebbe essere inviato direttamente al sito manifatturiero, nonché modificato o personalizzato secondo i gusti del cliente, senza lo spreco di risorse fisiche. Le tecnologie consentiranno di ridurre i costi di produzione ma anche i costi di smaltimento dei rifiuti e i costi per l'ambiente in generale. Ma, al contrario di quanto finora detto, il modello di consumo basato sul fast fashion ha modificato le abitudini di acquisto dei consumatori, che hanno iniziato a possedere sempre più prodotti comprati a un modico prezzo, con l'idea di sostituirli già l'anno successivo, cosa che è l'opposto della cultura del nostro Paese, l'Italia, che vogliamo mantenere.

Nella stessa mia Prato, virtuosa, è presente il più grande mercato all'ingrosso di fast fashion - per cui è un tema che conosco molto bene e che ho vicino - con più di 4.300 aziende cinesi che, nel giro di 48 ore, sono in grado di confezionare migliaia e migliaia di capi, in un circuito sino a oggi impermeabile a valutazioni ambientali, fiscali, di ordine pubblico e di rispetto delle regole sulla competitività, già oggi oggetto di innumerevoli inchieste della magistratura e giornalistiche, che noi di centrodestra, in particolare Forza Italia, da anni denunciamo - lo abbiamo sempre fatto e lo continueremo a fare - perché questa cosa non è emersa oggi. Giustamente, con la nostra mozione chiediamo al Governo di rafforzare le azioni di contrasto al fast fashion e alla falsificazione di prodotti. Con la legge sul made in Italy di fine 2023 di questo Governo, abbiamo introdotto un contrassegno ufficiale di attestazione dell'originalità italiana delle merci, che il settore della moda attende che sia reso completamente operativo.

Attualmente, molti distretti produttivi sono fermi o a basso regime e le aziende necessitano di misure specifiche per la loro sopravvivenza, come l'introduzione di una cassa integrazione speciale per il 2025, soprattutto per quelle piccole e micro imprese che fanno poi l'insieme della filiera del settore. Queste ne hanno necessità immediata ed è proprio per questo che stiamo lavorando, con i Ministeri competenti, affinché venga immediatamente reinserita.

Si parla di soldi, perché non è vero che il Governo non ha stanziato niente: 250 milioni di euro. Sul piatto ci sono 200 milioni di euro stanziati per i contratti di sviluppo e i mini contratti di sviluppo contenuti nel primo DDL per le piccole e medie imprese, approvato in Consiglio dei ministri il 14 febbraio scorso e che dovrà ora passare in Parlamento. A questi si aggiungono 30,5 milioni di euro per investimenti nelle fibre tessili naturali e di riciclo nell'ambito della transizione verde delle imprese, nonché 15 milioni di euro per la transizione digitale delle PMI, che sono il futuro anche di questo settore.

A queste risorse, la mozione chiede di aggiungere quanto occorre per chiudere, sì, l'annosa querelle fra aziende e Governo in favore delle imprese che hanno aderito al riversamento volontario dei crediti di ricerca e sviluppo 2015-2019. La questione del credito d'imposta continua a bloccare le aziende, le quali temono di dover restituire le somme ricevute, seppur ingiustamente, in un momento storico in cui non hanno la disponibilità di liquidità.

Questo è uno di quei temi in cui Forza Italia starà dietro, lo seguirà e raggiungerà l'obiettivo. Chiudo con tre osservazioni che, proprio come Forza Italia, abbiamo fortemente voluto e introdotto in questa mozione di maggioranza. La prima riguarda l'introduzione della responsabilità estesa del produttore (il famoso EPR) e del regolamento recante la disciplina per la cessazione della qualifica di rifiuto, altro tema fondamentale che, da tanti anni, si sta dibattendo. Ed è proprio grazie al Ministero dell'Ambiente e al Ministro Pichetto Fratin che, in sede di attuazione, tramite una consultazione pubblica, si è tenuto conto del ruolo delle imprese manifatturiere a monte della filiera nei sistemi di gestione collettiva, tutelando le esigenze e gli interessi dell'attuale struttura della filiera tessile italiana.

Tra gli obiettivi della mozione chiediamo di sostenere l'eccellenza della filiera italiana del riciclo del prodotto tessile, anche rispetto all'impostazione dell'Unione europea che considera preferibilmente il riuso, mentre ci sono tantissime aziende italiane che, proprio perché si parlava sempre di dover riciclare, hanno investito in tecnologia ed informazione, e non è giusto che oggi debbano rinunciare a tutto questo.

La seconda osservazione riguarda l'adozione di misure per il sostegno agli investimenti per la transizione ecologica e digitale, che dovrà essere definito nel cosiddetto Piano della moda. Si chiede l'introduzione di specifici strumenti di adeguamento.

La terza osservazione riguarda la questione della scuola della moda, altro tema fondamentale per Forza Italia. Un tema che avevamo già affrontato nella mozione sulla moda, a primavera 2022. Nei prossimi anni andranno in pensione 45.000-50.000 addetti di alta specializzazione e, ad oggi, si è in grado di sostituire solo 7.000-8.000 persone. Questo è un problema che va risolto e che la politica deve risolvere investendo sulla scuola sicuramente, sulla formazione, sugli ITS, ma anche incentivando il rapporto fra le imprese e la scuola anche a livello economico. Non si può lasciare tutto questo in mano, con i costi, solo alle aziende.

Il Ministro delle Imprese e del made in Italy ha lanciato anche un fondo per le imprese e si spera che, a breve, venga utilizzato.

Il sistema moda è il sistema Italia, ha la forza per affermarsi nei nuovi scenari geoeconomici. Le imprese vanno sicuramente accompagnate, ripeto. Già il Ministro Tajani ha fatto un'azione importante, andando a scoprire altri mercati che sono il futuro della globalizzazione. Nel 2024 abbiamo superato Giappone e Corea del Sud, conquistando la quarta posizione al mondo per export dopo Cina, Stati Uniti e Germania.

Pertanto, con questa mozione, Forza Italia darà il suo voto favorevole invitando il Governo a proseguire sulla giusta strada che sta mantenendo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barabotti. Ne ha facoltà.

ANDREA BARABOTTI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, in sede di dichiarazione di voto su questa importante mozione che riguarda il settore moda, perdo pochi secondi per ringraziare tutte le forze del centrodestra che, con la solita passione che accompagna il nostro impegno, sono riuscite a trovare una buona sintesi per un settore fondamentale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ringrazio, in particolare, il collega Pietrella, che è un grande conoscitore di questo settore, le colleghe Mazzetti, Cavo, Chiara La Porta, la nostra capogruppo della Lega, Giorgia Andreuzza, con cui abbiamo saputo integrare tutti i contributi che vanno a disegnare un quadro e una visione che si attagliano perfettamente alle esigenze del settore.

Ma partiamo dai numeri. La filiera estesa della moda genera un valore aggiunto di 75 miliardi di euro; dà lavoro a 1.200.000 persone; contribuisce per oltre il 5 per cento alla formazione del PIL nel nostro Paese e rappresenta quasi il 6 per cento dell'occupazione nazionale. Con circa 54.000 imprese, di cui il 70 per cento è concentrato in sette regioni, tra cui la mia Toscana, e con 49.000 micro, piccole imprese, il settore è un simbolo del nostro spirito imprenditoriale che ha reso l'Italia leader mondiale dell'alta moda.

Eppure, questo gioiello è entrato in crisi e le cause sono molteplici: aumento dei costi energetici, crisi delle materie prime, concorrenza sleale a livello internazionale, rallentamento del mercato del lusso asiatico e gli strascichi della pandemia da COVID-19. Il risultato è una riduzione del fatturato per oltre il 5 per cento rispetto al 2023, che sale all'8,1 per cento per pelletteria e calzature. In dieci anni, abbiamo perso 28.000 lavoratori e 12.000 imprese.

Sin dall'inizio di questa legislatura, il settore è stato riconosciuto come strategico. Il tavolo della moda, istituito dal Ministero, ha raccolto molte delle richieste che arrivavano da parte delle imprese: ammortizzatori più flessibili, moratoria sui prestiti COVID e un deciso intervento sui famigerati crediti per ricerca e sviluppo. E, quindi, il Piano Italia per la moda, presentato il 10 aprile 2025, che ha lo scopo di offrire risposte strategiche e di più ampio respiro: 250 milioni di euro per gli investimenti nel 2025, strumenti come il basket bond e il Fondo di garanzia per la liquidità, 250 milioni di euro investiti per il riversamento dei crediti per ricerca e sviluppo, e un protocollo per rafforzare le politiche contro la contraffazione. A questi si aggiunge il Fondo per il made in Italy da 5 miliardi di euro, il Fondo per la transizione industriale da 300 milioni di euro e 110 milioni di euro per la cassa integrazione tra il 2024 e il 2025.

Tuttavia, non basta incentivare gli imprenditori capaci e seri, che sosteniamo con forza. Dobbiamo contrastare la concorrenza sleale, che costa al nostro Paese 7,8 miliardi di euro insieme al fenomeno della contraffazione.

In Toscana, la situazione è davvero emblematica. Qui, il settore occupa 130.000 lavoratori, ma la crisi morde. A Prato, l'uso della cassa integrazione è cresciuto del 128 per cento nei primi nove mesi del 2024 e le imprese artigiane, nei settori tessile, abbigliamento e pelle, sono scese da 10.264 a fine 2023, a 9.960 nel primo semestre 2024. Prato è un'eccellenza, come ricordavano i colleghi prima di me. Ogni anno processa 35.000 tonnellate di filati cardati, producendo 100 milioni di metri di tessuto, di cui il 40 per cento - pensate - è prodotto da fibre riciclate.

Ma, accanto a questa virtuosità, c'è un'ombra: il più grande mercato europeo di fast fashion ha sede a Prato, ed è tutto imperniato sulle oltre 4.300 aziende cinesi (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia) che spesso operano fuori dalle regole ambientali, fiscali e lavorative, che alimentano una concorrenza sleale insostenibile. Ma parlare solo di contraffazione e concorrenza sleale sarebbe riduttivo. E anche la politica e le istituzioni, guardando al settore della moda, devono avere il coraggio di parlare chiaramente, di chiamare le cose con il loro nome. E, allora, dobbiamo parlare della mafia cinese, che ha colonizzato buona parte del distretto pratese e che, ormai, ha ramificazioni in tutta Italia.

Non possiamo tacere la schiavitù in cui sono ridotte migliaia di lavoratori proprio in Italia, non possiamo ignorare le violenze, gli omicidi e le sparatorie che, quotidianamente, mietono a Prato vittime senza nome e che, recentemente, sono sbarcate anche qui, a Roma, con il duplice omicidio sulla Prenestina. Dobbiamo dirci chiaramente che questa mafia, questi metodi di produzione e di conquista, ci hanno colonizzato il distretto, si sono ramificati negli altri distretti della moda e, tramite riciclaggio del denaro, stanno conquistando interi settori, altri settori, anche altrove.

E, se parlo di conquista silenziosa, non lo faccio a caso. Perché diciamocelo chiaramente: molti sicari di questa mafia sono stati membri dell'Esercito cinese e la Cina non fa nulla di concreto per arginare le attività mafiose dei suoi cittadini sul nostro territorio nazionale.

Questa mozione, per volontà della Lega, è l'unica a chiamare le cose con il proprio nome (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), esplicitamente e duramente, ed è l'unica a denunciarne compiutamente l'impatto sul distretto pratese, sull'intero settore della moda e sulla nostra economia. La Lega toscana lo dice da anni, quando i primi insediamenti cinesi spuntavano ovunque a Prato, e io voglio rendere merito ai leghisti pratesi che, già nei primi anni Novanta, davano battaglia su questo fronte e furono purtroppo inascoltati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Il nostro tessuto economico ha subito e sta subendo un'aggressione fortissima, che finora ha goduto di troppa sottovalutazione da parte di una politica che sta tutta a sinistra, e a volte, purtroppo, duole dirlo, anche di un certo sostegno. Dobbiamo avere la forza e la determinazione per denunciare tutto questo. Lo abbiamo fatto in passato e lo stiamo facendo tutt'oggi, anche da quest'Aula, mettendolo nero su bianco in questo documento, nonostante l'indifferenza di chi ha amministrato a lungo la città di Prato e la regione Toscana, sottovalutando lo sfruttamento di migliaia di lavoratori, i disegni di conquista cinese e i profondi legami di certi imprenditori con la mafia gialla.

Per questo votiamo interamente e con convinzione questa mozione, perché è l'unica coraggiosa che, anche sul fronte del contrasto alle mafie, affida un mandato chiaro al Governo. Difendere l'eccellenza del made in Italy significa sostenere le nostre imprese e i suoi lavoratori, ma significa anche difendere il nostro tessuto economico dalla contraffazione, dalla criminalità e dalle mafie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonafe'. Ne ha facoltà.

SIMONA BONAFE' (PD-IDP). Grazie, Presidente. Noi, con questa mozione, abbiamo voluto raccogliere il grido di allarme, o potrei dire il grido di dolore, di tante piccole e medie imprese della filiera della moda, che comprende il tessile, l'abbigliamento e il calzaturiero, ed è un comparto molto rilevante del made in Italy, un comparto che è particolarmente vocato all'export e che ormai da qualche mese sta affrontando una crisi che dobbiamo definire con il proprio nome, cioè una crisi strutturale.

Sono diversi i fattori che stanno incidendo su questa crisi. Sicuramente la situazione internazionale, che è una situazione caratterizzata da conflitti, in particolar modo quello russo-ucraino, e aggravata dalle minacce di dazi di Trump, che già oggi sono al 10 per cento e che sicuramente generano una situazione di incertezza, una situazione di difficoltà, in un settore che ha bisogno di programmazione e di tempi lunghi per i propri cicli produttivi. Tra i fattori c'è sicuramente anche il calo del potere d'acquisto delle famiglie, in particolar modo nel nostro Paese, che vede gli stipendi più bassi d'Europa e un'inflazione sui beni di consumo ancora molto alta.

Tra i fattori c'è il costo dell'energia per le imprese, che è aumentata molto, sulla quale il decreto Bollette ha fatto poco, per non dire niente, tant'è che le stesse imprese si sono lamentate, e che però è un costo di produzione che, rispetto agli altri competitor europei, incide, in maniera chiaramente negativa, sulla nostra produttività. E non c'è dubbio che fra i fattori c'è anche il cambio dei modelli di consumo: il consumatore oggi richiede sempre più prodotti sostenibili.

Ma anche l'impatto del cambiamento climatico, che qualcuno ancora in quest'Aula continua a negare, con l'alterazione delle stagioni, ha influito sulla crisi di questo settore. Per non parlare della presenza - è già stato detto, ma ci voglio tornare anch'io - del mercato del fast fashion, che inonda con nuove collezioni, per di più usa e getta, quasi collezioni giornaliere, che sono di pessima qualità, senza nessun valore aggiunto, ma con costi di smaltimento sempre più alti.

Va anche detto che nella crisi una parte l'hanno anche giocata le politiche sbagliate dei grandi brand del lusso, che hanno incrementato la produzione post-Covid, quando c'è stato un boom nei consumi, e hanno aumentato notevolmente i prezzi dei loro prodotti. Però bisogna dire che la crisi del settore moda non riguarda solo i grandi brand, ma riguarda in particolar modo - ed è qui che c'è il grido di dolore - le centinaia di migliaia di piccole e medie imprese artigianali, diffuse nel nostro Paese, in molti casi veri e propri distretti produttivi.

Penso alla pelletteria in Toscana, al calzaturiero nelle Marche, l'Umbria e l'Emilia-Romagna, al distretto di San Mauro Pascoli. E sono queste piccole e medie aziende, che producono per conto terzi, che hanno visto un calo sensibile degli ordinativi che sta mettendo fortemente a rischio la continuità produttiva e un know-how prezioso, anzi preziosissimo, che ha permesso a questo sistema, altamente competitivo, di reggere con un mercato internazionale sempre più aggressivo.

Se non si vuole perdere definitivamente un settore importante del made in Italy, lo dico con molta franchezza e lo dico anche ai colleghi di maggioranza, a cui ho sentito descrivere situazioni per cui sembra che vada un po' tutto bene: penso che non si possa invece continuare a stare a guardare, perché questa, come ho detto, non è una crisi congiunturale, non è che basta aspettare che passi la nottata. Questa è una crisi strutturale, e le crisi strutturali hanno bisogno di interventi urgenti, hanno bisogno di interventi adesso.

Ora lo dico, il Governo è arrivato tardi su questa crisi e, purtroppo, ci è arrivato anche male, perché le misure che ha messo in campo non sono state misure sufficienti, perché non servono misure una tantum, servono misure di sistema e misure di visione. L'unico provvedimento che è arrivato a dicembre 2024 è stata la cassa integrazione in deroga anche per le imprese sotto i 15 dipendenti per 3 settimane; cassa integrazione scaduta a dicembre, rinnovata fino a fine gennaio per la lotta dura del Partito Democratico e di tutte le opposizioni, che ha portato ad aumentare di qualche settimana la cassa integrazione.

Per tutelare gli attuali livelli occupazionali sono necessarie misure non solo fino a gennaio, che peraltro sono ampiamente scadute, ma almeno per tutto il 2025, chiaramente senza l'obbligo per le aziende piccole e già in crisi di liquidità di anticipare le risorse che solo poi, in un secondo tempo, vengono rimborsate dall'INPS, rendendo di fatto questa misura utile per i grandi gruppi industriali, ma non per le piccole realtà produttive. E, da questo punto di vista, spiace avere sentito membri del Governo che hanno detto che non serviva aumentare la cassa integrazione in deroga perché non era stata utilizzata.

Non è vero, la cassa integrazione è stata utilizzata, è che purtroppo le modalità di erogazione sono tali da penalizzare le piccole e medie imprese. Ma la cassa integrazione serve, serve cambiare le regole per accedere e serve soprattutto estenderla a tutte le aziende della filiera, a tutti i codici Ateco della filiera, così come è stato chiesto anche dalla Conferenza Stato-regioni e dalle opposizioni. Ho detto che il Governo è arrivato tardi, ma quello che noi lamentiamo e quello che non vediamo, ahimè, nella risoluzione presentata dal Governo è soprattutto una politica industriale per questo settore.

Perché, per rilanciare un settore così strategico, servono misure concrete, servono incentivi per gli investimenti delle aziende in ricerca, in sviluppo, in innovazione, che sono driver che sono sempre più importanti per un settore ad alta competizione. Servono investimenti per agganciare la transizione ecologica e digitale. Pensiamo, per esempio, a quello che si potrebbe fare per i nuovi materiali più sostenibili, per abbattere l'impatto dei cicli produttivi, in particolar modo l'impatto dell'energia, che sappiamo il nostro Paese paga più dei competitor europei.

Serve investire anche maggiormente sull'economia circolare, e quindi sul riutilizzo, il riciclo, il recupero dei materiali, andando anche incontro alle nuove sensibilità. Quando si dice che serve una politica industriale, significa anche mettere in campo iniziative per superare l'attuale limite dimensionale delle piccole e medie imprese del settore e favorire la creazione dei consorzi, la creazione di accordi di rete, di fusioni societarie.

Le risorse che qualcuno di maggioranza qui ha detto che sono state messe dal Governo, è vero, sono state messe, ma sono risorse insufficienti e sono risorse, come ben sanno i colleghi di maggioranza, che non sono solo destinate al settore moda, ma anche ad altri settori. Per cui al settore moda arriveranno alla fine soltanto le briciole, in un contesto di grande difficoltà. Noi pensiamo che serva anche sostenere l'internazionalizzazione delle piccole e medie imprese e ricercare nuovi mercati. Questo lo dico anche alla luce di quello che succederà con i dazi imposti da Trump.

Invece di stare ad aspettare che cosa decide Trump, cominciamo a favorire l'internazionalizzazione e la ricerca di nuovi mercati. Ma significa anche intervenire per combattere la concorrenza sleale di quella produzione fast fashion a cui facevo riferimento prima. E veniamo a un'altra vicenda che ha dell'assurdo. Lo ha detto prima molto bene il collega Benzoni: nel 2014 è stato introdotto il credito d'imposta per gli investimenti in ricerca e sviluppo. Nel luglio 2022 l'Agenzia delle entrate ha mutato l'approccio sul credito d'imposta relativo a quel periodo del 2015-2019, escludendo le imprese del settore moda tra i beneficiari, e quindi chiedendo proprio a queste imprese la restituzione delle somme.

Lo chiedono adesso, in una fase in cui queste imprese, soprattutto quelle che hanno fatto investimenti in innovazione e ricerca, sono in evidente difficoltà. Chiaramente questa è anche una richiesta, visto il punto nella mozione da parte del Governo, per agire anche su questo con grande velocità. Devo dire che gli emendamenti che avevamo presentato nel Decreto PA, che andavano proprio incontro a una reinterpretazione di questo mutato approccio dell'Agenzia delle entrate, sono stati purtroppo bocciati.

Ora, tutte quelle che ho elencato sono richieste che abbiamo messo nero su bianco in questa nostra mozione, ma sono le richieste che i sindacati, che le associazioni di categoria stanno chiedendo ormai da mesi al Governo. Ormai è da mesi che al tavolo moda si fanno avanti queste richieste e, purtroppo, sono state ottenute solo vaghe promesse, ma veramente poco di più.

Questo è il motivo per il quale non accetteremo le riformulazioni proposte agli impegni delle nostre mozioni, perché non possiamo - lo dico sinceramente - accettare riformulazioni che impegnano il Governo “a valutare l'opportunità di”. Ma quale opportunità c'è da valutare oggi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? C'è stato il tempo per valutar queste opportunità, quel tempo è finito. Adesso servono azioni concrete.

Ora la mozione della maggioranza - va detto per onestà intellettuale - riprende pure alcune di queste richieste, segno che evidentemente ci abbiamo visto giusto. Ma anche qui, la maggioranza avrebbe già dovuto mettere in atto queste richieste e da tempo e non avrebbe dovuto, se avesse avuto davvero la volontà di agire, bocciare gli emendamenti che abbiamo presentato in più provvedimenti e che andavano esattamente nella direzione delle richieste che avanziamo. Ma soprattutto - lo dico al Vice Ministro, lo dico ai colleghi di maggioranza - non si capisce perché, se nella mozione di maggioranza sono state accolte le richieste, nella mozione delle opposizioni e, in particolar modo, nella mozione del Partito Democratico, queste stesse richieste sono state riformulate e, addirittura, è stato chiesto di espungere le premesse che sono, invece, a nostro parere, parte integrante della mozione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Dovremmo chiudere…

SIMONA BONAFE' (PD-IDP). Ora chiudo Presidente. Devo dire che da un Governo che ha modificato il nome del Ministero dello Sviluppo economico in Ministero del Made in Italy ci saremmo aspettati un'azione diversa. Ci aspettiamo comunque un cambio di passo che, purtroppo, ancora non abbiamo visto e non stiamo vedendo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pietrella. Ne ha facoltà.

FABIO PIETRELLA (FDI). Grazie, Presidente. Questa mozione arriva dopo mesi di lavoro, di confronto. Voglio ringraziare i colleghi della maggioranza per aver sottoscritto questa mozione. Voglio ringraziare, in particolar modo, i colleghi La Porta e Rizzetto che sono sempre molto attenti alle istanze del settore. Questa mozione non nasce da un moto d'impulso, da uno slogan nato sui social e nemmeno da momenti di superficialità o di autorevolezza, che abbiamo purtroppo udito, anche oggi, sotto forma di accusa dai banchi dell'opposizione.

Questa è una mozione che nasce dalla realtà, dal dialogo con chi ogni giorno fa impresa, crea lavoro e tiene in piedi l'economia, l'economia reale del nostro Paese. Nonostante le contingenze negative, in due anni e mezzo di Governo Meloni, abbiamo finalmente riportato il settore della moda al centro della scena politica nazionale. Da una fase di invisibilità e marginalità, nei palazzi del potere, siamo passati a un protagonismo concreto e fattivo. Ne sono la prova l'ottima gestione della vertenza La Perla ad esempio - ad oggi sono pervenute al MIMIT decine di manifestazioni di interesse per riportare la continuità di un'azienda così importante per il made in Italy - e la recente acquisizione di Versace da parte del gruppo Prada, che riporta da mani straniere sotto il tricolore uno dei più iconici brand a livello globale. Suo tramite, volevo rispondere alla collega Pavanelli. Quando un Governo lavora bene, porta credibilità, porta competenza; è molto facile per gli imprenditori italiani ritornare a credere in questo Paese. Noi siamo orgogliosi, collega Pavanelli, delle maestranze italiane che lavorano per i più grandi brand francesi.

Mi permetta, Presidente, di dire che noi, come Fratelli d'Italia, siamo ancora più orgogliosi se quelle mani sapienti italiane lavorano per i brand italiani. Ecco, questa mi sembra una cosa da sottolineare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Abbiamo messo in campo interventi veri e immediati, come il Piano Moda Italia che ha mobilitato ingenti risorse (risorse solo per il settore della moda e non corrisponde al vero che possono essere utilizzate anche su altri settori): 100 milioni di euro per i contratti di sviluppo, 100 milioni di euro per i mini contratti di sviluppo, per arrivare a quelle imprese che sono meno strutturate, ma altrettanto fondamentali per il nostro Paese; 15 milioni di euro per accompagnare la grande transizione ecologica e digitale; 30,5 milioni destinati alla sostenibilità specifica per il comparto moda; poi la moratoria sui finanziamenti bancari concessi alle imprese e il protocollo siglato con l'ABI, oltre ai 250 milioni per il versamento del credito d'imposta, sul quale questo Governo sta lavorando, sta lavorando molto forte.

Queste risorse si sommano al Fondo per la transizione industriale con oltre 300 milioni, al Piano Transizione 5.0, alla Nuova Sabatini, al Fondo 394, alle ZES, agli Accordi per l'innovazione, con il lavoro che si sta facendo sul liceo del made in Italy, insieme all'ITS Moda, per costruire le competenze del domani. Non l'abbiamo fatto calando dall'alto; abbiamo convocato numerosi tavoli, tavoli della moda che, per quanto non permanenti, posso assicurare sono stati numerosissimi, dove abbiamo ascoltato tutte le associazioni di categoria, i sindacati, gli stakeholder e lo abbiamo fatto con rispetto e umiltà, perché chi produce ha il diritto di essere ascoltato e deve essere messo in condizione di lavorare nel miglior modo possibile.

Il settore della moda, pur in tempi estremamente complessi, oggi sta tornando al centro della scena industriale nazionale perché, vedete, per troppi anni, in quest'Aula, parlare di moda era quasi come parlare di qualcosa di accessorio, di effimero. La sinistra, e parlo chiaramente di coloro i quali oggi siedono all'opposizione, ha sempre considerato la moda come un salottino dentro al salotto. La moda è ben altro, Presidente, non è questo. La moda è impresa, è il secondo pilastro industriale del Paese, è lavoro, è manifattura, economia reale, è uno degli emblemi del made in Italy, quella straordinaria capacità che ha l'Italia di trasformare la materia in bellezza, l'idea in prodotto, la tradizione in futuro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Eppure, cosa ha fatto negli anni il centrosinistra? Sicuramente si è vergognato delle piccole e micro imprese, delle vere protagoniste del sistema moda italiano. Ha guardato loro con sospetto, con snobismo, come se fossero un ostacolo all'innovazione e alla modernizzazione del Paese; ha provato a imporre un modello di sviluppo industriale calato dall'alto, copiato da altri Paesi, magari dalla Francia o dalla Germania, fatto di aggregazioni forzate, di grandi gruppi senz'anima e senza identità, di investimenti concentrati su presunti campioni nazionali che in Italia, purtroppo, non esistono più.

Il risultato: hanno incentivato la delocalizzazione, favorito la fuga di produzione all'estero, indebolito i distretti territoriali, abbandonato il know-how artigianale, che rappresenta il valore aggiunto nostro, nazionale. Invece, l'identità italiana sta proprio lì, nella frammentazione virtuosa del nostro sistema produttivo, nelle imprese di famiglia, medie e piccole, nei laboratori, nelle botteghe, nei mestieri tramandati di generazione in generazione.

Su questo punto chiediamo di agevolare il passaggio di competenze tra coloro i quali siano andati o siano in procinto di andare in pensione, per collegarli alle grandi accademie, alle grandi scuole, al liceo del made in Italy, ai giovani futuri artigiani che avranno l'onere o l'onore di promuovere, innovare e tutelare il patrimonio solo nostro del made in Italy, perché qual è il paradosso? Che proprio quelle micro imprese, così poco considerate dai Governi precedenti, sono state le prime a rialzarsi dopo la pandemia. Sono state loro, non i grandi gruppi, a dimostrare una capacità di adattamento e di resilienza che persino le multinazionali ci invidiano: hanno recuperato mercati, hanno rilanciato l'export, hanno investito in innovazione e tutto questo nonostante anni di disattenzione istituzionale.

Oggi la maggioranza dice con chiarezza da che parte sta. Noi stiamo dalla parte di chi produce, non di chi fa passerella; dalla parte delle mani sporche di lavoro, non dei calici di champagne (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Proponiamo un Piano nazionale per la moda articolato, con risorse, obiettivi e strumenti, un Piano che rafforza le imprese, non le ingabbia, che accompagna e non impone, perché chi ha davvero valorizzato quei distretti negli ultimi decenni? Sicuramente non il PD, che ha preferito una visione subalterna, esterofila, lontana anni luce dalla realtà dei territori e durante la pandemia il Governo 5 Stelle ha inferto un colpo durissimo al settore moda: invece di valorizzare quelle imprese che si erano riconvertite con coraggio, reinventandosi per sopravvivere, le ha lasciate sole; chiuse le produzioni, bloccato il commercio, ignorato il sistema distributivo.

Ma il vero disastro, Presidente, è arrivato con la gestione del credito d'imposta per ricerca e sviluppo. Facciamo un pochino di ordine. Nel 2017 al Tavolo Moda sotto il Governo PD, io c'ero, non nel Governo PD ovviamente. Ero presidente della Federazione Moda nazionale e ricordo benissimo quando, durante l'incontro istituzionale, fu enunciato con enfasi che le imprese della moda avrebbero potuto ottenere un credito d'imposta sui costi di realizzazione dei campionari e prototipi: un'occasione straordinaria per rinnovare senza delocalizzare. Le imprese hanno creduto fortemente in quello strumento, hanno investito e hanno pianificato. Poi non nel 2022, ma nel 2019, con la risoluzione n. 40 dell'Agenzia delle entrate, è arrivata la doccia fredda, ossia parere negativo dell'Agenzia delle entrate, crediti dichiarati non validi con la richiesta di restituire milioni di euro. Un danno devastante soprattutto per chi aveva fatto tutto in buona fede, sulla base di una norma mal scritta, male interpretata e troppo tardivamente chiarita.

È stato un vero e proprio tradimento istituzionale, Presidente, una trappola normativa in cui sono cadute centinaia di imprese. Oggi, nel 2025, ci troviamo in una situazione di bilancio pubblico, che conosciamo molto bene e certamente non facile, a dover costituire un fondo da 250 milioni di euro per cercare di mitigare gli effetti di quell'errore, ossia un errore politico preciso e un marchio di fabbrica del Governo Gentiloni che ha avallato una norma senza verificare la sua applicabilità. Tocca a noi oggi risolvere il problema.

Poi, c'è un'altra battaglia che Fratelli d'Italia conduce da sempre con determinazione: la lotta alla contraffazione e alla concorrenza sleale. La contraffazione e la concorrenza sleale non sono solo un problema di legalità o di estetica, ma sono un furto d'identità, un attacco diretto al nostro sistema produttivo (esempio su tutti il distretto di Prato). Ogni prodotto contraffatto toglie valore al lavoro autentico, mina la fiducia dei marchi italiani, distrugge posti di lavoro veri che tengono in piedi famiglie, comunità e territori. Per questo stiamo intervenendo con accordi operativi tra dogane, Guardia di Finanza, imprese e associazioni di categoria. Non promesse, non selfie, ma azioni concrete e coordinate.

La stessa concretezza la chiediamo sulla transizione ecologica. Siamo i primi a credere nella sostenibilità, ma non possiamo accettare un Green Deal ideologico pensato per modelli produttivi che non sono i nostri. Il sistema moda italiano è già sostenibile per natura: usa materiale di qualità, lavora a filiera corta, è profondamente legato ai territori. Lo sa, Presidente, cosa colpisce davvero? Colpisce che non abbiamo visto la sinistra italiana battersi insieme a noi né a Bruxelles né in Italia per impedire che norme strampalate mettano, ad esempio, il nostro comparto laniero in ginocchio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Da anni si sta tentando di imporre una valutazione ambientale sul ciclo di vita delle fibre secondo la quale la lana sarebbe più inquinante del nylon perché si vogliono considerare le emissioni di gas serra più inquinanti delle materie plastiche.

Avrei tante cose da dire, Presidente. Mi lasci solo il tempo di dire che l'ultimo punto essenziale - che consideriamo veramente essenziale - è quello che si debba assolutamente continuare con l'estensione della cassa integrazione in deroga, quindi quella straordinaria, e che non ci sia l'onere dell'anticipo da parte delle imprese. Credo che queste azioni ci vedano tutti insieme uniti. Io avrei voluto che questa mozione fosse una mozione univoca di tutto il Parlamento, ma non ci siamo riusciti. Fratelli d'Italia e la maggioranza lavorano fortemente. Viva l'Italia, viva la nostra moda (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

In morte dell'onorevole Lucio Manisco.

PRESIDENTE. Colleghi, prima di passare ai voti, comunico che è deceduto l'onorevole Lucio Manisco, membro della Camera dei deputati nella XI e nella XIII legislatura. La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Si riprende la discussione.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Avverto che i presentatori della mozione Bonafe' ed altri n. 1-00403 (Nuova formulazione) non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e non hanno avanzato richieste di votazione per parti separate. Pertanto la mozione verrà posta in votazione nella sua interezza, con il parere contrario del Governo.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bonafe' ed altri n. 1-00403 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Passiamo alla votazione della mozione Pavanelli ed altri n. 1-00435.

Avverto che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e non hanno avanzato richieste di votazione per parti separate. Pertanto la mozione verrà posta in votazione nella sua interezza, con il parere contrario del Governo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pavanelli ed altri n. 1-00435.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Passiamo alla votazione della mozione Boschi ed altri n. 1-00437.

Avverto che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, contestualmente, hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare le parti su cui il parere del Governo è contrario distintamente da quelle su cui il parere del Governo è favorevole.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Boschi ed altri n. 1-00437, ad eccezione dei capoversi 11° e 14° del dispositivo, su cui il parere è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Boschi ed altri n. 1-00437, limitatamente ai capoversi 11° e 14° del dispositivo, su cui il parere è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

Passiamo alla votazione della mozione Benzoni ed altri n. 1-00438.

Avverto che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, pertanto, il parere del Governo deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Benzoni ed altri n. 1-00438. Il parere è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Prima di passare, colleghi, all'ultima votazione, vi ricordo che non sarà l'ultimo voto della serata, perché avremo poi altri voti da fare: sei per la precisione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pietrella, Barabotti, Mazzetti, Cavo ed altri n. 1-00439. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, si passerà ora al punto n. 9 dell'ordine del giorno della seduta, limitatamente al seguito della discussione del disegno di legge relativo alla ratifica dell'Accordo Italia-Santa Sede sull'assistenza spirituale alle Forze armate, fermo restando che gli altri tre disegni di legge di ratifica rimarranno iscritti all'ordine del giorno della seduta di domani nella medesima collocazione.

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dello Scambio di lettere tra la Repubblica italiana e la Santa Sede, fatto a Roma il 12 novembre 2024 e nella Città del Vaticano il 23 dicembre 2024, costituente un Accordo emendativo dell'Accordo mediante Scambio di Lettere tra la Repubblica italiana e la Santa Sede sull'assistenza spirituale alle Forze armate, fatto a Roma e nella Città del Vaticano il 13 febbraio 2018, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (A.C. 2307​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2307​: Ratifica ed esecuzione dello Scambio di lettere tra la Repubblica italiana e la Santa Sede, fatto a Roma il 12 novembre 2024 e nella Città del Vaticano il 23 dicembre 2024, costituente un Accordo emendativo dell'Accordo mediante Scambio di Lettere tra la Repubblica italiana e la Santa Sede sull'assistenza spirituale alle Forze armate, fatto a Roma e nella Città del Vaticano il 13 febbraio 2018, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno.

Ricordo che nella seduta del 5 maggio si è conclusa la discussione generale e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 2307​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica. Poiché non sono state presentate proposte emendative, li porrò direttamente in votazione.

Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

Passiamo all'articolo 2. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

Passiamo all'articolo 3. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

Passiamo all'articolo 4. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

Passiamo all'articolo 5. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2307​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto finale, la deputata Naike Gruppioni. Ne ha facoltà.

NAIKE GRUPPIONI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Presidente e colleghi, oggi ci troviamo a votare un provvedimento che, nella sua apparente tecnicità, tocca una questione umana e profonda: la cura dell'anima di chi serve il nostro Paese indossando l'uniforme. Con questo Accordo, l'Italia e la Santa Sede intervengono per rendere più efficace e sostenibile il servizio spirituale prestato ai militari cattolici, adeguandolo a una realtà cambiata nel tempo. Il nostro voto è quindi favorevole e orientato a quei valori che devono guidare ogni rapporto tra Stato e religione in una democrazia moderna (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pastorella. Ne ha facoltà.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Intervengo per dichiarare il voto favorevole del gruppo di Azione (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)M-CP). Intervengo per dichiarare il voto favorevole del gruppo di Noi Moderati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Silvestri. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Intervengo anche io per dichiarare il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bagnasco. Ne ha facoltà.

ROBERTO BAGNASCO (FI-PPE). Intervengo per dichiarare, ovviamente, il voto favorevole del gruppo di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Billi. Ne ha facoltà.

SIMONE BILLI (LEGA). Intervengo per dichiarare il voto favorevole del gruppo Lega-Salvini Premier (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Porta. Ne ha facoltà.

FABIO PORTA (PD-IDP). Onorevole Presidente, cari colleghi, stiamo votando l'esecuzione dello Scambio di lettere tra la Repubblica italiana e la Santa Sede per ampliare l'ambito potenziale dei sacerdoti cattolici da avviare all'assistenza del personale delle Forze armate. Nell'annunciare il voto favorevole del mio gruppo, del gruppo del Partito Democratico, non posso non ricordare che domani la Chiesa cattolica, attraverso il conclave, si riunisce per eleggere il nuovo Papa. Voglio augurare alla Chiesa - a nome mio, del mio gruppo, ma credo di tutta quest'Aula - che il nuovo Santo Padre sia una personalità cattolica che ovviamente in questo momento aiuti anche un mondo in conflitto…

PRESIDENTE. Colleghi.

FABIO PORTA (PD-IDP). … e che sia in continuità con l'alto magistero di Papa Francesco (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Calovini. Ne ha facoltà.

GIANGIACOMO CALOVINI (FDI). Intervengo per dichiarare il voto favorevole di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 2307​)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2307​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2307​: "Ratifica ed esecuzione dello Scambio di lettere tra la Repubblica italiana e la Santa Sede, fatto a Roma il 12 novembre 2024 e nella Città del Vaticano il 23 dicembre 2024, costituente un Accordo emendativo dell'Accordo mediante Scambio di Lettere tra la Repubblica italiana e la Santa Sede sull'assistenza spirituale alle Forze armate, fatto a Roma e nella Città del Vaticano il 13 febbraio 2018, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Michelotti. Ne ha facoltà.

Colleghi, diamo la possibilità all'onorevole Michelotti di intervenire. Vi prego, abbiamo tre interventi di fine seduta; chi deve lasciare l'Aula lo faccia in silenzio. È una preghiera, visto che siamo in clima ancora post ratifica della Santa Sede. Prego, onorevole Michelotti.

FRANCESCO MICHELOTTI (FDI). Grazie, Presidente. Qualche giorno fa, il 29 aprile scorso, nel consiglio comunale di Impruneta, comune in provincia di Firenze, si sono verificati gravissimi fatti volti a silenziare i consiglieri di opposizione Matteo Zoppini e Gabriele Franchi, quest'ultimo colpevole, secondo la maggioranza di centrosinistra, di non aver menzionato e apostrofato la presidente del consiglio comunale Cappelletti con l'appellativo di “presidente”. Per questo motivo il consigliere Franchi veniva dapprima privato della parola con il microfono che gli veniva strappato e poi, su ordine della stessa presidente del consiglio comunale e del segretario generale Vincenzo Del Regno, veniva portato fuori dalla Polizia municipale con l'uso della forza.

I consiglieri comunali Zoppini e Franchi provavano a rientrare in aula consiliare. Il consigliere Zoppini provava a porre una questione pregiudiziale sul rendiconto 2024, che è un atto molto importante, legata al mancato preavviso previsto dall'articolo 227 del testo unico degli enti locali, ovvero i 20 giorni di preavviso per consentire ai consiglieri comunali di visionare gli atti, ma gli veniva impedito anche di porre questa questione pregiudiziale. In sostanza, signor Presidente, in consiglio comunale a Impruneta, sia il presidente del consiglio comunale sia il segretario generale del comune hanno silenziato e minato le prerogative dei consiglieri comunali. Peraltro, il segretario generale ha anche insultato pesantemente Zoppini e Franchi, definendoli dei falliti, definendoli dei dissociati e per questo riteniamo che il segretario generale sia inadeguato al ruolo che ricopre e debba dimettersi domattina (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ma mentre avveniva - e concludo, Presidente - tutto questo, mentre venivano minate le prerogative costituzionali, violata la rappresentatività degli elettori, violata la libertà individuale dei consiglieri comunali, la sinistra toscana stava zitta. Dov'è il segretario Schlein? Dov'è il Partito Democratico su questi gravi fatti? Dov'è il governatore Giani che, magari, fra l'inaugurazione di un presepe, il tuffo in Arno e una tartina potrebbe intervenire per tutelare i consiglieri comunali di opposizione e chiedere le dimissioni del presidente del consiglio e del segretario generale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà per un minuto e mezzo.

PATTY L'ABBATE (M5S). Grazie, Presidente. Oggi cade l'Overshoot Day. Che cos'è? È uno di quei più eloquenti indicatori della crisi ecologica contemporanea: segna il giorno in cui la domanda di risorse da parte dell'umanità supera ciò che la biosfera è in grado di rigenerare in un anno. Da questo momento entriamo in un deficit ecologico, attingendo a capitale naturale non rinnovabile e accumulando debito ecologico. Secondo dei recenti studi, dai dati forniti da Global Footprint Network, si evidenzia come la riduzione dell'impronta di carbonio risulta imprescindibile per i Paesi ad alto reddito. Essa dovrebbe essere dimezzata per evitare il collasso degli equilibri biofisici. Come avverte anche la letteratura critica (Carton, 2024) affidarsi a future soluzioni tecnologiche, per esempio come le CCS, la tecnologia di cattura e stoccaggio di CO2, non solo è rischioso, ma anche pericolosamente seducente: queste promesse potrebbero incentivare l'inazione che già è presente.

La vera urgenza, invece, è decarbonizzare, una decarbonizzazione immediata, sostenuta da una trasformazione collettiva dei comportamenti e delle infrastrutture. Secondo il World Resources Institute le scelte individuali, pur necessarie, contribuiscono solo ad un modesto 10 per cento nella riduzione delle emissioni globali.

Le implicazioni etiche sono centrali. In un contesto in cui le disuguaglianze globali sono marcate, domandarsi se sia moralmente accettabile che alcune regioni del mondo consumino cinque volte più risorse di altre è imprescindibile. La sostenibilità non può prescindere dalla giustizia, serve una cittadinanza attiva consapevole e politicamente coinvolta, capace di orientare le scelte istituzionali.

L'Overshoot Day è, dunque, molto più di una data: è un potente indicatore di un equilibrio sistemico, può rivedere le cause e agire collettivamente per invertire la tendenza, ed è il compito più urgente del nostro tempo.

Nessuna tecnologia potrà sostituire la responsabilità etica e politica delle nostre azioni. Tuttavia, è proprio su questo fronte che emergono gravi criticità nel contesto italiano. Nonostante l'urgenza evidenziata dalla comunità scientifica e dagli organismi internazionali, il Governo italiano continua a trattare la transizione ecologica più come una cornice retorica e ideologica che come un orientamento strategico di politica economica.

Questa mancanza di visione strategica rivela l'assenza di una reale volontà di trasformazione sistemica e la sostenibilità non può essere demandata ai comportamenti individuali, richiede politiche strutturali, redistributive e trasformative.

L'Italia rischia così non solo di mancare gli obiettivi dell'Agenda 2030 o del Green New Deal, ma anche di perpetuare un modello economico che consuma il futuro delle prossime generazioni. Il tempo per l'inazione è finito, serve una rivoluzione politica e culturale che rimetta al centro la sostenibilità come principio guida dell'economia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barzotti. Ne ha facoltà.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Siamo davanti all'ennesima crisi industriale e all'ennesima tornata di licenziamenti collettivi. Questa volta il tutto accade a Tavazzano, in provincia di Lodi, nell'azienda Flexotecnica, un'azienda facente parte di un gruppo multinazionale che, di fatto, sta rifiutando di dare ai lavoratori un giusto riconoscimento per quello che hanno fatto nella loro carriera lavorativa.

Presidente, quello che a noi preme ricordare in questa sede è che, in questo Paese, siamo al ventiquattresimo mese consecutivo di calo della produzione industriale. In un Paese che manca di una visione industriale e di una visione strategica, purtroppo, i lavoratori e le lavoratrici pagano il caro prezzo di questa incompetenza.

Rispetto a questa crisi aziendale mi permetta, Presidente, di esprimere la massima solidarietà ai lavoratori e alle lavoratrici coinvolte e all'amministrazione comunale di Tavazzano che si trova con questa situazione da gestire e, chiaramente, non può da sola avere gli strumenti. È per questo motivo che abbiamo non soltanto fatto una serie di atti parlamentari ma chiesto, con gran forza, un tavolo al Ministero delle Attività produttive; un tavolo che, purtroppo, non viene convocato dal Ministro Urso, nonostante abbiamo fatto questa richiesta già da tempo, perché parliamo del 23 aprile; abbiamo soltanto un silenzio assordante.

In questo tavolo, che deve essere convocato con urgenza e che anche i sindacati, in particolare la FIOM, hanno chiesto con urgenza, noi vogliamo pretendere la revoca dei licenziamenti e l'autorizzazione alla cassa integrazione guadagni. Infatti, non è possibile che l'ennesima azienda sposti la produzione industriale in un altro Paese, in questo caso in Germania, e che si sposti per lasciare qui in Italia soltanto alcuni uffici amministrativi in un capannone, in un posto vicino a Tavazzano. Giustamente per un risparmio di costi, decide di andare altrove, con una decisione che francamente ci lascia, come dire, confusi e perplessi perché, di fatto, se questo tavolo non viene convocato e in regione non si è riusciti a trovare nessun tipo di soluzione, quello che potrà accadere è già scritto, per cui noi ci opponiamo fermamente a questo modo di fare, a questi silenzi, a questa incapacità. Chiediamo e pretendiamo la convocazione del tavolo presso il Ministero delle Attività produttive…

PRESIDENTE. Grazie.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). …e francamente ci sorprendiamo non solo della mancanza di strategia, ma anche delle condizioni in cui questo Governo sta lasciando il nostro Paese senza fare niente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 7 maggio 2025 - Ore 9,30:

(ore 9,30 e ore 16,15)

1. Seguito della discussione della proposta di legge:

PELLA: Disposizioni per la prevenzione e la cura dell'obesità. (C. 741-A​)

e dell'abbinata proposta di legge: QUARTINI ed altri. (C. 1509​)

Relatore: PELLA.

2. Seguito della discussione della proposta di legge:

FARAONE ed altri: Istituzione della Giornata nazionale "Enzo Tortora" in memoria delle vittime di errori giudiziari. (C. 441​)

e delle abbinate proposte di legge: BISA ed altri; PITTALIS ed altri. (C. 1657​-1694​)

3. Seguito della discussione della proposta di legge:

BAGNAI ed altri: Modifiche all'articolo 132 del codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, concernenti l'acquisizione di dati relativi al traffico telefonico e telematico per esigenze di tutela della vita e dell'integrità fisica del soggetto interessato, nonché istituzione della Giornata nazionale dedicata alle persone scomparse. (C. 1074-A​)

Relatrice: MATONE.

4. Seguito della discussione dei disegni di legge:

S. 1319 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica Italiana e la Repubblica di Moldova in materia di sicurezza sociale, fatto a Roma il 31 ottobre 2024 (Approvato dal Senato). (C. 2291​)

Relatore: CAIATA.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica d'India sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 9 ottobre 2023. (C. 1915-A​)

Relatore: FORMENTINI.

S. 1228 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica Araba d'Egitto sul trasporto internazionale di merci per mezzo di veicoli trainati (rimorchi e semirimorchi) con l'uso di servizi di traghettamento marittimo, fatto a Il Cairo il 22 gennaio 2024 (Approvato dal Senato). (C. 2101​)

Relatore: CALOVINI.

(ore 15)

5. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

(al termine delle votazioni)

6. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 marzo 2025, n. 39, recante misure urgenti in materia di assicurazione dei rischi catastrofali. (C. 2333-A​)

Relatore: ZINZI.

La seduta termina alle 19,45.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 la deputata Longi ha segnalato che non è riuscita ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 2 la deputata Loizzo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 3 la deputata Ruffino ha segnalato che si è erroneamente astenuta mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 5 la deputata Torto ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 8 il deputato Mattia ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 11 il deputato Pella ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 19 e 23 il deputato Dell'Olio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DOC XVIII-BIS N 52 262 242 20 122 144 98 80 Appr.
2 Nominale MOZ 1-410 NF CPV 1R,4R,6R,7,8 DIS 274 269 5 135 231 38 74 Appr.
3 Nominale MOZ 1-410 NF PREM-CPV 2,3,5 DISP 277 238 39 120 83 155 74 Resp.
4 Nominale MOZ 1-416 NF NO CPV 4,5,6 DISP 279 269 10 135 109 160 73 Resp.
5 Nominale MOZ 1-416 NF CPV 4 DISP 275 264 11 133 109 155 73 Resp.
6 Nominale MOZ 1-416 NF CPV 5 DISP 278 267 11 134 109 158 73 Resp.
7 Nominale MOZ 1-416 NF CPV 6 DISP 279 268 11 135 109 159 73 Resp.
8 Nominale MOZ 1-429 278 273 5 137 153 120 73 Appr.
9 Nominale MOZ 1-430 278 267 11 134 108 159 73 Resp.
10 Nominale MOZ 1-433 NO CPV 2,3,5,7 DISP 278 276 2 139 119 157 73 Resp.
11 Nominale MOZ 1-433 CPV 2,3,5,7 DISP 278 278 0 140 273 5 73 Appr.
12 Nominale MOZ 1-403 NF 271 265 6 133 113 152 72 Resp.
13 Nominale MOZ 1-435 271 266 5 134 113 153 72 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 23)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale MOZ 1-437 NO CPV 11,14 DISP 270 266 4 134 113 153 72 Resp.
15 Nominale MOZ 1-437 CPV 11,14 DISP 271 270 1 136 268 2 72 Appr.
16 Nominale MOZ 1-438 271 268 3 135 115 153 72 Resp.
17 Nominale MOZ 1-439 270 265 5 133 154 111 72 Appr.
18 Nominale DDL 2307 - ARTICOLO 1 262 262 0 132 262 0 72 Appr.
19 Nominale DDL 2307 - ARTICOLO 2 260 259 1 130 259 0 72 Appr.
20 Nominale DDL 2307 - ARTICOLO 3 261 261 0 131 261 0 72 Appr.
21 Nominale DDL 2307 - ARTICOLO 4 264 264 0 133 264 0 72 Appr.
22 Nominale DDL 2307 - ARTICOLO 5 261 261 0 131 261 0 72 Appr.
23 Nominale DDL 2307 - VOTO FINALE 253 253 0 127 253 0 72 Appr.