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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 15 maggio 2025

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   Meta Platforms Inc., società madre di Facebook, Instagram e WhatsApp, ha annunciato che, a partire dal 28 maggio 2025, avvierà l'utilizzo dei dati personali degli utenti europei delle sue piattaforme per addestrare i propri sistemi di intelligenza artificiale, come il chatbot Meta AI e i modelli linguistici LLaMA;

   tale trattamento dei dati riguarderà, in particolare, i contenuti pubblici condivisi da utenti maggiorenni, come post, commenti, didascalie, immagini e interazioni dirette con strumenti di intelligenza artificiale presenti sulle piattaforme digitali del gruppo;

   la società ha dichiarato che l'obiettivo è migliorare l'efficacia dei propri modelli linguistici e renderli maggiormente aderenti alle specificità culturali e linguistiche del contesto europeo, inclusi dialetti locali ed espressioni gergali;

   Meta ha previsto una modalità di opposizione per gli utenti che non intendano consentire l'utilizzo dei propri dati per il training dell'intelligenza artificiale: tale opposizione può essere esercitata tramite la compilazione di un modulo online, disponibile all'interno delle notifiche che verranno inviate tramite le app o via e-mail;

   secondo quanto comunicato dalla società, l'opposizione esercitata entro maggio comporterà l'esclusione di tutti i dati pubblicati in precedenza dall'addestramento dell'intelligenza artificiale, mentre un eventuale rifiuto successivo varrà solo per i contenuti futuri;

   il Garante italiano per la protezione dei dati personali ha chiarito che il diritto di opposizione è previsto dal «Regolamento generale sulla protezione dei dati» (Gdpr) (regolamento UE 2016/679) e può essere esercitato anche nei confronti di altri sistemi di intelligenza artificiale, come quelli sviluppati da OpenAI, DeepSeek o Google;

   sebbene la possibilità di esercitare il diritto di opposizione, permane il rischio che una parte rilevante dell'utenza non sia sufficientemente informata sull'esistenza di tale diritto o sulle concrete modalità per esercitarlo, anche a causa della complessità o della scarsa visibilità del modulo di opposizione;

   ulteriori criticità riguardano il possibile trattamento di dati personali relativi a soggetti minorenni o non utenti delle piattaforme, qualora tali dati siano contenuti nei contenuti pubblicati da utenti maggiorenni: per esempio, foto o riferimenti testuali che coinvolgano terzi;

   il Garante ha ribadito che i dati di utenti minorenni sono esclusi per impostazione predefinita dall'addestramento dei modelli, ma non si può escludere la presenza involontaria di dati riferibili a minori o non utenti all'interno dei contenuti pubblicati da altri utenti;

   le autorità europee per la protezione dei dati, coordinate anche dalla Data protection commission (Dpc) irlandese, stanno conducendo un'analisi della conformità della condotta di Meta rispetto ai principi del Gdpr, con particolare riferimento alla legittimità della base giuridica del trattamento, alla compatibilità tra gli scopi originari della raccolta dei dati e il loro nuovo utilizzo, e all'effettività del diritto di opposizione;

   la protezione dei dati personali costituisce un diritto fondamentale riconosciuto a livello europeo e nazionale, la cui tutela deve essere garantita anche in relazione all'evoluzione tecnologica e al crescente ricorso a sistemi di intelligenza artificiale da parte delle grandi piattaforme digitali;

   è essenziale garantire che ogni trattamento dei dati avvenga in maniera trasparente, informata e coerente con le finalità originarie della raccolta, nonché nel pieno rispetto del principio di autodeterminazione informativa degli utenti;

   la comunicazione da parte di Meta circa la novità introdotta e la possibilità di opposizione, pur formalmente prevista, potrebbe non risultare sufficiente a garantire un'effettiva consapevolezza e partecipazione informata da parte di tutti i soggetti interessati, specialmente i più vulnerabili;

   secondo quanto previsto dal Gdpr si potrebbe valutare la possibilità di applicare il sistema «opt-in», un meccanismo in base al quale l'utente deve esprimere in modo esplicito e volontario il proprio consenso prima di ricevere comunicazioni o di autorizzare il trattamento dei propri dati personali. In questo modello, dunque, l'attivazione dei servizi avviene solo dopo una chiara manifestazione di volontà da parte dell'interessato;

   ciò si distingue nettamente dal sistema «opt-out» di cui si sta avvalendo Meta, in cui il consenso dell'utente è presunto e il trattamento dei dati viene attivato automaticamente, salvo che l'utente non intervenga per opporsi o disattivare il servizio –:

   se e quali iniziative urgenti si intendano assumere per garantire un'adeguata informazione pubblica circa il diritto di opposizione e per promuovere una campagna di sensibilizzazione rivolta agli utenti delle piattaforme coinvolte, con particolare attenzione ai soggetti più esposti, come minori e non utenti i cui dati possano essere indirettamente trattati;

   se si ritenga soddisfacente, per quanto di competenza sotto il profilo della trasparenza, dell'accessibilità e dell'effettività, il meccanismo predisposto da Meta per l'esercizio del diritto di opposizione, anche alla luce dei vincoli e dei tempi previsti;

   quali iniziative di competenza intenda adottare per tutelare i diritti dei non utenti e dei minori i cui dati personali possano essere trattati indirettamente, e se sia stata prevista una verifica sull'effettiva esclusione di tali soggetti dalle pratiche di addestramento dell'intelligenza artificiale;

   se il Governo intenda valutare la possibilità di promuovere un coordinamento con il Garante e con le autorità europee competenti, al fine di garantire un rigoroso monitoraggio delle prassi di Meta e di tutte le piattaforme che impiegano dati personali a fini di addestramento di modelli di intelligenza artificiale;

   se non si ritenga necessario avviare un confronto in sede europea per aggiornare e rafforzare gli strumenti normativi volti a garantire la trasparenza, il consenso informato e l'autodeterminazione digitale dei cittadini, in considerazione dell'espansione e dell'impatto crescente dei sistemi di IA generativa nel contesto digitale europeo;

   se si intenda valutare la possibilità di adottare iniziative di competenza anche di carattere normativo volte a garantire l'effettiva applicazione del sistema «opt-in», ovverosia del processo in cui è l'utente che si debba attivare volontariamente per dare esplicitamente il suo consenso per ricevere comunicazioni o per il trattamento dei suoi dati.
(2-00606) «Giorgianni».

Interrogazioni a risposta scritta:


   MANCINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Villa Doria Pamphilj è stata chiusa completamente il 12 maggio 2025 – in occasione del bilaterale Italia-Grecia. Questa è la terza chiusura nel solo mese di maggio. Alla luce di questo sorgono degli interrogativi sulla proporzionalità delle misure adottate. Sono 35 anni che la Palazzina Algardi è la sede di rappresentanza della Presidenza del Consiglio dei ministri e ha ospitato un infinito numero di incontri di alto livello, ma solamente in pochissimi casi è stato necessario chiudere completamente la Villa Doria Pamphilj –:

   se la Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro dell'interno ritengano adeguate e necessarie tali misure di sicurezza e se non ritengano necessario contemperarle con la fruizione libera del parco.
(4-05019)


   ZARATTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il 25 aprile di ogni anno si celebra in Italia la festa della Liberazione, un anniversario molto significativo nella storia italiana perché commemora la liberazione dell'Italia dal nazifascismo, con la fine dell'occupazione nazista e la caduta del fascismo;

   la legge di bilancio 2025 ha destinato 700 mila euro per il 2025 per «consentire la promozione e lo svolgimento di iniziative per la celebrazione dell'ottantesimo anniversario della Resistenza e della guerra di liberazione, della Repubblica e del voto delle donne e della Costituzione»;

   tali fondi erano «destinati a finanziare le iniziative promosse dalla confederazione italiana fra le associazioni combattentistiche e partigiane», cioè l'Anpi e altre associazioni consimili;

   l'interrogante con atto di sindacato ispettivo n. 4-04908 sollecitava i Ministri interrogati ad erogare, agli aderenti alla Confederazione italiana fra le associazioni combattentistiche e partigiane, i fondi previsti dalla legge di bilancio 2025;

   ora, da notizie di stampa, si apprende di una lettera di protesta delle associazioni e dell'Anpi sull'ingiustificato ritardo nell'erogazione dei suddetti fondi agli aventi diritto, risorse già spese per celebrare l'ottantesimo anniversario della liberazione;

   così le 21 associazioni della Confederazione italiana fra le associazioni combattentistiche e partigiane parlano di «sofferenza» e «sgomento» perché per la seconda volta da parte di autorevoli esponenti della maggioranza e del Governo vengono paventati spostamenti e dilazioni della somma: una specie di ostruzionismo ufficioso;

   in particolare già a metà aprile alla Commissione Affari Costituzionali della Camera dei deputati la deputata di Forza Italia Rosaria Tassinari propose un emendamento che dirottava i fondi per le celebrazioni al costituendo museo della Resistenza di Milano, emendamento poi ritirato dopo varie proteste e indignazioni;

   adesso invece succede che il 2 maggio, il Ministro dello sport Andrea Abodi, rispondendo a una interpellanza promossa dal collega Andrea De Maria, cambia versione: l'importo annuale verrebbe suddiviso invece in quattro anni per le quattro finalità della norma (liberazione, voto alle donne, Costituzione, Repubblica);

   se tale interpretazione fosse corretta ciò significherebbe che nel corrente anno l'effettiva somma disponibile per celebrare tale ricorrenza sarebbe in realtà di soli 175 mila euro;

   ad avviso dell'interrogante sarebbe più opportuno e aderente allo spirito della norma destinare l'intera somma di quest'anno alla tematica per cui ricorre l'anniversario e fare lo stesso negli anni successivi per gli altri temi –:

   se e quali siano state, finora, le ragioni che hanno impedito di erogare tutti i 700 mila euro previsti dalla legge di bilancio per consentire la promozione e lo svolgimento di iniziative per la celebrazione dell'ottantesimo anniversario della Resistenza e della guerra di liberazione, della Repubblica e del voto delle donne e della Costituzione;

   se non ritengano opportuno destinare annualmente somme congrue che possano effettivamente consentire la promozione e lo svolgimento di iniziative di rinascita democratica, di unità nazionale di giornate di memoria condivisa, ma anche di dibattito, per riflettere sul valore della libertà, della democrazia e dei diritti costituzionali, così come avviene in occasione del 25 aprile.
(4-05035)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIMALDI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   Zaina Alhelou Enas, Majd Abusahanein Ilham e Shahad Abusahanein Ilham sono tre studentesse palestinesi della Striscia di Gaza che hanno ottenuto una borsa di studio presso l'Università di Siena, ma sono ancora bloccate dentro la Striscia, poiché i consolati di Gerusalemme e del Cairo bloccano il rilascio del visto;

   nella Striscia di Gaza la situazione di scuole e università è drammatica: più del 90 per cento sono state distrutte o danneggiate, come si legge nel rapporto di Euro-Med Human rights monitor pubblicato ad aprile 2025. Sono state rase al suolo 560 scuole su 564. Ad oggi le scuole in macerie vengono usate come rifugio per le persone sfollate. Tutte le università e i college sono stati distrutti o gravemente danneggiati. Secondo l'ultimo rapporto delle Nazioni Unite pubblicato a gennaio 2025, 51 edifici universitari sono stati devastati e 57 pesantemente colpiti, nessuno è agibile;

   tra il 7 ottobre 2023 e il 15 aprile 2025, 13.419 studenti e studentesse sono stati uccisi e 21.653 feriti e, tra il personale scolastico, sono 651 gli insegnanti deceduti e 2.791 i feriti;

   l'istruzione dovrebbe essere un diritto universale, ma per migliaia di giovani sotto bombe o occupazione militare diventa un'opportunità irraggiungibile, anche quando raggiungono risultati eccellenti;

   mentre i loro coetanei occidentali pianificano Erasmus e sessioni di studio in biblioteca, Shahad, Majd e Zaina lottano per la sopravvivenza quotidiana a Gaza, senza acqua né elettricità, con la speranza appesa a un visto che tarda ad arrivare. La loro vicenda è una tragica intersezione tra il diritto all'istruzione e la violazione dei diritti umani, in cui la possibilità di accedere a un percorso accademico ottenuto con il merito ridisegna il valore di un passaporto, assumendo una dimensione vitale;

   le tre ragazze gazawi, supportate dall'associazione Yalla Study, hanno fatto richiesta di un visto al consolato del Cairo (dove si rivolge parte della popolazione di Gaza) e a quello di Gerusalemme. In entrambi i casi la risposta è stata negativa: l'Egitto non ha risposto, mentre da Gerusalemme fanno sapere che non è possibile ricevere le domande di visto perché è necessario «rilevare i dati biometrici». Cosa impossibile per coloro che si trovano nella Striscia di Gaza visto che non possono fisicamente recarsi presso la rappresentanza –:

   se non ritengano di dover mettere in campo tutte le iniziative di competenza affinché siano rilasciati immediatamente al rilascio dei visti necessari a Zaina Alhelou Enas, Majd Abusahanein Ilham e Shahad Abusahanein Ilham per venire a studiare a Siena;

   se non ritengano importante intervenire per quanto di competenza, per difendere il diritto allo studio come principio universale, anche e soprattutto nei contesti di guerra e oppressione.
(4-05033)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta orale:


   ZANELLA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'acido trifluoroacetico (Tfa), una sostanza perfluoroalchilica e polifluoroalchilica (Pfas) a bassissimo contenuto di fluoroalchile, nonché prodotto di degradazione di alcune sostanza chimiche Pfas, è recentemente emerso essere inquinante significativo, sebbene ampiamente trascurato, risultando presente nel ciclo dell'acqua con concentrazioni di diversi ordini di grandezza superiori a quelle di altri Pfas;

   oltre che nell'acqua potabile il Tfa è stato trovato nel tè, nella birra, nei succhi di frutta, nel vino e persino nel sangue umano;

   data la persistenza e la mobilità del Tfa nel ciclo dell'acqua e considerando le recenti prove sulla sua potenziale tossicità per la riproduzione umana, il suo accumulo risulta oltremodo allarmante;

   secondo recenti avvertimenti scientifici il Tfa rappresenta peraltro una seria minaccia per i limiti ecologici planetari (planetary boundries), in quanto la maggior parte del Tfa rilasciato oggi persisterà a lungo nelle riserve idriche future;

   i pesticidi Pfas vengono deliberatamente utilizzati sulle colture, contribuendo alla contaminazione da Pfas in alimenti, suolo e acqua e alla loro scomposizione in Tfa. I dati di monitoraggio ufficiali degli Stati membri dell'Unione europea mostrano negli ultimi anni un aumento della contaminazione da Pfas, anche in frutta e verdura sollevando forti preoccupazioni per il loro crescente utilizzo;

   a giudizio dell'interrogante tale situazione è inaccettabile e contraria al regolamento europeo sui pesticidi (1107 del 2009), che mira a proteggere le risorse idriche proprio dall'inquinamento da pesticidi attraverso standard rigorosi, stabilendo come un pesticida non può essere autorizzato quando il principio attivo in esso contenuto o i suoi metaboliti «rilevanti» contaminano le acque sotterranee oltre il limite legale di 0,1 μg/L;

   la contaminazione da Tfa nelle acque sotterranee e nell'acqua potabile supera regolarmente il limite di 0,1 μg/L per i metaboliti rilevanti e, in alcuni casi, supera persino la soglia di 10 μg/L per i metaboliti non rilevanti nelle acque sotterranee e ciò costituisce una chiara indicazione di una violazione del regolamento sui pesticidi e una forte prova che i pesticidi Pfas devono essere vietati;

   nonostante nel dicembre 2024, la Commissione europea abbia proposto di vietare una sostanza rientrante nella categoria di Pfas, ovvero il flutolanil, a causa della sua scomposizione in Tfa, anziché rinnovarne l'approvazione, le discussioni europee si sono arenate a causa della mancanza di sostegno adeguato da parte degli Stati membri –:

   se i Ministri interrogati risultino a conoscenza dei fatti esposti in premessa, di quanti prodotti fitosanitari con principi attivi contenenti Pfas risultino attualmente autorizzati nel nostro Paese;

   di quali dati dispongano i Ministri interrogati per stimare se le vendite o il loro impiego risultino significativi e in crescita;

   se il Governo disponga di sufficienti dati di monitoraggio sulla presenza di Tfa nelle acque sotterranee, superficiali e potabili o, in caso contrario, se non si ritenga di dover adottare iniziative di competenza per istituire uno specifico programma di monitoraggio;

   se non si ritenga da parte del Governo italiano di adottare iniziative di competenza volte a sostenere in ambito europeo il divieto del flutolanil nella categoria dei pesticidi Pfas.
(3-01959)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il «Piano di Sviluppo 2030» (Psa 2030) dell'aeroporto di Bergamo-Orio al Serio è stato presentato per la prima volta il 21 gennaio 2016 e delinea le infrastrutture aeroportuali in relazione al traffico aereo previsto dal 2016 al 2030;

   in data 6 dicembre 2023 si è tenuta la conferenza dei servizi decisoria, conclusasi positivamente il 29 dicembre 2023, e il 29 febbraio 2024 Enac ha approvato l'attuazione di tutti gli interventi del Psa 2030 da parte di Sacbc, ente gestore dell'aeroporto;

   nel piano di sviluppo è previsto un incremento dei passeggeri fino a 13,8 milioni nel 2030;

   tuttavia i dati più recenti mostrano che questo volume di traffico è stato già ampiamente superato: nel 2019 il numero di passeggeri aveva già oltrepassato la previsione, nel 2023 ha raggiunto circa 16 milioni, e nel 2024 circa 17 milioni, un incremento del 20 per cento rispetto alla stima;

   lo sviluppo illimitato della struttura aeroportuale comporta significativi disagi, inclusi i problemi di viabilità, un aumento della produzione di rifiuti, maggiore consumo di energia e acqua, inquinamento atmosferico e acustico con un forte impatto sulla qualità di vita dei cittadini;

   le ulteriori problematiche legate all'inquinamento atmosferico e alla salubrità dell'aria sono destinate a peggiorare con l'aumento di emissioni PM10 e PM2.5, aggravando una situazione già critica. Secondo l'Agenzia europea dell'ambiente (Aea) nel 2024, le concentrazioni di particolato fine (PM2.5) in provincia di Bergamo superano ampiamente i limiti raccomandati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità di 5 µg/m3;

   il Ministero dell'ambiente, con decreto direttoriale n. 238 del 16 settembre 2022, ha stabilito che la compatibilità ambientale del piano di sviluppo 2030 fosse subordinata all'ottemperanza di una serie di prescrizioni, tra cui la realizzazione di uno studio epidemiologico sulla popolazione esposta, da ripetere a distanza di tre anni, e la valutazione dei rischi sanitari derivanti dall'inquinamento atmosferico e acustico. Il 13 ottobre 2023, Sacbo ha annunciato di aver sottoscritto una convenzione con Ats Bergamo per l'indagine epidemiologica, la cui durata è prevista in 24 mesi, con conseguente inizio dei lavori del Psa 2030 non prima della fine del 2025;

   il previsto ampliamento dell'aeroporto, che si basa su una proiezione di traffico passeggeri che risulta già superata, appare dunque inefficace nel risolvere i problemi concreti che la struttura sta già vivendo;

   si pone inoltre la questione della validità del decreto ministeriale di compatibilità ambientale del 16 settembre 2022, che si fonda su un assunto errato, ovvero un numero di passeggeri al 2030 nettamente inferiore rispetto a quello effettivo e attuale che, oltretutto, è prevedibilmente in ulteriore crescita;

   l'interrogante aveva già espresso le sue preoccupazioni in merito alla compatibilità del progetto di ampliamento in numerose interrogazioni, tra cui l'interrogazione n. 4-02189 del 22 gennaio 2024, dove già si evidenziava l'aumento progressivo del carico di passeggeri avvenuto negli anni;

   in particolare non si comprende come il mero adempimento delle prescrizioni ministeriali di cui al decreto del 2022 ossa rendere il Psa 2030 in modo automatico ambientalmente compatibile in assenza di ulteriori verifiche, considerato che il decreto fa riferimento a un numero di passeggeri completamente diverso da quello reale –:

   se non si intenda sottoporre il «Piano di Sviluppo 2030» dell'aeroporto Orio al Serio a una nuova valutazione dell'impatto ambientale in forza dei numeri di passeggeri effettivi e non di una stima errata effettuata nel 2016.
(4-05018)


   AMORESE. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute, al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. — Per sapere – premesso che:

   la società Reti Ambiente S.p.A. intende realizzare un impianto per il riciclo di pannolini, pannoloni e scarti tessili in località Salanetti, nel comune di Capannori, al confine con il comune di Porcari, in provincia di Lucca;

   l'impianto è finanziato con fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), con 10 milioni di euro destinati al riciclo di prodotti assorbenti e 5 milioni per il centro di selezione dei rifiuti tessili ed altri materiali;

   l'istruttoria per la concessione del finanziamento è del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, mediante un bando e l'attribuzione di un punteggio;

   il sito inizialmente individuato per l'impianto e per il quale è stato assegnato il finanziamento PNRR (2023) è diverso, come localizzazione e come caratteristiche, da quello poi proposto in fase autorizzativa per la sua realizzazione;

   in fase di verifica di assoggettabilità a Via, per l'impianto viene, infatti, proposto un nuovo sito che non possiede più le caratteristiche che hanno consentito di ottenere 10 milioni di euro di finanziamento PNRR, infatti non si tratta di un'area industriale, dismessa, ma di un fabbricato industriale di costruzione piuttosto recente;

   il nuovo sito si trova a soli 100 metri circa dalle prime abitazioni di Porcari e, pertanto, ad una distanza inferiore ai 200 metri, già previsti dal precedente piano regionale di gestione dei rifiuti e bonifiche del 2024 per l'autorizzazione di tali impianti e in area classificata dagli strumenti di pianificazione urbanistica o dai piani di assetto idrogeologico a pericolosità idraulica elevata o molto elevata;

   la regione Toscana ha escluso il progetto dell'impianto da valutazione di impatto ambientale, imponendo numerose prescrizioni che hanno fatto notevolmente lievitare la spesa, mentre una delle condizioni del finanziamento era che il quadro economico rimanesse invariato;

   la regione Toscana, nel piano rifiuti ed economia circolare approvato il 15 gennaio 2025, non prevede più il limite dei 200 metri degli impianti di trattamento rifiuti dalle abitazioni interne al centro abitato e lascia a reti ambiente la possibilità di richiedere di avvalersi della nuova normativa, anziché concludere l'iter dell'autorizzazione unica con il Prb previgente con cui era iniziato;

   il capogruppo di Fratelli d'Italia in consiglio regionale Toscana, Vittorio Fantozzi, ha presentato un'interrogazione in merito, evidenziando le criticità della suddetta operazione, facendo proprie le istanze e le criticità espresse dai cittadini di Porcari, dai consiglieri comunali di opposizione e dai comitati cittadini, sorti spontaneamente;

   a quanto consta all'interrogante la Usl Toscana Nord Ovest, nella pratica Sportello unico attività produttive n. 18917/2024 – Aramis n. 75381, richiesta di autorizzazione unica per il progetto in questione, evidenzia criticità e perplessità, concordanti con l'Azienda regionale per la protezione ambientale della Toscana, su elementi legati a fattori ambientali, sanitari e di sicurezza;

   la realizzazione dell'impianto comporterebbe un aumento considerevole del traffico pesante nella zona, con conseguenti ripercussioni sulla viabilità locale e sulla qualità dell'aria;

   la lavorazione comporterebbe emissioni inquinanti, in merito al rumore e alle emissioni odorigene e chimiche –:

   se non si ritenga necessario verificare, per quanto di competenza, che l'impianto in questione, stante le importanti e sostanziali modifiche intervenute rispetto al progetto originariamente presentato al fine dell'ottenimento del finanziamento PNRR, mantenga effettivamente le medesime caratteristiche e quindi i requisiti necessari all'ammissione e all'ottenimento del finanziamento de quo;

   quali iniziative urgenti di competenza si intenda attuare per valutare attentamente i vari aspetti sopra citati, in considerazione delle istanze e delle preoccupazioni espresse, non ultima la tipologia di tecnologia scelta, messa in dubbio dalla stessa azienda Usl;

   quali iniziative di competenza intendano adottare per garantire che i fondi del PNRR destinati a tale progetto e a tutti gli altri progetti dello stesso tipo ammessi a finanziamento siano utilizzati nel rispetto dei criteri del bando PNRR stesso e delle normative ambientali, urbanistiche, assicurando al contempo la tutela della salute pubblica e dell'ambiente.
(4-05020)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   LOMUTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   per agevolare le imprese, socie o consorziate, nell'accesso al credito bancario, sono stati creati i cosiddetti Confidi, organismi a struttura cooperativa o consortile che svolgono attività di garanzia collettiva;

   proprio grazie alla loro natura mutualistica, le imprese possono parteciparvi per avere a disposizione quelle le garanzie necessarie per accedere a un prestito da parte di una banca o, in presenza di alcuni presupposti, per ricevere direttamente il credito;

   in tal senso, i Confidi, pertanto, contribuiscono alla promozione dello sviluppo economico e sociale dei territori di riferimento a supporto di tutte le micro, piccole e medie imprese, anche quelle marginali per le quali l'accesso al credito è più complesso;

   l'articolo 13, comma 1, lettera n-bis del decreto-legge n. 23 del 2020 (cosiddetto «decreto liquidità»), convertito con legge n. 40 del 2020 consente ai consorzi di garanzia collettiva dei fidi (Confidi) di cui all'articolo 13 del decreto-legge 30 settembre 2003 n. 269, di imputare al fondo consortile, al capitale sociale o ad apposita riserva, i «fondi rischi e gli altri fondi o riserve patrimoniali costituiti da contributi pubblici», escludendo quelli derivanti dalle attribuzioni annuali previste dalla legge 7 marzo 1996, n. 108 (fondi anti-usura);

   la misura, di natura straordinaria e temporanea, mira a rafforzare il patrimonio dei Confidi, potenziandone la capacità di supporto al credito per le micro, piccole e medie imprese;

   la norma, tuttavia, stabilisce che l'operatività di tale facoltà sia subordinata alla preventiva autorizzazione della Commissione europea, in quanto potenziale aiuto di Stato in favore degli intermediari finanziari. In linea con il principio di «stand-still» sugli aiuti di Stato, l'efficacia della disposizione, pertanto, resta sospesa fino al rilascio dell'autorizzazione comunitaria richiesta;

   a quanto consta all'interrogante ad oggi, non è ancora pervenuta alcuna autorizzazione dalla Commissione europea e di conseguenza la norma non è divenuta operativa, vanificando l'obiettivo di rafforzamento patrimoniale dei Confidi. Tale situazione assume rilievo particolarmente critico in presenza delle perduranti difficoltà economiche: il protrarsi di questo stallo, infatti, impedisce di consolidare il sistema dei Confidi e di sostenere tempestivamente le imprese, in contrasto con lo scopo originario della disposizione;

   al fine di soddisfare le esigenze di consolidamento dei Confidi, oggi ancora più urgente, nel rispetto del quadro regolatorio unionale e per dare sostegno economico al settore delle micro, piccole e medie imprese che insieme costituiscono un settore particolarmente colpito dalle conseguenze pandemiche ancora non assorbite dal sistema economico –:

   quali passaggi dell'istruttoria risulta siano stati finora completati, quali integrazioni o chiarimenti siano stati richiesti dall'Unione europea e quali tempi si prevedano per il rilascio dell'autorizzazione comunitaria;

   quali iniziative concrete si intendano intraprendere per accelerare e concludere positivamente la procedura di notifica;

   quali iniziative di competenza il Governo ritenga necessario adottare, per garantire l'effettiva attuazione della norma entro tempi certi.
(4-05028)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   SERRACCHIANI, GIANASSI, DI BIASE, LACARRA e SCARPA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la situazione di crisi degli istituti di pena nel nostro Paese sta raggiungendo livelli mai toccati in precedenza; la conclamata carenza di personale, in particolare per quanto riguarda la polizia penitenziaria ma non solo, anche secondo quanto documentano e denunciato dai sindacati, è destinata a peggiorare costantemente;

   lo scenario che si potrebbe prefigurare per i prossimi anni, con riferimento al problema del decremento dell'organico del Corpo è, a dir poco, allarmante;

   i sindacati forniscono alcuni indicatori: «Un agente deve andare in pensione al compimento dei 60 anni: tra inizio 2020 e fine 2023 sono andati in pensione non meno di 2.400 unità. Da inizio 2024 a fine 2025, in base all'età e alle malattie a lungo termine (oltre i 12 mesi, periodo dopo il quale un poliziotto viene riformato) era stata prevista l'uscita di almeno 2.500 persone»;

   mentre i pensionamenti per limiti di età dal 2018 al 2022 sono stati rispettivamente 170, 211, 286, 470 e 653, nei cinque anni, dal 2023 al 2027, si calcolano rispettivamente 889, 963, 1.204, 1.456, 1.514, (addirittura nel successivo lustro, anni 2028-2032, saranno rispettivamente 2.020, 2.166, 2.113, 2.034 e 1.885); «Ipotizzando, dunque, che anche per i prossimi 5 anni il valore della media del dato aggregato delle pensioni per anzianità, dei riformati e dei cessati per altre cause rimanga costante (ovvero 1.038), se si somma tale valore al numero di quiescenze per limiti di età (dato invece certo), si ottiene il numero stimato dei fabbisogni assunzionali per ciascun anno di riferimento. Peraltro, è appena il caso di osservare che il dato aggregato (1.038) comprensivo delle pensioni di anzianità e dei riformati è calibrato ad anni (2018-2022) in cui il valore medio delle pensioni per vecchiaia era molto basso, e cioè di appena 358 unità all'anno»;

   nel quinquennio 2023-2027 dunque il valore medio del numero di quiescenze per il raggiungimento del limite di 60 anni sarebbe di 1.205 unità all'anno e, dunque, si presume che, proporzionalmente, dovrebbe crescere anche il dato aggregato (ovvero il valore 1.038) –:

   se il Ministro interrogato non ritenga necessario fornire dati esatti in merito al numero di agenti di polizia penitenziaria andati in quiescenza o comunque quanti siano usciti per altre cause dal 2022 ad oggi, su quanti siano i nuovi assunti, nonché quanti siano esattamente i direttori attualmente in servizio negli istituti di pena per adulti e minorili.
(4-05025)


   CANTONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in data 14 gennaio 2025 il dott. Salvatore Virgillito, presidente dell'ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Catania, è stato tratto in arresto nell'ambito di un'operazione antimafia della Direzione distrettuale antimafia di Messina, con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e di aver consentito a una famiglia mafiosa la gestione di beni confiscati;

   il 7 febbraio 2025 il tribunale del riesame ha confermato l'imputazione di concorso esterno in associazione mafiosa, disponendo in parziale accoglimento la sostituzione della custodia cautelare in carcere con quella degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico;

   tale vicenda ha suscitato un forte clamore mediatico a livello locale e nazionale, arrecando grave imbarazzo all'intera categoria professionale dei dottori commercialisti;

   ai sensi dell'articolo 53, comma 2, del decreto legislativo 28 giugno 2005, n. 139, nonché dell'articolo 10 del regolamento sulla funzione disciplinare approvato dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti in data 19 marzo 2015, in presenza di misure cautelari nei confronti di un iscritto all'Albo, deve essere disposta la sospensione cautelare d'ufficio;

   lo stesso Consiglio nazionale, con il pronto ordini n. 140 del 2015, ha ribadito tale obbligo e indicato le modalità operative per l'attuazione da parte degli organi disciplinari;

   nonostante la gravità delle accuse a carico del presidente, ad oggi non risulta disposta alcuna ispezione ministeriale né da parte del Consiglio nazionale dei commercialisti nei confronti dell'Ordine di Catania, né tantomeno avviata una procedura di commissariamento per accertata decadenza del presidente dell'ordine;

   il Ministero della giustizia è l'organo vigilante sui Consigli dell'Ordine e sul Consiglio nazionale e ha pertanto il dovere di garantire il rispetto della normativa deontologica e disciplinare vigente;

   l'inerzia da parte del Ministero rischia a giudizio dell'interrogante di configurare una responsabilità per omessa vigilanza, con potenziali ripercussioni sull'autorevolezza e credibilità dell'azione istituzionale;

   in assenza del rappresentante legale (il presidente sospeso), l'Ordine professionale di Catania risulta privo di regolare gestione amministrativa ed economica;

   risulta inoltre, che l'attuale vicepresidente dell'Ordine di Catania sia anche componente del Consiglio di disciplina nazionale, fatto che potrebbe configurare un potenziale conflitto di interessi, idoneo a compromettere l'imparzialità dei procedimenti disciplinari connessi alla vicenda –:

   se il Ministro interrogato sia stato formalmente informato della vicenda dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili;

   per quali motivi non sia stata disposta un'ispezione ministeriale presso l'Ordine dei commercialisti di Catania, anche di concerto con il Consiglio nazionale anche considerando che l'assenza di provvedimenti disciplinari o ispettivi può minare la fiducia dei cittadini e dei professionisti nel corretto esercizio della funzione di alta vigilanza;

   se il Ministro interrogato intenda attivare un procedimento di scioglimento e di commissariamento dell'ordine dei commercialisti di Catania, ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo n. 139 del 2005.
(4-05030)


   ROTONDI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la vicenda dei coniugi di Terlizzi, in provincia di Bari, Mauro Antonelli e Teresa Cataldo, resa nota da inchieste giornalistiche, come quella della trasmissione «Fuori dal Coro», è emblematica delle problematiche legate alle aste giudiziarie e agli sfratti in Italia;

   secondo la ricostruzione dei fatti, la storia di Mauro e Teresa ha avuto inizio con un debito di circa 4.500 euro contratto con la cassa edile dal marito nel 2012 e che nel 2019 ha portato al pignoramento e alla successiva vendita all'asta di un immobile, del valore di mercato di circa 1,5 milioni di euro, quindi ben superiore al debito contratto, in cui la coppia viveva, e nonostante lo stesso fosse solo per metà di proprietà del signor Antonelli, in quanto i due coniugi avevano optato per il regime della separazione dei beni;

   nel 2022, i coniugi venivano sgomberati con la forza dai carabinieri in tenuta antisommossa e quel momento costretti a vivere in una tenda allestita nelle pertinenze dell'immobile;

   dagli atti prodotti risulta che, negli anni precedenti al pignoramento e alla vendita all'asta dell'immobile, il signor Antonelli aveva tentato diverse volte di saldare ed estinguere il debito, tentativi però mai andati a buon fine perché rigettati dai tribunali competenti;

   dagli atti del tribunale risulterebbe, peraltro, un falso certificato di matrimonio, dal quale si evince erroneamente che i coniugi sono sposati dal 1979, dieci anni dopo rispetto all'effettiva data delle nozze, celebrate nel 1969 e prodotto presumibilmente al fine di far risultare il signor Antonelli quale unico proprietario dell'immobile e, di conseguenza, legittimare il pignoramento dell'intero immobile –:

   considerata la gravità dei fatti esposti in premessa, se e quali iniziative, per quanto di competenza anche di carattere ispettivo, il Ministro interrogato intenda adottare al fine di contribuire a fare chiarezza sulla vicenda.
(4-05034)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle imprese e del made in Italy, il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   è rimbalzata sulle prime pagine dei quotidiani nazionali la preoccupante notizia che il ritardo con cui è stata autorizzata dalla procura di Taranto la messa in sicurezza, senza facoltà d'uso, dell'altoforno 1 dell'impianto ex Ilva, dopo l'incendio del 7 maggio 2025 che ne ha determinato un arresto improvviso, «potrebbe aver compromesso la possibilità di rispettare il cronoprogramma industriale, ripercuotendosi negativamente sui numeri della cassa integrazione», come si legge in uno dei passaggi della relazione inviata da Acciaierie d'Italia alla procura di Taranto;

   in particolare, come evidenziato da Acciaierie alla procura, la società aveva «chiesto l'autorizzazione a interventi urgenti per mettere in sicurezza l'impianto ed in particolare i cowpers e il crogiolo dell'altoforno. In questi casi si deve intervenire entro 48 ore per evitare danni strutturali. E in particolare nel caso della gestione della parte fusa, è necessario abbassare la carica dell'altoforno e colare i materiali fusi rimasti nel crogiolo. Purtroppo, queste operazioni non sono state autorizzate nei tempi utili, rendendo ora non più applicabili le procedure standard di esecuzione»;

   il procuratore della Repubblica di Taranto ha negato qualunque richiesta di autorizzazione da parte di Acciaierie d'Italia per effettuare il «colaggio dei fusi» dall'altoforno 1, attività secondo l'azienda necessaria per evitare «procedure straordinarie che potrebbero determinare la probabile fermata definitiva dell'impianto»;

   in particolare, in un comunicato stampa, Pontassuglia chiariva come contestualmente al verbale firmato da Arpa, Vigili del Fuoco e Spesal con cui si disponeva il sequestro probatorio dell'impianto, convalidato nei tempi di legge venivano autorizzate già da quel momento «tutte le attività finalizzate alla salvaguardia della salute pubblica, della sicurezza dei lavoratori nonché dell'ambiente e l'accesso alla sala controllo del personale addetto al monitoraggio dei parametri volti a garantire le condizioni generali di sicurezza», sul tavolo degli inquirenti giungeva una istanza dell'ufficio legale di Acciaierie d'Italia e del capo area altoforni con la quale veniva richiesta l'autorizzazione all'esecuzione «di specifiche e numerose attività tecniche sull'impianto in sequestro»;

   dal provvedimento di convalida, Acciaierie apprendeva che nessuna delle istanze della società e, particolare, la richiesta di autorizzazione a effettuare il colaggio dei fusi era stata presa in considerazione dai giudici, motivo per cui seguiva una seconda istanza con cui la società intimava un termine di 48 ore per effettuare gli interventi richiesti;

   secondo la Procura, acquisito il parere dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale, la «quasi totalità» delle richieste sarebbero state autorizzate dopo 22 ore dalle relative istanze, «restando escluse quelle che, secondo le valutazioni tecniche espresse da ARPA, da un lato non incidevano sulla integrità degli impianti, dall'altro apparivano confliggenti con le esigenze probatorie connesse al sequestro»;

   eppure, come si apprende da fonti di stampa, il primo verbale inviato alle 5:45 dell'8 maggio 2025 da Acciaierie d'Italia smentirebbe apertamente i giudici ionici, posto che nella stessa sarebbe stata evidenziata agli inquirenti la necessità di intervenire tempestivamente con l'attività di colaggio dei fusi, operazione necessaria per evitare danni strutturali;

   a tale richiesta la procura ha dato il via libera dopo oltre 50 ore, ovvero nel primo pomeriggio del 10 maggio 2025, ma solamente a una parte delle attività, ovvero l'intervento di salvaguardia dei cowpers esterni all'Altoforno, e non alla colata dei fusi e, purtroppo, come stigmatizzato da Acciaierie d'Italia «oggi, dopo oltre 120 ore dall'evento, non è più possibile procedere con il colaggio dei fusi, con la conseguenza che, in caso di riavvio, si dovranno adottare procedure straordinarie, complesse e con esiti assolutamente incerti. Le richieste, presentate in condizioni di estrema urgenza, erano esclusivamente mirate a tutelare l'integrità dell'impianto e non finalizzate alla ripresa della produzione. Nonostante ciò, solo alcune attività sono state autorizzate con un successivo provvedimento del 10 maggio»;

   l'inibizione all'uso dell'altoforno ha avuto effetti interdittivi anche sull'immediato e necessario intervento di manutenzione degli impianti, con il rischio di comprometterne per sempre il ripristino degli stabilimenti e conseguenze catastrofiche sull'occupazione e sulla produzione;

   in base all'accordo del marzo 2025, Acciaierie aveva fissato un tetto massimo di 3.062 cassintegrati a rotazione su poco meno di 10 mila dipendenti, di cui 2.680 a Taranto su poco meno di 8 mila addetti e attualmente a Taranto la cassa integrazione si stava mantenendo sotto le 2.000 unità, ma si tratta di un numero destinato a salire;

   a giudizio degli interpellanti, i ritardi della procura nell'autorizzazione degli interventi di manutenzione destano forte preoccupazione anche per le conseguenze che potrebbero avere sulle trattative in corso con i candidati all'acquisto dell'impianto, gli azeri di Baku Steel, che, all'esito degli ultimi sviluppi, potrebbero ritirarsi dall'accordo e che si aggiungono ai delicatissimi equilibri sul fronte della tutela ambientale e sanitaria –:

   se e quali immediate iniziative di competenza, anche di carattere ispettivo, i Ministri interpellati intendano assumere in ordine ai fatti esposti in premessa che potrebbero aver compromesso la funzionalità dello stabilimento ex Ilva di Taranto e la perdita di migliaia di posti di lavoro.
(2-00607) «Maiorano, Schiano Di Visconti».

Interrogazione a risposta scritta:


   FARAONE. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   da una collaborazione tra Enel e Sharp nel 2010 è nata la 3Sun Gigafactory di Catania, con ambiziosi programmi nell'ambito della produzione di pannelli fotovoltaici;

   tra il 2011 e il 2015, detta azienda ha beneficiato di ingenti finanziamenti europei, pari a 27 milioni di euro di fondi Fesr per l'installazione di un impianto per la produzione di celle fotovoltaiche a film sottile utilizzando la tecnologia multi-giunzione;

   dal 2015 Enel ha rilevato il 100 per cento delle quote della fabbrica, divenendo unico azionista;

   la produzione in detto impianto ha avuto inizio pertanto nel 2019, con pannelli bifacciali a eterogiunzione (Hjt);

   ad aprile 2022 Enel Green Power e la Commissione europea hanno definito un accordo di finanziamento agevolato a fondo perduto, nell'ambito del primo bando del Fondo europeo per l'innovazione per progetti su larga scala che, a dire di Enel Green Power, avrebbe dovuto «contribuire alla realizzazione della Gigafactory per la produzione di moduli fotovoltaici innovativi, sostenibili e ad alte prestazioni presso la fabbrica 3Sun», con la previsione di un aumento della produzione di 15 volte fino ad arrivare a 3GW all'anno, con positive ricadute occupazionali interne e nell'indotto con la creazione di 1.000 posti di lavoro entro la fine del 2024;

   diversamente dai propositi ambiziosi annunciati da Enel, pochi sono stati i pannelli prodotti dalla fabbrica, mentre molte sono state le finte ripartenze e le conseguenti passerelle dei politici;

   da quanto è dato sapere, ad oggi, la produzione procede a rilento con appena 40 MWatt di pannelli prodotti, a fronte di una previsione di 1 Gwatt, molto distante dall'obiettivo di produrre 3 Gwatt di pannelli solari in grado di affrancarci dall'industria estera e paradossalmente oggi si acquistano i wafer di silicio ancora dalla Cina, con grave nocumento non solo per l'economia locale, ma per quella italiana ed europea;

   la situazione sopra descritta è, a giudizio dell'interrogante, molto grave e merita di essere affrontata con massima urgenza –:

   quali iniziative si intenda intraprendere per verificare come siano stati utilizzati gli ingenti finanziamenti erogati per la costruzione dell'impianto di 3Sun a Catania, se siano stati rispettati o meno gli impegni in termini di produzione e di ricadute occupazionali, e con quale piano industriale Enel intenda andare avanti per il rilancio di detto impianto a Catania.
(4-05024)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:


   LACARRA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. — Per sapere – premesso che:

   secondo notizie di stampa, durante la seduta del Cipess del 29 novembre 2024 sarebbe stato disposto il definanziamento dell'intervento infrastrutturale relativo al Nodo Bari-Nord, un'opera strategica di Rete ferroviaria italiana finanziata con le delibere Cipess n. 1/2022 e n. 35/2022, per un importo complessivo di circa 900 milioni di euro;

   tale decisione sarebbe stata motivata dal mancato conseguimento delle obbligazioni giuridicamente vincolanti entro i termini previsti, insieme al taglio di altri interventi inseriti nel Piano di sviluppo e coesione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

   il progetto del Nodo Bari-Nord riveste un valore strategico per la mobilità ferroviaria passeggeri e merci sulla dorsale adriatica, contribuendo alla riduzione dei tempi di percorrenza, al potenziamento della capacità di trasporto e alla sicurezza del sistema ferroviario;

   l'opera assume inoltre un rilevante valore urbanistico e sociale per la città di Bari e le sue frazioni di Santo Spirito e Palese, oggi penalizzate dalla presenza di una linea ferroviaria che rappresenta una barriera infrastrutturale interna tra quartieri densamente popolati;

   il progetto definitivo del Nodo Bari-Nord, come peraltro auspicato dalla regione Puglia, è stato approvato il 16 aprile 2025 –:

   se i Ministri interrogati confermino il definanziamento del progetto Nodo Bari-Nord deliberato dal Cipess nella seduta del 29 novembre 2024 e, in caso affermativo, quali siano le motivazioni specifiche e documentabili a fondamento di tale decisione;

   se non ritengano opportuno riorientare le risorse rese disponibili nella stessa seduta del Cipess, ovvero individuare nuove fonti di copertura, per garantire comunque la realizzazione dell'opera, considerate le sue evidenti finalità strategiche e di coesione territoriale;

   quali iniziative di competenza intendano adottare per salvaguardare il diritto alla mobilità, alla sicurezza e alla qualità urbana dei cittadini baresi e in modo particolare dei residenti dei quartieri di Palese e Santo Spirito, tutelando investimenti già progettati e avanzati, nonché rispettando i principi di perequazione territoriale sanciti dalla Costituzione.
(4-05026)


   BENZONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   la strada provinciale n. 38, denominata «strada della Forra», è gestita dalla provincia di Brescia e collega la strada statale «Gardesana» n. 45 bis con l'altopiano di Tremosine sul Garda;

   oltre ad essere un collegamento stradale necessario per la viabilità, la «strada della Forra» è una strada panoramica conosciuta in tutto il mondo con una vista mozzafiato e con tornanti che, seguendo le linee morfologiche delle rocce, si inerpicano sull'altopiano con l'immagine del Lago di Garda sempre sullo sfondo. Viene descritta come una delle più belle strade del mondo, oltre ad essere la più bella strada panoramica del Garda;

   a seguito di un evento franoso esterno alla sede stradale, protetta da una galleria che non ha mai subito danni ed è sempre stata percorribile senza segni di cedimento, del 16 dicembre 2023, duecento metri della strada sono bloccati e inaccessibili ai residenti e ai numerosi turisti, inibendo al traffico e al passaggio i primi 5 chilometri della strada provinciale n. 38;

   da allora, con molta confusione e con un forte ritardo, dopo aver fatto brillare alcune cariche di dinamite che hanno fatto scivolare a lago alcuni speroni di roccia riducendo il pericolo sopra la galleria, la suddetta galleria è stata rinforzata internamente con centine di acciaio diminuendone il pericolo di implosione. Inoltre, sono stati installati quattro sensori di monitoraggio sulla parete rocciosa esterna alla galleria che consentono di rilevare eventuali smottamenti o movimenti del terreno in tempo reale, fornendo dati utili per valutare i rischi, mettere in sicurezza il tratto e interdirne immediatamente il traffico tramite sbarre e impianti semaforici;

   la chiusura prolungata ha avuto un impatto significativo sull'economia locale: ad esempio, Tremosine sul Garda, che si affaccia sul lago, è una delle mete più ambite dai turisti per la spettacolarità dei suoi paesaggi e della sua natura – prima della chiusura nel week-end transitavano 6.000 mezzi, e la mancanza di accesso diretto tramite la strada della Forra ha comportato una diminuzione delle presenze turistiche, mettendo in difficoltà ristoratori, albergatori e operatori del settore –:

   quali iniziative, per quanto di competenza e in raccordo con gli enti territoriali, si intendano realizzare per pervenire alla definitiva riapertura della strada provinciale della Forra strada provinciale n. 38, la cui chiusura si sta ripercuotendo negativamente sulla qualità di vita della comunità locale, sul tessuto economico e sul comparto turistico della zona.
(4-05029)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   AMORESE. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il giorno 7 maggio 2025 presso l'ospedale Noa (Nuovo Ospedale delle Apuane) di Marina di Massa (Massa) si è verificata una nuova aggressione ai danni del personale sanitario per mano di un paziente di 50 anni abitante a Carrara, arrestato per lesioni personali ai danni di un'infermiera in servizio presso il nosocomio stesso;

   stando a quanto verbalizzato dai militari, la notte precedente l'uomo si sarebbe recato al pronto soccorso per farsi visitare. Dopo alcune ore di attesa il paziente ha perso il controllo ed è entrato in un ambulatorio per protestare con toni molto concitati, aggredendo un'infermiera e sferrandole un violento schiaffo al volto;

   tali episodi mostrano una difficoltà gestionale che si crea all'interno dei nosocomi a causa di una crescente tensione nei richiedenti cure, come testimoniato dalle statistiche delle aggressioni in aumento nel polo che dal 2015 accorpa i servizi sanitari dell'area Apuana;

   circostanza, questa, che l'Esecutivo ha analizzato e per la quale ha approvato il decreto-legge n. 137 del 2024 denominato «Misure urgenti per contrastare i fenomeni di violenza nei confronti dei professionisti sanitari», convertito, con modificazioni, dalla legge n. 171 del 2024, innalzando gli standard delle tutele, ed approvando in parallelo assunzioni nel comparto sicurezza per garantirne l'applicazione;

   secondo le testimonianze rese dal personale dell'ospedale e dal sindacato infermieri, per rendere l'ambiente di lavoro più sicuro e per consentire un'adeguata assistenza all'utenza, sarebbe sufficiente la presenza di un presidio di polizia fisso h24, o in ipotesi almeno nel fine settimana, periodo in cui reparti come il pronto soccorso e l'area psichiatrica sono più congestionati e potenzialmente critici –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra esposti;

   se i Ministri interrogati non ritengano utile per la tutela dell'ordine pubblico e della sicurezza collettiva l'istituzione di un presidio permanente delle forze dell'ordine all'interno dei nosocomi nazionali ed in particolare dell'ospedale Noa di Massa.
(4-05021)


   UBALDO PAGANO, STEFANAZZI e LACARRA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 13 maggio 2025, a Putignano (Bari), in occasione del passaggio del Giro d'Italia, una cittadina ha denunciato pubblicamente sui social di essere stata oggetto di un intervento da parte delle forze di polizia, che si sarebbero recate presso la sua abitazione privata per intimare la rimozione di una bandiera della Palestina esposta sul proprio balcone al quarto piano;

   secondo quanto riportato dalla stessa cittadina e da numerose fonti di stampa, gli agenti avrebbero motivato tale richiesta con il fatto che la bandiera sarebbe stata visibile durante la trasmissione televisiva del passaggio della gara ciclistica, suggerendo dunque che la sua esposizione potesse risultare inopportuna o problematica per ragioni non meglio precisate;

   la bandiera in questione non era accompagnata da atti di disturbo dell'ordine pubblico, né da comportamenti provocatori o violenti: si trattava, come affermato dalla residente, di un'espressione pacifica e civile di solidarietà verso un popolo oppresso, esercitata in un luogo privato e nel pieno rispetto delle leggi vigenti;

   l'episodio ha suscitato numerose reazioni di solidarietà, tra cui quella del presidente della regione Puglia, Michele Emiliano, che ha definito «illegittima e sbagliata» la richiesta di rimozione del vessillo, sottolineando la gravità di un intervento potenzialmente lesivo del diritto costituzionale alla libertà di espressione (articolo 21 della Costituzione italiana);

   tale vicenda solleva interrogativi rilevanti circa l'eventuale esistenza di direttive ministeriali o disposizioni operative che possano aver motivato simili condotte da parte degli operatori di pubblica sicurezza, e rischia di rappresentare un pericoloso precedente in termini di compressione delle libertà civili e dei diritti fondamentali in assenza di reali esigenze di ordine pubblico –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti;

   se intenda chiarire su quali basi giuridiche si fondi l'intervento delle forze dell'ordine di cui in premessa;

   se siano state impartite direttive, formali o informali, in occasione del passaggio del Giro d'Italia, riguardanti l'esposizione di simboli o bandiere relative alla Palestina;

   quali iniziative intenda adottare per garantire che episodi simili non si ripetano, nel rispetto dei principi costituzionali di libertà di manifestazione del pensiero e di espressione civile e pacifica di solidarietà.
(4-05031)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MANZI, MALAVASI, QUARTAPELLE PROCOPIO e FERRARI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il terzo bando sugli asili nido non ha raggiunto l'obiettivo prefissato poiché le richieste dei comuni si sono attestate a 400 milioni contro gli 800 disponibili;

   purtroppo sono stati generati 15 mila posti contro i 30 mila previsti;

   peraltro, in tal senso è stato depositato dal relatore di maggioranza un emendamento al decreto PNRR n. 45 del 2025 che stabilisce di spostare i risparmi residui sul capitolo relativo all'edilizia scolastica;

   non sono stati, dunque, rispettati i target annunciati dal Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione che, nel corso dell'informativa urgente del Governo aveva ribadito che l'obiettivo da raggiungere entro il 2026 sarebbe stato di 150.480 nuovi posti di asilo nido e che con il bando di cui sopra si sarebbe raggiunto il traguardo;

   sono, purtroppo, rimasti tutti i nodi strutturali che hanno accompagnato questa importante misura e determinato, già con la revisione del 2023, la significativa riduzione del target finale passato da 264.480 a 150.480 posti;

   a rendere complessa la partecipazione dei comuni ai bandi è l'insostenibilità dei costi di gestione delle nuove strutture di cui il PNRR finanzia solo la realizzazione;

   in tal senso, il Governo Draghi, con il comma 172 dell'articolo 1 della legge n. 234 del 2021 ha individuato in attuazione dell'articolo 117, comma secondo, lettera m) della Costituzione una copertura del servizio in ciascun comune o bacino territoriale pari al 33 per cento;

   a tal fine è stata incrementata la quota del Fondo di solidarietà comunale destinata ai comuni per il potenziamento degli asili nido;

   l'incremento annuale del FSC è stato previsto in 120 milioni per il 2022, 175 milioni per il 2023, 230 milioni per il 2024, 300 per il 2025, 450 per il 2026 e 1 miliardo e 100 milioni a decorrere dal 2027;

   è stato previsto, inoltre, che le risorse assegnate possano essere utilizzate dai comuni anche per l'assunzione del personale necessario alla diretta gestione dei servizi educativi per l'infanzia;

   con il finanziamento di cui sopra avrebbero dovuto essere attivati a regime 141.855 nuovi posti, ripartiti per singolo ente comunale;

   il Governo, nel Piano strutturale di bilancio trasmesso all'Unione europea, ha indicato delle risorse che si discostano dagli obiettivi programmatici concordati con la stessa Unione europea;

   nella tavola A.VI.4, il Governo ha rimodulato i Lep del 33 per cento previsto dalla legge n. 234 del 2021 per gli asili nido, impegnandosi a garantire il 33 per cento «a livello nazionale», eliminando il riferimento al «livello comunale» e introducendo i Lep del 15 per cento denominato «a livello regionale»;

   il nuovo livello di copertura del servizio nidi del 15 per cento dimostra di essere assolutamente insufficiente;

   con all'atto Camera n. 5-03082 è stato interrogato il Ministro dell'istruzione circa le ragioni che abbiano determinato la rimodulazione dei Lep che andrà a incidere sul rispetto dell'obbligo di cui all'articolo 1, comma 172, della legge n. 234 del 2021;

   in sede di risposta è stato assicurato che «l'obiettivo minimo del 15 per cento a livello regionale, inserito nel Piano, non modifica il target nazionale del 33 per cento per la copertura dei servizi»;

   ciò non sta accadendo poiché la rimodulazione dei Lep sta già avendo effetti disastrosi sulla creazione di posti negli asili nido e il raggiungimento del target previsto dal PNRR –:

   quali misure urgenti di competenza si intendano attuare per sostenere gli enti locali nei costi di gestione delle nuove strutture di cui il PNRR finanzia solo la realizzazione e, altresì, se non si intenda promuovere un confronto permanente con gli enti locali per individuare le criticità e le possibili soluzioni correttive.
(5-03962)

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIPPO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   da diversi mesi, contrariamente a quanto avveniva in passato, è emerso un clima di crescente tensione all'interno del liceo scientifico «Augusto Righi» di Roma, che da anni si situa al primo posto tra tutti i licei scientifici della capitale e della provincia e, quindi, tra i primi posti in Italia;

   in particolare, ben 68 docenti (63 per cento del totale del corpo), hanno sottoscritto una lettera in cui denunciano violazioni del loro diritto di voto in sede di collegio dei docenti o di decisioni che sarebbero state assunte in modo totalmente unilaterale da parte della dirigente scolastica;

   per quanto riguarda il rapporto con gli studenti e le famiglie, anch'esso sembra aver raggiunto livelli di conflittualità difficilmente compatibili con un contesto scolastico;

   ad esempio, in data 3 aprile 2025 si sono svolte, presso le diverse sedi del liceo scientifico statale «Augusto Righi» di Roma, manifestazioni spontanee, e non autorizzate, organizzate dagli studenti, in reazione ai due femminicidi di Sara Campanella e Ilaria Sula avvenuti nei giorni antecedenti;

   di fronte alle manifestazioni, la dirigente scolastica, secondo quanto da lei stessa ricostruito in una lettera aperta inviata nella medesima data all'intera comunità scolastica, avrebbe deciso di rivolgersi alle forze dell'ordine, accusando i promotori della manifestazione di aver assunto atteggiamenti intimidatori nei suoi confronti e nei confronti del personale dell'ufficio di segreteria. La stessa dirigente sarebbe poi stata vittima di scritte offensive nei giorni successivi e avrebbe invitato le famiglie a proporre un giusto «risarcimento del danno» nell'ottica di «rieducare» gli studenti al rispetto delle regole;

   risulterebbe esserci, dunque, un generale clima di tensione e di attrito tra la dirigente scolastica, il corpo docenti, gli studenti e le famiglie;

   il caso menzionato – preso ad esempio perché salito alla ribalta della cronaca non solo romana – denota l'emergere di tensioni e attriti assolutamente inadatti sia ad un contesto scolastico che agli obiettivi didattici e ai metodi consoni per un luogo del sapere –:

   quali iniziative di competenza abbia adottato e intenda adottare al fine di assicurare, da un lato, il pieno rispetto delle prerogative degli organi collegiali dell'istituto «Augusto Righi» di Roma e, dall'altro lato, il regolare e sereno svolgersi di tutte le attività didattiche ed extradidattiche.
(4-05022)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   SPORTIELLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il servizio di mensa scolastica costituisce parte integrante del tempo scuola, in particolare nel tempo pieno della scuola primaria e dell'infanzia;

   sono sempre più rilevanti le disuguaglianze territoriali nei costi a carico delle famiglie per l'accesso alle mense scolastiche, con differenze anche molto marcate tra Nord e Sud, tra grandi città e piccoli comuni;

   in diversi territori del nostro Paese, il costo della mensa può superare anche i 5 euro a pasto, costituendo un onere significativo per molte famiglie, soprattutto quelle a basso reddito;

   l'assenza di un sistema tariffario omogeneo a livello nazionale genera situazioni di iniquità e limita di fatto l'accesso al servizio, con il rischio di escludere i minori da un pasto caldo e nutriente durante la giornata scolastica;

   dalla VIII Indagine sulle mense scolastiche di Cittadinanzattiva, condotta in tutti i capoluoghi di provincia per rilevare quanto paga per la mensa scolastica una famiglia composta da tre persone, due genitori e un figlio minore, con un reddito lordo annuo di 44.200 euro e un Isee di 19.900 euro, emerge quanto segue:

    ogni giorno quasi 2 milioni di studenti usufruiscono della mensa scolastica con un costo di 85 e 86 euro al mese rispettivamente alla scuola dell'infanzia e alla primaria, ovvero 4,25 e 4,30 euro a pasto;

    la regione mediamente più costosa è l'Emilia-Romagna con 108 euro mensili mentre quella più economica è, come nell'anno scolastico precedente, la Sardegna con 61 euro all'infanzia e 64 euro per la primaria;

    anche quest'anno si registra un incremento delle tariffe con importanti variazioni a livello i regionale: in Sicilia c'è un'importante crescita del costo a carico delle famiglie sia nella scuola dell'infanzia (+13 per cento circa) che in quella primaria (oltre l'8 per cento);

   dall'indagine emerge come il PNRR è riuscito solo in parte a sanare le grandi differenze esistenti tra nord e sud in materia: secondo l'Anagrafe nazionale, infatti, più di un terzo degli edifici scolastici, ossia 13.865 su 40.133, è dotato di locale mensa. La distribuzione però non è omogenea: infatti nelle regioni del Sud poco più di 1 edificio su 5 dispone di una mensa scolastica (22 per cento al Sud, 21 per cento nelle Isole) e la quota scende al 15,6 per cento in Campania e al 13,7 per cento in Sicilia;

   alla legge di bilancio 2025, con un emendamento a firma dell'interrogante, è stato istituito il Fondo per il contrasto della povertà alimentare a scuola, con una dotazione di 500.000 euro per ciascuno degli anni 2025 e 2026 e di 1 milione di euro annui a decorrere dall'anno 2027, da ripartire tra i comuni per l'erogazione di contributi in favore dei nuclei familiari che, a causa di condizioni oggettive di impoverimento, durante l'anno scolastico non riescano a provvedere al pagamento delle rette previste per la fruizione del servizio di ristorazione scolastica nelle scuole primarie;

   per il riparto è prevista l'emanazione di un decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'istruzione e del merito e con il Ministro dell'economia e delle finanze, con il quale sono stabilite le modalità e i criteri di riparto del predetto fondo –:

   se i Ministri interrogati non ritengano urgente emanare il decreto attuativo del Fondo per il contrasto della povertà alimentare a scuola e adottare ulteriori misure per garantire una maggiore equità nell'accesso alla mensa scolastica, anche attraverso la definizione di soglie massime nazionali e criteri uniformi per la compartecipazione delle famiglie.
(3-01960)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FARAONE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nel 2010 è nato Home Care Premium (Hcp), un programma dell'Inps che prevede l'erogazione di prestazioni finalizzate a garantire la cura a domicilio delle persone non autosufficienti, iscritte alla gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali e/o loro familiari;

   lo scorso 25 marzo 2025, Inps ha pubblicato il nuovo bando di partecipazione Hcp 2025/2028, rivolto sia ai beneficiari delle prestazioni, sia agli ambiti territoriali ex legge n. 228 del 2000 per la loro adesione al progetto;

   a giudizio dell'interrogante le modifiche introdotte con il nuovo bando rischiano di compromettere, tuttavia, l'efficacia e la sostenibilità del programma stesso. Invero, il bando Hcp 2025-2028 rappresenta un significativo regresso, principalmente a causa della forte riduzione delle «prestazioni integrative», con un orientamento prevalente verso prestazioni di natura sanitaria. In particolare, dalla lettura del nuovo bando emerge che alcune fondamentali prestazioni di carattere sociale, come l'assistenza domiciliare erogata dagli operatori socio-sanitari (Oss), il servizio di sollievo dedicato ai caregiver familiari e il servizio di trasporto assistito, sono state del tutto eliminate. Inoltre, i servizi oggetto di prestazioni integrative previste dal nuovo bando risultano già fornite dal Servizio sanitario nazionale, con la conseguenza che il progetto Hcp 2025/2028 vedrebbe svilire il proprio profilo assistenziale ed andrebbe soltanto a creare una duplicazione dei servizi, con conseguente disinteresse alla partecipazione da parte degli utenti;

   in secondo luogo, si registra l'esclusione di un soggetto cardine per la realizzazione dei servizi, quale è la cooperazione sociale, che storicamente garantisce un'assistenza domiciliare qualificata e personalizzata. Tale esclusione, in favore di una gestione più centralizzata da parte degli ambiti territoriali e dei Plus (Piano locale unitario dei servizi), rischia di compromettere gravemente la qualità e la continuità assistenziale, esponendo personale essenziale come gli operatori socio-sanitari (Oss) al rischio disoccupazione;

   gli ambiti territoriali e i Plus non dispongono di un numero sufficiente di personale competente per gestire l'elevata mole di lavoro, di conseguenza alcune famiglie, inevitabilmente, rimarranno prive dell'assistenza necessaria. In Sardegna, ad esempio, la cancellazione di servizi come l'assistenza Oss e il trasporto assistito coinvolge circa l'80 per cento degli attuali beneficiari, lasciando famiglie e caregiver privi di adeguato supporto;

   l'impostazione di detto nuovo bando, inevitabilmente, condurrà verso un progressivo peggioramento delle condizioni contrattuali degli operatori coinvolti, una crescente precarizzazione e una minore tutela dei diritti dei lavoratori, generando confusione nella gestione e nel controllo dei servizi: non è più chiaro chi sia realmente responsabile della qualità delle prestazioni offerte, né chi debba monitorarne l'efficacia. Con rischio concreto di creare un sistema meno trasparente e più fragile, a danno sia dei lavoratori che degli utenti finali –:

   quali iniziative si ritenga di promuovere, in considerazione delle criticità che caratterizzano il nuovo bando, al fine di ripristinare il ruolo degli enti gestori, coinvolgendo le cooperative sociali che hanno maturato competenze ed esperienze significative nell'assistenza domiciliare e così salvaguardare i livelli occupazionali in un settore strategico per l'economia e lo sviluppo della Regione Siciliana.
(4-05023)


   SOTTANELLI e BENZONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 7 maggio 2024, n. 60 (cosiddetto decreto «Coesione») convertito, con modificazioni, dalla legge n. 95 del 2024, all'articolo 18 ha introdotto la misura agevolativa «Resto al Sud 2.0»;

   nello specifico, il comma 6 del citato articolo 18 prevede che termini, criteri e modalità di finanziamento delle iniziative ammesse al finanziamento siano individuati da un decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione e con il Ministro dell'economia e delle finanze, che avrebbe dovuto essere emanato entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto, ossia la legge 4 luglio 2024, n. 95;

   ad oggi, a distanza di numerosi mesi dal termine previsto dalla normativa, il decreto attuativo non risulta ancora pubblicato;

   tale ritardo sta causando danni e perdite a migliaia di giovani che potrebbero potenzialmente accedere alla misura agevolativa –:

   se intendano fornire chiarimenti in merito al consistente ritardo nell'emanazione del decreto attuativo di «Resto al Sud 2.0» e quando ritengano di procedere in tal senso.
(4-05027)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   ASCARI e MORFINO. — Al Ministro della salute, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi è emersa la gravissima vicenda che coinvolge un primario dell'ospedale di Piacenza, arrestato con l'accusa di aver abusato sessualmente di numerose donne, approfittando della sua posizione di potere e della vulnerabilità delle vittime;

   secondo quanto riportato da fonti giornalistiche e da testimonianze, gli abusi sarebbero stati commessi in ambito ospedaliero e in contesti direttamente riconducibili alla sua attività professionale e si sarebbero protratti per un lungo periodo di tempo;

   appare difficile immaginare che, in un contesto strutturato come quello ospedaliero, nessuno tra colleghi, colleghe, dirigenti o personale amministrativo abbia notato segnali, ricevuto segnalazioni o avuto percezione di comportamenti anomali o inappropriati;

   inoltre, secondo quanto dichiarato dalla questura di Piacenza, l'ambiente ospedaliero in cui operava il primario è stato definito «gravemente omertoso», evidenziando un contesto nel quale le condotte prevaricatrici del medico erano da tempo note a gran parte del personale;

   risulta, sempre dalle dichiarazioni della questura, che lo stesso primario si vantasse apertamente, in presenza di colleghi uomini, delle violenze perpetrate a danno delle donne, ricevendo in alcune occasioni persino suggerimenti su ulteriori atti sessuali da compiere in futuro;

   qualora tali circostanze venissero confermate, ci si troverebbe di fronte non solo a gravissime responsabilità individuali, ma anche a un fallimento sistemico dell'intera catena di vigilanza interna, con gravi ricadute in termini di fiducia nella sanità pubblica e di sicurezza sui luoghi di lavoro e per le persone assistite –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra esposti e se non ritengano necessario e urgente adottare iniziative di competenza, anche di carattere ispettivo, in ordine a eventuali responsabilità amministrative di tipo omissivo, connivenze o inadeguatezze nei meccanismi interni di controllo e segnalazione;

   quali iniziative di competenza intendano adottare per rafforzare gli strumenti di prevenzione, monitoraggio e protezione da ogni forma di abuso o violenza all'interno delle strutture sanitarie pubbliche;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative di competenza volte ad avviare una verifica più ampia sulle culture organizzative degli ambienti sanitari, con particolare attenzione al tema della sicurezza, del rispetto della dignità delle persone e della capacità di intervenire prontamente in presenza di comportamenti abusivi, sessisti o violenti.
(4-05032)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Caretta n. 7-00300, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 maggio 2025, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Almici.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Morgante e Gardini n. 4-04946, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 maggio 2025, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Padovani.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   ALMICI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   all'indomani del Tavolo di lavoro sulla SP19 Corda Molle convocato il 9 settembre 2024 in provincia di Brescia, è notizia che l'entrata in vigore del pedaggio sulla direttissima potrebbe essere inevitabile;

   come si apprende da fonti di stampa, infatti, i tecnici del Ministero interrogato, presenti all'incontro, per quanto di loro competenza, hanno evidenziato le criticità, anche legate alle tempistiche, di poter mettere direttamente in campo azioni tali per cui, una volta terminati i lavori sulla SP19 Corda Molle da parte della concessionaria, si possano prevedere forme di gratuità;

   sulla vicenda sono intervenuti il presidente della provincia, insieme ai sindaci presenti in rappresentanza dei territori e dei rappresentanti delle associazioni di categoria, fortemente preoccupati per i danni che l'entrata in vigore del pedaggiamento della Corda Molle potrà recare al traffico interno e intercomunale;

   Autovia Padana ha prospettato la possibilità di introdurre iniziative volte alla definizione di scontistiche e forme di abbonamento, la cui fattibilità verrà valutata a novembre 2024, cioè quando Autovia Padana avrà concluso l'analisi dei dati di traffico rilevati dai dieci portali installati sulla Corda Molle;

   secondo il sindaco di Montirone, Filippo Spagnoli, «dobbiamo tentare il tutto per tutto. Ci rivedremo con Autovia Padana a novembre, dopo che sarà stato fatto uno studio sul flusso del traffico, e proveremo a fare una sintesi alla luce del dato reale su quanti mezzi percorrono ogni giorno la Corda Molle. In assenza di dati, non possiamo fare nulla. Bisogna però trovare un'alternativa condivisa e utile. C'è anche da tenere conto della revisione delle nuove concessioni, che secondo i tecnici del Ministero non arriverà prima del 2026. Questo comporta una sorta di “tappo” su tutto il 2025»;

   come più volte ribadito, la Corda Molle rappresenta un'importante via di comunicazione per i circa 15 mila veicoli che la percorrono ogni giorno; una sorta di raccordo anulare, pensato dalla provincia di Brescia negli anni Sessanta, che ha permesso finora di spostarsi gratuitamente lungo 40 chilometri tra Concesio-Travagliato-Montichiari, senza essere costretti ad attraversare la città;

   tutti i comuni coinvolti sono concordi nel ritenere l'infrastruttura un'opera necessaria per deviare il traffico quotidiano dai centri abitati con il paradosso che l'introduzione di un eventuale pedaggio avrebbe l'effetto contrario di spostare il traffico, anche pesante, su strade provinciali e comunali, con danni e impatti anche ambientali significativi –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per valutare ogni possibile forma promozionale sulle tariffe autostradali oggetto di concessione, previa individuazione delle necessarie coperture economiche.
(4-03397)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  In data 31 maggio 2017, all'esito di una procedura di gara europea, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha sottoscritto un contratto di concessione con la società Autovia Padana s.p.a., per la costruzione, gestione e manutenzione dell'Autostrada A21 Piacenza-Cremona-Brescia, inclusa la diramazione per Fiorenzuola D'Arda, e del Raccordo autostradale Ospitaletto-Montichiari. Il contratto di concessione prevedeva come remunerazione degli investimenti effettuati il pedaggiamento del tratto in esame.
  Nel 2020 sono iniziati i lavori per il completamento del raccordo Ospitaletto-Montichiari, con una estensione complessiva di circa 30 chilometri di tracciato autostradale di categoria A1 e di circa 7,6 chilometri di varianti per viabilità locali. Tali lavori stanno per concludersi e sono, in questa fase, soggetti a collaudo tecnico-amministrativo.
  In merito all'ipotesi di introduzione del pedaggio sul raccordo, come comunicato in una lettera ufficiale al Presidente della provincia di Brescia del maggio 2024, questo non potrà avvenire prima della conclusione dei lavori da parte del concessionario e senza l'approvazione dell'aggiornamento del Piano economico-finanziario (PEF) della concessione riferito al periodo 2024-2028.
  Nel mese di luglio 2024, il Concessionario ha presentato l'aggiornamento del PEF, il quale, coerentemente con il contratto di concessione stipulato nel 2017, prevede l'introduzione del pedaggio per la tratta in questione, ai fini del raggiungimento dell'equilibrio economico-finanziario della concessione.
  Per scongiurare questa ipotesi, i competenti uffici del Ministero stanno verificando con il concessionario ipotesi alternative al pedaggiamento, così da poter andare incontro alla richiesta delle comunità locali.
  Sarà cura del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti mantenere un costante confronto con il territorio sulle soluzioni che saranno individuate in sede di aggiornamento del PEF, che dovrebbe essere finalizzato prima della pausa estiva.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Matteo Salvini.


   ALMICI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   secondo fonti di stampa, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e il concessionario Autovia Padana sembrerebbero non essere ancora giunti ad una soluzione in merito al prospettato pedaggiamento del raccordo autostradale noto come Corda Molle, provincia di Brescia;

   in tale ambito, l'interrogante evidenzia che il quadro giuridico applicabile ai sistemi autostradali dell'Unione europea è stato efficacemente sintetizzato dalla decisione della commissione europea n. 2435/2018 in applicazione esplicita e specifica del combinato disposto delle disposizioni di cui alla direttiva 23/2014/UE nonché di cui agli articoli 106 e 107 Tfue;

   l'interrogante rileva, altresì, che il servizio reso dalla suesposta bretella autostradale Corda Molle risulta essenziale per i cittadini e per il territorio in termini di smistamento del traffico, soprattutto pesante, in quanto la sua percorribilità non grava sulla rete stradale comunale e intercomunale, determinando ricadute positive anche in termini di salute e ambiente; si evidenzia pertanto che il servizio in questione si qualifica come servizio di interesse economico generale;

   la segnaletica prevista (sebbene al momento mimetizzata dal concessionario) e le notizie che giungono attraverso gli organi di stampa indicano che il servizio offerto, inizialmente non a pedaggio, diventerebbe invece soggetto a una forma di pedaggio, che sembrerebbe possa essere sproporzionata rispetto ai fini e ai requisiti previsti dall'articolo 106 Tfue;

   a tal fine, come chiarito dalla Commissione europea con la decisione sopra citata, il concessionario deve ricevere una remunerazione orientata al costo ossia comprensiva dei costi sostenuti oltre ad un margine ragionevole, laddove quest'ultimo deve limitarsi al rendimento medio del capitale e del debito societario secondo criteri medi di mercato (cosiddetto «WACC»);

   l'interrogante rileva, inoltre, che Autovia padana ha prospettato la possibilità di introdurre iniziative volte alla definizione di scontistiche e forme di abbonamento, la cui fattibilità dipenderebbe tuttavia dall'andamento del traffico reale rispetto alle previsioni per verificare l'esistenza di un «extra gettito» utile a concretizzare quelle proposte;

   in merito al rapporto tra remunerazione del servizio e andamento del traffico, la Commissione europea, nella suesposta decisione n. 2435/2018, ha espressamente stabilito che occorre prevedere delle forme di controllo per verificare l'assenza di un'eventuale «sovra-compensazione» del servizio, con conseguente obbligo di individuare eventuali forme di copertura del pedaggio ex post che non siano a carico dell'utenza –:

   quali valutazioni di competenza il Ministro interrogato intenda esprimere, con riferimento a quanto esposto in premessa;

   se sia al corrente della decisione relativa alla possibile introduzione del pedaggio lungo il tratto del raccordo autostradale noto come Corda Molle, in provincia di Brescia;

   in caso affermativo, quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere in merito a quanto esposto in premessa, con particolare riferimento alle forme di controllo sul pedaggio autostradale del concessionario da adottare in qualità di concedente, al fine di verificare che non siano presenti forme di sovracompensazione sulla tratta, in linea con le norme sugli aiuti di Stato e sui servizi di interesse economico generale, così come interpretati dalla Commissione europea.
(4-04628)

  Risposta. Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  In data 31 maggio 2017, all'esito di una procedura di gara europea, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha sottoscritto un contratto di concessione con la società Autovia Padana s.p.a., per la costruzione, gestione e manutenzione dell'Autostrada A21 Piacenza-Cremona-Brescia, inclusa la diramazione per Fiorenzuola D'Arda, e del Raccordo autostradale Ospitaletto-Montichiari. Il contratto di concessione prevedeva come remunerazione degli investimenti effettuati il pedaggiamento del tratto in esame.
  Nel 2020 sono iniziati i lavori per il completamento del raccordo Ospitaletto-Montichiari, con una estensione complessiva di circa 30 chilometri di tracciato autostradale di categoria A1 e di circa 7,6 chilometri di varianti per viabilità locali. Tali lavori stanno per concludersi e sono, in questa fase, soggetti a collaudo tecnico-amministrativo.
  In merito all'ipotesi di introduzione del pedaggio sul raccordo, come comunicato in una lettera ufficiale al Presidente della Provincia di Brescia del maggio 2024, questo non potrà avvenire prima della conclusione dei lavori da parte del concessionario e senza l'approvazione dell'aggiornamento del Piano economico-finanziario (PEF) della concessione riferito al periodo 2024-2028.
  Nel mese di luglio 2024, il Concessionario ha presentato l'aggiornamento del PEF, il quale, coerentemente con il contratto di concessione stipulato nel 2017, prevede l'introduzione del pedaggio per la tratta in questione, ai fini del raggiungimento dell'equilibrio economico-finanziario della concessione.
  Per scongiurare questa ipotesi, i competenti uffici del Ministero stanno verificando con il concessionario ipotesi alternative al pedaggiamento, così da poter andare incontro alla richiesta delle comunità locali.
  Sarà cura del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti mantenere un costante confronto con il territorio sulle soluzioni che saranno individuate in sede di aggiornamento del PEF, che dovrebbe essere finalizzato prima della pausa estiva.
  

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Matteo Salvini.


   ASCARI, FERRARA, CARMINA e PAVANELLI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nella casa circondariale di Modena si sono verificati due suicidi e un terzo decesso in un breve lasso di tempo, suscitando forte allarme sulla situazione generale delle condizioni carcerarie e delle misure di prevenzione del rischio suicidario;

   l'Italia continua a fronteggiare un problema cronico di sovraffollamento carcerario, con numeri di detenuti superiori alla capienza regolamentare delle strutture penitenziarie;

   le carenze di organico della polizia penitenziaria e del personale sanitario aggravano la difficoltà nella gestione dei detenuti e incidono sulla tempestività delle cure mediche e delle misure preventive nei casi di emergenza;

   la presenza di pochi educatori e di insufficienti percorsi di rieducazione e formazione professionale ostacola il processo di reinserimento sociale dei detenuti, aumentando i rischi di recidiva;

   si evidenzia la mancanza di una gestione unitaria ed efficace della somministrazione dei farmaci all'interno delle carceri, con problematiche che possono compromettere la salute dei detenuti e causare gravi disfunzioni organizzative;

   le condizioni di vita in molte strutture penitenziarie risultano carenti sotto il profilo del rispetto della dignità umana, rendendo necessarie riforme urgenti volte a migliorare gli spazi, le condizioni igienico-sanitarie e l'accesso ad attività lavorative e formative;

   le recenti rivolte nelle carceri italiane testimoniano un disagio profondo che necessita di risposte concrete e tempestive da parte delle istituzioni, anche attraverso l'adozione di politiche di prevenzione del conflitto e di gestione delle situazioni di crisi –:

   quali iniziative urgenti il Ministro della giustizia intenda adottare per incrementare le risorse a disposizione delle strutture carcerarie al fine di garantire condizioni di vita dignitose e rispettose dei diritti umani;

   se siano previsti piani di potenziamento del personale di polizia penitenziaria, sanitario e di educatori per garantire una maggiore sicurezza e un'adeguata assistenza medica e personale;

   quali iniziative il Governo intenda attuare per prevenire nuovi casi di suicidio e rivolte all'interno degli istituti penitenziari, con particolare riferimento a interventi strutturali e formativi;

   se siano in programma iniziative volte a potenziare i percorsi educativi e lavorativi per i detenuti, al fine di ridurre il tasso di recidiva;

   se si ritenga opportuno adottare iniziative di competenza volte a istituire un sistema centralizzato per la gestione e la distribuzione dei farmaci, al fine di garantire uniformità ed efficienza nelle cure sanitarie all'interno delle carceri;

   quali iniziative si intendano intraprendere per ridurre il sovraffollamento carcerario e se sia prevista una verifica nazionale sulle condizioni delle strutture penitenziarie per individuare le aree maggiormente critiche e pianificare interventi mirati di riqualificazione.
(4-04102)

  Risposta. — Con riferimento ai contenuti di cui all'atto di sindacato ispettivo in esame, nel quale l'interrogante, partendo dal verificarsi di alcuni recenti eventi critici che hanno riguardato tre detenuti presso la casa circondariale di Modena, solleva specifici quesiti in ordine ad asseriti aspetti di criticità del sistema penitenziario, con particolare riferimento alla carenza degli organici, alle condizioni strutturali degli edifici, all'insufficienza di percorsi trattamentali in favore dei detenuti, alla prevenzione degli eventi suicidari e alla penuria di risorse finanziarie destinate al comparto giustizia.
  Dal contributo informativo fornito dalla competente articolazione ministeriale, risulta che il 17 dicembre 2024, il detenuto L.Y. che aveva fatto ingresso presso la casa circondariale di Modena il 4 dicembre 2024, a seguito di sfollamento dalla Casa circondariale di Ferrara disposto dal provveditorato regionale aveva posto in essere un gesto anticonservativo: lo stesso si era legato alle sbarre della finestra con una corda rudimentale stretta intorno al collo. Prontamente trasportato in autoambulanza presso il locale nosocomio, veniva ricoverato in prognosi riservata presso il reparto rianimazione e il 4 gennaio, alle ore 22:22, veniva constatato il decesso del detenuto «
in seguito a collasso cardiocircolatorio in disfunzione multiorganica».
  L'altro decesso verificatosi presso la casa circondariale di Modena concerne il detenuto di media sicurezza D.E, che aveva fatto ingresso presso la casa circondariale di Modena il 12 ottobre 2024 a seguito di sfollamento disposto dalla direzione generale dei detenuti e del trattamento dalla casa circondariale di Roma Regina Coeli, il 31 dicembre 2024, veniva trovato privo di sensi all'interno della camera di pernottamento ove era allocato con altro detenuto. Dopo le prime le prime manovre di soccorso il medico di guardia provvedeva a richiedere l'intervento del personale del 118 che, giunto in istituto, constatava il decesso del ristretto alle ore 21:19 circa.
  Il 7 gennaio 2025, il detenuto P.A., che aveva fatto ingresso dalla libertà presso la casa circondariale di Modena l'11 giugno 2024, veniva trovato sdraiato sul letto e coperto completamente dalle lenzuola, con il volto all'interno di un sacco utilizzato per il pattume che conteneva un fornellino con una bomboletta di gas aperta di cui si avvertiva un forte odore nella camera.
  Al termine della perquisizione, venivano rinvenuti alcuni manoscritti indirizzati alla madre del detenuto e a un ex detenuto che era stato poi collocato presso una comunità e che aveva condiviso per un periodo la camera con il ristretto in questione presso altra sezione; veniva rinvenuta anche una sorta di testamento biologico in cui il ristretto preannunciava il gesto estremo.
  Si evidenzia che per i tre eventi critici la direzione generale dei detenuti e del trattamento ha provveduto a dare mandato al competente provveditorato di svolgere un'indagine ispettiva interna, volta ad accertare circostanze, modalità e cause dei gesti anticonservativi posti in essere dai tre ristretti nonché per verificare se siano state attivate tutte le procedure operative per cogliere i possibili rischi suicidari.
  Allo stato, si è in attesa di ricevere i relativi esiti.
  Venendo alla generale situazione descritta nell'atto di sindacato ispettivo, in generale, dal 1° gennaio al 27 febbraio 2025, presso gli istituti di pena del Paese si sono registrati complessivamente n. 50 decessi di detenuti, di cui n. 28 per cause naturali, n. 2 per cause naturali all'esterno dell'istituto, n. 9 per cause da accertare e n. 11 suicidi.
  Con specifico riferimento, invece, alla casa circondariale di Modena, nello stesso arco temporale, sono stati registrati un totale di n. 3 decessi, di cui n. 2 per cause da accertare e n. 1 suicidio mentre, nel periodo compreso tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2024, si sono verificati n. 48 tentativi di suicidio e n. 352 atti di autolesionismo.
  Quanto alle presenze detentive presso la casa circondariale di Modena, alla data del 27 febbraio 2025 sono presenti un totale di n. 574 detenuti (30 donne + 544 uomini), rispetto a una capienza regolamentare pari a complessivi n. 372 posti, di cui n. 3, allo stato, non disponibili rilevandosi una percentuale di affollamento pari al 155,56 per cento.
  Nel corso del 2024, la competente direzione è già intervenuta adottando alcuni provvedimenti deflattivi verso altre sedi del distretto, e da ultimo il Provveditorato regionale di Bologna, il 24 e il 28 gennaio 2025, ha provveduto in esito alla richiesta di sfollamento avanzata dalla direzione penitenziaria del medesimo istituto.
  In relazione al fenomeno suicidario questo Governo ha ereditato una situazione delicata che non si risolve di certo limitandosi ad elencare settimanalmente le statistiche, ma che necessita di un intervento sistematico e concreto.
  In tale ottica una priorità è stato, sin da subito, il miglioramento del sistema carcerario come dimostrato dall'imponente e programmatico intervento, sia a livello normativo che finanziario.
  In particolare il Ministero della giustizia è intervenuto innanzitutto sul fenomeno dei gesti anticonservativi, potenziando la rete di assistenza psicologica con progetti di monitoraggio in corso da tempo, rivolti alla tutela della salute sia in generale sia delle categorie fragili quali i tossicodipendenti e le persone con disagio psichico.
  Le risorse messe a disposizione, per incrementare le assunzioni di psicologi e mediatori culturali, per il corrente esercizio finanziario sono state più che triplicate rispetto al 2023 (nel totale 14.491.406,00 euro, a fronte di 4.491.406,00 euro), al fine di fornire un valido supporto anche e soprattutto nell'ottica della prevenzione del rischio suicidario negli istituti penitenziari.
  Su questa linea, assume un ruolo fondamentale lo
staff multidisciplinare presente nelle strutture carcerarie al punto da essere stato istituito, in data 14 marzo 2023, uno specifico Gruppo di lavoro per lo studio e l'analisi degli eventi suicidari delle persone detenute, con il compito di definire protocolli operativi ed elaborare momenti di formazione per il personale penitenziario, al fine di tutelare la salute psico-fisica dei detenuti e prevenire i suicidi.
  Va inoltre segnalato che il 7 febbraio 2025 è stata rinnovata la composizione del Gruppo attraverso la collaborazione di due professori universitari associati di Medicina legale, nonché di componenti di vertice dell'I.n.m.p. – Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà, con cui è stato stipulato specifico protocollo d'intesa nel mese di giugno 2024.
  La Direzione generale dei detenuti e del trattamento monitora costantemente la presenza dei Piani locali e regionali di prevenzione del suicidio, attraverso la consultazione dell'applicativo informatico 12 «Presidi sanitari negli istituti penitenziari» alimentato dalle stesse direzioni penitenziarie.
  Ricordo l'ultima raccomandazione del D.a.p. del 12 febbraio 2024 recante: «Fenomeno suicidario. Azioni di prevenzione in ambiente penitenziario», con cui sono stati sensibilizzati tutti i provveditori regionali e i direttori penitenziari al coinvolgimento di tutti gli operatori che lavorano negli istituti, che sono a quotidiano contatto con i ristretti, affinché si prosegua in tutte le azioni utili recepire e individuare in via preventiva, le condizioni di
alert dei soggetti a rischio.
  In particolare, proprio la direzione della casa circondariale di Modena, il 27 marzo 2023, ha adottato il nuovo Piano locale di prevenzione delle condotte suicidarie, di durata triennale.
  Inoltre per l'anno in corso è stato inoltre previsto uno stanziamento pari a euro 1.500.000,00, indirizzati sostanzialmente al sostegno e supporto psicologico di uno specifico
target di detenuti, autori di reati rientranti nella fattispecie di violenza di genere, non previsti nell'anno 2024.
  Tali risorse vanno a sommarsi a quelle già previste con la legge di bilancio, con uno stanziamento complessivo pari a euro 4.750.000,00 a cui vanno aggiunti, per il 2025, ulteriori 5.500.000 euro per gli esperti psicologi e 800.000 euro per gli esperti mediatori culturali versati dalla cassa delle ammende al fine di rafforzare la complessiva azione di osservazione e trattamento della personalità dei detenuti, nell'ambito degli istituti penitenziari, nell'ottica di prevenire e/o ridurre il rischio suicidario.
  Quanto alle asserite criticità nell'assistenza sanitaria, si evidenzia che la somministrazione dei farmaci all'interno degli istituti di pena rientra tra le competenze dell'azienda sanitaria locale, titolare del compito di predisporre il modello dell'assistenza sanitaria per il singolo istituto penitenziario attraverso accordi tra ciascuna direzione penitenziaria e le Asl di competenza. È comunque garantita la consegna, a tutti i detenuti, dei farmaci di cui necessitano con distribuzione cosiddetta «porta a porta» da parte di infermieri o con l'invio dei detenuti in infermeria, alla presenza del personale di polizia penitenziaria.
  In relazione allo specifico tema della prevenzione dei nuovi casi di suicidio, già nell'allegato A del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1° aprile 2008 che ha disciplinato «le modalità, i criteri e le procedure per il trasferimento al Servizio Sanitario Nazionale delle funzioni sanitarie, delle risorse finanziarie, dei rapporti di lavoro, delle attrezzature, arredi e beni strumentali relativi alla sanità penitenziaria» veniva riservata un'attenzione specifica al tema della presa in carico dei nuovi giunti e della prevenzione del rischio suicidario.
  La conferenza unificata nella seduta del 19 gennaio 2012 ha sancito l'Accordo tra il Governo e le regioni recante «Linee di indirizzo per la riduzione del rischio autolesivo e suicidario dei detenuti, degli internati e dei minorenni sottoposti a provvedimento penale».
  È stato poi emanato il successivo accordo 27 luglio 2017, ai sensi dell'articolo 9 del decreto legislativo n. 281 del 1997, sul documento recante «Piano nazionale per la prevenzione delle condotte suicidarie nel sistema penitenziario per adulti» (repertorio atti n. 81/Cu). In esso si ravvede una piena condivisione del complesso degli interventi da parte del Servizio sanitario nazionale e dell'amministrazione della giustizia, coerente con l'evidenza che i comportamenti e le scelte autolesive e suicidarie sono prevalentemente da inquadrare come eventi derivanti dalle comuni condizioni di vita e non necessariamente da condizioni di patologia, rispetto ai quali le predette Amministrazioni concorrono in tutte le fasi degli interventi per le rispettive competenze, nonché la necessità di implementare dedicate organizzazioni funzionali a livello centrale, regionale e locale, costantemente integrate nelle professionalità e negli obiettivi.
  Nel citato accordo vi è l'impegno a realizzare una costante definizione e aggiornamento di protocolli operativi locali, tra il singolo Istituto Penitenziario e la competente azienda sanitaria, con particolare riguardo per 1' esclusione di ogni forma di iniziale disagio, con prevalente coinvolgimento dei servizi sanitari specialistici della salute mentale, al fine di prevenire il frequente rischio di erronea riconduzione dei comportamenti e delle scelte autolesive e suicidarie unicamente nell'ambito di condizioni patologiche psichiatriche.
  In merito alle attività di monitoraggio previste nel sopracitato Piano nazionale, questo Governo è intervenuto con il recente decreto-legge 4 luglio 2024, n. 92, che, all'articolo 6-
bis – Disposizioni in materia di dati sanitari dei detenuti – prevede in modo innovativo che «Il Ministero della salute e il Ministero della giustizia conferiscono reciprocamente, tramite interoperabilità ai sensi del codice dell'amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, i dati conservati nelle banche dati relative ai flussi, rispettivamente, del Sistema informativo per le dipendenze (SIND) e del Sistema informativo per la salute mentale (SISM), nell'ambito del Nuovo sistema informativo sanitario (NSIS), e del Sistema informativo anagrafica penitenziaria SIAP/AFIS, limitatamente ai soggetti detenuti affetti da patologia da dipendenza o da patologia psichica diagnosticate, esclusivamente per le seguenti finalità: a) costante monitoraggio dell'attività dei servizi dell'amministrazione penitenziaria e delle prestazioni del SSN; b) analisi dell'andamento delle misure e degli esiti dei programmi di trattamento; c) supporto alle attività gestionali dei servizi dell'amministrazione penitenziaria, per valutare il grado di efficienza e di utilizzo delle risorse; d) supporto all'emanazione delle direttive tecniche per l'intervento dei servizi dell'amministrazione penitenziaria, nel rispetto dei princìpi di uniformità, appropriatezza e qualità, nonché alla relativa valutazione; e) produzione di dati aggregati e di analisi statistiche, supporto alla costruzione di indicatori e alla ricerca; f) redazione di relazioni o rapporti, comunque denominati, richiesti dalle Camere o da organismi europei o internazionali, mettendo a disposizione i dati in forma aggregata».
  Con riferimento alle ulteriori problematiche del sistema penitenziario, sempre con il recente decreto «carcere sicuro», questo Governo ha adottato anche una serie di misure specifiche che hanno gettato le basi per una risoluzione di lungo periodo delle problematiche carcerarie, come:

   le 1.000 nuove extra-assunzioni di polizia penitenziaria, che sommate alle 1.000 della legge di bilancio 2023 (la prima del Governo Meloni), porta a un totale di 2.000 extra-assunzioni di polizia penitenziaria in soli 24 mesi, in aggiunta alle normali facoltà assunzionali nell'ambito del regolare turnover del personale in pensione;

   la nomina di un commissario straordinario per l'edilizia penitenziaria, con il compito di realizzare (nel più breve tempo possibile) un Piano Nazionale di Interventi in grado di recuperare 7.000 dei 10.000 posti letto mancanti, riducendo drasticamente il sovraffollamento.

  Con specifico riferimento alla casa circondariale di Modena, inaugurata nel 1991 e integrata nel 2013 con un nuovo padiglione detentivo da 146 posti detentivi, oltre a lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria realizzati nel 2020 e 2021, negli anni 2022 e 2023 sono stati assegnati al provveditorato regionale per l'Emilia-Romagna e le Marche fondi per la realizzazione/ristrutturazione di spazi trattamentali (come il rifacimento manto erboso campo polivalente), per lavorazioni finalizzate alla trasformazione agroalimentare e per il rifacimento dell'impianto idrico.
  Inoltre nel distretto territoriale sono in corso procedimenti finalizzati alla creazione di nuovi posti detentivi: un nuovo padiglione da 150 posti per la casa circondariale di Bologna; un nuovo istituto penitenziario da 250 posti a Forlì; un nuovo padiglione da 80 posti presso la casa circondariale di Ferrara, a cura del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con ultimazione prevista entro il 2026, concepito e sviluppato sulla base dei più moderni criteri europei di edilizia penitenziaria.
  In ordine agli organici, con il citato decreto «carcere sicuro», sono state adottate imponenti politiche assunzionali per migliorare le condizioni di lavoro del personale.
  Attualmente la scopertura di organico nazionale del personale del comparto sicurezza è pari al 14 per cento ma sono già in fase di espletamento numerose procedure concorsuali pubbliche, corsi di formazione e procedure interne al cui esito si provvederà alla distribuzione delle risorse sul territorio nazionale, in ragione delle vacanze organiche previste.
  In particolare si segnala che per i concorsi per l'assunzione di allievi commissari e allievi viceispettori, che hanno iniziato a frequentare i rispettivi corsi di formazione, l'articolo 3 del citato decreto n. 192 del 2024 ha previsto l'assunzione di ulteriori unità mediante scorrimento della graduatoria degli idonei.
  Nello specifico, in ordine alla dotazione organica della casa circondariale di Modena, attualmente il personale in servizio ammonta a complessive n. 225 unità e si registra, rispetto all'organico previsto, una carenza di n. 28 unità appartenenti ai diversi ruoli del corpo.
  Con riferimento al ruolo dei sovrintendenti, sono stati già assegnate al Reparto di polizia penitenziaria della casa circondariale di Modena nuove 9 unità, mentre per il ruolo di vice sovrintendente 4 unità stanno frequentando il corso di formazione.
  È poi terminato anche il 184° corso di formazione per l'immissione in ruolo di circa n. 1.324
neo agenti e, presso l'istituto modenese, sono state assegnate n. 16 unità maschili e n. 5 unità femminili. Per la dirigenza, l'istituto modenese è sede di n. 2 posti di funzione dirigenziale; la direzione è attualmente assicurata da un funzionario per la durata di anni tre.
  In relazione ai profili del funzionario giuridico pedagogico e del funzionario contabile, le relative previsioni organiche risultano pienamente soddisfatte; resta scoperta solo la figura del funzionario dell'organizzazione e delle relazioni, con riferimento, invece, alla figura di assistente amministrativo, sono presenti n. 5 unità, a fronte di una previsione organica di n. 6 unità, mentre è presente 1 assistente tecnico rispetto ai 2 previsti.
  Con riferimento alla funzione di reinserimento sociale dei detenuti, alta priorità è stata data da questo Governo all'incremento di opportunità lavorative e di formazione professionale della popolazione carceraria, essendo consapevoli dei riflessi positivi che il lavoro riveste nel trattamento rieducativo nonché delle ricadute favorevoli sullo stato di maggior benessere all'interno degli istituti penitenziari.
  In tale ottica si segnala l'avvio del PN 2021-2027, ovvero il piano di utilizzo dei finanziamenti in attuazione della convenzione stipulata il 31 maggio 2024 tra Ministero del lavoro e delle politiche sociali e Ministero della giustizia, volto a favorire l'inclusione socio-lavorativa delle persone sottoposte a misura penale, anche tramite la riqualificazione degli spazi da adibire a laboratori produttivi e di formazione professionale.
  Segnalo inoltre i protocolli di intesti con le associazioni di volontariato e in particolare quello «Crivop Italia Odv» del 24 giugno 2024 con il progetto denominato «Summer Days 2024» pensata per garantire una maggiore presenza di attività culturali, ricreative e sportive durante i mesi estivi, atta anche ad arginare il fenomeno suicidario e autolesivo.
  Sono inoltre in corso ulteriori iniziative interistituzionali volte a realizzare percorsi formativi specifici volti all'inserimento lavorativo esterno con accordi di collaborazione con il mondo imprenditoriale, del volontariato e del terzo settore al fine di incrementare il numero di detenuti occupati e l'acquisizione di competenze professionali che possano migliorare la gestione del tempo detentivo e favorire il reinserimento sociale.
  Ci si è adoperati alacremente per predisporre un'articolata progettazione connessa al «PN Inclusione Sociale 2021-2027» e, con decreto ministeriale 10 dicembre 2023, è stato istituito, nell'ambito della Direzione generale dei detenuti e del trattamento, l'Ufficio VI «Promozione e coordinamento del lavoro penitenziario», articolazione interna con l'obiettivo di strutturare sempre più il lavoro penitenziario con meccanismi stabili che incrocino domanda e offerta, che attraggano realtà imprenditoriali esterne, in sinergia con le altre articolazioni dell'Amministrazione — in particolare, quelle deputate agli interventi in materia di edilizia penitenziaria – per sfruttare al massimo tutti gli spazi idonei presso gli istituti e ricavarne possibilmente di nuovi.
  Rispetto ai dati rilevati al 31 dicembre 2023 è infatti aumentato il lavoro esterno, con un incremento di 115 unità.
  Infine il recente provvedimento del 16 dicembre 2024 del capo del competente dipartimento, relativo alle richieste pervenute dalle imprese che intendono assumere detenuti nel 2025, prevede una spesa di 12.180.865,87 euro e un numero di detenuti occupati intorno alle 2.500 unità, suddivise su circa 1.300 laboratori gestiti dalle cooperative/imprese all'interno delle strutture penitenziarie, e il restante tra detenuti ammessi al lavoro all'esterno e semiliberi, con un positivo
trend in crescita.
  Per quanto concerne il numero di occupati in attività lavorative diverse da quelle tipicamente penitenziarie, il dato statistico a disposizione al 30 giugno 2024 indica l'inserimento di 3.144 detenuti.
  Infine nell'intero anno 2024 sono stati attivati anche corsi di formazione professionale, con un totale di iscritti pari a 3.718 detenuti al primo semestre 2024. Sempre nello stesso semestre, sono terminati 185 corsi, con una percentuale di promossi superiore all'85 per cento.
  Nell'ambito dei percorsi educativi attinenti al lavoro, non si può non fare riferimento ai lavori di pubblica utilità, introdotti come forma di giustizia riparativa nella riforma penitenziaria del 2018, e l'amministrazione penitenziaria ha operato anche in tal senso sottoscrivendo, nel tempo, importanti accordi di partenariato, tra i quali, a titolo di esempio, quelli sottoscritti con Trenitalia, autostrade per l'Italia, Enel, Tim, Pirelli e con diverse amministrazioni comunali.
  Inoltre, numerosi sono anche i protocolli di intesa siglati nel 2024, tra cui merita una menzione quello tra il Ministro della giustizia, il commissario di governo per il giubileo della Chiesa cattolica 2025 e il dicastero per l'evangelizzazione della Santa Sede, con l'obiettivo comune di sviluppare progetti di pubblica utilità – ai sensi dell'articolo 20-
ter ordinamento penitenziariodurante il giubileo 2025, sul territorio italiano e relativamente agli istituti penitenziari della regione Lazio, che sarà attivo fino al 31 dicembre 2026. Il protocollo prevede la stipula di convenzioni attuative per le attività legate principalmente alla manutenzione e fruizione del patrimonio pubblico; fruibilità e conservazione del patrimonio culturale e archivistico, con specifico riferimento al circuito museale e al sistema delle biblioteche comunali; supporto alle attività di volontariato per l'accoglienza e assistenza ai pellegrini, in collaborazione con la protezione civile.
  Va ribadito che questo Governo ha dunque incrementato in modo significativo gli stanziamenti finanziari del comparto giustizia con un importo 261.157.854,00 euro in più per l'anno 2025, rispetto allo stanziamento previsto con legge di bilancio per l'anno 2024.
  Per quanto riguarda l'amministrazione penitenziaria, gli stanziamenti aggiuntivi previsti per ciascun anno del triennio 2025-2027 ammontano rispettivamente a:

   60 milioni di euro circa in più per l'anno 2025;

   146 milioni di euro circa in più per l'anno 2026;

   128 milioni di euro circa in più per l'anno 2027.

  Inoltre sono stati stanziati 12 milioni di euro, a regime, per ampliare le opportunità di reinserimento socio-lavorativo e l'accesso alle misure alternative alla detenzione presso le strutture di accoglienza accreditate, nonché per aumentare i posti nelle comunità terapeutiche per i detenuti tossicodipendenti e per potenziare i servizi per le dipendenze negli istituti penitenziari.
  Con legge di bilancio sono stati, altresì, stanziati 132 milioni di euro per la remunerazione del lavoro dei detenuti; 3 milioni di euro annui, a decorrere dall'anno 2025, per garantire e implementare la presenza, negli istituti penitenziari, di professionalità psicologiche esperte per la prevenzione e il contrasto dei reati sessuali, di maltrattamenti su familiari e conviventi e di atti persecutori, nonché per il trattamento intensificato cognitivo-comportamentale nei confronti degli autori di reati contro le donne.
  Al fine poi di incentivare la promozione e il sostegno delle attività teatrali negli istituti penitenziari, nello stato di previsione del Ministero della giustizia è istituito un fondo con una dotazione di 500.000 euro per ciascuno degli anni 2025, 2026 e 2027 da destinare a percorsi formativi e culturali che favoriscano l'acquisizione di nuove competenze nell'ambito dei diversi mestieri del teatro, per favorire in tal modo il reinserimento sociale dei detenuti e attuare al meglio la finalità rieducativa della pena.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   ASCARI e PAVANELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   secondo fonti sindacali, sarebbe in corso una proposta per il trasferimento temporaneo di circa 60-70 minori e giovani adulti, attualmente detenuti presso istituti penali minorili, in una sezione separata della casa circondariale di Bologna, la Dozza;

   tale iniziativa viene presentata come una misura straordinaria per affrontare il problema del sovraffollamento nelle strutture penali minorili, in attesa della creazione di nuovi istituti più adeguati;

   tuttavia, l'inserimento di minorenni all'interno di una struttura detentiva destinata prevalentemente ad adulti, anche se in una sezione separata, solleva forti perplessità sotto il profilo del rispetto della normativa nazionale e internazionale in materia di tutela dei minori;

   la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza e le Regole di Pechino stabiliscono il principio della separazione tra minori e adulti nelle strutture detentive, al fine di evitare influenze negative e garantire un percorso educativo adeguato;

   i Garanti per i diritti delle persone private della libertà personale del comune di Bologna e della regione Emilia-Romagna hanno espresso preoccupazione rispetto ai rischi derivanti da questa scelta, segnalando la possibilità di pericolosa contaminazione criminogena e il rischio che la misura provvisoria si trasformi in soluzione di lungo periodo;

   appare necessario garantire che ogni intervento emergenziale non violi i princìpi di tutela dell'infanzia e del reinserimento sociale, che costituiscono il cardine della giustizia minorile italiana –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della proposta e quali siano le valutazioni del Ministero in merito alla compatibilità di tale soluzione con la normativa vigente;

   quali misure siano state adottate per garantire che i minori trasferiti nella casa circondariale di Bologna non vengano in alcun modo a contatto con la popolazione adulta e che il loro percorso educativo non venga compromesso;

   se siano stati valutati altri strumenti per affrontare il sovraffollamento nelle strutture penali minorili, nel rispetto della normativa nazionale e internazionale sulla detenzione minorile;

   se il Governo non ritenga più opportuno accelerare la creazione di nuove strutture adeguate alla detenzione minorile, piuttosto che ricorrere a soluzioni transitorie che potrebbero compromettere il benessere e il percorso rieducativo dei minori coinvolti;

   se non si ritenga opportuno coinvolgere in modo più strutturato il Garante per l'infanzia e l'adolescenza e altri organismi di tutela dei minori per valutare alternative che rispettino i princìpi della giustizia minorile.
(4-04286)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, con i quali i deputati interroganti sollevano specifici quesiti in ordine all'ipotesi di istituzione di una sezione detentiva riservata ai detenuti minori all'interno della casa circondariale di Bologna, si rappresenta quanto segue.
  Occorre preliminarmente rappresentare che questa amministrazione, sin dal suo insediamento, ha dovuto prendere atto della sussistenza, a carico del comparto minorile, di una serie di criticità cronologicamente risalenti, persistenti, croniche ed irrisolte, rispetto alle quali si è prontamente attivata per individuare soluzioni concrete, non senza elaborare una strategia prospettica che prevedesse una complessità di interventi, tutti strettamente interconnessi, ma che richiedono, tuttavia, ingenti risorse e tempistiche a medio e lungo termine.
  Nell'alveo di tale strategia, il dipartimento per la giustizia minorile e di comunità ha enucleato un progetto di lungo respiro, incentrato da un lato sulla creazione di nuove comunità socio-educative ad alta integrazione sanitaria, per minori e giovani adulti con problematiche di disagio psichico e abuso/dipendenza da sostanze stupefacenti e psicotrope, e dall'altro sull'apertura di nuove strutture custodiali, con avvio dei lavori di ristrutturazione di ben tre nuovi (istituti penali per minorenni, rispettivamente siti a Rovigo, L'Aquila e Lecce, prevedendone la piena operatività per l'inizio della prossima estate. Sul punto, va sottolineato che, nonostante gli enormi sforzi profusi, tale operazione implica, com'è evidente, tempi tecnici non contraibili oltre un certo lasso minimo.
  Giova in questa sede precisare che l'indicata strategia non è ispirata da una visione «carcerocentrica» dell'esecuzione penale ma è volta piuttosto a potenziare gli spazi di agibilità detentiva, implementando al massimo i percorsi trattamentali e riducendo contestualmente le condizioni di
stress (sia per gli utenti che per il personale), ingenerate dalla cronicizzata situazione di sovraffollamento, nell'ottica della realizzazione del preminente interesse dei minori e dei giovani adulti, in uno con la sicurezza degli Istituti, a beneficio sia dell'utenza che del personale.
  All'esito di tale complessa e laboriosa attività, il 17 febbraio 2025 è stata inaugurata la prima delle tre strutture comunitarie residenziali di tipo socio-sanitario ad elevata integrazione sanitaria, ubicate in Lombardia, e a breve diverranno operative, nella medesima regione, altre 2 nuove comunità sperimentali, gestite in stretta collaborazione con la regione, mentre altre, dislocate nel centro Italia e nelle isole, entreranno in funzione presumibilmente nella seconda metà del 2025.
  Ad oggi, infatti, sono già stati definiti ed approvati dalla regione Campania gli atti preliminari necessari all'apertura di una comunità integrata nel territorio casertano e sono stati, inoltre, avviati tavoli di confronto con le regioni Veneto, Sardegna e Lazio per l'apertura, rispettivamente, di una struttura in Veneto ed in Sardegna e di due nel Lazio (di cui una con funzione di comunità filtro). Si sono inoltre registrati prodromici riscontri positivi da parte delle regioni Umbria, Toscana e Sicilia.
  Quanto sopra per evidenziare, in modo palmare e netto, l'intento, tutt'altro che «carcerocentrico», dell'attuale amministrazione di agire, a più livelli, allo scopo di rimediare alla pregnante criticità nella quale versa da tempo il comparto minorile, lasciando del tutto inalterata la prioritaria funzione del diritto minorile, incentrata sulla missione rieducativa e risocializzante.
  Ebbene, in tale contesto, l'ipotesi della concessione di un padiglione da parte della casa circondariale «Dozza» di Bologna si è rivelata una possibilità concreta – e fruibile nell'immediato – di dare respiro ad un circuito detentivo minorile in grande difficoltà in questo momento storico.
  Il progetto, che concerne l'utilizzo «temporaneo» di un padiglione della casa circondariale «Dozza» di Bologna, specificamente «adibito» ad accogliere esclusivamente minorenni e giovani adulti, si fonda quindi sui suddetti presupposti emergenziali, nonché sui seguenti profili non negoziabili:

   1. transitorietà dell'operazione di trasferimento: l'operazione costituisce un'operazione di natura pratica, emergenziale e assolutamente transeunte, peraltro attentamente ponderata, anche alla luce della compiuta valutazione di tutte le eventuali possibilità alternative;

   2. gestione dei detenuti del comparto minorile affidata esclusivamente a personale specializzato del dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, sia di polizia penitenziaria che di personale educativo e amministrativo;

   3. separazione assoluta dai detenuti ordinari, mediante rigidi modelli organizzativi, strutturali, logistici e di continua vigilanza, che garantiscono la suddetta esigenza fondamentale, nel pieno rispetto del principio di tutela dei giovani, e quindi evitando nel modo più assoluto qualsivoglia «contatto con i detenuti adulti» e le conseguenti possibili contaminazioni criminogene;

   4. prioritario impegno nei percorsi trattamentali, con largo impiego di funzionari pedagogici, mediatori culturali ed esperti ex articolo 80, messi a disposizione dal dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, con il precipuo scopo di scongiurare l'interruzione dei percorsi rieducativi intrapresi, eventualità che invece avrebbe potuto rischiare di verificarsi se tali giovani fossero rimasti in strutture sovraffollate e pertanto meno idonee a percorsi trattamentali articolati, da svolgersi in continuità e nella massima serenità;

   5. impiego della polizia penitenziaria già assegnata al comparto minorile, con ulteriore impegno di squadre di polizia penitenziaria in forza presso la sede del dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, anche con finalità di formazione e persistente verifica della corretta operatività del predetto modulo organizzativo.

  In tale contesto, il dipartimento per la giustizia minorile e di comunità ha proposto l'istituzione di un «Tavolo tecnico» ad hoc, che veda altresì la compartecipazione delle istituzioni locali (regione e comune), della magistratura minorile, della avvocatura, dei garanti, delle associazioni di volontariato laiche e religiose impegnate nell'universo carcerario, al fine di realizzare un confronto aperto all'ascolto delle altrui ragioni, fondato su oggettivi dati di realtà e teso a fare il possibile per realizzare un'operazione che ponga al centro l'umanità dei soggetti ristretti, le specificità personologiche, le esigenze trattamentali, la specializzazione minorilista, in uno con la ribadita transitorietà della soluzione prospettata.
  In definitiva, la scelta dei detenuti da trasferire, in via del tutto transeunte ed eccezionale, presso il predetto reparto «dedicato» della casa circondariale di Bologna «Dozza», sarà compiuta con la consueta cura e attenzione al preminente interesse dei minori e giovani adulti tutti, fermo restando che la priorità strategica del dipartimento per la giustizia minorile e di comunità consiste nell'imprimere, in questa situazione emergenziale, una forte impronta trattamentale e risocializzante, con ampio impiego di personale sociale.
  Al riguardo, con decreto del Ministro della giustizia 24 febbraio 2025, è stato disposto che i locali della casa circondariale di Bologna, identificati come «Reparto penale», a decorrere dalla data del decreto e per tre mesi eventualmente rinnovabili, siano posti temporaneamente nella disponibilità d'uso del dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, al fine di poter sostenere l'attuale condizione emergenziale di rilevante sovraffollamento nel comparto detentivo minorile, nelle more dell'ultimazione e consegna dell'istituto penale per minorenni di Rovigo, in corso di completamento.
  Nei predetti locali è istituita, dunque, una Sezione distaccata dell'istituto penale per minorenni di Bologna, rigorosamente distinta dalla struttura penitenziaria per adulti e gestita, in via esclusiva, da quell'articolazione del dipartimento per la giustizia minorile e di comunità.

  Nella sezione distaccata presta servizio esclusivamente il personale in forza al predetto dipartimento, nonché eventuali altri operatori penitenziari dell'istituto penale per minorenni di Bologna.
  Ferma restando, dunque, la doverosa collaborazione istituzionale tra le Direzioni interessate, è di tutta evidenza come nella concreta e quotidiana operatività dovrà essere accuratamente prevenuta – nella gestione dei detenuti minorenni e giovani adulti ristretti nella sezione distaccata dell'istituto penale per minorenni – qualsivoglia forma di promiscuità con la gestione dei soggetti adulti detenuti nelle restanti sezioni della casa circondariale di Bologna.
  Va infine precisato che in merito al rispetto della normativa internazionale e sovranazionale, l'operazione in questione – tanto nella fase ideativa che nella imminente fase esecutiva come innanzi illustrata – è permeata da canoni assolutamente rispettosi di quanto consacrato nella convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza e nelle regole di Pechino, canoni che peraltro sono posti a base dell'intero funzionamento del comparto detentivo minorile, che notoriamente si conforma ai principi del rispetto del superiore interesse del minore e dell'assoluta preminenza del corretto sviluppo della personalità dei giovani che entrano nel circuito detentivo.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   ASCARI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto risulta da un articolo pubblicato su Dire.it del 17 febbraio 2025, una madre ha denunciato una grave limitazione del diritto di visita nei confronti del proprio figlio minore, nonostante un decreto dell'autorità giudiziaria disponga almeno due incontri settimanali con possibilità di ampliamento;

   tale limitazione è stata imposta unilateralmente dai servizi sociali, riducendo gli incontri a uno solo alla settimana, in spregio a quanto stabilito dal decreto;

   la signora è sottoposta a modalità di visita protetta e a controlli stringenti, e le sarebbe impedito persino di scattare foto o realizzare video con il figlio;

   la decisione di togliere l'affido del figlio sarebbe basata su una perizia redatta da una consulente tecnica d'ufficio (Ctu) che sostiene la teoria dell'alienazione parentale e che avrebbe diagnosticato alla madre una patologia denominata «sindrome puerperale», la quale, come attestato dalle linee guida sanitarie, si manifesta nel periodo immediatamente successivo al parto, entro al massimo 40 giorni, e non a distanza di anni;

   la tutela del diritto dei minori a mantenere un rapporto continuativo e stabile con entrambi i genitori, salvo comprovati motivi contrari, è un principio sancito dall'ordinamento giuridico italiano e dalla Convenzione sui diritti del fanciullo del 1989;

   la stessa madre ha prodotto documentazione medica ufficiale che smentisce tale diagnosi, senza che tale elemento abbia modificato la posizione del tribunale;

   in sede di udienza, a quanto risulterebbe, il giudice avrebbe utilizzato espressioni non consone, denigratorie e pregiudizievoli nei confronti della madre, ponendo in discussione la sua idoneità genitoriale con motivazioni basate su una perizia contestata ed avrebbe addirittura anticipato quella che sarà la decisione finale;

   la situazione descritta desta preoccupazione in quanto potrebbe configurare una violazione del diritto alla bigenitorialità del minore e del diritto della madre a un processo equo e fondato su perizie imparziali e verificate e che non siano influenzate da posizioni ideologiche o da conflitti di interesse –:

   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda adottare per garantire che, nell'ambito delle decisioni di affido e diritto di visita, non assumano rilevanza valutazioni medico-legali che non siano fondate su criteri scientifici e linee guida validate dalla comunità scientifica;

   se non ritenga necessario promuovere iniziative di monitoraggio delle attività dei consulenti tecnici d'ufficio nell'ambito dei procedimenti di affidamento dei minori nonché in materia di visite protette, garantendo il pieno rispetto dei diritti del minore e del genitore.
(4-04413)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo indicato in esame l'interrogante riferisce della vicenda, riportata dalla stampa, di una donna alla quale sarebbe stata diagnosticata, dal consulente tecnico nominato dal tribunale, una «sindrome puerperale» ed il cui diritto di visita nei confronti del figlio minore avrebbe subito significative limitazioni per iniziativa dei servizi sociali incaricati dall'autorità giudiziaria competente.
  L'onorevole rinnova, dunque, anche in questa sede la richiesta – già veicolata in precedenti atti di sindacato ispettivo di analogo tenore – per l'adozione sia di iniziative normative tese a scongiurare il pericolo che «nell'ambito delle decisioni di affido e diritto di visita, non assumano rilevanza valutazioni medico-legali che non siano fondate su criteri scientifici e linee guida validate dalla comunità scientifica», sia di iniziative atte ad avviare un monitoraggio delle attività dei consulenti tecnici d'ufficio nominati nell'ambito di procedimenti aventi ad oggetto il regime di affidamento dei minori e la regolamentazione del relativo diritto di visita.
  Preliminarmente, pare opportuno rappresentare che del caso citato dall'interrogante è stata investita la competente articolazione ministeriale che ha, dunque, provveduto ad acquisire dettagliata relazione dal presidente del tribunale di Padova.
  Trattandosi di vicenda che involge un soggetto ancora minorenne nonché la condizione soggettiva di una delle parti del procedimento e dunque informazioni da reputarsi non ostensibili, in proposito si ritiene di poter riferire soltanto che il caso è stato trattato in modo molto approfondito dall'autorità giudiziaria competente e che le informazioni riferite dall'interrogante come riportate dalla stampa ivi citata non rispecchiano in maniera fedele gli atti procedimento, né quanto alle risultanze della consulenza tecnica né quanto al
decisum dei provvedimenti poi assunti dal tribunale; provvedimenti che hanno, peraltro, trovato conferma anche in sede di reclamo dinanzi alla corte d'appello.
  Ciò detto, pare opportuno ribadire anche in questa sede che il legislatore delegato, nel contesto della riforma del processo civile già in vigore, ha provveduto a recepire gli approdi cui era giunta la giurisprudenza di legittimità con riferimento alla valutazione che il giudice di merito è chiamato a compiere in presenza di comportamenti di un genitore volti all'allontanamento, morale e materiale, del figlio dall'altro genitore, e ciò a prescindere dal giudizio astratto sulla validità o invalidità scientifica della cosiddetta teoria dell'alienazione parentale (ordinanza n. 9691 del 2022).
  In particolare, al nuovo articolo 473-
bis.25 del codice di procedura civile ha riservato un apposito spazio al tema delle valutazioni sulla capacità genitoriale, prescrivendo che il consulente tecnico che sia chiamato ad esprimersi sulla personalità dei genitori in funzione della verifica della loro capacità genitoriale dovrà supportare i giudizi tecnici con una precisa indicazione sia delle metodologie seguite sia dei protocolli riconosciuti dalla comunità scientifica.
  Il legislatore delegato ha, dunque, inteso definire il perimetro e le finalità dei mezzi di indagine, assicurando che l'apporto del consulente tecnico sia effettivamente funzionale a fornire al giudice soltanto gli strumenti e le informazioni tecnico-scientifiche utili, unitamente ad ulteriori elementi di indagine, a formulare valutazioni e adottare soluzioni il più possibile idonee a soddisfare e tutelare i diritti delle parti e dei minori.
  Ciò essendo l'attuale stato dell'arte normativo e giurisprudenziale, non si ravvisa la necessità di un nuovo intervento normativo sul tema indicato dall'interrogante.
  Quanto poi all'attività di monitoraggio sull'applicazione di tale normativa, pure auspicata dall'interrogante, basti ribadire anche in questa sede che – come noto – il Ministero della giustizia, per il tramite del suo ispettorato generale, svolge attività ispettiva ordinaria presso tutti gli uffici giudiziari nazionali in maniera periodica, come previsto dalla legge.
  In particolare, l'articolo 7 legge n. 1311 del 1962, in materia di organizzazione e funzionamento dell'ispettorato generale presso il Ministero della giustizia prevede che «il Capo dell'ispettorato generale dispone, in conformità delle direttive impartite dal Ministro, le ispezioni in tutti gli uffici giudiziari allo scopo di accertare se i servizi procedono secondo le leggi, i regolamenti e le istruzioni vigenti», aggiungendo, al terzo comma, che «il Ministro può in ogni tempo, quando lo ritenga opportuno, disporre ispezioni negli uffici giudiziari. Il Ministro può altresì disporre ispezioni parziali negli uffici giudiziari, al fine di accertare la produttività degli stessi, l'entità e la tempestività del lavoro di singoli magistrati nonché il rispetto delle prescrizioni di sicurezza negli accessi alle banche di dati in uso presso gli uffici giudiziari».
  Il successivo articolo 10 dispone, poi, che «se nel corso delle ispezioni vengono accertati abusi o irregolarità gravi, l'ispettore ne informa immediatamente il Capo dell'ispettorato generale, formulando le proposte circa i provvedimenti da adottare».
  Ora, è implicito nel tenore delle disposizioni appena richiamate che in sede di ispezione ordinaria l'ispettorato generale accerti la regolarità e la conformità alle norme vigenti, ivi comprese quelle sopra richiamate, di tutti i «servizi» svolti dagli uffici giudiziari.
  Ove, dunque, nel corso della verifica in ordine alla regolarità dell'andamento dei servizi giudiziari gli ispettori incaricati abbiano, in qualunque modo, occasione di constatare una situazione astrattamente riconducibile a qualsiasi illecito disciplinare posto in essere da magistrati, essi devono segnalarla al capo dell'ispettorato con la formulazione delle proposte circa i provvedimenti da adottare (confronta articolo 10 legge n. 1311 del 1962).
  Ciò non toglie, comunque, che il Ministro, nell'esercizio dei suoi poteri di «alta vigilanza»
ex citato articolo 13 del Regio Decreto Legislativo 31 maggio 1946, n. 511, possa delegare all'ispettorato generale monitoraggi su specifiche attività, ispezioni mirate o parziali (eventualmente anche contestualmente allo svolgimento delle ispezioni ordinarie), ovvero inchieste, secondo quanto previsto dagli articoli 7, comma 3 e 12 citata legge n. 1311 del 1962, per lo svolgimento di specifici accertamenti.
  A ciò si aggiunga che l'ispettorato generale, nell'ambito della sua attività cosiddetta «interna», è ordinariamente destinatario di notizie di potenziale interesse disciplinare, acquisite attraverso molteplici veicoli: oltre alle eventuali segnalazioni degli ispettori incaricati delle verifiche ispettive presso gli uffici giudiziari, si considerino ancora le segnalazioni dei capi degli uffici giudiziari, gli esposti di privati cittadini o quelli di organi di informazione.
  Il sistema congegnato dal legislatore appare, dunque, già adeguatamente strutturato per rilevare eventuali criticità, nei limiti — si intende — in cui esse si siano tradotte in provvedimenti abnormi ossia in soluzioni giuridicamente non plausibili, nell'applicazione di qualsivoglia normativa, senza necessità di immaginare un sistema di monitoraggio specifico per il genere di casi di cui all'atto di sindacato ispettivo in oggetto.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   ASCARI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 27 giugno 1980, il volo DC-9 Itavia precipitò al largo di Ustica, causando la morte di 81 cittadini italiani;

   la magistratura ha accertato che il velivolo fu abbattuto in un contesto di guerra aerea nello spazio sovrastante il Mar Tirreno, ma i responsabili non sono mai stati individuati con certezza;

   nel 2008, a seguito delle dichiarazioni del Presidente emerito Francesco Cossiga, la Procura di Roma ha aperto una nuova indagine sulla possibile responsabilità di «caccia militari francesi, americani, inglesi e belgi, alcuni, probabilmente libici, con il transponder spento» (giudice Rosario Priore);

   recentemente, la stessa procura ha avanzato richiesta di archiviazione di questa indagine, lasciando irrisolta la questione dei soggetti responsabili dell'evento;

   la richiesta di archiviazione ha suscitato sgomento e indignazione tra i familiari delle vittime, rappresentati dall'Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica, proprio perché, oltre che ribadire le cause dell'evento, non riesce a determinare i responsabili materiali dell'evento;

   la magistratura ha più volte denunciato la mancanza di piena e leale collaborazione da parte di Stati alleati che avevano velivoli in volo nella zona dell'abbattimento;

   il Parlamento italiano ha il dovere di pretendere verità e giustizia su una delle pagine più oscure della storia repubblicana –:

   quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, il Governo intenda adottare affinché sia garantito il diritto alla verità per le vittime e i loro familiari, a tal fine attivandosi presso le autorità francesi e di altri Paesi alleati per ottenere piena collaborazione nel fare completa luce sulla vicenda;

   se si preveda di adottare iniziative di carattere normativo volte a istituire un fondo speciale per la difesa in caso di ulteriori azioni legali da parte dei parenti delle vittime.
(4-04587)

  Risposta. — La sera del 27 giugno del 1980 venne scritta una delle pagine più dolorose e buie della storia del nostro Paese. Come noto, nel corso dei decenni è stato svolto dall'autorità giudiziaria, dai Ministeri competenti e dalle commissioni parlamentari di inchiesta un lungo lavoro finalizzato alla ricerca della verità.
  Le indagini relative alla vicenda di Ustica hanno comportato fin dall'inizio lo svolgimento di un'articolata e rilevante attività di cooperazione giudiziaria internazionale. Nel quadro di tali attività, il Ministero della giustizia ha sempre prontamente risposto e dato seguito alle richieste di assistenza formulate dall'autorità giudiziaria italiana, trasmettendo a partire dal 2009, le rogatorie internazionali disposte dalla competente Procura.
  In particolare sono state richieste alle competenti autorità francesi notizie sull'attività di volo degli aerei di stanza nelle base di Solenzara e Sartène, sulla localizzazione della portaerei della marina nazionale francese, Foch, e della relativa rotta di navigazione, sulla partecipazione ad esercitazioni militari combinate, a partire dall'esercitazione «Demon Jam V», nonché l'invio di tutta la rilevante documentazione.
  Come riferito dal competente Ministero della giustizia, la Francia ha accolto le richieste di rogatorie e ha consentito ai pubblici ministeri delegati per l'investigazione di partecipare direttamente allo svolgimento degli atti consistiti nell'esame di diversi soggetti che all'epoca dei fatti prestavano servizio presso la base francese di Solenzara.
  Per parte sua, anche il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha sempre offerto la massima collaborazione alla Magistratura e alle altre amministrazioni dello Stato. Nell'interlocuzione con le autorità francesi sulla vicenda, portata avanti anche attraverso il magistrato di collegamento presso l'Ambasciata d'Italia a Parigi, l'obiettivo è sempre stato quello di assicurare ogni possibile supporto all'Autorità giudiziaria italiana al fine di far emergere la verità sulla vicenda.
  La Farnesina ha avviato dal 2014 una complessa opera di ricognizione e di trasparenza, coinvolgendo le ambasciate, gli uffici dell'amministrazione centrale e l'archivio storico-diplomatico. Ciò al fine di reperire tutta la documentazione relativa alle stragi occorse tra il 1969 e il 1984, dare luogo alla materiale declassificazione e versare il tutto nell'archivio centrale dello Stato. La ricognizione documentale sulla strage di Ustica ha portato a quattro versamenti all'archivio centrale dello Stato, effettuati tra l'agosto 2014 e l'aprile 2016.
  Per tenere viva la memoria della tragedia di Ustica e dei casi giudiziari che hanno segnato la storia del nostro Paese, è in vigore il protocollo per la conservazione e la valorizzazione degli atti dei processi di interesse storico, rinnovato nel maggio 2023. Si tratta di un programma organico di descrizione e digitalizzazione dei documenti relativi ad alcuni tra i più importanti procedimenti giudiziari della storia processuale italiana, con il coinvolgimento della «Rete per gli archivi per non dimenticare». Uno dei primi progetti è stato dedicato proprio alla strage di Ustica.
  Concludo sottolineando come la memoria di questa ferita aperta continui a sollecitare solidarietà e impegno comune da parte di tutte le Istituzioni. Per rispondere a questo bisogno di verità e giustizia, il Governo è pronto a compiere tutti i passi necessari a fronte dell'emergere di nuovi elementi che permettano di tornare sulle conclusioni della Magistratura e del Parlamento.

Il Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Edmondo Cirielli.


   BARBAGALLO, IACONO, MARINO e PROVENZANO. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:

   cantieri fermi o nemmeno all'1 per cento. La Ragusa-Catania vedrà la luce nel 2050 secondo i dati pubblicati sul sito istituzionale dell'Anas, non lasciano lo spazio nemmeno all'illusione;

   nell'audizione del 21 novembre 2023, presso la Commissione ambiente della Camera, il responsabile Anas Sicilia, Raffaele Celia, ha sottolineato che ad oggi, su tutti i lotti, sono in esecuzione le attività di movimento terra ed è stata avviata la realizzazione di diverse opere. Subito dopo la consegna in via d'urgenza sono partite le attività preparatorie per l'avvio dei cantieri come il monitoraggio ambientale, la bonifica dagli ordigni bellici e gli espropri. Sempre Anas ricorda come nel frattempo si sia data l'opportunità a tutte le imprese di completare le attività di cantierizzazione e di organizzare le filiere produttive;

   del lotto 1, appaltato alla Webuild, risulta un avanzamento lavori del 1 per cento del lotto 2, in carico alla Icm, dell'1,44 per cento; per il lotto 3, aggiudicato alla Rti Rizzani-Manelli, si parla di lavori ancora fermi atto 1,02 per cento; infine, il lotto 4, della Rti Cosedil-D'Agostino-Fincantieri, detiene il «record» di avanzamento lavori con il 3,3 per cento. Risulta pertanto che ci sia già un ritardo di 12/13 mesi sui 3 anni e mezzo preventivati;

   tutto questo mentre il presidente della regione, dopo aver ricevuto il testimone di Commissario straordinario dell'opera, cerca di svincolarsi da quest'incarico, in maniera da scaricare, a giudizio degli interroganti, su altri sia i ritardi accumulatisi mese dopo mese che le sue personali responsabilità politiche;

   anche il sindaco di Chiaromonte Gulfi, Mario Cutello, vista la nota Anas dell'8 marzo 2021 relativa alla richiesta di istituzione di un apposito tavolo tecnico coordinato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con tutti gli enti territorialmente competenti, al fine di concertare le opere di compensazione associate al progetto;

   a quanto appreso dall'interrogante, in merito agli esiti circa l'istituzione del tavolo sopraccitato nulla è stato trasmesso agli enti locali coinvolti e che ad oggi, a lavori parzialmente iniziati, nulla si sa in merito a queste opere di compensazione molto importanti e significative per i vari territori interessati dal cantiere che si trovano a subire un danno ambientale e sociale non indifferente –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e se intenda adottare iniziative di competenza affinché questa importante infrastruttura per la Sicilia sud-orientale sia completata nei tempi previsti.
(4-03215)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  In premessa, si evidenzia che il collegamento rapido tra Ragusa e Catania è stato individuato, in quanto infrastruttura di rilevante impatto sul tessuto socioeconomico a livello regionale e locale, tra quelli per i quali si è resa necessaria la nomina di un Commissario straordinario, individuata nella figura del Presidente della Regione Siciliana.
  L'intervento riguarda l'adeguamento dell'attuale tracciato stradale dell'itinerario Ragusa-Catania, lungo la strada statale 514 «Di Chiaramente» e la strada statale 194 «Ragusana» fino all'interconnessione con l'autostrada Catania-Siracusa presso Lentini, per uno sviluppo complessivo di circa 69 chilometri. Lo stesso si inserisce, quindi, nel settore sud-orientale della Sicilia e interessa i comuni di Licodia Eubea e Vizzini, nella Città metropolitana di Catania, di Ragusa e Chiaramonte Gulfi, nel Libero consorzio comunale di Ragusa e di Francofonte, Lentini e Carlentini, nel Libero consorzio comunale di Siracusa.
  Si prevede la realizzazione di una strada extraurbana principale di tipo B, con larghezza complessiva di 22 metri, composta da due carreggiate, una per ogni senso di marcia, separate da uno spartitraffico centrale di 3,50 metri e ciascuna composta da due corsie di 3,75 metri, nonché da una banchina di 1,75 metri. Lungo il tracciato sono presenti undici viadotti su entrambe le carreggiate e una galleria naturale di lunghezza pari a 803 metri circa sulla carreggiata sinistra in direzione Ragusa e 790 metri circa sulla carreggiata destra in direzione Catania.
  Inoltre, sono previsti un attraversamento ferroviario e dieci svincoli di collegamento tra il nuovo asse viario e la rete stradale di secondo livello, nonché l'interconnessione con l'autostrada Catania-Siracusa.
  L'intervento in parola è stato suddiviso in 4 lotti esecutivi, tutti aggiudicati, i cui lavori, nelle more del perfezionamento dei contratti, sono stati consegnati in via d'urgenza il 16 marzo 2023.
  Per quanto concerne lo stato di attuazione dell'intervento occorre rilevare che tutte le imprese esecutrici sono attualmente impegnate nell'esecuzione delle opere d'arte maggiori e nel progressivo avvio delle attività di realizzazione dei corpi stradali in ammodernamento.
  In particolare, nell'esecuzione dei lavori sono impegnate oltre 800 unità tra tecnici e maestranze, con una filiera produttiva che ha raggiunto oltre 1.000 operatori economici.
  Tra le principali attività avviate si segnala lo scavo della galleria naturale Francofonte, che è in corso di esecuzione con turni H24, sette giorni su sette, oltre che le attività di realizzazione dei primi viadotti.
  La produzione complessiva delle lavorazioni eseguite è in rapido avanzamento, con una possibile ulteriore velocizzazione dei lavori, compatibilmente con le condizioni meteo-climatiche, in ragione dell'avvio di ulteriori fronti sulle maggiori opere d'arte.
  In conclusione, evidenziando come l'avvio parallelo dei lavori principali alle attività complementari abbia consentito di assorbire il periodo necessario per lo svolgimento delle attività prodromiche e per l'organizzazione della filiera produttiva, si segnala che i ritardi rispetto al cronoprogramma potranno essere compensati in modo graduale in considerazione anche dell'attuale fase di espansione delle attività di cantiere.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Matteo Salvini.


   BENZONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il raccordo autostradale Montichiari-Ospitaletto, noto anche come «Corda Molle», è un tratto stradale di circa 30 chilometri situato nell'hinterland bresciano di cui usufruiscono quotidianamente decine di migliaia di automobilisti e autotrasportatori;

   al termine dei lavori previsti per il mese di giugno 2024, è prevista l'introduzione di un pedaggio di circa 10 centesimi al chilometro per gli autoveicoli e una cifra maggiore per i mezzi pesanti su tutta la tratta, con dodici sensori già installati per monitorare i veicoli in entrata e uscita;

   questa decisione, che incide negativamente sui territori interessati ostacolando la mobilità dei cittadini a causa dei maggiori costi per imprese e famiglie, comporterà per un pendolare un costo annuo stimato in circa 900 euro – considerando un tragitto medio di 15 chilometri al giorno per 25 giorni al mese – e renderà il raccordo poco appetibile per il traffico pendolare e di lunga tratta, aumentando il transito di veicoli, compresi quelli pesanti, sulla viabilità locale con conseguenti problemi di sicurezza stradale e maggiori costi per segnaletica e manutenzione del manto stradale;

   per i motivi enunciati, i sindaci dei comuni interessati dall'infrastruttura hanno espresso il loro dissenso e anche la petizione online in cui si chiede che non venga introdotto il pedaggio ha raccolto diverse migliaia di firme, segni evidenti di quanto la misura paventata sia invisa e, soprattutto, controproducente per l'intera area e il tessuto socioeconomico;

   sulla questione è già intervenuto il Ministro interrogato, che ha fermamente smentito la possibilità dell'introduzione di un ulteriore pedaggio, ribadendo che a tal fine sarebbe necessaria un'autorizzazione del Ministero di cui egli stesso è a capo, in accordo con il Ministero dell'economia e delle finanze, specificando che non è stato autorizzato nessun nuovo pedaggiamento e che i visori attualmente installati saranno necessari per i flussi di traffico;

   nei fatti, però, non si tratterebbe di un «nuovo» pedaggio, in quanto esso era già previsto nella convenzione siglata quindici anni fa con il Ministero. Inoltre, all'epoca dei fatti, l'impresa concessionaria «Autovia Padana» aveva necessità di recuperare 460 milioni di euro dal casello di Brescia Centro e da quello di Brescia Sud, successivamente realizzati e, nel 2018, il Ministro competente pro tempore ha provveduto a modificare la convenzione esistente, spostando il pedaggio sulla Corda Molle –:

   quali iniziative intenda assumere – alla luce di quanto esposto e della prospettiva di incontri e dell'istituzione di tavoli di lavoro tra i sindaci interessati, le istituzioni provinciali e la società concessionaria – per assicurare che non venga introdotto alcun pedaggio sulla Corda Molle, anche considerando di realizzare le opportune verifiche sulla convenzione esistente e, eventualmente, intervenendo in maniera incisiva sulla stessa.
(4-02967)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  In data 31 maggio 2017, all'esito di una procedura di gara europea, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha sottoscritto un contratto di concessione con la società Autovia Padana s.p.a., per la costruzione, gestione e manutenzione dell'autostrada A21 Piacenza-Cremona-Brescia, inclusa la diramazione per Fiorenzuola D'Arda, e del raccordo autostradale Ospitaletto-Montichiari. Il contratto di concessione prevedeva come remunerazione degli investimenti effettuati il pedaggiamento del tratto in esame.
  Nel 2020 sono iniziati i lavori per il completamento del raccordo Ospitaletto-Montichiari, con una estensione complessiva di circa 30 km di tracciato autostradale di categoria A1 e di circa 7,6 km di varianti per viabilità locali. Tali lavori stanno per concludersi e sono, in questa fase, soggetti a collaudo tecnico-amministrativo.
  In merito all'ipotesi di introduzione del pedaggio sul raccordo, come comunicato in una lettera ufficiale al Presidente della provincia di Brescia del maggio 2024, questo non potrà avvenire prima della conclusione dei lavori da parte del concessionario e senza l'approvazione dell'aggiornamento del Piano economico-finanziario (PEF) della concessione riferito al periodo 2024-2028.
  Nel mese di luglio 2024, il Concessionario ha presentato l'aggiornamento del PEF, il quale, coerentemente con il contratto di concessione stipulato nel 2017, prevede l'introduzione del pedaggio per la tratta in questione, ai fini del raggiungimento dell'equilibrio economico-finanziario della concessione.
  Per scongiurare questa ipotesi, i competenti uffici del Ministero stanno verificando con il concessionario ipotesi alternative al pedaggiamento, così da poter andare incontro alla richiesta delle comunità locali.
  Sarà cura del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti mantenere un costante confronto con il territorio sulle soluzioni che saranno individuate in sede di aggiornamento del PEF, che dovrebbe essere finalizzato prima della pausa estiva.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Matteo Salvini.


   BENZONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nel dicembre 2024 l'Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria (Osapp) ha denunciato pubblicamente il caso di una agente del carcere minorile Ferrante Aporti di Torino la quale, anche dopo aver comunicato il proprio stato di gravidanza, è stata adibita comunque a un servizio di presidio armato, in violazione dell'articolo 9 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, il quale vieta di «adibire al lavoro operativo» durante la gravidanza le appartenenti alla Polizia di Stato e il personale femminile del corpo di polizia penitenziaria e dei corpi di polizia municipale;

   l'episodio denunciato è avvenuto in data 3 dicembre 2024, alcuni giorni dopo la comunicazione da parte dell'agente – avvenuta il 29 novembre 2024 – dell'accertato stato di gravidanza e la trasmissione della connessa documentazione medica; il giorno precedente, il 2 dicembre 2024, l'agente aveva ricevuto da parte del medico competente dell'amministrazione penitenziaria una comunicazione, in cui si stabilivano alcune limitazioni di servizio, in ragione della gravidanza, a seguito di una visita che l'interessata sostiene non essere però mai stata effettuata;

   il Dipartimento giustizia minorile e di comunità in data 19 dicembre 2024 ha replicato alla denuncia dell'Osapp sostenendo che «la segnalazione risulta essere infondata, non essendo mai stata impiegata la dipendente, successivamente alla comunicazione dello stato di gravidanza, in posti di servizio incompatibili con tale stato ... in ragione delle valutazioni espresse anche dal medico competente di questo Istituto»;

   la versione dei fatti fornita dall'interessata è evidentemente incompatibile con quella del Dipartimento giustizia minorile, a partire dalla qualificazione di cosa si intenda per «servizio operativo», a norma del citato articolo 9, e di come si possa considerare «non operativo» un servizio armato, quale è quello prestato dall'agente in data 3 dicembre 2024 –:

   se vi siano stati in rapporto al caso di cui in premessa – ed eventualmente a casi precedenti, relativi allo stesso istituto – accertamenti da parte del Visag (Servizio di vigilanza sull'igiene e sicurezza dell'amministrazione della giustizia) e quali ne siano stati gli esiti, con particolare riferimento al perché l'agente in questione sia stata destinata a un servizio armato a contatto coi detenuti (come da foglio di servizio), anche dopo la comunicazione dello stato di gravidanza, e sulla base di quali elementi il medico competente abbia dato indicazioni all'agente in rapporto ai servizi compatibili con lo stato di gravidanza.
(4-04329)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante, prendendo spunto da quanto segnalato dall'organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria, chiede di sapere se all'interno del carcere minorile «Ferrante Aporti», a Torino, vi sia stata una violazione dell'articolo 9 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, ai danni di un agente che avrebbe denunciato la propria gravidanza e, nonostante ciò, sarebbe stata adibita comunque ad un servizio di presidio armato.
  Opportunamente interpellata, la competente articolazione ministeriale, con la nota del 28 febbraio 2025, ha riferito che la direzione dell'Istituto penale per i minorenni – una volta resa edotta dello stato di gravidanza da parte della dipendente stessa – non ha mai inteso impiegare l'agente in posti di servizio incompatibili con le sue condizioni ed anzi si è rigorosamente attenuta a quanto esposto nel parere rilasciato dal medico competente, il quale aveva prescritto unicamente che l'agente fosse assegnata ad un servizio che non richiedesse il suo contatto diretto con i detenuti e dove la stessa potesse permanere in posizione seduta per almeno il 50 per cento dell'orario di lavoro.
  È per questa ragione che l'unica collocazione possibile per detta agente è parsa essere l'ufficio della portineria dell'Istituto penale per i minorenni.
  Non solo. La direzione dell'Istituto penale per i minorenni si è altresì premurata di tutelare quanto più possibile la salute della sua dipendente disponendo che, in affiancamento ad essa, fosse collocata un'altra unità, con precipua finalità di supporto in caso di necessità.
  Ed invero, la disposizione richiamata dall'interrogante si limita a stabilire che «durante la gravidanza è vietato adibire al lavoro operativo le appartenenti alla Polizia di Stato», laddove il concetto generale di «posti operativi» e la sua successiva declinazione concreta, mediante l'individuazione dei «posti di servizio» specifici cui assegnare il personale femminile in gravidanza, va inquadrata ed effettuata in ragione del peculiare contesto lavorativo e strutturale, oltre che dello stadio della gravidanza e della documentazione medica eventualmente prodotta dall'interessata o compilata a cura del medico competente, alla cui valutazione professionale il datore di lavoro è per l'appunto vincolato.
  Pertanto, la concessione o meno di specifici esoneri da postazioni, compiti o mansioni, come ad esempio l'astensione dal «porto del cinturone», postula la sussistenza di una puntuale prescrizione in tal senso da parte del medico competente o del ginecologo della dipendente, nella specie – come detto – mancante.
  Agli atti della preposta amministrazione non risulta, infatti, che né il medico competente né lo specialista ginecologo dell'agente avessero espressamente certificato la necessità dell'esenzione dall'utilizzo del «cinturone», risultando invece
ex actis che si fossero limitati a richiedere l'assegnazione della dipendente ad una postazione diversa dal reparto detentivo.
  A tale indicazione la direzione dell'Istituto penale per i minorenni si è, dunque, scrupolosamente attenuta, spingendosi perfino oltre nel disporre che l'agente fosse affiancata da altra unità.
  Peraltro, come riferisce il competente dipartimento, il servizio presso l'ufficio di portineria dell'Istituto penale per i minorenni non ha esposto affatto l'agente al contatto diretto con i detenuti.
  Inoltre la competente amministrazione nega l'assunto secondo il quale l'agente interessata non sarebbe mai stata sottoposta a visita da parte del medico dell'amministrazione penitenziaria, fatta salva ogni prova contraria che dovesse emergere nelle opportune sedi.
  Per quanto attiene poi alle attività ispettive facenti capo al servizio di vigilanza sull'igiene e sicurezza dell'amministrazione della giustizia (V.I.S.A.G.), effettuate presso l'Istituto penale per i minorenni di Torino, oggetto di quesito da parte degli interroganti, durante l'accesso eseguito in data 3 febbraio 2025, a seguito di segnalazione dell'Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria, il personale del V.I.S.A.G. ha acquisito copia di documenti (modello 14, relazioni di servizio, estratto dei documenti di valutazione dei rischi, ordini di servizio, eccetera).
  Tuttavia, ad oggi, non risulta pervenuta una relazione sugli esiti della citata visita da parte dell'organismo in questione.
  Da ultimo, ad ogni buon conto, giova evidenziare che la dipendente in questione ha prestato servizio presso la portineria dell'Istituto penale per i minorenni di Torino per la sola giornata del 3 dicembre 2024, durante la quale – si ribadisce – non ha avuto alcun tipo di contatto con i detenuti, e che, a decorrere dal giorno successivo, si è avvalsa del congedo per maternità, assentandosi quindi dal luogo di lavoro.
  In conclusione, l'amministrazione risulta aver agito nel pieno rispetto dell'articolo 9 del decreto legislativo n. 151 del 2001, avendo cura di salvaguardare il benessere della sua dipendente e del nascituro in stretta osservanza delle indicazioni evincibili dalla documentazione medica fornita anche dalla medesima.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   DEBORAH BERGAMINI e CAROPPO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   di recente la Gesac – società di gestione dell'aeroporto Internazionale di Napoli Capodichino, ha annunciato di limitare a soli 1.500 slot, come tetto massimo annuale, le movimentazioni dell'Aviazione generale, ovvero i voli degli aerei privati, sull'aeroporto partenopeo, già dal 2024;

   i voli dell'Aviazione sostengono e partecipano significativamente al turismo di lusso in generale ed in particolare al turismo nautico di lusso. Se Napoli e la Campania sono stati scelti dal mercato dei giga-yacht come località principali e strategiche per l'imbarco e/o lo sbarco dei propri ospiti, per crociere private o in charter, ciò è anche grazie alla funzionalità dell'aviazione generale dell'aeroporto di Capodichino, dove nella scorsa stagione i voli privati hanno utilizzato ben 7.500 movimenti a cui vanno aggiunti altri 2.500 movimenti utilizzati dagli elicotteri (privati e/o di compagnie);

   con il nuovo tetto massimo ci sarebbero ben 6.000 movimentazioni di voli privati (elicotteri a parte) che non potranno utilizzare lo scalo di Napoli Capodichino;

   inizialmente la Gesac avrebbe inteso spostare le 6.000 movimentazioni dall'aeroporto Capodichino a quello del nuovo scalo di Pontecagnano, l'aeroporto Salerno Costa d'Amalfi, sito nella periferia industriale di Salerno, da cui dista circa 25 chilometri e che risulta non ancora operativo e senza una data certa circa l'apertura. Quest'ultimo presenta diverse problematiche che rischiano di nuocere all'economia turistica di alta fascia di Napoli, della provincia e dell'intera Campania: lo stesso si trova in una zona caratterizzata da degrado sociale ed urbano, non è dotato di infrastrutture che possano garantire il rifornimento di carburante per voli di ritorno long haul, scoraggiando il traffico consistente proveniente dagli Usa, né di drappelli permanenti di polizia di frontiera, Guardia di Finanza e funzionari doganali che garantiscano i dovuti controlli frontalieri;

   l'incertezza della data di apertura si traduce in una serie di difficoltà operative da parte delle aziende del settore turistico di lusso per l'organizzazione legata ad arrivi e partenze ed alla relativa logistica per la movimentazione degli ospiti;

   con la stagione turistica imminente cominciano a giungere segnali negativi da parte del mercato: l'Aviazione Generale di Napoli non è infatti in grado di confermare autorizzazioni per gli slot durante la prossima stagione né su Napoli (per le limitazioni imposte dall'inizio di quest'anno) né altrove in Campania, con la conseguente cancellazione da parte degli armatori dei grandi yacht dello scalo di Napoli, e la conseguente riprogrammazione dell'intera crociera;

   da uno studio della Ambrosetti del gennaio 2024 relativo al settore dello yachting, pur se riferito al territorio ligure, si evince, per analogia, considerato che il Golfo di Napoli e la Campania risultano tra le mete più visitate dallo yachting del Mediterraneo, con più di 3.000 scali a stagione e quasi 1.000 yacht di lunghezza superiore ai 35 metri, che il cosiddetto Teei (Total Equivalent Economie Impact) cioè il totale equivalente per presenza giornaliera di yacht di 35-50 metri, comporta un moltiplicatore pari a 2,6 rispetto alla spesa ad impatto diretto delle aziende della nautica professionale, con una spesa giornaliera totale di 7.654 euro al giorno. Con yacht di dimensioni maggiori ai 50 metri questo moltiplicatore relativo all'impatto indiretto e all'indotto sulle filiere economiche sale fino ad arrivare a 9,22 volte rispetto all'impatto economico diretto delle aziende della nautica professionale con una spesa complessiva giornaliera di 70.536 euro –:

   se i Ministri interrogati intendano fornire chiarimenti circa l'attuale situazione descritta in premessa, che rischia di mettere a rischio i livelli occupazionali ed il circuito virtuoso legato all'economia turistica di alta fascia per la città di Napoli e della sua provincia.
(4-02802)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sulla base delle informazioni acquisite dall'Ente nazionale per l'aviazione civile (ENAC) si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  Sullo scalo di Napoli Capodichino, è previsto, già da alcuni anni, un limite del numero dei movimenti pari a 84.000, di cui 82.500 di aviazione commerciale e 1.500 di aviazione generale.
  Tale limite è legato sia ad aspetti relativi alla capacità dell'infrastruttura aeroportuale che alla sostenibilità ambientale e sociale, con problemi relativi all'inquinamento acustico, data l'ubicazione in un contesto densamente urbanizzato dello scalo di Napoli.
  Nel 2023, a causa della chiusura dello scalo di Salerno per l'esecuzione dei lavori della pista di volo, la Società Ge.s.a.c. s.p.a., gestore dello scalo, ha chiesto una deroga per ulteriori 4.500 voli di aviazione generale. Tale deroga ha consentito, sull'aeroporto di Napoli, l'aumento a 89.500 dei movimenti autorizzati, suddivisi in 82.500 di aviazione commerciale e 7.000 di aviazione generale, al fine di poter accogliere i voli di aviazione generale e charter che gravano sullo scalo salernitano. Nel 2019, infatti, l'aeroporto Costa d'Amalfi ha registrato un numero complessivo di voli pari a 5.753 movimenti, di cui 3.980 aerotaxi, 1.769 di aviazione generale e 4 di aviazione commerciale.
  La deroga è stata, quindi, concessa per l'intera annualità del 2023 e per i primi sette mesi del 2024, in quanto in data 11 luglio 2024 è stato riaperto lo scalo di Salerno, che consentirà la delocalizzazione di una buona parte dell'aviazione generale e una marginale dell'aviazione commerciale.
  Pertanto, anche a seguito di un apposito studio, condotto da ENAC nel corso del 2024, sulla capacità infrastrutturale ed operativa dell'Aeroporto di Napoli, la medesima società ha stabilito, a partire dalla stagione
summer 2025, il nuovo limite di 28 movimenti per ora.
  Per quanto riguarda l'accessibilità e l'intermodalità dello scalo di Salerno, si segnala che sono in atto diverse iniziative volte a migliorare l'accessibilità attuale, con la nuova viabilità di uscita dallo svincolo Montecorvino Pugliano – Pontecagnano, che consentirà di giungere direttamente all'aerostazione, e la realizzazione della stazione ferroviaria presso l'Aeroporto di Salerno, come estensione della Metropolitana di Salerno e al servizio anche dell'attuale ferrovia Salerno-Battipaglia, permettendo così un nodo di interscambio tra le due linee.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Matteo Salvini.


   BORRELLI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il grande progetto «Centro storico di Napoli, valorizzazione del sito Unesco» rientra nel programma operativo regionale Por Fesr Campania 2007-2013, Asse 6 sviluppo urbano e qualità della vita, obiettivo operativo 6.2 – Napoli e area metropolitana;

   l'obiettivo principale del progetto è quello di dar luogo ad una riqualificazione di parte del centro storico che non si limita al solo recupero del costruito, con interventi puntuali, ma che, pur mirando alla conservazione del patrimonio dell'antico impianto, agisca sia sul tessuto urbanistico ed edilizio sia su quello sociale e ambientale;

   diversi interventi sono stati completati nel 2024, tuttavia, ne restano alcuni abbandonati al degrado come il complesso di San Francesco di Paola costruito intorno al 1532, un complesso sacro di Napoli, ubicato in piazza San Francesco di Paola, fuori porta Capuana;

   il complesso che nel corso dei secoli ha avuto diverse destinazioni d'uso: nel XIX secolo il convento divenne un vero e proprio carcere e in seguito sede della pretura. Luogo dalla profonda storicità l'ex carcere di San Francesco, originalmente complesso monastico, per poi divenire alloggio delle cancellerie delle preture della città di Napoli, diventando così il «Palazzo della Pretura» è stato oggetto di un complesso progetto di ristrutturazione per trasformarlo nella sede della commissione tributaria provinciale e regionale, che ridarebbe a piazza S. Francesco a Porta Capuana la centralità e la vivacità che ha sempre avuto per la Città –:

   quali siano i reali motivi per cui i lavori di ristrutturazione dell'ex sede della Pretura, complesso di profonda storicità di Napoli, sono da anni fermi e quali siano i finanziamenti previsti per il suo restauro;

   quali provvedimenti urgenti i Ministri interrogati, ognuno per quanto di competenza, intendano adottare per restituire ai cittadini di Napoli, e ai tanti turisti, un complesso così importante oggi preda del degrado e della criminalità.
(4-04428)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo con il quale l'interrogante, traendo spunto dallo stato di degrado del complesso denominato San Francesco di Paola realizzato nel 1532 a Napoli, chiede di sapere quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere per renderlo di nuovo fruibile, si riferisce quanto segue.
  In apertura si evidenzia che il complesso immobiliare denominato San Francesco di Paola sito in Napoli è stato in passato utilizzato dall'amministrazione giudiziaria come sede della locale pretura.
  A seguito del verificarsi di carenze strutturali e manutentive, l'edificio è stato sgomberato e gli uffici in esso allocati sono stati contestualmente trasferiti nel nuovo complesso giudiziario di Napoli (oggi denominato «Palazzo di Giustizia Alessandro Criscuolo»).
  Nel mese di ottobre 2009 l'edificio è stato definitivamente dismesso dal Ministero della giustizia ed è stato contestualmente restituito all'agenzia del demanio – Sede di Napoli, che lo ha destinato ad altra amministrazione.
  Da oltre quindici anni, dunque, non è più in uso al Ministero della giustizia.
  Inoltre dalle notizia acquisite risulta che la soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per il comune di Napoli ha seguito attivamente, sin dal 2010, il progetto di rifunzionalizzazione e restauro del complesso immobiliare San Francesco di Paola.
  Risulta tuttavia che l'andamento dei lavori sia stato discontinuo per un verso a causa dei rinvenimenti di resti archeologici, di criticità significative riscontrate nel sistema di fondazioni, porzioni di architettura e apparati decorativi appartenenti alla chiesa seicentesca, e, per altro verso, per la difficoltà dei progettisti di addivenire ad una variante esecutiva che risolvesse le numerose criticità emerse.
  Allo stato attuale la Soprintendenza è in attesa di ricevere comunicazione di ripresa dei lavori.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   BRAGA, SIMIANI, CURTI, EVI e FERRARI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in materia di appalti pubblici, la legge di bilancio 2025 (legge 30 dicembre 2024, n. 207) prevede la modifica dell'articolo 26 del decreto-legge n. 50 del 2022 (cosiddetto Decreto aiuti), il quale reca disposizioni per fronteggiare gli aumenti eccezionali dei prezzi dei materiali da costruzione negli appalti pubblici;

   in particolare, l'articolo comma 532, proroga le misure previste dall'articolo 26 del decreto-legge n. 50 del 2022, riguardanti l'adeguamento dei prezzi dei materiali, ai lavori eseguiti o contabilizzati fino al 31 dicembre 2025;

   ai sensi dell'articolo 26, comma 6-bis, del decreto-legge n. 50 del 2022, in relazione agli appalti pubblici di lavori – compresi quelli affidati a contraente generale e gli accordi quadro – aggiudicati sulla base di offerte, con termine finale di presentazione entro il 31 dicembre 2021, lo stato di avanzamento dei lavori afferente alle lavorazioni eseguite o contabilizzate dal direttore dei lavori ovvero annotate, sotto la responsabilità dello stesso, nel libretto delle misure dal 1o gennaio 2023 al 31 dicembre 2025 (invece del 31 dicembre 2024) è adottato, anche in deroga alle specifiche clausole contrattuali e a quanto previsto dall'articolo 216, comma 27-ter, del decreto legislativo n. 50 del 2022, applicando in aumento o in diminuzione rispetto ai prezzi posti a base di gara, al netto dei ribassi formulati in sede di offerta, i prezzari regionali aggiornati annualmente. I maggiori importi derivanti dall'applicazione dei prezzari, al netto dei ribassi formulati in sede di offerta, sono riconosciuti dalla stazione appaltante nella misura del 90 per cento nei limiti delle risorse disponibili;

   le disposizioni di cui al suddetto articolo 26, comma 6-bis, del decreto-legge n. 50 del 2022, si applicano anche agli appalti pubblici di lavori (relativi anche ad accordi quadro e alle concessioni di lavori), aggiudicati sulla base di offerte con termine finale di presentazione compreso tra il 1° gennaio 2022 e il 30 giugno 2023 (e che non abbiano accesso al Fondo per l'avvio di opere indifferibili) relativamente alle lavorazioni eseguite o contabilizzate dal direttore dei lavori ovvero annotate, sotto la responsabilità dello stesso, nel libretto delle misure, dal 1° gennaio 2023 al 31 dicembre 2025 (invece del 31 dicembre 2024). Per i citati appalti e accordi quadro, la soglia di cui al comma 6-bis secondo periodo, è rideterminata nella misura dell'80 per cento;

   l'adeguamento prezzi di cui al citato articolo 26 sembrerebbe quindi applicarsi esclusivamente alle procedure affidate sulla base di offerte con termine finale di presentazione entro il 30 giugno 2023, escludendo dall'ambito di operatività della norma gli appalti avviati in vigenza del vecchio codice appalti (decreto legislativo n. 50 del 2016), ma affidati con offerte presentate dopo il 30 giugno 2023, ponendoli in una situazione di squilibrio;

   siffatta situazione ha creato anche confusione poiché, l'articolo 29 del decreto-legge n. 4 del 2022 convertito con modificazioni della legge n. 25 del 2022 specifica che «nei contratti di appalti aggiudicati entro la data del 31 dicembre 2023 è obbligatorio inserire la clausola di revisione dei prezzi», tuttavia la disciplina sembrerebbe essere non operativa poiché presupponeva una metodologia di rilevazione dei prezzi da parte dell'Istat che, a quanto appreso dall'interrogante, sembrerebbe mai avvenuta –:

   se quanto esposto in premessa sia confermato e, in caso positivo, quali iniziative urgenti di carattere normativo intenda adottare al fine di preservare l'equilibrio economico degli appalti avviati prima del 30 giugno 2023 e affidati sulla base di offerte presentate dopo il 30 giugno 2023.
(4-04081)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  In premessa, si ricorda che l'articolo 1, comma 532, della Legge di bilancio 2025 ha prorogato il sistema di adeguamento dei prezzi previsto dall'articolo 26 del decreto-legge n. 50 del 2022, estendendolo ai lavori eseguiti o contabilizzati fino al 31 dicembre 2025, con riferimento agli appalti di lavoro aggiudicati sulla base delle offerte presentate entro il 30 giugno 2023.
  Come noto, l'articolo 60 del nuovo codice dei contratti cui al decreto legislativo n. 36 del 2023, che ha acquisito efficacia a decorrere dal 1° luglio 2023, prevede, a regime, l'obbligo di inserimento di clausole di revisione dei prezzi nei documenti di gara iniziali delle procedure di affidamento, da attivarsi al verificarsi di particolari condizioni di natura oggettiva, ivi indicate. Per completezza, si precisa che, con il recente decreto correttivo del Codice dei contratti (decreto legislativo n. 209 del 2024) è stata modificata la disciplina della revisione dei prezzi, prevedendo l'adozione di un provvedimento da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, sentito l'ISTAT, con il quale sono adottati i singoli indici di costo delle lavorazioni.
  Per quanto concerne la disciplina transitoria tra il previgente codice del 2016 e il vigente codice del 2023, si evidenzia che l'articolo 226 del decreto legislativo n. 36 del 2023 stabilisce, al comma 2, che a decorrere dal 1° luglio 2023, data in cui il nuovo codice acquista efficacia, le disposizioni di cui al decreto legislativo n. 50 del 2016 continuano ad applicarsi ai procedimenti in corso.
  Inoltre, si rappresenta che la lettera a) dell'articolo 29, comma 1 del decreto-legge n. 4 del 2022 non risulta abrogata. Ai sensi di questa norma era obbligatorio, fino al 31 dicembre 2023, l'inserimento, nei documenti di gara iniziali, delle clausole di revisione dei prezzi previste dall'articolo 106, comma 1, lettera a) del decreto legislativo n. 50 del 2016.
  Pertanto, con riferimento agli appalti avviati prima del 30 giugno 2023 e, quindi, in vigenza del previgente codice del 2016, con termine finale di presentazione delle offerte successivo alla data suddetta, lo strumento giuridico idoneo a preservare l'equilibrio economico degli stessi è da rinvenire nella previsione di cui all'articolo 29, comma 1 lettera a) del decreto-legge n. 4 del 2022, contenente le clausole di revisione prezzi. Tale ultima disposizione, pertanto, garantisce la prosecuzione delle attività senza determinare situazioni di squilibrio, per cui non appare al momento necessaria alcuna iniziativa di carattere normativo.
  

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Matteo Salvini.


   CALDERONE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la compagnia di navigazione Liberty Lines garantisce la continuità territoriale tra Messina e Reggio Calabria, dopo essersi aggiudicata, nel 2023, la gara per il trasporto tra le due città, bandita per la terza volta dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, successivamente ai primi due tentativi andati a vuoto ed un lungo contenzioso avviato proprio contro l'affidamento diretto della società Blujet del gruppo Ferrovie dello Stato, come riportato anche da notizie di stampa;

   in virtù del suddetto appalto il vettore Liberty Lines percepisce dallo Stato circa 6 milioni di euro all'anno, oltre agli incassi provenienti dalla vendita degli abbonamenti e dei biglietti;

   sono migliaia i pendolari che quotidianamente, principalmente per motivi di lavoro o di studio, utilizzano le navi della Liberty Lines per spostarsi da una sponda all'altra;

   al di là dei prezzi agevolati previsti per gli studenti, per i dipendenti che appartengono alle forze dell'ordine il costo dell'abbonamento è di 50 euro mensili rispetto a quello di 80 euro per tutti gli altri dipendenti pubblici;

   l'abbonamento succitato consta di 40 corse, da utilizzare entro il termine massimo di 60 giorni ma spesso, per motivi di diversa natura (ricorso allo smartworking, assenze per ferie o malattia), si riesce a fruire solo di una parte delle 40 corse nel termine previsto e pertanto per effetto di tale limitazione temporale della durata il costo dell'abbonamento finisce per essere molto più elevato –:

   se il Ministro interrogato, alla luce di quanto descritto in premessa non ritenga opportuno adottare iniziative di competenza, anche attraverso una interlocuzione con la Liberty Lines, al fine di sanare l'anomalia attraverso o un allungamento della durata dell'abbonamento, ad esempio fino a 90 giorni, o eliminando totalmente la limitazione temporale, consentendo così ai pendolari di usufruirne regolarmente anche in relazione alle proprie esigenze personali e lavorative.
(4-04110)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  In considerazione dell'importanza di garantire la continuità territoriale nell'area dello Stretto di Messina, interessata da un rilevante fenomeno di pendolarismo tra le province di Messina e Reggio Calabria, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha avuto un confronto con le compagnie di navigazione per giungere ad una soluzione adeguata alle esigenze degli utenti.
  Pertanto, al fine di incentivare al massimo la fruizione del servizio fornito dalla compagnia Liberty Lines nella tratta Messina-Reggio Calabria, e a seguito di tali interlocuzioni, è stata disposta l'estensione da sessanta a novanta giorni della durata di validità delle tipologie di abbonamento «ordinario», «agevolato» e «forze dell'ordine», previste dal contratto di servizio con la citata compagnia di navigazione.
  La società Liberty Lines ha controfirmato per accettazione la suddetta modifica contrattuale il 4 febbraio 2025.
  Pertanto, da tale data, è in vigore la citata estensione degli abbonamenti elencati, compresi quelli già emessi.
  

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Matteo Salvini.


   CALDERONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da fonti di stampa l'interrogante apprende che un magistrato della corte d'appello di Palermo ha omesso di depositare le motivazioni di decine di sentenze penali delle quali circa cinquanta pronunciate tra il 2021 e il 2022 con il concreto rischio di far maturare il termine di prescrizione per molti reati;

   tale condotta parrebbe integrare a giudizio dell'interrogante gli estremi dell'illecito disciplinare di cui all'articolo 2, comma 1, lettera q) del decreto legislativo n. 109 del 2006;

   il locale consiglio giudiziario investito della questione, adottando una sorta di «piano di rientro», ha dispensato la giudice palermitana dallo svolgimento delle attività diverse dalla scrittura delle motivazioni fino allo smaltimento dell'arretrato più risalente nel tempo;

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza inserisce la riforma della giustizia tra le riforme orizzontali o di sistema, in quanto atta ad influenzare positivamente vari settori economici e sociali e contribuire al rafforzamento della competitività del Paese, così rappresentando un passaggio cruciale per modernizzare il sistema giudiziario italiano, rendendolo più rapido ed efficiente;

   considerato, altresì, che l'asse 2 della componente M1C1 del Piano nazionale di ripresa e resilienza ha stanziato oltre 2,6 miliardi di euro per riforme e investimenti nel sistema giustizia, con l'obiettivo di ottenere, entro il 2026, una riduzione del 40 per cento dei tempi dei contenziosi civili e commerciali, del 25 per cento dei tempi dei procedimenti penali e l'abbattimento del 90 per cento delle cause pendenti presso i tribunali civili di primo e secondo grado, il provvedimento del consiglio giudiziario palermitano pone per l'interrogante serie perplessità in ordine alle conseguenze della condotta della giudice della corte d'appello di Palermo tanto per gli utenti del servizio giustizia, quanto per l'intero Paese in ordine al perseguimento degli obiettivi di sistema imposti dal PNRR;

   a ciò si aggiunga come su tali obiettivi può aver inciso ad avviso dell'interrogante il recente sciopero proclamato il 27 febbraio 2025 dai magistrati in segno di protesta contro il disegno di legge di riforma costituzionale della separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e requirenti –:

   se non ritenga di adottare iniziative di carattere ispettivo, anche ai fini dell'eventuale esercizio dell'azione disciplinare ex articolo 14 del decreto legislativo n. 109 del 2006, in maniera tale da far luce su fatti descritti in premessa.
(4-04632)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante trae spunto da una notizia di stampa, secondo cui un magistrato della Corte d'appello di Palermo avrebbe «omesso di depositare le motivazioni di decine di sentenze penali», circa la metà pronunciate tra il 2021 e il 2022, per ritornare sul tema del raggiungimento dei target indicati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sul fronte del miglioramento dell'efficienza della giustizia evocando, inoltre, l'attivazione – nel caso di specie – dei poteri ispettivi propri del Ministro della giustizia.
  Per far luce sulla vicenda l'articolazione ministeriale competente è stata prontamente incaricata di svolgere i necessari accertamenti.
  È stata dunque acquisita dettagliata relazione dal Presidente della Corte d'Appello di Palermo, da cui si evince che, nel corso del monitoraggio effettuato a cadenza mensile sui tempi di deposito dei provvedimenti giurisdizionali da parte dei magistrati dell'ufficio, sin dalla data del 3 dicembre 2021 erano emersi reiterati ritardi di un consigliere della Prima sezione penale. In seguito a ciò il magistrato interessato è stato dunque caldamente invitato a provvedere tempestivamente al deposito dei provvedimenti per i quali erano scaduti i termini nonché a predisporre, d'intesa con la presidenza della Sezione, un piano di smaltimento dell'arretrato.
  Elaborato il piano di rientro, avente scadenza nel mese di aprile 2022 e, al fine di consentire la più efficace definizione del programma, il Presidente della Camera dei Corte d'appello aveva inoltre ritenuto di disporre un esonero parziale del magistrato dall'attività ordinaria sino al 30 aprile 2022.
  Tuttavia, secondo la rilevazione effettuata dall'ufficio statistiche della Corte d'appello di Palermo, alla scadenza fissata risultavano depositate soltanto 59 delle 118 sentenze programmate e inoltre la situazione dei ritardi si era ulteriormente aggravata, poiché, nelle more, erano scaduti i termini previsti per il deposito «di altre sentenze relative a procedimenti posti in decisione prima dell'operatività del piano di rientro».
  Ottemperati dunque i doveri di segnalazione nei confronti dei titolari dell'azione disciplinare cui il dirigente dell'ufficio era tenuto, successivamente perveniva una nuova proposta di piano di smaltimento predisposta dal magistrato.
  Anche detto piano veniva puntualmente autorizzato, producendo – questa volta — gli auspicati risultati.
  Risulta infatti che, alla data del 31 gennaio 2025, il consigliere abbia depositato le motivazioni di 110 sentenze, con termini scaduti e non, rispetto al numero di 105 sentenze previsto nel programma di rientro.
  Ciò detto, quanto all'auspicata attivazione dei poteri ispettivi pare sufficiente rappresentare in questa sede che il Ministro della giustizia, ricevuta la suddetta segnalazione, non ha mancato di compiere le opportune valutazioni in funzione dell'esercizio delle sue prerogative.
  Peraltro, la vicenda risulta essere stata gestita in modo corretto e tempestivo dal dirigente dell'ufficio interessato, il quale si è mosso adottando gli opportuni provvedimenti di carattere organizzativo previsti dalla normativa secondaria in materia e interessando dell'accaduto — come detto – i titolari dell'azione disciplinare.
  L'occasione offerta dall'interrogante consente peraltro di rimarcare, anche in questa sede, l'impegno dell'Amministrazione sul fronte dell'efficientamento del sistema giudiziario, in generale, e del raggiungimento degli obiettivi dettati dal P.N.R.R., in particolare.
  Invero, grazie a una continua azione di interlocuzione con tutti i soggetti coinvolti e al costante monitoraggio dei risultati via via prodotti, il Ministero della giustizia, sotto la direzione del Governo Meloni, ha saputo invertire una rotta destinata all'insuccesso riuscendo, al contrario, a realizzare tutti gli obiettivi assunti.
  Ciò è stato possibile anche per effetto di un consistente investimento in risorse umane, tecnologiche e finanziarie, che il Governo ha saputo trovare in aggiunta rispetto a quelle rese disponibili dal Piano.
  Nel dettaglio, quanto ai
target associati all'efficienza della giustizia civile, gran parte dei risultati raggiunti si sono prodotti durante il mandato di questo Governo: tra dicembre 2022 e ottobre 2024 la riduzione dell'arretrato 2019 è passata da –76 per cento a –91,7 per cento per i Tribunali e da –80 per cento a –99,1 per cento per le Corti di appello (a fronte di un target atteso di –95 per cento entro dicembre 2024). La riduzione delle pendenze 2022, obiettivo introdotto a seguito della revisione dei target operata nel 2023, tra dicembre 2022 e ottobre 2024 è stata del 70,30 per cento nei Tribunali e del 66,80 per cento delle Corti di appello (a fronte di un target atteso del 90 per cento entro giugno 2026).
  Per ciò che concerne poi i
target associati alla durata dei procedimenti giudiziari (unica tipologia di obiettivi, questa, che intersechi anche la giustizia penale), va evidenziato che il disposition time complessivo dei procedimenti civili, dato dalla somma del DT nei tre gradi di giudizio, si è ridotto dal 2022 a giugno 2024 (ultimo dato disponibile) da n. 2.215 giorni a n. 1.936 giorni, con target entro giugno 2026 di n. 1.507 giorni, mentre nei procedimenti penali si è ridotto da n. 1.253 a n. 947, con target entro giugno 2026 di n. 1045.
  Il percorso virtuoso avviato dall'Amministrazione sta dunque producendo i suoi frutti e si confida ragionevolmente nel raggiungimento, entro le scadenze fissate dal Piano, di tutti gli obiettivi di efficientamento del servizio giustizia da esso indicati.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   COLOMBO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il collegamento della rete ferroviaria è ritenuto di primaria importanza per l'economia nazionale ed europea, che muove miliardi di tonnellate di merci e milioni di persone ogni giorno;

   il maggiore operatore italiano, Trenitalia, accumula ritardi inferiori ai 5 minuti nel 92 per cento dei treni e superiori ai 5 minuti nel 7,5 per cento (anche fino a 30, 60, 90 minuti), tali che si determinano difficoltà per l'utenza al momento delle coincidenze;

   all'interrogante appare di difficilissima realizzazione la separazione dei flussi locali e AV (Alta velocità) nelle grandi stazioni come, ad esempio, Firenze Santa Maria Novella, Roma Termini e Milano Centrale;

   i disagi sono per lo più causati da inconvenienti tecnici dovuti dagli obsoleti impianti di circolazione e che, per consentire il ripristino della linea, troppo spesso si assiste a treni anche ad Alta velocità in avaria. L'intervento dei tecnici spesso è molto rischioso e comporta rallentamenti e disagi a cascata su tutta la linea;

   gli incidenti sono spesso causati dal malfunzionamento degli scambi o dall'avaria del sistema elettrico ferroviario, tra i quali è tristemente celebre quello del 6 febbraio 2020 dove persero la vita 2 persone e 31 rimasero ferite, nel deragliamento di un Frecciarossa nei pressi di Lodi;

   recentemente, nella giornata di lunedì 12 dicembre 2022, i passeggeri di un Frecciarossa sono stati costretti ad un trasbordo tra treni dopo che il loro convoglio è rimasto bloccato in posizione inclinata a causa di uno scambio non funzionante nei pressi di Firenze, determinando ritardi di ore su tutto il versante tirrenico;

   naturalmente i disagi si ripercuotono negativamente sui pendolari che regolarmente pagano il titolo di viaggio;

   le avarie sono ormai frequenti ed i ritardi sistematici;

   ad avviso dell'interrogante tutto ciò lede l'immagine dell'Italia che si intende dare, efficiente ed al passo con gli altri Paesi europei;

   la gestione dell'infrastruttura ferroviaria nazionale è in capo alla società Rete ferroviaria italiana (Rfi). Il compito della menzionata società è di garantire la sicurezza della circolazione ferroviaria sull'intera rete, sviluppare la tecnologia dei sistemi e dei materiali ed assicurare il mantenimento in efficienza della rete stessa;

   giova ricordare che Rete ferroviaria italiana (Rfi) è una azienda pubblica in forma di società per azioni controllata al 100 per cento dal Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane;

   Rete ferroviaria italiana definisce e attua gli investimenti sia per l'intera infrastruttura ferroviaria e sia per la manutenzione della rete stessa –:

   se sia a conoscenza dei continui disagi, guasti e rallentamenti nel traffico ferroviario che coinvolge, in maniera ormai sistematica, tutta la penisola ed in particolar modo lo snodo di Firenze-Bologna e se il Ministro interrogato intenda, per quanto di competenza, adottare iniziative in merito, potenziando i lavori di manutenzione, provvedendo al rimodernamento o rinnovo della rete ferroviaria ed elettrica ferroviaria, infine se intenda adottare iniziative affinché le attività di Rete ferroviaria italiana siano finalizzate al perseguimento dei propri obiettivi e convergano sinergicamente con il Governo al fine di migliorare l'efficienza complessiva del sistema di trasporto.
(4-00197)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  In premessa si evidenzia che Rete Ferroviaria Italiana prevede, nell'orizzonte 2024-2033, investimenti per circa 124 miliardi di euro per sicurezza, manutenzione straordinaria, tecnologie, reti regionali e città metropolitane, connessioni con aeroporti/porti/interporti, direttrici di interesse nazionale (Alta Velocità/Alta Capacità) e adeguamento linee turistiche. Tale piano sarà determinante per aumentare la regolarità e la qualità del servizio, con un'estesa introduzione dei sistemi di distanziamento più moderni (ERTMS) e una riduzione dei tempi di viaggio sulle principali tratte ferroviarie.
  Inoltre, i citati investimenti sono orientati alla creazione di specifici flussi separati al fine di specializzare l'infrastruttura. In tal senso, tra gli esempi positivi, si evidenzia la realizzazione della stazione alta velocità di Bologna che rappresenta un vero e proprio modello per la separazione dei traffici, la specializzazione di linee e impianti.
  La realizzazione del Passante di Firenze, dunque, costituisce una tappa fondamentale per lo sviluppo del traffico alta velocità e del trasporto regionale nel Nodo di Firenze.
  I lavori per la realizzazione del futuro sottoattraversamento del capoluogo toscano sono stati consegnati nel mese di dicembre 2022 per un investimento di oltre 1 miliardo di euro, permettendo di suddividere il traffico regionale in superficie da quello ad alta velocità (AV) interrato, al fine di aumentare sia i livelli di puntualità che di capacità del traffico ferroviario regionale ed alta velocità.
  In merito al confronto con gli altri paesi europei in termini di regolarità dell'esercizio ferroviario, disagi e incidenti, l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali (ANSFISA) ha rappresentato che i dati consolidati sull'incidentalità ferroviaria in Italia mostrano che il numero di incidenti significativi occorsi negli ultimi anni, rapportato ai volumi di traffico, è inferiore al valore medio degli ultimi 10 anni.
  La medesima rappresentazione, che tiene conto contemporaneamente del numero di incidenti significativi e delle vittime, mostra una tendenza segnatamente decrescente, a partire dal 2005, di riduzione degli incidenti e delle relative conseguenze. Anche il confronto del numero degli incidenti significativi con i dati dei paesi europei mostra valori inferiori alla media.
  Inoltre, gli ultimi dati consolidati mostrano, rispetto al periodo precedente, una diminuzione del numero di eventi connessi alle attività di manutenzione.
  Ciò nonostante, ANSFISA ha ribadito che è sempre alta l'attenzione sui processi manutentivi sia dell'infrastruttura che dei veicoli ferroviari.
  La manutenzione, infatti, rimane una delle principali aree di miglioramento per la sicurezza delle ferrovie, sulla quale l'Agenzia continua a svolgere la sua attività di vigilanza attraverso attività ispettive e
audit. Queste ultime attività sono svolte con continuità anche sulla rete gestita da RFI.
  Si precisa infine, in merito all'intervento dei tecnici della manutenzione, che tali attività, nel settore ferroviario, sono regolamentate da specifiche procedure e istruzioni, predisposte per mitigare e controllare i connessi rischi.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Matteo Salvini.


   ENRICO COSTA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   le cronache di stampa, cartacea ed online, nei giorni del 5 e del 6 marzo 2025, hanno riportato le vicende relative all'inchiesta della procura della Repubblica di Milano nei confronti di dirigenti o ex dirigenti del settore edilizia del comune meneghino;

   in molte di tali cronache emerge la pubblicazione di stralci testuali di ordinanze di custodia cautelare, ivi compreso il contenuto letterale di intercettazioni telefoniche contenute nell'ordinanza;

   tale comportamento – talvolta orgogliosamente rivendicato come obiezione di coscienza – nonostante rappresenti un illecito penale, è ormai consuetudinario laddove la notizia riguardi procedimenti penali con l'emissione di ordinanze di custodia cautelare;

   se si considera che la pubblicazione di stralci testuali di ordinanza di custodia cautelare costituisce violazione dell'articolo 114 del codice di procedura penale e integra altresì l'illecito tipizzato all'articolo 684 del codice penale, allora si ritiene opportuno conoscere se il principio di obbligatorietà dell'azione penale interessi anche tali violazioni, o, al contrario, se le stesse siano soggette ad una particolare tolleranza da parte delle autorità preposte, in ragione dell'impatto mediatico scaturito dalle inchieste –:

   quanti procedimenti penali per la violazione dell'articolo 684 del codice penale siano stati avviati negli ultimi mesi dai diversi uffici della procura della Repubblica e quanti siano allo stato ancora pendenti, considerato che un'eventuale inerzia a parere dell'interrogante rappresenta una palese violazione del principio di obbligatorietà dell'azione penale ed una censurabile omissione.
(4-04547)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, l'interrogante, traendo spunto dalle notizie di stampa relative all'inchiesta della procura della Repubblica di Milano nei confronti di dirigenti o ex dirigenti del settore edilizia del comune meneghino, chiede «quanti procedimenti penali per la violazione dell'articolo 684 del codice penale siano stati avviati negli ultimi mesi dai diversi uffici della procura della Repubblica e quanti siano allo stato ancora pendenti, considerato che un'eventuale inerzia a parere dell'interrogante rappresenta una palese violazione del principio di obbligatorietà dell'azione penale ed una censurabile omissione».
  Sulla specifica vicenda giudiziaria, con nota del 19 marzo scorso, il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Milano, opportunamente interpellato dalla competente articolazione ministeriale, ha trasmesso copia dei prospetti di rilevazione del movimento dei procedimenti penali relativi alle iscrizioni per il reato previsto e punito dall'articolo 684 del codice penale da cui si evince che nell'anno anno 2024, presso la procura di Milano, ci sono state n. 4 nuove iscrizioni «per un totale di n. 7 fascicoli pendenti al 31.12.2024».
  Quanto ai dati richiesti dall'interrogante con riferimento alla iscrizione e alla pendenza, negli ultimi mesi, di procedimenti per il reato di cui all'articolo 684 del codice penale «nei diversi uffici della Procura della Repubblica», si rappresenta che il dato richiesto non è di immediata rilevazione, dovendo procedere mediante l'interpello di tutte le 140 procure della Repubblica presso i tribunali ordinari.
  Ciononostante, il competente dipartimento per l'innovazione tecnologica della giustizia, tramite la competente direzione generale di statistica e analisi organizzativa, è riuscita a rilevare, attraverso il
datalake-datamart delle qualificazioni giuridiche del fatto, il dato parziale dei processi iscritti presso i tribunali; in particolare, nell'intero anno 2024 sono stati trattati nei tribunali italiani n. 56 processi, nei quali la pubblica accusa ha contestato il reato previsto e punito dall'articolo 684 del codice penale.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   DI BIASE, SERRACCHIANI e GIANASSI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   all'interno dell'istituto penale minorile «Casal del Marmo» di Roma è recluso un minore di 14 anni che è stato trasferito in questo Istituto dall'ipm Cesare Beccaria di Milano in data 27 gennaio 2025, appena 4 giorni dopo l'arresto;

   il minore, alla prima esperienza detentiva, ha affermato di avere come unici parenti diretti due fratelli che risiedono rispettivamente a Milano e Torino, a grande distanza dall'ipm in cui oggi risulta detenuto;

   tale fattispecie rappresenta a giudizio dell'interrogante una lesione del diritto dei detenuti (e degli internati) al mantenimento delle relazioni familiari, come previsto dall'ordinamento penitenziario, e appare particolarmente grave poiché coinvolge un minore;

   il diritto alla territorialità dell'esecuzione della pena, anche al fine di non distogliere il soggetto imputato dal suo giudice naturale garantito dalla Costituzione, è fortemente tutelato dal decreto legislativo n. 121 del 2018 – Ordinamento penitenziario minorile. Tale principio, oltre che nell'articolo 22 è infatti richiamato più volte nel decreto legislativo n. 121 del 2018: a titolo esemplificativo si citano gli articoli 2, commi 7 e 9 (misure penali di comunità), 3 (prescrizioni e modalità esecutive delle misure penali di comunità) e 19 (colloqui e tutela dell'affettività);

   le norme disciplinano in particolare la rafforzata tutela del principio di territorialità dell'esecuzione: la pena deve essere eseguita in istituti prossimi alla residenza o alla abituale dimora del detenuto e delle famiglie, in modo da mantenere le relazioni personali e socio-familiari educativamente e socialmente significative;

   inoltre in base al principio di residualità della detenzione, l'ordinamento ha previsto strumenti adeguati affinché la carcerazione sia l'ultima e residuale misura da applicarsi (extrema ratio), laddove si tratti di un minore, volte a responsabilizzare il minore e a ridurre l'impatto costrittivo ed afflittivo di modo che la carcerazione (sia cautelare sia quale esecuzione della pena) sia appunto del tutto residuale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative, per quanto di competenza intenda avviare al fine di avvicinare il minore detenuto presso l'ipm di Casal del Marmo ai suoi famigliari, nel rispetto di quanto previsto dall'ordinamento penitenziario minorile.
(4-04467)

  Risposta. — L'atto di sindacato ispettivo in esame verte sul trasferimento di un detenuto minorenne, di quattordici anni, dall'istituto penale minorile di Milano a quello di Roma, sulla premessa che gli unici parenti del minore sono due fratelli residenti a Milano e a Torino, motivo per cui si chiede quali iniziative si intendano avviare per avvicinare il minore detenuto ai suoi familiari.
  Premesso che l'assenza nel testo dell'interrogazione di elementi idonei ad individuare il procedimento penale in questione, considerato che unici elementi forniti sono il luogo della precedente detenzione (Milano) e l'età del minore (quattordici anni), non consente di individuare un ufficio giudiziario al quale chiedere eventuali informazioni, per cui non si è in grado di effettuare alcuna attività istruttoria in merito, elementi utili al fine di dare riscontro all'atto ispettivo in oggetto, sono stati forniti dal competente dipartimento per la giustizia minorile e di comunità.
  Secondo quanto riferito dalla direzione generale, in data 24 gennaio 2025 la direzione dell'istituto penale per i minorenni di Milano inviava al dipartimento la richiesta di trasferimento di due utenti ad altro istituto penale per minorenni, in ragione del numero di minori presenti nella struttura. Come specificato nella richiesta, in quel momento presso l'istituto lombardo erano presenti 69 detenuti, a fronte di 45 posti disponibili.
  In considerazione del quadro rappresentato, era imprescindibile dare seguito alla richiesta di trasferimento pervenuta, non essendovi altrimenti la possibilità di collocare altri utenti nelle sezioni detentive dell'istituto, al fine di garantire un adeguato e personalizzato percorso trattamentale.
  Poiché in quel frangente anche gli altri istituti del nord e centro Italia si trovavano, purtroppo, in una situazione di eccedenza rispetto alla capienza (Torino: +7; Treviso: +12; Bologna: +9 e Firenze: +10), si è proceduto ad operare l'unica scelta opportuna praticabile, ossia quella di assegnare i due minori all'istituto penale per minorenni di Roma, tenendo comunque sempre conto dell'esigenza di limitare il più possibile l'allontanamento dei ragazzi dal loro luogo di provenienza.
  Si precisa che in materia di trasferimenti, il dipartimento profonde grandi sforzi nel garantire il rispetto dei princìpi dettati dall'ordinamento penitenziario, ed
in primis del diritto alla territorialità dell'esecuzione, sempre contemperando e assicurando il principio costituzionale della finalità rieducativa della pena con quello dell'idoneo e personalizzato percorso trattamentale.
  Per assicurare ciò, il criterio che deve informare le scelte dell'amministrazione, in caso di necessario sfollamento della struttura per esubero di presenti consiste, secondo i dettami di varie circolari dipartimentali emanate da diverse amministrazioni, nell'evitare, ove possibile, o quanto meno nel ridurre al minimo, il trasferimento di ristretti il cui allontanamento inciderebbe sull'andamento del percorso trattamentale già avviato, rispetto a nuovi giunti o a coloro che hanno fatto ingresso nell'istituto più di recente, per i quali non sia stato ancora possibile definire il progetto educativo individuale proprio in virtù della loro brevissima permanenza. E ciò, anche in presenza di eventuali familiari nel territorio di provenienza, in considerazione del fatto che il tempo trascorso in carcere deve sostanziarsi, innanzitutto, in un progetto rieducativo concreto, che contempli primariamente la vita e le attività in istituto e in cui certamente anche l'apporto della famiglia, se esistente, è un corollario importante.
  Nello specifico, i due minori segnalati, fra cui quello individuato nell'interrogazione parlamentare in questione, rientravano nel novero di coloro che avevano fatto ingresso in istituto in data più recente; in particolare, il minore di cui trattasi era entrato nell'istituto penale per minorenni di Milano il giorno 23 gennaio 2025, provenendo dal locale C.P.A.; da qui, la scelta obbligata di farlo rientrare nell'esiguo numero di ragazzi trasferiti.
  Rispetto a tali trasferimenti, si precisa comunque che, in questi casi, è prassi consolidata dell'amministrazione procedere, non appena se ne creino le condizioni, al rientro, dei ristretti precedentemente allontanati, presso l'istituto penale del territorio di provenienza.
  Purtroppo, nel caso di specie, nel breve lasso di tempo trascorso dalla fine del mese di gennaio ad oggi, lo stato di sovraffollamento nell'istituto penale per minorenni di Milano si è mantenuto costante, non consentendo, allo stato, il rientro del minore.
  Un'ulteriore precisazione giova fare in merito al principio di residualità della detenzione menzionato nell'atto di sindacato ispettivo, al fine di sottolineare, da un lato, che la scelta della misura cautelare da applicare spetta in modo esclusivo alla magistratura minorile, che ne fa rigorosa applicazione, sempre ispirandosi al rispetto dei canoni costituzionali, prima ancora che ordinamentali, e dall'altro che – proprio a salvaguardia del richiamato principio – il competente dipartimento sta operando costantemente nella costituzione di nuove comunità socio-educative ad alta integrazione sanitaria, onde consentire l'accoglienza di una cospicua parte di utenza, contraddistinta da disagi di natura psicologica, come pure da abuso di sostanze.
  Per tornare, comunque, all'argomento principale, va rilevato che, per quanto attiene ai contatti con i familiari da parte dei minori, nell'impossibilità di effettuare colloqui diretti ed in sostituzione di quest'ultimi, i ristretti usufruiscono regolarmente di videochiamate e conversazioni telefoniche, con frequenza e durata espressamente previste dall'articolo 19 del decreto-legge n. 121 del 2018.
  Non appare superfluo, infine, sottolineare che, nella vicenda specifica, dall'esame della documentazione in atti, l'allontanamento del minore dai fratelli, è stato arginato assicurandogli comunque adeguati contatti familiari, posto che – secondo quanto risulta agli atti dell'ufficio matricola dell'istituto penale per minorenni di Roma – finora e per sua scelta il minore in questione ha fatto richiesta di effettuare videochiamate e telefonate esclusivamente con la madre, che vive in Marocco e non con i fratelli, rispettivamente residenti a Milano e Torino, cui gli interroganti fanno espresso riferimento nella loro premessa.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   DORI e BONELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la casa circondariale di Teramo da molti anni presenta numerose criticità che rendono difficile la vita del personale e dei detenuti;

   dal 1986, anno di costruzione, l'istituto penitenziario non ha subito interventi sostanziali di manutenzione e di ammodernamento, rendendo critiche le condizioni della struttura, come rilevato dalla stessa camera penale di Teramo nel corso di una visita svoltasi nel mese di agosto 2024: «ad ogni temporale ci sono infiltrazioni d'acqua dal tetto del padiglione detentivo e della caserma agenti, rendendo inutilizzabili diverse camere e locali ad uso comune e soprattutto causando blackout»;

   le docce comuni, sebbene dispongano di acqua calda, nel periodo estivo sono difficilmente utilizzabili a causa del razionamento del servizio idrico e le celle, che ospitano due detenuti, hanno un'ampiezza di appena 9 metri quadrati;

   nonostante siano in programma dei lavori al tetto per alcune infiltrazioni, la situazione generale allo stato attuale è realmente precaria;

   l'istituto registra una presenza di circa 430 detenuti, a fronte di una capacità massima di 255, con un indice di sovraffollamento del 68 per cento – ben più alto della media nazionale – come rilevato dallo stesso garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale;

   attualmente sono 157 gli agenti di polizia penitenziaria in servizio su una pianta organica di 221 unità e operano su 3 turni da 8 ore anziché su 4 turni da 6 ore, con una drastica riduzione del budget per lo straordinario. Nonostante la loro abnegazione nel garantire con la massima professionalità tutti i servizi, il numero risulta insufficiente per far fronte ai detenuti attualmente ospitati all'interno del carcere;

   è inoltre difficoltoso garantire adeguatamente il diritto alla salute della popolazione carceraria a fronte dello stanziamento da parte di Asl di un budget e di un organico – tra medici, infermieri e operatori sanitari – che copre un massimo di 360 detenuti;

   nel 2024 l'Istituto ha registrato 3 suicidi e, come certificato dal Garante nazionale per i diritti delle persone private della libertà nazionale, è tra i primi 15 in Italia per tentati suicidi (37 in un anno) nonché tra i primi 17 per gesti di autolesionismo (175 casi). In più occasioni il tribunale dell'Aquila ha accolto i ricorsi presentati da ex detenuti per una condizione di detenzione che viola la Convenzione dei diritti dell'uomo;

   la mancanza di organico influisce anche sui percorsi di reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti: sono infatti appena il 10 per cento le persone della casa circondariale di Teramo impegnate in attività lavorative o trattamentali. Ciò influisce negativamente sul fine ultimo della detenzione, ovvero far intraprendere al detenuto un percorso che lo renda consapevole ed in grado di reintegrarsi in società, evitando recidiva;

   il sindaco di Teramo ha già chiesto più volte al Ministero della giustizia interventi concreti, volti sia al potenziamento del corpo che all'alleggerimento del carico di detenuti, oltre al favorire progetti di reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti;

   la situazione della casa circondariale teramana è molto grave ed entra in contrasto con l'articolo 1 della legge n. 354 del 26 luglio 1975: «il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve attuare il rispetto della dignità della persona» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se intenda adottare quanto prima iniziative volte a porre rimedio al sovraffollamento, alla mancanza di organico e al degrado generale in cui versa la casa circondariale di Teramo, anche attraverso lo stanziamento di fondi dedicati.
(4-04472)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, l'onorevole interrogante solleva specifici quesiti in ordine ad asseriti aspetti di criticità della casa circondariale di Teramo, con particolare riguardo all'elevato tasso di affollamento e al degrado generale in cui verserebbe l'istituto.
  L'attenzione al sistema carcerario è tra le priorità di questo Dicastero e del Governo che hanno il dovere di perseguire un modello di carcere che assicuri un'esecuzione della pena certa e, al contempo, mai lesiva della dignità umana, un modello di carcere vivibile, sia per chi vi è recluso sia per chi ci lavora.
  Queste due direttrici hanno orientato l'azione del Governo Meloni che, con il decreto-legge 4 luglio 2024, n. 92, cosiddetto «Carcere sicuro», ha dato risposte straordinarie ed energiche all'emergenza del sovraffollamento ma anche soluzioni adeguate, proporzionali e lungimiranti ai problemi strutturali, trascinati da anni, del sistema penitenziario.
  Tra le misure più significative, va certamente richiamata l'imponente opera di investimento per il reclutamento del personale degli istituti penitenziari e l'istituzione del commissario straordinario per le carceri, che avrà il compito di attuare in tempi rapidissimi il piano nazionale di interventi per l'aumento del numero dei posti detentivi e per realizzare i nuovi alloggi destinati al personale di polizia penitenziaria.
  Di queste misure si potrà presto giovare anche la casa circondariale di casa circondariale di Teramo.
  In relazione alla lamentata carenza di personale, dalle notizie acquisite dal competente dipartimento, presso la casa circondariale di Teramo, a fronte di un organico previsto di 221 unità, la forza presente è pari a n. 175 unità, inferiore, rispetto a quella prevista, di complessive n. 46 unità.
  In particolare, le carenze si rilevano nel ruolo dei funzionari pari a -2 unità, nel ruolo degli ispettori pari a -5 unità, nel ruolo dei sovrintendenti pari a -8 unità, nel ruolo agenti/assistenti pari a -15 unità.
  Come ribadito in altre occasioni, il Ministero, a differenza del passato, pone forte attenzione alle esigenze di garantire un efficace
turn over del personale:

   il 5 maggio 2024 ha preso avvio il corso di formazione per la qualifica iniziale di vice ispettore relativo al concorso per 411 posti (378 uomini e 33 donne), il cui termine è previsto per il mese di maggio 2025;

   il ruolo di agenti/assistenti è stato incrementato nel corso dell'anno 2024 di n. 21 unità (13 del ruolo maschile e 8 del ruolo femminile) e in occasione della mobilità ordinaria collegata alle assegnazioni dei neo agenti del 184° corso di formazione, con provvedimento 21 gennaio 2025, il reparto di polizia penitenziaria della casa circondariale di Teramo è stato incrementato di n. 5 unità maschili e n. 4 unità femminili.

  Con riferimento poi alle presenze detentive, presso la casa circondariale di Teramo, alla data del 5 marzo 2025, sono presenti un totale di n. 430 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare pari a complessivi n. 255 posti disponibili, con un rapporto presenti/posti regolamentari disponibili pari al 172 per cento.
  Ciò nonostante, non si registrano violazioni dei parametri minimi stabiliti dalla corte Edu, in quanto i detenuti si trovano in spazi superiori ai 4 metri quadri;
  Ad ogni buon conto, nel corso del 2024 sono stati adottati dal competente Provveditorato regionale diversi provvedimenti deflattivi
extra distretto dalla casa circondariale di Teramo verso altri istituti penitenziari.
  Per quel che concerne l'offerta trattamentale, relativamente all'area educativa, vi prestano servizio n. 5 unità del profilo dei funzionari giuridico-pedagogici supportati da psicologhe; sono presenti anche una mediatrice culturale e un volontariato sociale molto attivo e operativo, che rappresenta una vera risorsa per l'istituto penitenziario. È stato dato grande impulso al reperimento del lavoro sul territorio attraverso aziende produttive interessate all'assunzione di manodopera detenuta o disponibili a impiantare linee produttive all'interno del carcere. Con la piantagione di numerosi alberi di ulivo (ben 800), si è intensificato il lavoro all'esterno sul tenimento agricolo, con conseguente produzione e commercializzazione di olio.
  Quanto, infine, al triste dato dei suicidi, nel corso dell'anno 2024, presso la casa circondariale di Teramo si sono purtroppo verificati n. 3 suicidi tra la popolazione detenuta.
  Come più volte ribadito, il tema della prevenzione del suicidio costituisce un persistente punto di interesse e fulcro di attività da parte del Ministero, che si è impegnato a garantire un sempre maggiore innalzamento del livello di presidi e misure in questo ambito.
  Al riguardo, è attivo un percorso nazionale di «intervento continuo» sul tema, attraverso il quale il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e il consiglio nazionale dell'ordine degli psicologi sono coinvolti, in una prospettiva di «rete», nella prevenzione di tali drammatici eventi.
  Su questa linea, assume un ruolo fondamentale lo
staff multidisciplinare al punto da essere stato istituito uno specifico Gruppo di lavoro per lo studio e l'analisi degli eventi suicidari delle persone detenute, con il compito di definire protocolli operativi ed elaborare momenti di formazione per il personale penitenziario, al fine di tutelare la salute psico-fisica dei detenuti e prevenire i suicidi.
  Con riferimento alle asserite problematiche di carattere strutturale della casa circondariale di Teramo, i cui lavori di costruzione sono iniziati nel 1977 e terminati nel 1986, certamente tra le maggiori criticità della struttura si annotano il mancato adeguamento alle prescrizioni previste dal decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000 e la presenza di alcune infiltrazioni d'acqua localizzate nelle coperture.
  Dalle informazioni acquisite dal competente dipartimento, emerge che sicuramente sono necessari interventi di modernizzazione e manutenzione a cura di ditte specializzate, ma è anche vero che le docce, anche se non presenti all'interno delle singole camere di pernottamento bensì in luoghi comuni, sono tutte fornite di acqua calda, con flusso costante anche d'estate, per effetto di serbatoi sempre pieni e che, allo stato, sono interessate da significativi interventi di manutenzione, anche sotto il profilo della sanificazione delle pareti e dell'attivazione dei motori estrattori di vapori.
  Sono inoltre in corso e/o programmati anche lavori di efficientamento energetico, per i quali è stata completata la progettazione esecutiva e sono in fase di predisposizione gli atti di gara per l'affidamento dei lavori, nonché lavori di risanamento conservativo del muro di cinta e delle garitte per i quali è in corso di completamento il collaudo tecnico-amministrativo.
  A cura, invece, del provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria per il Lazio, l'Abruzzo e il Molise, sono in corso i lavori di adeguamento degli impianti di Tvcc interna e dell'impianto Tvcc nella sezione femminile e in quella semiliberi maschile.
  Inoltre nell'ambito del distretto territoriale di competenza del Provveditorato regionale per il Lazio, l'Abruzzo e il Molise sono previsti una serie di interventi per la creazione di nuovi posti detentivi: presso le case circondariali di Civitavecchia N.C. e Viterbo è prevista la realizzazione di due nuovi padiglioni da 80 posti ciascuno che, in virtù delle relative caratteristiche, sono stati definiti «ad alta vocazione trattamentale», nonché, presso la Casa circondariale Roma Rebibbia N.C. è in corso la realizzazione di un nuovo padiglione da 400 posti, la cui ultimazione è fissata al 29 dicembre 2026.
  Si tratta di lavori potenzialmente in grado di attenuare l'indice di sovraffollamento di cui soffre lo stesso circondario e, dunque, anche della casa circondariale di Teramo.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   EVI e BOLDRINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il giorno 3 novembre 2024 alcuni media internazionali ed italiani hanno rilasciato la notizia dell'arresto di una studentessa iraniana che, per protestare contro l'obbligo del velo, si è spogliata dei vestiti rimanendo in biancheria intima nel cortile del dipartimento di Scienza e Ricerca dell'università Azad di Teheran;

   la studentessa è stata identificata, il suo nome è Ahou Daryaei;

   secondo fonti studentesche citate da Iran International, la studentessa di Teheran era stata inizialmente redarguita dalla sicurezza universitaria per aver indossato l'hijab in modo inappropriato. Come gesto di protesta, la ragazza si è tolta i vestiti. Successivamente Ahou Daryaei si è allontanata per strada a piedi, sempre senza vestiti, prima di essere affiancata da un'auto da dove sono usciti degli uomini che la hanno caricata a forza per portarla via;

   Iran International riferisce che, secondo una nota newsletter di studenti su Telegram, la ragazza è stata trasferita in un ospedale psichiatrico su ordine dell'intelligence dei Guardiani della Rivoluzione, circostanza confermata dal giornale Farhikhtegan vicino all'Università di Azad, e dal direttore delle relazioni pubbliche dell'ateneo, Amir Mahjoub, secondo cui la studentessa soffrirebbe di un «grave disagio psicologico». I media statali hanno diffuso un video in cui un uomo, che si presenta come il marito, sostiene che la donna è madre di due figli e soffre di problemi di salute mentale. Tuttavia, si legge ancora sul sito del giornale Farhikhtegan, l'opinione pubblica iraniana denuncia online quella che viene definita una tattica del regime per delegittimare le manifestanti etichettandole come mentalmente instabili;

   la relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani in Iran, Maio Sato, ha dichiarato su X di voler monitorare attentamente il caso di Ahou Daryaei compresa la risposta delle autorità;

   della studentessa non si hanno al momento ulteriori notizie. «Temiamo per la sua incolumità. Se va bene la riempiranno di farmaci, se va male la potrebbero picchiare e torturare», scrivono le ong nel ricordare quanto già accaduto ad altre donne, Mahsa Amini, Nika Shakarami, Armita Garawand e tutte le altre ragazze che negli ultimi due anni sono state torturate, violentate e poi uccise perché hanno rifiutato le leggi della teocrazia, mettendo contro le ingiustizie degli ayatollah i loro corpi disarmati;

   anche Amnesty International ha chiesto che la giovane venga rilasciata «immediatamente e senza condizioni», esortando le autorità a «proteggerla dalla tortura e da altri maltrattamenti e a garantire l'accesso alla famiglia e all'avvocato». L'organizzazione per i diritti umani ha inoltre evocato «accuse di percosse e violenza sessuale contro di lei durante l'arresto», sollecitando «indagini indipendenti e imparziali». Si teme che Ahou Daryaei possa essere stata destinata a uno dei cosiddetti «corsi di rieducazione» come quello cui venne destinata Mahsa Jina Amini nel settembre 2022 –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente dei fatti esposti in premessa e se intenda, anche per il tramite delle rappresentanze diplomatiche, assumere le iniziative di competenza volte a interloquire con urgenza con le autorità iraniane al fine di garantire l'incolumità, la sicurezza e protezione legale alla studentessa Ahou Daryaei;

   come intenda agire il Governo italiano, nelle sedi europee e internazionali, affinché il regime iraniano ponga fine alla persecuzione nei confronti della libertà delle donne e affinché vangano finalmente riconosciuti loro pari diritti e piena dignità sociale.
(4-03733)

  Risposta. — Il video nel quale Ahou Daryaei, dottoranda iraniana di 30 anni, si è spogliata il 2 novembre scorso davanti alla facoltà di letteratura francese, presso l'università islamica Azad di Teheran, rimanendo in indumenti intimi, ha avuto immediata e larghissima diffusione sulle piattaforme social iraniane e internazionali.
  Non appena appreso della vicenda, l'ambasciata a Teheran ha monitorato con attenzione, d'intesa con i
partner Ue, gli sviluppi del caso. Le circostanze che hanno portato all'azione plateale di Ahou Daryaei – nonché le attuali condizioni della ragazza – restano tuttavia ancora connotate da aspetti non chiari, difficilmente verificabili per l'assenza di fonti indipendenti attendibili.
  La ricostruzione dei fatti qui nota corrisponde a quella fornita dalle interroganti. Il gesto della ragazza sarebbe originato da un diverbio con il personale di sicurezza dell'università in quanto accusata di non indossare correttamente l'hijab, ragione per cui Ahou Daryaei si sarebbe spogliata in segno di protesta, per poi camminare e sostare di fronte all'ateneo indossando solo indumenti intimi. La studentessa sarebbe stata quindi fatta salire su un'auto priva di simboli identificativi e successivamente ricoverata presso un centro di salute mentale.
  Secondo quanto riferito dalla nostra Ambasciata, la portavoce del Governo iraniano ha sottolineato l'assenza di atti violenti al momento dell'accaduto verso la ragazza, nei confronti della quale non sarebbe stato aperto alcun fascicolo giudiziario. La portavoce ha poi aggiunto che la vicenda è trattata come un caso di disagio sociale, per il quale la giovane è stata trasferita dai servizi sociali di emergenza in un centro specializzato. È stato inoltre asserito che la ragazza soffrisse già da tempo di condizioni di disagio personale e psichico e che, per questo motivo, era già stata in precedenza sottoposta a trattamenti medici.
  Dopo due settimane dal fermo e di relativa degenza presso una struttura civile di salute mentale, il portavoce dell'autorità giudiziaria ha annunciato il 19 novembre che Ahou Daryaei è stata dimessa e affidata alle cure della famiglia. La giovane sarebbe stata rilasciata senza imputazioni a proprio carico per gli atti compiuti.
  Al di là della singola vicenda, l'Italia continua a manifestare alle autorità iraniane, in tutte le occasioni di contatti bilaterali – sia con l'ambasciata iraniana a Roma, sia per il tramite della nostra Ambasciata a Teheran – la propria preoccupazione per la situazione dei diritti umani nel Paese e la ferma aspettativa che vengano tutelate le libertà fondamentali e garantiti i diritti umani, in particolare modo i diritti delle donne, la libertà di espressione e di manifestazione.
  In ambito multilaterale, l'Italia sostiene attivamente tutte le iniziative volte a condannare le gravi violazioni dei diritti umani in Iran e a esercitare pressioni sulle autorità iraniane per il rispetto di quest'ultimi, in particolare quelli delle donne.
  Il 18 marzo 2025 l'Italia è intervenuta nell'ambito del dialogo interattivo con il relatore speciale sulla situazione dei diritti umani in Iran e con la missione internazionale indipendente di accertamento dei fatti («
Fact-Finding Mission»), nel quadro della 58a sessione del Consiglio diritti umani Onu. Nell'occasione, l'Italia ha fra l'altro espresso la sua profonda preoccupazione per le gravi e continue violazioni dei diritti umani e per la repressione delle libertà civili in Iran, tra cui l'uso non necessario e sproporzionato della forza contro la popolazione civile. È stata ribadita la ferma opposizione del nostro Paese all'uso della pena capitale in ogni momento e in qualsiasi circostanza. L'Iran è stato esortato a fermare tutte le esecuzioni e a perseguire una politica coerente verso l'abolizione della pena di morte.
  Anche in occasione dell'esame dell'Iran nella cornice del meccanismo della
Universal Periodic Review (UPR) del consiglio diritti umani, svoltosi lo scorso 24 gennaio a Ginevra, le nostre raccomandazioni si sono in particolare concentrate su quelle che riteniamo essere le più urgenti esigenze di tutela dei diritti umani nel Paese: l'introduzione di una moratoria sulle esecuzioni capitali e l'applicazione di pene alternative nei confronti dei minori e per i reati di lieve entità; il contrasto a ogni forma di discriminazione nei confronti di donne e ragazze; la garanzia di pari diritti civili e politici per tutti i cittadini senza alcuna discriminazione nei confronti di minoranze etniche e religiose; la tutela della libertà di opinione, espressione e riunione pacifica e la fine degli arresti arbitrari e delle persecuzioni nei confronti dei difensori dei diritti umani.
  Nell'ambito dei lavori della terza commissione della 79a sessione dell'assemblea generale delle Nazioni Unite, l'Italia, d'intesa con i
partner Ue e like-minded, ha sostenuto una risoluzione predisposta dal Canada sulla situazione dei diritti umani in Iran, adottata nel novembre scorso. In linea con le conclusioni del consiglio dell'Unione europea del 12 dicembre 2022, che hanno riaffermato il risoluto impegno di tutti gli Stati membri nell'attenzione alla tutela dei diritti umani nei rapporti con Teheran, l'Italia ha già votato con i partner Ue in maniera compatta a favore delle Risoluzioni sulla situazione dei diritti umani in Iran, adottate dall'assemblea generale dell'Onu nel dicembre 2022 e nel dicembre 2023 e – da ultimo – nel dicembre 2024, così come per la Risoluzione per l'espulsione dell'Iran dalla commissione delle Nazioni Unite sulla condizione delle donne (CSW).
  La nostra preoccupazione per le violazioni dei diritti umani in Iran, con particolare riferimento ai diritti delle donne, è stata più volte ribadita anche durante la Presidenza italiana del G7, sia nel Comunicato finale della prima ministeriale esteri di Capri (17-19 aprile 2024) sia nel Comunicato finale del Vertice di Borgo Egnazia (13-15 giugno 2024) che nel comunicato finale della seconda ministeriale Esteri di Fiuggi (25 e 26 novembre 2024).

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Giorgio Silli.


   FENU. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   a seguito della richiesta pervenuta dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti riguardo alla tempistica di definizione dello studio di fattibilità relativo alla realizzazione di un collegamento tra Nuoro e l'infrastruttura ferroviaria nazionale, è attualmente prevista l'elaborazione di un documento di fattibilità delle alternative progettuali (DocFAP), con completamento programmato entro la fine del 2024, secondo il cronoprogramma fissato da Rfi;

   il progetto di collegamento tra Nuoro e Abbasanta è stato oggetto di diverse ipotesi progettuali, tra cui: l'ottimizzazione del servizio sulla rete Arst, l'adeguamento agli standard Rfi dell'attuale linea Arst Nuoro-Macomer, la realizzazione di una nuova linea a semplice binario elettrificato Nuoro-Abbasanta, l'istituzione di un servizio su gomma;

   a quanto consta all'interrogante, non sembra corrispondere alla realtà dei fatti il tempo di percorrenza indicato nella nota ufficiale, secondo cui il collegamento Nuoro-Abbasanta-Cagliari mediante navetta e treno avrebbe la stessa durata della tratta effettuata interamente in treno, tale affermazione appare irrealistica considerando i tempi necessari per il cambio di mezzo, i limiti di velocità delle strade sarde e il fatto che il treno più veloce sulla tratta Abbasanta-Cagliari impiega attualmente 1 ora e 24 minuti, e non 1 ora e 10 minuti come indicato nella nota;

   la realizzazione di una nuova linea ferroviaria tra Nuoro e Abbasanta, come dal Ministro interrogato più volte sottolineato e ribadito convocando un tavolo tecnico ad hoc su Nuoro, rappresenterebbe un'opportunità cruciale per migliorare l'accessibilità e la mobilità del bacino del Nuorese. Tale infrastruttura contribuirebbe a ridurre l'isolamento geografico delle aree interne e a promuovere uno sviluppo sostenibile del trasporto, configurandosi come un progetto strategico di primaria importanza per l'intera Sardegna, in quanto connetterebbe i capoluoghi regionali a porti, aeroporti e aree interne;

   le alternative progettuali che non prevedono la realizzazione della ferrovia, come l'istituzione di un servizio su gomma, risultano inadeguate rispetto all'esigenza di garantire un'elevata accessibilità e una connessione stabile all'interno della Sardegna. Questo risulta ancora più urgente nel contesto attuale, segnato da una preoccupante riduzione dei servizi essenziali, come sanità e istruzione, e dal fenomeno dello spopolamento delle aree interne, con conseguenti costi sociali ed economici elevatissimi;

   l'imminente gara internazionale per l'Einstein Telescope rende indispensabile il rispetto del termine di dicembre 2024 per il completamento del progetto della nuova linea ferroviaria Nuoro-Abbasanta, così da connettere l'unico capoluogo italiano ancora escluso dalla rete ferroviaria nazionale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle criticità legate alle alternative progettuali su gomma proposte da Rfi, considerate dall'interrogante irricevibili poiché non prevedono la realizzazione della ferrovia tra Nuoro e Abbasanta;

   quali iniziative intenda adottare per garantire che la soluzione progettuale scelta soddisfi adeguatamente le esigenze di potenziamento della mobilità nel bacino del Nuorese, assicurando elevati livelli di accessibilità, affidabilità e sostenibilità del trasporto nelle aree interne e in tutta la Sardegna, tenuto conto dell'importanza strategica del progetto a livello regionale e nazionale;

   se ritenga necessaria una forte accelerazione dell'iter progettuale per la realizzazione della nuova linea ferroviaria Nuoro-Abbasanta, escludendo qualsiasi soluzione su gomma proposta da Rfi, in considerazione dei benefici trasportistici, ambientali e sociali che tale infrastruttura potrebbe apportare all'intera Sardegna.
(4-04019)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  A fine 2022, regione Sardegna, Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, RFI ed ANAS hanno sottoscritto un protocollo d'intesa per lo sviluppo e per l'integrazione delle reti di mobilità nella regione, da cui è scaturito un tavolo di lavoro che ha redatto un documento di programmazione degli interventi di breve, medio e lungo periodo, delineando rispettivamente scenari al 2026, al 2030 e oltre il 2030.
  Per quanto riguarda il collegamento ferroviario tra Nuoro e la rete nazionale di RFI, dall'agosto 2023 è stato istituito un tavolo tecnico presso la prefettura di Nuoro, con la partecipazione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, del comune di Nuoro, della regione Sardegna e di RFI, per individuare soluzioni per potenziare la mobilità del territorio.
  A seguito del citato tavolo, RFI ha predisposto l'analisi di fattibilità delle alternative progettuali, rispetto alla quale sono state identificate quattro possibili soluzioni:

   l'alternativa P1, che prevede l'ottimizzazione delle coincidenze ferroviarie tra i servizi dell'Azienda regionale sarda trasporti (ARST) e Trenitalia nella stazione di Macomer;

   l'alternativa P2, che si configura come una riprogettazione completa del tracciato ARST Nuoro-Macomer, al fine di adeguarlo agli standard RFI. Tale opera consentirebbe di ridurre di circa il 40 per cento gli attuali tempi di percorrenza, con una velocità massima non superiore a 80 chilometri orari e un tracciato pari a 52 chilometri, di cui 35 chilometri variante, in prevalenza in galleria e in viadotto;

   l'alternativa P3, che prevede la realizzazione di una nuova linea ferroviaria elettrificata a semplice binario Nuoro-Abbasanta e due nuove località di servizio intermedie (Sedilo e Ottana), con estensione pari a 51 chilometri di cui 30 chilometri in galleria e in viadotto. L'opera permetterebbe di collegare la stazione di Abbasanta sulla rete RFI e la nuova stazione di Nuoro in località Prato Sardo in circa 30 minuti, con una velocità massima di 160 chilometri orari;

   l'alternativa P4, che non prevede la realizzazione di infrastrutture ferroviarie ma richiede investimenti sull'infrastruttura stradale.

  Nel dicembre 2024, RFI ha ultimato lo studio di trasporto e l'analisi costi-benefìci per tutte le alternative individuate unitamente al documento di fattibilità tecnico-economica, nell'ambito del quale sono state sviluppate, con lo studio delle alternative, le soluzioni di tracciato per le alternative P2 Upgrade infrastruttura ARST a standard RFI e P3 Nuova linea Nuoro-Abbasanta.
  Il documento di fattibilità delle alternative progettuali, i cui esiti sono stati presentati alla regione autonoma della Sardegna e al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti il 19 dicembre 2024, è stato trasmesso formalmente al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti il 23 gennaio 2025, secondo quanto previsto dal vigente Contratto di programma 2022-2026 – Parte Investimenti – Aggiornamento 2024, ed è attualmente all'esame delle competenti strutture.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Matteo Salvini.


   GHIO, PANDOLFO, PASTORINO, FURFARO, SCOTTO, BAKKALI, FERRARI, BOLDRINI e SCARPA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'organizzazione umanitaria genovese Music for Peace è attiva da anni sia a livello territoriale, in Italia, sia in contesti internazionali, occupandosi di interventi umanitari di vario genere, tra cui la distribuzione di aiuti alimentari e medicinali. L'impegno costante di questa organizzazione le ha permesso di consolidare un'esperienza significativa nel gestire situazioni di emergenza umanitaria, operando con un approccio diretto e concreto;

   ad oggi, l'organizzazione ha portato a termine oltre trenta missioni umanitarie in 10 Paesi del mondo, tra cui Bosnia, Kosovo, Afghanistan e Ucraina, oltre a numerosi interventi sul territorio nazionale italiano. Questo lungo percorso testimonia la capacità di Music for Peace di rispondere prontamente alle crisi internazionali con risorse proprie e un'organizzazione efficiente;

   durante le missioni, Music for Peace si occupa in prima linea di distribuire i generi di prima necessità direttamente ai beneficiari. Questo approccio si traduce in una consegna capillare ed efficace: casa per casa, tenda per tenda, ospedale per ospedale. La metodologia adottata dall'organizzazione garantisce che gli aiuti arrivino esattamente dove necessario, senza dispersioni o ritardi;

   tra le missioni organizzate dall'associazione si ricordano, ad esempio, quelle svolte in Bosnia Erzegovina nel 1994, in Kosovo nel 1998, in Afghanistan nel 2002, e in Kurdistan nel 2003, 2004 e 2015. Più recentemente, Music for Peace è intervenuta in Ucraina nel 2022 e ha realizzato numerose missioni in Palestina, con interventi documentati negli anni 2004, 2009, 2011, 2012, 2013, 2014, 2015, 2016, 2017, 2018, 2020, 2023 e 2024;

   ad aprile 2024 l'organizzazione è riuscita a consegnare ben 40 tonnellate di aiuti alimentari nella Striscia di Gaza. Questa operazione è stata portata a termine nonostante le numerose difficoltà incontrate, tra cui il contesto di forte tensione politica e logistica. Tale risultato dimostra la determinazione e la capacità di Music for Peace di superare ostacoli significativi per fornire supporto a popolazioni in difficoltà;

   a seguito dell'atteso cessate il fuoco, giunto pochi giorni fa nel conflitto in Medio Oriente, l'organizzazione ha comunicato la sua immediata disponibilità a riprendere le attività di consegna degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Questa volontà sottolinea la prontezza dell'associazione a intervenire per far fronte alle urgenti necessità della popolazione locale, colpita duramente dagli eventi recenti;

   l'organizzazione ha inoltre più volte manifestato la richiesta di ottenere le necessarie autorizzazioni per procedere con la consegna degli aiuti a Gaza, ribadendo la sua volontà di collaborare con le autorità competenti per accelerare i tempi e garantire un accesso sicuro ai territori interessati;

   il Ministro Tajani ha più volte dichiarato di voler dare seguito al piano di aiuti nel Medio Oriente, operando direttamente sul campo. Ha inoltre assicurato controlli importanti per garantire che la distribuzione finale degli aiuti avvenga in modo trasparente ed efficace, nel rispetto delle esigenze della popolazione locale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle disponibilità, delle competenze e delle risorse già pronte, come quelle messe in campo dall'organizzazione Music for Peace, e se intenda considerare tali risorse nell'ambito delle iniziative e valutazioni di sua competenza per evitare perdite di ulteriore tempo prezioso nella consegna degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza.
(4-04157)

  Risposta. — Onorevole Deputata Ghio, rispondo alla Sua interrogazione n. 4-04157.
  Sin dall'inizio della crisi di Gaza, il Governo ha prestato la massima attenzione per garantire un flusso costante di aiuti umanitari in risposta al conflitto.
  Come ricordato in più occasioni dal Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, onorevole Tajani, la priorità del Governo italiano è chiara: fare tutto il possibile per alleviare le sofferenze della popolazione civile presente nella Striscia.
  Sul piano finanziario, a partire dal 7 ottobre 2023, abbiamo stanziato oltre 106 milioni di euro per interventi umanitari e di immediata ripresa a sostegno della popolazione palestinese, per rispondere al conflitto nella Striscia e per lo sviluppo della Cisgiordania.
  In particolare, in quanto Vice Ministro delegato alla cooperazione allo sviluppo, ho stanziato 80 milioni di euro suddivisi in cinque pacchetti di aiuti per la popolazione palestinese, di cui 30 per l'iniziativa «
Food for Gaza», lanciata dal Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, onorevole Tajani.
  Nel quadro dell'iniziativa sono stati effettuati tre trasporti umanitari, tra cui da ultimo a fine gennaio per Ashdod la nave contenente ulteriori aiuti e i 15 camion donati dall'Italia al Programma alimentare mondiale (Pam) per facilitare le operazioni di distribuzione all'interno della Striscia, al cui arrivo ha presenziato lo stesso Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale.
  In questo contesto l'apporto del sistema Paese è stato essenziale. Tramite i precedenti due voli umanitari dell'iniziativa, a luglio e novembre, sono stati trasportati beni alimentari e sanitari messi a disposizione dalle confederazioni agricole e dalla Croce rossa italiana.
  Proprio allo scopo di utilizzare al meglio le risorse a disposizione è stato creato un tavolo di coordinamento che riunisce le componenti chiave nazionali (tra cui associazioni del settore agroalimentare, Cri, protezione civile e agenzia delle dogane) e i principali attori internazionali coinvolti (Fao, Pam e Ficross).
  In questo contesto – come negli altri contesti di crisi nei quali siamo impegnati – la partecipazione delle organizzazioni della società civile agli sforzi umanitari è essenziale, anche in considerazione della loro grande esperienza sul campo. Siamo al contempo consapevoli delle difficoltà incontrate da alcune organizzazioni non governative che operano nel contesto palestinese. Le condizioni di sicurezza a Gaza ostacolano infatti le attività delle Ong internazionali e hanno comportato restrizioni anche in materia di visti per gli operatori stranieri.
  Nell'ambito delle continue interlocuzioni con tali organizzazioni, l'Ambasciata d'Italia a Il Cairo e successivamente il consolato generale d'Italia a Gerusalemme sono stati in contatto anche con l'associazione «
Music for Peace».
  Nell'aprile 2024 tramite la nostra Ambasciata a Il Cairo abbiamo a esempio assistito e facilitato la consegna di un carico di aiuti di «
Music for Peace» nella Striscia attraverso i corridoi egiziani.
  La recente ripresa delle operazioni militari si inserisce in un contesto già caratterizzato dalla sospensione da parte di Israele dell'ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia e dalla chiusura dei valichi di accesso. Questa situazione rende ancor più indispensabile uno stretto coordinamento con le Autorità competenti e con gli operatori umanitari attivi
in loco; un coordinamento che siamo, come sempre, pronti a facilitare.
  L'accesso umanitario rappresenta una priorità assoluta per il Governo italiano, come ribadito nel corso del tavolo di coordinamento di
Food for Gaza lo scorso 22 gennaio dallo stesso Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, e testimoniato dal contributo dato dall'Italia alla riapertura della missione civile europea Eubam a Rafah, cruciale per garantire l'operatività dell'omonimo valico e che può ora contare su 7 carabinieri italiani in aggiunta al personale civile già ivi operante.
  Nell'auspicio che il cessate il fuoco possa essere rapidamente ripristinato, il Governo intende rafforzare il proprio impegno e valutare nuovi interventi per contribuire a ripristinare una piena assistenza umanitaria a Gaza, non solo nell'ottica di risposta ai bisogni più immediati, ma anche per l'impegno di lungo termine a favore della ricostruzione della Striscia.

Il Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Edmondo Cirielli.


   GIAGONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne si è levato un grido di dolore e di indignazione da parte della famiglia di Noemi Durini, la 16enne uccisa dal fidanzato, pure lui minorenne, nel settembre del 2017 a Specchia (Lecce);

   «Basta permessi premio a chi commette un femminicidio, anche se minorenne», ha dichiarato – come riportato dai media, compresi quotidiani cartacei e varie testate online –, la legale della famiglia della ragazza, la quale, colpita con un coltello e con dei sassi, venne sepolta ancora viva sotto alcuni massi;

   il ragazzo, condannato a 18 anni e otto mesi di reclusione per omicidio volontario, premeditato e pluriaggravato (sentenza confermata in appello a giugno 2019), tre anni dopo ha usufruito dei primi permessi premio;

   ha iniziato a scontare la sua pena nell'Istituto penale minorile sardo di Quartuccio (CA) e, all'alba del 10 agosto 2023, venne fermato ubriaco alla guida di un'auto dopo aver ignorato l'alt di una pattuglia della Polizia stradale, fingendo di fermarsi per poi ripartire a tutta velocità, un fatto gravissimo tanto da essere trasferito in un carcere per adulti;

   a ridosso della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne il legale della famiglia ha ricevuto dal magistrato di sorveglianza l'elenco di tutti i permessi premio ottenuti e tra questi figurano quello di marzo, concesso per recarsi allo stadio a tifare durante le partite del Cagliari e di frequentare una ragazza conosciuta sul posto di lavoro –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di questi eventi e quali iniziative di carattere normativo intenda intraprendere affinché il sistema di giustizia minorile e di recupero per reati così efferati venga rivisto sul fronte dei permessi premio di tale natura.
(4-03858)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante, traendo spunto dalla vicenda che ha visto protagonista l'autore del femminicidio ai danni della minore Noemi Durini, Lucio Marzo, che nonostante la condanna definitiva per l'efferato omicidio ha beneficiato di alcuni permessi premio, solleva specifici quesiti in ordine ad eventuali iniziative di carattere normativo «affinché il sistema di giustizia minorile e di recupero per reati così efferati venga rivisto sul fronte dei permessi premio di tale natura».
  Preliminarmente, sulla specifica vicenda si rappresenta che le competenti articolazioni ministeriali, opportunamente interpellate, hanno provveduto ad acquisire il carteggio dalla direzione generale dei detenuti e del trattamento, da cui risulta che i permessi premio erano stati concessi al condannato dal tribunale per i minorenni di Cagliari nel 2021, ai sensi dell'articolo 30 dell'ordinamento penitenziario.
  
L'équipe trattamentale dell'istituto aveva ritenuto che il ristretto fosse nelle condizioni di fruire dei permessi premio, per consentirgli la conoscenza di un contesto comunitario e lavorativo, attraverso la partecipazione alle attività interne di un ristorante-pizzeria, sito in provincia di Cagliari.
  I permessi erano stati altresì concessi, nel corso degli anni 2022 e 2023 anche al fine di consentire al detenuto di poter prendere la patente di guida categoria b. Tuttavia, venivano revocati l'11 agosto 2023, a seguito di controllo della Polizia stradale a carico del detenuto trovato in stato di ubriachezza.
  Il ristretto ha fruito, a decorrere dalla data di arresto avvenuto il 17 settembre 2017, di un totale di n. 360 giorni di liberazione anticipata.
  Dal 26 ottobre 2023, il detenuto Marzo Lucio è ristretto presso la casa reclusione di Milano Bollate, in espiazione di un provvedimento di cumulo della procura della Repubblica presso il tribunale di Lecce, con fine pena attualmente fissato al 17 luglio 2037 e lo stesso non ha fruito né fruisce di benefici penitenziari.
  Tanto premesso sulla specifica vicenda, si rappresenta che in un sistema come quello minorile, ispirato al rispetto del canone costituzionale della finalità rieducativa della pena, i benefìci penitenziari costituiscono parte integrante del programma di trattamento rieducativo e sono concessi al detenuto al fine di consentirgli di coltivare interessi affettivi, culturali o di lavoro.
  Alla stregua della disciplina normativa attualmente vigente – come da ultimo modificata dal decreto-legge 162 del 2022 che è intervenuto sull'articolo 4-
bis dell'ordinamento penitenziario per un verso dando piena attuazione al principio costituzionale di progressione trattamentale, dall'altro delineando un regime probatorio cosiddetto «rafforzato» — la concessione di benefìci penitenziari e di misure alternative non costituisce altro che il frutto di una progressione trattamentale vagliata, caso per caso, sulla base dei rigorosi presupposti stabiliti dalla legge, dalla magistratura di sorveglianza, sulla cui azione il Ministro della giustizia svolgerà come sempre il proprio compito nel verificare la sussistenza delle condizioni per esercitare le prerogative istituzionali riconosciute dalla legge.
  Nel caso di specie, inoltre, appare opportuno rappresentare che, in occasione di un'ispezione periodica ordinaria, già preventivamente calendarizzata, condotta presso l'I.p.m. di Quartucciu (CA), non è stato rilevato alcun profilo di responsabilità, né a carico del Direttore dell'I.p.m., né a carico dei componenti dell'
équipe trattamentale.
  Questi ultimi, in ossequio ai propri compiti istituzionali, hanno trasmesso la relazione riguardante il Marzo, sotto il profilo dell'adesione al programma trattamentale, alla magistratura di sorveglianza che ha poi ritenuto di concedere i permessi
de quibus.
  Cionondimeno, malgrado l'incessante impegno delle diverse compagini governative nel contrastare e prevenire la violenza alle donne e la violenza domestica, i numeri di questo fenomeno continuano ad essere drammaticamente significativi, sintomo che le misure già esistenti non sono ancora sufficienti ed adeguate a tali scopi.
  Pertanto, questo Governo è intervenuto ulteriormente ed in modo incisivo sul versante dei reati da cosiddetto codice rosso: in data 7 marzo 2025 il Consiglio dei ministri ha, infatti, approvato lo schema di disegno di legge governativo sull’«Introduzione del delitto di femminicidio e altri interventi normativi per il contrasto alla violenza nei confronti delle donne e per la tutela delle vittime».
  Il disegno di legge, in modo assolutamente innovativo, appronta un intervento ampio e sistematico per rispondere alle esigenze di tutela contro il fenomeno di drammatica attualità delle condotte e manifestazioni di prevaricazione e violenza, innanzitutto con l'introduzione della nuova fattispecie penale di «femminicidio» che, per l'estrema urgenza criminologica del fenomeno e per la particolare struttura del reato, viene sanzionata con la pena dell'ergastolo. In particolare, si prevede che sia punito con tale pena «chiunque cagiona la morte di una donna quando il fatto è commesso come atto di discriminazione o di odio verso la persona offesa in quanto donna o per reprimere l'esercizio dei suoi diritti o delle sue libertà o, comunque, l'espressione della sua personalità». In linea con tale intervento, le stesse circostanze di commissione del reato sono introdotte quali aggravanti per i delitti più tipici di codice rosso, con la previsione di un aumento delle pene previste di almeno un terzo e fino alla metà o a due terzi, a seconda del delitto.
  Il testo, inoltre, inserendosi perfettamente nel quadro degli obblighi assunti dall'Italia con la ratifica della convenzione di Istanbul e nel solco delle linee operative disegnate dalla nuova direttiva (Ue) 1385/2024, interviene in modo decisivo su tutti i punti nevralgici dell'impianto normativo vigente tra i quali si annovera anche la disciplina dei benefìci penitenziari per autori di reati da codice rosso.
  In particolare, per rafforzare la tutela delle vittime in fase esecutiva della pena da parte del condannato, il ddl prevede, con la modifica dell'articolo 4-
bis, comma 1-quater, primo periodo, dell'O.P., la concessione di benefìci «solo in caso di valutazione positiva da parte del magistrato o del tribunale di sorveglianza», introducendo inoltre un diritto delle vittime di essere avvisate anche dell'uscita dal carcere dell'autore condannato, a seguito di concessione di misure premiali.
  Questo Governo continuerà in tale direzione al fine di rendere più efficaci le azioni di protezione preventiva, rafforzare le misure contro la reiterazione dei reati in danno delle donne e la recidiva, nonché migliorare la tutela complessiva delle vittime di violenza anche in fase di esecuzione della pena.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   GIAGONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il porto internazionale di Santa Teresa Gallura è lo scalo più a nord della Sardegna, porta dell'isola verso la Corsica, dalla quale dista circa 50 minuti di navigazione;

   le strutture attrezzate per le navi-merci constano di due denti di attracco e alcune banchine, mentre appositi punti di attracco sono dedicati ai traghetti di collegamento giornaliero dello scalo gallurese con Bonifacio e una parte del complesso, attrezzata con pontili galleggianti, è dedicata al diporto nautico, per un'offerta complessiva di oltre 700 posti barca;

   lo scalo è meta di rotte sia commerciali, sia turistiche e della nautica da diporto con strutture a fruizione annuale e stagionale, oltreché polo della cantieristica nautica;

   il porto «Longonsardo» è gestito dalla municipalizzata Silene e nell'area portuale è presente una delegazione di spiaggia della Guardia costiera che ricade nella giurisdizione della direzione marittima di Olbia e dipende dalla Capitaneria di porto di La Maddalena;

   per la peculiarità di scalo internazionale, il porto necessita di serrati controlli di frontiera (come quelli già attuati), che tuttavia andrebbero potenziati anche attraverso l'ausilio di unità cinofile per contrastare e prevenire sia l'uso di spaccio e di sostanze stupefacenti, sia l'eventuale pericolo di ordigni esplosivi –:

   quali iniziative di competenza si intenda adottare per implementare, in modo permanente, il coefficiente di sicurezza e controllo con unità cinofile del presidio particolarmente sensibile e strategico da un punto di vista geografico dello scalo transfrontaliero di Santa Teresa Gallura.
(4-04367)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sulla base di quanto comunicato dal comandante generale del Corpo delle capitanerie di porto e dalla prefettura di Sassari, sentita per il tramite del Ministero dell'interno, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  Lo scalo marittimo di Santa Teresa Gallura, attraverso cui è assicurato il collegamento marittimo internazionale con la Corsica, è giornalmente percorso da un cospicuo numero di auto trasportatori e lavoratori pendolari e turisti. La suddetta struttura offre, altresì, punti di attracco e pontili per pescherecci ed imbarcazioni da diporto. Completa la dotazione di servizi dell'area portuale, la stazione marittima in cui sono ubicati la biglietteria e le attività commerciali e di ristorazione.
  In considerazione della strategicità dello scalo marittimo in oggetto, nello scorso mese di luglio, il Governo ha approvato l'elevazione di rango dell'ufficio della Guardia costiera di Santa Teresa di Gallura, che è passata da delegazione di spiaggia ad ufficio locale marittimo. Tale promozione è stata ritenuta, altresì funzionale a una più incisiva attività istituzionale della Guardia costiera a supporto delle attività marittime e di quelle connesse con gli usi civili del mare, in un territorio ad alta vocazione turistica che punta fortemente sul diporto e sulle attività balneari.
  Per quanto concerne la sicurezza all'interno del porto, la prefettura di Sassari ha approvato un apposito piano di
security con specifiche misure finalizzate a prevenire il verificarsi di attività illecite durante la fase di interfaccia nave-porto.
  In particolare, il controllo della stazione marittima è assicurato dalla società municipalizzata Silene Multiservizi, mentre il controllo dell'area sterile è demandato all'Autorità di sistema portuale del Mare di Sardegna, che lo espleta per mezzo di guardie giurate qualificate, comandate da un
Port facility Security Officer (PFSO).
  Nella medesima area opera il personale dell'ufficio marittimo di frontiera della Polizia di Stato di Santa Teresa Gallura, che effettua i controlli di frontiera previsti dal Trattato di Schengen su mezzi e passeggeri dei traghetti e dei natanti privati, nonché quelli di prevenzione generale in prossimità dell'area del confine di Stato. Esternamente al sedime portuale sono situati gli uffici dell'agenzia delle dogane, dei monopoli e il locale Comando dei carabinieri.
  Con riferimento alle ulteriori azioni volte a garantire la sicurezza, il porto di Santa Teresa Gallura è ricompreso tra gli obiettivi previsti dal dispositivo permanente di contrasto ai traffici illeciti del locale Comando provinciale della Guardia di finanza, attuato con cadenza settimanale attraverso l'impiego di pattuglie posizionate nelle aree ritenute maggiormente esposte al rischio per i traffici illeciti.
  In tale contesto, anche in considerazione della strategicità dello scalo transfrontaliero di Santa Teresa Gallura, e al fine di prevenire e contrastare pratiche illecite, le unità cinofilie antidroga in forza al gruppo della Guardia di finanza di Olbia assicurano costantemente la propria presenza operativa per il contrasto al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Matteo Salvini.


   GIRELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   i lavori di costruzione del Raccordo Autostradale tra il Casello di Ospitaletto (A4), il nuovo casello di Poncarale (A21) e l'aeroporto di Montichiari (cosiddetto «Raccordo Autostradale») dovrebbero concludersi a breve dopo un iter tortuoso e molto lungo che ha visto negli anni dilungarsi le tempistiche di apertura dell'arteria che in gran parte costituisce il raddoppio di una infrastruttura già esistente (strada provinciale 19);

   da notizie di stampa Autovia Padana S.p.A., che gestisce l'Autostrada A21 tronco Piacenza-Cremona-Brescia, subentrata in data 1o marzo 2018 alla precedente concessionaria (Autostrade Centro Padane S.p.A.), sembra intenzionata a prevedere un pedaggio anche per il raccordo sopra citato. Pedaggio quantificato in 10 centesimi al Km. Questo sarebbe possibile in forza della convenzione stipulata con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in data 31 maggio 2017 (Convenzione Rep. 16051/7665);

   il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in data 6 febbraio ha emesso nota stampa sulla questione che cita: «Dal prossimo mese di giugno non ci saranno nuovi pedaggi o incrementi di tariffe per i mezzi che percorrono la “Corda Molle” di Brescia. Lo specifica il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che aggiunge di aver chiarito alla Società concessionaria che ogni variazione dovrà essere preventivamente definita con il Concedente. Il dossier è seguito con attenzione dal Vicepremier e Ministro Matteo Salvini. Lo rende noto il Mit»;

   va considerato altresì che la nota del Ministero non chiarisce in primis fino a quando il pedaggio è scongiurato, si parla infatti di giugno 2024, che temporalmente non evita nuovi aumenti in data successiva, ma soprattutto non si evince dalla nota, in forza di quali strumenti normativi il Ministero può bloccare l'introduzione del pedaggio;

   risulta all'interrogante che il concessionario (Autovia Padana S.p.A.) deve comunicare al concedente (Ministero delle infrastrutture e dei trasporti) entro il 15 ottobre di ogni anno le variazioni tariffarie da applicare nell'anno successivo –:

   cosa preveda la convenzione in essere relativamente al pagamento del pedaggio sul raccordo autostradale Ospitaletto-Montichiari, denominato «Corda molle», e quali siano le eventuali clausole per la società concessionaria o per il concedente sul punto;

   se il concessionario (Autovia Padana S.p.A.) abbia comunicato nei tempi previsti dalla convenzione (15 ottobre 2023) al concedente (Ministero delle infrastrutture e dei trasporti) l'intenzione di applicare per il 2024 il nuovo pedaggio in oggetto e se in questo lasso di tempo il Ministero si sia attivato nelle sedi idonee per informare, verificare e approntare eventuali modifiche a tale iniziativa;

   quali iniziative intenda mettere in campo per scongiurare in maniera definitiva il pagamento del pedaggio su una tratta che viene utilizzata dai cittadini dei comuni interessati quale servizio di spostamento breve e non certo nella maniera classica delle infrastrutture autostradali per gli spostamenti medio-lunghi tali da giustificare il pagamento di un pedaggio.
(4-02376)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  In data 31 maggio 2017, all'esito di una procedura di gara europea, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha sottoscritto un contratto di concessione con la società Autovia Padana s.p.a., per la costruzione, gestione e manutenzione dell'autostrada A21 Piacenza-Cremona-Brescia, inclusa la diramazione per Fiorenzuola D'Arda, e del raccordo autostradale Ospitaletto-Montichiari. Il contratto di concessione prevedeva come remunerazione degli investimenti effettuati il pedaggiamento del tratto in esame.
  Nel 2020 sono iniziati i lavori per il completamento del raccordo Ospitaletto-Montichiari, con una estensione complessiva di circa 30 chilometri di tracciato autostradale di categoria A1 e di circa 7,6 chilometri di varianti per viabilità locali. Tali lavori stanno per concludersi e sono, in questa fase, soggetti a collaudo tecnico-amministrativo.
  In merito all'ipotesi di introduzione del pedaggio sul raccordo, come comunicato in una lettera ufficiale al presidente della provincia di Brescia del maggio 2024, questo non potrà avvenire prima della conclusione dei lavori da parte del concessionario e senza l'approvazione dell'aggiornamento del Piano economico-finanziario (Pef) della concessione riferito al periodo 2024-2028.
  Nel mese di luglio 2024, il concessionario ha presentato l'aggiornamento del Pef, il quale, coerentemente con il contratto di concessione stipulato nel 2017, prevede l'introduzione del pedaggio per la tratta in questione, ai fini del raggiungimento dell'equilibrio economico-finanziario della concessione.
  Per scongiurare questa ipotesi, i competenti uffici del Ministero stanno verificando con il concessionario ipotesi alternative al pedaggiamento, così da poter andare incontro alla richiesta delle comunità locali.
  Sarà cura del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti mantenere un costante confronto con il territorio sulle soluzioni che saranno individuate in sede di aggiornamento del Pef, che dovrebbe essere finalizzato prima della pausa estiva.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Matteo Salvini.


   MANZI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   in data 30 dicembre 2024 la giunta della regione Marche ha approvato la deliberazione avente ad oggetto la «Programmazione della rete scolastica per l'anno scolastico 2025/2026 ai sensi dell'articolo 138 del decreto legislativo n. 112 del 1998, dell'articolo 19, comma 5-ter, del decreto-legge n. 98 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 111 del 2011, e del decreto interministeriale n. 127 del 2023»;

   in tale delibera è stato previsto l'accorpamento dell'istituto comprensivo Montessori con l'istituto comprensivo Montalcini, entrambi insistenti nel comune di Chiaravalle, in sostituzione dell'iniziale e previsto accorpamento proposto fra istituto comprensivo di Piandimeleto e quello di Macerata Feltria-Raffaello Sanzio;

   in data 23 dicembre 2024, con delibera di giunta n. 2016, l'ufficio scolastico regionale per le Marche ha trasmesso una proposta che non prevedeva tale accorpamento e che è stata sottoposta al parere della competente commissione consiliare che si è espressa con parere favorevole nella seduta straordinaria n. 190 del 30 dicembre 2024 (parere n. 226 del 2024), e al Consiglio autonomie locali (Cal) che si è espresso, anch'esso, con parere favorevole (prot. 9330/30/12/2024/CRMARCHE/P);

   la suddetta proposta, tuttavia, è stata successivamente modificata disponendo il diverso accorpamento di cui sopra;

   non risultano chiare le ragioni e le motivazioni sottese alla scelta di operare un accorpamento che non tiene conto né dell'importanza dell'autonoma scuola montessoriana a Chiaravalle, né delle intrinseche difficoltà di far convivere nello stesso istituto due metodologie di insegnamento diverse tra loro;

   tale accorpamento, pur lasciando il nome Montessori, di fatto, determinerà il sorgere di una scuola «mista», con un collegio docenti in maggioranza senza abilitazione montessoriana e che pertanto determinerà la perdita dello «status» acquisito nel tempo e faticosamente mantenuto dall'istituto predetto. Il richiamo inserito nella delibera e relativo alla necessità di salvaguardare l'identità montessoriana diventa pertanto poco più che rituale dal momento che, per legge, spetta al collegio docenti e non ai principi di una delibera regionale la determinazione dell'offerta formativa di un istituto scolastico;

   contrariamente a quanto indicato, con tale scelta non è stata tutelata l'offerta formativa montessoriana proprio nell'istituto del comune dove è nata l'illustre pedagogista;

   l'intervento normativo della regione Marche si inserisce in una fase avanzata della finestra temporale dedicata alle iscrizioni per l'anno scolastico 2025/2026 e numerose attività di orientamento sono state già effettuate senza alcuna ipotesi riguardo al disposto accorpamento dei due istituti chiaravallesi;

   al fine di motivare la contrarietà all'accorpamento degli istituti Montessori e Montalcini sono state comunicate per tempo alle istituzioni regionali le delibere di collegio docenti e del consiglio di istituto delle rispettive strutture;

   dalle determinazioni assunte con la delibera regionale emerge che non sono state prese in considerazione le motivazioni contrarie all'accorpamento dei due Istituti Comprensivi;

   secondo l'amministrazione comunale di Chiaravalle «va rilevata l'estemporaneità di un provvedimento preso ad appena un giorno dalla fine del 2024 e dalla scadenza dei termini per le delibere sugli accorpamenti, peraltro in contraddizione rispetto a una precedente bozza del 23 dicembre 2024 in cui non si faceva menzione delle scuole di Chiaravalle» –:

   di quali elementi disponga in ordine a quanto esposto in premessa e se non ritenga altresì necessario adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché sia preservata la chiara identità montessoriana dell'istituto che insiste proprio nel comune che ha dato i natali all'illustre educatrice e pedagogista, anche a tutela del diritto all'istruzione e della libertà d'insegnamento.
(4-04549)

  Risposta. — Con riferimento alla vicenda dell'accorpamento degli istituti comprensivi «Rita Levi Montalcini» e «Maria Montessori» nel comune di Chiaravalle (Ancona), il competente ufficio scolastico regionale per le Marche, corrispondendo alla richiesta del Ministero di fornire elementi, ha comunicato quanto di seguito si riporta.
  Gli istituti comprensivi «Rita Levi Montalcini» e «Maria Montessori» (articolati in tre plessi scolastici, uno per ciascun ordine di scuola: infanzia, primaria e secondaria di primo grado) contano, rispettivamente, 879 e 421 alunni iscritti.
  L'istituto «Maria Montessori», invero, risulta sottodimensionato fin dall'anno scolastico 2018/2019 e, pertanto, da tale anno, è stata necessaria l'assegnazione di un dirigente scolastico e di un direttore dei servizi generali e amministrativi in reggenza.
  Negli ultimi cinque anni, inoltre, entrambi gli Istituti hanno registrato un costante calo del numero di iscritti – con una tendenza più marcata nell'istituto «Maria Montessori» – lasciando, prevedere, ragionevolmente, una progressiva riduzione della popolazione scolastica anche nei prossimi anni.
  Anche per l'anno scolastico 2024/2025, l'istituto «Maria Montessori» ha potuto avere l'assegnazione di un dirigente scolastico e di un direttore dei servizi generali e amministrativi in reggenza, in forza della deroga prevista dal Ministero, che è intervenuto con risorse proprie per consentire alle regioni che hanno riscontrato le maggiori difficoltà nell'attuazione della Riforma del dimensionamento di attivare un ulteriore numero di autonomie scolastiche rispetto a quelle previste dal piano di dimensionamento.
  Per quanto riguarda la programmazione della rete scolastica per l'anno scolastico 2025/2026, l'ipotesi di accorpamento tra i due istituti di Chiaravalle era già prevista nel parere del 12 settembre 2024 reso dall'Usr per le Marche, sulla base di alcune proposte di variazione della rete scolastica formulate dalla regione. Tale accorpamento – sebbene non presente nello schema di deliberazione regionale del 23 dicembre 2024, – è poi stato previsto nella deliberazione della giunta regionale del 30 dicembre 2024, nella quale è riportato che: «la presente proposta è stata successivamente modificata, inserendo per un maggior riequilibrio tra i territori, l'accorpamento dell'IC Montessori con l'IC Montalcini, entrambi insistenti su Chiaravalle, in sostituzione dell'iniziale accorpamento proposto fra l'IC di Piandimeleto e l'IC Macerata Feltria – Raffaello Sanzio». A tale delibera, l'Ufficio scolastico regionale ha doverosamente dato attuazione con decreto di recepimento del 9 gennaio 2025.
  Tanto premesso, si precisa che l'accorpamento in parola si limita esclusivamente a concentrare la dirigenza, gli uffici di segreteria e del personale scolastico nell'ambito di un'unica autonomia scolastica, senza che tale accorpamento possa determinare la riduzione dei plessi e della relativa offerta formativa, anche con riferimento alle sezioni e alle classi a indirizzo montessoriano, che mantengono, pertanto, la propria identità a tutela del diritto all'istruzione e della libertà d'insegnamento.

Il Ministro dell'istruzione e del merito: Giuseppe Valditara.


   MICHELOTTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale 68 (SS 68) attende da oltre 60 anni interventi di ammodernamento strutturale e funzionale;

   un primo progetto di trasformazione della stessa in superstrada, approvato e finanziato, fu interrotto nel 1992 in seguito alle proteste di gruppi ambientalisti, e da allora non è più seguito alcun intervento alternativo;

   la numerazione delle strade statali segue storicamente un ordine di rilevanza, e la strada immediatamente precedente, la SS 67 Tosco-Romagnola, costituisce oggi un asse fondamentale di collegamento, il cui percorso è stato in parte integrato nella Firenze-Pisa-Livorno;

   non esiste attualmente un collegamento diretto e adeguato tra Siena e Livorno, rendendo la SS 68 l'unica arteria stradale che collega strategicamente Poggibonsi a Cecina, e dunque l'Autopalio con l'Aurelia;

   da oltre 60 anni è noto un movimento franoso presso la località Mazzolla, originato dalla presenza di sorgenti d'acqua che hanno formato il cosiddetto Lago di Palagione a valle;

   recentemente la SS 68 è stata nuovamente chiusa per motivi di sicurezza dopo una prima chiusura avvenuta lo scorso dicembre, quando Anas ha provveduto alla realizzazione di una bretella provvisoria;

   le condizioni geologiche dell'area continuano a peggiorare, determinando ingenti costi emergenziali e causando grave disagio per i residenti delle Valdelsa e della Val di Cecina, nonché per il significativo flusso turistico e per il sistema imprenditoriale ed artigianale della zona;

   le liste civiche di opposizione di Volterra hanno segnalato da tempo le problematiche della zona, indicando chiaramente il rischio geologico e le conseguenze di un mancato intervento tempestivo;

   da circa due anni, il compartimento Anas Toscana ha avviato lo studio per un nuovo tracciato della SS 68 nel tratto di 3 chilometri compreso tra Roncolla e San Francesco, progetto che tuttavia continua a subire ritardi e rinvii –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione, quali siano le cause effettive dei ritardi accumulati finora nella progettazione e realizzazione del nuovo tracciato, se siano state condotte indagini geologiche approfondite per verificare l'effettiva sicurezza e stabilità del territorio, quali siano le tempistiche precise e definitive per l'avvio della gara d'appalto relativa ai lavori del nuovo tratto ammodernato, con classificazione di categoria C1 e i tempi di realizzazione di tali opere nella consapevolezza che ogni ritardo determina maggiori costi per la manutenzione dell'attuale tracciato, oltre che un ulteriore disagio per cittadini, per le imprese e per i turisti.
(4-04555)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  In premessa ricordo che la Strada statale 68 «Val di Cecina», che collega Cecina a Poggibonsi, è rientrata nella gestione di ANAS dal 16 novembre 2018. A partire da tale data, la citata società ha effettuato lavori di rifacimento della pavimentazione lungo il tracciato per un investimento complessivo di circa 6 milioni di euro, unitamente all'integrazione e sostituzione della segnaletica verticale.
  Per quanto attiene all'episodio richiamato dai senatori interroganti e riferito alla chiusura temporanea della circolazione veicolare a seguito della frana del 13 dicembre 2024, verificatasi al chilometro 43 in località Mazzolla del comune di Volterra, ANAS ha comunicato di aver realizzato una bretella provvisoria, a monte della statale, che ha consentito il ripristino del collegamento interrotto, seppur a senso unico alternato, regolato da impianto semaforico.
  Contestualmente è stata avviata la progettazione finalizzata alla ricostruzione del corpo stradale franato, per il quale si è utilizzato un finanziamento già programmato per la statale che prevedeva la realizzazione dei lavori di messa in sicurezza mediante rettifiche di curve nel tratto compreso tra il chilometro 43 bivio «Mazzolla» e il chilometro 45 in località «La Serra».
  In seguito ad un ulteriore evento franoso, verificatosi il 27 febbraio 2025, che ha causato l'arretramento della corona sommitale del corpo di frana, si è reso necessario disporre una nuova chiusura della strada statale.
  Contestualmente, ANAS ha avviato le attività di ripristino della bretella danneggiata ed è in corso l'allestimento di un sistema di monitoraggio automatizzato con allentamento in tempo reale della frana, finalizzato al controllo in continuo delle deformazioni, che interessa un'ampia porzione del territorio comunale di Volterra, attraversato dalla strada statale 68.
  A seguito di tali interventi, il 21 marzo 2025 è stato riaperto al traffico il
bypass provvisorio con senso unico alternato e limitatamente ai mezzi di massa inferiore a 3.5 tonnellate, garantendo il transito agli scuolabus.
  Inoltre, unitamente alle citate attività di monitoraggio, l'area della frana è stata oggetto di specifiche indagini sismiche e geofisiche che consentiranno di approfondire la conoscenza dei movimenti in atto e le caratteristiche evolutive della frana.
  Occorre, inoltre, precisare che è in corso la progettazione per lo spostamento verso monte dell'attuale tracciato della statale. Fermo restando l'eventuale necessità di aumentare il numero di letture delle strumentazioni installate nel corpo della frana di cui si diceva prima, la conclusione della suddetta progettazione è prevista entro il prossimo mese di giugno.
  Tali lavori trovano copertura economica nel Contratto di Programma MIT-ANAS 2021-2025. Dopo l'acquisizione dei pareri di legge, presumibilmente entro il secondo semestre del 2025, seguiranno le attività per l'affidamento dell'intervento avvalendosi di un'impresa già aggiudicataria di uno specifico accordo quadro.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Matteo Salvini.


   ONORI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 2 novembre 2024, la studentessa iraniana Ahoo Daryaei si era spogliata ed era rimasta in biancheria intima nel campus dell'università islamica di Azad di Teheran;

   non si sa con certezza cosa l'abbia spinta a tale gesto, tuttavia, stando a quanto riportato dalla newsletter Amirkabir, gestita da un movimento studentesco, la studentessa era stata ripetutamente aggredita da agenti di sicurezza perché non indossava correttamente l'hijab. Dunque, lei per protesta si sarebbe spogliata quasi del tutto, sedendosi in fondo a una scala e poi camminando in giro tra le persone a capelli sciolti;

   secondo testimoni menzionati dalla Bbc, la storia, invece, sarebbe un'altra: la studentessa sarebbe entrata in diverse classi dell'università con un telefono in mano. Secondo la loro ricostruzione, un docente infastidito avrebbe mandato uno studente a chiedere alla ragazza cosa stesse facendo e questa aveva iniziato a urlare. In seguito, uno dei testimoni ha detto di aver visto la ragazza in cortile senza vestiti. I testimoni però non sanno cosa sia successo da quando la ragazza era all'interno dell'edificio a quando è uscita e dopo si è svestita;

   la studentessa è stata arrestata e la sua sorte resta oscura;

   come riportato, l'agenzia di stampa iraniana Fars ha detto che in università la ragazza aveva indossato «abiti inappropriati» e che «si era spogliata» dopo che le guardie di sicurezza le avevano chiesto di rispettare le norme di abbigliamento richieste. Il responsabile della comunicazione dell'università, Syed Amir Mahjoub, ha negato le violenze nei suoi confronti dichiarando che in base alle prime indagini soffrirebbe di disturbi psicologici;

   Amnesty International ha rivolto un appello alle autorità iraniane al fine di «proteggerla da torture e maltrattamenti» e garantirle l'accesso ai familiari e all'assistenza legale;

   il fatto che secondo le dichiarazioni da parte di rappresentanti delle istituzioni la ragazza soffrirebbe «di un disturbo psicologico» fa temere a molti che si tratti della ricorrente tattica del regime volta a screditare il profilo di chi osa manifestare una qualsivoglia forma di dissenso –:

   quali orientamenti intenda assumere a favore del dato di fatto degli scarsi risultati delle pressioni internazionali, per quanto riguarda la costante violazione dei diritti umani e in particolare arresti e detenzioni arbitrarie;

   quali iniziative, per quanto di competenza intenda intraprendere per ottenere informazioni aggiornate dalle autorità iraniane in merito alle sorti di Ahoo Daryaei, auspicando che sia ancora in vita.
(4-03756)

  Risposta. — Il video nel quale Ahou Daryaei, dottoranda iraniana di 30 anni, si è spogliata il 2 novembre scorso davanti alla facoltà di letteratura francese, presso l'università islamica Azad di Teheran, rimanendo in indumenti intimi, ha avuto immediata e larghissima diffusione sulle piattaforme social iraniane e internazionali.
  Non appena appreso della vicenda, l'ambasciata a Teheran ha monitorato con attenzione, d'intesa con i
partner Ue, gli sviluppi del caso. Le circostanze che hanno portato all'azione plateale di Ahou Daryaei – nonché le attuali condizioni della ragazza – restano tuttavia ancora connotate da aspetti non chiari, difficilmente verificabili per l'assenza di fonti indipendenti attendibili.
  La ricostruzione dei fatti qui nota corrisponde a quella fornita dalle interroganti. Il gesto della ragazza sarebbe originato da un diverbio con il personale di sicurezza dell'università in quanto accusata di non indossare correttamente l'hijab, ragione per cui Ahou Daryaei si sarebbe spogliata in segno di protesta, per poi camminare e sostare di fronte all'ateneo indossando solo indumenti intimi. La studentessa sarebbe stata quindi fatta salire su un'auto priva di simboli identificativi e successivamente ricoverata presso un centro di salute mentale.
  Secondo quanto riferito dalla nostra Ambasciata, la portavoce del Governo iraniano ha sottolineato l'assenza di atti violenti al momento dell'accaduto verso la ragazza, nei confronti della quale non sarebbe stato aperto alcun fascicolo giudiziario. La portavoce ha poi aggiunto che la vicenda è trattata come un caso di disagio sociale, per il quale la giovane è stata trasferita dai servizi sociali di emergenza in un centro specializzato. È stato inoltre asserito che la ragazza soffrisse già da tempo di condizioni di disagio personale e psichico e che, per questo motivo, era già stata in precedenza sottoposta a trattamenti medici.
  Dopo due settimane dal fermo e di relativa degenza presso una struttura civile di salute mentale, il portavoce dell'autorità giudiziaria ha annunciato il 19 novembre che Ahou Daryaei è stata dimessa e affidata alle cure della famiglia. La giovane sarebbe stata rilasciata senza imputazioni a proprio carico per gli atti compiuti.
  Al di là della singola vicenda, l'Italia continua a manifestare alle autorità iraniane, in tutte le occasioni di contatti bilaterali – sia con l'ambasciata iraniana a Roma, sia per il tramite della nostra ambasciata a Teheran – la propria preoccupazione per la situazione dei diritti umani nel Paese e la ferma aspettativa che vengano tutelate le libertà fondamentali e garantiti i diritti umani, in particolare modo i diritti delle donne, la libertà di espressione e di manifestazione.
  In ambito multilaterale, l'Italia sostiene attivamente tutte le iniziative volte a condannare le gravi violazioni dei diritti umani in Iran e a esercitare pressioni sulle autorità iraniane per il rispetto di quest'ultimi, in particolare quelli delle donne.
  Il 18 marzo 2025 l'Italia è intervenuta nell'ambito del dialogo interattivo con il relatore speciale sulla situazione dei diritti umani in Iran e con la missione internazionale indipendente di accertamento dei fatti («
Fact-Finding Mission»), nel quadro della 58a sessione del Consiglio diritti umani Onu. Nell'occasione, l'Italia ha fra l'altro espresso la sua profonda preoccupazione per le gravi e continue violazioni dei diritti umani e per la repressione delle libertà civili in Iran, tra cui l'uso non necessario e sproporzionato della forza contro la popolazione civile. È stata ribadita la ferma opposizione del nostro Paese all'uso della pena capitale in ogni momento e in qualsiasi circostanza. L'Iran è stato esortato a fermare tutte le esecuzioni e a perseguire una politica coerente verso l'abolizione della pena di morte.
  Anche in occasione dell'esame dell'Iran nella cornice del meccanismo della
Universal Periodic Review (UPR) del Consiglio diritti umani, svoltosi lo scorso 24 gennaio a Ginevra, le nostre raccomandazioni si sono in particolare concentrate su quelle che riteniamo essere le più urgenti esigenze di tutela dei diritti umani nel Paese: l'introduzione di una moratoria sulle esecuzioni capitali e l'applicazione di pene alternative nei confronti dei minori e per i reati di lieve entità; il contrasto a ogni forma di discriminazione nei confronti di donne e ragazze; la garanzia di pari diritti civili e politici per tutti i cittadini senza alcuna discriminazione nei confronti di minoranze etniche e religiose; la tutela della libertà di opinione, espressione e riunione pacifica e la fine degli arresti arbitrari e delle persecuzioni nei confronti dei difensori dei diritti umani.
  Nell'ambito dei lavori della terza commissione della 79a sessione dell'assemblea generale delle Nazioni Unite, l'Italia, d'intesa con i
partner Ue e like-minded, ha sostenuto una risoluzione predisposta dal Canada sulla situazione dei diritti umani in Iran, adottata nel novembre scorso. In linea con le conclusioni del consiglio dell'Unione europea del 12 dicembre 2022, che hanno riaffermato il risoluto impegno di tutti gli Stati membri nell'attenzione alla tutela dei diritti umani nei rapporti con Teheran, l'Italia ha già votato con i partner Ue in maniera compatta a favore delle Risoluzioni sulla situazione dei diritti umani in Iran, adottate dall'assemblea generale dell'Onu nel dicembre 2022 e nel dicembre 2023 e – da ultimo – nel dicembre 2024, così come per la Risoluzione per l'espulsione dell'Iran dalla commissione delle Nazioni Unite sulla condizione delle donne (CSW).
  La nostra preoccupazione per le violazioni dei diritti umani in Iran, con particolare riferimento ai diritti delle donne, è stata più volte ribadita anche durante la Presidenza italiana del G7, sia nel comunicato finale della prima ministeriale esteri di Capri (17-19 aprile 2024) sia nel comunicato finale del Vertice di Borgo Egnazia (13-15 giugno 2024) che nel comunicato finale della seconda ministeriale esteri di Fiuggi (25 e 26 novembre 2024).

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Giorgio Silli.


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto appreso da fonti sindacali, una quarantina di aziende del settore tessile-abbigliamento di Martina Franca (Taranto) sta ricorrendo sempre più frequentemente agli ammortizzatori sociali, manifestando segnali di forte instabilità;

   in una lettera indirizzata a regione Puglia, Cna, Confindustria e sindaco di Martina Franca, il segretario generale della Filctem Cgil di Taranto ha avvertito della forte preoccupazione per il fatto che dall'inizio del 2024 almeno 700 lavoratori sono stati costretti alla cassa integrazione;

   si tratta di dati allarmanti, che confermano il sostanziale ridimensionamento dell'industria tessile nella provincia di Taranto, già duramente colpita dalla recente chiusura del polo tessile di Mottola –:

   se e quali iniziative di competenza intendano intraprendere per scongiurare l'ulteriore aggravarsi dei sintomi di crisi manifestati dal distretto tessile di Martina Franca e se intendano, a tal fine, convocare le parti sociali e datoriali e le istituzioni locali.
(4-02991)

  Risposta. — Con l'interrogazione in esame, l'onorevole interrogante fa riferimento al settore tessile e abbigliamento, specificamente al distretto tessile di Martina Franca (Taranto).
  Consapevole dell'importanza che il settore tessile, abbigliamento e moda riveste quale fonte di eccellenza del
Made in Italy, il Governo segue con attenzione le esigenze delle imprese operanti nel comparto.
  Le problematiche evidenziate con gli atti in parola sono oggetto di esame e di confronto alle riunioni del tavolo moda, istituito presso il Ministero delle imprese e del
made in Italy, a cui partecipano, peraltro, il Ministero dell'economia e delle finanze, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, oltre che Abi, Sace, rappresentanze sociali e datoriali e le amministrazioni dei diversi territori interessati.
  Considerate le specificità che caratterizzano le imprese dei settori produttivi del tessile, moda, cuoio, pelli, abbigliamento, calzature e occhialeria, accanto al tavolo principale si è provveduto a convocare anche singoli gruppi di lavoro sulle questioni concernenti le criticità fiscali, finanziarie e occupazionali.
  Per rispondere alle richieste avanzate dal sistema produttivo, sono state disegnate, nel tempo, diverse misure di sostegno al settore tessile e moda, tra cui il «Credito d'imposta ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica,
design e ideazione estetica» e le misure introdotte con la legge 27 dicembre 2023, n. 206 recante disposizioni organiche per la valorizzazione, la promozione e la tutela del Made in Italy (legge Made in Italy).
  In particolare, l'articolo 10 della legge
Made in Italy – recentemente rifinanziato con legge 30 dicembre 2024, n. 207 (legge di Bilancio 2025), per il triennio 2025-2027 – autorizza la spesa complessiva di 30,5 milioni di euro per la valorizzazione della filiera delle fibre tessili naturali e provenienti da processi da riciclo, in coerenza con i princìpi dello sviluppo sostenibile e con l'obiettivo di raggiungere una maggiore autonomia nell'approvvigionamento delle materie prime nell'industria tessile nazionale. I termini per la presentazione delle domande sono aperti e chiuderanno il 3 giugno 2025.
  Parimenti, l'articolo 11 della legge
Made in Italy autorizza la spesa di 15 milioni di euro per la realizzazione di investimenti finalizzati alla transizione ecologica e digitale nel settore della moda, degli accessori e del tessile. Al riguardo, si informa che il Ministero delle imprese e del made in Italy ha emanato un apposito decreto direttoriale con cui sono stati fissati i termini e le modalità di apertura delle domande di accesso alle agevolazioni per la realizzazione degli investimenti finalizzati alla transizione ecologica e digitale delle imprese del settore tessile, della moda e degli accessori, sull'intero territorio nazionale. Lo sportello si è chiuso il 31 gennaio 2025. Sono state presentate complessivamente 290 domande per un'agevolazione massima concedibile di circa 7,5 milioni di euro.
  Si ricorda, inoltre, che è stato recentemente adottato, dal Ministro dell'economia e delle finanze di concerto con il Mimit, il decreto che rende operativo il fondo nazionale per il
Made in Italy, istituito dall'articolo 4 della legge n. 206 del 2023, che dispone di circa 1 miliardo di euro di risorse pubbliche, cui si aggiungono gli apporti da parte degli investitori privati. Il fondo ha l'obiettivo strategico di sostenere la crescita, il rafforzamento e il rilancio delle filiere strategiche nazionali e il potenziamento dell'accesso alle materie prime critiche.
  Un altro strumento a favore delle Pmi del settore è rappresentato dalla misura agevolativa di cui al Fondo di garanzia Pmi. Numerose sono, infatti, le richieste di garanzia pervenute da imprese operanti nel settore della moda. Per quanto riguarda specificamente le imprese operanti nel settore della moda ubicate nella regione Marche, dal 2018 ad oggi sono state concesse 8.233 garanzie per un importo finanziato pari a 1 miliardo di euro e un importo garantito pari a 755,2 milioni di euro. Nel 2024 le garanzie concesse sono state 549 per un importo finanziato e garantito pari, rispettivamente, a 85,3 e 56,1 milioni di euro. Le garanzie concesse riguardano in prevalenza micro-imprese ubicate presso la provincia di Fermo, prevalentemente per operazioni aventi finalità di liquidità e in garanzia diretta.
  Per quello che attiene specificamente al sostegno alle imprese nell'affrontare le sfide legate all'innovazione tecnologica e alla produzione
green, si ricorda che, con l'articolo 38 del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19 (cosiddetto «decreto PNRR»), è stato istituito il piano transizione 5.0. Esso riconosce un credito di imposta proporzionale alla spesa sostenuta per gli investimenti effettuati in strutture produttive ubicate nel territorio dello Stato, nell'ambito di progetti di innovazione da cui consegua una riduzione dei consumi energetici.
  Inoltre, con decreto Mimit 23 gennaio 2025, sono state apportate modifiche al decreto 6 novembre 2024 recante le modalità di attuazione, nell'ambito del perimetro di operatività dello strumento agevolativo dei contratti di sviluppo, dello specifico intervento previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e le caratteristiche dei programmi di sviluppo potenzialmente ammissibili alle agevolazioni. Nello specifico è stata prevista una riserva di risorse in favore dei programmi di sviluppo relativi alla filiera strategica
design, moda e arredo, al fine di supportare le imprese nell'adozione di percorsi di sviluppo in grado di garantire una adeguata competitività nell'attuale contesto operativo.
  Delle risposte concrete e unitarie a sostegno delle imprese del settore in parola si è discusso in occasione della riunione del tavolo moda tenutasi il 24 gennaio scorso, che ha affrontato in particolare il problema delle sfide poste dalla duplice transizione
green e digitale. Nel corso della riunione, il Ministro Urso ha ricordato che, nel complesso, per il 2025 il Ministero ha destinato al settore 250 milioni di euro, così ripartiti: 100 milioni per i contratti di sviluppo, altri 100 milioni ai mini contratti di sviluppo, 15 milioni per accompagnare la transizione ecologica e digitale, 30,5 milioni per promuovere la sostenibilità nel settore moda.
  Si tratta di cifre significative messe a disposizione attraverso strumenti concreti per dare alle aziende della moda la stabilità e la fiducia di cui hanno bisogno per tornare a crescere. Determinante, in tal senso, è il disegno di legge sulle Pmi promosso dal Ministero delle imprese e del
made in Italy e recentemente approvato dal Consiglio dei ministri, che stanzia 100 milioni per i contratti di sviluppo per il settore della moda, oltre a prevedere misure innovative, come la staffetta generazionale nelle imprese, l'incentivazione alle aggregazioni e l'attesa riforma dello strumento dei confidi.
  La questione occupazionale delle imprese del settore è seguita dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, presente al tavolo moda, attraverso politiche attive e passive del lavoro. Sul punto, si ricorda il provvedimento approvato dal Governo il 21 ottobre scorso, per far fronte al problema occupazionale, con le otto settimane di cassa integrazione in deroga per i lavoratori di imprese con un numero di addetti pari o inferiore a 15. Ad ogni modo, da quanto esposto dal Ministero del lavoro alla riunione del 24 gennaio scorso, è emerso che il ricorso delle aziende della moda allo strumento della cassa integrazione straordinaria nell'ultimo anno sia stato particolarmente limitato. Secondo il monitoraggio dell'Inps per il 2024 e il 2025 per il settore della moda, su cui il Governo ha stanziato circa 110 milioni di euro (73,6 nel 2024 e 36,8 nel 2025), si evince infatti che sono stati erogati allo stato attuale solo 2,9 milioni per la cassa integrazione guadagni (Cig). A fronte di tale scenario, Mimit e Ministero del lavoro avvieranno al più presto un confronto con le regioni affinché, nel prorogare la misura sulla cassa integrazione, si possa anche perimetrare nuovamente il raggio di azione, in modo che lo strumento possa essere pienamente utilizzato.
  Il tavolo moda è anche la sede dove si stanno affrontando e si stanno trovando soluzioni ai problemi di natura fiscale, finanziaria e di accesso al credito delle imprese del settore in parola.
  Durante la riunione del 24 gennaio scorso è stato ripercorso quanto fatto dall'insediamento del gruppo di lavoro anche sul fronte finanziario e fiscale: dal riscadenzamento dei prestiti garantiti, grazie alla collaborazione con Abi, Mcc e Sace, all'approvazione del
vademecum che consente alle imprese in temporanea difficoltà la possibilità di accedere a una sospensione, fino a un periodo massimo di 12 mesi, dei pagamenti dei finanziamenti ricevuti dalla Simest.
  Per quello che riguarda la delicata questione della restituzione del credito d'imposta per ricerca e sviluppo del periodo 2015-2019, che ha colpito in particolare il settore tessile e moda, il legislatore ha inizialmente introdotto una procedura di riversamento spontaneo mediante la quale possono essere regolarizzati, senza l'irrogazione delle sanzioni e l'applicazione degli interessi, gli indebiti utilizzi in compensazione del credito di imposta. Successivamente, con legge di Bilancio 2025 (articolo 1, comma 458 e successivi) è stato previsto un contributo in conto capitale per le imprese che hanno presentato richiesta di accesso alla procedura di riversamento spontaneo entro il 31 ottobre 2024. Per tale finalità, nello stato di previsione del Ministero delle imprese e del
made in Italy è istituito un fondo con una dotazione finanziaria di 60 milioni di euro per l'anno 2025, di 50 milioni di euro per l'anno 2026, di 80 milioni di euro per l'anno 2027 e di 60 milioni di euro per l'anno 2028.
  Sul punto, in risposta alle esigenze espresse nel tavolo moda, è stato emanato l'articolo 19 del decreto-legge 14 marzo 2025, n. 25 (decreto PA) che riapre i termini per il riversamento all'erario, senza sanzioni, del credito di imposta ricerca e sviluppo al tempo fruito non validamente. Gli imprenditori potranno aderire entro il 3 giugno 2025, con la possibilità di restituire l'importo in tre rate. La misura rafforza l'intervento già previsto in legge di Bilancio, offrendo una soluzione sostenibile per attenuare gli effetti che continuano a gravare sulle imprese del settore.
  Inoltre, per evitare che i problemi interpretativi attuativi della misura del 2015 si ripropongano, il Mimit ha adottato linee guida per la corretta applicazione del nuovo «Credito d'imposta ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica,
design e ideazione estetica».
  Infine, si ricorda che, al fine di favorire l'applicazione delle agevolazioni in parola in condizioni di certezza operativa, è stata introdotta la possibilità per le imprese di richiedere una certificazione che attesti la qualificazione degli investimenti ai fini della loro classificazione nell'ambito delle attività ammissibili. Le certificazioni possono essere richieste a condizione che le violazioni relative all'utilizzo dei crediti d'imposta in parola non siano state già constatate con processo verbale di constatazione.
  Durante la riunione del 24 gennaio scorso, un
focus specifico è stato dedicato anche ai dossier europei ai quali il Governo italiano sta lavorando. Nello specifico, i dossier riguardano la responsabilità estesa del produttore per la filiera, sul quale il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, di concerto con il Mimit, ha redatto uno schema di decreto che ha introdotto importanti novità.
  Il Ministero delle imprese e del
made in Italy sta partecipando anche ai gruppi di lavoro europei sul Regolamento che riguarda l'etichettatura dei prodotti tessili, con l'obiettivo di modificare il contenuto complessivo del Regolamento tenendo conto delle esigenze delle imprese. Il Governo è, inoltre, impegnato nelle riunioni negoziali in Commissione per l'adozione del regolamento Ecodesign.
  Le misure messe in campo sono notevoli. Tuttavia, il Ministero delle imprese e del
made in Italy è consapevole che le difficoltà del settore non sono ancora risolte. In risposta al perdurare della situazione di crisi del settore, il Ministero sta lavorando, assieme ai principali stakeholder, a un «Piano Italia Moda». Obiettivo del piano è quello di fare squadra con gli attori del settore e affrontare le sfide che questi stanno affrontando, attraverso interventi mirati, mettendo in campo misure e risorse per superare questa fase in modo organico. Con il piano Italia per la Moda si vogliono offrire soluzioni strutturali alla filiera, contrastando la crisi di liquidità, supportando gli investimenti, promuovendo la transizione verso la sostenibilità, incentivando le aggregazioni orizzontali e verticali e rafforzando la lotta alla contraffazione. Il confronto con gli stakeholder è dunque in corso. Una volta concordata la struttura definitiva del «Piano Italia Moda», lo stesso sarà presentato al tavolo moda.
Il Sottosegretario di Stato per le imprese e il made in Italy: Massimo Bitonci.


   PASTORINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il collegamento fra Liguria e Piemonte, Asti-Acqui-Genova, rientra fra le peggiori tratte ferroviarie italiane per via dei tempi di percorrenza biblici e della mancanza di sicurezza, relativamente all'orario di arrivo nonché di eventuale coincidenza con gli altri treni. Infatti, la linea è caratterizzata per quasi la metà (46 chilometri) da un binario unico, la velocità massima raggiungibile è di 85 km/h ma per lunghi tratti quella effettiva è di 25 km/h, per un tempo di percorrenza di 3 ore;

   ad accentuare i disagi quotidiani si aggiungono i lavori che dalla seconda settimana di luglio 2024 interessano la tratta. In questa fase, come riportato nel comunicato stampa della Rete ferroviaria italiana, Rfi, saranno realizzati: il rinnovo e il risanamento di 12 chilometri di binario tra Campo Ligure e Ovada, un nuovo sottopasso con l'abbattimento delle barriere architettoniche nella stazione di Prasco Cremolino. A tali interventi si aggiungeranno lavori di manutenzione straordinaria alle gallerie Colla, Pre di Mè, Turchino e al viadotto Roveresso, nonché ulteriori lavori di manutenzione degli impianti di armamento e tecnologici. Contestualmente, al completamento dell'iter autorizzativo in corso, sarà dato avvio al cantiere della galleria artificiale di Mele;

   nello specifico, la tratta Asti-Acqui-Genova sarà percorribile come segue: da Asti ad Acqui Terme in treno, da Acqui a Campo Ligure sui bus sostitutivi, nuovamente in treno fino a Genova Sampierdarena con un ultimo cambio di treno per chi vuole proseguire fino alla stazione di Genova Brignole, e viceversa;

   un'odissea per i pendolari, lavoratori e studenti, ma anche per i tanti turisti che vorranno visitare le zone attraversate dalla linea. Risulta, inoltre, che anche la statale del Turchino potrebbe essere interessata da lavori e giornate di chiusura, rendendo la viabilità ancora più problematica. I sindaci dei territori interessati sono in prima linea e in stretto contatto con Rfi, nonostante ciò l'utenza lamenterebbe difficoltà e ritardi nei trasporti sostitutivi –:

   se stia monitorando la difficile situazione della viabilità ligure, con particolare riguardo alla tratta ferroviaria Asti-Acqui-Genova, garantendo tutti gli strumenti necessari affinché i disagi per i viaggiatori, causati dai lavori alle infrastrutture, siano ridotti al minimo.
(4-03129)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  L'ammodernamento e la messa in sicurezza della linea Acqui Terme/Alessandria-Ovada-Genova è previsto nell'ambito dalla Missione 3 — Componente 1 — Investimento 1.5 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
  Il progetto prevede una serie di interventi di natura infrastrutturale, distribuiti sulle tratte e sugli impianti, finalizzati all'incremento degli indici di regolarità e affidabilità nonché al miglioramento dell'accessibilità nelle stazioni.
  Più in dettaglio sono previsti:

   interventi diffusi di manutenzione su tutta la linea;

   il miglioramento delle condizioni di accessibilità negli impianti di Acqui Terme, Prasco Cremolino, Genova Costa di Sestri Ponente e Campoligure Masone;

   il restyling dei fabbricati di stazione a Genova Costa di Sestri, Campoligure Masone, Rossiglione e Prasco Cremolino;

   la sistemazione definitiva della stazione di Mele, con la realizzazione della galleria artificiale e il ripristino della configurazione originaria dell'impianto con un secondo binario.

  In riferimento a quest'ultimo intervento, il 28 gennaio 2025 si è conclusa la Conferenza dei servizi relativa all'approvazione del progetto esecutivo della «Galleria Artificiale necessaria per il ripristino del 2° binario della stazione di Mele». Inoltre, è in corso di completamento presso il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica la procedura di verifica di ottemperanza alle condizioni ambientali contenute nel provvedimento di verifica di assoggettabilità a VIA n. 409 del 25 novembre 2024. Pertanto, l'avvio dei lavori, allo stato attuale, è stimato entro il mese di aprile 2026.
  L'attivazione all'esercizio della linea, a seguito dei citati lavori di ammodernamento, è prevista entro il 2026.
  Per quanto concerne l'accessibilità della Strada Statale 456 «del Turchino», si segnala che i lavori ferroviari, che hanno comportato delle chiusure nel mese di luglio 2024, si sono conclusi con il completamento del rinnovo del binario tra Genova Borzoli e Ovada.
  Nel tratto ligure sono in fase di completamento i lavori di messa in sicurezza per l'esercizio provvisorio del ponte al chilometro 85+819 della statale in argomento. Per la messa in esercizio del sistema di pesatura dinamica sono state necessarie due chiusure della tratta in orario notturno, previste nei prossimi mesi.
  Al fine di coordinare i propri interventi, la società ANAS provvederà a concordare tali chiusure in seguito ad un tavolo tecnico a cui parteciperanno Autostrade per l'Italia, il comune di Campo Ligure e le autorità locali.
  Tra gli altri interventi, lo scorso 2 aprile sono stati consegnati i lavori per la realizzazione del muro di sostegno di controripa a protezione della sede stradale al chilometro 87+750, con l'installazione di un senso unico alternato per una durata di circa 120 giorni.
  Per quanto riguarda il tratto piemontese, al momento, non sono previsti cantieri di lavoro che comportino la chiusura della strada statale 456.
  

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Matteo Salvini.


   PICCOLOTTI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   è nota alle cronache la vicenda di Matteo Falcinelli, un ragazzo italiano di 25 anni, originario di Spoleto, a Miami per frequentare un master alla Florida International University, che la notte fra il 24 e il 25 febbraio 2024 ha subìto un violento arresto da parte delle forze dell'ordine statunitensi, con le accuse di resistenza a pubblico ufficiale, opposizione all'arresto e violazione di domicilio;

   la vicenda si sarebbe verificata nel corso di un intervento notturno in un locale da agenti fuori servizio. Da un diverbio con gli agenti in borghese sarebbe poi scaturito il fermo del giovane;

   le numerose notizie di stampa hanno diffuso le modalità particolarmente brutali con le quali si è svolto l'arresto: il ragazzo è stato sbattuto a terra dalla polizia e gli è stato premuto il volto e il collo contro l'asfalto con il ginocchio dell'agente. Una volta in una cella di transito alla stazione di polizia di North Miami Beach, in quattro lo avrebbero buttato a terra, gli avrebbero premuto la testa sul pavimento, girato su un fianco con le caviglie legate;

   le scene di violenza risultano siano state raccolte dalle bodycam indossate dagli agenti, anche quella all'interno della stazione di polizia, che il legale americano dello studente italiano è riuscito ad ottenere dalla procura solo il 12 aprile 2024 nell'ambito del processo, di fatto terminato con l'ammissione al Pti (pre trail intervention), una sorta di programma rieducativo alternativo al carcere, il parallelo della messa in prova in Italia, al termine del quale dal punto di vista giudiziario per lui la vicenda sarà chiusa;

   sempre dalle registrazioni della polizia si ricava che alle ore 4.29 del 25 febbraio 2024 Falcinelli viene raggiunto in cella da quattro agenti, che cominciano a torturarlo: gli legano i piedi con una cinghia e lo ammanettano con i polsi dietro la schiena, lasciandolo da solo nella stanza, costretto in una posizione tale da provocare appositamente dolore e difficoltà nella respirazione, per ben 13 minuti;

   Falcinelli è uscito di prigione grazie al pagamento di una cauzione. A causa delle percosse e delle violenze subite, è stato ricoverato in ospedale e posto nel reparto di psichiatria a causa del devastante quadro psicologico che presentava, con un alto rischio di suicidio;

   le violenze e le torture subite da Falcinelli rappresentano una chiara lesione dei diritti umani, del divieto di tortura e un attacco diretto alla dignità di un nostro concittadino che è stato lasciato solo, insieme alla sua famiglia, in tutto questo calvario, che rischia di condizionare per sempre la sua esistenza;

   nella risposta all'interrogazione 4-02788 in data 24 giugno il Sottosegretario affermava che il Ministro Tajani aveva incontrato alla Farnesina il legale incaricato dalla famiglia di Falcinelli, Francesco Maresca, per valutare insieme la vicenda e fornirgli l'assistenza del Ministero per i prossimi passi;

   dalla madre del ragazzo si apprende, però, che il Governo non avrebbe fornito alcun sostegno legale a Falcinelli, né assicurato al ragazzo e alla sua famiglia il necessario sostegno materiale e psicologico dopo le gravi violenze e torture subite;

   secondo la legislazione statunitense la promozione dell'azione penale è discrezionale, di conseguenza, perché vengano effettuate approfondite indagini dirette ad accertare la responsabilità penale degli agenti, risulta essere decisivo il supporto del Governo italiano e delle istituzioni diplomatiche affinché sollecitino un'iniziativa in tal senso –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere per far sì che il nostro connazionale possa ottenere piena giustizia, anche in sede penale;

   quali iniziative intenda adottare al fine di fornire a Matteo Falcinelli e alla sua famiglia il necessario supporto materiale, psicologico e legale finora mancati da parte delle istituzioni italiane.
(4-04295)

  Risposta. — Sin dall'inizio della vicenda che ha riguardato il signor Matteo Falcinelli, il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale – anche tramite il consolato generale a Miami – ne ha seguito gli sviluppi con la massima attenzione e prestato ogni assistenza al connazionale e ai suoi familiari, anche nelle relazioni con le autorità locali e con il legale scelto dalla famiglia.
  Nel richiamare la risposta fornita il 22 maggio 2024 al Suo precedente atto di sindacato ispettivo in materia, fornisco ulteriori informazioni sulle successive iniziative del Governo a sostegno del signor Falcinelli.
  Il 24 maggio il connazionale è stato ricevuto presso il consolato generale per presentare denuncia in relazione ai fatti avvenuti durante il suo stato di fermo. Già il 6 maggio lo stesso console generale aveva segnalato alle competenti autorità in Italia l'ipotesi di reato per presunto trattamento violento e degradante da parte delle locali autorità di pubblica sicurezza ai danni del signor Falcinelli.
  Il 28 maggio la signora Studenicova, madre del connazionale, ha incontrato presso il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale il direttore generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie, al fine di definire i passi successivi affinché il Signor Falcinelli potesse continuare gli studi negli Stati Uniti.
  Nei mesi successivi, abbiamo continuato a seguire l'
iter giudiziario negli Stati Uniti d'America e abbiamo favorevolmente accolto la decisione del tribunale di Miami – nell'udienza del 17 settembre – di far cadere tutti i capi d'imputazione che erano stati contestati al connazionale dopo l'arresto e il fermo amministrativo e, contestualmente, dichiarare anticipatamente chiuso il suo periodo di sorveglianza probatoria.
  Il consolato generale a Miami ha anche fornito assistenza alla famiglia Falcinelli nel quadro del procedimento disciplinare avviato nei confronti del connazionale dalla
Florida International University per asserita violazione del codice di condotta dell'Ateneo, in conseguenza delle intercorse vicende di polizia e giudiziarie. La Sede ha sensibilizzato le autorità accademiche in merito alla delicatezza del caso e auspicato che il connazionale non vedesse pregiudicato il proprio percorso di studi. Con nota del 9 dicembre, l'Ateneo – accogliendo le richieste del consolato generale – ha provveduto ad archiviare il procedimento disciplinare.
  A seguito del rientro in Italia del Signor Falcinelli, abbiamo più volte sensibilizzato l'ambasciata statunitense a Roma – come auspicato dalla famiglia – per il rilascio di un nuovo visto. Il 12 marzo 2025 le autorità statunitensi hanno approvato l'istanza di visto. Un risultato non scontato, ottenuto anche grazie all'interessamento della Farnesina.
  In merito all'assistenza legale, il consolato generale aveva fornito alla famiglia sin dall'inizio della vicenda un elenco di legali cui affidarsi nel caso in cui il connazionale intenda avviare una causa per il risarcimento del danno nei confronti del dipartimento di polizia di Miami.
  Per quanto riguarda la copertura delle spese legali, la normativa italiana non consente alle nostre Rappresentanze diplomatico-consolari il pagamento di tali spese nell'ambito di giudizi civili, mentre l'assistenza nell'ambito di processi penali può essere concessa solo in caso di comprovata indigenza dell'imputato e, in ogni caso, può coprire solo parzialmente le spese legali del procedimento.
  Il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale continua a seguire la vicenda con la massima attenzione e a fornire ogni sostegno possibile al connazionale e alla famiglia, nel rispetto della normativa vigente e delle determinazioni che saranno adottate dalle autorità giudiziarie statunitensi e italiane.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Giorgio Silli.


   RUBANO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   il 23 maggio 2024 si sono svolte le prove preselettive del concorso ordinario indetto con decreto del direttore generale 18 dicembre 2023, n. 2788 per 587 posti di dirigente scolastico;

   ai sensi di quanto disposto all'articolo 1 del decreto del Ministro dell'istruzione di concerto con il Ministro per la pubblica amministrazione e con il Ministro dell'economia e delle finanze 13 ottobre 2022, n. 194, recante il «Regolamento concernente la definizione delle modalità di svolgimento delle procedure concorsuali per l'accesso ai ruoli della dirigenza scolastica, ai sensi dell'articolo 29 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165», «Il reclutamento dei dirigenti scolastici si realizza mediante concorsi selettivi per titoli ed esami indetti con bando nazionale con cadenza triennale e organizzati su base regionale, subordinatamente alla disponibilità di posti vacanti e disponibili nel triennio di riferimento»;

   la procedura concorsuale è stata quindi indetta a livello nazionale ma si svolge in tutte le sue fasi a livello regionale esclusivamente presso gli uffici scolastici regionali che hanno posti da mettere a concorso, individuati nella tabella di cui al comma 4, dell'articolo 3, del decreto del direttore generale n. 2788 del 2023;

   l'articolo 6 del bando su citato, nel richiamare l'articolo 6 del decreto ministeriale n. 194 del 2022, disciplina lo svolgimento della prova preselettiva prevedendo al comma 9 che «All'esito della preselezione sono ammessi a sostenere la prova scritta di cui all'articolo 7, un numero di candidati pari a tre volte quello dei posti messi a concorso per ciascuna regione»;

   l'articolo 1, comma 1, lettera c), del decreto del Presidente della Repubblica n. 82 del 2023 recante il Regolamento recante modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 9 maggio 1994, n. 487, concernente norme sull'accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni e le modalità di svolgimento dei concorsi, dei concorsi unici e delle altre forme di assunzione nei pubblici impieghi – che sostituisce l'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica n. 487 del 1994 – prevede che il bando di concorso deve contenere, tra l'altro, i punteggi attribuibili e il punteggio minimo richiesto per l'ammissione a eventuali successive fasi concorsuali e per il conseguimento dell'idoneità;

   l'assenza nel bando di concorso n. 2788 del 2023 di una esplicita indicazione di un punteggio minimo richiesto per l'ammissione a eventuali prove successive alla prova preselettiva ha, di fatto, determinato una disparità nelle soglie di sbarramento regionali adottate per ammettere i candidati alla prova scritta con una difformità tra regioni: per esempio alcune regioni (Piemonte, Friuli-Venezia Giulia e Veneto) hanno una soglia minima di 35/50 (pari al 70 per cento delle risposte corrette), altre (Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana) in cui la soglia è stata 36/50, e l'unica regione ad aver avuto una soglia di 40/50 (pari all'80 per cento delle risposte corrette) è stata la regione Campania;

   preme ricordare che il concorso straordinario svoltosi il 6 maggio 2024 aveva una soglia di sbarramento unica al 60 per cento che il precedente concorso ordinario del 2017 aveva una soglia unica al 70 per cento e il concorso ordinano bandito nel 2011, nonostante fosse regionale, aveva una soglia di sbarramento unica nazionale al 70 per cento;

   le competenze minime oggetto di valutazione dovrebbero essere le stesse per tutti i candidati al fine di non determinare una palese disparità di trattamento che vede soccombere le regioni del Sud, in particolar modo la Campania –:

   quali iniziative, anche di natura amministrativa, il Ministro interrogato intenda intraprendere, quanto di competenza, al fine di evitare l'avvio di ulteriori contenziosi in merito alla procedura concorsuale di cui in premessa, anche valutando l'opportunità di individuare quale punteggio valido per l'ammissione alla prova scritta quello minimo conseguito sul territorio nazionale in sede di preselezione, in forza del quale sono stati ammessi candidati alla prova successiva.
(4-02928)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, si rappresenta, preliminarmente, che il concorso ordinario per il reclutamento di 587 dirigenti scolastici, di cui al decreto direttoriale 18 dicembre 2023, n. 2788, è stato bandito ai sensi dell'articolo 29 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, che prevede lo svolgimento di un concorso per titoli ed esami, organizzato su base regionale e bandito dal Ministero dell'istruzione e del merito, così come si sta svolgendo la selezione in esame, esclusivamente presso gli uffici scolastici regionali che hanno disponibilità di posti da coprire, come individuati e resi noti nella tabella di cui al comma 4, dell'articolo 3 del suddetto bando.
  La «regionalizzazione» della procedura di selezione – che è stata prevista anche per superare alcune difficoltà organizzative verificatesi nel precedente concorso svoltosi a livello nazionale nel 2017 – nonché l'indicazione, nel bando, dei contingenti regionali messi a concorso, hanno consentito ai candidati di valutare in quale regione presentare domanda di partecipazione, evitando, in tal modo, di essere assegnati, qualora vincitori, in Regioni lontane da quella di residenza, come invece può accadere nei concorsi organizzati a livello nazionale (come a esempio, nel precedente concorso di cui al decreto direttoriale 23 novembre 2017, n. 1259).
  Per quanto concerne le soglie di sbarramento regionali per l'ammissione alla prova scritta del concorso, si precisa che, in base all'esito della prova preselettiva, è stato ammesso a sostenere la prova scritta un numero di candidati pari a tre volte quello dei posti messi a concorso per ciascuna regione, come previsto, rispettivamente, all'articolo 6, comma 9, del citato bando di concorso e dall'articolo 6, comma 11, del regolamento di cui al decreto del Ministro dell'istruzione n. 194 del 2022, concernente la definizione delle modalità di svolgimento delle procedure concorsuali per l'accesso ai ruoli della dirigenza scolastica, ai sensi dell'articolo 29 del decreto legislativo n. 165 del 2001.
  Pertanto, poiché ogni regione ha potuto mettere a bando solo il relativo numero di posti vacanti e disponibili per le assunzioni nel triennio di riferimento, ne consegue che in ciascun territorio regionale il punteggio che consente ai candidati di accedere alla prova successiva dipende, necessariamente, dai punteggi conseguiti e dal rapporto tra il numero dei candidati e il numero dei posti disponibili. È di tutta evidenza che la maggiore concentrazione di candidati nelle regioni del centro-sud ha determinato, in tali territori, una soglia di sbarramento più elevata per la prova preselettiva, proprio in quanto non era prevista una soglia minima, diversamente da quanto indicato per la prova scritta e per quella orale.
  Pertanto, la «regionalizzazione» della procedura non ha determinato una disparità di trattamento, e non appare né iniqua né in contrasto con il principio di buon andamento della pubblica amministrazione, posto che a ogni aspirante è data a monte la medesima possibilità di scelta, rilevando il principio di autoresponsabilità, per il quale ciascuno dei candidati assume nella propria sfera giuridica le conseguenze di tale scelta (cfr. Tar Lazio, n. 13367/2024 e n. 9603/2019).
  Alla luce di quanto rappresentato, risulta, pertanto, corretta la procedura di svolgimento della prova preselettiva del concorso ordinario per dirigenti scolastici, come ribadito anche dalla giurisprudenza amministrativa intervenuta in merito.

Il Ministro dell'istruzione e del merito: Giuseppe Valditara.


   SERRACCHIANI, GUERRA e VACCARI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   non accenna a diminuire nemmeno in questo primo scorcio di 2025 la gravissima emergenza nelle nostre carceri;

   nella mattinata di lunedì 3 febbraio 2025, nel carcere di Modena, è stato trovato morto in cella un detenuto di 27 anni di nazionalità marocchina. Il decesso, secondo le prime informazioni, risalirebbe alla nottata tra domenica e lunedì. Non sono ancora note, tuttavia, le cause della morte, ma si apprende che il giovane era seguito per la sua salute mentale ed era in terapia al SerD;

   a dare notizia del decesso è stato il garante regionale per i detenuti dell'Emilia-Romagna Roberto Cavalieri: secondo la sua ricostruzione, il 29 gennaio 2025 il ventisettenne aveva incontrato uno psicologo ed era stata revocata l'indicazione di «rischio suicidario lieve» con la quale il giovane – che era in terapia per il SerD e per la salute mentale e aveva una normale prescrizione di farmaci – era stato «contrassegnato» in precedenza;

   si tratta, in ogni caso, del quarto detenuto morto nell'istituto penitenziario modenese solo nell'ultimo mese: numeri preoccupanti per un fenomeno che già l'anno scorso in tutta Italia aveva fatto registrare numeri record;

   il Governo continua a non dimostrarsi minimamente all'altezza di una simile crisi: nel sistema dell'esecuzione penale il personale, tra cui la polizia penitenziaria è sotto organico e provata dalla sfida della gestione della popolazione carceraria; la presenza di persone in condizioni psichiatriche difficili tra i detenuti è molto alta, così come quella di persone in stato di depressione o di dipendenza da sostanze stupefacenti. Individui per i quali il carcere non è il luogo adatto. La presenza di psicologi, psichiatri, personale sanitario è modestissima, e le Rems, destinate a soggetti psichiatrici pericolosi, non sono sufficienti per distribuzione e posti per l'accoglienza;

   in particolare, infatti, la situazione della gestione della salute mentale in carcere è una criticità che impone al Governo attenzione immediata. Si continua a chiedere misure di prevenzione del suicidio perché con questa totale mancanza di interesse e di presa in carico del fenomeno si costringe la polizia penitenziaria e il personale a svolgere mansioni pesantemente usuranti, che esulano dalle loro mansioni e dalle loro competenze. In carceri così sovraffollate diventa sempre più difficile poter rispondere alle finalità rieducative della pena o dare maggiori speranze a chi è costretto a viverci. Altro indicatore importante della crisi attuale è il totale delle persone morte in un istituto penitenziario nel 2024: sono 232, la cifra più alta dal 1992 a oggi secondo i dati di Ristretti Orizzonti. Almeno 7 di loro sono agenti di polizia penitenziaria –:

   se il Ministro interrogato non ritenga urgente adottare iniziative, per quanto di competenza, per contribuire a fare luce sulle reali cause della morte del detenuto nel carcere di Modena, e se le sue condizioni di salute fossero realmente compatibili con il regime penitenziario, nonché se ritenga non più rinviabile adottare iniziative immediate, sia finanziarie sia organizzative, necessarie a realizzare nuove residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza, a garantire e implementare la funzionalità e l'organizzazione degli uffici e delle strutture di esecuzione penale esterna e per la messa alla prova, aumentando il personale e portando a termine i concorsi già banditi, a potenziare gli organici dei funzionari della professionalità giuridico-pedagogica, di servizio sociale e mediatore culturale, a ristorare i tagli effettuati alla giustizia riparativa e alla amministrazione penitenziaria, alla giustizia minorile e all'edilizia penitenziaria, ed effettuare ulteriori stanziamenti ed investimenti, nonché a stanziare adeguate risorse per consentire il pagamento dei professionisti psicologi e criminologi esperti di cui all'articolo 80 della legge 26 luglio 1975, n. 354, le cui prestazioni sono aumentate a seguito delle richieste provenienti dagli istituti penitenziari per far fronte alle esigenze relative alla riduzione del rischio suicidario.
(4-04257)

  Risposta. — L'atto di sindacato ispettivo in esame, partendo dal verificarsi del decesso di un detenuto presso la casa circondariale di Modena, solleva specifici quesiti in ordine ad aspetti di criticità del sistema penitenziario, con particolare riferimento alla gestione dei soggetti affetti da patologie psichiatriche, alla prevenzione degli eventi suicidari, alla realizzazione di nuove residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza (R.e.m.s.) e alla penuria di risorse finanziarie destinate al comparto giustizia.
  Dalle notizie rese dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, opportunamente interessato, l'evento critico, verificatosi il 3 febbraio 2025 presso la casa circondariale di Modena, riguarda il detenuto Doubali Mohamed, ristretto presso l'istituto modenese il 9 maggio 2023.
  Il 3 febbraio 2025, l'agente addetto alla vigilanza della settima sezione circondariale ordinaria, verso le ore 10 veniva chiamato da un altro detenuto, il quale riferiva che uno dei compagni di camera non gli rispondeva. Immediatamente, tramite contatto radio, l'agente avvertiva il personale sanitario che giungevano sul piano. Il medico di turno, giunto in sezione alle ore 10:35 «trovava Doubali a terra, privo di coscienza, in arresto cardio-circolatorio, con macchie ipostatiche e cute marezzata», veniva richiesto, pertanto, l'intervento del 118 che, una volta giunto in istituto, ne constatava il decesso.
  Come confermato dalla competente articolazione ministeriale, del tragico evento risulta pienamente investita l'autorità giudiziaria che ha prontamente dato corso alle indagini.
  Dalla documentazione inviata dalla direzione della casa circondariale di Modena, risulta che già il 17 gennaio 2025 il detenuto veniva trovato a terra, privo di sensi, all'interno della camera di pernottamento, ma, immediatamente condotto in infermeria per le cure del caso, lo stesso si riprendeva, dichiarando di aver assunto una dose di farmaci superiore rispetto a quelli prescrittigli. In quel caso, il sanitario valutava l'opportunità di allocare il ristretto nella sezione Icare, a rischio medio. Tuttavia, attesa l'indisponibilità di posti nella predetta sezione, il Doubali veniva lasciato nella sezione d'appartenenza, in attesa di visita urgente da parte dello psicologo e dello psichiatra.
  Il 18 gennaio 2025, dopo la visita con la psicologa, il detenuto veniva valutato a rischio lieve e rimaneva presso la sezione circondariale ordinaria. Veniva segnalato, altresì, ai responsabili delle aree trattamentale e sanitaria, oltre che allo
staff multidisciplinare.
  Il 21 gennaio 2025, veniva visitato anche dallo specialista psichiatra e ne veniva confermato il rischio lieve, con contemporanea segnalazione al Serdp per le condotte d'abuso e la pertinenza del caso.
  La direzione generale dei detenuti e del trattamento, il 13 febbraio 2025, ha dato prontamente incarico al provveditorato regionale di Bologna di procedere ad approfondita indagine ispettiva, volta a ricostruire cause e modalità dell'evento, previo rilascio del nulla-osta, richiesto alla competente procura della Repubblica, per poter procedere all'indagine amministrativa.
  Questa la ricostruzione dell'evento critico, che ci riporta al dato drammatico dei suicidi all'interno del mondo carcerario e che obbliga a interrogarsi, ogni volta, sulle cause e ad adoperarsi per prevenire concretamente il ripetersi di eventi tragici.
  Partendo dai dati costantemente monitorati, risulta che dal 1° gennaio al 3 marzo 2025, dalla consultazione dell'apposito applicativo in uso alla sala situazioni del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, presso gli istituti di pena del Paese si sono registrati complessivamente 50 decessi di detenuti (+2 esterni all'istituto), di cui 28 per cause naturali, 10 per cause da accertare e 12 suicidi.
  Con specifico riferimento, invece, alla casa circondariale di Modena, nello stesso arco temporale, sono stati registrati un totale di 3 decessi, di cui 2 per cause da accertare e 1 suicidio.
  Per tale ragione, uno dei fronti su cui il Ministero della giustizia è maggiormente impegnato è quello del potenziamento della rete di assistenza psicologica con progetti di monitoraggio in corso da tempo. Prosegue inoltre l'opera di reclutamento di adeguato personale specializzato per rispondere alle crescenti esigenze riscontrate tra la popolazione carceraria.
  Per la prima volta, si rileva con soddisfazione, è stata integralmente coperta la pianta organica dei funzionari giuridico-pedagogici, di circa 1.100 unità.
  Anche sulla dotazione di risorse finanziarie, il Ministero è intervenuto con determinazione: per il 2024 le risorse a bilancio per i servizi di assistenza psicologica sono state di circa 14 milioni di euro, quasi il triplo dell'anno precedente.
  Al fine di realizzare una serie di interventi operativi atti non solo a ripristinare, bensì a incrementare ulteriormente l'assistenza psicologica negli istituti a livello nazionale, si è proceduto, altresì, alla presentazione alla cassa delle ammende di due appositi progetti, già approvati.
  Il primo, denominato «Integrando Mediazione 2024», per l'importo di 1.000.000 di euro, al fine di incrementare l'assunzione di mediatori culturali; il secondo, denominato «Integrando Osservazione 2024», per l'importo di 4.000.000 di euro, per l'incremento delle assunzioni di esperti
ex articolo 80 dell'ordinamento penitenziario.
  Inoltre, il Ministero della giustizia ha procurato un'integrazione di risorse pari a 5.000.000 di euro sul bilancio, relativamente al capitolo di spesa 1766 p.g. 2, pertinente, per l'appunto, all'osservazione psicologica.
  Pertanto, le risorse messe a disposizione sono state più che triplicate già rispetto al 2023 (nel totale 14.491.406 euro, a fronte di 4.491.406 euro), al fine di fornire un valido supporto anche e soprattutto nell'ottica della prevenzione del rischio suicidano negli istituti penitenziari.
  Per psicologi e psichiatri, il trasferimento della medicina penitenziaria al Servizio sanitario nazionale richiede ora la collaborazione con gli organi sanitari regionali e territoriali per l'erogazione dell'assistenza sanitaria presso gli istituti di pena. È in questo contesto che il Ministero sta costantemente interloquendo con la conferenza Stato-regioni, proprio per assicurare un tempestivo confronto sui temi dell'assistenza sanitaria, finalizzato all'attuazione di tutte le iniziative possibili a beneficio della popolazione carceraria.
  Nella consapevolezza che il disagio psichico delle persone detenute richiede attenzioni costanti e che l'azione dell'intero dipartimento dell'amministrazione penitenziaria è costantemente orientata a dedicare energie e risorse disponibili alla ricerca di ogni possibile sinergia con le autorità sanitarie, per garantire l'implementazione della rete dei servizi psichiatrici negli istituti penitenziari e contrastare quanto più possibile tale fenomeno, è doveroso citare le A.t.s.m. (Articolazione per la tutela della salute mentale), realizzate per accogliere i detenuti sottoposti ai provvedimenti dell'autorità giudiziaria.
  Si tratta di sezioni dedicate alla tutela della salute mentale, la cui individuazione avviene in collaborazione con le regioni e le aziende sanitarie locali, che dispongono il relativo presidio sanitario. All'interno di queste articolazioni vengono assegnati i detenuti condannati a pena diminuita ai sensi dell'articolo 111 del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000 e i detenuti sottoposti all'accertamento dell'infermità psichica ai sensi dell'articolo 112 del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000.
  Si consideri, tuttavia, che non tutti i reclusi presentano caratteristiche tali da chiederne la gestione e la cura all'interno delle sezioni A.t.s.m. In molti casi, dunque, l'assistenza sanitaria necessaria viene fornita efficacemente dal presidio psichiatrico attivo presso i reparti ordinari degli istituti.
  Obiettivo del Ministero della giustizia è, comunque, quello di implementare la realizzazione delle sezioni A.t.s.m. e dei presidi sanitari all'interno degli istituti di pena.
  Per tale ragione, sono continue e incessanti le interlocuzioni avviate da questa Amministrazione con le rispettive Autorità sanitarie.
  Sul piano strettamente amministrativo, il tema dell'accoglienza dei pazienti psichiatrici autori di reato presso le residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza è ormai da tempo al centro delle costanti attenzioni dell'Amministrazione, sebbene, com'è noto, la normativa che attualmente regola il sistema delle R.e.m.s. – la cui gestione è integralmente affidata al Servizio sanitario nazionale – assegni al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria il mero ruolo di raccogliere e smistare le richieste di posti-letto provenienti dall'autorità giudiziaria.
  Le liste di attesa in R.e.m.s. vengono infatti tenute, da sempre, dalle singole regioni e dalle province autonome.
  Non è stato mai consentito l'ingresso, dallo stato di libertà, in istituti penitenziari, di persone sottoposte alla misura di sicurezza detentiva dell'ospedale psichiatrico giudiziario oppure della casa di cura e custodia, da eseguirsi presso R.e.m.s.
  Cionondimeno, nella consapevolezza dell'estrema rilevanza del problema, la competente direzione generale dei detenuti e del trattamento sta richiedendo insistentemente a tutte le autorità competenti che si dia immediato corso a una implementazione della dotazione infrastrutturale di posti-letto in R.e.m.s. e che, in ogni caso, venga stabilmente assegnata priorità nei ricoveri alle persone ancora detenute in tutte le regioni.
  Inoltre, la predetta Direzione generale compie un monitoraggio quotidiano della situazione a livello sia regionale sia nazionale, per gli aspetti riguardanti le ordinanze e le sentenze emesse dalle competenti autorità giudiziarie; il monitoraggio si basa principalmente su due parametri: il primo, sulla raccolta di dati inerenti all'eseguibilità delle ordinanze o sentenze, disposte dalle competenti autorità giudiziarie; il secondo, sulla cancellazione di quei soggetti nei confronti dei quali viene modificata o revocata la misura di sicurezza detentiva in R.e.m.s.
  La raccolta dei dati da parte delle regioni avviene, invece, tramite un sistema cosiddetto «SMOP» (gestito dalla regione Campania).
  La predetta direzione generale, in concreto, ha sempre richiesto la realizzazione di almeno 1.290 posti letto, distribuiti percentualmente in base alla densità della popolazione residente a livello regionale.
  Sempre sotto il profilo della collaborazione istituzionale, è stato costituito, altresì, un tavolo tecnico in collaborazione tra il Ministero della giustizia e il Ministero della sanità, al fine di sollecitare e coordinare le regioni affinché risolvano la questione della carenza dei posti letto in R.e.m.s., assicurando che ogni regione adempia ai propri doveri in materia di salute mentale e diritti umani.
  Per quanto concerne il tema dell'insufficienza numerica dei posti-letto in R.e.m.s., è bene precisare che, stante la gestione esclusivamente sanitaria di dette strutture, la realizzazione di nuove residenze ovvero l'ampliamento di quelle esistenti non rientrano tra le competenze amministrative e finanziarie del Ministero della giustizia.
  I medesimi quesiti in ordine alla compatibilità o meno dello stato di salute psichica del detenuto con il regime detentivo inframurario riguardano chiaramente anche il comparto minorile.
  Anche la direzione generale per la giustizia minorile e di comunità partecipa tuttora, in rappresentanza del dipartimento, alle riunioni del Tavolo permanente della Sanità penitenziaria, il cui «Sottogruppo Rems» ha lavorato, in questi anni, alla revisione dell'accordo di collaborazione interistituzionale della conferenza unificata, rinnovato nel 2022.
  Ad oggi, l'amministrazione ha sottoscritto, tramite gli U.e.p.e., 18 accordi territoriali con i responsabili dei servizi sanitari psichiatrici delle Asl e con i rappresentanti della magistratura competente, ai fini della gestione dei pazienti sottoposti a misure di sicurezza, nel pieno recepimento dei contenuti del suddetto accordo.
  Ciò premesso, il dato positivo da precisare è che il comparto minorile è del tutto esente, già da molti anni, dal tragico fenomeno suicidario.
  Pur tuttavia, si procede, analogamente al sistema per i detenuti adulti, ad un costante monitoraggio volto alla gestione del rischio suicidario all'interno dei servizi penali minorili di tipo residenziale, effettuato dagli operatori e dal personale addetto alla sicurezza, in attuazione del vigente «Piano Nazionale per la Prevenzione del Rischio Autolesivo e Suicidario nei servizi residenziali minorili del Dipartimento per la Giustizia minorile e di Comunità» adottato in data 26 ottobre 2017 dalla Conferenza Unificata Stato-regioni.
  Sotto l'ulteriore profilo sollevato nell'atto di sindacato ispettivo, deve anzitutto premettersi che dipartimento di giustizia minorile e di comunità impiega gli esperti
ex articolo 80 dell'ordinamento penitenziario nelle attività di osservazione e trattamento delle persone in esecuzione di misure e sanzioni di comunità e nell'attività istruttoria per l'accesso alle predette misure.
  Ne consegue che gli esperti convenzionati dagli Uffici territoriali dell'Amministrazione non svolgono alcuna attività di supporto alle persone detenute, attività che è invece demandata al Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, che vi provvede avvalendosi di psicologi, criminologi e mediatori culturali.
  Si rappresenta, comunque, che nell'anno 2024 negli uffici di esecuzione penale esterna sono stati impiegati complessivamente 291 esperti
ex articolo 80 dell'ordinamento penitenziario, i cui compensi gravano sul capitolo di spesa 2134. Per tale voce di spesa, nel 2024, sono stati stanziati 4.448.450,09 euro.
  Si evidenzia, inoltre, che la direzione generale per la giustizia minorile e di Comunità, nel biennio 2023-2024, ha richiesto ed ottenuto dalla cassa delle ammende finanziamenti per i seguenti progetti:

   Construere 1: 1.293.685,50 euro (Uiepe e Cgm) con il quale sono stati convenzionati 106 Esperti;

   Construere 2: 2.075.220 euro (Uiepe e Cgm); con il quale sono stati convenzionati 107 Esperti.

  Infine, con riguardo al quesito relativo al potenziamento del personale del comparto funzioni centrali e sotto il profilo delle carenze di personale, il dipartimento di giustizia minorile ha promosso il potenziamento delle figure educative di riferimento, perseguito con l'assunzione nel 2024 di cospicui contingenti di nuovi Funzionari della professionalità pedagogica e sociale, che proseguirà anche nel 2025 – nonché l'incremento della presenza degli esperti psicologi – ed in particolare di etnopsicologi – ex articolo 80 ordinamento penitenziario, chiamati a coadiuvare gli operatori nell'osservazione e nel trattamento del condannato.
  Inoltre, il progressivo incremento del collocamento in comunità da parte dell'autorità giudiziaria, sia come misura cautelare, sia per lo svolgimento della messa alla prova ai sensi dell'articolo 28 del decreto del Presidente della Repubblica n. 448 del 1988 – in tutti i casi in cui, come in particolare per i minori stranieri non accompagnati, non sia possibile attuarla presso il domicilio – ha indotto necessariamente il dipartimento della giustizia minorile e di comunità ad avviare una rivisitazione del modello organizzativo delle comunità minorili, sino ad oggi quantitativamente e qualitativamente insufficienti, in particolare promuovendo la realizzazione di nuove strutture comunitarie ad alta integrazione sanitaria o di «comunità filtro», anche in co-gestione con gli enti locali e il privato sociale, in grado di rispondere alla complessità delle esigenze dei giovani immessi nel circuito penale.
  All'esito di tale complessa e laboriosa attività, in data 17 febbraio 2025 è stata inaugurata la prima delle tre strutture ubicate in Lombardia (sita nel comune di Casteggio (Pavia)), che fa capo all'Ente «
Recovery for life» e sarà accreditata a partire dal 10 febbraio 2025. A breve, ultimate le procedure di accreditamento e le conseguenti formalità, saranno operative, nella medesima regione, le altre 2 nuove comunità residenziali sperimentali di tipo socio-sanitario ad elevata integrazione terapeutica – gestite in stretta collaborazione con le Asl competenti, mentre altre, dislocate nel centro Italia e nelle isole, entreranno in funzione nella seconda metà del 2025. Ad oggi, infatti, sono già stati definiti ed approvati dalla regione Campania gli atti preliminari necessari all'apertura di una comunità integrata nel territorio casertano e sono stati, inoltre, avviati tavoli di confronto con le regioni Sardegna e Lazio per l'apertura, rispettivamente, di una struttura in Sardegna e di due nel Lazio.
  Una volta a regime, queste strutture innovative concorreranno a ridurre progressivamente, in modo significativo, la presenza negli Istituti penali minorili di quella componente di utenti affetti da gravi problematiche e a garantirne un'adeguata presa in carico specialistica, continuativa e coordinata, da parte dei competenti servizi sanitari locali, contribuendo, in tal modo, ad adempiere al mandato istituzionale, in modo aderente al dettato costituzionale.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   SERRACCHIANI, MEROLA, CUPERLO, DI BIASE, SCARPA, LACARRA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da una nota stampa congiunta del Garante per i diritti delle persone private della libertà personale del comune di Bologna e del Garante delle persone private della libertà personale della regione Emilia-Romagna, inviata ai media locali e formalmente indirizzata ai vertici del Dipartimento della giustizia minorile e di comunità, si apprende di una soluzione organizzativa che il Dipartimento della giustizia minorile e di comunità, in ampio accordo con il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, intenderebbe mettere in atto per fronteggiare il sovraffollamento a livello nazionale degli istituti penali per i minorenni;

   la soluzione in questione consisterebbe nel concentrare 60-70 ragazzi, giovani adulti, provenienti da vari istituti, all'interno di una sezione detentiva della Casa circondariale di Bologna, che verrebbero comunque tenuti separati dalla popolazione detenuta adulta, con personale applicato dalla giustizia minorile, in un contesto che verrebbe considerato a tutti gli effetti parte del circuito detentivo minorile, come se fosse un'appendice dell'Istituto penale per i minorenni di Bologna;

   i ragazzi, giovani adulti, potranno verosimilmente essere selezionati fra coloro che allo stato non presentano significative forme di adesione ai progetti di intervento educativo in atto nelle carceri minorili di attuale assegnazione;

   si tratterebbe di un'azione organizzativa a tempo, sino alla concreta disponibilità di ulteriori posti che dovrebbe avvenire anche attraverso l'apertura di nuovi istituti dedicati ai minori, all'interno del circuito detentivo minorile e che, se confermata, suscita enormi perplessità e grave preoccupazione nella misura in cui si prefigura un'alta concentrazione di vicende personali e detentive più problematiche di altre, anche incardinata nella prospettiva concreta di una precaria e incongrua offerta di interventi educativi, e anche non escludendo che possano comunque prendere corpo forme di pericolosa e negativa influenza da parte della popolazione detenuta adulta in danno dei ragazzi, benché tenuti separati;

   a parere degli interroganti il Ministro interrogato e il Governo si sono però caratterizzati sin dalla prima legge di bilancio della XIX legislatura per avere penalizzato gravemente il personale del Dap e della giustizia minorile e per l'esecuzione penale esterna: risorse tagliate sin dalla legge di bilancio per il 2023 sia con l'ultima per il 2025 al Dipartimento della amministrazione penitenziaria e al Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno ed urgente fornire chiarimenti in merito alla fondatezza dell'ipotesi esposta in premessa, che, qualora effettivamente fosse nei piani del Ministero della giustizia, rappresenterebbe una soluzione, oltre che inefficace, addirittura pericolosa per la gestione e il regolare espletamento delle funzioni istituzionali del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, che necessita, piuttosto, di interventi e di investimenti finalizzati al personale e al miglioramento delle condizioni detentive e delle attività trattamentali destinate all'esecuzione penale, alla messa alla prova, alle pene alternative.
(4-04276)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, con i quali i deputati interroganti sollevano specifici quesiti in ordine all'ipotesi di istituzione di una sezione detentiva riservata ai detenuti minori all'interno della casa circondariale di Bologna, si rappresenta quanto segue.
  Occorre preliminarmente rappresentare che questa amministrazione, sin dal suo insediamento, ha dovuto prendere atto della sussistenza, a carico del comparto minorile, di una serie di criticità cronologicamente risalenti, persistenti, croniche e irrisolte, rispetto alle quali si è prontamente attivata per individuare soluzioni concrete, non senza elaborare una strategia prospettica che prevedesse una complessità di interventi, tutti strettamente interconnessi, ma che richiedono, tuttavia, ingenti risorse e tempistiche a medio e lungo termine.
  Nell'alveo di tale strategia, il dipartimento per la giustizia minorile e di comunità ha enucleato un progetto di lungo respiro, incentrato da un lato sulla creazione di nuove comunità socio-educative ad alta integrazione sanitaria, per minori e giovani adulti con problematiche di disagio psichico e abuso/dipendenza da sostanze stupefacenti e psicotrope, e dall'altro sull'apertura di nuove strutture custodiali, con avvio dei lavori di ristrutturazione di ben tre nuovi istituti penali per minorenni, rispettivamente siti a Rovigo, L'Aquila e Lecce, prevedendone la piena operatività per l'inizio della prossima estate. Sul punto, va sottolineato che, nonostante gli enormi sforzi profusi, tale operazione implica, com'è evidente, tempi tecnici non contraibili oltre un certo lasso minimo.
  Giova in questa sede precisare che l'indicata strategia non è ispirata da una visione «carcerocentrica» dell'esecuzione penale ma è volta piuttosto a potenziare gli spazi di agibilità detentiva, implementando al massimo i percorsi trattamentali e riducendo contestualmente le condizioni di stress (sia per gli utenti che per il personale), ingenerate dalla cronicizzata situazione di sovraffollamento, nell'ottica della realizzazione del preminente interesse dei minori e dei giovani adulti, in uno con la sicurezza degli istituti, a beneficio sia dell'utenza che del personale.
  All'esito di tale complessa e laboriosa attività, il 17 febbraio 2025 è stata inaugurata la prima delle tre strutture comunitarie residenziali di tipo socio-sanitario a elevata integrazione sanitaria, ubicate in Lombardia, e a breve diverranno operative, nella medesima regione, altre 2 nuove Comunità sperimentali, gestite in stretta collaborazione con la regione, mentre altre, dislocate nel centro Italia e nelle isole, entreranno in funzione presumibilmente nella seconda metà del 2025.
  A oggi, infatti, sono già stati definiti e approvati dalla regione Campania gli atti preliminari necessari all'apertura di una comunità integrata nel territorio casertano e sono stati, inoltre, avviati tavoli di confronto con le regioni Veneto, Sardegna e Lazio per l'apertura, rispettivamente, di una struttura in Veneto e in Sardegna e di due nel Lazio (di cui una con funzione di comunità filtro). Si sono inoltre registrati prodromici riscontri positivi da parte delle regioni Umbria, Toscana e Sicilia.
  Quanto sopra per evidenziare, in modo palmare e netto, l'intento, tutt'altro che «carcerocentrico», dell'attuale amministrazione di agire, a più livelli, allo scopo di rimediare alla pregnante criticità nella quale versa da tempo il comparto minorile, lasciando del tutto inalterata la prioritaria funzione del diritto minorile, incentrata sulla missione rieducativa e risocializzante.
  Ebbene, in tale contesto, l'ipotesi della concessione di un padiglione da parte della casa circondariale «Dozza» di Bologna si è rivelata una possibilità concreta – e fruibile nell'immediato – di dare respiro a un circuito detentivo minorile in grande difficoltà in questo momento storico.
  Il progetto, che concerne l'utilizzo «temporaneo» di un padiglione della casa circondariale «Dozza» di Bologna, specificatamente «adibito» ad accogliere esclusivamente minorenni e giovani adulti, si fonda quindi sui suddetti presupposti emergenziali, nonché sui seguenti profili non negoziabili:

   1) transitorietà dell'operazione di trasferimento: l'operazione costituisce un'operazione di natura pratica, emergenziale e assolutamente transeunte, peraltro attentamente ponderata, anche alla luce della compiuta valutazione di tutte le eventuali possibilità alternative;

   2) gestione dei detenuti del comparto minorile affidata esclusivamente a personale specializzato del dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, sia di polizia penitenziaria che di personale educativo e amministrativo;

   3) separazione assoluta dai detenuti ordinari, mediante rigidi modelli organizzativi, strutturali, logistici e di continua vigilanza, che garantiscono la suddetta esigenza fondamentale, nel pieno rispetto del principio di tutela dei giovani, e quindi evitando nel modo più assoluto qualsivoglia «contatto con i detenuti adulti» e le conseguenti possibili contaminazioni criminogene;

   4) prioritario impegno nei percorsi trattamentali, con largo impiego di funzionari pedagogici, mediatori culturali ed esperti ex articolo 80, messi a disposizione dal dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, con il precipuo scopo di scongiurare l'interruzione dei percorsi rieducativi intrapresi, eventualità che invece avrebbe potuto rischiare di verificarsi se tali giovani fossero rimasti in strutture sovraffollate e pertanto meno idonee a percorsi trattamentali articolati, da svolgersi in continuità e nella massima serenità;

   5) impiego della polizia penitenziaria già assegnata al comparto minorile, con ulteriore impegno di squadre di polizia penitenziaria in forza presso la sede del dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, anche con finalità di formazione e persistente verifica della corretta operatività del predetto modulo organizzativo.

  In tale contesto, il dipartimento per la giustizia minorile e di comunità ha proposto l'istituzione di un «Tavolo tecnico» ad hoc, che veda altresì la compartecipazione delle istituzioni locali (regione e comune), della magistratura minorile, della avvocatura, dei garanti, delle associazioni di volontariato laiche e religiose impegnate nell'universo carcerario, al fine di realizzare un confronto aperto all'ascolto delle altrui ragioni, fondato su oggettivi dati di realtà e teso a fare il possibile per realizzare un'operazione che ponga al centro l'umanità dei soggetti ristretti, le specificità personologiche, le esigenze trattamentali, la specializzazione minorilista, in uno con la ribadita transitorietà della soluzione prospettata.
  In definitiva, la scelta dei detenuti da trasferire, in via del tutto transeunte ed eccezionale, presso il predetto reparto «dedicato» della casa circondariale di Bologna «Dozza», sarà compiuta con la consueta cura ed attenzione al preminente interesse dei minori e giovani adulti tutti, fermo restando che la priorità strategica del dipartimento per la giustizia minorile e di comunità consiste nell'imprimere, in questa situazione emergenziale, una forte impronta trattamentale e risocializzante, con ampio impiego di personale sociale.
  Al riguardo, con decreto del Ministro della giustizia 24 febbraio 2025, è stato disposto che i locali della casa circondariale di Bologna, identificati come «Reparto penale», a decorrere dalla data del decreto e per tre mesi eventualmente rinnovabili, siano posti temporaneamente nella disponibilità d'uso del dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, al fine di poter sostenere l'attuale condizione emergenziale di rilevante sovraffollamento nel comparto detentivo minorile, nelle more dell'ultimazione e consegna dell'istituto penale per minorenni di Rovigo, in corso di completamento.
  Nei predetti locali è istituita, dunque, una sezione distaccata dell'istituto penale per minorenni di Bologna, rigorosamente distinta dalla struttura penitenziaria per adulti e gestita, in via esclusiva, da quell'articolazione del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità.
  Nella sezione distaccata presta servizio esclusivamente il personale in forza al predetto dipartimento, nonché eventuali altri operatori penitenziari dell'istituto penale per minorenni di Bologna.
  Ferma restando, dunque, la doverosa collaborazione istituzionale tra le direzioni interessate, è di tutta evidenza come nella concreta e quotidiana operatività dovrà essere accuratamente prevenuta – nella gestione dei detenuti minorenni e giovani adulti ristretti nella sezione distaccata dell'istituto penale per minorenni – qualsivoglia forma di promiscuità con la gestione dei soggetti adulti detenuti nelle restanti sezioni della Casa circondariale di Bologna.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   SOUMAHORO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   verso le 8 del mattino del 3 febbraio 2025 sul Frecciargento 8583 partito da Genova e diretto a Roma si è scatenato il panico: il convoglio ha dovuto fermarsi vicino a Firenze a causa di un principio di incendio e la linea ferroviaria in Toscana è stata parzialmente interrotta;

   per consentire l'intervento dei vigili del fuoco è stato necessario sospendere la circolazione ferroviaria sulla linea Firenze-Empoli, via Lastra a Signa. «Il macchinista, appena i sensori hanno rilevato il principio di incendio sviluppatosi all'esterno del convoglio, nella parte sottostante di uno dei vagoni, ha fermato il treno alla prima stazione utile» per consentire ai pompieri «di intervenire e ai viaggiatori di scendere dal treno in totale sicurezza», spiega Trenitalia;

   i viaggiatori hanno proseguito con l'autobus fino alla stazione di Firenze «dove Trenitalia ha assicurato treni per Roma, destinazione finale del viaggio. Il biglietto del treno è stato rimborsato integralmente»;

   la circolazione dei treni regionali è proseguita con dei rallentamenti sulla linea Firenze-Empoli via Signa. Per le fiamme, spiegano anche i vigili del fuoco dopo l'invio di due autobotti, «non ci sono persone rimaste intossicate o coinvolte». I treni sono stati deviati sulla linea lenta. Trenitalia ha poi attivato bus sostitutivi per la stazione di Firenze Santa Maria Novella in partenza proprio dalla fermata ferroviaria di Lastra a Signa –:

   se il Ministro interrogato non intenda fornire ulteriori elementi in riferimento ai fatti esposti in premessa e in particolare quali iniziative di competenza intenda porre in essere per evitare che tali incidenti e i conseguenti disservizi possano riproporsi in futuro.
(4-04289)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  Il principio di incendio, richiamato dall'interrogante, è avvenuto il 3 febbraio 2025 su un treno Freccia Argento 36629 della relazione Genova-Roma.
  In particolare, alle ore 8:03, il
display dell'impianto antincendio automatico di vettura segnalava un allarme per incendio nella carrozza 8. Il capotreno, recatosi su detta vettura, pur non notando presenza di fumo e fiamme, ha provveduto ad attivare comunque le procedure di sicurezza e a spostare i viaggiatori presenti sulla vettura 9. Alle ore 8:05 il treno, dove si trovavano 106 passeggeri, si è fermato a Lastra a Signa a causa dell'attivazione dell'allarme incendio nel sotto cassa della vettura 8.
  Al momento dell'arresto del convoglio, il capotreno ha richiesto l'intervento dei Vigili del fuoco e l'interruzione della circolazione su entrambi i binari, procedendo all'evacuazione dei passeggeri, i quali hanno ricevuto assistenza e sono stati riprotetti su Bus e treni. È stato ovviamente autorizzato rimborso integrale del biglietto.
  Circa le cause dell'incendio, i primi riscontri hanno evidenziato un improvviso guasto della sonda di temperatura dell'olio del sistema di oscillazione della cassa. Nelle prime fasi, la segnalazione di allarme e gli impianti di estinzione e contenimento dell'incendio hanno funzionato correttamente, consentendo al personale di applicare le procedure di emergenza, mentre lo sviluppo e la propagazione dello stesso sono di fatto avvenuti a convoglio vuoto e passeggeri in sicurezza.
  Per quanto concerne la manutenzione effettuata sul citato convoglio, il Gruppo Ferrovie dello Stato ha rappresentato che tutte le attività di manutenzione sono state eseguite come da programma e che non ci sono avarie pregresse rilevanti collegabili a quanto accaduto. Inoltre, in occasione di tali interventi viene effettuata la sostituzione della centrale idraulica di rotazione cassa ed il controllo di tutta la componentistica.
  Con specifico riferimento alle attività di prevenzione e sicurezza, RFI tra il giugno 2023 e il giugno 2024 ha implementato un nuovo modello organizzativo della manutenzione che consente il presidio degli impianti della rete ed in particolare dei nodi e delle località strategiche in tutto l'arco delle 24 ore e 7 giorni su 7.
  In particolare, la nuova riorganizzazione prevede un potenziamento del presidio e delle strutture sul territorio nonché la pianificazione e il controllo industriale dei cantieri, anche al fine di ottimizzare le ore di lavorazione e di utilizzo della rete, in considerazione dell'organizzazione dei turni di lavoro. Tale piano ha consentito di ridurre i tempi di reazione in caso di anormalità sulla rete del 60 per cento in ambito rete AV/AC e del 45 per cento nel contesto rete tradizionale.
  Inoltre, RFI sta implementando un piano di reclutamento del personale, con circa tremila figure professionali assunte nell'ultimo biennio, in particolare nel ruolo di operatore specializzato nella manutenzione dell'infrastruttura, unitamente ad un piano accelerato del processo di formazione professionale abilitativa.
  Sempre in riferimento all'attività di manutenzione dell'intera rete ferroviaria, il Contratto di programma – parte Servizi 2022-2026 MIT-RFI, prevede lo stanziamento di fondi che, con l'aggiornamento approvato dal CIPESS il 1° agosto 2024, sono stati aumentati per l'anno 2024, da 2,2 miliardi a 2,8 miliardi di euro.
  Con il secondo atto integrativo al Contratto di programma – parte Servizi 2022-2026, approvato con il decreto interministeriale MIT-MEF dell'ottobre 2024, sono state previste risorse finanziarie pari a 100 milioni di euro destinati al piano di potenziamento degli organici messo in atto dal Gestore per il rafforzamento del presidio manutentivo per garantire la qualità del servizio.
  Inoltre, il quadro degli stanziamenti previsti dalla legge di bilancio 2025 consente una copertura pressoché totale dei fabbisogni, per gli anni 2025 e 2026, del nuovo modello organizzativo della manutenzione, pari a 1.256 milioni di euro all'anno. Tali stanziamenti, tra gli altri, saranno oggetto del terzo Atto integrativo al Contratto di programma – parte Servizi 2022-2026 in fase di predisposizione e definizione.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Matteo Salvini.