XIX LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Mozioni:
La Camera,
premesso che:
il 7 ottobre 2023 milizie riconducibili ad Hamas – organizzazione terroristica che ha nel proprio statuto la distruzione dello Stato di Israele – hanno condotto una serie di attacchi in territorio israeliano, causando la morte di migliaia di civili innocenti, compiendo un vero e proprio femminicidio di massa, seviziando numerosi cittadini, anche stranieri, e rapendo oltre 250 persone che sono state portate a Gaza, molte delle quali risultano ancora ostaggio dei terroristi;
l'attacco perpetrato da Hamas ha tutti i connotati di una feroce ed efferata azione terroristica ed è stato fermamente condannato dalla comunità internazionale, che ha ribadito il diritto di Israele a difendere la sua integrità territoriale e la sua popolazione. Il Governo israeliano ha pertanto posto in essere una reazione militare per ripristinare la sicurezza nel territorio e tentare di riportare a casa gli ostaggi trattenuti a Gaza;
l'attacco terroristico di Hamas è stato sferrato, peraltro, alla vigilia di un significativo ampliamento degli accordi tra Israele e alcuni Paesi arabi denominati «Accordi di Abramo» con l'adesione dell'Arabia Saudita, accordi volti a intensificare le relazioni diplomatiche e commerciali in Medio Oriente nell'ottica di una stabilizzazione e maggiore cooperazione nell'area, portando così ad una fase di stallo e di tensione che deve essere superata al più presto, riprendendo il percorso positivo della cosiddetta «Pace di Abramo»;
l'inasprimento del conflitto scaturito dalle legittime azioni difensive dello Stato d'Israele nei confronti di Hamas è sfociato in un'escalation di violenze in Medio Oriente che, a distanza di oltre un anno dall'inizio del conflitto, continua a mettere a rischio la popolazione civile della Striscia di Gaza, stretta nella morsa dell'esercito israeliano e dalla violenza delle forze terroristiche di Hamas (che ancora controllano militarmente la Striscia e non hanno esitato a celare obiettivi logistici e militari nelle immediate vicinanze di strutture civili), e costretta ad affrontare una gravissima crisi umanitaria e sanitaria;
dopo oltre 15 mesi dall'inizio del conflitto è stato raggiunto un accordo sul cessate il fuoco nell'area a partire da domenica 19 gennaio 2025, che prevedeva l'interruzione dei combattimenti a Gaza, il graduale rilascio di ostaggi da parte di Hamas e di prigionieri da Israele e l'ingresso di aiuti rivolti alla popolazione civile coinvolta nel conflitto. La notizia più importante riguardava la presenza di Israele nella Striscia, in quanto l'accordo prevedeva il ritiro delle forze armate dai centri abitati e, successivamente, dal corridoio di Netzarim che divide la Striscia in due;
il 2 marzo 2025 è stata interrotta l'erogazione di elettricità ed è stato imposto il blocco degli aiuti umanitari diretti nella Striscia di Gaza, compromettendo ulteriormente la precaria situazione della popolazione civile nel territorio. Tali atti sono in chiara contrapposizione a quanto prescritto dal diritto internazionale umanitario che, in caso di conflitto, vieta in ogni caso l'utilizzo di mezzi contrari al principio di umanità, quali l'uso della fame come metodo di guerra e la privazione di oggetti indispensabili per la sopravvivenza dei civili;
il 18 marzo 2025, dopo tre settimane di stallo nei negoziati durante le quali Hamas non ha più liberato ostaggi e ha riorganizzato le proprie forze, sono riprese le ostilità tra lo Stato d'Israele e Hamas, con una serie di attacchi aerei e terrestri israeliani a Gaza che hanno causato ulteriori vittime palestinesi;
secondo le autorità sanitarie di Governo di Gaza, dalla ripresa delle ostilità al 15 aprile 2025 sarebbero morti oltre 1.500 palestinesi. Tali numeri sono ancor più drammatici se si tengono in considerazione i mancati progressi verso il cessate il fuoco permanente che poteva prospettarsi a seguito di quello temporaneo sancito a gennaio 2025;
a fine aprile 2025 è stato proposto da Hamas un accordo che prevede la liberazione nel tempo di tutti gli ostaggi ancora a Gaza e 5 anni di tregua in cambio della fine del conflitto. La proposta è stata respinta da Israele che ha obiettato che la tregua sarebbe servita ad Hamas per riorganizzare le forze sul campo anche con il sostegno del regime iraniano, il cui scopo è la cancellazione di Israele, ed ha invece annunciato che amplierà significativamente l'offensiva contro Hamas e il Jihad islamico se le trattative per il rilascio immediato degli ostaggi con il gruppo terroristico continueranno ad arenarsi;
a inizio maggio 2025, il gabinetto di sicurezza dello Stato di Israele ha approvato all'unanimità un piano militare che prevede l'occupazione dell'intera Striscia di Gaza tramite un approccio definito «intensivo» da parte del Primo ministro Benjamin Netanyahu: quest'ultimo, infatti, ha sostenuto che l'esercito israeliano avrà come obiettivo non più quello di condurre operazioni di terra per poi ritirarsi, bensì di restare all'interno della Striscia. Lo stesso Primo ministro Benjamin Netanyahu ha confermato come il piano preveda anche di costringere la popolazione palestinese a spostarsi nel Sud della Striscia di Gaza;
nelle giornate del 15 e 16 maggio 2025 l'esercito israeliano ha aumentato l'intensità dei bombardamenti su varie zone densamente abitate del Nord della Striscia, i quali hanno causato più di centoventi morti, portando avanti in contemporanea anche una serie di attacchi via terra tramite l'avanzamento di mezzi armati e di soldati, facendo, di fatto, presagire l'inizio delle operazioni annunciate nel piano suddetto;
l'azione militare israeliana a Gaza si affianca anche alla perdurante crisi umanitaria che sta colpendo la popolazione civile, aggravata della decisione del Governo di Israele di bloccare sistematicamente, dal 2 marzo 2025, l'ingresso di cibo e medicine nella Striscia, tanto che, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, oggi circa 2 milioni di persone patiscono la fame: è necessario che il Governo si impegni a condannare, anche in sede europea, il piano di occupazione israeliano della Striscia di Gaza e allo stesso tempo si attivi a livello diplomatico per favorire l'ingresso di aiuti umanitari, ponendo fine a una delle più gravi crisi umanitarie avvenute a livello mondiale;
le scelte annunciate e messe in atto dal Governo Netanyahu risultano in contrasto coi principi sanciti dal diritto internazionale e umanitario e, oltre a provocare ulteriori sofferenze a una popolazione ormai inerme e affamata, rischiano di allontanare ancora di più la cessazione delle ostilità e la fine della guerra;
il riconoscimento del diritto di Israele a difendersi e disarmare Hamas (sostenuta dal regime iraniano), a fronte del programmato e sanguinario attacco del 7 ottobre 2023 e dell'obiettiva differenza tra lo Stato democratico di Israele e l'organizzazione terroristica di Hamas composta da fanatici estremisti di matrice islamica, non fanno venir meno la necessità di una netta denuncia degli errori del Governo Netanyahu sostenuto dall'estrema destra nazionalista e una ferma condanna degli atti che ha posto in essere contro i diritti umani, come peraltro sottolineato dalle stesse opposizioni e da gran parte dell'opinione pubblica israeliana;
la Presidente della Commissione europea ha di recente ribadito che l'Unione europea manterrà il suo impegno come maggiore donatore di aiuti internazionali al mondo con quasi 2,3 miliardi di euro per gli aiuti umanitari da inizio 2025, con un aumento del sostegno a Gaza a fronte della crisi attuale;
anche Papa Leone XIV ha rimarcato, fin dalle sue prime dichiarazioni, che è essenziale arrivare alla pace in Medio Oriente e, soprattutto, consentire l'arrivo di aiuti umanitari per la popolazione civile ormai stremata a Gaza;
Netanyahu ha dichiarato nei giorni scorsi di voler evitare la carestia nella Striscia di Gaza e, quindi, di consentire nuovamente l'accesso agli aiuti umanitari: consapevole che la linea del suo Governo sta isolando Israele, anche a livello diplomatico, dal 19 maggio 2025 Israele ha consentito ai primi camion di aiuti umanitari di entrare a Gaza;
la cessazione delle ostilità e la fine della guerra dipendono da tutte le parti coinvolte nel conflitto, dalla restituzione degli ostaggi alle loro famiglie, dalla garanzia della sicurezza e dell'integrità dello Stato di Israele, dalla pacifica creazione e riconoscimento di uno Stato palestinese guidato da un'Autorità nazionale palestinese che, in totale discontinuità con Hamas, riconosca il diritto di Israele ad esistere, nella prospettiva dei «due popoli, due Stati», che passa anche dal disarmo e dallo scioglimento di Hamas;
l'attuale conflitto e la linea del Governo Netanyahu sulla Striscia di Gaza sembrano compromettere la possibilità di giungere a breve ad una pace duratura e in questo quadro desta forte preoccupazione anche la politica relativa ai coloni messa in atto dall'attuale Governo israeliano;
come ricordato dall'allora Presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi, nel 2015 alla Knesset: «non basta domandare la pace per Gerusalemme, ma occorre costruirla con l'impegno di tutti gli attori in campo e non. La pace sarà possibile solo quando sarà interamente compiuto il progetto “due Stati per due popoli” e ciò potrà avvenire solo se sarà garantita la piena sicurezza di tutti con il rispetto del diritto del popolo palestinese all'autodeterminazione e il diritto del popolo ebraico al proprio Stato nazionale» e in questa prospettiva vanno sostenuti gli sforzi del Presidente Macron, congiuntamente all'Arabia Saudita, per arrivare a tale obiettivo,
impegna il Governo:
1) ad adoperarsi in ogni sede per raggiungere il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e addivenire ad una pace duratura ed equa per le parti coinvolte, che preveda la liberazione immediata degli ostaggi ancora in mano ad Hamas e la restituzione dei corpi degli ostaggi uccisi, incrementando a tal fine l'impegno diplomatico dell'Italia;
2) ad impegnarsi in ogni sede per garantire l'accesso alle cure e ai beni di prima necessità all'intera popolazione palestinese di Gaza ormai stremata, con particolare riferimento ai più fragili, alle donne e ai minori, evitando che la distribuzione sia gestita da Hamas, ma sia affidata a soggetti riconosciuti dalle parti come indipendenti, intensificando anche il contributo del nostro Paese;
3) ad adottare iniziative di competenza volte a favorire lo sviluppo di un'Autorità nazionale palestinese moderata, capace di controllare il territorio e garantire la condanna delle organizzazioni terroristiche, in particolare Hamas, che va disciolta, disarmata e a cui va impedito in ogni modo di progettare e ripetere in futuro un attacco come quello del 7 ottobre 2023;
4) a condannare fermamente, anche in sede europea, il piano di occupazione militare della Striscia di Gaza avanzato da Netanyahu, promuovendo azioni diplomatiche volte a far desistere il Governo israeliano dall'attuazione del piano e a trovare una soluzione pacifica;
5) a perseguire con determinazione la soluzione «due popoli, due Stati», che passa attraverso il riconoscimento del diritto ad esistere di Israele;
6) a rafforzare l'impegno in ambito educativo e di sensibilizzazione, ma anche la tutela della sicurezza della popolazione di religione ebraica sempre più spesso oggetto di minacce, ingiurie, atti vandalici e violenze verbali a causa del riacuirsi dell'antisemitismo.
(1-00441) «Boschi, Gadda, Bonifazi, Del Barba, Faraone, Giachetti, Gruppioni».
La Camera,
premesso che:
il 18 marzo 2025 si è interrotto il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza in vigore dal 19 gennaio 2025 e frutto dell'accordo tra Israele e Hamas a conclusione di un complesso negoziato mediato da Egitto, Qatar e Stati Uniti. Un accordo in tre fasi, la prima delle quali, conclusasi il 1° marzo 2025, ha previsto una tregua di 42 giorni, durante i quali è avvenuto il graduale rilascio dei primi 33 ostaggi ancora nelle mani di Hamas, il rilascio di centinaia di detenuti palestinesi reclusi nei penitenziari israeliani e un graduale inizio del ritiro delle forze israeliane dalle aeree popolate della Striscia di Gaza verso una «zona cuscinetto» lungo il confine della Striscia;
lo stallo nelle trattative per la definizione delle successive fasi dell'accordo e la ripresa dei combattimenti nella Striscia di Gaza, con l'ulteriore aggravarsi della situazione della popolazione civile, suscita fortissima preoccupazione;
gli attacchi terroristici di Hamas contro inermi cittadini israeliani del 7 ottobre 2023 hanno innescato una spirale di inaudita violenza, che sta causando migliaia di vittime e una crisi umanitaria senza precedenti nella Striscia di Gaza;
rimane prioritario affrontare l'emergenza umanitaria del popolo palestinese e le sue legittime aspirazioni a poter vivere in pace in un proprio Stato, così come è necessario tutelare l'altrettanto legittima aspirazione alla sicurezza di Israele;
l'Italia fin dall'11 marzo 2024 ha attivato il progetto «Food for Gaza», in collaborazione con l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (Fao), il Programma alimentare mondiale (Pam) e la Federazione internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (Ficross), per facilitare la fornitura di aiuti alla popolazione palestinese;
il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale è in stretto contatto con le autorità di Gerusalemme e di Ramallah per accelerare i tempi di ingresso degli aiuti a Gaza e far sì che i beni di prima necessità diretti alla popolazione civile possano giungere a destinazione senza passare attraverso le strutture gestite direttamente o indirettamente da Hamas;
attualmente, dopo 19 mesi di guerra tra Israele e Hamas, sul tavolo risultano presenti due piani per un riavvio delle trattative per il futuro della Striscia: uno proposto dall'Amministrazione del Presidente Trump e quello approvato il 3 marzo 2025 al Cairo dalla Lega Araba. Quest'ultimo piano prevede uno stanziamento di 53 miliardi di dollari per la ricostruzione di Gaza, evita qualsiasi forma di trasferimento forzato dei palestinesi e stabilisce una fase di transizione della governance della Striscia della durata di sei mesi nei quali la gestione dell'area sarebbe affidata a un comitato palestinese indipendente e composto di tecnici, operante sotto l'ombrello dell'Autorità nazionale palestinese (Anp). Secondo il documento finale del vertice, tale entità non dovrebbe avere legami con alcuna fazione politica e sarebbe incaricata di supervisionare gli aiuti e amministrare il territorio in vista del ritorno dell'Autorità nazionale palestinese a Gaza. Egitto e Giordania sarebbero incaricati di addestrare le forze di sicurezza palestinesi sotto la guida dell'Autorità nazionale palestinese;
contribuirebbe notevolmente, altresì, ad abbassare le tensioni regionali il progressivo allargamento della rete degli Accordi di Abramo, su impulso dell'Amministrazione statunitense, in particolare all'Arabia Saudita, con il possibile coinvolgimento di Riyadh nel mantenimento della sicurezza nella Striscia di Gaza;
avrebbe ripercussioni positive sullo sviluppo regionale e, quindi, sulla ricostruzione delle aree devastate dai recenti combattimenti anche il successo del progetto Imec, che collegherebbe l'Indo-Pacifico al Mediterraneo proprio attraversando il Medio Oriente;
l'Italia sostiene la proposta dell'Egitto per la ricostruzione della Striscia di Gaza, appoggiata anche da tutti i Paesi arabi, mantenendo fermo l'obiettivo «due popoli, due Stati» in Medio Oriente;
il 25 marzo 2025 e nei giorni successivi si sono registrate diverse manifestazioni nel Nord della Striscia di Gaza, a Beit Lahiya, Gaza City e Kahn Younis, per poi diffondersi anche a Deir al-Balah, nel centro di Gaza, che hanno evidenziato una crescente avversione nei confronti di Hamas. Tra i temi delle proteste, oltre alla richiesta che ai gazawi sia concesso di vivere e di avere accesso al cibo, vi erano la fine della guerra, delle morti, degli sfollamenti e delle minacce di espulsione e la richiesta che Hamas lasci il Governo della Striscia;
il 23 aprile 2025 a Ramallah il Presidente dell'Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, nel corso dell'ottantaduesima sessione del Consiglio centrale dell'Autorità nazionale palestinese, ha apostrofato i capi di Hamas con epiteti ingiuriosi («figli di cani»), ritenendoli co-responsabili della morte di centinaia di persone a causa della loro ostinazione nel non volere rilasciare gli ostaggi israeliani ancora nelle loro mani. Abu Mazen ha, inoltre, invitato Hamas a lasciare il potere e a deporre le armi, a trasformarsi in partito politico e a dialogare con Fatah;
dal 2006, quando Hamas vinse le elezioni per eleggere il Consiglio legislativo palestinese, è nata una forte contrapposizione con Fatah, il partito arrivato secondo e che aveva espresso fino a quel momento il Presidente dell'Autorità nazionale palestinese, che ha portato nel 2007 alla guerra civile di Gaza, con la conseguente divisione del Governo palestinese (con Hamas nella Striscia di Gaza e Fatah in Cisgiordania) mai ricomposta;
diversi Stati europei hanno riconosciuto la Palestina come Stato indipendente (da ultimo, il 28 maggio 2024 Spagna, Irlanda e Norvegia e il 4 giugno 2024 la Slovenia), ritenendo che ciò potrebbe favorirebbe la soluzione «dei due Stati» e rafforzerebbe le forze palestinesi moderate. Altri Governi occidentali, tra i quali Germania, Francia, Stati Uniti, Regno Unito ed Italia, ritengono che un tale atto debba essere ricompreso all'interno di una più ampia serie di azioni volte a porre fine al conflitto israelo-palestinese e a raggiungere la soluzione dei due Stati;
nella seduta del 28 gennaio 2025 l'Assemblea della Camera dei deputati ha votato diversi atti di indirizzo al Governo in merito al conflitto in corso a Gaza e agli obblighi di cooperazione e assistenza giudiziaria nei confronti della Corte penale internazionale;
con l'approvazione della mozione 1-00387 (Nuova formulazione) si è impegnato il Governo, fra l'altro, a lavorare in tutte le sedi internazionali affinché si pervenga alla costruzione di un'architettura regionale in cui siano garantiti la sicurezza di Israele e i diritti del popolo palestinese, con l'obiettivo della soluzione dei «due popoli, due Stati» in cui due Paesi democratici, Israele e Palestina, possano vivere fianco a fianco in pace all'interno di confini sicuri e riconosciuti e che sarà all'interno di tale quadro negoziale complessivo che andrà collocato il riconoscimento dello Stato palestinese da parte dell'Italia;
a seguito di votazioni per parti separate l'Assemblea ha, altresì, respinto specifici punti contenuti nei dispositivi delle mozioni 1-00370 e 1-00375 volti ad impegnare il Governo nel riconoscimento dello Stato di Palestina;
il 21 novembre 2024, la Prima camera preliminare della Corte penale internazionale ha emesso due mandati di arresto per il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l'ex Ministro della difesa Yoav Gallant per presunti crimini contro l'umanità e crimini di guerra commessi tra l'8 ottobre 2023 e il 20 maggio 2024, in relazione all'operazione militare condotta nella Striscia di Gaza dopo il 7 ottobre 2023. Per la Corte penale internazionale, Netanyahu e Gallant avrebbero violato il diritto internazionale umanitario impedendo che aiuti umanitari giungessero alla popolazione della Striscia di Gaza. Contestualmente, è stato emesso un mandato d'arresto anche a carico del comandante dell'ala militare di Hamas, Mohammed Diab Ibrahim al-Masri, per crimini contro l'umanità e crimini di guerra commessi sul territorio dello Stato di Israele e nella Striscia di Gaza a partire almeno dal 7 ottobre 2023. L'esercito israeliano, tuttavia, già il 1° agosto 2024 aveva annunciato la morte dell'esponente di Hamas a seguito di un'azione militare nei pressi di Khan Yunis del 13 luglio 2024, notizia in seguito confermata il 30 gennaio 2025, dal portavoce delle Brigate al-Qassam. Il 26 febbraio 2025, su richiesta del procuratore, la Prima camera preliminare ha archiviato il caso nei confronti di Mohammed Diab Ibrahim al-Masri alla luce delle evidenze raccolte sul suo verosimile decesso;
il 24 aprile 2025 la Camera d'appello della Corte penale internazionale ha stabilito che la questione della competenza giurisdizionale sui mandati di arresto contro il Primo ministro e l'ex Ministro della difesa israeliani dovrà essere riesaminata. Il dossier è stato rinviato ai giudici della Prima camera preliminare che dovranno rivalutare la questione centrale: se la Corte penale internazionale abbia effettivamente giurisdizione sul caso, anche tenendo conto del fatto che Israele non ha firmato lo Statuto di Roma, base legale dell'attività della Corte. La Prima camera preliminare aveva respinto, ritenendola prematura, la contestazione sollevata da Israele riguardante la giurisdizione della Corte, ai sensi dell'articolo 19(2) dello Statuto, in relazione al procedimento contro Netanyahu e Gallant. La Camera d'appello, invece, ai sensi dell'articolo 82(1)(a) dello Statuto, ha giudicato ammissibile il ricorso di Israele, ritenendo che la Camera preliminare abbia effettuato un errore di diritto nella misura in cui non ha sufficientemente valutato le argomentazioni addotte da Israele;
la Camera d'appello non si è pronunciata, invece, sulla richiesta di Gerusalemme di sospendere i mandati di arresto fintantoché la questione della giurisdizione sia ancora in discussione, affermando che tale valutazione spetta alla Prima camera preliminare,
impegna il Governo:
1) a sostenere, insieme ai partner europei e internazionali, ogni tentativo di soluzione negoziata tra Israele e i rappresentanti palestinesi – anche a partire dal piano predisposto dai Paesi arabi – per la stabilizzazione e la ricostruzione di Gaza e per consolidare in modo permanente la cessazione delle ostilità, anche nell'ottica di rilanciare un processo politico verso una pace giusta e duratura in Medio Oriente, basata sulla soluzione dei due Stati, con Israele e uno Stato di Palestina che vivano fianco a fianco in pace e sicurezza, all'interno di confini mutualmente riconosciuti;
2) a lavorare affinché le parti, nel rispetto del diritto internazionale umanitario e della legalità internazionale, giungano all'immediata cessazione dei combattimenti, alla liberazione degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, al ripristino delle condizioni che consentano l'assistenza umanitaria alla popolazione civile di Gaza;
3) a proseguire l'attività diplomatica affinché le autorità israeliane autorizzino l'ingresso dei camion di «Food for Gaza» nella Striscia, consentendo agli aiuti alimentari e ai beni di prima necessità di raggiungere, senza l'intermediazione di Hamas, la popolazione palestinese che sta soffrendo da troppo tempo le conseguenze di questi mesi di guerra;
4) a incoraggiare e sostenere l'allargamento della rete degli Accordi di Abramo, nonché la realizzazione dell'Imec, che interesserebbe anche il nostro Paese.
(1-00442) «Orsini, Calovini, Formentini, Carfagna, Deborah Bergamini, Caiata, Billi, Bicchielli, Marrocco, Di Giuseppe, Coin, Loperfido, Crippa, Maullu, Giglio Vigna, Mura, Tremonti, De Monte».
La Camera,
premesso che:
la situazione umanitaria in cui versa la popolazione della Striscia di Gaza è catastrofica e il blocco dell'accesso degli aiuti, disposto dalle autorità israeliane per oltre due mesi, configura gravissime responsabilità giuridiche, politiche e morali;
le azioni delle forze militari e di sicurezza israeliane, in risposta al pogrom compiuto da Hamas il 7 ottobre 2023, costituiscono l'esercizio di un legittimo diritto di difesa da parte di un Paese aggredito se rispettano un principio di proporzionalità, che il Governo Netanyahu ha invece apertamente e ripetutamente violato, con un uso indiscriminato della violenza ai danni della popolazione civile;
la prospettiva della deportazione di milioni di arabi palestinesi da Gaza, avanzata ufficialmente dai vertici del Governo di Israele, con il sostegno irresponsabile del Presidente degli Stati Uniti, configura un potenziale crimine di guerra, nonché un elemento destinato ad alimentare ulteriormente la spirale dell'odio;
a questo si aggiunge la posizione di autorevoli e determinanti esponenti del Governo israeliano che ormai chiedono apertamente l'annessione della Cisgiordania e la ricolonizzazione della Striscia di Gaza da parte di Israele, alimentando continue e ingiustificabili violenze nei confronti dei palestinesi di Cisgiordania ed espropriazioni illegali di porzioni di territorio;
d'altra parte, il 7 ottobre 2023 ha dimostrato in modo irrevocabile che la prospettiva dei «due popoli, due Stati», fondata sul loro riconoscimento reciproco, per la soluzione del conflitto israelo-palestinese, ha come presupposto fondamentale la sconfitta politica e militare di Hamas e la liberazione di oltre due milioni di palestinesi dal dominio ideologico e militare di un'organizzazione terroristica, il cui scopo non è la creazione di uno Stato palestinese, ma la distruzione dello Stato di Israele;
cinquantotto ostaggi israeliani, più della metà dei quali sarebbero già morti, sono ancora prigionieri a Gaza; la loro liberazione costituisce un obiettivo inderogabile della comunità internazionale e la loro perdurante prigionia dimostra che Hamas non ha né interesse, né intenzione di interrompere le ostilità;
le prime manifestazioni di dissenso emerse nella Striscia di Gaza, pur represse con brutalità, sono la dimostrazione che una parte della società palestinese esprime un rifiuto nei confronti del controllo esercitato da Hamas, anche in un contesto caratterizzato da forti limitazioni delle libertà civili;
assume, dunque, particolare rilevanza il piano approvato dalla Lega Araba per la ricostruzione di Gaza, il quale presuppone un nuovo assetto di governance sotto l'Autorità nazionale palestinese, con l'esclusione di Hamas e il consolidamento di una prospettiva di stabilità duratura per la regione;
il piano della Lega Araba è stato sostenuto dai Governi dei principali Paesi europei – Germania, Francia, Regno Unito e Italia – i cui Ministri degli esteri hanno sottoscritto una nota congiunta in cui dichiarano di accogliere «con favore l'iniziativa araba di un piano di ripresa e ricostruzione per Gaza. Il piano indica un percorso realistico per la ricostruzione di Gaza e promette, se attuato, un miglioramento rapido e sostenibile delle catastrofiche condizioni di vita dei palestinesi che vivono a Gaza»;
la strategia per affrontare la questione del conflitto israelo-palestinese e per stabilizzare in modo sostenibile la regione non può prescindere dal duplice obiettivo di garantire condizioni effettive di sicurezza per lo Stato ebraico e il riconoscimento dell'indipendenza nazionale a uno Stato palestinese sovrano, con un proprio territorio e disponibile a convivere pacificamente accanto a Israele;
il riconoscimento di uno Stato palestinese e di confini certi, sicuri e non consegnati all'arbitrio di ciascuna delle parti, costituisce una condizione inderogabile per una convivenza pacifica tra israeliani e palestinesi, di cui vanno costruite le condizioni istituzionali, ma di cui non può essere revocato in dubbio il presupposto essenziale: quello, per l'appunto, di due Stati vicini e autonomamente sovrani per i due popoli che vivono tra il Giordano e il Mediterraneo;
a questo fine sarebbe utile, nella fase successiva al cessate il fuoco, l'organizzazione da parte dell'Unione europea di una conferenza internazionale — sul modello di quella di Madrid del 1991 che portò, nel 1993, agli Accordi di Oslo e all'istituzione dell'Autorità nazionale palestinese e, nel 1994, alla pace tra Israele e Giordania —, con la partecipazione, oltre che di Israele e dell'Autorità nazionale palestinese, dell'Onu, dei Paesi della regione coinvolti e degli Stati Uniti, aperta ai rappresentanti della società civile israeliana e palestinese, per il riavvio di un processo negoziale;
nel quadro della fortissima recrudescenza del conflitto israelo-palestinese, costituisce una grave ragione di allarme l'aumento in tutto l'Occidente degli episodi di discriminazione, intimidazione e violenza antisemita, di cui anche nel nostro Paese vi sono stati esempi vergognosi, quale la recente cacciata degli studenti dell'Ugei – Unione giovani ebrei d'Italia – da un aula dell'Università di Torino, dove il 15 maggio 2025 avrebbero dovuto tenere un incontro pubblico proprio sul tema del contrasto all'antisemitismo,
impegna il Governo:
1) ad operare in sede europea e internazionale per perseguire i seguenti obiettivi, al fine di favorire il riavvio di un processo di pace nel conflitto israelo-palestinese:
a) l'adozione di un piano di sanzioni nei confronti di Israele, se il Governo Netanyahu dovesse proseguire, come negli ultimi mesi, le operazioni militari nella Striscia di Gaza in violazione dei principi fondamentali del diritto internazionale umanitario;
b) la promozione del processo di internazionalizzazione della gestione dell'emergenza politico-umanitaria in corso nella Striscia di Gaza, per la liberazione degli ostaggi ancora prigionieri e il disarmo delle milizie di Hamas e per consentire l'accesso senza ostacoli degli aiuti umanitari necessari al soddisfacimento dei bisogni più urgenti della popolazione civile;
c) il sostegno al piano della Lega Araba presentato il 5 marzo 2025 per la ricostruzione e una nuova governance della Striscia di Gaza e l'ampliamento del fronte europeo di Paesi favorevoli a questo progetto di transizione, che sottragga ad Hamas il controllo della Striscia e rafforzi in prospettiva il ruolo dell'Autorità nazionale palestinese;
d) il contrasto al piano del Presidente Trump per la Striscia di Gaza, compresa l'ipotesi di deportazione della popolazione ivi residente e il progetto di assegnazione del controllo della Striscia all'Amministrazione statunitense;
e) il ripristino, nell'immediato, di una prospettiva negoziale per l'obiettivo dei «due popoli, due Stati», attraverso il riconoscimento nazionale ed europeo dell'Autorità nazionale palestinese come unica rappresentante legittima del popolo palestinese e titolare della sovranità del futuro Stato, istituito con una Costituzione e un sistema di governo democratico, sulla base del riconoscimento del diritto all'esistenza dello Stato di Israele;
f) l'opposizione ai tentativi, chiaramente perseguiti da parte di alcune forze politiche israeliane, pur con evidenti contrasti all'interno della società e del Parlamento di Israele, per un'annessione di fatto di Gaza e della Cisgiordania, che non rappresenterebbe solo un gravissimo vulnus della legalità internazionale, ma l'istituzione di un vero e proprio regime discriminatorio verso la popolazione palestinese;
g) la promozione da parte dell'Unione europea di una conferenza di pace sul futuro assetto dello Stato di Palestina, che affronti tutte le questioni rimaste sospese e irrisolte, che oggi pregiudicano l'avvio di un processo negoziale: lo smantellamento delle colonie israeliane in Cisgiordania, il futuro status di Gerusalemme, il riconoscimento esplicito da parte israeliana del diritto all'esistenza di uno Stato palestinese nei territori di Gaza e della Cisgiordania, la rinuncia al terrorismo da parte palestinese e il suo pieno riconoscimento di Israele;
h) l'organizzazione di campagne di sensibilizzazione e politiche di contrasto verso la diffusione del pregiudizio antisemita e dei conseguenti episodi di discriminazione e violenza a danni di cittadini di religione ebraica e cittadinanza israeliana.
(1-00443) «Richetti, Rosato, Onori, Pastorella, Bonetti, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Sottanelli, Ruffino».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta orale:
BONIFAZI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
secondo organi di stampa l'Agenzia nazionale per la cybersicurezza (Acn) verserebbe in stato di agitazione sindacale per la scarsa trasparenza nei procedimenti di selezione e assunzione del personale;
della totalità dei dipendenti dell'Agenzia nazionale per la cybersicurezza solo uno su tre sarebbe stato immesso in ruolo previo l'espletamento di una prova concorsuale ai sensi dell'articolo 97, quarto comma, della Costituzione;
la maggior parte del personale, infatti, sarebbe stato assunto per transito da altri organismi della Presidenza del Consiglio ovvero attraverso comandi da altre amministrazioni pubbliche, senza alcuna verifica in ordine alle competenze necessarie per le mansioni assegnate e senza criteri specifici, oggettivi ed omogenei basati sul merito e la competenza per l'inquadramento iniziale in Agenzia;
risulta che tale personale abbia inoltre beneficiato di speciali promozioni e progressioni di carriera che determinano oggi posizioni di rilievo ed un conseguente trattamento economico superiore al personale effettivamente adibito a mansioni di sicurezza informatica e dotato delle relative competenze;
sempre secondo organi di stampa, diverse unità di personale in comando avrebbero legami con esponenti del Governo o con il partito di Fratelli d'Italia –:
se sia vero che due terzi del personale di ruolo dell'Agenzia nazionale per la cybersicurezza non è stato assunto mediante concorso pubblico e, nel caso, quante unità di personale siano in posizione di comando ovvero siano transitate dalla Presidenza del Consiglio in rapporto alla totalità dei dipendenti in servizio ed a quali condizioni;
quante di esse abbiano successivamente beneficiato di promozioni e/o incrementi stipendiali ed a che titolo;
quali siano i criteri di selezione, valutazione, inquadramento ed impiego del personale a tempo determinato, se siano previste nuove stabilizzazioni per queste risorse umane e con quali procedure in ordine al possesso di competenze adeguate per il perseguimento delle finalità dell'Agenzia nazionale per la cybersicurezza.
(3-01972)
Interrogazione a risposta scritta:
APPENDINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
l'utilizzo degli aeromobili della flotta di Stato da parte dei membri del Governo è regolato da specifiche disposizioni normative e direttive, tra cui la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri 21 settembre 2007 che lo limita alla presenza di «comprovate ed inderogabili esigenze di trasferimento connesse all'esercizio delle funzioni istituzionali»;
la medesima direttiva stabilisce che è ammesso l'utilizzo del trasporto aereo di Stato nel caso in cui «non sono disponibili voli di linea né altre modalità di trasporto compatibili con dette funzioni istituzionali neppure con diversa programmazione del viaggio»;
secondo quanto riportato dal quotidiano la Repubblica in data 18 marzo 2025, nel corso del 2023 i membri del Governo risultano aver effettuato il numero record di 165 voli di Stato, nel corso del 2024 si sono registrati 121 voli di Stato e nel solo bimestre gennaio-febbraio 2025 già 25, in considerevole aumento rispetto agli anni precedenti;
risultano anche numerosi utilizzi in occasione di eventi programmati con largo anticipo, per tratte nazionali o servite da voli di linea, dunque non sempre in contesti emergenziali o privi di alternative;
tali dati destano perplessità in relazione al principio di economicità, trasparenza e sobrietà che dovrebbe contraddistinguere l'azione pubblica, specie in un periodo di attenzione alla spesa pubblica e alla coerenza delle istituzioni rispetto ai sacrifici richiesti ai cittadini –:
se possa fornire i dati aggiornati, relativi all'utilizzo da parte dell'attuale Esecutivo dei voli di Stato;
se, in caso di veridicità dei fatti riportati dalla stampa, considerato che i voli di Stato dovrebbero essere utilizzati per attività governative e, in ogni caso, di carattere eccezionale, quali iniziative intenda assumere per evitare che possano verificarsi usi impropri;
quali opportune iniziative intenda assumere per rendere più rigoroso l'utilizzo dei voli di Stato al fine di evitare un inutile spreco di denaro pubblico, inaccettabile in un momento di crisi come quello che sta attraversando il nostro Paese, e per valutare, a questo scopo, la necessità di introdurre una disciplina rigorosa in merito al loro utilizzo.
(4-05049)
AFFARI EUROPEI, PNRR E POLITICHE DI COESIONE
Interrogazione a risposta scritta:
D'ATTIS. — Al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 88 del decreto-legge n. 34 del 2020 ha istituito il Fondo nuove competenze (Fnc) finalizzato ad accompagnare i processi di transizione digitale ed ecologica dei datori di lavoro, nonché a favorire nuova occupazione;
il Fnc si inserisce all'interno del piano nazionale nuove competenze previsto dal PNRR come strumento per l'aggiornamento e la riqualificazione professionale, in risposta alle sfide poste dalla digitalizzazione, dalla sostenibilità ambientale e dagli effetti della pandemia da COVID-19;
l'articolo 1 del decreto-legge n. 113 del 2024 ha raddoppiato i fondi destinati al credito d'imposta per gli investimenti nella Zes unica del Mezzogiorno, stanziando ulteriori 1,6 miliardi di euro e riconoscendo alle regioni la possibilità di agevolare i medesimi investimenti mediante l'impiego delle risorse dei programmi regionali della politica di coesione europea 2021-2027;
tale facoltà, riconosciuta anche al Ministero delle imprese e del made in Italy, consente di impiegare in modo sinergico tutti gli strumenti di sostegno alle imprese e di promozione della competitività;
alcune regioni del Mezzogiorno risultano essere in difficoltà nella spesa dei fondi strutturali europei e pare necessario un intervento che eviti il loro disimpegno automatico che scatterebbe a fine anno;
il Fnc prevede una ripartizione delle risorse per regione. Nel PNRR il termine per la rendicontazione dei progetti è fissato al 2026 e tuttavia molti progetti non sono ancora stati avviati: in tal senso, un'interrogazione delle risorse PNRR nel Fnc consentirebbe di assicurare la rendicontazione entro i tempi stabiliti, evitando il rischio di perdita dei fondi destinati alla formazione e alla riqualificazione delle competenze;
il Fnc è uno strumento chiave per accompagnare i processi di transizione digitale ed ecologica dei datori di lavoro e per promuovere nuova occupazione, offrendo ai lavoratori l'opportunità di acquisire nuove competenze e sostenendo le imprese nell'adeguamento ai nuovi modelli organizzativi e produttivi;
l'avviso pubblico del Fnc 3 specifica che i percorsi formativi devono essere coerenti con i processi di innovazione organizzativa, di processo e di prodotto: la sua dotazione finanziaria complessiva ammonta a 731 milioni di euro, suddivisi per tipologia di intervento e categoria di regione: stante la maggiore partecipazione, le risorse sono in esaurimento;
le regioni incontrano costanti difficoltà nella spesa dei fondi strutturali europei, con il rischio di disimpegno automatico delle risorse e il Governo ha precedentemente previsto l'utilizzo delle risorse dei programmi regionali della politica di coesione europea 2021-2027 per finanziare specifiche iniziative (nella precedente edizione del Fnc, la regione Lazio pubblicò un bando autonomo per cofinanziare i progetti presentati sul proprio territorio regionale);
Fnc 3 prevede già una ripartizione territoriale delle risorse, risulterebbe quindi più efficace che ciascuna regione contribuisca direttamente ai fondi Fnc destinati alla gestione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali centralizzando così la gestione e ottimizzando l'impatto degli interventi;
ad oggi, le risorse spese del Piano transizione 5.0 risultano ancora essere pari a zero e visto il rischio di un loro mancato utilizzo e la necessità di ottimizzare le risorse disponibili, una parte di questi fondi potrebbe essere riallocata verso il Fnc, evitando così la perdita di risorse economiche fondamentali per la formazione e l'aggiornamento professionale –:
se il Governo non intenda intraprendere tempestivamente ogni utili iniziativa di competenza, così come precedentemente fatto in situazioni analoghe, consentendo alle regioni di destinare parte delle risorse dei loro programmi regionali della politica di coesione europea 2021-2027 al finanziamento dei progetti a valere sul Fondo nuove competenze presentati sul proprio territorio regionale.
(4-05038)
AFFARI REGIONALI E AUTONOMIE
Interrogazione a risposta immediata:
MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DE BERTOLDI, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:
nella riunione del 19 maggio 2025 il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro interrogato, ha approvato il disegno di legge recante «Delega al Governo per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni»;
il disegno di legge citato si propone di dare completa attuazione all'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione, attraverso un processo organico di definizione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale;
il disegno di legge recepisce, altresì, le indicazioni fornite dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 192 del 2024, apportando i correttivi necessari al percorso di determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni, già avviato con l'articolo 1, commi da 791 a 801-bis della legge n. 197 del 2022 (legge di bilancio per il 2023) e proseguito con la legge n. 86 del 2024 (legge sull'autonomia differenziata);
l'ordinamento ha finora conosciuto una determinazione solo episodica dei livelli essenziali delle prestazioni, profondamente frammentaria e disomogenea, con gravi ricadute in termini di esigibilità dei diritti e sullo svolgimento leale e trasparente dei rapporti finanziari fra lo Stato e le autonomie territoriali;
l'approvazione delle nuove norme consentirà di porre fine al ritardo accumulato dal legislatore nella determinazione organica dei livelli essenziali delle prestazioni. Un ritardo che la stessa Corte costituzionale ha più volte stigmatizzato, qualificandolo alla stregua di un «ostacolo» alla piena attuazione dell'autonomia finanziaria degli enti territoriali e al pieno superamento dei divari territoriali nel godimento delle prestazioni inerenti ai diritti sociali (sentenza n. 220 del 2021) –:
se il Ministro interrogato intenda illustrare i principi generali e la rilevanza del disegno di legge, anche nella prospettiva dell'attuazione dell'autonomia differenziata ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione.
(3-01970)
AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE
Interrogazione a risposta scritta:
BALDINO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:
il comparto agricolo dell'area Rocca Imperiale-Trebisacce rappresenta una delle eccellenze produttive della regione Calabria, in particolare grazie alla coltivazione del limone IGP di Rocca Imperiale, che contribuisce significativamente al Pil regionale;
il territorio è colpito da una grave e prolungata crisi idrica che rischia di compromettere irrimediabilmente la produzione agricola e la tenuta economica di centinaia di aziende;
le piogge dell'inverno scorso non hanno colmato le carenze idriche causate da anni di siccità, e si registra una persistente riduzione delle provviste idriche disponibili;
nel mese di marzo 2025 è stato siglato un accordo di programma tra le regioni Basilicata e Puglia sul governo delle risorse idriche dell'invaso di Monte Cutugno, il quale esclude esplicitamente l'erogazione di acqua al consorzio di bonifica dei bacini dello Jonio Cosentino, con la sottoscrizione del relativo verbale da parte dei partecipanti;
a fronte di tale esclusione, si registra, a giudizio dell'interrogante, l'assenza ingiustificata della regione Calabria ai tavoli di confronto tra le regioni coinvolte, nonostante l'impatto devastante che tale decisione potrebbe avere per l'agricoltura calabrese;
in passato, sotto la precedente giunta regionale, era stato sottoscritto un protocollo d'intesa per l'aumento della dotazione idrica dell'area, con la previsione della realizzazione di una condotta dedicata al comprensorio Rocca Imperiale-Trebisacce;
con delibera del Consiglio dei ministri del 21 marzo 2025 è stato prorogato lo stato di emergenza in relazione alla situazione di deficit idrico in atto nello Jonio cosentino;
secondo quanto riportato da fonti istituzionali locali, l'attuale proposta di portata idrica (120 l/s per il mese di maggio 2025) sarebbe pari a circa un terzo rispetto ai volumi del 2024, e risulterebbe largamente insufficiente a soddisfare i fabbisogni irrigui dell'area per cui occorrerebbe per il mese di giugno una dotazione minima di 300 l/s e per i mesi di luglio e agosto almeno 400 l/s;
il rischio concreto è la perdita di circa 1.200 ettari di aree irrigabili, con conseguenze economiche, occupazionali di competenza e sociali gravissimi –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della grave crisi idrica che sta colpendo l'area agricola di Rocca Imperiale e Trebisacce e delle sue ricadute sull'economia locale;
quali iniziative di competenza urgenti intendano adottare per garantire l'erogazione di acqua per uso irriguo nella misura necessaria a salvaguardare il comparto agricolo, anche promuovendo l'istituzione di un tavolo interregionale con Basilicata e Puglia in considerazione anche della necessità che sia riconsiderata l'opportunità dell'esclusione del consorzio di Bonifica dei Bacini dello Jonio Cosentino dall'accordo sull'invaso di Monte Cutugno;
se non ritengano urgente avviare, d'intesa con la regione Calabria, un piano straordinario per la gestione dell'emergenza idrica e il rafforzamento delle infrastrutture irrigue nel comprensorio Rocca Imperiale-Trebisacce.
(4-05052)
AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA
Interrogazioni a risposta immediata:
SQUERI, CORTELAZZO, BATTISTONI, CASASCO, MAZZETTI, PATRIARCA, POLIDORI, BARELLI, BATTILOCCHIO, ARRUZZOLO, BAGNASCO, BELLOMO, BENIGNI, DEBORAH BERGAMINI, BOSCAINI, CALDERONE, CANNIZZARO, CAPPELLACCI, CAROPPO, CASTIGLIONE, CATTANEO, ENRICO COSTA, D'ATTIS, DALLA CHIESA, DE MONTE, DE PALMA, FASCINA, GATTA, GENTILE, LOVECCHIO, MANGIALAVORI, MARROCCO, MULÈ, NEVI, ORSINI, NAZARIO PAGANO, PELLA, PITTALIS, ROSSELLO, RUBANO, PAOLO EMILIO RUSSO, SACCANI JOTTI, SALA, SORTE, TASSINARI e TENERINI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
la comunità energetica rinnovabile è un insieme di cittadini, piccole e medie imprese, cooperative, enti territoriali e autorità locali, incluse le amministrazioni comunali, nonché di enti di ricerca, religiosi, del terzo settore e di protezione ambientale, che condividono l'energia elettrica rinnovabile prodotta da impianti nella loro disponibilità, a condizione che siano localizzati all'interno di un ambito geografico i cui punti di connessione fanno capo alla medesima cabina elettrica primaria;
l'ammontare dell'investimento (Piano nazionale di ripresa e resilienza – misura m2c2 – Investimento 1.2) è pari a 2,20 miliardi di euro da finalizzare entro il 30 giugno 2026, per la realizzazione di una potenza complessiva installata pari almeno a 2 gigawatt ed una produzione indicativa di almeno 2.500 gigawattora all'anno. La strategia italiana prevede un piano di aiuti governativi alle comunità energetiche rinnovabili di complessivi 5,7 miliardi di euro, destinati a garantire per 20 anni una tariffa elettrica vantaggiosa;
si sono verificate difficoltà nell'accesso alla misura, in particolare da parte dei comuni sotto i 5.000 abitanti, beneficiari di un contributo fino al 40 per cento dell'investimento, che hanno messo in discussione il raggiungimento degli obiettivi, con possibili rischi di un sottoutilizzo delle risorse allo scopo destinate;
nei giorni scorsi il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica ha reso noto agli operatori una bozza di revisione del decreto applicativo «Cer» del gennaio 2024, nella quale si prevede una platea più larga dei comuni beneficiari (fino a 50.000 abitanti), anticipi più consistenti (fino al 30 per cento), maggiore flessibilità nei tempi di entrata in esercizio degli impianti agevolati, spostati in avanti fino a 18 mesi, e la salvaguardia degli impianti destinati alle comunità energetiche rinnovabili realizzati dal dicembre 2021;
ulteriori misure sono state introdotte dal «decreto-legge bollette», n. 19 del 2025, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 60 del 2025, con l'estensione della possibilità di partecipare alle comunità energetiche rinnovabili a tutta una serie di soggetti prima esclusi (consorzi bonifica, Ater, Ipab, piccole e medie imprese partecipate dai comuni), la salvaguardia di ulteriori impianti e le semplificazioni in materia di autoapprovvigionamento dell'energia elettrica;
le misure adottate sono il segno concreto dell'attenzione che questo Governo sta dedicando alle fonti di energia rinnovabile, investendo per sostenere e incrementare lo sviluppo degli impianti di autoconsumo quale misura per ridurre il costo delle bollette, oltre che per ridurre le emissioni e la dipendenza energetica dall'estero –:
quali ulteriori iniziative siano allo studio del Ministro interrogato per favorire l'autoproduzione e l'autoconsumo di energia rinnovabile.
(3-01968)
RUFFINO, BONETTI, BENZONI, D'ALESSIO, GRIPPO e SOTTANELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
il tribunale amministrativo regionale del Lazio, con la sentenza n. 9155 del 13 maggio 2025, ha annullato l'articolo 7, commi 2 e 3, del decreto ministeriale del 21 giugno 2024, imponendo al Ministero entro il termine di 60 giorni l'individuazione dei criteri per l'individuazione delle aree idonee all'installazione di impianti a fonte rinnovabile;
in diverse occasioni il Governo è stato sollecitato, da un lato, a indicare alle regioni sia una scadenza temporale per l'individuazione delle aree idonee ad ospitare gli impianti fotovoltaici ed eolici – sia onshore che offshore – di grande taglia (indicativamente superiori a 2 megawatt) e, dall'altro, a definire a livello nazionale dei criteri univoci, che tengano conto delle caratteristiche e delle dimensioni fisiche degli impianti, onde evitare sia applicazioni arbitrarie che un'eccessiva saturazione delle medesime aree;
l'assenza di criteri generali in ordine all'autorizzazione degli impianti nelle diverse aree territoriali e la disciplina oggi prevista per le procedure di valutazione di impatto ambientale e di valutazione ambientale strategica non tengono conto di indici complessivi di affollamento degli impianti, che portano in alcuni casi a fenomeni di saturazione (con richieste anche superiori al 50 per cento del territorio comunale di riferimento), con gravi effetti economici e ambientali;
il funzionamento del mercato elettrico da fonti rinnovabili incentiva l'installazione di impianti con produzioni intermittenti, concentrate nelle stessa fascia oraria e remunerate a un prezzo definito da incentivi o da contratti a due vie, di valore ben superiore a quello di mercato, che in quella fascia risulta prossimo allo zero per effetto della sovrapproduzione; così già oggi, in quelle ore, una parte di quella produzione non viene utilizzata, pur essendo remunerata, con conseguenti oneri pesanti sulla bolletta elettrica di famiglie e imprese –:
in base a quali principi intenda definire criteri nazionali standard per l'individuazione delle aree idonee a livello regionale e la determinazione di indici massimi di saturazione, adottando iniziative di competenza volte a prevedere che, al momento di autorizzare un nuovo impianto, si tenga conto di quelli analoghi già installati nel medesimo territorio comunale o provinciale e a chiarire altresì, in tale ottica, quali previsioni vi siano in ordine ai costi futuri per la remunerazione, l'incentivazione, l'integrazione in rete con sistemi di accumulo e per il bilanciamento della rete, in relazione agli impianti a fonte rinnovabile intermittenti e tra loro contemporanei.
(3-01969)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
PELUFFO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
la relazione introduttiva alla «proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica i regolamenti (UE) n. 1227/2011 e (UE) 2019/942 per migliorare la protezione dell'Unione dalla manipolazione del mercato nel mercato dell'energia all'ingrosso» evidenzia che la crisi energetica ha messo in luce, fra l'altro, la «necessità di un solido monitoraggio del mercato dell'energia per una migliore protezione dagli abusi di mercato» e che, conseguentemente, «per garantire che i mercati si comportino in modo competitivo e che i prezzi siano fissati in modo trasparente, sarà potenziata la capacità dei regolatori di monitorare l'integrità e la trasparenza del mercato dell'energia»;
a ottobre 2024, Arera, con la delibera 401/2024/R/eel ha avviato un'indagine conoscitiva per valutare gli esiti dei mercati elettrici nazionali ad asta con consegna a breve termine nel periodo 2023-2024 e valutare, sulla base di tali esiti, le possibili linee di intervento in termini di ulteriori misure di carattere regolatorio, ovvero di proposte normative, nonché di possibile segnalazione Agcm di eventuali profili di violazione della disciplina della concorrenza;
la delibera ha previsto altresì la pubblicazione di un rapporto di indagine entro il 31 marzo 2025 per la valutazione degli esiti del mercato del giorno prima e delle sessioni ad asta del mercato infragiornaliero;
ad oggi gli esiti di tale indagine non risultano pubblicati, il termine è ampiamente scaduto e questo impedisce la verifica, più volte sollecitata dagli interroganti, della presenza o meno di manipolazioni di mercato sulla formazione del Prezzo unico nazionale, ed all'autorità di adottare e imporre i provvedimenti opportuni, necessari e proporzionati per promuovere una concorrenza effettiva, garantire il buon funzionamento dei mercati ed evitare speculazioni e distorsioni nella formazione dei prezzi;
è da molto tempo ormai che si evidenzia la dimensione del problema del costo dell'energia italiano, il più alto in tutta Europa, che incide profondamente sulla capacità di spesa per le famiglie, in forte difficoltà a far fonte al peso delle bollette, e che penalizza le imprese, con aggravi di costi quantificati fino a 10 miliardi di euro per il 2025, con il rischio per intere filiere di andare fuori mercato, e che si incalza il Governo a intervenire per ridurre strutturalmente il costo dell'energia;
a giudizio dell'interrogante è necessario che Arera fornisca al più presto gli esiti dell'indagine conoscitiva –:
quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare il Governo al fine di acquisire tutti gli elementi utili ad abbassare il costo dell'energia ed evitare che la formazione del Prezzo unico nazionale sia influenzata da distorsioni e speculazioni.
(5-03974)
CAPPELLETTI e PAVANELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
nel Bollettino n. 18 del 12 maggio 2025 è pubblicata la segnalazione A.S. 2079, inviata il 30 aprile dall'Agcm (Autorità garante della concorrenza e del mercato) al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, sulla proroga, a fronte della presentazione di piani straordinari di investimento pluriennale da parte degli attuali concessionari del servizio, delle concessioni per il servizio di distribuzione dell'energia elettrica concessa dall'articolo 1, commi 50 e successivi, della legge n. 207 del 30 dicembre 2024 (legge di bilancio 2025);
alla luce di alcune problematiche concorrenziali rilevate nel provvedimento, il garante per la concorrenza ha formulato una delle osservazioni e conseguenti proposte ai fini della compatibilità con i princìpi nazionali ed euro-unitari di concorrenza dell'emanando decreto attuativo, entro il 30 giugno 2025, volto a regolamentare i termini e le modalità per la presentazione da parte dei concessionari dei citati piani straordinari di investimento pluriennale (articolo 1, comma 50) e per la successiva valutazione e approvazione dei medesimi, nonché per la determinazione degli oneri concessori che i concessionari sono tenuti a versare in ragione della rimodulazione delle concessioni (articolo 1, comma 51);
nel merito, l'Autorità osserva che l'intervento di proroga delle concessioni «appare incoerente con princìpi di tutela della concorrenza, cristallizzando per un periodo di tempo potenzialmente significativo la posizione di assoluta preminenza del principale operatore, che conta oggi circa l'85 per cento degli utenti allacciati, mentre, come richiamato, nella prospettiva posta dal decreto legislativo n. 79 del 1999, le successive procedure di gara avrebbero dovuto essere organizzate per ambiti, in modo da procedere a una riassegnazione delle concessioni con limite massimo pari a un quarto della clientela finale per ogni ambito»;
il rinvio temporale così prolungato ostacola i benefìci che la concorrenza per il mercato potrebbe apportare mediante le gare ritardando la possibilità di maturare significativi vantaggi per il consumatore, come in questo caso che si concretizzerebbe con la riduzione dei costi della bolletta elettrica. Un mercato con una pluralità di imprese condurrebbe a migliori risultati complessivi anche in termini di innovazione, riducendo le tipiche asimmetrie informative sui costi che ostacolano una corretta regolazione e la riduzione delle componenti regolate delle bollette;
l'autorità ritiene fondamentale che il Ministero dell'ambiente declini l'indicazione normativa di un periodo «non superiore a venti anni», assicurando che l'effettiva durata della proroga stessa sia correttamente e strettamente limitata al tempo legato alla realizzazione degli investimenti effettivamente indispensabili nell'immediato e non rimandabili, per poi procedere – nel minor tempo possibile – all'indizione di gare a evidenza pubblica per la scelta dei soggetti concessionari, con la contestuale ridefinizione degli ambiti concessori secondo lo schema già contemplato dal decreto legislativo n. 79 del 1999;
per l'Antitrust è opportuno concedere la possibilità al gestore selezionato tramite gara di rifondere al gestore uscente la quota parte degli investimenti ancora non ammortizzati, come già avviene in numerosi altri settori economici al momento del subentro di un diverso gestore di un servizio di pubblica utilità, come ad esempio, nella distribuzione del gas naturale, in ambito portuale, nell'illuminazione pubblica, ed altri;
infine, viene sottolineata l'importanza di assicurare coerenza anche con gli eventuali finanziamenti pubblici che i distributori stessi ricevono per l'effettuazione di investimenti aventi finalità analoghe, ad esempio nell'ambito di iniziative legate all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza che ha previsto risorse per 3,6 miliardi di euro –:
quali iniziative di competenza intenda assumere per conformare l'emanando decreto attuativo ai rilievi espressi nella segnalazione dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato di cui in premessa, al fine di tutelare la concorrenza e i benefìci che da quest'ultima derivano in termini di efficienza, di qualità del servizio e di prezzi più contenuti per i consumatori finali.
(5-03982)
Interrogazione a risposta scritta:
CARMINA e L'ABBATE. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
la realizzazione di un dissalatore a Porto Empedocle risponde alla grave crisi idrica che colpisce la Regione Siciliana (stato emergenza del 6 maggio 2024, prorogato dal Consiglio dei ministri del 9 maggio 2025);
il progetto – rispetto al quale la conferenza dei servizi si è conclusa positivamente con decreto n. 20 del 2025 del Commissario straordinario nazionale con l'adozione di interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica – prevede prevede l'installazione di impianti mobili modulari di dissalazione dell'acqua marina, con capacità complessiva pari a 96 l/s, nell'area della centrale termoelettrica in parte dismessa Enel di Porto Empodocle;
associazioni ambientaliste (tra cui Mareamico e Legambiente) e rappresentanze locali hanno evidenziato criticità tecniche e ambientali sulla localizzazione del dissalatore all'interno di un sito privato non predisposto, l'assenza di una valutazione di impatto ambientale, le modalità di prelievo e scarico in mare delle acque trattate, la possibile inibizione della balneazione in tratti di costa, il prelievo diretto dell'acqua da trattare dalla zona portuale di Porto Empedocle e il rilascio dello scarico post-trattamento sulla spiaggia di Marinella, celebre litorale della serie televisiva «Il Commissario Montalbano»;
per quanto consta all'interrogante risulterebbe già esistente, presso l'area industriale Asi di Porto Empedocle, un sito pubblico attrezzato con una presa a mare regolarmente autorizzata e dimensionata, dotato di collegamenti diretti alla rete di distribuzione idrica regionale. Il sito appare logisticamente, tecnicamente ed economicamente più idoneo per l'installazione del dissalatore;
dalla collocazione prevista per l'impianto scaturirebbero maggiori costi e oneri di realizzazione e di gestione con aggravi sui cittadini;
nell'ottica di una visione ordinamentale, il prelievo dell'acqua marina per impianti di dissalazione è opportuno che avvenga lontano dalla costa e a profondità adeguate, così da ridurre l'impatto sugli ecosistemi e garantire la qualità dell'acqua grezza;
analogamente, lo scarico dei reflui, contenenti salamoia ad alta concentrazione salina e residui di reagenti chimici, deve avvenire al largo, per evitare impatti su habitat marini costieri e su aree destinate alla balneazione;
l'area marina antistante al sito individuato è balneabile e prossima a tratti di elevato valore paesaggistico, letterario e turistico, anche per i riferimenti legati alle opere di Luigi Pirandello; inoltre, il carattere di provvisorietà dell'impianto di dissalazione evidenzia la mancanza a Porto Empedocle di una progettazione attinente alla realizzazione di un impianto di dissalazione permanente –:
se sia stato valutato l'impatto ambientale del progetto in argomento, la localizzazione dell'impianto e delle alternative prese in considerazione dal proponente, le modalità tecniche di prelievo e scarico delle acque marine, l'analisi degli impatti cumulativi su ambiente costiero e marino;
se tale studio sia stato sottoposto a consultazione pubblica, ai sensi della Parte II del decreto legislativo n. 152 del 2026;
se sia previsto un monitoraggio ambientale volto a verificare nel tempo l'effettivo impatto del dissalatore sugli ecosistemi, tutelare la qualità delle acque destinate alla balneazione e attivare misure correttive;
quali valutazioni tecnico-economiche e ambientali abbiano giustificato la scelta del sito Enel, comportante nuove opere a mare, attraversamenti di suolo e costi aggiuntivi, rispetto all'utilizzo di infrastrutture pubbliche esistenti, a esempio nel sito Asi;
se sia stata prevista la zonizzazione del tratto di mare interessato dallo scarico dei reflui e se tale operazione comporterà l'inibizione della balneazione in tratti oggi fruibili, con conseguente impatto negativo su turismo locale, attività economiche stagionali, fruizione pubblica di tratti costieri di rilievo culturale e naturalistico;
se siano previsti interventi di compensazione ambientale o paesaggistica, in considerazione della prossimità con il sito Unesco della Valle dei Templi e della potenziale interferenza visiva, infrastrutturale e ambientale con tale paesaggio storico-archeologico;
se siano stati previsti incentivi economici, agevolazioni o priorità per le imprese locali, coinvolte nella realizzazione e nella gestione del dissalatore;
se sia stato predisposto un piano di controllo dei costi di gestione dell'impianto;
se non si ritenga opportuno prevedere sin d'ora un maggiore dettaglio circa i tempi di realizzazione della Fase 2 che – secondo quanto genericamente indicato – dovrebbe prevedere un impianto definitivo per Porto Empedocle.
(4-05042)
DIFESA
Interrogazioni a risposta immediata:
MARATTIN. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
i Ministri della difesa e degli affari esteri e della cooperazione internazionale hanno annunciato nei giorni scorsi che l'Italia ha centrato l'obiettivo del 2 per cento del prodotto interno lordo in spese per la difesa che la Nato da tempo richiedeva e che il documento con i nuovi calcoli effettuati dal Governo italiano è già stato inviato al Segretario generale;
nella legge di bilancio per il 2025 le spese per la difesa erano pari all'1,57 del prodotto interno lordo (circa 35 miliardi di euro). Il 2 per cento del prodotto interno lordo ammonta invece a 45 miliardi di euro, oltre 10 miliardi in più;
il dato riguardante il rapporto tra spese per la difesa e prodotto interno lordo all'1,57 per cento nel 2025 è stato presentato dal Ministro interrogato nell'audizione del 7 novembre 2024 in Commissione affari esteri e difesa del Senato della Repubblica sul Documento programmatico pluriennale per la difesa per il triennio 2024-2026. Il Ministro interrogato ha dichiarato che «passiamo dall'1,54 per cento di quest'anno all'1,57 per cento nel 2025, all'1,58 per cento del 2026 e all'1,61 per cento del 2027»;
il bilancio della difesa in chiave Nato è una rappresentazione del bilancio elaborato in base a parametri e criteri indicati dall'Alleanza;
per quanto attiene il complessivo volume finanziario da prendere a riferimento, risulta all'interrogante che il budget in chiave Nato si discosta dal bilancio della difesa, in quanto, rispetto a quest'ultimo, si:
a) detrae l'intero importo della funzione sicurezza, presente nel bilancio della difesa, ad esclusione della quota relativa al personale dell'Arma dei carabinieri impiegabile presso i teatri operativi del fuori area;
b) detrae dalle pensioni provvisorie del personale in ausiliaria l'importo afferente all'Arma dei carabinieri, a meno della quota parte impiegabile presso i teatri operativi;
c) aggiunge l'importo della spesa pensionistica del personale militare e civile sostenuta dall'Inps, includendo solo la quota deployable del personale dell'Arma dei carabinieri;
d) aggiunge l'importo relativo al finanziamento di selezionati programmi della difesa da parte del Ministero delle imprese e del made in Italy (che risulta già incluso nel bilancio integrato della difesa);
e) aggiunge il finanziamento relativo alla partecipazione del contingente militare italiano alle missioni internazionali (che risulta già incluso nel bilancio integrato della difesa) –:
se il Ministro interrogato intenda confermare lo schema di budget in chiave Nato sopra descritto, indicando per ogni singola voce l'ammontare delle detrazioni e degli importi aggiuntivi, allo scopo di chiarire dettagliatamente le modalità di reperimento nel bilancio dello Stato dei 10 miliardi di euro necessari al raggiungimento del 2 per cento del rapporto tra spese per la difesa e prodotto interno lordo.
(3-01961)
FRANCESCO SILVESTRI, PELLEGRINI, BALDINO, LOMUTI, RICCARDO RICCIARDI, AURIEMMA, ILARIA FONTANA, ALIFANO, QUARTINI e SANTILLO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
nell'introduzione del Documento programmatico pluriennale della difesa 2024-2026, trasmesso alla Presidenza della Camera dei deputati il 12 settembre 2024, il Ministro interrogato affermava che «siamo infatti ancora lontani dal conseguire una spesa per la difesa pari al 2 per cento del prodotto interno lordo entro il 2028». Dato confermato nel paragrafo in cui si dettaglia la redazione del bilancio integrato della difesa in chiave Nato, specificando che le difficoltà permangono «nonostante il rifinanziamento, per il quarto anno consecutivo, del “Fondo relativo all'attuazione dei programmi di investimento pluriennale per le esigenze di difesa nazionale” che prevede una assegnazione in legge di bilancio 2024-2026 di 22,5 miliardi di euro nei prossimi 15 anni»;
il 15 maggio 2025 il Ministro Tajani, a margine della riunione informale dei Ministri degli affari esteri Nato in Turchia, ha annunciato il raggiungimento dell'obbiettivo tendenziale del 2 per cento del prodotto interno lordo per la spesa in difesa e sicurezza;
il budget della difesa in chiave Nato viene individuato sulla base di parametri e criteri propri dell'Alleanza, affinché, nell'ambito della cosiddetta Defence planning capability survey, i dati finali siano omogenei e quindi comparabili con quelli di tutti i Paesi appartenenti all'Alleanza. Si ricorda, inoltre, che per la Nato sono ricevibili quei costi che «possono anche includere reparti di altre forze ma solo in proporzione alle forze che sono addestrate secondo tattiche militari, equipaggiate come una forza militare, in grado di operare sotto autorità militare diretta durante operazioni schierate, e realisticamente impiegabili al di fuori del territorio nazionale a supporto di una forza militare», come previsto nel Defence expenditure of NATO Countries (2014-2024);
secondo stime dell'Osservatorio Mil€x, il bilancio integrato della difesa in chiave Nato nel 2025 si aggirerebbe intorno ai 35 miliardi di euro, dunque il raggiungimento del 2 per cento del prodotto interno lordo dichiarato dal Governo – ovvero circa 45 miliardi di euro considerando il valore odierno dichiarato – comporterebbe un investimento aggiuntivo di quasi 10 miliardi di euro. Considerate le modalità di redazione richieste dalla Nato, non è chiaro quali voci di spesa siano state inserite per raggiungere l'obiettivo in oggetto –:
in vista del prossimo vertice Nato, se il Governo intenda incrementare l'obiettivo del 2 per cento, tenuto conto dell'assoluta necessità del sostegno alla spesa sanitaria, alle filiere produttive dell'occupazione, all'istruzione e all'ambiente.
(3-01962)
GRIMALDI, ZANELLA, BONELLI, FRATOIANNI, BORRELLI, DORI, GHIRRA, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
nella «Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento (anno 2024)» se, da un lato, si precisa che «le caratteristiche dell'intervento israeliano su Gaza hanno indotto l'Autorità nazionale Uama (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento) a non concedere nuove autorizzazioni all'export a mente della legge n. 185 del 1990», dall'altro si evince che «rispetto al 2023, nel 2024 Israele sale dalla settima alla seconda posizione come Paese di provenienza con 42 autorizzazioni per un valore di 154.937.788 euro, con un'incidenza del 20,83 per cento sul totale (nel 2023 era al 2,52 per cento con 31.545.932 euro)»;
in risposta all'interrogazione n. 5-03933 il Governo ha precisato che dopo l'avvio della guerra a Gaza ha bloccato le nuove licenze per esportare armamenti in Israele, ma ha continuato a inviare le armi relative alle vecchie licenze, spedendo però solo materiali che non potessero essere utilizzati contro la popolazione civile;
sostenere che fornire manutenzione e pezzi di ricambio a sistemi d'arma o munizioni a sostegno di un esercito, come quello di Israele che sta effettuando un vero e proprio sterminio della popolazione gazawi, possa non avere un impatto sui civili appare difficile da sostenere;
riguardo alle importazioni, il Governo sostiene che avvengano nel pieno rispetto della normativa vigente, in linea con le esigenze di sicurezza nazionale e gli interessi economici delle imprese italiane;
di fronte alle atrocità commesse dall'esercito israeliano a Gaza e in Cisgiordania, dopo l'approvazione e l'avvio di una nuova operazione diretta all'occupazione militare di Gaza e ai piani di deportazione di milioni di palestinesi perfino in Libia, non sono sufficienti generici inviti alla moderazione, ma occorrono ferme decisioni e atti da parte di Italia e Unione europea;
Israele negli ultimi mesi ha fermato tutti gli aiuti umanitari diretti a Gaza, utilizzando e perfino rivendicando la fame come arma di guerra, violando i principi stessi del diritto internazionale e umanitario;
è di questi giorni l'approvazione della prosecuzione dei programmi di A/R n. Smd 03/2020 e Smd 37/2021, finalizzati alla progressiva implementazione di suite operative «multi-missione multi-sensore» (MmMs) su piattaforma condivisa Gulfstream G550 «Green» base Jamms. La tecnologia di questi sistemi è israeliana –:
se non ritenga, per quanto di competenza, di interrompere qualsiasi rapporto di cooperazione e accordo militare con Israele e le sue aziende, decidendo di conseguenza di sospendere ogni legame di collaborazione e addestramento con Israele e con l'industria bellica israeliana.
(3-01963)
DISABILITÀ
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per le disabilità, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
il piano di eliminazione delle barriere architettoniche, di seguito P.e.b.a., è stato introdotto dall'articolo 32, comma 21, della legge del 28 febbraio 1986, n. 41, successivamente integrato con l'articolo 24 comma 9, della legge n. 104 del 1992, ed è qualificato strumento necessario per monitorare e superare le barriere architettoniche insistenti sul territorio nazionale;
dalla sopra indicata legge del 1986 a oggi, le finalità e i contenuti del P.e.b.a. si sono, di fatto, arricchiti e rafforzati anche dalla successiva normativa internazionale quale la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, adottata nel 2006, ma anche nazionali con il decreto del Presidente della Repubblica n. 132 del 4 ottobre 2013;
nello specifico, i P.e.b.a. rappresentano lo strumento per rilevare, monitorare e superare le barriere architettoniche negli spazi e negli edifici pubblici già esistenti; la legge n. 104 del 1992 ne ha esteso l'ambito agli spazi urbani, anche – e si cita la norma – «con riferimento all'individuazione e alla realizzazione di percorsi accessibili, all'installazione di semafori acustici per non vedenti, alla rimozione della segnaletica installata in modo da ostacolare la circolazione delle persone con disabilità»;
in considerazione della normativa internazionale e nazionale richiamata, i P.e.b.a. si configurano come strumento di pianificazione comunale finalizzato a promuovere interventi inerenti all'accessibilità intesa come condizione per il godimento dei diritti e delle libertà fondamentali, non solo delle persone con disabilità, ma di ogni persona;
l'assetto di competenze individua, quindi, i comuni quali amministrazioni di maggior prossimità, che devono garantire un sistema urbano sicuro e accessibile attraverso la pianificazione e la rigenerazione della città, mentre le regioni sono enti incaricati di funzioni di vigilanza e coordinamento – nell'esercizio di tali competenze, per affiancare gli enti locali nelle complesse funzioni ad essi attribuite, le regioni possono definire linee guida per la formazione dei piani di eliminazione delle barriere architettoniche;
in Campania, in special modo nella provincia di Napoli, numerosi comuni risultano sprovvisti del piano in questione, con ciò creando una evidente lesione del diritto di uguaglianza sostanziale per i cittadini e le cittadine portatori di disabilità;
al riguardo, su sollecitazione del Garante dei disabili della regione Campania, l'Anci Campania, in data 11 giugno 2021, ha inviato la circolare n. 1199, al fine di conoscere quali comuni campani hanno ottemperato all'obbligo di cui l'articolo 32, comma 21, della legge 28 febbraio 1986, n. 41;
con decreto della direzione generale per le politiche sociali e sociosanitarie, datato 27 luglio 2024, la regione Campania ha disposto un avviso pubblico avente a oggetto risorse pari a 755.000 per «L'adozione dei P.e.b.a. nei comuni e abbattimento di barriere architettoniche all'interno degli Istituti scolastici» – di tale somma, solo 135.000 euro risultano destinati alla provincia di Napoli, provincia che consta di ben 92 comuni;
il predetto avviso pubblico ha riguardato l'assegnazione di risorse per il solo abbattimento delle barriere architettoniche esistenti all'interno degli istituti scolastici;
ad avviso degli interroganti, le somme risultano insufficienti e comunque sono inadeguate le iniziative messe in campo al fine di sollecitare i comuni all'adempimento del suindicato obbligo, onde garantire l'eliminazione di barriere architettoniche in numerosi comuni della provincia di Napoli –:
se siano al corrente della situazione esposta in premessa e, per quanto di propria competenza, non ravvisino l'urgenza di promuovere iniziative affinché sia resa certa l'adozione dei P.e.b.a. nei comuni della provincia di Napoli;
se non intendano, per quanto di competenza, adottare iniziative volte a individuare meccanismi premiali al fine di incentivare l'adozione dei P.e.b.a. da parte dei comuni;
se non intendano adottare iniziative di competenza volte a incrementare le risorse destinate all'adozione dei P.e.b.a. e alla conseguente loro attuazione, anche individuando incentivi ad hoc;
se possano indicare quali siano, a oggi, i dati relativi all'adozione dei P.e.b.a. sul territorio nazionale e, in particolare, la percentuale di comuni inadempienti della provincia di Napoli;
quali iniziative di competenza intendano adottare affinché i comuni inadempienti provvedano all'adozione del P.e.b.a. in tempi certi e celeri.
(2-00610) «Auriemma, Quartini».
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta orale:
BOSCAINI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
l'Ivass (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni) ha sanzionato a inizio 2023 l'ex consiglio di amministrazione di Cattolica assicurazioni per irregolarità nella gestione, per un totale di quasi 2 milioni di euro. Le sanzioni sono state irrogate al vecchio consiglio, inclusi ex vertici come l'ex presidente Paolo Bedoni, cui è stata comminata una multa di 432 mila euro. Le sanzioni sono state pubblicate nel bollettino di vigilanza dell'Ivass del 31 gennaio 2023;
l'Ivass ha riscontrato irregolarità nella gestione della compagnia, che hanno portato alla comminazione delle sanzioni, riguardanti il governo societario, la sostenibilità e le nomine. In particolare, sono state rilevate violazioni che riguardano il mancato rispetto di specifiche normative e procedure;
le irregolarità riguardano il governo societario, la sostenibilità e le nomine, con particolare attenzione al rispetto delle normative e procedure. Sono state inoltre sanzionate l'incapacità dell'organo amministrativo di garantire la necessaria coerenza tra i rischi assunti dall'impresa e il suo fabbisogno di solvibilità globale, con effetti sull'adeguatezza anche prospettica dei fondi propri, nonché le carenze nell'analisi dei rischi riscontrate nella sottoscrizione e gestione di taluni investimenti e all'inefficacia delle funzioni di controllo che non ha consentito di individuare le criticità di governo e di gestione dei rischi;
con sentenze n. 3004 e 3008 del 9 aprile 2025, n. 3106, 3107, 3108, 3109 e 3139 dell'11 aprile 2025, n. 3219 del 15 aprile 2025, n. 3400 e 3403 del 18 aprile 2025, la VI sezione del Consiglio di Stato ha accolto gli appelli presentati da diversi (non tutti) ex consiglieri di Cattolica per ottenere l'annullamento delle sanzioni ad personam comminate da Ivass;
poiché non tutti gli ex consiglieri avevano impugnato la sanzione Ivass si è determinata una situazione in cui gli ex amministratori che hanno desistito dal proporre ricorso al Consiglio di Stato si trovano oggi nella condizione di dover pagare (alcuni sembra abbiano già pagato la sanzione) con conseguenze anche in ordine alla possibilità di assumere altri incarichi mentre altri che hanno visto l'annullamento della sanzione nei loro confronti sono oggi del tutto riabilitati;
Ivass in questi anni è intervenuta più volte sulla gestione di Cattolica, che ha visto negli anni crollare il valore delle sue azioni a causa di una gestione non corretta. Nel 2020 ha imposto un aumento di capitale molto significativo, in rapporto alla capitalizzazione della compagnia;
Generali è quindi entrata operativamente nel gruppo Cattolica fino ad assumerne il controllo e procedere al suo delisting nell'agosto 2022. Consob ha determinato il corrispettivo per il delisting a 6,75 euro;
va tenuto conto che l'annullamento delle sanzioni può comportare tra i molteplici ex piccoli soci di Cattolica l'idea che forse non esisteva malagestio della compagnia e quindi l'idea di aver subìto un doppio danno economico –:
quali elementi abbia il Ministro interrogato rispetto alla vicenda illustrata in premessa e se, per quanto di competenza, non ritenga opportuno adottare iniziative normative volte a rafforzare i poteri di controllo e delle competenze proprie in ambito assicurativo dell'Ivass.
(3-01973)
FAMIGLIA, NATALITÀ E PARI OPPORTUNITÀ
Interrogazione a risposta scritta:
VINCI. — Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
lo sviluppo effettivo e organico della politica per l'infanzia e l'adolescenza e la cura dei servizi educativi, sociali e ricreativi attengono a funzioni pubbliche che esercita primariamente lo Stato e, in particolare, il Ministero dell'istruzione, che ha il compito di indirizzare, coordinare e promuovere la progressiva ed equa estensione del sistema integrato di educazione e di istruzione su tutto il territorio nazionale;
al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, supportato dal dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei ministri, sono attribuite le funzioni in materia di politiche dell'infanzia e dell'adolescenza, di servizi per la prima infanzia, di tutela dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza;
il dipartimento per le politiche della famiglia opera in favore e per la tutela dei diritti e del benessere dei bambini e delle bambine attraverso numerosi strumenti, tra cui l'attuazione della Convenzione di New York sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, adottata il 20 novembre del 1989, ratificata dall'Italia con la legge n. 176 del 1991, ed in base alla quale è derivato l'obbligo di adottare tutti i provvedimenti necessari per l'attuazione dei diritti in essa sanciti. La strategia politica italiana sui diritti dell'infanzia ha assunto una dimensione globale e integrata con l'approvazione della legge n. 451 del 1997, con cui l'Italia si è dotata della Commissione parlamentare per l'infanzia, dell'Osservatorio nazionale per l'infanzia e del Centro nazionale di documentazione e analisi per l'infanzia e l'adolescenza;
il succitato dipartimento tutela il benessere ed il buono stato psicofisico e sociale dei bambini con ulteriori strumenti, quali le linee guida per la partecipazione di bambini e bambine e ragazzi e ragazze, elaborate dall'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza ed adottate con decreto del Ministro per le pari opportunità e la famiglia il 12 luglio 2022. L'esercizio dei servizi educativi e di cura per la prima infanzia. Il Piano straordinario dei servizi socio-educativi per la prima infanzia;
sulla Gazzetta di Reggio Emilia del 18 maggio 2025 è stato pubblicato un articolo in cui si cita un'iniziativa, intrapresa in un contesto dedicato alla cultura, denominata «Infanzie e adolescenze trans» realizzata in collaborazione con l'associazione «GenderLens» e il progetto «Supercultura», ed ha visto la presentazione di una guida sul supporto ai bambini transgender a casa e a scuola. Tale progetto pare essere stato finanziato con risorse pubbliche nell'ambito di un programma comunale dedicato alla promozione della cultura;
l'iniziativa è stata da più parti criticata evidenziando come il progetto sia il frutto di una visione ideologica controversa e divisiva in contrasto con le priorità dei cittadini;
a parere dell'interrogante l'attuazione di misure volte ad orientare i comportamenti degli adulti verso la strutturazione e la consapevolezza della personalità dei bambini e delle bambine e ad analizzarne gli atteggiamenti per definirne le scelte della crescita emotiva e sociale non possono essere oggetto di iniziative meramente culturali e gestite da associazioni di privati, ma dovrebbero rientrare in contesti ad ogni modo afferenti alle competenze pubbliche sopra enunciate e seguirne la relativa disciplina pubblica di attuazione compartecipata –:
se siano a conoscenza del progetto sulle «Infanzie e adolescenze trans» e della «guida sul supporto ai bambini transgender a casa e a scuola» citato in premessa e se non intendano intraprendere le iniziative necessarie per quanto di competenza, anche in considerazione dell'impiego di risorse pubbliche, in rapporto alle norme sulla tutela dei diritti e del benessere dell'infanzia la cui disciplina primaria fa capo allo Stato.
(4-05048)
GIUSTIZIA
Interrogazioni a risposta scritta:
ASCARI e FEDE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
in numerose procure e tribunali italiani si registrano gravi carenze di personale amministrativo, magistrati e operatori giudiziari, nonché la presenza di strumenti informatici obsoleti o inadeguati rispetto alle esigenze operative e ai carichi di lavoro;
tali criticità rallentano l'attività giudiziaria, determinano ritardi nei procedimenti e compromettono il diritto dei cittadini a un processo celere ed efficiente, in violazione dell'articolo 11 della Costituzione;
le segnalazioni provenienti da associazioni forensi e operatori del settore indicano un malessere diffuso e una crescente difficoltà nella gestione quotidiana dell'attività giudiziaria;
l'articolo 4, comma 3 della legge regionale dell'Emilia-Romagna del 25 febbraio 2000, n. 10 recante «Disciplina dei beni regionali – Abrogazione della legge regionale 10 aprile 1989, n. 11» «Beni mobili» dispone che «I beni dichiarati fuori uso possono essere alienati o permutati. Possono essere altresì ceduti gratuitamente ad istituzioni, enti pubblici, persone giuridiche o associazioni operanti nel territorio regionale senza finalità di lucro»;
l'articolo 2 dell'accordo quadro tra il Ministero della giustizia, la Corte d'appello di Bologna, la procura generale della Repubblica presso la Corte d'appello di Bologna e la regione Emilia-Romagna denominato «Patto Regionale per una giustizia più efficiente, efficace, integrata, digitale e vicina ai cittadini», dispone che «le Parti, secondo le rispettive normative e per i propri ambiti di competenza, si impegnano reciprocamente [...] a promuovere lo scambio, in caso di motivate improvvise necessità, di beni e infrastrutture fisiche strumentali allo svolgimento dell'attività giudiziaria, con particolare riferimento a hardware e software»;
in data 24 febbraio 2025 la procura della Repubblica di Reggio Emilia ha presentato alla regione Emilia-Romagna una richiesta di fornitura urgente di dotazioni hardware per postazioni di lavoro fisse, in particolare n. 30 computer di cui n. 15 desktop e n. 15 portatili, nonché di 20 schermi da 22 pollici;
richiesta successivamente accolta dalla regione che in data 7 marzo 2025 ha dato in cessione 50 apparecchiature informatiche comprendenti 15 computer da tavolo, 15 portatili e 20 schermi da 22 pollici;
appare urgente l'adozione di interventi strutturali e risorse adeguate per garantire la piena funzionalità del sistema giudiziario –:
quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare per affrontare le gravi carenze di organico e di strumentazione informatica negli uffici giudiziari italiani;
se sia previsto un piano straordinario di assunzioni e investimenti tecnologici per il sistema giustizia;
se non ritenga opportuno coinvolgere le rappresentanze sindacali e forensi nella definizione delle priorità di intervento.
(4-05036)
BOF. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
nel pomeriggio del 12 maggio 2025 all'esterno di un'abitazione di via Verdi, a Candelù di Maserada sul Piave, l'inviata di «Striscia la notizia», Rajae Bezzaz e la sua troupe, sono stati barbaramente aggrediti dai componenti di una famiglia di Sinti che ha continuato a occupare abusivamente un'abitazione nonostante la notifica di uno sfratto esecutivo da oltre due anni;
la giornalista e la troupe hanno subito un'aggressione brutale e feroce, presa a pugni da due uomini e trascinata per i capelli dalle loro consorti, minacciati con un'ascia e una vanga, venti minuti di violenza inumana che non è sfociata in tragedia solo per il pronto intervento dei carabinieri;
dai quotidiani locali di Treviso è emerso che la proprietaria aveva lasciato l'abitazione in custodia allo zio nel 2001, per trasferirsi in Venezuela per motivi familiari. Lo zio, oggi 93enne, vive in casa in balia di questa famiglia di abusivi, gravati da precedenti penali, e dopo aver assistito all'aggressione della troupe, ha subìto ricovero in ospedale per lo choc;
risulta che nel 2023, il tribunale abbia emesso la sentenza di sfratto nei confronti della famiglia Sinti abusiva, ma emerge che gli 11 tentativi di sfratto effettuati dall'ufficiale giudiziario siano andati falliti, nonostante le soluzioni abitative alternative offerte dall'amministrazione comunale di Maserada, sempre rifiutate dagli abusivi;
ad avviso dell'interrogante, la posizione dello Stato in merito alle occupazioni abusive deve essere chiara: rappresentano un reato grave, un'offesa ai diritti dei proprietari e ai cittadini e il gruppo della Lega, nel ritenere questo un reato odioso e che va contrastato con fermezza, propone e sostiene da sempre iniziative normative per criminalizzare l'occupazione abusiva, prevedendo pene detentive severe e multe significative per chiunque occupi abusivamente immobili e misure di reintegrazione veloci dei proprietari negli immobili;
l'articolo 10 del decreto-legge «sicurezza», introduce all'articolo 634-bis del codice penale la fattispecie di «Occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui» per prevedere la reclusione da due a sette anni e prevede in generale specifiche procedure, con il nuovo articolo 321-bis del codice di procedura penale, per la reintegrazione nel possesso dell'immobile, o delle sue pertinenze occupati –:
se il Ministro interrogato intenda verificare e rendere note le ragioni per le quali l'ufficiale giudiziario non sia riuscito, in 11 tentativi, a eseguire lo sfratto della famiglia abusiva, nonostante gli alloggi alternativi proposti dal comune di Maserada;
se non ritengano, anche alla luce del decreto-legge «sicurezza» in vigore, che prevede all'articolo 634-bis del codice penale la fattispecie di «Occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui» e alla luce del prevedibile aumento dei casi di sfratti, di dover prevedere iniziative normative per la maggior tutela degli ufficiali giudiziari nell'esecuzione di tali procedure nei confronti di occupanti violenti o con precedenti penali.
(4-05054)
IMPRESE E MADE IN ITALY
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle imprese e del made in Italy, per sapere – premesso che:
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 novembre 2022 veniva prevista la «delega di funzioni in materia di coordinamento delle politiche relative ai programmi spaziali e aerospaziali» al Ministro delle imprese e del made in Italy, senatore Adolfo Urso;
con decreto del presidente dell'Agenzia spaziale italiana n. 18 del 14 novembre 2023, veniva nominato il direttore generale dell'Asi con contratto che prevedeva un trattamento economico onnicomprensivo (tredici mensilità) pari a euro 156.000, con retribuzione di risultato di euro 41.000 per un importo totale massimo di euro 197.000. L'importo al lordo degli oneri previdenziali e fiscali ammontava a euro 264.965;
con delibera n. 173 del 17 novembre 2023, il consiglio di amministrazione dell'Asi approvava la determinazione del compenso del Presidente, a decorrere dalla data di insediamento avvenuta a giugno 2023, nella misura annua lorda di euro 210.000, rispetto al precedente importo di euro 119.843,82. Tale incremento appare all'interpellante singolare per la sua retroattività e per il fatto che risulta decisamente superiore rispetto all'aumento medio percentuale dei compensi in Italia. Nella stessa delibera, il consiglio di amministrazione approvava l'incremento dei compensi spettanti al vice-Presidente e dei gettoni di presenza per i componenti degli organi di amministrazione e controllo dell'Asi;
con delibera n. 219 del 20 dicembre 2024, il consiglio di amministrazione dell'Asi approvava il bilancio di previsione finanziario decisionale 2025, al quale veniva allegata la «tabella dimostrativa del presunto risultato di amministrazione» dalla quale si evince che il residuo presunto al 31 dicembre 2024 ammonta a euro 2.110.005.587,30. Il collegio dei revisori ha rilevato, nel verbale allegato alla delibera, 2 miliardi di euro di residui presunti iscritti in bilancio, stabilendo la necessità di monitorare il dato con attenzione. Si certificava così l'incapacità dell'ente di investire i fondi che lo Stato gli aveva affidato; con delibera n. 9 del 19 gennaio 2024, si rideterminava il compenso del direttore generale dell'Asi, prevedendo uno stipendio tabellare di euro 57.892,87, una retribuzione di posizione fissa di euro 37.593,20 e variabile di euro 80.750, e una retribuzione di risultato di euro 75.000, per l'importo totale di euro 251.236,07. L'importo al lordo degli oneri previdenziali e fiscali ammontava a euro 337.912,51;
il decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201 all'articolo 23-bis, ha sancito che il limite massimo di compenso annuo onnicomprensivo per amministratori, dirigenti e dipendenti delle pubbliche amministrazioni non può eccedere euro 240.000 annui, al netto delle rivalutazioni Istat previste e al lordo degli oneri previdenziali e fiscali;
l'interpellante rileva il silenzio-assenso degli organi interni preposti al controllo dei conti, il cui compenso viene stabilito con delibera dei controllati –:
se il Ministro interpellato sia a conoscenza di quanto esposto;
se il Ministro interpellato non ritenga di adottare iniziative di competenza volte a rafforzare l'indipendenza degli organi di controllo interno, il cui compenso viene attualmente stabilito con delibera dei controllati;
perché il Ministro interpellato non abbia attivato i suoi poteri di vigilanza per garantire il rispetto del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201 che prevede il tetto massimo di euro 240.000 annui quale compenso per i manager pubblici, consentendo che al direttore generale dell'Asi venga firmato un contratto dal valore complessivo raggiungibile pari a euro 337.912,51;
se il Ministro interpellato non ritenga meritevoli di approfondimento, per quanto di competenza, gli incrementi delle indennità del consiglio di amministrazione e del presidente, tenuto conto della manifesta incapacità gestionale dimostrata dal notevole residuo iscritto in bilancio al 31 dicembre 2024;
se sia nella disponibilità del Ministro interpellato una proiezione del bilancio 2025 e del presunto residuo al 31 dicembre 2025.
(2-00611) «Marianna Ricciardi, Pavanelli, Sergio Costa, Carmina, Cappelletti, Morfino, Dell'Olio, Alifano, Alfonso Colucci, Cherchi, Appendino, Ferrara, Caramiello, Ilaria Fontana, L'Abbate, Santillo, Fede, Iaria, Traversi, Di Lauro, Quartini, Sportiello, Baldino, Lomuti».
Interrogazioni a risposta immediata:
BOSCHI, BONIFAZI, DEL BARBA, FARAONE, GADDA, GIACHETTI e GRUPPIONI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
il complesso siderurgico ex Ilva di Taranto, ora Acciaierie d'Italia, società partecipata al 62 per cento dal gruppo ArcelorMittal e al 38 per cento da Invitalia di proprietà del Ministero dell'economia e delle finanze, costituisce da decenni un asset industriale strategico per il Paese, sia per le dimensioni della produzione sia per il ruolo centrale nella filiera manifatturiera, in particolare nei settori della cantieristica, dell'automotive, dell'elettrodomestico e delle costruzioni;
a seguito del progressivo peggioramento gestionale ed economico di Acciaierie d'Italia, aggravato dal contenzioso tra i soci pubblici e privati, dal calo produttivo e dalla perdita di commesse, il Governo è intervenuto con il decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 aprile 2024, n. 56, introducendo misure urgenti che avrebbero dovuto tutelare impianti e occupazione;
nel corso delle comunicazioni rese alle Camere e in numerose dichiarazioni pubbliche, il Ministro interrogato ha ribadito l'impegno del Governo a mantenere la produzione di acciaio a Taranto, puntando su continuità produttiva, sostenibilità ambientale e rilancio competitivo dello stabilimento, anche tramite la revisione del piano industriale e l'ingresso di nuovi partner;
attualmente lo stabilimento ex Ilva di Taranto risulta sostanzialmente fermo, con una produzione ridotta a meno di 1 milione di tonnellate annue, a fronte di una capacità nominale superiore a 8 milioni, mentre si registrano segnali di significativi ritardi nell'attuazione del nuovo piano industriale, rendendo concreto il rischio di un disimpegno strutturale dalla produzione di acciaio primario in Italia;
il Ministro interrogato ha dichiarato che, a seguito dell'incendio all'altoforno 1, la produzione sarà dimezzata e l'occupazione ridotta per un lungo periodo, lasciando intendere un ridimensionamento strutturale del piano industriale e della piena capacità produttiva del sito, con evidenti conseguenze sul piano occupazionale;
il 19 maggio 2025, a margine dell'assemblea di Confindustria Varese, anche il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha lanciato un forte allarme, definendo «una pazzia» l'ipotesi di abbandonare la produzione di acciaio in Italia ed evidenziando che la perdita dell'impianto di Taranto comporterebbe gravi ricadute economiche e strategiche –:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per garantire il mantenimento e il rilancio della produzione siderurgica presso l'ex Ilva di Taranto, assicurandone la competitività a livello europeo, garantendo la sostenibilità ambientale e tutelando i livelli occupazionali.
(3-01964)
BIGNAMI, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, CARAMANNA, MAIORANO, SCHIANO DI VISCONTI, COMBA, GIOVINE, MAERNA, PIETRELLA e ZUCCONI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
due decisioni della magistratura hanno reso più difficile il progetto di riconversione green dello stabilimento di Taranto: il sequestro della procura di Taranto che non ha consentito all'azienda, dopo lo spegnimento, di procedere alla salvaguardia della capacità operativa dell'altoforno 1, a fronte di un incendio che non aveva comportato conseguenze per il personale, e la sentenza del Consiglio di Stato che ha annullato la gara per il Direct reduced iron, l'impianto che deve realizzare il preridotto per alimentare i forni elettrici;
il Governo ha assicurato tutto quello che era necessario per la ripresa produttiva dello stabilimento: il finanziamento pubblico all'impresa, con il consenso della Commissione europea; l'aiuto alle imprese dell'indotto e gli indennizzi ai cittadini di Tamburi, il rapido avvio delle procedure di assegnazione degli impianti a un player internazionale che possa realizzare investimenti significativi per rilanciare la produzione con la nuova tecnologia green; il tutto con il consenso dei sindacati che per la prima volta hanno sottoscritto un accordo per la gestione della cassa integrazione;
è in fase di rilascio l'autorizzazione integrata ambientale, seconde le più avanzate prescrizioni ambientali e sanitarie;
si sono individuati 15 progetti di investimenti nell'area per un ammontare di almeno 5 mila nuovi occupati diretti e ancor di più nella filiera per assorbire anche eventuali esuberi di Ilva e Acciaierie d'Italia, quali quelli nella cantieristica, nel settore ferroviario, nell'aerospazio, nella transizione energetica, nei data center;
analogo processo di rilancio della siderurgia green, che renderà l'Italia il Paese più avanzato al mondo, è stato compiuto per il polo di Piombino, con la firma dell'accordo di sviluppo con Jsw per il revamping e l'ammodernamento del treno rotaie e con l'imminente firma dell'accordo di programma con Metinvest per la produzione di coils da forni elettrici, e per il polo di Terni, per il quale si dovrebbe concludere la sottoscrizione dell'accordo di programma;
l'Italia guida il fronte delle riforme nell'Unione europea, con la presentazione di un «non paper» per la revisione del Cbam, ai fini di rendere sostenibile la produzione siderurgica green, e di un analogo documento settoriale sulla siderurgica sul quale si sta ottenendo un largo consenso –:
quali siano le conseguenze degli atti dell'autorità giudiziaria segnalati in premessa e se la situazione del sito di Taranto sia del tutto compromessa o si possa ancora salvare il polo siderurgico, nonché quali siano le condizioni necessarie perché il progetto di riconversione green possa realizzarsi anche con gli impianti dell'ex Ilva.
(3-01965)
PELUFFO, UBALDO PAGANO, DE MICHELI, DI SANZO, GNASSI, LACARRA, PANDOLFO, STEFANAZZI, GHIO, FERRARI, CASU e FORNARO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
la situazione dell'ex Ilva di Taranto è estremamente preoccupante: la produzione è ai minimi storici, le misure adottate in favore dell'indotto sono risultate gravemente insufficienti, non di rado si registrano picchi di emissioni nocive, e, sotto il profilo occupazionale, vige un grave stato di incertezza;
il 7 maggio 2025 si è verificato un incendio all'interno dell'altoforno 1, che, fortunatamente, non ha causato ferimenti o decessi tra gli addetti presenti sul luogo;
sebbene, secondo Acciaierie d'Italia, si sia trattato di un evento causato «da un'anomalia improvvisa», alcuni osservatori sostengono che l'incidente possa essere conseguenza diretta della riattivazione dell'altoforno 1, avvenuta a ottobre 2024 secondo procedure ancora non accertate e potenzialmente difformi da quelle standard;
tale episodio, peraltro, sarebbe all'origine del presunto passo indietro compiuto dai vertici della Baku steel company rispetto alle operazioni di acquisizione degli stabilimenti siderurgici ex Ilva;
a fronte dell'incidente, il 13 maggio 2025 Acciaierie d'Italia ha comunicato alle parti sociali la richiesta di raddoppiare i lavoratori in cassa integrazione;
gli impianti dell'ex Ilva operano, sin dall'agosto 2023, in regime di proroga rispetto al termine di scadenza dell'autorizzazione integrata ambientale;
attualmente, è in corso una procedura di riesame dell'autorizzazione integrata ambientale, con valenza di rinnovo per 12 anni per una produzione di 6 milioni di tonnellate all'anno di acciaio nell'impianto siderurgico di Taranto;
in tale ambito, secondo quanto appreso dagli organi di stampa, il gruppo istruttore del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica avrebbe formulato ben 477 prescrizioni ambientali e circa 700 adempimenti complessivi (per costi superiori al miliardo di euro);
nel 2026 si chiuderà il regime di esenzione dal mercato dell'Unione europea dei cosiddetti certificati verdi per l'ex Ilva, che, di conseguenza, dovrà affrontare i costi aggiuntivi per proseguire la produzione;
l'obiettivo della decarbonizzazione, in favore del quale negli ultimi anni sono state individuate risorse e avviati progetti (anche nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza), sembra essere passato in secondo piano, così come la contestuale e graduale chiusura dell'area a caldo –:
se intenda comunicare le novità inerenti alla trattativa per la cessione degli stabilimenti ex Ilva con Baku steel company, confermando o smentendo le notizie riguardanti un eventuale ritiro dell'offerta, nonché chiarire se il Governo intenda garantire mediante l'acquisizione pubblica, anche per un periodo limitato, la prosecuzione delle attività industriali in sicurezza, la sostenibilità ambientale delle stesse, il mantenimento degli attuali livelli occupazionali e il completamento degli investimenti volti alla decarbonizzazione degli impianti produttivi.
(3-01966)
LUPI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CARFAGNA, CAVO, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
le tecnologie di intelligenza artificiale stanno sviluppando rapidamente un mercato in continua crescita, che secondo numerose stime potrebbe superare il trilione di dollari nel 2030;
la rapidità dei progressi ottenuti dalle suddette tecnologie ha portato il dibattito scientifico a citare e discutere il concetto di «singolarità tecnologica», definita come il momento in cui una macchina non eguaglia, ma supera l'intelligenza umana, avviando un ciclo di evoluzione tecnologica capace di autoalimentarsi;
il Governo ha sviluppato una politica di sostegno allo sviluppo dell'intelligenza artificiale ampia, che comprende anche il disegno di legge all'esame del Parlamento, la nascita della Fondazione IA4Industry a Torino e l'IA hub per lo sviluppo sostenibile, che sarà inaugurato nel mese di giugno 2025, oltre al sostegno allo sviluppo delle start up contenuto nella legge 16 dicembre 2024, n. 193, «Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2023»;
il Governo ha firmato anche accordi bilaterali di grande rilievo riguardo le tecnologie di intelligenza artificiale, per esempio con Emirati Arabi Uniti, Grecia, Pakistan, Libia e Turchia, ed è stato incoraggiato lo sviluppo di supercalcolatori a Bologna, Genova e Pavia;
lo sviluppo dell'intelligenza artificiale dipende anche dal mercato globale dei data center: gli investimenti nell'apertura di nuovi centri in Italia seguono un andamento positivo e si attende l'avvio di nuove infrastrutture nel biennio 2025-2026, per un valore stimato di circa 10 miliardi di euro;
si prevede una crescita esponenziale anche per il mercato delle tecnologie quantistiche, ora pur limitato, con previsioni di sviluppo molto positive, in particolare per il quantum computing;
la Commissione europea ha annunciato che intende realizzare 5 IA gigafactory basate su partenariati pubblico-privati e finanziate attraverso l'iniziativa InvestAI;
l'adozione nelle imprese dei sistemi di intelligenza artificiale richiede attività di formazione dedicate, in grado di rendere tutti i soggetti che li utilizzano consapevoli delle sue potenzialità e dei rischi connessi;
la produzione o la modifica su larga scala di contenuti mediante tecnologie di intelligenza artificiale suggerisce di introdurre sistemi in grado di assicurare la loro riconoscibilità, per ridurre i rischi di sostituzioni di persona, truffe, frodi informatiche e atti persecutori –:
quali ulteriori iniziative intenda assumere per posizionare l'Italia come un attore rilevante nello sviluppo e nell'adozione di tecnologie di intelligenza artificiale e prevenire i rischi derivanti dalla sua diffusione nel mondo delle imprese, anche adottando incentivi alla formazione e introducendo sistemi di riconoscibilità dei contenuti prodotti o modificati artificialmente.
(3-01967)
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
IX Commissione:
IARIA, FEDE e TRAVERSI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
in un articolo apparso sul quotidiano La Repubblica in data 7 maggio 2025, si apprende che Poste vorrebbe portate Tim dentro il cloud di Amazon;
Poste Italiane è diventata il primo azionista di Tim, acquisendo una quota del 15 per cento delle azioni ordinarie di Tim da Vivendi, portando la sua partecipazione complessiva al 24,81 per cento. Questo significa che Poste, controllata per il 65 per cento dal Ministero dell'economia, ha preso una posizione dominante nel capitale di Tim e studia come massimizzare tale investimento;
sul tavolo dell'Ad di Poste del Fante ci sarebbe anche una discussione preliminare con Amazon, fornitore di servizi cloud e partner per la logistica della consegna dei pacchi, dove Poste rappresenta un fornitore del colosso Usa;
attualmente i servizi cloud di Tim derivano da vecchi accordi con Google, ma non è improbabile che, vista la nuova geografia societaria, cambino anche i fornitori;
il Polo strategico nazionale (Psn) è l'infrastruttura ad alta affidabilità che ha l'obiettivo di dotare la pubblica amministrazione di tecnologie e infrastrutture cloud che possano beneficiare delle più alte garanzie di affidabilità, resilienza e indipendenza;
l'operazione riguardante la migrazione della PA su cloud vede Tim uno dei partner del consorzio formato da Leonardo, Sogei e Cdp;
in quest'ottica Amazon potrebbe diventare un fornitore chiave sia per Poste che per Tim –:
quale sia la strategia con riferimento alla sovranità digitale alla luce del ruolo che Amazon starebbe acquisendo nell'ambito del piano strategico nazionale, alla luce della partnership consolidata tra Poste e Amazon e conseguentemente con Tim.
(5-03965)
(Presentata il 19 maggio 2025)
CASU, BARBAGALLO, BAKKALI, GHIO e MORASSUT. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
il 24 aprile 2025 il Ministero delle imprese e del made in Italy ha annunciato l'avvio di un piano di incentivi per il rilancio del settore delle telecomunicazioni;
nello specifico, durante l'incontro, il Ministro delle imprese e del made in Italy ed il Ministro del lavoro e delle politiche sociali hanno presentato ai rappresentanti delle associazioni di categoria e delle organizzazioni sindacali un pacchetto organico di misure da 629 milioni di euro;
si tratterebbe di una prima tranche e di un più ampio piano di sviluppo a sostegno del comparto delle telecomunicazioni con interventi che spaziano dal cablaggio verticale per i cittadini, alla ricerca e sviluppo per le grandi imprese, fino alla digitalizzazione delle infrastrutture comunali;
per gli operatori delle telecomunicazioni, secondo quanto dichiarato, «le misure vanno nella giusta direzione ma, nella sostanza, risultano ancora largamente insufficienti ad affrontare le criticità strutturali del settore» che da tempo chiede con urgenza misure per mitigare il costo della componente energetica, prevedendo l'azzeramento degli oneri di sistema e l'introduzione di un credito d'imposta;
il settore chiede inoltre certezze sui processi futuri di allocazione delle frequenze utilizzate nella telefonia radiomobile in Italia affinché tengano conto delle difficoltà del settore;
per quello che attiene agli incentivi il comparto rileva come essi per loro natura sono misure tattiche, che sosterranno la domanda nei confronti di un ampio spettro di attori, non soltanto delle telecomunicazioni. Il voucher per l'adeguamento della fibra, ad esempio, sarà in gran parte utilizzato per lavori elettrici svolti da professionisti esterni e non porterà benefìci diretti agli operatori di rete. Analogamente, il voucher per la digitalizzazione delle Pmi è aperto a tutto il mercato Ict e non rappresenta un intervento mirato per rafforzare la filiera delle telecomunicazioni;
già nel Governo precedente erano previsti interventi per aumentare la domanda di connettività, con voucher per le famiglie per circa 400 milioni di euro a valere sul Fondo sviluppo e coesione (Fsc) mai erogati –:
quali iniziative di competenza urgenti il Ministro interrogato stia predisponendo per dare risposte al comparto in relazione ai costi energetici e all'allocazione delle frequenze e quale sia la provenienza delle risorse previste per il pacchetto di misure da 629 milioni di euro annunciato il 24 aprile 2025.
(5-03966)
(Presentata il 19 maggio 2025)
DARA, MACCANTI, FURGIUELE, MARCHETTI e PANIZZUT. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
il Sinfi, Sistema informativo nazionale federato delle infrastrutture, è il catasto delle infrastrutture fisiche presenti sul territorio nazionale, sottosuolo e sopra suolo, detenute dagli operatori di telecomunicazioni e più in generale da tutti gli altri soggetti pubblici e privati che possiedono o costruiscono infrastrutture di posa utilizzabili per lo sviluppo di nuove reti in fibra ottica, amministrazioni locali ed enti gestori di servizi;
il Regolamento (UE) 2024/1309, approvato dal Parlamento europeo il 29 aprile 2024, indica chiaramente la necessità per gli Stati membri di dotarsi di piattaforme digitali integrate per ridurre i costi di installazione delle nuove reti. Il Sinfi è perfettamente in linea con questa visione: semplifica l'accesso alle informazioni sulle infrastrutture fisiche, favorisce il coordinamento dei cantieri e promuove la condivisione delle infrastrutture tra diversi operatori. Ma il Sinfi non è solo una piattaforma, è, sempre più, uno strumento strategico per le politiche industriali, capace di incrociare dati ambientali, economici, territoriali e infrastrutturali. Infratel Italia, con il sostegno di un finanziamento da 25 milioni di euro siglato a dicembre 2024 con il Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio, Ministero delle imprese e del made in Italy e Invitalia, sta lavorando alla creazione di una cartografia nazionale integrata, basata sull'interoperabilità dei dati e su un motore di intelligenza artificiale;
in questa ottica l'attuazione di un quadro normativo nazionale vincolante per comuni e operatori contribuirebbe in modo determinante a superare l'attuale frammentazione nella gestione delle opere infrastrutturali, caratterizzata da piani di intervento non coordinati, autorizzazioni difformi e tempi di realizzazione spesso dilatati. Un sistema armonizzato – in cui gli enti locali siano tenuti a programmare in modo trasparente e integrato gli interventi stradali tramite un piano triennale accessibile e interoperabile con il Sinfi – consentirebbe agli operatori di rete di pianificare gli scavi in maniera efficiente, evitando sovrapposizioni, sprechi di risorse pubbliche e disagi alla cittadinanza –:
se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative di competenza per rafforzare il Sinfi non solo sul piano tecnologico e funzionale, ma anche sul piano normativo, prevedendone l'utilizzo obbligatorio da parte di comuni e operatori nei processi di pianificazione, autorizzazione e realizzazione degli interventi infrastrutturali nel sottosuolo, in modo da renderlo il punto unico, vincolante e interoperabile di riferimento nazionale per la gestione degli scavi, per la mappatura delle reti e per la realizzazione coordinata delle infrastrutture digitali strategiche del Paese.
(5-03967)
(Presentata il 19 maggio 2025)
PASTORELLA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
l'Italia ricopre un ruolo di primo piano nel settore spaziale, anche alla partecipazione a programmi multilaterali con la Nasa e l'Agenzia spaziale europea (Esa), nonché a numerose collaborazioni bilaterali con attori istituzionali e industriali statunitensi, per i quali il rapporto di collaborazione con gli Stati Uniti è di fondamentale importanza;
secondo quanto reso noto, l'amministrazione statunitense guidata dal Presidente Trump ha proposto per il 2026 un drastico taglio del 25 per cento al budget della Nasa, con una riduzione da 24,8 miliardi a 18,8 miliardi di dollari, che coinvolgerà in particolare il programma Artemis, il razzo SLS (Space Launch System), la capsula Orion e la stazione orbitale lunare Lunar Gateway;
tali tagli, se approvati dal Congresso, metterebbero a rischio diretto progetti spaziali internazionali in cui l'Italia è fortemente coinvolta, con ricadute potenzialmente negative in termini di trasferimento tecnologico, collaborazione scientifica e accesso alle future infrastrutture orbitali per telecomunicazioni satellitari e per il trasporto spaziale;
in parallelo, sul fronte europeo, la Commissione UE ha aperto un'istruttoria sull'acquisizione da parte di Società europea satelliti (Ses) del gruppo statunitense Intelsat, due colossi nel settore delle telecomunicazioni satellitari, per valutarne l'impatto sulla concorrenza e sulla resilienza europea nel contesto della crescente presenza di operatori globali privati, come Starlink;
l'esame da parte della Commissione avviene in un momento di particolare delicatezza per la sovranità europea nello spazio, poiché la concentrazione del mercato dei servizi satellitari potrebbe generare effetti sistemici, sia in termini di interoperabilità con i futuri sistemi europei (IRIS2), sia in relazione all'autonomia strategica del continente nella gestione dei dati e dei flussi critici;
l'Italia è direttamente interessata, da un lato come Paese membro dell'UE coinvolto nello sviluppo di IRIS2 e di infrastrutture GNSS e Copernicus, e, dall'altro, per la presenza sul proprio territorio di centri nevralgici nel campo delle telecomunicazioni satellitari, oltre a una filiera innovativa attiva nel segmento delle tecnologie spaziali per i trasporti e la logistica intelligente –:
quali ritenga possano essere, per quanto di competenza, le conseguenze per l'Italia, in termini di impatto strategico, tecnologico e di accesso alle reti satellitari per i servizi di trasporto e comunicazione, derivanti sia dai tagli proposti al bilancio della Nasa nel programmi in cui è coinvolta l'Italia, sia dall'istruttoria della Commissione europea sull'acquisizione Intelsat-Ses nel contesto mutevole della competizione globale per le infrastrutture orbitali.
(5-03968)
(Presentata il 19 maggio 2025)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
TASSINARI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
gli uffici postali svolgono un servizio essenziale per la cittadinanza, soprattutto nelle aree urbane periferiche e nei quartieri storici dove spesso risiedono persone anziane o con difficoltà di mobilità;
secondo quanto riportato da notizie di stampa (www.ilrestodelcarlino.it del 16 maggio 2025) è stata disposta la chiusura, prevista per metà giugno prossimo, e la sospensione del servizio degli uffici postali situati rispettivamente vicino alla stazione ferroviaria, nei pressi di Porta Schiavonia e quello in Piazzale Ravaldino, a Forlì;
Poste Italiane ha motivato tale decisione come parte di una riorganizzazione della rete, in linea con le direttive dell'Autorità di regolamentazione (Agcom), evidenziando il cambio di abitudine dei cittadini, con un crescente utilizzo dei servizi digitali;
tali chiusure comporteranno evidenti disagi per l'utenza, costretta a recarsi presso sportelli più distanti e creando un conseguente sovraccarico degli uffici limitrofi, con un inevitabile aumento dei tempi di attesa e difficoltà logistiche soprattutto per anziani, persone non autosufficienti e, in generale, soggetti fragili;
in molte zone la chiusura dell'ufficio postale rappresenterebbe inoltre la totale desertificazione sociale e dei servizi, con ricadute negative a livello socio-economico;
la digitalizzazione dei servizi postali, quale motivazione addotta da Poste Italiane, pur rappresentando un'importante opportunità, non può prescindere da un adeguato accompagnamento degli utenti, soprattutto laddove sussistano ancora significativi ritardi nell'ambito della digitalizzazione ed alfabetizzazione informatica;
la digitalizzazione e l'ottimizzazione delle risorse non possono tradursi in un peggioramento della qualità del servizio per i cittadini, né in una ulteriore, inaccettabile riduzione di personale –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e quali iniziative di competenza intenda porre in essere, anche in raccordo con Poste Italiane, per verificare le suddette chiusure ed evitare che si verifichino;
se non ritenga opportuno promuovere, al contempo, l'apertura di un confronto tra organizzazioni sindacali, istituzioni e Poste Italiane al fine di individuare soluzioni condivise per fronteggiare la carenza di personale e garantire il mantenimento dei servizi postali sul territorio, consentendo così alla cittadinanza di continuare ad usufruire regolarmente dei servizi senza dover sopportare enormi sacrifici per raggiungere le altre sedi di uffici postali situati a distanze troppo elevate.
(5-03975)
BARABOTTI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
nelle ultime settimane si è registrata una significativa accelerazione verso la definizione di un nuovo accordo di programma tra il Ministero delle imprese e del made in Italy (Mimit) e la joint venture Metinvest-Danieli, finalizzato al rilancio dell'area industriale ex Lucchini di Piombino;
dopo un lungo stallo, che ha portato alla proclamazione di uno sciopero generale dell'acciaio per il 23 maggio 2025 da parte di Fim, Fiom, Uilm e Usb, il Ministero delle imprese e del made in Italy ha convocato per il 22 maggio 2025 una riunione decisiva per la finalizzazione del testo dell'accordo;
l'accordo di programma dovrebbe contenere impegni precisi, sia pubblici che privati, per l'insediamento di un impianto siderurgico moderno, competitivo e a basse emissioni, prevedendo inoltre finanziamenti pubblici, piani per le energie rinnovabili, la modernizzazione del porto di Piombino, e un cronoprogramma vincolante degli investimenti;
è emersa tuttavia l'importanza decisiva di un'intesa con le organizzazioni sindacali, parte integrante dell'accordo stesso, e più volte le rappresentanze sindacali hanno evidenziato la necessità che l'accordo sia trasparente, monitorabile, e corredato da clausole risolutive in caso di inadempienze, anche attraverso un comitato permanente di monitoraggio che coinvolga attivamente regione, comune e parti sociali;
per la parte portuale, l'accordo potrebbe includere investimenti pubblici fino a 190 milioni di euro per la realizzazione di una nuova banchina nella darsena nord, da assegnare in parte alla joint venture e in parte ad altre realtà logistiche, rafforzando così il ruolo strategico di Piombino come hub industriale e logistico del Tirreno –:
si tenga in ulteriore conto che l'area ex Lucchini di Piombino è da anni al centro di una crisi industriale che ha avuto pesanti ripercussioni sull'economia locale e sull'occupazione. In passato diversi accordi e piani industriali sono rimasti inattuati o non hanno prodotto gli effetti sperati –:
quali iniziative il Ministro interrogato abbia assunto o intenda assumere, in relazione a quanto espresso in premessa, per dare concretezza alle prospettive di lavoro, crescita e sviluppo produttivo per Piombino e la Toscana nell'ambito della strategia siderurgica nazionale.
(5-03981)
Interrogazioni a risposta scritta:
GRIMALDI e GHIRRA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
la direzione aziendale di Stellantis, nel corso di una riunione da remoto, ha ufficializzato la decisione di spostare, entro la fine del 2025, la produzione dei modelli gamma, Maserati Gran Turismo e Maserati Gran Cabrio, da Mirafiori allo storico stabilimento di Modena;
conseguentemente, la maggior parte dei lavoratori impiegati attualmente sulla linea della Maserati saranno ricollocati sulla produzione della nuova 500 ibrida;
si chiude, così, definitivamente il progetto del polo del lusso torinese, sostenuto negli ultimi mesi unicamente dal previsto restyling della Quattroporte (successivamente sospeso) e dallo sviluppo della nuova Levante (inizialmente destinata allo stabilimento di Cassino, poi congelata);
le organizzazioni sindacali hanno di nuovo espresso la loro forte preoccupazione per il polo produttivo di Mirafiori, soggetto ad un ennesimo alleggerimento della sua capacità industriale e produttiva;
l'ulteriore ridimensionamento di Mirafiori acuisce le problematicità e la crisi del settore automotive torinese già interessato, tra l'altro, dal record negativo di cassa integrazione, dalle chiusure e dai tagli aziendali di Yazaki e dalla paventata ipotesi di cessione di Italdesign da parte del gruppo Volkswagen;
in particolare esacerba la grave situazione della Lear di Grugliasco, azienda di sedili che lavorava in regime di monocommittenza per Maserati, alimentando le preoccupazioni espresse dai sindacati Fim-Cisl, Fiom-Cgil-Uilm, in una nota congiunta, circa l'assenza di prospettive industriali ed occupazionali per i lavoratori dell'azienda attualmente in cassa integrazione;
la politica industriale di Stellantis per il polo industriale torinese si concretizza esclusivamente sulla produzione del modello 500 ibrida, il quale non potrà, però, garantire la piena saturazione del plant;
a giudizio degli interroganti si rende, oramai, imprescindibile una visione industriale strategica e di ampio respiro, sostenuta da un piano per l'assegnazione di nuovi modelli ibridi e l'attivazione di investimenti mirati in ricerca, sviluppo e formazione, necessari per il rilancio del polo torinese –:
quali urgenti iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda porre in essere per fronteggiare il depauperamento che sta interessando il polo produttivo di Mirafiori, anche alla luce della già profonda crisi dell'intero settore automotive;
se non ritenga necessario ed urgente riconvocare un tavolo con Stellantis, le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative e gli enti locali per individuare soluzioni che garantiscono il rilancio della capacità produttiva del polo industriale di Mirafiori.
(4-05041)
VOLPI e MALAGOLA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
il Consorzio nazionale Conad è composto da cinque grandi cooperative territoriali: Conad Nord Ovest (Cno), Conad Centro Nord (Ccn), PAC 2000A (Pac), Conad Adriatico (Cad) e Commercianti Indipendenti Associati (Cia);
recenti fatti di cronaca culminati con il sequestro preventivo disposto dalla procura della Repubblica di Bologna per oltre 36 milioni di euro nei confronti di ex dirigenti del sistema Conad (tra cui l'ex amministratore delegato del consorzio Francesco Pugliese e il direttore finanziario Mauro Bosio) hanno fatto emergere gravi criticità nella gestione del patrimonio cooperativo, con ipotesi di appropriazione indebita, corruzione tra privati, gestione infedele, auto riciclaggio e gravissime anomalie nella gestione degli asset;
l'operazione di acquisizione della rete Auchan in Italia, condotta tramite la società BDC Italia S.p.A., è risultata viziata da conflitti di interesse e opacità contrattuali. Il partner finanziario scelto per l'operazione, WRM Group, sarebbe riconducibile a Raffaele Mincione, recentemente condannato a 5 anni e mezzo di reclusione dal tribunale Vaticano nel processo per lo scandalo finanziario legato all'acquisto del palazzo di Sloane Avenue a Londra;
il Consiglio di amministrazione del Consorzio nazionale Conad è in fase di rinnovo e si registra una forte e legittima richiesta di discontinuità a garanzia dei criteri di trasparenza e della più corretta gestione amministrativa, come anche testimoniato dai ricorsi presentati da Conad Nord Ovest (Cno) e Conad Centro Nord (Ccn) sia presso la procura della Repubblica di Bologna sia presso il Ministero delle imprese e del made in Italy –:
il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione sopra descritta e quali iniziative di competenza intenda assumere, ai sensi di quanto previsto dal decreto legislativo n. 220 del 2002, anche in considerazione della fase di rinnovo del Consiglio di amministrazione;
se il Ministro interrogato sia disponibile ad ipotizzate l'adozione di iniziative normative finalizzate a garantire maggiore trasparenza nelle operazioni di nomina e a prevenire conflitti di interesse.
(4-05047)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
è notizia di questi giorni di un fatto occorso al signor Marco Lenzoni, che si trovava a Bologna per far effettuare delle visite al figlio con disabilità al 100 per cento all'ospedale Sant'Orsola, prima di tornare a Pontremoli, in provincia di Massa Carrara dove lo stesso risiede;
secondo quanto riferito dagli organi di informazione e dallo stesso interessato, Marco Lenzoni, insieme alla moglie e al figlio, sono stati fatti scendere dal treno perché avevano un biglietto non corrispondente a quello del convoglio sul quale viaggiavano;
come riferito dallo stesso Lanzoni sul proprio profilo Facebook «Ci hanno portati in questura e mi hanno denunciato per interruzione di pubblico servizio, mio figlio 10 anni portato in questura perché aveva un biglietto valido ma per un treno che partiva mezz'ora dopo il nostro. ... Al momento della partenza abbiamo provato a fare il biglietto, avevamo 39 persone davanti, le apposite biglietterie automatiche erano prese d'assalto da centinaia di persone, stavamo per perdere il treno, “fortunatamente” però il treno veniva annunciato con 20 minuti di ritardo e grazie alla gentilezza di due turiste campane che ci hanno fatto passare siamo riusciti ad arrivare in tempo alla biglietteria automatica. Purtroppo la macchinetta, essendo il nostro treno in ritardo, non ci faceva fare il biglietto, il treno per il computer risultava già partito, abbiamo chiesto alla vicina responsabile di Trenitalia che gentilissima ci ha detto di fare il biglietto per il treno seguente e di usare quello facendolo presente al capotreno. Il treno affollatissimo è partito, il capotreno non si vedeva ma a un certo punto si è visto un signore con una pettorina rossa che voleva vedere i biglietti, sulla pettorina c'era scritto “servizio clienti”. Gli abbiamo spiegato la situazione ma niente, l'ardito del servizio clienti voleva buttarci fuori dal treno, gli ho spiegato che non poteva farlo, soprattutto perché mio figlio per dei problemi metabolici ha riconosciuta una invalidità al 100 per cento, fortunatamente sta molto bene grazie alle cure e alle attenzioni ma per la legge italiana è portatore di una disabilità grave. Quando gli ho spiegato che dovevamo rientrare in tempo a casa per l'assunzione di terapie, l'ardito ha chiamato la Polizia che arrivata in forze alla stazione di Reggio Emilia ha portato in questura mio figlio mia moglie e me per redigere un verbale di denuncia per interruzione di pubblico servizio.»;
a giudizio dell'interpellante il fatto accaduto è emblematico di quanto sia miope e distorto l'approccio ai diritti fondamentali di questo Governo che arriva a colpevolizzare e a penalizzare brutalmente una famiglia che a causa delle infinite liste di attesa del Ssn è costretta a recarsi in un'altra città e che a causa della situazione disastrosa del trasporto pubblico e dei trasferimenti ferroviari è costretta a salti mortali per recarsi in città o regioni limitrofe, al netto di continui ritardi e disservizi;
è utile ricordare, a riguardo, che con il decreto-legge sicurezza, già entrato in vigore e in attesa di conversione, per l'interruzione di pubblico servizio si rischiano oggi due anni di carcere;
dinanzi a fatti del genere la miopia finisce per diventare un'insopportabile ingiustizia quando qualche tempo fa, invece, ad un treno ad alta velocità è stata permessa una fermata in una stazione non prevista per rispondere alle esigenze personali di un Ministro;
per l'interpellante questo evento dimostra come la giustizia, la salute, l'assistenza alle persone con disabilità e il trasporto pubblico, tutti diritti tutelati dalla nostra Costituzione, siano sottoposti all'arbitrio e alla prepotenza di scelte legislative e governative scellerate e pensate solo per salvaguardare i privilegi e le posizioni dei forti e dei potenti –:
se abbiano avviato verifiche di competenza sui fatti accaduti e quali iniziative di competenza intendano intraprendere per non vessare in maniera ingiusta le famiglie che sono costrette a viaggiare per motivi di lavoro o di salute e che subiscono quotidianamente disservizi e ingiustizie conseguenti a politiche distorte e inique.
(2-00609) «Riccardo Ricciardi».
Interrogazione a risposta orale:
BONELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
con deliberazione del 22 gennaio 2010 il C.i.p.e. ha approvato il 1° lotto funzionale «Fontevivo-Trecasali», relativo al progetto definitivo del «Raccordo autostradale Autostrada A15 della Cisa-Autostrada A22 del Brennero Fontevivo (Parma) - Nogarole Rocca (Verona)»;
si tratta di un raccordo autostradale di circa 12 chilometri, con un costo valutato in 513 milioni di euro, a totale carico del concessionario autostradale, allora Autocisa S.p.A. oggi Salt S.p.A.;
nella citata delibera il costo complessivo dell'opera completa veniva valutato in 2.730 milioni di euro;
tra le modalità di riequilibrio finanziario a vantaggio del concessionario autostradale, oltre alla proroga senza gara della concessione al 31 dicembre 2031, erano previsti: incrementi tariffari nel periodo 2011-2018 del 7,5 per cento annuo, previsione di un contributo statale di 930 milioni di euro oltre IVA da erogare a stato di avanzamento lavori e un valore di indennizzo finale pari a 1.730 milioni di euro a valere sul fondo di garanzia sulle opere pubbliche;
nonostante l'assenza di finanziamento per il tratto principale del raccordo, lungo oltre 70 chilometri, si è proceduto comunque alla realizzazione da parte del concessionario del 1° lotto funzionale, con l'affidamento dei lavori, previa gara d'appalto, all'impresa Pizzarotti per un costo finale di 423 milioni di euro, comprese le opere complementari e i costi di esproprio;
il suddetto tratto autostradale è stato aperto in data 16 aprile 2025 nonostante i lavori fossero stati ultimati già dall'ottobre 2023;
il raccordo autostradale finisce in mezzo ai campi, in una zona agricola priva di centri abitati o aree produttive, senza alcun collegamento con infrastrutture stradali di grande scorrimento che diano un minimo di senso trasportistico all'opera;
tale primo lotto funzionale appare un pessimo esempio di programmazione infrastrutturale, con uno spreco di risorse che potevano essere utilizzate per altri e ben più necessari interventi di messa in sicurezza e rinnovamento dell'A15 nel tratto esistente e un inutile e purtroppo irreversibile scempio paesaggistico e territoriale nel cuore del comprensorio del Parmigiano-Reggiano;
di contro, risulta ancora bloccato il completamento del raddoppio della linea ferroviaria Parma-La Spezia, vero asse infrastrutturale su cui investire per il cosiddetto corridoio Tirreno-Brennero, tenuto conto della futura apertura del tunnel di valico che porterà a una drastica limitazione del traffico merci su gomma alla frontiera con l'Austria;
in particolare, risulta bloccato il tratto Parma-Vicofertile, nonostante il progetto definitivo sia già stato approvato e siano stati stanziati 360 milioni di euro a fronte di un costo, che per i ritardi di affidamento integrato della progettazione esecutiva è lievitato a 486 milioni di euro –:
se il Ministro possa spiegare il motivo per cui l'opera è stata aperta, dopo due anni e mezzo dall'ultimazione dei lavori, se il collaudo tecnico amministrativo del menzionato troncone autostradale Fontevivo-Sissa-Trecasali risulti ultimato e se sia stato fatto anche per le opere accessorie, e se sia stato condotto un aggiornamento del quadro finanziario necessario per la restante tratta di 70 chilometri del raccordo e stimato il relativo costo;
il Ministro interrogato possa confermare l'avvenuta proroga senza gara al 31 dicembre 2031 della concessione autostradale a SALT S.p.a., se tale proroga possa ritenersi giustificata, alla luce anche della normativa europea e se non si ritenga più utile, urgente e coerente con gli investimenti in corso sul valico del Brennero, completare il raddoppio della linea ferroviaria Parma-La Spezia, nonché se, a tale scopo, siano state reperite le risorse mancanti per avviare i lavori del tratto Parma-Vicofertile, il cui progetto definitivo è stato già approvato e sul quale risulta acquisita l'intesa Stato-regione.
(3-01971)
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
IX Commissione:
BARBAGALLO e ASCANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
da notizie a mezzo stampa si è appreso che l'Intercity 598 (Roma Termini-Firenze) – il cui instradamento sulla linea convenzionale meglio conosciuta come lenta, così come per altri convogli con obbligo di servizio pubblico (regionali veloci), sta comportando da gennaio 2025 per i cittadini umbri più di mezz'ora di ritardo e che sarebbe finalmente dovuto tornare su direttissima alla data del 25 aprile 2025 – continuerà a viaggiare sulla tratta lenta e non sulla direttissima almeno fino a giugno 2025, ossia almeno fino alla fine dell'orario invernale di Trenitalia;
tale notizia ha gettato nello sconforto i numerosi cittadini orvietani, direttamente interessati dalla decisione di prolungare l'utilizzo della linea lenta da parte dell'Intercity che parte da Roma Termini alle 18.15 e che da mesi sono costretti a subire ritardi e aggravi negli spostamenti per i quali non sono stati finora né assistiti né in alcun modo risarciti;
tale situazione era già stata denunciata dagli interroganti a marzo 2025 con un altro atto di sindacato ispettivo senza che il Ministro interrogato abbia sin qui individuato alcuna soluzione idonea e senza alcuna rassicurazione in merito al fatto che tale situazione non sarà ulteriormente prorogata sino a dicembre 2025, come denunciato anche dal coordinamento dei comitati pendolari Umbria;
in assenza di ristori adeguati, non è in alcun modo ammissibile il protrarsi di questa situazione ai danni dei cittadini orvietani, molti dei quali, peraltro, avevano rinnovato negli scorsi mesi la carta «Tutto treno», che consente di viaggiare sugli Intercity con abbonamento regionale –:
quali iniziative urgenti di competenza intenda adottare per ripristinare quanto prima condizioni di viaggio dignitose per i cittadini che usufruiscono dell'Intercity 598, come anche per coloro che usufruiscono dei regionali veloci instradati sulla linea lenta, e per prevedere ristori adeguati a favore di tutti quei pendolari della regione Umbria sin qui penalizzati dai gravissimi disagi denunciati, nonché per scongiurare in ogni modo l'ulteriore prolungamento della linea lenta per l'Intercity 598.
(5-03969)
(Presentata il 19 maggio 2025)
GAETANA RUSSO, AMICH, BALDELLI, CANGIANO, FRIJIA, LONGI, RAIMONDO e RUSPANDINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il decreto legislativo 18 luglio 2005, n. 171 recante Codice nautica da diporto, successivamente integrato dal decreto legislativo 12 novembre 2020, n. 160, prevede all'articolo 39-bis, disposizioni in materia di Anagrafe nazionale delle patenti nautiche, le cui norme, introdotte per la sicurezza della navigazione e della salvaguardia della vita umana in mare, oltre che per ottimizzare l'azione amministrativa e disporre di dati completi e aggiornati sull'utenza diportistica, stabiliscono altresì l'istituzione della predetta Anagrafe nazionale delle patenti nautiche, presso il Ministero interrogato, nel rispetto delle disposizioni del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, e delle regole tecniche adottate ai sensi dell'articolo 71 dello stesso codice;
al riguardo, gli interroganti evidenziano che il citato decreto legislativo n. 160 del 2020, all'articolo 16, prevede l'adozione di un decreto interministeriale al fine di definire le misure attuative indicate dall'articolo 39-bis, in precedenza richiamato;
da informazioni in possesso degli interroganti, risulta in via di pubblicazione (con il protocollo interno n. 43 dell'11 marzo 2025), l'atteso provvedimento attuativo, da considerarsi valido dal centottantesimo giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale;
a tal fine, l'informatizzazione dell'Anagrafe nazionale delle patenti nautiche costituisce, ad avviso degli interroganti, un aspetto importante e non più differibile, considerato che rendere accessibile, in un registro unico telematico tutte le informazioni necessarie (con aggiornamenti, prescrizioni, dati relativi a sinistri marittimi e regolamenti che irroghino sanzioni) sia divenuto indispensabile, al fine di equiparare le patenti nautiche con quelle stradali, oltre che per rendere una gestione amministrativa più efficiente –:
quali iniziative di competenza intenda intraprendere, al fine dell'adozione in tempi rapidi del decreto ministeriale esposto in premessa e quali siano gli oneri finanziari per l'attuazione della piattaforma informativa che renda operativo il regolamento d'istituzione dell'Anagrafe nazionale delle patenti nautiche, essendo trascorsi oltre quattro anni dall'entrata in vigore del decreto legislativo n. 160 del 2020, in premessa citato.
(5-03970)
(Presentata il 19 maggio 2025)
PASTORELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
con l'arrivo della stagione turistica, la stazione ferroviaria di Varenna, snodo fondamentale per l'accesso alla sponda orientale del Lago di Como, è teatro di gravi criticità dovute alla grande affluenza di passeggeri;
secondo quanto denunciato dalla Filt Cgil di Lecco e Sondrio, le infrastrutture della stazione non risultano adeguate a gestire i volumi di traffico turistico nei mesi primaverili ed estivi, causando rischi concreti per la sicurezza pubblica e l'incolumità dei viaggiatori;
il personale ferroviario si trova a dover gestire situazioni di sovraffollamento e tensione, senza avere gli strumenti idonei, svolgendo, di fatto, mansioni improprie, come il controllo dell'ordine pubblico e la mediazione con la clientela;
a queste problematiche si aggiunge il previsto aggravamento della situazione dovuto alla chiusura estiva della linea Lecco-Tirano per lavori, con un conseguente aumento della pressione sulla tratta Milano-Lecco-Sondrio e sulla stessa stazione di Varenna;
a conferma del complesso contesto del trasporto ferroviario, si ricorda la mobilitazione sindacale dei lavoratori del 6 maggio 2025, che ha denunciato non solo la necessità del rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro della mobilità ferroviaria, ma anche le condizioni di lavoro insostenibili e l'assenza di risposte istituzionali adeguate in situazioni ingestibili come quella della stazione Varenna –:
quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza e anche in coordinamento con Trenord, Rete ferroviaria italiana e gli enti territoriali competenti, per mettere in sicurezza la suddetta stazione durante i prossimi periodi di picco turistico, nell'ottica di garantire condizioni di lavoro dignitose per gli operatori dei servizio ferroviario, di avviare un piano di potenziamento infrastrutturale e organizzativo della stazione, tenendo conto dell'importanza strategica di Varenna per il turismo lombardo e nazionale.
(5-03971)
(Presentata il 19 maggio 2025)
IARIA, AMATO, FEDE e TRAVERSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
con interpellanza n. 2-00011 del 16 novembre 2022, sono state segnalate al Ministro interrogato le gravi disfunzioni esistenti nell'esercizio del servizio pubblico fornito dall'EAV, Ente Autonomo del Volturno. Sono stati segnalati deragliamenti dei vagoni, soppressioni di corse, improvvisi incendi a bordo dei vagoni, pavimenti degli stessi traballanti, e altro, chiedendo un intervento del Ministro interrogato;
è noto agli interroganti che il Governo abbia sostenuto che Ansfisa, società deputata al controllo della sicurezza e direttamente dipendente dal Ministero, non aveva riscontrato irregolarità rilevanti nei controlli;
è stato fatto presente che vi erano elementi tali da mettere in crisi i dovuti sistemi organizzativi correlati ai controlli sulla sicurezza delle infrastrutture, l'assenza degli interventi in questo caso sarebbe potuta essere decisiva;
a quella interrogazione ne seguirono altre tre nel 2023, a marzo, a luglio e a ottobre, sempre attinenti ad EAV, constatando come la situazione non stesse cambiando;
il 17 aprile 2025, una cabina della funivia del Faito, sempre a gestione EAV, è caduta provocando la morte di 3 passeggeri e del manovratore;
in data 23 aprile 2025 è stata presentata una nuova interrogazione n. 4-04885 al Ministro interrogato chiedendo un intervento di verifica sull'operato dei soggetti preposti alle verifiche e ai collaudi. Dal 23 aprile 2025 altri treni sono deragliati, altri vagoni si sono fermati, altre centinaia di persone sono state costrette a camminare sui binari, mentre in modo a giudizio dell'interrogante vergognoso il presidente, nonché direttore generale dell'ente, sembra ignorare ogni accadimento;
è noto agli interroganti che ad oggi nel registro degli indagati ci sarebbero 25 persone. Tra queste anche il presidente EAV Umberto De Gregorio. Indagati anche due ingegneri Ansfisa. Tra le contestazioni, a vario titolo, ci sono l'omicidio colposo aggravato e il disastro colposo –:
quali iniziative di competenza, seppur tardive, intenda porre in essere affinché l'Ansfisa possa operare al massimo della sua capacità, con particolare riguardo alle risorse umane necessarie a garantire la sicurezza delle infrastrutture di trasporto, anche a fronte delle gravi inefficienze dell'Ente Autonomo Volturno.
(5-03972)
(Presentata il 19 maggio 2025)
MACCANTI, DARA, FURGIUELE, MARCHETTI e PANIZZUT. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il Ministro interrogato, sin dal suo insediamento, si è prontamente attivato con numerose iniziative volte a incrementare la sicurezza sulle strade, culminate con l'approvazione definitiva da parte del Parlamento della legge 25 novembre 2024, n. 177, recante interventi in materia di sicurezza stradale e delega al Governo per la revisione del codice della strada, entrata in vigore il 14 dicembre 2024;
la legge in questione contiene diverse misure volte a disciplinare l'utilizzo dei monopattini elettrici, al fine di garantire maggiore sicurezza per gli utenti e una più efficace regolamentazione sulla diffusione di tali dispositivi sulle nostre strade. Tra gli interventi sono state previste modifiche alle disposizioni relative alle tipologie di strade sulle quali è consentita la circolazione dei monopattini elettrici;
in base alla normativa precedente, prevista dall'articolo 1, comma 75-terdecies, della legge n. 160 del 2019, i monopattini a propulsione prevalentemente elettrica potevano circolare esclusivamente su strade urbane con limite di velocità di 50 chilometri/orari nelle aree pedonali, su percorsi pedonali e ciclabili, su corsie ciclabili, su strade a priorità ciclabile, su piste ciclabili in sede propria e su corsia riservata ovvero dovunque sia consentita la circolazione dei velocipedi. Il successivo comma 75-quaterdecies specificava che i monopattini elettrici non possono superare il limite di velocità di 6 chilometri/orari quando circolano nelle aree pedonali e il limite di 20 chilometri/orari in tutti gli altri casi di circolazione;
con la modifica normativa intervenuta sulla disposizione citata, si è stabilito che i monopattini a propulsione prevalentemente elettrica possono circolare solo su strade urbane con limite di velocità non superiore a 50 chilometri/orari ed è stato tolto qualsiasi riferimento esplicito alla circolazione di monopattini su aree pedonali, piste ciclabili, percorsi pedonali e ciclabili e, più in generale, dovunque sia consentita la circolazione del velocipedi;
tale nuova previsione sembra aver generato diversi dubbi tra gli utenti rispetto alla circolazione dei dispositivi nei centri abitati e fuori dai centri abitati, e, come peraltro è accaduto anche per altri aspetti della legge citata, sono state diffuse, soprattutto online, alcune affermazioni fuorvianti e notizie false che hanno contribuito a confondere l'opinione pubblica e gli operatori –:
se intenda fornire ulteriori iniziative di competenza volte a favorirne chiarimenti in ordine a dove sia consentita la circolazione dei monopattini elettrici (strade urbane, extraurbane, piste ciclabili in centri urbani ed extraurbane, aree pedonali eccetera) anche al fine di evitare il proliferarsi di notizie fuorvianti e informazioni false.
(5-03973)
(Presentata il 19 maggio 2025)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
TESTA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
sulla tratta autostradale A14, che interessa in particolare il territorio abruzzese, l'interrogante segnala il perdurare dei disagi della viabilità causati dalla presenza di numerosi cantieri per interventi di manutenzione, che determinano attualmente molteplici restringimenti di carreggiata, compromettendo la circolazione stradale e la sicurezza degli utenti;
al riguardo, si evidenzia che la situazione di disagio sia divenuta oramai costante e insostenibile, come dimostrano i continui blocchi della circolazione, i numerosi incidenti stradali causati dalle condizioni delle infrastrutture viabili, divenute estremamente precarie e inadeguate, rispetto al volume del traffico quotidiano del tratto suesposto;
le predette criticità, rileva altresì l'interrogante, si ripercuotono sul tessuto socioeconomico del territorio abruzzese, in considerazione dei forti rallentamenti che le attività produttive e commerciali subiscono sull'intera regione Abruzzo, penalizzando al contempo anche la qualità e i servizi nei riguardi della comunità locale;
in relazione alle suesposte osservazioni, a parere dell'interrogante, risulta urgente e necessario avviare una serie di interventi volti ad accelerare la conclusione dei lavori in corso dei cantieri stradali lungo l'autostrada A14, nel tratto abruzzese in precedenza richiamato, affinché gli interventi nel piano di manutenzione e ammodernamento della rete avviato da Autostrade per l'Italia, necessari per migliorare i livelli di sicurezza e di viabilità stradale, possano concludersi nei tempi più brevi possibili, compatibilmente con le necessarie esigenze da parte delle società incaricate dei lavori stradali, delle adeguate verifiche in termini di sicurezza e dei controlli necessari per la regolare viabilità –:
quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato con riferimento a quanto esposto in premessa;
se sia a conoscenza delle condizioni di permanente difficoltà, riportate altresì in premessa, relative al tratto autostradale A14, che interessa il percorso abruzzese, i cui effetti negativi e penalizzanti stanno determinando inevitabili conseguenze sfavorevoli per l'intera regione interessata;
in caso affermativo, quali iniziative di competenza intenda intraprendere in tempi rapidi, nei riguardi del soggetto gestore dei lavori, al fine di accelerare la conclusione delle attività di manutenzione e di messa in sicurezza del tratto autostradale interessato, attraverso una revisione del cronoprogramma ed un'eventuale rimodulazione delle infrastrutture viabili;
se infine, non ritenga opportuno prevedere, in caso del perpetuarsi delle difficoltà connesse ai ritardi per la conclusione dei lavori, l'introduzione di misure risarcitorie nei riguardi degli utenti della tratta autostradale in premessa citata.
(5-03976)
GIRELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
secondo quanto riportato dall'Unione delle province d'Italia (Upi), la legge di bilancio e il decreto milleproroghe hanno comportato una riduzione complessiva di 1,7 miliardi di euro delle risorse già assegnate a province e città metropolitane per la messa in sicurezza e l'efficientamento di circa 120.000 chilometri di rete viaria;
in particolare, per il biennio 2025-2026, è stato registrato un taglio del 70 per cento dei fondi, con una riduzione del 50 per cento su tutti gli stanziamenti fino al 2029;
a livello locale, tra l'altro, la provincia di Brescia ha evidenziato che, a causa di questi tagli, il budget per la manutenzione delle strade passerà da 4,2 milioni a 1,2 milioni di euro, mettendo a rischio la sicurezza della viabilità e bloccando cantieri già programmati;
si tratta di un fatto molto grave, come osserva anche il presidente della provincia di Brescia Emanuele Moraschini di Fratelli d'Italia, che ha ricordato il fatto che la provincia bresciana gestisce circa duemila chilometri di strade provinciali, in un territorio tra i più vasti e complessi d'Italia: dalle valli alpine della Val Camonica, Val Trompia e Valle Sabbia, alla pianura del Basso, fino ai grandi laghi di Garda, Iseo e Idro;
un taglio come quello prospettato mette, a parere dell'interrogante, a grave rischio la sicurezza della viabilità in un territorio così articolato e complesso e il taglio incide su cantieri già progettati e sui progetti in corso, con le ovvie conseguenze di sospensione dei lavori ed anche di annullamenti degli stessi;
al riguardo l'Unione delle province italiane ha sollecitato il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ad aprire un tavolo di crisi per affrontare la situazione e ripristinare almeno i 385 milioni di euro previsti per il biennio 2025-2026 –:
quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato per evitare che un taglio come quello sopra ricordato causi gravi danni alla sicurezza delle strade provinciali del nostro Paese, e se intenda agire, per quanto di competenza, per ripristinare i fondi inizialmente previsti allo scopo.
(5-03980)
Interrogazione a risposta scritta:
ZANELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
i motoveicoli a due ruote (ciclomotori e motocicli) sono largamente utilizzati per la mobilità e il tempo libero, ma presentano una pericolosità intrinseca che rende gli utilizzatori particolarmente vulnerabili;
l'utilizzo di airbag su questi veicoli è ancora un argomento in discussione, l'obbligo è attualmente limitato a determinate competizioni con l'utilizzo, in alcuni casi specifici, di gilet airbag a cavo o a gilet airbag autonomi;
in Italia, non esiste una normativa che obblighi l'uso di questi dispositivi, anche se sono disponibili sistemi airbag meccanici e smart. L'unico dispositivo di sicurezza obbligatorio è il casco. La normativa vigente non obbliga l'uso di airbag, ma incoraggia l'utilizzo di dispositivi di sicurezza per garantire la massima protezione dei motociclisti;
la normativa EN 1621-4, emanata nel 2013, stabilisce standard per l'omologazione degli airbag in base a test di urto, resistenza e analisi dei materiali, ma riguarda principalmente i livelli di protezione relativi all'energia cinetica assorbita;
l'airbag a cavo (meccanico), si attiva tramite un cavo collegato alla moto che, in caso di incidente, stappa serbatoi pressurizzati di CO2 facendo gonfiare le camere d'aria. Sono sempre pronti all'uso e non necessitano di batterie;
l'Airbag smart (a innesco elettronico) utilizza sensori, una centralina e un algoritmo per determinare sé attivare l'airbag. Sono sistemi più avanzati tecnologicamente e possono essere integrati in giacche specifiche;
i dispositivi dinamici, come gli airbag, sono diventati obbligatori nell'equipaggiamento in alcune competizioni, come la MotoGP;
nel 2023, si contano a livello europeo 3.361 decessi di motociclisti e 539 decessi di utilizzatori di ciclomotori, pari al 19 per cento delle vittime nel totale degli incidenti stradali, un dato in continuo aumento; nel 2023, in Italia, si sono registrati 734 decessi tra i motociclisti a seguito di incidenti stradali, segnando una diminuzione del 6 per cento rispetto all'anno precedente;
per quanto riguarda il 2024, i dati completi e definitivi non sono ancora disponibili. Tuttavia, le stime preliminari relative al primo semestre indicano un aumento complessivo delle vittime della strada del 4 per cento rispetto allo stesso periodo del 2023, con un totale di 1.429 decessi;
in particolare, nel primo semestre del 2024, si è osservato un aumento delle vittime su strade urbane (+7,9 per cento) ed extraurbane (+1,0 per cento), mentre si è registrata una diminuzione sulle autostrade (-13,9 per cento). Poiché i motociclisti sono spesso coinvolti in incidenti su strade urbane ed extraurbane, è plausibile che anche i decessi in questa categoria abbiano subito un incremento nel periodo considerato;
studi recenti hanno evidenziato il potenziale degli airbag gonfiabili per la protezione dei motociclisti, dimostrando che questi dispositivi possono contribuire a ridurre del 60 per cento le lesioni gravi alla colonna vertebrale e aumentare la protezione degli arti inferiori;
già nel 2014, la Commissione europea sottolineava la necessità di norme specifiche sugli airbag per fronteggiare le criticità legate alla sicurezza dei motociclisti;
nella sua risoluzione del 6 ottobre 2021, il Parlamento europeo ha evidenziato l'urgenza di ulteriori misure di sicurezza per i motoveicoli a due ruote –:
quali iniziative i Ministri interrogati, ognuno per le rispettive competenze, intendano adottare per promuovere e per incrementare la sicurezza dei motociclisti e, in particolare, se non intendano valutare di rendere obbligatorio l'uso degli airbag su tali veicoli;
se non si intenda avviare una verifica conoscitiva sugli incidenti con veicoli a due ruote per approfondire le cause di questi incidenti, analizzare le statistiche, le conseguenze e le strategie di prevenzione, al fine di comprendere meglio il fenomeno e sviluppare interventi mirati per ridurre la frequenza e la gravità degli incidenti.
(4-05045)
INTERNO
Interrogazione a risposta in Commissione:
IACONO, PROVENZANO, MARINO, BARBAGALLO e PORTA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
da notizie a mezzo stampa si è appreso che in Sicilia le cooperative sociali che gestiscono strutture di accoglienza per minori stranieri non accompagnati (Msna) versano in drammatiche situazioni, non più sostenibili, a causa degli enormi ritardi, fino a 9-10 mesi, con cui il Ministero dell'interno sta erogando i contributi previsti e che stanno determinando il collasso e la crisi di queste strutture, mettendo a dura prova la tenuta dei servizi dedicati ai minori non accompagnati;
questa difficile situazione è resa ancor più drammatica dalla mancata assegnazione di nuovi minori nonostante i continui sbarchi, specie nel periodo estivo, pregiudicando così la continuità del servizio di queste strutture, progressivamente sempre più a rischio chiusura con gravi conseguenze sociali ed economiche sui lavoratori e sulle loro famiglie;
nonostante la disponibilità di posti e l'elevata professionalità degli operatori presenti, a esempio, ad Agrigento, a seguito degli ultimi sbarchi molti minori sono stati destinati a strutture fuori provincia o addirittura fuori regione, minando così le fondamenta di un sistema costruito con anni di esperienza, disperdendo risorse preziose e impoverendo il tessuto professionale locale;
tale situazione è ulteriormente aggravata dalla condizione dei neo-maggiorenni ai quali non viene riconosciuto il regolare pagamento delle rette, pur avendo ricevuto, al compimento dei 18 anni, un regolare decreto di continuità amministrativa e pur permanendo i ragazzi nelle strutture d'accoglienza per Msna;
queste cooperative hanno sempre contribuito allo svolgimento di quella funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata riconosciuta dall'articolo 45 della nostra Costituzione, una funzione sociale per la quale la carta costituzionale stabilisce che «la legge ne promuove e favorisce l'incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità» –:
quali iniziative di competenza urgenti intenda adottare per risolvere il cronico tema dei ritardi nell'erogazione dei contributi che sta mettendo a dura prova la sopravvivenza delle cooperative che svolgono un'importante funzione sociale, tutelata anche dalla Carta costituzionale, nonché per assicurare la continuità dei delicati servizi erogati da queste cooperative, anche favorendone l'incremento con i mezzi più idonei, così come previsto dall'articolo 45 della Carta costituzionale.
(5-03977)
Interrogazioni a risposta scritta:
PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
l'ingresso in un Cpr dovrebbe essere subordinato alla valutazione di idoneità alla vita in comunità ristretta. Prima dell'ingresso, infatti, un medico del Servizio sanitario nazionale verifica la compatibilità dello stato di salute della persona migrante con la permanenza nel centro, considerando non solo l'idoneità fisica e psichica ma anche eventuali vulnerabilità;
il 9 maggio 2025 nel corso di un sopralluogo presso il Cpr di Bari l'interrogante ha potuto constatare l'estrema vulnerabilità di molti ospiti del centro. Inoltre, sulla base dei documenti visionati, si ritiene che molte persone presenti nel centro non abbiano affrontato le adeguate valutazioni psichiatriche per certificare che siano in condizione di permanere in un Cpr;
ciò che emerge è un quadro desolante e disumano, in cui persone, che spesso non dovrebbero neanche trovarsi lì, vivono una vita precaria e degradante. Il sistema dell'accoglienza e la gestione dei flussi migratori continua ad essere un buco nero in cui migliaia di vite restano sospese per mesi, se non per anni, trattandosi comunque di condizioni di vita disumane;
sempre più spesso dai Cpr di tutta Italia giungono notizie di atti di autolesionismo, suicidi, disordini e violenze, a dimostrazione, a parere dell'interrogante, di come il sistema di detenzione amministrativa, consegnato peraltro agli interessi privati, sia composto da luoghi di segregazione e discriminazione, troppo spesso totalmente inadatti alle fragilità delle persone presenti –:
se non ritenga urgente verificare le modalità di accertamento dell'idoneità alla vita in comunità ristretta a cui vengono sottoposti gli ospiti dei Cpr ed eventualmente adottare iniziative normative volte a modificare le procedure di ammissione nei Cpr, evitando che a persone particolarmente fragili venga riconosciuta l'idoneità a permanere nei centri;
se il Governo non intenda prevedere il superamento dei Centri di permanenza per i rimpatri che, a parere dell'interrogante, si confermano sempre più luoghi di segregazioni e discriminazione dove la sfera dei diritti dei migranti reclusi viene illegittimamente compressa.
(4-05037)
D'ALFONSO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
gli episodi di cronaca nera legati principalmente al consumo di alcool e droghe, di microcriminalità, di atti vandalici, furti, rapine, violenze, danneggiamenti al patrimonio pubblico e privato verificatisi a Pescara e intensificatisi negli ultimi tempi hanno portato l'attuale amministrazione comunale a richiedere la presenza dell'esercito per il pattugliamento delle strade, nella convinzione che questo fornisse un contributo determinante a favore della sicurezza, del contrasto all'illegalità e della tutela del bene comune;
purtroppo, ricorrere all'intervento dei militari, utile per presidiare alcuni punti sensibili della città, non è di grande aiuto alle forze di polizia, sia per le specifiche funzioni che per poca conoscenza della comunità locale, e occorrerebbe, invece, agire sulle cause che generano i fenomeni criminali sconfiggendoli, occorrerebbe mettere in campo soluzioni e politiche sociali adeguate ad affrontare i bisogni, a sviluppare un nuovo senso di comunità;
certamente, non si può non riconoscere che, nel frattempo, occorre intervenire nell'immediato e che le forze dell'ordine – quotidianamente impegnate nel controllo del territorio di Pescara con forze e mezzi limitati – hanno urgente necessità di supporto, visto che anche le telecamere che abbiamo oggi forniscono solo un minimo ausilio, in quanto servono solo a testimoniare cosa è accaduto in un determinato istante;
come noto, in alcune città è già in uso da parte delle forze di pubblica sicurezza e dei militari per la gestione della comunicazione nelle situazioni di emergenza il sistema Tetra, una tecnologia definita dall'Etsi (European telecommunications standardisation institute), destinata alle esigenze comunicative professionali dei maggiori utenti dei sistemi radiomobili;
la rete Tetra, oggetto di un protocollo d'intesa sottoscritto il 24 febbraio 2003 tra il Ministero dell'interno ed il gruppo Finmeccanica, è stata nel corso degli anni riconosciuta indispensabile per le comunicazioni sicure della polizia di Stato, dell'Arma dei carabinieri, del corpo della Guardia di finanza, della polizia penitenziaria e del corpo forestale dello Stato, tanto che si sono succeduti nel tempo diversi interventi normativi e nel 2021 l'amministrazione della polizia di Stato ha indetto una gara, aggiudicata a Telecom Italia S.p.A. per la realizzazione e gestione di un servizio di comunicazione per le forze di polizia denominato Lte Public Safety sul territorio di 11 province. L'impiego di questa tecnologia consente la fruizione di un servizio di sorveglianza in mobilità che prevede la trasmissione di flussi video in tempo reale dallo scenario operativo alle sale e centrali operative delle forze di polizia;
di recente il decreto-legge n. 25 del 14 marzo 2025, convertito, con modificazioni, con la legge del 9 maggio 2025, n. 69, all'articolo 15-ter, autorizza il Ministero dell'interno a procedere al completamento dell'estensione del servizio di telecomunicazioni relativo alla rete nazionale Tetra a tutto il territorio nazionale, e ne autorizza la relativa spesa stanziandone le risorse fino al 2029;
è di tutta evidenza come la questione della sicurezza nella città di Pescara, che peraltro si avvia a diventare la «Grande Pescara» di circa 200.000 abitanti e la fusione con i territori di Montesilvano e Spoltore, debba essere una delle prime città ad essere presa in considerazione –:
se i Ministri interrogati non intendano intervenire per consentire, stimolare e sollecitare le articolazioni statali competenti presenti sul territorio nella città di Pescara e deputate alla salvaguardia dell'ordine pubblico ad intervenire con misure idonee, fornendo loro risorse e strumenti adeguati per affrontare seriamente la questione sicurezza nella città;
se non intendano adottare iniziative perché venga implementata la rete Tetra prioritariamente nel territorio di Pescara, utilizzando le risorse già disponibili, ovviamente con un'attenzione particolare alle misure da adottare nell'utilizzo delle nuove tecnologie, volte a garantire la sicurezza e l'affidabilità in ragione della peculiare delicatezza delle infrastrutture tecnologiche coinvolte che possono riguardare anche la trasmissione di dati sensibili.
(4-05039)
PICCOLOTTI, BONELLI, FRATOIANNI, ZANELLA, BORRELLI, DORI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI e ZARATTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
gli organi di stampa e i media hanno dato risalto a quanto narrato in un post sui social da una cittadina di Putignano (Bari);
nel post si denuncia che appartenenti alla Polizia di Stato si sono recati presso la sua abitazione chiedendo di rimuovere una bandiera della Palestina esposta su un balcone della stessa abitazione;
gli interroganti ritengono che nelle motivazioni del presente atto devono essere riportate le parole della civile e ferma denuncia della cittadina di Putignano, che gli stessi non possono che sottoscrivere, «non stavamo disturbando nessuno. Non stavamo violando alcuna legge. Stavamo semplicemente esercitando il nostro diritto di espressione in uno spazio che ci appartiene. Ci è stato dato ad intendere che la bandiera doveva essere tolta perché il Giro d'Italia sarebbe passato proprio sotto casa nostra e la bandiera sarebbe stata inquadrata dalle telecamere nazionali. Ci chiediamo con preoccupazione da quando esporre una bandiera che rappresenta un popolo e una causa umanitaria è diventato motivo d'intervento delle forze dell'ordine e in quale momento il sostegno civile e pacifico a un popolo sotto occupazione è diventato un problema di ordine pubblico. Questo episodio non riguarda solo noi, ma chiunque creda nella libertà di espressione, nei diritti civili e nella possibilità di esprimere solidarietà. Chiediamo chiarezza, rispetto e il riconoscimento di un principio fondamentale in una democrazia: nessuno dovrebbe essere intimidito per aver espresso la propria solidarietà in modo pacifico e legittimo»;
a parere degli interroganti quanto avvenuto è un episodio inquietante e di enorme gravità e stupiscono le precisazioni riportate dagli organi di stampa della questura di Bari, secondo la quale il personale impiegato nei servizi, avendo ricevuto segnalazione di un certo fermento da parte di alcuni cittadini per l'esposizione di una bandiera palestinese sul balcone di una palazzina, ha interloquito con il proprietario dell'appartamento, invitandolo a valutare l'opportunità di rimuovere il vessillo. Non vi è stato alcun ordine formale da parte degli operatori di Polizia nei confronti del proprietario dell'appartamento, che per altro non è stato formalmente identificato;
la questura, quindi, ammette che di fronte ad una non meglio precisata segnalazione, di un altrettanto non precisato fermento da parte di imprecisati cittadini, il personale della Polizia di Stato invece di fare presente a chi avrebbe effettuato la segnalazione l'impossibilità di un loro intervento a fronte di un comportamento del tutto legittimo e rientrante nella libertà di espressione, ha ritenuto necessario invitare a rimuovere la bandiera;
l'episodio di Putignano desta ancor più preoccupazione, in quanto ne segue altri come l'identificazione della titolare di un panificio ad Ascoli per l'esposizione sull'immobile di sua proprietà di uno striscione commemorativo del 25 aprile o come l'identificazione e la minacciata denuncia per la violazione dell'articolo 650 del codice penale di alcuni partecipanti alla manifestazione commemorativa del 25 aprile tenutasi nel comune di Mottola (Taranto) per aver intonato canti partigiani –:
quali siano le specifiche e puntuali ragioni per cui il personale della Polizia di Stato in servizio presso il comune di Putignano abbia ritenuto di invitare i proprietari di un immobile, dal cui balcone era stata esposta una bandiera della Palestina, a rimuovere la stessa, impedendo di fatto l'esercizio di un legittimo diritto di espressione;
quali iniziative di competenza intenda assumere affinché non si ripetano episodi come quello oggetto del presente atto o di altri, alcuni dei quali richiamati in premessa, nei quali sia impedito, si ostacoli o, comunque, si cerchi di dissuadere da parte di appartenenti alle Forze dell'ordine il legittimo esercizio del diritto di espressione.
(4-05040)
SERGIO COSTA, AURIEMMA, ALFONSO COLUCCI, CARAMIELLO e AMATO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
in data 26 febbraio 2025 il comune di Sorrento non si è costituito parte civile nei confronti di una imputato per diffamazione ai danni dell'ex vice comandante dei vigili urbani di Sorrento, Carmine Bucciero, all'epoca incaricato anche di ispezionare e perseguire presunti abusi edilizi. Bucciero fu oggetto di una campagna di striscioni e di post sui social che ne screditavano l'integrità morale e lavorativa;
l'imputato in questione, pregiudicato per reati di abusi edilizi e lesioni, destinatario nel 2020 di un avviso orale del questore, figlio di un imprenditore di Castellammare di Stabia che fu indagato con l'accusa di aver riciclato i proventi di un boss del clan D'Alessandro, è sotto processo per altri e numerosi casi di diffamazione ai danni di noti amministratori, politici ed attivisti sorrentini e della costiera, più volte bersagliati attraverso campagne mediatiche di una testata locale di fatto retta da un suo sodale, e pubbliche iniziative tipo affissioni di striscioni nelle piazze e incatenamenti sotto la sede del municipio;
tale testata online, www.lostrillodellapenisola.com, risulta inadempiente alle norme di cui agli articoli 2, 3, 5 e 16 della legge 8 febbraio 1948, n. 47, concernenti requisiti sulle figure del direttore, dell'editore, del proprietario della testata e sugli estremi della registrazione presso la cancelleria del tribunale;
il personaggio in questione colpisce con le sue campagne diffamatorie e persecutorie chiunque gli osi opporsi, anche tramite l'uso strumentale e ritorsivo di una delega di portavoce di una presunta associazione di legalità, presieduta da un altro imputato per reati ai danni di amministratori e politici del suo territorio, in costiera amalfitana;
il soggetto di cui sopra, nel novembre 2024, si è incatenato sotto al comune di Sorrento lamentando presunte disparità nella trattazione delle sanzioni agli abusi edilizi, con lo scopo palese di salvare il proprio abuso edilizio, oggetto di sentenza di demolizione da ben 18 anni;
in seguito a tale incatenamento, questi avrebbe ottenuto un incontro con il sindaco Massimo Coppola e gli uffici tecnici del comune di Sorrento per la trattazione del suo caso personale, avvenuto all'insaputa degli altri assessori;
nei primi giorni del febbraio 2025, il personaggio in questione annunciò sui social per il 6 febbraio 2025 un nuovo incatenamento sotto al comune, e poi revocato, appena ricevuta la notizia che il sindaco Coppola aveva firmato, il 5 febbraio 2025, il decreto di revoca di membri della giunta;
il sindaco Coppola ha poi nominato una nuova giunta estromettendo la vice sindaco Filomena Cappiello, parte lesa in un processo per diffamazione ai danni del personaggio in questione;
il 26 maggio 2025 il comune di Sorrento ha l'ultima possibilità di costituirsi parte civile nel processo che vede parte lesa l'ex vice comandante Bucciero;
la mancata costituzione di parte civile, insieme al mancato abbattimento della casa abusiva dell'imputato, potrebbero essere frutto di un indebito condizionamento di questo personaggio nei confronti della pubblica amministrazione –:
se il Ministro interrogato intenda attivarsi, per quanto di competenza, valutando in particolare la sussistenza dei presupposti per l'avvio di iniziative ai sensi dell'articolo 143 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali (Tuel), al fine di verificare se, anche alla luce della mancata costituzione di parte civile del comune di Sorrento, delle nomine in giunta del sindaco Coppola e delle diffamazioni persecutorie ai danni dell'ex vice comandante Bucciero e di numerosi amministratori, politici e attivisti locali, non vi siano state forme di condizionamento degli amministratori, dirigenti o dipendenti dell'ente, al fine di tutelare chi sul territorio della costiera sorrentina si adopera per il rispetto della legge.
(4-05044)
ASCARI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il 12 maggio 2025 è andata in onda su La7, nell'ambito del programma «100 minuti» condotto da Corrado Formigli, un dettagliato reportage giornalistico a firma di Andrea Palladino riguardante la morte del boss di camorra Antonio Bardellino, uno dei fondatori del clan dei Casalesi, morte qualificata «presunta»;
con sentenza passata in giudicato, a seguito del processo «Spartacus1», esponenti apicali del clan dei casalesi furono condannati all'ergastolo, per l'omicidio, di Antonio Bardellino e suo nipote Paride Salzillo;
come emerge dall'inchiesta giornalistica, dalle indagini «Spartacus» emerse che il 26 maggio 1998, capi del clan dei casalesi, che avevano organizzato l'omicidio di Antonio Bardellino in Brasile e quello dei suoi nipoti, Paride e Antonio Salzillo, avuta notizia dell'esecuzione del Bardellino in Brasile, ricercarono i nipoti, riuscendo a rintracciare il solo Paride, che strangolarono in un'abitazione di Casal di Principe; Luigi Basile, fedele esponente del clan «Bardellino» avendo appreso dell'omicidio di Antonio Bardellino – e del progetto omicidiario nei confronti della famiglia Bardellino, dei nipoti di Antonio, Paride e Antonio Salzillo – si recò, armato di pistola, presso i Carabinieri del comando provinciale di Napoli ai quali, dichiarando di essere armato, per dare maggiore serietà alle sue parole, chiese l'immediato intervento in forze dei Carabinieri sui territori di Casal di principe, S. Cipriano d'Aversa, Casapesenna e sugli altri territori limitrofi per impedire lo sterminio di tutta la famiglia Bardellino. I carabinieri intervennero su quel territorio e impedirono la strage. Furono gli stessi carabinieri a proteggere la famiglia Bardellino e consentirle il trasferimento a Formia, deciso dagli stessi Bardellino per sottrarsi alla strage ordita dal clan dei casalesi;
nell'ambito del programma «100 minuti» è confermato il dato, già giudiziariamente acquisito, della residenza stabile della famiglia Bardellino nel comune di Formia (Latina), città del sud pontino che, negli ultimi decenni, ha visto il radicarsi silenzioso di numerose famiglie legate alla camorra casertana e napoletana;
tra queste risultano trasferite a Formia la figlia del boss Francesco Bidognetti, detto «Cicciotto e Mezzanotte», noto come «Sandokan», e nuclei familiari riferibili ad almeno altri undici clan camorristici;
tale fenomeno ha generato da tempo una forte preoccupazione nella cittadinanza e nelle istituzioni locali, anche per il rischio concreto che la zona possa fungere da «zona grigia» in cui capitali illeciti vengono riciclati o reinvestiti in attività economiche apparentemente lecite;
a Foggia, città colpita da una significativi presenza mafiosa, sono stati attivati presidi rafforzati come una sezione operativa della Dia e un potenziamento della Squadra mobile;
un analogo intervento appare necessario anche a Formia, per garantire strumenti adeguati di contrasto alla criminalità, organizzata –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle risultanze del reportage andato in onda su La7 il 12 maggio 2025 riguardante la residenza della famiglia Bardellino e di altri esponenti della camorra napoletana e casertana;
se intenda acquisire, per quanto di competenza, aggiornate informazioni, sulla veridicità delle circostanze emerse e sulle attività di riciclaggio e sull'eventuale condizionamento della politica locale;
se ritenga opportuno, alla luce del consolidato radicamento di famiglie camorristiche nel territorio del sud pontino, promuovere l'istituzione di una sezione operativa della Direzione investigativa antimafia a Formia e un distaccamento stabile della Squadra mobile, al fine di rafforzare la prevenzione e il contrasto delle attività criminali di tipo mafioso nella zona.
(4-05050)
SCOTTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
al 31 dicembre 2025, si prevedono in pensionamenti di anzianità per circa tremila vigili del fuoco;
il Corpo nazionale dei vigili del fuoco è già carente di alcune migliaia di vigili del fuoco e ogni corso per gli allievi vigili assunti è della durata di nove mesi;
tenendo conto dell'attuale concorso in itinere per l'assunzione di 350 vigili del fuoco, gli stessi risulterebbero assunti non prima dell'inizio del nuovo anno 2026. È allarmante che allo stato attuale, in occasione anche del Giubileo, il Corpo nazionale vigili del fuoco si ritrovi all'inizio del nuovo anno 2026 con migliaia di vigili in dotazione organica in meno –:
quali iniziative intenda intraprendere al fine di evitare una vera e propria emergenza di un comparto fondamentale e se non ritenga di valutare l'adozione di iniziative volte a prevedere la permanenza in servizio dei lavoratori vigili del fuoco a domanda e in forma volontaria, con l'esclusione dell'obbligatorietà della partenza, per almeno altri 12/18 mesi, consentendo così di rispondere alle esigenze del Corpo e del soccorso tecnico urgente, nonché di provvedere nell'anno del Giubileo a un efficiente impegno concreto come risposta organizzativa straordinaria.
(4-05053)
SCOTTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
lo scorso 6 maggio 2025, la storica Casa del Popolo di Acerra – in provincia di Napoli – è stata oggetto di diversi atti vandalici;
gli autori di questi atti sono a oggi ancora ignoti;
da quanto risulta, gli autori sono entrati arbitrariamente nell'immobile, hanno distrutto e danneggiato suppellettili, rubato una delle casse di amplificazione e abbandonato rifiuti di ogni genere;
dopo aver formalizzato presso il locale commissariato di polizia una querela contro ignoti, è stato richiesto l'intervento degli agenti della polizia di Stato che, giunti a bordo di una volante del 113, hanno potuto verificare i fatti denunciati;
la Casa del Popolo di Acerra rappresenta un patrimonio della storia politica e democratica della città e fu inaugurata da Enrico Berlinguer nel 1980;
nel recente passato – dopo anni di abbandono – grazie all'impegno di quanti ci hanno creduto e all'intesa con la fondazione che ne detiene la proprietà, è stata restituita ai cittadini di Acerra;
in questi mesi l'impegno è stato quello di farne un rinnovato luogo di partecipazione, di confronto, di incontro e di iniziativa, uno «spazio aperto» che veda protagonisti le donne e gli uomini, i giovani ed il mondo dell'associazionismo culturale, sindacale e politico, che si riconoscono nei principi fondamentali della Costituzione antifascista, nei valori di progresso e di uguaglianza, di liberazione ed emancipazione;
questo episodio si inserisce in una serie di episodi di criminalità ai danni di commercianti e cittadini che si sono susseguiti in questi mesi –:
quale sia la conoscenza dei fatti narrati da parte del Ministro interrogato e quali iniziative intenda intraprendere al fine di tutelare la cittadinanza di Acerra e più in generale della provincia di Napoli in modo tale da garantire la libertà di associazione e la sicurezza dei cittadini e delle cittadine.
(4-05055)
ISTRUZIONE E MERITO
Interrogazione a risposta scritta:
SCOTTO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
in tema di reclutamento del personale docente, a partire dal cosiddetto concorso Pnrr 1 si sono susseguiti una serie di problemi che sembrano intensificarsi col Pnrr 2;
con la procedura precedente si è assistito a ritardi che hanno portato ad accavallamenti con la procedura tuttora in corso, ovvero con prove orali del Pnrr 1 non ancora concluse con l'inizio del nuovo concorso;
le difficoltà che stanno emergendo in questo secondo concorso sembrano essere ancora più serie;
una delle principali storture dell'attuale concorso Pnrr 2 è rappresentata dall'ammissione alla prova orale, a differenza infatti del concorso Pnrr 1 non è più sufficiente il punteggio minimo di 70/100 ma passa all'orale un numero pari al triplo dei posti messi a bando oltre a tutti i candidati che vantano il punteggio dell'ultimo degli ammessi;
questa situazione sta generando punteggi minimi diversificati tra le classi di concorso, richiedendo in alcuni casi punteggi oltre i 90/100 e in altri bastando anche solo punteggi di poco superiori ai 70/100;
questa soglia di sbarramento inficia il mancato raggiungimento dell'eventuale idoneità che potrebbe permettere, a chi non ha partecipato al Pnrr 1, di ottenere un punteggio aggiuntivo al Pnrr 3, nelle Gps e in sede di mobilità per il personale in ruolo;
le conseguenze sono quindi di non poco conto, non dando ai candidati le stesse possibilità di cui hanno goduto i partecipanti al Pnrr 1;
a destare ulteriore malcontento sono gli errori emersi in sede di prova scritta della scuola secondaria del concorso Pnrr 2;
finora i refusi contestati hanno riguardato la sessione pomeridiana del 27 febbraio 2025 e la sessione pomeridiana del 25 febbraio 2025. Gli uffici scolastici regionali, a tal proposito, hanno riconosciuto 2 punti aggiuntivi ai candidati interessati;
e infine va tenuto presente anche lo svolgimento delle prove suppletive, che andranno a complicare una situazione già sufficientemente intricata, incidendo sui punteggi minimi già pubblicati dagli uffici scolastici regionali –:
quale sia la versione dei Ministri interrogati, soprattutto in merito alla questione degli errori delle prove scritte e quali iniziative intendano intraprendere in tema di pari opportunità di accesso al pubblico impiego viste le disparità che si stanno creando tra le varie classi di concorso e tra i due concorsi e se non ritengano di dover adottare iniziative volte a rivedere la scelta di non ammettere all'orale tutti quelli che sono risultati idonei con 70/100.
(4-05046)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazione a risposta in Commissione:
ZIELLO e NISINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
la notizia della chiusura di Pam, storico supermercato di viale delle Cascine a Pisa, è giunta come un fulmine a ciel sereno per i lavoratori coinvolti. Sabato 10 maggio 2025 l'ultimo giorno di apertura e poi son state abbassate definitivamente le serrande di quello che per oltre trent'anni, prima con il marchio Superal e poi Pam, è stato un punto di riferimento dei consumatori di una vasta area della città;
con una raccomandata in data 2 maggio 2025 la direzione del personale informava le rappresentanze sindacali che Pam Panorama spa intendeva procedere alla cessione del ramo d'azienda costituito dal supermercato ad insegna Pam di Pisa, viale delle Cascine n. 1, inclusi gli effetti sui relativi rapporti di lavoro del personale, alla società Micasa Shop srl, gruppo cinese che attraverso una rete di società gestisce prodotti casalinghi, con decorrenza 1° luglio 2025;
la stessa comunicazione, nel motivare la decisione aziendale per ragioni di perdite di risultato operativo, riferiva che tutti i lavoratori addetti al punto vendita interessato sarebbero stati trasferiti senza soluzione di continuità alle dipendenze della Micasa;
in risposta, il 14 maggio 2025 le organizzazioni proclamavano uno stato di agitazione del personale Pam spa di tutte le unità produttive della provincia di Pisa, contestando sia il fatto che, allo stato attuale, la società cessionaria non ha un progetto ben definito di investimento rispetto alla struttura appena acquisita, non avendo presentato ancora alcun piano di sviluppo e prospettando il trasferimento di tutta o parte della forza lavoro acquisita in provincia di Siena, sia la confermata voce circolante di un interessamento di Pam panorama per l'acquisizione di un fondo commerciale adiacente alla Pam in via Cascine al fine di aprire una nuova filiale a marchio Pam City –:
se e quali iniziative di competenza intenda adottare a salvaguardia dei diritti dei lavoratori coinvolti e dei livelli occupazionali.
(5-03963)
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per la pubblica amministrazione, per sapere – premesso che:
l'articolo 35, comma 5-ter, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, stabilisce che «le graduatorie concorsuali hanno validità di due anni dalla data di approvazione, salvo diversa disposizione normativa»;
l'articolo 3 del decreto-legge 14 marzo 2025, n. 25 ha introdotto il comma 5-sexies a modifica dell'articolo 35 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, stabilendo che «la graduatoria si intende utilmente scorsa quando, entro il limite temporale di validità, l'amministrazione titolare individua o cede ad amministrazioni terze, candidati idonei individuati nominativamente, in ordine di graduatoria, per la successiva convocazione da parte dell'amministrazione procedente, a nulla rilevando il momento della stipula del contratto di assunzione» con lo scopo, quindi, di rendere più flessibile l'utilizzo delle graduatorie, favorendo lo scorrimento anche in presenza di scadenze temporalmente ravvicinate;
l'articolo 3, comma 61, della legge 24 dicembre 2003, n. 350 stabilisce che «le amministrazioni pubbliche, per la copertura dei posti vacanti, devono prioritariamente utilizzare le graduatorie concorsuali vigenti, approvate da altre amministrazioni, previo accordo tra le amministrazioni interessate»;
il decreto-legge 14 marzo 2025, n. 25 ha sospeso l'applicazione della cosiddetta «norma taglia idonei» per tutti i concorsi conclusi nel 2024 e nel 2025, per incentivare lo scorrimento delle graduatorie concorsuali;
la Corte dei conti, Sezione delle autonomie, in diverse deliberazioni, ha ribadito che l'utilizzo delle graduatorie esistenti rappresenta una misura di economicità e buon andamento dell'azione amministrativa, ai sensi dell'articolo 97 della Carta costituzionale;
proprio a fronte dei recenti numeri citati dal Ministro interrogato in ordine alla carenza di organici, alla necessità di nuovi profili tecnici, ai pensionamenti, sembra che si debba ricorrere a tutte le energie disponibili, essendoci oltretutto spazio sia per gli idonei sia per i vincitori dei nuovi concorsi;
in linea generale, lo scorrimento delle graduatorie vigenti permette di assicurare alle amministrazioni interessate di disporre immediatamente del personale necessario affinché gli uffici possano svolgere le proprie attività istituzionali e garantire i servizi ai cittadini, assicurando al contempo il necessario ricambio generazionale nella pubblica amministrazione;
lo scorrimento delle graduatorie garantisce nuovi reclutamenti con efficacia ed efficienza, con immediatezza e senza pregiudizio per la finanza pubblica, senza i costi e i tempi di nuove procedure concorsuali;
preme ai firmatari rappresentare in questa sede che il comune di Caivano ha bandito nel 2023 e nel 2024 concorsi per il reclutamento personale non dirigenziale da inquadrare in diversi ruoli tecnici, in attuazione del decreto-legge cosiddetto «Caivano», volto alla riqualificazione del territorio e al rafforzamento della funzionalità e dell'azione amministrativa degli enti e degli uffici di riferimento quale parte della strategia di risanamento;
tuttavia, nell'amministrazione di Caivano, secondo quanto appreso dagli interpellanti, si registra il ricorso all'indizione di nuovi concorsi, con profili identici a quelli già coperti dalle richiamate graduatorie – preme ribadire, in proposito, che trattasi di recentissime graduatorie, vigenti, in scadenza nell'anno 2026, da non annoverarsi tra quelle «vecchie di quindici anni», come stigmatizzato dal Ministro interrogato;
sono circa mille gli idonei dei predetti concorsi, si sono costituiti in comitato e chiedono la mera applicazione dello scorrimento delle graduatorie, anche al fine di mantenere, nel loro specifico caso, la promessa del Governo, il segno tangibile della presenza dello Stato nel rafforzamento della pubblica amministrazione, anche a fronte del fatto che i concorsi in parola hanno selezionato personale qualificato e di alto profilo tecnico;
lo scorrimento delle graduatorie non è solo un atto di giustizia nei confronti di chi ha dimostrato il proprio valore, è una scelta di razionalità economica, produce risparmi sui costi di nuovi bandi, riduce i tempi di assunzione e garantisce la tempestività dell'azione amministrativa –:
se sia a conoscenza del mancato scorrimento delle graduatorie menzionate in premessa, se non intenda valutare i presupposti per l'esercizio di iniziative di carattere normativo in ordine al ricorso a nuovi concorsi;
se non ritenga opportuno adottare iniziative di competenza volte a promuovere un censimento a livello nazionale delle graduatorie vigenti ed incentivare, anche mediante strumenti di coordinamento o accordi quadro, il loro utilizzo tra le amministrazioni pubbliche;
quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, il Ministro interrogato intenda adottare per rafforzare e incentivare le amministrazioni competenti nella corretta applicazione delle norme e nel ricorso agli scorrimenti delle graduatorie vigenti, in particolare nel momento contingente, di estrema necessità di nuovi ingressi senza sprecare risorse pubbliche, anche al fine di garantire la certezza del diritto e la tutela delle legittime aspettative dei candidati risultati idonei.
(2-00608) «Penza, Alifano, Auriemma, Alfonso Colucci, Aiello, Barzotti, Carotenuto, Tucci, Carmina, Donno, Dell'Olio, Torto, Fenu, Gubitosa, Raffa, Amato, Caso, Orrico, Bruno, Cantone».
Interrogazione a risposta scritta:
STEFANAZZI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
nel contesto del pubblico impiego, si registra da tempo un rinnovato impulso da parte delle amministrazioni pubbliche nel bandire concorsi per la selezione di personale, anche a seguito di lunghi periodi di blocco del turnover e di carenze strutturali negli organici;
nei più recenti bandi pubblici, è possibile riscontrare la crescente tendenza a valorizzare, tra i titoli professionali valutabili, le esperienze maturate presso pubbliche amministrazioni;
in tale contesto appare meritevole di considerazione la riflessione avanzata in ambito giuridico-amministrativo sulla natura e sulla funzione della carica di sindaco, figura istituzionale eletta direttamente dai cittadini che, in particolare nei piccoli comuni, svolge un ruolo centrale e quotidiano nella gestione amministrativa, nel coordinamento del personale, nell'elaborazione di piani strategici e nella partecipazione a bandi e programmi europei di finanziamento;
secondo autorevoli interpretazioni dottrinali, l'esperienza maturata da un sindaco nell'esercizio del proprio mandato sarebbe pienamente assimilabile, sotto il profilo giuridico e sostanziale, a un'attività lavorativa di tipo subordinato, contrattualmente qualificabile come un rapporto di lavoro atipico e a tempo determinato con obblighi, doveri, responsabilità e oneri propri di un incarico di elevata complessità gestionale e giuridica;
la stessa normativa fiscale (articolo 50, comma 1, lettera f, del Testo unico delle imprese sui redditi), previdenziale e amministrativa (articoli 81 e 86 Tuel), nonché recenti interventi legislativi in materia di indennità dei sindaci dei piccoli comuni (legge 157 del 2019), riconoscono l'indennità di funzione dei sindaci come reddito assimilato al lavoro dipendente, confermando il carattere operativo e professionale della carica;
appare quindi auspicabile, anche in termini di equità e valorizzazione delle competenze acquisite sul campo, che l'esperienza da sindaco possa essere considerata tra i titoli professionali valutabili nei concorsi pubblici per l'accesso alle cariche dirigenziali nella pubblica amministrazione, con possibilità di attribuire punteggio aggiuntivo oppure, in determinati casi, di considerarla requisito sostitutivo dei titoli di studio più elevati, secondo modalità trasparenti e comparabili -;
quale sia l'orientamento del Governo in merito alla possibilità di riconoscere formalmente l'esperienza maturata da un sindaco come titolo professionale valutabile nei concorsi pubblici per l'accesso alle qualifiche dirigenziali nella pubblica amministrazione;
se si ritenga opportuno promuovere una modifica normativa o una direttiva interpretativa che preveda l'inserimento, nei bandi di concorso, dell'esperienza da sindaco tra i criteri di valutazione dei titoli professionali o, eventualmente, tra i requisiti alternativi al possesso dei titoli di studio più elevati, laddove compatibile con le mansioni richieste;
se si intenda avviare, d'intesa con Anci e le regioni, una ricognizione delle buone pratiche e delle esperienze acquisite dai sindaci, al fine di definire parametri omogenei e oggettivi per la valorizzazione di tali competenze nell'accesso alla dirigenza pubblica.
(4-05051)
SALUTE
Interrogazioni a risposta in Commissione:
QUARTINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il sindacato dei medici ospedalieri Anaao-Assomed ha denunciato alle autorità giudiziarie 50 aziende sanitarie in tutta Italia (28 al Nord, 15 al Centro e 7 al Sud e Isole), inadempienti nell'applicare strumenti legislativi e contrattuali;
le inadempienze contestate sono di diverso tipo e riguardano la condotta antisindacale, le norme sulla sicurezza, la mancata erogazione di indennità e fondi contrattuali, le norme sull'attività libero-professionale, la tutela dalle aggressioni, il calcolo delle ferie e dei turni di lavoro;
in Piemonte è stata denunciata l'azienda Asl Città di Torino per inadempienza in materia di aggressioni al personale e mancato rispetto normativa sicurezza;
in Liguria sono state denunciate tutte le aziende sanitarie (n. 10) per violazione sulla disciplina sulla sicurezza sul lavoro e aggressioni al personale;
in Veneto sono state denunciate l'azienda Aulss 3, l'azienda Aulss 6 Euganea, l'azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona per violazione della normativa sull'orario di lavoro;
In Friuli-Venezia Giulia è stata denunciata l'azienda sanitaria Friuli Occidentale per violazione della normativa sull'imposta sostitutiva prestazioni aggiuntive;
in Emilia Romagna sono state denunciate tutte le aziende (n. 13) per violazione della normativa sulle ferie;
in Toscana sono state denunciate tutte le aziende (n. 11) per condotta antisindacale e per violazione della normativa su prestazioni aggiuntive per abbattimento liste d'attesa;
nelle Marche è stata denunciata l'Aou Marche – Ospedali Riuniti Di Ancona in merito alla pronta disponibilità;
in Umbria è stata denunciata la Asl Umbria 1 in merito alla mancata attivazione procedure di contrattazione integrativa aziendale;
nel Lazio è stato denunciato l'Ospedale oftalmico in merito all'applicazione dell'accordo regionale del 9 giugno 2023 sulla valorizzazione del servizio presso le strutture di PS e l'Ospedale Vannini – Figlie di San Camillo (ospedale classificato) sulla mancata erogazione delle somme percepite in intramoenia;
in Abruzzo è stata denunciata l'azienda Asl 02 Lanciano Vasto Chieti in merito alla attività libero professionale intramurario – Mancata erogazione del fondo di perequazione dal 2019 per le quote che devono essere destinate a tutti;
dirigenti medici e veterinari appartenenti alle discipline mediche e veterinarie – individuate in sede di contrattazione integrativa – che abbiano una limitata possibilità di esercizio della libera professione intramuraria;
in Molise è stata denunciata l'azienda Asrem in materia di orario di lavoro: rispetto della disciplina ed incidenza sulla tutela della salute dei professionisti:
in Campania è stata denunciata l'azienda ospedaliera universitaria San Giovanni di Dio e Ruggì d'Aragona di Salerno per condotta antisindacale e riparto dei Fondi;
in Basilicata è stata denunciata l'azienda ospedaliera regionale San Carlo in materia di orario di lavoro e sul rispetto della disciplina ed incidenza sulla tutela della salute dei professionisti;
in Puglia è stata denunciata l'Asl Taranto in merito ai fondi – appropriazione indebita dei residui e alla violazione della disciplina pronta disponibilità pomeridiana e straordinario notturno programmato:
in Sardegna è stata denunciata l'Arnas Brotzu di Cagliari per condotta antisindacale;
in Sicilia è stata denunciata l'Asp Palermo per condotta antisindacale, su graduazione delle funzioni e assegnazione incarichi professionali;
«La campagna di denuncia messa in campo dal sindacato Anaao-Assomed è paradigmatica di quanto sta avvenendo nella nostra sanità, dove il ruolo dei sindacati è sempre più marginalizzato e il principio costituzionale della partecipazione dei lavoratori ai momenti decisionali è sempre meno tenuto in considerazione, a tutti i livelli»: questo è quanto ha affermato a riguardo il Presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri –:
quali iniziative di competenza intendano intraprendere per ovviare alle inadempienze emerse dall'indagine del sindacato dei medici ospedalieri Anaao-Assomed e per salvaguardare il ruolo dei sindacati e il principio costituzionale della partecipazione dei lavoratori ai momenti decisionali delle aziende sanitarie.
(5-03964)
GRIBAUDO e FORNARO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
sul territorio del Verbano Cusio Ossola (VCO) si registra da tempo una situazione di forte criticità in ambito sanitario, aggravata dalla mancanza di investimenti strutturali adeguati e da un'incertezza protratta nel tempo circa il futuro assetto ospedaliero del territorio;
la regione Piemonte ha presentato un piano di edilizia sanitaria che, per quanto riguarda il Verbano Cusio Ossola dovrebbe contemplare interventi strutturali, riguardanti in particolare la ristrutturazione dei due ospedali esistenti — il «San Biagio» di Domodossola e il «Castelli» di Verbania — oppure, in alternativa, si attende da tempo una scelta sostenuta dalla grande maggioranza dei professionisti in ambito sanitario e dalla maggioranza dei sindaci della conferenza Asl: la realizzazione di un ospedale unico baricentrico;
tale piano è subordinato, come previsto dalla normativa vigente, al parere del Ministero della salute, che non risulta ancora pervenuto alla data odierna;
il territorio del Verbano Cusio Ossola è in attesa di tale parere ministeriale sin dal mese di dicembre 2024, e tale incertezza istituzionale sta impedendo ogni avanzamento concreto in materia di edilizia sanitaria e, conseguentemente, anche di riorganizzazione dei servizi sanitari territoriali;
la mancata definizione di una strategia chiara da parte degli organi competenti sta determinando effetti negativi sia sull'efficienza del sistema sanitario locale, sia sulla fiducia dei cittadini verso le istituzioni, oltre che sulle condizioni di lavoro degli operatori sanitari coinvolti –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione sopra descritta e dei gravi ritardi accumulati nella trasmissione del parere ministeriale sul piano di edilizia sanitaria presentato dalla regione Piemonte;
per quali motivi, a distanza di diversi mesi dalla trasmissione della documentazione, tale parere non sia ancora stato trasmesso;
se non ritenga urgente provvedere, nel più breve tempo possibile, a fornire il parere ministeriale richiesto, al fine di sbloccare una situazione di stallo che impedisce la riorganizzazione dell'intero sistema sanitario del Verbano Cusio Ossola;
se il Ministero della salute intenda farsi parte attiva nel favorire una soluzione strutturale che metta finalmente fine all'annosa vicenda relativa alla ristrutturazione dei due ospedali o, in alternativa, alla realizzazione di un nuovo ospedale unico baricentrico per il Vco, unica scelta che garantirebbe davvero una sanità pubblica di qualità, accessibile e sostenibile per tutti i cittadini del territorio.
(5-03978)
GIRELLI, FURFARO, CIANI, MALAVASI e STUMPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha definito le malattie reumatologiche come la prima causa di dolore e disabilità in Europa, sottolineando che rappresentano la metà delle patologie croniche ad alto potenziale di disabilità che colpiscono la popolazione di tutte le età, con maggiore incidenza sulle persone dai 35 ai 40 anni e con età superiore ai 65 anni;
tali patologie comprendono diverse condizioni, tra cui artrite reumatoide, artrite idiopatica giovanile, fibromialgia e malattie auto-infiammatorie, e colpiscono circa il 10 per cento della popolazione italiana, limitando significativamente la mobilità e la qualità della vita, se non diagnosticate tempestivamente;
le malattie reumatologiche comportano, oltre a costi umani, un ingente peso economico, con una spesa complessiva stimata intorno ai 5 miliardi di euro annui, di cui circa due terzi derivano da costi indiretti legati alla perdita di produttività;
nonostante l'approvazione, nella XVIII legislatura della mozione 1-00211 e nella XIX legislatura di due risoluzioni sul tema (7-00172 e 7-00186), tutte tendenti ad evidenziare la necessità di garantire un'assistenza omogenea su tutto il territorio nazionale, persistono difficoltà nell'accesso alle terapie farmacologiche, spesso aggravate da disparità territoriali e vincoli finanziari;
in Italia, le malattie reumatologiche pediatriche colpiscono circa 10.000 bambini l'anno, in prevalenza affetti da artrite idiopatica giovanile, che necessitano di un trattamento farmacologico costante anche in età adulta, soprattutto nella delicata fase di transizione dalle cure pediatriche a quelle dell'adulto;
la transizione rappresenta una fase critica, spesso associata a peggioramenti delle condizioni cliniche e a discontinuità terapeutiche, complicata dall'assenza di percorsi organizzativi condivisi tra pediatria e medicina dell'adulto;
attualmente, il processo di transizione non è codificato nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), né supportato da percorsi di cura adeguati, esponendo giovani pazienti e famiglie a difficoltà burocratiche, mancanza di informazioni e gravi rischi di isolamento terapeutico;
negli atti sopra ricordati, ed approvati con il voto di maggioranza ed opposizione, si impegnava, tra l'altro, il Governo ad istituire un tavolo tecnico sulle patologie reumatologiche, coinvolgendo le principali società scientifiche e associazioni di pazienti, al fine di migliorare la presa in carico complessiva dei pazienti e affrontare le criticità legate alla fase di transizione, a promuovere l'abbattimento delle difficoltà burocratiche e amministrative nel passaggio di competenze tra pediatria e medicina generale, prevedendo percorsi di cura condivisi e un dialogo costante tra le figure professionali coinvolte e ad istituire un comitato tecnico-scientifico per elaborare linee guida nazionali sulla transizione dei giovani pazienti reumatologici, promuovendo una concreta collaborazione tra le regioni e le strutture sanitarie –:
a che punto sia l'azione del Governo per la realizzazione degli impegni citati in premessa, e quali iniziative di competenza abbia preso, o intenda intraprendere, il Governo, per rispettarli in tempi rapidi.
(5-03979)
Interrogazione a risposta scritta:
BRAMBILLA, RIZZETTO, LONGI, DE MONTE, DEBORAH BERGAMINI, TENERINI, MALAGUTI e DALLA CHIESA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
la peritonite infettiva felina (Fip) colpisce circa il 2 per cento dei gatti con un tasso di mortalità intorno al 96 per cento dei casi sintomatici;
contro questa subdola malattia esiste un rimedio: il Gs-441524, derivato dal remdesivir, l'antivirale utilizzato per il Covid a livello ospedaliero, secondo gli studi pubblicati, è molto efficace nei casi di Fip;
la terapia è già stata approvata quattro anni fa in Inghilterra;
l'approvazione del farmaco per uso veterinario è richiesta anche dalla Federazione dei veterinari europei (Fve) e dalla Federazione delle associazioni veterinarie europee per animali da compagnia (Fecava);
intanto accade che il remdesivir sia acquistato illegalmente online, nel tentativo di salvare la vita degli animali, ma col rischio di incappare in truffe e senza alcun controllo di qualità –:
se non ritenga opportuno adottare iniziative di competenza volte ad accelerare le procedure per autorizzare l'immissione in commercio del Gs-441524 anche nel nostro Paese.
(4-05043)
Pubblicazione di un testo riformulato.
Si pubblica il testo riformulato della mozione Bonelli n. 1-00432, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 468 del 16 aprile 2025.
La Camera,
premesso che:
nella notte tra il 17 e il 18 marzo 2025 la tregua nella guerra a Gaza è stata drammaticamente interrotta da una serie di attacchi aerei israeliani sulla Striscia, seguiti da operazioni terrestri, che hanno causato centinaia di vittime palestinesi, che si aggiungono alle decine di migliaia dall'inizio del conflitto;
alla chiara, netta, condivisa e reiterata condanna di Hamas per l'orribile atto terroristico compiuto il 7 ottobre 2023 non sono seguite, da parte del Governo italiano e da parte degli attuali vertici della Commissione europea, condanne altrettanto chiare e nette per l'apocalisse umanitaria a Gaza, i crimini di guerra e la sistematica violazione del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario da parte del Governo Netanyahu;
le operazioni militari che hanno colpito la popolazione civile palestinese in Cisgiordania e Gaza e interrotto l'erogazione di elettricità e bloccato gli aiuti umanitari a Gaza, nonché il disumano sfollamento forzato della popolazione, rappresentano violazioni inaccettabili del diritto internazionale ed umanitario che necessitano un'immediata iniziativa dell'Italia e dell'Unione europea per il ripristino della tregua e per la liberazione degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas;
operazioni come il bombardamento del pronto soccorso dell'ospedale battista al-Ahli di Gaza City o come la deliberata esecuzione di 15 soccorritori e operatori sanitari palestinesi, tra cui 8 medici, vicino a Rafah, uccisi dall'esercito israeliano mentre tentavano di prestare soccorso e seppelliti in una fossa comune, testimoniata dalla libera stampa dopo il tentativo di insabbiamento da parte delle autorità israeliane, necessitano inchieste indipendenti da parte delle Nazioni Unite per accertare la responsabilità sui crimini di guerra commessi;
le forze estremiste di destra che sostengono il Governo Netanyahu hanno spinto per riprendere il conflitto e invocato ulteriori crimini di guerra e l'Amministrazione americana ha offerto pieno sostegno al Primo ministro Netanyahu nella violazione della tregua, ricevendolo con tutti gli onori alla Casa Bianca, malgrado il mandato d'arresto della Corte penale internazionale per crimini di guerra e crimini contro l'umanità, così come aveva fatto su suolo europeo il leader ungherese Viktor Orbán;
da giorni migliaia di israeliani stanno manifestando a Tel Aviv e Gerusalemme contro il Governo, accusando Netanyahu di violare i principi democratici e di stare prolungando la guerra a Gaza per mero interesse politico, mettendo a rischio spregiudicatamente la vita degli ostaggi ancora in mano ai terroristi di Hamas;
da giorni a Gaza centinaia di palestinesi, malgrado lo stato di guerra, hanno protestato nel Nord di Gaza contro Hamas e per la prima volta hanno invocato apertamente la fine del controllo del gruppo terroristico; l'Autorità nazionale palestinese ha salutato le proteste come «un grido dei residenti contro le politiche di Hamas» e chiesto il ripristino del controllo sulla Striscia;
le proposte del Presidente Trump, che ha prefigurato l'evacuazione dei circa 2,1 milioni di residenti palestinesi a Gaza e la creazione di una «riviera del Medio Oriente», suscitando l'indignazione di gran parte della comunità internazionale e dei principali Paesi europei (con l'eccezione del Governo italiano), vanno condannate senza esitazioni e riserve;
il 4 marzo 2025 al Cairo la Lega Araba, alla presenza anche del Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres e del Presidente del Consiglio europeo António Costa, ha presentato un piano per Gaza, una proposta unitaria per il futuro e la ricostruzione della Striscia, che prevede investimenti per oltre 53 miliardi di dollari, che l'Unione europea e gli Stati membri devono sostenere attivamente e con determinazione;
la drammatica situazione del quadrante mediorientale, strategico per un continente che si affaccia nel Mediterraneo, impone all'Unione europea, se vuole credibilmente rappresentare un presidio nel mondo a difesa del diritto internazionale e dei pilastri del multilateralismo, di non permettere, ancora una volta, che la causa palestinese torni nell'oblio;
l'Unione europea – seguendo le posizioni e le proposte avanzate dal precedente Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune, Josep Borrell, e non richiamate dall'attuale Alto rappresentante Kaja Kallas – deve impegnarsi per lavorare, in seno alla comunità internazionale, per costruire una pace giusta e duratura, che non può che passare dal riconoscimento dei diritti del popolo palestinese, a partire da quello di avere uno Stato libero dall'occupazione israeliana, nonché dalla garanzia di sicurezza per Israele;
la comunità internazionale ha il dovere morale e giuridico di intervenire, anche a livello diplomatico e umanitario, per proteggere la popolazione civile e promuovere una soluzione pacifica del conflitto;
il 9 maggio 2024 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione intitolata «Admission of new members to the United Nations», che riconosce la Palestina come «qualificata per diventare membro a pieno titolo delle Nazioni Unite», raccomandando al Consiglio di sicurezza di «riconsiderare favorevolmente la questione»: il testo è stato adottato con 143 voti a favore, 9 contrari e 25 astenuti, tra cui l'Italia;
il 28 maggio 2024 Spagna, Irlanda e Norvegia hanno riconosciuto ufficialmente lo Stato di Palestina e anche il Presidente francese Macron ha recentemente dichiarato che a giugno 2025 la Francia riconoscerà lo Stato di Palestina;
il riconoscimento dello Stato di Palestina oggi rappresenta il presupposto necessario per preservare la prospettiva politica dei «due popoli, due Stati» e, dunque, per garantire la convivenza in pace e sicurezza degli israeliani e dei palestinesi, soprattutto di fronte all'esplicita negazione di questa prospettiva da parte delle leadership politiche al momento al Governo in Israele e agli obiettivi dell'organizzazione terroristica Hamas;
già il 27 febbraio del 2015 il Parlamento italiano ha impegnato il Governo italiano a promuovere il riconoscimento della Palestina quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967 ed anche il Parlamento europeo con la risoluzione del 17 dicembre 2014 ha chiesto il riconoscimento dello Stato palestinese;
è in corso presso la Corte internazionale di giustizia – principale organo giudiziario delle Nazioni Unite – un procedimento su iniziativa del Sudafrica nei confronti dello Stato di Israele per la violazione della Convenzione sul genocidio del 1948;
la Corte penale internazionale ha emesso mandati di arresto per il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il suo ex Ministro della difesa Yoav Gallant e il leader di Hamas Mohammed Diab Ibrahim Al-Masri – noto come Deif – per crimini di guerra e crimini contro l'umanità per la guerra a Gaza e gli attacchi dell'ottobre 2023;
la Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, ha sollevato in Parlamento dubbi di carattere politico sui provvedimenti della Corte penale internazionale e il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha dichiarato che «la richiesta di arresto di Netanyahu è irrealizzabile» e che «è tutto molto chiaro, ci sono delle immunità e le immunità vanno rispettate», mentre le pronunce della stessa Corte penale internazionale hanno escluso una prevalenza delle norme internazionali sull'immunità rispetto alle sue pronunce per crimini di guerra e crimini contro l'umanità;
queste dichiarazioni del Governo comportano l'ennesima palese forma di delegittimazione della Corte penale internazionale, a cui è seguito l'aperto conflitto sul caso del libico Almasri, in un momento in cui sta subendo un forte attacco e l'Europa, e in particolare l'Italia, dovrebbero difenderne ruolo e funzione, perché la Corte rappresenta un'acquisizione fondamentale del diritto e della giustizia internazionale,
impegna il Governo:
1) a riconoscere la Palestina quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967 e con Gerusalemme quale capitale condivisa, che conviva in pace, sicurezza e prosperità accanto allo Stato di Israele, con la piena assunzione del reciproco impegno a garantire ai cittadini di vivere in sicurezza al riparo da ogni violenza e da atti di terrorismo, al fine di preservare nell'ambito del rilancio del processo di pace la prospettiva dei «due popoli, due Stati»;
2) a promuovere – forte dell'impegno assunto nel 2014 dal Parlamento europeo – il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dell'Unione europea, nel rispetto del diritto alla sicurezza dello Stato di Israele;
3) a sostenere, in tutte le sedi internazionali e multilaterali, ogni iniziativa volta a esigere il rispetto immediato del cessate il fuoco, la liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas, la protezione della popolazione civile di Gaza e la fine delle violenze nei territori palestinesi occupati, la fornitura di aiuti umanitari continui, rapidi, sicuri e senza restrizioni all'interno della Striscia, il rispetto della tregua in Libano scongiurando il rischio di futuri attacchi da parte di Hezbollah, il pieno rispetto del diritto internazionale umanitario;
4) a intraprendere con urgenza, nelle opportune sedi internazionali ed europee, ogni iniziativa utile volta all'immediata interruzione, nonché alla ferma condanna del Piano «Carri di Gedeone», atto finale mirato a concludere un progetto di annientamento sistematico di una popolazione martoriata dal conflitto in atto nella Striscia di Gaza;
5) a sostenere il cosiddetto «Piano arabo» per la ricostruzione e la futura amministrazione di Gaza, anche alla luce del favore di larga parte della comunità internazionale, assicurando il pieno coinvolgimento delle forze democratiche e della società civile palestinese, respingendo e condannando qualsiasi piano di espulsione dei palestinesi da Gaza e Cisgiordania;
6) a sospendere urgentemente, ove in essere, le autorizzazioni di vendita di armi allo Stato di Israele concesse anteriormente alla dichiarazione dello stato di guerra dell'8 ottobre 2023, al fine di scongiurare che tali armamenti possano essere utilizzati per commettere gravi violazioni del diritto internazionale umanitario, nonché a sostenere e farsi promotore, a livello europeo con gli altri Stati membri, di opportune iniziative volte alla totale sospensione della vendita, della cessione e del trasferimento di armamenti allo Stato di Israele, nel rispetto della posizione comune (2008/944/Pesc) sulle esportazioni di armi e del Trattato sul commercio di armi (Att) dell'Onu, come richiesto dalla risoluzione approvata il 5 aprile 2024, dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite;
7) a provvedere all'immediata sospensione dell'importazione degli armamenti dallo Stato di Israele, anche in considerazione dei dati emersi dalla relazione dell'anno 2025, trasmessa alle Camere (di cui all'articolo 5, comma 1, della legge 9 luglio 1990, n. 185);
8) a sostenere in sede europea l'adozione di sanzioni nei confronti del Governo israeliano per la sistematica violazione del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario e nei confronti dei coloni responsabili delle violenze in Cisgiordania;
9) a esigere la tutela dell'incolumità della popolazione civile della Cisgiordania, richiedendo che lo Stato di Israele cessi ogni operazione militare, l'occupazione militare illegale di tali territori e l'illegale creazione e sostegno di insediamenti israeliani;
10) a proporre azioni efficaci contro le violazioni del diritto internazionale e umanitario da parte del Governo di Israele, inclusa la sospensione dell'accordo di associazione Unione europea-Israele, per le ripetute violazioni dell'articolo 2 del suddetto accordo da parte del Governo israeliano e la violazione delle fondamentali regole dello Stato di diritto in atto, come denunciato dalle forze di opposizione israeliane;
11) a dare piena attuazione ai mandati di arresto emessi dalla Corte penale internazionale, in linea con la normativa italiana di adeguamento allo Statuto di Roma e in virtù del previsto obbligo di cooperazione da parte degli Stati membri, senza improprie considerazioni politiche che minerebbero il principio fondante per cui la legge, anche internazionale, è uguale per tutti;
12) a sostenere, in tutti i consessi europei ed internazionali, la legittimità della Corte penale internazionale, mettere in atto ogni iniziativa politica e diplomatica per scongiurare attacchi alla sua operatività e ribadire la necessità della Corte come strumento cardine della giustizia internazionale.
(1-00432) (Nuova formulazione) «Bonelli, Conte, Schlein, Fratoianni, Zanella, Riccardo Ricciardi, Braga».
Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interpellanza Auriemma n. 2-00584 del 2 aprile 2025;
interrogazione a risposta in Commissione Russo n. 5-03887 del 22 aprile 2025;
interrogazione a risposta in Commissione Ascani n. 5-03895 del 22 aprile 2025.
INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA
ASCARI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
con decreto del 22 gennaio 2025, emesso in esecuzione delle relazioni dei servizi sociali, due minori sono state allontanate dalla madre, signora S., in modo improvviso e senza alcuna preparazione, nonostante fosse fissata un'udienza per il 29 gennaio 2025;
la decisione ha suscitato grande preoccupazione, in quanti le minori hanno manifestato intenti autolesionistici e hanno espresso il timore di subire un trauma irreparabile a seguito del provvedimento;
la madre ha riferito che il decreto è stato eseguito senza un adeguato supporto psicologico alle minori e senza un'adeguata valutazione della loro condizione emotiva e del loro benessere e senza alcun rispetto di quanto loro dichiarato dalle stesse assistenti sociali;
il legale della signora S. ha già depositato un ricorso d'urgenza presso la Corte europea dei diritti dell'uomo e si appresta a presentare appello, ritenendo che vi siano profili di violazione dei diritti fondamentali delle minori;
ad avviso dell'interrogante, è necessario garantire che le procedure di allontanamento dei minori siano previste come extrema ratio e avvengano con il massimo rispetto del loro interesse superiore, come sancito dall'articolo 3 della Convenzione Onu sui diritti del fanciullo, evitando traumi che potrebbero avere conseguenze irreversibili sulla loro salute psico-emotiva –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della vicenda e quali iniziative di competenza intenda adottare, valutando anche la sussistenza dei presupposti per l'eventuale invio di ispettori ministeriali e affinché vi sia la costante salvaguardia del superiore interesse del minore.
(4-04731)
Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'onorevole interrogante trae spunto da un caso di allontanamento coattivo di due minori dalla madre per invocare l'assunzione di iniziative, anche di carattere ispettivo, idonee a garantire che l'autorità giudiziaria operi sempre assicurando la salvaguardia del superiore interesse del minore.
In merito al caso giudiziario citato nell'atto parlamentare deve osservarsi che gli elementi offerti nella ricostruzione della vicenda processuale non hanno consentito al Dicastero di risalire al procedimento giudiziario di interesse e di compiere i conseguenti accertamenti.
Appare dunque doveroso chiarire, in premessa, che la disamina delle questioni poste sarà svolta in astratto, senza alcuno specifico riferimento al caso citato.
Ora, il tema del prelievo forzoso del minore e dei presupposti che lo legittimano è stato affrontato dalla Suprema Corte nella nota pronuncia n. 9691 del 2022 con cui la Corte di legittimità, sollecitata ad esprimersi sulla dibattuta questione della validità o invalidità scientifica della cosiddetta sindrome da alienazione parentale, ha stabilito – tra le altre cose – che un provvedimento che si traduca nell'esecuzione coattiva del prelievo del minore dalla residenza del genitore collocatario non può mai prescindere da un difficilissimo bilanciamento: quello tra l'interesse del minore in prospettiva futura, al prezzo di una sofferenza immediata, e quello attuale, sempre del minore, al mantenimento dello status quo. Sul punto ha chiarito che «la scelta della prospettiva futura può essere ragionevolmente privilegiata solo se è altamente probabile che dia esito positivo nel lungo periodo e al tempo stesso dalla scelta opposta deriverebbe un danno elevato; e per di più è necessario che la sofferenza nel breve periodo appaia superabile senza lasciare strascichi troppo traumatici».
In sostanza, l'allontanamento del minore dalla sua residenza deve restare una misura estrema, alla quale ricorrere per realizzare il diritto alla bigenitorialità non senza aver prima attentamente valutato le ripercussioni che un simile provvedimento può produrre sul benessere psico-fisico del minore stesso e sempre avendo di mira il suo superiore interesse.
La pronuncia riguardava un caso in cui il giudice di merito aveva dichiarato la decadenza dalla responsabilità genitoriale della madre di un minore che opponeva fermo rifiuto alla frequentazione del padre, provvedimento cui aveva fatto seguito il prelievo del minore medesimo, attuato con l'ausilio della forza pubblica ed in maniera repentina. La questione portata all'attenzione della Corte afferiva, dunque, alla necessità di assicurare la costruzione di un rapporto significativo tra il padre ed il figlio, ostacolato, secondo le consulenze tecniche d'ufficio svolte nei gradi di merito, dalla condotta ostruzionistica della madre.
La vicenda concreta affrontata dal giudice di legittimità ha consentito, quindi, alla Corte di ribadire che il diritto alla bigenitorialità è innanzitutto un diritto del minore prima ancora che dei genitori, «nel senso che esso deve essere necessariamente declinato attraverso criteri e modalità concrete che siano dirette a realizzare in primis il miglior interesse del minore: il diritto del singolo genitore a realizzare e consolidare relazioni e rapporti continuativi e significativi con il figlio minore presuppone il suo perseguimento nel miglior interesse di quest'ultimo, e assume carattere recessivo se ciò non sia garantito nella fattispecie concreta».
Come rammentato nella stessa pronuncia, il principio del superiore interesse del minore costituisce un principio cardine della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, ratificata dall'Italia con legge n. 176/91. Esso è configurato innanzitutto come diritto del minore «a che il proprio superiore interesse sia valutato e considerato preminente quando si prendono in considerazione interessi diversi [...]». Rappresenta poi un principio giuridico interpretativo fondamentale nel senso che «se una disposizione di legge è aperta a più di un'interpretazione, si dovrebbe scegliere l'interpretazione che corrisponde nel modo più efficace al superiore interesse del minore. Ciò implica anche una regola procedurale; ogni qualvolta sia necessario adottare una decisione che interesserà un minorenne specifico, un gruppo di minorenni identificati o di minorenni in generale, il processo decisionale dovrà includere una valutazione del possibile impatto (positivo o negativo) della decisione sul minorenne o sui minorenni in questione».
È muovendo da tali premesse, dunque, che la Corte giunge alla conclusione che occorra evitare prelievi forzosi, disposti senza il previo ascolto del minore laddove capace di discernimento e senza l'opportuna valorizzazione della sua volontà e delle ragioni opposte al rifiuto dell'altro genitore.
Significativo in tal senso il passaggio motivazionale in cui si legge testualmente: «la prospettata ed ordinata esecuzione coattiva del decreto della Corte d'appello in questione [...] consistente nell'uso di una certa forza fisica diretta a sottrarre il minore dal luogo ove risiede con la madre, per collocarlo in una casa-famiglia [...] non appare misura conforme ai principi dello Stato di diritto in quanto prescinde del tutto dall'età del minore, ormai dodicenne, non ascoltato, e dalle sue capacità di discernimento, e potrebbe cagionare rilevanti e imprevedibili traumi per le modalità autoritative che il minore non può non introiettare, ponendo seri problemi, non sufficientemente approfonditi, anche in ordine alla sua compatibilità con la tutela della dignità della persona, sebbene ispirata dalla finalità di cura dello stesso minore. Piuttosto, tra le misure che le autorità debbono considerare – come richiesto dai principi CEDU in ordine all'effettività del principio di bigenitorialità – potrebbe semmai essere efficace l'utilizzo delle sanzioni economiche ex articolo 709-ter del codice civile nei confronti di quel coniuge il quale dolosamente o colposamente si sottragga alle prescrizioni impartite dal giudice».
Rispetto al prelievo forzoso, appaiono pertanto senz'altro preferibili le misure coercitive indirette, che potrebbero astrattamente indurre il genitore convivente a tenere una condotta più collaborativa, volta a promuovere l'altra figura genitoriale, senza al contempo causare traumi al minore e soprattutto senza privarlo del genitore con cui vive abitualmente.
Conclusivamente, a fronte del rifiuto di un minore a frequentare un genitore occorrerà compiere un'attenta indagine delle ragioni di tale atteggiamento, da esplorarsi facendo ricorso all'ineludibile strumento dell'ascolto del minore che sia capace di discernimento e valutando attentamente gli elementi di fatto offerti dall'istruttoria, e comunque privilegiando sempre quelle soluzioni che siano in grado di salvaguardare maggiormente l'interesse del minore, garantendo il rispetto delle sue abitudini e dei suoi desiderata, previo accurato bilanciamento tra il danno immediato che una soluzione può creare e la probabilità che da tale situazione derivi una prospettiva di effettivo beneficio al minore stesso.
Del recepimento di tali precetti si è fatto puntualmente carico il legislatore delegato nel contesto della riforma del processo civile già in vigore, che al nuovo articolo 473-bis.25 del codice di procedura civile ha riservato un apposito spazio al tema delle valutazioni sulla capacità genitoriale, prescrivendo che il consulente tecnico che sia chiamato ad esprimersi sulla personalità dei genitori in funzione della verifica della loro capacità genitoriale dovrà supportare i giudizi tecnici con una precisa indicazione sia delle metodologie seguite sia dei protocolli riconosciuti dalla comunità scientifica.
Il legislatore delegato ha, dunque, inteso definire il perimetro e le finalità dei mezzi di indagine, assicurando che l'apporto del consulente tecnico sia effettivamente funzionale a fornire al giudice soltanto gli strumenti e le informazioni tecnico-scientifiche utili, unitamente ad ulteriori elementi di indagine, a formulare valutazioni e adottare soluzioni il più possibile idonee a soddisfare e tutelare i diritti delle parti e dei minori.
Inoltre, con gli articoli 473-bis.4, 473-bis.5 e 473-bis.6 del codice di procedura civile il legislatore delegato è intervenuto anche sulla disciplina relativa all'istituto dell'ascolto del minore, il quale vanta un vero e proprio diritto di esprimere il proprio pensiero in tutte le questioni e le procedure finalizzate ad incidere sulla sua sfera individuale. In particolare, nei casi di rifiuto del minore di avere contatti con uno o entrambi i genitori è stato previsto il dovere del giudice di accertare senza ritardo le cause del rifiuto, procedendo personalmente all'ascolto del minore e assumendo ogni informazione ritenuta necessaria (articolo 473-bis.6 del codice di procedura civile), fatta salva la possibilità di farsi assistere da un esperto o altro ausiliario.
Ancora, nei procedimenti in cui siano allegati abusi familiari o condotte di violenza domestica o di genere (articoli 473-bis.40 e ss. del codice di procedura civile), si prevede che gli esperti e gli altri ausiliari dei quali il giudice si avvalga in sede di interrogatorio libero delle parti siano «dotati di competenze specifiche in materia» (articolo 473-bis.44, comma 1, del codice di procedura civile); analogamente, il comma 2 prevede che i consulenti tecnici siano scelti «tra quelli dotati di competenza in materia di violenza domestica e di genere»; infine, l'articolo 473-bis.45 del codice di procedura civile disciplina l'ascolto del minore in questi procedimenti, cui deve procedere il giudice personalmente secondo quanto previsto dagli articoli 473-bis.4 e 473-bis.5 citati.
Il legislatore delegato ha avuto però cura di riversare anche nella nuova disposizione codicistica il principio – già contemplato dalla previgente disposizione di cui all'articolo 336-bis del codice civile e ora esplicitato in modo più dettagliato – per cui il diritto del minore all'ascolto presuppone sempre che costui, ancorché non ancora dodicenne, dimostri di essere «capace di discernimento», ovvero risulti in grado di esprimere una propria opinione sulla questione che lo interessa, salvo che l'ascolto non appaia contrario al suo interesse o manifestamente superfluo.
Pertanto, constatato che l'impossibilità di risalire al particolare procedimento giudiziario evocato dall'interrogante nelle premesse del suo atto di sindacato ispettivo non consente di cogliere a pieno gli esatti contorni della vicenda e, dunque, neppure la pertinenza rispetto al caso specifico di tutte le questioni e le tematiche sopra richiamate, alla luce del quadro appena delineato in ordine all'attuale stato dell'arte, normativo e giurisprudenziale, non paiono in ogni caso ravvisabili spazi per nuovi interventi normativi.
Il diritto vivente in materia già configura, infatti, il prelievo coattivo dei minori quale misura assolutamente eccezionale e praticabile solo quando tutti gli altri interventi a tutela dei medesimi si siano rivelati insufficienti ed inefficaci e previo – come detto – accurato bilanciamento tra il danno immediato che una soluzione può creare e la probabilità che da tale situazione derivi una prospettiva di effettivo beneficio al minore stesso.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.
BENZONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
l'Istituto a custodia attenuata per detenute madri di Lauro, in provincia di Avellino, inaugurato nel 2017, rappresentava un modello per l'accoglienza di detenute madri con figli, oltre ad essere l'unica struttura nel Sud Italia a consentire alle madri detenute di scontare la pena in un ambiente rispettoso delle esigenze affettive ed educative dei figli minori, come previsto dalle normative vigenti e dalle raccomandazioni internazionali in materia;
la recente chiusura dell'Istituto a custodia attenuata per detenute madri di Lauro comporta il trasferimento delle madri detenute e dei loro bambini in strutture analoghe situate in altre aree del Paese, con la conseguenza di interrompere i percorsi educativi intrapresi dai minori e di allontanarli dal loro contesto sociale e familiare, in contrasto con il principio di territorialità della pena e con il diritto del minore alla continuità affettiva;
sembrerebbe che il caso in questione sia strettamente legato ai temi del sovraffollamento carcerario, delle condizioni di detenzione e della mancanza di personale negli istituti penitenziari della Campania, in particolare nel carcere di Avellino: di fatto, tra le motivazioni più probabili della chiusura, sembrerebbe esserci la necessità di destinare il personale di Lauro in altre sedi vicine;
il sistema degli Istituti a custodia attenuata per detenute madri è stato concepito per garantire una forma di detenzione che limiti al minimo l'impatto negativo della pena sui figli delle detenute, dando loro la possibilità di crescere in un ambiente il più possibile simile a quello domestico, riducendo in tal modo il rischio di danni psicologici e relazionali dovuti alla separazione dalla madre o alla permanenza in ambienti detentivi tradizionali;
più volte, nel dibattito parlamentare, si è sottolineato come l'orientamento del Governo abbia privilegiato misure che prevedono un inasprimento della detenzione per le madri con figli minori, riducendo invece il ricorso alle misure alternative, nonostante la legge già preveda strumenti come la detenzione domiciliare speciale o l'assegnazione a case-famiglia protette, che garantirebbero un maggiore equilibrio tra l'esecuzione della pena e la tutela dell'infanzia;
inoltre, tale chiusura si inserisce in un contesto normativo caratterizzato, tra l'altro, dalle disposizioni inserite nel disegno di legge recante disposizioni in materia di sicurezza pubblica, attualmente in corso di esame in commissione al Senato della Repubblica, in cui si prevede un inasprimento delle misure detentive, limitando ulteriormente la possibilità per le detenute madri di accedere a misure alternative. Tale approccio potrebbe facilmente tradursi in un aumento della presenza di bambini all'interno degli istituti penitenziari italiani o, in alternativa, in una più frequente separazione tra madri e figli, con gravi conseguenze sul benessere psicologico dei minori e sulla possibilità di recupero e reintegrazione sociale delle detenute stesse –:
quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per tutelare la continuità educativa e affettiva dei minori coinvolti, garantendo al tempo stesso il potenziamento di strutture analoghe nello stesso ambito territoriale, altrimenti gravemente sfornito;
quali iniziative siano allo studio per favorire un modello di esecuzione della pena maggiormente conforme ai principi costituzionali e alle raccomandazioni internazionali in materia di tutela dell'infanzia.
(4-04468)
Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, l'onorevole interrogante solleva specifici quesiti in ordine all'ipotesi di chiusura dell'Istituto a custodia attenuata per detenute madri – I.c.a.m. di Lauro.
A tal riguardo il competente dipartimento, opportunamente interessato, ha riferito che la casa circondariale di Lauro, con decreto ministeriale 3 ottobre 2016, venne trasformata in Istituto a custodia attenuata per detenute madri – sezione distaccata della casa circondariale di Avellino e, ad oggi, consta di 20 camere di pernottamento detentive, per un totale di 50 posti regolamentari.
Alla data del 9 marzo 2025 presso l'Icam di Lauro, non sono più presenti detenute; tuttavia, non vi è, allo stato, alcun decreto di chiusura o di diversa destinazione.
Per quanto concerne le ultime tre detenute che ivi erano presenti con prole al seguito, che nel frattempo avevano fatto istanza al magistrato di sorveglianza di Avellino di essere ammesse alla detenzione domiciliare ex articolo 47-quinquies ordinamento penitenziario, il 6 febbraio 2025 la direzione generale dei detenuti e del trattamento, nelle more della decisione, ne ha disposto il trasferimento extradistretto, rispettivamente negli Icam della casa reclusione femminile di Venezia Giudecca e della casa circondariale di Milano San Vittore.
Tali provvedimenti sono stati eseguiti il 24 febbraio 2025.
Alle detenute trasferite continuano a essere assicurati i contatti con i familiari e con terze persone, secondo quanto previsto dall'ordinamento penitenziario e dal relativo regolamento di esecuzione; a due detenute di nazionalità straniera, risulta che i colloqui vengono effettuati tramite Skype e non in presenza.
Va comunque evidenziato che, nel sud Italia, sezioni destinate a donne con prole di età non superiore ai tre anni sono presenti oltre che presso la Casa circondariale di Avellino in Campania, anche presso gli istituti penitenziari di Foggia, Lecce, Castrovillari, Reggio Calabria «Panzera», Messina, Agrigento, Cagliari e Sassari.
Allo stato, inoltre, sono attivi l'Icam annesso alla casa circondariale di Milano San Vittore, l'Icam presente presso la casa di reclusione femminile di Venezia Giudecca e l'Icam presente presso la casa circondariale di Torino Lorusso e Cutugno.
Con l'entrata in vigore della legge 21 aprile 2011, n. 62, recante: «Modifiche al codice di procedura penale e alla legge 26 luglio 1975, n. 354, e altre disposizioni a tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori», è stato inserito, fra l'altro, l'articolo n. 285-bis del codice di procedura penale, il quale prevede che «nelle ipotesi di cui all'articolo 275, comma 4 c.p.p., se la persona da sottoporre a custodia cautelare sia donna incinta o madre di prole di età non superiore a sei anni, ovvero padre, qualora la madre sia deceduta o assolutamente impossibilitata a dare assistenza alla prole, il giudice può disporre la custodia presso un istituto a custodia attenuata per detenute madri, ove le esigenze cautelari di eccezionale rilevanza lo consentano».
L'applicazione della «custodia cautelare in istituto a custodia attenuata per detenute madri», in luogo della ordinaria modalità di attuazione della custodia cautelare in carcere, forma oggetto di una facoltà (e non di un obbligo) da parte del giudice, e resta comunque subordinata a una valutazione di compatibilità con le esigenze cautelari di natura eccezionale, ravvisabili di volta in volta nel caso concreto.
L'istituto a custodia attenuata per detenute madri Icam si impernia su un modello organizzativo di tipo comunitario da realizzare in sedi esterne agli istituti penitenziari, dotate di sistemi di sicurezza non riconoscibili dai bambini e prive dei tradizionali riferimenti all'edilizia carceraria; all'interno dell'istituto, gli stessi agenti di polizia penitenziaria operano senza divisa.
Attraverso questo tipo di strutture, si è inteso consentire ai figli delle detenute di trascorrere i loro primi anni in un ambiente familiare che non ricordi il carcere, riducendo, così, il rischio d'insorgenza di problemi legati allo sviluppo della sfera emotiva e relazionale.
L'intervento educativo vede la presenza di operatori specializzati in grado di sostenere le detenute nella cura dei figli e di assicurare regolari uscite dei bambini all'esterno.
Questo tipo di istituto prevede, inoltre, un percorso personalizzato per ogni detenuta, offrendo opportunità scolastiche, nonché di mediazione linguistica e culturale, garantendo quindi la salvaguardia della integrità psicofisica dei minori in un momento particolarmente significativo e qualificante della loro crescita e formazione, dando prevalenza alle esigenze genitoriali ed educative su quelle cautelari e contemperando, in tal modo, le esigenze processuali e sociali della coercizione intramuraria con il diritto alla protezione costituzionale dell'infanzia, garantita dall'articolo 31 della Costituzione.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.
CAFIERO DE RAHO, PAVANELLI, QUARTINI, FEDE e AMATO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
all'alba della mattina dell'11 febbraio 2025, si è svolta una vasta operazione antimafia, coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Palermo (Dda);
l'operazione ha portato all'arresto di 183 persone, ritenute appartenenti all'associazione mafiosa «cosa nostra»; tra di esse anche figure di rilievo, già in stato di detenzione;
l'indagine ha evidenziato il tentativo di Cosa Nostra di ricostituire la cupola provinciale, organo di coordinamento tra i mandamenti mafiosi, per reagire alla forte pressione delle forze dell'ordine;
l'operazione ha coinvolto diversi mandamenti mafiosi, tra cui Santa Maria del Gesù, Porta Nuova, San Lorenzo, Bagheria, Terrasini, Pagliarelli e Carini;
gli arrestati sono accusati di numerosi delitti mafiosi (associazione mafiosa, tentati omicidi, estorsioni aggravate dal metodo mafioso, traffico di stupefacenti, reati in materia di armi ed altri), l'operazione è particolarmente rilevante non solo perché ha permesso di ricostruire l'organigramma delle principali famiglie mafiose e di sventare il piano di riorganizzazione di Cosa Nostra, ma anche perché ha evidenziato che i boss mafiosi hanno discusso strategie e organigrammi o all'aperto, in luoghi isolati, o in riunioni on line. Tale aspetto è la prova dell'utilizzo, da parte di cosa nostra, di canali comunicativi innovativi rispetto al passato. Gli incontri fisici tra boss sono sempre più rari e vengono sostituiti dall'uso di chat criptate. Le indagini hanno inoltre svelato l'uso di nuove piattaforme di messaggistica, ritenute più sicure dai criminali, e proprio attraverso questi applicativi si sono formati dei gruppi di dialogo, dove diverse persone comparivano nelle chat riguardanti più mandamenti, cosa che ha permesso di mappare con maggiore precisione la rete di contatti tra i vari gruppi mafiosi;
l'aspetto che si sottopone al Ministro della giustizia è che alcuni mafiosi detenuti disponevano di microsim e cellulari criptati introdotti illegalmente nelle celle; tali strumenti permettevano loro di comunicare indisturbati con l'esterno e impartire ordini;
un caso emblematico è quello di un boss detenuto, che avrebbe organizzato una spedizione punitiva all'esterno del carcere, individuando egli stesso, nel corso di una lunga serie di telefonate, i componenti della squadra delegata al pestaggio e le precise modalità dell'agguato; e avrebbe anche assistito in diretta al massacro della vittima, grazie al video-collegamento telefonico –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti;
quali misure siano state adottate, sia nel circuito detentivo ordinario che quello speciale, per evitare l'introduzione illegale di strumenti di comunicazione telematici e/o telefonici;
se ritenga che sia giunto il momento di adottare in tutte le strutture di detenzione «disturbatori di frequenze» o, comunque, apparati o strumenti idonei a impedire comunicazioni o conversazioni telematiche e telefoniche da luoghi di detenzione verso l'esterno e viceversa;
quali misure siano state adottate e si intenda continuare ad adottare per impedire, conformemente alle richieste della magistratura requirente, la disponibilità di strumenti di comunicazione in regime di detenzione.
(4-04346)
Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, l'interrogante, prendendo spunto da una operazione coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Palermo che ha svelato l'utilizzo da parte di alcuni detenuti di microsim e cellulari, solleva specifici quesiti in ordine alle iniziative intraprese al fine di arginare il fenomeno dell'introduzione illegale di telefonini all'interno degli istituti di pena del Paese.
Sul grave fenomeno, peraltro costantemente monitorato dall'amministrazione centrale e dalle articolazioni periferiche, con cui i detenuti continuano a mantenere contatti con l'esterno, il legislatore di recente è già intervenuto apportando sostanziali modifiche al codice penale attraverso le norme di cui agli articoli 391-bis e 391-ter del codice penale che hanno previsto che le condotte di introduzione e indebito possesso in carcere di cellulari o di altri dispositivi, che consentono di comunicare con l'esterno, configurano fattispecie di reato e non più solo sanzioni di tipo disciplinare.
La particolare attenzione dedicata al fenomeno in questione da parte di questo Governo, si evince sia al livello di normazione primaria che secondaria.
Non a caso, tra le principali novità introdotte dal decreto-legge n. 92 del 2024 recante: «Misure urgenti in materia penitenziaria, di giustizia civile e penale e di personale del Ministero della giustizia», è stata prevista una specifica disciplina in tema di corrispondenza telefonica dei detenuti, con la quale da un lato s'intende incrementare la corrispondenza telefonica nell'ottica della valorizzazione delle relazioni affettive e, dall'altro, si tende anche a favorire una sostanziale riduzione delle comunicazioni fraudolente.
Il Governo, inoltre, sulla base di un'attenta e costante riflessione sulla problematica, nell'analisi delle soluzioni da approntare, ha ritenuto di potenziare anche la circolarità dei flussi comunicativi tra i soggetti coinvolti nel controllo dello specifico fenomeno e, a tal fine, il dipartimento per l'amministrazione penitenziaria ha diramato a tutti i provveditorati regionali e Istituti di pena del Paese, la recentissima circolare del 4 febbraio 2025 recante: «Linee guida per fronteggiare l'allarmante fenomeno conseguente al rinvenimento in istituti penitenziari di telefoni cellulari o altri dispositivi idonei a favorire contatti con l'esterno – necessità di contrastare i concreti pericoli di sicurezza interna ed esterna degli istituti, correlata a comunicazioni fraudolente».
In particolare, in tale prospettiva, con detta circolare si è voluto intervenire in modo sistematico e tecnico sulla realtà penitenziaria, oltre che implementando sanzioni disciplinari già previste, anche favorendo l'immediata repressione del fenomeno con la trasmissione, in tempi brevi, della notizia di reato alla Procura competente; il tutto anche per incentivare l'applicazione dell'eventuale regime di sorveglianza particolare ex articolo 14-bis dell'ordinamento penitenziario e, se del caso, con contestuale trasferimento del detenuto in altra sede, in conformità con le disposizioni di cui all'articolo 42 dell'ordinamento penitenziario.
Non solo, nella stessa duplice ottica di repressione e prevenzione, si è ritenuto assolutamente opportuno agire anche attraverso la valorizzazione delle condotte comunicative fraudolente, considerandole eventualmente apprezzabili come ostative rispetto alle concessione di benefìci penitenziari.
Fondamentali anche le iniziative rimesse ai singoli direttori di istituto e ai provveditori, tanto che le direzioni degli istituti di pena sono state esortate ad adottare tutte le più opportune misure di vigilanza, destinate al controllo della sicurezza interna ed esterna dell'istituto, implementando l'impiego delle sentinelle armate sui muri di cinta, l'utilizzo della strumentazione anti-drone recentemente messa a disposizione di taluni istituti di pena, ovvero l'utilizzo della cosiddetta pattuglia automontata, l'implementando, altresì, le attività di controllo dei vari posti di servizio nevralgici ai fini della sicurezza, quali sede dei colloqui, controllo dei pacchi, cancelli, portineria, sala regia, perquisizione nuovi giunti, eccetera.
A ciò si aggiunge una maggiore e costante attività di perquisizione ordinaria e straordinaria, con la disposizione sempre rivolta ai direttori degli istituti di informare costantemente, e in ogni caso con scadenza bimestrale, i provveditori regionali e la Direzione generale dei detenuti e del trattamento, dello svolgimento delle perquisizioni e dei relativi esiti, anche se negativi.
I provveditori regionali, secondo la circolare, monitorano ogni mese le suddette attività di perquisizione ordinaria e straordinaria e – nel caso in cui un detenuto afferente al circuito della media sicurezza venga trovato in possesso di telefoni cellulari, sostanza stupefacente e/o qualsivoglia altro materiale non consentito o pericoloso – sarà valutato l'eventuale trasferimento del ristretto all'interno del distretto di competenza, dandone comunicazione alla Direzione generale dei detenuti e del trattamento.
E ancora, ogniqualvolta il ritrovamento afferisca, invece, a un detenuto ascritto al circuito dell'alta sicurezza, le direzioni sono tenute a relazionare compiutamente alla suddetta direzione generale, fornendo ogni notizia e informazione necessaria affinché l'ufficio competente valuti la ricorrenza dei presupposti di cui all'articolo 42 dell'ordinamento penitenziario e, per l'effetto, assuma le determinazioni che riterrà più pertinenti al caso di specie.
Resta fermo l'obbligo delle direzioni, nell'immediatezza del fatto, di adottare comunque i provvedimenti richiesti dal codice di procedura penale, nonché i provvedimenti disciplinari di esclusiva competenza, di cui daranno conto nella relazione, se del caso, richiedendo anche alla direzione generale dei detenuti e del trattamento l'applicazione del regime di sorveglianza particolare di cui all'articolo 14-bis dell'ordinamento penitenziario ove ne ricorrano i presupposti e non sussistano ragioni ostative ad un eventuale trasferimento (quali esigenze sanitarie, percorsi trattamentali e/o di studio, esigenze familiari o qualsivoglia altro fatto o notizia di rilievo).
Inoltre, si evidenzia che sono state acquisite specifiche apparecchiature elettroniche finalizzate proprio a impedire l'introduzione illegale di telefoni e altri dispositivi elettronici non consentiti all'interno degli istituti penitenziari e nello specifico:
560 metal e cell phone detector a portale;
1.194 metal e cell phone detector manuali;
506 metal cell phone detector portatili;
740 rilevatori di frequenza radio.
I suddetti dispositivi sono stati distribuiti alle sedi e ai servizi periferici e risultano già disponibili per le finalità sopra descritte.
Oltre all'utilizzo dei dispositivi indicati, è stato avviato un progetto per la schermatura degli istituti penitenziari, finalizzato all'adozione di un sistema in grado di intercettare tutte le telefonate effettuate da dispositivi cellulari all'interno degli istituti che, a differenza dei jammer, è completamente passivo e non comporta l'emissione di campi elettromagnetici, garantendo, quindi, anche la tutela del personale di Polizia penitenziaria, della popolazione detenuta e dei cittadini.
I tempi di realizzazione della schermatura chiaramente dipendono da diversi fattori, tra cui, il numero di istituti da coprire e la possibilità di interventi simultanei, la conformazione dell'istituto e la copertura finanziaria disponibile che determinerà il numero di istituti da includere nel progetto.
In ordine poi al perdurare del fenomeno dell'introduzione illegale di oggetti non consentiti attraverso l'utilizzo di droni, l'amministrazione penitenziaria ha avviato, già dal 2022, un primo programma sperimentale di dotazioni di sistemi antidrone a protezione degli istituti penitenziari e, nell'ambito del primo quadro esigenziale, si sta procedendo, in via sperimentale, a dotare un numero ristretto di istituti di sistemi di base composta da antenne di rilevamento e attuatori radio di protezione, gestiti da stazioni di comando e controllo.
L'obiettivo di breve periodo è orientato a garantire una iniziale e sufficiente protezione delle strutture attraverso specifici sistemi, in linea con l'evoluzione tecnologica, allo scopo di contenere il fenomeno e garantire che gli istituti penitenziari diventino luoghi di recupero e non di perpetuazione di attività illecite.
In definitiva, al di là delle richiamate disposizioni prontamente messe in campo per la repressione del fenomeno in oggetto, il Governo ha appositamente previsto per l'amministrazione penitenziaria, stanziamenti aggiuntivi previsti per ciascun anno del triennio 2025-2027 che ammontano rispettivamente a:
60.645.796 euro in più per l'anno 2025,
146.591.365 euro in più per l'anno 2026,
127.820.554 euro in più per l'anno 2027.
Nello specifico, inoltre, lo stanziamento dedicato ai servizi tecnico logistici della Polizia penitenziaria, quali automezzi, equipaggiamento, vestiario, armamento e strumentazioni per le comunicazioni radio, body-cam, è previsto per un ammontare di circa 3 milioni di euro, mentre per l'acquisto delle tecnologie di sicurezza quali droni, apparati per il contrasto all'introduzione di oggetti non consentiti all'interno degli Istituti penitenziari, tra i quali: metal detector a portale, portatili e manuali, jammer, macchine controllo pacchi a raggi X, body scanner sono previsti 15 milioni e 300 mila euro circa.
Sempre in tema di sicurezza interna agli istituti, sono stati altresì implementati gli impianti e i presidi tecnologici e precisamente:
sono stati installati e sono funzionanti sistemi anti-drone, in 37 istituti di pena, mentre per altri 11 istituti sono in corso e in gran parte concluse le relative procedure di affidamento;
quanto ai dispositivi jammer mobili anti-drone, allo stato, ne risultano dotati 20 istituti ed è in corso la predisposizione degli atti di gara per ulteriori 25 istituti;
sono stati distribuiti circa 6000 dispositivi mobili e tecnologici per la prevenzione e repressione delle attività illecite all'interno degli istituti penitenziari (jammers di vario tipo, metal detector manuali e a portale, strumenti di ricerca cellulari, strumentazione rx di controllo pacchi);
sono stati realizzati 70 interventi sugli impianti di video sorveglianza, sia interni che esterni agli istituti penitenziari.
Infine, è in corso di realizzazione un progetto sperimentale di schermatura rivolto a 2 istituti pilota, per un costo complessivo di 3 milioni di euro, da estendere gradualmente a tutti gli istituti, ed è in procinto di essere avviato un servizio di sorveglianza aerea con droni, con volo perimetrale in automatico e interazione con software di elaborazioni immagini basati su intelligenza artificiale di allarmistica, per agevolare e supportare il lavoro delle sale regia degli Istituti penitenziari e delle attività di sorveglianza perimetrale del personale di polizia.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.
CALDERONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
dal quotidiano La Verità del 14 marzo 2025 si apprende che il 22 settembre 2021 Jacopo Gasparetti, attuale componente dello staff della presidente della regione Sardegna Alessandra Todde, all'epoca portavoce della stessa quale Viceministro dello sviluppo economico (Mise), partecipò presso lo studio dell'avvocato Di Donna – allora indagato ed intercettato per altri reati – a una riunione con imprenditori e professionisti per discutere della cessione dello stabilimento ex Fiat di Termini Imerese, procedura gestita dal Mise;
il quotidiano, citando l'informativa dei Carabinieri, riporta alcuni passaggi riferiti alla riunione: i partecipanti «per rendere meno comprensibili a eventuali ascoltatori (intercettazioni) le loro affermazioni e le persone cui facevano riferimento, usavano allusioni abbreviativi, scrivendo su dei fogli che, dopo aver visionato, distruggevano con un trita carte», la prova, secondo i militari, «di quanto fossero per loro compromettenti le parole scritte su quei fogli distrutti»;
dal contenuto delle intercettazioni pubblicate emerge che il portavoce avrebbe promesso un intervento sul Viceministro Todde per consentire la cessione dello stabilimento ex Fiat della società in amministrazione straordinaria Blutec S.p.a., consentendo all'avvocato Di Donna, soggetto legato all'ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, di gestire con il proprio studio legale tale operazione; sempre dagli atti di indagine pubblicati emerge che Gasparetti si presentava come persona in condizione di influenzare la «principale» (Todde) e che «in particolare, nel corso della conversazione, Gasparetti affermava che, per l'operazione T (Termini), Di Donna avrebbe dovuto interloquire con il C (verosimilmente uno dei tre commissari) e farsi dare il mandato. Poi, lui (Gasparetti) avrebbe parlato con “la sua” (verosimilmente l'allora Viceministro Todde)». Il quotidiano chiude asserendo di non sapere quale sia l'attuale stato di questa indagine che potrebbe anche esser stata archiviata;
i fatti riportati dal quotidiano, per la loro gravità sono altamente lesivi della reputazione e della immagine di amministratori pubblici degli interessati ed occorre verificare se vi sia stata una violazione dell'articolo 114, comma 2-bis del codice di procedura penale che vieta la pubblicazione, anche parziale, del contenuto delle intercettazioni se non è riprodotto dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzato nel corso del dibattimento –:
se il Ministro interrogato non ritenga di adottare iniziative di carattere ispettivo, anche ai fini dell'eventuale esercizio dell'azione disciplinare, in relazione alla possibile violazione del divieto di divulgazione degli atti d'indagine coperti da segreto.
(4-04629)
Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante richiama la notizia di stampa relativa alla vicenda che vede coinvolto un componente dello staff dell'attuale Presidente della regione Sardegna, Alessandra Todde, per fatti compiuti quando costui rivestiva il ruolo di portavoce della stessa quale viceministro presso il Mise e che intaccherebbero la reputazione e l'immagine anche della Presidente Todde. Ciò per denunciare un nuovo caso di diffusione indebita di dettagli delle indagini in corso e, dunque, l'ennesimo caso di violazione del segreto investigativo.
Sul tema pare opportuno rammentare preliminarmente anche in questa sede che il Governo ha messo in campo diversi interventi normativi di stampo garantista, finalizzati a rendere finalmente effettivi i principi costituzionali della riservatezza delle comunicazioni e del giusto processo e, al contempo, ad evitare le negative ripercussioni, processuali e personali, del cosiddetto processo penale mediatico, con misure dirette a tutelare, non soltanto l'imputato e la vittima, ma anche i terzi che si trovino eventualmente coinvolti nelle operazioni investigative, sia all'interno del processo che fuori dallo stesso.
Innanzitutto, è stato incisivamente modificato, a più riprese, il regime delle intercettazioni: prima con la legge n. 137 del 2023 e poi con la legge n. 114 del 2024 sono stati introdotti, all'articolo 268 del codice di procedura penale, rigorosi limiti all'attività di trascrizione e perciò di documentazione dell'attività captativa. Nel verbale è, dunque, consentita soltanto la trascrizione del contenuto delle intercettazioni rilevanti per le indagini, anche a favore dell'indagato, ed è vietata la trascrizione del contenuto non rilevante neppure sommariamente.
Inoltre, sono stati consolidati e potenziati il controllo e la vigilanza preventiva, da parte del pubblico ministero e dei giudici dell'udienza stralcio, sia implementando i profili di riservatezza del terzo estraneo rispetto alla circolazione delle intercettazioni sia ampliando i divieti di pubblicazione del materiale intercettato (articolo 114 del codice di procedura penale), consentendone la pubblicazione solo se il contenuto è riprodotto dal giudice nella motivazione di un provvedimento o è utilizzato nel corso del dibattimento.
Con il novellato articolo 291, comma 1-ter, del codice di procedura penale si è inteso, poi, assicurare, anche nelle richieste di misura cautelare, che la riproduzione delle conversazioni e comunicazioni intercettate sia epurata dai dati personali dei soggetti diversi dalle parti, salva l'indispensabilità per la compiuta esposizione delle ragioni della richiesta stessa.
In questa direzione si muove, poi, anche la legge di delegazione europea 2022-2023 (legge n. 15 del 2024), che all'articolo 4 reca delega al Governo di modificare ulteriormente l'articolo 114 del codice di procedura penale, prevedendo il divieto di pubblicazione integrale o per estratto del testo dell'ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell'udienza preliminare, allo scopo precipuo di evitare che la collettività possa essere indotta, dalla lettura dell'ordinanza applicativa della misura cautelare custodiale, a ritenere come effettivamente responsabile l'indagato destinatario della misura, malgrado il procedimento si trovi ancora in una fase affatto preliminare.
Ebbene, il 10 dicembre ultimo scorso è stato finalmente adottato il decreto legislativo n. 198, con cui è stata data attuazione alla predetta delega recependo parzialmente le indicazioni dei pareri resi dalle Camere nel senso di vietare la pubblicazione di tutte le ordinanze che applicano misure cautelari personali fino alla conclusione delle indagini preliminari ovvero fino al termine dell'udienza preliminare.
Non pare ultroneo richiamare infine anche l'ultimo intervento compiuto in tema di intercettazioni, di cui alla legge 31 marzo 2025, n. 47, che novellando il terzo comma dell'articolo 267 del codice di procedura penale ha previsto che le intercettazioni non possano avere «una durata complessiva superiore a quarantacinque giorni, salvo che l'assoluta indispensabilità delle operazioni per una durata superiore sia giustificata dall'emergere di elementi specifici e concreti, che devono essere oggetto di espressa motivazione».
Si tratta di una modifica significativa perché preserva il giusto bilanciamento tra le esigenze di indagine e la tutela del diritto di ogni cittadino alla riservatezza delle proprie comunicazioni, costituzionalmente garantito. Peraltro, la stretta così introdotta non si estende alle indagini relative ai reati di maggiore allarme sociale, ossia a quelli in materia di criminalità organizzata e terrorismo, per i quali rimane valida la vecchia disciplina.
Ciò detto, per dare compiuta risposta all'atto di sindacato ispettivo in oggetto si è prontamente dato incarico all'articolazione competente di svolgere gli opportuni accertamenti in merito al caso citato all'interrogante.
È stata quindi acquisita dettagliata nota trasmessa dal Procuratore generale presso la Corte d'appello di Roma, che in merito alla vicenda richiamata dall'interrogante ha riferito che «[...] La vicenda, oggetto di indagine nell'ambito di altro procedimento penale archiviato nel marzo del 2022, è stata richiamata, come di seguito precisato, nell'ambito del p.p. 3800/2022 RGNR archiviato nel dicembre 2024.
Nell'articolo in questione, rinvenuto on line e non sulla rassegna stampa del CSM, il giornalista riporta testualmente di avere tratto le informazioni in questione da una informativa dei Carabinieri del giugno 2023. Da una consultazione degli atti dei fascicoli, risulta che l'informativa in questione e la nota n. 182/1-28 del 7 giugno 2023 depositata dal Reparto Operativo del Comando Provinciale di Roma nell'ambito del p.p. 3800/2022 RGNR.
L'informativa di 137 pagine ha ad oggetto plurime vicende segnalate dai Carabinieri nell'ambito di una ipotetica associazione a delinquere finalizzata a compiere reati contro la PA.
La vicenda Bluetec analizzata da pagina 19 a pag. 21 della annotazione citata. L'informativa è stata inserita al Tiap ordinario del p.p. 3800/2022 RGNR, mentre le trascrizioni integrali delle conversazioni, richiamate per brevi cenni nella informativa, sono state inserite nell'archivio riservato intercettazioni.
L'informativa in questione, con molte pagine omissate, è stata trasmessa, unitamente ad altri atti, alla Commissione d'inchiesta per la gestione Covid 2019, atteso che tra le vicende segnalate ve ne erano due di interesse per la commissione d'inchiesta.
Dal dato informatico conservato in ufficio ed avente ad oggetto l'estrapolazione per la preparazione del cd da inviare alla commissione, l'informativa risulterebbe trasmessa con omissis.
Agli atti del p.p. 3800/2022 vi è un parere favorevole al rilascio di copia della richiesta di archiviazione per i difensori di uno degli indagati ed al rilascio di autorizzazione all'accesso e visione di tutti gli atti al Tiap ordinario in favore dell'avvocato di un altro indagato, trasmessi, ex articolo 116 cpp, all'Ufficio del Giudice per le indagini preliminari il 3 febbraio 2025, il 28 febbraio 2025 ed il 1° marzo 2025».
Pertanto, dalla ricostruzione dei fatti appena riportata non sembrano emergere profili di rilievo disciplinare nella gestione degli atti del procedimento in discussione ad opera dell'autorità inquirente, e ciò anche considerato che trattasi di procedimento già archiviato da tempo e dunque non più pendente, con conseguente legittima facoltà per le parti private di esercitare — come in effetti avvenuto – il diritto di accesso, previa autorizzazione del Giudice per le indagini preliminari.
Tanto chiarito, si coglie con favore anche questa opportunità per ribadire ancora una volta che il Governo continuerà a lavorare nella direzione del rafforzamento dei meccanismi per l'attuazione del principio di presunzione di non colpevolezza, ma sempre avendo cura di ricercare un giusto punto di equilibrio con l'esigenza di assicurare tutela anche alla libertà di stampa.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.
D'ALFONSO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
con precedenti interrogazioni il sottoscritto ha richiamato l'attenzione sulla condizione inumana in cui versano le carceri in Abruzzo ed in particolare quella del carcere di San Donato di Pescara, dove non solo non si realizzano progetti di recupero, ma dove addirittura mancano spazi adeguati, dove è recluso circa il 180 per cento di persone in più rispetto alla normale capienza, dove sono recluse anche persone affette da dipendenze o patologie psichiatriche;
le continue segnalazioni e denunce da parte dei sindacati di polizia penitenziaria che lamentano carenza di personale e sovraffollamento e le voci dei familiari dei detenuti che parlano di sporcizia e mancanza di spazi e servizi sono testimoniate dagli eventi critici ingestibili che ripetutamente si verificano;
solo negli ultimi tre mesi si sono registrate ripetute aggressioni al personale di sorveglianza, tentativi di evasione, il suicidio di un giovane egiziano di 24 anni, cui ha fatto seguito una violenta rivolta dei detenuti e l'incendio appiccato con conseguenti feriti e intossicati anche fra gli agenti penitenziari, ulteriori danni agli impianti il cui funzionamento era già precario, che hanno reso completamente inagibile l'intero primo piano della struttura, compresa la sala di videosorveglianza, la difficoltà della gestione post evento in un reparto già devastato, il recente trasferimento della direttrice per omissioni di atti d'ufficio nell'ambito di episodi che avrebbero violato i diritti dei detenuti;
il carcere di Pescara non può rimanere un luogo dove ciò che si verifica non interessa a nessuno, dove il principio costituzionale della funzione rieducativa della pena possa essere disatteso nella realtà quotidiana: servono personale, organizzazione, tecnologia e una giusta proporzione tra risorse umane che vi lavorano e detenuti, servono progetti di recupero e di ritorno alla normalità, serve una struttura degna in un luogo più idoneo. Non va dimenticato che la casa circondariale si trova all'interno della città. Se in occasione dell'ultima grave rivolta, i detenuti fossero riusciti a superare l'ultimo muro di cinta, che tra l'altro in alcuni punti è di ben 2 metri più basso dell'altezza regolamentare, si sarebbero trovati nel centro di un quartiere molto popoloso;
al contrario, come se nulla fosse successo, non solo questi argomenti che ciclicamente vengono alla luce in momenti di emergenza, vengono dimenticati, ma, nel più assoluto silenzio dell'attuale amministrazione locale, lo schema di decreto del Presidente della Repubblica recante modifiche al regolamento di riorganizzazione del Ministero della giustizia di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 84 del 2015 prevede di localizzare la sede del provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria nella città di Perugia, in un disegno a giudizio dell'interrogante cervellotico che vede accorpati i territori di Abruzzo e Molise con la regione Umbria. Si tratta di una decisione che rasenta l'assurdo: l'Abruzzo accoglie oltre mille unità di personale che lavora nelle carceri (cifra che supera il totale degli addetti di Umbria e Molise), possiede 8 istituti penitenziari (8, contro i 3 dell'Umbria e i 3 del Molise) e ospita a Sulmona una scuola di formazione e aggiornamento del personale. Inoltre a Pescara c'è una palazzina moderna completamente cablata, disponibile e sottoutilizzata, già sede del provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria Abruzzo e Molise, che sarebbe ideale come sede del provveditorato regionale. Anche a livello geografico l'ipotesi appare balzana: non c'è un confine comune e Perugia è lontana dai territori cui dovrebbe sovrintendere –:
quali iniziative intenda attuare per far fronte alla situazione emergenziale di personale di sorveglianza e di sovraffollamento del carcere di San Donato di Pescara e se non ritenga ormai improcrastinabile un intervento risolutivo sia dal punto di vista organizzativo che dal punto di vista strutturale del carcere, compresa la sua delocalizzazione.
(4-04439)
Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, si prende spunto da alcuni eventi critici verificatisi, di recente, nella casa circondariale di San Donato di Pescara, per porre specifici quesiti in ordine alle problematiche riguardanti il sovraffollamento, la carenza di personale, l'inadeguatezza strutturale del carcere in questione.
In relazione ai principali eventi critici segnalati, il competente dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha riferito che il 16 febbraio 2025, il detenuto di media sicurezza E.s.h., di nazionalità egiziana, aveva avanzato richiesta di voler cambiare camera di pernottamento a causa di problemi con gli altri occupanti, per i quali temeva ritorsioni; pertanto, era stato temporaneamente ubicato presso il locale posto di fronte al box agenti, al piano terra del reparto penale. Il giorno successivo, l'agente addetto alla vigilanza del piano terra veniva chiamato da un ristretto, il quale gli riferiva che E.s.h. aveva posto in essere un gesto anticonservativo, mediante impiccamento. L'agente effettivamente constatava quanto riferito, tanto che il medico di turno del presidio sanitario intramurario constatava il decesso del detenuto «per apparente impiccamento».
Dell'evento veniva data comunicazione al pubblico ministero di turno, che disponeva l'ingresso del medico legale in istituto per l'ispezione cadaverica, all'esito della quale la salma veniva trasferita presso l'obitorio dell'ospedale di Pescara, a disposizione dell'autorità giudiziaria.
Risulta, inoltre, che il detenuto in questione era affetto da problemi di tossicodipendenza ed era in terapia farmacologica; non aveva avuto pregressi per autolesionismo o per comportamenti anticonservativi né era sottoposto a grande sorveglianza. Allo stato, la direzione generale dei detenuti e del trattamento è comunque in attesa di ricevere gli esiti dell'indagine ispettiva interna ancora in corso, volta ad accertare circostanze, modalità e cause dell'evento.
Relativamente all'ulteriore vicenda dei disordini verificatisi, nella medesima giornata presso il penitenziario, risulta che alla notizia di detto suicidio, alcuni detenuti del Reparto penale, si accalcavano presso il cancello di ingresso del piano terra, pretendendo di poter vedere la salma del detenuto, danneggiando i vetri blindati e appiccando il fuoco.
Per i fatti accaduti, nell'immediatezza il 17 febbraio 2025, il provveditorato regionale di Roma disponeva il trasferimento di 39 detenuti presso altre sedi del distretto.
Anche la direzione generale dei detenuti e del trattamento, in conseguenza dei fatti, il 28 febbraio 2025 ha disposto il trasferimento per motivi di ordine e sicurezza di altri 24 detenuti verso sedi extra distretto.
Per quanto riguarda, invece, i pregressi eventi critici verificatisi presso la casa circondariale di Pescara, alla data di presentazione dell'atto di sindacato ispettivo in discussione (26 febbraio 2025) e a decorrere dal 26 novembre 2024 presso la casa circondariale di Pescara sono stati registrati: 1 suicidio, 1 tentativo di evasione, 4 aggressioni al personale del corpo, 5 danneggiamenti a seguito di appiccamento di fuoco, uno dei quali occorso durante la rivolta avvenuta il 17 febbraio 2025.
Ciò premesso sulle specifiche vicende, che il sistema carcerario da sempre rappresenti una priorità di questo Governo è dimostrato dall'imponente e programmatico intervento normativo e finanziario.
Il Ministero sta, infatti, potenziando e rafforzando, in modo incisivo e organico, l'intero sistema penitenziario nazionale, con un'opera evidentemente articolata e multiforme che incide sul piano normativo, finanziario ed organizzativo.
Si tratta, all'evidenza, di un progetto complesso oltre che finanziariamente imponente, concretizzatosi, da ultimo, con il decreto «carcere sicuro», n. 92 del 2024, che proprio perché destinato ad agire su piani variegati del mondo carcerario, con interventi necessariamente di sistema, avrà effetti apprezzabili, gioco forza, sia nell'immediatezza, che a medio e lungo termine.
Nell'immediato è tangibile l'iniezione imponente di risorse finanziare, su tutti i fronti e tutte mirate al benessere dei detenuti e di chi opera quotidianamente per la loro sicurezza. Basti pensare alle politiche assunzionali riguardanti il corpo di polizia penitenziaria, agli investimenti per la loro sicurezza e quella dei detenuti, alla deflazione carceraria attraverso il potenziamento delle misure alternative e di comunità che tengono conto delle diverse esigenze trattamentali delle persone con problematiche legate a dipendenze o problematiche psichiatriche.
Nel medio e lungo termine si potranno sicuramente apprezzare gli effetti del vasto programma di edilizia penitenziaria e di risanamento degli istituti di pena, affidato al Commissario Straordinario, che sta proseguendo con celerità e secondo le scadenze previste.
Passando, nello specifico, ai dati relativi al personale in servizio presso la casa circondariale di Pescara, la forza operativa ammonta a complessive 119 unità, registrando, dunque, rispetto all'organico previsto, una carenza di 58 unità, suddivise tra i vari ruoli del corpo e, in particolare, 2 unità nel ruolo dei funzionari, 7 unità nel ruolo degli ispettori, 8 unità nel ruolo dei sovrintendenti e 19 in quello degli agenti/assistenti.
A tal proposito, ulteriore tematica su cui l'azione di Governo si è concretizzata con significativi risultati è proprio quella relativa ai profili assunzionali del corpo di polizia penitenziaria, includendo tutti gli Istituti di pena, compreso quella di Pescara.
Il Ministero ha, infatti, agito incrementando i diversi ruoli come, di seguito specificato.
Con riguardo al ruolo dei funzionari e, in particolare, del titolare del comando, dal 20 febbraio 2025 l'incarico è stato conferito, in via provvisoria, a un funzionario del Corpo; mentre, per integrare l'organico del ruolo in esame, il 18 dicembre 2023, è stato avviato il VII corso per la qualifica di commissario, al cui esito si provvederà alla distribuzione delle risorse sul territorio nazionale, in ragione delle vacanze organiche previste.
Inoltre, il 6 settembre 2023, è stato indetto un concorso interno, per la nomina di 60 vicecommissari della carriera dei funzionari del corpo di polizia penitenziaria.
In relazione alla carenza del ruolo degli ispettori, il 5 maggio 2024, è stato avviato il corso di formazione per la qualifica iniziale di viceispettore, per 411 posti (378 uomini e 33 donne) e, all'esito del citato corso di formazione, previsto per il mese di maggio 2025, l'amministrazione terrà nella massima considerazione la situazione di carenza di personale che connota il penitenziario di Pescara, attraverso l'assegnazione di un adeguato numero di unità del ruolo.
Con riferimento al ruolo dei sovrintendenti, in esito al concorso di cui al p.d.g. 17 giugno 2021, per complessivi 583 posti, sono state assegnate al reparto di polizia penitenziaria dell'istituto in esame 4 unità maschili e 1 unità femminile.
A queste fisiologiche vacanze si sta comunque ponendo rimedio anche attraverso il piano mobilità collegato alle assegnazioni; infatti, per quel che riguarda il ruolo agenti/assistenti, l'organico del reparto di polizia penitenziaria dell'istituto è stato incrementato, nel corso dell'anno 2024, di ben 21 unità maschili, in occasione della mobilità ordinaria collegata alle assegnazioni degli agenti del 182° e del 183° corso.
Medesimo strumento è stato utilizzato per i neo-agenti del 184° corso di formazione, tanto che nel mese di gennaio 2025, il reparto di polizia penitenziaria della Casa circondariale di Pescara è stato incrementato di ulteriori 7 unità maschili e di 1 unità femminile.
Al fine di garantire la direzione dell'istituto, inoltre, il locale provveditore regionale ha disposto che, a far data dal 3 marzo 2025, il direttore della Casa circondariale di Avezzano, si rechi per due giorni a settimana presso la sede pescarese, in qualità di vicedirettore.
Con riferimento, invece, al personale del comparto funzioni centrali, si rappresenta che, su una previsione di complessive 21 unità, presso la casa circondariale di Pescara ne risultano effettivamente presenti 24, registrandosi, dunque, un'eccedenza del 14,29 per cento.
Nello specifico, su una previsione di 6 unità di funzionario giuridico pedagogico, presso l'istituto in esame ne risultano effettivamente presenti 8.
Relativamente alla figura dei funzionari contabili, su una previsione di 3 unità, ne sono presenti 2; mentre, con riguardo alla figura del contabile, non si registrano carenze.
Con riferimento alle presenze detentive, alla data del 12 marzo 2025 (data dell'ultima rilevazione comunicata), presso la casa circondariale di Pescara sono presenti un totale di 378 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare pari a complessivi 276 posti, rilevandosi una percentuale di affollamento pari al 155,56 per cento.
Non risultano comunque violazioni dei parametri minimi stabiliti dalla corte Edu, atteso che ogni detenuto risulta avere a disposizione spazi superiori ai 3 metri quadrati.
Con recente nota del 7 marzo 2025, vista la percentuale di presenze che caratterizza gli istituti del distretto, presso la casa circondariale di Pescara, il locale provveditore regionale ha richiesto lo sfollamento di un cospicuo numero di detenuti definitivi (174 in totale, di cui 32 ristretti presso la Casa circondariale di Pescara) e, allo stato, il competente ufficio della direzione generale dei detenuti e del trattamento sta svolgendo le necessarie attività istruttorie.
Con specifico riferimento alle condizioni della struttura che ospita l'istituto pescarese e agli interventi eseguiti di recente e/o programmati per l'immediato futuro, nel settembre 2021 è stata disposta un'assegnazione di fondi al locale provveditorato regionale, per un importo di euro 164.790,18, con il quale finanziare le opere necessarie al ripristino dell'impianto antiscavalcamento, nonché la sistemazione del locale portineria con riattivazione del sistema di allarme con la questura.
Nel 2022, si è provveduto ai lavori di sistemazione del locale portineria, con contestuale riattivazione del sistema di allarme con la questura, mentre, relativamente all'impianto antiscavalcamento, al fine di assicurare un primo e più immediato intervento a seguito dell'evasione avvenuta nell'estate 2021 attraverso i cortili passeggio, sono state installate, nell'immediato, telecamere Tvcc termiche e antiscavalcamento sui cortili passeggio.
Nel corso dell'anno 2022, è stato assicurato, altresì, uno stanziamento aggiuntivo di euro 180.000,00 per dare corso a varie opere finalizzate al ripristino della sicurezza penitenziaria, tra le quali: la creazione di box agenti, la manutenzione straordinaria dell'impianto d'illuminazione esterna, la messa in sicurezza dei controsoffitti e la videosorveglianza in alcuni reparti e palazzine.
Tra il 2021 e il 2022, è stato eseguito, inoltre, un importante intervento di automazione dei cancelli di sbarramento delle sezioni penale e giudiziaria, con l'aggiunta di nuovi cancelli e postazioni di videocontrollo nei box agenti, per un importo di circa euro 120.000,00.
Per quanto concerne l'esecuzione di interventi per la realizzazione/ristrutturazione di spazi trattamentali, nel settembre 2021, è stata disposta un'assegnazione al provveditorato regionale di riferimento di euro 32.336,10 per il rifacimento della copertura dell'area trattamentale.
Tale intervento risulta essere stato ultimato.
Sempre relativamente agli spazi trattamentali, nel corso del 2022, sono stati affidati e ultimati i lavori di rifacimento del manto di copertura della palestra fisioterapica.
Nel programma edilizio 2025 del provveditorato regionale per il Lazio, l'Abruzzo e il Molise, sono previsti lavori di manutenzione ordinaria per il risanamento delle stanze inagibili. È stata approntata anche una perizia tecnico estimativa di circa euro 194.000,00 per la ristrutturazione del piano terra del reparto penale.
La competente direzione generale per la gestione dei beni, dei servizi e degli interventi in materia di edilizia penitenziaria ha poi inserito nella programmazione 2024 l'intervento di «adeguamento edile e funzionale del muro di cinta», per un finanziamento di euro 1.800.000,00.
Significativi inoltre sono i finanziamenti che il competente ufficio centrale ha complessivamente accordato al provveditorato regionale per il Lazio, l'Abruzzo e il Molise negli anni 2023, 2024 e 2025, sui capitoli di bilancio relativi alla manutenzione ordinaria e straordinaria (anno 2023: euro 2.805.812,60 per manutenzione ordinaria ed euro 3.466.937,50 per manutenzione straordinaria; anno 2024: euro 2.698.500,00 per manutenzione ordinaria ed euro 3.805.862,92 per manutenzione straordinaria; anno 2025: euro 1.100.000,00 per manutenzione ordinaria ed euro 1.000.000,00 per manutenzione straordinaria).
Inoltre vanno segnalati gli ulteriori interventi di edilizia penitenziaria, previsti nel circondario di competenza del provveditorato regionale di Roma, in cui ricade la casa circondariale di Pescara, in grado di poter alleviare la condizione di generale dell'istituto: presso l'istituto penitenziario di Roma Rebibbia Nuovo Complesso è in costruzione un nuovo padiglione detentivo da 400 posti, la cui ultimazione è fissata al 29 dicembre 2026; presso gli istituti di Viterbo e Civitavecchia, nell'ambito del piano di intervento di cui al Piano nazionale complementare (PNC) al PNRR, è prevista la realizzazione – entro il 2026 – di 2 nuovi padiglioni da 80 posti ciascuno, definiti ad alta vocazione trattamentale.
Con riguardo, infine, alla localizzazione della sede del nuovo provveditorato regionale, nel dare atto che con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 30 ottobre 2024, n. 196 è stata prevista l'istituzione del nuovo Provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria per l'Umbria e le Marche, si evidenzia che lo schema in fieri di decreto del Presidente della Repubblica recante «Modifiche al Regolamento di riorganizzazione del Ministero della giustizia di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 15 giugno 2015, n. 84» (predisposto per dare attuazione all'articolo 14 del decreto-legge 22 giugno 2023, n. 75), prevede proprio l'istituzione di un ulteriore (il tredicesimo) provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria per l'Abruzzo e il Molise, con sede a Pescara.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.
DORI e BORRELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
gli uffici giudiziari di Napoli Nord, ad Aversa, sono da tempo oggetto di gravi criticità, in particolare legate alla mancanza di personale amministrativo;
con decreto n. 125 del 19 dicembre 2024 il presidente del tribunale di Napoli ha riorganizzato il personale dell'ufficio del giudice di pace di Napoli Nord, imponendo altresì la sospensione di ogni attività di cancelleria che non avesse carattere d'urgenza, in quanto, a fronte di 14 unità in pianta organica, la sezione disponeva solamente di due direttori, un funzionario, due assistenti giudiziari e un operatore, tutti deputati alla gestione di 37447 processi pendenti per la sezione civile e 216 per la sezione penale;
nel marzo 2025 l'organico si è ridotto ulteriormente, contando la presenza di un direttore, due assistenti, un operatore e nessun cancelliere, portando pertanto, con decreto n. 26 del 7 marzo 2025, alla sospensione in via emergenziale ogni attività non direttamente connessa alla fase di iscrizione dei procedimenti e della celebrazione delle udienze;
il 18 marzo 2025, a causa della mancanza totale di personale amministrativo, il presidente del tribunale di Napoli con decreto n. 31 ha disposto la chiusura con decorrenza immediata dell'ufficio del giudice di Pace a Napoli Nord fino «all'adozione dei provvedimenti necessari che ne consentano la riapertura»;
la gravissima situazione ha subito mobilitato il consiglio dell'ordine degli avvocati di Napoli, il quale ha presentato un ricorso al Tar ed ha proclamato una giornata di astensione dalle udienze per il giorno 3 aprile 2025, lanciando un appello per l'adozione di provvedimenti urgenti finalizzati a garantire il funzionamento della giustizia, in quanto «è intollerabile che si chiudano presidi giudiziari per mancanza di personale, è il fallimento dello Stato di diritto, del Governo e di chi amministra l'ufficio giudiziario»;
anche l'organismo congressuale forense ha emanato un comunicato stampa in cui dichiara: «Una decisione che rappresenta un grave passo indietro nella gestione della giustizia nel territorio, uno smantellamento ingiustificabile che compromette i diritti dei cittadini e l'esercizio della professione forense», invocando l'intervento immediato del Ministero della giustizia;
il Movimento Forense ha espresso la propria vicinanza ai colleghi, i quali «in un momento già di per sé difficile, con questo provvedimento dovranno fronteggiare un ulteriore insormontabile ostacolo per l'esercizio della professione e la tutela dei diritti dei propri assistiti e confida che il Ministro intervenga risolvendo alla radice la problematica e ripristinando il corso della giustizia»;
a seguito delle numerose proteste, il presidente del tribunale ha riaperto la sezione, la quale tuttavia risulta improduttiva in quanto l'organico è rimasto immutato;
in data 10 aprile 2025 si terrà una manifestazione indetta dal consiglio dell'ordine degli avvocati di Napoli Nord, al fine di porre l'attenzione sulla persistenza della problematica e sollecitare interventi risolutivi da parte del Governo;
è inaccettabile che i cittadini, primi fruitori del servizio giustizia, si vedano negata la possibilità di accedere ad un servizio fondamentale ed è altresì intollerabile che gli impiegati amministrativi debbano farsi carico di una mole di lavoro superiore alla propria possibilità, nonché spesso inadeguata alla propria competenza;
è necessario ripristinare il prima possibile la produttività dell'ufficio del giudice di pace di Napoli Nord, adottando misure che tutelino sia il personale che la cittadinanza –:
quali urgenti iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda attuare per risolvere con urgenza le criticità evidenziate in merito all'ufficio del giudice di pace di Napoli Nord e, in particolare, alle gravi scoperture di organico.
(4-04782)
Risposta. — Con riguardo alle segnalate scoperture nelle piante organiche del personale degli uffici giudiziari di Napoli nord si rappresenta quanto segue.
In apertura si evidenzia, come già riferito in risposte ad interrogazioni di analogo tenore, che l'operatività dell'ufficio del giudice di pace di Napoli nord è attualmente garantita.
La chiusura dell'ufficio è stata disposta con provvedimento del presidente del Tribunale di Napoli nord del 18 marzo 2025 a causa della concomitante assenza dal servizio del personale amministrativo e, a seguito del rientro di una unità, ne è stata disposta la riapertura con decorrenza dal 21 marzo 2025.
Si rimarca che, secondo la legge 28 aprile 2016 n. 57, la gestione del personale amministrativo dell'ufficio del giudice di pace, laddove non sia prevista la posizione dirigenziale, rientra nelle prerogative del presidente del Tribunale.
Si sottolinea anche che la competenza a provvedere all'applicazione temporanea è in capo al presidente della Corte d'appello, sentito il capo dell'ufficio interessato e le organizzazioni sindacali, previo nulla osta della competente direzione del Ministero della giustizia.
Il 20 marzo 2025 la Corte d'appello di Napoli ha provveduto alla pubblicazione del bando di interpello distrettuale per l'ufficio del giudice di pace di Napoli nord, per l'applicazione di n. 5 unità di personale appartenente all'area seconda e terza nei profili di funzionari giudiziari, cancellieri e assistenti giudiziari.
Il Ministero della giustizia, al fine di assicurare la piena operatività dell'ufficio, ha rilasciato tempestivamente il nulla osta.
In questo senso è stato confermato l'impegno del Dicastero per offrire il più ampio contributo possibile al rafforzamento dell'organico dell'ufficio in esame ed, in generale, di tutti gli uffici che presentino problematiche legate alle scoperture.
Gli interventi avvengono infatti sia in modo mirato sulla mobilità temporanea per la risoluzione di situazioni emergenziali e sia, più in generale, approntando politiche assunzionali programmate.
A tal proposito si rimarca che questa amministrazione è autorizzata a bandire un concorso per un totale di 1.323 unità di assistenti giudiziari, elevabile a 3.806 unità, in base alle risorse già stanziate.
Inoltre è stato già bandito un concorso per 1.000 unità di personale non dirigenziale, a tempo pieno e indeterminato, da inquadrare nei ruoli del Ministero della giustizia, nell'area assistenti, profilo di conducente di mezzi a motore per trasporto di persone e cose.
Venendo nel dettaglio ad esaminare la situazione del personale amministrativo presente negli uffici del Tribunale e del giudice di pace di Napoli nord si forniscono i seguenti dati.
Presso il Tribunale di Napoli nord a fronte di una dotazione organica di 168 unità, compresa la posizione dirigenziale e tenendo conto dei distacchi e dei comandi, sono presenti 137 risorse con una percentuale di scopertura effettiva del 18 per cento.
Inoltre, se si considera anche la presenza del personale a tempo determinato PNRR (146 unità di addetti all'ufficio per il processo rispetto ad una pianta organica prevista dal decreto ministeriale del 1° giugno 2024 di 148 e 35 unità di personale tecnico a supporto Upp), l'ufficio registrerebbe un esubero di personale.
Le scoperture in organico riguardano i seguenti profili: ausiliario (12 vacanze su 18 posti in organico), assistente giudiziario (12 vacanze su 64 posti), cancelliere, (5 vacanze su 24), conducente di automezzi (2 vacanze su 5 posti previsti) e operatore giudiziario (3 vacanze su 13).
Si registrano le presenze di 1 cancelliere esperto e di 3 centralinisti telefonici non previsti in pianta. Oltretutto i 5 posti di direttore risultano completamente soddisfatti e si registra un esubero per il profilo di funzionario giudiziario.
La posizione dirigenziale risulta coperta con incarico di titolarità.
Inoltre si segnala che, nel corso di questa legislatura, sono state realizzate 17 assunzioni ordinarie a tempo indeterminato e 94 assunzioni a tempo determinato PNRR rientranti nell'area assistenti e nell'area funzionari.
L'ufficio del giudice di pace di Napoli nord ha una dotazione organica di 16 unità e sono in servizio 5 risorse presentando una percentuale di scopertura del 68,75 per cento. Il dato tiene conto della presenza di 1 assistente giudiziario applicato dall'Unep di Napoli e dell'assenza di 1 direttore applicato dal 30 marzo presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
Le scoperture che interessano l'ufficio riguardano in particolare i profili dell'assistente giudiziario (4 vacanze su 5 posti in organico) e dell'operatore giudiziario (4 vacanze su 4 posti). I profili dell'ausiliario e del cancelliere risultano vacanti mentre sono soddisfatti i posti di funzionario giudiziario e direttore.
Inoltre, si evidenzia che, nel corso di questa Legislatura, sono state realizzate 2 assunzioni ordinarie a tempo indeterminato rientranti nell'area assistenti e nell'area funzionari.
Infine, con interpello ordinario nazionale 26 luglio 2023 per n. 9.739 posti vacanti rivolto al personale dell'organizzazione giudiziaria ai sensi dell'articolo 4 dell'accordo sulla mobilità, è stato messo a bando n. 1 posto da ausiliario per l'ufficio del giudice di pace di Napoli nord per il quale non è pervenuta alcuna domanda.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.
FORNARO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
il 22 aprile 2025 il consiglio comunale di Asti ha eletto il garante dei diritti delle persone private della libertà personale;
con 14 voti è stata eletta la dottoressa Stefania Sterpetti, dirigente medico dell'Asl, mentre 12 voti ha ricevuto Domenico Massano, da anni impegnato sulle questioni delle condizioni carcerarie e del trattamento dei detenuti, 2 voti Luca Tomatis e 2 schede bianche;
il garante, come si legge nella delibera comunale 12 del 20 maggio 2013 che ne istituiva la figura, deve promuovere: «l'esercizio dei diritti e delle opportunità alla vita civile e di fruizione dei servizi comunali delle persone private della libertà [...] con particolare riferimento ai diritti fondamentali» e «iniziative di sensibilizzazione pubblica sul tema dei diritti umani delle persone private della libertà personale e della umanizzazione della pena detentiva»;
come evidenziato da alcuni consiglieri comunali di opposizione e riportati anche da La Stampa nell'edizione di Asti, la dottoressa Sterpetti negli anni si sarebbe più volte espressa sul suo profilo social Facebook con questi toni: «visto che non c'è la pena di morte si tolgano di mezzo da soli» (riferita a una persona detenuta in sciopero della fame), insulti a rappresentanti politici con termini quali «mongolino» e «demente». La neoeletta garante avrebbe anche dichiarato che preferisce «essere considerata razzista» e definito i migranti «ciarpame»;
a giudizio dell'interrogante, a causa delle esternazioni pubbliche segnalate dai consiglieri comunali e riportate dai media, appare del tutto evidente l'inadeguatezza del neoeletto garante locale del comune di Asti a svolgere il delicato compito attribuitogli dalla legge in materia di tutela delle persone private della libertà –:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se, a fronte degli stessi, intenda adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo, al fine di definire in maniera più stringente i requisiti per la nomina dei garanti dei diritti dei detenuti in ambito territoriale, allo scopo di evitare situazioni quali quella segnalata in premessa.
(4-04893)
Risposta. — L'atto di sindacato ispettivo in esame solleva specifici quesiti in ordine alla recente nomina, da parte del consiglio comunale di Asti, della Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, a causa dei contenuti dei post pubblicati sui social network da parte della dottoressa Sterpetti.
I quesiti sollevati non risultano tuttavia involgere profili attinenti a specifiche competenze di questa amministrazione.
Peraltro, da notizie assunte informalmente, risulta che, a seguito delle polemiche scoppiate successivamente alla sua nomina, la dottoressa Stefania Sterpetti abbia rassegnato le dimissioni dall'incarico in questione.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.
GHIRRA, DORI, FRATOIANNI, GRIMALDI, MARI e ZARATTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
è notizia recente che il Ministero della giustizia abbia decretato di spostare circa 50/70 giovani detenuti tra i 21 e i 25 anni prelevati dagli istituti penali minorili del Paese all'interno di una sezione detentiva della casa circondariale di Bologna per adulti Rocco d'Amato di Bologna;
tale ipotesi è presumibilmente conseguente alla necessità di risolvere il sovraffollamento degli istituti minorili causato, come è noto e come è ben evidenziato dai rapporti dell'Associazione Antigone e non solo, dall'aumento dei reati e dall'inasprimento delle pene dovute al «decreto Caivano»;
la casa circondariale per adulti Rocco d'Amato di Bologna risulterebbe avere un grave problema di sovraffollamento con 853 persone detenute a fronte di una capienza di 483 posti, tre docce ogni cinquanta detenuti, una presenza di detenuti con problemi di tossicodipendenza del 30 per cento e un numero preoccupante di episodi di autolesionismo e aggressioni;
i garanti per i diritti delle persone private della libertà personale della regione Emilia-Romagna e del comune di Bologna hanno espresso perplessità e grave preoccupazione su una scelta organizzativa a tempo, che, se dovesse realizzarsi, comporterebbe l'aggravarsi di ulteriori problematiche in un contesto già difficile, in quanto tale ipotesi rischierebbe di esasperare le condizioni di malessere e oppressione di detenuti e operatori e di influenzare negativamente i giovani adulti che rischierebbero di subire i condizionamenti dei reclusi adulti di lunga durata –:
come verranno garantite le tutele previste a livello legislativo per i giovani adulti e la continuità dei progetti educativi, la valorizzazione delle attività scolastiche, di formazione lavoro e di tempo libero;
come si intenda superare il problema del sovraffollamento e delle carenti condizioni degli istituti penitenziari minorili e per adulti;
per quali motivi sia stata scelta la casa circondariale di Bologna e se intendano individuare altre ipotesi e soluzioni, investendo in via prioritaria nella creazione di nuove comunità per minori e giovani adulti e in strutture alternative alla carcerazione.
(4-04459)
Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, l'interrogante, traendo spunto dalla notizia del trasferimento di giovani detenuti dalle istituite penali minorili all'interno di una sezione della casa circondariale di Bologna, solleva specifici quesiti in ordine al sovraffollamento degli istituti penitenziari minorili e per adulti.
Occorre preliminarmente rappresentare che questa amministrazione, sin dal suo insediamento, ha dovuto prendere atto della sussistenza, a carico del comparto minorile, di una serie di criticità cronologicamente risalenti, persistenti, croniche ed irrisolte, rispetto alle quali si è prontamente attivata per individuare soluzioni concrete, non senza elaborare una strategia prospettica che prevedesse una complessità di interventi, tutti strettamente interconnessi, ma che richiedono, tuttavia, ingenti risorse e tempistiche a medio e lungo termine.
Nell'alveo di tale strategia, il dipartimento per la giustizia minorile e di comunità ha enucleato un progetto di lungo respiro, incentrato da un lato sulla creazione di nuove comunità socio-educative ad alta integrazione sanitaria, per minori e giovani adulti con problematiche di disagio psichico e abuso/dipendenza da sostanze stupefacenti e psicotrope, e dall'altro sull'apertura di nuove strutture custodiali, con avvio dei lavori di ristrutturazione di ben tre nuovi Ii.pp.mm., rispettivamente siti a Rovigo, L'Aquila e Lecce, prevedendone la piena operatività per l'inizio della prossima estate. Sul punto, va sottolineato che, nonostante gli enormi sforzi profusi, tale operazione implica, com'è evidente, tempi tecnici non contraibili oltre un certo lasso minimo.
Giova in questa sede precisare che l'indicata strategia non è ispirata da una visione «carcerocentrica» dell'esecuzione penale ma è volta piuttosto a potenziare gli spazi di agibilità detentiva, implementando al massimo i percorsi trattamentali e riducendo contestualmente le condizioni di stress (sia per gli utenti che per il personale), ingenerate dalla cronicizzata situazione di sovraffollamento, nell'ottica della realizzazione del preminente interesse dei minori e dei giovani adulti, in uno con la sicurezza degli istituti, a beneficio sia dell'utenza che del personale.
All'esito di tale complessa e laboriosa attività, il 17 febbraio 2025 è stata inaugurata la prima delle tre strutture comunitarie residenziali di tipo socio-sanitario ad elevata integrazione sanitaria, ubicate in Lombardia, e a breve diverranno operative, nella medesima regione, altre 2 nuove comunità sperimentali, gestite in stretta collaborazione con la regione, mentre altre, dislocate nel centro Italia e nelle isole, entreranno in funzione presumibilmente nella seconda metà del 2025.
Ad oggi, infatti, sono già stati definiti ed approvati dalla regione Campania gli atti preliminari necessari all'apertura di una comunità integrata nel territorio casertano e sono stati, inoltre, avviati tavoli di confronto con le regioni Veneto, Sardegna e Lazio per l'apertura, rispettivamente, di una struttura in Veneto ed in Sardegna e di due nel Lazio (di cui una con funzione di comunità filtro). Si sono inoltre registrati prodromici riscontri positivi da parte delle regioni Umbria, Toscana e Sicilia.
Quanto sopra per evidenziare, in modo palmare e netto, l'intento dell'attuale amministrazione di agire, a più livelli, allo scopo di rimediare alla pregnante criticità nella quale versa da tempo il comparto minorile che, come è noto, vive un frangente di pregnante criticità, dovuto al sovraffollamento che indubbiamente non ha minimamente risentito delle modifiche introdotte dal cosiddetto decreto Caivano, che, a dire dell'interrogante, avrebbero avuto un ruolo determinante.
Invero, appare opportuno ribadire anche in questa sede come, al contrario, il cosiddetto decreto Caivano abbia rafforzato gli strumenti di intervento attribuiti alla magistratura minorile, lasciando del tutto inalterata la prioritaria funzione del diritto minorile, incentrata sulla missione rieducativa e risocializzante.
Come è noto, infatti, il comparto minorile vive un frangente di pregnante criticità, dovuto al sovraffollamento, con un numero complessivo di detenuti superiore alle 600 unità.
Le cause di tale situazione sono molteplici e variegate e vanno prioritariamente individuate nel sensibile aumento dei minori stranieri non accompagnati (Msna), che hanno superato il 50 per cento della popolazione ristretta, nonché nell'indubitabile aggravamento della pregnanza lesiva delle condotte devianti e in altri fattori concausali, di residuale impatto.
Considerata la necessità di assicurare ai minori e giovani ristretti le migliori condizioni possibili, si è reso pertanto improcrastinabile ricercare e adottare soluzioni immediate, tali da offrire nel più breve tempo possibile un contesto ove l'utenza potesse ritrovare condizioni di vivibilità più adeguate ed usufruire di maggiori opportunità trattamentali.
Ed è in questo contesto che si colloca la soluzione organizzativa adottata presso la casa circondariale di Bologna: era impellente individuare una soluzione – temporanea, ma immediata – alla suddetta emergenza, nelle more dell'entrata a regime delle tre citate nuove strutture detentive minorili e in attesa che le comunità summenzionate siano in grado di accogliere progressivamente i ragazzi portatori di peculiari disagi (soprattutto poli-dipendenze e problematiche psicologiche).
Tale soluzione organizzativa si fonda quindi sui suddetti presupposti emergenziali, nonché sui seguenti profili non negoziabili:
1. transitorietà dell'operazione di trasferimento: l'operazione, infatti, lungi dal dissimulare una finalità di tipo «punitivo», come adombrato dall'interrogante, costituisce un'operazione di natura pratica, emergenziale e assolutamente transeunte, peraltro attentamente ponderata, anche alla luce della compiuta valutazione di tutte le eventuali possibilità alternative;
2. gestione dei detenuti del comparto minorile affidata esclusivamente a personale specializzato del Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità, sia di Polizia Penitenziaria che di personale educativo e amministrativo;
3. separazione assoluta dai detenuti ordinari, mediante rigidi modelli organizzativi, strutturali, logistici e di continua vigilanza, che garantiscono la suddetta esigenza fondamentale, nel pieno rispetto del principio di tutela dei giovani, e quindi evitando nel modo più assoluto qualsivoglia «contatto con i detenuti adulti» e le conseguenti possibili contaminazioni criminogene;
4. prioritario impegno nei percorsi trattamentali, con largo impiego di funzionari pedagogici, mediatori culturali ed esperti ex articolo 80, messi a disposizione dal Dgmc, con il precipuo scopo di scongiurare l'interruzione dei percorsi rieducativi intrapresi, eventualità che invece avrebbe potuto rischiare di verificarsi se tali giovani fossero rimasti in strutture sovraffollate e pertanto meno idonee a percorsi trattamentali articolati, da svolgersi in continuità e nella massima serenità;
5. impiego della Polizia Penitenziaria già assegnata al comparto minorile, con ulteriore impegno di squadre di Polizia Penitenziaria in forza presso la sede del Dgmc, anche con finalità di formazione e persistente verifica della corretta operatività del predetto modulo organizzativo.
Per l'effetto, con decreto del Ministro della giustizia 24 febbraio 2025, è stato disposto che i locali della casa circondariale di Bologna, identificati come «Reparto penale», a decorrere dalla data del decreto e per tre mesi eventualmente rinnovabili, siano posti temporaneamente nella disponibilità d'uso del dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, al fine di poter sostenere l'attuale condizione emergenziale di rilevante sovraffollamento nel comparto detentivo minorile, che interessa l'intero panorama nazionale, nelle more dell'ultimazione e consegna dell'I.p.m. di Rovigo, in corso di completamento.
Nei predetti locali è istituita, dunque, una sezione distaccata dell'istituto penale per minorenni di Bologna, rigorosamente distinta dalla struttura penitenziaria per adulti e gestita, in via esclusiva, dal dipartimento per la giustizia minorile e di comunità. In particolare, nella sezione distaccata presta servizio esclusivamente il personale in forza al predetto dipartimento, nonché eventuali altri operatori penitenziari dell'istituto penale per minorenni di Bologna.
Ferma restando, dunque, la doverosa collaborazione istituzionale tra le direzioni interessate, è di tutta evidenza che, nella concreta e quotidiana operatività, sarà accuratamente prevenuta – nella gestione dei detenuti minorenni e giovani adulti ristretti nella sezione distaccata dell'I.p.m. – qualsivoglia forma di promiscuità con la gestione dei soggetti adulti detenuti nelle restanti sezioni della Casa circondariale di Bologna.
Per quanto riguarda l'operatività del nuovo padiglione minorile, questa amministrazione ha assegnato un contingente composto da oltre trenta unità di personale di Polizia penitenziaria, così suddivise: 2 unità (1 uomo e 1 donna) del ruolo degli ispettori, 4 unità (3 uomini e 1 donna) del ruolo dei sovrintendenti e almeno 24 unità (21 uomini e 3 donne) del ruolo degli agenti-assistenti, per costituire il quale è stata condotta la relativa procedura di ricognizione e selezione interna al Dgmc.
Le assegnazioni, ad oggi limitate a 22 giovani adulti (di età compresa tra i 18 e i 25 anni) – e non 50/0 come sostenuto dal l'interrogante – sono state effettuate secondo criteri di gradualità, previa valutazione da parte delle équipe degli istituti di provenienza, ed eseguite previo nulla osta dell'autorità giudiziaria competente, tenendo conto del percorso educativo già avviato e della possibilità di valorizzare il legame territoriale, laddove molti dei ragazzi trasferiti avevano espressamente manifestato la volontà di avvicinarsi al proprio contesto familiare e sociale.
Non si tratta, dunque, di una deroga ai principi del sistema minorile, ma bensì di una misura transitoria, resa necessaria da circostanze straordinarie, che intendiamo superare nei tempi previsti, non appena le condizioni logistiche e strutturali lo consentiranno.
In definitiva, la scelta dei detenuti da trasferire, in via del tutto transeunte ed eccezionale, presso il predetto reparto «dedicato» della casa circondariale di Bologna «Dozza», è stata compiuta con la consueta cura ed attenzione al preminente interesse dei minori e giovani adulti tutti, fermo restando che la priorità strategica del D.g.m.c. consiste nell'imprimere, in questa situazione emergenziale, una forte impronta trattamentale e risocializzante, con ampio impiego di personale sociale.
Deve, infine, sottolinearsi che l'operazione di trasferimento è permeata – tanto nella sua fase ideativa che nella imminente fase esecutiva – da canoni assolutamente rispettosi, non solo del diritto penale minorile, ma altresì di quanto consacrato nella Convenzione delle nazioni Unite sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza e nelle regole di Pechino, canoni che peraltro sono posti a base dell'intero funzionamento del comparto detentivo minorile, che notoriamente si conforma ai principi del rispetto del superiore interesse del minore e dell'assoluta preminenza del corretto sviluppo della personalità dei giovani che entrano nel circuito detentivo.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.
LAI, SERRACCHIANI e GIANASSI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
è notizia di stampa di questi giorni la scelta degli iscritti all'ordine degli avvocati di Tempio-Olbia di indire due giorni di astensione dalle attività per protestare contro la paralisi della giustizia civile in Gallura;
già nell'autunno 2019 i legali dello stesso ordine iniziarono una astensione a oltranza che bloccò per mesi le attività del tribunale di Tempio-Olbia;
per la sezione penale, guidata dalla magistrata Caterina Interlandi, si conferma la tendenza al completo abbattimento della quota di arretrato, dove i fascicoli pendenti nel penale erano circa 15 mila sei anni fa, alla fine del 2022 si è scesi sotto quota diecimila e ora si è arrivati a 3500. Il tempo medio di definizione dei procedimenti penali sarebbe passato dai 2825 giorni nel 2019 agli attuali 500 giorni;
al contrario la sezione civile sta già procedendo a rinvii al 2030 a causa del fatto che sono presenti solo 3 magistrati che hanno un carico individuale di oltre 1100 cause contro le 250 ordinarie;
a pagare il contro di questi ritardi sono gli stessi magistrati che lavorano in condizioni di stress e soprattutto i cittadini che si vedono dilatati i tempi di accesso alla giustizia rendendone vana la richiesta;
tale condizione di ritardo sarebbe causata da un organico insufficiente e incompleto del tribunale di Tempio;
sulla stampa numerosi esponenti della maggioranza e del Governo hanno annunciato la riapertura di piccoli tribunali chiusi ormai dal 2012 nonostante la carenza di magistrati nei tribunali operanti in territori periferici come la Gallura e l'Ogliastra in Sardegna –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di questi fatti e quale sia la situazione dell'organico del tribunale di Tempio sia per la parte penale che per la parte civile;
quali siano le iniziative di competenza ordinarie e, soprattutto, straordinarie, che il Ministro interrogato ha posto in essere per ovviare alla carenza di organico denunciato sulla stampa nel tribunale di Tempio;
quale sia la condizione della copertura degli organici nei tribunali della Sardegna;
quali siano al 31 dicembre 2024, anche dopo gli interventi previsti dal PNRR, i dati di recupero degli arretrati della giustizia civile in Sardegna.
(4-04508)
Risposta. — Con riguardo alle segnalate scoperture nelle piante organiche del personale di magistratura degli uffici della Sardegna ed in particolare del tribunale di Tempio Pausania, si rappresenta quanto segue.
Il Ministero della giustizia ha in corso un'intensa attività di reclutamento del personale di magistratura ordinaria per assicurare entro il 2026 il conseguimento di un risultato storico, ovvero la pressoché completa copertura degli organici.
Molteplici, infatti, sono le procedure di assunzione intraprese dall'amministrazione della giustizia per assicurare l'efficienza degli uffici giudiziari e colmare le lacune di organico.
Con decreto ministeriale del 22 ottobre 2024 sono stati nominati 589 neo-magistrati ordinari (Mot); il 4 marzo 2025 si è conclusa un'ulteriore procedura per il reclutamento di magistrati ordinari a seguito della quale hanno conseguito l'idoneità n. 360 candidati e sono inoltre in corso le prove orali del concorso a 400 posti di magistrato ordinario bandito con decreto ministeriale 9 ottobre 2023.
Pertanto, entro la fine del 2025, compatibilmente con l'esito delle procedure concorsuali, è prevedibile l'assunzione di oltre 750 ulteriori magistrati ordinari.
Si evidenzia ancora che è in corso la correzione degli elaborati scritti del concorso a 400 posti di magistrato ordinario indetto con decreto ministeriale 8 aprile 2024, che verosimilmente si concluderà entro la prima metà dell'anno 2025, e che, con decreto ministeriale 10 dicembre 2024, è stato bandito un ulteriore concorso a 350 posti di magistrato ordinario, le cui prove scritte si svolgeranno nel mese di luglio 2025.
E ancora, proprio per assicurare una più celere assunzione delle funzioni dei nuovi magistrati presso gli uffici giudiziari e così contribuire alla copertura delle vacanze si segnala il decreto-legge 27 dicembre 2024, n. 202, recante «Disposizioni urgenti in materia di termini normativi», approvato dal Consiglio dei ministri nella seduta del 9 dicembre 2024 che prevede, tra l'altro, la riduzione da diciotto a dodici mesi del periodo di tirocinio dei magistrati assunti con i concorsi indetti fino al 31 dicembre 2024.
Il decreto ministeriale 23 marzo 2022 ha provveduto all'istituzione delle piante organiche flessibili distrettuali, individuando sia il contingente nazionale complessivo delle piante organiche flessibili, individuato in 176 unità – di cui 123 con funzioni giudicanti e 53 requirenti – sia i contingenti destinati ai singoli distretti.
Con il sopra citato decreto 23 marzo 2022 la pianta organica flessibile del distretto di Cagliari è stata determinata in complessive 7 unità, di cui 5 posti per le funzioni giudicanti e 2 per le funzioni requirenti.
Inoltre, la legge 9 agosto 2024, n. 114, recante «Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, all'ordinamento giudiziario e al codice dell'ordinamento militare», stabilisce che, a decorrere dal 1° luglio 2025, il ruolo organico della magistratura ordinaria è aumentato di duecentocinquanta unità, da destinare alle funzioni giudicanti di primo grado.
In occasione della ripartizione delle ulteriori unità di dotazione disponibili, dunque, verranno certamente tenute in considerazione le esigenze degli uffici giudicanti di primo grado, e quindi anche quelle del tribunale di Tempio Pausania e degli altri Tribunali compresi nel distretto di Cagliari.
A ciò si aggiunga che, con il decreto 6 marzo 2024, il contingente del personale amministrativo a tempo determinato (addetti all'ufficio per il processo – Aupp) presso le Corti di appello e i Tribunali è stato rideterminato in complessive 9.560 unità, stabilendo un incremento di 1.510 unità rispetto alle previsioni del decreto ministeriale 26 luglio 2021.
In seguito al suddetto provvedimento, funzionale all'espletamento di un nuovo bando di concorso per l'immissione in servizio di 4.000 unità, è stato adottato il decreto ministeriale 1° giugno 2024 avente ad oggetto la ripartizione dei nuovi contingenti tra i singoli uffici.
Le determinazioni assunte per gli uffici giudicanti di primo e secondo grado del distretto di Cagliari hanno portato ad un aumento della iniziale previsione di n. 248 unità di addetti all'ufficio per il processo a n. 298 unità.
Il Ministero della giustizia ha messo in campo, quindi, con decisione ed incisività, tutti gli strumenti di propria competenza per recuperare l'efficienza e funzionalità degli uffici giudiziari, fermo restando che l'individuazione dei posti da coprire nonché le successive procedure di tramutamento rientrano nell'esclusiva competenza del Consiglio superiore della magistratura.
Venendo nello specifico al tema della scopertura degli organici dei tribunali della Sardegna si forniscono i seguenti dati estratti dal sito Cosmag.
Presso il tribunale di Cagliari, a fronte di un organico di 63 giudici, si registrano 13 scoperture di magistrati togati, e su 30 giudici onorari previsti in pianta organica, vi sono 8 posti vacanti.
Presso il tribunale di Lanusei, a fronte di un organico di 6 giudici togati, vi sono 4 scoperture; mentre, l'organico dei magistrati onorari, che prevede 3 unità, non registra attualmente alcuna vacanza.
L'organico del tribunale di Oristano, su una pianta organica di 17 magistrati, registra attualmente 2 vacanze; con riguardo ai giudici onorari, vi è un solo posto vacante, a fronte di un organico di 9 posti.
L'organico dei magistrati togati presso il tribunale di Sorveglianza e l'Ufficio di Sorveglianza di Cagliari non presenta scoperture dei posti di magistrati togati, mentre si registrano 4 posti vacanti degli esperti di sorveglianza.
Il tribunale per i minorenni di Cagliari registra la scopertura di 2 posti sull'organico dei magistrati togati (che prevede 6 posti) e nessuna vacanza per i componenti privati.
L'organico del tribunale di Nuoro prevede un numero di 16 magistrati togati in pianta organica e attualmente risultano 2 posti vacanti; per la magistratura onoraria, la scopertura riguarda un solo posto, su un organico di 8 posti.
Il tribunale di Sassari, a fronte di un organico di 28 giudici togati, presenta una scopertura di 5 posti; mentre l'organico dei giudici onorari, previsti in numero di 14, registra attualmente una scopertura di 3 posti.
Il tribunale di Tempio Pausania prevede un organico di 15 giudici togati ed attualmente risultano scoperti 3 posti. Quanto alla magistratura onoraria, dei 9 posti previsti in pianta organica, ne risulta scoperto uno soltanto.
L'ufficio di sorveglianza di Nuoro non presenta attualmente alcuna vacanza dei 2 posti previsti in organico.
Il tribunale di sorveglianza di Sassari presenta un'unica scopertura tra gli esperti di sorveglianza.
Nessuna vacanza si registra presso il tribunale per i minorenni di Sassari.
Infine per quel che concerne lo stato della giustizia civile in Sardegna dopo gli interventi previsti dal PNRR si allegano le tabelle disponibili presso il servizio Assemblea con i dati dello Smaltimento civile acquisite dal competente dipartimento del Ministero della giustizia.
Si segnala che i dati relativi al monitoraggio statistico degli obiettivi PNRR sono di libera consultazione sul sito Web del Ministero della giustizia.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.
PAVANELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
l'ufficio per il processo (articolo 16-octies decreto-legge n. 179 del 2012) convertito, con modificazioni, dalla legge n. 221 del 2012 è una struttura organizzativa operativa presso i tribunali ordinari e le corti d'appello per garantire la ragionevole durata del processo. Si tratta di uno staff di supporto al magistrato e alla giurisdizione;
l'articolo 11 del decreto-legge n. 80 del 2021, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 113 del 2021 al fine di supportare le linee di progetto ricomprese nel PNRR, ha previsto l'assunzione a tempo determinato (non oltre il 30 giugno 2026) di un contingente massimo di 16.500 unità di addetti all'ufficio per il processo (Aupp);
i contingenti complessivi di Aupp, sono stati individuati con decreto del Ministero interrogato del 26 luglio 2021 nel numero complessivo di 8.050, e successivamente rideterminati con decreto del 6 marzo 2024 che ha previsto un limite assunzionale massimo di 9.560 unità;
in data 6 agosto 2021 è stato pubblicato un primo bando per il reclutamento a tempo determinato di 8.171 unità Aupp. Successivamente, in data 5 aprile 2024 è stato indetto un secondo concorso per n. 3.946 unità;
in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario 2025, il Ministero interrogato ha evidenziato che «al 30 settembre 2024 il personale effettivamente in servizio era di 8.804»;
pertanto, la soglia attualmente stabilita di 9.560 unità non è mai stata raggiunta, nonostante la capienza di risorse economiche e uno scorrimento della graduatoria intervenuto in data 24 dicembre 2024;
la scopertura aumenta con le frequenti dimissioni e delle rinunce sopravvenute in esito a ciascuno scorrimento;
inoltre, il vincolo di assegnazione al distretto di appartenenza (in parte esteso con il criterio del «distretto limitrofo») ha determinato maggiori carenze presso taluni distretti (ad esempio Trieste, Genova e Brescia);
oltre 2.000 candidati idonei al concorso del 2024, si trovano ad oggi in attesa di scorrimento della relativa graduatoria;
ai sensi del citato articolo 16-bis del decreto-legge n. 80 del 2021, la stabilizzazione degli Aupp è subordinata al requisito di almeno 24 mesi continuativi in servizio, alla permanenza in servizio al 30 giugno 2026 e a una prova comparativa sulla base dei distretti territoriali e degli uffici centrali. Di talché, a invarianza normativa, la stabilizzazione degli idonei al concorso del 2024 risulterebbe allo stato attuale preclusa;
com'è noto, il sistema giudiziario è in crisi proprio a causa dell'atavica carenza di personale amministrativo e giudiziario –:
quali iniziative intenda assumere per garantire il raggiungimento dei livelli assunzionali previsti per gli Aupp, tenendo conto delle rinunce e delle dimissioni intervenute, e se non ritenga, a tal fine, di dover procedere all'immediato scorrimento della graduatoria relativa al concorso del 2024 fino ad esaurimento della stessa;
se non ritenga, attesa l'omessa pubblicazione delle graduatorie di merito, di dover provvedere alla pubblicazione delle graduatorie di merito, per ciascun distretto mediante pubblicazione in forma pseudonimizzata/anonima/per codice di concorso;
se non intenda adottare iniziative volte a prevedere una proroga della graduatoria del 2024 anche oltre il limite di vigenza fissato al 15 giugno 2026 ovvero anche mediante la previsione di un criterio di scorrimento su scala nazionale in grado di consentire l'immissione in servizio degli idonei disponibili ad accettare l'assunzione presso distretti diversi;
se non ritenga necessario estendere l'istituzione dell'UPP anche presso i tribunali che ne sono attualmente sprovvisti;
se, in ragione dell'atavica carenza di personale, non ritenga di dovere adottare iniziative di carattere normativo volte a prevedere la stabilizzazione di tutti gli idonei, in via ulteriore rispetto ai criteri attualmente previsti dall'articolo 16-bis del decreto-legge n. 80 del 2021;
in caso di denegata possibilità di provvedere alla predetta stabilizzazione, se non ritenga opportuno procedere alla cessione della graduatoria anche presso altri enti centrali ai sensi dell'articolo 16, comma 3-bis, del decreto-legge n. 146 del 2021 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 215 del 2021 e dell'articolo 28-bis del decreto-legge n. 75 del 2023 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 112 del 2023.
(4-04599)
Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'onorevole interrogante formula alcuni quesiti specifici in merito ad uno degli investimenti che più ha caratterizzato il Piano nazionale di ripresa e resilienza sul versante della giustizia, quello relativo al capitale umano.
Come già più volte esposto, l'investimento in capitale umano è forse l'intervento più rilevante nel quadro del PNRR in quanto è teso, attraverso l'apprestamento – in particolare – di un contingente di addetti all'ufficio per il processo, a creare un vero e proprio staff di supporto al magistrato e alla giurisdizione, con compiti di studio, ricerca e redazione di bozze di provvedimenti, e a gettare le fondamenta per una struttura al servizio dell'intero ufficio giudiziario, con funzioni di raccordo con le cancellerie e le segreterie, anche con mansioni tipicamente amministrative quale naturale preparazione e completamento dell'attività giurisdizionale, di assistenza al capo dell'ufficio ed ai presidenti di sezione.
Quanto all'attuale consistenza di tale contingente, alla data del 28 febbraio 2025 risultavano in servizio n. 8.762 addetti all'ufficio per il processo ed ulteriori n. 2.951 dipendenti di altre qualifiche assunte in ambito PNRR, per un totale di 11.713 unità presenti.
Peraltro, nell'ambito della nuova procedura di reclutamento indetta il 5 aprile 2024, procedura cui fa espresso riferimento l'interrogante nel suo atto di sindacato ispettivo, si è di recente concluso uno scorrimento distrettuale delle graduatorie ancora capienti che ha determinato, in data 30 gennaio 2025, l'immissione in servizio di n. 440 unità di personale.
Con l'obiettivo di assegnare personale agli uffici dei distretti privi di graduatorie capienti è, altresì, prossimo anche un nuovo scorrimento a graduatoria unificata su base di punteggio.
Quanto, infine, alla richiesta – pure formulata dall'interrogante – di pubblicare «le graduatorie di merito, per ciascun distretto mediante pubblicazione in forma pseudonimizzata/anonima/per codice di concorso, attesa l'omessa pubblicazione delle graduatorie di merito», trattandosi di graduatorie formate in esito ad un concorso bandito dalla commissione interministeriale Ripam, basti osservare che ogni iniziativa relativa alla relativa gestione, e quindi anche alla loro pubblicazione, esula dalle competenze di questo Dicastero, in quanto riservata a detta commissione.
Ciò detto, non pare ultroneo evidenziare che al momento dell'insediamento di questo Governo, nell'ottobre 2022, lo scenario di attuazione delle riforme e degli investimenti del PNRR giustizia, ivi compreso quello in capitale umano, presentava non poche criticità, sia per l'eccessiva ambiziosità di alcuni dei target definiti – si pensi all'abbattimento dell'arretrato civile o all'impegno assunto dal precedente Governo di digitalizzare il processo penale di primo grado senza alcun finanziamento dedicato – sia per uno stato di avanzamento ancora limitato e parziale in relazione alla maggior parte degli interventi.
In tale contesto, uno dei focus sul quale si è concentrata l'attenzione del Dicastero è stato, dunque, proprio quello del capitale umano. È apparso subito necessario, infatti, adottare misure atte ad evitare che le assunzioni realizzate si risolvessero in un insuccesso, senza produrre quell'importante innovazione in termini di efficientamento dell'organizzazione interna degli uffici giudiziari prevista dal PNRR. Occorreva, inoltre, dare un forte impulso all'attuazione del progetto in vista del traguardo finale fissato a giugno 2026.
È stato, dunque, sin da subito avviato un percorso di revisione degli obiettivi assegnati, volto a riportare a condizioni di realizzabilità gli impegni che il precedente Governo aveva assunto. La rinegoziazione si è conclusa con successo nel 2023 e, proprio in attuazione della nuova milestone M1C1-37-bis, è stata introdotta la proroga al 30 giugno 2026 della durata dei contratti del personale PNRR in servizio. Sono stati, inoltre, riconosciuti incentivi non economici, come titoli di preferenza nei concorsi pubblici banditi dalle amministrazioni dello Stato ed è stata prevista una possibilità di stabilizzazione del personale Upp a decorrere dal 1° luglio 2026.
È stato infine garantito il costante rispetto dei target previsti dal PNRR, attraverso il mantenimento in servizio di almeno 8.764 unità complessive di personale a partire dal 31 dicembre 2022 e di almeno 10.000 unità complessive di personale a partire dal 30 giugno 2024 fino al 30 giugno 2026, anche grazie alla proroga al 30 giugno 2026 della durata dei contratti del personale PNRR in servizio.
L'amministrazione resta, in ogni caso, quotidianamente impegnata nel dare piena attuazione al quadro normativo di riferimento attualmente vigente (decreto-legge n. 19 del 2024), anche alla luce delle previsioni del Piano strutturale di bilancio di medio termine, e nel portare a termine quel reale miglioramento dell'efficienza del sistema giudiziario, ed in particolare della giustizia civile, che ha rappresentato una priorità per l'azione dell'attuale Governo, sin dal suo insediamento.
In disparte, infatti, gli specifici obiettivi identificati dal PNRR Italia domani, è fermo convincimento di questo Governo che occorra fornire risposta ad una più generale esigenza, avvertita dalla società civile e dal contesto economico. C'è ancora molta strada da fare, ma i risultati già raggiunti fanno ben sperare, confermando che la strada imboccata è senz'altro quella giusta.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.
SCHIANO DI VISCONTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
la giustizia di prossimità costituisce un presidio essenziale per l'effettività del diritto di accesso alla giurisdizione, garantendo la tutela dei diritti in tempi ragionevoli e con costi contenuti per i cittadini e gli operatori del diritto;
con provvedimento del 18 marzo 2025, il presidente del tribunale di Napoli Nord ha disposto la chiusura dell'ufficio del giudice di pace di Napoli Nord, con sede in Aversa, a causa dell'assenza di personale amministrativo, con conseguente paralisi delle attività giurisdizionali e amministrative;
tale situazione si inserisce in un contesto di perdurante criticità, segnalato più volte dal consiglio dell'ordine degli avvocati di Napoli Nord, che ha denunciato la carenza cronica di personale amministrativo e di magistrati onorari, nonché l'accumulo di ritardi nella trattazione dei procedimenti, con fissazione delle prime udienze a distanza di anni;
la chiusura dell'ufficio del giudice di pace di Napoli Nord determina un aggravio di lavoro per gli altri uffici giudiziari del circondario, già gravati da un'elevata pendenza, con conseguenti pregiudizi per l'effettività della tutela giurisdizionale e per l'esercizio della professione forense –:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di consentire la riapertura, l'operatività e il regolare svolgimento delle attività giurisdizionali dell'ufficio del giudice di pace di Napoli Nord;
se e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di potenziare la giustizia di prossimità, con particolare riguardo alle aree ad alta densità di contenzioso.
(4-04679)
Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo con il quale l'interrogante chiede di sapere quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per consentire il regolare svolgimento delle attività giurisdizionali dell'ufficio del giudice di pace di Napoli nord, si rappresenta quanto segue.
In apertura si evidenzia che l'operatività dell'ufficio del giudice di pace di Napoli nord è attualmente garantita.
La chiusura dell'ufficio è stata disposta con provvedimento del presidente del Tribunale di Napoli nord del 18 marzo 2025 a causa della concomitante assenza dal servizio del personale amministrativo e, a seguito del rientro di una unità, ne è stata disposta la riapertura con decorrenza dal 21 marzo 2025.
Si rimarca che, secondo la legge 28 aprile 2016 n. 57, la gestione del personale amministrativo dell'ufficio del giudice di pace, laddove non sia prevista la posizione dirigenziale, rientra nelle prerogative del presidente del Tribunale.
Si sottolinea anche che la competenza a provvedere all'applicazione temporanea è in capo al presidente della Corte d'appello, sentito il capo dell'ufficio interessato e le organizzazioni sindacali, previo nulla osta della competente direzione del Ministero della giustizia.
Il 20 marzo 2025 la Corte d'appello di Napoli ha provveduto alla pubblicazione del bando di interpello distrettuale per l'ufficio del giudice di pace di Napoli nord, per l'applicazione di n. 5 unità di personale appartenente all'Area seconda e terza nei profili di funzionari giudiziari, cancellieri e Assistenti giudiziari.
Il Ministero della giustizia, al fine di assicurare la piena operatività dell'ufficio, ha rilasciato tempestivamente il nulla osta.
In questo senso è stato confermato l'impegno del Dicastero per offrire il più ampio contributo possibile al rafforzamento dell'organico dell'ufficio in esame ed, in generale, di tutti gli uffici che presentino problematiche legate alle scoperture.
Gli interventi avvengono infatti sia in modo mirato sulla mobilità temporanea per la risoluzione di situazioni emergenziali e sia, più in generale, approntando politiche assunzionali programmate.
A tal proposito si rimarca che questa Amministrazione è autorizzata a bandire un concorso per un totale di 1.323 unità di assistenti giudiziari, elevabile a 3.806 unità, in base alle risorse già stanziate.
Inoltre è stato già bandito un concorso per 1.000 unità di personale non dirigenziale, a tempo pieno e indeterminato, da inquadrare nei ruoli del Ministero della giustizia, nell'area assistenti, profilo di conducente di mezzi a motore per trasporto di persone e cose.
Venendo nel dettaglio ad esaminare la situazione del personale amministrativo presente negli uffici del Tribunale e del giudice di pace di Napoli nord si forniscono i seguenti dati.
Presso il Tribunale di Napoli nord a fronte di una dotazione organica di 168 unità, compresa la posizione dirigenziale e tenendo conto dei distacchi e dei comandi, sono presenti 137 risorse con una percentuale di scopertura effettiva del 18 per cento.
Inoltre, se si considera anche la presenza del personale a tempo determinato PNRR (146 unità di addetti all'ufficio per il processo rispetto ad una pianta organica prevista dal decreto ministeriale del 1° giugno 2024 di 148 e 35 unità di Personale tecnico a supporto Upp), l'ufficio registrerebbe un esubero di personale.
Le scoperture in organico riguardano i seguenti profili: ausiliario (12 vacanze su 18 posti in organico), assistente giudiziario (12 vacanze su 64 posti), cancelliere (5 vacanze su 24), conducente di automezzi (2 vacanze su 5 posti previsti) e operatore giudiziario (3 vacanze su 13).
Si registrano le presenze di 1 Cancelliere esperto e di 3 Centralinisti telefonici non previsti in pianta. Oltretutto i 5 posti di Direttore risultano completamente soddisfatti e si registra un esubero per il profilo di Funzionario giudiziario.
La posizione dirigenziale risulta coperta con incarico di titolarità.
Inoltre si segnala che, nel corso di questa legislatura, sono state realizzate 17 assunzioni ordinarie a tempo indeterminato e 94 assunzioni a tempo determinato PNRR rientranti nell'area assistenti e nell'area funzionari.
L'ufficio del giudice di pace di Napoli nord ha una dotazione organica di 16 unità e sono in servizio 5 risorse presentando una percentuale di scopertura del 68,75 per cento. Il dato tiene conto della presenza di 1 assistente giudiziario applicato dall'Unep di Napoli e dell'assenza di 1 direttore applicato dal 30 marzo presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
Le scoperture che interessano l'ufficio riguardano in particolare i profili dell'assistente giudiziario (4 vacanze su 5 posti in organico) e dell'operatore giudiziario (4 vacanze su 4 posti). I profili dell'ausiliario e del cancelliere risultano vacanti mentre sono soddisfatti i posti di funzionario giudiziario e direttore.
Inoltre, si evidenzia che, nel corso di questa legislatura, sono state realizzate 2 assunzioni ordinarie a tempo indeterminato rientranti nell'area assistenti e nell'area funzionari.
Infine, con interpello ordinario nazionale 26 luglio 2023 per n. 9.739 posti vacanti rivolto al personale dell'organizzazione giudiziaria ai sensi dell'articolo 4 dell'accordo sulla mobilità, è stato messo a bando n. 1 posto da ausiliario per l'ufficio del giudice di pace di Napoli nord per il quale non è pervenuta alcuna domanda.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.
SERRACCHIANI, DI BIASE, GIANASSI, LACARRA e SCARPA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
si apprende, anche da dichiarazioni recenti del Ministro interrogato, che il Governo, si ritiene anche per tramite del Commissario straordinario Marco Doglio, nominato ormai mesi fa per affrontare la drammatica emergenza del sistema dell'esecuzione penale e del quale ancora si attendono notizie ufficiali, avrebbe intenzione di fronteggiare il sovraffollamento carcerario utilizzando dei moduli prefabbricati, che avrebbe già acquistato, destinati ad essere «stipati» nelle carceri in funzione, dove c'è, o meglio ancora ci sarebbe, spazio, oppure in caserme dismesse rifunzionalizzate a carceri;
il Governo farebbe dunque ricorso a giudizio degli interroganti ad una sorta di modello «Albania», rivelatosi fallimentare, incostituzionale oltre che costosissimo e dannoso per la finanza pubblica;
l'articolo 4-bis del decreto-legge 4 luglio 2024, n. 92, convertito con modificazioni dalla legge n. 112 del 2024 ha previsto la nomina di un commissario straordinario per l'edilizia penitenziaria; la necessità avvertita dal Governo di istituire un Commissario straordinario per l'edilizia carceraria ha testimoniato e purtroppo certificato un'inadeguatezza dell'efficacia dell'azione della struttura amministrativa a ciò deputata e della guida politica attuale;
il Governo lo ha nominato l'estate del 2024, ma da allora nessun aspetto della innegabile e gravissima crisi del sistema carcerario è stato affrontato, anzi tutto il sistema della giustizia tra 2025 e 2027 ha subito un ulteriore taglio di 500 milioni, che risultano concentrati principalmente sui programmi riguardanti l'amministrazione penitenziaria, l'edilizia penitenziaria, la giustizia minorile e di comunità con le pene alternative, la giustizia riparativa, l'esecuzione penale esterna;
si attende inoltre ancora il programma dettagliato degli interventi necessari previsto dal medesimo articolo 4-bis, che deve specificare i tempi e le modalità di realizzazione, tenuto conto delle eventuali localizzazioni decise ai sensi dell'articolo 17-ter del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 195, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2010, n. 26, e indicando le risorse occorrenti –:
se il Ministro non ritenga urgente e necessario rendere puntualmente conto in merito ai programmi edificatori carcerari prossimi venturi, anche alla luce delle attività in carico al Commissario straordinario, e se le notizie in merito all'acquisto da parte del Governo di queste soluzioni modulari rispondano al vero nonché quali siano, nel dettaglio, i criteri individuati e i costi di questa operazione.
(4-04501)
Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, con i quali gli interroganti chiedono di conoscere nel dettaglio le procedure attualmente adottate per l'affidamento e l'esecuzione dei lavori di edilizia penitenziaria e quali siano i tempi per la loro realizzazione, si rappresenta quanto segue.
Giova premettere che le criticità ereditate sono strutturali e radicate nel tempo e per tale motivo le soluzioni che questo Governo sta fornendo, da ultimo con il decreto-legge 4 luglio 2024, n. 92, cosiddetto «Carcere sicuro», sono necessariamente di sistema, i cui effetti sono apprezzabili, gioco forza, alcuni nell'immediatezza, altri medio e lungo termine.
Nell'immediatezza c'è stata indubbiamente un'iniezione imponente di risorse finanziare, tutte mirate al benessere di chi è privato delle libertà personale e di chi opera quotidianamente per la loro sicurezza.
In materia di edilizia penitenziaria, l'azione del Governo è stata determinata e imponente ed ha richiesto una straordinaria implementazione dei relativi fondi stanziati con la legge di bilancio 2025.
In particolare, con legge di bilancio 30 dicembre 2024, n. 207, per l'intero comparto giustizia sono stati stanziati 261.157.854 euro in più per l'anno 2025, rispetto allo stanziamento previsto con legge di bilancio per l'anno 2024.
Per quanto attiene, nello specifico, all'amministrazione penitenziaria, sono stati stanziati, per ogni anno del triennio 2025-2027, rispettivamente 60.645.796 euro in più per l'anno 2025, 146.591.365 euro in più per l'anno 2026 e 127.820.554 euro in più per l'anno 2027, rispetto agli stanziamenti previsti per il 2024.
Inoltre, è stato istituito anche un conto di contabilità speciale ad hoc presso il Commissario straordinario per l'edilizia penitenziaria, con la dotazione finanziaria necessaria per realizzare le nuove opere dirette a incrementare di 7000 unità il numero dei posti detentivi.
In particolare, risultano ultimate le interlocuzioni per la definizione degli interventi necessari, con specifica indicazione di tempi e modalità di realizzazione, nonché delle risorse occorrenti.
Nel rispetto delle tempistiche previste, il 24 febbraio 2025, infatti, il Commissario straordinario per l'edilizia penitenziaria – nominato nella persona del dottor Marco Doglio con decreto 19 settembre 2024 del Presidente del Consiglio dei ministri, ai sensi dell'articolo 4-bis, comma 1, del decreto-legge luglio 2024, n. 92, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 agosto 2024, n. 112 – ha trasmesso al Gabinetto del Ministro della giustizia il «Programma» degli interventi al fine dell'avvio del prescritto iter che prevede l'adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ed il Ministro dell'economia e delle finanze.
Il suddetto programma è articolato in quattro linee di intervento:
linea 1 – Interventi programmati/in corso (con utilizzo poteri commissariali);
linea 2 – Ampliamenti delle strutture esistenti;
linea 3 – Ottimizzazione camere e caserme della polizia penitenziaria;
linea 4 – Piattaforma digitale nazionale per il censimento delle strutture penitenziarie e potenziale valorizzazione.
Allo stato, gli interventi già in corso e quelli programmati di competenza del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria riguardano 134 istituti penitenziari per un importo di circa 440 milioni di euro e quelli di competenza del dipartimento per la giustizia minorile e di comunità riguardano 35 istituti per un importo complessivo di circa 120 milioni di euro.
Il piano nazionale di interventi, in definitiva, oltre che avanzare velocemente con la realizzazione di nuovi padiglioni in comprensori già sedi penitenziarie, la rifunzionalizzazione all'uso detentivo di caserme militari dismesse e il recupero di quanto già nella propria disponibilità, prosegue, senza soluzione di continuità, anche nel processo di riqualificazione del patrimonio edilizio, mediante l'avvio di importanti interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria di sezioni e reparti già attivi, con il duplice obiettivo di cercare di contenere il sovraffollamento e migliorare le condizioni di vivibilità dei ristretti e degli operatori penitenziari.
Con tale scopo sono stati concepiti anche i cosiddetti «blocchi detentivi» inseriti nel piano del commissario straordinario per l'edilizia penitenziaria citati dagli interroganti.
Per quanto noto al dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, essi dovrebbero riferirsi alle soluzioni modulari costituite da moduli prefabbricati in calcestruzzo, trasportabili e smontabili, comprensive di tutti gli ambienti, arredi, attrezzature e forniture impiantistiche idonee all'ospitalità dei detenuti, in condizioni di vivibilità e salubrità, nel rispetto delle norme igienico-sanitarie vigenti, dotati di cortili di passeggio e zone di socialità.
Tali soluzioni, indipendentemente dallo sviluppo architettonico degli spazi e degli ambienti, dovranno necessariamente garantire un trattamento penitenziario mirato alla riabilitazione alla vita civile dei detenuti.
Inoltre, dai contributi informativi dettagliati forniti dal Dap, in relazione all'individuazione delle strutture del Paese coinvolte nel cosiddetto «Piano carceri», si distinguono i nuovi padiglioni finanziati dal Fondo complementare al PNRR, per i quali il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è stato individuato quale soggetto attuatore e per i quali risultano essere stati affidati gli appalti integrati (progettazione esecutiva ed esecuzione dei lavori) di tutti i padiglioni presso gli istituti di Ferrara, Vigevano, Rovigo, Viterbo, Perugia, Civitavecchia e Santa Maria Capua Vetere, fatta eccezione per quello della casa circondariale di Reggio Calabria «Arghillà», poiché l'affidamento dell'appalto integrato è stato oggetto di ricorso al Consiglio di Stato, per cui si provvederà al riavvio del procedimento.
La realizzazione di tali 8 padiglioni – il cui modello prototipale (cosiddetto «format») elaborato dalla commissione per l'architettura penitenziaria costituita presso il Gabinetto del Ministro della giustizia con decreto 12 gennaio 2021 è stato definito «ad alta vocazione trattamentale» – dovrà essere ultimata entro il 2026 e produrrà, complessivamente, ulteriori 640 posti detentivi.
Infine, per quanto concerne il miglioramento delle condizioni di vivibilità delle strutture, si partecipa che procede l'attività finalizzata all'adeguamento agli standard previsti dalla normativa vigente dal punto di vista edilizio, consistente principalmente nell'aggiornamento delle camere di pernottamento alle prescrizioni di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000.
Nel merito, si rappresenta che l'amministrazione penitenziaria ha in corso, da anni, un piano di interventi - finanziato sia con fondi propri che con risorse della cassa delle ammende – contemplante la realizzazione di opere tese al miglioramento igienico sanitario, all'accrescimento della salubrità degli ambienti e del benessere detentivo, anche avvalendosi di manodopera detenuta, attraverso l'eliminazione dei wc ancora a vista, la collocazione delle docce nei locali bagno posti a servizio di ogni camera di pernottamento, con la correlata e conseguente necessità di modificare gli impianti termici, al fine di assicurare a tali locali la disponibilità di acqua calda a uso sanitario.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.
SERRACCHIANI, GIANASSI, DI BIASE, LACARRA e SCARPA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
si apprende, anche dai social network personali del Sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove, che lo stesso Sottosegretario si sarebbe recato, nei giorni scorsi, nell'ambito di una «visita ufficiale», in Messico, dove avrebbe trascorso quattro giorni, come testualmente riportato sui suoi canali social «discutendo di cooperazione giudiziaria e lotta alla criminalità organizzata con le istituzioni locali – Italia e Messico sono unite in un fronte comune contro i cartelli del narcotraffico e la 'Ndrangheta, rafforzando la cooperazione su temi cruciali: confische senza condanna, controllo dei porti, intelligence negli istituti penitenziari e gestione carceraria della criminalità organizzata, Nihil difficile volenti!»;
Leo Beneduci, segretario generale dell'O.s.a.p.p. (Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria), con una nota pubblicata sul sito ha sottolineato come, in una situazione di crisi eccezionale del sistema dell'esecuzione penale e degli istituti penitenziari italiani, sia da considerare «inaccettabile che, in un momento in cui mancano agenti, le strutture cadono a pezzi e la sicurezza è compromessa, i vertici politici e dell'amministrazione penitenziaria si concedano trasferte di lusso in paesi che non hanno nulla da insegnarci se non in negativo»;
il Messico appare infatti come uno Stato che presenta diverse criticità per quanto riguarda il sistema penitenziario, visto la grande capacità del sistema del narcotraffico di permeare anche le carceri –:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno chiarire gli esatti contorni di tale visita, fornendo i necessari elementi in merito alle finalità istituzionali che l'hanno giustificata, anche con riferimento alle specifiche deleghe in capo al Sottosegretario Delmastro Delle Vedove, ai partecipanti alla missione e ai relativi costi sostenuti dal Ministero.
(4-04595)
Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, con cui il deputato interrogante solleva specifici quesiti in ordine alla visita in Messico effettuata dal 6 al 9 marzo 2025 dal sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove, si rappresenta quanto segue.
Il ruolo e il primato del modello italiano nella lotta al crimine organizzato, riconosciuto in tutto il mondo, hanno costituito l'occasione per Nazioni Unite ed il Messico per chiedere il coinvolgimento del nostro Paese e per beneficiare dell'expertise italiana per la riorganizzazione del sistema penitenziario messicano, dello sviluppo dell'intelligence carceraria e, più in generale, della strategia di contrasto alla criminalità organizzata.
Invero, la missione rappresenta il naturale sviluppo di precedenti negoziazioni avviate con il Governo federale degli Stati Uniti del Messico nel dicembre 2024 dall'allora responsabile dell'ufficio centrale lavoro detenuti del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, ora distaccato presso l'istituto interregionale delle Nazioni Unite per la ricerca sul crimine e la giustizia (Unicri), e svolte unitamente all'Ambasciata italiana.
Il Governo federale messicano, all'esito di tali negoziazioni, ha invitato il rappresentante del Governo italiano e la delegazione dell'Amministrazione penitenziaria, al fine di rafforzare e intensificare la collaborazione nel contrasto alla criminalità organizzata, attraverso lo scambio di informazioni e buone prassi in materia di giustizia penale e amministrazione penitenziaria.
Nel corso di tali incontri, tenutisi dal 6 al 9 marzo 2025, il sottosegretario Delmastro Delle Vedove – delegato, con decreto 15 dicembre 2022, alla trattazione degli affari di competenza del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, con particolare riferimento al personale, alla gestione dei beni, dei servizi e degli interventi in materia di edilizia penitenziaria e alla formazione – ha confermato, infatti, la disponibilità del Governo Italiano a condividere gli strumenti normativi e organizzativi sviluppati nel contrasto al crimine organizzato: dal regime speciale dell'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario all'ergastolo ostativo per i membri delle organizzazioni criminali, dal sequestro dei patrimoni della criminalità organizzata prima della condanna definitiva alla diversificazione dei circuiti detentivi, fino all'organizzazione del Corpo di polizia specializzato nell'esecuzione penale e dei suoi reparti speciali, Gruppo operativo mobile (GOM), Nucleo investigativo centrale (Nic) e Gruppo di intervento operativo (Gio).
La missione si è conclusa in modo assolutamente proficuo: è stata, infatti, sottoscritta una lettera di intenti tra il Ministero della giustizia italiano, il Segretariato per la sicurezza e la protezione cittadina (SSCP) degli Stati Uniti Messicani e l'istituto interregionale delle Nazioni Unite per la ricerca sul crimine e la giustizia (Unicri) per avviare un programma di cooperazione che possa portare alla costituzione di un Memorandum da firmare nei prossimi mesi in Italia.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.
SERRACCHIANI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
da dichiarazioni del segretario generale dell'O.s.a.p.p., Beneduci, si evince che il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria «continuerebbe a pubblicare comunicazioni in cui dichiara formalmente la priorità per gli istituti penitenziari, ma la realtà operativa racconta una storia completamente diversa, e che la situazione del Piemonte-Valle d'Aosta, perfettamente sovrapponibile a quella di Toscana, Lazio, Umbria, Campania, Sicilia, rappresenta l'emblema di una strategia che sistematicamente svuota le carceri di figure di comando per riempire gli uffici centrali»;
la regione Piemonte, ad esempio, presenta attualmente nove strutture penitenziarie prive di comandante titolare;
tale stato di cose riguarderebbe la casa circondariale di Aosta, la casa circondariale di Ivrea, la casa circondariale di Novara (con detenuti in regime di 41 bis), la casa circondariale di Verbania, la casa di reclusione di Fossano, il nucleo interprovinciale di Asti, il nucleo cittadino di Alessandria e il nucleo interprovinciale di Torino;
in questo quadro si distingue però l'anomalia di Biella, dove invece si registrerebbe una singolare concentrazione di missioni forfettarie pari a 110 euro al giorno per ogni beneficiario per incarichi temporanei, incarichi spesso seguiti da distacchi «senza oneri» che permetterebbero di aggirare i limiti temporali delle missioni stesse;
il segretario generale del citato sindacato descrive un meccanismo ormai collaudato che si ripeterebbe in tutta Italia: «i dirigenti vengono selezionati tramite chiamata diretta dal Direttore Generale del Personale del Dap, in accordo con i Provveditori regionali, eludendo le procedure trasparenti previste dalla normativa anticorruzione. Al termine degli otto mesi di missione forfettaria, proprio quando l'indennità dovrebbe decadere per legge, si attiva puntualmente il distacco senza oneri, che consente di mantenere la medesima posizione senza costi aggiuntivi per l'amministrazione.» –:
se il Ministro interrogato sia al corrente della situazione suesposta e se non ritenga assolutamente necessario adottare immediate iniziative di competenza volte a ripristinare correttezza e trasparenza nella gestione degli incarichi e a garantire finalmente la copertura dei ruoli di comando nelle strutture penitenziarie.
(4-04675)
Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, con il quale il deputato interrogante, traendo spunto da alcune strutture penitenziarie del Piemonte prive, allo stato, della titolarità del comando, solleva specifici quesiti in ordine ad iniziative «volte a ripristinare correttezza e trasparenza nella gestione degli incarichi dirigenziali e a garantire finalmente la copertura dei ruoli di comando nelle strutture penitenziarie», si rappresenta quanto segue.
Preliminarmente, in ordine alla segnalata carenza di personale appartenente alla carriera dei funzionari del Corpo di polizia penitenziaria, con particolare riguardo all'assenza della figura del comandante di reparto titolare presso nove istituti penitenziari del Piemonte, si precisa, sulla base delle notizie rese dal direzione generale del personale, opportunamente interessata, che gli istituti penitenziari privi della figura del titolare di comando sono in numero lievemente inferiore, ovvero: casa circondariale di Biella, casa di reclusione di Fossano, casa circondariale di Ivrea, casa circondariale di Novara, casa circondariale di Verbania, casa circondariale di Aosta Brissogne.
Per quel che concerne, invece, la casa di reclusione di Saluzzo, il Dap ha recentemente conferito l'incarico di comando a un dirigente di Polizia penitenziaria proveniente da un istituto di altro distretto, che prenderà servizio nel mese di maggio.
Con riferimento, poi, alla casa circondariale di Verbania, trattandosi di istituto di terzo livello, l'incarico sarà conferito a un neo commissario tra coloro che saranno immessi in ruolo nel mese di maggio, a conclusione del VII corso di formazione, relativo al concorso pubblico per 120 posti, elevato a 132, indetto con provvedimento del Direttore Generale 24 giugno 2021. La conclusione del predetto corso consentirà di assegnare un rilevante numero di funzionari del Corpo, in ragione delle vacanze organiche, anche a supporto delle funzioni di comando. In tale ottica, con provvedimento del Direttore Generale 6 settembre 2023, è stato indetto un ulteriore concorso interno per n. 60 posti di vice commissario.
Per colmare le suddette lacune, con provvedimento 21 marzo 2025, la direzione generale del personale del Dap ha diramato l'elenco dei posti disponibili per i seguenti incarichi: comandante di reparto, vice comandante di reparto, comandante del nucleo traduzioni e piantonamenti provinciale, interprovinciale e cittadino, relativi a istituti penitenziari di incarico superiore, di I e II livello.
Tra i suddetti incarichi, per quanto riguarda la regione Piemonte, figurano i seguenti: comandante della casa circondariale di Novara, comandante della casa circondariale di Aosta, comandante della casa circondariale di Ivrea, comandante del nucleo traduzioni e piantonamento provinciale di Torino, comandante del nucleo traduzioni e piantonamenti interprovinciale di Asti-Biella, comandante del nucleo traduzioni e piantonamenti cittadino di Alessandria. Pertanto, una volta acquisite le disponibilità, si provvederà a conferire gli incarichi di cui sopra.
Tanto premesso, si rappresenta che, nelle more della definizione del decreto concernente l'individuazione dei posti di funzione da attribuire agli appartenenti al ruolo dei funzionari, al fine di garantire, comunque, la presenza di una figura di comando presso gli istituti penitenziari di cui trattasi, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha provveduto, sia pure attraverso provvedimenti interinali, ad assicurare la presenza di funzionari del Corpo con incarico di comandante di reparto pro tempore, previa acquisizione di disponibilità, anche in servizio di missione.
In ordine, infine, alla lamentata «concentrazione di missioni forfettarie» presso la casa circondariale di Biella, si rappresenta che, attesa la carenza di personale del ruolo ispettori presso il predetto istituto – a fronte della dotazione organica di n. 25 unità, ne risultano amministrate n. 4, di cui n. 1 alle dipendenze del Gom –, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha provveduto, in ossequio ai principi di pubblicità e trasparenza, a diramare, con provvedimento 23 marzo 2023, una ricognizione di disponibilità tra il personale, a cui hanno risposto n. 6 unità, inviate in servizio di missione in regime forfettario.
Attualmente, quasi tutti i citati provvedimenti sono scaduti il 31 marzo 2025 e sono in attesa di valutazioni, ai fini dell'eventuale proroga.
Appare opportuno evidenziare, da ultimo, che è in atto il corso di formazione per la qualifica iniziale di vice ispettore, che si concluderà nel mese di maggio prossimo. A tal fine, il D.a.p., di concerto con i provveditorati regionali, sta elaborando un piano di incrementi che sicuramente contemplerà anche l'istituto in questione e che è stato reso noto altresì alle organizzazioni sindacali.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.
SOUMAHORO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
la casa circondariale di Avellino «Antimo Graziano» è stata teatro di una tragedia che ha scosso profondamente detenuti, personale penitenziario e familiari delle persone ristrette. Nella giornata dell'8 febbraio 2025, il corpo senza vita di Ciro Pettirosso, 36 anni, originario di Napoli, è stato ritrovato all'interno della struttura. Il decesso del giovane detenuto ha immediatamente allertato le autorità competenti, che hanno avviato le indagini per fare luce su quanto accaduto;
non appena la notizia si è diffusa, la procura della Repubblica di Avellino ha aperto un fascicolo d'indagine. Il magistrato di turno, Cecilia Annechini, ha disposto l'autopsia sulla salma del detenuto, che è stata trasferita presso l'obitorio dell'ospedale «San Giuseppe Moscati» di Avellino;
gli inquirenti stanno vagliando ogni ipotesi, senza escludere alcuna possibilità: dalle cause naturali a un malore improvviso, fino a eventuali negligenze o circostanze esterne che potrebbero aver influito sul tragico epilogo. La dinamica dell'accaduto rimane ancora poco chiara, ma la vicenda ha acceso i riflettori sulle condizioni di detenzione all'interno della struttura penitenziaria e sulla sicurezza dei detenuti;
il fratello della vittima, Francesco Pettirosso, ha rilasciato dichiarazioni forti che gettano ombre sulla gestione sanitaria del carcere di Avellino. «Mio fratello è morto a causa dell'incapacità del personale medico presente all'interno del carcere. Hanno sottovalutato la sua condizione, era affetto da una grave forma di diabete», ha denunciato Francesco con rabbia e dolore;
secondo il fratello, Ciro non faceva uso di sostanze stupefacenti e stava regolarmente scontando la sua pena. Tuttavia, il giovane detenuto avrebbe ricevuto una somministrazione errata di insulina, un errore medico che, secondo la famiglia, ne avrebbe causato la morte: «noi vogliamo giustizia e la vogliamo ora, per il dolore che stiamo vivendo. Quando ci sarà l'autopsia, sarà presente anche un perito di parte richiesto dalla nostra famiglia», ha aggiunto Francesco Pettirosso;
il drammatico evento accaduto nel carcere di Avellino riporta in primo piano la questione delle condizioni di detenzione nelle carceri italiane. Sovraffollamento, carenza di personale medico e difficoltà nella gestione sanitaria dei detenuti sono problemi che affliggono molte strutture penitenziarie nel Paese. I sindacati della polizia penitenziaria e le associazioni che si occupano di diritti dei detenuti denunciano da tempo una situazione sempre più critica: carenze strutturali, scarsità di risorse e un sistema sanitario interno che, spesso, non riesce a garantire cure adeguate ai detenuti affetti da patologie croniche;
il caso di Ciro Pettirosso, se le accuse della famiglia dovessero trovare conferma, potrebbe rappresentare l'ennesimo episodio di negligenza in un contesto già segnato da numerose criticità. Le indagini faranno chiarezza, ma una riflessione più ampia sulle condizioni delle carceri italiane sembra ormai inevitabile, così come occorrono misure immediate e straordinarie –:
se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, non intendano adottare iniziative, anche di carattere ispettivo, al fine di contribuire a far piena luce su quanto accaduto e su eventuali gravi inadempienze del personale servizio presso la casa circondariale di Avellino;
se non intenda altresì in intraprendere iniziative straordinarie e urgenti al fine di porre rimedio al problema del sovraffollamento e alle gravi problematiche che affliggono le carceri italiane.
(4-04344)
Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo indicato in esame, l'interrogante prendendo spunto dal decesso nella casa circondariale di Avellino di un detenuto lo scorso 8 febbraio, chiede di «far piena luce su quanto accaduto e su eventuali gravi inadempienze del personale in servizio presso la casa circondariale di Avellino» nonché se non si intenda intraprendere iniziative straordinarie e urgenti al fine di porre rimedio al problema del sovraffollamento e alle gravi problematiche che affliggono le carceri italiane.
Sulla specifica vicenda giudiziaria, è stata acquisita, tramite il dipartimento degli affari di giustizia, la relazione dell'autorità giudiziaria competente trasmessa con nota del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Avellino, che si riporta nei limiti dell'osservanza del segreto istruttorio: «...quale PM titolare del procedimento penale (...) R.N.R. scaturito dalla primigenia informativa della Polizia Penitenziaria operante, rileva quanto segue: l'8 febbraio 2025 ricevevo dalla P.G. procedente (Polizia Penitenziaria c/o C.C. Bellizzi — Avellino) la NDR relativa all'avvenuto decesso del detenuto P.C. (....).
In particolare, l'uomo in data 7 febbraio 2025 veniva colto da malore mentre era in camera con altri detenuti. Allertati i soccorsi veniva preso in cura dai sanitari/infermieri dell'istituto che somministravano terapia farmacologica. Tuttavia, nonostante l'intervento anche del personale del 118, alle successive ore 16:14 il P. (.....) decedeva.
La P.G. nell'immediatezza dei fatti eseguiva una perquisizione all'interno, della stanza/camera occupata dal de cuius e da altri detenuti – tutti successivamente escussi in merito alla vicenda rinvenendo delle quantità di sostanza stupefacente del tipo hashish.
Inviavo quindi il medico legale (...), nominandolo C.T. PM, in loco per i primi accertamenti da espletarsi, facendo poi traslare la salma del (.....) presso l'A.O.S.G. Moscati di Avellino.
Il 10 febbraio 2025 – previo avviso a tutte le parti interessate – conferivo incarico al già nominato CT.PM. alla presenza dell'avv.to (...), legale di fiducia del de cuius, richiedendo al consulente di accertare, previo esame autoptico sulla salma del P. (...) nonché lettura/studio della documentazione sanitaria relativa alla malattia dallo stesso patita, le cause ed i mezzi che avevano cagionato la morte dell'uomo; di verificare inoltre l'operato del personale infermieristico/sanitario del Carcere di Bellizzi-Avellino che avevano avuto in cura il (....) dal 14 dicembre 2024 (data entrata in Istituto) alla data del suo decesso (7 febbraio 2025). Nell'occasione il legale di fiducia del de cuius riferiva che i familiari del (...) avevano nominato quale C.T. – di parte il Prof. (...).
Le operazioni peritali sulla salma del P(...) venivano effettuate in data 11 febbraio 2025 alle ore 09:30.
Si è in attesa della Relazione di Consulenza da parte del C. T. PM al quale veniva concesso per espletare il suddetto incarico un periodo congruo.
Delegavo infine il personale della Polizia Penitenziaria per acquisire ulteriori elementi circa la vicenda che ci occupa».
Pertanto le cause del decesso del detenuto sono in corso di accertamento.
Per un ulteriore riscontro ai quesiti posti nell'atto di sindacato ispettivo, in particolare con riferimento alla dinamica dell'accaduto, ed in generale sulle condizioni delle carceri italiane, è stato richiesto un contributo informativo al Dap, trattandosi di aspetti di esclusiva competenza di questa articolazione, che ha riferito quanto segue.
Il decesso menzionato dall'onorevole interrogante, verificatosi il 7 febbraio 2025 presso la Casa circondariale di Avellino, concerne il detenuto di media sicurezza P.C. ristretto presso la sezione circondariale ordinaria. Alle ore 15:35 circa, l'agente addetto alla vigilanza del primo piano, dopo aver effettuato la chiusura delle camere di pernottamento insieme ad altro collega in affiancamento, sentiva delle urla provenire dalla camera di pernottamento n. 15; giunti sul posto, gli operatori notavano il detenuto P.C. privo di sensi, che non rispondeva ai compagni; pertanto, avvisavano immediatamente l'infermeria. Nel frattempo, il personale, con il supporto dei compagni di camera e dei detenuti lavoranti del piano, provvedeva a condurre il ristretto fuori dalla camera e ad adagiarlo a terra in corrispondenza della rotonda; atteso che il detenuto era diabetico, si provvedeva a effettuare la misurazione della glicemia, che risultava bassa. Il detenuto veniva poi condotto in infermeria, dove gli venivano praticati i primi soccorsi; giungeva anche il personale del 118 che, tuttavia, alle ore 16:14 ne constatava il decesso «per arresto cardio-circolatorio in paziente con diabete di tipo 1». La direzione penitenziaria contattava il pubblico ministero di turno che disponeva l'intervento del medico legale; veniva esperito l'esame cadaverico e disposta l'autopsia. Del decesso veniva data comunicazione telefonica ai familiari. La direzione generale dei detenuti e del trattamento, il 14 febbraio 2025, ha dato incarico al Provveditorato regionale di Napoli di procedere ad approfondita indagine volta a ricostruire cause, circostanze e modalità dell'evento.
Allo stato, si è in attesa di ricevere i relativi esiti.
Per completezza, si evidenzia che il detenuto P.C. aveva fatto ingresso presso la casa circondariale di Avellino il 14 dicembre 2024, a seguito di sfollamento dalla Casa circondariale di Napoli Poggioreale disposto dal Provveditorato regionale di Napoli. Il ristretto aveva effettuato periodici colloqui con il padre, la madre, la sorella e i figli.
Pertanto, allo stato e in attesa anche degli esiti del procedimento penale, l'Amministrazione avrà cura di monitorare gli sviluppi della vicenda processuale, per adottare eventuali provvedimenti di competenza.
In ordine alla lamentata inadeguatezza del sistema sanitario interno alle carceri, va evidenziato che, seppure la problematica relativa all'assistenza sanitaria all'interno degli istituti di reclusione esuli totalmente dalle prerogative del Ministro della giustizia – in virtù del Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1° aprile 2008, che ha previsto il trasferimento definitivo al Sistema sanitario nazionale, e quindi alle singole Regioni, della competenza in ordine all'assistenza sanitaria in favore delle persone detenute – questa Amministrazione, al fine di garantire percorsi di cura, il più possibile appropriati e celeri, si è da sempre adoperata nei limiti dell'attuale assetto normativo ed operativo in materia di assistenza sanitaria in carcere.
La strategia perseguita dal Ministero interrogato in questo delicato frangente storico è costituita dal potenziamento della sinergia fra il sistema della giustizia, le aziende sanitarie e gli enti locali, al fine di garantire un sempre maggiore innalzamento del livello di presidi e misure in questo ambito.
Passando alle specifiche criticità del sistema carcerario, che ormai da tempo vengono in più occasioni sollevate e a cui, in altrettante molteplici occasioni, si è data risposta, è evidente che questo Governo e questo Ministero hanno tracciato una linea chiara e netta con le misure messe in campo sul sistema penitenziario: intervenire in modo organico e lungimirante per cercare di risolvere difficoltà e problematiche risalenti nel tempo.
Con riferimento all'analisi dei dati relativi alle presenze detentive, alla data del 10 marzo 2025, dalla consultazione dell'apposito applicativo 15 – Monitoraggio camere e spazi di detenzione, presso la Casa circondariale di Avellino risultano presenti un totale di n. 553 detenuti (34 donne + 519 uomini), di cui n. 545, allo stato, effettivamente registrati in camera, rispetto a una capienza regolamentare pari a complessivi n. 500 posti, di cui n. 37, allo stato, non disponibili a vario titolo, rilevandosi una percentuale di affollamento pari al 119,44 per cento, inferiore all'indice percentuale medio regionale, pari, alla stessa data, al 134,11 per cento.
Dei 553 detenuti complessivamente presenti, n. 65 sono appartenenti al circuito detentivo dell'Alta sicurezza, inoltre, n. 495 sono di nazionalità italiana, mentre i restanti n. 58 sono stranieri.
Non si registrano comunque violazioni dei parametri minimi stabiliti dalla Corte E.d.u., atteso che ogni detenuto risulta avere a disposizione uno spazio di vivibilità superiore ai 3 metri quadrati.
L'attenzione al sistema carcerario è tra le priorità di questo Dicastero e del Governo che persegue un modello di carcere che assicuri un'esecuzione della pena certa e, al contempo, mai lesiva della dignità umana, un modello di carcere vivibile, sia per chi vi è recluso sia per chi ci lavora.
Queste due direttrici hanno orientato l'azione del Governo Meloni che, con il decreto-legge 4 luglio 2024, n. 92, cosiddetto «Carcere sicuro», ha dato risposte straordinarie ed energiche all'emergenza del sovraffollamento ma anche soluzioni adeguate, proporzionali e lungimiranti ai problemi strutturali, trascinati da anni, del sistema penitenziario.
Sono state adottate, pertanto, imponenti politiche assunzionali che hanno non solo l'obiettivo di colmare le vacanze organiche ma soprattutto la finalità di migliorare le condizioni di lavoro del personale.
È stato istituito il commissario straordinario per l'edilizia penitenziaria, con il compito di realizzare, nel più breve tempo possibile, un Piano nazionale di interventi in grado di recuperare 7.000 dei 10.000 posti mancanti, riducendo drasticamente il sovraffollamento.
Per quanto attiene alla realizzazione di nuovi padiglioni detentivi (non finanziati dal fondo complementare al Pnrr), sono stati previsti nuovi istituti e nuovi padiglioni, al di fuori di quelli finanziati dal fondo complementare al Pnrr, tra cui si segnalano: -C.C. Cagliari Uta con il nuovo padiglione da 92 posti destinato al 41-bis; -C.R. Sulmona con un nuovo padiglione da 200 posti; -C.R. Milano Opera con nuovo padiglione da 392 posti; -C.C. Roma Rebibbia N.C. dove sono in corso i lavori di realizzazione del nuovo padiglione da 400 posti, la cui ultimazione è fissata al 29 dicembre 2026; -C.R. Milano Bollate con nuovo padiglione da 200 posti; -C.C. Bologna con un nuovo padiglione da 150 posti; a Forlì ove è previsto il completamento del nuovo istituto penitenziario da 250 posti; -C.C. Gorizia per cui l'Amministrazione penitenziaria, il 27 settembre 2022 ha formalmente acquisito la «ex scuola Riccardo Pitteri», per allocarvi la nuova caserma per il personale di Polizia penitenziaria; -C.C. Agrigento con un nuovo padiglione da 150 posti; Pordenone San Vito al Tagliamento con un nuovo istituito penitenziario da 300 posti, la cui struttura dovrebbe essere pronta entro il 2026.
Invece per quanto riguarda i nuovi padiglioni finanziati dal Fondo complementare al PNRR, per i quali il Mit è stato individuato quale soggetto attuatore, si segnala che sono stati affidati gli appalti integrati (progettazione esecutiva ed esecuzione dei lavori) di nuovi padiglioni presso gli istituti di Ferrara, Vigevano, Rovigo, Viterbo, Perugia, Civitavecchia e Santa Maria Capua Vetere, fatta eccezione per quello della Casa circondariale di Reggio Calabria «Arghillà», poiché l'affidamento dell'appalto integrato è stato oggetto di ricorso al Consiglio di Stato, per cui si provvederà al riavvio del procedimento.
La realizzazione di tali 8 padiglioni, dovrà essere ultimata entro il 2026 e produrrà, complessivamente, ulteriori 640 posti detentivi.
Inoltre il 18 gennaio 2024 è stato firmato il verbale d'acquisizione della caserma «Barbetti» (GR) al patrimonio in uso governativo all'amministrazione, al fine della riconversione della struttura di vasta estensione (154.000 metri quadrati) e composta da ben 32 edifici.
Da ultimo, al fine di consentire una più efficace e rapida risposta al problema del sovraffollamento mediante l'implementazione di nuovi posti detentivi, il Commissario straordinario per l'edilizia penitenziaria, ultimate le interlocuzioni per la definizione del programma e degli interventi necessari, in data 24 febbraio 2025, ha trasmesso, al Ministro della giustizia, il «Programma» degli interventi di edilizia penitenziaria, ai fini dell'avvio del prescritto iter di adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e il Ministro dell'economia e delle finanze.
Per quanto concerne il miglioramento delle condizioni di vivibilità delle strutture, procede anche l'attività finalizzata all'adeguamento agli standards previsti dalla normativa vigente dal punto di vista edilizio, consistente principalmente nell'aggiornamento delle camere di pernottamento alle prescrizioni di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000.
Nel merito, si rappresenta che quest'Amministrazione ha in corso, da anni, un piano di interventi – finanziato sia con fondi propri che con risorse della cassa delle ammende – contemplante la realizzazione di opere tese al miglioramento igienico sanitario, all'accrescimento della salubrità degli ambienti e del benessere detentivo, anche avvalendosi di manodopera detenuta, attraverso l'eliminazione dei wc ancora a vista, la collocazione delle docce nei locali bagno posti a servizio di ogni camera di pernottamento, con la correlata e conseguente necessità di modificare gli impianti termici, al fine di assicurare a tali locali la disponibilità di acqua calda a uso sanitario. I programmi di edilizia penitenziaria relativi agli anni 2022-2023 prevedevano complessivamente oltre 30 interventi consistenti nella gran parte dei casi nell'adeguamento di interi reparti, costituiti da più sezioni, tra cui si segnalano quelli effettuati presso le seguenti Case Circondariali: Napoli Poggioreale (con nuova disponibilità di 61 posti detentivi); Udine, Brindisi (con lavori di demolizione e ricostruzione di un padiglione di circa 30 posti), Potenza, Livorno (con ristrutturazione di due padiglioni rispettivamente di 124 e 138 posti) e Milano «San Vittore» dove sono in corso le progettazioni delle opere di manutenzione straordinaria e riqualificazione conservativa del II e IV raggio, per 171 posti complessivi.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.
ZANELLA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
particolare stupore e indignazione ha suscitato la vicenda di Luca che a 4 anni, affidato fin dal primo mese di vita ad una famiglia composta da due genitori con altri tre figli, è stato dato in adozione, dal tribunale dei minori di Milano, a una nuova famiglia;
sebbene la legge stabilisca che l'affido debba durare tra i sei e i dodici mesi, eccezionalmente ventiquattro, il bambino è rimasto con loro molto più a lungo. Passato questo lungo periodo, i genitori affidatari, anche su indicazione del tribunale dei minori, hanno presentato domanda di adozione, preoccupati che un eventuale allontanamento tardivo potesse essere traumatico per il piccolo Luca. Nonostante ciò qualcosa è andato storto e, a quattro anni, Luca è stato assegnato a una nuova famiglia, generando ciò che per gli specialisti di età evolutiva rappresenta uno dei più gravi traumi – sul piano clinico – che si possa verificare nella vita di un bambino: il trauma abbandonico che, negli anni, può portare a traumi significativi;
in più la riassegnazione di Luca a due nuovi genitori non ha comportato alcun genere di «processo ponte» tra vecchia e nuova famiglia, procedura di importanza fondamentale per permettere alla nuova famiglia di poter usufruire di tutto quel bagaglio di conoscenza e competenza su Luca che i genitori affidatari detengono dal primo mese di vita del bambino;
l'elemento chiave della decisione del giudice sembra essere che il padre affidatario aveva superato il limite d'età per l'adozione. Oggi Luca ha 4 anni e i suoi genitori affidatari rispettivamente 54 e 53, e a giudizio dell'interrogante sarebbero stati ancora in grado di sopportare Luca nel suo percorso evolutivo, visto che hanno un altro bambino in affido e che tutt'ora lo stanno crescendo come affidatari e, pertanto, sembra scontato che questi genitori siano molto competenti sul piano emotivo e affettivo, e probabilmente lo saranno anche tra 10 anni;
al di là della questione giudica, questa vicenda mette in luce quanto poco sia diffusa, anche tra gli operatori, la consapevolezza di quanto forti siano i legami di attaccamento che si instaurino tra i bambini e i loro familiari nei primi anni di vita: un ambiente stabile e prevedibile è fondamentale per la sua crescita;
a parere dell'interrogante, nella decisione dei separare Luca dalla sua famiglia affidataria non si è tenuto conto dell'orientamento del mondo scientifico, il quale ritiene, in casi come quello di Luca, scontato l'insorgere di un trauma che doveva essere prevenuto e che va riparato il più velocemente possibile, riaffidando il bambino alla famiglia che lo ha cresciuto –:
se il Ministro interrogato non ritenga di dover promuovere un approfondito monitoraggio in ordine alle modalità e alle condizioni di allontanamento dalla famiglia affidataria di bambini in piena età evolutiva, come nel caso di cui in premessa laddove un bambino di quattro anni è stato allontanato, senza un «processo ponte», dalla sua famiglia adottiva che, tra l'altro, ne aveva chiesto da tempo l'adozione;
se non ritenga, anche alla luce dei fatti illustrati in premessa, farsi promotore di iniziative di competenza anche di carattere normativo, che tutelino il principio della continuità affettiva del minore e che tengano in debito conto lavoro le indicazioni del mondo scientifico su temi così delicati.
(4-04735)
Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, con il quale il deputato interrogante, traendo spunto dalla vicenda del piccolo Luca, un bambino di 4 anni affidato fin dal 1° mese di vita ad una famiglia composta da due genitori con altri figli e successivamente dato in adozione ad una nuova famiglia dal Tribunale per i minorenni di Milano, solleva specifici quesiti in ordine ad eventuali iniziative anche normative volte a tutelare il principio della continuità affettiva del minore, si rappresenta quanto segue.
Per far luce sulla vicenda l'articolazione ministeriale competente è stata prontamente incaricata di svolgere i necessari accertamenti.
Con nota del 9 aprile 2025, il Tribunale per i minori di Milano, opportunamente interpellato dalla competente articolazione ministeriale, ha trasmesso una dettagliata relazione che, per completezza di esposizione, si riporta integralmente di seguito.
«1. Il bambino di quattro anni, dichiarato adottabile dal tribunale per i minorenni di Milano, al quale la stampa ha attribuito il nome Luca, è stato accolto in data 5 marzo 2025 nella sua nuova famiglia avente i requisiti per la sua adozione, ritenuta dopo ampia e approfondita istruttoria la più adeguata a rispondere alle esigenze di un bambino così piccolo.
Il minore è rimasto in affido eterofamiliare per 4 anni in quanto il giudice, chiamato alla verifica della sua condizione di abbandono su ricorso del Pm minorile, ha dovuto intraprendere ogni strada e ogni accertamento al fine di verificare se fosse ancora possibile recuperare e salvaguardare la relazione tra il minore e la sua famiglia biologica, disponendo interventi di supporto a cura del servizio sociale e ogni possibile tentativo di integrazione della famiglia biologica nella vita del minore, risultando l'adozione a terzi l'extrema ratio. Gli approfondimenti nel caso specifico si sono prolungati a causa delle alterne condotte genitoriali che hanno richiesto ripetute verifiche, rese ulteriormente complesse dal periodo epidemiologico del Covid.
2. Com'è noto l'istituto dell'affidamento familiare è volto ad offrire al minore un contesto affettivo ed educativo adeguato, per sua natura temporaneo, nella prospettiva di un recupero delle risorse della famiglia biologica o della scelta di una famiglia adottiva più adeguata, ove venga accertata l'irreversibilità dello stato di abbandono da parte della famiglia di origine.
3. Dopo la dichiarazione dello stato di abbandono non vi è diritto né obbligo della coppia affidataria di diventare genitore adottivo del minore (ed invero nella maggior parte dei casi non vi è richiesta in tal senso).
4. Nell'interesse del minore dichiarato adottabile, la scelta preferibile è quella di essere inserito, attraverso una procedura di comparazione tra coppie aspiranti adottive, ivi compresa eventualmente la famiglia affidataria che ne abbia fatto richiesta, nella famiglia individuata come quella più adeguata sia in quanto avente i requisiti di legge di cui all'articolo 6 legge n. 184 del 1983, sia perché avente fin dall'inizio un progetto adottivo per il quale si è formata, sia infine perché pronta a offrire attenzioni e cure esclusive al minore in un contesto stabile e rassicurante. Nel caso di specie, la famiglia affidataria di Luca è priva del requisito di legge dell'età e per sua scelta ha deciso di continuare ad accogliere minori in affido, uno di anni 3 ed una di mesi 5.
5. In base alla normativa vigente sulla continuità affettiva, compito degli affidatari è quello di accompagnare il bambino nelle scelte che vengono prese nel suo interesse, ovvero il suo rientro nella sua famiglia biologica o l'inserimento nella famiglia adottiva, continuando a svolgere la funzione di supporto e di riferimento affettivo.
[...] 8. Il percorso di avvicinamento è stato curato dal Giudice Onorario, psicologo, del Tribunale per i minorenni e dall'educatrice e dalla psicologa dell'Associazione L'Albero della vita che già avevano conosciuto il minore durante la fase dell'affidamento familiare ed è stato seguito attentamente dal curatore speciale del minore e dall'Ente tutore.
A migliore comprensione di quanto sopra sinteticamente esposto si precisa quanto segue.
L'adozione cosiddetta legittimante è quella che assicura maggiori garanzie al minore, in quanto costituisce un vero e proprio rapporto di filiazione con effetti giuridici completi tra la coppia adottante e il minore, oltre che la rescissione del legame con la famiglia biologica.
Sul punto si osserva che nel caso in esame la coppia affidataria, che ha presentato domanda di adozione legittimante, supera i limiti massimi di età previsti dalla legge per l'adozione legittimante, rispettivamente di 5 e 3 anni (in altri termini il signor Riganti ha 50 anni più del minore e la signora Bacchiega 48 di più). Come è noto, il requisito dell'età assume una forte valenza prescrittiva nell'ambito della citata adozione legittimante, in quanto volto a salvaguardare il diritto del minore dichiarato adottabile a essere inserito in una famiglia a lui dedicata e che possa garantirgli per un tempo il più lungo possibile un ambiente affettivo accudente, rassicurante e stabile. Per altro il legislatore ha ritenuto di adeguare tale requisito all'attuale aumentata aspettativa di vita, portando il limite massimo di differenza di età tra adottante e adottato da 40 anni agli attuali 45. Ciò malgrado i ricorrenti restano entrambi ampiamente fuori dai requisiti di legge.
[...] Nel caso di specie il minore Luca non solo si trova in stato di abbandono ma è stato anche in concreto collocato in famiglia adottiva e pertanto non sussiste neanche l'altro requisito della cosiddetta impossibilità di fatto di addivenire all'affido preadottivo, che si sarebbe, in ipotesi, potuta verificare ove non fosse stata reperita alcuna coppia avente i requisiti per l'adozione legittimante in grado di accogliere in adozione Luca.».
Tanto premesso, preme innanzitutto ribadire quanto già riferito in occasione della risposta fornita ad una specifica interrogazione a risposta immediata sul caso in discussione, ossia che il Dicastero si è prontamente attivato per disporre accertamenti presso le autorità coinvolte.
L'istruttoria ministeriale sarà diretta ad appurare come sia stato possibile che sia stato disposto un affido ad una coppia che già all'origine non presentava i requisiti di adottabilità – superando i limiti di adottabilità rispettivamente di 5 e di 3 anni, laddove era già prevedibile che non si sarebbe potuto garantire al minore una vita stabile presso la famiglia affidataria –, che tale affido sia durato quattro anni e che l'accompagnamento verso la nuova famiglia adottiva sia avvenuto senza un progetto e nell'arco di appena appena 24 ore.
Inoltre, verrà verificato se il caso di Luca sia un episodio isolato o se ci siano altri casi di bambini affidati consapevolmente a coppie prive di requisiti di adottabilità e, laddove dovessero emergere profili di rilievo disciplinare, verranno esercitate le prerogative costituzionali riconosciute per legge al Ministro della giustizia.
È necessario comprendere se si è di fronte ad una lacuna normativa o ad una cattiva applicazione delle norme o ad entrambe.
Invero, l'attuale impianto normativo, a partire dalla legge n. 184 del 1983, contempla un ampio spettro di misure che hanno come obiettivo principale quello di preservare e tutelare la crescita ed il benessere psicofisico del minore.
La priorità è quella di garantire il diritto fondamentale del minore alla continuità affettiva, sancito espressamente per la prima volta con la legge n. 173 del 2015, che dà corpo alla previsione dell'articolo 8 della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza di New York, sia nel caso in cui il minore torni nella sua famiglia d'origine, sia nel caso venga adottato da una nuova famiglia.
Ed è importante che siano preparati ad affrontare questo percorso sia i genitori affidatari, che potrebbero essere diversi da quelli adottivi, sia i bambini per i quali il distacco deve essere meno traumatico possibile.
La vicenda del piccolo Luca ha sollevato un tema delicatissimo su cui l'attenzione di questo Ministero è massima: il legislatore, da un lato, e i magistrati minorili, dall'altro, devono garantire il diritto del minore alla continuità e stabilità affettiva, al fine di evitare che si ripetano vicende simili.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.