Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Mercoledì 21 maggio 2025

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME: PDL N. 1049

Pdl n. 1049 – Istituzione della Giornata nazionale contro la denigrazione dell'aspetto
fisico delle persone
(body shaming)

Tempo complessivo: 14 ore e 40 minuti, di cui:

• discussione sulle linee generali: 8 ore;

• seguito dell'esame: 6 ore e 40 minuti.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatori 10 minuti 20 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 20 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 22 minuti 44 minuti
(con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 58 minuti 4 ore e 46 minuti
Fratelli d'Italia 48 minuti 46 minuti
Partito Democratico – Italia Democratica e Progressista 41 minuti 36 minuti
Lega – Salvini Premier 40 minuti 34 minuti
Forza Italia – Berlusconi Presidente – PPE 37 minuti 31 minuti
MoVimento 5 Stelle 37 minuti 31 minuti
Alleanza Verdi e Sinistra 31 minuti 22 minuti
Azione-Popolari europeisti riformatori-Renew Europe 31 minuti 22 minuti
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro popolare 31 minuti 22 minuti
Italia Viva-il Centro-Renew Europe 31 minuti 21 minuti
Misto: 31 minuti 21 minuti
  Minoranze Linguistiche 18 minuti 11 minuti
  +Europa 13 minuti 10 minuti

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli
nella seduta del 21 maggio 2025.

  Albano, Ascani, Bagnai, Baldino, Barbagallo, Barelli, Barzotti, Bellucci, Benvenuto, Bicchielli, Bignami, Bisa, Bitonci, Bonetti, Boschi, Braga, Brambilla, Caiata, Calderone, Cappellacci, Carloni, Casasco, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cesa, Cirielli, Colosimo, Alessandro Colucci, Sergio Costa, D'Alessio, Deidda, Della Vedova, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferrante, Ferro, Foti, Frassinetti, Freni, Gava, Gebhard, Gemmato, Giachetti, Giglio Vigna, Giorgetti, Gribaudo, Grippo, Guerini, Gusmeroli, Lacarra, Leo, Lollobrigida, Loperfido, Lucaselli, Lupi, Magi, Mangialavori, Maschio, Mazzi, Meloni, Michelotti, Minardo, Molinari, Mollicone, Molteni, Morrone, Mulè, Nordio, Orsini, Osnato, Nazario Pagano, Patriarca, Pellegrini, Pichetto Fratin, Pittalis, Polidori, Prisco, Quartapelle Procopio, Rampelli, Marianna Ricciardi, Riccardo Ricciardi, Richetti, Rixi, Roccella, Romano, Rosato, Angelo Rossi, Rotelli, Scerra, Schullian, Semenzato, Siracusano, Stefani, Tajani, Trancassini, Tremonti, Vaccari, Varchi, Vinci, Zaratti, Zoffili, Zucconi.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Albano, Ascani, Bagnai, Baldino, Barelli, Barzotti, Bellucci, Benvenuto, Bicchielli, Bignami, Bisa, Bitonci, Bonetti, Boschi, Braga, Brambilla, Caiata, Calderone, Cappellacci, Carloni, Casasco, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cesa, Cirielli, Colosimo, Alessandro Colucci, Sergio Costa, D'Alessio, Della Vedova, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferrante, Ferro, Foti, Frassinetti, Freni, Gardini, Gava, Gebhard, Gemmato, Giachetti, Giglio Vigna, Giorgetti, Gribaudo, Grippo, Guerini, Gusmeroli, Lacarra, Leo, Lollobrigida, Loperfido, Lucaselli, Lupi, Magi, Mangialavori, Maschio, Mazzi, Meloni, Michelotti, Minardo, Molinari, Mollicone, Molteni, Morrone, Mulè, Nordio, Orsini, Osnato, Nazario Pagano, Patriarca, Pellegrini, Pichetto Fratin, Pittalis, Polidori, Prisco, Quartapelle Procopio, Rampelli, Marianna Ricciardi, Riccardo Ricciardi, Richetti, Rixi, Roccella, Romano, Rosato, Angelo Rossi, Rotelli, Scerra, Schullian, Semenzato, Siracusano, Stefani, Tajani, Trancassini, Tremonti, Varchi, Vinci, Zanella, Zaratti, Zoffili, Zucconi.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 20 maggio 2025 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:

   CARAMIELLO ed altri: «Modifiche all'articolo 842 del codice civile e alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, in materia di abolizione del diritto di accesso al fondo altrui per l'esercizio della caccia» (2413);

   OSNATO ed altri: «Modifiche all'articolo 174-ter della legge 22 aprile 1941, n. 633, in materia di sanzioni per la riproduzione e l'utilizzazione illecite di opere o materiali multimediali protetti dal diritto d'autore» (2414);

   ZINZI: «Disposizioni in materia di contingentamento progressivo delle autorizzazioni per l'esercizio dell'attività di acconciatore, barbiere e parrucchiere» (2415).

  Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

  La proposta di legge GIORGIANNI ed altri: «Disposizioni in favore degli studenti universitari che svolgono attività di caregiver familiare» (1682) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Congedo.

  La proposta di legge SIMIANI ed altri: «Disposizioni per la disciplina dell'accesso all'attività imprenditoriale nel settore dell'edilizia» (2027) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Pandolfo.

  La proposta di legge FEDE ed altri: «Istituzione del Parco nazionale del Conero» (2268) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata L'Abbate.

  La proposta di legge MIELE ed altri: «Introduzione della qualifica di “docente per l'inclusione”» (2303) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Pretto.

Assegnazione di progetti di legge
a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

   I Commissione (Affari costituzionali):

  MAGI: «Modifiche alla legge 7 aprile 2014, n. 56, concernenti l'ordinamento della città metropolitana di Roma, capitale della Repubblica» (2327) Parere delle Commissioni V e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;

  «Modifica della legge 22 novembre 1988, n. 517, di approvazione dell'intesa tra il Governo della Repubblica italiana e le Assemblee di Dio in Italia, in attuazione dell'articolo 8, terzo comma, della Costituzione» (2370) Parere delle Commissioni V, VI, VII e XII.

   II Commissione (Giustizia):

  MAGI: «Modifiche agli articoli 28 e 30 della legge 26 luglio 1975, n. 354, e altre disposizioni in materia di tutela delle relazioni affettive intime delle persone detenute» (1566) Parere delle Commissioni I, V e XII;

  IEZZI ed altri: «Introduzione dell'articolo 609-octies.1 del codice penale in materia di violenza sessuale di gruppo commessa durante eventi di massa o manifestazioni pubbliche in luogo pubblico o aperto al pubblico» (2217) Parere delle Commissioni I, V e XII.

Trasmissione dal Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.

  Il Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, con lettera in data 19 maggio 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 8, comma 6, della legge 1° dicembre 2015, n. 194, la relazione sull'attività svolta dal Comitato permanente per la biodiversità di interesse agricolo e alimentare, predisposta dal medesimo Comitato, riferita all'anno 2024 (Doc. LXXVI, n. 3).

  Questa relazione è trasmessa alla XIII Commissione (Agricoltura).

Trasmissione dal Ministro per i rapporti con il Parlamento.

  Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 19 maggio 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 9-bis, comma 7, della legge 21 giugno 1986, n. 317, concernente la procedura d'informazione nel settore delle regolamentazioni tecniche e delle regole relative ai servizi della società dell'informazione, la richiesta di informazioni supplementari della Commissione europea in ordine al progetto di regola tecnica, di cui alla notifica 2025/0187/IT, relativa alla proposta di definizione dei requisiti di riutilizzabilità dei prodotti in plastica destinati ad entrare in contatto con gli alimenti di cui all'allegato, parte B, del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 196.

  Questo documento è trasmesso alla XII Commissione (Affari sociali) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

  Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 19 maggio 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 9-bis, comma 7, della legge 21 giugno 1986, n. 317, concernente la procedura d'informazione nel settore delle regolamentazioni tecniche e delle regole relative ai servizi della società dell'informazione, il parere circostanziato e le osservazioni della Commissione europea in ordine al progetto di regola tecnica, di cui alla notifica 2025/0085/IT, relativa allo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante disciplina dell'attività delle piattaforme tecnologiche di intermediazione tra domanda e offerta di autoservizi pubblici non di linea, ai sensi dell'articolo 10-bis, comma 8, del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12.

  Questa comunicazione è trasmessa alla IX Commissione (Trasporti) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

  Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 19 maggio 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 9-bis, comma 7, della legge 21 giugno 1986, n. 317, concernente la procedura d'informazione nel settore delle regolamentazioni tecniche e delle regole relative ai servizi della società dell'informazione, le osservazioni dell'Estonia in ordine al progetto di regola tecnica, di cui alla notifica 2025/0085/IT, relativa allo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante disciplina dell'attività delle piattaforme tecnologiche di intermediazione tra domanda e offerta di autoservizi pubblici non di linea, ai sensi dell'articolo 10-bis, comma 8, del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12.

  Questa comunicazione è trasmessa alla IX Commissione (Trasporti) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

  Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 19 maggio 2025, ha comunicato, ai sensi dell'articolo 9-bis, comma 7, della legge 21 giugno 1986, n. 317, concernente la procedura d'informazione nel settore delle regolamentazioni tecniche e delle regole relative ai servizi della società dell'informazione, che, con notifica 2025/0241/IT – SERV30, è stata attivata la predetta procedura in ordine al progetto di regola tecnica recante linee guida dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni sulle modalità di implementazione della prominence dei servizi di media radiofonici di interesse generale sui dispositivi installati nei veicoli.

  Questa comunicazione è trasmessa alla VII Commissione (Cultura), alla IX Commissione (Trasporti) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione dalla Commissione europea.

  La Commissione europea, in data 19 maggio 2025, ha trasmesso il documento C(2025) 3232 final, recante la risposta della Commissione europea al documento della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) (Doc. XVIII, n. 22) in merito alla relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'applicazione del regolamento (UE) 2019/788 riguardante l'iniziativa dei cittadini europei (COM(2023) 787 final).

  Questo documento è trasmesso alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Annunzio di progetti
di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 20 maggio 2025, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati alle sottoindicate Commissioni, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):

   Proposte di decisione del Consiglio relative rispettivamente alla firma, a nome dell'Unione europea, nonché alla conclusione, a nome dell'Unione europea, dell'accordo tra l'Unione europea e il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord sulla cooperazione nell'applicazione del rispettivo diritto della concorrenza dell'IA (COM(2025) 232 final e COM(2025) 233 final), corredate dai rispettivi allegati (COM(2025) 232 final – Annex e COM(2025) 233 final – Annex), che sono assegnate in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);

   Relazione della Commissione al Consiglio – Relazione sul capo III del regolamento (UE) 2022/1854 del Consiglio, del 6 ottobre 2022, relativo a un intervento di emergenza per far fronte ai prezzi elevati dell'energia – Contributo di solidarietà e misure equivalenti adottate: un bilancio (COM(2025) 237 final), che è assegnata in sede primaria alla X Commissione (Attività produttive).

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 20 maggio 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

  Questi atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

  Nell'ambito dei predetti atti, il Governo ha richiamato l'attenzione sul seguente documento:

   Comunicazione della Commissione – Piano di lavoro 2025-2030 per la progettazione ecocompatibile dei prodotti sostenibili e l'etichettatura energetica (COM(2025) 187 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive).

  Con la predetta comunicazione, il Governo ha inoltre richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati alle competenti Commissioni, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento:

   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Piano d'azione per il continente dell'IA (COM(2025) 165 final);

   Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo sulla gestione della migrazione nella Grecia continentale (COM(2025) 170 final);

   Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento (UE) 2024/823, del 28 febbraio 2024, relativo a misure commerciali eccezionali applicabili ai paesi e territori che partecipano o sono legati al processo di stabilizzazione e di associazione (COM(2025) 229 final);

   Proposta di regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (UE) 2021/2278 recante sospensione dei dazi della tariffa doganale comune di cui all'articolo 56, paragrafo 2, lettera c), del regolamento (UE) n. 952/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio per taluni prodotti agricoli e industriali (COM(2025) 240 final).

Trasmissione di documenti connessi
ad atti dell'Unione europea.

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 19 maggio 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 4, commi 3 e 6, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, relazioni predisposte dalla Rappresentanza permanente d'Italia presso l'Unione europea, riferite al periodo dal 1° al 15 maggio 2025.

  Questi documenti sono trasmessi alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) e alle Commissioni competenti per materia.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

MOZIONI BONELLI, CONTE, SCHLEIN ED ALTRI N. 1-00432, BOSCHI ED ALTRI N. 1-00441, ORSINI, CALOVINI, FORMENTINI, CARFAGNA ED ALTRI N. 1-00442 E RICHETTI ED ALTRI N. 1-00443 CONCERNENTI INIZIATIVE IN RELAZIONE ALL'EVOLUZIONE DELLA SITUAZIONE IN CISGIORDANIA E NELLA STRISCIA DI GAZA

Mozioni

   La Camera,

   premesso che:

    1) nella notte tra il 17 e il 18 marzo 2025 la tregua nella guerra a Gaza è stata drammaticamente interrotta da una serie di attacchi aerei israeliani sulla Striscia, seguiti da operazioni terrestri, che hanno causato centinaia di vittime palestinesi, che si aggiungono alle decine di migliaia dall'inizio del conflitto;

    2) alla chiara, netta, condivisa e reiterata condanna di Hamas per l'orribile atto terroristico compiuto il 7 ottobre 2023 non sono seguite, da parte del Governo italiano e da parte degli attuali vertici della Commissione europea, condanne altrettanto chiare e nette per l'apocalisse umanitaria a Gaza, i crimini di guerra e la sistematica violazione del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario da parte del Governo Netanyahu;

    3) le operazioni militari che hanno colpito la popolazione civile palestinese in Cisgiordania e Gaza e interrotto l'erogazione di elettricità e bloccato gli aiuti umanitari a Gaza, nonché il disumano sfollamento forzato della popolazione, rappresentano violazioni inaccettabili del diritto internazionale ed umanitario che necessitano un'immediata iniziativa dell'Italia e dell'Unione europea per il ripristino della tregua e per la liberazione degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas;

    4) operazioni come il bombardamento del pronto soccorso dell'ospedale battista al-Ahli di Gaza City o come la deliberata esecuzione di 15 soccorritori e operatori sanitari palestinesi, tra cui 8 medici, vicino a Rafah, uccisi dall'esercito israeliano mentre tentavano di prestare soccorso e seppelliti in una fossa comune, testimoniata dalla libera stampa dopo il tentativo di insabbiamento da parte delle autorità israeliane, necessitano inchieste indipendenti da parte delle Nazioni Unite per accertare la responsabilità sui crimini di guerra commessi;

    5) le forze estremiste di destra che sostengono il Governo Netanyahu hanno spinto per riprendere il conflitto e invocato ulteriori crimini di guerra e l'Amministrazione americana ha offerto pieno sostegno al Primo ministro Netanyahu nella violazione della tregua, ricevendolo con tutti gli onori alla Casa Bianca, malgrado il mandato d'arresto della Corte penale internazionale per crimini di guerra e crimini contro l'umanità, così come aveva fatto su suolo europeo il leader ungherese Viktor Orbán;

    6) da giorni migliaia di israeliani stanno manifestando a Tel Aviv e Gerusalemme contro il Governo, accusando Netanyahu di violare i principi democratici e di stare prolungando la guerra a Gaza per mero interesse politico, mettendo a rischio spregiudicatamente la vita degli ostaggi ancora in mano ai terroristi di Hamas;

    7) da giorni a Gaza centinaia di palestinesi, malgrado lo stato di guerra, hanno protestato nel Nord di Gaza contro Hamas e per la prima volta hanno invocato apertamente la fine del controllo del gruppo terroristico; l'Autorità nazionale palestinese ha salutato le proteste come «un grido dei residenti contro le politiche di Hamas» e chiesto il ripristino del controllo sulla Striscia;

    8) le proposte del Presidente Trump, che ha prefigurato l'evacuazione dei circa 2,1 milioni di residenti palestinesi a Gaza e la creazione di una «riviera del Medio Oriente», suscitando l'indignazione di gran parte della comunità internazionale e dei principali Paesi europei (con l'eccezione del Governo italiano), vanno condannate senza esitazioni e riserve;

    9) il 4 marzo 2025 al Cairo la Lega Araba, alla presenza anche del Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres e del Presidente del Consiglio europeo António Costa, ha presentato un piano per Gaza, una proposta unitaria per il futuro e la ricostruzione della Striscia, che prevede investimenti per oltre 53 miliardi di dollari, che l'Unione europea e gli Stati membri devono sostenere attivamente e con determinazione;

    10) la drammatica situazione del quadrante mediorientale, strategico per un continente che si affaccia nel Mediterraneo, impone all'Unione europea, se vuole credibilmente rappresentare un presidio nel mondo a difesa del diritto internazionale e dei pilastri del multilateralismo, di non permettere, ancora una volta, che la causa palestinese torni nell'oblio;

    11) l'Unione europea – seguendo le posizioni e le proposte avanzate dal precedente Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune, Josep Borrell, e non richiamate dall'attuale Alto rappresentante Kaja Kallas – deve impegnarsi per lavorare, in seno alla comunità internazionale, per costruire una pace giusta e duratura, che non può che passare dal riconoscimento dei diritti del popolo palestinese, a partire da quello di avere uno Stato libero dall'occupazione israeliana, nonché dalla garanzia di sicurezza per Israele;

    12) la comunità internazionale ha il dovere morale e giuridico di intervenire, anche a livello diplomatico e umanitario, per proteggere la popolazione civile e promuovere una soluzione pacifica del conflitto;

    13) il 9 maggio 2024 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione intitolata «Admission of new members to the United Nations», che riconosce la Palestina come «qualificata per diventare membro a pieno titolo delle Nazioni Unite», raccomandando al Consiglio di sicurezza di «riconsiderare favorevolmente la questione»: il testo è stato adottato con 143 voti a favore, 9 contrari e 25 astenuti, tra cui l'Italia;

    14) il 28 maggio 2024 Spagna, Irlanda e Norvegia hanno riconosciuto ufficialmente lo Stato di Palestina e anche il Presidente francese Macron ha recentemente dichiarato che a giugno 2025 la Francia riconoscerà lo Stato di Palestina;

    15) il riconoscimento dello Stato di Palestina oggi rappresenta il presupposto necessario per preservare la prospettiva politica dei «due popoli, due Stati» e, dunque, per garantire la convivenza in pace e sicurezza degli israeliani e dei palestinesi, soprattutto di fronte all'esplicita negazione di questa prospettiva da parte delle leadership politiche al momento al Governo in Israele e agli obiettivi dell'organizzazione terroristica Hamas;

    16) già il 27 febbraio del 2015 il Parlamento italiano ha impegnato il Governo italiano a promuovere il riconoscimento della Palestina quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967 ed anche il Parlamento europeo con la risoluzione del 17 dicembre 2014 ha chiesto il riconoscimento dello Stato palestinese;

    17) è in corso presso la Corte internazionale di giustizia – principale organo giudiziario delle Nazioni Unite – un procedimento su iniziativa del Sudafrica nei confronti dello Stato di Israele per la violazione della Convenzione sul genocidio del 1948;

    18) la Corte penale internazionale ha emesso mandati di arresto per il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il suo ex Ministro della difesa Yoav Gallant e il leader di Hamas Mohammed Diab Ibrahim Al-Masri – noto come Deif – per crimini di guerra e crimini contro l'umanità per la guerra a Gaza e gli attacchi dell'ottobre 2023;

    19) la Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, ha sollevato in Parlamento dubbi di carattere politico sui provvedimenti della Corte penale internazionale e il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha dichiarato che «la richiesta di arresto di Netanyahu è irrealizzabile» e che «è tutto molto chiaro, ci sono delle immunità e le immunità vanno rispettate», mentre le pronunce della stessa Corte penale internazionale hanno escluso una prevalenza delle norme internazionali sull'immunità rispetto alle sue pronunce per crimini di guerra e crimini contro l'umanità;

    20) queste dichiarazioni del Governo comportano l'ennesima palese forma di delegittimazione della Corte penale internazionale, a cui è seguito l'aperto conflitto sul caso del libico Almasri, in un momento in cui sta subendo un forte attacco e l'Europa, e in particolare l'Italia, dovrebbero difenderne ruolo e funzione, perché la Corte rappresenta un'acquisizione fondamentale del diritto e della giustizia internazionale,

impegna il Governo:

1) a riconoscere la Palestina quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967 e con Gerusalemme quale capitale condivisa, che conviva in pace, sicurezza e prosperità accanto allo Stato di Israele, con la piena assunzione del reciproco impegno a garantire ai cittadini di vivere in sicurezza al riparo da ogni violenza e da atti di terrorismo, al fine di preservare nell'ambito del rilancio del processo di pace la prospettiva dei «due popoli, due Stati»;

2) a promuovere – forte dell'impegno assunto nel 2014 dal Parlamento europeo – il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dell'Unione europea, nel rispetto del diritto alla sicurezza dello Stato di Israele;

3) a sostenere, in tutte le sedi internazionali e multilaterali, ogni iniziativa volta a esigere il rispetto immediato del cessate il fuoco, la liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas, la protezione della popolazione civile di Gaza e la fine delle violenze nei territori palestinesi occupati, la fornitura di aiuti umanitari continui, rapidi, sicuri e senza restrizioni all'interno della Striscia, il rispetto della tregua in Libano scongiurando il rischio di futuri attacchi da parte di Hezbollah, il pieno rispetto del diritto internazionale umanitario;

4) a intraprendere con urgenza, nelle opportune sedi internazionali ed europee, ogni iniziativa utile volta all'immediata interruzione, nonché alla ferma condanna del Piano «Carri di Gedeone», atto finale mirato a concludere un progetto di annientamento sistematico di una popolazione martoriata dal conflitto in atto nella Striscia di Gaza;

5) a sostenere il cosiddetto «Piano arabo» per la ricostruzione e la futura amministrazione di Gaza, anche alla luce del favore di larga parte della comunità internazionale, assicurando il pieno coinvolgimento delle forze democratiche e della società civile palestinese, respingendo e condannando qualsiasi piano di espulsione dei palestinesi da Gaza e Cisgiordania;

6) a sospendere urgentemente, ove in essere, le autorizzazioni di vendita di armi allo Stato di Israele concesse anteriormente alla dichiarazione dello stato di guerra dell'8 ottobre 2023, al fine di scongiurare che tali armamenti possano essere utilizzati per commettere gravi violazioni del diritto internazionale umanitario, nonché a sostenere e farsi promotore, a livello europeo con gli altri Stati membri, di opportune iniziative volte alla totale sospensione della vendita, della cessione e del trasferimento di armamenti allo Stato di Israele, nel rispetto della posizione comune (2008/944/Pesc) sulle esportazioni di armi e del Trattato sul commercio di armi (Att) dell'Onu, come richiesto dalla risoluzione approvata il 5 aprile 2024, dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite;

7) a provvedere all'immediata sospensione dell'importazione degli armamenti dallo Stato di Israele, anche in considerazione dei dati emersi dalla relazione dell'anno 2025, trasmessa alle Camere (di cui all'articolo 5, comma 1, della legge 9 luglio 1990, n. 185);

8) a sostenere in sede europea l'adozione di sanzioni nei confronti del Governo israeliano per la sistematica violazione del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario e nei confronti dei coloni responsabili delle violenze in Cisgiordania;

9) a esigere la tutela dell'incolumità della popolazione civile della Cisgiordania, richiedendo che lo Stato di Israele cessi ogni operazione militare, l'occupazione militare illegale di tali territori e l'illegale creazione e sostegno di insediamenti israeliani;

10) a proporre azioni efficaci contro le violazioni del diritto internazionale e umanitario da parte del Governo di Israele, inclusa la sospensione dell'accordo di associazione Unione europea-Israele, per le ripetute violazioni dell'articolo 2 del suddetto accordo da parte del Governo israeliano e la violazione delle fondamentali regole dello Stato di diritto in atto, come denunciato dalle forze di opposizione israeliane;

11) a dare piena attuazione ai mandati di arresto emessi dalla Corte penale internazionale, in linea con la normativa italiana di adeguamento allo Statuto di Roma e in virtù del previsto obbligo di cooperazione da parte degli Stati membri, senza improprie considerazioni politiche che minerebbero il principio fondante per cui la legge, anche internazionale, è uguale per tutti;

12) a sostenere, in tutti i consessi europei ed internazionali, la legittimità della Corte penale internazionale, mettere in atto ogni iniziativa politica e diplomatica per scongiurare attacchi alla sua operatività e ribadire la necessità della Corte come strumento cardine della giustizia internazionale.
(1-00432)(Nuova formulazione) «Bonelli, Conte, Schlein, Fratoianni, Zanella, Riccardo Ricciardi, Braga».


   La Camera,

   premesso che:

    1) il 7 ottobre 2023 milizie riconducibili ad Hamas – organizzazione terroristica che ha nel proprio statuto la distruzione dello Stato di Israele – hanno condotto una serie di attacchi in territorio israeliano, causando la morte di migliaia di civili innocenti, compiendo un vero e proprio femminicidio di massa, seviziando numerosi cittadini, anche stranieri, e rapendo oltre 250 persone che sono state portate a Gaza, molte delle quali risultano ancora ostaggio dei terroristi;

    2) l'attacco perpetrato da Hamas ha tutti i connotati di una feroce ed efferata azione terroristica ed è stato fermamente condannato dalla comunità internazionale, che ha ribadito il diritto di Israele a difendere la sua integrità territoriale e la sua popolazione. Il Governo israeliano ha pertanto posto in essere una reazione militare per ripristinare la sicurezza nel territorio e tentare di riportare a casa gli ostaggi trattenuti a Gaza;

    3) l'attacco terroristico di Hamas è stato sferrato, peraltro, alla vigilia di un significativo ampliamento degli accordi tra Israele e alcuni Paesi arabi denominati «Accordi di Abramo» con l'adesione dell'Arabia Saudita, accordi volti a intensificare le relazioni diplomatiche e commerciali in Medio Oriente nell'ottica di una stabilizzazione e maggiore cooperazione nell'area, portando così ad una fase di stallo e di tensione che deve essere superata al più presto, riprendendo il percorso positivo della cosiddetta «Pace di Abramo»;

    4) l'inasprimento del conflitto scaturito dalle legittime azioni difensive dello Stato d'Israele nei confronti di Hamas è sfociato in un'escalation di violenze in Medio Oriente che, a distanza di oltre un anno dall'inizio del conflitto, continua a mettere a rischio la popolazione civile della Striscia di Gaza, stretta nella morsa dell'esercito israeliano e dalla violenza delle forze terroristiche di Hamas (che ancora controllano militarmente la Striscia e non hanno esitato a celare obiettivi logistici e militari nelle immediate vicinanze di strutture civili), e costretta ad affrontare una gravissima crisi umanitaria e sanitaria;

    5) dopo oltre 15 mesi dall'inizio del conflitto è stato raggiunto un accordo sul cessate il fuoco nell'area a partire da domenica 19 gennaio 2025, che prevedeva l'interruzione dei combattimenti a Gaza, il graduale rilascio di ostaggi da parte di Hamas e di prigionieri da Israele e l'ingresso di aiuti rivolti alla popolazione civile coinvolta nel conflitto. La notizia più importante riguardava la presenza di Israele nella Striscia, in quanto l'accordo prevedeva il ritiro delle forze armate dai centri abitati e, successivamente, dal corridoio di Netzarim che divide la Striscia in due;

    6) il 2 marzo 2025 è stata interrotta l'erogazione di elettricità ed è stato imposto il blocco degli aiuti umanitari diretti nella Striscia di Gaza, compromettendo ulteriormente la precaria situazione della popolazione civile nel territorio. Tali atti sono in chiara contrapposizione a quanto prescritto dal diritto internazionale umanitario che, in caso di conflitto, vieta in ogni caso l'utilizzo di mezzi contrari al principio di umanità, quali l'uso della fame come metodo di guerra e la privazione di oggetti indispensabili per la sopravvivenza dei civili;

    7) il 18 marzo 2025, dopo tre settimane di stallo nei negoziati durante le quali Hamas non ha più liberato ostaggi e ha riorganizzato le proprie forze, sono riprese le ostilità tra lo Stato d'Israele e Hamas, con una serie di attacchi aerei e terrestri israeliani a Gaza che hanno causato ulteriori vittime palestinesi;

    8) secondo le autorità sanitarie di Governo di Gaza, dalla ripresa delle ostilità al 15 aprile 2025 sarebbero morti oltre 1.500 palestinesi. Tali numeri sono ancor più drammatici se si tengono in considerazione i mancati progressi verso il cessate il fuoco permanente che poteva prospettarsi a seguito di quello temporaneo sancito a gennaio 2025;

    9) a fine aprile 2025 è stato proposto da Hamas un accordo che prevede la liberazione nel tempo di tutti gli ostaggi ancora a Gaza e 5 anni di tregua in cambio della fine del conflitto. La proposta è stata respinta da Israele che ha obiettato che la tregua sarebbe servita ad Hamas per riorganizzare le forze sul campo anche con il sostegno del regime iraniano, il cui scopo è la cancellazione di Israele, ed ha invece annunciato che amplierà significativamente l'offensiva contro Hamas e il Jihad islamico se le trattative per il rilascio immediato degli ostaggi con il gruppo terroristico continueranno ad arenarsi;

    10) a inizio maggio 2025, il gabinetto di sicurezza dello Stato di Israele ha approvato all'unanimità un piano militare che prevede l'occupazione dell'intera Striscia di Gaza tramite un approccio definito «intensivo» da parte del Primo ministro Benjamin Netanyahu: quest'ultimo, infatti, ha sostenuto che l'esercito israeliano avrà come obiettivo non più quello di condurre operazioni di terra per poi ritirarsi, bensì di restare all'interno della Striscia. Lo stesso Primo ministro Benjamin Netanyahu ha confermato come il piano preveda anche di costringere la popolazione palestinese a spostarsi nel Sud della Striscia di Gaza;

    11) nelle giornate del 15 e 16 maggio 2025 l'esercito israeliano ha aumentato l'intensità dei bombardamenti su varie zone densamente abitate del Nord della Striscia, i quali hanno causato più di centoventi morti, portando avanti in contemporanea anche una serie di attacchi via terra tramite l'avanzamento di mezzi armati e di soldati, facendo, di fatto, presagire l'inizio delle operazioni annunciate nel piano suddetto;

    12) l'azione militare israeliana a Gaza si affianca anche alla perdurante crisi umanitaria che sta colpendo la popolazione civile, aggravata della decisione del Governo di Israele di bloccare sistematicamente, dal 2 marzo 2025, l'ingresso di cibo e medicine nella Striscia, tanto che, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, oggi circa 2 milioni di persone patiscono la fame: è necessario che il Governo si impegni a condannare, anche in sede europea, il piano di occupazione israeliano della Striscia di Gaza e allo stesso tempo si attivi a livello diplomatico per favorire l'ingresso di aiuti umanitari, ponendo fine a una delle più gravi crisi umanitarie avvenute a livello mondiale;

    13) le scelte annunciate e messe in atto dal Governo Netanyahu risultano in contrasto coi principi sanciti dal diritto internazionale e umanitario e, oltre a provocare ulteriori sofferenze a una popolazione ormai inerme e affamata, rischiano di allontanare ancora di più la cessazione delle ostilità e la fine della guerra;

    14) il riconoscimento del diritto di Israele a difendersi e disarmare Hamas (sostenuta dal regime iraniano), a fronte del programmato e sanguinario attacco del 7 ottobre 2023 e dell'obiettiva differenza tra lo Stato democratico di Israele e l'organizzazione terroristica di Hamas composta da fanatici estremisti di matrice islamica, non fanno venir meno la necessità di una netta denuncia degli errori del Governo Netanyahu sostenuto dall'estrema destra nazionalista e una ferma condanna degli atti che ha posto in essere contro i diritti umani, come peraltro sottolineato dalle stesse opposizioni e da gran parte dell'opinione pubblica israeliana;

    15) la Presidente della Commissione europea ha di recente ribadito che l'Unione europea manterrà il suo impegno come maggiore donatore di aiuti internazionali al mondo con quasi 2,3 miliardi di euro per gli aiuti umanitari da inizio 2025, con un aumento del sostegno a Gaza a fronte della crisi attuale;

    16) anche Papa Leone XIV ha rimarcato, fin dalle sue prime dichiarazioni, che è essenziale arrivare alla pace in Medio Oriente e, soprattutto, consentire l'arrivo di aiuti umanitari per la popolazione civile ormai stremata a Gaza;

    17) Netanyahu ha dichiarato nei giorni scorsi di voler evitare la carestia nella Striscia di Gaza e, quindi, di consentire nuovamente l'accesso agli aiuti umanitari: consapevole che la linea del suo Governo sta isolando Israele, anche a livello diplomatico, dal 19 maggio 2025 Israele ha consentito ai primi camion di aiuti umanitari di entrare a Gaza;

    18) la cessazione delle ostilità e la fine della guerra dipendono da tutte le parti coinvolte nel conflitto, dalla restituzione degli ostaggi alle loro famiglie, dalla garanzia della sicurezza e dell'integrità dello Stato di Israele, dalla pacifica creazione e riconoscimento di uno Stato palestinese guidato da un'Autorità nazionale palestinese che, in totale discontinuità con Hamas, riconosca il diritto di Israele ad esistere, nella prospettiva dei «due popoli, due Stati», che passa anche dal disarmo e dallo scioglimento di Hamas;

    19) l'attuale conflitto e la linea del Governo Netanyahu sulla Striscia di Gaza sembrano compromettere la possibilità di giungere a breve ad una pace duratura e in questo quadro desta forte preoccupazione anche la politica relativa ai coloni messa in atto dall'attuale Governo israeliano;

    20) come ricordato dall'allora Presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi, nel 2015 alla Knesset: «non basta domandare la pace per Gerusalemme, ma occorre costruirla con l'impegno di tutti gli attori in campo e non. La pace sarà possibile solo quando sarà interamente compiuto il progetto “due Stati per due popoli” e ciò potrà avvenire solo se sarà garantita la piena sicurezza di tutti con il rispetto del diritto del popolo palestinese all'autodeterminazione e il diritto del popolo ebraico al proprio Stato nazionale» e in questa prospettiva vanno sostenuti gli sforzi del Presidente Macron, congiuntamente all'Arabia Saudita, per arrivare a tale obiettivo,

impegna il Governo:

1) ad adoperarsi in ogni sede per raggiungere il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e addivenire ad una pace duratura ed equa per le parti coinvolte, che preveda la liberazione immediata degli ostaggi ancora in mano ad Hamas e la restituzione dei corpi degli ostaggi uccisi, incrementando a tal fine l'impegno diplomatico dell'Italia;

2) ad impegnarsi in ogni sede per garantire l'accesso alle cure e ai beni di prima necessità all'intera popolazione palestinese di Gaza ormai stremata, con particolare riferimento ai più fragili, alle donne e ai minori, evitando che la distribuzione sia gestita da Hamas, ma sia affidata a soggetti riconosciuti dalle parti come indipendenti, intensificando anche il contributo del nostro Paese;

3) ad adottare iniziative di competenza volte a favorire lo sviluppo di un'Autorità nazionale palestinese moderata, capace di controllare il territorio e garantire la condanna delle organizzazioni terroristiche, in particolare Hamas, che va disciolta, disarmata e a cui va impedito in ogni modo di progettare e ripetere in futuro un attacco come quello del 7 ottobre 2023;

4) a condannare fermamente, anche in sede europea, il piano di occupazione militare della Striscia di Gaza avanzato da Netanyahu, promuovendo azioni diplomatiche volte a far desistere il Governo israeliano dall'attuazione del piano e a trovare una soluzione pacifica;

5) a perseguire con determinazione la soluzione «due popoli, due Stati», che passa attraverso il riconoscimento del diritto ad esistere di Israele;

6) a rafforzare l'impegno in ambito educativo e di sensibilizzazione, ma anche la tutela della sicurezza della popolazione di religione ebraica sempre più spesso oggetto di minacce, ingiurie, atti vandalici e violenze verbali a causa del riacuirsi dell'antisemitismo.
(1-00441) «Boschi, Gadda, Bonifazi, Del Barba, Faraone, Giachetti, Gruppioni».


   La Camera

impegna il Governo:

1) ad adoperarsi in ogni sede per raggiungere il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e addivenire ad una pace duratura ed equa per le parti coinvolte, che preveda la liberazione immediata degli ostaggi ancora in mano ad Hamas e la restituzione dei corpi degli ostaggi uccisi, incrementando a tal fine l'impegno diplomatico dell'Italia;

2) ad impegnarsi in ogni sede per garantire l'accesso alle cure e ai beni di prima necessità all'intera popolazione palestinese di Gaza ormai stremata, con particolare riferimento ai più fragili, alle donne e ai minori, evitando che la distribuzione sia gestita da Hamas, ma sia affidata a soggetti riconosciuti dalle parti come indipendenti, intensificando anche il contributo del nostro Paese;

3) ad adottare iniziative di competenza volte a favorire lo sviluppo di un'Autorità nazionale palestinese moderata, capace di controllare il territorio e garantire la condanna delle organizzazioni terroristiche, in particolare Hamas, che va disciolta, disarmata e a cui va impedito in ogni modo di progettare e ripetere in futuro un attacco come quello del 7 ottobre 2023;

4) a perseguire con determinazione la soluzione «due popoli, due Stati», che passa attraverso il riconoscimento del diritto ad esistere di Israele;

5) a rafforzare l'impegno in ambito educativo e di sensibilizzazione, ma anche la tutela della sicurezza della popolazione di religione ebraica sempre più spesso oggetto di minacce, ingiurie, atti vandalici e violenze verbali a causa del riacuirsi dell'antisemitismo.
(1-00441)(Testo modificato nel corso della seduta) «Boschi, Gadda, Bonifazi, Del Barba, Faraone, Giachetti, Gruppioni».


   La Camera,

   premesso che:

    1) il 18 marzo 2025 si è interrotto il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza in vigore dal 19 gennaio 2025 e frutto dell'accordo tra Israele e Hamas a conclusione di un complesso negoziato mediato da Egitto, Qatar e Stati Uniti. Un accordo in tre fasi, la prima delle quali, conclusasi il 1° marzo 2025, ha previsto una tregua di 42 giorni, durante i quali è avvenuto il graduale rilascio dei primi 33 ostaggi ancora nelle mani di Hamas, il rilascio di centinaia di detenuti palestinesi reclusi nei penitenziari israeliani e un graduale inizio del ritiro delle forze israeliane dalle aeree popolate della Striscia di Gaza verso una «zona cuscinetto» lungo il confine della Striscia;

    2) lo stallo nelle trattative per la definizione delle successive fasi dell'accordo e la ripresa dei combattimenti nella Striscia di Gaza, con l'ulteriore aggravarsi della situazione della popolazione civile, suscita fortissima preoccupazione;

    3) gli attacchi terroristici di Hamas contro inermi cittadini israeliani del 7 ottobre 2023 hanno innescato una spirale di inaudita violenza, che sta causando migliaia di vittime e una crisi umanitaria senza precedenti nella Striscia di Gaza;

    4) rimane prioritario affrontare l'emergenza umanitaria del popolo palestinese e le sue legittime aspirazioni a poter vivere in pace in un proprio Stato, così come è necessario tutelare l'altrettanto legittima aspirazione alla sicurezza di Israele;

    5) l'Italia fin dall'11 marzo 2024 ha attivato il progetto «Food for Gaza», in collaborazione con l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (Fao), il Programma alimentare mondiale (Pam) e la Federazione internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (Ficross), per facilitare la fornitura di aiuti alla popolazione palestinese;

    6) il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale è in stretto contatto con le autorità di Gerusalemme e di Ramallah per accelerare i tempi di ingresso degli aiuti a Gaza e far sì che i beni di prima necessità diretti alla popolazione civile possano giungere a destinazione senza passare attraverso le strutture gestite direttamente o indirettamente da Hamas;

    7) attualmente, dopo 19 mesi di guerra tra Israele e Hamas, sul tavolo risultano presenti due piani per un riavvio delle trattative per il futuro della Striscia: uno proposto dall'Amministrazione del Presidente Trump e quello approvato il 3 marzo 2025 al Cairo dalla Lega Araba. Quest'ultimo piano prevede uno stanziamento di 53 miliardi di dollari per la ricostruzione di Gaza, evita qualsiasi forma di trasferimento forzato dei palestinesi e stabilisce una fase di transizione della governance della Striscia della durata di sei mesi nei quali la gestione dell'area sarebbe affidata a un comitato palestinese indipendente e composto di tecnici, operante sotto l'ombrello dell'Autorità nazionale palestinese (Anp). Secondo il documento finale del vertice, tale entità non dovrebbe avere legami con alcuna fazione politica e sarebbe incaricata di supervisionare gli aiuti e amministrare il territorio in vista del ritorno dell'Autorità nazionale palestinese a Gaza. Egitto e Giordania sarebbero incaricati di addestrare le forze di sicurezza palestinesi sotto la guida dell'Autorità nazionale palestinese;

    8) contribuirebbe notevolmente, altresì, ad abbassare le tensioni regionali il progressivo allargamento della rete degli Accordi di Abramo, su impulso dell'Amministrazione statunitense, in particolare all'Arabia Saudita, con il possibile coinvolgimento di Riyadh nel mantenimento della sicurezza nella Striscia di Gaza;

    9) avrebbe ripercussioni positive sullo sviluppo regionale e, quindi, sulla ricostruzione delle aree devastate dai recenti combattimenti anche il successo del progetto Imec, che collegherebbe l'Indo-Pacifico al Mediterraneo proprio attraversando il Medio Oriente;

    10) l'Italia sostiene la proposta dell'Egitto per la ricostruzione della Striscia di Gaza, appoggiata anche da tutti i Paesi arabi, mantenendo fermo l'obiettivo «due popoli, due Stati» in Medio Oriente;

    11) il 25 marzo 2025 e nei giorni successivi si sono registrate diverse manifestazioni nel Nord della Striscia di Gaza, a Beit Lahiya, Gaza City e Kahn Younis, per poi diffondersi anche a Deir al-Balah, nel centro di Gaza, che hanno evidenziato una crescente avversione nei confronti di Hamas. Tra i temi delle proteste, oltre alla richiesta che ai gazawi sia concesso di vivere e di avere accesso al cibo, vi erano la fine della guerra, delle morti, degli sfollamenti e delle minacce di espulsione e la richiesta che Hamas lasci il Governo della Striscia;

    12) il 23 aprile 2025 a Ramallah il Presidente dell'Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, nel corso dell'ottantaduesima sessione del Consiglio centrale dell'Autorità nazionale palestinese, ha apostrofato i capi di Hamas con epiteti ingiuriosi («figli di cani»), ritenendoli co-responsabili della morte di centinaia di persone a causa della loro ostinazione nel non volere rilasciare gli ostaggi israeliani ancora nelle loro mani. Abu Mazen ha, inoltre, invitato Hamas a lasciare il potere e a deporre le armi, a trasformarsi in partito politico e a dialogare con Fatah;

    13) dal 2006, quando Hamas vinse le elezioni per eleggere il Consiglio legislativo palestinese, è nata una forte contrapposizione con Fatah, il partito arrivato secondo e che aveva espresso fino a quel momento il Presidente dell'Autorità nazionale palestinese, che ha portato nel 2007 alla guerra civile di Gaza, con la conseguente divisione del Governo palestinese (con Hamas nella Striscia di Gaza e Fatah in Cisgiordania) mai ricomposta;

    14) diversi Stati europei hanno riconosciuto la Palestina come Stato indipendente (da ultimo, il 28 maggio 2024 Spagna, Irlanda e Norvegia e il 4 giugno 2024 la Slovenia), ritenendo che ciò potrebbe favorirebbe la soluzione «dei due Stati» e rafforzerebbe le forze palestinesi moderate. Altri Governi occidentali, tra i quali Germania, Francia, Stati Uniti, Regno Unito ed Italia, ritengono che un tale atto debba essere ricompreso all'interno di una più ampia serie di azioni volte a porre fine al conflitto israelo-palestinese e a raggiungere la soluzione dei due Stati;

    15) nella seduta del 28 gennaio 2025 l'Assemblea della Camera dei deputati ha votato diversi atti di indirizzo al Governo in merito al conflitto in corso a Gaza e agli obblighi di cooperazione e assistenza giudiziaria nei confronti della Corte penale internazionale;

    16) con l'approvazione della mozione 1-00387 (Nuova formulazione) si è impegnato il Governo, fra l'altro, a lavorare in tutte le sedi internazionali affinché si pervenga alla costruzione di un'architettura regionale in cui siano garantiti la sicurezza di Israele e i diritti del popolo palestinese, con l'obiettivo della soluzione dei «due popoli, due Stati» in cui due Paesi democratici, Israele e Palestina, possano vivere fianco a fianco in pace all'interno di confini sicuri e riconosciuti e che sarà all'interno di tale quadro negoziale complessivo che andrà collocato il riconoscimento dello Stato palestinese da parte dell'Italia;

    17) a seguito di votazioni per parti separate l'Assemblea ha, altresì, respinto specifici punti contenuti nei dispositivi delle mozioni 1-00370 e 1-00375 volti ad impegnare il Governo nel riconoscimento dello Stato di Palestina;

    18) il 21 novembre 2024, la Prima camera preliminare della Corte penale internazionale ha emesso due mandati di arresto per il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l'ex Ministro della difesa Yoav Gallant per presunti crimini contro l'umanità e crimini di guerra commessi tra l'8 ottobre 2023 e il 20 maggio 2024, in relazione all'operazione militare condotta nella Striscia di Gaza dopo il 7 ottobre 2023. Per la Corte penale internazionale, Netanyahu e Gallant avrebbero violato il diritto internazionale umanitario impedendo che aiuti umanitari giungessero alla popolazione della Striscia di Gaza. Contestualmente, è stato emesso un mandato d'arresto anche a carico del comandante dell'ala militare di Hamas, Mohammed Diab Ibrahim al-Masri, per crimini contro l'umanità e crimini di guerra commessi sul territorio dello Stato di Israele e nella Striscia di Gaza a partire almeno dal 7 ottobre 2023. L'esercito israeliano, tuttavia, già il 1° agosto 2024 aveva annunciato la morte dell'esponente di Hamas a seguito di un'azione militare nei pressi di Khan Yunis del 13 luglio 2024, notizia in seguito confermata il 30 gennaio 2025, dal portavoce delle Brigate al-Qassam. Il 26 febbraio 2025, su richiesta del procuratore, la Prima camera preliminare ha archiviato il caso nei confronti di Mohammed Diab Ibrahim al-Masri alla luce delle evidenze raccolte sul suo verosimile decesso;

    19) il 24 aprile 2025 la Camera d'appello della Corte penale internazionale ha stabilito che la questione della competenza giurisdizionale sui mandati di arresto contro il Primo ministro e l'ex Ministro della difesa israeliani dovrà essere riesaminata. Il dossier è stato rinviato ai giudici della Prima camera preliminare che dovranno rivalutare la questione centrale: se la Corte penale internazionale abbia effettivamente giurisdizione sul caso, anche tenendo conto del fatto che Israele non ha firmato lo Statuto di Roma, base legale dell'attività della Corte. La Prima camera preliminare aveva respinto, ritenendola prematura, la contestazione sollevata da Israele riguardante la giurisdizione della Corte, ai sensi dell'articolo 19(2) dello Statuto, in relazione al procedimento contro Netanyahu e Gallant. La Camera d'appello, invece, ai sensi dell'articolo 82(1)(a) dello Statuto, ha giudicato ammissibile il ricorso di Israele, ritenendo che la Camera preliminare abbia effettuato un errore di diritto nella misura in cui non ha sufficientemente valutato le argomentazioni addotte da Israele;

    20) la Camera d'appello non si è pronunciata, invece, sulla richiesta di Gerusalemme di sospendere i mandati di arresto fintantoché la questione della giurisdizione sia ancora in discussione, affermando che tale valutazione spetta alla Prima camera preliminare,

impegna il Governo:

1) a sostenere, insieme ai partner europei e internazionali, ogni tentativo di soluzione negoziata tra Israele e i rappresentanti palestinesi – anche a partire dal piano predisposto dai Paesi arabi – per la stabilizzazione e la ricostruzione di Gaza e per consolidare in modo permanente la cessazione delle ostilità, anche nell'ottica di rilanciare un processo politico verso una pace giusta e duratura in Medio Oriente, basata sulla soluzione dei due Stati, con Israele e uno Stato di Palestina che vivano fianco a fianco in pace e sicurezza, all'interno di confini mutualmente riconosciuti;

2) a lavorare affinché le parti, nel rispetto del diritto internazionale umanitario e della legalità internazionale, giungano all'immediata cessazione dei combattimenti, alla liberazione degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, al ripristino delle condizioni che consentano l'assistenza umanitaria alla popolazione civile di Gaza;

3) a proseguire l'attività diplomatica affinché le autorità israeliane autorizzino l'ingresso dei camion di «Food for Gaza» nella Striscia, consentendo agli aiuti alimentari e ai beni di prima necessità di raggiungere, senza l'intermediazione di Hamas, la popolazione palestinese che sta soffrendo da troppo tempo le conseguenze di questi mesi di guerra;

4) a incoraggiare e sostenere l'allargamento della rete degli Accordi di Abramo, nonché la realizzazione dell'Imec, che interesserebbe anche il nostro Paese.
(1-00442) «Orsini, Calovini, Formentini, Carfagna, Deborah Bergamini, Caiata, Billi, Bicchielli, Marrocco, Di Giuseppe, Coin, Loperfido, Crippa, Maullu, Giglio Vigna, Mura, Tremonti, De Monte».


   La Camera,

   premesso che:

    1) la situazione umanitaria in cui versa la popolazione della Striscia di Gaza è catastrofica e il blocco dell'accesso degli aiuti, disposto dalle autorità israeliane per oltre due mesi, configura gravissime responsabilità giuridiche, politiche e morali;

    2) le azioni delle forze militari e di sicurezza israeliane, in risposta al pogrom compiuto da Hamas il 7 ottobre 2023, costituiscono l'esercizio di un legittimo diritto di difesa da parte di un Paese aggredito se rispettano un principio di proporzionalità, che il Governo Netanyahu ha invece apertamente e ripetutamente violato, con un uso indiscriminato della violenza ai danni della popolazione civile;

    3) la prospettiva della deportazione di milioni di arabi palestinesi da Gaza, avanzata ufficialmente dai vertici del Governo di Israele, con il sostegno irresponsabile del Presidente degli Stati Uniti, configura un potenziale crimine di guerra, nonché un elemento destinato ad alimentare ulteriormente la spirale dell'odio;

    4) a questo si aggiunge la posizione di autorevoli e determinanti esponenti del Governo israeliano che ormai chiedono apertamente l'annessione della Cisgiordania e la ricolonizzazione della Striscia di Gaza da parte di Israele, alimentando continue e ingiustificabili violenze nei confronti dei palestinesi di Cisgiordania ed espropriazioni illegali di porzioni di territorio;

    5) d'altra parte, il 7 ottobre 2023 ha dimostrato in modo irrevocabile che la prospettiva dei «due popoli, due Stati», fondata sul loro riconoscimento reciproco, per la soluzione del conflitto israelo-palestinese, ha come presupposto fondamentale la sconfitta politica e militare di Hamas e la liberazione di oltre due milioni di palestinesi dal dominio ideologico e militare di un'organizzazione terroristica, il cui scopo non è la creazione di uno Stato palestinese, ma la distruzione dello Stato di Israele;

    6) cinquantotto ostaggi israeliani, più della metà dei quali sarebbero già morti, sono ancora prigionieri a Gaza; la loro liberazione costituisce un obiettivo inderogabile della comunità internazionale e la loro perdurante prigionia dimostra che Hamas non ha né interesse, né intenzione di interrompere le ostilità;

    7) le prime manifestazioni di dissenso emerse nella Striscia di Gaza, pur represse con brutalità, sono la dimostrazione che una parte della società palestinese esprime un rifiuto nei confronti del controllo esercitato da Hamas, anche in un contesto caratterizzato da forti limitazioni delle libertà civili;

    8) assume, dunque, particolare rilevanza il piano approvato dalla Lega Araba per la ricostruzione di Gaza, il quale presuppone un nuovo assetto di governance sotto l'Autorità nazionale palestinese, con l'esclusione di Hamas e il consolidamento di una prospettiva di stabilità duratura per la regione;

    9) il piano della Lega Araba è stato sostenuto dai Governi dei principali Paesi europei – Germania, Francia, Regno Unito e Italia – i cui Ministri degli esteri hanno sottoscritto una nota congiunta in cui dichiarano di accogliere «con favore l'iniziativa araba di un piano di ripresa e ricostruzione per Gaza. Il piano indica un percorso realistico per la ricostruzione di Gaza e promette, se attuato, un miglioramento rapido e sostenibile delle catastrofiche condizioni di vita dei palestinesi che vivono a Gaza»;

    10) la strategia per affrontare la questione del conflitto israelo-palestinese e per stabilizzare in modo sostenibile la regione non può prescindere dal duplice obiettivo di garantire condizioni effettive di sicurezza per lo Stato ebraico e il riconoscimento dell'indipendenza nazionale a uno Stato palestinese sovrano, con un proprio territorio e disponibile a convivere pacificamente accanto a Israele;

    11) il riconoscimento di uno Stato palestinese e di confini certi, sicuri e non consegnati all'arbitrio di ciascuna delle parti, costituisce una condizione inderogabile per una convivenza pacifica tra israeliani e palestinesi, di cui vanno costruite le condizioni istituzionali, ma di cui non può essere revocato in dubbio il presupposto essenziale: quello, per l'appunto, di due Stati vicini e autonomamente sovrani per i due popoli che vivono tra il Giordano e il Mediterraneo;

    12) a questo fine sarebbe utile, nella fase successiva al cessate il fuoco, l'organizzazione da parte dell'Unione europea di una conferenza internazionale — sul modello di quella di Madrid del 1991 che portò, nel 1993, agli Accordi di Oslo e all'istituzione dell'Autorità nazionale palestinese e, nel 1994, alla pace tra Israele e Giordania —, con la partecipazione, oltre che di Israele e dell'Autorità nazionale palestinese, dell'Onu, dei Paesi della regione coinvolti e degli Stati Uniti, aperta ai rappresentanti della società civile israeliana e palestinese, per il riavvio di un processo negoziale;

    13) nel quadro della fortissima recrudescenza del conflitto israelo-palestinese, costituisce una grave ragione di allarme l'aumento in tutto l'Occidente degli episodi di discriminazione, intimidazione e violenza antisemita, di cui anche nel nostro Paese vi sono stati esempi vergognosi, quale la recente cacciata degli studenti dell'Ugei – Unione giovani ebrei d'Italia – da un aula dell'Università di Torino, dove il 15 maggio 2025 avrebbero dovuto tenere un incontro pubblico proprio sul tema del contrasto all'antisemitismo,

impegna il Governo:

1) ad operare in sede europea e internazionale per perseguire i seguenti obiettivi, al fine di favorire il riavvio di un processo di pace nel conflitto israelo-palestinese:

  a) l'adozione di un piano di sanzioni nei confronti di Israele, se il Governo Netanyahu dovesse proseguire, come negli ultimi mesi, le operazioni militari nella Striscia di Gaza in violazione dei principi fondamentali del diritto internazionale umanitario;

  b) la promozione del processo di internazionalizzazione della gestione dell'emergenza politico-umanitaria in corso nella Striscia di Gaza, per la liberazione degli ostaggi ancora prigionieri e il disarmo delle milizie di Hamas e per consentire l'accesso senza ostacoli degli aiuti umanitari necessari al soddisfacimento dei bisogni più urgenti della popolazione civile;

  c) il sostegno al piano della Lega Araba presentato il 5 marzo 2025 per la ricostruzione e una nuova governance della Striscia di Gaza e l'ampliamento del fronte europeo di Paesi favorevoli a questo progetto di transizione, che sottragga ad Hamas il controllo della Striscia e rafforzi in prospettiva il ruolo dell'Autorità nazionale palestinese;

  d) il contrasto al piano del Presidente Trump per la Striscia di Gaza, compresa l'ipotesi di deportazione della popolazione ivi residente e il progetto di assegnazione del controllo della Striscia all'Amministrazione statunitense;

  e) il ripristino, nell'immediato, di una prospettiva negoziale per l'obiettivo dei «due popoli, due Stati», attraverso il riconoscimento nazionale ed europeo dell'Autorità nazionale palestinese come unica rappresentante legittima del popolo palestinese e titolare della sovranità del futuro Stato, istituito con una Costituzione e un sistema di governo democratico, sulla base del riconoscimento del diritto all'esistenza dello Stato di Israele;

  f) l'opposizione ai tentativi, chiaramente perseguiti da parte di alcune forze politiche israeliane, pur con evidenti contrasti all'interno della società e del Parlamento di Israele, per un'annessione di fatto di Gaza e della Cisgiordania, che non rappresenterebbe solo un gravissimo vulnus della legalità internazionale, ma l'istituzione di un vero e proprio regime discriminatorio verso la popolazione palestinese;

  g) la promozione da parte dell'Unione europea di una conferenza di pace sul futuro assetto dello Stato di Palestina, che affronti tutte le questioni rimaste sospese e irrisolte, che oggi pregiudicano l'avvio di un processo negoziale: lo smantellamento delle colonie israeliane in Cisgiordania, il futuro status di Gerusalemme, il riconoscimento esplicito da parte israeliana del diritto all'esistenza di uno Stato palestinese nei territori di Gaza e della Cisgiordania, la rinuncia al terrorismo da parte palestinese e il suo pieno riconoscimento di Israele;

  h) l'organizzazione di campagne di sensibilizzazione e politiche di contrasto verso la diffusione del pregiudizio antisemita e dei conseguenti episodi di discriminazione e violenza a danni di cittadini di religione ebraica e cittadinanza israeliana.
(1-00443) «Richetti, Rosato, Onori, Pastorella, Bonetti, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Sottanelli, Ruffino».


INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Elementi in merito al disegno di legge recentemente approvato dal Consiglio dei ministri in materia di determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni, anche in relazione all'attuazione dell'autonomia differenziata – 3-01970

   MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DE BERTOLDI, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   nella riunione del 19 maggio 2025 il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro interrogato, ha approvato il disegno di legge recante «Delega al Governo per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni»;

   il disegno di legge citato si propone di dare completa attuazione all'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione, attraverso un processo organico di definizione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale;

   il disegno di legge recepisce, altresì, le indicazioni fornite dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 192 del 2024, apportando i correttivi necessari al percorso di determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni, già avviato con l'articolo 1, commi da 791 a 801-bis della legge n. 197 del 2022 (legge di bilancio per il 2023) e proseguito con la legge n. 86 del 2024 (legge sull'autonomia differenziata);

   l'ordinamento ha finora conosciuto una determinazione solo episodica dei livelli essenziali delle prestazioni, profondamente frammentaria e disomogenea, con gravi ricadute in termini di esigibilità dei diritti e sullo svolgimento leale e trasparente dei rapporti finanziari fra lo Stato e le autonomie territoriali;

   l'approvazione delle nuove norme consentirà di porre fine al ritardo accumulato dal legislatore nella determinazione organica dei livelli essenziali delle prestazioni. Un ritardo che la stessa Corte costituzionale ha più volte stigmatizzato, qualificandolo alla stregua di un «ostacolo» alla piena attuazione dell'autonomia finanziaria degli enti territoriali e al pieno superamento dei divari territoriali nel godimento delle prestazioni inerenti ai diritti sociali (sentenza n. 220 del 2021) –:

   se il Ministro interrogato intenda illustrare i principi generali e la rilevanza del disegno di legge, anche nella prospettiva dell'attuazione dell'autonomia differenziata ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione.
(3-01970)


Chiarimenti in ordine al reperimento delle risorse finanziarie necessarie al raggiungimento del 2 per cento del rapporto tra spese per la difesa e prodotto interno lordo – 3-01961

   MARATTIN. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   i Ministri della difesa e degli affari esteri e della cooperazione internazionale hanno annunciato nei giorni scorsi che l'Italia ha centrato l'obiettivo del 2 per cento del prodotto interno lordo in spese per la difesa che la Nato da tempo richiedeva e che il documento con i nuovi calcoli effettuati dal Governo italiano è già stato inviato al Segretario generale;

   nella legge di bilancio per il 2025 le spese per la difesa erano pari all'1,57 del prodotto interno lordo (circa 35 miliardi di euro). Il 2 per cento del prodotto interno lordo ammonta invece a 45 miliardi di euro, oltre 10 miliardi in più;

   il dato riguardante il rapporto tra spese per la difesa e prodotto interno lordo all'1,57 per cento nel 2025 è stato presentato dal Ministro interrogato nell'audizione del 7 novembre 2024 in Commissione affari esteri e difesa del Senato della Repubblica sul Documento programmatico pluriennale per la difesa per il triennio 2024-2026. Il Ministro interrogato ha dichiarato che «passiamo dall'1,54 per cento di quest'anno all'1,57 per cento nel 2025, all'1,58 per cento del 2026 e all'1,61 per cento del 2027»;

   il bilancio della difesa in chiave Nato è una rappresentazione del bilancio elaborato in base a parametri e criteri indicati dall'Alleanza;

   per quanto attiene il complessivo volume finanziario da prendere a riferimento, risulta all'interrogante che il budget in chiave Nato si discosta dal bilancio della difesa, in quanto, rispetto a quest'ultimo, si:

    a) detrae l'intero importo della funzione sicurezza, presente nel bilancio della difesa, ad esclusione della quota relativa al personale dell'Arma dei carabinieri impiegabile presso i teatri operativi del fuori area;

    b) detrae dalle pensioni provvisorie del personale in ausiliaria l'importo afferente all'Arma dei carabinieri, a meno della quota parte impiegabile presso i teatri operativi;

    c) aggiunge l'importo della spesa pensionistica del personale militare e civile sostenuta dall'Inps, includendo solo la quota deployable del personale dell'Arma dei carabinieri;

    d) aggiunge l'importo relativo al finanziamento di selezionati programmi della difesa da parte del Ministero delle imprese e del made in Italy (che risulta già incluso nel bilancio integrato della difesa);

    e) aggiunge il finanziamento relativo alla partecipazione del contingente militare italiano alle missioni internazionali (che risulta già incluso nel bilancio integrato della difesa) –:

   se il Ministro interrogato intenda confermare lo schema di budget in chiave Nato sopra descritto, indicando per ogni singola voce l'ammontare delle detrazioni e degli importi aggiuntivi, allo scopo di chiarire dettagliatamente le modalità di reperimento nel bilancio dello Stato dei 10 miliardi di euro necessari al raggiungimento del 2 per cento del rapporto tra spese per la difesa e prodotto interno lordo.
(3-01961)


Intendimenti del Governo in merito all'incremento dell'obiettivo del 2 per cento del rapporto tra spese per la difesa e prodotto interno lordo, a fronte della situazione in campo economico, sanitario e ambientale – 3-01962

   FRANCESCO SILVESTRI, PELLEGRINI, BALDINO, LOMUTI, RICCARDO RICCIARDI, AURIEMMA, ILARIA FONTANA, ALIFANO, QUARTINI e SANTILLO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nell'introduzione del Documento programmatico pluriennale della difesa 2024-2026, trasmesso alla Presidenza della Camera dei deputati il 12 settembre 2024, il Ministro interrogato affermava che «siamo infatti ancora lontani dal conseguire una spesa per la difesa pari al 2 per cento del prodotto interno lordo entro il 2028». Dato confermato nel paragrafo in cui si dettaglia la redazione del bilancio integrato della difesa in chiave Nato, specificando che le difficoltà permangono «nonostante il rifinanziamento, per il quarto anno consecutivo, del “Fondo relativo all'attuazione dei programmi di investimento pluriennale per le esigenze di difesa nazionale” che prevede una assegnazione in legge di bilancio 2024-2026 di 22,5 miliardi di euro nei prossimi 15 anni»;

   il 15 maggio 2025 il Ministro Tajani, a margine della riunione informale dei Ministri degli affari esteri Nato in Turchia, ha annunciato il raggiungimento dell'obbiettivo tendenziale del 2 per cento del prodotto interno lordo per la spesa in difesa e sicurezza;

   il budget della difesa in chiave Nato viene individuato sulla base di parametri e criteri propri dell'Alleanza, affinché, nell'ambito della cosiddetta Defence planning capability survey, i dati finali siano omogenei e quindi comparabili con quelli di tutti i Paesi appartenenti all'Alleanza. Si ricorda, inoltre, che per la Nato sono ricevibili quei costi che «possono anche includere reparti di altre forze ma solo in proporzione alle forze che sono addestrate secondo tattiche militari, equipaggiate come una forza militare, in grado di operare sotto autorità militare diretta durante operazioni schierate, e realisticamente impiegabili al di fuori del territorio nazionale a supporto di una forza militare», come previsto nel Defence expenditure of NATO Countries (2014-2024);

   secondo stime dell'Osservatorio Mil€x, il bilancio integrato della difesa in chiave Nato nel 2025 si aggirerebbe intorno ai 35 miliardi di euro, dunque il raggiungimento del 2 per cento del prodotto interno lordo dichiarato dal Governo – ovvero circa 45 miliardi di euro considerando il valore odierno dichiarato – comporterebbe un investimento aggiuntivo di quasi 10 miliardi di euro. Considerate le modalità di redazione richieste dalla Nato, non è chiaro quali voci di spesa siano state inserite per raggiungere l'obiettivo in oggetto –:

   in vista del prossimo vertice Nato, se il Governo intenda incrementare l'obiettivo del 2 per cento, tenuto conto dell'assoluta necessità del sostegno alla spesa sanitaria, alle filiere produttive dell'occupazione, all'istruzione e all'ambiente.
(3-01962)


Intendimenti in ordine all'interruzione di ogni rapporto di cooperazione e accordo militare con Israele e la relativa industria bellica – 3-01963

   GRIMALDI, ZANELLA, BONELLI, FRATOIANNI, BORRELLI, DORI, GHIRRA, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nella «Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento (anno 2024)» se, da un lato, si precisa che «le caratteristiche dell'intervento israeliano su Gaza hanno indotto l'Autorità nazionale Uama (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento) a non concedere nuove autorizzazioni all'export a mente della legge n. 185 del 1990», dall'altro si evince che «rispetto al 2023, nel 2024 Israele sale dalla settima alla seconda posizione come Paese di provenienza con 42 autorizzazioni per un valore di 154.937.788 euro, con un'incidenza del 20,83 per cento sul totale (nel 2023 era al 2,52 per cento con 31.545.932 euro)»;

   in risposta all'interrogazione n. 5-03933 il Governo ha precisato che dopo l'avvio della guerra a Gaza ha bloccato le nuove licenze per esportare armamenti in Israele, ma ha continuato a inviare le armi relative alle vecchie licenze, spedendo però solo materiali che non potessero essere utilizzati contro la popolazione civile;

   sostenere che fornire manutenzione e pezzi di ricambio a sistemi d'arma o munizioni a sostegno di un esercito, come quello di Israele che sta effettuando un vero e proprio sterminio della popolazione gazawi, possa non avere un impatto sui civili appare difficile da sostenere;

   riguardo alle importazioni, il Governo sostiene che avvengano nel pieno rispetto della normativa vigente, in linea con le esigenze di sicurezza nazionale e gli interessi economici delle imprese italiane;

   di fronte alle atrocità commesse dall'esercito israeliano a Gaza e in Cisgiordania, dopo l'approvazione e l'avvio di una nuova operazione diretta all'occupazione militare di Gaza e ai piani di deportazione di milioni di palestinesi perfino in Libia, non sono sufficienti generici inviti alla moderazione, ma occorrono ferme decisioni e atti da parte di Italia e Unione europea;

   Israele negli ultimi mesi ha fermato tutti gli aiuti umanitari diretti a Gaza, utilizzando e perfino rivendicando la fame come arma di guerra, violando i principi stessi del diritto internazionale e umanitario;

   è di questi giorni l'approvazione della prosecuzione dei programmi di A/R n. Smd 03/2020 e Smd 37/2021, finalizzati alla progressiva implementazione di suite operative «multi-missione multi-sensore» (MmMs) su piattaforma condivisa Gulfstream G550 «Green» base Jamms. La tecnologia di questi sistemi è israeliana –:

   se non ritenga, per quanto di competenza, di interrompere qualsiasi rapporto di cooperazione e accordo militare con Israele e le sue aziende, decidendo di conseguenza di sospendere ogni legame di collaborazione e addestramento con Israele e con l'industria bellica israeliana.
(3-01963)


Iniziative per il rilancio della produzione siderurgica presso l' ex Ilva di Taranto, al fine di assicurare la competitività, la sostenibilità ambientale e la tutela dei livelli occupazionali – 3-01964

   BOSCHI, BONIFAZI, DEL BARBA, FARAONE, GADDA, GIACHETTI e GRUPPIONI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il complesso siderurgico ex Ilva di Taranto, ora Acciaierie d'Italia, società partecipata al 62 per cento dal gruppo ArcelorMittal e al 38 per cento da Invitalia di proprietà del Ministero dell'economia e delle finanze, costituisce da decenni un asset industriale strategico per il Paese, sia per le dimensioni della produzione sia per il ruolo centrale nella filiera manifatturiera, in particolare nei settori della cantieristica, dell'automotive, dell'elettrodomestico e delle costruzioni;

   a seguito del progressivo peggioramento gestionale ed economico di Acciaierie d'Italia, aggravato dal contenzioso tra i soci pubblici e privati, dal calo produttivo e dalla perdita di commesse, il Governo è intervenuto con il decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 aprile 2024, n. 56, introducendo misure urgenti che avrebbero dovuto tutelare impianti e occupazione;

   nel corso delle comunicazioni rese alle Camere e in numerose dichiarazioni pubbliche, il Ministro interrogato ha ribadito l'impegno del Governo a mantenere la produzione di acciaio a Taranto, puntando su continuità produttiva, sostenibilità ambientale e rilancio competitivo dello stabilimento, anche tramite la revisione del piano industriale e l'ingresso di nuovi partner;

   attualmente lo stabilimento ex Ilva di Taranto risulta sostanzialmente fermo, con una produzione ridotta a meno di 1 milione di tonnellate annue, a fronte di una capacità nominale superiore a 8 milioni, mentre si registrano segnali di significativi ritardi nell'attuazione del nuovo piano industriale, rendendo concreto il rischio di un disimpegno strutturale dalla produzione di acciaio primario in Italia;

   il Ministro interrogato ha dichiarato che, a seguito dell'incendio all'altoforno 1, la produzione sarà dimezzata e l'occupazione ridotta per un lungo periodo, lasciando intendere un ridimensionamento strutturale del piano industriale e della piena capacità produttiva del sito, con evidenti conseguenze sul piano occupazionale;

   il 19 maggio 2025, a margine dell'assemblea di Confindustria Varese, anche il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha lanciato un forte allarme, definendo «una pazzia» l'ipotesi di abbandonare la produzione di acciaio in Italia ed evidenziando che la perdita dell'impianto di Taranto comporterebbe gravi ricadute economiche e strategiche –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per garantire il mantenimento e il rilancio della produzione siderurgica presso l'ex Ilva di Taranto, assicurandone la competitività a livello europeo, garantendo la sostenibilità ambientale e tutelando i livelli occupazionali.
(3-01964)


Elementi e iniziative in merito al progetto di riconversione ambientale dello stabilimento ex Ilva di Taranto, anche in considerazione delle implicazioni connesse a recenti pronunce dell'autorità giudiziaria – 3-01965

   BIGNAMI, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, CARAMANNA, MAIORANO, SCHIANO DI VISCONTI, COMBA, GIOVINE, MAERNA, PIETRELLA e ZUCCONI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   due decisioni della magistratura hanno reso più difficile il progetto di riconversione green dello stabilimento di Taranto: il sequestro della procura di Taranto che non ha consentito all'azienda, dopo lo spegnimento, di procedere alla salvaguardia della capacità operativa dell'altoforno 1, a fronte di un incendio che non aveva comportato conseguenze per il personale, e la sentenza del Consiglio di Stato che ha annullato la gara per il Direct reduced iron, l'impianto che deve realizzare il preridotto per alimentare i forni elettrici;

   il Governo ha assicurato tutto quello che era necessario per la ripresa produttiva dello stabilimento: il finanziamento pubblico all'impresa, con il consenso della Commissione europea; l'aiuto alle imprese dell'indotto e gli indennizzi ai cittadini di Tamburi, il rapido avvio delle procedure di assegnazione degli impianti a un player internazionale che possa realizzare investimenti significativi per rilanciare la produzione con la nuova tecnologia green; il tutto con il consenso dei sindacati che per la prima volta hanno sottoscritto un accordo per la gestione della cassa integrazione;

   è in fase di rilascio l'autorizzazione integrata ambientale, seconde le più avanzate prescrizioni ambientali e sanitarie;

   si sono individuati 15 progetti di investimenti nell'area per un ammontare di almeno 5 mila nuovi occupati diretti e ancor di più nella filiera per assorbire anche eventuali esuberi di Ilva e Acciaierie d'Italia, quali quelli nella cantieristica, nel settore ferroviario, nell'aerospazio, nella transizione energetica, nei data center;

   analogo processo di rilancio della siderurgia green, che renderà l'Italia il Paese più avanzato al mondo, è stato compiuto per il polo di Piombino, con la firma dell'accordo di sviluppo con Jsw per il revamping e l'ammodernamento del treno rotaie e con l'imminente firma dell'accordo di programma con Metinvest per la produzione di coils da forni elettrici, e per il polo di Terni, per il quale si dovrebbe concludere la sottoscrizione dell'accordo di programma;

   l'Italia guida il fronte delle riforme nell'Unione europea, con la presentazione di un «non paper» per la revisione del Cbam, ai fini di rendere sostenibile la produzione siderurgica green, e di un analogo documento settoriale sulla siderurgica sul quale si sta ottenendo un largo consenso –:

   quali siano le conseguenze degli atti dell'autorità giudiziaria segnalati in premessa e se la situazione del sito di Taranto sia del tutto compromessa o si possa ancora salvare il polo siderurgico, nonché quali siano le condizioni necessarie perché il progetto di riconversione green possa realizzarsi anche con gli impianti dell'ex Ilva.
(3-01965)


Elementi in merito alla trattativa per la cessione dello stabilimento ex Ilva di Taranto e intendimenti in ordine all'ipotesi di acquisizione pubblica al fine di garantire la sicurezza degli impianti, la sostenibilità ambientale e il mantenimento degli attuali livelli occupazionali – 3-01966

   PELUFFO, UBALDO PAGANO, DE MICHELI, DI SANZO, GNASSI, LACARRA, PANDOLFO, STEFANAZZI, GHIO, FERRARI, CASU e FORNARO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la situazione dell'ex Ilva di Taranto è estremamente preoccupante: la produzione è ai minimi storici, le misure adottate in favore dell'indotto sono risultate gravemente insufficienti, non di rado si registrano picchi di emissioni nocive, e, sotto il profilo occupazionale, vige un grave stato di incertezza;

   il 7 maggio 2025 si è verificato un incendio all'interno dell'altoforno 1, che, fortunatamente, non ha causato ferimenti o decessi tra gli addetti presenti sul luogo;

   sebbene, secondo Acciaierie d'Italia, si sia trattato di un evento causato «da un'anomalia improvvisa», alcuni osservatori sostengono che l'incidente possa essere conseguenza diretta della riattivazione dell'altoforno 1, avvenuta a ottobre 2024 secondo procedure ancora non accertate e potenzialmente difformi da quelle standard;

   tale episodio, peraltro, sarebbe all'origine del presunto passo indietro compiuto dai vertici della Baku steel company rispetto alle operazioni di acquisizione degli stabilimenti siderurgici ex Ilva;

   a fronte dell'incidente, il 13 maggio 2025 Acciaierie d'Italia ha comunicato alle parti sociali la richiesta di raddoppiare i lavoratori in cassa integrazione;

   gli impianti dell'ex Ilva operano, sin dall'agosto 2023, in regime di proroga rispetto al termine di scadenza dell'autorizzazione integrata ambientale;

   attualmente, è in corso una procedura di riesame dell'autorizzazione integrata ambientale, con valenza di rinnovo per 12 anni per una produzione di 6 milioni di tonnellate all'anno di acciaio nell'impianto siderurgico di Taranto;

   in tale ambito, secondo quanto appreso dagli organi di stampa, il gruppo istruttore del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica avrebbe formulato ben 477 prescrizioni ambientali e circa 700 adempimenti complessivi (per costi superiori al miliardo di euro);

   nel 2026 si chiuderà il regime di esenzione dal mercato dell'Unione europea dei cosiddetti certificati verdi per l'ex Ilva, che, di conseguenza, dovrà affrontare i costi aggiuntivi per proseguire la produzione;

   l'obiettivo della decarbonizzazione, in favore del quale negli ultimi anni sono state individuate risorse e avviati progetti (anche nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza), sembra essere passato in secondo piano, così come la contestuale e graduale chiusura dell'area a caldo –:

   se intenda comunicare le novità inerenti alla trattativa per la cessione degli stabilimenti ex Ilva con Baku steel company, confermando o smentendo le notizie riguardanti un eventuale ritiro dell'offerta, nonché chiarire se il Governo intenda garantire mediante l'acquisizione pubblica, anche per un periodo limitato, la prosecuzione delle attività industriali in sicurezza, la sostenibilità ambientale delle stesse, il mantenimento degli attuali livelli occupazionali e il completamento degli investimenti volti alla decarbonizzazione degli impianti produttivi.
(3-01966)


Ulteriori iniziative per lo sviluppo delle tecnologie di intelligenza artificiale e per il loro utilizzo da parte delle imprese – 3-01967

   LUPI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CARFAGNA, CAVO, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   le tecnologie di intelligenza artificiale stanno sviluppando rapidamente un mercato in continua crescita, che secondo numerose stime potrebbe superare il trilione di dollari nel 2030;

   la rapidità dei progressi ottenuti dalle suddette tecnologie ha portato il dibattito scientifico a citare e discutere il concetto di «singolarità tecnologica», definita come il momento in cui una macchina non eguaglia, ma supera l'intelligenza umana, avviando un ciclo di evoluzione tecnologica capace di autoalimentarsi;

   il Governo ha sviluppato una politica di sostegno allo sviluppo dell'intelligenza artificiale ampia, che comprende anche il disegno di legge all'esame del Parlamento, la nascita della Fondazione IA4Industry a Torino e l'IA hub per lo sviluppo sostenibile, che sarà inaugurato nel mese di giugno 2025, oltre al sostegno allo sviluppo delle start up contenuto nella legge 16 dicembre 2024, n. 193, «Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2023»;

   il Governo ha firmato anche accordi bilaterali di grande rilievo riguardo le tecnologie di intelligenza artificiale, per esempio con Emirati Arabi Uniti, Grecia, Pakistan, Libia e Turchia, ed è stato incoraggiato lo sviluppo di supercalcolatori a Bologna, Genova e Pavia;

   lo sviluppo dell'intelligenza artificiale dipende anche dal mercato globale dei data center: gli investimenti nell'apertura di nuovi centri in Italia seguono un andamento positivo e si attende l'avvio di nuove infrastrutture nel biennio 2025-2026, per un valore stimato di circa 10 miliardi di euro;

   si prevede una crescita esponenziale anche per il mercato delle tecnologie quantistiche, ora pur limitato, con previsioni di sviluppo molto positive, in particolare per il quantum computing;

   la Commissione europea ha annunciato che intende realizzare 5 IA gigafactory basate su partenariati pubblico-privati e finanziate attraverso l'iniziativa InvestAI;

   l'adozione nelle imprese dei sistemi di intelligenza artificiale richiede attività di formazione dedicate, in grado di rendere tutti i soggetti che li utilizzano consapevoli delle sue potenzialità e dei rischi connessi;

   la produzione o la modifica su larga scala di contenuti mediante tecnologie di intelligenza artificiale suggerisce di introdurre sistemi in grado di assicurare la loro riconoscibilità, per ridurre i rischi di sostituzioni di persona, truffe, frodi informatiche e atti persecutori –:

   quali ulteriori iniziative intenda assumere per posizionare l'Italia come un attore rilevante nello sviluppo e nell'adozione di tecnologie di intelligenza artificiale e prevenire i rischi derivanti dalla sua diffusione nel mondo delle imprese, anche adottando incentivi alla formazione e introducendo sistemi di riconoscibilità dei contenuti prodotti o modificati artificialmente.
(3-01967)


Ulteriori iniziative volte a favorire l'autoproduzione e l'autoconsumo di energia rinnovabile – 3-01968

   SQUERI, CORTELAZZO, BATTISTONI, CASASCO, MAZZETTI, PATRIARCA, POLIDORI, BARELLI, BATTILOCCHIO, ARRUZZOLO, BAGNASCO, BELLOMO, BENIGNI, DEBORAH BERGAMINI, BOSCAINI, CALDERONE, CANNIZZARO, CAPPELLACCI, CAROPPO, CASTIGLIONE, CATTANEO, ENRICO COSTA, D'ATTIS, DALLA CHIESA, DE MONTE, DE PALMA, FASCINA, GATTA, GENTILE, LOVECCHIO, MANGIALAVORI, MARROCCO, MULÈ, NEVI, ORSINI, NAZARIO PAGANO, PELLA, PITTALIS, ROSSELLO, RUBANO, PAOLO EMILIO RUSSO, SACCANI JOTTI, SALA, SORTE, TASSINARI e TENERINI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la comunità energetica rinnovabile è un insieme di cittadini, piccole e medie imprese, cooperative, enti territoriali e autorità locali, incluse le amministrazioni comunali, nonché di enti di ricerca, religiosi, del terzo settore e di protezione ambientale, che condividono l'energia elettrica rinnovabile prodotta da impianti nella loro disponibilità, a condizione che siano localizzati all'interno di un ambito geografico i cui punti di connessione fanno capo alla medesima cabina elettrica primaria;

   l'ammontare dell'investimento (Piano nazionale di ripresa e resilienza – misura m2c2 – Investimento 1.2) è pari a 2,20 miliardi di euro da finalizzare entro il 30 giugno 2026, per la realizzazione di una potenza complessiva installata pari almeno a 2 gigawatt ed una produzione indicativa di almeno 2.500 gigawattora all'anno. La strategia italiana prevede un piano di aiuti governativi alle comunità energetiche rinnovabili di complessivi 5,7 miliardi di euro, destinati a garantire per 20 anni una tariffa elettrica vantaggiosa;

   si sono verificate difficoltà nell'accesso alla misura, in particolare da parte dei comuni sotto i 5.000 abitanti, beneficiari di un contributo fino al 40 per cento dell'investimento, che hanno messo in discussione il raggiungimento degli obiettivi, con possibili rischi di un sottoutilizzo delle risorse allo scopo destinate;

   nei giorni scorsi il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica ha reso noto agli operatori una bozza di revisione del decreto applicativo «Cer» del gennaio 2024, nella quale si prevede una platea più larga dei comuni beneficiari (fino a 50.000 abitanti), anticipi più consistenti (fino al 30 per cento), maggiore flessibilità nei tempi di entrata in esercizio degli impianti agevolati, spostati in avanti fino a 18 mesi, e la salvaguardia degli impianti destinati alle comunità energetiche rinnovabili realizzati dal dicembre 2021;

   ulteriori misure sono state introdotte dal «decreto-legge bollette», n. 19 del 2025, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 60 del 2025, con l'estensione della possibilità di partecipare alle comunità energetiche rinnovabili a tutta una serie di soggetti prima esclusi (consorzi bonifica, Ater, Ipab, piccole e medie imprese partecipate dai comuni), la salvaguardia di ulteriori impianti e le semplificazioni in materia di autoapprovvigionamento dell'energia elettrica;

   le misure adottate sono il segno concreto dell'attenzione che questo Governo sta dedicando alle fonti di energia rinnovabile, investendo per sostenere e incrementare lo sviluppo degli impianti di autoconsumo quale misura per ridurre il costo delle bollette, oltre che per ridurre le emissioni e la dipendenza energetica dall'estero –:

   quali ulteriori iniziative siano allo studio del Ministro interrogato per favorire l'autoproduzione e l'autoconsumo di energia rinnovabile.
(3-01968)


Intendimenti in merito alla definizione dei criteri nazionali per l'individuazione delle aree idonee all'installazione di impianti a fonte rinnovabile, con particolare riferimento alla determinazione di indici massimi di saturazione – 3-01969

   RUFFINO, BONETTI, BENZONI, D'ALESSIO, GRIPPO e SOTTANELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il tribunale amministrativo regionale del Lazio, con la sentenza n. 9155 del 13 maggio 2025, ha annullato l'articolo 7, commi 2 e 3, del decreto ministeriale del 21 giugno 2024, imponendo al Ministero entro il termine di 60 giorni l'individuazione dei criteri per l'individuazione delle aree idonee all'installazione di impianti a fonte rinnovabile;

   in diverse occasioni il Governo è stato sollecitato, da un lato, a indicare alle regioni sia una scadenza temporale per l'individuazione delle aree idonee ad ospitare gli impianti fotovoltaici ed eolici – sia onshore che offshore – di grande taglia (indicativamente superiori a 2 megawatt) e, dall'altro, a definire a livello nazionale dei criteri univoci, che tengano conto delle caratteristiche e delle dimensioni fisiche degli impianti, onde evitare sia applicazioni arbitrarie che un'eccessiva saturazione delle medesime aree;

   l'assenza di criteri generali in ordine all'autorizzazione degli impianti nelle diverse aree territoriali e la disciplina oggi prevista per le procedure di valutazione di impatto ambientale e di valutazione ambientale strategica non tengono conto di indici complessivi di affollamento degli impianti, che portano in alcuni casi a fenomeni di saturazione (con richieste anche superiori al 50 per cento del territorio comunale di riferimento), con gravi effetti economici e ambientali;

   il funzionamento del mercato elettrico da fonti rinnovabili incentiva l'installazione di impianti con produzioni intermittenti, concentrate nelle stessa fascia oraria e remunerate a un prezzo definito da incentivi o da contratti a due vie, di valore ben superiore a quello di mercato, che in quella fascia risulta prossimo allo zero per effetto della sovrapproduzione; così già oggi, in quelle ore, una parte di quella produzione non viene utilizzata, pur essendo remunerata, con conseguenti oneri pesanti sulla bolletta elettrica di famiglie e imprese –:

   in base a quali principi intenda definire criteri nazionali standard per l'individuazione delle aree idonee a livello regionale e la determinazione di indici massimi di saturazione, adottando iniziative di competenza volte a prevedere che, al momento di autorizzare un nuovo impianto, si tenga conto di quelli analoghi già installati nel medesimo territorio comunale o provinciale e a chiarire altresì, in tale ottica, quali previsioni vi siano in ordine ai costi futuri per la remunerazione, l'incentivazione, l'integrazione in rete con sistemi di accumulo e per il bilanciamento della rete, in relazione agli impianti a fonte rinnovabile intermittenti e tra loro contemporanei.
(3-01969)


COMUNICAZIONI DEL GOVERNO IN ORDINE ALLA REVISIONE DEGLI INVESTIMENTI E DELLE RIFORME INCLUSI NEL PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA

Risoluzioni

   La Camera,

   premesso che:

    1) i Piani nazionali di ripresa e resilienza sono i programmi di riforme e investimenti per il periodo 2021-2026 che gli Stati membri definiscono per accedere ai fondi del Dispositivo per la ripresa e la resilienza (Recovery and resilience facility), nel quadro di Next generation EU (Ngeu);

    2) il Piano nazionale di ripresa e resilienza dell'Italia è stato approvato a livello europeo il 13 luglio 2021 con decisione di esecuzione del Consiglio dell'Unione europea. La decisione di esecuzione contiene un allegato con cui vengono definiti, in relazione a ciascun investimento e riforma precisi obiettivi e traguardi (milestone e target), cadenzati temporalmente, al cui conseguimento è vincolata l'assegnazione delle risorse, che è, a sua volta, articolata in dieci rate entro il 30 giugno 2026;

    3) il Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano prevedeva, nella sua originaria formulazione, 132 investimenti e 59 riforme, cui corrispondevano 191,5 miliardi di euro finanziati dall'Unione europea attraverso il Dispositivo per la ripresa e la resilienza, suddivisi tra 68,9 miliardi di euro di sovvenzioni a fondo perduto e 122,6 miliardi di euro di prestiti, da impiegare nel periodo 2021-2026 attraverso l'attuazione del Piano;

    4) il Governo, fin dal suo insediamento ha comunicato di aver svolto un'intensa attività di verifica dell'effettiva corrispondenza tra i cronoprogrammi originariamente previsti per gli investimenti e le riforme inseriti nel PNRR e i cronoprogrammi aggiornati in considerazione dei recenti eventi geopolitici che hanno inciso notevolmente sui prezzi dell'energia, dei prodotti alimentari e dei materiali da costruzione, e hanno, inoltre, causato carenze nelle catene di approvvigionamento mondiali, provocando un aumento dell'inflazione oltre che generare nuove sfide, tra cui il rischio di povertà energetica e un incremento del costo della vita;

    5) all'esito di un approfondita istruttoria condotta sia con le Amministrazioni titolari sia con la Commissione europea, diversi interventi inclusi nel PNRR si sono rivelati nei fatti non compatibili con le condizionalità, anche di ordine temporale, previste dal Piano. In altri termini, in mancanza di un tempestivo intervento di tipo correttivo, si sarebbe prodotta l'inevitabile conseguenza di non ottenere da parte dell'Unione europea il trasferimento delle risorse collegate al raggiungimento delle milestone e dei target del PNRR, con un evidente grave pregiudizio degli equilibri di bilancio;

    6) in relazione al punto che precede, il regolamento (UE) 2021/241 del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 febbraio 2021, che ha istituito il Dispositivo di ripresa e resilienza, prevede la possibilità di rivedere il contenuto dei Piani, nel rispetto di precise condizioni, qualora nel corso dell'attuazione emergano esigenze di modifica e aggiornamento degli impegni assunti. In particolare, le revisioni consentite dal citato regolamento (UE) 2021/241 come chiarito dagli Orientamenti sui piani per la ripresa e la resilienza adottati dalla Commissione europea (C/2024/4618), comprendono le seguenti ipotesi modifiche giustificate da circostanze oggettive (quali l'aumento dei prezzi, una domanda insufficiente o la scarsità di materie prime e fattori produttivi), la correzione di errori materiali (clerical errors), l'individuazione di migliori alternative per perseguire gli obiettivi di politica pubblica e la riduzione degli oneri amministrativi senza ridurre il livello di ambizione;

    7) per effetto delle revisioni del 2023 e del 2024, il Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano prevede una dotazione finanziaria incrementata a 194,4 miliardi di euro, di cui 122,6 miliardi di euro in prestiti e 71,8 miliardi di euro in sovvenzioni; investimenti aggiuntivi per 25 miliardi di euro (di cui 11 miliardi afferenti ai nuovi interventi del capitolo REPowerEU e 14 miliardi derivanti dall'ampliamento di investimenti già previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza), sette missioni, di cui una relativa al capitolo REPowerEU, che prevedono 66 riforme (sette in più rispetto al piano originario) e 150 investimenti, diretti a promuovere la competitività e la resilienza dell'Italia, nonché la transizione verde e digitale; un numero complessivo di milestone e target pari a 621 (a fronte delle 527 originarie);

    8) nonostante si continui a leggere di ritardi nell'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, la Commissione europea, fino ad oggi, ha ritenuto raggiunti tutti gli obiettivi e i traguardi rendicontati dal nostro Paese, come attestato dall'erogazione delle risorse collegate alle rate oggetto di richieste di pagamento: ciò a conferma dell'efficacia dell'azione del Governo e delle iniziative dallo stesso assunte, fin dalla data del suo insediamento per assicurare il tempestivo raggiungimento delle milestone e dei target previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza;

    9) il 23 dicembre 2024 la Commissione europea ha versato all'Italia la sesta rata del Piano nazionale di ripresa e resilienza pari a 8,7 miliardi di euro e il 30 dicembre 2024 l'Italia, primo Paese europeo ha inviato alla Commissione europea la richiesta di pagamento della settima rata, pari a 18,3 miliardi di euro. In termini di milestone e target, con la richiesta di pagamento della settima rata, l'Italia ha dimostrato di aver conseguito il 54 per cento degli obiettivi previsti dal Piano, ovvero 337 obiettivi su 621. I restanti 284 obiettivi sono, infatti collegati alle ultime tre rate del Piano;

    10) il pagamento della settima rata costituirà, ancora una volta, la prova tangibile dell'impegno profuso dal Governo nell'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, consolidando ulteriormente il primato dell'Italia in termini di rate incassate, di obiettivi raggiunti e di importo ricevuto che supererà i 140 miliardi di euro, corrispondente a oltre il 72 per cento della dotazione complessiva del Piano;

    11) in data 21 marzo 2025, è stato dato avvio ad interlocuzioni tecniche con la Commissione europea finalizzate a verificare la possibilità di apportare modifiche agli impegni attinenti alla settima rata (funzionali al superamento di alcune criticità emerse nella fase di valutazione degli obiettivi di detta rata parte della Commissione europea), di apportare alcune modifiche e chiarimenti agli obiettivi connessi all'ottava rata nonché di integrare e aggiornare gli obiettivi della nona e della decima rata conseguenti alle proposte formulate in relazione alla settima e all'ottava rata;

    12) in data 31 marzo 2025, è stata trasmessa al Parlamento la sesta Relazione sullo stato di attuazione del PNRR;

    13) in data 19 maggio 2025, il Governo ha trasmesso ai Presidenti delle Camere, per il tramite del Ministro per i rapporti con il Parlamento, la proposta di revisioni tecniche del PNRR approvate dalla Cabina di Regia del PNRR in pari data; detta proposta riguarda 107 milestone e target pari al 30 per cento delle milestone e dei target previsti per il residuo arco temporale di attuazione del piano (dalla settima alla decima rata); alla modifica degli obiettivi si aggiungono 35 revisioni delle descrizioni delle misure utili a garantire il pieno raggiungimento degli obiettivi residui del PNRR;

    14) per effetto delle modifiche e degli aggiornamenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza proposte dal Governo, è stato possibile, in coerenza con le indicazioni del Parlamento e in attuazione degli orientamenti in materia della Commissione europea, correggere alcuni errori materiali, apportare alcune modifiche fisiologiche a fronte di circostanze oggettive ed imprevedibili e proseguire nella piena attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza che vede l'Italia al primo posto in Europa per numero di obiettivi conseguiti e di rate richieste, per investimenti realizzati e per importo complessivo ricevuto;

    15) avuto riguardo all'attuale scadenza del Piano nazionale di ripresa e resilienza e agli obiettivi collegati alle ultime tre rate è indispensabile proseguire nell'attività di monitoraggio e di confronto costante con le amministrazioni titolari delle misure in ordine allo stato di attuazione e all'andamento dei singoli investimenti per individuare, per tempo, le eventuali criticità e le possibili soluzioni. Al contempo, è necessario continuare nel dialogo e nell'attività di confronto con la Commissione europea, che ha caratterizzato l'operato del Governo fin dal suo insediamento, al fine di superare le eventuali criticità, con l'obiettivo di assicurare la piena realizzazione degli investimenti programmati nel rispetto delle condizionalità e delle scadenze previste, anche mediante un'ulteriore revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza;

    16) in caso di revisione degli obiettivi relativi alle ultime tre rate del Piano nazionale di ripresa e resilienza, è indispensabile lasciare inalterata l'ambizione del Piano medesimo, così come richiesto in più occasioni dal Parlamento, rifinalizzando le risorse che dovessero rendersi disponibili a seguito dell'espunzione degli investimenti presenti nel predetto Piano e non rendicontabili verso altre misure già contemplate nel medesimo Piano per le quali vi sia un'eccedenza di domanda rispetto alle risorse assegnate, ovvero verso nuove misure compatibili con le condizionalità anche di tipo temporale del Piano nazionale di ripresa e resilienza. In particolare, occorre privilegiare le misure che favoriscono: gli investimenti strategici ed innovativi, anche attraverso l'opportuno adeguamento delle misure «Transizione 5.0» e «Net-Zero»; l'occupazione, la formazione e l'aggiornamento professionale; il rafforzamento dell'autonomia energetica; il sostegno e la competitività delle attività economico-produttive, ivi comprese quelle turistiche; la transizione clean e digitale, in linea con la nuova strategia annunciata dalla Commissione europea, ferma restando l'esigenza di prevedere procedure semplificate per l'attuazione di dette misure e di rafforzare le forme di coinvolgimento degli operatori economici privati e del Terzo settore nel conseguimento degli obiettivi;

    17) nel caso di cui al punto che precede, è inoltre auspicabile garantire, così come avvenuto in occasione della precedente revisione dell'8 dicembre 2023 mediante le previsioni contenute nel decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, convertito con modificazioni dalla legge 29 aprile 2024, n. 56, il completamento degli eventuali investimenti, espunti dal PNRR in quanto incompatibili con le condizionalità del Piano e pertanto, non utilmente rendicontabili mediante l'individuazione di fonti di finanziamento alternative; è parimenti necessario assicurare il rispetto del vincolo del 40 per cento delle risorse allocabili territorialmente in favore delle regioni del Mezzogiorno, nonché l'attuazione delle priorità trasversali relative ai giovani alla parità di genere e alla riduzione dei divari territoriali;

    18) udite le comunicazioni del Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, le approva e,

impegna il Governo

   1) a proseguire nel costante confronto con la Commissione europea finalizzato all'individuazione di modalità condivise per il superamento delle eventuali criticità che dovessero emergere nella fase di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza assicurando, al contempo, il necessario coinvolgimento del Parlamento, delle Regioni degli Enti locali e del Partenariato economico e sociale;

   2) ad assumere ogni iniziativa, anche di tipo normativo, ritenuta necessaria per garantire la tempestiva realizzazione di tutti gli obiettivi collegati al pagamento delle restanti tre rate del PNRR;

   3) in caso di una nuova revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ad assicurare il raggiungimento degli obiettivi trasversali della parità di genere, del miglioramento delle competenze e delle prospettive occupazionali dei giovani, del riequilibrio territoriale e dello sviluppo del Mezzogiorno, nonché a garantire l'attuazione della clausola che destina almeno il 40 per cento delle risorse allocabili territorialmente alle regioni del Meridione;

   4) in caso di revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, a rifinalizzare le relative risorse preferibilmente verso altre misure già contemplate nel medesimo Piano per le quali vi è un'eccedenza di domanda rispetto alle risorse assegnate ovvero verso nuove misure pacificamente compatibili con le condizionalità anche di tipo temporale del Piano nazionale di ripresa e resilienza, in particolare, privilegiando le misure che favoriscono, gli investimenti strategici ed innovativi anche attraverso un opportuno adeguamento delle misure «Transizione 5.0» e «Net-Zero», l'occupazione, la formazione e l'aggiornamento professionale; il rafforzamento dell'autonomia energetica, il sostegno e la competitività delle attività economico-produttive, ivi comprese quelle turistiche, la transizione clean e digitale, in linea con la nuova strategia annunciata dalla Commissione europea;

   5) ad assumere ogni utile iniziativa di competenza che permetta il completamento degli investimenti, eventualmente espunti all'esito della revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, anche mediante un utilizzo sinergico, più razionale ed efficiente delle risorse europee e nazionali destinate alla realizzazione degli investimenti pubblici, così come avvenuto in occasione della revisione dell'8 dicembre 2023.
(6-00179) «Mantovani, Candiani, Pella, Romano, Rotondi, Giglio Vigna, Cannizzaro, Pisano, Kelany, Bagnai, D'Attis, Ambrosi, Mangialavori, Di Maggio, Donzelli, Gabellone, Giordano, Rachele Silvestri».


   La Camera,

   premesso che:

    1) il 21 marzo 2025 l'Italia ha inviato alla Commissione europea una nuova richiesta di modifica del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR): si tratta della quinta richiesta di revisione inviata in meno di due anni dal nostro Paese, l'unico, allo stato attuale, ad aver inviato a Bruxelles cinque diverse richieste di modifica del proprio Piano;

    2) in assenza di un previo confronto e di una condivisione con il Parlamento dei contenuti della proposta di revisione, di tale richiesta di modifica non si conoscono allo stato attuale né i dettagli relativamente a quali misure saranno oggetto di modifiche né quali investimenti saranno eventualmente de-finanziati a causa della difficoltà di realizzazione entro il termine previsto dal regolamento europeo;

    3) purtroppo, la Cabina di Regia PNRR che si è svolta lunedì 19 maggio 2025 non ha contribuito a chiarire lo stato di attuazione del Piano. Al contrario, il comunicato stampa rilasciato a margine della riunione, alimenta l'apprensione riguardo alla capacità del Governo di raggiungere gli obiettivi prefissati, visto che, in conclusione, si fa sorprendentemente riferimento a interlocuzioni con le Amministrazioni titolari e con la Commissione europea, ai fini della piena attuazione del Piano, anche attraverso un suo «aggiustamento complessivo», che seguirà la proposta di revisione tecnica all'ordine del giorno della Cabina di regia e del Parlamento,

    4) d'altra parte, è solo il caso di evidenziare come di questa ulteriore modifica non ci sia alcun riferimento nemmeno nella sesta relazione al Parlamento sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, approvata in via definitiva il 27 marzo 2025, elemento questo che mette in discussione lo stesso rispetto delle prerogative parlamentari quanto alla valutazione complessiva degli obiettivi previsti dalle sette missioni del Piano;

    5) a tale richiesta di ennesima modifica si affianca la proposta avanzata formalmente dal Ministro dell'economia Giorgetti nel corso dell'ultimo Eurogruppo del mese di maggio 2025 di rinviare oltre il 2026 la scadenza dei progetti del PNRR, prorogandola dopo tale termine: oltreché dai ritardi accumulati, tale richiesta sembrerebbe motivata dall'intenzione prospettata dallo stesso Ministro Giorgetti di estendere la durata del PNRR oltre la sua scadenza per reindirizzare una parte dei fondi non spesi del Piano verso i progetti connessi al Piano di riarmo europeo ribattezzato «ReArm Europe/Readiness 2030»;

    6) all'Italia, in luogo di un aumento degli investimenti a favore del comparto difesa, ipotesi prospettata dal piano di riarmo Rearm EU anche grazie alla possibilità di scomputare dai parametri del Patto di stabilità e crescita i finanziamenti pubblici dedicati ad investimenti nella difesa, servirebbe piuttosto un piano di rilancio e sostegno agli investimenti che promuovano la competitività, gli obiettivi a lungo termine e le priorità politiche dell'Unione europea quali: spesa sanitaria, sostegno alle filiere produttive e industriali, incentivi all'occupazione, istruzione, investimenti green e beni pubblici europei, per rendere l'economia dell'Unione più equa, competitiva, sicura e sostenibile;

    7) parimenti, la possibilità di spostare o trasferire alcuni obiettivi/traguardi dal PNRR alla politica di coesione al fine di accelerarne la spesa o di reindirizzare i fondi della politica di coesione verso le spese relative alla difesa, ipotesi prospettata nel Piano di riarmo, comporterebbe distogliere tali fondi dalla finalità propria del rafforzamento della coesione economico e sociale, con grave pregiudizio per il riequilibrio territoriale, priorità trasversale dell'Unione e alla base dello stesso Piano di ripresa e resilienza;

    8) d'altra parte, la Commissione europea, per voce del commissario all'economia Dombrovskis, ha ricordato, a margine dell'Ecofin, che: «la scadenza legale per tutti gli obiettivi resta l'agosto 2026, e ciò significa che restano ancora 15 mesi per avanzare tutte le consistenti richieste di pagamento»; lo stesso vicepresidente della Commissione europea Fitto ha escluso tale ipotesi, sconfessando di fatto l'operato del Ministro Giorgetti;

    9) tutti gli obiettivi inseriti nel Piano dovranno quindi essere completati entro agosto del 2026 e i Paesi in forte ritardo come l'Italia rischiano concretamente di non ricevere una parte delle sovvenzioni e dei prestiti per i progetti non conclusi;

    10) come certificato nell'ultima Relazione semestrale della Corte dei conti sullo stato di attuazione del PNRR, a poco più di un anno dalla sua conclusione, i ritardi fatti registrare dal Governo nello stato di avanzamento delle riforme e degli investimenti contenuti nel Piano rimangono allarmanti, così come il mancato rispetto degli obiettivi prefissati e i rallentamenti nella messa a terra delle relative risorse finanziarie;

    11) come confermano anche i dati aggiornati dal ReGis, la messa a terra delle risorse del PNRR è infatti arrivata a 70 miliardi di euro, solo il 36 per cento dei 194,4 miliardi di euro complessivamente a disposizione;

    12) come evidenziato nella Relazione sul secondo semestre 2024 della Corte dei conti di recente pubblicazione, il Piano «stenta a mantenere il ritmo prefissato»: a fine 2024, il livello della spesa ha superato di poco i 63,9 miliardi, circa il 33 per cento dell'ammontare delle risorse complessive e il 73 per cento di quelle che erano programmate entro il 2024;

    13) secondo la Corte dei conti, nell'ultimo anno è stato registrato un incremento nel livello di spesa pari a 18,8 miliardi (+12 punti percentuali sul 2023), solamente il 44 per cento di quanto previsto per il 2024 nel cronoprogramma aggiornato;

    14) i tassi di avanzamento della spesa nelle missioni 1 e 2, in particolare, sono stati particolarmente influenzati dalle misure consistenti in crediti d'imposta (piano Transizione 4.0 e Superbonus 110 per cento). Al netto di tali iniziative, infatti, la percentuale di avanzamento della missione 1 scenderebbe al 22,8 per cento, quella della missione 2 al 14,7 per cento, mentre il dato di avanzamento complessivo scenderebbe di 11 punti percentuali. Questo dato certifica come, al netto dei citati crediti d'imposta come piano Transizione 4.0 e Superbonus 110 per cento, che comportano erogazioni «automatiche» e non richiedono quindi una messa a terra attiva da parte degli enti centrali e locali, il dato di avanzamento della spesa scende al 21,9 per cento;

    15) il 71 per cento delle misure del Piano con dotazione finanziaria mostra un avanzamento di spesa al di sotto della soglia del 25 per cento e poco meno del 45 per cento non supera un tasso di progresso del 10 per cento. Per riuscire a completarlo entro metà 2026 servirà, a parere dei giudici contabili, uno «sforzo» notevole, soprattutto per quanto riguarda gli interventi delle missioni 5 «Inclusione e coesione» e 6 «Salute»;

    16) particolarmente allarmanti sono infatti ritardi certificati in ambito sanità pubblica: l'avanzamento finanziario della Missione 6 – già notevolmente ridimensionata nel raggiungimento degli obiettivi finali per effetto delle successive revisioni presentate dal Governo Meloni – resta infatti tra i più bassi dell'intero Piano: alla fine del 2024 meno del 20 per cento delle risorse è stato speso, con un livello di spesa sostenuta tra i più bassi tra tutte le missioni del PNRR. L'analisi evidenzia ritardi nelle fasi progettuali e organizzative, con un monito chiaro: per rispettare le scadenze europee, la sanità pubblica dovrà accelerare la spesa di oltre sette volte rispetto ai ritmi attuali;

    17) la Corte dei conti evidenzia come molti dei progetti sanitari siano ancora in una fase iniziale, con problematiche strutturali di attuazione, in particolare nelle fasi preliminari come la progettazione esecutiva o l'affidamento degli appalti, o risentono di ritardi nell'alimentazione dei dati di monitoraggio;

    18) altre difficoltà rilevanti riguardano gli interventi socio-educativi nel Mezzogiorno, in particolare la pubblicazione del bando 2025 e il raggiungimento del target di coinvolgimento del terzo settore. Ulteriori criticità sono emerse nell'ambito dei piani urbani integrati, per ritardi nei pagamenti dovuti a verifiche centralizzate, e nei progetti di rigenerazione urbana, in attesa di un decreto di riparto dei fondi. Nel settore ferroviario, ritardi significativi interessano le tratte AV Salerno-Reggio Calabria e Napoli-Bari, rallentate da eventi geologici imprevisti;

    19) ugualmente critico risulta essere lo stato di attuazione relativo al Piano asili nido, per il quale si è riscontrato un preoccupante insuccesso delle adesioni al terzo bando. Da quel che risulta, infatti, nonostante la proroga al 30 aprile 2025, le richieste da parte dei comuni si sono attestate a circa 400 milioni di euro, la metà delle risorse stanziate (pari a 800 milioni di euro). Tale scarsità di interesse da parte degli enti locali certifica l'inefficacia della misura così come rimodulata dal Governo Meloni che, tra l'altro, ha dovuto rivedere al ribasso i target inizialmente fissati, passando dai 265 mila asili nido iniziali ai circa 165 mila attuali;

    20) le difficoltà nell'avanzamento della spesa registrate soprattutto a livello centrale sono confermate dalla rimodulazione avanzata dai Ministeri titolari degli interventi che avrebbero chiesto la revisione di 170 dei 351 obiettivi rimasti, pari al 48 per cento dei traguardi da raggiungere per ottenere le rate residue;

    21) è utile ricordare, inoltre, che oltre ai ritardi che interessano il PNRR, gravi dubbi e perplessità riguardano anche il suo Piano Nazionale Complementare, il cui stato di attuazione al momento non è conoscibile: l'ultimo aggiornamento trimestrale sul sito della Ragioneria Generale dello Stato riporta, infatti, gli adempimenti e le attività svolte al 31 dicembre 2023. Tale mancanza di trasparenza e pubblicità riguardante uno strumento di rilevante importanza per integrare economicamente alcune misure del PNRR e per finanziare ulteriori investimenti, funzionali allo sviluppo economico del Paese, evidenzia la complessiva mancanza di efficacia dell'azione dell'attuale Esecutivo;

    22) per non parlare delle difficoltà incontrate dall'Esecutivo nella realizzazione del piano Transizione 5.0 di fatto mai partito e il cui fallimento è stato certificato dallo stesso Ministro per gli affari europei, Tommaso Foti, che ne ha annunciato una riprogrammazione, riallocando circa la metà dei fondi attualmente riconducibili al piano per un ammontare di circa 3 miliardi di euro;

    23) in conclusione, con riferimento all'assenza di condivisione con il Parlamento dei contenuti della nuova proposta di revisione e su quanto questa ennesima modifica possa conseguentemente impattare sull'impianto complessivo del PNRR nonché al suo paventato «aggiustamento complessivo» si esprimono forti preoccupazioni sull'eventualità che tale ennesima richiesta PNRR avanzata dal Governo si trasformi nell'occasione per tentare di nascondere le difficoltà di realizzazione del Piano e i ritardi finora accumulati, con gravissimo pregiudizio per il nostro Paese,

impegna il Governo:

   1) ad imprimere una svolta decisiva nella capacità di spesa dei fondi ancora disponibili a valere sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, al fine di garantire l'integrale, tempestivo ed efficiente utilizzo e messa a terra da parte dell'Italia delle relative risorse finanziarie, in tempi celeri e rispettosi del cronoprogramma, in particolare assicurando prioritariamente il raggiungimento di obiettivi sociali trasversali, come spesa sanitaria, sostegno alle filiere produttive e industriali, incentivi all'occupazione, realizzazione di asili nido e scuole per l'infanzia, istruzione, investimenti green e beni pubblici europei, incluso il rispetto delle clausole in materia di pari opportunità e inclusione lavorativa dei giovani e delle donne, escludendo un eventuale ulteriore ridimensionamento di detti obiettivi per effetto della rimodulazione richiesta dal Governo;

   2) con riferimento agli esiti della Cabina di regia del 19 maggio 2025, a chiarire tempestivamente i contenuti della quinta proposta di revisione del PNRR, presentando alle Camere, con la massima sollecitudine, il quadro degli effetti e della portata che tali modifiche avranno sull'impianto e sulla dotazione finanziaria complessivi del Piano, fornendo altresì esaustivi chiarimenti in merito al menzionato «aggiustamento complessivo del Piano», e specificando inoltre, a tal fine, quale sia lo stato delle interlocuzioni con le Amministrazioni titolari e con la Commissione europea;

   3) a non proseguire nel sostegno al Piano di riarmo europeo «ReArm Europe/Readiness 2030», scongiurando l'ipotesi che, per effetto della richiesta di revisione del PNRR avanzata dal Governo, una parte delle risorse soggette a riprogrammazione vengano dirottate sul comparto della difesa ed escludendo altresì qualsiasi ipotesi di dirottamento dei finanziamenti a vantaggio del comparto militare, con conseguente riduzione delle misure sociali e di quelle destinate agli enti locali;

   4) ad opporsi, altresì, in tutte le competenti sedi istituzionali nazionali ed europee, alla possibilità di reindirizzare i fondi della politica di coesione verso le spese relative alla difesa, distogliendo tali fondi dalla finalità del rafforzamento della coesione economico e sociale, in quanto pilastro fondamentale su cui poggia la programmazione e il contenuto dell'intero Piano nazionale di ripresa e resilienza, che ha tra i suoi obiettivi proprio la riduzione delle disuguaglianze territoriali e il rilancio del Sud, come priorità trasversale a tutte le missioni del Piano;

   5) a garantire, altresì, per quanto di competenza, il coinvolgimento pieno e tempestivo del Parlamento nel processo di definizione di un'eventuale proposta di modifica del Piano nazionale di ripresa e resilienza, assicurando una puntuale e corretta informazione nei confronti delle competenti Commissioni parlamentari, su quali siano i cambiamenti richiesti, quale l'ammontare delle risorse che rischia di essere deviato dal PNRR a fondi nazionali e di coesione a causa delle difficoltà e ritardi nella spesa, nonché le conseguenti previsioni in termini di effetti degli investimenti e di crescita del sistema Paese, così come sulla definizione del capitolo dedicato al piano REPowerEU all'interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza, al fine di assicurare la coerenza dello stesso rispetto all'evoluzione dell'economia verso un modello sostenibile;

   6) a pubblicare e ad inviare senza indugio al Parlamento la IV Relazione istruttoria sul rispetto del vincolo di destinazione alle regioni del Mezzogiorno di almeno il 40 per cento delle risorse territorialmente allocabili, al fine di mantenere l'ambizione di riequilibrio territoriale del Piano nazionale di ripresa e resilienza, nonché ad assicurare il rispetto della destinazione minima del 40 per cento dei finanziamenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza al Sud ed il vincolo di concentrazione delle risorse nelle regioni del Mezzogiorno previsto dal Fondo di sviluppo e coesione, al fine di consentire, nell'ottica dell'obiettivo della coesione territoriale, il pieno superamento delle disuguaglianze e dei divari territoriali a livello di macroaree e fra le regioni del Mezzogiorno, che rappresenta proprio uno degli obiettivi più qualificanti del Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   7) nell'ottica di dar seguito a quanto annunciato dal Governo in relazione al l'utilizzo delle risorse non utilizzate del Piano transizione 5.0, ad adottare le necessarie iniziative affinché tali fondi siano resi disponibili, in via immediata e senza ulteriori difficoltà, per il rifinanziamento del Piano transizione 4.0, per incentivare gli investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione, formazione del personale, a partire dal potenziamento della ricerca di base e applicata, preservando in ogni caso, con particolare riferimento agli investimenti finalizzati alla transizione ecologica ed energetica, il pieno automatismo degli incentivi e la più ampia diffusione tra le imprese;

   8) ad adottare, per quanto di competenza, le necessarie iniziative volte ad imprimere un deciso miglioramento nella gestione della spesa a valere sulle risorse di provenienza europea di cui al Piano nazionale di ripresa e resilienza, anche favorendo, per quanto di competenza, l'iter dell'iniziativa legislativa riferita all'istituzione di una Commissione parlamentare per l'indirizzo, la vigilanza e il controllo dell'attuazione del suddetto Piano, al fine di superare le difficoltà nell'utilizzo dei fondi del NextGenerationEU, a partire dalla scarsa capacità del loro impiego integrale;

   9) a fronte delle segnalazioni di cui alle relazioni della Corte dei conti, ad assumere altresì tutte le iniziative di competenza volte a contrastare con azioni effettive le irregolarità e le frodi a danno del bilancio europeo, per scongiurare la possibilità di perdere, anche parzialmente, i fondi già ottenuti, essenziali per il nostro Paese per investimenti in sanità, nell'istruzione, nelle infrastrutture, verso una autentica transizione ecologica e digitale, nel segno di una maggiore inclusione sociale.
(6-00180) «Scerra, Torto, Appendino, Bruno, Cantone, Carmina, Dell'Olio, Donno».


   La Camera,

   premesso che:

    1) la piena attuazione del PNRR entro la scadenza del 30 giugno 2026, rappresenta una prova fondamentale per la credibilità e l'affidabilità dell'Italia nel contesto internazionale. Tuttavia, a un anno da tale scadenza, persistono ritardi, incertezze e contraddizioni nella gestione del Piano;

    2) nonostante le rassicurazioni del Governo sull'efficacia della governance attuale e sul rispetto della tabella di marcia del Piano, la stessa Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, ha recentemente annunciato una nuova modifica del PNRR, già prospettata dal Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, Foti. Al contempo, il Ministro dell'economia e delle finanze, Giorgetti, ha nuovamente ipotizzato una richiesta di proroga rispetto alla scadenza del 2026 per completare l'attuazione degli interventi del PNRR – anche al fine di liberare risorse per aumentare la spesa per la difesa –, non ammessa dall'attuale quadro normativo europeo e respinta dalla Commissione europea;

    3) ai sensi dell'articolo 9-bis, comma 2, del decreto-legge n. 152 del 2021, il Governo italiano, qualora intenda presentare alla Commissione europea un PNRR modificato o un nuovo PNRR nelle ipotesi previste dall'articolo 21 del Regolamento (UE) 2021/241, deve trasmettere alle Camere, prima del suo invio alla Commissione europea e in tempo utile per consentirne l'esame parlamentare, la proposta del Piano modificato o del nuovo Piano;

    4) il Governo ha trasmesso alle Camere soltanto il 19 maggio 2025, a ridosso delle comunicazioni al Parlamento previste nelle giornate del 21 e 22 maggio 2025, la relazione sulla proposta di revisione tecnica del PNRR, che, come si è appreso nei giorni precedenti dalla stampa e confermato dalle informazioni presenti sul portale internet della Commissione europea, è stata presentata alla Commissione europea già il 21 marzo 2025, senza che ne sia stata fatta menzione nelle precedenti occasioni di confronto parlamentare, nonostante le reiterate sollecitazioni a chiarire e informare il Parlamento sulle eventuali revisioni; ciò ha di fatto precluso la possibilità di un esame parlamentare;

    5) tale modifica è la quinta in due anni e, finora, soltanto la revisione sistematica del 2023 è stata discussa in Parlamento, evidenziando così scarsa trasparenza da parte del Governo nella gestione del principale piano di investimenti per il Paese. Nella relazione appena presentata alle Camere non si forniscono informazioni sulla ben più cospicua revisione per cui, invece, sarebbe ancora in corso l'interlocuzione con la Commissione europea, finalizzata ad un'ampia riprogrammazione;

    6) l'incertezza determinata da continue e indefinite modifiche, impedendo un quadro stabile delle risorse utilizzabili e una completa pianificazione, contribuisce a rallentare ulteriormente l'attuazione del Piano. Tuttavia, il Governo non sembra voler affrontare i ritardi e le criticità migliorando la capacità di spesa e i tempi di implementazione, rafforzando la capacità amministrativa in vista dello sforzo realizzativo richiesto nella fase finale del PNRR e garantendo il tempestivo ed effettivo rimborso delle anticipazioni agli enti locali che finora è mancato, bensì riducendo gli obiettivi finali di alcune misure ed espungendone altre, per far confluire risorse su quelle che si ritengono avere maggiore capacità di assorbimento;

    7) come confermato dalla Corte dei conti nell'ultima relazione semestrale sul PNRR, a fine 2024 il livello della spesa si è fermato a 63,9 miliardi di euro, circa il 33 per cento delle risorse del Piano, che scenderebbe al 21,9 per cento al netto della spesa per gli incentivi fiscali (Ecobonus e Transizione 4.0), di più semplice realizzazione; mentre, in particolare affanno risultano le missioni 5 «Inclusione e coesione» (15,9 per cento del totale), 6 «Salute» (18 per cento) e 7 «REPowerEU» (1,1 per cento);

    8) in grave ritardo sul cronoprogramma è anche il completamento dei progetti relativi ad opere pubbliche, come indicato dai dati di Banca d'Italia e Anac su gare d'appalto e cantieri nel 2024, soprattutto per quanto riguarda gli interventi infrastrutturali, molti dei quali neppure avviati e a forte rischio di realizzazione;

    9) difficoltà incontrano pure i progetti dei comuni che, oltre ai tagli previsti dalle ultime leggi di bilancio, denunciano ritardi dello Stato nel trasferimento delle risorse per i cantieri, mettendo a rischio sia la prosecuzione e il rispetto delle tempistiche di ultimazione degli interventi sia la tenuta dei bilanci comunali;

    10) quanto alle misure per la salute, già oggetto di tagli, delle 1.038 case della comunità previste dall'ultima rimodulazione, ad oggi ne risultano operative soltanto 46, completati solo 81 cantieri, con la spesa ferma al 14 per cento mentre, per i 307 ospedali previsti, risultano conclusi 23 cantieri e la spesa all'11 per cento. In ogni caso si calcola che servirebbero almeno 33 mila unità di personale per farle funzionare;

   11) quanto agli interventi relativi ai «Trasporti», di responsabilità del Ministero per le infrastrutture e i trasporti, che presentano il minor tasso di realizzazione (circa il 13 per cento), dalla relazione sulla proposta di revisione tecnica del PNRR sembrerebbero a forte rischio alcuni collegamenti ferroviari, quali il Terzo Valico del Giovi e la Rho-Gallarate, alcuni tratti della ferrovia Salerno-Reggio Calabria (per cui la spesa è ferma al 3,54 per cento sul totale della dotazione PNRR rispetto all'8 per cento preventivato), della Napoli-Bari (la percentuale di avanzamento è pari al 34,76 per cento rispetto al 59 per cento atteso), della Taranto-Battipaglia, della Palermo-Catania;

    12) con la revisione tecnica si apportano modifiche, altresì, agli investimenti per l'ambiente, con un forte ridimensionamento sia delle risorse destinate alla realizzazione dei punti di ricarica elettrica (ben 597 dei 741 milioni di euro previsti verrebbero destinati ad un programma di rottamazione dei veicoli), sia di quelle previste per la riconversione delle industrie più inquinanti con idrogeno verde (cui verranno sottratti 640 milioni di euro per lo sviluppo del biometano);

    13) ancora oggetto di interlocuzione con la Commissione europea, come recita la relazione alla proposta di revisione tecnica, sarebbero le modifiche che il Governo vuole apportare ad alcune misure che presentano forti criticità o sono del tutto fallimentari, come la misura «Net zero technologies» e «Transizione 5.0», inserita dal Governo con la revisione del 2023 (su 6,3 miliardi di euro di dotazione, le richieste sono ferme a 640 milioni di euro per i requisiti troppo stringenti, con la scadenza al 31 dicembre 2025);

    14) da mesi si paventano, inoltre, modifiche al Piano per asili nido e scuole dell'infanzia, alla realizzazione di 60.000 nuovi posti letto negli studentati italiani, per i quali si ipotizza addirittura un dimezzamento, ai piani integrati urbani, ai progetti del PinQua (Programma innovativo nazionale per la qualità dell'abitare) e ai progetti relativi alle politiche attive del mercato del lavoro;

    15) alcune misure il cui completamento appare più critico, nelle intenzioni del Governo, potrebbero essere spostate dal PNRR nell'ambito dei fondi di coesione, le cui risorse possono essere usate con differenti tempistiche, sebbene ciò comporti la loro distrazione dalla fondamentale finalità di riduzione degli squilibri territoriali – come peraltro ricordato dalla Corte dei conti europea in merito alla proposta di revisione presentata da Fitto che apre all'utilizzo dei fondi Ue per la coesione per finalità diverse – danneggiando ancora una volta il Sud e le aree meno sviluppate del Paese;

    16) sarebbe in corso, secondo quanto dichiarato dalla Presidente del Consiglio dei ministri e recentemente ribadito in Parlamento dal Ministro delle imprese e del made in Italy Urso, una nuova rimodulazione degli strumenti del PNRR, da cui dirottare 14 miliardi di euro a favore di un programma di sostegno alle imprese danneggiate dalla politica commerciale di Trump, assieme a 11 miliardi di euro dai fondi di coesione e a 7 miliardi di euro dal fondo sociale per il clima;

    17) non è stato ancora chiarito da quali progetti del PNRR si dovrebbero recuperare tali risorse, tenuto conto che, pur utilizzando quelle ancora disponibili del programma Transizione 5.0 – rimasto di fatto inattuato – mancano all'appello oltre 9 miliardi di euro, con il rischio di sottrarli a misure per famiglie e comunità, oltretutto soggette a vincoli specifici di destinazione territoriale; del resto, anche in caso di approvazione delle modifiche da parte della Commissione europea, tali risorse non potrebbero essere fruite dalle imprese prima di molti mesi;

    18) quel che appare con drammatica chiarezza è l'assenza di una strategia e di proposte concrete per garantire l'effettivo assorbimento delle risorse PNRR entro la scadenza del 2026 ed evitare che esse siano sprecate invece di esser messe a disposizione del Paese e della crescita, a danno dei cittadini e delle imprese che verrebbero privati di strutture e servizi fondamentali;

    19) il PNRR rappresenta il principale piano di investimenti attualmente in corso per quanto riguarda le politiche pubbliche e allo stato attuale non è ancora chiaro se entro la scadenza di giugno 2026 verranno completati tutti gli interventi previsti nel Piano, con evidenti ricadute negative sulla credibilità complessiva del Paese nel contesto internazionale,

impegna il Governo:

   1) a garantire al Parlamento, nel rispetto della vigente normativa, il pieno e tempestivo coinvolgimento sulle modifiche apportate e che si intendono apportare al PNRR ai fini di un approfondito e dettagliato esame, chiarendo le ragioni di eventuali cambiamenti e operando una valutazione d'impatto sugli effetti che questi determinerebbero sull'utilizzo delle risorse e sulla crescita complessiva del Paese;

   2) a fornire un quadro dettagliato, completo e veritiero sullo stato di attuazione del PNRR, al fine di consentire il controllo e il monitoraggio parlamentare e migliorare la trasparenza;

   3) ad adottare iniziative volte a ripristinare integralmente le misure relative alla salute, in particolare quelle relative a case e ospedali di comunità, già oggetto in passato di una rimodulazione del numero delle strutture e dei presidi territoriali realizzabili (per le case della comunità da 1.350 a 1.038 interventi e per gli ospedali da 400 a 307), operata a danno di quartieri, periferie e aree interne;

   4) a garantire la piena realizzazione dei 60 mila nuovi posti letto negli studentati universitari previsti nel PNRR, evitando anche in futuro ogni eventuale rimodulazione o stralcio;

   5) a realizzare integralmente il Piano per gli asili nido, per i quali è ad oggi previsto un incremento di 150.480 nuovi posti, di cui oltre 30.000 a rischio per i gravi ritardi negli investimenti (e già ridotti rispetto alle previsioni iniziali di oltre 110.000 unità), garantendo in tempi brevi un nuovo bando per l'assegnazione delle risorse e la realizzazione delle strutture;

   6) ad adottare iniziative volte a garantire lo stanziamento di risorse adeguate al sostegno continuativo dei costi di gestione dei servizi attivati grazie agli investimenti del PNRR;

   7) a portare a termine, senza rimodulazioni e stralci, le misure relative alle politiche abitative e alle politiche per il lavoro, alle infrastrutture in particolare ferroviarie, alla transizione verde e alla rigenerazione urbana, garantendo a cittadini e imprese strutture e servizi fondamentali;

   8) a garantire il completamento delle misure legate alle priorità trasversali, rappresentate da giovani, parità di genere, Mezzogiorno e riequilibrio territoriale;

   9) a favorire, per quanto di competenza, il completamento dei progetti relativi ad opere pubbliche, attualmente in grave ritardo sul cronoprogramma già definito, e dei progetti ancora in fase di avvio, evitando di procedere ad un loro definanziamento in favore di progetti di spesa in acquisti di beni e servizi e per la concessione di incentivi;

   10) ad adottare iniziative volte a semplificare le procedure e ad accelerare il trasferimento delle risorse del PNRR ai comuni al fine di garantire la prosecuzione e l'ultimazione dei cantieri del PNRR in corso ed evitare ricadute sulla tenuta dei bilanci comunali;

   11) a non utilizzare le risorse delle politiche di coesione per coprire eventuali ritardi negli interventi del PNRR, compromettendo le finalità e le progettualità legate ai fondi strutturali europei;

   12) a non modificare il PNRR per utilizzare le risorse dei suoi progetti al fine di coprire nuove spese legate agli investimenti nella difesa;

   13) ad assicurare, anche in caso di revisione del PNRR, il rispetto del vincolo di destinazione alle regioni del Sud di almeno il 40 per cento delle risorse allocabili territorialmente;

   14) a garantire che le risorse del PNRR già impegnate o quelle non utilizzate, qualora siano oggetto di riprogrammazione, rimangano comunque all'interno del comparto a cui erano inizialmente destinate;

   15) ad adottare iniziative volte ad accelerare la rimodulazione del programma «Transizione 5.0» e la riallocazione delle risorse non utilizzate su interventi di sostegno per la transizione ecologica e digitale delle imprese;

   16) a rispettare, per la credibilità e l'affidabilità internazionale del nostro Paese, il cronoprogramma complessivo e le scadenze finali di attuazione del PNRR, per cogliere a pieno le opportunità di crescita e rilancio economico ad esso collegate;

   17) a predisporre iniziative urgenti per migliorare la capacità di spesa e i tempi di implementazione e per rafforzare la capacità amministrativa in vista dello sforzo realizzativo richiesto nella fase finale del PNRR;

   18) a prevedere, in vista della fase conclusiva del PNRR, un quadro stabile e definitivo delle risorse utilizzabili e una corretta pianificazione dei progetti, rimuovendo fonti di incertezza al fine di favorire l'accelerazione dell'attuazione del Piano;

   19) a non disperdere il patrimonio di risorse legate al PNRR, che rappresenta un'opportunità irripetibile per il Paese e un modello avanzato sia di integrazione che di crescita economica.
(6-00181) «De Luca, Braga, Ubaldo Pagano, Filippin, Madia, Prestipino».


   La Camera,

   premesso che:

    1) l'Italia ha trasmesso il proprio Pnrr alla Commissione europea il 30 aprile 2021, secondo quanto prescritto dall'articolo 18 del Regolamento (UE) 241/2021, mentre il 13 luglio 2021 il Pnrr italiano è stato definitivamente approvato con decisione di esecuzione del Consiglio, il quale ha recepito la proposta della Commissione europea;

    2) l'Italia è il Paese che ha ricevuto lo stanziamento maggiore, inizialmente pari a 191,5 miliardi, di cui 122,6 miliardi di prestiti e 68,9 miliardi di sovvenzioni: nel dettaglio, il Pnrr originario era strutturato su 6 Missioni, a loro volta articolate in 16 Componenti concernenti 43 ambiti di intervento;

    3) dalla seconda metà del 2021 in Europa si è assistito a un importante incremento del costo del gas, dell'elettricità e dei carburanti a causa di una serie di fattori intersecati tra loro quali, un'importante ripresa della domanda economica post-Covid, una ridotta produzione di energia interna e una diminuzione dell'importazione di gas dalla Russia a partire dall'autunno del 2021; successivamente, con l'invasione russa in Ucraina del 24 febbraio 2022, la difficile situazione economica-finanziaria che stava investendo l'Europa è sensibilmente peggiorata, producendo un'ulteriore crisi energetica trasversale in tutta Europa;

    4) per rispondere a queste necessità, la Commissione europea ha pubblicato l'8 marzo 2022 la comunicazione «REPowerEU»: azione europea congiunta per un'energia più accessibile, sicura e sostenibile, nella quale si definiscono nuove azioni al fine di aumentare la produzione di energia verde e affrancare, quanto prima, l'Europa dalla dipendenza dalle importazioni di energia russa, invitando la Commissione a presentare rapidamente un piano dettagliato sulla scorta della comunicazione pubblicata;

    5) il 18 maggio 2022 la Commissione europea ha pubblicato il Piano REPowerEU ampliando gli obiettivi già delineati nella comunicazione dell'8 marzo 2022: raggiungere un maggior risparmio energetico, eliminare gradualmente le importazioni di combustibili fossili dalla Russia, diversificare i fornitori di combustibili fossili e accelerare la transizione energetica. Il 10 novembre 2022 il Parlamento europeo, in vista del trilogo, ha approvato il testo del regolamento nel quale si prevede l'obbligo per gli Stati membri, intenzionati ad avanzare modifiche al proprio Pnrr dopo l'entrata in vigore di tale regolamento, di includere misure volte ad ottenere un maggior risparmio energetico;

    6) con decisione di esecuzione dell'8 dicembre 2023, il Consiglio dell'Unione europea ha approvato la modifica sostanziale del Piano nazionale di ripresa e resilienza, adottata in seguito alla proposta presentata dal Governo italiano ai sensi del regolamento (UE) 2021/241 del Parlamento europeo e del Consiglio;

    7) con il decreto-legge n. 19 del 2024, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 56 del 2024, il Governo ha rinviato di tre anni i termini per la realizzazione del Piano nazionale complementare e definanziato diverse misure ivi previste;

    8) in data 4 marzo 2024 ii Governo italiano ha avanzato una nuova richiesta di revisione sostanziale del Piano nazionale di ripresa e resilienza, approvata con la decisione di esecuzione del Consiglio dell'Unione europea datata 14 maggio 2024, rinviando ulteriormente la realizzazione di taluni investimenti e riforme;

    9) in data 10 ottobre 2024 il Governo ha richiesto un'ulteriore variazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, approvata dal Consiglio dell'Unione europea il 18 novembre 2024, con cui si propone il rinvio di target e milestone previsti;

    10) la prima revisione, approvata dal Consiglio Ecofin il 14 maggio 2024, ha previsto la modifica di natura tecnica riguardante 23 misure (investimenti e riforme) e la correzione di 55 errori materiali, mentre la seconda, approvata il 18 novembre 2024, ha riguardato 21 misure, modificando altresì in alcuni casi le scadenze dei traguardi e degli obiettivi;

    11) al netto dei continui rinvii delle scadenze del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ad oggi, secondo la Corte dei conti, il livello di spesa delle relative risorse è di circa un terzo inferiore a quello programmato. Sul piano degli investimenti il 20 per cento dei progetti risulta in ritardo nonostante i rinvii, registrando un tasso di attuazione della spesa complessiva pari al 35,6 per cento: un livello che scende a circa il 20 per cento per le opere infrastrutturali;

    12) anche se il Governo continua a concentrare nella parte finale del Piano la realizzazione di molti interventi, la sesta relazione sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza della cabina di regia certifica come nei prossimi due anni debbano essere impiegati 130,5 miliardi di euro, con una netta accelerazione rispetto alla capacità di spesa dell'ultimo biennio;

    13) secondo il Governo, delle risorse stanziate per la missione 7 «REPowerEU» è stato speso l'1,45 per cento (segnando, quindi, un gravissimo ritardo nelle opere per l'energia rinnovabile), della missione 6 «Salute» il 18 per cento, della missione 5 «Inclusione e coesione» il 18,6 per cento, della missione 4 «Istruzione e ricerca» il 33,9 per cento, della missione 3 «Infrastrutture per una mobilità sostenibile» e missione 2 «Rivoluzione verde e transizione ecologica» il 38,7 per cento e, infine, della missione 1 «Digitalizzazione» il 52,2 per cento;

    14) in attuazione della suddetta revisione e aggiornamento del Pnrr, il decreto-legge n. 19 del 2 marzo 2024, convertito, con modificazioni dalla legge 29 aprile 2024, n. 56, ha istituito il cosiddetto Piano Transizione 5.0, il quale, secondo la visione del Governo, era chiamato a incentivare gli investimenti delle imprese promuovendo, allo stesso tempo, una riduzione dei consumi energetici. A più di un anno è evidente il fallimento del suddetto Piano a causa delle eccessive procedure amministrative che prevede, le quali stanno comportando un aumento delle tempistiche e degli oneri a carico delle imprese: è necessario che il Governo prontamente modifichi il Piano Transizione 5.0, il quale sta arrecando esclusivamente ostacoli alle imprese, adottando modifiche che ricalchino il modello del Piano Industria 4.0, il quale ha conseguito ottimo risultati per la sua efficienza;

    15) nonostante le rassicurazioni del Governo in merito al rispetto delle scadenze del Pnrr, le richieste avanzate dal l'esecutivo per ottenere la revisione del Pnrr rappresentano in modo plastico le difficoltà nell'inveramento del Piano, dovendo di fatto richiedere lo slittamento di alcuni impegni;

    16) il 31 marzo 2025, il Governo ha reso pubblica la sesta Relazione sulla attuazione del Pnrr nella quale, in modo ottimistico nonché propagandistico, viene riportato come oltre il 60 per cento dei progetti finanziati con i fondi europei sarebbe già concluso o in via di conclusione: tuttavia, tale dato è necessario contestualizzarlo, poiché tali opere infatti valgono complessivamente circa 46 miliardi di euro che corrispondono a circa il 35 per cento dei fondi già assegnati e al 24 per cento del totale, mentre i progetti in esecuzione, in fase di avvio o per cui l'iter non è valutabile rappresentano all'incirca il 39 per cento delle opere monitorate, le quali valgono complessivamente circa 95 miliardi di euro: di fatto, circa il 49 per cento delle risorse totali assegnate all'Italia;

    17) a maggio 2025 è stata resa pubblica la Relazione sullo stato di attuazione del Pnrr redatta dalla Corte dei conti ai sensi dell'articolo 7, comma 7, del decreto-legge 31 maggio 2021 n. 77, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2021. n. 108, la quale mette in evidenza l'ampia difficoltà nella capacità di spesa sostenuta dai soggetti attuatori, segnalando come «il sostenimento effettivo della spesa costituisce un elemento sintomatico dell'avanzamento dei progetti verso gli obiettivi prefissati»;

    18) allarmante, infatti, è il monito lanciato dalla Corte dei conti sulla capacità di spesa finora sostenuta, ove si segnala che per ottenere la completa attuazione del Pnrr, in assenza di slittamenti, è necessario che il progresso annuale della spesa, nel prossimo biennio 2025-2026, superiori di oltre 3 volte quello registrato a livello medio nel triennio 2022-2024 (circa 19,5 miliardi annui): in particolare sussistono serie preoccupazioni per quanto concerne gli interventi infrastrutturali, che risultano in ritardo per una quota vicina al 40 per cento dei progetti, nonché delle missioni 5 «Inclusione e coesione» e 6 «Salute», per le quali, evidenzia la Corte dei conti, si dovrà assicurare livelli di spesa più consistenti di quelli finora sperimentati di oltre 7 volte;

    19) forti preoccupazioni desta, altresì, la sesta Relazione della cabina di regia sull'attuazione del Pnrr. La stessa evidenzia le profonde difficoltà del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti nell'attuazione di 11 misure, tra le quali spiccano quelle nel settore delle infrastrutture ferroviarie: come viene osservato, per tre misure (inerenti ai collegamenti ferroviari ad alta velocità), viste le difficoltà di avanzamento, al fine di ridurre i rischi di non raggiungimento degli obiettivi europei, nella Relazione si riferisce che l'Amministrazione sta valutando, insieme alle competenti strutture nazionali ed europee, possibili ipotesi di revisione del target finale. In secondo luogo, la relazione sottolinea le difficoltà segnalate dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il quale ha indicato difficoltà attuative per 3 misure, prefigurando per una di esse anche interventi di revisione;

    20) in particolare si deve porre attenzione alla bassa realizzazione delle opere Pnrr di responsabilità del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, dove si segnala una percentuale di spesa pari al 13 per cento, con un livello di realizzazione medio pari al 33 per cento su tutti i progetti del Pnrr, con quattro opere dell'Alta velocità ferroviaria in clamoroso ritardo: più nello specifico, i ritardi risultano estremamente gravi per la linea Salerno-Reggio Calabria, la cui percentuale di spesa attivata sul totale della dotazione Pnrr è ferma al 3,54 per cento rispetto all'8 per cento preventivato e la tratta Napoli-Bari, dove la percentuale di avanzamento è pari al 34,76 per cento rispetto al 59 per cento atteso. Inoltre, tra i ritardi nelle opere infrastrutturali del Pnrr si segnala altresì il rallentamento dei lavori per il Terzo valico dei Giovi, un'opera infrastrutturale fondamentale per collegare la Liguria alle regioni limitrofe;

    21) le relazioni della Corte dei conti e della Cabina di regia rilevano ritardi nell'implementazione del Pnrr in misura molto più contenuta di quanto rilevato da imprese e associazioni di categoria. Lo spostamento dei traguardi e obiettivi nella parte finale del periodo utile per l'attuazione del Pnrr rappresenta un vero e proprio espediente per celare le reali difficoltà del Governo nel garantirne la realizzazione: complessivamente, la spesa sostenuta si attesta al 32,9 per cento di quella complessivamente prevista dal Pnrr a un anno e mezzo dalla conclusione del Piano stesso, mentre delle risorse ottenute il 27 per cento risulta non ancora impegnato, nonostante gli slittamenti concordati con le istituzioni europee;

    22) serie preoccupazioni sono state avanzate anche dall'Autorità nazionale anticorruzione la quale ha reso noto come nel 2024 si sia registrato un calo dei lavori relativi al Pnrr del 38,9 per cento su un totale di oltre 270 miliardi di euro di importo complessivo;

    23) le difficoltà nella cosiddetta «messa a terra» delle opere strategiche infrastrutturali previste all'interno del Pnrr sono anche la diretta conseguenza degli estremi ostacoli che l'eccessiva burocrazia produce nella crescita produttiva, infrastrutturale ed economica del nostro Paese: in particolare, l'eccessiva burocrazia – la quale si traduce in maggiori oneri – è del tutto evidente nelle difficoltà riscontrate dagli enti locali nella realizzazione delle opere. È quindi necessario che il Governo adotti una riforma volta alla semplificazione delle pratiche burocratiche, con particolare attenzione agli oneri burocratici che interessano gli enti locali;

    24) occorre peraltro rilevare come molti enti locali, specie quelli di dimensioni più ridotte, abbiano evidenziato le loro difficoltà nel dare attuazione agli investimenti previsti sia a causa dei costi elevati legati anche all'aumento dei prezzi delle materie prime che incidono sui bandi, sia per la complessità nel reperire professionalità adeguate per il supporto tecnico in ambito privato non potendo contare su professionalità interne;

    25) le riforme strutturali collegate agli investimenti approvate dal Governo Draghi di fatto in molti casi non hanno visto la luce, considerato che il Governo Meloni non ha implementato e dato attuazione alle predette misure e desta preoccupazione che l'attuale esecutivo non abbia chiarito quali riforme intenda mettere in campo per rispettare gli obiettivi stabiliti;

    26) come comunicato dal Governo, infine, nel corso della Cabina di regia Pnrr del 19 maggio 2025, è stata approvata la relazione sulla proposta di revisione tecnica del Pnrr, nel documento relativo alla revisione, si prevede la rimodulazione di alcuni interventi, come lo spostamento di 600 milioni di euro di investimenti destinati alla rete di ricarica alla rottamazione auto, lo slittamento di 640 milioni dall'idrogeno nell'industria «hard-to-abate» all'investimento Sviluppo Biometano, ma soprattutto la revisione di target e finanziamenti relativi alle opere ferroviarie, la quale certifica il fallimento del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti nell'attuazione del Piano. In merito alla nuova revisione del Pnrr, è necessario che il Governo comunichi alle Camere le modifiche che intende presentare alla Commissione europea, consentendo al Parlamento di potersi esprimere in merito tramite gli strumenti di indirizzo di sua prerogativa;

    27) i ritardi nell'attuazione del Pnrr, amplificano uno scenario economico fortemente condizionato dall'annuncio, dello scorso 2 aprile 2025, del Presidente statunitense Trump di voler imporre dazi al 20 per cento sui prodotti europei (dazi poi sospesi in via temporanea per 90 giorni);

    28) l'Italia è il tredicesimo partner commerciale degli Usa, con uno scambio commerciale pari a circa 92 miliardi di euro: il valore delle esportazioni italiane negli Usa è pari a 67 miliardi di euro, mentre quello delle importazioni dagli Usa è pari a 24 miliardi di euro, con un saldo positivo pari a 43 miliardi di euro annui: l'instabilità provocata dall'annuncio dei dazi, ha provocato fragilità nei mercati finanziari e generato una corsa al posizionamento delle scorte determinando distorsioni nelle dinamiche commerciali. Se i dazi del 20 per cento sui nostri prodotti saranno confermati provocheranno, di fatto, conseguenze che ricadranno in modo drammatico sui fatturati delle imprese italiane, sugli investimenti e sull'occupazione del Paese, fattori che si sommeranno ai costanti dati negativi della produzione italiana che da 26 mesi consecutivi risulta in calo;

    29) secondo l'Ocse il costo della burocrazia per il nostro sistema-Paese è pari a 80 miliardi di euro annui: gli adempimenti burocratici sottraggono mediamente 238 ore lavorative annue per ciascuna Pmi, con una incidenza particolarmente gravosa sulle imprese di minori dimensioni, le quali rappresentano il tessuto connettivo fondamentale dell'economia nazionale;

    30) sono quindi necessarie alcune misure di semplificazione normative (prive di costi per lo Stato) che consentirebbe di sbloccare gli investimenti e lo sviluppo del Paese;

    31) le prospettive di fallimento nell'attuazione del Pnrr rischiano di sclerotizzare gli effetti negativi della burocrazia sulla crescita, aggravando la prospettiva e l'operatività delle imprese, già fortemente esposte al rischio di una guerra commerciale globale,

impegna il Governo:

   1) a garantire un flusso di informazioni tempestivo e costante tra soggetti attuatori, cabina di regia e le Camere, al fine di assicurare un monitoraggio parlamentare costante, nonché un esercizio effettivo delle prerogative di indirizzo e controllo;

   2) a rispettare integralmente il cronoprogramma del Pnrr senza ulteriori rinvii o modifiche, valutando esclusivamente – nel caso – di impiegare quota parte delle risorse per il rafforzamento del sistema produttivo alla luce delle incognite derivanti sul piano internazionale da una guerra commerciale tra stati sovrani;

   3) ad adottare iniziative volte a ripensare il modello di incentivazione Transizione 5.0 per uniformarlo all'esperienza positiva maturata nell'ambito di Industria 4.0, ripristinando Formazione 4.0, al fine di incentivare gli investimenti innovativi, l'aggiornamento professionale e il perseguimento di una politica industriale che consenta all'Italia di continuare a competere a livello globale anche nel medio-lungo periodo, nonché realizzando interventi di semplificazione normativa e amministrativa volti ad alleggerire gli oneri burocratici (e i relativi costi) patiti dalle imprese, elaborando, con il pieno coinvolgimento delle Camere e in particolare delle opposizioni, un piano di interventi prioritari da realizzare nell'ambito del Pnrr al fine di rilanciare la competitività del sistema produttivo nazionale;

   4) ad assicurare che qualunque riformulazione del Pnrr non preveda riduzioni della quota destinata al Mezzogiorno;

   5) a incrementare la capacità di spesa delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, al fine di compensare, sia pure parzialmente, la contrazione dell'export delle imprese italiane col pieno sfruttamento delle risorse ottenute;

   6) ad adottare iniziative volte ad elaborare, secondo criteri di prossimità e attraverso il coinvolgimento delle associazioni dei datori di lavoro e della economia sociale, una rete di asili e luoghi per l'infanzia che rendano pienamente effettiva la socializzazione e il supporto alle famiglie, anche attraverso l'implementazione e l'incentivazione dei cosiddetti asili aziendali;

   7) a comunicare al Parlamento, prima dell'invio alla Commissione europea, le modifiche che intende presentare per la revisione del Pnrr come avvenuto nel 2023 per l'inserimento del capitolo RePowerEU;

   8) a fornire elementi al Parlamento sullo stato di avanzamento dei contratti di filiera nei settori agroalimentare, della pesca e acquacoltura, silvicoltura, floricoltura e vivaismo (M2C1 – Investimento 3.4), che ha una dotazione finanziaria di ben 2 miliardi, e che ad oggi risultano bloccati da inefficienze burocratiche e ricorsi al Tar;

   9) ad approvare un programma di interventi volto a realizzare nuovi impianti di desalinizzazione, potenziando e riattivando quelli esistenti, sì da recuperare il gap con gli altri Paesi europei sotto questo versante e mettere al riparo l'Italia dai sempre più prolungati eventi siccitosi che negli ultimi anni si sono tradotti, soprattutto in alcune zone, in situazioni strutturali di scarsità delle risorse idriche;

   10) a perseguire le priorità trasversali relative ai giovani, alla parità di genere e alla riduzione dei divari territoriali e ad assicurare il raggiungimento dei target quantitativi previsti nel Pnrr, con particolare riferimento all'assistenza ospedaliera di prossimità, anche tramite un maggior coinvolgimento dei privati e del terzo settore nel percorso di raggiungimento degli obiettivi;

   11) ad adottare nell'ambito dell'eventuale revisione e ulteriore revisione del Pnrr, iniziative normative volte a riattivare l'unità di missione «Italia sicura», con le funzioni e prerogative originariamente previste e coordinate al nuovo quadro istituzionale, per realizzare interventi di messa in sicurezza e prevenzione del rischio idrogeologico, al fine di tutelare il territorio da eventi atmosferici e fattori ambientali che, come visto negli ultimi mesi, costituiscono un serio pregiudizio per l'incolumità dei cittadini e per la crescita economica;

   12) ad assicurare la pronta realizzazione degli alloggi universitari concordati nel luglio 2021, senza rinviare all'ultima fase del Pnrr la loro messa a disposizione di studentesse e studenti che vedono pregiudicato il proprio diritto allo studio dal caro-affitti.
(6-00182) «Boschi, Bonifazi, Del Barba, Faraone, Gadda, Giachetti, Gruppioni».


   La Camera,

   premesso che:

    1) il 7 agosto 2023 il Governo italiano ha presentato una proposta di modifica del Piano nazionale di ripresa e resilienza, comprensiva del nuovo capitolo REPowerEU, approvata con, decisione di esecuzione del Consiglio dell'Unione europea l'8 dicembre 2023;

    2) già in occasione di questa prima modifica, il Governo aveva rivendicato i risultati ottenuti e l'efficacia del lavoro svolto riconoscendo, altresì, «che il successo del nostro Piano nazionale di ripresa e resilienza è nell'interesse della nazione e dei cittadini» e assicurando un più incisivo percorso di riforme e investimenti;

    3) nonostante queste dichiarazioni, l'Italia ha poi presentato alla Commissione europea cinque richieste di modifica del Piano nel tentativo di salvare lo stesso dai numerosi ritardi nella realizzazione degli interventi: si tratta del maggior numero di richieste tra tutti i Paesi membri;

    4) tali modifiche si sono spesso limitate ad alterare i termini di rendicontazione dei progetti – evitando la verifica dell'operatività dei risultati degli investimenti effettuati –, a prevedere una riduzione dei risultati raggiunti, nonché ad erogare ad enti terzi attuatori degli investimenti, posticipando così, di fatto, la realizzazione esecutiva dei progetti;

    5) dalla sesta relazione al Parlamento sullo stato di attuazione del Piano emerge come l'Italia abbia speso complessivamente soltanto il 33 per cento dei fondi totali e rimangano ancora da spendere, entro giugno 2026, i restanti 130,3 miliardi di euro;

    6) se la capacità di spesa rimanesse invariata, al 30 giugno 2026 rimarrebbero ancora non spesi – ovvero «non messi a terra» – circa 100 miliardi di euro;

    7) lo spostamento dei target e la modifica dei criteri di rendicontazione decisi dal Governo, per quanto appaiano finalizzati ad evitare che a giugno 2026 residuino troppe risorse rispetto ai progetti Piano nazionale di ripresa e resilienza inattuati, non sono comunque tali da garantire che gli effetti economico-sociali degli interventi previsti avvengano nei tempi stabiliti;

    8) un adempimento puramente formale e surrettizio degli obblighi del Piano nazionale di ripresa e resilienza avrebbe conseguenze significative anche sulla crescita avendo, le previsioni di finanza pubblica, incorporato un adempimento reale di detti obblighi nei tempi stabiliti. L'UPB ha previsto che il differimento di 10 miliardi di spesa del Piano nazionale di ripresa e resilienza dal 2026 al 2027 implicherebbe un freno alla variazione del Prodotto interno lordo del 2026 per 0,3 punti percentuali, una marcata accelerazione di 0,8 punti di Prodotto interno lordo nel 2027 e una minore crescita per 0,4 punti nel 2028;

    9) nonostante le ipotesi avanzate dal Governo, è ormai acquisita – per voce della stessa Commissione europea – l'impossibilità di prevedere alcuna proroga dei termini di realizzazione del Piano;

    10) il sistema produttivo italiano è stato negli ultimi anni deteriorato da fortissimi processi di deindustrializzazione e incontra oggi ulteriori difficoltà principalmente a causa del drastico aumento dei costi energetici, dell'inefficienza degli incentivi pubblici per l'innovazione delle imprese, delle barriere tariffarie minacciate e imposte dagli Stati Uniti e dell'incertezza dovuta alle guerre e alle tensioni geopolitiche in atto;

    11) seppur si siano registrati alcuni dati positivi, come, ad esempio, un significativo aumento dell'occupazione di molto superiore alla crescita del Prodotto interno lordo – ma comunque inferiore a quanto originariamente previsto per effetto dell'attuazione del Piano stesso, in particolare per donne e giovani –, si evidenziano importanti criticità non solo per un'ulteriore riduzione della produttività ma anche per la concentrazione dei nuovi occupati principalmente nei settori a basso valore aggiunto, con evidenti conseguenze negative sul reddito dei lavoratori;

    12) le previsioni economiche della Commissione europea pubblicate pochi giorni fa prospettano una crescita del Prodotto interno lordo reale dell'Italia nel 2025 dello 0,7 per cento (solo quattro Paesi fanno peggio, tra cui Francia e Germania), contro una media dell'Unione europea dell'1,1 per cento e dello 0,9 per cento dell'area euro;

    13) nonostante l'Italia, nell'ambito dell'approvazione del Piano predisposto dal Governo Draghi, sia stata riconosciuta meritoria di credito dalla Commissione europea, le difficoltà dell'attuale Governo e dell'amministrazione pubblica nel portarlo ad esecuzione rischiano di ostacolare una interlocuzione tra il nostro Paese e le istituzioni europee volta ad orientare nuovamente il negoziato sulle revisioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza per questo ultimo anno in una direzione utile per aggredire i principali freni alla crescita nazionale;

    14) per quanto riguarda il settore automotive, dopo la sostanziale cancellazione del relativo fondo, introdotto dal Governo Draghi, apportata dall'ultima legge di bilancio, l'unica proposta dell'attuale Governo si limita a stimolare la domanda tramite lo spostamento dei fondi dalle colonnine di ricarica alla rottamazione di veicoli termici, con incentivi per l'acquisto di veicoli elettrici di categoria M1 per i privati e a veicoli commerciali di categoria N1 e N2 per le microimprese, vincolati all'ISEE e alla funzionalità dell'area urbana di riferimento,

impegna il Governo

1) a negoziare con la Commissione europea una revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza che consenta una significativa riallocazione di risorse in favore del settore industriale, senza posticipare la messa a terra dei progetti esecutivi, e, in particolare, per misure di contrasto al «caro energia», per rilanciare il programma nucleare, per rifinanziare il Piano «Transizione 4.0» e per potenziare il Fondo automotive al fine di rispondere con azioni positive ai gravi problemi di competitività del sistema produttivo nazionale.
(6-00183) «Ruffino, Bonetti, Richetti, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Sottanelli, Onori, Pastorella, Rosato».


   La Camera,

   premesso che:

    1) l'Unione europea ha risposto alla crisi pandemica con il Next generation EU (Ngeu), un programma di portata e ambizione inedite che prevede investimenti e riforme per accelerare la transizione ecologica e digitale, migliorare la formazione delle lavoratrici e dei lavoratori, conseguire una maggiore equità di genere, territoriale e generazionale, e che segna un cambiamento radicale sia per la modalità di messa a terra e di attuazione dei relativi progetti e sia per l'entità di risorse messe in campo pari a 750 miliardi di euro, di cui oltre la metà (390 miliardi) costituita da sovvenzioni a fondo perduto;

    2) per un Paese come l'Italia che deve modernizzare la sua pubblica amministrazione, rafforzare il suo sistema produttivo e intensificare gli sforzi nei contrasto alla povertà, all'esclusione sociale e alle disuguaglianze, il NGEU può essere l'occasione per riprendere un percorso di crescita economica sostenibile e duraturo attraverso la rimozione di quegli ostacoli che negli ultimi decenni ne hanno bloccato la crescita;

    3) l'Italia è la principale beneficiaria, in valore assoluto, dei due strumenti del NGEU: il Dispositivo per la Ripresa e Resilienza (Rrf) e il Pacchetto di Assistenza alla Ripresa per la Coesione e i Territori d'Europa (React-EU);

    4) il solo RRF garantisce risorse totali (ossia per tutti i Paesi UE) per 191,5 miliardi di euro, da impiegare nel periodo 2021-2026, delle quali 68.9 miliardi costituiscono sovvenzioni a fondo perduto. L'Italia intende utilizzare appieno la propria eccezionale dote finanziaria riservatale dal RRF, stimata in 122.6 miliardi di euro, dietro la presentazione di un pacchetto di investimenti e riforme denominato Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr);

    5) il Pnrr in quanto parte di una più ampia e ambiziosa strategia può, pertanto, rappresentare una straordinaria occasione per l'Italia, una sorta di «tornante storico» per rispondere ai problemi che la attanagliano, in primis una crisi economica e sociale aggravata dalla pandemia globale, affrontando le grandi trasformazioni determinate dalle transizioni digitale e verde, colmando i persistenti e marcati divari territoriali, recuperando le fratture sociali che minano i rapporti civili, riducendo le disuguaglianze e, soprattutto, rispondendo alla principale emergenza del Paese: la diffusione di tipologie contrattuali di lavoro meno tutelate, precarie e atipiche che interessano quote elevate di donne, giovani e stranieri;

    6) il Pnrr non si configura come un mero strumento di spesa, bensì come un piano orientato alla performance circostanza che implica che l'erogazione delle risorse è subordinata al raggiungimento di risultati concreti, misurabili attraverso milestone e target concordati a livello europeo, un contesto nel quale l'efficacia degli investimenti è valutata non sulla base della quantità di fondi impiegati, ma sull'impatto generato in termini di riforme attuate, infrastrutture realizzate e benefici effettivi per cittadini, imprese e territori;

    7) l'articolo 21 del regolamento (UE) 2021/241, che istituisce il dispositivo per la Ripresa e la Resilienza (RRF), definisce le procedure per la revisione dei Piani nazionali di ripresa e resilienza consentendo agli Stati membri di modificare questi ultimi qualora nel corso dell'attuazione emergano esigenze di modifica e aggiornamento degli impegni assunti a causa di determinate circostanze oggettive sopravvenute che rendono impossibile raggiungere gli obiettivi e i traguardi inizialmente previsti, modifiche che dopo il varo del cosiddetto piano RepowerEu, (che ha revisionato l'approvvigionamento energetico dei Paesi UE al fine di promuovere l'indipendenza, la sicurezza e la sostenibilità dell'approvvigionamento energetico dell'Unione) possono estendersi alla richiesta di una quantità maggiore di prestiti (eventualità esclusa per il nostro Paese che ha scelto fin dall'inizio di attingere a tutti i fondi in prestito che poteva richiedere), alla revisione delle misure a seguito dell'aggiornamento del contributo finanziario massimo a fondo perduto, e all'inserimento delle misure rientranti nell'ambito del RepoweEu;

    8) si tratta, in sostanza, di un pericoloso processo che può essere avviato in qualsiasi fase di attuazione dell'agenda ma che può portare perfino alla stesura di un piano interamente nuovo;

    9) il governo Meloni detiene un impietoso primato rispetto ai governi degli altri Paesi UE avendo esercitato già ben cinque volte il suddetto potere di revisione del Piano, avendo dato avvio in data 21 marzo 2025 alle interlocuzioni con la Commissione europea che ha manifestato la disponibilità ad accogliere, in questa fase, le proposte relative agli impegni attinenti alla settima richiesta di pagamento, alcune richieste di revisione e chiarimento riguardanti l'ottava rata, nonché alcune richieste di modifica degli obiettivi relativi alla nona e alla decima: in tutto la rimodulazione di 170 fra target e milestone, che costituiscono il 48 per cento degli obiettivi rimanenti;

    10) nessun altro ha fatto «meglio» poiché, fino ad oggi, Belgio, Cipro, Irlanda e Spagna di richieste ne hanno avanzate quattro, mentre altri dieci paesi, tra cui Germania e Francia, solamente tre: insomma una indefinibile ed imbarazzante situazione che evidenzia le difficoltà nell'implementazione del Piano e solleva interrogativi sulla capacità del governo di gestire efficacemente le risorse europee, restituendo la narrazione di un Paese virtuoso e pragmatico che inciampa su una realtà fatta di incertezze strutturali, ostacoli amministrativi e criticità decisionali;

    11) il suddetto passaggio, tanto rilevante, è foriero di un processo sempre meno trasparente essendo stato immotivatamente affidato al silenzio istituzionale, facendosi fatica a trovarne traccia sia nei verbali ufficiali della Cabina di regia, sia nei comunicati del Consiglio dei ministri, e sia, fatto ancor più grave, nella sesta relazione sullo stato di attuazione del Piano approvata il 27 marzo 2025 dal Parlamento;

    12) del resto, il percorso delle modifiche è diventato sempre più oscuro. La prima revisione – risalente a luglio 2023 – ha riguardato dieci scadenze tecniche. La seconda, inviata nell'agosto dello stesso anno, è stata l'unica sistematica, discussa in Parlamento e articolata su molle misure. Successivamente nel marzo 2024, il governo ha presentato una terza richiesta per modificare 24 interventi, mentre nell'ottobre successivo è arrivata una quarta revisione, definita «tecnica», senza dettagli pubblici, (entrambe revisioni meno impattanti riguardo la struttura complessiva del Piano). Infine, la sopra richiamata quinta ed ultima revisione inviata alla Commissione europea il 21 marzo 2025: la più imponente e sostanziosa, trattandosi in particolare delle misure «Transizione 5.0» e «Net zero Technologies», nonché di quelle relative al settore del turismo, del lavoro e dell'inclusione sociale, segnale di una navigazione «a vista» e senza bussola, di una nave destinata alla deriva;

    13) in tutte le occasioni di rimodulazione del Piano e di valutazione circa l'adozione del nuovo decreto e delle relative coperture finanziarie è mancato il diretto coinvolgimento sia dei comuni, i principali diretti interessati della sua attuazione, che delle parti sociali;

    14) le revisioni italiane segnano indubbiamente un cambiamento nella strategia di attuazione del Piano: più che posticipare le tempistiche, l'obiettivo è stato fin qui quello di alleggerire alcuni vincoli inizialmente previsti, un adattamento che solleva dubbi sul mantenimento delle ambizioni originarie del medesimo. Le modifiche precedenti hanno infatti puntato soprattutto a semplificare i requisiti e allineare le misure alle nuove esigenze, ma spesso a scapito delle ambizioni iniziali, avendo coinvolto 27 misure e modificato 45 scadenze, di cui: 28 per circostanze oggettive; 10 per la correzione di errori materiali; 7 per l'introduzione di alternative migliori agli obiettivi originari. Inoltre solo 8 scadenze hanno subito una revisione temporale, attraverso sei proroghe e due anticipi rispetto ai termini iniziali;

    15) dopo le quattro precedenti revisioni, il numero totale di traguardi e obiettivi del piano italiano è fermo a 621, dei quali 390 ancora da conseguire per aggiudicarsi i fondi europei. La sfida si fa pertanto, più ardua poiché entro dodici mesi resta ancora da completare il 63 per cento degli obiettivi previsti, con un significativo incremento delle scadenze legate alle ultime tranche di finanziamento;

    16) l'ultima revisione in ordine di tempo, la quinta, appare pertanto come un tentativo di adattarsi alle difficoltà, ma che solleva interrogativi sulla sostenibilità del Piano a causa del timing del processo decisionale che prevede, in base al regolamento del dispositivo di ripresa e resilienza, che la stessa debba essere proposta dallo Stato membro interessato, successivamente essere condivisa dalla Commissione europea ed infine approvata, entro il mese di giugno 2025, dal Consiglio dell'Unione europea, comportando la modifica dell'Allegato della Council implementing decision (Cid) che definisce puntualmente gli impegni in termini di riforme e investimenti;

    17) secondo i dati riportati dalla sesta (ed ultima) Relazione semestrale al Parlamento sullo stato di attuazione del Pnrr con una spesa contabilizzata di 64 miliardi di euro (pari al 33 per cento del budget complessivo, come corroborato anche dai dati della Corte dei conti) sono otto i ministeri, che insieme sono coinvolti nella quasi totalità della spesa di investimento pari a 108,4 miliardi di euro sul totale di 130,5, per i quali sarà più difficile la sfida di portare al traguardo i progetti, con in testa il ministero delle Infrastrutture con 27,8 miliardi ancora da spendere, seguito dal ministero dell'Ambiente con 17,7 miliardi, dal ministero delle Imprese con 14,4, miliardi, dal ministero della Salute con 12,8 miliardi, dal ministero dell'Istruzione con 11,3 miliardi e dagli ultimi tre. Trasformazione digitale. Università e Lavoro, con importi poco sotto i 10 miliardi;

    18) la relazione evidenzia un quadro articolato di criticità sistemiche, emerse a seguito del monitoraggio condotto anche attraverso le Cabine di coordinamento presso le Prefetture, che sono riconducibili a cinque categorie principali: 1) procedurali: ritardi nei cantieri dovuti a contenziosi, varianti progettuali, autorizzazioni ambientali e paesaggistiche: difficoltà legate alla carenza di personale qualificato presso gli enti locali; 2) finanziarie: insufficiente liquidità per l'avvio dei progetti, ritardi nei trasferimenti da parte delle amministrazioni titolari, difficoltà nell'utilizzo delle economie di gara; 3) informatiche: problematiche nell'aggiornamento dei dati sulla piattaforma ReGiS e nella sua interoperabilità con altri sistemi pubblici (SIMOG. Futura); 4) condizionalità normative: complessità nell'applicazione del principio DNSH, nella gestione della parità di genere, dei conflitti d'interesse e della titolarità effettiva; 5) rendicontazione e controlli: lentezza nei processi di validazione della spesa da parte delle amministrazioni centrali (a tal proposito la Corte dei conti segnala tempi medi di controllo superiori ai 90 giorni);

    19) dalle suddette criticità emerge che sotto il profilo dell'attuazione interna, il Governo ha gestito con efficacia solo la dimensione normativa e istituzionale, restando insufficiente quella dell'efficacia della spesa, in particolare in settori e territori con minore capacità amministrativa, con il forte il rischio che falliscano o vengano riorientati, in sede di revisione molti interventi previsti originariamente dal Piano, eventualità confermata dal recente annuncio della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che l'8 aprile 2025 ha dichiarato che, per rispondere ai dazi statunitensi, sono stati individuati circa 14 miliardi di euro nell'ambito dei fondi del PNRR da dirottare, peraltro senza vincoli e senza alcuna strategia, verso i settori imprenditoriali maggiormente colpiti;

    20) la trattativa con la Commissione europea sarà complessa perché non si tratta solo di aggiornare l'elenco degli interventi, eliminando – secondo la prassi consolidata – quelli che non potranno essere conclusi ad agosto 2026 e sostituendoli con progetti di più facile realizzazione, ma anche di decidere le regole della rendicontazione finale e quale può essere il meccanismo più opportuno per far passare la linea su cui governo e Commissione europea ormai concordano politicamente: ossia la prosecuzione con nuovi strumenti finanziari e programmatici degli investimenti in settori prioritari come la casa, l'energia, le infrastrutture ferroviarie;

    21) senza chiare indicazioni di merito il Pnrr rischia di diventare ad assetto mobile con le amministrazioni coordinatrici della spesa che attraverso forzature mettono dentro stralci, aggiustamenti procedurali e progettuali, nuove spese già nell'assessment della Commissione sulle rate da pagare, facendo comparire questi nuovi capitoli come complementari o sostitutivi dei titoli e delle etichette già presenti nella versione originaria del Piano;

    22) nel corso dell'ultimo Ecofin dello scorso 13 maggio 2025 il vicepresidente esecutivo per la Coesione e le Riforme della Commissione europea. Raffaele Fitto, e il commissario agli Affari economici. Valdis Dombrovskis, hanno risposto negativamente al ministro dell'economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, che riponendo le sue speranze di risoluzione dei problemi connessi alla spesa e all'avanzamento dei progetti su una dilazione del cronoprogramma, chiedeva di estendere oltre il 2026 la scadenza del PNRR;

    23) nell'ambito delle proposte di modifica delle disposizioni normative sulla revisione intermedia della politica di coesione (MTR), attualmente in discussione nel Parlamento Europeo, è previsto che gli Stati membri e le regioni, al momento della riprogrammazione, possano identificare entro giugno 2025 i progetti nell'ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF), che rischiano di non essere completati entro agosto 2026 e proporre il loro spostamento in programmi finanziati dal FESR/FC. Pertanto, le possibili modifiche di tali programmi nell'ambito dell'MTR potrebbero tenere conto di questi progetti. Le conseguenze di tale eventuale scelta non sono chiare, anche se la più probabile è che la riduzione del finanziamento complessivo del dispositivo RRF, crei una provvista economica utilizzabile per le politiche di riarmo, un «tesoretto» che per l'Italia, alla luce delle risorse del Piano che deve ancora ricevere pari ad oltre 72 miliardi di euro, potrebbe assumere dimensioni imponenti;

    24) il cuore dei correttivi contenuti nella proposta di revisione del PNRR trasmessa al Parlamento si concentra su buona parte di quegli investimenti ferroviari che presentano una particolare complessità nell'esecuzione e realizzazione e che coinvolge l'Alta velocità sia al Sud (sul lotto Apice-Hirpinia in Campania e sulla Palermo-Catania in Sicilia) che al Nord, in particolare per quel che riguarda il Terzo Valico dei Giovi. A giustificazione di tale scelta peserebbero le criticità emerse ascrivibili ad imprevisti di natura geologica incontrati sulle Alpi liguri e in Campania, ma anche i ritardi nello sviluppo del progetto esecutivo che sulla Salerno-Reggio Calabria hanno determinato l'erosione dei margini temporali di realizzazione dell'opera;

    25) accanto alla suddetta rimodulazione il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti propone una riforma complessiva dei contratti di programma per migliorare la pianificazione infrastrutturale delle linee e introdurre la misurazione delle prestazioni della gestione e degli investimenti infrastrutturali, obiettivi che saranno contemplati da un provvedimento che introdurrà nei contratti di programma i milestone, i target, gli indicatori di performance e i criteri di qualità, propri del PNRR, che rafforzerà i poteri dell'Autorità di regolazione dei trasporti (Art) e che imporrà un'approfondita analisi costi-benefici degli investimenti superiori a 50 milioni di euro;

    26) nella medesima proposta di revisione con riferimento alla Missione 2 (Rivoluzione verde e transizione ecologica) viene operata una rimodulazione delle risorse finanziarie assegnate alla misura M2C2 investimento 4.3.1 (Infrastrutture di ricarica elettrica) con una riduzione del costing dell'investimento pari a 597 milioni di euro, che vengono immediatamente reimpiegati in un nuovo programma di rottamazione e rinnovo del parco veicolare che promuove la sostituzione di veicoli a combustione interna con veicoli a zero emissioni;

    27) il Pnrr avrebbe dovuto incentivare la costruzione nel nostro Paese di oltre 18.000 colonnine di ricarica per le auto elettriche al fine di dotarlo di una rete capillare di infrastrutture di ricarica rapida per i veicoli a batteria. Con la rimodulazione ne verranno realizzate appena 3.800, poco più di un sesto di quelle preventivate: un vero e proprio flop dovuto in buona parte ai tre bandi indetti dal Ministero dell'Ambiente, rivelatisi un vero e proprio fallimento. Dei 640 milioni stanziati dal governo, soltanto 96 milioni sono andati a finire agli operatori, cifra che rischia di ridursi ulteriormente, dal momento che per beneficiare delle sovvenzioni le stazioni di ricarica non solo vanno ancora realizzate ma anche attivate entro la fine del 2025, attivazione che è in capo agli operatori della rete elettrica;

    28) pertanto, invece di investire nella diffusione delle reti di ricarica elettrica, quale fondamentale ossei per lo sviluppo della mobilità elettrica nel nostro Paese, capace di bilanciare sempre più il rapporto tra domanda (veicoli) e offerta (punti di ricarica) si preferisce continuare con la politica dei bonus per la rottamazione delle auto, incentivando l'acquisto di nuovi veicoli a zero emissioni;

    29) con riferimento alla missione 5 – M5C1 investimento 2 (Sistema di certificazione della parità di genere) la proposta di revisione aumenta da 1.000 a 3.000 il numero di imprese che entro giugno 2026 dovranno conseguire la Certificazione della Parità di genere, delle quali almeno il 60 per cento deve essere costituito da PMI, proposta condivisibile anche se ancora largamente insufficiente e sulla quale pesa la capacità effettiva del sistema di procedere alla certificazione. Permane, infatti, come sottolineato da più parti, un efficace monitoraggio sui dati relativi alla parità di genere ma anche sulla certificazione della parità di genere, un gap che qualora dovesse persistere priverebbe del necessario continuo monitoraggio sui dati ai fini della valutazione dell'impatto della misura;

    30) rimanendo nella Missione 5 la revisione della misura M5C2 (Piani urbani integrati Superamento degli insediamenti abusivi per combattere lo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura) si limita a prorogare il conseguimento del target M5C2-16 da T1-2025 a T2-2026, proroga resasi necessaria, secondo il governo, a causa di diverse problematiche riscontrate nella fase di gestione precommissariale dell'investimento tutte riconducibili a: 1) scarsa capacità amministrativa e tecnica e/o inadeguatezza finanziaria in seno ai Comuni; 2) potenziali problematiche di ordine pubblico; 3) necessità di verifiche in loco effettuate dal Commissario con l'assistenza dei Prefetti delle province interessate e delle Forze di Polizia; 4) eccessiva durata dei progetti proposti rispetto alle tempistiche della misura; 6) necessità di richiedere ai soggetti attuatori la predisposizione di Piani di azione locali (PAL) aggiornati;

    31) la missione include misure volte a contrastare lo sfruttamento dei lavoratori nel settore agricolo, tra cui la revisione dei contratti a termine, la lotta al caporalato e la creazione di programmi di formazione per i lavoratori stagionali. Invero, solo nel mese di ottobre 2024, la Struttura Commissariale aveva manifestato la disponibilità a procedere con la sottoscrizione delle prime convenzioni, in funzione propedeutica all'erogazione dell'anticipo necessario per l'avvio dei lavori, in vista della scadenza allora prevista per il mese di marzo 2025. A seguito di ulteriori approfondimenti istruttori il suddetto termine, ritenuto eccessivamente ravvicinato rispetto alla tempistica necessaria per la definizione e la sottoscrizione delle convenzioni, è stato prorogato ma senza il contestuale rafforzamento delle capacità tecniche ed amministrative dei comuni interessati avrà solo l'effetto di dilatare i tempi di attuazione dei progetti;

    32) l'ANAC (Autorità Nazionale Anti-Corruzione) ha espresso in diverse occasioni la sua preoccupazione legata ai ritardi nelle procedure di affidamento degli appalti PNRR, sottolineando che allontanano l'obiettivo di un'efficiente attuazione del medesimo e che, in caso di una sua ulteriore revisione, occorre prepararsi all'inevitabile contrazione nell'avvio di nuove procedure di appalto e alla conseguente flessione del mercato dei contratti pubblici che già nel 2024 ha causato una riduzione dei lavori pari al 38,9 per cento. Inoltre l'Authority, a riprova di come i ritardi abbiano un impatto significativo sull'attuazione del Piano, aveva segnalato che mentre nel 2023 era stato affidato il 74 per cento del valore degli appalti avviati, nel 2024 il medesimo valore è precipitato al 5 per cento,

impegna il Governo:

   1) a continuare a fornire ogni utile elemento al Parlamento sullo stato di attuazione del PNRR e su tutte le misure messe in campo per assicurarne la tempestiva e completa realizzazione entro il termine del 2026;

   2) a escludere categoricamente la possibilità per l'Italia di dirottare i fondi per le politiche di coesione verso la spesa per la difesa, l'industria bellica e la mobilità militare;

   3) a completare entro il 30 giugno 2026, senza la richiesta di ulteriori proroghe e/o rimodulazioni, le opere previste dal Piano con particolare riferimento a quelle relative alle case e ospedali di comunità, agli asili nido, alle residenze universitarie, agli interventi contro il dissesto idrogeologico e alle linee ferroviarie nel Mezzogiorno;

   4) a mantenere le risorse originariamente assegnate alla misura M2C214.3 (Infrastrutture di ricarica elettrica), attivando tutte le possibili interlocuzioni con le aziende del settore, al fine di definire al meglio tempi e modalità per l'accesso alle sovvenzioni finalizzate alla realizzazione delle stazioni di ricarica elettrica nel nostro Paese;

   5) ad adottare iniziative volte a rafforzare la capacità amministrativa, in particolare a livello subnazionale, per realizzare gli impegni del Piano;

   6) ad esercitare da parte dei Ministeri competenti un maggiore impulso sui soggetti attuatori, esercitando il ruolo di coordinamento, monitoraggio, rendicontazione e controllo, assumendo una maggiore responsabilità attraverso un monitoraggio costante e continuativo dei dati di avanzamento fisico, procedurale e finanziario delle misure di propria competenza, esercitando il costante controllo dell'avanzamento dei relativi obiettivi intermedi e finali, nonché della trasmissione e validazione dei dati finanziari e di realizzazione fisica e procedurale dei singoli progetti;

   7) ad adottare iniziative volte ad affrontare i gravi ritardi riportati in premessa, che stanno caratterizzando ed inficiando la piena attuazione del PNRR italiano, attraverso un'attenta analisi ed il superamento di tutti quei fattori che oltre a determinarli rischiano di compromettere la capacità di spesa delle risorse disponibili, e l'efficacia e la tempestività delle misure in esso previste, quali:

    a) la complessità burocratico-amministrativa insita nelle procedure documentali per l'approvazione e gestione dei progetti nonché la scarsa flessibilità e tempestività nei processi decisionali;

    b) la mancanza di coordinamento tra i diversi livelli di governo e le difficoltà nella selezione e nel reclutamento del personale necessario per l'implementazione dei progetti;

    c) le difficoltà delle singole amministrazioni nell'attuazione dei progetti e nella loro rendicontazione a causa della mancanza di personale qualificato;

    d) la mancanza di una corretta pianificazione e di un sistema di monitoraggio e di valutazione continuo, che richiedano la raccolta e l'analisi di grandi quantità di dati su aree tematiche eterogenee e trasversali, al fine di garantire l'efficacia e l'efficienza del Piano e l'ottenimento dei risultati attesi;

    e) le potenziali resistenze e conflitti di interesse tra le diverse istituzioni e attori chiave coinvolti nell'attuazione del Piano e che concorrono all'ottenimento delle diverse somme finanziarie messe a disposizione;

    f) la mancanza di una maggiore trasparenza e responsabilità nella gestione delle risorse, nonché di una migliore coordinazione tra i diversi attori coinvolti, al fine di garantire un maggiore controllo civico;

    g) la mancanza di una capacità di spesa effettiva;

    h) le debolezze strutturali ed organiche delle amministrazioni, sia centrali che locali, causate da decenni di mancato reclutamento, sia numerico che qualitativo, che continuano a influire pesantemente sul ritmo di attuazione del Piano;

    i) i ritardi nell'implementazione della piattaforma Regis e i disallineamenti contabili tra i sistemi di gestione.
(6-00184) «Ghirra, Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Fratoianni, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti».