Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 483 di mercoledì 21 maggio 2025

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 9,05.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FRANCESCO BATTISTONI , Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 103, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Discussione delle mozioni Bonelli, Conte, Schlein ed altri n. 1-00432, Boschi ed altri n. 1-00441, Orsini, Calovini, Formentini, Carfagna ed altri n. 1-00442 e Richetti ed altri n. 1-00443 concernenti iniziative in relazione all'evoluzione della situazione in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Bonelli, Conte, Schlein ed altri n. 1-00432 (Nuova formulazione), Boschi ed altri n. 1-00441, Orsini, Calovini, Formentini, Carfagna ed altri n. 1-00442 e Richetti ed altri n. 1-00443 concernenti iniziative in relazione all'evoluzione della situazione in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza (Vedi l'allegato A).

La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nel vigente calendario dei lavori (Vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

È iscritto a parlare il deputato Bonelli, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00432 (Nuova formulazione).

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. Oggi discutiamo di una mozione estremamente importante perché penso anche che il mondo ci guarda e lì, a Gaza, guardano ogni cosa che si muove nel mondo con la speranza che l'orrore cessi e che le bombe cessino di essere lanciate.

Ci troviamo di fronte a una discussione così rilevante e così importante, che attiene anche al futuro della storia dell'umanità e a quanto sta accadendo in questi ultimi 500 giorni, ma ovviamente la questione del disastro palestinese a Gaza non è iniziata il 7 ottobre. Lo dico a premessa di tutto quello che potrà essere detto successivamente: il gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra ha condannato fermamente l'attacco feroce di Hamas, un attacco che ha tolto la vita a vittime innocenti. Quello che è accaduto, quello che il criminale Netanyahu ha realizzato con le sue bombe e con la sua strategia pianificata di distruzione di Gaza e dell'occupazione illegale dei territori della Cisgiordania è un qualcosa che può essere solo definito come un crimine contro l'umanità e un crimine di guerra (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e della deputata Boldrini). Per questo ritengo e riteniamo che l'assenza del Ministro degli Affari esteri Tajani sia un pessimo segnale nel momento in cui c'è una discussione di questo genere nel Parlamento.

Ieri, il Governo della Gran Bretagna, attraverso il suo Premier, Starmer, ha richiamato l'ambasciatore. È quello che noi avevamo chiesto nel question time con la Premier Meloni, richiesta che è stata respinta insieme alla richiesta di rivedere l'accordo tra UE e Israele. Ebbene, ieri, l'Italia ha votato contro quella decisione dell'Unione europea di andare a rivedere l'accordo UE-Israele.

Allora, non abbiamo più parole, signor Presidente, noi le parole le abbiamo perse di fronte a un disastro che è di fronte agli occhi dell'umanità intera: 18.000 bambini uccisi; 60.000 civili a cui è stata tolta la vita; Gaza rasa al suolo e l'occupazione illegale dei territori in Cisgiordania. Vede, di fronte a tutto ciò, come le ho detto, non riusciamo a trovare più parole per esprimere la nostra indignazione, la richiesta al Governo italiano di intervenire, di non avere due pesi e due misure di fronte a quello che sta accadendo. Si sono decise, ieri, le sanzioni alla Russia, ma non si decidono le sanzioni a Israele, che sta determinando e sta realizzando una pulizia etnica. Di fronte alle parole che mancano, penso che quando parliamo di vittime, diciamo dei numeri, 18.000 bambini a cui è stata tolta la vita, diamo un nome a questi bambini.

Allora, signor Presidente, io le leggo, una per una, le vittime dei bombardamenti del criminale Netanyahu a Gaza, le vittime tra i bambini, e gliele leggerò una per una (I deputati presenti in Aula si levano in piedi): Imad Eyad Mohammad Aburrahma, 10 anni; Yousef Hilmi Mohammed Al-Madhoun, 15 anni; Manal Muhammad Muhammad Kamal Hijazi, 2 anni; Lian Ibrahim Akram Shabaan, 6 anni; Aliya Abd Al-Noor Sami Al-Souri, neonato; Saja Riyad Hussein Abu-Mughisib, 16 anni; Sham Khaled Youssef Abu-Khudair, 3 anni; Roz Abd Al-Aziz Mohammad Al-Ghoul, neonato; Salah Muhammad Muhammad Al-Riyati, 8 anni; Mohammad Anwar Ahmed Al-Shawwaf, 17 anni; Walaa Mohsen Abed Al-Qurqan, 1 anno; Jonesta Mohammed Abd Al-Karim Hararah, 2 anni; Mira Mohammad Fouad Al-Agha, 11 anni; Abd Al-Qadir Rami Abd Al-Qadir Al-Attar, 11 anni; Alma Ahmed Mohammed Al-Atal, neonato; Abd Al-Rahman Muhammad Khalil Abu-Herbaid, 15 anni; Anas Hazem Saeed Al-Ramlawi, 12 anni; Mahmoud Suleiman Mahmoud Qudeih, 10 anni; Kamal Rabee Kamal Al-Barsh, 2 anni; Shaker Al-Sayed Sabri Al-Najjar, 15 anni; Sarah Mohammad Yahya Jaber, 1 anno; Fatima Mohammad Abd Al-Rahim Al-Madhoun, 6 anni; Huda Mustafa Hatem Abu-Seif, neonato; Mariam Samed Samir Abu-Habel, 6 anni; Mariyah Yasser Hassan Al-Hamas, 14 anni; Saja Majed Asaad Al-Sous, 4 anni; Karim Hosni Ibrahim Abu-Rukbah, 10 anni; Abd Al-Rahman Nimer Khalil Yassin, 10 anni; Talal Osama Talal Al-Shafie, 2 anni; Muhammad Nahid Izzat Abd Al-Latif, 15 anni; Montaha Munzer Mahmoud Abu-Sokheila, 16 anni; Majd Mohammed Shahda Abu-Sitteh, 6 anni; Sham Saeed Mohammad Al-Barawi, neonato; Ibrahim Suleiman Awad Abu-Dhaher, 10 anni; Hosni Mohamed Hosni Muhareb, 3 anni; Ismail Ahmed Mohamed Barhouma, 6 anni; Al-Mu'tasim Billah Abdullah Ahmad Abd Al-Qader, 8 anni; Hala Rushdi Nasser Al-Ghazali, 4 anni; Nisma Mahmoud Ayesh Shahin, 15 anni; Lian Ibrahim Samir Abed, 11 anni; Kenan Ahmed Ismail Al-Hattab, neonato; Rajab Mohammed Ahmed Al-Ghafri, 4 anni; Amira Awad Abd Al-Baryem, 16 anni; Osama Mazen Ahmed Zaqout, 14 anni; Sham Adham Misbah Damo, 4 anni; Ahmed Mahmoud Mazen Shaldan, 7 anni; Ali Hassan Fawzi Al-Bawab, 12 anni; Mira Mahmoud Hassan Juha, 4 anni; Ayesha Kayed Jamal Al-Sultan, 11 anni; Mohammed Hamdan Mohammed Al-Suwesi, 10 anni; Alma Majed Sabri Sweidan, 11 anni; Abd Al-Aziz Mohamed Ahmed Al-Dahshan, 9 anni; Zainab Fakhri Sabri Rady, 4 anni; Rasha Hossam Fayez Abu-Awad, 12 anni; Jadallah Nasr Jadallah Arheim, 15 anni; Musa Muhammad Musa Barham, 4 anni; Yazan Mohammad Ibrahim Darwish, 17 anni; Mohammad Saif Al-Din Youssef Khashan, 17 anni; Dana Ahmed Odeh Abu-Khattab, 7 anni; Jana Basil Abd Al-Azim Al-Hajj, 8 anni; Saba Hesham Misbah Jadallah, 4 anni; Jana Zuhair Ata Madhi, 11 anni; Maria Shadi Rajab Qudeih, 5 anni; Adel Abdullah Salem Al-Bahabsa, 16 anni; Karim Karam Mohammed Bakr, 3 anni; Sana Abd Al-Khalek Mohammad Jawad Al-Farra, 7 anni; Marya Ihab Darwish Judeh, 12 anni; Mostafa Mohammed Essam Joifel, 7 anni; Hamza Hamad Jamal Salah, 14 anni; Sundus Omar Abd Al-Fattah Awad, 17 anni; Omar Thaer Munzer Al-Hanfi, 2 anni; Maher Mohammad Nabil Al-Qudra, 6 anni; Khaled Zaki Khaled Ataallah Aliwa, 12 anni; Maryam Mohammed Taleb Abu-Kamel, 14 anni; Ahmed Abd Al-Hadi Adel Zaher, 5 anni; Aseel Mohamed Fathi Alwan, 10 anni; Khaled Ashraf Mahmoud Abu-Shamaluh, 13 anni; Ibtisam Omar Jamal Miqdad, 10 anni; Noor Wafi Najeeb Al-Jarousha, 11 anni; Abdullah Nafed Ubaid Al-Najjar, 14 anni; Jaafar Omar Abd Al-Hakim Al-Manamih, 6 anni; Noor Ibrahim Baraka, 6 anni; Tala Salim Abd Al-Hakim Kaheel, 4 anni; Ali Mohamed Khalil Madi, 2 anni. Signor Presidente, questa lista è lunga, molto lunga. Con questi nomi, tantissimi, e aggiunti anche a quelli delle donne saranno centinaia e centinaia, chilometri di fogli - non basterebbero giorni per poter leggere i morti civili che sono stati provocati -, noi chiediamo giustizia. Noi chiediamo giustizia, chiediamo la difesa, dignità umana (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle). Chiediamo che il Governo italiano dica qualcosa a difesa e all'onore di questi bambini che sono morti. Chiediamo che altri bambini non vengano uccisi dalle bombe. È chiedere troppo? È chiedere troppo? Chiediamo che la Presidente Meloni, ancora una volta, ritiri l'ambasciatore e dica sì alle sanzioni ad Israele, come è stato detto sì alle sanzioni alla Russia. Schieratevi dalla parte giusta della storia. Non si può voltare le spalle a chi viene ucciso, sterminato perché siamo di fronte a una pulizia etnica, di questo si tratta e di questo chiediamo conto al Governo della Repubblica italiana (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Isabella De Monte, che illustrerà la mozione Orsini, Calovini, Formentini, Carfagna ed altri n. 1-00442, di cui è cofirmataria.

ISABELLA DE MONTE (FI-PPE). Grazie, Presidente, Governo, onorevoli colleghi e colleghe, l'aggravarsi delle condizioni di vita della popolazione nella Striscia di Gaza, dopo la fine della tregua tra Israele e Hamas dello scorso 18 marzo, non può lasciarci indifferenti.

Lo scorso gennaio la notizia dell'accordo per un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi, ancora nelle mani del gruppo terrorista palestinese, ottenuto anche grazie a un lungo impegno negoziale, mediato da Egitto, Qatar e Stati Uniti, aveva riacceso le speranze di vedere sia il ritorno a casa dei civili e militari israeliani, segregati chissà dove nei territori della Striscia, sia un aumento consistente dell'assistenza umanitaria della popolazione civile a Gaza.

Dopo i 42 giorni della prima fase che ha visto la liberazione di 33 ostaggi in cambio di un migliaio di detenuti palestinesi rinchiusi nelle carceri israeliane e il graduale ritiro delle truppe israeliane nel nord della Striscia, si sarebbe dovuti passare ad una seconda fase, con il rilascio degli ostaggi rimanenti, la scarcerazione di altri prigionieri palestinesi e il ritiro completo delle truppe israeliane da Gaza.

Nella terza e ultima fase era prevista la riconsegna di tutti i corpi dei prigionieri israeliani deceduti in questi mesi e la creazione a Gaza e in Cisgiordania di un piano di ricostruzione sotto la guida internazionale.

Purtroppo, sappiamo come è andata. Dopo due mesi di trattative, che avrebbero dovuto condurre alla cosiddetta fase 2, Israele e Hamas hanno rotto la tregua, con Tel Aviv che ha accusato la controparte di aver volontariamente boicottato i nuovi negoziati, spezzando così quella fragile intesa che aveva consentito una fragile de-escalation.

Fin dall'operazione terroristica del 7 ottobre 2023, lo ricordo, Hamas ha utilizzato gli ostaggi come una propria garanzia di sopravvivenza, come trofeo da esibire davanti alla popolazione palestinese del mondo arabo. Ricordiamo tutti le immagini di quelle vere e proprie messe in scena, organizzate nel corso di quelle cerimonie di riconsegna alla Croce Rossa internazionale dei prigionieri israeliani: immagini squallide che hanno indignato non solo Israele.

Rinunciare agli ostaggi significa, per Hamas, privarsi di una merce di scambio, rendersi obiettivo della rappresaglia dell'esercito di Tel Aviv e vedere scemare la propria credibilità agli occhi di una popolazione, quella di Gaza, che ai vertici di Hamas ben poco importa.

Proprio un mese fa, il 23 aprile, il presidente dell'ANP, Abu Mazen, ha accusato Hamas di essere corresponsabile della morte di centinaia di persone, a causa dell'ostinazione nel non voler rilasciare gli ostaggi israeliani ancora nelle loro mani. Abu Mazen inoltre ha invitato Hamas a lasciare il potere, a deporre le armi, a dialogare con Fatah.

Intanto, la situazione a Gaza evolve. Dal 25 marzo, si sono svolte manifestazioni spontanee in diversi centri per richiedere, non solo la fine della guerra, ma anche l'uscita di Hamas dal Governo della Striscia.

Il Governo italiano, la Presidente Meloni, il Ministro Tajani hanno seguito costantemente, fin da quel 7 ottobre, la situazione e agito in tutte le sedi internazionali e nei rapporti bilaterali lungo due direttive ben definite; da un lato, operando per alleviare le sofferenze della popolazione palestinese, che non è tutta Hamas; dall'altro, attraverso l'azione diplomatica che ha visto il nostro Paese impegnato nel tessere una solida rete di interlocuzioni, con tutti i soggetti coinvolti, da Israele all'ANP, ai Paesi arabi regionali, ai partner europei, agli Stati Uniti.

Fa bene il Vice Presidente del Consiglio Tajani a rivendicare con forza l'impegno dell'Italia. Siamo stati l'unico Governo europeo che ha messo in piedi un piano di aiuti alimentari e sanitari, Food for Gaza, incentrato sulla sicurezza alimentare e la salute per facilitare la fornitura di beni di prima necessità alla popolazione palestinese, in collaborazione con la FAO, il Programma alimentare mondiale, la Federazione internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa. Un piano la cui validità è internazionalmente riconosciuta.

Decine di migliaia di tonnellate di beni alimentari e sanitari sono state consegnate al Programma alimentare mondiale, per rifornire gli hub di Larnaca e Ashdod, senza passare attraverso tutte le strutture di Hamas. E, accanto a questo, non dimentichiamocelo, abbiamo curato 130 bambini palestinesi negli ospedali pediatrici italiani e abbiamo allestito le sale operatorie mobili nell'area.

Nel penultimo Consiglio dei ministri, è stato prorogato lo stato di emergenza finanziando ancora la popolazione palestinese. Si tratta di risultati tangibili che parlano la lingua della solidarietà e dell'efficienza.

Anche in questi ultimi giorni - dopo il 2 marzo Israele ha interdetto la distribuzione degli aiuti umanitari all'interno della Striscia di Gaza -, il nostro Ministro degli Esteri e la nostra diplomazia non sono stati inerti. Proprio lunedì, il Ministro Tajani ha ottenuto dal Ministro degli Esteri israeliano la rassicurazione che verrà fatto tutto il possibile per fare entrare a Gaza gli strumenti che fornisce l'Italia attraverso lo strumento di Food for Gaza.

L'Italia ha portato avanti quindi una posizione seria ed equilibrata. Abbiamo sempre ribadito la solidarietà e il sostegno allo Stato di Israele nell'esercizio del suo diritto di autodifesa, secondo il diritto internazionale, entro i limiti stabiliti da quello umanitario.

Contemporaneamente, abbiamo incoraggiato l'Autorità nazionale palestinese a proseguire nella sua opera di rinnovamento interno. Solo riacquistando la credibilità agli occhi della popolazione di Gaza e della Cisgiordania, l'ANP potrà credibilmente candidarsi a gestire una fase di transizione per giungere ad una Striscia senza il Governo di Hamas.

Durante tutta la Presidenza italiana del G7 e ancora oggi, il Governo ha lavorato e lavora, insieme ai partner europei e internazionali, per giungere a una soluzione negoziata tra Israele e i rappresentanti palestinesi per la stabilizzazione e la ricostruzione di Gaza e per consolidare, in modo permanente, la cessazione delle ostilità.

Occorre trovare condizioni per rilanciare un processo politico che porti a una pace giusta e duratura in Medio Oriente, basata sulla soluzione dei due Stati, con Israele e uno Stato di Palestina che vivano, fianco a fianco, in pace e in sicurezza, all'interno dei confini mutualmente riconosciuti.

Prerequisito è lavorare affinché le parti, nel rispetto del diritto internazionale umanitario e della legalità internazionale, giungano alla immediata cessazione dei combattimenti, alla liberazione degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, al ripristino delle condizioni che consentano l'assistenza umanitaria alla popolazione civile di Gaza.

Questo è stato più volte ribadito dal nostro Ministro degli Esteri nei suoi recenti viaggi in Medio Oriente e ai suoi interlocutori. L'Italia è convintamente favorevole alla soluzione dei due popoli, due Stati, quale unica via per la pace in Medio Oriente, sottolineando l'importanza e l'urgenza di ripristinare al più presto un orizzonte politico verso tale soluzione.

La nostra ferrea amicizia con Israele non ci ha impedito di criticare, nelle forme e nei modi consoni alla diplomazia, che non sono i post su X, né dichiarazioni che guardano al proprio elettorato nazionale, che ha l'obiettivo di fondo. Ciò che riteniamo non condivisibile nelle scelte del Governo israeliano l'abbiamo detto.

Occorre una strategia di lungo respiro. È pericoloso limitarsi a spargere ulteriori semi di odio, che non faranno altro che generare risentimento e desiderio di vendetta, sapientemente strumentalizzati dai terroristi e dai loro proxy regionali.

Per questo, fatte salve tutte le ragioni di sicurezza di Israele, è fondamentale, da un lato, che sia ripresa una consistente distribuzione di aiuti umanitari all'interno della Striscia - in questo senso, lunedì l'Italia ha sottoscritto una dichiarazione congiunta dei Ministri degli Esteri dei 22 Paesi occidentali, tra cui Germania, Italia, Francia, Regno Unito, Canada, Giappone e Australia, che chiede a Israele di consentire, immediatamente, la ripresa totale degli aiuti umanitari -, e, dall'altro, è importante riprendere la via del dialogo.

La Lega araba, lo scorso 3 marzo, ha esposto la propria proposta per una ricostruzione di Gaza, per il cambio di governo nella Striscia, che veda la fuoriuscita di Hamas e il ritorno ordinato dell'ANP. Si tratta di un punto di partenza che va attentamente considerato. E bene fa il Governo a mantenere viva l'interlocuzione con Israele, a dialogare con l'ANP, a sostenere Egitto, Qatar, Giordania e tutti i mediatori regionali.

Con le nostre forze e possibilità, possiamo contribuire a costruire, con equilibrio e determinazione, una nuova architettura di pace. L'Italia ha tutte le carte in regola per essere un interlocutore credibile, difendendo la sicurezza di Israele, la dignità del popolo palestinese e il primato del diritto internazionale.

Questo è illustrato nella nostra mozione. Vogliamo anche dire che è importante aver inserito un passaggio diplomatico nella forma di un ponte anche di carattere economico; mi riferisco al corridoio, detto Via del cotone o IMEC, che mette vicino oltre all'infrastruttura anche gli accordi commerciali.

Tutto questo è una concreta iniziativa del Governo e riteniamo che debba essere assolutamente sostenuta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Pastorella, che illustrerà la mozione Richetti ed altri n. 1-00443, di cui è cofirmataria.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ero tentata di prendermi questi dieci minuti stando in silenzio per il rispetto per le vittime, che sono state lette dal collega Bonelli, ma anche per le 28.000 donne e ragazze che sono state uccise, i 20.000 minori, alcuni di questi non hanno mai visto un giorno di pace. Da madre di due bimbi piccoli questo dolore mi prende davvero allo stomaco.

Tuttavia noi non siamo qui per stare in silenzio; se si chiama Parlamento è perché dobbiamo parlare e suggerire, soprattutto, azioni. Credo che in questo momento sia più necessario che mai agire e agire presto, perché la situazione a Gaza - non lo devo ripetere - è assolutamente tragica: la situazione umanitaria è catastrofica e il blocco dell'accesso agli aiuti - in parte, ma solo in piccola parte, sbloccato solo due giorni fa - crea delle responsabilità giuridiche, politiche e morali gravissime.

Come Azione, quando abbiamo visto le prime azioni delle forze militari e di sicurezza israeliane in risposta all'attacco del 7 ottobre, ci siamo detti - ed eravamo convinti - che potessero davvero configurarsi come l'esercizio di un legittimo diritto di difesa da parte di un Paese aggredito. Sapete la nostra posizione sull'aggressione dell'Ucraina e non si devono usare due pesi e due misure: se un Paese è aggredito è naturale ed è giusto che risponda. Quindi, ci aspettavamo che si sarebbe rispettato il principio di proporzionalità e il diritto internazionale e, invece, tuttavia il Governo di Netanyahu ha apertamente e ripetutamente violato questi principi - il principio di proporzionalità - e ha usato indiscriminatamente la violenza ai danni della popolazione civile.

Abbiamo già denunciato, in una nostra interrogazione a metà gennaio, il fatto che l'Organizzazione mondiale della sanità ha documentato almeno 50 attacchi contro strutture ospedaliere e personale sanitario dall'ottobre del 2023. Sanno tutti che colpire strutture sanitarie è un atto non solo vile, ma costituisce una violazione del diritto internazionale umanitario. Tutti questi fatti - ne ho citati alcuni e potrei citarne tanti altri - hanno per forza determinato un cambiamento nella posizione non solo della comunità internazionale, ma anche, giustamente, del nostro partito.

Non più tardi di - mi pare - uno o due giorni fa, l'Alto Commissario per i diritti umani ONU, Volker Turk, ha proprio messo in guardia contro il rischio di una pulizia etnica e persino Trump, dopo quel vergognoso video in cui immaginava Gaza come un resort a 5 stelle, ha cambiato opinione, non ha visitato Israele e ha rinnegato, per fortuna, i piani di deportazione. Quindi, c'è un riconoscimento del fatto che quelle che dovevano essere azioni difensive di contenimento, in realtà, si sono tradotte in attacchi efferati, che hanno causato lo sfollamento di milioni di persone e una situazione umanitaria insostenibile e le terrificanti prospettive di deportazione del popolo palestinese, dichiarate dal Governo Netanyahu, non solo costituiscono dei potenziali crimini di guerra, ma continuano ad alimentare una spirale di violenza che coinvolge tutti i civili che vivono in quelle aree, in tutte quelle aree.

Infatti, timidamente si comincia a vedere un'opposizione interna anche in Israele, ma prima che questa opposizione interna riuscirà a tradursi in un cambio per il Governo di Netanyahu dovremo probabilmente aspettare molto tempo e, nel frattempo, che si deve fare? Si deve prendere atto che la soluzione del conflitto, con la prospettiva dei “due popoli, due Stati”, ha come presupposto fondamentale la sconfitta politica e militare di Hamas, il cui scopo non è la creazione di uno Stato palestinese sovrano, su cui siamo naturalmente d'accordo, ma la distruzione dello Stato di Israele, che è cosa ben diversa. Lo sanno gli stessi palestinesi, che da settimane protestano e manifestano il proprio dissenso verso Hamas, pur subendo ulteriori brutali repressioni da parte dei propri aguzzini politici. Quindi, già in una situazione difficile, questo dissenso, però, sta emergendo, come emerge quello in Israele. Quindi, una parte della società palestinese e della società israeliana esprime un rifiuto nei confronti, da una parte, di Hamas e, dall'altra, delle decisioni del Governo di Netanyahu.

A inizio marzo la Lega araba ha approvato un piano per la ricostruzione di Gaza che ci convince e propone un nuovo assetto di governance sotto l'Autorità nazionale palestinese. La strategia sarebbe di stabilizzare in modo sostenibile la regione e non può prescindere dal duplice obiettivo di garantire condizioni di effettiva sicurezza per lo Stato ebraico ma, al contempo, il riconoscimento dell'indipendenza nazionale di uno Stato palestinese sovrano, ovviamente disponibile a convivere pacificamente accanto a Israele. Questo Stato palestinese deve avere dei confini certi, non lasciati o consegnati all'arbitrio di ciascuna delle parti, e questa è una condizione inderogabile per una convivenza pacifica, che è quello a cui credo tutti dobbiamo ambire.

La maggioranza dei nostri alleati europei si è inoltre detta a favore delle decisioni di ieri dell'Alto rappresentante Kallas di rivedere l'accordo di associazione UE-Israele, mentre l'Italia si è schierata contro. Capisco che sia una decisione difficile, che l'accordo sia un accordo molto più ampio che semplicemente un accordo settoriale e che, quindi, le implicazioni possono essere molto ampie, tuttavia dobbiamo stare attenti, come Italia, a non isolarci nel momento in cui la comunità internazionale sta cercando tutte le maniere possibili per far pressione verso le parti in causa in modo di arrivare ad una soluzione.

Qual è la soluzione che noi auspichiamo? Qual è la soluzione che noi chiediamo in questa mozione? Crediamo che il Governo italiano debba svolgere un ruolo nel riavvio del processo di pace, ovviamente operando in sede europea perché lì noi siamo, oltre che ovviamente in sede internazionale. In questa nostra mozione impegniamo il Governo a fare cose molto precise: da una parte, adottare sanzioni contro Israele se il Governo di Netanyahu dovesse proseguire, come negli ultimi mesi, le operazioni militari nella Striscia di Gaza in violazione dei principi fondamentali del diritto internazionale umanitario, e oramai questa è un'azione che si deve prendere e fare il più rapidamente possibile, perché abbiamo dato degli ultimatum troppe volte e troppe volte questi ultimatum non sono stati rispettati e forse è ora di mettere in pratica le nostre minacce; dall'altra parte, lavorare a un processo di internazionalizzazione della gestione dell'emergenza politica e umanitaria nella Striscia di Gaza, la liberazione degli ostaggi ancora prigionieri - quelli, purtroppo, che saranno rimasti in vita - e il disarmo delle milizie di Hamas, per consentire l'accesso senza ostacoli degli aiuti umanitari che sono necessari non dico alla vita piacevole di una popolazione, ma al sostentamento e al minimo indispensabile per evitare una carestia, per evitare morti di fame, per evitare una situazione insostenibile.

Il piano della Lega araba, che ho citato poco fa, è sicuramente un ottimo piano, che vorremmo che il Governo sostenesse perché crea una nuova governance per la Striscia di Gaza, che ha una buona prospettiva per la pace dell'area. Naturalmente, credo sia ovvio a tutti che il piano del Presidente Trump per la Striscia di Gaza, compresa una deportazione della popolazione residente e l'assegnazione del controllo all'amministrazione statunitense, sia assolutamente assurdo e, quindi, su questo non ci possiamo che augurare che il Governo non sia così miope nella sua ricerca dell'approvazione del Presidente Trump da dare seguito a un piano così folle.

Bisogna ricominciare a parlare di “due popoli, due Stati” e, quindi, riconoscere a livello nazionale e a livello europeo l'Autorità nazionale palestinese come unica rappresentante legittima del popolo palestinese e, quindi, cercare di istituire e costruire un sistema di governo democratico sulla base, però altrettanto, del riconoscimento del diritto dell'esistenza dello Stato di Israele.

Dobbiamo far sì che il Governo si opponga ai tentativi di certe forze politiche israeliane di annettere di fatto Gaza e la Cisgiordania, che non solo rappresenterebbe un gravissimo vulnus della legalità internazionale, ma l'istituzione di un vero e proprio regime discriminatorio verso la popolazione palestinese. Questo non è negli interessi di nessuno. So che abbiamo un Governo abbastanza euroscettico, ma l'Unione europea in questo caso può fare qualcosa. L'Unione europea può farsi promotrice di una conferenza di pace sul futuro dell'assetto dello Stato di Palestina, che cerchi di affrontare tutte le questioni rimaste sospese e irrisolte e che oggi, purtroppo, pregiudicano l'avvio di un processo negoziale. Parlo, per esempio, dello smantellamento delle colonie israeliane in Cisgiordania, del futuro status di Gerusalemme, del riconoscimento dalla parte israeliana del diritto all'esistenza di uno Stato palestinese nei territori di Gaza e della Cisgiordania e della rinuncia, da parte dello Stato palestinese, del terrorismo e, quindi, del pieno riconoscimento di Israele.

Infine, un punto fondamentale, perché abbiamo cominciato dicendo che è il Governo di Netanyahu che piano piano ha portato lo Stato di Israele a commettere questi efferati crimini e a violare il diritto internazionale, ma non dimentichiamoci la differenza tra un Governo e una popolazione. Quindi, noi da sempre condanniamo gli atti, purtroppo crescenti e sempre più numerosi, di antisemitismo, che confondono il sionismo con l'essere semplicemente di una religione e che hanno avuto come obiettivi persone residenti sul nostro territorio (in Italia ne abbiamo visti tanti). Quindi, proponiamo campagne di sensibilizzazione di politiche di contrasto verso la diffusione del pregiudizio antisemita, che nulla ha a che vedere con le decisioni di un Governo a cui, come dicevo prima, già comincia ad esserci una opposizione interna. Quindi, non facciamo di tutta l'erba un fascio: distinguiamo il Governo dalla popolazione e, soprattutto, da chi vive nel nostro Paese, è integrato e nulla ha a che vedere con i crimini di guerra di Netanyahu (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Valentina Ghio. Ne ha facoltà.

VALENTINA GHIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo oggi nella consapevolezza che la situazione in Palestina, nella Striscia di Gaza, impone oggi al Parlamento italiano una presa di posizione chiara, responsabile e coerente con i principi del diritto internazionale ma anche con la tutela della vita umana e impone azioni conseguenti.

Intervengo dopo essere tornata da Rafah, dopo alcuni giorni a stretto contatto con profughi palestinesi, con organizzazioni umanitarie che stanno vivendo l'orrore, insieme a deputati di questo Parlamento, parlamentari europei, rappresentanti di organizzazioni della società civile, giuristi. Con la Carovana solidale abbiamo percorso un lungo tragitto che da Il Cairo ha portato, attraverso il Sinai, al valico di Rafah, con l'obiettivo di accendere l'attenzione della comunità internazionale sul massacro non più tollerabile che si sta compiendo a danno della popolazione palestinese e di accentuare la pressione per fare entrare gli aiuti, per fermare il fuoco.

Tutte le organizzazioni che operano nella Striscia ci hanno descritto una situazione apocalittica e lo hanno fatto con parole molto diverse rispetto a quelle che ci avevano detto un anno fa. Lo hanno fatto con le parole di dignità di chi si sente abbandonato da troppo tempo al massacro. Fino all'altro ieri, ma anche oggi, da oltre 70 giorni, a Gaza non è entrato più nulla di commestibile o necessario, né un chilo di farina, né un farmaco salvavita e non un solo bambino malato è stato portato per le cure negli ospedali di altri Paesi. Dal blocco totale degli aiuti, imposto da Netanyahu a inizio marzo, sono morti di fame 59 bambini e 51.000 bambini si sono ammalati perché malnutriti. Tutto questo non è più tollerabile (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra), rappresenta una clamorosa violazione del diritto internazionale ed è inaudito che alcuni Governi - fra cui il nostro - non abbiano seguito le organizzazioni internazionali che hanno sanzionato le violazioni.

Dopo la netta - e da noi condivisa - condanna di Hamas per l'atto terroristico del 7 ottobre, non sono seguite, da parte del Governo italiano né di quello europeo, condanne altrettanto nette per i crimini di guerra del Governo Netanyahu. Sono tanti i racconti di vita che abbiamo ascoltato dalle dirette parole dei profughi, dall'ossessione delle madri, dall'alba alla notte, per trovare cibo, un po' di cibo per i figli ormai senza forze, ormai ridotti a scheletri, al dramma delle ambulanze che non arrivano a soccorrere i malati perché mancano i pezzi di ricambio, che non vengono fatti entrare dal blocco.

Siamo tornati a visitare i magazzini di stoccaggio della Mezzaluna Rossa, vicino al valico di Rafah, dove ci sono cibo, vaccini, farmaci per decine di migliaia di metri quadri e ci sono aiuti rigettati dal Governo israeliano perché ritenuti pericolosi. Ma che cosa sono questi oggetti pericolosi? Sono generatori di corrente, filtri per depurare l'acqua infetta, sedie a rotelle per gli amputati (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). Come ci è stato detto da chi si occupa dei magazzini, sono gli oggetti indispensabili per far funzionare tutto il resto, per non annientare la possibilità di vita di un popolo. E, allora, capite che non è possibile continuare a negare il massacro di una popolazione, una deliberata e concatenata serie di azioni per sradicare un popolo dalla sua terra. Perché adesso, il rischio da aggiungere è proprio questo: è la deportazione, lo sgombero, l'evacuazione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). Trump lo aveva già dichiarato, quando ha esplicitato gli appetiti immobiliari nella Striscia modello resort e Netanyahu lo ha detto con chiarezza proprio in questi giorni, quando ha detto che avrebbe permesso l'ingresso di una quantità minima di cibo: cinque TIR in due giorni, quando ne servirebbero migliaia.

Gli aiuti devono entrare in maniera tempestiva, senza restrizioni, devono essere gestiti dalle organizzazioni umanitarie indipendenti, non da soggetti coinvolti nelle operazioni militari. Ogni ritardo mette a rischio una vita umana. Cosa sta facendo il Governo italiano per questo? Ed è grave il voto contrario del nostro Paese sulla revisione degli accordi.

La mozione, per questo, assume un valore politico fondamentale, non solo per il rispetto del diritto, non solo per il riconoscimento del diritto di due popoli a vivere in pace e autodeterminazione, lo è perché è dovere del Governo intervenire per scongiurare questo ennesimo sfollamento forzato, la liberazione di tutti gli ostaggi da Hamas, la protezione della popolazione civile. L'Italia deve essere all'altezza del proprio ruolo, della propria tradizione, non può voltarsi dall'altra parte.

PRESIDENTE. Concluda.

VALENTINA GHIO (PD-IDP). Voltarsi dall'altra parte di fronte a ciò che sta accadendo è complicità (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). Non permettiamo - e ho chiuso -, come ci ha detto il responsabile del Centro palestinese per i diritti umani, che la Palestina diventi la tomba del diritto internazionale (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Maullu. Ne ha facoltà.

STEFANO GIOVANNI MAULLU (FDI). Grazie, Presidente. Credo che questo sia un momento particolarmente delicato che scuote le coscienze, dà la possibilità di decifrare gli elementi essenziali di ciò che sta accadendo, ormai da troppo tempo, nella Striscia di Gaza: una popolazione affamata, messa allo stremo, con delle precise responsabilità. Ed io credo che, mai come in questo momento, debbano risuonare anche in quest'Aula le parole di Abu Mazen, che ha apostrofato nella maniera più diretta, più dura, il movimento politico di Hamas, il movimento islamico, il movimento terroristico. “Basta, figli di cani”: così li ha chiamati l'architetto degli Accordi di Oslo, uno dei più stretti collaboratori di Yasser Arafat, una persona laica, una persona che ha condannato il terrorismo da molto tempo, una persona che dal 2006 vive una dimensione di contrapposizione politica con Hamas, un movimento islamico terrorista che si è impadronito della Striscia di Gaza e che ha reso prigionieri milioni di persone.

Accanto alla solidarietà totale verso i civili, verso gli indifesi, verso i bambini, verso le vittime, verso tutti coloro che in questo momento stanno soffrendo e a cui va data la nostra attenzione, per cui va chiesto l'immediato ripristino degli aiuti, dell'accesso totale alla Striscia, e a una reprimenda vera verso chi, come il Governo di Netanyahu in questo momento, non crea le condizioni perché ciò accada, io credo che non ci si possa mettere la benda sugli occhi e non pensare che tutto ciò accada perché un movimento terroristico, il 7 ottobre, 19 mesi fa, ha deciso, in maniera fredda, calcolata, di compiere un atto terroristico terribile: 1.200 persone sgozzate, trucidate. Queste persone vanno sempre ricordate insieme alle vittime che sono state elencate, le povere vittime, le vittime indifese, coloro che si ritrovano i terroristi negli ospedali, nelle scuole, nei luoghi di culto, dove nascondono armi, dove nascondono gli elementi di morte che continuano a contrapporre in questa lotta contro Israele.

Allora, bisogna ancora ripartire da Abu Mazen che nel 2006, quando Hamas vinse le elezioni nella Striscia di Gaza, forse anche per qualche colpa dell'ANP, chiese ad Hamas, e continua a chiederlo oggi, di riconoscere Israele, di abbandonare il terrorismo, di abbandonare la lotta armata. Bene, dopo tutti questi anni, noi ci ritroviamo con un movimento terroristico che ripropone gli stessi tristi schemi che, ormai, hanno lasciato il tempo. Ed è un movimento terroristico che non crea le migliori condizioni perché tutto ciò che in quest'Aula è stato detto, con forza, con pathos, con passione, possa trovare realtà. Io credo che tutto questo vada visto con oggettività e non semplicemente indicando un nemico che è parte integrata dell'Occidente.

Allora, nel chiedere, ovviamente, tutto quello che i colleghi hanno voluto riproporre come scelte naturali - e io credo assolutamente oggettive -, ovvero il ripristino degli aiuti, la possibilità di aiutare la popolazione ormai stremata e di creare le migliori condizioni perché si riparta da quel filo rosso interrotto degli Accordi di Oslo, io credo che, da questo punto di vista, non si possano che ascoltare, con estrema attenzione - ripeto - le parole di Abu Mazen. E lo sta dicendo un palestinese, lo sta dicendo uno stretto collaboratore di Yasser Arafat, lo sta dicendo la storia della resistenza palestinese. Non ascoltare ciò che arriva da lì, io credo che sia sbagliato e identificare un solo nemico, in una situazione così complessa, in una situazione così radicata nei decenni, io credo che non sia neanche corretto per trovare la migliore formula alternativa a quello che stiamo vivendo con grande sgomento.

Ecco perché credo che vada ricordato tutto ciò che l'Italia ha fatto dal 2006 in poi, dal quartetto con l'ONU, con la Russia e con gli Stati Uniti, per creare le migliori condizioni di dialogo e di pace, i tanti progetti di aiuto verso la popolazione palestinese, le iniziative del Governo, da Food for Gaza all'ospedale militare creato sulla nave, ai tanti bambini che sono arrivati nei nostri ospedali. Non è mai mancata, da parte del Governo italiano, un'azione politica, diplomatica, di sostegno e di aiuto trasversale alla popolazione palestinese. Questo nell'oggettività di ciò che tutti noi non dobbiamo e non possiamo dimenticare. Non possiamo dimenticare i tanti ostaggi che sono ancora nelle mani di Hamas e che sono lo strumento, la leva, con cui Hamas continua a cercare di diventare protagonista in questo dialogo. Non possiamo dimenticare ciò che è stata Hamas negli anni.

Non possiamo dimenticare lo stillicidio del terrorismo, che ha continuato a minare anche quel barlume di speranza che consentiva alle società civili, palestinesi e israeliane, di credere a un processo di pace. Ecco perché non credo che, insieme a tutto ciò che abbiamo sentito, si possa prescindere dal disarmo di Hamas e da un'alternativa politica che, nella Striscia e all'interno del contesto palestinese, debba rivedere protagonista l'Autorità nazionale palestinese anche in quel contesto, per poter eliminare alle radici le motivazioni per le quali siamo qui a discutere oggi di una popolazione inerme messa allo stremo da un movimento terroristico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Arnaldo Lomuti. Ne ha facoltà.

ARNALDO LOMUTI (M5S). Grazie, Presidente. Questo Governo israeliano ha ucciso più bambini, più giornalisti, più operatori umanitari, più medici e operatori sanitari di qualsiasi altra guerra nella memoria recente. La Striscia di Gaza, ormai, è un cumulo di macerie e capiremo quante persone sono rimaste lì sotto, quanti corpi ritroveremo, solo quando permetteremo alle ruspe di entrare dentro la Striscia. Questo perché vengono sistematicamente bombardati gli edifici civili e gli ospedali. Solo a titolo di esempio di quello che sta accadendo lì, l'Esercito israeliano ha ucciso 15 operatori, soccorritori e operai che soccorrevano altre persone - questo l'ha detto la stampa libera, nel tentativo anche goffo delle autorità israeliane di insabbiare tutto - e sono stati messi nelle fosse comuni vicino Rafah.

Presidente, questi fatti meritano un'inchiesta indipendente delle Nazioni Unite per capire quali crimini sono stati commessi e chi li ha commessi. Con l'Intergruppo per la pace tra Palestina e Israele abbiamo visto con i nostri occhi migliaia di camion in fila, enormi capannoni pieni zeppi di aiuti umanitari nel deserto. Ed erano pieni non soltanto di cibo e di acqua, ma anche di medicine, di antibiotici, di garze, di bombole per l'ossigeno, di stampelle e finanche di sedie a rotelle. Come facciamo a sopportare tutto questo, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? A cosa serve la diplomazia, se resta silente di fronte ai bambini che muoiono di sete? A cosa servono le alleanze internazionali, se permettiamo a quel pazzo criminale di Netanyahu di compiere questi atti? E come è possibile che il Presidente degli Stati Uniti d'America lo riceva con grandi onori? E come è possibile, Presidente, che il mondo arabo non riesca a fare ciò che deve fare per i propri fratelli?

A cosa serve tutto questo, Presidente? Rivolgiamo questa domanda anche ai leader del mondo, compresa la nostra madre, cristiana, Giorgia Meloni, e Dio benedica la sua piccola figlioletta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma se non riuscite a fermare un genocidio nel XXI secolo, che viene guardato da tutta l'umanità in diretta, a cosa servite, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? A cosa servono, se il futuro del mondo è affidato ai capricci di pochi? Se non riusciamo nemmeno a far entrare una bottiglietta d'acqua per dissetare un bambino, a cosa servono questi palazzoni? Questi palazzi di vetro, questi enormi palazzi dove dentro c'è l'Unione europea, c'è l'ONU, c'è la NATO, ci sono gli Stati Uniti d'America, c'è la Lega araba. A cosa servono tutti questi palazzi? A Gaza non c'è più l'umanità. Lo spirito delle Nazioni Unite è morto a Gaza, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

E oggi la Francia, la Spagna, l'Inghilterra, il Canada e anche altri Paesi stanno prendendo coscienza di quanto sta avvenendo e stanno condannando Netanyahu. Ma non possiamo limitarci a guardare gli altri, dobbiamo guardare a noi stessi, dobbiamo guardare all'Italia, dobbiamo guardare a questo Governo che ha scelto l'ambiguità, che ha scelto di non decidere, che ha scelto di non chiedere il cessate il fuoco, che ha scelto di continuare a intrattenere rapporti commerciali con uno Stato terrorista e di non pretendere che si rispettino le risoluzioni dell'ONU. Non abbiamo fatto nemmeno in tempo a tornare da Gaza, che ieri, nella Commissione difesa, è stato votato dalla maggioranza l'ennesimo accordo con un'industria bellica di Israele (Il deputato Roberto Bagnasco: “Ma non è vero!”). E questo l'abbiamo fatto con un Governo che, non è che ha mandato il Ministro della Difesa o un Sottosegretario della Difesa, ha mandato in Commissione difesa, su un accordo di materiale bellico, il Sottosegretario dei Trasporti. Ma come è possibile tutto questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e della deputata Boldrini)? Ecco perché la mozione di oggi, la mozione che discutiamo oggi, non è un atto politico, ma è un atto morale, è un atto di verità.

Fra le tante cose che chiediamo, chiediamo il riconoscimento dello Stato di Palestina e i confini del 1967, il sostegno alla ricostruzione della Striscia di Gaza e tante altre cose, tanti altri punti, Presidente. Per economia, vado alle conclusioni. Ma chiediamo la garanzia anche dell'esistenza e la sicurezza dello Stato di Israele, nonché la liberazione di tutti gli ostaggi. E chiediamo, soprattutto, che l'Italia smetta di essere complice silenziosa di un genocidio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Il vostro silenzio non è più sopportabile e supportabile, Presidente. Faccio appello a tutti gli italiani che stanno fuori da queste mura, che di potere ne hanno ben poco ormai. A poche centinaia di chilometri di distanza, in linea d'aria, dalle nostre coste, si sta consumando una pulizia etnica. Allora, se qualcosa si sta muovendo negli altri Governi, se qualcosa sta accadendo fuori dall'Italia, è perché si sta muovendo l'opinione pubblica. Allora, cittadini italiani, scendete nelle piazze, scendete nelle strade.

PRESIDENTE. Concluda.

ARNALDO LOMUTI (M5S). Esponete la bandiera palestinese sui balconi e alle finestre (Il deputato Roberto Bagnasco: “Ma che bandiera palestinese!” - Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Basta usare i social con le fotografie degli aperitivi, delle cene e delle serate in discoteca. I social sono uno strumento potentissimo, usateli per denunciare quanto sta avvenendo!

PRESIDENTE. Deve concludere.

ARNALDO LOMUTI (M5S). E mi rivolgo alla maggioranza. Ho finito, Presidente. Mi rivolgo ai colleghi della maggioranza...

PRESIDENTE. Deve concludere. Ha finito il suo tempo.

ARNALDO LOMUTI (M5S). Rispondete con le vostre coscienze, che sono meno vigliacche dei diktat dei vostri leader. Votate questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle, di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e della deputata Boldrini).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Mi fa piacere vedere qui il Sottosegretario Silli, c'era anche ieri. Ma, Sottosegretario, non vedo la Presidente del Consiglio. Ieri, tre gruppi dell'opposizione sono intervenuti sull'ordine dei lavori per chiedere la presenza della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, perché qui stiamo parlando di un tema forse talmente importante che meriterebbe la sua presenza, perché stiamo parlando dello sterminio del popolo palestinese e non credo che ci siano molti altri temi più importanti di questo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

Colleghi e colleghe, se Benjamin Netanyahu può uccidere 53.000 persone, di cui 17.000 bambini, bombardando indiscriminatamente, se può distruggere circa il 70 per cento delle abitazioni e delle infrastrutture, se può radere al suolo ospedali e scuole, se può deportare oltre 2 milioni di persone mettendo in atto una pulizia etnica, se può bloccare per 75 giorni ogni aiuto di vitale importanza usando la fame come arma di guerra, se può uccidere 218 giornalisti e 433 operatori umanitari, ebbene, questo è proprio a causa dell'inerzia della comunità internazionale, dell'Unione europea e di tutti quei Governi che fanno finta di non vedere l'orrore e la quantità di crimini che vengono compiuti a Gaza, e anche in Cisgiordania, da parte dell'Esercito israeliano.

Presidente, è questo che abbiamo voluto denunciare al valico di Rafah: questo mutismo e questa inerzia. Lo abbiamo fatto al confine con Gaza, dove è giunta una delle più grandi delegazioni internazionali mai arrivate fin lì. Una delegazione organizzata dalla AOI, da Arci e da Assopace Palestina, con 15 parlamentari del PD, del MoVimento 5 Stelle e di AVS, dell'Intergruppo di cui facciamo parte; c'erano anche eurodeputati, docenti universitari di diritto internazionale e giornalisti.

Ecco, siamo arrivati nel punto più vicino a Gaza, perché purtroppo le autorità israeliane non ci hanno consentito di entrare nella Striscia. Il Governo Netanyahu non vuole testimoni, non vuole media internazionali, non vuole le agenzie delle Nazioni Unite, non vuole le ONG e non vuole delegazioni internazionali. Ma abbiamo comunque parlato con le persone di Gaza, che ci hanno descritto una situazione apocalittica! Un popolo abbandonato al proprio destino non è sopportabile!

E vedete, consentire alle Nazioni Unite di fare entrare a Gaza qualche decina di camion - quando prima del 7 ottobre ne entravano 500 al giorno e oggi e, con la gravissima situazione umanitaria, ce ne vorrebbero migliaia ogni singolo giorno - è soltanto una macabra, crudele presa in giro verso il mondo intero. E peraltro, niente, Presidente, finora è stato distribuito in assenza dell'autorizzazione israeliana alla popolazione stremata. Non c'è nulla - dico nulla - di umanitario in questa decisione di Netanyahu; semplicemente, con migliaia di morti per fame e stenti, i suoi alleati non lo sosterrebbero più nell'azione militare e, in altri termini, quei morti sarebbero di intralcio alla prosecuzione dell'invasione della Striscia e alla deportazione di oltre 2 milioni di persone!

Dunque, noi rigettiamo con fermezza ogni idea di militarizzare gli aiuti e condividiamo la profonda preoccupazione del personale dell'ONU per il piano di Netanyahu di distribuire gli aiuti, usando l'esercito, identificando chi li riceve, anche con tecniche biometriche, a totale discapito della popolazione.

Presidente, sia generoso, mi conceda qualche secondo in più. Questo sarebbe un pericolosissimo precedente anche per le conseguenze che si potrebbero avere altrove. Ecco, ieri in Commissione difesa è successa una bruttissima cosa, perché il provvedimento del Governo, che autorizza l'acquisto di tecnologie militari da Israele, è stato approvato con il voto della maggioranza: è una vergogna totale (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)! Una vergogna totale in un momento in cui a Gaza si consumano crimini di guerra e contro l'umanità! Ed è altrettanto grave che l'Italia non abbia votato a favore della revisione dell'Accordo di associazione UE-Israele! Vergognoso questo atteggiamento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)! E allora, Presidente…

PRESIDENTE. Concluda.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). …ieri e oggi abbiamo portato in quest'Aula le testimonianze e le voci delle persone di Gaza. Noi le abbiamo ascoltate, quelle voci. Se ciò per voi ha un valore, se l'umanità ha ancora un valore, questa è l'ora di prendere posizione! Prendete posizione, dite “no” allo sterminio del popolo palestinese. Fatelo, non portate l'Italia nella parte sbagliata della storia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Carotenuto. Ne ha facoltà, per due minuti.

DARIO CAROTENUTO (M5S). “Stiamo smantellando Gaza, lasciandola in rovina con una distruzione senza precedenti e il mondo non ci ha ancora fermato”. Queste non sono parole di un nostro nemico, ma di un alleato per il nostro Governo. Parlo del Ministro israeliano Smotrich, che ha descritto così il massacro in corso. Questa è la confessione di chi si sente autorizzato a distruggere contando sul silenzio e sulla complicità internazionale.

Sono appena tornato da Rafah, lì dove ci sono bambini con la fame negli occhi, bombe che cadono anche di notte, aiuti umanitari bloccati nei magazzini. A Gaza non ci sono più ospedali, non c'è anestesia, non c'è morfina, i bambini vengono operati al buio, gli vengono amputate braccia e gambe in queste condizioni, perché nulla è stato risparmiato, non solo gli ospedali, ma, in realtà, neanche le scuole, i mercati, le chiese e i convogli umanitari. Sono numeri inimmaginabili, perché parliamo di oltre 50.000 morti - ma sono solo stime, probabilmente sono molti di più -, di cui 18.000 bambini. Ora guardate, se volessimo osservare un minuto di silenzio per ognuno di questi 18.000 morti, dovremmo stare in silenzio per due settimane.

Sono più di 200 i giornalisti uccisi, e anche questo fa parte del disegno: uccidere la verità insieme ai corpi, perché questa non è una guerra, questo si chiama genocidio, lo dice la realtà e lo dice l'arroganza di chi ammette che il mondo non ci ha ancora fermato. E noi? Beh, l'Italia ha votato contro perfino a una semplice revisione dell'Accordo dell'Unione europea con Israele, e mentre il Governo tace, Salvini invita Netanyahu, magari, a farsi una gita nel nostro Paese. Allora chiedo: se questo Governo è complice, l'Europa dov'è? L'Europa che ha approvato oltre 17 sanzioni contro la Russia e non una sola sanzione contro Israele.

Io penso che sia il momento di dire “basta”, di avere uno scatto di orgoglio, perché, secondo l'UNICEF, nelle prossime ore 14.000 bambini rischiano di morire di fame a Gaza. E, allora, in nome del popolo italiano, vi dico basta, è il momento di agire. Non possiamo più accettare che la Palestina paghi per colpa della Germania nazista…

PRESIDENTE. Concluda.

DARIO CAROTENUTO (M5S). …o dell'Italia di Mussolini, né che diventi il terreno di vendetta di chi ha subito un'ingiustizia nel passato. Il dolore non può giustificare la pressione e nessuna memoria può legittimare l'oblio del dolore altrui. La storia ci guarda, e, se oggi non troviamo il coraggio di agire, saremo ricordati per sempre come complici di questo genocidio (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra e della deputata Boldrini).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Scotto. Ne ha facoltà.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Quando il 7 ottobre Hamas massacrò 1.200 civili innocenti che avevano l'unica colpa di essere cittadini israeliani tutto il mondo condannò quell'orrore indicibile. Il Presidente Biden si recò in Israele nell'esprimere solidarietà al Governo israeliano e raccomandò: non fate gli stessi errori che compimmo dopo l'11 settembre. Non è andata esattamente così, è andata peggio: si è consumata una terribile vendetta collettiva contro un popolo senza precedenti.

Non resta niente nella Striscia, in un lembo di terra sette volte più piccolo della città di Roma dove vivono più di due milioni di persone; un assedio di carattere medievale dove la fame e le malattie sono usate come un'arma per una guerra atroce, ingiustificabile e senza obiettivi, se non uno: l'annessione di tutta Gaza e la deportazione di un intero popolo, un disegno criminale che viene portato avanti con la complicità di larghi strati della comunità internazionale che hanno certificato tutta la loro impotenza e tutta la loro ambiguità.

Abbiamo visto con i nostri occhi le migliaia di camion spiaggiati a pochi chilometri dal valico e aiuti bloccati; da 70 giorni non entra uno spillo, persino i palloni di calcio sono considerati dall'esercito israeliano superflui e pericolosi, non possono entrare.

Signor Presidente, sbaglio se dico che quella burocrazia non solo è sadica, ma persino stupida verso i bambini di Gaza (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)? La domanda è: quanto per noi conta una vita umana? Quanto conta per questo Governo? Quanto è grande l'abisso di civiltà che siamo disposti a tollerare? Oggi il Ministro della Difesa italiano intima Netanyahu di fermarsi, peccato che non ci spieghi come. Siamo stanchi di interviste utili solo per lavarsi la coscienza (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)! Serve una pressione politica, che il Governo italiano ha scelto razionalmente di non esercitare! Al contrario, si sottrae alla dichiarazione di 17 Paesi europei per sospendere il Trattato di cooperazione e, addirittura, sceglie di acquistare tecnologie di cybersecurity da un Governo sotto accusa della Corte di giustizia internazionale e della Corte penale internazionale.

La metto così: a tutto c'è un limite e una cosa non potete fare, ossia ingannare l'opinione pubblica italiana (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)! Quei giovani scendono in piazza e si danno da fare per costruire uno sbocco di pace, ma perdono fiducia nelle democrazie, quando praticano doppi e tripli standard. Avete il dovere di rispondere alle opposizioni, che, unite, chiedono una svolta: riconoscete lo Stato di Palestina, date una risposta a un popolo a cui è stata conculcata ogni prospettiva di esistenza. Se non vogliamo che la formula “due popoli, due Stati” sia solo astratta retorica, questo è il passo da fare subito, senza esitazioni. Netanyahu non è pazzo - guardate, dire questo significa assolverlo -, Netanyahu ha un obiettivo politico: sabotare definitivamente lo spirito di Oslo, rendere le risoluzioni delle Nazioni Unite definitivamente carta straccia.

E allora, se facciamo politica, se abbiamo questa funzione, che ci è data dai cittadini italiani nella loro sovranità, abbiamo bisogno di cambiare. Avete abdicato a qualsiasi funzione; continuate a ripetere come un mantra Food for Gaza, ma non spiegate perché quella formula non ha funzionato. Persino le organizzazioni non governative di questo Paese ne sono state escluse, a cui voi non siete in grado neanche di rinnovare un visto da un anno (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). Avete tradito una storia di dialogo e di mediazione che per decenni l'Italia ha sempre svolto. Avete scelto, invece, un altro campo, quello della guerra, fuori dalla Costituzione repubblicana, e ci avete portato anche fuori dal diritto internazionale.

PRESIDENTE. Concluda.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Ci avete fatto precipitare nella spirale dell'odio e della morte. Non ve lo consentiremo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Carmen Di Lauro. Ne ha facoltà.

CARMEN DI LAURO (M5S). Anche io ero parte di questa carovana solidale...

PRESIDENTE. Doveva parlare lei? Chiedo scusa, pensavo ci fosse un richiamo al Regolamento o qualcosa di simile, perché ho visto una mano alzata non programmata... prosegua, chiedo scusa per l'interruzione.

CARMEN DI LAURO (M5S). Anche io ero parte di quella carovana solidale che è stata a Rafah in questi giorni, una carovana dove c'erano 53 persone tra associazioni e organizzazioni umanitarie, eurodeputati, deputati, tutti i componenti dell'Intergruppo per la pace tra Israele e Palestina.

Se c'è un momento di questi giorni che mi resterà impresso, forse per sempre, è stato quando ho ascoltato per la prima volta il rumore di una bomba. Era sera, con i miei colleghi stavamo rientrando nelle nostre stanze e abbiamo ascoltato questo rumore terribile. Volete sapere com'è? Forse riesco a restituirvi un po' l'impressione: è come un terremoto; si sente prima un boato e, poi, ti trema la terra sotto i piedi. Ecco cosa vuol dire ascoltare semplicemente delle bombe. Immaginate ora cosa vuol dire vivere quei momenti. Bombe che abbiamo ascoltato anche il giorno dopo, quando siamo stati al valico di Rafah per protestare, e anche lì ne abbiamo ascoltate tantissime. Lì abbiamo visto uno dei nostri amici palestinesi piangere, perché ascoltava quelle bombe e sapeva che forse sotto quelle bombe ci poteva essere la sua famiglia. Sapete cosa vuol dire vedere delle persone piangere lì fuori, inermi, perché i propri familiari stanno lì sotto le bombe? È terribile.

Dopo ci siamo recati ai magazzini di stoccaggio egiziani, dove abbiamo visto tonnellate di cibo e di aiuti bloccati dal Governo israeliano, che sta affamando migliaia di persone. Lì c'erano anche tantissimi presidi medici, perché le persone malate a Gaza sono tantissime: sedie a rotelle, stampelle, bombole di ossigeno; tutti presidi bloccati perché per Israele, dato che contengono delle parti in metallo, sono oggetti pericolosi.

Dopodiché, infine, sono stata in una scuola egiziana, una scuola egiziana che accoglie bambini palestinesi. Quei bambini hanno cantato per noi e li ho visti negli occhi e dentro di me pensavo: cosa hanno di diverso quei bambini dai nostri figli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Perché questi bambini vengono massacrati? Sono fatti in carne e ossa come noi e avevano un sorriso, l'altro giorno, che veramente mi ha colpito e mi ha spezzato il cuore.

Ma la parte difficile è stata anche un'altra. La parte difficile è arrivata anche nel viaggio di ritorno, nelle otto ore di viaggio di ritorno da Rafah verso Il Cairo, quando, dal momento che alcuni nostri video hanno cominciato a circolare sui social, alcune persone della Striscia di Gaza ci hanno scritto. Voglio leggere qui alcuni messaggi che traduco dall'inglese: “Per favore, fa tutto quello che puoi. La mia situazione è estremamente difficile. I miei bambini piangono per tutto il tempo, chiedono del pane e io non posso provvedere. Io ho tre bambini e loro hanno bisogno di cure. Siamo nella carestia e stiamo morendo”. O ancora: “Ti vogliamo bene e ti ringraziamo. Sei tra le persone libere del mondo, sei la nostra voce inascoltata. Io sono forte per la mia bambina. Palestina libera dalla mia piccola Nur” e qui c'è la foto della bimba. O ancora: “Io spero che la vostra voce possa raggiungere tutti i Governi e che il cibo possa entrare. Alcuni camion sono entrati oggi, ma non è abbastanza. Per favore, resta con la Palestina e porta la nostra voce nel mondo”. Questi sono solo alcuni, perché i messaggi sono molti di più.

Una notizia terribile, brutta, ci è arrivata subito, già ieri sera, da Bruxelles, dal Consiglio Affari esteri: Italia e Germania votano contro la revisione dell'accordo tra Unione europea e Israele. Attenzione: votano contro la revisione, solo la revisione, non la sospensione. Io credo che sia una notizia vergognosa. Io ho sentito dire - Presidente, mi conceda un ultimo minuto - che il mondo ha deciso che i palestinesi sono sacrificabili. Io voglio dire una cosa: i palestinesi non sono sacrificabili per i popoli; sono sacrificabili forse per alcuni governanti che non hanno coscienza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra), ma non lo sono per i popoli. Le manifestazioni si moltiplicano ogni giorno per i palestinesi in tutto il mondo. Da due giorni stanno entrando dei camion, pochissimi…

PRESIDENTE. Concluda.

CARMEN DI LAURO (M5S). …e questo perché forse il Presidente Trump ha detto che era dispiaciuto per i bambini affamati. Allora Netanyahu, temendo di perdere la protezione, ha concesso l'entrata di questi pochi camion. Ma questa concessione è soltanto funzionale ai suoi criminali obiettivi di guerra ed è funzionale solo per continuare a distruggere la Palestina e uccidere i palestinesi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Voi potete fermare, insieme a noi, questo genocidio (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Nicola Stumpo. Ne ha facoltà.

NICOLA STUMPO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Siamo tornati da poche ore dall'ex valico di Rafah con una delegazione di colleghi - come è stato già ricordato: parlamentari nazionali ed europei del gruppo interparlamentare per la pace tra Israele e Palestina -, con alcuni docenti universitari di diritto internazionale, che stanno studiando già i crimini di guerra commessi dall'esercito israeliano e ordinati dal Governo criminale di Netanyahu, e con alcune delle associazioni che si occupano da sempre di crisi umanitarie, che voglio qui ringraziare per il lavoro prezioso che svolgono, per quello che hanno fatto e per quello che faranno sempre nei luoghi dove la disperazione e l'odio sono presenti e che provano a portare qualcosa di diverso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Siamo andati fino alle porte dell'inferno.

Nelle poche ore che siamo rimasti davanti all'ex valico di Gaza, abbiamo udito solo il rumore sordo delle bombe che cadevano di là, nella Striscia di Gaza, con il loro portato di morte, di distruzione, con un senso di ingiustizia che aumentava ogni secondo di più. Ex valico di Rafah, sì, perché solitamente dai valichi si passa per portare sollievo a popolazioni stremate, ma lì ormai è diventato un muro invalicabile, inaccessibile all'umanità, che Netanyahu e il suo Governo criminale hanno deciso di combattere; hanno deciso di combattere l'umanità.

Dietro quel muro si sta compiendo un crimine contro l'umanità, lo sterminio di un popolo: bambine, bambini, donne, uomini, anziani, vecchi, malati sono lasciati morire di sete, di fame, non curati per assenza di farmaci, mentre là fuori, là dove noi abbiamo potuto girare e guardare, si trovano i beni necessari: cibo, farmaci, macchinari sanitari, oltre anche a beni normali, come veniva ricordato, come palloni e giocattoli che la comunità internazionale ha inviato e che abbiamo visto lasciar deperire per una volontà criminale, beni che invece avrebbero dovuto e dovrebbero essere lasciati passare per alleviare le sofferenze di quel popolo stremato, che ha la colpa di trovarsi tra le fauci di Hamas, di cui in questa nostra mozione ribadiamo la condanna. Ne ribadiamo la condanna per l'orribile atto terroristico del 7 ottobre e non solo per quell'atto terroristico - non solo - ma per aver condotto in questa situazione il popolo palestinese e per quelle fauci del Governo di Israele, guidate da una sete di odio, di vendetta, di sangue che pone questo Governo fuori da ogni idea di Stato di diritto.

Fermiamo lo sterminio del popolo palestinese. Pace in Palestina subito. Non possiamo che condannare con fermezza la proposta del Presidente degli Stati Uniti, che intende trasformare la Striscia di Gaza in una “Trump city”, una fiorente filiera del Medioriente per ricchi sui cadaveri dei palestinesi, se questi non dovessero accettare di essere trasferiti altrove.

Date un nome voi allo spostamento forzato di 2 milioni di esseri umani dalla loro terra. E non dico delle loro case, che sono state già ampiamente distrutte. Un'idea abominevole quel video in cui i proprietari di quella patria possono guardare da lontano cosa avrebbe potuto essere per loro e che, invece, è soltanto un godimento per odiatori seriali, che pensano solo a speculare e a non costruire l'unica cosa che servirebbe in questo mondo martoriato dalla guerra: pace, giustizia sociale, convivenza pacifica tra i popoli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Concluda.

NICOLA STUMPO (PD-IDP). Mi avvio a concludere. In queste ore, l'Unione europea ha dato un primo segnale di esistenza in vita. È di ieri la notizia dell'Alto commissario Kallas, che ha espresso l'idea di una maggioranza di Paesi dell'Unione europea per modificare l'Accordo UE-Israele. Bene, noi lo avevamo già inserito nel punto 9) di questa mozione.

Purtroppo, pare che, tra la maggioranza dei Paesi che sostengono questa ipotesi, non sia presente l'Italia. Che amarezza. Che vergogna essere rappresentati da questo Governo! Ma cosa vi spinge a non avere un sussulto di dignità, di umanità, verso questa tragedia? Forse un atavico senso di colpa per la partecipazione agli orrori della dittatura italiana del ventennio nei confronti del popolo di Israele (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)? Ditelo voi, perché non basta dirsi amici di Israele. Gli amici sono quelli che parlano e dicono la verità, soprattutto se scomoda, ossia che questo Governo di Israele si sta macchiando di crimini, di crimini di guerra, di sterminio contro una popolazione inerme, che sta definitivamente mettendo a rischio il rapporto tra Israele e la comunità internazionale. Non c'è alternativa alla convivenza: “due popoli, due Stati” è l'obiettivo da raggiungere (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Valentina Barzotti. Ne ha facoltà.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Signor Presidente, colleghe e colleghi, siamo appena tornati dalla missione della delegazione italiana e dell'Intergruppo parlamentare per la pace tra Palestina e Israele.

In premessa, mi sento di ringraziare tutti gli organizzatori, i partecipanti e la nostra coordinatrice dell'Intergruppo, Stefania Ascari. Rispetto a questa esperienza, che mi sento e sono onorata di poter raccontare in quest'Aula, ho raccolto le testimonianze dirette di chi ha visto e vissuto l'orrore. Abbiamo incontrato operatori umanitari, medici, giornalisti, rifugiati, membri della società civile. Lo dico senza mezzi termini, Presidente: è in corso un genocidio (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra). Un genocidio sistematico contro la popolazione palestinese, un genocidio disumano, deliberato, insopportabile. Non voglio essere fraintesa, occorre sempre condannare fermamente gli attacchi del 7 ottobre 2023, ma questo non può esimerci, né può essere una scusa dal condannare fermamente quello che sta facendo Israele, dal definire quelle violazioni con il loro nome, utilizzando il termine genocidio, senza per questo essere considerati antisemiti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

A dirlo non siamo solo noi del MoVimento 5 Stelle. Amnesty International ha denunciato in più occasioni che le Forze israeliane stanno commettendo crimini di guerra e crimini contro l'umanità. È importante, colleghi, usare la parola genocidio - ce lo hanno spiegato giuristi - ed è importante usarla per ragioni giuridiche, oltre che politiche. Dalla parola genocidio derivano importanti conseguenze, come la possibilità di far valere la responsabilità degli Stati per la commissione di atti di genocidio - come sta facendo il Sudafrica con Israele di fronte alla Corte internazionale di giustizia, ma come sta facendo anche il Gambia con il Myanmar, sempre davanti alla Corte internazionale di giustizia - e la possibilità di incriminare individui di fronte alla Corte penale internazionale.

Voglio spiegare ancora perché è importante utilizzare questa parola: perché l'ipocrisia fa schifo, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Il genocidio ha due elementi costitutivi: un elemento materiale, la condotta, e un elemento mentale, l'intenzione, con cui si realizza quella condotta. L'elemento mentale, il cosiddetto dolo specifico, è l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, in quanto tale. L'elemento materiale include cinque possibili condotte: uccisione di membri del gruppo; lesioni gravi all'integrità fisica o mentale di membri di quel gruppo; atti che sottopongono deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale; misure miranti a impedire nascite all'interno del gruppo; trasferimento forzato di bambini da un gruppo all'altro. È quello che sta succedendo a Gaza - secondo numerosi rapporti di Organizzazioni internazionali, governative e non governative - e che, come minimo, ci porta davanti a tre di queste condotte.

Quindi non ci sono scuse: sono morte 60.000 persone; ci sono migliaia di feriti in maniera permanente; c'è un blocco totale degli aiuti umanitari, che crea condizioni di impossibilità di sopravvivenza. La volontà di eliminare i palestinesi emerge chiaramente in decine di dichiarazioni, anche documentate. Nel Report di Amnesty del maggio 2024 si fa riferimento anche a un controllo deliberato delle nascite, al blocco degli aiuti umanitari e alla distruzione sistematica delle infrastrutture civili. Abbiamo visto con i nostri occhi tonnellate - tonnellate, Presidente! - di aiuti umanitari bloccati al valico di Rafah, accatastati ormai in due logistiche, rigettati da Israele, continuamente trattenuti dalla Mezzaluna Rossa in attesa di poter entrare a Gaza. Quei pacchi contengono cibo, medicine, beni salvavita, e nel frattempo la popolazione muore di fame e di sete. La fame è diventata un'arma, la sete è diventata uno strumento di tortura collettiva (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Ospedali distrutti, interi quartieri rasi al suolo, Gaza è ridotta a un cimitero sotto le macerie, a un campo di sterminio a cielo aperto. Durante la nostra permanenza, abbiamo udito almeno dieci bombe in un'ora, la terra tremava, e, di giorno, le lacrime di chi aveva perso nei bombardamenti notturni gli amici, con tutte le loro famiglie. Non esistono più luoghi sicuri, non c'è tregua a Gaza. Le persone non aspettano di vivere, aspettano solo di morire. Ce lo hanno detto con la voce rotta dalla disperazione. Solo chiamando le cose con il loro nome, Presidente, possiamo chiedere a gran voce il rispetto degli obblighi, non solo allo Stato di Israele, ma anche a tutti i Governi dell'Unione europea.

Allora oggi, da quest'Aula, chiediamo al Governo Meloni di porre fine alla complicità italiana con questo sterminio, con le richieste della nostra mozione. La condanna ufficiale dello sterminio della popolazione palestinese: questo Governo non lo sta facendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

La sospensione immediata di ogni collaborazione economica, militare e diplomatica con Israele, fino a un cessate il fuoco e il rispetto del diritto internazionale: non lo sta facendo! Lo stop all'invio di armi ad Israele: non lo sta facendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! La liberazione degli ostaggi israeliani e dei prigionieri palestinesi detenuti arbitrariamente!

Ebbene, Presidente, Israele vuole annettere Gaza - e questo è evidente - e viola un principio sovrano, che è quello dell'autodeterminazione dei popoli. Se oggi accettiamo che si possa affamare un popolo intero, che si possano bombardare ospedali, che si possa uccidere un bambino ogni 10 minuti, domani nessuno ci proteggerà dall'arbitro della forza. Noi continueremo, come MoVimento 5 Stelle, a scendere in piazza, per rompere questo silenzio vergognoso e sbattervi in faccia ogni giorno la verità su Gaza, perché chi tace acconsente e noi non vogliamo essere complici!

PRESIDENTE. Concluda.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Basta complicità! Stop al genocidio (Deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle espongono bandiere palestinesi e la bandiera italiana con un cartello recante la scritta: “Stop al genocidio” e scandiscono: “Stop al genocidio!” - Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - La deputata Kelany: “L'hai messa al contrario, la bandiera! Non la sai nemmeno utilizzare! Neanche sai tenerla su, la bandiera!” - Il deputato Padovani: “Non sei nemmeno capace di tenere dritta la bandiera!” - Commenti del deputato Grimaldi)!

PRESIDENTE. Chiedo agli assistenti parlamentari di intervenire e di sottrarre bandiere e cartelli ai deputati. Togliete cartelli e bandiere. Togliete cartelli e bandiere! Colleghi, avete fatto la vostra iniziativa, adesso cortesemente rispettate gli altri, che devono poter parlare quanto voi e ascoltare.

Intanto, saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo “Bonsegna-Toniolo”, plesso “De Amicis”, di Fragagnano, in provincia di Taranto, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

È iscritta a parlare la deputata Rachele Scarpa. Ne ha facoltà.

RACHELE SCARPA (PD-IDP). Colleghe e colleghi, ciò che sta accadendo a Gaza non può più essere letto solo come un conflitto militare o come una crisi umanitaria. È evidentemente qualcosa di più profondo, qualcosa di più sistemico, un esperimento di ingegneria sociale violenta che rischia di ridefinire per sempre i concetti di diritto, di giustizia e persino di umanità.

Noi siamo stati a Rafah alle porte dell'inferno, dove si sentivano chiaramente le bombe e dove dal 2 marzo nessun aiuto umanitario - niente - riesce ad entrare. Lì abbiamo visitato i magazzini immensi dove giacciono a marcire gli aiuti che non entrano: stampelle, frighi per medicinali, giocattoli, lampade, incubatrici, tavoli per operare e la farina che tanto manca nelle bocche dei bambini di Gaza.

Mentre eravamo sulla strada del ritorno, il Governo Netanyahu fa un annuncio: consentirà l'ingresso di una quantità minima di aiuti umanitari, quanto basta per ottenere il via libera politico e mediatico per la prosecuzione del piano criminale di invasione su terra della Striscia di Gaza. Nessuna garanzia data sulla quantità, sulle modalità e soprattutto sulla distribuzione degli aiuti che non deve e non può essere affidata all'esercito israeliano. Infatti, ieri arriva la conferma che temevamo. Dalle Nazioni Unite apprendiamo che delle poche decine di camion che sono entrati, e durante il cessate il fuoco ne entravano fino a 500 al giorno, nessun aiuto è ancora stato distribuito alla popolazione civile. L'ONU non ha potuto distribuire questi aiuti per problemi di logistica e sicurezza.

La fame quindi rimane uno strumento attivo di guerra. Io di questo vi voglio parlare nel poco tempo che ho perché i sopravvissuti con cui abbiamo parlato ce l'hanno detto chiaramente. La fame è molto peggio delle bombe e nelle prossime 48 ore 14.000 bambini palestinesi rischiano di morire di fame perché la fame in questo contesto non è solo una conseguenza, è un'arma. Un'arma utilizzata per spezzare un popolo dall'interno, per distruggere la coesione sociale, per cancellare la solidarietà, per trasformare una società in una lotta disperata per la sopravvivenza individuale.

Svuotare Gaza dal cibo significa frantumare ogni patto sociale, significa spingere ciascuno a pensare solo al proprio io affamato, significa far crollare ogni identità collettiva e far percepire una comunità non come una società, ma come un insieme di concorrenti. È un'operazione che mira a trasformare un popolo in una massa disorientata su cui si pretende che accetti qualunque cosa pur di sopravvivere, anche lo sfollamento forzato e anche la pulizia etnica.

Si sta delineando sempre più chiaramente questo tipo di strategia. Una strategia di vera e propria demolizione sociale, parte di un disegno più ampio che punta a far crollare la credibilità morale di un popolo, a convincere il mondo che non è in grado di autogovernarsi per poi imporre una nuova forma di colonizzazione sotto copertura umanitaria. Una violenza inaudita, colleghi, che si somma a quella delle bombe che continuano a cadere, alla distruzione deliberata degli ospedali, delle scuole, delle infrastrutture, al bombardamento dei campi profughi, alla “targettizzazione” degli operatori umanitari e dei giornalisti.

Onorevoli colleghi, tutto questo accade in diretta sotto gli occhi del mondo. Come è possibile che solo il Governo italiano continui a non vedere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Come è possibile e con che coraggio questa maggioranza, di fronte a questo quadro, continua a parlare delle poche tonnellate di aiuti di Food for Gaza come se fossero una soluzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? È chiaro che di fronte a tutto questo non c'è soluzione umanitaria che tenga. Serve una soluzione più complessiva, serve una soluzione politica. Noi nella mozione unitaria delle opposizioni individuiamo chiaramente alcuni punti di azione concreta.

Nel frattempo il nostro Paese continua ad acquistare tecnologie militari da Israele, continua a votare contro la revisione degli Accordi di associazione tra Israele e Unione europea. Io vi chiedo: avete o non avete il coraggio di guardare in faccia la sofferenza di cui ci state rendendo complici? Avete o non avete il coraggio di prendere in questo senso delle azioni politiche concrete e di smetterla con le dichiarazioni timide e con la declamazione della soluzione “due popoli e due Stati” senza che nessuna conseguenza politica in questo Parlamento venga presa da parte della maggioranza? Vi prego, ve lo chiediamo qui in Aula, ve lo chiediamo in ginocchio, ve lo chiediamo di fronte a tutto il mondo: fate qualcosa. Fate qualcosa, anche voi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

Sospendo a questo punto brevemente la seduta, che riprenderà alle ore 10,40 a partire dal parere del rappresentante del Governo.

La seduta, sospesa alle 10,35, è ripresa alle 10,45.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto alberghiero di Molfetta, in provincia di Bari, che assistono ai nostri lavori dalle tribune. Li ringraziamo e gli auguriamo ogni fortuna (Applausi).

Riprendiamo il nostro dibattito, con la discussione delle mozioni concernenti iniziative in relazione all'evoluzione della situazione in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Seguiranno poi le dichiarazioni di voto e il voto finale.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo, il Sottosegretario Silli, ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate.

GIORGIO SILLI, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie, signor Presidente. Dunque, procedo a fornire il parere del Governo sugli atti presentati, in previsione della presenza del Ministro degli esteri, il 28 maggio, che riferirà in quest'Aula al riguardo, sulla situazione della Striscia di Gaza e sulle evoluzioni.

Il parere è favorevole sulla mozione Orsini, Calovini, Formentini, Carfagna ed altri n. 1-00442.

Sulla mozione Bonelli, Conte, Schlein ed altri n. 1-00432 (Nuova formulazione), il parere è contrario anche qualora fossero richieste le votazioni per parti separate, poiché si tiene conto del significato della mozione nel suo complesso.

Per le stesse ragioni, il parere è contrario anche sulle premesse e sull'unico impegno della mozione Richetti ed altri n. 1-00443.

Invece, sulla mozione Boschi ed altri n. 1-00441 si esprime parere contrario sulle premesse. Per quanto riguarda gli impegni, sugli impegni 1), 2), 3), 5) e 6) il parere è favorevole; invece, sull'impegno 4) il parere è favorevole, con la seguente riformulazione: “a continuare a sostenere, anche in sede europea, la proposta dei Paesi arabi che pone le basi per la ricostruzione sociale e materiale della Striscia, escludendo lo sfollamento della popolazione palestinese, e per una soluzione permanente del conflitto, in linea con il principio dei due Stati”.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,49).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 10 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto, come preannunciato all'inizio della ripresa della seduta.

Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, il deputato Benedetto Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Israele è da tempo, e forse da sempre, una democrazia assediata. Hamas è una tirannia fondamentalista e terrorista, che si è impossessata dal potere a Gaza e che ha come priorità la distruzione di Israele.

Hamas non serve alla causa palestinese, si serve della causa palestinese per i suoi obiettivi di morte, ha sottratto per decenni le risorse destinate ai civili palestinesi per armarsi, scavare tunnel, vigliaccamente anche sotto le scuole, gli ospedali e le sedi di agenzie internazionali per stipare i propri arsenali.

Il 7 ottobre non è stato un attentato come gli altri, è stato un attacco di guerra, deliberatamente criminale contro civili israeliani inermi, per minarne il senso di sicurezza e di libertà. Gli ostaggi civili sopravvissuti alla barbarie inumana dell'attacco al festival musicale e ai kibbutz sono stati portati a Gaza da Hamas come ulteriore atto di guerra criminale. La loro liberazione incondizionata è una priorità assoluta.

La reazione di Israele era inevitabile, dovuta, l'obiettivo di annientare e disarmare Hamas in sé condivisibile.

L'attacco missilistico iraniano su larga scala di poco più di un anno fa - troppo facilmente archiviato come dimostrativo -, così come i missili degli Houthi, sono il segno tangibile della volontà persistente di terrorizzare e destabilizzare Israele.

Questo è lo scenario che non può essere dimenticato o rimosso, come non possono essere rimossi i rigurgiti di antisemitismo che attraversano l'Europa da ben prima del 7 ottobre. Se in Europa un ebreo, in quanto ebreo, tornerà a sentirsi minacciato, l'Europa perderà la sua anima.

Quando qualche mese fa si arrivò alla tregua fortemente voluta da Biden, che portò allo scambio tra prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane e ostaggi civili nelle mani di Hamas, che pure ha inscenato macabri e inumani rituali durante il loro rilascio, abbiamo pensato che quello fosse il momento di porre fine alle operazioni militari contro Hamas nella Striscia, perché il numero delle vittime civili era ormai divenuto inaccettabile, anche per molti sostenitori sinceri delle ragioni di Israele, che non coincidono - non possono e non devono coincidere - con i torti di Netanyahu e del suo Governo, politicamente piegato dalla protervia nazionalista della destra religiosa.

La destra religiosa e lo stesso Netanyahu spingono Israele su una traiettoria - che conosciamo anche in Europa, pensiamo all'Ungheria di Orbán - di una democrazia illiberale e autoritaria, favorita oggi dal vento trumpiano. Da questa spinta di un pezzo della politica israeliana, assecondata da Netanyahu per ragioni di sopravvivenza politica, vengono le operazioni sempre più spregiudicate e fuori da ogni diritto compiute dai coloni in Cisgiordania.

Anziché aprire la via al negoziato per una soluzione internazionale per la ricostruzione di Gaza e la stabilizzazione politica dell'area - obiettivo difficile, ma non impossibile con il coinvolgimento, innanzitutto, dalla maggior parte del mondo arabo -, il Governo israeliano ha, invece, ricominciato le operazioni militari su larga scala e ora pianifica l'occupazione militare della Striscia con l'operazione “Carri di Gedeone”.

Non solo, nelle ultime 11 settimane si è messo in atto un blocco di fatto degli aiuti umanitari: le condizioni di vita nella Striscia sono allo stremo, con un elevato rischio di carestia, rischio segnalato anche dal Presidente Donald Trump nel corso della sua visita negli Emirati Arabi, venerdì 16 maggio.

La crisi umanitaria va affrontata immediatamente e chiediamo al Governo di contribuire attivamente agli sforzi in corso per rimodellare il sistema di distribuzione degli aiuti - inclusi, certo, quelli italiani previsti nel quadro di Food for Gaza, ma non solo - affinché non finiscano nelle mani di Hamas, evitando, nel contempo, modalità di distribuzione che comportino spostamenti forzati della popolazione civile. E chiediamo al Governo di intervenire presso il Governo israeliano al fine di assicurare che tali sforzi non prendano la via della privatizzazione degli aiuti umanitari o altre forme di strumentalizzazione o politicizzazione, essendo la protezione di vite umane e del diritto umanitario una responsabilità collettiva della comunità internazionale.

Ma l'inaccettabile crisi umanitaria avrà una soluzione reale solo con il cessate il fuoco. E a questo oggi va richiamato, da parte dell'Italia e dell'Unione europea, il Governo Netanyahu. La Commissione europea ha annunciato che avvierà un processo di revisione della clausola sui diritti umani dell'accordo di associazione con Israele, su impulso dei Ministri degli Esteri. L'Italia, assieme alla Germania, ha votato contro: un assist a Netanyahu e un altro “no” di cui rendere conto.

Chiudo, Presidente. Netanyahu si deve fermare. Dobbiamo lavorare per un confronto, il più ampio possibile, per un piano di pace, a partire dal cosiddetto Piano arabo, per la ricostruzione e l'amministrazione di Gaza. La soluzione militare non sarà mai definitiva contro il terrorismo e per la sicurezza di Israele. Hamas - o altri dopo di lei - risorgeranno dalle ceneri della distruzione di Gaza.

Siamo con gli israeliani che sfilano in massa nelle città contro la politica del Governo e chiedono la fine dell'intervento militare e con il gruppo, assai più sparuto, di palestinesi che nella Striscia di Gaza - qui rischiando la vita, ne abbiamo auditi in Commissione esteri - si oppongono alla tirannia di Hamas (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Faraone. Ne ha facoltà.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Grazie Presidente. Noi cerchiamo di portare avanti un profilo coerente, rispetto a una politica internazionale, rispetto alla necessità del rispetto del diritto internazionale, sempre. Per questo, così come Putin non può annettere un territorio che non gli appartiene, lo stesso non può fare Netanyahu. Lo dico a chi, giustamente, grida per Gaza e tace sull'Ucraina e lo dico anche a chi, giustamente, difende l'Ucraina e la sua sovranità e tace per la Palestina.

Israele sta trasformando il giusto diritto a difendersi, ad esistere, che è stato messo in discussione il 7 ottobre, in una vendetta cieca e senza un dopo politico e diplomatico. Questa è la sensazione che abbiamo in questi giorni.

Noi abbiamo sostenuto Israele strenuamente, dopo quella giornata terribile, così come grossa parte della comunità internazionale. Dico “grossa parte” perché c'è chi ha avuto il coraggio di difendere Hamas e le ragioni di Hamas in quell'attacco, in quella giornata.

Oggi però, nonostante le ragioni di Israele, Netanyahu sta riuscendo ad erodere un consenso che era riuscito a costruire nella comunità internazionale e Netanyahu, anche con la strage di civili in atto, che nei mesi passati ha contraddistinto l'azione delle forze militari israeliane, con la negazione degli aiuti umanitari, che oggi è veramente incredibile per quanto disumana, e anche con un atteggiamento sordo rispetto ai richiami che vengono da tanti Paesi che lo hanno sostenuto anche nelle settimane passate, è riuscito a trasformare la legittima caccia ai terroristi, la legittima richiesta della liberazione degli ostaggi, in una invasione di uno Stato sovrano, perché questo è Gaza e questo è la Palestina. Sta avendo l'obiettivo di occupare quella Striscia, ma rischia un'intifada globale, che coinvolgerebbe il mondo, sostanzialmente, e tutte le forze che in questi mesi lo hanno sostenuto, e questo è inaccettabile.

Per questo, al Governo noi chiediamo un cambio di passo, un atteggiamento diverso rispetto a quello che ha avuto fino ad oggi. E mi preoccupa parecchio, Sottosegretario, la richiesta di riformulazione del punto 4). Cioè, quando, al punto 4), noi scriviamo “a condannare fermamente, anche in sede europea, il piano di occupazione militare della Striscia di Gaza avanzato la Netanyahu” e voi riformulate questo passaggio, cosa vuol dire? Che, quindi, va bene così? Che va bene che Netanyahu abbia, come obiettivo strategico, l'occupazione della Striscia di Gaza?

Sinceramente sono più preoccupato da questa richiesta di riformulazione del nostro punto 4) che di tutte le parole non espresse fino a ora dal nostro Governo e dalla debolezza manifestata fino ad adesso, nonostante ci siano alcuni punti da condividere. Ad esempio, l'adesione al Piano arabo - e non al villaggio turistico su Gaza proposto da Trump - non era scontata. Perché, così come hanno fatto il Regno Unito, la Francia e il Canada, che hanno detto “no” chiaramente e fermamente all'operazione “Carri di Gedeone”, voi invece riformulate questo testo? Perché l'operazione “Carri di Gedeone” è, di fatto, l'occupazione della Striscia di Gaza; ed è troppo timido perché emerge chiaramente un fatto umanitario che ormai è clamoroso. Si legge che le Nazioni Unite lanciano l'allarme di 14.000 bambini a rischio di morte e di fame per mancanza di aiuti. A questo grido - che è assolutamente forte, neutrale e oggettivo - non si può rispondere soltanto con interviste e con richiami. Bisogna agire. Purtroppo, non esprimendovi, non proferendo parola, non si capisce quali sono le azioni che il Governo italiano vuole mettere in campo.

Così come, distratti - tra virgolette - da Gaza, non possiamo non condannare anche quello che sta accadendo in Cisgiordania, dove coloni che ormai si sono mischiati a militari - non si capisce più qual è la distinzione - stanno continuando ad occupare territori senza alcuna ragione e senza alcun rispetto del diritto internazionale, anche in quel caso. Anche qui c'è il silenzio del Governo italiano.

Dovremmo invece approfittare della divaricazione che c'è tra Trump e Netanyahu. Non è una divaricazione fra due sant'uomini: Trump ha un interesse affaristico, Netanyahu ha un problema di proseguire questa guerra, che è diverso rispetto al problema che ha Israele. Si stanno separando anche i destini di Netanyahu e di Israele perché Netanyahu ha il problema di essere arrestato, qualora questo conflitto dovesse arrestarsi, mentre Israele ha un problema in termini di esistenza come Stato, che è quello che noi difendiamo. Però c'è una divaricazione fra gli interessi americani e israeliani e in questa divaricazione credo che l'Italia si dovrebbe inserire. Perfino Trump ha preso le distanze e ha avviato interlocuzioni che prescindono da Israele. Se, ad esempio, facciamo riferimento alla trattativa sul nucleare civile con il Governo saudita, se pensiamo all'adesione ad un progetto di questo tipo anche a prescindere dagli Accordi di Abramo, se pensiamo alla trattativa con Teheran sul nucleare, con Hamas sugli ostaggi e sugli aiuti, con gli Houthi sulla libertà di navigazione, stiamo vedendo che il Governo americano sta avendo un comportamento differente rispetto a quello israeliano.

Credo che l'Italia, che tra l'altro si vanta di essere la pontiera amica di Trump, dovrebbe inserirsi in questa divaricazione e avere un atteggiamento di isolamento nei confronti del comportamento di Netanyahu. Invece, neanche rispetto a Trump e rispetto all'atteggiamento diverso del Governo degli Stati Uniti voi reagite diversamente.

Così come l'altra novità è che, in Palestina, la Striscia di Gaza si manifesta contro Hamas e questo è un fatto importante, che ha un significato, e cioè Hamas perde la presa sulla popolazione, Hamas è più preoccupata a difendersi e a nascondersi piuttosto che a contenere un dissenso che invece emerge. Però emerge anche l'esasperazione di una popolazione che non ha più neanche paura di morire durante le manifestazioni, tanto è affamata e tanto rischia la pelle per le bombe da parte dell'Esercito israeliano. Israele non è solo Netanyahu, per fortuna diremmo. Così come in Israele cresce il dissenso. È di oggi la dichiarazione del leader dell'opposizione Golan, che ha detto: se non torniamo a comportarci come un Paese equilibrato, rischiamo di diventare uno Stato paria, come fu il Sudafrica dell'apartheid. Credo che queste siano dichiarazioni importanti di un cambiamento di atteggiamento anche dentro Israele che va assolutamente sostenuto.

Così come in Israele c'è chi, come Shikma Bressler che ha portato milioni di israeliani in piazza contro Netanyahu, che dice, ed è questo un appello però rivolto a chi sostiene Israele: “Se odiate questo Governo, siamo seduti dalla stessa parte; se ci odiate tutti (…) prima però dovete riconoscere quello che facciamo e quello che vogliamo (…)”, che è molto diverso da quello che dice Netanyahu. Credo che ci siano in atto cambiamenti e il nostro Governo dovrebbe coglierli, tenendo naturalmente la barra dritta su “due popoli, due Stati”, senza cedere di un millimetro rispetto a questa prospettiva. Niente potrà giustificare un passo indietro. Sarebbe una grossa e irrimediabile sconfitta della comunità democratica internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, signor Presidente. Signor Sottosegretario, colleghe e colleghi, oggi con questa mozione chiediamo al Governo un atto politico. Chiediamo che il Governo del nostro Paese, che le nostre istituzioni e che chi ci rappresenta nel mondo abbiano il coraggio di dire qualcosa e, soprattutto, di fare qualcosa.

Sono passati più di 700 giorni dal 7 ottobre del 2023. Allora - lo ricordiamo tutti e tutte - unanime si levò, senza alcuna ambiguità, la condanna di questo Parlamento nei confronti dell'attentato terroristico di Hamas. Nei giorni successivi molte furono le occasioni in cui tutti e tutte trovammo la forza, la nettezza e la chiarezza delle parole per dire che il terrorismo contro i civili e la violenza che strappa la vita agli indifesi non possono, in nessun modo, essere giustificati e che nulla può dare ragione alla violenza indiscriminata come strumento di morte. Nei 700 giorni che hanno seguito il 7 ottobre, la violenza indiscriminata, quella della guerra, delle armi e delle bombe, la violenza della fame, della sete e della carestia, usate come arma di guerra, hanno travolto l'umanità - la nostra umanità - e la vita di oltre 50.000 persone indifese, rinchiuse in una gigantesca prigione a cielo aperto, come è la Striscia di Gaza.

In questi 700 giorni, un numero impressionante di crimini di guerra si è ripetuto con una cadenza impressionante, nel silenzio assordante della comunità internazionale. Oltre 50.000 morti, è stato ricordato, di cui 17.000 bambini e bambine; oltre il 70 per cento delle infrastrutture civili distrutte e rase al suolo. Parliamo di scuole, acquedotti, università, ospedali, luoghi di culto, campi profughi. Non c'è più niente a Gaza. Non c'è più un luogo dove i civili rimasti possano nascondersi per sfuggire alle bombe, alla violenza, ai cecchini, ai carri armati, ai tank, anche a quelli che, con la nuova operazione “Carri di Gedeone”, annunciano la soluzione definitiva.

Siamo di fronte ad un piano che esplicitamente teorizza e mette nero su bianco l'obiettivo della pulizia etnica, della deportazione di milioni di persone dalla loro terra. È la soluzione finale per la questione palestinese. Ha fatto bene Arturo Scotto a ricordarlo in modo chiaro in quest'Aula: Benjamin Netanyahu non è un pazzo: Benjamin Netanyahu è un criminale di guerra (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) che ha scelto cinicamente di risolvere la questione palestinese con la violenza, con la morte e con la deportazione.

Mentre accade questo sotto ai nostri occhi, anche in questo momento, nell'inferno di Gaza, in Cisgiordania la situazione non è migliore.

Dopo il 7 ottobre la violenza indiscriminata e illegale dei coloni, che continuano ad occupare, a mangiare, a sottrarre, a strappare pezzi di quello Stato palestinese, che pure, secondo il diritto internazionale, dovrebbe essere, già oggi, sotto il controllo e l'amministrazione palestinese, ha subito una potente accelerazione. Siamo stati in Cisgiordania prima che la seconda Carovana solidale, che voglio ringraziare pubblicamente, tornasse al valico di Rafah. Lo abbiamo visto con i nostri occhi, occhi in Palestina. Le case demolite, distrutte, le persone cacciate dalle loro abitazioni. La Cisgiordania, signor Sottosegretario, è un territorio nel quale dal 7 ottobre sono sorti come funghi cancelli, mille cancelli che chiudono le strade, quelle riservate ai palestinesi, perché - non so se lei lo sa - in Palestina oggi ci sono strade sulle quali i palestinesi non possono guidare la macchina (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), che non possono, talvolta, neanche attraversare a piedi, perché in Palestina oggi - in Israele e in Palestina - è in vigore un regime di apartheid (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), tecnicamente un regime di apartheid che non può in alcun altro modo essere definito. E mentre la mattanza di Gaza, lo sterminio, la pulizia etnica, il genocidio avanzano, muore anche quel che resta della democrazia israeliana, tante volte decantata nella retorica vuota di un discorso politico incapace di guardare a ciò che succede concretamente di fronte a noi.

Abbiamo incontrato parlamentari, ci sono parlamentari della Knesset, signor Sottosegretario, signor Presidente - mi rivolgo a lei, che presiede un'assise così importante per la democrazia come il Parlamento della Repubblica -, che sono stati sospesi per mesi perché hanno avuto l'ardire di pronunciare in Aula, nell'esercizio del loro mandato, parole sgradite. Non si può dire la parola “genocidio”, non si possono mostrare le foto dei bambini palestinesi uccisi, non si può nel Parlamento israeliano, perché si viene sospesi e si viene sottoposti ad un processo di impeachment. Ditemi voi che cosa ha a che fare tutto questo con la parola “democrazia” (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? E allora la guerra, la violenza, lo sterminio, la violazione del diritto internazionale, ormai definitivamente naufragato sotto i nostri complici occhi, distruggono anche quel che resta delle vestigia di una democrazia che è ormai difficile riconoscere.

Allora, noi siamo qui a chiedere un atto politico. Abbiamo fatto proposte precise: la sospensione dell'accordo UE-Israele; la fine dell'occupazione; la protezione dei civili; la fine di ogni commercio delle armi; il riconoscimento dello Stato palestinese, perché non sia, ancora una volta, vuota retorica quella che ripetete in quest'Aula dicendo di schierarvi per una soluzione che, senza atti concreti, non ha nessuna possibilità di guadagnare neanche un centimetro di realtà.

La realtà di cui avrebbe disperato bisogno chi ogni giorno cerca l'aria per respirare, l'acqua per bere, il cibo per mangiare, le medicine per curarsi, lo spazio per nascondersi dalle bombe, dalla violenza, dai carri armati, dalla ferocia criminale e assassina di un Governo di assassini, quello di Benjamin Netanyahu, in cui i Ministri teorizzano ridendo: guardate come è bello, uccidiamo bambini e nessuno ci ferma; in cui i Ministri teorizzano la necessità di bombardare i luoghi dove si accumulano, disperatamente e senza speranza di ingresso, enormi quantità di aiuti che potrebbero lenire, se non risolvere, l'ecatombe umanitaria che travolge Gaza e, con Gaza, anche tutti e tutte noi.

No, da voi solo parole ipocrite, da voi un comportamento codardo, da voi una scelta complice. Complici, sì, siete complici di quello che sta avvenendo. Siete complici e questa, signor Sottosegretario, signori e signore della maggioranza, è una responsabilità politica di cui dovrete rispondere (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), di cui dovrete rispondere alla storia e alla giustizia internazionale ma - badate - anche al vostro Paese, anche ai vostri elettori, perché, se non ve ne siete accorti, la maggioranza degli italiani e delle italiane sente sulla propria pelle come insopportabile (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle) quello che avviene ogni giorno là, a poche centinaia di chilometri dai nostri confini, quelli che volete difendere e non si capisce da che cosa. La sente come una cosa insopportabile e reagisce, si indigna, non si rassegna, lo fa con tutto quello che può, con ogni segno, anche piccolo, di resistenza morale, etica, politica. Voi no.

Anche la comunità internazionale finalmente, in un piccolo scatto d'orgoglio - non saprei come altro definirlo -, segnala un cambio di passo, dice parole importanti, talvolta più forti, talvolta più incerte, e alcune le vorrei ricordare. Quelle del Primo Ministro spagnolo Sánchez: “Voglio chiarire una cosa: non facciamo affari con uno Stato genocida” (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista); quelle di Starmer: “Quanto stiamo vedendo a Gaza è inaccettabile, assolutamente intollerabile. Non possiamo permettere che i palestinesi muoiano di fame”. Ha convocato l'ambasciatore, ha sospeso ogni trattativa commerciale; poi, quelle della Rappresentante per le politiche internazionali dell'Europa, Kaja Kallas, che ha riconosciuto che una maggioranza chiede di rivedere l'accordo tra UE e Israele. Lo chiediamo da un anno, oggi insieme, in questa mozione, con le altre opposizioni, e ne sono molto contento.

Voi no, voi avete votato contro, avete ricostruito l'asse Roma-Berlino. Oggi, come allora, ci avete coperto di infamia, di vergogna. Ci avete coperto di infamia, avete coperto di infamia il nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), le nostre istituzioni. Le avete coperte di vergogna, ma sappiatelo - sappiatelo, mettetevelo in testa - questo Paese non si farà coprire di vergogna. Gli italiani e le italiane non si faranno coprire di infamia e, se non sarete voi, le istituzioni della Repubblica che hanno la responsabilità di tirarci fuori da questa infamia, saranno gli italiani e le italiane (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), quelli che ogni giorno, anche con un piccolo gesto, appendendo la bandiera palestinese fuori da un balcone, anche quando andate lì con le Forze dell'ordine a fargliele rimuovere, saranno loro (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra espongono bandiere palestinesi)

PRESIDENTE. Concluda.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). …a restituire un po' di dignità a questo Paese, alla sua storia migliore…

PRESIDENTE. Tirate giù le bandiere, per cortesia.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). …anche di fronte alla vostra codardia, alla vostra infamia, alla vostra complicità…

PRESIDENTE. Gli assistenti parlamentari cortesemente intervengano (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente). Togliamo la parola al deputato Fratoianni. Consegnate le bandiere, grazie.

Ha chiesto di parlare il deputato Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Israele è un Paese amico, alleato e ci sono inscindibili legami che ci legano. È un Paese sotto attacco da sempre e c'è per noi un senso di corresponsabilità per quello che è successo al suo popolo. Le leggi razziali, in questo Paese, rappresentano una ferita indelebile nella nostra storia e, di questo, ci portiamo una corresponsabilità. Ma questo non può esimerci da dire quello che, con grande chiarezza, noi dobbiamo dire, perché quello che sta accadendo a Gaza, quello che sta accadendo in Cisgiordania, è inaccettabile e la politica richiede non solo di schierarsi, di dire parole forti, di prendere posizione, ma richiede anche di guardare le situazioni che si evolvono e di assumere posizioni di conseguenza.

Io credo che questa riflessione, al di là dei toni accesi, noi avremmo bisogno di farla e non vedo una attenzione del Governo su questo, non l'ho vista nel parere dato sulle mozioni e non la vedo nell'interlocuzione. Penso che sia vero, il Governo si è mosso sempre in una linea di responsabilità nel provare a dire a Israele le cose che non vanno, ma quando questo si scontra contro un muro del silenzio, questo deve far assumere una responsabilità al Governo, che dice queste parole, per capire come modificare il suo atteggiamento rispetto all'essere inascoltati e io questo oggi, francamente, non lo vedo.

Il 7 ottobre rappresenterà per sempre - non solo in Israele, ma per sempre nel mondo libero - una data scolpita nella memoria, in cui il ricordo di quello che è accaduto resterà per noi sempre un monito alla necessità della lotta al terrorismo.

E, quindi, non è in discussione il fatto del legittimo diritto di Israele a proteggere i suoi confini, a proteggere i suoi cittadini, ma, da una lotta legittima contro i terroristi, si è passati a una strage di civili innocenti. È vero che i civili sono usati come scudi umani da Hamas, è vero che Hamas ha i tunnel sotto tutti gli ospedali della Striscia di Gaza, è vero che Hamas ha usato tutte le modalità più feroci, sfruttando quella popolazione civile per continuare il suo lavoro di gruppo terrorista, uno dei più pericolosi che c'è sul nostro pianeta, ma tutto questo non può giustificare una democrazia in un atteggiamento che non prende atto che ci sono dei civili lì, prima di tutto dei civili.

Qual è l'obiettivo che può avere Israele? È di difendere il suo futuro, di difendere la sua libertà. Ma come si pensa di difendere la propria libertà costruendo generazioni di futuri cittadini che hanno visto i loro fratelli, le loro sorelle, i loro genitori uccisi in continuazione sotto bombardamenti che - lo devo dire - spesso sono indiscriminati? Perché è difficile motivare il bombardamento di una colonna di ambulanze, non c'è nulla che può giustificare una cosa del genere. Il problema non è Israele, il problema non è il popolo israeliano, il problema è un Governo che è guerrafondaio nel profondo, che ha usato e usa la violenza per difendersi, è la sua sopravvivenza. E su questo ci vorrebbe maggior senso di responsabilità qui dentro, per saper distinguere, perché la nostra incapacità di distinguere porta anche fuori da quest'Aula l'incapacità di distinguere. L'ondata di antisemitismo che leggiamo nel nostro Paese purtroppo è un'ondata a cui dobbiamo dare una risposta fortissima, netta, molto convinta e da parte di tutti, perché le aggressioni a chi legittimamente va a raccontare le istanze di un popolo, quello israeliano, che si sente sotto attacco, sono legittime, come chi racconta il contrario, come chi racconta la difesa del popolo palestinese. Giustificare l'aggressione a qualsiasi appuntamento dove c'è un cittadino di religione ebraica che parla di politica: è inaccettabile non denunciarlo con forza e c'è chi, queste denunce, non le fa.

Detto questo, signor Presidente, noi siamo qui a dire con forza che la politica del nostro Governo su questo deve cambiare rotta. Noi proponiamo di utilizzare anche gli strumenti che le democrazie usano in questi casi. Le sanzioni sono strumenti che servono per far capire a chi non vuol capire che c'è una opinione pubblica mondiale che vede in quello che sta accadendo a Gaza un fatto irreversibile. C'è la necessità di sospendere immediatamente i combattimenti lì, anzi non sono combattimenti, sono bombardamenti, perché non si sta combattendo una guerra, si stanno bombardando luoghi dove ci sono molti più civili che terroristi. Non si giustificano quegli strumenti che oggi vengono utilizzati, così come non si giustifica il fatto che gli aiuti umanitari, quelli della comunità internazionale, non possono arrivare. Provate a pensare a una città come Milano, con la sua provincia chiusa in cui non può entrare un camion per rifornire nessun negozio da mesi. È una situazione esplosiva, in cui la carestia, purtroppo, non è l'unico male che vediamo lì. Non ci sono più cure mediche, non c'è più nulla. Io penso che la comunità internazionale non possa restare indifferente, non può più restare indifferente neanche il Governo di questo Paese. Non è indifferente il Governo di questo Paese, ma ha bisogno di cambiare il passo su quello che sta facendo: non bastano più le dichiarazioni, bisogna alzare il tono, il tiro e le dichiarazioni devono diventare fatti concreti, signor Sottosegretario, nei confronti del Governo israeliano (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

Tra i danni che quello che sta facendo Netanyahu sta provocando, vi è che lo spirito degli Accordi di Abramo, faticosamente costruito, è sparito. Non c'è più un Governo arabo che potrà difendere quel tipo di accordi, non perché il Governo - magari con la Realpolitik - non possa trovare un'intesa su singoli punti, ma perché le opinioni pubbliche arabe saranno ostili a qualsiasi accordo con Israele dopo quello che sta facendo. E questo danno provocherà un'instabilità nel Medio Oriente di lungo periodo, di cui gli effetti negativi certo ricadono prima di tutto su quella popolazione, ma poi ricadono su tutti quelli che stanno all'interno dell'area del Mediterraneo.

Signor Sottosegretario, è necessario che il Governo italiano assuma una posizione diversa. Noi glielo chiediamo con la nostra mozione. Le ripeto: non ci siamo meravigliati del parere contrario dato dal Governo, però ci saremmo aspettati una riflessione sul parere dato dal Governo, perché, se pensiamo che quella situazione vada risolta, dobbiamo dire come vogliamo dare il nostro contributo. Se il nostro contributo si esaurisce in dichiarazioni, dobbiamo essere consapevoli che il contributo dell'Italia sarà inesistente alla soluzione di quella situazione. Il Medio Oriente - dove l'Italia ha sempre avuto un peso politico importante - richiede che l'Italia non sia inesistente nei processi decisionali che lo riguarderanno (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signor Sottosegretario Silli, ci sono tempi e modi per ogni cosa e spesso questi sono ancora più essenziali dell'atto stesso che si intende compiere. In diplomazia questa regola è fondamentale. In una fase delicata, come quella nella Striscia di Gaza, è necessario innanzitutto concentrarsi sulle priorità e la priorità è quella di far arrivare gli aiuti umanitari. L'autorizzazione da parte di Israele all'ingresso di parte degli aiuti rappresenta, secondo noi, un passo positivo, sebbene limitato. Questa decisione, seppur apprezzabile, risulta però insufficiente a fronte delle migliaia di camion in attesa di attraversare il confine. Considerata la gravità della situazione, è fondamentale che gli aiuti giungano celermente a tutta la popolazione civile.

Il diplomatico britannico Tom Fletcher - che, come sapete, è il Vicesegretario generale dell'ONU ed è il coordinatore delle missioni di soccorso di emergenza nel mondo - ha dichiarato che “serve con urgenza un flusso massiccio di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, altrimenti altri 14.000 bebè palestinesi potranno morire nelle prossime 48 ore”. L'Italia, a partire - voglio ricordarlo - dall'11 marzo dello scorso anno, ha attivato il progetto Food for Gaza, in collaborazione con l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, con il Programma alimentare mondiale, con la Federazione internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, proprio al fine di agevolare la fornitura di aiuti umanitari alla popolazione palestinese. E voglio ribadirlo: è prioritario affrontare l'emergenza umanitaria del popolo palestinese, però questo non deve porre in secondo piano le sue legittime aspirazioni a vivere in pace in uno Stato proprio, così come, allo stesso modo e allo stesso tempo, è necessario tutelare l'altrettanta legittima aspirazione di Israele di vivere in sicurezza.

Ciò che è accaduto il 7 ottobre ormai di due anni fa rappresenta ancora una ferita viva per chi ha perso la vita in quell'attacco terroristico ignobile, per chi è ancora ostaggio di quei terroristi e per i familiari che non trovano alcun conforto in una guerra che è atroce. Io non ho problemi a definire l'estesa offensiva israeliana nella Striscia di Gaza inaccettabile e oltretutto, fatemelo dire, contraria a ogni principio e alla sicurezza di Israele, poiché - questa è una regola biblica - chi semina violenza, raccoglie violenza. E se non si interrompe questo massacro indiscriminato, da luogo di distruzione quello diverrà una fabbrica di terrore. E di fronte a questa emergenza umanitaria, vedo che cosa? Vedo le opposizioni, in quest'Aula, presentare una mozione sul riconoscimento dello Stato di Palestina. Fatemi dire: è una mozione spot (La deputata Boldrini: “Una mozione spot?”).

Mi rendo conto sia importante oggi per la sinistra, che è totalmente assente da ogni scenario internazionale e priva quindi di ogni riferimento, aver trovato una bandierina comune. Ma mi spiegate quale vantaggio può portare questo a quei bambini, a quei neonati, al popolo gazawi? Davvero voi ritenete che questo riconoscimento, fatto così, oggi, possa agevolare il percorso verso la soluzione “due popoli, due Stati”? Sicuramente l'obiettivo lo condividiamo. Lo condividiamo tutti. Ma oggi c'è una priorità e quella priorità assoluta è l'emergenza umanitaria e, al contempo, iniziare a creare le condizioni per ridurre la tensione nell'area e non, invece, indurre allo scontro. E abbiamo visto, nelle ore che hanno preceduto questo dibattito, le reazioni israeliane alle pressioni internazionali. È segno che vi è una via verso la distensione, ma questa ancora non è stata trovata. I negoziati per il cessate il fuoco a Gaza, che si sono svolti nelle ultime settimane a Doha, non hanno portato a nulla, a causa di differenze fondamentali tra le parti, come ha affermato il Primo Ministro del Qatar, lo sceicco Al Thani.

Però, a 19 mesi dall'inizio di questo conflitto tra Israele e Hamas - voglio ricordare, il conflitto è tra Israele e Hamas: questo non dobbiamo mai perderlo di vista quando parliamo di quel territorio - sono attualmente sul tavolo due piani per la ripresa dei negoziati sul futuro della Striscia di Gaza. Uno, proposto dall'amministrazione del Presidente Trump, e quello approvato il 3 marzo di quest'anno a Il Cairo dalla Lega araba. Quest'ultimo prevede uno stanziamento di 53 miliardi di dollari per la ricostruzione di Gaza, esclude qualsiasi forma di trasferimento forzato dei palestinesi e stabilisce una fase di transizione della governance della Striscia della durata di 6 mesi. Durante questa fase la gestione dell'area sarebbe affidata a un comitato palestinese indipendente, composto da tecnici e operante sotto l'egida dell'Autorità nazionale palestinese. Secondo il documento finale del vertice, questa entità non dovrebbe avere legami con alcuna fazione politica e sarebbe incaricata di supervisionare gli aiuti e amministrare il territorio in vista del ritorno dell'Autorità nazionale palestinese a Gaza. Quindi, la sicurezza della Striscia sarebbe garantita provvisoriamente da forze egiziane e forze giordane, incaricate di addestrare le fazioni palestinesi sempre sotto la guida dell'Autorità nazionale palestinese.

Tuttavia, vi è un segnale significativo da cogliere ed è la posizione unanime della comunità internazionale contro la prosecuzione del conflitto. E ciò conferma la validità del percorso che abbiamo intrapreso e sostenuto anche con l'approvazione della mozione n. 1-00387, con la quale si è impegnato il Governo, tra l'altro, ad operare in tutte le sedi internazionali affinché si giunga alla costruzione di un'architettura regionale in cui siano garantiti la sicurezza di Israele e i diritti del popolo palestinese, con l'obiettivo della soluzione che noi da sempre professiamo, quella dei “due popoli, due Stati”, in cui due Paesi democratici, Israele e Palestina, possano vivere fianco a fianco, in pace, all'interno di confini sicuri e riconosciuti.

Il riconoscimento dello Stato palestinese, colleghi, da parte dell'Italia, avverrà all'interno di questo quadro negoziale complessivo. Pertanto, ritengo essenziale - e questo è l'impegno che abbiamo chiesto al Governo, sottoscrivendo la mozione di maggioranza - proseguire l'attività diplomatica, affinché le autorità israeliane autorizzino l'ingresso dei camion di Food for Gaza nella Striscia. Ciò consentirebbe agli aiuti alimentari e ai beni di prima necessità di raggiungere senza l'intermediazione di Hamas la popolazione palestinese, che sta subendo da troppo tempo le conseguenze di questi mesi di guerra.

Parallelamente, chiediamo al Governo di operare a livello diplomatico, affinché le parti, nel rispetto del diritto internazionale umanitario e della legalità internazionale, giungano alla immediata cessazione dei combattimenti, alla liberazione degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas e al ripristino delle condizioni che consentano l'assistenza umanitaria alla popolazione civile di Gaza.

In questo contesto, signor Presidente, è opportuno che l'Italia, insieme ai partner europei e internazionali, supporti ogni sforzo di risoluzione negoziale tra Israele e i rappresentanti palestinesi, a partire dal piano elaborato dai Paesi arabi, nonché attraverso il sostegno all'allargamento della rete degli Accordi di Abramo e la realizzazione dell'IMEC, che interesserebbe anche direttamente il nostro Paese.

L'obiettivo è la stabilizzazione e la ricostruzione di Gaza, oltre al consolidamento permanente della cessazione delle ostilità, anche nell'ottica di rilanciare un processo politico volto a una pace giusta e duratura in Medio Oriente. Questa pace dovrebbe essere basata sulla soluzione “due Stati”, con Israele e uno Stato di Palestina che coesistono in pace e sicurezza, all'interno di confini mutualmente riconosciuti (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto “San Domenico Savio” di Lecce e dell'Istituto comprensivo “Elsa Morante” di Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune. Li ringraziamo e auguriamo loro ogni fortuna (Applausi).

Ha chiesto di parlare il presidente Giuseppe Conte. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONTE (M5S). Signor Presidente, colleghi, quasi 60.000 palestinesi trucidati, oltre 15.000 bambini, 8 milioni di bambini senza cibo, acqua e medicine, madri che frugano tra gli avanzi di cibo avariato per sfamarli. Qualche giorno fa, mi hanno letto un'agenzia di stampa in cui si parlava di “eventuali errori di Netanyahu”. Me la sono fatta stampare. Ho detto: “Dev'essere un marziano sbarcato sulla Terra”. No, era della nostra seconda carica dello Stato, Ignazio La Russa. E allora, diciamolo chiaramente: qui non siamo di fronte a “eventuali errori”. Tutto questo ha un solo nome, scandiamolo bene: “ge-no-ci-dio” (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

Il MoVimento 5 Stelle è andato a Rafah a toccarlo con mano. Colleghi di maggioranza, vi invitiamo ad andare a vedere la disperazione, i camion di aiuti in fila, i diritti negati. A Gaza non vi voltate dall'altra parte. C'è l'orribile persecuzione verso un intero popolo di sfollati, privati di ospedali, abitazioni, scuole, cibo, acqua, elettricità. È uno sterminio di donne, bambini, giornalisti, operatori umanitari, medici, infermieri e pazienti. Da italiani, noi qui proviamo vergogna per un'Italia che, ieri, è stata tra i due Paesi che in Europa hanno votato contro la revisione degli accordi tra Unione europea e Israele. Non ci rappresenta questo Governo Meloni.

Ci sentiamo italiani, ma non ci sentiamo rappresentati da un Governo che per tre volte si è astenuto alle Nazioni Unite: tre volte, tre passaggi. Non ci rappresentano i Ministri che sono volati a Tel Aviv per stringere le mani sporche di sangue di Netanyahu (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra). E permettetemi di dire che non ci rappresenta chi non mostra, di fronte a questo genocidio, la schiena diritta per alzarsi in quest'Aula e condannare il criminale che guida Israele (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Colleghi di maggioranza, ho letto la vostra mozione. Avete scritto una mozione in cui si accenna a un popolo affamato. Ma guardate che a Gaza non è un problema di siccità, di carestia; sono le bombe criminali di Netanyahu, la volontà deliberata di affamare un popolo che sta causando questo. L'unica citazione che avete riservato a Netanyahu non è certo per una condanna. Ma rileggiamo insieme quel vergognoso passaggio: addirittura vi appellate a un vizio di diritto nel procedimento davanti alla Corte penale internazionale; cioè, l'unica volta che citate Netanyahu lo fate per assumere gratuitamente un ruolo - si dice, pro bono - di avvocati difensori di un criminale (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

E Giorgia Meloni non ci racconti più la storia di una madre, la vicenda di una madre; non ci racconti più, con quello sguardo sofferto, la vicenda di una cristiana, di una patriota. Una cristiana non si gira dall'altra parte quando fanno a pezzi bambini. Una patriota vera non fa spallucce mentre un intero popolo viene privato della sua terra. Vedete, questo è un tweet di Giorgia Meloni nel 2014 (Mostra un foglio), in cui si condannava l'uccisione di bambini a Gaza. Oggi sono 15.000 i bambini uccisi a Gaza (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra) e di tutte le giravolte a cui Giorgia Meloni ci ha abituato questa è la più riprovevole sul piano morale, la più sanguinosa sul piano umano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Non siete riusciti a balbettare neanche una parola lunedì scorso. Un autorevole esponente del Governo di Netanyahu, il Ministro delle Finanze Smotrich, ha dichiarato testualmente: “Stiamo smantellando Gaza e il mondo non ci ha ancora fermato. I cittadini di Gaza riceveranno una pita e un piatto di cibo e questo è tutto, per permettere al mondo di continuare a fornirci protezione internazionale”. Sono parole che ci ricordano anni, secoli bui. Vedete, accanto alla responsabilità di chi è l'autore di un genocidio, poi ci sono le corresponsabilità, alle quali non ci si può sottrarre. La corresponsabilità è di tutti i Governi che, ancora in queste ore, si dimostrano amici di Netanyahu, offrendogli copertura politica e militare.

L'Italia - non siamo così velleitari, non ci illudiamo - da sola, certo, non era in condizione di impedire questo genocidio, ma certo poteva attivarsi e poteva sollecitare e adoperarsi, per suo proprio onore e per l'onore di tutto il popolo che si riconosce nel principio di umanità, per alcune azioni concrete: riconoscere lo Stato della Palestina, imporre sanzioni diplomatiche e commerciali a tutti i responsabili, adottare un embargo totale sulle armi a Israele (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra) anche rispetto a contratti già conclusi.

Addirittura la Gran Bretagna ieri ha dato un segnale forte sugli accordi commerciali; Francia e Canada hanno minacciato azioni contro Israele e hanno minacciato azioni concrete; la Spagna non ne parliamo. Invece, voi per quanto tempo? Io ho letto e ho seguito anche gli interventi, ma voi ci girate intorno, parlate di diplomazia, di Accordi di Abramo: ma per quanto tempo ancora vi nasconderete sotto i banchi del Governo come struzzi? Invece, rimangono agli atti oltre 8 milioni di euro, secondo l'Istat, di valore dell'export di armi e munizioni italiane che abbiamo continuato a esportare a Israele dall'ottobre del 2023. Ancora, abbiamo quintuplicato il valore dell'import di armi israeliane, cioè abbiamo continuato a finanziare lo Stato e il suo sistema della difesa in questo contesto. Tutto questo ha un nome: complicità (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra)!

Noi abbiamo condannato gli atti terroristici di Hamas del 7 ottobre subito, senza nessuna indulgenza, senza nessuna ambiguità o incertezza. Abbiamo chiesto la liberazione degli ostaggi, abbiamo portato solidarietà alle vittime, ma smettetela di strumentalizzare temi così importanti per farci credere che questa era un'operazione militare per liberare gli ostaggi israeliani. Questa non è un'operazione di antiterrorismo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), si chiama pulizia etnica!

In questa nostra mozione ci sono tutte le azioni concrete che l'Italia dovrebbe mettere in campo: lo stop alle armi da e per Israele, pesantissime reazioni sul fronte diplomatico-commerciale e il riconoscimento della Palestina e voi dite ancora “no” per proteggere un Governo criminale. Allora, vedete, c'è un'Italia - e lo dico ai giovani anche che sono qui e che ci guardano da casa - che non si vuole sporcare le mani e che non vuole sporcare il tricolore del sangue dei palestinesi.

Io prendo un impegno solenne - e concludo - a nome della mia intera comunità politica: ci batteremo perché questi crimini di guerra e questo indelebile sfregio contro l'umanità siano perseguiti, i responsabili siano assicurati alla giustizia e puniti come meritano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Faremo in modo che il tribunale della storia non dimentichi e che l'ignominia si riversi su di loro e sui loro complici, a perenne memoria delle loro nefandezze. Le loro mani sporche di sangue troveranno un'Italia in piedi, che urla e che agisce, un'Italia che non accetta il bavaglio, che non è zitta e complice (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle, che si levano in piedi, e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bergamini. Ne ha facoltà.

DEBORAH BERGAMINI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Sono 592 i giorni che ci separano dal 7 ottobre del 2023; giorni di morte e di profonda sofferenza in Medio Oriente, innescati da quell'atto laido di guerra di Hamas, che ha riportato nel qui e ora i contorni del male assoluto, consegnando al mondo il messaggio peggiore, cioè che gli enunciati di distruzione dello Stato di Israele non sono retorica ma un intendimento esistenziale per quel partito terrorista armato. Ma sono stati lunghi giorni in cui abbiamo visto anche l'efferatezza martellante nella risposta di Israele. Avevamo chiesto da subito - lo hanno fatto la Presidente del Consiglio Meloni e il Ministro degli Affari esteri Tajani - che la legittima reazione a un atto di guerra di quella portata venisse condotta cercando di tutelare il più possibile la popolazione. Lo abbiamo fatto a gran voce, unendoci a tutti gli altri attori della comunità internazionale, a partire dai partner europei. Purtroppo, fin qui nessuno di noi è stato ascoltato.

In questi 592 giorni siamo stati chiamati a cogliere il senso pieno di essere occidentali, calandoci nei valori fondanti che ci connaturano: la libertà e la vita. Libertà che i giovani israeliani, famiglie israeliane, hanno di poter vivere la loro esistenza senza agguati o senza la continua minaccia di essere uccisi. Libertà di milioni di palestinesi nel non dover vivere sotto il cappio del dominio ideologico di Hamas, che ruba loro il futuro. Libertà anche perduta da quegli ostaggi israeliani che sono detenuti nelle prigioni sotterranee di Hamas in condizioni abominevoli e quella di donne, uomini, bambini, anziani, israeliani strappati via il 7 ottobre 2023 dalla brutalità di Hamas. La vita di donne, uomini, bambini palestinesi portata via dall'intensità della reazione israeliana che - lo diciamo con la franchezza e la fierezza che ci giunge dal nostro vincolo di amicizia con lo Stato di Israele - è intollerabile e deve terminare al più presto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Eppure, come italiani, come europei, come occidentali dobbiamo avere la capacità di distinguere, tenendo sempre davanti ai nostri occhi dove è iniziato tutto, quel 7 ottobre appunto, e non perdendo la rotta, il senso di quell'orizzonte cui continuiamo a guardare e non smetteremo di farlo, nonostante questo dramma sia ancora in corso.

Lo dico perché, ascoltando con attenzione la discussione generale nelle scorse ore, anche le dichiarazioni di voto, mi sembra di poter dire che le sinistre dell'opposizione sono affette da una sorta di sindrome negazionista. La parola Hamas non è stata pronunciata durante la discussione generale (Il deputato Scotto: “Non è vero!” - Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), tantomeno è stata data attenzione all'antisemitismo dilagante, anche prima del 7 ottobre, in tutto il mondo e anche nel nostro Paese. Non una parola, tranne quella dei partiti più moderati di opposizione: lodevole. Perché dico questo? Perché questa sindrome negazionista rende vacuo ogni, certamente condivisibile, tentativo di denunciare il dramma che c'è nella Striscia di Gaza e rende vacua anche ogni accusa di complicità - l'abbiamo sentita anche poco fa - di questo Governo. Se non si parte dal dato di realtà sono tutte parole e non tutto ciò che grida diventa verità.

Il nostro obiettivo - lo voglio dire con grande chiarezza, lo voglio ribadire - è quello di arrivare a due popoli e due Stati. Per noi di Forza Italia è quasi un fattore genetico, è scritto nella nostra storia, nel modo in cui per oltre trent'anni ci siamo occupati della questione mediorientale. Quando il nostro fondatore, Silvio Berlusconi, intervenne alla Knesset nel 2010 ribadì due principi cardine, per noi fondativi: da un lato, nessuna indulgenza verso il fanatismo ideologico antisemita e convinta difesa del diritto di Israele ad esistere; dall'altro lato, l'impegno per la nascita di uno Stato palestinese che fosse il segno di un percorso di pace nel benessere, come precondizione più forte per smantellare le premesse psicologiche e ideologiche di ogni forma di violenza. Tutto questo continuiamo e continueremo a voler costruire, nella consapevolezza che è nostro dovere profondere il massimo impegno in questa fase ancora acuta del conflitto. Lo stiamo già facendo, in piena realizzazione di quella grande tradizione umanitaria che è la cifra del nostro modo di fare politica estera, politica internazionale nel mondo. Abbiamo promosso l'iniziativa Food for Gaza e no, non è un mantra! È un'iniziativa concreta, l'unica di un Paese europeo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Va dato pieno merito al Ministro degli Affari esteri, Tajani, per il modo in cui questo piano è stato ideato, costruito, realizzato, innescando una virtuosa catena di solidarietà assieme a tante organizzazioni internazionali, a partire dalla FAO. E io oggi invece ho sentito attaccare il Ministro Tajani per non essere presente oggi in Aula. Ma il Ministro Tajani, colleghi, si trova in questo momento a Bruxelles per incontri istituzionali insieme al nostro Presidente della Repubblica e sono certa che il tema del dramma del popolo palestinese verrà affrontato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Voglio aggiungere che 120 bambini palestinesi stanno ricevendo cure assieme ai loro familiari, qui in Italia. Voglio aggiungere che ieri un nuovo gruppo di 52 palestinesi di Gaza, parenti di cittadini già arrivati in Italia, è stato evacuato e arriverà in Italia nei prossimi giorni. Questa è la concretezza di una politica estera umanitaria.

Sul piano diplomatico, abbiamo espresso il nostro favore a quel Piano presentato dalla Lega araba che prevede uno stanziamento di oltre 50 miliardi di dollari per la ricostruzione di Gaza e mira ad avviare una fase di transizione nel governo della Striscia, sei mesi di transizione senza ricorrere ad alcun progetto di trasferimento forzato dei palestinesi. Per noi che siamo liberali, il diritto di ognuno a non essere sradicato dalla propria terra è requisito pieno, inviolabile della dignità di ogni essere umano.

Nel contempo, attendiamo di valutare le iniziative che metterà concretamente in campo l'amministrazione degli Stati Uniti. In questo senso, gli incontri della scorsa settimana del Presidente Trump, nei Paesi arabi e del Golfo, e l'attività diplomatica del Segretario di Stato, Rubio, possono essere propedeutici anche a quell'allargamento della rete degli Accordi di Abramo, in particolare all'Arabia Saudita, prospettati nel corso della campagna elettorale presidenziale statunitense. Un'eventualità che potrebbe contribuire ad abbassare le tensioni regionali. Queste sono le direttrici su cui continueremo a lavorare, nell'alveo di un'iniziativa politica costante e convinta, per quanto anche le ultime notizie circa il richiamo dei negoziatori da parte di Netanyahu, ovviamente, ci preoccupino e ci spingano a raddoppiare gli sforzi, soprattutto sul piano umanitario, affinché alla popolazione palestinese siano garantiti al più presto tutti gli aiuti necessari. Faremo tutto questo forti delle nostre consapevolezze, una su tutte: non si può rendere la questione del Medio Oriente un terreno per esibire retaggi ideologici. In queste settimane, da molte voci della sinistra, abbiamo assistito ad una giostra rumorosa di invettive riassumibili in due rivendicazioni - anche oggi lo abbiamo sentito -: uno, il riconoscimento immediato dello Stato della Palestina sulla scia di altri Paesi; due, l'accusa al Governo di immobilismo, addirittura di complicità, per consonanza ideologica con Netanyahu. Questo secondo argomento viene chiaramente smentito dalle reiterate richieste avanzate a Netanyahu per la tutela dei civili palestinesi e per assicurare l'ingresso degli aiuti. Diamo una notizia a chi è abituato a leggere la realtà con gli occhiali dell'ideologia: per noi Israele è sempre stato un Paese amico, perché presidio di democrazia e libertà nel Medio Oriente. Per esempio, con Ehud Barak laburista, così come con Sharon, Olmert e con lo stesso Netanyahu, abbiamo sempre difeso il diritto di Israele ad esistere. Non siamo abituati a calibrare l'amore per la democrazia a seconda di chi vince le elezioni.

Per quanto riguarda il riconoscimento dello Stato di Palestina, sancirlo quando ancora non è stato avviato un concreto processo di pace e quando l'autorità politica di Gaza è ancora monopolio di una forza terrorista significa compromettere qualunque avvio di un percorso democratico. Chi non coglie questi elementi non fa certamente il bene delle generazioni future, a meno che l'intento non sia quello forse di strizzare l'occhio a chi scende in piazza, gridando slogan sulla distruzione dello Stato di Israele. Noi lasciamo volentieri ad altri il confinamento dietro steccati ideologici. Vogliamo salvare vite, vogliamo spegnere questa spirale di odio che, come ha dimostrato nei mesi l'aggressività degli Houthi, se non viene disinnescata crea contagi. Vogliamo contribuire all'avviamento di un percorso di costruzione della Palestina, in cui l'Occidente sia attore intelligentemente partecipe, per evitare gli errori commessi nel passato dai quali dobbiamo saper imparare, dopo gli Accordi di Oslo, di cui ancora oggi, dopo trent'anni, subiamo le conseguenze. Per tutte queste ragioni, voteremo a favore della mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Formentini. Ne ha facoltà.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Grazie, signor Presidente. Torniamo, ancora una volta, sul dramma umanitario che si vive a Gaza. È doveroso in quest'Aula. È doveroso farlo, però, in modo non ideologico, in modo pragmatico, per cercare davvero di arrivare alla pace e non fare becera politica e strumentalizzazioni. Quei bambini morti sono davvero un monito per tutti noi. Noi li abbiamo sempre in mente, sono vittime innocenti, vittime innocenti di un conflitto che ha scatenato Hamas. Va detto e ripetuto con forza, perché è troppo comodo citare velocemente il 7 ottobre 2023, quei morti, quelle ragazze stuprate, e poi con gli ostaggi morti in prigionia nei tunnel di Gaza. Ricordo i fratellini Bibas su tutti.

È troppo comodo, davvero troppo comodo, e noi della Lega non ci stiamo. Queste accuse di complicità che ci vengano rivolte andrebbero ribaltate; ribaltate su chi per anni ha frequentato i dirigenti di Hamas e li ha portati in questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Non siamo stati certo noi. Così si è coccolato il terrorismo, quel terrorismo che è riuscito a colpire al cuore una democrazia nostra alleata.

Allora sì, chiediamo a Israele con forza il cessate il fuoco, chiediamo la protezione di quelle vittime innocenti, vittime innocenti spesso usate come scudi dai terroristi di Hamas. Allora, avremmo voluto sentire in tutti gli interventi una condanna senza se e senza ma del terrorismo islamista, quel terrorismo islamista che colpisce purtroppo anche nel nostro Paese. È notizia di ieri l'arresto di Hassan Es Sabbah che inneggiava al 7 ottobre, inneggiava sui social a quello che ha fatto Hamas ed era qui tra noi. Ovviamente, il suo permesso di soggiorno non è stato rinnovato e sarà espulso.

Questo dobbiamo fare: essere chiari sul terrorismo. Solo così possiamo costruire e lavorare ogni giorno per la pace, quella pace che in quell'area tormentata del Medio Oriente può arrivare solo con la chiarezza. La chiarezza di chi sa individuare nell'accerchiamento di Israele da parte di milizie terroriste l'origine di tutto ciò che è successo, di chi vuole andare oltre e vede negli Accordi di Abramo... Qui non sono affatto d'accordo con tanti colleghi che hanno detto che gli Accordi di Abramo sono morti. Gli Accordi di Abramo sono vivi e la leadership araba ci crede. Lì dobbiamo tornare, perché il 7 ottobre non è stato altro che voler fermare una via commerciale tra l'India, il Medio Oriente e l'Occidente. Una via commerciale che era alternativa alla Via della seta, il corridoio dall'India al porto di Trieste.

Questo è stato perché solo con il passaggio delle merci si può portare la pace, solo con il dialogo tra i popoli, con il mutuo riconoscimento dei Paesi arabi e Israele. Questo è stato interrotto volontariamente perché nel momento in cui l'Arabia Saudita, partecipe di questo progetto commerciale, stava per firmare con Israele il riconoscimento dello Stato di Israele, nel quadro degli accordi di Abramo, c'è stato il 7 ottobre.

A chi sia convenuto lo lascio giudicare a voi. Certamente non all'Occidente, magari a chi vedeva in una nuova via commerciale un pericolo per i propri traffici commerciali. Allora questo dobbiamo sapere e dobbiamo dirlo con forza.

Non dobbiamo cedere ai paragoni tra Israele e nazismo perché questo è frutto di una retorica anticoloniale, una retorica che strizza l'occhio alla Cina, ai BRICS, a coloro che ci vogliono dire che noi siamo occidentali brutti, sporchi e cattivi e abbiamo fatto solo il male del mondo. No, l'Occidente ha dato tanto al mondo e continuerà a darlo, se saprà essere Occidente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Allora, contro quei retaggi ideologici, contro chi oggi si batte per non avere la tecnologia di Israele - che, ricordiamo, è la migliore al mondo e alla grande manifattura d'Europa, che è l'Italia, serve ed è interesse nazionale del nostro Paese -, contro chi non ha mai smesso di essere intimamente parte di quei centri sociali che nei decenni scorsi hanno fatto del boicottaggio a una democrazia con il movimento BDS il proprio motivo di vita, contro chi incitava a non comprare quei pompelmi frutto del lavoro dell'uomo in un deserto riportato alla vita, noi diciamo: state attenti perché, chiudendo le porte a Israele, chiudete le porte alla pace. Voteremo a favore della mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti della scuola primaria San Domenico Savio, II Circolo didattico De Amicis, di Lecce, che assistono ai nostri lavori dalle tribune. Li ringraziamo, li salutiamo e auguriamo loro ogni fortuna (Applausi).

Ha chiesto di parlare la deputata Schlein. Ne ha facoltà.

ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Grazie, Presidente. A Gaza c'è l'inferno in terra con più di 50.000 morti, tra cui 15.000 bambini, e bombe sugli ospedali e sulle scuole. Da marzo il Governo israeliano ha rotto la fragile tregua, ricominciando violente operazioni militari su Gaza e impedendo che arrivasse qualunque tipo di aiuto umanitario. Hanno tolto l'acqua, il cibo, le medicine, ogni cosa ai palestinesi che sono imprigionati in un lembo di terra sotto bombardamenti costanti.

Gli operatori umanitari non possono operare e abbiamo assistito all'esecuzione a freddo di 15 medici e paramedici che l'esercito israeliano ha anche provato ad insabbiare. L'ONU dice che a Gaza la fame viene usata come un'arma di guerra: 14.000 bambini rischiano di morire a Gaza nelle prossime 48 ore, se non riceveranno al più presto gli aiuti necessari. Lo ha detto ieri il Sottosegretario dell'ONU agli aiuti umanitari. L'Alto Commissario per i diritti umani ONU ha detto chiaramente che l'escalation a Gaza equivale a una pulizia etnica.

Bisogna fermare i crimini del Governo di estrema destra di Netanyahu. Il mondo non può stare a guardare. La comunità internazionale, l'Unione europea, il Governo italiano devono fare ogni sforzo per fermare questo massacro e questa terribile guerra.

In questa mozione unitaria, scritta insieme tra Partito Democratico, Alleanza Verdi e Sinistra e MoVimento 5 Stelle, noi chiediamo al Governo di uscire dal silenzio complice ed esprimere una ferma condanna delle azioni del Governo israeliano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Chiediamo di adoperarsi per un immediato cessate il fuoco, per la liberazione incondizionata di tutti gli ostaggi ancora nelle mani dei terroristi di Hamas, per sbloccare tutti gli aiuti umanitari necessari a una popolazione palestinese martoriata, e non la presa in giro di 7 camion quando prima della guerra ne passavano 500 al giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

I nostri deputati e le nostre deputate - che ringrazio - che sono stati in questi giorni a Rafah, cercando di sbloccare gli aiuti per Gaza, ci hanno raccontato di centinaia di camion di aiuti fermi a marcire per il cinismo criminale di Netanyahu e dei suoi Ministri. Non è accettabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Stanno violando ogni norma di diritto internazionale umanitario, creando un pericolosissimo precedente storico che il mondo non deve tollerare.

Per questo nella mozione chiediamo sanzioni al Governo di Netanyahu e ai suoi Ministri. Per questo chiediamo un embargo totale di armi da e verso Israele. Per questo pretendiamo la fine delle occupazioni illegali e delle violenze dei coloni in Cisgiordania.

In questa mozione noi esprimiamo tutto il nostro supporto alle migliaia di israeliani che stanno protestando e manifestando contro Netanyahu, accusandolo di proseguire questa guerra solo per mantenere il suo potere, disinteressandosi della sorte degli ostaggi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Ieri il leader dei Democratici Yair Golan ha detto: se non torniamo a comportarci come un Paese normale che non fa guerra contro i civili, che non uccide i bambini per hobby, che non si pone l'obiettivo di espellere intere popolazioni, rischiamo di diventare uno Stato paria, come fu il Sudafrica dell'apartheid, e questo Governo mette a repentaglio la nostra esistenza. A lui va tutta la nostra solidarietà per gli attacchi che sta ricevendo per queste parole di verità contro la guerra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Così come esprimiamo tutto il nostro supporto ai palestinesi che protestano contro Hamas, verso cui la nostra condanna non può essere più netta e più dura, perché nessuno di noi ha dimenticato l'orribile attacco terroristico del 7 ottobre, la violenza brutale e le vittime israeliane innocenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Ma tutto questo non può giustificare in alcun modo il massacro di 15.000 bambini innocenti a Gaza.

La leadership al Governo in Israele, in totale disprezzo del diritto internazionale e delle risoluzioni ONU, non vuole soltanto impedire, come ha più volte rivendicato e votato alla Knesset, la realizzazione di uno Stato palestinese, ma vuole che la vita dell'intero popolo palestinese nella propria terra diventi impossibile. Ora sono arrivati all'assedio totale, all'annuncio dell'occupazione piena della Striscia e della deportazione di massa della popolazione palestinese. Con l'ignobile franchezza che lo contraddistingue il Ministro israeliano Smotrich ha spiegato che riapriranno l'ingresso a qualche aiuto solo per tener buona la comunità internazionale e poter andare avanti senza ostacoli nella distruzione della Striscia.

Non si possono militarizzare gli aiuti umanitari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), devono essere le organizzazioni umanitarie delle Nazioni Unite, e non l'esercito, a distribuire gli aiuti.

E Smotrich ha aggiunto la verità più atroce, dicendo: “Stiamo smantellando Gaza, lasciandola in rovina con una distruzione senza precedenti e il mondo non ci ha ancora fermato”.

Ecco, noi, invece, pensiamo che vadano fermati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Ma chiediamoci (lo chiediamo al Governo e a Giorgia Meloni): di fronte a questo oltraggio, come si può rimanere fermi? Dov'è la voce dell'Italia? Una voce di pace che, nella storia intricata e tragica del Medio Oriente, non è mai mancata. E dov'è l'Europa, sulla cui responsabilità ricade un pezzo del destino dei palestinesi, nel momento in cui il Governo israeliano gode dell'avallo degli Stati Uniti di Trump? Quel Trump che ha proposto di fare di Gaza un resort di lusso per ricchi, senza che il Governo italiano esprimesse una parola di condanna (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Non si può continuare a tacere. Non si può restare immobili di fronte a questo disegno di sterminio, di fronte ai crimini di guerra e contro l'umanità, perpetrati da Netanyahu.

Qualche giorno fa, Francia, Regno Unito e Canada hanno dichiarato, insieme, che non resteranno a braccia incrociate dinanzi alle azioni scandalose di Israele nella Striscia di Gaza. Ieri, il Governo britannico ha deciso di sospendere i negoziati commerciali con Israele; invece, la Presidente Meloni non ha espresso una condanna chiara né ha promosso un'iniziativa diplomatica all'altezza della nostra tradizione di pace.

Questo immobilismo ci rende complici, ci disonora sul piano internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Quello che è successo ieri è scandaloso.

Noi, in questa mozione, colleghi, chiediamo di farla finita con il doppio standard sulla sistematica violazione del diritto internazionale, compiuta dal Governo israeliano a Gaza. L'Unione europea, ieri, ha provato a fare questo passo, rivedendo finalmente l'accordo di cooperazione con Israele, ma il Governo italiano ha votato contro. Lo diciamo chiaramente: non nel nostro nome (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

Continuate ad appoggiare, acriticamente, il Governo estremista di Netanyahu, non capendo che, oltre al destino della Palestina, sono a rischio anche la sicurezza di Israele e la pace in Medio Oriente.

Abbiamo ascoltato dichiarazioni di pieno appoggio a Netanyahu da parte del Vicepremier Salvini; a fronte delle nostre richieste, il Ministro degli Esteri, Tajani, anziché rispondere, attacca noi, e la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che già prima su Gaza era molto silente, da quando è arrivato Trump, riverito e osannato, si è del tutto ammutolita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), perché non bastano le parole pronunciate, qualche giorno fa, in quest'Aula, peraltro fuori tempo massimo, dalla Presidente del Consiglio che ha detto di non condividere “le recenti proposte del Governo israeliano”. Proposte? Il disegno criminale di deportazione forzata della popolazione è una proposta? Le bombe che uccidono e feriscono donne e bambini sono proposte? Non sono proposte, sono crimini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! È ora che dal Governo italiano arrivino condanne e atti concreti, non le sciagurate astensioni alle Nazioni Unite. Così si tradisce la tradizione diplomatica del nostro Paese, da sempre attento alla questione palestinese e attivo per i “due popoli, due Stati”.

Occorre supportare il lavoro della Corte penale internazionale, anziché delegittimarla. Occorre che il Governo italiano sostenga concretamente il cosiddetto Piano arabo per la ricostruzione e la futura amministrazione di Gaza, che non può e non deve rimanere nelle mani di Hamas.

Quello che accade a Gaza ci riguarda tutte e tutti. Perché non è solo una guerra ingiusta a un intero popolo, è un attacco sciagurato al diritto internazionale e all'umanità.

Ecco, perché serve un'iniziativa immediata dell'Italia e dell'Unione europea per il cessate il fuoco, per sbloccare gli aiuti umanitari e proteggere i civili palestinesi, per la liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani, ancora nelle mani di Hamas, che deve accettare di liberarli, per la fine delle occupazioni illegali e delle violenze e per le sanzioni, sì, al Governo di Netanyahu e ai suoi Ministri.

Soprattutto, chiediamo al Governo Meloni di fare come hanno già fatto la Spagna, l'Irlanda, la Norvegia e presto pure la Francia: riconoscere pienamente lo Stato di Palestina (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), per procedere finalmente all'affermazione di due diritti, due diritti che devono essere riconosciuti a due popoli, che vanno liberati dalla trappola di odio nella quale sono imprigionati dal Governo estremista di Netanyahu, da un lato, e dai terroristi di Hamas, dall'altro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, che si levano in piedi, e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra): il diritto del popolo palestinese a vivere in pace, in uno Stato libero e sovrano, e il diritto del popolo israeliano a vivere in sicurezza, senza che nessuno neghi allo Stato di Israele il diritto di esistere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, che si levano in piedi, e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Mi rivolgo a Giorgia Meloni, che fa la Presidente del Consiglio: la politica estera di un grande Paese, come il nostro, non si può piegare alle simpatie o antipatie personali e, tantomeno, alle bandiere di partito. Tante saranno le pagine di storia che leggeranno le prossime generazioni sulle atrocità in corso a Gaza e lei, Presidente, che ha la possibilità di incidere sul corso degli eventi, sta tacendo. Il silenzio non è un'opzione, il silenzio, oggi, è complice (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, che si levano in piedi, e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Lei rappresenta l'Italia, ma l'Italia così non è rappresentata da lei, perché l'Italia non si gira dall'altra parte, non sta in silenzio. L'Italia ripudia la guerra. Allora, è tempo che agiate per fermare questo massacro, con condanne nette e atti concreti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, il deputato Giangiacomo Calovini. Ne ha facoltà.

GIANGIACOMO CALOVINI (FDI). Grazie, Presidente. Colleghe, colleghi, Sottosegretario, il dibattito che oggi iniziamo in Aula su una serie di mozioni che intervengono nel quadro del conflitto in corso nella Striscia di Gaza e, ovviamente, sul tema altamente sensibile sotto il profilo politico-diplomatico, cioè quello del riconoscimento di uno Stato di Palestina, ha due caratteri su cui soffermarsi: uno di tipo umanitario e uno di tipo politico. Ma, per capire come comportarsi sotto questi due profili, non possiamo dimenticare che discutere di Medio Oriente significa entrare in un contesto regionale caratterizzato da instabilità, un'instabilità prolungata, da emergenze umanitarie e da una crescente frammentazione degli attori istituzionali.

In tale scenario, l'Italia, in quanto attore di primo piano a livello internazionale e, soprattutto, nel sistema euromediterraneo, è tenuta a esercitare una funzione di equilibrio e di responsabilità, riaffermando il proprio sostegno a una soluzione giusta, a una soluzione sostenibile del conflitto israeliano-palestinese. Una soluzione fondata sul rispetto del diritto internazionale, sul principio di reciprocità e sulla piena attuazione delle pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite.

Il voto che quest'Assemblea si appresta a esprimere sulle mozioni non riguarda, quindi, soltanto la presa di posizione su una vicenda contingente, ma definisce il profilo dell'Italia come interlocutore credibile e responsabile nello scacchiere mediorientale.

La nostra scelta quindi deve: riflettere questa visione strategica, ampia e coerente; sostenere una prospettiva di pace autentica, fondata su due Stati democratici, sovrani, sicuri che convivano fianco a fianco nel rispetto reciproco; affermare la centralità del metodo negoziale, come unica via praticabile per giungere a una soluzione stabile e contrastare ogni deriva unilaterale che rischia, invece, di indebolire le forze moderate e di rafforzare le componenti più radicali e destabilizzanti della regione.

È in quest'ottica, quindi, che il contributo dell'Italia assume un valore. Un Paese che ha scelto di esserci, non con protagonismi sterili, ma con coerenza, equilibrio e capacità di proposte.

I tragici eventi, successivi all'attacco terroristico del 7 ottobre 2023, da parte di Hamas, che ha causato più di 1.000 vittime civili israeliane, hanno innescato una nuova escalation di violenza.

La risposta militare di Israele ha generato decine di migliaia di vittime nella Striscia di Gaza, aggravando una crisi umanitaria senza precedenti. In tale scenario, l'Italia ha tenuto ferma la barra su due direttrici fondamentali: la condanna netta del terrorismo e l'impegno umanitario verso la popolazione palestinese.

È qui il primo punto. Colleghi, il Presidente del Consiglio, Meloni, è stata chiara quando ha detto, recentemente, che la situazione nella Striscia di Gaza è sempre più drammatica e ingiustificabile. Chi, oggi, accusa il Governo, il Presidente del Consiglio, i partiti di maggioranza di girarsi dall'altra parte sotto questo aspetto, mente, sapendo di mentire (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Sul piano umanitario e operativo, l'Italia ha dato concreta attuazione al proprio impegno umanitario, fin dall'11 marzo 2024; ha attivato l'iniziativa Food for Gaza, citata in quest'Aula più volte, in collaborazione con la FAO, la Federazione internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa; iniziative mirate alla fornitura di generi alimentari, beni di prima necessità, che si affiancano al ponte aereo “Sky Hope” realizzato con il Regno di Giordania, nel cui ambito assetti del Ministero della Difesa italiana hanno consentito il trasporto e la distribuzione di aiuti direttamente alla popolazione civile; il Governo, poi, ha disposto nuovi stanziamenti, organizzato evacuazioni mediche di minori feriti, confermando l'Italia tra i principali Paesi impegnati nell'assistenza nella Striscia di Gaza.

Questa azione umanitaria, però, non si è esaurita in una dimensione emergenziale, ha rappresentato un tassello di più ampia strategia diplomatica, volta a preservare la funzione dell'Italia quale attore credibile e ponte tra le sponde del Mediterraneo.

E qui inizia poi il tema politico. In questo contesto l'Italia ha condotto un'attenta interlocuzione, tanto con Israele quanto con il Governo e l'Autorità nazionale palestinese al fine di assicurare che gli aiuti non fossero strumentalizzati da Hamas, come invece purtroppo ancora avviene, e giungessero realmente ai destinatari civili. La nostra visione è chiara: è fermezza nel contrasto a ogni forma di terrorismo, ma altrettanta determinazione nel soccorrere chi subisce le conseguenze di un conflitto che non ha scelto. E allo stesso modo l'Italia ha assunto una postura di alto profilo, sostenendo con convinzione il piano promosso a Il Cairo dalla Lega araba, che prevede una fase transitoria della governance della Striscia sotto l'ombrello dell'ANP e l'esclusione esplicita di Hamas da ogni processo di ricostruzione istituzionale.

Un piano che, con i suoi 50 miliardi di dollari di fondi e la prospettiva di una gestione tecnica affidata a persone indipendenti, costituisce una base realistica e condivisibile per la ripresa del dialogo. E, in parallelo, la dimensione strutturale dell'approccio italiano si manifesta nel pieno sostegno a due iniziative estremamente importanti: l'ampliamento della rete degli Accordi di Abramo e la realizzazione del progetto IMEC. Gli Accordi di Abramo non sono soltanto un segnale di riconciliazione tra Israele e il mondo arabo moderato, ma rappresentano una piattaforma per la cooperazione regionale, che può contribuire a disinnescare tensioni e a favorire finalmente la normalizzazione dei rapporti.

E l'IMEC, corridoio India-Medio Oriente-Europa, che invece è un'infrastruttura geopolitica, una direttrice di sviluppo, interconnessione e stabilità che rafforza le resilienze delle economie coinvolte e offre, soprattutto, una prospettiva di lungo periodo in un'area fin troppo esposta a crisi ricorrenti…

PRESIDENTE. La interrompo perché il brusio è diventato insopportabile. Quindi aspetti, vediamo un po' se i colleghi sono così rispettosi da riguadagnare la propria postazione. Tutto comprensibile perché ci avviciniamo al voto, quindi non c'è nessun particolare atto violento nei suoi confronti.

Adesso mi pare che ci siamo. Prosegua.

GIANGIACOMO CALOVINI (FDI). E ancora - grazie, Presidente - sul piano politico, il Governo italiano ha mantenuto un dialogo costante con tutti gli attori regionali. Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il Ministro degli Affari esteri Tajani hanno operato con pragmatismo e chiarezza con Israele, confermando l'amicizia storica e sollecitando, nel contempo, il rispetto del diritto umanitario; con i Paesi arabi, sostenendo con convinzione il piano approvato a Il Cairo, che prevede appunto questa governance transitoria di Gaza, e anche con l'addestramento di forze palestinesi da parte di Egitto e Giordania.

L'Italia riconosce il diritto del popolo palestinese a vivere in uno Stato proprio, in pace e sicurezza, e al tempo stesso rivendica il diritto di Israele a difendere la propria esistenza. Ma tale equilibrio non può essere spezzato da scelte unilaterali, e per questo Fratelli d'Italia respinge l'ipotesi di un riconoscimento dello Stato di Palestina al di fuori di un quadro negoziale condiviso in ambito europeo e internazionale.

Il riconoscimento deve avvenire, come già detto più volte in recenti mozioni, anche in quest'Aula, nell'ambito di un processo politico che garantisca due Stati democratici, due Stati sovrani, in pace entro confini sicuri, ma reciprocamente riconosciuti.

E non si tratta di una formula astratta, si tratta della condizione necessaria per una pace autentica e sostenibile. Anticipare unilateralmente questo passaggio, in un contesto ancora instabile, significherebbe minare proprio quel negoziato che tutti dichiarano di voler promuovere. Dobbiamo essere sinceri, colleghi, e mi rivolgo soprattutto alle opposizioni. La scelta di questo Parlamento del 2015 di andare verso il riconoscimento di uno Stato palestinese non ha avuto alcun effetto, né sotto il profilo diplomatico, né sotto quello emergenziale.

E chi oggi - e penso a Spagna, Norvegia, Irlanda o addirittura Francia in futuro - volesse andare verso questa scelta, avrebbe soltanto un'unica conseguenza, che è quella della divisione della politica europea.

Perché in questo scenario assume particolare rilievo proprio la politica, il sostegno italiano alla rete degli accordi; e non si tratta di una serie di strumenti che qualcuno ha citato o ha definito prima come qualcosa dietro cui nascondersi, ma sono direttrici strategiche, capaci di ridisegnare l'architettura della cooperazione regionale.

L'Italia crede fermamente in una diplomazia del realismo e della connessione, e con questi strumenti si costruiscono legami, si favorisce l'interdipendenza virtuosa e si crea lo spazio per il dialogo politico di cui abbiamo bisogno in questo momento. Non solo, pochi oggi in Aula hanno ricordato la crescente ostilità della popolazione di Gaza nei confronti di Hamas, espressa in manifestazioni coraggiose e nelle stesse parole del Presidente Abu Mazen, che ha esortato Hamas a deporre le armi e a trasformarsi in forza politica.

Si è preferito, purtroppo, attaccare il Governo e attaccare la Premier Meloni, che sostiene con determinazione, invece, ogni iniziativa volta a indebolire Hamas e a rafforzare e sostenere le componenti moderate del mondo arabo. Signor Presidente, Fratelli d'Italia voterà convintamente a favore della mozione di maggioranza, che incarna l'equilibrio necessario tra fermezza, responsabilità e visione strategica. Voteremo contro tutte le proposte che indebolirebbero la posizione dell'Italia, comprometterebbero il negoziato e soprattutto danneggerebbero quelle forze palestinesi che lavorano per la pace.

L'Italia, sotto la guida del Governo Meloni, continuerà a fare la propria parte con determinazione, umanità e senso dello Stato, perché solo attraverso il dialogo e il realismo si costruisce la pace. E, concludo Presidente, solo con strumenti strutturali e con una cornice multilaterale si possono trasformare le dichiarazioni di principio in architetture durature di sicurezza e prosperità condivise per tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bonelli, Conte, Schlein e altri n. 1-00432 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Passiamo alla votazione della mozione Boschi e altri n. 1-00441.

Avverto che i presentatori non hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo sul 4° capoverso del dispositivo e, pertanto, su tale capoverso il parere deve intendersi contrario.

Avverto, altresì, che i medesimi presentatori hanno avanzato richiesta di votazione per parti separate, nel senso di votare le parti su cui il parere del Governo è favorevole distintamente da quelle su cui il parere del Governo è contrario.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 1°, 2°, 3°, 5° e 6° del dispositivo della mozione Boschi e altri n 1-00441, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa e sul 4° capoverso del dispositivo della mozione Boschi e altri n 1-00441, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Orsini, Calovini, Formentini, Carfagna e altri n. 1-00442, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Richetti e altri n. 1-00443, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Commemorazione dell'onorevole Giuseppe Basini.

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse, procediamo ora alla commemorazione di Giuseppe Basini, deputato nella XVIII legislatura, inizialmente prevista per le ore 13,30 (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea).

Colleghe e colleghi, lo scorso 9 maggio si è spento, all'età di 78 anni, Giuseppe Basini, senatore nella XIII legislatura e deputato nella XVIII.

Nato a Reggio Emilia il 10 febbraio 1947, si laureò in fisica nucleare all'università di Roma, per poi dedicarsi con grande impegno a un'attività di ricerca molto feconda, che lo portò a conseguire importanti risultati scientifici, riconosciuti anche a livello internazionale, grazie alle oltre 300 pubblicazioni al suo attivo.

Particolarmente significative furono le esperienze maturate nel campo della fisica subnucleare, l'astrofisica, la cosmologia, cui Basini seppe affiancare una costante attività didattica nell'ambito di corsi di fisica sperimentale presso diverse università, fino a essere invitato, nel 2010, ad assumere una posizione accademica presso il Centro europeo di ricerche nucleari di Ginevra.

Nell'impegno civile e nelle istituzioni ebbe modo di occuparsi anche di energia, riconversione industriale, ecologia, spazio e telecomunicazioni, nonché dello studio delle ricadute economiche, sociali ed ambientali della ricerca scientifica.

Una traccia significativa del suo orientamento in materia possiamo già trovarla nel suo libro La ragione e il cammino incantato, esplicitamente dedicato alla poesia, alla storia e alle frontiere della fisica, collocato a metà strada tra divulgazione ed epistemologia e con un approccio molto attuale, tenuto conto che oggi condividiamo tutti la speranza che l'essere umano possa mantenere la piena centralità nell'ambito dei tumultuosi progressi della tecnologia e della scienza.

Giornalista, iscritto all'albo dei pubblicisti, è stato anche opinionista di numerosi quotidiani, collaborando tra gli altri con il Secolo d'Italia.

Attivo in politica fin dal periodo universitario, Giuseppe Basini ha militato nella Gioventù liberale italiana e poi nel Partito Liberale Italiano, per prendere poi parte alla fondazione di Alleanza Nazionale. Nell'ambito di questo raggruppamento politico, fu dapprima candidato alle elezioni europee del 1994, per poi essere eletto - nel 1996 - al Senato, ramo del Parlamento nel quale fu componente delle Commissioni affari esteri e istruzione. Risale a questo periodo la sua monografia De Libertate, con prefazione del presidente Berlusconi, sui modelli statuali, la ricerca e lo sviluppo futuro.

Nell'ambito del suo partito, fu membro dell'ufficio politico e della direzione nazionale, riconoscendosi nelle posizioni della corrente Destra e Libertà. Nel 2001, a causa di divergenze sulla linea politica, si dimise per fondare il movimento politico Destra Liberale Italiana, destinato a confluire, qualche anno dopo, nel nuovo Partito Liberale Italiano, del cui consiglio nazionale assunse la presidenza.

Nel quindicennio che intercorse tra le sue due esperienze parlamentari, Giuseppe Basini riprese attivamente l'attività di ricerca, occupandosi in particolare di satelliti artificiali, evoluzione delle telecomunicazioni ed energia. Nel 2018 venne rieletto in Parlamento, questa volta alla Camera, come esponente del Partito Liberale Italiano nelle liste della Lega, movimento politico di cui condivise la svolta nazionale, approvata in occasione del congresso del 21 maggio 2017. Nella XVIII legislatura fu quindi componente della Commissione cultura e fondò l'associazione Destra Liberale Italiana.

Con la scomparsa di Giuseppe Basini viene a mancare non soltanto un uomo di grande cultura e rara intelligenza, ma soprattutto uno scienziato impegnato nei principali laboratori di ricerca di tutto il mondo. Un uomo per bene, in grado di ricoprire molti ruoli e capace di affiancare alla sua riconosciuta competenza un'attività politica coerente e feconda al servizio delle istituzioni. Un uomo dotato di grande sensibilità, riservato, ma sempre prodigo di consigli e attenzioni; il suo pensiero - mai statico - nel suo dinamismo silenzioso lo faceva percepire come persona atipica, speciale. Un sorriso, un gesto gentile, imbarazzato e un altro tuffo nel suo iperuranio, lo spazio al di là delle sfere celesti, che già sembrava abitare con il suo sterminato sapere.

Invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Salvatore Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Oggi mi onoro, grazie anche al gruppo di Fratelli d'Italia che me lo permette, di ricordare un luminare della storia italiana, un vero liberale in questo Parlamento, ma - mi permetta - anche dal punto di vista personale un amico e una cara persona, una persona simpatica, una persona buona e una persona che nella scorsa legislatura e chi era componente di questo Parlamento se lo ricorda - era sempre presente lì, nella prima fila dei banchi della Lega e che correva anche per non mancare mai a una votazione. Nelle pause dei lavori era, invece, nel giardino, raccontando aneddoti della Prima Repubblica. Lui era nato nella rossa Reggio Emilia, lui anticomunista e, quindi, autentico liberale, che poi vi ha militato e cercava - anche nei suoi scritti e nelle immancabili e-mail che sono proseguite anche dopo la fine della scorsa legislatura - di raccordare e dare consigli su come costruire un centrodestra unito, che rappresentasse veramente un argine a quello che lui diceva essere il mondo del progressismo-comunismo. Raccontava le sue baruffe giovanili, lo studio e poi - ripeto - manteneva quello spirito liberale, perché anche quando c'erano i lavori del Governo tecnico e quando c'erano gli equilibri da mantenere tra le forze politiche, il terrore o il divertimento saliva quando lui alzava la mano e doveva intervenire sempre per attaccare quel fronte della sinistra, ma lo faceva sempre con un'intelligenza, una preparazione e una cultura a cui non potevi rimproverare niente, perché lo faceva sempre con uno spirito costruttivo e uno spirito - ripeto - autentico liberale, che veramente ci ha permesso a tutti - e penso a tutti i colleghi - di volergli bene e rappresentarlo come una persona di cui, quando abbiamo saputo la notizia, abbiamo sentito la grande perdita, una grande perdita politica e una grande perdita personale - ripeto - perché ci mancherà quel sorriso, ci mancheranno le sue e-mail e ci mancheranno tutti quei consigli immancabili quando parlava della fondazione di AN e dei dissidi con Gianfranco Fini, anche nell'epoca di Alleanza Nazionale. Era un'anima che non perdeva mai occasione, comunque, di dare il suo contributo immancabile.

Quindi, alla moglie Simonetta, ai figli, ma anche a tutti i suoi amici e a tutti i colleghi che gli hanno voluto bene e che hanno apprezzato la sua presenza e soprattutto le sue parole, ci stringiamo veramente con grande affetto e dolore. Sarà indimenticabile la sua persona (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Federico Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Come lei ha ricordato, il collega Giuseppe Basini era stato senatore nella XIII legislatura, nelle file del gruppo di Alleanza Nazionale - una legislatura che trascorse all'opposizione - e poi deputato - lo ricordiamo tutti - nella scorsa legislatura, nel gruppo della Lega.

Credo che vada sottolineato con forza il suo grande curriculum scientifico, un fisico nucleare di rilevanza internazionale, che, devo dire, non faceva assolutamente pesare. La rilettura di questo curriculum dà un elemento di grande statura scientifica, che, come dicevo prima, lui non faceva pesare nei suoi interventi.

È stato espressione della cultura liberale e, come lui amava dire, della cultura liberale di destra, della destra liberale, è stato anche monarchico; una cultura che aveva radici profonde nella storia del nostro Paese, che affondava le radici nel liberalismo dopo l'Unità d'Italia e che affrontò anche il passaggio del secolo. Era sostenitore di una cultura liberale di destra fondata sull'idea di una società aperta e anche sull'idea di uno Stato minimo, cioè il minimo intervento possibile nello Stato.

È evidente che le nostre idee, le idee di questa parte, erano differenti dalle sue. Avevamo avuto modo più volte di confrontarci, anche in quest'Aula, ed io vorrei ricordare proprio questo: il suo garbo, la sua coerenza, la sua disponibilità al confronto sulle posizioni. Ed è un richiamo, nel momento in cui si fanno le commemorazioni, e anche un modo per indicare comportamenti per il futuro, e questo sarebbe auspicabile, lo dico a tutti, cioè ritrovare anche il gusto del confronto, non semplicemente della contrapposizione numerica, ovviamente rimanendo poi, magari, alla fine, ognuno sulle proprie posizioni, ma con la capacità anche di arricchirsi, di avere un confronto, di ascoltare. Ecco, ascolto, confronto, e va sottolineata anche - lo devo dire in questa sede - una coerenza di fondo che gli va riconosciuta.

Quindi, da posizioni differenti, dall'altra parte dell'emiciclo, oggi, non resta che ricordare una persona con questo garbo, con questo modo di affrontare le questioni, che - adesso, forse, lo capisco di più, dopo aver approfondito anche il suo curriculum - partiva proprio dalle sue fondamenta scientifiche. Quindi, alla moglie Simonetta, e ai figli Giuseppe e Giovanni, va la partecipazione del nostro gruppo al loro lutto, che va esteso a quello della sua famiglia politica (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Cavandoli. Ne ha facoltà.

LAURA CAVANDOLI (LEGA). Grazie, Presidente. Si è spento lo scorso 9 maggio, all'età di 78 anni, Giuseppe Basini, fisico prestato alla politica, ma anche un politico prestato alla fisica. Era membro del gruppo della Lega, qui, alla Camera dei deputati, durante la scorsa legislatura, ed è una perdita che ci ha lasciato attoniti, l'hanno detto anche i miei colleghi, prima.

Lui era figlio della mia terra d'Emilia, nato a Reggio Emilia, discendente della famiglia dei Basini di Scandiano, e ancora, a Scandiano, trascorreva il ritiro estivo, per lui rigenerante, ma anche in conciliazione con le sue origini. Ha vissuto per lo più a Roma, è stato astrofisico e fisico nucleare di rilevanza internazionale. Recentemente, quando è scomparso, era membro del consiglio di amministrazione dell'Agenzia spaziale italiana. In passato, fu componente della Commissione sostituzioni materiali della Comunità economica europea, dedicandosi allo studio della possibilità economica di sostituzione dei materiali rari o in via di esaurimento.

Questo è un po' quello che stiamo tutti dicendo: la sua modernità, la sua presenza, la sua forza, non solo scientifica, nell'individuare quelle che sarebbero state, nel futuro, le richieste della società. Oltre le 300 pubblicazioni scientifiche, si sono aggiunte due monografie di taglio sia scientifico, ma anche sociopolitico: “La ragione e il cammino incantato” e il trattato di politica liberale “De libertate”. Ed infatti, la sua visione politica è sempre stata quella di un convinto liberale.

Nella scorsa legislatura fu eletto con noi nella Camera dei deputati come liberale indipendente. Un'adesione che lui fece al progetto politico di Matteo Salvini - e lui stesso lo ha dichiarato - proprio per la svolta impressa alla Lega dal nostro segretario federale, che ha reso la Lega un movimento a vocazione nazionale, ma con idee aperte al mondo liberale.

Ricordo diversi suoi scritti, saggi e articoli, in cui rivendicava come il centrodestra in Italia - e un po' in tutto l'Occidente - avesse saputo fare suoi i valori liberali, mentre ironizzava sulle sinistre, che, da una parte, si descrivono come protettrici della libertà, ma, al contempo, chiedono sempre più regole, sempre più divieti, chiedono una tassazione presuntiva, controlli per limitare il diritto alla proprietà privata e l'esercizio della libertà di impresa, per imbrigliare l'iniziativa privata con mille nuovi lacci e lacciuoli che strozzano l'economia.

Da fisico e da politico fu convinto sostenitore di un serio ricorso al nucleare per l'approvvigionamento energetico. Contrastò con forza le limitazioni all'utilizzo del contante - e ricordo la battaglia che abbiamo condotto nella scorsa legislatura con tutto il gruppo della Lega -, lottò per far riprendere, appunto con l'utilizzo del contante, i consumi e permetterci - cito le sue parole - “di competere maggiormente con i Paesi che non hanno affatto tale regola assurda”. Sostenne la necessità di sburocratizzare l'attività delle imprese per disboscare la foresta di leggi e regolamenti, e consentire la crescita delle piccole e medie aziende - e cito le sue parole - “strozzate da un mare di stupidi adempimenti burocratici e da continue necessità di lentissime autorizzazioni, da un preventivo e pignolesco controllo fiscale, da un mercato del lavoro ingessato”. Ebbe parole forti anche contro l'abuso della carcerazione preventiva.

Insomma, perdiamo una persona gentile, una persona che, nel nostro gruppo, ha fatto interventi, anche politici, difficili, in un momento - mi ricordo bene in quello della pandemia - non particolarmente facile. Era un grande scienziato, un uomo di ricerca, ma anche un politico innamorato della libertà, un analista attento, dall'intelligenza acuta, dalla vis polemica vivace e puntuale.

Ai familiari, alla moglie, ai figli e ai cugini Francesco, Giovanni e Silvia, le condoglianze mie e da parte di tutto il gruppo della Lega (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Marrocco. Ne ha facoltà.

PATRIZIA MARROCCO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Ricordare l'onorevole Giuseppe Basini significa ricordare un uomo che ha vissuto con rigore e passione i valori del liberismo autentico: la libertà come responsabilità, il pensiero come dovere civico, la dignità dell'individuo come fondamento di ogni convivenza civile. Era un liberale vero, non per convenienza ma per convinzione profonda, e ha mantenuto questa coerenza in ogni ruolo della sua vita.

È stato senatore e parlamentare della Repubblica, servendo con sobrietà, con eleganza e con rara onestà intellettuale, ma, prima ancora e sempre, è stato un gentiluomo, di quelli che non alzano la voce ma che si fanno ascoltare, che non cercano l'applauso, ma il senso. La sua ironia, mai amara, era la cifra di un'intelligenza affilata e profondamente umana.

Fisico e astrofisico di livello internazionale, ha saputo tenere insieme la scienza e la politica, la ricerca e il servizio pubblico. Per lui il sapere non era mai superato dalla coscienza. Non ha mai ceduto alla tentazione della semplificazione, ma ha cercato sempre la verità, anche quando era scomoda, anche quando era solitaria. Ha portato nella vita pubblica il metodo e la disciplina del ricercatore, il rigore del pensiero critico, la passione per ciò che illumina.

Giuseppe Basini ci lascia un esempio raro, quello di un uomo colto, libero e integro. In un tempo che troppo spesso premia il rumore, lui ha scelto la profondità. In una società incline all'apparenza, lui ha incarnato la sostanza. E questo suo stile, questo suo modo di essere, resta oggi il dono più grande. Un'eredità morale, che ci impegna tutti a pensare con la nostra testa, a scegliere con coscienza e a servire con dignità. Un modo fatto di misura, di ascolto e di intelligenza gentile, il suo amore per la libertà e per la verità. Grazie, Giuseppe. La tua voce resta discreta e luminosa, tra le più autentiche della nostra storia civile (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Io ho conosciuto Giuseppe Basini la scorsa legislatura, purtroppo per il viziaccio che abbiamo - che condividevamo - di fumare una sigaretta. E ricordo la prima volta, era estate, faceva caldissimo fuori, e l'unica persona che era fuori durante una pausa, in quella mattina, era proprio Basini.

E le prime parole che mi rivolse furono: “Però noi fumatori abbiamo una grande fortuna: che per cinque minuti possiamo astenerci dall'ascoltare tutto quello che accade qui dentro”. E da lì iniziò questo rapporto, dove potrei citare mille aneddoti che ha raccontato; era un piacere fare quella pausa caffè e sapere di avere accanto una persona con la quale chiaramente condividevo poco però, anche su questo, come fai a condividere poco di una persona che si definiva monarchico-anarchico? Era difficile anche capire, perché era proprio indipendente nel vero senso della parola.

Io ricordo diverse volte che si alzava dal primo scranno in cui era seduto e veniva di qua a fare dei complimenti quando ascoltava degli interventi che gli piacevano, al di là degli schieramenti politici. E proprio per questo ricordo una frase, nei vari movimenti che c'erano stati la scorsa legislatura, molto particolare a livello politico. Una volta, in una di queste pause, disse: “Non riconosco più la linea del fronte”; e citò il film Tutti a casa di Comencini, con Alberto Sordi che non sapeva nulla di quello che stava accadendo l'8 settembre. Sente, vede gli americani, chiama il comando e dice: “i tedeschi si sono alleati con gli americani” perché non capiva niente, bombardavano addosso e non capiva cosa stava succedendo. E lui diceva: “È proprio così, non capisco più la linea del fronte”. E poi: “Ma soprattutto Alberto Sordi va nel tunnel, accompagnando il suo reparto verso casa e appena arrivano dentro il tunnel Alberto Sordi si gira e non vede più nessuno”, perché sono rimasti tutti dentro al tunnel.

Quindi, veramente tantissimi aneddoti, anche delle riflessioni politiche. Io ricordo un discorso che si fece sul tema dei diritti e lui, con una delle sue battute fulminanti, che però ti apriva davvero la testa, diceva: “C'è un problema: che la destra non capisce la psicologia e la sinistra non capisce la biologia”. E di fronte a questa frase si apre un mondo e riusciva davvero a sintetizzarlo con grande ironia, con grande cultura e con grande intelligenza.

Io mi onoro davvero di essere stato appellato da lui tante volte come “amico mio”. In una delle ultime telefonate - stava ascoltando Radio Radicale una mattina; stava ascoltando tutti i nostri interventi in questa legislatura - uno degli ultimi suggerimenti fu: “Devi vedere il cortometraggio che io ho girato sui viaggi nel tempo”, perché Giuseppe Basini ha anche partecipato alla Mostra internazionale di Venezia con un cortometraggio, che lui ha interpretato, che parlava dei viaggi nel tempo.

Quindi, è stato un grande onore poterlo conoscere. Tutta la nostra vicinanza come MoVimento 5 Stelle va alla sua figura e alla sua famiglia (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Calogero Pisano. Ne ha facoltà.

CALOGERO PISANO (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Con profondo rispetto desidero oggi ricordare l'onorevole Giuseppe Basini, scomparso il 9 maggio scorso. Giuseppe Basini è stato un uomo delle istituzioni, un parlamentare appassionato e un servitore dello Stato, capace di unire rigore scientifico e sensibilità politica. La sua formazione accademica in fisica e astrofisica, conseguita presso l'Università di Roma, ha rappresentato per tutta la sua vita pubblica una bussola, il metodo del ragionamento alla ricerca della verità e al di sopra della convenienza.

Eletto per la prima volta al Senato nel 1996, nella XIII legislatura, in Emilia-Romagna, ha attraversato diverse stagioni politiche, sempre nel solco di una destra nazionale che con lui ha trovato una voce riflessiva e istituzionale.

Dopo l'esperienza con Alleanza Nazionale, Basini ha proseguito il suo impegno parlamentare aderendo in anni più recenti alla Lega, con la quale è stato eletto alla Camera nel 2018. Nel corso del suo mandato ha fatto parte della Commissione esteri, della Commissione istruzione e della Commissione cultura, scienza e istruzione. Sono state queste le due principali aree d'impegno. Si è battuto per il rafforzamento del comparto difesa, per il sostegno dell'industria aerospaziale nazionale, per il riconoscimento del valore strategico della ricerca scientifica. Fu tra i promotori di interrogazioni e proposte volte a incrementare i fondi destinati a enti pubblici di ricerca e alle università tecniche, con particolare attenzione alla fuga dei cervelli e alla valorizzazione dei giovani ricercatori. Nel 2020, durante la pandemia, intervenne in più occasioni sul tema della tutela delle libertà costituzionali, sempre con toni misurati ma fermi, preoccupato della necessità di bilanciare le misure d'emergenza con i principi dello Stato di diritto.

Ma al di là dei singoli provvedimenti ciò che resta del suo passaggio in quest'Aula è l'approccio mai urlato, mai opportunista, ma sempre radicato nel rispetto delle istituzioni, del valore e del confronto. Giuseppe Basini è stato un parlamentare di cultura, di parola e di coerenza, un profilo raro in ogni tempo. Alla sua famiglia e ai suoi cari va il nostro pensiero più sentito (Applausi dei deputati dei gruppi Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare, Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Antonio D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Esprimiamo anche noi di Azione profondo cordoglio per la scomparsa di Giuseppe Basini, figura di spicco del panorama culturale e politico italiano, fisico di fama internazionale, senatore dal 1996 al 2001 e anche poi deputato in virtù delle elezioni politiche del 2018. Uomo di grande cultura, di formazione liberale, dopo la laurea in Fisica nucleare conseguita all'Università di Roma ha ricoperto incarichi di ricerca in vari Paesi, per molte istituzioni scientifiche, percorrendo i gradi della carriera accademica fino al rango di dirigente di ricerca dell'Istituto nazionale di fisica nucleare.

Nel marzo 2010 è stato invitato per la sua teoria Open quantum relativity ad assumere la posizione di guest professor presso il CERN di Ginevra. Ha inoltre ricoperto in qualità di esperto indicato dal Ministero degli esteri l'incarico di membro della Commissione sostituzione materiali della Comunità economica europea per lo studio della possibilità economica di sostituzione dei materiali rari o in via di esaurimento. Nel corso della sua carriera si contano circa 300 pubblicazioni scientifiche, essenzialmente su riviste specializzate.

La sua attività si è concentrata dapprima nel campo della fisica subnucleare sperimentale, con esperimenti al CERN e al DESY. Poi in seguito, in collaborazione con Salvatore Capozziello, la sua attività scientifica si è indirizzata nel settore della fisica teorica, segnatamente nel filone dei tentativi di unificazione tra teoria della relatività e meccanica quantistica.

Attivo nella politica giovanile fin dal periodo universitario, Basini ha militato nella Gioventù liberale italiana, poi nel Partito Liberale Italiano, poi prese parte alla fondazione di Alleanza Nazionale. Contribuì a fondare il movimento politico Destra Liberale Italiana, andato poi a confluire nel nuovo Partito Liberale Italiano.

Autore anche di due monografie interessanti, “La ragione e il cammino incantato” e “De Libertate”, che è stato anche già citato.

Presidente, resta a noi il ricordo di un uomo che si è speso per le istituzioni e che ha conferito ad esse grande autorevolezza, grazie alla sua abnegazione, alla sua sensibilità e alla sua sconfinata competenza e cultura. Porgiamo alla famiglia le nostre più sentite condoglianze (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Colleghi, oggi siamo qui riuniti per ricordare Giuseppe Basini, senatore dal 1996 al 2001 nella XIII legislatura e poi ancora deputato per la Lega dal 2018 al 2022 nella XVIII legislatura, ma soprattutto astrofisico di rilevanza internazionale. Uomo di scienza oltre che di istituzioni, Basini ha ricoperto numerosi incarichi di ricerca in tutto il mondo, nei maggiori laboratori, dal CERN di Ginevra alla NASA, dall'Istituto nazionale di fisica nucleare al più recentemente Consiglio nazionale dell'Agenzia spaziale italiana; un orgoglio per il nostro Paese e anche una persona importante per i nostri ragazzi, un esempio.

Io ho citato solo una minima parte, perché è evidente che per ricordare tutti i suoi studi e i suoi meriti professionali non basterebbero i pochi minuti che abbiamo a disposizione oggi; in questa sede però è nostro compito ricordarlo anche e soprattutto per il suo vissuto politico.

Io condivido le osservazioni che hanno fatto alcuni colleghi che, come me, hanno avuto l'onore e il piacere di incontrarlo, perché lui aveva un personalissimo stile, riservato, garbato e ha sempre portato in Parlamento il suo essere, anche il suo essere uomo di scienza e soprattutto un parlamentare che non faceva mai mancare la sua presenza, la sua riflessione nei lavori parlamentari con grande dedizione. Basini era un liberale nel senso autentico del termine. La sua esperienza politica iniziò come militante negli anni universitari nella Gioventù liberale italiana e poi nel Partito Liberale Italiano. Nel 1993 lasciò il partito in dissenso per la svolta a sinistra di Mario Segni e fu tra i fondatori di Alleanza Nazionale. Proprio per questo partito entrò per la prima volta in Parlamento nel 1996 come senatore.

La visione liberale per lui era faro e per questo lasciò Alleanza Nazionale nel 2001, dopo la svolta di Verona, per rifondare il Partito Liberale Italiano nel 2004 e, con altrettanto spirito critico, nel 2010, convinto che il centrodestra avesse tradito la sua ispirazione liberale, se ne distaccò. Tornerà ad essere candidato, come esponente del Partito Liberale Italiano, nelle liste della Lega per la Camera dei deputati nel 2018, quando, secondo lui, la Lega era definitivamente passata ad essere un partito nazionale e non più connotato geograficamente e ideologicamente solo al Nord. Era, quindi, un uomo molto libero e anche di forti convinzioni ideali. Un uomo di spiccata cultura e intelligenza. Giuseppe Basini è stato un uomo che, per tutta la vita, si è appassionato, nella stessa maniera, all'idea di libertà e alla volontà di diffondere il sapere attraverso la ricerca scientifica, tanto che mise addirittura in versi - è già stato ricordato, l'ha ricordato lei, Presidente - i misteri della fisica, per avvicinare le nuove generazioni a questa materia. Un uomo che ha dato un contributo prezioso al Paese sia nell'ambito scientifico che in questo Parlamento. Quindi, desidero rivolgere alla moglie e ai figli l'abbraccio più sentito da parte mia e da parte di tutto il gruppo di Italia Viva (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Antonio Caso. Ne ha facoltà.

ANTONIO CASO (M5S). Grazie, Presidente. Lo so, mi trovo di nuovo qui, per l'ennesima volta, a parlare dei Campi Flegrei, ma purtroppo ci siamo trovati nuovamente dinanzi a un comportamento assurdo e intollerabile del Ministro della Protezione civile Nello Musumeci. Perché, all'indomani delle nuove forti scosse della scorsa settimana, il Ministro Musumeci dichiara pubblicamente la necessità di attivare lo stato di emergenza per i Campi Flegrei, salvo poi, dopo 24 ore, fare marcia indietro in un'assurda intervista. Un'intervista assurda in cui il Ministro lascia intendere che si era lanciato nella dichiarazione di attivare lo stato di emergenza senza neanche confrontarsi con tutti i sindaci e, addirittura, senza neanche confrontarsi con il Dipartimento della Protezione civile. Un'intervista in cui il Ministro dice anche che aveva ricevuto lettere dal territorio in cui si chiedeva di non attivare lo stato di emergenza e poi aggiunge - ancora più assurdo - che non avrebbe mai dichiarato, neanche sotto tortura, gli autori di queste lettere. Ora, chiedo a voi, soprattutto ai colleghi di maggioranza: ma secondo voi è giusto, è corretto, è normale questo comportamento del Ministro Musumeci?

Potete immaginare, all'indomani delle sue dichiarazioni, cosa sia successo sul territorio, no? Caos e paura. Ovviamente, ci si chiedeva: ma allora, siamo o non siamo in uno stato di emergenza? Ma non andiamo in stato di emergenza, perché ci sono state queste lettere? Chi ha inviato queste lettere? Sono stati i sindaci? Insomma, si è avviata anche una caccia alle streghe sul territorio.

Forse, il Ministro Musumeci non comprende che, soprattutto in queste situazioni, ogni sua parola ha un peso, ogni sua singola affermazione ha conseguenze. Il Ministro non ha capito che, ancor più dei suoi altri colleghi, le sue azioni, ma anche le sue semplici dichiarazioni hanno una conseguenza diretta e immediata nella vita reale delle persone, sulla loro sicurezza e sulle attività produttive, che sono in forte difficoltà e che sono sull'orlo della chiusura, senza contare quelle che purtroppo già hanno chiuso bottega.

E allora, chiediamo, signor Presidente, che il Ministro venga qui, in questo Parlamento, a fare chiarezza e non a raccontarci, come ha fatto altre volte, il contenuto dei suoi miseri decreti, quelli li conosciamo forse anche meglio del Ministro stesso. Deve venire qui a dar conto delle sue affermazioni e del suo assurdo comportamento e a fare chiarezza. Deve venire qui in quest'Aula a chiarire che cosa è accaduto. Deve dar conto delle sue dichiarazioni sullo stato d'emergenza e sulla questione delle lettere. Deve portare rispetto a quest'Aula. Deve portare rispetto ai territori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Deve portare rispetto ai cittadini che, per l'ennesima volta, sta umiliando!

Io l'ho sempre ripetuto: come MoVimento 5 Stelle, ci siamo mossi fin dall'inizio in modo responsabile, chiaro e preciso, con proposte che sono maturate sul territorio, nei comitati dei cittadini che si sono creati per contrastare proprio questa azione assurda del Ministro Musumeci. Noi, Campi Flegrei, vogliamo rispetto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, il deputato Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. In effetti, potremmo dire che il Ministro Musumeci è un Ministro - mi scusi la parola - un po' bipolare, perché un giorno dice una cosa e un altro giorno ne dice un'altra. E mi sembra che, più del terremoto, sia questa sua vaghezza - o meglio - questa sua indeterminatezza nel dire un giorno una cosa e il giorno dopo negarla, a creare ulteriore ansia sui territori e addirittura un danno economico. E mi permetterà, Presidente, tramite la sua persona, di fare una richiesta al Premier Meloni. Abbiamo festeggiato tutti quanti l'occasione che viene data alla città di Napoli, grazie al lavoro del primo cittadino con il Governo, di ospitare l'America's Cup. L'America's Cup avrà la sede principale a Bagnoli, considerata, in questo momento, dal Ministro, fino a pochi giorni fa, un posto da cui fuggire. E allora, delle due l'una: o quel posto è sicuro o quel posto non è sicuro. Perché come facciamo a invitare tutti i turisti del mondo a venire a un evento di questo tipo ospitato in un'area che il Ministro vorrebbe evacuare?

Dobbiamo essere seri. Tra l'altro, vogliamo avere anche un'altra notizia chiara da parte del Ministro. Vogliamo sapere per quale ragione abbia annunciato che c'era l'emergenza per la seconda volta e ha detto che ha avuto alcune pressioni. Da chi? Vogliamo sapere i nomi. Stiamo parlando di Ministri, non stiamo al bar. Il Ministro ci deve dire da chi ha avuto eventuali pressioni. Davanti alla sicurezza dei cittadini non ci sono pressioni che tengano. Qui c'è solo una cosa da fare: essere seri. Il Ministro deve venire in Aula a spiegare chiaramente come stanno le cose. E se non l'ha capito o non se la sente, ci sta una scelta molto semplice che può fare: dimettersi (Applausi di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13,10, è ripresa alle 15.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie, il Ministro della Difesa, il Ministro delle Imprese e del made in Italy e il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Elementi in merito al disegno di legge recentemente approvato dal Consiglio dei ministri in materia di determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni, anche in relazione all'attuazione dell'autonomia differenziata - n. 3-01970)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Molinari ed altri n. 3-01970 (Vedi l'allegato A). La deputata Frassini, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di illustrarla.

REBECCA FRASSINI (LEGA). Grazie, Presidente. Ministro, nella riunione del 19 maggio 2025, su sua proposta, è stato approvato il disegno di legge in merito alla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni. Come sappiamo, la Corte costituzionale ha stabilito che l'attribuzione di maggiori funzioni alle regioni debba essere preceduta dalla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni; il Governo, quindi, ha lavorato in scia a questo e, grazie anche all'esito del Comitato tecnico-scientifico presieduto dal professor Sabino Cassese, si è andati, appunto, in questa direzione. Ma per capire la portata rivoluzionaria contenuta in questo provvedimento lasciatemi dire che, grazie al Ministro Calderoli e grazie a questo Governo, finalmente dopo 24 anni siamo a un punto di svolta vero sulla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni.

Concludo, Presidente, chiedendo, appunto, al signor Ministro se ci possa illustrare nel dettaglio quali sono i principali dettagli contenuti in questo provvedimento, proprio volto in prospettiva all'attuazione dell'autonomia che, come tutti noi ben sappiamo, avvicinerà lo Stato ai cittadini e, soprattutto, garantirà maggiore efficienza nei servizi pubblici.

PRESIDENTE. Il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per gli Affari regionali e le autonomie. Grazie, Presidente, e grazie agli interroganti perché mi danno l'occasione di affrontare un argomento che, secondo me, può rappresentare veramente una svolta storica del nostro Paese, per quello che è consentito in tre minuti.

Il disegno di legge delinea finalmente, a 24 anni dalla riforma del Titolo V, un percorso organico di determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che debbono essere garantiti su tutto il territorio nazionale. Esso intende rimediare al perdurante ritardo dello Stato più volte denunciato dalla Corte costituzionale e costituisce una tappa fondamentale ai fini anche dell'attuazione della specifica milestone PNRR sul completamento del federalismo fiscale.

Il nostro ordinamento ha finora conosciuto una determinazione non soltanto episodica, ma anche disomogenea dei LEP. A fronte di un quadro normativo estremamente frammentato, il disegno di legge completa il percorso già intrapreso da questo Governo, apportando i correttivi resi necessari dalla sentenza della Corte costituzionale n. 192 del 2024. A tal fine, nel confermare lo strumento della delega legislativa, esso impone al Governo di rispettare non solo principi e criteri direttivi di natura generale comuni a tutte le materie ma anche, come richiesto dalla Corte, principi e criteri direttivi specifici declinati in funzione delle peculiarità delle singole materie (stiamo parlando di ben 33 articoli e oltre 43 pagine di articolato). Esso, infatti, prevede che, prima ancora che siano determinati i LEP, siano identificate, nell'ambito delle funzioni svolte dallo Stato e dagli enti territoriali, le prestazioni concernenti i diritti civili e sociali cui i medesimi livelli essenziali si riferiscono.

Tale ricognizione fornirà finalmente al cittadino il quadro degli obblighi gravanti sui pubblici poteri nei suoi confronti, indipendentemente dal fatto che si tratti dello Stato o delle regioni, siano essi obblighi di dare, di fare o anche di astensione nell'ambito delle materie potenzialmente suscettibili di autonomia differenziata.

Definite le prestazioni, il legislatore delegato dovrà, poi, determinare i livelli essenziali da assicurare uniformemente su tutto il territorio nazionale e, contestualmente, definire costi e fabbisogni standard. Attraverso la fissazione dei LEP, la loro standardizzazione e il definitivo superamento del criterio della spesa storica, l'esercizio della delega contribuirà, quindi, alla riduzione dei divari territoriali e assicurerà - per usare le parole della Corte - “il necessario contrappeso della differenziazione”, cioè “una rete di protezione che salvaguarda condizioni di vita omogenee sul territorio nazionale”.

Esso, inoltre, costituirà un incentivo per una maggiore efficienza da parte di tutti gli enti territoriali e dello stesso Stato che, nel rispetto dei diritti dei cittadini, saranno chiamati a individuare le misure più idonee a migliorare l'efficacia e l'efficienza delle prestazioni erogate per garantire servizi di qualità ai cittadini e una gestione ottimale delle risorse disponibili.

PRESIDENTE. Il deputato Ottaviani, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare per due minuti.

NICOLA OTTAVIANI (LEGA). Sì, grazie, Ministro. Ancora una volta, siamo qui a tributarle la necessità di un riconoscimento - un riconoscimento di carattere istituzionale - perché quello che lei sta portando avanti evidenzia l'importanza della riforma del Titolo V della Costituzione che, però, rischiava di rimanere soltanto lettera morta. E allora piace ricordare che, alcune volte, la sinistra su questo argomento porta avanti il regime del doppio binario, ossia se le riforme vengono attuate dal centrodestra - e soprattutto della Lega - non sono riforme, mentre se vengono suggerite - come è avvenuto sul Titolo V, almeno inizialmente - da altre forze, allora sono riforme a tutti gli effetti. La riforma del Titolo V, del resto, parte dalla Bicamerale, che aveva come Presidente D'Alema (quindi, 1997), e si conclude nel 2001, ma quello è il percorso.

Voglio sottolineare, Ministro, che lei non sta facendo null'altro che dare attuazione ai principi che testé ha ricordato, ossia quegli stessi principi ribaditi all'interno della sentenza n. 192 del 2024 della Corte costituzionale, ossia la “rete di protezione” e “le condizioni di vita omogenee” su tutto il territorio nazionale. Siamo anche in linea - possiamo dire, a livello di parafrasi o di metafora - con quelli che sono i LEA. Quindi, la legge istitutiva dei LEA, per quanto riguarda i livelli essenziali di assistenza sanitaria, rappresenta che c'è la necessità di un intervento da parte dello Stato, solo che la differenza qual è? Che mentre sui LEA si interviene con DPCM, com'è avvenuto l'ultima volta nel 2017, lei ha avuto il valore e il coraggio di fare intervenire lo Stato con legge dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Chiarimenti in ordine al reperimento delle risorse finanziarie necessarie al raggiungimento del 2 per cento del rapporto tra spese per la difesa e prodotto interno lordo - n. 3-01961)

PRESIDENTE. Il deputato Marattin ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01961 (Vedi l'allegato A).

LUIGI MARATTIN (MISTO). Grazie, Presidente. Buon pomeriggio, signor Ministro. Signor Ministro, lei lo conosce il mago Oronzo? Se lo ricorda? Quel personaggio - penso che l'attore si chiamasse Raul Cremona della Gialappa's Band - che faceva succedere le cose con la sola imposizione delle mani. Allora, fino a qualche giorno fa sapevamo che per la difesa spendevamo 35 miliardi (l'l,5 del PIL), dal giorno alla notte ci avete detto che ne spendiamo 45 di miliardi (il famoso 2 per cento del PIL). Quindi, se lei ha il potere, signor Ministro, con la sola imposizione delle mani, di far comparire 10 miliardi, dopo ci facciamo una chiacchierata perché anche al Partito Liberaldemocratico, che è appena nato, farebbero comodo.

Però voglio sapere: avete riclassificato delle spese? Allora, se è così, eravamo già prima al 2 per cento che la NATO ci chiede, quindi per anni di cosa abbiamo discusso? Se invece non è così, voi non state aumentando le spese militari, ma state cambiando l'etichetta delle spese e io in questa interrogazione le chiedo di dirmi, per favore, esattamente quei 10 miliardi come sono saltati fuori, se da qualche operazione o se è passato il mago Oronzo al Ministero della Difesa.

PRESIDENTE. Il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

GUIDO CROSETTO, Ministro della Difesa. Grazie, onorevole Marattin. Purtroppo, con l'imposizione delle mani non sono in grado di fare null'altro che muovere un po' di aria.

Se potessi creare risorse avremmo risolto tutti i problemi, non solo quello del suo nuovo partito, anche quelli di tutti i capitoli di bilancio, non solo quelli della difesa, ma non è così.

La ringrazio di avermi concesso l'opportunità di tornare sul tema delle spese NATO e del 2 per cento, cioè la linea dell'impegno che l'Italia dal 2014, con tutti i Governi, si è sempre assunta.

Negli ultimi ottant'anni, come lei sa, abbiamo beneficiato della sicurezza garantita dall'ombrello NATO, grazie a capacità principalmente, e in alcuni settori esclusivamente, fornite dalle Forze armate americane. Più recentemente, ogni nazione in Europa ha dovuto prendere consapevolezza che gli Stati Uniti sposteranno la propria attenzione sull'Indo-Pacifico e, quindi, toccherà a noi prendere in carico la nostra difesa e la nostra sicurezza.

Di conseguenza, i piani della NATO per la difesa europea resteranno sguarniti e noi dovremo compensare, facendoci carico di ripianare le capacità che mancheranno, possono mancare, nei prossimi anni. In quest'ottica, la NATO in Europa si sta riorganizzando e al prossimo vertice de L'Aia, a fine giugno, sarà formalizzato un nuovo livello di contribuzione. Ci aspettiamo un valore tra il 3,5 e il 5, inclusivo dei criteri di computo, tesi a considerare olisticamente - come molte nazioni già fanno - tutti i contributi alla difesa in senso lato di un Paese: quelli per le capacità operative, quelli per le comunicazioni, per lo spazio, per aumentare la resilienza delle infrastrutture critiche, migliorare la mobilità militare, per fare soltanto qualche esempio.

Il target del 2 per cento del PIL, insieme al 20 per cento delle spese di investimento per l'Italia, sono quindi il primo riferimento per assicurare alla NATO in Europa un punto di partenza, conseguito coerentemente con quanto sopra, proseguendo con un focus più militare per forze e ambiti che, fino ad oggi, ne avevano relativamente di meno. Mi riferisco, ad esempio, allo spazio extra-atmosferico, che è divenuto sempre più un dominio di operazioni in virtù delle crescenti e continue minacce che gravano sulle attività e sui servizi spaziali, come sa benissimo il collega Urso, che è seduto di fianco a me. Lo stesso vale per le sinergie con la Guardia di finanza e le Capitanerie di porto, che dovremo necessariamente valorizzare in termini di difesa e sicurezza, al pari degli ulteriori sforzi che abbiamo pianificato e chiesto, ad esempio, da questo punto di vista, ai Carabinieri.

Come già detto, questo non basterà, può bastare per raggiungere il 2 per cento, non basterà per quello che dovremo fare. Già al vertice de L'Aia, a fine giugno, gli alleati europei e il Canada si dovranno esprimere su come contrastare efficacemente insieme la preoccupante evoluzione delle minacce globali. Questo nei limiti del poco tempo che era a mia disposizione oggi. I dettagli del computo del bilancio in chiave NATO saranno ovviamente sottoposti all'attenzione del Parlamento, in occasione della presentazione del Documento programmatico pluriennale del 2025, come lei sa.

PRESIDENTE. Il deputato Marattin ha facoltà di replicare.

LUIGI MARATTIN (MISTO). Grazie, Presidente. Mi pare di aver capito che non abbiamo aumentato le spese militari, lo dico ai colleghi che se ne sono sempre preoccupati. Non le abbiamo aumentate, abbiamo semplicemente riclassificato delle cose che prima avevano un'altra etichetta in spese militari, secondo una classificazione olistica che valeva anche prima. Quindi noi, da anni, stiamo parlando di questo 2 per cento che la NATO si chiede e ci eravamo praticamente già. Già qui le cose non mi tornano un granché, però io voglio andare oltre.

Signor Ministro, il primo minuto della sua risposta io lo condivido integralmente. Cioè, la difesa e la sicurezza sono un bene pubblico. Il bene pubblico non vuol dire gratis, vuol dire che deve essere offerto dallo Stato. A noi, per ottant'anni, è stato offerto dagli Stati Uniti d'America, lo consumavamo senza pagarlo. Ora le condizioni sono tali per cui ce lo dobbiamo fornire da soli. Il bene pubblico difesa lo può fare solo lo Stato, non lo può fare nessun altro. Quindi, noi la sosterremo sempre in quest'opera di incremento delle spese che, mi pare di capire, però, non c'è ancora stato.

Solo una cosa, signor Ministro, visto che ha citato il suo collega seduto a fianco, ma anche tutti gli altri. Noi liberaldemocratici abbiamo un difetto, pensiamo che lo Stato debba fare poche cose, ma in maniera eccellente - la giustizia, la scuola, la difesa, le leggi, l'ordine pubblico -, prima di entrare in altri settori dell'economia. L'Istat ieri ci ha detto che le imprese pubbliche nel settore industria e servizi sono cresciute. Ma che ci fa il settore pubblico nell'industria e servizi? Che ci fa il settore pubblico in settori di economia di mercato? Che ci fa un fondo da 1 miliardo di euro per entrare nel capitale privato delle imprese? Prima di fare entrare lo Stato - che in Italia è stato molto spesso il problema, più di quanto non sia stato la soluzione - in ambiti che non gli competono, facciamo non bene, ma in modo eccellente i compiti che lo Stato deve fare in una moderna economia di mercato, fra cui la difesa, perché la difesa non la potrà fare mai nessun altro.

Però, signor Ministro, mentre le confermo su questo il nostro supporto, le confermo che ogni volta che il Governo farà entrare lo Stato laddove non gli compete - succede da destra, succede da sinistra, questo è un Paese funziona così -, avrà in noi del Partito Liberaldemocratico qualcuno che dirà: torniamo allo Stato che fa poche cose, ma che ci invidia il mondo per come le facciamo (Applausi di deputati del gruppo Misto).

(Intendimenti del Governo in merito all'incremento dell'obiettivo del 2 per cento del rapporto tra spese per la difesa e prodotto interno lordo, a fronte della situazione in campo economico, sanitario e ambientale - n. 3-01962)

PRESIDENTE. Il deputato Francesco Silvestri ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01962 (Vedi l'allegato A).

FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Grazie, Presidente. Proviamo a prenderla da un altro punto di vista. Ministro, lei sa che i principali produttori di armi sono società quotate sui mercati finanziari, lo sa benissimo, li conosce. Come sa benissimo che anche solo l'annuncio di un aumento di spesa militare o di invio di armi genera speculazioni: i titoli si impennano, gli analisti aggiornano le stime al rialzo, i fondi di investimento comprano e le azioni crescono. È questo il giochino con cui i grandi fondi di speculazione, le banche di affari guadagnano miliardi di euro speculando solamente con la scommessa, figuriamoci facendolo.

Allora, la prima domanda è questa: ma lei vuole veramente alzare, arrivare fino al 3 per cento o al 5 per cento, così come ci chiedono? Perché, vede, lei vuole impiegare almeno 30 miliardi delle tasse degli italiani in armi. Bene, intorno a questi 30 miliardi stanno galoppando i fondi speculativi, le industrie belliche, gli uomini di affari. Lei sta foraggiando un sistema che non produce sicurezza, ma produce profitti. Allora la domanda è: profitti per chi? Non di certo per gli italiani che lei, maldestramente, vuole governare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha facoltà di rispondere.

GUIDO CROSETTO, Ministro della Difesa. Grazie, Presidente. Penso ci sia un limite anche ai toni che si usano nelle interrogazioni. Io? Io non decido nulla. Io sono il Ministro della Difesa. Il bilancio del Ministero della Difesa viene deciso dal Parlamento, viene approvato nella manovra finanziaria e, quando c'è la disponibilità, il Ministero della Difesa - un'organizzazione con oltre 300.000 persone - gestisce le risorse che lo Stato e il Parlamento gli mettono a disposizione.

Io deciderei di arrivare al 3,5 o al 5 per cento? Mai, perché non è una decisione che spetta al Ministro della Difesa e non è una decisione che prende l'Italia. È una cosa che verrà proposta, probabilmente - cosa che leggiamo sui giornali, perché non siamo noi a farla - dal Segretario generale della NATO, Rutte, al 3,5 per cento, o dagli Stati Uniti, membro autorevole della NATO, al 5 per cento e in cui, alla fine di giugno, quando vi sarà quel consesso, il Governo italiano - presente con la Premier, il Ministro degli Affari esteri e il Ministro della Difesa -, come tutti i Governi precedentemente, si esprimerà, discuterà e dirà le sue idee. Lì la NATO prenderà una decisione, non il Governo italiano né, tantomeno, il povero Ministro della Difesa, che non è neanche membro del Parlamento e, quindi, non vota neanche il bilancio che, poi, dovrà usare quando è Ministro. Quindi, se poniamo le interrogazioni, almeno poniamole con rispetto istituzionale, rimanendo all'interno dei canoni della verità.

Ciò detto, non so quale sarà la scelta della NATO e del Governo, lo vedremo a fine giugno. Il tema è posto, è su tutti i giornali, viene posto da Paesi alleati che fanno parte della NATO, io però ricordo che i Governi precedenti - che adesso sono contro il 2 per cento - non si opposero al 2 per cento. Il leader del suo partito, Giuseppe Conte, accettò il 2 per cento su cui oggi voi siete contrari, lo accettò con due Governi diversi. Ci sono degli ordini del giorno, che hanno come firmatario il gruppo del MoVimento 5 Stelle, sul 2 per cento, votato da tutta la Camera. Un'indicazione del Parlamento al Governo votata anche dai 5 Stelle, che indicava al Governo di dover raggiungere il 2 per cento; non a questo Governo, a quello precedente. Per cui, il Ministro della Difesa prende ordini dal Parlamento, usa il bilancio e le risorse che il Parlamento mette a disposizione e si adegua agli ordini del giorno quando vengono approvati dalla maggioranza. Questo abbiamo sempre fatto. Per questo io dico: non posso rispondere alla sua domanda, perché risponderà la NATO, risponderà un consesso internazionale, si risponderà alla fine di giugno.

Leggo come lei ciò che viene proposto sui giornali. Prenderemo atto di quella che sarà la decisione della NATO e poi quello che penserà il Parlamento in base alla decisione della NATO, perché se anche la NATO deciderà il 3,5 per cento o il 5, ma il Parlamento metterà a disposizione il 2 per cento, il Governo userà il 2, perché negli anni precedenti la NATO aveva deciso il 2 e il Parlamento aveva messo a disposizione l'1,40, l'1,30, l'1,60, e il Governo ha usato quello che il Parlamento metteva a disposizione, perché siamo una Repubblica parlamentare e il bilancio viene discusso in quest'Aula e votato in quest'Aula, per cui io prenderò atto di ciò che deciderà la NATO e di quello che conseguentemente deciderà il Parlamento. Questa è l'unica risposta seria che posso darle, basata sulla Costituzione italiana e sulle regole che governano una vita democratica (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Il deputato Riccardo Ricciardi, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie. Se questo è il coraggio dell'uomo che ci deve guidare nella prossima guerra ventura, che dipingete nei confronti di non si sa chi, stiamo messi molto, molto male (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché il coraggio di un Ministro della Difesa, che neanche si prende una mezza responsabilità di quello che sta accadendo, ci fa pensare molto male.

Forse, però, lei era cosciente quando, come riportano organi di stampa, si occupava assolutamente, invece, di industria delle armi, come quando da lobbista guadagnava 619.000 euro da Leonardo, oppure come quando guadagnava 140.000 euro presiedendo Orizzonte navali, 1,8 milioni di euro di consulenze che lei ha ricevuto tra il 2018 e il 2021 per quel settore che oggi presiede e a cui lei oggi chiede delle commesse. Lì era responsabile e solo in un Paese dei balocchi mettiamo un lobbista al Ministero della Difesa, investendo tutto il nostro denaro su cosa? Sulle armi. Lì forse era sua la responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Il deputato Comba: “È vietato lavorare in questo Paese?”).

E chi ci guadagna? Ci guadagnano i grandi Fondi di investimento americani come BlackRock, che era presieduto da chi? Se lo ricorda? Dall'attuale Cancelliere Merz, casualmente. E BlackRock ci parla coi russi, perché, oltre ad averlo fatto entrare in Leonardo al 3 per cento grazie alla Meloni, che nel G7 incontra Larry Fink, il manager di BlackRock, il CEO di BlackRock, intanto, parla con Gazprom e tratta il gas russo. Nessuno può parlare con Putin, tranne questi grandi fondi di speculazione privata. Tagliando la sanità in questo Paese e tagliando la previdenza sociale, chiederemo agli italiani di stipulare assicurazioni private e fondi di previdenza privati e i nostri cittadini sovvenzioneranno le armi con le loro tasse e con i loro risparmi.

Se lei parla del 2 per cento del PIL, Ministro, noi mettevamo 1 miliardo sulla difesa, 8 miliardi sulla scuola e 12 miliardi sulla sanità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Si vergogni di fare questo paragone.

PRESIDENTE. Concluda.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Lei oggi arriverà a 45 miliardi quest'anno, che sono 4 volte i soldi che mettiamo nell'università e nella ricerca e 3 volte i soldi che mettiamo nei trasporti e nella tutela del lavoro. È questo quello che state facendo, ma non vi permetteremo di disegnare per i nostri figli un futuro di guerra e di armi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Intendimenti in ordine all'interruzione di ogni rapporto di cooperazione e accordo militare con Israele e la relativa industria bellica - n. 3-01963)

PRESIDENTE. Il deputato Grimaldi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01963 (Vedi l'allegato A).

MARCO GRIMALDI (AVS). Ministro Crosetto, come sa siamo tornati da Rafah, dalle porte di Gaza, anzi direi dalle porte dell'inferno. Mentre eravamo lì le bombe incessanti facevano tremare tutto e con noi, Ministro, rimanevano fuori, però, aiuti, acqua, cibo e medicinali. Le parliamo da testimoni, da testimoni di un genocidio a Gaza, ma le parlo anche da testimone di apartheid e occupazione in Cisgiordania. Eravamo lì, da Hebron a Jenin. A Jenin in queste ore l'IDF ha sparato a una delegazione di diplomatici. Fatemi dare la solidarietà, da tutto il Parlamento italiano, a loro e al nostro console Tutino (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).

Netanyahu ha detto, poche ore fa, che non bisogna arrivare alla carestia per non perdere il sostegno degli Stati Uniti. Dai valichi, da allora, sono entrati solo cinque TIR. Ministro, lei ha sostenuto che non abbiamo inviato nuove armi a Israele. Peccato che l'Italia continui a inviare ricambi e armi relative alle vecchie licenze.

PRESIDENTE. Concluda.

MARCO GRIMALDI (AVS). Peccato che, come ieri, il Governo continui a comprare tecnologia israeliana. La domanda è semplice: perché facciamo ancora affari con questo Stato? Perché Israele è un Paese amico? Lei si ritiene amico di questi criminali di guerra (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)?

PRESIDENTE. Il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha facoltà di rispondere.

GUIDO CROSETTO, Ministro della Difesa. Sì, io mi ritengo amico di Israele, come della Palestina e distinguo Israele dalle scelte del Governo attuale, che, come ho avuto modo di ribadire oggi, non condivido (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare e del deputato Marattin). L'ho detto chiaramente oggi.

Permettetemi di ribadire in premessa che il Governo rispetta con rigore la normativa nazionale e internazionale in materia di esportazione di armamenti, nello specifico la legge n. 185. Come già esposto dal collega Tajani, le caratteristiche dell'intervento israeliano su Gaza, in relazione al criminale assalto condotto da Hamas il 7 ottobre 2023 e l'estendersi dell'operazione militare nel Sud del Libano, hanno indotto il Governo italiano a sospendere la concessione di nuove autorizzazioni di esportazione ai sensi della legge n. 185. Abbiamo adottato un approccio cauto, equilibrato e particolarmente restrittivo.

Per quanto riguarda le vicende di esportazioni autorizzate prima dell'intervento israeliano, che presentavano residui non ancora completamente utilizzati, è stata effettuata una circostanziale valutazione caso per caso. Sia la citata posizione comune UE che il Trattato sul commercio delle armi stabiliscono che le decisioni sull'autorizzazione alle esportazioni vengono assunte sulla base di una precisa valutazione. I singoli materiali non devono poter essere utilizzati per commettere violazioni dei diritti umani, crimini internazionali o colpire la popolazione civile.

Relativamente alle importazioni, che è la sua domanda, la citata legge n. 185 chiarisce ulteriormente la posizione assunta dal Governo, poiché non prevede una valutazione di merito sulla provenienza dei materiali, ma la valutazione sul loro utilizzo finale, sull'impatto potenziale, sulla difesa e sulla sicurezza dell'Italia.

Il velivolo Gulfstream G550, già in dotazione dell'Aeronautica militare e che lei ha richiamato, è una piattaforma strategica per la difesa in ragione delle capacità, della versatilità e del favorevole rapporto costo-efficacia. Di recente si è concluso l'iter di approvazione parlamentare per l'implementazione della suite operativa “Multi-missione Multi-sensore” che ne amplia ulteriormente l'output operativo. Il programma in questione, inserito nel Documento programmatico pluriennale del 2024, prevede, in particolare, la realizzazione di tre versioni della citata suite, di cui solo una, che è denominata CAEW, particolarmente necessaria alla difesa, prevede componentistica di emissione israeliana.

Allo stato attuale, mentre procedono le attività relative alle altre versioni e alle altre suite, in attesa di ulteriori valutazioni risultano sospese le integrazioni dei mission system di cui sopra, quelle relative alla variante CAEW, proprio in ragione dell'origine israeliana della componentistica. Quindi, anche da questo punto di vista, pur non essendoci leggi che ci impedissero di farlo e pur essendo nella totale legalità da tutti i punti di vista della normativa internazionale perché parliamo di cose che servono alla difesa italiana, noi abbiamo bloccato questo tipo di importazioni per questo motivo, per una valutazione, visto ciò che stava succedendo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Grimaldi ha facoltà di replicare.

MARCO GRIMALDI (AVS). Ministro, le faccio notare che per essere amici della Palestina bisognerebbe riconoscere lo Stato di Palestina e oggi avete votato contro (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Ma lei ha sostenuto che l'Italia invia solo materiale che non può nuocere alla popolazione civile, cioè munizioni e pezzi di ricambio per sistemi d'arma forniti a un esercito impegnato in uno sterminio. Valuti lei.

Io ho visto con i miei occhi - con i miei occhi - un capannone pieno di nostro materiale, bloccato da più di un anno, con dentro ambulanze, stampelle, carrozzine, pentole. Sa perché Israele lo blocca? Perché potrebbero essere armi di Hamas, perché c'è ferro. La verità è che Israele vuole sterminare quel popolo, vuole il genocidio di quel popolo, e lei continua a vendere e comprare soprattutto tecnologia militare in questo momento? Il biglietto da visita dell'apartheid e dell'occupazione è diventato un modo giusto per dire che alla nostra difesa conviene comprare tutto questo. Noi siamo complici di tutto questo: glielo dico io e lo ridico in quest'Aula. Chi compra in questo momento da Israele mi fa schifo e lo dico perché noi le chiamiamo in un modo semplice le cose: come si chiama il disegno di deportazione verso Paesi terzi di chi vive ancora a Gaza? Per noi si chiama genocidio, si chiama pulizia etnica (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Come si chiama la prigionia di chi sta in Palestina, in Cisgiordania? Per noi è occupazione, è apartheid. Chi compie tutto questo è un Paese amico? Siamo amici dei criminali di guerra? In tutta Europa stanno facendo l'embargo; noi siamo gli unici che votiamo contro, che non vogliamo nemmeno rimettere in campo una discussione con Israele e che addirittura gli compriamo la tecnologia. Ho finito, Presidente. Noi ci sentiamo responsabili di tutto questo, ma non ci sentiamo complici. Il Governo italiano, come lei, è complice, è complice di genocidio ed è complice di pulizia etnica (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

(Iniziative per il rilancio della produzione siderurgica presso l'ex Ilva di Taranto, al fine di assicurare la competitività, la sostenibilità ambientale e la tutela dei livelli occupazionali - n. 3-01964)

PRESIDENTE. La deputata Gadda ha facoltà di illustrare l'interrogazione Boschi ed altri n. 3-01964 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Ministro Urso, negli istanti esatti in cui sto parlando, gli operai dell'Ilva di Taranto sono sulla statale di Taranto a protestare. Già ci sono state, in questi mesi, più di 2.000 persone cassintegrate, rischiano di diventare 4.000, e il recente incidente all'altoforno 1 rischia davvero di compromettere totalmente la produzione dell'acciaio in Italia.

Il presidente di Confindustria, Orsini, nell'assemblea di Varese, ha definito una pazzia l'ipotesi di abbandonare la produzione di acciaio in Italia. Noi, come gruppo di Italia Viva, le chiediamo se anche lei ha la stessa opinione e quali misure sta mettendo in campo per dare una risposta agli operai disperati, ma soprattutto al futuro industriale e produttivo del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Il Ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha facoltà di rispondere.

ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Il Governo ha dovuto commissariare AdI il 20 febbraio dello scorso anno, su richiesta di Invitalia, per il conclamato stato di insolvenza in cui versava l'azienda, come confermato anche dalle sentenze del tribunale di Milano. Tale scelta si è rivelata quanto mai corretta, urgente e necessaria, in quanto abbiamo constatato, all'atto del commissariamento, che lo stabilimento di Taranto si trovava in condizioni disastrose, che permaneva in attività solo l'Afo4 e che gli altri 2 altoforni erano stati spenti e non più riattivati.

Nulla era stato attuato, peraltro, per la riconversione in chiave green della produzione, nessun impegno era stato mantenuto. All'atto della presa in consegna dello stabilimento, il magazzino disponeva di materie prime per appena 4 giorni. Ciò ha fatto presumere, quindi, che da lì a poco sarebbe stato spento anche l'ultimo altoforno, con danni irreparabili sugli impianti collaterali che avrebbero pregiudicato del tutto l'attività siderurgica. In questo anno, il Governo, attraverso la gestione commissariale, ha finanziato la ripresa produttiva e la manutenzione degli impianti, e ha avviato la gara per l'individuazione del nuovo partner industriale, che, a oggi, è nella fase negoziale.

Stiamo negoziando con Baku Steel sulla base di una proposta progettuale che prevede finalmente la piena transizione green, con la realizzazione graduale di 3 forni elettrici. Purtroppo, l'incidente del 7 maggio all'Afo1 ha determinato il sequestro dell'impianto da parte della procura di Taranto, la quale, come è noto, ha impedito anche i tempestivi e necessari interventi di salvaguardia, compromettendo l'altoforno. Ciò incide significativamente sul piano industriale elaborato dai commissari e concordato con i sindacati, determinando un immediato dimezzamento della produzione prevista: un altoforno solo in produzione.

Si è appena concluso a Palazzo Chigi il tavolo di confronto con i sindacati, che abbiamo doverosamente subito convocato, a cui abbiamo prospettato quali possono essere le conseguenze sull'occupazione e sulla cassa integrazione. Il tavolo sarà nuovamente riunito lunedì, al Ministero del Lavoro. Resta, però, per noi fermo l'obiettivo che ci siamo posti un anno fa, ossia garantire la produzione siderurgica italiana, che riteniamo fondamentale per il nostro sistema industriale, tanto più a fronte dei nuovi assetti geopolitici, che devono convincerci che è assolutamente necessario garantire l'autonomia strategica sulla produzione siderurgica della nostra Europa.

Questo in un percorso di riconversione green con le nuove tecnologie. A tal fine ho già condiviso, la scorsa settimana, con il presidente della regione Puglia, l'esigenza di sottoscrivere al più presto un accordo di programma che preveda la piena decarbonizzazione del sito di Taranto, come stiamo già facendo con successo a Piombino e a Terni. Pensiamo di fare altrettanto, se c'è la dovuta collaborazione, anche e necessariamente a Taranto.

PRESIDENTE. La deputata Gadda, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Ministro Urso, noi l'abbiamo interrogata anche la scorsa settimana sulla situazione dei dazi e lei, ripetutamente, dà la stessa risposta. Pare non essere… a 3 anni di Governo, lei arriva qui e constata, constata delle situazioni, alzando le spalle, provando a rivolgersi al futuro per capire che cosa succederà. Lei ha fatto tante dichiarazioni in queste ore. Dice che è preoccupato, non rassegnato, richiama tutti al senso di responsabilità. Ma chi? Agli operai, che sono in questo momento disperati, voi che cosa state prospettando? Quali soluzioni ci sono, oltre alla cassa integrazione, di ricollocamento? Prepensionamenti?

Rispetto alla situazione dell'Ilva, noi non siamo arrivati a questo punto per caso. Voi avete delle responsabilità a 3 anni di Governo. Il processo di vendita o di svendita, se le situazioni sono queste, a che punto è? Lei non ha risposto, rispondendo alla mia interrogazione. L'incertezza sulla manutenzione degli impianti. Quell'incidente perché è capitato? Perché lei dovrebbe avere lo stesso assillo e la stessa preoccupazione che hanno gli operai quando si alzano al mattino.

Perché, se è vero che l'Italia non può fare a meno della produzione di acciaio primario, perché da quello dipendono la manifattura e tanti comparti produttivi, dovrebbe essere il suo assillo trovare delle soluzioni. Dove sta l'AIA? Dove sono le documentazioni che potrebbero consentire di fare le cose che lei ha paventato? Sui ritardi di Invitalia nell'impianto di riduzione diretta in Europa, sulla questione della riduzione della CO2 che posizione avete?

Ma il punto è un altro, Ministro. Lei è, appunto, da 3 anni al Governo, e lo ripeto per la terza volta. Sulle questioni strutturali del nostro Paese, sui costi dell'energia, noi siamo i più cari in Europa. Lo shock anti-burocrazia: voi siete riusciti a distruggere Industria 4.0, che funzionava, perché Transizione 5.0, a causa vostra e del Governo Meloni, non funziona. Delle vertenze che sono sul suo tavolo me ne dica una che è stata risolta. Non c'è soltanto l'Ilva, c'è tutta la crisi dei semiconduttori, la Beko. Cosa sta risolvendo lei? Il punto è che lei ha fatto suo…

PRESIDENTE. Concluda.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). …un motto - concludo, Presidente - che a questo Paese ha portato tanta sfortuna, che è il “me ne frego”. Perché lei se ne frega di questo Paese…

PRESIDENTE. La ringrazio.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). …e delle misure che devono essere fatte (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

(Elementi e iniziative in merito al progetto di riconversione ambientale dello stabilimento ex Ilva di Taranto, anche in considerazione delle implicazioni connesse a recenti pronunce dell'autorità giudiziaria - n. 3-01965)

PRESIDENTE. Il deputato Maiorano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Bignami ed altri n. 3-01965 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

GIOVANNI MAIORANO (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, pare che 2 decisioni della magistratura abbiano reso più difficile il progetto di riconversione green dello stabilimento Ilva di Taranto: il sequestro della procura di Taranto non avrebbe consentito all'azienda, dopo lo spegnimento dell'incendio dell'altoforno 1, di procedere alla salvaguardia della capacità operativa dello stesso; la sentenza del Consiglio di Stato ha annullato la gara del DRI. Il Governo ha assicurato tutto quello che era necessario per la ripresa dello stabilimento.

Parlo del finanziamento pubblico all'impresa, dell'aiuto alle aziende dell'indotto, degli indennizzi ai cittadini del quartiere Tamburi e del rapido avvio per l'assegnazione a un player internazionale. Il Governo e lei, signor Ministro, avete fatto tutto il possibile per lo stabilimento, che, ricordo, vi è stato riconsegnato ormai in fin di vita. Tutto il lavoro è stato fatto in condivisione anche con i sindacati, che, per la prima volta, hanno sottoscritto un accordo per la gestione della cassa integrazione.

È in fase di rilascio l'AIA, procedura molto articolata e complessa. Sono stati individuati 15 progetti di investimento nell'area tarantina. Analogo processo e impegno, come ha ricordato lei prima, è stato fatto per Piombino e Terni, dove presto si concluderà e si firmerà la sottoscrizione dell'accordo di programma.

PRESIDENTE. Concluda.

GIOVANNI MAIORANO (FDI). Ho finito. Si chiede, quindi, quali siano le conseguenze degli atti della magistratura, se la situazione del sito di Taranto sia del tutto compromessa o se si possa ancora salvare, soprattutto continuando a garantire produzione, posti di lavoro e la salute dei cittadini.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha facoltà di rispondere.

ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. La decisione della procura di Taranto mette a rischio il processo di riconversione ambientale del sito siderurgico, sia per quanto riguarda la sostenibilità economica dello stabilimento, sia per quanto riguarda il negoziato in corso con le aziende che hanno partecipato alla procedura di gara - che si ritrovano condizioni diverse rispetto a quelle prospettate -, sia soprattutto per i suoi rilevanti impatti occupazionali diretti e indiretti, che coinvolgono anche le imprese della filiera e dell'indotto. Oggi c'è stato il tavolo a Palazzo Chigi con i sindacati, lunedì ho convocato le imprese dell'indotto.

I commissari sono, quindi, stati costretti a rivedere il piano di transizione e il conseguente necessario ricorso alla cassa integrazione, le cui prospettive sono state, appunto, illustrate poco fa.

In merito all'incidente riguardante Afo1 - per il quale è sempre bene ricordare che nessuno è rimasto infortunato - ad oggi ancora non risulta pervenuta l'autorizzazione a procedere al colaggio dei fusi, attività che ormai risulterebbe in ogni caso impossibile. La richiesta era stata fatta dal responsabile dell'altoforno sin dall'atto del sequestro probatorio, in modo esplicito e inequivocabile, alle 5,37 di mattina di giovedì 8 maggio, facendo rilevare in quel documento che tale operazione andava fatta entro due giorni. Sono passate, invece, due settimane e l'autorizzazione non è stata ancora concessa dalla procura. L'impianto è pertanto compromesso.

In merito invece alla vicenda di DRI d'Italia e quindi alla produzione di preridotto, assolutamente necessario per i forni elettrici, la decisione del Consiglio di Stato di annullare la gara non ci coglie di sorpresa, poiché conferma quanto già disposto dal TAR Lazio in ordine ad atti adottati sotto il precedente Governo. Certamente questo creerà un ritardo nella realizzazione dell'opera, ma non la pregiudica del tutto, grazie alla solerzia e alla responsabilità con la quale il nostro Governo, nel dicembre 2023, ha con lungimiranza deciso di finanziare il progetto del DRI con i Fondi di coesione nazionale, in luogo di quelli originariamente previsti dal PNRR, in scadenza al 2026.

In quel momento la nostra decisione fu aspramente criticata dai banchi dell'opposizione e dalla regione Puglia. Ora è chiaro a tutti che, se non l'avessimo fatto, oggi avremmo un miliardo di risorse PNRR sul DRI impossibili da spendere entro il 2026, mentre, salvaguardando il finanziamento, possiamo riprovarci con la nuova gara.

La sfida certamente è ancora più difficile, ma noi non demordiamo e lo abbiamo assicurato ai sindacati, perché siamo consapevoli di quanto importante, decisivo e cruciale sia assicurare la produzione siderurgica all'industria italiana, fonte di ogni sviluppo e di ogni ripresa industriale.

PRESIDENTE. Il deputato Schiano di Visconti ha facoltà di replicare.

MICHELE SCHIANO DI VISCONTI (FDI). Grazie, Ministro. Come Fratelli di Italia, questa sua risposta ci soddisfa pienamente. Inutile sottolineare quanto sia particolarmente delicato il momento, così come la situazione di quella che è la più grande acciaieria d'Italia e d'Europa, che ha visto, proprio oggi, Governo e parti sociali riuniti in un incontro per cercare di garantire, come è sempre stato fatto da questo Governo, il futuro produttivo dell'impianto, la tutela dei livelli occupazionali, il mantenimento dell'indotto, la sicurezza dell'impianto e per non privare l'Italia dell'autonomia strategica nel campo della siderurgia primaria.

Apprezziamo in modo particolare l'impegno concreto del Governo nel sostenere la riconversione green dello stabilimento di Taranto, nonostante gli ostacoli di natura giudiziaria che hanno rallentato il percorso. È evidente la determinazione con cui l'Esecutivo ha lavorato, dal sostegno finanziario alla salvaguardia dell'occupazione, dalla tutela ambientale al coinvolgimento dei sindacati.

Siamo soddisfatti nel constatare che il progetto non solo è ancora vivo, ma può rappresentare un modello europeo di transizione industriale sostenibile. Il rilancio del polo di Taranto, insieme a quello di Piombino e Terni, testimonia una visione strategica e lungimirante, una visione di politica industriale lucida e pragmatica, che il Ministro Urso, insieme al Governo, ha dimostrato fin dal proprio insediamento al Dicastero di via Veneto.

Come tutti, ci auguriamo che il futuro dell'ex Ilva non sia definitivamente compromesso, nonostante le mille incertezze, le mille variabili e nonostante una situazione che - è giusto ricordarlo - non dipende assolutamente da scelte di questo Esecutivo. Ma perché questo accada, è ovvio, ognuno deve fare la sua la propria parte fino in fondo, e il Governo lo sta facendo, come ci ha appena confermato lei, Ministro. Siamo certi che il Governo saprà continuare ad essere protagonista nella risoluzione della controversia e nel garantire un futuro produttivo e sostenibile per uno dei comparti industriali più importanti del nostro Paese, con l'auspicio che tutti, anche magistratura di Taranto e regione Puglia, attraverso ARPA regionale, facciano la loro parte per la risoluzione del problema senza ostacoli (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Elementi in merito alla trattativa per la cessione dello stabilimento ex Ilva di Taranto e intendimenti in ordine all'ipotesi di acquisizione pubblica al fine di garantire la sicurezza degli impianti, la sostenibilità ambientale e il mantenimento degli attuali livelli occupazionali - n. 3-01966)

PRESIDENTE. Il deputato Peluffo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01966 (Vedi l'allegato A).

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. La situazione dell'ex Ilva di Taranto è estremamente preoccupante, la produzione è ai minimi storici, le misure adottate in favore dell'indotto sono risultate insufficienti e sotto il profilo occupazionale la situazione è di assoluta incertezza.

Sugli effetti dell'incendio del 7 maggio all'interno dell'altoforno 1, Ministro, lei si è speso, anche in quest'Aula, in un attacco alla magistratura, ma è stato puntualmente smentito.

E il dato con cui fare i conti oggi è che Acciaierie d'Italia ha comunicato alle parti sociali la richiesta di raddoppiare i lavoratori in cassa integrazione e stamattina, in tutti gli stabilimenti del gruppo, si è svolto uno sciopero di quattro ore. È il futuro stesso dell'acciaieria in discussione, l'obiettivo della decarbonizzazione sembra essere passato in secondo piano, nonostante le risorse individuate e i progetti avviati anche nell'ambito del PNRR.

Chiediamo quale sia lo stato reale della trattativa per la cessione degli stabilimenti ex Ilva, confermando o smentendo le notizie riguardanti un eventuale ritiro dell'offerta da parte di Baku Steel Company. Chiediamo, altresì, se il Governo intenda garantire, mediante l'acquisizione pubblica, anche se per un periodo limitato, la prosecuzione delle attività industriali.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha facoltà di rispondere.

ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Il Governo intende perseguire tutte le strade possibili per garantire la ripresa produttiva del sito siderurgico, in un percorso di piena decarbonizzazione attraverso tre forni elettrici.

Il preridotto sarà fornito da altrettanti impianti DRI, che saranno installati insieme agli impianti di cattura di CO2 dalla società DRI d'Italia, costituita da Invitalia.

Per realizzare questo importante obiettivo, che consentirà all'Italia di diventare il primo Paese europeo a produrre solo acciaio green, il più avanzato nella tutela dell'ambiente, della salute dei cittadini, sono necessarie tre condizioni preliminari, assolutamente necessarie per finalizzare il negoziato, come ci chiedono i proponenti.

Prima condizione preliminare: il rilascio in tempi brevi di un'AIA (autorizzazione integrale ambientale), che, da un lato, garantisca la piena tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini e, dall'altro, sia sostenibile sul piano economico.

Secondo: l'impegno delle autorità competenti al rilascio delle autorizzazioni per la nave rigassificatrice che dovrà rifornire di gas gli impianti di DRI e, di conseguenza, alimentare con il preridotto i forni elettrici man mano che saranno realizzati. Senza gas non c'è acciaio green.

Terzo: il mantenimento in attività dello stabilimento, per garantire un livello produttivo adeguato, al fine anche di mantenere le quote di mercato, i livelli occupazionali e la filiera dell'indotto nella fase di transizione.

Queste tre condizioni, tutte importanti, necessarie, urgenti ed ineludibili sono necessarie per concludere il negoziato. Serve quindi, anche qui, la piena e leale collaborazione tra gli organi dello Stato, come noi abbiamo ottenuto con la regione Toscana e il comune di Piombino, con la regione Umbria e il comune di Terni, per portare a compimento gli accordi che riguardano quei due siti siderurgici. Serve anche qui un lavoro di squadra responsabile, trasparente e consapevole, con il concorso delle forze sociali e produttive, dei sindacati e delle imprese della filiera dell'indotto.

Per questo ho presentato, la scorsa settimana, al presidente della regione Puglia un piano aggiornato, alla luce anche degli ultimi eventi, che delinea il percorso verso la piena decarbonizzazione con la graduale sostituzione degli altoforni con i forni elettrici e con la corrispettiva realizzazione dei DAC e dei relativi impianti di cattura della CO2; un percorso che intendiamo formalizzare attraverso un accordo di programma, secondo quanto prevede il Testo unico ambiente all'articolo 29-quater, comma 15, con regione, comune e provincia, nonché con l'Autorità portuale, ciascuna per la parte di sua competenza, affinché in un lavoro di squadra si consegua l'obiettivo comune di fare di Taranto - ed è possibile - un esempio di riconversione green della siderurgia, modello di successo in Europa.

PRESIDENTE. Il deputato Ubaldo Pagano, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

UBALDO PAGANO (PD-IDP). Siamo arrivati finalmente al momento della verità. Dopo due anni e mezzo di sottovalutazione del problema, trattative occultate, indegna ridicolizzazione dei danni ambientali e sanitari, ci pare di tornare ai punti di partenza. Per correità diffuse e datate - lo diciamo per primi noi - la fabbrica versa in condizioni pietose, ma lei, signor Ministro, pare essersene accorto solo il 7 maggio, quando un incendio nell'impianto vi ha dato la sveglia, un incendio drammatico che ha rischiato di fare un'ecatombe. Dopo quell'episodio avete avuto persino il coraggio - e lo fate ancora oggi in quest'Aula - di prendervela con la procura di Taranto, ma queste accuse sono state puntualmente smentite. Continuando a ripetere delle bugie, queste non si trasformeranno in verità.

Perché ad esempio, invece, non spiegate come mai l'altoforno 1, riaperto ad ottobre 2024, fosse ancora acceso nonostante gli stessi gestori, mesi fa, ne avevano preannunciato lo spegnimento e la sostituzione con Afo2, che avreste dovuto rimettere in sesto entro aprile. Afo2 è ancora spento e il 7 maggio, continuando a lavorare, Afo1 è collassato. E, invece, non avete completato l'intervento e l'esplosione è stata semplicemente una tragica fatalità che non ha prodotto, grazie a Dio, nessuna morte.

Oggi pare che l'acquirente che avevate individuato stia scappando a gambe levate. Ci troviamo con una procedura di riesame dell'AIA - che voi dovete fare - che fa acqua da tutte le parti; i tecnici e gli scienziati, che voi stessi avete nominato, hanno imposto 477 prescrizioni e 700 emendamenti per rendere la produzione sostenibile in termini ambientali. Un costo totale di un miliardo. Chi paga? Nel frattempo l'indotto è nuovamente in ginocchio, il numero di lavoratori in cassa integrazione è raddoppiato a Taranto, Genova, Novi Ligure, Racconigi, ovunque. Tutte queste comunità, a partire dai lavoratori, non vedono più un futuro. Un segnale minimo ma efficace sarebbe estendere, ad esempio, agli operai i benefici previdenziali che sono previsti per l'esposizione all'amianto.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

UBALDO PAGANO (PD-IDP). Ma fate finta che questo non sia il problema. Allora chiediamo: se ancora la produzione strategica nazionale di acciaio è importante, perché non nazionalizzare Ilva per il tempo necessario a fare le bonifiche e a fare le manutenzioni che servono per non far rischiare la vita agli operai e le operaie e, soprattutto, a concludere il processo di decarbonizzazione pieno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Lei la deve smettere di spostare il problema.

PRESIDENTE. La ringrazio.

UBALDO PAGANO (PD-IDP). È Ministro da tre anni! La finisca (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

(Ulteriori iniziative per lo sviluppo delle tecnologie di intelligenza artificiale e per il loro utilizzo da parte delle imprese - n. 3-01967)

PRESIDENTE. La deputata Semenzato ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-01967 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

MARTINA SEMENZATO (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Ministro, alla luce dello sviluppo accelerato delle tecnologie di intelligenza artificiale, che rappresentano una delle principali direttrici dell'innovazione globale, con un potenziale di mercato stimato oltre il trilione di dollari entro il 2030, e considerato l'impegno del Governo che si è concretizzato in iniziative come il disegno di legge in esame in Parlamento, la nascita della Fondazione IA4 Industry a Torino, l'imminente inaugurazione dell'IA hub per lo sviluppo sostenibile e accordi bilaterali di rilievo con diversi Paesi, oltre al sostegno agli investimenti nei data center e nel quantum computing, chiediamo quali ulteriori iniziative il Governo intenda assumere per garantire il posizionamento dell'Italia come leader nello sviluppo e nell'adozione delle tecnologie di intelligenza artificiale, favorendo un'adozione consapevole da parte delle imprese, attraverso incentivi per la formazione e strumenti per la riconoscibilità dei contenuti prodotti e modificati artificialmente, con l'obiettivo di mitigare i rischi e valorizzare le opportunità connesse a queste tecnologie.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha facoltà di rispondere.

ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Abbiamo messo in campo una strategia nazionale per favorire l'uso dell'intelligenza artificiale da parte del nostro sistema industriale, nella piena consapevolezza che la forza del made in Italy sia quella di coniugare al meglio identità e innovazione. Per questo, in sede nazionale, abbiamo realizzato il disegno di legge sull'intelligenza artificiale, in corso di approvazione in Parlamento, e immediati interventi per sviluppare la collaborazione tra pubblico e privato, a sostegno soprattutto delle piccole e medie imprese. Abbiamo creato una rete che si regge su quattro soggetti che operano nel perimetro dell'intelligenza artificiale e che fanno da catalizzatore e collante per lo sviluppo industriale del settore: l'Istituto italiano di Tecnologia di Genova, che si concentra sulla ricerca di base; il Cineca di Bologna, con il supercomputer Leonardo e la futura fabbrica di intelligenza artificiale; la Fondazione Chips-IT di Pavia, impegnata nel design dell'hardware e la Fondazione IA4 Industry a Torino, che si concentrerà nello sviluppo di casi d'uso della tecnologia. Abbiamo poi candidato il Tecnopolo di Bologna come fabbrica di intelligenza artificiale europea; stiamo inoltre partecipando, da protagonisti, alle ultime iniziative della Commissione europea e, in particolare, la costituzione di 5 Gigafactory europee, il cui bando è previsto per la fine di quest'anno e che vedrà una candidatura nazionale, nonché la partecipazione a due IPCEI sull'intelligenza artificiale.

A breve presenteremo anche la strategia nazionale sui data center per lo sviluppo delle infrastrutture abilitanti, dalla rete elettrica alle dorsali di telecomunicazione, al fine anche di favorire l'attrazione di investimenti esteri, ben consapevoli che il nostro Paese può diventare protagonista anche in questo campo perché al centro delle connessioni globali a fibre ottiche, come dimostrano gli accordi già sottoscritti, prima citati. È stata inoltre delineata una strategia nazionale sulle tecnologie quantistiche, già in linea con il Quantum Act europeo previsto per la fine di quest'anno, alla cui stesura il Ministero contribuisce. Abbiamo inoltre indirizzato circa un miliardo di euro per le start up che operano nell'ambito dell'intelligenza artificiale, attraverso CDP Venture Capital.

Per quanto riguarda l'aspetto internazionale, annuncio in quest'Aula che ha avuto pieno successo l'obiettivo che ci eravamo preposti durante il nostro G7: sarà inaugurato il 20 giugno, a Roma, l'hub per l'intelligenza artificiale per lo sviluppo sostenibile, concepito all'interno del Piano Mattei, che abbiamo progettato insieme con UNDP, cioè con le Nazioni Unite e con la Commissione europea, allo scopo di rafforzare gli ecosistemi locali di intelligenza artificiale nei Paesi africani, con l'obiettivo di sostenere nei prossimi tre anni circa 500.000 startup, grazie a un maggiore accesso a risorse computazionali, competenze e dati. L'hub per l'intelligenza artificiale avrà sede a Roma e l'Italia sarà al centro di questa grande sfida del futuro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Bicchielli, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, la ringraziamo e ci riteniamo pienamente soddisfatti della sua risposta che conferma, ancora una volta, come l'Italia è un attore rilevante nello sviluppo e nell'adozione di tecnologie di intelligenza artificiale e lavora costantemente anche per prevenire i rischi che derivano dalla sua diffusione nel mondo delle imprese, soprattutto per quello che riguarda - ci ha fatto piacere sentirlo - tutti gli incentivi che ci sono per le startup e le imprese più piccole.

Signor Ministro, lei sa benissimo che nel dibattito scientifico inizia ad utilizzarsi il concetto di “singolarità tecnologica”, cioè quel momento in cui la macchina si autoalimenta e non avrà più bisogno dell'uomo per produrre idee, per produrre conoscenze. E, quindi, qui è importante la capacità di controllo, la capacità di formazione e la capacità di prevenire i rischi, così come lei ci ha anticipato, perché ci potrebbe essere il rischio che la strada presa da una macchina non più controllata possa essere diversa da quella della nostra volontà.

Quindi, lei conferma - e di questo la ringraziamo ancora una volta - che questo Governo continua a sviluppare una politica ampia di sostegno allo sviluppo non solo dell'intelligenza artificiale, ma di tutto quel mondo tecnologico che è il futuro nostro e dei nostri figli. E tutto questo lo fa nel rispetto della nostra identità, all'interno di un Piano per il made in Italy, a sostegno delle piccole e medie imprese soprattutto.

Lo sviluppo dell'intelligenza artificiale, signor Ministro, richiede però attività di formazione dedicata, perché l'utilizzo dell'intelligenza artificiale deve essere consapevole: bisogna essere consapevoli non solo delle potenzialità, ma anche dei rischi di questo strumento. Ancora grazie (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).

(Ulteriori iniziative volte a favorire l'autoproduzione e l'autoconsumo di energia rinnovabile - n. 3-01968)

PRESIDENTE. Il deputato Squeri ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01968 (Vedi l'allegato A).

LUCA SQUERI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la nostra interrogazione ha come oggetto le comunità energetiche rinnovabili, le cosiddette CER, strumento innovativo rivolto a quei soggetti che vogliono autoprodurre e autoconsumare energia rinnovabile. È uno strumento innovativo sul quale Forza Italia ha prestato molta attenzione da tempo. Per esempio, nell'ultimo decreto Bollette abbiamo presentato un emendamento affinché si potessero aumentare i soggetti, oltre ai privati, oltre alle aziende, oltre alle pubbliche amministrazioni, che, appunto, potessero utilizzare questo strumento innovativo. Chiediamo al Governo - siccome sappiamo essere molto attento sul tema - quali siano i provvedimenti in corso per continuare a promuovere e a potenziare questo strumento.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha facoltà di rispondere.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Grazie, Presidente. Un grazie agli interroganti. In merito al quesito posto, ormai è nota a tutti l'importanza rivestita dalle comunità energetiche come misura per incentivare una nuova energia da fonti rinnovabili, che garantisce, allo stesso tempo, la partecipazione attiva e consapevole dei cittadini al mercato energetico.

Il decreto da me firmato lo scorso venerdì, ed ora al vaglio della Corte dei conti, rappresenta il frutto del monitoraggio di un percorso iniziato ormai oltre un anno fa e la sintesi delle istanze pervenute sia durante il tour organizzato per la presentazione della misura, sia dalla rete organizzativa sul territorio per il supporto amministrativo ai cittadini, sia dalle istanze che sono pervenute poi a sintesi nell'ambito parlamentare.

In primis il provvedimento amplia il perimetro soggettivo della misura finanziata dal PNRR, estendendo la partecipazione anche alle configurazioni previste nei comuni con popolazione inferiore ai 50.000 abitanti (era 5.000, portato a 50.000).

Si garantisce, al contempo, maggiore flessibilità ai soggetti beneficiari con riguardo al completamento dei progetti, consentendo l'ammissione al beneficio di progetti per i quali, entro il termine del 30 giugno 2026, sia stata comunicata al gestore di rete la fine lavori.

Viene incrementata, dal 10 al 30 per cento, la quota che i beneficiari possono richiedere a titolo di anticipazione del contributo, al fine di agevolare l'avvio delle iniziative nei confronti di coloro che possono incontrare maggiore difficoltà nell'ottenimento di finanziamenti.

Inoltre, il decreto esclude, anche per le persone fisiche, l'applicazione del meccanismo di riduzione della tariffa incentivante previsto nei casi di cumulo con il contributo in conto capitale.

Alcune disposizioni di coordinamento allineano, altresì, il precedente decreto alle novità introdotte dal decreto Bollette, che - come loro sanno - ha chiarito e ampliato il numero dei soggetti che possono essere membri di una comunità energetica e possono essere, naturalmente, soggetti attivi della comunità energetica.

Infine, il rafforzamento della misura contribuirà, in prospettiva, anche alla riduzione della bolletta elettrica, oltre che a favorire la riduzione della dipendenza nazionale da fonti convenzionali, assicurando la realizzazione, allo stesso tempo, di obiettivi sociali, energetici e ambientali. Io ricordo che, ad oggi, siamo a circa 2 milioni di produttori in Italia complessivamente, rispetto a quella che era la struttura precedente dei produttori, che era, fino a una quindicina di anni fa, di un migliaio di produttori.

PRESIDENTE. Il deputato Squeri ha facoltà di replicare.

LUCA SQUERI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, noi accogliamo con estremo apprezzamento quello che è oggetto della sua risposta, perché evidenzia quanto la visione su questo difficile processo di decarbonizzazione ci sia in questa maggioranza e in questo Governo. Le comunità energetiche rappresentano un piccolo pezzo, ma necessario, nel grande puzzle rappresentato dalla decarbonizzazione. Sappiamo - lo diciamo in virtù del nostro pragmatismo e della nostra lontananza da ideologie ambientaliste fini a se stesse - che deve essere un percorso in cui non bisogna innamorarsi di qualcosa in particolare: ogni fonte è insufficiente, ma ogni fonte è necessaria. È, dunque, con il mix energetico che si riesce a cogliere l'obiettivo. Abbiamo visto in Spagna un sistema energetico dove è forte la presenza del rinnovabile fotovoltaico, cosa ha portato in termini, poi, di squilibrio della rete. È arrivato il blackout, che ha lanciato un campanello d'allarme a tutta l'Europa.

L'Italia ha una visione lucida, pragmatica, sa che il gasolio, il gas, il petrolio, per i prossimi decenni sono ancora necessari, ma, sempre di più, sempre in maniera convinta, bisogna, con un mix energetico dettato da tutte le fonti rinnovabili, sostituire il fossile, ovviamente con l'aggiunta necessaria dell'energia nucleare.

Questa è una visione lucida e in questa visione, oggi, abbiamo parlato delle comunità energetiche rinnovabili, che certamente sono un piccolo, ma necessario pezzo per arrivare all'obiettivo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

(Intendimenti in merito alla definizione dei criteri nazionali per l'individuazione delle aree idonee all'installazione di impianti a fonte rinnovabile, con particolare riferimento alla determinazione di indici massimi di saturazione - n. 3-01969)

PRESIDENTE. La deputata Ruffino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01969 (Vedi l'allegato A).

DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, sui criteri per la definizione delle aree idonee, chiediamo, né più né meno, l'attuazione di quanto scritto nel decreto legislativo n. 199 del 2021: all'articolo 20, comma 1, delega il Governo a “dettare i criteri per l'individuazione delle aree idonee all'installazione della potenza eolica e fotovoltaica indicata nel PNIEC, stabilendo le modalità per minimizzare il relativo impatto ambientale e la massima porzione di suolo occupabile dai suddetti impianti per unità di superficie, nonché dagli impianti a fonti rinnovabili di produzione di energia elettrica già installati e le superfici tecnicamente disponibili”.

Specifico che “porzione di suolo occupabile” non è altro che l'indicazione di una percentuale, tenendo conto degli impianti già installati in quello stesso territorio, comunale o provinciale, ed è esattamente ciò che, signor Ministro, noi chiediamo.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha facoltà di rispondere.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Grazie, Presidente, un grazie agli interroganti. In relazione al quesito posto dagli onorevoli interroganti sul tema delle aree idonee, stiamo valutando in questi giorni la revisione degli aspetti messi in risalto in una delle sentenze del TAR Lazio. L'impegno è quello di delineare rapidamente dei criteri specifici e uniformi attraverso un confronto inclusivo con le regioni e i Ministeri concertanti, in modo da dare definitivamente al Paese un assetto stabile per lo sviluppo delle rinnovabili e la loro corretta integrazione nel sistema elettrico. Faccio presente che riguarda solo una parte delle sentenze, perché in altre c'è il rinvio alla Corte costituzionale e riguarda leggi.

Proprio in tale ottica - e qui giungo alla seconda parte del quesito posto dall'onorevole interrogante - al fine di ridurre il rischio di sovrapproduzione da fonte rinnovabile in alcune fasce orarie e quindi di mancato dispacciamento, sono state adottate misure che promuovono lo sviluppo di sistemi di accumulo - principalmente batterie e impianti di accumulo idroelettrico - funzionali a conservare l'energia elettrica nelle ore di maggiore produzione e a renderla poi disponibile nelle ore di minor apporto. In particolare, per la tipologia delle utilities scale, nel 2024 è stata approvata la disciplina del meccanismo di contrattualizzazione a termine di una nuova capacità di accumulo, il cosiddetto MACSE, basato su procedure competitive svolte da Terna, con una programmazione temporale dei fabbisogni che terrà conto sia dello sviluppo atteso della capacità di generazione da fonti rinnovabili, sia dell'evoluzione della rete di trasmissione. La prima asta si terrà il prossimo mese di settembre. ARERA è in procinto di definire i parametri tecnici ed economici per la presentazione dell'offerta da parte dei proponenti, dopo aver concluso di recente la consultazione pubblica relativa ai propri orientamenti in materia.

PRESIDENTE. La deputata Ruffino ha facoltà di replicare.

DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). Grazie, signor Presidente. È interessante quanto ci ha detto signor Ministro, tant'è che noi siamo molto, molto interessati a capire che cosa costa e se ha un senso tecnico ed economico proseguire con gli obiettivi del PNIEC, che significa tra l'altro aggiungere altri 60 gigawatt tra fotovoltaico ed eolico, quando oggi con 50 gigawatt complessivi, durante i fine settimana di primavera ed estate e nelle ore centrali della giornata, questi impianti producendo tutti insieme già pareggiano e persino superano la domanda.

È facilmente calcolabile che aggiungendo 60 gigawatt entro i prossimi anni una parte importante della nuova produzione - inevitabilmente sempre nelle stesse ore - degli impianti attuali sarebbe inutilizzabile e quindi tagliata, tuttavia sarebbe remunerata da incentivi e tariffe garantite che sono determinate dalle aste.

Oggi ho letto alcune note, alcune sue dichiarazioni, faccio soltanto un breve inciso sul TAR del Lazio che evidenzia delle lacune significative, l'assenza di una pianificazione coordinata che ha portato alla saturazione di alcune aree con impianti superiore al 30-40 per cento e da qui ovviamente le proteste dei cittadini.

Che cosa succede? C'è un rischio, c'è un rischio che è quello di disincentivare gli investimenti e compromettere il raggiungimento degli obiettivi del PNRR. Dicevo, lei oggi, signor Ministro, ha affermato che sta valutando la revisione delle parti messe in evidenza dal TAR, che ci sono, e ha anche detto che non c'è solo una sentenza, ma ci sono più sentenze. Parla della continuità con il nuovo nucleare e allora in Azione riaffiora la speranza, perché abbiamo presentato tante mozioni e la maggioranza di Governo ce le ha cassate tutte, signor Ministro e lei lo sa bene. L'altro tema è questo: lei afferma che abbiamo bisogno di tanta energia e noi le abbiamo offerto la ricetta con le nostre firme. Ne abbiamo raccolte tantissime perché l'obiettivo è reintrodurre l'energia nucleare in Italia e siamo disponibili a lavorare per questi obiettivi, quindi aree idonee, nucleare e riduzione dei costi dell'energia (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,20. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 16,17, è ripresa alle 16,23.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 102, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Francesco Emilio Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Per chiedere, tramite la sua persona, che venga in Aula a riferire il Ministro dell'Agricoltura sulle nuove norme che abbiamo letto sui giornali e che dovrebbero essere introdotte nella caccia. Secondo quello che stiamo leggendo, incredibilmente - ovviamente lo dico tra virgolette, sappiamo già tutto della proposta di legge - la proposta di legge porterebbe a sparare ovunque e in qualsiasi momento, sulle spiagge, di notte. Viene incentivato l'uso delle armi e vengono portate da 7 a 47 le specie protette a cui si può sparare. Incredibile! Siamo davanti a una situazione che ci porta indietro di 45 anni.

Abbiamo fatto tanto in questi anni per salvaguardare i nostri ecosistemi e per insegnare a convivere con la natura e con gli animali, e invece adesso c'è questa corsa forsennata che alle spalle avrebbe la diminuzione dei cacciatori. Quindi, per incentivare l'uso delle armi, non ci bastano quelle che già utilizziamo, adesso si incentiva ulteriormente con una norma che va contro anche tutte le prescrizioni dell'Unione europea. Un salto indietro che è inspiegabile. Tutte le associazioni animaliste e ambientaliste sono sul piede di guerra, ma la cosa incredibile è che chi festeggia più di tutti sono i bracconieri.

Mai si è avuta una situazione così positiva. Non festeggiano gli animali, non festeggia la natura, non festeggia il buonsenso, perché essere cacciatore poteva avere anche un senso, ma essere “sparatori seriali” degli animali è veramente aberrante (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

È un'idea ignobile della vita dal nostro punto di vista. Incentivarlo, addirittura, appare propedeutico all'uso sempre e comunque delle armi, alla supremazia nei confronti degli animali, con i quali, invece, dovremmo imparare a convivere. Non basta - lo voglio dire e concludo - far entrare ogni tanto un gattino o un cagnolino nella Camera o al Senato. Questa idea che soltanto gli animali di affezione possano avere un po' di considerazione per fare qualche selfie la troviamo veramente disdicevole, come disdicevole troviamo l'idea che ci siano deputati, parlamentari che si professano animalisti, ma che in quest'Aula non hanno portato avanti mai nessuna battaglia.

Anzi, più che animalisti, sono assenteisti seriali (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Quindi le chiediamo, Presidente, che il Ministro Lollobrigida venga a riferirci in Aula di questa grande e, dal nostro punto di vista, pessima novità (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Borrelli. Prendo atto della sua richiesta.

Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, la deputata Debora Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Presidente, oggi è stata depositata la motivazione della sentenza di condanna del tribunale di Roma nei confronti del Sottosegretario Delmastro Delle Vedove a 8 mesi. Con questo mio ordine dei lavori, Presidente, le chiedo l'informativa urgente del Ministro Nordio. Vogliamo chiedere al Ministro Nordio come possa pensare che possa rimanere un minuto in più in carica al suo posto un Sottosegretario che è stato condannato per rivelazione di segreto, dando informazioni puntuali e precise al proprio compagno, ritenendo il tribunale che, cito testualmente, la comunicazione di tali notizie abbia comportato un concreto pericolo per la tutela e l'efficacia della prevenzione e repressione della criminalità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), nonché abbia messo in pericolo le persone e gli agenti della Polizia penitenziaria che erano addetti alla captazione.

Il Sottosegretario, con questo comportamento, ha quindi messo in pericolo la sicurezza nazionale, ha messo in pericolo un'indagine molto delicata e, addirittura, ha messo in pericolo le persone che stavano in quel momento captando proprio ai fini di quell'indagine. Allora, noi vogliamo chiedere al Ministro Nordio come possa tollerare che, anche per un secondo in più, quel Sottosegretario continui ad avere la delega all'amministrazione penitenziaria, perché, Presidente, ne va della stessa sicurezza nazionale.

E vogliamo chiedere al Ministro Nordio soprattutto come pensa di gestire il proprio Ministero, perché quello che apprendiamo dalla lettura della motivazione è gravissimo, Presidente; è gravissimo perché apprendiamo, ad esempio, che il Ministero è stato addirittura piegato, la verità e la giustizia sono state piegate alla difesa del Sottosegretario. Sono riportate le dichiarazioni, ad esempio, della Capo di Gabinetto del Ministro, la quale, mentre da una parte, citando puntualmente le norme di legge, impedisce di avere accesso agli atti all'onorevole Bonelli, che aveva chiesto, appunto, accesso agli atti, a quei medesimi atti di cui poi parleremo di rivelazione d'ufficio, ebbene, citando quelle stesse norme negava, appunto, a Bonelli l'accesso agli atti, ma questi documenti entravano nel possesso tranquillamente del Sottosegretario Delmastro, che poi li dava a Donzelli.

Ebbene, sulla Capo di Gabinetto cito testualmente: “È stato chiesto alla teste Bartolozzi quale fosse il senso della citazione di norme che contemplavano gli atti per i quali è escluso il diritto di accesso, ma la teste non è stata in grado, per quanto firmataria dell'atto, di dare una spiegazione convincente”, e potrei continuare, perché ci sono anche testimonianze che vanno in una direzione ancora più precisa. Allora, Presidente, vogliamo che il ministro Nordio venga a dirci come intende tutelare la sicurezza nazionale, come intende mantenere ancora in mano al Sottosegretario Delmastro Delle Vedove la delega all'amministrazione penitenziaria; e, soprattutto, vogliamo sapere, Presidente, come è possibile che un Ministero, il Ministero della Giustizia, venga piegato alla difesa di un Sottosegretario.

Voglio citare la Presidente Meloni, che, in una lettera al Corriere della Sera del 5 febbraio 2023, si appellava a tutti noi dicendo: “È un appello che rivolgo a tutti, politici, giornalisti, opinionisti. Perché non ci si debba domani guardare indietro e scoprire che, non comprendendo la gravità di quello che stava accadendo, abbiamo finito per essere tutti responsabili (…)”. No, non tutti responsabili, ma voi responsabili sì, e questo è evidente non solo perché c'è una sentenza di condanna, ma perché quel Ministero si è prestato alla difesa del Sottosegretario, quel Sottosegretario che ha messo in pericolo la sicurezza nazionale e la sicurezza dei cittadini.

Perché è inutile fare il decreto Sicurezza, quando poi hai Delmastro che fa rivelazioni d'ufficio che mettono a rischio indagini delicatissime (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle) e mettono a rischio addirittura la vita di agenti di Polizia penitenziaria che fanno quel mestiere. A questo punto non ci vuole il decreto Sicurezza, ci vuole un Ministro che venga a spiegarci perché Delmastro è ancora al suo posto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, il deputato Francesco Silvestri. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Grazie, Presidente. Io voglio ovviamente unirmi, a nome del mio gruppo, alla richiesta del Partito Democratico e voglio anche ampliare un po' la ricostruzione di quello che in quei giorni è avvenuto rispetto anche alla ricostruzione che ha fatto la collega Serracchiani, perché vedete, io quei giorni me li ricordo molto bene, e il problema ha una dimensione molto più grande di quella che si può immaginare, perché in quello stesso giorno io mi ricordo - quando il collega Donzelli fece un uso politico di un segreto per attaccare un altro partito - il collega Donzelli, “cuor di leone” Donzelli, scaricare immediatamente il collega Delmastro, dicendo testualmente: Delmastro mi disse di avermi girato informazioni non riservate. Intanto complimenti al coraggio, perché scaricare immediatamente un collega dandogli tutta la colpa non è un atto che in quel momento… poteva tranquillamente non dirlo, non rivelare quel segreto.

Ma io ricordo anche - e questo è ancora più grave - il Ministro Nordio, che venendo qui per un'informativa - ed è il Ministro della Giustizia -, disse che i documenti citati da Donzelli non erano coperti da segreto investigativo, né rientravano nella disciplina degli atti classificati. Ha specificato che si trattava di una scheda di sintesi del Nucleo investigativo centrale non coperta da segreto. Purtroppo, quel segreto invece c'era e il collega Delmastro ne era consapevole (questo emerge). Allora, avere un Ministro della Giustizia che non sa cosa succede nel suo Ministero e non capisce la differenza tra un segreto e una scheda informativa è un qualcosa di molto pericoloso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) per il nostro Paese; è pericoloso e il pericolo emerge dalle motivazioni che, ovviamente, ci dicono che queste comunicazioni hanno comportato “un concreto pericolo per la tutela e l'efficacia della prevenzione e repressione della criminalità”.

Allora, qui il punto è che altro che giustizia: qui siamo davanti a una strategia di propaganda costruita sui segreti di Stato e il Ministro Nordio deve venire immediatamente in Aula a spiegarci: primo, perché non capisce quello che succede nel suo Ministero; secondo, perché è venuto a difendere in quest'Aula il suo Sottosegretario inventando una ricostruzione che non stava né in cielo né in terra e non c'era bisogno delle motivazioni della sentenza. Infatti, basta leggere i tabulati delle opposizioni che stavano, in quel momento, già dicendo quello che poi sarebbe successo, quello che stiamo vedendo oggi. Allora, questa inadeguatezza comporta un pericolo molto grande, perché poi uniamo i puntini rispetto a quello che succede con i servizi con il caso Paragon, dove voi non siete nemmeno riusciti a chiedere alla società quello che è successo e a tutt'oggi noi abbiamo dei giornalisti che sono stati spiati (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e non sappiamo da chi, non sappiamo perché e non sappiamo nulla in questo Parlamento! Allora, qualcuno deve venire qui e parlare, parlare, perché siamo il Parlamento italiano, siamo un grande Paese e non siete in grado di guidarlo (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Tutto il percorso con cui le informazioni richieste sul detenuto Alfredo Cospito arrivano al Sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, avevano “segnali che ne indicavano la riservatezza”. Lo affermano i giudici della VIII sezione del tribunale di Roma nelle 43 pagine con cui motivano la condanna di reclusione per il politico Delmastro.

Guardi, io glielo dico: non c'è molto da gioire. Facciamo presente, Presidente, che da più di un anno e mezzo io, il collega Bonelli e il collega Magi, se ricordo bene, aspettiamo ancora, tramite l'accesso agli atti, quelle stesse carte che non ci sono mai state date e che il Sottosegretario ha dato al suo già compagno di casa Donzelli. Io mi limiterei a dire politicamente che speriamo serva, intanto, da lezione a chi utilizza come dossieraggio politico il suo modo di fare il Ministro o il Sottosegretario, perché ogni Sottosegretario e ogni Ministro ha la possibilità di avere accesso a dei file riservati, secretati, a seconda della scala, ovviamente, di sicurezza e anche del tipo di Ministero che si dirige.

Io voglio solo dire una cosa. Ricordate gli estratti di quelle intercettazioni? Sapete perché è molto grave tutto questo? Perché in tutto questo, nel voler attaccare col dossieraggio politico dei politici che facevano il loro mestiere e dei deputati che andavano a visitare quei luoghi, quei luoghi anche del 41-bis, la cosa assurda è che per attaccare quegli stessi deputati, oltre ad aver fatto del dossieraggio, si è anche messo a rischio il 41-bis, mettendo fuori pubblicamente delle notizie che non dovevano ovviamente uscire fuori (secondo elemento). Terzo, lo dico così: la cosa grave è che in tutto questo Nordio abbia pure mentito, perché - lo dico - la sua Capo di gabinetto, la dottoressa Giusi Bartolozzi, in realtà ci ha risposto, a me ha risposto. Mi ha risposto allora dicendo che quello stesso documento che Donzelli diceva di andare a vedere al Ministero e che Nordio ci ha detto che non era segretato, non poteva darmelo. Ho qui la risposta e se volete potete leggerla. Allora, la Capo di gabinetto sapeva benissimo come funzionavano le cose e infatti non mi ha dato nulla. Ancora dopo un anno e mezzo io non ho nulla, con una richiesta formale, la stessa che Donzelli diceva: vada dal Ministero a vedere. Sono andato, abbiamo scritto, non si può fare, non ce le hanno date quelle informazioni. Nordio ha per l'ennesima volta mentito in Aula. Io credo che questo sia un fatto gravissimo.

È vero, le dimissioni non si invocano. Le dimissioni, però, si possono chiedere, ma soprattutto qualcuno, per dignità… e qui ci sono almeno due rappresentanti delle istituzioni che con disciplina e onore dovrebbero svolgere il proprio ruolo, non l'hanno svolto né con disciplina né con onore e hanno mentito davanti a noi, davanti all'Italia e davanti, diciamo, forse anche a dei giudici, ma questo lo decideranno altri (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Prendo atto delle vostre richieste di informativa urgente, che sono state ascoltate anche dalla Sottosegretaria per i Rapporti con il Parlamento.

Prima di andare avanti, sempre sullo stesso argomento, immagino, ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine dei lavori, l'onorevole Bignami. Ne ha facoltà.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Presidente, per dare anche riscontro ai cortesi colleghi che sono intervenuti, giacché in effetti attendevamo che prendessero la parola per rispondere a una domanda che ormai da un po' di tempo aleggia. Ma che cosa c'eravate andati a fare da Cospito che vi aveva indicato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)… perché ancora non ci dite che cosa…

PRESIDENTE. Perdoni…

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). …siete andati a fare.

PRESIDENTE. Onorevole Bignami…

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). E allora, Presidente…

PRESIDENTE. No, no, no…

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). …io le chiedo di attendere l'esito del mio intervento…

PRESIDENTE. No, aspetti, aspetti, onorevole Bignami.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). …prima di togliermi la parola…

PRESIDENTE. No, no, non le tolgo la parola.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). …perché io ho atteso…

PRESIDENTE. No…

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). …che lei si voltasse…

PRESIDENTE. Posso? Per favore spegnete il microfono dell'onorevole Bignami? Sennò non ci capiamo. Onorevole Bignami, siamo nella fase dell'ordine dei lavori. Se lei mi chiede un'informativa…

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Ma lei mi deve lasciare parlare!

PRESIDENTE. Onorevole Bignami, onorevole Bignami…

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Guarda sempre a sinistra e a destra mai!

PRESIDENTE. …allora io la lascio parlare, però lei non mi può…

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Lei non può togliermi la parola!

PRESIDENTE. Allora, io le tolgo la parola se lei non sta nel perimetro (Proteste del deputato Bignami)… Allora, onorevole Bignami, per fortuna io non sto sentendo il suo soliloquio…

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Non è un soliloquio!

PRESIDENTE. Dico “per fortuna” perché, viceversa, dovrei prendere dei provvedimenti. Quindi, la prego, stia sull'ordine dei lavori, mi dica se vuole una informativa urgente e va avanti. Le dico solo questo. Non è né antipatia, né simpatia: è Regolamento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra - Commenti del deputato Bignami)!

Onorevole Bignami, la prego! Prego. La ascolto se vuole chiedere un'informativa urgente, prego.

GALEAZZO BIGNAMI…è contento, Presidente, dell'applauso che le hanno riservato i colleghi di sinistra (I deputati Scotto e Serracchiani: “Ridateci Foti!”)? Perché io noto che i colleghi di sinistra hanno…

PRESIDENTE. Per favore.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). …lungamente parlato e non hanno spiegato la ragione per la quale facevano un richiamo al Regolamento. E quindi…

PRESIDENTE. Non è un richiamo al Regolamento…

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). E quindi (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra)

PRESIDENTE. …ma è richiesta di informativa urgente.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). E quindi…

PRESIDENTE. Onorevole Bignami!

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). E quindi, le chiedo cortesemente di attendere il motivo per il quale, illustrando la mia richiesta di richiamo al Regolamento, ho anticipato, con questo quesito…

PRESIDENTE. Quindi, è un richiamo al Regolamento.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). È un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Siccome ha detto un'altra cosa… lei deve stare tranquillo come sono io.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). No, io guardi, Presidente…

PRESIDENTE. Andiamo nel Regolamento.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Io sono tranquillissimo…

PRESIDENTE. Lei mi richiama il Regolamento?

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). ...mi pare che lei abbia alzato un po' la voce…

PRESIDENTE. No.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Ma glielo lasciamo fare, glielo lasciamo fare…

PRESIDENTE. Onorevole Bignami, la prego, davvero, guardi…

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Glielo lasciamo fare.

PRESIDENTE. Non è il caso.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Glielo lasciamo fare.

PRESIDENTE. Allora, se lei fa un richiamo al Regolamento…

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). E noi, quindi…

PRESIDENTE. …mi dice l'articolo del Regolamento…

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Signor Presidente.

PRESIDENTE. …e va avanti sul richiamo al Regolamento. Prego.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). E nonostante…

PRESIDENTE. Se mi dice l'articolo del Regolamento, vada avanti sul richiamo al Regolamento. Prego.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Articoli 8 e seguenti.

PRESIDENTE. Prego.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Perché noi ci associamo alla richiesta…

PRESIDENTE. Prego.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Ma, Presidente, se lei mi lasciasse parlare… Io comprendo questa sua tendenza, anche perché mi permetto di segnalare che avevo chiesto la parola prima di altri colleghi. In ordine abbiamo atteso che potessero intervenire, lei stava riprendendo i lavori, perché tende a non guardare a ciò che succede da questa parte dell'emiciclo, ma non è… non è un problema (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra).

Le chiederei, Presidente, se non la disturba, anche, cortesemente, di richiamare, perché c'è questo brusio di fondo, che ogni volta che vi chiediamo che cosa siete andati a dire a Cospito e ai mafiosi (Il deputato Ubaldo Pagano: “Ma smettila! Sei un presidente di gruppo, un po' di dignità per il ruolo”!)… Salta su! Noi una volta tanto vorremmo che il Ministro, in quella circostanza e, quindi, accedendo alla richiesta che i colleghi formulano, venisse e ci dicesse anche se è possibile saperlo, perché ci risulta che ci sia anche (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore…

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Che ci sia (Il deputato Ubaldo Pagano: “Ma sta ripetendo sempre la stessa cosa!”).

PRESIDENTE. Onorevole Pagano, la prego, si accomodi e ascolti come abbiamo ascoltato voi. Allora, colleghi…

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Ma guardi, Presidente (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)… Ho formulato…

PRESIDENTE. Allora, vi dovete calmare tutti.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Ma, guardi, Presidente, la agevolo…

PRESIDENTE. Bene.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). La agevolo (Il deputato Ubaldo Pagano: “Presidente, lei non si deve far condizionare, lei è il Presidente”)…

PRESIDENTE. La prego, sto parlando io!

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). …e termino qua la mia richiesta, perché noto un certo nervosismo (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle). In effetti lo capisco, il nervosismo, e auspico che si possa aprire la discussione sul tema ben più interessante che il Ministro Foti confido illustri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Allora, prima di andare avanti, perché, come dire, certe cose non possono rimanere in aria, onorevole Bignami, rispetto al fatto che io guardo a sinistra, lei dovrebbe sapere che il Regolamento impone all'oratore di guardare la Presidenza e la Presidenza deve guardare chi parla (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Lei mi ha tolto la parola!

PRESIDENTE. Se lei mi fa anche la cortesia di ascoltarmi, visto che sto parlando con lei, se no io ugualmente continuerò.

Seconda cosa, tutti i colleghi hanno cominciato (Proteste del deputato Bignami)… La prego, per favore, di starmi a sentire, come io ho ascoltato lei. I colleghi hanno chiesto, all'inizio del loro intervento sull'ordine dei lavori, un'informativa urgente, come da Regolamento. Le ho chiesto se lei voleva intervenire sull'ordine dei lavori e lei non mi ha chiesto né un'informativa urgente, né altro. Non si possono svolgere interventi di risposta a richieste dell'ordine dei lavori. Tutto il resto, lo lascio a lei (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Mi consenta in apertura di…

PRESIDENTE. Scusi, scusi, è sull'ordine dei lavori?

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Sull'ordine dei lavori, assolutamente.

PRESIDENTE. Prego.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Se mi consentirà, prima di passare all'ordine dei lavori, voglio esprimere tutta la mia solidarietà per quanto avvenuto poco fa. Lei è stato fin troppo…

PRESIDENTE. Mi vuole inguaiare, va bene.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Lei è stato fin troppo…

PRESIDENTE. Mi vuole inguaiare ulteriormente, prego.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). È stato fin troppo, fin troppo paziente.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Non gli togliamo la parola? Solo a me togliamo la parola (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra)?

PRESIDENTE. Onorevole Bignami, non mi costringa a richiamarla all'ordine, per favore. Vada avanti, onorevole Della Vedova. Acquisita la solidarietà, vada avanti sull'ordine dei lavori.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Signor Presidente, è stato e continua ad essere troppo paziente rispetto a un comportamento che, da parte di chiunque, ma a maggior ragione da parte del capogruppo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra) del principale gruppo di maggioranza, nei confronti della Presidenza, non può essere…

PRESIDENTE. Onorevole Della Vedova, vada avanti, la prego.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). …non può essere accettato.

PRESIDENTE. Prego.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Io capisco il nervosismo del collega Bignami nel dover difendere una cosa che non può essere difesa in alcun modo. Poi, probabilmente, il collega Bignami…

PRESIDENTE. Vada sull'ordine dei lavori, non sull'onorevole Bignami, per favore.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). …non ha l'abitudine o l'attitudine - che molti di noi hanno, non è obbligatorio - a frequentare le patrie galere da parlamentari e svolgere missioni di ispezione e, quindi, si aggrappa a questo.

Tuttavia - e chiudo - mi associo alle richieste dei colleghi dell'opposizione. Credo che già sia grave quello che accade prima di qualsiasi evento di carattere giudiziario. Io c'ero, non so se lei c'era quando prese la parola Donzelli. Già era grave dopo la condanna. Io ritengo che le parole usate nella motivazione di quella sentenza impongono che il Ministro Nordio venga a scusarsi per le cose che disse allora e a spiegare cosa intenda fare, oggi e domani, dopo non solo la condanna, ma le motivazioni della sentenza nei confronti del suo plenipotenziario Sottosegretario Delmastro Delle Vedove (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Preso atto di tutte queste richieste di informativa urgente, ripeto, il rappresentante del Governo, che è anche Sottosegretario di Stato per i Rapporti con il Parlamento, le ha udite e, quindi, daremo seguito.

Comunicazioni del Governo in ordine alla revisione degli investimenti e delle riforme inclusi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di Comunicazioni del Governo in ordine alla revisione degli investimenti e delle riforme inclusi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).

(Intervento del Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, Tommaso Foti.

TOMMASO FOTI, Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. Signor Presidente, colleghi, mi rendo conto che il mio sarà un argomento un po' più impegnativo (Commenti della deputata Serracchiani) rispetto a quello precedente, però debbo dire che sono state utilizzate negli ultimi giorni, anche sulle agenzie, delle espressioni che, a mio avviso, non fanno onore né a chi le ha pronunciate, né risultano quantomeno simpatiche nei confronti delle persone a cui sono dirette. Perché si può contestare una ipotesi di riformulazione, di riprogrammazione del PNRR, ma definire “avvinazzati” (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) coloro i quali hanno proposto questa riformulazione, mi pare argomento affatto pertinente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e, soprattutto, mi pare uno scadimento del confronto politico che io personalmente non accetto.

Quindi, io non scendo in polemica su questo. Sono i fatti che dimostrano come questa riprogrammazione - che, oltretutto, sapete benissimo che è stata trasmessa - sia, innanzitutto, una riprogrammazione tecnica che seguirà ad altre riprogrammazioni tecniche, perché, più si va avanti con gli obiettivi, più si va avanti con un PNRR che deve necessariamente produrre degli effetti e più il confronto tra la parte tecnica che segue il PNRR, cioè la nostra struttura di missione, e la Commissione europea, è vasto.

Debbo dire, però, che le modifiche al PNRR non sono una richiesta così anomala da parte di questo Governo, per il semplice motivo che è previsto dal regolamento istitutivo del PNRR medesimo e non è che non abbia vincoli legislativi al riguardo. Infatti, come voi sapete, può essere richiesta per giustificate circostanze oggettive, per errori materiali, per modifiche alternative che riguardino gli obiettivi di politica pubblica e anche la riduzione di oneri amministrativi, ma la condizione per la quale la Commissione la esamina è quella che non sia minimamente ridotto il livello di ambizione. Quindi, tutti coloro che vogliono parlarne in modo quasi tendente al ritenere questa una riprogrammazione, e quindi una revisione di serie B o di serie C, sbagliano concettualmente. Così come non sempre i numeri rispecchiano quanto vi sia dietro alla riformulazione di alcune, ad esempio, definizioni, che in modo rigoroso la Commissione europea intende sottolineare e che noi dobbiamo necessariamente cercare di seguire, perché sono quelle riformulazioni che trovano un punto di equilibrio nel confronto, appunto, delle due parti.

Quindi, quando si parla di 107, e noi diamo il numero esatto di milestone e target modificati, sembrerebbe che sia una rivoluzione copernicana, ma se in realtà si vanno poi a vedere dove effettivamente queste modifiche vanno a incidere su quello che è non il Piano delle tante pagine, ma il Piano sotto il profilo degli obiettivi dello stesso Piano e delle 7 missioni che lo stesso ha, mi pare che la questione assuma tutt'altro rilievo.

D'altra parte, quest'Aula sa benissimo che vi sono state altre revisioni del Piano e che in relazione a queste revisioni si è arrivati ai 194,4 miliardi che lo compongono, che revisionano questo Piano e in relazione alle revisioni del Piano stesso vi sono 71,8 miliardi di sovvenzioni e 122,6 miliardi di prestiti. Ma aggiungerò di più. Le 7 missioni e i 150 investimenti che strutturano il Piano si compongono anche di qualcosa come 621 milestone e target che sono esattamente - ne parlo in termini quantitativi, vedremo poi quelli qualitativi - 94 in più del Piano originario. Così come il numero delle riforme di questo attuale Piano, che sono 66, sono 7 riforme in più di quanto era previsto precedentemente. Lo dico ai fini numerici, ma anche ai fini sostanziali, perché non si è tolto a questo Piano, ma si è aggiunto a questo Piano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

E dirò anche che questa nostra revisione è finalizzata ad avere, entro i termini ovviamente previsti dal regolamento, la liquidazione della settima rata, una rata che è composta da 67 obiettivi, da 18,2 miliardi di euro che ci devono essere versati e che porteranno rispettivamente non la dotazione del Piano, che è una cosa teorica, ma l'attuazione del Piano e cioè le risorse già versate a questo Governo per l'attuazione del Piano, oltre 140 miliardi di euro con 337 obiettivi raggiunti. In pratica, il 54 per cento degli obiettivi e il 72 per cento delle risorse che, complessivamente, rappresentano la dotazione economica del Piano.

Poi avremo alcune scadenze - l'ottava, la nona e la decima -, perché voi sapete che questo è un Piano che è stato diviso in dieci step. L'ottava prevede 40 obiettivi e 12,8 miliardi di corrispettivi; la nona prevede 60 obiettivi e 12,8 miliardi; la decima rata, che è quella conclusiva e quindi quella su cui si concentra il maggior numero di obiettivi, sono 177 obiettivi e 28,4 miliardi.

Noi il 21 marzo - anche questo lo dico perché è stato oggetto di polemica - abbiamo dato l'avvio ad una procedura, perché la condizione per entrare ad interloquire con la Commissione è quella di chiedere la revisione del Piano, che è un atto che parte ovviamente dal Governo e non da altri, da terzi. Qui devo dire che l'unica risposta che ci ha dato la Commissione è stata quella di circoscrivere quelle che possono essere le richieste di modifica su cui questa Camera oggi, l'altra Camera, cioè il Senato, domani, saranno chiamate a pronunciarsi ed è proprio relativa alla settima rata e ad alcune questioni attinenti all'ottava rata. Infatti, quelle relative alla nona e alla decima rata sono soltanto connesse e, quindi, sono la trasposizione logica di quelle che noi, oggi, chiediamo di attuare sulla settima rata. Sostanzialmente, consentitemi di circoscrivere le questioni più importanti relative a questa modifica, che riguardano le ferrovie e soprattutto alcune modifiche in materia ambientale, poi ce ne sono altre che velocemente affronterò, ma sono meno rilevanti.

Sotto il profilo delle ferrovie, già il Piano del 2021 prevedeva che venissero stanziati 24,5 miliardi afferenti al PNRR, a fronte, però, di interventi relativi a quelle misure dal costo complessivo pari a 51,4 miliardi di euro. Cioè, vi era e vi è sempre stata una convergenza di risorse per attuare quelli che sono ovviamente obiettivi del PNRR, ma non solo del PNRR, perché sono anche obiettivi del contratto in essere con Ferrovie. Allora, è prevista la realizzazione di investimenti sull'alta velocità; sono previsti interventi per la realizzazione di un restyling delle stazioni ferroviarie; sono previsti sistemi di gestione e controllo del traffico ferroviario e sono previste, ovviamente, la velocizzazione e il potenziamento di alcune linee ferroviarie.

Ecco, sotto questo profilo, è chiaro che la revisione, che oggi presentiamo su questo tema, è una revisione che viene prospettata ai fini di salvaguardare le risorse del PNRR. Capisco che magari vi sia anche chi faccia il tifo perché le risorse non vengano spese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), per poter avere argomenti di polemica politica, ma il dovere di chi vi parla - e non solo - è di cercare, invece, di far sì che le risorse del PNRR siano tutte possibilmente investite e spese, ovviamente, in un contesto di programma, nel quale le risorse del contratto a cui prima facevo riferimento sono già destinate.

Quindi, stiamo parlando - se me lo consentite - di una iniziativa di revisione del Piano che ha come obiettivo solo quello di definire una diversa assegnazione delle risorse all'interno dello stesso piano, perché vi sono alcune situazioni che non possono essere risolte entro il 30 giugno 2026, non per inerzia di questo Governo, ma per fatti che sono successi, che sono accaduti. Perché, soprattutto in alcuni casi - voi sapete che i contratti si possono risolvere, quando vi sono cause di forza maggiore -, noi, invece di pensare di archiviare quelle situazioni che sono condizionate da fatti e da situazioni di forza maggiore riteniamo, invece, di poter far coincidere ugualmente le misure del programma, anche se con scadenze diverse.

Allora, sulle agenzie ho letto che addirittura questa riprogrammazione toglierebbe risorse ad alcune regioni per assegnarle ad altre. Spero che siano dichiarazioni che sono state fatte senza aver letto la relazione.

Perché se si fosse letta la relazione, non si potrebbe non convenire sul fatto che, ad esempio, le risorse per quanto riguarda l'alta velocità del Nord - perché poi questo è il tema principale, si toglie al Sud per dare al Nord - rimangono 8,6 miliardi, così come previsto esattamente nel Piano. Non c'è modifica. L'alta velocità sulla Napoli-Bari, poi dirò degli interventi in dettaglio, ma nel complesso prevede che le risorse del PNRR passino da 1 miliardo e 254 milioni a 2 miliardi e 188 milioni di euro, con ovviamente un riconoscimento delle risorse di PNRR in più, pari a 926 milioni di euro. La quota di PNRR relativa all'alta velocità nel tratto Palermo-Catania passa da 799 milioni del PNRR a 1 miliardo e 280 milioni con questa revisione.

Vero è - e poi diremo le motivazioni - che la Salerno-Reggio Calabria, nel tratto Battipaglia-Romagnano, vede una rimodulazione del finanziamento, che era pari a 1 miliardo e 800 milioni, ma che, con la progettazione esecutiva e con la revisione dei costi, è andato esattamente a 2 miliardi e 725 milioni. In questo caso vengono utilizzati 720 milioni del PNRR e l'altra parte è interamente finanziata con fondi nazionali. Ma di tutta questa operazione, non c'è cantiere che si fermi, non c'è tratta che non vada avanti, non c'è intervento che sia sospeso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Andando a vedere i quattro casi che ci interessano: Terzo Valico dei Giovi, non penso che sia colpa di questo Governo, ma aggiungo che non potrebbe esser colpa di alcun Governo, se nell'ambito di un intervento vi è un problema di natura geologica che determina la fuoriuscita di gas all'interno della galleria in cui si sta cavando e scavando. Perché questo? Perché questa è stata una questione che oggi speriamo sia superata. Ma, attenzione, sono ripresi i lavori con estrema attenzione.

Perché vorrei far presente che, oltre all'obiettivo di ultimare la galleria, c'è anche possibilmente quello di tutelare le persone che lavorano all'interno di quella galleria (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi, ad oggi, si sta lavorando su 10 dei 12 fronti di scavo; è stata messa in essere una tecnologia nuova, attraverso un procedimento che è tutto italiano, perché non c'erano molti casi di scuola a cui riferirsi.

Ferrovie ci dice oggi che i lavori sono ripresi, pur con un'attenzione massima, ma evidentemente con un'attenzione che non può consentire il recupero dell'anno che se ne è andato relativamente a questa fuga di gas, che, torno a ripetere, è ancora da eliminare. Perché è solo sotto controllo, ma c'è anche il problema di garantire che non si ripresenti nel momento in cui la galleria dovesse essere collaudata e utilizzata per il passaggio dei treni. Penso che questo non sia un problema di destra o di sinistra, ma solo di buonsenso, la normale precauzione.

Sulla Palermo-Messina devo dire che la modifica del finanziamento, cioè da PNRR a fondi nazionali del contratto di programma, riguarda due tratte: la Dittaino-Enna e la Catenanuova-Dittaino. In questo caso vi sono due questioni rilevanti. La prima è che per un certo periodo le talpe, cioè quegli strumenti che servono per scavare, non potevano essere attivate perché vi era la crisi idrica, e la mancanza di acqua impedisce l'utilizzo delle talpe. E in secondo luogo perché vi sono stati, ed è inutile negarli perché sono noti soprattutto a coloro i quali in quelle aree vivono, dei problemi di natura finanziaria, che oggi paiono superati, da parte della ditta che doveva eseguire i lavori.

Ma, a livello chilometrico, i chilometri previsti in PNRR, 37, verranno tutti realizzati entro il 30 giugno 2026, e, come ho detto prima, la dotazione finanziaria è in aumento. Sulla Napoli-Bari verranno rendicontati alla fine 13,8 chilometri in più di quelli previsti. Ora, sotto questo profilo, sono stati differiti 253 milioni al contratto di programma RFI relativo alla Apice-Hirpinia; questo per ragioni tecniche e geologiche che sono state rappresentate in più occasioni. Devo però dire che alcuni tratti, Cancello-Frasso e Napoli-Cancello, entrano per la prima volta nel PNRR e vengono incrementate due tratte, la Frasso-Telese e la Telese-Vitulano.

Della vicenda Battipaglia-Romagnano, di cui già ho parlato come riduzione, voglio dare anche le motivazioni, perché non solo vi è stata una differenza sostanziosa tra l'aggiudicazione della progettazione esecutiva e i risultati della progettazione esecutiva, ma vi sono state anche difficoltà nel reperimento, da parte della società, delle talpe. E mi permetto di farvi presente che i lavori sono ripresi il 21 febbraio 2025, a fronte di un anno precedente nel quale la società ha, in più occasioni, rappresentato l'impossibilità di intervenire.

Anche sotto questo profilo, oggi i lavori sono in corso, e non si potrà recuperare, ovviamente, il tempo perduto, ma ci sono le risorse e c'è l'impegno, perché il contratto è una cosa diversa dall'accordo. Il contratto prevede obbligazioni giuridicamente vincolanti e le obbligazioni giuridicamente vincolanti obbligano, lo dice la parola, l'esecutore a concludere il contratto. Quindi, sotto questo profilo, penso di poter dire che si sono trovati dei punti di equilibrio da parte del MIT che vengono proposti alla Commissione europea, anche perché sono tutti interventi che di per sé hanno una funzionalità operativa.

Vi è poi un argomento sempre delicato, ma importante per quanto riguarda la riforma delle ferrovie, perché viene annunciato e verrà presentato un progetto di riforma che avrà un combinato disposto tra normativa primaria, secondaria e atti delegati, al fine di migliorare la pianificazione infrastrutturale delle linee e delle reti ferroviarie, e, però, introdurre anche misure che servano a verificare le prestazioni della gestione e degli investimenti che RFI, nel contratto di programma, ha a suo carico.

Oltretutto, mi permetto di dire anche che vengono assegnati nuovi compiti alla Authority di regolazione dei trasporti, che come tutte le authority, è un'autorità terza e quindi a maggior ragione potrà essere garante anche rispetto ai passaggi, cui prima facevo riferimento, contenuti nella riforma.

Dopodiché vado al secondo argomento, che è quello delle colonnine di ricarica. Qui bisogna fare un po' di chiarezza, perché forse i dati non sono noti a chi ne parla.

Al 31 dicembre 2024, sul territorio nazionale, vi sono 64.391 punti di ricarica. La Lombardia è la prima regione, in assoluto, come numero di punti, la città di Napoli è la prima nel rapporto tra numero di punti di ricarica ed estensione della città stessa. I punti sono suddivisi al 57 per cento al Nord, al 23 per cento al Sud, al 20 per cento al Centro.

Debbo dire - e questo è un dato che mi pare abbastanza interessante, se si vuole affrontare l'argomento sotto un punto di vista non propagandistico, ma di conoscenza - che dall'analisi spaziale dei punti di ricarica geolocalizzati, tenendo presente anche le zone più remote e isolate nel Paese, otteniamo che il 94 per cento del territorio nazionale ha un punto di ricarica entro il limite dei dieci chilometri.

Ma vedete, a fronte dei 64.391 punti di ricarica, forse, gioverà anche ricordare quanto è, ad oggi, il parco circolante delle auto elettriche, che sono esattamente, al 30 aprile 2025, 303.924.

Ora facciamo parlare i dati. I punti di ricarica, ogni 100 auto elettriche circolanti, vedono questa graduatoria: l'Italia, 19 punti di ricarica ogni 100 auto circolanti, a fronte di un parco di auto elettriche, rispetto al parco delle auto complessivamente circolanti, che è del 5 per cento; la Francia ha 14 punti di ricarica, a fronte però di tre volte tanto e più delle auto elettriche circolanti, perché sono il 17,4 per cento; la Germania ha addirittura 8 punti di ricarica, su 100 auto circolanti, ma con una quota di immatricolazione di auto elettriche pari a 16,6 per cento; il Regno Unito, che comunque non è nell'Unione europea, ma fa parte dell'Europa, ha 7 punti di ricarica ogni 100 auto circolanti, con il 21,3 per cento di auto elettriche.

Aggiungo che, anche rispetto alla lunghezza stradale, i punti di ricarica in Italia risultano uno ogni 4 chilometri, nel Regno Unito uno ogni 5 chilometri, nella Germania uno ogni 6 chilometri, nella Francia uno ogni 7 chilometri.

Perché ho letto questi dati? Perché è evidente che, rispetto ai bandi che sono stati emessi - ed erano bandi con i quali si chiedeva ad operatori esterni di installare nuove colonnine per la ricarica -, è evidente che vi è stato un andamento diverso da quello che poteva essere ipotizzato, quando è stato fatto il piano e cioè qualche anno prima, perché lo sviluppo c'è stato in corso d'opera. Ciononostante - mi dispiace, l'ho letto anche in una mozione, ma io francamente il dato, così come è scritto in quella mozione, non lo ritrovo - si dice che sono stati solo 3.800 i punti di ricarica rispetto ai 21.000 del target che i bandi hanno prodotto. In realtà, faccio presente che, con riferimento ai 6 bandi, di cui 3 per le aree urbane e 3 per le aree extraurbane, con andamento diverso, ovviamente, tra aree urbane e aree extraurbane, i punti di ricarica che il PNRR vede oggi aggiudicati sono 12.110. Poi, non volendo sfuggire a un'argomentazione, faccio presente che i punti di ricarica non sono tutti, perché un conto è l'installazione delle colonnine, un conto - come dovrebbe essere noto a chi ne parla - è il collegamento con la rete delle colonnine, perché sennò mettiamo colonnine che sono totalmente inutilizzabili (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ecco perché si è pensato - non perché siamo avvinazzati, ma perché forse studiamo i dati - che un buon punto di equilibrio potesse essere quello di dire: vediamo di mettere un incentivo, per la parte che non viene spesa, sull'acquisto di auto elettriche. D'altra parte, il bando precedente ha dato un buon impulso. Se questo bando dovesse dare l'impulso pari alla previsione, cioè 39.000 auto, faccio presente che, rispetto alle 300.000 di cui parliamo, sarebbe un impulso che, più o meno, vale più del 12-13 per cento. Quindi, sarebbe un contributo forte all'utilizzo e all'acquisto dell'auto elettrica. Aggiungo una considerazione: se è vero che ogni auto elettrica, in un anno, consente un risparmio di 1,5 tonnellate di CO2, 39.000 nuove auto elettriche immesse all'interno del territorio nazionale produrrebbero un minor consumo di CO2 pari a 58.500 tonnellate.

Un secondo argomento è quello dell'incentivazione della produzione degli impianti di biometano e la riconversione degli impianti esistenti. Ora, con riferimento alla misura iniziale per la quale i precedenti Governi hanno fatto tutta la normativa relativa, una normativa che, spesso e volentieri, mi pare di poter dire che non è che tenga molto in considerazione il parere degli enti locali - giusto appunto perché ci si dice sempre cosa dicono i comuni - vi è una graduatoria che prevede ancora oggi la possibilità di utilizzare risorse che non hanno dato il risultato richiesto per quanto riguarda la misura dell'idrogeno hard to abate e che possono consentire oggi di portare a 2,3 miliardi - da 1 miliardo e 730, quant'era previsto - la quota del PNRR, con ciò consentendo di far fronte al fabbisogno annuo delle famiglie, pari a un milione di famiglie.

Sempre in materia ambientale, mi permetto di dire - perché è stato argomento anche questo di critica - che la costituzione di comunità energetiche ha dato, fino ad oggi, risultati che non posso definire soddisfacenti. Ci è stato rappresentato che uno dei temi poteva essere il fatto che fossero circoscritti gli interventi a comuni al di sotto dei 5.000 abitanti: viene alzato il target ai comuni fino a 50.000 abitanti. Quindi, anche in questo caso, mi pare si siano fatte iniziative volte a diffondere una positiva intuizione, ma che, se non trova poi rappresentazione plastica e attiva, rimane scritta sulla carta.

Anche sotto il profilo della Piattaforma digitale nazionale dei dati si sono ottenuti risultati talmente significativi, e questo va sottolineato perché è una piattaforma che assicura l'interoperabilità di tutti i sistemi informativi degli enti e dei gestori di servizi pubblici. Il che significa che, se uno deve avvalersi di 10 servizi pubblici, ma ha immesso un certificato, quel certificato può essere estratto da tutti gli altri servizi pubblici, nella forma, ovviamente, dell'esercizio di chi ne è titolare. Ecco, vi era un target API, che era pari a 400 per dicembre 2024; è stato raggiunto il target di 1.000 e viene alzato il target di giugno 2026 da 1.000 a 7.000. Penso che dovrebbe essere un dato che viene salutato positivamente da tutti.

Per quanto riguarda la giustizia amministrativa, il Consiglio di Presidenza della giustizia amministrativa, avendo visto l'abbattimento dell'arretrato, ha chiesto e si è proposto per estendere l'abbattimento dell'arretrato in misura superiore a quello ad oggi assegnato, sia per quanto riguarda i TAR, sia per quanto riguarda il Consiglio di Stato. Penso che il fatto di diminuire quello che è un arretrato di TAR e Consiglio di Stato significa semplicemente che nei contenziosi si ha una certezza di giudizio che non diventa più biblica, ma diventa semplicemente fisiologica, come è in molti altri Paesi d'Europa.

In ultimo, mi sia consentito di dire, visto che sulla salute spesso e volentieri si fanno anche riferimenti, dimenticando che tutta una serie di iniziative sono state delegate alle regioni e che tutti i presidenti di regione ci hanno confermato che, indipendentemente dalla situazione attuale, raggiungeranno gli obiettivi assegnati, e sono comunicazioni scritte, non sono comunicazioni verbali, che il fatto che siano stati già raggiunti gli obiettivi relativi al finanziamento di progetti di ricerca su tumori rari, malattie rare e malattie altamente invalidanti penso che sia un patrimonio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che si può riservare a tutta questa Camera, a tutte le Camere e a tutti coloro che stanno lavorando per il raggiungimento di questi obiettivi.

Dopodiché concludo dicendo che nessuno nasconde che il livello della spesa è un livello che deve trovare un'accelerazione, fermo restando che chi ha letto il PNRR sa che il PNRR non è uno strumento di spesa, perché le rate vengono liquidate in ragione del raggiungimento degli obiettivi e non del livello di spesa, in nessun caso. Le rendicontazioni riguardano altro. Ma, al di là di questo, posso anche dire, anche in relazione ad alcuni articoli di stampa - ad esempio, ho letto di 8 miliardi non rimborsati attualmente ai comuni -, che anche nella giornata di oggi abbiamo avuto un incontro con il presidente dell'Associazione nazionale comuni italiani, come lo abbiamo avuto con il presidente dell'Unione delle province d'Italia, per cercare di vedere quali sono gli ingranaggi che eventualmente rappresentano un livello di difficoltà tale per cui la rendicontazione, e quindi la successiva liquidazione, diventa difficile.

Ciò perché è evidente che nessuno di noi ha come obiettivo quello di mettere il bastone tra le ruote a chi è impegnato a realizzare gli obiettivi, ma siamo tutti impegnati a far sì che coloro i quali sono in campo per raggiungere gli obiettivi possano avere il necessario supporto, non solo politico, ma anche amministrativo, e se del caso normativo, da parte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per un richiamo al Regolamento, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Per un richiamo al Regolamento e mi richiamo all'articolo 8. Non l'ho fatto prima per rispetto del Ministro, perché pensavo fosse giusto facesse la sua relazione, ma non solo per l'anzianità e il periodo che ho trascorso qui dentro, ma anche per avere svolto, più o meno meritatamente, il ruolo che lei ha svolto, mi sento assolutamente in dovere di prendere la parola, signor Presidente - non ho nessuna intenzione di riaprire il tema sulle informative, sui giudizi che vengono dati rispetto alle informative, non è questo il tema -, prendo la parola e sento di dover prendere la parola perché il nostro Regolamento dice all'articolo 8, che “Il Presidente rappresenta la Camera” e che “assicura il buon andamento dei suoi lavori, facendo osservare il Regolamento, e dell'amministrazione interna. Sovraintende a tal fine alle funzioni attribuite (…). In applicazione delle norme del Regolamento, il Presidente dà la parola”.

Allora, signor Presidente, mi auguro, anche per il rispetto che ho del capogruppo del partito di maggioranza qui dentro, che il capogruppo del partito di maggioranza trovi le forme per chiederle scusa (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra). Penso che a ciascuno di noi possa partire la frizione, e lo dice uno a cui, anche di carattere, capita spesso. Penso che dimostrazione di grande saggezza sia, nel momento in cui ci rendiamo conto che è accaduto questo, chiedere scusa. Perché, signor Presidente - e chiudo su questo -, lo dico a tutti i colleghi: lei non è il Presidente che io ho eletto, ma, se noi iniziamo a mettere in discussione l'equità di lavoro e di esercizio del ruolo che ha il Presidente della Camera, è una lesione all'intera Camera, è una lesione a tutti noi.

Penso che mai, nei 20 anni, quasi 25, che sono stato qui, abbia messo in discussione l'imparzialità del Presidente della Camera. Posso contestarne le decisioni, e questo ci mancherebbe altro, ma credo che l'imparzialità e il dare per scontato che ci sia imparzialità da parte di chi siede lì, a prescindere da chi siede lì, sia un elemento di garanzia della nostra vita democratica all'interno di quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

E quindi, lo dico perché, ripeto, porto rispetto per tutti e penso che quello che è accaduto prima sia un fatto, sotto questo punto di vista, grave; e penso che sarebbe una cosa molto importante - sulle forme, ovviamente, non do indicazione, non do consigli a nessuno - per tutti noi, maggioranza e opposizione, chiunque domani dovesse sedere là sopra, sapere che mai, mai, mai nessuno di noi mette in discussione l'imparzialità e la capacità di chi sta là sopra. E chiudo dicendo che, non voglio coinvolgerlo, ma chi sta seduto sotto a lei, che, come me, ha vissuto qui dentro tanti tempi, sa che questa, forse, è l'unica regola, che diventa una garanzia per tutti, maggioranza e opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Grazie a lei, onorevole Giachetti. Ricordo peraltro che c'è una recente lettera del Presidente della Camera che richiama esattamente le cose che ha detto lei, di cui tutti i colleghi hanno fatto tesoro.

Si riprende la discussione.

(Discussione)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Governo in ordine alla revisione degli investimenti e delle riforme inclusi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza.

È iscritta a parlare la deputata Filippin. Ne ha facoltà.

ROSANNA FILIPPIN (PD-IDP). Grazie, signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe. Innanzitutto, signor Presidente, mi permetta di esprimere, a nome mio personale e del gruppo, la solidarietà per quanto è accaduto prima e confermarle la nostra indistinta stima (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Applausi ironici di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Oggi, all'attenzione di questo nostro Parlamento, c'è una questione assolutamente centrale per il nostro futuro economico, sociale e istituzionale: la piena e puntuale attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il PNRR. Siamo, ormai, a poco più di un anno dalla scadenza del 30 giugno 2026, termine ultimo entro il quale devono essere completati tutti gli interventi previsti dal piano. Questa scadenza non è semplicemente un orizzonte temporale, è una prova decisiva della nostra credibilità come Paese, una cartina tornasole della nostra capacità di programmare, attuare e rendicontare investimenti straordinari, in linea con le sfide europee e globali. Eppure, a fronte di questo scenario, ciò che osserviamo con crescente preoccupazione è un quadro segnato da ritardi strutturali, continui cambi di rotta, modifiche non trasparenti e una governance sempre più debole e confusa. Non bastano più le rassicurazioni generiche da parte del Governo.

La Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha di recente annunciato la nuova modifica del Piano - la quinta in due anni - confermando quanto era già stato anticipato dall'allora Ministro Fitto. Al contempo, il Ministro Giorgetti ha paventato l'ipotesi, non praticabile, di una proroga della scadenza. Proposta, fra l'altro, respinta già a chiare lettere dalla Commissione europea e, ciò nonostante, l'Esecutivo continua ad avanzare modifiche sostanziali, ignorando la necessità di trasparenza e di coinvolgimento parlamentare.

La relazione tecnica - lo so, è una relazione tecnica - ma è stata trasmessa alle Camere il 19 maggio, due giorni fa, ed è un comportamento che rende estremamente difficile l'esame approfondito e tempestivo da parte del Parlamento. Non è questa la collaborazione istituzionale che serve al Paese. L'assenza di un vero confronto ha portato a revisioni che riducono drasticamente l'ambizione del Piano: si tagliano obiettivi; si espungono misure cruciali; si spostano risorse su interventi più assorbibili, spesso a scapito di qualità, equità e impatto strategico.

La Corte dei conti, nella sua ultima relazione, è stata chiarissima: al 31 dicembre 2024 la spesa effettivamente sostenuta ammontava a poco meno di 64 miliardi di euro, appena il 33 per cento del totale. Se escludiamo gli incentivi fiscali, come gli ecobonus e Transizione 4.0, più semplici da realizzare, la percentuale scende sotto il 22 per cento. In particolare, sono in forte affanno le Missioni su inclusione e coesione, salute, REPowerEu, con livelli di attuazione inaccettabilmente bassi. Gravissimi sono i ritardi che coinvolgono gli enti locali, soprattutto i comuni che lamentano ritardi nei trasferimenti e una pressione crescente sulla tenuta dei bilanci. Mi permettete un piccolo esempio? Non più tardi di venerdì scorso ho incontrato un sindaco del mio territorio, un comune di 15.000 abitanti, un comune che però è riuscito a costruire una nuova scuola secondaria di primo grado, previa demolizione, potendo contare - almeno così pareva - su un contributo statale di 2.400.000 euro confluiti nel PNRR, Missione 4, Piano di messa in sicurezza e riqualificazione dell'edilizia scolastica. Questo comune ha completato l'iter progettuale; il cantiere è stato avviato nell'aprile del 2022; il 28 agosto 2024 ha approvato il collaudo tecnico-amministrativo e ha regolarmente presentato, sulla piattaforma ReGiS, il rendiconto. È passato quasi un anno e, da allora, silenzio. Né risposte, né erogazioni. E questo comune sta mettendo a rischio, avendo impegnato naturalmente risorse proprie per realizzare l'opera, i servizi e ciò che può rendere alla sua cittadinanza.

Ma potremmo, come questo, parlare di molti, di molti altri casi. Non è necessaria la revisione a monte, ma un rafforzamento della capacità amministrativa e della governance attuativa. Le case della comunità, su cui tanto si era puntato per il rilancio della sanità territoriale, sono operative in 46 sulle 1.000 previste. E per gli ospedali di comunità il dato è ancora più desolante: 23 i cantieri che sono stati completati su 307, la spesa intorno all'11 per cento. Serve personale, serve pianificazione e, soprattutto, serve volontà politica. Lo stesso si può dire per gli studentati universitari, dove si è ipotizzato, evidentemente non conoscendo la situazione delle nostre università, addirittura un dimezzamento rispetto ai 60.000 posti letto previsti. Tacciamo sugli asili nido, i cui numeri già sono stati dimezzati, con buona pace per la crescita di questo Paese, la natalità e la conciliazione dei tempi di vita e lavoro delle donne. Ma analoghi rischi stanno incontrando i Piani urbani integrati e i trasporti ferroviari strategici. Grazie, signor Ministro, per la sua completa informativa circa il loro stato, ma la preoccupazione resta, e su settori chiave come la transizione ecologica e la mobilità elettrica o l'uso dell'idrogeno verde gli obiettivi sono ridimensionati e i tempi più lunghi. La sola, per esempio, voce, relativa all'utilizzo dell'idrogeno verde a emissioni zero nei settori industriali più inquinanti e difficili da riconvertire, ha visto la riduzione delle risorse stanziate da un miliardo a 360 milioni, e la revisione proposta destina, quindi, centinaia di milioni già assegnati a infrastrutture per la transizione verde a misure alternative come la rottamazione delle auto, che nulla hanno a che vedere con la logica trasformativa del PNRR.

Ma se tutto questo non bastasse, si ipotizza un ulteriore dirottamento di ben 14 miliardi del PNRR e 11 miliardi dei Fondi di coesione per un nuovo programma di aiuti alle imprese colpite dai dazi commerciali del nostro - si fa per dire - amato Presidente Trump. Ma dove verrebbero questi fondi? Su quali progetti si interverrebbe? Il Governo non lo dice, non una parola chiara, non una valutazione d'impatto. È lecito temere che ad essere penalizzate siano, ancora una volta, le misure più vicine ai territori, alle famiglie, alle comunità. E qui c'è il nodo politico, il nodo politico profondo: le risorse del PNRR sono state pensate per colmare i divari territoriali, non per perpetuarli. Non possiamo accettare che i Fondi di coesione vengano sacrificati sull'altare della spesa più facile. I giovani, le donne, il Sud, le aree interne, l'ambiente, tutte le priorità trasversali del Piano rischiano oggi di essere messe da parte in nome di una gestione emergenziale e senza visione.

Chiediamo, quindi, che il Governo rispetti il Parlamento e lo coinvolga tempestivamente in tutte le fasi di modifica del Piano. Chiediamo trasparenza, chiarezza, responsabilità. Serve un quadro stabile e definitivo delle risorse e una pianificazione rigorosa per l'ultimo anno e mezzo. Servono misure urgenti per rafforzare la capacità amministrativa, semplificare le procedure, accelerare i pagamenti, sbloccare i cantieri. Non si può affrontare questa fase finale continuando a stralciare, ridurre, rimodulare. Il rischio non è soltanto quello di perdere le risorse, è perdere fiducia, credibilità internazionale e un'irripetibile opportunità di crescita. Non ci sono più alibi: se il PNRR fallisce, fallisce l'Italia e noi, colleghi, abbiamo il dovere di non permetterlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rotondi. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO ROTONDI (FDI). Signor Presidente, signor Ministro, il gruppo parlamentare di Fratelli d'Italia ringrazia il Ministro per la relazione. Naturalmente, siamo soddisfatti di aver ascoltato cose che ci danno l'orgoglio di aver sostenuto nella prima e nella seconda fase il Governo, perché vorrei ricordare sommessamente che il predecessore del Ministro Foti, l'onorevole Fitto, è oggi Commissario europeo, e quando vi è stata questa staffetta, lo stesso Ministro Foti aveva l'apprensione di succedere a un Ministro di successo che, addirittura, aveva ottenuto il gradimento della Commissione europea per svolgere funzioni ancora più importanti, e ascoltando i dati che il Ministro Foti ha snocciolato con certosina precisione, noi possiamo dirci doppiamente soddisfatti, perché questa successione è stata brillante nel senso che l'opera di Fitto prosegue con lo stesso rigore e con lo stesso amore dei risultati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Quindi io, sommessamente, suo tramite, voglio esprimere anche solidarietà all'autorevole collega che mi ha preceduto nel discutere e che si è esercitata in una invidiabile e ammirevole arrampicata sugli specchi. Infatti, in una giornata come questa, le cose che il Partito Democratico ha manifestato nell'intervento della collega sono una marginale normativa di dettaglio di fronte allo spettacolo di un successo che dovrebbe essere un motivo di soddisfazione per tutti, perché, nella partita del Piano nazionale di ripresa e resilienza, non gioca il centrodestra, non gioca Fratelli d'Italia, non gioca Giorgia Meloni, non gioca Tommaso Foti, gioca l'Italia. Ed è uno di quei rari momenti in cui la coesione nazionale di cui ci riempiamo la bocca, il confronto tra maggioranza e opposizione, la collaborazione, la lealtà, la mancanza di pregiudizio e malafede, che sono fondamentali per costruire una posizione condivisa, dovrebbero essere la precondizione che, purtroppo, non c'è, perché siamo arrivati al punto in cui, a metà legislatura, si vedono risultati che, indubbiamente, non mettono di buonumore chi, dall'opposizione, aveva tifato per il fallimento, nell'ordine, dell'Italia, del PNRR e del Governo di centrodestra.

Del resto, che questa fosse l'aria, e cioè che si dovesse prendere atto di un successo, lo si era capito - è l'unica battuta polemica che mi concedo in apertura di seduta - perché, quando in un giorno in cui il confronto è su un tema epocale - si fa l'alzata di scudi sul caso Delmastro, che è buono per tutte le stagioni -, vuol dire che si dà la vittoria a tavolino (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e si riconosce che non avete proprio niente da dire sull'argomento del quale oggi dobbiamo discutere.

Del resto, è l'andamento lento di questa legislatura di successo e di difficoltà per l'opposizione: doveva venire l'autoritarismo fascista e non è venuto, e da Galli della Loggia - udite, udite - a Massimo d'Alema, che mai nella vita avrei pensato di applaudire, l'intellighenzia vera e democratica della sinistra riconosce che la Meloni non si contesta sul piano della qualità della democrazia, che ha un avanzamento nella presenza di un Governo con una fisionomia politica netta, che realizza, tuttavia, cose e si confronta qui in Parlamento. Lo chiedete, ma voi non lo fate (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Foti è venuto qui a darvi ragione di scelte che sono state fatte, di risultati che sono stati conseguiti, dell'Italia che è prima per risultati economici e di gestione, modifiche che sono state concordate. Di fronte a una posizione schietta e leale, quale quella del Ministro Foti, mi auguro che nei successivi interventi vi siano quelle aperture necessarie per continuare una missione che è importante per l'Italia, non per l'economia ragionieristica dei successi del Governo e dei goal dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Morfino. Ne ha facoltà.

DANIELA MORFINO (M5S). Grazie, Presidente. Presidente, noi sottoscriviamo ogni parola detta dal collega Giachetti, perché oggi è toccato a lei, purtroppo, e domani potrebbe capitare a qualsiasi altro Presidente di turno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ministro, a lei - tramite la Presidenza - ci rivolgiamo e le ricordiamo che questo Piano si chiama PNRR, perché è nato per la resilienza e per la ripresa, ma lei ha continuato a chiamarlo, durante il suo intervento, PNR. Si vede che, a furia di tagliare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), voi - questo Governo - taglia, taglia, sia sulla ripresa che sulla resilienza. Quindi, a questo punto, siamo un po' preoccupati perché si potrebbe arrivare a PN in un attimo.

Allora, cerchiamo di riportare in questo Parlamento, in questi sei minuti di discussione generale, verità e trasparenza, Ministro. Vedete, qui si rischia veramente di finire dalle stelle alle stalle: dalle stelle dello storico risultato del 2020 - cioè, l'aver ottenuto in Europa 209 miliardi, che porta la firma del nostro presidente Giuseppe Conte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) - al mesto e preoccupante stato attuativo del Piano, registrato in data odierna. La sua realizzazione sembra un miraggio per noi: avete messo a terra appena il 30 per cento delle risorse dell'intero PNRR. Poi spendete con una lentezza inaccettabile: 5 miliardi in quattro mesi, 1 miliardo e poco più al mese. Di questo passo vi serviranno almeno vent'anni per far ripartire questo Paese. Peccato che ci siano delle scadenze: a fine giugno 2026, purtroppo, queste risorse scadranno.

Quindi è chiaro il messaggio, Ministro, che ci date oggi: avete fallito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Avete fallito su un'opportunità enorme, di cui non si vedono neanche più bene i contorni; un'opportunità offuscata dalla quinta richiesta di revisione inviata a Bruxelles e di cui non si è ritenuto opportuno parlare a questo Parlamento, perché ormai lo avete delegittimato; un'opportunità offuscata dalla possibilità di proroga della scadenza dei progetti oltre il 2026. Un'idea apparentemente ragionevole. Spostiamo i tempi per spendere meglio: questa è la classica frase che voi dite, ma nasconde ben altro. Nasconde la volontà di dirottare i fondi del PNRR verso le armi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Altro che resilienza, qui si parla di ReArm Europe. Altro che asili nido e sanità territoriale, qui andiamo a costruire missili al posto degli ospedali.

Guardate che fuori da questo palazzo c'è il Paese reale che aspetta. C'è la sanità pubblica che, con la Missione 6, registra i ritardi maggiori e i livelli di spesa più bassi dell'intero Piano. Altro che “grazie al mio Governo, la sanità va meglio”: ma dove vive la Premier (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Ha completamente perso il senso della realtà, e anche voi, Ministro.

Poi c'è il Mezzogiorno, con le sue infrastrutture che gridano vendetta, Ministro: gridano vendetta dopo il ridimensionamento della Missione; gridano vendetta con la revisione di buona parte degli investimenti ferroviari e stradali; gridano vendetta con la decisione di spostare altrove le risorse del PNRR. Mentre si sprecano miliardi per l'ossessione propagandistica del Ponte sullo Stretto, si tagliano, senza logica, infrastrutture indispensabili per il Sud, saccheggiando il PNRR delle sue risorse. Ad esempio, la sforbiciata, questa volta, ha colpito 37 chilometri cruciali della linea ferroviaria ad alta velocità Palermo-Catania, cancellati con una spugna. E non dica “no” con la testa: è così, Ministro! Ancora una volta condannate la mobilità siciliana, bruciate 15 miliardi e passa. Ma in che direzione si sta andando, Ministro? Anche in questo caso la storia vi guarda. E non vi guarda solo la storia, ma anche la Corte dei conti, che ha rilevato chiaramente l'affanno dell'avanzamento finanziario del Piano. Il tutto, mentre cercate di svenderlo al ribasso, di posticiparlo per perseguire i vostri veri scopi. Il MoVimento 5 Stelle non può restare a guardare, mentre, tra una sforbiciata e l'altra, si demolisce un grande progetto di rinascita per il Paese. Serve un cambio di passo o non ne usciamo completamente.

Con questa risoluzione intendiamo richiamare l'azione del Governo e indirizzarlo verso il Piano originario, quello pensato per la transizione ecologica, l'innovazione, il rilancio del Mezzogiorno, l'equità territoriale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non vogliamo vederlo diventare un bottino da saccheggiare, da cui distrarre fondi, svuotarlo e depotenziarlo. Purtroppo, voi state facendo questo. Altro che patrioti, come ha già detto qualcuno in quest'Aula, siete davvero ladri di speranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Qualche brevissima considerazione al Ministro Foti, il quale non ha responsabilità assoluta di quello che sta succedendo.

Vede, Ministro, è vero che si può discutere anche sull'impostazione iniziale, ma credo che tutta la responsabilità ormai cada sul Governo che ha voluto inizialmente prendere o, meglio, perdere tempo per rivedere la governance, decidere di spostare dal MEF a Palazzo Chigi, presumibilmente per squisite ragioni politiche. Poi avete scelto un Ministro, Fitto, che dopo un anno ha cominciato a occuparsi d'altro. Fitto, da maggio dell'anno scorso fino alla sua nomina è sostanzialmente desaparecido, quantomeno da quest'Aula, con il PNRR e ha impegnato, di tutta evidenza, tutte le sue energie per fare altro, e poi è arrivato lei.

Vede, io sono molto preoccupato, da europeista oltre che da italiano, per l'eventuale fallimento del PNRR italiano, cioè di un pezzo consistente - il pezzo più grosso - del Next Generation EU, il fallimento nell'affrontare quello per cui il Next Generation EU è nato, cioè affrontare le disparità in termini di potenziale di crescita, di capacità di ridurre le distanze all'interno dell'Europa, perché noi non misureremo il PNRR solo col fatto di aver speso tutti i soldi e fatto tutti i progetti, ma misureremo il successo del PNRR nella capacità che avrà avuto o no di determinare un salto nella competitività e nella produttività del Paese. Su questo io credo che non ci siamo, perché ci sono i ritardi - chiudo, Presidente -, perché abbiamo speso un terzo del totale della cifra che dovremmo spendere e, quindi, difficilmente riusciremo ad arrivare al 2026, perché se spostate i progetti sui Fondi di coesione allora vorremmo capire come, dove, quando, quali progetti e a costo di quali rinunce coi fondi del PNRR.

Chiudo su un punto, signor Ministro, che è quello della trasparenza. Lei ha detto che sono stati fatti passi avanti: è vero, ma ancora non ci siamo, perché, probabilmente, la piattaforma Italia Domani è migliorata, grazie anche allo stimolo che le opposizioni hanno continuamente dato e io ho fatto anche un question time su questo. La piattaforma Regis ha ancora delle lacune, però l'orologio gira e se si vuole arrivare, anche con la trasparenza dei dati, in tempo prima che scada il PNRR bisogna velocizzare anche su questo. Ma la preoccupazione è di fondo: a cosa serviranno questi soldi del PNRR? Aiuteranno il potenziale di crescita di questo Paese oppure no? Credo che la responsabilità, a questo punto, sarà tutta di questo Governo e potrebbe essere - anzi, temo che sarà - una responsabilità grave (Applausi di deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Per suo tramite, Presidente: Ministro, non si offenda per il termine avvinazzato, perché le ricordo che un suo collega Ministro ha detto che è l'acqua che fa male, non è il vino (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Poi, sul PNRR, a me veramente fa arrabbiare ancora parlarne, perché voi, senza il PNRR, avreste fatto solo decreti Rave o rivelato segreti d'ufficio o altre cose, altre amenità, o giornate di tutti i tipi da votare in Parlamento. Soltanto col PNRR avete potuto provare a fare qualcosa e lo state facendo male.

Facciamo alcuni esempi. Lei ha parlato delle infrastrutture ferroviarie. Io capisco che lei, anche col suo aplomb britannico, viene qui a coprire le magagne dell'altro suo collega, il Ministro Salvini, perché su questa partita il Ministro Salvini non ha fatto assolutamente nulla. Il PNRR c'è dal 2021: cioè, avete avuto tutto il tempo per programmare e oggi arrivate a dire, in questa ennesima revisione, che sulle infrastrutture ferroviarie voi andate a trovare degli altri lavori più facili da fare per non fare i lavori previsti, perché i lavori previsti erano, sì, più difficili, ma erano lavori che prevedevano uno sviluppo del Paese. È per quello che è stato portato a casa il PNRR (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle): per dare delle risorse in più, per fare delle cose che non si riuscivano a fare prima e non il ponte sullo Stretto, perché il ponte sullo Stretto non si riusciva a fare prima perché è una “cagata” pazzesca (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), diciamocelo chiaramente. E vi ha tolto anche a voi 14 miliardi…

PRESIDENTE. Però, onorevole Iaria, la prego, usiamo un linguaggio…

ANTONINO IARIA (M5S). Vi ha tolto anche a voi 14 miliardi che potevate usare…

PRESIDENTE. Onorevole Iaria, sto parlando con lei. Ma perché quando parlo non mi… prima l'onorevole Bignami, ora lei.

ANTONINO IARIA (M5S). Ha ragione, ha ragione.

PRESIDENTE. Un attimo, se parlo io… la prego, se può usare un linguaggio, per cortesia…

ANTONINO IARIA (M5S). Mi è venuta la sindrome del capogruppo di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perdono. Deve essere…

PRESIDENTE. Lasci perdere, vada avanti.

ANTONINO IARIA (M5S). …contagiosa.

PRESIDENTE. Vada avanti, lasci perdere, per favore.

ANTONINO IARIA (M5S). Allora, sulle ferrovie questo lo abbiamo già detto tante volte e non starò a ripetermi, perché è veramente sotto gli occhi di tutti, però abbiamo perso un'occasione storica.

Ma faccio altri due esempi. Sulle colonnine elettriche io sono sconvolto. Siete tornati ad essere green. State dando i bonus green per le auto elettriche. Quindi, non siete più contro la transizione ecologica? Oppure semplicemente non sapete, anche su questo tema, che pesci prendere? Ma permettetemi, ci sono anche altri temi che avete lasciato andare: il piano 5G ha un ritardo pazzesco. Forse solo il 45 per cento di questo piano sta andando avanti e questo doveva colmare il divario tra le zone che hanno un divario sul digitale, sulle infrastrutture digitali, ed era molto importante. Capisco che per voi questo divario lo si colma solo con l'amichetto Musk (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma non funziona così, sono due cose completamente diverse.

Poi vi ricordo un'altra cosa. All'inizio della gestione Fitto, noi ci eravamo anche proposti, in maniera costruttiva, di fare un'alleanza tra Governo e opposizioni per trovare delle modalità per riuscire a spendere i soldi del PNRR, perché è un successo di tutta l'Italia. Il Presidente Conte l'ha detto più volte: questa non è una cosa uno contro gli altri, noi contro di voi, e doveva essere un successo per tutta l'Italia. Invece, ve lo siete preso e questo giochino lo state trattando come un gioco da tavolo, ma questo non è un gioco da tavolo e voi - permettetemi - non riuscirete a passare dal via e a ritirare i 20.000 dollari, perché siete incompetenti su questo lavoro e non avete capacità di gestione. Tra l'altro, sempre per fare la metafora del gioco da tavolo, io spero che nessuno in questo giro si fermi nella casella prigione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Comunque, erano 20.000 lire quelle del Monopoli. Va bene che c'è l'inflazione, però.

È così conclusa la discussione.

(Annunzio di risoluzioni)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Mantovani, Candiani, Pella, Romano ed altri n. 6-00179, Scerra ed altri n. 6-00180, De Luca ed altri n. 6-00181, Boschi ed altri n. 6-00182, Ruffino ed altri n. 6-00183 e Ghirra ed altri n. 6-00184. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).

(Replica e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, Tommaso Foti, che esprimerà, altresì, il parere sulle risoluzioni presentate.

Prego, onorevole Foti (Commenti di deputati del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)… prego, signor Ministro, intanto faccia la sua replica (Commenti di deputati del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)… signor Ministro, c'è un po' di confusione oggi pomeriggio in quest'Aula. Sono io che dirigo i lavori, forse non è chiaro. La prego di fare la sua replica, perché veramente qui… prego.

TOMMASO FOTI, Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. Grazie, Presidente. All'onorevole Filippin dico due cose. La prima è relativa alla questione che lei ha rappresentato. È una questione che, se mi dà i dati esatti, verifichiamo, perché io temo di sapere qual è il problema: il problema è che molte delle progettazioni che sono state fatte hanno previsto la caldaia a gas ed è stato riferito dall'Unione europea che questo tipo di utilizzo entra in collisione con il DNSH e, quindi, non può essere finanziato. Se mi fa avere la questione, vediamo se ho sbagliato io o se, effettivamente, ci può essere anche un errore che, giustamente, va riparato.

Quanto a case di comunità, ospedali di comunità e quant'altro, io mi permetto di dire - l'ho detto prima con garbo - che l'esecuzione dei lavori non è di competenza del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). L'hanno assegnata alle regioni e io non guardo la regione di destra o di sinistra. Dico solo che ne sono state ultimate 46 sulle 1.000 previste e ho già detto - se lei non mi interrompe - che ho le dichiarazioni, a partire dal presidente della regione Sardegna (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti dei deputati Iaria e Torto) che non ne ha attivata una, che mi dicono che loro per il 30 giugno le attuano tutte e non posso commissariare le regioni.

PRESIDENTE. Per favore, collega Torto. Basta, collega Torto, per cortesia.

TOMMASO FOTI, Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. Non posso. Io ho detto semplicemente: le dichiarazioni e le attestazioni che ci hanno fatto tutti i presidenti di regione… Diversa è la questione di Ospedale sicuro, perché lei sa benissimo, onorevole Filippin, che su Ospedale sicuro si interviene con l'ospedale aperto, si devono trasferire i malati da un reparto all'altro, e in alcuni casi - ad esempio, cito il caso dell'Umbria -, nel momento in cui si è intervenuti per eliminare una situazione che non era conforme a quelle che erano le norme sotto il profilo della stabilità dell'edificio, si è avuta una sorpresa negativa, che ha prodotto un supplemento di istruttoria da parte dei tecnici, perché evidentemente non si poteva limitarsi all'intervento che inizialmente era stato prospettato.

Aggiungo solo una considerazione, sempre su quello cui lei faceva riferimento: sulle modifiche non trasparenti e i pochi giorni a disposizione, guardi, quando ci sarà la modifica più ampia, la revisione più ampia, cercherò di farmi carico di lasciare qualche giorno in più al Parlamento.

Dico soltanto che ho dovuto fare la cabina di regia anche in relazione agli impegni della Conferenza Stato-regioni, perché voi sapete benissimo che da lunedì a mercoledì avevano il loro convegno, è stato anche problematico riuscire ad avere tutti i soggetti che dovevano partecipare; dopodiché non posso mandare un documento prima che sia passato dalla cabina di regia, perché sarebbe stato un atto scortese.

Però voglio ricordare una cosa, perché io ero su quei banchi nella passata legislatura: che il primo Piano, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, così l'ho siglato e non mangio le “r” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ma posso assicurarle, onorevole Morfino, che sarebbe opportuno che lei citasse la fonte, perché il PNRR non è solo il PNRR. Nasce dall'RRF, il Recovery and Resilience Facility, che è lo strumento con il quale oggi il 20 per cento del bilancio dell'Unione europea è bloccato (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché, visto che qui nessuno ne parla, sono tutti soldi a debito (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier - Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

No, lo dico per la cronaca, perché, quando arriverà il nuovo Piano, il nuovo quadro finanziario, sappiate che quel bilancio giustamente tiene conto del fatto che si debbano rimborsare anche le rate riferite all'RRF, così le “r” le ho dette tutte. Poi vede, onorevole Morfino, mi permetto di fare un riferimento. Ho citato tra virgolette, mi pare che sia una scivolata da molto, perché i fondi del PNRR che vanno verso le armi non so dove lo avete tirato fuori (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier - Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) perché neanche il regolamento del PNRR si può violare. No, non si può violare. E sul fatto di costruire missili al posto di ospedali con il termine del 30 giugno 2026, devo supporre che abbia scarsa conoscenza dei tempi che servono sia per costruire missili, sia per costruire gli ospedali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, mi consenta di dirle…

PRESIDENTE. Colleghi, però - scusi Ministro - non è che potete interloquire in questa maniera, non è un dialogo. Ve l'ho detto una, due, tre volte, e non me lo fate ripetere sempre, vi prego! Prego, Ministro.

TOMMASO FOTI, Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. Quindi, non mi sento un ladro di speranza, magari qualcuno deve chiedersi se non è uno spacciatore di fake news (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). All'onorevole Della Vedova, che non vedo, dico che effettivamente ognuno deve assumersi le sue responsabilità. Se vi sono ancora dei problemi rispetto alle piattaforme, anche se non penso che qualcuno voglia ipotizzare che è colpa del Governo se non funzionano piattaforme che sono state realizzate e decise molto prima dell'insediamento di questo Governo, però ben volentieri cercheremo di sollecitare a superare le difficoltà.

Guardi, non sono solo difficoltà che incontrano le persone che vanno a verificare i risultati. Il problema che più mi preoccupa è che la difficoltà non ce l'abbia chi deve inserire i dati, perché diversamente abbiamo una situazione che non rappresenta la realtà dei fatti. A che cosa serviranno le risorse? Beh, qui si continua a dire che questo Governo ha stravolto il PNRR. Le ho dette tutte le “r”. Vorrei far presente... Ma lei ride parecchio, guardi, le faccio i complimenti a nome del mio Governo in esilio. No, perché poi non vorrei dire sulle bocche di chi abbondava il sorriso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ma questo Governo ha cambiato in tutto 28 miliardi sui 194 miliardi che erano previsti. Allora, qualcuno si faccia carico della differenza in termini di risultati, perché non si può dire che “il PNRR lo avevamo fatto noi, poi siete arrivati voi e lo avete distrutto”. Ma noi abbiamo cambiato 28 miliardi. E tutti quelli che erano destinati nelle stesse misure di prima? Come la mettiamo? Facciamo un'analisi voce per voce. Io ci sto, perché i dati li ho guardati e li conosco, delle regioni come di altri. In conclusione, all'onorevole Iària… Devo dire Iarìa?

PRESIDENTE. È sempre un problema di “r”.

TOMMASO FOTI, Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. Vabbè, diciamo che dovrebbe essere nerazzurro, e quindi mi perdonerà la pronuncia sbagliata. Guardi, non voglio assolutamente prendermi alcuna responsabilità rispetto a quelle che sono valutazioni che lei fa sullo Stretto e sul ponte sullo Stretto, che, peraltro, sul PNRR non rileva, perché voglio far presente che quei fondi non rilevano, come dovrebbe essere noto a tutti. Però non mi può dire che, di fronte a vicende progettuali o lavori in corso d'opera che presentano delle situazioni che non sono risolubili entro il 30 giugno del 2026, la strada maestra avrebbe dovuto essere quella di perdere quei fondi, avendo certo la certezza di non realizzare poi le opere.

Perché attualmente ho spiegato, e penso di essere chiaro, che tutte quelle opere non hanno assolutamente alcuna variazione sotto il profilo operativo, salvo avere un cambio di finanziamento. Se quelle opere finiscono, tra virgolette, 8 mesi dopo la scadenza del PNRR, l'opera viene realizzata e il finanziamento non è perso, perché il finanziamento esiste già sulla progettazione e su quelli che sono i piani finanziati a livello nazionale nel bilancio dello Stato. Penso di essere stato chiaro. L'ultima, me l'ha cercata quella sul 5G. Eh no, perché vorrei far presente: chi è che ha aggiudicato i lotti del 5G?

Questo Governo o il precedente Governo? E penso che lei, come tutti, abbia letto in questi mesi le discussioni che ci sono tra le due società incaricate di... Anche su questo un inciso: realizzare 2.500.000 civici, non 2.500.000 abitazioni collegate, come diceva il Ministro Colao. Perché c'è una differenza sostanziale, perché in un civico ci possono essere anche 10 abitazioni che si possono collegare! Allora, guardate, penso che dobbiamo fare tutti il tifo perché le due società che sono attualmente destinatarie dell'incarico, anche con uno sforzo di responsabilità, comprendano che vi è un obiettivo che, secondo me, è qualificante per questo Paese, ma è necessario a questo Paese.

E, quindi, anziché spostarsi su un piano di conflittualità, trovino una soluzione, perché si possa arrivare al 30 giugno 2026 avendo realizzato perfettamente gli obiettivi. Dopodiché, esistendo anche il potere di revoca, nel caso di inadempienza, il Governo potrà valutare anche quello (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ministro, la invito ad esprimere il parere sulle risoluzioni.

TOMMASO FOTI, Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. Sulle risoluzioni, dico semplicemente una cosa. Ci sono alcuni punti che ritengo siano condivisibili in tutte le risoluzioni. Mi pare, però, che quella della maggioranza le assommi tutte. Quindi, poiché quella di maggioranza è la prima risoluzione - mi è stato detto - che viene votata, evidentemente vengono assorbiti, se approvata la risoluzione di maggioranza, i punti delle risoluzioni che già sono contenuti in quella di maggioranza. Pertanto, sugli altri esprimo parere negativo.

PRESIDENTE. Va bene. Siccome però non c'è l'assorbimento automatico, il parere è positivo sulla risoluzione n. 6-00179 Mantovani ed è contrario su tutte le altre.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Mauro Del Barba. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signori del Governo, signor Ministro Foti, io l'ho ascoltata con grande attenzione, perché si tratta di un tema molto rilevante per il Paese. Devo dire che, da una parte, ho capito alcune sue posizioni, ma, dall'altra, in generale, sono piuttosto perplesso per la postura che lei ha assunto in questa relazione al Parlamento e nella replica… Scusate, però non riesco a parlare.

PRESIDENTE. Colleghi del MoVimento 5 Stelle, per favore. Prego, onorevole Del Barba.

MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Sì, oggi è una giornata un po' difficile per lei e ha tutta la mia solidarietà. Le dicevo: non riesco a comprendere questa postura, sembra quasi che ci sia lesa maestà, al netto degli insulti, che chiaramente non condivido. Ma guardi che, in fondo, noi chiediamo solamente, una volta tanto, di fare la nostra parte, di fare il Parlamento. Tutto sommato, state gestendo 191 miliardi - quelli che inizialmente erano assegnati al PNRR - e mi sembra il minimo che il Parlamento ve ne chieda conto, anche perché non vorremmo - è già stato fatto notare - che questo PNRR sia diventato un “PNG” - così non ci sono più le “R” -, cioè un “piano nazionale di galleggiamento”, che è quello con cui, per carità, riusciamo almeno a mantenerci sopra lo zero di crescita.

Noi vorremmo qualche cosa di più. Tuttavia, siamo davanti a cinque richieste di revisione del PNRR in due anni. È un problema? Vorremmo capirlo. Avete un problema? Vorremmo capirlo. Anche perché, se l'avete voi, ce l'abbiamo noi. E noi non sappiamo se è un problema. Guardi, non voglio dire che, a priori, è un problema, ma vorrei riuscire a capirlo, interloquendo con chi lo sta gestendo. E voi fin qui - grazie di essere venuto oggi, gliene do atto - non ce lo avete fatto capire, non ce ne avete dato modo. Spesso, anzi, avete manipolato i numeri. Qua è il solito discorso: i numeri, soprattutto le percentuali si possono citare in un modo o in un altro, e il caso del Fondo nazionale sanitario recentemente ne è stata una dimostrazione. Resta il fatto che l'Italia è l'unico Paese ad aver chiesto cinque revisioni del PNRR. Quindi, abbiamo un legittimo sospetto che possa esserci un problema. Vorremmo capirlo fino in fondo ed eserciteremo questo ruolo di controllo in maniera scrupolosa, per quanto voi lo vogliate rendere faticoso con il gioco delle tre carte. Allora, riprogettare di per sé non è un problema. Però vorremmo capire se state recependo un cambiamento - cosa che potrebbe giustificare una riprogettazione - o se, come vostra consuetudine, state mettendo la polvere sotto il tappeto. Perché, è già capitato. È capitato con la legge di bilancio. Cioè, questo trasferire in avanti i problemi per cercare di bearsi delle cose che vanno bene oggi ci preoccupa, perché non fa bene al Paese. Ecco, la trasparenza sarebbe utile per togliere questo sospetto e, fino ad oggi, ne abbiamo vista poca, anche la chiarezza, le ripeto il discorso della manipolazione dei dati.

Un po' di cronologia. Nel 2021 il PNRR è stato approvato, poi abbiamo assistito all'aumento dei prezzi dell'energia, l'invasione russa e, quindi, non è un problema se, addirittura su indicazione dell'Unione europea, si mette mano al PNRR con REPowerEU. Quindi, il problema non sta lì. Non è quello che le vogliamo imputare e, peraltro, lei arriva in corso d'opera. Il problema è che, nel luglio 2023, il Governo Meloni effettua un profondo cambiamento. Nel 2024, a marzo, a maggio e poi a novembre ci sono rinvii di scadenze (23 rinvii e 21 misure rispettivamente). Nel 2025, abbiamo assistito al balletto di dichiarazioni a partire dal Ministro dell'Economia Giorgetti che addirittura ha prefigurato un rinvio al 2027, che lei oggi ha scongiurato. Lei stesso ha parlato, prima di essere qui in Aula, di piccoli accorgimenti che ci sarebbero stati. Poi, per accorgerci che il 21 marzo 2025 avete richiesto una modifica al PNRR dobbiamo scoprirlo dal sito dell'Unione europea, perché nessuno ne aveva parlato. Quindi, la domanda è: abbiamo un problema?

Allora, per cercare di rispondere, visto che non mi è sembrata sufficiente l'interlocuzione odierna, bisogna sentire quello che dicono soggetti autorevoli, a partire da lei. L'abbiamo interrogata da questi banchi un paio di settimane fa e ha riconosciuto che bisogna accelerare. Questo lo stiamo dicendo tutti.

Ma veniamo allora alla vostra relazione, la sesta relazione sull'attuazione del PNRR.

Sono i vostri i numeri. Guardi, è qua, a pagina 93. Qua abbiamo che, secondo voi, per quanto riguarda le risorse stanziate, la Missione 7 ha speso l'1,45 per cento, la Missione 6 il 18 per cento - parliamo della salute -, la missione 5 il 18,6 per cento, la Missione 4 il 33,9 per cento e così via. Potrei continuare, perché voi, finalmente, le elencate tutte. Lei ci ha spiegato che un conto è la spesa e un conto sono i target. Bene, ma non vorrà mica farci credere che, alla fine, avremo tutte le rate e tutti i finanziamenti e raggiungeremo tutti i target, se non facciamo la spesa? Non credo che volesse dire questo e allora ci consenta di essere preoccupati per questo ritardo sulla spesa.

Ieri campeggiava sulla prima pagina de Il Sole 24 Ore, ad esempio, come il 48 per cento di quello che rimane del PNRR verrà rimaneggiato, ossia 170 su 351 obiettivi rimasti. Quindi, ci consenta di capire che cosa state facendo. Ma leggiamo la relazione della Corte dei conti di maggio, che dice che, se vogliamo arrivare in fondo, rispetto a prima, nel biennio 2025-2026, dobbiamo andare tre volte più forti di quanto si sia andato in precedenza. In particolar modo, se guardiamo agli investimenti infrastrutturali - sempre la Corte dei conti ce lo dice -, dobbiamo andare sette volte più forti. Bene, allora noi siamo qui per capire come lei, Ministro, che è garante di questa operazione, questa accelerazione la stia imprimendo esattamente con queste velocità e le dirò che oggi non sono rimasto del tutto convinto che stiate facendo esattamente quello che serve.

Ma anche la cabina di regia ci dà segnali di allarme, quando dice che le profonde difficoltà del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti emergono nell'attuare 11 misure, tra le quali spiccano quelle nel settore infrastrutture ferroviarie. E qui il suo collega Salvini non l'aiuta per niente. Salvini sembra un po' l'ultimo della classe nell'attuazione del PNRR, perché qui, in particolare, si deve porre attenzione alla bassa realizzazione delle opere PNRR di responsabilità del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, dove si segnala una percentuale di spesa pari al 13 per cento, con un livello di realizzazione medio pari al 33 su tutti i progetti del PNRR, in particolar modo sulle opere sull'alta velocità, dove siamo in clamoroso ritardo.

Ma non è solo la questione dei ritardi che ci preoccupa, perché già l'anno scorso sostanzialmente avete rinviato al futuro e definanziato il Piano nazionale complementare. Avete pensato ad agganciare il Piano di Transizione 5.0.

Poteva essere una buona idea, ma oggi siamo qui a dire che non è stata una buona idea o, quantomeno, la state realizzando male, state mettendo in difficoltà le imprese. Dovete imparare da quello che funzionava, ad esempio da Industria 4.0 del Governo Renzi. Siete ancora in tempo, ma non sembra che lo stiate facendo, anche perché ci sono eccessivi problemi burocratici e amministrativi. Ma ci sono perché li ha mandati il cielo o, come nel caso che ricordava lei, sono incidenti di percorso? No, ci sono perché non fate le riforme, perché attraverso le riforme si potrebbe… ora dico quali sono le riforme che non fate. Ad esempio, per quanto riguarda la burocrazia, secondo l'OCSE il costo della burocrazia per il nostro sistema è pari a 80 miliardi di euro annui. Ma siete in ritardo sulle riforme Draghi: interventi a garanzia della parità di genere e coesione territoriale, transizione ecologica, transizione digitale nei processi amministrativi, Family Act, riduzione dei tempi della giustizia. Non possiamo toccare per motivi di tempo la questione dei dazi, che potrebbe essere un elemento che giustifichi un cambiamento in corso d'opera del PNRR, perché qui serve aumentare la produttività anche per sopperire a quelle che saranno le difficoltà delle nostre aziende. Visto che non siete in grado di fare nulla per impedire che vengano messi i dazi, dobbiamo affidarci alla buona posizione dell'Europa.

Mi avvio alle conclusioni. Non scappate dalla realtà, il confronto con il Parlamento vi può solo fare bene. Il PNRR lo dovete gestire, cambiarlo non è uno scandalo, ma dovete cambiarlo secondo le priorità del Paese e voi non sembrate minimamente conoscerle. Parlate con il Parlamento, fatelo di più nel futuro, copiate dal passato le misure che hanno funzionato. Per quanto riguarda le cose che potrebbero essere fatte, pensate agli impianti di desalinizzazione - e concludo, Presidente -, riattivate l'unità di missione “Italia sicura”, realizzate prima - perché la questione dei tempi è importante quando ci sono di mezzo temi come quello degli alloggi universitari - opere che state rinviando.

Per questo motivo, le dico che non credo che sia sufficiente approvare la risoluzione di maggioranza. Farebbe bene a guardare nelle risoluzioni delle opposizioni, quelle indicazioni e quei consigli che potrebbero farvi fare meglio (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, signor Ministro, l'Unione europea ha risposto alla crisi pandemica con il Next Generation EU, un programma di portata e ambizioni inedite, che prevede investimenti e riforme per accelerare la transizione ecologica e digitale, migliorare la formazione delle lavoratrici e dei lavoratori, conseguire una maggiore equità di genere, territoriale e generazionale, che segna un cambiamento radicale sia per la modalità di messa a terra e di attuazione dei progetti sia per l'entità delle risorse messe in campo, pari a 750 miliardi di euro, di cui oltre la metà, pari a 390 miliardi, è costituita da sovvenzioni a fondo perduto.

L'Italia è la principale beneficiaria, in valore assoluto, del Dispositivo per la ripresa e la resilienza, del Pacchetto di assistenza alla ripresa per la coesione e i territori d'Europa, ma, ahinoi, non si sta dimostrando, a nostro avviso, all'altezza della sfida. A poco più di un anno dalla scadenza del PNRR, lo scenario dello stato di attuazione è per noi allarmante, con troppi progetti che procedono a rilento, ritardi nell'esecuzione dei lavori o ancora fermi alla fase di progettazione.

Le poche opere completate e collaudate rendono concreto il rischio di non conseguire gli obiettivi strategici entro le scadenze previste. Eppure, per un Paese come il nostro, che dovrebbe impegnarsi costantemente per modernizzare la sua pubblica amministrazione, rafforzare il suo sistema produttivo e intensificare gli sforzi nel contrasto alla povertà, all'esclusione sociale e alle disuguaglianze, il Next Generation EU avrebbe potuto essere l'occasione per riprendere un percorso di crescita economica sostenibile e duraturo attraverso la rimozione di quegli ostacoli che negli ultimi decenni ne hanno bloccato la crescita.

In poco più di un anno dovremmo riuscire a recuperare un ritardo di anni: una missione impossibile alle condizioni attuali. La Ragioneria dello Stato ha individuato 19 misure a forte rischio. Numerose relazioni e analisi curate da soggetti, come la Corte dei conti, l'UPB, l'Anac, testimoniano come, a fronte di progressi formali con riferimento a numerosi e fondamentali obiettivi, lo stato di attuazione del PNRR italiano registri ritardi significativi nella spesa, che non legittimano l'inspiegabile ottimismo del Governo rispetto alla capacità di spesa dei prossimi mesi.

Nella stessa relazione sullo stato di attuazione del PNRR, pubblicata con grande ritardo proprio il giorno in cui Giorgetti annunciava la volontà di chiedere una proroga, il Governo celebra i successi raggiunti con toni trionfalistici, millantando il primato europeo dell'Italia nella sua realizzazione per numero di obiettivi conseguiti, risorse complessive ricevute e numero di richieste di pagamento formalizzate e incassate.

È vero, siamo lo Stato membro dell'Unione europea che ha ricevuto finora l'importo economico più rilevante, pari a 122 miliardi di euro in termini assoluti. Ma vorrei sommessamente ricordare che il primato dell'Italia sulle risorse complessive ricevuto è legato ai gravi danni subiti dal nostro Paese durante la pandemia, sia in termini di vite umane che di perdite economiche. Un risultato, peraltro, non ottenuto da questa maggioranza, che non solo continua ad avere un atteggiamento negazionista e a strizzare l'occhio ai no-vax in ogni circostanza utile, ma ha persino tentato di ostacolarne l'attuazione, quando era all'opposizione e oggi che è al Governo.

Sostenere che l'Italia è prima in Europa per obiettivi raggiunti e per stato di avanzamento è del tutto fuorviante, poiché il nostro Paese, pur essendo primo in termini assoluti per numero di obiettivi e traguardi raggiunti, lo ripeto, non lo è in termini percentuali, avendo negoziato un numero di milestone e target molto più elevato degli altri Paesi europei. La stessa relazione al Parlamento è una vera e propria ammissione di colpa rispetto a ritardi e difficoltà, che stridono profondamente con l'entusiasmo del Governo e certificano la sua fallimentare gestione del Piano, Ministro.

Il Governo strilla di un primato italiano nella realizzazione degli obiettivi, nelle risorse complessivamente ricevute e nelle richieste di pagamento formalizzate, ma l'unico primato che possiamo vantare sono le continue richieste di revisione arrivate a 5, in meno di 2 anni. Un'indefinibile e imbarazzante situazione che evidenzia l'incapacità di implementare il Piano e gestire le risorse europee, con un danno enorme per i nostri territori, specie per quelli più fragili, quelli del Mezzogiorno in particolare.

La quinta e ultima revisione del 21 marzo, quella di cui ci ha parlato e ha definito tecnica, è peraltro la più imponente e sostanziosa e riguarda le misure di Transizione 5.0 e del Net Zero Technologies, nonché quelle relative a turismo, lavoro e inclusione sociale, con richieste di modifica che certificano una navigazione a vista e senza bussola di una nave che sembra - speriamo di no - destinata alla deriva.

La Commissione, nella persona del Vice presidente esecutivo per la creazione delle riforme, Raffaele Fitto, il suo predecessore, Ministro, ha respinto la richiesta di proroga, così come la possibilità di utilizzare i fondi non spesi per il riarmo. Menomale. Lei dice che non è possibile, però, c'era questa ipotesi, per fortuna scongiurata.

La stessa relazione, peraltro, sottolinea che non conosceremo gli esiti del negoziato prima di giugno e che, comunque, questa non sarà neanche l'ultima tappa della riscrittura prima della scadenza. Altro che Paese virtuoso e pragmatico: dopo le 4 precedenti revisioni e l'ultimo negoziato con la Commissione europea, non solo i traguardi non sono stati raggiunti, ma addirittura si chiede di rivedere 170 dei 351 obiettivi rimasti.

Insomma, a un anno dalla scadenza, il 48 per cento dell'intero Piano è da rivedere; la spesa contabilizzata è pari a 63,9 miliardi di euro, il 33 per cento del budget complessivo, appena 18,3 miliardi in più rispetto al 2023.

La relazione evidenzia un quadro articolato di criticità sistemiche, riconducibili a 5 categorie principali: procedurali, finanziarie, informatiche, a condizionalità normativa, rendicontazioni e controlli. Vi chiediamo non solo di informare e coinvolgere il Parlamento sullo stato di attuazione del PNRR, su tutte le misure messe in campo per assicurarne la tempestiva e completa realizzazione entro il termine stabilito, senza ulteriori richieste di proroga o rimodulazioni, ma soprattutto di impegnarvi per escludere categoricamente di dirottare i fondi per la coesione per armi e difesa. Lo ripetiamo, perché per noi questo è fondamentale.

Dovete impegnarvi di più per rafforzare la capacità amministrativa degli enti attuatori, esercitare un migliore coordinamento e un maggiore impulso per il completamento e la messa a terra dei progetti. È inutile scaricare la responsabilità su regioni e comuni. Riuscirete a smettere di fare propaganda e iniziare a governare seriamente? Ministro, non mi riferisco tanto a lei, quanto ad alcuni suoi colleghi. La relazione certifica, infatti, che, ad esempio, il Ministro Salvini è recordman di inadempienza. Sperimentiamo quotidianamente sulla nostra pelle i disservizi del sistema dei trasporti. Ma come possiamo accettare che il cuore dei correttivi si concentri proprio sugli investimenti ferroviari ? Capisco la sua difesa d'ufficio, Ministro, ma cosa aspetta la Presidente Meloni a richiamare all'ordine il suo Vice? Cosa aspetta per dirgli che si occupa di tutto, fuorché delle sue deleghe? Cosa deve accadere perché capisca che si deve occupare di ammodernare le reti di trasporto del nostro Paese, del Mezzogiorno soprattutto, e smetterla di giocare a caro prezzo con la folle ossessione del ponte sullo Stretto o della presunta invasione da parte dei migranti, che non mi risulta che sia di sua competenza?

Anche la Corte dei conti, nella relazione semestrale sul PNRR, ha evidenziato che il settore dei trasporti è quello che sconta il minor tasso di realizzazione, appena il 13 per cento. Ma purtroppo Salvini non è solo, sono numerosi i Ministeri che accumulano ritardi. Sapete quanto è stato speso sulla Missione 5 “Inclusione e coesione”? Il 18,6 per cento. Il 18 per cento sulla Missione 6, che è quella che riguarda la salute. Certo, rispetto ai risultati della Missione sul REPowerEU, per cui è stato speso solo l'1,45 per cento, potremmo parlare di grandi risultati. Per voi lo saranno senz'altro, ma non potete negare che la sanità è in ginocchio in tutte le regioni d'Italia.

E se è vero che al 31 marzo, come ha anche sottolineato il presidente della Fondazione Gimbe, per la Missione Salute non era prevista alcuna scadenza europea, al di là di quella formale, a poco più di un anno dalla rendicontazione finale, la riforma dell'assistenza territoriale e l'attuazione del fascicolo sanitario elettronico procedono decisamente a rilento, con marcate diseguaglianze tra le regioni. Lo stato di attuazione della Missione Salute, Ministro, anche se lei ha omesso di parlarne, per poi scaricare la responsabilità sulle regioni, è allarmante. Sulle case delle comunità, i progetti completati e collaudati sono 25 - l'1,8 per cento del 1.416 finanziati - per un totale di 2,8 miliardi, di cui è stato speso solo il 9 per cento. Non va meglio la realizzazione degli ospedali di comunità, con 10 progetti realizzati sui 425 finanziati con 1,3 miliardi, il 2,3 per cento completato e pagamenti pari al 7,9 per cento dei fondi. In entrambi i casi, si contano ritardi nell'esecuzione dei lavori per oltre la metà dei progetti e per un terzo non è stata neanche completata la progettazione esecutiva.

Avete tagliato i fondi per le colonnine elettriche, come lei ha sottolineato, dirottandoli con un bonus - o malus! - per un nuovo programma di rottamazione e rinnovo del parco veicolare. Avete tagliato i fondi per asili e scuole dell'infanzia. Avete regalato ai privati i fondi per le residenze universitarie. Avete tagliato i fondi per i Piani integrati, i progetti di rigenerazione urbana e i Piani innovativi per la qualità dell'abitare, i cosiddetti PINQuA.

Volete utilizzare 14 miliardi, non ancora impegnati, per incentivi alle imprese, piuttosto che per garantire il diritto alla casa. Eppure, sapete che le misure per il diritto all'abitare sono già insufficienti, oltre che in fortissimo ritardo. I progetti realizzati sono meno del 10 per cento di quelli previsti, così come assai esigue sono le risorse impegnate.

Ministro, io non metto in dubbio il suo impegno e la sua serietà, ma sarebbe opportuno che molti dei suoi colleghi la finissero con la retorica e i toni trionfalistici, e si occupassero di fare seriamente il loro lavoro e dare risposte concrete al nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). La ringrazio, Presidente. Signor Ministro, ho ascoltato con attenzione il suo intervento. Certamente non possiamo non dire che il PNRR sia una straordinaria opportunità per il nostro Paese. Di certo, non intendiamo ignorare le difficoltà, ma è altrettanto importante riconoscere che il PNRR non può essere esente da valutazioni politiche, come spesso succede in quest'Aula.

Il nostro gruppo ha monitorato con attenzione l'attuazione del Piano. In particolare, lo abbiamo fatto stando sui territori. I continui contatti con gli amministratori locali sicuramente sono stati una cartina di tornasole importante. Per capire, un aspetto… Può darsi che le percentuali che io ho, signor Ministro, non collimino con le sue. Però, queste sono le fonti ritrovate e, quindi, ovviamente a queste mi ispirerò.

Sicuramente mi sento di darle solidarietà, quando lei parla della Conferenza Stato-regioni e delle difficoltà che si incontrano. L'ho frequentata per anni e so quanto sia difficile arrivare ad una concertazione.

Parto parlando dei 1.334 progetti che sono stati eliminati, per un valore di circa 1,3 miliardi di euro. Sembra che le principali motivazioni includano il definanziamento della misura di riferimento, le rinunce da parte dei soggetti attuatori, piuttosto che gli errori significativi che hanno richiesto la chiusura del progetto e l'apertura di uno nuovo. Il rincrescimento è legato ai progetti eliminati in settori specifici, quindi, in questo caso, alle infrastrutture sociali e di comunità: 803 progetti per circa 500 milioni di euro. Oppure, la valorizzazione dei beni confiscati alla mafia: 250 progetti per circa 300 milioni di euro. O ancora, i piani urbani integrati: 5 progetti per 260 milioni di euro. E da ultimo, gli asili nido e le scuole dell'infanzia: su questi, ovviamente, facciamo grande affidamento, ma ci tornerò più avanti.

Poi ci sono le criticità nel settore sanitario. In particolare, per le case di comunità e gli ospedali di comunità sono stati riscontrati problemi significativi: 500 strutture e oltre sono state escluse dal PNRR, riducendo il numero previsto da 1.350 a 936 case di comunità, e da 400 a 304 ospedali di comunità. Ne abbiamo parlato spesso in quest'Aula e ci siamo detti quanto siano importanti queste strutture, perché erano un po' un cuscinetto legato alla lontananza degli ospedali. Sappiamo che ormai gli ospedali sono concentrati nei grandi centri e per chi sta nella prima, seconda e terza cintura è difficile raggiungere queste strutture. Ci manca lo sviluppo della sanità di territorio e i numeri che ho citato in partenza avrebbero sicuramente dato delle buone risposte.

E poi c'è il tema del della carenza del personale sanitario: probabilmente non avremmo avuto i numeri sufficienti per coprire tutte queste strutture. Si spera, ovviamente, di avere i numeri sufficienti per coprire le strutture a numero ridotto che ho citato prima.

Parlo della copertura nazionale degli obiettivi europei, in questo caso per gli asili nido: dal 2021 al 2022 abbiamo una percentuale di bambini, tra 0 e 2 anni, iscritti a un asilo nido, del 28 per cento, ovviamente ancora molto lontana dall'obiettivo europeo del 33 per cento. L'obiettivo del 2030 sarà del 45 per cento di copertura, e io con ottimismo penso di poter sperare che anche l'Italia raggiunga questa percentuale. Sono anche un amministratore locale e, quindi, spero sempre che l'asilo nido non sia più un servizio a domanda individuale, ma sia assimilabile a un servizio scolastico, proprio per ridurre il pagamento della retta, che ovviamente allontana le famiglie.

Sull'edilizia scolastica, il Ministro dell'Istruzione pare abbia manifestato l'intenzione di ridurre alcuni progetti, in particolare quelli legati all'edilizia scolastica. In questo caso c'è un rincrescimento perché il nostro patrimonio di edilizia scolastica ha assolutamente bisogno di essere ammodernato e rinnovato.

Ancora, un altro tema di grande interesse per Azione, è il settore del dissesto idrogeologico e della gestione del territorio. Qui sono stati riscontrati problemi significativi: 8 miliardi e mezzo di euro destinati a un Piano nazionale per il dissesto idrogeologico sono stati dispersi con la chiusura della struttura “Italia Sicura” e la successiva frammentazione di fondi tra le regioni; 2,49 miliardi di euro sono stati destinati al dissesto idrogeologico, sono però stati considerati marginali e inattuati con l'assegnazione alla Protezione civile, che non ha competenze specifiche in materia di prevenzione. C'è da chiedersi dove finiranno queste risorse.

Ci sono poi dei progetti fantasma, privi di un codice unico di progetto e senza un soggetto attuatore. Certo, questa non è una colpa che può essere imputabile al Governo, però questo è quello che si incontra nel panorama di cui stiamo parlando.

La revisione del PNRR è stata accompagnata da ritardi significativi nella comunicazione e nell'attuazione. La relazione del Governo alle Camere è arrivata con due mesi di ritardo e il decreto sulla revisione continua a slittare, creando anche incertezze tra gli enti locali e gli operatori economici.

C'è da immaginare un grande problema legato all'assenza di personale qualificato nella pubblica amministrazione. Mai come in questo momento ce ne siamo resi conto e da qui ovviamente dovremmo riuscire a trarre insegnamento. Parlo di 65.000 figure professionali, da tanto tempo non si assume nei nostri comuni, ho cercato anche di raccontarlo al Ministro Zangrillo: i dipendenti degli enti locali hanno uno stipendio minimo e di più non dovevamo e non possiamo aspettarci. Probabile che molti progetti potessero essere approvati, ma così non è stato.

E poi c'è il problema di trasparenza e comunicazione. La mancanza di informazioni chiare e tempestive sullo stato di avanzamento del PNRR ha alimentato dubbi e sfiducia tra cittadini, ma anche tra gli operatori economici. La piattaforma di registrazione ReGiS, ad esempio, non è completamente accessibile al pubblico e questa è una limitazione della trasparenza e forse anche della partecipazione. Siamo consapevoli e convinti che il Governo debba affrontare una serie di sfide complesse per garantire il successo e la revisione del Piano, tra cui il tema degli enti locali, delle città metropolitane che non debbono perdere risorse. Il Governo ha assicurato che i progetti stralciati verranno finanziati attraverso i fondi come l'FSC e il REPowerEu, speriamo. Tuttavia permangono dubbi sulla certezza di queste risorse e sulla loro tempestiva disponibilità.

All'inizio del suo mandato il Governo Meloni ha deciso di centralizzare le risorse a Palazzo Chigi, affidando la responsabilità al Ministro Fitto. Certamente questa scelta ha comportato la necessità di creare una nuova struttura tecnica, rallentando l'inizio delle attività e generando anche incertezze. Secondo la Corte dei conti questo cambiamento ha contribuito ai ritardi nell'attuazione del Piano.

In conclusione, mi permetto comunque di dire che i nostri territori avranno sicuramente dei benefici, ma, dall'altro lato, il Governo dovrà fare un grande sforzo per riempire le nuove strutture che si verranno a creare e non è ipotizzabile che siano gli enti locali a farlo.

E concludo con un appello, signor Presidente e signor Ministro, che è al di fuori del PNRR, ma coinvolge gli enti locali. E proprio in uno dei miei giri sul territorio mi sono resa conto, ad esempio, che il decreto Crescita, ossia il decreto-legge n. 34 del 2019, deve ancora pagare ai piccoli comuni - Casaleggio, 901 abitanti il 2023 e il 2024, Sillavengo 575 abitanti e Nibbiola - sono all'incirca …

PRESIDENTE. Deve concludere.

DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). … 41.000 euro. Io penso che ci debba essere un impegno, da parte del Governo, nell'essere anche attento a questi trasferimenti. Signor Ministro, se ne faccia carico perché sa benissimo che quei comuni non possono fare - le lascerò un appunto - anticipazioni di cassa e hanno un disperato bisogno e quelle risorse, in genere, vanno per la messa in sicurezza del territorio. Grazie signor Presidente e signor Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, signor Presidente e signor Ministro. Dobbiamo oggi pronunciarci sulla proposta di revisione tecnica del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Dopo aver ascoltato il Ministro un dato è certo, ma per chi aveva un po' la conoscenza dei numeri e delle dinamiche lo era oggettivamente - mi perdoni Ministro - certo anche prima di questa sua relazione. Con la revisione tecnica del PNRR, il PNRR non si ferma.

Il secondo dato, che è certo e che appare chiaramente dalla sua relazione e anche dagli interventi che abbiamo ascoltato come gruppo di Noi Moderati in termini di dibattito generale e di dichiarazioni di voto, è che purtroppo, ancora una volta, su un tema così importante, così concreto, così strategico per il nostro Paese siamo di fronte oggettivamente a uno scadimento politico. Perché? Perché come sempre - lo ha accennato lei in maniera molto garbata, con il suo modo di esporre molto convinto le sue ragioni, ma che poi dovrebbero essere le ragioni di tutti - siamo a combattere tra due contrapposizioni. La prima: la propaganda. La propaganda - la politica che diventa propaganda, l'affermazione dei propri ruoli all'opposizione piuttosto che in maggioranza - è assolutamente legittima; forse, in un settore come questo e in un'area come questa, non dovrebbe essere perseguita, nel senso che questo è lasciato alla concezione politica e alla responsabilità di ognuno. Oppure, dall'altra parte: la conoscenza. C'è chi tifa, facendo propaganda, perché le risorse non siano spese e c'è chi invece vuole che si capisca esattamente com'è il quadro della situazione per portare quelle correzioni tecniche che ci permettono non solo di raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti, ma di arrivare esattamente all'obiettivo generale.

Abbiamo ascoltato parole di propaganda, che lamentano ritardi. Ogni tanto si ha l'impressione che questi ritardi li si invochi e non si capisce francamente perché e a vantaggio di chi. È come se i finanziamenti dell'Unione europea riguardassero solo i partiti della maggioranza e non il Paese in quanto tale, le sue imprese, le sue famiglie e le sue scuole. Abbiamo anche ascoltato i suoi numeri, che documentano dati di fatto, perché - io lo continuo a ripetere - la realtà - come diceva un grande, Bulgakov ne Il maestro e Margherita - è molto più testarda e dura delle idee e con la realtà bisogna sempre fare i conti.

Tra i dati che lei ha citato ne riprendo solo uno: il 23 dicembre 2024 la Commissione europea ha ritenuto raggiunti tutti gli obiettivi dell'Italia previsti per quella scadenza e - come lei ha riferito a questo Parlamento in maniera puntuale più volte - ha pagato la sesta rata, 8,7 miliardi di euro. Il 30 dicembre 2024 l'Italia, primo Paese europeo, ha richiesto formalmente alla Commissione il pagamento della settima rata, 18,3 miliardi di euro, avendo certificato i dati che - non voglio ripetere - lei ha detto con chiarezza, nettezza e con documentazione, anche perché non è che si può prendere in giro la Commissione europea. Adesso, con tutto rispetto, potremmo qui anche decidere, senza essere avvinazzati, Ministro Foti, di mettere in piedi un po' di discussione. Ma la Commissione europea oggettivamente non si può prendere in giro e i dati sono dati: la misurazione dell'efficienza è una misurazione dell'efficienza; le risorse spese sono risorse spese; gli obiettivi strategici raggiunti sono obiettivi strategici e sono raggiunti o non sono raggiunti, e non lo decide né il Ministro Foti né il sottoscritto presidente Lupi.

Ad ogni scadenza, immancabilmente, però, assistiamo alle accuse di ritardo da parte dell'opposizione, a cui risponde direttamente Bruxelles - come ho detto - e risponde non con un documento, ma con un versamento della rata. Versare la rata vuol dire dare risorse, vuol dire dare i soldi e vuol dire ovviamente: guarda che stai facendo bene, vai avanti in questa direzione.

Credo che - visto che lei ha fatto anche qualche riferimento, anche dopo la riforma del codice della strada voluta dal Ministro Salvini sul tema dell'etilometro, ad avvinazzamenti vari - dovremmo fare anche ricorso alla psicologia. Vogliamo lo psicologo di base per tutti gli italiani e vogliamo, ovviamente, lo psicologo scolastico, ma credo che forse siamo di fronte a due aspetti molto chiari e lo dico anche con termini tecnici. Coazione a ripetere, che vuol dire una cosa molto semplice: una tendenza che in ognuno di noi è irriconoscibile a farsi del male, cioè a dire al nostro inconscio che siamo in una situazione penosa, siamo in una situazione dolorosa, le cose non vanno bene. Credo che questo non è un atteggiamento politico, ma è semplicemente un farsi male. Oppure, dall'altra parte, e vado verso la conclusione, all'auto-ecolalia, che vuol dire una ripetizione meccanica stereotipata di parole o frasi già pronunciate in passato. Io e la mia mamma diremmo: è sempre la stessa solfa.

Noi Moderati, invece, siamo soddisfatti del lavoro fatto dal Governo: un lavoro che sin qui ha smentito tutti i profeti di sventura secondo cui l'Italia non avrebbe preso via via le rate del Piano nazionale di ripresa e resilienza e intanto siamo arrivati a 7. Correggersi in corso d'opera è un segno di intelligenza e di vera volontà di raggiungere l'obiettivo che, ripeto, non è interesse politico di alcuni, ma è interesse di crescita e sviluppo a vantaggio di tutti gli italiani.

Il nostro voto convinto di Noi Moderati va all'approvazione della risoluzione di maggioranza. Il nostro sostegno va al lavoro del Governo e di tutto il del Parlamento. Il nostro appello continuo si rivolge a tutti: mettiamo da parte le polemiche strumentali, mettiamo da parte la propaganda e lavoriamo, ancora una volta, maggioranza e opposizione, nell'interesse dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cantone. Ne ha facoltà.

LUCIANO CANTONE (M5S). Grazie, Presidente. A poco meno di un anno dalla conclusione del Piano nazionale di ripresa e resilienza i dati sono impietosi, parlando di dati. Dei 194 miliardi ottenuti grazie all'operato del Governo Conte, ad oggi, siamo arrivati a spenderne circa 70, più o meno il 36 per cento dell'intero Piano. Siamo davanti a un ritmo inaccettabile, che mette a rischio almeno 90 miliardi di euro. Un fallimento che non è tecnico, è politico. Sulla base dei dati aggiornati dal sistema Regis e di quelli della Corte dei conti emerge un quadro devastante sull'attuazione del PNRR. I Ministeri chiedono di rivedere il 48 per cento degli obiettivi rimasti da centrare per avere le rate residue. Per non parlare dell'inarrestabile riduzione dei nuovi posti negli asili nido, già scesi da 264.000 a 150.000 e ora addirittura destinati a calare a 140.000, per essere ottimisti. Missioni come coesione e sanità, nel rilievo della Corte dei conti, sono ferme a un'attuazione di appena il 20 per cento. Coesione e sanità, ovvero Sud e ospedali: due delle principali missioni per cui il PNRR ha portato in dote all'Italia 209 miliardi, ottenuti nel 2020 dal Presidente Conte, quando l'Unione europea voleva costringerci a contrarre il prestito del MES. Insomma la Corte dei conti lo ha certificato: scostamenti significativi rispetto al cronoprogramma, ritardi strutturali e difficoltà croniche di spesa. Anche il Piano Transizione 5.0, che dovrebbe spingere l'innovazione, è fermo a poco più del 10 per cento delle risorse allocate.

Intanto le imprese, soprattutto quelle più giovani, restano imbrigliate in una burocrazia che scoraggia più di ogni crisi. Ad oggi, nonostante le vostre rimodulazioni, non avete ancora un piano di sostegno alle imprese che possa rimpiazzare Transizione 5.0. Nel frattempo, siamo a maggio 2025, 25 mesi consecutivi di calo della produzione industriale. Il Paese si sta deindustrializzando. Qualora non ve ne foste accorti, se non fosse per il PNRR, il Paese sarebbe già in recessione. Però avete annunciato, qualche giorno fa, una mossa geniale: avete dichiarato di voler abbassare l'IVA sulle ostriche. Bello (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Bello! Chissà se funzionerà, come ha funzionato il carrello tricolore oppure come ha funzionato, quando avete tagliato le accise. Ah, no, le accise non le hanno tagliate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Siete venuti in Aula con la Presidente del Consiglio a dirci che i titoli italiani sono più sicuri di quelli tedeschi. Ma come si fa? Il mondo al contrario! Ma il mondo al contrario lo subiamo noi, che dobbiamo sentire ogni giorno le vostre cialtronate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

A vedere, infatti, questi numeri nel mondo reale - non in quello dei vostri giornalisti, con cui programmate interviste dove al massimo si può chiedere a che ora si sveglia la Presidente del Consiglio al mattino -viene da farsi qualche domanda. La prima, la più importante: come avete fatto a prendere il più grande piano di investimento che l'Unione europea abbia mai concepito e sprecarlo in questo modo? Il Next Generation EU serviva a qualcosa che voi non avete mai capito e, infatti, all'inizio non l'avete neanche votato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Serviva, come sua missione primaria - quella più alta -, per dare un futuro ai giovani italiani che in questo Paese hanno visto sparire, anno dopo anno, ogni speranza di una vita migliore, costretti alla precarietà, sempre con la valigia pronta, alla ricerca di opportunità che alla fine non arrivano mai. Non considerate quello che succede fuori da questo Palazzo, ma solamente nel 2024 191.000 italiani sono andati via. La cosa brutta è che oltre il 46 per cento di questi italiani ha un'età compresa fra i 18 e i 40 anni, nel pieno dell'attività lavorativa; sono le nostre menti migliori, le nostre energie e risorse su cui dovremmo concentrarci.

Il PNRR era una grandissima opportunità per avere finalmente risorse adeguate su istruzione e ricerca, per avere finalmente una sanità territoriale diffusa e non vedere ogni anno migliaia di italiani che sono costretti al viaggio della speranza da Sud a Nord per cercare cure migliori, per chi se lo può permettere, molti, ormai, non se lo possono più permettere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); per avere finalmente un Piano industriale basato su una transizione ecologica seria e di lungo periodo, capace di cogliere sfide che, come Paese, dovremmo essere chiamati ad affrontare nei prossimi decenni; per avere infrastrutture sostenibili dal punto di vista economico, ambientale e sociale, non come quella barzelletta del ponte sullo stretto che ci raccontate da due anni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che ha come unico scopo quello di pagare lo stipendio a un manipolo di dirigenti che certamente vi restituirà il favore in campagna elettorale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Nel frattempo, però, con l'altra mano cancellate le opere ad alta velocità tra Catania e Palermo. Ma, soprattutto, sull'inclusione e la coesione, concetti lontani anni luce dalla vostra retorica, della vostra propaganda carica di odio verso le minoranze, verso chi è in difficoltà, verso chi non è accondiscendente con la vostra classe dirigente politica, contro chi si permette di ribadire che il referendum va votato, non è solo un capriccio delle sinistre, come avete detto voi in qualche occasione. È un nostro diritto, un nostro dovere quello di votare.

A proposito, vi ricordo che il centrodestra, nel 2014, in quest'Aula, ha fatto le barricate contro il Jobs Act; è addirittura uscita per manifestare il proprio dissenso. Però, capisco che la coerenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) non è il vostro punto di forza.

A questo punto, di questo strumento, che era stato costruito con tanta dedizione e lungimiranza, cosa rimane? Rischiamo davvero di rimanere con ben poco.

Chiediamo al Governo di pubblicare immediatamente i dati aggiornati sullo stato dell'attuazione del Piano; chiediamo che si escluda l'assurda ipotesi di usare i fondi del PNRR per il riarmo e per le spese militari; vogliamo garanzie chiare e senza ambiguità sull'esclusione assoluta dell'ipotesi di destinare i fondi del PNRR (anche io ogni tanto sbaglio, Ministro) al comparto della difesa; parallelamente, chiediamo anche di opporsi, in tutte le sedi istituzionali, alla possibilità di reindirizzare i fondi della coesione verso la difesa per non indebolire la finalità di riequilibrio territoriale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Alla luce di questo drammatico quadro, con la nostra risoluzione chiediamo al Governo di impegnarsi a imprimere una svolta decisa nell'attuazione del PNRR, accelerando le capacità di spesa per utilizzare integralmente, in tempo utile, le risorse disponibili, dando priorità agli obiettivi sociali e strategici dell'Unione europea: sanità, occupazione, istruzione, filiere produttive, transizione ecologica, asili nido e pari opportunità.

Per questo, chiediamo al Governo di reindirizzare i fondi non spesi del piano Transizione 5.0 verso il Piano Transizione 4.0, potenziando investimenti di innovazione, ricerca e formazione, soprattutto in transizione ecologica. Il MoVimento 5 Stelle chiede una riforma della governance del PNRR, che, tramite l'istituzione di una Commissione parlamentare dedicata per superare i ritardi e aumentare l'efficacia, ne autentichi l'attuazione.

Chiediamo poi massima trasparenza. Il Governo deve chiarire con urgenza i contenuti della quinta revisione del piano e specificare gli effetti dell'annunciato aggiustamento complessivo, coinvolgendo pienamente Parlamento e Commissione europea. Il Parlamento, infatti, va coinvolto nella definizione di eventuali modifiche anche rispetto alla componente di REPowerUE, con adeguata informazione sull'impianto finanziario e sull'economia del Paese.

Infine, chiediamo di pubblicare la quarta relazione sull'allocazione del 40 per cento delle risorse al Mezzogiorno, garantendo coerenza, con l'obiettivo di superare i divari territoriali.

In definitiva, serve un cambio di passo: trasparenza, efficienza e soprattutto una visione. Non si può parlare di futuro senza parlare dei giovani, e non si può parlare di giovani senza garantire loro un accesso alla casa, al lavoro, a un welfare adeguato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e a una sanità diffusa. Tutto quello che il PNRR avrebbe dovuto e potuto rappresentare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pella. Ne ha facoltà.

ROBERTO PELLA (FI-PPE). Grazie, Presidente Mule'. Ministro Foti, cari colleghi, i Piani nazionali di ripresa e resilienza sono il primo strumento comune con il quale l'Unione europea ha deciso di intervenire all'indomani della crisi economica e sociale provocata dalla pandemia. La guerra russo-ucraina e gli shock energetici, economici e sociali che ne sono seguiti, tuttavia hanno fatto emergere nuove priorità di cui è stato necessario tener conto nei piani di ciascun Paese.

E l'Italia è il principale beneficiario del dispositivo per la ripresa e la resilienza, con un complesso di risorse assegnate pari, nella sua formulazione originaria, a 191,5 miliardi di euro finanziati dall'Unione europea, suddivisi tra 68,9 miliardi di sovvenzioni a fondo perduto e 122,6 miliardi di prestiti da impiegare nel periodo 2021-2026 attraverso l'attuazione del Piano. Voglio ricordarlo ancora una volta che, se questo risultato è venuto, è grazie al rapporto costante, proficuo, sincero e leale che sempre il nostro presidente Berlusconi ha mantenuto con l'Unione europea e, in modo particolare, con il Partito Popolare Europeo, che, ancora una volta, ha dettato quelle che erano le regole del gioco attraverso quella che era la presidenza, passata e attuale, della presidente von der Leyen.

E quindi, con questo, rivendichiamo con forza questo risultato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Così come rivendichiamo con forza che anche il PNRR italiano, al fine di ridurre quelli che erano i divari tra le diverse aree del Paese, ha destinato almeno il 40 per cento delle risorse complessive, pari a 82 miliardi di euro, nei territori del Mezzogiorno, che, storicamente, hanno sofferto di un minore sviluppo economico rispetto al Centronord. E oggi possiamo dire con orgoglio, al di là di quello che ho sentito dire in quest'Aula, che i nostri presidenti di Forza Italia, il presidente Schifani, il presidente Occhiuto, il presidente Bardi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), il presidente del Molise, hanno testimoniato di essere all'altezza di gestire i fondi, probabilmente meglio di altre risorse.

E anche qui, se i dati danno questi numeri, significa che le regioni in questo caso hanno avuto la forza di andare nel rispetto di quelle che erano le regole dei giochi. Ma, come ha detto molto bene il Ministro Foti, ai sensi dell'articolo 21 del regolamento, gli Stati membri hanno anche la possibilità di chiedere una revisione del Piano. In attuazione di tale disposizione, proprio il PNRR italiano è stato oggetto, da parte di questo Governo di centrodestra, di successive modifiche, di cui alcune di natura tecnica per l'eliminazione di errori materiali, ma altre con l'intento della riduzione degli oneri amministrativi per migliorare le modalità attuative e, soprattutto, perseguire in modo più efficace gli obiettivi, oltre per rimodulare il numero dei traguardi da raggiungere in quella che era l'importanza nello scommettere.

Caro Ministro Foti, dobbiamo dirlo, lei, come ha fatto il Ministro Fitto, ha ascoltato quelle che erano le istanze e le esigenze che arrivano dai territori. E dobbiamo dirlo perché l'altro giorno, quando c'è stata la cabina di regia, tutti hanno convenuto nel dire che il Piano stava andando avanti proficuamente, che le risorse erano arrivate e che i progetti stavano arrivando a concludersi nel migliore dei modi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Vi invito ad andare a leggere quelli che sono i verbali della cabina di regia, e forse capirete che qualche enunciazione che oggi voi avete fatto non rispetta minimamente quello che è successo quel giorno alla presenza del Ministro Foti.

Ma sicuramente queste modifiche hanno consentito di ottenere dei finanziamenti funzionali a quelle che erano le reali esigenze dei territori, con un'interlocuzione molto forte, molto chiara. Riconosco al Ministro Fitto e al Ministro Foti una collaborazione totale con l'arco costituzionale di questo Paese, con un continuo coinvolgimento, con riunioni anche fatte nella sede sia della Conferenza delle regioni, sia dell'UPI, sia dell'ANCI, per condividere appieno quello che era un progetto di sistema dove tutti abbiamo la stessa casacca, dove tutti abbiamo la stessa maglia, quella della squadra italiana.

E sicuramente questo Piano comprende 216 misure, ossia 66 riforme, 7 in più rispetto al Piano originario, soprattutto 150 investimenti che si articolano in 618 traguardi e obiettivi rispetto ai 527 del PNRR originario. Significa, cari colleghi, che sono stati 100 obiettivi in più raggiunti rispetto a quello iniziale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). E questo significa e vuol dire che si è stati capaci di portare avanti le progettualità, si sono concretizzati i progetti condividendoli con i territori, è questo lo spirito.

Il 23 dicembre 2024 la Commissione europea, a seguito della valutazione positiva del conseguimento dei 39 risultati prefissati nel primo semestre 2024, ha versato all'Italia la sesta rata di 8,7 miliardi di euro, e con l'erogazione della sesta rata siamo lo Stato dell'Unione europea che ha ricevuto finora l'importo economico più rilevante, pari a 122 miliardi di euro, ma, soprattutto, lo ha ricevuto prima di tutti gli altri Paesi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). E se questo risultato è venuto, è merito del Governo di centrodestra a guida Giorgia Meloni, che ha dimostrato di saper collaborare con le istituzioni, nel rispetto di quelle che erano le scelte conclusive.

Il 30 dicembre 2024 il Governo ha trasmesso alla Commissione europea la richiesta di pagamento della settima rata, del valore di 18,3 miliardi di euro, e si tratta della rata più impegnativa tra quelle rendicontate finora, legata al raggiungimento di 67 obiettivi entro la fine dello scorso anno. E l'Italia è la prima Nazione europea a presentare formale richiesta, cari colleghi, e lo voglio ridire: è la prima Nazione europea che ha presentato formale richiesta per il pagamento della settima rata, dimostrando la credibilità raggiunta dal nostro Paese nel rapporto sempre più costruttivo e costante con l'Europa, un primato indiscutibile che smentisce le polemiche su presunti ritardi nell'attuazione del PNRR.

E permettetemi di dirlo con orgoglio: noi di Forza Italia rivendichiamo questo risultato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) perché sicuramente la maggioranza dei commissari europei fa riferimento al Partito Popolare Europeo e sicuramente l'Italia è rappresentata in maniera più che perfetta e più che corresponsabile, su quello che è il lavoro, da parte del Ministro Fitto, che, quando era Ministro di questa Nazione, ha saputo portare avanti, come lo sta facendo oggi il Ministro Foti, un dialogo costruttivo.

Con il prossimo pagamento della settima rata sarà confermato anche il primato europeo nell'avanzamento del Piano, che supererà i 140 miliardi di euro ricevuti, corrispondenti al 72 per cento della dotazione complessiva. Il raggiungimento di tali obiettivi, che sono tutte misure fondamentali per la modernizzazione e la crescita del nostro Paese, è la riprova del costruttivo impegno portato avanti dal Governo in collaborazione con la Commissione europea e con tutti i soggetti predisposti e preposti a lavorare su questa iniziativa.

Nel complesso, cari colleghi, circa il 92 per cento dell'intero Piano risulta programmato, in fase di attivazione o di chiusura, con una spesa in costante aggiornamento. Questo è un numero certificato, non sono parole. I numeri sono certezze. E nella sesta relazione al Parlamento si evidenzia proprio che dei 145,3 miliardi di euro di risorse del PNRR sono stati destinati al Mezzogiorno 59,3 miliardi di euro, superando quel fatidico 40 per cento con una percentuale pari al 40,8 per cento del totale delle misure. Il dato dimostra il pieno rispetto del vincolo di destinazione del 40 per cento, ma, soprattutto, riflette un impegno costante nella riduzione dei divari territoriali nell'attuazione di quelle che sono le politiche di riequilibrio volte proprio a promuovere uno sviluppo più equo e inclusivo.

Inoltre, è atteso nei prossimi mesi un impatto positivo sul Piano in termini di valorizzazione della spesa, sia in ragione dell'avanzamento dei lavori, sia grazie alla piena operatività delle disposizioni che sono state introdotte con le procedure più semplici e veloci per l'erogazione delle risorse, che consentiranno, quindi, il completamento del PNRR. Sin dai primi giorni del 2025, il Governo, insieme a tutte le amministrazioni coinvolte in prima linea e a tutti i soggetti attuatori, sta lavorando per conseguire quegli obiettivi inseriti nelle ultime 3 rate e, soprattutto, per il monitoraggio costante dello stato di attuazione del Piano.

Grazie a questo lavoro, proprio l'altro giorno, in cabina di regia del PNRR, una proposta di revisione del Piano riguarda soprattutto alcune funzioni, alcune linee che bene ha tratteggiato il Ministro Foti precedentemente, che vanno nella direzione di ascoltare quelle che erano le esigenze e le richieste del territorio in quella che è una trasformazione di progetti reali, condivisi dai cittadini, e, soprattutto, su temi particolarmente importanti, quali il turismo, il lavoro e l'inclusione sociale, che sono temi molto importanti, ma, soprattutto, estremamente utili al nostro Paese.

Infine, nelle proposte di revisione, sono anche incluse quelle modifiche che compongono aspetti importanti, quali l'anticipazione, i target, quelli che sono gli aspetti importanti sulle scadenze, ma, soprattutto, anche l'anticipo del target relativo all'investimento che promuove la realizzazione di interventi socioeducativi e culturali rivolti ai minori delle regioni del Mezzogiorno, l'anticipo del target degli investimenti per il rafforzamento e potenziamento della ricerca biomedica del Servizio sanitario nazionale e l'anticipo del target relativo all'assistenza domiciliare.

In conclusione, Presidente Mule', il gruppo di Forza Italia voterà a favore della risoluzione di maggioranza che impegna il Governo a proseguire nell'attività di attuazione delle riforme e degli investimenti previsti dal PNRR, assumendo tutte le iniziative ritenute necessarie al fine di assicurare il tempestivo raggiungimento…

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

ROBERTO PELLA (FI-PPE). …entro il 2026 dei milestone e dei target e proseguire nel costante confronto con la Commissione europea finalizzato proprio all'individuazione di modalità condivise per il superamento delle eventuali criticità che dovessero emergere nella fase di attuazione del Piano, assicurando, al contempo stesso, il necessario coinvolgimento del Parlamento, delle regioni e degli enti locali in quello che è l'aspetto economico.

Infine, chiediamo ovviamente al Governo, in caso di ulteriore revisione del PNRR, di rifinanziare quelle misure già contemplate nel Piano per le quali vi è un'eccedenza di domanda rispetto alle risorse assegnate, ovvero verso nuove misure compatibili con la condizionalità del Piano, privilegiando naturalmente - perché questo è lo spirito che contraddistingue noi di Forza Italia da sempre - quello che è il piano di investimenti strategici ed innovativi, quello che è il tema dell'occupazione e, in modo particolare, il sostegno alla competitività delle nostre imprese italiane (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giglio Vigna. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, onorevoli colleghi, dirò una frase a titolo generale, generalista, e poi passerò a dei concetti molto, molto specifici. Ci sono state molte riforme, è vero, l'Italia ha fatto molti, molti cambiamenti, molte riforme su questo PNRR, ed è anche vero, cari colleghi dell'opposizione, che siamo in un mondo in evoluzione. Ora, non so se la visione di chi si occupa delle politiche dell'Unione europea, di politiche estere e di chi ha una prospettiva di questo tipo faccia riflettere, forse, un pochettino di più su quello che succede e sta succedendo fuori dal nostro Paese, però, cari amici colleghi dell'opposizione - e dico amici proprio per usare toni amichevoli -, quello che sta succedendo in giro per il mondo caratterizza, influenza e fa sì che l'azione del Governo, anche sull'Italian Next Generation EU, debba modificarsi e debba aggiornarsi in base a quella che è la realtà che, appunto, è in continua evoluzione. Questo era un inciso di carattere generale.

Ora vorrei andare molto nello specifico e molto nel concreto. Guardate, qui abbiamo la risoluzione di maggioranza, che è in linea con le dichiarazioni oggi del Ministro Foti. Nella risoluzione di maggioranza vi sono degli impegni che noi, come Lega, sposiamo al 100 per cento - anzi, abbiamo contribuito a scriverli, con il nostro capogruppo in Commissione Candiani, e con tutti i colleghi della XIV Commissione - e dicono delle cose, in realtà, molto semplici, delle cose che noi abbiamo capito con il costante rapporto con il territorio, che è poi caratteristica ed è nel DNA del nostro gruppo politico e, quindi, del nostro partito, ovvero la Lega. Noi abbiamo capito che dobbiamo - Governo, Ministro - continuare il rapporto con gli enti locali, dobbiamo continuare il rapporto con le regioni, dobbiamo continuare il rapporto con i comuni, perché sono le prime sentinelle di come sta andando la messa a terra del PNRR nel Paese, quindi continuiamo a parlare con gli enti locali (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier): punto 1), che c'è nella risoluzione.

Interventi normativi in caso di altre revisioni. Dobbiamo avere il coraggio di cambiare la norma work in progress, di volta in volta, quando ci rendiamo conto che c'è la necessità. Molto semplice: guardate, modello decreto Genova. Quando avevamo bisogno, a un certo punto, di ricostruire un ponte che collegava due parti di Liguria e due parti d'Italia ci siamo inventati una normativa nuova ad hoc per quell'emergenza. Se vi fosse la necessità, modificare la normativa senza paura. Ove c'è eccedenza di domanda, se vi fossero nuove revisioni e se vi fosse, quindi, la possibilità di andare a finanziare delle altre opere, molto semplicemente usare la procedura dello scorrimento. Quindi, eccedenza di domande: se a un certo punto ci rendiamo conto che c'è la possibilità di finanziare anche le prime escluse finanziamo le prime escluse, e questa è una norma di buon senso, più che qualcosa di carattere politico. Obiettivo territoriale, trasversale dal punto di vista territoriale. Io sono un rappresentante di quella parte di Paese che non è la parte urbanizzata, urbana, del Paese, la cosiddetta Italia profonda, le province e le aree interne - chiamatele come volete - e chiaramente tener conto che esiste anche questa parte d'Italia e non solo le grandi città.

Il Ministro diceva bene: sono tutti soldi a debito. A un certo punto, questi soldi, che sono a debito, il nostro Paese dovrà restituirli. Proprio per questo, su questo argomento, su questo tema più che su tanti altri temi, l'appello che facciamo dai banchi della maggioranza ai colleghi dell'opposizione è: non dividiamoci (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Tifiamo per l'Italia, tifiamo per il Paese, perché ne abbiamo bisogno e abbiamo bisogno di concludere questa operazione. Poi lanciamo un messaggio al Paese, ai tanti amministratori che ascoltano questo dibattito (l'ha detto il Ministro e lo voglio ribadire io): le opere finanziate sono finanziate a prescindere da quando è la fine di costruzione dell'opera e, quindi, il taglio del nastro. Questo è un messaggio di rassicurazione che vogliamo inviare ai tanti amministratori.

Grazie, Presidente, grazie, colleghi, dell'attenzione e grazie, Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piero De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Signor Presidente, eccoci qui a dibattere di nuovo del PNRR. Il tempo sta scadendo, Ministro, e i conti non tornano, come vi segnalano tutti - da ultimo, la Corte dei conti e l'ANAC -, nella vostra indifferenza. È diventata un po' la tela di Penelope questo Piano, Ministro. Ancora una volta siamo chiamati a discutere, però, non dei progetti da realizzare, ma delle modifiche che volete apportare. Avete impiegato più tempo a cambiarlo il Piano che ad attuarlo, Ministro; questa è la verità. Il PNRR sta diventando la vostra Caporetto, purtroppo, il vostro più grande fallimento, di cui si scriverà sui libri di storia.

E smettetela con questa propaganda, Ministro. Noi non siamo contenti che fallisca questo Piano, perché le risorse del PNRR le abbiamo portate noi in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), nonostante la vostra opposizione e il vostro voto contrario, se lo ricordi. Noi oggi stiamo parlando, purtroppo, del vostro film, perché il film che avete raccontato finora, “Meloni nel Paese delle Meraviglie”, è giunto, purtroppo, ai titoli di coda e il finale rischia di essere quello di un film horror, per la vostra superficialità, incapacità e anche un po' di arroganza, Ministro, con la quale state gestendo questo Piano.

Prima di entrare nel merito, allora, noi crediamo che voi dobbiate delle scuse al Paese. Non eravamo noi impazziti all'opposizione quando abbiamo denunciato i ritardi del PNRR; eravate voi che nascondevate la verità. Oggi ci proponete 107 modifiche su 351 obiettivi e traguardi da raggiungere a un anno dalla fine. Una domanda sorge spontanea: ma se andava tutto bene, Ministro, perché oggi ci presentate la revisione di un terzo del Piano e a breve della metà del PNRR (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Forse non era come dicevate voi, forse non eravate nei tempi, forse non rispettavate il cronoprogramma, forse non siete i migliori a governare e a spendere le risorse in Europa.

La verità è tutt'altra. La verità è che siete i peggiori a governare in Europa e, soprattutto, a gestire questo Piano, così importante per il Paese. Del resto, lo vediamo ogni giorno. Guardate, a livello europeo state liquidando, purtroppo da mesi, il capitale storico di autorevolezza e credibilità politica del Paese. Siete nell'angolo, isolati, scomparsi dalle grandi decisioni strategiche, protagonisti di una débâcle diplomatica continua e non per complotti delle altre Cancellerie, come provate a far credere ogni volta, ma per l'inaffidabilità determinata dalle vostre divisioni interne e dalle posizioni sovraniste estreme presenti nel Governo.

Ci perdoni, Ministro, come può essere credibile un Governo la cui Premier partecipa solo da remoto a un Vertice fondamentale sulla pace a Kiev? Prima di voi eravamo alla guida del convoglio per l'Ucraina con i partner europei. Oggi, su quel treno, neppure ci saliamo e a stento ci colleghiamo a distanza. Come può essere credibile una Premier che, fuori dall'ennesima riunione dei volenterosi, diffonde fake news sulla volontà di inviare truppe in Ucraina? A Tirana, Ministro, si discuteva di cessate il fuoco, non di azioni militari. Basta con la falsa propaganda e con le fake news che voi state diffondendo in giro ogni giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Ci pensa già la Russia, come è stato detto, a diffonderne abbastanza.

Come può essere credibile, poi, una Premier il cui Vice - Salvini, lei dovrebbe conoscerlo bene - considera una scelta di libertà la decisione dell'Ungheria di Orban di uscire dalla Corte penale internazionale? Ministro, non è una scelta di libertà, è una scelta di irresponsabilità quella ungherese! E dovreste avere il coraggio di opporvi con forza, tutto il Governo.

Come può essere credibile un Governo che brucia un miliardo di euro dei contribuenti italiani per costruire dei lager in Albania, che sono inutili, inefficaci, non servono, disumani, utili solo alla vostra squallida propaganda? E, infine, lo abbiamo ricordato anche stamattina in Aula, come può essere credibile, Ministro, una Premier che non dice una parola chiara e netta di condanna contro lo sterminio inaccettabile di innocenti a Gaza? Donne, bambini, civili, massacrati ogni giorno in modo barbaro, nel silenzio dell'azione del vostro Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) che in Europa, addirittura, vota contro la revisione dell'accordo di cooperazione con Israele. La verità è che non si può continuare a camminare, come fate voi, in equilibrio precario sul filo tra un europeismo alla De Gasperi e il sovranismo estremo alla Orban e Le Pen.

Le ricordo questo, Ministro, perché? Perché, come abbiamo già avuto modo di ribadirle più volte in più occasioni, il PNRR non è solo un programma strategico di investimenti e di riforme, ma è soprattutto il simbolo politico di una nuova Europa. Il Next Generation EU è il simbolo politico di un nuovo modello di solidarietà europea, che non è arrivato per caso, che abbiamo costruito noi con coraggio, con ambizione, con dedizione, con capacità di dialogo a livello europeo la scorsa legislatura, con un Governo democratico e progressista. E l'abbiamo costruito e ce l'abbiamo oggi grazie a personalità - non ci stancheremo mai di ricordarlo - straordinarie e democratiche come David Sassoli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), che sono state decisive nella costruzione di questo Piano. Dovreste tenerlo sempre bene a mente.

E mi permetto allora, al riguardo, di ricordarle un'altra cosa, di condividere in quest'Aula un'espressione che ha risuonato molto nel dibattito pubblico di questi giorni per incitare tutti a fare uno sforzo verso una maggiore integrazione europea: nessun dorma. Nessun dorma: l'ha ricordato il Presidente Mattarella, che ringraziamo ancora una volta, perché ha colto di nuovo, come sempre, il senso della storia con il richiamo a questa espressione, a quest'aria.

Ministro, l'avete ascoltato questo richiamo, questo invito? A noi sembra che voi sul PNRR e sulle azioni a livello europeo e internazionale siate in catalessi. Svegliatevi. Svegliatevi, perché il tempo passa e state dilapidando un patrimonio unico per l'Italia, oltre a indebolire il cammino di rafforzamento dell'Europa unita. I dati, purtroppo, sono inequivocabili. L'abbiamo ascoltato e sentito prima in Aula che non si è tolto nulla dal Piano, che voi, anzi, avete aggiunto al Piano. Io ammiro il suo coraggio. Mi spiega, Ministro, come considerate i tagli di 500 case e ospedali di comunità che avete realizzato nei mesi scorsi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Come considerate i tagli di 100.000 posti in asili nido e i 10 miliardi di investimenti nelle periferie, che non ci sono più? Sono tagli o sono aggiunte al Piano? Voi avete cancellato progetti decisivi per il futuro del Paese: questa è la verità. Oggi, nonostante questi tagli, i dati dicono che siete in forte ritardo sulla spesa: sugli oltre 194 miliardi di euro che abbiamo ottenuto dall'Europa sono stati spesi solo 70 miliardi, cioè il 36 per cento delle risorse complessive, il 58 per cento di quelle ottenute finora. Questi sono i dati. Allora, la ragione della vostra volontà di apportare ennesime modifiche, per l'ennesima volta al Piano è semplice: dovete mettere una toppa al buco che avete creato, ai ritardi, alle inefficienze che avete creato con la vostra incapacità e inadeguatezza a gestire questo Piano.

Allora, su queste modifiche, ci permetta di rivolgerle nel merito alcune considerazioni. La prima riguarda i tempi. Ministro, sembra una banalità: il Piano va concluso, per quanto ci riguarda, entro il 2026. Non ci possono essere proroghe ulteriori che tengano. E glielo ricordo perché assistiamo ogni giorno a un balletto confuso di dichiarazioni inaccettabili non di un turista o di un passante, ma del Ministro dell'Economia e delle finanze, Giorgetti, che ogni giorno chiede di rivedere la scadenza finale del Piano, con lei che le dice l'esatto opposto. Ma in Consiglio dei ministri vi parlate tra di voi o litigate soltanto come vediamo e leggiamo nelle agenzie di stampa? Le pare serio un Governo del genere che si contraddice ogni giorno su questo tema decisivo? Non ci sono scadenze possibili, lo ricordi al Ministro Giorgetti.

La seconda considerazione riguarda, poi, il vostro atteggiamento nei confronti del Parlamento. Noi riteniamo assurdo, Ministro, che ancora una volta abbiamo dovuto leggere prima dalla stampa e, poi, dai documenti ufficiali, le proposte di modifica già presentate o che intendete avanzare in Europa. Troviamo gravissimo che abbiate nascosto al Parlamento che la quinta proposta di modifica era già stata inoltrata alla Commissione il 21 marzo scorso. Non avete avviato un'interlocuzione, Ministro, mi dispiace, come avete scritto e come lei ha ricordato, avete già depositato una richiesta di revisione a Bruxelles il 21 marzo scorso. Lei è venuto qui le settimane scorse e anche la Premier, nel Premier time, e ci avete nascosto la verità, avete mentito al Paese nascondendo il fatto che una revisione era già stata presentata a Bruxelles. Ci dica perché? Questa è la verità e ci dica perché continuate ad avere questo atteggiamento poco serio nei confronti del Parlamento.

Depositare a 48 ore, meno di 48 ore, 300 pagine di proposta di modifica del Piano - queste sono - a meno di 48 ore, spero che lei le conosca bene. Vi sembra un modo serio e trasparente di procedere? È un modo poco serio, è offensivo per il Parlamento procedere in questo modo. Ministro, è inaccettabile. Il Parlamento della Repubblica non può essere un passacarte, ma deve partecipare attivamente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) alla revisione del Piano, perché il Piano non è il programma di investimenti o il bancomat dei fratelli o delle sorelle d'Italia, è un Piano di sviluppo dell'Italia intera, dei cittadini italiani, Ministro. Dovete coinvolgere pienamente il Parlamento e vi chiediamo di farlo per questo e per le altre proposte di modifica che immaginate di presentare. Quindi, vi diffidiamo a fare questo, anche perché avete bisogno del nostro aiuto. I progetti sono in un ritardo clamoroso, i dati sono incredibili: Transizione 5.0 ferma al palo; progetti in asili nido, scuole, università bloccati al 25 per cento; spese per la coesione e politiche attive del lavoro al 7 per cento; case e ospedali di comunità al 7 per cento; trasporti e infrastrutture, spesa ferma al 13 per cento. Altro che Ponte sullo Stretto di Messina! Dica al Ministro Salvini di realizzare i progetti già finanziati nel Piano sulle infrastrutture ferroviarie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), Ministro! Fate questo e smettetela di giocare con la salute delle persone, per cui basta tagli alla sanità!

Peraltro, mi permetta di dire che troviamo incredibile e direi vergognosa, Ministro, la vostra decisione di astenervi ieri dall'approvazione del Piano pandemico all'OMS, un omaggio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) alla peggiore propaganda antiscientifica e no-vax, questo siete voi, altro che gli investimenti in sanità, vi astenete sull'approvazione del Piano pandemico all'OMS! Basta tagli agli studentati universitari, basta tagli agli asili nido e, soprattutto, no all'utilizzo delle risorse del PNRR per coprire le spese di difesa e gli investimenti che dovrete fare in questo settore. Questo per noi è un paletto decisivo. Allora, l'invito che vi rivolgiamo, in conclusione, è aprire un confronto vero, serio e trasparente col Parlamento sulle nuove modifiche al Piano. Ne va degli interessi degli italiani, Ministro; gli interessi degli italiani si difendono, se davvero li avete a cuore, utilizzando appieno tutti i Fondi del PNRR e si difendono lavorando a Bruxelles, in Europa e con l'Europa, non strizzando l'occhio con la propaganda nazionalista a Mosca, in Ungheria, a Budapest o a Tripoli, attuatelo il PNRR. Rimettete l'Italia dalla parte giusta della storia, quella immaginata dal Manifesto di Ventotene, quella federalista, quella antifascista, quella che porta a costruire gli Stati Uniti d'Europa, passano anche dall'attuazione del PNRR, altrimenti vi assumerete la responsabilità storica di aver bruciato il futuro dell'Italia e il futuro dell'Europa unita. Noi faremo di tutto per non permettervelo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Kelany. Ne ha facoltà.

SARA KELANY (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Ministro…

PRESIDENTE. Colleghi.

SARA KELANY (FDI). Guardi, Presidente, le dirò che peggio della retorica della politica ingannevole c'è solo la retorica dell'antipolitica ingannevole (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e siamo stati costretti, in questi mesi, anche in quest'Aula, a combattere contro entrambe, contro la politica retorica ingannevole e contro l'antipolitica retorica ingannevole. Siamo arrivati addirittura a scomodare il sovranismo, l'Ucraina, il riarmo sul PNRR, cose che nulla c'entrano. La coalizione dei volenterosi, ma io direi portiamola in Campania la coalizione dei volenterosi che, magari, realizzano qualche progetto del PNRR finanziato (Commenti del deputato De Luca).

PRESIDENTE. No, però, colleghi, non cominciamo. però.

SARA KELANY (FDI). Ma è nervoso, lo comprendo. C'è chi dice che non saremmo in linea con gli impegni assunti. C'è chi dice, oltre a dire che non saremmo in linea con gli impegni assunti, che hanno avuto il merito di aver portato in Italia uno dei finanziamenti europei più imponenti della storia, quasi 200 miliardi. Sono gigantesche falsità, perché gli importi riconosciuti all'Italia sul PNRR - come è già stato raccontato bene dal nostro collega, onorevole Filini, durante le scorse comunicazioni - non dipendono dal merito di Giuseppe Conte. Non c'è stato alcun merito personale nel già Presidente del Consiglio Giuseppe Conte (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) nell'ottenere quelle somme, perché queste sono state determinate da un semplicissimo algoritmo, che misurava indicatori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che possono essere riassunti così - colleghi, lo dico facile, così è facile anche per voi -: maggiore debolezza economica, maggiori finanziamenti. Questo è il frutto dei 200 miliardi. Quindi, l'importo poderoso che gli ex grillini rivendicano (Commenti dei deputati Iaria e Auriemma)

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Kelany. Colleghi, intendiamoci: avete parlato nel silenzio dell'Aula e pretendo che la collega Kelany svolga il suo argomento nel silenzio dell'Aula. Prego.

SARA KELANY (FDI). Grazie, Presidente. Sembra la fiera della propaganda postuma delle gesta di un Governo rovinoso quelle che ho sentito fino ad ora, ma quella era l'esatta fotografia dello stato comatoso in cui versava l'economia italiana in quel momento. Però, se l'ottenimento dei fondi di certo non è merito - semmai demerito - di Giuseppe Conte, semmai il raggiungimento degli obiettivi e l'avanzamento del Piano, questo sì che dipende dal Governo, che sta compiendo degli sforzi, Presidente, titanici per raggiungere la messa a terra del PNRR. Ed è merito del Governo, del suo Dicastero, Ministro Foti, e le sue comunicazioni sullo stato di avanzamento del Piano dimostrano ampiamente che l'Italia ha cambiato il passo, ha invertito la china del declino che la nostra Nazione aveva preso con chi, con una mano arraffava 200 miliardi, secondo le modalità che abbiamo visto sopra, algoritmiche, e con l'altra, invece, ne buttava altrettanti per finanziare le ristrutturazioni delle case dei ricchi.

E vengono a fare la morale a noi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) su come spendere i denari pubblici, loro, con la voragine che hanno creato con i vari bonus, redditi di cittadinanza, banchi a rotelle, scandalo delle mascherine farlocche, su cui indaga la Commissione COVID e ne verrà a capo. Con quelli avreste potuto fare strade, infrastrutture, asili, ospedali, ferrovie. Non l'avete fatto, lo sta facendo questo Governo. L'Italia, Ministro, come ha anche detto la Corte dei conti europea alla Corte dei conti italiana, è il primo Paese in termini di obiettivi raggiunti e di risorse incassate. A dicembre è stata versata la sesta rata ed è stata tempestivamente richiesta la settima. Contestualmente, abbiamo dato evidenza di aver conseguito il 54 per cento degli obiettivi previsti dal Piano, i restanti sono collegati alle ultime tre rate. Siamo in linea piena con le tempistiche, al netto di qualche aggiustamento necessario per le necessità di rimodulazione date dal contesto geopolitico e dal contesto economico cambiato. Lei ha spiegato bene anche questo, Ministro. Lei lo ha chiamato “errore concettuale” che le sinistre fanno sul tema delle rimodulazioni, io lo chiamerei “errore strumentale”, più che concettuale.

Ecco, Ministro, le dirò: è di fronte a questi dati che si infrange la retorica ingannevole che abbiamo sentito fino ad ora (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ministro, la cabina di regia che lei coordina raccorda una quantità enorme di soggetti attuatori, per obiettivi estremamente eterogenei. Questa è una sfida epocale. Lei, in continuità con il lavoro svolto dal Commissario Fitto, sta svolgendo un lavoro egregio, che rende, anche su questo dossier, l'Italia leader in Europa. Siamo orgogliosi di quanto sta facendo, siamo al suo fianco, al fianco del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e Fratelli d'Italia annuncia il voto favorevole alla risoluzione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Mantovani, Candiani, Pella, Romano ed altri n. 6-00179, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Scerra ed altri n. 6-00180, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione De Luca ed altri n. 6-00181, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Boschi ed altri n. 6-00182, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9) (Commenti).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Ruffino ed altri n. 6-00183, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Ghirra ed altri n. 6-00184, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Sono così esaurite le Comunicazioni del Governo in ordine alla revisione degli investimenti e delle riforme inclusi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, il seguito dell'esame degli argomenti previsti dal vigente calendario dei lavori per la seduta di domani, giovedì 22 maggio, è rinviato alla prossima settimana. Pertanto, nella giornata di domani l'Assemblea non terrà seduta.

Avverto altresì che, con lettera in data odierna, il Presidente della Commissione Affari sociali ha rappresentato l'esigenza - sulla quale ha convenuto all'unanimità l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, della Commissione medesima - di posticipare al prossimo calendario l'avvio della discussione in Assemblea, attualmente previsto dal vigente calendario dei lavori a partire da lunedì 26 maggio, della proposta di legge n. 1298​ in materia di finanziamento, organizzazione e funzionamento del Servizio sanitario nazionale.

Secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame di tale progetto di legge non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno delle sedute previste per la prossima settimana.

Organizzazione dei tempi di esame di una proposta di legge.

PRESIDENTE. Avverto infine che, nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna, sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame della proposta di legge recante l'istituzione della Giornata nazionale contro la denigrazione dell'aspetto fisico delle persone (body shaming) (Vedi l'allegato A).

In ricordo di Franco D'Ercole.

PRESIDENTE. Per cortesia, colleghi. Stiamo per ricordare un collega che è defunto. Quindi, per favore, anche per rispetto al tema, vi prego ulteriormente di osservare silenzio.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Rotondi per ricordare l'onorevole Franco D'Ercole. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO ROTONDI (FDI). Grazie, Presidente. Questa mattina si è spento l'onorevole Franco D'Ercole, uno dei leader storici della destra campana, una personalità insigne della politica di una regione che ha espresso tanta politica. Quindi, più difficile era farsi largo per chi avanzava da posizioni molto lontane, come da quelle mie del tempo.

È stato uno dei leader del Movimento Sociale Italiano, è stato uno dei fondatori di Alleanza Nazionale, uno dei primi collaboratori di Pinuccio Tatarella - e qui intreccio un mio dato biografico -, con me uno dei fondatori del centrodestra campano, irpino e uno dei costruttori della candidatura di quello straordinario presidente campano che fu Antonio Rastrelli. D'Ercole ne fu assessore all'industria, rispettato e ammirato da alleati e avversari.

Ebbe un percorso politico puntuto e coerente, come è tipico di noi che veniamo dalle montagne irpine. Fece scelte a schiena diritta e non sempre badò - anzi quasi mai - al tornaconto, al successo personale, al conseguimento di risultati che gli vennero più per l'entusiasmo popolare che suscitava che non per una sua fatica nel ricercarli.

Oggi sui social c'è non la retorica adesione al lutto, che vale per tutti, ma il rispetto sincero e la commozione profonda di amici ed avversari, fra i quali tutti voglio citare il leader storico del PDS irpino che dice: un uomo di destra col quale si poteva non solo collaborare, ma anche costruire percorsi assieme. Credo che, in un'Aula che conosce tanti momenti divisivi, l'inchino alla memoria di un uomo che ha messo la sua città, la sua regione, il suo Paese e le istituzioni avanti a ogni altro obiettivo - di quest'Aula, di chi lo ha conosciuto e di chi rappresenta la sua terra - sia un momento bello da condividere assieme (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gubitosa. Ne ha facoltà.

MICHELE GUBITOSA (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, prendo la parola per esprimere, anche a nome personale, un sentimento di profondo cordoglio per la scomparsa dell'onorevole Francesco D'Ercole, figura storica della destra irpina e campana, uomo delle istituzioni e politico di lungo corso. Ho avuto il privilegio di conoscerlo ben prima del mio impegno nelle istituzioni e nella politica e fin da allora ho potuto apprezzarne la statura umana e il profondo senso delle istituzioni.

Francesco D'Ercole è stato un esempio di rigore, correttezza e dedizione alla cosa pubblica. Nel corso della sua lunga carriera ha ricoperto numerosi incarichi con competenza e sobrietà. È stato consigliere comunale di Avellino, consigliere e assessore regionale, presidente del consiglio di amministrazione di Soresa e dell'Alto Calore Servizi.

In tutti questi ruoli ha sempre dimostrato equilibrio e rispetto per le istituzioni. Alla moglie Teresa, ai figli Giovanni e Marco, ai familiari e a tutti coloro che gli hanno voluto bene rivolgo le mie più sentite e sincere condoglianze (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io l'ho conosciuto; non lo conoscevo benissimo, ma ho conosciuto l'onorevole Franco D'Ercole. Ho visto, più spesso, il figlio Giovanni, al quale mando un caloroso abbraccio, un abbraccio a Marco e alla moglie. Franco D'Ercole era un uomo di parte e non ha mai indietreggiato rispetto alle sue scelte. Come ci ricordava prima l'onorevole Gianfranco Rotondi, ha fatto anche scelte scomode, ma sempre scelte convinte. Convinte! Ma soprattutto D'Ercole era una persona perbene, una persona mite, una persona con la quale si è sempre dialogato, nonostante fosse di un campo completamente avverso e di un'altra parte.

Il ricordo e la memoria, i ricordi che in queste ore, in questi minuti, si stanno susseguendo ci testimoniano come, molte volte, la politica non è solo scontro, non è solo rissa, ma è anche dialogo ed è anche e soprattutto l'amore per un territorio, come la provincia di Avellino, il Mezzogiorno, che molte volte è stato marginalizzato o che, molte volte, per le persone, per gli uomini, come D'Ercole, era un territorio difficile, complesso. Era un territorio dove era forte la preminenza di una parte politica e opporsi, fare opposizione, fare minoranza a quella parte politica che, in una fase storica importante della storia repubblicana ha governato anche questo Paese, non è stata cosa semplice.

Eppure, D'Ercole è sempre stato con la schiena dritta, con la dignità di preservare, salvaguardare e onorare i propri valori, anche in fasi storiche dove il confronto, la dialettica politica è stata aspra, è stata dura.

A nome mio personale e credo anche a nome del gruppo per il quale oggi sto parlando, ci stringiamo alla famiglia con un abbraccio di vicinanza, onorando la figura e il percorso politico e umano dell'onorevole Francesco D'Ercole (Applausi).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo ad un altro argomento. Passiamo agli interventi di fine seduta

Ha chiesto di parlare l'onorevole Mauro Berruto. Ne ha facoltà.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Signor Presidente, nella Striscia di Gaza si sta consumando una tragedia così enorme che si rischia di dimenticarne qualche aspetto. Ma dimenticare è già complicità. Io qui rappresento lo sport e non voglio essere complice. Majed Abu Maraheel, primo portabandiera e atleta palestinese ai Giochi olimpici di Atlanta nel 1996, soffriva di insufficienza renale ed è morto all'inizio del conflitto, lentamente e atrocemente, impossibilitato a curarsi.

L'ultimo sportivo ucciso di cui abbiamo notizia si chiamava Mohammed Al Sultan, 23 anni, calciatore e fondatore di una scuola di calcio per bambini nel nord di Gaza, ucciso in un bombardamento, venerdì. In mezzo 19 mesi di orrore, quasi 500 sportivi palestinesi ammazzati. Tutte le infrastrutture sportive distrutte, tutte.

Lo stadio Yarmouk, a Gaza, prima di essere distrutto, trasformato in prigione, corpi nudi, inginocchiati, ammanettati come nel Cile di Pinochet. I palestinesi segregati, affamati, colpiti nel corpo e nell'anima collettiva come nel Sudafrica dell'apartheid. Il Comitato olimpico palestinese ha dichiarato che per 10 anni a Gaza non sarà possibile riprendere alcuna attività sportiva.

Lo sport è identità, dignità e appartenenza e lo sanno bene quei Governi che usano lo sport come propaganda. Sanno che vale anche il contrario: distruggere sistematicamente lo sport non è un effetto collaterale, è un chiaro messaggio politico. Allora chiedo: dov'è il Comitato olimpico internazionale? Dov'è la FIFA? CIO e FIFA, in momenti storici diversi, hanno sospeso Russia, Sudafrica, Iraq, Nigeria, Indonesia, Afghanistan, Pakistan, Guatemala, Ciad, Congo, Myanmar e l'elenco non è completo. Non oggi, Israele. Delle due, l'una: se lo sport è diplomazia e ponte tra i popoli, allora, in tutti quei casi, si è sbagliato.

Se lo sport è politica - e lo è, da sempre -, deve esercitare la sua funzione sanzionatoria e, allora, serve coerenza, non una doppia morale.

Per questo, dall'Aula del Parlamento italiano, mi rivolgo alla Premier Meloni, al Ministro per lo Sport Abodi, ai membri italiani del CIO, al CONI, alle federazioni, ai club, alle atlete e agli atleti: dite da che parte state. Io lo ripeto con chiarezza e chiedo la sospensione immediata di Israele da tutte le competizioni sportive internazionali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tucci. Ne ha facoltà.

RICCARDO TUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Gli effetti nefasti del Governo Meloni e del Ministro Salvini, purtroppo, cominciano a produrre i propri effetti. Presidente, voglio leggere uno stralcio di una lettera che ho appena ricevuto dal presidente della provincia di Vibo Valentia, che, per inciso, è stato eletto in quota centrodestra, quindi di certo non è un comunista, come lei è stato accusato oggi: la provincia di Vibo avrà una riduzione dei fondi per la manutenzione stradale pari a 3.200.000 euro, la riduzione dei fondi si inserisce in un contesto di tagli pari ad euro 1.700.000.000, compromettendo interventi urgenti e attesi da tempo. Queste sono le parole del presidente della provincia di Vibo Valentia.

Sa, Presidente, a cosa si riferisce questo taglio di 1.700.000.000 di euro? Per la costruzione del ponte sullo Stretto. Per finanziare il giocattolo del Ministro Salvini, persone, cittadini - i miei concittadini -, che già oggi non riescono ad avere strade degne di questo nome, avranno ulteriori disagi.

Vede, Presidente, io sono anche un po' alterato rispetto a questa cosa, perché, nel 2020, un emendamento - un mio emendamento - ha permesso alla provincia di Vibo Valentia di risanare finalmente il bilancio dell'ente dopo sette anni e, attraverso un percorso virtuoso, lentamente, avevamo intrapreso la strada giusta. Oggi, grazie a voi, grazie all'operato di questo Governo, rimandiamo questo ente, un'altra volta, nel buco nero in cui si era cacciato prima.

Presidente, colleghi, questa cosa voglio dirla a tutti i presidenti delle provincie di tutta la Calabria che subiranno questo smacco da questo Governo: per questo smacco dovete ringraziare Giorgia Meloni e Matteo Salvini, perché i vostri concittadini, i nostri concittadini, avranno sempre meno servizi e sempre maggiori disagi. Grazie Giorgia Meloni, grazie Matteo Salvini, per il ponte sullo Stretto: ne avevamo veramente bisogno, però non abbiamo le strade per camminare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 23 maggio 2025 - Ore 10,30:

1. Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 19,55.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta è pervenuta la seguente segnalazione in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 9 la deputata Braga ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 11)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale MOZ 1-432 NF 285 277 8 139 111 166 70 Resp.
2 Nominale MOZ 1-441 CPV 1, 2, 3, 5, 6 DISP 287 179 108 90 179 0 70 Appr.
3 Nominale MOZ 1-441 PREM E CPV 4 DISP 288 177 111 89 13 164 70 Resp.
4 Nominale MOZ 1-442 284 276 8 139 166 110 70 Appr.
5 Nominale MOZ 1-443 288 177 111 89 13 164 70 Resp.
6 Nominale RIS 6-179 254 252 2 127 164 88 73 Appr.
7 Nominale RIS 6-180 254 244 10 123 86 158 73 Resp.
8 Nominale RIS 6-181 253 245 8 123 87 158 73 Resp.
9 Nominale RIS 6-182 256 247 9 124 58 189 73 Resp.
10 Nominale RIS 6-183 255 202 53 102 6 196 73 Resp.
11 Nominale RIS 6-184 254 244 10 123 86 158 73 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.