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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 30 maggio 2025

ATTI DI CONTROLLO

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta scritta:


   TIRELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come emerge dalla stampa nazionale sarebbe in corso uno scandalo, giornalisticamente nominato «Passaportopoli»;

   ove fosse accertato, si tratterebbe di un imponente fenomeno delittuoso, peraltro associativo, attraverso il quale presunti malavitosi, anche grazie a ipotesi di corruzione, permettevano la compravendita della cittadinanza in cambio di somme di denaro fino a 4 mila euro a pratica;

   in questa attività criminosa sarebbero coinvolti, stando alle ricostruzioni anche di un parlamentare di maggioranza sulla stampa, funzionari diplomatici;

   il contrasto a tali fenomeni delittuosi rappresenta un'importante azione anche per la sicurezza del Paese e, dunque, occorre incentivarla –:

   se vi siano indagini amministrative interne disposte dai Ministri interrogati esiti quali esiti abbiano sin ora portato;

   se vi siano, allo stato, funzionari o diplomatici sospesi o nei confronti dei quali siano stati disposti o avviati provvedimenti disciplinari per i casi su citati e se, sulla base di tali elementi, i Ministri interrogati abbiano trasmesso atti o relazioni alle procure della Repubblica per i seguiti di loro competenza.
(4-05153)


   TIRELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale concede finanziamenti a privati che si impegnano per le missioni del Ministero in numerosi Paesi esteri –:

   se l'Ente privato Anfe Associazione nazionale famiglie degli emigrati abbia ricevuto, a qualsiasi titolo, finanziamenti per gli anni 2024 o 2025 e, in caso affermativo sulla base di quali iniziative o progetti abbia ricevuto i finanziamenti del caso.
(4-05154)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GIRELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel comune di Brescia l'azienda Caffaro dall'inizio del 1900 ha prodotto vari composti derivati dal cloro che venivano poi avviati alla sintesi di diversi prodotti;

   in particolare, dal 1930 e fino al 1984, sono stati sintetizzati i cosiddetti policlorobifenili (Pcb), che per le loro caratteristiche di stabilità chimica, si sono accumulati nell'ambiente interessando ad oggi non solo il comune di Brescia ma anche altri comuni della provincia bresciana;

   nel territorio è stata altresì riscontrata la presenza di elevate concentrazioni di diossine e furani, composti che possono generarsi come prodotti secondari indesiderati del ciclo produttivo dei Pcb;

   la legge n. 179 del 2002 ha individuato il SIN di «Brescia – Caffaro (aree industriali e relative discariche da bonificare)» come intervento di bonifica di interesse nazionale, per le condizioni ad alto rischio ambientale determinate dalle passate attività industriali svolte nell'area dello stabilimento Caffaro, e dopo che sono state rinvenute elevate concentrazioni ai Pcb negli alimenti prodotti nella zona e nel sangue delle persone residenti;

   l'azione dei commissari straordinari nominati dai vari Governi per guidare le operazioni bonifica e coadiuvati anche dal supporto logistico ed amministrativo del comune di Brescia, hanno impresso un'accelerazione significativa alle operazioni di messa in sicurezza e bonifica del sito. Il proficuo dialogo con i governi che si sono succeduti ha, inoltre, portato allo stanziamento di circa 100 milioni di euro per gli interventi necessari sul SIN Caffaro;

   negli ultimi mesi, però, si è registrato un inspiegabile rallentamento dovuto alla mancata nomina del nuovo commissario, dopo la scadenza del gennaio 2025, che ha generato una paralisi decisionale e amministrativa, impedendo la firma di atti fondamentali per la prosecuzione degli interventi;

   a quanto riporta la stampa locale, il decreto di nomina è rimasto fermo al Ministero dell'ambiente coinvolto, sempre secondo i media locali negli avvicendamenti che si sono registrati nel Ministero stesso;

   al riguardo l'11 aprile 2025 la sindaca di Brescia aveva scritto alla Presidente del Consiglio Meloni per sollecitare la nomina del commissario. Solo il 27 maggio 2025, un mese e mezzo dopo la Presidenza del Consiglio ha risposto affermando che la responsabilità della nomina spetta solo ai Ministri dell'ambiente e dell'economia, e non alla Presidenza del Consiglio;

   si tratta di una risposta formalmente corretta, ma che non è sufficiente, tenendo conto che, come prevede la Costituzione all'articolo 93, il Presidente del Consiglio dei ministri «dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l'unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l'attività dei ministri», con una dizione che, a parere dell'interrogante, riguarda anche l'eventuale inerzia di Ministri in fatto di nomine necessarie come quella del commissario sopra ricordato, in modo da garantire tempestività e continuità amministrativa nei contesti più critici per la salute dei cittadini e la salvaguardia del territorio;

   a parere dell'interrogante appare incomprensibile che un atto ampiamente condiviso e non oggetto di contenzioso politico richieda oltre quattro mesi per essere formalizzato, a fronte di un sito classificato come prioritario per la messa in sicurezza ambientale a livello nazionale –:

   se i Ministri interrogati possano spiegare le motivazioni del ritardo nella nomina del nuovo commissario straordinario, ritardo che, come ricordato, ha causato il blocco di procedure amministrative e operative fondamentali;

   quali iniziative urgenti di competenza intendano intraprendere i Ministri interrogati per garantire il completamento in tempi rapidi delle procedure di nomina del commissario, evitando per il futuro che si ripetano inspiegabili lungaggini, e garantendo la continuità dell'azione commissariale e la velocizzazione delle procedure per il SIN Caffaro, anche prevedendo strumenti di snellimento amministrativo.
(5-04046)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ROGGIANI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il meccanismo del 5 per mille dell'IRPEF consente ai contribuenti di destinare una quota dell'imposta sul reddito a enti del terzo Settore e della ricerca, rappresentando uno strumento importante di sussidiarietà fiscale;

   a fronte dell'aumento progressivo delle scelte da parte dei cittadini, il tetto di spesa fissato dalla normativa vigente è rimasto invariato a 525 milioni di euro, con la conseguenza che una parte delle somme destinate dai contribuenti non viene effettivamente trasferita agli enti beneficiari;

   nel solo anno 2023, secondo dati pubblici, circa 28 milioni di euro destinati attraverso il 5 per mille non sono stati erogati per effetto del limite di spesa imposto;

   diverse organizzazioni rappresentative del terzo Settore hanno richiesto l'eliminazione del tetto o, quantomeno, un meccanismo automatico di adeguamento sulla base delle scelte dei contribuenti; sulla stampa specializzata è recentemente emersa l'ipotesi di una possibile riduzione della quota dal 5 per mille al 4,5 per mille, senza che siano giunte smentite ufficiali da parte del Governo –:

   quali orientamenti intendano assumere i Ministri interrogati in merito all'eventuale rimodulazione della quota del 5 per mille e se non ritengano opportuno adottare iniziative volte a introdurre un meccanismo di adeguamento automatico del tetto di spesa alle scelte effettive dei contribuenti, al fine di garantire piena coerenza tra volontà espressa e risorse effettivamente destinate.
(5-04044)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GADDA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il meccanismo del 5 per mille, introdotto in via sperimentale con la legge n. 266 del 23 dicembre 2005 e stabilizzato con la legge n. 190 del 23 dicembre 2014, consente ai contribuenti di destinare una quota pari al 5 per mille dell'Irpef a sostegno di enti che operano nei settori del volontariato, della ricerca scientifica e sanitaria, della promozione culturale e sociale, dello sport dilettantistico e delle amministrazioni comunali;

   nel 2023 l'ammontare complessivo delle scelte espresse dai contribuenti per la destinazione del 5 per mille ha superato di circa 28 milioni di euro il tetto di spesa fissato dalla normativa vigente a 525 milioni di euro. Tale eccedenza, pur essendo frutto di decisioni esplicite da parte dei contribuenti, non è stata erogata agli enti destinatari, ma è stata assorbita dal limite massimo previsto a bilancio, comportando una riduzione proporzionale degli importi effettivamente assegnati;

   i dati pubblicati dall'Agenzia delle entrate, in riferimento alle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2024 indicano un ulteriore incremento delle scelte del 5 per mille, che hanno quasi raggiunto la soglia record di 18 milioni di firme (per l'esattezza 17.964.126), un dato che conferma la crescente adesione da parte dei contribuenti e che riflette la fiducia nel ruolo sussidiario esercitato dagli enti beneficiari, in risposta ai crescenti bisogni sociali, sanitari, educativi e culturali dei territori;

   secondo stime attendibili, i contribuenti con il 5 per mille del 2024 dovrebbero avere destinato circa 574 milioni di euro, con un'eccedenza di 49 milioni di euro rispetto al tetto di spesa fissato (che resta invariato a 525 milioni di euro), determinando un mancato trasferimento di risorse ancora più ampio rispetto all'anno precedente (28 milioni di euro);

   si tratta, in sostanza, di una quota rilevante di fondi liberamente destinati dai cittadini – e formalmente acquisiti dallo Stato tramite il meccanismo del 5 per mille – che non viene redistribuita agli enti del terzo settore nonostante l'esplicita volontà espressa dai contribuenti, con un impatto concreto negativo su organizzazioni (e comuni) che svolgono attività di interesse generale nel campo del volontariato, della salute, della ricerca, dell'assistenza, dello sport e della cultura;

   a giudizio dell'interrogante, questa dinamica non solo svilisce il principio della libertà di scelta del contribuente, ma rappresenta anche una forma indiretta di «prelievo forzoso» a danno degli enti beneficiari, tanto più grave in un contesto di crescente domanda sociale e contrazione dell'offerta pubblica di servizi –:

   a quanto ammonti effettivamente il 5 per mille 2024 destinato dai contribuenti e di quanto superi i 525 milioni di euro previsti dal tetto;

   se e con quali misure il Governo intenda porre rimedio a questa distorsione del meccanismo di allocazione delle risorse, prevedendo un adeguamento strutturale del tetto di spesa, al fine di garantire che tutte le somme liberamente destinate dai cittadini siano pienamente riconosciute agli enti destinatari.
(4-05145)


   FURFARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'Agenzia delle entrate ha pubblicato in data 26 maggio 2025 gli elenchi dei beneficiari del 5 per mille 2024: si tratta di oltre 91 mila soggetti ammessi al contributo, divisi nei sette elenchi, che in base alle preferenze espresse dai cittadini riceveranno quasi 523 milioni di euro (la differenza rispetto ai 525 milioni disponibili è stata destinata dagli italiani a enti esclusi);

   a mettere la firma per destinare il 5 per mille della loro Irpef sono stati quasi 18 milioni di italiani (per l'esattezza 17.964.126), in crescita ancora del 4,2 per cento rispetto all'anno precedente;

   pur crescendo coloro che scelgono di donare il 5 per mille le risorse saranno sempre le stesse poiché il tetto previsto è pari a 525 milioni di euro;

   già nel 2023, sempre per il tetto che limita le erogazioni a 525 milioni di euro, 28 milioni non furono distribuiti e quest'anno con 714.144 firme in più, si stima che le risorse non distribuite si aggireranno sui 49 milioni di euro;

   si tratta di una cifra che, se non ci saranno interventi sul budget per l'edizione 2024, lo Stato incasserà «indebitamente» riducendo così di fatto il 5 per mille a un 4,5 per mille;

   lo strumento del 5 per mille è uno strumento di sussidiarietà fiscale che ha ormai conquistato gli italiani, consapevoli dell'affidabilità e della trasparenza con cui gli enti destinatari del 5 per mille utilizzano i fondi trattandosi di soggetti del privato sociale (a cui si aggiungono i comuni) che, sulla base delle indicazioni dei contribuenti, impegnano queste risorse nel volontariato, nello sport per tutti, nella ricerca scientifica e sanitaria, nella cultura e nella protezione delle aree protette;

   il tetto imposto e non aggiornato di fatto depaupera questa misura tradendo il patto fiscale coi contribuenti, depotenziando l'impatto delle organizzazioni sociali a scapito dei beneficiari finali, in gran parte cittadini e cittadini fragili –:

   quali iniziative urgenti i Ministri interrogati intendano adottare, per quanto di competenza affinché venga rispettato il volere dei contribuenti che liberamente scelgono di destinare il proprio 5 per mille e conseguentemente tutte le risorse destinate dai suddetti vengano distribuite agli enti che ne hanno diritto.
(4-05146)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GHIO e PANDOLFO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la realizzazione della variante alla strada statale 1 Aurelia – tratto Albisola Superiore – Savona, progettata sin dal 2001 e avviata nel 2013, rappresenta un'infrastruttura strategica per la viabilità e la qualità della vita del comprensorio del levante savonese, oltre che un nodo logistico rilevante per i collegamenti con il porto di Savona;

   i lavori sono stati interrotti nel 2018 e formalmente riavviati solo nel maggio 2023 sotto la guida di un nuovo appaltatore, Italiana Costruzioni Infrastrutture S.p.A., nell'ambito di una procedura commissariale;

   un'indagine condotta dalla Guardia di finanza, su impulso della Corte dei conti ligure, ha evidenziato gravi criticità nella progettazione e nella gestione dell'opera, compresi espropri inadeguati, mancate interlocuzioni con i gestori autostradali e carenze nella direzione lavori, per un danno erariale stimato in oltre 70 milioni di euro;

   l'appalto affidato nel 2023, del valore di circa 90 milioni di euro, è stato aggiudicato ad Italiana Costruzioni Infrastrutture S.p.A., la quale ha costituito una ATI con una società da essa stessa controllata (Hub Savona Scarl), suscitando perplessità tecniche, gestionali e occupazionali;

   nonostante la formale consegna dei lavori da parte di Anas nel maggio 2023, il cantiere ha registrato un'attività ridotta, impiegando un numero esiguo di maestranze, fino a fermare completamente i lavori dal luglio 2024, prima per motivi tecnici e poi per gravi inadempienze retributive da parte dell'appaltatore, che non eroga stipendi da settembre 2024, accumulando ritardi fino alle mensilità di marzo, aprile e – presumibilmente – maggio 2025;

   le organizzazioni sindacali di categoria hanno più volte sollecitato l'intervento sostitutivo di Anas per il pagamento diretto degli stipendi: intervento promesso formalmente solo nel maggio 2025, ma non ancora operativo per lungaggini burocratiche;

   il piano di risanamento finanziario presentato da Italiana Costruzioni Infrastrutture S.p.A. nel 2024 non ha prodotto effetti concreti, e l'azienda non dispone di adeguate risorse né di personale per portare a termine l'opera entro la data prevista di inizio 2026;

   l'interruzione prolungata del cantiere (dal 2018 al 2023 e il nuovo stop dal 2024) rischia di aver compromesso anche le opere già realizzate, con potenziali danni strutturali e costi aggiuntivi per eventuali interventi di recupero –:

   se il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sia a conoscenza dello stato di attuazione del piano di risanamento finanziario presentato da Italiana Costruzioni Infrastrutture S.P.A. e quali siano le iniziative previste in caso di fallimento del piano o di revoca dell'appalto e se Anas abbia attivato l'intervento sostitutivo per garantire il pagamento diretto degli stipendi ai lavoratori impiegati nel cantiere e quali siano i tempi certi e definitivi per la sua effettiva operatività;

   se, alla luce delle inadempienze riscontrate, si stiano valutando soluzioni alternative, anche in vista del rispetto del cronoprogramma.
(5-04045)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   MAGI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Altreconomia ha pubblicato il 28 maggio 2025, la storia di un migrante che ha passato gli ultimi quattro mesi in detenzione in diversi Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr), senza esserne idoneo;

   Ibrahima (nome di fantasia) è stato rilasciato da un istituto penitenziario toscano dopo nove mesi di detenzione il 23 gennaio 2025. Da qui è stato portato presso il CPR di Brindisi-Restinco in quanto non in possesso di un permesso di soggiorno;

   all'atto dell'ingresso presso la struttura di Brindisi, lo straniero oggetto della presente interrogazione era in possesso di un certificato di idoneità al trattenimento rilasciato dall'azienda sanitaria toscana che riportava le buone condizioni di salute e l'assunzione di due distinti farmaci utilizzabili per il trattamento di schizofrenia e ansia e durante la visita operata dal medico del CPR avrebbe affermato di essere tossicodipendente;

   a fine marzo 2025 è stato trasferito a Torino dove l'uomo viene visitato da uno psichiatra che attesta una pluritossicodipendenza da circa sei anni, oltre che gesti autolesionistici;

   a maggio 2025 l'uomo viene trasferito nuovamente a Brindisi e, durante il viaggio, secondo quanto dichiarato dall'uomo, sarebbe stato tenuto con le fascette ai polsi senza la possibilità di mangiare o andare al bagno. A poche ore dall'arrivo nella città pugliese, viene trasferito a Gjadèr in Albania;

   durante gli incontri a distanza con il proprio avvocato, l'uomo manifesta timore di rientrare nel proprio Paese e decide di presentare domanda di asilo, che per cinque giorni non è stata registrata dalla questura competente. Nel frattempo l'avvocato presenta istanza di accesso agli atti che rivela che nel 2018 il Tribunale di Firenze aveva riconosciuto la protezione umanitaria perché era risultato positivo all'HIV;

   la situazione personale rende l'uomo inidoneo ad essere trattenuto all'interno di un Cpr sia in Italia sia in Albania e, fortunatamente, l'uomo è stato rilasciato il 28 maggio 2025 –:

   come sia stato possibile che un uomo sia stato trattenuto per quattro mesi in tre diverse strutture dove ha compiuto atti di autolesionismo (che, date le condizioni sanitarie dell'uomo, rischiano di avere delle conseguenze di salute pubblica) senza che vi sia stato alcun controllo da parte delle autorità competenti, come stia intervenendo il Ministero interrogato per risalire la catena delle responsabilità e come avvengano le selezioni per l'invio di migranti in Albania vista la macroscopica inefficienza messa in evidenza dal caso esposto in premessa.
(4-05149)


   SERRACCHIANI, ORFINI e SCARPA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da una visita ispettiva effettuata nel Cpr costruito dal Governo Meloni a Gjadër in Albania interrogante è potuta entrare in contatto con un giovane che versa in condizioni psicofisiche gravi, arrivato in Italia da minorenne nel 2014, finito al centro di permanenza per il rimpatrio di Gjadër dopo un peregrinare tra i Cpr di Brindisi e Torino;

   l'uomo, che dalle notizie di stampa viene identificato con un nome di fantasia, Ibrahima, necessario a non esporre ulteriormente una persona con evidenti fragilità ad ulteriori rischi, ha patito una detenzione illegittima durata 125 giorni;

   l'avvocato Giovanni Papotti, che il 28 maggio 2025 ne ha ottenuto il rilascio, parla di «Un caso eclatante del fallimento del “sistema Albania”: si parla quattro mesi vissuti chiuso nei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr), prima a Brindisi, poi a Torino e infine nella struttura albanese di Gjadër»;

   si tratta di un soggetto affetto da Hiv e «pluritossicodipendente», dunque non idoneo al trattenimento, e che dunque non avrebbe dovuto sin dal principio essere recluso in un Cpr e che invece, nonostante l'assunzione di due distinti farmaci il Seroquel (prescrivibile per disturbo depressivo maggiore e schizofrenia) e il Tranquirit (ansiolitico) veniva considerato dal medico a Brindisi «idoneo al trattenimento»;

   da un articolo pubblicato su «Altra economia» si riporta che: «sempre all'ingresso a Brindisi, il medico del Cpr gestito da Consorzio Hera Scs, l'uomo è “fortemente impaurito dalla permanenza nel centro e riferisce di essere stato tossicodipendente” ma non viene sottoposto a nessuna visita psichiatrica né specialistica del Servizio pubblico per le dipendenze (SerD); Ibrahima a fine marzo viene quindi trasferito – le motivazioni non sono note – al “Brunelleschi”; "Il 9 maggio la visita d'ingresso svolta dal medico della Cooperativa Medihospes, l'ente gestore dei centri previsti del protocollo sui migranti tra Tirana e Roma, sembra essere una mera formalità"»;

   104 giorni dopo l'inizio del periodo di detenzione, e il medico del Cpr Brunelleschi dà il «nulla osta sanitario» al suo trasferimento «per mezzo aereo/e altro tipo di trasporto» che fa sì che l'uomo torni a Brindisi: un viaggio di oltre undici ore, in autobus, in cui Ibrahima dichiara «di aver avuto per tutto il tempo le fascette ai polsi senza la possibilità di fermarsi né per mangiare né per andare in bagno. Da Brindisi l'uomo viene portato nel giro di poche ore a Gjadër in Albania»;

   nel 2018 il tribunale di Firenze riconosce una forma di protezione (umanitaria) perché l'uomo «è affetto da infezione tubercolare ed è positivo al test Hiv, perciò necessita di controlli periodici e somministrazioni controllate di farmaci [...] che difficilmente potrebbero essere effettuate in caso di rimpatrio»;

   Ibrahima ha vissuto in tre diverse strutture, compiendo atti di autolesionismo, senza che il personale sapesse che era affetto da Hiv. «Un problema di salute pubblica per tutti e tre i centri – conclude l'infettivologo Cocco – che sono caratterizzati da alta frequenza di eventi violenti auto ed eteroriferiti e l'esposizione del sangue potrebbe rappresentare un rischio di contagio» –:

   dopo 125 giorni di ininterrotta illegittima detenzione, un «avanti e indietro» inutile da Brindisi a Torino e poi a Gjadër, l'uomo viene dichiarato inidoneo per «la presenza di patologie evidenti» –:

   se i Ministri interrogati non ritengano di dovere immediatamente adottare le necessarie misure di competenza volte a fare luce nonché ad intervenire per garantire la sicurezza e la salute della persona di cui in premessa, nonché per garantire la tutela della salute psicofisica delle persone trattenute all'interno dei Cpr sul territorio italiano e in Albania e della salute pubblica.
(4-05150)


   GRIMALDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Potere al Popolo, partito di sinistra da anni è presente con proprie liste alle elezioni politiche ed amministrative ha denunciato che per dieci mesi sarebbe stato infiltrato e spiato dalla polizia, tale denuncia ha avuto vasta eco nella stampa;

   in particolare il fatto sarebbe accaduto a Napoli, dove un giovane agente di 21 anni sotto copertura, uscito dalla scuola di polizia nel 2023, si sarebbe presentato agli attivisti di Potere al Popolo a Napoli come studente fuori sede e avrebbe iniziato a partecipare assiduamente alle attività del Partito tra le quali: blocco di sfratti, le lotte studentesche, nonché a incontri nazionali promossi da Potere al Popolo;

   il giovane agente, presunto infiltrato, dopo aver frequentato il 223° corso di formazione per agenti della polizia di Stato, nel dicembre del 2023 è stato assegnato alla questura di Milano alle sezioni operative interne, presso la questura dove per molti anni aveva lavorato suo padre, anche lui poliziotto. Dalla questura di Milano è stato poi trasferito alla direzione centrale polizia di prevenzione, sezione operazioni interne;

   l'agente appartiene quindi all'antiterrorismo, la cosiddetta «polizia politica» come viene definita dallo stesso Ministero dell'interno sul sito istituzionale. Secondo gli attivisti di Potere al Popolo, l'agente, si sarebbe infiltrato nel partito a Napoli a partire dall'ottobre del 2024; questi avrebbe seguito per 10 mesi tutte le attività di Potere al Popolo, partecipando assiduamente ad ogni iniziativa, intervenendo al megafono durante le manifestazioni, ma ad avviso dell'interrogante questo non sembra credibile che sia avvenuto senza un eventuale mandato preciso da parte dei suoi superiori;

   il giovane poliziotto avrebbe contraddistinto la sua condotta a Napoli, tra le fila di Potere al Popolo, con una costante assenza nel fine settimana, circostanza che ha fatto insospettire gli attivisti di Potere al Popolo, in quanto la presenza a Napoli era 5 giorni su 7, appariva simile ad una normale attività lavorativa;

   i militanti di Potere al Popolo si sono insospettiti quando dopo dieci mesi, in seguito ad una semplice ricerca online, non sui profili dell'agente, che erano stati opportunamente «ripuliti» di qualsiasi informazione che collegasse la persona alla polizia, sarebbero stati trovati non solo il risultato del concorso in polizia che l'uomo ha vinto, ma anche le foto del giuramento e diverse foto di gruppo in divisa con altri colleghi;

   nel giugno 2024, a seguito della pubblicazione dell'inchiesta della testata giornalistica «Fanpage» dal titolo «Gioventù Meloniana» che svelava come tra i giovani di Fratelli d'Italia fossero ancora attualissimi saluti romani, cori razzisti, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni dichiarò che «infiltrarsi nelle riunioni dei partiti politici è un metodo da regime», ma in questo caso si era di fronte ad una inchiesta giornalistica;

   il caso in cui l'infiltrazione, in un'organizzazione democratica come un partito politico, fosse stata disposta e svolta da parte di apparati dello Stato, questa rappresenterebbe una vicenda inquietante, un tentativo di controllare il dissenso politico, con metodi tipici dei regimi autocratici che confliggono con numerosi principi costituzionali, dalla libertà di esercizio politico, alla libertà di manifestazione del pensiero, tutti posti a fondamenta di ogni Stato democratico e di diritto –:

   se il Ministro interrogato sta a conoscenza dei fatti citati in premessa e, qualora i fatti corrispondano al vero, quali siano le motivazioni di tale operazione, chi l'abbia decisa, pianificata, ordinata e con quali finalità;

   quali iniziative intenda assumere affinché eventuali attività di infiltrazione da parte di apparati dello Stato nei confronti di partiti politici cessino e non abbiano più a verificarsi.
(4-05152)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   CAROTENUTO, AIELLO, BARZOTTI e TUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   le recenti rilevazioni del 37esimo rapporto dell'istituto Eurispes indicano che oltre il 60 per cento degli italiani si dichiara favorevole sia all'introduzione della settimana lavorativa corta, sia al Reddito di cittadinanza e sia al salario minimo garantito;

   più in particolare, la settimana lavorativa corta (da 40 a 37,5 ore di lavoro a parità di stipendio) raccoglie la maggior parte di opinioni positive (69 per cento), così come il salario minimo (65, 7 per cento) e il reddito di cittadinanza (60,8 per cento);

   è evidente, a parere degli interroganti, come i dati Eurispes rappresentino una chiara bocciatura delle politiche regressive portate avanti dal Governo in materia di lavoro e politiche sociali e rappresentano altresì un ulteriore indicatore significativo delle esigenze della popolazione in materia di organizzazione del lavoro, benessere dei lavoratori e protezione sociale;

   il reddito di cittadinanza, abrogato e sostituito dall'assegno di inclusione (Adi) e dal supporto alla formazione e al lavoro (Sfl), nonostante sia stato diffusamente delegittimato dal Governo in carica, continua dunque a godere di un ampio consenso, e questo conferma ancora una volta le forti perplessità sull'adeguatezza delle attuali misure di contrasto alla povertà e di reinserimento lavorativo;

   occorre riconoscere a tutti i lavoratori e le lavoratrici di ogni settore una retribuzione dignitosa che non sottoponga i lavoratori e le lavoratrici a condizioni di riscattabilità, assicurando un trattamento economico complessivo non inferiore a 9 euro all'ora al lordo degli oneri contributivi e previdenziali, da aggiornare periodicamente in ragione del potere d'acquisto e del costo della vita;

   numerosi studi hanno dimostrato che il lavoro da remoto ha tendenzialmente incrementato il benessere e i livelli di soddisfazione dei dipendenti, resi più autonomi e più responsabili dei propri risultati e che il minor tempo dedicato a spostarsi tra casa e il luogo di lavoro consente un miglioramento in termini di work-life balance; la possibilità di lavorare in modo flessibile, in termini di luogo e tempo, ha delle implicazioni rilevanti non solo dal punto di vista economico e sociale ma anche sulla salute e sicurezza nel lavoro;

   è fondamentale che le politiche governative siano allineate con le aspettative e le necessità espresse dalla popolazione, garantendo risposte efficaci alle sfide del mercato del lavoro e alle condizioni di vulnerabilità sociale e ai dati Eurispes aggiungiamo il perdurante calo della produzione industriale, il boom di ore di cassa integrazione, 5,7 milioni di poveri assoluti, 16,5 per cento di famiglie operaie in totale indigenza solo per fare degli esempi, allora è evidente come sia necessario intraprendere, senza alcun indugio, un passo significativo nell'introduzione di misure di sostegno al reddito e sul benessere lavorativo –:

   al fine di rispondere alle aspettative della popolazione come evincibili dai dati Eurispes descritti in premessa, se intenda intervenire con iniziative anche normative, idonee ad assicurare:

    a) una retribuzione dignitosa che non sottoponga i lavoratori e le lavoratrici a condizioni di riscattabilità e che, anche alla luce dei parametri europei e del dettato costituzionale, contempli un salario minimo non inferiore a 9 euro all'ora al lordo degli oneri contributivi e previdenziali, da aggiornare periodicamente in ragione del potere d'acquisto e del costo della vita;

    b) la possibilità per il lavoratore e la lavoratrice di svolgere la prestazione lavorativa in modalità agile e in modo flessibile, in termini di luogo e tempo, migliorando il benessere dei lavoratori e delle lavoratrici e conseguentemente migliorare la salute e sicurezza nel lavoro;

    c) misure di sostegno al reddito e di politica attiva per l'inclusione sociale e lavorativa, che siano idonee ad assicurare una vita dignitosa e a contrastare la povertà e l'esclusione sociale.
(3-01991)

Interrogazione a risposta scritta:


   ORFINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in data 20 febbraio 2025 è stato nominato consulente del Ministero del lavoro e delle politiche sociali il signor Mario Abbruzzese, esponente della Lega ed ex consigliere regionale del Lazio, e la consulenza prevede un compenso pari a 40.000 euro;

   tale nomina desta perplessità in merito all'opportunità politica e all'adeguatezza etica della scelta, poiché risulta che il signor Abbruzzese sia stato condannato dalla Corte dei conti – in primo grado nel 2014 e in appello nel 2017 – per danno erariale in relazione alla sua attività nella regione Lazio;

   appare doveroso, quindi, comprendere in base a quali criteri sia stata effettuata tale nomina e se siano stati valutati eventuali profili di incompatibilità o inopportunità legati alla condanna contabile dal momento che è fondamentale garantire trasparenza e responsabilità nell'utilizzo dei fondi pubblici –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e quali siano le motivazioni che hanno portato alla scelta del signor Abbruzzese per tale incarico;

   quali misure preveda di adottare per assicurare che incarichi di consulenza all'interno del Ministero siano conferiti nel rispetto dei principi di legalità, merito e trasparenza;

   se si ritenga opportuno adottare misure più stringenti per simili nomine in futuro;

   quali iniziative di competenza, intenda intraprendere per garantire l'adeguatezza delle competenze rispetto alle esigenze della pubblica amministrazione.
(4-05147)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   BENZONI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato da un articolo pubblicato dalla testata online «lentepubblica.it» in data 31 marzo 2025, nei prossimi sette anni i comuni italiani rischierebbero di perdere circa 175.000 dipendenti, a causa del pensionamento di una consistente parte del personale attualmente in servizio;

   questa tendenza si innesta in un quadro già critico, dove il numero medio di dipendenti comunali è significativamente inferiore rispetto ad altri Paesi europei e dove il personale attualmente in servizio risulta mediamente in età avanzata;

   in particolare, si evidenzia come le difficoltà nella gestione del personale degli enti locali siano aggravate dalla complessità delle procedure di reclutamento, dai vincoli di bilancio e dalla scarsità di profili professionali adeguati, soprattutto in ambiti strategici quali la transizione digitale, la gestione dei fondi del PNRR, la pianificazione territoriale e l'edilizia scolastica;

   la progressiva riduzioni del personale rischia di compromettere gravemente la capacità gestionale e amministrativa dei comuni, in particolare di quelli di piccole e medie dimensioni, i quali già oggi incontrano difficoltà nell'erogazione di servizi essenziali ai cittadini;

   inoltre, il fenomeno rischia di essere aggravato dall'insufficiente attrattività del lavoro pubblico, e nel lungo termine anche dalla crisi demografica in atto, rendendo difficile il ricambio generazionale e la costruzione di competenze adeguate –:

   quali iniziative, per quando di competenza, intendano porre in essere per contrastare il prossimo esodo di personale dai comuni italiani – potenziandone la capacità amministrativa in relazione all'attuazione dei progetti a loro carico, tra cui quelli previsti nell'ambito del PNRR, anche mediante il rafforzamento delle politiche di reclutamento – valutando a tal fine l'adozione di un piano straordinario di assunzioni per gli enti locali, in particolare per quelli svantaggiati e di dimensioni minori, che garantisca la semplificazione delle procedure concorsuali e il mantenimento dei servizi ai cittadini, favorendo la valorizzazione e l'attrattività del lavoro pubblico negli enti locali.
(4-05151)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   MALAVASI, SIMIANI, FORATTINI, MAURI, MARINO e GIRELLI. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da notizie di stampa che, per la prima volta, un tribunale ha certificato la correlazione tra il decesso di una persona e la contaminazione da Pfas, i perfluorati derivanti da trattazioni chimiche;

   si tratta del decesso, nel 2014, in seguito a un tumore della pelvi renale, del signor Pasqualino Zenere, operaio dal 1979 fino al 1992 alla Miteni di Trissino, in provincia di Vicenza, quando l'azienda era ancora la Rimar dei Gruppo Marzotto;

   il tribunale di Vicenza ha emesso una sentenza storica, che dà ragione agli eredi dell'uomo, i quali avevano fatto causa all'Inail;

   il signor Zenere è la prima persona la cui morte è stata riconosciuta da un giudice come causata dall'esposizione ai Pfoa e Pfos, sostanze che avrebbe inalato, ingerito o assorbito attraverso la pelle durante l'orario di lavoro;

   si tratta della prima sentenza in assoluto su questo tema, calata su un caso specifico, preciso e documentato che oltre a tutelare la famiglia della vittima porta avanti la causa per conto dell'Inca Cgil di Vicenza;

   la documentazione riguarda sia le mansioni di lavoro svolte, sia il nesso tra queste e la malattia che ha portato al decesso. Questa sentenza non agisce sulle responsabilità, ma sulla correlazione tra lavoro e malattia, un precedente giudiziario che potrebbe influenzare anche altri procedimenti in corso;

   la sentenza arriva nei giorni in cui davanti alla Corte d'assise del Tribunale di Vicenza si sta concludendo il processo ai 15 manager della Miteni, accusata di essere la fonte della contaminazione da Pfas che ha colpito 350 mila persone residenti nelle province di Vicenza, Padova e Verona;

   la stessa Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell'organizzazione mondiale della sanità (Oms) nel dicembre 2023 ha completato le valutazioni circa la cancerogenicità di due molecole appartenenti al gruppo dei Pfas (sostanze poli- e perfluoroalchiliche): l'acido perfluoroottanoico (Pfoa) e l'acido perfluoroottanosolfonico (Pfos) e dopo aver esaminato attentamente l'ampia letteratura scientifica, il gruppo di lavoro, composto da 30 esperti internazionali provenienti da 11 Paesi, ha classificato il Pfoa come «cancerogeno per l'uomo» (Gruppo 1) e il Pfos come «possibile cancerogeno per l'uomo» (Gruppo 2B) –:

   se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza intendano adottare – anche di natura normativa – per promuovere politiche efficaci di prevenzione e tutela della salute dei lavoratori, alla luce della sentenza del tribunale di Vicenza che evidenzia una stretta correlazione tra la contaminazione da Pfas nei luoghi di lavoro e l'insorgenza di patologie tumorali.
(4-05148)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta orale Sportiello e altri n. 3-01990, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 maggio 2025, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Sergio Costa.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Alessandro Colucci n. 4-04965, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 477 dell'8 maggio 2025.

   ALESSANDRO COLUCCI. – Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:

   con deliberazione del Consiglio dei ministri del 15 aprile 2024 è stato espresso giudizio positivo di compatibilità ambientale del Progetto per la realizzazione di un impianto eolico composto da 7 aerogeneratori di potenza unitaria pari a 6 MW, corrispondente a una potenza complessiva di 42 MW, ricadente nei comuni di Veglie (Lecce), Salice Salentino (Lecce), e con opere di connessione nei comuni di Erchie (Brindisi) e San Pancrazio Salentino (Brindisi) – ID_VIP: 5656 («Progetto Eolico»);

   la provincia di Brindisi con nota prot. n. 12598 del 15 aprile 2025, indirizzata alla regione Puglia e al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, nell'ambito del procedimento di autorizzazione Unica in corso, ha evidenziato che alcuni aerogeneratori del progetto eolico parrebbero ... in aperto contrasto con quanto disciplinato dal decreto ministeriale 10 settembre 2010 (rispetto delle distanze da strade) e/o con altra disciplina imperativa e di settore;

   il mancato rispetto delle distanze minime degli aerogeneratori WTG4 e WTG7 del progetto eolico dalle strade provinciali SP109 E SP107, è stato dimostrato documentalmente dalla Società Masserie Salentine S.r.l. Società Agricola, proprietaria dei terreni dove sono ubicati gli aerogeneratori, con l'ausilio di una approfondita relazione tecnica, firmata dal professor architetto Stefano Stanghellini e dal professori ingegnere Davide Poggi, con ciò, quindi, dimostrando per tabulas i concreti rischi per l'ambiente e per l'incolumità pubblica derivanti dalla realizzazione del progetto eolico;

   avverso la citata deliberazione del Consiglio dei ministri del 15 aprile 2024 pende ricorso innanzi al T.A.R. Puglia – Lecce (R.G. 751/2024), promosso dalla prefata società Masserie Salentine S.r.l. Società Agricola. Tra i motivi di ricorsi, si contesta specificamente che la Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale – VIA e VAS nel parere n. 352 del 14 novembre 2022 non avrebbe rilevato le suddette violazioni concernenti le distanze minime, a causa di elaborati progettuali carenti, i quali non avrebbero individuato i livelli delle strade interessate;

   il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica con parere tecnico della Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale – VIA e VAS, sottocommissione VIA, n. 343 del 14 aprile 2025 ha confermato le valutazioni tecniche già espresse nel sopra richiamato parere n. 352 del 14 novembre 2022, nonostante le criticità evidenziate;

   tale posizione ministeriale appare in contrasto con consolidati orientamenti giurisprudenziali e con la necessità di una rigorosa applicazione dei criteri previsti dal punto 7.2 dell'allegato 4 del decreto ministeriale 10 settembre 2010 posti a tutela della sicurezza e della pubblica incolumità. A titolo esemplificativo, la sentenza del T.A.R. Campania – Napoli n. 04512/2024;

   non si possono, pertanto, sottovalutare le segnalazioni circostanziate formulate sia dalla Società Masserie Salentine S.r.l. Società Agricola che dalla provincia di Brindisi né le argomentazioni dedotte nel citato ricorso al T.A.R. Puglia;

   di conseguenza non si possono non valutare i gravi rischi a cui saranno esposti, in caso di autorizzazione unica del progetto eolico, i numerosi automobilisti che percorreranno la strada provinciale iper trafficata che dall'entroterra porta al mare, soprattutto durante il periodo estivo, la cosiddetta «Strada dei due Mari» che da Brindisi giunge al comune di S. Pancrazio Salentino lungo il tracciato strada provinciale n. 74 e prosegue sino alla località di Torre Lapillo lungo la strada provinciale n. 109 «San Pancrazio Boncore» a seguito di rotture accidentali degli aerogeneratori (frammenti di pala, rottura del rotore, rottura dei sistemi frenanti con conseguente incremento della velocità di rotazione eccetera), i cui frammenti derivanti potranno raggiungere le diverse strade provinciali presenti nell'intorno del progetto eolico;

   dinanzi ad una simile prospettiva, è evidente che il mancato intervento e finanche il silenzio frapposto alle segnalazioni sia della Società Masserie Salentine S.r.l. Società Agricola che della provincia di Brindisi consolida la responsabilità di ogni singolo funzionario che non abbia impedito la realizzazione di un intervento oggettivamente irrispettoso delle prescrizioni di cui all'allegato 4 al decreto ministeriale 10 settembre 2010, soprattutto nel caso in cui da ciò dovessero conseguire sinistri o comunque danni per i cittadini della summenzionata strada provinciale –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti indicati in premessa, quali siano le ragioni della mancata adozione dei provvedimenti di competenza necessari alla modifica del progetto eolico, nonché quali iniziative di competenza intendano assumere al fine di scongiurare ogni situazione di pericolo a cui sarebbero esposti, in caso di autorizzazione unica del progetto eolico, i numerosi automobilisti che percorreranno le strade provinciali sopra menzionate, pericoli che il parere tecnico della Commissione tecnica dell'impatto ambientale – VIA e VAS, sottocommissione VIA n. 343 del 14 aprile 2025 sembrerebbe non valutare.
(4-04965)