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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 489 di martedì 3 giugno 2025

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA

La seduta comincia alle 11,20.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FILIBERTO ZARATTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 30 maggio 2025.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 93, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta in corso (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1445 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 aprile 2025, n. 45, recante ulteriori disposizioni urgenti in materia di attuazione delle misure del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per l'avvio dell'anno scolastico 2025/2026 (Approvato dal Senato) (A.C. 2420​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2420: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 aprile 2025, n. 45, recante ulteriori disposizioni urgenti in materia di attuazione delle misure del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per l'avvio dell'anno scolastico 2025/2026.

Ricordo che, nella seduta di venerdì 30 maggio, il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.

Ricordo altresì che, secondo quanto stabilito nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, la votazione per appello nominale avrà luogo a partire dalle ore 13.

Successivamente, a partire dalle ore 14,30 e con prosecuzione notturna, avranno luogo le successive fasi di esame del provvedimento, sino alla sua conclusione.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 2420​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,25).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 10 minuti previsti l'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 2420​)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). La ringrazio, Presidente. Siamo in fase di dichiarazione di voto sulla fiducia e cercherò di concentrare il mio intervento esattamente su questo, rinviando poi al merito nella dichiarazione di voto finale, che faremo dopo il voto di fiducia e l'esame degli ordini del giorno.

Signor Presidente, è l'ennesimo voto di fiducia. È quasi inutile ritornarci, e invece è necessario ritornarci. Ieri, 2 giugno, molti di voi - e comunque tutti noi - hanno festeggiato la festa della Repubblica; di quella Repubblica che ormai, però, rispetto ad alcuni fondamenti della Costituzione, è soltanto un ricordo. Qualcuno può dire un tenero ricordo, qualcuno può dire un ricordo mutilato, perché ormai noi non possiamo più dire che siamo in una Repubblica parlamentare. Noi siamo diventati una Repubblica nella quale il Parlamento è totalmente esautorato, e di fatto, giorno dopo giorno, questo Governo sta dando un contributo rilevante, forse decisivo, in questo senso, ma non è il solo.

Stiamo trasformando una riforma delle nostre istituzioni di fatto rispetto magari a quella che potrebbe essere l'utilità e l'esigenza di una riforma reale e non di una riforma materiale. Ci si domanda ancora della madre di tutte le riforme: sta sempre su questo letto di morte, ogni tanto si rianima, moribonda, con al capezzale tutti i leader della maggioranza; ogni tanto spunta fuori, magari quando bisogna fare una minaccia, ma abbiamo capito perfettamente che la riforma istituzionale prevista dal Presidente Meloni è moribonda, in attesa dell'estrema unzione.

Nel frattempo, però, ogni volta, anzi, l'unica volta in cui c'è stato il tentativo di fare una riforma generale della nostra Costituzione, metterci la faccia e affrontare una serie di problemi atavici che ci accompagnano ormai da anni e che di volta in volta si ripropongono poi con il passare degli anni…penso al tema del bicameralismo: noi ormai siamo in un bicameralismo di fatto. Non si è voluto, con la riforma Renzi, affrontare il bicameralismo, riducendolo a un monocameralismo, con un'altra Camera. Non sono qui adesso a illustrare quella riforma, che però diceva chiaramente che ci si metteva la faccia e si passava a un monocameralismo perché questo non andava bene.

Penso a tutta la parte di quella riforma che prevedeva dei limiti all'esercizio del decreto-legge da parte del Governo, compensato con la possibilità di fissare dei provvedimenti a termine. Penso a come affrontava il tema del Titolo V e dei poteri alle regioni. Lo abbiamo visto, poi, quando ci siamo occupati del COVID, che cosa è stato non avere modificato quello. Lo dico anche ai piagnoni del quorum referendario.

Sono personalmente convinto, signor Presidente, che il problema non è di chi invita a non votare; il problema è che in questo Paese, se ci fosse un'informazione democratica e giusta e le persone sapessero che esiste un referendum e quali sono le ragioni e i meriti del referendum, sono convinto che la gente andrebbe a votare. Non andrà a votare la gente semplicemente perché non sa nulla, perché abbiamo una televisione di Stato che ormai è fuori da qualunque tipo di legalità e peraltro neanche si riunisce.

Si riunirà, a babbo morto, per ascoltare l'amministratore delegato su che tipo di informazione ha dato sui referendum, che è proprio il contorno finale. Ma ai piagnoni del referendum vorrei segnalare che la riforma Renzi prevedeva una riforma esattamente dell'istituto referendario, cioè si lasciavano 500.000 firme e il 50,1 per cento degli aventi diritto, ma c'era un'alternativa ed era la possibilità, raccogliendo 800.000 firme, di avere un quorum che era il 50,1 per cento dei voti che c'erano stati nelle precedenti politiche. Portandolo alla realtà, colleghi piagnoni del mancato quorum, alle ultime politiche abbiamo avuto 30 milioni e 600.000 voti, pari al 63,78 per cento; se fosse stata approvata la riforma Renzi, il quorum - per chi aveva raccolto 800.000 firme e 800.000 firme sono state ampiamente raccolte, anche dovendone raccogliere solo 500.000 -, avremmo avuto l'esigenza di avere 15.301.000 voti, pari all'incirca al 32 per cento. Andremo a vedere qual è il risultato della partecipazione al voto. Quindi, ogni tanto, magari, se uno ripensa alle grandi campagne che ha fatto contro le riforme nelle quali almeno ci si metteva la faccia, adesso potrebbe rendersi conto che tante di quelle cose non solo erano giuste, ma sarebbero tornate anche utili.

Nella giornata di ieri, signor Presidente - e lo cito perché è una sintesi secondo me perfetta -, un ex altissimo funzionario della Camera, che adesso fa alcuni editoriali per la stampa e che si chiama Montesquieu (non ne rileverò il nome, ma qui dentro tutti sanno chi è), a proposito della Giornata della Repubblica, scrive un editoriale di cui mi piace leggere l'inizio, una parte, che dice: “Ci può essere un'occasione migliore, nell'anniversario della nostra Repubblica per un omaggio che non sia solo retorica e sentimento, per quanto sacrosanti, soprattutto il secondo? Che si proponga lo sforzo onesto, oggettivo e doveroso, di esaminare lo stato di salute della suprema istituzione alla vigilia dei suoi ottant'anni, e di conseguenza lo stato di fedeltà ai principi della Costituzione e di coerenza nella realizzazione dei medesimi? Senza riguardi: quale sarebbe quello di continuare a definirla acriticamente una Repubblica parlamentare. A tal punto da non accorgersi che il Parlamento, con le sue due Camere - tra l'altro recentemente populisticamente mutilate senza che qualcuno nella comunità politica abbia sentito il dovere di spiegare il motivo dell'amputazione -, è stato via via ridotto nella proprietà e nell'uso delle proprie funzioni costituzionali, alla confisca delle stesse da parte proprio del soggetto, il Governo, che avrebbe dovuto esserne, al contrario, oggetto di rigoroso controllo. E che acquisisce il titolo di esercitare le proprie prerogative, il Governo, solo e previa concessione della propria fiducia da parte di entrambi i rami del Parlamento. A partire dalla funzione e prerogativa regina, quella legislativa, niente meno: con le Camere e i rispettivi componenti (rappresentanti di un popolo che continuiamo a chiamare sovrano) privati ad arbitrio dell'Esecutivo di altro ruolo che non sia quello di annuire a testi infiniti mai visti prima, realizzati al proprio esterno: solo ribadendo, senza potersi esprimere nel merito, una continua, non spontanea e umiliante fiducia nel Governo. Le opposizioni odierne - dice giustamente Montesquieu -, dentro le quali risiedono al riguardo non minori responsabilità rispetto al Governo, non se ne fanno un cruccio visibile, sapendo che prima o poi toccherà a loro governare ridicolizzando le Camere”.

Ora, il tema si pone. Il problema è: che cosa possono fare più le opposizioni, signor Presidente? Mi chiedo se ci sia qualcuno che senta il dovere, tra chi magari ha la possibilità di dire qualcosa rispetto a questo, non di decidere e di mettere in mora il Governo, però alte cariche istituzionali possono avere una moral suasion, per esempio il Presidente della Camera, il Presidente del Senato, il Presidente della Repubblica. Il Presidente della Camera, meritoriamente, ha fatto una riforma, che, signor Presidente - come lei sa -, ho valutato come il parto di un topolino.

Dopodiché siamo fermi a un contorno quasi irrilevante e il rapporto di forza tra Governo e Parlamento, in particolare tra Governo e Camera, è molto peggiorato. Mi avvio alla conclusione. Non siamo riusciti ad abolire neanche le 24 ore e continuiamo a perdere tempo in questo senso. Questo per dirle che non siamo in grado e questo è molto grave, perché, a prescindere da questo Governo, ma questo Governo ci ha messo del suo, c'è ormai lo stravolgimento dei rapporti di forza, la mortificazione del Parlamento, la confisca dei diritti del parlamentare, anche semplicemente non nel silenziamento del confronto, ma anche nel materiale confronto attraverso la possibilità di presentare emendamenti, che ci sono negati con la fiducia, sui quali magari chiedere votazioni e aprire anche contraddizioni. Questo dovrebbe essere il Parlamento.

Non mi meraviglia più niente, signor Presidente, e chiudo. Se siamo in un contesto nel quale la Commissione di vigilanza è sequestrata dalla maggioranza - la Commissione di vigilanza che è l'organo di maggiore garanzia che rimane nella disponibilità delle opposizioni e che riguarda un principio sostanziale della vita democratica, cioè l'informazione di Stato -, che non si riunisce da mesi, perché la maggioranza fa mancare il numero legale, perché non ci si mette d'accordo sulle nomine dei vertici della Rai, di fronte a campagne elettorali, referendum, tutto quello che sta accadendo o, peggio ancora, non sta accadendo, di che cosa possiamo più meravigliarci? Di quale fiducia possiamo più parlare, quando ogni due giorni, quando va bene, il Governo viene, fa un decreto e pone la questione di fiducia? Siamo in un contesto fuori dalle regole, a cui, prima o poi, dobbiamo smettere di abituarci e ci vuole qualcosa di importante e di eclatante non solo da parte di chi è all'opposizione, magari anche da parte di chi ha la maggioranza, ma, soprattutto, da parte - a mio avviso - di chi ha il dovere di intervenire in questo senso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, signor Presidente. Colleghe e colleghi, signora Sottosegretaria, siamo qui a votare l'ennesima fiducia che questo Governo viene a chiederci. Noi, a nostra volta, ci chiediamo su che cosa precisamente vogliate la nostra fiducia. Ci ho riflettuto un po', ne abbiamo discusso. Ci è venuto in mente che forse siete qui a chiedere la nostra fiducia per premiare la straordinaria creatività che state dimostrando in questo periodo, come quella che la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha presentato agli italiani e alle italiane, raccontandoci, con dovizia di particolari, come affronterà la giornata referendaria dell'8 e 9 giugno. Infatti, obiettivamente ci vuole un po' di creatività per mascherare un invito all'astensione - l'ennesimo invito di astensione - nel Paese, in cui l'astensione, da tutti e tutte, dopo ogni turno elettorale, è sempre più celebrata collettivamente come un grave lutto per una democrazia malata, come una scelta che invece è in grado di osservare la necessità di rispondere a questa crisi con un comportamento degno della carica che riveste.

Se questa è la vostra volontà, quella appunto di chiederci la fiducia per questa ragione, vi rispondiamo subito che non ve la daremo e che questa creatività è una creatività che lascia tutti e tutte molto perplessi, anzi, ci fa anche un poco vergognare. O forse ci chiedete la fiducia per un disegno di conversione di un decreto-legge che si presenta in modo, anche qui, creativo persino nell'intestazione che presidia la prima pagina di questo fascicolo, perché leggo: disegno di legge di conversione approvato dal Senato della Repubblica, presentato dalla Presidente Meloni (e ci sta, naturalmente, è la Presidente del Consiglio), dal Ministro dell'Istruzione e del merito - ma lasciamo perdere -, Valditara (e ci sta, perché questo era un disegno di legge di conversione di un decreto che si occupa di scuola e PNRR, quindi, fin qua ci siamo), dal Ministro Foti (si occupa di fondi europei e pure qua ci stiamo), dalla Ministra Santanche' (qui c'è già qualche dubbio in più, ma lasciamo perdere), di concerto con il Ministro dell'Economia, e anche questa è cosa normale. Ma c'è un nome che manca tra questi e che però è il nome che segna in modo più pesante i contenuti sostanziali del provvedimento che oggi ci chiedete di approvare con la fiducia ed è il nome della Ministra Bernini. Perché è clamorosa questa assenza? Perché in questo provvedimento, che, per la verità, è pieno di diverse schifezze (ce ne sono alcune che gridano vendetta al cielo, come quella che prevede di non poter aumentare il numero complessivo delle classi nelle scuole del Paese), siccome nel nostro paese abbiamo tutte classi con pochissimi alunni, i ragazzi studiano nelle migliori condizioni, non esiste un problema di sovraffollamento, vi siate inventati, per norma, un limite generale al tetto delle classi: non se ne può istituire una in più, anche nel momento in cui moltiplicate gli indirizzi, talvolta senza alcuna razionalità, inventandovene di alcuni davvero esilaranti.

Ma, oltre alle tante schifezze - questa è solo una di quelle che attraversano questo provvedimento -, ce n'è una, quella più grave, che riguarda la condizione dell'università italiana, in particolare di chi lavora nell'università italiana, in particolare di chi dovrebbe contribuire a fare dell'università italiana e della ricerca italiana uno dei principali vettori di sviluppo di questo Paese, uno dei principali vettori della sua competitività, del suo modo di stare al mondo. Come avviene in tutti i grandi Paesi del mondo, dove la questione della ricerca, dell'università, è messa al primo posto dell'agenda sul piano non solo delle intenzioni, ma anche delle scelte conseguenti (una tra tutte quella del finanziamento alla ricerca e all'università).

Dicevo, questa è la schifezza principale perché in questo decreto avete infilato, con un emendamento, nottetempo - ed è forse questo il motivo per cui il nome della Ministra Bernini non compare, incredibilmente -, una norma che è davvero curiosa e che grida vendetta al cielo. Perché questa norma che cosa fa? Ricostruiamo per un secondo la vicenda. Nel 2022, quindi qualche anno fa, non moltissimi anni fa, per rispondere a una delle esigenze poste dall'Europa nella scelta, con il PNRR, di investire su grandi vettori - uno di questi, quello della ricerca -, il nostro Paese aveva introdotto una miniriforma del sistema cosiddetto del preruolo, cioè di quel sistema che regola l'accesso alla professione universitaria e alla ricerca che, finalmente, in un Paese nel quale la precarietà è diventata la norma in ogni ambito lavorativo, riduceva la precarietà, riduceva la frammentazione delle tante incredibili figure professionali, quasi sempre segnate da una caratteristica, cioè lo sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici, la riduzione delle tutele, l'indebolimento della funzione della ricerca, introducendo un'unica figura, quella del contratto di ricerca.

Naturalmente, un intervento di questo tipo - ripeto, una volta tanto un intervento in grado di andare nella direzione giusta - richiedeva un'aggiuntina: il finanziamento. Perché aumentare le tutele significa metterci qualche soldo in più, perché riorganizzare in una direzione, una volta tanto di buonsenso, questo settore richiedeva, come sempre, per ogni tipo di riforma, un finanziamento. Quel finanziamento non è arrivato, come tante volte accade in questo Paese e, a un certo punto, succede che arriva il Governo della destra, arriva la Ministra Bernini e fa una grandissima pensata: sapete che c'è? Siccome non ci sono i soldi per garantire la stabilità, quindi per rimettere al centro la ricerca, per dargli valore, per dare valore agli uomini e alle donne che hanno speso una vita intera per fare quel mestiere, per contribuire allo sviluppo di tutto il sistema Paese - parola che vi piace moltissimo, ma che fate una gran fatica a riempire di sostanza -, ho avuto un'idea geniale: faccio una riforma che, con il passo del gambero, torna indietro e torna a precarizzare, anche formalmente, nominalmente, rimoltiplicando le figure professionali, il mondo dell'università. Ma, guarda un po', succede un fatto terribile.

Quei pericolosi comunisti di Bruxelles dicono che non si può fare, non si può fare perché, anche quando abbiamo discusso del PNRR, abbiamo chiesto delle cose, quell'intervento andava in quella direzione, non potete tornare indietro. Dunque, questa è una formidabile riforma all'incontrario perché, appunto, anche qui, nel Paese alla rovescia, le parole ormai sono tutte rovesciate e “riforma”, che è una straordinaria parola che ha sempre, diciamo, alluso nella storia ad un miglioramento delle condizioni generali, da molto tempo - per la verità, non solo da quando ci siete voi al Governo -, ha assunto un significato esattamente contrario. Quando arriva una riforma, mediamente, le persone corrono a nascondersi sotto il primo riparo utile perché, anche se non sanno cosa ci sia scritto dentro, una cosa l'hanno capita: quando arriva una riforma, qualcuno dei loro diritti andrà disperso, verrà nuovamente indebolito.

Insomma, la riforma naufraga e viene addirittura ritirata, una figuraccia mega-mondiale. Ma pazienza, siccome la riforma naufraga e viene ritirata, allora, con un emendamento - con un blitz in un provvedimento che non c'entra nulla con il tema della ricerca e dell'università - si pensa di farla ritornare e rientrare dalla finestra. E con questo geniale emendamento si introducono due figure - l'incarico post-doc e l'incarico di ricerca -, che tendono a riprodurre quella situazione di frammentazione e di precarizzazione. Quelle due figure hanno un obiettivo preciso, lo capisce anche un bambino: quello di marginalizzare la centralità del contratto di ricerca e, dunque, per questa via, di rispondere alle necessità degli atenei che, siccome non hanno soldi per assumere figure che non sono immediatamente stabilizzate, ma che per durata minima del contratto e per sistema di tutele tendono a collocarsi in una condizione di maggiore stabilità e, dunque, tendono a rispondere alla necessità di rimettere al centro l'università pubblica in questo Paese; e sostanzialmente sono cancellate.

Questo avviene in un contesto, signora Sottosegretaria, nel quale, nell'università italiana, il 40 per cento del personale dell'università è precario - ripeto, il 40 per cento -, in un contesto nel quale i tagli degli ultimi anni hanno quasi raggiunto quelli del formidabile periodo Gelmini, poco sopra il miliardo di euro. E anche quando i soldi sono stati stanziati per accompagnare quella positiva riforma e quel positivo intervento normativo, quei soldi sono stati dirottati sul sacrosanto adeguamento Istat degli stipendi, ma, a quel punto, facendo ricadere tutto il peso sugli atenei, hanno prosciugato tutte le risorse necessarie a contribuire in modo significativo al reclutamento.

Ora, siccome tutto questo - e finisco - arriva mentre questo Paese si prepara, in modo sciagurato, ad aumentare ulteriormente la percentuale sul PIL della nostra spesa militare, ad aumentare ulteriormente la spesa ordinaria in armamenti e in bombe, la domanda che vi faccio è: ma voi, con che faccia venite a chiederci la fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), in questo momento, su questo decreto, invece di fare quello che i grandi Paesi stanno facendo, cioè mettere al centro piste e traiettorie in grado di collocare il nostro Paese laddove dovrebbe stare? Pensi a cosa sta succedendo negli Stati Uniti: il Presidente degli Stati Uniti scatena una gigantesca guerra contro le università (gli piace scatenare guerra di qua e di là in ogni modo), una gigantesca guerra contro gli studenti stranieri nelle università; noi, sistema Paese, Europa, dovremmo, anche sulla base di quello che sta accadendo, fare esattamente il contrario e, invece, costruiamo un ambiente che non solo è ostile, ma che svalorizza il lavoro della ricerca…

PRESIDENTE. Concluda.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). … svalorizza il sistema della ricerca. È una scelta folle, suicida, sbagliata (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), non solo per i ricercatori e le ricercatrici, al cui fianco continueremo a stare in ogni mobilitazione - anche oggi pomeriggio, qui davanti, saranno qui con un presidio -, ma suicida per il Paese. Dovreste innanzitutto voi rendervene conto e fare marcia indietro (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grippo. Ne ha facoltà.

VALENTINA GRIPPO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Onorevole Sottosegretaria, colleghi. I colleghi che mi hanno preceduto hanno illustrato e hanno detto, in modo molto chiaro, perché siamo spiazzati di fronte all'ennesima fiducia, perché si continua a non capire le ragioni del vostro ricorrere a questo strumento anche quando una discussione sarebbe possibile. Io aggiungo, mi chiedo, le chiedo: perché siete voi a non avere fiducia in noi? Perché non avete fiducia nel Parlamento? Perché non avete fiducia nelle Commissioni competenti? Perché non avete fiducia nella discussione? E lo chiedo a lei, Sottosegretaria, tramite il Presidente, perché più volte, su documenti molto tecnici, la posizione del nostro gruppo è stata quella di lavorare in Commissione per migliorare un testo. Non abbiamo fatto un'opposizione, come sa bene, pregiudiziale e, talvolta, siamo insieme arrivati anche a soluzioni migliorative o soddisfacenti. Quindi, siamo davvero perplessi nel trovarci di fronte l'ennesima fiducia su una materia che non è una materia banale. Con Azione abbiamo più volte detto che, a nostro avviso, insieme al tema della salute e della sanità degli italiani, il tema dell'educazione, della formazione delle nuove generazioni, della ricerca, dell'investimento in sapere è l'altro grande baluardo e pilastro sul quale si dovrebbe intervenire. Non capiamo perché non si sia voluto discutere con il Parlamento - un Parlamento nel quale avete un'ampissima maggioranza - nel merito dei provvedimenti.

Perché vede, molti di questi provvedimenti anticipano qualcosa, vanno nella direzione di una discussione che pure noi avremmo voluto fare, ma nel modo in cui ci vengono proposti non possiamo accettarli, non possiamo sostenerli.

Eppure, non sareste stati più forti se quest'Aula avesse scelto, valutato, votato insieme a voi quello che si intende fare su temi come lo psicologo scolastico, l'apertura delle scuole, il personale ATA, la ricerca, l'asilo nido, i precari, i concorsi? Sono tante le cose delle quali abbiamo discusso. Voi fate tantissime scelte. Scegliete, per esempio, di togliere risorse alle materne per metterle sui nidi, scegliete di dare un certo assetto all'accesso delle graduatorie dei docenti. Noi abbiamo discusso tantissime volte del rapporto fra graduatorie PNRR, graduatorie del Ministero dell'Istruzione. Qui si fanno alcune proposte, qualcosa succede, c'è una piccola goccia.

Tuttavia, sappiamo che, poi, la messa a terra degli scorrimenti dei famosi idonei - di cui mi trovo a parlare con lei, ormai, con una frequenza esagerata ma, ahimè, da due anni non riusciamo a venirne a capo - molto spesso, è frutto di un braccio di ferro fra diversi Ministeri: fra il Ministro Valditara, il Ministro Fitto, il Ministro Foti. Non abbiamo in questo momento la voce della Ministra Bernini, perché non si capisce come mai si inseriscano degli elementi e delle modifiche sul tema della ricerca così, last minute, senza che questo fosse il provvedimento nel quale si prevedeva di parlare di ricerca.

Quindi, ci mettete nell'imbarazzante situazione di non fare il nostro lavoro, che è quello di legiferare, che è quello di migliorare i provvedimenti, che è quello di aiutare il Governo ad ascoltare i cittadini, i bisogni delle famiglie, degli studenti e dei ricercatori. Viceversa, ci mettete davanti a un “sì” o un “no”; e quando ci mettete davanti a un “sì” o un “no” senza prospettare soluzioni, siamo costretti a dire “no”.

Ma le chiedo: davvero questo era il metodo con il quale operare sulla scuola in questo momento così delicato? Noi riteniamo di no.

In particolare, troviamo umiliante avere un provvedimento - ricordiamocelo - che nasce con un decreto-legge che viene esaminato frettolosamente al Senato, dove prima viene posta la fiducia; poi, arriva in Commissione e, con una sola seduta record, vengono bocciate in blocco tutte le proposte delle opposizioni; infine, si arriva in Aula e viene posta la fiducia. Davvero ritiene che non avrebbe tratto nessun giovamento da una vera discussione su temi davvero complessi? Come dobbiamo investire, per esempio, sul tempo pieno? Azione ha fatto una proposta: ha proposto di ampliare il tempo pieno partendo da alcuni comuni più a rischio, comuni pilota nei quali sperimentare un maggiore supporto alle famiglie. Abbiamo una Nazione divisa in due: il Nord Italia fa un certo utilizzo del tempo pieno; da Roma in giù, purtroppo, le famiglie non hanno a disposizione questo servizio nella maggior parte dei comuni e, quando è presente, lo è solo in alcune aree geografiche. Abbiamo fatto una mappatura molto dettagliata, vi abbiamo fatto una proposta, ci avete detto a parole “sì”, ma non vediamo mai una traccia di questa proposta.

Parliamo della disciplina del reclutamento dei ricercatori, dottorandi, ex dottorandi di ricerca, degli ex assegnisti: questo tema viene inserito qui, senza nessuna discussione. Sappiamo che ci sono due posizioni importanti: alcuni sono contrari a un maggiore irrigidimento del processo, altri invece pensano che una maggiore snellezza aiuterebbe quei 6.000-10.000 dottorandi, ex dottorandi, ex assegnisti. Eppure, non c'è una discussione. Arrivate qui con una soluzione discussa - non si sa come, non si sa in quale sede - e noi dovremmo recepirla, anche se non ci convince.

Pensiamo al tema delle graduatorie: noi abbiamo detto a più riprese di portarle tutte ad esaurimento, e perché lo diciamo? Perché ci sono persone che sono diventate dei professionisti del concorso, che hanno iniziato a fare concorsi nel 2020 e a tutt'oggi non hanno visto entrare in ruolo non solo gli idonei, ma neanche i vincitori; e ricominciano a fare un altro concorso.

Questo perché avviene? Avviene perché un Ministero non si parla con un altro Ministero; un Ministero che ha i fondi del PNRR preferisce fare i propri concorsi e non attinge alle graduatorie fatte dal Ministero dell'Istruzione.

Questo non è accettabile. Per quanto riguarda chi ha fatto un concorso nel 2020, chi l'ha fatto nel 2022 e chi ha fatto quelli del PNRR, noi riteniamo che tutte le graduatorie dovrebbero essere portate ad esaurimento e tutti gli idonei dovrebbero progressivamente entrare in ruolo, perché se una persona è stata considerata idonea in un concorso vuol dire che ha le caratteristiche per svolgere quella funzione.

Se la nostra società fosse diversa, se noi fossimo in grado di espletare in un anno tutte le funzioni di un concorso pubblico, ci starebbe anche dire: va bene, partecipi a un concorso ogni anno oppure ogni due anni. Ma c'è gente che fa dei concorsi e, poi, aspetta l'esito per 5, 6 o 7 anni. Lei sa bene che non è un'iperbole, perché è la concretezza con cui ci stiamo confrontando, in un'occasione in cui abbiamo l'opportunità unica di 70.000 immissioni in ruolo che ci vengono date dalle risorse del PNRR, che pagheranno i nostri figli. È un'occasione che non avremo di nuovo in futuro: non possiamo perderla e non possiamo non assorbire tutte queste persone che fanno parte del sottobosco dei precari della scuola.

Questo decreto era un'occasione per discutere seriamente di questo tema e ne parlo un po' di più del resto perché so, Sottosegretaria, che lei ha a cuore questo tema. Per questo, vederlo così buttato dentro un decreto omnibus, che non risolve il problema, che sposta, come al solito, la palla un chilometro più avanti, ci preoccupa, ci dispiace e ci sembra l'ennesima occasione mancata.

Allora, da questo punto di vista, noi siamo instancabili e coriacei. Abbiamo presentato un Piano scuola, abbiamo presentato un pacchetto di emendamenti alla legge di bilancio, pacchetto di emendamenti che è stato, anche quello, respinto in blocco, mi sento di dire con l'unica felice eccezione di ciò che riguardava lo psicologo scolastico. Eccezione che ci rende felici, e non serve guardare gli studi per dirci lo stato di salute dei nostri adolescenti, lo stato di salute dei nostri bambini, che cosa è successo dopo il COVID dal punto di vista della socializzazione, dell'integrazione, qual è il bisogno di supporto che c'è nelle nostre scuole. Lì avevamo visto un piccolo accenno di apertura, ma anche a tale riguardo non si fa nulla in questo decreto.

Ci chiediamo quando lo faremo, visto che ora parliamo del prossimo anno scolastico. Aspetteremo il 2027 per far sì che i nostri ragazzi abbiano risposte? Allora, ripeto, noi siamo tenaci, riproporremo il nostro pacchetto di proposte con le coperture economiche, con i tempi e i modi di attuazione, perché questo è il metodo di Azione, però ci aspetteremmo che con serietà qualcuno lo prenda in considerazione (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisano. Ne ha facoltà.

CALOGERO PISANO (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Questo provvedimento si inserisce in un percorso coerente e determinato che questo Esecutivo ha saputo imprimere, sin dall'inizio della legislatura, al più grande investimento pubblico mai messo in campo in Italia nel secondo dopoguerra. Non più annunci, incertezze o negoziati al ribasso, ma visione, fermezza e autorevolezza.

A differenza di quanto è accaduto nei Governi precedenti, incerti nel confronto con Bruxelles, il Governo Meloni ha saputo rinegoziare in maniera autorevole e responsabile i contenuti del PNRR, mantenendo fermi gli obiettivi strategici del Piano, ma adattandoli alla realtà economica, sociale e territoriale dell'Italia.

I numeri parlano chiaro: l'Italia ha già ricevuto sei rate del PNRR, per un totale di 122 miliardi di euro, pari al 63 per cento del totale assegnato. Sono stati raggiunti 270 traguardi e obiettivi, un risultato che nessun altro Paese europeo può vantare. Ricordo sempre con grande orgoglio che il 40 per cento del Piano è destinato alle regioni del Mezzogiorno, una parte del nostro Paese che, per troppo tempo, ha vissuto di promesse di rilancio, ma non ha mai ricevuto le dovute attenzioni.

In particolare, in Sicilia il PNRR si sta traducendo in interventi concreti: sono oltre 18.700 i progetti finanziati per un valore complessivo che supera il 17 miliardi di euro. Tra le opere più significative ricordo l'ammodernamento e il potenziamento della metropolitana di Catania, che proseguirà fino a Paternò, con un investimento di oltre 230 milioni di euro; la riattivazione della storica ferrovia Alcantara-Randazzo, importante per la mobilità sostenibile della Valle dell'Alcantara; il rilancio di 36 borghi storici, grazie a 25 progetti PNRR, per la rigenerazione urbana e culturale; interventi di edilizia scolastica e asili nido in quasi tutte le province siciliane, per un valore di centinaia di milioni di euro. Tuttavia, la spesa effettiva è ancora limitata: appena il 13 per cento dei fondi ricevuti è stato erogato, a fronte di una media nazionale del 29 per cento.

È quindi nostro dovere, come rappresentanti delle istituzioni, sostenere senza esitazioni strumenti normativi che accelerano l'attuazione, il miglioramento e il coordinamento.

Il testo che ci accingiamo a votare conferma il pieno impegno del Governo sulla Missione 4 del PNRR, dedicata all'istruzione e alla ricerca. Con la riforma 1.1 degli istituti tecnici si avvia un processo di riqualificazione profonda dell'offerta formativa secondaria, avvicinando la scuola al mondo del lavoro, alla realtà produttiva e alla tecnologia. È una risposta concreta al disallineamento tra domanda e offerta di competenze, che, per troppo tempo, ha penalizzato giovani ed imprese.

Mi preme, inoltre, evidenziare come questo decreto contenga misure significative per il Mezzogiorno con l'incremento del Fondo unico per l'edilizia scolastica pari a 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2025 e 2026 e con chiara priorità assegnata agli interventi in territorio a maggiore fragilità infrastrutturale. Si garantisce una spinta concreta alla sicurezza, alla modernizzazione e all'equità educativa. È la scuola nella regione del Sud il primo presidio di legalità, della cittadinanza e del riscatto sociale.

Il Governo interviene anche sul piano digitale e formativo, aggiornando l'azione prevista dal decreto-legge n. 152 del 2021 e promuovendo percorsi di apprendimento per sviluppare competenze moderne nei processi di insegnamento e valutazione: un altro tassello per una scuola del futuro che sia accessibile, inclusiva e competitiva.

Non possiamo poi dimenticare le misure a favore della ricerca e dell'impiego giovanile, come il contributo di 10.000 euro per ogni assunzione a tempo indeterminato di un dottore di ricerca da parte delle imprese. Misura cardine dell'Investimento 3.3 del PNRR che va nella direzione giusta: premiare chi scommette sull'innovazione e sulla qualità. Questo provvedimento si aggiunge a un quadro normativo già corposo costruito in questa legislatura. Decreti che non sono atti isolati ma fanno parte di un'unica visione: trasformare il PNRR da un'opportunità formale a volano strutturale di modernizzazione, crescita e sicurezza. Segnale sempre più forte che questo Governo guarda oltre la legislatura e punta direttamente al futuro e alle nuove generazioni, a cui non dobbiamo lasciare debiti, un Paese al passo con i tempi e con le sfide internazionali, un Paese in cui vogliamo vivere, crescere e lavorare e da cui non siamo costretti a fuggire.

Anche l'Europa ha riconosciuto questa autorevolezza: i rinegoziati del PNRR in Europa, Repower EU, approvati nel dicembre 2023 hanno confermato la capacità di questo Governo di far valere le ragioni italiane, ottenendo maggiore flessibilità, nuove linee di investimento e più tempo per realizzare le opere.

E allora, oggi più che mai, questo voto di fiducia rappresenta un atto politico e morale. Dire “sì” a questo decreto significa dire “sì” a una pubblica amministrazione più efficiente, a una scuola più equa e moderna, a una ricerca più competitiva e a un Mezzogiorno più connesso e protagonista. Con orgoglio, a nome mio e di tutto il gruppo Noi Moderati, confermo il voto favorevole alla fiducia affinché questo percorso continui con determinazione, serietà e passione (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Amato. Ne ha facoltà.

GAETANO AMATO (M5S). Grazie, signor Presidente. È un piacere vedere lei, oggi, sulla sedia della Presidenza. Peccato che, ancora una volta, ci sia l'Aula vuota, peccato che, ancora una volta, della maggioranza ci siano in Aula una decina di persone e sono quelle che dovranno intervenire.

Fiducia: ci chiede la fiducia il Governo. Ma si può dare la fiducia a chi ha cancellato totalmente la democrazia parlamentare? Si può dare la fiducia a chi ha proprio paura di confrontarsi, lasciando il tutto a una breve dichiarazione di voto? Ognuno può dire quello che vuole durante quella, perché non c'è confronto. Si può chiedere la fiducia a chi non rispetta chi sta parlando in questo momento in Aula? Si può chiedere la fiducia a chi fa dei provvedimenti che vanno contro la Corte costituzionale, così come già successo con il decreto Sicurezza? No, non si può chiedere la fiducia e, infatti, noi non voteremo questa fiducia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Eppure, questo Governo, Presidente, aveva avuto tra le mani un tesoro di cui nessun Governo della storia della Repubblica aveva mai potuto beneficiare. Questo grazie al Presidente Conte: un'opportunità storica non solo per il rilancio economico post pandemico, ma per una trasformazione strutturale del sistema educativo italiano. Diciassette miliardi destinati alla scuola e sperperati dall'incapacità di un Ministro che probabilmente in una scuola non c'è mai entrato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Se ne va in giro per l'Italia il Ministro, strombazzando risultati e magnificando le sue prodezze, mentre, nel frattempo, la sperequazione scolastica tra Nord e Sud è aumentata sia per il tempo prolungato che per gli asili nido. Smentito non da me, ma dall'Ufficio parlamentare di bilancio e da altri organi di monitoraggio che hanno già evidenziato un dato allarmante: solo una parte limitata dei fondi è stata effettivamente spesa. Alla fine del 2024, meno del 30 per cento dei fondi per asili nido e scuole dell'infanzia risultava effettivamente utilizzato; non parliamo poi dei provvedimenti che si sono succeduti: ritardi nell'assegnazione dei bandi, difficoltà di progettazione a livello comunale, carenza di personale tecnico nei piccoli comuni. Ma, del resto, la carenza di personale ovunque è una caratteristica di questo Governo. Pochi giorni fa, il Sottosegretario Molteni aveva annunciato 30.000 assunzioni nella Polizia di Stato, c'era da applaudire, peccato che si sia dimenticato di dire che c'erano 40.000 pensionamenti, per cui siamo sotto organico di 10.000 unità. Ma questo è solo un esempio delle dichiarazioni menzognere.

Il Sud continua a scontare ritardi infrastrutturali, carenze amministrative e un minore accesso al tempo pieno e ai servizi scolastici essenziali. Di che vogliamo parlare, della carenza di docenti che non si riesce a colmare? È stato indetto un concorso e i vincitori corrono il rischio di perdere l'immissione in ruolo, perché non abilitati. Questo perché? Perché il Ministero non ha indetto un corso abilitante, per cui se non riescono ad abilitarsi entro due mesi, perdono l'immissione in ruolo. Graduatorie in ritardo, percorsi abilitanti in ritardo, come dicevo. Secondo concorso PNRR in ritardo e non si farà in tempo ad assumere i vincitori entro il 31 agosto; procedure rallentate e concorsi che si accavallano. Pensi, Presidente, che da anni, da due anni, presentiamo degli emendamenti per gli idonei del concorso 2020, finalmente il Ministero decide di farli andare in graduatoria di assunzioni. Sì, però, dopo quelli che hanno svolto il concorso dopo di loro. Quindi, praticamente toglie la precedenza a chi cinque anni fa ha vinto un concorso, risultava idoneo, e lo pone dietro agli altri che l'hanno fatto successivamente.

Non solo non si riesce a far progredire, ma addirittura si torna indietro con la ricerca. Si torna indietro, c'è una frammentazione di nuove figure: borse di ricerca pre-dottorato, nuovi incarichi di ricerca, borse per dottorati di ricerca, vecchi assegni. Un'insalata che non finisce più. Mentre prima si era cercato di stabilizzare i ricercatori universitari, adesso li si rende di nuovo precari.

E che dire dell'emendamento che non è stato accolto sul disagio giovanile? Per questa maggioranza il gioco d'azzardo non è una piaga da combattere, ma un mezzo per far soldi da investire in armi. Per il Piano asili nido stornate risorse previste per tempo pieno ed edilizia (messa in sicurezza e riqualificazione dell'edilizia scolastica), confermando, appunto, la sperequazione esistente tra Nord e Sud, a discapito di quest'ultimo. La Carta docente negata ai supplenti che terminano il contratto al 30 giugno.

E vogliamo parlare della norma che prevede che nel nuovo anno scolastico per gli istituti di secondo grado non debba essere superato il numero di classi dell'anno precedente? Andremo a formare delle classi pienissime, “super pollai”. Vede, Presidente, abbiamo una visione diversa della scuola e non solo di quella. Per voi la scuola deve essere fabbrica di manovalanza, per noi deve essere luogo di formazione, di educazione alla cittadinanza, al pensiero critico. Ma ci rendiamo conto che se così fosse, questa maggioranza non tornerebbe più al Governo.

Vi prodigate nel cordoglio ogni volta che una donna viene assassinata, invece di pensare di inserire nei curricula scolastici l'educazione all'affettività.

Io, a tal proposito, proprio per rispondere a un collega che proponeva visite psicologiche per chi si prospetta come insegnante, proporrei una visita psicologica per tutti coloro che vogliono candidarsi e, particolarmente, a quanti manifestano problemi psicologici relativi al sesso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Mi fa piacere averla fatta sorridere, Presidente.

Concludo, manifestando la mia solidarietà a quanti hanno visto attaccare sui social i propri figli. I bambini sono sacri, tutti, anche quelli di Gaza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dalla Chiesa. Ne ha facoltà.

RITA DALLA CHIESA (FI-PPE). Signor Presidente, colleghi, intervengo per annunciare il voto favorevole del nostro gruppo sulla questione di fiducia posta dal Governo sulla conversione di questo decreto-legge.

Oggi, siamo chiamati a esprimerci su un provvedimento che affronta, con concretezza, due ambiti cruciali: l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e le misure necessarie per garantire il regolare avvio del prossimo anno scolastico.

Non ci sono proclami, ma interventi molto puntuali. È questo l'approccio che ci aspettavamo e che condividiamo.

Il PNRR sta rappresentando per il nostro Paese un'occasione irripetibile di trasformazione e di rilancio.

Può sembrare soltanto una questione di fondi - quindi, soltanto una questione di numeri -, però non è esattamente così.

La piena attuazione del PNRR è un fatto di credibilità e ogni decreto che ne accompagna l'attuazione, come questo, va valutato in quest'ottica: rispetto degli impegni presi, capacità di tradurre gli obiettivi in risultati tangibili, autorevolezza sul piano internazionale.

In questo senso, è giusto sottolineare come l'Italia, anche grazie all'azione di questo Governo e alle moltissime competenze del nostro apparato pubblico e della società civile, stia rispettando le scadenze concordate con l'Unione europea in modo puntuale e con crescente affidabilità.

Sul secondo fronte, quello dell'istruzione, il decreto contiene misure che rendono Forza Italia particolarmente soddisfatta.

Tra le misure, infatti, segnaliamo con grande favore l'ulteriore avanzamento della riforma degli istituti tecnici e professionali. Si tratta di un intervento che abbiamo sostenuto con convinzione dall'inizio della legislatura e che oggi compie un passo in più. Riconoscere dignità e valore alla formazione tecnica è una scelta culturale, oltre che economica, significa dare risposta a una parte del mondo della scuola che, per troppo tempo, è stata trattata come secondaria e che, invece, rappresenta un asse centrale per la competitività del Paese, un interesse primario per le nostre aziende e per il nostro progresso tecnologico, la spina dorsale del Paese.

Il lavoro svolto dal Ministro dell'Istruzione e del merito, in questi mesi, va proprio in questa direzione: costruire un sistema che sia davvero in grado di formare competenze utili, spendibili, che siano radicate sul territorio, che sappia accompagnare i ragazzi in un percorso serio, solido, esigente.

Parallelamente il decreto interviene anche sul potenziamento degli ITS Academy, un modello che ha già dato risultati e che va esteso. Gli ITS sono una scelta precisa, quella di un'istruzione post secondaria, ma di alto profilo, fortemente legata al mondo produttivo. Chi compie questa scelta merita strumenti adeguati e soprattutto una normativa che sia molto chiara.

Vorrei soffermarmi anche su un aspetto che riguarda il mondo della ricerca, che qui riceve un'attenzione concreta. Mi riferisco all'articolo 1 bis, introdotto nel corso dell'esame al Senato, con un emendamento presentato da Forza Italia che introduce due nuove fattispecie contrattuali per i ricercatori: l'incarico post-doc e l'incarico della ricerca.

Sono due nuovi strumenti che si affiancano a quelli esistenti, con l'obiettivo di offrire maggiore flessibilità e una prospettiva più strutturata a tanti giovani che investono nella formazione avanzata e nella produzione scientifica.

Investire nella ricerca non significa soltanto finanziare i progetti, ma anche prendersi cura delle persone che li rendono possibili e della forza del sistema accademico italiano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Creare condizioni di lavoro più stabili, più trasparenti e più motivanti è parte integrante di una strategia che punta all'innovazione e alla qualità.

Nel complesso siamo davanti a un decreto che non rincorre le urgenze, ma si inserisce in un percorso che è coerente, che lavora su infrastrutture immateriali, su sistemi, su competenze e soprattutto che tiene insieme le esigenze dei territori con gli obiettivi strategici dell'Italia.

Forza Italia sostiene questo metodo, sostiene una visione dell'istruzione che non si esaurisca nella scuola, ma che comprenda l'università, la ricerca, la formazione tecnica, in raccordo con il lavoro. Sostiene un Governo che cerca risultati e una Presidente del Consiglio che lavora instancabilmente a un'azione di Governo in cui tutti noi crediamo.

Per tutte queste ragioni, confermo il voto favorevole del nostro gruppo sulla questione di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Miele. Ne ha facoltà.

GIOVANNA MIELE (LEGA). Grazie, Presidente, Sottosegretario Frassinetti, onorevoli colleghi…

PRESIDENTE. Non si sente bene, deve cambiare il microfono. Porti pazienza.

GIOVANNA MIELE (LEGA). Si sente?

PRESIDENTE. Perfetto.

GIOVANNA MIELE (LEGA). Grazie Presidente. Sottosegretario Frassinetti, onorevoli colleghi, il decreto che portiamo all'esame di quest'Assemblea è un provvedimento ampiamente discusso, ragionato, molto condiviso e dibattuto anche nelle Commissioni parlamentari di Senato e Camera, arrivando in seconda lettura in quest'Aula. Mi dispiace dover constatare che molte delle persone e dei colleghi che si sono lamentati per la poca condivisione, non si vedono in Commissione da mesi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

È il prodotto di un dialogo aperto con sindacati, parti sociali, ma ancor di più è la risposta concreta alle esigenze di un settore strategico per lo sviluppo del Paese e la scuola con i suoi lavoratori, gli studenti, le studentesse che la vivono, ma soprattutto segue l'osservazione, l'analisi, lo studio di una classe politica che ha a cuore le sorti di una Nazione, che sappiamo deve sempre di più investire in cultura, formazione, ricerca, lavoro dei giovani, ma anche degli adulti e conseguentemente a ciò, pone al centro della sua azione di Governo l'istruzione in attuazione ai nostri dettami costituzionali.

Molte disposizioni di questa riforma sono urgenti e attese per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e l'avvio dell'anno scolastico 2025-2026, motivo per cui si rende necessario velocizzare l'iter della sua approvazione.

Entro nel merito. All'interno di questo provvedimento troviamo le seguenti misure. Perfezionamento della riforma degli istituti tecnici. È fondamentale farci trovare pronti all'avvio del prossimo anno scolastico. Tutti sappiamo quanto sia importante il lavoro sinergico tra imprese locali e istruzione e quanto stiamo investendo perché i nostri studenti possano studiare e formarsi attraverso esperienze dirette, sviluppando competenze trasversali utili a farsi trovare pronti all'ingresso nel mondo del lavoro, che ce lo richiede sempre di più e a gran voce. La collaborazione territoriale sta generando percorsi virtuosi, motivanti, qualificanti per scuole, studenti e famiglie. In linea con gli obiettivi del PNRR sui servizi per l'infanzia, sarà pubblicato un nuovo bando per realizzare asili nido ed è previsto uno scorrimento delle graduatorie esistenti con 37 interventi ancora attivabili. Puntiamo a favorire la massima frequenza dei bambini a tali servizi, perché offrano supporto alle famiglie dal punto di vista educativo, psicologico e aiutino a conciliare lavoro e cura dei figli, che - ci tengo a sottolineare tale aspetto - risulta importante soprattutto per le donne-mamme, che spesso sono chiamate a scegliere tra maternità e lavoro, perché avere un figlio le scoraggia a perseguire le proprie aspirazioni ed è questo quello che deve fare una buona politica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).Tutto ciò che concorre al crescente calo demografico per denatalità, di cui parliamo spesso ma poco, evidentemente, è stato fatto fino ad ora. Finanziamenti ed edilizia scolastica. Il Ministero potrà utilizzare fino a 800 milioni di euro circa da altri investimenti PNRR per sostituire edifici scolastici obsoleti, ampliare il tempo pieno e migliorare la sicurezza degli edifici esistenti. Il Fondo unico per l'edilizia scolastica riceverà, inoltre, un aumento di 10 milioni di euro annui già nel 2025-2026.

Tutto ciò si va ad aggiungere ai piani palestre e mense atti a rafforzare le infrastrutture e a garantire pari opportunità a tutti gli studenti. Gli edifici scolastici rappresentano i luoghi dell'apprendimento e della crescita, dell'aggregazione e dell'inclusione sociale reale. Per le scuole paritarie abbiamo disposto nuove norme per gli esami di idoneità e apportato modifiche significative per garantire un'ottimizzazione della proposta formativa, mentre per il welfare studentesco aumentano i fondi di un milione in più già dal 2025 e di 3 milioni annui dal 2026.

Le risorse saranno destinate soprattutto alla distribuzione dei libri di testo agli studenti economicamente svantaggiati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Per la formazione dei docenti contro le droghe è previsto un programma di formazione specifica per aiutare i docenti a intercettare i segnali di disagio e dipendenza negli studenti. Il progetto sarà finanziato dal Fondo nazionale per la lotta alla droga. Sono fondi che si aggiungono ai 150 milioni rifinanziati per il Piano estate, per permettere, nell'autonomia degli istituti, la possibilità di aprire durante i mesi estivi. Saranno garantiti i fondi per ampliare l'offerta formativa degli istituti superiori tecnici all'estero, nell'ambito del Piano Mattei.

Per ciò che attiene all'efficienza amministrativa, l'articolo 9 del decreto Scuola, infine, prevede l'assunzione di 101 funzionari da destinare agli uffici scolastici regionali. Il loro compito sarà quello di gestire in modo più efficace le procedure di appalto per i viaggi di istruzione, dopo che l'Anac ha escluso le singole scuole dal ruolo di stazione appaltante. Il loro compito è essenziale per promuovere la formazione degli studenti. Un lavoro in primis del Ministro Valditara, a cui va il nostro plauso (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) per la determinazione nel portare avanti gli obiettivi programmatici di questa maggioranza di contrasto alla dispersione scolastica e alla povertà educativa, così come dimostrato dagli interventi incisivi nel Mezzogiorno con Agenda Sud e così come confermato dai test Invalsi 2024, che attestano che la dispersione scolastica implicita, ad esempio, si aggira intorno al 6,6; un dato importante, perché è il più basso mai registrato a livello nazionale.

E nel ringraziare tutto il Governo e il Parlamento per l'attenzione che pongono a tutto il mondo scuola, sottolineiamo come non possiamo permetterci di indugiare. Stiamo dando corpo a tutti i contributi umani e professionali che ci restituiscono idee chiare di una scuola che semplifichi, funzioni, formi e che consegni al Paese giovani competenti e sereni di entrare nel mondo del lavoro, ma che, nello stesso tempo, riconosca agli insegnanti il ruolo delicato e importante che gli compete ogni giorno e che necessita di un lavoro stabile. Lavoriamo per uscire dalla condizione di precariato e perché, già all'inizio dell'anno scolastico, a settembre, tutte le cattedre siano assegnate.

Partendo dalla formazione e dal reclutamento fino ad arrivare alla capacità di ottenere un'inclusione reale, la scuola è chiamata a rispondere a una sfida complessa e sempre più articolata, e non ha bisogno di subire pressioni ideologiche o di diventare il campo di lotte di potere, come troppo spesso accade da parte di chi vorrebbe solo strumentalizzarla. Al contrario, necessita di essere il luogo della sicurezza, della protezione, della custodia, della crescita sana, perché spesso sopperisce a carenze affettive ed emotive, laddove le famiglie falliscano.

Merita rispetto e attenzione: noi non vogliamo che si sostituisca alla famiglia, ma che la sostenga nell'educare i nostri giovani e nel far loro superare le difficoltà di una transizione verso l'età adulta, le difficoltà economiche e sociali in una società in continuo mutamento. Il nostro obiettivo è raggiungere una scuola di qualità per tutti, accessibile per tutti, che metta in equilibrio le aspirazioni dei nostri studenti con le opportunità reali. Ma dobbiamo aiutarli a sviluppare la loro identità personale in primis, che non passa attraverso la mistificazione e l'estremizzazione di concetti e di idee del tutto fuorvianti.

Stiamo concentrando i nostri indirizzi verso una concreta azione di rispetto delle fasi di crescita e di ritorno all'autorevolezza degli adulti come modelli, come riferimenti; verso regole che aiutino la riflessione e il riconoscimento del diritto come libertà di essere sé stessi, ma nel rispetto della vita altrui.

Non possiamo più tollerare inermi violenze, omicidi tra pari, di genere, intra-familiari, individuali o di gruppo, e i nostri provvedimenti di sostegno alle attività extracurriculari e di formazione degli insegnanti sono azioni concrete per far fronte alle difficoltà che viviamo, in attuazione di un piano che vuole lasciarsi alle spalle il dolore di famiglie che perdono figli, insegnanti che preferiscono rinunciare alle cattedre in alcune periferie di alcuni comuni o ragazzi che preferiscono non andare a scuola, perché non si sentono compresi, perché DSA, perché soli o marginalizzati.

È per tutti questi ragazzi, per quelli volenterosi o brillanti, per il personale amministrativo, per il sacrificio di tutti quegli insegnanti che si formano, si abilitano, si trasferiscono lontano dalle proprie famiglie, sono pendolari, per i precari della scuola, dichiaro il voto favorevole della Lega alla questione di fiducia, con la volontà di vedere al più presto attuato questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orfini. Ne ha facoltà.

MATTEO ORFINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Guardi, il primo problema che abbiamo oggi è lì, tra i banchi del Governo. Non ce l'ho, ovviamente, con la Sottosegretaria Frassinetti, ma con chi non c'è. Dov'è l'onorevole Bernini? Perché non c'è l'onorevole Bernini? Guardi, noi siamo di fronte a quello che è un vero e proprio atto di teppismo politico. C'era una riforma in discussione, a prima firma della Ministra, che si è impantanata in Parlamento di fronte alle critiche e alle proteste, e, nottetempo, quella riforma è stata trasformata in un emendamento, infilato in questo provvedimento che non c'entrava nulla, ed è stata così approvata al Senato e oggi si andrà all'approvazione alla Camera.

La Ministra Bernini, sostanzialmente, ha rubato diritti e tutele ai ricercatori precari ed è scappata, nemmeno avendo la dignità di venire qua a difendere la sua riforma. E spiace che su una procedura di questo tipo abbia voluto mettere la firma la senatrice a vita Cattaneo, perché questa è una procedura che ha umiliato il Parlamento, e, forse, quel Parlamento si doveva difenderlo, soprattutto se si svolge quel tipo di funzione.

Cosa stiamo facendo noi qui? Stiamo togliendo diritti e tutele ai ricercatori, smantellando una riforma che non era una riforma del Partito Democratico, del centrosinistra, ma era una riforma che avevamo fatto tutti insieme durante il Governo Draghi, che aveva inserito una modalità nuova, il contratto di ricerca, che non stabilizzava, ma dava semplicemente un po' di tutele e diritti a dei lavoratori, perché questo sono i ricercatori. E, contestualmente all'approvazione di quella riforma, avevamo assunto tutti l'impegno a finanziarla nella successiva legge di bilancio.

Poi il Governo Draghi è caduto ed è arrivato il Governo Meloni. Su quella riforma c'erano le firme di molti di noi. C'era la firma della Lega. Ho qui la dichiarazione di voto che fece la Lega in quest'Aula, che diceva: i contratti di ricerca sostituiranno gli assegni di ricerca, per far sì che, dopo il dottorato e prima dell'insegnamento, vi siano giovani talenti che possano investire il 100 per cento del loro tempo nella ricerca. Questo era il testo della dichiarazione di voto non del Partito Democratico, ma della Lega, fatta in quest'Aula ad approvazione dei contratti di ricerca.

C'era la firma, al Senato, della senatrice Gallone, oggi collaboratrice e consigliera della Ministra Bernini. L'onorevole Sasso, relatore di questo provvedimento che smantella la riforma fatta dal Governo Draghi, di quel Governo era Sottosegretario. Onorevole Sasso, tutto bene? Le pare normale? Le sembra una posizione coerente? Guardate, noi siamo di fronte a un fatto abbastanza grave. Mi chiedo cosa sia cambiato rispetto alla passata legislatura. Perché state venendo meno a quegli impegni? Ma, soprattutto, perché usate argomenti così falsi?

È successo anche qui, in quest'Aula. Perché dite che lo fate per i ricercatori? Guardate che in tutto questo c'è una forma di insopportabile paternalismo, perché i ricercatori hanno voce, parlano e stanno parlando da mesi nelle università, nelle piazze, saranno qui fuori oggi pomeriggio. Hanno una voce, hanno dei diritti; hanno il diritto di parlare per sé stessi, senza che senatori a vita, parlamentari, Ministri, rettori parlino al posto loro. E, forse, bisognerebbe avere l'umiltà di ascoltarli, ascoltarli ovunque e ascoltarli sempre, come noi abbiamo voluto fare in Commissione, durante le audizioni.

Ad ascoltarli si capisce cosa noi stiamo facendo qui: stiamo precarizzando il loro lavoro e il loro destino, la loro vita. Una volta che eravamo riusciti a fare un passo avanti, dopo qualche mese torniamo indietro.

E guardate che non lo diciamo noi, lo hanno detto in Commissione quelli che la maggioranza ha chiamato in audizione, che ci hanno spiegato come funzionerà. Ce lo hanno detto così, candidamente: con un contratto di ricerca ci costa x; con quelle risorse, noi possiamo farne tre; tre con le nuove forme previste da questa riforma.

Il problema è che quelle due cose in più sono pagate con la sottrazione di diritti e tutele ai ricercatori; cioè, noi siamo di fronte a un meccanismo perverso per cui si risparmia sulla pelle dei ricercatori. E quel risparmio, quella che l'onorevole Dalla Chiesa ha chiamato flessibilità, è precarietà, che è un'altra cosa. Ce n'è fin troppa di flessibilità in questo mondo e noi siamo di fronte a un ricatto. Si dice: sono poche le risorse e, quindi, dobbiamo per forza fare così.

Ma le risorse non sono poche perché - diciamo - c'è lo Spirito Santo che lo ha deciso, ma perché c'è un sistema malato, che molti hanno difeso. Dal mio punto di vista, sono state irricevibili le parole dette dalla presidente della Conferenza dei rettori e dal presidente dell'Accademia dei Lincei, che hanno difeso questa riforma.

Noi siamo di fronte alla difesa di un sistema feudale, dello schiavismo accademico, di un Medioevo universitario che non ha più senso nel mondo di oggi e che rende il nostro sistema non più competitivo, ma meno competitivo. Come si fa a sostenere che siano i diritti e non la mancanza di risorse a penalizzare la ricerca? Il problema è tutto lì. Abbiamo assistito, in questi mesi, a un dibattito assolutamente sbagliato e fuorviante. Il tema è che noi abbiamo bisogno di una ricerca sana - che, quindi, non può essere precaria - e abbiamo bisogno di superare un modello sbagliato. E questo si fa solo mantenendo gli impegni, cioè mettendoci le risorse. Sono in tanti a dirlo, non solo i ricercatori. Dopo l'uscita della Conferenza dei rettori, un appello fatto da alcuni esponenti del mondo accademico ha raccolto, in poche ore, migliaia di firme di docenti dell'università, che dicono che questo modello non funziona più, non regge più e che non si può fare ricerca sulla pelle dei ricercatori, non si può tenere in piedi l'università sullo sfruttamento dei ricercatori.

Vedete, oggi, l'unica cosa buona di questo provvedimento è che cade il velo dell'ipocrisia di questo Governo: è chiaro che per questo Governo il tema della stabilizzazione, anzi, neanche della stabilizzazione, del riconoscere almeno un po' di diritti e tutele ai lavoratori e alle lavoratrici, in questo caso ai ricercatori precari, non è una priorità. Ne avevamo qualche sospetto visto l'atteggiamento su questi temi, più in generale, dal salario minimo all'atteggiamento sui referendum. Ma il tema è che non è vero che non ci sono le risorse: le risorse ci sarebbero, semplicemente, questo Governo sceglie di metterle altrove. Non sceglie di metterle sul lavoro, ma le mette, magari, sui centri in Albania, magari sul ponte sullo Stretto, su tante altre cose che non servono assolutamente a nulla e che pagano i lavoratori e le lavoratrici di questo Paese. E tutto questo perché voi sareste una destra sociale, attenta a chi sta peggio.

Noi per questo, ovviamente, non voteremo la fiducia e non voteremo questo provvedimento, perché per noi questa battaglia va persino al di là della difesa dei ricercatori: racconta un'idea di Paese alternativo al vostro, a quello che avete in mente voi, in cui, attraverso la cultura, il sapere e la ricerca, si innova e si rafforza un Paese e si costruisce anche un pezzo della sua identità, di cui spesso voi parlate tanto. Su questi lavoratori non si taglia, ma si investe, perché questi lavoratori e queste lavoratrici sono un pezzo del futuro del nostro Paese. E ci si investe e li si libera dai condizionamenti attraverso i diritti e le tutele, perché devono essere liberi: liberi da me, liberi da noi, liberi da voi, liberi dai rettori, liberi da un sistema accademico, perché la ricerca funziona se è libera. Per questo, noi non smetteremo di contrastare queste politiche e saremo sempre a fianco di quelle lavoratrici e di quei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cangiano. Ne ha facoltà.

GEROLAMO CANGIANO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ogni volta che sono stato chiamato ad intervenire su un decreto afferente alla disciplina scolastica e che parlasse di istruzione e formazione, ho sempre sostenuto che sarebbe stato difficile migliorarci. Ma, ogni volta, l'operato di questo Governo ci ha smentito e per questo voglio subito ringraziare il Ministro Valditara e il Sottosegretario Frassinetti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Oggi ci troviamo qui a sostenere un provvedimento che segna davvero uno spartiacque tra la politica dei proclami e quella delle azioni concrete, tra la politica delle parole e quella dei fatti. E noi ancora una volta siamo azioni concrete, siamo fatti, siamo risposte alle tante richieste che ogni giorno ci arrivano dagli operatori del mondo scolastico, universitario e anche della formazione. Vedete, colleghi, questo decreto dice tanto sull'importanza strategica che da sempre abbiamo riconosciuto ai nostri studenti, agli educatori, ai formatori e a tutti coloro che ogni giorno portano la loro umanità e la loro professionalità in quei luoghi del sapere, che educano cittadini consapevoli ed autonomi. Non siamo ancora in grado di fare miracoli, ma, per tutto il resto, questo decreto viene incontro a tante criticità che, nel corso degli ultimi mesi, abbiamo recepito da un confronto serrato, serio e costruttivo con le rappresentanze sindacali e con le associazioni di categoria. Essere considerati, come partito e come maggioranza di Governo, interlocutori primari, ci riempie di soddisfazione, ma anche di responsabilità. Le richieste sono state tante perché tante sono le storture che abbiamo ereditato e che una certa sinistra prova ad addossarci per non dover fare i conti con i propri errori.

E con grande senso del ruolo che ricopriamo, delle istituzioni che rappresentiamo e nel rispetto dei cittadini che guardano a noi, questi errori ce li siamo caricati cercando di correggerli, cercando soluzioni e non polemiche, cercando di restituire prestigio e dignità ad una delle professioni più empatiche e più belle del mondo, che è quella dell'insegnante.

Tanto di questo decreto parla ai docenti, parla di docenti e parla con i docenti, perché questo Governo continua, anche in questa occasione, ad intervenire normativamente per ridurre quel fenomeno del precariato, che certamente non è frutto della nostra azione politica, ma che non abbiamo mai ignorato, anzi. E, dopo aver aperto una straordinaria stagione concorsuale, oggi si continua a premiare il merito e a riconoscere la professionalità di chi questi concorsi li ha superati per competenza e con caparbietà. Si continuano a riscontrare quelle comprensibili richieste di chi, da anni, chiede di legittimare il ruolo di docente. Si continua ad incentivare la formazione e si continua a sostenere l'entusiasmo di chi porta in sé, anche al di fuori dell'orario scolastico, quella grinta e quella voglia di insegnare. Si continua a garantire che gli alunni fragili non debbano vivere la loro unicità come un limite, ma come una risorsa. Si continua a puntare, in termini di investimenti ed attenzione, sugli studi tecnici, sugli ITS e su quella connessione con il Piano Mattei e con il made in Italy, che tanto stanno caratterizzando, con risultati straordinari, l'operato di questo Governo, anche all'estero. Una porta che guarda ad un futuro legato al territorio, frutto di un'intuizione geniale diventata, poi, una bellissima realtà dai numeri impressionanti.

Si continua in quell'opera di innovazione e di rinnovamento iniziata due anni e mezzo fa. Si continua ad avere un respiro internazionale, senza distogliere mai lo sguardo dalla nostra identità nazionale. Si continua ad investire, in termini strutturali e in termini di competenze, sia sulla formazione sia su quel sistema, consentendoci di migliorarlo rispetto a come l'abbiamo trovato. Per esempio, c'è la progettualità estiva; c'è quella volontà di far diventare le scuole centri di aggregazione ed inclusione; c'è l'obiettivo di superare divari del territorio e la dispersione scolastica; ci sono fondi per potenziare edifici scolastici, costruire nuovi laboratori, palestre e mense. Tutto è finalizzato a recuperare quel profilo sociale che la scuola deve ritornare ad avere.

E si continua ad avere un rapporto straordinario con gli alunni. Vedete, dobbiamo intervenire sul rapporto tra la scuola e i social, spesso veramente dannosi per i nostri figli e non solo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Si continua ad avere un pugno fermo contro chiunque crede che la violenza, sia essa fisica che verbale, possa arrivare ad essere l'unico strumento di comunicazione o di imposizione. E su questo - consentitemi - credo sia il caso di fare una digressione ed una riflessione su quanto è successo nei giorni scorsi, proprio in relazione ad un uso distorto e poco accorto e consapevole dei social.

Ciò che ci ha davvero inquietati e terrorizzati - lo dico da padre, da uomo e da rappresentante delle istituzioni - è proprio quella semplicità con cui chiunque, anche chi dovrebbe essere guida ed esempio per i nostri figli e per i nostri studenti, accede al proprio profilo social e, nascondendosi dietro il mondo virtuale di una tastiera, si consente la libertà non solo di minacciare chi non c'entra nulla con le determinazioni politiche di questo Governo, che possono anche legittimamente non piacere, ma di farlo in modo seriale e sistematico dall'alto di un ruolo sociale a cui stiamo cercando di restituire l'autorevolezza che gli compete (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ma non a queste condizioni, consentiteci, non di fronte a queste brutture, che andrebbero immediatamente condannate e perseguite con rigore ed obiettività, perché la libertà delle proprie idee e il diritto di esprimere non possono avere colore politico, non possono essere consentite a chi più e a chi meno a seconda delle proprie convinzioni. Questo messaggio non può e non deve passare, e non deve passare nemmeno l'idea che minacciare di morte qualcuno utilizzando i social sia un gesto scevro da conseguenze.

Ci aspettiamo quindi - e approfitto della presenza del Sottosegretario - pugno fermo e muso duro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) nei confronti di questo docente, responsabile di una condotta non eticamente appropriata al suo ruolo, certi che non cedere è sempre l'esempio migliore da dare a chi ci guarda e a chi ci osserva, e noi vogliamo essere esempio, noi vogliamo creare le condizioni affinché questa Nazione diventi esempio.

Lo stiamo facendo già in ogni modo e in ogni settore con un lavoro sinergico tra Governo, Ministri e gruppi parlamentari, senza preclusioni, se non quelle che ci vengono da altri, senza pregiudizi, se non quelli che gli altri continuano a disegnarci addosso, senza steccati ideologici, senza contrapposizioni, senza null'altro se non la giusta e sacrosanta convinzione che tutto nasce dalla scuola, tutto passa attraverso la scuola e tutto ritorna alla scuola.

In uno abbiamo bisogno di un equilibrio precario, ma bellissimo, che ci vedrà sempre costruire e mai distruggere. Agli altri lasciamo la convinzione di essere i primi della classe, per noi teniamo la certezza che si può sempre fare meglio, anche se stavolta fare meglio è veramente difficile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato convenuto che la votazione per appello nominale abbia luogo a partire dalle ore 13, sospendo la seduta fino a tale ora. La seduta è sospesa e riprenderà alle ore 13.

La seduta, sospesa alle 12,43, è ripresa alle 13.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 2420​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.

Indico la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.

Ricordo che l'estrazione a sorte del nome del deputato dal quale la chiama avrà inizio è stata già effettuata dalla Presidenza nella seduta di venerdì 30 maggio.

La chiama avrà quindi inizio dal deputato Di Giuseppe.

Invito i deputati Segretari a procedere alla chiama.

(Segue la chiama).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti: …………..290

Votanti: ……………286

Astenuti: …………..4

Maggioranza: ……..144

Hanno risposto : …189

Hanno risposto no: ..97

La Camera approva.

Si intendono così precluse tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:

Albano Lucia

Almici Cristina

Ambrosi Alessia

Amich Enzo

Amorese Alessandro

Andreuzza Giorgia

Antoniozzi Alfredo

Bagnasco Roberto

Baldelli Antonio

Barabotti Andrea

Barelli Paolo

Battilocchio Alessandro

Battistoni Francesco

Bellomo Davide

Bellucci Maria Teresa

Benvenuti Gostoli Stefano Maria

Benvenuto Alessandro Manuel

Bergamini Davide

Bergamini Deborah

Bicchielli Pino

Bignami Galeazzo

Billi Simone

Bisa Ingrid

Bof Gianangelo

Bordonali Simona

Boscaini Maria Paola

Bruzzone Francesco

Buonguerrieri Alice

Candiani Stefano

Cangiano Gerolamo

Cannata Giovanni Luca

Caparvi Virginio

Cappellacci Ugo

Caramanna Gianluca

Caretta Maria Cristina

Carfagna Maria Rosaria

Carloni Mirco

Caroppo Andrea

Carra' Anastasio

Castiglione Giuseppe

Cattaneo Alessandro

Cattoi Vanessa

Cavandoli Laura

Cavo Ilaria

Centemero Giulio

Cerreto Marco

Cesa Lorenzo

Chiesa Paola Maria

Ciaburro Monica

Ciancitto Francesco Maria Salvatore

Ciocchetti Luciano

Cirielli Edmondo

Coin Dimitri

Colombo Beatriz

Comaroli Silvana Andreina

Comba Fabrizio

Congedo Saverio

Coppo Marcello

Cortelazzo Piergiorgio

Costa Enrico

Crippa Andrea

Dalla Chiesa Rita

Dara Andrea

D'Attis Mauro

De Bertoldi Andrea

De Corato Riccardo

De Monte Isabella

De Palma Vito

Deidda Salvatore

Delmastro Delle Vedove Andrea

Di Maggio Grazia

Dondi Daniela

Donzelli Giovanni

Ferrante Tullio

Filini Francesco

Formentini Paolo

Foti Tommaso

Frassinetti Paola

Frijia Maria Grazia

Gabellone Antonio Maria

Gardini Elisabetta

Gatta Giandiego

Gava Vannia

Gemmato Marcello

Gentile Andrea

Giagoni Dario

Giglio Vigna Alessandro

Giordano Antonio

Giorgianni Carmen Letizia

Giovine Silvio

Gusmeroli Alberto Luigi

Iaia Dario

Iezzi Igor

La Porta Chiara

La Salandra Giandonato

Lampis Gianni

Lancellotta Elisabetta Christiana

Latini Giorgia

Lazzarini Arianna

Leo Maurizio

Longi Eliana

Loperfido Emanuele

Lovecchio Giorgio

Lucaselli Ylenja

Maccanti Elena

Maccari Carlo

Maerna Novo Umberto

Maiorano Giovanni

Malagola Lorenzo

Malaguti Mauro

Mantovani Lucrezia Maria Benedetta

Marchetto Aliprandi Marina

Marrocco Patrizia

Mascaretti Andrea

Maschio Ciro

Matera Mariangela

Matone Simonetta

Matteoni Nicole

Mazzi Gianmarco

Messina Manlio

Michelotti Francesco

Miele Giovanna

Milani Massimo

Minardo Antonino

Molinari Riccardo

Mollicone Federico

Montaruli Augusta

Montemagni Elisa

Morgante Maddalena

Mule' Giorgio

Mura Francesco

Nevi Raffaele

Nisini Tiziana

Osnato Marco

Ottaviani Nicola

Padovani Marco

Pagano Nazario

Palombi Alessandro

Panizzut Massimiliano

Patriarca Annarita

Pella Roberto

Pellicini Andrea

Perissa Marco

Pierro Attilio

Pisano Calogero

Pizzimenti Graziano

Polidori Catia

Polo Barbara

Pretto Erik Umberto

Prisco Emanuele

Pulciani Paolo

Raimondo Carmine Fabio

Ravetto Laura

Rizzetto Walter

Roccella Eugenia

Romano Francesco Saverio

Roscani Fabio

Rossello Cristina

Rossi Angelo

Rossi Fabrizio

Rosso Matteo

Rotelli Mauro

Ruspandini Massimo

Russo Paolo Emilio

Saccani Jotti Gloria

Sala Fabrizio

Sasso Rossano

Sbardella Luca

Schiano Di Visconti Michele

Schifone Marta

Semenzato Martina

Silvestri Rachele

Siracusano Matilde

Sorte Alessandro

Squeri Luca

Tassinari Rosaria

Testa Guerino

Toccalini Luca

Trancassini Paolo

Tremaglia Andrea

Urzi' Alessandro

Vietri Imma

Vinci Gianluca

Volpi Andrea

Ziello Edoardo

Zinzi Gianpiero

Zoffili Eugenio

Zucconi Riccardo

Zurzolo Immacolata

Hanno risposto no:

Aiello Davide

Alifano Enrica

Amato Gaetano

Ascani Anna

Auriemma Carmela

Barbagallo Anthony Emanuele

Barzotti Valentina

Berruto Mauro

Boldrini Laura

Bonafe' Simona

Bonetti Elena

Bonifazi Francesco

Borrelli Francesco Emilio

Braga Chiara

Bruno Raffaele

Cantone Luciano

Cappelletti Enrico

Caramiello Alessandro

Caso Antonio

Casu Andrea

Ciani Paolo

Colucci Alfonso

Cuperlo Gianni

D'Alessio Antonio

De Luca Piero

De Maria Andrea

De Micheli Paola

Della Vedova Benedetto

Dell'Olio Gianmauro

Di Biase Michela

Dori Devis

D'Orso Valentina

Evi Eleonora

Fede Giorgio

Ferrari Sara

Filippin Rosanna

Fontana Ilaria

Forattini Antonella

Fornaro Federico

Fratoianni Nicola

Furfaro Marco

Ghio Valentina

Ghirra Francesca

Giachetti Roberto

Gianassi Federico

Girelli Gian Antonio

Gnassi Andrea

Graziano Stefano

Grimaldi Marco

Grippo Valentina

Guerra Maria Cecilia

Iaria Antonino

L'Abbate Patty

Lai Silvio

Laus Mauro Antonio Donato

Lomuti Arnaldo

Mancini Claudio

Manzi Irene

Marattin Luigi

Mari Francesco

Mauri Matteo

Merola Virginio

Morassut Roberto

Morfino Daniela

Orfini Matteo

Orrico Anna Laura

Pagano Ubaldo

Pandolfo Alberto

Pastorella Giulia

Pastorino Luca

Pavanelli Emma

Peluffo Vinicio Giuseppe Guido

Penza Pasqualino

Piccolotti Elisabetta

Prestipino Patrizia

Quartapelle Procopio Lia

Quartini Andrea

Richetti Matteo

Roggiani Silvia

Romeo Nadia

Rossi Andrea

Ruffino Daniela

Santillo Agostino

Sarracino Marco

Scarpa Rachele

Scotto Arturo

Serracchiani Debora

Silvestri Francesco

Sottanelli Giulio Cesare

Soumahoro Aboubakar

Speranza Roberto

Stumpo Nicola

Tabacci Bruno

Traversi Roberto

Tucci Riccardo

Vaccari Stefano

Zaratti Filiberto

Si sono astenuti:

Gebhard Renate

Manes Franco

Schullian Manfred

Steger Dieter

Sono in missione:

Bagnai Alberto

Bitonci Massimo

Boschi Maria Elena

Brambilla Michela Vittoria

Caiata Salvatore

Calderone Tommaso Antonino

Calovini Giangiacomo

Casasco Maurizio

Cecchetti Fabrizio

Colosimo Chiara

Colucci Alessandro

Costa Sergio

Ferro Wanda

Freni Federico

Giorgetti Giancarlo

Gribaudo Chiara

Guerini Lorenzo

Lacarra Marco

Lollobrigida Francesco

Lupi Maurizio

Magi Riccardo

Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo

Meloni Giorgia

Molteni Nicola

Morrone Jacopo

Nordio Carlo

Pellegrini Marco

Pichetto Fratin Gilberto

Pietrella Fabio

Pittalis Pietro

Rampelli Fabio

Ricciardi Marianna

Ricciardi Riccardo

Rixi Edoardo

Rosato Ettore

Scerra Filippo

Sportiello Gilda

Stefani Alberto

Tajani Antonio

Tremonti Giulio

Varchi Maria Carolina

Zanella Luana

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 14,30 per l'esame degli ordini del giorno.

La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 14,30.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 92, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Bruno Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (PD-IDP). Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Cominciamo bene, onorevole Tabacci. Devo chiedere la cortesia se può cambiare microfono perché innesca… adesso tanto li cambiamo tutti, quindi il problema è destinato a essere risolto.

BRUNO TABACCI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Signor Presidente, intervengo per richiedere un'informativa urgente della Presidente Meloni e del Ministro Giorgetti a proposito del cosiddetto risiko bancario in atto. L'inchiesta andata in onda l'altra sera su Report ha riacceso i riflettori su passaggi del cosiddetto risiko bancario, finora poco discussi e alquanto opachi, che vede protagonista il Governo Meloni con l'obiettivo di mettere le mani su Assicurazioni Generali, assecondando l'iniziativa di due grandi investitori privati, Caltagirone e Delfin, azionisti sia di Monte dei Paschi, sia di Mediobanca che di Generali, in un intreccio di relazioni e interessi politici assai poco trasparenti.

Più che il mercato finanziario, il protagonista prevalente diventa il Governo, con l'obiettivo di rafforzare la sua influenza sul polo Assicurazioni Generali, cuore pulsante del risparmio italiano. L'Italia è uno dei cinque Paesi europei, con Germania, Francia, Spagna e Polonia, che insieme rappresentano l'80 per cento del mercato finanziario europeo. Il suo Governo, il Governo Meloni, dovrebbe essere in campo con una visione strategica europea e stimolare persino la cooperazione rafforzata per costruire un meccanismo che renda interessante e remunerativo per il risparmiatore europeo investire in strumenti finanziari che garantiscano un ritorno apprezzabile e che possano trasformarsi in investimenti nell'economia reale.

Invece no, la visione del nostro Governo è tutta interna all'Italia e di corto respiro, con gestione strumentale persino di strumenti delicati come il golden power. Più che arbitro, il Governo appare un giocatore avventuroso di breve respiro. Il Parlamento non è per nulla coinvolto; anzi, ha dovuto assistere alla pretesa del Governo di assumere deleghe sul DDL Capitali - quello dello scorso anno per intenderci - che poi ha dimostrato di non essere in grado di esercitare.

L'inchiesta ha evidenziato, tra l'altro, che il dottor Gaetano Caputi, Capo di gabinetto del Presidente del Consiglio Meloni, ha detenuto o detiene quote in società che operano nel recupero crediti deteriorati (NPL) senza aver dichiarato queste partecipazioni come richiede la legge. Ho letto le sue precisazioni al riguardo: “non sono interessato a guardare dal buco della serratura”. Ma quando si hanno responsabilità istituzionali è doveroso stare lontano da potenziali conflitti di interessi. Anch'io avevo interessi per la borsa ma personalmente, in costanza di ruoli istituzionali, anche parlamentari, preferivo limitarmi a orientare i risparmi personali sui titoli di Stato. Ovviamente, non sono a conoscenza del calendario delle riunioni a Palazzo Chigi, né chi c'è, né chi le promuove, ma l'OPS, offerta pubblica di scambio, di Monte dei Paschi su Mediobanca non era certo sconosciuta a Palazzo Chigi e al MEF, tanto è vero che l'hanno pure benedetta. Così come è avvenuta con modalità inusuali l'asta gestita da Banca Akros, su incarico del Tesoro rispetto ad alcuni soci privati, come Caltagirone e Delfin. Una modalità per aggirare le norme BCE sul controllo bancario che, di fatto, impediscono a soggetti industriali non bancari di acquisire il controllo di istituti vigilati dalla BCE. Il Governo Meloni - ed ho concluso - dunque, ad un tempo arbitro e giocatore, solleva moltissimi dubbi sulla trasparenza delle operazioni finanziarie in atto e questa modalità non può essere giustificata con il lungo digiuno. È semplicemente inquietante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Vi chiediamo un'informativa urgente su questi temi in Aula. So bene che forse Report non è una trasmissione che vi appassiona particolarmente, viste le critiche che continuate a esternare. Tuttavia, è certo che inchieste giornalistiche come questa scuotono, scuotono l'opinione pubblica e credo che toccherà al Governo rispondere nel merito, Presidente. Perché, a quanto pare, esiste un conflitto di interessi a carico del capo di gabinetto della Presidente Meloni, Gaetano Caputi. Nelle sue dichiarazioni ufficiali - potete andare anche voi a cercarlo - di fatto, nella parte patrimoniale, pubblicate per legge sul sito della Presidenza del Consiglio, manca qualcosa. Vi dico esattamente che cosa manca: manca il possesso di quote in due società ISCC e Lawyers STA che operano nel settore degli NPL, i cosiddetti crediti deteriorati. NPL che possono essere, come avrà colto, molto remunerativi. Perché ci interessa, Presidente? Una delle due società è entrata in un fondo di Illimity Bank, fondata dall'ex Ministro Passera. La Illimity Bank, in passato, ha acquisito oltre 1,5 miliardi di crediti deteriorati proprio da Monte dei Paschi di Siena.

Non devo ricordarvi io che il primo azionista di Monte dei Paschi è il Tesoro, con l'11 per cento delle quote.

Nel 2024 Illimity Bank ha chiuso con i conti in rosso; oggi, dopo l'offerta di acquisizione lanciata da Banca Ifis, è entrata nel dossier delle scalate bancarie sul tavolo del Governo. È quel dossier di cui proprio Caputi si deve occupare. Già, perché Caputi ha avuto da Giorgia Meloni il compito di seguire in prima persona il dossier delle scalate bancarie. Ancora ad oggi, questo dossier, in mano a Caputi, non è stato smentito. Caputi ha avuto già un ruolo centrale anche nella scalata di Monte dei Paschi. Ecco, il conflitto di interessi. Caputi non avrebbe dovuto liberarsi di quelle quote? Lo chiedo a voi. È solo un problema di opportunità, nel momento in cui il Governo si presta a entrare nell'economia bancaria e nella finanza gestita appunto dalle banche? Ma vorrei andare oltre, perché siamo in quest'Aula e, qui, di conflitti di interessi e potenziali…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

MARCO GRIMALDI (AVS). …ne abbiamo già citati diversi, sempre sul capo di gabinetto della Presidente Meloni. Gliene dico qualcuno. Ne avevamo annunciato tempo fa in merito a una vicenda diversa, quella che coinvolge l'ex GKN. Voi direte cos'è l'ex GKN? Ve la ricordate la storica e grande, diciamo, impresa in cui sono stati tutti licenziati dal fondo Melrose in una notte? Ecco, cosa c'entra la Saxa Gres? Vi ricordate? Ecco, vi aiuto io: Francesco Borgomeo, che ha ereditato dal fondo Melrose la GKN, ha un'altra società, la Saxa Gres. Lei dice: e cosa c'entra? I conti di Saxa Gres sono in grande difficoltà e la società ha una forte esposizione obbligazionaria. A rappresentare gli obbligazionisti sa chi c'è, Presidente? Il professor Gaetano Caputi. Omonimia? Non credo. E, tra i piani di ristrutturazione della Saxa Gres, c'è anche quello di un intervento di Invitalia, sotto il controllo anch'esso pubblico. Secondo il Governo non esiste alcun nesso tra la crisi dell'azienda dell'ex GKN e la vicenda Saxa Gres: così hanno risposto a un'interpellanza.

Allora, come mai quella fretta di procedere alla liquidazione? Di capitalizzare uno stabilimento di 80.000 metri quadri, del valore di 29 milioni di euro? Dovremmo credere che non c'entra nulla col fatto che Saxa Gres nuoti in pessime acque? Una perdita per 40 milioni di euro, un patrimonio netto negativo…

PRESIDENTE. Concluda.

MARCO GRIMALDI (AVS). …pari a 16 milioni? Ho finito. E la presenza di Caputi nell'assemblea degli obbligazionisti non era inopportuna? Lo chiedo a voi: prima o poi dovrete rispondere. Mi pare chiaro che qualcuno faccia i suoi interessi, ma, se si ha un ruolo pubblico, non sono legittimi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, signor Presidente. Io volevo associarmi alla richiesta molto opportuna, innanzitutto, del collega Tabacci di un'informativa urgente, finalmente, della Presidente del Consiglio o del Ministro Giorgetti, su quanto sta accadendo nel cosiddetto risiko bancario. Io ero intervenuto e non ho smesso di farlo da novembre, da quando il Ministro Giorgetti aveva preannunciato che avrebbero messo il golden power per un'operazione tra banche italiane, la milanesissima UniCredit e BPM. Non ho visto la trasmissione di cui i colleghi hanno parlato, ma c'è un conflitto d'interessi grande come una casa, che già è sufficiente. Il Governo vuole muoversi come arbitro e giocatore, com'è stato detto; è il primo socio di MPS, insieme, quindi, a BPM hanno deciso e votato nei consigli di amministrazione l'OPS su Mediobanca. C'è un uso selettivo, strumentale e tutto politico del golden power, che viene utilizzato dando restrizioni a UniCredit sull'OPS UniCredit nei confronti di BPM e non viene utilizzato nelle altre operazioni, a partire dall'OPS di MPS su Mediobanca. Sembra uno scioglilingua, Presidente, ma non lo è.

Io credo che questa sia una gravissima entrata a gamba tesa da parte del Governo che non fa gli interessi generali della Nazione, direbbe il Presidente del Consiglio, perché sul fatto che non vi siano storture e le norme vengano rispettate, quelle europee, la Commissione, c'è la BCE, c'è Bankitalia, c'è l'Antitrust, c'è la Consob, nei confronti dei quali sono partiti gli strali da parte del Governo semplicemente perché, con una misura doverosa, la Consob ha detto: vabbè, aspettiamo, sospendiamo i tempi e i termini dell'OPS per un mese, per dare modo a UniCredit di studiare il dossier.

Io credo, quindi, che sia fortemente opportuna la richiesta di un'informativa perché quello che sta succedendo ed è successo finora - con un'attenzione non sufficiente, a mio avviso, da parte di questo Parlamento - è gravissimo. È gravissimo non perché uno voglia parteggiare per l'uno o l'altro dei soggetti in campo, è gravissimo perché questa intromissione che il Governo ha continuato, prima con gli annunci e poi con i fatti, non è legittima. A mio avviso, è fortemente viziata da interessi politici, da amicizie con questo e con quello e non va nell'interesse della solidità del sistema bancario.

Chiudo, signor Presidente. Io ho chiesto al Governo di poter leggere la lettera che la Commissione ha mandato al Governo italiano, con le specifiche sul golden power, chiedendo, quindi, delle motivazioni. È una lettera che è già finita sul giornale Libero; ho insistito col collega Giglio Vigna, presidente della Commissione affari europei, che è quella deputata, perché, come il Governo ci aveva chiesto, si mandasse una lettera ufficiale della Camera, l'abbiamo mandata e ci hanno risposto picche.

Io su questo voglio investire, oltre che il collega Giglio Vigna, anche la Presidenza della Camera e sono pronto a mandare tutti gli estremi di questo. Anche perché io voglio sapere, poi, cosa il Ministro Giorgetti abbia risposto alla Commissione europea, perché dall'ANSA abbiamo appreso che questa risposta c'è. Quindi, che venga il Governo il prima possibile a rispondere su quello che sta accadendo, ma soprattutto a rispondere degli atti e delle omissioni in termini di golden power per l'uno, no golden power per l'altra, da parte di questo Governo, con interferenze gravi e tutte di natura politica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, su questo argomento, l'onorevole Dell'Olio. Ne ha facoltà.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Grazie, Presidente. Ci associamo alla richiesta di informativa urgente, affinché la Presidente Meloni venga a riferire qui, in Aula, sulla questione del cosiddetto risiko bancario.

Noi, come MoVimento 5 Stelle, direi da sempre ci siamo battuti per questo e abbiamo chiesto spiegazioni anche perché questo Governo, quando si è trattato delle banche, non le ha volute toccare, non ha avuto toccare gli extraprofitti. Però, adesso si sta mettendo a fare il piccolo banchiere, sta in qualche modo agevolando - e non capiamo per quale motivo - interessi privati, quindi, Caltagirone, gli eredi Del Vecchio; ha incominciato, cedendo MPS prima parzialmente, quindi, di fatto, andando sulla propria strategia di cessione degli asset pubblici ma non massimizzando sicuramente i valori di cessione.

Abbiamo acquisito conoscenza - come è stato detto anche dagli altri colleghi - di quelli che possono essere potenziali conflitti di interesse e comunque situazioni poco chiare gestite dal capo di gabinetto della Presidente Meloni, per cui questa sponsorizzazione di queste soluzioni che andranno a favorire solo una piccola élite di imprenditori sicuramente non faranno bene al Paese, anche perché il Paese da questo punto di vista non acquisisce nessun vantaggio. Siamo ancora a crescita zero; di certo si interviene nel mercato del sistema bancario, come sta facendo in questo modo il Governo, che ha detto di non volersene occupare, che non è suo compito occuparsi di politica industriale; evidentemente gli piace occuparsi di politica bancaria ma questo non sta portando alcun beneficio.

Pertanto chiediamo che venga a riferire su questa partita che sta giocando. La sta giocando, in realtà, pensando di voler gestire un sistema e non comprendendo che, in realtà, al guinzaglio ci finisce il Governo con queste manovre. Sul golden power è stato già detto, non ci entro, e chiudo, Presidente, con una questione.

Tutte queste manovre che il Governo sta effettuando, di fatto, potranno avere un impatto su circa 100.000 lavoratori del settore bancario. Lavoratori che a quanto pare non dovrebbero essere licenziati - si dovrebbe provvedere con uscite singole - ma nella realtà, nel momento in cui si interviene e si entra a gamba tesa in questo settore e soprattutto non avendo l'esperienza, perché non è compito del Governo gestire il sistema bancario, si potranno creare ulteriori danni.

Quindi, concludo con l'associazione della richiesta per venire a riferire in Aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti sempre sull'ordine dei lavori, sul medesimo argomento. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Semplicemente Presidente, senza ritornare sulle cose e le considerazioni che sono state fatte da chi mi ha preceduto, anche noi ci uniamo alla richiesta di informativa da parte del Governo, sposando praticamente integralmente le parole dell'onorevole Della Vedova che è intervenuto poco fa e ovviamente ci uniamo alla richiesta degli altri colleghi.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Andiamo avanti colleghi con il seguito della discussione del disegno di legge di conversione n. 45, recante ulteriori disposizioni urgenti in materia di attuazione delle misure del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per l'avvio dell'anno scolastico 2025/2026.

Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2420​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Invito la rappresentante del Governo, onorevole Frassinetti, ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

Cominciamo dall'ordine del giorno n. 9/2420/1 Marchetto Aliprandi.

PAOLA FRASSINETTI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione e il merito. Grazie Presidente.

Sull'ordine del giorno n. 9/2420/1 Marchetto Aliprandi il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a promuovere ogni opportuna iniziativa atta ad incentivare progetti didattici di educazione tra pari”.

Sugli ordini del giorno n. 9/2420/2 Marino e n. 9/2420/3 Sportiello il parere è contrario.

Presidente mi consenta, su un argomento così delicato, di sottolineare in merito a quest'ordine del giorno e ad altri simili, che il Ministero ha inserito l'educazione al rispetto verso la donna e le relazioni corrette tra uomo e donna all'interno dell'insegnamento dell'educazione civica e che nelle nuove indicazioni nazionali vi sarà l'educazione all'empatia. Inoltre l'educazione alla sessualità biologica è già prevista negli attuali programmi. Credo che questo sia un argomento importantissimo, penso che nelle scuole la cosa più importante sarà quella di far capire ai ragazzi che amore e possesso sono due cose diverse e alle ragazze di intervenire ai primi segnali di violenza o di controllo del cellulare. Lavoriamo su questi due aspetti che, secondo me, purtroppo, sono a monte dei tragici eventi di questi tempi.

Sull'ordine del giorno n. 9/2420/4 Di Lauro, espunte le premesse, il parere è favorevole al secondo impegno e favorevole con la seguente riformulazione del primo e del terzo impegno: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di destinare risorse” e “a valutare l'opportunità di promuovere la creazione di strutture”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2420/5 Ascari il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/2420/6 Orrico il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di adottare tutte le iniziative (…)”. Sull'ordine del giorno n. 9/2420/7 L'Abbate, espunte le premesse, il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a verificare gli effetti applicativi dell'articolo 6, commi 1-bis e 1-ter, del provvedimento in esame e a promuovere, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, ogni ulteriore iniziativa utile a sostenere e a garantire il diritto allo studio universitario”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2420/8 D'Orso, espunte le premesse, il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “ad adottare tutte le iniziative necessarie a garantire ai docenti vincitori del concorso cosiddetto PNRR-1 di abilitarsi in tempo utile per poter essere inquadrati a tempo indeterminato all'inizio dell'anno scolastico 2025/2026”. Sull'ordine del giorno n. 9/2420/9 Amato il parere è contrario.

L'ordine del giorno n. 9/2420/10 Giuliano è accolto come raccomandazione, espunte le premesse. Sull'ordine del giorno n. 9/2420/11 Caso il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/2420/12 Morfino, espunte le ultime tre premesse, il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare l'opportunità, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, di garantire (…)”. Sull'ordine del giorno n. 9/2420/13 Carmina parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/2420/14 Mollicone il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/2420/15 Grippo il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/2420/16 Manzi, espunta l'ultima premessa, il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare la possibilità di prevedere (…)”. Sull'ordine del giorno n. 9/2420/17 Ferrari, espunte le premesse, il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare l'opportunità di incrementare ulteriormente, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, le risorse del Fondo per il finanziamento ordinario delle università per la valorizzazione della qualità della ricerca e della didattica in una prospettiva di lungo termine”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2420/18 Toni Ricciardi, espunte le premesse, il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare l'opportunità di provvedere in tempi brevi alla nomina della struttura di vertice del Consiglio nazionale delle ricerche, anche al fine di avviare l'attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 1, comma 591, della legge 30 dicembre 2024, n. 207, per l'assunzione di ricercatori, tecnologi, tecnici e personale amministrativo del CNR, per la valorizzazione delle professionalità e il rafforzamento del più grande ente di ricerca nello spazio europeo della ricerca”. Sull'ordine del giorno n. 9/2420/19 Berruto, espunte le premesse, il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “ad adottare, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, ogni ulteriore iniziativa utile per sostenere e valorizzare la qualità delle professionalità del sistema della ricerca, rendendolo più competitivo, anche monitorando l'attuazione delle disposizioni di cui (…)” e così via. Sull'ordine del giorno n. 9/2420/20 Casu il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare l'opportunità di rendere pubblico (…)”. Sull'ordine del giorno n. 9/2420/21 Malavasi il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare l'opportunità, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, di reperire (…)”. Sull'ordine del giorno n. 9/2420/22 Prestipino il parere è contrario. L'ordine del giorno n. 9/2420/23 Ghio è accolto come raccomandazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/2420/24 Scarpa il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/2420/25 Iacono, espunta l'ultima premessa, il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “Considerata la durata triennale dei progetti connessi al PNRR, ad accompagnare le misure previste dall'articolo 2, con ulteriori iniziative volte a prorogare l'organico aggiuntivo assegnato alle istituzioni scolastiche in seguito all'attuazione del piano Agenda Sud e al PNRR per la durata del programma fino al 30 giugno 2026”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2420/26 Bonafe', espunte le premesse, il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “A dare attuazione all'articolo 8-bis del decreto-legge 14 marzo 2025, n. 25, considerando tra gli interventi ammissibili a finanziamento, nel rispetto delle condizioni previste dalla citata disposizione, anche gli interventi di interesse dei comuni sotto i 20.000 abitanti che hanno utilizzato il PNRR ma che rischiano di perdere le relative risorse a seguito di comprovate cause non imputabili alla stazione appaltante”. Sull'ordine del giorno n. 9/2420/27 Orfini, il parere è contrario. L'ordine del giorno n. 9/2420/28 Furfaro, espunta la terza premessa, è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/2420/29 Cangiano, il parere è favorevole. Sugli ordini del giorno n. 9/2420/30 Zanella e n. 9/2420/31 Zaratti, il parere è contrario. L'ordine del giorno n. 9/2420/32 Di Mattina mi risulta ritirato, Presidente. Sull'ordine del giorno n. 9/2420/33 Ravetto, il parere è favorevole. L'ordine del giorno n. 9/2420/34 Loizzo è accolto come raccomandazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/2420/35 Ascani, espunte le premesse, il parere è favorevole con riformulazione degli impegni da uno a cinque, con: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, (…)”; il parere è favorevole con riformulazione del sesto impegno: “a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative a sostegno degli studenti fuori sede, finalizzate a contrastare il caro affitti e la mancanza di alloggi universitari, a garantire il diritto allo studio e a realizzare un investimento strategico per il futuro del Paese”. Sull'ordine del giorno n. 9/2420/36 Dori, espunte le premesse, il parere è favorevole con riformulazione dell'impegno: “a valutare l'opportunità di individuare, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, ulteriori risorse per continuare a sostenere il settore dell'università e della ricerca”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2420/37 Piccolotti, espunte le premesse, il parere è favorevole con riformulazione dell'impegno: “a valutare l'opportunità di individuare, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, ulteriori risorse per continuare a sostenere il settore della ricerca, favorirne l'attrattività e l'innovazione e promuovere la competitività”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2420/38 Ghirra, il parere è contrario. Qui volevo precisare, tenuto conto che l'impegno contenuto nell'ordine del giorno confligge con la riforma del reclutamento prevista dal PNRR e che le misure contenute nel presente decreto-legge costituiscono già una revisione della medesima riforma. Su questo si basa il parere contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/2420/39 Mari, il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/2420/40 Fratoianni, espunte le premesse, il parere è favorevole con la medesima riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2420/37 Piccolotti, che ho appena letto. Sull'ordine del giorno n. 9/2420/41 Grimaldi, espunte le premesse, il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a favorire e sostenere ulteriormente la partecipazione degli enti pubblici alla realizzazione di nuove residenze universitarie pubbliche”. Sugli ordini del giorno n. 9/2420/42 Borrelli e n. 9/2420/43 Bonelli, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2420/1 Marchetto Aliprandi. Onorevole Marchetto Aliprandi, accoglie la riformulazione? La ringrazio.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2420/2 Marino su cui vi è un parere contrario. Colleghi del Partito Democratico, mi date indicazioni? Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2420/2 Marino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2420/3 Sportiello. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione. L'ordine del giorno s'intende sottoscritto dall'intero gruppo del MoVimento 5 Stelle.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2420/3 Sportiello, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2420/4 Di Lauro. Onorevole Di Lauro, accetta la riformulazione? No. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2420/4 Di Lauro, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2420/5 Ascari.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Morfino. Ne ha facoltà.

DANIELA MORFINO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per sottoscrivere, intanto, decisamente quest'ordine del giorno e sento il dovere di chiarire il valore di quest'ordine del giorno. Sottosegretaria, bene finanziare la formazione dei docenti per la prevenzione del disagio giovanile e delle dipendenze, ma non possiamo lasciare fuori la formazione affettiva ed emotiva degli studenti. Serve un passo avanti decisivo: rendere strutturale l'insegnamento dell'educazione affettiva e sessuale nelle scuole di ogni ordine e grado.

È uno degli strumenti più efficaci per prevenire la violenza di genere e per formare individui capaci di relazioni sane, di gestire le emozioni, di accettare i “no” e affrontare una delusione senza trasformarla in violenza. Serve educare alla capacità di ascoltare e sentire empatia. Serve formare cittadini e cittadine futuri, consapevoli, liberi dai retaggi della cultura patriarcale del possesso. E lo dimostra, Sottosegretaria, l'orrore dell'ultimo femminicidio, quello di Martina Carbonaro, appena 14 anni, uccisa a sassate in testa dal fidanzato che voleva lasciare.

E lui cosa ha dichiarato? L'ho uccisa perché mi aveva lasciato. Ecco, questa non è follia; è il risultato di una cultura tossica, di un vuoto educativo, a cui dobbiamo sopperire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quest'ordine del giorno nasce proprio dall'urgenza di riempire quel vuoto con educazione e consapevolezza. Il Ministro Valditara ha detto, qualche giorno fa, che è molto soddisfatto, che è stato fatto tanto sul tema del rispetto del genere, grazie alle nuove linee guida sull'educazione civica, ma verranno svolte, più che altro, nelle ore extracurriculari e a discrezione delle famiglie.

Non è affatto abbastanza, Sottosegretaria. Noi del MoVimento 5 Stelle lo diciamo da anni: serve un'educazione affettiva e sessuale strutturale, sistematica e riconosciuta nel curricolo scolastico. Abbiamo presentato proposte di legge in passato rimaste al palo, rimaste lettera morta, ostacolate da chi vede nella formazione emotiva un tabù o una minaccia ideologica. Parlare di emozioni, consenso e rispetto non è un'opzione, è una necessità. Ignorarlo significa rassegnarsi a nuove tragedie. Per questo oggi chiediamo con forza, chiedo con forza a questo Governo di approvare quest'ordine del giorno, perché è tempo di agire oggi e non rimandare ancora (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2420/5 Ascari, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2420/6 Orrico. Onorevole Orrico, accoglie la riformulazione? D'accordo.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2420/7 L'Abbate. Onorevole L'Abbate, accoglie la riformulazione? D'accordo, accettata.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2420/8 D'Orso. Onorevole D'Orso, accoglie la riformulazione? L'accetta, grazie.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2420/9 Amato, su cui vi è parere contrario.

Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2420/9 Amato, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2420/10 Giuliano, accolto dal Governo come raccomandazione. Onorevole Giuliano, accetta che il suo ordine del giorno venga trasformato in raccomandazione? No.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2420/10 Giuliano, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2420/11 Caso, sul quale il Governo ha espresso parere contrario.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.

ANTONIO CASO (M5S). Grazie, Presidente. Quest'ordine del giorno chiede di fare un passo indietro rispetto a quello che è stato un vero e proprio blitz durante l'esame di questo provvedimento al Senato con l'emendamento Occhiuto. Parliamo di università e ricerca, parliamo del cosiddetto pre-ruolo universitario, ovvero di quel calvario che deve attraversare chi malauguratamente decide di intraprendere la carriera universitaria in Italia. Spesso in questo Parlamento, tra di noi, si legifera senza comprendere veramente appieno le conseguenze che poi si hanno sulla vita reale rispetto a quello che si fa qui dentro.

Mi permetto, allora, se me lo consente, Presidente, di portare qui la mia esperienza personale, che calza a pennello con quest'ordine del giorno.

L'esperienza di chi ha lavorato per diversi anni nel mondo della ricerca universitaria, di chi lo ha fatto con degli assegni di ricerca. Quei contratti senza tutele che erano stati eliminati nel Governo precedente e che voi avete reintrodotto con questo provvedimento, con l'emendamento di cui prima. E lo fate anche con una buona dose di vigliaccheria, perché, dopo essere stati costretti dalle proteste del mondo universitario e dalle nostre proteste, nonché dall'Europa, a bloccare il disegno di legge della Ministra Bernini, con un vergognoso emendamento, tirato fuori durante la notte, si fa rientrare dalla finestra quello che era stato bloccato alla porta, ovvero l'introduzione di nuove figure precarie.

E allora voglio velocemente spiegarvi che cosa vuol dire essere un precario della ricerca, così non potrete poi dire di non saperlo, visto che vi sto per raccontare quello che vivono i precari della ricerca. E parlo di quella che è stata la mia esperienza: dopo essermi laureato a pieni voti alla magistrale, mi viene proposto proprio di lavorare a un progetto di ricerca su finanziamenti europei e vinco allora un primo assegno di ricerca. La retribuzione è di circa 1.400 euro, poco meno. Non sono tanti, ma non sono neanche troppo pochi.

Ma si sa, i ricercatori vengono ritenuti un'eccellenza del nostro Paese, e quindi accetto. Incontro poi i vecchi amici dell'università che si sono fermati un po' prima, alla laurea triennale. Non hanno continuato negli studi e lavorano nel mondo privato. Guadagnano più di me, ma per me non è un problema. Faccio una ricerca che mi piace, in un team in cui mi trovo bene. Tra l'altro, l'università non è neanche troppo lontana da casa e riesco a raggiungerla con i mezzi di trasporto pubblico, senza neanche troppe difficoltà. E tra me mi ripeto: “Sono quello che il mio Paese definisce un'eccellenza, va bene così”.

Da un giorno all'altro, però, poi i mezzi pubblici iniziano a funzionare sempre peggio e sempre con più difficoltà riesco ad arrivare in orario al laboratorio in cui lavoravo. Dovrei comprare un'auto, potrei anche farcela con qualche difficoltà, ma poi ci sarebbero i vari costi, come quelli dell'assicurazione, che, immotivatamente, nella provincia di Napoli sono altissimi. Opto allora per una bicicletta e continuo a ripetermi tra me e me che “sono quello che il mio Paese definisce un'eccellenza, e va bene così”.

Supero i 30 anni e vivo ancora a casa con i miei genitori. La società intanto mi dice che sono un mammone, che non va via di casa. Non mi importa ovviamente quello che mi vien detto, ma vorrei in realtà veramente avere una casa mia. Guardo un po' gli annunci, nessun fitto sotto i 500 euro mensili, più di un terzo del mio stipendio. Decido allora di aprire una partita IVA. Inizio a tutti gli effetti un secondo lavoro, perché il primo non mi basta più. Da informatico ci riesco, però significa lavorare dopo essere uscito dal laboratorio dell'università, significa lavorare di notte, quando i clienti insistono per la consegna.

Ma io mi ripeto: “sono quello che il mio Paese definisce un'eccellenza e quindi va bene così”. Intanto, faccio pubblicazioni e vinco premi e riconoscimenti. Sono stanco, non ho contributi recenti, non ho diritto a ferie, non ho diritto a malattia, ma sono quello che il mio Paese definisce un'eccellenza e, quindi, va bene così.

C'è poi un'altra passione che non ho mai accantonato che è quella della vita politica attiva. Nel poco tempo libero partecipo a riunioni di comitati cittadini. Entro a far parte del gruppo locale del MoVimento 5 Stelle. Divento poi anche consigliere comunale. Mi trovo, in pratica, a fare tre lavori. Però, sono quello che il mio Paese definisce un'eccellenza e va bene così. Sorge, però, un problema perché, in realtà, l'assegno di ricerca, il contratto che l'università mi offriva, oltre a negarmi le ferie e le malattie, mi negava anche un'altra cosa: i permessi per poter partecipare alle sedute del consiglio comunale e a quelle delle commissioni consiliari.

Insomma, da eccellenza del mio Paese, con il mio contratto precario non avevo il sacrosanto diritto di partecipare alla politica del mio Paese. Dopo mille difficoltà, alla fine, il mondo della ricerca ho dovuto abbandonarlo a malincuore e con me tanti altri colleghi, con i quali ci sentivamo di fare realmente un servizio per la competitività scientifica del nostro Paese. C'è chi è andato avanti. Ci è riuscito ovviamente emigrando all'estero, dove nessuno ti ripete che sei un'eccellenza del tuo Paese, ma quel che fanno è darti una cosa semplice: la dignità di essere un ricercatore.

Presidente, si è provato a raccontare quest'emendamento Occhiuto come un qualcosa che serviva per salvare la ricerca. Ci si è, però, dimenticati di dire che, in realtà, il vero problema sono i tagli sistematici che si stanno facendo all'Università. Ci si è dimenticati di dire che in questo Paese, per l'ennesima volta, dietro il ricatto del lavoro si stanno barattando i diritti e la dignità dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ci si è dimenticati di dire che le nuove formule contrattuali che avete inserito costano meno all'università, ma semplicemente perché per i lavoratori significa non avere malattie, non avere ferie, non avere maternità e non avere contributi previdenziali adeguati. Questo è lo schifo che è stato introdotto. Questo è quello che avete da offrire a chi vuole fare ricerca in Italia. Questo è quello che volete dare anche a chi voi e noi tutti chiamiamo le “eccellenze del nostro Paese”.

Ma c'è chi non ci sta, come chi protesta proprio oggi qui fuori per dire “no” a quello che state facendo. C'è chi ha messo su una petizione, che ha superato le 2.000 firme, tra docenti ordinari, associati, ricercatori e dottorandi, per dire un fermo “no”...

PRESIDENTE. Concluda.

ANTONIO CASO (M5S). ...per rompere la narrazione che è stata fatta - falsa, assolutamente falsa - da parte di chi ha provato ad appoggiare questo emendamento come la cosa che avrebbe salvato la ricerca e non come la cosa che avrebbe continuato ad affossarla.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.

PATTY L'ABBATE (M5S). Grazie, Presidente. Io, invece, devo dire che capisco questo emendamento che è stato proposto. È giusto. Ma è giusto perché in università non ci sono soldi. E quindi, come li paghiamo tutti questi ragazzi, questi cervelli bravi che vogliono fare i ricercatori? Ma che ce ne facciamo? Quindi, cosa facciamo? Facciamo questo bell'emendamento perché li mandiamo all'estero. Li mandiamo all'estero, i nostri cervelli. Tanto noi mica vogliamo un'Italia che sia allo stesso livello degli altri Paesi europei. Tanto noi non vogliamo mica fare innovazione.

Quindi, le grandi idee e i grandi progetti di questi ragazzi li possiamo regalare all'estero. È questo che stiamo facendo. Almeno questo mi sembra che sia il vostro obiettivo. Un obiettivo, probabilmente, che nel vostro modo di vedere le cose può sembrare giusto, signori.

Come vi ha detto il collega, molti ragazzi io li vedo. Quando sono bravi anche ai miei studenti dico: “Ma perché non continui? Perché non fai ricerca?”. “Ma perché lo devo fare, se poi dopo sei, sette o otto anni sto ancora lì? Non posso avere una casa, non posso farmi una famiglia, perché sono precario”.

Adesso, con quello che avete inserito, non solo aumenta la precarietà, ma diminuisce anche il Fondo, perché siete passati a 12 mesi. E mi pare che un docente può anche decidere quanto dare al proprio ricercatore, cioè sceglie lui, decide lui. Quindi cosa devono fare i nostri giovani? Signori, io non capisco, cosa volete? Volete veramente che vadano fuori? Ma perché? Perché non ci sono soldi? Perché avete fatto tutti questi tagli all'università?

Io direi che i soldi li metterei più nei miei giovani e nel far crescere la mia Italia, piuttosto che darli a chi mi vende le armi. Io farei in questo modo, li darei ai nostri figli, ai nostri ragazzi, perché se l'Italia non cresce, se non c'è innovazione associata a ricerca e imprese - perché qui le cose stanno insieme -, se non si cresce in questo settore, l'Italia rimarrà indietro. Certo, avremo solo delle grandi aziende che faranno iper e superprofitti dalle armi: è questo che vogliamo, però spiegatelo. Spiegatelo ai ragazzi che stanno fuori a manifestare, spiegatelo alle famiglie di quei ragazzi che chiaramente non sanno più cosa fare per riuscire a mantenere i loro figli a casa.

Ma, ripeto, non è solo per loro; è per questa Italia che stiamo distruggendo, per questa Italia che stiamo svuotando di qualsiasi competenza, di qualsiasi innovazione, di imprese che vanno avanti e che non hanno nemmeno i soldi per poter innovare. La stiamo svuotando dandola solo a pochi e poche lobby che, ahimè, continuano a comandare.

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2420/11 Caso, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2420/12 Morfino. Onorevole Morfino, accoglie la riformulazione? L'accoglie.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2420/13 Carmina, sul quale vi è un parere contrario. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carmina. Ne ha facoltà.

IDA CARMINA (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Governo, quest'ordine del giorno riguarda il fatto che, nel rimodulare il Piano per gli asili nido con circa 820 milioni di euro, in realtà vengano tolte somme ad altre voci dedicate proprio alla pubblica istruzione, fra cui quelle per la sicurezza dei nostri istituti scolastici - 500 milioni tolti alla sicurezza - e in particolare 114 milioni al tempo pieno.

Ora, io ho chiesto l'impegno di trovare altre risorse, soprattutto con riguardo all'estensione del tempo pieno. Infatti, due giorni fa, abbiamo approvato il decreto Sicurezza, e certamente una delle misure idonee a eliminare e a contrastare i fenomeni di microcriminalità che tanto affliggono le nostre città, le nostre zone, è il tempo pieno, perché evita l'abbandono scolastico e la dispersione scolastica, soprattutto in quei contesti socioeconomici deprivati, in cui la famiglia come agenzia educativa è debole e c'è povertà educativa. Il fatto di ampliare l'offerta formativa nei confronti dei ragazzi è e deve essere sicuramente una priorità per tutti noi.

Non sono tanti 114 milioni di euro nell'ambito di tutte le spese che vengono affrontate a volte con una certa leggerezza. Bene, poi non piangiamo lacrime di coccodrillo quando una ragazzina di 14 anni viene uccisa ad Afragola. Forse, se fosse stata più tempo a scuola insieme anche al suo ragazzo, avrebbero evitato tutte queste manifestazioni esagerate che hanno portato a questa fine, perché hanno iniziato la loro relazione quando lei aveva dodici anni e lui sedici. A dodici anni è ancora il tempo in cui si poteva stare a scuola. E, quindi, non piangiamo lacrime di coccodrillo, ma incidiamo davvero e proviamo a trovare le risorse e non togliamole certamente dall'estensione del tempo pieno.

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2420/13 Carmina, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Sull'ordine del giorno n. 9/2420/14 Mollicone il parere è favorevole.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2420/15 Grippo. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2420/15 Grippo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2420/16 Manzi. Onorevole Manzi, accoglie la riformulazione? Sì, la accoglie.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2420/17 Ferrari. Onorevole Ferrari, accoglie la riformulazione? Non accoglie. L'onorevole Ferrari ha chiesto di parlare. Ne ha facoltà.

SARA FERRARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Non posso ovviamente accettare una riformulazione con cui il Governo ci propone soltanto di valutare l'opportunità di aumentare il Fondo di finanziamento ordinario delle università compatibilmente con le risorse di bilancio, perché questa valutazione la fate voi e stabilire quali sono le risorse di bilancio spetta a voi e fidarsi di questa valutazione sarebbe un po' ingenuo dopo il taglio che avete appena fatto in legge di bilancio e il blocco del turnover che avete imposto alle università. Invece farete una valutazione successiva e non siete in grado oggi di dire che investite veramente nella ricerca perché state introducendo due nuovi istituti contrattuali che superano quello della legge n. 79 del 2022 dell'ultimo periodo del Governo Draghi. Ricordo, tra l'altro, tra parentesi, che è una norma sostenuta anche dalle forze politiche di maggioranza che all'epoca sostenevano il Governo Draghi e che oggi, invece, superano quel contratto di ricerca che introduceva minime garanzie previdenziali, retributive e previdenziali, per i lavoratori e le lavoratrici del mondo della ricerca, introducendo due strumenti che vanno a precarizzare ulteriormente la situazione di questi 35.000 lavoratori e lavoratrici.

La precarizzano perché sono contratti che durano da un anno a tre e sono contratti che non sono nemmeno di lavoro subordinato, come invece sarebbe previsto in tutto il resto d'Europa. Pertanto, l'operazione che oggi state facendo non fa che andare incontro a un rafforzamento della precarietà di questi lavoratori che, invece, erano - con il contratto precedente - garantiti almeno per un minimo di autonomia, indipendenza e ne era riconosciuta l'autorevolezza. Stiamo parlando dei cervelli del nostro Paese, stiamo parlando di un settore, di un capitale umano che dovrebbe essere da traino di questo Paese e invece lo regaliamo ad altri Paesi che potranno sfruttarli per il loro sviluppo e non per quello di questo Paese che per loro ha speso soldi pubblici con la scuola e soldi privati con le famiglie.

Peccato, perché fuori da quest'Aula ci saranno tra poco molti di loro a chiedervi invece di fare questo passo avanti e saremo costretti a dire che anche questa volta siete stati sordi alle loro richieste (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2420/17 Ferrari, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2420/18 Toni Ricciardi. Onorevole Fornaro, accoglie la riformulazione? La accoglie.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2420/19 Berruto. Onorevole Berruto, accoglie la riformulazione? Non accoglie. L'onorevole Berruto ha chiesto di parlare. Ne ha facoltà.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Non accetto la riformulazione che si manifesta ancora una volta nella sua debolezza relativa alla solita formula “valutare l'opportunità di”. Non l'accetto per due ragioni: il primo è il livello dell'assenza del piano assunzionale del CNR che riconosca un diritto al lavoro stabile per il personale che ha ottenuto o già maturato i requisiti o che li maturerà; il secondo livello per cui non posso accettare una formula che “valuti l'opportunità di” riguarda il richiamo che c'è nella seconda parte dell'impegno del mio ordine del giorno, ossia l'avvio della procedura per la nomina del nuovo presidente del CNR nel rispetto del principio costituzionale dell'autonomia della scienza, in riferimento all'articolo 33 della nostra Costituzione. Non posso accettare quella formula perché credo che, in assoluto, la ricerca per definizione sia un investimento e “valutare l'opportunità di”, quando si tratta di ricerca o di CNR, suona veramente come un ossimoro.

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2420/19 Berruto, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2420/20 Casu. Onorevole Casu, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno. Sì.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2420/21 Malavasi. Onorevole Malavasi, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno? Sì.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2420/22 Prestipino, su cui c'è il parere contrario del Governo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2420/22 Prestipino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

L'ordine del giorno n. 9/2420/23 Ghio verrebbe accolto come raccomandazione: accetta, onorevole Ghio? No, e chiede di parlare. Ne ha facoltà.

VALENTINA GHIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Non posso accettare la raccomandazione perché è la certificazione di come questo provvedimento sia un nulla di fatto rispetto alla scuola pubblica. Questo perché? Perché la cosiddetta riforma degli istituti tecnici del PNRR avrebbe dovuto rappresentare una svolta strategica per il Paese. L'obiettivo era semplice: migliorare la qualità dell'istruzione tecnica e ampliarne l'accesso come risposta crescente alla richiesta anche del sistema produttivo nazionale. Tuttavia, quello che emerge da questo provvedimento smentisce in pieno l'obiettivo di quella riforma. Ciò emerge con evidenza nell'articolo, nel punto in cui dice che, a decorrere dall'anno scolastico 2026-2027, il numero complessivo delle classi non può essere superiore a quello delle classi previste negli anni scolastici precedenti. Si tratta di una misura inaccettabile. Lo è con ogni evidenza: una misura con cui congelate per legge la possibilità di crescita delle scuole superiori. Siamo onesti, anzi, siate onesti: questa non è una misura di riforma, è un taglio puro e semplice alla scuola, del tutto scollegato peraltro con un'analisi seria del contesto, con nessuna valutazione territoriale e nessun riferimento a fabbisogni futuri. È una norma con cui usate il PNRR come copertura, ma, in realtà, è un contenimento secco, un contenimento puro e semplice della spesa pubblica indirizzata alla scuola. Non solo. Costringe le scuole a rinunciare alla progettualità. Oltretutto, non c'è solo il taglio delle classi, ma ci sono ricadute negative sull'apprendimento individuale, sull'inclusione e sulla gestione dei bisogni educativi speciali. Nessun investimento accompagna questo provvedimento. Manca ogni intervento sul fronte della qualità didattica e il paradosso è evidente. Agite con un vero paradosso: una misura che nasce per attuare il PNRR, in realtà, ne tradisce e ne vanifica completamente gli obiettivi.

La riforma degli istituti tecnici mirava, al contrario, ad allineare i percorsi scolastici alla richiesta attuale, alla richiesta contemporanea della nostra società. Mirava ad inserirli nel contesto dell'innovazione digitale. Qui decidete di congelare il sistema, decidete di ignorare i bisogni dei territori, decidete di cancellare le prospettive dei giovani.

La scuola tecnica doveva essere uno dei motori del rilancio economico e dell'inclusione sociale, e invece, ancora una volta, viene trattata come un capitolo da ridurre. Se questa è la direzione, capite bene che siamo ben lontani dalla volontà di riforma. Anzi, siamo di fronte all'ennesimo taglio e all'ennesimo attacco di questo Governo nei confronti della scuola pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Non avendo accettato la raccomandazione, devo chiedere a questo punto il parere del Governo sull'ordine del giorno: se diventa contrario o se, invece, è favorevole.

PAOLA FRASSINETTI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione e il merito. Il parere è contrario.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2420/23 Ghio, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Sull'ordine del giorno n. 9/2420/24 Scarpa il parere è favorevole.

Onorevole Iacono, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2420/25? Sì.

Onorevole Bonafe', accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2420/26? Sì.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2420/27 Orfini, su cui c'è il parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2420/27 Orfini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2420/28 Furfaro.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Furfaro. Ne ha facoltà.

MARCO FURFARO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Rifiuto la raccomandazione perché mi è incomprensibile, Sottosegretaria. È un ordine del giorno sull'educazione civica, che si limita a dare degli impegni di buonsenso al Governo, con riferimento alle buone prassi messe in atto in questi anni nelle scuole. Capisco che in questo Paese predichiate l'astensionismo e non frequentiate le urne, però pensiamo che un Paese migliore sia un Paese nel quale ai nostri figli, alle nostre figlie, ai bambini e ai ragazzi di questo Paese si insegnano l'educazione civica e le buone prassi dello Stato, un Paese in cui si fa in modo che le buone pratiche vengano prese dalla scuola e migliorate.

Quindi non capisco il senso della raccomandazione rispetto a un ordine del giorno che non vede alcuna polemica. Se non viene assunto come impegno, purtroppo, ci vediamo costretti a rifiutare il fatto che vogliate considerarlo come raccomandazione e assumiamo che, purtroppo, il Governo non voglia prendere alcun impegno per migliorare l'educazione civica in questo Paese, un Paese in cui non ce ne sarebbe bisogno solo per i ragazzi e le ragazze, ma soprattutto per voi, maggioranza di Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2420/28 Furfaro, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Salutiamo le studentesse, gli studenti e i docenti dell'Istituto di istruzione superiore “Eugenio Montale”, che arrivano da Genova e partecipano alla giornata di formazione a Palazzo Montecitorio. Benvenuti e buon lavoro alla Camera dei deputati (Applausi).

Sull'ordine del giorno n. 9/2420/29 Cangiano il parere favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/2420/30 Zanella il parere è contrario. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2420/30 Zanella, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2420/31 Zaratti, con il parere contrario del Governo. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2420/31 Zaratti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

L'ordine del giorno n. 9/2420/32 Di Mattina è stato ritirato in corso d'opera.

Sull'ordine del giorno n. 9/2420/33 Ravetto il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/2420/34 Loizzo c'è una raccomandazione: la accetta? Va bene.

Sull'ordine del giorno n. 9/2420/35 Ascani c'è una riformulazione: la accetta? No.

Passiamo, quindi, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2420/35 Ascani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Sull'ordine del giorno n. 9/2420/36 Dori c'è una riformulazione: la accetta? No.

Passiamo, quindi, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2420/36 Dori, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2420/37 Piccolotti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Rifiuto la riformulazione, che parla di vincoli di bilancio che, per quanto ci riguarda, non hanno senso. Non ha senso addurre la motivazione dei vincoli di bilancio, quando il Governo sta investendo 35 miliardi in armamenti; non ha senso farlo quando si investe sul ponte sullo Stretto, a fronte di 6.000 ricercatori CNR che hanno diritto a percorsi di stabilizzazione e che sono precari da molti anni, alcuni anche da più di dieci.

Per questo, Sottosegretaria, credo che al segnale che le opposizioni hanno dato in legge di bilancio, permettendo di stanziare circa 10 milioni per il primo anno per la stabilizzazione di questi ricercatori, vada aggiunto un segnale da parte del Governo con lo stanziamento delle altre risorse che servono ad assicurare una prospettiva a questi lavoratori precari, che, vorrei ricordarlo, sono il 25 per cento di quelli del CNR. Chiudo dicendo che la situazione si è fatta ancora più grave perché sono scaduti i vertici dell'istituto e non avete nemmeno pensato a rinnovarli per garantire l'operatività di quello che è il fiore all'occhiello della ricerca italiana (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2420/37 Piccolotti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2420/38 Ghirra.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Sì, grazie, Presidente. Devo dire che la il parere contrario a quest'ordine del giorno è davvero incredibile. Noi abbiamo ancora una volta tentato di far ragionare il Governo per restituire giustizia a dei docenti che hanno vinto un concorso e che per colpa di questo Governo non hanno potuto fare l'anno di prova, e si trovano penalizzati rispetto ad altri colleghi che hanno vinto altri concorsi, che adesso vengono addirittura agevolati con questo provvedimento perché si consente l'integrazione delle graduatorie per il 30 per cento per i concorsi banditi dal 2023.

Stiamo parlando di migliaia di docenti che hanno vinto un concorso e continuano a essere trattati come precari. Tra l'altro siete intervenuti solo con una nota del Ministero, senza neanche modificare le leggi, perché le leggi dicono che loro avrebbero dovuto fare l'anno di prova nell'anno scolastico in corso, e invece sono stati trattati ancora come precari, negandogli quindi il tempo indeterminato e tutti i benefici che il tempo indeterminato consente, come ad esempio il bonus docenti o altre agevolazioni che sono riservate al corpo docente. Non possono fare avanzamenti di servizio, non possono maturare anzianità, non potranno chiedere la mobilità per oltre un anno.

Mi chiedo chi si accollerà i danni economici e morali di queste persone. Mi chiedo perché il Governo non si metta una mano sulla coscienza e faccia quello che prevede la legge, peraltro. Noi stiamo semplicemente chiedendo di rispettare l'ordine cronologico nello scorrimento delle graduatorie, non mi sembra un grande sforzo. Presidente, chiedo alla Sottosegretaria di valutare un accantonamento di quest'ordine del giorno, perché, dopo avere bocciato tutti i nostri emendamenti e i precedenti ordini del giorno, questa è l'ultima speranza riservata a questi docenti, a cui davvero state negando un diritto che loro dovrebbero avere e dovrebbero poter esercitare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Onorevole Frassinetti, c'è una richiesta di accantonamento. Prendo atto che non ritiene di aderire.

Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2420/38 Ghirra, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Prendo atto che l'onorevole Pastorino sottoscrive.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2420/39 Mari. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2420/39 Mari, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2420/40 Fratoianni. Onorevole Fratoianni, accetta la riformulazione? Si.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2420/41 Grimaldi. Onorevole Grimaldi, accetta la riformulazione? No e chiede di parlare. Prego.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. È presto fatto il conto, sulla vicenda delle residenze universitarie basta citare qualche dato. Pensate che in Italia ci sono poco meno di un milione di fuori sede e abbiamo poco più di 46.000 residenze. L'obiettivo di 60.000 posti è un obiettivo fallito, siamo riusciti a sprecare l'occasione della vita.

Siamo riusciti, inoltre, a fare una cosa davvero incresciosa, cioè, su 11.000 posti realizzati, il 95 per cento è stato fatto da enti ecclesiastici o privati, cioè gli enti pubblici sono rimasti a bocca asciutta, perché questo Paese non è riuscito a cofinanziare la gran parte dei progetti. E sapete la cosa ancora più grave? È che, nel frattempo, non ci sono risposte. E nel privato, sapete quanto è aumentata una stanza singola? È aumentata del 38 per cento: più o meno, mediamente, si è passati da 360 euro a oltre 400-500 euro. E i privati che hanno usufruito di questo grande regalo che avete fatto, cosa devono fare? Devono calmierare per qualche anno i prezzi, ma solo una piccola percentuale. E sapete cosa sta succedendo, frode sulla frode? Questa estate, molti di quei luoghi andranno nel libero mercato, faranno parte dell'offerta turistica. Ma non ci vergogniamo di sprecare un'occasione storica come questa? Mentre negli Stati Uniti sbattono fuori gli studenti fuori sede, noi dovremmo attrarli qua e rendere questo Paese di nuovo la culla dell'università e della ricerca, perché andare nello stesso luogo dall'asilo all'università vuol dire che o ti dici le stesse cose o non hai più niente da dirti. È questa l'idea dell'università, non come dicono alcuni leghisti: prima i piemontesi, prima i veneti. La promiscuità, il fatto di accogliere i fuori sede è uno dei tratti distintivi delle grandi università, anche quelle italiane.

Per questo vogliamo vedervi votare quest'ordine del giorno, che vi chiede di impegnare gli enti per il diritto allo studio e coinvolgerli nel PNRR. Altro che regalare altri soldi ai privati che, tra l'altro, quelle residenze le stavano già costruendo per fare le loro speculazioni (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2420/41 Grimaldi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2420/42 Borrelli.

Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2420/42 Borrelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2420/43 Bonelli.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, approfittiamo dell'ordine del giorno del collega Bonelli perché qui si parla di educazione sentimentale e sessuale nelle scuole. È il momento di parlarne in modo serio dopo l'ennesima tragedia che è avvenuta ad Afragola.

Incredibilmente, quando a Caivano è successa una situazione tragica - cioè, due ragazzine vittime di violenza -, il Governo è sceso in campo con i carri armati, è stato sciolto un comune per infiltrazioni. In questo caso, poiché il comune è di altro colore politico, cioè vicino a quello dell'attuale Governo, non si parla del fatto che il corpo della ragazza è stato trovato in una struttura comunale abbandonata e degradata, sulla quale da tempo si chiedeva di intervenire e non è stato fatto nulla.

La seconda cosa che le sottoponiamo è che finché riterremo un tabù insegnare nelle scuole l'educazione sentimentale, sessuale e il rispetto per l'altro, noi non faremo passi avanti, perché è vero che in alcuni casi è necessaria la repressione, ma è anche vero che nessuna repressione può tenere se non ci sono prevenzione ed educazione - ripeto, prevenzione ed educazione -, che noi continuiamo a chiedere a questo Governo, che non vuole sentire.

Abbiamo espresso solidarietà, ovviamente, contro ogni forma di parola ignobile che è stata detta anche nei confronti del Premier e di altri rappresentanti politici, ma è frutto di un sistema marcio che non si sta combattendo, perché si continua a parlare in modo ideologico, non capendo che i nostri bambini, i nostri figli, devono essere aiutati innanzitutto a scuola, innanzitutto dagli assistenti sociali, e noi stiamo andando esattamente nella direzione opposta (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2420/43 Bonelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

Sospendo brevemente la seduta, che riprenderà alle ore 16 con le dichiarazioni di voto finale.

La seduta, sospesa alle 15,47, è ripresa alle 16.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2420​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, il deputato Franco Manes. Ne ha facoltà.

FRANCO MANES (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 45, che andiamo oggi ad approvare, si muove in un contesto cruciale per il nostro Paese, ovvero la fase finale di attuazione del PNRR. Infatti, se prendiamo come riferimento la più recente relazione tecnica a disposizione al 30 aprile 2025 l'Italia ha raggiunto il 54 per cento degli obiettivi, avviando un cammino positivo verso il completamento del Piano. Tuttavia, permangono comunque preoccupazioni concrete per la capacità di spesa, con un rischio di rallentamento nella liquidazione effettiva delle risorse e nella realizzazione delle opere, in particolare nel settore dell'istruzione.

Il decreto-legge in esame cerca quindi di colmare ritardi specifici, con particolare riferimento, ad esempio, alla riforma degli istituti tecnici e al rafforzamento dei percorsi di reclutamento, formazione e innovazione didattica. Accogliamo pertanto con favore l'introduzione di strumenti come il profilo educativo, culturale e professionale dello studente, nuovi quadri orari flessibili e Patti educativi 4.0, che promuovono e implementano le sinergie tra scuola, territorio e imprese; un provvedimento, quindi, che sembra rappresentare un tassello decisivo all'interno del quadro delle riforme previste dal PNRR, in un momento storico in cui siamo chiamati a garantire la piena attuazione degli obiettivi europei entro la scadenza attuale del 2026. Risulta chiaro, pertanto, che ogni intervento normativo deve essere quindi valutato non solo sulla base della sua efficacia immediata, ma anche in relazione alla sua capacità di rispettare gli impegni presi dal nostro Paese.

Rispetto al testo del provvedimento, vogliamo però sottolineare alcune misure previste, come la razionalizzazione normativa degli istituti tecnici, che supera il precedente stallo procedurale, sostituendo due decreti ministeriali mai adottati con nuove disposizioni vincolanti, fondate su allegati tecnici chiari e puntuali, introducendo i profili educativi, culturali e professionali, che potrebbero maggiormente allinearsi alle esigenze del sistema produttivo nazionale e alla vocazione europea dell'istruzione tecnico-professionale.

È un passo importante per rafforzare il legame tra scuola, territorio e imprese, prevedendo i Patti educativi 4.0 e lo sviluppo dell'internazionalizzazione; una nuova visione che sembra salvaguardare l'autonomia scolastica, valorizzarne le specificità territoriali e introdurre una maggiore flessibilità nell'offerta formativa. Importante è poi l'introduzione degli incarichi post docenza e di ricerca, ai sensi della Riforma 1.5, che rappresenta quindi un'innovazione, sulla carta positiva, consentendo alle università e agli enti di ricerca di rafforzare la propria capacità attrattiva e di inserire i giovani ricercatori in percorsi chiari e strutturali. Su questa materia, signor Presidente, non possiamo sbagliare o arrivare tardi; ne va della credibilità del nostro Paese in termini di competenza e di attrattività. Desideriamo però ribadire, signor Presidente, alcune riserve, in particolare come rappresentanti delle autonomie speciali. In Valle d'Aosta e nella provincia autonoma di Bolzano l'istruzione è materia di competenza primaria; qui l'organizzazione scolastica è costruita attorno a modelli bilingue e biculturali, fondati su una profonda integrazione tra scuola e territorio. Ogni iniziativa statale, anche se urgente, deve quindi necessariamente rispettare i principi costituzionali di leale collaborazione e autonomia normativa. Chiediamo dunque che i decreti attuativi previsti, oggi sostitutivi dei regolamenti non ancora approvati, non si traducano quindi in imposizioni centralistiche, ma in strumenti realmente sussidiari e condivisi. L'articolo 1 del decreto infatti riconosce, almeno formalmente, l'importanza della flessibilità regionale nell'offerta formativa e apre alla possibilità di accordi interistituzionali su scala locale, ma tale apertura rischia di restare marginale se non accompagnata da garanzie procedurali per il coinvolgimento diretto delle amministrazioni regionali autonome nella definizione dei percorsi, delle competenze e delle modalità di certificazione; analogamente l'articolo 1-bis, che introduce nuove tipologie contrattuali per i giovani ricercatori, con l'obiettivo di valorizzare il capitale umano nel settore universitario e tecnico-scientifico. È un passo apprezzabile, soprattutto se integrato con le realtà già operative nelle nostre regioni, dove i fondi provinciali e regionali già sostengono la mobilità accademica e la ricerca applicata, in collaborazione con le imprese locali.

Occorre però evitare sovrapposizioni e garantire compatibilità con i modelli già esistenti che spesso rappresentano esperienze di eccellenza anche a livello europeo. Sarebbe, inoltre, auspicabile implementare e mettere a sistema un monitoraggio puntuale e trasparente sull'impatto territoriale delle misure del PNRR, soprattutto nelle zone di confine, aree interne e di montagna come quelle delle nostre regioni e province.

Mi permetto, inoltre, prima di concludere, e mi scuso per la digressione, di richiamare l'attenzione sul progetto “Agile Arvier” il quale, pur rientrando nella Missione M1C3, investimento 2.1, del PNRR “Attrattività dei borghi storici”, presenta una rilevante dimensione di ricerca anche accademica e sperimentazione in ambito alpino. L'iniziativa si propone di istituire un luogo di confronto ed innovazione capace di coinvolgere una pluralità di attori, dal mondo accademico alla cittadinanza fino ai soggetti privati e al tessuto imprenditoriale locale, in un processo partecipativo e multidisciplinare.

Tuttavia, il progetto si trova attualmente in una fase di stallo a causa delle mancate risposte, ad oggi, da parte dell'amministrazione centrale competente, il Ministero della Cultura; risposte necessarie per procedere a una rimodulazione concertata del progetto. Riteniamo fondamentale, quindi, che tale interlocuzione venga attivata con urgenza, affinché non vadano dispersi né il potenziale trasformativo del progetto né le risorse già allocate.

In conclusione, pertanto, riteniamo che questo provvedimento che andremo a votare costituisca un passo avanti utile e, per certi aspetti necessario, per non perdere ulteriormente il ritmo nella corsa contro il tempo che è il PNRR. Tuttavia, serve più coerenza tra centralità degli obiettivi europei e rispetto delle specificità regionali, specie in materia di istruzione dove l'identità linguistica e culturale delle nostre comunità non può essere sacrificata a favore di standard uniformi.

Con questo spirito critico ma costruttivo e con la fiducia che il Parlamento e il Governo sapranno sempre più valorizzare il contributo delle autonomie speciali, annunciamo il nostro voto di astensione alla conversione in legge del decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Grazie, signor Presidente. Io ho già avuto modo di evidenziare nella dichiarazione di voto sulla fiducia posta dal Governo quanto sia grave, non solo rispetto alla violazione dei precetti costituzionali, abituarsi a questa deformazione delle regole che dovrebbero sovrintendere al luogo principe della democrazia. Ma voglio qui sottolineare la gravità del silenziamento del confronto parlamentare, che non è solo e tanto negli interventi, quanto nella possibilità di confronto su temi e proposte alternative che vengono totalmente abrogati con l'impossibilità di votare gli emendamenti.

Ecco, questo vulnus appare in tutta la sua gravità su temi di particolare rilievo come questo: la riforma degli istituti tecnici e professionali, che tocca una questione importantissima del mondo della scuola. Ma, soprattutto, tocca un tema che è fondamentale per il futuro del nostro Paese, per i destini dei giovani e delle giovani del nostro Paese. E la cosa è ancor più grave essendo tutti consapevoli che, mai come questa volta, quando parliamo di PNRR, dovremmo essere capaci di parlare di futuro, legiferando sul sistema educativo e scolastico del nostro Paese. Potevamo tranquillamente discuterlo senza la finta urgenza imposta dal decreto e magari avremmo potuto renderlo più credibile allocando le giuste risorse finanziarie. Invece, ancora una volta, avete scelto la strada di un decreto a fronte di quel grande tema che si chiama PNRR sul sistema scolastico.

Le finalità erano molto importanti e alte: un programma di investimenti finanziato dall'Unione europea finalizzato a modernizzare e a migliorare il sistema educativo italiano con l'obiettivo di ridurre le disparità, quelle territoriali, l'accesso alla conoscenza, migliorare le competenze digitali dei docenti e degli studenti, innovare gli ambienti di apprendimento. C'erano quindi grandi aspettative e anche la possibilità di avere importanti risorse su cui investire e, invece, nulla di tutto questo. L'ennesimo decreto, l'ennesima fiducia, di nuovo nessun confronto. E allora c'è da rivolgervi una domanda: in che occasione e in quale sede possiamo materialmente incidere per garantire la dovuta attenzione e proporre investimenti che, obiettivamente, non ritroviamo nel testo in esame? Noi crediamo che sia necessaria una riforma degli istituti tecnici che metta al centro il futuro dei giovani e del Paese, che tenda a formare maggiormente i giovani, a costruire un loro futuro e che assicuri il benessere. Tutto questo può ridursi all'ennesimo cambiamento senza risorse per la scuola? Vi rendete conto che è troppo schiacciato su competenze professionalizzanti e troppo poco spazio viene data all'istruzione generale?

Nessuno contesta la necessità di modernizzare l'istruzione tecnica.

Al contrario, siamo convinti che gli istituti tecnici rappresentino un asse strategico per l'occupazione giovanile, la competitività del sistema industriale, la coesione territoriale. Ma una riforma degna di questo nome non può che partire da un principio irrinunciabile per noi, dirimente dal punto di vista culturale: la scuola non ha il compito di creare manodopera per le imprese, è una delle istituzioni fondamentali della Repubblica che ha lo scopo di formare gli studenti, accompagnare la loro crescita, investire nel senso critico dei più giovani e farli diventare cittadini consapevoli, formati e responsabili.

Tra le stravaganze di questo decreto c'è quello che ormai è prassi: il rinvio. Infatti, questo topolino che avete partorito non ha neanche almeno l'utilità di entrare subito in vigore, ma si rimanda tutto all'anno scolastico 2026-2027. Scelta che, come ovvio, avrà come primo effetto quello di seminare confusione sul futuro dell'istruzione tecnico-professionale.

Chi ha lavorato a questo decreto sembra non sapere o non essere consapevole che non dobbiamo dimenticare che l'istruzione tecnica, in Italia, è una parte fondamentale del sistema scolastico secondario superiore, pensata per preparare gli studenti, certo, al mondo del lavoro ma, innanzitutto, all'accesso alla cittadinanza, all'istruzione terziaria che può essere l'università o la scelta di un ITS. Questa è la ragione per la quale riteniamo profondamente sbagliato approvare un decreto di questa portata senza che, insieme, siano previsti gli investimenti necessari.

Anche qui, come consuetudine del vostro agire, siamo di fronte a provvedimenti manifesto, alle prese con un decreto a zero risorse, come purtroppo, con questo Governo accade, soprattutto se si parla di scuola, ma anche quando si parla di sanità, di sociale, di mobilità; cioè, dell'insieme di quei diritti costituzionali degli uomini e delle donne che fanno grande il nostro Paese.

Vi chiedo che senso ha predisporre una riforma strategica, se poi questa non è accompagnata dalle risorse necessarie a far sì che le novità introdotte siano adeguate a garantire una giusta formazione, non solo degli studenti ma anche del personale docente che è costretto a subire continui cambiamenti nei percorsi di studi. E guardate che non stiamo parlando di frivolezze, perché è proprio sulle modifiche relative ai percorsi di studio che questo provvedimento appare totalmente sbagliato e inadeguato.

La vostra idea, secondo la quale i nuovi istituti tecnici dovrebbero mantenere una struttura costruita in un primo biennio, in un secondo biennio specialistico e in un quinto anno conclusivo, non è solo palesemente impraticabile ma del tutto inaccettabile, se accompagnata e misurata dalla riduzione da 1.320 a 1.221 delle ore destinate a insegnamenti di istruzione generale nazionale nel primo biennio.

Ma non vi rendete conto che si tratta di due anni in cui lo studente è ancora nel percorso della scuola dell'obbligo e che, quindi, risulta fondamentale che non si operi una contrazione ma, anzi, sia sempre più ampia la fascia degli insegnamenti primari? La ragione evidente sta nel fatto che non si può ragionare su una staticità delle scelte che, invece, potrebbero sostanzialmente cambiare. Ma vi dirò ancor di più, concretamente, perché anche nella scelta dell'istituto tecnico è assurdo immaginare di schiacciare la formazione della persona sulla proiezione professionale e basta, dimenticandosi di tutto il resto e lasciando profonde lacune nell'istruzione generale.

Chi si dedica con cura ed attenzione allo studio di queste problematiche, sa che l'avvicendamento tra il mondo della scuola e quello professionale deve avvenire assicurando le competenze generali necessarie ad accompagnare la crescita dei giovani e delle giovani, perché sono innanzitutto delle persone.

A tutto questo si aggiunge, come se non bastasse, la scelta che realizzate con la drastica riduzione del monte ore del quinto anno di studi che, per come è stata pensata, rischia seriamente di pregiudicare l'offerta formativa.

Se ci spostiamo dalle norme relative ai percorsi educativi a quelle che si occupano dei docenti, le nostre critiche non cambiano, anzi. Da mesi il Governo sta facendo annunci roboanti e creando attese in questo settore, ma le domande e le attese che arrivano da questo stesso settore non sono minimamente corrisposte e soddisfatte dal provvedimento in esame.

Questo decreto-legge, infatti, rischia di essere l'ennesima occasione persa per affrontare e provare a risolvere uno dei problemi strutturali della scuola italiana: la condizione degli insegnanti precari. Oggi, nelle nostre scuole lavorano più di 230.000 precari. Più di un docente ogni quattro è in queste condizioni contrattuali. Un'eccezione negativa in tutto il contesto europeo. Stiamo parlando di insegnanti che, pur avendo anni di servizio, abilitazioni e titoli, vengono ogni anno assunti con contratto a tempo determinato. Non di rado questa è la condizione di persone che lavorano da 5, 10 o anche 15 anni come precari nella nostra scuola pubblica. Dobbiamo essere sinceri e avere il coraggio di dire, senza infingimenti e attenuanti, che il precariato per tutte queste persone non è una scelta di libertà, ma è una condizione imposta da una cattiva gestione. Non ci si può appellare al destino crudele, becero e inevitabile. Ci vuole più impegno e determinazione e non è impossibile superare il tema del precariato.

Non illudiamoci, la pur giusta possibilità introdotta con il decreto dello scorrimento delle graduatorie degli idonei nel concorso del 2023, nella misura del 30 per cento, è ancora troppo poco se ci riferiamo ad una platea di migliaia e migliaia di precari. È un settore nel quale non si può più operare mettendoci una pezza: serve un piano strutturale per superare il precariato.

Per queste ragioni, noi voteremo convintamente contro questo provvedimento, così come abbiamo già fatto al Senato e, ovviamente, come abbiamo fatto sulla fiducia, perché noi vogliamo una scuola che prepari al lavoro, ma che non rinunci a preparare alla vita. Continueremo a vigilare, proporre e difendere una visione di scuola che metta al centro le persone, la qualità della formazione e la dignità del lavoro educativo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, oggi la maggioranza ha imposto la fiducia a un decreto Scuola in cui, con un blitz al Senato, è stato inserito un emendamento sul pre-ruolo universitario che, vergognosamente, recupera una parte della riforma della Ministra Bernini che era naufragata al Senato stesso, dopo che i sindacati e i movimenti degli studenti e dei ricercatori avevano segnalato la volontà del Governo italiano di venir meno a degli impegni precisi, presi per avere le risorse del PNRR, in merito all'estensione delle tutele tipiche del contratto di lavoro dipendente anche ai tanto bistrattati e precari ricercatori italiani.

Stiamo parlando - lo dico soprattutto alla Sottosegretaria - di quel 35 per cento di precari sul personale complessivo delle nostre università che, però, è quella parte che le università le tiene letteralmente in piedi ed è quella parte che fuori da quest'Aula, in questo momento, sta protestando per lo scempio che portate avanti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

È qui, infatti, Presidente, che troviamo la sostanza di questo decreto, perché dobbiamo andare oltre le dichiarazioni piene di menzogne che abbiamo ascoltato, in cui numerosi esponenti della maggioranza, parlando sul voto di fiducia, hanno avuto l'ardire di affermare che questo provvedimento testimonia la volontà di mettere al centro l'istruzione e la ricerca.

Dobbiamo, invece, ripercorrere la logica perversa di questo provvedimento, che in più punti dimostra che l'unico vero obiettivo del Governo sul tema istruzione, cioè su scuola e università, è risparmiare risorse e predisporre quegli strumenti legislativi che servono a scaricare i tagli su studenti, docenti e ricercatori, in modo da chiedere un sacrificio sempre agli stessi, cioè sempre ai più giovani, affinché l'edificio possa rimanere in piedi, almeno formalmente.

Ecco, Presidente, per suo tramite, mi rivolgo anche alla Sottosegretaria qui presente: noi consideriamo una vergogna assoluta sia il disinvestimento sui settori chiave dell'istruzione, sia il fatto che questa operazione offensiva e suicida per gli interessi nazionali del Paese si trasformi in precariato perenne per i docenti di scuola e in contratti senza tutele, in particolare pensionistiche; e questo è odioso per i ricercatori e le ricercatrici del Paese.

Allora, ripercorriamo un po' le tappe di questa vergogna, di questo naufragio che voi cercate di far passare come autorevolezza dell'Italia, senza nemmeno provare un po' di imbarazzo.

Cominciamo da quello che avete fatto ai docenti delle scuole italiane. Avete raggiunto il record di circa 250.000 precari all'apertura delle scuole.

Già questo basterebbe, ma la vostra perversione va oltre, perché il precariato è diventato anche una grande maratona di concorsi, uno dietro l'altro, in cui non è mai sufficiente superare il concorso, visto che vi rifiutate persino di stilare delle graduatorie a scorrimento, come noi vi chiediamo da tempo. Un percorso infernale che tenete in piedi perché avere i precari costa meno e, infatti, avete persino tagliato 5.000 posti di ruolo. A questo si aggiunga l'obolo da pagare per avere l'abilitazione, spesso introvabile a causa dell'inesistenza dei corsi, spesso però rintracciabili soltanto nei cataloghi a pagamento di quelle università telematiche di cui vi siete fatti più volte vergognosamente lobbisti. Danni su danni, con dolo e consapevolezza, anche agli studenti, costretti nelle classi pollaio, in corsi di studio che state trasformando sempre di più in corsi di addestramento al lavoro precario, dimenticando che la scuola - quella della Costituzione, quella di chi, come noi, crede nell'Italia democratica - dovrebbe essere una scuola che forma la persona umana e aiuta a comprendere ed interpretare il mondo. Una scuola che ha cura dei suoi studenti oggi dovrebbe, prima di tutto, optare per la riduzione del numero di alunni per classe e per potenziare le attività didattiche rivolte all'acquisizione delle competenze primarie e della cultura generale. Che cosa fa, invece, questo Governo? Tutto il contrario: tagliate insegnamenti primari (italiano, storia, matematica) e mettete un tetto al numero delle classi. Una vera porcheria (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)!

Ora, Presidente, veniamo all'ultima perversione, una scialuppa di salvataggio costruita disboscando i diritti dei ricercatori italiani per portare in un porto sicuro la Ministra Bernini, che non è stata capace di sbattere i pugni sul tavolo del Consiglio dei ministri e spiegare che, prima del Ponte sullo Stretto, prima delle bombe e degli armamenti, prima dei favori fiscali agli evasori bisogna trovare le risorse economiche per impedire che la maggior parte dei 35.000 precari della ricerca e dei 40.000 dottorandi finanziati - grazie alle risorse del PNRR - debbano fare le valigie per arricchire le economie degli altri Paesi, dopo che sono stati formati con investimenti italiani.

Quindi, cosa è accaduto in seguito a questa incapacità della Ministra di difendere la ricerca italiana dalle dannose e inutili priorità della Lega e di Fratelli d'Italia? È accaduto che la questione si è posta nella consueta maniera del ricatto, che segue questa logica: le risorse non ci sono, peggio, il Governo ha tagliato 700 milioni e, quindi, diventa inamovibile la scarsità finanziaria e le opzioni rimaste per i ricercatori sono sostanzialmente due. La prima: non lavorare in Italia perché non c'è modo di finanziarne i contratti. La seconda, quella che voi proponete con l'approvazione dell'emendamento Occhiuto di questo provvedimento: lavorare alla metà, a volte anche un terzo del costo previsto dall'entrata in vigore del contratto di ricerca varato nel 2022, cioè rinunciare ai contributi, alla malattia, alla maternità e fare didattica gratuitamente. Non si dica più - ma non si dirà perché la Ministra non è qui in Aula - che i tagli in realtà non ci sono perché, proprio ieri, Il Sole 24 Ore ha pubblicato una classifica che dimostra che l'80 per cento degli atenei italiani sono scesi proprio per - e prendo le parole del Presidente del Center for World University Rankings - “l'allarmante declino delle istituzioni accademiche nazionali, dovuto all'indebolimento delle prestazioni della ricerca e allo scarso sostegno finanziario da parte del Governo”. Le due figure contrattuali previste dall'emendamento Occhiuto-Cattaneo e inserite con il blitz al Senato hanno questo solo obiettivo: dividere lo stipendio di un ricercatore per assumerne due o tre (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), siamo al miracolo della moltiplicazione dei pani, che nasconde la solita realtà della moltiplicazione della precarietà e della riduzione di salari e tutele. Allora, io voglio chiedere ai deputati della destra che stanno per votare questo provvedimento: sapete cosa accadrà con il perpetuarsi di questa situazione ingiusta e inaccettabile in Italia? Lo sapete io credo, ma in realtà non ve ne importa nulla. Lo diciamo lo stesso: accadrà quel che accade da tanti anni, cioè che decine di migliaia di ricercatori faranno le valigie e saliranno su un aereo, come questo che vi stiamo mostrando (Deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra mostrano aeroplanini di carta che riproducono il disegno di un cervello stilizzato ed espongono cartelli recanti le scritte: “Ricercatori più precari? No grazie!”), voleranno via, voleranno via dall'Italia…

PRESIDENTE. Per favore, togliamo i cartelli, colleghi. Per favore!

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). …e questo è il vostro merito. Diventa l'obbligo emigrare per merito…

PRESIDENTE. E anche il resto…

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Questo è quello che state facendo. Voleranno via insieme al sogno di un'Italia migliore, più giusta, più ricca, più avanzata socialmente, tecnologicamente ed economicamente. Ecco, Presidente, noi oggi votiamo “no” a questo provvedimento, per farvi scendere… da questo incubo, per far scendere ricercatori da questi aerei. Perché per noi non c'è ricchezza più grande del sapere e della conoscenza, che sono il vero fondamento della libertà e della democrazia. Arriverà il giorno in cui sarà possibile difendere tutto questo e sarà il giorno in cui qualcuno capace di immaginare il futuro siederà sui vostri banchi, quelli che oggi occupate senza alcuna vergogna. Noi lo festeggeremo come una liberazione e come il segno che l'Italia può diventare un Paese migliore (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). Grazie, signor Presidente. Ho visto prima il Ministro, saluto la Sottosegretaria Frassinetti e ovviamente tutti i colleghi in Aula. Prima di esprimere le motivazioni del nostro voto contrario riteniamo doveroso soffermarci su alcune considerazioni di impatto, a partire dal decreto che dichiara finalità in linea con il PNRR, ma i cui effetti concreti sono tutt'altro, a nostro parere, che coerenti con i principi di equità territoriale, di partecipazione democratica e anche di qualità dell'offerta formativa. Riteniamo poi che ci sia un'applicazione frammentata nel dimensionamento scolastico, la riduzione di organici e un indebolimento delle autonomie scolastiche. Il decreto non investe sulla scuola e, camuffato dal PNRR, impone tagli, accorpamenti e sacrifici. Quindi, forse non c'era bisogno di tutto questo. Non c'è nessuna garanzia per ottenere dei miglioramenti tangibili, non per gli studenti, non per i docenti e non per le famiglie.

Troviamo un indebolimento fortissimo della presenza educativa nei territori più fragili, dove la scuola rappresenta l'ultimo presidio pubblico; la gestione poi frammentaria dei posti di sostegno - su questo ci tornerò - è veramente drammatica. Questo è il segno evidente che si guarda più ai numeri che alle persone. E poi vogliamo parlare, signor Presidente, per suo tramite, al signor Ministro, anche del precariato: il Governo nella scuola lo condanna, lo perpetra con quella fascia di personale che per noi è strategico, per i nostri figli, per i bambini e i giovani che frequentano le nostre scuole. Un precariato che penalizza sicuramente i docenti, il personale ATA, ma poi è dannoso soprattutto per gli studenti che subiscono una discontinuità didattica.

Sappiamo tutti quanto sia importante la stabilità nei rapporti educativi, noi abbiamo una forte instabilità nei rapporti educativi. La mancanza di figure di riferimento non rappresenta una scuola inclusiva, non è di qualità una scuola che cambia insegnante ogni mese, ogni anno, ogni inizio di anno scolastico, ma non soltanto perché purtroppo i cambi si susseguono nell'arco dell'anno scolastico, non garantendo la presenza di personale qualificato. Perché succede purtroppo anche questo, quando si parla di docenti di sostegno. Però, purtroppo non finisce qui. Quando il Governo si renderà conto che la scuola è un diritto e che ogni alunno ha diritto ad essere in Aula per le ore previste dal proprio PEI, dal piano educativo individualizzato, che è poi lo strumento fondamentale per l'inclusione scolastica?

Perché? Perché gli alunni con disabilità possano apprendere, possano partecipare e possano crescere con pari dignità e opportunità rispetto agli altri studenti. Guardate, questo non succede. Ad inizio anno scolastico, questi ragazzi, se hanno una permanenza prevista di 20, 22, 25, 15 ore, ne fanno 2 e, poi, devono essere portati a casa perché mancano i docenti, mancano gli insegnanti di sostegno, perché ogni anno scolastico parte con un ritardo spaventoso nell'assegnazione di docenti che, poi, ribadisco, cambiano durante l'anno scolastico. E poiché ognuno di noi vive il mondo reale, frequenta le scuole e vede che cosa succede, probabilmente potrebbe portare in quest'Aula una tabella dove racconta in quale mese dell'anno scolastico questi bambini hanno avuto il loro insegnante di sostegno.

Questa, signor Ministro, è davvero una grande ingiustizia. Lo diciamo con particolare enfasi, perché per Azione la scuola è un elemento portante. Noi pensiamo, ad esempio, che sia fondamentale l'obbligo scolastico fino ai 18 anni e il tempo pieno per tutti, 40 ore di scuola la settimana. Perché? Perché servono per combattere la dispersione, perché in quelle 40 ore, magari, se si vive in un quartiere degradato, i nostri alunni hanno la possibilità di vivere in un contesto sano, perché c'è la mensa e perché questi ragazzi, questi alunni, probabilmente, vivono il momento educativo del pasto, forse l'unico pasto che possono assumere adeguato e calibrato alla loro età.

C'è il tema della dispersione scolastica, che deve essere combattuta veramente con grande determinazione. E, poi, l'altro aspetto importantissimo è quello delle aree interne, dove vengono chiuse le scuole. Le scuole vengono chiuse nelle aree interne e vengono chiuse nei territori montani oppure nelle isole dove, magari, manca un bambino.

Non c'è, poi, la valorizzazione del personale scolastico. Noi, ad esempio, pensiamo sia necessaria una carriera per i docenti, che ci debbano essere rinnovi contrattuali nei tempi previsti e, poi, il riconoscimento della professionalità. Pensiamo, signor Ministro, che ci debba essere un supporto psicologico nelle scuole. Il disagio è crescente e pensiamo a uno psicologo ogni due classi.

E, poi, gli investimenti nella scuola, una scuola collegata al territorio con il tessuto imprenditoriale. E, poi, la qualificazione e la riqualificazione degli edifici scolastici: scuole belle, luminose, attrezzate con laboratori, soprattutto nelle zone più degradate. E, se ci sono atti di vandalismo, il giorno dopo si interviene per mantenere quelle scuole belle (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe), che devono accogliere ogni giorno i nostri ragazzi, che devono entrare, vedere le porte che si aprono e percepire il bello. Quel bello che dà loro la sensazione di essere voluti ed amati e di poter crescere in quel contesto educativo. E, poi, ancora, il tema degli asili nido per tutte le bambine e i bambini: no, a seconda di dove nasci e cresci, avrai la possibilità di frequentare l'asilo nido. E questo, ovviamente, diventa anche un problema per le famiglie. I numeri, anche qui, sono agghiaccianti: nel 2021-2022, da 0 a 2 anni, c'era una copertura del 28 per cento; l'obiettivo è il 45 per cento. Quindi, l'opportunità di frequentare l'asilo nido e il tempo pieno nella scuola è un diritto oppure no? Gli asili nido dove li troviamo? Li troviamo nelle città più grandi, certamente non nelle solite aree interne - di cui, magari, io amo parlare a dismisura - o nei piccoli comuni. Perché nella legge sulla montagna avete detto che in quelle zone possono investire i privati, possono aprire baby-parking o micro-nidi. Ma perché deve investire il privato, magari, quasi con la certezza di perdere quelle risorse e non lo Stato, che pensa anche a quei cittadini che hanno difficoltà a raggiungere altri luoghi dove trovare un asilo nido o, magari, una scuola primaria?

E, poi, il tema del dimensionamento scolastico. L'obiettivo dovrebbe essere mantenere un presidio educativo statale sul territorio, garantendo, anche in questo caso, pari opportunità nell'accesso. Ora, abbiamo letto questo: 15 alunni per classe, per la scuola primaria, per la garanzia del mantenimento dei plessi nelle classi. Ma che cosa succede? Viene detto che i dirigenti degli uffici scolastici regionali potranno derogare ai numeri minimi stabiliti. Allora noi diciamo: bene, molto bene. Poi c'è, però, questa seconda parte: questi numeri sono applicabili senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica, nei limiti dell'organico dell'autonomia assegnato a livello regionale. Allora cosa dobbiamo sperare? Dobbiamo sperare in una nuova denatalità - che è già tremenda - per poter, magari, mantenere aperto questo plesso. E qui deraglia l'illusione di mantenere i plessi aperti o le classi nelle aree disagiate.

Certamente il dimensionamento scolastico mira a ridurre il numero delle autonomie scolastiche. Qualche numero. Potrei parlare della provincia di Enna - ma devo andare più velocemente -, dove c'è stata una strage di posti e di docenti. Noi vorremmo ancora dire un'ultima cosa. Vorremmo dire che a Ragusa, a Enna, a Paternò, a Scampia, se ci fossero scuole forti, belle, accoglienti, come dicevo prima, con l'apertura dalle 7 del mattino alle 19 di sera, con un pre-scuola, con un doposcuola, con un numero di insegnanti adeguato - e non è così -, con educatori di strada, con sportelli sociali all'interno delle scuole, con laboratori, con spazi gioco…

PRESIDENTE. Deve concludere.

DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). …probabilmente - e concludo - succederebbe una cosa bellissima: succederebbe che chi frequenta quel tipo di scuola non sarebbe, domani, un utente dei servizi sociali - magari anche umiliato - e lo Stato risparmierebbe, creerebbe agio piuttosto che disagio. È per questo che noi riteniamo che il nostro voto non possa che essere contrario, perché questa è una delle occasioni mancate del PNRR (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cavo. Ne ha facoltà.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Signor Ministro, onorevoli colleghi, oggi ci troviamo ad esaminare un provvedimento di particolare rilevanza… chiedo scusa, ma abbiamo…

PRESIDENTE. Colleghi del gruppo Forza Italia, c'è un problema di interferenze telefoniche. Grazie.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)M-CP). Se potete, con i cellulari… grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Cavo, vada avanti, adesso l'onorevole Tassinari, casomai, uscirà. Prego.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)M-CP). Non ho capito da dove arrivava, ma arrivava. Quindi chiedevo.

PRESIDENTE. Lo sento anche io. Prego.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Signor Ministro, onorevoli colleghi, oggi ci troviamo ad esaminare un provvedimento di particolare rilevanza per il futuro del nostro sistema educativo e per l'attuazione concreta degli obiettivi strategici del PNRR. Rappresenta un passo fondamentale per consolidare riforme strutturali e rafforzare la qualità dell'istruzione e della formazione in Italia.

È un punto dirimente quello delle competenze e della definizione di percorsi formativi adeguati. Da anni sono stata e sono impegnata in questo senso, sia nell'ambito dell'attività amministrativa che ho svolto in regione Liguria, sia nell'attività da parlamentare, con particolare attenzione al collegamento con il mondo produttivo. Un impegno che è motivato anche dalla mia appartenenza, come vice presidente, alla Commissione attività produttive e dalla profonda convinzione che il primo investimento sulla competitività e la crescita del Paese sia necessariamente in formazione, a maggior ragione nell'attuale frangente.

Ci troviamo ad affrontare grandi sfide, un cambiamento epocale dei paradigmi produttivi e tecnologici, con la doppia transizione digitale e tecnologica, con l'impatto rivoluzionario dell'intelligenza artificiale e dobbiamo, quindi, dotarci degli strumenti e delle competenze adeguate ad affrontare queste trasformazioni, per governarle e per contribuire concretamente.

Dunque, investire in formazione con riforme strutturali e puntuali vuol dire puntare allo sviluppo economico, ma vuol dire anche plasmare il presente e il futuro dal punto di vista sociale, creare quella rete in cui i bambini vengano accolti e diventano cittadini, in cui le famiglie vengono affiancate nella loro responsabilità educativa.

Questo provvedimento si inserisce nel piano di riforme strutturali del Paese previsto dal PNRR e si concentra sulla formazione, sulla ricerca e prevede numerose misure: dal rafforzamento degli asili nido allo scorrimento delle graduatorie, dall'armonizzazione su scala nazionale delle guide turistiche all'internazionalizzazione degli istituti tecnici da coordinare con il Piano Mattei, dal riordino degli istituti tecnici al potenziamento delle competenze digitali, dal reclutamento del personale docente all'edilizia scolastica fino a interventi specifici per la formazione continua dei docenti.

Uno dei primi temi che intendo affrontare è quello che afferisce la libertà educativa, che deve essere garantita ad ogni genitore per i propri figli quale che sia la propria scelta, quale che sia la propria disponibilità economica. Il concetto di libertà educativa abbraccia diversi fondamenti di una società libera e democratica. Ogni misura che consenta che questa condizione sia del tutto soddisfatta - cosa che ancora non è in senso pieno, penso ancora alla presente disparità economica nel diritto all'accesso fra scuole pubbliche e scuole paritarie - è comunque un passo importante verso l'uguaglianza, la mobilità sociale e il rispetto del diritto dei genitori di scegliere l'educazione dei propri figli.

In questo senso vanno visti gli interventi che danno maggiore dignità alle scuole paritarie e, nello specifico, l'articolo 5, che stabilisce che non può essere autorizzata l'attivazione di più di una classe terminale collaterale per ciascun indirizzo di studi già funzionante in una scuola paritaria. È la cosiddetta norma anti-diplomifici, e su questo punto cito il Ministro Valditara, presente qui oggi in Aula, che ha dichiarato come l'obiettivo del Governo sia “una scuola moderna che rimetta al centro lo studente, garantendo percorsi di qualità e semplificando la vita al personale scolastico e alle famiglie. Con le misure sui cosiddetti diplomifici puntiamo a prevenire fenomeni di illegalità e di abuso, che danneggiano innanzitutto gli studenti e con loro l'intero sistema scolastico nazionale di cui le scuole paritarie sane, che sono la stragrande maggioranza, sono risorsa preziosa”.

Tra le altre misure si prevede l'applicazione alle scuole paritarie delle disposizioni sulla redazione della pagella elettronica degli alunni e sulla messa a disposizione della stessa alle famiglie su web o tramite posta elettronica o altre modalità. La lettera digitale, inoltre, prevede l'adozione di registri online e l'avvio delle comunicazioni agli alunni e alle famiglie in formato elettronico. Tale lettera prevede, anche per le scuole paritarie del primo e del secondo ciclo, il protocollo informatico a partire dall'anno scolastico 2025-2026.

Sempre in questo ambito, si estende fino agli anni scolastici 2025-2026, e poi anche a quello successivo, la possibilità di conferire incarichi temporanei per l'erogazione del servizio educativo nelle scuole dell'infanzia paritarie in via straordinaria, misura che altrimenti era permessa solo fino a questo anno scolastico. Fra gli interventi che definirei sociali, perché impattano anche sulla vita degli studenti e delle loro famiglie, non solo sulla formazione, ci tengo a precisare la previsione che il Ministero dell'Istruzione e del merito provveda all'emanazione di un nuovo bando e allo scorrimento delle graduatorie scaturite dai bandi già indetti per il conseguimento degli obiettivi previsti dall'Investimento della Misura M4C1 del PNRR in materia di asili nido e scuole d'infanzia, dedicando una somma complessiva di 819 milioni di euro.

Troviamo nel provvedimento misure di welfare studentesco, come l'incremento di un milione di euro per l'anno 2025 e di 3 milioni per i prossimi due anni dello stanziamento per la fornitura gratuita o semigratuita dei libri di testo a favore degli alunni che adempiono all'obbligo scolastico in possesso dei requisiti richiesti e la destinazione di ulteriori 9 milioni e mezzo al Fondo alloggi per gli studenti fuori sede, a sostegno dei più meritevoli e dei più fragili, che rappresentano un segnale concreto per rendere il percorso accademico più accessibile a tutti.

Il provvedimento prevede poi il sostegno, con la definizione di percorsi formativi specifici, ai docenti nella lotta all'uso delle sostanze stupefacenti e alle dipendenze comportamentali, insieme a una serie di misure sul disagio giovanile. Questo approccio integrato alla prevenzione e al supporto psicopedagogico, rafforza il ruolo della scuola come presidio fondamentale per la crescita e il benessere dei giovani. In tema, ancora, di formazione continua, quindi dei docenti, è positiva anche l'estensione della Carta del docente ai fondi per l'audiovisivo, perché questo permette l'ampliamento delle opportunità di aggiornamento professionale.

Quando si parla di PNRR si pensa a grandi opere, infrastrutture e investimenti. Mi sento di dire che l'investimento in formazione sia quello più lungimirante per una Nazione. Un Paese che vuole crescere lo fa puntando, appunto, sulla crescita delle future generazioni. Focalizzando alcune misure strategiche di questo provvedimento, si prevede il reclutamento e l'assunzione del personale docente e si persegue la linea, con questo provvedimento, della maggiore efficienza e del merito.

L'articolo 2, infatti, introduce significative novità in materia di reclutamento del personale docente, prevedendo l'integrazione delle graduatorie di merito nei concorsi PNRR con i candidati idonei fino al 30 per cento dei posti banditi, garantendo così un utilizzo più efficiente delle risorse umane disponibili.

La costituzione poi degli elenchi regionali e l'adozione di criteri più flessibili per la gestione delle graduatorie contribuiranno a snellire le procedure e a ridurre i tempi di assunzione. Sono previsti termini più stringenti per completare le procedure di assunzione, assicurando così - perché questa è la finalità - una maggiore stabilità per il personale scolastico e una continuità didattica per gli studenti.

Il provvedimento dedica spazio anche all'edilizia scolastica, con incrementi significativi dei fondi destinati alla messa in sicurezza e alla modernizzazione degli edifici. Sono previsti 10 milioni di euro per gli anni 2025 e 2026. C'è poi un passo concreto nel campo dello sviluppo delle competenze digitali. Si introduce una modifica importante rispetto alla precedente focalizzazione sulla programmazione informatica, ovvero il coding, ampliando l'ambito a un approccio più inclusivo, che comprende tutte le competenze informatiche. Il testo mira, dunque, a garantire che l'educazione digitale sia completa e risponda alle sfide e alle opportunità presentate dalla digitalizzazione.

Di particolare rilevanza è quanto previsto in materia di istituti tecnici. Si prevede che la definizione degli indirizzi e dell'articolazione dei corrispondenti quadri orari e dei risultati di apprendimento dei nuovi percorsi di istruzione tecnica non avvenga più tramite l'adozione di un decreto ministeriale, ma sulla base del profilo educativo, culturale e professionale dello studente. Analogamente, si semplifica la disciplina del rilascio da parte degli istituti tecnici della certificazione delle competenze acquisite, la quale non sarà più definita tramite decreto ministeriale, ma sulla base di un modello predefinito.

Un importante capitolo poi è relativo alla valorizzazione della carriera accademica e al sostegno dei giovani ricercatori, con l'introduzione di incarichi post-doc e di ricerca delineati dall'articolo 1-bis, che rappresenta un cambiamento significativo per il sistema universitario italiano, con implicazioni profonde sia a livello accademico che sociale. Questi incarichi offrono opportunità strutturate per i giovani studiosi di dedicarsi a progetti scientifici di alta rilevanza, favorendo la produzione di risultati di ricerca innovativi e di qualità. Con percorsi più chiari e contratti più definiti si contribuisce a ridurre la precarietà lavorativa che spesso caratterizza la fase iniziale della carriera accademica e si rafforza l'attrattività delle università italiane.

PRESIDENTE. Concluda.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)M-CP). Ci sono poi interventi puntuali che toccano un tema particolare, che è quello degli ITS Academy. L'intervento all'articolo 10 rinnova anche per il 2025 l'autorizzazione di spesa di un milione di euro per l'ampliamento dell'offerta connessa ai percorsi di internazionalizzazione. Si dispone anche che nella nozione di “credito formativo” siano ricondotte anche le competenze acquisite all'estero e che il riconoscimento delle stesse competa agli ITS Academy. Complessivamente, queste azioni mirano a consolidare la centralità degli ITS, in cui noi abbiamo sempre creduto, nel sistema educativo italiano, potenziandone la capacità di formare professionisti qualificati e in grado di competere in un contesto globale in continua evoluzione.

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)M-CP). Alla luce di quanto esposto, esprimo il voto favorevole, da parte del gruppo di Noi Moderati, a un decreto che mira a una pubblica amministrazione più efficiente, a una scuola più equa e moderna e ad una ricerca più competitiva (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Antonio Caso. Ne ha facoltà.

ANTONIO CASO (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, questo provvedimento contiene delle disposizioni inerenti al mondo della scuola e, impropriamente, a quello dell'università. Poi dopo arrivo sul perché dell'“impropriamente”. Sono diversi gli ambiti del mondo scolastico in cui questo provvedimento interviene, ma nella maggior parte dei casi si va ad agire su problemi e ritardi causati e perpetrati proprio dai Ministeri a guida Valditara e Bernini. E sono interventi che danno, quindi, la dimostrazione plastica dell'incapacità di questi Ministeri di mettere a terra, con serietà e competenza, le missioni previste dal PNRR.

Ne cito qualcuno a titolo esemplificativo. Parliamo, ad esempio, della riforma degli istituti tecnici. Nel provvedimento, in pratica, si prende atto del caos normativo che si è generato, di quanto il Ministero da solo si sia incartato nella definizione dei nuovi percorsi, mostrando una terribile approssimazione e gettando nel caos le scuole. Tutte cose, sia chiaro, che a tempo debito avevamo denunciato, tutte cose che erano evidenti, tutte cose che si sarebbero potute evitare se ci si fosse aperti a un confronto serio. Possiamo poi parlare del Piano asili nido.

Si immettono risorse per scorrere i progetti nelle graduatorie esistenti e per emanare un bando per nuovi progetti. Bene. Però, si prova ad evitare il fallimento, che è dietro l'angolo, del target del PNRR. Per carità, lo dicevo, una cosa buona e giusta: sia chiaro. Però, ci troviamo davanti al classico gioco delle tre carte, ovvero, i soldi che vengono messi ora per gli asili nido si tolgono al Piano per il tempo pieno e per l'edilizia scolastica. C'è allora ovviamente da chiedersi: che cosa accade quindi a questi due settori? Mistero della fede.

Parliamo poi anche del fondo per aiutare gli studenti fuori sede con le spese per l'alloggio. Un fondo - ricordiamolo sempre - creato nel Governo Conte 2 e che è stato poi estremamente ridotto invece da questo Governo, il Governo Meloni. Dai 15 milioni che avevamo stanziato noi si è arrivati ai 4 di questo Governo. Un fondo che poi, grazie alle proteste sia nostre, dell'opposizione, ma soprattutto degli studenti in tenda qui fuori, si sta provando man mano a rimpinguare. Ma resta, purtroppo, estremamente insufficiente, come chiarisce anche la relazione sul rendiconto generale dello Stato. Perché con noi si era riusciti a dare 1.570 euro a 10.000 studenti; con voi, sì, si è ampliata la platea dei beneficiari, passando da 10.000 a 14.000, però a questi gli avete dato in media 280 euro al mese. Davanti a costi che sono ormai esorbitanti e che arrivano a superare i 500 euro al mese per un posto letto, voi gli avete dato 280 euro in un anno. Questo state facendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! E il tutto, ovviamente, mentre il Piano del PNRR per la realizzazione dei nuovi alloggi sta andando dritto verso il fallimento grazie alla scellerata gestione della Ministra Bernini.

Arriviamo poi al famoso emendamento Occhiuto, su cui abbiamo già avuto modo di intervenire. Quindi, il tema università. Questo emendamento è intervenuto durante l'esame del provvedimento al Senato. Un vero e proprio blitz che fa rientrare dalla finestra quel che si era bloccato con lo stop proprio al disegno di legge della Ministra Bernini sulla riforma del pre-ruolo universitario. Una manovra che, dietro una narrazione distorta della realtà, reintroduce all'interno delle università forme di precariato estremo e di sfruttamento. Una manovra che riporta, insomma, la mancanza di diritti e figure contrattuali senza diritti all'interno delle università. Posizioni lavorative parasubordinate senza malattia, senza ferie, senza maternità e senza contributi previdenziali adeguati. Questo è quello che offrite a chi vuole fare ricerca in Italia. Questo è quello che offrite a quelli che anche voi definite le “eccellenze” del nostro Paese.

Questa è la vostra ricetta, l'unica possibile, visto che di fatto continuate a tagliare finanziamenti al mondo dell'università e della ricerca.

Ma la discussione di questo provvedimento ci dà anche l'opportunità di fare il punto su quel che è realmente la situazione all'interno del settore dell'educazione, dell'istruzione e della ricerca. Ci permette di fare un ragionamento più ampio e di mettere in fila, uno dietro l'altro, i disastri di questo Governo su quelli che dovrebbero essere tra i settori più importanti per lo sviluppo di qualunque Paese, non solo il nostro: scuola, università e ricerca. Parole che raramente abbiamo sentito pronunciare alla Presidente Meloni. Si contano proprio sulle dita di una mano le volte che Giorgia Meloni ha parlato di questo. E nella maggior parte delle volte, poi, è stato proprio per denigrare e attaccare studenti in protesta che semplicemente chiedono che siano garantiti loro dei diritti.

Avete messo la scuola nelle mani del Ministro Valditara. Un Ministro che, come prima azione, ha deciso di cambiare - ricordiamolo - il nome del Ministero in “Ministero dell'Istruzione e del merito”. Un chiaro segnale, in realtà, di nostalgia del passato, basato sul rigore, sulla punizione e sull'umiliazione pubblica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Lo ricordiamo tutti. È un'idea di scuola che va in direzione opposta rispetto a qualsiasi recente studio pedagogico. Una direzione confermata da tutte le sue azioni; avvalorata, ad esempio, dalle nuove linee guida, sia quelle sull'educazione civica sia quelle per l'insegnamento, create in stanze chiuse, calate dall'alto senza un confronto e imperniate su una visione puramente nazionalistica della società, con un orientamento culturale e pedagogico antiquato e pericoloso; confermata, poi, dalla cosiddetta filiera tecnologico-professionale che mira - ricordiamolo - a trasformare la scuola da un luogo di formazione del pensiero critico a corsi di avviamento al lavoro in cui si addestrano gli studenti. Ricordiamo che veniva usata proprio questa parola: addestramento. Insomma formare lavoratori sfruttati, sottopagati o probabili disoccupati, persone che devono accettare il mondo così com'è e che non devono assolutamente avere la pretesa di poterlo cambiare.

La scuola di Valditara è quella della revisione della valutazione anche del comportamento degli studenti che, contro ogni moderna teoria pedagogica, torna indietro ai giudizi sintetici; è quella che interviene sul voto in condotta portando nella scuola un'impostazione esclusivamente punitiva e sanzionatoria. La scuola del Ministro Valditara è quella del disastroso flop del liceo del made in Italy (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), quella del tremendo caos del reclutamento docenti, dei concorsi partiti in ritardo che si accavallano tra loro, della mortificazione degli idonei; è quella del caos, dei percorsi abilitanti, percorsi dai costi proibitivi e dai costanti e inammissibili ritardi, tanto da mettere addirittura a rischio il posto di lavoro anche per chi il concorso l'ha vinto.

La scuola di Valditara è quella della vergognosa gestione dei titoli esteri e delle ineguaglianze dei percorsi INDIRE; è quella che ha totalmente dimenticato l'organico aggiuntivo ATA che avete sedotto in campagna elettorale e poi miseramente abbandonato una volta al Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

La scuola di Valditara è quella dei tagli forsennati alla scuola statale mentre poi si incrementano i fondi per le scuole paritarie. La scuola di Valditara e l'università di Bernini sono il degno prosieguo del disastroso disegno berlusconiano, all'epoca, delle Ministre Moratti e Gelmini. Scuola e università sono solo un costo da tagliare, un problema da ridimensionare, ma dovrebbero essere altro.

In realtà, un sistema educativo equo e accessibile è un potentissimo strumento per combattere le disuguaglianze sociali ed economiche del nostro Paese. L'istruzione è il catalizzatore che alimenta il progresso e trasforma la società: investire nell'istruzione significa investire nel futuro, un futuro più ricco creando individui più consapevoli, socievoli e capaci di affrontare le sfide del mondo contemporaneo. È questo quello che dovrebbe essere la scuola, quello che dovrebbe essere l'università, ma il Governo Meloni di sicuro non l'ha capito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tassinari. Ne ha facoltà.

ROSARIA TASSINARI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Ministro, grazie per la sua presenza. Intervengo a nome del mio gruppo per esprimere un convinto voto favorevole al disegno di legge di conversione del decreto-legge che oggi stiamo esaminando, un provvedimento che contiene disposizioni urgenti per l'attuazione delle misure del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per garantire l'avvio ordinato dell'anno scolastico 2025-2026. Premetto che apprezziamo molto di più il Ministro Valditara rispetto all'attività del Ministro Azzolina e dei suoi banchi a rotelle (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Fratelli d'Italia).

In questi giorni, mentre l'anno scolastico volge al termine, voglio anche esprimere gratitudine sincera agli studenti, ai docenti e al personale scolastico tutto: sono loro il motore silenzioso ma imprescindibile di ogni cambiamento. La scuola è molto più che un luogo di trasmissione del sapere, è un laboratorio sociale, è il primo argine contro le disuguaglianze, è la culla della cittadinanza democratica. Ed è per questo che il decreto in esame non è una sterile raccolta di adempimenti; è, al contrario, un atto politico di grande visione, un investimento strategico per rendere più competitivo, moderno e giusto il nostro sistema educativo.

Eppure, chi continua a contestare - anche a gran voce, purtroppo - non sembra voler vedere i fatti per quelli che sono. La retorica del presunto sottofinanziamento delle università italiane è stata completamente smontata dai numeri, checché ne dica l'opposizione. Da quando questo Governo è in carica le risorse per gli atenei sono aumentate in modo significativo: dal 2019 ad oggi siamo passati da 7,4 miliardi a oltre 9 miliardi, con un nuovo record previsto per il 2025 (9,4 miliardi di euro, pari a un incremento di 336 milioni di euro rispetto all'anno precedente), a differenza di quanto accadeva sotto i Governi a guida del Partito Democratico, che avevano lasciato il sistema universitario al limite della sopravvivenza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Oggi i numeri mostrano, invece, un impegno concreto e il Ministro Anna Maria Bernini ha fatto bene a rilanciare il confronto con i rettori per discutere di come distribuire al meglio il ricco fondo di finanziamento per il 2025 ponendo, come condizione fondamentale, il riconoscimento dei dati reali e della verità, perché solo partendo dalla verità si possono costruire politiche credibili ed efficaci; altrimenti, rimarremo intrappolati in un gioco di illusioni che nulla hanno a che fare con la realtà delle necessità del nostro sistema universitario e anche scolastico.

Il nostro Paese ha fatto una scelta chiara: investire in educazione, ricerca e formazione. E lo sta facendo con numeri e cifre che non lasciano spazio a dubbi. L'obiettivo è chiaro: dare risposte concrete ai giovani e alle imprese e collegare la scuola e l'università con il mondo del lavoro e delle sfide globali.

In questo contesto, uno degli aspetti più significativi del decreto riguarda l'introduzione degli incarichi post-doc e di ricerca, una misura fortemente voluta e sostenuta da Forza Italia e portata avanti, in particolare, dal senatore Occhiuto, che ringraziamo, e dalla senatrice Cattaneo, che hanno lavorato instancabilmente per dare al nostro sistema di ricerca uno strumento moderno, flessibile e soprattutto utile ai giovani ricercatori.

L'emendamento che abbiamo proposto non smantella alcun sistema, ma lo arricchisce introducendo incarichi che offrono tutele previdenziali, retribuzioni congrue e una durata definita; un'opportunità concreta per migliaia di giovani che rischiavano di essere espulsi dal nostro sistema della ricerca.

Questa misura è una vera e propria diga contro l'emorragia dei giovani talenti, un ponte tra generazioni che permette ai dottori di ricerca di rimanere in Italia e continuare il loro lavoro senza dover fuggire all'estero per trovare un'opportunità.

È il nostro modo di dire che in Italia c'è spazio per l'eccellenza, per la ricerca, per i giovani che vogliono costruire il futuro del nostro Paese. Non è un caso che, grazie a queste misure, più di 6.000 giovani ricercatori non saranno costretti ad abbandonare la ricerca. Non stiamo parlando di una precarizzazione del sistema, ma di una risposta concreta alla grave carenza di opportunità che esisteva fino a poco tempo fa, e chi continua a contestare queste soluzioni - magari anche con gli aeroplanini di carta - probabilmente non ha compreso la portata del cambiamento che stiamo realizzando.

Abbiamo introdotti incentivi alle imprese che assumono ricercatori a tempo indeterminato perché l'unico modo per fermare la fuga di cervelli è investire nelle persone e valorizzare il loro lavoro. Le altre misure, poi, parlano da sole: il rafforzamento degli Istituti tecnici e degli ITS Academy, su cui Forza Italia ha investito tante energie e volontà perché prendessero luce e ottenessero quello che è il ruolo attuale e determinante di collegamento fra il mondo dell'istruzione e il lavoro; il supporto agli studenti fuori sede; la semplificazione delle procedure per l'edilizia scolastica; l'aiuto nell'acquisto dei libri di testo; il sostegno agli asili nido. Tutti provvedimenti che puntano a rendere il sistema educativo più equo, più dinamico e più competitivo.

Abbiamo anche potenziato gli incentivi per le imprese che assumono ricercatori a tempo indeterminato, perché è così che si combatte la fuga dei talenti. E chi critica questi incentivi lo fa senza tenere conto che siamo il Paese in Europa che si contraddistingue per numero di giovani talenti che decidono, purtroppo, di cercare fortuna all'estero.

Noi, però, non ci arrendiamo, noi investiamo sul futuro. La verità è che questo decreto è un atto di responsabilità e coraggio. Non stiamo solo mettendo in sicurezza l'anno scolastico, stiamo costruendo le fondamenta per un'Italia più moderna, più inclusiva e più competitiva. Non possiamo permetterci di tornare indietro né di assecondare chi preferisce rimanere ancorato a vecchi paradigmi quando il mondo intorno a noi cambia a una velocità impressionante.

Sono convinta che l'istruzione sia l'arma più potente che si possa usare per cambiare il mondo, e noi stiamo investendo proprio in questo senso, per costruire, Ministro, insieme a lei, un'Italia migliore.

Per tutte queste ragioni e con l'orgoglio di chi crede fermamente che investire nell'istruzione sia la scelta politica più lungimirante, annuncio il voto favorevole di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.

ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie, Presidente. Siamo oggi chiamati a convertire un decreto-legge governativo che contiene disposizioni urgenti per l'attuazione di quanto previsto dal PNRR e che riguardano scuola e università.

Per quanto riguarda l'università e la ricerca, abbiamo semplicemente fronteggiato il rischio immediato dell'espulsione di un numero compreso tra 6.000 e 10.000 giovani dal mondo della ricerca a causa dell'estrema rigidità e dell'elevato costo del contratto di ricerca, divenuto unica forma disponibile di reclutamento dei giovani ricercatori.

Le categorie colpite da queste espulsioni sarebbero state tre: i dottorandi, i neo-dottori di ricerca e gli attuali ex assegnisti, tutti giovani. L'approvazione di un emendamento parlamentare di maggioranza in Commissione cultura al Senato, presieduta dal collega di partito, il senatore Roberto Marti, ha scongiurato questa espulsione, introducendo due nuove forme di reclutamento: gli incarichi di ricerca e gli incarichi post-doc.

Venendo alla scuola, con questo decreto finalmente si completa l'attuazione della riforma, che mira ad allineare l'offerta formativa degli istituti tecnici e professionali alla domanda di “competenze” che proviene dal tessuto produttivo del Paese - termine forse sconosciuto a qualche collega dell'opposizione - incardinandola nel contesto dell'innovazione digitale. Si procede, infatti, al riordino degli istituti tecnici con l'introduzione di nuovi indirizzi.

L'istruzione tecnica, che è stata molto sottovalutata nel nostro Paese in passato, è invece per noi della Lega essenziale per accrescere preparazione e competenze di chi vuole incamminarsi con successo nel mondo dei mestieri e delle professioni.

Si completa la revisione del sistema di reclutamento dei docenti con l'ampliamento delle graduatorie agli idonei, l'introduzione di nuovi elenchi regionali (sempre a beneficio degli idonei), l'accelerazione delle nomine in ruolo e la valorizzazione di categorie finora escluse, come gli idonei del concorso straordinario 2020.

Per quanto riguarda le risorse, con un emendamento della Lega è stato incrementato di 10 milioni per i prossimi due anni il Fondo unico per l'edilizia scolastica, per consentire la messa in sicurezza degli edifici scolastici pubblici.

Sempre con un emendamento della Lega, abbiamo inoltre incrementato di 6 milioni per il 2025 e di altri 6 milioni per l'anno 2026 il Fondo unico nazionale per la retribuzione di posizione e risultato dei dirigenti scolastici.

Oltre a questo, abbiamo consentito di non perdere le risorse inutilizzate per la realizzazione di nuovi asili nido.

Importanti, poi, anche le misure sul welfare studentesco, con l'aggiunta - non con i tagli - con l'incremento di un milione di euro per il 2025 e di 3 milioni per l'anno 2026 per la fornitura gratuita o semigratuita dei libri di testo agli alunni appartenenti a famiglie in possesso dei requisiti richiesti.

Particolare attenzione è stata riservata poi agli ITS Academy, per i quali viene allineato al livello universitario sia il trattamento fiscale delle borse di studio sia il riconoscimento dei titoli e dei percorsi formativi svolti all'estero.

Con un emendamento proposto dal Ministero dell'Istruzione e del merito viene riconosciuta, già per quest'anno scolastico, la carta del docente anche al personale precario, anche ai supplenti su posto vacante e disponibile. Quindi, anche qui, abbiamo aggiunto, altro che tagli (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Ed è di qualche ora fa la notizia che, grazie al Ministro Valditara, siano stati stanziati ulteriori 369 milioni di euro per i campus e il potenziamento dei laboratori.

Quindi, da un lato, c'è la sacrosanta, legittima narrazione falsa dell'opposizione; dall'altro lato, c'è la realtà di un Ministro, di un Ministero e di una squadra di Governo capaci di fare quello che voi non avete fatto in tutti gli anni in cui avete gestito il Ministero dell'Istruzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Presidente, noi siamo abituati, io sono abituato a scusarmi con lei, ma che il MoVimento 5 Stelle mi venga a parlare di merito e mi venga a parlare di risorse… E non sarò cattivo nel ricordare quelle suppellettili d'arredamento (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché sarebbe come sparare sulla Croce rossa. Io ricordo semplicemente le centinaia e centinaia di milioni di euro durante la pandemia sperperati in mascherine che neanche sono servite, visto che poi abbiamo speso soldi anche per mandarle al macero (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, sentire parlare di merito da chi ha fatto della decrescita felice e della scorciatoia del disimpegno una filosofia di vita, anche no.

Torniamo, però, alle cose serie. Sin dal giorno del suo insediamento, grazie alla Lega e all'attività del Ministro Valditara, questo Governo ha voluto porre al centro della sua azione un settore strategico per il nostro Paese, come la scuola. Una scuola da riformare, una scuola da riformare in profondità dopo anni di sperimentazioni sbagliate o, peggio ancora, di ideologie che ne hanno minato le stesse fondamenta.

E la più pericolosa tra queste ideologie - per usare le parole di Papa Francesco - è quella ideologia che ha cancellato l'umanità, poiché cancella le differenze tra uomo e donna, contro la quale come Lega abbiamo già approvato una risoluzione in Commissione che poi ha dato il via al disegno di legge Valditara che stiamo per discutere in Commissione: l'ideologia gender. Continuerete a farvela, però nelle vostre sedi di partito e nelle vostre associazioni, non nelle classi, non nelle scuole (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Commenti di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).

Presidente, mi sia consentito alla fine una riflessione anche pedagogica, culturale, che riguarda la nostra scuola. Per la Lega l'autonomia scolastica è fondamentale, è importantissima, così come anche la libertà della ricerca. L'autonomia scolastica a volte è intesa, è interpretata anche come libertà, come libertà individuale, come libera iniziativa dei docenti, anche purtroppo però quando l'autonomia scolastica relega, abbandona l'istituzione educativa a quella che illustri sociologi hanno definito come “deriva progressista”. Anche, ad esempio, quando, se da un lato si consente, qualche professore consente ad un Imam di leggere in classe dei versetti del Corano in cui si incita ad uccidere chi crede in una religione diversa dalla propria, dall'altro abbiamo dei professori che nel nome dell'autonomia dell'insegnamento reputano pericolosi - pensi un po', Presidente - dei bersaglieri (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che non sono potuti andare in una scuola a parlare dei valori della nostra Repubblica, a parlare dei valori della nostra democrazia, della libertà.

L'autonomia dell'insegnamento però non è in discussione, anche quando purtroppo sempre più insegnanti ideologizzati scambiano la cattedra o l'ambiente scolastico o comunque il proprio ruolo per fare dei comizi o, nel peggiore dei casi, come megafono per sfogare le proprie frustrazioni. Le cronache ci consegnano sempre più storie di insulti, minacce, incitamento all'odio nei confronti di esponenti politici di qualsiasi parte politica, delle istituzioni, delle Forze dell'ordine, che vedono come protagonisti i docenti. Per non parlare delle aule universitarie, dove alcuni ricercatori non si limitano a fare dei comizi su strampalate teorie marxiste queer - che ancora non ho capito cosa sono -, ma invitano direttamente dei parlamentari, degli esponenti politici - come qualcuno che è seduto anche in quest'Aula in questo momento, non si capisce poi a quale titolo accademico - e ovviamente senza nessun contraddittorio, senza nessun pluralismo, come è accaduto a Sassari, ma guai a mettere in discussione la libertà della ricerca. Presidente, quello dell'insegnante non è un mestiere come gli altri, è una professione unica la cui importanza risiede nel formare, istruire ed educare e far crescere il capitale invisibile, il capitale umano, gli studenti, che appunto vengono istruiti e formati proprio dagli insegnanti. La stragrande maggioranza dei nostri insegnanti è costituita da professionisti che svolgono con serietà e dedizione il proprio mestiere e proprio perché questi non meritano di essere infangati da una minoranza di colleghi inadatti al ruolo, bisogna allontanare dalle classi chi non è degno e chi non è capace di svolgere la propria missione educativa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - La deputata Scarpa: “Lo decidi tu?”). Però non possiamo chiedere agli insegnanti di sostituirsi completamente ai genitori, alle famiglie. La scuola faccia la scuola, la famiglia torni a fare la famiglia, la politica si impegni per aiutare sia la scuola che la famiglia.

Noi vogliamo un'istruzione libera, che è un diritto sancito dalla Costituzione e lo Stato deve garantire a tutti le basi culturali minime per vivere in società in modo dignitoso. La scuola deve tornare ad essere l'ascensore sociale e possibilmente non fermo al piano terra, come quando l'avete gestita voi cari colleghi del MoVimento 5 Stelle e del PD (Commenti di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle). E proprio per sottolineare l'importanza di questo compito, dopo anni di egualitarismo e il livellamento verso il basso della qualità degli studi, dopo anni di deriva progressista, il Ministero dell'Istruzione si è definito per la prima volta - e ha ragione devo dire dopo due anni e mezzo di Governo - come Ministero del merito. Con questo decreto, Presidente, e grazie a questo Governo, si mettono finalmente in campo misure concrete per dare adeguata centralità alla formazione nel nostro Paese ed è per questo motivo che a nome della Lega esprimo parere favorevole (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia - Commenti del deputato Iaria).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Irene Manzi. Ne ha facoltà.

IRENE MANZI (PD-IDP). La ringrazio, la ringrazio signor Presidente…

PRESIDENTE. Onorevole Iaria…

IRENE MANZI (PD-IDP). …saluto la Sottosegretaria Frassinetti e il Ministro Valditara e, dopo questa mirabolante dichiarazione del collega Sasso, vorrei riportare un po' di realtà in quest'Aula a partire da un numero: 5.660. Non è un prefisso telefonico in questo caso, è il numero delle cattedre tagliate dal Governo Meloni nell'ultima legge di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Un numero scritto nero su bianco all'interno di quella legge, non un calcolo fatto per approssimazione, a cui, nell'anno scolastico 2026-2027, si aggiungeranno 2.174 posti in meno nel personale ATA. Quelle cifre, quei tagli, quei numeri - in queste settimane avrete ricevuto anche voi, colleghi della maggioranza, tante sollecitazioni preoccupate da parte di tante regioni d'Italia, da parte dei vostri collegi di elezione - stanno diventando concretamente cattedre e docenti in meno.

Un taglio che, tra l'altro verrà suddiviso a livello regionale in base al calo percentuale degli alunni registrati in ogni regione, i cui risparmi - mi piace citare la circolare della Ragioneria dello Stato - dovranno essere versati, per quattro dodicesimi, al bilancio generale dello Stato, in un silenzio tra l'imbarazzato e l'indifferente da parte del Governo. Eppure, in legge di bilancio, in quelle nottate passate in Commissione bilancio, noi ve l'avevamo detto e avevamo ricordato che l'effetto sarebbe stato questo. Vorrei spiegare bene cosa avviene: si eliminano cattedre e le si vanno a tagliare in base al calo demografico di ciascuna regione. Quindi, di fatto, in quelle aree dove c'è un maggior calo demografico e dove c'è minore popolazione, che è costretta magari a spostarsi perché i servizi e le opportunità sono minori, si andranno a tagliare cattedre. Una parte di quelle risorse che si risparmiano, anziché lasciarle al Ministero dell'Istruzione, magari per fare meritorie attività di contrasto alla dispersione scolastica, di sperimentazione didattica e di sostegno all'autonomia didattica, che a parole sembra stare tanto a cuore al collega Sasso, si vanno a togliere e, magari, le si danno al bilancio generale dello Stato, magari a quello stesso Ponte sullo Stretto a cui erano state destinate le risorse che, originariamente, dovevano essere assegnate alle province. Questo è quello che si fa, al di là dei proclami e delle fantomatiche teorie che vengono ricordate o citate in quest'Aula. E non solo.

Vengo al provvedimento che oggi esaminiamo in quest'Aula. Con un emendamento, che è stato approvato in Senato, si fa anche di più. Che cosa si fa? Lo recito testualmente per evitare qualunque fraintendimento: a decorrere dall'anno scolastico 2026/2027, il numero complessivo delle classi di scuola secondaria di secondo grado non potrà essere superiore a quello delle classi presenti nell'anno scolastico 2023/2024.

Che cosa vuol dire questo? Questo vuol dire che, a prescindere da quello che sarà l'effettivo numero di studenti presenti in ogni anno scolastico, le classi non potranno essere di più, con buona pace del tema del sovraffollamento che ci può essere nelle classi e della qualità dell'offerta didattica. C'è una sola parola per definire tutto questo: macelleria sociale ai danni della scuola (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Un taglio ragionieristico, colleghi, su cui sarebbe veramente interessante confrontarsi - e mi piacerebbe sentire anche il parere del Ministro - perché si fa un gran bel parlare di merito, di valorizzazione dei talenti e di autorità dei docenti, quando, in due anni, si abbatte una scure, in realtà, sul settore dell'istruzione. Mi si dirà che è il calo demografico, ovviamente, che però si può affrontare anche in modo diverso rispetto al modello del dimensionamento scolastico su cui, ogni anno, a inizio dell'anno solare, siete costretti ad intervenire proprio per aggiustare una norma che non regge.

E forse, magari, ci vorrebbe il buon senso di intervenire definitivamente per modificare e cambiare - come abbiamo chiesto più volte - quella norma. Per costruire. Si potrebbe intervenire sull'emergenza sociale rappresentata dal calo demografico, facendone un grande tema nazionale, prevedendo che quelle risorse che oggi voi tagliate non tornino al bilancio dello Stato, ma restino a quel Ministero così importante per questo Paese. E invece la strada più facile - quella che praticate - è quella dei tagli. È facile, del resto, ed è senza sforzo, ma produrrà danni profondi e di lungo periodo sul nostro sistema di istruzione. Ed è anche per questo motivo che questo provvedimento, che arriva oggi al voto finale, non ci può trovare d'accordo. Ci sono aspetti anche positivi in questo decreto, come quelli che sono stati introdotti nel passaggio al Senato rispetto allo scorrimento di specifiche graduatorie, le risorse che sono state incrementate rispetto al welfare studentesco, il tema delle norme di regolamentazione più stringenti dei cosiddetti “diplomifici”.

Ve ne diamo atto. E do atto anche alla Sottosegretaria Frassinetti, e la ringrazio, di avere accolto favorevolmente l'ordine del giorno che riguarda il tema del titolo del servizio civile, che è stato riconosciuto. Però ci sono tante criticità, è stato ricordato anche dal collega Caso: il tema del ritardo dei processi dei percorsi di abilitazione, il tema del caos dei concorsi e dei ritardi. E poi, venendo agli istituti tecnici, c'è un tema che non si può trascurare, anche in questo caso un taglio: riducete da 1.320 a 1.221 le ore destinate agli insegnamenti di istruzione generale nel primo biennio degli istituti tecnici.

Questa è una norma, in realtà, che rischia di penalizzare concretamente - e ve lo hanno detto tutti i soggetti che sono stati auditi in Senato, tutte le forze sindacali -, in quella che è la vostra ossessione professionalizzante, la qualità del percorso iniziale di formazione degli studenti del primo biennio. E anche questo, ancora una volta, avviene senza alcuna risorsa aggiuntiva per i laboratori, per la formazione dei docenti, per l'innovazione. Si spreca una grande occasione quale era quella rappresentata dalla riforma del PNRR relativa proprio all'istruzione tecnica.

E poi, non possiamo trascurarla, c'è la parte relativa alle università, di cui hanno parlato anche il collega Orfini, in dichiarazione di voto, questa mattina, e la collega Ferrari, che compare grazie a un emendamento, approvato nottetempo in Commissione al Senato, in un decreto che si occupava inizialmente soltanto di scuola. E avviene con una grave forzatura compiuta dalla maggioranza. Mi sembra che, anche in questo caso, si applichi, in realtà, il modello del decreto “insicurezza”: si parte da un disegno di legge, quale era appunto il disegno di legge Bernini, che era all'esame del Senato, e poi, siccome si ha troppa fretta - nel caso del disegno di legge è stato ricordato il perché questa mattina -, si va avanti o a colpi di decreti-legge oppure a colpi di emendamenti che vengono inseriti all'interno di un decreto-legge.

Facendolo, anche in questo caso, come? Andando a precarizzare la ricerca e intervenendo - mi spiace, ma devo ricordarlo - su un provvedimento, una figura, quella del contratto di ricerca, che era stata approvata nel 2022 dal Governo Draghi, di cui faceva parte anche l'allora Sottosegretario all'Istruzione, il collega Rossano Sasso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Quel provvedimento era stato approvato a larghissima maggioranza e rappresentava un passo in avanti importante e significativo. Anche al Senato ci eravamo detti disponibili, e ne parlano i nostri emendamenti, in questo caso, presentati dai colleghi senatori e ripresentati qui alla Camera, a intervenire per correggere quelle rigidità che potevano esserci, per tutelare i vincitori delle borse Marie Curie. Di fronte a tutto questo abbiamo trovato un muro di fronte a noi, e lo hanno trovato anche quei ricercatori che, in questo momento, stanno manifestando qui fuori, in piazza Montecitorio, per chiedere una cosa: dignità, dignità del proprio lavoro.

Abbiamo assistito alla banalizzazione del dibattito intorno a questo tema, come se soltanto alcuni avessero a cuore la qualità della ricerca e l'efficacia degli strumenti normativi a sua tutela, e invece così non è stato. Ma era più facile, ovviamente, come sempre, banalizzare il tema. La valorizzazione della ricerca, insieme al pesante definanziamento del Fondo di finanziamento ordinario e al blocco del turnover per le università, con l'obbligo, tra l'altro, di riversare una quota dei risparmi al bilancio generale dello Stato, è uno schema che abbiamo già visto, sia per la scuola che, ora, per la ricerca. E invece servirebbero per tutti i settori dell'istruzione e della ricerca risorse all'altezza della media OCSE, retribuzioni dignitose e con piene tutele, perché queste, colleghi, cambiano realmente e concretamente la vita di una persona.

In questo momento il mondo della ricerca è in fermento, lo citavo poco fa. E voglio dare voce, in quest'Aula, a un estratto di quell'appello, sottoscritto da più di 2.000 docenti universitari, che recita: “Noi riteniamo che la ricerca sia un lavoro e quindi che qualunque rapporto di lavoro per ricercatrici e ricercatori a termine (…) non può che essere inquadrato in un normale rapporto di lavoro a tempo determinato, con tutte le relative tutele (maternità, malattia, ferie, contributi previdenziali adeguati, eccetera). Una ricerca di qualità ha bisogno (…) di garanzie e indipendenza delle ricercatrici e dei ricercatori”.

E proprio questo che voi state tradendo, approvando questo decreto in quest'Aula, a suon di tagli come sempre. Vi chiedo un'operazione di coraggio, almeno di uscire dall'ipocrita retorica che spesso ammanta la discussione su questo tema. Non abbiamo la forza dei numeri per impedirvi di approvare quest'atto, ma abbiamo la forza per opporci in quest'Aula e fuori da quest'Aula, come continueremo a fare nel Paese, nelle piazze, nelle Aule parlamentari, nel confronto quotidiano, per continuare a dire che tutto questo non è e non sarà mai a nostro nome. Proprio per questo, esprimo il voto contrario del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Onorevoli colleghi, signor Presidente, Sottosegretario Frassinetti, Ministro Valditara, grazie a questo provvedimento si aprirà finalmente una nuova fase nella scuola e nelle università italiane.

Stiamo formando i nostri studenti per rispondere alla richiesta di competenze generate dal Piano nazionale Industria 4.0 e dal mercato. Puntiamo al rafforzamento del lato internazionale dei percorsi: le scuole potranno finalmente potenziare lo studio delle lingue straniere e lo svolgimento di esperienze di studio all'estero. È innovativa, poi, anche la possibilità data alle scuole di attivare l'area territoriale indirizzata allo sviluppo di competenze che sono coerenti proprio con le esigenze del territorio, per formare in sincronia le competenze necessarie che le industrie medie e piccole dei territori ci chiedono. Contrasteremo poi il precariato, colleghi.

Infatti si è prevista l'integrazione della graduatoria di merito dei concorsi PNRR con i candidati risultati idonei in misura non superiore al 30 per cento dei posti messi a concorso. Ci sarà, inoltre, un elenco regionale in cui potranno inserirsi per la futura assunzione, in ordine di concorso, tutti coloro che hanno superato la prova orale di un concorso bandito a decorrere dal 2020. Ringrazio, quindi, l'instancabile lavoro nella valorizzazione dell'istruzione del Ministro Valditara e del Senato con il presidente Marti, la senatrice Bucalo, il senatore Marcheschi e il Sottosegretario Frassinetti. Ringrazio per la Camera i colleghi Amorese, Cangiano, Roscani e tutto il gruppo di Fratelli d'Italia.

Sono stati approvati diversi emendamenti che hanno rafforzato le disposizioni contenute nel provvedimento. È stato previsto anche l'inserimento degli idonei del concorso straordinario 2020, colleghi dell'opposizione, e di quelli del concorso 2023 per l'educazione motoria nelle scuole primarie. Questo grazie a un emendamento di Fratelli d'Italia. Sempre con un emendamento di Fratelli d'Italia, a partire dall'anno scolastico 2026-2027, sarà previsto lo studio dell'informatica nella scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione. Un posizionamento storico che diventa legge dello Stato.

Proprio per la funzione strategica del settore dell'alta formazione e della ricerca per l'Italia, si è intervenuti anche, infine, per superare le criticità del contratto di ricerca, al di là della propaganda che avete fatto anche in Commissione con l'ostruzionismo. La relazione tecnica della Ragioneria dello Stato alla legge n. 79 del 2022 indicava, infatti, chiaramente che l'aumento del costo unitario dei contratti di ricerca rispetto al preesistente assegno di ricerca avrebbe comportato “una riduzione del numero assoluto dei titolari” stimata in 6000/7000 unità sui 13.000 allora esistenti.

Era il 2022. Ora sono molti di più per via del PNRR. L'Accademia dei Lincei ha detto che la scelta è lungimirante. La Conferenza dei rettori italiana ha detto che è una svolta strategica. Tutti tranne l'opposizione. Abbiamo approvato, poi, un importante emendamento, estendendo la Carta del docente anche per l'acquisto di prodotti audiovisivi. Colleghi, e per il suo tramite, Presidente, mi rivolgo alle opposizioni, è bene elencare, dopo i vostri interventi, alcuni risultati del Governo Meloni.

La dispersione scolastica in Italia è scesa al 9,4 per cento nel 2024 (dato OCSE), anticipando l'obiettivo del 10,2 fissato dal PNRR per il 2026, questo lo avete dimenticato. Anche l'Invalsi certifica questa inversione di tendenza. È frutto, quindi, di interventi mirati fatti da questo Governo, soprattutto nelle regioni del Sud e nelle periferie del Nord, tra cui è stato determinante il decreto e il modello Caivano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Abbiamo, poi, stanziato 600 milioni di euro per promuovere le competenze STEM. Alle opposizioni che dicono che trascuriamo gli istituti tecnici rispondiamo che, proprio oggi, per l'istruzione tecnica sono stati stanziati altri 369 milioni di euro, e questo anche lo avete dimenticato, colleghi dell'opposizione. Stiamo inserendo l'informatica, appunto, già dalla scuola primaria, rafforzando le misure di protezione dai rischi del web, come il cyberbullismo e la disinformazione. Ricordo, poi, 450 milioni per la formazione dei docenti sulla transizione digitale e ben 2.100.000.000 per trasformare almeno 100.000 aule in ambienti digitali innovativi, e anche questo lo avete dimenticato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Abbiamo stanziato 2 milioni per il Programma “studente-atleta” e altri 45 milioni per attrezzature sportive scolastiche. Abbiamo reintrodotto - e questa è storia, colleghi - i Giochi della gioventù, che sono stati un successo e un'emozione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Colleghi, Fratelli d'Italia voterà convintamente a favore di questo provvedimento. Lo facciamo perché crediamo che debba essere ridotto il divario fra il mondo della scuola e quello del lavoro; lo facciamo perché per noi la scuola è strategica nella formazione dell'individuo; lo facciamo perché per noi la scuola è merito, per noi la scuola è cultura ma, soprattutto, comunità formante che crea uomini e donne consapevoli e cittadini attivi.

In conclusione, credo che politica voglia dire realizzare riforme - e lo stiamo facendo - che funzionino e che migliorino la vita delle persone. Ma vedete, colleghi, politica significa anche nutrirsi di esempi, e uno di questi esempi è stato e sarà, senza dubbio, il professore Giuseppe Parlato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - I deputati del gruppo Fratelli d'Italia si alzano in piedi), studioso attento e libero della storia della destra italiana, e non solo, dal Risorgimento ai giorni nostri, allievo di De Felice e direttore della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, archivio della storia politica del Novecento pluralista, che ospita decine di archivi da, appunto, Ugo Spirito a De Felice, fino a Giampaolo Pansa. Instancabile, poi, il suo lavoro di custodia e promozione della memoria della tragedia del confine orientale da direttore scientifico del Comitato 10 febbraio. “Non parlare di una parte politica” - scrisse - “significa cancellarla dal panorama storiografico nazionale e di conseguenza anche dalla memoria civile”: anche per queste parole non possiamo oggi non ricordarlo. A lui, oggi, va il nostro più commosso tributo e, spero, quello di tutta l'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2420​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2420​:

S. 1445 - "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 aprile 2025, n. 45, recante ulteriori disposizioni urgenti in materia di attuazione delle misure del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per l'avvio dell'anno scolastico 2025/2026" (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 26) (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).

Esame e votazione delle questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 21 maggio 2025, n. 73, recante misure urgenti per garantire la continuità nella realizzazione di infrastrutture strategiche e nella gestione di contratti pubblici, il corretto funzionamento del sistema di trasporti ferroviari e su strada, l'ordinata gestione del demanio portuale e marittimo, nonché l'attuazione di indifferibili adempimenti connessi al Piano nazionale di ripresa e resilienza e alla partecipazione all'Unione europea in materia di infrastrutture e trasporti (A.C. 2416​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali Bonelli ed altri n. 1, Simiani ed altri n. 2 e Ilaria Fontana ed altri n. 3 (Vedi l'allegato A) riferite al disegno di legge n. 2416​: Conversione in legge del decreto-legge 21 maggio 2025, n. 73, recante misure urgenti per garantire la continuità nella realizzazione di infrastrutture strategiche e nella gestione di contratti pubblici, il corretto funzionamento del sistema di trasporti ferroviari e su strada, l'ordinata gestione del demanio portuale e marittimo, nonché l'attuazione di indifferibili adempimenti connessi al Piano nazionale di ripresa e resilienza e alla partecipazione all'Unione europea in materia di infrastrutture e trasporti.

A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati, per non più di dieci minuti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi non firmatari, per non più di cinque minuti.

Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.

Il deputato Devis Dori ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Bonelli ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Prego.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Anche con il decreto-legge in esame il Governo manifesta il sistematico intento di voler alterare, a proprio vantaggio ovviamente, quel delicato equilibrio tra il potere esecutivo e potere legislativo. Il continuo ricorso ai decreti-legge mina il mantenimento di un corretto equilibrio tra gli organi costituzionali e, quindi, produce uno squilibrio tra Parlamento e Governo, attraverso una violazione dell'articolo 70 della Costituzione. Siamo, ormai, a una media di un decreto-legge a settimana.

Non si ravvisano, nel testo adottato dal Governo, quei presupposti di necessità e urgenza indispensabili per il legittimo utilizzo dello strumento del decreto-legge e anche la relazione illustrativa non contiene alcuna indicazione sulle ragioni del presunto carattere di straordinaria necessità e urgenza del decreto-legge.

Questo testo in conversione reca, inoltre, interventi che presentano un elevato tasso di eterogeneità, riguardando infatti materie molto diverse tra loro: disposizioni che riguardano il collegamento tra Sicilia e Calabria, modifiche della legislazione in materia di contratti pubblici, disposizioni in materia di autotrasporto, di motorizzazione civile e circolazione dei veicoli, disposizioni in materia di ordinamento portuale e demanio marittimo, disposizioni in materia di revisione dei prezzi, modifica delle concessioni autostradali, interventi per la realizzazione delle opere connesse ai Giochi olimpici Milano-Cortina 2026 e interventi nel settore delle energie rinnovabili. Da qua si vede la grande eterogeneità dei temi e, da questo punto di vista, anche la Corte costituzionale è più volte intervenuta. Ricordo, in particolare, la sentenza n. 22 del 2012, in cui davvero afferma come, in realtà, il vincolo dell'omogeneità è fondamentale perché sia legittima la decretazione d'urgenza.

Passando all'articolo 1 del provvedimento, qui troviamo davvero la carenza dei presupposti costituzionali della necessità e urgenza, dove vengono inserite una serie di novelle alla disciplina recata dal decreto-legge n. 35 del 2013, quella relativa al riavvio delle attività finalizzate alla realizzazione del collegamento tra Sicilia e Calabria, quindi il cosiddetto ponte sullo Stretto.

Ecco, questo presunto carattere - a nostro parere assente carattere - di straordinaria necessità e urgenza del decreto originario e delle modifiche successive apportate, in particolare con questo provvedimento all'esame oggi dell'Assemblea, risiederebbe secondo una ritenuta urgente necessità di riattivare la società Stretto di Messina e risolvere, quindi, il contenzioso pendente, stabilendo da un lato la definizione stragiudiziale delle controversie e, dall'altro, la revoca dello stato di liquidazione a suo tempo disposto.

Tuttavia, questa riattivazione della società Stretto di Messina sembra assolutamente disattendere anche le stesse raccomandazioni della Corte dei conti in una relazione del 2017, ma anche Anac era già intervenuta sul punto, quando invita il Governo a valutare la necessità di procedere alla selezione di un nuovo contraente generale, anche al fine di evitare potenziali procedure di infrazione comunitaria, stante l'espresso riferimento del decreto-legge n. 35 del 2023 all'articolo 72 della direttiva n. 24 del 2014, che disciplina proprio i vincoli comunitari in merito alla modifica di contratti durante il periodo di validità degli stessi, e l'articolo 117 - come sappiamo - della Costituzione, così come modificato con la riforma del 2001, pone in rilievo i rapporti dello Stato con gli altri ordinamenti, in particolare con quello comunitario, e quindi costituzionalizza il rispetto dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali, ponendo senz'altro la questione dell'illegittimità dei provvedimenti legislativi statali - come questo - in contrasto con i principi e le norme sovranazionali, quindi illegittimità che poi espone lo Stato, nello specifico caso di violazione degli obblighi europei, a procedure di infrazione.

Se, invece, passiamo all'articolo 2 di questo provvedimento, di questo decreto-legge, ravvisiamo un ricorso distorto alla decretazione cosiddetta correttiva, che consiste, di fatto, nel conferire la delega al Governo per adottare uno o più decreti legislativi e contestualmente, però, prevede il potere di apportare successivamente, entro un termine, le correzioni e le integrazioni che la pratica, poi, rende necessarie e opportune, adottando, quindi, dei decreti correttivi, pur sempre nel rispetto dei medesimi principi e criteri direttivi.

Però, anche da questo punto di vista, la Corte costituzionale ha chiaramente affermato, in particolare con la sentenza n. 201 del 2006, che il decreto correttivo non deve adottarsi in funzione di un esercizio tardivo e che soprattutto deve mantenersi anche con riferimento alla procedura nel solco del decreto legislativo principale e, quindi, non può riformare scelte che in esso siano recate, perché il decreto correttivo è strumento utile e utilizzabile non per riformare la riforma, ma per correggere, appunto, o integrare la riforma introdotta con il decreto principale. Di fatto, quindi, il decreto correttivo non può rappresentare la sede di ripensamenti - in particolare, chiaramente, di natura politica - del legislatore delegato. Quindi, questo decreto-legge, Presidente, è una chiara elusione del modello contenuto nell'articolo 76 della Costituzione. Reca un grave pregiudizio agli equilibri tra istituzioni che sottendono proprio alla forma di Governo prevista dalla nostra Costituzione.

Pertanto, come Alleanza Verdi e Sinistra riteniamo che il quadro complessivo di questo decreto-legge abbia davvero, in sé, una violazione, un'incompatibilità, con gli articoli 70, 76, 77 e 117 della Costituzione. Pertanto, come Alleanza Verdi e Sinistra voteremo a favore delle questioni pregiudiziali proposte e, quindi, chiediamo che non si proceda all'esame del disegno di legge (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per illustrare la questione pregiudiziale Simiani ed altri n. 2, l'onorevole Ghio. Ne ha facoltà.

VALENTINA GHIO (PD-IDP). Intervengo a nome del gruppo del Partito Democratico con la pregiudiziale al decreto n. 73 del 2025, provvedimento che riteniamo senza bussola in materia di infrastrutture e di trasporti. A metà legislatura e con un decreto annunciato come risolutivo su questioni sostanziali, ci saremmo aspettati un quadro di insieme, appunto per capire quale sia la visione complessiva strategica del sistema delle infrastrutture e della mobilità del Governo. Invece, un decreto, appunto, senza bussola, un decreto senza armonia, come un'orchestra dove ogni strumento suona il proprio spartito senza alcun rapporto fra loro. Quello che emerge è un decreto modesto nelle risorse, caratterizzato, però, da una sommatoria di deroghe, alcune anche annunciate e poi ritirate. Ancora una volta, si conferma l'abuso sistematico della decretazione d'urgenza. Siamo al centesimo, quasi al centesimo decreto della legislatura ed è un numero che fotografa plasticamente la compressione del dibattito democratico, l'erosione progressiva del ruolo del Parlamento a cui ci avete abituati. Questo provvedimento è un mosaico disomogeneo, articolato in sette capi con finalità e settori completamente scollegati: dalle infrastrutture al trasporto su gomma, dai porti - però, ormai, solo indicati come un titolo, perché il contenuto è stato svuotato - agli eventi sportivi, fino a - guarda caso - il ponte sullo Stretto.

La giurisprudenza è chiara, è stato detto: la decretazione d'urgenza è uno strumento eccezionale, non un metodo ordinario di governo e lo ha ribadito più volte la Corte costituzionale. Invece, qui ci troviamo di fronte ad un decreto che interviene su ambiti cruciali, incluso il codice degli appalti e la Protezione civile, peraltro già oggetto di riforma tramite deroga scaduta da appena due mesi.

Nel merito - dicevo - il decreto è gravemente squilibrato rispetto alle esigenze del Paese. Sotto la definizione di infrastrutture strategiche ancora una volta si cela – articolo 1 - l'ossessione del Governo, in particolare l'ossessione del Ministro Salvini per il ponte sullo Stretto di Messina, un'opera che, come già abbiamo avuto modo di dire, riteniamo inutile, costosissima, dannosa, con costi lievitati da 8,5 miliardi a 14 miliardi di euro, con importanti criticità ambientali rilevate nel percorso.

A tutto questo si aggiungono i dubbi irrisolti su sicurezza sismica, su impatto urbanistico, su carenza di studi di dettaglio, soprattutto sulla sproporzione dei costi che non può non porre dubbi seri sulle procedure. Un progetto anacronistico con forzature continue. Si tratta di 14 miliardi di sprechi in un Paese che ha la sanità in ginocchio, che ha salari da fame.

Mentre si accentrano le risorse e l'attenzione sul Ponte, il resto del Paese nel decreto viene dimenticato: nessuna strategia emerge per il sistema ferroviario, per la mobilità sostenibile, per i porti italiani, per rimediare allo scippo di risorse che avete fatto compromettendo fortemente la sicurezza delle strade provinciali, dove avete tagliato - ricordiamolo - 1.700.000.000 di euro, taglio del 70 per cento delle risorse assegnate, con un impatto significativo sullo stato manutentivo delle strade. La sicurezza, Ministro e Sottosegretaria, non è soltanto criminalizzare la legittima manifestazione del dissenso in strada; la sicurezza è anche tagliare le risorse necessarie per evitare che le strade provinciali diventino una tomba, un pericolo - quello sì - reale per la vita umana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Oggi avete fatto una nuova promessa e non potevate farne a meno. Sollecitati da comuni e province - li avete incontrati -, avete detto che tornerete indietro su questo vostro taglio. Ce lo auguriamo, vigileremo perché così accada, ma c'è un aspetto che rende questo decreto ancora più preoccupante e che impone una riflessione: la questione della legalità, del controllo degli appalti. Proprio in questi giorni, la Direzione investigativa antimafia ha presentato la sua relazione annuale. Le parole del direttore Michele Carbone sono state nette: c'è un'infiltrazione concreta e crescente della 'ndrangheta nel settore degli appalti pubblici, in particolare nei subappalti. E il Governo che fa da questo punto di vista? Non solo ha dato in passato il via libera all'allargamento del sistema dei subappalti con norme precedenti, ma interviene nuovamente, col codice degli appalti, prevedendo regimi speciali anche per settori per i quali si è scelto di non esercitare la delega legislativa, che si è lasciata scadere scegliendo la via breve della decretazione d'urgenza che salta a piè pari tutto il lavoro parlamentare contenuto nella delega legislativa.

Vi è, poi, un altro aspetto ancora più grave. C'è stato in questo decreto un tentativo pericoloso: centralizzare direttamente l'intera gestione dei controlli antimafia, per quanto riguarda il ponte sullo Stretto, sotto il Ministero delle Infrastrutture. È stato necessario - è materia anche dei media di questi giorni - l'intervento del Quirinale per far ritirare quella norma ed è solo per questa ragione che non la troviamo nel decreto che attualmente stiamo esaminando. Ma abbiamo letto che il Ministro Salvini non si dà per vinto in questa oscenità e, più volte, ha annunciato che tenterà di farla reintrodurre in Parlamento. Noi non ci staremo, staremo sempre dalla parte della legalità e vigileremo attentamente affinché non ci sia un nuovo tentativo - alcun nuovo tentativo - di indebolire i controlli antimafia.

E ancora, nonostante gli annunci, con questo decreto il Governo non si occupa di sostenere la portualità: il capitolo porti è rimasto solo un titolo vuoto.

Quindi, non solo stiamo assistendo al fermo sulle nomine dei nuovi presidenti delle Autorità di sistema portuale che, in attesa che le forze politiche di maggioranza si mettano d'accordo, sono lasciate in stallo dal Governo con commissariamenti che, in alcuni casi, come per Genova, durano da quasi due anni; allo stesso modo, il decreto non contiene iniziative utili per dare risposte al miglioramento delle condizioni della sicurezza del lavoro portuale. Dopo quasi tre anni, non avete ancora sbloccato il Fondo per l'incentivazione all'esodo: avete provato a fare un tentativo nella prima stesura di questo decreto con un intervento parziale, sicuramente da migliorare, ma poi avete eliminato anche quello.

Così come non ci sono risposte per riconoscere il lavoro portuale operativo come usurante o sul rifinanziamento del Fondo vittime dell'amianto, atteso da troppo tempo, in diverse realtà.

Del tutto assente, anche solo parzialmente, è il finanziamento di opere considerate strategiche, come le connessioni ferroviarie che avete, più volte, promesso, ma che necessitano di risorse aggiuntive per essere completate e, in taluni casi, per essere avviate.

Così come spicca l'assenza di finanziamento delle 127 opere valutate come prioritarie tra quelle del Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza del settore idrico. Tema centrale. Buona parte del Sud ha seri problemi, gravissimi problemi di approvvigionamento dell'acqua, ma di questo non vi occupate, direzionando tutte le risorse disponibili sul ponte sullo Stretto.

Possiamo, quindi, concludere che il decreto Infrastrutture contiene una sproporzione evidente tra premesse e risultati. È stato annunciato come l'alba di un cambiamento, ma si conferma una sequenza disomogenea di punti, peraltro, scarsamente finanziati, e su alcuni aspetti rischiosa per il possibile allentamento delle misure di legalità. Soprattutto, dimostra che, ancora una volta, non si individuano linee di pianificazione chiare e definite per impostare le risposte che il sistema nazionale di infrastrutture e mobilità attende. Non è chiaro l'impegno di risorse per il finanziamento dei Piani industriali di FS, ANAS e RFI, per i quali continua a mancare chiarezza di pianificazione sulle manutenzioni, sulla modernizzazione della rete autostradale e ferroviaria.

Questo decreto non ci sembra uno strumento per migliorare le infrastrutture italiane, non emergono linee che possano far intravedere la luce rispetto a disfunzioni, rispetto ai ritardi che rendono tanta parte della mobilità del nostro Paese molto lontana dalle moderne esigenze di un sistema infrastrutturale dei nostri giorni.

Chiediamo di restituire al Parlamento il suo ruolo e al Paese una vera politica per le infrastrutture, basata sulla pianificazione, sulla programmazione unitaria delle opere, chiaramente sul rispetto della legalità, della trasparenza, sull'interesse generale, andando un po' oltre l'ossessione personale e costosa del ponte sullo Stretto.

Quindi, chiediamo al Governo, chiediamo al Ministro Salvini di esercitare il suo ruolo, di assicurare una regia nazionale che dia le linee sulla gestione infrastrutturale del Paese. Regia che è totalmente mancata in questo decreto.

A fronte di tutto questo, come Partito Democratico, chiediamo che non si proceda oltre con l'esame di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. L'onorevole Iaria ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Ilaria Fontana ed altri n. 3, di cui è cofirmatario.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Noi presentiamo questa pregiudiziale perché siamo veramente quasi al centesimo decreto d'urgenza. Tra l'altro, molti decreti sono legati all'opera scellerata del ponte sullo Stretto di Messina. Quindi, per riuscire a giustificare questo spreco di risorse pubbliche, andate avanti con decreti di urgenza che sono chiaramente inappropriati e ingiustificati. Inappropriati come è inappropriato il Ministro Salvini, ingiustificato come il vostro ricorso alla decretazione d'urgenza e la vostra capacità di non riuscire a risolvere le questioni vere del Paese.

Abbiamo detto che avete inserito nell'articolo 1 di questo decreto tutta una serie di indicazioni, di deroghe e di possibilità che permettono di far partire quest'opera, pur con tutti i dubbi che quest'opera ha; tutti i dubbi che vengono detti e scritti, che vengono segnalati dall'Anac e che vengono segnalati nella valutazione di impatto ambientale, dagli enti territoriali, dai comuni della Calabria, dai comuni di Villa San Giovanni e di Messina. E vengono segnalati anche da chi vi ricorda che, quando un'opera supera il 50 per cento del costo iniziale, bisogna riportarla a gara: la famosa direttiva europea 2014/24. Di questa cosa ve ne fregate e sicuramente sarà oggetto di ricorso. E voi forzate la mano con questa decretazione di urgenza.

La scelta di non svolgere questa gara, chiaramente, solleva anche profili di incostituzionalità e per questo vi facciamo un favore a presentare questa pregiudiziale, perché in un certo senso siamo buoni, vogliamo tutelarvi rispetto al fatto che non siete del mestiere o, almeno, siete di un mestiere che vuole sprecare risorse.

Ricordo che oggi, con la riunione che il Ministro ha fatto insieme ai rappresentanti delle province e delle città metropolitane, avete cercato di giustificare l'ennesimo scippo compiuto a opere infrastrutturali che servono veramente. Ma anche se, casomai, fra 4-5 mesi ripristinaste queste risorse, voi avete, di fatto, già ad oggi bloccato delle opere che erano previste, che magari potevano andare in appalto e che magari avranno un ritardo di 2-3 anni. Questo solo per continuare a fare il Ponte sullo Stretto di Messina.

Sempre in questo decreto Infrastrutture, tra l'altro, si parla, chiaramente, di infrastrutture importanti per la logistica, per il trasporto merci e, in teoria, si dovrebbe parlare di porti, ma sui porti voi non mettete una lira.

E tra l'altro, secondo me, lo fate sempre per un aspetto legato al ponte sullo Stretto, per giustificare il fatto che serve il Ponte sullo Stretto. È la stessa problematica che voi avreste dovuto affrontare mettendo soldi sui porti: se mettete soldi sui porti della Calabria e della Sicilia, vedete già che, dal punto di vista logistico, non c'è più la necessità di un attraversamento stabile dello Stretto di Messina, perché le merci possono arrivare a Gioia Tauro, nel lato calabrese o, magari, al porto di Messina o al porto di Palermo, lato siciliano. Perché il trasporto merci viaggia su nave, sulle autostrade del mare. Su questi investimenti voi non avete messo nulla.

Altro aspetto importante nell'articolo 2, e questo vi piace tantissimo: dire che voi accelerate la possibilità di fare investimenti, che aiutate le pubbliche amministrazioni, e cosa fate? Aumentate il sistema di deroghe in materia di appalti.

Già cercate di affossare il prossimo referendum che parla anche della difficoltà di attuare politiche di sicurezza sul lavoro con i subappalti a cascata e continuate a mettere il sistema di deroga sugli appalti, aggiungendo un regime derogatorio per le procedure di somma urgenza e protezione civile.

Quindi, non finanziate i comuni per riuscire a risolvere le problematiche di dissesto idrogeologico e di rischio sismico, però andate a fare un regime derogatorio che, tra l'altro, anche questo, potrebbe essere contestato e, più che altro, non può essere controllato. E qui si può aggiungere tutta una serie di problematiche relative allo sperpero di risorse pubbliche. Se poi aggiungiamo che avete abolito l'abuso d'ufficio, capite che il cerchio si chiude.

Altro tema che affronta questo decreto riguarda il discorso sulle aree idonee - voi le avete chiamate anche aree di interesse - per quanto concerne la scelta delle regioni per il potenziamento delle infrastrutture per l'energia rinnovabile.

Innanzitutto, la cosa che mi fa ridere è che vi siete accorti che l'energia rinnovabile esiste, quindi nel decreto mettete o cercate di mettere una pezza a questa problematica che, tra l'altro, accomuna sia le problematiche rilevate dalla nostra presidente Todde, in regione Sardegna, ma anche dal vostro Ministro Lollobrigida.

Entrambe le proposte di legge che hanno cercato di aumentare la possibilità di avere nuove fonti di energia rinnovabile sono state bloccate da sentenze contrarie. Quindi bisogna affrontare tale questione. Ma se voi l'affrontate, da una parte, negando che le energie rinnovabili possano aiutare il Paese ad avere energia elettrica a basso costo, chiaramente diventate un po' schizofrenici. L'altro tema riguarda sicuramente anche - lo abbiamo già detto - la logistica. Avete fatto una modifica per l'autotrasporto che può funzionare, però chiaramente non giustifica il fatto di fare un decreto-legge per fare una piccola modifica sul codice della strada per quanto riguarda l'autotrasporto.

Però non avete fatto, per esempio, nulla, anzi, avete reso anche complessa l'interpretazione autentica sui canoni demaniali marittimi. E non avete affrontato i prezzi correlati al valore reale del bene, e questo, chiaramente, anche creando problemi all'autonomia regionale per quanto riguarda la valutazione di questi canoni. Insomma, praticamente voi avete fatto un decreto che, per giustificare il giocattolo del Ministro Salvini, ha messo a corollario tutta una serie di procedimenti che, se fatti o portati avanti in una discussione parlamentare, in una discussione in Commissione approfondita, potevano magari arrivare a qualche soluzione seria.

Invece, buttati lì con questa velocità, chiaramente, saranno sempre problematici. Altro aspetto interessante, per parlare di sprechi, sono le deroghe commissariali per le opere di Milano-Cortina 2026. Siamo arrivati a 3 miliardi di euro di spese per fare le Olimpiadi invernali. E su questo, permettetemi, da torinese, vorrei ridire in quest'Aula che il MoVimento 5 Stelle aveva un progetto per le Olimpiadi del 2026, fatto a Torino e provincia, che costava un terzo, anche meno di un terzo, perché recuperava infrastrutture già esistenti.

Quindi lo dico e lo voglio dire in ogni occasione per ribadire che noi non siamo il partito del “no”, ma noi siamo il partito delle cose fatte bene (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Voi, invece, siete il partito dello spreco di soldi pubblici. Per andare a fare cosa? Ad alimentare un giro di denaro che va a indebolire proprio gli enti locali, di cui voi dite di essere i difensori. Quindi da questa (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)... sì, scusate?

PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Lasciamo concludere.

ANTONINO IARIA (M5S). No, no (Commenti del deputato Sasso)… forse il collega Sasso ha qualche problema anche su questo decreto, oltre ai suoi complessi per quanto riguarda il sesso e le discussioni sull'educazione affettiva. Allora, come dicevamo prima, alla fine, questo decreto d'urgenza è chiaramente carente di tutti i presupposti di necessità e urgenza. Ma trovo che veramente voi siete un Governo carente per quanto riguarda tutta la visione per i progetti infrastrutturali del Paese. Avevate i soldi del PNRR, avete i soldi del PNRR, ma non avete una visione chiara di come far andare avanti il nostro Paese proprio nel discorso infrastrutturale. Quindi, da questo punto di vista, avete fallito e non siete in grado di fare questa attività governativa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Elisa Montemagni. Ne ha facoltà.

ELISA MONTEMAGNI (LEGA). Grazie, Presidente. Le ragioni addotte per sostenere l'incostituzionalità di questo provvedimento sono infondate e, come spesso succede in quest'Aula, sono anche pretestuose. L'Italia non è in condizioni e non si può permettere di rinviare le scelte strategiche sulle infrastrutture. Il gap incide sulla competitività delle nostre aziende, quindi sullo sviluppo e anche sui posti di lavoro. È un atto doveroso nei confronti di quelle categorie, come il settore dell'autotrasporto, che sono piccole imprese artigiane, sono l'ultimo anello della catena, che sono in difficoltà e hanno bisogno di essere sostenute dalla politica e aspettano da tempo delle risposte.

Il ponte sullo Stretto, invece, che è un cruccio di questa opposizione, sembra un'idea improvvisata, stando a quanto viene detto dall'altra parte dell'emiciclo. Ma, in realtà, è bene ricordare che è un'opera prevista da tempo e inserita in numerosi atti di pianificazione, fa parte della rete TEN-T e dei corridoi multimodali, e, di conseguenza, non è che noi ce la siamo inventata magicamente, ma sappiamo benissimo quanto questa opera sia importante e sia strategica per andare a colmare un gap, che è importante per lo sviluppo di tutta l'Italia, non solo di quella parte d'Italia.

Sulle concessioni stradali le disposizioni rispondono alle esigenze di fare chiarezza normativa. L'obiettivo è garantire la gestione trasparente con investimenti certi e un servizio che sia efficiente, riducendo, dove è possibile, i costi, e quindi a beneficio di tutti quanti. In conclusione, perché volevo essere breve, voglio ricordare a questa opposizione che la Costituzione non è una clava da brandire contro il Governo ogni qualvolta questo presenti un atto. Qualcuno qui dentro diceva che è una bussola. Cosa fa la bussola? Indica una direzione.

Ecco, per noi la direzione deve servire anche a rafforzare la coesione nazionale, a tutelare le categorie produttive strategiche, e quindi lo sviluppo e i posti di lavoro, a garantire la realizzazione e la sicurezza delle nostre infrastrutture e a promuovere lo sviluppo del Paese. La Lega è quindi fiera di sostenere queste misure a fianco del Ministro Salvini e del Governo. Un Governo che sta lavorando con concretezza e responsabilità, a differenza di chi vorrebbe un Paese che sia immobile e che non si presti all'apertura verso un futuro che invece noi auspichiamo per i nostri cittadini e per la nostra Nazione. Voteremo convintamente contro le pregiudiziali dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vinci. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (FDI). Grazie, Presidente. Direi che l'opposizione anche questa volta ci ha dato un esempio di quello che non si dovrebbe fare in quest'Aula, nel senso che le pregiudiziali non sono un atto dovuto, ma sono un atto che va fatto quando hanno un senso. Ho ascoltato anche con attenzione i colleghi dell'opposizione, delle minoranze, che mi hanno preceduto proprio per capire se aggiungevano a voce qualcosa di concreto a queste pregiudiziali.

Invece mi sono accorto che, anzi, i colleghi hanno di fatto avvalorato quello che già ritenevo, cioè delle pregiudiziali fatte perché a un certo punto c'è un DL che arriva in Aula e facciamo delle pregiudiziali. Facciamo delle pregiudiziali dove diciamo che alcuni giuristi, perché così si legge, hanno detto che non ci sono i requisiti di urgenza e che non sono chiari, quando basta leggere il titolo della norma dove c'è scritto che vengono usati e servono per l'attuazione del PNRR, che noi tutti sappiamo ha delle scadenze che sono assolutamente a breve termine.

Quindi l'urgenza non c'è neanche da andarla a ricercare e da farcela dire da alcuni giuristi, si trova direttamente nel titolo. Quindi, non andiamo a sollevare problemi di urgenza quando l'urgenza c'è. Il nostro Paese ha delle infrastrutture che vanno ammodernate, c'è del denaro anche del PNRR che viene in qualche modo utilizzato e queste norme lo esplicitano addirittura nel titolo. Vi è poi la contestazione che non vi è omogeneità in questo decreto. Ma di cosa stiamo parlando? Parliamo di infrastrutture e di trasporti, e all'interno vi sono soltanto norme che riguardano infrastrutture e trasporti.

È per questo che non si sono sentite dichiarazioni chiare che andassero a spiegare quale era il vero obiettivo di queste pregiudiziali. Addirittura, parlando e scrivendo diverse e diverse pagine su queste pregiudiziali assolutamente vuote, dopo avere detto che il Parlamento è privato delle sue funzioni, che non dovremmo usare i provvedimenti d'urgenza in questo modo e che i provvedimenti vanno affrontati in Parlamento, le opposizioni a un certo punto si svelano e fanno presente che, a loro avviso, se ci fossero stati loro, avrebbero inserito anche ulteriori provvedimenti, che non sono neanche di ampio respiro come i nostri, ma addirittura di dettaglio, ossia quelli che invece dovrebbe proprio affrontare un Parlamento e che il Governo proprio per questo non ha inserito.

A sentire le opposizioni, a pagina 12 e 13 si legge addirittura, con riferimento all'articolo 5, che sarebbe stato auspicabile - figuriamoci - una reale semplificazione e una complessa riduzione degli oneri riferibili alla motorizzazione civile con riguardo alla circolazione di veicoli e natanti. Riduzioni di qua e riduzioni di là. Questo per quanto riguarda, ad esempio, le visite e le prove dei veicoli o natanti, le omologazioni, gli accertamenti di idoneità, i controlli sulla produzione di motori e i controlli tecnici in costruzione. Allora, queste sono cose che devono passare per il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Invece cosa ci troviamo?

Ci troviamo che una pregiudiziale li voleva addirittura inserire in un DL, per poi sentirsi dire che il DL non era omogeneo e che addirittura andava a toccare cose che dovevano essere esaminate da questo Parlamento. Per questo invito le opposizioni a smettere di fare pregiudiziali come questa, assolutamente svilenti ed infondate e, per questo, il nostro voto sarà assolutamente contrario (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Andrea Caroppo. Ne ha facoltà.

ANDREA CAROPPO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, le pregiudiziali sollevate dalle opposizioni si concentrano tutte sulla presunta assenza dei requisiti di necessità e urgenza che giustificano il ricorso al decreto-legge. Al contrario, questi elementi sono chiaramente evidenziati già dalla relazione illustrativa del provvedimento. Vorrei partire da un tema centrale, quello del ponte sullo Stretto di Messina: un'opera strategica, un collegamento fondamentale tra la Sicilia e la terraferma, che riveste un ruolo primario per lo sviluppo economico e sociale non solo della Sicilia, storicamente penalizzata dalla mancata realizzazione dell'infrastruttura, ma dell'Italia intera e dell'Europa.

Il ponte è un'opportunità concreta per rafforzare l'unità nazionale, migliorare i collegamenti, ridurre i tempi di viaggio, incentivare il turismo e generare - sì - nuove occasioni di lavoro e sviluppo sostenibile. È un simbolo di progresso e di coesione e il suo avanzamento costituisce una priorità strategica per il nostro Paese. Il rispetto del cronoprogramma per la sua realizzazione è proprio uno dei motivi che giustificano la natura urgente di questo decreto.

In merito ai dubbi sollevati sulla sicurezza ambientale e sismica, ricordo che la realizzazione dell'opera comporta un impegno serio e responsabile per garantire la tutela dell'ambiente, il rispetto del territorio e la sicurezza delle persone. Il progetto è stato sviluppato con soluzioni tecnologiche d'avanguardia, pensate per minimizzare l'impatto ambientale e rispettare le specificità sismiche dell'area.

Forza Italia ha sempre sostenuto quest'opera; il presidente Berlusconi ha sempre sostenuto quest'opera; i colleghi calabresi, siciliani, ma non solo, hanno sempre sostenuto quest'opera. Il ponte è destinato a generare sviluppo, occupazione e attirare investimenti pubblici e privati.

Un'altra delle criticità sollevate riguarda il rischio delle infiltrazioni criminali nella realizzazione dell'opera. È un tema certamente serio, che merita massima attenzione, e auspico che il Governo e quest'Aula, anche attraverso un confronto costruttivo, mettano in campo strumenti efficaci di prevenzione e contrasto, garantendo la legalità e la trasparenza in ogni fase del progetto e tutelando le imprese virtuose che operano nel rispetto delle regole. Ma il decreto non si limita al ponte; altre misure contenute nel provvedimento affrontano criticità applicative del codice dei contratti pubblici: si semplificano le procedure per gli appalti, con l'obiettivo di accelerare i tempi di affidamento e realizzazione delle opere; si riduce la burocrazia e si incentiva una maggiore partecipazione delle piccole e medie imprese.

Siamo quindi davanti a un provvedimento atteso, richiesto da tanti operatori dei settori coinvolti, che ha l'obiettivo concreto di sbloccare cantieri, realizzare infrastrutture strategiche e rafforzare comparti fondamentali, come la logistica, i porti e l'autotrasporto.

Per tutte queste ragioni Forza Italia voterà contro le pregiudiziali di costituzionalità presentate sul provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Antonio D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Noi esprimeremo un voto favorevole alle pregiudiziali. La produzione normativa ordinaria viene continuamente mortificata con il ricorso permanente, ormai continuo, alla decretazione d'urgenza, troppo spesso effettuato in barba alla verifica rigorosa e dovuta dei requisiti della necessità e dell'urgenza. Uno strumento, questo del decreto-legge, che il legislatore aveva istituito per consentirne un'utilizzazione extra ordinem, che invece è diventata, a dir poco, ordinaria.

La verifica delle ragioni della necessità e dell'urgenza non può ridursi, così come dice e ribadisce più volte e ha ribadito più volte la Corte costituzionale, ad una apodittica - ha utilizzato questo termine - enunciazione dell'esistenza delle ragioni stesse, ma c'è la necessità di riscontri oggettivi, con un giudizio che non può limitarsi alla valutazione della ragionevolezza o alla semplice opportunità delle norme introdotte. Occorre, in altri termini, una valutazione attenta, precisa e rigorosa dei presupposti della necessità e dell'urgenza, che qui sinceramente non emergono.

Analogamente l'altro requisito, quello della omogeneità delle norme, non è riscontrato perché c'è una eterogeneità di materie. Ci troviamo, infatti, di fronte a valutazioni sulle infrastrutture e lavori pubblici, autotrasporti, motorizzazione, circolazione dei veicoli, norme sul settore marittimo, norme relative all'infrazione sul PNRR, norme relative agli eventi sportivi, come quella sui Giochi olimpici invernali Milano-Cortina 2026, norme sulla continuità del servizio pubblico, norme sulle energie rinnovabili, norme sulla revisione dei prezzi, modifiche sulle concessioni autostradali. Insomma, al di là delle valutazioni di merito che verranno effettuate anche da noi, come gruppo, nella sede propria, in questo momento riscontriamo anche una carenza del requisito dell'omogeneità.

Per questo, voteremo a favore delle pregiudiziali.

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Bonelli ed altri n. 1, Simiani ed altri n. 2 e Ilaria Fontana ed altri n. 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Organizzazione dei tempi di esame di una mozione.

PRESIDENTE. Avverto che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame della mozione concernente il rapporto della Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza (ECRI) sul fenomeno di profilazione razziale da parte delle Forze dell'ordine in Italia (Vedi l'allegato A).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Per favore colleghi, non abbiamo finito noi. Quindi abbandonate l'Aula in silenzio, chi di voi vuole andare via.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Maerna. Ne ha facoltà.

NOVO UMBERTO MAERNA (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi, prendo la parola perché non posso restare in silenzio di fronte a quanto è successo nei giorni scorsi nella città di Magenta, dove sono residente: un gruppo di docenti del liceo Donato Bramante ha scritto una lettera in cui chiedeva di escludere i bersaglieri dalle scuole nelle lezioni di educazione civica, considerandoli veicoli di valori distanti da quelli educativi. E ciò in una città che celebrerà domani il 166° anniversario della battaglia di Magenta in cui è stato versato sangue di giovani italiani e che servì a cementare lo spirito e l'unità nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). A fronte di questo, crediamo che non ci sia nulla di più vicino all'educazione civica dei nostri ragazzi dei valori incarnati dal Corpo dei bersaglieri: disciplina, spirito di servizio, coraggio, generosità, amore per la Patria (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Sono queste le qualità che i bersaglieri rappresentano e sono qualità che ogni ragazzo italiano dovrebbe conoscere, rispettare e magari fare anche proprie. La scuola deve insegnare a pensare, non a pregiudicare e, se è vero come è vero che la nostra Repubblica è fondata sui valori della Costituzione, allora dobbiamo dire con chiarezza che le Forze armate, e i bersaglieri tra esse, sono parte viva ed orgogliosa di quei valori.

Per questo, come deputato, come magentino, come italiano, voglio esprimere oggi profonda vicinanza, gratitudine e riconoscenza al Corpo dei bersaglieri così come hanno già fatto il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, che oggi ha ricevuto, insieme al Ministro Crosetto e al generale Portolano, una delegazione dei bersaglieri per ringraziarli e far sentire la vicinanza. Non si costruisce il futuro rifiutando le radici e non si educano i cittadini migliori negando l'esempio di chi ha scelto di difendere la nostra libertà e di onorare sempre il nome dell'Italia, ovunque i bersaglieri siano stati chiamati a combattere e a difendere la Nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carra'. Ne ha facoltà.

ANASTASIO CARRA' (LEGA). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, oggi prendo la parola con profondo dolore e sgomento per commentare un drammatico fatto che ha scosso l'intera città di Catania: il brutale omicidio di Santo Re, un uomo perbene, la cui vita è stata stroncata da una violenza inaudita. Si chiamava Santo Re, aveva trent'anni, era un lavoratore di Catania. Si chiamava Santo Re, era papà di una bimba di quattro mesi, aveva da poco terminato il suo turno di lavoro. Si chiamava Santo Re e non potrà più sorridere alla sua bambina, abbracciare la moglie e scherzare con i suoi colleghi.

Si chiamava Santo Re ed è stato ammazzato con delle coltellate da un clandestino, uno di quelli entrati in Italia grazie alle ONG, grazie alle politiche dell'accoglienza, grazie a chi considera delinquenti, stupratori, assassini come risorse (Commenti delle deputate Boldrini e Scarpa), il cui stile di vita è da recepire come se fosse il nostro.

Se quell'assassino non fosse sbarcato in Italia, a quest'ora un giovane lavoratore di Catania sarebbe a casa da sua figlia, da sua moglie e vicino ai suoi affetti. Se quell'assassino fosse stato immediatamente cacciato dall'Italia, a quest'ora una famiglia non sarebbe in lacrime, distrutta da una morte assurda. Si chiamava Santo Re l'ennesimo italiano vittima di un'immigrazione clandestina (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia - Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Concluda.

ANASTASIO CARRA' (LEGA). A nome mio, della mia comunità e del gruppo Lega-Salvini Premier esprimo il più profondo cordoglio alla sua famiglia e a tutti i suoi cari. La loro sofferenza ci appartiene, signor Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carotenuto. Ne ha facoltà.

DARIO CAROTENUTO (M5S). Grazie Presidente. Oggi, sul Corriere del Mezzogiorno, leggiamo dei dati allarmanti. Ebbene, 35 campani su 100 sono a rischio povertà; il 10,3 per cento non mangia proteine e non può permettersi il riscaldamento a casa; le famiglie a bassa intensità lavorativa, quelle che lavorano meno del 20 per cento rispetto al tempo pieno, in Campania, con questo Governo, sono passate dal 21 al 24 per cento. Sono dati che parlano da soli, ma se Napoli piange, il resto del Paese non ride. L'emergenza sociale è nazionale. L'Italia infatti è oggi il terzo Paese dell'Unione europea per rischio povertà: riguarda un italiano su quattro, quasi il 24 per cento della popolazione; è l'unico Paese, insieme alla Grecia, dove i salari reali sono scesi negli ultimi vent'anni; è il Paese con la spesa sociale più bassa per i disoccupati ed è quello con il tasso più alto dei lavoratori poveri dell'Europa occidentale.

Questi sono i frutti di scelte di questo Governo: di avere cancellato il reddito di cittadinanza, rimpiazzandolo con misure fallimentari e farraginose, come l'assegno di inclusione, e di aver smantellato la solidarietà sociale per rafforzare lo scambio elettorale. Premiate clientele e fedeltà, mentre fuori la gente sopravvive tra lavoretti, affitti insostenibili e bollette alle stelle. E se tutto questo non bastasse, mentre chi lavora resta povero, voi aumentate la spesa militare al 2 per cento del PIL e ve ne vantate. Un solo carro armato costa quanto 6.000 mensilità di reddito di cittadinanza, ma per voi, è evidentemente più utile un mezzo in un deposito che un sostegno economico a un disoccupato. Questa logica classista, non si ferma ai confini nazionali, perché è la stessa che vediamo nel momento in cui viene trattata la vicenda di Gaza, dove un bambino affamato in fila per il pane viene sacrificato per l'ideologia espansionista e suprematista di un Governo che calpesta ogni diritto e ogni logica.

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

DARIO CAROTENUTO (M5S). Se qui è un disoccupato del Sud a pagare, lì è un civile palestinese a morire, secondo le stesse dinamiche classiste, perché il classismo globale, chiedo scusa, ha sempre lo stesso volto: quello cinico di chi antepone il diritto alla dignità umana, il profitto alla dignità umana. Ma noi stiamo dall'altra parte, lo facciamo con i fatti, per questo andiamo a Rafah, per questo torneremo in Cisgiordania presto e per questo abbiamo presentato un'interrogazione al Ministro del Lavoro in cui chiediamo il salario minimo legale di almeno 9 euro lordi all'ora; la promozione della settimana corta, del lavoro agile…

PRESIDENTE. Deve concludere.

DARIO CAROTENUTO (M5S). …per far lavorare più persone, misure serie di sostegno al reddito e non trappole burocratiche. Concludo, questo è il minimo sindacale per un Paese civile. Noi continueremo a batterci per chi è emarginato e per chi è sacrificabile a Napoli, come ovunque nel mondo. Perché la povertà non è una colpa e perché, finché ci saremo in questo Parlamento, l'umanità resta un valore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). La ringrazio, signor Presidente. Signor Presidente, non so se lei ha notato che fuori da questo palazzo, da diversi giorni, c'è un presidio. Un presidio che chiede al Governo italiano una cosa molto semplice: interrompere i rapporti militari con il Governo di Netanyahu e costringerlo a porre fine allo sterminio del popolo palestinese. A me sembra una buona motivazione, Presidente.

Chi sono? Sono cittadini e cittadine comuni che chiedono al proprio Governo di mettere l'Italia dalla parte giusta della storia, con le vittime, Presidente, e contro i carnefici e resteranno lì, resteranno lì, fino all'8 giugno. Perché proprio l'8 giugno scade il Memorandum d'intesa militare tra Italia e Israele che consente lo scambio di tecnologie, brevetti, software e informazioni coperte da segreto militare. L'intesa, siglata nel 2003, resta in vigore per 5 anni, dopodiché si rinnova automaticamente. E, allora, lasciare che questo Memorandum si rinnovi, si rinnovi mentre a Gaza si consuma un piano di pulizia etnica, mentre il Governo israeliano uccide bambini, migliaia di bambini, donne, giornalisti, operatrici e operatori umanitari, mentre rade al suolo l'intera Striscia, compresi ospedali, case, scuole, infrastrutture, mentre si spara contro le persone che, stremate dalla fame, cercano di ottenere quei pochi aiuti, pochissimi, che sono stati fatti entrare a Gaza dopo 80 giorni di blocco totale, è una scelta scellerata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra) che va contro il senso di umanità e rende l'Italia complice dello sterminio!

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Numerosi giuristi hanno firmato una diffida formale al Governo, richiamando i principi costituzionali, ma anche i trattati internazionali. E, allora, concludo Presidente, la vendita di armi a Israele va fermata, l'accordo di associazione UE-Israele va sospeso, le sanzioni a Netanyahu e al suo Governo vanno messe e va riconosciuto lo Stato di Palestina. Non vogliamo essere complici di un criminale di guerra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, domani alle 15 ci saranno i funerali della piccola Martina, la ragazzina di 14 anni che è stata barbaramente uccisa dal suo ex fidanzato. Io, però, tramite la sua persona, devo, ho il dovere di sollevare una questione e citerò un giornalista.

Io lo definisco “giornalista, giornalista” come si faceva con Siani, si chiama Ciro Pellegrino di Fanpage che ha scritto una cosa che credo che quest'Aula e il Governo debba tenere in considerazione: Non so se avete notato, ma nel giro di pochi giorni la notizia, ovvero il femminicidio della quattordicenne Martina Carbonaro, è scivolato in coda ad ogni discussione, ad ogni ragionamento. Anziché essere il dato da cui partire - cioè che una ragazzina è stata uccisa - come sempre si parla d'altro. E ci si scorda pure del contesto. Vi siete chiesti come mai di Afragola non si parla così come si è parlato di Caivano? Eppure Afragola e Caivano sono attaccate. Ma come, qui non c'è nessuna responsabilità degli amministratori locali? Forse perché Afragola è da anni governata dal centrodestra? Badate bene, le responsabilità sui delitti sono personali, Ma io, dice il giornalista, ricordo bene cosa accadde per Caivano. E qui, niente da dire? Nessun ragionamento da fare sulle periferie e sugli spazi per i giovani, stavolta?

Egregio Presidente, Martina è stata uccisa in una struttura comunale, di proprietà del comune, che da anni per responsabilità molto gravi - che mi auguro la magistratura porterà avanti - non ha mai completato i lavori e il gabbiotto, dove è stato occultato il cadavere, doveva essere controllato dalla pubblica amministrazione. Eppure, su ciò si è taciuto. Anche per questo, domani mi aspetto, come è avvenuto in altre occasioni, che ci sia il Governo a rappresentare il nostro Paese ai funerali di questa ragazzina.

La stessa attenzione che si è avuta per Caivano deve arrivare per Afragola. La stessa durezza che si è avuta per Caivano deve essere utilizzata per Afragola. La stessa attenzione e lo stesso affetto nei confronti di tante altre vittime devono essere dati nei confronti di questa ragazzina e della sua famiglia, che non vanno colpevolizzate, ma solo aiutate e onorate (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 10 giugno 2025 - Ore 11:

1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

S. 1466 - Conversione in legge del decreto-legge 22 aprile 2025, n. 54, recante disposizioni urgenti ai fini dell'organizzazione e della gestione delle esequie del Santo Padre Francesco e della cerimonia per l'inizio del ministero del nuovo Pontefice (Approvato dal Senato). (C. 2397​)

Relatore: NAZARIO PAGANO.

2. Discussione sulle linee generali della mozione Bignami, Molinari, Barelli, Lupi ed altri n. 1-00447 concernente il rapporto della Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza (ECRI) sul fenomeno di profilazione razziale da parte delle forze dell'ordine in Italia .

3. Discussione sulle linee generali della mozione Morassut ed altri n. 1-00440 in materia di pianificazione delle infrastrutture di trasporto .

4. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

S. 684 - LA MARCA ed altri: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Costa Rica, fatto a Roma il 27 maggio 2016 (Approvata dal Senato). (C. 1387​)

Relatore: COIN.

(ore 16)

5. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 1466 - Conversione in legge del decreto-legge 22 aprile 2025, n. 54, recante disposizioni urgenti ai fini dell'organizzazione e della gestione delle esequie del Santo Padre Francesco e della cerimonia per l'inizio del ministero del nuovo Pontefice (Approvato dal Senato). (C. 2397​)

Relatore: NAZARIO PAGANO.

6. Seguito della discussione della mozione Bignami, Molinari, Barelli, Lupi ed altri n. 1-00447 concernente il rapporto della Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza (ECRI) sul fenomeno di profilazione razziale da parte delle forze dell'ordine in Italia .

7. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 1258 - Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2024 (Approvato dal Senato) (C. 2280​)

Relatori: MANTOVANI e CANDIANI.

8. Seguito della discussione della mozione Morassut ed altri n. 1-00440 in materia di pianificazione delle infrastrutture di trasporto .

9. Seguito della discussione dei progetti di legge:

S. 1319 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica Italiana e la Repubblica di Moldova in materia di sicurezza sociale, fatto a Roma il 31 ottobre 2024 (Approvato dal Senato). (C. 2291​)

Relatore: CAIATA.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica d'India sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 9 ottobre 2023. (C. 1915-A​)

Relatore: FORMENTINI.

S. 1228 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica Araba d'Egitto sul trasporto internazionale di merci per mezzo di veicoli trainati (rimorchi e semirimorchi) con l'uso di servizi di traghettamento marittimo, fatto a Il Cairo il 22 gennaio 2024 (Approvato dal Senato). (C. 2101​)

Relatore: CALOVINI.

S. 684 - LA MARCA ed altri: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Costa Rica, fatto a Roma il 27 maggio 2016 (Approvato dal Senato). (C. 1387​)

Relatore: COIN.

La seduta termina alle 18,35.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 3 il deputato Amich ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 21 le deputate Ruffino e Pastorella hanno segnalato che hanno erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbero voluto astenersi dal voto;

nella votazione n. 26 la deputata Deborah Bergamini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 27 i deputati Rixi e Ziello hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DDL 2420 - ODG N 2 258 253 5 127 98 155 69 Resp.
2 Nominale ODG 9/2420/3 257 252 5 127 97 155 68 Resp.
3 Nominale ODG 9/2420/4 263 198 65 100 39 159 68 Resp.
4 Nominale ODG 9/2420/5 269 267 2 134 107 160 68 Resp.
5 Nominale ODG 9/2420/9 266 257 9 129 99 158 68 Resp.
6 Nominale ODG 9/2420/10 269 265 4 133 103 162 68 Resp.
7 Nominale ODG 9/2420/11 270 261 9 131 101 160 68 Resp.
8 Nominale ODG 9/2420/13 267 263 4 132 104 159 68 Resp.
9 Nominale ODG 9/2420/15 268 260 8 131 99 161 68 Resp.
10 Nominale ODG 9/2420/17 267 263 4 132 105 158 68 Resp.
11 Nominale ODG 9/2420/19 269 264 5 133 105 159 68 Resp.
12 Nominale ODG 9/2420/22 266 261 5 131 105 156 68 Resp.
13 Nominale ODG 9/2420/23 268 263 5 132 105 158 68 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale ODG 9/2420/27 266 261 5 131 104 157 68 Resp.
15 Nominale ODG 9/2420/28 268 264 4 133 107 157 68 Resp.
16 Nominale ODG 9/2420/30 269 252 17 127 93 159 68 Resp.
17 Nominale ODG 9/2420/31 268 252 16 127 91 161 68 Resp.
18 Nominale ODG 9/2420/35 270 266 4 134 106 160 68 Resp.
19 Nominale ODG 9/2420/36 270 266 4 134 107 159 68 Resp.
20 Nominale ODG 9/2420/37 268 264 4 133 105 159 68 Resp.
21 Nominale ODG 9/2420/38 264 249 15 125 93 156 68 Resp.
22 Nominale ODG 9/2420/39 262 251 11 126 96 155 68 Resp.
23 Nominale ODG 9/2420/41 267 260 7 131 101 159 68 Resp.
24 Nominale ODG 9/2420/42 260 256 4 129 104 152 68 Resp.
25 Nominale ODG 9/2420/43 265 263 2 132 106 157 68 Resp.
26 Nominale DDL 2420 - VOTO FINALE 237 233 4 117 155 78 65 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 27)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale DDL 2416 - QUEST PREG 1, 2 E 3 217 217 0 109 70 147 65 Resp.