XIX LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Mozioni:
La Camera,
premesso che:
la mobilità internazionale dei ricercatori rappresenta un elemento fondamentale per l'avanzamento della scienza, la contaminazione delle conoscenze e lo sviluppo di reti di collaborazione globale, ma produce effetti positivi solo se non si traduce in una fuga unidirezionale di talenti verso altri Paesi;
la piena circolazione dei ricercatori genera «brain circulation» e innovazione solo quando lo spostamento di talenti non è unidirezionale; per questo l'Italia deve trasformarsi da «Paese di partenza» a Paese – ponte e, soprattutto, Paese – destinazione per capitale umano altamente qualificato;
essere un Paese attrattivo per i ricercatori stranieri – europei ed extraeuropei – costituisce un elemento strategico per il rafforzamento del sistema nazionale della ricerca, dell'innovazione e della competitività economica e sociale;
l'attuale contesto internazionale offre un vantaggio competitivo all'Europa, anche a fronte della decisione degli Stati Uniti di limitare l'arrivo di studenti e studiosi stranieri;
l'attrazione dei migliori talenti rappresenta un obiettivo prioritario del Governo, infatti, in questo scenario, l'Italia ha l'occasione – e la responsabilità – di inserirsi con determinazione nella competizione internazionale per attrarre i migliori talenti, anche al fine di contrastare il fenomeno che vede da decenni i nostri ricercatori recarsi all'estero;
da almeno un decennio alcuni Paesi stanno arricchendo l'organico delle proprie università più all'avanguardia di talenti occidentali e internazionali, attraverso campagne di reclutamento che puntano sulla competitività del salario, sull'abbondanza di risorse messe a disposizione dei singoli docenti, sulla stabilità dei contratti offerti;
che la politica di reclutamento di questi Paesi funzioni è dimostrato dall'ascesa di numerose università cinesi nei ranking accademici internazionali. A maggior ragione l'Europa e l'Italia devono quindi massimizzare la propria attrattività internazionale — per evitare di venire sopraffatte dalla competizione aggressiva degli atenei, e che questi ultimi traggano un vantaggio spropositato dalla chiusura, auspicabilmente momentanea, messa in atto dagli Stati Uniti;
gli atenei e gli enti di ricerca italiani devono poter compiere un salto di qualità nella capacità di accoglienza e valorizzazione delle competenze, proponendosi come luoghi in cui sia possibile realizzare con continuità e stabilità percorsi di ricerca di alto livello;
per raggiungere questo obiettivo è necessario continuare a mettere in campo misure strutturali che investano sulla qualità del sistema della ricerca, sulla valorizzazione del merito e sull'abbattimento degli ostacoli burocratici;
tra i principali fattori di attrattività vi sono: l'esistenza di strutture adeguate, l'accesso a finanziamenti stabili e competitivi, la trasparenza e rapidità nei processi di valutazione, la ristrutturazione in senso meritocratico delle procedure concorsuali (ad esempio ponendo un limite di anni dal conseguimento del dottorato di ricerca per l'accesso ai concorsi per le posizioni entry level), la semplificazione delle procedure amministrative e la certezza nelle prospettive di carriera;
un'efficace attrazione di talenti richiede interventi di varia natura quali infrastrutture di laboratorio di livello mondiale, una fiscalità competitiva sul reddito di ricerca, procedure snelle per gli acquisti, procedure di visto veloci, percorsi di tenure track trasparenti, e incentivi al co-investimento di imprese, fondazioni e venture capital;
l'attuale Governo sta gettando i semi per creare un ambiente di ricerca più fertile, più aperto, internazionale e competitivo, ma, soprattutto, più accogliente. L'azione di Governo mira costantemente al consolidamento e al potenziamento delle infrastrutture di ricerca al fine di attrarre ricercatori da tutto il mondo;
nel nostro Paese vi sono importantissime infrastrutture di ricerca che costituiscono attrazione per i ricercatori da tutto il mondo, tra le quali Virgo, che, su scala globale, è uno dei pochi rivelatori di onde gravitazionali situato in Italia a Cascina; gli altri rivelatori si trovano negli Stati Uniti (Ligo), uno in Germania (Geo 600) e uno in Giappone (Kagra). I Laboratori nazionali del Gran Sasso (dell'Istituto nazionale di fisica nucleare), che sono tra i più grandi laboratori sotterranei al mondo dedicati alla fisica delle particelle, destinatari di rilevanti finanziamenti pubblici, e, ancora, il supercomputer Leonardo, che rappresenta oggi una delle strutture di calcolo più avanzate del mondo, posizionandosi al quarto posto nella classifica Top500 dei supercomputer più potenti a livello globale ed è il secondo in Europa;
il Ministero dell'università e della ricerca, al fine di attrarre ricercatori dall'estero e rafforzare la posizione dell'Italia nella ricerca scientifica internazionale, sta promuovendo e valorizzando infrastrutture di ricerca internazionali avanzate, tra queste high-performance computing, big data e quantum computing; agri-tech; mobilità sostenibile; biodiversità; terapia genica e farmaci basati sulla tecnologia Rna; 11 ecosistemi regionali dell'innovazione; 33 infrastrutture di ricerca e 15 infrastrutture di innovazione tecnologica; Partenariati estesi;
l'Italia sta investendo circa 11 miliardi di euro nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, con iniziative chiave come la creazione di cinque Centri nazionali di ricerca su priorità strategiche, il rafforzamento di un sistema integrato di infrastrutture di ricerca e innovazione, con un finanziamento di oltre 1,5 miliardi di euro, e bandi dedicati ad attrarre giovani ricercatori di alto profilo, vincitori di finanziamenti europei come Erc;
solo investendo in infrastrutture scientifiche avanzate, è possibile attrarre talenti, promuovere, in maniera stabile, l'innovazione scientifica e tecnologica grazie al connubio tra circolazione dei saperi e infrastrutture. Si tratta di dar vita a luoghi dove scienza, cultura e qualità della vita sono destinati ad incontrarsi;
in questa prospettiva, per coinvolgere i migliori ricercatori, il Ministero dell'università e della ricerca ha previsto uno stanziamento record, pari a 475 milioni di euro, con il terzo bando del Fondo italiano per la scienza (Fis), per il finanziamento di progetti di ricerca di elevato contenuto scientifico, del valore minimo di un 1 milione di euro fino ad un massimo di 1,9 milioni di euro e ha, inoltre, già finanziato, mediante la pubblicazione di un avviso da 50 milioni di euro, le proposte progettuali di almeno 50 giovani ricercatori vincitori dei bandi Erc Starting Grants o Erc Consolidator Grants, nell'ambito dei programmi Horizon 2020 e Horizon Europe, attualmente in servizio presso un'università o un ente di ricerca all'estero;
ancora, il Programma «Rita Levi Montalcini» offre costantemente percorsi di rimpatrio dall'estero per ricercatori, attraverso contratti triennali e opportunità di avanzamento di carriera, sostenuti da un finanziamento di 25,5 milioni di euro;
inoltre, il Ministro dell'università e della ricerca, in collaborazione con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con il supporto dell'Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) è impegnato in un articolato programma di attività internazionali e di diplomazia scientifica a sostegno della candidatura italiana ad ospitare in Sardegna nel sito di Sos Enattos l'Einstein telescope (ET), il più grande rilevatore al mondo di onde gravitazionali. Al fine di sostenere la candidatura, il Ministro Bernini ha costituito un tavolo tecnico-scientifico presieduto da Giorgio Parisi e ha realizzato un white paper, già condiviso con altri Paesi. Il documento descrive il progetto e i punti di forza del sito di Sos Enattos e costituisce uno strumento per valorizzare la proposta italiana e fornire informazioni ai Paesi interessati; qualora l'Italia riuscisse a vincere la competizione con gli altri Paesi candidati (l'Olanda) sorgerebbe in Sardegna una infrastruttura di ricerca unica, polo di attrazione per ricercatori di tutto il mondo;
sul fronte dell'attrattività, il regime fiscale per i ricercatori rientrati in Italia è estremamente favorevole, prevedendo una riduzione della base imponibile fino al 90 per cento e con un'estensione temporale addirittura fino a 13 anni, per chi ha tre figli o acquista immobili;
tutte queste iniziative riflettono l'impegno dell'Italia nel trasformare sforzi isolati in una strategia europea coesa, garantendo che un'applicazione efficace dei principi dello Spazio europeo della ricerca (Era) diventi un baluardo di autonomia e innovazione;
il presente testo pone l'accento su meritocrazia, sussidiarietà, partenariato pubblico-privato e semplificazione normativa, in linea con la visione liberale e pro-competitività dell'area di centro-destra,
impegna il Governo:
1) a proseguire con ogni iniziativa utile nell'ambiziosa strategia nazionale per l'attrazione e la permanenza in Italia di ricercatori europei ed extraeuropei, con particolare attenzione alle opportunità derivanti dalla nuova geografia della mobilità scientifica internazionale;
2) a continuare nell'impegno massiccio di promozione ricerca di base e applicata, incrementando ulteriormente le risorse pubbliche destinate alla stessa, favorendo l'accesso a fondi competitivi da parte dei giovani ricercatori e dei gruppi emergenti;
3) a promuovere un contesto normativo e amministrativo favorevole alla mobilità in ingresso, mediante procedure semplificate per il rilascio dei visti, dei permessi di soggiorno e per il riconoscimento dei titoli accademici e professionali;
4) a rafforzare i meccanismi di reclutamento e progressione di carriera in base al merito, attraverso procedure trasparenti, valutazioni scientifiche indipendenti e la riduzione delle barriere all'accesso per i candidati internazionali;
5) a sostenere le università e gli enti di ricerca nella creazione di ambienti accademici internazionali, promuovendo programmi di accoglienza, supporto logistico e integrazione sociale per i ricercatori stranieri e le loro famiglie;
6) ad avviare una campagna di promozione internazionale dell'Italia come destinazione scientifica, in coordinamento con le reti diplomatiche, culturali e universitarie, dirette al consolidamento della posizione dell'Italia nella ricerca scientifica avanzata e alla promozione della collaborazione internazionale.
(1-00460) «Tassinari, Amorese, Sasso, Bicchielli, Dalla Chiesa, Cangiano, Latini, Mulè, Colombo, Matone, Di Maggio, Miele, Matteoni, Mollicone, Perissa, Roscani».
La Camera,
premesso che:
le attività di ricerca, sviluppo e innovazione rappresentano un pilastro strategico per la crescita economica, la competitività e la sostenibilità di un Paese. In un contesto globale segnato da forti instabilità geopolitiche, cambiamenti climatici, transizione digitale ed energetica, la ricerca scientifica si configura come una leva imprescindibile per affrontare sfide complesse e costruire un modello di sviluppo più resiliente e autonomo;
numerosi rapporti internazionali, tra cui il Rapporto Draghi (European Commission, «The future of European competitiveness», settembre 2024), hanno ribadito con forza come investire in ricerca scientifica non significhi soltanto produrre conoscenza, ma attivare un circolo virtuoso capace di aumentare la produttività, generare innovazione, stimolare occupazione qualificata e rafforzare la posizione dell'Italia nel contesto europeo e globale. I benefici della ricerca non sono confinati alle sole istituzioni che la conducono: le ricadute positive coinvolgono l'intero sistema economico e sociale, contribuendo a migliorare il benessere collettivo;
l'Italia, da anni, si trova ad affrontare una persistente crisi nel settore della ricerca pubblica e universitaria, testimoniata da numerosi indicatori ufficiali. Secondo l'Istat, nel 2022 la spesa complessiva per ricerca e sviluppo interna è stata di circa 27,3 miliardi di euro, pari all'1,37 per cento del prodotto interno lordo. Nel 2023, i dati preliminari indicano un lieve aumento della spesa a 27,9 miliardi di euro, ma l'incidenza sul prodotto interno lordo è scesa all'1,31 per cento, segnando un calo rispetto all'anno precedente. Questi valori sono significativamente inferiori alla media dell'Unione europea, che nel 2022 si attestava al 2,27 per cento del prodotto interno lordo e distanti dai principali Paesi europei come la Germania (3,1 per cento) e la Francia (2,2 per cento);
la spesa pubblica per la ricerca – ovvero quella sostenuta da università, enti pubblici di ricerca e istituzioni non profit – si attesta intorno allo 0,5 per cento del prodotto interno lordo, un dato che riflette un sottofinanziamento strutturale del sistema universitario e della ricerca pubblica in Italia, con effetti negativi diretti sulla capacità di innovazione del sistema produttivo e sulla qualità dell'offerta formativa universitaria;
il rapporto Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca) 2023 ha, inoltre, evidenziato come le carriere accademiche in Italia siano sempre più caratterizzate da lunghi periodi di precarietà, bassi salari e assenza di prospettive chiare, con un impatto negativo sulla capacità di trattenere giovani ricercatori e ricercatrici altamente qualificati;
secondo l'ultimo report della Corte dei conti sull'attuazione del PNRR (2024), le risorse previste per la valorizzazione del capitale umano nella ricerca non sono ancora pienamente operative e risultano in molti casi sottoutilizzate, aggravando ulteriormente la crisi di attrattività del sistema ricerca italiano;
l'Istat ha rilevato che il saldo migratorio netto dei giovani laureati italiani è negativo in modo crescente negli ultimi anni. Solo nel 2023 gli espatri di giovani laureati di età compresa tra i 25 e i 34 anni sono stati 21.000, con un incremento del 21,2 per cento rispetto all'anno precedente, mentre i rientri si sono attestati a 6.000 unità, in calo del 4,1 per cento rispetto al 2022, con una perdita netta di 16.000 giovani risorse qualificate in un solo anno. Il 2024 segna un record assoluto, con 191.000 emigrazioni complessive. Questi dati evidenziano una crescente emigrazione di giovani altamente qualificati, sottolineando una crisi di attrattività del sistema di ricerca e lavoro italiano, con un impatto diretto sulla capacità del Paese di innovare, competere e crescere;
a peggiorare questo quadro, si aggiunge la recente riforma del preruolo universitario introdotta con la legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio per il 2023), che ha modificato il sistema di accesso alla carriera accademica sostituendo i contratti rtd-A e rtd-B (ricercatore a tempo determinato di tipo A e B) con un unico contratto a tempo determinato di durata triennale, eventualmente rinnovabile per ulteriori due anni. La riforma ha introdotto nuovi percorsi di accesso, ma senza fornire adeguate garanzie in termini di stabilità, continuità di carriera e sostenibilità economica. Tale riforma rischia di consolidare una condizione di precarietà strutturale, scoraggiando l'ingresso delle nuove generazioni nel sistema della ricerca e contribuendo alla marginalizzazione del ruolo della ricerca universitaria pubblica;
il regime agevolato, cosiddetto «rientro dei cervelli», per attrarre in Italia ricercatori e professionisti altamente qualificati residenti all'estero, introdotto originariamente con il decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 147, ha rappresentato, nel tempo, uno degli strumenti fiscali più efficaci per contrastare la cosiddetta «fuga dei cervelli» e attrarre capitale umano, know-how e competenze nei settori della ricerca scientifica, della formazione universitaria, dell'imprenditoria innovativa e dei servizi avanzati;
tale regime è stato oggetto di successivi interventi legislativi che ne hanno progressivamente ampliato la platea dei beneficiari e rafforzato l'attrattività. Fino al 2023, il sistema prevedeva un'esenzione fiscale dei redditi da lavoro prodotti in Italia (maggiorata per chi trasferiva la residenza in regioni del Mezzogiorno), per una durata di cinque anni, prorogabile fino a dieci in presenza di figli a carico o a fronte dell'acquisto di un immobile adibito ad abitazione principale. Il beneficio è stato poi esteso anche a lavoratori non necessariamente in possesso di requisiti di elevata qualificazione o specializzazione, rendendo il regime uno strumento concreto e accessibile per un'ampia fascia di professionisti, ricercatori, accademici, manager e startupper italiani residenti all'estero, con effetti positivi sull'occupazione, sull'innovazione nei settori ad alta intensità di conoscenza e, in alcuni casi, sugli investimenti immobiliari;
con il decreto legislativo 27 dicembre 2023, n. 209, il Governo Meloni ha introdotto una riforma fortemente restrittiva del regime. La nuova disciplina, contenuta all'articolo 5 del decreto in attuazione della delega fiscale (legge 9 agosto 2023, n. 111), modifica profondamente i presupposti e le condizioni dell'agevolazione. In particolare: la detassazione viene ridotta al 50 per cento del reddito (60 per cento per i soggetti con figli minori), con un tetto massimo di 600.000 euro annui, l'agevolazione ha durata fissa di cinque anni e non è più prorogabile, neanche in presenza di figli o acquisto di abitazione principale, il lavoratore deve essere stato residente all'estero per almeno tre anni (anziché due), deve impegnarsi a risiedere fiscalmente in Italia per almeno quattro anni (anziché due), l'attività lavorativa in Italia deve derivare da un rapporto di lavoro «nuovo» e con un datore diverso da quello presso cui era impiegato all'estero;
tali modifiche rischiano di produrre un effetto contrario a quello auspicato: ovvero una netta riduzione dell'attrattività del sistema Italia nei confronti di cittadini altamente qualificati, soprattutto italiani all'estero, che valutano il rientro per motivi professionali e familiari. Le nuove restrizioni escludono, ad esempio, chi rientra nel contesto di una mobilità internazionale all'interno dello stesso gruppo aziendale o universitario, penalizzano chi intende investire stabilmente nel Paese (acquisto casa, figli) e riducono l'incentivo per giovani professionisti e ricercatori che non dispongano di riconoscimenti formali di «alta qualificazione», pur essendo attivi in settori strategici;
la legge 30 dicembre 2023, n. 213 (legge di bilancio per il 2024), ha inoltre previsto un taglio pari a circa 173 milioni di euro al fondo di finanziamento ordinario delle università, misura che rischia di compromettere la già fragile tenuta degli atenei pubblici, riducendo l'offerta formativa e la possibilità di attivare contratti per giovani docenti e ricercatori. In parallelo, la quota di personale precario negli atenei ha raggiunto il 42 per cento alimentando una diffusa instabilità lavorativa e professionale;
si rileva, altresì, che il Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca, principale strumento di finanziamento delle attività degli enti pubblici di ricerca vigilati dal Ministero dell'università e della ricerca, risulta da anni sottofinanziato e privo di una programmazione pluriennale stabile, con ricadute dirette sulla qualità della ricerca, sulla continuità dei progetti e sulla possibilità di reclutare e trattenere personale altamente qualificato; tale sottofinanziamento, aggravato dall'inflazione e dall'aumento dei costi strutturali, ha compromesso la competitività internazionale del sistema della ricerca pubblica italiana, contribuendo anch'esso al fenomeno della mobilità in uscita dei ricercatori;
il sistema universitario italiano si trova, quindi, ad affrontare un duplice problema: da un lato, l'incapacità di valorizzare adeguatamente i propri talenti; dall'altro, la difficoltà ad attrarre studiosi dall'estero, anche a causa della complessità delle procedure burocratiche, del basso livello retributivo e dell'assenza di un chiaro percorso di carriera per i giovani ricercatori;
tale quadro si colloca in un contesto internazionale in rapido mutamento. Negli Stati Uniti, la seconda amministrazione Trump ha avviato una serie di provvedimenti che hanno avuto impatti profondi sul sistema della ricerca e dell'istruzione superiore. In particolare, agenzie come la National science foundation, la Food and drug administration e i National institutes of health hanno subito drastici tagli ai finanziamenti e al personale, con una riduzione del 70 per cento del budget della National science foundation e un ridimensionamento dell'operatività dei National institutes of health;
nel mondo si registrano sempre più frequenti episodi di interferenza politica nel settore accademico, con conseguenze rilevanti sia sul piano del finanziamento che della libertà scientifica. In particolare, istituzioni universitarie di alto profilo, quali la Tufts University e la Columbia University, sono state oggetto di interventi da parte delle autorità federali, tra cui l'apertura di procedimenti ispettivi da parte del Dipartimento dell'istruzione e la sospensione di erogazioni finanziarie, in ragione di prese di posizione, da parte di studenti e docenti, ritenute espressive di solidarietà nei confronti della popolazione palestinese. Tali misure configurano un potenziale pregiudizio per l'autonomia universitaria e per la libertà di espressione accademica, contribuendo alla diffusione di un clima di pressione istituzionale e censura ideologica incompatibile con i principi fondamentali dello Stato di diritto e con i valori della ricerca libera e indipendente;
è stata avviata in sostanza una sistematica revisione ideologica dei progetti finanziati, con la sospensione o il blocco di studi approvati su tematiche sociali considerate «incompatibili» con la linea politica dell'amministrazione. Per tale motivo, l'American civil liberties union (Aclu) ha intentato una causa per violazione della libertà accademica, sottolineando la gravità dell'ingerenza governativa sui contenuti della ricerca;
tali misure hanno generato un clima di insicurezza e autocensura, con effetti allarmanti anche fuori dagli Stati Uniti. Secondo un sondaggio pubblicato dalla rivista Nature nel marzo 2025, oltre il 75 per cento dei ricercatori intervistati che operano negli Usa ha dichiarato di voler lasciare il Paese. Europa e Canada sono indicate come mete privilegiate, mentre università e istituzioni europee – tra cui quelle di Belgio, Francia, Spagna e Paesi Bassi – hanno già attivato programmi straordinari per accogliere questi ricercatori;
l'Italia, nonostante sia costituzionalmente uniformata al principio di libertà della scienza, tutelando e promuovendo la ricerca scientifica e tecnica, risulta assente da tale mobilitazione volta a tutelare la libertà accademica e ad attrarre ricercatori statunitensi colpiti dalle misure restrittive adottate dall'attuale amministrazione americana; in particolare, il nostro Paese non risulta tra gli Stati membri dell'Unione europea (tredici Paesi) che, nel marzo 2025, hanno sottoscritto la lettera indirizzata alla Commissaria europea per l'innovazione, ricerca, cultura, educazione e gioventù, Ekaterina Zaharieva, con la quale è stata proposta una strategia condivisa per accogliere i talenti scientifici a rischio e difendere i principi di libertà scientifica e autonomia della ricerca;
nonostante il contesto internazionale offra oggi un'occasione storica per rafforzare il ruolo dell'Europa – e dei suoi Stati membri – come polo globale della ricerca e dell'innovazione, l'Italia non ha ancora elaborato, né attuato alcuna strategia nazionale di sistema finalizzata a cogliere questa opportunità, né ha definito una visione strutturata e coordinata di attrazione del capitale umano altamente qualificato;
questa passività rischia di rafforzare il divario tra l'Italia e gli altri Paesi europei in materia di ricerca e innovazione, proprio in un momento in cui il contesto geopolitico potrebbe favorire l'insediamento in Europa – e in Italia – di migliaia di scienziati e accademici in fuga da contesti repressivi,
impegna il Governo:
1) a elaborare e adottare un piano strategico nazionale pluriennale per la ricerca e l'alta formazione, finalizzato al rafforzamento del sistema scientifico nazionale attraverso investimenti strutturali in infrastrutture, capitale umano e strumenti di finanziamento, con l'obiettivo di riportare la spesa pubblica in ricerca e sviluppo in linea con la media dei Paesi Ocse ed europei e contrastare in modo sistemico il fenomeno della «fuga dei cervelli»;
2) a promuovere un'urgente revisione della riforma del preruolo universitario introdotta dal decreto ministeriale 30 giugno 2022, n. 247, al fine di:
a) garantire percorsi professionali più chiari, sostenibili e meritocratici per i giovani ricercatori;
b) ridurre la precarietà strutturale del sistema accademico, superando l'attuale sistema dei contratti a tempo determinato privi di reali prospettive di stabilizzazione;
c) favorire l'accesso alla carriera universitaria delle nuove generazioni attraverso meccanismi trasparenti e valorizzazione del merito scientifico;
3) ad adottare iniziative normative volte a ripristinare, in forma strutturale e potenziata, il regime agevolativo per il «rientro dei cervelli», modificato in senso restrittivo con l'articolo 5 della legge 30 dicembre 2023, n. 213 (legge di bilancio per il 2024);
4) ad adottare iniziative per garantire un incremento progressivo e stabile delle risorse destinate al fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca e al fondo per il finanziamento ordinario delle università accompagnato da una riforma della governance dei finanziamenti volta ad assicurare la trasparenza, la prevedibilità e la continuità delle risorse, indipendentemente dalle contingenze politiche e con un orizzonte almeno triennale, prevedendo altresì misure di incentivo per il rafforzamento della ricerca di base, elemento essenziale per lo sviluppo della conoscenza e dell'innovazione scientifica nel lungo periodo;
5) ad adottare iniziative normative per introdurre disposizioni per riconoscere la cittadinanza italiana a studenti stranieri che risiedano e conseguano in Italia un titolo di laurea magistrale, dottorato o titolo equipollente, quale strumento di attrazione e fidelizzazione del capitale umano formato nelle nostre università, in particolare ai fini della permanenza di ricercatori qualificati nel nostro Paese;
6) ad assumere iniziative urgenti volte a realizzare una semplificazione burocratica e amministrativa, anche in raccordo con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al fine di accelerare le procedure di ingresso, rilascio del permesso di soggiorno e riconoscimento dei titoli di studio per i ricercatori e le ricercatrici che intendano trasferirsi in Italia, in particolare provenienti da contesti internazionali caratterizzati da restrizioni alla libertà accademica, come nel caso attuale degli Stati Uniti d'America;
7) a sostenere, anche in sede europea, una strategia condivisa tra gli Stati membri dell'unione europea per il rafforzamento della libertà accademica e della cooperazione scientifica internazionale, promuovendo iniziative di accoglienza dei ricercatori che, a causa di restrizioni ideologiche e tagli alla ricerca nei rispettivi Paesi di origine, intendano proseguire la propria attività in contesti rispettosi dell'autonomia scientifica, come nel caso della crisi del sistema accademico statunitense sotto l'Amministrazione Trump.
(1-00461) «Boschi».
Risoluzione in Commissione:
La VII Commissione,
premesso che:
la musica classica napoletana rappresenta uno dei patrimoni musicali più riconosciuti e apprezzati al mondo, con una tradizione secolare che affonda le radici nel Seicento e si è consolidata nel Settecento e Ottocento grazie alle opere di celebri compositori, poeti e interpreti;
tale repertorio, che include celebri romanze, villanelle, serenate e tarantelle, ha influenzato profondamente la musica europea e mondiale, contribuendo in modo significativo alla diffusione della lingua e della cultura napoletana nel mondo;
la Scuola musicale napoletana ha rappresentato un punto di riferimento artistico nei conservatori di Napoli (San Pietro a Majella, Santa Maria di Loreto, Poveri di Gesù Cristo, ed altri) formando musicisti che hanno operato in tutta Europa;
la trasmissione orale e scritta della musica classica napoletana è tuttora viva tra interpreti, associazioni culturali, maestri e appassionati, mantenendo un forte legame identitario con il popolo partenopeo e contribuendo al patrimonio culturale immateriale italiano;
l'Unesco, attraverso la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale del 2003, riconosce l'importanza delle espressioni culturali che si trasmettono di generazione in generazione e che contribuiscono al senso di identità e continuità delle comunità;
ad oggi l'Italia ha ottenuto diversi riconoscimenti Unesco per elementi culturali immateriali come l'arte del pizzaiolo napoletano, l'opera dei pupi siciliani, il canto a tenore sardo, e altri;
la musica classica napoletana con titoli noti a livello globale come 'O Sole mio, Torna a Surriento, Funiculì Funiculà, rappresenta un patrimonio autentico e distintivo, che merita una candidatura ufficiale tra i beni riconosciuti dall'Unesco,
impegna il Governo:
ad avviare, per il tramite del Ministero della cultura, in collaborazione con le istituzioni territoriali e culturali competenti, le procedure necessarie per la presentazione della candidatura della musica classica napoletana alla lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell'umanità Unesco;
a promuovere, anche attraverso iniziative diplomatiche, culturali e accademiche, la valorizzazione internazionale di questo patrimonio musicale, sostenendo attività di ricerca, conservazione, formazione e diffusione della musica classica napoletana;
a coinvolgere le comunità locali, le fondazioni lirico sinfoniche, i conservatori, le fondazioni musicali, i musicisti e gli studiosi, al fine di costruire un dossier solido e partecipato, nel rispetto dei princìpi della Convenzione Unesco del 2003, in collaborazione con l'istituto del patrimonio culturale immateriale;
a valorizzare la musica classica napoletana anche nei programmi scolastici, culturali e turistici nazionali, in quanto elemento fondativo dell'identità musicale italiana e strumento di diplomazia culturale.
(7-00307) «Cangiano».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta orale:
SARRACINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
nell'ambito degli interventi che sono stati annunciati e propagandati dal Governo per il comune di Caivano, guidati dal Commissario straordinario Ciciliano, erano stati previsti a seguito del decreto-legge n. 123 del 2023 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 159 del 2023, alcuni interventi strutturali urgenti relativi all'area ex isola ecologica sita in via Sant'Arcangelo;
responsabile unico del progetto e direttore dei lavori era stato nominato il colonnello ingegnere Arturo De Santis, comandante del decimo reparto infrastrutture di Napoli e i lavori sarebbero dovuti iniziare il 26 aprile del 2024 e finire il 26 ottobre 2024, in soli sei mesi, così come regolarmente riportato in un cartello apposto al di fuori dell'area del cantiere;
in realtà, come già segnalato in un altro atto di sindacato ispettivo presentato dall'interrogante il 22 gennaio 2025 (interrogazione n. 3-01685) i lavori in questione non sono mai iniziati, il cantiere è rimasto perimetrato e a tutt'oggi risulterebbe essere stata tolta anche la tabella riportante la natura dell'opera, il responsabile del progetto, l'impresa e appunto la data di inizio e conclusione dei lavori;
di questo cantiere fantasma si è occupata anche la trasmissione d'inchiesta giornalistica Report con la puntata andata in onda in data 12 gennaio 2025;
nell'aprile del 2024, per l'inizio dei lavori di quest'opera – che avrebbe dovuto contenere al suo interno anche la realizzazione di un campo da calcio che in questa zona manca da anni, di un centro per la protezione civile, di una pista d'atletica e di un'arena da seimila spettatori – erano venuti ad inaugurare l'apertura del cantiere il Ministro dell'interno Piantedosi e il Ministro dello sport Abodi che avevano preannunciato l'inaugurazione dell'area entro l'estate del 2024 e rivendicato questo modello come «quello in cui in poco tempo le cose si consolidano»;
a giudizio dell'interrogante, trascorso più di un anno dall'inaugurazione e spenti i riflettori della propaganda di Governo, dell'enfasi sul modello introdotto dal richiamato decreto è rimasto solo un cantiere fantasma –:
quali iniziative urgenti intenda adottare, per quanto di competenza, per accertare le responsabilità amministrative che hanno determinato questo fermo nonché per procedere quanto prima alla realizzazione del progetto relativo alle infrastrutture sportive e alle attrezzature annesse.
(3-02010)
Interrogazione a risposta scritta:
D'ALFONSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
sul PNRR è stato stanziato un fondo complessivo di 60 milioni di euro da parte dello Stato italiano per risarcire le vittime delle stragi naziste durante la seconda guerra mondiale in tutta Italia, e in virtù di un presunto accordo pregresso tra Germania e Italia, la Germania dovrebbe rimborsare quel fondo a fronte della notifica delle sentenze passate in giudicato che vedano riconosciuto il diritto degli eredi al risarcimento;
l'8 dicembre 2024 è stata depositata la sentenza della Corte d'appello de L'Aquila che, dopo oltre un decennio di battaglie legali, ha riconosciuto come legittimo e dovuto il risarcimento per la strage nazista di Pietransieri al comune di Roccaraso (circa 1 milione 600 mila euro) e al primo blocco di famiglie che avevano avanzato azione legale (circa 15 milioni di euro complessivi), eredi delle 128 vittime;
il 21 novembre 1943, la strage costò la vita a 128 civili inermi trucidati nel bosco dei Limmari dai soldati nazisti, per il sospetto che la popolazione civile sostenesse i partigiani. Morirono 60 donne, 34 bambini con meno di 10 anni e molti anziani;
dopo circa 80 anni dalla strage, i giudici della Corte d'appello de L'Aquila hanno finalmente quantificato i risarcimenti dopo il via libera della Corte di Cassazione che, a fine novembre 2024, aveva deciso che le richieste di risarcimento possono essere evase anche in maniera individuale e non necessariamente in modo collegiale;
il 9 giugno 2025 sono trascorsi sei mesi dalla pubblicazione della sentenza della Corte d'appello de L'Aquila (8 dicembre 2024) che dunque è formalmente passata in giudicato;
ormai divenuta esecutiva la sentenza che ha quantificato i risarcimenti, i legali provvederanno a breve a compilare ed inviare al Ministero i moduli/istanza necessari per accedere ai fondi del PNRR messi a disposizione, perché ogni famiglia possa ricevere i propri risarcimenti;
ad oggi però non si ha certezza se e quando il Governo italiano anticiperà le somme e a quanto consta all'interrogante non si ha nemmeno la conferma che la sentenza sia stata notificata all'Ambasciata tedesca per la presa d'atto, perché gli interessati non hanno ancora ricevuto la comunicazione di avvenuta ricezione dell'atto –:
se il Governo italiano anticiperà le somme e quali saranno i tempi di erogazione dei risarcimenti;
se la sentenza della Corte d'appello de L'Aquila appena passata in giudicato sia stata effettivamente trasmessa all'Ambasciata tedesca in Italia e se sia stata o meno oggetto di una presa d'atto formale e sostanziale da parte della Germania;
se e quando la Germania provvederà a rimborsare lo Stato italiano di quei 60 milioni di euro complessivi anticipati nel PNRR, per far sì che non siano gli italiani incolpevoli a risarcire vittime italiane.
(4-05262)
AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Interrogazione a risposta orale:
SPORTIELLO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
si è venuti a conoscenza del fatto che Antonello Sannino, presidente dell'Arcigay di Napoli, è bloccato in Israele;
secondo quanto riferito a Fanpage.it dallo stesso Sannino, si trova in missione con il Ministero degli affari esteri israeliano da lunedì scorso, per incontrare le comunità Lgbtq+ palestinese e israeliana; fa parte di una delegazione di 5 italiani; questa notte, alle 3, è suonato l'allarme e sono andati nel rifugio; l'allarme, ha spiegato Sannino, era già suonato la settimana scorsa, tuttavia la situazione ora è di profonda incertezza;
«Prima eravamo scesi in questo bunker, continua, se risuona dobbiamo tornarci. Dobbiamo stare vicino a luoghi sicuri, sperando ci rimpatrino prima possibile. Non possiamo prendere voli. È stato annullato il nostro volo di domenica», ha affermato Antonello Sannino. «Siamo in contatto con la Farnesina e con il consolato. Stiamo bene, lo dico per non alimentare paure, non so come evolverà la situazione però. Non so se la Farnesina prevede voli di Stato, non sappiamo nulla» –:
se sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa;
se e quali iniziative intenda assumere per mettere in sicurezza i nostri connazionali presenti in Israele e se ritenga a tal fine di organizzare voli di Stato per rimpatriare le persone che sono di fatto impedite a tornare nel nostro Paese.
(3-02011)
Interrogazione a risposta scritta:
ASCARI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
in data 8 giugno 2025, secondo quanto riportato da fonti internazionali (Ansa), sarebbe stato raggiunto un accordo tra Stati Uniti e Israele per non rinnovare il mandato della missione Unifil nel Libano meridionale, attualmente in scadenza ad agosto 2025;
sempre secondo tali fonti, gli Stati Uniti avrebbero condizionato il mantenimento del proprio sostegno alla missione all'eventuale rafforzamento del mandato stesso, anche ipotizzando un taglio ai finanziamenti nel caso in cui ciò non avvenga;
la missione Unifil, istituita nel 1978 e rafforzata con la risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza dell'ONU del 2006, ha tra i suoi principali compiti: monitorare la cessazione delle ostilità tra Israele e Libano; sostenere la creazione di una fascia di sicurezza a sud del fiume Litani; agire congiuntamente con l'Esercito libanese nel presidio di tale area, svolgendo un ruolo attivo di interposizione e contenimento per prevenire la ripresa del conflitto, in particolare impedendo l'afflusso illegale di armamenti; prestare assistenza per garantire accesso umanitario alla popolazione civile e supportare il rientro volontario e sicuro degli sfollati; resistere a eventuali tentativi di impedimento con la forza nell'esecuzione dei propri compiti, nonché proteggere civili e operatori umanitari in caso di minaccia imminente;
l'Italia partecipa alla missione con un contingente significativo (tra 800 e 1.200 militari), svolgendo anche attività di cooperazione civile e sostegno umanitario alla popolazione;
Unifil rappresenta un pilastro fondamentale per la stabilità del Libano meridionale, grazie alla sua presenza imparziale e alla funzione di deterrente verso nuovi scontri armati;
l'eventuale cessazione della missione o la sua ristrutturazione in senso restrittivo, priva di adeguati poteri operativi, rischierebbe di determinare un vuoto di sicurezza in una zona altamente instabile, con possibili ripercussioni sull'intera regione mediorientale e sulla gestione degli aiuti umanitari;
la comunità internazionale, e in particolare l'Unione europea, ha l'interesse e il dovere di contribuire alla continuità di missioni multilaterali come Unifil, in coerenza con i propri impegni per la pace, la cooperazione e la protezione dei civili –:
se confermino le notizie di stampa secondo cui Stati Uniti e Israele avrebbero espresso la volontà di non rinnovare il mandato Unifil nella sua forma attuale, e quali siano le valutazioni in merito espresse in sede diplomatica;
quali iniziative di competenza siano state già intraprese o si intenda intraprendere, anche in coordinamento con altri Paesi europei, presso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per sostenere il rinnovo del mandato con poteri adeguati e pienamente operativi;
se sia prevista una richiesta formale di rafforzamento delle competenze della missione, in particolare per quanto riguarda la possibilità di garantire accessi umanitari regolari e controllati anche in scenari di crisi;
se i Ministri interrogati intendano promuovere un'iniziativa diplomatica multilaterale o coinvolgere il Parlamento europeo e gli altri organismi europei per tutelare la permanenza e l'autonomia della missione Unifil;
quali misure alternative di sicurezza e protezione civile siano allo studio, nel caso si concretizzi un ridimensionamento o la cessazione della missione Onu, in particolare in relazione alla tutela del personale italiano, della popolazione locale e della stabilità dell'area.
(4-05260)
AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA
Interrogazione a risposta orale:
SCERRA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:
nella Regione Siciliana c'è una porzione che comprende le coste delle province di Agrigento, Caltanissetta, Ragusa e Siracusa, nota come «fascia trasformata» in cui urge ormai da decenni un intervento indifferibile di bonifica e di riqualificazione ambientale, come l'interrogante già un anno fa ebbe modo di sottolineare attraverso un'interpellanza che non ha trovato ancora risposta da parte del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica;
si ricorda, per sottolineare ancora una volta la gravità della situazione, che la zona descritta risulta sommersa da «dune» di rifiuti derivanti soprattutto dalle attività serricole, composti da fusti, contenitori di pesticidi, manufatti in cemento, polistirolo, piante estirpate e plastica, che vengono quotidianamente bruciati, dando luogo al fenomeno delle «fumarole» con l'immissione nell'aria di diossina e di altri agenti altamente inquinanti e pericolosi per la salute umana;
questa discarica abusiva, la cui estensione è sempre più ampia e il cui materiale nocivo si riversa in mare a causa dell'enorme quantitativo che si va ad accumulare sulla costa, è stata anche oggetto quest'anno di indagine della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e ad altri illeciti ambientali e agroalimentari. I componenti di quest'organo, per approfondire le possibili azioni da intraprendere anche a livello normativo, hanno voluto effettuare dei sopralluoghi sul posto e svolgere delle audizioni in prefettura, interloquendo con il procuratore di Gela, il procuratore facente funzione di Catania e il responsabile dell'Osservatorio zoomafie della Lav;
sul fenomeno delle fumarole è stato realizzato un docufilm da un'organizzazione non governativa di Cooperazione internazionale del Sud (Ciss), che ha raccontato con le immagini e le testimonianze la grave condizione ambientale della zona trasformata, peraltro collegata per alcuni aspetti e in alcuni casi anche a un contesto di degrado sociale e di sfruttamento del lavoro agricolo. Il video è stato proiettato e commentato nell'ambito di una conferenza stampa organizzata nella sala Nassiriya del Senato, sempre a febbraio 2025 da un commissario della citata Commissione di inchiesta del Movimento 5 stelle, durante la quale sono emerse delle proposte per affrontare la questione, quali, ad esempio, l'opportunità di incentivare le bioplastiche in agricoltura, scoraggiando l'uso del più inquinante materiale politene di cui si fa un largo impiego nelle serre;
l'interrogante, a seguito delle iniziative di cui sopra e su istanza della cittadinanza interessata, ha presentato un ordine del giorno in sede di conversione del decreto-legge 31 dicembre 2024, n. 208, che è stato approvato con parere favorevole del Governo. L'atto impegna l'Esecutivo a valutare l'opportunità di assumere adeguate misure per intervenire sulla grave situazione ambientale e sanitaria delle fumarole, al fine di garantire l'individuazione di soluzioni idonee per lo smaltimento dei rifiuti generati dall'attività serricola, nonché la promozione di incentivi statali per favorire in agricoltura l'uso delle bioplastiche;
l'accoglimento dell'ordine del giorno a febbraio 2025, che ha portato i comuni coinvolti a nutrire aspettative almeno sull'avvio di una possibile soluzione all'astioso problema, purtroppo rimane ancora oggi lettera morta. Infatti, né da parte del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, né da parte del Governo è stata promossa alcuna iniziativa, atta ad intervenire sulla drammatica situazione della fascia trasformata che continua a rappresentare un pericolo sanitario per la popolazione e un danno ambientale, con ovvi risvolti pregiudizievoli per il turismo di quella zona –:
se il Governo, in considerazione dell'approvazione del citato ordine del giorno, abbia intenzione, nel breve periodo, di intervenire concretamente con iniziative di competenza, anche di natura economica, sul fenomeno delle fumarole, consentendo a quella fascia di territorio siciliano di tornare ad essere un luogo salutare e di attrazione per il turismo e, allo stesso tempo, di incentivare l'uso delle bioplastiche nelle attività agricole.
(3-02013)
Interrogazione a risposta scritta:
BORRELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
dal 18 al 27 luglio 2025 nella zona di speciale conservazione denominata «Conca di Fusine» si terrà la manifestazione «No borders music festival»;
la documentazione fornita relativa allo studio di valutazione di incidenza ambientale in oggetto appare incompleta per le seguenti ragioni:
a) a fronte della presenza nella predetta Zsc di 17 habitat di interesse Ue, alcuni dei quali anche prioritari, nello studio Vinca ne sono debitamente analizzati solo 10, con la motivazione che si tratta di quelli presenti nell'area contermine al sito previsto per la manifestazione, mentre andrebbero invece analizzati tutti per valutarne il possibile deterioramento dello stato di conservazione, considerando le vigenti misure di conservazione, gli obiettivi e lo stato di conservazione, le pressioni e le minacce per tutti i siti della Zsc «Conca di Fusine»;
b) occorre approfondire l'analisi dello stato di tutte le 28 specie di interesse Ue incluse nel formulario standard della predetta Zsc, con dettagli sulla consistenza della loro popolazione e relativa carta di distribuzione nella Zsc ed aree contermini, alla scala di almeno 1:10.000, come previsto dalle linee guida;
c) appare necessario approfondire la potenziale incidenza ambientale negativa su almeno tre habitat di interesse Ue, tenendo conto dell'afflusso di migliaia di partecipanti alla manifestazione attraverso la strada forestale Aclete-Lago superiore, come risulta dalla carta degli habitat riportata nello studio, con analisi di dettaglio anche di campo, in quanto non vi è alcuna garanzia sulla compatibilità ambientale della rilevante presenza antropica prevista nell'area;
nello studio Vinca è rilevato un impatto, anche se indiretto, a breve termine e reversibile sugli habitat e le specie di interesse Ue; in particolare, si evidenzia la presenza di «interferenza-disturbo per rumore o presenza di persone» valutata «indifferente o al massimo in peggioramento moderato» per tre habitat di interesse Ue, due dei quali prioritari (9530* e 4070*);
le criticità accertate non possono, quindi, far escludere possibili incidenze negative su queste componenti fondamentali dell'ecosistema, così come richiesto da norme e giurisprudenza consolidata in materia di Vinca;
nella nota del Servizio biodiversità della Direzione centrale risorse agroalimentari, forestali e ittiche della regione Friuli-Venezia Giulia del 15 maggio 2025 vengono evidenziate alcune importanti criticità, tra cui: l'aumento del numero di spettatori previsto, a parità di spazi per la logistica generale e per il pubblico; l'impatto acustico, giudicato fattore di disturbo capace di allontanare la fauna selvatica dalle aree interessate; la preoccupazione sul rispetto dei limiti emissivi reali rispetto a quelli dichiarati, nonché del numero effettivo di partecipanti; la consapevolezza che l'area «non si presta ad ospitare eventi che determinino pressioni continuative»;
secondo le norme vigenti un intervento con incidenza anche minima e/o potenzialmente negativa sullo stato di conservazione di habitat o specie prioritari può essere consentito solo attivando la procedura aggravata di «autorizzazione in deroga» prevista nel livello III della Vinca e tale procedura può essere attivata solo «in circostanze eccezionali» –:
se il Ministro interrogato intenda, per quanto di competenza, monitorare il prosieguo dell'iter della procedura di valutazione d'incidenza che, ad avviso dell'interrogante, dovrà necessariamente proseguire attraverso il Livello III, tramite l'autorizzazione in deroga;
se intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, in ordine alla coerenza del procedimento con le «Linee guida nazionali per la valutazione di incidenza» di cui all'intesa Stato-Regioni del 28 novembre 2019, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 303 del 28 dicembre 2019, recepite dalla regione autonoma Friuli-Venezia Giulia, con delibera della giunta regionale n. 1183 del 2022.
(4-05269)
GIUSTIZIA
Interrogazioni a risposta scritta:
SERRACCHIANI, GIANASSI, LACARRA, DI BIASE, SCARPA, GIRELLI e ROGGIANI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
si apprende che la situazione in cui versano gli uffici del Giudice di pace di Bergamo sia oltre il livello di guardia: si parla di udienze rinviate, in media, anche di un anno – quando non addirittura due – di organici sottodimensionati e di una enorme quantità di lavoro arretrato, con un numero di fascicoli che varia tra gli 800, 900 o anche mille o più per ciascun giudice, per un totale di quasi 10 mila pratiche da trattare; un sistema del tutto sottodimensionato per il volume medio della richiesta di giustizia di competenza del giudice di pace nel nostro Paese;
sulle carenze del giudice di pace a Bergamo il Presidente del tribunale, il Procuratore, l'Ordine degli avvocati e le associazioni forensi hanno scritto congiuntamente al Ministro della giustizia, denunciando la situazione di un ufficio che «soffre di una cronica carenza di personale, con 8 giudici (5 per il civile e 3 per il penale) a fronte di una pianta organica di 21 giudici previsti dal Ministero, e che opera all'interno di spazi fatiscenti ed inadeguati e nella totale assenza di software e strumenti informatici» senza però ottenere soddisfazione;
alcuni giudici onorari del Tribunale da qualche anno risultano essere stati applicati al giudice di pace, a rotazione, senza esonero dal loro lavoro in Tribunale, ma anche queste applicazioni non si sono rivelate risolutive; le associazioni forensi del territorio hanno dato vita ad un tavolo per cercare soluzioni –:
se il Ministro interrogato non intenda adottare con immediatezza iniziative di competenza, tramite misure organizzative, finanziarie, strumentali e di personale, al fine di fornire adeguate risposte alla domanda di giustizia di prossimità, in particolare a Bergamo, dove si affronta un vero e proprio stato di emergenza.
(4-05261)
ASCARI e MORFINO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
in data 28 maggio 2025 è stata riportata dalla stampa nazionale (tra cui il Corriere della Sera) una notizia concernente la sentenza di assoluzione emessa dal tribunale di Catania in favore di un docente imputato del reato di violenza sessuale nei confronti di una studentessa minorenne;
secondo quanto emerso dagli atti, al professore era stato contestato un episodio avvenuto in aula, consistente in un toccamento non occasionale del seno della ragazza, che aveva denunciato prontamente il fatto;
motivazione dell'assoluzione si fonderebbe sulla presunta mancanza di «allusioni sessuali» nel contatto e sulla mancanza del requisito del dolo specifico, circostanza che a parere dell'interrogante ha sollevato un vasto allarme sociale, soprattutto per le implicazioni educative, culturali e giuridiche che essa comporta;
il principio di tutela rafforzata dei minori e delle persone in posizione di particolare vulnerabilità è alla base dell'ordinamento nazionale e delle fonti sovranazionali, e a giudizio dell'interrogante non può essere compromesso da interpretazioni riduttive o lesive della dignità della persona;
la giurisprudenza consolidata ritiene integrata la fattispecie di cui all'articolo 609-bis del codice penale anche in presenza di un singolo atto a contenuto sessuale, ove risulti lesivo della libertà o dell'integrità sessuale della vittima;
la vicenda in esame rischia di minare la fiducia dei cittadini, in particolare dei più giovani, nell'efficacia del sistema giudiziario e nel valore della denuncia, proprio in un contesto già segnato da elevata incidenza di reati sessuali non denunciati –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della vicenda descritta e quali iniziative di competenza intenda adottare, in particolare in sede normativa o formativa, per rafforzare la tutela dei minori e delle vittime di violenza sessuale nel sistema giudiziario italiano.
(4-05267)
CAPPELLETTI e D'ORSO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
in seguito ai numerosi segnali che hanno caratterizzato la presenza di organizzazioni criminali, da qualche anno il territorio della provincia di Verona ha chiesto espressamente al Governo di intervenire con urgenza per intraprendere azioni per contrastare la criminalità attiva, in particolare quella presente tramite l'organizzazione mafiosa;
la presenza di tale fenomeno criminoso è descritta anche nelle relazioni semestrali della Direzione investigativa antimafia che evidenziano da tempo come quello veronese sia un territorio in cui, unitamente alla mafia calabrese, operano anche altre organizzazioni di tipo mafioso, italiane e straniere, attive nel riciclaggio di denaro di provenienza illecita nell'economia locale, nello spaccio di droga e nello sfruttamento di persone per finalità sessuali e di lavoro;
il fenomeno, oltre ad essere oggetto di diverse indagini della magistratura, è stato attenzionato da numerose inchieste giornalistiche tenute dalla trasmissione «Report» di Rai 3 e dal «Il Fatto Quotidiano»;
la città di Verona già nel 2015 è stata oggetto di ingerenze mafiose che coinvolsero anche componenti dell'allora amministrazione comunale;
nell'aprile del 2024, i 98 sindaci della provincia di Verona assieme al loro presidente, hanno scritto una lettera al Ministro dell'interno Matteo Piantedosi, al Ministro della giustizia Carlo Nordio e ai parlamentari veronesi nella quale hanno chiesto il distacco presso la Procura della Repubblica scaligera di un Magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia di Venezia e l'istituzione di una sezione operativa della Direzione Investigativa Antimafia, con magistrati e forze dell'ordine specializzati nella lotta ai clan;
il procuratore Generale di Venezia, Federico Prato ha rilanciato la proposta anche all'inaugurazione dell'anno giudiziario. A quanto consta all'interrogante il procuratore di Verona Raffaele Tito ha dichiarato pubblicamente che l'economia del Veneto deve essere protetta dall'afflusso di denaro sporco, di non avere oggi le forze e nemmeno gli strumenti normativi per fare quello che si dovrebbe fare, e inoltre, che essendo il legislatore tutto teso a limitare fortemente l'azione del pubblico ministero nei reati ordinari, è chiaro che l'esigenza di utilizzare gli strumenti normativi dell'antimafia aumenta;
l'attenzione al problema della criminalità si rende ulteriormente necessaria vista la presenza di grandi appuntamenti sportivi delle prossime olimpiadi invernali, appuntamenti che smuovono grandi capitali;
attualmente l'appello dei sindaci è inascoltato, da parte dei rappresentanti del Governo interpellati non è pervenuto alcun tipo di risposta;
per legge le Direzioni distrettuali antimafia sono istituite presso le sedi di corte d'appello, e il Veneto ha solamente Venezia. Pertanto sarebbe opportuno e necessario sostenere con urgenza un investimento importante che coinvolga più istituzioni;
quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, si intenda intraprendere per l'applicazione presso la Procura della Repubblica di Verona di un magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia di Venezia e l'istituzione di una sezione operativa della Direzione Investigativa Antimafia su Verona
(4-05268)
IMPRESE E MADE IN ITALY
Interrogazione a risposta scritta:
BARBAGALLO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
esattamente un anno fa da parte del Ministro Urso veniva enfaticamente annunciato l'affidamento degli ex stabilimenti Blutec di Termini Imerese alla Pelligra Italia holding srl, società il cui socio principale era l'imprenditore del settore immobiliare Ross Pelligra, che si era aggiudicata il bando per una somma di 8 milioni e con un progetto industriale che, a oggi, nessuno conosce e nessuno ha fatto conoscere nonostante la sequela di annunci mai diventati realtà;
fino a oggi si è realizzato il trasferimento dei 350 lavoratori a carico della Pelligra Italia holding srl, subito collocati in Cig straordinaria per due anni, si è portata a compimento la procedura dell'isopensione per 183 lavoratori con un finanziamento di 30 milioni della Regione Siciliana a carico dei fondi europei;
non è stata avviata alcuna reale attività di formazione e di riqualificazione dei lavoratori né è stato presentato alcun serio progetto industriale, al punto che da più parti, politiche, sindacali e istituzionali è stato ripetutamente sollevato il problema del rilancio dell'area tuttora fermo;
nelle scorse settimane la Pelligra Italia Holding srl ha cambiato il proprio assetto societario, con un aumento di capitale da 10 mila a 100 mila euro e con le partecipazioni: maggioritaria della Nicolosi trasporti e minoritarie dello stesso Pelligra e del Caec, consorzio edile di Ragusa;
tale modifica, tuttavia, sembra non essere definitiva, almeno secondo quanto affermato sulla stampa da Pelligra, suscitando per altro vivaci reazioni degli altri soci;
non va dimenticato che per l'area di crisi industriale complessa di Termini Imerese è in vigore un Accordo di programma che prevede lo stanziamento di circa 105 milioni di euro per gli investimenti privati –:
alla luce dei fatti esposti, quando verrà reso pubblico il piano industriale della Pelligra Italia holding srl;
se le predette modifiche abbiano lasciato inalterati i requisiti in capo ai beneficiari delle risorse pubbliche;
se siano state effettuate, nell'ambito dell'affidamento di cui in precedenza, le verifiche di competenza previste dalla normativa vigente, ivi comprese quelle dovute alla legislazione antimafia.
(4-05266)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazione a risposta orale:
MORFINO, SERGIO COSTA, SCERRA, AIELLO, D'ORSO, CANTONE, CARMINA, ILARIA FONTANA e L'ABBATE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:
la Sicilia affronta da decenni criticità ricorrenti legate alla scarsità della risorsa idrica disponibile e alla sua gestione sul piano infrastrutturale;
tale vulnerabilità, riconducibile alle note carenze strutturali e gestionali della rete, nonché ai limiti mostrati dall'impiego del sistema degli invasi per l'approvvigionamento, espone la Sicilia a cicliche e sempre più frequenti condizioni di deficit idrico;
secondo il rapporto Istat sull'acqua, nel 2022 la dispersione idrica in Sicilia ha prodotto perdite pari al 51,6 per cento dell'acqua immessa nella rete, valore superiore alla media nazionale;
di recente il Consiglio dei ministri ha deliberato la proroga di 12 mesi dello stato di emergenza, relativamente alla situazione di grave carenza idrica in corso nel territorio siciliano, analogamente a quanto deliberato dalla giunta regionale ai fini del sostegno ai comparti agricolo e zootecnico, fortemente provati dal perdurare della condizione di limitata disponibilità della risorsa nell'isola;
desta particolare allarme la scarsità d'acqua che, si apprende da fonti stampa, risulta essere disponibile negli invasi regionali; secondo i dati dell'Osservatorio regionale permanente sugli utilizzi idrici, nei bacini è presente meno di un terzo dell'acqua rispetto a quella che sarebbe la loro capacità complessiva (223 milioni di metri cubi su una capacità autorizzata di 700 milioni);
secondo quanto riportato in un articolo dell'edizione palermitana del 13 giugno 2025 del quotidiano la Repubblica, sono le province di Palermo, di Trapani e di Agrigento, le aree ora maggiormente coinvolte dagli effetti della carenza idrica; lo stesso articolo, che cita la nota inviata il 23 maggio 2025 dal segretario dell'autorità di bacino al presidente della Regione Siciliana, al comune di Palermo e al gestore Amap, riporta inoltre che, in conseguenza della limitata quantità di risorsa idrica disponibile negli invasi «Poma», nel trapanese, e «Rosamarina», nel palermitano, gli stessi approvvigioneranno i territori dando priorità all'uso potabile, mentre per le finalità irrigue sarà necessario valutare il ricorso all'irrigazione di soccorso;
nei giorni scorsi, il Ministro Musumeci intervenuto alla Camera nel corso della seduta di question time ha parlato di crisi idrica, sottolineando come la stessa vada affrontata sia attraverso azioni di immediata realizzazione che con opere e interventi strutturali;
il Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico (Pniissi), adottato con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 17 ottobre 2024, è un piano strategico nazionale che mira a migliorare la gestione delle risorse idriche; in Sicilia, il Piano ha previsto la realizzazione di sei interventi di infrastrutture idriche prioritarie;
nel documento di finanza pubblica 2025, in relazione al Piano, per i 418 interventi previsti, per un totale di 12 miliardi di euro, le risorse effettivamente disponibili si attestano però a 4,075 miliardi, meno di un terzo del necessario;
l'insieme delle iniziative finora previste non riesce ancora a definire pienamente l'uscita del Paese dalla cultura dell'emergenza idrica, a favore di quella della prevenzione del rischio, risultando inoltre insufficienti gli investimenti attuati sul Piano Invasi –:
quali iniziative di competenza si intenda adottare, attraverso la cabina di regia per la crisi idrica, ai fini della gestione dell'acutizzarsi dell'emergenza idrica nelle aree della Sicilia indicate in premessa;
se non si intenda adottare iniziative di competenza volte ad accelerare lo stato di avanzamento dei progetti previsti nel Pniissi, stanziando risorse economiche adeguate e, in ogni caso, individuando immediatamente gli 11,2 miliardi di euro di fabbisogno residuo necessari per il completamento della nuova pianificazione Pniissi, come riportato nello stesso documento di finanza pubblica 2025;
se non si ritenga necessario adottare ulteriori piani di intervento, di medio e lungo raggio, che affrontino la questione idrica anche in considerazione dei rischi connessi ai cambiamenti climatici;
se si intenda valutare la possibilità di predisporre ulteriori misure di sostegno economico alle imprese agricole danneggiate dalla crisi idrica nel 2025.
(3-02012)
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VIII Commissione:
MORFINO, SERGIO COSTA, ILARIA FONTANA, SANTILLO e L'ABBATE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
la Sicilia affronta da decenni criticità ricorrenti legate alla scarsità della risorsa idrica disponibile e alla sua gestione sul piano infrastrutturale;
tale vulnerabilità, riconducibile a una molteplicità di fattori – alcuni dei quali di matrice naturale, altri dovuti alle già note carenze strutturali e gestionali della rete, nonché ai limiti mostrati dall'impiego del sistema degli invasi per l'approvvigionamento – espone la Sicilia a cicliche e sempre più frequenti condizioni di deficit idrico;
secondo il rapporto Istat sull'acqua, nel 2022 la dispersione idrica in Sicilia ha prodotto perdite pari al 51,6 per cento, dell'acqua immessa nella rete, valore superiore alla media nazionale e secondo solo al dato della Sardegna;
di recente il Consiglio dei ministri ha deliberato la proroga di 12 mesi dello stato di emergenza, relativamente alla situazione di grave carenza idrica in corso nel territorio siciliano;
desta particolare allarme negli interroganti la scarsità d'acqua che risulta essere disponibile negli invasi regionali; secondo i dati dell'Osservatorio regionale permanente sugli utilizzi idrici, nei bacini è presente meno di un terzo dell'acqua rispetto alla capacità complessiva;
secondo quanto riportato dalla stampa, le province di Palermo, Trapani e Agrigento sono maggiormente coinvolte dagli effetti della carenza idrica e, in conseguenza della limitata quantità di risorsa idrica disponibile negli invasi «Poma», nel trapanese, e «Rosamarina», nel palermitano, gli stessi approvvigioneranno i territori dando priorità all'uso potabile, mentre per le finalità irrigue sarà necessario valutare il ricorso all'irrigazione di soccorso;
nei giorni scorsi, il Ministro Musumeci ha parlato di crisi idrica, sottolineando come la stessa vada affrontata sia attraverso azioni di immediata realizzazione che con opere e interventi strutturali;
il Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza del settore idrico in Sicilia ha previsto la realizzazione di sei interventi di infrastrutture idriche prioritarie;
nel documento di finanza pubblica 2025, in relazione al Piano, per i 418 interventi previsti, per un totale di 12 miliardi di euro, le risorse effettivamente disponibili si attestano però a 4,075 miliardi di euro, meno di un terzo del necessario;
ad avviso degli interroganti l'insieme delle iniziative finora previste non riesce ancora a definire pienamente l'uscita del Paese dalla cultura dell'emergenza idrica, a favore di quella della prevenzione del rischio, risultando inoltre insufficienti gli investimenti attuati sul «Piano Invasi» –:
se non intenda adottare iniziative di competenza volte a accelerare lo stato di avanzamento dei progetti previsti nel Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza del settore idrico, stanziando risorse economiche adeguate e, in ogni caso, individuando immediatamente gli 11,2 miliardi di euro di fabbisogno residuo necessari per il completamento della nuova pianificazione del Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza del settore idrico, come riportato nello stesso documento di finanza pubblica 2025.
(5-04094)
SIMIANI, FERRARI, VACCARI, FORATTINI, MALAVASI e ANDREA ROSSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
la società Autostrada del Brennero S.p.A. è concessionaria della tratta A22 Modena-Brennero, in base a una convenzione scaduta il 30 aprile 2014. Da allora, la gestione è proseguita in via transitoria, in attesa della definizione di un nuovo affidamento;
con il Protocollo d'intesa del 16 gennaio 2016, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e gli enti territoriali avevano ipotizzato l'affidamento a una società interamente pubblica, secondo il modello in house providing, poi recepito con l'articolo 13-bis del decreto-legge n. 148 del 2017;
il decreto-legge ha poi introdotto a possibilità di ricorrere alla finanza di progetto, come previsto dall'articolo 183 del decreto legislativo 50 del 2016 che contempla anche il diritto di prelazione a favore del promotore;
successivamente sono entrate in vigore nuove norme che hanno limitato l'utilizzo del project financing in ambito autostradale: il nuovo codice dei contratti pubblici 2023 e la legge annuale per il mercato e la concorrenza 2023, entrambe legate all'attuazione di milestone del Piano nazionale di ripresa e resilienza;
alla luce della complessità emersa, il Governo – come dichiarato in risposta all'interpellanza urgente 2/00554 – ha ritenuto che l'indizione di una gara pubblica fosse la soluzione più idonea per proseguire nel percorso del project financing;
il 3 gennaio 2025 è stato quindi pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea il bando di gara per l'affidamento in concessione della A22 per 50 anni. La gara è espletata in attuazione dell'articolo 2, comma 1-bis del decreto-legge n. 121 del 2021 e dell'articolo 1 comma 2-sexies del decreto-legge n. 89 del 2024, in forza del quale la società Autostrade del Brennero s.p.a. ha presentato, ai sensi dell'articolo n. 183 del decreto legislativo n. 50 del 2016, una proposta di project financing per l'affidamento in concessione della A22 Brennero-Modena;
sulla procedura pendono contenziosi e il termine per la presentazione delle domande è stato più volte prorogato;
il diritto di prelazione ad Autobrennero attribuito dal bando di gara è subordinato al parere favorevole della Commissione europea rispetto alla compatibilità di tale diritto con quello di libera concorrenza;
ove la Commissione europea si esprimesse negativamente, verrebbe compromessa la validità dell'intero impianto di gara, in quanto verrebbe meno la possibilità di assegnare la concessione secondo lo schema proposto;
il punto VI.3.5, lettera c), del bando prevede la facoltà di annullamento della procedura da parte dell'amministrazione –:
quali iniziative di competenza intenda adottare nell'eventualità venga meno la possibilità di assegnare la concessione secondo lo schema proposto dal bando di gara, a partire dall'uso del diritto di prelazione da parte dell'attuale concessionaria.
(5-04095)
MAZZETTI e CORTELAZZO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il viale Leonardo da Vinci, nel cuore del quartiere Soccorso, è una delle arterie principali della viabilità della città di Prato, attraversando da est a ovest il territorio comunale. Il viale è conosciuto tra i pratesi con il nome di «Declassata» e fu realizzato negli anni Trenta dello scorso secolo;
con lo sviluppo urbano di Prato e la conseguente crescita della motorizzazione privata, la capacità di ricezione del traffico è divenuta insufficiente. Per questo motivo, negli anni è stato necessario realizzare il raddoppio di gran parte di questo tratto stradale e la sostituzione degli incroci con sottopassi;
l'ancora incompleto raddoppio dell'arteria ha comportato il problema del formarsi di notevoli rallentamenti nel traffico dovuti all'effetto «imbuto» nel passare da una sezione con due corsie per senso di marcia a una sola corsia;
pertanto si sta provvedendo al completamento del raddoppio della sede stradale, che costituirà in futuro una valida alternativa per il tratto autostradale e un ottimo asse di collegamento con l'interporto dell'Italia centrale e colle zone industriali;
il problema progettuale di come realizzare il raddoppio stradale (interrato o cavalcavia) ha suscitato negli anni un grande dibattito pubblico. Nel luglio del 2014 l'amministrazione comunale ha deciso di procedere con la realizzazione di un grande sottopasso della lunghezza di 700 metri, anche per consentire interventi di riqualificazione urbanistica di un quartiere densamente popolato;
nel 2016 l'amministrazione comunale ha siglato un accordo con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti regione Toscana e Anas. Nell'accordo si dà atto della richiesta di statalizzazione del viale Leonardo da Vinci e si affida ad Anas la progettazione del sottopasso. Il passaggio definitivo della competenza sulla declassata dal comune ad Anas è del 2018;
Anas ha completato il progetto e nel marzo 2018 ha fatto pervenire la documentazione completa. Nel 2021 sono state portate a termine le complanari. Ad agosto 2023 la commissione Via ha dato parere favorevole. Nel 2024 Anas ha pubblicato il bando di gara, che è scaduto l'11 febbraio 2025. Anas ha stabilito le principali fasi del cantiere, che saranno quattro e dureranno 36 mesi, per un costo di 67,3 milioni di euro;
risulta agli interroganti che sono pervenute 16 offerte –:
quale sia la situazione del procedimento, anche in termini di reperimento delle risorse, dell'opera descritta in premessa e quando ritiene che, ragionevolmente, potranno essere avviati i cantieri.
(5-04096)
ROTELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
come indicato anche da fonti di stampa, sono in via di ultimazione i lavori straordinari di risanamento del ponte sul fiume Arrone, all'altezza del chilometro 104,400 della strada statale n. 1, «Aurelia», da parte della società Anas. Risulterebbe che siano in corso gli approfondimenti tecnici per il collaudo finale;
il protrarsi di tali lavori, da circa tre anni, ha comportato inevitabili disagi alla circolazione sulla via Aurelia, in specie nel periodo estivo e nei fine settimana. È pertanto urgente l'ultimazione dei lavori e la conseguente riapertura del traffico su entrambe le carreggiate del ponte. Risulterebbe che, a seguito di un interpello dei sindaci più direttamente interessati agli interventi, ossia i comuni di Montalto e di Tarquinia, l'Anas avrebbe comunicato che, allo stato attuale, gli interventi riguardanti la parte sovrastante del ponte sono stati ultimati e sarebbero in corso approfondimenti tecnici, propedeutici alle attività di collaudo statico. Il protrarsi dei lavori sarebbe stato determinato, altresì, dalla complessità ingegneristica dell'intervento, che ha comportato la demolizione e ricostruzione di un ponte in avanzato stato di degrado, senza tuttavia mai interrompere in maniera continuativa il traffico veicolare –:
quali iniziative di competenza, il Ministro interrogato intenda intraprendere, anche nell'esercizio delle proprie attività di vigilanza, affinché il completamento di tutte le opere sia realizzato entro la prima decade di luglio 2025, come già annunciato.
(5-04097)
BONELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
con decreto-legge 31 marzo 2023, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 maggio 2023, n. 58, è stato riavviato l'iter realizzativo del Ponte sullo Stretto di Messina;
la Stretto di Messina s.p.a., in qualità di società concessionaria per la realizzazione e la gestione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria, il 24 novembre 2005 aggiudicava in via definitiva la gara per l'individuazione del general contractor all'associazione temporanea di imprese guidata da Impregilo s.p.a.
il 27 marzo 2006 veniva sottoscritto il contratto tra la Stretto di Messina s.p.a. e il general contractor per l'affidamento della progettazione definitiva, esecutiva e della realizzazione dell'opera per un valore di 3,9 miliardi di euro;
con atto aggiuntivo n. 3 del 21 giugno 2011 il corrispettivo dell'affidamento al general contractor veniva aggiornato con un nuovo importo contrattuale pari a circa 6,7 miliardi di euro, con un aumento del valore del contratto iniziale del 72 per cento;
in tale contesto appare necessario chiarire perché il costo complessivo dell'opera, secondo le recenti modifiche al decreto-legge n. 35 del 2023, viene rideterminato sulla base del costo dell'opera indicato nell'allegato II della Nota di aggiornamento al documento di economia e finanze 2012 e non sulla base del costo del contratto iniziale sottoscritto con il general contractor –:
se il Ministro interrogato intenda chiarire in base a quale indice sia stata determinata la rivalutazione contrattuale nel 2011 e quali affidamenti aggiuntivi abbiano determinato l'aumento del valore contrattuale iniziale del 2006.
(5-04098)
Interrogazione a risposta scritta:
ROMANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
come comunicato da numerosi organi di stampa locale e nazionale, da inizio giugno 2025, Rete ferroviaria italiana (Rfi) ha comunicato alla regione Toscana l'intenzione di spostare i treni regionali e interregionali della linea direttissima alla cosiddetta «linea lenta»;
il nodo della questione riguarda tutti i treni regionali, con convogli che non superano i 200 chilometri orari, coinvolti nei contratti di servizio delle tre regioni (Toscana, Umbria e Lazio), attualmente programmati sulla linea direttissima;
la tratta Firenze-Arezzo-Roma, tra la fine del 2023 e la metà del 2024, ha mostrato gravi criticità sul fronte della puntualità e della regolarità del servizio, a causa di numerosi cantieri e interferenze tra treni regionali e a lunga percorrenza. Si sono verificati infatti ritardi frequenti anche superiori a 100 minuti, nonché casi di convogli inadeguati al trasporto per gravi carenze igienico-sanitarie come riportato da interrogazioni da parte di consiglieri regionali di opposizione (interrogazione n. 11883/2. 17.1 del 16 settembre 2022);
interpellata direttamente dalla regione Toscana, Rete ferroviaria italiana ha giustificato la scelta, come riportato dall'articolo apparso sul quotidiano online Valdarno 24 del 11 giugno 2024 dal titolo «Treni regionali deviati sulla linea lenta: la regione Toscana contraria pressing bipartisan su Rfi e Governo», con la volontà di Migliorare la puntualità complessiva sulla direttrice Firenze-Roma, inoltre si è ipotizzato che l'intervento potrebbe durare per tutto il 2026;
la linea regionale e interregionale interessa un numero cospicuo di studenti e lavoratori che ogni giorno impattano con i numerosi ritardi e inefficienze con l'aggravante che, da dicembre 2025, saranno costretti a subire un aumento della percorrenza di oltre 40 minuti, fattore che inciderà sulla organizzazione e la qualità delle loro vite;
Rfi risulta già in ritardo sia con i lavori di ammodernamento, sia con la consegna di nuovi convogli capaci di sostenere una velocità di 200 chilometri orari, regolarmente contrattualizzati con la regione Toscana prima della Pandemia da Covid-19;
il prossimo 17 giugno 2025 gli amministratori di dieci comuni, maggiormente interessati, hanno deciso di dar vita a una manifestazione indossando la fascia tricolore, raggiungeranno Firenze insieme ai pendolari, salendo sul treno alle 7.56 a Montevarchi, alle 8.01 a San Giovanni e alle 8.08 a Figline;
risulta necessario garantire i collegamenti del Sud della Toscana con le città principali quali Roma e Firenze, in tempi ragionevoli e in condizioni dignitose per tutti i fruitori della linea –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione e quali azioni intenda intraprendere per far fronte a questa emergenza nell'interesse di tutti i pendolari, valutando l'opportunità di istituire presso il Ministero un tavolo tecnico che affronti, con tutti gli attori coinvolti, le criticità della linea ferroviaria del sud della Toscana.
(4-05264)
INTERNO
Interrogazioni a risposta scritta:
ZARATTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
è stato arrestato in Grecia, sull'isola di Skiathos, il 46enne americano Rexal Ford accusato dell'omicidio della neonata e della madre trovate morte a Villa Pamphili;
le due vittime, così come l'uomo, sono cittadine americane, anche se non è ancora chiaro quale fosse il legame preciso che li univa;
Ford è stato identificato grazie a un lavoro incrociato tra la squadra mobile, il Servizio centrale operativo della polizia di Stato e le autorità greche;
a incastrarlo sono stati una serie di errori, primo fra tutti l'uso del telefono durante la fuga. Il segnale è stato agganciato da una cella greca, che ha permesso agli investigatori di localizzarlo sull'isola di Skiathos, dove si era rifugiato dopo che, giovedì, la sua identità era stata rilanciata a livello internazionale;
le autorità italiane avevano già ricevuto una segnalazione importante da un telespettatore di Chi l'ha visto?, il programma di Rai 3 che ha dato visibilità al caso: la persona ha riconosciuto l'uomo dai tatuaggi e da un litigio violento a Campo de' Fiori, datato 20 maggio 2025, in cui una volante della polizia era intervenuta per sedare una lite. La donna e l'uomo erano stati identificati, ma l'episodio era rimasto privo di conseguenze;
nonostante vivesse in condizioni precarie, come testimoniano gli operatori del servizio giardini e i volontari delle mense per i poveri frequentate dalla donna nelle settimane precedenti, e secondo alcuni testimoni, evitava che Ford si avvicinasse troppo alla sua bambina;
secondo l'autopsia, le due sarebbero morte a giorni di distanza: prima la madre, poi la figlia. Gli inquirenti ritengono che Ford sia rimasto con la bambina dopo il decesso della donna, e che l'abbia uccisa per soffocamento, forse dopo giorni in cui non l'ha nutrita, non aveva cibo nello stomaco al momento della morte. La bambina, prima di morire, avrebbe subito anche delle percosse, ma non tali da causarne direttamente il decesso. Una morte che denota una trascuratezza dolosa, se non una precisa volontà;
«Quell'uomo era aggressivo», hanno dichiarato alcuni venditori del mercato di via San Silverio, dove la coppia si era fatta notare a maggio. «Lei si irrigidiva ogni volta che lui prendeva in braccio la bambina»;
le indagini hanno preso slancio anche grazie a una dipendente del servizio giardini, che ha ricordato di aver visto Ford, la donna e la bambina montare una tenda nel parco, fornita da una Ong locale, probabilmente dopo essersi registrati;
a stringere il cerchio è stata infine una nota di servizio della polizia che documenta il pesante litigio del 20 maggio 2025 a Campo de' Fiori: lì Ford avrebbe malmenato la donna, ma all'epoca l'episodio non aveva avuto seguito. Solo con il ritrovamento dei cadaveri, e con il supporto di Chi l'ha visto?, è stato possibile collegare i fili;
in attesa che venga completata la procedura per l'estradizione di Rexal Ford, gli inquirenti italiani stanno continuando a raccogliere prove, ascoltare testimoni e lavorare sui reperti raccolti sulla scena del crimine;
mentre si attendono conferme ufficiali su nomi e parentele, una cosa è certa: qualcuno ha fallito nel proteggere quella madre e quella figlia, e ora tocca alla giustizia stabilire chi sia stato –:
se non ritengano, ognuno per quanto di competenza, di dover contribuire a fare piena e profonda chiarezza sull'intera vicenda, sulle eventuali omissioni da parte delle autorità competenti, visto che sono intervenute più volte nell'identificare la «presunta» coppia con bambina, e che più volte erano, purtroppo, palesi o maltrattamenti che l'omicida arrecava vistosamente sia alla donna che a sua figlia, e se non ritengono di adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo, al fine di rafforzare la prevenzione rispetto a casi così drammatici.
(4-05263)
ASCARI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
in tutta Italia, da Nord a Sud, si sta registrando un aumento significativo degli scioglimenti dei comuni per infiltrazioni mafiose, segno di una crescente pressione della criminalità organizzata anche nei contesti amministrativi locali. In particolare, a parere dell'interrogante desta forte preoccupazione il mancato controllo sull'utilizzo dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, una risorsa strategica per il rilancio del Paese, che rischia però di diventare terreno fertile per opacità, infiltrazioni e distorsioni se non adeguatamente monitorata;
le attuali norme sugli affidamenti diretti sotto la soglia dei 140.000 euro, introdotte nel nuovo codice degli appalti, rendono più difficile garantire trasparenza ed efficacia nei controlli, lasciando spazio a possibili abusi, soprattutto nei territori più fragili dal punto di vista della legalità;
ulteriori elementi di criticità derivano dalle recenti modifiche normative che hanno eliminato reati come l'abuso d'ufficio e il traffico di influenze illecite, strumenti che in passato hanno consentito indagini e procedimenti efficaci nei confronti di funzionari e amministratori pubblici coinvolti in dinamiche corruttive o clientelari;
in questo contesto, appare necessario e urgente fare chiarezza su quali siano le misure di prevenzione e controllo messe in campo dal Ministero –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle criticità sopra esposte, in particolare del rischio di infiltrazioni mafiose e corruttive nella gestione dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza e nell'affidamento degli appalti pubblici sotto soglia e per quanto di competenza, quali controlli mirati siano stati attivati, su scala nazionale o territoriale, per monitorare l'utilizzo dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza e prevenire anomalie negli appalti diretti;
se siano stati potenziati i presìdi delle forze dell'ordine e delle autorità preposte e con quali strumenti e risultati e quali iniziative di competenza anche di carattere normativo il Ministro interrogato intenda adottare per compensare quella che all'interrogante appare la perdita di efficacia derivante dalla soppressione di reati come l'abuso d'ufficio e il traffico di influenze, che finora hanno rappresentato leve fondamentali nella tutela della legalità pubblica;
se sia in corso un'attività di mappatura o valutazione del rischio nei comuni già colpiti da scioglimento per mafia o in aree a particolare vulnerabilità.
(4-05265)
ISTRUZIONE E MERITO
Interrogazione a risposta scritta:
RUFFINO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
per quanto risulta all'interrogante nel mese di aprile 2025, l'Ufficio scolastico regionale per il Piemonte ha comunicato all'Istituto di istruzione superiore «Michele Buniva» di Pinerolo (Torino) che «viste le importanti riduzioni di budget del Ministero» non dispone «delle risorse necessarie ad attivare la classe prima» del corso in «Costruzioni, Ambiente e Territorio» per l'anno scolastico 2025/26;
il corso è, insieme a quello in «Enogastronomia» del vicino IIS «Prever», l'unica opportunità di istruzione secondaria offerta alla popolazione adulta tra Orbassano e le valli sopra Pinerolo, territorio di più di mille chilometri quadrati in cui risiedono oltre 130 mila persone;
desta, inoltre, forte preoccupazione la possibilità che il taglio del primo anno sia foriero di un prossimo taglio dei successivi: ciò priverebbe del tutto, questa parte di popolazione, del diritto a riprendere la propria formazione;
nel corso dell'ultimo quinquennio, cinquantadue studenti hanno conseguito il diploma attraverso il corso serale dell'istituto Buniva, riuscendo in molti casi a reinserirsi nel mondo del lavoro in forma regolare, a proseguire gli studi universitari o a migliorare le proprie condizioni di vita;
decisioni di questo tipo, sempre più frequenti in ogni parte d'Italia, rischiano di precludere il diritto alla formazione di una fascia fragile e spesso marginalizzata della cittadinanza;
la chiusura dei corsi serali è in netto contrasto con le politiche europee sull'apprendimento permanente. Il «Pilastro europeo dei diritti sociali» sancisce infatti il diritto di «ogni persona a un'istruzione, a una formazione e a un apprendimento permanente di qualità e inclusivi, al fine di mantenere e acquisire competenze che consentono di partecipare pienamente alla società e di gestire con successo le transizioni nel mercato del lavoro»;
a giudizio dell'interrogante la chiusura del corso non limita soltanto l'accesso all'istruzione per adulti, ma contravviene agli impegni assunti dall'Italia di fronte alla Commissione europea, rischiando di compromettere gli sforzi per ridurre il divario educativo interno e quello che il nostro Paese sconta nei confronti degli altri Paesi dell'Ocse;
investire nell'istruzione per adulti significa investire nel futuro del Paese, garantendo a ciascuno la possibilità di migliorare la propria condizione e di contribuire attivamente alla comunità. Al contrario, risparmiare in questo settore, in un Paese in cui un cittadino su quattro non ha conseguito un titolo di studio secondario, significa non solo negare un diritto fondamentale ma anche il non contribuire nel creare una società più giusta, coesa e pronta ad affrontare le sfide del futuro –:
quali siano le ragioni specifiche e i criteri adottati per la soppressione dell'attivazione delle classi prime del corso serale «Costruzioni, Ambiente e Territorio» presso l'IIS «Michele Buniva» di Pinerolo e come intenda garantire, già a decorrere dall'anno scolastico 2025/26, le risorse necessarie per la riattivazione del corso serale;
quali iniziative intenda adottare per assicurare, in coerenza con gli obblighi assunti a livello nazionale ed europeo, la continuità dell'offerta formativa per la popolazione adulta;
se non intenda promuovere interlocuzioni, anche tramite i competenti Uffici scolastici regionali, con gli istituti scolastici coinvolti e con le comunità locali, al fine di garantire una programmazione condivisa dell'offerta educativa destinata agli adulti.
(4-05259)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro delle imprese e del made in Italy, il Ministro dell'economia e delle finanze per sapere – premesso che:
Poste Italiane rappresenta una delle principali aziende a partecipazione pubblica del nostro Paese, erogatrice di una vasta gamma di servizi, che spaziano dalla gestione della corrispondenza e delle spedizioni, ai servizi finanziari, assicurativi e di telefonia, fino alla gestione del contante, dei sistemi di pagamento e altri servizi complementari;
l'ampiezza e la complessità delle attività svolte da Poste Italiane richiedono l'impiego di un numero considerevole di personale, tanto presso gli sportelli e gli uffici di prossimità quanto sul territorio, attraverso figure quali corrieri e portalettere, il cui contributo è essenziale per garantire il regolare svolgimento dei servizi ai cittadini;
Poste Italiane, nell'ambito delle proprie procedure di selezione del personale, sembrerebbe attuare modalità differenziate a seconda delle mansioni; in particolare, mentre alcune categorie come impiegati e consulenti finanziari vengono spesso stabilizzate dopo periodi di stage o contratti a termine, i portalettere risultano maggiormente esposti a fenomeni di precarietà strutturale;
in riferimento a questi ultimi, infatti, l'azienda parrebbe fare ricorso sistematico a contratti a tempo determinato, generando un continuo turnover di lavoratori senza offrire prospettive concrete di stabilizzazione, nonostante le numerose assunzioni effettuate dal 2017 a oggi – si parla di oltre 100.000 contratti per portalettere e addetti allo smistamento – circa 18 mila si sono tradotti in contratti a tempo indeterminato;
Poste Italiane ha istituito una graduatoria annuale finalizzata alla stabilizzazione del personale precario, tuttavia questa graduatoria continua ad ampliarsi con nuovi nominativi, senza che si assista a un effettivo e significativo assorbimento dei lavoratori già presenti;
emerge inoltre la denuncia, avanzata da numerosi lavoratori e confermata da fonti giornalistiche e giudiziarie, secondo cui la categoria dei portalettere sarebbe soggetta da anni a carichi di lavoro eccessivi, turni prolungati ben oltre l'orario contrattualmente previsto e prestazioni straordinarie non autorizzate né retribuite, con gravi ricadute sul benessere psicofisico dei lavoratori;
inoltre, sarebbero oltre 40.000 gli infortuni sul lavoro, di cui circa il 75 per cento riguarda i portalettere, occorsi dal 2017 a oggi, dovuti non solo all'esposizione dei lavoratori ai pericoli della strada con mezzi spesso inadeguati, ma anche alla scarsa, se non inesistente, formazione effettuata. In aggiunta, molti dei suddetti infortuni sono di particolare gravità, e in numerosi casi si rileverebbe la mancata corresponsione di indennità per le ore di straordinario non riconosciute dall'azienda;
la trasmissione «Report», andata in onda in data 23 febbraio 2025, avrebbe fornito un quadro confermativo delle criticità sopra evidenziate, riportando testimonianze di lavoratori, documentazione interna e sentenze giudiziarie, tra cui quella del Tribunale del lavoro di Pistoia che ha riconosciuto il diritto di un dipendente al pagamento degli straordinari negati da Poste Italiane, condannando l'azienda al risarcimento;
tale sentenza confermerebbe la sussistenza di una prassi aziendale potenzialmente lesiva dei diritti dei lavoratori, che potrebbe estendersi ben oltre il singolo caso, delineando un modus operandi sistematico e generalizzato –:
se i Ministri interpellati, nonostante le già frequenti segnalazioni, siano a conoscenza dei fatti sopra esposti e se intendano avviare, nell'ambito delle rispettive competenze, opportune verifiche in merito alle politiche occupazionali di Poste Italiane, con particolare riferimento alle procedure di assunzione e alla gestione del personale portalettere;
se, alla luce di quanto emerso, non ritengano opportuno adottare iniziative di competenza per assicurare maggiore trasparenza e correttezza nelle pratiche di reclutamento e impiego dei lavoratori, al fine di contrastare il fenomeno del precariato reiterato e garantire il pieno rispetto dei diritti contrattuali e delle condizioni di sicurezza sul lavoro;
quali iniziative di competenza intendano adottare per assicurare l'effettiva tutela dei lavoratori impiegati in Poste Italiane, con particolare riguardo al riconoscimento delle ore di straordinario prestate, al versamento dei contributi previdenziali dovuti e alla prevenzione degli infortuni sul lavoro, nel rispetto dei principi costituzionali in materia di dignità del lavoro e salute dei lavoratori.
(2-00638) «Auriemma, Morfino».
Interrogazione a risposta orale:
LA PORTA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
si registra da anni a Prato e provincia una presenza crescente di fenomeni di sfruttamento lavorativo, in particolare all'interno di alcune imprese gestite da imprenditori di nazionalità cinese che operano in condizioni di irregolarità sia in termini di sicurezza sul lavoro sia di rispetto delle norme fiscali oltre che di criminalità organizzata;
vi sono numerose segnalazioni e inchieste che evidenziano condizioni di lavoro degradanti, orari massacranti, salari al di sotto dei minimi contrattuali e gravi violazioni delle norme in materia di sicurezza sul lavoro, spesso a carico di manodopera straniera, talvolta clandestina;
da un articolo di giornale uscito su «il Tirreno» il 13 marzo 2025 si apprende peraltro che il sindaco di Prato Ilaria Bugetti è stata finanziata in campagna elettorale da alcuni imprenditori cinesi –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di controlli effettuati dagli uffici competenti del medesimo e dall'ispettorato del lavoro nelle aziende «Maglificio CXL» e «Giupel» di Xu Qiulin in Prato, maglificio «Miss Lucky», «DDA pronto moda» e «Miss Fashion di Teresa Lin» entrambe con sede in Carmignano, nelle aziende degli imprenditori HU Jinxi, Wang Liping, Wang Zengli.
(3-02009)
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
XI Commissione:
SOUMAHORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
Max Mara è un brand internazionale ed azienda leader nella produzione del made in Italy. È da riscontrare però che il 21 maggio 2025 Filctem e Cgil hanno organizzato uno sciopero (che ha accolto una forte adesione) affermando che le lavoratrici impiegate nell'azienda chiedono il rispetto di alcuni diritti fondamentali. Alla base dello sciopero ci sarebbero permessi negati, ferie imposte, ritmi di lavoro insostenibili che producono danni fisici e malattie professionali;
è necessario, pertanto, che si attivi un dialogo costruttivo con la direzione dell'azienda. È da considerare, infatti, che nonostante i tentativi per costruire un confronto produttivo con la direzione aziendale per salvaguardare i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici e l'applicazione del contratto collettivo nazionale di riferimento, non si è addivenuti a nessun risultato;
le lavoratrici, da quanto riportato dalla stampa, denunciano un clima opprimente, fatto di ritmi serrati di lavoro, controlli costanti e mancanza di riconoscimenti sia economici che umani. La situazione, come detto, è aggravata dalla mancanza totale di confronto con l'azienda che, secondo i sindacati, si rifiuta di aprire un dialogo costruttivo con chi rappresenta i lavoratori;
secondo la Filctem Cgil, Max Mara non ha fatto alcun «passo in avanti» nella gestione delle risorse umane nonostante i successi commerciali e gli investimenti immobiliari –:
quali iniziative di competenza intenda adottare in ordine all'applicazione del contratto collettivo nazionale di riferimento per le lavoratrici ed i lavoratori dell'azienda Max Mara e verificare se esistano all'interno della medesima azienda condizioni di lavoro inaccettabili.
(5-04099)
GIACCONE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
paura, rabbia, disperazione e forte preoccupazione aleggiano tra i 54 addetti al magazzino Dhl supply chain di Cocconato, in provincia di Asti, subentrati nel novembre 2023 nella gestione logistica dell'ex magazzino Conbipel e che ora, dopo anni di promesse e attese, rischiano il posto di lavoro;
l'attività è strettamente connessa alla movimentazione dei capi d'abbigliamento prodotti dal brand astigiano che è entrato nuovamente in crisi nel corso del 2024, sotto la gestione del gruppo Btx Italian Retail controllato dal fondo di Singapore Grow Capital. Gli indonesiani Ajay e Arvind Vij, all'epoca proprietari della Conbipel, avevano deciso di cedere parte della logistica a Dhl, insieme ai 54 lavoratori, con la promessa di spedire nel mercato online, attraverso quel magazzino, i capi realizzati a Cocconato il piano di rilancio naufragò e il fallimento fu scongiurato con un ulteriore passaggio di proprietà, ovvero l'ingresso – nell'aprile 2025 – della società Arcadia Fashion partecipata al 51 per cento dalle lombarde Euroseta e Mabe, e al 49 per cento da Invitalia (agenzia per lo sviluppo del Ministero delle imprese e del made in Italy);
il piano di rilancio di Arcadia prevede un consistente utilizzo della cassa integrazione per i 117 addetti del quartier generale di Cocconato, per il quale, in futuro, si profilerebbe un taglio drastico dell'organico;
i timori delle organizzazioni sindacali per il futuro del magazzino-polo di logistica Dhl, che ha già trasferito un consistente numero di addetti su altre sedi piemontesi, sono sfociati in un presidio il 23 maggio 2025 davanti i cancelli dello stabilimento interessato e nella proclamazione di uno sciopero;
la contestazione che le sigle sindacali muovono è che Arcadia stia gestendo la logistica al magazzino Dhl affidandosi al personale delle agenzie di lavoro per abbattere i costi –:
se e quali iniziative di competenza intenda adottare con riguardo alla crisi in premessa al fine di tutelare i lavoratori coinvolti.
(5-04100)
SCOTTO e SARRACINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
sin dalle prime notizie relative alla designazione e alla nomina a presidente della Covip del medico endocrinologo Mario Pepe si sono sollevate molte riserve e critiche, confermate dalle notizie che al riguardo compaiono in diverse inchieste giornalistiche;
come già evidenziato in precedenza con l'atto di sindacato ispettivo 3-01646, per la nomina dei componenti dell'organo di vertice è richiesta indiscussa moralità e indipendenza, oltre che «elevata qualificazione professionale nelle materie di riferimento», elemento quest'ultimo che non risulterebbe trovare riscontro nel curriculum presentato né, tanto meno, in occasione dell'audizione del 17 dicembre 2024 presso la Commissione lavoro;
a corroborare tale circostanza si rammenta l'anomala richiesta del Ministero designante di integrazione del medesimo curriculum, originariamente presentato alle competenti Commissioni parlamentari;
che la nomina del nuovo presidente Covip non abbia avuto un iter lineare è confermato dal fatto che, nonostante il Consiglio dei ministri lo avesse deliberato il 23 dicembre 2024, lo stesso si sia insediato solo il 17 aprile 2025;
durante gli anni da parlamentare, il Pepe è stato componente della Commissione XI solo dal settembre 2001 al settembre 2002 e, come emerge dalla scheda sull'attività parlamentare rinvenibile sul sito internet della XIV legislatura, non ha svolto alcun intervento su provvedimenti di legge assegnati a detta Commissione;
tra le esperienze documentabili che invece caratterizzano il curriculum del Pepe figura l'aver fondato nel 1988 la società «Medical Service 88», impresa che dal 2013 si è aggiudicata diversi appalti di fornitura di beni e servizi con l'Inps e l'Ingv;
le attività legate al settore sanitario sembrano le uniche che veramente hanno visto un costante coinvolgimento del Pepe nel corso degli anni, così come sono noti i suoi legami con influenti ambienti politici che hanno interessi nei settori dell'editoria e delle cliniche private;
un interesse preminente che è emerso anche in occasione della citata audizione parlamentare, nella quale ha voluto anticipare un suo progetto di trasformazione della funzione della Covip, ipotizzando l'attribuzione della competenza di vigilanza non solo delle forme pensionistiche complementari, ma anche dei fondi sanitari integrativi –:
se non ritenga di dover riconsiderare, per quanto di competenza, l'opportunità dell'aver conferito l'incarico di presidente della Covip a figura che, a giudizio degli interroganti, sempre più non sembra essere in possesso dei requisiti di riconosciuta competenza e di specifica professionalità nelle materie di competenza della Commissione di vigilanza sui fondi pensione, così come stabilito dal decreto legislativo n. 252 del 2005.
(5-04101)
TENERINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
Konecta è una società con sede a Livorno che svolge attività di call center per conto di Tim: quest'ultima ha deciso di re-internalizzare progressivamente il servizio clienti 187, attualmente l'unica commessa gestita dal sito di Livorno;
la situazione occupazionale dello stabilimento labronico, che occupa circa 90 dipendenti, a seguito della decisione di Tim di re-internalizzazione, è tornata ad essere critica: al fine di gestire questa drastica diminuzione dei volumi è stato trovato un accordo tra le parti che prevede l'attivazione dei contratti di solidarietà dove si prevede una riduzione fino all'80 per cento dell'orario lavorativo che cesserà con la chiusura delle commesse Tim;
tale drammatica situazione colpisce lavoratrici e lavoratori in gran parte con contratti part-time da 20 ore settimanali, prevalentemente donne tra i 45 e i 55 anni, difficilmente ricollocabili nel mercato del lavoro locale. Il radicale taglio delle ore lavorate, unito a salari già diminuiti, sta mettendo in gravi difficoltà decine di famiglie;
la questione Konecta è stata affrontata tanto a livello locale, quanto a livello regionale dove si è riunito un tavolo di crisi. Del pari risulta da fonti di stampa che è stato chiesto al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro interrogato e alla sottosegretaria con delega alle crisi industriali MIMIT, la convocazione del tavolo ministeriale per discutere l'impatto occupazionale sui lavoratori del call center Konecta –:
per quanto di competenza, quali iniziative intenda adottare per tutelare i livelli occupazionali e salariali dell'impresa di cui in premessa e se siano in corso interlocuzioni con gli altri dicasteri interessati per l'avvio dei lavori del tavolo ministeriale di crisi, ovvero se quest'ultimo sia già stato attivato.
(5-04102)
BARZOTTI, AIELLO, CAROTENUTO e TUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
a causa di un contenzioso tra alcune agenzie interinali e il Ministero dell'interno, il futuro occupazionale di oltre mille lavoratori somministrati presso il suddetto Ministero è a rischio a causa del mancato rinnovo dei contratti stipulati dalle agenzie per il lavoro, nonostante il loro supporto operativo fondamentale, che consente di garantire continuità ed efficienza ai servizi amministrativi;
questi lavoratori operano da anni nelle prefetture e nelle questure in condizioni di estrema insicurezza contrattuale, con proroghe continue anche di pochi mesi: il contratto iniziale autorizzava il Ministero dell'interno ad assumere 800 lavoratori per le prefetture (con Manpower Spa), 400 per le Questure (GiGroup) e 177 nelle Commissioni territoriali (GiGroup) per il 2020;
a ridosso delle scadenze del contratto di lavoro, si sono succedute una serie di proroghe nel rinnovo dei suddetti contratti, giustificate prima per effetto dell'emergenza Covid poi per contrastare gli effetti economici ed umanitari della crisi ucraina;
il 14 febbraio 2023, è stata indetta una nuova procedura negoziata per l'individuazione di un'agenzia di somministrazione di lavoro cui affidare il servizio di somministrazione di lavoro per l'assunzione di 570 lavoratori presso le prefetture e 550 lavoratori sempre in somministrazione presso le questure;
il 7 aprile 2025 è stata indetta una nuova gara d'appalto che avrebbe permesso la proroga tecnica per le questure fino a gennaio 2026. Tuttavia, in maniera del tutto inaspettata, è arrivata una proroga di un solo mese, con scadenza il 16 giugno 2025;
la brevità della proroga tecnica delle questure è dovuta al fatto che Adecco e Randstad hanno presentato un ricorso per dichiarare l'illegittimità della proroga del contratto richiesta dal Ministero dell'interno per dare continuità occupazionale alle lavoratrici e lavoratori somministrati che operano nelle prefetture e questure e che sono essenziali nel rilascio dei permessi di soggiorno per cittadini stranieri;
in data 3 giugno 2025, con una nota unitaria di Cgil, Cisl e Uil, è stato rappresentato che la procedura ha dato esito negativo in quanto le agenzie non hanno dato disponibilità a ritirare il ricorso al Tar per chiedere la nullità della proroga tecnica;
le organizzazioni sindacali hanno quindi dichiarato lo stato di agitazione sindacale per risolvere positivamente la vertenza e per le evidenti ricadute che si potrebbero determinare, proclamando altresì uno sciopero generale il 23 giugno 2025 con presidio nazionale –:
quali iniziative di competenza intenda perseguire per garantire la continuità occupazionale, per risolvere positivamente la vertenza e tutelare la dignità dei suddetti lavoratori somministrati.
(5-04103)
MARI e DORI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
il decreto-legge n. 25 del 2025, convertito, con modificazioni, in legge n. 69 del 2025, decreto-legge «pubblica amministrazione», reca diverse norme che riguardano l'Ispettorato nazionale del lavoro (Inl), tra le norme che interessano l'Ispettorato nazionale del lavoro è sulle quali sarebbero necessari chiarimenti urgenti, figura l'articolo 14, comma 1 che reca il fondo di 190 milioni di euro istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze con l'obiettivo di «proseguire il processo di progressiva armonizzazione dei trattamenti economici accessori del personale appartenente alle aree professionali e del personale dirigenziale dei Ministeri e della Presidenza del Consiglio dei ministri»;
la norma lascia aperti, a detta delle organizzazioni sindacali, due quesiti: non è ben chiaro quali saranno le amministrazioni destinatarie e, in particolare, non si comprende a cosa si faccia riferimento, se a un incremento dei fondi risorge decentrate dei singoli enti ovvero all'aumento dell'indennità di amministrazione;
l'ispettorato nazionale del lavoro, pur rientrando nel comparto delle funzioni centrali, pur essendo istituto vigilato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e tenuto conto che al personale dell'Ispettorato nazionale del lavoro si applica il Ccnl delle funzioni centrali, quindi quello dei dipendenti dei Ministeri e della Presidenza del Consiglio dei ministri, non è incluso tra i beneficiari del fondo di 190 milioni istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze;
altre norme che si riferiscono all'Ispettorato nazionale del lavoro, recate dalla legge n. 69 del 2025 sono quelle relative al riconoscimento degli arretrati della perequazione 2022, indebitamente scomputata. L'Ispettorato nazionale del lavoro è stato autorizzato ad attingere ai fondi del proprio bilancio per pagare ai propri dipendenti quanto spettante. Il pagamento avverrà in due tranche: la prima dovrebbe essere corrisposta per metà anno e la seconda a inizio 2026;
agli interroganti appare inspiegabile e inaccettabile l'esclusione del personale dell'Ispettorato nazionale del lavoro i beneficiari del fondo di 190 milioni di euro destinato all'incremento del salario accessorio, fatto che contraddice la richiesta al personale di maggiore produttività nei confronti del personale dell'ispettorato –:
se non intenda assumere le iniziative di carattere ispettivo necessarie al riconoscimento dell'armonizzazione dei trattamenti accessori per i lavoratori dell'Ispettorato nazionale del lavoro prevedendone l'inclusione tra i beneficiari del fondo istituito dall'articolo 14, comma 1, del decreto-legge 14 marzo 2025, n. 25, avviando contestualmente un tavolo con le organizzazioni sindacali per individuare soluzioni al fine di dirimere complessivamente le criticità recate dall'articolo 14 già evidenziate al Ministero interrogato dalle stesse.
(5-04104)
Apposizione di una firma ad una interrogazione.
L'interrogazione a risposta in Commissione Malavasi n. 5-04088, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 giugno 2025, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Casu.
Pubblicazione di un testo riformulato.
Si pubblica il testo riformulato dell'interrogazione a risposta scritta Ascari n. 4-05221, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 491 dell'11 giugno 2025.
ASCARI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
il 2 ottobre 2023, numerose realtà pacifiste e antimilitariste italiane hanno presentato una denuncia presso la procura della Repubblica di Roma per chiedere l'accertamento di eventuali responsabilità, anche penali, legate alla presenza di armi nucleari sul territorio italiano, in violazione del Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp) e della legge n. 185 del 1990, che disciplina l'esportazione e il transito dei materiali di armamento;
diverse associazioni hanno condotto una mobilitazione costante per chiedere la rimozione delle bombe nucleari dalla base di Ghedi;
analoghe iniziative si sono svolte anche ad Aviano, dove è documentata la presenza di testate nucleari Usa in ambito Nato;
56 enti locali della provincia di Brescia hanno espresso formalmente la richiesta che l'Italia aderisca al Trattato di proibizione delle armi nucleari (Tpnw), approvato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2017 ed entrato in vigore nel 2021;
il 28 gennaio 2025, i ricercatori del Bulletin of the atomic scientists hanno posizionato l'orologio dell'Apocalisse a soli 89 secondi dalla mezzanotte, segnalando il massimo livello di rischio nucleare dalla sua creazione nel 1947;
l'articolo 11 della Costituzione italiana afferma che l'Italia «ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali», un principio che entra in palese contraddizione con il mantenimento e l'eventuale uso di armi nucleari sul territorio nazionale;
la presenza di armamenti nucleari comporta rischi gravissimi per la popolazione civile, anche in termini di possibili incidenti, vulnerabilità a conflitti internazionali e assenza di trasparenza istituzionale su piani di emergenza e prevenzione –:
se i Ministri interrogati intendano avviare il processo di adesione dell'Italia al Trattato di proibizione delle armi nucleari (Tpnw), in coerenza con gli obblighi costituzionali e con la crescente mobilitazione della società civile e degli enti locali;
se intendano adottare iniziative di competenza per ottenere la rimozione immediata delle bombe nucleari attualmente dislocate presso le basi militari di Ghedi e Aviano, restituendo al nostro Territorio il pieno controllo e liberandolo da armamenti che rappresentano un rischio permanente per la sicurezza nazionale;
quali misure abbiano adottato, o intendano adottare, per la protezione della popolazione civile residente nelle aree limitrofe alle basi militari coinvolte, in particolare per la definizione e pubblicazione dei piani di emergenza in caso di incidente radiologico o attacco nucleare;
quali iniziative di informazione e trasparenza si intendano promuovere nei confronti delle popolazioni interessate, al fine di garantire piena consapevolezza dei rischi e delle misure previste in caso di emergenza.
(4-05221)
Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta scritta Mari n. 4-05107 del 27 maggio 2025;
interpellanza Barzotti n. 2-00620 del 10 giugno 2025;
interrogazione a risposta in Commissione Giaccone n. 5-04075 del 10 giugno 2025;
interrogazione a risposta scritta Ascari n. 4-05230 dell'11 giugno 2025.
Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta scritta La Porta e altri n. 4-04942 del 7 maggio 2025 in interrogazione a risposta orale 3-02009;
interrogazione a risposta in Commissione Sarracino n. 5-04052 del 10 giugno 2025 in interrogazione a risposta orale 3-02010.