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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Martedì 17 giugno 2025

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli
nella seduta del 17 giugno 2025.

  Albano, Ascani, Bagnai, Bagnasco, Barbagallo, Barelli, Battilocchio, Battistoni, Bellucci, Benvenuto, Benzoni, Bignami, Bitonci, Bof, Bonetti, Boschi, Braga, Brambilla, Calderone, Cappellacci, Carloni, Casu, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cirielli, Colombo, Colosimo, Alessandro Colucci, Sergio Costa, De Maria, De Palma, Della Vedova, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferrante, Ferro, Foti, Frassinetti, Freni, Gava, Gebhard, Gemmato, Giachetti, Giglio Vigna, Giorgetti, Giuliano, Gribaudo, Guerini, Gusmeroli, Iaria, Leo, Lollobrigida, Loperfido, Lupi, Magi, Mangialavori, Maschio, Mazzi, Meloni, Minardo, Molinari, Molteni, Morrone, Mulè, Nordio, Osnato, Nazario Pagano, Pichetto Fratin, Pittalis, Prisco, Rampelli, Marianna Ricciardi, Riccardo Ricciardi, Richetti, Rixi, Roccella, Romano, Rosato, Rotelli, Santillo, Scerra, Schullian, Simiani, Siracusano, Sportiello, Stefani, Tajani, Trancassini, Traversi, Tremonti, Vaccari, Varchi, Vinci, Zaratti, Zinzi, Zoffili.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Albano, Ascani, Bagnai, Bagnasco, Barbagallo, Barelli, Battilocchio, Battistoni, Bellucci, Benvenuto, Benzoni, Bignami, Bitonci, Bof, Bonetti, Boschi, Braga, Brambilla, Calderone, Cappellacci, Carloni, Casasco, Casu, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cirielli, Colombo, Colosimo, Alessandro Colucci, Sergio Costa, De Maria, De Palma, Della Vedova, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferrante, Ferro, Foti, Frassinetti, Freni, Gava, Gebhard, Gemmato, Giachetti, Giglio Vigna, Giorgetti, Giuliano, Gribaudo, Guerini, Gusmeroli, Iaria, Leo, Lollobrigida, Loperfido, Lupi, Magi, Mangialavori, Maschio, Mazzi, Meloni, Michelotti, Minardo, Molinari, Molteni, Morrone, Mulè, Nordio, Osnato, Nazario Pagano, Patriarca, Pichetto Fratin, Pittalis, Prisco, Rampelli, Marianna Ricciardi, Riccardo Ricciardi, Richetti, Rixi, Roccella, Romano, Rosato, Rotelli, Santillo, Scerra, Schullian, Simiani, Siracusano, Sportiello, Stefani, Tajani, Trancassini, Traversi, Tremonti, Vaccari, Varchi, Vinci, Zanella, Zaratti, Zinzi, Zoffili.

Annunzio di disegni di legge.

  In data 17 giugno 2025 è stato presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge:

  dal Presidente del Consiglio dei ministri e dal Ministro dell'economia e delle finanze:

   «Conversione in legge del decreto-legge 17 giugno 2025, n. 84, recante disposizioni urgenti in materia fiscale» (2460).

  Sarà stampato e distribuito.

Assegnazione di disegno di legge
a Commissione in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, il seguente disegno di legge è assegnato, in sede referente, alla sottoindicata Commissione permanente:

   II Commissione (Giustizia):

  «Disposizioni in materia di tutela del personale docente della scuola e dei dirigenti scolastici» (2442) Parere delle Commissioni I, V, VII e XI.

Trasmissione dal Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.

  Il Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, con lettera in data 16 giugno 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3, comma 68, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, la relazione sullo stato della spesa, sull'efficacia nell'allocazione delle risorse e sul grado di efficienza dell'azione amministrativa svolta dal Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, riferita all'anno 2024 (Doc. CLXIV, n. 29).

  Questa relazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali), alla V Commissione (Bilancio) e alla XIII Commissione (Agricoltura).

Trasmissione dal Ministro delle imprese
e del
made in Italy.

  Il Ministro delle imprese e del made in Italy, con lettera in data 16 giugno 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3, comma 68, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, la relazione sullo stato della spesa, sull'efficacia nell'allocazione delle risorse e sul grado di efficienza dell'azione amministrativa svolta dal Ministero delle imprese e del made in Italy, corredata del rapporto sull'attività di analisi e revisione delle procedure di spesa e dell'allocazione delle relative risorse in bilancio, di cui all'articolo 9, comma 1-ter, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, riferita all'anno 2024 (Doc. CLXIV, n. 30).

  Questa relazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali), alla V Commissione (Bilancio) alla IX Commissione (Trasporti) e alla X Commissione (Attività produttive).

Trasmissione dal Ministro della giustizia.

  Il Ministro della giustizia, con lettera in data 17 giugno 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 30, quinto comma, della legge 20 marzo 1975, n. 70, la relazione sull'attività svolta, sul conto consuntivo, sul bilancio di previsione e sulla consistenza degli organici della Cassa nazionale tra i cancellieri e i segretari giudiziari, riferita all'anno 2024, corredata dei relativi allegati.

  Questa relazione è trasmessa alla XI Commissione (Lavoro).

Annunzio di progetti di atti
dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 13 e 16 giugno 2025, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati alle sottoindicate Commissioni, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):

   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Relazione sullo stato di Schengen del 2025 (COM(2025) 185 final), corredata dai relativi allegati (COM(2025) 185 final – Annex 1 e COM(2025) 185 – Annex 2), che è assegnata in sede primaria alla I Commissione (Affari costituzionali);

   Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) 2024/1348 per quanto riguarda l'applicazione del concetto di «paese terzo sicuro» (COM(2025) 259 final), che è assegnata in sede primaria alla I Commissione (Affari costituzionali). Questa proposta è altresì assegnata alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 16 giugno 2025;

   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Relazione sulla convergenza 2025 relativa alla Bulgaria (elaborata a norma dell'articolo 104, paragrafo 1, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea) (COM(2025) 303 final), che è assegnata in sede primaria alla V Commissione (Bilancio);

   Proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione da adottare a nome dell'Unione europea nel Consiglio di associazione istituito dall'accordo euromediterraneo che istituisce un'associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e il Regno del Marocco, dall'altra, in merito a una modifica del protocollo n. 4 del suddetto accordo relativo alla definizione della nozione di «prodotti originari» e ai metodi di cooperazione amministrativa (COM(2025) 307 final), corredata dal relativo allegato (COM(2025) 307 final – Annex), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);

   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – NextGenerationEU – La strada verso il 2026 (COM(2025) 310 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite V (Bilancio) e XIV (Politiche dell'Unione europea);

   Proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione da adottare a nome dell'Unione europea in sede di Comitato misto SEE riguardo a una modifica dell'allegato IV (Energia) dell'accordo SEE (direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia) (COM(2025) 311 final), corredata dal relativo allegato (COM(2025) 311 final – Annex), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);

   Proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione da adottare a nome dell'Unione europea in sede di Comitato misto SEE riguardo a una modifica dell'allegato IV (Energia) dell'accordo SEE (RED II) (COM(2025) 312 final), corredata dal relativo allegato (COM(2025) 312 final – Annex), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);

   Proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione da adottare a nome dell'Unione europea in sede di Comitato misto SEE riguardo a una modifica degli allegati II (Regolamentazioni tecniche, norme, prove e certificazioni) e IV (Energia) dell'accordo SEE (Direttiva Efficienza energetica) (COM(2025) 313 final), corredata dal relativo allegato (COM(2025) 313 final – Annex), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri).

Trasmissione di documenti connessi
ad atti dell'Unione europea.

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 16 giugno 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 4, commi 3 e 6, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, relazioni predisposte dalla Rappresentanza permanente d'Italia presso l'Unione europea, riferite al periodo dal 1° al 15 giugno 2025.

  Questi documenti sono trasmessi alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) e alle Commissioni competenti per materia.

Comunicazione di nomine ministeriali.

  Il Ministero dell'università e della ricerca, con lettera in data 13 giugno 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 11, comma 5, del decreto legislativo 31 dicembre 2009, n. 213, il decreto ministeriale di nomina della professoressa Elisabetta Cerbai, del professor Francesco Svelto e del dottor Giuseppe Tripoli a componenti del consiglio di amministrazione del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR).

  Questo decreto è trasmesso alla VII Commissione (Cultura).

  La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 13 giugno 2025, ha trasmesso la comunicazione concernente la revoca dei seguenti incarichi di livello dirigenziale generale, conferiti nell'ambito del Ministero della giustizia:

   al dottor Stefano Carmine De Michele, l'incarico di direttore della Direzione generale delle risorse materiali e delle tecnologie, nell'ambito del Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi;

   alla dottoressa Antonia Giammaria, l'incarico di direttore della Direzione generale degli affari giuridici e legali, nell'ambito del Dipartimento per gli affari di giustizia.

  Questa comunicazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla II Commissione (Giustizia).

  La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 13 giugno 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, la comunicazione concernente il conferimento alla dottoressa Mariassunta Peci, ai sensi dei commi 4 e 5-bis del medesimo articolo 19, dell'incarico di funzione dirigenziale di livello generale di direttore della Direzione generale Affari europei e internazionali, nell'ambito del Dipartimento per l'amministrazione generale del Ministero della cultura.

  Questa comunicazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla VII Commissione (Cultura).

Richiesta di parere parlamentare
su proposta di nomina.

  Il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, con lettera in data 11 giugno 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, la richiesta di parere parlamentare sulla proposta di nomina dell'avvocato Antonio Tisci a presidente dell'Ente parco nazionale dell'Appennino lucano – Val d'Agri – Lagonegrese (92).

  Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla VIII Commissione (Ambiente), che dovrà esprimere il prescritto parere entro il 7 luglio 2025.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B  al resoconto della seduta odierna.

INTERROGAZIONI

Chiarimenti in merito alla chiusura dell'Istituto a custodia attenuata per madri (Icam) di Lauro, in provincia di Avellino, e iniziative volte ad assicurare la prosecuzione della relativa attività – 3-01757

A)

   SPORTIELLO  e GUBITOSA . — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto diffusamente riportato dagli organi di informazione, l'istituto a custodia attenuata per madri, unico nel Sud Italia, situato a Lauro (AV), è prossimo alla chiusura;

   i garanti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Campania hanno avuto un incontro con la provveditrice dell'amministrazione penitenziaria campana anche riguardo alla chiusura dell'Icam di Lauro;

   il garante campano Ciambriello ha riportato i contenuti dell'incontro: «durante la riunione abbiamo evidenziato come la scelta di chiudere l'Icam di Lauro, l'unico istituto a custodia attenuata per madri detenute del Mezzogiorno aperto nel 2016 che aveva ricevuto anche rilevanti finanziamenti per ristrutturare quello che in precedenza era l'Icatt (Istituto a custodia attenuta per il trattamento delle tossicodipendenze), appare assolutamente dannosa»;

   secondo alcune indiscrezioni riportate dagli organi di informazione, la chiusura sarebbe da collegare all'intenzione di potenziare il personale del carcere di Bellizzi Irpino;

   la temuta conseguenza di questa chiusura è il trasferimento negli istituti di Milano e Venezia con la conseguenza del mancato rispetto del principio della territorialità della pena, del diritto al reinserimento nel territorio e alla conservazione delle relazioni dirette con i propri familiari e, per i bambini presenti nell'istituto, di interrompere il percorso scolastico;

   gli Istituti a custodia attenuata per madri (Icam) sono strutture pensate per accogliere donne incinte o con figli sotto i sei anni e sono progettati per offrire un ambiente il più confortevole possibile;

   attualmente, in Italia, sono operativi quattro Icam: l'Icam di Lauro (Avellino), il più grande e capiente, funziona come struttura autonoma pur essendo formalmente una sezione distaccata della casa circondariale di Avellino, con cui condivide la direzione e al momento ospita 3 bambini. L'Icam di Milano, che accoglie 6 bambini, è situato in un edificio separato, lontano dal centro città, ma rimane sotto l'amministrazione della casa circondariale di San Vittore. L'Icam di Torino si trova all'interno del complesso penitenziario Le Vallette, ma in una palazzina indipendente. Infine, l'Icam di Venezia è collocato all'interno del carcere femminile, in una sezione separata dalle altre aree;

   l'ordinamento penitenziario italiano prevede, infatti, che una madre detenuta possa decidere di tenere con sé il proprio bambino in carcere fino al compimento del terzo anno di età;

   gli spazi adibiti a questo scopo sono le cosiddette «sezioni nido» all'interno dell'istituto penitenziario ma nonostante gli sforzi per creare ambienti idonei queste sezioni rimangono comunque parte integrante di un istituto penitenziario;

   le detenuti madri in Italia attualmente sono 10 di cui 3 ancora a Lauro, 3 in Veneto, 1 in Piemonte e 2 in Lombardia;

   la struttura di Lauro è l'unica struttura nel Mezzogiorno che garantisce alle detenute madri di poter convivere in una realtà penitenziaria con i propri bambini in ambienti pensati e strutturati per non essere direttamente riconducibili ad un carcere nonostante il regime di detenzione –:

   se sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa, quali siano le ragioni della temuta chiusura dell'Icam di Lauro e quali azioni siano possibili per evitare la chiusura dell'istituto.
(3-01757)


Chiarimenti e iniziative in merito al mancato avvio dei lavori nell'area dell'ex isola ecologica in località Sant'Arcangelo, nel comune di Caivano (Napoli) – 3-01685; 3-02010

B)

   SARRACINO  e MORASSUT . — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi dell'articolo 1, comma 4, del decreto-legge n. 123 del 15 settembre 2023, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 159 del 13 novembre 2023 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 14 novembre 2023, era previsto un intervento da parte del 10° Reparto infrastrutture dell'Esercito riguardante misure infrastrutturali urgenti in favore del comune di Caivano nell'ambito dell'ex isola ecologica ubicata in località di Sant'Arcangelo;

   l'inizio dei lavori era previsto il 24 aprile 2024 e la loro conclusione sarebbe dovuta avvenire per il 26 ottobre 2024;

   in verità i lavori in questione non sono mai iniziati, il cantiere è rimasto perimetrato e a fine anno risulterebbe essere stata tolta anche la tabella riportante natura dell'opera, responsabile del progetto, impresa e appunto data di inizio e conclusione lavori;

   di questo cantiere fantasma si è occupata anche la trasmissione d'inchiesta giornalistica Report con la puntata andata in onda in data 12 gennaio 2025;

   a giudizio dell'interrogante, spenti i riflettori della propaganda di Governo e dopo l'enfasi sul modello introdotto dal richiamato decreto rimangono cantieri fantasma come appunto quello in questione –:

   quali siano le ragioni di questo fermo e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per verificare le responsabilità di quanto descritto e procedere alla realizzazione del progetto relativo alla realizzazione di infrastrutture sportive e attrezzature annesse, con relativa tempistica.
(3-01685)


   SARRACINO  e MORASSUT . — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito degli interventi che sono stati annunciati e propagandati dal Governo per il comune di Caivano, guidati dal Commissario straordinario Ciciliano, erano stati previsti a seguito del decreto-legge n. 123 del 2023 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 159 del 2023, alcuni interventi strutturali urgenti relativi all'area ex isola ecologica sita in via Sant'Arcangelo;

   responsabile unico del progetto e direttore dei lavori era stato nominato il colonnello ingegnere Arturo De Santis, comandante del decimo reparto infrastrutture di Napoli e i lavori sarebbero dovuti iniziare il 26 aprile del 2024 e finire il 26 ottobre 2024, in soli sei mesi, così come regolarmente riportato in un cartello apposto al di fuori dell'area del cantiere;

   in realtà, come già segnalato in un altro atto di sindacato ispettivo presentato dall'interrogante il 22 gennaio 2025 (interrogazione n. 3-01685) i lavori in questione non sono mai iniziati, il cantiere è rimasto perimetrato e a tutt'oggi risulterebbe essere stata tolta anche la tabella riportante la natura dell'opera, il responsabile del progetto, l'impresa e appunto la data di inizio e conclusione dei lavori;

   di questo cantiere fantasma si è occupata anche la trasmissione d'inchiesta giornalistica Report con la puntata andata in onda in data 12 gennaio 2025;

   nell'aprile del 2024, per l'inizio dei lavori di quest'opera – che avrebbe dovuto contenere al suo interno anche la realizzazione di un campo da calcio che in questa zona manca da anni, di un centro per la protezione civile, di una pista d'atletica e di un'arena da seimila spettatori – erano venuti ad inaugurare l'apertura del cantiere il Ministro dell'interno Piantedosi e il Ministro dello sport Abodi che avevano preannunciato l'inaugurazione dell'area entro l'estate del 2024 e rivendicato questo modello come «quello in cui in poco tempo le cose si consolidano»;

   a giudizio dell'interrogante, trascorso più di un anno dall'inaugurazione e spenti i riflettori della propaganda di Governo, dell'enfasi sul modello introdotto dal richiamato decreto è rimasto solo un cantiere fantasma –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare, per quanto di competenza, per accertare le responsabilità amministrative che hanno determinato questo fermo nonché per procedere quanto prima alla realizzazione del progetto relativo alle infrastrutture sportive e alle attrezzature annesse.
(3-02010)


Elementi in merito a fenomeni di sfruttamento lavorativo nel distretto di Prato, con riferimento ad aziende riconducibili a imprenditori di origine cinese – 3-02009

C)

   LA PORTA , DONZELLI  e MICHELOTTI . — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   si registra da anni a Prato e provincia una presenza crescente di fenomeni di sfruttamento lavorativo, in particolare all'interno di alcune imprese gestite da imprenditori di nazionalità cinese che operano in condizioni di irregolarità sia in termini di sicurezza sul lavoro sia di rispetto delle norme fiscali oltre che di criminalità organizzata;

   vi sono numerose segnalazioni e inchieste che evidenziano condizioni di lavoro degradanti, orari massacranti, salari al di sotto dei minimi contrattuali e gravi violazioni delle norme in materia di sicurezza sul lavoro, spesso a carico di manodopera straniera, talvolta clandestina;

   da un articolo di giornale uscito su «il Tirreno» il 13 marzo 2025, si apprende, peraltro, che il sindaco di Prato Ilaria Bugetti è stata finanziata in campagna elettorale da alcuni imprenditori cinesi –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di controlli effettuati dagli uffici competenti del medesimo e dall'Ispettorato del lavoro nelle aziende «Maglificio CXL» e «Giupel» di Xu Qiulin in Prato, maglificio «Miss Lucky», «DDA pronto moda» e «Miss Fashion di Teresa Lin» entrambe con sede in Carmignano, nelle aziende degli imprenditori Hu Jinxi, Wang Liping, Wang Zengli.
(3-02009)


DISEGNO DI LEGGE: S. 1467 – CONVERSIONE IN LEGGE DEL DECRETO-LEGGE 23 APRILE 2025, N. 55, RECANTE DISPOSIZIONI URGENTI IN MATERIA DI ACCONTI IRPEF DOVUTI PER L'ANNO 2025 (APPROVATO DAL SENATO) (A.C. 2448)

A.C. 2448 – Parere della V Commissione

PARERE DELLA V COMMISSIONE
SUL TESTO DEL PROVVEDIMENTO

Sul testo del provvedimento in oggetto:

PARERE FAVOREVOLE

A.C. 2448 – Articolo unico

ARTICOLO UNICO DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 1.

  1. È convertito in legge il decreto-legge 23 aprile 2025, n. 55, recante disposizioni urgenti in materia di acconti IRPEF dovuti per l'anno 2025.
  2. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

ARTICOLI DEL DECRETO-LEGGE

Articolo 1.
(Modifica della disciplina sugli acconti dovuti per l'anno 2025)

  1. All'articolo 1, comma 4, del decreto legislativo 30 dicembre 2023, n. 216, le parole: «i periodi d'imposta 2024 e 2025» sono sostituite dalle seguenti: «il periodo d'imposta 2024».
  2. Il fondo di parte corrente di cui all'articolo 1, comma 886, della legge 30 dicembre 2024, n. 207 è incrementato di 245,5 milioni di euro per l'anno 2026.
  3. Agli oneri derivanti dal comma 1, valutati in 245,5 milioni di euro per l'anno 2025, si provvede mediante corrispondente riduzione del Fondo di cui all'articolo 1, comma 519, della legge 30 dicembre 2023, n. 213. Alla compensazione degli oneri in termini di fabbisogno e indebitamento, pari a 245,5 milioni di euro per l'anno 2025, si provvede mediante corrispondente riduzione del Fondo per la compensazione degli effetti finanziari non previsti a legislazione vigente, anche conseguenti all'attualizzazione di contributi pluriennali, di cui all'articolo 1, comma 511, della legge 27 dicembre 2006, n. 296.
  4. Agli oneri derivanti dal comma 2, pari a 245,5 milioni per l'anno 2026, si provvede mediante utilizzo delle risorse rivenienti dalle disposizioni di cui al comma 1.

Articolo 2.
(Entrata in vigore)

  1. Il presente decreto entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e sarà presentato alle Camere per la conversione in legge.

A.C. 2448 – Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

   La Camera,

   premesso che:

    con il provvedimento in esame il Governo è intervenuto per correggere uno dei tanti effetti distorsivi generati dalla riforma IRPEF;

    la normativa introdotta con il decreto legislativo n. 216 del 2023, infatti, creava un paradosso per il calcolo degli acconti IRPEF del 2025 dal momento che i contribuenti avrebbero dovuto calcolare gli acconti basandosi sulle vecchie e più onerose aliquote del 2023;

    in sostanza, i criteri di determinazione degli acconti avrebbero costretto i cittadini ad anticipare più imposte del dovuto;

    il decreto-legge interviene per sanare questa incoerenza stabilendo che, per calcolare gli acconti dovuti per il 2025, i contribuenti debbano utilizzare come riferimento l'imposta calcolata con le nuove aliquote e detrazioni (quelle introdotte per il 2024 e poi rese permanenti), e non più con le regole superate del 2023;

    la doverosa correzione comporta un impatto finanziario per lo Stato nell'immediato. Permettendo versamenti d'acconto più bassi, si genera un minor gettito temporaneo per le casse pubbliche, quantificato in 245,5 milioni di euro per il 2025, coperto attingendo da specifici fondi di riserva;

    il minor incasso del 2025 si traduce in maggiori entrate l'anno successivo, al momento del saldo finale delle imposte. Il decreto prevede di «sterilizzare» questo effetto, destinando le maggiori entrate previste per il 2026 (pari sempre a 245,5 milioni di euro) all'incremento di un fondo destinato a compensare eventuali scostamenti di spesa;

    il provvedimento non interviene con riferimento all'ulteriore distorsione derivante della riforma, più volte ripresa in precedenti dibatti parlamentari;

    l'assorbimento nella disciplina IRPEF della decontribuzione temporanea, infatti, ha comportato una riduzione del netto in busta paga per alcune fasce di contribuenti, in particolar modo per i contribuenti con reddito tra gli 8.500 e i 9.000 euro, per i quali l'effetto in busta paga si sostanzia in una decurtazione della retribuzione netta di circa 100 euro mensili (pari al trattamento integrativo IRPEF introdotto dal Governo Conte);

    pur riconoscendo il problema e impegnandosi nell'individuazione di una soluzione, il tema non è stato ancora affrontato e risolto;

    allo stesso modo rimane tra gli obiettivi futuri del Governo, senza mai trovare alcuna concreta attuazione, il tema della riduzione della pressione fiscale al cosiddetto «ceto medio»;

    anche questa volta l'intervento è stato annunciato ma poi rinviato a futuri provvedimenti;

    secondo quanto evidenziato dall'Ufficio parlamentare di bilancio (UPB), la riforma fiscale del 2025, pur stabilizzando le nuove aliquote IRPEF e gli aiuti ai redditi, ha reso il sistema fiscale più progressivo e, di conseguenza, più sensibile al drenaggio fiscale (fiscal drag). Secondo l'UPB, questa maggiore vulnerabilità all'inflazione è concentrata quasi esclusivamente sui lavoratori dipendenti a causa delle nuove detrazioni decrescenti, che di fatto aumentano la loro aliquota marginale effettiva;

    l'effetto pratico di questo aumento del fiscal drag è che, in presenza di inflazione, una parte maggiore degli aumenti di stipendio viene «mangiata» dalle tasse. Questo non solo erode il potere d'acquisto reale dei lavoratori dipendenti (a differenza di pensionati e autonomi, che non subiscono lo stesso effetto), ma rischia anche di vanificare nel tempo l'efficacia delle stesse misure di sostegno al reddito, con potenziali ricadute negative sui consumi e sulla domanda interna,

impegna il Governo

ad accompagnare l'intervento correttivo recato dal provvedimento in esame con ulteriori iniziative, anche di carattere normativo, volte a:

  1) rimediare con urgenza alla riduzione monetaria subita dai lavoratori dipendenti in conseguenza della perdita del trattamento integrativo IRPEF di importo pari a 1.200 euro, per effetto della nuova disciplina IRPEF;

  2) introdurre misure strutturali finalizzate a neutralizzare o contenere gli effetti distorsivi del drenaggio fiscale (fiscal drag), valutando l'introduzione di un meccanismo di adeguamento automatico e periodico dei parametri dell'IRPEF, al fine di proteggere il potere d'acquisto reale dei cittadini, in particolare dei lavoratori dipendenti e dei pensionati;

  3) definire, entro il prossimo disegno di legge di bilancio, un intervento organico di riduzione della pressione fiscale a favore del ceto medio, con particolare attenzione ai contribuenti con un reddito complessivo fino a 65.000 euro;

  4) individuare le necessarie coperture finanziarie attraverso:

   a) l'incremento dell'aliquota dell'imposta sui servizi digitali, per allinearla ai principali standard europei, assicurando una più equa contribuzione da parte dei grandi gruppi multinazionali dell'economia digitale che operano nel nostro Paese;

   b) l'avvio di una radicale azione di contrasto dell'evasione fiscale, attraverso un potenziamento degli strumenti di analisi predittiva e di interoperabilità delle banche dati, e una riorganizzazione strategica delle attività di controllo.
9/2448/1. Alifano , Gubitosa , Raffa .


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame interviene su un ambito – quello fiscale – che incide in maniera diretta e talvolta complessa sul rapporto tra cittadini e istituzioni;

    il tema dell'acconto IRPEF ha generato nelle ultime settimane un forte senso di disorientamento tra i contribuenti, in particolare tra coloro che si trovano in condizioni di vulnerabilità economica, con redditi medio-bassi o redditi da lavoro dipendente assoggettati a ritenuta alla fonte;

    l'attuale assetto normativo rischia di produrre, nei casi in cui non siano presenti redditi ulteriori rispetto a quelli già tassati in busta paga, versamenti non dovuti o eccedenti, con conseguenti difficoltà nel richiederne il rimborso in tempi ragionevoli;

    il rapporto tra fisco e cittadino, soprattutto in un contesto di trasformazione normativa come quello attuale, richiede un'attenzione specifica alla chiarezza delle regole, alla trasparenza delle comunicazioni e alla tutela preventiva dei soggetti più esposti a errori o disinformazione;

    tale rapporto, oggi più che mai, richiede un approccio improntato alla fiducia reciproca, alla trasparenza e alla piena comprensibilità degli obblighi e delle opportunità previste dalla normativa tributaria;

    il rispetto degli obblighi fiscali presuppone una corretta informazione e una comprensione adeguata da parte del contribuente, che non può essere lasciato solo di fronte a norme complesse e spesso mutevoli;

    in particolare, le famiglie a basso reddito rappresentano una fascia che potrebbe risultare maggiormente penalizzata dalla mancanza di strumenti accessibili di assistenza fiscale, rischiando di subire un carico fiscale improprio o sproporzionato;

    sono emerse nella prassi numerose situazioni in cui il contribuente ha proceduto al versamento dell'acconto IRPEF pur non essendovi tenuto, trovandosi successivamente in difficoltà nel recuperare le somme versate o nel dimostrare l'assenza dell'obbligo;

    è interesse pubblico che l'amministrazione finanziaria adotti strumenti proattivi per prevenire disguidi fiscali, rafforzare il patto di fiducia tra cittadino e fisco e garantire l'effettività della capacità contributiva, come stabilito dall'articolo 53 della Costituzione,

impegna il Governo:

   a prevedere le opportune iniziative volte a predisporre campagne informative e strumenti di assistenza diretta ai cittadini, con particolare riferimento alle famiglie a basso reddito, per fornire supporto nella comprensione e nell'adempimento delle nuove modalità di pagamento dell'IRPEF;

   ad accompagnare l'attuazione del provvedimento in esame anche mediante l'introduzione di un meccanismo di salvaguardia che protegga le famiglie a basso reddito da errori di calcolo o da oneri fiscali inattesi connessi all'attuale assetto dell'acconto IRPEF, anche attraverso procedure rapide di rimborso o esenzione.
9/2448/2. L'Abbate , Alifano , Gubitosa , Raffa .


   La Camera,

   premesso che:

    l'attuale assetto normativo rischia di produrre, nei casi in cui non siano presenti redditi ulteriori rispetto a quelli già tassati in busta paga, versamenti non dovuti o eccedenti, con conseguenti difficoltà nel richiederne il rimborso in tempi ragionevoli;

    il rapporto tra fisco e cittadino, soprattutto in un contesto di trasformazione normativa come quello attuale, richiede un'attenzione specifica alla chiarezza delle regole, alla trasparenza delle comunicazioni e alla tutela preventiva dei soggetti più esposti a errori o disinformazione;

    tale rapporto, oggi più che mai, richiede un approccio improntato alla fiducia reciproca, alla trasparenza e alla piena comprensibilità degli obblighi e delle opportunità previste dalla normativa tributaria;

    il rispetto degli obblighi fiscali presuppone una corretta informazione e una comprensione adeguata da parte del contribuente, che non può essere lasciato solo di fronte a norme complesse e spesso mutevoli;

    in particolare, le famiglie a basso reddito rappresentano una fascia che potrebbe risultare maggiormente penalizzata dalla mancanza di strumenti accessibili di assistenza fiscale, rischiando di subire un carico fiscale improprio o sproporzionato;

    sono emerse nella prassi numerose situazioni in cui il contribuente ha proceduto al versamento dell'acconto IRPEF pur non essendovi tenuto, trovandosi successivamente in difficoltà nel recuperare le somme versate o nel dimostrare l'assenza dell'obbligo;

    è interesse pubblico che l'amministrazione finanziaria adotti strumenti proattivi per prevenire disguidi fiscali, rafforzare il patto di fiducia tra cittadino e fisco e garantire l'effettività della capacità contributiva, come stabilito dall'articolo 53 della Costituzione,

impegna il Governo:

   a prevedere le opportune iniziative volte a predisporre campagne informative e strumenti di assistenza diretta ai cittadini, con particolare riferimento alle famiglie a basso reddito, per fornire supporto nella comprensione e nell'adempimento delle nuove modalità di pagamento dell'IRPEF;

   ad accompagnare l'attuazione del provvedimento in esame anche mediante l'introduzione di un meccanismo di salvaguardia che protegga le famiglie a basso reddito da errori di calcolo o da oneri fiscali inattesi connessi all'attuale assetto dell'acconto IRPEF, anche attraverso procedure rapide di rimborso o esenzione.
9/2448/2. (Testo modificato nel corso della seduta)L'Abbate , Alifano , Gubitosa , Raffa .


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 1 del provvedimento corregge l'intervenuto disallineamento normativo tra il decreto legislativo n. 216 del 2023, relativo al primo modulo della riforma dell'IRPEF e la legge di bilancio 2025 che, qualora confermato, avrebbe potuto comportare un aumento ingiustificato degli acconti IRPEF per l'anno 2025, calcolati secondo il precedente impianto a quattro aliquote anziché secondo il nuovo e stabilizzato impianto a tre aliquote: una penalizzazione che avrebbe interessato tutti i contribuenti colpendo, in particolar modo e sensibilmente, lavoratori dipendenti e pensionati con relativo aggravio sui loro bilanci familiari, già in forte difficoltà a causa dell'infiammata inflazionistica cumulata negli ultimi anni;

    la suddetta riforma fiscale ha, tra l'altro, reso il sistema più progressivo e dunque più esposto al cosiddetto fiscal drag, andando ad amplificare l'impatto di eventuali pressioni inflazionistiche;

    secondo alcune oramai note esternazioni della Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni, rese, peraltro, attraverso una narrazione, ad avviso dei firmatari, tanto rassicurante quanto fuorviante, l'impennata della pressione fiscale che, come certificato dall'ISTAT, avrebbe raggiunto nel 2024 il 42,6 per cento del prodotto interno lordo, sarebbe da attribuirsi al contestuale buon andamento dell'occupazione che trascinerebbe con sé un aumento, a parità di aliquote, del gettito sia fiscale che contributivo;

    il bollettino delle entrate tributarie riporta che nel 2024 il gettito di IRPEF ed IRES ha toccato quota 603.830 milioni di euro, di cui la percentuale maggiore riferibile alle ritenute su interessi e premi corrisposti dalle banche (+328 per cento), frutto del tentativo di contenimento dell'inflazione da parte della Banca centrale europea, mentre invece, in termini di valore assoluto, il contributo più elevato proviene dai lavoratori dipendenti: 99.159 milioni di euro dal settore privato e 94.127 milioni di euro dal settore pubblico;

    pertanto, anche alla luce dei dati riportati nell'ultimo Documento di finanza pubblica, su una quota consistente del risanamento dei conti pubblici, in valore assoluto ha pesato soprattutto il buon andamento delle ritenute IRPEF dei lavoratori dipendenti finanziato dal combinato disposto delle misure di contenimento della spinta inflativa sui redditi da lavoro dipendente e del conseguente e inevitabile fenomeno del drenaggio fiscale (fiscal drag), ossia dell'effetto-trascinamento che la progressività delle aliquote esercita sul reddito nominale maggiorato, spingendolo verso scaglioni con tassazione più elevata, nonostante resti invariato il suo valore reale;

    l'aumento della pressione fiscale registratosi nel biennio 2023-2024, anni dello shock inflazionistico, è stato infatti determinato dall'inadeguatezza dei rinnovi contrattuali del periodo 2021-2024, che, nel tentativo di compensare la perdita di potere d'acquisto, hanno contribuito a innalzare i redditi nominali, facendo crescere la base imponibile e valicare le soglie d'imposizione fiscale e, per effetto della progressività, aumentare il relativo prelievo, andando quindi a generare un tesoretto nominale statale;

    per capire meglio la portata del fenomeno, l'incremento sui minimi retributivi pari a 123,40 euro lordi mensili del Contratto collettivo nazionale di lavoro metalmeccanici viene eroso per oltre la metà (57,7 per cento) dal fiscal drag;

    il fiscal drag, pur traendo origine da uno scenario positivo, ossia del graduale adeguamento dei redditi all'inflazione, impoverisce nella realtà, attraverso una sorta d'inganno, il contribuente a tutto vantaggio dell'erario, che, ad aliquote invariate, vede sensibilmente ed indebitamente attribuirsi un extra-gettito che non gli compete non essendo correlato all'andamento del reddito reale dei contribuenti;

    con una disamina pubblicata sul sito di informazione economica «LaVoce.info» alcuni autorevoli economisti (Leonardi, Loiacono, Rizzo e Secomandi) hanno calcolato che complessivamente il fiscal drag abbia gravato per 14 miliardi di euro nel 2022 (anno per il quale erano disponibili le dichiarazioni fiscali suddivise per classi di reddito), di cui 10 a carico di dipendenti e 3,9 a carico dei pensionati, un ammontare che è successivamente cresciuto facendo stimare in 17 miliardi di euro quello relativo al 2024, e che coinciderebbe (curiosamente) con l'onere complessivo delle due uniche misure figurativamente a vantaggio dei lavoratori dipendenti, la riduzione del cuneo fiscale e la riforma degli scaglioni IRPEF, rese strutturali dalla legge di bilancio per l'anno 2025, destando, ad avviso dei firmatari, il legittimo sospetto che il Governo per finanziarle si sia servito di risorse derivanti dal mondo del lavoro, attraverso una partita di giro a danno dei lavoratori,

impegna il Governo:

   ad accompagnare l'intervento correttivo recato dal provvedimento in esame con ulteriori iniziative, anche di carattere normativo, al fine di sterilizzare, a regime, il maggiore prelievo innescato nominalmente dalle misure di contrasto al caro-vita riportate in premessa, attraverso il miglioramento e la rimodulazione del profilo della progressività dell'IRPEF;

   ad effettuare una puntuale stima dell'extragettito IRPEF attribuibile al fiscal drag realizzato dal 2019 al 2024, anche al fine di programmarne la sua integrale restituzione ai contribuenti.
9/2448/3. Grimaldi , Zanella , Bonelli , Fratoianni , Borrelli , Dori , Ghirra , Mari , Piccolotti , Zaratti , Scotto .


   La Camera,

   premesso che:

    la legge 9 agosto 2023, n. 111, contenente la delega al Governo per la riforma fiscale, ha avviato un processo di riforma del sistema tributario con l'obiettivo di ridurre la pressione fiscale, stimolare la crescita economica e sostenere la natalità. Gli esiti della riforma, allo stato attuale, sono fallimentari e molti provvedimenti adottati in attuazione della delega, oltre alla scarsa efficacia sul fronte della pressione fiscale, hanno ridotto il livello di progressività e di equità del sistema tributario nel suo complesso;

    la rimodulazione dell'IRPEF, la riduzione del cosiddetto «cuneo fiscale e contributivo» e la revisione delle detrazioni d'imposta rappresentano i provvedimenti cardine della riforma fiscale. Nelle intenzioni del Governo, tali interventi avrebbero contribuito a ridurre in misura significativa la pressione fiscale a carico delle fasce di reddito medie e di quelle basse ma al contrario delle attese per gran parte di questi contribuenti si è trattato finora di un pesante aggravio di imposte;

    l'articolo 1, comma 2 della legge 30 dicembre 2024, n. 207, modificando l'articolo 11 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, ha introdotto un sistema formato da tre scaglioni di imposta così articolato: a) fino a 28.000 euro aliquota del 23 per cento; b) oltre 28.000 euro e fino a 50.000 euro 35 per cento; c) oltre 50.000 euro, 43 per cento. Nei successivi commi è stato introdotto, in sostituzione del cuneo fiscale e contributivo, un nuovo sistema di agevolazioni e detrazioni fiscali decrescenti in base al reddito del lavoratore;

    il combinato disposto di tali misure è paradossale e ben visibile nelle buste paga dei lavoratori. I soggetti titolari di reddito da lavoro dipendente pari a 8.800 euro per effetto delle disposizioni introdotte con la legge di bilancio per il 2025 si trovano con un reddito disponibile ridotto a 8.500 euro;

    analogo effetto per un'ipotesi di reddito complessivo pari a 34.000 euro, dove il reddito disponibile si riduce dai 27.000 euro del 2024 ai 26.000 del 2025;

    effetti negativi anche per i percettori di redditi medi, in quanto a fronte di un reddito lordo pari a 42.000 euro la retribuzione netta si ferma nel 2024 a 26.000 euro, mentre nel 2025 si riduce a 25.000 euro;

    la mancata revisione delle norme sulla determinazione degli acconti di imposta ha altresì rischiato di provocare un ulteriore aggravio per i contribuenti chiamati a pagare un maggiore acconto per l'anno 2025 non dovuto in relazione alla nuova articolazione delle aliquote IRPEF;

    come espressamente chiarito dall'Agenzia delle entrate con la recente pubblicazione delle istruzioni al modello unico PF 2025, a pagina 150 si afferma che: «Nella determinazione degli acconti dovuti ai fini IRPEF e delle relative addizionali si assume, infatti, quale imposta del periodo, quella che si sarebbe determinata applicando gli scaglioni di reddito vigenti per il periodo d'imposta 2023 e senza tener conto dell'innalzamento ad euro 1.955, in luogo dell'importo di euro 1.880, della detrazione per lavoro dipendente (articolo 1 decreto legislativo 30 dicembre 2023, n. 216)»;

    l'effetto dell'extra-acconto IRPEF sommato a quanto già evidenziato con riferimento alle buste paga percepite a partire dal mese di gennaio fanno emergere in tutta evidenza l'aggravio di pressione fiscale sui contribuenti a reddito medio basso e sui pensionati e la totale inefficacia delle politiche fiscali adottate dal Governo;

    il provvedimento in esame ha posto rimedio ad un evidente errore di coordinamento delle norme vigenti commesso dal Governo in sede di revisione degli scaglioni di reddito e di introduzione, in sostituzione del cuneo fiscale e contributivo, di un nuovo sistema di agevolazioni e detrazioni fiscali decrescenti in base al reddito del lavoratore, stabilendo che il vecchio metodo di calcolo degli acconti è da applicare esclusivamente al 2024, mentre dal 2025 gli acconti devono essere determinati sulla base del nuovo regime fiscale;

    è necessaria una maggiore attenzione nella transizione al nuovo regime di calcolo degli acconti che potrebbero generare difficoltà per contribuenti e professionisti, in assenza di norme ed istruzioni chiare da applicare;

    nella simulazione condotta dall'Ufficio parlamentare di bilancio, a parità di inflazione e in confronto al 2022, i lavoratori dipendenti hanno pagato il 13 per cento in più di tasse. In termini assoluti, si tratta di 370 milioni di euro. «In un contesto in cui la dinamica retributiva è già risultata insufficiente a compensare l'inflazione, l'intensificazione del prelievo fiscale derivante dall'interazione tra quest'ultima e la progressività dell'imposta rischia di erodere in misura considerevole gli incrementi nominali delle retribuzioni, con potenziali ricadute negative sui consumi e sulla domanda interna»;

    non esiste quindi alcuna reale riduzione delle tasse, in particolare per i lavoratori dipendenti e il ceto medio ma la pressione fiscale aumenta e le disuguaglianze si aggravano;

    non si interviene sul cosiddetto drenaggio fiscale e così gli aumenti contrattuali ottenuti grazie all'azione sindacale vengono di fatto riassorbiti dalla crescita della tassazione; un paradosso intollerabile, in cui chi lavora e produce si ritrova penalizzato;

    inoltre, le riduzioni di risorse a comuni, province e regioni stanno determinando aumenti della fiscalità locale, aggravando ulteriormente il carico fiscale sui cittadini, soprattutto su chi già paga l'IRPEF,

impegna il Governo:

   a monitorare l'applicazione del decreto-legge in esame nel 2025, valutando l'effettiva semplificazione per i contribuenti e l'impatto finanziario reale, per identificare eventuali necessità di aggiustamenti in corso d'anno e nel 2026;

   a prestare maggiore attenzione nella redazione e nel coordinamento delle norme in materia fiscale al fine di evitare inutili aggravi di pretesa tributaria nei confronti dei contribuenti;

   a prestare maggiore attenzione nella fase di transizione al nuovo regime di calcolo degli acconti al fine di evitare di generare difficoltà per contribuenti e professionisti, in assenza di istruzioni chiare, sollecitando per il futuro interventi tempestivi anche da parte dell'Agenzia delle entrate mediante la pubblicazione di circolari esplicative e strumenti digitali per facilitare il calcolo degli acconti;

   ad adottare le opportune iniziative volte a porre rimedio al paradossale effetto della riforma delle aliquote e degli scaglioni IRPEF e delle detrazioni fiscali adottata con la legge di bilancio 2025 sui contribuenti con redditi medio bassi che hanno visto ridurre, con importi significativi, la loro busta paga a partire dal mese di gennaio 2025;

   ad adottare iniziative volte a migliorare il profilo della progressività dell'IRPEF e riequilibrare il peso delle imposte tra le varie tipologie reddituali, rivedendo il complesso dei provvedimenti finora adottati in attuazione della riforma fiscale che hanno inciso profondamente sul criterio della progressività dettato dalla Carta costituzionale.
9/2448/4. Merola , D'Alfonso , Toni Ricciardi , Stefanazzi , Tabacci .


   La Camera,

   premesso che:

    la legge 9 agosto 2023, n. 111 contenente la delega al Governo per la riforma fiscale, ha avviato il processo di riforma del sistema tributario prevedendo tra gli obiettivi da perseguire quello della riduzione della pressione fiscale quale passaggio necessario per stimolare la crescita economica e la promozione della natalità fermo restando il rispetto dei principi di progressività e di equità del sistema nel suo complesso;

    la Legge di bilancio 2025 ha previsto una serie di disposizioni volte, secondo l'intenzione del Governo, a ridurre la pressione fiscale a carico delle fasce di reddito medio nonché per quelle basse, attraverso un complesso di misure riguardanti il cuneo fiscale e contributivo, il sistema IRPEF e le detrazioni d'imposta;

    i soggetti titolari di reddito da lavoro dipendenti tenuti al versamento dell'IRPEF nei primi giorni dell'anno 2025 hanno potuto constatare il peggioramento della loro situazione a partire dalla busta paga di gennaio 2025. In particolare, un contribuente con un reddito complessivo pari a 8.800 euro per effetto delle disposizioni introdotte con la Legge di bilancio 2025 si trova con un reddito disponibile ridotto a 8.500 euro; analogo effetto per un'ipotesi di reddito complessivo pari a 34.000 euro dove il reddito disponibile si riduce dai 27.000 euro del 2024 ai 26.000 del 2025;

    nessuno effetto in termini di maggior reddito per quanto riguarda redditi complessivi pari a 36.000 euro rispetto ai quali il reddito disponibile rimane pari a 27.000 euro nonostante le più volte dichiarate intenzioni di sostenere i redditi medi;

    effetti negativi in termini di redditi disponibili per coloro che percepiscono un reddito lordo pari a 42.000 euro con retribuzione netta nel 2024 pari a 26.000 euro, valore che si riduce nel 2025 a 25.000 euro, per effetto della disarticolata operatività dei vari meccanismi di detrazioni e bonus che in fase di adozione non sono stati coordinati tra di loro;

    drammatici gli effetti fiscali che saranno chiamati a sostenere i titolari di contratti di lavoro determinato nel corso del singolo periodo d'imposta, in quanto il meccanismo di sostituzione degli effetti della decontribuzione con i nuovi incentivi fiscali (detrazioni e somme aggiuntive) si altera pesantemente con riferimento ai lavoratori dipendenti che sono occupati solo per una parte dell'anno;

    come evidenziato da vari studi, nel periodo d'imposta 2022, 2023 e 2024, anni caratterizzati da un'elevata inflazione, ha iniziato ad operare il cosiddetto fiscal drag tipico dei sistemi fiscali di tipo progressivo ovvero l'incremento nominale del reddito complessivo e conseguentemente dell'IRPEF pagata, in particolar modo dai lavoratori dipendenti e dai titolari di redditi da pensione, senza un reale aumento del reddito;

    nel triennio 2022/2024, in termini macroeconomici, l'inflazione cumulata è stata pari al 17 per cento con una stima del cosiddetto fiscal drag pari a ben 25 miliardi di euro che in termini micro si traducono nel caso di un operaio metalmeccanico con redditi di 33.000 euro in un aggravio da inflazione pari a 1.169 euro. A fronte di un saldo IRPEF per l'anno d'imposta 2024 pari a 6.079 euro il suddetto reddito vale il 17 per cento in meno a causa dell'aumento dei prezzi;

    i rinnovi dei contratti di lavoro nel periodo 2021/2024 hanno previsto degli incrementi dei salari che non sono stati in grado di coprire l'inflazione comunicata come più volte ricordato dall'Ufficio parlamentare di bilancio che ha anche sottolineato che le misure introdotte negli ultimi anni per ridurre la pressione fiscale sono stati completamente azzerati dall'aumento dell'inflazione;

    nella simulazione condotta dall'Ufficio parlamentare di bilancio, a parità di inflazione e in confronto al 2022, i lavoratori dipendenti hanno pagato il 13 per cento in più di tasse. In termini assoluti, si tratta di 370 milioni di euro. «In un contesto in cui la dinamica retributiva è già risultata insufficiente a compensare l'inflazione, l'intensificazione del prelievo fiscale derivante dall'interazione tra quest'ultima e la progressività dell'imposta rischia di erodere in misura considerevole gli incrementi nominali delle retribuzioni, con potenziali ricadute negative sui consumi e sulla domanda interna»;

    i dati Istat su produzione e fatturato del settore manifatturiero registrano un calo da oltre 22 mesi consecutivi e i preoccupanti scenari geopolitici che si stanno manifestando a livello internazionale, ivi compresi gli annunciati dazi statunitensi, prefigurano previsioni negative per il nostro PIL anche nel 2025 con la conseguenza di andare incontro ad un periodo di bassa crescita economica e ripresa delle tensioni inflazionistiche con ulteriori effetti negativa sui redditi disponibili,

impegna il Governo

ad accompagnare la misura recata dal provvedimento in esame, con ulteriori iniziative, anche normative, volte a:

  provvedere, con urgenza, ad una profonda revisione degli interventi previsti nella legge di bilancio per l'anno 2025, con l'obiettivo di migliorare il profilo della progressività dell'IRPEF e di evitare aggravi d'imposta per i contribuenti, ed in particolare per quelli con redditi bassi e medi che hanno visto ridursi la busta paga rispetto all'anno precedente;

  adottare, alla luce dei recenti andamenti economici e delle difficoltà di molti settori produttivi, provvedimenti urgenti finalizzati a contrastare un ulteriore impoverimento dei redditi disponibili in generale e, in particolare, di quelli dei lavoratori dipendenti e da pensione per effetto degli inefficaci provvedimenti di politica economica adottati con le leggi di bilancio 2024 e 2025, nonché dagli insufficienti, e tal volta mancati, rinnovi contrattuali;

  porre in essere misure per riequilibrare il peso delle imposte tra le varie tipologie reddituali, rivedendo il complesso dei provvedimenti finora adottati in attuazione della Riforma fiscale che hanno inciso profondamente sul criterio della progressività dettato dalla Carta Costituzionale.
9/2448/5. Stefanazzi , Merola , D'Alfonso , Toni Ricciardi , Tabacci .


   La Camera,

   premesso che:

    la tassazione delle persone fisiche ha subito negli anni numerosi interventi da parte dei Governi che si sono succeduti. La finalità della riduzione del cuneo fiscale sul lavoro è stata una costante negli ultimi dieci anni, senza dimenticare l'intervento del Governo Prodi nel 2007, che ha segnato il primo passo dell'esclusione del costo del lavoro dalla base imponibile dell'IRAP;

    il Governo Draghi aveva privilegiato la riduzione della componente del cuneo fiscale rappresentata dalla contribuzione a carico dei lavoratori dipendenti, con un taglio del cuneo fiscale pari al 2 per cento fino ai 35 mila euro annui di retribuzione annua lorda; misura ampliata e prorogata dal Governo Meloni fino alla fine del 2024;

    successivamente, con la legge di bilancio per il 2025, la riduzione dei contributi previdenziali è stata sostituita da un sistema di benefici di carattere fiscale, cui si assomma un nuovo trasferimento diretto che si aggiunge al trattamento integrativo al reddito di 100 euro mensili già vigente dal 1° luglio 2020 (da maggio 2014 a giugno 2020 il trattamento integrativo era di importo pari a 80 euro mensili);

    per effetto di queste modifiche, che si sono stratificate nel corso degli anni, alla determinazione dell'imposta che grava sul reddito di lavoro dipendente concorrono attualmente quattro diversi strumenti: due tipologie di detrazioni e due tipologie di trasferimenti, che hanno andamenti decrescenti in funzione di regole e con riferimento a indicatori di reddito diversi;

    ne risulta un disegno del prelievo fortemente asistematico e irrazionale, che comporta a tratti la trasformazione del prelievo fiscale in un sussidio e in cui prevale lo scopo di aggiustare effetti non voluti, che si sarebbero altrimenti verificati a seguito del riassorbimento in ambito fiscale, dapprima e in modo parziale del trattamento integrativo e, poi, del taglio del cuneo fiscale sui redditi di lavoro dipendente, che aveva in un primo tempo interessato i contributi sociali a carico dei lavoratori con redditi più bassi;

    gli effetti non voluti si sono comunque manifestati, con un risultato paradossale: come denunciato anche dalla Cgil in un recente studio, il meccanismo di abbattimento del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti, introdotto dal Governo con la legge di bilancio per il 2025, ha impatti negativi diffusi, ma particolarmente forti per i redditi lordi (al lordo anche dei contributi sociali), compresi tra 8.500 e 9.000 euro, che andranno a perdere, rispetto alle previsioni del 2024, 1.200 euro all'anno. Effetto imputabile alla riduzione del reddito imponibile legata al venir meno dell'agevolazione contributiva ora trasformata in agevolazione fiscale, che fa perdere il diritto al trattamento integrativo;

    in risposta a due interrogazioni in Commissione VI finanze della Camera dei deputati la rappresentante del Governo ha dichiarato la disponibilità dell'Esecutivo ad esaminare il sostegno per i lavoratori a più basso reddito nell'ambito di un processo mirato. Ma un processo ad hoc, se mai verrà effettivamente attuato, rischia di contribuire all'andamento erratico dell'IRPEF, che avrebbe invece bisogno di una revisione organica, strutturale e complessiva;

    i giovani oggi sono costretti, pur se per guadagnare redditi bassi, ad aprirsi una partita Iva e a lavorare come finti autonomi o come moderni lavoratori su piattaforme che distribuiscono lavori a distanza, sopportando un onere più elevato dei dipendenti con redditi da lavoro simili, mentre gli autonomi con redditi medi o medio alti, purché sotto gli 85 mila euro di ricavi, pagano fino alla metà dei lavoratori dipendenti con uguali redditi, in violazione anche del principio costituzionale di progressività dell'imposta, e sono anche esonerati dal dovere di finanziare i servizi del proprio comune e della propria regione con le addizionali all'IRPEF;

    la politica delle rottamazioni e, con essa, il via libera a ogni tipo di evasione fiscale, così come la costruzione di un sistema talmente iniquo da risultare inaccettabile per una società che si voglia coesa, mina la base dell'imposizione generale sui redditi e conseguentemente riduce le risorse necessarie a garantire un welfare universale, cioè sanità, istruzione e assistenza per tutti i cittadini;

    è necessaria una riforma che riporti l'equità del sistema, assoggettando tutti i redditi, di qualsiasi fonte, al medesimo onere e che garantisca al tempo stesso la progressività del prelievo;

    la riduzione del cuneo fiscale sul lavoro, nell'ambito di una riforma che distribuisca in modo equo l'onere fiscale, non è né l'unica, né la risposta principale alla riduzione del reddito reale delle lavoratrici e dei lavoratori;

    seppure i dati Istat a gennaio 2025 attestino una crescita del tasso di occupazione in Italia al 62,2 per cento, tuttavia questo valore rimane ancora il più basso in Europa e, inoltre, i dati Istat confermano la realtà di un mercato del lavoro con troppe sacche di sfruttamento e bassi salari: la crescita dell'occupazione avviene nei settori del terziario dove le paghe sono più basse e l'utilizzo del part-time sale a picchi dell'80 per cento, con centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori tra le 5 e le 10 ore settimanali di lavoro con redditi di 400 o 500 euro lordi al mese; anche questa è, di fatto e statisticamente, occupazione;

    se il 10,7 per cento dei lavoratori ha una retribuzione oraria sotto gli 8,8 euro appare chiara la necessità di affiancare agli interventi redistributivi sull'IRPEF anche con l'introduzione di una tutela di base, come quella offerta dal salario minimo;

    altri profili di diseguaglianza dei redditi e di diminuzione del potere d'acquisto delle famiglie italiane andrebbero affrontate con apposite politiche, al di fuori dell'ambito fiscale. In particolare, la combinazione di basso reddito, alto costo dell'energia e bassa efficienza energetica degli immobili ha prodotto una situazione allarmante: secondo l'Osservatorio italiano sulla povertà energetica (Oipe), nel 2023 il 9 per cento delle famiglie, pari a circa 2,36 milioni di nuclei, viveva in condizioni di povertà energetica, costretti a rinunciare ai servizi energetici essenziali, come, ad esempio, riscaldarsi, con una incidenza maggiore nel Mezzogiorno e un impatto particolarmente forte sulle fasce più vulnerabili: famiglie con minori, anziani soli, persone con disabilità e cittadini stranieri,

impegna il Governo

ad accompagnare la misura recata dal provvedimento in esame con ulteriori iniziative, anche normative, finalizzate:

  a intervenire nell'immediato per compensare gli effetti negativi sui redditi più bassi compresi tra 8.500 e 9.000 euro, che andranno a perdere 1.200 euro all'anno per effetto delle novità introdotte dalla legge di bilancio per il 2025;

  alla restituzione ai contribuenti del cosiddetto fiscal drag dovuto alla pressione inflazionistica degli ultimi anni, nonché ad attivarsi per favorire il rinnovo dei contratti ancora non conclusi o in scadenza, al fine di riconoscere ai lavoratori dipendenti i dovuti incrementi dei salari e di sostenere i consumi.
9/2448/6. Toni Ricciardi , Stefanazzi , Merola , D'Alfonso , Tabacci , Guerra .


   La Camera,

   premesso che:

    in attuazione della legge delega di riforma del sistema fiscale (legge n. 111 del 2023), il Governo è intervenuto in più occasioni sull'IRPEF senza alcuna visione organica della struttura del sistema tributario, principalmente riducendo, prima in via temporanea e poi in via strutturale, a tre il numero di aliquote e di scaglioni e articolando e limitando il diritto alla fruizione di un insieme molto ampio di detrazioni;

    il processo in due tappe si è accompagnato a una modulazione degli acconti che per i due anni di imposta 2024 e 2025 non tiene conto delle variazioni intervenute nella scala delle aliquote, traducendosi di fatto in un anticipo forzoso dell'imposta dovuta per tutti i contribuenti che, con la richiesta applicazione delle regole previgenti, si trovano a dovere versare un acconto di imposta maggiore a quello che sarebbe dovuto (o addirittura che non sarebbe dovuto) secondo le regole in essere, comportando quindi un prestito a tasso zero da questi contribuenti all'erario;

    il provvedimento in esame ha posto rimedio ad un evidente errore di coordinamento delle norme vigenti commesso dal Governo in sede di revisione degli scaglioni di reddito e di introduzione, in sostituzione del cuneo fiscale e contributivo, un nuovo sistema di agevolazioni e detrazioni fiscali decrescenti in base al reddito del lavoratore, stabilendo che il vecchio metodo di calcolo degli acconti è da applicare esclusivamente al 2024, mentre dal 2025 gli acconti devono essere determinati sulla base del nuovo regime fiscale;

    la costante sottrazione di categorie di redditi o anche solo di componenti di reddito all'imposizione progressiva ha reso il sistema di tassazione dell'IRPEF, la principale imposta del nostro ordinamento, un sistema disomogeneo, iniquo e irrazionale;

    la situazione è aggravata dalla circostanza per cui il mancato pagamento dell'IRPEF comporta anche il mancato pagamento delle addizionali regionali e comunali, facendo venire meno per molti contribuenti ogni obbligo di contribuzione a favore dei territori in cui risiedono;

    quel che resta dell'IRPEF è un coacervo in cui le tre aliquote si intersecano con bonus decrescenti al crescere del reddito e detrazioni per tipo di reddito anch'esse variamente articolate, con l'effetto che alle tre aliquote invocate come semplificazione del sistema fiscale si affiancano ora ben sette aliquote marginali effettive, con un andamento totalmente erratico, per cui capita, ad esempio, che un lavoratore con un reddito lordo di 35.000 euro, a fronte di un aumento di 100 euro faticosamente conquistato in contrattazione, si debba confrontare con una aliquota marginale effettiva del 56,18 per cento e gli restino in tasca solo 44 euro netti;

    gli effetti redistributivi delle innovazioni introdotte in campo fiscale sono modesti: secondo l'Istat, guardando alle famiglie con almeno un lavoratore dipendente, la ripartizione del guadagno totale è per più della metà a beneficio di quelle appartenenti ai due quintili più ricchi della distribuzione dei redditi. Ma per le famiglie non interessate dalla riduzione del cuneo fiscale, il beneficio degli interventi fiscali riguarda le famiglie degli ultimi due quintili, per ben il 71,7 per cento del suo ammontare;

    inoltre, secondo il Rapporto sulla politica di bilancio 2024 pubblicato dall'Ufficio parlamentare di bilancio, i lavoratori dipendenti, che sono coloro che hanno beneficiato maggiormente degli interventi normativi di riduzione dell'imposta negli ultimi dieci anni, ottenendo un vantaggio pari a circa il 3 per cento del reddito imponibile, hanno visto più che compensare questo beneficio per effetto del drenaggio fiscale, pari a circa 3,6 punti percentuali. Se si confronta, dunque, l'imposta pagata oggi con quanto si sarebbe pagato nel 2014 a parità di capacità contributiva, il saldo sul reddito disponibile è negativo per circa 0,6 punti percentuali; in definitiva, nel 2024 i lavoratori dipendenti pagano aliquote medie generalmente superiori a quelle che si pagavano nel 2014;

    un sistema fiscale che distribuisce l'onere in modo casuale, creando continuamente regimi speciali e alternativi all'IRPEF per categorie di reddito, quando non di singole porzioni degli stessi redditi, violando il principio basilare per cui a parità di reddito si dovrebbe pagare la stessa imposta, è sempre meno sostenibile;

    è necessaria una riforma che riporti l'equità del sistema, assoggettando tutti i redditi, di qualsiasi fonte, al medesimo onere e che garantisca al tempo stesso la progressività del prelievo,

impegna il Governo

ad evitare ulteriori interventi frammentari e dannosi, sia da un punto di vista dell'equità sia da quello dell'efficienza economica – peraltro forieri della necessità di interventi correttivi, come quello in esame –, per dare vita a una riforma della tassazione sui redditi che rispetti i principi di equità orizzontale e verticale, riducendo drasticamente i regimi sostitutivi, assoggettando tutti i tipi di reddito a un medesimo sistema di aliquota media crescente e prevedendo, conseguentemente, l'applicazione delle addizionali regionale e comunale all'IRPEF a tutti i redditi, che sarebbero, quindi, ugualmente chiamati, in ragione della propria capacità contributiva, a partecipare al finanziamento dei servizi erogati dal proprio comune e dalla propria regione, ponendo, al contempo, in atto politiche che prevengano il formarsi delle forti diseguaglianze che caratterizzano il nostro Paese, riducendo la necessità di doverle poi correggere con politiche redistributive, anche fiscali, in primo luogo introducendo una retribuzione minima legale volta a garantire salari minimi adeguati e promuovere condizioni di vita e di lavoro dignitose per le lavoratrici e i lavoratori.
9/2448/7. D'Alfonso , Merola , Toni Ricciardi , Stefanazzi , Tabacci , Guerra .


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame ha posto rimedio ad un evidente errore di coordinamento delle norme vigenti commesso dal Governo in sede di revisione degli scaglioni di reddito e di introduzione, in sostituzione del cuneo fiscale e contributivo, di un nuovo sistema di agevolazioni e detrazioni fiscali decrescenti in base al reddito del lavoratore, stabilendo che il vecchio metodo di calcolo degli acconti è da applicare esclusivamente al 2024, mentre dal 2025 gli acconti devono essere determinati sulla base del nuovo regime fiscale;

    nei giorni scorsi alcuni esponenti di Governo avrebbero manifestato la necessità di un ulteriore intervento di «pace fiscale» con i contribuenti provocando discordanze d'intenti anche all'interno della stessa maggioranza;

    davanti a un sistema sempre più iniquo, con la pressione fiscale in crescita, il Governo continua a proporre nuove rottamazioni e sanatorie: ma i risultati sono fallimentari: al concordato preventivo ha aderito solo il 13 per cento dei contribuenti incentivando solo l'attesa del prossimo condono, a danno di coloro che regolarmente pagano le tasse;

    si riduce il peso delle imposte progressive a favore di quelle sostitutive e infatti oggi solo il 40 per cento delle entrate fiscali deriva da tasse realmente progressive;

    si sta svuotando l'IRPEF e con essa l'autonomia finanziaria degli enti territoriali; il risultato è un sistema fiscale sempre più insostenibile, che genera disparità crescenti tra territori, generazioni e cittadini;

    la politica delle rottamazioni e, con essa, il via libera a ogni tipo di evasione fiscale mina il presupposto che lega l'imposta generale al welfare universale, cioè sanità, istruzione e assistenza per tutti i cittadini,

impegna il Governo

ad accompagnare l'intervento correttivo recato dal provvedimento in esame con ulteriori iniziative, anche normative, volte a:

  provvedere, con urgenza, ad una profonda revisione degli interventi previsti nella legge di bilancio per l'anno 2025, con l'obiettivo di migliorare il profilo della progressività dell'Irpef evitando ulteriori misure che minano la credibilità del sistema di riscossione dei tributi e che si pongono in netto contrasto rispetto all'esigenza di colmare l'attuale tax gap;

  incrementare il tasso di adempimento spontaneo degli obblighi tributari da parte dei contribuenti;

  evitare il ricorso a nuove forme di condono, pur se denominate definizioni agevolate, pace fiscale, sanatoria;

  perseguire riforme orientate al conseguimento di obiettivi di equità sociale e miglioramento della competitività del sistema produttivo, gravemente compromessa dalla diffusione di comportamenti evasivi.
9/2448/8. Tabacci , Merola , Toni Ricciardi , Stefanazzi , D'Alfonso , Guerra .


MOZIONI RICHETTI ED ALTRI N. 1-00426, MANZI ED ALTRI N. 1-00456, PICCOLOTTI ED ALTRI N. 1-00457, CASO ED ALTRI N. 1-00458, TASSINARI, AMORESE, SASSO, BICCHIELLI ED ALTRI N. 1-00460 E BOSCHI N. 1-00461 CONCERNENTI INIZIATIVE PER UN PIANO STRATEGICO NAZIONALE VOLTO AD ATTRARRE E FAVORIRE LA PERMANENZA DI RICERCATORI EUROPEI ED EXTRAEUROPEI IN ITALIA

Mozioni

   La Camera,

   premesso che:

    1) l'inizio del secondo mandato presidenziale di Donald Trump negli Stati Uniti ha visto, nei primi sessanta giorni, l'implementazione di numerosi provvedimenti con conseguenze dirette sul mondo scientifico ed accademico sia statunitense che globale;

    2) alcuni di questi provvedimenti hanno coinvolto alcune tra le agenzie federali più importanti e fondamentali per l'ecosistema della ricerca scientifica mondiale: istituzioni come i National institutes of health (Nih), i Centers for disease control (Cdc), la Food and drug administration (Fda) e la Environmental protection agency (Epa) – solo per citarne alcune – hanno un prestigio che va ben oltre i confini nazionali e influenzano profondamente la ricerca mondiale, finanziandola, emanando raccomandazioni che vengono adottate anche altrove, o producendo e custodendo dati e archivi di interesse globale;

    3) alcune agenzie federali costituiscono le più importanti fonti di finanziamento della ricerca condotta nelle università americane. La National science foundation (Nsf), con il suo budget di 9 miliardi di dollari, l'anno scorso ha finanziato 11.000 progetti nei più disparati campi scientifici, finanziando gli stipendi di 357.600 ricercatori. A partire dagli anni '50 del secolo scorso l'Nsf è stata la più importante fonte di finanziamento per la ricerca di base in Usa e ha contribuito in maniera considerevole alla leadership statunitense in ambito scientifico. A febbraio 2025 è stato però ordinato all'Nsf di ridurre del 25-50 per cento il proprio staff e di tagliare il budget del 70 per cento. Il ruolo degli Nih è ancora più rilevante; si tratta del più grande finanziatore mondiale per la ricerca biomedica (50 miliardi di dollari all'anno), che sostiene non solo studi condotti in Usa ma anche attraverso numerose collaborazioni internazionali;

    4) la situazione ha creato turbolenze significative nell'ambiente scientifico, con ripercussioni che si sono propagate ben oltre i confini statunitensi, generando incertezza e preoccupazione tra ricercatori, istituzioni e programmi scientifici internazionali;

    5) in contemporanea, l'amministrazione Trump ha sferrato attacchi contro diversi atenei tagliando finanziamenti, interrompendo progetti di ricerca e mettendo, così, a rischio l'intero sistema dell'istruzione superiore americano;

    6) in particolare, è stata avviata un'operazione sistemica di revisione ideologica dei programmi di ricerca finanziati dalle agenzie federali, e soprattutto dai Nih. Diversi ricercatori hanno segnalato che alcuni progetti, nonostante fossero già stati approvati, finanziati e avviati, sono stati improvvisamente bloccati o sottoposti a riesame per presunte e non meglio definite «incompatibilità» con i valori dell'amministrazione. L'American civil liberties union (Aclu) ha intentato una causa contro i Nih per denunciare questa forma di censura ideologica, sottolineando come tali interventi rappresentino una violazione della libertà accademica e scientifica garantita dalla Costituzione statunitense;

    7) secondo quanto emerso da fonti giornalistiche e testimonianze dirette, l'amministrazione avrebbe concentrato l'attenzione soprattutto su progetti legati a tematiche sociali e relative a minoranze, tra cui gli studi di genere, gli studi sull'equità sanitaria, le disuguaglianze razziali, i diritti delle persone Lgbtq+ o la salute mentale nelle comunità più svantaggiate. La revisione di tali progetti, spesso accompagnata da una retorica stigmatizzante, ha provocato una crescente autocensura nel mondo accademico, scoraggiando ricerche innovative e compromettendo la libertà degli esponenti della comunità scientifica;

    8) parallelamente, pressioni politiche sono sorte anche in seguito alle tensioni legate al conflitto israelo-palestinese, traducendosi in tagli di finanziamenti ad alcuni importanti centri universitari ritenuti «non allineati» con la narrazione governativa. È quanto accaduto, a titolo esemplificativo e non esaustivo, alla Tufts University e Columbia University, dove il Dipartimento dell'istruzione ha aperto un'indagine e alcuni fondi sono stati bloccati dopo che studenti e accademici avevano espresso solidarietà con la causa palestinese. Si tratta di provvedimenti che stanno contribuendo ad alimentare un clima di sorveglianza e di intimidazione nei confronti di chi non risulterebbe «allineato», a totale detrimento dell'autonomia degli atenei, della ricerca e della libertà di trattare temi politicamente sensibili;

    9) come conseguenza di quanto descritto, che si traduce in una politicizzazione della scienza, si osserva una drastica riduzione della fiducia della comunità scientifica nelle istituzioni federali statunitensi. Diverse associazioni accademiche e gruppi di ricerca hanno denunciato che il nuovo orientamento amministrativo non si limita a ridefinire le priorità di finanziamento, ma tende a intervenire direttamente sui contenuti della ricerca, selezionando i progetti in base a criteri ideologici e non più scientifici. Occorre anche considerare che una simile deriva, oltre a compromettere l'integrità del sistema statunitense, ha ricadute dirette anche sul panorama della ricerca internazionale, che storicamente è largamente influenzato dalla cooperazione e dai finanziamenti provenienti dagli Stati Uniti;

    10) inoltre, l'incertezza economica che ne deriva sta comportando una reazione delle università nel senso di un congelamento delle assunzioni e una riduzione dei posti di dottorato, che quest'anno, per la prima volta, potrebbero essere ridotti del 30 per cento. Se questa riduzione dovesse essere confermata, ciò riporterebbe il numero dei dottorati ai livelli di inizio secolo, con un impatto che coinvolgerebbe anche il resto del mondo. Negli Usa, infatti, quasi il 40 per cento dei dottorandi è costituito da stranieri, molti dei quali ritornano successivamente nel loro Paese di origine e svolgono un ruolo fondamentale per la diffusione delle competenze nelle comunità scientifiche nazionali;

    11) la rivista scientifica Nature, una delle più antiche e di maggior prestigio nell'ambito della comunità scientifica internazionale, il 27 marzo 2025 ha pubblicato dati di un sondaggio, lanciato dalla rivista stessa qualche giorno prima, i quali delineano uno scenario del tutto nuovo per la ricerca: su 1.600 persone che hanno risposto, circa 1.200 hanno affermato di essere scienziati che lavorano negli Stati Uniti e stanno pensando di lasciare il Paese. Dei quasi 700 studenti post-laurea che hanno risposto, circa 550 stavano pensando di andarsene, così come 255 dei 340 studenti di dottorato. Molti intervistati hanno comunicato di star cercando di trasferirsi in Paesi in cui avevano già collaboratori, amici, familiari o familiarità con la lingua: «ovunque che supporti la scienza», ha scritto un intervistato;

    12) va sottolineato come dal sondaggio emerga che Europa e Canada siano considerate le prime destinazioni scelte e valutate per il trasferimento;

    13) gli intervistati si sono «auto-selezionati» e quindi potrebbero non essere rappresentativi di tutti i ricercatori statunitensi; tuttavia, i risultati sono una forte indicazione dell'angoscia che numerosissimi studiosi e ricercatori provano per il tumulto nella scienza statunitense;

    14) nelle ultime settimane, diverse università in tutta Europa hanno avviato tentativi di attrarre ricercatori con sede negli Stati Uniti. Una delle università di Bruxelles, la Free University of Brussels (Vrije Universiteit Brussel – VUB), ha annunciato 12 posizioni per ricercatori internazionali «con un focus specifico sugli studiosi americani». L'Università francese di Aix-Marseille ha lanciato il programma «Safe place for science» finalizzato ad offrire «un ambiente sicuro e stimolante agli scienziati che desiderano proseguire liberamente la propria ricerca» mentre l'istituto Pasteur di Parigi ha dichiarato di starsi attivando per reclutare persone da oltre Atlantico per lavorare in settori quali le malattie infettive o le origini delle malattie. In Spagna, invece, il presidente della Catalogna ha presentato il 31 marzo 2025 il Catalan talent bridge, un programma triennale con un budget di 30 milioni di euro per attrarre scienziati statunitensi coinvolgendo 12 università pubbliche catalane e offrendo 78 posizioni per ricercatori in diverse fasi della loro carriera, tra cui post-doc e ricercatori affermati. I Paesi Bassi hanno dichiarato, pochi giorni fa, che intendono lanciare rapidamente un fondo per attrarre ricercatori nel Paese;

    15) pochi giorni fa la Commissaria europea per le start-up, la ricerca e l'innovazione, Ekaterina Zaharieva, ha ricevuto una lettera firmata dai ministri competenti nei campi dell'istruzione, dell'università e della ricerca di tredici Paesi membri – ma non l'Italia – per tutelare la libertà della ricerca scientifica e la libertà accademica dei ricercatori e delle ricercatrici statunitensi essendo, tali valori e princìpi, segni distintivi dell'identità europea che a loro volta si traducono in libertà di espressione, libertà di movimento, libertà di definire i propri argomenti di ricerca, di sviluppare ipotesi di lavoro e scegliere i partner scientifici in modo autonomo e informato. Si tratta di princìpi essenziali per affrontare le sfide globali attuali e, soprattutto, future;

    16) come si legge nella lettera: «la recente mobilitazione delle comunità scientifiche è un esempio eloquente dell'attaccamento dei ricercatori europei a questi principi universali e della loro determinazione a difenderli e preservarli a livello globale. Inoltre, la ricerca, la scienza e i talenti costituiscono una pietra miliare della sovranità e della competitività europea. In effetti, sono necessari per comprendere e analizzare il mondo e l'ambiente, per rafforzare e salvaguardare la nostra leadership tecnologica e la competitività. Soprattutto, sono necessari per rafforzare l'autonomia strategica europea». E ancora: «per cogliere questo momento storico, l'Unione europea deve mostrare un atto di solidarietà e un boom di attrattività nell'accogliere talenti brillanti provenienti dall'estero che potrebbero risentire delle interferenze nella ricerca e dei tagli ai finanziamenti mal motivati e brutali»;

    17) sempre al fine di ottenere un'azione immediata, nonché un dialogo politico concreto per coordinare lo sforzo politico sul tema, il 24 marzo 2025 decine di europarlamentari di diversi gruppi politici, con una lettera indirizzata alla Presidente Von der Leyen e alla stessa Commissaria Zaharieva, hanno chiesto alla Commissione di attuare con urgenza le misure annunciate nell'ambito della comunicazione, prima della scorsa estate, dell'Union of skills, iniziativa definita come «chiave dei primi 100 giorni di questa Commissione» e finalizzata a sostenere lo sviluppo del capitale umano dell'Unione per rafforzare la competitività dell'UE. Questa politica, tra le altre, delinea il programma pilota «Choose Europe», finanziato con 22,5 milioni di euro, che mira ad offrire ai ricercatori di tutto il mondo condizioni di lavoro eccellenti e opportunità di carriera a lungo termine in Europa e traccia la prossima strategia sui visti – inizialmente prevista per la fine del 2025 – che dovrebbe assolutamente essere accelerata e adattata all'urgenza della situazione per facilitare il rilascio dei visti scientifici;

    18) queste ultime, se attuate e ampliate in tempi brevi, costituirebbero sicuramente politiche valide al fine di affermare l'Unione europea come rifugio sicuro per i talenti scientifici;

    19) il nostro Paese deve muoversi nella medesima direzione e mettere in campo, tempestivamente, iniziative valide e risorse finanziarie adeguate per accogliere ricercatori stranieri e potenziare, al contempo, il mondo della ricerca italiana;

    20) questa esigenza è ancora più pressante se si considerano gli indicatori demografici per l'anno 2024 pubblicati dall'Istat il 31 marzo 2025, i quali ci hanno ricordato, ancora una volta, come a fronte di un numero crescente di giovani italiani che abbandonano il Paese, l'Italia non sia assolutamente in grado di attrarre stranieri dall'estero. L'Italia ha registrato in dieci anni un saldo negativo di oltre 87 mila giovani laureati (12 mila nel solo 2022) a beneficio, in gran parte, dei nostri vicini euro. I dati fanno impressione: nell'ultimo anno 191 mila cittadini hanno lasciato l'Italia, il numero più alto degli ultimi 25 anni, con un aumento significativo rispetto al 2023. Come analizzato da un editoriale del Corriere della Sera del 2 aprile, mette spavento confrontare i numeri dell'attuale cosiddetta fuga di cervelli con quelli dell'emigrazione storica italiana: quei 156 mila giovani italiani che se ne sono andati nel corso del 2024 dal nostro Paese sono infatti il doppio di quanti (75.100) se ne andavano annualmente dalla Sicilia nel drammatico quindicennio 1900-1915 ricordato come quello del Grande Esodo;

    21) l'ultimo anno ha visto un'accelerazione del fenomeno di ben il 36 per cento e, in aggiunta, per ogni – raro – giovane che sceglie di venire in Italia, sono nove gli under-34 italiani che se ne vanno;

    22) che l'Italia non sappia trattenere i suoi talenti non è una novità ma, allo stesso tempo e in linea teorica, non rappresenta di per sé necessariamente un problema: le persone sono libere di cercare opportunità altrove in un mercato del lavoro sempre più integrato e globalizzato e questo avviene ovunque nel mondo. Il vero tema è che in Italia non ci vuole venire quasi nessuno, e i dati dimostrano che l'Italia non attrae più. Non è un paradosso, né un'iperbole da convegno economico, è un dato freddo, impietoso, verificabile. E dovrebbe preoccupare chiunque abbia a cuore il futuro demografico, culturale ed economico di questo Paese: la verità è che nessuna crescita, nessun rilancio, nessuna «visione paese» sarà mai possibile se prima non si affronta il cuore del problema: l'Italia ha smesso di essere attrattiva;

    23) la scienza ha un ruolo fondamentale nell'Umanesimo e nel plasmare la nostra cultura. È l'humus nel quale affondano le radici del progresso tecnologico e industriale che ha portato la civiltà globale a livelli di crescita e benessere altrimenti inimmaginabili;

    24) nella tragedia culturale, scientifica, accademica che gli Stati Uniti stanno attraversando a causa dell'attuale amministrazione risiede la più grande opportunità che l'Europa, e soprattutto l'Italia, possano cogliere in questo momento per sfruttare, per il bene collettivo, questo capitale umano di alto valore oggi disorientato;

    25) l'Europa è il luogo ideale dove forgiare e accogliere le migliori menti scientifiche del pianeta. Non da ultimo, l'Europa è in grado di mobilitare le risorse finanziarie necessarie per qualsiasi ambizioso progetto ritenuto fondamentale. Il nostro continente ha oggi l'opportunità di diventare il nuovo polo di attrazione mondiale per i migliori cervelli, attirando ciò che l'America respinge per propria consapevole scelta e interpretando il ruolo di leader mondiale nella scienza. La leadership scientifica è condizione essenziale per guadagnare nel tempo anche la leadership industriale ed economica, che in Europa può anche contare su un mercato interno di 450 milioni di cittadini con elevata capacità media di spesa;

    26) l'opportunità in sé però non basta, e ci vorranno sforzi e intelligenza per sfruttare questo «vento favorevole». È indispensabile sviluppare un piano in tempi brevissimi – non solo a livello europeo ma anche nazionale – rendendo disponibili risorse sostanziali in fondi e infrastrutture, e non solo nel campo della ricerca in sé. La ricerca non è un mondo isolato, ma vive e interagisce con la società e l'economia. Su questo l'Italia ha qualche compito a casa in più su cui concentrarsi rispetto al resto dell'Europa. Il rapporto mondiale sui salari 2024-2025 dell'Organizzazione internazionale del lavoro associa il maggior calo reale dei salari italiani tra i paesi del G-20 alla bassa produttività. Denuncia come i salari dei giovani qualificati ad alto livello di istruzione siano i più bassi, ad indicare uno sbilanciamento dell'economia italiana verso la produzione di beni e servizi a basso valore aggiunto. Un paese avanzato come l'Italia non può mantenere il proprio benessere economico e la pace sociale appoggiandosi su una quota di economia troppo sbilanciata verso attività a basso valore. È vitale creare e mantenere un'economia efficiente, basata su prodotti e servizi ad alto valore aggiunto e in continua evoluzione;

    27) ciò si può ottenere attraverso le economie di scala, la sburocratizzazione, la gestione organizzativa e la tecnologia. La tecnologia, in particolare, trova nutrimento nella scienza di base e nell'alta formazione, le quali costituiscono l'infrastruttura immateriale fondamentale per le economie avanzate. La qualità di questa infrastruttura è un potente elemento di attrazione per l'industria e fonte di ricchezza. Anche per questo, è interesse dello Stato supportarla, finanziarla e promuoverla;

    28) va individuato il punto di partenza. La ricerca si fa con capitale umano, infrastrutture e mezzi finanziari. Il ricercatore andrà dove può trovare non solo remunerazioni adeguate e opportunità di crescita personale e di carriera, ma anche la possibilità di svolgere al meglio le proprie ricerche contando su un sistema di finanziamento stabile, a lungo termine e indipendente dal Governo del momento;

    29) senza tutto questo, per quanto visionario, un progetto di ritorno e per l'attrazione dei cervelli, non solo non può funzionare ma non offre neanche allo Stato un concreto ritorno sull'investimento,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative volte a sviluppare e implementare un piano strategico nazionale volto ad attrarre e trattenere ricercatori, accademici, studiosi, dottorandi, studenti, provenienti dall'estero, con particolare attenzione a coloro che stanno considerando di lasciare gli Stati Uniti, anche attraverso:

  a) lo stanziamento di fondi dedicati per sostenere l'integrazione di questi soggetti nei nostri istituti di ricerca e di alta formazione – offrendo finanziamenti competitivi, infrastrutture adeguate e supporto logistico per il trasferimento – e anche destinando le risorse del PNRR non ancora utilizzate verso i progetti di successo già avviati nell'ambito del Piano stesso;

  b) l'introduzione di un meccanismo straordinario per la richiesta di visto d'ingresso per motivi di ricerca, affinché questo sia ottenibile in tempi brevi da parte di coloro che provengono dagli Stati Uniti;

  c) lo snellimento e la semplificazione di ogni procedura burocratica relativa all'immigrazione e all'assunzione di tutti i ricercatori stranieri, anche attraverso un rapido e poco oneroso riconoscimento dei titoli conseguiti all'estero e l'accesso ai servizi essenziali;

2) a implementare processi e politiche volti a favorire la permanenza di ricercatori europei ed extraeuropei in Italia;

3) a partecipare, qualora venisse convocata la conferenza di alto livello con i ministri della ricerca di tutti gli Stati membri e i commissari europei – come richiesto dai Ministri che hanno sottoscritto la lettera alla Commissaria Zaharieva citata in premessa – e farsi promotore di ogni iniziativa utile, a livello sovranazionale, per l'attrazione dei soggetti statunitensi indicati al primo impegno;

4) a favorire e promuovere ogni iniziativa di competenza utile affinché le università italiane partecipino o creino alleanze universitarie transnazionali per creare programmi strutturati di accoglienza per ricercatori e ricercatrici;

5) a promuovere, a livello europeo, una strategia condivisa con gli altri Paesi membri e le istituzioni comunitarie che rafforzi il ruolo delle alleanze universitarie nel supporto ai ricercatori statunitensi attraverso fondi dedicati e progetti specifici;

6) a incentivare e supportare ogni iniziativa di coordinamento tra università italiane ed europee finalizzata a garantire percorsi di inclusione accademica e professionale a ricercatori e ricercatrici che lasciano il proprio Paese di origine;

7) ad adottare iniziative volte a creare un meccanismo straordinario che faciliti l'attrazione di finanziamenti privati a sostegno del trasferimento e dell'integrazione dei ricercatori statunitensi in Italia;

8) a intraprendere ogni iniziativa necessaria al fine di individuare il capitale umano e infrastrutturale necessario nonché le adeguate risorse finanziarie per dare la possibilità a ricercatori e ricercatrici di ricevere remunerazioni adeguate, opportunità di crescita personale e di carriera e di svolgere al meglio il proprio lavoro di ricerca nei confini nazionali;

9) ad adottare iniziative volte a garantire a ricercatori e ricercatrici e all'intero mondo scientifico, accademico e di ricerca, un sistema di finanziamento stabile, a lungo termine e a scadenze prevedibili almeno annuali, nonché indipendente da ogni condizionamento esterno e politico;

10) ad adottare iniziative volte ad istituire un'Agenzia nazionale per la ricerca, quale organismo di finanziamento e coordinamento nazionale e internazionale della ricerca, indipendente rispetto ai ministeri di riferimento, finalizzato a ottimizzare e coordinare i finanziamenti, evitare parcellizzazioni e sprechi nonché a favorire la coerenza degli indirizzi generali di ricerca del Paese attraverso un piano di programmazione di durata almeno quinquennale;

11) a mettere in campo le opportune iniziative di politica industriale al fine di permettere la piena fruizione dei vantaggi della ricerca scientifica ed accademica, al fine di accrescere l'efficienza industriale e la capacità di creare valore grazie a scienza e tecnologia;

12) ad adottare iniziative volte a creare un ambiente favorevole alla ricerca predisponendo politiche volte a incoraggiare la managerialità nella conduzione delle imprese, l'efficientamento tecnologico e la crescita dimensionale, anche tramite operazioni di incentivazione per la fusione delle piccole e medie imprese italiane;

13) ad adottare iniziative volte a creare interfacce adeguate e cross-contaminazione tra il mondo della ricerca pubblica e il mondo imprenditoriale;

14) ad adottare le opportune iniziative affinché, anche nel nostro Paese – come già avviene in altri Paesi europei e non – possano avere maggiore diffusione modelli di ricerca, aventi come missione la ricerca applicata, tramite lo sviluppo di una stretta collaborazione fra i centri di ricerca pubblica e aziende di qualsiasi dimensione su tecnologie e prodotti (a titolo esemplificativo, e non esaustivo, si cita l'organizzazione di ricerca applicata tedesca Fraunhofer);

15) a favorire, nel campo universitario e della ricerca, il dialogo tra tutte le discipline non solo al fine di un maggiore sviluppo della ricerca stessa ma anche per mettere a punto iniziative di «outreach» verso le imprese.
(1-00426) «Richetti , Bonetti , Grippo , Pastorella , Benzoni , D'Alessio , Sottanelli , Onori , Rosato , Ruffino ».


   La Camera,

   premesso che:

    1) la spesa pubblica in ricerca in Italia è tra le più basse rispetto alle grandi economie Ocse, in termini sia assoluti che relativi al Pil. Il divario rispetto a Stati Uniti e Germania, già sostanzioso quarant'anni fa, è oggi più ampio che mai. Riguardo al ruolo di pubblico e privato, in tutti i Paesi analizzati il peso del settore pubblico si è ridotto rispetto alla componente privata rappresentata dagli investimenti delle imprese. In Italia la spesa pubblica è stimata allo 0,5 per cento del Pil nel 2024, con un aumento di solo lo 0,1 per cento previsto dal Governo nei prossimi 5 anni, contro il 2,1 della Francia, il 2,2 della Spagna, il 2,6 della Germania e il 4,8 della Danimarca;

    2) secondo i dati più recenti, su un totale di 125.813 unità, i precari del settore sarebbero 74.454, più di tre volte superiore al rapporto precari/di ruolo degli altri settori pubblici. Una situazione che si è venuta formando in seguito alle varie forme di flessibilità introdotte dalla riforma Gelmini del 2010; il PNRR pur avendo reso disponibili risorse importanti per il settore, ha generato esclusivamente rapporti a termine, determinando un incremento esponenziale di precariato;

    3) i tagli, ormai purtroppo noti, inflitti dall'Esecutivo, indurranno gli atenei a non confermare almeno i due terzi dei più di trentamila lavoratori precari, tra professori a contratto, assegnisti, borsisti e ricercatori. Intanto, negli ultimi sei mesi si stima che siano terminati 1.500 rapporti di lavoro a tempo determinato;

    4) le ultime leggi di bilancio del Governo hanno ridotto il fondo di finanziamento ordinario delle università di cinquecento milioni di euro nel 2024 e di settecento milioni nel triennio 2025-2027; il Governo avrebbe, inoltre, introdotto l'adeguamento Istat degli stipendi per i docenti universitari (+4,8 per cento a parziale recupero dell'inflazione), senza fornire stanziamenti aggiuntivi nel fondo di finanziamento ordinario 2024. Di fronte a bilanci sotto pressione, gli atenei per la copertura delle nuove spese potranno utilizzare le risorse già destinate per i piani straordinari di reclutamento, una parte di fondi precedentemente vincolati alla ricerca e i residui degli accordi di programma per l'edilizia universitaria;

    5) ai tagli si aggiunge, in seguito all'approvazione della legge 30 dicembre 2024, n. 207, ancora il blocco del piano straordinario di reclutamento sia sul fronte della ricerca che del personale tecnico amministrativo e bibliotecari, che determinerà per i ricercatori universitari il blocco del turn over nella misura del 75 per cento dall'anno 2026 e, inoltre, sempre per l'anno 2026 è previsto che gli enti e gli istituti di ricerca possano procedere ad assunzioni di personale con rapporto di lavoro a tempo indeterminato nei limiti della spesa determinata dell'ordinamento vigente ridotta di un importo pari al 25 per cento di quella relativa al personale di ruolo cessato nell'anno precedente;

    6) i primi provvedimenti dell'amministrazione Trump, con conseguenze dirette nell'ambito scientifico ed accademico, hanno posto l'attenzione sull'importanza di rafforzare, in ambito europeo, l'autonomia della formazione universitaria e della ricerca;

    7) tali misure stanno generando una crescente instabilità per migliaia di ricercatori e scienziati, soprattutto giovani, internazionali o attivi in settori strategici come il cambiamento climatico, le scienze sociali, la sanità pubblica e l'intelligenza artificiale;

    8) in questo contesto, l'Europa è intervenuta varando la strategia dell'Unione europea per le start-up e le scale-up, «Choose Europe to start and scale», al fine di rendere l'Europa un luogo ideale per avviare e far crescere imprese globali basate sulla tecnologia. La strategia, in linea con la più ampia iniziativa «Scegli l'Europa», lanciata dalla Presidente von der Leyen, si concentra in primo luogo sulla componente scientifica che promuove un approccio europeo unificato per attrarre e trattenere i talenti, rafforzando in tal modo la competitività dell'Europa;

    9) per essere competitivi a livello globale nel campo dell'innovazione scientifica e tecnologica, occorre da parte dell'esecutivo un importante inversione di tendenza delle politiche dei tagli e del precariato ed avviare iniziative strategiche di settore e investimenti e garantire continuità e centralità alla ricerca di base, valorizzare il ruolo degli atenei e degli enti pubblici di ricerca, e rafforzare la presenza italiana nelle grandi reti scientifiche europee;

    10) questa sfida si intreccia con una contraddizione evidente. Da un lato si discute di come attrarre talenti dall'estero, approfittando di un contesto internazionale instabile dall'altro lato, il Governo continua a penalizzare il nostro sistema di ricerca attraverso tagli strutturali, precarizzazione dei ricercatori e mancanza di un piano organico di investimenti;

    11) le misure adottate dal Governo – con riduzioni di fondi agli enti pubblici di ricerca e mancati investimenti nei giovani ricercatori – rischiano di vanificare qualsiasi sforzo di attrazione esterna, perché non si può attrarre talento se prima non si valorizza quello che già esiste;

    12) l'attrazione di ricercatori dall'estero, se ben gestita, può rappresentare una straordinaria occasione di crescita e apertura. Ma deve conciliarsi con una riforma profonda del sistema nazionale: a partire da un piano straordinario di assunzioni per superare il precariato cronico che colpisce migliaia di ricercatori italiani, e da un incremento stabile e significativo degli investimenti pubblici in ricerca di base;

    13) sul piano del finanziamento, gli ultimi anni avevano consentito un certo recupero, anche grazie ai finanziamenti straordinari e temporanei del PNRR, avvicinando la spesa per ricerca pubblica allo 0,75 per cento del Pil. Era questo l'obiettivo indicato nel 2022 dal rapporto del «Tavolo tecnico» insediato dal Governo di Mario Draghi. A partire da quest'anno si profila una preoccupante riduzione del finanziamento dell'università e della ricerca pubblica. La distribuzione delle risorse che si prospetta – attraverso i criteri adottati e i meccanismi premiali – sta portando a maggiori disparità tra grandi atenei e università «periferiche». Nel quadro europeo, l'Italia – ora agli ultimi posti nell'Unione europea in termini di percentuale di laureati sugli occupati – aggraverebbe le distanze nei confronti dei maggiori paesi in termini di risorse disponibili;

    14) sul piano del personale, oggi circa il 40 per cento di tutto il personale docente e di ricerca è costituito dagli oltre 20 mila assegnisti di ricerca e 9 mila ricercatori a tempo determinato di tipo A (Rtda), anche a seguito della proliferazione di posizioni di ricerca finanziate con i fondi PNRR. Nei prossimi tre anni intorno al 10 per cento dei professori ordinari e associati andrà in pensione;

    15) nel corso di un decennio, circa 15 mila ricercatori e ricercatrici italiane hanno trovato lavoro all'estero. Anziché favorire un «ritorno dei cervelli» e l'attrazione di personale qualificato dall'estero, le politiche del Governo conducono a una maggior emigrazione;

    16) secondo la ricerca The attractiveness of european higher education systems: a comparative analysis of faculty remuneration and career paths, pubblicata a marzo 2023 dal «Center for studies in higher education» dell'Università della California–Berkeley, a inizio carriera, un ricercatore italiano percepisce in media 28.256 euro netti. Nel Regno Unito si arriva a 49.168 euro, nella Regione tedesca della Renania Settentrionale-Vestfalia a 50.006 euro, in quella della Baviera fino a 52.689 euro. Se un professore associato, in Italia, può arrivare a guadagnare 40.988 euro netti, la simile figura inglese del senior lecturer raggiunge i 69.385 euro. Un W2 professor tedesco della Renania prende 70.333 euro, uno bavarese 69.328 euro. Un professore ordinario in Italia prende 57.178 euro netti, molto al di sotto del professor inglese (91.973) e del W3 tedesco (82.627 euro in Renania e 74.838 euro in Baviera);

    17) in tale quadro, la legge 29 giugno 2022, n. 79, approvata, con parere unanime del Parlamento, intendeva riconoscere maggiore dignità del lavoro della ricerca, assicurata attraverso il contratto di ricerca e i ricercatori in tenure track, percorso imperniato su contratti di natura subordinata, in linea con la Carta europea dei ricercatori, che riconoscono una retribuzione dignitosa e piene tutele, principi generali e requisiti che riguardano i ruoli, le responsabilità e le prerogative dei ricercatori;

    18) a fianco di un'azione diretta il favorire un «ritorno dei cervelli» e l'attrazione di personale qualificato dall'estero, si rende necessario promuovere un'azione diretta ad attuare procedure di reclutamento stabile per i ricercatori attualmente precari e di investimento nel settore al fine di garantire opportunità e sbocchi concreti ai giovani del nostro Paese,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative volte a finanziare un piano di reclutamento straordinario di ricercatori in tenure track (Rtt), ferme restando le peculiarità dei diversi sistemi e in ogni caso l'esigenza di non ostacolare il ricambio generazionale;

2) a considerare la necessità di programmare un piano di rilancio ed espansione del sistema universitario che abbia l'obiettivo di recuperare il terreno perduto a seguito dei pesanti tagli di risorse e di incrementare la dotazione del personale di ricerca ai livelli necessari a fare fronte alle esigenze del sistema Paese, con l'obiettivo di varare un programma di reclutamento strutturale e pluriennale;

3) a sostenere iniziative, anche di carattere fiscale, volte a favorire il «rientro dei cervelli», e consentire a tale personale qualificato di esprimere anche in Italia il proprio talento;

4) ad adottare iniziative volte a predisporre un piano strategico per l'attrazione di ricercatori stranieri di alta qualificazione, assicurando condizioni adeguate per lo sviluppo della loro attività scientifica in Italia, in sinergia con le università e gli enti di ricerca pubblici, promuovendo, in parallelo, un piano strutturale di investimenti pubblici nella ricerca di base, anche attraverso il rifinanziamento ordinario del Fondo per la scienza e la tecnologia, e a garantire risorse pluriennali per il sistema della ricerca pubblica.
(1-00456) «Manzi , Orfini , Berruto , Iacono , Ascani , Toni Ricciardi , Ferrari ».


   La Camera,

   premesso che:

    1) la nuova amministrazione del Presidente Donald Trump, subito dopo il suo insediamento, ha avviato una politica radicalmente ostile alla libertà di ricerca, di insegnamento, di pensiero, di parola – capisaldi della cultura liberale e democratica americana;

    2) tra i tanti provvedimenti dei primi 60 giorni di Governo, vi sono quelli che tagliano risorse e personale alle università e ai grandi centri di ricerca;

    3) sono 60 le università colpite dai tagli, 7 gli atenei privati ai quali l'amministrazione sta decurtando una parte rilevante dei fondi federali: oltre Harvard (Cambridge, Massachusetts), con 2,4 miliardi già bloccati e 9 miliardi a rischio, e Columbia (New York), alla quale sono stati tolti 400 milioni, ci sono anche Brown (Providence, Rhode Island; -510 milioni), Cornell (Ithaca, New York; -1 miliardo), Northwestern (Evanston, Illinois; -790 milioni), Princeton (Princeton, New Jersey; -210 milioni) e The University of Pennsylvania (Philadelphia; -175 milioni); come sono a rischio pure John Hopkins, Georgetown, Berkeley, The University of Southern California. In alcuni casi, i tagli sono stati già effettuati, in altri si tratta di congelamenti o di annunci non ancora formalizzati, ma si tratta comunque di un'offensiva senza precedenti;

    4) a essere fortemente attaccati sono poi i centri di ricerca. In generale, e per l'anno fiscale 2026, si prevedono tagli alla spesa pubblica per la ricerca e lo sviluppo di ben 23 punti percentuali, 163 miliardi di dollari in meno. Secondo uno studio dell'American University (Preliminary estimates of the macroeconomic costs of cutting federal funding for scientific research), il taglio può generare una perdita di 3,8 punti percentuali di Pil, 1.000 miliardi in meno, diminuendo le entrate fiscali del 4,3 per cento;

    5) tra i centri di ricerca più importanti, negli Stati Uniti e al livello internazionale, è già stato pesantemente colpito il National institutes of health (Nih): a febbraio 2025, infatti, ha subito un taglio del 37 per cento dei fondi, ovvero 18 sui 48 miliardi a esso destinati. È opportuno ricordare che il Nih è il più grande centro biomedicale del mondo, che sostiene una rete di cui sono parte 2.500 laboratori e istituti, nei quali sono coinvolti e lavorano 300 mila scienziati; bandisce e finanzia, inoltre, 600 borse di studio destinate all'attività di ricerca di Harward;

    6) sempre a febbraio 2025, ha subito un pesante taglio anche la National science foundation (Nsf), con una riduzione del proprio staff del 25-50 per cento e del 70 per cento del budget. Da notare che, a partire dalla metà dello scorso secolo, la Nsf è stata la più importante fonte di finanziamento per la ricerca di base negli Stati Uniti. Con un budget di 9 miliardi, nel 2024, per esempio, ha finanziato ben 11 mila progetti di ricerca;

    7) i tagli al budget di università e centri di ricerca, che senz'altro vanno inquadrati nella politica di definanziamento del welfare per favorire la riduzione delle imposte a carico di ricchi e ricchissimi, hanno un obiettivo smaccatamente ideologico: il contrasto a ciò che il movimento Maga e Trump definiscono woke culture;

    8) mentre il Vicepresidente JD Vance, il 14 febbraio 2025 a Monaco, inveiva contro le minacce europee alla libertà di parola, le agenzie federali americane, su mandato dell'amministrazione Trump, iniziavano a mettere al bando parole e concetti attribuiti alla woke culture. Il New York Times (These words are disappearing in the new Trump administration), il 7 marzo 2025, ha segnalato ben 200 termini «apparsi in memo governativi, in linee guida ufficiali e non ufficiali delle agenzie [...]. Alcune hanno ordinato la rimozione di queste parole dai siti web pubblici, oppure hanno ordinato l'eliminazione di altro materiale (compresi i programmi scolastici) in cui potrebbero essere incluse». Tra questi, e a mero titolo di esempio: accessible, activism, barrier, black, climate crisis, cultural differences, discriminated, disparity, diverse community, equality, female, feminism, gender, health equity, immigrants, inclusion, inequalities, intersectional, Lgbtq, marginalized, native american, pregnant person, prejudice, privilege, race, racial justice, racism, sex, socioeconomic, victim, vulnerable populations, women;

    9) i dipartimenti e gli insegnamenti più colpiti, nelle università, sono quelli che hanno a che fare con i gender studies, con la teoria critica, con i critical race studies. Il taglio dei fondi federali ha colpito le prestigiose università private – Harvard e Columbia, in particolare – dove più si sono mobilitati le/gli studenti per esprimere dissenso e indignazione contro la catastrofe umanitaria e il genocidio di Gaza. Ma anche il Nih è stato colpito per motivi ideologici: gli si rimprovera «di aver promosso una radicale ideologia di genere a detrimento della gioventù americana». Non solo, a partire dagli orientamenti No-vax molto presenti nell'amministrazione Trump, il Nih è stato attaccato anche per il ruolo fondamentale avuto nella realizzazione dei vaccini anti-Covid;

    10) la scure dei tagli – delle risorse, del personale, del finanziamento ai progetti (non solo futuri, ma anche in corso) – si è abbattuta duramente, e soprattutto, sulle agenzie federali indipendenti dedicate agli studi umanistici e all'arte, quali il National endowment for the humanities (Neh) e il National endowment for the arts (Nea). Nella nota che dà conto delle nuove priorità di finanziamento, alla luce degli ordini esecutivi dell'amministrazione Trump, il Neh chiarisce che sosterrà esclusivamente progetti che «not promote extreme ideologies based upon race or gender, and that help to instill an understanding of the founding principles and ideals that make America an exceptional country» («che non promuovono ideologie estreme basate sulla razza e sul genere, e che aiutano a far comprendere i principi fondanti e gli ideali che rendono l'America un Paese eccezionale»). Al contempo, l'agenzia ha ridotto del 65 per cento del personale;

    11) Trump e la sua amministrazione stanno attaccando le/gli studenti stranieri, attraverso la revoca del visto per motivi di studio. Il caso più rilevante è sempre quello di Harvard, ma riguarda i tanti atenei che attraggono studenti da tutto il mondo;

    12) anche in Europa si sono affermati fenomeni di aperta ostilità nei confronti della libertà di ricerca, di pensiero, di parola, nonché politiche di drastico definanziamento degli atenei pubblici. Il caso più eclatante è quello dell'Ungheria, dove Viktor Orbán ha consegnato le università pubbliche a dieci fondazioni private, controllate dal potere economico e, più precisamente, dal suo potere politico;

    13) in Italia, e a partire dal 2024, il Ministro dell'università e della ricerca ha nominato Ernesto Galli della Loggia presidente di una commissione «per l'analisi di adeguati interventi di revisione dell'ordinamento della formazione superiore, al fine di incrementare il livello di efficienza della governance istituzionale, delle logiche di reclutamento e di gestione del personale docente nonché di razionalizzare l'offerta formativa». Lo stesso Galli della Loggia che, sintonico con le posizioni di Trump, aveva poco prima stigmatizzato «il comportamento a dir poco timido degli organismi di Governo di molti atenei di fronte alle agitazioni studentesche contro Israele»;

    14) sempre in Italia, il Governo ha tagliato 500 milioni di euro al fondo di finanziamento ordinario delle università per l'anno 2024, mentre l'ultima legge di bilancio prevede oltre 700 milioni di euro di tagli alle università nel triennio 2025-2027. Ciò ha già provocato e provocherà una prolungata paralisi del reclutamento con posizioni tenure track, a fronte di oltre 30 mila precari (ricercatori a tempo determinato di tipo A e assegnisti di ricerca) in scadenza;

    15) secondo il Rapporto Istat 2025, «particolarmente preoccupante è l'aumento dell'espatrio tra i giovani 25-34enni laureati: 21 mila nel 2023, un record storico. I rientri sono pochi, con il risultato di una perdita netta di capitale umano qualificato pari a 97 mila giovani in dieci anni». Ciò non stupisce, considerando quanto viene indicato dall'Ocse: chi possiede un titolo di istruzione terziaria, in Italia, guadagna in media il 38 per cento in più rispetto a chi ha un titolo di istruzione secondaria, ma 18 punti percentuali in meno rispetto alla media europea;

    16) il Consiglio nazionale delle ricerche, una vera e propria eccellenza del sistema-Paese, è anch'esso segnato dalla piaga del precariato: sono circa 4.000, le precarie/precari impiegate/i al Cnr, spesso con tanti anni di esperienza alle spalle. La battaglia di Alleanza Verdi/Sinistra-Movimento 5 Stelle-Partito democratico ha fatto sì che l'ultima legge di bilancio stanziasse risorse per la stabilizzazione di 300 di loro: un piccolo passo importante, ma ovviamente ancora insufficiente,

impegna il Governo:

1) a promuovere una politica europea di piena e indiscutibile tutela della libertà di ricerca, di pensiero e di parola, contro ogni tentazione autoritaria e liberticida, contro la war culture agita dall'amministrazione americana di Donald Trump ma diffusa anche in Europa, per esempio tra le forze politiche del gruppo Patriots for Europe;

2) a promuovere stanziamenti europei per garantire solidale accoglienza alle ricercatrici e ai ricercatori, ai dottorandi, alle/agli studenti, che stanno subendo le politiche di Trump contro gli atenei e i centri di ricerca, contro la libertà di pensiero, di parola, di mobilità, ecc.;

3) a favorire una adeguata internazionalizzazione degli atenei italiani, che si accompagni a investimenti rilevanti in infrastrutture, laboratori, ricerca di base, diritto allo studio;

4) ad adottare iniziative volte ad aumentare il fondo di finanziamento ordinario per gli atenei, al fine di avviare un piano straordinario di reclutamento, considerando che attualmente il 40 per cento del personale (tra ricerca e docenza) è precario;

5) a favorire un tempestivo processo di stabilizzazione delle migliaia di ricercatrici/ricercatori precari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr).
(1-00457) «Piccolotti , Zanella , Bonelli , Fratoianni , Borrelli , Dori , Ghirra , Grimaldi , Mari , Zaratti ».


   La Camera,

   premesso che:

    1) la libertà della ricerca rappresenta uno dei principi fondamentali della libertà accademica, nonché un elemento essenziale della democrazia, così come sancito dall'articolo 33 della Costituzione e dall'articolo 13 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea;

    2) l'importanza di salvaguardare una ricerca libera e indipendente da ogni forma di pressione politica, economica o ideologica è ribadita anche dalla Bonn declaration on freedom of scientific research, un documento adottato il 20 ottobre 2020 dai Ministri della ricerca degli Stati membri dell'Unione europea, che la definisce come «un diritto universale» e un «bene comune» da proteggere;

    3) la responsabilità dei Governi nel combattere ogni forma di erosione di tale libertà è affermata anche dalla risoluzione del Parlamento europeo del 17 gennaio 2024 recante raccomandazioni alla Commissione concernenti la promozione della libertà della ricerca nell'Unione europea, la quale, nel riconoscere l'importanza fondamentale della libertà della ricerca nella promozione dell'innovazione, del progresso della società e del miglioramento del benessere generale dei cittadini dell'Unione, sottolinea «il ruolo decisivo di un quadro favorevole adeguatamente concepito e ben attuato per proteggere e promuovere efficacemente la libertà della ricerca in tutta l'Unione, tenendo nella massima considerazione il sostegno pubblico disponibile per evitare qualsiasi rischio di interferenza o compromissione dell'indipendenza della ricerca scientifica»;

    4) ribadire l'importanza di questi principi risulta ancora più necessario in considerazione dei nuovi ordini esecutivi disposti dal Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, nei primi cento giorni del suo secondo mandato, i quali rappresentano un vero e proprio attacco alla libertà scientifica statunitense, da sempre riconosciuta a livello globale per l'eccellenza dei programmi scientifici e la collaborazione di alto livello con le comunità scientifiche di tutto il mondo;

    5) l'amministrazione statunitense ha proposto una revisione al ribasso del budget di spesa storicamente destinato ad alcuni settori rilevanti della ricerca statunitense: a titolo esemplificativo, il taglio del 27 per cento dei fondi alla National oceanic and atmospheric administration (Noaa), un'agenzia governativa che si occupa di modelli climatici, previsioni di uragani e monitoraggio di siccità e ondate di calore, con il rischio che, senza questi fondi, l'agenzia debba cancellare il settore ricerca e chiudere tutti i laboratori climatici. Stessa sorte toccherebbe anche alla Nasa, per la quale si prevede un taglio del 50 per cento dei fondi per la ricerca, con il rischio di compromettere il lancio di nuovi satelliti per l'osservazione terrestre, cruciali per il monitoraggio climatico e le previsioni meteo;

    6) inoltre, al dipartimento della salute si prospetta una sforbiciata del 37 per cento dei fondi, cioè 18 miliardi su 48, al National institutes of health (Nih), il più grande centro di ricerca biomedicale del mondo che alimenta una rete di circa 2.500 laboratori e istituti, con 300 mila scienziati, un taglio giustificato dall'accusa «di aver promosso una radicale ideologia di genere a detrimento della gioventù americana». Anche il braccio scientifico dell'Environmental protection agency (Epa) è destinato a scomparire a causa di migliaia di licenziamenti;

    7) gli attacchi alla libertà di ricerca non riguardano soltanto una riduzione dei fondi destinati alle agenzie federali, ma anche quelli destinati alla ricerca accademica promossa dalle università più prestigiose del continente americano, tra cui Harvard, Princeton, Berkley e altre, alle quali l'amministrazione Trump ha congelato miliardi di fondi destinati alla ricerca, soprattutto in relazione a progetti legati a studi di genere, diseguaglianze e diritti delle persone Lgbtq+, con la giustificazione politica di dover combattere l'ideologia woke e l'antisemitismo nei campus;

    8) di conseguenza, l'eventuale scelta di bloccare finanziamenti per 12 miliardi di dollari appare prettamente politica, generando moltissime contestazioni e scontri, in un clima di crescente instabilità, soprattutto in relazione alle proteste pro Gaza avvenute nei campus statunitensi l'anno scorso, culminate in arresti e nelle sospensioni di alcuni studenti da parte delle citate prestigiose università;

    9) da ultimo, la scelta dell'amministrazione Trump di bloccare il rilascio dei visti per gli studenti stranieri in attesa di «linee guida per l'esame approfondito dei loro account sui social network» rappresenta l'ennesimo tentativo di controllare la libertà accademica e l'istruzione superiore tramite provvedimenti coercitivi che avranno, come conseguenza diretta, una maggiore politicizzazione della ricerca, con la ridefinizione delle priorità di investimento e con l'adozione di criteri ideologici e poco obiettivi sui contenuti delle ricerche, nonché una riduzione del numero di posti da destinare ai dottorati e ai giovani ricercatori, che può tradursi, a sua volta, in un possibile esodo della comunità scientifica dagli Stati Uniti verso altri Paesi, tra cui l'Europa;

    10) secondo uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature, infatti, rispetto all'anno scorso, le candidature verso posti di ricerca internazionali da parte di statunitensi sono aumentate del 32 per cento, mentre le candidature di ricercatori europei a istituzioni statunitensi sono crollate del 41 per cento;

    11) tuttavia, se da un lato le politiche statunitensi rischiano di fare vacillare la difesa del principio della libertà scientifica, che dovrebbe essere tutelato a livello internazionale da tutte le istituzioni pubbliche e gli organismi di ricerca, dall'altro rappresentano un'opportunità per molti Paesi per rafforzare le proprie comunità scientifiche, come dimostrato dal Canada, che ha annunciato finanziamenti per decine di milioni di dollari finalizzati ad accogliere i ricercatori in partenza dagli Stati Uniti, o la Cina, che sta studiando politiche di incremento degli stipendi per rimpatriare i ricercatori di origine cinese attualmente occupati negli Stati Uniti;

    12) anche l'Unione europea si è mossa in questa direzione: durante la conferenza Choose Europe for science, ospitata nella prestigiosa Università della Sorbona di Parigi, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato un pacchetto da mezzo miliardo di euro per creare un polo di attrazione scientifica mondiale, attirando gli scienziati statunitensi che vogliono trasferirsi oltreoceano anche al fine di invertire la tendenza storica che vede i ricercatori europei migrare verso gli Stati Uniti;

    13) tra le misure, è prevista la creazione di una «super sovvenzione» settennale, uno strumento finanziario che offre ai ricercatori la stabilità a lungo termine necessaria per condurre studi ambiziosi senza la preoccupazione di dover cercare nuovi finanziamenti ogni anno. L'obiettivo strategico indicato dalla Commissione è quello di arrivare ad investimenti in ricerca e sviluppo pari al 3 per cento del Pil entro il 2030, un aumento considerevole rispetto all'attuale media europea del 2,2 per cento;

    14) parallelamente a questa iniziativa europea, molti Paesi del Vecchio Continente si stanno mobilitando per presentare proposte concrete per rafforzare gli investimenti in ricerca e sviluppo a livello nazionale: a titolo esemplificativo, la Francia ha recentemente avviato un programma specifico per attrarre ricercatori stranieri, compresi quelli che potrebbero considerare di lasciare gli Stati Uniti, mentre la Spagna ha lanciato un programma da 45 milioni di euro e la Catalogna ha avviato un piano per attrarre circa ottanta scienziati;

    15) tuttavia, l'Italia sembra non essere interessata a cogliere quest'opportunità. Infatti, la Ministra Bernini ha annunciato un piano da 50 milioni di euro che si rivolge esclusivamente a chi, di qualunque nazionalità, sia vincitore di bandi Erc starting grants o Erc consolidator grants e scelga l'Italia per poter svolgere il progetto premiato, ma, come denunciato dalla comunità scientifica, il bando non si rivolge ai ricercatori in fuga dalle politiche di Trump e le risorse appaiono insufficienti per incentivare il rientro dei ricercatori italiani all'estero, che necessitano di stabilità e di salari dignitosi;

    16) la mancanza di investimenti in un settore cruciale per lo sviluppo del nostro Paese ha provocato, negli ultimi anni, la fuga dei ricercatori italiani verso Paesi dove questo settore professionale è maggiormente tutelato, sia dal punto di vista del merito, sia da quello economico, come dimostrato dai dati pubblicati a marzo 2023 dal Center for studies in higher education dell'università della California–Berkeley, con una ricerca dal titolo The attractiveness of european higher education systems: a comparative analysis of faculty remuneration and career paths: a inizio carriera, un ricercatore italiano percepisce in media 28.256 euro netti, mentre i suoi colleghi nel Regno Unito ricevono salari da 49.168 euro e quelli nella regione tedesca della Baviera da 52.689 euro;

    17) i bassi salari e la scarsità di finanziamenti rendono l'Italia non solo un Paese da cui emigrare, ma anche una meta poco ambita: secondo i dati Istat pubblicati a marzo 2025, tra le destinazioni scelte per trascorrere un periodo di lavoro all'estero, l'Italia risulta essere l'ultima, indicata da appena il 6 per cento dei giovani europei, mentre in testa si trova la Svizzera (34,2 per cento);

    18) per invertire questa tendenza, le politiche nazionali si sono concentrate nell'implementazione di agevolazioni e benefici fiscali da destinare ai ricercatori italiani all'estero che volessero rientrare, ma questi incentivi da soli non bastano;

    19) una delle principali cause della bassa attrattività del nostro Paese è il precariato strutturale a cui sono destinati i giovani che scelgono di intraprendere la carriera di ricercatore in Italia; infatti, sebbene negli atenei italiani ci sia una carenza di docenti di ruolo, la mancanza di investimenti e di una programmazione efficace del reclutamento rende la stabilizzazione dei precari di fatto impossibile. Secondo l'anagrafe del Ministero dell'università e della ricerca, attualmente i professori ordinari sono 17.957, i professori associati 28.665, i ricercatori a tempo indeterminato 4.158 e i ricercatori a tempo determinato in tenure track (Rtt) 2.225, mentre i cosiddetti precari (i ricercatori a tempo determinato di tipo A e gli assegnisti di ricerca) sono 31.869;

    20) non va meglio negli enti di ricerca, dove, secondo il sindacato Flc-Cgil, i ricercatori precari sono circa 6.000 su 25 mila addetti, una situazione che tenderà a peggiorare in considerazione dell'applicazione delle norme sul turnover previste dalla recente legge di bilancio per il 2025 (legge 30 dicembre 2024, n. 207), che impongono di ricalcolare al 75 per cento la spesa per il personale di ruolo uscito l'anno precedente: in questo quadro circa due terzi degli attuali ricercatori precari e i 40.000 dottorandi rischiano di essere lasciati senza alcuna prospettiva di carriera;

    21) per provare a contrastare il fenomeno del precariato strutturale, in attuazione della milestone M4C2-4, Riforma 1.1. del Piano nazionale di ripresa e resilienza, è stata adottata la legge 29 giugno 2022, n. 79 di conversione del decreto-legge n. 36 del 2022 che, modificando la legge 30 dicembre 2010, n. 240, all'articolo 22 ha introdotto i contratti di ricerca in sostituzione dei vecchi assegni, passando da una tipologia contrattuale di tipo parasubordinato ad un contratto di lavoro subordinato, la cui durata complessiva non può superare i cinque anni, e ha sostituito la figura del ricercatore a tempo determinato di tipo A e B con la figura del ricercatore a tempo determinato in tenure track (Rtt);

    22) tuttavia, l'applicazione del contratto è stata ostacolata da un iniziale mancato accordo in sede di contrattazione collettiva per quanto concerneva la retribuzione e, successivamente, dalla mancanza di finanziamenti pubblici necessari per attuarlo. In questa sede, anziché reperire le risorse necessarie, l'Esecutivo nella figura del Ministro Bernini, ha deciso, a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo, di aggirare l'applicazione del contratto, reintroducendo nuove figure precarie, gli incarichi di ricerca e gli incarichi post-doc, disciplinati in maniera analoga rispettivamente ai precedenti istituti degli assegni di ricerca e dei ricercatori a tempo determinato di tipo A;

    23) l'introduzione di queste due nuove figure è stata giustificata dalla necessità di dotare l'ordinamento italiano di uno strumento contrattuale per poter assumere i beneficiari italiani dei progetti Marie Sklodowska-Curie Actions (Msca) nell'ambito dello schema del doctoral network (12 progetti vinti in Italia nel 2024, per un totale di circa 60 dottorandi). Tuttavia, sarebbe stato possibile risolvere tale problematica attraverso una modifica delle disposizioni normative del contratto di ricerca, senza creare necessariamente due nuove figure che rischiano di esporre il nostro Paese ad un possibile reversal della riforma da parte della Commissione europea;

    24) lo stesso Parlamento europeo, nella sopracitata risoluzione del 17 gennaio 2024, riconosce che: «la precarietà che persiste nel settore comporta gravi ripercussioni per la libertà della ricerca scientifica» e per questo motivo «difende i diritti del lavoro dei ricercatori scientifici, la valorizzazione delle loro carriere, la stabilità dei contratti di lavoro e l'accesso a sistemi di protezione sociale completi»;

    25) investire nella ricerca e nell'aumento delle retribuzioni dei ricercatori rappresenta dunque la soluzione per restituire dignità alla figura professionale del ricercatore italiano, nonché per rendere più attrattivo il nostro Paese anche per coloro che dall'estero vorrebbero svolgere i propri progetti di ricerca in Italia;

    26) tuttavia, l'Italia registra una percentuale della spesa per ricerca pubblica sul prodotto interno lordo (Pil) tra le più basse d'Europa: è stata a lungo intorno allo 0,50 per cento del Pil, è salita allo 0,70 per cento con i finanziamenti straordinari del PNRR, ma con l'esaurirsi di quei fondi rischia di tornare ai livelli di partenza. Secondo i dati Ocse, nel 2021 la spesa per l'università in Italia era pari all'1,5 per cento della spesa pubblica totale, contro il 2,5 per cento della media dei Paesi dell'Unione europea;

    27) a fronte degli scarsi investimenti pubblici nel settore della ricerca e dello sviluppo, le imprese rappresentano la fonte di investimento maggiore: secondo i dati Istat pubblicati a settembre 2024, sui 27.286 miliardi investiti in «Ricerca e sviluppo» nel 2022, 16.270 miliardi provengono dalle imprese (59,6 per cento) e i numeri restano simili anche nel 2023 (su 27.939 miliardi totali, la spesa dei privati è di 16.222);

    28) la principale voce di investimento risulta essere la ricerca applicata, che mira a utilizzare le conoscenze di base per risolvere problemi specifici o per sviluppare prodotti e servizi ed è quindi favorita dalle imprese (con un incremento del 7 per cento nel 2022), seguita dalla ricerca di base (cosiddetta blue sky), la quale si focalizza sull'ampliamento della conoscenza teorica e fondamentale, senza un'immediata applicazione pratica;

    29) dunque, secondo i dati, dalle istituzioni pubbliche, istituzioni private non profit e dalle imprese provengono più risorse per la ricerca applicata e di base, mentre non si registrano incrementi nella spesa per lo sviluppo sperimentale;

    30) pertanto, sebbene la collaborazione delle imprese nel settore della ricerca e dello sviluppo sia fondamentale per garantire una continuità di finanziamenti, gli investimenti del tessuto produttivo si concentrano quasi esclusivamente nel settore della ricerca applicata e, dunque, sarebbe auspicabile un incremento delle risorse da parte del settore pubblico nel settore della ricerca di base (o blue sky), fondamentale per lo sviluppo economico e sociale del nostro Paese;

    31) le rigide politiche dell'amministrazione statunitense rischiano di minacciare i principi democratici di libertà e indipendenza della ricerca e, in questo contesto, l'Italia, con le sue eccellenze, dovrebbe farsi promotrice di una collaborazione tra le diverse comunità scientifiche presenti a livello europeo e mondiale finalizzata a tutelare la ricerca libera e indipendente da qualsiasi ingerenza politica e ideologica;

    32) tuttavia, affinché il nostro Paese diventi maggiormente attrattivo per i ricercatori internazionali, risulta fondamentale investire risorse pubbliche per permettere a coloro che decidono di diventare ricercatori in Italia di poter affrontare un percorso di reclutamento chiaro e trasparente, che preveda una stabilità dei contratti di lavoro, la valorizzazione della carriera accademica e professionale, l'accesso a sistemi di protezione sociale completi e, soprattutto, una retribuzione dignitosa e proporzionata all'importanza che il settore della ricerca rappresenta per il progresso della nostra società,

impegna il Governo:

1) ad adottare urgentemente tutte le iniziative volte a reperire le risorse necessarie da destinare agli investimenti nel settore della ricerca pubblica, in particolare quella di base (o blue sky), al fine di garantire i principi democratici di libertà e indipendenza della ricerca, così come sanciti dall'articolo 33 della Costituzione e dall'articolo 13 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea;

2) ad adottare tutte le iniziative necessarie finalizzate ad avviare una collaborazione istituzionale tra le istituzioni europee, gli Stati membri dell'Unione europea e i Paesi extra Ue, tra cui gli Stati Uniti d'America, finalizzata a rendere gli investimenti in ricerca e sviluppo prioritari rispetto alle decisioni di spesa e a tutelare i principi di libertà e indipendenza della ricerca da ogni forma di censura e ideologia politica, soprattutto in relazione ai recenti tentativi di sospensione di progetti legati alle tematiche sociali, tra i quali gli studi di genere, le diseguaglianze razziali e i diritti delle persone Lgbtq+;

3) ad adottare tutte le iniziative necessarie finalizzate a promuovere sia la ricerca nazionale, garantendo a coloro che desiderano intraprendere una carriera da ricercatore in Italia tutte le tutele giuslavoristiche ed economiche, sia internazionale, favorendo lo scambio di risorse, idee e collaborazioni con le altre comunità scientifiche al fine di contribuire collettivamente al progresso globale;

4) ad adottare tutte le iniziative necessarie finalizzate a delineare un quadro normativo chiaro che disciplini un sistema di reclutamento ciclico, trasparente, ordinato e strutturato, conforme ai più elevati standard europei e basato su una valutazione del fabbisogno assunzionale, al fine di evitare la frammentazione che caratterizza l'attuale percorso del pre-ruolo e la tardiva assunzione in ruolo;

5) ad adottare tutte le iniziative necessarie, anche di carattere normativo, volte a reperire le risorse finanziarie da destinare all'incremento delle retribuzioni dei ricercatori, al fine di restituire dignità ad una professione cruciale per lo sviluppo scientifico ed economico nazionale ed internazionale e di rendere l'Italia una destinazione ambita per la ricerca scientifica da parte della comunità internazionale;

6) ad adottare urgentemente tutte le iniziative, anche di carattere normativo, volte a reperire le risorse necessarie per sostenere gli atenei tradizionali e gli enti di ricerca nazionali nell'attuazione dei contratti ricerca, nonché effettuare le opportune modifiche alla legge 30 dicembre 2010, n. 240 per ampliare la partecipazione alle borse europee Marie Sklodowska-Curie actions anche ai ricercatori non ancora in possesso di dottorato di ricerca e rivedere le disposizioni concernenti l'istituzione degli incarichi di ricerca e degli incarichi post-doc, introdotte dalla legge 5 giugno 2025 n. 79 di conversione del decreto-legge n. 45 del 2025, al fine di contrastare l'ormai insostenibile fenomeno del precariato nel mondo della ricerca;

7) ad adottare tutte le iniziative necessarie finalizzate ad attuare politiche di promozione degli investimenti nella ricerca applicata da parte delle imprese, cruciali per lo sviluppo del tessuto produttivo nazionale, garantendo, in ogni caso, gli stanziamenti di risorse pubbliche necessari a favorire la ricerca di base (blue sky) da parte degli enti di ricerca e delle università, al fine di incoraggiare l'innovazione scientifica e sociale.
(1-00458) «Caso , Orrico , Amato , Francesco Silvestri , Pavanelli , Appendino , Cappelletti , Ferrara , L'Abbate , Carmina , Auriemma , Ilaria Fontana ».


   La Camera,

   premesso che:

    1) la mobilità internazionale dei ricercatori rappresenta un elemento fondamentale per l'avanzamento della scienza, la contaminazione delle conoscenze e lo sviluppo di reti di collaborazione globale, ma produce effetti positivi solo se non si traduce in una fuga unidirezionale di talenti verso altri Paesi;

    2) la piena circolazione dei ricercatori genera «brain circulation» e innovazione solo quando lo spostamento di talenti non è unidirezionale; per questo l'Italia deve trasformarsi da «Paese di partenza» a Paese – ponte e, soprattutto, Paese – destinazione per capitale umano altamente qualificato;

    3) essere un Paese attrattivo per i ricercatori stranieri – europei ed extraeuropei – costituisce un elemento strategico per il rafforzamento del sistema nazionale della ricerca, dell'innovazione e della competitività economica e sociale;

    4) l'attuale contesto internazionale offre un vantaggio competitivo all'Europa, anche a fronte della decisione degli Stati Uniti di limitare l'arrivo di studenti e studiosi stranieri;

    5) l'attrazione dei migliori talenti rappresenta un obiettivo prioritario del Governo, infatti, in questo scenario, l'Italia ha l'occasione – e la responsabilità – di inserirsi con determinazione nella competizione internazionale per attrarre i migliori talenti, anche al fine di contrastare il fenomeno che vede da decenni i nostri ricercatori recarsi all'estero;

    6) da almeno un decennio alcuni Paesi stanno arricchendo l'organico delle proprie università più all'avanguardia di talenti occidentali e internazionali, attraverso campagne di reclutamento che puntano sulla competitività del salario, sull'abbondanza di risorse messe a disposizione dei singoli docenti, sulla stabilità dei contratti offerti;

    7) che la politica di reclutamento di questi Paesi funzioni è dimostrato dall'ascesa di numerose università cinesi nei ranking accademici internazionali. A maggior ragione l'Europa e l'Italia devono quindi massimizzare la propria attrattività internazionale — per evitare di venire sopraffatte dalla competizione aggressiva degli atenei, e che questi ultimi traggano un vantaggio spropositato dalla chiusura, auspicabilmente momentanea, messa in atto dagli Stati Uniti;

    8) gli atenei e gli enti di ricerca italiani devono poter compiere un salto di qualità nella capacità di accoglienza e valorizzazione delle competenze, proponendosi come luoghi in cui sia possibile realizzare con continuità e stabilità percorsi di ricerca di alto livello;

    9) per raggiungere questo obiettivo è necessario continuare a mettere in campo misure strutturali che investano sulla qualità del sistema della ricerca, sulla valorizzazione del merito e sull'abbattimento degli ostacoli burocratici;

    10) tra i principali fattori di attrattività vi sono: l'esistenza di strutture adeguate, l'accesso a finanziamenti stabili e competitivi, la trasparenza e rapidità nei processi di valutazione, la ristrutturazione in senso meritocratico delle procedure concorsuali (ad esempio ponendo un limite di anni dal conseguimento del dottorato di ricerca per l'accesso ai concorsi per le posizioni entry level), la semplificazione delle procedure amministrative e la certezza nelle prospettive di carriera;

    11) un'efficace attrazione di talenti richiede interventi di varia natura quali infrastrutture di laboratorio di livello mondiale, una fiscalità competitiva sul reddito di ricerca, procedure snelle per gli acquisti, procedure di visto veloci, percorsi di tenure track trasparenti, e incentivi al co-investimento di imprese, fondazioni e venture capital;

    12) l'attuale Governo sta gettando i semi per creare un ambiente di ricerca più fertile, più aperto, internazionale e competitivo, ma, soprattutto, più accogliente. L'azione di Governo mira costantemente al consolidamento e al potenziamento delle infrastrutture di ricerca al fine di attrarre ricercatori da tutto il mondo;

    13) nel nostro Paese vi sono importantissime infrastrutture di ricerca che costituiscono attrazione per i ricercatori da tutto il mondo, tra le quali Virgo, che, su scala globale, è uno dei pochi rivelatori di onde gravitazionali situato in Italia a Cascina; gli altri rivelatori si trovano negli Stati Uniti (Ligo), uno in Germania (Geo 600) e uno in Giappone (Kagra). I Laboratori nazionali del Gran Sasso (dell'Istituto nazionale di fisica nucleare), che sono tra i più grandi laboratori sotterranei al mondo dedicati alla fisica delle particelle, destinatari di rilevanti finanziamenti pubblici, e, ancora, il supercomputer Leonardo, che rappresenta oggi una delle strutture di calcolo più avanzate del mondo, posizionandosi al quarto posto nella classifica Top500 dei supercomputer più potenti a livello globale ed è il secondo in Europa;

    14) il Ministero dell'università e della ricerca, al fine di attrarre ricercatori dall'estero e rafforzare la posizione dell'Italia nella ricerca scientifica internazionale, sta promuovendo e valorizzando infrastrutture di ricerca internazionali avanzate, tra queste high-performance computing, big data e quantum computing; agri-tech; mobilità sostenibile; biodiversità; terapia genica e farmaci basati sulla tecnologia Rna; 11 ecosistemi regionali dell'innovazione; 33 infrastrutture di ricerca e 15 infrastrutture di innovazione tecnologica; Partenariati estesi;

    15) l'Italia sta investendo circa 11 miliardi di euro nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, con iniziative chiave come la creazione di cinque Centri nazionali di ricerca su priorità strategiche, il rafforzamento di un sistema integrato di infrastrutture di ricerca e innovazione, con un finanziamento di oltre 1,5 miliardi di euro, e bandi dedicati ad attrarre giovani ricercatori di alto profilo, vincitori di finanziamenti europei come Erc;

    16) solo investendo in infrastrutture scientifiche avanzate, è possibile attrarre talenti, promuovere, in maniera stabile, l'innovazione scientifica e tecnologica grazie al connubio tra circolazione dei saperi e infrastrutture. Si tratta di dar vita a luoghi dove scienza, cultura e qualità della vita sono destinati ad incontrarsi;

    17) in questa prospettiva, per coinvolgere i migliori ricercatori, il Ministero dell'università e della ricerca ha previsto uno stanziamento record, pari a 475 milioni di euro, con il terzo bando del Fondo italiano per la scienza (Fis), per il finanziamento di progetti di ricerca di elevato contenuto scientifico, del valore minimo di un 1 milione di euro fino ad un massimo di 1,9 milioni di euro e ha, inoltre, già finanziato, mediante la pubblicazione di un avviso da 50 milioni di euro, le proposte progettuali di almeno 50 giovani ricercatori vincitori dei bandi Erc Starting Grants o Erc Consolidator Grants, nell'ambito dei programmi Horizon 2020 e Horizon Europe, attualmente in servizio presso un'università o un ente di ricerca all'estero;

    18) ancora, il Programma «Rita Levi Montalcini» offre costantemente percorsi di rimpatrio dall'estero per ricercatori, attraverso contratti triennali e opportunità di avanzamento di carriera, sostenuti da un finanziamento di 25,5 milioni di euro;

    19) inoltre, il Ministro dell'università e della ricerca, in collaborazione con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con il supporto dell'Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) è impegnato in un articolato programma di attività internazionali e di diplomazia scientifica a sostegno della candidatura italiana ad ospitare in Sardegna nel sito di Sos Enattos l'Einstein telescope (ET), il più grande rilevatore al mondo di onde gravitazionali. Al fine di sostenere la candidatura, il Ministro Bernini ha costituito un tavolo tecnico-scientifico presieduto da Giorgio Parisi e ha realizzato un white paper, già condiviso con altri Paesi. Il documento descrive il progetto e i punti di forza del sito di Sos Enattos e costituisce uno strumento per valorizzare la proposta italiana e fornire informazioni ai Paesi interessati; qualora l'Italia riuscisse a vincere la competizione con gli altri Paesi candidati (l'Olanda) sorgerebbe in Sardegna una infrastruttura di ricerca unica, polo di attrazione per ricercatori di tutto il mondo;

    20) sul fronte dell'attrattività, il regime fiscale per i ricercatori rientrati in Italia è estremamente favorevole, prevedendo una riduzione della base imponibile fino al 90 per cento e con un'estensione temporale addirittura fino a 13 anni, per chi ha tre figli o acquista immobili;

    21) tutte queste iniziative riflettono l'impegno dell'Italia nel trasformare sforzi isolati in una strategia europea coesa, garantendo che un'applicazione efficace dei principi dello Spazio europeo della ricerca (Era) diventi un baluardo di autonomia e innovazione;

    22) il presente testo pone l'accento su meritocrazia, sussidiarietà, partenariato pubblico-privato e semplificazione normativa, in linea con la visione liberale e pro-competitività dell'area di centro-destra,

impegna il Governo:

1) a proseguire con ogni iniziativa utile nell'ambiziosa strategia nazionale per l'attrazione e la permanenza in Italia di ricercatori europei ed extraeuropei, con particolare attenzione alle opportunità derivanti dalla nuova geografia della mobilità scientifica internazionale;

2) a continuare nell'impegno massiccio di promozione ricerca di base e applicata, incrementando ulteriormente le risorse pubbliche destinate alla stessa, favorendo l'accesso a fondi competitivi da parte dei giovani ricercatori e dei gruppi emergenti;

3) a promuovere un contesto normativo e amministrativo favorevole alla mobilità in ingresso, mediante procedure semplificate per il rilascio dei visti, dei permessi di soggiorno e per il riconoscimento dei titoli accademici e professionali;

4) a rafforzare i meccanismi di reclutamento e progressione di carriera in base al merito, attraverso procedure trasparenti, valutazioni scientifiche indipendenti e la riduzione delle barriere all'accesso per i candidati internazionali;

5) a sostenere le università e gli enti di ricerca nella creazione di ambienti accademici internazionali, promuovendo programmi di accoglienza, supporto logistico e integrazione sociale per i ricercatori stranieri e le loro famiglie;

6) ad avviare una campagna di promozione internazionale dell'Italia come destinazione scientifica, in coordinamento con le reti diplomatiche, culturali e universitarie, dirette al consolidamento della posizione dell'Italia nella ricerca scientifica avanzata e alla promozione della collaborazione internazionale.
(1-00460) «Tassinari , Amorese , Sasso , Bicchielli , Dalla Chiesa , Cangiano , Latini , Mulè , Colombo , Matone , Di Maggio , Miele , Matteoni , Mollicone , Perissa , Roscani ».


   La Camera,

   premesso che:

    1) le attività di ricerca, sviluppo e innovazione rappresentano un pilastro strategico per la crescita economica, la competitività e la sostenibilità di un Paese. In un contesto globale segnato da forti instabilità geopolitiche, cambiamenti climatici, transizione digitale ed energetica, la ricerca scientifica si configura come una leva imprescindibile per affrontare sfide complesse e costruire un modello di sviluppo più resiliente e autonomo;

    2) numerosi rapporti internazionali, tra cui il Rapporto Draghi (European Commission, «The future of European competitiveness», settembre 2024), hanno ribadito con forza come investire in ricerca scientifica non significhi soltanto produrre conoscenza, ma attivare un circolo virtuoso capace di aumentare la produttività, generare innovazione, stimolare occupazione qualificata e rafforzare la posizione dell'Italia nel contesto europeo e globale. I benefici della ricerca non sono confinati alle sole istituzioni che la conducono: le ricadute positive coinvolgono l'intero sistema economico e sociale, contribuendo a migliorare il benessere collettivo;

    3) l'Italia, da anni, si trova ad affrontare una persistente crisi nel settore della ricerca pubblica e universitaria, testimoniata da numerosi indicatori ufficiali. Secondo l'Istat, nel 2022 la spesa complessiva per ricerca e sviluppo interna è stata di circa 27,3 miliardi di euro, pari all'1,37 per cento del Prodotto interno lordo. Nel 2023, i dati preliminari indicano un lieve aumento della spesa a 27,9 miliardi di euro, ma l'incidenza sul Prodotto interno lordo è scesa all'1,31 per cento, segnando un calo rispetto all'anno precedente. Questi valori sono significativamente inferiori alla media dell'Unione europea, che nel 2022 si attestava al 2,27 per cento del Prodotto interno lordo, e distanti dai principali Paesi europei come la Germania (3,1 per cento) e la Francia (2,2 per cento);

    4) la spesa pubblica per la ricerca ovvero quella sostenuta da università, enti pubblici di ricerca e istituzioni non profit – si attesta intorno allo 0,5 per cento del Prodotto interno lordo, un dato che riflette un sottofinanziamento strutturale del sistema universitario e della ricerca pubblica in Italia, con effetti negativi diretti sulla capacità di innovazione del sistema produttivo e sulla qualità dell'offerta formativa universitaria;

    5) il Rapporto Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca) 2023 ha inoltre evidenziato come le carriere accademiche in Italia siano sempre più caratterizzate da lunghi periodi di precarietà, bassi salari e assenza di prospettive chiare, con un impatto negativo sulla capacità di trattenere giovani ricercatori e ricercatrici altamente qualificati;

    6) secondo l'ultimo report della Corte dei conti sull'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (2024), le risorse previste per la valorizzazione del capitale umano nella ricerca non sono ancora pienamente operative e risultano in molti casi sottoutilizzate, aggravando ulteriormente la crisi di attrattività del sistema ricerca italiano;

    7) l'Istat ha rilevato che il saldo migratorio netto dei giovani laureati italiani è negativo in modo crescente negli ultimi anni. Solo nel 2023, gli espatri di giovani laureati di età compresa tra i 25 e i 34 anni sono stati 21.000, con un incremento del 21,2 per cento rispetto all'anno precedente, mentre i rientri si sono attestati a 6.000 unità, in calo del 4,1 per cento rispetto al 2022, con una perdita netta di 16.000 giovani risorse qualificate in un solo anno. Il 2024 segna un record assoluto, con 191.000 emigrazioni complessive. Questi dati evidenziano una crescente emigrazione di giovani altamente qualificati, sottolineando una crisi di attrattività del sistema di ricerca e lavoro italiano, con un impatto diretto sulla capacità del Paese di innovare, competere e crescere;

    8) a peggiorare questo quadro, si aggiunge la recente riforma del preruolo universitario introdotta con la legge 29 dicembre 2022. n. 197 (legge di bilancio per il 2023), che ha modificato il sistema di accesso alla carriera accademica sostituendo i contratti RTD-A e RTD-B (ricercatore a tempo determinato di tipo A e B) con un unico contratto a tempo determinato di durata triennale eventualmente rinnovabile per ulteriori due anni. La riforma ha introdotto nuovi percorsi di accesso, ma senza fornire adeguate garanzie in termini di stabilità, continuità di carriera e sostenibilità economica. Tale riforma rischia di consolidare una condizione di precarietà strutturale, scoraggiando l'ingresso delle nuove generazioni nel sistema della ricerca e contribuendo alla marginalizzazione del ruolo della ricerca universitaria pubblica;

    9) il regime agevolato, cosiddetto «rientro dei cervelli», per attrarre in Italia ricercatori e professionisti altamente qualificati residenti all'estero, introdotto originariamente con il decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 147, ha rappresentato, nel tempo, uno degli strumenti fiscali più efficaci per contrastare la cosiddetta «fuga dei cervelli» e attrarre capitale umano, know-how e competenze nei settori della ricerca scientifica, della formazione universitaria dell'imprenditoria innovativa e dei servizi avanzati;

    10) tale regime è stato oggetto di successivi interventi legislativi che ne hanno progressivamente ampliato la platea dei beneficiari e rafforzato l'attrattività. Fino al 2023, il sistema prevedeva un'esenzione fiscale dei redditi da lavoro prodotti in Italia (maggiorata per chi trasferiva la residenza in regioni del Mezzogiorno), per una durata di cinque anni, prorogabile fino a dieci in presenza di figli a carico o a fronte dell'acquisto di un immobile adibito ad abitazione principale. Il beneficio è stato poi esteso anche a lavoratori non necessariamente in possesso di requisiti di elevata qualificazione o specializzazione, rendendo il regime uno strumento concreto e accessibile per un'ampia fascia di professionisti, ricercatori, accademici, manager e startupper italiani residenti all'estero, con effetti positivi sull'occupazione, sull'innovazione nei settori ad alta intensità di conoscenza e, in alcuni casi, sugli investimenti immobiliari;

    11) con il decreto legislativo 27 dicembre 2023, n. 209, il Governo Meloni ha introdotto una riforma fortemente restrittiva del regime. La nuova disciplina, contenuta all'articolo 5 del decreto in attuazione della delega fiscale (legge 9 agosto 2023, n. 111), modifica profondamente i presupposti e le condizioni dell'agevolazione. In particolare: la detassazione viene ridotta al 50 per cento del reddito (60 per cento per i soggetti con figli minori), con un tetto massimo di 600.000 euro annui, l'agevolazione ha durata fissa di cinque anni e non è più prorogabile, neanche in presenza di figli o acquisto di abitazione principale, il lavoratore deve essere stato residente all'estero per almeno tre anni (anziché due), deve impegnarsi a risiedere fiscalmente in Italia per almeno quattro anni (anziché due), l'attività lavorativa in Italia deve derivare da un rapporto di lavoro «nuovo» e con un datore diverso da quello presso cui era impiegato all'estero;

    12) tali modifiche rischiano di produrre un effetto contrario a quello auspicato: ovvero una netta riduzione dell'attrattività del sistema Italia nei confronti di cittadini altamente qualificati, soprattutto italiani all'estero, che valutano il rientro per motivi professionali e familiari. Le nuove restrizioni escludono, ad esempio, chi rientra nel contesto di una mobilità internazionale all'interno dello stesso gruppo aziendale o universitario, penalizzano chi intende investire stabilmente nel Paese (acquisto casa, figli) e riducono l'incentivo per giovani professionisti e ricercatori che non dispongano di riconoscimenti formali di «alta qualificazione», pur essendo attivi in settori strategici;

    13) la legge 30 dicembre 2023, n. 213 (legge di bilancio per il 2024) ha inoltre previsto un taglio pari a circa 173 milioni di euro al Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) delle università, misura che rischia di compromettere la già fragile tenuta degli atenei pubblici, riducendo l'offerta formativa e la possibilità di attivare contratti per giovani docenti e ricercatori. In parallelo, la quota di personale precario negli atenei ha raggiunto il 42 per cento, alimentando una diffusa instabilità lavorativa e professionale;

    14) si rileva, altresì, che il Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca (Foe), principale strumento di finanziamento delle attività degli enti pubblici di ricerca vigilati dal Ministero dell'università e della ricerca, risulta da anni sottofinanziato e privo di una programmazione pluriennale stabile, con ricadute dirette sulla qualità della ricerca, sulla continuità dei progetti e sulla possibilità di reclutare e trattenere personale altamente qualificato. Tale sottofinanziamento, aggravato dall'inflazione e dall'aumento dei costi strutturali, ha compromesso la competitività internazionale del sistema della ricerca pubblica italiana, contribuendo anch'esso al fenomeno della mobilità in uscita dei ricercatori;

    15) il sistema universitario italiano si trova, quindi, ad affrontare un duplice problema: da un lato, l'incapacità di valorizzare adeguatamente i propri talenti. Dall'altro, la difficoltà ad attrarre studiosi dall'estero, anche a causa della complessità delle procedure burocratiche, del basso livello retributivo e dell'assenza di un chiaro percorso di carriera per i giovani ricercatori;

    16) tale quadro si colloca in un contesto internazionale in rapido mutamento. Negli Stati Uniti, la seconda amministrazione Trump ha avviato una serie di provvedimenti che hanno avuto impatti profondi sul sistema della ricerca e dell'istruzione superiore. In particolare, agenzie come la National Science Foundation (Nsf), la Food and Drug Administration (Fda) e i National Institutes of Health (Nih) hanno subito drastici tagli ai finanziamenti e al personale, con una riduzione del 70 per cento del budget dell'Nsf e un ridimensionamento dell'operatività degli Nih;

    17) nel mondo si registrano sempre più frequenti episodi di interferenza politica nel settore accademico, con conseguenze rilevanti sia sul piano del finanziamento che della libertà scientifica. In particolare, istituzioni universitarie di alto profilo, quali la Tufts University e la Columbia University, sono state oggetto di interventi da parte delle autorità federali, tra cui l'apertura di procedimenti ispettivi da parte del Dipartimento dell'istruzione e la sospensione di erogazioni finanziarie, in ragione di prese di posizione, da parte di studenti e docenti, ritenute espressive di solidarietà nei confronti della popolazione palestinese. Tali misure configurano un potenziale pregiudizio per l'autonomia universitaria e per la libertà di espressione accademica, contribuendo alla diffusione di un clima di pressione istituzionale e censura ideologica incompatibile con i principi fondamentali dello Stato di diritto e con i valori della ricerca libera e indipendente;

    18) è stata avviata in sostanza una sistematica revisione ideologica dei progetti finanziati, con la sospensione o il blocco di studi approvati su tematiche sociali considerate «incompatibili» con la linea politica dell'Amministrazione. Per tale motivo, l'American civil liberties union (Aclu) ha intentato una causa per violazione della libertà accademica, sottolineando la gravità dell'ingerenza governativa sui contenuti della ricerca;

    19) tali misure hanno generato un clima di insicurezza e autocensura, con effetti allarmanti anche fuori dagli Stati Uniti. Secondo un sondaggio pubblicato dalla rivista Nature nel marzo 2025, oltre il 75 per cento dei ricercatori intervistati che operano negli Usa ha dichiarato di voler lasciare il Paese. Europa e Canada sono indicate come mete privilegiate, mentre università e istituzioni europee – tra cui quelle di Belgio, Francia, Spagna e Paesi Bassi – hanno già attivato programmi straordinari per accogliere questi ricercatori;

    20) l'Italia, nonostante sia costituzionalmente uniformata al principio di libertà della scienza, tutelando e promuovendo la ricerca scientifica e tecnica, risulta assente da tale mobilitazione volta a tutelare la libertà accademica e ad attrarre ricercatori statunitensi colpiti dalle misure restrittive adottate dall'attuale Amministrazione americana. In particolare, il nostro Paese non risulta tra gli Stati membri dell'Unione europea (tredici Paesi) che, nel marzo 2025, hanno sottoscritto la lettera indirizzata alla Commissaria europea per l'innovazione, ricerca, cultura, educazione e gioventù, Ekaterina Zaharieva, con la quale è stata proposta una strategia condivisa per accogliere i talenti scientifici a rischio e difendere i princìpi di libertà scientifica e autonomia della ricerca;

    21) nonostante il contesto internazionale offra oggi un'occasione storica per rafforzare il ruolo dell'Europa – e dei suoi Stati membri come polo globale della ricerca e dell'innovazione, l'Italia non ha ancora elaborato, né attuato alcuna strategia nazionale di sistema finalizzata a cogliere questa opportunità, né ha definito una visione strutturata e coordinata di attrazione del capitale umano altamente qualificato;

    22) questa passività rischia di rafforzare il divario tra l'Italia e gli altri Paesi europei in materia di ricerca e innovazione, proprio in un momento in cui il contesto geopolitico potrebbe favorire l'insediamento in Europa – e in Italia – di migliaia di scienziati e accademici in fuga da contesti repressivi,

impegna il Governo:

1) a elaborare e adottare un piano strategico nazionale pluriennale per la ricerca e l'alta formazione, finalizzato al rafforzamento del sistema scientifico nazionale attraverso investimenti strutturali in infrastrutture, capitale umano e strumenti di finanziamento, con l'obiettivo di riportare la spesa pubblica in ricerca e sviluppo in linea con la media dei Paesi Ocse ed europei e contrastare in modo sistemico il fenomeno della «fuga dei cervelli»;

2) a promuovere un'urgente revisione della riforma del preruolo universitario introdotta dal decreto ministeriale 30 giugno 2022, n. 247, al fine di:

  a) garantire percorsi professionali più chiari, sostenibili e meritocratici per i giovani ricercatori;

  b) ridurre la precarietà strutturale del sistema accademico, superando l'attuale sistema dei contratti a tempo determinato privi di reali prospettive di stabilizzazione;

  c) favorire l'accesso alla carriera universitaria delle nuove generazioni attraverso meccanismi trasparenti e valorizzazione del merito scientifico;

3) ad adottare iniziative normative volte a ripristinare, in forma strutturale e potenziata, il regime agevolativo per il «rientro dei cervelli», modificato in senso restrittivo con l'articolo 5 della legge 30 dicembre 2023, n. 213 (legge di bilancio per il 2024);

4) ad adottare iniziative per garantire un incremento progressivo e stabile delle risorse destinate al Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca (Foe) e al Fondo per il finanziamento ordinario delle università (Ffo), accompagnato da una riforma della governance dei finanziamenti volta ad assicurare la trasparenza, la prevedibilità e la continuità delle risorse, indipendentemente dalle contingenze politiche e con un orizzonte almeno triennale, prevedendo altresì misure di incentivo per il rafforzamento della ricerca di base, elemento essenziale per lo sviluppo della conoscenza e dell'innovazione scientifica nel lungo periodo;

5) ad adottare iniziative normative per introdurre disposizioni per riconoscere la cittadinanza italiana a studenti stranieri che risiedano e conseguano in Italia un titolo di laurea magistrale, dottorato o titolo equipollente, quale strumento di attrazione e fidelizzazione del capitale umano formato nelle nostre università, in particolare ai fini della permanenza di ricercatori qualificati nel nostro paese;

6) ad assumere iniziative volte a realizzare una semplificazione burocratica e amministrativa, anche in raccordo con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al fine di accelerare le procedure di ingresso, rilascio del permesso di soggiorno e riconoscimento dei titoli di studio per i ricercatori e le ricercatrici che intendano trasferirsi in Italia, in particolare provenienti da contesti internazionali caratterizzati da restrizioni alla libertà accademica, come nel caso attuale degli Stati Uniti d'America;

7) a sostenere, anche in sede europea, una strategia condivisa tra gli Stati membri dell'Unione europea per il rafforzamento della libertà accademica e della cooperazione scientifica internazionale, promuovendo iniziative di accoglienza dei ricercatori che, a causa di restrizioni ideologiche e tagli alla ricerca nei rispettivi Paesi di origine, intendano proseguire la propria attività in contesti rispettosi dell'autonomia scientifica, come nel caso della crisi del sistema accademico statunitense sotto l'Amministrazione Trump.
(1-00461) «Boschi ».


PROPOSTA DI LEGGE: SQUERI ED ALTRI: ISTITUZIONE DELLA GIORNATA DELLA RISTORAZIONE (A.C. 1672-A)

A.C. 1672-A – Parere della V Commissione

PARERE DELLA V COMMISSIONE
SUL TESTO DEL PROVVEDIMENTO

Sul testo del provvedimento in oggetto:

PARERE FAVOREVOLE

con la seguente condizione, volta a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione:

  all'articolo 2, apportare le seguenti modificazioni:

   al comma 1, terzo periodo, sostituire le parole: dall'anno 2025 con le seguenti: dall'anno 2026;

   al comma 2, terzo periodo, sostituire le parole: dall'anno 2025 con le seguenti: dall'anno 2026.

  Conseguentemente, all'articolo 4, comma 1, apportare le seguenti modificazioni:

   sostituire le parole: dall'anno 2025 con le seguenti: dall'anno 2026;

   sostituire le parole: bilancio triennale 2024-2026 con le seguenti: bilancio triennale 2025-2027;

   sostituire le parole: per l'anno 2024 con le seguenti: per l'anno 2025.

A.C. 1672-A – Articolo 1

ARTICOLO 1 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 1.
(Istituzione della Giornata
della ristorazione)

  1. La Repubblica riconosce il terzo sabato del mese di maggio di ogni anno quale Giornata della ristorazione, di seguito denominata «Giornata», al fine di valorizzare e rafforzare il ruolo della ristorazione italiana nelle sue diverse forme e tipologie, perseguendo i valori della relazione, della condivisione, del convivio e della comunità, e ispirandosi ai seguenti princìpi:

   a) inclusione e sostenibilità ambientale, economica, sociale, generazionale e imprenditoriale;

   b) qualificazione dell'offerta attraverso la promozione delle tradizioni gastronomiche e dell'utilizzo dei prodotti agroalimentari sostenibili e di qualità;

   c) sicurezza e legalità attraverso il rispetto delle regole e l'adozione di tutti i comportamenti utili a favorire la salubrità alimentare, la trasparenza e la tracciabilità nonché il contrasto dei comportamenti lesivi della dignità del settore;

   d) promozione di un sistema alimentare più equo, sano e rispettoso del lavoro e dell'ecosistema;

   e) promozione dell'immagine della ristorazione, valorizzando la tradizione gastronomica italiana quale eccellenza riconosciuta nello scenario internazionale.

  2. La Giornata costituisce un evento diffuso che coinvolge i pubblici esercizi della ristorazione situati in Italia e all'estero, quali agenzie culturali del territorio e del made in Italy.
  3. La Giornata non determina gli effetti civili di cui alla legge 27 maggio 1949, n. 260.

A.C. 1672-A – Articolo 2

ARTICOLO 2 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 2.
(Iniziative per la celebrazione)

  1. In occasione della Giornata di cui all'articolo 1, il Ministero delle imprese e del made in Italy, di concerto con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e con il Ministero del turismo, sentite le associazioni datoriali di categoria maggiormente rappresentative del settore della ristorazione, promuove un'iniziativa di approfondimento interamente dedicata ai valori e ai princìpi di cui al medesimo articolo 1, nel corso della quale è data evidenza alle manifestazioni previste per la celebrazione della Giornata, anche ai sensi del comma 4. Per ciascuna ricorrenza annuale della Giornata è prevista l'individuazione di un tema simbolico della ristorazione ispirato ai valori e princìpi di cui all'articolo 1, che è associato alle iniziative e alle manifestazioni previste per la celebrazione della Giornata medesima. Ai fini dell'attuazione del presente comma è autorizzata la spesa di 42.000 euro annui a decorrere dall'anno 2025.
  2. In occasione dell'iniziativa promossa ai sensi del comma 1 sono conferite dieci medaglie agli imprenditori del settore della ristorazione che si sono contraddistinti per meriti negli ambiti della sostenibilità, dell'inclusione, dell'innovazione, della sicurezza e legalità e dell'immagine della filiera della ristorazione. Ai fini del conferimento della medaglia di cui al presente comma, gli imprenditori operanti all'estero devono essere in possesso della certificazione di cui all'articolo 34 della legge 27 dicembre 2023, n. 206. Ai fini dell'attuazione del presente comma è autorizzata la spesa di 3.000 euro annui a decorrere dall'anno 2025.
  3. Le modalità e i termini per la presentazione delle candidature per il conferimento della medaglia di cui al comma 2 nonché per la loro valutazione sono stabiliti con decreto del Ministro delle imprese e del made in Italy, sentite le associazioni datoriali di categoria maggiormente rappresentative del settore della ristorazione.
  4. In occasione della Giornata di cui all'articolo 1, lo Stato, le regioni, le province, le città metropolitane e i comuni possono promuovere e sostenere, nell'ambito della loro autonomia e delle rispettive competenze, anche in coordinamento con altri soggetti pubblici e privati, specifiche iniziative, manifestazioni pubbliche, cerimonie, incontri e momenti comuni con l'obiettivo di celebrare la ristorazione, favorendo in particolare le attività e le iniziative rivolte ai valori della sostenibilità, dell'innovazione, della sicurezza e legalità e dell'immagine della filiera della ristorazione medesima. Le istituzioni pubbliche, nei rispettivi ambiti di competenza, possono promuovere altresì, nelle scuole di ogni ordine e grado, anche in coordinamento con le associazioni interessate, iniziative didattiche, percorsi di studio ed eventi volti a valorizzare il ruolo della ristorazione.

PROPOSTA EMENDATIVA

  All'articolo 2, apportare le seguenti modificazioni:

   al comma 1, terzo periodo, sostituire le parole: dall'anno 2025 con le seguenti: dall'anno 2026;

   al comma 2, terzo periodo, sostituire le parole: dall'anno 2025 con le seguenti: dall'anno 2026.

  Conseguentemente, all'articolo 4, comma 1, apportare le seguenti modificazioni:

   sostituire le parole: dall'anno 2025 con le seguenti: dall'anno 2026;

   sostituire le parole: bilancio triennale 2024-2026 con le seguenti: bilancio triennale 2025-2027;

   sostituire le parole: per l'anno 2024 con le seguenti: per l'anno 2025.
2.100.(Da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento)

(Approvato)

A.C. 1672-A – Articolo 3

ARTICOLO 3 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 3.
(Informazione radiofonica, televisiva e multimediale)

  1. La società concessionaria del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale, secondo le disposizioni previste dal contratto di servizio, può dedicare spazi ai temi connessi alla Giornata di cui all'articolo 1 nell'ambito della programmazione televisiva pubblica nazionale e regionale.

A.C. 1672-A – Articolo 4* 

ARTICOLO 4 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 4.
(Disposizioni finanziarie)

  1. Agli oneri derivanti dall'attuazione dell'articolo 2, commi 1 e 2, pari a 45.000 euro annui a decorrere dall'anno 2025, si provvede mediante corrispondente riduzione delle proiezioni dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2024-2026, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2024, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero delle imprese e del made in Italy.
  2. Fatto salvo quanto previsto dal comma 1, dall'attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Le amministrazioni competenti vi provvedono nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.

A.C. 1672-A – Ordine del giorno

ORDINE DEL GIORNO

   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge in esame (A.C. 1672-A) reca disposizioni per l'Istituzione della Giornata della ristorazione;

    in particolare, l'articolo 2, comma 4, prevede che «Le istituzioni pubbliche, nei rispettivi ambiti di competenza, possono promuovere altresì, nelle scuole di ogni ordine e grado, anche in coordinamento con le associazioni interessate, iniziative didattiche, percorsi di studio ed eventi volti a valorizzare il ruolo della ristorazione»;

    gli istituti alberghieri, già focalizzati sulla formazione di figure professionali da inserire nei settori dell'enogastronomia e dell'ospitalità, rappresentano il luogo d'eccellenza dove far crescere i nuovi professionisti della ristorazione;

    a tal fine, è importante un'organizzazione della proposta didattica sempre più sinergica con associazioni e professionisti del settore per avvicinare gli studenti a questo comparto fondamentale per l'economia nazionale, offrendo loro una prospettiva approfondita e stimolante, guidandoli e supportandoli nel loro percorso per diventare i ristoratori del futuro,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare le necessarie iniziative volte a valorizzare il ruolo degli istituti alberghieri quali centri di formazione di eccellenza per studenti desiderosi di intraprendere una carriera da ristoratore, integrando opportunamente i piani di studio.
9/1672-A/1. Cerreto .