XIX LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Mozioni:
La Camera,
premesso che:
l'attuale situazione economica globale e la grande incertezza legata alle misure protezionistiche degli Usa, rischiano di peggiorare ulteriormente i dati già estremamente preoccupanti della produzione industriale nazionale: sebbene i rilievi Istat di aprile fotografino una lieve ripresa rispetto al recente passato (l'indice destagionalizzato è cresciuto dell'1 per cento rispetto al mese di marzo), spostano comunque solo marginalmente la performance del 2025 che nei primi 4 mesi dell'anno ha segnato un decremento del -1,2 per cento dell'indice sull'industria rispetto allo stesso periodo del 2024, con i beni di consumo che nel periodo scendono del -0,6 per cento, con grave pregiudizio per l'economia italiana;
d'altra parte, la risposta dell'Unione europea alla guerra commerciale dell'amministrazione Trump è stata finora inadeguata e del tutto insufficiente in termini di risposte concrete al mondo imprenditoriale per colmare il divario di competitività di cui soffrono le imprese: mentre continuano le discussioni tecniche e politiche tra la presidente Ursula Von der Leyen e le controparti statunitensi, l'inadeguatezza della risposta europea ai dazi statunitensi rischia di avere ripercussioni negative su consumatori ed imprese;
in un siffatto contesto, già segnato da un generale incremento dei prezzi di beni e servizi essenziali, i nuovi e più elevati dazi americani sulle importazioni rallenterebbero ulteriormente l'attività produttiva che, secondo un'analisi di Confartigianato, potrebbe subire un calo delle esportazioni verso gli Stati Uniti di oltre 11 miliardi di euro, con una perdita di 33 mila occupati nel settore manifatturiero. Più di un terzo dell'impatto occupazionale riguarderebbe le micro e le piccole imprese, con 13 mila posti di lavoro a rischio;
le stime complessive sull'impatto economico per l'Italia oscillano tra i 4 e i 7 miliardi di euro, con una significativa contrazione delle esportazioni ed effetti misurabili in termini di Prodotto interno lordo, occupazione e potere di acquisto delle famiglie italiane. Inoltre, eventuali nuove tensioni in termini di incertezza sulle politiche a livello globale potrebbero risultare amplificate in Italia dall'elevato debito pubblico;
secondo Svimez, l'elevata esposizione ai dazi americani del nostro Paese riguarda, in particolare, i settori della moda, dell'industria automobilistica e dell'agroalimentare. Rilevante anche il valore dei mezzi di trasporto prodotti in Italia per il mercato statunitense, dove l'export supera i 10 miliardi di euro: 5,7 per l'automotive e il 5,8 per i restanti comparti (aerospazio, nautica, ferroviario). Compresi tra i 4 e i 5 miliardi il valore dell'export del settore moda, mobilio, elettronica/informatica; tra i 2-3 miliardi l'export di chimica ed energetici;
sebbene Liguria, Campania, Molise e Basilicata identifichino gli Stati Uniti come principale mercato di sbocco, in termini di volumi assoluti di vendite oltreoceano spiccano Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana (dati Istat 2023). La Cgia di Mestre segnala come le regioni meridionali, in particolare Sardegna, Molise e Sicilia, risulterebbero le più esposte al rischio a causa di una minore diversificazione del loro export, con la potenziale conseguenza di esacerbare le preesistenti difficoltà economiche e sociali di tali aree;
con particolare riguardo all'industria automobilistica – già alle prese con un rallentamento generalizzato della spesa al consumo, con margini di profitto esigui e con l'intensa concorrenza cinese nel settore dei veicoli elettrici – i rischi maggiori potrebbero risiedere in potenziali cali degli investimenti, una profonda interruzione della catena di approvvigionamento e un significativo aumento dei costi di produzione, con effetti negativi a cascata lungo tutta la filiera di un settore che, solo in Italia, esporta negli Usa veicoli per 3,4 miliardi di euro, componenti per 1,3 miliardi di euro e impiega 270.000 occupati, con perdite stimate di posti di lavoro fino al 5,7 per cento. Si consideri che solo per le Pmi e gli stabilimenti legati all'export del settore auto, le nuove tariffe mettono a rischio circa 9.700-15.500 lavoratori. Tra i segmenti più colpiti c'è quello dei subfornitori, che potrebbe perdere tra 7.000 e 10.000 posti mentre sistemisti e modulisti potrebbero subire una riduzione tra 1.500 e 3.000 posti di lavoro;
con riferimento alla filiera del tessile e del lusso made in Italy, a preoccupare le imprese del settore, secondo il presidente di Confindustria moda, non solo vi sono gli impatti diretti in termini di mancati ricavi ma anche quelli indiretti sulle fasi produttive e distributive, a partire dall'approvvigionamento delle materie prime e nella confezione dei capi che costringeranno inevitabilmente a ridisegnare la filiera rivedendo le politiche di pricing e le strategie di approvvigionamento. Secondo i dati diffusi da Confindustria moda, l'interscambio di tessile-abbigliamento dall'Italia agli Stati Uniti da gennaio a dicembre 2024 è stato pari a 2,8 miliardi di euro, in flessione dello 0,7 per cento rispetto al 2023. In tale periodo, nel ranking delle top-destination delle esportazioni l'America è risultata essere il terzo mercato di sbocco con un'incidenza del 7,4 per cento sul totale del tessile-abbigliamento esportato con una predominanza del comparto dell'abbigliamento con 2,3 miliardi di euro;
ai predetti comparti, si aggiunge anche quello della cosmetica – che coinvolge ben 400.000 addetti lungo tutta la filiera, delle materie prime fino alla distribuzione – per il quale il mercato statunitense risulta il principale partner commerciale, con un valore di oltre 1,1 miliardi di euro – pari a circa il 13 per cento dell'export totale di beauty made in Italy, consolidandosi come uno dei principali motori dell'economia nazionale, con una crescita del 9,1 per cento rispetto al 2023;
per quanto concerne poi l'agroalimentare, nel 2024 l'export italiano ha segnato un altro record, attestandosi tra i 67 e i 70 miliardi di euro (+6,5-8 per cento sul 2023). La performance vale l'11 per cento circa del totale delle esportazioni italiane. I prodotti più esportati sono vino con oltre 8 miliardi (+5,5 per cento nel 2024); pasta e prodotti da forno per 7,7 miliardi (+8,6 per cento); olio d'oliva con oltre 2 miliardi (+56 per cento); cioccolato per 3,4 miliardi (+17,8 per cento); formaggi e latticini per 4 miliardi;
a generare il maggior valore aggiunto nel primario è la cosiddetta Dop economy. Nel 2024, questa ha raggiunto un valore alla produzione di 20,2 miliardi di euro, il 19 per cento circa del fatturato complessivo dell'agri-food (dati Qualivita). In particolare: il cibo Dop e Igp ha superato i 9 miliardi di valore (+3,5 per cento sul 2023), i vini Dop e Igp hanno raggiunto gli 11 miliardi (-2,3 per cento in valore e +0,7 per cento in volume); l'export complessivo delle IG vale 11,6 miliardi (+5,3 per cento nell'Unione europea e -4,6 per cento nei paesi extra Unione europea). Gli Usa sono il primo mercato, attraggono il 21 per cento dell'export delle Dop e Igp;
nell'eventualità di applicazione di dazi pari al 20 per cento, sempre secondo le proiezioni elaborate da Svimez, l'agroalimentare potrebbe subire una flessione compresa tra il 13,5 per cento e il 16,4 per cento. Particolarmente preoccupante è la stima fornita da Coldiretti, che quantifica in 6 milioni di euro al giorno i potenziali costi per il solo comparto vinicolo italiano;
gli Stati Uniti, infatti, sono il primo mercato di destinazione per i vini italiani, tanto che nel 2024 ha raggiunto i 2 miliardi di euro, assorbendo oltre 3,5 milioni di ettolitri di vino; ma, più in generale, è fondamentale considerare che nel 2024, l'export agroalimentare italiano negli Stati Uniti ha toccato una cifra pari a 7,8 miliardi di euro e, come rilevato dalle associazioni di categoria, una tassazione del 20 per cento sulle esportazioni potrebbe costare ai consumatori fino a 2 miliardi di euro in più;
oltre al vino, risultano impattati negativamente i settori di eccellenza dell'olio extravergine di oliva e dei formaggi che costituiscono un'importante fetta della domanda di beni alimentari italiani oltreoceano, basti pensare che il primo mercato estero per il Parmigiano Reggiano è proprio quello statunitense, ma non solo, per la mozzarella di bufala il mercato americano vale tra il 4 e il 7 per cento dell'export totale;
i possibili effetti avversi di una simile presa di posizione si sostanzierebbero non solo in un drastico calo degli acquisti da parte dei consumatori americani, ma anche in una dilagante diffusione delle imitazioni e del fenomeno dell'italian sounding – il cui giro d'affari ammonta a 8,6 miliardi di euro e che si stima possa aumentare di ulteriori 1,1 miliardi di euro per l'effetto dazi – arrecando un gravissimo danno alle imprese italiane e agli stessi consumatori;
in tema di imitazioni, è importante ricordare che sugli scaffali dei supermercati giapponesi e brasiliani più di 7 prodotti agroalimentari su 10 evocano il made in Italy, ma solo 3 su 10 provengono davvero dall'Italia. Come emerge dall'analisi di Teha per l'incontro finale della Community Food&Beverage a Bormio, in Germania, Regno Unito e Stati Uniti, l'italian sounding rappresenta tra il 60 e il 67 per cento dei prodotti tipici italiani. Viaggiano poco sopra il 50 per cento nei Paesi Bassi, in Cina e in Australia, mentre sono poco sotto il 50 per cento le imitazioni dei prodotti italiani venduti nei supermercati di Canada e Francia;
infine, con riferimento all'export dei prodotti agroalimentari, dal forum Food&Beverage organizzato da Teha a Bormio, è emerso che oltre 6 miliardi di euro dei 7,8 miliardi totali di cibi e bevande italiani esportati negli Stati Uniti sono prodotti senza alternative dirette sul mercato locale e che i dazi potrebbero portare a una potenziale perdita di 1,3 miliardi di euro nelle esportazioni alimentari italiane;
anche la catena distributiva subirebbe effetti nefasti, con riverberi negativi riguardanti l'interruzione delle relazioni con le piattaforme europee e la compromissione della solidità dei rapporti con i buyer statunitensi, costretti a ricercare mercati alternativi, più convenienti sotto il profilo economico;
in diverse circostanze sia alcuni Ministri sia il Presidente del Consiglio hanno rilasciato dichiarazioni dalle quali emerge una grave sottovalutazione di un problema che colpisce una parte importante e preziosa della nostra economia;
la fase emergenziale in cui si trova il nostro Paese è emersa chiaramente anche nelle comunicazioni afferenti al Pacchetto di primavera del Semestre europeo di recente pubblicazione, in cui la Commissione europea ha certificato come gli elevati prezzi dell'energia in Italia indeboliscono e riducono la competitività industriale, proprio a svantaggio delle piccole e medie imprese;
d'altra parte, la nuova strategia industriale dell'Unione europea delineata nella «Bussola per la competitività» delinea un quadro in cui la competitività europea è ancora ostaggio di problemi strutturali che costringono le imprese in un contesto globale volatile caratterizzato da concorrenza sleale, catene di approvvigionamento fragili, costi dell'energia in aumento, carenza di manodopera e di competenze e accesso limitato ai capitali;
preoccupa, in particolare, l'accento posto dalla Commissione europea sull'esigenza di rafforzare l'industria della difesa europea, così come l'auspicio di destinare sempre maggiori fondi europei allo sviluppo di questo settore per allentare la dipendenza da fornitori stranieri, Stati Uniti inclusi, con il rischio di un adeguamento dell'agenda di sostenibilità all'industria e non più viceversa e lasciando presagire un preoccupante piano di rilancio dell'economia e della competitività europea basato esclusivamente sul riarmo,
impegna il Governo:
1) a porre in essere, al fine della tutela del mercato unico e dell'economia europea, tutte le necessarie, tempestive iniziative di competenza, affinché l'Unione dia una risposta efficace e proporzionata all'apposizione di dazi da parte degli Stati Uniti, anche attraverso:
a) l'adozione di strumenti e misure non tariffarie previsti dallo strumento anti-coercizione volto a rispondere alle aggressioni economiche e alle pratiche commerciali sleali compiute da potenze extra-europee;
b) il completamento di un mercato unico dei capitali quale strumento strategico per attrarre i flussi di capitali in fuga dal mercato americano da reimpiegare per il sostegno agli investimenti delle imprese europee, con particolare riguardo alla transizione energetica;
2) ad adottare iniziative di competenza volte ad assicurare l'apertura dell'Italia a nuovi mercati in direzione di una maggiore diversificazione degli scambi commerciali;
3) a farsi promotore e a sostenere le opportune iniziative in ambito unionale tese alla costituzione di un energy recovery fund per favorire gli interventi di riduzione dei consumi di energia, d'efficienza energetica, di produzione di energia da fonti rinnovabili, di impiego delle tecnologie per l'accumulo e lo sviluppo della relativa filiera produttiva tecnologica, da considerare predominanti e con vantaggi maggiori su scala temporale, per il raggiungimento degli obiettivi al 2030 e 2050 e la riduzione dei costi energetici, nonché a sollecitare il disaccoppiamento dei prezzi del gas da quelli dell'energia elettrica al fine di offrire prezzi maggiormente competitivi per famiglie e imprese;
4) a farsi promotore e a sostenere le opportune iniziative, anche normative, volte all'istituzione di un Fondo europeo per il sostegno al settore dell'automotive e per la competitività della relativa industria europea – con un modello di finanziamento basato sull'emissione di debito comune da parte dell'Unione, ispirato al fondo Sure – quale misura strategica e temporanea finalizzata a compensare, inter alia, l'impatto negativo dei dazi sulla filiera nonché salvaguardare l'intero comparto e i livelli occupazionali, ancor più considerato che, nell'attuale scenario geopolitico, il sostegno e la redditività del settore automobilistico costituiscono condizioni determinanti per garantire certezza di investimento da parte delle imprese, rilanciare il loro posizionamento internazionale nonché per sostenere la domanda di veicoli;
5) ad adottare idonee iniziative volte a ridurre progressivamente le importazioni italiane di gas naturale liquefatto dagli Stati Uniti d'America al fine di assicurare investimenti in nuova capacità di energia rinnovabile e, al contempo, rafforzare l'indipendenza energetica nazionale e la sua coerenza con gli obiettivi geopolitici e climatici;
6) nell'ambito della strategia per far fronte ai dazi, a scongiurare comunque qualsiasi iniziativa, sia a livello nazionale sia europeo, volta alla possibilità di riconvertire l'industria dell'automotive verso una produzione industriale incentrata sugli armamenti;
7) a definire, di concerto con le organizzazioni di categoria maggiormente rappresentative, con le parti sociali, le istituzioni interessate e i sindacati, un serio e lungimirante piano industriale nazionale per una «transizione giusta» e una maggiore competitività del settore automobilistico attraverso misure di sostegno alla continuità occupazionale e produttiva del comparto e dei lavoratori, ivi incluso quello della componentistica, e la programmazione di adeguati interventi di incentivazione pluriennale indirizzati alle imprese del settore che non trasferiscono e delocalizzano la produzione industriale e volti, nel medio e lungo periodo, allo sviluppo di veicoli a guida autonoma e nuove piattaforme produttive di modelli elettrici cosiddetti small e di nuovi modelli capaci di favorire la penetrazione in mercati alternativi e compensare la contrazione delle esportazioni verso gli Stati Uniti d'America;
8) ad adottare le opportune iniziative affinché siano garantite tutte le risorse necessarie per la realizzazione, in tempi certi, del progetto della gigafactory di Termoli, la cui realizzazione non è solo essenziale per il mantenimento dei livelli occupazionali, della competitività e dello sviluppo dello stabilimento medesimo ma, altresì, cruciale per la creazione di una filiera industriale delle batterie per veicoli elettrici il più possibile indipendente dal dominio asiatico e tanto più rilevante nel quadro delle strategie per far fronte alle conseguenze dei dazi;
9) ad adottare, nell'ambito della nuova iniziativa di rimodulazione del Pnrr ancora al vaglio della Commissione europea, urgenti iniziative volte ad accelerare la riallocazione delle risorse non impegnate a valere sul piano Transizione 5.0 affinché siano rese disponibili, in via immediata e senza ulteriori difficoltà, per il rifinanziamento del piano Transizione 4.0 al fine di scongiurare la frenata degli investimenti, di accelerare la transizione nonché di stabilizzare i segnali di crescita dell'economia sostenendo gli investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione, formazione del personale, a partire dal potenziamento della ricerca di base e applicata, preservando in ogni caso, con particolare riferimento agli investimenti finalizzati alla transizione ecologica ed energetica, il pieno automatismo degli incentivi e la più ampia diffusione tra le imprese;
10) ad adottare iniziative volte ad istituire un apposito fondo nazionale per la compensazione economica delle perdite subite dalle imprese e dai settori maggiormente colpiti dai dazi americani e per il sostegno alla diversificazione dei mercati di riferimento, anche attraverso incentivi fiscali, contributi a fondo perduto o linee di credito agevolate per la realizzazione di soluzioni e-commerce, nonché ad adottare iniziative di carattere normativo volte a ripristinare, anche al fine di sostenere la crescita economica e la patrimonializzazione delle imprese, l'Aiuto alla crescita economica (Ace) con agevolazione al 15 per cento e a riformare l'agevolazione fiscale alle operazioni di aggregazione aziendale (il cosiddetto bonus aggregazioni) per favorire le reti di impresa ed i processi di aggregazione, in particolare nelle filiere proiettate sui mercati esteri;
11) nell'ambito dell'individuazione, tra i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, dei 14 miliardi di euro da destinare a interventi di contrasto ai dazi americani, ad escludere che tale eventuale rimodulazione dei fondi abbia un impatto negativo in termini di definanziamento delle misure per gli investimenti nelle regioni del Mezzogiorno, cosicché sia assicurato il pieno rispetto della priorità trasversale della coesione sociale e sia assicurato, nell'ottica dell'obiettivo della coesione, che il Sud possa beneficiare in via effettiva delle risorse di cui è destinatario;
12) a sostenere altresì, con l'urgenza richiesta dal caso, le necessarie iniziative affinché vengano assunte in sede unionale misure concrete e coordinate tra gli Stati membri a sostegno delle famiglie per contrastare l'aumento generalizzato del costo della vita e il conseguente ulteriore indebolimento del potere d'acquisto di queste ultime;
13) a valutare, in maniera particolare, le conseguenze dei dazi sul settore agroalimentare italiano e soprattutto sulle più importanti eccellenze del made in Italy, non sottovalutando la portata di questa «tassa» ma al contrario cercando la strada migliore, mediante le necessarie iniziative di competenza, per garantire concreto sostegno ai comparti, anche attraverso l'istituzione di fondi dedicati, che possano sostenere le aziende colpite dai dazi americani prevedendo, anche sulla scia di quanto fatto da altri paesi europei linee di garanzia, prestiti industriali, fondi per riorientare le capacità produttive e sostegno all'internazionalizzazione;
14) a porre in essere iniziative di competenza volte a scongiurare i rischi di imitazione e contraffazione dei prodotti ai quali l'introduzione dei dazi potrebbe esporre maggiormente il settore agroalimentare attraverso, in particolare, politiche di più ampio respiro nell'ambito della diplomazia commerciale e gli accordi internazionali finalizzate a vietare con rigore l'italian sounding e promuovere il riconoscimento dei prodotti Dop e Igp, la promozione di campagne o iniziative per la sensibilizzazione dei consumatori, affinché siano in grado di riconoscere subito un prodotto autentico da uno contraffatto, la promozione dell'innovazione tecnologica, specie per l'individuazione di un sistema di etichettatura e tracciabilità adeguato.
(1-00463) «Pavanelli, Caramiello, Scerra, Appendino, Cappelletti, Ferrara, Sergio Costa, Cherchi, Bruno, Cantone».
La Camera,
premesso che:
il commercio internazionale rappresenta un pilastro fondamentale dell'economia globale, in grado di alimentare crescita, innovazione, cooperazione tra Stati e benessere diffuso. I meccanismi multilaterali, costruiti attorno al sistema dell'Organizzazione mondiale del commercio, hanno garantito un progressivo abbattimento delle barriere tariffarie e una relativa armonizzazione normativa, consentendo alle imprese, in particolare piccole e medie, di accedere a mercati lontani, diversificare il rischio e incrementare la propria competitività;
in tale contesto, l'Italia ha saputo ritagliarsi un ruolo strategico, diventando la seconda potenza manifatturiera d'Europa e una delle prime esportatrici mondiali, con un saldo commerciale strutturalmente positivo. Tuttavia, negli ultimi anni, si sta assistendo a un'inversione di tendenza: tensioni geopolitiche, crisi energetiche, pandemie e il ritorno del protezionismo hanno minato la stabilità e l'affidabilità delle catene globali del valore. Questo scenario ha comportato, anche da parte degli Stati Uniti, l'adozione di misure restrittive su beni strategici, che stanno progressivamente ridisegnando le relazioni economiche internazionali;
gli Stati Uniti rappresentano, per l'Italia, uno dei principali partner commerciali extraeuropei. Secondo i dati Istat e Ice, nel 2023 il valore dell'export italiano verso gli Usa ha raggiunto circa 65 miliardi di euro, mentre l'import è stato pari a circa 20 miliardi. I settori trainanti comprendono la meccanica strumentale, l'agroalimentare di alta gamma (vino, formaggi, olio d'oliva), la moda e il comparto dell'arredo e del design. Questo rapporto commerciale consolidato è reso ancora più rilevante dalla complementarietà delle economie e dalla presenza di numerose aziende italiane operanti direttamente nel mercato statunitense attraverso filiali, joint-venture e reti distributive. Tuttavia, le scelte protezionistiche dell'Amministrazione statunitense stanno mettendo a rischio questa relazione;
in particolare, l'imposizione da parte statunitense di dazi del 25 per cento su acciaio e alluminio europei, con il pretesto della sicurezza nazionale, ha aperto una fase di tensioni tariffarie con l'Unione europea. L'Italia, in quanto grande esportatore di beni trasformati e intermedi, ha subito un contraccolpo rilevante sia diretto – con la contrazione dell'export in determinati comparti – sia indiretto, per effetto dell'incertezza normativa, del rallentamento delle catene logistiche e della riallocazione degli ordini da parte di operatori americani verso mercati più competitivi o meno penalizzati dai dazi. A queste misure si aggiungono quelle introdotte nel settore agroalimentare, in cui prodotti italiani di eccellenza – come formaggi Dop, prosciutti, vini e liquori – sono stati sottoposti a tariffe addizionali, in un contesto che penalizza proprio le piccole e medie imprese esportatrici;
alle misure tariffarie si è aggiunta l'adozione, da parte degli Stati Uniti, del cosiddetto Inflation reduction Act (Ira), un pacchetto di incentivi da 370 miliardi di dollari destinato principalmente a sostenere la transizione energetica e a favorire la produzione domestica di componenti e tecnologie verdi, tra cui batterie, veicoli elettrici, semiconduttori e impianti rinnovabili. L'Inflation reduction Act prevede esplicitamente criteri di localizzazione produttiva che escludono le imprese europee – in particolare quelle operanti nei settori delle energie rinnovabili e dei veicoli elettrici, se non presenti fisicamente sul territorio statunitense, creando una distorsione della concorrenza e un disincentivo all'importazione di beni europei ad alto contenuto tecnologico. L'insieme di tali politiche rischia di innescare una spirale di ritorsioni commerciali, riducendo la cooperazione transatlantica e ostacolando gli sforzi di convergenza normativa in settori strategici;
oltre a misure di incentivazione interna come l'Inflation reduction Act i Paesi extraeuropei si dotano sempre più spesso di strumenti volti a sostenere le imprese nazionali, anche nei mercati esteri. D'altra parte, invece, l'Unione Europa è vincolata ad operare entro i vincoli tracciati dall'articolo 107 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, il quale limita la possibilità per gli Stati membri di fornire aiuti di Stato, in particolare ad imprese esportatrici o che operano in settori esposti alla concorrenza internazionale. Soprattutto in contesti di particolare incertezza e instabilità, ciò incide negativamente sulla competitività delle filiere produttive europee, avendo come diretta conseguenza un forte indebolimento della capacità di risposta alle distorsioni derivanti dalle misure protezionistiche dei Paesi terzi;
per il sistema economico italiano le conseguenze sono evidenti. Le perdite legate alle nuove misure tariffarie e regolatorie statunitensi colpirebbero soprattutto i settori a più alta intensità di lavoro qualificato e valore aggiunto, che rappresentano l'eccellenza manifatturiera italiana. Le imprese più piccole, che non dispongono di strutture locali negli Usa, sarebbero, poi, le più vulnerabili e costrette a rivedere i propri piani di crescita e di penetrazione nel mercato americano;
tra le filiere penalizzate, si cita – a titolo esemplificativo e non esaustivo – quella vitivinicola, che rappresenta un'eccellenza assoluta del made in Italy e che ha subito forti contrazioni a seguito dell'introduzione dei dazi americani. Difatti, gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato extraeuropeo per il vino italiano: nel 2023 vi sono stati esportati oltre 1,8 miliardi di euro di vino, corrispondente a circa il 23 per cento dell'export totale. Si stima che nel 2025 le misure tariffarie produrranno un effetto in termini di perdita per il comparto di oltre 300 milioni di euro. Le aziende più colpite sono quelle medio-piccole, che non possono assorbire gli aumenti di prezzo generati dai dazi né rilocalizzare la produzione. Inoltre, in aggiunta al danno economico, è stato registrato anche un effetto reputazionale negativo, legato alla percezione di inaccessibilità del prodotto italiano nel mercato statunitense;
anche l'industria dell'automotive italiana è esposta in misura particolarmente elevata ai rischi derivanti dalla revisione tariffaria prospettata dall'amministrazione americana nel quadro del «Fair and reciprocal Plan», volto, tra le altre cose, all'aggiustamento delle attuali tariffe doganali americane in modo che siano reciproche rispetto agli altri Paesi. Basti considerare alcuni esempi al riguardo, tra cui le importazioni nell'Unione europea di automobili dagli Usa, cui si applica una tariffa del 10 per cento, nettamente superiore a quella imposta nel caso inverso, pari al 2,5 per cento, a fronte di una quantità di esportazione di autoveicoli e componentistica dall'Italia agli Usa pari a oltre il 30 per cento delle esportazioni totali del settore verso paesi extra-Unione europea – mentre le importazioni di veicoli statunitensi in Italia sono pari solo al 3,5 per cento. Questo squilibrio rende, chiaramente, il comparto italiano particolarmente vulnerabile all'inasprimento delle tariffe Usa, le quali colpirebbero in modo selettivo proprio i produttori italiani, danneggiando un settore strategico per l'economia nazionale in termini di investimenti, crescita e occupazione;
un'altra delle filiere strategiche maggiormente esposte è quella farmaceutica, la quale, pur rivestendo un ruolo cruciale sia sotto il profilo economico-industriale che di salute pubblica, rischia di essere compromessa dalle incertezze tariffarie introdotte dagli Usa sui dispositivi medici e principi attivi. Gli Stati Uniti rappresentano, infatti, uno dei principali mercati di sbocco dell'export italiano di farmaci, che nel 2024 ha raggiunto un valore complessivo pari a circa 5 miliardi di euro, corrispondente a circa il 18 per cento delle esportazioni settoriali;
tutto ciò avviene in aggiunta all'andamento dei prezzi energetici, già da tempo influenzato negativamente da tensioni geopolitiche e dalla conseguente crisi del gas, in un contesto – quale è quello italiano – in cui il costo dell'energia rappresenta un fattore determinante per la mancanza di competitività dell'intero sistema produttivo;
in tal senso, la fallimentare applicazione del modello «Transizione 5.0», caratterizzato da una visione poco aderente alle concrete esigenze del sistema produttivo italiano, ha messo in luce l'assenza di una strategia industriale in grado di accompagnare la trasformazione tecnologica delle imprese italiane, le quali non sono in grado di rispondere da sole alle sfide del processo globale di innovazione;
in un contesto in cui le catene del valore sono sempre più soggette a interruzioni, protezionismi selettivi e misure tariffarie discriminatorie – come nel caso delle politiche doganali adottate dagli Stati Uniti – la debolezza di una visione industriale integrata penalizza l'intero sistema produttivo italiano, in particolare nei settori ad alta tecnologia e con forte propensione all'export;
l'evoluzione delle relazioni commerciali e delle politiche economiche internazionali evidenzia una crescente competizione per l'accesso ai mercati strategici. L'incertezza su scala globale, derivante anche dall'introduzione dei dazi americani, accentua la vulnerabilità dei sistemi produttivi fortemente orientati all'esportazione, come quello italiano. In parallelo, l'emergere e il consolidarsi di nuovi poli economici e commerciali, tra cui figurano anche le economie dell'America latina e dell'Asia meridionale, rappresentano un fattore di rilievo nella ridefinizione degli equilibri commerciali globali e pongono nuove opportunità in termini di proiezione esterna delle filiere produttive italiane e di un'effettiva valorizzazione del made in Italy;
vi è, dunque, la necessità di dotare, con la massima urgenza, l'Italia e l'Unione europea di strumenti a tutela delle imprese che rafforzino e tutelino il loro posizionamento nel commercio internazionale,
impegna il Governo:
1) a sostenere, in tutte le sedi europee e internazionali, la necessità di una politica commerciale europea volta a garantire condizioni di reciprocità e di leale concorrenza nei rapporti commerciali con gli Stati Uniti, promuovendo il rafforzamento della cooperazione transatlantica e la tutela degli interessi strategici dell'industria e dell'export italiano all'interno del quadro delle regole multilaterali e di commercio internazionale;
2) a prevedere apposite misure di sostegno alle imprese italiane più esposte all'incertezza dei mercati internazionali, con particolare attenzione alle Pmi dei settori agroalimentare, meccanico e manifatturiero ad alta qualità, attraverso un utilizzo strategico di strumenti come Ice, Simest, Sace e Invitalia e la previsione di ulteriori strumenti di sostegno straordinario a favore delle filiere italiane più esposte alle distorsioni dei mercati internazionali, in grado di fornire di risorse adeguate a coprire i costi doganali sostenuti dalle stesse imprese e i costi di ristrutturazione delle strategie aziendali di esportazione;
3) a sostenere, anche nell'ambito dell'azione europea, la promozione di accordi settoriali con gli Stati Uniti basati su criteri di mutuo vantaggio, finalizzati a ridurre le barriere tariffarie e regolatorie e a costruire standard comuni nei settori a più alta intensità di lavoro qualificato e valore aggiunto, anche valutando di agevolare la definizione di una politica industriale europea moderna e orientata all'innovazione, che rafforzi la competitività del sistema produttivo italiano ed europeo nei settori strategici, garantendo un equilibrio tra autonomia e apertura al commercio globale;
4) a promuovere, d'intesa con le organizzazioni di categoria e le regioni, un piano straordinario per il rilancio dei settori strategici italiani sui mercati internazionali, comprendente misure di sostegno diretto per le perdite subite, strumenti di promozione integrata e incentivi per la diversificazione dei mercati di destinazione, anche valutando l'opportunità di negoziare con l'Amministrazione Usa un accordo specifico su ciascun comparto, finalizzato alla riduzione delle barriere tariffarie e non tariffarie;
5) a prevedere iniziative volte alla riduzione degli oneri burocratici per le imprese esportatrici che operano sul mercato internazionale, al fine di rimuovere gli ostacoli di natura procedimentale al processo di innovazione, crescita e sviluppo dell'Italia;
6) a istituire un osservatorio tecnico permanente sul settore automotive, con il compito di valutare l'impatto delle misure tariffarie Usa sulle imprese italiane del comparto e di elaborare proposte normative e finanziarie per rafforzarne la competitività internazionale;
7) a promuovere, anche nelle competenti sedi europee, l'adozione di misure strutturali volte a garantire la sostenibilità del sistema energetico per le imprese, prevedendo in parallelo il disaccoppiamento tra il prezzo dell'energia elettrica e del gas sul mercato nazionale e promuovendo l'inserimento dell'energia nucleare nel mix energetico italiano, nonché ulteriori misure volte a garantire un sostegno economico stabile per le imprese;
8) a promuovere la definizione e l'attuazione di un piano industriale nazionale ispirato ai principi del piano «Industria 4.0», finalizzato a sostenere la trasformazione ecologica delle filiere produttive e utile a garantire la competitività delle imprese italiane, mitigando gli effetti negativi delle distorsioni tariffarie derivanti dall'emersione delle nuove politiche di protezionismo, al fine di garantire stabilità al sistema produttivo italiano;
9) a promuovere, nell'ambito del dibattito europeo, una revisione delle regole sugli aiuti di Stato previste dall'articolo 107 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, per consentire la programmazione di interventi mirati per le imprese strategiche del sistema produttivo europeo alla luce di determinati contesti internazionali e dinamiche di mercato che di volta in volta dovessero renderli necessari;
10) a promuovere, in sede europea, la conclusione di accordi commerciali internazionali con gli altri paesi del continente americano, con l'India, il Canada (Ceta) e l'America Latina (Mercosur), al fine di diversificare e ampliare i mercati di sbocco dei prodotti del made in Italy.
(1-00464) «Richetti, Benzoni, Onori, D'Alessio, Grippo, Sottanelli, Bonetti, Pastorella, Rosato, Ruffino».
La Camera,
premesso che:
il Memorandum d'intesa fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo dello Stato di Israele in materia di cooperazione nel settore militare e della difesa, siglato a Parigi il 16 giugno 2003, è stato ratificato dall'Italia con la legge 17 maggio 2005, n. 94. Nelle premesse del MoU, le Parti sottolineano la propria convinzione che tale cooperazione avrebbe consolidato le rispettive capacità di difesa;
l'articolo 9, comma 3, del suddetto MoU prevede una durata di cinque anni dello stesso, prorogabili automaticamente per periodi aggiuntivi di altrettanti cinque anni in assenza di una notifica scritta dell'intenzione di denunciarlo inviata da una delle parti. In questo caso cessa di essere in vigore a sei mesi dalla data di ricezione della notifica. Nell'arco degli ultimi venti anni l'accordo si è rinnovato tacitamente tre volte e il prossimo rinnovo è attualmente previsto per il mese di aprile 2026;
a maggio 2025 un gruppo di giuristi ha presentato una diffida formale al Governo, sollecitando l'interruzione del rinnovo automatico. Secondo i firmatari, l'accordo rischia infatti di violare i principi cardine della Costituzione italiana, oltre a rappresentare un sostegno implicito ai crimini contro l'umanità e ai crimini di guerra perpetrati da Netanyahu;
la cornice geopolitica nella quale era stato inquadrato il MoU in oggetto è profondamente mutata e in costante drammatica evoluzione. In particolare, la spregiudicata strategia di guerra del Premier israeliano Netanyahu sta minacciando il già fragile equilibrio della regione mediorientale e l'attuale conflitto in corso con l'Iran rischia di trasformarsi in una lunga guerra con conseguenze devastanti a livello globale sia politiche che economiche;
il nuovo fronte di guerra tra Israele e Iran sembrerebbe utilizzato da Netanyahu per polarizzare l'interesse mondiale sul medesimo, distogliendo l'attenzione sui crimini contro l'umanità in corso a Gaza e sui piani di annessione della Cisgiordania, nonché sulla possibilità di una prospettiva di pace. A causa proprio del rischio escalation in Medio Oriente, è stata rinviata a data da definirsi la conferenza delle Nazioni Unite co-presieduta da Francia e Arabia Saudita in programma dal 17 al 20 giugno a New York che avrebbe dovuto promuovere un piano per l'attuazione della soluzione dei due Stati per Israele e Palestina;
Netanyahu sta utilizzando nella Striscia di Gaza la fame come arma di guerra, non consentendo l'ingresso degli aiuti umanitari. Una nefandezza indescrivibile che contravviene ai basilari principi del diritto internazionale umanitario. Si ricorda, peraltro, che con la risoluzione 2417 del 2018, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha condannato in modo inequivocabile l'uso della fame come arma di guerra. La violazione di tale divieto è punibile come crimine di guerra davanti alla Corte penale internazionale;
numerose volte sono stati lanciati appelli alla pace e alla richiesta di intraprendere ogni iniziativa utile volta a promuovere e sostenere una conferenza di pace che accompagni un processo di negoziato sulla base delle legittime aspettative delle parti in conflitto, nel rispetto dei diritti umani e del diritto umanitario, all'interno della cornice di principio «due popoli, due Stati». Il riconoscimento di uno Stato di Palestina, infatti, è in questo momento il presupposto imprescindibile per garantire la convivenza in pace e sicurezza di israeliani e palestinesi;
per la guerra a Gaza e per gli attacchi del 7 ottobre 2023, la Corte penale internazionale ha emesso mandati di arresto nei confronti di Benjamin Netanyahu, del suo ex Ministro della difesa Yoav Gallant e del leader di Hamas Mohammed Diab Ibrahim Al-Masri. Tutti per crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Presso la Corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite è invece in corso un procedimento nei confronti dello Stato di Israele per la violazione della Convenzione sul genocidio del 1948;
i Gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle, del Partito Democratico e di Alleanza Verdi e Sinistra hanno reiteratamente chiesto all'Esecutivo di farsi promotore in sede europea della richiesta di adozione di sanzioni nei confronti del Governo israeliano di Netanyahu per la sistematica violazione del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario, anche tramite la sospensione dell'accordo di associazione Unione europea-Israele, considerato il mancato rispetto reiterato dell'articolo 2 che regola le relazioni tra le parti, fondandole sul rispetto dei diritti umani e dei principi democratici;
così come i medesimi gruppi hanno richiesto di sospendere urgentemente, ove in essere, tutte le autorizzazioni di vendita di armi allo Stato di Israele concesse anteriormente alla dichiarazione dello stato di guerra dell'8 ottobre 2023, al fine di scongiurare che tali armamenti possano essere utilizzati per commettere gravi violazioni del diritto internazionale umanitario, nonché di sostenere e farsi promotore, a livello europeo con gli altri Stati membri, di opportune iniziative volte alla totale sospensione della vendita, della cessione e del trasferimento di armamenti allo Stato di Israele, nel rispetto della posizione comune (2008/944/PESC) sulle esportazioni di armi e del Trattato sul commercio di armi (Att) dell'Onu, come richiesto dalla risoluzione approvata il 5 aprile 2024, dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, nonché dell'acquisto di armamenti dal medesimo Stato di Israele;
è stato chiesto, inoltre, di sospendere ogni altro accordo e/o programma di collaborazione militare e fornitura di armi, compresi quelli che prevedano l'acquisto di armamenti e componenti tecnologiche da Israele, di addestramento, nonché di revocare e non autorizzare la vendita di armi e/o componenti a Paesi terzi che vedano Israele come destinatario finale;
la prosecuzione della cooperazione militare con Israele in tale contesto può configurarsi come contraria agli obblighi internazionali cui l'Italia ha aderito, inclusi quelli derivanti dalla Carta delle Nazioni Unite, dalla Convenzione sul genocidio, dal diritto consuetudinario internazionale e dai Trattati dell'Unione europea e, soprattutto, contraria al dettame costituzionale dell'articolo 11 che ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali;
alla luce di quanto esposto, la tenuta in vigore del Memorandum equivarrebbe, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, a una forma di sostegno politico e logistico a un apparato militare accusato di crimini internazionali, configurando altresì rischi di complicità indiretta nei crimini in questione,
impegna il Governo:
1) ad avviare immediatamente il procedimento di denuncia formale dell'accordo, ai sensi dell'articolo 9, comma 3, del riportato Memorandum d'intesa fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo dello Stato di Israele, di cui alla legge 17 maggio 2005, n. 94;
2) a sospendere altresì con urgenza tutti gli accordi di attuazione del MoU generale in questione, previsti dall'articolo 3, comma 10, del medesimo;
3) a sospendere qualsiasi forma di cooperazione militare con Israele, inclusi la fornitura e l'acquisto di armamenti, trasferimenti tecnologici, compresi quelli verso Paesi terzi che vedano Israele come destinatario finale, e addestramento militare, sino a quando permangano gravi e accertate violazioni del diritto internazionale e umanitario da parte dello Stato di Israele.
(1-00465) «Conte, Schlein, Bonelli, Fratoianni, Riccardo Ricciardi, Braga, Zanella, Lomuti, Provenzano, Grimaldi, Francesco Silvestri, Amendola, Pellegrini, Graziano, Auriemma, Ilaria Fontana, Quartini, Alifano, Santillo, Aiello, Amato, Appendino, Ascari, Baldino, Barzotti, Bruno, Cafiero De Raho, Cantone, Cappelletti, Caramiello, Carmina, Carotenuto, Caso, Cherchi, Alfonso Colucci, Sergio Costa, Dell'Olio, Di Lauro, Donno, D'Orso, Fede, Fenu, Ferrara, Giuliano, Gubitosa, Iaria, L'Abbate, Morfino, Orrico, Pavanelli, Penza, Raffa, Marianna Ricciardi, Scerra, Sportiello, Torto, Traversi, Tucci, Mari, Borrelli, Dori, Ghirra, Piccolotti, Zaratti».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta scritta:
BIGNAMI, BUONGUERRIERI, CIANCITTO e FILINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
in data 15 maggio 2020, in nome e per conto del Commissario straordinario, dottor Domenico Arcuri, il dottor Rinaldo Ventriglia trasmetteva all'Ufficio doganale Milano Malpensa, nella persona del direttore, comunicazione con la quale si elencavano numero 7 lotti di dispositivi di protezione individuali dei quali si chiedeva di «voler procedere allo sdoganamento»;
nella nota si evidenziava la giacenza specifica di Dpi forniti da Wenzhou light e Wenzhou moon ray e, in particolare, si sottolineava che nelle giacenze risultavano esservi i seguenti prodotti:
«Anhui Zhognan Air Defence Works Co., LTD – prodotto: KN95;
Wenzhou Huasai Commodity Co., LTD – prodotto: KN95 Face Mask;
Wenzhou Xilian Eclectrical Technology Co., LTD – KN95 Particulate Respirator/Face Mask, Model: JC1001A, FFP2;
YIWU Biweikang Labor Insurance Product Co., LTD – prodotto: KN95 modello 9600 N95;
Tong Chen Wenxin Labor Insurance Supplies Co., LTD – prodotto: KN95 [...]»;
con comunicazione del 2 maggio 2020 risulta come il Commissario straordinario abbia sollecitato il Comitato tecnico-scientifico a procedere alla validazione di Dpi e, a fronte di tale richiesta, il Comitato rispondeva in data 4 maggio 2020 affermando testualmente che «si ricorda inoltre che spesso la documentazione di accompagnamento alle richieste di parere è stata fortemente incompleta in lingua originale senza la disponibilità della traduzione in italiano o in lingua veicolare o comunque carente degli elementi conoscitivi indispensabili per garantire pareri in tutela della salute pubblica» e che «il lamentato ritardo da Lei imputato al Cts e da noi ricevuto con significativo dispiacere è legato pertanto alla necessità di acquisire detta documentazione imprescindibile per la valutazione. Non Le sfuggirà come ricevere fascicoli non conformi alle esigenze di istruttoria documentale renda impossibile evadere tempestivamente secondo scienza e coscienza i relativi pareri»;
come riportato nella sopracitata nota a firma Ventriglia, il Comitato tecnico-scientifico procedeva in effetti a validare in data 8, 10, 11, 12, 15 maggio 2020 «tali dispositivi»;
appare chiaro come il sollecito del Commissario Arcuri fosse rivolto anche, se non solo, ad ottenere un solerte sdoganamento di tali Dpi;
i Dpi di cui alla nota a firma di Ventriglia, in nome e per conto del Commissario Arcuri, hanno formato oggetto di decreto di sequestro da parte delle Procure di Roma e Gorizia, come da notizie rinvenibili sulla stampa, in quanto presentavano marcatura falsa e ritenute pericolose per la salute pubblica giacché non presentavano i requisiti necessari a consentirne l'impiegabilità;
il sequestro consentiva di non procedere alla immissione in consumo di una parte di detti Dpi, ma altra parte era già stata distribuita ed impiegata;
tali Dpi erano destinati precipuamente alle strutture ospedaliere e sanitarie;
in effetti, già dalla documentazione fotografica allegata al sequestro delle Procure competenti erano immediatamente rilevabili i vizi afferenti ai Dpi sopra richiamati;
detti Dpi hanno formato, peraltro, oggetto di attenzione dell'autorità giudiziaria e degli organi di stampa anche per il costo cadauno dei singoli Dpi sicuramente maggiore rispetto al prezzo medio di marcato del periodo –:
se il Governo confermi di essere in possesso di tale documentazione e quali iniziative di competenza intenda assumere in ordine a quanto esposto, ai fini dell'attivazione delle procedure, anche giudiziarie, che si riterranno opportune;
se non ritenga necessario disporre le verifiche di competenza presso le varie strutture coinvolte al fine di fare chiarezza su quanto esposto in premessa.
(4-05311)
AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Interrogazione a risposta in Commissione:
BOLDRINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
l'Associazione «Verso il Kurdistan Odv», impegnata da tempo per la solidarietà con la popolazione ezida vittima nel 2014 di un genocidio da parte dell'Isis, aveva da tempo programmato un viaggio in Iraq dal 17 al 30 maggio 2025 per incontrare gli esponenti dell'amministrazione autonoma di Shengal, per visitare il campo rifugiati di Maxmur, per il quale l'associazione ha finanziato negli anni scorsi la costruzione di un presidio sanitario e l'acquisto di un'ambulanza, per monitorare lo stato di avanzamento dei lavori per la costruzione dell'ospedale di Duhla, anch'esso finanziato dall'associazione;
tutti i componenti della delegazione avevano passaporti con visto rilasciato dall'ambasciata irachena in Italia e timbro apposto dalla polizia all'arrivo all'aeroporto di Baghdad che autorizzava a viaggiare per l'intero paese;
nel pomeriggio del 25 maggio 2025, per raggiungere il presidio sanitario di Serdest, la delegazione si è divisa in due gruppi: quattro persone su un pick-up e sette persone su un pulmino alla cui guida c'era un autista designato dall'amministrazione autonoma;
al primo check point il pick-up è passato senza problemi, mentre le sette persone del pulmino sono state sequestrate dall'intelligence irachena, incarcerate per una notte a Mosul, più volte e per ore sottoposte a interrogatori in diverse caserme, privati di cellulari e bloc-notes e accusati di «sostegno al terrorismo»;
anche gli altri componenti della delegazione sono stati presi in consegna dai militari e trattenuti per una notte a Mosul ma, rimanendo in possesso dei telefoni cellulari, sono riusciti a contattare l'ambasciata italiana a Baghdad e il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale –:
se il Governo sia al corrente dei fatti sopra esposti e se non ritenga di rappresentare alle autorità irachene il doveroso disappunto per aver interrotto in maniera del tutto immotivata le attività di una missione umanitaria che si stava svolgendo con tutti i requisiti formali e legali necessari.
(5-04118)
Interrogazioni a risposta scritta:
BONELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
il 29 ottobre 2023 a tre settimane dall'inizio della nuova operazione militare di Israele a Gaza – a seguito degli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023 – il Ministero dell'energia israeliano ha concesso varie licenze per l'esplorazione di giacimenti di gas nelle acque antistanti la Striscia di Gaza. Tra i beneficiari c'è anche Eni SpA;
la firma della convenzione, con cui Eni ha ottenuto la licenza a operare all'interno della zona marittima G, per il 62 per cento palestinese, rappresenta un operato, ad avviso dell'interrogante, predatorio nello sfruttamento di risorse naturali in termini di approvvigionamento energetico, non curante delle norme del diritto internazionale;
nei primi giorni di febbraio 2024 ha fatto seguito al provvedimento una diffida recapitata a tre società (tra cui Eni) da parte dello studio legale statunitense Foley Hoag per conto di organizzazioni umanitarie palestinesi dove si chiede di «desistere dall'intraprendere qualsiasi attività nelle aree della “Zona G” che ricadono nelle aree marittime dello Stato di Palestina», sottolineando che tali attività costituirebbero una violazione del diritto internazionale;
i giacimenti, infatti, si trovano in acque profonde all'interno dei confini marittimi dichiarati dallo Stato palestinese nel 2019 in conformità con le disposizioni della Convenzione Onu sul diritto del mare (Unclos) del 1982 firmata dalla Palestina nel 2015. Più precisamente, lo studio legale Foley Hoag sostiene che il 62 per cento della cosiddetta «Zona G» sia di competenza palestinese. Da qui la richiesta a Eni di fermare qualunque attività nell'area per evitare la possibile complicità in violazione di normative internazionali;
ai sensi del diritto internazionale, a Israele è vietato sfruttare le risorse finite non rinnovabili del territorio occupato, a scopo di lucro commerciale e a beneficio della potenza occupante, secondo le regole di usufrutto, di cui all'articolo 55 del regolamento dell'Aia. Israele, come autorità amministrativa di fatto nel territorio occupato, non può esaurire le risorse naturali per scopi commerciali che non sono a beneficio della popolazione occupata;
in data 14 febbraio 2024, in risposta all'interrogazione a risposta immediata 3-00983 presentata dall'interrogante, il Ministro degli esteri Tajani ha risposto: «da quanto riferisce Eni, il contratto è ancora in via di finalizzazione e il consorzio non ha titolarità sull'area, né sono in corso operazioni che avrebbero comunque natura esplorativa. Non è al momento in corso alcuno sfruttamento di risorse»;
in occasione della assemblea degli azionisti 2025, gli amministratori di Eni hanno risposto ad una domanda pre-assembleare sull'eventuale esplorazione nelle acque all'interno di un'area marittima (zona G) nel Mediterraneo, affermando: «Nessuna licenza è stata finora emessa e nessuna attività esplorativa è in corso di svolgimento»;
si ricorda che il Ministero dell'economia e delle finanze ha il controllo di fatto in Eni SpA in forza della partecipazione detenuta sia direttamente sia attraverso Cassa depositi e prestiti SpA (Cdp SpA) con un totale delle azioni detenute pari al 31,835 per cento;
inoltre, negli ultimi mesi, diversi Paesi europei hanno adottato misure istituzionali significative in risposta alle gravi violazioni dei diritti umani commesse da Israele nella Striscia di Gaza, che molti osservatori internazionali qualificano come atti di genocidio –:
quali provvedimenti urgenti i Ministri interrogati, ognuno per quanto di competenza intendano adottare affinché Eni SpA, partecipata dallo Stato, rispetti sia gli accordi di Oslo, che le norme internazionali così come denunciato dallo studio legale Foley Hoag per conto di organizzazioni umanitarie palestinesi, sottolineando che tali attività costituirebbero una flagrante violazione del diritto internazionale;
se confermino quanto affermato in risposta sia all'interrogazione a risposta immediata che alla domanda posta prima dell'assemblea degli azionisti Eni 2025, citati in premessa, e se non ritengano che tale attività di esplorazione nelle acque palestinesi non debba essere cessata, alla luce degli atti configurabili come crimini di genocidio portati avanti dal governo israeliano nei confronti della popolazione palestinese.
(4-05302)
GRIMALDI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
da fonti di stampa si apprende che 34 studenti iraniani, regolarmente iscritti al Politecnico di Torino, da oltre 150 giorni attendono un appuntamento per dare il via alle pratiche necessarie per avere il visto, lasciare il paese e trasferirsi in Europa. Sono tutti immatricolati al primo anno ma non hanno mai raggiunto Torino;
all'interrogante risulta che sarebbero circa 1000 gli studenti iraniani che hanno tentato di prenotare un appuntamento tramite Visametric presso l'ambasciata d'Italia a Teheran per il rilascio del visto di studio;
come riportato dal sito dell'ambasciata d'Italia a Teheran, la società Visametric è l'unico soggetto autorizzato dall'ambasciata d'Italia a Teheran per la gestione delle fasi preliminari alla presentazione delle domande di visto;
a parere dell'interrogante si sta ripetendo quanto già osservato lo scorso anno, quando oltre 1.700 studenti vennero esclusi dalla possibilità di accedere agli studi universitari, senza che venisse fornita alcuna soluzione efficace da parte delle autorità competenti;
le ricadute di questa situazione sarebbero gravissime: non solo verrebbero frustrate le legittime aspirazioni di numerosi giovani meritevoli, ma verrebbe altresì compromessa l'immagine dell'Italia come Paese aperto, inclusivo e promotore della cooperazione culturale internazionale;
da quanto appreso da diretti interessati, l'apertura delle prenotazioni il 20 maggio 2025 tramite Visametric è avvenuta senza nessun preavviso né dettagli chiari sui requisiti necessari. Visametric ha accettato prenotazioni, dunque, dal 20 maggio 2025, mentre la checklist ufficiale è stata aggiornata solo il 22 maggio 2025: molti candidati hanno quindi presentato la domanda con documentazione ormai obsoleta o mancante, occupando slot senza possedere i requisiti aggiornati. Il 28 maggio il sistema è stato chiuso per «alta affluenza» –:
se siano a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non intendano assumere iniziative di competenza volte a consentire la riapertura del sistema di prenotazione con maggiori slot e la proroga dei termini per i candidati penalizzati.
(4-05305)
AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA
Interrogazione a risposta orale:
ZANELLA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
con atto di sindacato ispettivo n. 3-01752, cui non è stata data alcuna risposta, l'interrogante chiedeva il 20 febbraio 2025 se alla luce delle evidenti criticità del progetto inerente «Riqualifica da deposito di stoccaggio prodotto petroliferi liquidi ad impianto di liquefazione gas metano di rete (Gnl)» da realizzare nel comune di Pesaro (Pesaro-Urbino), presentato dalla società Fox Petroli S.p.A., il Ministro interrogato non reputasse doveroso assumere iniziative di competenza affinché fosse revocato in autotutela il decreto ministeriale dell'8 gennaio 2025 di compatibilità ambientale e venissero disposte verifiche su eventuali omissioni o carenze istruttorie nelle procedure di valutazione del rischio ambientale connesso alla realizzazione dell'impianto;
con verbale n. 8 del 2025 del 29 aprile 2025 il comitato tecnico regionale del dipartimento dei vigili del fuoco del soccorso pubblico e della difesa civile della direzione regionale vigili del fuoco Marche (di seguito Ctr) ha determinato il divieto di costruzione per lo stabilimento Fox Petroli S.p.A.;
nello stesso verbale, viene espressamente posto in evidenza come: «Per quanto riguarda gli aspetti di sicurezza e di tutela ambientale dell'impianto nella configurazione attuale si richiede alla regione, alla Ast Pesaro Urbino e al comando dei vigili del fuoco di valutare l'opportunità dell'eventuale attivazione dei controlli di competenza come già indicato in occasione del Ctr del 12 settembre 2024, nonché ad Arpam per quanto di competenza, stante che i serbatoi installati negli anni 50 sono a fondo singolo e i bacini di contenimento non impermeabilizzati»;
come già evidenziato nel precedente atto di sindacato ispettivo citato, a seguito della consultazione pubblica iniziata il 29 marzo 2023 e terminata il 27 giugno 2023, sono pervenute osservazioni e pareri da parte del comune di Pesaro, provincia di Pesaro e Urbino e regione Marche;
in particolare la provincia di Pesaro Urbino ha fatto osservare l'assenza di uno studio previsionale di impatto ambientale per il fiume Foglia, recettore dello scarico di acque reflue industriali prodotte dalla nuova attività in progetto, stante la vulnerabilità ambientale del corso d'acqua che attualmente non raggiunge l'obiettivo di qualità ecologica «sufficiente» prevista per il 2027;
l'impianto è ubicato alla sinistra idrografica del fiume Foglia, a Sud della Località Tombaccia, a circa 40 metri dall'alveo in un'area perimetrata a rischio di esondazione molto elevato (R4) dal Piano di assetto idrogeologico Marche;
l'impianto esistente rientra tra gli stabilimenti a rischio di incidente rilevante (Rir) classificati di «soglia inferiore» ai sensi del decreto legislativo 26 giugno 2015, n. 105 (recepimento della direttiva 2012/18/UE «Seveso Ter»), mentre nella configurazione di progetto l'impianto rientrerà tra gli impianti classificati di «soglia superiore»;
il proponente non avrebbe analizzato la presenza di altre attività a rischio di incidente rilevante (Rir) in prossimità dell'impianto;
nella fase istruttoria della procedura di Via non risulta sia stato acquisito il nulla osta di fattibilità (Nof) del (Ctr) in relazione agli effetti derivanti dalla vulnerabilità del progetto a rischio di gravi incidenti o calamità pertinenti e la Commissione tecnica Pnrr-Pniec, a tal proposito, nel parere di compatibilità ha rimandato l'acquisizione del parere nella fase di progettazione esecutiva –:
se, alla luce del parere negativo alla costruzione dello stabilimento Fox Petroli S.p.A. da parte del Ctr e delle sue osservazioni in questione, il Ministro interrogato intenda assumere iniziative di competenza volte a revocare in autotutela il citato decreto ministeriale di compatibilità ambientale e assumere iniziative, per quanto di competenza, al fine di verificare se il sito oggetto del progetto di riqualifica sia caratterizzato da inquinamento prodotto dai serbatoi installati negli anni 50 a fondo singolo e con bacini di contenimento non impermeabilizzati.
(3-02028)
Interrogazioni a risposta scritta:
SERGIO COSTA, L'ABBATE, DELL'OLIO, GIULIANO e DONNO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
la città di Taranto è da anni ormai simbolo della sofferenza civile dovuta alle numerose criticità ambientali che la assediano, dagli stabilimenti industriali agli impianti di smaltimento di rifiuti, con gravi ripercussioni ambientali e sanitarie;
nell'arco di 14 anni, dal 2002 al 2015, nel Sin (Sito di interesse nazionale) di Taranto sono nati 600 bambini malformati, con una prevalenza superiore all'atteso calcolato su base regionale. Secondo i dati della Fondazione Veronesi, «nell'intera provincia, tra il 2006 e il 2012, si sono registrati poco più di 3.000 casi di cancro all'anno. Oltre al già citato mesotelioma pleurico, a Taranto da tempo si osserva un maggior numero di diagnosi di tumori che riguardano il polmone, la pleura, la vescica, il fegato, il pancreas, il rene e il sangue. Superiore alla media è anche il tasso di leucemie infantili. Diversi studi hanno evidenziato inoltre una maggiore incidenza di malattie respiratorie e cardiovascolari, soprattutto nella popolazione infantile»;
è notizia recente, per quanto riguarda il settore dello smaltimento dei rifiuti, che ai due impianti degli inceneritori di Massafra e della discarica Ex Vergine si è aggiunto il progetto di un nuovo impianto di recupero di rifiuti inerti che sorgerà in un'area tra il Mar Piccolo e il quartiere Paolo VI, zona già fortemente compromessa da decenni di inquinamento industriale e militare;
la S&C Costruzioni, azienda responsabile del progetto, ha presentato un piano che prevede la gestione di oltre 260 mila tonnellate annue di rifiuti, con un traffico stimato di 18.700 automezzi l'anno, 51 automezzi al giorno sulle strade già fragili della città, su una superficie del solo impianto estesa per 40 mila metri quadrati, pari alla misura di cinque campi da calcio;
l'allegato XI del decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 155, attuativo della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell'aria, fissa un limite di 50 microgrammi/metri cubi come media giornaliera per le polveri sottili PM10, con un massimo 35 superamenti consentiti annualmente;
dal Paur (Provvedimento autorizzatorio unico regionale) allegato al progetto, si apprende che le emissioni di PM10 previste possono raggiungere un picco di 780 grammi/h;
tale indicazione fa sorgere dubbi sulle reali emissioni di tali particelle e sulla legalità dell'impianto, tenuto conto che il valore di 780 g/h – così come è espresso nel Paur – non si traduce automaticamente in un superamento di questo standard senza un'analisi complessa di dispersione atmosferica, dati meteorologici e caratteristiche dell'area;
nel Paur, tuttavia, sembra non essere presente uno studio di dispersione atmosferica dettagliato che possa spiegare come questi 780 g/h impatteranno sulla qualità dell'aria nel quartiere Paolo VI e nelle aree circostanti. In mancanza di questo, non è chiaro come si possa garantire che l'impianto rispetti i limiti di legge e tuteli la salute dei cittadini;
in base a ricerche condotte dalla stampa, inoltre, sembra che sia l'Autorizzazione integrata ambientale (AIA) che l'Autorizzazione unica ambientale (Aua) non siano pubblicamente disponibili, il che rende impossibile soppesare l'effettivo impatto delle emissioni di PM10;
l'iter del progetto è iniziato nel 2021 e ha superato, senza che sia stata adeguata informazione pubblica, le seguenti autorizzazioni: compatibilità ambientale e paesaggistica, autorizzazione unica ex articolo 208 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, compatibilità con il Piano regionale di gestione dei rifiuti speciali, il Piano tutela delle acque, parere igienico-sanitario e conformità acustica e urbanistica;
tale processo ha, comprensibilmente, alimentato un senso di angoscia nella popolazione di Taranto –:
quali iniziative di competenza intendano adottare affinché sia assicurata la massima trasparenza e pubblicità dei dati delle emissioni del progetto in questione e del suo impatto sull'ambiente e sulla salute.
(4-05318)
BENIGNI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
le disposizioni della legge di bilancio per il 2025 (Legge n. 207 del 2024) hanno innovato la materia dei bonus edilizi;
in conseguenza di tali innovazioni normative, è attualmente precluso ai soggetti aventi diritto ad agevolazioni fiscali per lavori conclusi nel 2024, ma con spese sostenute nell'anno 2025, e per lavori conclusi nel 2025, il caricamento sui portali gestiti da Enea detrazionifiscali.enea.it e bonusfiscali.enea.it della documentazione necessaria ad ottenere i previsti bonus fiscali;
l'Enea, già in data 8 gennaio 2025, ha reso nota la necessità di aggiornamento dei sistemi, consigliando ai soggetti interessati di attendere il termine della relativa procedura prima di trasmettere la documentazione richiesta per l'accesso ai bonus;
analoghi avvisi sono stati diffusi in data 5 marzo 2025 e, da ultimo, 27 maggio 2025;
gli avvisi da ultimo citati segnalano la necessità di «chiarimenti da parte degli organi competenti», ai fini di portare a termine la procedura di aggiornamento dei portali;
si ritiene necessario fornire in tempi rapidi a cittadini e professionisti rassicurazioni circa la tempistica della conclusione degli interventi di aggiornamento –:
quali chiarimenti necessitino all'Enea al fine di portare a termine la procedura di aggiornamento dei portali a seguito delle innovazioni introdotte dalla legge di bilancio per il 2025 (Legge n. 207 del 2024) in materia di bonus fiscali per l'esecuzione di lavori di efficientamento energetico del patrimonio edilizio;
quali iniziative urgenti di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per ovviare alla problematica descritta e per consentire il ripristino della piena operatività dei portali gestiti da Enea in relazione agli interventi aventi diritto ai bonus per l'efficientamento energetico conclusi nel 2024, ma con spese sostenute nell'anno 2025, e nel 2025;
in quale tempistica il Ministro interrogato intenda porre in essere tali iniziative.
(4-05325)
CULTURA
Interrogazione a risposta scritta:
COLOMBO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
il Santarcangelo Festival, fondato nel 1971, è il più antico festival italiano dedicato alle arti performative contemporanee e uno dei più significativi nel contesto europeo dedicato al teatro e alla danza ed è sostenuto da numerosi enti pubblici, tra cui il Ministero della cultura, la regione Emilia-Romagna e la Commissione europea;
nel 2024, in occasione della sua 54a edizione ha ricevuto finanziamenti pubblici da parte della regione Emilia-Romagna per un importo pari a 349.500 euro, come già avvenuto negli anni precedenti;
tra i partner istituzionali del Festival figura anche il Ministero della cultura;
l'edizione del 2024 ha proposto numerosi spettacoli i cui contenuti sono risultati fortemente divisivi dal punto di vista ideologico: ad esempio, «Repertorio n. 2», che intende liberarsi dai vincoli eteropatriarcali presenti nel pensiero occidentale e si oppone simbolicamente alla «violenza programmata dallo Stato»; «Lessons for cadavers», in cui i cadaveri sono le dottrine imposte dai governi di estrema destra; «La gouineraie», che propone la decostruzione del «mito della famiglia tradizionale, bianca, eterosessuale e cattolica»; «Nurture», incentrato sulla decostruzione del genere associato all'allattamento e alla cura; «Pas de deux», che affronta la cosiddetta violenza dell'eteronormatività; «Rectum crocodile», che indaga sulla «mascolinità bianca» e sulle eredità del colonialismo;
a giudizio dell'interrogante ogni anno il Santarcangelo Festival si distingue per una programmazione fortemente politicizzata e divisiva: negli anni passati ha spesso generato scandali e polemiche, ospitando spettacoli a sfondo pro gender, eventi ispirati a tematiche come l'ecosessualità e contenuti che hanno suscitato forti reazioni da parte dell'opinione pubblica. Ogni edizione è stata accompagnata da nuove controversie, confermando una direzione artistica orientata a promuovere istanze ideologiche ben precise, piuttosto che offrire un autentico spazio di espressione culturale condivisa;
tali contenuti sollevano perplessità in merito all'opportunità di utilizzare risorse pubbliche per finanziare opere fortemente orientate in senso ideologico, con posizioni che potrebbero risultare divisive rispetto alla sensibilità di una parte rilevante della cittadinanza;
sebbene il finanziamento della cultura sia un compito fondamentale delle istituzioni pubbliche, esso deve, in ogni caso, avvenire nel rispetto del pluralismo culturale e valoriale –:
se il Ministro interrogato intenda, per quanto di competenza, far luce sui fatti di cui in premessa e se e quali iniziative di competenza intenda assumere a riguardo.
(4-05308)
ECONOMIA E FINANZE
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro per lo sport e i giovani, per sapere – premesso che:
l'Italia è caratterizzata da un sistema sportivo che si fonda, in gran parte, sull'attività svolta da Società e Associazioni sportive dilettantistiche (Asd e Ssd), senza scopo di lucro, che operano in convenzione con gli enti locali per la gestione di impianti sportivi pubblici, assicurando l'accesso allo sport per ampie fasce della popolazione;
in virtù delle loro finalità sociali, educative e di promozione della salute, tali enti erogano un vero e proprio servizio pubblico sportivo, contribuendo al benessere individuale e collettivo, al contrasto della sedentarietà e alla prevenzione sanitaria, in linea con le finalità riconosciute anche dalla normativa nazionale (decreto legislativo n. 36 del 2021, riforma dello sport);
lo sport come strumento di integrazione sociale ha da tempo posto l'attenzione sulle occasioni di socializzare che è in grado di offrire; ciò, infatti, costituisce una delle motivazioni primarie che spingono i giovani ad intraprendere un percorso sportivo presso un centro organizzato, ed inoltre è uno degli aspetti che i ragazzi vivono maggiormente nel contesto sportivo. I compagni, gli allenatori, i dirigenti, gli stessi avversari costituiscono per il giovane una rete sociale, talvolta di supporto, altre volte di confronto e di competizione;
la sostenibilità economica di tali realtà è tuttavia sempre più fragile a causa di molteplici fattori concomitanti: gli effetti post-pandemici ed il forte aumento dei costi energetici ad esempio;
in tale contesto già critico, si segnala ora un grave problema di carattere fiscale e interpretativo, che rischia di travolgere l'intero settore: l'applicazione dell'Imposta municipale unica (Imu) alle associazioni sportive concessionarie di impianti sportivi pubblici da parte di alcuni enti locali;
in particolare, il caso di Roma Capitale evidenzia con chiarezza la portata e la criticità del tema: secondo quanto previsto dal vigente Regolamento comunale per l'affidamento e la gestione degli impianti sportivi di proprietà di Roma Capitale (Deliberazione Assemblea capitolina n. 186 del 2023), i suddetti impianti sono iscritti come immobili del patrimonio indisponibile del comune e affidati in gestione a enti sportivi locali per l'erogazione del servizio pubblico sportivo in favore della cittadinanza, con modalità calmierate e vincolate;
tuttavia, a seguito di una interpretazione estensiva della normativa vigente in materia di Imu, i dirigenti della divisione entrate della Ragioneria generale di Roma Capitale hanno avviato un'attività di accertamento tributario, ritenendo tali enti soggetti passivi d'imposta, e notificando oltre 70 comunicazioni di contraddittorio preventivo (ai sensi dell'articolo 6-bis della legge n. 212 del 2000), atto prodromico all'emissione di accertamenti Imu per gli anni 2019, 2020 e 2021;
le cifre in oggetto risultano particolarmente onerose, in alcuni casi pari a centinaia di migliaia di euro per singola annualità, e comprendono sanzioni per omessa dichiarazione oltre agli interessi di mora maturati;
qualora tali oneri fossero confermati, si determinerebbe una crisi irreversibile nella gestione di numerosi impianti sportivi pubblici, con il rischio concreto di chiusura delle strutture, sospensione delle attività sportive, licenziamento del personale impiegato e interruzione di un servizio essenziale per migliaia di cittadini;
risulterebbe, inoltre, che nessun altro grande comune italiano applichi una simile interpretazione della normativa Imu agli impianti sportivi comunali;
è auspicabile un intervento normativo nazionale per fornire una soluzione stabile e coerente con l'impianto costituzionale della fiscalità locale e con la missione pubblica dello sport. In particolare, a parere dell'interrogante risulta come prioritaria una modifica dell'articolo 3, comma 2, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, che disciplina le esclusioni dall'Imu per gli immobili pubblici destinati a specifici servizi di pubblico interesse –:
se siano a conoscenza della situazione esposta e della grave incertezza interpretativa in materia di applicazione dell'Imu agli impianti sportivi comunali affidati a enti sportivi dilettantistici;
quali iniziative di competenza urgenti intendano assumere per tutelare il sistema dello sport di base e scongiurare una crisi gestionale degli impianti sportivi pubblici che potrebbe interessare non solo la capitale, ma anche altri grandi centri urbani e metropolitani;
se non ritengano necessario attivare un confronto istituzionale, con il coinvolgimento, ai vari livelli dell'Anci, del Coni, del Dipartimento per lo sport e del Parlamento, al fine di adottare iniziative per la revisione dell'attuale normativa fiscale che consenta di escludere esplicitamente dall'Imu gli impianti sportivi comunali affidati in concessione a enti senza scopo di lucro per lo svolgimento di attività sportiva a carattere sociale;
se non ritenga infine, di adottare iniziative di competenza volte a tutelare la sostenibilità economica e la sopravvivenza stessa del patrimonio sportivo pubblico, evitando un effetto domino che potrebbe coinvolgere centinaia di realtà associative in tutta Italia.
(2-00641) «Ciocchetti».
GIUSTIZIA
Interrogazioni a risposta scritta:
CANNATA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
il decreto legislativo 13 settembre 2024, n. 136, cosiddetto «terzo decreto correttivo», ha introdotto modifiche e integrazioni al decreto legislativo 12 gennaio 2019, n. 14, recante il codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza;
in particolare, l'articolo 356, comma 2, del codice, come modificato dal predetto decreto, disciplina i requisiti per l'iscrizione al nuovo elenco dei gestori della crisi d'impresa, riservando tale possibilità ai professionisti iscritti agli ordini degli avvocati, dei dottori commercialisti, degli esperti contabili e dei consulenti del lavoro, che abbiano:
a) frequentato un corso di formazione della durata non inferiore a quaranta ore;
b) autocertificato, ai sensi dell'articolo 46 del decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000, una «adeguata esperienza maturata non oltre l'ultimo quinquennio», in qualità di attestatore, curatore, commissario giudiziale o liquidatore giudiziale, anche in collaborazione con altri professionisti iscritti all'elenco;
tale previsione preclude, di fatto, l'accesso all'elenco dei gestori della crisi a numerosi professionisti qualificati, ma privi del requisito specifico dell'esperienza quinquennale, pur avendo frequentato corsi di formazione riconosciuti e investito tempo, risorse e impegno professionale per avviarsi a tale attività;
si segnala, in particolare, la situazione di coloro che hanno frequentato corsi banditi prima dell'entrata in vigore del decreto legislativo n. 136 del 2024, ma avviati successivamente, come il corso di formazione permanente organizzato dall'Università degli studi di Catania, bandito nel dicembre 2023 e avviato nel giugno 2024, dunque prima della pubblicazione delle nuove faq interpretative del febbraio 2025;
si evidenzia, inoltre come, in fase preparatoria e informativa, lo stesso comitato scientifico del corso — composto da autorevoli esponenti del mondo accademico e giudiziario – avesse rassicurato i partecipanti circa la possibilità di accedere all'elenco con il solo corso di formazione, in linea con l'interpretazione allora vigente;
infine, si rileva una mancanza di disposizioni transitorie atte a disciplinare le situazioni di coloro che, trovandosi in una condizione «intermedia» tra la normativa previgente e quella successiva al decreto correttivo, rischiano oggi di vedere vanificati tempo, investimento formativo e opportunità professionali –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della questione sopra esposta;
se ritenga opportuno adottare iniziative di competenza volte a chiarire, anche in via amministrativa o mediante apposita circolare interpretativa, l'ambito di applicazione della nuova disciplina di cui all'articolo 356, comma 2, del codice della crisi, con particolare riferimmo alle situazioni di coloro che abbiano avviato percorsi formativi prima dell'entrata in vigore del decreto legislativo n. 136 del 2024;
se ritenga necessario valutare l'adozione di iniziative di carattere normativo volte a introdurre una disciplina transitoria che consenta, ai soggetti in tali condizioni, di completare il proprio percorso e accedere all'elenco secondo i requisiti vigenti al momento dell'avvio della formazione, in ossequio ai principi di affidamento, ragionevolezza e tutela del legittimo interesse professionale.
(4-05294)
LACARRA, PORTA, CUPERLO, D'ALFONSO, LAUS, SIMIANI, GRAZIANO, BOLDRINI, SERRACCHIANI, SCOTTO, MALAVASI, MARINO, CIANI, BERRUTO, FASSINO, GUERRA, QUARTAPELLE PROCOPIO, DI SANZO, FORATTINI, BAKKALI, PANDOLFO, ROMEO, GIRELLI e LAI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
in data 9 giugno 2025 è stata depositata presso la direzione della Casa di reclusione di Vigevano una denuncia collettiva, firmata da oltre 45 detenuti della 5a sezione, in cui si denunciavano gravi violazioni dei diritti fondamentali, tra cui condizioni igienico-sanitarie inaccettabili (presenza di zecche nei materassi e nei vestiti, mancanza di acqua calda, feci nelle celle, farmaci distribuiti senza confezione o indicazione), oltre all'assenza di cure mediche adeguate e alla compressione di diritti quali l'accesso agli avvocati e alle attività trattamentali;
a seguito dell'intervento dell'associazione «Quei bravi ragazzi family», dell'istanza presentata al Magistrato di sorveglianza di Pavia e della denuncia trasmessa alla Procura, si sono registrati miglioramenti parziali nelle condizioni della sezione (introduzione di tavoli, sanitari, regolarizzazione nella somministrazione dei farmaci, interventi dell'Asl che hanno confermato la presenza di parassiti);
nonostante ciò, secondo quanto riferito agli interroganti, continuano a emergere gravi preoccupazioni in merito al clima di intimidazione instauratosi nei confronti dei detenuti firmatari della denuncia, alcuni dei quali sarebbero stati scoraggiati a formalizzare la nomina del medesimo legale mediante cui è stata sporta la suddetta denuncia;
perdipiù, sempre secondo quanto appreso dagli interroganti, dipendenti della struttura avrebbero rivolto pubblicamente commenti diffamatori e provocatori nei confronti della presidente e vicepresidente dell'associazione «Quei bravi ragazzi family» e posto in essere comportamenti reiteratamente intimidatori nei confronti dei detenuti firmatari della lettera, convocati singolarmente nel tentativo di metterli in contrasto con altri detenuti, insinuando che le restrizioni avvenute fossero conseguenza diretta della denuncia collettiva, creando così un clima pericoloso per l'incolumità fisica di chi ha scelto mezzi pacifici per reclamare i propri diritti;
la normativa penitenziaria (Legge n. 354 del 1975 e decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000) e la Costituzione italiana garantiscono il diritto alla salute, alla dignità e alla libertà di espressione anche all'interno degli istituti di pena;
l'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo vieta ogni trattamento inumano o degradante;
in uno Stato di diritto non possono essere tollerate forme di repressione nei confronti di chi esercita, in modo civile e pacifico, il diritto di denuncia –:
se il Ministro sia a conoscenza dei gravi fatti sopra descritti e se intenda avviare una verifica amministrativa urgente presso la Casa di reclusione di Vigevano;
se siano già state avviate ispezioni o indagini interne da parte dell'amministrazione penitenziaria in seguito alla denuncia presentata in data 9 giugno 2025 e alle istanze depositate dai legali dei detenuti;
quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato per tutelare i detenuti firmatari della denuncia da eventuali trasferimenti punitivi, discriminazioni o violenze psicologiche e fisiche;
se risulti che il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale sia stato informato e, in caso affermativo, se risulti che lo stesso intenda svolgere accertamenti specifici sulla gestione dell'istituto.
(4-05317)
SERRACCHIANI, GIANASSI, DI BIASE, LACARRA e SCARPA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
l'avvocato Michele Passione si è dimesso dal suo incarico di legale del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale;
nell'annunciare le dimissioni l'avvocato Michele Passione, dopo oltre dieci anni di intensa attività svolta con dedizione, rigore e competenza, ha sottolineato che «la scelta è maturata dopo mesi di assenza di risposte e di mancanza di interlocuzione» con l'ufficio del Garante anche a seguito di invio di «relazioni e segnalazioni»;
l'avvocato Passione ha denunciato la perdita di «sintonia» con l'attuale Collegio del Garante nominato dal Governo Meloni e «soprattutto il silenzio assordante che accompagna la scomparsa della relazione al Parlamento: lettere rimaste senza risposta, relazioni ignorate, nomine riassegnate all'insaputa del diretto interessato»;
Passione ha prestato servizio e ricevuto incarichi per difendere i garanti in alcuni processi significativi e pertanto dovrà essere sostituto nei procedimenti che aveva in carico, tra cui quello di Santa Maria Capua Vetere, che vede coinvolte decine di persone, tra agenti di polizia penitenziaria, funzionari del Dap e medici, in una vicenda di presunti pestaggi e torture ai danni dei detenuti nel 2020;
il Garante nazionale è costituito in collegio, composto dal Presidente e da due membri, i quali restano in carica per cinque anni non prorogabili. Essi sono scelti tra persone, non dipendenti delle pubbliche amministrazioni, che assicurano indipendenza e competenza nelle discipline afferenti la tutela dei diritti umani, e sono nominati, previa delibera del Consiglio dei ministri, con decreto del Presidente della Repubblica, sentite le competenti commissioni parlamentari;
compito dell'avvocato del Garante, in coerenza con i princìpi costituzionali, è innanzitutto quello di salvaguardare i diritti fondamentali dei detenuti aiutando altresì la Polizia penitenziaria a svolgere il suo delicato ruolo nel pieno rispetto delle regole e dell'umanità;
viene segnalato, a latere delle dimissioni, che nel Collegio dei Garanti non vi sia più unitarietà e che le visite alle carceri si siano rarefatte, le nomine arrivino tardi o addirittura non affatto, e, soprattutto non si farebbero più le visite vere, quelle senza preavviso, con équipe di giuristi, psicologi e medici che controllano davvero le condizioni di detenzione –:
se il Ministro interrogato intenda fornire elementi al Parlamento su questi fatti anche per conoscere la sua valutazione e quali serie e immediate iniziative di competenza intenda assumere per dare risposte urgenti alla drammatica situazione delle carceri italiane.
(4-05320)
ENRICO COSTA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
come riportato dal Corriere della Sera del 19 giugno 2025, in un articolo a firma di Giuseppe Ferrarella, la Procura della Repubblica di Milano ha segnalato ai pubblici ministeri di Brescia (sul piano penale) ed al Presidente della Corte (su quello disciplinare) il Gip Tommaso Perna, il giudice per le indagini preliminari che nei mesi scorsi era divenuto bersaglio degli attacchi della stessa Procura per aver rigettato oltre 100 richieste di misure cautelari predisposte dagli stessi pubblici ministeri. Il motivo delle segnalazioni risiederebbe nel fatto che alcuni detenuti intercettati avrebbero parlato di interlocuzioni tra lo stesso giudice per le indagini preliminari e i difensori;
ovviamente tutto è finito nel nulla, ma, a giudizio dell'interrogante, è un chiaro segnale di quanto può capitare a chi contrasta le tesi dei pubblici ministeri;
non è casuale che quasi il 100 per cento delle richieste dei pubblici ministeri (proroghe, intercettazioni, misure cautelari, rinvii a giudizio) sono accolte dai giudici;
la vicenda esposta fa il paio con quella dei due avvocati denunciati per calunnia per i contenuti di una memoria depositata in un processo a Reggio Emilia per il quale è stato presentato analogo atto di sindacato ispettivo, ad oggi in attesa di risposta;
sarebbe opportuno per l'interrogante che il Ministro della giustizia avviasse una verifica puntuale in merito a quanto esposto, e, se confermati i fatti, un'azione disciplinare verso i pubblici ministeri che abusano del loro potere e usano le denunce con finalità intimidatorie nei confronti di chi si permette di dubitare delle loro tesi –:
se il Ministro interrogato non intenda urgentemente far luce sulla vicenda descritta in premessa, mediante l'attivazione dei propri poteri ispettivi, e, se confermati i fatti, valutare la sussistenza dei presupposti per il provvedimento di un'azione disciplinare verso i responsabili.
(4-05322)
IMPRESE E MADE IN ITALY
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
X Commissione:
PANDOLFO, BARBAGALLO, PELUFFO, DE MICHELI, DI SANZO e GNASSI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
nel decreto-legge n. 76 del 2020 all'articolo 62-bis, il comma 1 stabilisce che al fine di favorire l'utilizzo del biometano nel settore dei trasporti e in coerenza con il piano nazionale integrato per l'energia e il clima, sono attribuite ad Acquirente unico Spa le attività previste dalla legge 8 luglio 1950, n. 640;
al comma 2 specifica che, al fine di semplificare gli adempimenti connessi allo svolgimento delle attività di cui al comma 1, ossia snellire le procedure e le tempistiche di riqualificazione periodica delle bombole di metano installate a bordo dei veicoli alimentati con questo carburante, oggi quasi tutto di origine biologica, le modalità di esecuzione delle suddette attività sono disciplinate mediante l'approvazione del decreto del Ministro delle imprese e del made in Italy, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti a cui fa riferimento il su citato comma, decreto la cui approvazione è ora più che mai necessaria;
l'attuale sistema di riqualificazione prevede l'intervento di ispettori delle motorizzazioni civili locali, oggi impossibilitati, per diverse contingenze, a garantire un servizio puntuale e adeguato alle esigenze di una clientela che consta di circa 1 milione di autoveicoli circolanti;
con il nuovo provvedimento, invece, le riqualificazioni verrebbero svolte da personale qualificato e certificato della Servizi Fondo Bombole Metano S.p.A. e dalle officine d'installazione e manutenzione impianti a gas naturale, abilitate e riconosciute presso le camere di commercio locali, con controlli a campione da parte di ispettori della motorizzazione civile e trasporti in concessione;
da tempo ormai, la carenza cronica di tecnici della motorizzazione determina ritardi e in certi casi l'impossibilità di usare l'auto a metano/biometano quando invece il nuovo sistema, una volta approvato, garantirebbe una maggiore rapidità d'intervento verso l'utenza;
a parere degli interroganti, l'entrata in vigore del decreto interministeriale in oggetto è fondamentale per la sopravvivenza del settore metano/biometano automazione, messo a dura prova nel 2021 dall'impennata del prezzo della materia prima gas e dall'inasprimento delle politiche europee riguardo alle emissioni dei nuovi veicoli leggeri e pesanti (pacchetto legislativo Fit for 55), che ha indotto le case automobilistiche ad abbandonare la trazione a metano/biometano per focalizzarsi sull'elettrificazione dei propri veicoli –:
alla luce dei fatti esposti in premessa, quali siano le tempistiche per l'emanazione del provvedimento attuativo, atteso da ormai troppo tempo, per lo snellimento delle procedure di riqualificazione delle bombole a metano.
(5-04119)
BENZONI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
il gruppo francese Carrefour è una delle principali catene della grande distribuzione con una presenza significativa in diversi mercati internazionali. Attivo nel settore della vendita al dettaglio, gestisce formati commerciali diversificati, quali ipermercati, supermercati, cash&carry e punti vendita di prossimità, in Italia Carrefour è uno dei maggiori operatori del settore, presente dal 1993, con circa 1.200 punti vendita distribuiti sul territorio nazionale e un organico che supera le 16.000 unità;
secondo quanto riportato negli ultimi giorni da diverse fonti di stampa, Carrefour starebbe valutando l'uscita dal mercato italiano attraverso la cessione dell'intera rete di punti vendita attualmente presenti sul territorio nazionale. Tale ipotesi si inserirebbe nell'ambito di una più ampia exit strategy finalizzata al disimpegno dai mercati ritenuti dal gruppo non strategici («non core»), tra i quali figurano, oltre all'Italia, anche Belgio, Romania e Polonia, nonché la Giordania e l'Oman da cui il gruppo ha già completato il processo di uscita;
negli ultimi anni, la filiale italiana della multinazionale ha registrato risultati fortemente negativi: il report Gdo di Mediobanca riporta una stima di perdite complessive superiori agli 870 milioni di euro, con un calo del fatturato del 2,6 per cento nel solo anno 2024 e una flessione delle vendite del 5,3 per cento;
allo stato attuale, non risulta alcuna comunicazione ufficiale da parte dell'azienda sull'intenzione di dismettere le attività in Italia, né sono stati resi noti piani industriali aggiornati o iniziative di confronto con le organizzazioni sindacali a tutela delle 16.000 unità di personale attualmente dipendenti del gruppo;
stando alle notizie di stampa, la exit strategy prevederebbe la vendita frazionata dei diversi formati di negozio a soggetti differenti del settore della grande distribuzione organizzata e, dunque, con un disimpegno totale dal territorio italiano;
la frammentazione della rete e l'eventuale acquisizione da parte di altri operatori potrebbe comportare squilibri nella distribuzione territoriale dell'offerta commerciale, concentrazioni di mercato e perdita di competitività, con effetti anche sull'approvvigionamento alimentare e sull'equilibrio della filiera –:
considerando che quanto esposto in premessa rappresenterebbe l'ennesimo ritiro di un grande gruppo internazionale dal nostro Paese, quali iniziative di competenza intenda assumere per rivitalizzare l'attrattività dell'Italia per gli imprenditori internazionali e se stia, in tal senso, monitorando, per quanto di competenza, gli specifici sviluppi relativi alla possibile uscita del gruppo Carrefour nell'ottica di tutelare i lavoratori interessati.
(5-04120)
CAVO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
Piaggio Aerospace S.p.A., dopo sei anni di amministrazione straordinaria, iniziata nel dicembre 2018, è stata acquisita, nella sua interezza, all'inizio di quest'anno, 2025, da parte della società turca Baykar Technologies, specializzata nel settore dei veicoli aerei senza pilota e nelle tecnologie aerospaziali;
tale operazione ha rappresentato una significativa svolta per Piaggio Aerospace, aprendo così a nuove prospettive di sviluppo di ampio respiro;
il 14 febbraio 2025 i vertici della nuova proprietà, unitamente al Ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso nonché alla struttura commissariale, incontrando le rappresentanze sindacali, in visita allo stabilimento di Villanova d'Albenga, anticipavano la prospettiva che, oltre alle tradizionali attività nel settore aeronautico e manutentivo, il sito produttivo di Piaggio Aerospace potesse diventare il principale polo di produzione di droni in Europa, preannunciando la concreta ipotesi di una collaborazione sinergica con Leonardo S.p.A. in tale prospettiva;
in data 6 marzo 2025 veniva siglato tra Baykar e Leonardo, alla presenza del Ministro della difesa Guido Crosetto, un memorandum d'intesa del valore stimato di cento miliardi di dollari nel settore delle tecnologie aerospaziali cosiddette «unmanned», ossia prive di equipaggio;
in data 16 giugno 2025, in occasione della 55a edizione del Paris Air Show di Le Bourget, i vertici aziendali di Leonardo e Baykar, con una nota congiunta delle rispettive realtà industriali, hanno presentato la costituzione della nuova società «Lba Systems», una joint venture paritetica dedicata allo sviluppo di tecnologie per sistemi a pilotaggio remoto, dando così seguito al suddetto memorandum d'intesa;
nel comunicato ufficiale in questione, relativo alla nascita di quest'apposita joint venture che si pone l'obiettivo di rappresentare uno dei principali players mondiali di riferimento nello sviluppo di droni, viene esplicitamente riportato che avrà sia la sede legale che operativa in Italia e che avranno un ruolo nella produzione anche i siti di Piaggio Aerospace;
secondo ricostruzioni giornalistiche dei quotidiani locali genovesi e liguri, la nuova joint venture italo-turca potrebbe essere basata a Genova –:
quale ruolo avranno gli stabilimenti Piaggio Aerospace di Genova-Sestri Ponente e Villanova d'Albenga in relazione alla costituzione della nuova società «Lba Systems», in particolar modo se sia prevista una progettualità specifica sul territorio della città di Genova.
(5-04121)
PAVANELLI, APPENDINO, CAPPELLETTI, FERRARA e ILARIA FONTANA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
il recente conflitto tra Israele e Iran rischia di esacerbare le preesistenti difficoltà economiche del tessuto produttivo nazionale, già alle prese con un rallentamento generalizzato della spesa al consumo, inflazione e margini di profitto esigui;
l'instabilità politica nella regione mediorientale, con particolare riferimento alla possibile chiusura dello Stretto di Hormuz, potrebbe generare a breve termine effetti tangibili sul mercato energetico globale e, in particolare, sull'aumento del carburante per l'autotrasporto con gravi ripercussioni sull'intera filiera;
come noto, lo Stretto di Hormuz è costituito da quella lingua di mare lunga 33 chilometri che collega il Golfo Persico con il Mar Arabico e dal quale passa circa il 30 per cento del petrolio esportato nel mondo e tutto il gas naturale del Qatar. In particolare, il nostro Paese importa attraverso lo stretto merci energetiche pari a 9,6 miliardi di euro, ovvero il 14,2 per cento del totale, mentre dal Qatar arriva circa il 40 per cento del Gnl nazionale;
secondo una recente stima di JP Morgan, la chiusura di Hormuz potrebbe far schizzare il prezzo del greggio tra i 120 e i 170 dollari al barile, facendo lievitare non solo il costo dell'energia, ma anche quello dei carburanti e in generale i prezzi delle materie prime e quindi dei servizi e dei beni finali;
per Unimpresa, l'aumento dei carburanti legato alla crisi mediorientale potrebbe costare fino a 300.000 euro l'anno per un'impresa con una flotta media di 50 camion. L'incremento di 10-15 centesimi al litro per diesel e benzina, con ricadute più ampie lungo tutta la filiera distributiva;
in un contesto internazionale, già segnato da un generale incremento dei prezzi di beni e servizi essenziali e dagli impatti causati dall'applicazione di nuovi e più elevati dazi americani alle importazioni, occorre evitare che le imprese, soprattutto quelle di trasporto su gomma, siano ulteriormente aggravate dall'aumento indiscriminato del costo dell'energia e dei carburanti, con ricadute dirette sull'intera catena logistica e sui consumatori finali –:
quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per contrastare il rialzo dei costi energetici e dei carburanti e consentire al tessuto produttivo di fronteggiare nuovi possibili rincari strutturali, tenuto conto delle possibili implicazioni derivanti dalla nuova impennata dei prezzi del petrolio seguita al nuovo conflitto tra Israele-Iran e dal rischio di una temporanea compromissione del traffico nello Stretto di Hormuz.
(5-04122)
SQUERI e CASASCO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
il gruppo Magneti Marelli (MM), che produce componenti per le auto, è stato fondato nel 1919. Nel 1967 la Fiat ottenne il controllo totale del gruppo;
nel 2018, poco prima della creazione di Stellantis, la Magneti Marelli è stata venduta al gruppo giapponese Calsonic Kansei (CK) Holdings, con cui si è fusa, per 5,8 miliardi di euro. Calsonic Kansei è controllato dal fondo americano Kkr;
negli accordi posti in essere per la cessione, il gruppo Fca ha garantito che i nuovi proprietari avrebbero mantenuto gli stabilimenti e i posti di lavoro in Italia;
nel 2017 l'azienda aveva un fatturato di 8,2 miliardi di euro e impiegava 43 mila lavoratori, di cui poco più di 10 mila in Italia. Attualmente, in Italia ha 10 stabilimenti produttivi e circa 6.000 addetti;
nella prima decade di giugno 2025 Kkr ha presentato richiesta di accesso al «chapter 11» negli Stati Uniti, con l'obiettivo di ristrutturare il debito della Magneti Marelli-Calsonic Kansei pari a circa 4,5 miliardi di dollari, ottenendo un finanziamento di 1,1 miliardi di dollari da destinare, stando alle dichiarazioni, a una strategia di crescita dell'azienda;
al termine del chapter 11, a meno di offerte di acquisizione alternative e migliori, la proprietà dell'ex Magneti Marelli si trasferirà automaticamente dal fondo americano Kkr ai creditori, capitanati dal fondo Strategic Value Partner. Per la cessione dello stabilimento di Torino da tempo Kkr è in trattativa con gli indiani di Motherson. Si profilano quindi rischi di «spezzatino»;
per il 19 giugno 2025 è stato annunziato un incontro al Ministero delle imprese e del made in Italy tra Governo, regioni, proprietà e parti sociali;
nel 2023 l'intervento del Governo aveva consentito di evitare la chiusura dello stabilimento di Crevalcore, ceduto alla piemontese Tecnomeccanica, con una partecipazione di Invitalia –:
quali iniziative di competenza il Ministro interrogato ritenga opportuno mettere in campo con l'obiettivo di salvaguardare le realtà produttive della Magneti Marelli e di verificare gli effetti della ristrutturazione finanziaria in corso, nel quadro della necessità di definire un piano nazionale per la difesa della filiera della componentistica automotive italiana, con misure specifiche di sostegno e riconversione nella transizione industriale, anche valutando la partecipazione pubblica nel capitale di talune realtà.
(5-04123)
GHIRRA e GRIMALDI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
il gruppo Magneti Marelli ha avviato una procedura volontaria di Chapter 11 presso il tribunale fallimentare degli Stati Uniti con l'obiettivo di ristrutturare in modo concreto i loro obblighi di debito a lungo termine. La procedura dovrebbe permettere il taglio del debito finanziario, con cambio di proprietà e continuità aziendale;
la holding Magneti Marelli, attualmente il più rilevante produttore nazionale nel settore della componentistica per autoveicoli, con un organico di circa 6.000 unità, versa in una situazione di profonda criticità. Tale condizione è riconducibile a una pluralità di concause, tra le quali si annoverano: l'elevato indebitamento accumulato a seguito del processo di acquisizione, l'assenza di una pianificazione industriale strategica adeguata, una gestione inefficace della transizione verso la mobilità elettrica nonché la crisi dell'intero settore che sta interessando l'Europa;
i principali timori manifestati dalle organizzazioni sindacali, anche in occasione dell'incontro svoltosi presso il Ministero delle imprese e del made in Italy il 19 giugno 2025, attengono, da un lato, ai rapporti con la rete dei fornitori, la cui tenuta risulta determinante per la continuità del ciclo produttivo, e, dall'altro, alle relazioni commerciali con i clienti, con particolare riferimento al principale committente, Stellantis, la quale risulta incapace di una visione strategica prosegue nella riduzione della produzione determinando la crisi del settore;
l'attenzione delle parti sociali si è concentrata, in modo particolare, sugli stabilimenti produttivi di Caivano, Sulmona e Melfi, in considerazione della loro rilevante interconnessione con la filiera industriale di Stellantis, i quali stanno facendo ampio ricorso all'istituto della cassa integrazione anche a causa della stretta dipendenza con il cliente;
nonostante le rassicurazioni fornite dal Gruppo e le iniziative annunciate dal Ministro delle imprese e del made in Italy – tra cui l'attivazione dei poteri speciali di cui alla normativa sul golden power, in ragione della rilevanza strategica del comparto – permangono forti preoccupazioni in merito alla continuità produttiva e alla salvaguardia dei livelli occupazionali, anche alla luce dell'attuale fase di crisi congiunturale che investe il settore automotive a livello europeo –:
se il Ministro interrogato non intenda, alla luce di quanto espresso in premessa sulla crisi del gruppo Magneti Marelli e la strategicità del settore, mettere in atto tutte le iniziative di competenza al fine di individuare e promuovere l'arrivo di un possibile soggetto industriale nazionale, non escludendo la possibilità di un ingresso dello Stato nella compagine societaria, anche nell'ambito di un piano strategico per il rilancio del settore automotive.
(5-04124)
Interrogazione a risposta scritta:
ZANELLA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
la Corte d'appello di Venezia ha confermato le condanne a 24 e 16 anni per la 58enne Patrizia Armellin e la 30enne Angelica Cormaci, entrambe accusate di aver ucciso Paolo Vaj nella casa di via Cal dei romani a Vittorio Veneto nella notte tra il 18 e il 19 luglio del 2019;
per l'accusa la prova regina dell'assassinio stava nelle chat tra la 58enne Armellin e la 30enne Cormaci scambiate attraverso whatsapp, facebook, messenger e telegram. In quelle conversazioni c'è la prova del movente, che sarebbe legato ai quasi 500 mila euro che Vaj aveva investito in polizze di assicurazioni e di cui aveva indicato come beneficiario proprio la Armellin;
due di queste polizze, in gestione a Sanpaolo life, sono state liquidate a Roberta Bencini moglie di Paolo Vaj, in quanto unica erede, poiché la beneficiaria omicida, dopo la sentenza, è stata dichiarata non meritevole di succedergli;
mentre per la terza polizza sottoscritta da Paolo Vaj con Unipolsai, la compagnia assicuratrice sembra si sia arbitrariamente autoproclamata erede universale e, pertanto, rifiuta di pagare il premio all'unica erede legittima: si rifiuta persino di relazionarsi con i legali della signora Bencini –:
se i Ministri interrogati intendano assumere iniziative di competenza di carattere normativo per evitare che le compagnie assicurative si rifiutano di pagare il premio assicurativo ai legittimi eredi, come nel caso esposto in premessa.
(4-05307)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
la società Stretto di Messina S.p.A. con sede legale in Roma, via Marsala 27, C.F. 05104310585 e P. Iva 01356791002, in qualità di concessionaria ai sensi del decreto-legge n. 35 del 2023, convertito, con modificazioni, in legge n. 58 del 2023 (di seguito «decreto») della progettazione, realizzazione e gestione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria comprensivo dell'opera di attraversamento e delle relative opere a terra (di seguito «intervento»), ha pubblicato in data 3 aprile 2024 l'avviso di avvio del procedimento volto all'apposizione del vincolo preordinato all'esproprio ai sensi dell'articolo 3, comma 9 del decreto, nonché alla dichiarazione di pubblica utilità ai sensi degli articoli 166 e 167 del decreto legislativo n. 163 del 2006;
la SdM ha pubblicato in data 10 luglio 2024 un avviso di pubblicazione sul sito web della regione Calabria, sul sito web della Regione Siciliana, sul sito web di SdM e sugli albi pretori dei comuni interessati, dei piani particellari e degli elenchi ditte dei soggetti interessati dalle procedure espropriative, aggiornati a seguito dell'istruttoria sulle osservazioni presentate dai soggetti titolati, ai fini dell'articolo 3, comma 8, del decreto;
da quanto si apprende da organi di stampa («il Fatto Quotidiano» del 6 aprile 2024 – «Espropri del Ponte: lo Stato pagherà i clan»; «il Fatto Quotidiano» del 13 aprile 2024 – «Il ponte sullo Stretto di Messina paga pure Cosa Nostra: soldi per il casale di don Santo»; «Stampalibera.it» del 5 giugno 2025 – «Il Ponte sullo Stretto di Messina paga pure Cosa Nostra: soldi per il casale di don Santo Sfameni»; «ANTIMAFIA 2000» – «Ponte sullo Stretto: lo Stato paga Cosa Nostra per espropriare il terreno del boss deceduto») a beneficiare di indennizzi, rimborsi e indennità di esproprio saranno anche esponenti di famiglie appartenenti a clan affiliati ad organizzazioni mafiose;
tra le ditte dei soggetti interessati dalle procedure espropriative, figurerebbero anche gli eredi della famiglia di Santo Sfameni, detto «il patriarca», che, per alcuni collaboratori di giustizia, risultava essere figura centrale nei rapporti tra mafia e ambienti istituzionali, condannato a 7 anni per concorso esterno nell'omicidio di Graziella Campagna e secondo la Dda di Messina tra i promotori di Cosa Nostra nel messinese;
nel corso della XIII legislatura l'onorevole Nicola Vendola con atto di sindacato ispettivo n. 4/33069 ha denunciato i gravi episodi di depistaggio in merito all'omicidio di Graziella Campagna;
sempre da notizie di stampa («Tempostretto.it» del 10 febbraio 2009 – «Sequestrato un terreno a Scala Torregrotta al padrino Santo Sfameni») si apprende che l'Ufficio misure di prevenzione del tribunale di Messina in passato ha disposto il sequestro di un terreno di proprietà del padrino di Villafranca Tirrena, Santo Sfameni fino al 2006 sorvegliato speciale di pubblica sicurezza, provvedimento che fa seguito la confisca di beni per circa 16 milioni di euro eseguita dalla magistratura nel 2003, un immenso patrimonio composto da 48 terreni, locali pubblici, 15 appartamenti, 10 fabbricati rurali;
come riportato nel citato articolo di Stampalibera.it, del 5 giugno 2025, nell'elenco dei beni oggetto di esproprio figurerebbero anche i terreni della Le.Ni. Immobiliare Srl, costituita da Santo Sfameni alla fine degli anni ottanta e trasferita al figlio, confiscata in via definitiva nel gennaio 2006;
nel corso della seduta della Camera n. 487 del 28 maggio 2025, l'interrogante ha avuto modo di dichiarare come nella documentazione sugli espropri pubblicata dalla SdM ci sono gli eredi della famiglia del clan di Santo Sfameni, detto «il patriarca», figura centrale nei rapporti tra mafia e ambienti istituzionali, già condannato per gravi reati e arrestato con l'accusa di essere uno dei promotori della mafia messinese –:
se i Ministri risultino a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
se tra le ditte interessate dalle procedure espropriative conseguenti alla dichiarazione di pubblica utilità dell'intervento figurino soggetti riconducibili ad esponenti coinvolti con le organizzazioni mafiose e se questi risultino beneficiari di indennizzi pagati dallo Stato;
quali iniziative di competenza intendano assumere per rafforzare gli strumenti per la piena applicazione del Codice antimafia escludendo qualsiasi procedura in deroga dell'attuale sistema dei controlli per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina.
(2-00642) «Bonelli».
Interrogazioni a risposta scritta:
BONELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
a causa dei continui disagi che nell'ultimo biennio si stanno manifestando nel trasporto ferroviario, il Ministero delle infrastrutture sembra intenzionato a proporre una riforma complessiva dei contratti di programma per migliorare la pianificazione infrastrutturale delle linee e introdurre la misurazione delle prestazioni della gestione e degli investimenti infrastrutturali;
obiettivi che dovranno passare, inevitabilmente, attraverso l'approvazione di una nuova legge che tenga conto anche dei principi del mercato e della concorrenza, se effettivamente si vorrà garantire la trasparenza nella gestione dei servizi pubblici e tutelare i consumatori;
in attesa che tutto ciò si concretizzi, sulla linea ferroviaria Pisa-La Spezia, sono in corso lavori di potenziamento tecnologico e manutenzione che stanno causando disagi e modifiche alla circolazione dei treni. Questi lavori, che dovrebbero concludersi il 27 giugno 2025, hanno già comportato cancellazioni, deviazioni, variazioni di orario e allungamento dei tempi di percorrenza per Frecce, Intercity e treni regionali;
gli interventi di Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo FS) interessano due ponti ferroviari. Il primo riguarda un canale in sotto attraversamento dei binari tra Pietrasanta e Forte dei Marmi che sarà sostituito con elementi scatolari prefabbricati, mentre il secondo è quello sul fiume Morto in località Campaldo tra Pisa e Torre del Lago dove sarà fatta manutenzione agli appoggi della travata metallica. L'investimento totale da parte di Rete Ferroviaria Italiana è di circa due milioni di euro;
l'obiettivo a giudizio dell'interrogante è clamorosamente fallito: l'orario ferroviario nelle varie stazioni, infatti, la dice lunga, le corse precedenti al 7 gennaio 2025 non verranno ripristinate se non dal 29 settembre 2025;
anzi, a quanto consta all'interrogante, dal 30 giugno 2025 non ci sarà nemmeno più traccia delle poche autocorse sostitutive a disposizione tra Massa Centro e Pisa Centrale. Intanto, la scorsa settimana, il regionale 19351, l'ultimo della mattina che parte da La Spezia alle 8.21, visto che il successivo parte alle 13.11, per quattro giorni consecutivi era pieno all'inverosimile perché effettuato con una vettura non adatta allo scopo. Praticamente quasi cinque ore senza una corsa né ferroviaria né di autobus;
sono migliaia gli utenti che giornalmente denunciano lo stato di degrado e abbandono in cui versano i collegamenti di trasporto pubblico, su rotaia e su gomma, in Italia –:
in attesa dell'annunciata nuova legge che dovrebbe riformare i contratti di programma per migliorare la pianificazione infrastrutturale delle linee e introdurre la misurazione delle prestazioni della gestione e degli investimenti infrastrutturali, quali provvedimenti urgenti di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per alleviare le difficoltà e i disagi denunciati dagli utenti della linea ferroviaria Pisa-La Spezia.
(4-05297)
SCOTTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
a più di un anno di distanza dall'interruzione del servizio, le lavoratrici e i lavoratori impiegati nelle aziende della Val di Sangro, in particolare nell'indotto Stellantis, attendono ancora il ripristino delle fermate del trasporto pubblico che collegano il territorio al Molise e alla Puglia;
lo scorso aprile c'è stata la ripresa delle attività per la messa in sicurezza e per la conclusione dei lavori relativi alle suddette fermate, tuttavia il disagio per centinaia di pendolari resta concreto e insostenibile, costringendo le persone a ricorrere quotidianamente ai mezzi privati per raggiungere il posto di lavoro;
disagio che si traduce in maggiori rischi di infortuni in itinere, un aumento delle emissioni ambientali e gravi perdite economiche per i lavoratori, già provati dalla crisi del settore automotive e dal frequente ricorso alla cassa integrazione;
il 18 aprile 2025 la Fiom Cgil di Chieti si fece portavoce della crescente richiesta da parte dei lavoratori affinché si fosse proceduto con urgenza allo sblocco definitivo della situazione, autorizzando al più presto la riattivazione delle fermate;
l'appello fu rivolto ad azienda regionale attività produttive e alla regione Abruzzo affinché ci fosse un'accelerazione sulle tempistiche e sulla restituzione quanto prima di un servizio essenziale alla comunità lavorativa della Val di Sangro;
in risposta la regione Abruzzo comunicò che ci sarebbe stato un sopralluogo in data 26 aprile da parte dei tecnici dell'Arap al fine di valutare gli interventi da mettere in campo per risolvere la problematica;
risulta che al giugno 2025, nonostante i ripetuti solleciti anche via PEC, non sia pervenuta alcuna risposta concreta: le fermate sono ancora bloccate e le lavoratrici e i lavoratori continuano a subire quotidianamente disagi, rischi e costi aggiuntivi;
sono trascorsi 14 mesi dall'interruzione del servizio di trasporto pubblico gestito da Atm, la situazione è ancora paralizzata in un inaccettabile rimpallo di responsabilità tra enti, in particolare tra regione Abruzzo, regione Molise e Arap;
da quanto si apprende pare che la regione Abruzzo non approverebbe la riattivazione delle fermate in assenza di ulteriori interventi, chi ha effettuato i lavori sostiene che tutto è pronto mentre le aziende metalmeccaniche della vallata, nel frattempo, hanno segnalato che a fronte di questi lavori hanno fatture salate per opere mai richieste, e comunque, ad oggi senza alcun risultato concreto –:
quali iniziative intende intraprendere – per quanto di competenza – il Ministro interrogato e se non ritenga di dover mettere in campo ogni strumento utile volto a coinvolgere tutti gli attori istituzionali competenti al fine di addivenire ad una soluzione ed eliminare quanto prima il disagio per il lavoratori e le lavoratrici.
(4-05312)
SERGIO COSTA, ILARIA FONTANA, IARIA, MORFINO, L'ABBATE, TRAVERSI, FEDE, FRANCESCO SILVESTRI e ALFONSO COLUCCI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
in data 2 febbraio 2010 la regione Lazio, con atto di concessione repertorio 6424, concedeva alla Società I.P. un'area demaniale marittima di metri quadrati 54.806 di aree a terra e 988.094 di specchi acquei posti a ridosso della foce di Fiumara Grande adiacente al Faro di Isola Sacra, allo scopo di costruire e gestire il Porto Turistico denominato Porto della Concordia per 1.445 imbarcazioni da diporto;
in data 19 febbraio 2019 con nota n. 28430 la regione Lazio ha indetto la conferenza di servizi preliminare per l'esame della richiesta di variante del progetto definitivo del Porto della Concordia. Tale variante prevede l'introduzione della funzione crocieristica per le grandi navi di classe «Oasis», le più grandi navi esistenti al mondo, determinando un passaggio da marina turistica a porto commerciale per la funzione crocieristica, non previsto dalle leggi che regolano la portualistica nazionale;
l'articolo 2, al comma 1, lettera a) del decreto del Presidente della Repubblica del 2 dicembre 1997, n. 509, sancisce che sono strutture dedicate alla nautica da diporto: «il "porto turistico", ovvero il complesso di strutture amovibili realizzate con opere a terra e a mare allo scopo di servire unicamente o precipuamente la nautica da diporto ed il diportista nautico, anche mediante l'apprestamento di servizi complementari»;
la citata concessione rep. n. 6424 del 2010, della durata di 90 anni, ha per oggetto l'occupazione e uso di aree a demaniali allo scopo di costruire e gestire un porto turistico per naviglio da diporto ai sensi e per gli effetti del decreto del Presidente della Repubblica del 2 dicembre 1997, n. 509;
la variante di progetto proposta introduce la funzione crocieristica, che trasformerebbe la struttura da porto turistico per naviglio da diporto a «porto di servizio passeggeri, ivi compresi i crocieristi» che invece rientra nel requisito dell'articolo 4 comma 3 della legge n. 84 del 1994, ossia di distinta natura rispetto a quanto autorizzato in sede di concessione;
tra le criticità più rilevanti del procedimento VIA si registrano le seguenti: la necessità di imponenti operazioni di dragaggio (3 mln m3), vista l'inadeguatezza dei fondali posti alla foce del Tevere con gravi ripercussioni sull'ecosistema marino; la sicurezza della navigazione nelle fasi di avvicinamento al porto e manovra in assenza di antemurale di protezione; la presenza nelle aree destinate al dragaggio degli oleodotti della stazione idrocarburi di Fiumicino; il rischio idrogeologico a cui l'area di Isola Sacra è soggetta secondo quanto stabilito dall'Autorità di distretto del bacino del Tevere; la manifesta incompatibilità con il Piano paesaggistico territoriale regionale, così come evidenziato dalle Commissioni Pnr-Pniec di Ministero della cultura e Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica in sede di VIA;
in data 8 maggio 2025, all'interrogazione parlamentare atto 3-00730 del 5 ottobre 2023 a firma della Senatrice Alessandra Maiorino, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini ha sostenuto che la destinazione crocieristica nel nuovo porto ha una valenza accessoria perché si prevede l'attracco di una nave da crociera ogni 4 o 5 giorni, in totale contraddizione con i contenuti del progetto in corso di VIA, che prevede volumi raggiungibili soltanto con l'attracco di almeno una nave al giorno nel periodo di attività crocieristica del porto –:
se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative di competenza volte a scongiurare che questa interpretazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 509 del 1997, che non ha precedenti nei 28 anni della sua vigenza, comprometta il controllo pubblico sulla portualità crocieristica, determinando, oltre a un danno pubblico, squilibri di mercato e rischi per la sicurezza, la logistica e la tutela dell'ambiente e del lavoro portuale;
se i Ministri interrogati intendano assicurare, per quanto di competenza, che lo svolgimento del progetto sia conforme ai princìpi di legalità e della salvaguardia dell'ambiente e del paesaggio.
(4-05315)
CARMINA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
l'operazione di polizia giudiziaria denominata «Dirty mud», coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Agrigento, ha permesso di accertare gravi violazioni delle normative ambientali connesse alle attività di dragaggio dei fondali del porto di Trapani, ai sensi e per gli effetti della, normativa nazionale in materia di rifiuti (decreto legislativo n. 152 del 2006, parte IV) così come affidate ai sensi della normativa in materia di contratti pubblici di cui al decreto legislativo n. 36 del 2023;
in particolare, militari della Guardia costiera di Porto Empedocle hanno constatato che i fanghi di dragaggio, trasportati da Trapani a Porto Empedocle per essere trattati presso un impianto mobile di «sediment washing», risultavano essere in gran parte conferiti in discarica senza aver subito il necessario trattamento previsto dal contratto d'appalto e dalla normativa ambientale;
i rifiuti, classificabili come rifiuti speciali (ex articolo 184 del decreto legislativo n. 152 del 2006), venivano stoccati e smaltiti in violazione delle norme sul trattamento, tracciabilità e autorizzazione degli impianti (ex articoli 208, 209, 210 e ss. del decreto legislativo n. 152 del 2006), determinando la realizzazione di una discarica abusiva su area demaniale di circa 60.000 metri quadrati nel comune di Porto Empedocle e un ulteriore sito irregolare di 10.000 metri quadrati nel comune di Agrigento, con miscelazione non autorizzata di rifiuti pericolosi e non pericolosi (violazione dell'articolo 187 del medesimo decreto legislativo);
tali condotte appaiono in contrasto anche con quanto previsto dalle Direttive europee 2008/98/CE (sui rifiuti) e 2000/60/CE (sulle acque), recepite rispettivamente con decreto legislativo n. 205 del 2010 e decreto legislativo n. 152 del 2006, nonché con le disposizioni della Direttiva 2014/24/UE sugli appalti pubblici, in relazione agli obblighi di esecuzione e controllo tecnico-ambientale dei contratti di lavori pubblici;
l'importo dei lavori oggetto dell'appalto con l'Autorità di sistema portuale del Mare di Sicilia Occidentale ammonta a euro 59.054.484,18 e le attività oggetto di indagine potrebbero configurare diverse ipotesi delittuose nell'esecuzione del contratto pubblico, nonché una gestione illecita e abusiva di rifiuti speciali –:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e se ritenga di dover attivare le opportune verifiche di competenza presso l'Autorità di sistema portuale del Mare di Sicilia Occidentale, anche in ordine a eventuali omissioni nell'attività di controllo sull'esecuzione dell'appalto;
quali iniziative urgenti di competenza il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica intenda intraprendere per garantire la messa in sicurezza e la bonifica delle aree oggetto di sequestro e per assicurare la corretta classificazione e il successivo smaltimento dei rifiuti rinvenuti;
se il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti intenda adottare iniziative normative volte ad avviare una revisione delle procedure di affidamento e controllo nei contratti pubblici relativi a opere portuali e dragaggi, anche alla luce delle previsioni del nuovo Codice dei contratti pubblici (decreto legislativo n. 36 del 2023), con particolare riguardo all'inserimento di clausole ambientali vincolanti e strumenti di tracciabilità dei flussi di rifiuti;
quali strumenti intenda promuovere il Governo per rafforzare il coordinamento tra le autorità portuali, le autorità ambientali, le procure della Repubblica e le forze di polizia, al fine di prevenire e contrastare fenomeni analoghi su scala nazionale;
se sia nelle intenzioni del Governo adottare linee guida nazionali o un protocollo operativo interministeriale, in coerenza con gli obiettivi del Green deal europeo e con la normativa ambientale dell'Unione europea, per assicurare il rispetto delle direttive Ue sopra richiamate nelle attività di dragaggio portuale, trattamento dei sedimenti marini e gestione dei rifiuti.
(4-05323)
INTERNO
Interrogazione a risposta in Commissione:
GIULIANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
in data 12 giugno 2025 è apparso sulla stampa locale un articolo dal seguente tenore: «Sicurezza a rischio in Puglia e Basilicata: l'allarme del SAP contro il taglio di personale»;
nel corpo dell'articolo il Sindacato autonomo di polizia denuncia gravi carenze d'organico nelle due regioni del Sud: «Nessun nuovo agente in arrivo, eppure la criminalità cresce. Servono risorse e rispetto per chi ogni giorno garantisce legalità»;
oltre alle irrisolte carenze di organico, già oggetto di reiterati pregressi atti di sindacato ispettivo della interrogante, per quanto appreso nelle ultime ore, il Governo avrebbe perpetrato l'ennesima esclusione della Puglia e della vicina Basilicata, dall'assegnazione di nuovi agenti;
la situazione già gravissima diventa così ancor più tragica;
ciò in considerazione dell'antitesi tra la riduzione di personale e il forte incremento turistico registrato negli ultimi anni nei territori del Mezzogiorno, dove alla bellezza dei luoghi – dal Gargano a Maratea, passando per il Salento e la Val d'Agri – si affianca la necessità, di fatto disattesa dal Ministro interrogato, di presidiare aree strategiche non solo per il turismo, ma anche per la tenuta economica e sociale del territorio;
come correttamente denunciato dal SAP, dietro il volto incantevole delle nostre terre si celano criticità evidenti: l'assenza dello Stato in molti territori ha creato un vuoto colmato dalla criminalità, che oggi è più forte, più organizzata, più politica. Quindi cresce il crimine, ma gli agenti non solo non aumentano ma restano significativamente sotto organico;
quindi anche il sindacato, come da anni fa l'interrogante, ha puntato il dito contro l'amministrazione centrale, che ha inopinatamente giudicato «più che sufficiente» l'attuale forza in servizio nelle due regioni. Una valutazione errata che è sotto gli occhi di tutti, tranne a parere dell'interrogante, che di questo Governo, e smentita dai fatti: l'evidenza è che mentre si rafforza la presenza delle mafie – dalla Società foggiana alla Sacra Corona Unita salentina, passando per i sodalizi criminali operanti nella Bat, a Melfi e nel resto della Basilicata – non arriva nemmeno un nuovo poliziotto a dare sollievo a chi è in servizio da anni, tra tagli, ritardi e le solite promesse disattese;
inoltre, i sindacati di categoria lamentano carichi di lavoro insostenibili nei centri per immigrati irregolari e richiedenti asilo (Bari, Brindisi, Borgo Mezzanone, Palazzo San Gervasio), che drenano uomini e risorse non rimpiazzate per l'attività di controllo del territorio;
ma vi è di più. Gli straordinari non risulterebbero pagati, comprovando che la dignità degli operatori di polizia viene, per l'interrogante, reiteratamente calpestata e l'eroico servizio prestato per il Paese da queste donne e da questi uomini in divisa viene purtroppo riconosciuto solo in occasione del loro massimo e tragico sacrifico;
il SAP ha denunciato anche il mancato pagamento delle ore di straordinario accumulate, in molti casi ferme al 2023, e l'imposizione di ordini restrittivi sul lavoro eccedente –:
quali iniziative intenda assumere, con l'urgenza del caso, per fare fronte alle tante criticità e problematiche denunciate dall'interrogante.
(5-04117)
Interrogazioni a risposta scritta:
SERRACCHIANI, GIANASSI, DI BIASE, LACARRA e SCARPA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
due video, filtrati dal CPR di Gradisca e ricevuti dalla rete No CPR, mostrano quello che appare come un pestaggio: «si tratta di due filmati che mostrano diverse fasi dello stesso episodio come evidente dallo scarso abbigliamento indossato dall'uomo»;
il quotidiano La Repubblica, si apprende, li ha ricevuti entrambi e ha avuto modo di verificarli, ma del secondo ha scelto di pubblicare solo un singolo fotogramma per la violenza delle immagini;
i video mostrerebbero un uomo, «con solo l'intimo addosso, che corre disperato tra le celle, inseguito da un gruppo di agenti in tenuta antisommossa, che quando lo raggiunge, lo circonda, lo strattona, di peso lo porta in una stanza attigua; un uomo, poco dopo, è riverso a terra, il viso una maschera di sangue. Esanime. Il pavimento è sporco, appare umido. Gli ambienti bui. Nessun infermiere o medico che arrivi in soccorso, solo un'altra persona che gli solleva la testa mentre è riverso a terra»;
a giudizio degli interroganti il CPR di Gradisca deve essere chiuso, è una struttura fatiscente in parte non utilizzabile, spesso teatro di proteste, per denunce di abusi, per l'igiene scarsa o inesistente che ha portato, come documentato anche da medici della SIMM, società italiana di medicina delle migrazioni, anche alla diffusione incontrollata di malattie, come ad esempio la scabbia;
i medici denunciano che «sempre maggiori evidenze descrivono i CPR come contesti di degrado igienico-sanitario, sofferenza fisica e mentale e abbandono sociale e la stessa Oms ha denunciato gli effetti della detenzione amministrativa quale pratica patogena e psicopatogena»; sindrome da assembramento, da scarsa pulizia o ridotta possibilità di lavare vestiti e coperte portano ad atti di autolesionismo, o peggio ai suicidi, alle proteste, ai materassi dati a fuoco; nei centri per il rimpatrio l'assistenza medica è uno dei principali nodi critici, ma non è evidentemente il solo;
inoltre, sebbene i CPR non siano formalmente delle strutture di detenzione, ma di trattenimento, a chi protesta è applicabile il reato di rivolta carceraria, come quello di resistenza passiva introdotto dal recente decreto cosiddetto sicurezza –:
se il Ministro interrogato non ritenga di dovere adottare immediate iniziative di competenza al fine di verificare lo svolgimento dei fatti, anche al fine di individuare le responsabilità amministrative e disciplinari in merito alle gravi violenze esposte in premessa.
(4-05292)
ASCARI, FRANCESCO SILVESTRI, D'ORSO, PAVANELLI, AURIEMMA, CAPPELLETTI, L'ABBATE, PELLEGRINI, GUBITOSA, CASO, AMATO, AIELLO, CHERCHI, FERRARI, CANTONE, IARIA, FERRARA, ILARIA FONTANA, BOLDRINI, DONNO, TORTO, MARI, BAKKALI, STUMPO, GHIO, ALFONSO COLUCCI, QUARTINI, LOMUTI, DELL'OLIO, FEDE e BARZOTTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
secondo quanto riportato da fonti di stampa, tra cui un'inchiesta de La Stampa del 15 giugno 2025, diversi palestinesi provenienti dalla striscia di Gaza e giunti recentemente in Italia con permessi per motivi umanitari risultano essere stati lasciati senza un'adeguata accoglienza da parte delle istituzioni italiane, privi di orientamento, supporto linguistico, assistenza abitativa e sanitaria;
tali persone si trovano in condizioni precarie, in alcuni casi accolti temporaneamente da privati cittadini o associazioni, senza alcuna garanzia di continuità né prospettive di inserimento, e versano in una situazione di forte vulnerabilità anche a causa dell'assenza di autonomia economica e dell'incertezza sul loro status legale e assistenziale;
in particolare, secondo quanto riferito nell'articolo citato, alle persone evacuate da Gaza tramite il programma italiano verrebbe chiesto di presentare domanda di asilo, anche se molti di loro non intenderebbero rimanere in Italia; per coloro il cui permesso umanitario risulta scaduto, inoltre, non vi sarebbero indicazioni ufficiali su come regolarizzare la propria posizione, con il concreto rischio di trovarsi in stato di irregolarità;
tale situazione appare ancor più grave in considerazione della vulnerabilità delle persone coinvolte, che hanno vissuto il trauma della guerra e la fuga da un contesto umanitario drammatico, e manifesta l'assenza di un piano strutturato di accoglienza e di gestione, mirato alle specifiche esigenze dei palestinesi provenienti da Gaza;
tutto ciò contrasta con le dichiarazioni pubbliche secondo cui l'Italia sarebbe tra i Paesi europei più attivi e generosi nel sostegno alla popolazione palestinese, mentre nella realtà si registra una grave carenza di interventi concreti sul piano dell'accoglienza;
risulta altresì che la gestione degli aiuti umanitari destinati alla popolazione civile della striscia di Gaza, tra cui il progetto «Food for Gaza» coordinato dal Ministero degli affari esteri italiano e dall'Ambasciata italiana al Cairo, avvenga senza un adeguato coinvolgimento delle organizzazioni palestinesi indipendenti, in particolare delle Ong umanitarie presenti sul territorio o in contatto con la società civile locale;
non è chiaro se esistano meccanismi di tracciabilità, trasparenza e verifica indipendente sull'effettiva distribuzione degli aiuti alimentari inviati e sull'efficacia dell'operazione nel raggiungere la popolazione civile, che versa in una situazione di fame, sete e mancanza di assistenza medica;
dal 16 al 19 maggio 2025 si è svolta una missione umanitaria a Rafah, promossa da Associazione Ong italiane (Aoi), Arci e Assopace Palestina, cui hanno preso parte parlamentari italiani, eurodeputati, rappresentanti della cooperazione internazionale, giornalisti e accademici, che hanno documentato le gravi violazioni dei diritti umani in corso e il collasso della situazione umanitaria –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza delle gravi lacune segnalate in merito all'assenza di un piano di accoglienza strutturato e adeguato per i palestinesi giunti in Italia con permessi umanitari e quali misure urgenti intendano adottare per garantire loro un'effettiva tutela, anche alla luce dei futuri arrivi previsti;
se risulti che ai palestinesi venga richiesto di presentare domanda di asilo anche contro la loro volontà, e che in mancanza di informazioni e orientamento adeguato rischino di cadere nell'irregolarità amministrativa alla scadenza del permesso, e in caso affermativo quali iniziative si intendano adottare per evitare tali situazioni;
quali criteri e modalità siano stati adottati nella gestione del progetto «Food for Gaza» per assicurare la trasparenza, la tracciabilità e l'effettiva distribuzione degli aiuti umanitari alla popolazione civile della striscia;
se intendano coinvolgere formalmente Ong palestinesi indipendenti e altri soggetti della società civile palestinese nella progettazione e gestione degli interventi umanitari, al fine di migliorarne efficacia, legittimità e impatto;
se esistano rapporti ufficiali, verifiche indipendenti o missioni di monitoraggio promosse dal Ministero degli affari esteri per accertare il corretto utilizzo dei fondi pubblici italiani destinati agli aiuti umanitari in Palestina;
quali iniziative di competenza stiano promuovendo in ambito europeo e multilaterale per garantire il rispetto del diritto internazionale umanitario nella striscia di Gaza, per ottenere l'apertura di corridoi umanitari stabili e un cessate il fuoco immediato a tutela della popolazione civile.
(4-05296)
GRIMALDI e GHIRRA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
da settimane il centro di permanenza per i rimpatri (cpr) di Gradisca d'Isonzo è teatro di proteste per le condizioni di vita insostenibili, il cibo immangiabile, addirittura una sospetta epidemia di scabbia che starebbe contagiando i trattenuti;
per tutta risposta, come si evince da un video diffuso dalla rete No cpr e pubblicato da diversi quotidiani online, agenti in tenuta antisommossa hanno inseguito uno dei trattenuti con solo l'intimo addosso, lo hanno circondato e picchiato con violenza. Secondo gli attivisti della rete, tra l'altro, non si tratterebbe di un episodio isolato;
sul sito di Repubblica è intervenuto un dottore della Simm, società italiana di medicina delle migrazioni, Nicola Cocco, che ha dichiarato che «Sempre maggiori evidenze descrivono i cpr come contesti di degrado igienico-sanitario, sofferenza fisica e mentale e abbandono sociale e la stessa Oms ha denunciato gli effetti della detenzione amministrativa quale pratica patogena e psicopatogena»;
Cocco, assieme ad altri colleghi, ha lanciato un appello all'ordine dei medici chiedendo di prendere posizione sulla chiusura dei cpr, «in quanto realtà patogene per le persone migranti, di cui violano i diritti fondamentali e mettono a rischio la salute e la vita» e che nessun medico «possa fornire e tanto meno essere costretto a fornire le proprie prestazioni professionali in tali luoghi funzionalmente alla loro operatività, ad esempio tramite la sottoscrizione di valutazioni di idoneità alla reclusione»;
come gli interroganti denunciano da tempo, ciò che emerge analizzando la quotidianità dei cpr, è un quadro desolante e disumano, in cui persone, che spesso non dovrebbero neanche trovarsi lì, vivono una vita precaria e degradante. Il sistema dell'accoglienza e la gestione dei flussi migratori continua ad essere un buco nero in cui migliaia di vite restano sospese per mesi, se non per anni, trattandosi comunque di condizioni di vita disumane;
a questo ora si aggiunge l'effetto del decreto-legge sicurezza che, a parere degli interroganti, consente a chi indossa una divisa di perpetrare torture impunemente, mentre ai detenuti in condizioni disumane è vietato ribellarsi, se non vogliono altri anni di carcere sulle spalle;
sempre più spesso dai cpr di tutta Italia giungono notizie di atti di autolesionismo, suicidi, disordini e violenze, a dimostrazione, a parere degli interroganti, di come il sistema di detenzione amministrativa, consegnato peraltro agli interessi privati, sia composto da luoghi di segregazione e discriminazione, troppo spesso totalmente inadatti alle fragilità delle persone presenti –:
se non ritenga urgente, verificare e chiarire, per quanto di competenza, i fatti accaduti nel cpr di Gradisca d'Isonzo e individuare gli autori del pestaggio avvenuto all'interno della struttura da parte di chi, detenuto senza aver commesso reati, protestava per le pessime condizioni di vita quotidiana;
se non intenda assumere iniziative, anche di carattere normativo, volte al superamento del sistema dei centri di permanenza per i rimpatri che, a parere degli interroganti, si confermano sempre più luoghi di segregazione e discriminazione dove la sfera dei diritti dei migranti reclusi viene illegittimamente compressa.
(4-05299)
LOPERFIDO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
secondo quanto riportato da molteplici fonti di stampa, in data 9 giugno 2025, [Maiga Alhassan Salam Abdul], senzatetto originario del Mali, veniva arrestato a Pordenone per i reati di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale;
il ventisettenne, infatti, veniva sorpreso dagli agenti della polizia locale a bivaccare all'interno di parco Galvani e quando gli stessi si avvicinavano per identificarlo, li aggrediva ripetutamente con un'efferatezza tale da rendere necessario l'uso dello spray al capsicum e l'intervento di una seconda pattuglia che grazie al taser riusciva a placarne la furia;
una volta sedato, l'uomo veniva accompagnato in ospedale per accertamenti, così come gli agenti coinvolti nell'aggressione: uno di loro risulta essere ancora in infortunio, avendo ricevuto un pugno in pieno volto nonché uno sputo dall'aggressore sugli occhi, e gli altri tre agenti, invece, sono stati dimessi con prognosi di numerose contusioni e graffi;
a seguito degli accertamenti medici necessari, il ventisettenne maliano veniva condotto in carcere in attesa della convalida dell'arresto. All'esito dell'udienza di convalida, il giudice per le indagini preliminari [dottoressa Francesca Vortali] del tribunale di Pordenone convalidava l'arresto, ritenendo che lo stesso fosse stato legittimamente operato, ma rigettava la richiesta avanzata dal pubblico ministero [dottor Federico Baldo] di applicazione della misura cautelare dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria; di conseguenza, il senzatetto veniva rimesso in libertà;
dal susseguirsi delle informazioni fornite dagli organi di stampa sembrerebbe che il giudice abbia evidenziato che sebbene gli agenti fossero in divisa estiva, con tutte le dotazioni di ordinanza, questa era costituita da una polo bianca e che a una persona che si sia svegliata bruscamente possano essere sfuggite le scritte e le dotazioni che identificavano chiaramente gli operanti;
parrebbe anche che, allo stato degli atti, mancherebbe la condizione di procedibilità per il reato ex articolo 583-quater del codice penale, in quanto gli agenti, rivestendo la qualifica di pubblica sicurezza, avrebbero dovuto allegare il decreto prefettizio che gli conferiva tale qualifica;
l'epilogo di tale vicenda ha sollevato inevitabilmente l'indignazione di molti cittadini: un'efficace politica della sicurezza non può prescindere da una costante attenzione nei confronti degli operatori di polizia. Chi aggredisce le forze di polizia aggredisce il loro impegno, i loro sacrifici per il bene del Paese e, con loro, aggredisce lo Stato –:
quali chiarimenti intenda fornire in relazione ai fatti esposti in premessa.
(4-05301)
GRIMALDI e SCARPA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
da fonti di stampa e dalla Garante per i diritti delle persone private della libertà della città, si apprende una storia grave e che merita di essere approfondita;
nella corso della visita effettuata il 30 maggio 2025 presso il Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) di Torino, la Garante per i diritti delle persone private della libertà della città ha appreso con stupore e forte preoccupazione il trasferimento di un cittadino camerunense in Albania;
il cittadino in questione, arrivato in Italia nel 2017, era stato trattenuto al Cpr di Torino dal 19 maggio e presentava visibili problematiche comportamentali, seppur fosse stato dichiarato idoneo alla permanenza in comunità ristrette da parte dell'ospedale di Bergamo, con l'esclusione di patologie cronico degenerative o di tipo psichiatrico, a seguito di una visita medica durata non più di 10 minuti;
il medesimo era stato segnalato dalla stessa garante alla prefettura e alla questura affinché venisse effettuata con urgenza una valutazione psichiatrica al fine di valutare effettivamente l'idoneità alla restrizione del centro, come previsto dalla direttiva Lamorgese (articolo 3, comma 3 e 4) e la stessa Giudice di pace di Torino, in data 21 maggio 2025, seppur convalidando il trattenimento del ragazzo presso il Cpr di Torino, invitava la questura competente ad attivare, per il tramite della competente autorità sanitaria, gli opportuni approfondimenti psichiatrici, al fine di consentire una compiuta valutazione circa la sussistenza di condizioni di vulnerabilità;
tuttavia, la soluzione adottata e stata ben diversa e il 27 maggio 2025 senza aver effettuato alcun accertamento psichiatrico, il cittadino camerunense, seppur preso in carico dagli psicologi del Cpr di Torino e seppur segnalato per proseguire il percorso con una visita psichiatrica, è stato trasferito nel Cpr albanese, previa concessione di nulla osta alla traduzione, in quanto ritenuto in buone condizioni generali;
resta del tutto sconosciuta a giudizio degli interroganti la motivazione con la quale vengono selezionati i cittadini stranieri e portati nel Cpr di Gjader, e si chiede che vengano resi noti i criteri utilizzati per i trasferimenti;
nel corso di una visita presso il Cpr di Gjader, in Albania, effettuata dall'on. Scarpa e dall'on. Orfini il 18 giugno 2025, sono emersi gravi elementi di criticità riguardanti le condizioni di salute psichica della persona in questione. Durante il colloquio sono stati riscontrati segnali evidenti di sofferenza e disorientamento mentale, tra cui confusione manifesta sul proprio percorso personale, difficoltà a ricostruire le circostanze del trasferimento dall'Italia e alterata percezione della realtà, con confusione profonda e compromissione dell'orientamento spazio-temporale;
tali elementi, aggravati da testimonianze di comportamenti auto-lesivi (è stata riportata dalle persone con lui trattenute l'ingestione reiterata della propria urina), delineano una situazione di estrema vulnerabilità, del tutto incompatibile con il trattenimento amministrativo, rendendo urgente l'attivazione di una valutazione clinica indipendente da parte di personale medico qualificato, con particolare attenzione alla salute mentale;
il permanere di tale condizione all'interno del Cpr di Gjader configura, con ogni evidenza, una possibile violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e dell'articolo 32 della Costituzione italiana –:
se non ritenga urgente, per quanto di competenza, accertare i fatti riportati in premessa;
se non ritenga urgente verificare le modalità di accertamento dell'idoneità alla vita nei Cpr ed eventualmente adottare iniziative, anche di carattere normativo, volte a modificare le procedure di ammissione nei Cpr, evitando che a persone vulnerabili dal punto di vista fisico o psichico venga riconosciuta l'idoneità all'ingresso e alla permanenza nei centri.
(4-05303)
BONELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
in risposta all'interpellanza urgente 2-00631, venerdì 13 giugno 2025, la sottosegretaria di Stato per l'interno Wanda Ferro ha dichiarato: «i figli di Jair Bolsonaro Flavio, Edoardo e Carlos hanno avviato il relativo procedimento con l'ambasciata d'Italia in Brasile, e lo hanno concluso con esito positivo, ottenendo la cittadinanza italiana: Flavio ed Edoardo nel 2023, mentre Carlos nel 2024»;
come certamente saprà il Governo, le procedure di riconoscimento della cittadinanza italiana svolte presso consolati e ambasciate sono notoriamente lente, richiedendo spesso più di 10 anni per essere concluse, e devono seguire scrupolosamente la normativa italiana vigente;
nel caso specifico di Flavio ed Eduardo Bolsonaro, risulta pubblicamente noto che abbiano fatto richiesta presso l'Ambasciata d'Italia a Brasilia nel settembre 2019. Tuttavia, a quanto consta all'interrogante, altri cittadini che hanno presentato domanda nello stesso periodo sono stati convocati per la presentazione della documentazione solo a partire da febbraio o marzo 2023 — e molti di loro non hanno ancora ottenuto il riconoscimento;
pertanto, Flavio ed Eduardo hanno ottenuto il riconoscimento prima ancora che altri richiedenti della stessa lista abbiano avuto la possibilità di consegnare i documenti necessari per l'analisi;
il caso di Carlos Bolsonaro appare ancora più grave. Il riconoscimento della cittadinanza è avvenuto in tempi insolitamente brevi e per tramite dell'ambasciata a Brasilia, nonostante sia noto che egli risieda stabilmente a Rio de Janeiro, dove ricopre l'incarico di consigliere comunale. Questa circostanza risulta in evidente violazione della circolare K.28.1 del Ministero dell'interno italiano, emanata l'8 aprile 1991, la quale stabilisce che il procedimento di riconoscimento della cittadinanza debba avvenire presso la rappresentanza consolare competente in base alla residenza abituale del richiedente;
secondo l'interrogante è profondamente preoccupante constatare che, mentre migliaia di cittadini italiani nati all'estero affrontano file interminabili e procedure estremamente rigorose, alcuni individui — legati a figure pubbliche di rilievo — sembrano beneficiare di percorsi preferenziali, potenzialmente in violazione delle disposizioni normative;
queste anomalie sollevano interrogativi seri sulla trasparenza e sull'equità dell'iter di riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis –:
se non ritenga dover effettuare tutte le verifiche di competenza sul corretto iter procedurale che ha portato, in tempi brevissimi, al riconoscimento della cittadinanza italiana, ai sensi della legge n. 91 del 1992 e della circolare K.28.1 a Flavio, Edoardo e Carlos, e conseguentemente adottare tutti i provvedimenti di competenza, del caso, qualora, dalle verifiche effettuate, l'iter procedurale risulti in violazione delle disposizioni normative così come sembra all'interrogante.
(4-05306)
CARMINA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
in data 7 giugno 2025, presso la Villa Doria Pamphili di Roma, sono stati rinvenuti i corpi esanimi di una giovane donna e della figlia di quasi un anno, vittime di un efferato duplice omicidio;
a distanza di quasi una settimana dal ritrovamento dei corpi, il presunto responsabile, identificato come Francis Kaufmann, è stato arrestato in Grecia dove si trovava sotto falsa identità, utilizzando il nome di Rexal Ford;
nei quindici giorni antecedenti al duplice delitto, l'uomo è stato fermato tre volte dalle forze dell'ordine italiane, in contesti riconducibili a situazioni di violenza di genere e comportamenti aggressivi;
il 20 maggio 2025 veniva segnalata alle forze dell'ordine la presenza di un uomo e di una donna che litigavano furiosamente, in presenza di una bambina in tenera età. Intervenute sul posto, le forze dell'ordine hanno scorto un uomo, visibilmente sanguinante e sorpreso a maltrattare la donna, identificandolo con il falso nome «Rexal Ford». La donna, priva di documenti, è stata identificata sulla base della versione dell'uomo che ha riferito di trovarsi in vacanza con la moglie e la figlia;
successivamente, l'uomo è stato nuovamente fermato a seguito di una segnalazione per una lite violenta in strada, verosimilmente qualificabile come «violenza di genere». Anche in questa occasione l'uomo è stato identificato, mentre alla donna – ancora una volta priva di documenti – è stata attribuita l'identità sulla sola base delle sue dichiarazioni;
il 5 giugno 2025, l'uomo è stato fermato una terza volta con in braccio la bambina e senza la madre. Alla medesima pattuglia già intervenuta il 20 maggio 2025 ha dichiarato che la donna era partita e che la bambina era sua figlia. Anche in questa circostanza, non risulta che siano stati effettuati ulteriori accertamenti o attivate procedure di verifica;
la neonata sarebbe stata uccisa e abbandonata tra i cespugli di Villa Pamphili poche ore dopo quest'ultimo controllo;
secondo notizie di stampa, il soggetto arrestato aveva precedenti penali per aggressione con arma letale con un periodo di detenzione all'estero per gravi lesioni fisiche a un'altra persona;
da più parti sono state denunciate gravi mancanze nella gestione delle segnalazioni, nella corretta identificazione delle vittime e nell'applicazione dei protocolli previsti nei casi di violenza contro le donne;
sulla scorta di tali criticità, il capo della Polizia ha avviato un'inchiesta interna su possibili negligenze da parte degli agenti che in tre occasioni avrebbero omesso di identificare la coppia fermata –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e se, anche all'esito dell'inchiesta interna, intenda predisporre una ricostruzione dettagliata degli interventi effettuati dalle forze dell'ordine nei confronti dell'indagato nei 15 giorni antecedenti il duplice omicidio tracciando, più in generale, i movimenti connessi alla permanenza di tale individuo in Italia;
se e quali responsabilità amministrative emergano in merito alla mancata attivazione dei protocolli previsti nei casi di sospetta violenza di genere, nonché in relazione alla mancata identificazione certa della donna in più occasioni;
per quale motivo, nonostante le segnalazioni ripetute e le circostanze allarmanti – presenza di sangue, litigi violenti in luogo pubblico, presenza di una minore – non siano state valutate misure di protezione né effettuati accertamenti approfonditi sulla situazione familiare e sull'identità dei soggetti coinvolti;
se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative volte a rafforzare la formazione delle forze dell'ordine in materia di riconoscimento e gestione dei casi di violenza domestica e intra-familiare, anche attraverso una revisione dei protocolli di intervento in caso di segnalazioni multiple;
se, infine, non ritenga opportuno valutare l'introduzione di una procedura obbligatoria di identificazione per tutte le parti coinvolte in episodi di presunta violenza domestica, anche in assenza di documenti, mediante l'ausilio delle banche dati, della testimonianza fotografica o del supporto delle autorità consolari.
(4-05324)
ISTRUZIONE E MERITO
Interrogazioni a risposta scritta:
MANZI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
i candidati che hanno superato il concorso Pnrr1, bandito con il decreto del Direttore generale n. 2575 del 2003, sono stati assunti con contratto a tempo determinato fino al 31 agosto 2025 e sono obbligati a completare i percorsi di formazione da 30 o 36 CFU/CFA, a seconda della situazione individuale, per ottenere l'abilitazione. Solo in seguito, il loro contratto può essere trasformato a tempo indeterminato e può iniziare il periodo annuale di prova in servizio;
secondo quanto indicato nella nota MIM-MUR del 28 maggio 2025 il termine per il conseguimento dell'abilitazione inizialmente fissato al 18 luglio 2025 è stato spostato all'8 agosto 2025;
permangono gravi ritardi nella partenza dei corsi, che rendono difficile rispettare la scadenza;
il percorso, per alcune classi di concorso, ha avuto ufficialmente inizio con tutte le sue lezioni e pubblicazioni di convenzioni di tirocinio diretto a inizio giugno e si è svolto per lo più lontano dalle scuole di provenienza dei candidati che non hanno potuto così accumulare ore di tirocinio diretto né potranno farlo in seguito;
molti dirigenti scolastici stanno rimandando a settembre lo svolgimento del tirocinio, in quanto non sono previste attività didattiche fino all'8 agosto 2025;
poiché permane, per i vincitori, l'obbligo di completare il tirocinio diretto di 120 ore entro l'8 agosto 2025 –:
quali iniziative intenda assumere al fine di garantire il diritto all'immissione in ruolo di tutti i vincitori del concorso Pnrr1 che, per i ritardi nell'attivazione dei corsi di abilitazione, non abbiano ancora terminato il percorso di abilitazione alla dato dell'8 agosto anche in considerazione della previsione del decreto-legge 7 aprile 2025, n. 45 convertito in legge 5 giugno 2025, n. 79 che ha esteso al 31 dicembre 2025 il termine per il conseguimento dell'abilitazione per i vincitori dei concorsi le cui graduatorie siano pubblicate dopo il 31 agosto 2025 e non oltre il 10 dicembre 2025.
(4-05309)
SCOTTO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
ai sensi dell'articolo 59 del decreto-legge 25 maggio 2021 n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 luglio 2021, n. 106 – recante «Misure urgenti connesse all'emergenza Covid» – è stato previsto l'inserimento in ruolo di insegnanti di sostegno mediante una procedura straordinaria;
in base alla richiamata procedura e al successivo decreto del Ministero dell'istruzione n. 242 del 30 luglio 2021 che ne ha disciplinato le modalità attuative, è stato disposto che ai docenti-candidati ex articolo 59 del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, venisse proposto un percorso annuale di formazione iniziale e prova, di cui all'articolo 13 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 59, e, in caso di positiva valutazione, si procedesse all'assunzione a tempo indeterminato;
diversi docenti che sono stati «reclutati» secondo il sopra riportato iter, hanno, però, visto, successivamente, inficiato il loro percorso, per aver presentato fra i propri titoli, un titolo estero di specializzazione sul sostegno (comunque previsto dal richiamato decreto-legge 25 maggio 2021 n. 73, ed ottenuto in Europa, tramite l'università pubblica);
se ciò era comprensibile nel mentre del perdurare della «riserva» per la valutazione di detti titoli, diventa quantomeno tardivo lì dove l'iter venga reso invalido dopo che siano trascorsi anni in cui i docenti sono stati sottoposti a diverse prove d'esame (una «prova d'esame interna» alla scuola in cui si era in servizio ed un'ulteriore prova d'esame «esterna» dinnanzi ad una commissione a tal fine incaricata dai provveditorati su disposizione dello stesso Ministero dell'istruzione) e dopo aver siglato, in caso di esito positivo, un contratto a tempo indeterminato;
in alcuni casi è stato imposto a detti docenti anche di rinunciare alla libera professione, ritenuta incompatibile con l'insegnamento sul sostegno;
oggi viene proposto loro un percorso Indire abilitante con un esame finale, previa rinuncia al riconoscimento del titolo estero e, di conseguenza, anche alle cause in corso per ottenere la reintegrazione nel proprio posto di lavoro;
ancora una volta viene richiesta a priori una «rinuncia» e, nel caso dei percorsi Indire, detta rinuncia, sine qua non, viene richiesta come condizione di ammissione al corso e prima che si possa avere contezza dell'esito dell'esame finale;
vi sono docenti che, avendo rinunciato alla loro attività libero-professionale, in ottemperanza alla previsione legale di incompatibilità con il contratto a tempo indeterminato per l'insegnamento, sul sostegno siglato con la scuola, si sono trovati, dal giorno prima al giorno dopo, ridotti a «reddito 0» pur avendo figli a carico e mutui bancari sulla casa, stante il repentino stralcio di detti contratti a tempo indeterminato, nei quali non vi era più alcuna clausola di riserva –:
quali iniziative – per quanto di competenza – il Ministro interrogato intende intraprendere e se non ritenga di intervenire con un'iniziativa specifica per i docenti che erano ormai inseriti in ruolo che consenta agli stessi di recuperare un rapporto di fiducia e credibilità con le istituzioni pubbliche;
considerato che il Ministero titolare della procedura concorsuale aveva avuto tutto il tempo di vagliare titoli e competenze risultanti anche per superamento degli esami in Italia, se non ritenga di adottare iniziative di competenza al fine di riconsiderare l'incompatibilità ascritta agli avvocati che scelgano di insegnare sul sostegno, lì dove permane, a tutt'oggi, il diritto di esercitare la libera professione per chi insegna sulla materia-diritto, come anche per altre categorie di liberi professionisti (ingegneri, architetti ed altri).
(4-05313)
MIELE. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
dalla stampa locale e nazionale di questi giorni si apprende che in una scuola elementare pubblica di Civitavecchia ai bambini è stato fatto realizzare un lavoretto per la fine dell'anno scolastico che rappresenta un angelo con in mano un libro su cui c'è scritto «Corano»;
questo episodio segue a poca di stanza quello di Sesto San Giovanni in cui alcune scuole elementari sono state portate in visita ad un centro islamico durante la quale ha preso la parola l'imam per una breve lezione caricata subito dopo sulla piattaforma social TikTokdallo stesso;
abbiamo appreso di una lezione sull'Islam tenuta alla quinta elementare della scuola di Santa Maria della Croce a Crema dall'imam della città;
a Treviso, durante una gita, alcuni bimbi di scuola dell'infanzia sono stati fatti inginocchiare in una moschea;
sono sempre le famiglie ad allertare gli amministratori pubblici di riferimento preoccupati per queste iniziative, apparentemente svolte nell'ambito di progetti educativi finalizzati a promuovere il dialogo interculturale ma che scatenano un acceso confronto pubblico e politico, diventando casi nazionali;
questi accadimenti, a parere dell'interrogante, lasciano paventare una strumentalizzazione politica degli spazi scolastici che si vuol celare dietro la libertà d'insegnamento;
giova sottolineare che l'Islam non è una religione riconosciuta dallo Stato italiano dal momento che non è mai stata stipulata l'intesa prevista dall'articolo 8 della Costituzione e che la Sharia, la legge islamica che in alcuni paesi a maggioranza islamica è considerata legge dello Stato, è totalmente in contrasto con le leggi italiane e con i principi di rispetto ed uguaglianza ad esse sempre sottese;
se è vero che lo spazio scolastico deve restare autonomo, è altresì indubbio che in esso debbano essere rappresentate tutte le opinioni presenti nel dibattito pubblico, nel pieno rispetto del principio del contraddittorio, senza cadere in eccessi demagogici di alcun tipo e che, laddove si organizzino attività rivolte agli studenti di scuola primaria e secondaria di primo grado si presti ancora più attenzione ai temi trattati e sia indispensabile acquisire preventivamente l'autorizzazione delle famiglie;
in definitiva, a parere dell'interrogante, la scuola sembra essere, ancora una volta, al centro di un corposo tentativo di strumentalizzazione da parte di alcuni gruppi di pressione che vorrebbero superare il dibattito sociale, politico e istituzionale per indottrinare giovane studenti con principi non ancora riconosciuti dal nostro Stato, parlandone nelle aule e ottenendo così maggiore risonanza –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e intenda assumere iniziative volte a verificare, per quanto di propria competenza, eventuali responsabilità per l'accaduto;
quali iniziative intenda di competenza anche di carattere normativo intenda intraprendere affinché le attività proposte dalle scuole non diventino occasione per propagandare qualsiasi ideologia politica o religiosa e per assicurare che tutte le attività proposte nelle scuole del Paese rispondano a criteri di oggettività e trasparenza nonché che venga acquisita preliminarmente l'autorizzazione delle famiglie.
(4-05316)
SOUMAHORO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
secondo l'Osservatorio nazionale dei Federconsumatori i prezzi medi dei centri estivi sono in calo del 7 per cento, ma il costo di un centro estivo per le famiglie risulta ancora troppo oneroso. Infatti il costo medio settimanale per un centro estivo privato è di 176 euro con picchi di quasi 350 euro a settimana per quelli d'inglese o sportivi, soprattutto in grandi città come Milano. Per il pubblico, il prezzo medio è di 79 euro per la mezza giornata e di 99 euro per il tempo pieno (considerando la fascia di reddito più alta);
ciò non consente alle famiglie di avere un accesso facile ai centri estivi. Si potrebbe organizzare in modo più adeguato il calendario scolastico dando più spazio alle pause durante l'anno ed allungando fino a tutto giugno e ricominciando l'impegno scolastico nel mese di settembre. I restanti due mesi, luglio ed agosto, le scuole dovrebbero restare aperte e consentire al terzo settore di erogare servizi ed attività con prezzi calmierati. Ciò è quanto affermato da una petizione con 80 mila firme presentata al Senato e che potrebbe essere una soluzione praticabile. Le strutture scolastiche dovrebbero pertanto essere aperte tutto l'anno anche ad agosto con una diffusione capillare e con investimenti sul personale in modo da avere strutture educative e culturali che garantiscano la piena operatività;
nel frattempo le famiglie si arrangiano come possono. In Lombardia, a Brescia, per esempio per una famiglia con reddito Isee di 20 mila euro, il costo è di 66,50 euro a settimana, 61,6 a Lecco, ma si può arrivare anche a cifre più elevate. Tra l'altro i centri estivi comunali non sono distribuiti in modo congruo su tutto il territorio nazionale;
è da ricordare, altresì, come l'assegno unico pensato per aiutare le famiglie numerose costituisca, a parere dell'interrogante, un paradosso in quanto finisce proprio per penalizzare quelle famiglie con più figli. Infatti l'assegno unico viene considerato nel reddito per cui influisce sul calcolo dell'Isee. Le famiglie con più figli che percepiscono un assegno maggiore rientrano in fasce Isee più alte e hanno meno agevolazioni. Ciò costituisce una forma di diseguaglianza sociale ed educativa a cui porre rimedio –:
quali iniziative di competenza intendano adottare per migliorare le possibilità per le famiglie di usufruire dei centri estivi per i loro figli con prezzi calmierati in modo da superare le eventuali diseguaglianze sociali ed economiche;
se non ritengano opportuno investire più risorse nel settore scolastico considerando anche l'ipotesi dell'apertura delle scuole nei mesi estivi con personale adeguato;
se non ritengano necessario adottare iniziative di carattere normativo volte a rivedere lo strumento dell'assegno unico per privilegiare le famiglie con più figli a carico.
(4-05321)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
SCOTTO, SARRACINO, FOSSI, GRIBAUDO e LAUS. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
ogni evidenza scientifica fondata dimostra come i cambiamenti climatici stiano drammaticamente e strutturalmente mutando le condizioni di vita e di lavoro anche nel nostro Paese;
solo pochi giorni fa, ad estate astronomica ancora non iniziata, si sono già registrate temperature vicine ai 40 gradi in molte località, determinando condizioni di particolare disagio e pericolo per molti lavoratori;
per citare solo alcuni esempi, all'interno degli stabilimenti Stellantis di Piedimonte San Germano o di Pomigliano d'Arco ci sono state mobilitazioni e scioperi dei lavoratori per denunciare le difficili condizioni di lavoro a causa della temperatura interna ai capannoni ritenuta troppo alta;
ancora più gravi sono le conseguenze per i lavoratori all'aperto, come quelli dell'agricoltura, dell'edilizia, della manutenzione stradale o i rider;
negli anni passati sono stati adottati dei provvedimenti di urgenza per tutelare i lavoratori in caso di emergenza climatica, comprese quelle relative a straordinarie ondate di calore, in particolare attraverso la non applicazione dei limiti di durata previsti dalla normativa generale per i trattamenti ordinari di integrazione salariale e l'esenzione dal relativo contributo addizionale;
a tutt'oggi, per l'anno in corso non è stato adottato alcun provvedimento, nonostante le cosiddette ondate di calore si siano già manifestate;
la pur opportuna definizione tra associazioni sindacali e datoriali di linee guida e procedure concordate per l'attuazione delle previsioni di cui al decreto legislativo n. 81 del 2008, a tutela della salute e sicurezza dei lavoratori che sono esposti alle emergenze climatiche, non può considerarsi esaustiva per la soddisfacente regolamentazione del fenomeno;
stante il dato consolidato di tali effetti climatici, non più riconducibili ad eventi straordinari, così come la consapevolezza che andranno sempre più accentuandosi nel corso dei prossimi anni, appare necessaria l'adozione di misure strutturali per regolare la materia –:
di fornire chiarimenti sul ritardo nell'adozione di un provvedimento che tuteli in maniera strutturale e non più estemporanea la sicurezza dei lavoratori più esposti alle ondate di calore.
(5-04126)
BARZOTTI, AIELLO, CAROTENUTO e TUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
in Italia, è in corso da mesi un ampio riassetto del sistema finanziario che vede coinvolti alcuni tra i principali istituti di credito, con le Ops – tra le altre – di UniCredit su Banco Bpm e di Monte dei Paschi di Siena (Mps) su Mediobanca;
pur trattandosi di società italiane, il 18 aprile 2025 il Consiglio dei ministri ha deliberato di esercitare, a tutela di interessi strategici per la sicurezza nazionale, i poteri speciali del golden power nella forma dell'imposizione di specifiche prescrizioni e sanzioni, in relazione all'Ops di UniCredit, apparentemente pretestuose, mentre lo stesso criterio non è stato applicato all'Ops del Monte dei Paschi;
sono attualmente in corso le interlocuzioni tra la Commissione europea e l'Esecutivo italiano sulla richiesta di chiarimenti da parte di Bruxelles in merito alle condizioni imposte dal Governo per concedere il via libera all'offerta di acquisizione. In particolare, l'Unione europea avrebbe espresso perplessità sulla possibilità che l'acquisizione di una banca concorrente sul territorio nazionale possa configurarsi come un rischio per la sicurezza dello Stato, tale da giustificare l'applicazione del golden power, con conseguente rischio dell'apertura di una procedura di infrazione;
nel corso dell'ultima privatizzazione del Mps, con una procedura a giudizio degli interroganti anomala, il Governo ha deciso di cedere il 15 per cento della sua partecipazione nella banca scegliendo come garante Banca Akros, detenuta al 100 per cento da Bpm, che è uno dei quattro soggetti individuati come potenziali acquirenti: Bpm e Anima Sgr (che è oggetto di un'operazione di acquisto a opera della stessa Bpm) insieme al gruppo Caltagirone e la holding Delfin degli eredi Del Vecchio;
questa opaca vicenda ha attirato l'attenzione della magistratura, con l'apertura da parte della procura di Milano di un'inchiesta con al centro la cessione da parte del Ministero dell'economia e delle finanze del 15 per cento del Monte dei Paschi, attraverso la cosiddetta «accelerated book building» (Abb), con un'ipotesi di «concerto» tra Caltagirone, famiglia Del Vecchio e Banco Bpm nella spartizione del pacchetto Mps;
gli ultimi sviluppi di tale «risiko bancario», avrebbero fatto emergere anche un coinvolgimento di alcune Casse previdenziali, come Enasarco, Enpam e Cassa forense, in operazioni di acquisto di pacchetti azionari di istituti bancari, quali Mps, Banco Bpm e Mediobanca proprio per favorire le scalate bancarie dei suddetti operatori, utilizzando i soldi dei propri iscritti per operazioni di concentrazione del potere finanziario che nulla hanno a che vedere con le pensioni dei suddetti professionisti;
le casse in questione, vigilate dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dal Ministero dell'economia e delle finanze, hanno come mandato proprio quello di gestire e tutelare il risparmio previdenziale dei propri iscritti (agenti di commercio, medici e avvocati), ispirato a criteri di prudenza e trasparenza, solo in vista dell'erogazione delle future pensioni ai professionisti medesimi –:
quali chiarimenti i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano fornire per far luce, nell'ambito della battaglia finanziaria che vede la cessione del 15 per cento di Mps da parte del Governo, sugli estremi del ruolo svolto e il conseguente coinvolgimento delle casse di previdenza nelle recenti operazioni di acquisto di pacchetti azionari di istituti bancari, quali Mps, Banco Bpm e Mediobanca, con l'apparente intento di favorire le scalate bancarie dei suddetti operatori in un'ottica di speculazione finanziaria, in evidente antitesi con le logiche di trasparenza e prudenza e che nulla ha a che vedere con la tutela dei lavoratori.
(5-04127)
Interrogazioni a risposta scritta:
QUARTINI, PAVANELLI e BARZOTTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
come già rappresentato nella precedente interrogazione a risposta scritta 4-03637 del 18 ottobre 2024, a tutt'oggi senza risposta, Telco soluzioni digitali (già Tsd e Tim servizi digitali) è un'azienda con forma di S.p.A. che da molti anni opera nel settore delle infrastrutture delle comunicazioni;
il 10 gennaio 2024 TELCO aveva acquisito il ramo Tlc di Com.Net, con un incremento di personale da 250 a 1000 dipendenti circa e con un portafogli ordini di milioni di euro;
Telco sarebbe stata ceduta ad una s.r.l., denominata Telnet e il 30 settembre 2024 ai dipendenti di Telco è stata comunicata l'operazione, senza aggiungere altre informazioni; la procedura presenta tuttavia diverse anomalie sia per l'acquisizione da parte di una realtà relativamente piccola di un'azienda – la Telco – strutturata, radicata sul territorio per commesse, che per il fatto che, successivamente all'acquisizione, sarebbero cessate alcune attività di Telco, a partire dall'acquisto di materiali e di strumentazioni, paralizzando così un'attività affatto in crisi ed inibendo la prosecuzione di lavori già commissionati, anche di recente;
sotto il profilo della trasparenza e correttezza delle informazioni fornite al mercato da parte del gruppo Nextaly S.r.l. / Com.Tel S.p.A., società quotata sull'Euronext Growth Milan, si rileva che in data 9 maggio 2025, la società COM.NET S.p.A., interamente controllata da Nextaly S.r.l., ha depositato presso il tribunale di Arezzo una richiesta di misure protettive ex articoli 18-20 del codice della crisi, nell'ambito di una procedura di composizione negoziata;
dal contenuto pubblico del predetto ricorso emergono operazioni e situazioni di potenziale rilievo anche per la società Com.Tel S.p.A., controllata al 56,98 per cento da Nextaly S.r.l. e quotata in borsa dal febbraio 2025; nel corso del 2024, COM.NET ha conferito in Tsd – Telco Soluzioni Digitali S.p.A. un ramo d'azienda comprendente debiti per circa 25 milioni di euro. COM.NET, consapevole della fragilità finanziaria di TSD, ha successivamente svalutato in bilancio circa 22 milioni di tali debiti e afferma, nel proprio ricorso:
di non considerarsi obbligata al pagamento;
di aver escluso tali debiti dal piano di risanamento;
di aver creato un fondo rischi del 20 per cento solo a fini prudenziali;
la predetta operazione è definita dalla stessa COM.NET un «disastro» e pone seri dubbi sulla correttezza sostanziale e contabile della gestione infragruppo;
quanto ad un potenziale deficit di trasparenza in violazione delle norme in materia di corretta informazione al mercato e gestione delle operazioni tra parti correlate, si sottolinea che Com.Tel S.p.A., società quotata, non risulta aver comunicato: l'esistenza di queste operazioni infragruppo potenzialmente distorsive, i possibili impatti patrimoniali o reputazionali a livello di gruppo, né eventuali conflitti d'interesse o relazioni rilevanti tra controllata, conferitaria e creditori –:
se intendano adottare iniziative normative, per quanto di competenza, volte a rafforzare la trasparenza delle operazioni infragruppo;
quali iniziative di competenza intendano assumere per assicurare la continuità di Telco, attraverso un piano industriale sostenuto da un piano finanziario che – anche differenziando i committenti – sia volto a ripristinare i rapporti con i fornitori, le attività lavorative, garantire l'occupazione ed il salario ai dipendenti, mantenendo così il know how e, in ultima istanza, la sicurezza per la rete italiana, asset strategico.
(4-05291)
CANNATA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
il tema della sicurezza sul lavoro rappresenta una priorità assoluta dell'agenda politica e istituzionale, alla luce del persistente fenomeno degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali che continuano a registrare numeri preoccupanti;
il Governo ha recentemente annunciato un importante stanziamento, pari a un miliardo e 250 milioni di euro, destinato al rafforzamento delle misure per la sicurezza sul lavoro;
l'Inail, Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, è istituzionalmente preposto a intervenire in materia di prevenzione e tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, e da anni svolge un ruolo centrale anche nel finanziamento di interventi di prevenzione a favore delle imprese, in parte attraverso l'utilizzo degli avanzi di gestione;
tali finanziamenti, erogati tramite i bandi annuali Incentivi di sostegno alle imprese (Isi), costituiscono uno strumento fondamentale per promuovere interventi strutturali di messa in sicurezza dei luoghi di lavoro e sono soggetti alla normativa europea sugli aiuti di Stato (regime de minimis);
negli ultimi anni l'incremento delle risorse destinate ai bandi Isi ha comportato un notevole aumento del carico di lavoro per il personale tecnico e amministrativo dell'Inail, chiamato a svolgere attività istruttorie, valutative e di verifica dei progetti presentati dalle imprese;
l'articolo 45 del nuovo codice dei contratti pubblici, di cui al decreto legislativo 31 marzo 2023, n. 36, prevede l'erogazione di incentivi economici in favore dei dipendenti pubblici per le funzioni tecniche svolte nell'ambito delle procedure di affidamento ed esecuzione dei contratti. Tali incentivi, riconosciuti entro limiti percentuali prefissati rispetto all'importo complessivo dell'appalto, sono finalizzati a valorizzare le competenze professionali interne alle amministrazioni e a ridurre il ricorso a consulenze esterne. È, inoltre, previsto un tetto individuale, ancorato al trattamento economico annuo del dipendente, al fine di garantire l'equilibrio tra meritocrazia ed equità retributiva;
l'Autorità nazionale anticorruzione (Anac), con atto del 18 ottobre 2023, ha precisato che, in caso di lavori affidati da privati ma finanziati con fondi pubblici in misura superiore al 50 per cento e di importo superiore a un milione di euro, si applicano le disposizioni del codice dei contratti pubblici;
in analogia con tali principi e in coerenza con le finalità del codice, appare opportuno all'interrogante valutare la possibilità di prevedere, per i progetti finanziati dall'Inail nell'ambito dei bandi Isi, un meccanismo di compensazione economica a favore del personale tecnico e amministrativo coinvolto nelle attività istruttorie e valutative, mediante l'accantonamento di una quota delle risorse impiegate da destinare a tale finalità, previa l'adozione di un provvedimento normativo o regolamentare ad hoc –:
se il Ministro interrogato intenda valutare l'opportunità di riconoscere forme di compensazione economica al personale tecnico e amministrativo dell'istituto impegnato nella gestione e nella valutazione dei progetti finanziati attraverso i bandi Isi, anche attraverso un'iniziativa normativa che consenta di destinare una quota delle risorse complessive degli stessi bandi alla copertura di tali funzioni, in analogia con quanto previsto dal codice dei contratti pubblici, al fine di valorizzare le professionalità interne e rafforzare la capacità amministrativa delle strutture coinvolte;
quali iniziative intenda assumere, anche sul piano amministrativo, per rafforzare le competenze e le professionalità interne all'Inail, con l'obiettivo di sostenere in maniera strutturata l'aumento dei carichi di lavoro connessi alla crescita dei finanziamenti per la sicurezza sul lavoro.
(4-05293)
CANNATA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il 2 dicembre del 1968 ad Avola, in provincia di Siracusa, una manifestazione a sostegno della lotta dei braccianti per il rinnovo del contratto di lavoro finisce nel sangue;
quel giorno i braccianti agricoli decisero d'intraprendere una grande azione unitaria per ottenere un aumento del 10 per cento sulle paghe, ma soprattutto il riconoscimento di un elementare diritto: la parità di trattamento salariale tra addetti a uno stesso lavoro in due zone diverse della stessa provincia;
durante la manifestazione a seguito di uno scontro con i manifestanti, le forze dell'ordine cominciarono a sparare ad altezza d'uomo, provocando la morte dei lavoratori Angelo Sigona e Giuseppe Scibilia, nonché il ferimento di numerosi altri partecipanti;
l'episodio, noto come i «fatti di Avola», segnò profondamente la coscienza nazionale e rappresenta un momento drammatico della storia del lavoro nel Mezzogiorno, che evidenzia la necessità di tutelare e preservare la memoria di quei caduti, riconoscendone la dignità storica e umana;
a oltre cinquant'anni di distanza, non risulta che le vittime di quei fatti né i loro familiari abbiano ricevuto alcun tipo di riconoscimento giuridico o indennizzo da parte dello Stato, né sono mai state assunte iniziative legislative o amministrative atte a sanare tale omissione;
in altri casi, anche temporalmente vicini o storicamente assimilabili si vedano i fatti di Reggio Emilia del 1960, la strage di Ustica (1980) o, in epoche successive, le violazioni accertate dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, sono state riconosciute forme di riparazione economica o morale solo a seguito di sentenze civili per responsabilità diretta dello Stato;
la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, in particolare in casi come nella causa Giuliani (G8 di Genova), ha rafforzato il principio secondo cui lo Stato è tenuto a garantire non solo la tutela della vita, ma anche misure di riparazione quando questa viene violata da un uso eccessivo della forza pubblica;
la legge 3 agosto 2004, n. 206 ha introdotto un quadro organico di tutele per le vittime del terrorismo e della criminalità organizzata, comprensivo di indennizzi, creando un precedente per il riconoscimento economico e simbolico delle vittime civili, ma non contempla episodi come quello di Avola;
una riflessione sulla dignità delle vittime dei «fatti di Avola», in particolare sul ruolo dei braccianti meridionali nelle battaglie sociali del dopoguerra, appare oggi doverosa per rafforzare l'identità nazionale e i valori costituzionali del lavoro, della legalità e della responsabilità pubblica; sarebbe un modo per risanare la ferita e per dare giustizia a quelle persone che con il loro sacrificio contribuirono a tante conquiste per il mondo del lavoro, fra tutte l'approvazione dello Statuto dei lavoratori –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e ritengano necessario avviare, per quanto di competenza, un approfondimento storico-istituzionale sul contesto e sulle responsabilità dell'epoca, anche al fine di predisporre un atto di riconoscimento formale delle vittime;
se intendano promuovere un intervento normativo finalizzato alla concessione di un indennizzo simbolico o morale in favore dei familiari superstiti dei lavoratori deceduti nei fatti di Avola, quale atto di giustizia storica e riparazione nazionale;
se intendano valutare l'istituzione, anche tramite iniziative normative, di una giornata nazionale per la memoria del lavoro meridionale e delle vittime delle lotte sindacali del secondo dopoguerra, con l'obiettivo di promuovere la conoscenza della storia del lavoro italiano e di rafforzare la coesione e la consapevolezza civica delle nuove generazioni.
(4-05295)
BONELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
nonostante le rassicurazioni del Governo nel 2025, l'industria italiana, come riportano anche i dati del «Sole24Ore», sta affrontando una crisi significativa, con un calo della produzione industriale del -3,5 per cento e tra i settori più colpiti c'è l'automotive: produzione in calo del -13 per cento in un anno;
purtroppo giornalmente nel nostro Paese, si registrano crisi aziendali e martedì 10 giugno 2025, i 48 dipendenti della Purem by Eberspächer di Castellalto (Teramo), situata nella cosiddetta «Valle del Tubo» – una delle principali zone industriali della nostra regione – hanno ricevuto tramite Pec la comunicazione ufficiale della chiusura dello stabilimento e del licenziamento collettivo, senza possibilità di ripensamenti;
tutto ciò è avvenuto alla vigilia di un incontro già richiesto dai sindacati e fissato per il giorno successivo, 11 giugno 2025. La decisione dell'azienda è giunta come un fulmine a ciel sereno: nessuna spiegazione, nessun preavviso, nessuna crisi aziendale apparente;
anzi, lo stabilimento ha sempre raggiunto i propri obiettivi di produzione e fatturato, risultando fino a oggi perfettamente in linea con i «budget» aziendali e contribuendo attivamente agli utili del gruppo;
soltanto un paio di anni fa – nel maggio 2023 – l'azienda ha rassicurato tutti circa il futuro del sito di Castellalto, prospettando addirittura un suo rafforzamento come centro europeo per la produzione di ricambi;
oggi, invece, ci si trova di fronte a una chiusura secca, comunicata freddamente via mail, senza possibilità di dialogo e con una classe politica quasi completamente assente;
i dipendenti sono al secondo giorno di sciopero, ma si sentono soli e presi in giro. Lunedì 16 giugno 2025 si è tenuta una riunione con tutte le parti coinvolte, ma i lavoratori temono che si tratti solo di discutere il «pacchetto d'uscita» e non di salvare posti di lavoro;
questa non è una storia isolata: altre aziende nella stessa zona rischiano la chiusura improvvisa, senza tutele, senza giustificazioni;
l'azienda lega questa situazione alle criticità del mercato automobilistico a livello europeo e italiano. In particolare, la produzione europea di automobili è scesa dai 22 milioni di veicoli del 2018 agli attuali 16,5 milioni;
da qui la decisione di cessare, entro la fine del 2025, le attività produttive svolte in Italia e tutte le altre funzioni connesse (amministrative e non), con la conseguente eliminazione, entro tale data, di tutti i posti di lavoro in Italia –:
quali provvedimenti urgenti i Ministri interrogati, ognuno per quanto di competenza, intendano adottare con immediatezza al fine di salvaguardare questa realtà industriale che ad oggi vede occupati ben 48 tra lavoratori e lavoratrici, erogando, se necessario fondi o agevolazioni per salvaguardare questa attività strategica in un territorio a forte rischio occupazionale;
se non ritengano urgentemente di convocare tavoli di crisi coinvolgendo azienda, sindacati e istituzioni locali, anche mediando tra le parti per cercare soluzioni industriali, come nuovi investitori, riconversione, incentivi;
se non ritengano comunque di adottare iniziative volte ad attivare, per i richiedenti, gli ammortizzatori sociali come Cassa integrazione guadagni (ordinaria o straordinaria), Fondo di integrazione salariale, NASpI.
(4-05298)
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Interrogazione a risposta orale:
MORFINO, PAVANELLI, ALFONSO COLUCCI, CARMINA, D'ORSO, SERGIO COSTA, QUARTINI, DELL'OLIO e SPORTIELLO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
il Sistema pubblico di Identità digitale (Spid) rappresenta lo strumento di autenticazione adottato a livello nazionale per consentire a cittadini ed imprese l'accesso ai servizi digitali della pubblica amministrazione;
la disciplina dello Spid è stata introdotta dal Codice dell'amministrazione digitale (decreto legislativo n. 82 del 2005) e attuata dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri il 24 ottobre 2014. I regolamenti adottati dall'Agenzia per l'Italia digitale (Agid) ne hanno disciplinato il funzionamento, l'accreditamento dei gestori e il rilascio delle identità digitali. Operativo dal 2016, lo Spid è stato individuato dal decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, insieme alla Carta di identità elettronica e alla Carta nazionale dei servizi, quale strumento esclusivo per l'accesso ai servizi digitali della Pubblica amministrazione;
le statistiche hanno evidenziato nel tempo una crescita progressiva sia nel numero di identità digitali rilasciate che negli accessi ai servizi online effettuati tramite Spid, oltre che un incremento dei gestori accreditati all'Agid e dei soggetti – pubblici e privati – che rendono disponibili i propri servizi attraverso l'autenticazione Spid;
attualmente, in Italia si contano oltre 39 milioni di identità digitali attive e dodici gestori dell'identità digitale accreditati. È ormai ampiamente riconosciuta la centralità del servizio offerto che ha assunto un ruolo strutturale nei rapporti tra cittadini e Pubblica amministrazione, configurandosi strumento abilitante all'esercizio effettivo di diritti civili imprescindibili;
il decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13, convertito con modificazioni dalla legge 21 aprile 2023, n. 41, ha previsto l'erogazione di un contributo una tantum pari a 40 milioni di euro, finalizzato a sostenere gli adeguamenti tecnologici richiesti ai gestori del sistema Spid per l'erogazione del servizio, secondo le nuove modalità operative previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza;
il 5 marzo scorso, il dipartimento per la trasformazione digitale aveva annunciato la firma del decreto di assegnazione di 40 milioni di euro ai gestori dell'identità digitale, proprio ai fini del sostegno all'evoluzione digitale nel Paese;
ad oggi però le risorse assegnate non risultano essere state ancora erogate a causa, si apprende da fonti stampa, del «rimpallo burocratico tra vari ministeri», mentre l'Agid ha dichiarato che i fondi saranno presto sbloccati;
il 9 luglio prossimo scadrà la convenzione tra lo Stato ed i fornitori privati del servizio, i quali dovranno deciderne l'eventuale rinnovo. Nel frattempo, Aruba – e a breve anche Infocert – ha introdotto un canone annuale per gli utenti del servizio SPID;
il 7 giugno scorso, il Ministro in indirizzo, in un'intervista a Il Foglio dichiarava: «La nostra idea è quella di continuare a lavorare per la carta d'identità elettronica europea, che consentirà di avere uno strumento tecnologico simile allo Spid in termini di funzionamento ma che funzionerà oltre i confini del nostro Paese, in una logica di gratuità», delineando dunque una strategia a lungo termine in tal senso orientata;
il Codacons ha espresso forte contrarietà, in merito al quadro di incertezza appena esposto, definendola situazione che si sta delineando «gravemente lesiva dei diritti dei consumatori», affermando come la stessa potrebbe aprire la strada ad azioni legali contro lo Stato italiano da parte di tutti i soggetti coinvolti –:
quali iniziative urgenti di competenza intenda adottare per garantire la gratuità del servizio Spid per i cittadini, in un'ottica di contenimento dei disagi che potrebbero derivare dal ritardo nell'erogazione dei fondi stanziati a favore dei gestori dell'identità digitale, anche in considerazione dell'imminente scadenza della convenzione attualmente in vigore;
se intenda fornire chiarimenti circa le prossime iniziative che si intende intraprendere in materia di sistemi di autenticazione digitale, anche alla luce delle recenti dichiarazioni rilasciate alla stampa in merito al futuro del sistema Spid e all'eventuale passaggio alla carta d'identità elettronica quale strumento unico di accesso ai servizi online della Pubblica amministrazione.
(3-02027)
Interrogazioni a risposta scritta:
ZARATTI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il comune di Terni ha avviato un progetto denominato «Stadio-Clinica» che prevede la demolizione dello stadio comunale Libero Liberati, inaugurato nel 1969, e la costruzione di un nuovo impianto sportivo dotato di un'area commerciale di circa 6.000 metri quadri;
il progetto, come denunciato dal circolo Verdi, ambiente e società di Terni e Narni, da Medicina democratica provincia di Terni e dal «Comitato cittadino in difesa dell'ospedale», comporta un trasferimento sostanziale della gestione e dei profitti a soggetti privati, replicando quanto già avvenuto con il Palaterni. L'operazione, sostenuta dall'amministrazione comunale, sembra inserirsi in una logica di privatizzazione dei beni pubblici a scapito dell'interesse collettivo;
il comune di Terni (conseguentemente alla demolizione dello stadio comunale Libero Liberati) perderebbe un patrimonio che va dai 16 ai 19 milioni di euro. Perdita che andrà riportata in bilancio pesando in modo drammatico sulle casse del comune di Terni;
destano allarme le gravi anomalie segnalate: il sindaco Stefano Bandecchi, promotore politico del progetto, risulta anche proprietario del terreno su cui dovrebbe sorgere una clinica privata, parte integrante del medesimo intervento. Il fatto che lo stesso sindaco debba rilasciare le autorizzazioni urbanistiche necessarie genera un evidente e potenzialmente dannoso conflitto di interessi;
secondo valutazioni tecniche, l'eventuale convenzionamento della clinica con il Servizio sanitario regionale potrebbe generare introiti pubblici annui tra i 15 e i 20 struttura privata su terreno riconducibile al sindaco in carica;
a tutto ciò si aggiunge l'abrogazione del reato di abuso d'ufficio che rende ancora più difficile contrastare situazioni di possibile mala gestione amministrativa aggravate, a parere dell'interrogante, dal silenzio delle autorità di controllo, a partire dalla prefettura di Terni;
a rendere ancora più opaca la vicenda si è aggiunta la recente modifica societaria della Ternana Calcio, passata da società per azioni a società a responsabilità limitata l'11 aprile 2025, con quote in capo a due società (N21 Holding S.r.l. e Rabona S.r.l.) e a persone fisiche riconducibili ai fratelli D'Alessandro. Questo assetto societario ha sollevato dubbi circa la trasparenza e la compatibilità con il Testo unico degli enti locali (Tuel), che regola i rapporti tra enti pubblici e soggetti economici controllati o partecipati –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e se, abbiano già assunto iniziative di competenza, anche di carattere ispettivo, alla luce dei fatti esposti in premessa stante la necessità che sia assicurata la regolarità delle procedure amministrative connesse al progetto;
se si intendano promuovere iniziative di competenza, anche di carattere normativo, volte a rafforzare la tutela dei beni pubblici a fronte di operazioni speculative di natura privatistica, e per garantire il rispetto del principio di imparzialità nella gestione della cosa pubblica.
(4-05314)
ZARATTI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il comune di Terracina, alla scadenza del contratto per la gestione dei rifiuti solidi urbani, aveva convocato il 6 marzo 2024 la commissione Ambiente, per discutere della relativa gara. Nel corso della commissione, erano emersi molti dubbi, e la necessità di rivedere i costi, scongiurando aumenti della tariffa rifiuti, per famiglie e imprese. Nonostante una petizione e una serie di documentazioni critiche provenienti da WWF e Legambiente la commissione ha proceduto rapidamente a licenziare il capitolato;
il 31 luglio 2024 è stata pubblicata sulla piattaforma della stazione unica appaltante della provincia di Frosinone la gara per la gestione del servizio rifiuti per un valore complessivo di circa 93 milioni di euro;
il 27 novembre 2024 il consigliere Gabriele Subiaco di Europa Verde, ha presentato una mozione che documentava i rischi e le carenze del capitolato;
la discussione della mozione è stata rimandata arrivando in consiglio solo l'11 febbraio 2025) durante la discussione, oltre che tutta l'opposizione, alcuni consiglieri di maggioranza si erano convinti ma, per l'uscita dall'aula di gran parte dei consiglieri di maggioranza è mancato il numero legale;
nel successivo consiglio del 22 febbraio 2025, riconvocato senza rispettare il regolamento, per la qual cosa è stato interessato il prefetto, la mozione viene respinta;
il 15 marzo 2025, i consiglieri di opposizione hanno inviato un esposto a Anac (protocollo n. 0041246-2025 del 17 marzo 2025) e Agcm (protocollo n. 31834-2025 - del 28 aprile 2025), dopo numerose richieste di accesso agli atti, alle quali non era stata data risposta, in particolare si faceva riferimento alla scelta del Presidente e della Commissione aggiudicatrice e a una carenza informativa relativa allo stato di avanzamento della gara sul portale «Tutto gare della SUA di Frosinone» e sui canali ufficiali dell'amministrazione;
alla fine di marzo 2025 trapela sulla stampa locale che la SuperEco srl, con sede a Cassino, sarebbe arrivata prima nell'offerta economica;
il 28 maggio 2025 si apprende dagli organi locali di informazione che la SuperEco sarebbe coinvolta in una operazione della Dda di Napoli, la procura ha peraltro proposto gli arresti per i proprietari Vittorio e Carlo Ciummo, con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. I Ciummo, da quando riportato nella richiesta di misure cautelari, si sarebbero associati all'intermediario del clan dei casalesi Nicola Ferraro per poter vincere lucrosi appalti nel settore dei rifiuti, Nicola Ferraro sarebbe quindi stato un punto di riferimento per i clan dei casalesi e per le cosche Alfieri e Nuvoletta, infiltrando gli appalti pubblici, soprattutto nel settore della raccolta rifiuti;
a seguito della notizie di cui sopra, il 10 giugno 2025, dopo diverse sollecitazioni, viene convocata la commissione Ambiente per discutere del caso; durante la commissione il consigliere Subiaco esprime tutti i propri dubbi sulle modalità della messa a gara di un appalto così grande;
la ditta SuperEco era stata già interessata da una interrogazione parlamentare n. 4-04903 del 17 febbraio 2021, presentata dal senatore Domenico De Siano (Forza Italia); ha vinto l'appalto settennale della raccolta dei rifiuti nel lotto Nord della città di Catania con un'offerta di ribasso di oltre il 3 per cento rispetto alla base d'asta e, secondo l'indagine, l'appalto sarebbe stato ottenuto attraverso una mediazione tra alcuni esponenti della camorra e il clan Santapaola –:
se i Ministri interrogati, anche alla luce di altre vicende passate per le quali il comune di Terracina aveva subìto commissariamenti e del coinvolgimento del comune medesimo nel recente procedimento denominato Scheggia, non intendano adottare iniziative di carattere ispettivo, tramite l'Ispettorato per la funzione pubblica e i servizi ispettivi di finanza pubblica, e in ordine ai fatti esposti in premessa.
(4-05319)
SALUTE
Interrogazione a risposta in Commissione:
EVI, PRESTIPINO e ROGGIANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
la Peritonite infettiva felina (Fip – Feline infectious peritonitis) è una malattia virale ad alta prevalenza ed alto tasso di mortalità, causata da un alfa-coronavirus, che colpisce i gatti, soprattutto in ambienti ad alta densità felina. Si tratta di una patologia che desta da tempo grande attenzione e preoccupazione sia a livello nazionale che europeo, a causa dell'assenza di trattamenti specifici autorizzati in ambito veterinario;
in data 6 giugno 2025 il sottosegretario Gemmato ha firmato la circolare esplicativa, indirizzata ai medici veterinari e ai farmacisti, alle istituzioni e a tutti gli operatori del settore coinvolti, che autorizza l'utilizzo in deroga del farmaco Veklury, a base di remdesivir, per il trattamento della Peritonite infettiva felina (Fip);
il remdesivir, contenuto nel medicinale umano Veklury, potrà ora essere prescritto «in deroga» dal medico veterinario tramite ricetta elettronica veterinaria (Rev), esclusivamente per il trattamento della Fip e sotto sua diretta responsabilità;
l'Agenzia Italiana del Farmaco nel parere reso il 5 giugno 2025, ha espressamente evidenziato che: «In relazione al regime di fornitura attribuito dall'AIFA al medicinale Veklury quale medicinale soggetto a prescrizione medica limitativa, utilizzabile esclusivamente in centri ospedalieri identificati dalle regioni (OSP) si rappresenta che, applicandosi i regimi derogatori previsti dai Regolamenti europei di cui sopra (reg. (UE) 2019/6 e reg. (UE) 2024/1973), la scrivente Agenzia non ravvisa motivi ostativi all'impiego del medicinale in oggetto per la cura della FIP»;
tale scelta anticipa di poco più di un anno la scadenza prevista dal regolamento UE 2024/1973 che prevede che il remdesivir sia consentito per il trattamento della Fip nei gatti a partire dall'8 agosto 2026;
l'approvvigionamento del remdesivir potrà ora avvenire presso i grossisti o le farmacie veterinarie, secondo quanto previsto dall'articolo 23 del decreto legislativo 7 dicembre 2023, n. 218;
pur apprezzando tale decisione vi sono ancora alcuni aspetti che devono essere chiariti affinché effettivamente i proprietari dei gatti con Fip possano approvvigionarsi di tale farmaco;
in particolare, ad oggi il farmaco ha costi proibitivi, 700 euro al giorno per un trattamento di 84 giorni rischiando, così, di alimentare il mercato nero e acquisti illegali senza controllo, che pare abbiano costi di gran lunga inferiori ed ancora non si capisce quali siano le modalità e tempistiche di recepimento reale della circolare così come non si ha certezza sulla conservabilità del farmaco una volta aperto che renderebbe improbabile somministrare più di poche dosi –:
alla luce dei fatti esposti sopra in premessa quali iniziative di competenza urgenti il Ministro intenda adottare affinché siano chiare le modalità di attuazione della circolare, le modalità di conservazione del farmaco, i tempi per la ricettabilità e la definizione di costi appropriati affinché tutti i proprietari di gatti con Fip possano comprare tale farmaco.
(5-04125)
Interrogazioni a risposta scritta:
PICCOLOTTI, ZANELLA e GHIRRA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
con il pensionamento dell'unico ginecologo non obiettore dell'Ospedale Sant'Anna e San Sebastiano, di Caserta, che dimostra come nell'ospedale citato esisteva già una grave criticità nel numero esiguo e non sufficiente di medici non obiettori, è sospeso da mesi il servizio di interruzione volontaria di gravidanza (Ivg), un segnale gravissimo a giudizio degli interroganti;
questo avviene in una provincia, quella di Caserta, dove oltre l'80 per cento dei medici è obiettore, e la sospensione del servizio di Ivg presso l'ospedale pubblico Sant'Anna e San Sebastiano rende inaccessibile il diritto all'interruzione volontaria di gravidanza (Ivg), garantito dalla legge n. 194 del 1978 oltretutto un livello essenziale di assistenza;
appare evidente che se la stragrande maggioranza dei medici si dichiara obiettore, le liste d'attesa si allungano fino a diventare insostenibili, obbligando le donne a rivolgersi al privato, o peggio a ricorrere all'aborto clandestino, una vergogna sociale tenuto conto che la legge 194 è nata per contrastarlo;
la legge consente l'obiezione di coscienza, ma impone ad ogni struttura pubblica di garantire l'Ivg;
a Caserta la Asl per mesi e fino a giugno 2025 non ha indetto alcun concorso per assumere un medico che sostituisse il medico in pensione, né ha proceduto a sostituire il personale obiettore;
solo recentemente la Asl di Caserta a seguito delle forti proteste di associazioni e sindacati ha individuato un ginecologo non obiettore che da luglio 2025 riprenderà il servizio di Ivg, ma solo da settembre, con l'assunzione di due medici non obiettori dovrebbe garantire in pieno l'Ivg;
a fronte di un dato nazionale che vede negli ospedali pubblici la presenza di oltre il 60 per cento di medici obiettori in Campania questa percentuale sale ad oltre il 77 per cento, ma laddove ai medici obiettori si aggiungono anche anestesisti e infermieri si arriva alla sospensione del servizio;
in particolare la Campania non solo ha un primato di medici obiettori di coscienza ma ha un numero di centri di Ivg tra i più bassi d'Italia; questi infatti sarebbero tra gli 1,5-1,9 punti di Ivg ogni 100.000 donne in età fertile quando la media nazionale è di 2,5 centri di Ivg, con la conseguenza di costringere le donne, che possono non certo le giovanissime e le migranti, alla migrazione in altre regioni;
negare di fatto l'accesso all'Ivg non è solo una violazione di un diritto, ma un attacco alla salute e alla dignità delle donne, per gli interroganti è inaccettabile nel 2025 indietreggiare sui diritti conquistati, la legge 194 deve essere applicata pienamente e uniformemente su tutto il territorio nazionale, garantendo in ogni struttura pubblica la presenza di medici, anestesisti e infermieri non obiettori;
già in altri atti di sindacato ispettivo le interroganti hanno posto con forza la necessità di procedere a ulteriori assunzioni di medici, anestesisti e infermieri non obiettori, per garantire un livello essenziale delle prestazioni, quale è l'Ivg, da parte delle strutture pubbliche –:
quali iniziative di competenza intenda assumere con riguardo a quanto riferito rispetto alla regione Campania ma anche a livello nazionale, nei confronti di tutte le regioni, per garantire uniformemente su tutto il territorio italiano l'accesso alla Ivg;
se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle strutture pubbliche sul territorio nazionale nelle quali sono presenti al 100 per cento medici, anestesisti e infermieri obiettori, e se intenda fornire al Parlamento i dati in questione.
(4-05304)
GIRELLI e ROGGIANI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
da notizie di stampa si apprende che con l'entrata in vigore del nomenclatore allegato 5 al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 12 del 2017, avvenuta il 30 dicembre 2024 con l'approvazione delle tariffe dell'elenco 1, sarebbe stata revocata l'efficacia del decreto ministeriale n. 332 del 1999 su tutto il territorio italiano;
tra le conseguenze di queste modifiche una molto grave riguarderebbe la cancellazione dei codici relativi alle riparazioni e sostituzioni per gli ausili rientranti nel codice Iso 12.23, relativo alle carrozzine a motore elettrico;
in pratica dalla fine del 2024 le spese per queste riparazioni non sarebbero più a carico delle Asl, salvo garanzie attive del produttore, ma direttamente della persona disabile;
vi sarebbe la possibilità di un intervento della singola regione, ma senza che sia prevista una forma di coordinamento a livello nazionale, con il rischio di una diversità di trattamento a seconda delle scelte delle regioni, con una chiara violazione per l'interrogante sia dell'articolo 3 che dell'articolo 32 della Costituzione, oltre che della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità recepita dall'Italia nel 2009 –:
quali iniziative di competenza intendano intraprendere i Ministri interrogati per evitare che la situazione sopra esposta, che prosegue da sei mesi, danneggi ancora di più i diritti delle persone disabili, caricando su di loro spese non sostenibili con gravi conseguenze, non solo economiche ma anche a livello di isolamento e del diritto alla libertà di movimento.
(4-05300)
ASCARI. — Al Ministro della salute, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
con sentenza n. 96 del 9 aprile 1981, la Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità dell'articolo del codice penale che puniva il reato di plagio, in quanto in contrasto con il principio di tassatività della fattispecie penale previsto dall'articolo 25 della Costituzione;
da allora, nessuna norma è stata introdotta a colmare il vuoto legislativo in materia di condizionamento psichico, nonostante una parte significativa della dottrina penalistica e psichiatrica abbia evidenziato l'esigenza di una nuova regolamentazione per tutelare l'integrità psicologica dei soggetti vulnerabili, anche alla luce dei profondi mutamenti sociali intervenuti negli ultimi decenni;
tale assenza normativa ha favorito la proliferazione di soggetti che operano nel campo delle cosiddette «medicine alternative» o «olistico-esoteriche» senza adeguati requisiti scientifici o professionali, talvolta con gravi conseguenze per la salute dei cittadini, come testimoniato da numerosi casi di cronaca giudiziaria;
tra questi, particolare risonanza ha avuto la vicenda relativa al decesso di Roberta Repetto, trattata presso il centro olistico Anidra con pratiche non mediche nonostante fosse affetta da un melanoma metastatico. La donna, dopo un periodo trascorso nella struttura, fu sottoposta all'asportazione di un neo da parte del dottore Paolo Oneda – chirurgo ma non operante in ambito ospedaliero – su un tavolo da cucina e senza alcun esame istologico preliminare, né anestesia;
in Corte d'assise d'appello di Milano, il dottore Oneda è stato assolto poiché la sua condotta non è stata ritenuta casualmente determinante per il decesso, pur non essendo state smentite le gravi negligenze professionali emerse nel corso del processo, tra cui la mancata diagnosi, l'inadeguato contesto operativo e le informazioni incomplete fornite alla paziente;
nella motivazione della sentenza, i giudici sottolineano che Roberta Repetto non fosse vittima di condizionamento psicologico, affermando che avrebbe scelto consapevolmente pratiche alternative;
tuttavia, numerosi elementi documentali e testimonianze, oltre alla ricostruzione della famiglia e alla condotta successiva della vittima (che si è poi affidata alla medicina tradizionale), sembrano smentire tale ricostruzione;
preoccupa in modo particolare la narrazione mediatica fornita da alcuni organi di stampa, tra cui l'articolo a firma di Felice Manti pubblicato su il Giornale in data 6 giugno 2025, che, con toni celebrativi e semplificazioni improprie, rischia di diffondere messaggi fuorvianti, indebolendo ulteriormente la fiducia nella comunità scientifica e favorendo il ricorso a percorsi non validati e pericolosi –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza del caso esposto, della relativa risonanza mediatica e, per quanto di rispettiva competenza, se ritengano opportuno intervenire con iniziative, anche di carattere normativo, volte a contrastare la diffusione di contenuti informativi distorti, che possono compromettere la corretta percezione della scienza medica da parte dell'opinione pubblica;
se non ritengano urgente adottare politiche pubbliche di informazione, educazione e prevenzione sui rischi connessi all'adesione a pratiche non validate scientificamente, con particolare attenzione alla tutela di soggetti vulnerabili, anche mediante la diffusione di campagne istituzionali o materiali informativi;
se non reputino necessario adottare iniziative di competenza di carattere normativo volte all'introduzione di una nuova fattispecie che disciplini in modo preciso efficace i fenomeni di condizionamento psicologico e manipolazione della volontà, in particolare nei contesti sanitari e pseudoterapeutici, garantendo piena tutela all'integrità psichica della persona.
(4-05310)
Pubblicazione di un testo riformulato.
Si pubblica il testo riformulato della mozione Boschi n. 1-00434, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 469 del 22 aprile 2025.
La Camera,
premesso che:
il Presidente statunitense, Donald Trump, fin dal suo insediamento, ha più volte paventato l'imposizione di dazi sulle merci europee (ivi incluse quelle italiane), seguendo la stessa politica adottata durante il suo primo mandato, nel quale aveva imposto dazi differenziati per categorie di beni e aliquote, che andavano dal 10 al 25 per cento del prezzo del prodotto;
il 12 marzo 2025 sono entrati in vigore i dazi del 25 per cento sulle importazioni negli Usa di acciaio e alluminio, estesi anche a una serie di prodotti che contengono i due materiali, come racchette da tennis, biciclette, mobili e condizionatori. I dazi su acciaio e alluminio, peraltro, a partire dal 4 giugno 2025 sono stati innalzati al 50 per cento, aggravando le ripercussioni sul settore;
in risposta la Commissione europea ha annunciato dazi su diversi prodotti statunitensi, per un valore complessivo di 26 miliardi di euro annui;
il successivo 27 marzo 2025, il Presidente Trump ha annunciato l'introduzione, dal 2 aprile 2025, di dazi pari al 25 per cento sulle automobili importate negli Usa. Nelle ore subito successive all'annuncio, il Presidente Usa ha dichiarato di essere pronto a introdurre ulteriori dazi nel caso in cui l'Unione europea e il Canada avessero adottato misure coordinate in risposta all'introduzione dei dazi statunitensi;
il 2 aprile 2025 il Presidente Trump ha annunciato un'ulteriore ampia e imponente introduzione di dazi, questa volta nei confronti di più di 100 Paesi, tra cui anche gli Stati membri dell'Unione europea, quindi inclusa l'Italia;
l'Amministrazione Trump ha imposto queste aliquote partendo da un valore del 10 per cento, incrementato in chiave di «reciprocità» in misura diversa verso singoli Stati alla luce dei «dazi» o altre barriere in entrata che, secondo l'Amministrazione americana, sarebbero stati scorrettamente applicati verso i prodotti americani;
nel caso degli Stati membri dell'Unione europea, compresa l'Italia, i dazi americani sono inizialmente entrati in vigore a partire dal 9 aprile 2025 in misura pari al 20 per cento, dando avvio a una guerra commerciale sulla base di presupposti errati e pretestuosi da parte dell'Amministrazione statunitense;
in risposta all'introduzione dei dazi sui prodotti europei, il 3 aprile 2025, la Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ha annunciato «ulteriori contromisure commerciali» nei confronti dei prodotti Usa: secondo la Commissione europea, i dazi americani comporteranno conseguenze terribili per milioni di persone in tutto il mondo, provocando incertezza per i mercati e per le imprese e danneggiando i cittadini più vulnerabili a causa dell'aumento dell'inflazione. Alla prima apertura dei mercati dopo l'annuncio dell'Amministrazione americana, le borse europee hanno aperto con un profondo ribasso: secondo alcune stime l'Italia rischia una perdita di crescita tra lo 0,3 e lo 0,6 per cento del prodotto intero lordo;
il 9 aprile 2025 il Presidente Trump ha annunciato una sospensione temporanea di 90 giorni sui dazi imposti all'Unione europea e agli Stati membri, annunciando contestualmente l'innalzamento dei dazi verso la Cina sino al 125 per cento, poi incrementati al 145 per cento e, in fine, ridotti al 30 per cento a seguito dei negoziati tra i due Paesi;
risulta peraltro evidente che le scelte del tutto soggettive e imprevedibili sulla sospensione dei dazi da parte di Trump, con annunci e smentite che si sono susseguiti a stretto giro, ha creato delle oscillazioni nei mercati finanziari che hanno consentito operazioni speculative sulla cui legalità vi sono molti dubbi;
nonostante la temporanea sospensione, il Presidente Trump ha peraltro confermato che resteranno in vigore i dazi già previsti per alcuni prodotti come alluminio e acciaio e sulle automobili importate negli Usa pari al 25 per cento, mentre dal 3 maggio 2025 scatteranno ulteriori dazi sulle componenti delle automobili;
in relazione alle mosse di Trump anche l'Unione europea ha deciso di sospendere a propria volta per 90 giorni i controdazi applicati ai prodotti statunitensi per poter negoziare con l'Amministrazione americana che ha ribadito di voler trattare con l'Unione europea come unico blocco;
secondo organi di stampa la Commissione europea sarebbe pronta ad accettare l'imposizione di dazi statunitensi in misura fissa, pari al 10 per cento: ciò dopo la minaccia fatta dal Presidente Trump il 24 maggio 2025 in risposta all'infruttuosità dei negoziati, quando ha prospettato l'applicazione di dazi ai prodotti europei in misura pari al 50 per cento;
sul versante europeo, inoltre, la bilancia commerciale tra Usa e Unione europea (nel suo complesso) oggi vede il Vecchio continente esportare beni per circa 502 miliardi di euro, a fronte di importazioni Usa per un valore di 346,5 miliardi di euro: un saldo decisamente compensato dal settore dei servizi, dove l'Unione europea esporta i medesimi negli Usa per un valore pari a circa 292 miliardi di euro, contro i 396 miliardi importati dall'Unione europea;
a prescindere dalla temporanea sospensione, l'annuncio e l'applicazione della prima tranche di dazi ha provocato una contrazione dei traffici commerciali, alimentando un clima di incertezza a livello globale che rischia di catapultare l'economia in una nuova fase di grave recessione;
il Presidente della Repubblica non ha esitato a definire l'imposizione dei dazi statunitensi «un errore profondo», cui dare «una risposta compatta, serena, determinata» per difendere gli interessi nazionali ed europei con misure risposte adeguate;
l'Associazione europea dell'industria delle auto ha sottolineato, per prima, il grave impatto che i dazi possono avere per il settore, sia in termini di posti di lavoro sia per le prospettive di tenuta di interi comparti collegati alla produzione di automobili. A seguito dell'introduzione dei suddetti dazi i titoli in borsa delle cosiddette big three del settore automobilistico, General Motors, Ford e Stellantis, sono diminuiti rispettivamente del 6,6 per cento, 3,1 per cento e del 2,9 per cento, con flessioni che inevitabilmente producono conseguenze sui consumatori europei e sulle imprese;
l'Italia è il tredicesimo partner commerciale degli Usa, con uno scambio commerciale pari a circa 92 miliardi di euro: il valore delle esportazioni italiane negli Usa è pari a 67 miliardi di euro, mentre quello delle importazioni dagli Usa è pari a 24 miliardi di euro, con un saldo positivo pari a 43 miliardi di euro annui;
la filiera italiana dell'automotive (industria e servizi), in Italia, conta 1,28 milioni di lavoratori, con un impatto diretto sull'economia reale (in termini di compensi e salari) pari a 28,8 miliardi di euro, con un fatturato complessivo pari a 346,4 miliardi di euro, pari al 19,4 per cento del prodotto interno lordo nazionale. Si tratta di un settore strategico per il nostro Paese, ora fortemente a rischio per i dazi introdotti dalla nuova Amministrazione statunitense, da cui rischia di derivare per il nostro Paese una perdita netta di 11,1 miliardi di euro annui;
l'Italia è il primo Paese dell'Unione europea per l'export dell'agroalimentare negli Usa: le esportazioni dell'agroalimentare italiano verso gli Usa costituiscono, infatti, una componente fondamentale per la crescita del Paese, rappresentando il 15 per cento delle esportazioni totali e con una crescita pari al 18 per cento nell'ultimo anno e al 158 per cento negli ultimi dieci anni, per un valore di 7,8 miliardi di euro solo nell'anno 2024;
gli Usa sono il terzo Paese (e il primo «non europeo») di destinazione delle merci italiane in assoluto, la cui origine si ha prevalentemente nelle regioni Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Veneto e Piemonte, che da sole producono più di due terzi delle esportazioni complessive: l'applicazione di dazi su beni e servizi italiani da parte degli Usa rappresenta un concreto pericolo per le prospettive di crescita del Paese, nonché per la tenuta di interi settori che già patiscono l'aumento dell'inflazione e dei costi dell'energia;
diverse imprese del made in Italy, infatti, hanno già avanzato serie preoccupazioni dopo l'introduzione di dazi americani sui prodotti di eccellenza italiana come vino, basilico, olio, formaggi e pasta: i dazi del 20 per cento sui nostri prodotti provocheranno, di fatto, conseguenze che ricadranno in modo drammatico sui fatturati delle imprese italiane e sull'occupazione del Paese, fattori che si sommeranno ai costanti dati negativi della produzione italiana;
l'impatto territorialmente concentrato dei dazi rappresenta un rischio concreto per l'intera filiera: solo il settore del vino, che nel 2024 ha portato al sistema Paese 1,2 miliardi di euro grazie alle esportazioni negli Usa, vede il 48 per cento dei bianchi esportati prodotti in Trentino-Alto Adige e Friuli Venezia Giulia e il 71 per cento dei rossi prodotti tra Toscana e Piemonte. A seguito dell'annuncio americano, l'Unione italiana vini (Uiv) ha infatti dichiarato come l'introduzione dei dazi americani rischi di causare per il settore una perdita di 323 milioni di euro di ricavi all'anno, pena l'uscita dal mercato per buona parte delle nostre produzioni;
le ripercussioni economiche derivanti dall'imposizione di dazi nel settore agroalimentare rischiano di essere drammatiche per quelle filiere che dipendono quasi interamente dalle esportazioni, come il pecorino romano denominazione di origine protetta prodotto in Sardegna, il cui export è destinato per circa la metà al mercato statunitense, ma anche per la Toscana, che negli Usa esporta il 33 per cento della propria produzione di vini e il 42 per cento della propria produzione di olio extravergine d'oliva, e il Lazio, che proprio di olio esporta circa il 58 per cento della propria produzione;
la filiera agroalimentare si contraddistingue per la presenza di aziende di grandi dimensioni, così come di micro imprese, e di realtà cooperative che rappresentano veri e propri modelli di sviluppo sostenibile, inclusivo e innovativo, la cui operatività rischia di essere pregiudicata fortemente dall'imposizione di dazi, che, oltre a cagionare gravi perdite economiche, si ripercuotono sulla pianificazione degli investimenti;
in questa prospettiva occorre approntare un piano europeo per la semplificazione e la previsione di misure nazionali ed eurounitarie legate all'internazionalizzazione delle produzioni italiane, ma soprattutto dare avvio da subito ad un'operazione di sburocratizzazione nel nostro Paese e di concreto sostegno alle nostre aziende, anche piccole e medie imprese, per la penetrazione in nuovi mercati che possano compensare la contrazione delle esportazioni verso gli Usa;
secondo le stime di Confindustria, la produzione di macchinari e impianti rischia una perdita di fatturato pari a 12,4 miliardi di euro annui, quella farmaceutica una perdita di 8 miliardi di euro annui, quella chimica di 2,9 miliardi di euro annui e il settore della moda, già fortemente provato da anni di extracosti per via del caro-energia e caro-materiali, una perdita di circa 2,4 miliardi di euro: un colpo ferale per un comparto ritenuto unanimemente un'eccellenza mondiale;
le loro esportazioni italiane verso gli Usa rappresentano circa il 3 per cento del prodotto interno lordo. I settori maggiormente interessati dai dazi sono quello dei macchinari, dei prodotti chimici e dei manufatti finiti, che insieme valgono rispettivamente il 77 per cento e l'82 per cento: il settore dei macchinari e delle attrezzature, in particolare, rappresenta la fetta più consistente delle esportazioni verso il mercato statunitense (circa 24 miliardi di euro, il 38 per cento del totale);
Confindustria ha calcolato che dazi americani al 25 per cento (di poco superiori a quelli effettivi) sui prodotti italiani porteranno ad una riduzione dello 0,4 per cento del prodotto interno lordo nel 2025 e di 0,6 per cento del prodotto interno lordo nel 2026, erodendo di fatto tutta la crescita;
a questi dati preoccupanti si somma il rischio che l'Europa e, quindi, l'Italia diventino mercato privilegiato dei prodotti cinesi o di altri paesi a seguito della politica dei dazi americani che spingerà la Cina ed altri ad aggredire mercati diversi da quello statunitense con prodotti a prezzi molto bassi;
una delle finalità dichiarate da Trump connessa alla politica dei dazi è il trasferimento in Usa di aziende straniere e molte realtà italiane hanno già manifestato tale intenzione per aggirare i dazi, con evidenti ricadute sugli investimenti nel nostro Paese e soprattutto sui livelli occupazionali;
l'aumento dei prezzi legato ai dazi imposti da Trump, l'inflazione, le delocalizzazioni in Usa, la concorrenza dei prodotti cinesi, la perdita di posti di lavoro porteranno ad un impoverimento complessivo delle nostre famiglie, oltre che ad un indebolimento della nostra economia;
l'imposizione di dazi sui prodotti italiani ne aumenta inevitabilmente il prezzo per il consumatore statunitense, penalizzando il produttore che si vedrà sottrarre quote di mercato da aziende che non risentono della medesima sovraimposizione e possono offrire prezzi maggiormente competitivi;
le prospettive di una guerra commerciale con gli Stati Uniti d'America non rappresentano in alcun modo una sorta di «opportunità» e «occasione», come inspiegabilmente prospettato da alcuni esponenti della maggioranza di Governo: a fronte delle crescenti e fondate preoccupazioni delle imprese e dei lavoratori italiani il Governo è chiamato a dare risposte rapide e concrete, mettendo in sicurezza il tessuto economico-produttivo del Paese nel suo complesso;
l'attuale contesto di incertezza impone un'attenta valutazione delle ricadute delle proposte dell'Amministrazione Trump sul piano della totale deregulation degli scambi commerciali a fronte della riduzione o cancellazione dei dazi, ponderando i rischi connessi all'incremento delle vendite dei prodotti cosiddetti «Italian sounding» e i danni per la nostra economia, oltre che dall'impatto dell'ingresso in Europa di nuovi merci, soprattutto laddove queste ultime rispondono a standard qualitativi e di controllo inferiori rispetto a quelli europei, generando effetti negativi su tutte le corrispondenti filiere del mercato interno e con riguardo, ad esempio, al settore agroalimentare, anche un maggior rischio per la salute dei cittadini;
di fronte a fenomeni globali, come, appunto, il rischio di una possibile guerra commerciale, l'ipotesi di adottare un approccio bilaterale tra Italia e Usa, al di fuori del dialogo con l'Unione europea e gli altri Stati membri, non solo sconfessa i valori europeisti che hanno portato il nostro Paese a fondare l'Unione europea, ma colloca l'Italia al di fuori di ogni prospettiva futura di integrazione. Porsi al di fuori – o persino contrastare – una strategia coordinata e concordata a livello europeo, nella speranza di ottenere un qualche vantaggio esclusivo di brevissimo periodo, rischia di esporre le nostre imprese a ulteriori incertezze, posto che i nostri principali partner commerciali si trovano sul territorio europeo;
in vista delle prossime trattative tra l'Unione europea e gli Usa in materia di dazi e politiche commerciali, risulta fondamentale che l'Unione europea sia compatta, solida e autorevole: pertanto è necessario che la stessa Unione europea inizi a interloquire con gli Usa tramite una «voce» unitaria, rappresentata da una voce autorevole, credibile e forte della sua competenza come Mario Draghi. Un approccio frammentato, con iniziative diplomatiche unilaterali da parte degli Stati membri, risulterebbe estremamente controproducente per gli interessi europei: la nomina di Mario Draghi come inviato speciale per l'Unione europea nelle trattative con gli Usa risulterebbe la giusta soluzione affinché l'Unione europea possa risultare un soggetto ascoltato e autorevole in uno dei dossier più complicato in politica estera, come, appunto, quello dei dazi introdotti dagli Usa;
va scongiurato il pericolo concreto che le imprese italiane, nel medio-lungo periodo, possano ricorrere a forme di delocalizzazione volte ad aggirare i dazi, in ossequio a una strategia che impoverisce il Paese e le famiglie, giacché delocalizzare significa licenziare i lavoratori e pregiudicare l'indotto e le filiere di riferimento;
al fine di mitigare gli effetti negativi dei dazi sul sistema economico e scongiurare la delocalizzazione delle imprese, occorre elaborare senza indugio un piano industriale volto a rilanciare la produzione italiana a livello nazionale e mondiale, rafforzando le forme di incentivazione alla competitività, come «Industria 5.0», ma anche realizzando interventi di semplificazione normativa e amministrativa volti ad alleggerire gli oneri burocratici (e i relativi costi) patiti dalle imprese;
è necessario attivare un quadro normativo europeo che consenta, in linea con l'esperienza maturata nell'ambito del temporary framework durante la pandemia, di sospendere il divieto di aiuti di Stato, nonché favorire il rientro del capitale umano italiano che nel corso degli anni, soprattutto per mancanza di competitività e prospettive, è espatriato all'estero;
è altresì fondamentale che il Governo riconosca la centralità di una risposta condivisa a livello europeo che porti all'elaborazione di una strategia comune europea in risposta ai dazi introdotti dalla nuova Amministrazione statunitense, elaborando misure coordinate e concrete che forniscano risposte concrete e certezze ai comparti interessati, oltre che misure volte a garantire liquidità alle imprese nel breve periodo e a sostenerne l'operatività nel medio-lungo periodo anche attraverso interventi volti a ridurre i costi di produzione, in primis sul versante energetico;
è indispensabile promuovere la centralità di un'azione europea condivisa, per tutelare l'economia europea e nazionale, nonché i lavoratori e le imprese, salvaguardando i settori interessati dai nuovi dazi statunitensi;
il Presidente Trump, peraltro, periodicamente annuncia l'ipotesi di nuovi dazi su singoli mercati a prodotti (dai chip al farmaceutico) che generano un diffuso senso di incertezza negli operatori e quindi di stallo negli investimenti;
alla situazione di incertezza e di rallentamento dei traffici commerciali generata dalla politica dei dazi introdotta dal Presidente Trump si somma, inoltre, l'instabilità derivante dai diversi conflitti aperti; in particolare, il recente attacco da parte di Israele ad alcuni obiettivi militari e industriali iraniani e il supporto militare diretto degli Stati Uniti d'America, nonché la reazione iraniana avranno ricadute anche sulle relazioni commerciali e sulla circolazione delle merci e si ripercuoteranno inevitabilmente anche sui prezzi di alcuni prodotti e materie prime, in particolare laddove venisse chiuso lo Stretto di Hormuz;
salvo ulteriori iniziative, l'entrata in vigore degli ulteriori dazi annunciati dal Presidente Trump e temporaneamente sospesi è ormai imminente,
impegna il Governo:
1) a riconoscere la centralità di una risposta condivisa a livello europeo che porti all'elaborazione di una strategia comune europea in risposta ai dazi statunitensi, abbandonando qualsivoglia iniziativa che rischi di rendere ancora più incerte e difficili le prospettive per le imprese nazionali, anche in rapporto ai partner europei;
2) a non ostacolare le iniziative europee elaborate nell'ambito delle istituzioni dell'Unione europea e volte a riequilibrare i rapporti commerciali con gli Usa, al fine di scongiurare uno scenario di incertezza che si presta a discriminazione tra Stati e settori commerciali, oltre che a ulteriori ritorsioni sul piano economico;
3) a richiedere, in sede europea, la nomina di Mario Draghi come inviato per l'Unione europea in vista del possibile negoziato con gli Usa in materia di politiche commerciali, al fine di consentire alla stessa Unione europea di interloquire con il Presidente Trump tramite una «voce» unitaria, credibile e autorevole;
4) a promuovere ogni iniziativa utile, in sede europea, volta a calmierare i costi dell'energia e a rivedere la normativa Emission trading system sull'anidride carbonica e il decoupling del prezzo del gas e dell'energia elettrica per contrastare l'aumento delle tariffe, oltre che a rivedere la normativa eurounitaria di riferimento in un'ottica di semplificazione per le imprese;
5) ad adottare iniziative tese ad attivare in ambito nazionale strumenti volti a ridurre e stabilizzare il costo dell'energia per le imprese, incrementando il mix delle fonti energetiche anche in un'ottica di elaborazione di una strategia di politica industriale di medio-lungo periodo;
6) a sollecitare in sede europea la sospensione del divieto di aiuti di Stato al fine di predisporre ogni intervento utile per sostenere le imprese italiane, ivi compresa l'attivazione di un fondo nazionale per l'accesso a finanziamenti agevolati e con ampi piani di rimborso, sì da favorire la liquidità e gli investimenti per i comparti maggiormente colpiti dai dazi;
7) ad adottare ogni iniziativa utile volta a compensare economicamente e a salvaguardare le imprese e i settori interessati, nonché il tessuto economico-produttivo del Paese nel suo complesso e il potere di acquisto delle famiglie rispetto all'imposizione di dazi sulle merci italiane;
8) a predisporre un piano di interventi di sostegno economico e supporto all'internazionalizzazione per i settori maggiormente colpiti dai dazi statunitensi, in particolare elaborando, per il comparto agroalimentare, interventi di semplificazione (come la riduzione al 50 per cento degli obblighi di rendicontazione degli incentivi dell'organizzazione comune del mercato vitivinicolo concessi alle imprese impegnate sul mercato statunitense) e soluzioni di lungo periodo che possano garantire flussi di mercato a condizioni eque e non discriminatorie, nonché misure immediate volte a sostenere, anche in termini di liquidità, le imprese già colpite dal calo degli ordini dovuto alle forti incertezze ingenerate sul piano del commercio internazionale;
9) ad adottare iniziative di competenza volte ad elaborare, con il pieno coinvolgimento delle Camere e in particolare delle opposizioni, un piano industriale volto a rilanciare la competitività del sistema produttivo nazionale, anche attraverso la revisione di «Industria 5.0» e la rivisitazione delle misure di incentivazione vigenti coerentemente con le modalità di fruizione introdotte dal Governo Renzi con «Industria 4.0», nonché a rafforzare e semplificare i contratti di sviluppo e sbloccare i progetti già approvati;
10) a favorire l'internazionalizzazione dei settori colpiti dai dazi statunitensi per rafforzare l'export verso gli altri Paesi del continente americano, dell'India e dei Paesi arabi, promuovendo, altresì, la ratifica degli accordi economici e commerciali tra l'Unione europea e il Canada (Ceta) e con l'America latina (Mercosur);
11) a salvaguardare nell'ambito delle trattative il principio di reciprocità su qualità e controlli per evitare, con particolare riguardo al settore agroalimentare, che l'ingresso in Europa di nuovi merci con standard qualitativi e di controllo inferiori generino effetti negativi su tutte le corrispondenti filiere;
12) ad adottare iniziative volte ad incrementare la capacità di spesa delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, al fine di compensare, sia pure parzialmente, la contrazione dell'export delle imprese italiane col pieno sfruttamento delle risorse ottenute;
13) a predisporre ogni iniziativa di competenza utile a scongiurare qualsiasi forma di delocalizzazione delle imprese al fine di salvaguardare il sistema-Paese, l'occupazione e le famiglie, oltre che il futuro della nazione;
14) ad adottare le iniziative anche di carattere normativo necessarie a diminuire gli oneri burocratici a carico delle imprese, nonché a semplificare e accelerare le procedure di realizzazione degli investimenti pubblici e privati al fine di rimuovere ostacoli di natura procedimentale alla crescita del Paese;
15) a richiedere misure urgenti, in sede europea, che vadano a tutelare un asset decisivo per il nostro Paese come quello dell'automotive, colpito dai dazi introdotti dall'Amministrazione Trump, anche attraverso la creazione di un campione europeo volto a garantire maggiore competitività al comparto e l'occupazione.
(1-00434) (Nuova formulazione) «Boschi, Gadda, Bonifazi, Del Barba, Faraone, Giachetti».
Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.
Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Barbagallo n. 5-04040 del 29 maggio 2025.