Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 502 di martedì 1° luglio 2025

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ROBERTO GIACHETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 103, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta in corso (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 30 giugno 2025, ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla VII Commissione (Cultura):

«Conversione in legge del decreto-legge 30 giugno 2025, n. 96, recante disposizioni urgenti per l'organizzazione e lo svolgimento di grandi eventi sportivi, nonché ulteriori disposizioni urgenti in materia di sport» (2488) - Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), IV, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VIII, IX, X, XI e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni (ore 11,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e interrogazioni.

(Elementi in merito alla tragica vicenda che ha visto protagonista un detenuto del carcere di Bollate in permesso per lavoro esterno e iniziative di competenza, anche normative, in ordine alla concessione dei benefici penitenziari - n. 3-02048)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno De Corato n. 3-02048 (Vedi l'allegato A).

Il Sottosegretario per la Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove, ha facoltà di rispondere.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. La triste vicenda richiamata dall'onorevole interrogante purtroppo non era in alcun modo prevedibile sulla base del comportamento tenuto dal detenuto Emanuele De Maria durante la sua permanenza in istituto, ampiamente documentata dalla Direzione generale dei detenuti e del trattamento del DAP e adeguatamente vagliata dalla magistratura di sorveglianza.

Invero, già dai primi approfondimenti svolti nell'immediatezza dell'episodio dalle competenti articolazioni ministeriali, è emerso che il percorso del detenuto De Maria si è contraddistinto per una forte spinta evolutiva e di crescita presso gli istituti penitenziari ove aveva fatto ingresso. Il De Maria stava espiando una condanna di anni 14 e giorni 15 di reclusione per i reati di omicidio, minaccia aggravata e porto di armi, con fine pena fissato al 12 dicembre 2030. Nel primo periodo presso la casa circondariale di Napoli Secondigliano, si era iscritto alla facoltà di lettere moderne dell'Università degli studi di Napoli Federico II.

Presso la casa di reclusione di Milano Bollate, ove era stato trasferito il 30 novembre 2021 su sua specifica istanza, per avvicinarsi ai familiari e per motivi di studio, si era distinto per una condotta regolare e corretta all'interno dell'istituto e il positivo percorso lavorativo intrapreso. Le relazioni di osservazione scientifica della personalità, redatte dal Gruppo di osservazione e trattamento della casa di reclusione di Milano Bollate, evidenziano come l'impegno nell'attività lavorativa fosse un elemento centrale del percorso intrapreso dal ristretto.

Con particolare riferimento al beneficio del lavoro esterno, a cui era stato ammesso con provvedimento del 22 marzo 2023, si rappresenta che le stringenti prescrizioni, previste dal programma trattamentale, sono sempre state osservate dal detenuto. Il lungo periodo durante il quale il De Maria ha fruito del lavoro all'esterno è stato prudentemente e attentamente monitorato dall'amministrazione. Tali monitoraggi non hanno evidenziato, ahimè, anomalie, al punto che il contratto a tempo determinato con cui il detenuto era stato assunto, a far data dal 25 novembre 2024, si era trasformato addirittura in contratto a tempo indeterminato, sulla base del positivo riscontro esterno anche del datore di lavoro.

I colloqui di monitoraggio con il detenuto sono stati svolti assiduamente e avevano evidenziato l'esistenza di una progettualità per il futuro e l'assenza di qualsivoglia segnale di disagio o deflessione dell'umore, o di elementi comportamentali o verbali che potessero far presagire intenti auto o etero-lesivi.

Alla luce di questo positivo andamento, il 3 maggio 2024, l'équipe di osservazione e trattamento di Milano Bollate, oltre a riconfermare la prosecuzione del lavoro esterno, ai sensi dell'articolo 21 dell'ordinamento penitenziario, aveva inserito un secondo elemento trattamentale, ossia la fruizione di permessi premio, ai sensi dell'articolo 30-ter dell'ordinamento penitenziario, presso strutture del volontariato a Milano, per consentire al detenuto di coltivare i propri interessi affettivi, permessi di cui fruiva a far data dal 23 ottobre 2024.

Gli stessi provvedimenti del magistrato di sorveglianza risultano adeguatamente motivati. Essi hanno tenuto conto, per la formulazione della prognosi in ordine alla pericolosità sociale, oltre che delle predette relazioni, anche di altri elementi fattuali propri dell'espletata istruttoria, tra i quali rientrano le annotazioni delle Forze dell'ordine, che riferivano che il De Maria non era noto per altri pregiudizi di sorta, e l'espiazione della metà della pena relativa al delitto di omicidio.

Il caso specifico, proprio in ragione della gravità del fatto in espiazione, ha avuto l'attenzione che è evidente sulla base degli atti e da cui non risulta elemento alcuno che potesse far ritenere in qualche modo prevedibile ciò che è drammaticamente accaduto ed è correttamente oggetto dell'interrogazione dell'onorevole De Corato. In definitiva, nella vicenda in questione non risultano condotte o omissioni rilevanti sotto il profilo disciplinare né da parte dell'amministrazione penitenziaria, né, qualora mai lo potessimo noi verificare, da parte della magistratura di sorveglianza.

Ad ogni modo, preciso che la commissione ispettiva, istituita il 16 maggio scorso e presieduta dal provveditore di Milano, ha chiesto alla competente procura della Repubblica il nulla osta per l'espletamento di tutte le verifiche del caso, per fare ulteriore chiarezza sulla vicenda, che è gravissima. È opportuno ricordare, inoltre, che i benefici vengono concessi dopo l'attento vaglio dei comportamenti intramurari dei detenuti, nel rispetto e nell'applicazione della legge da parte del magistrato di sorveglianza.

Per quanto invece attiene a questo Governo, con orgoglio desidero sottolineare che abbiamo già adottato misure incisive volte a restringere l'accesso ai benefici penitenziari, in particolare nei confronti di coloro che sono stati condannati per i reati di maggiore allarme sociale, come quelli di matrice mafiosa, terroristica o particolarmente violenti.

Con il decreto-legge 31 ottobre 2022, n. 162, oltre a salvaguardare il fondamentale istituto dell'ergastolo ostativo dalla scure dell'incostituzionalità, sono state significativamente rafforzate le condizioni per la concessione di istituti quali proprio la liberazione condizionale, i permessi premio e la semilibertà, prevedendo un rigoroso sistema di valutazione che impone al detenuto, al soggetto criminale, di dimostrare concretamente la cessazione di ogni collegamento con contesti criminali e l'effettivo percorso di rieducazione.

Tale intervento legislativo ha inteso dare attuazione ai rilievi formulati dalla Corte costituzionale, ma allo stesso tempo ha riaffermato con fermezza l'esigenza di garantire che l'accesso ai benefici non possa in alcun modo tradursi in automatismi, ancor più dopo i fatti gravissimi e sanguinari di cui all'interrogazione dell'onorevole De Corato, né che si possa tantomeno prescindere da un'attenta verifica della pericolosità sociale residua del detenuto istante.

Si è così rafforzato il principio secondo cui, soprattutto per i reati più gravi, i benefici penitenziari devono essere subordinati a requisiti stringenti e a un vaglio giudiziario approfondito a tutela della sicurezza collettiva e del rispetto della legalità. Questo evidentemente a livello normativo; dopodiché la vicenda, che è già stato oggetto di grande attenzione da parte del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e per la quale abbiamo chiesto nulla osta alla procura per fare ulteriori indagini approfondite, è del tutto particolare e sanguinaria ed evidentemente apre una riflessione sulla concessione in genere dei benefici penitenziari, sul fatto che mai si possano immaginare degli automatismi, ma bisogna sempre verificare rigorosamente almeno la pericolosità sociale residua del detenuto istante.

PRESIDENTE. Il deputato De Corato ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

RICCARDO DE CORATO (FDI). Io ringrazio il Sottosegretario per la risposta che ha dato alla mia interrogazione, soprattutto perché ha sottolineato che il Governo sta ripensando a una serie di norme come questa. Credo che il Sottosegretario Delmastro sappia che questo signore aveva ammazzato una donna. Si è fatto trasferire nel carcere di Bollate e la casa di reclusione - come penso che sappia il Sottosegretario - è nota per una impostazione rieducativa molto avanzata, che va oltre il semplice trattamento penitenziario del detenuto e si focalizza soprattutto su un percorso di cambiamento molto personalizzato, mirato al reinserimento sociale e a una maggiore autonomia. Vengono concessi permessi premio e di lavoro esterno con molta facilità. Questa persona ha ammazzato un'altra donna e poi è precipitato dal Duomo di Milano. Cadendo, ha determinato anche uno stato... Lei può immaginare cosa abbiano visto molti cittadini che frequentano la piazza, ma anche il Duomo. Per cui io ringrazio il Sottosegretario.

Credo vadano riviste certe misure, come ha già detto e il Governo si è impegnato su questo, perché questo detenuto, Emanuele De Maria, ha fruito di permessi e, forse, con un po' più di attenzione, si sarebbe evitato il suo suicidio, che fosse ammazzata un'altra donna, dopo aver avuto solo 14 anni per la prima, che aveva ucciso.

Credo che in questi casi - e ha fatto bene il Sottosegretario a sottolinearlo - occorra rivedere certe norme, soprattutto perché, come si è visto al riguardo, sfuggono a tutti i controlli, anche di autorità di Polizia, dei carabinieri, perché questo signore ha portato questa donna in un bosco vicino Milano e le ha tirato decine di coltellate. Quindi, non è persona che evidentemente meritava di avere questi facili provvedimenti, di cui godeva tranquillamente.

Quindi, grazie ancora Sottosegretario: credo che al più presto, magari se si rivedono da parte del Governo queste norme è meglio comunicarle anche all'opinione pubblica, perché questa vicenda ha lasciato un'amarezza in tanti cittadini milanesi nel vedere una seconda donna ammazzata e questo signore che si è suicidato buttandosi dalle guglie del Duomo di Milano.

(Iniziative di competenza in relazione alle politiche del personale di Poste Italiane, con particolare riferimento al fenomeno del precariato e alle condizioni di lavoro e di sicurezza - nn. 2-00638, 3-02050, 3-02051 e 3-02052)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Auriemma e Morfino n. 2-00638 e alle interrogazioni Bakkali n. 3-02050, Soumahoro n. 3-02051 e Scotto e Guerra n. 3-02052, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Auriemma se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Interviene successivamente in sede di replica.

La Vice Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Maria Teresa Bellucci, ha facoltà di rispondere.

MARIA TERESA BELLUCCI, Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, passo a illustrare le risposte alle interrogazioni in oggetto, sottolineando fin da subito che il tema della tutela dei lavoratori, della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, unitamente alla promozione di una solida cultura della prevenzione, costituisce una priorità assoluta per il Governo.

Gli onorevoli interroganti pongono l'attenzione sulle selezioni del personale impiegato da Poste Italiane, sui carichi di lavoro eccessivi, sui turni prolungati oltremodo e sulle prestazioni non autorizzate né retribuite.

Ciò premesso, la competente Direzione generale del Ministero del lavoro rappresenta che, per quanto attiene alla formazione del personale di Poste Italiane, con l'intesa sancita nell'ambito della Conferenza Stato-regioni del 17 aprile 2025 è stato approvato l'Accordo unico di attuazione dell'articolo 37, comma 2, del decreto legislativo n. 81 del 2008, finalizzato all'individuazione della durata e dei contenuti minimi dei percorsi formativi.

A tal riguardo, Poste Italiane rappresenta che si avvale delle attività di reclutamento del proprio personale al fine di rispondere a esigenze legate a dinamiche di andamento dell'attività di business. I processi di “Recruiting e Selezione” sono disciplinati da una procedura che tiene conto dei principi di controllo previsti dal modello organizzativo adottato dal Gruppo Poste Italiane proprio ai sensi del decreto legislativo n. 231 del 2001, in coerenza con lo status di società quotata e in considerazione del ruolo di sistema di Poste Italiane, in quanto più grande datore di lavoro del Paese.

Tale procedura definisce le modalità di svolgimento delle attività di “Recruiting e Selezione” di personale da inserire in azienda, anche con contratto a tempo determinato, in linea con le disposizioni normative del tempo vigenti, e che si sono susseguite anche rispetto ad esigenze temporanee e/o anche specifiche.

L'azienda riferisce che le attività di reclutamento del personale si attivano a seguito di specifica richiesta da parte dell'unità organizzativa che necessita di rafforzamento di personale e che il ricorso alla fattispecie del contratto a tempo determinato consente di rispondere in maniera flessibile a esigenze organizzative legate a dinamiche di andamento dell'attività di business o di presidio dello stesso.

In conformità a tali procedure, la selezione del personale a tempo determinato per le attività di recapito avviene attraverso la pubblicazione sul sito di Poste Italiane di annunci di ricerca di personale che forniscono ai candidati tutte le indicazioni relative alle province per le quali viene attivata la ricerca, ai requisiti richiesti e all'iter di selezione previsto, garantendo a tutti i partecipanti trasparenza ed equità di informazione.

I candidati che rispondono a tali annunci costituiscono il bacino di reperimento esclusivo per tale tipologia di ricerca di personale. Inoltre, Poste precisa che l'iter di selezione, come descritto negli specifici annunci sopracitati, risulta articolato su diverse prove. L'adozione di requisiti oggettivi e classificabili, comunicati in maniera trasparente, e un iter selettivo articolato su diverse prove differenziate permettono, infatti, di individuare i candidati idonei a cui proporre un contratto di lavoro in linea con i fabbisogni di personale. Il ricorso alle diverse tipologie contrattuali viene definito in coerenza con le caratteristiche delle attività per le quali si procede agli inserimenti. L'azienda, a riguardo, riferisce che, anche attraverso il bilancio integrato, pubblicato nella specifica sezione del sito aziendale, è possibile reperire informazioni di dettaglio sul numero di contratti a tempo determinato, unitamente ai dati sui contratti a tempo indeterminato.

Inoltre, nell'ambito del complessivo impianto delle politiche attive del lavoro, in considerazione delle dinamiche di turnover aziendali, a partire dal 2018, l'azienda e le organizzazioni sindacali hanno concordato un piano di assunzione a tempo indeterminato nel settore del recapito, al quale possono concorrere esclusivamente coloro che abbiano precedentemente prestato servizio come portalettere o addetto allo smistamento con contratto a tempo determinato (le cosiddette stabilizzazioni).

Gli articoli sindacali siglati hanno definito, di volta in volta, il numero delle stabilizzazioni da realizzare, i criteri di accesso al percorso e quelli di redazione delle graduatorie sulla base delle quali vengono inseriti i candidati. Proprio a seguito di tali accordi, sono stati stabilizzati a tempo indeterminato, su tutto il territorio nazionale, circa 18.000 ex lavoratori a tempo determinato nel recapito e nella logistica.

Entro il 2025 verranno inoltre realizzate ulteriori 3.475 stabilizzazioni. Inoltre, dal 2017, sono state assunte in Poste Italiane, con contratto a tempo indeterminato, circa 37.000 full time, incluse le trasformazioni dei contratti da part time a full time nei diversi settori, collocando così il gruppo Poste Italiane in cima alla classifica delle aziende che hanno effettuato il maggior numero di assunzioni in Italia negli ultimi anni. In particolare, giova precisare che a tali assunzioni, soprattutto per quelle relative alla rete degli uffici postali, hanno naturalmente avuto accesso anche risorse che, in precedenza, erano inquadrate con un contratto a tempo determinato in ambito recapito, che si sono candidate agli annunci di ricerca di personale, di volta in volta pubblicate sul sito aziendale, e abbiano superato il relativo iter selettivo previsto. Restano confermati l'attività e l'impegno aziendale di continuare in percorsi virtuosi in ambito di politiche attive, ivi compresa la stabilizzazione dei contratti a tempo determinato.

Relativamente alla rete degli uffici postali, preme evidenziare che la presenza sul territorio è un asset strategico per Poste Italiane, la quale ha intrapreso e sta portando avanti un percorso di vicinanza sia ai territori meno densamente popolati, sia alle grandi città. Infatti, alle reti fisiche (gli uffici postali e i Punto Poste) e digitali, si è aggiunta la potenzialità e la virtuosità delle reti LIS, entrate a far parte della famiglia di Poste Italiane per ampliare la sua presenza già capillare sul territorio. Al riguardo si rappresenta che, anche in considerazione di un aumento delle interazioni giornaliere realizzate attraverso i canali online del gruppo Poste Italiane, l'azienda, nel pieno rispetto dei criteri procedurali e sostanziali in materia di punti d'accesso al servizio postale universale, ha predisposto, nel corso degli anni, il Piano di riorganizzazione della rete degli uffici postali, regolarmente approvati dall'Autorità per la garanzia delle comunicazioni. Inoltre, deve tenersi presente che, nonostante tutti gli interventi attuati nel corso dell'ultimo decennio, la rete degli uffici postali ha sostanzialmente preservato la sua estrema capillarità, continuando a garantire il mantenimento del presidio postale, anche nelle aree più remote, attraverso oltre 12.600 uffici postali, risultando essere tra le più estese anche in Europa.

I dati sopra riportati evidenziano come Poste Italiane persegua obiettivi di efficientamento della propria organizzazione, ponderando tali obiettivi con le esigenze espresse dalla clientela, attraverso un percorso di costante allineamento dell'offerta alla domanda di servizi, al fine di intercettare nuove esigenze emergenti.

La rete degli uffici postali è, dunque, necessariamente e fisiologicamente in evoluzione. Ogni decisione di procedere con interventi di razionalizzazione scaturisce dalla valutazione dell'esiguità dei flussi di traffico, del ridotto numero di operazioni effettuate e dalla presenza in posizioni limitrofe di uffici in grado di assorbire, senza aggravio, l'operatività dell'ufficio razionalizzato. Inoltre, dalle verifiche effettuate, l'organico applicato risulta in linea con i fabbisogni ad oggi in essere grazie agli accordi sulle politiche attive del lavoro, che hanno consentito di gestire il turnover.

Infine, con riguardo alla retribuzione della prestazione lavorativa resa dai dipendenti di Poste Italiane, l'azienda comunica di procedere al pagamento dei relativi emolumenti nel rispetto delle previsioni vigenti di legge e di contratto, anche con specifico riferimento alla retribuzione del lavoro straordinario che sia stato richiesto e autorizzato dall'azienda stessa. Al contempo, le modalità di esecuzione delle prestazioni sono rese, da tutto il personale, a prescindere dall'ambito di appartenenza, nel pieno rispetto della normativa del contratto collettivo nazionale di lavoro e degli accordi attuativi vigenti.

Poste Italiane si è dotata di una specifica procedura interna in materia di lavoro straordinario nell'ambito delle attività di recapito, che consente di gestire e monitorare l'istituto, in coerenza con i principi legali e contrattuali che disciplinano la materia, a conferma di un operato pienamente rispettoso delle previsioni dell'ordinamento in ambito lavoristico, fermo restando che, in ogni caso, singoli episodi isolati, oggetto anche di trattazione giornalistica o di eventuali sviluppi in ambito giudiziario, necessitano sempre delle relative conferme nelle opportune sedi.

Per quanto attiene alla sicurezza sul lavoro, l'azienda continua ad avere individuato responsabilità organizzative e procedure specifiche per garantire un adeguato presidio di tutti gli aspetti afferenti alla salute e sicurezza sul lavoro, nel rispetto delle relative norme vigenti. Con il proprio sistema di gestione, Poste Italiane definisce costantemente la modalità per individuare processi e risorse necessarie alla realizzazione di tutte le politiche aziendali e di prevenzione, operando continui controlli sul territorio. Adotta, inoltre, tutte le misure necessarie per ridurre incidenti, infortuni sul lavoro e malattie professionali, promuovendo il benessere psicofisico delle persone attraverso programmi di prevenzione e campagne di informazione e sensibilizzazione.

A titolo di esempio, nel 2024 sono state erogate oltre 460.000 ore di formazione per i temi di salute e sicurezza sul lavoro.

Riguardo il quesito posto dall'onorevole Soumahoro sull'intenzione del Governo di vendere un'ulteriore quota azionaria di Poste Italiane, rappresento che al momento non sono pervenuti utili elementi informativi. Occorre, tuttavia, precisare che, nonostante Poste Italiane sia quotata in borsa, la stessa è controllata direttamente dal Ministero del Lavoro e delle Finanze, tramite il 29,96 per cento delle azioni, e anche indirettamente tramite le quote possedute da Cassa depositi e prestiti, di circa il 35 per cento. Il tema della cessione delle quote è stato oggetto di discussione e rinvii, ma il Governo sembrerebbe determinato a procedere, anche se con tempistiche ancora da definire.

Non va dimenticato, infatti, che tra gli obiettivi vi è quello di ridurre il debito pubblico e la vendita di azioni di Poste Italiane potrebbe portare a un incasso significativo stimato in circa 2,4 miliardi di euro. La privatizzazione di Poste Italiane deve essere inquadrata come un passo verso una maggiore privatizzazione delle aziende pubbliche, ma con l'impegno a garantire la stabilità dell'assetto prioritario e la tutela dell'azionariato diffuso.

In conclusione, sottolineo l'importanza dei temi trattati e il costante impegno del Governo Meloni, affinché vengano assicurate condizioni di lavoro sicure e conformi alle normative sulla tutela della salute e della sicurezza nei posti di lavoro.

Anche l'aspetto della privatizzazione di Poste Italiane deve essere inquadrato come un passo verso una maggiore privatizzazione delle aziende pubbliche, volto a garantire non soltanto la stabilità dell'assetto proprietario e la tutela dell'azionariato diffuso, ma anche il rilancio di prospettive concrete, di interventi a beneficio delle dinamiche del tessuto economico-produttivo, con tutte le positive ricadute a livello di miglioramento sociale e del mercato del lavoro.

PRESIDENTE. La deputata Auriemma ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Nonostante i numeri elencati dal Vice Ministro, la realtà dei lavoratori e di Poste Italiane è tutt'altro.

Mi permetto anche di fare delle osservazioni rispetto a questi numeri che sono stati elencati, che sono molto suggestivi, ma non vanno nel merito e soprattutto non affrontano realmente i dati della precarietà dei portalettere. Faccio un esempio: lei ha parlato di 18.000 stabilizzazioni di portalettere, ma su quanti contratti di precariato? Parliamo di oltre 100.000 contratti di precariato per i portalettere. Se fossero questi i termini, vuol dire che dal 2017 meno del 15 per cento sono stati stabilizzati. Quindi qua già il primo dato non è assolutamente veritiero. Inoltre, la graduatoria dove si iscrivono i portalettere precari non è che viene bloccata, viene aumentata, viene allungata di anno in anno.

Quindi questo schema di portare avanti sacche di precariato, soprattutto con riguardo al settore dei postini, Poste Italiane lo sta praticando in maniera sistematica, convinta e soprattutto, come vedremo dai dati degli utili, per fare cassa. Perché la verità è che si taglia sul personale: sono stati assunti nuovi lavoratori, ma nello stesso tempo sono stati tagliati 22.000 posti di lavoro. Siamo passati da 142.000 posti di lavoro a 120.000 posti di lavoro in pochi anni. Questi sono i dati reali dell'azienda più grande dello Stato italiano, dove lo Stato italiano detiene quasi il 64 per cento.

E mi permetto di dire, quando lei dice che è il datore di lavoro più grande del Paese: “più grande” che, però, fornisce e pratica precariato, pratica insicurezza, perché un altro dato che lei non ha rammentato sono i 40.000 infortuni sul lavoro che si sono realizzati soltanto dal 2017 e la stragrande maggioranza riguarda proprio i portalettere. Un altro dato, Vice Ministro: noi vogliamo sapere quante ore di straordinario non pagato, non riconosciuto, sono state praticate dai portalettere. Perché questo dato si può ricavare, è stato già ricavato in alcuni casi dalla magistratura e Poste è stata condannata a pagare lavoro straordinario effettuato e non riconosciuto da Poste.

Questo dato ci deve portare: quante ore di lavoro straordinario Poste non ha pagato e non ha riconosciuto, con un'evasione fiscale e un'evasione contributiva di centinaia e centinaia di lavoratori, migliaia di lavoratori. Noi questo vogliamo sapere, non vogliamo sapere quanto è brava e bella Poste Italiane, perché sappiamo benissimo che state creando il giocattolino da vendere nei prossimi mesi sul mercato con il 15 per cento di privatizzazione della quota pubblica.

Noi vogliamo sapere i dati reali di questi lavoratori, e i casi sporadici, ahimè, non sono tanto sporadici, ma soprattutto vedono il riconoscimento da parte del giudice del lavoro dei propri diritti. È assurdo che un'azienda che è per la stragrande maggioranza dello Stato italiano e pubblica non riconosca i diritti ai lavoratori, ma sono costretti ad andare davanti a un giudice. Altro dato: vogliamo sapere le ore effettive di formazione, reale, non quella online, non quella che basta che ti colleghi, ma veramente quelle di formazione effettiva.

Vogliamo sapere perché, se Poste Italiane ormai da anni pratica le assunzioni a tempo determinato dei portalettere, e sa quindi che quel lavoro è necessario, organico e strutturale, non passa ad una stabilizzazione seria e reale, ma costringe questi lavoratori a subire condizioni di lavoro disumane. Parliamo addirittura, in alcuni casi, di una settimana in più di lavoro al mese non riconosciuto, turni massacranti per smaltire la posta, per smaltire il lavoro che assegnano. Perché, allora, non si procede con una programmazione vera e reale della necessità che ha Poste del personale, e, quindi, a una stabilizzazione?

Vice Ministro, queste sono le cose che noi abbiamo chiesto, su cui, però, non ci ha dato delle risposte, ma, soprattutto, i dati che lei ci fornisce sono dei dati che sono suggestivi, ma non sono reali. La verità l'hanno raccontata bene i servizi giornalistici, ed è che ci sono tantissimi lavoratori che vivono condizioni di lavoro, tra l'altro, insicure, molto spesso non vengono forniti neanche i presidi di sicurezza ai portalettere, con autovetture che non sono a norma, e, addirittura, sono costretti ad anticipare le spese della benzina.

Di questo stiamo parlando. Nello stesso tempo, però, abbiamo le dichiarazioni dell'AD di Poste, Del Fante, che ci dice: il bilancio è estremamente solido, sostiene la nostra nuova politica dei dividendi e rappresenta un chiaro impegno alla creazione di valore a lungo termine per i nostri stakeholder, confermato da un saldo di dividendo pari a euro 0,75 per azione. Tutto ciò equivale a un dividendo totale di 970 milioni, da corrispondere agli azionisti alla fine di giugno. Questo sottolinea Del Fante.

È questa la vera missione di Poste? Non è più quella di fornire dei servizi di prossimità al cittadino in un Paese dove lo spopolamento, l'età avanzata della popolazione fa sì che bisognerebbe avere più servizi di prossimità? Noi, invece, stiamo spingendo a rendere la nostra azienda, che veramente è un fiore all'occhiello del nostro Paese, una holding che vende soltanto prodotti finanziari, che sfrutta i lavoratori, che non dà garanzie di sicurezza e che non dà garanzie di stabilizzazione. Questa cosa è gravissima. Ma soprattutto quali interessi sta facendo, Poste? Gli interessi degli azionisti o gli interessi dei cittadini, che sono gli utenti dei servizi?

E se gli interessi da perseguire sono quelli dei cittadini, i portalettere fanno e svolgono una funzione fondamentale. Se oggi venissero meno tutti i portalettere che hanno un contratto a tempo determinato, verrebbe meno proprio il servizio di corrispondenza della posta. Come si può gestire l'azienda più grande d'Italia con queste condizioni? State cercando soltanto di rendere il più appetibile possibile questa azienda per poi privatizzarla. Lo state facendo bene, perché gli utili sono aumentati, abbiamo 2 miliardi di utili, ma abbiamo, però, i tagli sul costo del lavoro: avete tagliato 400 milioni di euro sul costo del lavoro.

Questo significa precarietà, non sicurezza sui luoghi di lavoro, infortuni, non formazione vera, e questo rappresenta un'azienda che ha il 64 per cento di azioni pubbliche, a controllo pubblico. Di questa cosa veramente siamo imbarazzati, tutti quanti noi dovremmo essere imbarazzati. Mi aspettavo sinceramente una reazione molto più di controllo, soprattutto dopo le denunce dei lavoratori. Mi aspettavo che qui, oggi, il Governo ci dicesse che aveva raccolto le denunce, aveva registrato questa grave sacca di precarietà che si è riscontrata con fatti oggettivi, con sentenze, con giudizi, e che facesse il suo ruolo, cioè quello di un datore di lavoro che garantisce il minimo insindacabile, cioè sicurezza, stabilità e soprattutto non sfruttamento.

E invece oggi ci venite a raccontare dei risultati che sono soltanto un gioco di prestigio, perché, lo ripeto, vogliamo sapere quanti portalettere precari sono attualmente in dotazione rispetto al personale di Poste Italiane, quanti contratti sono stati fatti negli anni e quanti contratti non sono stati stabilizzati. Vogliamo sapere il monte ore del lavoro straordinario, non riconosciuto e non pagato da Poste, con grave danno per la collettività, perché c'è un'evasione contributiva e anche fiscale su questo.

Su questo non abbiamo avuto risposte. Noi continueremo a portare avanti la lotta dei lavoratori, la lotta dei portalettere, perché è una lotta giusta e perché queste condizioni fanno vergognare il nostro Paese. Lo fanno vergognare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. La deputata Bakkali ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

OUIDAD BAKKALI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Approfitto dell'intervento che mi ha preceduta e che già conteneva molte delle sottolineature, soprattutto molte delle mancanze e delle risposte che non abbiamo sentito in quest'Aula. In quest'Aula non abbiamo sentito il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali; in quest'Aula, questa mattina, abbiamo ascoltato, probabilmente, un grande player finanziario, che raccontava l'andamento delle proprie attività.

Non abbiamo ascoltato il più grande datore di lavoro di questo Paese, ma chi, appunto, giustifica il precariato, e cito dagli appunti della risposta che ha dato la Vice Ministra, per cui il tempo determinato è utilizzato per flessibilità, per andare incontro alle dinamiche di andamento del business. Io qui non ho sentito il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali. Stiamo parlando di uno dei servizi pubblici più importanti, dove i lavoratori e le lavoratrici sono, tra l'altro, incaricati di pubblico servizio. Quindi, sono lavoratori e lavoratrici che stanno da mesi denunciando condizioni di lavoro precario - come si diceva prima -, stanno denunciando insicurezza, stanno denunciando carichi di lavoro importanti e insostenibili, anche perché, poi, Poste riceve anche nuove competenze e nuovi servizi pubblici da dover espletare. Tutto questo avviene in sotto organico.

Abbiamo ascoltato una descrizione di un Paese che non esiste. Probabilmente, non si è mai messo piede dentro un ufficio postale e, probabilmente, non si è mai avuta un'interlocuzione con i sindacati confederali che, non più tardi di questa primavera, hanno proposto una mobilitazione importante proprio sul tema di Poste italiane. Non si ascoltano gli amministratori dei territori, perché, solo nella mia regione, il nuovo piano di industrializzazione di Poste italiane - e parlo dell'Emilia-Romagna - prevederà 53 chiusure e 34 razionalizzazioni di uffici. Spesso si vanno a colpire proprio i territori più decentrati, proprio laddove il servizio fisico, lo sportello, è più necessario, compensando spesso con la narrazione sul fatto che stiamo dematerializzando e sul fatto che ci siano nuovi servizi digitali, quando sappiamo che le persone più fragili, gli anziani, faticano ad usufruire di quei servizi digitali. Quindi, pratichiamo un'esclusione digitale consapevole da servizi che, invece, sono fondamentali. La consegna della posta - lo si diceva anche prima - ormai, in certe zone, viene dimezzata e svolta a giorni alterni.

Quindi, noi abbiamo ascoltato queste voci, perché queste interrogazioni e queste interpellanze pongono tutte le stesse questioni, a cui questo Ministero non ha dato nessuna risposta: nessuna risposta sul tema della chiusura di uffici postali, perché sembra che, invece, questo tema non si ponga; nulla sul tema della riduzione costante degli orari di lavoro e sul tema del personale sotto organico e dell'aumento degli straordinari non remunerati; così sul tema della precarizzazione dei contratti; così sul tema degli infortuni. Anche qui, abbiamo provato a porre il tema dell'interlocuzione. Vogliamo un'interlocuzione, a questo punto, su quale sia il piano sul tema del personale, ma - ripeto - anche sulla capillarità e sulla presenza del servizio poste sul nostro territorio e, soprattutto, con una attenzione. Il Ministero è composto da due deleghe: lavoro e politiche sociali. È politica sociale organizzare la presenza capillare soprattutto laddove ci sono meno servizi e dove lo spopolamento è un tema drammatico per le amministrazioni locali. Quindi, non avere la politica, la strategia rispetto al permanere di servizi come questo vuol dire contribuire a spopolare quei territori, non a mantenere una popolazione presente ed incentivarla. Queste sono scelte che deve fare un Ministero, non un player finanziario, un Ministero che deve tutelare la dignità del più grande datore di lavoro del Paese e la presenza di un servizio pubblico e diritti di cittadinanza degli italiani e delle italiane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Il deputato Soumahoro ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione n. 3-02051.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Grazie, Presidente. Presidente, io ho ascoltato con molta attenzione la risposta della Vice Ministra in relazione all'interrogazione riguardante le condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici di Poste italiane e anche sulla questione della vendita delle quote di Poste italiane, vale a dire della privatizzazione.

Io, dopo aver ascoltato, Presidente, l'intervento della Vice Ministra, anticipo che sono insoddisfatto e vorrei motivarne le ragioni. La prima ragione, Presidente, consiste in questa testimonianza, che è una testimonianza delle lavoratrici e dei lavoratori di Poste Italiane che ho avuto modo di incontrare, stando in piazza con loro a manifestare e anche organizzando degli eventi con loro qui, alla Camera dei deputati. Quindi, mi hanno raccontato queste parole: “In quanto lavoratrici e lavoratori precari viviamo una mancanza di tutele e diritti. Non godiamo sempre di ferie retribuite, malattia, maternità o permessi. Inoltre, il nostro potere contrattuale è molto ridotto. Temiamo spesso di perdere il lavoro, se chiediamo un aumento. Se ci ammaliamo o protestiamo per condizioni di lavoro inadeguate, temiamo sempre di perdere il posto di lavoro. Tutto questo ci espone a situazioni di sfruttamento e ricattabilità e spesso anche di invisibilità. La precarietà ha anche ripercussioni psicologiche rilevanti. Vivere con l'ansia di non sapere se si lavorerà il mese successivo può portare a stress cronico, depressione, senso di frustrazione e perdita di fiducia in se stessi”.

Presidente, queste sono alcune delle testimonianze che ho potuto raccogliere da parte di Luisa, Annalisa, Francesco, Carmine, Andrea, Luigi, Emiliano e tante altre lavoratrici e tanti altri lavoratori precari che in questi momenti ci stanno seguendo e confermano, allo stesso tempo, la loro insoddisfazione rispetto alla risposta della Vice Ministra.

Il secondo motivo, Presidente, riguarda il tema della precarietà. Dal 2016 ad oggi, il numero dei precari in Poste Italiane è raddoppiato: si è passati dai 4.556 precari nel 2016 agli oltre 10.000 precari ad oggi. E qui parliamo, Presidente, del maggior datore di lavoro, vale a dire Poste Italiane.

Presidente, il terzo motivo per il quale mi ritengo insoddisfatto riguarda il tema del pluralismo sindacale, tema tanto caro ai nostri Padri costituenti, tema tanto caro a chi la storia del sindacato, a 360 gradi, ha cercato di tutelare, vale a dire la salvaguardia del pluralismo sindacale. Anche le voci critiche hanno diritto di cittadinanza in termini di trattativa quando espongono anche i temi relativi alla questione dei precari e dei lavoratori.

Presidente, un altro elemento riguarda la questione della formazione e della riqualificazione continua, in relazione alla sicurezza e alla cultura della sicurezza sul luogo di lavoro, quindi anche in Poste Italiane.

Il successivo punto riguarda la salvaguardia degli sportelli nelle aree interne del nostro Paese. Ci sono territori che vengono privati della possibilità di avere uno sportello e, anche in questo caso, Presidente, vi è la riduzione delle ore.

L'ultimo punto riguarda la questione delle quote. La Vice Ministra non soltanto non ha smentito quanto ho sollevato sul tema della svendita delle quote in Poste Italiane, ma ha semplicemente affermato che si è ancora alla ricerca e questa possibilità è ancora in campo. Cioè, non bastano le quote che sono state già vendute non soltanto da questo Governo, ma è un processo che va avanti ormai da anni.

Presidente, concludo dicendo che, detto tutto questo, confermo che per le lavoratrici e i lavoratori di Poste Italiane le risposte della Vice Ministra non sono mai state Alice nel paese delle meraviglie.

PRESIDENTE. Il deputato Scotto ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Signor Presidente, non sono soddisfatto innanzitutto per una cosa, che le devo segnalare con grande preoccupazione: mi sarei aspettato un punto di vista da parte del Governo rispetto alle questioni che sono state sollevate dalle opposizioni, non la lettura di un bollettino che è stato scritto, evidentemente, più da Poste Italiane che dagli uffici legislativi del Ministero del lavoro. Perché così non si può fare. Se tu vieni a rispondere a un'interrogazione delle opposizioni, devi esprimere il tuo punto di vista, come la vedi rispetto alle questioni enormi - anche in maniera diversificata rispetto ai toni e rispetto ai contenuti - che sul caso Poste Italiane ha posto il Partito Democratico, ha posto l'onorevole Soumahoro e ha posto il MoVimento 5 Stelle. Invece qui abbiamo assistito alla lettura di un testo che dice che tutto va bene; il Governo, inoltre, non si pone il tema che, se è vero, come noi scriviamo, ma sono dati pubblici, che soltanto lo scorso anno Poste Italiane ha avuto un utile netto di 2,1 miliardi di euro, che è il 4,1 per cento in più rispetto all'anno precedente, la domanda è: perché non si redistribuisce un po' verso il lavoro in termini di qualità, in termini di stabilizzazione e di salari? Perché il Governo non pone a Poste Italiane il tema di un piano industriale serio che innanzitutto salvaguardi - come diceva prima l'onorevole Bakkali - la capillarità del servizio Poste Italiane? Che significa presenza dello Stato, in tante realtà, soprattutto nelle aree più depresse, nelle aree interne e nelle aree dove le comunicazioni sono più difficili.

E invece ci troviamo di fronte a una grande dismissione; ma la dismissione - attenzione - non è di Poste ma del Governo, che non pretende nessuna risposta concreta. Si limita a leggere cose scritte da altri e non dice che un servizio pubblico è un servizio pubblico sempre. E un servizio pubblico non può consentire, signor Presidente, signora Vice Ministra, che gli straordinari non vengano pagati, che gli infortuni siano così elevati, che la condizione del lavoro sia molto spesso sotto ricatto e che il precariato sia la cifra principale di una generazione che si affaccia al lavoro pubblico. Questo riguarda Poste e riguarda, per esempio, i precari della giustizia del PNRR - oggi c'è un presidio fuori dalla Cassazione: sono migliaia i lavoratori precari in quel settore -, parliamo dei lavoratori somministrati del Ministero dell'Interno, parliamo di un lavoro pubblico che sta diventando merce vile. E noi sappiamo, signor Presidente, che quando queste cose accadono nel lavoro pubblico, figuriamoci cosa accade nel settore privato.

E quando si leggono le dichiarazioni trionfalistiche - e concludo - della Ministra Calderone rispetto ai posti di lavoro, queste andrebbero lette bene. Perché quando parliamo degli over 55 che vengono stabilizzati perché vanno in pensione più tardi - dopo che avete promesso di abolire la Fornero e non lo avete fatto - e poi guardiamo gli under 35, giovani e donne, che invece sono condannati a un destino di precarietà, di part time involontario e di condizioni sempre più difficili e molto spesso di fuga dal nostro Paese, la domanda è: cosa ci state a fare al Governo? Per fare quello che vi dicono gli altri di fare oppure per fare quello che pensate voi si debba fare? Io questo dalla risposta della Vice Ministra Bellucci, francamente, non l'ho capito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento della interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno. Sospendiamo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 14. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 11,55, è ripresa alle 14.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 105, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,03).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 10 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Siamo a chiedere un'informativa urgente del Ministro Salvini sui fatti accaduti lo scorso fine settimana, in particolare sabato 28 giugno, quando il sostanziale blocco degli aeroporti del Nord-Ovest ha determinato un ritardo su oltre 300 voli aerei. Sin da subito ci siamo attivati, c'è stata un'interrogazione, proposta dal collega Laus, per capire quali fossero le ragioni. Sulla stampa sono arrivate affermazioni generiche e inconducenti da parte di ENAV. C'è stato un continuo scaricabarile: ENAV dice che la responsabilità è stata di TIM e TIM afferma che non ha alcuna relazione con i fatti accaduti sabato sera. Si è parlato di un guasto radar, di un problema di connettività, di un guasto tecnico e di una scarsa trasmissione dei dati.

Noi crediamo, signor Presidente, che gli italiani abbiano il diritto di sapere cosa è successo e di avere la garanzia che questi fatti non accadano più. Decine di migliaia di passeggeri italiani, turisti, viaggiatori con bambini, hanno passato il fine settimana e il sabato notte dormendo accomodati negli aeroporti: scene che il nostro Paese, i nostri cittadini e i turisti non meritano. Abbiamo il diritto di conoscere come sono andate realmente le cose. Il Ministro Salvini non può continuare a fuggire, a scappare dalle proprie responsabilità, in un sistema complessivo dei trasporti italiani che continua ad essere al collasso. Questo fine settimana è accaduto non soltanto agli aerei, ma, ahimè, anche ai treni, così come c'è gente che aspetta per ore, sotto il sole cocente, il traghetto verso le isole maggiori, che è in ritardo. Insomma, una situazione complessiva che ci preoccupa.

E soprattutto, signor Presidente, in questo tam-tam di comunicati e di scaricabarile non sono arrivate neanche le scuse. Il Governo sta perdendo anche i canoni del rispetto, perché il minimo che andava fatto era chiedere scusa, non soltanto da parte del Governo, ma anche da parte di chi ha importanti e significative responsabilità sul controllo dei voli, come ENAV (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento il deputato Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. Il Ministro Salvini, alcuni mesi fa, era venuto qua, a presentare al Parlamento una copiosa relazione sui motivi che avevano portato al blocco del sistema ferroviario nel nostro Paese. A parte il famoso chiodo, responsabile del blocco del trasporto ferroviario nel nostro Paese, aveva accusato persone non autorizzate, anche con motivazioni politiche, di aver compiuto attentati. Tutto ciò, poi, non era stato confermato dalle inchieste dell'autorità giudiziaria.

L'unica cosa che è confermata, signor Presidente della Camera, è il fatto che, ogni giorno - una volta si poteva dire un giorno sì e un giorno no… ma siamo anche testimoni oculari quali frequenti utilizzatori del trasporto nel nostro Paese - ci sono disservizi estremamente gravi ai danni di pendolari, di chi usa frequentemente il sistema dei trasporti o anche degli stessi turisti. E il Ministro Salvini è affaccendato in altre faccende, invece di far funzionare il sistema ferroviario e il trasporto aereo. Quello che è accaduto a Milano, alcuni giorni fa, è di una gravità inaudita e indica la fragilità del nostro sistema.

Allora c'è una domanda: esiste un Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)? Dov'è questo Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti? È desaparecido? Di che cosa si occupa, oltre che di dilapidare i soldi pubblici italiani per realizzare un'opera sempre più inutile, quale il ponte sullo Stretto di Messina, 14 miliardi di euro che, adesso, per bypassare e non rispettare i vincoli ambientali europei, si vuole classificare come opera di interesse strategico militare?

Allora, il Ministro Salvini venga in Aula e ci dica se vuole continuare a fare il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti o essere “l'uomo-dichiarazione”, che un giorno dichiara una cosa e un altro giorno ne dichiara un'altra. Francamente, l'Italia può fare a meno di tutto ciò. Noi vogliamo che le ferrovie funzionino e che ci sia un Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti che si occupi delle ferrovie, non di un Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti che fa tutt'altro che fare il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Gli italiani - e non solo gli italiani - hanno il diritto di sapere perché ogni giorno ci sono ritardi inaccettabili, che adesso coinvolgono anche il sistema aereo del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Appendino. Ne ha facoltà.

CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Per associarci anche noi, perché, francamente, siamo al ridicolo. Io non so, ma da quando c'è il Ministro Salvini che si occupa di trasporti, non funziona più niente. Una volta il problema riguardava solo i treni: i poveri pendolari e i poveri turisti si facevano il segno della croce, sperando di riuscire a salire sul treno e arrivare al lavoro o nel luogo in cui dovevano andare o in cui avevano un appuntamento. Ormai sui treni abbiamo perso le speranze, anche perché, il tempo va avanti, i chiodi non si trovano, ma i treni continuano a non partire e a non arrivare puntuali. Ma adesso siamo oltre. Adesso, oltre ai treni, abbiamo anche il problema degli aerei. Quindi, anche chi deve prendere un aereo, si deve fare il segno della croce e sperare di riuscire a salire su quel volo - forse - non con mezz'ora o un'ora di ritardo, a cui siamo abituati, perché chiunque di noi voli, sa benissimo che almeno 30-40 minuti di ritardo vanno messi in conto, ma proprio di riuscire a salire su quell'aereo.

A fronte di questo dramma, perché di dramma si tratta, cosa riesce a dire il Ministro? Non cerchiamo più il chiodo, perché almeno sugli aerei non serve il chiodo, però lo schema è sempre lo stesso: è colpa di qualcun altro.

Allora io mi chiedo: se vogliamo essere un Paese civile, un Paese dignitoso - stiamo entrando, tra l'altro, in una fase, un periodo, che è quello estivo, in cui avremo molti turisti che vengono in Italia e immaginano di avere dei servizi decenti -, il Ministro Salvini si può occupare di questo? Perché, francamente, io sono stufa, noi siamo stufi di leggere ogni giorno dichiarazioni sull'immigrazione, sugli sbarchi, sulla sicurezza, sugli sgomberi. Presidente, io non so se il Ministro ha capito che deleghe ha; io non so se il Ministro ha capito di che cosa si debba occupare. Si deve occupare di trasporti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), deve garantire alle persone il diritto di spostarsi in questo Paese. Abbandoni la ricerca del Ministero dell'Interno, abbandoni la ricerca di tornare a quel posto e si occupi, per una volta, dei problemi delle persone. Oppure, Presidente - e per questo gli chiediamo di venire in Aula -, venisse qui e ci dicesse che non è in grado. E se non è in grado, francamente, se ne vada pure a casa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché non ce ne facciamo nulla di un Ministro che non garantisce il diritto delle persone a spostarsi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, su un altro argomento, il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Si ricorderà che in quest'Aula abbiamo denunciato quello che è successo alle addette, alle lavoratrici e alle operaie, negli stabilimenti di Max Mara, anzi, di un'azienda in appalto di Max Mara. Le chiediamo un'informativa urgente alla Ministra Calderone. E sa perché? Perché i padroni - non ho paura a chiamarli con il loro nome - di Max Mara si sono offesi irrevocabilmente e, punti nell'orgoglio, sa cosa hanno fatto, Presidente? Hanno reagito con una ripicca e il Polo della moda di Reggio Emilia è stato annullato.

Poco importa se quel progetto fosse stato concordato con l'amministrazione comunale, loro non ci stanno più e sapete perché, Presidente? Perché Max Mara cancella il Polo della moda di Reggio Emilia? Perché il sindaco Massari ha osato incontrare le operaie della Manifattura San Maurizio in sciopero. Le operaie erano in sciopero e il sindaco è andato a solidarizzare con loro. Peggio, ha detto che le loro segnalazioni meritano attenzione - si immagini - e poi ha timidamente suggerito che, forse, sarebbe opportuno applicare il contratto collettivo nazionale. Un rivoluzionario!

Guardi, che cosa è successo? È successo che dopo le nostre interrogazioni, dopo l'ordine dei lavori, è arrivata anche una visita del Ministero, dall'Ispettorato. E loro si dicono: come si permettono costoro un tale sgarbo nei confronti dei detentori del capitale? Come si permettono i parlamentari di fare le interrogazioni, il sindaco di solidarizzare, il Ministero di mandare addirittura le ispezioni? E che vogliono queste operaie? Che roba, contessa!

Dicevano - pensi - di essere sfruttate ma raccontano anche altro. Già, le chiamavano mucche da mungere, grasse, obese, ed erano invitate a fare esercizi a casa per perdere qualche chilo. E queste, Presidente, sono le note di colore. Già, perché c'è l'inutile umiliazione che accompagna lo sfruttamento. Perché ci sono poi i pagamenti a cottimo, i permessi negati, le ferie imposte, i ritmi insostenibili, il mancato riconoscimento salariale. E poi c'è un fatto tristemente noto: Max Mara fa tutto questo in appalto e fa di peggio, Presidente - e non ho paura a dirglielo in faccia -, ossia non intrattiene relazioni sindacali e non applica il contratto nazionale del tessile ma un regolamento interno. Ripeto: uno dei leader mondiali non fa rispettare nemmeno il contratto collettivo nazionale. E da qui lo sciopero, da qui la contestazione dopo tanti anni.

Noi diciamo che quello è un esercizio di democrazia e di dignità. L'azienda ha risposto con una lettera di dissociazione dalla vertenza e ha detto che quella protesta era minoritaria. Noi ci aspettiamo che il Governo sia conseguente, che esprima la solidarietà a chi ha manifestato, che intervenga per far comprendere che i ricatti e le ripicche contro le città - far saltare il progetto della moda - sono un gesto di imperio che non verrà accettato.

La Vice Ministra Bellucci ha dovuto riconoscere l'esistenza di situazioni problematiche ma, soprattutto, l'Ispettorato del lavoro ha confermato le criticità denunciate dalle lavoratrici. Perciò, lo dico così - e ho concluso -, quei padroni farebbero bene a mostrare meno arroganza, perché nessuno si beve più la bella novella dell'artigianato di eccellenza. Il mondo della moda, che rappresenta il 5 per cento del PIL, non può essere sostenuto dal lavoro schiavistico, sfruttato e dal far west. Per questo, noi continueremo a dire che questo Paese si merita di più: basta lavoro povero in un Paese ricco (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Malavasi. Ne ha facoltà.

ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Insieme al collega Rossi, interveniamo, a nome del Partito Democratico, per unirci alla richiesta fatta dal collega Grimaldi rispetto a una dinamica politica importante che sta facendo discutere la nostra città, Reggio Emilia, per una presa di posizione, molto forte, rispetto a un investimento importante legato a un polo della moda, tra l'altro sviluppato, pensato, progettato, in accordo con l'amministrazione comunale nel polo fieristico della città di Reggio Emilia.

Questa dinamica un po' di rottura è stata preceduta da uno sciopero fatto dalle lavoratrici rispetto alle quali abbiamo chiesto informazioni, fatto interrogazioni da parte di diversi gruppi parlamentari, proprio perché crediamo che ci sia una dignità del lavoro che va comunque rispettata. E, rispetto alle richieste che vengono fatte dalle lavoratrici, io penso che sia un dovere, anche delle istituzioni, aprire un dialogo, un confronto e un ascolto per capire, rispetto alle richieste fatte, le condizioni che ci sono all'interno del gruppo. Ovviamente con il rispetto dei ruoli, sia del ruolo sindacale sia della proprietà, ben consapevoli di cosa significa il gruppo Max Mara e l'importanza che ha, non solo per Reggio Emilia, ma nel mondo.

È chiaro che, al di là del merito specifico di questa questione legata al polo della moda, io penso che sia stato giusto che il consiglio comunale se ne sia occupato. Lo dico perché in un consiglio comunale siedono degli eletti, e io credo che gli eletti abbiano sempre il dovere, nella rappresentanza, di ascoltare, di interloquire e di provare a essere interlocutori veri. E credo che in un confronto democratico non ci possa mai essere un danno di immagine. Lo dico perché nella democrazia il confronto, l'ascolto tra chi rappresenta i cittadini e chi deve provare ad essere portatore anche dei loro diritti è giusto che vi sia, che si interloquisca certamente con la società, con la proprietà e anche con le lavoratrici.

Dico questo perché siamo un po' dispiaciuti di questa rottura repentina, di un gesto forte con la città, un gesto anche quasi di amarezza - devo dire - verso la pubblica amministrazione.

Quindi, da un lato, chiediamo e ci associamo alla richiesta che ha fatto Grimaldi e, al tempo stesso, ribadiamo comunque cosa significa il polo Max Mara di Reggio Emilia, ma non possiamo certamente sottovalutare l'atto di denuncia e di protesta fatto dalle donne, dalle lavoratrici di Manifatture San Maurizio, che hanno esposto condizioni di lavoro, ovviamente dal loro punto di vista, non accettabili.

Io credo, davvero, che le istituzioni democratiche tutte abbiano il dovere di confrontarsi, di rimettere al centro l'interesse del bene pubblico, sia quando si tratta di primi cittadini, sia quando si tratta di attori come noi, proprio perché nel ruolo di rappresentanza dobbiamo garantire il diritto tanto del gruppo e dell'impresa, quanto delle lavoratrici.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore! Facciamo silenzio! Prego.

ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Chiudo, Presidente. Perché con riferimento a questa rottura che ha comportato una dichiarazione del danno d'immagine, io penso che sia anche un po' l'opposto. Io penso che ci sia anche una dignità delle istituzioni, ci sia una dignità di un territorio in tutte le sue rappresentanze che ha bisogno, comunque, di discutere e di dialogare senza rigidità, senza chiusure, senza preconcetti, ben sapendo che tutti abbiamo a cuore il futuro di Reggio Emilia, di quel polo fieristico che ha bisogno di trovare una nuova veste, anche nell'affrontare eventuali problemi che ci possono essere stati.

Quindi, io auspico che ci sia un corretto confronto tra le parti che possa, comunque, riaprire un dialogo, segno di partecipazione, di ascolto, di interesse, di serietà, di vitalità di un territorio che ha ricevuto sicuramente tanto dal gruppo Max Mara ma che ha altrettanto dato, con le proprie lavoratrici e i propri lavoratori, in impegno e in professionalità.

Per questo ci uniamo alla richiesta del collega Grimaldi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Sullo stesso argomento ascoltiamo l'ultimo intervento sull'ordine dei lavori. Lo preannuncio nel senso che gli altri interventi sull'ordine dei lavori li svolgeremo dopo il voto sul provvedimento iscritto all'ordine del giorno. Quindi, chiudiamo questa tornata con l'onorevole Appendino.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Appendino. Ne ha facoltà.

CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Per associarci anche noi alla richiesta di un'informativa perché, vede Presidente, il fatto è grave. Noi siamo di fronte a una situazione di sfruttamento, siamo di fronte a una situazione di lavoro povero, siamo di fronte a una situazione che vede delle donne che lottano, sostanzialmente, per una dignità che gli è stata tolta. E non è possibile.

Non è possibile che a fronte di questo un'azienda - che peraltro è un simbolo, in teoria dell'Italia - risponda con un ricatto, che questa azienda risponda per lesa maestà, togliendo un investimento. Presidente, la lesa maestà non è quella dell'azienda: la lesa maestà è quella dei lavoratori e delle lavoratrici che per anni, magari, non hanno avuto quei diritti che gli devono essere garantiti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); la lesa maestà è quella di quel territorio, che ha costruito un legame con quell'azienda e con quella comunità e si aspetta rispetto perché si è messo in gioco.

Penso serva un'informativa, perché la politica è fatta di scelte; la politica è fatta di coraggio per cui si dice con chiarezza da che parte si sta. Il MoVimento 5 Stelle ha deciso da che parte stare: ha deciso di stare dalla parte di chi non ce la fa, di chi sta lottando, di chi si è messo in gioco, di chi ha voluto alzare la voce non solo per sé, ma per una piaga sociale. Siamo in un Paese in cui c'è un esercito di schiavi e noi stiamo lì. Vogliamo che il Governo venga a dirci da che parte sta questo Governo, da che parte sta Giorgia Meloni, da che parte sta la Ministra del Lavoro. Perché è facile riempirsi la bocca di lavoro, lavoro dignitoso, ma se poi nei fatti non sei conseguente, allora stai prendendo in giro quelle persone, se nei fatti precarizzi, le stai prendendo in giro, se nei fatti non hai il coraggio di schierarti non dalla parte del padrone ma di chi è in difficoltà, le stai prendendo in giro.

Presidente, abbiamo bisogno di una parola chiara del Governo, perché dalle parole di un Governo lavoratori e lavoratrici possono avere, più o meno, coraggio nello schierarsi, e un'azienda può sentirsi e vergognarsi un po' di più o un po' di meno nel fare una schifezza come quella che stanno tentando di fare. Quindi, Presidente, chiediamo parole chiare da questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1485 - Conversione in legge del decreto-legge 12 maggio 2025, n. 68, recante differimento del termine di cui all'articolo 21, comma 2, del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 settembre 2020, n. 120, in materia di responsabilità erariale (Approvato dal Senato) (A.C. 2461​) (ore 14,25).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2461: Conversione in legge del decreto-legge 12 maggio 2025, n. 68, recante differimento del termine di cui all'articolo 21, comma 2, del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 settembre 2020, n. 120, in materia di responsabilità erariale.

Ricordo che nella seduta del 30 giugno si è conclusa la discussione generale e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 2461​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge e all'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A).

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso delle proposte emendative, invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti presentati.

PAOLO PULCIANI, Relatore per la II Commissione. Il parere è contrario su tutti gli emendamenti.

PRESIDENTE. Il parere è contrario su tutti gli emendamenti. Il Governo?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Il parere è conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Dis.1.1 Alfonso Colucci. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dis.1.1 Alfonso Colucci, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Passiamo all'emendamento 1.1 Auriemma. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 Auriemma, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo all'emendamento 1.2 Giuliano. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Giuliano, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo all'emendamento 1.3 Alfonso Colucci. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Alfonso Colucci, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2461​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Grazie, signor Presidente. Nel dichiarare il nostro voto d'astensione, cercherò di spiegarne rapidamente le ragioni. Intanto ci troviamo di fronte all'ennesimo… Non si preoccupi, Presidente.

PRESIDENTE. Colleghi, chi sta in Aula deve stare in silenzio. Non perdiamo tempo, per favore, e ascoltiamo, con il rispetto che merita, l'onorevole Giachetti. Quindi silenzio, per favore.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Se la mette così, Presidente, sarà un problema.

PRESIDENTE. Io ne ho vari di problemi, onorevole Giachetti. Però questa cosa del silenzio non va bene. È una forma di maleducazione e di non rispetto verso l'Aula, da sinistra e da destra. Chi sta qua sta in silenzio, chi vuole parlare esca. Prego, onorevole Giachetti.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Grazie, signor Presidente, ma sarò anche rapido. Intanto voglio sottolineare che siamo di fronte all'ennesimo decreto-legge - non so se siamo arrivati a 101, 102 - e questo, già di per sé, rappresenterebbe un motivo per il quale, al di là della nostra opinione sul tema in discussione, nel metodo abbiamo ampiamente superato i limiti di tollerabilità, anche dal punto di vista della gestione democratica di questo nostro ramo del Parlamento.

Come si giustifica un decreto-legge? Stiamo parlando di una proroga. Sapevate che c'era una scadenza. Perché, anziché fare il decreto-legge, non è stato fatto un disegno di legge per tempo in maniera che ci fosse lo spazio necessario per utilizzare un provvedimento diverso dal decreto-legge?

Perché altrimenti la sensazione che si ha - e purtroppo è una sensazione abbastanza ricorrente, e va detto, non soltanto da questo anno - è quella che ormai, per fare le cose tranquillamente e con rapidità, si usa il percorso dei decreti-legge, infischiandosene totalmente di quelli che sono i requisiti costituzionali, e cioè la necessità e l'urgenza. Stiamo, ripeto, parlando di una proroga. Era possibile, come dire ... da prima farsene carico in altro modo.

E poi, appunto, stiamo parlando di un decreto-legge di proroga di una norma che, signor Presidente, risale ai tempi del COVID, cioè al 2020, che a suo tempo, ovviamente, fu assunta e giustificata da una situazione del tutto particolare e di estrema emergenza, nella quale la rapidità, direi l'immediatezza delle decisioni era fondamentale. È inutile che ricordi ai colleghi in che contesto, ovviamente, ci siamo trovati ad affrontare quel (Il deputato Fornaro: Presidente, così non è possibile! - Si ode: shh” con l'intento di richiamare al silenzio) …

PRESIDENTE. Vedete…

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Magicamente…

PRESIDENTE. Vedete, io non conto niente, non conto nulla. Quando vi invito io, niente! Uno fa “shh” e fate tutti silenzio. Faremo una modifica al Regolamento (La deputata Boldrini: Non parli più, Presidente!). Prego.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Va bene, lo possiamo introdurre attraverso un meccanismo di registrazione: anziché la luce che lampeggia, c'è lo “shh”. Bene, Presidente, approfittiamo. Dicevo, risale al 2020 ed era un contesto nel quale tutti noi ci ricordiamo, e addirittura, in alcuni casi, ci siamo trovati a contestare le forme attraverso le quali anche il Governo operava con i DPCM, eccetera, eccetera, ma non c'è dubbio che l'esigenza di immediatezza in quel periodo fosse giustificata.

Poi, un po' come ci troviamo spesso nel nostro italico agire, quella che era una norma motivata da un contesto particolare, quindi una norma emergenziale, è diventata di fatto una norma normale, cioè una norma che è stata prorogata di volta in volta, quindi prorogata anche da altri Governi, per fare in modo che, a prescindere dalle motivazioni originarie, quella decisione - e adesso entrerò nel merito della decisione - potesse continuare nel tempo. Ma allora ci domandiamo: cosa riguarda questa proroga che stiamo affrontando?

Diciamo che questa proroga è sostanzialmente, per dirlo in termini maccheronici, un alleggerimento della responsabilità erariale. Siamo dunque nel famoso campo della cosiddetta paura della firma, che sappiamo spesso ritarda anche gravemente le decisioni della pubblica amministrazione. È esattamente in linea, signor Presidente, con le ragioni che hanno portato questo Governo a presentare una proposta di legge per l'abolizione del reato di abuso d'ufficio, rispetto alla quale noi ci siamo dichiarati favorevoli e che in qualche modo aveva la stessa finalità.

In qualche modo, anche in quel caso, si era dimostrata l'esigenza di alleggerire le responsabilità soprattutto dei dirigenti delle amministrazioni per evitare che ci fosse una lentezza nell'assunzione delle decisioni, che penalizzava a tutto campo, ovviamente, in particolare i diretti interessati. Ma allora la domanda che viene spontanea, per esempio, è: per quale motivo questa norma, che proroga la norma che era stata messa nel 2020, non è stata inserita, per esempio, direttamente nel provvedimento nel quale si aboliva l'abuso d'ufficio?

Spero che qualcuno non mi dica: perché c'era un problema di omogeneità di materia, perché penso che scoppieremmo in una risata generale tutti quanti, atteso che ormai i decreti-legge sono diventati dei carrozzoni, dei vagoni nei quali viene messo dentro di tutto, e anche il famoso requisito, non necessariamente previsto in Costituzione, ma previsto sicuramente dalle sentenze della Corte costituzionale in tantissime occasioni, dell'omogeneità di materia si è andato a far benedire, e ormai l'argomento fa sorridere se viene proposto.

E allora perché non inserirlo quando ci siamo occupati dell'abuso d'ufficio? O quantomeno perché, visto che è in linea con quella filosofia, non presentare un provvedimento che non fosse un decreto-legge? Chiedo scusa al collega Faraone, che sto prendendo a gomitate. Perché non fare una legge ad hoc, una norma che in maniera definitiva - quindi non una proroga che richiamerà un'altra proroga, che poi richiamerà un'altra proroga -, esattamente come è stato fatto con l'abuso d'ufficio, semplicemente rendesse stabile questa decisione?

Quindi, signor Presidente, nell'annunciare la nostra astensione, come dicevo all'inizio, su questo provvedimento, non lo facciamo certo perché abbiamo dei dubbi sull'esigenza di eliminare alcune incertezze ed ostacoli alla rapidità delle decisioni della pubblica amministrazione, ma perché riteniamo che lo strumento sia sbagliato e semplicemente dannoso. Spesso e volentieri succede che poi la forma è anche sostanza, e quindi, pur non essendo noi contrari al merito di questo provvedimento, però nella forma riteniamo che sia del tutto inadeguato e inappropriato (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Sì, grazie, Presidente. Come Alleanza Verdi e Sinistra, coerentemente con quanto già fatto al Senato, ci asterremo, ma diciamo da subito che per noi deve trattarsi davvero dell'ultima proroga in merito; non è possibile che davvero in Italia ciò che è temporaneo poi diventi addirittura più definitivo e strutturale. Qui ci sono state numerose proroghe a un provvedimento che fa partire i suoi effetti sin dal luglio del 2020. Quindi noi non condividiamo in sé la proroga, ma comprendiamo anche il periodo, l'epoca nella quale chiaramente il provvedimento è nato; e anche per l'attuazione del PNRR, siamo altrettanto consapevoli che per l'attuazione dello stesso serva ancora del tempo.

Ciò detto, l'ambito di applicazione davvero in origine era circoscritto al periodo tra luglio del 2020 e il dicembre del 2021. Ora, con questo decreto, arriviamo fino a dicembre del 2025. Quindi una limitazione, in che cosa consiste? E' una limitazione della responsabilità dei soggetti che sono sottoposti alla giurisdizione della Corte dei conti in materia di contabilità pubblica proprio per l'azione di responsabilità, in realtà ai soli casi in cui la produzione del danno consegue a una condotta del soggetto agente che sia compiuta con dolo.

Questa limitazione di responsabilità riguarda, però, esclusivamente i danni cagionati da comportamenti attivi. Viceversa, in quei casi di danni cagionati, invece, da comportamenti omissivi o mediante inerzia, i soggetti sottoposti alla giurisdizione della Corte dei conti in materia di contabilità pubblica, per l'azione proprio di responsabilità, rispondono, ovviamente, secondo il regime ordinario non solo per dolo, ma anche per colpa grave.

Va però rilevato che sul punto è intervenuta anche recentemente, lo scorso anno, con la sentenza n. 132, la Corte costituzionale, e nel punto ha respinto proprio le censure di illegittimità costituzionale sollevate dalla Corte dei conti con riferimento all'articolo 21, comma 2, del decreto-legge n. 76 del 2020, cioè quello da cui ha avuto origine la misura che oggi, con questo decreto, viene ulteriormente prorogata fino al 31 dicembre, proprio nella parte in cui prevede per le condotte commissive una temporanea limitazione della responsabilità amministrativa alle sole ipotesi dolose.

Tuttavia - questo è importante rilevarlo - la Corte ha ritenuto costituzionalmente legittima la disposizione, ma in ragione del suo carattere provvisorio, quindi il carattere provvisorio della disciplina legata all'esigenza, chiaramente, di stimolare l'attività degli agenti pubblici per il rilancio dell'economia nazionale proprio dopo il periodo COVID, a seguito della crisi epidemiologica e della prolungata chiusura delle attività produttive.

E poi, con riguardo alle proroghe, proprio alla necessità di semplificare e agevolare la realizzazione dei traguardi e degli obiettivi stabiliti dal PNRR. Però, allo stesso tempo, la Corte costituzionale in questa sentenza - ripeto, la n. 132 del 2024 - ha anche lanciato, ha rivolto al Parlamento e a noi un monito, sollecitando una complessiva riforma della responsabilità amministrativa. Quindi, da un lato, ritiene chiaramente legittime queste ulteriori proroghe, ma, allo stesso tempo, ritiene che sia necessario un intervento, invece, complessivo e non soltanto puntuale, come invece avviene con questo decreto.

Ecco, da questo punto di vista invece, noi dobbiamo esprimere preoccupazione proprio per quello che abbiamo già visto qui, in Aula, e che vediamo oggi con il provvedimento, il famoso DDL Foti - quindi l'atto Senato, già approvato alla Camera, che adesso ha preso la numerazione 1457 -, sulle funzioni della Corte dei conti e sulla responsabilità amministrativa. Lì sposteremo - come abbiamo già fatto qui, in quest'Aula, e in Commissione alla Camera -, continueremo a spostare la nostra battaglia su quel provvedimento al Senato, perché lì invece, davvero, esprimiamo l'assoluta preoccupazione per tutte le considerazioni che avevamo già svolto.

Per i motivi che ho appena enunciato, ribadisco che per noi questa deve essere comunque l'ultima proroga e, per questi motivi, esprimeremo, come AVS, un voto di astensione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Anche noi ci regoleremo con il voto di astensione. Sulla scorta di quello che è stato già approvato in Senato, stiamo approvando, sottoponendo all'attenzione dell'Aula, un regime temporaneo di limitazione rispetto alla responsabilità erariale. Limitazione che, quindi, viene perimetrata sui soli casi di condotta dolosa, con una retroattività, peraltro, dal 30/4 al 12/5 ultimo scorso.

Dunque, la prova del dolo, alla luce di questo provvedimento, richiede la dimostrazione della volontà dell'evento dannoso e, ai fini dell'integrazione del danno erariale, quindi, è richiesto l'accertamento della volontà riferita non solo alla condotta antidoverosa, ma anche all'evento dannoso. Dunque, una interpretazione di dolo in chiave penalistica e non civilistica, rigorosa, senza quei margini che sono invece caratteristici dell'impostazione civilistica, che prevede anche una sorta di responsabilità oggettiva, per cui cambierebbe completamente il discorso. In questo senso, quindi, per quei periodi per i quali si chiede ancora questa proroga, la responsabilità erariale deve essere caratterizzata dalla personalità, dalla intrasmissibilità agli eredi, perché, appunto, è caratterizzata e timbrata dal rapporto con l'ente pubblico.

Presidente, noi non entriamo nelle valutazioni di merito, che pure vanno condivise, laddove però contestualizzate - così come hanno mirabilmente espresso anche i colleghi che mi hanno preceduto - nell'epoca COVID e, con una sorta di abbrivio, estese anche nel periodo che caratterizza un po' la fase del PNRR. Questo perché? Perché c'è la necessità, in quelle fasi storiche, per quei contesti storici, di agevolare, semplificare, creare percorsi agevolati, meno complessi con riferimento alle decisioni e, quindi, alla famosa paura della firma.

Oggi? Oggi come facciamo a votare favorevolmente questo provvedimento, di fatto approvando un rinviare, offrendo acquiescenza rispetto a una proroga che postula un'inattività del Governo, rispetto a quello che, invece, era un tema che andava affrontato e chiuso prima di questo provvedimento di proroga? Del resto, la Corte costituzionale era stata investita della questione, con riferimento proprio alla regione Campania, perché si era eccepita una incostituzionalità di una norma che limitava la responsabilità erariale al solo dolo. La Corte costituzionale ha detto che non è incostituzionale, va bene limitarla al solo dolo, ma si deve fare nel periodo in cui c'è un'eccezionalità e, quindi, un perimetro anche temporale limitato, che noi stiamo ampliando, per cui non possiamo, non ci sentiamo di votare favorevolmente la proroga e ci asterremo. La stessa Corte costituzionale, poi, ha espresso un monito, cioè non c'è incostituzionalità perché siamo in una fase eccezionale - che però oggi è finita -, però mettete mano, da un punto di vista legislativo, definitivo, al provvedimento, per cercare di coniugare il rischio di danni con la cosiddetta fatica di amministrare, senza però sminuire la funzione deterrente della responsabilità.

Alla luce di tutte queste motivazioni, ci esprimiamo con un voto di astensione (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldino. Ne ha facoltà.

VITTORIA BALDINO (M5S). Grazie, signor Presidente. Anticipo subito che il MoVimento 5 Stelle voterà contro questo provvedimento. Voterà contro perché questo è un provvedimento che si inserisce all'interno di un disegno più ampio, di un disegno complessivo più ampio, di progressivo e sistematico allentamento dei controlli contabili e amministrativi - soprattutto in un momento in cui è in corso quella che doveva essere la più grande stagione di investimenti pubblici del nostro Paese -, rispetto al quale noi non vogliamo essere in alcun modo complici.

Andrò a spiegare più avanti tutti i motivi che ci portano a decidere, a determinarci in questa direzione, quella del voto contrario, ma vorrei brevemente ripercorrere come siamo arrivati qua.

Questo è un provvedimento che proroga, in realtà, una misura introdotta dal cosiddetto decreto Semplificazioni, un decreto che mirava proprio a semplificare la macchina amministrativa e burocratica, in un momento in cui eravamo, sì, in piena emergenza pandemica, le nostre attività produttive erano chiuse, le saracinesche erano abbassate, i lavoratori erano a casa. Vivevamo in un clima di piena emergenza e avevamo necessità di cercare di far correre una macchina che, inevitabilmente, in quel momento era ferma, per forza di cose. Una macchina ferma, che quel Governo, il Governo Conte, cercava di far camminare, scontrandosi contro un deserto, un deserto burocratico. Non avevamo una cassetta degli attrezzi: abbiamo dovuto cercare di far andare avanti quella macchina praticamente a mani nude, eppure c'era qualcuno che, dall'altra parte, non si mise una mano sulla coscienza per sostenere quel Governo a far andare avanti le attività produttive, a salvarle, salvarle da una crisi sanitaria senza precedenti, ma cercava, in qualche modo, di ostacolare, anche alimentando una rabbia sociale nei confronti di un Governo che stava cercando di mettere veramente in sicurezza il Paese. Quel provvedimento, il decreto Semplificazioni, si inseriva esattamente in quel contesto, attraverso una deroga dei casi di responsabilità erariale e una limitazione ai soli casi di dolo, e quindi l'eliminazione della responsabilità nei casi anche di colpa grave.

Questo provvedimento limitativo della responsabilità erariale è stato poi prorogato da successivi Governi e oggi il regime di proroga sarebbe terminato - se non sbaglio - ad aprile del 2025. Con questo provvedimento, il Governo lo vuole prorogare ulteriormente fino alla fine dell'anno, fino al dicembre del 2025. E questo nonostante cosa? Nonostante sia intervenuta anche una sentenza della Corte costituzionale che, interrogata sulla presunta illegittimità di questa norma derogatoria, è intervenuta dicendo: no, la norma è legittima, però è legittima nella misura in cui questa norma ha carattere temporaneo. Ed aveva carattere temporaneo quando è stata introdotta, una temporaneità anche giustificata da una situazione di emergenza, da una situazione di emergenza pandemica, e dalla necessità di far camminare una macchina che in quel momento era totalmente ferma.

Allora voi, non contenti di questa pronuncia della Corte costituzionale e nelle more di una complessiva riforma della Corte dei conti - che noi non apprezziamo per tanti motivi che, poi, in quella sede, già abbiamo avuto modo di esplicitare e che espliciteremo anche in Senato -, non contenti di questo, prorogate ancora una volta questa limitazione di responsabilità. Io vorrei chiedere a chi pensa che questa sia una proroga necessaria: ma siete sicuri? Siete davvero sicuri che questa proroga sia necessaria? Voi dite: sì, perché dobbiamo spendere i soldi del PNRR, dobbiamo farlo in fretta e, quindi, è necessario allentare le maglie.

Ma a che punto siamo con il PNRR? Perché io, oggi, ho letto delle dichiarazioni di autocelebrazione della Presidente Meloni che si dice orgogliosa del lavoro che l'Italia sta facendo sul PNRR, la prima Nazione ad aver incassato più soldi di tutte le altre Nazioni. Certo, perché noi siamo destinatari di una maggiore somma rispetto agli altri Stati, quindi necessariamente abbiamo incassato più risorse. Ma quelle risorse, colleghi, come sono state spese? Quelle risorse che voi avete incassato sono atterrate sui territori?

A che punto sono gli ospedali di comunità? Quante scuole sono state ristrutturate? Quanta attività di edilizia scolastica è stata fatta? E a livello di coesione territoriale, che era una delle missioni principali del PNRR, dove siamo? A che punto siamo?

Mi pare che questo Governo abbia alzato bandiera bianca. L'abbiamo letto, nero su bianco, dal Piano strategico nazionale delle aree interne, rispetto al quale avete detto: ci dispiace, ci sono aree che sono ormai soggette a spopolamento irreversibile, quindi, il Governo, lo Stato, i comuni e le istituzioni non possono fare altro che accompagnare questi territori verso uno stato irreversibile di spopolamento e di desertificazione. È così che avete incassato e speso questi soldi del PNRR? Per questo siete orgogliosi, cari colleghi e care colleghe (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? No! Per noi, questo, è il più grande fallimento, uno dei più grandi fallimenti della storia recente. Dovevamo far rinascere un Paese dopo anni bui. Dovevamo restituire una dignità agli eroi della pandemia. Dovevamo restituire una dignità alla sanità pubblica. Che fine hanno fatto questi fondi? Ma come li volete spendere, questi soldi? Come li avete spesi questi soldi? Cosa fanno gli amministratori pubblici di questi fondi?

Perché, cari colleghi, a proposito di responsabilità erariale e contabile e di come materialmente vengono utilizzate le risorse dei cittadini - non mi riferisco soltanto al PNRR, ma anche alle risorse che provengono dalle tasse dei cittadini italiani -, vediamo che la procura europea, istituita da qualche anno, ha acceso un faro importante sull'Italia e i dati, purtroppo, sono impietosi. Infatti, mi risulta che nel 2024, su 307 fascicoli aperti presso la procura europea, 228 riguardano l'Italia. Lo ripeto: su 307 fascicoli aperti, 228 riguardano l'Italia. E allora mi si potrà rispondere: certo, è perché mettiamo mano a più risorse del PNRR rispetto agli altri Stati. Però, se andiamo a vedere gli altri Stati, scopriamo che, rispetto alla Francia, nel mirino della Corte dei conti ci sono soltanto sei procedimenti, rispetto alla Spagna quattro e rispetto alla Germania zero. C'è un disallineamento incredibile.

Quindi, di fronte a questi fatti, a questi dati che dovrebbero allarmare chiunque, invece di alzare il livello di attenzione, lo abbassiamo; allentiamo ancora di più i controlli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), le misure e gli strumenti a disposizione delle magistrature per evitare uno sperpero di soldi pubblici. E, allora, cosa state facendo? Proroghiamo, ancora una volta, questa deroga, che aveva un senso quando è stata prevista in un primo momento mentre adesso, a nostro avviso, non ha più senso, anzi è controproducente. Abbiamo abolito il controllo concomitante della Corte dei conti, perché dite “tanto non serve, ci basta il controllo preventivo”, e, poi, tana libera tutti. Abbiamo abolito l'abuso d'ufficio, quindi, c'è uno strumento in meno in mano alla magistratura. Con la riforma della Corte dei conti avete in mente di scudare in ogni modo gli amministratori pubblici e, soprattutto, la parte politica delle amministrazioni. Quindi, in quale direzione stiamo andando?

Lo ripeto: non vogliamo essere complici, tanto più quando penso a un modello che abbiamo sperimentato, sempre nell'occhio della procura europea, ossia il modello Ceccano. A Ceccano, in provincia di Frosinone, pare vi fosse un'associazione a delinquere volta sostanzialmente a intascare (intascare nel vero senso della parola): c'erano le famose valigette con i soldi che circolavano tra amministratori, responsabili degli uffici tecnici, sindaci, presunte amiche dei sindaci che poi erano state promosse all'ufficio del PNRR, che nascondevano i soldi sotto le mattonelle. Storie che si potrebbe dire di altri tempi. No, sono storie di questi tempi, sono storie dei tempi in cui, con i soldi del PNRR, si doveva far rinascere l'Italia.

Allora, se quello è il modello al quale volete tendere, cari colleghi e care colleghe, noi non ci stiamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). A noi quel modello non piace! Noi siamo contrari a questo modello e, anzi, vorremmo un Paese in cui ci sia un rigoroso controllo delle risorse dei cittadini. Dove vanno a finire questi soldi? Non è stato facile portare in Italia le risorse del PNRR, non è stato per niente facile, perché nessuno ci credeva. Ricorderete anche voi. Mi ricordo che anche la stessa Presidente Meloni si complimentò col Presidente Conte all'indomani di quel Consiglio europeo in cui riuscì a portare a casa quel risultato.

E se oggi penso che parte di quelle risorse verranno sperperate, che parte di quelle risorse potranno finire in affari corruttivi, che parte di quelle risorse non spese avete deciso di destinarle all'acquisto e alla produzione di armi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), allora dico “no”, Presidente! Noi non possiamo essere complici. Non possiamo essere complici, perché non era quella l'idea che avevamo. Ho finito il tempo, Presidente? Un minuto? Lo prendo come un sì.

Quindi, signor Presidente, concludo dicendo che il MoVimento 5 Stelle aveva un'altra idea di Paese. Ha avuto la responsabilità di governare il Paese in un momento veramente molto difficile e ha preso decisioni molto sofferte. Però, aveva un'idea, cioè quella di fare di un momento difficile una straordinaria opportunità per il nostro Paese. Voi, questa straordinaria opportunità, la state letteralmente buttando nel cestino. Questo è il vostro più grande fallimento e credo che il Paese ve ne renderà conto. Per questo motivo, voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pittalis. Ne ha facoltà.

PIETRO PITTALIS (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, Sottosegretario alla Giustizia, onorevole Delmastro, l'esame all'ordine del giorno dell'Aula prevede che oggi si discuta su un decreto-legge che - come è stato ricordato - proroga al 31 dicembre 2025 il termine del 30 aprile 2025 che limita l'azione erariale ai soli casi di dolo, escludendo quindi la rilevanza della colpa grave, fatta eccezione per le condotte di inerzia o omissione.

Questa misura è stata introdotta, per la prima volta, nel 2020 dal secondo Governo di Giuseppe Conte, quello sostenuto dal MoVimento 5 Stelle, dal Partito Democratico, da Italia Viva e da Liberi e Uguali, ed è stata prorogata per ben cinque volte in sei anni anche dopo la pandemia, sempre con il beneplacito di tutti i partiti che oggi sono all'opposizione. E lo dico perché noto che ci sono partiti dell'opposizione che, evidentemente, hanno la memoria corta. Pur di andare contro questo Governo e questa maggioranza, arrivano perfino a rinnegare sé stessi e il loro operato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Almeno un po' di coerenza, colleghi dell'opposizione!

Mi chiedo e vi chiedo: se era necessario prorogare i termini ieri, quando voi eravate al Governo e avevate responsabilità di Governo, per quale ragione oggi assumete questo atteggiamento di dura critica e di chiusura? Anche perché ritengo che non sfugga a nessuno che si tratta di una misura utile ad assicurare continuità, efficienza ed efficacia all'azione amministrativa.

Questa misura rappresenta, infatti, una risposta pragmatica e necessaria per garantire certezza normativa, maggiore operatività, coraggio decisionale all'interno della nostra pubblica amministrazione, per favorirne il normale e corretto funzionamento, soprattutto nel momento in cui dobbiamo dare attuazione ai progetti e ai programmi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, le cui risorse sono state e continuano ad essere straordinariamente importanti per rivitalizzare e sostenere il nostro sistema economico e produttivo, e non solo. Nel momento in cui disponiamo di ingenti risorse da utilizzare, in particolare quelle del PNRR, in ragione delle quali ci sono tanti progetti e cantieri da portare avanti, non possiamo permetterci ritardi, specie per motivi burocratici.

Questa proroga non è né una concessione, né tantomeno un allentamento dei principi di legalità e responsabilità, ma, al contrario, rappresenta una misura necessaria, ragionevole e temporanea, finalizzata a sostenere il lavoro della pubblica amministrazione in un contesto ancora delicato per il nostro Paese. Sostenere questa proroga significa mettere la pubblica amministrazione nelle condizioni di lavorare meglio, perché sappiamo tutti quanto il timore di essere chiamati in giudizio per colpa grave, anche in assenza di dolo, abbia generato la cosiddetta amministrazione difensiva.

Questo clima non ha prodotto maggiore efficienza, ma, al contrario, ritardi, rinvii e paralisi. Questo è ancora più grave allo stato attuale, nel pieno della realizzazione degli investimenti - come detto - legati al PNRR, dove ogni settimana persa rischia di rallentare progetti fondamentali per la crescita del Paese.

Nel contempo, garantire continuità normativa è indispensabile per non esporre le amministrazioni a vuoti interpretativi. Non si tratta, come emerso da alcune posizioni critiche, di un via libera alla irresponsabilità. Siamo di fronte ad un vero e proprio atto di fiducia istituzionale che ha l'obiettivo di rimuovere un freno oggettivo alla capacità di decidere e agire da parte di funzionari pubblici onesti, troppo spesso bloccati dalla paura dell'errore e dal rischio di una grave sproporzione tra la propria decisione e le conseguenze negative che possono derivarne.

Sappiamo bene quanto sia importante tutelare il corretto utilizzo delle risorse pubbliche e contrastare ogni forma di spreco, di mala gestione o di dolo da parte dei pubblici funzionari. Tuttavia, non possiamo ignorare un dato di realtà: quella paura della firma che diventa un ostacolo crescente e paralizzante. È assolutamente fondamentale che i funzionari possano agire con tempestività, assumendo responsabilità senza il timore costante di vedersi esposti a giudizi contabili per errori marginali o per scelte discrezionali non viziate da dolo, con conseguenti ritardi e inerzie nell'azione amministrativa.

Votare a favore di questo provvedimento significa dunque dare un segnale chiaro di fiducia verso chi ogni giorno lavora nelle istituzioni, spesso in condizioni difficili, con mezzi insufficienti e sotto la pressione di scadenze, norme e controlli. La responsabilità è un valore, ma non deve trasformarsi in un freno all'azione pubblica. Solo con regole chiare e un clima di fiducia possiamo costruire una pubblica amministrazione capace di decidere, realizzare e rispondere ai bisogni reali dei cittadini. La responsabilità erariale è un pilastro della legalità e va assolutamente difesa, ma riteniamo che vada anche applicata con prudenza ed equilibrio. La proroga fino alla fine del 2025 non è un punto d'arrivo, ma un ponte verso una riforma strutturale - quella che abbiamo già approvato in questa Camera ed è ora all'esame del Senato - che ridisegnerà in modo organico la responsabilità erariale, i margini della colpa grave, l'articolazione territoriale e le funzioni della Corte dei conti che, purtroppo, ancora oggi, ormai da troppo tempo, è percepita come un freno per il sistema Paese, anziché un punto di riferimento per garantire il buon funzionamento dell'intera pubblica amministrazione, che è il presupposto necessario per la crescita e lo sviluppo dello stesso sistema Paese.

Si tratta di un testo che affronta e riforma in modo compiuto il tema della responsabilità amministrativa e del danno erariale in un giusto ed equilibrato bilanciamento tra l'esigenza di tutelare i funzionari onesti e scrupolosi e quella di proteggere le finanze pubbliche da eventuali danni. Questo nel solco proprio di quel decisum della Corte costituzionale recente, che ha invitato il legislatore ad adeguare la normativa relativa alla responsabilità erariale al mutato clima e ad individuare a regime nuovi punti di equilibrio nella ripartizione del rischio dell'attività tra l'amministrazione e l'agente pubblico, con l'obiettivo di rendere la responsabilità uno stimolo dell'azione amministrativa e non un disincentivo della stessa. Anzi, io colgo anche l'occasione per fare un plauso al Governo, al Ministro Foti nella sua qualità di primo presentatore proprio della legge sulla Corte dei conti, sottoscritta anche dal nostro capogruppo, ma soprattutto per fare i complimenti all'onorevole Foti, in qualità di Ministro per gli Affari europei, perché proprio oggi la Commissione europea ha dato il via libera alla VII rata del PNRR (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Fratelli d'Italia), pari a 18,3 miliardi di euro e questo rappresenta un importante riconoscimento del lavoro serio portato avanti da questo Governo e da questa maggioranza. Per questi motivi annuncio il voto favorevole di Forza Italia al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iezzi. Ne ha facoltà.

IGOR IEZZI (LEGA). Grazie, Presidente. Noi voteremo a favore di questo provvedimento concernente una semplicissima proroga della limitazione della responsabilità erariale che, inizialmente, sarebbe scaduta ad aprile di quest'anno e che noi prolunghiamo fino a fine dicembre.

Ricordiamoci che questo provvedimento è nato cinque anni fa, nel 2020, quando c'era un altro Governo e quando c'era un'altra maggioranza. Oggi ha una valenza importante per permettere ai nostri amministratori locali di rispondere alle scadenze del PNRR, ma questo provvedimento era nato dopo che i nostri amministratori locali erano stati abbandonati dal Governo centrale nel fronteggiare una delle più gravi epidemie di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Erano stati abbandonati dal Governo centrale - allora Governo Conte, MoVimento 5 Stelle e PD - troppo occupato a sperperare i soldi pubblici con i banchi a rotelle e i gazebo a forma di primula (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Noi queste cose le ricordiamo bene, abbandonando completamente gli amministratori locali sul territorio, mentre gli amici degli amici si arricchivano grazie al Governo Conte (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Questo noi lo ricordiamo. In conclusione, confermiamo, come nelle occasioni precedenti, il nostro voto favorevole, facendoci forza anche delle sentenze della Corte costituzionale che hanno respinto le censure di legittimità costituzionale e hanno confermato la necessità di un riordino più generale della responsabilità amministrativa che stiamo facendo, avendola votata già in quest'Aula alla Camera ed ora in discussione al Senato. Quindi, il nostro voto sarà favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Onestamente, non comprendo i toni così aggressivi della destra: governano il Paese da tre anni, hanno numeri in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e invece di portare a casa una riforma…

PRESIDENTE. Si rivolga a me, onorevole Gianassi.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). …vengono a fare la quinta proroga consecutiva.

PRESIDENTE. Si rivolga a me, onorevole Gianassi.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Mi rivolgo alla Presidenza. Se siete così bravi perché portate ancora l'ennesima proroga? Fate la riforma, noi votiamo contro, vi diciamo che è sbagliata. Non ho capito perché? È la quinta volta che viene portata in Aula la proroga. È chiaro che è cambiato il contesto, lo fate perché non siete stati in grado di portare in fondo la riforma della Corte dei conti. Avevate messo nel decreto Milleproroghe una proroga di quattro mesi, potevate farla di un anno. Pensavate in quattro mesi di portare a casa la riforma della Corte dei conti, ma non ci siete riusciti, arrabbiatevi con voi stessi se non vi basta nemmeno il 55 per cento dei parlamentari, di che cosa vi lamentate con l'opposizione? Comunque, noi, che non siamo come voi, stiamo al merito della questione e confermeremo il nostro voto di astensione che hanno manifestato i nostri colleghi al Senato.

Questa norma è la proroga, l'ennesima, ripeto, dal 2020 ad oggi, che riguarda la limitazione della responsabilità dei funzionari pubblici nel caso di illeciti mediante commissione di atto. La limitazione attiene soltanto al dolo e viene, quindi, esclusa la responsabilità per colpa grave. Non vale ovviamente per i reati commessi mediante omissione, vale soltanto per i fatti commissivi; non vale per gli illeciti commessi prima del 2020, vale per quelli successivi. Questa norma prevede anche la retroattività della proroga, perché avevate sbagliato i calcoli, prevedendo una proroga fino al 30 aprile. Il 30 aprile è scaduta e, quindi, vi siete posti il problema di coprire i fatti che si sono verificati da aprile al momento di approvazione del decreto-legge.

Questo provvedimento nasce nel passato, nasce per buone ragioni: durante la crisi sanitaria del COVID vi fu l'esigenza di consentire alle pubbliche amministrazioni di operare con prontezza senza incorrere in rischi gravi. Fu giustamente e doverosamente prorogata nel 2021, perché si trattava di sostenere l'opera di ripartenza del Paese, successivamente invece le proroghe sono state collegate alle esigenze del Piano nazionale di ripresa e resilienza: 209 miliardi da spendere, l'esigenza di spenderli velocemente. Il Piano non è ancora scaduto perché scadrà nel 2026, fatta salva l'ulteriore proroga eventualmente concessa dall'Unione europea al 31 dicembre del 2027.

Dunque, quel provvedimento di limitazione della responsabilità, che si inserisce in un contesto straordinario, può essere ancora, in qualche modo, prorogato. Tuttavia, non si può negare che la proroga - la quinta proroga - rappresenta una stortura rispetto, invece, a un quadro complessivo delle responsabilità e dei compiti della Corte dei conti che meriterebbe ben altro intervento rispetto a quello che, invece, sta assumendo il Governo.

È stato detto in un precedente intervento che la Corte costituzionale ha riconosciuto la legittimità costituzionale della limitazione della responsabilità, però, aggiungo - non è stato detto -, se limitata nel tempo. Ed è evidente che, procedendo di proroga in proroga, si rischia di confliggere, alla fine, con quell'orientamento espresso dalla Corte, che pure, invece, ha suggerito un intervento del legislatore per una complessiva riforma delle responsabilità amministrative, finalizzata a ristabilire la coerenza tra la disciplina e la trasformazione che l'amministrazione ha subito nel tempo e il contesto in cui deve operare, in modo da rendere più equa la ripartizione del rischio del danno, alleviando le fatiche dell'amministrare, senza, però, sminuire le funzioni deterrenti della responsabilità.

Ora, rispetto a tutto questo, noi abbiamo molti motivi per esprimere dubbi e criticità rispetto all'azione che il Governo ha intrapreso e che - ripeto - ancora non è riuscito a completare.

Abbiamo detto, rispetto alla riforma della Corte dei conti - che ora pende al Senato -, che ci sono azioni che presentano profili, rischi di legittimità costituzionale e anche sulla qualità del lavoro della Corte. Ad esempio, la gerarchizzazione delle procure prevista nella legge delega, che il Governo pretende che il Parlamento gli attribuisca, è un principio estremamente pericoloso. Anche la riscrittura del principio della colpa grave che, nella riforma che il Governo vuole realizzare, è confliggente con quella che, invece, il legislatore ha previsto nel codice degli appalti, determinando, quindi, una confusione nell'ordinamento. Ma, ancora, l'intervento che interviene a produrre promiscuità tra le diverse sezioni della Corte, che svolge funzioni consultive, di controllo e giurisdizionali, che, invece, devono rimanere fortemente distinte. Anche il principio del silenzio-assenso non è compatibile con le caratteristiche del parere preventivo di legittimità che viene svolto dalla magistratura contabile e che, per costante giurisprudenza della Corte costituzionale, in relazione al controllo preventivo, stabilisce che esso consiste nell'applicazione terza e imparziale della legge e non si può, pertanto, applicarvi l'istituto del silenzio- assenso che, appunto, non è coerente con lo svolgimento delle funzioni magistratuali.

Quindi, rispetto a quella riforma che avete messo in campo, noi continuiamo a mantenere un giudizio fortemente critico.

Questa proroga, in realtà, ha la sola finalità di costituire un ponte verso il risultato finale che quella riforma rappresenta. Non ve ne era bisogno, non si ravvisava il bisogno; si ravvisa, invece, il bisogno di una diversa riforma. Ma, poiché il Governo e la maggioranza l'hanno messa in campo, in coerenza con quanto ha espresso il nostro gruppo al Senato, manteniamo un voto di astensione, riconoscendo le buone ragioni che avevano ispirato nel 2020 e nel 2021 questo provvedimento, ma ritenendo che non sia più possibile procedere con proroghe che, in qualche modo, avendo ormai raggiunto un numero significativo, rischiano di rappresentare una stabilizzazione di una norma che, invece, era e doveva rimanere eccezionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Salandra. Ne ha facoltà.

GIANDONATO LA SALANDRA (FDI). Grazie, Presidente. Anticipo il voto favorevole del gruppo di Fratelli d'Italia rispetto a questo provvedimento. Prima di entrare, però, nel merito, mi sia consentita una breve replica anche rispetto agli interventi che mi hanno anticipato. Sentire parlare il MoVimento 5 Stelle di sprechi, sulla base di quello che ha affermato la Corte dei conti in ordine al superbonus, beh, mi sembra veramente paradossale. Se poi, se poi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Commenti della deputata Pavanelli)…

PRESIDENTE. Onorevole…

GIANDONATO LA SALANDRA (FDI). …sento parlare il MoVimento 5 Stelle, accusare questa maggioranza di aver ridotto i controlli, beh, se penso ai lavori della Commissione COVID, veramente mi sembra di ricordare quell'antico broccardo per cui “il bue iniziò ad apostrofare l'asino”. E dico questo perché? Perché, sì, è vero, che c'è una sentenza della Corte costituzionale che - voglio ripetere - riconosce la piena legittimità costituzionale di questo provvedimento e di quelli che sono stati impugnati. Ma è anche vero che questo provvedimento, nella sua semplicità - del resto, si compone di due articoli -, è assolutamente importante e dà anche la misura di come questa maggioranza operi nell'interesse di quella che è la buona politica, di quella che è l'amministrazione, di quello che è governare i territori.

Mi sia consentita una parentesi perché ho sentito parlare di strategia delle aree interne. Io mi rendo conto che, spesso, in quest'Aula, si parla senza leggere e, talvolta, si legge e non si comprende, perché mi hanno insegnato che comprendere, comunque, è una facoltà. Fotografare una realtà è un fatto, accusare questo Governo di aver abbandonato le aree interne significa mentire sapendo di mentire (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Perché dico questo? Non perché sono originario…, la mia famiglia viene dalle aree interne, ma perché, se penso ai provvedimenti che questa maggioranza, che questo Governo hanno affrontato e portato avanti nel corso di questi due anni e mezzo di legislatura, mi sembra che, per la prima volta, ci sia un Governo che si preoccupa proprio dei piccoli comuni (Commenti). E anche questo è un fatto.

Voglio tornare a questo provvedimento. I colleghi hanno chiarito di che cosa si tratta. Si interviene con l'articolo 1, si porta un differimento del termine, di un termine individuato nell'ormai lontano decreto- legge n. 76 del 2020, un termine che traeva le sue origini rispetto ad una situazione di straordinaria necessità e urgenza. E, allora, però, io mi chiedo se quella straordinarietà, che è data dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, ancora oggi persista, quindi, probabilmente il decreto-legge è lo strumento normativo idoneo con cui intervenire. E, ancora una volta, abbiamo, contrariamente a quanto sostiene una parte di questo emiciclo, rispettato compiutamente quanto evidenzia la Corte costituzionale.

Ma questo perché lo dico? Perché, in questo provvedimento, viene chiarita una doppia responsabilità: una responsabilità dolosa per quanto attiene al fare ed una responsabilità per colpa grave per quanto attiene alle ipotesi di inerzia o di omissione. Che cosa voglio dire con questo? Che questo provvedimento, questa proroga premia quegli amministratori locali che vogliono fare: qui, non abbiamo esclusioni di responsabilità o riduzioni di responsabilità. Nella cultura in cui io mi riconosco io so che, se sbaglio, io pago il prezzo del mio errore, ma io so che, se sono chiamato ad amministrare, se sono chiamato a governare, io ho un dovere principale, quello di rispondere alla collettività che mi ha eletto, e questo lo posso fare esclusivamente con azioni positive.

E dico questo perché? Perché, in questi due anni e mezzo, ho imparato che, un domani, non ci giudicheranno se siamo stati consiglieri comunali, se siamo stati assessori, se siamo stati amministratori di un ente soggetto al controllo della Corte dei conti o se stiamo stati senatori o deputati, ci giudicheranno per quello che abbiamo fatto. E questa norma, signor Presidente ed onorevoli colleghi, riconosce il diritto della politica, della buona politica, a fare, riconosce il dovere di quei funzionari della pubblica amministrazione che preferiscono non fare, pur di non sbagliare. Perché io capisco che, talvolta, qualcuno ritiene che è meglio non fare per non sbagliare, ma io credo che la buona politica sia quella del fare e del saper rispondere delle proprie azioni e avere il coraggio di rispondere delle proprie azioni.

Aggiungo un altro passaggio: io comprendo l'astensione del Partito Democratico e di alcune altre forze di opposizione.

Ma io ricordo come il presidente dell'ANCI, nel corso di un evento, di un appuntamento - credo proprio il congresso nazionale dell'ANCI nel 2023 - citando la Corte dei conti, evidenziò come sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, dove ai comuni è assegnato il 20 per cento (circa 40 miliardi), ciò che era essenziale per le amministrazioni locali era individuare quegli strumenti che potessero semplificare l'azione degli enti locali. Mi sembra che questa norma si ponga nel solco delle richieste dell'allora presidente dell'ANCI.

Signor Presidente, l'ho detto all'inizio: il voto di Fratelli d'Italia sarà favorevole. Lo dico perché Fratelli d'Italia è il partito del buon governo ed è il partito della responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2461​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2461​: S. 1485 - "Conversione in legge del decreto-legge 12 maggio 2025, n. 68, recante differimento del termine di cui all'articolo 21, comma 2, del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 settembre 2020, n. 120, in materia di responsabilità erariale" (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Su un lutto del deputato Saverio Congedo.

PRESIDENTE. Comunico che il collega Saverio Congedo è stato colpito da un grave lutto: la perdita della mamma. La Presidenza della Camera ha già formulato ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera rinnovare adesso anche a nome dell'Assemblea.

In morte dell'onorevole Nicola Savino.

PRESIDENTE. Colleghi, comunico che è deceduto l'onorevole Nicola Savino, membro della Camera dei deputati dalla X alla XI legislatura. La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che adesso rinnoviamo insieme qui dall'Assemblea.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, la deputata D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere un'informativa urgente del Ministro Nordio perché venga a riferire a quest'Aula tutte le circostanze che ha omesso evidentemente di riferirci il 5 febbraio scorso, in occasione dell'informativa sulla vicenda del torturatore libico Almasri.

Presidente, è solo grazie alla memoria del procuratore presso la Corte penale internazionale, con la quale peraltro il procuratore ha chiesto di deferire l'Italia all'Assemblea degli Stati Parte del Trattato di Roma, che istituisce appunto la Corte penale internazionale, o addirittura al Consiglio di sicurezza dell'ONU, che sappiamo - da quella memoria in cui viene motivata la richiesta di deferimento - che, a quanto pare, l'Italia si è difesa. Quindi, il Ministro Nordio ha presentato una memoria alla Corte penale internazionale in cui sostiene di aver ricevuto in data 20 gennaio 2025 una richiesta di estradizione dalla Libia del torturatore libico Almasri. Peccato però che di questa circostanza - stamattina mi sono premurata di andare a rileggere tutto il resoconto stenografico della seduta del 5 febbraio scorso - non sia stato dato atto in quella sede dal Ministro Nordio.

Ecco, allora, io ritengo che delle due l'una: o il Ministro ha mentito consapevolmente e colpevolmente a quest'Aula, al Parlamento tutto, ai rappresentanti dei cittadini e delle cittadine italiane, oppure ha mentito strumentalmente, per arrampicarsi sugli specchi l'ennesima volta, alla Corte penale internazionale. Vedete: delle due l'una. Non c'è una terza via da poter sostenere, però io ritengo che entrambe le condotte siano di una gravità assoluta, inaudita e senza precedenti perché in tutti e due i casi - in tutte e due i casi! - il Ministro Nordio ha mentito alle istituzioni: o ha mentito al Parlamento italiano o ha mentito alla Corte penale internazionale, che è un'istituzione, un organismo internazionale autorevolissimo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Io comprendo che c'è un disegno probabilmente più ampio di questo Governo, che è quello di delegittimare gli organismi internazionali e di calpestare - perché già siete complici in questo - il diritto internazionale, però davvero mi vergogno e sono mortificata perché state trasformando l'Italia in uno Stato canaglia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo state facendo! Mai l'Italia era venuta meno a convenzioni internazionali e ad obblighi internazionali e si era resa inadempiente. Mai aveva violato - violato! - obblighi di cooperazione internazionale e invece questo viene fatto.

Ebbene, ritengo quindi che sia questa la sede in cui il Ministro debba fare chiarezza e dovrà ammettere - dovrà ammettere! - di aver mentito o a questo Parlamento o alla Corte penale internazionale perché -ripeto - non c'è una terza via che può essere sostenuta. Noi siamo costretti e siamo mortificati nel nostro ruolo perché costretti a leggere queste circostanze da altri organismi, in altre sedi o grazie alla libera stampa che ne dà atto. Ecco, noi siamo costretti a questo. Il nostro ruolo viene mortificato ancora una volta e con noi vengono mortificati tutti i cittadini italiani, ai quali viene nascosta la verità.

Per l'ennesima volta su questa orribile vicenda di un torturatore e stupratore di bambini viene nascosta la verità e vengono nascoste le vere ragioni per cui il nostro Paese non ha dato seguito, come aveva obbligo di fare, senza alcuna discrezionalità in merito, alla consegna alla Corte penale internazionale di un criminale che si è macchiato veramente di crimini contro l'umanità, oltre che di crimini di guerra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ci associamo alla richiesta che ha appena avanzato il MoVimento 5 Stelle. Quello che abbiamo letto sui giornali in questi giorni è incredibile, rispetto alla vicenda che già si era manifestata per tutta la vergogna che poteva esprimere. Rispetto alla liberazione del torturatore libico Almasri e la sua riconsegna con volo di Stato in Libia mai il Ministro Nordio, mai il Ministro Piantedosi e mai la Premier Meloni hanno riferito, in questi mesi, di avere avuto in quelle ore interlocuzioni con il Governo libico e con la magistratura libica.

Il Ministro Nordio è venuto in quest'Aula a riferire e ha omesso questi fatti. Ha dichiarato che il torturatore era stato liberato perché lui aveva ritenuto di rinvenire nei documenti della Corte penale internazionale delle incongruenze, oppure ha detto che non era stato in grado di comprendere 40 pagine scritte in inglese. Mai aveva detto che c'era stata una richiesta della magistratura libica di riconsegna dell'Almasri. Invece, emerge dalla lettura dei giornali che il Governo italiano si sarebbe difeso davanti alla Corte penale internazionale dicendo che vi erano state interlocuzioni e che da parte del Governo libico, della magistratura libica - libera e indipendente mi immagino, certo, rispetto allo stato attuale della Libia - c'era disponibilità di processare per fatti analoghi Almasri.

Ma come è possibile che un Ministro si presenti in Aula a riferire i fatti, 15 giorni dopo che sono avvenuti quei fatti e ometta un fatto di questo tipo? Non ne è a conoscenza? Non viene informato il Ministro della Giustizia delle interlocuzioni del Governo su una vicenda di questo tipo? Come mai alcune settimane dopo, nella modestissima e inqualificabile difesa che ha fatto dinanzi alla mozione di sfiducia, anche in quel caso non ha detto nulla?

Questa è una vicenda penosa che umilia il Governo italiano e conseguentemente anche il nostro Paese che ha deciso di liberare, per i motivi che non ha voluto spiegare, un torturatore e riconsegnarlo nel Paese nel quale quelle torture ha commesso e può continuare a commettere.

Quindi, è estremamente ragionevole. Noi ci associamo alla richiesta del MoVimento 5 Stelle di avere un'informativa urgente del Ministro Nordio che, se vorrà venire, almeno in questa occasione - sarebbe la terza - potrebbe venire preparato e potrebbe rinunciare a omettere fatti così rilevanti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Anche il gruppo di Italia Viva si associa alla richiesta di informativa urgente del Ministro Nordio sul caso Almasri.

Le immagini, che abbiamo visto, della riconsegna in Libia di un torturatore, di uno stupratore di donne e di bambini, sono già orribili di per sé: un torturatore riconsegnato con volo di Stato in pompa magna. Ma quello che non è tollerabile - lo ribadiamo, in questa sede, e vorremmo ribadirlo al Ministro Nordio, appunto, in occasione di un'ulteriore informativa - è che siano state omesse comunicazioni, perché anche noi leggiamo gli articoli che sono comparsi in queste ore a mezzo stampa e non è tollerabile né l'ignoranza e né la volontà di nascondere le informazioni, perché, se è vero che la magistratura libica aveva richiesto, prima dell'ultima informativa fatta dal Ministro Nordio e dal Ministro Piantedosi, la riconsegna del torturatore Almasri, non è pensabile che, di fronte a questo Parlamento, di fronte all'opinione pubblica e di fronte anche alla trasparenza dei fatti, questa comunicazione non sia stata data.

In quella sede, il Ministro Nordio era parso l'avvocato difensore di Almasri piuttosto che un Ministro in grado di dare spiegazioni rispetto a fatti così gravi. Quindi, rinnovo la richiesta e confido che questa informativa possa avvenire nei tempi più rapidi, perché c'è già stata troppa opacità fino ad oggi.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Gadda. Il Governo ha preso atto, insieme alla Presidenza, delle vostre richieste.

Sempre sull'ordine dei lavori, ma su un altro argomento, ha chiesto di intervenire l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Richiedo oggi un'informativa urgente al Ministro Pichetto Fratin e al Ministro Musumeci per riferire in Aula in merito all'esondazione del rio Frejus a Bardonecchia, in provincia di Torino.

Innanzitutto, vorrei esprimere, a nome del gruppo e a nome mio personale, le nostre sincere condoglianze alla famiglia di Franco Chiaffrino, deceduto a causa dell'esondazione (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), esondazione che si è ripetuta quasi nelle stesse modalità delle esondazioni del 2023 ed è questo quello che ci preoccupa.

Il tempo di ritorno di due anni per un evento di questo tipo deve essere attenzionato in maniera diversa. E devo dire che le parole arroganti, oggi, del Ministro Musumeci verso la sindaca del Comune di Bardonecchia - prendendosela, come al solito, con il comune, l'ultimo ente che, chiaramente, deve arrivare a fare le opere e subire le problematiche del dissesto idrogeologico - sono imbarazzanti.

Il Ministro dovrebbe fare chiarezza sul fatto… se le risorse previste per risolvere il problema del dissesto idrogeologico, per quanto riguarda questo rio, siano sufficienti e se il tipo di progettazione, che è stata fatta, risolva effettivamente il problema. Il tempo di ritorno di due anni per una piena del genere, dal punto di vista geologico, è un battito di ciglia, quindi, il pericolo è imminente, il pericolo ci sarà sempre nel comune di Bardonecchia. Non è con la polemica che si possono risolvere le questioni.

Devo dire che da questo Governo, che ogni giorno promuove la retorica del negare i cambiamenti climatici per qualche consenso in più, non mi aspetto che sappia affrontare questo tipo di problemi, ma dovrebbe farlo. Un Governo degno di questo nome dovrebbe affrontare questi argomenti con lucidità e pragmaticità e guardare effettivamente alle necessità del territorio. Però, lo ripeto, non è, come al solito, addossando la responsabilità ai sindaci - che hanno responsabilità nei comuni dove c'è il dissesto idrogeologico - che il Governo si può lavare la coscienza. Deve avere il coraggio di investire, deve evitare di fare passerelle e deve fare azioni concrete (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere una informativa urgente del Ministro delle Imprese e del made in Italy, Urso, perché è questo Ministero ad aver firmato e sottoscritto il contratto di servizio della Rai, cioè quel contratto attraverso il quale si giustifica il passaggio delle risorse pubbliche dei cittadini, quelle raccolte attraverso il pagamento del canone, alla nostra azienda pubblica di servizi radiotelevisivi.

Chiedo un'informativa urgente, Presidente, perché la situazione in cui siamo è assolutamente scandalosa. In primis, perché la Commissione di vigilanza deputata a verificare l'applicazione di questo contratto è ormai da mesi completamente bloccata e non fa il suo lavoro a causa delle continue assenze dei deputati della maggioranza. In secondo luogo, perché riteniamo che, in queste ore, con la presentazione dei nuovi palinsesti e con l'emersione di problemi molto gravi inerenti ai contratti dei precari giornalisti della Rai, ci siano state e ci siano in campo numerose violazioni di quel contratto. Sono violazioni palesi, perché il contratto impegnerebbe la Rai ad accrescere la qualità dell'informazione secondo criteri di completezza, correttezza, equilibrio, responsabilità, imparzialità, verifica delle fonti, indipendenza e pluralismo.

A fronte di questi impegni, il management sta trasformando la Rai in “TeleMeloni” (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)! Si tagliano i programmi di informazione e di approfondimento, si riducono le risorse a programmi che, secondo alcuni sondaggi, sono programmi identitari della Rai, considerati importantissimi, tanto che il 62 per cento dei cittadini si dice contrario a tagli a programmi come Report, Presa Diretta, Petrolio e Lo stato delle cose. Viene tagliato persino lo spazio del confronto politico, con la scomparsa di Agorà Weekend, e, più in generale, si riduce la qualità dell'informazione che viene offerta ai cittadini che, ricordiamolo, hanno il diritto costituzionalmente garantito ad avere un'informazione libera e di qualità.

A questo si aggiunga che, su molti temi, la Rai non sta facendo il suo dovere, cioè non sta facendo quello che è scritto nel contratto di servizio. Faccio solo un esempio: nel contratto di servizio c'è scritto che la Rai dovrebbe accrescere le competenze del pubblico in relazione alle nuove sfide della transizione ambientale; che dovrebbe accrescere le conoscenze scientifiche attraverso una informazione puntuale e continuativa, anche con riferimento alle cause e alle soluzioni del cambiamento climatico; e, ancora, che dovrebbe adottare criteri di gestione idonei ad assicurare trasparenza ed efficienza nell'uso delle risorse pubbliche. E in queste ore non si riescono a vedere i contratti che la Rai ha fatto con alcuni conduttori, che pare che prevedano minimi garantiti che obbligano la Rai al pagamento di cifre onerose anche in assenza dei risultati in termini di share e anche in assenza del numero di puntate pattuite. C'è, quindi, una vera e propria vergogna sotto ai nostri occhi, perché si viene meno alla necessità di garantire un'informazione plurale, si viene meno alla necessità di informare su temi su cui la maggioranza non vuole che i cittadini siano informati, come quelli del cambiamento climatico, e si viene meno anche alla necessaria trasparenza sull'uso delle risorse pubbliche.

Quindi, Presidente, chiediamo che, visto che la Commissione non può fare il suo lavoro, lo possa fare quest'Aula: venga qui il Ministro Urso (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) e ci consenta di discutere dello scempio che stanno facendo sul nostro servizio pubblico.

Discussione del disegno di legge: S. 1479 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 maggio 2025, n. 65, recante ulteriori disposizioni urgenti per affrontare gli straordinari eventi alluvionali verificatisi nei territori di Emilia-Romagna, Toscana e Marche e gli effetti del fenomeno bradisismico nell'area dei Campi Flegrei, nonché disposizioni di carattere finanziario in materia di protezione civile (Approvato dal Senato) (A.C. 2482​) (ore 15,43).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2482: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 maggio 2025, n. 65, recante ulteriori disposizioni urgenti per affrontare gli straordinari eventi alluvionali verificatisi nei territori di Emilia-Romagna, Toscana e Marche e gli effetti del fenomeno bradisismico nell'area dei Campi Flegrei, nonché disposizioni di carattere finanziario in materia di protezione civile.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 2482​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

I presidenti dei gruppi parlamentari Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle ne hanno chiesto l'ampliamento.

La VIII Commissione (Ambiente) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, l'onorevole Stefano Maria Benvenuti Gostoli.

STEFANO MARIA BENVENUTI GOSTOLI, Relatore. Grazie mille, Presidente. Il provvedimento, già approvato dal Senato e non modificato in sede referente presso la Commissione ambiente, si compone di 21 articoli e mira a rafforzare il quadro normativo e finanziario già predisposto con i precedenti interventi emergenziali.

Passo ad una disamina - molto sintetica, ma completa - degli articoli che compongono il provvedimento.

L'articolo 1 amplia l'ambito di responsabilità del commissario straordinario, includendo anche i territori dell'Emilia-Romagna colpiti dagli eventi alluvionali dell'autunno 2024, stanziando 100 milioni di euro per il 2027.

L'articolo 2 interviene sull'organizzazione e il funzionamento della struttura commissariale, prevedendo la possibilità di ricorrere a convenzioni e disponendo alcune misure sul trattamento del personale, anche con riferimento al trattamento previdenziale dei dirigenti provenienti da amministrazioni locali.

L'articolo 3 riorganizza il coordinamento interistituzionale, promuovendo la partecipazione dei cittadini e il coinvolgimento degli enti territoriali nell'attività della cabina di coordinamento.

L'articolo 4 introduce strumenti amministrativo-contabili a supporto delle funzioni commissariali e delle misure di ricostruzione, nonché l'esenzione dall'IMU per i fabbricati distrutti o dichiarati inagibili, fino alla ricostruzione definitiva o, comunque, non oltre il 31 dicembre 2026.

L'articolo 5 semplifica le procedure per la ricostruzione privata e disciplina l'accesso agli ulteriori contributi per gli immobili colpiti più volte dagli eventi alluvionali. È prevista, inoltre, la possibilità per il commissario straordinario di adottare misure volte a favorire la sostenibilità ambientale e l'economia circolare negli interventi di ricostruzione.

L'articolo 6 introduce ulteriori misure di semplificazione per la concessione ed erogazione dei contributi, rafforzando temporaneamente la capacità operativa delle amministrazioni territoriali.

L'articolo 7 istituisce un Piano speciale di ricostruzione, definendo criteri di priorità basati sull'urgenza degli interventi e disciplinando la collaborazione con ISPRA, le convenzioni con gli imprenditori agricoli e le misure per la gestione del dissenso sociale nei territori colpiti.

L'articolo 8 chiarisce il ruolo dei soggetti attuatori per la ricostruzione pubblica urgente, semplifica le procedure, stabilisce tetti di spesa e consente l'uso di atti aggiuntivi e convenzioni.

L'articolo 9 istituisce un programma straordinario per la riduzione del rischio idraulico e idrogeologico con risorse complessive pari a un miliardo di euro, distribuite dal 2027 al 2038. Inoltre, rafforza la capacità operativa delle regioni Emilia-Romagna, Marche e Toscana, nel contrasto al dissesto idrogeologico, con una spesa autorizzata di 30 milioni di euro. Gli articoli successivi, dal 10 al 13, introducono misure specifiche per il trattamento dei materiali alluvionali, per la sospensione di termini tributari e contributivi a favore dei territori colpiti dal sisma ai Campi Flegrei, per la riqualificazione sismica degli edifici inagibili e per l'erogazione di contributi di autonoma sistemazione.

Gli articoli dal 13-bis al 13-ter intervengono sulla proroga dei contratti a tempo determinato per il personale comunale della Protezione Civile nella città metropolitana di Napoli e sull'avvio degli interventi urgenti nei Campi Flegrei. L'articolo 14 autorizza un incremento di 200 milioni di euro per il 2025 a favore del Fondo per lo sviluppo e la coesione. L'articolo 15 accelera la rendicontazione dei finanziamenti per la vulnerabilità sismica degli edifici scolastici.

Gli articoli 15-bis e 15-ter intervengono sulla ricostruzione post-sisma 2009 e sull'ampliamento della cabina di regia per lo sviluppo delle aree interne, includendo il commissario per la ricostruzione delle aree colpite dal sisma del 2016. L'articolo 16 disciplina, infine, l'entrata in vigore del decreto-legge. Infine, signor Presidente, ancor più in qualità di deputato marchigiano, non posso chiudere senza esprimere un sentito ringraziamento al Governo Meloni e al presidente della regione Marche, Francesco Acquaroli, per la sinergia e l'impegno straordinario messo in campo a favore dei territori colpiti da queste calamità naturali. Per troppo tempo i cittadini hanno avuto la sensazione di essere lasciati soli di fronte alle emergenze. Oggi, grazie a questo Governo, possono finalmente sentire la presenza concreta e tangibile delle istituzioni centrali e il binomio Stato-regione Marche rappresenta certamente un ottimo esempio in tal senso.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire, se lo ritiene, la rappresentante del Governo. Non ritiene di farlo in questa fase. È iscritto a parlare l'onorevole Gnassi. Ne ha facoltà.

ANDREA GNASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Con questo decreto-legge n. 65 vengono individuati dei provvedimenti sulle alluvioni occorse negli anni 2023 e 2024 in Emilia-Romagna, e per i Campi Flegrei. Questo provvedimento ha a che fare, in sostanza, con una delle caratteristiche che il nostro Paese ha, ossia la fragilità, in alcuni contesti, del suo territorio, in relazione anche ai cambiamenti climatici che stiamo vivendo.

Qualche considerazione. Con questo decreto si modifica, per fortuna in modo anche sostanziale, l'allora famoso decreto-legge n. 61 del luglio 2023, che fu il primo atto proposto dal Governo - che poi venne approvato - con il quale si tentava di dare qualche risposta a quello che avvenne. Sono passati, Presidente, due anni. Stiamo guardando avanti. Questo è un provvedimento - poi lo dirò - che ha degli elementi positivi e che accoglie anche delle richieste che vengono dai territori. Però sono passati due anni. Sono anni lunghi. Quando si dice che il Parlamento, la politica, le istituzioni spesso (Commenti)… Scusate, colleghi…

PRESIDENTE. Colleghi del MoVimento 5 Stelle, onorevole Colucci, onorevole L'Abbate, per favore.

ANDREA GNASSI (PD-IDP). Dicevo, quando a volte si dice - molto spesso a ragione, a volte invece in modo forzatamente populista o demagogico - che c'è molta distanza tra le istituzioni, il Parlamento, la politica e i cittadini, questa distanza, noi, adesso, in modo molto concreto, la misuriamo in questi due anni che sono occorsi per fare un provvedimento che raccoglie quello che, già due anni fa, alla luce della tragedia e dei problemi, dai territori veniva richiesto. Sono anni troppo lunghi.

Quando, in una fase emergenziale, per questioni emergenziali e tragedie che toccano le vite delle persone, le imprese, come quegli allagamenti che abbiamo visto, passano due anni per le prime risposte, due anni sono una distanza troppo lunga per rispondere all'emergenza. Ciononostante non torniamo indietro, semmai guardiamo a quello che è successo per trovare uno spunto per lavorare meglio, per dare una traiettoria alle nostre riflessioni che sia un po' più di senso, un po' più puntuale, soprattutto quando parliamo di alluvioni e di emergenze legate a sismi, a fenomeni bradisismici.

Vi ricordate le polemiche? Io non voglio fare un passo indietro, ma l'alluvione fu usata, particolarmente in alcuni momenti, come strumento politico, a volte, basta leggere le cronache, anche come randello politico. Si addossarono colpe per quei fatti ai territori, alle amministrazioni e ai sindaci. Vi ricordate la quantità di pioggia mai vista in serie storiche, che poi la scienza ha confermato essere secolari? L'ingressione marina - io vengo da quel territorio, in Romagna -, le condizioni meteo marine che impedivano l'afflusso delle acque a mare. E così crinali degli Appennini, dove si concentrava, ripetuta nel tempo, una quantità di pioggia che si riversava immediatamente in pianura, trovando poi che cosa? Una situazione territoriale morfologica cosiddetta anche bassa Romagna, cioè un territorio che era sotto il livello del mare, quindi il mare che non prendeva l'acqua e l'acqua che cadeva; una terra che è così da quando è nata la bassa Romagna.

Nonostante quelle condizioni e quella tragedia, che lì si consumò, non si volle guardare tanto ai fatti scientifici e concreti, quanto, in una prima fase, alle polemiche. L'alluvione fu usata politicamente. C'erano persino le elezioni regionali. Presidente, come noi avvertimmo, quella è una terra che, quando viene attaccata nel profondo, anche nelle emergenze, quando bisogna mettere fatica, lavoro e cuore oltre l'ostacolo e oltre le appartenenze politiche, poi reagisce e si ricorda da chi viene attaccata. E infatti le elezioni regionali, poi, confermarono che quell'attacco politico era andato a sbattere a quella che era la ragione dei romagnoli e degli emiliano-romagnoli.

Poi, sempre per guardare con il senno dell'avanti, ricordando il prima, quelle polemiche, quando anche da parte del Governo furono utilizzati argomenti, mi ricordo l'allora Ministro Musumeci, forse anche memore delle sue prestazioni da governatore, da presidente della regione Sicilia, quando le sue esternazioni con la gente sui tetti che tentava di salvarsi lo vedevano impegnato a Roma in conferenze stampa un po' surreali, comunque poi quelle polemiche furono sgombrate, perché purtroppo - ecco qui il tema - il cambiamento climatico lo stiamo vivendo anche oggi, no?

Fuori da quest'Aula, con 40 gradi. Lo abbiamo visto con le alluvioni che sommersero la Germania, la Polonia, l'Austria, il ciclone Boris, decine e decine di morti, e poi, ancora, in Spagna con il ciclone Dana, Valencia, 70 morti. Ci furono vittime anche dalle nostre parti. Dico questo perché allora noi fummo colpiti e non fummo pronti, non fummo reattivi. Addirittura il Governo volle, in qualche modo, rompere l'equilibrio di un'organizzazione, di un'architettura istituzionale del Paese che esiste, regioni, comuni, per imporre da Roma un commissario.

Ovviamente il generale Figliuolo è una risorsa del Paese, è una risorsa dello Stato. Nessuno di noi ha mai avuto qualcosa contro il commissario Figliuolo, ma c'era un'impostazione, un'impostazione politica: siete incapaci, vi commissariamo. Quando dai territori, fossero il Friuli-Venezia Giulia, piuttosto che il Veneto, piuttosto che l'Emilia-Romagna, se l'architettura istituzionale del Paese è questa, centrata sulle regioni che hanno un ordinamento procedurale con le protezioni civili, con i comuni, allora davvero bisognava forse investire in responsabilità su quei territori, sul presidente della regione, qualunque esso fosse: Acquaroli nelle Marche, Bonaccini prima in Emilia-Romagna, ora De Pascale.

Allora, dobbiamo organizzare anche i nostri provvedimenti avendo sempre la cognizione profonda del senso che questi producono, degli atti che producono. Oggi siamo in una fase diversa. Siamo in una fase diversa, c'è il commissario Curcio. È stato fatto tutto quello che si doveva? Sì, ci sono segnali, però non è stato fatto tutto quello che si doveva fare. Vedete, a noi capitò di dire alcune parole anche in dialetto della nostra lingua, perché la Romagna è una terra che non si piange addosso e anche le cartoline edulcorate dei bravi romagnoli che spalano nel fango, anche quelle cartoline lì ci stanno un po' strette, perché poi siamo abituati dalle nostre parti, come nel resto del Paese, anche a guardare i fatti.

La Romagna si è data coraggio, ha lavorato, ha saputo decidere in momenti drammatici. Ne cito uno: quelle notti tra il 19, 20 e 21 maggio, quando la Cooperativa Agricola Braccianti di Ravenna, d'intesa con il sindaco e il prefetto di allora - con il sindaco di allora De Pascale, ora è il presidente della regione, ed il prefetto - presero e si assunsero la responsabilità di una decisione drammatica, cioè rompere gli argini, allagare i campi per centinaia e centinaia di ettari di quelle cooperative di braccianti, per salvare Ravenna. Si tagliarono gli argini per allagare campi e così distruggere raccolti, lavoro, ma si salvarono delle vite.

Tutto questo per dire cosa? Per guardare al provvedimento di oggi con la memoria al passato, perché ci ricordiamo, amarcord. E allora, come ci dicevano e ci dicono anche le nostre nonne e i nostri genitori, a ma racmand: è un monito, è un monito che suona anche dolce. Mi raccomando, questo Parlamento, il Governo deve fare le cose che sa che deve fare, non deve perdere tempo in polemiche. Dicevo prima, ci sono alcuni punti importanti. Oggi ci avviamo ad una cornice normativa più adeguata, stabilire quali sono le norme stesse entro le quali il commissario si può muovere.

Ci sono ancora le promesse che sono lì, scolpite non nel vento, ma nel fango, dei famosi rimborsi 100 per cento per i beni immobili. Perché l'impianto normativo sulle calamità è ancora quello legato ai terremoti: quando c'è un terremoto, vengono colpiti i beni immobili; quando c'è un'alluvione, vengono colpiti i beni mobili, si allagano i primi piani, le cucine, i garage, i motorini per andare a lavorare. Allora questo provvedimento ha dei passi avanti, si mettono in piedi alcune procedure che aiutano la relazione anche fattuale-operativa del commissario con le regioni, però ci sono punti che rimangono inevasi.

Tra l'altro, tutti i punti migliorativi erano quelli che noi avevamo proposto già nel luglio 2023, che non sono stati messi nel decreto-legge n. 61 di allora. Sono passati 2 anni ed oggi alcuni miglioramenti ci sono, ma rimangono inevasi alcuni punti, come, ad esempio, il riconoscimento delle piccole difformità come elemento fondamentale per poter accedere ai contributi. Non è un condono, sono piccole cose, accatastamenti. C'è poi il non riconoscimento degli indennizzi per i beni immobili, per i quali, in questo provvedimento, sono stati inseriti tetti che non sono compatibili né con le promesse fatte, né con i bisogni: 6.000 euro di tetto massimo, quando 2.500 euro - finisco - per una cucina.

E ancora, le opere strutturali necessarie per mettere in sicurezza quei territori. Si dice che gli interventi, la pianificazione territoriale e la programmazione strategica devono farle le regioni e i comuni. Certo che sì, ma ci vogliono leggi speciali se ti chiami Bassa Romagna, se sei sotto il livello del mare; ci vuole una relazione nelle procedure tra commissario e Governo; ci vogliono quegli 8,5 miliardi. Sì, sono state messe alcune risorse, c'è un miliardo per proseguire, però non c'è un impianto legislativo che possa guardare con strategicità agli interventi da fare.

PRESIDENTE. Grazie.

ANDREA GNASSI (PD-IDP). Per questi motivi, riconoscendo alcuni passi avanti e memori di quello che è successo, il nostro voto sarà contrario, con l'auspicio che però, anche con il nuovo commissario, si possa davvero cambiare marcia e fase (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Lampis. Ne ha facoltà.

GIANNI LAMPIS (FDI). Grazie, Presidente. Penso che questa discussione non possa prescindere dall'analisi di un dato di fatto, e cioè che, rispetto a quanto avveniva in passato, ossia che in tutti i casi in cui si verificavano eventi catastrofali ed emergenze di Protezione civile su tutto il territorio nazionale il Governo di turno si limitava a riconoscere lo stato di calamità, prevedere un finanziamento e scaricare sui territori qualsiasi opera di ricostruzione, ma anche di gestione dell'emergenza stessa, l'approccio che il Governo Meloni invece ha messo in campo è di tutt'altro tipo: quello di un senso di responsabilità profondo, di un senso di responsabilità istituzionale, che va a consolidare quell'architettura costituzionale di cui si compone la nostra Nazione.

Un Governo che è presente, che è d'ausilio rispetto a quelle che sono le funzioni delle regioni, degli enti locali e di tutti coloro che nei territori hanno ruoli di responsabilità; un Governo che gli stessi cittadini percepiscono vicino, perché è inconfutabile quello che il Governo Meloni ha fatto in questi primi anni di legislatura in tutti i casi in cui si siano verificate emergenze di Protezione civile o eventi catastrofali; un impegno importante del Ministro Musumeci, messo in campo con tutte le strutture di tutti i Ministeri che hanno lealmente collaborato per mitigare quelle situazioni che le comunità hanno vissuto.

Questo atto normativo che oggi noi discutiamo si pone in continuità con quelle che sono le attività precedentemente svolte. Oggi il Parlamento si assume la responsabilità di accompagnare la fase della ricostruzione con tutte quelle necessità che si sono presentate e che sono emerse, con una gestione commissariale naturalmente, sulla base di una regia nazionale, ma anche sulla base di tutte quelle indicazioni che i territori hanno mostrato come esigenze impellenti rispetto ad una soluzione che doveva essere data.

Questo disposto normativo, quindi, si compone, come è stato detto, essenzialmente di due parti: il primo capo che affronta le esigenze dei territori alluvionati delle regioni Toscana, Emilia-Romagna e Marche; il secondo capo, invece, affronta il tema, ancora attuale, come abbiamo visto peraltro nell'ultima scossa di magnitudo 4.6 delle scorse ore, che riguarda i Campi Flegrei, in Campania. Noi oggi ci presentiamo di fronte a quest'Aula per chiedere che queste migliorie normative possano diventare strumenti in mano a coloro i quali oggi hanno la responsabilità di accelerare i tempi della ricostruzione da una parte, della messa in sicurezza del territorio da un'altra parte, e, non meno importante, del sostegno a tutti quei cittadini e a tutte quelle imprese che, a seguito di questi eventi catastrofali, hanno subito danni.

Quindi, efficientare le strutture commissariali significa oggi credere che quest'opera di ricostruzione abbia priorità assoluta.

Ecco che troviamo, quindi, all'interno del provvedimento, numerose disposizioni normative che mirano ad integrare la dotazione organica delle strutture commissariali, mirano ad individuare professionisti di buona volontà che si mettano a disposizione di questa causa nazionale. Per tanti potrebbe essere una passeggiata, un dato scontato, ma la mia esperienza di assessore regionale, con delega alla Protezione civile, mi ha insegnato che serve veramente una capacità importante per potersi dedicare, dal punto di vista professionale, a queste attività. Quindi, a nome di Fratelli d'Italia, può arrivare, oggi, in questa occasione, anche il ringraziamento a tutti coloro che, in diverse parti della nostra Nazione, naturalmente in quelle di cui oggi noi discutiamo, svolgono un'opera meritoria, importante, anche oltre l'orario proprio di lavoro, che sta consentendo anche al Governo di ottenere questi importanti risultati.

Non meno importanti sono le dotazioni economiche: un miliardo di euro dal 2027 al 2038, soldi importanti. Qui non si tratta di fare speculazione politica, come ancora le opposizioni cercano di fare su questi temi: non c'è alcuna volontà, né ideologica né partitica, di essere in competizione con quelle che sono le amministrazioni regionali o le amministrazioni territoriali. Questo tipo di speculazioni politiche a noi non appartengono. A noi interessa che ai fatti che il Governo mette in campo conseguano immediatamente i risultati che le comunità devono vedere: quindi - lo dicevo prima -, le stabilizzazioni del personale nelle strutture commissariali, le esenzioni IMU, dei ruoli ai consorzi di bonifica, le esenzioni contributive in ambito agricolo; non meno importanti le semplificazioni delle procedure per le ricostruzioni di edifici privati, laddove vi siano dei contributi, ma anche un programma straordinario di interventi per la riduzione del rischio idraulico ed idrogeologico.

Un altro tema su cui questo Governo e questa maggioranza stanno segnando la discontinuità rispetto al passato è quello di affrontare le emergenze nell'unico modo possibile in cui le stesse, in futuro, possano produrre o far verificare danni meno ingenti. Il modo migliore per affrontare le emergenze è la pianificazione: gli strumenti di pianificazione urbanistica sono, prima di tutto, necessari per individuare le criticità dei territori, per individuare le priorità nella realizzazione delle opere di mitigazione del rischio idraulico ed idrogeologico, ma, soprattutto, noi stiamo lavorando, e abbiamo lavorato sin dal primo momento, per mettere in campo quei piani che servono alle amministrazioni regionali per scrivere il proprio futuro. Parlo, naturalmente, del Piano di adattamento ai cambiamenti climatici, che, poi, può essere declinato in quello che le regioni stesse approvano. Un lavoro importante: abbiamo trovato degli studi conservati nei cassetti di qualche Ministero, che abbiamo rispolverato per presentare all'attenzione della Comunità europea, per prendere impegni seri, per dire che le politiche ambientali in Italia non sono per nulla in competizione con le esigenze produttive della nostra Nazione. Non esiste una musealizzazione del territorio, escludendo l'uomo e le sue attività. In Italia, con questo Governo e con questa maggioranza, la tutela dell'ambiente va di pari passo con un ruolo di responsabilità che noi vogliamo dare - come dicevo - a chi ha attività umane dislocate su tutte le comunità.

Il Capo II - lo dicevo prima - è quello dedicato a un'emergenza che ormai sta interessando la struttura di Protezione civile del Dipartimento nazionale, anche coinvolgendo tutte le regioni italiane in caso di emergenza. I Campi Flegrei rappresentano una priorità per il Paese, perché la tutela della vita umana rappresenta una priorità per il Paese. Questo cosa significa? Che non intendiamo, come qualcuno, anche in questo caso facendo speculazione politica, continua a dire, sfollare i cittadini di quell'area del territorio nazionale, intendiamo aiutarli ad essere sicuri a casa loro. Sono state fatte già delle opere importanti in questi due anni, sono stati fatti stanziamenti importanti. Continuiamo ad essere vicini a quelle comunità e alle amministrazioni locali per consolidare quello che è - anche oggi, con la notizia di oggi - il modus operandi del Governo Meloni. La notizia è chiara: sesta rata del PNRR, 18,3 miliardi di euro riconosciuti alla nostra Nazione, conseguimento di tutti gli obiettivi, primato europeo. Questo è il Governo Meloni, questo è l'impegno di Fratelli d'Italia all'interno di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.

ANTONIO CASO (M5S). Grazie, Presidente. Nel mio intervento mi limiterò ad analizzare la parte di questo decreto che riguarda i Campi Flegrei, poi, sul complesso del provvedimento, interverrà la collega Ilaria Fontana.

I Campi Flegrei: veniamo da una nuova, recentissima scossa proprio ieri, di nuovo di magnitudo 4,6, che ricordo essere la massima che si è registrata nel territorio, nel mio territorio. Vorrei ricordare di cosa stiamo parlando: parliamo di un territorio, quello dei Campi Flegrei, che è soggetto al fenomeno del bradisismo, quasi l'unico al mondo; un fenomeno che porta all'innalzamento e all'abbassamento della terra. E qualora questa si alzi, qualora sia in fase ascendente, come è dal 2005, tutto ciò comporta delle scosse, un'attività sismica. Quindi, possiamo dire che è un territorio dove noi sappiamo, abbiamo la certezza scientifica, che delle scosse ci sono e continueranno ad esserci, almeno fintantoché si sale. E ricordo che noi siamo saliti sopra il livello del mare, da quando saliamo dal 2005, di ben 1,5 metri, con una velocità di innalzamento che variava da una media di 1,5 centimetri al mese, ma si è arrivati anche a raggiungere i 3 centimetri al mese. Quindi capiamo, al di là delle scosse, tutto questo che cosa può comportare al territorio e i disagi sulle infrastrutture, tra il porto, i sottoservizi e così via.

Siamo arrivati, negli ultimi quattro mesi, a 10.000 terremoti, di cui una sessantina - 59, di preciso - che hanno superato la magnitudo 3; 7 hanno superato la magnitudo 4 e - lo ricordavo prima - proprio ieri siamo arrivati a toccare nuovamente il record di magnitudo 4,6. Questo che cosa ha comportato? Ha comportato che, al 31 marzo - dai dati che abbiamo aggiornati al 31 marzo -, abbiamo ben 130 edifici inagibili, che significa avere 250 nuclei familiari fuori casa e avere una popolazione che, giustamente, vive con l'ansia costante, perché, come ripetevo prima, noi sappiamo che le scosse arriveranno.

Allora, lì c'è tutto il ragionamento: in principio, quando è partito l'acuirsi della crisi, c'era un discorso. Schiettamente, al di là dei colori politici, al di là di quasi tutte le differenze che ci possono contraddistinguere, con il Ministro Musumeci si era fatto un discorso chiaro: dobbiamo fare in modo che nei Campi Flegrei si possa vivere, si possa convivere con il fenomeno, che possa essere un territorio resiliente, il più sicuro possibile. Perché ricordo che qui parliamo del lato sismico, non parliamo del lato di emergenza vulcanica, che inevitabilmente, qualora ci fosse un'eruzione, è chiaro che i provvedimenti siano altri e l'allontanamento sia necessario. Ma qui stiamo parlando di un fenomeno sismico, che la scienza ci dice può raggiungere, al massimo, un quinto grado di magnitudo, un fenomeno con cui si può convivere.

Ricordo precisamente le frasi e le parole del Ministro nelle riunioni iniziali, in cui diceva, tra virgolette: noi faremo grandi cose, i Campi Flegrei diventeranno il Giappone d'Italia. Quindi qualcosa per cui, se c'è una scossa, non è bello, ma almeno sono sicuro che non crolli la scuola sui miei figli o non mi crolli la mia casa addosso mentre dormo.

L'abbiamo sentito nelle recenti dichiarazioni che sono state fatte qui, in Aula (ma anche dopo gli interventi fatti al Senato), che finalmente questo Governo ha sostituito il vecchio metodo di interventi emergenziali per avere un approccio strutturale.

Signori, ma siamo al terzo decreto Campi Flegrei (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Se quello che dite fosse vero, non saremmo al terzo decreto e non ne avremmo un quarto, un quinto, perché probabilmente sarà così! È perché questo? Perché, nonostante sia chiaro che si può operare in modo diverso e nonostante a chiacchiere dite che si sta operando in modo diverso, in realtà, inseguite l'emergenza, creando situazioni caotiche sul territorio. Perché ogni volta che c'è una scossa di magnitudo superiore a 4, che può creare danni e determinare sfollati, si deve intervenire con un decreto apposito per dare gli aiuti, per il contributo di autonoma sistemazione, per permettere l'accesso ai finanziamenti per sistemare casa. Ogni sacrosanta volta che c'è una scossa che comporta danni bisogna fare un nuovo decreto. E questo non è inseguire l'emergenza? Questo è l'atteggiamento strutturale? Siamo seri. Ma non è solo questo, perché poi si vanno a creare discrepanze sui territori.

Allora, per chi è stato sfollato a maggio 2024 - quindi oltre un anno fa - vi sono alcune misure. Ora stiamo attivando misure per chi è stato sfollato dopo la forte scossa di marzo. Per tutti i neo sfollati non c'è niente. Ci rendiamo conto? Per poi arrivare all'assurdità di questo decreto, dove finalmente sono stati sospesi i mutui e alcune spese per i cittadini che non vivono a casa, quindi gli andiamo incontro, cosa che stiamo chiedendo dall'inizio. Ma cosa si fa? Innanzitutto, si sospendono solo per una categoria di sfollati, quelli di marzo, mentre quelli che, da maggio 2024, stanno fuori casa non hanno niente. Per chi invece è stato sfollato a marzo, io, Governo Meloni, io, Stato, ti aiuto, ti sospendo il mutuo, ti permetto di alleggerirti dalle spese visto che sei fuori casa, ti sospendo il mutuo per ben quattro mesi, però poi devi ridare tutto insieme a dicembre! Ci rendiamo conto che è tutto ridicolo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? È un'offesa! È un'offesa.

Ci sono tante mancanze in questo decreto che abbiamo provato a colmare fin dall'inizio con un atteggiamento costruttivo. Infatti, l'ho messo in chiaro subito: non faremo alcun gioco politico, non faremo alcuna distinzione di colori sull'incolumità delle persone, sull'incolumità della mia famiglia, dei miei concittadini, dei miei amici; non giocherò mai politicamente su questo. Quindi, pronto a lavorare, pronto a proporre e l'abbiamo fatto dall'inizio. E cosa abbiamo ottenuto dall'altra parte? Costanti “no”, salvo poi arrivare in campagna elettorale per le europee, durante la quale, guarda caso, diverse forze di maggioranza andavano a proporre e a promuovere sul territorio tutte le misure che noi promuovevamo dall'inizio e che invece loro stessi avevano bocciato. E allora lì, sì, che non ci sto, perché si prendono in giro i cittadini e non si portano le soluzioni che si dovrebbero portare!

C'è un altro grande assente, come misura, all'interno di questo decreto, fin dall'inizio: l'aiuto alle attività economiche e produttive del territorio. Non c'è nulla. Immaginiamo che cosa possa significare in un Paese dove già l'inflazione sta facendo i suoi danni, dove c'è chi non riesce a spendere già in condizioni normali, figuriamoci in un territorio come quello dei Campi Flegrei che sta vivendo quello che sta vivendo! Immaginiamo cosa possa significare.

Io più volte ho invitato i membri anche della Commissione ambiente: venite, andiamo insieme, facciamoci un giro, andiamo a contare i negozi che stanno chiudendo, andiamo a contare le attività che ora sono state sostituite da un cartello “affittasi”, andiamo a parlare con le persone che ora non hanno più lavoro e diciamo a chi, magari, non sta a casa da più di un anno che gli abbiamo sospeso il mutuo, per poi correggerci e dire: “ah no, no, lo abbiamo sospeso agli altri, a te no”.

E, allora - e arrivo alla conclusione, Presidente -, abbiamo sempre preteso serietà e l'ho ribadito stamane anche in Commissione. Abbiamo tutta una serie di emendamenti che, messi in fila l'uno dietro l'altro, vi danno le reali necessità del territorio, perché, con costanza, dialoghiamo con i comitati dei cittadini che si sono creati, con gli amministratori locali, con le attività produttive, con il settore del turismo. Dialoghiamo con tutti e, dal basso, abbiamo costruito le reali necessità del territorio, abbiamo costruito le risposte alle reali necessità del territorio.

E, allora, trovo inaccettabili, ancora una volta, le dichiarazioni di questa mattina del Ministro Musumeci, che, ancora una volta, sembra totalmente improvvisato. Io inizio a essere seriamente preoccupato, da cittadino flegreo, che la mia vita sia nelle mani di un Ministro che rilascia quelle dichiarazioni. Oggi è arrivato a dire: forse sarebbe utile suggerire di liberare alcune delle aree. Ministro, è utile o non è utile? Va fatto o non va fatto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Così come ha fatto anche all'inizio, quando diceva che era necessario, forse, attivare l'allerta arancione, poi è ritornato indietro, che era necessario attivare lo stato d'emergenza, poi è tornato indietro. Ma è questo il modo di fare? Ma che sicurezza diamo ai cittadini? Che credibilità vuole avere lo Stato? E non parlo del Governo Meloni, parlo dello Stato! Il Ministro qui ci deve chiarire diverse cose su determinati finanziamenti di cui lui parla. Non si capisce, per esempio, l'accordo con la BEI, la Banca europea degli investimenti. Ci venga a spiegare. Il Ministro deve capire che siamo ancora una Repubblica parlamentare e che deve tener conto di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non bastano le dichiarazioni stampa, perché abbiamo chiesto che lui venisse a chiarirci determinate cose, non solo per questo Parlamento - già basterebbe -, come è giusto che sia, ma per dare la chiarezza che i cittadini flegrei meritano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Gianpiero Zinzi. Ne ha facoltà.

GIANPIERO ZINZI (LEGA). Grazie, Presidente. Quello di oggi è un tema che, dal mio punto di vista, richiede grande concretezza, quindi, proverò ad essere essenziale, come lo è stato il Governo in questi tre anni, perché, su tutte le emergenze, abbiamo registrato, con piacere, una grande tempestività di intervento. Stamattina, 10 milioni stanziati per l'ennesima scossa di terremoto e per il costone crollato dell'isolotto di Punta Pennata. Che cosa ci dice questo intervento? Ci dice che c'è un Governo che, sulle emergenze, non ha perso tempo. Lo ha fatto, investendo risorse, lo ha fatto soprattutto dialogando con i territori. Durante la scorsa settimana, con la Commissione dedicata al dissesto idrogeologico, abbiamo incontrato, neanche a farlo apposta, i sindaci dell'area dei Campi Flegrei. Ci hanno raccontato del dialogo con il Governo e che le scelte poste dal Governo nei diversi decreti sono state efficaci, puntuali, che danno conforto rispetto ad una situazione di emergenza che rende tutto imprevedibile.

Sì, perché, se vogliamo andare al di là dei colori politici, dobbiamo contestualizzare quello che sta accadendo. In particolar modo nell'area dei Campi Flegrei, in Campania, da inizio legislatura, abbiamo compreso che tutto si vive alla giornata e anche il Governo è costretto ad inseguire i fenomeni che si determinano sui territori. Ma come sta inseguendo? Ha stanziato finora 700 milioni di euro. Lo ha fatto con la consapevolezza che ad ogni fenomeno e ad ogni nuovo evento si debba intervenire, avendo la capacità di essere elastici, variabili.

Allora, siamo al terzo decreto sui Campi Flegrei. Ricordo che, durante il primo decreto - di cui, peraltro, sono stato il relatore -, stanziammo 55 milioni di euro; tali decreti, in sede di conversione, hanno sempre ottenuto risorse in più, perché, insieme al Governo, ci ha lavorato tutto il Parlamento; decreti che sono riusciti a portare a casa soluzioni concrete. Penso, ad esempio, alla ricerca di vie di fuga, penso al lavoro per la riapertura del tunnel di raccordo tra la tangenziale Napoli e il porto di Pozzuoli, penso all'attenzione e al sostegno da parte del Parlamento e del Governo nei confronti degli amministratori locali. E, allora, di fronte a questo tipo di lavoro, sono dell'avviso che realmente si debba lavorare insieme.

Infatti, il secondo decreto, che ha dato supporto e conferma delle buone intenzioni del primo, ci ha portato ad una cifra importantissima: 490 milioni di euro che, sommati ai precedenti 55 milioni e ai successivi 50 milioni di euro, cioè quelli di questo decreto, e sommati, ancora una volta, ai 100 milioni della legge di stabilità finanziaria, ci dicono che il Governo su una sola area del Paese, che merita attenzione e grandi e importanti interventi, ha finora stanziato 700 milioni di euro.

Questo significa che la previsione ci porterà a sfiorare il miliardo di euro stanziati sui Campi Flegrei. Che cosa vuol dire? Vuol dire grande impegno da parte del Governo, grande impegno da parte del centrodestra, grande volontà di condivisione con tutto il Parlamento.

E, allora, dai colleghi di opposizione, anziché criticare il Governo per il numero di decreti, vorremmo tanto che si riconoscesse che c'è un impegno concreto che consente l'avvicendarsi dei decreti e degli interventi alla luce delle emergenze che si succedono. Prima non era mai accaduto. Questa legislatura è iniziata - ricordo - con il decreto Ischia; quella tragedia ha poi visto 150 milioni investiti da parte del Governo. Ebbene, anche in quel caso, c'è stato un intervento tempestivo ed efficace. E, oggi, su 209 interventi di ricostruzione siamo già a 110 interventi completati. Con questo che cosa voglio dire? Che da parte nostra c'è piena consapevolezza: la consapevolezza che, di fronte a queste emergenze, la situazione è delicata e difficile; la consapevolezza che l'impegno deve essere doppio e fatto di concretezza e di serietà.

E, allora, io ringrazio il Governo - e lo faccio anche alla luce delle tante scelte fatte in questi mesi - soprattutto per aver dato con questo decreto continuità e certezze ad un lavoro che guarda al nostro Paese, alle sue vulnerabilità e alle sue fragilità con un piglio di speranza e di fiducia verso il futuro. E, allora, annuncio il voto favorevole del gruppo della Lega a questo decreto, a questo ottimo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mari. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente. Devo dire, in premessa, che le argomentazioni che ho sentito dai colleghi della maggioranza non mi sono parse particolarmente convinte e particolarmente forti. Probabilmente si affaccia qualche dubbio, addirittura dall'altra parte dell'emiciclo, circa l'efficacia di questo provvedimento. Questo decreto-legge - dobbiamo sempre dirlo: è l'ennesimo del Governo Meloni che ormai viaggia al ritmo di circa 4 al mese - individua le ragioni di straordinaria necessità ed urgenza nell'esigenza, in questo caso, di aggiornare, modificare e integrare il quadro regolatorio esistente, relativo ai recenti eventi alluvionali, verificatisi nei mesi di maggio 2023 e di settembre e ottobre 2024, finalizzato alla relativa semplificazione e velocizzazione dei processi di ricostruzione e per definire ulteriori misure urgenti volte a fronteggiare gli effetti dell'evoluzione del fenomeno bradisismico in atto nell'area dei Campi Flegrei.

Le diverse disposizioni previste confermano palesemente che il Governo si muove ancora una volta nella dimensione dell'emergenza e della straordinarietà, nonostante sia la natura a dirci, sempre più con forza, che siamo di fronte a fenomeni ricorrenti e strutturali, per i quali sarebbe necessaria una strategia di medio e lungo termine, capace di rendere il Paese complessivamente più resiliente al cambiamento climatico, anzi ai cambiamenti climatici. Una politica fondata su commissariamenti ed emergenze è, invece, certamente una politica miope, di corto respiro, che rincorre affannosamente, emergenza dopo emergenza, incapace di seguire una vera strategia di adattamento agli effetti dei cambiamenti climatici, che impone a tutti di riconsiderare la scala dei modelli previsionali, i principi della pianificazione, la programmazione e la qualità degli interventi necessari per mettere in sicurezza il territorio.

L'Italia, Presidente, per la sua conformazione geografica e morfologica, è tra i Paesi più esposti al rischio di eventi naturali, in particolare terremoti e dissesto idrogeologico. Negli ultimi anni la crisi climatica ha aggravato ulteriormente la nostra situazione, aumentando la frequenza e l'intensità di alluvioni e provocando danni sempre più rilevanti all'ambiente e all'economia.

Secondo i dati del rapporto Ance-Cresme, mentre la spesa per riparare gli eventi sismici è rimasta costante (2,7 miliardi nei periodi 2009-2023, contro i 3,1 dei periodi precedenti), la spesa per contrastare gli effetti del dissesto idrogeologico è triplicata da una media annua di un miliardo, precedente al 2009, a 3,3 miliardi nel periodo 2009-2023.

Secondo il recente rapporto Climate risk index del 2025, elaborato dall'Organizzazione ambientalista Germanwatch, basato sui dati dell'International disaster database e su quelli socio-economici del Fondo monetario internazionale, nel trentennio 1993-2022 oltre 765.000 persone nel mondo sono morte a causa di eventi meteorologici estremi e le perdite economiche globali hanno superato i 4,2 mila miliardi di dollari, con l'Italia che è il Paese europeo più colpito e ha avuto danni economici stimati in circa 60 miliardi di dollari.

Nel dicembre 2023, dopo un lungo iter durato 6 anni, è stato finalmente approvato il Piano nazionale per l'adattamento ai cambiamenti climatici, citato pure dai colleghi, in attuazione della Strategia nazionale per l'adattamento ai cambiamenti climatici del 2015. Benché il Piano dichiari di voler rispondere all'urgenza di dare risposte alle criticità climatiche e ai relativi impatti già riscontrati in Italia, non indica specifiche misure di adattamento da realizzare né tantomeno i necessari finanziamenti, limitandosi a fornire un quadro di indirizzo nazionale per l'implementazione delle 360 azioni indicate che rischiano di rimanere sulla carta.

Nonostante le misure di rafforzamento del Piano di governance ne prevedessero l'istituzione entro 3 mesi, ad oggi ancora non risulta insediato l'Osservatorio nazionale per l'adattamento ai cambiamenti climatici che dovrebbe garantire l'immediata operatività del Piano attraverso l'individuazione delle azioni di adattamento nei diversi settori, ovviamente con la definizione delle priorità, dei soggetti interessati e delle relative forme di finanziamento.

Anche sulla vicenda del bradisismo nell'area flegrea il Governo continua a reiterare misure urgenti, mentre sarebbe doveroso dare una risposta organica al fenomeno intensificatosi - come è stato detto - negli ultimi tempi, coniugando, in linea con il codice della Protezione civile, i due aspetti principali delle politiche di prevenzione dei rischi, che prevedono, in un approccio integrato, misure sia strutturali che non strutturali.

Sempre coerentemente con la logica del codice, dovrebbero essere previsti il coinvolgimento e l'attivazione dei diversi livelli e articolazioni del Servizio nazionale della Protezione civile, interessando in sinergia l'insieme dei vari attori che compongono il sistema delle amministrazioni pubbliche, sia centrali, che regionali, che comunali, e il mondo della ricerca, con particolare riferimento ai centri di competenza, al volontariato organizzato di Protezione civile e agli ordini professionali, prevedendo, pertanto, il contributo coordinato delle competenze occorrenti per fornire una risposta incisiva rispetto ad una situazione di rischio con cui dobbiamo e dovremmo sempre fare i conti in quanto legata profondamente alla natura del territorio dei Campi Flegrei e di alcuni comuni o di parti di comuni della città metropolitana di Napoli.

Il fenomeno bradisismico nell'area dei Campi Flegrei richiede non solo un livello di attenzione maggiore che in passato da parte delle istituzioni, ma anche una sistematica ed organica pianificazione di opere di prevenzione e mitigazione del rischio sia sul patrimonio residenziale che sugli edifici pubblici.

Per una conoscenza adeguata del livello di vulnerabilità sismica non è sufficiente operare mediante procedure semplificate, che spesso non hanno il valore di verifica sismica, ma occorrerebbe implementare la conoscenza del livello di pericolosità sismica del territorio d'interesse, influenzato dalle caratteristiche locali geologiche, geomorfologiche e geotecniche, che spesso possono variare anche a breve distanza in un centro abitato.

Da questo punto di vista, è del tutto evidente che il decreto all'esame dell'Aula appaia del tutto insufficiente, occupandosi anche in questo caso quasi esclusivamente degli effetti sismici del bradisismo e non più di un generale intervento di potenziamento della prevenzione e mitigazione del rischio vulcanico, in particolare degli aggiornamenti dei piani di emergenza e del completamento delle vie di fuga che, a detta di tutti, rappresentano una forte criticità. La fenomenologia bradisismica è una manifestazione secondaria della primaria fenomenologia vulcanica e la previsione di un approccio preventivo, fondato sul recupero e la riqualificazione del patrimonio edilizio pubblico e privato, rischia di essere inutile se non si affrontano contestualmente i rischi.

C'è poi tutta la questione relativa al tessuto produttivo di queste aree, che è completamente fuori, nella sostanza, dal punto di vista dell'intervento, della pianificazione e del finanziamento, da questo provvedimento, che se lo dovessimo definire oggi è l'esatto contrario di quello che chiedono i sindaci, in particolare del territorio flegreo, i quali chiedono, invece, meno burocrazia e più fondi per la sicurezza degli edifici. A loro questo Governo risponde con più burocrazia e meno fondi per la sicurezza degli edifici, una moltiplicazione di competenze e una stratificazione di aspetti burocratici, come hanno denunciato proprio in queste ore. E, soprattutto, risorse assolutamente insufficienti. È ormai la scelta di fondo di questa maggioranza per il governo del territorio: poche risorse e molte chiacchiere.

I Campi Flegrei sono una priorità, dice il collega Lampis. Oggi, Presidente, servirebbe un gesto di responsabilità, anche di fronte a quello che è avvenuto soltanto un giorno fa. Soprattutto, sempre il collega Lampis ha detto una cosa importante, la voglio riprendere. Ha detto che per contrastare complessivamente la fragilità del nostro territorio, oggi bisognerebbe parlare di pianificazione, a partire dalla pianificazione urbanistica. Bene, io vi leggo un passaggio del Piano strategico nazionale delle aree interne relativo al periodo 2021-2027. Cosa c'entra? Poi dirò cosa c'entra.

Recita questo Piano strategico nazionale, pubblicato qualche giorno fa, rispetto alle aree interne a rischio di spopolamento, che queste aree non possono porsi alcun obiettivo di inversione di tendenza, ma nemmeno essere abbandonate a se stesse (e meno male, ci mancherebbe). Hanno bisogno - dice di fatto il Governo di questo Paese - di un piano mirato che li accompagni in un percorso di cronicizzato declino e invecchiamento; cioè, il Governo dice che non ci saranno investimenti per invertire le tendenze. Mi dite, rispetto alla fragilità di questo Paese, che è fragilità complessiva del territorio, dell'area appenninica e che attraversa tutto lo stivale, come si può parlare di pianificazione, di pianificazione urbanistica, di messa in sicurezza e di protezione del territorio, se noi decidiamo di abbandonare questo territorio nelle sue aree più fragili? Come pensiamo di affrontare questa situazione, se oggi in questo Paese noi assistiamo a un processo in cui si accentua l'inurbazione delle aree metropolitane, si consuma suolo e si asseconda lo spopolamento delle aree più fragili? Una specie di suicidio collettivo dal punto di vista urbanistico e di governo del territorio. Questa è la verità. Questo è un Paese che ha sicuramente delle specifiche fragilità, ma che si sta suicidando dal punto di vista del governo del territorio, non affronta il tema dei cambiamenti climatici, e allo stesso tempo decide formalmente che lo spopolamento è una realtà ineluttabile.

Ebbene, Presidente, lo dicevo prima: poche risorse, molte chiacchiere. Oggi servirebbe un gesto di responsabilità; servirebbe proprio di fronte a quello che è accaduto nella giornata di ieri, alle 12,46, il terremoto di 4,6 gradi. Bisognerebbe aprire un'interlocuzione vera con quelle comunità e con le istituzioni di quel territorio, con chi amministra quelle comunità, con tutti i sindaci che fanno domande alle quali si risponde costantemente nel modo opposto. Bisognerebbe essere in grado di uscire dalla logica dell'emergenza: lo avete detto voi che la logica di questo provvedimento è emergenziale. Cosa bisognerebbe fare, secondo noi? Bisognerebbe rimandare al Senato questo provvedimento, signor Presidente. Bisognerebbe avere il coraggio di dire che è totalmente insufficiente, significativamente inadeguato, che andrebbe fatto molto altro e che questo è il momento giusto per fare altro (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, Sottosegretaria Siracusano, Presidente, a dire il vero, vorrei partire da un ragionamento metodologico sul tema catastrofi, altrimenti ci perderemo nell'analisi della cronaca spiccia, perché noi stiamo parlando di fenomeni e questioni ben strutturate e radicate anche nel medio-lungo termine nella storia di questo Paese. E mi rivolgo, innanzitutto, Presidente, visto che lei è distratto dai colleghi del MoVimento 5 Stelle, se gentilmente mi consentono di intervenire… Grazie.

Presidente, ripartiamo. Che cos'è una catastrofe? La catastrofe produce un prima e un dopo. E soprattutto, la catastrofe - un evento alluvionale, un terremoto - è un processo di accelerazione della storia. E perché è un processo di accelerazione della storia? Perché, sostanzialmente, l'evento catastrofico in sé per sé, quel momento, quell'attimo, accende i fari su una condizione strutturale di debolezza del territorio, o, se volete, dall'altro lato, sulla non efficienza o, come dire, sul rischio che il ruolo antropico commette ogni qualvolta si interfaccia con il patrimonio naturalistico e umano.

E c'è un altro secondo aspetto metodologico che noi dobbiamo tenere in considerazione - perché, altrimenti, faccio fatica a comprendervi, o forse facciamo fatica a capirci quando ragioniamo di interventi di questa natura -, ossia che questi eventi generalmente fanno fatica a entrare nella grande storia. Che cosa significa che fanno fatica a entrare nella grande storia? Fanno fatica ad assumere un ruolo preminente nelle narrazioni storiche. E questa fatica - che questi eventi fanno - determina una rimozione quasi immediata, come se l'essere umano volesse dimenticare la tragedia che è avvenuta e il modo in cui ha cercato di dare una risposta o risolvere il problema che la tragedia stessa ha determinato.

E guardate che da questo elemento noi non ci discostiamo tanto dagli ultimi secoli della storia umana. Ci fu - lo dico al relatore - un evento storico che cambiò la percezione umana rispetto alle catastrofi: il terremoto del 1° novembre 1755 a Lisbona. Ne scrisse Voltaire. Quell'evento, che provocò 10.000 morti e quant'altro, fu il primo momento nella storia della civiltà moderna in cui si iniziò a mettere in discussione la fatalità divina: un terremoto, un'alluvione non accade perché quel pezzo di territorio nel quale si abbatte è toccato dalla malasorte, dalla sfortuna o dalla punizione divina, come si sarebbe detto ancora più in là nei secoli in passato, ma perché c'è una componente di ruolo antropico che determina quella conseguenza.

D'altronde, è un fatto: se avviene una scossa fortissima di terremoto nel deserto, il massimo che ti può succedere è che cadi per terra; se la stessa scossa avviene e si abbatte su un patrimonio edilizio costruito male, allora la catastrofe è imminente ed è molto probabile. E ancora, dal punto di vista metodologico, Ulrich Beck a un certo punto, siamo negli anni Ottanta inoltrati, ci parla di “società del rischio”. E la società del rischio in quel caso che cosa significa? Significa attenzione nel processo di accelerazione costante, perché questa costante accelerazione rischia di mettere a repentaglio la stessa sussistenza della razza umana nell'emisfero terrestre.

Allora, rispetto a tutto questo, noi a che punto siamo? All'indomani dei fatti che accaddero in Emilia-Romagna mi colpì molto e rimasi esterrefatto, in tutta onestà, dalle parole dell'allora commissario Figliuolo, che vi ricordate che cosa disse? Disse: statene certi, faremo tutto e faremo bene, ma non si ripeterà quello che è accaduto con il terremoto in Irpinia. E peccato che non sia accaduto, perché oggi servirebbe esattamente una legge n. 219, lo dico agli amministratori, servirebbe una legge n. 32 per far ripartire le aree industriali e quant'altro. Servono esattamente quei provvedimenti ai quali voi lentamente vi state avvicinando.

E allora qualcuno - suo tramite, Presidente, alla Sottosegretaria Siracusano - mi potrebbe chiedere: ma allora perché non votate a favore? Ecco, ed è qui la domanda. Non votiamo a favore, nonostante ci sia il lento e tardivo recepimento di indicazioni che vi stiamo dando da oltre due anni, perché voi continuate costantemente a far prevalere l'intervento emergenziale rispetto all'intervento programmatorio, e mi spiego. La storia di questo Paese - perché dicevo che si fa fatica a entrare nella grande storia? - ci dimostra, come è successo nel terremoto de L'Aquila, come è successo in altri eventi catastrofici, che a un certo punto tu individui il problema, individui la metodologia operativa, individui le risorse, e programmi un intervento che quantomeno è decennale, quinquennale.

Voi state utilizzando l'altro elemento. Voi state utilizzando l'elemento emergenziale tout court, ogni volta, per una semplice ragione: perché gli investimenti in prevenzione non generano consenso, l'investimento emergenziale genera consenso immediato. E allora questo è il tema. Allora, noi siamo esattamente in questa fase della storia, perché quello che accade nei Campi Flegrei continuerà ad accadere. Quello che accade nel resto delle aree interne di questo Paese continuerà ad accadere. Perché? Perché noi siamo il Paese e voi siete il Governo che ha tagliato 8 miliardi di euro per i prossimi anni ai comuni, però, allo stesso tempo, dice al comune “occupatene tu”.

Noi siamo quel Paese che, per decenni, ha attaccato e sbeffeggiato le comunità montane, e poi si chiede chi nelle aree interne faccia la manutenzione che non c'è. E allora noi siamo esattamente quel Paese che preferisce l'emergenzialità alla programmazione, perché la programmazione, Sottosegretaria, significava che, fatto cento di quanto serve di risorse, le spalmiamo su 10 anni, e non ci interessa quale sarà il colore dell'amministratore che si troverà a gestire quella pratica, non ci interessa il colore regionale che si troverà a gestire quell'altro elemento e non ci interesserà del colore politico del Governo che gestirà fino al prosieguo della cura di quella emergenzialità, ergo di quella catastrofe.

Questo è il vulnus vero del provvedimento, perché, se asetticamente prendessi molti dei passaggi all'interno del provvedimento, come faccio a non essere d'accordo? Ma esattamente la procedura e la modalità significa che voi state, scientificamente e consapevolmente, moltiplicando e prolungando una fase emergenziale di attuazione del provvedimento, non di quello che poi, dal punto di vista territoriale, accade. E perché preferite l'emergenzialità? E perché, invece, servirebbe la programmazione? Ma scusatemi, ma non solo la programmazione urbanistica, con buona pace del mondo.

Noi siamo un Paese che ogni anno registra, negli ultimi anni, 378 eventi climatici estremi, 130 tra alluvioni e frane, e noi siamo qui ancora oggi a immaginare che siamo stati rapidi, efficaci ed efficienti a rispondere all'emergenza. Non è un'emergenza, è una costante. Allora, rispetto alla costante, tu devi avere la capacità di intervenire. E non puoi intervenire come avete fatto anche in altri provvedimenti, Sottosegretaria, perché, quando obblighi le micro-imprese o le imprese di quei territori ad assicurazione privata - stiamo parlando di oltre 5,5 milioni di imprese -, stai venendo meno al ruolo sacrale dello Stato.

Rispetto alle emergenze è lo Stato che è superiore ad ogni istituzione, anche territoriale, perché ha il dovere di garantire la sicurezza ai propri cittadini.

Puntare sulle assicurazioni significa togliere la responsabilità collettiva di una difficoltà e individualizzare la soluzione possibile al problema. Traducendo, voi avete detto: arrangiatevi per i fatti vostri, perché noi non siamo in grado di farlo. Chiudo, Presidente.

PRESIDENTE. Grazie.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Da questo punto di vista, abbiamo fatto tutta una serie di proposte, anche emendative, che vanno esattamente nella direzione, soprattutto nei Campi Flegrei, di affrontare la questione emergenziale, di dare delle risposte, di chiedervi ulteriori risorse, proprio alla luce di quanto è accaduto nelle ultime ore, perché quelle che già avete appostato non sono più sufficienti. Allora interveniamo così, interveniamo in una maniera organica e programmatoria, perché risolvere e garantire la sicurezza delle persone e dei cittadini in qualsiasi parte di questo Paese non è una questione di Governo, non è una questione di parte, è una questione che deve interessarci tutte e tutti.

Il giorno in cui deciderete di abbandonare l'emergenzialità utile ai fini elettorali e sposerete la battaglia della programmazione sappiate che il Partito Democratico risponderà sempre “presente”. Fino a quel giorno, purtroppo, siamo costretti, nostro malgrado, a dichiararci completamente insoddisfatti e a votare contro questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Ilaria Fontana. Ne ha facoltà.

ILARIA FONTANA (M5S). Grazie, Presidente. Prima di iniziare nel merito del provvedimento, pur ringraziando la Sottosegretaria, vorrei chiedere: Musumeci dov'è? Perché, anziché fare dichiarazioni per interviste TV, deve venire in Aula, perché è in quest'Aula che si deve creare il dibattito parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Oppure forse dovremmo chiedere a ChatGPT dov'è Musumeci, che forse risponderebbe molto più di lui.

Entrando invece nel merito del provvedimento, purtroppo, come spesso accade quando c'è una sola lettura in una delle due Camere, ci sono due problemi, di metodo e di merito. Sicuramente il metodo è totalmente sbagliato, perché è un decreto-legge blindato e approvato di fretta. È arrivato alla Camera forse giovedì, abbiamo una scadenza velocissima di emendamenti e lo spazio per le audizioni ovviamente non c'è stato; lo abbiamo licenziato con poco più di un'ora stamattina in Commissione, adesso stiamo facendo la discussione generale e domani ne discuteremo in Aula, con la consapevolezza, però, che purtroppo sarà un decreto bloccato.

Quindi, anche se noi proveremo fino alla fine a intervenire, emendamento dopo emendamento, per far capire anche l'importanza di questi temi, siamo consapevoli che poi verranno bocciati tutti i nostri emendamenti, sui quali forse lo stesso Governo vorrebbe dare, almeno su alcuni, parere favorevole, ma non c'è tempo. Questa modalità di lavoro sta diventando veramente frustrante per una delle due ali del Parlamento, in una delle due Camere. Stavolta il decreto Alluvioni è toccato a noi in seconda lettura, e, quindi, siamo costretti a vivere questi provvedimenti in una corsa convulsa e, di fatto, contro le lancette di un orologio che ci dicono che il 7 luglio il decreto scade, ma non si può lavorare così.

Più volte, il Presidente della Camera ha denunciato questa modalità di lavoro e, per noi, veramente sta diventando ingestibile. Da qui alla pausa estiva abbiamo, forse tolto quello di oggi, compreso questo, 7 decreti: se si lavora così, diventa difficile anche il nostro lavoro da parlamentari. Non parlo di opposizione né di maggioranza, ma proprio di arco parlamentare, in cui tutti dobbiamo fare la nostra parte, ma così diventa molto, molto, molto complicato.

Sul piano del merito, invece, siamo davanti a un testo che, seppur rivolto a due emergenze reali - purtroppo le alluvioni che hanno devastato territori come l'Emilia-Romagna, la Toscana e le Marche, e la crisi del bradisismo nei Campi Flegrei -, non è minimamente all'altezza della situazione. Non è all'altezza nei confronti e nel rispetto che dobbiamo ai cittadini, nel rispetto che dobbiamo alle imprese, nel rispetto anche che dobbiamo agli amministratori locali, senza badare al colore politico, però cittadini, amministratori locali e imprese stanno vivendo, troppo spesso, abbandonati dallo Stato, che siamo tutti noi, mi ci metto anch'io come forza politica, perché ne facciamo parte.

I numeri però parlano chiaro, perché l'Italia oggi è il terzo Paese dell'Unione europea per danni economici da eventi climatici estremi, con una media di circa 2.300 euro di danni pro capite. Poi l'ONU - è un'agenzia di pochi minuti fa - ci dice e denuncia che i danni da calamità costano oltre 2.000 miliardi all'anno e, da circa vent'anni, sono raddoppiati. Questo, quindi, ci crea anche un perimetro, ci dà la fotografia di quanto è urgente, emergenziale e necessario non solo parlare di questi temi, ma anche agire, poi, di conseguenza.

Purtroppo poi il caso, quanto successo ieri a Bardonecchia, di nuovo ci ricorda l'urgenza di affrontare questi temi con serietà e con rigore scientifico. Noi abbiamo chiesto - lo ribadisco anche nel mio intervento, anche se so benissimo che non è questo lo strumento - un'informativa al Ministro Musumeci e al Ministro Pichetto Fratin per rendere partecipe il Parlamento anche di misure che si stanno adottando, perché le alluvioni ci saranno sempre di più e, ormai, dire che i cambiamenti climatici non esistono penso sia pura follia e ideologia (questa sì che è ideologia). Quindi dobbiamo creare tutto il resto, dobbiamo creare una struttura, dobbiamo creare dei piani, dobbiamo creare un approccio, un cambio di paradigma, perché saranno sempre più forti, sempre più violenti e, purtroppo, poi, non possiamo piangere delle persone che sono lì nel momento sbagliato, ma dobbiamo agire in un modo, veramente con rigore scientifico, che ci permetta di fare dei piani a medio e a lungo periodo, anche con azioni immediate, che possiamo e dobbiamo fare.

La risposta che ci viene data, anche con l'ennesimo decreto che, purtroppo, parla di alluvioni, di Campi Flegrei - lo ricordava benissimo il collega Caso -, è di nuovo una risposta che doveva essere sicuramente un po' più strutturata e che, invece, diventa insufficiente e totalmente frammentata. Il decreto prevede un miliardo in 10-12 anni per le alluvioni che è una cifra totalmente irrisoria, se confrontata con i 20 miliardi di danni - cioè, questo decreto parla di un miliardo in 10-12 anni - stimati solo per la regione Emilia-Romagna. Quindi, ci rendiamo conto che sono risorse totalmente inique e che c'è qualcosa che non va bene, che non funziona.

Parlando sempre dell'Emilia-Romagna, delle famiglie sono ancora fuori casa, le aziende sono ferme, gli agricoltori sono abbandonati. Noi abbiamo chiesto, partendo ovviamente dai lavori del Senato, risorse proporzionate all'entità dei danni, procedure snelle, efficaci e rapide che possano dare immediate risposte, una cabina di regia trasparente e condivisa con i territori, perché il ruolo delle comunità locali è fondamentale anche proprio per la narrazione della cura, per far partecipi quei territori che vengono colpiti, anziché abbandonarli, creando proprio quella comunità necessaria, quel rapporto di fiducia che oggi manca, anche per questo motivo. Purtroppo ci è stato detto “no”. Il Governo, purtroppo, di nuovo, ha preferito rallentare, ha preferito accentrare e creare ancora più burocrazia.

E, poi, sui Campi Flegrei io aggiungo veramente pochissimo dalla disamina che ha fatto il collega Caso, che vive da sempre su quei territori e che ha sempre portato una voce critica, ma anche costruttiva, approcciando a questo tema. Quando parliamo di Campi Flegrei, parliamo di oltre 500.000 persone che vivono in questa zona, che è una delle zone con più alto rischio sismico e vulcanico d'Europa. Si stanziano circa 52 milioni di euro: anche questa cifra è irrisoria. Sì, è una virgola, non dico un punto, ma è veramente poco. Non si parla di nessun super sisma bonus. Noi, in tutti i decreti, abbiamo provato a farvi ragionare sull'importanza di inserire questa norma del super sisma bonus. Non c'è neanche un cantiere aperto da oltre un anno dalla violenta scossa e ci ricordiamo, purtroppo, tutti bene - il collega Caso, molto più di noi, ovviamente - che si parla di maggio 2024. Poi, non c'è stato nessun potenziamento dell'Osservatorio vesuviano: noi ve lo ricordiamo, ogni volta che possiamo, con gli emendamenti, perché queste azioni che noi chiediamo, ovviamente siamo legislatori, le chiediamo attraverso emendamenti. Ma, anche qui, ci viene sempre sbattuta la porta in faccia.

Poi, c'è tutta la parte della sospensione dei mutui e dei tributi, che per noi è una presa in giro, perché, di nuovo, solo quattro mesi da restituire con una maxi-rata a dicembre e con l'assurda esclusione degli evacuati di maggio 2024. Veramente io non lo so come facciate a scrivere certe norme, perché io mi vergognerei anche ad andare sui territori a raccontare quello che state facendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Noi abbiamo presentato emendamenti ascoltando quelle comunità, per creare un rapporto di fiducia con le istituzioni. Parliamo anche di astensionismo: da dove parte l'astensionismo? Dalla mancanza di fiducia che i cittadini hanno di queste Aule, perché non hanno più fiducia in noi, non hanno più fiducia non nei partiti singoli. Qui faccio proprio un discorso che non è di maggioranza, centro o opposizione, quello che sia, ma veramente non hanno più fiducia nelle istituzioni, perché si sentono abbandonati ed effettivamente lo sono per questi temi, almeno da tre anni a questa parte. Quanto ho, Presidente?

PRESIDENTE. Sei secondi. Concluda.

ILARIA FONTANA (M5S). Allora concludo, Presidente. Domani, noi speriamo che alcuni emendamenti ci vengano approvati per cambiare il nostro voto, perché altrimenti saremo, purtroppo, costretti a votare contro. Però noi abbiamo ancora fiducia che alcuni emendamenti possano essere approvati. Quindi, domani, in Aula, attraverso le nostre dichiarazioni - e concludo, Presidente -, proveremo anche ad entrare nel merito di tutti gli emendamenti proposti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 2482​)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare, se lo ritiene, il relatore Benvenuti Gostoli: prendo atto che non replica.

Ha facoltà di replicare la rappresentante del Governo, Sottosegretaria Siracusano.

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Due parole, giusto per ringraziare i colleghi della Commissione, che hanno svolto un ottimo lavoro, con uno spirito costruttivo e di condivisione, il relatore Benvenuti Gostoli e il presidente Rotelli, come ringrazio anche i colleghi del Senato, che in prima lettura hanno svolto un lavoro eccellente.

Vorrei replicare ad alcune affermazioni che ho sentito nel corso degli interventi. L'emergenzialità del consenso: onorevole Ricciardi, lei è troppo intelligente per dire una cosa del genere, perché, oltre ad essere intelligente, è uno di territorio e sa benissimo che, in queste circostanze, le persone vessate da questi eventi catastrofali, vessate continuamente, hanno paura di perdere la vita, la casa, l'attività. Non hanno interesse al colore politico di chi, in quel momento, ha semplicemente il dovere di risolvere il problema. Non è lì che capitalizzi il consenso, non è in queste situazioni. Alla gente non frega nulla del colore politico di chi ha il dovere esclusivo di risolvere il problema. Lei lo sa benissimo, lo sappiamo tutti qui dentro. Il Governo lo sa, ne è consapevole e profonde il massimo impegno per risolvere il problema.

Allora, con questo decreto ci sono nuove risorse: 100 milioni per gli interventi di ricostruzione pubblica, un miliardo per il programma di riduzione del rischio idraulico e idrogeologico, 30 milioni per le spese di potenziamento del personale finalizzate all'attuazione del programma di riduzione del rischio, quindi il Governo intende intervenire anche sulla prevenzione.

Con riguardo a un'altra questione che è stata affrontata durante alcuni interventi, sempre in riferimento alla polemica politica, basta leggere il contenuto di questo decreto e anche la sintesi, anche se qualche collega onesto intellettualmente lo ha riconosciuto: non c'è scontro con i territori, c'è una fortissima sinergia con i territori, con gli enti locali.

Parte di questo decreto è stato costruito confrontandosi costantemente con i territori. I commissari lo hanno fatto, il Governo lo ha fatto, quindi, ripeto, anche qui basta leggere sinteticamente il testo per comprendere che queste affermazioni non hanno fondamento.

Oltre alle risorse immesse in questo testo, nel corso dell'esame al Senato sono stati accolti molti emendamenti sia da parte della maggioranza che dell'opposizione. Alcune proposte emendative erano condivise, altre condivise nel merito dal Governo purtroppo non sono state accolte perché mancavano alcuni elementi per l'istruttoria, ma il Governo si impegnerà per lavorarci in seguito.

Alcuni emendamenti accolti - a mio avviso molto importanti - sono, per esempio, quelli relativi alla proroga del personale tecnico impiegato per il contrasto del bradisismo fino al 2026, con risorse aggiuntive che sono state reperite dal Fondo per le esigenze indifferibili della Presidenza del Consiglio; stessa cosa è avvenuta per l'emendamento riguardante l'esenzione IMU.

Passaggi importanti, ne occorrono di altri? Sicuramente. Voi dite “questo è il terzo decreto, significa che il Governo finora ha fatto misure insufficienti”: magari bastasse un solo decreto per risolvere un problema di queste dimensioni.

Il Ministro Musumeci, onorevole Fontana, non è in Aula perché è lì, è a Bacoli con le popolazioni. Lì deve stare il Ministro, è il posto dove è giusto che sia adesso per vedere da vicino quello che è accaduto, perché il Governo interverrà ogniqualvolta ve ne sarà bisogno. E per questo problema, purtroppo, non è sufficiente un solo decreto. Avremo bisogno di incrementare le risorse, avremo bisogno di fare altri interventi e spero che questo accada in futuro con lo stesso spirito che vi è stato in Commissione e anche in Aula, perché è il modo migliore per stare vicini a queste popolazioni, stare uniti e lavorare per ottenere risultati concreti.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare l'onorevole Matteo Richetti. Ne ha facoltà.

MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). (Indossando una maglietta recante un'immagine di fiori e la scritta “Stare bene”). Grazie, Presidente. Cerco di richiamare l'attenzione dell'Aula in tutti i modi possibili…

PRESIDENTE. Ci è riuscito.

MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). …e lo faccio però, Presidente, per una buona causa che è una grande iniziativa partita in questi giorni, una grande campagna che si chiama “Diritto a stare bene” che tenta, con una proposta di legge di iniziativa popolare, di istituire il Servizio nazionale di psicologia.

Molte volte in quest'Aula - Governo compreso - maggioranza e opposizione hanno affrontato temi delicati, dal disagio giovanile al femminicidio, grandi questioni di emarginazione, dicendosi reciprocamente che “serve un cambio culturale”.

Ecco, il cambio culturale passa proprio dal sostenere giovani e meno giovani, ragazzi e non più ragazzi nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle università, nei luoghi di sport, nei luoghi di cura, negli ospedali attraverso il supporto psicologico e garantendo quello che dovrebbe essere un diritto, quello appunto al benessere psicologico.

E lo faccio oggi, Presidente - e concludo -, in un giorno in cui torna d'attualità un fatto che ci dovrebbe fare riflettere: la rimozione del generale Pietro Oresta, l'ormai ex comandante della Scuola marescialli e brigadieri di Firenze. Non lo dico per polemica, ma è un fatto rilevante. Il generale ha fatto un discorso in seguito al suicidio di una ragazza della Scuola allievi di 25 anni e in questo discorso richiamava l'attenzione dei propri allievi e la raccomandazione ai propri allievi di prendersi cura di sé, dei propri familiari, del proprio benessere.

Ecco, io penso che questa sia una grande questione. Io ho sottoscritto questa iniziativa, spero che lo facciano in tanti e spero che questo Parlamento si faccia trovare pronto davanti a questa sfida (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dario Carotenuto che, però, non vedo in Aula. Quindi, si intende che abbia rinunciato.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Cherchi. Ne ha facoltà.

SUSANNA CHERCHI (M5S). Grazie, Presidente. Io vorrei soltanto mettere in evidenza il problema che si ha quando si danno i canili in concessione e, quindi, si fanno le gare d'appalto, gli affidamenti e via dicendo, senza dare un'occhiata al pregresso delle persone a cui si stanno dando i canili, con delle creature che sono creature viventi, che hanno bisogno di bere, mangiare, essere accudite, curate, eccetera.

Questo è successo e, per esempio, c'è stato un articolo di giornale che mi ha lasciato un po' perplessa: in un comune della Campania c'è stata un'alzata di scudi da parte di molti attivisti e anche da parte di alcune persone che avevano dei canili vicino a Lauro, perché il comune di Lauro ha dato in appalto 100 cani, tra cui piccoli cuccioli e anche cani anziani, a persone che hanno avuto già dei problemi legati al benessere animale e alla struttura. Non voglio andare oltre perché sono problemi della Campania e, quindi, ci sono delle condizioni particolari in Campania, va bene? Perché qui si fanno, purtroppo, i soldi sulla pelle degli animali.

Queste persone che hanno vinto questi appalti, li hanno vinti in maniera un po' particolare. Cosa voglio dire? Che, insomma, hanno preso l'appalto dando un minimo, dicendo che loro avrebbero potuto mantenere un cane, un singolo cane, ogni giorno, con 1,20 euro, quando invece il minimo per mantenere degnamente un cane - degnamente - è circa 5 euro più IVA. Quindi, da 1,20 euro a 5 euro… Insomma, mi chiedo come mai queste cose avvengano e perché questi abbiano voluto a tutti i costi prendersi questo appalto…

PRESIDENTE. Bene.

SUSANNA CHERCHI (M5S). … Quando, poi, in precedenza gli stessi hanno avuto, come posso dire, un sequestro grazie all'intervento della task force del Ministero della Salute in un'operazione che è stata chiamata - è brutto anche dirlo - “Cimitero infelix”, cioè una cosa orribile, ma è così. Quindi, già hanno avuto problemi, queste persone, però vengono comunque interpellate per un appalto che viene affidato a loro.

Io mi pongo veramente delle domande. Sinceramente non riesco a capirlo, cioè non sono stupida, però mi chiedo come sia possibile che si diano appalti a persone che hanno già avuto problemi con la legge e a cui sono stati tolti i canili perché non erano a norma. Si fa un'altra…

PRESIDENTE. Bene…

SUSANNA CHERCHI (M5S). Si fanno altre…

PRESIDENTE. Gare…

SUSANNA CHERCHI (M5S). …gare di appalto e questo servizio a chi viene dato? A loro nuovamente e, quindi, poi scopri che i gestori sono legati, da un punto di vista anche familiare, con altri canili…

PRESIDENTE. Dobbiamo chiudere.

SUSANNA CHERCHI (M5S). …che sono tutti quanti collegati a un qualcosa di cui non voglio parlare, che non voglio specificare, perché altrimenti poi vado oltre la mia intenzione, ecco.

PRESIDENTE. Grazie, già siamo andati oltre i due minuti.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 2 luglio 2025 - Ore 9,30:

(ore 9,30 e ore 16,15)

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 1479 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 maggio 2025, n. 65, recante ulteriori disposizioni urgenti per affrontare gli straordinari eventi alluvionali verificatisi nei territori di Emilia-Romagna, Toscana e Marche e gli effetti del fenomeno bradisismico nell'area dei Campi Flegrei, nonché disposizioni di carattere finanziario in materia di protezione civile. (Approvato dal Senato). (C. 2482​)

Relatore: BENVENUTI GOSTOLI.

2. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 1054 - Disposizioni per il riconoscimento e la promozione delle zone montane (Approvato dal Senato). (C. 2126-A​)

e delle abbinate proposte di legge: GIRELLI ed altri; TASSINARI ed altri. (C. 699​-1059​)

Relatrice: CATTOI.

3. Seguito della discussione delle mozioni Boschi ed altri n. 1-00434, Pavanelli ed altri n. 1-00463 e Richetti ed altri n. 1-00464 concernenti iniziative volte a salvaguardare il sistema produttivo nazionale in relazione alla prospettata applicazione dei dazi da parte degli Stati Uniti d'America .

4. Seguito della discussione della proposta di legge:

BAGNAI ed altri: Modifiche all'articolo 132 del codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, concernenti l'acquisizione di dati relativi al traffico telefonico e telematico per esigenze di tutela della vita e dell'integrità fisica del soggetto interessato, nonché istituzione della Giornata nazionale dedicata alle persone scomparse. (C. 1074-A​)

Relatrice: MATONE.

(ore 15)

5. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 17,15.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni nn. 1, 2, 3 e 4 il deputato Fassino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 3 e 4 il deputato Ottaviani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 5)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DDL 2461 - DIS 1.1 250 244 6 123 95 149 86 Resp.
2 Nominale EM 1.1 247 241 6 121 94 147 86 Resp.
3 Nominale EM 1.2 249 243 6 122 96 147 86 Resp.
4 Nominale EM 1.3 238 232 6 117 91 141 86 Resp.
5 Nominale DDL 2461 - VOTO FINALE 241 173 68 87 140 33 84 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.