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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 3 luglio 2025

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La II Commissione,

   premesso che:

    negli ultimi venti anni vi è stata in Italia una profonda trasformazione della disciplina dell'esecuzione forzata civile nel tentativo di portare il sistema italiano più vicino ai modelli di riferimento migliori per tempi ed efficacia dei procedimenti;

    in particolare, l'esigenza di riforma nasceva dalla considerazione che il sistema del recupero dei crediti costituisce un parametro importante per l'intera economia nazionale, comportando il ritardo in questo settore un grave danno in termini macroeconomici;

    tra le molteplici riforme di questi anni che hanno riguardato tutti i settori del processo esecutivo, in materia di espropriazione mobiliare, l'introduzione nell'UNEP del sistema di ricerca beni ex articolo 492-bis e del Processo civile telematico ha fatto emergere diverse criticità sia di natura procedurale che strumentale;

    in particolare, si è attribuito un ruolo di impulso all'ufficiale giudiziario che, oltre ad operare la ricerca dei beni del debitore autorizzata, ai sensi dell'articolo 492-bis del codice di procedura civile dal Presidente del Tribunale, ha una funzione di scelta dei beni da pignorare, di valutazione della sufficienza degli stessi rispetto all'entità del credito da soddisfare, di nomina del custode, di predisposizione degli strumenti necessari alla rappresentazione fotografica o alla ripresa audiovisiva del compendio;

    l'ufficiale giudiziario rappresenta una figura importante nel sistema giudiziario, essendo un organo con potestà giurisdizionale che svolge funzioni ausiliare del giudice, ma anche autonome funzioni sia in campo civile, amministrativo, che stragiudiziale;

    oggi è crescente la necessità che la sua attività risponda sempre più a criteri di celerità, semplificazione e snellimento, anche nell'ottica dell'armonizzazione dei sistemi giudiziari in ambito europeo;

    in particolare, è indispensabile dotare l'ufficiale giudiziario di tutti gli strumenti utili a favorire e supportare la sua attività e la sua professionalità anche attraverso soluzioni capaci, in primis, di superare le criticità nell'accesso diretto alle informazioni patrimoniali e i ritardi causati dai passaggi intermediati, fattori che penalizzano sia i creditori sia il sistema giustizia nel suo complesso;

    uno dei principali problemi è rappresentato dal meccanismo indiretto di accesso alle informazioni patrimoniali del debitore;

    nonostante esista, infatti, un programma informatico che interloquisce con l'Agenzia delle entrate l'accesso diretto da parte degli ufficiali giudiziari non è consentito e si opera in virtù di una Convenzione stipulata tra il Ministero della giustizia e l'Agenzia che mostra molteplici criticità che ostacolano l'efficacia e l'efficienza del procedimento di ricerca beni nella tutela del credito: i tempi di risposta risultano spesso dilatati poiché l'elaborazione e la trasmissione delle informazioni richiedono più passaggi e non consentono un'azione immediata; inoltre, le informazioni fornite attraverso questo canale non sempre sono aggiornate o complete: ad esempio, i dati disponibili non distinguono con precisione tra conti correnti attivi, estinti o inattivi;

    i dati relativi agli atti del registro o ai rapporti finanziari sono incompleti: nei contratti d'affitto o di locazione, ad esempio, mancano i riferimenti del conduttore, dato fondamentale per individuare il terzo verso cui procedere con il pignoramento presso terzi dei canoni di locazione o d'affitto; e ancora, vengono forniti unicamente i riferimenti dell'istituto di credito che detiene un rapporto finanziario e la natura del rapporto (conto corrente, deposito titoli, cassetta di sicurezza), ma non viene precisato se il rapporto è attivo, quale sia la giacenza o in quale filiale si trovi il conto o la cassetta di sicurezza, informazioni fondamentali per l'efficacia dell'azione esecutiva;

    ciò comporta che l'ufficiale giudiziario, nella sua attività di ricerca, possa trovarsi a investigare su beni o crediti che si rivelano successivamente inesistenti, con evidenti ricadute sull'efficacia e sull'efficienza dell'attività svolta;

    anche la tutela della privacy del debitore presenta profili di criticità, in quanto l'attuale sistema prevede che le notifiche della ricerca telematica vengano inviate a tutti gli istituti bancari individuati dal creditore, indipendentemente dallo stato dei conti correnti interessati, meccanismo inefficace che spesso comporta una divulgazione sproporzionata dei dati personali del debitore;

    alla luce di quanto brevemente esposto, la normativa italiana risulta meno competitiva rispetto a quella di altri Paesi europei dove, ad esempio, il Regolamento UE 655/2014 consente alle autorità degli Stati membri di accedere direttamente alle informazioni sui conti correnti del debitore per il sequestro conservativo, garantendo tempi più rapidi e un recupero crediti più efficace;

    per risolvere tali criticità e garantire il pieno raggiungimento degli obiettivi prefissati dal legislatore, risulta quindi indispensabile l'introduzione di un effettivo (ora solo previsto in astratto dal testo della norma ma disatteso nei fatti) collegamento diretto tra l'ufficiale giudiziario e le principali banche dati patrimoniali, tra cui l'anagrafe dei conti correnti e altre fonti rilevanti;

    altro problema emerso dal confronto tra ufficiali giudiziari, avvocati e magistrati riguarda, con riferimento all'articolo 543 del codice di procedura civile, la liceità dell'utilizzo, da parte degli studi legali, delle informazioni patrimoniali raccolte dall'ufficiale giudiziario, tramite la ricerca telematica presso le banche dati, al fine di avviare successivamente un pignoramento ordinario. In particolare, alla mancata scelta da parte del creditore dei beni da sottoporre ad esecuzione, entro il termine di 10 giorni ai sensi dell'articolo 155-ter, comma 2, delle disposizioni di attuazione del codice di procedura civile, consegue una volontà di rinuncia al pignoramento dei beni o dei crediti individuati; ma può accadere, come di fatto accade, che il creditore avvii un ordinario procedimento di pignoramento ex articolo 543 del codice di procedura civile su beni o crediti già individuati tramite la ricerca telematica, trasferendo, di fatto, il potere di trattamento dei dati, che spetta esclusivamente all'ufficiale giudiziario, al legale del creditore;

    infine, ma non per ordine di importanza, alcune criticità sono emerse anche in merito ai compensi dovuti agli ufficiali giudiziari per l'attività di ricerca telematica dei beni da pignorare, perché se è vero che quando si procede alle operazioni di pignoramento presso terzi a norma dell'articolo 492-bis del codice di procedura civile, gli ufficiali giudiziari sono retribuiti mediante un ulteriore compenso, previsto dall'articolo 122 dell'Ordinamento degli ufficiali giudiziari, di natura incentivante che rientra tra le spese di esecuzione, nessun compenso, invece, è previsto per le numerose notifiche ed esecuzioni telematiche, effettuate a mezzo posta elettronica certificata, sostitutive delle notifiche e delle esecuzioni svolte, in precedenza, a mano o a mezzo posta, per le quali, invece, il cittadino o lo Stato (per le materie esenti) corrispondevano all'ufficiale giudiziario, spese postali o trasferte;

    si tratta, peraltro, di attività che richiedono un tempo di lavoro notevole (spesso un solo atto richiede notifiche multiple) che va ad aggiungersi al tempo necessario per lo svolgimento delle altre attività istituzionali dell'ufficiale giudiziario (sfratti, pignoramenti, sequestri e protesti) e che spesso superano l'orario di lavoro medio di un dipendente pubblico, ma che non vengono riconosciute neppure sotto forma di straordinario, considerata la mancanza, per legge, di un orario di lavoro in capo all'ufficiale giudiziario per la natura delle sue funzioni;

    consapevoli che l'informatizzazione ed i nuovi strumenti di ricerca siano fondamentali per il futuro di una giustizia moderna ed efficiente, si rende opportuna una riflessione sulla necessità di apportare adeguati correttivi alle criticità emerse, anche al fine di rendere più competitivo il sistema dell'esecuzione forzata in Italia, garantendo una risposta concreta alle esigenze dei creditori, della classe forense e degli ufficiali giudiziari, contribuendo così ad aumentare la fiducia dei cittadini nel sistema giustizia, incentivando gli investimenti e favorendo una maggiore competitività dell'Italia a livello europeo,

impegna il Governo:

   ad assumere ogni opportuna iniziativa di competenza, di carattere normativo, amministrativo ed organizzativo, volta ad ottimizzare il sistema dell'esecuzione forzata in Italia, con particolare riguardo a:

    a) favorire l'accesso diretto alle banche dati da parte dell'ufficiale giudiziario al fine di garantire il pieno raggiungimento degli obiettivi prefissati dal legislatore e dare piena attuazione alla normativa vigente;

    b) disciplinare l'ipotesi in cui il creditore decida di procedere con pignoramento autonomo sui beni individuati tramite ricerche telematiche delegate all'ufficiale giudiziario;

   a valutare l'opportunità di assicurare all'ufficiale giudiziario il riconoscimento, anche economico, dell'attività telematica svolta, in analogia con quanto previsto per altre amministrazioni.
(7-00313) «Buonguerrieri».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   DI LAURO e CHERCHI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   con il comunicato stampa del Consiglio dei ministri n. 131 del 12 giugno 2025 è stata annunciata la proroga del termine per l'esercizio delle deleghe previste dall'articolo 2 della legge 15 luglio 2022, n. 106, tramite la presentazione alle camere di un disegno di legge;

   in particolare, il comunicato specificava che «il disegno di legge proroga al 31 dicembre 2026 il termine previsto per l'esercizio delle deleghe legislative finalizzate al riordino delle disposizioni in materia di spettacolo, nonché al riordino e alla revisione degli strumenti di sostegno in favore dei lavoratori del settore e al riconoscimento di nuove tutele in materia di contratti di lavoro e di equo compenso per i lavoratori autonomi, in ragione dell'esigenza di sottoporre le norme allo studio alla più ampia condivisione, sia con le autonomie territoriali interessate, sia con i portatori di interessi specifici nelle materie oggetto della delega, al fine di giungere a una definizione il più possibile approfondita e partecipata della riforma»;

   si tratta della terza volta che il Governo decide di prorogare questo termine, con l'effetto, tra l'altro, di prolungare le sofferenze degli animali nei circhi: il termine originario era il 18 febbraio 2023, poi prorogato al 18 agosto 2024, poi ulteriormente prorogato al 18 agosto 2025 e, con questo maldestro tentativo, fino al 31 dicembre 2026;

   a giudicare dall'interrogante quanto voluto dal Ministro della cultura Giuli tradisce la sua stessa parola data in diretta tv alla Camera due mesi fa, rispondendo a un question time, ignorando tra l'altro anche i pronunciamenti di vari consigli regionali e comunali, i pronunciamenti della Federazione nazionale degli ordini dei veterinari, i 240 mila firmatari della petizione sul tema promossa dalla Lav, oltre che volontà della stragrande maggioranza dei cittadini;

   si allontana dunque la data per il rilancio di uno spettacolo davvero umano con l'allineamento dell'Italia agli oltre cinquanta Paesi al mondo che hanno già fatto questa scelta di civiltà, come dichiarato da Gianluca Felicetti Presidente Lav;

   non si comprende come possa questa ulteriore dilazione di tempo collimare con la volontà espressa dal Parlamento e dalla maggioranza di governo con l'approvazione solo poche settimane fa della nuova legge contro i maltrattamenti sugli animali –:

   per quali ragioni il Governo abbia deciso di adottare un disegno di legge per prorogare ulteriormente il termine per l'esercizio delle deleghe previste dall'articolo 2 della legge 15 luglio 2022, n. 106;

   se non intendano assumere tutte le iniziative di competenza per porre fine all'impiego di animali in circhi e spettacoli viaggianti.
(3-02066)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CANTONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato da numerose fonti giornalistiche (tra cui CataniaToday, Meridionews, Fanpage, RaiNews e LiveSicilia), è in corso un'inchiesta della Procura di Palermo che coinvolge esponenti politici di primo piano dell'Assemblea regionale siciliana (Ars), tra cui il presidente Gaetano Galvagno, indagato per i reati di corruzione e peculato;

   nell'ambito della stessa indagine risultano coinvolti altri rappresentanti istituzionali, tra i quali l'assessora regionale al turismo Elvira Amata, appartenenti al medesimo schieramento politico, dalla quale risulterebbero essere utilizzate risorse pubbliche per iniziative legate ad attività personali di amici e parenti delle persone coinvolte nell'indagine;

   il presidente dell'Ars pur essendo formalmente solo indagato, ha sinora respinto ogni ipotesi di sospensione o dimissione, dichiarando che «l'Ars non è un tribunale» e continuando a esercitare le sue funzioni istituzionali, nonostante l'evidente compromissione della sua autorevolezza e della credibilità dell'organo che presiede;

   a giudizio degli interroganti, si è di fronte ad un insieme di condotte che – a prescindere da ogni rilievo penale – appaiono sempre più politicamente inopportune e lesive della dignità dell'Assemblea regionale, soprattutto alla luce della gravità dei fatti contestati e dell'interesse pubblico alla trasparenza e alla legalità nella gestione delle risorse –:

   se siano a conoscenza della vicenda esposta in premessa e delle gravi ripercussioni istituzionali e reputazionali che essa sta provocando per le istituzioni siciliane;

   ferme restando le eventuali responsabilità personali che verranno accertate nelle sedi opportune, se non intendano assumere iniziative, per quanto di competenza, anche tramite i servizi ispettivi di finanza pubblica, in ordine al corretto utilizzo e alla regolarità della gestione dei fondi pubblici, in particolare statali, e se non intendano comunque valutare la sussistenza dei presupposti per l'esercizio dei poteri di cui all'articolo 126 della Costituzione e all'articolo 8 dello Statuto della Regione Siciliana, a tutela dell'integrità delle istituzioni.
(4-05436)


   ILARIA FONTANA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il secondo rapporto «PNRR Watch» di Assonime e Openpolis – ripreso, tra gli altri, dall'articolo «Il grande bluff del Pnrr ecologico» pubblicato da La Notizia il 2 luglio 2025 – documenta gravi criticità nella missione 2 «Rivoluzione verde» del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR);

   a fronte di oltre 12 miliardi di euro programmati per la transizione ecologica, la spesa effettiva resta molto limitata: nel settore gestione rifiuti risulta speso appena il 12 per cento delle risorse allocate (a fronte di un 90 per cento impegnato) e, nella linea C dedicata agli impianti innovativi, solo 1 progetto su 38 è stato completato. Anche nei progetti faro per l'economia circolare sono stati erogati meno del 15 per cento dei 600 milioni stanziati e 52 proposte su 235 sono state ritirate;

   nelle smart grid, dove è previsto un aumento di almeno 1.000 megawatt della capacità di rete per la distribuzione di energia rinnovabile, la spesa effettiva a marzo 2025 era inferiore al 5 per cento, con 20 progetti su 22 fermi o appena avviati;

   sulle infrastrutture idriche primarie è stato speso solo il 24 per cento delle risorse, mentre la Corte dei conti stima l'avanzamento reale all'11 per cento;

   secondo la sesta Relazione al Parlamento sullo stato di attuazione del PNRR di marzo 2025, alla data del 31 dicembre 2024 la missione 2 ha attivato 51,8 miliardi di euro su 55,5 miliardi assegnati (93,3 per cento), ma la spesa effettiva si ferma a 20,05 miliardi (38,7 per cento), con uno scostamento di oltre 31 miliardi di euro tra impegni e pagamenti;

   la misura per le colonnine di ricarica elettrica sulle autostrade è stata dichiarata inidonea, e la revisione rivolta ai centri urbani ha prodotto adesioni inferiori alle attese: le infrastrutture previste sono scese da 4.718 a poco più di 2000. Sempre nella citata relazione si legge «A seguito della chiusura delle procedure di selezione, il quadro complessivo che emerge a causa delle chiare difficoltà di mercato, nonostante tutte le azioni effettuate, non è quindi sufficiente a garantire il conseguimento degli obiettivi del Piano» e ancora, in chiusura del paragrafo relativo, che «il Mase ha avviato interlocuzioni con Anas Spa e Rfi S.p.A., le quali si sono impegnate a valutare l'opportunità, entro il mese di gennaio 2025, di contribuire alla costruzione di punti di ricarica, promuovendo una rete su tutto il territorio nazionale»;

   va considerato che gli squilibri territoriali permangono e che una mancata trasparenza può soltanto far risultare ancor più lacunoso il monitoraggio della spesa pubblicati –:

   se il Governo sia a conoscenza delle criticità sopra esposte e quali valutazioni esprima in merito alla coerenza tra risorse stanziate, spesa effettiva e risultati conseguiti per quanto concerne la missione 2 del PNRR;

   quali azioni siano state intraprese per addivenire ad una pubblicazione integrale dei dati relativi all'attuazione degli interventi sulla piattaforma ReGiS;

   se sia stato definito un cronoprogramma aggiornato per recuperare i ritardi sui progetti.
(4-05447)


   CAVANDOLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   il Sistema pubblico di identità digitale (SPID) rappresenta oggi il principale strumento di accesso ai servizi digitali della pubblica amministrazione per cittadini, professionisti e imprese, con oltre 36 milioni di utenti attivi;

   secondo quanto riportato da fonti di stampa, i gestori Spid – riuniti in Assocertificatori e comprendenti tra gli altri Aruba, Poste Italiane, Tim, Sielte, Intesa, Infocert, Namirial – lamentano da tempo l'assenza del trasferimento dei 40 milioni di euro promessi dal Governo per garantire la sostenibilità economica del servizio;

   nonostante rassicurazioni del Ministro per la pubblica amministrazione, i fondi non sono stati ancora erogati, se non per un possibile acconto in autunno, pari a 100.000 euro per gestore, e con successivi versamenti a cadenza bimestrale, che i fornitori giudicano assolutamente insufficienti;

   i gestori affermano di avere sostenuto per anni costi rilevanti per offrire un servizio gratuito ai cittadini, accumulando perdite che oggi li spingono a introdurre modelli a pagamento dal secondo anno di abbonamento;

   contestualmente, è in fase di attuazione l'It Wallet, il portafoglio digitale integrato nell'app IO, che prevede al suo interno documenti come patente, Isee, certificato di residenza, e il cui accesso potrebbe essere precluso all'identità digitale Spid in favore della sola Carta di identità elettronica (Cie);

   tale ipotesi potrebbe escludere il sistema Spid, con conseguenze gravissime in termini di equità, accessibilità e interoperabilità dei servizi pubblici, tenuto conto delle ancora diffuse difficoltà nell'utilizzo della Cie da parte di una fascia ampia della popolazione;

   secondo indiscrezioni di stampa, sarebbe inoltre possibile una chiusura definitiva del sistema Spid a favore del Wallet europeo –:

   se il Governo confermi l'intenzione di interrompere il progetto Spid con l'introduzione dell'European digital identity (Eudi) Wallet e, in caso affermativo, quali iniziative intenda assumere per garantire il pieno accesso ai servizi digitali a tutti i cittadini, con particolare attenzione alle fasce più fragili e meno digitalizzate;

   quali siano le tempistiche effettive di erogazione dei fondi pubblici promessi ai gestori Spid;

   se il Ministro della pubblica amministrazione abbia attivato un monitoraggio sistematico per verificare che tutti i servizi digitali della Pa siano effettivamente accessibili tramite la Carta di identità elettronica, oggi indicata come alternativa al sistema Spid, ma non ancora in grado di sostituirne pienamente la diffusione e la facilità d'uso;

   se non ritenga opportuno assumere iniziative volte a promuovere un maggiore coinvolgimento degli attuali gestori Spid nei processi decisionali sull'It Wallet e sul futuro dell'identità digitale nazionale, a garanzia di trasparenza e di coerenza con gli obiettivi del Pnrr.
(4-05448)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta scritta:


   ASCARI e CHERCHI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il dottor Hussam Abu Safiya, medico pediatra, operante nella Striscia di Gaza, è stato prelevato con la forza dai militari dell'esercito israeliano (Idf) durante un'operazione militare condotta in ambito ospedaliero, in violazione delle convenzioni internazionali sulla protezione dei civili e del personale sanitario;

   secondo fonti internazionali e testimonianze attendibili, il dottor Abu Safiya sarebbe stato sottoposto a trattamenti inumani e degradanti, potenzialmente riconducibili a pratiche di tortura, in violazione dei più basilari diritti della persona;

   allo stato attuale, non si hanno più notizie certe sulla sua sorte, né risultano fornite informazioni ufficiali circa il suo stato di detenzione o la sua eventuale liberazione. L'articolo 3 della Convenzione di Ginevra e le norme del diritto internazionale umanitario impongono la tutela dei medici e del personale sanitario nelle zone di conflitto, nonché la proibizione assoluta della tortura;

   la comunità internazionale, inclusa l'Italia, ha il dovere di vigilare sul rispetto dei diritti umani fondamentali anche in scenari bellici;

   l'Italia intrattiene rapporti diplomatici e ai cooperazione con lo Stato di Israele, e ha diritto di chiedere chiarimenti su fatti di tale gravità –:

   il Ministro interrogato sia a conoscenza della vicenda che ha coinvolto il dottor Hussam Abu Safiya e se siano state attivate, anche tramite l'ambasciata italiana o canali multilaterali, iniziative volterei accertare le condizioni di salute, la localizzazione e lo status giuridico del dottor Abu Safiya;

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere per sollecitare da parte delle autorità israeliane una piena collaborazione e la cessazione di ogni trattamento contrario al diritto internazionale nei confronti del suddetto medico;

   se non ritenga opportuno promuovere un'iniziativa diplomatica o umanitaria, anche in sede Onu o dell'Unione europea, per garantire la protezione del personale sanitario nei territori di conflitto e la tutela del dottor Abu Safiya.
(4-05429)


   PASTORELLA e ONORI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   numerosi studenti iraniani vedono l'Italia come una destinazione formativa d'eccellenza, attratti dalla qualità delle università, dalla varietà delle discipline di studio e dalla possibilità di costruire un futuro professionale più solido: in Italia, infatti, studiano oltre 13 mila studenti iraniani, che insieme formano la comunità straniera più numerosa nelle università italiane;

   secondo i dati forniti dallo stesso Ministero, dal 2018 al 2023 le domande di visto per immatricolazione universitaria da parte di studenti iraniani sono quasi quadruplicate, superando le 6.000 nel 2023 (pari al 30 per cento delle domande lavorate dalla cancelleria consolare a Teheran);

   per far fronte a tale situazione, l'Ambasciata d'Italia a Teheran ha introdotto una corsia preferenziale per le domande di visto per studio in lingua italiana, esternalizzando alla società Visametric il servizio di raccolta della documentazione;

   in risposta ad un'interrogazione precedente in cui venivano segnalati alcuni problemi connessi alla prenotazione degli appuntamenti, la Sottosegretaria per gli affari esteri e alla cooperazione internazionale, Maria Tripodi, aveva comunicato che, in sinergia con il Ministero dell'università e della ricerca, il Ministero stava lavorando per consentire agli studenti di presentare le loro domande già dai primi mesi del 2025, distribuendole in modo più efficiente;

   tuttavia, continuano a giungere ai proponenti numerose segnalazioni di studenti iraniani che continuano a riscontrare gravi difficoltà nell'ottenere il visto di studio per l'Italia, a causa di disallineamenti tra le comunicazioni ufficiali e le procedure operative di prenotazione, nonché di improvvise interruzioni del sistema;

   gli studenti ammessi per l'anno accademico 2025-2026 sono tuttora in attesa correndo il rischio concreto di non riuscire a immatricolarsi per l'anno accademico in corso. Le modalità di gestione del sistema di prenotazione paiono ripetere le inefficienze dell'anno scorso quando risultarono esclusi oltre 1.700 studenti iraniani, senza che fossero proposte soluzioni alternative efficaci;

   le tensioni internazionali e la situazione di guerra in Iran hanno determinato l'interruzione dei servizi consolari in loco aggravando ulteriormente la situazione. In un contesto così critico, è fondamentale agire con urgenza per offrire loro canali alternativi e sicuri di accesso all'Italia, prima che l'incertezza e l'instabilità compromettano in modo irreversibile il loro percorso formativo e le loro prospettive di vita –:

   se siano a conoscenza del perdurante e grave stallo amministrativo nell'ambito della procedura dei visti di studio per studenti iraniani;

   se intendano predisporre, tenuto conto dell'interruzione dei servizi consolari e dell'attuale contesto iraniano, un'estensione della scadenza per la presentazione delle domande di visto, riservando una deroga specifica agli studenti iraniani coinvolti, una modalità alternativa per la presentazione delle domande (online, da remoto o presso uffici consolari italiani in paesi confinanti) o altre misure per prevenire il ripetersi di simili disservizi.
(4-05430)

AFFARI EUROPEI, PNRR E POLITICHE DI COESIONE

Interrogazione a risposta orale:


   PROVENZANO, BARBAGALLO, IACONO, MARINO e PORTA. — Al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la decisione annunciata dal gruppo bancario Intesa San Paolo di «remotizzare» l'unica filiale esistente sull'isola di Salina ha suscitato le proteste di cittadini e istituzioni;

   il ridimensionamento di un presidio come quello in oggetto in una piccola isola determina come conseguenza enormi disagi per i correntisti e per le imprese in un territorio economicamente dinamico;

   la remotizzazione della filiale pregiudica l'accesso a un servizio essenziale e aggrava il processo di spoliazione dei servizi che penalizzano le comunità che risiedono sull'isola;

   le isole minori non possono continuare a subire scelte che le marginalizzano e che alimentano il processo di spopolamento;

   in Parlamento è stata istituita anche una Commissione parlamentare per il contrasto degli svantaggi derivanti dall'insularità, segnale della necessità di una attenzione maggiore e più incisiva nei confronti di questi territori –:

   quali tempestive iniziative il Governo, per quanto di competenza, intenda attivare supportando le istituzioni locali al fine di scongiurare la chiusura della suddetta filiale e garantire la presenza di uno sportello bancario pienamente operativo nell'interesse dei cittadini e del tessuto economico presente sull'isola.
(3-02067)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FORATTINI, MARINO, ROMEO, ANDREA ROSSI e VACCARI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   secondo alcuni autorevoli studi l'introduzione di nuovi dazi statunitensi potrebbe costare all'export italiano di prodotti alimentari e non food all'incirca mezzo miliardo di euro;

   da quando sono entrate in vigore le tariffe aggiuntive sulle merci di importazioni europee volute dal presidente Donald Trump (prima al 20 per cento, dal 2 all'8 del mese, e poi dimezzati al 10 per cento), la crescita delle esportazioni agroalimentari negli Stati Uniti è drasticamente diminuita rispetto allo stesso mese dell'anno precedente;

   il dazio al 10 per cento comporterebbe un aggravio di spesa per i cittadini statunitensi di quasi 800 milioni di euro, che si tradurrebbero inevitabilmente in ricadute anche sulle aziende italiane, vista la richiesta di «sconti» da parte degli importatori riscontrata nelle scorse settimane. La diminuzione dei consumi si tradurrà inevitabilmente in prodotto invenduto per le imprese italiane, costrette a dover cercare nuovi mercati. Il tutto senza dimenticare il pericolo falsi. Gli Usa infatti si piazzano in testa alla classifica con una produzione di italian sounding che ha superato i 40 miliardi in valore e che vede come prodotto di punta i formaggi. Un fenomeno che potrebbe trovare una ulteriore spinta dall'eventuale imposizione di dazi sull'agroalimentare made in Italy. L'aumento dei prezzi degli «originali» potrebbe portare i consumatori americani a indirizzarsi su altri beni più a buon mercato, proprio a partire dai cosiddetti «italian fake»;

   i dazi Usa rischiano di avere un peso rilevante per l'economia nazionale. A pagarne le conseguenze potrebbero essere tutti i cittadini italiani, non solo le imprese che operano sul mercato statunitense;

   i dazi imposti durante la prima presidenza Trump su una serie di prodotti agroalimentari italiani avevano portato a una diminuzione del valore delle esportazioni (confronto annuale tra 2019 e 2020) che è andata dal -15 per cento per la frutta al -28 per cento per le carni e i prodotti ittici lavorati, passando per il -19 per cento dei formaggi e delle confetture e il -20 per cento dei liquori. Ma anche il vino, seppur non inizialmente colpito dalle misure, aveva fatto segnare una battuta d'arresto del 6 per cento –:

   in che misura i dazi annunciati dal presidente Usa possano impattare negativamente sul comparto agroalimentare italiano e quali iniziative di competenza intenda assumere per evitare le ricadute negative sulle imprese agroalimentari italiane derivanti dall'innalzamento dei dazi sui beni derivanti dall'Unione europea annunciato dall'amministrazione Trump.
(5-04208)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta orale:


   ZANELLA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nella notte di lunedì 30 giugno 2025 si è verificata una colata di fango e detriti, scesa dalla Croda Marcora, con un fronte di lunghezza di 100 metri e alta 4 metri, tra le località Chiapuzza e Dogana Vecchia, nel comune di San Vito di Cadore, in provincia di Belluno, imponendo la chiusura della strada statale 51 Alemagna e il conseguente isolamento di Cortina d'Ampezzo;

   nel pomeriggio di sabato 28 giugno 2025, poche ore prima della frana principale, era già avvenuto un primo distacco di materiale, ripreso in un video che ha circolato sui social, a testimonianza della crescente instabilità della montagna. Le piogge intense delle ultime settimane hanno, infatti, reso il terreno particolarmente instabile, alimentando un continuo susseguirsi di smottamenti e crolli che mettono a dura prova l'intero territorio dolomitico e chi lo abita;

   il 14 giugno 2025 si è verificato un crollo di grandi dimensioni sempre dalla cima Marcora tra San Vito e Cortina d'Ampezzo;

   nella notte tra il 15 e il 16 giugno 2025 un'enorme colata detritica, staccatasi dalle pendici del Monte Antelao, si è riversata sull'abitato di Cancia nel comune di Borea di Cadore, bloccando sempre la strada statale 51 Alemagna;

   le frane censite dalla regione Veneto sono 9.455, di cui ben 5.914 in provincia di Belluno ed ogni anno se ne aggiungono circa 200. In particolare la valle del Boite, da sola, conta almeno 10 colate detritiche, lungo una zona di una ventina di chilometri;

   il fenomeno dovuto alla presenza di ammassi rocciosi che localmente in alcuni punti delle Dolomiti risultano intrinsecamente fragili in quanto fratturati, si è acuito notevolmente per effetto dei cambiamenti climatici in atto che fanno registrare anomalie di temperature e di precipitazioni tali da indurre una recrudescenza degli episodi;

   a questi effetti si aggiunge la perdita in alta quota del permafrost, il ghiaccio interstiziale permanente presente fino a qualche tempo fa nelle fratture e nella porosità della roccia che fungeva da «legante naturale» delle parti esposte delle pareti, che porta a un incremento dei crolli e della produzione di detriti;

   in vista dei Giochi Olimpici Milano Cortina 2026, Cortina d'Ampezzo diventa osservata speciale se si considera che il villaggio degli atleti sorgerà a Fiames, area a rischio idrogeologico e che il contestato impianto di risalita Apollonio-Socrepes insiste su un'area dove da anni si sta muovendo una frana profonda, con rischio di stabilità dei piloni –:

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare, per quanto di competenza, per implementare i sistemi di controllo e di sicurezza delle comunità locali dai rischi derivanti da ricorrenti fenomeni franosi in atto e per sviluppare adeguati strumenti di indagine e sorveglianza delle aree dolomitiche in forte trasformazione per effetto dei cambiamenti climatici in atto e se siano in grado di garantire che i numerosi interventi infrastrutturali connessi ai Giochi Olimpici Milano Cortina 2026 non possano pregiudicare ulteriormente il fragile contesto geologico e morfologico delle Dolomiti, già dichiarato patrimonio naturale dell'umanità nel 2009.
(3-02068)

CULTURA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MANZI, ORFINI, IACONO e BERRUTO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   con il cosiddetto «decreto Olivetti» (decreto-legge 27 dicembre 2024, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2025, n. 16), sono stati stanziati fondi ad hoc a sostegno delle biblioteche pubbliche e della filiera editoriale, con l'obiettivo di promuovere la lettura, sostenere l'acquisto di libri e rafforzare il ruolo delle biblioteche sul territorio;

   in particolare, l'articolo 3, comma 2, del suddetto decreto prevede uno stanziamento di 24,8 milioni di euro per il 2025 e 5,2 milioni di euro per l'anno 2026, per l'acquisto di libri (anche in formato digitale) da parte delle biblioteche aperte al pubblico, statali, territoriali e degli enti culturali con contributi pubblici;

   il decreto stabiliva che entro 90 giorni dalla sua entrata in vigore il Ministero della cultura avrebbe dovuto emanare i decreti attuativi necessari per rendere operativa la misura, inclusi criteri di accesso ai fondi, modalità di assegnazione e tempistiche di erogazione;

   a oggi, tuttavia, a oltre 120 giorni dall'entrata in vigore del decreto, non risulta pubblicato alcun decreto che deve definire gli strumenti operativi che permettano alle biblioteche di accedere ai fondi previsti;

   tale ritardo sta generando forte preoccupazione e incertezza tra gli operatori del settore: da un lato le biblioteche pubbliche, che attendono di conoscere tempi e modalità per potenziare le proprie collezioni; dall'altro gli editori, soprattutto medio-piccoli, per i quali questi fondi rappresentano una risorsa importante in termini di sostegno alla produzione editoriale;

   si segnala che negli scorsi anni misure analoghe, come quelle introdotte con il «Piano nazionale per la promozione della lettura», hanno avuto un significativo impatto nel rafforzare la rete bibliotecaria nazionale, favorendo la bibliodiversità e sostenendo l'economia del libro –:

   quali siano i motivi per cui, a oggi, non siano ancora stati adottati i decreti attuativi relativi ai fondi per le biblioteche previsti dal «decreto Olivetti», nonostante la scadenza prevista dei 90 giorni sia già ampiamente superata, e quali siano i tempi previsti per l'adozione e la conseguente disponibilità dei fondi a favore delle biblioteche e degli editori.
(5-04203)

DIFESA

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, il Ministro per lo sport e i giovani, per sapere – premesso che:

   l'Uits (Unione italiana tiro a segno) costituisce l'organo di governo della disciplina del tiro a segno in Italia, avente duplice veste di ente pubblico preposto e rappresentante delle circa 260 sezioni TSN italiane, con oltre 200.000 iscritti, e federazione sportiva affiliata al Coni, con circa 70.000 tesserati;

   ai sensi del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66 e della legge n. 110 del 1975, le sezioni TSN svolgono attività di natura pubblicistica rilasciando certificazioni di idoneità al maneggio delle armi e svolgendo corsi di addestramento al tiro per guardie giurate, polizie locali e privati autorizzati, oltre a mantenere per conto dello Stato in efficienza ed agibilità al tiro i beni demaniali militari dati loro in concessione, utilizzando all'uopo risorse proprie:

    circa l'80 per cento delle sezioni TSN e dei relativi poligoni di tiro insiste su Demanio militare;

    gli organi di vertice della Uits sono eletti dalla Assemblea dei Presidenti delle Sezioni TSN ogni 4 anni, alla scadenza del ciclo olimpico in base a quanto stabilito dall'articolo 7 del decreto-legge n. 208 del 2024 convertito con modificazioni dalla legge 28 febbraio 2025, n. 20 (in Gazzetta Ufficiale 1° marzo 2025, n. 50);

    alla data del 31 dicembre 2024, al termine dell'ultimo quadriennio olimpico, gli organi sociali sono decaduti, ma non sono state indette nuove elezioni, e solo con delibera esecutiva 2 del 14 gennaio 2025 il consiglio direttivo della Uits convocava per la data del 15 e 16 marzo 2025 l'assemblea elettiva delle Sezioni per il rinnovo dei vertici federali per il quadriennio olimpico 2025-2028, provvedendo alle relative comunicazioni di rito a tutte le Sezioni;

    in data 14 febbraio 2025, termine ultimo della prevista proroga di 45 giorni in cui scadeva il mandato del precedente consiglio direttivo e del presidente della Uits, il Ministero della difesa provvedeva a nominare, con decorrenza 15 febbraio 2025, un commissario straordinario, individuato nella figura del segretario generale della Uits Walter De Giusti con previsione della durata «fino alla nomina del Presidente della UITS e comunque non oltre la durata di un anno»;

    la nomina del commissario risultava funzionale al percorso di giungere attraverso elezioni al rinnovo degli organi della Uits già regolarmente deliberata dall'organo direttivo nel pieno e legittimo esercizio delle sue funzioni, dopo, peraltro, avere preso atto della avvenuta approvazione e ratifica da parte del Ministero della difesa e del Ministero dell'economia e delle finanze del nuovo statuto Uits;

    con decreto n. 3 del 5 marzo 2025 il commissario provvedeva a revocare le elezioni già indette, ravvisando una non meglio chiarita necessità, «di garantire lo svolgimento delle elezioni federali con un chiaro e definito quadro normativo a cui fare riferimento», ponendo la Uits «nelle migliori condizioni di poter far convivere al suo interno la duplice natura di federazione sportiva da una parte e di ente pubblico dall'altra»;

    a decorrere dal 1° aprile 2025, il commissario De Giusti risulta tra l'altro avere assunto a tempo pieno l'incarico di segretario generale presso la Federazione Pugilistica Italiana (FPI);

    la carica di segretario generale Uits al momento risulta coperta ad interim da un funzionario federale, senza che la procedura concorsuale per la sostituzione abbia avuto seguito;

    il commissario ha provveduto solo in data 12 giugno 2025, a dare indicazioni per il rinnovo dei comitati regionali, decaduti unitamente agli organi centrali in data 14 febbraio 2025;

    lo stesso commissario non ha provveduto a convocare ai sensi della previsione statutaria entro il 30 aprile 2025 l'Assemblea Nazionale, unico organo competente, per l'approvazione del bilancio;

    quanto descritto evidenzia, a giudizio degli interroganti, una palese criticità in merito al funzionamento dell'ente sia sotto il profilo della vigilanza sull'espletamento della delicata funzione pubblicistica in materia di utilizzo delle armi sia dal punto di vista della pratica sportiva, con particolare riguardo a quella olimpica –:

   quali urgenti iniziative intendano assumere al fine di verificare la correttezza dell'attività commissariale in essere e di velocizzare il ripristino della gestione ordinaria e democratica della Uits, con la indizione in tempi brevi delle elezioni dei vertici federali per il quadriennio olimpico già iniziato affinché sia assicurata un'adeguata funzionalità dell'Unione Italiana Tiro a Segno;

   se il Governo abbia considerato, per quanto di competenza, la legittimità e l'opportunità del fatto che il commissario straordinario della Uits contestualmente rivesta la carica di segretario generale della Federazione Pugilistica Italiana.
(2-00651) «Serracchiani, Berruto, Graziano».

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro delle imprese e del made in Italy, per sapere – premesso che:

   l'Ivass (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni) ha sanzionato a inizio 2023 l'ex consiglio di amministrazione di Cattolica assicurazioni per irregolarità nella gestione, per un totale di quasi 2 milioni di euro. Le sanzioni sono state irrogate al vecchio consiglio, inclusi i vertici come l'ex presidente Paolo Bedoni, cui è stata comminata una multa di 432 mila euro. Le sanzioni sono state pubblicate nel bollettino di vigilanza dell'Ivass del 31 gennaio 2023;

   l'Ivass ha riscontrato irregolarità nella gestione della compagnia e violazioni che riguardano il mancato rispetto di specifiche normative e procedure;

   le irregolarità riguardano il governo societario, la sostenibilità e le nomine, con particolare attenzione al rispetto delle normative e procedure. Sono state inoltre sanzionate l'incapacità dell'organo amministrativo di garantire la necessaria coerenza tra i rischi assunti dall'impresa e il suo fabbisogno di solvibilità globale, con effetti sull'adeguatezza anche prospettica dei fondi propri, nonché le carenze nell'analisi dei rischi riscontrate nella sottoscrizione e gestione di taluni investimenti e all'inefficacia delle funzioni di controllo che non ha consentito di individuare le criticità di governo e di gestione dei rischi;

   con sentenze n. 3004 e 3008 del 9 aprile 2025, n. 3106, 3107, 3108, 3109 e 3139 dell'11 aprile 2025, n. 3219 del 15 aprile 2025, n. 3400 e 3403 del 18 aprile 2025, la VI sezione del Consiglio di Stato ha accolto gli appelli presentati da diversi (non tutti) ex consiglieri di Cattolica per ottenere l'annullamento delle sanzioni ad personam comminate da Ivass;

   pur riconoscendo alcune disfunzioni nei processi decisionali interni di Cattolica, il Consiglio di Stato ha rilevato gravi carenze nell'impianto accusatorio dell'Ivass, smontando punto per punto numerosi addebiti. I giudici hanno stabilito che diverse valutazioni dell'Autorità si basavano su interpretazioni soggettive e non suffragate da prove adeguate;

   la pronuncia rafforza la tesi di coloro che hanno sollevato dubbi sulle modalità con cui è maturata la trasformazione di Cattolica da cooperativa a società per azioni e la successiva acquisizione da parte di Generali;

   Ivass in questi anni è intervenuto più volte sulla gestione di Cattolica, che ha visto negli anni crollare il valore delle sue azioni a causa di una gestione ritenuta non corretta, che oggi dovrebbe ritenersi meramente presunta. Nel 2020 ha imposto un aumento di capitale molto significativo, in rapporto alla capitalizzazione della compagnia. Generali è entrata operativamente nel gruppo Cattolica fino ad assumerne il controllo e procedere al suo delisting nell'agosto 2022. Consob ha determinato il corrispettivo per il delisting a 6,75 euro;

   poiché non tutti gli ex consiglieri avevano impugnato la sanzione Ivass si è determinata una situazione in cui gli ex amministratori che hanno desistito dal proporre ricorso al Consiglio di Stato si trovano oggi nella condizione di dover pagare (alcuni sembra abbiano già pagato la sanzione) con conseguenze anche in ordine alla possibilità di assumere altri incarichi, mentre altri che hanno visto l'annullamento della sanzione nei loro confronti sono oggi del tutto riabilitati;

   va tenuto conto dell'effetto che l'annullamento delle sanzioni può comportare tra i molteplici ex piccoli soci di Cattolica presso i quali risulta rafforzata l'idea che forse non esisteva malagestio della compagnia e quindi l'idea di aver subito un doppio danno economico;

   con la legge di bilancio per il 2024, è stato istituito il Fondo di garanzia assicurativo dei rami vita, disciplinato dagli articoli 274-bis e seguenti del Codice delle assicurazioni private. Il Fondo – di natura privatistica – prevede un rimborso fino a 100.000 euro per ciascun avente diritto in caso di liquidazione coatta di imprese assicurative;

   le direttive (UE) 2025/1 e (UE) 2025/2, il cui recepimento è atteso entro il gennaio 2027, modificando la direttiva Solvency II, istituiscono un quadro per il risanamento e la risoluzione delle imprese assicurative, al fine di rafforzare la capacità degli Stati membri di intervenire con maggiore tempestività e rigore in situazioni di crisi, promuovendo una vigilanza più efficace anche in ambito transfrontaliero –:

   di quali ulteriori elementi disponga il Governo rispetto alla vicenda relativa all'annullamento delle sanzioni a carico degli amministratori di Cattolica illustrata in premessa e alla situazione di incertezza venutasi a creare nel gruppo dopo la sua incorporazione in Generali e il successivo delisting;

   se non ritenga opportuno assumere iniziative di carattere normativo volte a rafforzare i poteri di controllo e delle competenze proprie in ambito assicurativo dell'Ivass, eventualmente anticipando l'operatività delle direttive (UE) 2025/1 e (UE) 2025/2;

   se non ritenga opportuno assumere iniziative volte ad assicurare la piena operatività del Fondo di garanzia assicurativo dei rami vita, previsto dalla legge bilancio per il 2024.
(2-00652) «Boscaini, Battilocchio».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CAPPELLETTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con provvedimento del 18 marzo 2025, la Banca d'Italia ha disposto lo scioglimento degli organi con funzione di amministrazione e controllo di Banca Progetto e ha sottoposto la stessa alla procedura di amministrazione straordinaria;

   successivamente i commissari straordinari inviati da Banca d'Italia avrebbero richiesto un aumento di capitale urgente al fondo Oaktree capital management, azionista di riferimento dell'istituto milanese;

   a fine marzo l'istituto avrebbe subito un deterioramento di alcuni indici patrimoniali, ed in particolare il requisito obbligatorio della leva finanziaria (il rapporto tra capitale di maggior qualità e tutte le esposizioni), fissato al 3 per cento dagli accordi di Basilea;

   ciò ha comportato l'impossibilità di accedere allo sportello d'emergenza della Bce denominato Ela (Emergency liquidity assistance), che consente alla/Vigilanza di erogare finanziamenti straordinari a istituzioni finanziarie solvibili in crisi temporanea di liquidità;

   l'istituto di credito non è certo nuovo alla ribalta delle cronache: infatti risale alla fine del 2024 la notizia secondo cui il tribunale di Milano sottoponeva ad amministrazione giudiziaria la banca a valle di ampie indagini effettuate dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano – come riportato dalla stampa – che avevano messo in luce presunti «rapporti tra l'istituto finanziario e soggetti legati a consorterie di 'ndrangheta» –:

   di quali elementi disponga, per quanto di competenza, in ordine alla vicenda segnalata in premessa, e quali iniziative di competenza intenda assumere, anche di carattere normativo, a tutela dei correntisti e risparmiatori, anche con particolare riferimento a coloro i quali non rientrano nei limiti del Fondo interbancario a tutela dei depositi.
(5-04199)


   LAI, UBALDO PAGANO, GUERRA e ROGGIANI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 1° luglio scorso il Ministero dell'economia e delle finanze ha comunicato che nel mese di giugno 2025 il saldo del settore statale si è chiuso, in via provvisoria, con un fabbisogno di 17,6 miliardi di euro, in netto aumento rispetto ai 13,3 miliardi registrati a giugno 2024;

   il peggioramento del fabbisogno ha impatti diretti sulla programmazione finanziaria dello Stato e potrebbe riflettersi su emissioni di debito pubblico aggiuntive, sulla dinamica dello spread e dei tassi medi all'emissione, sul margine disponibile per nuove politiche pubbliche –:

   quali siano le ragioni del peggioramento dell'andamento del fabbisogno del settore statale, se questo abbia ricadute sul conseguimento degli obiettivi fissati per l'anno in corso dal Piano strutturale di bilancio medio termine e quali misure intenda adottare per contenerne la crescita.
(5-04205)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   ENRICO COSTA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nella giornata del 2 luglio 2025, gli organi di informazione hanno dato la notizia dell'arresto di un primario dell'ospedale di Piacenza per truffa e peculato. Sui siti online di molti organi di informazione, vedasi ad esempio www.repubblica.it e www.lastampa.it, sono pubblicate le immagini tratte da intercettazioni ambientali facenti parte degli atti del procedimento penale;

   va considerato che si tratta di atti di indagini preliminari non pubblicabili, che a giudizio dell'interrogante sono stati diffusi al fine di alimentare la diffusa tecnica del «marketing giudiziario» –:

   di quali elementi disponga circa la diffusione del contenuto di tale attività captativa e se intenda assumere iniziative di carattere ispettivo a fronte di quella che l'interrogante ritiene una palese violazione di legge.
(4-05437)


   ASCARI, CHERCHI e MORFINO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 20 giugno 2025, la I sezione civile del Tribunale di Roma ha disposto un provvedimento esecutivo che prevede il trasferimento della minore B. D., di cinque anni, dall'abitazione della madre, sita in Roma, verso una struttura protetta non meglio identificata e non conosciuta dai familiari;

   si apprende che, per dare esecuzione a tale provvedimento, è stato disposto l'impiego delle forze dell'ordine presso il domicilio materno, al fine di rimuovere coattivamente la minore dal suo contesto abituale;

   l'uso della forza pubblica in casi come questi solleva gravi perplessità giuridiche e costituzionali, soprattutto quando riguarda bambini in tenerissima età e in assenza di condizioni di emergenza che ne giustifichino l'urgenza e la modalità coattiva, come chiarito:

   dal Vademecum delle forze dell'ordine (2014), secondo cui l'esecuzione dei provvedimenti civili è affidata ai servizi sociali e solo in casi di estrema necessità può essere previsto l'ausilio della forza pubblica;

   dall'ordinanza n. 9691/2022 della Corte di Cassazione, che ha escluso la legittimità dell'uso di forza fisica per eseguire il collocamento in casa-famiglia di minori, per l'elevato rischio di traumi e violazioni del principio di dignità;

   dalla requisitoria della Procura generale della Cassazione nel ricorso RG n. 21633/21, che ha ribadito l'incompatibilità costituzionale dell'uso di misure coercitive in mancanza di un'urgenza sanitaria o penale e dell'assenza di una normativa ordinaria che disciplini la restrizione della libertà personale del minore;

   dalla sentenza del Tribunale di Lecce, sezione penale, del 23 febbraio 2023, che ha affermato l'illegittimità dell'uso della forza in caso di opposizione del minore, disponendo che in tali circostanze gli atti debbano essere rimessi al giudice dell'esecuzione;

   l'impiego della forza pubblica per l'allontanamento coatto di una bambina di soli cinque anni dal proprio domicilio abituale, senza che vi sia una condizione di pericolo attuale e concreto, appare fortemente lesivo della dignità personale del minore, oltre che potenzialmente traumatico e sproporzionato;

   in un precedente tentativo di allontanamento, la stessa minore, con un gesto disperato e simbolico, si era legata con del nastro adesivo sotto ad un tavolo per impedire di essere prelevata, segno evidente di una opposizione attiva e di una condizione di disagio emotivo profondo;

   vi è altresì il rischio, segnalato in situazioni analoghe, che si possa ricorrere impropriamente a trattamenti sanitari forzati, come la sedazione farmacologica domiciliare, non previsti dalla normativa sanitaria (es. Tso), configurando una grave violazione delle garanzie costituzionali e della dignità della persona minorenne;

   si apprende, inoltre, che la minore è affetta da una malattia genetica rara, la malattia di Fabry, nonché da una ulteriore patologia ematologica, e che condizioni di forte stress e traumi psico-fisici possono aggravare in modo significativo il quadro clinico, con possibili danni a organi vitali quali cuore e reni, già a rischio in soggetti affetti da tale sindrome –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dell'intervento previsto per l'esecuzione del trasferimento della minore B. D. e delle modalità operative che sono state disposte per la sua attuazione;

   se, considerato che, anche alla luce di quanto esposto in premessa, non appare costituzionalmente e giuridicamente legittimo l'impiego della forza pubblica per l'allontanamento coatto di una bambina di cinque anni, in assenza di un pericolo immediato per la sua incolumità, si intendano assumere iniziative di competenza urgenti, specie di carattere normativo, volte a garantire che tali procedure intervengano nel pieno rispetto dello Stato di diritto, della normativa vigente e delle garanzie sancite dall'articolo 13 della Costituzione, evitando ogni forma di trauma e coercizione nei confronti di soggetti così vulnerabili e comunque limitando rigorosamente l'uso della forza pubblica nei procedimenti civili minorili, in maniera che tali misure siano riservate a situazioni effettivamente emergenziali;

   se, in presenza di specifiche condizioni mediche come quelle descritte, non si ritenga necessario assumere iniziative normative volte a subordinare l'esecuzione di tali provvedimenti all'acquisizione di un parere medico specialistico, volto a tutelare l'integrità psicofisica del minore.
(4-05439)


   ASCARI e CHERCHI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato da fonti di stampa locali e nazionali, una detenuta transgender, ristretta presso la casa circondariale di Ferrara, avrebbe subito una violenza sessuale da parte di quattro detenuti;

   la donna, poco più che quarantenne e di nazionalità italiana, si trovava all'Arginone dal marzo 2025, dopo essere stata trasferita dalla sezione per detenute trans del carcere di Reggio Emilia a seguito di conflitti con altre detenute;

   i fatti sarebbero avvenuti all'interno della struttura detentiva maschile, dove la detenuta lamentava di non sentirsi al sicuro, come riportato anche al Garante regionale delle persone private della libertà, Roberto Cavalieri, che ha attivato le prime segnalazioni alle autorità competenti;

   la detenuta ha riferito di essere stata attirata con un inganno in una cella da altri detenuti, con il pretesto di un invito per un caffè, e lì sarebbe stata immobilizzata e violentata;

   sono in corso due distinte indagini: una interna all'amministrazione penitenziaria e una della procura della Repubblica di Ferrara, che procede contro ignoti;

   le immagini delle telecamere interne sono attualmente al vaglio per verificare i movimenti all'interno dei corridoi e delle celle del carcere;

   questa vicenda, se confermata, rappresenterebbe un gravissimo episodio non solo di violenza sessuale, ma anche di fallimento del sistema di tutela e sicurezza per le persone transgender detenute –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative abbia già intrapreso il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap);

   quali misure urgenti intenda adottare per garantire la sicurezza e l'incolumità fisica e psicologica delle persone transgender detenute, in particolare quando sono collocate in sezioni non conformi alla loro identità di genere;

   se siano state assunte iniziative di competenza volte ad accertare eventuali responsabilità od omissioni da parte del personale penitenziario o dell'amministrazione carceraria nell'assicurare un ambiente sicuro alla detenuta vittima della presunta violenza;

   se non ritenga necessario assumere iniziative volte a predisporre protocolli più stringenti e specifici per la tutela delle persone Lgbti+ in carcere, in linea con le raccomandazioni del Comitato europeo per la prevenzione della tortura (Cpt) e degli standard Onu in materia di detenzione;

   quali siano i tempi previsti per il completamento delle indagini interne e come si intenda garantire la trasparenza e la piena collaborazione tra le istituzioni coinvolte.
(4-05441)


   ASCARI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 28 giugno 2023, a Roma, nel quartiere Primavalle, veniva brutalmente uccisa la giovane Michelle Causo, di soli 17 anni, accoltellata più volte da un coetaneo, successivamente condannato a 20 anni di reclusione per omicidio volontario aggravato;

   il corpo della ragazza veniva poi abbandonato in un carrello della spesa, in un atto che ha profondamente scosso l'opinione pubblica e generato profondo sdegno e dolore nella comunità locale e nazionale;

   nei giorni scorsi, e stata pubblicata sui social network una stories provocatoria e una canzone rap intitolata «Scusa mamma», veicolando messaggi di sfida, frasi offensive e apparentemente condivise anche da presunti complici o sostenitori all'esterno;

   tali contenuti sono apparsi come un ulteriore schiaffo alla memoria della vittima e al dolore dei familiari, che hanno pubblicamente denunciato l'inaccettabilità che un condannato per un crimine tanto efferato possa ancora oggi usufruire di strumenti comunicativi come i social media, in un contesto detentivo che dovrebbe garantire la sicurezza, il controllo e il rispetto delle vittime;

   la diffusione di contenuti social da parte di detenuti rappresenta una grave violazione del regime penitenziario, oltre che un potenziale elemento di turbamento dell'ordine pubblico e della sensibilità collettiva;

   tale episodio solleva gravi interrogativi sulla sicurezza all'interno degli istituti penitenziari minorili, sull'accesso improprio a strumenti informatici e sulla mancanza di controlli adeguati da parte dell'amministrazione penitenziaria;

   in molte altre occasioni, sono emersi casi di detenuti, anche condannati per reati gravissimi, che sono riusciti a pubblicare contenuti sui social media dal carcere, creando un effetto di emulazione e sfida all'autorità giudiziaria e penitenziaria –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali accertamenti siano stati avviati dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria per verificare come sia stato possibile che un detenuto minorenne, condannato per omicidio, sia riuscito direttamente o indirettamente a pubblicare contenuti sui social network dal carcere;

   quali provvedimenti urgenti intenda adottare per impedire l'accesso non autorizzato a dispositivi elettronici e piattaforme digitali da parte di soggetti detenuti;

   se non intenda, anche alla luce della gravità del reato commesso e del comportamento recidivo e provocatorio del detenuto, assumere iniziative di competenza volte a un immediato trasferimento in una struttura penitenziaria più adeguata, nel rispetto della normativa minorile, ma a garanzia della sicurezza e del rigore della pena.
(4-05442)


   SERRACCHIANI, GIANASSI, DI BIASE, LACARRA e SCARPA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si apprende che nella Casa circondariale di Ferrara «Costantino Satta» una detenuta transgender poco più che quarantenne di nazionalità italiana avrebbe subito violenza sessuale da quattro detenuti – anche loro tutti italiani – all'interno della Sezione protetti;

   il fatto sarebbe avvenuto durante la giornata di martedì 24 giugno 2025 «Avrebbero approfittato di uno dei momenti di socialità per invitarla – dietro l'inganno – a prendere un caffè nella loro cella e abusare di lei»;

   la detenuta ha denunciato quanto accaduto prima al personale medico in infermeria e poi – con una telefonata autorizzata – a Roberto Cavalieri, garante regionale dei detenuti, che ha dichiarato: «Martedì sera la detenuta mi ha telefonato dal carcere e mi ha detto quanto sarebbe stata costretta a subire. Ho immediatamente comunicato il fatto alla direzione e poi da lì è partita la procedura per avvisare le autorità competenti»;

   risulta inoltre che la Procura di Ferrara abbia aperto un fascicolo di indagine, così come un'indagine interna pare sia stata avviata nel carcere interessato;

   la detenuta, che è stata portata al pronto soccorso dell'ospedale Sant'Anna di Cona, dopo l'attivazione dei protocolli previsti dal Codice Rosa, che permettono un percorso di accesso al pronto soccorso riservato a tutte le vittime di violenza, in particolare donne, bambini e persone discriminate, era arrivata a Ferrara a fine marzo, trasferita dal carcere di Reggio Emilia, dove esiste una sezione per transgender, che invece non è presente nel penitenziario ferrarese, dove i detenuti sono esclusivamente uomini; la 40enne era detenuta nella Sezione protetti, assieme a detenuti sex offenders, condannati per reati legati alla violenza di genere e già da mesi pare avesse chiesto il proprio trasferimento perché temeva di subire violenze, dopo aver già ricevuto alcune molestie;

   la garante comunale, Emanuela Macario riferisce che «Aveva già esplicitamente manifestato le proprie paure» dice Macario, spiegando che «oltre a dover fare la doccia da sola, era già stata palpeggiata e qualcuno le aveva anche rivolto attenzioni poco gradite nei corridoi»;

   sull'episodio è intervenuta anche la Camera penale di Ferrara, che la prossima settimana incontrerà, anche su questo, la direttrice del carcere;

   nell'ambito della drammatica crisi delle carceri, con il sovraffollamento e la carenza di strutture e spazi adeguati, pare che l'amministrazione non riesca a collocare queste persone detenute in modo adeguato, esponendole a gravi pericoli –:

   se il Ministro interrogato non ritenga urgente adottare le misure di competenza volte a fare luce sui fatti suesposti, anche al fine di individuare le eventuali responsabilità amministrative, nonché quali siano le motivazioni che hanno impedito il trasferimento di una detenuta transgender presso un istituto dotato di una sezione apposita, e che hanno invece portato l'amministrazione a collocarla in una sezione di soli uomini, per di più condannati per reati di violenza di genere, esponendola, così, a gravissimi pericoli e violenze.
(4-05444)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARINO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   Poste Italiane spa è una società controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze, che gestisce i servizi postali in una condizione di monopolio di fatto e che, sulla base di un contratto di programma siglato con lo Stato, assicura l'espletamento del servizio universale, in cui la società si impegna a raggiungere determinati obiettivi di qualità, tra cui anche quelli concernenti l'adeguatezza degli orari di apertura degli sportelli;

   Poste Italiane è impegnata nel progetto «Polis - Casa dei servizi di cittadinanza digitale» per potenziare la prossimità dei servizi pubblici nei territori;

   nonostante queste premesse Poste Italiane ha in negli ultimi anni portato avanti un piano di razionalizzazione degli uffici sul territorio nazionale che ha di fatto penalizzato le zone marginali del Paese;

   l'ufficio postale della frazione di Sant'Antonio, nel comune di Barcellona Pozzo di Gotto ad esempio (su cui insiste un bacino d'utenza di circa 10 mila persone) è stato chiuso a partire da giugno 2023, senza fornire motivazioni trasparenti e senza che le proteste da parte di cittadini, associazioni locali e organizzazioni sindacali dei pensionati, ricevessero adeguato riscontro;

   nel mese di settembre 2023 è stato aperto un ufficio in un container: una struttura quindi per sua natura temporanea e che presenta condizioni inadeguate sotto il profilo della sicurezza, della privacy e della dignità dell'utenza e degli operatori;

   quella che inizialmente doveva essere una soluzione temporanea per ricercare un immobile idoneo da adibire ad ufficio si è però palesemente rivelata una locazione fissa con gravissime ricadute a danno dei cittadini utenti i quali sono costretti e fare la fila, in caso di intemperie con vento e pioggia, all'esterno del container e tra l'altro con grave pregiudizio anche per la tutela della privacy e senza il rispetto degli standard di accessibilità;

   per sensibilizzare Poste Italiane rispetto a tali problematiche è stata anche organizzata una petizione popolare;

   gli uffici postali non sono soltanto luoghi di scambio di corrispondenza o centri per servizi finanziari ma rappresentano veri e propri punti di riferimento per le comunità locali, svolgendo un ruolo fondamentale per la coesione sociale, l'inclusione finanziaria e lo sviluppo economico –:

   se siano a conoscenza di quanto espresso in premessa e quali iniziative urgenti intendano conseguentemente assumere, per quanto di competenza, al fine di risolvere le evidenti criticità relative alla attuale sede dell'ufficio postale della frazione di Sant'Antonio nel comune di Barcellona Pozzo di Gotto, e garantire quindi locali idonei e sicuri utili ad assicurare un servizio dignitoso e continuativo per cittadini e lavoratori.
(5-04204)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ROSATO e BONETTI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Versalis, società del gruppo Eni attiva nel settore della chimica e della petrolchimica, ha proceduto negli ultimi anni alla chiusura dei quattro stabilimenti italiani dedicati alle attività di cracking e produzione delle materie prime, situati a Ragusa, Porto Marghera, Brindisi e Priolo;

   con riferimento alla chiusura del sito di Porto Marghera, avvenuta nel 2022, il gruppo Eni aveva assunto impegni volti a garantire la tutela delle competenze professionali e del Know-how acquisito, prevedendo in particolare la realizzazione di impianti per il riciclo meccanico di rifiuti plastici e di un impianto per il trattamento dei fanghi da depurazione civile;

   è notizia recente che la commissione tecnica Via regionale ha bocciato il progetto dell'impianto di incenerimento dei fanghi, decisione giunta a poche ore dalla comunicazione da parte di Eni Versalis di esuberi per circa 49 unità di personale;

   a seguito di tale bocciatura e del ridimensionamento annunciato, le organizzazioni sindacali hanno espresso forte preoccupazione circa il futuro del sito produttivo di Porto Marghera, che rischia un progressivo disimpegno industriale senza reali prospettive di rilancio;

   si segnala che, a fronte di una previsione iniziale di 350 addetti, comprensivi del personale previsto nei nuovi impianti, attualmente gli occupati sarebbero circa 290, destinati a scendere a 240 a breve;

   tale situazione rappresenta un possibile segnale di ritiro strategico da parte di una delle principali aziende pubbliche del Paese in un'area, come Porto Marghera, che ha urgente bisogno di investimenti industriali sostenibili, riconversione e nuova occupazione –:

   se il Governo intenda, alla luce della bocciatura dell'impianto per il trattamento dei fanghi, convocare con urgenza un tavolo di crisi con la partecipazione di regione, enti locali e azienda, per la ridefinizione degli impegni e del piano industriale di Eni Versalis a Porto Marghera;

   quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire la tutela del tessuto produttivo e dei livelli occupazionali del sito di Porto Marghera, anche alla luce delle recenti decisioni dell'azienda e del rischio di mancata attuazione degli investimenti promessi.
(4-05432)


   ORRICO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Almaviva Contact è un'azienda facente parte di una multinazionale a lungo leader in Italia nel settore dei contact center;

   Almaviva Contact ha avviato un processo di progressiva dismissione della sua attività, quindi delle commesse in carico, nel settore dei contact center;

   in seguito a tale scelta di strategia aziendale, negli ultimi anni, i lavoratori di Almaviva Contact hanno vissuto una vicenda di estrema precarietà logorante dal punto di vista personale e professionale;

   nel corso della lunga vertenza di Almaviva Contact, in un incontro tenutosi presso il Ministero delle imprese e del made in Italy il 5 dicembre 2024, si era parlato, alla presenza delle organizzazioni sindacali, su proposta della Regione Siciliana, della possibilità di integrare i lavoratori precari di Almaviva Contact nel servizio europeo 116-117, ovvero sia il numero unico emergenziale;

   fra i lavoratori di Almaviva Contact quattordici dipendenti precari in Calabria, nella sede di Rende (Cosenza), i cosiddetti ex Loyalty Card Alitalia per via del ramo di cui si occupavano, attendono di essere ricollocati;

   il Segretariato generale Slc Cgil Calabria ha indirizzato una Pec al presidente della regione Calabria Occhiuto ed all'assessore al lavoro Calabrese, per proporre il 116-117 anche in Calabria ed integrare così i lavoratori rimasti fuori, senza ricevere alcuna risposta;

   il 31 luglio 2025 scadranno gli ammortizzatori sociali previsti per i 14 lavoratori precari di Almaviva Contact di cui sopra –:

   quali iniziative di competenza intendano adottare i Ministri interrogati per verificare le opportunità di ricollocazione dei lavoratori di Almaviva contact center ed in particolare riguardo ai 14 operatori dislocati nella sede di Rende (Cosenza) per via delle critiche condizioni socio-economiche del territorio in oggetto e del difficile reinserimento degli stessi nel mondo del lavoro.
(4-05443)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CAPPELLETTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   per i giochi olimpici invernali Milano – Cortina 2026 è prevista tra le diverse opere anche la costruzione per lo sviluppo dei sistemi di viabilità della cabinovia Apollonio/Socrepes del valore di 30 milioni di euro;

   nell'articolo pubblicato sulla rivista online www.ilfattoquotidiano.it il 25 giugno 2025 dal titolo «Milano-Cortina, la cabinovia di Socrepes sorgerà su un terreno franoso: al Tar i ricorsi dei residenti», a firma del giornalista Giuseppe Pietrobelli, emergono forti preoccupazioni rispetto all'opera da parte di cittadini locali ed Associazioni che hanno presentato due istanze presso il Tar (Tribunale amministrativo regionale) del Lazio;

   un primo ricorso è stato presentato in tutela di 25 residenti, proprietari di immobili e terreni nelle località interessate. Il secondo è dei proprietari di una casa che dovrebbe essere abbattuta per la realizzazione dell'opera;

   gli interessati contestano innanzitutto la legittimità dell'intero procedimento di approvazione del progetto, evidenziando gravi criticità geologiche e istruttorie. In particolare verrebbe violato il principio tecnico di «immunità da pericolo di frana», che è previsto da un decreto del 2003 riguardante i criteri di costruzione delle opere a fune. Nell'articolo si richiama la legge secondo cui «L'area che interessa la stabilità delle opere e la sicurezza dell'esercizio deve essere immune, secondo ragionevoli previsioni da effettuarsi dalle autorità competenti per l'assetto del territorio, dal pericolo di frane o valanghe»;

   diversamente invece, il via libera è stato dato solo dopo una lunga disputa tecnica, che ha accertato come non sia possibile contenere la frana profonda in atto;

   nel merito dei ricorsi, attualmente il Tar del Lazio ha respinto le richieste di sospensiva dei ricorrenti;

   per la gravità della situazione, il comune di Cortina d'Ampezzo ha recentemente ricevuto la «bandiera nera» di Legambiente, un'onorificenza negativa che simboleggia la «Natura violata: il prezzo di un progresso superato». Nel dossier di Legambiente, la cabinovia Apollonio-Socrepes viene esplicitamente definita un'infrastruttura «dall'impatto ambientale significativo e dalle molte criticità nel cuore delle Dolomiti»;

   a parere dell'interrogante, le responsabilità rispetto ad eventuali incidenti che potrebbero accadere non sono chiaramente indicate nell'istruttoria dell'opera –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti e dei rischi conseguenti e quali eventuali iniziative di competenza intenda assumere al fine di prevenire tali rischi.
(5-04200)


   PASTORELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   dalle ore 20.00 alle ore 23.00 circa di sabato 28 giugno 2025, un problema tecnico ai radar ha impedito l'atterraggio e il decollo degli aerei negli aeroporti di Milano (Linate e Malpensa), Bergamo, Genova e Torino, causando gravi ritardi e il blocco del normale traffico aereo;

   dalle notizie di stampa si apprende che il blocco del traffico aereo abbia coinvolto circa trecento voli e migliaia di passeggeri;

   a causa dell'interruzione della trasmissione dati, è stato applicato il cosiddetto «rateo zero» ossia la sospensione dei nuovi decolli e dell'ingresso di aeromobili nello spazio aereo interessato, con pesanti ricadute operative su numerosi aeroporti del nord Italia;

   Enav ha reso noto che la causa del malfunzionamento sarebbe stata una grave avaria al sistema di trasmissione dati radar presso il centro di controllo di Milano, responsabile della gestione del traffico aereo del Nord-Ovest del Paese;

   secondo quanto riferito da Enav, il guasto ha riguardato la connettività che consente l'afflusso dei dati radar alla sala operativa. Tale connettività è garantita da Tim, fornitore esterno di telecomunicazioni, che, a sua volta, ha comunicato che il funzionamento del radar dipenderebbe da diversi sistemi riferibili a differenti operatori, di ritenersi estranei ai fatti e di non avere riscontrato problemi sulla propria infrastruttura sulla base delle informazioni in loro possesso;

   successivamente al guasto del sistema radar principale, Enav ha attivato un sistema di emergenza basato su connettività satellitare che consente solo un servizio ridotto e non permette la gestione continuativa del traffico aereo, seppur utile a garantire la sicurezza dei voli già in corso;

   la nota ufficiale dell'ente specifica che i sistemi sono progettati secondo criteri di massima affidabilità e sono dotati di ridondanza al fine di assicurare continuità e sicurezza anche in caso di eventi imprevisti;

   nonostante tali misure, l'evento ha determinato un blocco temporaneo del traffico aereo, mettendo in evidenza la possibile inadeguatezza o malfunzionamento dei sistemi di back-up, o comunque un'inadeguata resilienza dell'infrastruttura critica coinvolta. Anche la sicurezza cibernetica dell'infrastruttura potrebbe essere risultata inadeguata dal momento che, attualmente – secondo quanto si ha modo di apprendere da fonti ufficiali – all'interrogante pare che non si possa nemmeno escludere un attacco cyber ostile tale da poter colpire sia il sistema radar principale che il sistema di back-up;

   si apprende che l'Ente nazionale aviazione civile (Enac), l'autorità di vigilanza per i voli in Italia, stia avviando una commissione d'indagine per risalire alle cause che hanno portato all'avaria nella gestione dei dati radar che verranno comunicate attraverso un report entro una settimana;

   a distanza di tre giorni da un incidente di tale portata sembra quindi che le cause del guasto, così come le responsabilità, siano ancora da chiarire. Allo stesso tempo, inoltre, non è pervenuta alcuna comunicazione ufficiale del Ministero interrogato riguardo l'evento –:

   se intenda assumere iniziative urgenti volte a rivedere e potenziare l'affidabilità dell'infrastruttura tecnologica per il controllo del traffico aereo e nonché quali iniziative intenda assumere per evitare il ripetersi di eventi simili;

   se intenda garantire, per quanto di competenza, la piena trasparenza nella ricostruzione dell'accaduto, escludendo attacchi cibernetici ostili, nonché tutelare l'interesse pubblico e la sicurezza dei cittadini.
(5-04202)


   PASTORELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nelle notti del 17 e del 18 giugno 2025 è avvenuta la chiusura simultanea dei trafori del Monte Bianco, del Fréjus e del valico verso la Svizzera, interrompendo completamente i collegamenti stradali tra Italia e Francia sull'arco alpino occidentale;

   tali chiusure notturne, annunciate con scarso preavviso e senza coordinamento tra i gestori delle infrastrutture, hanno già avuto un impatto significativo su vettori internazionali per il trasporto delle persone, che hanno denunciato di essere stati costretti a cancellare numerose corse, lasciando centinaia di passeggeri senza alternative e generando disservizi in un momento di picco stagionale per la mobilità;

   le aziende hanno denunciato l'assenza di una regia istituzionale e hanno sollecitato l'intervento del Governo italiano affinché venga istituito un coordinamento stabile con le controparti;

   sono previste ulteriori chiusure notturne già programmate per giugno e luglio nonché la chiusura totale del Traforo del Monte Bianco (oltre 1,5 milioni di transiti annui) dal 1° settembre al 12 dicembre 2025 per lavori strutturali con conseguenti deviazioni verso il Fréjus, che rischia di saturarsi provocando code, ritardi e impatti sull'autostrada torinese;

   tale situazione rischia di danneggiare non solo i passeggeri ma anche il traffico merci, i territori transfrontalieri e il sistema produttivo italiano, generando congestione, ritardi, aumento dei costi logistici e impatti negativi sul turismo e sull'economia locale;

   consapevoli della necessità dei lavori di manutenzione delle infrastrutture, risulta però necessario, in prospettiva, garantire una pianificazione trasparente, coordinata e pluriennale degli interventi, nonché una informazione tempestiva agli utenti e agli operatori, evitando chiusure concomitanti e non coordinate capaci di mettere a rischio la mobilità e la coesione territoriale;

   le tratte alpine, pur essendo gestite da soggetti tecnici e binazionali, rappresentano infrastrutture strategiche di interesse nazionale e richiedono un presidio politico attivo affinché gli interessi del Paese siano tutelati in tutte le sedi –:

   quali iniziative urgenti intenda assumere per promuovere, nel più breve tempo possibile, un coordinamento stabile tra Italia, Francia e altri soggetti coinvolti, in merito alle chiusure dei trafori alpini e per evitare interruzioni simultanee dei collegamenti stradali internazionali, garantendo trasparenza, pianificazione anticipata e tutela dei passeggeri e degli operatori economici coinvolti.
(5-04206)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GRIMALDI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da fonti di stampa si apprende che a Brescia l'Usb ha proclamato uno sciopero contro l'invio di un carico di missili dall'aeroporto di Brescia Montichiari verso Doha e il Garante ha chiesto di revocarlo;

   nel tardo pomeriggio del 24 giugno 2025 Usb viene informata dai propri delegati che è previsto per il giorno dopo un carico di missili all'aeroporto civile di Brescia Montichiari e dichiara subito lo sciopero a copertura dei lavoratori e lavoratrici che non intendono partecipare al carico di questo materiale bellico, con, però, una rigidissima determinazione del perimetro riguardante il «solo personale che verrà incaricato dell'attività di carico e scarico delle armi, con l'indicazione allo stesso di rimanere nella disponibilità dell'azienda nel caso vi fossero differenti attività da espletare». In questo modo era totalmente impossibile che qualsivoglia passeggero o merce, se non le predette armi, potessero essere impattati direttamente o indirettamente dallo sciopero;

   il 25 giugno 2025 la commissione di garanzia degli scioperi ha subito comunicato l'apertura di un procedimento, chiedendo la revoca dello sciopero;

   la commissione nell'intervento preventivo precisa che «tutti i soggetti che concorrono all'erogazione del servizio di movimentazione delle merci in ambito aeroportuale rientrano nel campo di applicazione della citata Regolamentazione provvisoria». Come dichiarato dalla stessa Usb, è parere dell'interrogante che qui la questione non è se rientrino nel regolamento i lavoratori, ma se vi rientrino le armi. E da ciò deriva che nessun senso ha il conseguente elenco degli obblighi non adempiuti. Ed infatti si colloca al limite dell'assurdo pretendere il rispetto del preavviso per carichi che rimangono segreti sino alle ultime ore dal decollo;

   l'Usb, con lettera del 30 giugno 2025 sottolinea alla commissione di garanzia che la questione centrale è l'«esclusione dagli obblighi previsti dalla legge n. 146/1990» per un particolare «settore di attività» e, cioè, la movimentazione delle armi e materiale bellico. Avendo l'Usb individuato le «armi da guerra destinate ad uno stato estero collocato in un teatro bellico» quale esempio per antonomasia di ciò che non è servizio pubblico essenziale, la commissione ha risposto con il seguente principio di diritto: «tale individuazione non può essere rimessa alle soggettive valutazioni della singola organizzazione sindacale proclamante o al comportamento spontaneo in occasione dello sciopero, proprio per la mancanza delle suddette garanzie indispensabili per la tutela dei diritti costituzionali degli utenti»;

   in pratica, per decidere se il carico e scarico o trasporto di armamenti o materiale bellico, non rappresenti un servizio pubblico essenziale per i cittadini italiani, occorrerebbe fare un accordo con tutte le parti sociali e poi chiedere il permesso alla commissione;

   il sindacato ricorda che nell'articolo 1 della legge 12 giugno 1990 n. 146 vengono elencati i servizi pubblici essenziali e, tra questi, non viene mai citato il trasporto di materiale bellico. Il comma 1 cita, infatti, servizi «volti a garantire il godimento dei diritti della persona, costituzionalmente tutelati, alla vita, alla salute, alla libertà e alla sicurezza, alla libertà di circolazione, all'assistenza e previdenza sociale, all'istruzione e alla libertà di comunicazione». Nel secondo comma si va nello specifico, si parla per esempio di «merci deperibili», ma non di armi e affini;

   a giudizio dell'interrogante l'intervento preventivo è un atto amministrativo, e contenendo un'affermazione in contrasto con le normative di rango ordinario e costituzionale, sarebbe corretto revocarlo in autotutela –:

   se siano a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non ritengano urgente adottare iniziative normative, per quanto di competenza, per un'interpretazione meno restrittiva del diritto allo sciopero.
(4-05433)


   GRIMALDI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   in data 27 giugno 2025 è stato inaugurato il nuovo Tunnel del Colle di Tenda, infrastruttura di rilevanza strategica per il collegamento tra la Valle Vermenagna, in provincia di Cuneo, e la Valle Roya, in territorio francese, alla presenza di numerose autorità istituzionali, tra cui il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini e il Ministro dei trasporti francese Philippe Tabarot;

   la galleria risultava inagibile dall'ottobre del 2020 a seguito di un violento nubifragio che ne aveva compromesso la funzionalità, con notevoli ripercussioni sulle attività degli operatori economici delle zone interessate conseguente alla sensibile contrazione dei flussi turistici;

   tuttavia, la riapertura al traffico, nonostante le previsioni iniziali della vigilia prospettassero un'apertura completa nella fascia oraria 6-20 — al fine di consentire lo svolgimento delle attività di cantiere nelle ore notturne — è avvenuta con modalità limitate e caratterizzate da disomogeneità. In particolare, il transito risulta regolato a senso unico alternato mediante impianto semaforico, con tempi di attesa che possono raggiungere i 45 minuti, e consentito, nei giorni feriali, esclusivamente in tre fasce orarie (dalle 6 alle 9, dalle 12:30 alle 14:30 e dalle 18 alle 21);

   la decisione improvvisa di procedere con l'apertura a senso unico alternato e a intervalli ha comportato anche il rinvio di alcune ore della cerimonia di inaugurazione, suscitando, così, lo stupore del Ministro dei trasporti francese, il quale ha pubblicamente stigmatizzato la scarsa trasparenza nella definizione dei tempi e nella gestione comunicativa dei lavori da parte delle autorità italiane competenti, già oggetto, negli anni precedenti, di ripetuti rinvii e ritardi;

   il 16 ed il 17 luglio 2025 è previsto un tavolo di confronto tra il Governo italiano e quello francese per valutare l'opportunità di estendere gli orari di apertura alla fascia 6-21. Considerato il verosimile incremento dell'utenza in concomitanza con il periodo delle vacanze estive, è urgente assicurare la piena efficienza della mobilità, anche mediante un potenziamento dei collegamenti ferroviari tra le province attraversate dall'asse infrastrutturale del tunnel;

   la riapertura parziale, pur costituendo l'avvio del ripristino della funzionalità dell'infrastruttura, rischia di continuare a penalizzare i cittadini e gli operatori economici delle zone interessate;

   tale preoccupazione è stata sollevata, anche, da alcuni amministratori locali, non coinvolti nella cerimonia d'inaugurazione, che hanno chiesto chiarimenti puntuali e riscontri concreti in merito alla gestione della circolazione nonché alla piena fruibilità dell'infrastruttura da parte degli utenti;

   in tal senso, si ritiene urgente avviare un confronto strutturato con gli amministratori locali, i quali, sino ad ora, non risultano essere stati adeguatamente coinvolti né informati in merito allo stato di avanzamento del progetto, alle tempistiche previste per la piena fruibilità dell'infrastruttura e all'organizzazione della cerimonia –:

   quali siano i motivi alla base dell'improvvisa decisione, assunta a ridosso della cerimonia d'inaugurazione, di procedere all'apertura del nuovo Tunnel ad intervalli orari;

   se non intenda, per quanto di competenza, avviare tempestivamente un confronto con le amministrazioni locali, finalizzato a garantire il loro coinvolgimento e a fornire adeguate informazioni riguardo alla gestione della circolazione, alle tempistiche previste per l'apertura totale del tunnel, nonché ai costi effettivi sostenuti per la cerimonia di inaugurazione e all'eventuale utilizzo dei relativi fondi del progetto;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative di competenza finalizzate al potenziamento della linea ferroviaria Cuneo-Ventimiglia, considerata strategica per i collegamenti tra Italia e Francia, anche al fine di sopperire ai disagi derivanti dalla riapertura parziale del tunnel, soprattutto in concomitanza con i mesi estivi;

   se, alla luce della rilevante contrazione del comparto turistico determinata dalla prolungata chiusura, non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per stabilire forme di ristoro a favore degli operatori interessati.
(4-05446)


   GHIRRA, ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, DORI, FRATOIANNI, GRIMALDI, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali (Ansfisa) è stata istituita con il decreto-legge del 28 settembre 2018, n. 109, convertito con modificazioni dalla legge 16 novembre 2018, n. 130. La sua missione è garantire la sicurezza delle reti ferroviarie, delle infrastrutture stradali e autostradali, nonché dei sistemi di trasporto a impianti fissi. Oltre alle attività di vigilanza, l'Agenzia è responsabile del rilascio dell'autorizzazione di sicurezza alle imprese di trasporto e del certificato di sicurezza ai gestori delle infrastrutture;

   nonostante la rilevanza delle funzioni e dei compiti ad essa assegnati, l'Agenzia manifesta criticità sotto il profilo organizzativo e gestionale nonché un'insufficiente dotazione organica. Secondo quanto riportato nell'ultima relazione sulle attività svolte dall'Agenzia risultano attualmente in servizio 445 unità a fronte delle 668 previste dalla normativa vigente, di cui quasi il 40 per cento attualmente è impiegato in attività di carattere amministrativo, con la conseguenza che il personale tecnico si limita alle 270 unità, non tutte deputate ad attività ispettive e di controllo sulle infrastrutture e sugli impianti;

   le procedure concorsuali di reclutamento dei funzionari tecnici e dei dirigenti si sono dimostrate, allo stato, fallimentari ed inefficaci. Nello specifico per quanto riguarda il reclutamento di funzionari tecnici non è stata ancora raggiunta la piena copertura delle posizioni previste dal bando, nonostante l'espletamento di due procedure concorsuali, mentre il concorso indetto nel 2019 per la selezione di 15 dirigenti di seconda fascia è stato annullato dal Tar, con decisione successivamente confermata dal Consiglio di Stato, che ha riconosciuto profili di responsabilità imputabili alla stessa amministrazione, con la conseguenza che attualmente gran parte degli uffici dirigenziali sono sprovvisti di dirigente ovvero ricoperti ad interim;

   la direzione che registra le maggiori carenze nell'organico è quella preposta alla «sicurezza dei trasporti ad impianti fissi e all'operatività territoriale», la quale, come evidenziato nell'ultima Relazione annuale, risulta priva di circa 70 unità di personale tecnico ed ingegneristico, con particolari criticità riscontrate nell'UOT Nord-Ovest;

   tali criticità sono state rappresentate in una nota congiunta sottoscritta dalle principali organizzazioni sindacali e dalla Confederazione italiana dirigenti ed alte professionalità ed indirizzata, in via prioritaria, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il quale svolge funzioni di vigilanza sul rispetto della normativa nonché sulla correttezza dell'attività svolta dall'Agenzia;

   nella nota, i firmatari segnalano ulteriori criticità riguardanti, in particolare, le condizioni di sicurezza delle sedi periferiche, giudicate inadeguate, insalubri e non idonee ad accogliere il personale, l'opacità delle procedure di nomina dirigenziale, spesso effettuate mediante chiamata diretta e con il ricorso a professionalità esterne all'Agenzia, nonché l'assenza di un corpo ispettivo effettivamente operativo;

   appare evidente come tale situazione comprometta in modo significativo l'efficacia dell'attività di vigilanza sulla sicurezza delle infrastrutture con possibili gravi ripercussioni sulla tutela della sicurezza di lavoratori e cittadini, già interessata da tragici eventi verificatisi negli anni passati;

   oltre alle gravi criticità in materia di sicurezza, la rete ferroviaria è frequentemente interessata da blocchi che causano disagi e incertezza ai viaggiatori, contribuendo a un progressivo disincentivo nell'utilizzo del trasporto su rotaia. Ciò avviene nonostante le dichiarazioni del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, che tende a negare l'esistenza strutturale del problema o ad attribuirne le cause a presunti sabotaggi o fattori esogeni –:

   se non intenda avviare un confronto urgente con le organizzazioni sindacali rappresentative del personale e della dirigenza;

   quali iniziative di propria competenza, anche di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, intenda adottare per individuare le risorse umane e finanziarie necessarie a colmare le carenze organiche, con particolare riferimento ai profili tecnici, nonché per procedere a una revisione delle procedure di nomina e progressione interna, al fine di assicurare l'efficacia dell'attività di controllo propria dell'Agenzia.
(4-05450)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   ORSINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   mercoledì 2 luglio 2025 a Roma, nella teca di una pensilina del trasporto pubblico urbano situata nel quartiere di Trastevere, è stato rinvenuto un manifesto dal contenuto antisemita. Il concessionario che gestisce l'infrastruttura ha provveduto rapidamente alla rimozione del cartello e a denunciare alle autorità competenti il grave atto vandalico;

   questo episodio fa seguito – a distanza di pochi giorni – all'affissione di decine di cartelli, privi di firma o rivendicazione, recanti la scritta «Israeli not welcome» comparsi in diverse zone di Milano, tra cui le stazioni della metropolitana di Tolstoj, via Sederini e via D'Aviano. Su tale episodio la procura della Repubblica ha aperto un'indagine e le forze dell'ordine avrebbero compiuto già alcune identificazioni anche grazie all'analisi delle immagini delle telecamere di sorveglianza della zona;

   negli ultimi mesi si è assistito ad un preoccupante aumento di episodi di antisemitismo in diverse città italiane, manifestatesi con scritte offensive in prossimità dei luoghi di culto, con la comparsa in diverse manifestazioni di bandiere con simboli d'odio e slogan antisemiti, fino all'affissione di un cartello scritto in ebraico con la frase «Israeliani e sionisti non sono i benvenuti qui» sulla porta di un negozio nel pieno centro di Milano;

   questi gravi fatti stanno profondamente scuotendo le comunità ebraiche che registrano, giorno dopo giorno, un clima sempre più carico di odio e intolleranza verso Israele, verso gli israeliani e, più in generale, verso gli ebrei –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda promuovere per contrastare il pericoloso aumento del fenomeno dell'antisemitismo sul territorio nazionale e per rafforzare la prevenzione al fine di evitare il ripetersi di analoghi episodi.
(3-02069)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE LUCA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 24 giugno 2025 il consiglio comunale di Casalnuovo di Napoli ha deliberato l'avvio del procedimento di decadenza del sindaco, ai sensi dell'articolo 69 del decreto legislativo n. 267 del 2000, per presunta causa di incompatibilità derivante da un giudizio civile promosso dalla Sapna S.p.A., società in house della città metropolitana di Napoli;

   tale giudizio, per quanto notificato nel 2025, riguarda crediti già oggetto di contenzioso pregresso tra la stessa società e il comune, risalente ad almeno il 2014, per cui esistono già due sentenze di primo grado del tribunale di Nola (tra cui la n. 1439 del 2022), entrambe favorevoli al comune;

   il sindaco di Casalnuovo di Napoli ha più volte dichiarato pubblicamente la propria intenzione di candidarsi alle elezioni regionali del 2025 (tra cui in un'intervista rilasciata a Il Mattino del 17 ottobre 2024 e in un intervento radiofonico a Radio Napoli centrale del 3 febbraio 2025), senza tuttavia rassegnare le dimissioni nei termini previsti dalla legge per la rimozione della causa di ineleggibilità;

   alla luce di tali dichiarazioni e del tempismo dell'avvio della procedura di decadenza, sussiste il fondato dubbio che si stia facendo ricorso a un istituto previsto per tutelare la legalità amministrativa, allo scopo di aggirare la normativa sull'ineleggibilità;

   l'articolo 141 del decreto legislativo n. 267 del 2000 prevede che la decadenza del sindaco comporti lo scioglimento del consiglio comunale e l'interruzione anticipata della consiliatura –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra descritti e se la prefettura di Napoli abbia già trasmesso relazioni istruttorie in merito;

   se ritenga di adottare iniziative normative per evitare che la procedura di decadenza avviata dal consiglio comunale, alla luce del caso in premessa, possa costituire un uso distorto dell'istituto dell'incompatibilità, finalizzato ad aggirare la disciplina sulle cause di ineleggibilità;

   se intenda attivare, per il tramite degli uffici territoriali del Governo, una verifica ispettiva presso il comune di Casalnuovo di Napoli, per accertare eventuali violazioni di legge ai fini dell'eventuale esercizio dei poteri di cui agli articoli 141 e seguenti del TUEL.
(5-04201)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ASCARI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato dalla stampa locale in data 26 giugno 2025 (Il Resto del Carlino, cronaca di Reggio Emilia), una baby gang composta da sette cittadini tunisini (tre maggiorenni e quattro minori) è stata accusata di tre violente rapine e un'aggressione verificatisi tra la fine di marzo e l'inizio di aprile 2025 nel comune di Reggio Emilia;

   i reati contestati includono lesioni personali gravissime, come la frattura dello zigomo, la rottura del setto nasale e uno sfregio permanente al volto mediante l'uso di un'arma da taglio;

   all'esito delle indagini, coordinate dalla procura di Reggio Emilia e da quella presso il tribunale per i minorenni di Bologna, la squadra mobile ha eseguito cinque misure cautelari: custodia cautelare in carcere per i tre maggiorenni (già noti alle forze dell'ordine) e collocamento in comunità per tre dei minori (eseguito solo nei confronti di due, essendo il terzo irreperibile);

   il settimo componente del gruppo si trova già detenuto in carcere per altri reati;

   la recrudescenza del fenomeno delle baby gang, spesso formate da soggetti minorenni di origine straniera, sta generando allarme sociale e crescente insicurezza tra la cittadinanza;

   la reiterazione delle condotte violente e la giovane età degli autori impongono una riflessione urgente sull'efficacia del sistema di prevenzione minorile e dei meccanismi di integrazione sociale, dal momento che questi casi sono sempre più in aumento –:

   se siano a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali misure siano state adottate per garantire la sicurezza nel territorio di Reggio Emilia, se sia in corso un monitoraggio specifico a livello nazionale del fenomeno delle baby gang con particolare riferimento alla componente minorile straniera e alle aree urbane più colpite;

   quali iniziative urgenti si intendano adottare per rafforzare gli strumenti di prevenzione e di contrasto della delinquenza minorile, anche tramite un rafforzamento della rete di controllo scolastico, familiare e territoriale;

   se non si ritenga opportuno promuovere, anche d'intesa con gli enti locali, una revisione delle misure applicabili ai minori non accompagnati o a rischio devianza, in modo da garantire un'effettiva tutela della sicurezza pubblica e una reale funzione rieducativa.
(4-05428)


   DE LUCA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 28 giugno 2025, nel corso della seduta del consiglio comunale del comune di Paola (CS), il consigliere comunale Graziano Di Natale, capogruppo di opposizione, è stato oggetto di gravi minacce verbali e tentativi di aggressione fisica da parte di esponenti della maggioranza consiliare; tali episodi si sono verificati dopo che il consigliere Di Natale aveva sollevato, durante il proprio intervento in aula, dubbi di legittimità rispetto all'elezione del presidente del consiglio comunale e alla nomina di un assessore esterno, avvenute – secondo quanto riferito – in violazione della normativa vigente per gli enti con popolazione inferiore a 15.000 abitanti e senza previa modifica dello statuto comunale;

   secondo quanto riportato anche da diverse fonti di stampa, l'intervento del consigliere Di Natale ha scatenato una reazione scomposta e intimidatoria da parte di altri componenti dell'aula, con frasi minacciose e offensive come «Stai zitto!», «Vergognati!», «Ti fazz vir io!» («Ti faccio vedere io»), che hanno reso il clima del consesso ingestibile e potenzialmente pericoloso per l'incolumità dei presenti;

   il grave episodio si inserisce in un clima di crescente tensione che ha contraddistinto anche la recente campagna elettorale, durante la quale il consigliere Di Natale e altri esponenti della minoranza sono stati oggetto di sistematici attacchi personali, insulti e campagne diffamatorie, in particolare attraverso i social network, in un contesto che ha reso difficoltoso lo svolgimento di un confronto politico sereno e rispettoso dei ruoli istituzionali;

   l'accaduto ha determinato un clima di intimidazione tale da spingere il consigliere Di Natale a rivolgersi ufficialmente alle autorità per chiedere tutela e garanzie nell'esercizio del proprio mandato elettivo;

   appare inaccettabile che in un'aula istituzionale si verifichino atti intimidatori che ledono non solo la dignità delle persone coinvolte ma anche il libero esercizio del ruolo di rappresentanza democratica riconosciuto agli esponenti dell'opposizione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti accaduti nel consiglio comunale di Paola e se intenda assumere iniziative urgenti, per quanto di competenza, anche attraverso i competenti organi territoriali, in ordine a quanto accaduto;

   quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire la sicurezza personale e la piena agibilità democratica dei consiglieri comunali, in particolare di quelli di opposizione, che svolgono il loro mandato in un contesto caratterizzato da tensioni e potenziali intimidazioni.
(4-05438)


   ASCARI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   nella serata del 23 giugno 2025, a Vignola (MO), una giovane donna è stata brutalmente aggredita e violentata da uno sconosciuto mentre stava rientrando a casa, a pochi metri dal locale dove si trovava con amici;

   secondo quanto riportato dagli organi di stampa, l'aggressore – un uomo descritto come giovane di origine nordafricana – l'ha colpita alle spalle, scaraventata a terra, immobilizzata e ha abusato di lei con estrema violenza, provocandole traumi ed ecchimosi;

   solo le grida disperate della vittima hanno impedito conseguenze ancora più gravi, attirando l'attenzione di alcuni passanti e inducendo l'aggressore alla fuga;

   l'episodio ha destato profondo allarme nella comunità locale e solleva seri interrogativi sulla sicurezza nei quartieri residenziali, specie in ore serali e notturne;

   simili episodi, oltre a generare un grave trauma per le vittime, alimentano una crescente percezione di insicurezza che richiede un potenziamento delle misure di prevenzione, vigilanza e controllo del territorio –:

   se il Ministro dell'interno sia a conoscenza dell'episodio avvenuto a Vignola il 23 giugno 2025 e quali misure urgenti intenda adottare per intensificare la presenza delle forze dell'ordine nelle aree urbane e periferiche più esposte a fenomeni di violenza e criminalità nel territorio di Modena e provincia;

   se non si ritenga opportuno assumere iniziative di competenza volte a incrementare il presidio del territorio attraverso l'installazione di sistemi di videosorveglianza, il potenziamento dell'illuminazione pubblica e l'aumento delle pattuglie a presidio dei quartieri residenziali nelle fasce serali e notturne;

   se il Ministro dell'istruzione intenda promuovere programmi specifici di prevenzione, sensibilizzazione ed educazione all'affettività, alla sessualità consapevole, al rispetto e alla legalità, a partire dai percorsi scolastici, al fine di contrastare ogni forma di violenza, con particolare attenzione alla violenza di genere;

   se non si ritenga necessario istituire tavoli di coordinamento tra istituzioni, enti locali, servizi sociali e forze dell'ordine per sviluppare strategie integrate e tempestive di prevenzione e protezione delle persone più vulnerabili;

   se non si ritenga prioritario prevedere il passaggio della questura di Modena in fascia A, così da garantire un aumento degli organici, delle risorse e della presenza operativa delle forze dell'ordine, a fronte dell'incremento dei fenomeni criminali e della complessità territoriale riscontrata.
(4-05440)


   FURGIUELE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'Alto Ionio Cosentino comprende una fascia costiera di circa 50 chilometri e un ampio entroterra montano;

   le aree classificabili come montane occupano infatti il 54,2 per cento del suo territorio, quelle collinari il 40,5 per cento mentre solo il 5,3 per cento sono costituite da pianura;

   l'area interessata comprende 18 comuni, per una popolazione complessiva di circa 50.000 abitanti che d'estate raggiunge punte di 300.000;

   tale territorio è attualmente servito dal solo distaccamento volontario dei Vigili del Fuoco di Trebisacce (CS), la cui operatività risulta fortemente compromessa a causa della discontinuità del servizio;

   i dati forniti dal comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Cosenza indicano infatti una copertura territoriale pari al solo 31 per cento entro i canonici 20 minuti e al 79 per cento entro 40 minuti;

   tale situazione rappresenta un grave pregiudizio per la sicurezza pubblica e contestualmente una evidente disparità di trattamento dei cittadini nell'accesso al soccorso tecnico urgente e nella tutela dell'incolumità pubblica;

   peraltro, la Calabria è tra le prime Regioni in Italia per incendi di vegetazione e, considerata la particolare orografia della provincia di Cosenza tra le più vaste d'Italia per dimensione e patrimonio boschivo, è estremamente necessario un potenziamento di organico con l'apertura di un distaccamento permanente –:

   se il Ministro interrogato intenda istituire un distaccamento permanente dei Vigili del Fuoco nel Comune di Trebisacce (CS) al fine di potenziare il servizio di soccorso tecnico urgente nel territorio interessato.
(4-05449)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CASO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   in attuazione dell'articolo 10 dell'ordinanza del Ministro dell'istruzione e del merito del 16 maggio 2024, n. 88 è stato emanato il decreto ministeriale n. 26 del 19 febbraio 2025 con l'obiettivo di istituire gli elenchi aggiuntivi alle graduatorie provinciali per le supplenze del personale docente ed educativo;

   l'articolo 1 del decreto ministeriale prevede, nelle more della ricostituzione delle Gps, la possibilità, per gli aspiranti che acquisiscono il titolo di abilitazione su materia o di specializzazione su sostegno entro il 30 giugno 2025, di inserirsi in un elenco aggiuntivo alle Gps di prima fascia e alla corrispondente seconda fascia delle graduatorie di istituto cui si attinge, per l'anno scolastico 2025/2026, in via prioritaria rispetto alla seconda fascia;

   l'articolo 3, comma 6, del decreto ministeriale ha, altresì, previsto la possibilità, per coloro che conseguiranno il titolo di abilitazione e/o specializzazione successivamente alla data di scadenza di presentazione delle istanze di iscrizione (ma comunque entro il 30 giugno 2025), di inserirsi con riserva, comunicando lo scioglimento della stessa entro e non oltre il 3 luglio 2025;

   si rileva che numerosi percorsi abilitanti, pur avviati regolarmente, si concluderanno oltre la data del 30 giugno 2025, a causa dei ritardi accumulati dal Ministero dell'università e della ricerca nella pubblicazione dei decreti di avvio dei percorsi che hanno costretto gli atenei, soprattutto quelli statali, a organizzare con difficoltà i corsi con tempistiche molto ristrette;

   tale circostanza rischia di compromettere gravemente il diritto all'inserimento nell'elenco aggiuntivo alla prima fascia Gps per un numero significativo di candidati, che, pur frequentando con puntualità e profitto i percorsi abilitanti, potrebbero non riuscire a ottenere formalmente il titolo entro il termine stabilito, con la conseguenza di essere esclusi dagli elenchi aggiuntivi e relegati alla seconda fascia;

   si segnala, inoltre, un evidente squilibrio tra i candidati provenienti da atenei statali e coloro che frequentano gli stessi percorsi presso le università telematiche, le quali, in alcuni casi, hanno predisposto i calendari formativi in modo da garantire il conseguimento del titolo entro il termine del 30 giugno, generando così una disparità di trattamento e minando il principio di pari opportunità tra i cittadini;

   il sistema scolastico pubblico necessita con urgenza di personale docente qualificato reclutato tramite modalità di accesso eque, trasparenti e basate sul merito, evitando che elementi meramente formali o logistici, non imputabili ai candidati, pregiudichino tali principi –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare urgentemente tutte le iniziative necessarie a garantire che i candidati iscritti ai percorsi abilitanti possano vedersi riconosciuto il diritto all'inserimento negli elenchi aggiuntivi della prima fascia Gps anche qualora, per cause indipendenti dalla loro volontà e riconducibili esclusivamente ai ritardi dell'Esecutivo e alle tempistiche organizzative degli atenei, il titolo venga conseguito oltre il 30 giugno 2025, ma comunque in tempo utile per consentire un avvio regolare delle procedure di avvio dell'anno scolastico 2025/2026, evitando così disparità di trattamento tra docenti e assicurando uniformità e coerenza nell'accesso all'insegnamento.
(5-04207)


   MANZI e TONI RICCIARDI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   l'11 giugno 2025 il Ministero ha trasmesso al Consiglio superiore della pubblica istruzione (Cspi) la bozza delle «Indicazioni nazionali per il curricolo» della scuola dell'infanzia e del primo ciclo, con decorrenza prevista dall'anno 2026/27;

   il Cspi è l'organo tecnico-consultivo previsto dal decreto legislativo n. 233 del 1999 composto da esperti e rappresentanti delle istituzioni scolastiche, con il compito di esprimere pareri obbligatori ma non vincolanti su proposte normative e atti di rilievo in materia di istruzione e formazione;

   nel parere del 27 giugno 2025, il Cspi ha formulato osservazioni precise e puntuali alla bozza delle indicazioni, suggerendo modifiche strutturali agli obiettivi di apprendimento, alla valutazione, all'impianto culturale e all'equilibrio tra capacità, competenze, conoscenze e abilità;

   in particolare, il Cspi ha evidenziato il rischio di un approccio paternalistico e ideologico, con un taglio troppo prescrittivo e un'insufficiente partecipazione della comunità scolastica nella definizione del curricolo;

   il Cspi ha, inoltre, raccomandato un rafforzamento della formazione sugli ecosistemi educativi, sullo sviluppo sostenibile e sull'educazione finanziaria e civica, e una rimodulazione più funzionale dei giudizi sintetici, specie per l'istruzione primaria e secondaria;

   in particolare, ha precisato che l'attività didattica non deve essere centrata sul possesso di conoscenze e abilità, sull'accumulo di contenuti, in quanto questi devono essere visti piuttosto come funzionali al perseguimento delle competenze attese, che permettano agli alunni di risolvere i problemi che si pongono nell'esperienza reale;

   infine ha sottolineato come l'accento marcato sulle conoscenze fa emergere una scuola dell'insegnamento trasmissivo, che contraddice non solo la funzione docente – come delineata dalla normativa – ma limita e comprime la ricchezza delle competenze che a detta funzione si riconnette;

   il 30 giugno 2025, il Ministro ha reso noto di aver accolto «una parte importante delle osservazioni» del Cspi e di aver intenzione di trasmettere una versione aggiornata delle Indicazioni al Consiglio di Stato;

   si ritiene che la piena valorizzazione del parere del Cspi, come espressione di competenze multidisciplinari e plurime rappresentanze della scuola, è condizione indispensabile per garantire: il rispetto dell'autonomia scolastica e della libertà didattica dei docenti; un curricolo effettivamente centrato sulla persona e sulle sfide contemporanee quali digitalizzazione, sostenibilità, cittadinanza, equità; una cultura scolastica aperta, partecipata e critica, capace di accompagnare la formazione alla complessità e al pluralismo –:

   se il Ministro interrogato intenda recepire integralmente le puntuali osservazioni Cspi, modificando in tal senso nelle parti relative il contenuto delle nuove indicazioni nazionali per il curricolo.
(5-04210)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SCOTTO, BRAGA, SARRACINO, GUERRA, FOSSI, LAUS e GRIBAUDO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da ieri, è noto quanto vale il rischio di un collasso per un rider a causa del troppo caldo;

   la multinazionale Glovo, colosso del food delivery, con una mail inviata ai propri ciclo-fattorini, ha infatti comunicato che a seguito del rialzo delle temperature, le remunerazioni riconosciute per ogni consegna verranno maggiorate nella misura del 2 per cento, qualora il termometro oscillerà tra i 32 °C e i 36 °C, del 4 per cento tra i 36 °C e i 40 °C e dell'8 per cento oltre i 40 °C;

   a sostegno di tale iniziativa, la società argomenta che «l'aumento delle temperature in diverse zone d'Italia ci impone di prestare particolare attenzione a chi lavora all'aperto.... La tua sicurezza è la nostra priorità. Sappiamo che l'emergenza calore in corso possa comportare costi imprevisti per proteggerti. Per questo motivo, se effettuerai consegne con Glovo nei mesi di luglio e agosto, avrai diritto a un contributo economico per l'acquisto di crema solare, sali minerali e acqua»;

   nelle stesse ore in cui presso il Ministero interrogato veniva firmato il protocollo quadro nazionale sulle emergenze climatiche e dopo che molte regioni hanno adottato specifiche ordinanze per regolare e limitare le attività lavorative più gravose nelle ore in cui si registrano le temperature più calde, la società in questione ha adottato una misura che rischia di trasformarsi in un indiretto incentivo al lavoro nelle ore più pericolose e che scarica sui lavoratori la responsabilità di dotarsi di sistemi e strumenti per la mitigazione delle conseguenze sulla loro salute;

   peraltro, la stessa monetizzazione del rischio si concretizzerebbe solo ad estate conclusa, infatti i contributi relativi al suddetto bonus caldo di luglio e agosto saranno erogati con la fattura del 21 settembre 2025;

   l'iniziativa è stata opportunamente denunciata dalla Nidil CGIL che, in un comunicato ha giudicato grave il messaggio implicito di questa comunicazione, che rischia di trasformare un pericolo per la salute in un incentivo economico .... nessun compenso può giustificare il lavoro in condizioni di rischio estremo. I rider che lavorano in bicicletta o in scooter sono esposti direttamente al sole, spesso senza possibilità di riparo. Il decreto legislativo n. 81 del 2008 impone all'azienda l'obbligo di valutare e prevenire tutti i rischi per la salute, incluso lo «stress termico»;

   a seguito delle inevitabili polemiche la Glovo ha precisato che «il cosiddetto bonus previsto durante i periodi di caldo estremo nasce come una misura compensativa e non rappresenta in alcun modo un incentivo alla prestazione»;

   tuttavia, non si può non considerare che questo tipo di misure è rivolto a lavoratori, in molti casi, impropriamente autonomi e che percepiscono remunerazioni complessive mensili in grado, a stento, «di assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa», così come prevede la nostra Costituzione. Lavoratori, quindi, che difficilmente potranno sottrarsi alla tentazione di un maggiore guadagno, anche se a rischio della propria salute –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere al fine di assicurare l'integrale rispetto della normativa in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro per i lavoratori della citata società, scongiurando che iniziative come quelle indicate in premessa possano trasformarsi in indiretti incentivi a mettere a rischio dei lavoratori che svolgono l'attività gravosa di consegna di beni per conto altrui, in ambito urbano e con l'ausilio di velocipedi o veicoli a motore, attraverso piattaforme anche digitali.
(5-04211)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ZANELLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la normativa vigente dispone che ogni bambino in Italia ha diritto a essere seguito da un pediatra di libera (Pls) scelta almeno fino al compimento dei 6 anni; dai 6 ai 13, i genitori possono poi decidere se restare con il Pls o passare al medico di medicina generale (Mmg), in base alle disponibilità locali;

   secondo i dati Istat, al 1° gennaio 2024 erano quasi 2,5 milioni i bambini nella fascia 0-5 anni mentre altri 4,1 milioni rientravano nella fascia 6-13 anni, potenzialmente in carico ai Pls;

   le segnalazioni sulla difficoltà di accesso al Pls arrivano oggi da tutte le regioni, evidenziando criticità ricorrenti: complessità burocratiche, carenza di risposte da parte delle Aziende sanitarie locali (Asl), pediatri con un numero elevato di assistiti e impossibilità, per molte famiglie, di iscrivere i propri figli a un Pls;

   secondo l'analisi Gimbe, al 1° gennaio 2024 mancavano almeno 502 pediatri di libera scelta. Di questi, il 75,7 per cento si concentra in tre sole regioni del Nord: Lombardia: 180 carenze, Piemonte: 108, Veneto: 93;

   in 9 regioni la situazione è apparentemente sotto controllo, con una media di assistiti per Pls inferiore a 850. Queste stime sono su base regionale, mentre le carenze più gravi si registrano spesso a livello locale, in aree periferiche, montane o a bassa densità:

   i nuovi pediatri entrano nel Servizio sanitario nazionale solo se le regioni individuano ambiti territoriali carenti, ovvero aree dove la copertura assistenziale è insufficiente. La soglia considerata ottimale è 1 Pls ogni 850 assistiti, considerando anche i minori della fascia 6-13 anni ancora in carico ai pediatri;

   tra il 2024 e il 2028 andranno in pensione 2.598 pediatri di libera scelta, dato, fornito dalla Federazione italiana medici pediatri (Fimp), che rappresenta un fattore critico: in media, ogni anno usciranno dal sistema più di 500 Pls;

   il numero di borse di studio per specializzarsi in pediatria è aumentato: da 496 nel 2017-2018 a 853 nel 2023-2024, con un picco di 973 nel 2020-2021, questo però non garantisce un ricambio effettivo perché questi possono intraprendere anche una carriera ospedaliera e questo segnala un livello di incertezza se i nuovi pediatri riusciranno a garantire un ricambio generazionale adeguato e uniforme in tutte le regioni, oltre che colmare le attuali carenze –:

   a fronte delle criticità espresse nelle premesse derivanti dall'analisi del Gimbe, quali iniziative di competenza ulteriori intenda assumere per affrontare le attuali carenze di Pls ma anche per assicurare una presenza di pediatri in tutte le regioni uniforme, in particolare a livello locale, nelle aree periferiche, montane o a bassa densità.
(5-04209)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIAGONI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   la lumpy skin disease (Lsd), nota come dermatite nodulare contagiosa, è una malattia virale dei bovini trasmessa da insetti ematofagi come mosche, zanzare e zecche: provoca febbre, noduli sulla pelle e può essere fatale, seppur in casistiche pari al 5 per cento;

   questa malattia è causata da un virus della famiglia Poxviridae, genere Capripoxvirus, benché non esista una cura specifica, esiste la vaccinazione, con vaccini virali attenuati omologhi o eterologhi;

   la malattia è diffusa in molti Paesi africani e nel 2012 si è estesa dal Medio Oriente all'Europa Sud-orientale, coinvolgendo Grecia, Bulgaria e altri Paesi dei Balcani. Un programma di vaccinazione ha fermato l'epidemia in quella regione;

   il 21 giugno 2025 è stato confermato il primo caso in Italia, nello specifico in un piccolo comune della Sardegna, Orani, nella provincia di Nuoro, a cui ha fatto seguito un secondo caso confermato a Orotelli (Nuoro), a distanza di circa 10 chilometri dal primo;

   ad oggi, sono stati confermati 9 focolai sull'isola, oltre ad altri casi sospetti. Circa 600 allevamenti della regione sono già stati sottoposti ad esame clinico. In base all'età delle lesioni riscontrate, è possibile definire la data di ingresso della malattia in Sardegna, retrodatata intorno all'inizio di aprile 2025. L'epidemia è stata poi accertata anche in un allevamento sito nella provincia di Mantova;

   nonostante la Lsd non sia trasmissibile all'uomo, né per contatto con bovini infetti, né tramite, alimenti, né tramite punture di insetti, il regolamento di esecuzione (UE) 2018/1882 la categorizza come malattia di categoria A;

   questo significa che è una malattia che normalmente non è presente nell'Unione europea e che, in caso di comparsa, richiede l'adozione immediata di misure di eradicazione tra cui l'istituzione di una zona di restrizione, che comprende una zona di protezione di 20 chilometri e una di sorveglianza di 50 chilometri attorno al focolaio oltre all'abbattimento dei capi di bestiame presenti nell'allevamento;

   nel corso della unità centrale di crisi del 23 giugno 2025 è stato previsto il blocco delle movimentazioni dei bovini dalla Sardegna verso il rimanente territorio nazionale non solo dalle Zone di protezione e sorveglianza ma dall'intera isola. Misura poi confermata dalla Commissione europea con la decisione 2025/1318 del 27 giugno 2025;

   l'autorità locale competente, in collaborazione con il Ministero della salute, ha predisposto tutte le misure previste dalla legge per la gestione del focolaio. Sono stati tracciati tutti i movimenti di bestiame dalla Sardegna dal 1° aprile 2025. Gli allevamenti dell'Italia continentale che hanno ricevuto animali dalla Sardegna nei tempi considerati e quelli nelle zone soggette a restrizioni sono sottoposti a esame clinico;

   la Sardegna movimenta in media 80 mila capi bovini, di cui oltre il 50 per cento destinato alle esportazioni, per il quale il blocco della movimentazione comporterà un grande danno economico a carico delle aziende coinvolte;

   considerando l'attuale situazione epidemiologica l'unità centrale di crisi ha deciso di applicare la strategia di vaccinazione in risposta a un focolaio di una malattia di categoria A, che viene effettuata su animali terrestri a rischio di infezione e che sono tenuti in stabilimenti situati negli Stati membri colpiti o in loro zone. Questo piano prevede la vaccinazione di tutti i bovini presenti nella regione Sardegna, che ammontano a circa 300.000 capi –:

   quali iniziative di competenza si intendano porre in essere per garantire una campagna vaccinale adeguata ed entro quali tempistiche;

   quali altre iniziative di competenza di carattere economico si intendano portare avanti al fine di indennizzare il comparto produttivo colpito da tale epidemia e al fine di garantire un adeguato sostegno alle aziende sarde durante lo svolgimento della campagna vaccinale.
(4-05431)


   MANES. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   i regolamenti delegati (UE) 2020/688 e 2020/689 disciplinano le movimentazioni di animali vivi all'interno dell'Unione europea, anche al fine di sorvegliare, contenere ed eradicare l'infezione da febbre catarrale (cosiddetta Bluetongue o BTV). In detti regolamenti è previsto che, in deroga alla disciplina ivi contenuta, gli Stati membri di destinazione possano autorizzare le movimentazioni di animali che non soddisfino le prescrizioni europee, stabilendo in autonomia diverse condizioni sanitarie e informando la Commissione europea e gli altri Stati membri;

   allo stato attuale, nella regione Valle d'Aosta è verificata esclusivamente la presenza del sierotipo BTV-8. In altre regioni italiane, si riscontra, invece, anche la presenza di sierotipi ulteriori, quali quelli di tipo BTV-1, BTV-3 e BTV-4;

   all'interrogante risulta che l'intero territorio nazionale sia stato considerato dalle autorità italiane zona omogenea per i sierotipi circolanti sul territorio. Ciò comporta che, anche qualora la circolazione di un determinato sierotipo avvenga in una zona limitata del territorio nazionale, tutto il territorio nazionale è da considerarsi non indenne per quel dato sierotipo del BTV;

   ai fini delle movimentazioni verso gli altri Stati membri dell'Unione europea, i bovini allevati in Valle d'Aosta risultano perciò infetti per tutti i sierotipi presenti in Italia e non solo per il sierotipo BTV-8;

   tale modalità impatta sulle possibilità degli allevatori valdostani di movimentare capi bovini verso la vicina Francia, sul cui territorio sono presenti i sierotipi BTV-3, BTV-4 e BTV-8. Infatti, sulla base della disciplina vigente Oltralpe, nonostante la medesima situazione epidemiologica, le autorità francesi autorizzano i movimenti di bovini provenienti dalla Valle d'Aosta esclusivamente nel caso in cui siano sottoposti a vaccinazione per tutti i sierotipi presenti in Italia;

   a ciò si aggiunge la difficoltà degli allevatori nell'acquisto dei necessari vaccini, a causa della scarsità di vaccini reperibili sul mercato;

   la movimentazione di bovini verso la Francia sarebbe comunque semplificata se tale Stato membro stabilisse di autorizzare le movimentazioni di bovini provenienti dalla Valle d'Aosta in ragione di modalità alternative alla vaccinazione, quali, ad esempio, l'esito negativo al test PCR –:

   se le competenti autorità ministeriali abbiano previsto, anche a seguito di eventuali interlocuzioni con le autorità dello Stato francese, di modificare la disciplina italiana in materia al fine di favorire le movimentazioni di capi bovini dall'Italia e se abbiano, in ogni caso, ricevuto rassicurazioni dalla Francia sulla predisposizione di modalità alternative alla vaccinazione.
(4-05434)


   MANES. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   per assicurare la tracciabilità degli animali a fini sanitari, la normativa vigente impone l'obbligo di registrazione delle movimentazioni di capi bovini – anche in occasione della partecipazione a competizioni e rassegne – sulla Banca dati nazionale informatizzata dell'anagrafe zootecnica, tenuta, per conto del Ministero della salute, dall'istituto zooprofilattico sperimentale dell'Abruzzo e del Molise avente sede in Teramo;

   allo stato attuale, all'interrogante risulta che, a causa dei procedimenti informatizzati effettivamente disponibili, non sia possibile indicare, nel Documento di accompagnamento dell'animale, con un'unica operazione che si tratti di movimenti in uscita e in ingresso programmati ed effettuati nel corso della medesima giornata, costringendo a numerose operazioni manuali sul portale, che potrebbero essere evitate con la predisposizione di meccanismi automatici di rientro;

   la natura e le caratteristiche di tali manifestazioni non si concilierebbero, in ogni caso, con meccanismi automatici di rientro da programmarsi forzatamente in giornate successive a quella di uscita, per il fatto che esse si svolgono tradizionalmente in determinati periodi dell'anno e sono organizzate a cadenza ravvicinata, concentrando più manifestazioni nel corso della medesima settimana;

   meccanismi automatici cosiddetti di «escursione» sono, invece, previsti per la partecipazione degli equidi a competizioni simili;

   la partecipazione di capi bovini a competizioni e rassegne costituisce per la popolazione valdostana un elemento di alto valore culturale e sociale, che rafforza i legami interni alla comunità, oltre allo spirito di unità e solidarietà tra allevatori. Tale partecipazione, garantiti i dovuti livelli di sicurezza sanitaria, non deve essere ostacolata, ma favorita dalle procedure di tipo amministrativo –:

   se si stia adottando iniziative di competenza, anche di carattere normativo, volte a modificare le modalità di registrazione delle movimentazioni di capi bovini, con l'obiettivo di sburocratizzare e semplificare il procedimento di cui in premessa, e secondo quali linee direttrici.
(4-05435)


   ASCARI e CHERCHI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la peritonite infettiva felina (Fip) è una patologia virale di origine coronavirus, molto diffusa tra i gatti, con un decorso spesso letale e che fino a tempi recenti non disponeva di una terapia ufficialmente autorizzata in Italia;

   da anni, associazioni animaliste, cliniche veterinarie e famiglie chiedono il riconoscimento e la legalizzazione del farmaco GS-441524, molecola considerata efficace nella cura della Fip, spesso ottenuta però solo attraverso canali informali o mercati paralleli, con gravi rischi per gli animali e le persone coinvolte;

   in data recente, il Ministero della salute ha autorizzato, con apposita circolare, l'utilizzo del farmaco Veklury (principio attivo: remdesivir) per la cura della Fip, segnando un importante passo avanti nella gestione di questa malattia;

   tuttavia, permangono numerosi interrogativi circa l'effettiva disponibilità del farmaco, i costi per le famiglie, la somministrazione e le implicazioni pratiche della sua prescrizione;

   secondo prime informazioni, una singola fiala di Veklury dovrebbe costare circa 700 euro, ma non è noto quante fiale siano necessarie per completare un ciclo terapeutico né quale sia la durata terapeutica della singola dose, né se vi saranno modalità di erogazione agevolate;

   risulta inoltre che Veklury potrà essere somministrato esclusivamente per via endovenosa, rendendo quindi indispensabile l'intervento di cliniche veterinarie attrezzate, con potenziali problemi di accessibilità per molte famiglie, soprattutto in territori carenti di strutture veterinarie specialistiche;

   permane infine la questione della mancata autorizzazione del principio attivo GS-441524, che presenta modalità di somministrazione più semplici e costi potenzialmente inferiori, già adottato in altri Paesi per il trattamento della Fip –:

   quale sia il prezzo di vendita al pubblico della singola fiala del farmaco Veklury e se siano previste forme di calmierazione dei costi, rimborsi o agevolazioni per famiglie in difficoltà economica;

   quale sia il numero medio di fiale necessarie per completare un ciclo terapeutico per la cura della Fip sulla base dei protocolli sperimentali o delle evidenze cliniche disponibili;

   quali siano le modalità di distribuzione e vendita del farmaco Veklury, se sarà disponibile nelle farmacie veterinarie, presso le strutture sanitarie pubbliche o unicamente attraverso canali ospedalieri autorizzati;

   se sia confermata l'obbligatorietà della somministrazione endovenosa e, in tal caso, se il Ministero intenda sostenere la formazione o il supporto alle strutture veterinarie per garantire l'accesso diffuso al trattamento sul territorio nazionale;

   se il Ministero stia valutando, o intenda valutare, l'adozione di iniziative di competenza per l'autorizzazione all'uso del principio attivo GS-441524, riconosciuto da comunità scientifiche internazionali come efficace nel trattamento della Fip e più accessibile sia in termini economici che logistici.
(4-05445)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   MALAVASI. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65 ha ridefinito i requisiti per l'accesso alla professione di educatore nei servizi per l'infanzia, richiedendo un curriculum formativo specifico;

   alcune università, tra cui l'università degli Studi di Modena e Reggio Emilia (Unimore), hanno adeguato i propri piani di studio a tali nuovi requisiti solo a seguito dell'emanazione del decreto attuativo avvenuto nel 2018;

   tra il 2017 e il 2019 si è creato un vuoto normativo che ha creato pesanti penalizzazioni, tanto da escludere dal mercato del lavoro centinaia di laureati e laureate che si sono trovati in uscita con sbocchi professionali differenti rispetto a quelli previsti inizialmente dal proprio curricolo universitario;

   a Reggio Emilia circa 400 persone, in gran parte giovani donne, si sono laureate in Scienze dell'educazione e della formazione presso Unimore, in linea con il nuovo curriculum formativo previsto dalla legge n. 65 del 2017, senza poter completare il percorso previsto dal decreto attuativo, a causa del ritardo di attivazione dei nuovi corsi. Si tratta di persone che hanno ricevuto comunicazione ufficiale da Unimore circa l'impossibilità di lavorare come educatori nei nidi d'infanzia, in quanto il loro percorso di studi non rispetta i nuovi requisiti, situazione non imputabile ai singoli, ma determinata dal vuoto temporale creato dall'adeguamento postumo dei curricula universitari;

   l'università ha proposto un percorso di adeguamento curriculare con esami e tesi aggiuntive a fronte del pagamento di una retta ridotta di 550 euro, a fronte dei 2.000 euro previsti per i nuovi corsi, soluzione che però grava esclusivamente sui laureati interessati;

   secondo quanto dichiarato dal direttore del corso di laurea in Scienze dell'educazione di Unimore, la problematica riguarda a livello nazionale oltre 31.000 persone che si trovano nella medesima situazione, rendendo necessario un intervento coordinato e tempestivo;

   è indispensabile individuare soluzioni che, nel rispetto della normativa vigente, consentano di intervenire su tale situazione senza ulteriori oneri economici o didattici per i laureati e le laureate coinvolte, che non hanno alcuna responsabilità a riguardo;

   è inoltre necessario promuovere forme di agevolazione e di flessibilità per la frequenza delle attività formative e delle prove di verifica, nonché coinvolgere attivamente enti come Anci, Usr e rappresentanze delle scuole per l'infanzia paritarie per addivenire insieme a una soluzione transitoria, con la responsabilità di tutti, che permetta di non discriminare questi laureati e di non privare il sistema educativo della loro professionalità di cui si ha urgente bisogno –:

   se i ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   quali siano i numeri di laureati e laureate che si trovano in Italia in questa situazione;

   se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative per agevolare e risolvere, d'intesa con gli atenei coinvolti, questa situazione di disparità e disagio, che penalizza ingiustamente giovani laureati e laureate che già operano nel settore con professionalità, senza ulteriori oneri economici o eccessivi aggravi didattici.
(4-05451)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Davide Bergamini n. 5-04191, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 luglio 2025, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Giagoni.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta orale Boscaini n. 3-01973 del 20 maggio 2025.