XIX LEGISLATURA
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta in Commissione:
BONAFÈ. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
il «Progetto Bellezza», avviato nel 2016, aveva stanziato 150 milioni di euro per 271 progetti di recupero del patrimonio culturale minore, selezionati entro la fine del 2018;
l'obiettivo del «Progetto Bellezza» era il recupero e la valorizzazione di luoghi culturali dimenticati, spesso situati in piccoli comuni, per promuovere il benessere delle comunità locali e il loro sviluppo culturale, economico e sociale. Questo progetto mirava a trasformare spazi trascurati in luoghi accoglienti e funzionali, capaci di offrire opportunità e speranza;
nell'ambito del «Progetto Bellezza» fu notificato il buon esito delle istanze proposte già nel febbraio 2018;
di conseguenza, già da allora, i comuni, facendo legittimo affidamento sulle risorse assegnate, hanno intrapreso l'iter necessario per il completamento dei progetti finanziati (dagli eventuali espropri, alle diverse fasi di progettazione);
in molti casi, nonostante queste premesse, non sono state ancora date informazioni circa i tempi di attuazione del progetto;
la Delibera CIPESS del 27 dicembre 2022 ha poi definanziato completamente l'iniziativa, lasciando molte opere a mezzo finanziamento in un «limbo senza appello»;
a novembre 2024, 60 sindaci di comuni italiani hanno chiesto durante un'Assemblea ANCI lo sblocco immediato dei fondi;
trattandosi di piccoli o piccolissimi comuni, la realizzazione dell'opera di recupero finanziata dal progetto riveste un'importanza assoluta per l'amministrazione e per la comunità rappresentata e avere cognizione dei tempi della fase finale di attuazione del progetto risulta essenziale; senza dimenticare che i sindaci hanno già sostenuto spese per la progettazione esecutiva (spesso superiori a 100.000 euro) in attesa dell'erogazione definitiva;
i comuni interessati rappresentano oltre 560.000 abitanti e le esigenze urgenti includono: un rifinanziamento adeguato del progetto; la definizione di un cronoprogramma chiaro; la semplificazione delle procedure burocratiche; l'adeguamento dei fondi al rincaro dei materiali –:
quali iniziative urgenti intenda intraprendere per riattivare il trasferimento dei fondi programmati già dal 2016 del «Progetto Bellezza»;
se vi siano risorse aggiuntive per adeguare il finanziamento agli attuali costi dei materiali;
con quale tempistica prevedano di definire e comunicare un cronoprogramma per l'avvio dei cantieri e quali iniziative intendano assumere al fine di prevedere semplificazioni normative e amministrative volte a evitare nuovi blocchi burocratici.
(5-04212)
Interrogazione a risposta scritta:
VOLPI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:
la legge n. 36 del 1994 (legge Galli) e successive modificazioni, ha avviato la riforma dei servizi idrici in Italia con l'obiettivo di realizzare la gestione integrata dell'intero ciclo dell'acqua, prevedendo che tale gestione fosse affidata a un unico soggetto riconoscendo quest'ultimo nell'ambito territoriale ottimale (Ato) identificato dalle regioni;
la Regione Lazio, con la legge regionale del 22 gennaio 1996 n. 6, ha stabilito le modalità per l'organizzazione e la gestione del Servizio idrico integrato;
in particolare, ha individuato cinque Ato denominati: Lazio Nord-Viterbo n. 1, Lazio Centrale-Roma n. 2 che comprende ben 94 comuni, Lazio Centrale-Rieti n. 3, Lazio Meridionale-Latina n. 4 e Lazio Meridionale-Frosinone n. 5;
il 9 luglio 1997 i comuni dell'Ato 2 hanno sottoscritto la convenzione di cooperazione al fine di coordinarsi per organizzare il servizio idrico integrato;
il 1° giugno 2021 i comuni sottoscrittori della convenzione di cooperazione, hanno identificato in Acea Ato2 s.p.a. il soggetto affidatario della gestione del servizio idrico integrato;
come si evince dagli avvisi pubblicati sul sito internet dell'ente, nelle ultime settimane diversi comuni dell'area di riferimento Ato2, in particolare quelli afferenti alla zona dei Castelli Romani, sono stati interessati da interventi di manutenzione che hanno comportato la sospensione, sia programmata che non programmata, del servizio idrico per diverse ore;
nella «Carta dei Servizi Ato2 Lazio Centrale Roma, approvata dalla Conferenza dei sindaci con delibera 4-25 del 28 aprile 2025, al punto 9 stabilisce le modalità di continuità del servizio: in particolare il gestore garantisce gli standard specifici (S1, S2 e S3) relativi alla qualità tecnica del servizio idrico così come descritti dalla deliberazione ARERA 917/2017/R/IDR (RQTI)»;
i disservizi sopra esposti causano l'assenza di erogazione idrica in abitazioni ed edifici pubblici, con gravi disagi di natura igienico sanitaria a danno di tutta la popolazione residente e non, per di più in giornate particolarmente afose;
la corrente stagione estiva sta determinando un inevitabile incremento del fabbisogno idrico, da dovere ovviamente soddisfare, e ciò soprattutto in occasione dei fine settimana e durante le festività, anche alla luce del notevole afflusso turistico che si verifica in occasione di manifestazioni culturali e/o comunque di particolare richiamo anche nei riguardi di persone residenti al di fuori del territorio dei comuni interessati;
se il Governo non ritenga opportuno valutare la possibilità di farsi promotore, nell'ambito della cabina di regia per la crisi idrica di cui al decreto-legge n. 39 del 2023, convertito, con modificazioni dalla legge n. 68 del 2023, di un coordinamento tra le regioni e gli enti di governo dell'ambito, al fine di affrontare il problema che investe la Regione Lazio, con particolare riferimento all'area dei Castelli Romani, esposto in premessa, anche con riguardo alle società pubbliche che gestiscono il servizio idrico integrato in altre regioni d'Italia;
se ritenga di attivarsi, per quanto di competenza e anche per il tramite del commissario straordinario per la scarsità idrica, per accertarsi del corretto svolgimento delle attività da parte dell'ente convenzionato con il distretto Ato2 e, in caso di ritardi o difformità nell'esecuzione dei relativi interventi, valutare la sussistenza dei presupposti per l'attivazione dei poteri sostitutivi di cui all'articolo 2 del decreto-legge n. 39 del 2023.
(4-05468)
AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA
Interrogazione a risposta scritta:
L'ABBATE. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
il regolamento (UE) 2024/573, in vigore dall'11 marzo 2024, prevede l'eliminazione progressiva degli idrofluorocarburi (Hfc) entro il 2050, in ragione del loro elevatissimo potenziale di riscaldamento globale, migliaia di volte superiore a quello della CO2;
nel settore della refrigerazione commerciale, in particolare nella grande distribuzione alimentare, l'Italia continua – secondo quanto segnalato da operatori di settore – ad avvalersi in larga parte di impianti obsoleti alimentati da F-gas, con un utilizzo stimato in circa 700 tonnellate annue e tassi di dispersione in atmosfera compresi tra il 15 per cento e il 25 per cento del contenuto;
a fronte di ciò, il nostro Paese è tra i leader mondiali nella progettazione e produzione di tecnologie basate su refrigeranti naturali (CO2, propano, ammoniaca), già ampiamente utilizzate in settori industriali e civili ad alta efficienza energetica e a bassissimo impatto ambientale;
il recente dossier «Per una refrigerazione italiana sostenibile», pubblicato da Legambiente nel maggio 2025, evidenzia come, per ogni nuovo punto vendita alimentare realizzato con sistemi moderni e sostenibili, ce ne siano almeno due ancora operativi con vecchi impianti alimentati da F-gas, in netta contraddizione con l'obiettivo europeo della neutralità climatica entro il 2050;
è quanto mai necessario introdurre misure concrete per contrastare gli effetti climatici dei gas fluorurati, in particolare degli Hfc, ampiamente utilizzati nella refrigerazione commerciale. In linea con quanto previsto dal regolamento (UE) 2024/573, occorre ridurre drasticamente il consumo di questi refrigeranti, promuovendo al contempo la diffusione di sistemi alternativi, moderni e sostenibili, già disponibili sul mercato;
secondo il rapporto Ispra 2025, oltre il 50 per cento delle emissioni nazionali di gas serra derivanti dai processi industriali è attribuibile ai gas fluorurati, la cui incidenza è cresciuta del 387,5 per cento rispetto al 1990, principalmente a causa dell'impiego di Hfc nella refrigerazione, nel condizionamento e negli aerosol farmaceutici;
i tempi appaiono maturi – sia a livello politico che industriale – per attuare un piano strutturale di riconversione degli impianti più obsoleti, incentivando l'adozione di tecnologie a refrigerante naturale e ad alta efficienza energetica. Si tratta di una scelta strategica capace di rafforzare la leadership tecnologica delle imprese italiane, già riconosciuta a livello internazionale, e contribuire concretamente al percorso verso la neutralità climatica, in linea con gli obiettivi europei al 2030 e al 2050 –:
quali iniziative il Governo intenda prevedere nel disegno di legge di bilancio per il 2026 per incentivare la riconversione degli impianti di refrigerazione commerciale più vecchi ed altamente clima impattanti (retrofit), promuovendo l'adozione di sistemi più efficienti dal punto di vista energetico e basati su refrigeranti naturali;
se il Governo intenda avviare una campagna nazionale di informazione e formazione sui refrigeranti naturali, rivolta a cittadini, tecnici e imprese coinvolte nella transizione ecologica del settore;
se non ritenga opportuno adottare iniziative, anche di carattere normativo, per introdurre misure di semplificazione burocratica per l'utilizzo dei refrigeranti naturali, escludendoli dagli obblighi previsti per gli F-gas – quali l'iscrizione a portali dedicati, il pagamento di imposte o accise – pur mantenendo l'obbligo di formazione per i tecnici abilitati;
se il Governo intenda adottare iniziative, anche di carattere normativo, per introdurre un sistema di crediti di carbonio destinato alle aziende che ammodernino i propri impianti di refrigerazione, adottando soluzioni a basso impatto ambientale (con bassissimo global warning potential) o refrigeranti naturali, riconoscendo un credito proporzionale alle tonnellate di CO2 equivalente – diretta e/o indiretta – risparmiate, al fine di creare un nuovo incentivo economico alla sostenibilità ambientale.
(4-05463)
CULTURA
Interrogazione a risposta in Commissione:
ORFINI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
come riportato da diversi organi di stampa, la Soprintendente alle belle arti di Roma Daniela Porro ha inviato, nei giorni scorsi, numerose lettere alle proprietà delle sale cinematografiche romane chiuse da oltre dieci anni, avvisando dell'inizio di un procedimento di «dichiarazione di interesse culturale»;
questa decisione interviene mentre il Consiglio regionale del Lazio discute la proposta di legge n. 171, che prevede anche la possibilità di cambio di destinazione d'uso per i cinema chiusi al 31 dicembre 2024;
con l'apposizione del vincolo, i cinema chiusi avrebbero dovuto rispettare la destinazione culturale;
nel giro di una settimana la stessa Soprintendente Porro ha riscritto a tutte le proprietà di cinema interessati e ha fatto dietrofront, annullando in autotutela il procedimento per il vincolo sui cinema chiusi a Roma (tra cui Reale, Royal, Empire, Metropolitan, Roma, Paris), per effettuare ulteriori verifiche;
secondo Roma today il cambio di posizione sarebbe dovuto al lavoro diplomatico di Fratelli d'Italia che avrebbe trovato sponda anche nel Ministro Giuli;
in questo contesto è intervenuta anche la Presidente della Commissione urbanistica in regione Laura Corrotti, dichiarando che il ritiro è stato definito, testuali parole, a seguito di «un lavoro di squadra a ogni livello istituzionale che ha permesso di salvare ancora una volta questi edifici e che trova nell'emendamento presentato in consiglio regionale la traduzione totale di questo impegno»;
la decisione volta a riconoscere un immobile come d'interesse culturale è, per legge, un atto tecnico esclusivo delle soprintendenze come previsto dal Codice dei beni culturali, e non può essere subordinata a indirizzi di carattere politico;
un «lavoro di squadra a ogni livello istituzionale» per ottenere la revoca di un procedimento tecnico sarebbe una grave violazione dell'autonomia tecnico-scientifica della soprintendenza e del principio costituzionale di tutela del patrimonio culturale –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra citati, e quali iniziative di competenza intenda assumere per la salvaguardia dei luoghi di grande rilievo culturale ed evitare che vadano perduti;
se corrisponde al vero quanto dichiarato dalla dott.ssa Corrotti, ossia che la decisione di revocare il procedimento di tutela della sale sia frutto di un intervento improprio di altri livelli istituzionali e, nel caso, quale sia stato l'impatto concreto di tali colloqui sulle valutazioni tecniche della Soprintendenza;
quali iniziative di competenza intenda intraprendere per garantire che spazi culturali – tra cui i cinema storici – non siano soggetti a modifiche di destinazione d'uso arbitrarie, ma conservino la loro funzione sociale e culturale nel tempo;
quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di salvaguardare l'autonomia e l'indipendenza tecnico-scientifica delle soprintendenze, prevenendo ogni forma di ingerenza politica nei procedimenti di tutela e dichiarazione di interesse culturale.
(5-04214)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta in Commissione:
MARCHETTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
secondo quanto riportato in anteprima dal quotidiano tedesco Bild, che ha avuto accesso a una bozza riservata della Commissione europea, sarebbe in preparazione un progetto di revisione della direttiva europea sulle accise del tabacco (2011/64/UE), promossa dal commissario europeo Wopke Hoekstra;
la proposta prevederebbe un sensibile incremento delle accise non soltanto sui prodotti tradizionali del tabacco, come sigarette e sigari, ma anche su quelli alternativi con effetti che – secondo le prime stime – potrebbero comportare un raddoppio dei prezzi al consumo;
l'Italia è tra i principali produttori di tabacco dell'Unione europea, con una quota pari a circa il 27 per cento della produzione totale e oltre 25.000 lavoratori impiegati lungo l'intera filiera agricola, manifatturiera e distributiva, in particolare in aree economicamente fragili del Paese;
esperienze già maturate in altri Stati membri dimostrano che un eccessivo aumento delle accise abbia favorito il mercato illegale e il contrabbando: in Francia, si stima che circa il 33 per cento delle sigarette consumate provenga da circuiti illeciti, mentre nei Paesi Bassi tale quota è compresa tra il 15 per cento e il 20 per cento, con evidenti ricadute negative sulla salute pubblica, sulla legalità e sul gettito tributario;
a giudizio dell'interrogante, una revisione così radicale della normativa europea in materia fiscale, se adottata senza un ponderato confronto con gli Stati membri e una valutazione d'impatto specifica per le diverse realtà produttive, rischia di compromettere gravemente la sostenibilità economica della filiera tabacchicola italiana, con effetti importanti sull'occupazione, sulle entrate fiscali e sulla competitività del settore –:
quali iniziative di competenza intendano assumere, anche in sede europea, in merito alla proposta di revisione della direttiva sulle accise del tabacco (Ted), al fine di tutelare il comparto tabacchicolo nazionale e i lavoratori coinvolti, nonché per scongiurare effetti distorsivi su occupazione, legalità e gettito fiscale.
(5-04213)
Interrogazione a risposta scritta:
GIORGIANNI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
il decreto-legge n. 50 del 2017, convertito con modificazioni dalla legge n. 96 del 2017, all'articolo 4, ha introdotto l'obbligo per i soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare, nonché quelli che gestiscono portali digitali, che incassano canoni o corrispettivi relativi a contratti di locazione breve, di operare una ritenuta alla fonte del 21 per cento a titolo d'imposta e di rilasciare ai beneficiari apposita certificazione unica (Cu);
numerosi operatori del settore delle locazioni turistiche brevi segnalano gravi inadempienze da parte della piattaforma digitale Booking.com B.V., che, nonostante il ruolo di sostituto d'imposta, avrebbe in molteplici casi omesso o ritardato l'applicazione della ritenuta prevista, generando distorsioni e sperequazioni tra contribuenti;
tali disfunzioni sono state evidenziate in modo particolare nel periodo successivo al 1° gennaio 2024, termine a partire dal quale è divenuta pienamente operativa la disciplina, ma che la piattaforma avrebbe recepito solo a partire dalla metà dell'anno, pregiudicando la certezza fiscale per numerosi gestori;
in particolare, si segnalano ritardi o mancata applicazione delle ritenute, anche a fronte di solleciti, trattenute retroattive e unilaterali su prenotazioni già effettuate e in ultimo l'assenza della certificazione unica (Cu) relativa all'anno fiscale 2024, impedendo agli interessati di presentare correttamente la propria dichiarazione dei redditi ed esponendoli al rischio di doppia imposizione fiscale;
tanti sono i proprietari di immobili, locati brevemente tramite Booking.com che, pur avendo versato regolarmente compensi e ritenute, non hanno ancora ricevuto la relativa Cu, nonostante reiterati solleciti –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle pratiche sopra descritte e se siano già stati avviati controlli o verifiche in merito alla condotta fiscale e amministrativa di Booking.com B.V. con riferimento al rispetto dell'articolo 4 del decreto-legge n. 50 del 2017, convertito con modificazioni, dalla legge n. 96 del 2017;
quali iniziative di carattere ispettivo e sanzionatorio si intendano assumere, anche tramite l'Agenzia delle entrate, per accertare eventuali violazioni e come si intenda tutelare i contribuenti che non hanno ricevuto per tempo la Certificazione unica per l'anno 2024;
se il Governo intenda assumere iniziative di competenza, anche di carattere normativo, e altresì in sede europea, per promuovere una maggiore tutela dei consumatori nel mercato delle locazioni brevi, con particolare riguardo alle piattaforme digitali che svolgono attività di intermediazione.
(4-05466)
IMPRESE E MADE IN ITALY
Interrogazione a risposta in Commissione:
LAI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
in Italia circa il 6 per cento del parco veicolare risulta privo di copertura assicurativa Rca, secondo i dati Ania (2023) e le elaborazioni Ivass, con significative punte del 10-11 per cento nelle regioni meridionali;
tra i Paesi europei solo la Grecia presenta una situazione più grave, con una stima tra il 13,5 per cento e il 15 per cento dei veicoli circolanti senza copertura RC auto;
in caso di incidente con un veicolo non assicurato, la vittima non può accedere al risarcimento diretto e deve rivolgersi al Fondo di garanzia per le vittime della strada, affrontando tempi lunghi, iter burocratici complessi e, talvolta, risarcimenti parziali;
altri Paesi dell'Unione europea, come Spagna (0,35 per cento), Germania (0,04 per cento) e Francia (0,1 per cento), hanno contenuto drasticamente il fenomeno grazie a banche dati centralizzate, uso esteso di sistemi Anpr (Automatic number plate recognition), e sanzioni immediate;
in Irlanda, un sistema integrato tra database assicurativo, immatricolazioni e forze dell'ordine ha permesso di ridurre in due anni il tasso di evasione Rca dall'8,30 per cento al 4,2 per cento, grazie anche a sequestri e multe eseguiti in tempo reale –:
se il Governo sia a conoscenza dei dati sopra esposti e intenda fornire al Parlamento ulteriori informazioni, aggiornate per regione, sull'incidenza di veicoli non assicurati in Italia;
se il Governo intenda assumere iniziative di competenza volte all'adozione di un sistema informativo integrato e in tempo reale tra Pra, Ivass, assicurazioni e forze dell'ordine, finalizzato al controllo automatico della copertura assicurativa, anche mediante sistemi di riconoscimento targa (Anpr);
se non ritenga opportuno assumere iniziative di carattere normativo volte ad introdurre sanzioni più tempestive e incisive, tra cui il sequestro immediato del veicolo e l'obbligo di pagamento dell'ammenda vincolata alla stipula della polizza assicurativa, sul modello già applicato in Germania e Irlanda;
se intenda promuovere iniziative a livello nazionale ed europeo per armonizzare i sistemi di monitoraggio e controllo assicurativo e per migliorare la tutela delle vittime di incidenti causati da veicoli non assicurati, riducendo i tempi di risarcimento e gli oneri burocratici oggi imposti.
(5-04216)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazione a risposta in Commissione:
SIMIANI e CASU. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
notizie di stampa riferiscono che lo scorso 30 giugno 2025, verso le 16.10, un incendio di vaste proporzioni ha, tra l'altro, causato l'interruzione della linea ferroviaria Pisa-Livorno, con la cancellazione di tutti i treni che avrebbero dovuto percorrere tale linea;
la vera emergenza, però, si sarebbe verificata – sempre a quanto riferisce la stampa – dopo che i viaggiatori sono scesi dai treni;
nella stazione di Pisa, così come in quella di Empoli, infatti, non sarebbe stata predisposta, sempre a quanto risulta dalla stampa, alcuna misura di assistenza per i viaggiatori, che si sono in pratica trovati abbandonati a loro stessi;
a Pisa, in particolare, i passeggeri sono stati invitati a recarsi nel piazzale della stazione, dove avrebbero trovato i pullman diretti a Firenze per proseguire il viaggio, ma, dopo quattro ore dall'incendio, non era stato predisposto un numero sufficiente di bus sostitutivi mentre circa un migliaio di persone – tra cui molti turisti – erano prive di qualunque informazione e sostegno, con appena tre operatori presenti, sovrastati dalla folla;
i pochissimi mezzi messi a disposizione si sarebbero rilevati del tutto insufficienti con veri e propri «assalti alla diligenza» da parte dei viaggiatori comprensibilmente esasperati;
a quanto risulta agli interroganti il culmine del caos si sarebbe raggiunto verso le 21.30, quando sarebbe stato comunicato che non vi sarebbero stati ulteriori pullman e che i passeggeri ancora presenti nel piazzale della stazione avrebbero dovuto procurarsi un taxi o pernottare a Pisa, con la promessa che le spese sarebbero state rimborsate; successivamente, però, sarebbero stati recuperati due bus sostitutivi, riservati – a quanto risulta all'interrogante – solo ai viaggiatori dei treni Frecce;
se è vero che i guasti possono sempre accadere non è accettabile, a parere degli interroganti, il fatto che migliaia di persone vengano lasciate sole per ore, senza soccorso e senza informazioni –:
se al Ministro interrogato consti quanto sopra esposto e quali iniziative urgenti abbia intrapreso, o intenda intraprendere, per evitare che quanto sopra esposto possa ripetersi, indicando in particolare quali misure siano state adottate per l'occasione e quali intenda adottare per favorire un corretto coordinamento delle informazioni e dell'assistenza per i passeggeri e di supporto all'azione dei lavoratori lasciati in prima linea a fronteggiare questa emergenza senza strumenti adeguati.
(5-04215)
Interrogazioni a risposta scritta:
CHERCHI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:
la siccità rappresenta un grande problema per settori fondamentali come le attività agricole e l'allevamento; la scorsa estate è risultata una delle più problematiche degli ultimi anni in termini di approvvigionamento idrico e, a causa dei cambiamenti climatici, il trend non sembra essere in miglioramento per gli anni a venire;
mentre il cambiamento climatico e la progressiva desertificazione conducono a una situazione drammatica, gli investimenti statali in materia di efficientamento idrico da un lato e le politiche di lotta alla siccità dall'altro, non sono sufficienti a garantire il godimento di un bene fondamentale come l'acqua;
il nostro Paese sta affrontando una grave crisi con 12 regioni che presentano una significativa perdita di acqua potabile a causa di infrastrutture obsolete; tra queste una delle più colpite è la Sardegna che affronta da decenni criticità ricorrenti legate alla scarsità della risorsa idrica disponibile e alla gestione sul piano infrastrutturale. La rete sarda ha una dispersione che supera il 50 per cento con comuni dove si registrano picchi sino al 70 per cento;
i numeri registrati in questi ultimi 10 anni nel territorio sardo mostrano, come spiega il Presidente di Coldiretti di Cagliari, Giorgio Demurtas, una perdita di circa 1.200 ettari di superficie agricola utilizzata;
è apprezzabile il grande lavoro svolto dalla Giunta della Regione Sardegna per l'approvazione delle assegnazioni per l'annualità 2025. Il quadro delle assegnazioni del Sistema idrico multisettoriale regionale, approvato in Giunta, è in accordo con la decisione del Comitato istituzionale dell'autorità di bacino della Sardegna. Le suddivisioni della risorsa per il 2025 prevedono poco più di 200 milioni di metri cubi (Mm3) per l'uso potabile, 22,6 Mm3 per il settore industriale e 415 Mm3 per l'irriguo –:
quali iniziative intendano intraprendere per garantire l'efficientamento della rete e quali le soluzioni strutturali verranno adottate per affrontare i cambiamenti climatici;
se intendano valutare la possibilità di istituire un fondo volto a risarcire tutte le aziende agricole danneggiate dalla crisi nell'anno in corso;
contro i danni causati dal maltempo e dalla siccità, se non intendano accelerare sul piano invasi, per garantire alle aziende agricole la disponibilità d'acqua e al contempo per gestire le piogge in eccesso prevenendo il rischio di esondazioni;
se non si intenda valutare la possibilità di convocare un tavolo tecnico interregionale e una cabina di regia per avviare un piano straordinario, in collaborazione con le autorità locali e regionali, al fine di gestire l'emergenza e avviare il potenziamento delle infrastrutture irrigue;
quali iniziative intendano intraprendere per accelerare lo stato di avanzamento dei progetti previsti dal Piano nazionale integrato per gli interventi nel settore idrico (Pniissi) e quali le modalità e le tempistiche per reperire i fondi necessari per coprire l'intera spesa del piano stesso.
(4-05461)
L'ABBATE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il trasporto ferroviario regionale in Puglia, e più in generale nel Mezzogiorno, continua a registrare gravi criticità, con ricadute pesanti sulla mobilità quotidiana di studenti, lavoratori e cittadini;
a ciò si aggiungono disfunzioni strutturali e gestionali che interessano numerose tratte, con ritardi sistematici, corse soppresse, materiale rotabile obsoleto e condizioni di viaggio non all'altezza degli standard minimi di efficienza e affidabilità;
molte tratte regionali sono interessate da frequenti interruzioni del servizio, lavori mal programmati, assenza di corse sostitutive adeguate, scarso coordinamento con altri mezzi pubblici e scarsa comunicazione ai viaggiatori;
i cittadini denunciano da tempo un progressivo abbandono del trasporto locale, con conseguente aumento dell'uso dell'auto privata, impatto ambientale e isolamento per le comunità meno collegate;
nonostante gli annunci su investimenti infrastrutturali in altre aree del Paese, il Sud e in particolare la Puglia sembrano esclusi da una visione strategica di rilancio del trasporto ferroviario regionale;
nelle scorse settimane la stampa ha riportato testimonianze di disagi quotidiani, corse cancellate, treni sovraffollati e mancanza di informazioni, con forte malcontento da parte dei cittadini;
nonostante annunci e risorse straordinarie per infrastrutture ad alta velocità concentrate soprattutto al Nord, risulta evidente a giudizio dell'interrogante una mancanza di attenzione per il trasporto regionale nel Sud, ancora oggi condizionato da una gestione inefficiente e da carenze strutturali gravi;
appaiono sempre più urgenti interventi di riequilibrio infrastrutturale, anche alla luce della centralità del trasporto ferroviario locale per il diritto alla mobilità e la coesione dei territori –:
se il Ministro interrogato a conoscenza delle criticità strutturali e gestionali che affliggono numerose tratte ferroviarie regionali pugliesi, e se intenda attivare iniziative per garantire standard minimi di affidabilità, puntualità e sicurezza;
se il Governo intenda includere interventi specifici nel prossimo disegno di legge di bilancio o nel contratto di programma Rete ferroviaria italiana-Ferrovie del sud est volti al potenziamento della mobilità ferroviaria regionale in Puglia;
quali risorse risultino attualmente disponibili o programmabili, anche attraverso fondi Pnrr o Fsc per il rinnovo dei treni, la manutenzione delle infrastrutture e l'ammodernamento delle stazioni nelle aree interne della Puglia;
se non ritenga prioritario inserire nel piano strategico nazionale dei trasporti una misura di riequilibrio territoriale a favore delle reti ferroviarie regionali del Mezzogiorno, anche alla luce dei crescenti disagi segnalati dai cittadini.
(4-05464)
CARMINA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. — Per sapere – premesso che:
l'Acquedotto del Voltano fornisce acqua potabile alla città di Agrigento e ad altri 19 comuni del comprensorio montano circostante, attingendo da un bacino idrico situato nel territorio del comune di Santo Stefano Quisquina, con una superficie complessiva di circa 48 chilometri quadrati, alimentato da sorgenti naturali, pozzi, gallerie, invasi artificiali;
nel corso dei decenni, a partire dagli anni Sessanta, numerosi interventi di captazione forzata – in particolare lo scavo di pozzi profondi e gallerie idriche – hanno inciso in maniera significativa sull'equilibrio della falda sotterranea, provocando l'abbassamento del livello idrico e il prosciugamento di diverse sorgenti naturali;
a ciò si aggiungono le perdite lungo la rete idrica, che in Sicilia raggiungono il 51,6 per cento secondo dati Istat-Il Sole 24 Ore (2022), con picchi del 58 per cento nell'Agrigentino (che è la provincia con minor risorsa idrica dell'isola), a causa dell'estrema vetustà e della carenza di manutenzione delle condotte, in parte risalenti al 1943, e della mancanza di manutenzione nelle stesse;
dal 2017 al 2025 si sono registrate almeno 174 rotture lungo il tracciato dell'acquedotto del Voltano, con una frequenza progressivamente aumentata, che ha causato continue interruzioni della fornitura idrica ai cittadini, talvolta per settimane intere;
nel 2024, è stato avviato da Azienda idrica comuni agrigentini (Aica) – soggetto gestore subentrato – un progetto per lo scavo di un nuovo pozzo in contrada Monnafarina, all'interno dello stesso bacino idrico già oggetto di sfruttamento;
il comune di Santo Stefano Quisquina ha impugnato l'intervento in sede giurisdizionale (prima al Tar, dichiaratosi incompetente, poi al tribunale superiore delle acque, ancora in corso di decisione), ma i lavori sono stati avviati il 2 aprile 2025, nonostante – da quanto risulta all'interrogante – il contratto non fosse stato ancora regolarmente stipulato;
l'Ati aggiudicataria, ING. DUE s.r.l., risulta avere come codice Ateco l'«installazione di impianti fotovoltaici» (43.21.01), con SOA OG6 II-bis, valida solo per appalti fino a 1,5 milioni di euro, mentre l'importo dell'appalto risulterebbe pari a circa 2,85 milioni di euro;
ad oggi, non risulterebbero atti pubblicati né sul portale Anac né nella sezione «Amministrazione trasparente» del sito di Aica relativi alla gara, alla stipula contrattuale o agli stati di avanzamento, in potenziale violazione delle disposizioni normative vigenti in materia di trasparenza, concorrenza e tracciabilità degli appalti pubblici –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra descritti e intendano attivarsi, per quanto di competenza e anche per il tramite del commissario governativo per la gestione degli interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica, per verificare la regolarità procedurale e amministrativa dell'appalto relativo al pozzo in contrada Monnafarina, nonché la regolarità dell'aggiudicazione all'Ati ING. DUE s.r.l. in relazione ai requisiti tecnico-economici e alla normativa sugli appalti pubblici, valutando se risulti conforme alle vigenti disposizioni l'avvio dei lavori in assenza di un contratto perfezionato e in pendenza di giudizio davanti al tribunale superiore delle acque, considerata la delicatezza ambientale dell'area interessata;
se non si ritenga di assumere iniziative di competenza volte a sospendere cautelativamente l'intervento in attesa delle decisioni del tribunale e della valutazione di impatto ambientale e idrogeologico, al fine di evitare ulteriori compromissioni del bacino acquifero;
se, i soggetti gestori dell'Acquedotto del Voltano abbiano mai predisposto, presentato o ottenuto il finanziamento di un piano di rifacimento ex novo dell'intera rete idrica e di distribuzione comunale, mirato alla riduzione delle perdite (attualmente superiori al 50 per cento) e alla sostituzione delle condotte obsolete;
se non si ritenga urgente avviare un piano straordinario per la rigenerazione dell'infrastruttura idrica agrigentina, a partire dalla destinazione mirata di risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, del fondo di coesione e del fondo di sviluppo e coesione 2021-2027.
(4-05470)
INTERNO
Interrogazioni a risposta scritta:
LACARRA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
la sera del 24 giugno 2025 la sala operativa del comando dei vigili del fuoco di Milano è stata allertata per un incendio in via Fratelli Bandiera a Sesto San Giovanni, che ha coinvolto tre autovetture;
durante le operazioni di spegnimento, è stato rinvenuto all'interno di una delle auto il corpo carbonizzato di un uomo. Attraverso il numero di targa si è risaliti al proprietario, un vigile del fuoco di 44 anni in servizio al distaccamento di Sesto San Giovanni - Turno D - assente da alcuni mesi per motivi di salute;
la vittima, il vigile Claudio R., risultava in malattia per una grave forma depressiva, ma aveva espresso la volontà di intraprendere un percorso di cura per poter rientrare al lavoro;
la notizia della sua scomparsa ha destato grande commozione nell'opinione pubblica, tra i colleghi e nelle istituzioni locali;
nel momento dell'intervento e nelle ore successive, tuttavia, non si è registrata alcuna presenza da parte della dirigenza del Corpo nazionale dei vigili del fuoco sul luogo dell'incendio, né alcun gesto di vicinanza verso la squadra del vigile defunto;
solo dopo le sollecitazioni delle organizzazioni sindacali, la dirigenza ha avviato un contatto con il distaccamento, e il vice comandante si è recato presso la sede solo in data 26 giugno 2025, a distanza di due giorni dai fatti e in assenza dei colleghi del Turno D, direttamente colpiti dall'evento;
il supporto psicologico attivato tramite la Croce Rossa Italiana è stato l'unico segnale tangibile di vicinanza ricevuto dal personale operativo;
è stato inoltre diffuso un ordine del giorno per l'allestimento della camera ardente presso il comando prima ancora della conferma ufficiale dell'identità della vittima tramite esame del Dna, suscitando ulteriori perplessità tra i colleghi;
quanto accaduto ha evidenziato una grave mancanza di empatia, attenzione e responsabilità da parte della dirigenza del Corpo, alimentando un sentimento di abbandono tra il personale operativo, che ogni giorno affronta con sacrificio e dedizione rischi per la sicurezza collettiva;
tali circostanze impongono una riflessione sulla necessità di rafforzare i protocolli di assistenza, vicinanza istituzionale e sostegno psicologico per i vigili del fuoco, in particolare nei casi di fragilità e sofferenza personale –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;
quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di verificare la gestione complessiva dell'evento da parte della dirigenza del comando di Milano e garantire maggiore attenzione umana e istituzionale nei confronti del personale operativo colpito da gravi traumi; se non ritenga urgente potenziare, in modo stabile e strutturato, i servizi di supporto psicologico e di tutela mentale all'interno del corpo nazionale dei vigili del fuoco;
se intenda assumere iniziative volte a dare direttive finalizzate a rafforzare la presenza e il sostegno attivo della dirigenza in situazioni tragiche o critiche, per promuovere un clima di coesione, rispetto e vicinanza all'interno del Corpo.
(4-05453)
ILARIA FONTANA e ALFONSO COLUCCI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
da diversi organi di stampa locale si è appreso che il 30 giugno 2025 un gruppo di 54 rifugiati ucraini (tra cui anche persone vulnerabili, disabili e bambini oncologici), finora ospitati a Sora (FR), è stato trasferito d'autorità al Centro di accoglienza straordinaria di Fiuggi, sempre in provincia di Frosinone;
tale centro risulta tuttavia gravemente infestato da cimici, come documentato da video/foto condivisi dagli organi di informazione che mostrano insetti su muri, letti, prese elettriche, con gravi ripercussioni fisiche e mentali sulle persone e su bambini, con inclusi attacchi d'ansia ed eventuali reazioni allergiche;
alcune persone sono state costrette a dormire all'esterno tra borse e scatoloni, una donna in sedia a rotelle è stata esclusa per effetto di barriere architettoniche e vengono segnalate muffe, infissi danneggiati e totale mancanza di privacy e sicurezza;
si configurano potenziali violazioni del diritto alla salute, alla dignità umana e all'accoglienza dei rifugiati secondo la normativa nazionale ed europea (direttiva 2001/55/CE) –:
quali azioni immediate siano state adottate per bonificare il centro di Fiuggi da infestazioni e ripristinare condizioni igienico-sanitarie accettabili;
se il trasferimento dal Centro di accoglienza straordinaria di Sora al Centro di accoglienza straordinaria di Fiuggi sia avvenuto nel rispetto dei protocolli regionali e nazionali in materia di accoglienza e tutela di rifugiati vulnerabili;
quali controlli istituzionali da parte della prefettura siano stati effettuati prima e dopo il trasferimento, e con quale calendario di ispezione e sorveglianza futura.
(4-05455)
MAIORANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
sin dal suo insediamento, il Governo ha lavorato incessantemente per potenziare le strutture dei comparti della sicurezza, incrementando gli organici delle forze di polizia e le risorse loro destinate;
il Ministero dell'interno, infatti, ha predisposto un piano di potenziamento degli organici delle forze di polizia, che mira a rafforzare la presenza e le capacità operative delle forze dell'ordine, soprattutto attraverso nuove assunzioni e riorganizzazione interna;
ciononostante gli operatori della polizia di Stato in servizio nelle province di Taranto, Brindisi e Lecce si trovano ancora in una condizione di sofferenza organizzativa, con un organico ormai insufficiente a coprire le esigenze del vasto territorio di competenza, in quanto nessuna delle nuove unità di personale assunto è stata destinata al potenziamento dell'organico di tali territori;
con l'arrivo della stagione estiva, inoltre, tale carenza è accentuata anche dall'ingente afflusso di turisti che caratterizza il territorio pugliese nei mesi caldi, il quale comporta inevitabilmente un'importante crescita delle esigenze di sicurezza pubblica, ordine e controllo del territorio, rendendo necessaria la presenza di un adeguato presidio nelle zone a maggiore densità turistica e nelle aree critiche della movida estiva;
per garantire l'ordine pubblico, il contrasto e la prevenzione della criminalità, infatti, gli agenti delle forze di polizia di tali province, con grande professionalità e impegno, affrontano spesso situazioni di lavoro straordinario per esigenze legate a pensionamenti, trasferimenti, esenzioni e transiti in ruoli tecnici;
tale situazione rischia seriamente di lasciare scoperti ruoli fondamentali all'interno di questure e commissariati e mal si concilia con un impegno straordinario necessario per corrispondere alle molteplici esigenze di sicurezza della collettività –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione di cui in premessa e se intenda prevedere l'invio di nuove unità, a pianta stabile, per il rafforzamento degli organici delle forze dell'ordine delle province di Taranto, Brindisi e Lecce, in considerazione delle crescenti esigenze di ordine e sicurezza pubblica che interessano tali territori.
(4-05458)
ONORI e PASTORELLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
come si apprende da fonti stampa, il canale russo RT (già Russia Today), finanziato dal governo della Federazione Russa, ha avviato una nuova campagna pubblicitaria in Italia volta a promuovere i propri documentari attraverso manifesti affissi a Roma, Milano e Bologna recanti lo slogan «Loro vietano la verità, noi la mostriamo. Trova i Doc di Rt nella tua città»;
il regolamento (UE) 2022/350 vieta espressamente, in tutti gli Stati membri, la diffusione – anche offline – dei contenuti prodotti da Rt e Sputnik, nonché qualsiasi forma di promozione o supporto economico e logistico che possa agevolarne la fruizione sul territorio dell'Unione;
tale regolamento, direttamente applicabile negli ordinamenti nazionali in forza dell'articolo 288 Tfue, impone agli Stati membri il dovere di adottare tutte le misure necessarie per impedirne la violazione, comprese le forme indirette di promozione, come eventi pubblici, proiezioni, affissioni o altre iniziative analoghe;
i regolamenti comunali di Roma, Bologna e Milano prevedono che le iniziative pubblicitarie siano soggette ad autorizzazione da parte degli amministratori locali: la presenza di tali affissioni nelle città indicate lascerebbe dunque supporre che potrebbero essere state autorizzate nonostante i divieti vigenti;
il consiglio comunale di Milano, fra l'altro, ha adottato nel 2024 una mozione del partito di Azione volta a contrastare la propaganda russa nei luoghi pubblici cittadini, ivi comprese, per estensione, le affissioni pubblicitarie –:
quali iniziative di competenza urgenti intenda assumere per assicurare il rispetto del regolamento (UE) 2022/350 sul divieto di diffusione dei contenuti prodotti da Rt e Sputnik, comprese le forme di diffusione indiretta tramite affissioni pubblicitarie, eventi o altre modalità analoghe;
se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a supportare le autorità locali nel rispetto delle sanzioni europee.
(4-05465)
ISTRUZIONE E MERITO
Interrogazioni a risposta scritta:
MALAVASI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:
l'introduzione dell'insegnante specialista di educazione motoria nella scuola primaria, a partire dalle classi quarte e quinte, rappresenta una svolta importante per il sistema scolastico italiano, sancita dalla legge n. 234 del 2021. Il percorso è iniziato nell'anno scolastico 2022/23 con le classi quinte ed è stato esteso alle classi quarte nell'anno successivo, prevedendo un concorso ordinario con immissione in ruolo a partire dal 2024/25;
tale innovazione ha ricevuto ampio consenso nel mondo della scuola e tra gli esperti, non solo per il suo valore educativo e formativo, ma anche per la risposta a un bisogno più volte espresso da insegnanti, famiglie e operatori sanitari: promuovere la salute psicofisica e l'educazione al movimento fin dai primi anni della formazione scolastica;
nonostante il valore dell'iniziativa, sul piano operativo stanno emergendo significative criticità: per ottenere una cattedra intera, un insegnante di educazione motoria deve infatti coprire almeno 11 classi tra quarte e quinte. Questa condizione è difficile da garantire in molti Istituti Comprensivi, specie nelle aree a minore densità scolastica o dove il calo demografico ha già comportato la riduzione del numero di classi;
tale situazione sta già generando casi di perdenti posto, anche tra docenti immessi in ruolo da appena un anno, con forti disagi professionali e personali. Inoltre, per raggiungere il numero minimo di classi, molti docenti sono costretti a suddividere il loro servizio su più plessi (anche 3 o 4), o addirittura su più Istituti Comprensivi, con notevoli difficoltà logistiche e organizzative;
questa frammentazione incide negativamente sulla qualità del lavoro e sulla possibilità di confronto e continuità educativa con il resto del corpo docente. A ciò si aggiunge una gestione oraria spesso disfunzionale, con lunghe ore di buco, tempi morti tra un turno e l'altro, e obbligo di presenza esclusivamente nelle ore di insegnamento, senza la possibilità di svolgere attività organizzative o di programmazione in modo organico;
molti insegnanti sono costretti a rinunciare al giorno libero per far quadrare l'orario, mentre altri accettano supplenze su spezzoni orari distribuiti tra più scuole, spesso a chilometri di distanza, con gravi ripercussioni sulla qualità dell'insegnamento e sulla loro stessa qualità della vita;
un'estensione dell'insegnamento dell'educazione motoria anche alle classi terze – e progressivamente alle seconde e prime – risponderebbe sia a una necessità pedagogica (consolidare l'educazione al movimento fin dai primi anni), sia a un'esigenza organizzativa, permettendo di ridurre il numero di plessi assegnati a ogni docente e di razionalizzare le cattedre;
tale estensione sarebbe anche coerente con quanto già avviene tramite il progetto ministeriale «Scuola Attiva Kids», che da anni introduce figure specialistiche nelle classi inferiori, o attraverso collaborazioni esterne con società sportive, spesso onerose per le famiglie e le scuole. Ciò dimostra che la domanda di educazione motoria specializzata nelle prime classi è riconosciuta, ma attualmente soddisfatta in modo frammentario e non strutturale –:
se siano a conoscenza delle criticità operative che stanno emergendo in relazione all'attuale assetto dell'insegnamento dell'educazione motoria nella scuola primaria;
se si intenda assumere iniziative volte a consentire l'estensione progressiva della figura dell'insegnante specialista anche alle classi terze, e successivamente, alle classi inferiori, al fine di razionalizzare l'organizzazione scolastica, favorire la continuità didattica e garantire un'educazione motoria adeguata fin dai primi anni del percorso formativo;
se si intenda assumere iniziative volte ad avviare un monitoraggio nazionale sull'attuazione della riforma, anche coinvolgendo le rappresentanze sindacali e professionali del settore, al fine di individuare eventuali aggiustamenti normativi e organizzativi necessari.
(4-05456)
MANZI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
il decreto ministeriale n. 26 del 19 febbraio 2025 ha stabilito il termine del 30 giugno 2025 per il conseguimento dell'abilitazione all'insegnamento e termine ultimo per lo scioglimento della riserva connessa all'iscrizione alle graduatorie provinciali per le supplenze, pena l'esclusione dagli elenchi aggiuntivi delle prime fasce GPS;
numerose università hanno programmato esami finali per il conseguimento dell'abilitazione tra il 1° e il 10 luglio, rendendo di fatto impossibile per molti aspiranti docenti rispettare il termine del 30 giugno;
i ritardi ministeriali nell'autorizzazione dei percorsi abilitanti hanno concentrato le attività formative verso la fine dell'anno scolastico con gravi difficoltà organizzative per chi è già in servizio;
alcune organizzazioni sindacali hanno denunciato un trattamento «disuguale e discriminatorio» e richiesto una proroga almeno fino al 10 luglio 2025 per sanare una situazione in cui una parte del personale sarà inevitabilmente penalizzata rispetto a coloro che hanno potuto concludere il percorso in tempo utile, con evidenti ricadute sul piano lavorativo –:
quali iniziative, urgenti intendano adottare per garantire l'effettivo diritto all'inserimento nella fascia aggiuntiva GPS, evitando penalizzazioni ingiuste dovute a ritardi organizzativi non imputabili ai singoli;
quali iniziative intendano adottare per far sì che in futuro i percorsi abilitanti siano avviati in tempo congruo allineando le tempistiche con le scadenze dell'anno scolastico.
(4-05457)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazioni a risposta scritta:
GRIBAUDO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
il caldo torrido che sta colpendo il nostro Paese rappresenta un rischio gravissimo per la salute e la sicurezza dei lavoratori, in particolare per coloro che svolgono attività nei settori dell'edilizia, dell'agricoltura, della logistica e in generale per tutti i lavori svolti all'aperto o in ambienti non climatizzati;
le cronache di questi giorni riportano drammaticamente episodi di morti e malori nei cantieri direttamente riconducibili alle condizioni climatiche estreme, evidenziando l'urgenza di interventi normativi adeguati;
migliaia di lavoratrici e lavoratori sono costretti a operare quotidianamente in condizioni disumane che mettono a rischio la loro incolumità, senza disporre di adeguate tutele normative specifiche per il rischio calore;
i cambiamenti climatici hanno reso questi eventi non più eccezionali ma ordinari, richiedendo pertanto una risposta strutturale e non più limitata a interventi emergenziali od ordinanze locali di Regioni e Comuni;
è necessario un intervento normativo stabile che aggiorni le disposizioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro e quelle relative agli ammortizzatori sociali, affinché il rischio calore trovi una risposta strutturale nel nostro ordinamento;
i cambiamenti climatici, oltre al rischio calore nella stagione estiva, hanno dimostrato di esporre il nostro paese a tutta una serie di altri eventi estremi anche in altri periodi dell'anno;
la problematica coinvolge anche i lavoratori autonomi che operano nei cantieri e in altri settori esposti, poiché la salute e la sicurezza costituiscono diritti fondamentali di tutti i lavoratori, indipendentemente dalla forma contrattuale;
la richiesta di sospensione per temperature elevate, secondo le norme ordinarie, rischia di far esaurire il plafond massimo di giornate e pone le imprese di fronte a scelte difficili;
il protocollo sottoscritto dalle parti sociali in data 2 luglio 2025 rappresenta un importante passo nella definizione di misure condivise per fronteggiare l'emergenza ma ha una validità limitata nel tempo;
se il Ministero sia in grado di fornire dati precisi sul numero di lavoratori attualmente esposti al rischio calore nei diversi settori produttivi, al fine di quantificare la dimensione del fenomeno e orientare efficacemente gli interventi;
se intenda assumere iniziative urgenti di carattere normativo in materia di ammortizzatori sociali per escludere specificamente e strutturalmente le fattispecie di sospensione dell'attività lavorativa dovuta a condizioni climatiche estreme, caldo estremo incluso, dal periodo massimo di Cig, garantendo così sostegno economico ai lavoratori e alle imprese costrette a interrompere le attività per tutelare la salute e la sicurezza;
se non ritenga opportuno adottare iniziative di carattere normativo volte a estendere forme di tutela simili anche ai lavoratori autonomi che operano nei settori a rischio, prevedendo specifici strumenti di sostegno e protezione sociale anche per queste categorie di lavoratori.
(4-05459)
GRIMALDI e MARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
l'azienda Fiorentini di Trofarello ha sede in via Marco Biagi 8, produce gallette e snack, ed è al centro di una forte protesta da parte di lavoratrici e lavoratori, l'ultima iniziativa si è svolta il 5 giugno scorso con un presidio promosso dal Si Cobas;
i lavoratori in agitazione non sono dipendenti diretti dell'azienda Fiorentini, ma assunti attraverso la Elpe global logistic services, un'azienda torinese del settore logistico, appaltata dall'azienda Fiorentini, che si è aggiudicata un appalto per collaborare con il colosso di Trofarello, queste lavoratrici e lavoratori svolgono la loro attività, con il Ccnl Multiservizi, anche se in realtà sono a tutti gli effetti operativi in un'industria alimentare, quale è l'azienda Fiorentini;
i lavoratori in appalto nello stabilimento di Trofarello della Fiorentini Alimentari non intendono accettare più stipendi bassi, condizioni di sicurezza non adeguate e carichi di lavoro sfiancanti, anche derivanti da un contratto di lavoro in essere che li vede inquadrati nel Ccnl Multiservizi e non a quello dell'alimentare che dovrebbe essere quello di riferimento per la mansione che effettivamente svolgono;
tra le richieste rivendicate dai lavoratori in appalto figura il passaggio al contratto Ccnl alimentare, occupandosi la Fiorentini della produzione di snack salutistici, contrattualizzati ora con un multiservizi, che prevede una paga oraria ben inferiore e minori tutele oltre che non corrispondente alle mansioni effettive;
a giudizio dell'interrogante il rifiuto dell'azienda Elpe global logistic services, titolare dei contratti di lavoro di incontrare i rappresentanti dei lavoratori, più volte richiesto, configura un comportamento antisindacale, che, a detta del Si Cobas, sta anche interferendo sulla libera scelta dei lavoratori di aderire allo stesso sindacato –:
se sia a conoscenza dei fatti citati in premessa;
se non intenda, anche per il tramite dell'ispettorato del lavoro, verificare, per quanto di competenza, la corrispondenza delle mansioni svolte dalle lavoratrici e dai lavoratori in appalto della Elpe global logistic services, presso l'azienda Fiorentini, con il contratto di lavoro ad essi applicato, al fine di consentire il passaggio dal contratto multiservizi a quello alimentare in quanto aderente alle mansioni effettivamente svolte;
come possa accadere, quanto evidenziato dai lavoratori in appalto nell'azienda Fiorentini, che certamente non è un caso isolato, ossia che questi possano svolgere mansioni con un contratto in essere che non si riferisce al settore e alle mansioni in cui effettivamente operano, e se questo non derivi, anche, da un eventuale vuoto legislativo che in sostanza viene utilizzato per erogare paghe più basse e condizioni di lavoro più pesanti e con minori tutele.
(4-05467)
BARBAGALLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
a dieci mesi dalla scadenza fissata per il trasferimento della gestione del Servizio idrico integrato (Sie) al nuovo gestore unico, la provincia di Catania naviga ancora a vista. Mentre si avvicina un passaggio storico che coinvolgerà circa 300 mila utenze, centinaia di chilometri di reti e impianti e un giro d'affari stimato in circa 100 milioni di euro annui, mancano ancora notizie definitive su assetti gestionali, risorse finanziarie, garanzie occupazionali e trasparenza delle operazioni;
a denunciare lo stato d'incertezza è il segretario generale della Filctem Cgil di Catania, che evidenzia che il nuovo gestore, la Sie, a oggi non dispone né di un piano industriale dettagliato, né di una strategia chiara per affrontare una trasformazione così profonda;
il sindacato denuncia come, nonostante ripetute richieste di chiarimento rivolte all'autorità d'ambito territoriale e alla stessa Sie, non sia mai stato fornito un quadro chiaro su come avverrà il trasferimento delle reti, degli impianti e soprattutto del personale. Circa un migliaio di lavoratori attualmente impiegati nel settore idrico, tra Sidra, Acoset e altri gestori, si trovano senza alcuna informazione ufficiale sul proprio futuro;
è assurdo per chi garantisce ogni giorno un servizio essenziale non sapere ad oggi, con quali criteri, tempi e metodi verrà assorbito nella nuova gestione;
oltre alla questione occupazionale, Filctem Cgil punta il dito anche sul progressivo ridimensionamento del controllo pubblico all'interno della nuova società. Sidra, interamente controllata dal comune di Catania, e Acoset rischiano di vedere ridotta ulteriormente la propria quota partecipativa nella Sie, già oggi marginale rispetto a quella dei privati;
il sindacato ora teme che la filiera venga completamente privatizzata, lasciando il controllo dell'acqua in mano a pochi soggetti economici. La Filctem Cgil denuncia, infine, l'assenza di condivisione e confronto con le organizzazioni sindacali, che dovrebbero invece essere coinvolte nella definizione delle regole di transizione, nel rispetto dei diritti dei lavoratori;
a parer dell'interrogante è necessario ora più che mai rompere il silenzio;
la trasparenza e un confronto immediato potrebbero restituire certezze ai lavoratori che l'interrogante ritiene non debbano essere solo delle pedine –:
alla luce dei fatti sopra esposti quali iniziative di competenza urgenti intenda assumere al fine di salvaguardare i livelli occupazionali e i diritti dei lavoratori nel quadro di una transizione che presenta vari profili di incertezza e notevoli criticità.
(4-05469)
PROTEZIONE CIVILE E POLITICHE DEL MARE
Interrogazione a risposta scritta:
FEDE. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
il giorno 9 novembre 2022 una serie di scosse sismiche ha colpito la costa marchigiana, con epicentro in mare a circa 30 chilometri al largo di Ancona;
la scossa principale ha raggiunto una magnitudo di 5.7, provocando gravi danni in particolare nella città di Ancona, dove numerosi edifici pubblici e privati hanno subito lesioni strutturali;
secondo i dati forniti dal comune di Ancona e dagli enti preposti, per quanto riguarda il patrimonio residenziale privato:
13 edifici sono stati dichiarati completamente inagibili, con 64 nuclei familiari e 131 persone costrette ad abbandonare le proprie abitazioni;
29 edifici sono risultati parzialmente inagibili, coinvolgendo 229 nuclei familiari e 428 persone;
ulteriori 12 edifici presentano danni gravi, interessando 103 nuclei familiari e 191 persone;
la ricostruzione post-sisma è ancora nella fase iniziale della progettazione, rendendo impossibile per molte famiglie rientrare nelle proprie abitazioni;
fino all'11 aprile 2025 era attivo lo stato di emergenza dichiarato in conseguenza dell'evento sismico, che consentiva alle famiglie sfollate di accedere al contributo di autonoma sistemazione (Cas);
la scadenza dello stato di emergenza ha di fatto interrotto l'erogazione del Cas, lasciando numerose famiglie in grave difficoltà economica, senza alternative abitative e senza supporto pubblico per affrontare spese di affitto o sistemazione alternativa;
la stampa locale ha riportato il forte disagio sociale ed economico in cui versano i cittadini coinvolti, chiedendo un intervento immediato da parte del Governo –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione in cui versano le famiglie anconetane colpite dal sisma del novembre 2022;
se il Governo intenda adottare iniziative volte a prorogare lo stato di emergenza o attivare misure straordinarie volte a garantire la ripresa dell'erogazione del contributo di autonoma sistemazione (Cas) alle famiglie ancora sfollate;
se siano previsti stanziamenti urgenti per sostenere il percorso di ricostruzione e assicurare continuità al sostegno economico per i nuclei familiari ancora impossibilitati a rientrare nelle proprie abitazioni.
(4-05462)
SALUTE
Interrogazioni a risposta scritta:
ZARATTI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
secondo quanto riportato da un'inchiesta giornalistica sull'Espresso e segnalazioni di operatori sanitari, la Regione Lazio avrebbe destinato parte degli oltre 50 milioni di euro a un'operazione volta ad «alleggerire» i Pronto soccorso pubblici, trasferendo pazienti – in particolare fragili, cronici e post-acuti – verso strutture private accreditate;
tra le principali beneficiarie figurerebbero case di cura legate a soggetti politicamente attivi o già legati professionalmente all'attuale presidente della Regione Lazio, sollevando dubbi circa possibili profili di conflitto di interessi, in particolare per la presenza del deputato Antonio Angelucci tra i proprietari di alcune di queste strutture;
il risultato dell'operazione, secondo testimonianze mediche, sarebbe un peggioramento delle condizioni cliniche dei pazienti trasferiti, in quanto molti di essi farebbero rientro nei Pronto soccorso pubblici entro poche ore o giorni, talvolta in condizioni gravi o terminali;
la delibera di Giunta regionale 126 del 2024 prevede misure disincentivanti per le strutture che superano il 5 per cento di rientri (fino alla decurtazione del 50 per cento del rimborso per singolo ricovero), ma i dati disponibili risultano incompleti, non verificabili e discordanti rispetto a quelli ministeriali (Emur), che parlano di oltre 25.700 trasferimenti e 715 rientri nel 2024;
non risulta pubblicato un elenco ufficiale delle strutture coinvolte, dei rientri accertati e delle penalizzazioni applicate, e nessuna Asl o struttura sanitaria ha finora fornito risposte formali a richieste di accesso agli atti;
l'unica struttura che ha fornito dati trasparenti è l'Ospedale San Camillo di Roma, che su 2.608 trasferimenti ha registrato 117 rientri, di cui 12 entro le 72 ore – dati che rappresentano solo una delle 34 strutture dotate di Pronto soccorso nel Lazio;
il monitoraggio sarebbe inoltre ostacolato da un sistema di tracciamento opaco, in cui i pazienti rimandati indietro dalle case di cura non tornano necessariamente nello stesso Pronto soccorso, rendendo difficile il controllo dei flussi;
l'eventuale revoca degli accreditamenti promessa in caso di abusi non risulta applicata, mentre proseguono i flussi finanziari pubblici verso le strutture coinvolte –:
se siano a conoscenza dei fatti sopra esposti, e se intendano avviare iniziative di carattere ispettivo, anche attraverso servizi ispettivi di finanza pubblica e avvalendosi dei Nas, in ordine al corretto utilizzo dei fondi pubblici destinati ai trasferimenti verso strutture private accreditate nella Regione Lazio;
si intenda verificare la corrispondenza tra i dati ufficialmente forniti dalla Regione Lazio e quelli in possesso del Ministero della salute, alla luce delle evidenti discrepanze sui numeri dei trasferimenti e dei rientri;
si ritenga opportuno promuovere, per quanto di competenza, la pubblicazione integrale e trasparente dei dati relativi alle strutture private accreditate, comprensivi dei tassi di rientro, dei fondi ricevuti, delle eventuali penalità applicate e delle situazioni cliniche dei pazienti coinvolti;
se, alla luce delle segnalazioni ricevute, sia possibile assumere iniziative di competenza volte a estendere il monitoraggio anche ad altre regioni, per verificare se il fenomeno dei rientri da strutture private stia assumendo un carattere sistemico su scala, nazionale;
se si ritenga utile adottare iniziative per promuovere una riforma normativa volta a rendere obbligatoria la tracciabilità dei pazienti trasferiti tra pubblico e privato, e a garantire maggiore trasparenza nell'uso delle risorse sanitarie.
(4-05452)
ILARIA FONTANA e ALFONSO COLUCCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il sovraffollamento dei pronto soccorso (Ps) rappresenta nel nostro Paese una criticità strutturale con ripercussioni sui tempi di attesa, sulla qualità dell'assistenza e sulla sicurezza dei pazienti;
nella regione Lazio, per far fronte alla carenza di posti letto, la Giunta Regionale ha disposto con decreto di giunta regionale n. 869 del 2023 il trasferimento sistematico dei pazienti dai Ps verso strutture private accreditate;
tali trasferimenti, nel 2022, ammontavano a 24.112 e, con successive deliberazioni n. 125 e n. 126 del 2024 è stato rafforzato il modello organizzativo cosiddetto «hub & spoke» tra ospedali pubblici e cliniche private accreditate, prevedendo inoltre specifiche decurtazioni tariffarie per le strutture private che registrano elevate percentuali di rientro dei pazienti in Ps (oltre il 5 per cento) e fino al 50 per cento per singoli ricoveri rientrati;
un'inchiesta pubblicata da L'Espresso ha documentato rientri in Ps «anche in condizioni aggravate», con tassi di reinvio sino al 14,9 per cento e numerosi casi di rientro entro 72 ore. La medesima inchiesta denuncia l'assenza di trasparenza da parte di Regione Lazio e Asl sui dati disaggregati dei reinvii, nonché l'assenza di revoche o sospensioni di accreditamento pur in presenza di percentuali eccedenti la soglia fissata;
l'articolo 32 della Costituzione tutela la salute come diritto fondamentale dell'individuo e interesse della collettività, mentre il decreto legislativo n. 502 del 1992 assegna al Ministero della salute le funzioni di indirizzo generale, definizione dei Livelli essenziali di assistenza (Lea), accreditamento e monitoraggio della qualità e della sicurezza delle cure;
competenze ministeriali in materia di sicurezza dei pazienti, accreditamento istituzionale, fissazione degli standard ospedalieri (decreto ministeriale n. 70 del 2015) e monitoraggio dei comprendono il potere di vigilanza e di indirizzo nei confronti delle, regioni, nonché la facoltà di attivare verifiche ispettive e commissariamenti ad acta nei casi di gravi inadempienze –:
se il Ministro interrogato abbia monitorato i dati puntuali dal 2022 al 2024 sul numero e sulla percentuale di pazienti trasferiti dai Ps a strutture private accreditate che fanno ritorno in Ps con distinzione rispetto ai rientri entro 72 ore;
quali provvedimenti, di vigilanza o eventuale ispezione siano stati assunti o programmati nei confronti delle, Asl che superano, nei Ps, i tassi di rinvio citati in premessa;
quali linee guida nazionali siano state emanate dal Ministero della salute al fine di garantire omogenei criteri di misurazione e pubblicazione dei tassi di reinvio nei pronto soccorso su tutto il territorio nazionale.
(4-05454)
ASCARI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
in data odierna è stata eseguita, da parte dei Carabinieri del Nas di Parma, la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di un medico primario, direttore di una unità operativa complessa presso l'ospedale «Guglielmo da Saliceto» di Piacenza, gravemente indiziato dei reati di peculato continuato e truffa aggravata ai danni dell'azienda sanitaria locale;
secondo quanto reso noto dalla procura della Repubblica di Piacenza, il professionista avrebbe svolto attività libero-professionale in violazione delle norme previste per l'intra moenia, effettuando visite private in orari coincidenti con il servizio istituzionale, intascando compensi in contanti, eludendo la registrazione delle prestazioni e trattenendo l'intero corrispettivo;
le indagini, avviate dal Nas nel marzo 2025, hanno evidenziato gravi irregolarità, tra cui l'appropriazione indebita di farmaci ospedalieri destinati alla struttura pubblica e l'assenza di tracciabilità amministrativa delle visite effettuate;
nell'ambito della perquisizione domiciliare è stata rinvenuta una somma in contanti pari a circa 31.000 euro, elemento che rafforza il quadro indiziario a carico dell'indagato;
il caso di Piacenza si inserisce in un quadro preoccupante di episodi analoghi verificatisi di recente in altre strutture sanitarie italiane, con arresti e indagini a carico di dirigenti medici per condotte penalmente rilevanti, che arrecano grave danno al sistema sanitario pubblico e minano la fiducia dei cittadini;
la legittima attività libero-professionale intramuraria è disciplinata da stringenti norme che garantiscono trasparenza e compatibilità con il servizio pubblico, ma episodi come quello di Piacenza mettono in luce gravi criticità nei meccanismi di controllo;
appaiono opportuni interventi da parte del Ministero della salute, al fine di esercitare le proprie funzioni di vigilanza sul corretto funzionamento del Servizio sanitario nazionale, e che rafforzino la tutela della legalità, la reputazione del servizio sanitario pubblico e il lavoro dei tanti professionisti che operano con onestà e correttezza –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti;
se non ritenga urgente promuovere una verifica ispettiva presso l'ospedale di Piacenza e presso le eventuali aziende sanitarie interessate da analoghi episodi;
se non ritenga utile valutare un'estensione di verifiche a campione anche in altre strutture sanitarie, al fine di monitorare il fenomeno descritto in premessa su scala nazionale;
quali iniziative intenda adottare per rafforzare i controlli sull'attività libero-professionale intra moenia e prevenire l'abuso delle risorse pubbliche e delle prerogative sanitarie da parte del personale dirigente;
se sia in programma l'adozione di protocolli di vigilanza interna o la modifica delle attuali linee guida in materia di autorizzazione e tracciabilità dell'attività intra moenia, al fine di garantire trasparenza, legalità e tutela dell'interesse pubblico.
(4-05460)
INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA
ASCARI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
in data 26 marzo 2025, il sito Alkemia News ha riportato la notizia del sequestro, presso il porto di Ravenna, di un carico di armi presumibilmente destinato a Israele;
secondo quanto riportato dalla fonte, il sequestro sarebbe stato disposto dalle autorità competenti a seguito di presunte irregolarità nei documenti di trasporto o in ragione di violazioni di normative nazionali e internazionali in materia di esportazione di armamenti;
l'Italia è vincolata dal Trattato sul commercio delle armi (Att) delle Nazioni Unite e dalla legge n. 185 del 1990, che regola l'esportazione, l'importazione e il transito di materiali d'armamento, prevedendo divieti in caso di violazione di obblighi internazionali, situazioni di conflitto armato e violazioni dei diritti umani nei paesi destinatari;
negli ultimi mesi si sono registrate numerose richieste di chiarimento da parte della società civile e di esponenti della comunità internazionale in merito alla fornitura di armamenti a Israele, alla luce del conflitto in corso e delle relative implicazioni umanitarie e giuridiche;
la trasparenza e il rispetto delle normative nazionali e internazionali in materia di commercio delle armi rappresentano un aspetto cruciale della politica estera e di sicurezza dell'Italia –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della partenza e della destinazione di tale carico e, in caso affermativo, quali valutazioni, per quanto di competenza, siano state effettuate alla luce di quanto previsto dalla legge n. 185 del 1990 e dai trattati internazionali sottoscritti dall'Italia;
se siano state avviate verifiche, per quanto di competenza, nei confronti delle società coinvolte nella fornitura, nel trasporto e nell'eventuale esportazione del materiale bellico sequestrato;
se si intendano fornire chiarimenti sulle autorizzazioni concesse per l'esportazione di armamenti verso Israele negli ultimi mesi e se siano previste eventuali revisioni delle politiche nazionali in materia;
quali iniziative di competenza si intendano adottare per garantire il pieno rispetto delle normative italiane e internazionali in materia di esportazione di armamenti, evitando il coinvolgimento dell'Italia in traffici non conformi agli obblighi giuridici internazionali e agli impegni umanitari assunti dal nostro Paese.
(4-04723)
Risposta. — Il Governo rispetta con rigore le normative nazionali e internazionali in materia di esportazione di armamenti, nello specifico la legge n. 185 del 1990, la Posizione comune in ambito di Unione europea e il Trattato sul commercio delle armi.
Come abbiamo più volte esposto in sede parlamentare, le caratteristiche dell'intervento israeliano su Gaza in reazione al criminale assalto condotto da Hamas il 7 ottobre 2023 e l'estendersi delle operazioni militari al sud del Libano hanno indotto il Governo italiano a sospendere la concessione di nuove autorizzazioni all'esportazione verso Israele ai sensi della legge n. 185 del 1990.
Abbiamo adottato un approccio cauto, equilibrato e particolarmente restrittivo.
Ciò soprattutto se confrontato con la postura di altri Paesi partner, anche europei.
Per quanto riguarda le licenze di esportazione autorizzate prima dell'intervento israeliano e che presentavano residui non ancora completamente utilizzati, è stata effettuata una circostanziata valutazione caso per caso, in linea con la citata Posizione comune in ambito di Unione europea e con il Trattato sul commercio delle armi.
Con riferimento all'evento richiamato dall'interrogante, il 20 dicembre 2024 la Direzione territoriale dell'agenzia delle dogane e dei monopoli Emilia-Romagna e Marche ha informato l'Autorità nazionale unità per le autorizzazioni di armamento (UAMA), di aver individuato, presso il porto di Ravenna, un tentativo di esportazione di prodotti compatibili con materiale d'armamento in assenza della prescritta autorizzazione unità per le autorizzazioni di armamento.
L'Autorità nazionale unità per le autorizzazioni di armamento si è immediatamente attivata appurando l'insussistenza di autorizzazioni in essere e indicando all'Agenzia delle dogane e dei monopoli di effettuare le verifiche d'ufficio con il Servizio registro nazionale delle imprese, istituito presso il Ministero della difesa e competente a categorizzare i materiali d'armamento.
Con risposta del 3 febbraio 2025 detto servizio ha confermato che i materiali in questione possono essere classificati come materiale d'armamento e devono quindi essere assoggettati alla legge n. 185 del 1990.
Alla luce del quadro sopra delineato, l'Agenzia delle dogane ha sequestrato il materiale custodito presso il porto di Ravenna e ha trasmesso comunicazione di reato alla procura della Repubblica per violazione della legge n. 185 del 1990.
Essendosi attivato un procedimento penale, ulteriori elementi di informazione non sono accessibili in quanto sottoposti a segreto istruttorio.
Quanto avvenuto a Ravenna ha confermato che il sistema di controlli istituito dalla legge n. 185 del 1990 funziona già in maniera concreta, corretta ed efficace, basandosi sull'efficiente coordinamento tra diversi attori istituzionali – Esteri, Difesa, Agenzia delle dogane – e sul rispetto rigoroso della normativa nazionale, europea e internazionale di riferimento.
Il Governo è quindi già pienamente impegnato a contrastare il commercio illegale di armamenti e intende continuare ad avvalersi dell'attuale sistema di controlli, naturalmente fatti salvi i profili di competenza dell'autorità giudiziaria.
Il Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Edmondo Cirielli.
BORRELLI. — Al Ministro per le disabilità, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
in applicazione del regolamento UE 2021/782 «diritti e obblighi dei passeggeri nel trasporto ferroviario» Ferrovie dello Stato SpA s'impegna a garantire l'accessibilità delle stazioni a tutti cittadini, con particolare attenzione alle persone con disabilità o a ridotta mobilità (Prm);
i progetti «easy station» e «smart station» ridisegnano l'interno delle stazioni, l'infrastruttura fisica e digitale, per migliorarne funzionalità e attrattività. Hanno come obiettivo di rispondere ai requisiti imposti dalle Sti Pmr – «Specifica Tecnica di Interoperabilità ferroviaria per le persone a mobilità ridotta» (regolamento europeo 2014/1300), compatibilmente con i vincoli presenti (strutturali, architettonici, logistici, di esercizio) oltre che rispondere alla normativa nazionale vigente in materia di abbattimento delle barriere architettoniche;
nonostante ciò, prendere un treno in Italia per i disabili non è facile: il numero massimo di passeggeri in carrozzina che possono usare lo stesso convoglio è pari a due, come disciplinato dal regolamento europeo 1300/2014;
le criticità evidenziate dalla Federazione tra le associazioni nazionali delle persone con disabilità (Fand), sono molteplici, come per esempio la mancanza di una fornitura idonea e di qualità di servizi sostitutivi di trasporto (treni, bus navetta, pullman alternativi), la mancata realizzazione di un unico sistema informativo accessibile e fruibile per tutti, la non trasparenza e completezza delle informazioni sul livello di accessibilità delle stazioni, con anche l'indicazione esplicita di tutte le barriere che non rendono accessibili i percorsi e gli spazi all'interno degli scali ferroviari. Le organizzazioni sottolineano inoltre che bisogna fare ancora molto per creare le condizioni per un accesso al servizio nelle stazioni in piena autonomia, anche in quelle meno grandi e fornire la possibilità di prenotare l'assistenza e acquistare il biglietto in un'unica fase senza lungaggini e complicazioni burocratiche;
con il PNRR nella missione n. 3 «Infrastrutture per una mobilità sostenibile» sono previsti finanziamenti per circa 1,5 miliardi di euro complessivi per i trasporti su ferro (linee regionali, alta velocità, capacità di collegamento delle reti ferroviarie esistenti), ma saranno investimenti soddisfacenti solo se rispettosi dell'accessibilità e dell'inclusione per le persone a ridotta mobilità come previsto dai Regolamenti europei;
tra le soluzioni più efficaci per garantire l'accesso a stazioni e treni per le persone con disabilità esiste il servizio «PostoBlu» di Trenitalia. Consente l'assegnazione del posto e la prenotazione del biglietto al momento della richiesta di assistenza presso le «sale blu» di Rete ferroviaria italiana o tramite i call center, dando la possibilità di effettuare successivamente il pagamento e il ritiro dei titoli di viaggio, attraverso i vari canali di vendita disponibili;
in Italia ci sono solo 15 «sale blu» su un totale di 2.050 stazioni, che coinvolgono solo il 20 per cento dei comuni italiani;
in ottemperanza all'ultimo regolamento n. 782/2021 approvato dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell'Unione europea del 29 aprile 2021, relativo ai diritti e agli obblighi dei passeggeri nel trasporto ferroviario, in vigore dal 6 giugno 2021 ed applicabile dal 7 giugno 2023, dovranno essere implementati i servizi e dare risposte concrete ai tanti problemi che oggi una persona con disabilità deve affrontare se vuole prendere un treno in Italia;
il tema più sentito dalle associazioni è quello connesso all'assistenza dei passeggeri, come denunciato recentemente da diversi disabili, sia alla stazione di Afragola sia alla stazione di Lecce che dalla sua nascita non è stata mai attrezzata di un ascensore. I disabili ogni volta sono costretti a chiedere l'assistenza per poi essere accompagnati sia in partenza che in arrivo attraversando i binari in un percorso tortuoso e pericoloso –:
quali iniziative urgenti di competenza i Ministri interrogati, intendano adottare per rispondere alle esigenze dei disabili e, nello stesso tempo, utilizzare tutti i fondi del PNRR.
(4-04473)
Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La piena tutela della mobilità delle persone con disabilità o svantaggiate costituisce un obiettivo di primario valore economico e sociale, e a tal fine il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è costantemente impegnato nell'abbattimento delle barriere architettoniche e nell'adeguamento delle infrastrutture a servizio dei mezzi di trasporto.
Per quanto attiene agli investimenti ricompresi nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e volti ad agevolare l'accessibilità ai mezzi di trasporto per le persone con disabilità o a mobilità ridotta, si evidenzia che la Missione 2, Componente 2 prevede i seguenti investimenti:
Investimento I4.2 «Sviluppo del trasporto rapido di massa», a cui sono state assegnate complessivamente risorse pari a 3,6 miliardi di euro da destinare al potenziamento delle infrastrutture del trasporto pubblico locale e metropolitano. In tale ambito sono compresi interventi miranti a rendere più facilmente fruibile l'accesso a metropolitane, tram e autobus, attraverso l'eliminazione delle barriere architettoniche, l'installazione di rampe e ascensori e l'implementazione di tecnologie digitali volte a facilitare la mobilità delle persone con disabilità, come i servizi di informazione e assistenza digitale;
Investimento I4.4.1 «Potenziamento del parco autobus regionale con autobus a pianale ribassato a zero emissioni», con una dotazione finanziaria pari a circa 2,4 miliardi di euro destinata all'acquisto di mezzi di trasporto sostenibili, accessibili e innovativi;
Investimento I4.4.2 «Potenziamento del parco ferroviario regionale con treni a zero emissioni e servizio universale», con una dotazione finanziaria pari a 962 milioni di euro finalizzata all'ammodernamento del trasporto ferroviario regionale.
Con riguardo alle infrastrutture ferroviarie, si segnala che, nell'ambito della Missione 3, Componente 1, l'Investimento 1.8 prevede interventi per il miglioramento dell'accessibilità e l'incremento della qualità dei servizi forniti agli utenti in 38 stazioni ferroviarie del Mezzogiorno, conformemente al regolamento (UE) n. 1300/2014, con una dotazione complessiva di circa 345 milioni di euro. In particolare, i lavori previsti riguardano:
l'innalzamento dei marciapiedi di binario da 25 cm a 55 cm (standard europeo H55) sul piano del ferro, per permettere l'accesso a raso ai treni e consentire alle persone con disabilità motoria su sedia a ruote di muoversi in modo il più possibile autonomo;
l'installazione di ascensori e rampe fisse, per consentire l'accessibilità ai binari e abbattere le barriere architettoniche;
l'installazione di scale mobili e tappeti mobili per migliorare la mobilità all'interno delle stazioni;
la creazione di percorsi tattili e la collocazione di mappe tattili per persone con disabilità visiva;
l'adeguamento di sportelli di biglietteria e di servizi igienici pubblici e accessibili; l'installazione di monitor e diffusori sonori per le informazioni in tempo reale di arrivo e partenza dei treni;
l'adeguamento sistema segnaletica fissa e variabile (IAP).
Al 31 dicembre 2024, il target M3C1-19, che prevede il completamento dei lavori di riqualificazione di 10 delle 38 stazioni, risulta conseguito con l'ultimazione degli interventi negli scali ferroviari di Falciano-Mondragone-Carinola, Giovinazzo, Vibo Valentia-Pizzo, Macomer, Oristano, San Severo, Milazzo, Scalea S. Domenica Talao, Vasto San Salvo e Sapri.
Con specifico riferimento al servizio ferroviario, la società Trenitalia ha rappresentato che, al fine di favorire la piena accessibilità dei servizi, dal 30 marzo 2025 ha implementato il proprio sito web per rendere più accessibili le informazioni e le prenotazioni dei servizi di assistenza dedicati alle persone disabili, in particolare, tutti i contenuti utili per le PRM sono stati razionalizzati in un'unica pagina web, facilmente raggiungibile direttamente dalla home del sito Trenitalia, mentre le informazioni sono state riorganizzate al fine di semplificare l'individuazione rapida dell'argomento di interesse, velocizzare l'accesso ai servizi e migliorare la fruibilità complessiva dei contenuti.
Questa iniziativa si inserisce nel più ampio programma di progressiva eliminazione delle barriere fisiche, sensoriali e comunicative, volte a favorire la mobilità autonoma e l'inclusione di tutti gli utenti.
Sempre a livello nazionale, il Gruppo FS sta implementando ulteriori iniziative mirate a migliorare l'accessibilità e l'esperienza di viaggio delle persone con ridotta mobilità (PRM). Tra queste sono già attive l'introduzione dell'interpretariato in linguaggio dei segni italiano (LIS) nelle principali stazioni ferroviarie e la formazione specifica del personale di front line per aumentare garantire un'assistenza adeguata. Sono inoltre allo studio soluzioni tecnologiche per ampliare ulteriormente l'accessibilità dei servizi ferroviari, le quali saranno tempestivamente comunicate ufficialmente alle associazioni rappresentative per garantirne una diffusione capillare agli associati.
Si segnala, altresì, che il regolamento (UE) n. 1300/2014 (STI-PRM), recante le specifiche tecniche di interoperabilità per l'accessibilità del sistema ferroviario dell'unione, prevede che tutte le stazioni di nuova realizzazione o soggette a rinnovo o ristrutturazione debbano tenere conto delle esigenze delle persone a ridotta mobilità e, pertanto, in tali scali è garantita la piena accessibilità infrastrutturale per le persone con disabilità e a mobilità ridotta.
Inoltre, la società RFI, in ottemperanza a quanto previsto dal regolamento (UE) 2021/782, eroga gratuitamente il servizio di assistenza alle PRM in un network che, ad oggi, comprende oltre 360 stazioni.
La definizione delle stazioni da inserire in tale circuito non è determinata unilateralmente da RFI, ma discende dalle consultazioni con le principali associazioni nazionali rappresentative delle persone con disabilità, con le regioni e con le Imprese ferroviarie e segue criteri oggettivi che tengono conto della situazione infrastrutturale della stazione, del numero di viaggiatori, della collocazione geografica, della disponibilità di attrezzature di ausilio alla salita e discesa dei passeggeri.
In merito alla prenotazione dell'assistenza e all'acquisto dei biglietti è attivo il servizio «PostoBlu» di Trenitalia, attraverso il quale è possibile richiedere assistenza e riservare il posto sul treno presso le «Sale Blu» di Rete Ferroviaria Italiana (RFI) o tramite i call center dedicati. Il sistema permette di effettuare il pagamento e il ritiro dei titoli di viaggio attraverso vari canali di vendita, assicurando così una maggiore flessibilità.
Rispetto all'accessibilità dei marciapiedi delle stazioni, circa 1100 scali risultano accessibili in termini di raggiungimento del marciapiede con percorso privo di ostacoli (in piano/rampe/ascensori), a beneficio di circa il 65 per cento della complessiva frequentazione dell'utenza nelle stazioni su scala nazionale.
In aggiunta, si evidenzia che RFI è impegnata in un piano di investimenti (Piano integrato stazioni, PIS) finalizzato ad interventi per il potenziamento, lo sviluppo e la riqualificazione funzionale di stazioni di particolare rilevanza con l'obiettivo primario di migliorare l'accessibilità al trasporto ferroviario.
Con specifico riferimento alla stazione di Lecce, si evidenzia che la stessa garantisce un percorso privo di ostacoli fino al marciapiede a servizio del binario I.
Inoltre, si segnala che lo scalo salentino è ricompreso tra gli Hub urbani oggetto di interventi nell'ambito del suddetto PIS. In particolare, le azioni di riqualificazione previste pongono particolare attenzione al tema del superamento delle barriere architettoniche, prevedendo l'installazione di 3 ascensori al servizio dei marciapiedi 1, 2 e 3, l'innalzamento della prima banchina allo standard H55 per una più agile salita al treno, l'adeguamento dei percorsi tattili nonché il miglioramento dell'illuminazione e dei sistemi di informazione al pubblico. E, inoltre, prevista la rifunzionalizzazione e valorizzazione del sottopasso, anche in relazione agli interventi previsti dal comune e dalle Ferrovie del Sud Est, rispettivamente sul primo e secondo fronte.
Si evidenzia, infine, che il progetto e il cantiere della stazione di Lecce sono orientati a conseguire obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica in linea con il «protocollo Envision» per infrastrutture sostenibili. Con un investimento di 12 milioni di euro, finanziati a valere su fondi PNRR, sono in corso gli interventi di cui si prevede il completamento entro giugno 2026, in coerenza con il target PNRR.
Per quanto riguarda la stazione di Napoli Afragola AV, si evidenzia che la stessa garantisce già oggi un percorso privo di ostacoli su tutti i binari a servizio viaggiatori (binari 1 e 4). In aggiunta, si evidenzia che la stazione rientra nell'ambito del progetto di investimento per la realizzazione del nuovo collegamento Napoli-Bari, prevedendo interventi di upgrade infrastrutturali finalizzati anche all'incremento dei livelli di intermodalità e ad un ulteriore sviluppo della mobilità sostenibile. Si evidenzia, altresì, che anche la stazione Casoria Afragola, già oggi risulta accessibile, in termini di percorso privo di ostacoli, su tutti i binari a servizio viaggiatori.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Matteo Salvini.
CALDERONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
da giorni i mezzi di stampa stanno divulgando, massivamente e con dovizia di particolari, la notizia dell'indagine a carico del dottor Prestipino, magistrato della Direzione nazionale antimafia: ad esempio, sul Fatto quotidiano on line del 30 aprile 2025 si apprendono una serie di fatti, quali il capo d'imputazione che sarebbe quello di rivelazione di segreto d'ufficio e di favoreggiamento della criminalità organizzata, si apprende della scelta del dottor Prestipino di avvalersi della facoltà di non rispondere seguita all'invito a presentarsi;
la ricezione di un invito a presentarsi, atto a tutela dell'indagato, diviene strumento di un vero e proprio massacro mediatico, un processo senza prove, senza contraddittorio e fuori dai tribunali che si è già tradotto in un danno irreparabile ad un magistrato da anni impegnato nella lotta per la legalità: la prima conseguenza di questo processo mediatico è la revoca delle deleghe al magistrato. Il dottor Prestipino è stato spogliato dai suoi incarichi. L'eco mediatica ha schiacciato la verità, condizionando il giudizio pubblico prima ancora che il processo si svolga;
invero, una situazione di tal fatta danneggerebbe, comunque, anche il cittadino comune;
nonostante il suddetto comportamento sia ormai divenuto consuetudinario, soprattutto laddove la notizia riguardi procedimenti penali con indagati noti: tra anni il dottor Prestipino magari sarà assolto, o neppure rinviato a giudizio, ma il suo onore e la sua reputazione sono già per sempre indelebilmente compromesse;
a giudizio dell'interrogante i reiterati attacchi diffamatori attraverso i media, spesso condotti in modo eccessivo e sproporzionato, sono antinomici rispetto allo «Stato di diritto» che, garantisce che tutti, inclusi i media, siano soggetti alle leggi e che la giustizia sia amministrata in modo imparziale e con rispetto dei diritti fondamentali: il linciaggio mediatico, risolvendosi in una patente violazione del principio di non colpevolezza, mina alle radici lo Stato di diritto, pregiudicando irreparabilmente sia il singolo che l'intero processo di giustizia –:
quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda adottare al fine di tutelare i diritti costituzionalmente garantiti delle persone sottoposte ad indagine.
(4-04955)
Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, l'interrogante, traendo spunto dall'eco mediatica dell'indagine a carico del dottor Prestipino, magistrato della Direzione nazionale antimafia, definita «un vero e proprio massacro mediatico, un processo senza prove, senza contraddittorio e fuori dai tribunali che si è già tradotto in un danno irreparabile ad un magistrato da anni impegnato nella lotta per la legalità», solleva specifici quesiti in ordine a iniziative, anche di carattere normativo, volte a tutelare i diritti costituzionalmente garantiti delle persone sottoposte ad indagine.
Giova innanzitutto premettere che, sin dal primo momento della illustrazione del piano per la riforma della giustizia, è stato posto in rilievo la necessità di interventi normativi di stampo garantista, finalizzati a rendere effettivo il principio della presunzione di non colpevolezza e, al contempo, ad evitare le negative ripercussioni, processuali e personali, del cosiddetto processo penale mediatico, divenuto ormai un vero e proprio «circuito giudiziario» parallelo a quello della giustizia penale ordinaria, che negli ultimi anni ha visto coinvolti tanti cittadini, più o meno esposti.
All'effettività della garanzia della presunzione di non colpevolezza — che ha da sempre rappresentato per il Governo una battaglia di civiltà giuridica — corrisponde necessariamente l'effettività dell'esercizio del diritto di difesa, diritto inviolabile ed universale, fulcro di ogni sistema democratico.
Ciò posto, il fenomeno stigmatizzato dall'interrogante non può non sollecitare una urgente riflessione sulla necessità di assicurare il giusto contemperamento dei valori costituzionali della libertà e segretezza di ogni forma di comunicazione, della libertà di manifestazione di pensiero e del principio di non colpevolezza.
Ed è a questo bilanciamento di valori costituzionali che sono ispirati i recenti interventi normativi in tema di divieti di pubblicazione di atti del procedimento penale di cui all'articolo 114 del codice di procedura penale.
Ci si riferisce, in particolare, al divieto di pubblicazione, anche parziale, del contenuto delle intercettazioni se non è riprodotto dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzato nel corso del dibattimento, introdotto dalla legge n. 114 del 2024, nonché al divieto di pubblicazione del testo dell'ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari o fino al termine dell'udienza preliminare, introdotto dal decreto legislativo n. 198 del 2024, in attuazione dell'articolo 4 della legge di delegazione europea 2022-2023 con il quale il governo è stato delegato ad adottare le disposizioni necessarie a garantire l'integrale adeguamento alla direttiva UE 2016/343 sul rafforzamento di alcuni aspetti della presunzione di innocenza della persona indagata o imputata nell'ambito di un procedimento penale.
Non si tratta di disconoscere ai giornalisti i diritti di libertà di manifestazione e di cronaca ma è necessario che questi diritti siano esercitati tutelando il principio, pur'esso costituzionale, di presunzione di innocenza.
Il diritto di cronaca trova un limite immanente nel rispetto della dignità della persona: questo bilanciamento è essenziale per il mantenimento di un equilibrio tra tutte le libertà individuali.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.
CECCHETTI e IEZZI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
si è appreso dalla stampa che il Consiglio di Stato, sede di Milano, avrebbe accolto il ricorso dell'associazione Abu Bakar e, ribaltando il giudizio di primo grado, avrebbe ordinato al comune di Magenta di trovare un'area idonea per la costruzione di un luogo di culto per i fedeli di religioni islamica;
la notizia ha inevitabilmente creato grande sconcerto tra i cittadini, anche per l'impatto che l'eventuale edificazione di tale moschea, che attirerà certamente numerosi fedeli anche da altri comuni, potrà avere sulla comunità e sul territorio;
indubbiamente, infatti, l'eventuale seguito di tale sentenza, obbligando un ente locale a procedere per un'edificazione di struttura senza valutazioni a latere, avrà ricadute sulla pianificazione territoriale ed in termini di sicurezza e ordine pubblico;
la vicenda richiama alla mente un'altra similare, quella di Cantù, a riprova di un tentativo di convivenza religiosa a suon di sentenze invece che nel rispetto della legalità e dei valori del mondo occidentale;
a parere dell'interrogante, senza intese ex articolo 8 della Carta costituzionale con lo Stato italiano, le comunità islamiche non possono arbitrariamente pretendere luoghi di culto senza una preventiva determinazione di rispetto dei valori e dei princìpi del nostro ordinamento, tra i quali il rispetto della donna e la parità uomo-donna –:
se e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intendano adottare affinché questioni importanti come quella in premessa, che investono non solo profili costituzionali, come la libertà di culto, ma l'essenza stessa della nostra Costituzione e dei valori in essa contenuti, non siano lasciati ad una soluzione di carattere politico-giudiziario che a giudizio dell'interrogante non tiene conto di eventuali ulteriori conseguenze come, ad esempio, la sicurezza dei cittadini, l'impatto ambientale, l'ordine pubblico e similari.
(4-04483)
Risposta. — In riferimento a quanto evidenziato nell'atto di sindacato ispettivo in esame si rappresenta quanto segue.
Si ricorda, dapprima, che in data 30 gennaio 2020, l'associazione «MOSCHEA ABU BARAR» ha presentato al comune di Magenta la richiesta di assegnazione di un'area da adibire a luogo di culto per la comunità musulmana, rilevando la previsione nel vigente Piano di governo del territorio (Pgt) comunale di un'area cui lo strumento urbanistico attribuiva anche la destinazione per attrezzature religiose.
Si comunica, inoltre, che in data 10 luglio 2020, l'Amministrazione comunale ha respinto l'istanza della predetta associazione e successivamente, in data 24 maggio 2020, il T.A.R. Lombardia ha rigettato il ricorso presentato dal citato sodalizio avverso le determinazioni assunte dal comune.
Si evidenzia, altresì, che la sentenza è stata poi impugnata avanti al Consiglio di Stato che, il 27 febbraio 2025, ha accolto le doglianze della citata associazione e annullato il provvedimento del T.A.R.
Conseguentemente alla suddetta decisione del Consiglio di Stato, il comune di Magenta ha riesaminato la richiesta presentata dall'associazione in parola e ha avviato l'iter burocratico per l'approvazione da parte del consiglio comunale – stimata entro la fine del 2026 – di una variante generale al P.g.t.
Tuttavia, si rappresenta, in conclusione, che durante tale periodo l'Amministrazione comunale non potrà rilasciare autorizzazioni per la realizzazione di nuovi luoghi di culto, indipendentemente dalla confessione religiosa.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Wanda Ferro.
D'ATTIS. — Al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 88 del decreto-legge n. 34 del 2020 ha istituito il Fondo nuove competenze (Fnc) finalizzato ad accompagnare i processi di transizione digitale ed ecologica dei datori di lavoro, nonché a favorire nuova occupazione;
il Fnc si inserisce all'interno del piano nazionale nuove competenze previsto dal PNRR come strumento per l'aggiornamento e la riqualificazione professionale, in risposta alle sfide poste dalla digitalizzazione, dalla sostenibilità ambientale e dagli effetti della pandemia da COVID-19;
l'articolo 1 del decreto-legge n. 113 del 2024 ha raddoppiato i fondi destinati al credito d'imposta per gli investimenti nella Zes unica del Mezzogiorno, stanziando ulteriori 1,6 miliardi di euro e riconoscendo alle regioni la possibilità di agevolare i medesimi investimenti mediante l'impiego delle risorse dei programmi regionali della politica di coesione europea 2021-2027;
tale facoltà, riconosciuta anche al Ministero delle imprese e del made in Italy, consente di impiegare in modo sinergico tutti gli strumenti di sostegno alle imprese e di promozione della competitività;
alcune regioni del Mezzogiorno risultano essere in difficoltà nella spesa dei fondi strutturali europei e pare necessario un intervento che eviti il loro disimpegno automatico che scatterebbe a fine anno;
il Fnc prevede una ripartizione delle risorse per regione. Nel PNRR il termine per la rendicontazione dei progetti è fissato al 2026 e tuttavia molti progetti non sono ancora stati avviati: in tal senso, un'interrogazione delle risorse PNRR nel Fnc consentirebbe di assicurare la rendicontazione entro i tempi stabiliti, evitando il rischio di perdita dei fondi destinati alla formazione e alla riqualificazione delle competenze;
il Fnc è uno strumento chiave per accompagnare i processi di transizione digitale ed ecologica dei datori di lavoro e per promuovere nuova occupazione, offrendo ai lavoratori l'opportunità di acquisire nuove competenze e sostenendo le imprese nell'adeguamento ai nuovi modelli organizzativi e produttivi;
l'avviso pubblico del Fnc 3 specifica che i percorsi formativi devono essere coerenti con i processi di innovazione organizzativa, di processo e di prodotto: la sua dotazione finanziaria complessiva ammonta a 731 milioni di euro, suddivisi per tipologia di intervento e categoria di regione: stante la maggiore partecipazione, le risorse sono in esaurimento;
le regioni incontrano costanti difficoltà nella spesa dei fondi strutturali europei, con il rischio di disimpegno automatico delle risorse e il Governo ha precedentemente previsto l'utilizzo delle risorse dei programmi regionali della politica di coesione europea 2021-2027 per finanziare specifiche iniziative (nella precedente edizione del Fnc, la regione Lazio pubblicò un bando autonomo per cofinanziare i progetti presentati sul proprio territorio regionale);
Fnc 3 prevede già una ripartizione territoriale delle risorse, risulterebbe quindi più efficace che ciascuna regione contribuisca direttamente ai fondi Fnc destinati alla gestione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali centralizzando così la gestione e ottimizzando l'impatto degli interventi;
ad oggi, le risorse spese del Piano transizione 5.0 risultano ancora essere pari a zero e visto il rischio di un loro mancato utilizzo e la necessità di ottimizzare le risorse disponibili, una parte di questi fondi potrebbe essere riallocata verso il Fnc, evitando così la perdita di risorse economiche fondamentali per la formazione e l'aggiornamento professionale –:
se il Governo non intenda intraprendere tempestivamente ogni utili iniziativa di competenza, così come precedentemente fatto in situazioni analoghe, consentendo alle regioni di destinare parte delle risorse dei loro programmi regionali della politica di coesione europea 2021-2027 al finanziamento dei progetti a valere sul Fondo nuove competenze presentati sul proprio territorio regionale.
(4-05038)
Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, l'interrogante ha chiesto al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione di conoscere, al Ministro delle imprese e del made in Italy e al Ministro dell'economia e delle finanze, di conoscere, nell'ambito dell'operatività del cosiddetto «Fondo nuove competenze», istituito ai sensi dell'articolo 88 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, se «il Governo non intenda intraprendere tempestivamente ogni utile iniziativa di competenza, così come precedentemente fatto in situazioni analoghe, consentendo alle regioni di destinare parte delle risorse dei loro programmi regionali della politica di coesione europea 2021-2027 al finanziamento dei progetti a valere sul Fondo nuove competenze presentati sul proprio territorio regionale».
Al riguardo si rappresenta preliminarmente che l'articolo 19 del decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 luglio 2023, n. 8, nel disporre l'incremento del Fondo nuove competenze a valere sulle risorse rivenienti dal programma nazionale giovani, donne e lavoro, cofinanziato dal Fondo sociale europeo plus (FSE+), per un importo complessivo pari a 731 milioni di euro, stabilisce che «al finanziamento del Fondo possono concorrere, altresì, le risorse del Programma operativo complementare (Sistemi di politiche attive per l'occupazione – POC SPAO), nei limiti della relativa dotazione finanziaria e nel rispetto delle proprie modalità di gestione e controllo».
Il decreto interministeriale 10 ottobre 2024, recante le modalità di utilizzo del suindicato incremento della dotazione finanziaria del Fondo nuove competenze, ha poi previsto all'articolo 1, comma 3 che «Al finanziamento del FNC potranno ulteriormente concorrere anche le risorse del Programma Operativo Complementare “Sistemi di politiche attive per l'occupazione”, nei limiti della relativa dotazione finanziaria e nel rispetto delle proprie modalità di gestione e controllo ovvero le risorse dei programmi operativi nazionali e regionali di FSE+ nonché, per le specifiche finalità, il fondo per la formazione e il sostegno al reddito di cui all'articolo 12 del decreto legislativo del 10 settembre 2003, n. 276. Tale cofinanziamento deve avvenire nel rispetto delle capienze finanziarie disponibili e delle regole dei vari Programmi nonché nel rispetto del principio di divieto del “doppio finanziamento” .».
Infine, anche l'allegato al decreto direttoriale n. 439 del 5 dicembre 2024 (cosiddetto avviso pubblico FNC3), adottato in attuazione del decreto interministeriale 10 ottobre 2024, al punto 1.2 prevede che «Al finanziamento del FNC potranno ulteriormente concorrere anche [...] le risorse dei programmi operativi nazionali e regionali di FSE+ nonché, per le specifiche finalità, i fondi per la formazione e il sostegno al reddito di cui all'articolo 12 del decreto legislativo n. 276 del 10 settembre 2003. Tale cofinanziamento deve avvenire nel rispetto delle capienze finanziarie disponibili e delle regole dei vari Programmi, nonché nel rispetto del principio di divieto del “doppio finanziamento”.».
Pertanto, in base alle vigenti disposizioni, è già possibile per le regioni procedere al cofinanziamento dell'intervento del Fondo nuove competenze con le risorse dei relativi programmi regionali della politica di coesione nel rispetto delle condizionalità dei singoli programmi e del divieto del «doppio finanziamento».
Ad ogni buon conto, si evidenzia che, a seguito dell'elevato numero di domande pervenute in risposta all'avviso pubblico di cui al decreto direttoriale n. 439 del 2024, con decreto direttoriale n. 243 del 23 maggio 2025 è stato disposto un ulteriore incremento del Fondo nuove competenze per 318,8 milioni di euro, la cui dotazione finanziaria è pertanto aumentata ad un miliardo e 49 milioni di euro.
Al riguardo e come già reso noto dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali lo scorso 30 maggio, per effetto delle nuove risorse finanziarie reperite dal Governo, sarà possibile valutare 13.046 domande, di cui n. 1.921 domande presentate dalle aziende organizzate in filiera, n. 857 domande presentate dai sistemi formativi e n. 10.268 domande presentate dai singoli datori di lavoro.
Il Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione: Tommaso Foti.
DE MONTE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
da tempo, presso la stazione ferroviaria di Udine, permane una situazione di grave disservizio che arreca danno ai cittadini che quotidianamente viaggiano su trasporto a rotaia, dovuta ad un'inadeguatezza generale della stazione;
le banchine troppo basse rispetto ai treni di lunga percorrenza non permettono un accesso facilitato ai convogli, il mancato funzionamento degli ascensori si registra oramai da tre anni e i bagni a servizio dei sottopassaggi sono chiusi dal 2022;
una situazione inaccettabile per chi frequenta la stazione, basti pensare ai soggetti disabili che si trovano ad attraversare i binari, spesso su indicazione del personale ferroviario, andando incontro ad un rischio molto pericoloso;
vi è un numero significativo di segnalazioni da parte di cittadini e istituzioni che sollevano preoccupazioni sulla questione –:
quali siano le valutazioni e le iniziative di competenza che il Ministro interrogato intende mettere in atto in ordine ai fatti riportati;
quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare affinché RFI provveda tempestivamente alla risoluzione dei disservizi suddetti rispetto ad un cantiere aperto da anni.
(4-00341)
Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sulla base delle informazioni acquisite dal gruppo ferrovie dello Stato italiane, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La stazione di Udine è inserita nell'elenco prioritario di località per le quali Rfi sta attuando il Piano integrato stazioni (Pis). In particolare, nei prossimi due anni si prevede di dare continuità ai lavori già effettuati al marciapiede afferente i binari 5 e 6, allo scopo di completare gli interventi di adeguamento dell'accessibilità su tutti i marciapiedi, la riqualificazione delle pensiline, il completamento dei percorsi tattili, l'inserimento degli ulteriori ascensori, nonché la riqualificazione dei sottopassi e degli accessi in stazione.
Nel secondo semestre del 2025 è previsto l'avvio dei lavori per l'innalzamento a 55 centimetri e l'inserimento dell'ascensore sul marciapiede 4 – servente i binari 7-8 – e, nell'anno 2026/2027 per l'innalzamento del marciapiede 2 e del relativo ascensore a servizio dei binari 3-4.
L'innalzamento allo standard H55 centimetri del primo marciapiede sarà ricompreso nella ridefinizione dell'intero nodo di Udine, che vedrà anche una serie di interventi volti a riorganizzare la circolazione dei treni in stazione. In tale ambito l'attuale banchina sarà allargata fino a servire l'attuale binario 2, oggi passante e sprovvisto di marciapiede, che diventerà il nuovo «Binario Giardino» lato Venezia.
Con specifico riferimento al funzionamento degli ascensori, si segnala che nel mese di marzo 2023 sono stati attivati gli ascensori dei marciapiedi 1 e 3, relativi ai binari 1 e 5-6, che risultano regolarmente funzionanti.
Riguardo al tema dell'accessibilità, si segnala che Udine rientra tra le stazioni dove Rfi garantisce il servizio per le Persone a ridotta mobilità (Prm). Tale servizio è gratuito e viene erogato previa prenotazione attraverso il circuito Sala Blu. Nel caso specifico di Udine, a fronte della prenotazione del servizio e nei casi in cui non sia possibile utilizzare gli ascensori, per le Prm è previsto l'accompagnamento al marciapiede utilizzando l'attraversamento a raso, seguendo le vigenti norme di sicurezza che prevedono l'interruzione della circolazione per l'attraversamento in sicurezza.
Con riferimento, invece, ai nuovi servizi igienici di stazione, questi sono stati aperti al pubblico nel mese di giugno 2023. Ad oggi tali servizi sono gestiti e mantenuti in funzione da una ditta che ne cura la pulizia e la manutenzione, controllandone anche l'accesso tramite servizio di pagamento.
Per quanto attiene ad ulteriori interventi volti a migliorare la fruibilità della stazione di Udine, sulla base di un'attenta analisi di flussi dei viaggiatori e delle necessità espresse dal territorio, sarà avviato un progetto di rifunzionalizzazione e valorizzazione del fabbricato viaggiatori – anche in considerazione del suo alto valore storico e culturale – la cui progettazione è attualmente pianificata oltre il 2026.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Matteo Salvini.
FARAONE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:
il lago Fanaco, è un bacino artificiale della Sicilia che ricade nel territorio del comune di Castronovo di Sicilia (Palermo), che alimenta acquedotti a uso potabile, tra cui il Madonie Ovest, attraverso una derivazione in pressione dal sistema idrico principale del lago Fanaco in località Scaletta, in gestione alla Società Siciliacque S.p.A., e che interessa i territori comunali di Castronovo di Sicilia, Cammarata, San Giovanni Gemini, Casteltermini, Acquaviva Platani, Campofranco e Sutera;
a causa delle mancate manutenzioni elettriche, detto bacino non incamera più acqua dalle prese poste in località Scaletta, lasciando disperdere circa 700 litri al secondo di acqua del fiume Platani;
da mesi le organizzazioni sindacali chiedono di attivare le manutenzioni dell'opera di presa a valle di detta diga;
l'opera di presa in questione ha 6 vasche, al momento piene di fango, in quanto nel tempo non si è provveduto a fare le manutenzioni necessarie, e da quanto è dato sapere, le pompe di sollevamento, con una portata di 700 l/s, a oggi, non funzionano;
con alle abbondanti piogge di questo inverno, che hanno ingrossato il fiume Platani, se si fosse intervenuti per tempo, le acque meteoriche, piuttosto che finire a mare, sarebbero state agevolmente convogliate nel lago del Fanaco;
a oggi, non si riesce a fare partire le pompe di sollevamento, tranne una, con notevoli perdite delle acque del fiume Platani, che finiscono al mare;
la Società Siciliacque S.p.A., attualmente opera con circa 40 unità operative in meno, rispetto alle applicazioni del Ccnl, pertanto i lavoratori sono costretti a turni e orari di lavoro insopportabili, a continue chiamate di reperibilità e altro, pur di garantire l'erogazione di acqua ai cittadini, imprese e comunità;
la Italgas, che detiene l'80 per cento della Società, a giudizio dell'interrogante sembra non mostrare alcun interesse sul tema, come evidenziato dall'assenza di iniziative concrete;
dei 21 milioni di metri cubi di capienza della diga, oggi se ne contano soltanto 3 milioni di metri cubi, a causa del cattivo funzionamento degli impianti di sollevamento delle acque, vanificando la possibilità di affrontare un'estate tranquilla alle popolazioni servite dall'invaso in questione –:
quali iniziative si intenda intraprendere, al fine di intervenire sulle manutenzioni necessarie a efficientare l'utilizzo delle pompe di sollevamento delle acque, ovvero, la manutenzione delle vasche, con l'eliminazione dei fanghi raccolti e messa in funzione delle 6 pompe di sollevamento nel sito in questione, nonché garantire la quantità di acqua necessaria al riempimento della diga Fanaco.
(4-04563)
Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
In premessa, si ricorda che, relativamente alle iniziative per fronteggiare i fenomeni siccitosi che interessano il nostro Paese, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, coerentemente con le proprie competenze e funzioni, esercita il ruolo di coordinamento strategico nella programmazione di interventi infrastrutturali relativi all'approvvigionamento idrico primario, nel suo complesso e per tutti i settori.
Tale attività, svolta con altri soggetti istituzionali come il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, le regioni e le autorità di bacino distrettuale, prevede il finanziamento di interventi volti al miglioramento della sicurezza delle grandi dighe già realizzate e all'ultimazione di quelle incompiute, al completamento ed efficientamento delle opere di adduzione e di distribuzione primaria nonché alla riduzione delle perdite idriche nelle reti di distribuzione ad uso potabile.
A tal proposito, in attuazione della riforma del PNRR, il decreto interministeriale n. 350 del 25 ottobre 2022, ha fissato i principi per la definizione del Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico (PNIISSI), specificando le modalità di presentazione e di valutazione delle proposte di finanziamento, tenendo conto anche della qualità tecnica e della sostenibilità economico-finanziaria delle stesse.
Il Piano è stato adottato a dicembre 2024 includendo 418 interventi ammissibili, per un valore finanziario pari a circa 12 miliardi di euro e 565 interventi già programmati di importo finanziato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti pari a circa 5 miliardi di euro.
L'attuazione del Piano avverrà per stralci e l'assegnazione delle risorse economiche verrà effettuata tenendo conto degli eventuali vincoli di spesa delle fonti finanziarie disponibili.
Lo scorso mese di aprile, in sede di cabina di regia per la crisi idrica, è stato presentato il primo stralcio della programmazione prevista, sentiti gli altri Ministeri, che sarà successivamente trasmesso alla Conferenza unificata. Questo primo pacchetto include 66 interventi distribuiti in 19 regioni, per un finanziamento complessivo di circa 1 miliardo di euro.
Tali interventi sono funzionali all'obiettivo di garantire gli effettivi fabbisogni idrici dei territori, in considerazione dell'importanza della risorsa idrica sia per settori economici, come i comparti agricoltura, industria ed energia, che per l'uso quotidiano da parte dei cittadini.
Per quanto attiene al quesito posto, si ricorda che la diga Fanaco, situata nel comune di Castronovo di Sicilia, nella città metropolitana di Palermo, costituisce uno dei principali invasi del territorio siciliano e riveste un ruolo strategico per l'approvvigionamento idrico delle ex province di Agrigento, Caltanissetta e Palermo. Al riguardo, si precisa che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti non esercita alcuna attività in merito alle opere che riguardano l'invaso, trattandosi di una competenza interamente regionale.
Da informazioni assunte dalla società di gestione della diga si apprende che la stessa è stata progettata e realizzata nei primi anni ’50 prevedendo il suo completo riempimento mediante il bacino imbrifero sotteso dalla struttura di sbarramento. A partire dagli anni ’90 sono state progettate ed eseguite ulteriori opere di presa e opere di collegamento idraulico volte ad incrementare il riempimento dell'invaso.
Tra le opere realizzate in detto periodo vi sono le pompe di sollevamento delle acque, situate a circa 3 km a valle dello sbarramento.
In merito al funzionamento della centrale di sollevamento «Platani», la stessa società ha rappresentato che essa è dotata di cinque pompe multistadio da 200 litri al secondo ciascuna, per una capacità complessiva di 1.000 litri al secondo, ed alimentate da motori da 550 kW a 6.000 V. La centrale, gestita tramite un sistema di automazione e telecontrollo avanzato, è parte integrante dell'impianto Liste-Castronovo e risulta operativa anche grazie ad una serie di interventi di ammodernamento e manutenzione che sono stati realizzati negli anni.
Tuttavia, il suddetto gestore ha specificato che, dal punto di vista tecnico, le opere citate dall'Onorevole interrogante possono dare un contributo di risorsa idrica molto limitato ai fini del riempimento del serbatoio del Fanaco. Risultati più efficienti sono, invece, attesi dal bacino direttamente sotteso dalla diga e dai bacini direttamente allacciati al serbatoio.
In ogni caso, la diga Fanaco è attualmente in regolare esercizio, senza alcuna limitazione all'utilizzo della risorsa idrica.
Inoltre, per far fronte alle carenze idriche, la società di gestione riferisce di aver attuato una serie di misure straordinarie per contenere gli impatti sull'approvvigionamento idrico, in accordo con la cabina di regia per l'emergenza.
Le iniziative hanno riguardato, da un lato, l'incremento della disponibilità idrica attraverso l'individuazione di nuove fonti e la riattivazione di infrastrutture precedentemente dismesse; dall'altro, il rafforzamento della capacità di interconnessione tra sistemi idrici differenti, per consentire il trasferimento della risorsa dalle aree meno critiche verso quelle maggiormente in sofferenza, garantendo la continuità del servizio idrico ai comuni serviti dall'invaso.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Matteo Salvini.
ILARIA FONTANA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:
il 21 gennaio 2025, il Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e dell'allevamento del Senegal, Dr. Mabouda Diagne, ha firmato a Dakar un memorandum d'intesa con l'azienda italiana Bonifiche ferraresi international nell'ambito di un partenariato pubblico-privato sostenuto dal Piano Mattei per l'Africa del Governo italiano;
tale accordo si inserisce nel quadro del «Plan Diomaye pour la Casamance», con l'obiettivo di trasformare la regione di Sédhiou in un polo agricolo integrato attraverso lo sviluppo dell'agricoltura, allevamento e piscicoltura su oltre 10.000 ettari, con un budget stimato di 134 milioni di euro;
questo progetto prevede la creazione di decine di migliaia di posti di lavoro per giovani e donne, l'istituzione di cooperative agricole comunitarie e lo sviluppo di infrastrutture socio-economiche per le popolazioni locali, oltre a contribuire alla riduzione della dipendenza del Senegal dalle importazioni alimentari;
in occasione del vertice Italia-Africa tenutosi presso il Senato della Repubblica il 29 gennaio 2024, il Governo italiano ha presentato il Piano Mattei per l'Africa come uno strumento di cooperazione innovativo, mirato a promuovere relazioni su base paritaria, investimenti e sviluppo sostenibile, evitando dinamiche di sfruttamento e favorendo un reale partenariato tra imprese italiane e realtà locali;
vi è la necessità di disporre anche di adeguati meccanismi di monitoraggio e valutazione per garantire che l'investimento rispetti i princìpi di sostenibilità ambientale, inclusione sociale e sviluppo equo, evitando pratiche di land grabbing o sfruttamento delle risorse naturali a danno delle comunità locali –:
quali siano i dettagli dell'accordo siglato tra l'azienda Bonifiche ferraresi international e il governo senegalese, in particolare per quanto riguarda i termini della concessione delle terre e la distribuzione dei benefici tra le parti coinvolte;
quanto sia l'ammontare dell'impegno di spesa previsto dal fondo del Piano Mattei per L'Africa in compartecipazione all'intervento di Bonifiche ferraresi international;
quali indicatori o meccanismi siano stati previsti per garantire sostenibilità ambientale ed equo sviluppo;
se siano stati coinvolti organismi internazionali, associazioni locali o esperti indipendenti per garantire la trasparenza e l'efficacia dell'iniziativa;
quali siano i benefici concreti previsti per le imprese italiane e per l'Italia nel suo complesso in termini di ritorno economico, commerciale e geopolitico da tale partnership.
(4-04776)
Risposta. — Il 21 gennaio 2025 Bonifiche Ferraresi International (Bfi) – società controllata dall'italiana BF Spa – e il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e dell'allevamento del Senegal hanno firmato un Memorandum d'intesa per la realizzazione della progettualità della Cooperazione italiana inserita nel Piano Mattei per l'Africa denominata «Rafforzamento degli ecosistemi agroalimentari in Senegal in partenariato con il sistema privato italiano».
L'accordo prevede che 10.000 ettari di terra nelle località di Ziguinchor e Sedhiou, nella regione della Casamance, siano messi a disposizione per l'iniziativa in accordo con i soggetti cedenti (Enti locali, agricoltori, piccoli proprietari e altro). Tale regione è stata scelta dal Ministro dell'agricoltura senegalese Diagne, in accordo con il Primo ministro Sonko, in quanto area prioritaria per il Governo senegalese e oggetto, infatti, di uno specifico piano di sviluppo (Plan Diomaye patir la Casamance). Si tratta di una regione rimasta a lungo isolata a causa dell'instabilità interna, che solo negli ultimi anni sta andando verso una progressiva stabilizzazione, con una popolazione in crescente aumento in ragione del rientro di sfollati interni.
Nello specifico, il progetto si propone di promuovere lo sviluppo socioeconomico della regione con azioni mirate a:
rafforzare la sicurezza alimentare, aumentando la produzione agricola attraverso il recupero di terreni non coltivati, la diversificazione delle colture, l'utilizzo di varietà resilienti e l'autonomia nel settore delle sementi, utilizzando tecnologie avanzate e piattaforme digitali per ottimizzare l'impiego delle risorse disponibili e migliorare la produttività, sviluppando altresì un'area zootecnica;
investire nel capitale umano del Paese partner, con formazione di base e specialistica, basata sulle eccellenze, conoscenze e buone pratiche del comparto agro-alimentare italiano;
lavorare in sinergia con le comunità locali, generando posti di lavoro, coinvolgendo i piccoli agricoltori e stimolando l'imprenditoria locale per la creazione di valore aggiunto nelle filiere agricole, con un focus particolare sui giovani e sulle donne, oltre che investendo in viabilità, infrastrutture idriche ed energetiche, e in luoghi di servizio comunitario educativo, sanitario e sociale;
rispondere alle sfide poste dal cambiamento climatico, realizzando azioni concrete quali l'utilizzo di sistemi avanzati di irrigazione e la creazione di fasce verdi arboricole;
realizzare e promuovere il rafforzamento istituzionale a livello centrale e territoriale, con investimenti in laboratori di analisi dei suoli e delle acque.
La concessione delle terre (che ha natura pluriennale, ma non definitiva) è stata concordata con il Ministero dell'agricoltura senegalese e con le Autorità locali.
In merito al secondo quesito posto dall'interrogante, si segnala che non è previsto alcun impegno di spesa dal fondo del Piano Mattei per l'Africa. La collaborazione con Bonifiche Ferraresi International si iscrive nel quadro dell'azione italiana della cooperazione allo sviluppo, ed in particolare nei finanziamenti a dono destinati al Centro internazionale di alti studi agronomici mediterranei (Ciheam) di Bari, organizzazione intergovernativa per l'attuazione di attività volte a rafforzare la sicurezza alimentare, a investire per lo sviluppo del capitale umano dei Paesi partner, a rispondere alle sfide del cambiamento climatico e a rafforzare le istituzioni locali. Nello specifico, a settembre 2024 è stato approvato un contributo a dono pluriennale a favore del Ciheam del valore di 67 milioni di euro per sostenere attività dirette al rafforzamento socioeconomico e ambientale dell'ecosistema agroalimentare, che finanzia anche il progetto Bfi, incluso lo svolgimento di iniziative di formazione, capacity building, inclusione finanziaria a vantaggio delle comunità locali. Nell'ambito di questa iniziativa, il Ciheam lavorerà assieme a Bfi in un'ottica di azione di sistema e di partenariato pubblico privato, in coerenza con gli obiettivi del documento triennale di programmazione e indirizzo della cooperazione allo sviluppo 2024-2026.
In merito al terzo e quarto punto, la sostenibilità ambientale, economica e sociale è al centro delle attività di monitoraggio e valutazione finanziaria, operativa, sociale, di impatto e di performance dell'iniziativa. È previsto un processo di monitoraggio e valutazione di lungo termine con cadenza massima trimestrale, sulla base di indicatori chiaramente identificati, tra cui, ad esempio, l'incremento di ettari coltivati con tecniche agricole che favoriscano la lotta contro la desertificazione e la riduzione della vulnerabilità ambientale, la messa in opera di azioni che favoriscano la conservazione della biodiversità e l'utilizzo sostenibile delle risorse.
L'iniziativa è inoltre sottoposta ad un costante monitoraggio delle attività, delle risorse e della loro rendicontazione attraverso l'ausilio di organi terzi e indipendenti e di procedure e verifiche da parte di società di revisione internazionali. Nel progetto sono coinvolti organismi indipendenti quali il già menzionato Ciheam di Bari, partner tecnico ed ente esecutore dell'iniziativa, che mette a disposizione competenze tecnico-scientifiche nei settori dell'agricoltura sostenibile, della gestione delle risorse naturali e dello sviluppo rurale; ma anche il Ministero dell'agricoltura senegalese, per favorire un dialogo costante con le istituzioni del Paese partner e assicurare un allineamento con le priorità nazionali, le esigenze dei territori e la sostenibilità nel lungo periodo. È inoltre garantita la comunicazione periodica dei risultati ottenuti, tanto nei singoli Paesi partner che in Italia, assicurando in tal modo la trasparenza delle azioni svolte.
Riguardo infine all'ultimo quesito posto dall'interrogante, si segnala che la nuova strategia triennale della Cooperazione allo sviluppo 2024-2026, nel cui ambito si inserisce il progetto, inaugura un metodo di lavoro innovativo caratterizzato da un partenariato paritario tra settore pubblico e privato, nell'ottica di rendere pienamente operative le previsioni della legge n. 125 del 2014 in merito al coinvolgimento del settore profit nella realizzazione di iniziative di cooperazione allo sviluppo. Ciò è in linea con la volontà del Governo senegalese di facilitare il passaggio di approccio da aid far aid ad aid far trade e consente parallelamente di mettere a sistema risorse, capacità e contenuto innovativo delle aziende italiane nel settore della tecnologia agricola (ad esempio, nei settori dei macchinari, dei sistemi di irrigazione, delle sementi), contribuendo ai piani di sviluppo di internazionalizzazione di questi soggetti e alla valorizzazione delle eccellenze italiane nel campo.
Il Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Edmondo Cirielli.
GHIRRA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
l'interrogante ha appreso che le confederazioni Cgil e Uil e le categorie dei lavoratori pubblici Fp Cgil, Uil Fpl e Uil Pa, in data 6 dicembre 2024. hanno scritto una lettera all'ambasciatore italiano in Turchia per informarlo circa numerosi arresti avvenuti nelle prime ore del 26 novembre 2024 ad opera della polizia turca, nei confronti di numerosi dirigenti sindacali fra cui Remzi Çalişkan, presidente di Genel-İş e vicepresidente della confederazione turca Disk, il quale risulterebbe essere ancora in stato di arresto e Kemal Göksoy, presidente della federazione di Mersin di Genel-İş;
nella lettera citata verrebbe evidenziato come questi arresti siano stati effettuati illegalmente, nella totale mancanza di rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali;
inoltre, al momento non ne sarebbero state ancora rese note le motivazioni e agli avvocati dei dirigenti sindacali, prontamente intervenuti, sarebbe stato negato l'accesso ai fascicoli processuali;
risulta inoltre che il Comitato esecutivo del sindacato Genel-İş abbia condannato queste azioni, esprimendo preoccupazione rispetto all'allontanamento della Turchia dai principi della democrazia e dello stato di diritto;
in ultimo, anche la confederazione Kesk, anch'essa affiliata alla Confederazione europea dei sindacati, avrebbe informato i sindacati nazionali italiani che anche alcuni propri dirigenti sarebbero stati presi in custodia nella stessa notte del 26 novembre 2024;
quanto accaduto appare essere particolarmente grave laddove si consideri che Remzi, che ha partecipato al congresso del sindacato europeo dei servizi pubblici Epsu, tenutosi a Bucarest a giugno 2024 e anche alla riunione del Comitato esecutivo di Epsu tenutasi a Bruxelles il 20 novembre 2024, avrebbe in entrambe queste importanti occasioni incentrato i propri interventi sui diritti dei lavoratori e chiesto giustizia sociale per le lavoratrici e i lavoratori in Turchia, evidenziando l'esigenza di difendere la democrazia, la giustizia e l'uguaglianza nel proprio Paese;
risulta altresì che oltre ai sindacalisti, sarebbero stati arrestati anche alcuni giornalisti membri dell'Unione turca dei giornalisti, affiliata alla Federazione internazionale dei giornalisti;
il Comitato esecutivo della federazione sindacale globale dei servizi pubblici PSI, riunitosi il 3-4 dicembre 2024, avrebbe in detta occasione, condannato tutti i citati arresti –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della vicenda in oggetto e se non intenda farsi portavoce della preoccupazione manifestata dalle organizzazioni sindacali italiane per le sorti dei colleghi sindacalisti turchi.
(4-03979)
Risposta. — A fine 2024 si sono registrati in Turchia arresti di rappresentanti della società civile, perlopiù di etnia curda. Le operazioni condotte dalla polizia turca sono state attuate principalmente nel sud-est del paese, ove è concentrata la popolazione appartenente a tale minoranza. Le accuse in capo ai sospetti riguardano un loro presunto sostegno al PKK, riconosciuta quale organizzazione terroristica anche dall'Unione europea e dal nostro Paese.
Il 26 novembre scorso le autorità turche hanno svolto l'operazione «Gurz-27» che ha condotto all'arresto, attraverso interventi in 30 province della Turchia, di 231 presunti membri o sostenitori di organizzazioni terroristiche. Si è assistito parallelamente alla destituzione di alcuni sindaci eletti durante la tornata elettorale amministrativa del marzo 2024 nelle file del partito di riferimento della minoranza curda (DEM), anch'essi per sospetti legami con il movimento terroristico. I rappresentanti eletti sono stati sostituiti, come da normativa turca, da amministratori fiduciari di nomina governativa.
Gli interventi delle forze dell'ordine turche si erano inseriti nel quadro della risposta alla recrudescenza delle azioni del PKK, autore da ultimo dell'attentato alla TAI di Kahramankazan (a 50 chilometri circa da Ankara) dell'ottobre dello scorso anno, che provocò la morte di 6 persone e immediatamente rivendicato dalla sigla terroristica, e dell'attacco al Ministero dell'interno turco nell'ottobre del 2023.
È in tale contesto che il 26 novembre scorso Remzi Çalişkan, presidente di Genel-İş e vicepresidente della confederazione turca «DISK» (Confederazione dei sindacati rivoluzionari della Turchia), una delle principali sigle sindacali del Paese, e Kemal Göksoy, presidente della federazione di Mersin di «Genel-İş», sindacato turco dei lavoratori dei servizi generali affiliato al DISK, sono stati arrestati con l'accusa di sostegno al terrorismo.
La nostra rappresentanza diplomatica in Turchia ha seguito fin dall'inizio gli sviluppi della vicenda, in stretto raccordo con la delegazione Ue ad Ankara. All'indomani della ricezione della lettera delle confederazioni Cgil e Uil e delle categorie dei lavoratori pubblici Fp Cgil, Uil Fpl e Uil Pa, anche su stimolo della nostra Ambasciata, il capo della delegazione dell'Unione europea in Turchia ha ricevuto rappresentanti di «Genel-İş» e una delegazione di Etuc, la Confederazione europea dei sindacati. Nel contesto delle attività di monitoraggio di casi giudiziari in Turchia, la delegazione dell'Unione europea ad Ankara ha seguito le udienze dei due sindacalisti presso la corte penale di Ankara.
Si segnala che sia il presidente di Genel-İş, Remzi Çalişkan, sia il presidente della Federazione di Mersin, Kemal Göksoy, sono stati rilasciati; il primo alla fine dell'anno scorso, il secondo il 10 aprile. Entrambi hanno ripreso le proprie attività sindacali. L'Ambasciata continua a monitorare, di concerto con gli altri Stati Membri Ue le udienze dei due procedimenti a carico dei sindacalisti, che restano comunque ancora aperti.
L'attenzione per la vicenda si inserisce nella tradizionale premura che l'Italia riserva alla tutela e promozione della libertà di espressione e associazione a livello internazionale. Con specifico riguardo alla Turchia, in occasione dell'ultima Revisione periodica universale (Upr) del Paese, svoltasi ad inizio maggio nell'ambito del Consiglio diritti umani a Ginevra, l'Italia ha formulato ad Ankara diverse raccomandazioni, tra cui quelle di proteggere la libertà di espressione, di rafforzare lo Stato di diritto e di adottare misure appropriate per agevolare il dialogo sociale e politico.
Infine, è importante segnalare il recente significativo sviluppo registrato il 12 maggio scorso, con l'annuncio della dissoluzione e deposizione delle armi da parte del partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), che ha manifestato il proprio sostegno all'avvio di un processo politico per la piena risoluzione della questione curda, nel contesto di un'iniziativa di riconciliazione recentemente avviata dalla maggioranza di governo in Turchia. Da tale decisione potrebbero scaturire importanti riflessi collegati alla situazione dei detenuti nelle carceri turche, ritenuti «membri o affiliati del PKK», in particolare per quelli a cui non sono ascritti reati violenti.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Giorgio Silli.
GRIMALDI e DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
a quanto consta all'interrogante in data 3 maggio 2025 la consigliera regionale dell'Emilia-Romagna, Simona Larghetti, ha effettuato un'ispezione a sorpresa, assieme al Garante comunale di Bologna per i diritti dei detenuti, Antonio Ianniello, nel carcere minorile bolognese del Pratello;
in questa occasione la consigliera ha potuto constatare che le attività, ad eccezione di quelle scolastiche, sono tutte sospese, e inoltre una grave carenza di personale e un evidente sovraffollamento degli spazi;
una situazione a parere dell'interrogante allarmante, che alimenta ulteriormente la preoccupazione per una realtà, quella degli Istituti penali per minorenni, già da tempo al limite e che vede come unico intervento promosso dal Governo la «non-soluzione» dei trasferimenti nelle carceri per adulti;
a tal proposito, risulta all'interrogante che nei prossimi giorni sono previsti 25 nuovi ingressi nella sezione giovani adulti della casa circondariale Dozza: un accanimento che si traduce in un rischio concreto di arrivare a nuove situazioni di crisi a causa delle inadeguatezze organizzative;
la creazione della sezione per giovani adulti alla Dozza ha impattato negativamente sugli equilibri già fragili del Pratello, con personale ed educatori costretti a sdoppiarsi tra le due strutture, senza più la possibilità di garantire quel lavoro educativo e relazionale quotidiano che rappresenta l'unico vero argine alla recidiva e che ha sempre rappresentato un punto di forza del Pratello;
con l'interrogazione 4-04888 era già stata richiamata l'attenzione sulle proteste avvenute nelle scorse settimane al Pratello. Nonostante negli ultimi giorni le tensioni tra i giovani detenuti sembrino essere rientrate, la consigliera Larghetti ha potuto constatare che il personale continua a esprimere forte preoccupazione per un clima che resta instabile e per la perdita di fiducia e punti di riferimento da parte dei ragazzi;
sovraffollamento, inattività e mancanza di spazi rischiano di diventare la vera condanna sulle vite di questi giovani detenuti –:
se non ritenga urgente valutare la chiusura della sezione per giovani adulti presso la casa circondariale Dozza di Bologna, che sta generando gravi condizioni per il personale e che sta compromettendo il diritto dei ragazzi ad una detenzione umana, dignitosa e orientata al reinserimento nella società.
(4-04957)
Risposta. — Con riferimento all'atto ispettivo in esame, come riferito in occasione della risposta ad analogo atto di sindacato ispettivo, richiamato anche dagli interroganti, si premette che il competente dipartimento di giustizia minorile e di comunità è ben lontano dall'aver elaborato proposte volte al sistematico trasferimento di detenuti minorenni in carceri per adulti e che, al contrario, si sta invece adoperando al fine di sopperire alle criticità che emergono nell'ambito del comparto detentivo minorile e che sono risalenti nel tempo.
Giova anzitutto ribadire che il temporaneo trasferimento di un numero massimo di cinquanta giovani adulti di età compresa tra i 18 e i 25 anni (sinora i detenuti ivi trasferiti sono 25) presso una sezione distaccata dell'Ipm «Pietro Siciliani» di Bologna, allestita presso un padiglione autonomo della casa circondariale «Dozza» di Bologna, la cui gestione è affidata esclusivamente a personale del citato dipartimento, costituisce una soluzione logistica straordinaria indispensabile a fronte delle presenze detentive del comparto minorile, sui cui, come è noto, hanno agito diversi fattori con-causali tra cui l'aumento esponenziale dei minori stranieri non accompagnati, in stato di detenzione intra-muraria, oramai pari a circa il 50 per cento della popolazione detentiva e la dismissione, attuata dalla precedente amministrazione, di importanti compendi detentivi, oggi riacquisiti e ristrutturati.
La soluzione prospettata oltre che idonea ad assicurare, nel più breve tempo possibile, un contesto ove l'utenza possa ritrovare condizioni di vivibilità più adeguate ed usufruire di una continuità educativo-trattamentale, viene presa nelle more dell'entrata a regime di ben tre nuovi Istituti penali minorili dell'Aquila di Lecce e di Rovigo, oltre che delle nuove comunità socio-terapeutiche ad alta intensità socio-sanitaria, in grado di accogliere progressivamente i ragazzi portatori di peculiari disagi.
Tale padiglione si configura e si struttura, anche fisicamente, a tutti gli effetti, come Sezione distaccata dell'istituto penale minorile «Pietro Siciliani» di Bologna, totalmente autonoma e separata dall'area occupata da detenuti adulti, oltre che gestita con personale educativo e di polizia penitenziaria proveniente unicamente dal dipartimento di giustizia minorile e di comunità.
Si ribadisce che il progetto di trasferimento temporaneo si basa, sulla transitorietà dell'operazione, peraltro attentamente ponderata, anche alla luce della compiuta valutazione di tutte le eventuali possibilità alternative.
La gestione dei detenuti del comparto minorile resta affidata esclusivamente a personale specializzato del dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, sia di polizia penitenziaria che di personale educativo e amministrativo e, a rimarcare l'assoluta differenziazione anche trattamentale dei detenuti minori, si garantisce la separazione assoluta dai detenuti ordinari, mediante rigidi modelli organizzativi, strutturali, logistici e di continua vigilanza, che garantiscono la suddetta esigenza fondamentale, nel pieno rispetto del principio di tutela dei giovani e quindi evitando, nel modo più assoluto, qualsivoglia rischio di contatto con i detenuti adulti.
Resta, altresì, prioritario l'impegno nei percorsi trattamentali, con largo impiego di funzionari pedagogici, mediatori culturali ed esperti ex articolo 80, messi a disposizione dal dipartimento, con il precipuo scopo di scongiurare l'interruzione dei percorsi rieducativi intrapresi e con l'impiego esclusivo di personale della polizia penitenziaria già assegnata al comparto minorile.
Attualmente è stato assegnato in loco un contingente composto da 30 unità, per costituire il quale è stata condotta una ricognizione e selezione interna al dipartimento.
Infine, si evidenzia che sono regolarmente in corso tutte le attività trattamentali dell'istituto in oggetto, sia nella sede centrale di Via del Pratello che presso la sezione distaccata de la «Dozza» e ne è riprova il fatto che il personale è tuttora costantemente impegnato a garantire quel lavoro educativo e relazionale quotidiano che rappresenta l'unico vero argine alla recidiva e che ha sempre rappresentato un punto di forza del Pratello.
In particolare, presso l'Ipm di Bologna sede centrale Via Pratello si svolgono il corso di alfabetizzazione alla lingua italiana, 4 mattine a settimana, il corso di scuola media, 4 mattine, e un pomeriggio a settimana, corso biennio scolastico propedeutico con materie comuni e biennio scolastico propedeutico con materie di indirizzo, 3 mattine e 2 pomeriggi a settimana, corso secondo biennio dell'istituto alberghiero «Scappi», 2 mattine e 4 pomeriggi a settimana, corso del quinto anno dell'istituto alberghiero «Scappi», 3 mattine e 2 pomeriggi a settimana.
Ancora, è attivo il corso professionale di ristorazione, tenuto dall'ente di formazione professionale «Fomal» di Bologna, 4 mattine e un pomeriggio a settimana, il laboratorio di Arteterapia, 4 mattine e 2 pomeriggi a settimana, il «Progetto Biografilm», nell'ambito del Festival del cinema promosso dalla Regione Emilia-Romagna, sabato mattina.
Non mancano, inoltre, le attività sportive, tenute dall'associazione Uisp di Bologna nel campo esterno, tutti i pomeriggi, dal lunedì al venerdì compresi.
È attivo il progetto Ceis di informazione e sensibilizzazione sul tema dell'uso/abuso di sostanze, una volta a settimana, per un totale di 9 incontri.
Per quanto riguarda le attività trattamentali in programma sempre presso l'Ipm di Bologna (sede centrale Via Pratello), si evidenzia anche che, a partire dal mese di giugno, verranno avviate anche le seguenti ulteriori attività:
corso integrativo di 30 ore di alfabetizzazione alla lingua italiana;
corso di recupero di 30 ore per il conseguimento della licenza media, con possibilità di sostenere gli esami di licenza media a febbraio 2026;
laboratorio musicale, tenuto dal gruppo musicale «Lo Stato Sociale», 2 volte a settimana, per la produzione di testi scritti e brani musicali;
attività teatrale del «Teatro degli Oppressi»;
laboratorio video;
attività ricreative con l'associazione di volontariato «U.V.A Passa», una volta a settimana nelle giornate di sabato o domenica;
Progetto «Samar»: testimonianze di Chef e operatori del settore della ristorazione bolognese, con evento finale di condivisione delle esperienze professionali e preparazione della cena sociale.
In relazione alla sede distaccata dell'Ipm di Bologna, le attività trattamentali in essere (al 26 maggio 2025) risultano le seguenti:
il corso di alfabetizzazione alla lingua italiana, 4 mattine e 2 pomeriggi a settimana;
il corso di scuola media, 2 mattine e un pomeriggio a settimana;
il laboratorio didattico di supporto per gli studenti di scuola media, un pomeriggio a settimana;
l'attività di arteterapia, con 3 colloqui una mattina a settimana e 2 colloqui un pomeriggio a settimana;
il laboratorio video, 3 mattine e un pomeriggio a settimana;
il laboratorio di musica rap, una mattina e un pomeriggio a settimana;
il laboratorio musicale/arteterapia «Leporello», un pomeriggio a settimana;
gli incontri di gruppo sul riconoscimento e la gestione delle emozioni, tenuti da «Inside Out» (Ausl Bologna), un pomeriggio a settimana;
il laboratorio teatrale, dal mese di giugno 2 volte a settimana, la mattina, e dal mese di luglio 3 mattine a settimana;
le attività sportive tenute dall'associazione Uisp di Bologna nel campo esterno tutti i pomeriggi, dal lunedì al venerdì compresi.
Inoltre, dal 28 maggio 2025 è stato avviato un laboratorio sull'uso e l'abuso delle sostanze a cura dell'Associazione «Giovanni XXIII», che coinvolgerà 10 ristretti, alla presenza di 2 educatori dell'area tecnica.
Il 3 giugno partirà il primo modulo formativo denominato «Tecniche base di decorazione», della durata di 60 ore, e il 12 giugno inizierà un altro modulo formativo di «Carpenteria», anch'esso di 60 ore.
Nel mese di luglio sono previsti altri 2 moduli formativi: «Tecniche di decorazione» (60 ore) e «Costruzione di strutture modulari in legno e metallo» (90 ore).
Da quanto esposto risulta evidente che l'attività trattamentale viene, dunque, costantemente svolta, oltre che costantemente implementata, in omaggio al principio rieducativo della pena e sempre nell'ottica del preminente interesse del minore.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.
GRUPPIONI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
la direzione generale per la cooperazione allo sviluppo del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale svolge un ruolo centrale nella programmazione e nella gestione delle politiche di cooperazione internazionale dell'Italia;
tale Direzione si avvale, tra gli altri strumenti, del coinvolgimento della società civile organizzata, delle Organizzazioni della società civile (Osc) iscritte in apposito elenco e delle sedi estere dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics);
il documento triennale di programmazione e di indirizzo della cooperazione allo sviluppo, strumento guida della politica italiana di cooperazione, indica obiettivi e priorità, tra cui il rafforzamento dell'efficacia territoriale attraverso una rete di sedi estere coordinate e strategicamente distribuite;
risultano tuttavia ancora non operative numerose sedi previste dal documento triennale, tra cui quella di Buenos Aires, la cui apertura è stata annunciata ma non ancora attuata;
non risulta inoltre trasparente a giudizio dell'interrogante il criterio con cui viene attribuita a talune sedi estere la funzione di coordinamento regionale o di valenza strategica, né sono noti gli elementi oggettivi su cui si basano tali scelte;
il permanere dell'elenco delle Osc, come requisito per accedere ai finanziamenti pubblici, potrebbe costituire un ostacolo alla concorrenza e favorire meccanismi consolidati a scapito dell'innovazione e del rinnovamento del settore;
non è infine chiaro se e in quale misura vengano coinvolti i comitati degli italiani all'estero (Comites) nelle attività di cooperazione, in particolare in quei Paesi dove esistono significative comunità italiane e potenziali sinergie progettuali –:
se il Ministero, attraverso la direzione generale per la cooperazione allo sviluppo, coinvolga i comites nelle attività di cooperazione internazionale e con quali modalità;
in base a quale disposizione venga ancora mantenuto lo strumento dell'elenco delle Osc e se il Governo intenda adottare iniziative normative volte a rivedere tale strumento per garantire maggiore apertura e concorrenza nel settore;
quante siano, a oggi, le sedi estere dell'Aics effettivamente operative, e quali siano le ragioni del ritardo nell'attivazione di quelle già previste nel documento triennale, con particolare riferimento alla sede di Buenos Aires;
quale sia la procedura concreta per l'apertura di una nuova sede Aics e se vi siano tempi certi e risorse già stanziate per la realizzazione della sede di Buenos Aires;
per quale motivo nel documento triennale non venga chiaramente indicato quali siano le sedi con funzione di coordinamento regionale o con valenza strategica prioritaria, a fronte dell'obiettivo dichiarato di rafforzare l'efficacia territoriale della cooperazione.
(4-04712)
Risposta. — Il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, attraverso la Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo, coinvolge nella definizione delle politiche e nella realizzazione degli interventi tutti gli attori con competenza nell'ambito della cooperazione internazionale, ovvero tutti quelli parte del sistema italiano della cooperazione allo sviluppo. Tali soggetti sono esplicitamente menzionati nel Capo VI della legge n. 125 del 2014, e in particolare nell'articolo 23, comma 2 secondo il quale «sono soggetti del sistema della cooperazione allo sviluppo: a) le amministrazioni dello Stato, le università e gli enti pubblici; b) le regioni, le province autonome di Trento e di Bolzano e gli enti locali; c) le organizzazioni della società civile e gli altri soggetti senza finalità di lucro di cui all'articolo 26; d) i soggetti con finalità di lucro, qualora agiscano con modalità conformi ai principi della presente legge, aderiscano agli standard comunemente adottati sulla responsabilità sociale e alle clausole ambientali, nonché rispettino le norme sui diritti umani per gli investimenti internazionali.».
Sulla base di tale disposizione, i Comitati degli italiani all'estero (COMITES) non sono tra i soggetti coinvolti nelle attività di cooperazione internazionale allo sviluppo.
Lo strumento dell'elenco delle organizzazioni della società civile è previsto dall'articolo 26 della citata legge n. 125 del 2014, secondo il quale possono esservi iscritti: a) organizzazioni non governative (ONG) specializzate nella cooperazione allo sviluppo e nell'aiuto umanitario; b) enti del terzo settore (ETS) non commerciali statutariamente finalizzati alla cooperazione allo sviluppo e alla solidarietà internazionale; c) organizzazioni di commercio equo e solidale, della finanza etica e del microcredito che nel proprio statuto prevedano come finalità prioritaria la cooperazione internazionale allo sviluppo; d) organizzazioni e associazioni delle comunità di immigrati che mantengano con le comunità dei Paesi di origine rapporti di cooperazione e sostegno allo sviluppo o che collaborino con soggetti provvisti dei requisiti di cui al presente articolo e attivi nei Paesi coinvolti; e) imprese cooperative e sociali, organizzazioni sindacali dei lavoratori e degli imprenditori, fondazioni, organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale qualora i loro statuti prevedano la cooperazione allo sviluppo tra i fini istituzionali; f) organizzazioni con sede legale in Italia che godono da almeno quattro anni dello status consultivo presso il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC).
I requisiti e le procedure per l'iscrizione e la permanenza nell'elenco sono illustrati nelle linee guida consultabili sul sito web dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS).
Attualmente sono iscritte nell'elenco oltre 290 organizzazioni della società civile italiana, che possono concorrere a finanziamenti da parte dell'Agenzia anche in partenariato con organizzazioni non iscritte nell'elenco, in tal modo aumentando la rappresentatività della platea di enti coinvolti. Pertanto, non si ravvede la necessità di adottare iniziative normative volte a rivedere tale strumento.
Ad oggi, le sedi estere dell'AICS effettivamente operative sono 20. Di queste, 10 sono situate in Africa, in linea con la priorità attribuita dal Governo al continente africano e sono in Burkina Faso, Costa d'Avorio, Etiopia, Egitto, Kenya, Mozambico, Niger, Senegal, Tunisia e Uganda. 5 sedi sono situate in Medio Oriente e Asia (Giordania, Libano, Palestina, Pakistan e Vietnam). Le sedi europee si trovano in Ucraina e Albania. In America Latina le sedi dell'Agenzia sono situate in Colombia, Cuba ed El Salvador. Tra queste, quelle di Tunisi, Nairobi, Addis Abeba, Dakar, Maputo, Tirana, Bogotà, San Salvador e Hanoi hanno funzione di coordinamento regionale, con l'obiettivo di rafforzare la proiezione della politica di cooperazione allo sviluppo nell'area interessata e di rafforzare l'efficacia dell'azione italiana in tali quadranti di intervento.
Con riferimento alla città di Buenos Aires, non risulta che sia mai stato deciso di aprirvi una sede dell'Agenzia Italiana per la cooperazione allo sviluppo. Il Documento triennale di programmazione e di indirizzo non è l'atto deputato a indicare l'apertura o meno di sedi dell'Agenzia. Ai sensi dell'articolo 17 della legge n. 125 del 2014, le sedi possono essere aperte a seguito di autorizzazione del Comitato congiunto per la cooperazione allo sviluppo, con atto del direttore dell'AICS.
L'Argentina non rientra nella lista dei Paesi prioritari della Cooperazione italiana e le residue attività di cooperazione in corso nel Paese, piuttosto datate, sono seguite dalla sede AICS di Bogotà, in ragione della sua funzione di coordinamento per la regione dell'America meridionale.
Il Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Edmondo Cirielli.
PITTALIS, MURA, GIAGONI, CALDERONE, ENRICO COSTA, BELLOMO, DEIDDA, LAMPIS e POLO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
il 20 dicembre 2024 il collegio regionale di garanzia elettorale presso la corte d'appello di Cagliari, presieduto dalla dottoressa Gemma Cucca, ha deliberato l'ordinanza ingiunzione di pagamento di una sanzione pecuniaria a carico della presidente della regione Sardegna, Alessandra Todde, in relazione a violazioni delle disposizioni di cui alla legge n. 515 del 1993, a giudizio degli interroganti gravissime, ed in particolare in relazione alla mancata nomina del mandatario elettorale, alla mancata apertura di un conto corrente dedicato, e alla presentazione di un rendiconto altrui, non riconducibile ad un candidato o al partito della lista di appartenenza, ma al comitato elettorale del M5S, che il senatore Licheri dichiarava alla Corte dei conti essere intervenuto «a favore non solo della candidata presidente, ma di tutti i candidati della lista M5S e dell'intera coalizione», con la conseguente impossibilità di ricostruire le entrate e le spese individuali della candidata Todde e la trasmissione degli atti alla procura della Repubblica presso il tribunale di Cagliari in relazione alle dichiarazioni dalla stessa depositate, in quanto autocertificazioni antinomiche, la prima attestante contributi e spese mediante il rendiconto del comitato, la seconda attestante l'opposto per essersi avvalsa di materiali e mezzi propagandistici messi a disposizione del partito nelle cui liste si è candidata (il MoVimento 5 stelle e non il comitato elettorale);
avverso detta ordinanza ha proposto opposizione, avanti il tribunale civile di Cagliari (n. 477/2025 R.G.), la presidente Todde ed è stato sollevato, ad iniziativa della regione Sardegna, conflitto di attribuzioni avanti la Corte costituzionale (n. 2 del 2025);
il 3 aprile 2025 il Collegio ha deliberato, ex articolo 7, decreto legislativo n. 36 del 2023, l'affidamento in house, a titolo gratuito e con esclusione del rimborso delle spese di eventuali trasferte, della propria difesa tecnica, sia davanti al tribunale di Cagliari che avanti la Corte costituzionale, al professor avvocato Riccardo Fercia, componente del medesimo organo di garanzia;
il 13 aprile 2025 la presidente Cucca ha lasciato l'incarico per collocamento a riposo e alla stessa è subentrato, in qualità di presidente facente funzioni, il dottor Massimo Costantino Poddighe il quale, unitamente ad altri componenti il Collegio elettorale di garanzia, deliberava, il 2 maggio 2025 la revoca del mandato difensivo al professor avvocato Fercia, senza neppure sostituirlo, sia nel giudizio davanti al tribunale civile, che a quello davanti alla Corte costituzionale;
a giudizio degli interroganti appare di straordinaria ed inaudita gravità l'aver privato, del tutto immotivatamente, detto organo della necessaria difesa tecnica, ove si consideri che non è consentito – a maggior ragione a quanti ricoprono funzioni apicali giurisdizionali – di vanificare e sopprimere il libero e corretto esercizio del diritto alla difesa dell'organo che ha rilevato e sanzionato le summenzionate condotte in violazione di specifiche disposizioni della legge n. 515 del 1993;
peraltro, come è dato evincere dagli scritti difensivi, l'attività del professor avvocato Fercia si è limitata a tutelare, sotto il profilo giuridico e fattuale, la legittimità del provvedimento impugnato, a meno che, a parere degli interroganti, con la revoca del mandato difensivo, non sia inteso interferire sull'iter dei contenziosi in corso, in spregio ed in violazione dei princìpi di terzietà, indipendenza ed imparzialità dell'ordine giudiziario;
evidente il conflitto di interessi riguardante il presidente Poddighe, il quale, secondo quanto è dato sapere dagli esposti del professor avvocato Fercia, risulterebbe essere il marito convivente della dottoressa Marcella Marchioni, nominata dalla Giunta, presieduta dalla ricorrente presidente Todde, a direttore generale dei servizi finanziari della regione e, il 10 marzo 2025, nominata altresì ad interim segretario generale della regione –:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere, per quanto di competenza, anche valutando la sussistenza dei presupposti per l'attivazione dei propri poteri ispettivi, al fine di accertare eventuali responsabilità disciplinari a carico del Presidente facente funzioni della Corte d'appello di Cagliari in relazione alla vicenda descritta in premessa, nonché se, alla luce della medesima vicenda, non intenda assumere iniziative di carattere normativo, a tutela dell'autonomia e della indipendenza della magistratura.
(4-04949)
Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame gli interroganti invocano l'attivazione dei poteri ispettivi del Ministro della giustizia in merito alla vicenda relativa alla revoca dell'incarico difensivo inizialmente conferito all'avvocato Riccardo Fercia dal collegio regionale di garanzia elettorale presso la corte d'appello di Cagliari nell'ambito del procedimento contenzioso introdotto da Alessandra Todde, attuale presidente della regione Sardegna.
Nelle premesse dell'atto di controllo si prospetta un possibile conflitto di interessi generato dal legame esistente tra il dottor Massimo Costantino Poddighe, presidente vicario della corte d'appello subentrato alla dottoressa Gemma Cucca, e la destinataria del provvedimento opposto in ragione dell'incarico di direttore generale dei servizi finanziari ricoperto in regione dalla moglie del dottor Poddighe.
Per fornire puntuale riscontro ai quesiti posti la competente articolazione ministeriale è stata prontamente incaricata di svolgere gli opportuni accertamenti.
È stata, dunque, richiesta ed acquisita dettagliata relazione dal medesimo presidente della corte d'appello di Cagliari.
Da essa emerge che «con ordinanza in data 20 dicembre 2024, il Collegio, all'epoca presieduto dalla dottoressa Gemma Cucca, Presidente della Corte d'Appello, ha accertato che la dottoressa Alessandra Todde, eletta Presidente della Giunta della Regione Sardegna all'esito della competizione elettorale svoltasi il 25 febbraio 2024, aveva violato taluni precetti contenuti nella l. 10 dicembre 1993, n. 515 e nella l. r. 27 gennaio 1994, n. 1, recanti disciplina delle campagne elettorali; le ha applicato le sanzioni amministrative pecuniarie nella misura ritenuta di giustizia e, da ultimo, ha disposto la sua decadenza dalla carica...
Avverso l'ordinanza, la nominata ingiunta ha presentato opposizione davanti al Tribunale di Cagliari...
Inizialmente, il Collegio, sempre presieduto dalla dott.ssa Cucca, ha deciso di difendersi “personalmente” ex art. 6, comma 9, d. lgs. 1° settembre 2011, n. 150, tramite la dott.ssa Daniela Muntoni, funzionario della Corte e segretaria del Collegio medesimo».
Dalla relazione emerge altresì che in seguito, nella seduta del 17 aprile 2025 convocata dalla stessa dottoressa Cucca ma presieduta dal dottor Poddighe in qualità di presidente vicario, nelle more subentrato alla prima, «il Collegio...ha deciso che la difesa doveva intendersi affidata in via esclusiva all'avv. Fercia, conformemente alle di lui aspettative».
Tuttavia, successivamente risulta essere stata fissata un'ulteriore seduta del collegio, per il 2 maggio 2025, con il seguente ordine del giorno: «valutazione in ordine alle problematiche inerenti al mandato difensivo rilasciato al prof Avv. Riccardo Fercia, con particolare riguardo alla validità del mandato stesso, di fronte all'eventualità della difesa obbligatoria da parte dell'Avvocatura dello Stato, e ai profili di responsabilità che potrebbero derivare dalla nomina di un avvocato del libero Foro, nonché varie ed eventuali, se strettamente connesse».
Ebbene, in tale seduta, con decisione assunta a maggioranza, il mandato conferito all'avv. Fercia è stato revocato per ritenuta compromissione del rapporto fiduciario tra il legale ed il collegio.
Ora, gli elementi sinora raccolti rendono necessaria la prosecuzione degli accertamenti già disposti, e ciò anche al fine di approfondire la questione relativa all'ipotizzato conflitto di interessi dell'attuale presidente del collegio con la destinataria dell'ordinanza opposta in ragione del rapporto di coniugio intercorrente tra il primo e la dottoressa Marcella Marchioni, direttore generale dei servizi finanziari della regione.
Invero, il sospetto paventato nell'atto parlamentare non può esimere quest'amministrazione dal compiere tutte le doverose verifiche. È per questa ragione che è stato dato incarico alla competente articolazione ministeriale di procedere in tal senso.
Resta inteso, dunque, che il Ministro della giustizia non mancherà, nei limiti delle proprie competenze, di assumere le opportune iniziative.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.
QUARTAPELLE PROCOPIO, BOLDRINI, ONORI e DELLA VEDOVA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
l'organizzazione russa Memorial International, insignita del premio Nobel per la pace, si occupa da anni della documentazione delle violazioni dei diritti umani nella Federazione russa, con particolare attenzione alla situazione dei prigionieri politici e di coscienza;
una recente campagna promossa dalla stessa organizzazione denuncia pubblicamente la grave condizione sanitaria di numerosi detenuti russi incarcerati per motivi politici o per la loro opposizione pacifica al regime in carica;
secondo le informazioni diffuse da Memorial, molti di questi prigionieri versano in condizioni di salute estremamente precarie e non ricevono cure mediche adeguate, in violazione degli standard minimi previsti dal diritto internazionale;
tra i detenuti figurano attivisti, giornalisti, oppositori politici e difensori dei diritti umani, il cui unico «reato» risulta essere l'esercizio di libertà fondamentali tutelate da convenzioni internazionali sottoscritte anche dalla Federazione russa;
l'Italia, storicamente impegnata nella difesa dei diritti umani, partecipa attivamente a organismi internazionali quali l'Unione europea, il Consiglio d'Europa e le Nazioni Unite, dove si discute anche della situazione dello stato di diritto in Russia –:
se il Governo sia a conoscenza della campagna promossa da Memorial International a tutela dei prigionieri politici arbitrariamente detenuti in Russia, molti dei quali in gravi condizioni di salute;
quali iniziative di competenza il Governo italiano abbia intrapreso, o intenda intraprendere, al fine di sollecitare la Federazione russa al rispetto dei diritti umani fondamentali e di tutele sanitarie adeguate per i detenuti;
se vi siano contatti in corso, anche tramite la rete diplomatica e consolare, per monitorare singole situazioni particolarmente gravi già segnalate dalla comunità internazionale e dalle Ong attive in questo ambito.
(4-04847)
Risposta. — Il Governo segue con la massima attenzione l'evoluzione politica della federazione russa, caratterizzata da crescenti tratti autoritari, evidenziati anche dall'aumento dei prigionieri politici, in particolare dopo l'inizio dell'invasione dell'Ucraina nel 2022.
In ambito multilaterale l'Italia promuove numerose iniziative volte a esercitare costante pressione sulle autorità russe affinché rispettino gli obblighi internazionali in materia di diritti umani e libertà fondamentali, con riferimento alla libertà personale, di espressione, associazione, stampa e al diritto alla salute.
Desidero innanzitutto segnalare che nel corso della nostra Presidenza del G7 nel 2024 abbiamo mantenuto alta l'attenzione internazionale sul tema. In occasione del primo incontro dei Ministri degli esteri G7 sotto la presidenza italiana – tenutosi a Monaco di Baviera il 17 febbraio 2024 – nel Chair's Statement abbiamo espresso una ferma condanna nei confronti delle autorità russe per la persecuzione del dissenso politico, la sistematica repressione della libertà di espressione e la limitazione dei diritti civili. Un'analoga presa di posizione è contenuta anche nel comunicato finale della ministeriale esteri G7 di Capri del 19 aprile 2024, in cui sono stati condannati i maltrattamenti subiti dai prigionieri politici nella federazione russa, richiedendone il rilascio immediato e incondizionato.
In ambito Nazioni Unite, degne di menzione sono le seguenti iniziative:
in occasione della Revisione periodica universale (Upr) del novembre 2023, l'Italia ha rivolto alla federazione russa specifiche raccomandazioni per garantire la libertà di espressione, il pluralismo politico, lo stato di diritto, l'indipendenza giudiziaria, nonché per porre fine a torture, sparizioni forzate, esecuzioni extragiudiziali e detenzioni arbitrarie;
alla 55esima sessione del Consiglio diritti umani delle Nazioni unite, svoltasi dal 26 febbraio al 5 aprile 2024, l'Italia ha co-sponsorizzato l'evento «Political persecution in Russia after Alexei Navalny's Death and the 2024 Presidential Election», co-organizzato con Repubblica Ceca, Lituania e Stati Uniti;
in occasione della 57esima sessione del Consiglio diritti umani (9 settembre-11 ottobre 2024), l'Italia ha presentato, insieme ad altri 25 Stati dell'Unione europea, una risoluzione sulla situazione dei diritti umani nella federazione russa, attraverso la quale abbiamo espresso preoccupazione sulla condizione dei detenuti nelle carceri russe e per i casi di tortura e altri trattamenti crudeli, inumani o degradanti, incluso il diniego a cure sanitarie adeguate. La risoluzione ha anche prorogato di un anno il mandato della relatrice speciale ONU sui diritti umani nella federazione russa;
l'Italia si è espressa infine in occasione dell'ultima sessione del Consiglio diritti umani, svoltasi tra il 24 febbraio e il 4 aprile scorsi, pronunciando una dichiarazione a titolo nazionale con cui abbiamo ribadito la nostra preoccupazione anche con riferimento alla condizione dei detenuti ucraini all'interno dei territori occupati dalle autorità russe. Nella stessa cornice, l'Italia si è unita alla maggioranza dei Paesi membri dell'Unione europea nel deplorare le gravi condizioni in cui versano i detenuti russi e ha co-sponsorizzato l'evento a margine, organizzato dalla Polonia, dal titolo «Torture in the Russian Federation: A Strategy for Repression at Home and Aggression Abroad».
In ambito Osce, l'Italia ha richiesto nel marzo 2024, insieme ad altri 40 Stati partecipanti, l'attivazione del cosiddetto «meccanismo di Vienna» per la richiesta e lo scambio di informazioni sui casi di detenzione arbitraria e le accuse di torture e maltrattamenti nella federazione russa contro oppositori politici, giornalisti e manifestanti contrari alla guerra di aggressione russa contro l'Ucraina. Il ricorso a tale strumento – pur in assenza di un riscontro da parte russa, che non ha fornito risposte alle domande poste – ha mantenuto alta l'attenzione internazionale sulla situazione dei prigionieri politici in Russia e in particolare sui casi di detenzione arbitraria e le accuse di torture e maltrattamenti. A un anno dalla sua invocazione, lo scorso marzo l'Italia ha ribadito, unitamente agli altri Stati partecipanti, la perdurante validità di tali preoccupazioni, come dimostrato anche dalla situazione della giornalista Maria Ponomarenko.
L'Ambasciata d'Italia a Mosca segue infine i principali casi che coinvolgono Ong e attivisti nel settore dei diritti umani, in coordinamento con la Delegazione dell'Unione europea e le Ambasciate dei Paesi alleati e d'intesa con i legali degli interessati. L'Ambasciata partecipa inoltre, quando possibile, alle udienze e contribuisce alle campagne di comunicazione a sostegno degli interessati (come avvenuto per il tragico caso di Alexei Navalny).
Il Governo italiano, in coerenza con il suo impegno contro la repressione dell'attivismo politico in Russia, continua a monitorare la situazione dei prigionieri politici nel Paese, sensibilizzando costantemente le autorità russe e ponendo all'attenzione della comunità internazionale nelle competenti sedi multilaterali la questione della tutela dei loro diritti.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Giorgio Silli.
RAIMONDO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
il centro commerciale «Porte di Milano» di Cesano Boscone (Milano) rappresenta da anni un importante polo commerciale e sociale per la comunità locale, ospitando decine di attività economiche e offrendo lavoro a numerose famiglie dell'intero territorio;
la situazione di crisi del centro commerciale si protrae sin dallo scorso autunno e Fratelli d'Italia ha posto per prima la questione all'attenzione delle istituzioni, sollevandola tempestivamente sia in seno al consiglio comunale di Cesano Boscone che presso il consiglio regionale della Lombardia;
recentemente è stata comunicata ai dipendenti la chiusura del supermercato Bennet – esercizio principale del centro – prevista per la fine di maggio 2025;
tale decisione, comunicata in modo improvviso e unilaterale, ha destato forte preoccupazione sia tra i lavoratori che tra le istituzioni locali, in considerazione delle gravi ricadute occupazionali e dell'impatto sociale su un'area già fragile sotto il profilo economico;
il centro, attualmente composto da circa 65 attività commerciali, è già in sofferenza, con almeno 18 attività cessate, e la chiusura del Bennet determinerà un effetto domino negativo sull'intero complesso;
la proprietà dell'immobile (Nuova Cesano impresa di costruzione), i locatari (Ceetrus e Nhood), i sindacati, con il supporto del comune di Cesano Boscone e di regione Lombardia stanno tentando di trovare una soluzione condivisa per salvaguardare i posti di lavoro e garantire la continuità delle attività, come emerso nella seduta dello scorso 27 marzo 2025 della Commissione attività produttive del consiglio regionale lombardo –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della vicenda e quali iniziative intendano intraprendere, per quanto di competenza, al fine di salvaguardare i livelli occupazionali e garantire la continuità delle attività economiche presenti nel centro commerciale «Porte di Milano» di Cesano Boscone;
se ritengano opportuno attivare un tavolo istituzionale di confronto, coinvolgendo i soggetti interessati, le parti sociali, i rappresentanti dell'ente locale e della regione Lombardia, al fine di individuare soluzioni concrete a tutela dei lavoratori e delle attività commerciali coinvolte;
se intendano promuovere interventi di sostegno per la riqualificazione dei centri commerciali in difficoltà, con particolare attenzione a quelli – come nel caso in esame – che sono diventati a tutti gli effetti una «piazza» cittadina, punto di incontro e «negozio di vicinato», nonché luogo di riferimento per la vita sociale ed economica di una comunità locale.
(4-05175)
Risposta. — Con l'interrogazione in esame, l'interrogante mette in risalto la situazione di difficoltà che sta attraversando il Centro Commerciale «Porte di Milano» di Cesano Boscone, che svolge un importante ruolo nell'economia del territorio lombardo. Infatti, in tale centro vi lavorano oltre cento persone ed offre beni e servizi essenziali per una vasta area del sud-ovest milanese.
Al riguardo, si osserva che senz'altro il citato centro commerciale è uno degli impianti commerciali di riferimento della zona.
Alla luce della situazione di crisi che esso sta attraversando, ricordo che la regione Lombardia, ha convocato un tavolo istituzionale, coinvolgendo le parti interessate, tra cui i proprietari del centro, le Amministrazioni locali e i rappresentanti sindacali. L'obiettivo principale è quello di cercare soluzioni per rilanciare il Centro e ridurre gli effetti negativi della crisi. Allo stato attuale, dunque, la situazione è gestita dal tavolo regionale.
Si ricorda, infatti, che ai sensi della circolare n. 25417 del 9 agosto 2024 del Ministero delle imprese e del made in Italy, l'attivazione di un tavolo di crisi di rilievo nazionale è subordinata alla contestuale presenza di specifici requisiti. In particolare, è necessario che l'impresa interessata: occupi almeno 250 dipendenti sul territorio nazionale (compresi i lavoratori a termine, apprendisti e part-time); operi in più di una regione italiana, con impatti significativi a livello produttivo e occupazionale; detenga beni o rapporti di rilevanza strategica ai sensi del decreto-legge n. 21 del 2012; sia titolare di marchi storici di interesse nazionale, ai sensi dell'articolo 185-bis del decreto legislativo n. 30 del 2005.
In assenza dei suddetti presupposti, non risulta possibile attivare un tavolo ministeriale, il cui ambito di intervento è riservato a crisi di dimensione e impatto sistemico di rilievo nazionale.
Ciò nondimeno, anche al di fuori del perimetro di tali tavoli, il Ministero assicura la massima attenzione alle dinamiche produttive e occupazionali dei territori, nell'ottica di favorire una più stretta prossimità tra istituzioni e sistema delle imprese.
In tale contesto, si guarda con particolare attenzione alla situazione del centro commerciale «Porte di Milano» di Cesano Boscone, al fine di contribuire, nell'ambito delle rispettive competenze, alla salvaguardia dei livelli occupazionali e alla continuità delle attività economiche locali.
Fermo restando le misure di competenza regionale a supporto dei centri commerciali che costituiscono un nuovo punto di ritrovo per le persone, creando momenti di aggregazione funzionali anche alle attività economiche, ricordo che il Governo italiano ha adottato diverse misure in risposta alle sfide poste dalla concorrenza dell'e-commerce.
A titolo esemplificativo, si ricordano il fondo per il rilancio delle attività economiche nei centri urbani, utilizzabili anche da gestori di centri commerciali che promuovono progetti di rigenerazione o di rilancio commerciale; il Fondo per Pmi, applicabile anche a quelle imprese attive nei centri commerciali; gli incentivi per investimenti digitali, riqualificazione e innovazione. In particolare, in caso di grandi progetti di riqualificazione, anche i centri commerciali possono presentare proposte innovative legate a sostenibilità energetica e alla digitalizzazione e fruire, ove ne ricorrano le condizioni, degli incentivi previsti per tali finalità, al fine di supportare, nella duplice transizione green e digitale, le Pmi che vi operano.
Infine, il Governo sta valutando anche ulteriori ipotesi di semplificazione normativa per i centri commerciali, in modo da rendere più semplice e funzionale la loro attività.
Il Sottosegretario di Stato per le imprese e il made in Italy: Fausta Bergamotto.
ROMANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
al 2021, secondo il rapporto annuale di Banca d'Italia sono 52.000 i residenti in Sicilia che lavorano fuori regione;
in base ai dati statistici del Ministero dell'università e della ricerca per l'anno accademico 2021/2022 su 154.355 studenti universitari siciliani il 22 per cento studia fuori regione;
ai dati sopracitati si aggiungono quelli dei numerosi siciliani che per motivi di lavoro o personali si spostano quotidianamente verso le altre regioni italiane e non possono programmare con largo anticipo i loro spostamenti;
la Risoluzione Europea 4 febbraio 2016 riconosce l'insularità delle regioni facendo riferimento all'avvio di uno studio/un'analisi approfondita sui costi supplementari che la condizione di insularità determina a livello dei sistemi di trasporto di persone e merci;
l'articolo 3 della Costituzione italiana annovera tra i compiti della Repubblica quello di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano l'uguaglianza dei cittadini, impedendo il pieno sviluppo della persona e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese;
il 16 luglio 2019, l'allora Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Toninelli ha firmato il decreto ministeriale sulla continuità territoriale da e per gli aeroporti di Trapani e Comiso, che avrebbe reso gli oneri di servizio obbligatori dal 29 marzo 2020, applicando prezzi calmierati per i residenti con picchi massimi di euro 50,00 a tratta;
il suddetto decreto ministeriale ha visto l'applicazione solo per 10 mesi a causa del fallimento della compagnia aerea Alitalia, vincitrice della gara, lasciando parte dei fondi stanziati inutilizzati;
il Presidente della Regione Sicilia Schifani a dicembre 2022 ha annunciato un esposto all'Antitrust per il caro-voli; è stato correttamente affermato che: «Il caro-voli limita la mobilità, frena lo sviluppo turistico, aggrava i costi per le imprese e comunque alimenta la spirale inflazionistica.»;
l'Associazione Assoutenti ha denunciato i costi elevatissimi dei voli da Palermo/Catania a Roma Fiumicino per il mese di aprile con picchi di 1.200 euro per un volo di andata e ritorno, prezzi sette volte più alti rispetto alle tratte dagli aeroporti siciliani agli scali lombardi;
i prezzi così elevati fanno desistere i turisti dal visitare l'Isola, ed i residenti a ritornare dalle loro famiglie, rendendo a tutti gli effetti la Sicilia una regione di serie B –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di questa situazione e se intenda adottare iniziative alla luce delle normative per la continuità territoriale.
(4-00826)
Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
In premessa si ricorda che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è impegnato a garantire il diritto alla mobilità dei cittadini di tutte le aeree del Paese attraverso frequenze regolari e continuative dei voli aerei, nel rispetto delle normative europee, nei casi in cui il libero mercato non assicura un'adeguata offerta di trasporto.
Con specifico riferimento alle iniziative attuate dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti al fine di garantire la mobilità di tutti i cittadini, ed in particolare degli isolani, si evidenzia che il trasporto aereo è un settore liberalizzato nel quale gli operatori attuano le proprie scelte in piena autodeterminazione sia nei collegamenti che nelle tariffe.
In ogni caso, già con la legge di bilancio 2023 è stato istituito un fondo per garantire un completo ed efficace sistema di collegamenti con la Sicilia e la Sardegna, con un finanziamento di 5 milioni di euro per il 2023 (poi incrementati di ulteriori 8 milioni con il decreto-legge n. 132 del 2023) e oltre 14 milioni di euro annui a decorrere dal 2024, destinato a categorie di residenti che più risentono degli svantaggi derivanti dall'insularità.
In attuazione di tali misure, a settembre 2023 e poi nel maggio 2024, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha adottato i decreti attuativi, che fissano le modalità e i criteri di utilizzo del fondo per i contributi da erogare ai cittadini siciliani e sardi sotto forma di rimborso del prezzo del biglietto aereo.
Inoltre, nell'ottica di individuare le rotte da onerare, sulla base della selezione di servizi effettivamente qualificabili come necessari, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha avviato un confronto con le regioni e gli enti locali. L'obiettivo è definire un sistema di continuità territoriale aerea realmente commisurato alle esigenze di mobilità del territorio, assicurando credibilità al regime impositivo ed evitando possibili contenziosi.
Con specifico riferimento al prezzo dei voli aerei – su collegamenti non interessati da imposizione di OSP – si ricorda che la competenza è del Ministero delle imprese e il made in Italy.
Sul punto, il Ministero delle imprese e il made in Italy ha comunicato che gli uffici del garante per la sorveglianza dei prezzi effettuano un duplice monitoraggio sia sui prezzi dei biglietti aerei (mediante l'analisi dei dati trasmessi dalle compagnie aeree), sia sui prezzi minimi rilevati online in corrispondenza dei periodi di potenziale picco della domanda.
Allo stato attuale, secondo i dati provvisori pubblicati da Istat con riferimento ai voli nazionali, ad aprile 2025 vi è stato un aumento dei prezzi del 23,7 per cento rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, ma solo in coincidenza con il picco di domanda per le festività pasquali. Si evidenzia, inoltre, che, nell'anno 2025, tali festività sono cadute nella seconda metà di aprile, mentre, nel 2024, hanno riguardato la fine di marzo e l'inizio del mese di aprile.
Pertanto, l'incremento dei prezzi nel periodo pasquale è da ricondurre ad un picco di domanda conseguente alla prossimità delle predette festività pasquali con le festività del 25 aprile e del 1° maggio e, quindi, di carattere eccezionale.
Al riguardo, si precisa che nell'anno 2025, nei mesi di febbraio e marzo si è registrata una diminuzione dei prezzi del 2,6 per cento e del 9,4 per cento rispetto agli stessi mesi del 2024.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Matteo Salvini.
SCHIFONE. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
con decreto del Presidente della Repubblica 19 dicembre 2022, si è proceduto allo scioglimento del consiglio comunale di Sparanise (Caserta) e nomina della commissione straordinaria;
dall'esito di approfonditi accertamenti sono emerse forme di ingerenza della criminalità organizzata che, hanno esposto l'amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l'imparzialità dell'attività comunale;
la permeabilità dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalità organizzata ha arrecato grave pregiudizio agli interessi della collettività ed ha determinato la perdita di credibilità dell'istituzione locale;
al fine di porre rimedio alla situazione di grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale di Sparanise, si rese necessario dar luogo allo scioglimento del consiglio comunale, disponendo il conseguente commissariamento per rimuovere tempestivamente gli effetti pregiudizievoli per l'interesse pubblico e per assicurare il risanamento dell'ente locale; il prefetto di Caserta riferiva che gli accertamenti in ordine alla sussistenza di fenomeni di infiltrazione e condizionamento mafioso riguardante il comune di Sparanise sono scaturiti dagli sviluppi di Direzione distrettuale antimafia di Napoli, nell'ambito di un procedimento penale nel quale anche il sindaco del comune di Sparanise, unitamente ad altri, risulta indagato per i reati di cui agli articoli 319 e 416-bis.1, primo comma del codice penale. La vicenda giudiziaria è relativa ad alcune procedure di affidamento della gestione di servizi socio-assistenziali a cooperative ritenute espressione degli interessi dei clan camorristici egemoni nell'alto casertano all'esito della quale, nel dicembre 2021, è stata data esecuzione ad un decreto di perquisizione personale, informatica e locale, emesso dalla suddetta autorità indagante;
in relazione all'esecuzione del predetto provvedimento giudiziario, è stato messo in luce il radicamento in quel territorio della criminalità organizzata di stampo mafioso;
è emerso uno spaccato di quasi venti anni di affidamenti nei servizi sociali, con centinaia di migliaia di euro pubblici erogati alle cooperative un'ampia inchiesta giudiziaria disposta dalla procura della Repubblica socio-scolastici-assistenziali che per la Direzione distrettuale antimafia sarebbero finite nelle casse del clan dei Casalesi;
il Tar Campania ha dichiarato legittimo nel marzo 2024 lo scioglimento del Consiglio comunale;
con decreto del Presidente della Repubblica 24 aprile 2024 veniva perpetuata la proroga dello scioglimento del consiglio comunale di Sparanise;
ciò nonostante, considerato il contesto di riferimento, il sindaco di Sparanise, in pendenza della ineleggibilità alla pubblica funzione di sindaco, partecipava ad un concorso pubblico presso il comune di Sessa Aurunca, concorso esitato nel 2024 favorevolmente per il Martiello, con il rilevante ruolo di funzionario di elevata qualificazione in un importante comune come quello di Sessa Aurunca di circa 20.000 abitanti;
in modo preoccupante allo stesso Martiello, in costanza di periodo di prova, veniva affidato il delicato incarico di natura dirigenziale di responsabile degli affari generali e del personale;
inoltre, allo stesso Martiello, veniva ulteriormente affidato il delicato incarico di vice segretario generale dell'ente –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa, in base a quale criterio o procedimento sia stato possibile per il dott. Martiello, in costanza di tale provvedimento inibitorio quale scioglimento del consiglio comunale, partecipare ad un pubblico concorso per posizione apicale in un comune limitrofo;
se, all'atto delle dichiarazioni di rito prodromiche ad un pubblico concorso risulti, abbia mai dichiarato di essere stato destituito da pubbliche funzioni;
in considerazione della potenziale esposizione dell'ente a condizionamenti della criminalità organizzata, di quali elementi disponga in ordine al conferimento di un simile incarico al dottor Martiello, nelle more della definizione e delle decisioni finali della magistratura.
(4-04544)
Risposta. — In riferimento a quanto evidenziato nell'atto di sindacato ispettivo in esame si rappresenta quanto segue.
Atteso che il controllo sugli atti degli enti locali – che godono di autonomia amministrativa e autodeterminazione – esula dalle competenze del Ministero dell'interno, acquisite le notizie dalla prefettura di Caserta, si riferisce che con decreto del Presidente della Repubblica in data 19 dicembre 2022, il consiglio comunale di Sparanise è stato sciolto ai sensi dell'articolo 143 del Tuel con la nomina di una commissione straordinaria, cui è stata affidata la gestione dell'Ente per la durata di 18 mesi, prorogati per ulteriori 6 mesi.
Inoltre, si aggiunge, che alla scadenza del mandato commissariale, il 17 e 18 novembre 2024, si sono svolte le consultazioni amministrative per l'elezione del sindaco e del consiglio comunale, con l'elezione del nuovo primo cittadino.
Per quanto concerne i quesiti posti dall'onorevole interrogante, così come rappresentato dalla Guardia di finanza di Caserta, si comunica che il predetto ex amministratore, vincitore del «Concorso pubblico, per esami, per il reclutamento a tempo indeterminato di n. 09 unità di personale appartenente all'Area dei funzionari (già categoria giuridica D) – diversi profili professionali» (giusta determina di approvazione della graduatoria n. 2859 del 12 gennaio 2024), indetto dal comune di Sessa Aurunca con apposito bando del 4 luglio 2023, risulta assunto a tempo indeterminato presso il citato Ente locale, con la qualifica di «istruttore direttivo amministrativo».
Altresì, si evidenzia, così come rappresentato dal Comando provinciale dei Carabinieri di Caserta, che il sindaco del comune di Sessa Aurunca, in data 8 luglio 2024, lo ha nominato Responsabile del I settore (AA.GG., Segreteria, Organi Istituzionali e Personale) e, il successivo 26 luglio, lo ha designato vice segretario comunale. Inoltre, il 3 marzo 2025, lo stesso sindaco gli ha conferito l'elevata qualificazione di cui all'articolo 107 del decreto legislativo n. 267 del 2000 (Tuel).
Ad ogni modo, a carico dell'ex amministratore non risultano, allo stato, condanne penali nella banca dati del casellario giudiziale, carichi pendenti presso le procure della Repubblica di Napoli e Santa Maria Capua Vetere, né provvedimenti interdittivi per l'impiego nella pubblica amministrazione.
Da ultimo, si riferisce che il Ministero della pubblica amministrazione, effettuata l'istruttoria di competenza, ha comunicato che non emergono i presupposti per un intervento dell'ispettorato del dipartimento della funzione pubblica.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Wanda Ferro.
VOLPI e CHIESA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
Raul Di Gennaro è stato un grande civitavecchiese che si è distinto sia per gesta eroiche militari sia per grandi meriti sportivi. Egli infatti, da sottotenente paracadutista della Folgore, è stato tra gli eroi di El Alamein;
per le gesta compiute in combattimento ad El Alamein, è stato decorato con la medaglia d'argento al valore militare. In occasione del 60° anniversario della battaglia di El Alamein Raul Di Gennaro ebbe l'onore di consegnare la bandiera tricolore nelle mani del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi;
il sottotenente, al termine del Secondo conflitto mondiale, per circa un anno rimase impegnato con il reparto addetto allo sminamento nel territorio laziale, contribuendo a sminare chilometri di territorio, attività che, all'epoca, era compiuta manualmente con l'ausilio di una baionetta, mettendo a disposizione della patria la propria specializzazione e perizia in questa delicata e fondamentale attività, per mettere in sicurezza aree interessate dalla presenza di mine anticarro ed antiuomo;
Di Gennaro è stato anche un ottimo nuotatore, fondatore della gloriosa Società nuoto Civitavecchia e per decenni dirigente sportivo, e fu per tali ragioni insignito dal Coni di una stella d'argento al merito sportivo nel 1990 e, successivamente, di una stella d'oro al merito sportivo nel 1998;
lo statuto del comune di Civitavecchia (Roma), all'articolo 6, prevede che il consiglio comunale di Civitavecchia celebri, in maniera solenne, il 17 marzo di ogni anno, anniversario dell'Unità di Italia, i patrioti e gli eroi civitavecchiesi che si sono particolarmente distinti nel corso della storia cittadina;
in data 10 marzo 2025 l'assemblea dei capigruppo del comune di Civitavecchia ha sospeso le celebrazioni previste per il 17 marzo 2025 in favore della figura di Raul Di Gennaro, preventivamente approvate dal presidente del consiglio comunale in accordo con l'assessore alla pubblica istruzione Stefania Tinti, in attesa di definire le modalità di individuazione degli eroi e dei patrioti da celebrare;
la data del 17 marzo 2025 è, quindi, trascorsa senza aver celebrato, come previsto dallo statuto, nessun patriota o eroe civitavecchiese –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della vicenda di cui in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare al fine di promuovere, in occasione della ricorrenza della giornata nazionale dell'Unità d'Italia del 17 marzo, lo svolgimento, anche in raccordo con gli enti locali, di adeguate celebrazioni in cui possa trovare risalto la memoria di eroi e patrioti decorati, come nel caso di Raul Di Gennaro, insignito della medaglia d'argento al valore militare.
(4-04730)
Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si osserva preliminarmente che la legge 23 novembre 2012, n. 222, recante «Norme sull'acquisizione di conoscenze e competenze in materia di “Cittadinanza e Costituzione” e sull'insegnamento dell'inno di Mameli nelle scuole», ha riconosciuto il 17 marzo, data della proclamazione dell'unità d'Italia, quale «Giornata dell'unità nazionale, della Costituzione, dell'inno e della bandiera», allo scopo di promuovere, nell'ambito di una didattica diffusa, i valori di cittadinanza, fondamento di una positiva convivenza civile, e di consolidare l'identità nazionale attraverso il ricordo e la memoria civica.
La predetta legge dispone anche che nelle scuole di ogni ordine e grado siano organizzati percorsi didattici, iniziative e incontri celebrativi – anche in raccordo con gli enti locali – finalizzati a far conoscere ai giovani la storia del Risorgimento e delle vicende che hanno condotto all'unità nazionale, alla scelta dell'inno di Mameli e della bandiera nazionale e all'approvazione della Costituzione, anche alla luce dell'evoluzione della storia europea.
Ciò premesso, per quanto riguarda la mancata realizzazione, da parte del comune di Civitavecchia, di iniziative in memoria di Raul di Gennaro – cui si fa riferimento nell'interrogazione – in occasione della giornata nazionale dell'unità d'Italia del 17 marzo 2025, si rappresenta quanto segue, sulla base degli elementi informativi pervenuti dal comune di Civitavecchia, tramite la prefettura di Roma.
Lo statuto del comune di Civitavecchia è stato modificato nel 2019, con l'inserimento all'articolo 6 (recante «Commemorazioni e celebrazioni legate alla storia della città») del comma 2, concernente le celebrazioni per l'anniversario dell'unità d'Italia. In particolare, la predetta norma prevede che, il 17 marzo di ogni anno, il consiglio comunale di Civitavecchia celebri «i patrioti e gli eroi civitavecchiesi che si sono particolarmente distinti nel corso della storia cittadina» e che il comune ne promuova «la conoscenza, gli aspetti culturali, storici e di memoria attiva coinvolgendo le nuove generazioni e le scuole cittadine». Tuttavia, da allora, la ricorrenza in questione non è mai stata celebrata, neanche dopo la fine della pandemia.
Più recentemente, il 5 marzo 2025, il consigliere Massimiliano Grasso ha proposto di dare attuazione al predetto articolo 6 dello statuto, chiedendo di convocare una seduta del consiglio comunale per il successivo 17 marzo, a cui invitare studenti e docenti delle scuole secondarie cittadine e rappresentanti delle associazioni combattentistiche, per celebrare la figura di Raul di Gennaro.
Il giorno successivo, il presidente del consiglio ha scritto al segretario generale del comune per chiedere chiarimenti in merito a tale richiesta, alla luce dell'assenza di un regolamento attuativo del predetto comma 2 dell'articolo 6 dello statuto comunale. Nella stessa data, il segretario generale ha risposto rilevando le criticità derivanti dall'assenza di un regolamento applicativo che delinei in maniera precisa e accurata i criteri da utilizzare per individuare le figure da commemorare.
Perciò è stata convocata una conferenza dei capigruppo, nel corso della quale è emersa l'opportunità di procedere alla nomina di una commissione, cui demandare la redazione di un regolamento attuativo dell'articolo 6 dello statuto e la successiva calendarizzazione delle cerimonie annuali, affinché le iniziative per tenere viva la memoria storica di eroi e patrioti locali siano concretamente vissute dai giovani, e dalla cittadinanza in generale, in maniera condivisa e collettiva.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Wanda Ferro.
ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, DORI, FRATOIANNI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
recentemente il progetto Openpolis ha pubblicato nuovi dati sullo stato di attuazione del PNRR, da realizzare entro giugno del 2026 finanziato con i fondi europei, di cui l'Italia beneficia per oltre 194 miliardi di euro: al 13 dicembre 2024 ne aveva spesi solo 58 miliardi, all'incirca il 30 per cento del totale;
secondo il monitoraggio di Openpolis i progetti più indietro sul fronte della spesa riguardano la transizione ecologica, con solo l'8 per cento dei fondi spesi, la cultura e il turismo, con l'11 per cento dei fondi e la salute, con una spesa del 14 per cento;
dati confermati in una recente audizione anche dall'Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), l'ente indipendente che si occupa del monitoraggio dei conti pubblici;
ora tra le leve finanziarie per la realizzazione del progetto «ReArm Europe» indicate dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ci sono anche i fondi dei programmi per la coesione o la possibilità di derogare al Patto di stabilità e crescita. Teoricamente è vietato spenderli per le armi. Ma si starebbero studiando i modi creativi per impiegarli lo stesso, ad esempio nel «dual use», cioè il civile e il militare;
in questi anni la spesa militare è cresciuta, soprattutto nell'ambito legato agli armamenti. Per i Paesi europei della Nato si è passati dal 18 al 32 per cento. Per l'Italia, quest'anno, si parla del 40 per cento della spesa militare che finisce in armi;
il caso ha voluto che il progetto «ReArm Europe» venisse annunciato proprio mentre a New York è in corso la settimana internazionale indetta dalla Campagna internazionale per l'abolizione delle armi nucleari per rilanciare il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (Tpnw);
il Financial Times ha anche citato la possibilità che vengano utilizzati in parte i Fondi per la coesione, quelli che vengono distribuiti per favorire lo sviluppo delle regioni meno ricche e la costruzione di infrastrutture transeuropee. C'è anche la possibilità che venga usata parte dei 500 miliardi di euro del Meccanismo di stabilità, il fondo con cui l'Unione è pronta a sostenere i Paesi in difficoltà finanziaria;
l'ipotesi sui fondi di coesione circola da quando una prima indiscrezione è apparsa sul Financial Times quattro mesi fa. La posta è alta: 379 miliardi previsti nel bilancio Ue 2021-27, un terzo del budget complessivo, importante quanto la politica agricola. Sono fondi complicati da spendere. Questi fondi restano una strada più percorribile del «debito comune» Ue, dello scorporo della spesa militare dal patto di stabilità o di una Banca «armata» sovranazionale di cui si parla. Per ora tutto è ancora per aria. E andrà deciso il Pil per la difesa al 2,5 o al 3 per cento. L'Ue arriverebbe a 150 miliardi in più l'anno, 700 miliardi in 5 anni. L'Italia dovrà raddoppiare gli attuali 32 miliardi l'anno –:
se non ritengano di chiarire le proprie posizioni in merito a quanto in premessa e quali iniziative i Ministri interrogati, ognuno per le proprie competenze, intendano adottare affinché i fondi del PNRR non siano impiegati per l'acquisto o la produzione di armi assorbendo, anche in modo surrettizio, risorse previste per la sanità, la scuola, il welfare e la transizione ecologica;
se non ritengano, in occasione del programmato incontro a Bruxelles, di adoperarsi per impedire che i fondi inutilizzati del PNRR e fondi dei programmi per la coesione o la possibilità di derogare al Patto di stabilità e crescita, siano utilizzati per l'acquisto o la produzione di armi.
(4-04543)
Risposta. — Con l'interrogazione in esame, l'interrogante ha richiesto al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione e al Ministro dell'economia e delle finanze chiarimenti in merito alla possibilità di destinare parte dei fondi di coesione e delle risorse PNRR all'acquisto o alla produzione di armi, nell'ottica, in particolare, dell'attuazione del nuovo piano «ReArm Europe».
Preliminarmente, è opportuno rammentare che il 6 marzo scorso, in occasione del Consiglio europeo sulle tematiche della difesa, la Presidente von der Leyen ha presentato il piano «ReArm Europe», al quale ha fatto seguito, il successivo 19 marzo, la presentazione da parte della Commissione europea e dell'alta rappresentante per gli affari esteri del «White Paper for European Defence – Readiness 2030», accompagnato dal piano operativo ReArm Europe.
Il suindicato libro bianco affronta le vulnerabilità critiche dell'Unione europea in ambito difensivo, individuando le priorità da affrontare per colmare le lacune esistenti nelle capacità militari, industriali e infrastrutturali dell'Europa. L'obiettivo dichiarato è raggiungere entro il 2030 una piena e autonoma capacità di intervento e di deterrenza strategica, attraverso investimenti integrati e un rafforzamento della cooperazione tra gli Stati membri, in piena sintonia con la Nato.
In termini finanziari, il piano «ReArm Europe» prevede una dotazione potenziale complessiva pari a 800 miliardi di euro, articolata come segue:
150 miliardi di euro sotto forma di prestiti agevolati garantiti dall'Unione europea, ai quali gli Stati membri potranno accedere su base volontaria, qualora ne valutino l'opportunità;
650 miliardi di euro a titolo di margine di flessibilità fiscale, attivabile da ciascuno Stato membro attraverso un incremento temporaneo e mirato del disavanzo pubblico, fino a un massimo dell'1,5 per cento del Pil. Tali risorse, di natura potenziale, sarebbero disponibili al di fuori della clausola di salvaguardia prevista dal patto di stabilità e crescita, configurandosi come indebitamento aggiuntivo e circoscritto.
È importante, pertanto, sottolineare che l'ammontare complessivo di 800 miliardi di euro previsto per il piano non comporta né la riallocazione di risorse già destinate ad altri programmi di spesa né lo stanziamento di risorse aggiuntive europee.
Tanto premesso, con riferimento all'eventuale impiego delle risorse del PNRR o dei fondi di coesione ai fini dell'attuazione degli obiettivi del piano ReArm Europe, si ritiene opportuno ribadire la posizione assunta dall'Italia nel corso dei negoziati europei.
Il Governo italiano ha espresso, sin dall'inizio, una ferma opposizione all'ipotesi che una quota dei fondi di coesione — risorse di natura strutturale, essenziali per lo sviluppo economico, sociale e territoriale del nostro Paese — potesse essere automaticamente vincolata al finanziamento di iniziative nel settore della difesa. Detta posizione è stata sostenuta con determinazione in tutte le sedi istituzionali competenti, ed è risultata determinante nell'orientare l'impostazione finale del Piano. Infatti, nella versione definitiva, il piano ReArm Europe prevede l'utilizzo dei fondi di coesione soltanto in via eventuale e sulla base di decisioni assunte dai singoli Stati membri. Ciò, significa che la decisione di destinare, in tutto o in parte, le risorse della coesione all'attuazione del Piano resta prerogativa esclusiva di ciascuno Stato membro.
Va inoltre evidenziato che l'iter di modifica dei regolamenti europei relativi ai fondi della politica di coesione 2021-2027, volto a rendere eleggibili interventi e investimenti nel settore della difesa, è ancora in corso.
La proposta legislativa di modifica dei regolamenti della politica di coesione, presentata dalla Commissione europea lo scorso 1° aprile è, infatti, attualmente oggetto di esame da parte del gruppo tecnico del Consiglio. Tale proposta, prevede, in ogni caso, un meccanismo a carattere volontario, attraverso il quale ciascuno Stato membro potrà decidere se destinare una quota dei propri fondi di coesione al finanziamento di iniziative di rafforzamento delle infrastrutture critiche a duplice uso e di potenziamento delle capacità industriali per promuovere il duplice uso e le capacità di difesa.
Al riguardo, come già comunicato in più occasioni dal Governo e, da ultimo, dal Presidente del Consiglio dei ministri nel corso delle sedute del Premier question time svoltasi presso il Senato della Repubblica in data 7 maggio 2025 e presso la Camera dei deputati (in data 14 maggio 2025), si ribadisce che l'Italia non è intenzionata ad utilizzare le risorse della politica di coesione per il finanziamento delle spese relative alla difesa e alla sicurezza.
Relativamente, invece, alla possibilità di destinare parte delle risorse PNRR a scopi di difesa, si evidenzia che né i regolamenti europei che disciplinano i PNRR nazionali, né il nuovo piano ReArm Europe contemplano una simile possibilità.
Il piano ReArm Europe, in particolare, prevede un programma di investimenti diretti dell'Unione europea (pari, come sopra anticipato, a 150 miliardi di euro), destinato specificamente alla realizzazione degli obiettivi strategici del nuovo piano. Tale strumento, denominato come Security action for europe (Safe), prevede l'erogazione di prestiti garantiti dalla commissione dietro presentazione da parte degli Stati interessati di un European defence industry investment plan, che deve essere approvato dalla Commissione europea e dal Consiglio tramite una implementing decision. A seguito della valutazione positiva del piano, lo Stato membro e la commissione concludono un accordo di finanziamento, correlato dai relativi operational arrangement nei quali sono individuati gli obiettivi che lo Stato deve raggiungere, entro specifiche tempistiche, per richiedere l'erogazione delle tranche di finanziamento. Il piano ha una durata complessiva di un anno, durante il quale lo Stato beneficiario potrà ricevere un prefinanziamento pari al 13 per cento del finanziamento complessivo e presentare le richieste di pagamento con cadenza semestrale.
Il programma Safe è stato definitivamente approvato dal Consiglio europeo dello scorso 27 maggio.
Come chiaramente affermato dalla Presidente del Consiglio dei ministri già in occasione delle comunicazioni al Parlamento in vista del Consiglio europeo del 20-21 marzo 2025, l'Italia valuterà con grande attenzione l'opportunità di ricorrere o meno al descritto strumento previsto dal nuovo piano ReArm Europe, anche alla luce della situazione macroeconomica nazionale ed internazionale.
Riguardo all'eventualità di derogare al patto di stabilità e crescita, si evidenzia che l'Italia non rientra tra gli Stati membri che hanno utilizzato tale possibilità.
Il Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione: Tommaso Foti.