Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 8 luglio 2025

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    la guerra commerciale scatenata dalla nuova Amministrazione statunitense nel quadro di una più ampia strategia protezionistica ha innescato una grave crisi commerciale e finanziaria a livello globale;

    l'annuncio continuo di nuovi dazi e la sospensione di alcuni di essi poco dopo l'entrata in vigore – come arma contrattuale – oltre ad aver provocato una tempesta sui mercati finanziari, genera incertezza, frena gli investimenti e comporta una contrazione degli scambi commerciali e un aumento dei prezzi che si ripercuote su consumatori e imprese, rallentando le prospettive di crescita economica;

    in pochi giorni, l'effetto destabilizzante della guerra commerciale ha provocato perdite nei mercati azionari per oltre 14.000 miliardi di dollari e una pericolosa turbolenza nel mercato dei titoli di Stato americani, inducendo l'Amministrazione statunitense a sospendere per 90 giorni – con l'eccezione della Cina – l'applicazione dei dazi;

    dopo mesi non si è ancora trovata una soluzione alla crisi e l'Amministrazione americana continua a mostrarsi altamente imprevedibile e inaffidabile, annunciando ulteriori dazi e l'invio di lettere ai Paesi partner con offerte «prendere o lasciare»;

    l'Unione europea, dopo aver adottato controdazi e averli a sua volta temporaneamente sospesi, ha avviato i negoziati con gli Stati Uniti, ma non è ancora stato raggiunto un accordo, dopo il tentativo fallito nel corso del vertice G7 in Canada su una tariffa generalizzata al 10 per cento, e la serie di incontri tra il commissario al commercio Maros Sefcovic con i negoziatori americani;

    il 9 luglio 2025 terminerà la sospensione dei dazi nei confronti dell'Unione europea decisa dall'Amministrazione americana e, nell'ipotesi di un mancato accordo, saranno ripristinati i dazi per Paese;

    l'Unione europea e gli Stati Uniti hanno sempre avuto la più rilevante relazione bilaterale commerciale su scala globale, rappresentando insieme quasi il 30 per cento degli scambi mondiali di beni e servizi e costituendo reciprocamente i partner commerciali più importanti per quanto riguarda gli scambi di beni: nel 2024 gli scambi transatlantici di beni e servizi hanno superato i 1.680 miliardi di euro;

    gli Stati Uniti sono il principale partner commerciale dell'Unione europea per le esportazioni e il secondo partner (dopo la Cina) per le importazioni;

    oltre 30 milioni di posti di lavoro (ossia un posto di lavoro su sette) nell'Unione europea dipendono dalle esportazioni al di fuori dell'Unione;

    l'Italia, seconda manifattura d'Europa, è tra i Paesi europei maggiormente esposti alle conseguenze della decisione dell'Amministrazione statunitense di imporre dazi su un'ampia gamma di beni europei: nel 2024 ha esportato verso gli Stati Uniti beni per 65 miliardi di euro, con un avanzo commerciale di 39 miliardi di euro, il secondo in Europa dopo la Germania;

    recenti stime di Confindustria mostrano che il vero impatto sulle esportazioni italiane risulta ben superiore al dato nominale dei dazi: si parla solo di dazi al 10 per cento, ma con la svalutazione del dollaro che vale il 13,5 per cento si arriva al 23,5 per cento. Le stime sull'impatto per l'industria italiana indicano un valore di circa 20 miliardi di euro con il coinvolgimento di 118 mila occupati;

    nel settore dell'agricoltura, secondo alcuni autorevoli studi, l'introduzione di nuovi dazi statunitensi potrebbe costare all'export italiano di prodotti alimentari e non food all'incirca mezzo miliardo di euro;

    le esportazioni agroalimentari negli Stati Uniti, il cui valore era già diminuito con i dazi imposti durante la prima presidenza Trump, si sono drasticamente ridotte da quando sono entrate in vigore le nuove tariffe aggiuntive; i dazi comportano un aggravio di spesa per i cittadini statunitensi che si traducono inevitabilmente in ricadute anche sulle aziende italiane, vista la richiesta di «sconti» da parte degli importatori riscontrata nelle scorse settimane. La diminuzione dei consumi si tradurrà inevitabilmente in prodotto invenduto per le imprese italiane, costrette a dover cercare nuovi mercati;

    gli Stati Uniti hanno minacciato da ultimo di colpire le esportazioni agricole dell'Unione europea con tariffe del 17 per cento, che rappresenterebbero una tassazione insopportabile per le imprese e il comparto agricolo, con conseguente perdita di mercato per le produzioni italiane che faticherebbero a competere con le merci di scarsa qualità provenienti da altre parti del mondo;

    lungi dal rappresentare un'opportunità da sfruttare, come sostenuto da esponenti del Governo italiano, la guerra commerciale in atto richiede necessariamente una risposta dell'Unione europea «compatta, serena e determinata», per usare le parole del Presidente Mattarella;

    in base ai Trattati, le questioni che rientrano nei settori della politica commerciale comune e dell'Unione doganale, quali dazi e scambi commerciali con Paesi terzi, sono di competenza esclusiva dell'Unione europea, cui spetta concludere accordi commerciali internazionali e adottare contromisure in caso di introduzione o aumento unilaterale di dazi da parte di un Paese terzo; iniziative di singoli Stati membri indeboliscono la posizione negoziale dell'Unione europea, a fronte di vantaggi limitati in un sistema economico fortemente integrato come quello europeo;

    il Governo Meloni, invece, ha assunto una posizione ambigua, schiacciata sulla linea dell'Amministrazione Trump e isolata in Europa, relegando il nostro Paese ai margini delle trattative e perdendo tempo prezioso; occorre fare ogni sforzo per sostenere il negoziato dell'Unione europea sui dazi Usa per evitare una guerra commerciale che pagherebbero per primi le imprese e i lavoratori italiani, ma finora il Governo, pur di non infastidire Trump, ha sempre minimizzato l'impatto dei dazi, arrivando a sostenere nei giorni scorsi che i dazi al 10 per cento non sarebbero così impattanti per l'Italia;

    nel corso del G7 è stata invece siglata un'intesa – definita dal Ministro dell'economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti un compromesso onorevole – che, nell'ambito della Global minimum tax, esenta le multinazionali statunitensi dal pagamento di maggiori imposte societarie all'estero;

    l'Unione europea non può limitarsi alle misure difensive – che andrebbero peraltro orientate anche verso i servizi e i diritti di proprietà intellettuale delle cosiddette aziende big tech, laddove è più forte la specializzazione dell'economia americana e la sua pervasività nel nostro continente ma deve adottare una strategia proattiva, diversificando i mercati di sbocco, promuovendo nuovi accordi commerciali e attivando un quadro di sostegni per imprese e per i lavoratori sul modello Sure;

    l'Unione europea è chiamata a rispondere con una strategia articolata e comune alla sfida protezionistica, senza rinunciare a rappresentare un punto di riferimento globale per un ordine economico multilaterale basato su regole condivise, garantendo scambi leali, aperti ed equi, al proprio modello economico e industriale basato sulla sostenibilità ambientale e la coesione sociale;

    secondo Confindustria, «serve ancora negoziare tutti uniti come Europa» e la crescente incertezza rischia di compromettere le decisioni di investimento delle imprese;

    l'Unione europea deve accelerare la conclusione di accordi commerciali con mercati alternativi, a partire dal Mercosur, con idonee compensazioni per i settori sensibili, come l'agricoltura. Lo stesso Presidente di Confindustria Orsini, ha sottolineato che tale accordo «può generare un incremento di export tra 5 e 7 miliardi» e che l'Italia può svolgere un ruolo di guida nei negoziati, alla luce della competitività dimostrata in precedenti intese commerciali internazionali;

    occorre guardare anche ad altri mercati strategici per l'export italiano, come India, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, in cui i prodotti italiani godono di elevata attrattività;

    il sistema Paese deve potenziare l'azione coordinata di Ice, Sace e Simest per supportare in modo più efficace l'internazionalizzazione delle imprese;

    il costo dell'energia rimane il problema principale per il sistema economico italiano, con un prezzo medio dell'energia elettrica all'ingresso, nel 2024, di 108 euro al megawattora, il 35 per cento in più della Germania, il 72 per cento della Spagna, l'87 per cento della Francia, Paesi con mix energetici diversi che dimostrano la specificità italiana. Nelle prime settimane del 2025 siamo arrivati a 150 euro al megawattora con costi aggiuntivi stimati in 10 miliardi euro su base annua, che significa mettere fuori mercato interi settori produttivi;

    l'Italia ha bisogno di più energia a minor costo; per ottenerlo è fondamentale aumentare le rinnovabili, i contratti a lungo termine e adottare un'iniziativa a livello europeo per un approccio unitario sui costi dell'energia, con un prezzo unico dell'elettricità europea, interagendo anche a livello comunitario per intervenire sul meccanismo del «prezzo marginale» ricollegando in maniera fattuale i prezzi ai costi di produzione delle singole tecnologie. In questa ottica, si potrebbe disaccoppiare il segmento delle tecnologie ad elevati costi del capitale (capex based) e con costi variabili quasi nulli per kilowattora come le rinnovabili elettriche (idrico, geotermoelettrico, eolico e solare) da quelle caratterizzati da elevati costi variabili governati per lo più dal costo delle materie prime energetiche fossili;

    come segnalato in varie occasioni dal gruppo del Partito Democratico e dalle associazioni datoriali e sindacali in merito alla politica energetica, il costo dell'energia in Italia, che rende poco competitive le imprese, impone un forte rilancio degli investimenti in fonti rinnovabili (oltre 150 GWh di richiesta), oltre a interventi in campo fiscale o, in alternativa, la reintroduzione di strumenti efficaci come l'Aiuto alla crescita economica;

    il «piano» presentato l'8 aprile 2025 dal Governo Meloni alle associazioni d'impresa è privo di risorse nuove, basato esclusivamente sulla riprogrammazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e dei fondi di coesione e insufficiente ad affrontare le reali esigenze del sistema produttivo,

impegna il Governo:

1) a definire con urgenza una strategia nazionale organica di risposta alla crisi commerciale in atto, coinvolgendo le parti sociali, le associazioni d'impresa, le istituzioni territoriali e le forze parlamentari di maggioranza e opposizione;

2) a sostenere una risposta europea unitaria alle politiche dei dazi dell'Amministrazione Trump, che escluda ogni controproducente e inadeguata tentazione di bilateralizzare la risoluzione del conflitto commerciale, miri alla progressiva eliminazione dei dazi e ampli le contromisure includendo i servizi e i diritti di proprietà intellettuale delle big tech, nonché a promuovere l'istituzione di un fondo europeo di sostegno per rispondere agli effetti dei dazi sul sistema economico e sociale, attivando anche un meccanismo simile a Sure per rafforzare la rete di protezione sociale dei lavoratori;

3) a promuovere una politica commerciale europea volta alla diversificazione dei mercati di sbocco, anche accelerando la ratifica di nuovi accordi commerciali di libero scambio, a partire dal Trattato Mercosur, con idonee compensazioni per i settori agricoli sensibili e a rilanciare la Global minimum tax;

4) ad adottare iniziative nazionali immediate e straordinarie, finalizzate:

   a) a potenziare gli strumenti di garanzia pubblica per l'accesso al credito, in particolare il Fondo centrale di garanzia per le Pmi e Sace;

   b) a rifinanziare gli ammortizzatori sociali e sostenere il rinnovo dei contratti collettivi nazionali scaduti;

   c) ad aumentare le risorse a favore dell'export e dell'internazionalizzazione delle imprese, anche per prevenire rischi di delocalizzazione verso gli Stati Uniti, e realizzare una vera ed effettiva politica di tutela del made in Italy;

   d) a favorire il disaccoppiamento del prezzo dell'energia elettrica da quello del gas attraverso la stipula di contratti di lungo termine di compravendita di energia elettrica rinnovabile tra produttori e acquirenti/consumatori, nonché a revisionare l'attuale meccanismo di formazione dei prezzi dell'energia elettrica e prevedere l'approvvigionamento tramite acquisti congiunti europei;

   e) ad accelerare lo sviluppo delle fonti rinnovabili, favorire i public purchase agreement e legare le concessioni energetiche alla riduzione dei costi per imprese e famiglie;

   f) a rafforzare il programma Transizione 4.0, rifinanziare il Fondo automotive e riorientare le risorse del programma Transizione 5.0 verso strumenti più efficaci.
(1-00470) «De Luca, Pandolfo, Braga, Filippin, Madia, Prestipino, De Micheli, Gnassi, Peluffo».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:

   il 9 marzo 2023 il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha incontrato a Roma la Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni. A margine del suddetto incontro è stata espressa la volontà da entrambi le parti di rafforzare le relazioni economiche e tecnologiche, in particolare nel campo diplomatico-militare e della cybersicurezza;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 30 aprile 2025, in attuazione dell'articolo 14, comma 1, della legge n. 90 del 2024 individua Israele come Paese terzo nel perimetro delle tecnologie ammesse, accanto a quelle europee e Nato, aprendo così al coinvolgimento di soggetti con legami strutturali con gli apparati d'intelligence israeliani;

   è noto che Israele sia tra i leader globali nello sviluppo e nell'export di tecnologie di sorveglianza e intrusione informatica, come dimostrato dal caso Pegasus, software spia usato da Governi per monitorare attivisti e giornalisti prodotto dal gruppo Nso con stretti legami con la sicurezza nazionale israeliana;

   il 7 marzo 2023 è stato firmato un memorandum tra la fondazione italiana Med-Or e l'Institute for national security studies (Inss) israeliano, diretto da un ex consulente della difesa israeliana, consolidando la cooperazione su temi legati alla sicurezza strategica e alle tecnologie critiche; sempre nel marzo 2023 si è dimesso Roberto Baldoni, direttore dell'Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn), figura centrale nella redazione della strategia nazionale 2022-2026, sostituito pochi giorni dopo da un funzionario del Viminale;

   secondo ricostruzioni giornalistiche, le sue dimissioni sarebbero collegate al mancato assenso all'accordo con Israele;

   Baldoni ha successivamente dichiarato che dal momento in cui si adottano tecnologie critiche da un altro Paese, si mette in discussione la sovranità digitale nazionale, aggiungendo che se i soggetti terzi coinvolti nella gestione delle infrastrutture critiche non sono pienamente affidabili, si compromette l'intero sistema di sicurezza nazionale. Nella stessa intervista, ha sottolineato l'urgenza di selezionare algoritmi resistenti ad attacchi quantistici e rafforzare l'autonomia tecnologica europea, avvertendo che la dipendenza tecnologica si trasforma in perdita di sovranità e autonomia strategica;

   alla luce di quanto descritto, l'Italia avrebbe di fatto aperto spazi di accesso sensibili a soggetti e imprese riconducibili all'apparato di difesa israeliano, il che risulta ancor più critico se si considera il contesto politico e giuridico internazionale che riguarda lo Stato di Israele e la sua attuale dirigenza;

   a giudizio degli interpellanti la prosecuzione di tali accordi solleva seri interrogativi sul piano della trasparenza, della tutela dei dati sensibili e della coerenza costituzionale, nonché dell'opportunità politica dato il momento storico –:

   se il Governo abbia effettivamente concluso accordi di cybersicurezza che prevedano il coinvolgimento diretto di soggetti pubblici o privati israeliani e, in tal caso, quali ambiti delle infrastrutture critiche italiane essi riguardino;

   se non ritenga, alla luce dei noti rischi di ingerenze estere e dei precedenti casi di sorveglianza illecita associati a tecnologie israeliane, di sospendere o rivedere tali intese, salvaguardando l'integrità e la sovranità delle reti digitali nazionali;

   se siano state condotte valutazioni tecniche, giuridiche e di impatto strategico in merito alle collaborazioni in atto o previste, e se intenda fornire ogni utile elemento al Parlamento sui contenuti, i rischi e le misure di controllo connesse a queste scelte;

   se il Governo intenda rendere noto il contenuto degli accordi stipulati durante la visita a Roma del Primo Ministro israeliano Netanyahu in riguardo ai temi della cybersicurezza, cyber defence e cyber intelligence, così da permettere al Parlamento di esercitare il suo diritto di valutare l'opportunità politica e strategica di mantenete tali accordi;

   quali Ministeri siano direttamente coinvolti nell'acquisto di prodotti di cyber security, cyber intelligence e cyber defence.
(2-00654) «Lomuti, Ferrara, Quartini».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   c'è forte preoccupazione per quanto sta emergendo in Sicilia;

   intercettazioni e notizie pubblicate dagli organi di stampa non fanno altro che confermare ciò che, da più fronti, si sta denunciando da tempo;

   il meccanismo che ruota attorno alle cosiddette «finanziarie bancomat» risulta ormai evidente a tutti quanto sia opaco e distorto;

   le risorse pubbliche vengono sistematicamente erogate ad associazioni a giudizio degli interpellanti più o meno discutibili, senza criteri trasparenti, con l'unico obiettivo di costruire consenso;

   attualmente è in corso un'inchiesta per corruzione che vede indagati, tra gli altri, il presidente dell'Assemblea regionale siciliana e i suoi collaboratori insieme all'assessora regionale al Turismo;

   a marzo 2025, si apprende a mezzo stampa che le «norme mancia» sono finite sotto la lente del Ministero dell'economia;

   nella lettera inviata dal suddetto Ministero alla Regione Siciliana si chiede di fare chiarezza sui contributi, assegnati nell'ultima legge di stabilità approvata dall'Assemblea regionale siciliana alla fine del 2024;

   nella medesima lettera si precisa che è il dipartimento Affari regionali, a decidere se proporre l'impugnativa davanti alla Corte costituzionale delle cosiddette «norme mancia» inserite nel collegato all'ultima legge di stabilità regionale;

   sotto la lente del Ministro per gli affari regionali e le autonomie sono finiti 22 articoli. Norme che individuano il beneficiario, la denominazione dell'intervento e il relativo importo assegnato senza specificare i criteri ai quali sono ispirate le scelte operate e le relative modalità di attuazione, e senza che sia previsto il ricorso ad alcun bando;

   il vulnus, su cui il Ministero richiedeva approfondimenti, riguardava la «discrezionalità» e i criteri con cui l'Assemblea regionale siciliana ha assegnato i fondi;

   ad avviso degli interpellanti è opportuno che siano adottate tutte le necessarie iniziative nei confronti della Regione Siciliana per scongiurare il ripetersi di questo sistema di assegnazione di risorse –:

   quali siano le ragioni per cui il Ministero per gli affari regionali e le autonomie, nonostante la nota di criticità e quello che agli interpellanti appare un'evidente violazione dei criteri di trasparenza per le assegnazioni delle risorse pubbliche, non abbia impugnato la norma che autorizza questi trasferimenti di spesa.
(2-00655) «Barbagallo, Iacono, Marino, Provenzano, Porta, Ferrari, Serracchiani, Simiani, Berruto, Bakkali, Morassut, Ghio, Roggiani, Scotto, Peluffo, Guerra, Evi, Di Sanzo, Pandolfo, Fossi, Gianassi».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. — Per sapere – premesso che:

   il dipartimento per le politiche di coesione ha recentemente pubblicato il nuovo Piano strategico per le aree interne, classificando ben 42 aggregazioni comunali del Mezzogiorno tra quelle in condizione più critica, etichettandole come aree di «povertà dietro l'angolo»;

   tra le misure indicate, appare l'intenzione di «accompagnare» lo spopolamento, trattando interi territori come realtà da dismettere piuttosto che da rigenerare;

   alcune associazioni del territorio della Sicilia, tra cui la Confederazione nazionale dell'artigianato di Enna, hanno duramente criticato questa strategia definendola «inaccettabile e offensiva», poiché contraria ai principi costituzionali di eguaglianza, sussidiarietà e dignità sociale;

   è stato infatti evidenziato come, in molte aree del Sud, si registrino tassi di crescita superiori alla media nazionale, suggerendo che, se adeguatamente supportate, queste zone potrebbero contribuire allo sviluppo nazionale, anziché essere trattate come zavorra demografica ed economica;

   tali politiche sembrano sancire una palese rinuncia delle istituzioni allo sviluppo di ampie porzioni del territorio nazionale, in particolare quelle rurali, interne e meridionali, riducendo la coesione territoriale e sociale;

   una strategia quindi che legittima l'abbandono dei territori interni e mina alla radice qualunque prospettiva di sviluppo policentrico, contrastando quanto previsto dalla Carta Costituzionale (ed in particolare agli articoli 3, 5, 9, 44 e 119);

   i piccoli comuni e le aree interne custodiscono infatti non solo valori culturali, paesaggistici ed ecologici irrinunciabili, ma anche potenzialità economiche concrete legate a turismo sostenibile, produzioni locali, filiere agricole e manifatturiere –:

   quali siano i criteri con cui è stata elaborata la classificazione delle aree del Mezzogiorno nel Piano strategico e con quale motivazione si è ritenuto legittimo parlare di «accompagnamento allo spopolamento» come obiettivo minimo per tali aree;

   se non ritenga tale approccio discriminatorio e lesivo della dignità e delle prospettive di sviluppo delle popolazioni interessate (ed in particolare del territorio di Enna), in contrasto con i principi costituzionali e con gli obiettivi della coesione territoriale promossi anche a livello europeo;

   se intenda ritirare o riformulare urgentemente il Piano strategico, sostituendo la logica del declino con una visione di investimento, rigenerazione e protagonismo locale.
(5-04225)

Interrogazione a risposta scritta:


   CAVANDOLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le riforme istituzionali e la semplificazione normativa, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   nel corso di un'audizione presso la Commissione parlamentare per la semplificazione tenutasi il 3 luglio 2025, il Sottosegretario Butti ha confermato l'intenzione del Governo di avviare una dismissione progressiva del sistema Spid (Sistema pubblico di identità digitale), attualmente utilizzato da circa 33 milioni di cittadini per accedere ai servizi digitali della pubblica amministrazione;

   nella stessa audizione è stato ribadito l'orientamento dell'Esecutivo a concentrare il sistema di identificazione digitale sulla Carta di identità elettronica (Cie), in coerenza con le linee guida europee sull'identità digitale unica rilasciata direttamente dallo Stato;

   la progressiva dismissione di Spid, pur accompagnata da dichiarazioni di riconoscimento verso il ruolo svolto dai provider privati negli anni passati, solleva dubbi in merito all'impatto sui cittadini, specie in relazione alla necessità di assicurare continuità nei servizi digitali della PA e alla reale capacità del sistema Cie di rispondere tempestivamente e capillarmente alle nuove richieste;

   in particolare, lo stesso Sottosegretario ha ammesso che ancora oggi sussistono difficoltà, seppur in misura ridotta rispetto al passato, nel rilascio tempestivo della Carta di identità elettronica, con tempi di attesa che in alcune aree del Paese, come il comune di Roma, possono superare le diverse settimane o addirittura mesi;

   la transizione dallo Spid alla Cie potrebbe risultare complessa per ampie fasce della popolazione, in particolare per i cittadini meno digitalizzati o residenti in aree a bassa densità di servizi pubblici, e rischia di generare confusione e discontinuità nell'accesso ai servizi digitali, se non accompagnata da misure concrete di semplificazione, comunicazione e supporto;

   tale passaggio si inserisce, inoltre, nel contesto dell'introduzione a livello europeo dell'EU digital identity wallet (EU-Wallet), prevista per il 2026, e dell'implementazione nazionale dell'IT-Wallet, che renderà disponibili documenti digitali come patente e Cie –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare per assicurare il rilascio tempestivo e uniforme della Carta di identità elettronica su tutto il territorio nazionale, anche attraverso misure straordinarie per potenziare le dotazioni tecnologiche e organizzative dei comuni;

   se il Governo abbia definito un cronoprogramma per la dismissione del sistema Spid e quali siano le modalità previste per garantire continuità e interoperabilità dei servizi digitali durante il periodo transitorio;

   quali strumenti informativi e di accompagnamento siano stati o saranno predisposti per sostenere cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni nell'attivazione della Cie e nella transizione da Spid a Cie, con particolare attenzione alle categorie più fragili e digitalmente svantaggiate;

   in che modo il Governo intenda coordinare l'utilizzo della Cie con l'adozione del portafoglio digitale europeo (EU-Wallet) e con l'implementazione dell'IT-Wallet, evitando sovrapposizioni, duplicazioni o disorientamento per gli utenti finali.
(4-05476)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta immediata:


   FRANCESCO SILVESTRI, RICCARDO RICCIARDI, AURIEMMA, ILARIA FONTANA, ALIFANO, QUARTINI, SANTILLO e CANTONE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 7 luglio 2025 il Ministro interrogato, durante la rassegna economia e politica «Forum in Masseria 2025», ha dichiarato che «il 10 per cento non sarebbe un dazio insopportabile per la nostra economia», aggiungendo, inoltre, che è sua intenzione creare una direzione generale ad hoc presso il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale dedicata alla crescita economica come supporto alla promozione dell'export e del made in Italy;

   nonostante le rassicuranti dichiarazioni del Ministro interrogato e della Presidente Meloni circa l'impatto dei dazi statunitensi sul sistema Paese, le più importanti associazioni di settore, tra cui Confindustria, smentiscono tale approccio, sostenendo, di contro, che accettare un accordo di tale natura creerebbe gravi danni a molti settori economici nazionali, mettendo potenzialmente in ginocchio il Paese;

   secondo le stime del centro studi di Confindustria, i dazi al 10 per cento avrebbero un impatto reale del 23,5 per cento, se si considera anche la svalutazione del dollaro. Questo potrebbe tradursi in una perdita di 20 miliardi di euro nell'export e 118.000 posti di lavoro a rischio nel 2026;

   la grande incertezza legata alle misure protezionistiche degli Usa, unitamente all'attuale situazione economica globale e all'incertezza dello scacchiere internazionale a livello geopolitico, rischia di deteriorare ulteriormente i dati, già estremamente preoccupanti, della produzione industriale nazionale;

   la risposta dell'Unione europea alla guerra commerciale dell'Amministrazione Trump è stata finora inadeguata e del tutto insufficiente in termini di risposte concrete al mondo imprenditoriale per colmare il divario di competitività di cui soffrono le imprese –:

   considerata la misura prevista dei dazi statunitensi al 10 per cento e l'allarme lanciato dalle associazioni di settore di cui in premessa, se non ritenga di adottare iniziative urgenti, per quanto di competenza, in sede europea, al fine di intraprendere un percorso volto a scongiurare l'applicazione dei menzionati ulteriori dazi decisi dall'Amministrazione americana, al fine di tutelare in particolare le imprese esportatrici nazionali, al contempo valutando iniziative interne volte ad assicurare l'apertura dell'Italia a nuovi mercati in direzione di una maggiore diversificazione degli scambi commerciali.
(3-02072)


   MARROCCO, ORSINI, DEBORAH BERGAMINI, BARELLI, ARRUZZOLO, BAGNASCO, BATTILOCCHIO, BATTISTONI, BELLOMO, BENIGNI, BOSCAINI, CALDERONE, CANNIZZARO, CAPPELLACCI, CAROPPO, CASASCO, CASTIGLIONE, CATTANEO, CORTELAZZO, ENRICO COSTA, D'ATTIS, DALLA CHIESA, DE MONTE, DE PALMA, FASCINA, GATTA, GENTILE, LOVECCHIO, MANGIALAVORI, MAZZETTI, MULÈ, NEVI, NAZARIO PAGANO, PATRIARCA, PELLA, PITTALIS, POLIDORI, ROSSELLO, RUBANO, PAOLO EMILIO RUSSO, SACCANI JOTTI, SALA, SORTE, SQUERI, TASSINARI e TENERINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   i dati sull'andamento del commercio con l'estero confermano come le esportazioni rappresentino un motore fondamentale per l'economia nazionale;

   sin dall'inizio della XIX legislatura, il Governo ha avviato un'intensa diplomazia della crescita per sostenere le imprese sui mercati esteri e rendere l'export un traino per la competitività dell'intero sistema Italia;

   si registra un ruolo sempre più strategico dei mercati extra Unione europea, verso i quali si dirige ormai quasi la metà del totale dell'export italiano;

   il Ministro interrogato ha predisposto un «Piano d'azione per l'export italiano nei mercati extra Unione europea ad alto potenziale», con l'obiettivo dichiarato di arrivare a 700 miliardi di euro di export entro fine legislatura;

   il piano d'azione prevede, tra l'altro, l'integrazione di diversi strumenti a disposizione del sistema Italia, alcuni dei quali di carattere innovativo;

   l'attuale contesto geopolitico ed economico globale presenta sfide complesse e di vasta portata per l'Italia e per l'Unione europea nel suo complesso;

   numerose sono le incertezze che le imprese italiane sono chiamate a fronteggiare nello scenario internazionale, tra cui destano preoccupazione le crisi in Ucraina e in Medio Oriente e le decisioni di politica commerciale dell'Amministrazione Usa;

   la crescente competizione strategica tra grandi potenze si riflette in una ridefinizione degli equilibri internazionali e in una maggiore incertezza sui mercati globali –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato per dare ulteriore impulso all'azione di sostegno all'export.
(3-02073)


   FRATOIANNI, BONELLI, ZANELLA, BORRELLI, DORI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la visita del Premier israeliano Netanyahu negli Stati Uniti chiarirà se è possibile il secondo cessate il fuoco tra Israele e Hamas, dopo la fine, quattro mesi fa, per responsabilità di Israele, della prima fase della tregua;

   l'Associated press ha anticipato i contenuti del piano per Gaza, che prevedrebbe una tregua di 60 giorni in cambio della liberazione di 10 ostaggi, la restituzione di 18 corpi di defunti e il rilascio di detenuti palestinesi;

   l'auspicata tregua, senza una reale volontà di porre fine al conflitto, allieverà le sofferenze del popolo gazawi solo per un limitato periodo;

   così come non si porrà fine alla catastrofe umanitaria e al genocidio in atto se non sarà consentita immediatamente la ripresa degli aiuti umanitari da parte delle organizzazioni internazionali, ponendo fine alle operazioni della Gaza humanitarian foundation che ha provocato la morte di 600 palestinesi e 3.000 feriti;

   da quanto emerge dal primo incontro tra Trump e Netanyahu, il Premier israeliano ha ribadito la volontà di portare avanti il piano di «migrazione volontaria» dei palestinesi dalla Striscia di Gaza e sul punto non avrebbe trovato opposizione da parte dell'Amministrazione americana;

   appare evidente d'altronde che Israele si muova impunito non solo a Gaza, ma nell'intera Cisgiordania. A fine maggio 2025, il Governo israeliano ha annunciato la creazione di ventidue nuovi insediamenti. La scorsa settimana numerosi esponenti del Likud, il partito di Netanyahu, hanno chiesto in una lettera pubblica l'annessione totale della Cisgiordania. Gli attacchi impuniti dei coloni sono ormai quotidiani: oltre alle demolizioni, la pulizia etnica si fonda sulla paura, sull'intimidazione e sulla violenza diretta;

   il 4 giugno 2025 le missioni diplomatiche di dodici Paesi, tra cui l'Italia, hanno rilasciato un comunicato stampa per esprimere la loro «forte solidarietà alla comunità palestinese di Mughayir a-Deir», un villaggio della Cisgiordania i cui residenti sono fuggiti a causa delle violenze dei coloni israeliani, ma le parole non bastano più;

   il riconoscimento dello Stato palestinese è necessario non solo per una reale prospettiva di pace, ma al fine di non assecondare la oramai espressa e non celata volontà di annessione non solo di Gaza, ma dell'intera Cisgiordania da parte di Israele –:

   se il Governo italiano non consideri tutto questo incompatibile con il Trattato di associazione Unione europea-Israele e non intenda con urgenza procedere al riconoscimento dello Stato di Palestina, anche al fine di respingere ogni tentativo di annessione dei territori palestinesi illegalmente occupati da parte di Israele.
(3-02074)


   LUPI, CARFAGNA, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 80 della Costituzione recita: «Le Camere autorizzano con legge la ratifica dei trattati internazionali che sono di natura politica, o prevedono arbitrati o regolamenti giudiziari, o importano variazioni del territorio od oneri alle finanze o modificazioni di leggi»;

   l'Italia è uno dei Paesi fondatori dell'Unione europea e riveste da sempre un ruolo determinante nello sviluppo del progetto d'integrazione;

   l'Italia ambisce a restare interlocutore affidabile, sia nel G7 sia nell'Unione europea, in ogni foro multilaterale dedicato alla sicurezza sanitaria globale;

   il 27 gennaio 2025 il Ministro interrogato ha dichiarato. «Continuiamo a lavorare e a credere alle organizzazioni multilaterali. Non ho mai detto di voler uscire dall'Organizzazione mondiale della sanità. Quelli che contano sono i fatti, noi continuiamo ad avere sempre la stessa presenza nelle Nazioni Unite, anche facendo osservazioni critiche»;

   la pandemia da COVID-19 ha colpito duramente la popolazione italiana e ha richiesto uno sforzo straordinario non solo dello Stato ma anche dell'Unione europea, al fine di coordinare piani di ripresa e resilienza per risollevare le economie più afflitte dalle conseguenze del fenomeno pandemico;

   il 20 maggio 2025, in occasione della 78° Assemblea mondiale della sanità, l'Italia si è astenuta sull'adozione del Pandemic agreement, malgrado il testo definitivo incorpori integralmente le cautele avanzate dal nostro Paese in materia di sovranità degli Stati e di piena volontarietà di qualunque misura sanitaria;

   l'astensione ha collocato il nostro voto accanto a un ristretto numero di Stati: Bulgaria, Guatemala, Iran, Israele, Giamaica, Paesi Bassi, Paraguay, Polonia, Russia, Slovacchia –:

   quali iniziative intenda assumere per continuare ad assicurare la concordanza tra la posizione dell'Italia e il complesso degli Stati euro-atlantici, in particolare con gli altri Paesi fondatori dell'Unione europea, anche con riferimento al ruolo che l'Italia riconosce alle organizzazioni internazionali, ferma restando l'integrità delle prerogative nazionali.
(3-02075)


   PROVENZANO, PORTA, AMENDOLA, BOLDRINI, QUARTAPELLE PROCOPIO, GHIO, FERRARI, CASU e FORNARO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il negoziato tra l'Unione europea e il Mercosur (Brasile, Argentina, Paraguay, Uruguay e Bolivia) per la conclusione di un accordo commerciale è in fase avanzata: dopo la finalizzazione tecnica nel dicembre 2024, si attende ora la ratifica da parte del Consiglio dell'Unione europea e dei Parlamenti nazionali;

   l'intesa prevede l'eliminazione progressiva di circa il 90 per cento dei dazi tra le due aree, aprendo nuove opportunità per l'export europeo e italiano, in particolare nei settori industriali e manifatturieri, ma solleva anche forti preoccupazioni nel comparto agricolo per il possibile impatto negativo sulla concorrenza, sulla qualità e sulla sostenibilità delle produzioni europee;

   sul piano geopolitico, l'accordo è strategico, rappresenterebbe l'area di libero scambio più grande al mondo e una risposta al nuovo protezionismo globale alimentato dall'Amministrazione Trump e alla penetrazione di altri attori globali in una regione con cui si hanno profonde relazioni culturali ed economiche;

   sul piano nazionale, l'accordo con il Mercosur presenta notevoli vantaggi, soprattutto per settori dell'economia italiana orientati all'export – che crescerebbe, secondo le stime di Confindustria, di 5/7 miliardi di euro –, con un miglior accesso a un mercato sudamericano caratterizzato da crescente domanda di beni ad alto valore aggiunto e il rafforzamento della posizione delle imprese italiane nelle catene globali del valore, mentre le perplessità del mondo agricolo potrebbero essere affrontate con misure compensative e un'implementazione attenta con controlli efficaci;

   la posizione del Governo italiano, pur non essendosi finora tradotta in un voto formale in sede europea, è stata oggetto di prese di posizione fortemente contraddittorie: mentre alcuni settori della maggioranza hanno sottolineato l'importanza strategica dell'accordo, il Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida ha più volte affermato che «l'accordo, così com'è, non è condivisibile» e la stessa Presidente del Consiglio dei ministri ha dichiarato che «senza un riequilibrio non ci sarà sostegno all'accordo Mercosur»;

   in vista dei passaggi necessari alla finalizzazione dell'accordo, a fronte del forte impulso dato dalla presidenza di turno del Mercosur del Brasile, è cruciale chiarire la posizione italiana, che potrebbe risultare determinante per l'esito finale del processo –:

   quale sia la posizione ufficiale del Governo italiano sull'accordo commerciale tra l'Unione europea e i Paesi del Mercosur e quale strategia negoziale stia adottando con gli altri partner europei e in sede di Consiglio.
(3-02076)

Interrogazione a risposta orale:


   DI LAURO e EVI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. — Per sapere – premesso che:

   la guerra in corso a Gaza e in Palestina da quasi 2 anni ha provocato decine di migliaia di vittime, quasi esclusivamente palestinesi, in maggioranza civili inermi, donne, bambine e bambini, inclusi anche un numero imprecisato di morti per fame, tra questi anche bambini e neonati;

   alcuni dei governanti israeliani sono stati posti sotto accusa anche dalla Corte penale internazionale per crimini contro l'umanità e crimine di guerra per quanto stanno portando avanti in questi mesi, da molti definito come un vero e proprio genocidio premeditato per sterminare il popolo palestinese;

   le drammatiche immagini che ormai si è abituati a vedere quotidianamente mostrano chiaramente la crudeltà e l'inumanità che Israele sta metodicamente portando avanti nei territori palestinesi occupati;

   tra le varie indescrivibili atrocità commesse, vi sono state continui e preordinati attacchi a vari ospedali disseminati lungo la striscia di Gaza, che in questi mesi sono stati sovraffollati per curare centinaia di migliaia di feriti provocati da questa guerra;

   tra queste infrastrutture sanitarie vi sarebbe anche l'European Hospital, ospedale costruito grazie al finanziamento da parte dell'Unione europea, il quale ha contribuito a mitigare, anche seppur modestamente, le tragiche sorti della popolazione palestinese;

   nel maggio del 2025 Israele ha deciso di porre sostanzialmente fine all'ospedale ordinandone il bombardamento, senza alcun preavviso o ordine di sgombero, causando decine di morti tra pazienti e personale sanitario;

   i video catturati dalle telecamere dimostrano chiaramente e in maniera straziante il momento in cui le bombe colpiscono la struttura, ferendo e uccidendo civili indifesi, pazienti, loro familiari e personale sanitario, vale a dire soggetti del tutto estranei alla guerra in corso, né affiliati all'organizzazione di Hamas;

   secondo alcuni rapporti di intelligence, sotto l'ospedale vi erano nascosti membri di Hamas e una rete di tunnel;

   secondo alcuni rapporti, l'ospedale sarebbe attualmente militarizzato e occupato dalle forze armate israeliane, impedendone dunque che possa tornare a svolgere la sua funzione sanitaria e di aiuto in questi drammatici mesi –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;

   quali iniziative intendano avviare di propria competenza, anche in ossequio a quanto stabilito all'articolo 11 della nostra Costituzione, al fine di portare nel più rapido tempo possibile alla cessazione delle ostilità in Palestina e al genocidio del suo popolo;

   quali iniziative di propria competenza intendano intraprendere, anche presso le opportune sedi dell'Unione europea, al fine di assicurarsi sulle condizioni dell'European Hospital a Gaza e sul suo attuale stato di utilizzo da parte dell'esercito israeliano.
(3-02070)

Interrogazione a risposta scritta:


   SOUMAHORO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   è da riscontrare che, per quanto riguarda la concessione di visti per l'ingresso nel nostro Paese di cittadini extracomunitari, la competenza a rilasciare i documenti è del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale e della sua rete degli uffici diplomatico-consiliari all'estero;

   infatti, il codice dei visti prevede che ciascun Stato membro sia responsabile dell'organizzazione delle procedure connesse alla domanda. Viene tuttavia prevista la facoltà di cooperare con fornitori esterni di servizi per la raccolta di domande di visto di ingresso. I fornitori esterni partecipano ad un apposito bando di gara e, una volta emesso il decreto di aggiudicazione, stipulano un contratto con lo Stato membro per l'esternalizzazione dei servizi relativi allo svolgimento di attività ausiliarie al rilascio dei visti di ingresso. L'esame delle domande e la decisione sui visti competono esclusivamente al consolato;

   al fine di presentare la domanda di visto l'interessato è dunque tenuto a prendere un appuntamento presso i locali del fornitore esterno che si occupa di raccogliere la documentazione necessaria e trasmetterla al consolato. L'appuntamento viene poi fissato mediante il sito Esp convenzionato ed è previsto che esso abbia luogo entro due settimane;

   tuttavia, è da considerare che il meccanismo sopra menzionato presenta moltissime criticità e disfunzioni che sono state segnalate all'interrogante. Infatti, l'appuntamento non viene erogato entro i quattordici giorni come previsto, ma vi è un'effettiva impossibilità di prenotare l'appuntamento stesso tramite il canale indicato per mancanza di date disponibili o malfunzionamento dei siti;

   è inoltre da considerare che l'appuntamento per concedere il visto non viene rilasciato di persona. Ciò ha determinato l'insorgere anche di pratiche di corruzione per cui i richiedenti si vedono costretti a rivolgersi, dietro compenso, a degli intermediari per l'ottenimento dell'appuntamento presso i centri di accettazione visti dei fornitori esterni;

   in particolare, l'interrogante prende come punto di riferimento il caso avvenuto nei Paesi del Sud globale, dall'Asia all'Africa, dove è necessario rivolgersi a delle agenzie delegate che gestiscono i servizi consolari ausiliari. In quei Paesi, infatti, l'Italia ha affidato questa responsabilità a delle agenzie, come la Vfs global, una società nata con l'intento di ridurre i tempi di attesa delle rappresentanze consolari, una soluzione che sembra aver complicato il processo di rilascio dei visti, limitando di fatto la possibilità per i cittadini di quei Paesi di ottenerne uno;

   il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha contezza delle problematiche relative ai fornitori esterni e delle criticità rilevate anche nella premessa di questo atto di sindacato ispettivo. Nonostante ciò, si riscontrano ancora quelle disfunzionalità rilevate dall'interrogante come le lunghe file davanti a Vfs global che alimentano il circolo degli intermediari informali che promettono, dietro cifre consistenti, un appuntamento il prima possibile –:

   quali iniziative intenda adottare per migliorare il sistema della concessione dei visti di ingresso, anche attraverso l'internalizzazione del servizio e la previsione di nuove risorse umane, nonché garantendo adeguati mezzi informatici e digitali per la rete consolare e le ambasciate al fine di velocizzare i tempi per le pratiche di visti, passaporti e altre pratiche di competenza.
(4-05485)

AFFARI EUROPEI, PNRR E POLITICHE DI COESIONE

Interrogazione a risposta immediata:


   BIGNAMI, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, MANTOVANI, AMBROSI, COLOSIMO, DI MAGGIO, DONZELLI, GIORDANO, ROTONDI, RACHELE SILVESTRI, CIABURRO, CARETTA e TRANCASSINI. — Al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. — Per sapere – premesso che:

   la Strategia nazionale per le aree interne (Snai) rientra nella politica territoriale indirizzata al miglioramento della qualità dei servizi ai cittadini e delle opportunità economiche nei territori interni e a rischio marginalizzazione;

   contemplata per la prima volta nel Programma nazionale di riforma (Pnr) dell'anno 2014 e definita nell'Accordo di partenariato 2014-2020, la strategia è stata confermata anche nel ciclo 2021-2027 come da relativo Accordo di partenariato 2021-2027;

   in particolare, nonostante il Piano per le aree interne, frutto di un lavoro collegiale, sia stato approvato all'unanimità da una cabina di regia composta da regioni, province, comuni e comunità montane, una singola frase, «accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile», estrapolata dal documento e riconducibile a uno studio preesistente del Cnel ad avviso degli interroganti è stata usata strumentalmente e in modo sterile dalle forze politiche di opposizione per sminuire il lavoro dell'attuale Esecutivo;

   l'intero Piano per le aree interne è, nelle parole del Ministro interrogato, «un inno alle aree interne» e nasce proprio per rilanciare i territori marginali;

   i fondi per i comuni, peraltro, ci sono, anche perché la programmazione 2014-2020, che sarebbe dovuta terminare, appunto, nel 2020, non è mai stata conclusa: erano stati stanziati 1.200 milioni di euro, con oltre 5.000 progetti per un valore complessivo di 700 milioni, ma ad oggi sono stati spesi solo 450 milioni;

   per quanto riguarda invece la programmazione 2021-2027, le risorse non mancano, ma ad essere finalmente cambiata è l'impostazione: alla luce dell'andamento della programmazione precedente, infatti, il Ministro interrogato ha deciso opportunamente di responsabilizzare maggiormente le regioni, anche nel ruolo di coordinamento. Ma soprattutto, per ogni area interna, si è individuato un ente capofila che sarà responsabile dell'intero progetto d'area, in modo da renderlo più efficace, non solo per monitorare l'avanzamento e il cronoprogramma, ma anche per chiarire eventuali ritardi;

   sulla base della nuova mappatura relativa al ciclo di programmazione 2021-2027 della Strategia nazionale per le aree interne, le aree interne comprendono oltre 4 mila comuni, il 48,5 per cento del totale –:

   quali ulteriori iniziative il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda intraprendere al fine di migliorare le condizioni di vita delle popolazioni delle aree interne e di invertire il processo di spopolamento, mai considerato come irreversibile dall'attuale Esecutivo.
(3-02081)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazioni a risposta immediata:


   MAGI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 18 del decreto-legge 11 aprile 2025, n. 48, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 giugno 2025, n. 80, in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario, ha introdotto modifiche alla normativa che disciplina il settore della canapa industriale, generando incertezza e criticità operative per migliaia di operatori economici;

   il settore impiega 22.000 operatori e circa 3.000 aziende, la cui maggioranza si dedica alla coltivazione e trasformazione della pianta a fini commerciali, per la produzione del fiore, la quale risulta legittima ma senza possibilità di alcuno sbocco legale;

   sebbene il Governo continui a dichiarare la liceità della coltivazione per scopi industriali, alimentari e tessili, va evidenziato che solo una minima parte, stimata in meno di 20 aziende, opera in questi settori, lasciando oltre 2.970 imprese prive di mercato per il proprio prodotto;

   queste attività, inoltre, non solo hanno attivato finanziamenti pubblici a tasso zero per lo sviluppo della filiera, vincolati a progetti quinquennali non terminabili anticipatamente, ma devono anche corrispondere gli affitti di negozi e capannoni, concessi con contratti a lungo termine;

   le merci già acquistate, ora invendibili, non possono essere smaltite o restituite senza causare ulteriori danni economici, così come vi è incertezza per quanto riguarda la gestione dei dipendenti di tali realtà produttive;

   il 29 aprile 2025 la Commissione agricoltura della Conferenza delle regioni ha approvato all'unanimità un ordine del giorno che chiede al Governo di rivedere l'articolo 18 del «decreto sicurezza»;

   il 23 giugno 2025 l'Ufficio del massimario della Corte di cassazione ha avanzato diversi rilievi critici, in particolare su due aspetti giudicati come probabilmente anticostituzionali: il divieto ex abrupto della raccolta agricola delle infiorescenze «di una coltura autorizzata per anni» violerebbe gli articoli 2 e 3 della Costituzione, nonché violerebbe il principio di libertà di iniziativa economica sancito dall'articolo 41;

   la Corte di cassazione ha ribadito come il divieto risulti in contrasto con la disciplina dell'Unione europea poiché «sembra impedire la libera circolazione di una merce all'interno dell'Unione (articoli 34 e 36 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea) come autoritativamente interpretato dalla Corte di giustizia europea» –:

   se il Governo intenda assumere, per quanto di competenza, iniziative urgenti al fine di garantire la stabilità economica degli operatori e delle aziende che operano nella filiera della canapa industriale e che si trovano in questo momento nell'incertezza.
(3-02077)


   RICHETTI, ONORI, BENZONI, D'ALESSIO, GRIPPO e SOTTANELLI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   l'accordo di partenariato tra l'Unione europea e il Mercosur è stato firmato il 6 dicembre 2024 a Montevideo, con l'obiettivo di promuovere l'integrazione economica di due aree, le quali, sommate, rappresentano un prodotto interno lordo di circa 20 trilioni di dollari e oltre 700 milioni di consumatori. Il Ministro interrogato ha più volte espresso la propria contrarietà all'accordo commerciale Unione europea-Mercosur, definendolo in passato «non condivisibile», mentre il Ministro Urso ha invece espresso la propria apertura all'accordo, auspicando anche la predisposizione di «altri accordi di libero scambio con Messico, Consiglio di cooperazione del Golfo, India, Malesia, Indonesia, Filippine e Australia»;

   lo stesso Presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha recentemente affermato che «l'Unione europea deve accelerare con accordi su altri mercati, a partire dal Mercosur. Serve accelerare tantissimo il negoziato sul Mercosur», sottolineando il ruolo fondamentale dell'Italia in tale contesto;

   il commercio internazionale rappresenta, infatti, uno degli strumenti fondamentali della politica esterna dell'Unione europea, funzionale alla promozione di una crescita economica sostenibile, alla creazione di posti di lavoro qualificati, al rafforzamento della competitività industriale e all'affermazione di elevati standard in materia ambientale, sociale, di diritti del lavoro e tutela dei consumatori;

   le tensioni commerciali con gli Stati Uniti e l'imprevedibilità dei continui annunci di Trump sull'imposizione di dazi evidenziano l'urgenza per l'Europa di disporre di leve autonome di politica commerciale;

   l'accordo Unione europea-Mercosur permetterebbe ad importantissimi settori del comparto agroalimentare italiano di accedere ad un mercato di quasi 300 milioni di consumatori, evitando l'imposizione di dazi attualmente molto alti che riguardano, ad esempio, l'olio di oliva (10 per cento), il formaggio (28 per cento) e il vino (fino al 35 per cento);

   al tempo stesso, i prodotti europei verrebbero protetti nel mercato interno, in quanto l'accordo prevede, oltre alla tutela di 350 indicazioni geografiche, quote estremamente restrittive, ad esempio, sull'importazione delle carni e del pollame sudamericano, oltre che il già vigente limite sull'importazione di prodotti derivanti dalla deforestazione o che non rispettino gli standard di sicurezza europei –:

   alla luce delle tutele previste per i prodotti agroalimentari, per le indicazioni geografiche e per i consumatori europei in termini di qualità e sicurezza alimentare, se mantenga ancora opinioni di contrasto all'accordo in oggetto e se, per le materie di propria competenza, non intenda sostenere nell'ambito dell'azione di Governo un rapido iter che porti alla definitiva ratifica dell'accordo.
(3-02078)


   BOF, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DE BERTOLDI, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   il settore vitivinicolo è vulnerabile a causa dell'incertezza derivante dal generalizzato calo dei consumi: 7 aziende su 10 (70 per cento) sono preoccupate, in quanto negli ultimi trenta anni il consumo è passato da 2,9 miliardi di litri a 2,4 miliardi di litri (-21 per cento);

   nel 2024 il vino rosso andava per la maggiore (1,1 miliardi di litri di consumi), seguito dai bianchi (751 milioni di litri), dagli spumanti (347 milioni di litri) e dai rosati (122 milioni di litri). La ricchezza del settore del vino dipende molto dall'export; infatti, nel 2024, per la prima volta si è giunti a quota 8,1 miliardi di euro (circa 22 milioni di ettolitri), con un incremento del 5,5 per cento; il Veneto ha contribuito in modo decisivo, superando i 3 miliardi di euro;

   tra i vini più esportati ci sono anche il Barolo e il Barbaresco (Piemonte), rossi considerati tra i più grandi vini rossi al mondo per la loro struttura, eleganza e complessità;

   il settore vino nazionale deve, però, fare i conti anche con le giacenze che interessano per lo più i vini a denominazione; le nuove tendenze del beverage e il cambiamento di preferenze tra i clienti sono alcune delle ragioni di questa delicata situazione. Dai dati dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari, al 31 maggio 2025, negli stabilimenti enologici italiani sono presenti 46,6 milioni di ettolitri di vino, 3,1 milioni di mosti e 77.863 ettolitri di vino nuovo ancora in fermentazione; il 55,6 per cento del vino detenuto è a dop, il 25,9 per cento a igp;

   anche i vini veneti sono fermi nelle cantine, in quanto gli importatori non si fidano a mettere i container sulle navi, con il rischio che la merce arrivi a destinazione quando il prezzo delle bottiglie sarà cambiato;

   i vergognosi attacchi al nostro agroalimentare, dal nutriscore ai dazi, passando per gli avvisi sanitari irlandesi, stanno portando ad una demonizzazione del vino anche a livello mondiale, con il rischio di mettere a repentaglio non solo le cantine, ma anche tutte le aziende e le professionalità che fanno parte della filiera vitivinicola;

   il vino è l'ambasciatore del made in Italy nel mondo, in quanto rappresenta un indissolubile legame con il territorio; il nostro vino è unico, abbiamo uve uniche al mondo, siamo titolari di un saper fare che non si può delocalizzare –:

   quali iniziative intenda adottare al fine di tutelare la produzione vitivinicola italiana, nonché sostenere le aziende che fanno parte della filiera.
(3-02079)


   BOSCHI, GADDA, BONIFAZI, DEL BARBA, FARAONE e GIACHETTI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   i dazi imposti dagli Stati Uniti sulle merci europee e italiane hanno raggiunto nel 2025 livelli particolarmente penalizzanti, con aliquote fino al 25 per cento su numerosi settori chiave e un potenziale incremento ulteriore preannunciato dal Presidente Trump;

   tali misure hanno già prodotto un forte impatto negativo sulle esportazioni italiane verso gli Usa, che costituiscono il primo mercato extraeuropeo per l'Italia e rappresentano un valore complessivo di circa 68 miliardi di euro annui, di cui 7,8 miliardi relativi all'agroalimentare, con pesanti ricadute sui fatturati delle imprese e sull'occupazione;

   in questo contesto di tensioni commerciali e instabilità, il 7 luglio 2025 il Ministro interrogato, intervenendo ad un forum pubblico, ha ipotizzato la possibilità di importare carne bovina statunitense, trasformarla in Italia secondo il disciplinare igp della bresaola della Valtellina e riesportarla esclusivamente sul mercato americano come soluzione per aggirare i dazi fino al 17 per cento imposti sui prodotti agroalimentari italiani;

   tale ipotesi desta perplessità poiché il disciplinare igp attualmente non prevede l'uso di carne statunitense e la filiera si approvvigiona prevalentemente dal Sud America; inoltre, la carne statunitense, anche se priva di ormoni, avrebbe costi superiori e limitati effetti positivi, considerato il modesto peso dell'export di bresaola verso gli Usa;

   risulta contraddittorio, peraltro, che si proponga una strategia bilaterale italiana con gli Stati Uniti, peraltro non coordinata a livello europeo, che sembra in contrasto con la necessità di una risposta unitaria e autorevole da parte dell'Unione europea per contrastare efficacemente la politica protezionistica americana –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare per difendere le filiere agroalimentari italiane dagli effetti negativi dei dazi Usa, nel quadro di una strategia coerente e coordinata a livello europeo e, in particolare, se intenda confermare che la proposta di importare carne statunitense per la produzione di bresaola destinata esclusivamente al mercato Usa rientri in una strategia ufficiale di politica commerciale e, in tal caso, se sia stata oggetto di confronto con le istituzioni europee, nonché di valutazioni giuridiche, economiche e reputazionali circa la compatibilità con il disciplinare igp e con la tutela del made in Italy.
(3-02080)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VACCARI, FORATTINI, SIMIANI, MARINO, ROMEO e ANDREA ROSSI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (Fao) ha pubblicato un rapporto completo intitolato «La condizione dei giovani nei sistemi agroalimentari», che esamina e sottolinea il ruolo cruciale dei giovani nella trasformazione dei sistemi agroalimentari, per migliorare la sicurezza del cibo, la capacità nutritiva e le opportunità economiche;

   il rapporto sullo status dei giovani nei sistemi agroalimentari fornisce una valutazione tempestiva e basata su dati concreti di come posti di lavoro dignitosi e sicurezza alimentare per i giovani possano essere raggiunti attraverso la trasformazione dei sistemi agroalimentari e di come giovani più autonomi possano fungere da catalizzatori per una trasformazione dei sistemi agroalimentari;

   il rapporto rileva che oltre il 20 per cento dei giovani non è impegnato in attività lavorative, disoccupate o formate (neet) e le giovani donne hanno il doppio delle probabilità di rientrare in questa categoria. Eliminare la disoccupazione giovanile e offrire opportunità di lavoro ai giovani di età compresa tra 20 e 24 anni che non lavorano, non studiano e non seguono corsi di formazione potrebbe aumentare il prodotto interno lordo globale dell'1,4 per cento, pari a 1,5 trilioni di dollari in attività a valore aggiunto, di cui circa il 45 per cento derivante dai sistemi agroalimentari;

   il rapporto fornisce dati dettagliati sulla demografia giovanile; sull'aumento dell'insicurezza alimentare tra i giovani; sulle iniziative tecniche e politiche volte a creare opportunità di lavoro dignitose e a migliorare la sicurezza alimentare, la nutrizione e accrescere la resilienza dei giovani agli shock; sugli effetti degli eventi climatici estremi, con circa 395 milioni di giovani rurali che vivono in luoghi in cui si prevede un calo della produttività agricola, in particolare nei sistemi agroalimentari tradizionali;

   il rapporto della Fao individua alcune strategie per affrontare questa emergenza e, tra queste: colmare le lacune di conoscenze e dati e rafforzare le prove a favore di sistemi agroalimentari inclusivi per i giovani; amplificare le voci di giovani diversi nei processi politici e decisionali; promuovere investimenti mirati per ampliare le opportunità economiche per i giovani e rafforzarne l'autonomia –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo affinché siano perseguiti gli impegni e gli obiettivi condivisi nell'ambito del rapporto della Fao «La condizione dei giovani nei sistemi agroalimentari».
(5-04217)

Interrogazione a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la Lombardia è la seconda regione italiana, dopo il Veneto, per numero di galline ovaiole allevate, con quasi 900 allevamenti intensivi attivi;

   una recente inchiesta condotta dalla giornalista Giulia Innocenzi e dal team di Food for profit ha documentato gravi carenze igienico-sanitarie e di biosicurezza in due allevamenti intensivi di galline ovaiole situati in Lombardia, condizioni che rappresentano un concreto rischio per la diffusione dell'influenza aviaria;

   il primo allevamento, sito in provincia di Brescia, ospita circa 100.000 galline e si trova in una zona già colpita in passato da focolai di influenza aviaria. Nel mese di ottobre 2024, l'area è stata classificata come «Zona di ulteriore restrizione», la più alta categoria di allerta sanitaria. Già nel 2022 lo stesso allevamento era stato interessato da un focolaio e aveva ricevuto un indennizzo pubblico, inclusi oltre 36.000 euro a valere sui fondi del PNRR;

   i filmati diffusi mostrano animali costretti in gabbie metalliche obsolete e sovraffollate, spesso prive di piumaggio per lo stress e il continuo sfregamento, in ambienti estremamente sporchi, con feci accumulate, di cui le stesse galline si nutrono, e carcasse abbandonate in avanzato stato di decomposizione, esposte per giorni nei corridoi o tra le gabbie, con evidenti rischi sanitari;

   il secondo allevamento, in provincia di Lodi e anch'esso in una zona dove nel 2024 è stata segnalata la presenza del virus aviario, ha una capacità di 300.000 galline. Le immagini testimoniano la presenza di animali fuoriusciti dai capannoni e liberi all'esterno, che possono venire a contatto con la fauna selvatica, una delle principali vie di trasmissione del virus;

   nello stesso sito è stata rilevata la presenza di una carcassa di pecora abbandonata e priva di marchi auricolari d'identificazione, situata all'interno della zona filtro, ossia l'area preposta a garantire il massimo livello di igiene prima dell'accesso agli ambienti di allevamento. Anche in questo caso, sono state documentate numerose carcasse in decomposizione, alcune delle quali cannibalizzate dalle stesse galline. Le condizioni igieniche generali appaiono gravemente compromesse: sono segnalati scarafaggi, accumuli di feci secche, strutture fatiscenti e numerosi animali con evidenti segni di sofferenza fisica, inclusi prolassi visibili;

   negli ultimi cinque anni, l'influenza aviaria ha registrato una diffusione significativa a livello globale, interessando sia uccelli selvatici che allevamenti avicoli in Europa. In particolare, il rapporto pubblicato nel giugno 2025 dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha evidenziato l'emergere di un ceppo di influenza aviaria trasmissibile da animale a uomo, già rilevato negli Stati Uniti, che potrebbe potenzialmente diffondersi anche nel continente europeo;

   le condizioni documentate in questi allevamenti rappresentano una grave violazione del benessere animale e una seria minaccia alla salute pubblica, in considerazione delle evidenti criticità in termini di biosicurezza. Eventuali focolai comporterebbero inoltre rilevanti costi economici a carico della collettività, per via dei risarcimenti pubblici concessi agli allevamenti in caso di abbattimenti e perdite produttive –:

   se i Ministri interrogati intendano adottare urgentemente iniziative di competenza volte a rafforzare da subito i sistemi ispettivi e sanzionatori, per assicurare il rispetto delle norme sanitarie e di biosicurezza vigenti, nonché al fine di tutelare il benessere degli animali allevati.
(4-05475)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazioni a risposta scritta:


   ILARIA FONTANA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la discarica di Roccasecca (Frosinone) in località Cerreto è in funzione sin dall'emergenza rifiuti dei primi anni 2000, con ordinanza commissariale n. 2 del 28 novembre 2002 che ne ha autorizzato l'esercizio del primo invaso da 100 mila metri cubi;

   la discarica di Roccasecca ha subito nel tempo una serie di ampliamenti, che hanno portato alla volumetria attuale che supera i 3 milioni di metri cubi;

   il Piano regionale di gestione dei rifiuti (Prgr) del Lazio stabilisce la progressiva riduzione del ricorso alla discarica, l'obbligo di monitoraggio annuale dei flussi e l'aggiornamento costante del quadro impiantistico da parte della regione;

   la discarica in oggetto è stata chiusa per esaurimento di volumetrie;

   secondo articoli di stampa del 4 luglio 2025 sono ripresi i lavori di movimentazione terra sul sito, preludio a un possibile riavvio o ampliamento dell'impianto, con conseguente preoccupazione delle comunità locali;

   l'articolo 206-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006 recita al comma 1 che «Al fine di garantire l'attuazione delle norme di cui alla parte quarta del presente decreto con particolare riferimento alla prevenzione della produzione della quantità e della pericolosità dei rifiuti ed all'efficacia, all'efficienza ed all'economicità della gestione dei rifiuti, degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio, nonché alla tutela della salute pubblica e dell'ambiente, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare svolge, in particolare, le seguenti funzioni: a) vigila sulla gestione dei rifiuti, degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio» –:

   se sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa;

   quale sia l'esito dell'eventuale attivazione dei poteri conferiti al Ministero ai sensi dell'articolo 206-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006 in riferimento a quanto esposto in premessa.
(4-05473)


   MAGI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il Sito di interesse nazionale (Sin) di Crotone-Cassano-Cerchiara è stato individuato come «sito di bonifica di interesse nazionale» con decreto ministeriale n. 468 del 2001, perimetrato con decreto ministeriale 26 novembre 2002 e nuovamente con successivo decreto del 9 novembre 2017 e risulta essere uno dei luoghi più inquinati e pericolosi d'Europa la cui bonifica è a tutti gli effetti una delle questioni ambientali più delicate e complesse presenti in Italia, sul cui completamento si sono accumulati ritardi, contraddizioni e tensioni tra istituzioni, imprese e comunità;

   all'interno del territorio Sin, che comprende un'area di circa 884 ettari a terra e 1.448 a mare, esistono tre aree industriali dismesse, delle discariche, la fascia costiera prospicente la zona industriale compresa tra la foce del fiume Esaro e del Passovecchio, due aree di smaltimento abusivo di rifiuti industriali;

   la contaminazione prodotta è diversa da sito a sito e, ad esempio, per quanto riguarda le discariche abusive, interessa principalmente il suolo e le acque di falda, che risultano essere inquinate da zinco, piombo, rame, arsenico, cadmio, ferro e altri, mentre nel caso della discarica sita in località Tufolo e che copre una superficie di 7 ettari, vede la presenza di rifiuti speciali, solidi urbani, fanghi di depurazione civile, rifiuti derivanti dall'alluvione del 1996 e si sospetta la presenza di rifiuti pericolosi;

   all'interno dell'area, Eni Rewind è proprietaria di una superficie di 71 ettari corrispondenti agli stabilimenti ex Pertusola e l'azienda è stata condannata con sentenza del tribunale di Milano, numero 2536, del 28 febbraio 2018 a svolgere le operazioni di bonifica e al pagamento di 72 milioni di euro per danno ambientale. Successivamente è stata stabilita la nomina di un commissario con il compito di accelerare e coordinare gli interventi;

   a marzo 2017 Eni aveva presentato uno studio di fattibilità (parte integrante del Pob2) che prevedeva il conferimento dei rifiuti presenti nel sito in discariche italiane al di fuori della Calabria, oltreché all'estero. Successivamente, questa previsione era stata confermata dalla conferenza dei servizi dell'ottobre 2019 in conformità con il provvedimento unico autorizzativo regionale (Paur) con il fine di tutelare il territorio;

   le operazioni di bonifica hanno affrontato a partire dal 2020 ritardi dovuti anche all'impugnazione delle sentenze, la mancanza di una strategia di azione chiara e condivisa, cui si sono affiancati silenzi e financo disinformazione rispetto agli impegni assunti;

   Eni ha recentemente individuato in Svezia alcune discariche per il conferimento, entro il 25 maggio 2026, di 40 mila tonnellate di rifiuti che rappresentano sicuramente un passo importante ma insufficiente nel quadro del complessivo ammontare di materiali da trasferire –:

   quale sia lo stato di avanzamento delle operazioni di bonifica, con particolare riguardo al tema dei rifiuti radioattivi e tossici;

   se siano stati individuati protocolli adeguati per la tutela del personale e della cittadinanza;

   quali siano le azioni intraprese volte a garantire informazioni complete e adeguate nonché la trasparenza alla cittadinanza e alle associazioni locali;

   se il Ministro interrogato intenda assumere eventuali ulteriori iniziative di competenza per accelerare le procedure di bonifica.
(4-05487)


   ZANELLA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di giugno 2025, secondo quanto denunciato da numerose associazioni ambientaliste del Friuli-Venezia Giulia (tra cui Lipu Fvg, Legambiente Pordenone, Gref, Associazione naturalistica cordenonese, Lav Fvg, Astore Fvg), si sono verificate gravi devastazioni ambientali nei prati stabili della Zona di protezione speciale «Magredi del Cellina», in particolare nell'area del Dandolo di Maniago, a causa del passaggio di mezzi militari pesanti, tra cui carri armati cingolati e mezzi militari gommati;

   l'area in questione costituisce un unicum ambientale ed è parte integrante della Rete natura 2000, tutelata dalle Direttive europee «Uccelli» e «Habitat», nonché dalla legge regionale n. 14 del 2007 del Friuli-Venezia Giulia, e oggetto di interventi di ripristino ambientale finanziati con fondi europei nell'ambito di progetti Life per un valore superiore al milione di euro;

   le esercitazioni militari si sarebbero svolte in piena primavera, durante il periodo di fioritura di specie botaniche rare (come le orchidee selvatiche) e di nidificazione di uccelli protetti, tra cui l'occhione, l'allodola e lo strillozzo, compromettendo habitat di altissimo valore naturalistico;

   secondo le associazioni, il passaggio dei mezzi ha scoticato il manto erboso, compattato il terreno e trasformato vaste aree in pantani, violando le misure di conservazione vigenti e i disciplinari d'uso concordati tra regione e Ministero della difesa;

   la cosiddetta steppa friulana gode della tutela di norme comunitarie, statali e regionali e qualche anno fa la regione Friuli-Venezia Giulia, grazie a più di un milione di euro di fondi Ue nell'ambito di due progetti Life, aveva ripristinato alcuni habitat naturali dei Magredi. Si ipotizzano, dunque, violazioni delle normative europee, statali e regionali, nonché danno ambientale ai sensi dell'articolo 733-bis del codice penale –:

   se i Ministri interrogati fossero a conoscenza delle esercitazioni militari svolte nei Magredi del Cellina e se tali attività fossero state autorizzate secondo le normative vigenti;

   se siano stati effettuati sopralluoghi da parte delle autorità competenti per verificare l'entità del danno ambientale e se siano state attivate, per quanto di competenza, procedure sanzionatorie nei confronti dei responsabili;

   quali misure urgenti di competenza si intendano adottare per il ripristino ambientale dell'area danneggiata e per il risarcimento del danno derivante dalla distruzione di habitat ripristinati con fondi pubblici;

   se si intenda interdire l'area a future attività militari e rafforzare i controlli sul rispetto delle norme ambientali da parte delle forze armate, comprese quelle Nato.
(4-05489)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   GHIO, PANDOLFO e PASTORINO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   in data 27 giugno 2025 è stato pubblicato il decreto del direttore generale spettacolo rep. n. 741, relativo all'ammissione al triennio 2025-2027 e all'annualità 2025 degli organismi dell'ambito Multidisciplinare – Festival multidisciplinari e Prime istanze triennali;

   in seguito alla pubblicazione del suddetto decreto, numerosi festival storici e realtà culturali consolidate risultano escluse dal finanziamento ministeriale, tra cui il Festival Testimonianze ricerca azioni organizzato dal Teatro Akropolis di Genova Sestri Ponente, riconosciuto a livello nazionale come uno dei più importanti presìdi di ricerca e sperimentazione teatrale del Paese;

   nello specifico, la valutazione del festival da parte della commissione consultiva è passata dai 29 punti del 2024 (valutazione confermata a consuntivo nel marzo 2025) a soli 8,9 punti nella nuova graduatoria, al di sotto della soglia minima di 10 punti necessari per accedere al contributo pubblico, compromettendo gravemente la sostenibilità del progetto;

   tale drastico declassamento appare ingiustificato alla luce di dati oggettivi e documentabili: oltre 40.000 presenze in 15 anni di attività, 1.300 artisti ospitati, 100 prime nazionali, più di 400 giornate di festival, oltre 50 partner culturali e istituzionali, 1.200 articoli su stampa nazionale e internazionale;

   il Teatro Akropolis ha ricevuto importanti riconoscimenti, tra cui il Premio Ubu – Progetti speciali (2017) e il Premio Hystrio digital stage (2021), ed è stato costantemente riconosciuto dal Ministero per la qualità artistica del suo operato;

   l'esclusione dal finanziamento pubblico comporta non solo una grave perdita per il territorio periferico di Sestri Ponente, che ha trovato in Akropolis un presidio culturale e sociale fondamentale, ma rischia anche di generare un impatto economico rilevante: si stima la perdita di numerose giornate lavorative e un danno significativo per l'indotto locale (ospitalità, ristorazione, fornitori, tecnici e operatori culturali);

   è in fase di avvio da parte di Akropolis una richiesta formale di riesame del punteggio, ma la questione, come confermato anche da un'interrogazione parlamentare precedente e da un comunicato degli assessori alla cultura di diverse regioni italiane, riguarda un quadro più ampio di penalizzazione dei festival di ricerca e sperimentazione, particolarmente colpiti dalle nuove assegnazioni –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione che riguarda il Teatro Akropolis e il Festival Testimonianze ricerca azioni e se intenda promuovere una verifica interna sul processo di valutazione che ha portato al drastico ridimensionamento del punteggio assegnato alla qualità artistica del progetto;

   se non ritenga opportuno intervenire urgentemente, anche attraverso la convocazione della Commissione multidisciplinare, per garantire una revisione trasparente e motivata dei punteggi, tutelando il principio di imparzialità e il valore culturale delle iniziative escluse;

   se il Ministro interrogato intenda garantire, per quanto di competenza, strumenti di tutela e riequilibrio per realtà periferiche come quella di Sestri Ponente, che rischiano di essere gravemente danneggiate dall'impostazione attuale, ma che sono fondamentali anche per l'utilizzo della cultura come strumento di miglioramento della qualità della vita nelle periferie urbane;

   se, alla luce delle numerose criticità emerse, non ritenga necessario adottare iniziative di competenza per una riforma dei meccanismi di valutazione, che renda più chiari, verificabili e oggettivi i criteri per l'assegnazione dei punteggi.
(4-05482)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   GHIRRA. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   numerosi articoli di stampa hanno diffuso la notizia secondo la quale la società in house del Ministero della difesa, la Difesa Servizi Spa, ha pubblicato un avviso di gara europea, a procedura aperta, ai sensi degli articoli 71 e 176 del decreto legislativo n. 36 del 2023, finalizzata all'individuazione di operatori economici con cui stipulare un contratto di concessione, per la valorizzazione di sedimi della difesa su cui installare e gestire impianti di produzione di energia da fonti di energia rinnovabile (Fer);

   la procedura, come si legge sul sito della Difesa Servizi, scade il 15 ottobre 2025 e potranno partecipare tutte le imprese interessate alla realizzazione degli impianti. L'elenco è composto da ventidue aree militari in tutta Italia, dal Friuli alla Puglia, dall'Emilia-Romagna alla Sicilia, Piemonte e Sardegna compresi, per i quali ci sono a disposizione quasi 770 milioni di euro;

   fra i siti individuati anche il sito militare nei pressi del Colle di Sant'Elia, denominato «Borgata S.Elia Colle-S.Ignazio», ovvero le aree esterne del comprensorio della marina militare su cui si vorrebbe installare un parco fotovoltaico per un'estensione di circa 37 ettari;

   l'area risulta tutelata interamente con il vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42 del 2004) e in parte con il vincolo idrogeologico (regio decreto-legge n. 3267 del 1923), vede vari beni culturali formalmente vincolati, quali il Forte di S. Ignazio (XVIII sec.), la Torre costiera del Prezzemolo (XVI sec., la Torre dei Segnali (XVI sec.), la Batteria antiaerea C-135 (XX sec.), che meritano salvaguardia e accorta valorizzazione. L'intera area è classificata per legge non idonea all'ubicazione di impianti di produzione energetica da fonte fotovoltaica in quanto rientra nella fascia di rispetto di cinquecento metri da vincoli ambientali e/culturali (articolo 6, comma 1, del decreto-legge n. 50 del 2022, convertito con modificazioni, nella legge n. 91 del 2022), classificazione rimarcata dalla giurisprudenza amministrativa (come da sentenze T.a.r. Sardegna, Sezione I, 20 giugno 2025, n. 572; T.a.r. Sardegna, Sezione I, 1° ottobre 2024, n. 671; T.a.r. Umbria, Sezione I, 6 agosto 2024, n. 592) e dalla legge regionale Sardegna n. 20 del 2024;

   il progetto ha destato forti perplessità e dure prese di posizione delle istituzioni regionali e della città di Cagliari. La realizzazione del parco infatti confligge con il nodo dei beni demaniali militari che dovrebbero passare in capo alla regione ai sensi dell'articolo 14 dello Statuto sardo, in quanto l'area in questione fa parte dei 350 beni demaniali militari che, secondo l'accordo Stato-regione del 2008, devono essere restituiti alla Sardegna e nella disponibilità dei sardi;

   altre perplessità attengono al fatto che la realizzazione del progetto trasformerebbe un bene militare dismesso, di altissimo valore paesaggistico e storico, in un impianto industriale senza alcun confronto con la regione o il comune: secondo il piano urbanistico comunale, il Colle di Sant'Elia è destinato a un recupero sociale e culturale. Di conseguenza, la scelta appare all'interrogante priva di fondamento tecnico e giuridico, con forti criticità amministrative, paesaggistiche e urbanistiche. In particolare, quell'area risulta essere soggetta a rigidi vincoli sia sul fronte ambientale sia sul fronte archeologico e monumentale. L'auspicio è quindi che il Ministero della difesa rinunci al progetto e restituisca il Colle di Sant'Elia alla comunità –:

   se i Ministri interrogati, ciascuno per quanto di competenza, non ritengano opportuno attivarsi affinché si pervenga all'annullamento parziale del bando emanato dalla Difesa Servizi s.p.a.;

   quali siano le tempistiche previste per l'effettiva dismissione dell'area e la sua restituzione alla comunità ai sensi dell'articolo 14 dello Statuto della Regione Autonoma della Sardegna.
(4-05483)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   SARRACINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   la decisione assunta dall'Agenzia del demanio di procedere allo sfratto della Polisportiva Partenope di Napoli dai locali attualmente in uso, a seguito di un contenzioso giudiziario ancora in corso, ha suscitato profonda indignazione e una vasta mobilitazione del tessuto sociale, sportivo e civile della città;

   tali locali sono occupati dalla società sportiva fin dal 1951: una realtà storica e prestigiosa che ha rappresentato e continua a rappresentare un presidio di sport, educazione e inclusione sociale, con decine di atleti che hanno vestito la maglia della nazionale in competizioni internazionali, inclusi quattro alle Olimpiadi;

   il contenzioso con l'Agenzia del demanio si protrae da oltre 16 anni e l'esito dell'appello è atteso per il mese di novembre 2025;

   la chiusura della palestra rappresenterebbe un colpo durissimo non solo per gli atleti, i tesserati e i giovani coinvolti nelle attività, ma per l'intera città di Napoli, privata di un punto di riferimento sportivo e sociale in un'area urbana già complessa e bisognosa di realtà positive;

   la Polisportiva Partenope ha rappresentato, per generazioni di giovani, un luogo di formazione, riscatto e crescita personale, contribuendo in modo significativo alla promozione dei valori dello sport e alla coesione sociale nel territorio –:

   quali opportune e tempestive iniziative di competenza intenda assumere il Governo affinché si blocchi la procedura di sfratto e si attivi un tavolo di confronto che scongiuri la chiusura delle attività della Partenope in considerazione della importanza che tale società riveste nel panorama sociale e sportivo della comunità napoletana.
(3-02082)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   SOTTANELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 15, comma 1, lettera c), del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, prevede che dall'imposta lorda sul reddito delle persone fisiche si detrae un importo pari al 19 per cento delle spese sanitarie sostenute dal contribuente, purché debitamente documentate;

   in attuazione dei principi di semplificazione e trasparenza amministrativa, il decreto legislativo 21 novembre 2014, n. 175, ha implementato il Sistema tessera sanitaria (Sts) come strumento finalizzato alla raccolta e trasmissione telematica dei dati relativi alle spese sanitarie da parte di soggetti terzi – quali ad esempio farmacie, medici e strutture sanitarie –, al fine di consentire la predisposizione della dichiarazione dei redditi precompilata da parte dell'Agenzia delle entrate;

   con la circolare n. 14/E del 19 giugno 2023, l'Agenzia delle entrate ha espressamente riconosciuto, per i contribuenti che presentano il modello 730, la possibilità di sostituire la documentazione cartacea necessaria alla detrazione delle spese sanitarie con il prospetto delle spese scaricato dal portale del Sistema tessera sanitaria, a condizione che tale prospetto sia accompagnato da dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà, resa ai sensi dell'articolo 47 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445;

   tale prassi amministrativa risponde all'esigenza di garantire un utilizzo efficiente dei dati già certificati dalla pubblica amministrazione, riducendo l'onere documentale a carico del contribuente e favorendo un'applicazione più uniforme del principio di semplificazione fiscale;

   nonostante ciò, nelle istruzioni ministeriali relative al modello redditi persone fisiche 2025 (ex modello 740), pur rinviandosi genericamente alla predetta circolare nella sezione «Appendice-Spese sanitarie detraibili», non risulta formulato un espresso riconoscimento dell'utilizzabilità del prospetto Sts quale documentazione sostitutiva ai fini della detrazione fiscale in caso di dichiarazione ordinaria non precompilata –:

   se intenda prevedere un aggiornamento delle istruzioni ministeriali al modello redditi Pf volto a esplicitare tale facoltà, in coerenza con quanto già previsto per il modello 730, al fine di garantire uniformità di trattamento e certezza normativa, così da chiarire se il prospetto delle spese sanitarie reso disponibile dal Sts sia utilizzabile anche ai fini della detrazione Irpef per le spese sanitarie nel caso di presentazione del modello redditi persone fisiche 2025 non precompilato.
(5-04219)


   MEROLA e GUERRA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, commi da 174 a 178, della legge 29 dicembre 2022, n. 197, recante la legge di bilancio 2023, ha introdotto l'istituto del ravvedimento speciale per la regolarizzazione di violazioni tributarie pregresse;

   in particolare la misura consente di regolarizzare posizioni fiscali irregolari mediante il versamento di imposte e sanzioni in forma ridotta, con un'imposizione calcolata non sull'imposta effettivamente non pagata, ma su una base imponibile forfettaria, costituita dal reddito già dichiarato incrementato in misura fissa, determinata in funzione del punteggio ottenuto dal contribuente secondo gli indici sintetici di affidabilità fiscale (Isa);

   tale incremento varia dal 5 per cento (per contribuenti più affidabili con Isa pari a 10) fino al 50 per cento (per contribuenti con Isa inferiori a 3), e riguarda anche soggetti con punteggi Isa inferiori a 8, quindi formalmente «non affidabili» secondo l'Amministrazione finanziaria;

   tale sanatoria presenta profili di condono selettivo, con potenziali effetti distorsivi rispetto al principio di equità fiscale e alla posizione dei contribuenti pienamente adempienti;

   in un sistema tributario fondato sul principio di capacità contributiva, l'adozione di simili misure straordinarie impone massima trasparenza e controllo parlamentare sull'attuazione –:

   quale sia il numero dei soggetti che hanno aderito al citato ravvedimento speciale, anche considerando le riaperture dei termini, distinti in contribuenti in regime forfettario, in regime ordinario e liberi professionisti, e riportando, per ciascuna tipologia, il corrispondente ammontare delle somme già versate e la quota del debito sottoposta ad un piano di rateazione accordato.
(5-04220)


   CONGEDO, FILINI, GIORDANO, MATERA, MATTEONI e TESTA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto risulta da un articolo pubblicato l'8 luglio 2025, dal quotidiano: «Il Sole 24 Ore», l'Agenzia delle entrate, in risposta ad un interpello, ha sostenuto che la decadenza dalla rottamazione quater, prevista dall'articolo 1, commi 231 e seguenti, legge di bilancio per il 2023, preclude l'adesione al concordato preventivo biennale, a condizione che sia intervenuta prima dell'accertamento, ovvero ne comporta la decadenza, se sopraggiunta successivamente, naturalmente in presenza di debiti scaduti e accertati in via definitiva di importo non inferiori a 5 mila euro, riferiti a tributi amministrati dall'Agenzia delle entrate o a contributi;

   la cosiddetta riammissione alla rottamazione quater (disciplinata dall'articolo 3-bis, del decreto-legge n. 202 del 2024 convertito con modificazioni dalla legge n. 15 del 2025), secondo l'Agenzia delle entrate non avrebbe pertanto alcun effetto ai fini del concordato preventivo biennale;

   in base all'articolo 10, comma 2 del decreto legislativo n. 13 del 2024, evidenzia il suesposto quotidiano economico, possono accedere al Cpb i contribuenti che, con riferimento al periodo d'imposta precedente a quelli cui si riferisce la proposta, non hanno debiti (non sospesi o rateizzati) per tributi amministrati dall'Agenzia delle entrate o debiti contributivi, se definitivamente accertati con sentenza irrevocabile o con atti impositivi non più soggetti a impugnazione, a condizione che entro i termini per l'adesione, l'ammontare complessivo del debito residuo non sia inferiore alla soglia di 5 mila euro;

   l'adesione a una procedura di rottamazione impedisce il sorgere del problema, rileva ancora l'articolo in precedenza richiamato, ma tuttavia occorre evitare di incorrere nella decadenza dalla rottamazione;

   «il Sole 24 Ore», riporta il caso di un'impresa che nel 2024, aveva perso i benefici previsti dalla rottamazione quater, avendo versato tardivamente (oltre 5 giorni) una delle rate previste dal piano, con l'intenzione di accedere alla procedura di riammissione recentemente prevista dal legislatore, al fine evitare la decadenza dal Cpb;

   secondo l'interpretazione dell'Agenzia delle entrate, la suddetta impresa non aveva i requisiti per accedere al Cpb, se la decadenza della rottamazione era già intervenuta al momento dell'adesione, ovvero ne è decaduta se l'evento è intervenuto successivamente, ai sensi di quanto previsto dall'articolo 22, comma 1, lettera d) del decreto legislativo n. 13 del 2024 menzionato –:

   quale sia l'orientamento del Ministro interrogato, in relazione alla risposta all'interpello n. 176/2025 dell'Agenzia delle entrate, in premessa citata, che preclude l'adesione al concordato preventivo biennale.
(5-04221)


   CENTEMERO, CANDIANI, CAVANDOLI, DE BERTOLDI e GUSMEROLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 25 del 2023, convertito con legge n. 52 del 2023, ha introdotto nuove disposizioni che regolano remissione di obbligazioni e altri strumenti finanziari in forma digitale nonché di semplificazione della sperimentazione FinTech, innovando il quadro normativo riferito all'attività degli operatori del mercato dei digital bond;

   rispetto, invece, al trattamento fiscale degli strumenti finanziari digitali, la successiva circolare Ade n. 30/E/2023 ha precisato che essi «[...] essendo stati assoggettati alla disciplina dei corrispondenti titoli di credito e degli altri strumenti finanziari emessi in forma non digitale, devono ritenersi soggetti al relativo regime fiscale» e che «[...] restano ferme la disciplina impositiva e le modalità di applicazione della stessa prevista per i corrispondenti strumenti finanziari non emessi in forma digitale. Pertanto, ai redditi derivanti dagli strumenti finanziari digitali si applicano le disposizioni sui redditi di capitale di cui all'articolo 44 del Testo unico delle imposte sui redditi e sui redditi diversi di natura finanziaria di cui all'articolo 67, comma 1, lettere da c) a c-quinquies), del medesimo testo unico»;

   tuttavia, considerata la natura disintermediata e digitale di tali strumenti finanziari, sarebbe opportuno chiarire relativamente a questi ultimi la portata applicativa del regime fiscale previsto dal decreto legislativo n. 239 del 1996, che per gli strumenti finanziari tradizionali prevede la presenza di intermediari e il deposito presso soggetti autorizzati ai fini dell'esenzione dall'imposta sostitutiva su interessi e proventi;

   la scritturazione digitale nel registro Dit e la disintermediazione che caratterizza la circolazione dei digital bond differiscono, infatti, per caratteristiche rispetto al tradizionale deposito di titoli, che sui registri distribuiti possono essere detenuti e trasferiti senza la necessità di intermediari finanziari tradizionali, come banche o società di intermediazione mobiliare –:

   se e quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda adottare con riferimento a quanto esposto in premessa.
(5-04222)


   ALIFANO, GUBITOSA e RAFFA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   ad oltre tre anni di distanza dalla dichiarazione di cessazione dell'emergenza connessa alla pandemia continuarla perdurare le criticità nell'accesso da parte dell'utenza ai servizi dell'Agenzia delle entrate e dell'Agenzia delle entrate – riscossione: carenze di organico, difficoltà nelle comunicazioni e blocchi nelle notifiche si traducono in ritardi, disservizi e un carico di lavoro maggiore per i professionisti e i cittadini;

   la possibilità di prenotare online l'accesso ad alcuni servizi non ha sortito gli effetti di semplificazione, maggiore equità e di compliance ritenuti capisaldi della visione del sistema fiscale italiano tanto ostentata dal Governo;

   per potere effettuare la lavorazione di un avviso di irregolarità a seguito di controllo automatizzato, l'Agenzia delle entrate ha messo a disposizione del cittadino un sistema di prenotazione attraverso un sito ufficiale che prevede una programmazione della disponibilità dell'ufficio, ma questo implica che l'accesso agli uffici non sia immediato;

   è possibile, altresì, prenotare un webticket, ossia un biglietto eliminacode che permette di recarsi in ufficio direttamente all'ora indicata sul ticket, valido esclusivamente in giornata e limitatamente ad alcuni servizi. Il ticket può essere prenotato dalle ore 6 fino a esaurimento della disponibilità, un vero e proprio click day che di fatto impedisce all'utenza di recarsi presso gli uffici nei tempi utili per risolvere le complesse problematiche legate alla tematica fiscale;

   alcune categorie di cittadini più fragili (anziani o disabili) che non hanno dimestichezza con piattaforme e app hanno a disposizione un servizio telefonico, che purtroppo però non sempre risulta capace di risolvere le questioni poste o anche di prenotare il servizio in giornata presso l'ufficio richiesto;

   l'Agenzia della riscossione non riceve ogni giorno se non dietro appuntamento telematico programmato e la disponibilità di questi uffici è spesso per la settimana successiva o anche oltre;

   il contribuente è, dunque, impossibilitato a recarsi presso gli uffici anzidetti per potere effettuare richieste di vario tipo, che spesso comportano, però, urgenza di pagamento immediato o di risoluzione in tempi brevissimi: si pensi all'imprenditore che abbia necessità di ottenere il Documento unico di regolarità fiscale (Durf) o all'utente che deve bloccare un fermo amministrativo;

   a giudizio degli interroganti il persistere di queste criticità si pone in drammatico contrasto con la roboante propaganda governativa relativa alla riforma fiscale in atto –:

   quali tempestive iniziative di competenza intenda porre in atto per dare una soluzione alle problematiche sopra esposte.
(5-04223)

Interrogazione a risposta scritta:


   RUFFINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la disciplina dell'Imposta municipale propria (Imu) sui terreni agricoli ha conosciuto nel corso del tempo un'evoluzione normativa volta a riconoscere specifiche esenzioni per determinate categorie di soggetti, tra cui i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli professionali (Iap);

   l'articolo 1, comma 758, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, stabilisce che «i terreni agricoli sono esenti dall'Imu se posseduti e condotti da coltivatori diretti o da imprenditori agricoli professionali (...) iscritti nella previdenza agricola», senza distinguere tra soggetti attivi e soggetti pensionati, né tra coloro che prima della pensione svolgevano attività agricola e coloro che intraprendono tale attività solo successivamente al pensionamento;

   l'articolo 78-bis del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, ha introdotto un chiarimento volto a precisare che i benefici fiscali, ivi inclusa l'esenzione Imu, si applicano anche ai coltivatori diretti e agli imprenditori agricoli professionali pensionati, a condizione che continuino a svolgere l'attività agricola e mantengano l'iscrizione nella previdenza agricola;

   tale previsione normativa, nata con finalità chiarificatrici, è stata tuttavia interpretata in senso restrittivo da alcuni enti locali, i quali riconoscono l'esenzione Imu esclusivamente agli imprenditori agricoli professionali pensionati che già prima del pensionamento svolgevano attività agricola e risultavano iscritti alla previdenza agricola, escludendo invece coloro che, pur svolgendo effettivamente attività agricola e risultando iscritti alla previdenza agricola, avevano esercitato precedentemente attività di diversa natura;

   ciò ha determinato ad avviso dell'interrogante una disparità di trattamento tra soggetti che si trovano nella medesima situazione attuale sotto il profilo oggettivo e soggettivo, con conseguente incertezza applicativa e diversi contenziosi a livello comunale. In particolare, si segnalano casi verificatisi in alcuni comuni della provincia di Ferrara, tra cui Mesola e Bondeno, in cui tale interpretazione restrittiva ha portato all'assoggettamento all'Imu di terreni condotti da imprenditori agricoli professionali pensionati in possesso di tutti i requisiti richiesti dalla normativa vigente – i quali magari prima della pensione avevano esercitato attività di diversa natura – esentando al tempo stesso gli imprenditori agricoli professionali pensionati che avevano invece esercitato attività agricole –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, anche di carattere normativo, intenda realizzare per assicurare uniformità di trattamento su tutto il territorio nazionale e prevenire l'adozione di interpretazioni difformi e discriminatorie da parte delle amministrazioni comunali, anche chiarendo che l'esenzione Imu per i terreni agricoli spetta ai coltivatori diretti e agli imprenditori agricoli professionali pensionati che coltivano i propri terreni e sono iscritti alla previdenza agricola, indipendentemente dalla natura dell'attività svolta in precedenza al pensionamento.
(4-05477)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   CALDERONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nonostante si assista quasi quotidianamente alla diffusione sui vari mass media di atti e notizie coperti da segreto istruttorio o comunque non pubblicabili fino all'udienza preliminare, in violazione degli articoli 114 del codice di procedura penale e 684 del codice penale, non risulta all'interrogante che alcuna procura abbia esercitato l'azione penale – obbligatoria nel nostro ordinamento – per procedere in tali fattispecie di reato, né, vieppiù, risultano condanne per tali capi d'imputazione –:

   se e quanti siano i procedimenti penali pendenti per la violazione degli articoli 114 del codice di procedura penale e 684 del codice penale e quante le eventuali condanne, definitive e non definitive.
(3-02071)

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIMALDI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza sono stati assunti a tempo determinato circa 12.000 lavoratrici e lavoratori al Ministero della giustizia, in servizio presso le corti d'Appello e tribunali italiani: trattasi di tecnici, amministrativi, esperti afferenti al cosiddetto «ufficio per il processo», il cui apporto è fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza concordati con l'Unione europea, in particolare l'abbattimento dell'arretrato, il rafforzamento e l'ammodernamento del sistema giudiziario, da anni in gravissima carenza di personale amministrativo, in particolar modo nelle sedi del Nord Italia;

   secondo i dati pubblicati sul sito del Ministero della giustizia al 31 maggio 2025 sono in servizio 11.463 unità di personale, di cui 8.592 addetti all'ufficio per il processo e 2.871 unità di personale amministrativo e tecnico. Sono in corso ulteriori scorrimenti di graduatorie e quindi la platea dei precari è in aumento;

   a decorrere dal 1° luglio 2026 i contratti Piano nazionale di ripresa e resilienza scadranno e il personale in servizio non conosce ancora la sua sorte. Ciò produce un duplice impatto negativo: da un lato, lo stato di disoccupazione di migliaia di dipendenti pubblici, formati e con esperienza, che da anni lavorano precari per lo Stato dopo aver superato una selezione concorsuale per esami e titoli; dall'altro, la tenuta e il funzionamento dello stesso sistema giustizia, già fortemente minato da anni di endemica carenza di personale e che con tutta evidenza non si può privare delle migliaia di persone assunte con il Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   il Governo ha, per ora, manifestato l'intenzione di assumerne solo 6.000 di questi lavoratori;

   la legge di bilancio per il 2025 ha previsto di stabilizzare 3.000 di questi lavoratori precari; altri 3.000 posti dovrebbero essere messi a disposizione dal Ministero della giustizia nel triennio 2026/29 sulla base del Piano integrato di attività e organizzazione (Piao). Allo stato attuale vi sarebbe copertura economica soltanto per un quarto dei dipendenti precari attualmente in servizio e cioè per 3.000 unità;

   regnando l'incertezza, numerose lavoratrici e lavoratori hanno già dato o stanno dando, comprensibilmente, le dimissioni anticipate o stanno cercando altre soluzioni lavorative, con dispersione di esperienza lavorativa maturata in anni di servizio;

   non si tratta di numeri, ma di lavoratrici e lavoratori qualificati che ogni giorno da anni contribuiscono al funzionamento del sistema giudiziario, integrando organici di personale amministrativo sottodimensionati e comunque, di fatto, scoperti, per percentuali che in molti uffici sfiorano il 50 per cento con carichi di lavoro spesso insostenibili;

   al 31 dicembre 2024, in Piemonte risultano impiegati 490 lavoratori e lavoratrici assunti a termine nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza giustizia. Nel corso del 2025 sono state effettuate circa 60 nuove assunzioni, portando il numero ad oltre 500. Per tutti i precari il contratto scadrà a fine giugno 2026 e ad oggi non si sa quanti potranno continuare a lavorare dal 1° luglio 2026, con sicure ricadute in termini occupazionali e di funzionalità degli uffici giudiziari e del servizio giustizia in Piemonte. La situazione è particolarmente preoccupante nel distretto della corte d'appello di Torino, dove la percentuale di scoperture della pianta organica del personale amministrativo è del 40,63 per cento per quanto riguarda i tribunali del distretto della corte d'appello di Torino, del 52,67 per quanto riguarda gli ufficiali giudiziari Unep, del 41,67 per cento per quanto riguarda gli uffici del giudice di pace e del 35,73 per cento per quanto riguarda il personale amministrativo delle procure. Risultano scoperti oltre 800 posti in pianta organica –:

   se non ritenga di adottare le iniziative di competenza affinché vengano assunti gli idonei provvedimenti per la stabilizzazione di tutto il personale della giustizia assunto a tempo determinato nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza, necessario per garantire il corretto funzionamento dei processi anche per ciò che concerne tribunali e corti d'appello piemontesi.
(4-05491)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   PAVANELLI, DELL'OLIO, APPENDINO, CAPPELLETTI e FERRARA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la legge 27 dicembre 2023, n. 206, recante «Disposizioni organiche per la valorizzazione, la promozione e la tutela del made in Italy», mira a valorizzare, promuovere e tutelare, a livello nazionale e internazionale, le eccellenze italiane, introducendo misure volte a stimolare la crescita delle filiere strategiche nazionali – in particolare nel settore industriale e artigianale –; contrastare la contraffazione e formare le competenze connesse al made in Italy, anche attraverso nuove tecnologie;

   in particolare, l'articolo 46 disciplina il tema del riconoscimento e della tutela delle Indicazioni Geografiche per i prodotti industriali e artigianali, garantendo alle associazioni di produttori un contributo per le spese di consulenza di carattere tecnico sostenute per la predisposizione del disciplinare di produzione, relativo alle qualità e alle caratteristiche specifiche del prodotto, le cui modalità di erogazione sono da individuare con decreto del Ministero delle imprese e del made in Italy;

   allo scopo inoltre di offrire maggiori garanzie ai consumatori e rafforzare il valore dei prodotti italiani, il successivo articolo 47 contiene disposizioni tese alla promozione della ricerca applicata, dello sviluppo e dell'utilizzo della tecnologia blockchain per aumentare la trasparenza e l'affidabilità delle informazioni nonché la tracciabilità e la valorizzazione lungo tutta la catena di produzione del made in Italy, attraverso l'istituzione di un catalogo nazionale, la definizione di requisiti tecnici e le modalità di gestione dello stesso. Per le predette finalità, viene demandato sempre al Ministero delle imprese e del made in Italy l'adozione di un decreto attuativo funzionale alla definizione degli standard tecnici che le tecnologie devono possedere ai fini dell'inserimento nel citato catalogo nonché le modalità di tenuta e funzionamento del medesimo;

   ad oggi, i predetti decreti attuativi non risultano ancora adottati così compromettendo l'efficacia e la piena operatività delle disposizioni contenute nei summenzionati articoli 46 e 47 nonché rallentando l'allineamento del sistema italiano al quadro normativo europeo in evoluzione –:

   quali siano le tempistiche previste per l'emanazione dei decreti attuativi di cui in premessa, considerato che gli stessi risultano fondamentali per dare certezza e garanzia alle imprese interessate in merito all'operatività di un meccanismo cruciale per promuovere la propria competitività, proteggere il proprio know-how artigianale nonché per garantire ai propri consumatori l'affidabilità dei prodotti certificati.
(5-04226)


   BENZONI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   nel primo semestre del 2025, secondo i dati diffusi dalla Fim-Cisl, la produzione di veicoli del gruppo Stellantis in Italia si è attestata a 221.885 unità, registrando un calo del 26,9 per cento rispetto allo stesso periodo del 2024 e dimezzando i dati del 2019. Le sole autovetture registrano una contrazione ancora più marcata, pari al 33,6 per cento: oltre 81.000 veicoli in meno in sei mesi, circa 450 al giorno. Se questa tendenza dovesse proseguire, a fine anno la produzione complessiva si attesterebbe sotto le 440.000 unità, a fronte di una capacità installata di circa 1,5 milioni, praticamente meno del 30 per cento del potenziale produttivo disponibile;

   la crisi è trasversale e coinvolge tutti gli stabilimenti italiani di Stellantis. A Mirafiori è stata ridotta la produzione della 500 elettrica e sono state riattivate misure di cassa integrazione; a Cassino, Pomigliano, Melfi e Atessa si registrano cali importanti, senza segnali concreti di rilancio. Il gruppo ha annunciato che gli effetti delle nuove produzioni elettrificate si vedranno solo a partire dal 2026, lasciando nell'incertezza lavoratori e territori;

   nel contesto del Green Deal europeo, Stellantis ha inoltre avvertito che il mancato raggiungimento dei target sulle emissioni di CO2 potrebbe comportare sanzioni fino a 2,5 miliardi di euro, con la possibile chiusura di alcuni stabilimenti. Il rischio riguarda dunque l'intera filiera dell'automotive, un settore strategico per l'economia nazionale che occupa decine di migliaia di persone tra produzione diretta e indotto;

   in questo scenario, va ricordato come il Governo Meloni abbia tagliato il fondo automotive istituito dal Governo Draghi e non abbia ancora presentato alcuna strategia per contrastare il declino del settore, mentre giace del tutto ignorato il piano strategico proposto dal partito Azione e condiviso con l'attuale Governo –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per contrastare il crollo verticale della produzione e dell'occupazione in generale nel settore automobilistico italiano, sostenendo la transizione tecnologica e garantendo la permanenza in Italia degli stabilimenti produttivi di Stellantis.
(5-04227)


   GHIRRA e GRIMALDI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   nell'audizione presso la X Commissione della Camera dei deputati (Attività produttive, commercio e turismo) Eni-Versalis ha confermato, con la chiusura degli impianti di cracking di Brindisi e Priolo l'uscita dell'Italia dal comparto della chimica di base, rendendola l'unico Paese europeo a rinunciare alla produzione di etilene, molecola strategica per numerosi settori industriali;

   attualmente non è prevista la chiusura degli impianti in Sardegna, coinvolti in una riconversione ancora parzialmente realizzata;

   il progetto di riconversione industriale iniziato nel 2011 prevedeva un investimento di 1,2 miliardi di euro e la realizzazione di sette impianti, un centro di ricerca, interventi di bonifica ambientale e misure per la salvaguardia e lo sviluppo occupazionale, con un obiettivo occupazionale di circa 2.400 unità. Successivamente nacque Matrìca, joint venture tra Versalis e Novamont per la riqualificazione dell'area, progetto rimasto in stallo fino all'acquisizione della stessa Novamont – in perdita di 250 milioni nel 2022 – da parte di Versalis;

   tuttavia, risultano realizzati solo il centro di ricerca e due impianti (monomeri bio e oli bio), mentre il numero degli occupati è pari a circa 500 addetti diretti e 150 nell'indotto. I lavori di bonifica ambientale procedono lentamente, la centrale a biomasse non è entrata in funzione e risultano insufficienti gli investimenti per lo sviluppo di prodotti finiti. Il comparto della gomma nitrilica, in particolare, risulta oggetto di una riorganizzazione di cui non sono noti i contenuti;

   nonostante ciò, è opportuno evidenziare che nel piano di trasformazione e decarbonizzazione di Versalis, con orizzonte al 2029 e un investimento previsto di circa 2 miliardi di euro nei prossimi cinque anni finalizzato alla riduzione di circa 1 milione di tonnellate di CO2, non è previsto alcun intervento specifico per il sito di Porto Torres. Tale esclusione accentua le preoccupazioni dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali in merito alle possibili ricadute occupazionali, sia per i dipendenti diretti sia per quelli dell'indotto, anche considerando che l'area nord di Porto Torres è stata riconosciuta come area di crisi industriale complessa con decreto del Ministro dello sviluppo economico del 7 ottobre 2016 –:

   se il Ministro interrogato, alla luce di quanto esposto in premessa, non ritenga urgente avviare un tavolo di confronto con l'azienda e le parti sociali, finalizzato a verificare le tempistiche di attuazione degli investimenti previsti per il sito di Porto Torres, in coerenza con gli impegni assunti nel Protocollo d'intesa del 2011, al fine di tutelare il comparto chimico regionale e di salvaguardare i livelli occupazionali, sia dei lavoratori diretti che dell'indotto.
(5-04228)


   CARAMANNA e ZUCCONI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 3 (Delega al Governo per la definizione di un sistema organico degli incentivi alle imprese), commi 1 e 2, della legge 27 ottobre 2023, n. 160 (Delega al Governo in materia di revisione del sistema degli incentivi alle imprese e disposizioni di semplificazione delle relative procedure nonché in materia di termini di delega per la semplificazione dei controlli sulle attività economiche) ha delegato il Governo ad adottare: «uno o più decreti legislativi per la definizione di un sistema organico per l'attivazione del sostegno pubblico mediante incentivi alle imprese nelle forme più idonee ed efficaci a far fronte agli specifici fallimenti del mercato, a stimolare la crescita negli ambiti strategici delle politiche industriali nazionali ed europee e a ottimizzare la spesa pubblica dedicata»;

   il 24 ottobre 2024, è stato approvato dal Consiglio dei ministri, in via preliminare, lo schema di decreto legislativo «Codice degli incentivi», in attuazione, appunto, della legge n. 160 del 27 ottobre 2023, per dotare il nostro ordinamento, per la prima volta nella sua storia, di un testo unico degli strumenti agevolativi al fine di superare l'attuale frammentazione e rendere più efficiente, omogeneo ed efficace il sostegno alle imprese;

   ad aprile 2025 lo schema di decreto legislativo di cui in premessa ha ottenuto il tanto atteso via libera dalla Ragioneria dello Stato mentre il 19 giugno 2025 è stata raggiunta l'intesa, ai sensi dell'articolo 3 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano e quindi il provvedimento è in attesa di essere trasmesso al Parlamento per i pareri delle Commissioni parlamentari competenti;

   urge accelerare l'approvazione del «Codice degli incentivi» in quanto il quadro geopolitico sempre più turbolento impone un riordino e una razionalizzare degli incentivi esistenti alle imprese con priorità per quelli effettivamente incidenti sulla sicurezza nazionale, la transizione energetica e tecnologica –:

   se il Ministro interrogato può fornire informazioni sullo stato attuale dell'iter dello schema di decreto legislativo in premessa, anche con riferimento all'esito della intesa in Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano.
(5-04229)


   PANDOLFO, PELUFFO e ROGGIANI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   STMicroelectronics è una società italo-francese di diritto olandese, leader nel settore dei semiconduttori, e dei componenti a circuiti integrati per applicazioni analogiche e digitali, partecipata al 27,5 per cento sia dallo Stato italiano attraverso il Ministero dell'economia e delle finanze sia dalla banca statale francese BpiFrance;

   STM realizza le proprie produzioni di circuiti integrati in Italia e Francia nelle fabbriche di Agrate Brianza, Catania, Crolles, Rousset e Tours e a Singapore;

   presentando il piano industriale il 10 aprile 2025 ha garantito che tutti i siti italiani resteranno aperti, ciascuno con ruolo e missione specifica, con azioni «sostanzialmente equivalenti» tra Francia e Italia sia per R&S che per la produzione, con investimenti di 2,6 miliardi di euro per Catania e 1,2 miliardi per Agrate dove è stato avviato nel 2018 il progetto per una nuova fabbrica da 300mm con contributi dello Stato italiano per 720 milioni. Tuttavia, completata la infrastruttura, in ragione di marcati ritardi in investimenti, impianti e macchinari rispetto al piano iniziale, la capacità produttiva della nuova fabbrica non ha ancora raggiunto la taglia critica ed è circa 14 volte inferiore a quella installata a Crolles;

   si è ribadito più volte, in sede di sindacato ispettivo, che è necessario un intervento del Governo, in quanto azionista, sulla controparte francese circa gli investimenti fatti dall'azienda a tutela delle produzioni strategiche nel sito di Agrate al fine di scongiurare che il rischio concreto di svuotamento della capacità produttiva comporti la perdita del know-how e il ruolo strategico dello stabilimento destinandolo a un ruolo marginale e ancillare rispetto alla fabbrica francese: la risposta è stata che si sta «lavorando su un protocollo d'intesa con tutte le parti coinvolte, al fine di prevedere un impegno condiviso tra azienda, Governo, regioni e sindacati, affinché ciascuno, per quanto di competenza, contribuisca allo sviluppo di questo settore strategico. Definito il protocollo, verrà avviato un tavolo di settore sulla microelettronica, per concordare una strategia di sviluppo nazionale.»;

   durante l'ultimo incontro con le organizzazioni sindacali la direzione aziendale avrebbe affermato che le uscite volontarie e i prepensionamenti per Agrate legati ad accordi collettivi sono 2.800 mentre 2.200 sono la stima di uscite volontarie nelle varie sedi STM nel mondo –:

   se il Governo intenda avviare un confronto con i sindaci interessati prima del tavolo di settore e assicurare il rilancio produttivo e la tutela occupazionale dello stabilimento di Agrate.
(5-04230)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DEIDDA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con il passaggio degli Uffici speciali trasporti a impianti fissi dal Ministero delle infrastrutture e trasporti ad Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali (avvenuta nel gennaio 2022) quest'ultima assorbiva le competenze per la gestione e la formazione dei direttori d'esercizio, responsabili e capi servizio;

   con decreto Ansfisa del 31 ottobre 2024 venivano emanate le «Disposizioni per i direttori di esercizio ed i responsabili dei sistemi di gestione della sicurezza dei sistemi di trasporto ad impianti fissi a guida vincolata ai sensi dell'articolo 6 del decreto Ansfisa n. 0081906 del 28 dicembre 2023»;

   l'articolo 2 del succitato decreto dispone che «i requisiti minimi per poter svolgere la mansione di direttore dell'esercizio per i sistemi di trasporto ad impianti fissi a guida vincolata, sono i seguenti»:

    1. Il direttore dell'esercizio deve essere in possesso dei requisiti di cui all'articolo 6 del decreto Ansfisa n. 0081906 del 28 dicembre 2023 ed Allegato «B» ed essere riconosciuto idoneo in base alle disposizioni del presente decreto e, in particolare:

     1) Requisiti tecnico-professionali: a) aver frequentato un corso di formazione iniziale presso un Centro di Formazione (CdF) Accreditato da Ansfisa e superato i relativi test finali di apprendimento; b) esperienza professionale dimostrabile e certificabile, non inferiore a 3 (tre) anni, maturata nell'ambito dei sistemi di trasporto ad impianti fissi a guida vincolata per funzioni direttive tecniche, alle dipendenze di pubbliche amministrazioni o società purché operanti in uno dei seguenti settori: progettazione, costruzione, collaudo, esercizio, manutenzione o verifica degli impianti";

   i medesimi requisiti sono richiesti altresì per i responsabili del sistema di gestione per la sicurezza;

   inoltre, col decreto Ansfisa del 19 febbraio 2024, venivano emanate le nuove linee guida contenenti i requisiti per il riconoscimento dei centri di formazione, ai sensi delle quali è previsto che:

    «il CDF sia costituito in forma societaria da almeno 10 anni ed avere un fatturato degli ultimi 3 anni non inferiore ad euro 250.000,00 per anno;

    il CDF sia in possesso di adeguata polizza assicurativa per la responsabilità civile per danni verso terzi, con copertura dei danni di ogni genere, che possano derivare dallo svolgimento della propria attività, con massimale per l'assicurazione contro la responsabilità civile per danni verso terzi di importo non inferiore euro 500.000,00;

    il CDF disponga di almeno un ingegnere abilitato alle mansioni di Direttore o Responsabile di Esercizio ai sensi del decreto MIT 18 febbraio 2011 e del decreto Ansfisa n. 0076655 del 7 dicembre 2023 per la categoria di impianti per i quali si intende svolgere la formazione;

    il CDF abbia erogato negli ultimi 10 anni almeno tre corsi nelle materie relative ai sistemi di trasporto ad impianti fissi»;

   alla luce del combinato disposto dei due regolamenti, per ottenere l'abilitazione a direttore di esercizio o a responsabile per la gestione della sicurezza occorre possedere un'esperienza almeno triennale nel settore e frequentare obbligatoriamente un corso di formazione presso un centro abilitato;

   a quanto risulta all'interrogante, attualmente, in tutto il territorio nazionale, si rinviene un unico e solo ente di formazione accreditato, anche a causa delle disposizioni particolarmente stringenti previste dal decreto Ansfisa del 19 febbraio 2024, con costi esorbitanti e anche la collocazione geografica della sede non agevolano la frequenza, tanto che in Sardegna, ad oggi, c'è solo un abilitato;

   è evidente che i requisiti previsti per l'accreditamento dei centri di formazione sono particolarmente stringenti e limitano fortemente, se non impediscono, la nascita di nuovi soggetti formatori e l'immissione nel mercato di lavoro delle suindicate figure professionali –:

   se sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative intenda adottare al fine di favorire la nascita di nuovi centri di formazione accreditati e prevedere la possibilità, per i soggetti dotati del requisito dell'esperienza triennale, di poter sostenere l'esame da privatista.
(5-04218)

Interrogazione a risposta scritta:


   L'ABBATE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in data 30 giugno 2025 si è verificato un grave incidente stradale sulla Strada statale 7, nel tratto tra Taranto e Massafra, in cui hanno perso la vita due persone e altre tre sono rimaste ferite, a seguito dello scontro tra un'autovettura e una betoniera;

   tale tratto di strada, come segnalato da più fonti, è da tempo noto per la sua pericolosità, a causa di condizioni strutturali critiche, scarsa manutenzione e un elevato volume di traffico;

   numerose denunce pubbliche, da parte di cittadini ed esponenti istituzionali locali, hanno più volte evidenziato l'urgenza di interventi strutturali di messa in sicurezza sulla SS 7 e su altre arterie strategiche per il collegamento tra Taranto e la provincia;

   la mancata realizzazione degli interventi previsti nell'ambito del piano infrastrutturale legato ai Giochi del Mediterraneo 2026 – tra cui l'ammodernamento della SS 7 e della SS 100 – ha alimentato preoccupazione e sfiducia tra cittadini e amministratori locali;

   la sicurezza stradale dovrebbe costituire una priorità assoluta dell'azione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in particolare nei territori dove si registra un'elevata incidenza di sinistri mortali –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle gravi condizioni attuali del tratto della SS 7 tra Taranto e Massafra, e quali iniziative urgenti intenda adottare per garantirne la messa in sicurezza;

   se esista, ad oggi, una programmazione concreta e finanziata per l'ammodernamento della SS 7 e della SS 100, anche alla luce degli impegni assunti in precedenza nell'ambito dei Giochi del Mediterraneo.
(4-05478)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   SCARPA e ROMEO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   ogni episodio di violenza fisica e verbale deve essere condannato senza indugio;

   con una nota stampa, l'organizzazione neofascista CasaPound Italia ha annunciato lo svolgimento di una manifestazione nazionale per il 15 marzo 2025 a Padova «contro la mafia antifascista»;

   a giudizio dell'interrogante è evidente l'intento provocatorio e la volontà aggressiva e intimidatoria;

   l'antifascismo rappresenta un valore fondante della Costituzione del nostro Paese e la sua difesa assume un significato particolarmente rilevante nella città di Padova, che ha pagato un altissimo tributo di sangue durante la Resistenza e che vanta l'onore di ospitare l'unica università in Italia insignita della Medaglia d'oro al valor militare;

   è inaccettabile l'accostamento tra mafia e antifascismo –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare con riguardo all'autorizzazione di suddetta manifestazione che per slogan, finalità e contenuti appare incompatibile con i valori e i princìpi della nostra Costituzione.
(4-05471)


   ALFONSO COLUCCI e MORFINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il sito istituzionale della Polizia postale, nella sezione dedicata alla denuncia dei reati informatici («Denuncia vi@ web»), comunica che il servizio risulta «momentaneamente sospeso poiché è in atto una reingegnerizzazione dell'infrastruttura»;

   secondo quanto riportato da fonti di ampia diffusione e autorevolezza, come Brocardi.it, tale sospensione risalirebbe almeno al mese di aprile 2024, ovvero da oltre un anno i cittadini non possono più presentare denuncia per reati telematici tramite modalità digitali ma devono necessariamente recarsi fisicamente presso gli uffici delle forze dell'ordine;

   questa situazione appare paradossale nel contesto in cui il fenomeno delle truffe informatiche è in costante crescita, come dimostrano i dati semestrali della Polizia postale e le numerose segnalazioni di utenti truffati tramite sms, email, finte app bancarie o numeri telefonici apparentemente ufficiali; l'impossibilità di procedere alla denuncia digitale rappresenta una grave limitazione dell'accesso alla giustizia, soprattutto per i soggetti più vulnerabili che risultano spesso tra i più esposti a fenomeni di phishing, truffe online e altre forme di raggiro telematico;

   questa situazione produce un effetto distorsivo nella rilevazione statistica dei reati telematici, poiché le truffe di modesta entità, perpetrate a tappeto, non vengono denunciate, contribuendo a sottostimare un fenomeno che in termini numerici e sociali lede la fiducia collettiva nella sicurezza digitale;

   a ciò si aggiungono pratiche opache, veicolate tramite messaggi apparentemente istituzionali – ad esempio firmati «info CUUP» – che invitano i cittadini a contattare numerazioni a tariffazione speciale non geografiche, come le 892.xxx o le 893.xxx. Qui l'utente non riceve informazioni chiare e preventive circa il costo della chiamata e viene trattenuto in conversazione da operatori che omettono ogni riferimento alla natura onerosa del servizio, generando addebiti anche superiori a 10 euro. Tali numerazioni risultano regolarmente assegnate da operatori autorizzati – tra cui Tim che ne descrive il funzionamento e la struttura tariffaria sul proprio sito ufficiale (https://www.tim.it/assistenza/info-consumatori/fisso/892-893) – ma la mancanza di trasparenza informativa e di meccanismi di controllo sull'effettiva natura dei servizi erogati rende tali pratiche lesive per i consumatori;

   allarmante è anche l'utilizzo, da parte delle organizzazioni criminali, di dati personali e sanitari sottratti a banche dati pubbliche: tra la fine del 2023 e l'inizio del 2024 sono stati diffusi nel dark web oltre 1,5 Terabyte di informazioni provenienti da strutture di Modena, Verona e Milano (https://www.guerredirete.it/), mentre un attacco alla Ausl di Modena ha esposto quasi 1 Terabyte di dati sensibili (https://www.federprivacy.org) –:

   per quali ragioni il servizio «denuncia vi@ web» della Polizia postale risulti sospeso da oltre un anno, e quali siano le reali tempistiche previste per la sua riattivazione, considerate le esigenze di efficienza e modernizzazione della pubblica amministrazione in ambito di giustizia digitale;

   se il Ministro interrogato ritenga efficace l'attuale gestione delle denunce e delle segnalazioni relative a reati informatici e pratiche commerciali scorrette nel contesto digitale e se non si ritenga urgente adottare iniziative di competenza – anche transitorie – per facilitare la presentazione delle denunce e garantire una tutela effettiva in forma semplificata, anche a distanza;

   se intenda rafforzare i presìdi e gli organici della Polizia postale, in considerazione delle crescenti esigenze di monitoraggio e controllo del web, nonché di tutela della cittadinanza rispetto all'utilizzo illecito e criminoso degli strumenti digitali, della posta elettronica e delle piattaforme telematiche;

   quali azioni di vigilanza, prevenzione e protezione siano state adottate o siano in programma per contrastare l'accesso illecito alle banche dati pubbliche e garantire ai cittadini un livello adeguato di sicurezza digitale, anche attraverso il rafforzamento dei presidi di cybersecurity presso le amministrazioni pubbliche.
(4-05479)


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nella notte fra il 3 e il 4 luglio 2025 si sono verificati due nuovi assalti a sportelli bancomat nei comuni di Valenzano e Modugno, mediante cariche esplosive che hanno distrutto gli sportelli e provocato ingenti danni materiali, come riportato da diversi organi di stampa;

   tali episodi si inseriscono in una lunga sequenza di reati (assalti a sportelli bancomat e ad attività commerciali, furti in abitazione, sottrazioni di autoveicoli) che da mesi interessano numerosi centri della città metropolitana di Bari, con un'escalation definita «insostenibile» dagli amministratori locali;

   in data 4 luglio 2025 i 41 sindaci dell'area metropolitana di Bari hanno diffuso un comunicato congiunto – trasmesso al prefetto di Bari – con cui richiedono un incontro urgente per rappresentare la situazione di emergenza e sollecitare un rafforzamento strutturale degli organici dei carabinieri e delle altre forze di polizia;

   i sindaci, pur ringraziando le forze dell'ordine per il costante impegno, evidenziano che la carenza di personale, specie nelle ore notturne, non consente un presidio territoriale adeguato e alimenta un crescente senso di insicurezza fra la popolazione;

   gli stessi amministratori chiedono inoltre la convocazione straordinaria di un comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica con la loro partecipazione, nonché l'istituzione di un tavolo permanente sulla sicurezza dell'area metropolitana di Bari, per il monitoraggio del fenomeno criminale e il coordinamento di azioni di prevenzione e contrasto –:

   se Ministri interrogati siano a conoscenza dei gravissimi fatti sopra descritti e della condizione di allarme sociale che investe i comuni dell'area metropolitana di Bari;

   se e quali iniziative urgenti intendano adottare per potenziare in termini strutturali – e non meramente temporanei – gli organici dei presìdi territoriali dell'arma dei carabinieri e delle altre forze di polizia, con particolare riguardo ai servizi notturni;

   se non ritengano opportuno sollecitare la convocazione, con la massima urgenza, di un comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica dedicato, con la partecipazione dei sindaci firmatari, al fine di definire un piano di intervento coordinato per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni criminali indicati;

   se non intendano sostenere l'istituzione di un tavolo permanente sulla sicurezza dell'area metropolitana di Bari, coinvolgendo prefettura, forze dell'ordine e amministrazioni comunali, per garantire un monitoraggio continuo dell'evoluzione del fenomeno e l'adozione di misure tempestive ed efficaci;

   se e quali risorse straordinarie il Governo intenda destinare ai comuni più colpiti dai fenomeni descritti, per l'implementazione di sistemi di videosorveglianza, illuminazione di sicurezza e altre tecnologie utili alla prevenzione e all'individuazione dei responsabili;

   se non ritenga di valutare la revisione dei criteri di ripartizione del personale delle forze di polizia, con particolare attenzione alle realtà territoriali che, come l'area metropolitana di Bari, presentano da tempo criticità persistenti e ripetute sul fronte della sicurezza urbana.
(4-05486)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta scritta:


   MANZI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   in data 2 luglio 2025 il Ministero dell'istruzione e del merito ha pubblicato l'avviso n. 3835 recante procedura di conferimento dell'incarico di direttore generale per l'istruzione tecnica e professionale e per la formazione tecnica superiore, dichiarando vacante il posto dal 18 luglio 2025;

   la suddetta vacanza conseguirebbe alle dimissioni improvvise del dottor Maurizio Adamo Chiappa, già nominato nell'ottobre 2024 e protagonista delle riforme della filiera «tecnologico-professionale» (modello 4+2) e del rilancio degli Its academy;

   la direzione generale suddetta presidia l'attuazione di numerosi interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (missione 4, componente 1) e gestisce procedure delicate – ivi inclusi tavoli tecnici con esperti esterni – attualmente sospesi sine die;

   il monitoraggio nazionale Indire 2024 registra tassi di abbandono elevati nei percorsi biennali degli istituti tecnici superiori e una situazione critica nella tenuta della filiera e nella coerenza degli interventi regionali tali da richiedere una governance stabile, competente, operativa e coordinata;

   in tal senso, la vacanza del direttore generale nel pieno delle riforme desta preoccupazione con rischi relativi al rallentamento delle riforme di cui sopra, la perdita di coordinamento tecnico tra Ministero, regioni, imprese e fondazioni Its, possibili ritardi nel raggiungimento dei target del Piano nazionale di ripresa e resilienza, discontinuità nella programmazione nazionale dei percorsi formativi, proprio nel momento di avvio dei nuovi bandi regionali Its 2025/26 –:

   quali siano, per quanto di competenza, le cause che hanno determinato le dimissioni del dottor Chiappa;

   quali misure il Ministro interrogato intenda adottare per rispettare i target del Piano nazionale di ripresa e resilienza in capo alla direzione vacante e per assicurare continuità operativa alle riforme in corso, in particolare sul modello 4+2 e sul potenziamento degli Its academy, in attesa della nomina del nuovo direttore generale;

   quali siano le garanzie di trasparenza e partecipazione circa l'esito della procedura di selezione avviata con l'avviso n. 3835.
(4-05472)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   il gruppo Leonardo rappresenta uno dei principali operatori industriali a livello nazionale e internazionale nel settore dell'aerospazio, difesa e sicurezza, con una storica e strategica e importante presenza sul territorio campano che garantisce livelli occupazionali alti in aree fortemente depresse sotto i profili economici e occupazionali;

   i siti Leonardo localizzati nei comuni di Pomigliano d'Arco, Giugliano, Nola, Bacoli (Fusaro) e Napoli (via Bleriot) impiegano migliaia di lavoratori altamente qualificati e rappresentano un patrimonio produttivo e tecnologico irrinunciabile per l'intera filiera aerospaziale del Mezzogiorno;

   il settore aeronautico è cruciale per l'economia regionale e nazionale e garantisce occupazione qualificata, innovazione tecnologica, ricerca avanzata e attrazione di investimenti pubblici e privati. Inoltre, le sedi campane storiche del gruppo, nel tempo, sono diventanti centri economici e produttivi con una importante economia di indotto la quale fornisce sostegno a migliaia di famiglie;

   così come l'Aerotech campus, centro di ricerca e alta formazione in collaborazione con l'università Federico II, presente presso il sito di Pomigliano d'Arco, in pochi anni è divenuto una realtà di ricerca e sviluppo importante per tutto il Sud Italia;

   in data 23 giugno 2025, nel corso del coordinamento dei delegati Fiom dei siti Leonardo in Campania, è emersa una diffusa e motivata preoccupazione in merito alla strategia aziendale, che segnala un progressivo disimpegno industriale dal territorio campano;

   le relazioni industriali tra Leonardo e le rappresentanze sindacali risultano da tempo gravemente deteriorate: importanti decisioni aziendali (come la cessione del ramo Wass a Fincantieri, la vendita del sito di via Bleriot o i trasferimenti di produzioni) sono state comunicate a posteriori o apprese a mezzo stampa;

   il sito di Napoli di via Bleriot, strategico per posizione logistica, è stato alienato, comportando un nuovo trasferimento del personale e la perdita di potenziali sviluppi nei settori cyber e spazio;

   il sito di Giugliano, già oggetto di chiusura con il piano Oif 2022, è stato riconvertito in hub logistico, ma il progetto della fonderia è stato cancellato per mancata assegnazione di fondi pubblici, senza che Leonardo abbia compensato con risorse proprie;

   a Fusaro, gli investimenti legati al trasferimento delle attività da Giugliano hanno accumulato ritardi di oltre due anni, compromettendo le sinergie produttive previste;

   a Pomigliano d'Arco, circolano voci insistenti circa la rimozione della missione produttiva, con trasferimenti verso Nola, senza chiarezza sugli sviluppi futuri e sul destino degli investimenti pubblici (esempio progetto Nemesi);

   anche il sito di Nola, seppure operativo e prossimo alla saturazione con l'A220, risulta al centro di indiscrezioni circa una possibile integrazione nella joint venture con il fondo saudita Pif, ipotesi non condivisa con i sindacati e mai formalmente smentita dall'azienda;

   le organizzazioni sindacali nazionali hanno già dichiarato inaccettabile qualsiasi ipotesi di scorporo della business unit aerostrutture o di operazioni societarie che ne compromettano l'integrità;

   la riduzione della presenza produttiva di Leonardo in Campania rischia di avere effetti devastanti sul tessuto economico, sociale e occupazionale locale, compreso l'indotto di piccole e medie imprese del territorio;

   la cessione di asset industriali in aree del Mezzogiorno, specie da parte di gruppi a partecipazione pubblica, rappresenta una grave incoerenza rispetto alle politiche nazionali per il riequilibrio territoriale;

   non risulta attualmente attivata una strategia di interlocuzione forte e sistematica da parte del Governo volta a contrastare questo trend –:

   se siano a conoscenza del progressivo disimpegno del gruppo Leonardo sul territorio campano, come denunciato dalle rappresentanze sindacali, e quali ripercussioni siano state stimate sul piano occupazionale e industriale;

   se siano stati chiesti chiarimenti ufficiali all'azienda in merito al futuro degli stabilimenti di Pomigliano, Giugliano, Nola, Fusaro (Bacoli) e via Bleriot, alla cessione del ramo d'azienda Wass, alla presunta joint venture con il fondo saudita Pif;

   se il Governo abbia verificato, per quanto di competenza, la destinazione delle risorse ottenute da Leonardo attraverso la vendita di immobili acquisiti con fondi pubblici destinati allo sviluppo del Mezzogiorno;

   se intendano promuovere un tavolo istituzionale permanente con l'azienda e le parti sociali per monitorare l'attuazione degli impegni industriali di Leonardo e definire un piano produttivo che mantenga tutti i siti campani e i livelli occupazionali.
(2-00653) «Auriemma, Amato, Ascari, Baldino, Bruno, Cantone, Caso, Alfonso Colucci, Di Lauro, D'Orso, Giuliano, L'Abbate, Morfino, Orrico, Pellegrini, Penza, Quartini, Marianna Ricciardi, Santillo, Sportiello».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SCOTTO, SARRACINO, GUERRA, FOSSI e LAUS. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   i recenti dati Inail sugli incidenti sul lavoro nell'anno 2024 registrano 1.202 decessi, di cui 13 studenti, 593.000 infortuni e 88.000 malattie professionali. Un bilancio drammatico sul piano umano e sociale, oltre che economico;

   come noto, il 1° maggio 2025 il Governo ha annunciato la decisione di incrementare le risorse finanziarie, a valere sul bilancio Inail, fino a 1.250 milioni, da investire sulla sicurezza sul lavoro, prevedendo in particolare misure di sostegno per le imprese virtuose che investono sulla sicurezza dei propri lavoratori;

   tuttavia, così come evidenziato dal consiglio di indirizzo e vigilanza – Inail, dette risorse non risultano più disponibili sul bilancio dell'istituto in quanto «dirottate» per gli anni 2025, 2026 e 2027, ai sensi dell'articolo 12, comma 7, del decreto-legge n. 25 del 2025, che dispone che gli enti pubblici di natura assicurativa o previdenziale debbano destinare fino al 40 per cento del piano di impiego dei propri fondi disponibili alla sottoscrizione di quote dei fondi di investimento immobiliare gestite da Invimit S.p.A.;

   non appare verosimile la circostanza avanzata da alcuni organi di informazione in base alla quale la suddetta misura del decreto-legge n. 25 del 2025 sia stata adottata all'insaputa del Ministero interrogato;

   come evidenziato dal parere sul conto consuntivo per l'esercizio finanziario 2024 dell'Inail, espresso dal Civ il 13 maggio, «i risultati differenziali dell'esercizio dimostrano la situazione ormai patologica – e non virtuosa – in cui opera l'istituto» con avanzi (finanziario, economico e patrimoniale) di tali dimensioni e continuità nel tempo che tra l'altro denotano «il mancato assolvimento delle alte finalità istituzionali di cui l'Inail è garante e determina un non auspicabile incremento del costo del lavoro»;

   una condizione che, come evidenziato anche dal procuratore generale della Corte dei conti nel giudizio sul rendiconto generale dello Stato 2023, «...desta perplessità che il bilancio Inail presenti un ingente ed improprio avanzo annuale (spesso superiore al miliardo), che poco si concilia con il perdurante fenomeno infortunistico»;

   anche alla luce di tali evidenze e valutazioni, appare davvero improprio che il bilancio Inail venga utilizzato come salvadanaio per finalità diverse da quelle dell'istituto, così come appare ingiustificato continuare a prospettare investimenti aggiuntivi sulla sicurezza dei lavoratori quando le relative risorse non risultano più disponibili –:

   quali urgenti iniziative intenda assumere per porre rimedio alla grave situazione che lo stesso Governo ha prodotto, impegnando le risorse dell'Inail per finalità estranee alle funzioni dell'istituto.
(5-04224)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ILARIA FONTANA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 4 luglio 2025 ad Atina (Frosinone) un operaio di 58 anni è morto durante la posa della fibra ottica;

   pochi giorni prima, il 2 luglio 2025, a Giuliano di Roma, un operaio edile cinquantasettenne è deceduto appena giunto su un cantiere di ristrutturazione;

   i dati INAIL nella relazione annuale 2024 confermano inoltre la persistenza di criticità legate alle malattie professionali, che hanno raggiunto quota 88.384 (+21,8 per cento sul 2023), massimo degli ultimi cinquant'anni, e quasi un quinto afferenti al settore delle costruzioni;

   nello stesso anno le denunce di infortuni in occasione di lavoro sono state 413.517; il comparto costruzioni registra 182 vittime, il numero più alto tra i settori;

   la combinazione di carichi fisici elevati, stress termico e turnazioni prolungate aumenta il rischio di infortuni, specie nei cantieri all'aperto;

   il «Quadro strategico dell'UE in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro 2021-2027 Sicurezza e salute sul lavoro in un mondo del lavoro in evoluzione» riferito al periodo 2021-2027 indica che, in materia di prevenzione, un approccio «zero vittime» (vision zero) ai decessi correlati al lavoro nell'UE sarà possibile solo: «...i) effettuando indagini approfondite su infortuni e decessi sul luogo di lavoro; ii) individuando e affrontando le cause di tali infortuni e decessi; iii) sensibilizzando maggiormente in merito ai rischi connessi agli infortuni e alle lesioni sul lavoro nonché alle malattie professionali; e iv) rafforzando l'applicazione delle norme e degli orientamenti esistenti»;

   i tragici eventi richiamati impongono interventi urgenti di prevenzione e controllo –:

   se sia stato attivato un piano di attuazione della strategia «vision zero» europea sugli infortuni e malattie professionali;

   quali misure urgenti siano previste per potenziare la sorveglianza sanitaria e i controlli nelle province a più alta incidenza di eventi mortali.
(4-05474)


   ORRICO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   i medici cubani, grazie alla formazione e all'esperienza maturata nella sanità cubana, stanno svolgendo un ruolo utile nella grave crisi sanitaria della Calabria, nonostante quella che all'interrogante appare una discutibile gestione portata avanti dal presidente della regione;

   dal 2022 sussiste un «Accordo Quadro di cooperazione per la Fornitura di Servizi Medici e Sanitari» stipulato fra la Comercializadora de Servicios Médicos Cubanos, S.A., (Csmc) società mercantile controllata dal Ministero della sanità pubblica di Cuba, e la regione Calabria;

   in base a tale accordo sono circa 500 i medici cubani che operano nelle strutture sanitarie pubbliche calabresi;

   i medici cubani operanti in Calabria, tuttavia, hanno stipulato un doppio contratto: uno con l'Asp italiana di riferimento, l'altro con la Csmc. Il contratto italiano riconosce una retribuzione di circa 67 mila euro lordi annui, dall'altro quello cubano limita l'importo netto trattenibile a soli 1.200 euro mensili, ridotti a 1.000 per i primi sei mesi;

   secondo una inchiesta giornalistica la parte rimanente della retribuzione dei sanitari di cui sopra finirebbe sui conti dell'azienda di Stato cubana, che applicherebbe anche trattenute arbitrarie su straordinari e tredicesima fino a giungere addirittura al 70 per cento circa di trattenute;

   il Parlamento europeo, nel 2021, ha approvato una risoluzione che condanna questa pratica per questioni legate alla tutela dei diritti dei lavoratori cubani –:

   quali iniziative di competenza intendano assumere i Ministri interrogati per garantire che i medici cubani operanti stabilmente in Italia nell'ambito degli accordi intergovernativi siano trattati, sotto il profilo economico e normativo, in conformità al principio di parità di trattamento rispetto ai colleghi italiani, anche alla luce della normativa europea sul distacco dei lavoratori.
(4-05480)


   GRIMALDI e MARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni, lavoratori che risultano formalmente alle dipendenze della Sofalegname, ma che di fatto sono impiegati nello stabilimento di Gruppo 8, stanno difendendo i propri posti di lavoro contro la volontà di delocalizzare e smantellare la produzione;

   già a fine 2024 il «Gruppo 8», fu al centro delle proteste e dello sciopero ad oltranza di 17 lavoratori pakistani che lamentavano una situazione di sfruttamento, accuse mosse anche dal sindacato Sudd Cobas e dalla Cgil, una vertenza partita nello stabilimento di via Meucci e che era continuata davanti i cancelli del «Gruppo 8» di via Gramadora, nella zona industriale;

   dopo mobilitazioni i lavoratori avevano ottenuto contratti regolari e la fine di condizioni di super sfruttamento, con turni di 12 ore e alloggi in condizioni disumane in un magazzino allestito da Gruppo 8;

   oggi questi lavoratori vengono scaricati come un peso scomodo. Gruppo 8, ramo italiano della multinazionale del lusso HTL, e Sofalegname a giudizio degli interroganti mettono in atto un copione già visto: chi chiede che i propri diritti siano garantiti viene espulso;

   siamo di fronte a un sistema di scatole cinesi, già denunciato nella vicenda della Giuliani Arredamenti dello scorso aprile, che consente alle grandi imprese del settore di moltiplicare i profitti comprimendo salari, tutele e dignità, un sistema che sfrutta persone e territorio per produrre beni di lusso, per poi abbandonare la forza-lavoro nel momento in cui non conviene più rispettare le regole;

   è necessario prendere posizione in difesa di questi lavoratori e pretendere il rispetto della loro dignità da parte di chi fa profitti sul territorio;

   ora al centro la filiera del mobile imbottito a Forlì i lavoratori dello stabilimento di Gruppo 8 hanno nuovamente allestito un presidio, questa volta davanti alla sede di via Gramadora, dopo gli episodi di ferie forzate e liquidazioni di buonuscita, con il Gruppo 8 che continua a rimandare da più di dieci giorni l'incontro con i sindacati. A complicare ulteriormente la situazione la paura della delocalizzazione e della eventuale chiusura dello stabilimento;

   è necessario un forte intervento da parte del Governo che impedisca alla Gruppo 8 e alla multinazionale HTL di procedere in delocalizzazioni e licenziamenti, avviando contestualmente un confronto con i sindacati per garantire il futuro produttivo e occupazionale del sito forlivese;

   è sempre più necessario proporre e sostenere un modello di sviluppo diverso basato sulla qualità dei processi produttivi e sulla qualità del lavoro evitando sfruttamento, infortuni, discriminazioni nel lavoro e dumping contrattuale nel sistema;

   a parere degli interroganti più in generale non sono più accettabili il silenzio e l'impertubabilità del Governo di fronte ad aziende che fondano la propria attività su uno sfruttamento del territorio e dei lavoratori senza regole –:

   se non intenda assumere, al fine di evitare l'ennesimo atto di delocalizzazione e i licenziamenti, l'iniziativa di convocare un tavolo presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che veda la partecipazione di tutti i soggetti interessati.
(4-05481)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   CECCHETTI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende dai comunicati stampa, nonché dagli articoli di giornali e dalla lettura dei resoconti degli incontri fra sindacati e ARAN, è ancora in corso (almeno nel momento in cui si scrive) la trattativa per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro del personale degli enti locali e delle regioni (funzioni locali) per il triennio 2022-2024;

   se, da un lato, ci sarebbe una importante apertura dei sindacati della Cisl e Csa, che si sono mostrati intenzionati a procedere con la firma, Cgil e Uil mantengono un atteggiamento di chiusura bloccando di fatto il percorso di rinnovo contrattuale;

   appare evidente che il contratto del comparto enti locali e regioni rappresenta una priorità per migliaia di lavoratori; tuttavia, l'atteggiamento di alcuni sindacati sembrerebbe giustificato dall'unica volontà di «rimanere fermi su posizioni inconciliabili» che, come è stato correttamente affermato «non giova né ai lavoratori né alla Pubblica Amministrazione» e in generale ai cittadini che usufruiscono dei servizi resi dalla pubblica amministrazione;

   c'è la consapevolezza di dover, almeno in questa fase, conciliare le richieste dei lavoratori e il contesto economico-sociale attuale, con l'obiettivo di dare certezze retributive, stabilità contrattuale e garantire il potere d'acquisto dei salari, ma posizioni solamente di «barricata» e ideologiche rischiano di incrinare i risultati già ottenuti e le relazioni sindacali stesse, senza alcun beneficio per i veri destinatari del contratto: i lavoratori;

   l'esigenza prioritaria è quella di chiudere le trattative, con alto senso di responsabilità, tenuto conto dei vincoli di bilancio e di sostenibilità finanziaria delle risorse pubbliche, del nuovo – più favorevole – quadro normativo introdotto dal Governo e delle proposte già avanzate da Aran circa l'incremento delle retribuzioni del comparto, per garantire a oltre 400 mila dipendenti proprio quei bisogni sopra ricordati –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare per trovare una soluzione nel breve periodo, oltre a quelle già intraprese, per garantire a migliaia di lavoratori la stabilità contrattuale fino ad oggi messa, purtroppo, in discussione proprio da una parte dei sindacati, al fine di giungere comunque ad un utile punto di equilibrio.
(4-05488)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   GRIMALDI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'azienda agricola Bruzzese ha ottenuto l'autorizzazione alla costruzione, nonché all'esercizio di un nuovo impianto destinato all'allevamento di 275.000 galline ovaiole a ciclo produttivo nell'area agricola sita nel comune di Arborio;

   l'insediamento, che avrà una superficie complessiva di 23.800 metri quadrati, con un consumo di suolo irreversibile di 20.450 metri quadrati attualmente agricoli, sorgerà tra le risaie piemontesi, dove, tra l'altro, è presente l'unica Dop italiana del riso, e a 3 chilometri di distanza da un parco naturale e da una riserva naturale;

   gli allevamenti intensivi di tali dimensioni, oltre a comportare gravi criticità sotto il profilo del benessere animale — legate al confinamento in spazi ristretti che determinano condizioni di stress e favoriscono la diffusione di agenti patogeni — sono associati a impatti ambientali significativi e a potenziali rischi per la salute pubblica, come documentato da numerosi studi scientifici. Nonostante tali effetti comprovati, il numero degli impianti intensivi in Italia è in costante crescita;

   sulla base delle dichiarazioni fornite dai titolari dell'impianto, l'allevamento immetterà in atmosfera circa 19 tonnellate annue di ammoniaca. Tale sostanza, interagendo con ossidi di azoto e zolfo, contribuisce alla formazione di particolato Pm2.5, un inquinante atmosferico con effetti dannosi sulla salute umana e sulle risorse idriche sotterranee. Lo studio condotto dall'Isde del 2020 attribuisce all'esposizione al particolato fine in Italia circa 45.000 decessi prematuri annui;

   la stessa Isde ha espresso preoccupazione circa il rischio ecologico dell'impianto ad oggetto causato dalla gestione dei reflui avicoli, i quali, contenendo alti livelli di azoto, fosforo, residui di metalli pesanti e farmaceutici, possono contaminare le acque superficiali e le falde sotterranee, compromettendo, anche, le risaie circostanti;

   tali timori sono stati condivisi dal comitato «Rete indipendente solidarietà e opposizione», che, insieme ad altre associazioni locali, ha organizzato, oltre a manifestazioni e presidi, una petizione per contrastare la realizzazione dell'allevamento che ha raccolto più di 40 mila firme;

   nella giornata di sabato 28 giugno 2025 un gruppo di attivisti ha organizzato un sit-in pacifico nei pressi del cantiere dell'impianto, al fine di manifestare la propria opposizione alla sua realizzazione. Come riportato da fonti stampa, corredate anche da video diffusi dagli stessi manifestanti, le forze dell'ordine, presenti sul posto sin dalle prime ore del mattino, non solo hanno provveduto al sequestro dei documenti d'identità, ma anche dei beni di prima necessità come l'acqua appartenenti ai manifestanti. Gli stessi sarebbero stati trattenuti per circa nove ore sotto il sole, senza che a nessuno fosse consentito di fornire loro generi di prima necessità, compresa l'acqua. Tale situazione, aggravata dalle alte temperature, ha reso necessario l'intervento dei soccorsi medici per almeno due persone. Successivamente ai manifestanti è stato notificato un foglio di via immediato da Arborio per 3 anni;

   la condotta delle forze dell'ordine, a fronte di una manifestazione pacifica, appare all'interrogante sproporzionata e lesiva dei diritti fondamentali dei partecipanti –:

   quali iniziative di competenza intendano adottare al fine di verificare se la struttura di cui in premessa rispetti il diritto alla salute e il benessere animale;

   quali iniziative di competenza, alla luce di quanto espresso in premessa, intendano adottare per promuovere la riconversione della produzione zootecnica verso un modello compatibile con la salute umana, l'ambiente e il benessere animale;

   se il Ministro dell'interno sia a conoscenza di quanto accaduto ad Arborio e se non intenda, anche alla luce del numero dei manifestanti e del carattere pacifico del sit-in, adottare iniziative di competenza al fine di verificare la legittimità e proporzionalità della condotta delle forze dell'ordine.
(4-05484)


   ZANELLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   mentre il Governo Meloni annuncia la stretta sui medici a gettone, per consentirli, dice, solo in caso di reale emergenza, nella provincia di Frosinone il sistema continua a funzionare molto efficacemente senza soluzione di continuità, senza limiti, senza verifiche, senza freni;

   nell'azienda sanitaria locale di Frosinone, i pronto soccorso si reggono ancora sull'uso sistematico, di fatto strutturale, dei medici a gettone. A dirlo un articolo pubblicato su Il Fatto quotidiano di sabato 5 luglio 2025 che rende pubblico il caso di un medico ultrasettantenne libero professionista, con partita Iva, stabilmente inserito nei turni dei pronto soccorso di Cassino e Alatri, e secondo fonti interne anche di Sora;

   l'articolo citato afferma che il medico ultrasettantenne è l'uomo chiave della tenuta del sistema, sempre presente e sempre più stremato; colleghi e infermieri lo hanno visto esitare durante le visite, addormentarsi e mostrare segni evidenti di affaticamento, senza che nessuno intervenisse;

   secondo l'articolo i turni del citato medico parlano da soli: 14 giornate da 12 ore a Cassino, 21 notti consecutive ad Alatri, più altri 7 turni diurni sempre ad Alatri e alcuni pomeriggi da 6 ore. In totale oltre 144 ore settimanali. Ogni turno vale fino a 1.000 euro. Solo nel mese di luglio il compenso netto stimato supera i 40 mila euro;

   è evidente che un tale carico di lavoro compromette inevitabilmente lucidità, prontezza e capacità decisionale, soprattutto in contesti ad alta intensità come il pronto soccorso;

   la direzione amministrativa avrebbe persino segnalato all'azienda sanitaria locale di Frosinone il caso delle buste paga spropositate del medico. Ma nulla è cambiato: il medico è rimasto al suo posto, insieme ad altri quattro colleghi gettonisti, tutti in servizio nel pronto soccorso di Cassino;

   in questo caso nulla è dato sapere se sia mai stata fatta una valutazione di idoneità fisica, come previsto dalla normativa, se la direzione sanitaria ha attivato forme di monitoraggio, controllo, verifica, se sia stato valutato il rischio clinico;

   nonostante le riforme annunciate dal Governo nella sanità, i pronto soccorso continuano a poggiarsi su un utilizzo massiccio e poco controllato dei medici a gettone. Una pratica già denunciata dai Nas nel loro ultimo rapporto del 2024, che aveva messo nero su bianco anomalie gravi riscontrate nella regione Lazio come in altre regioni –:

   come possa ancora accadere, tenuto conto delle dichiarazioni del Governo, che fatti come quelli citati in premessa possano ancora verificarsi;

   se, a fronte dell'insufficienza di risorse economiche per la sanità con particolare riguardo alle assunzioni e ai rinnovi contrattuali che siano almeno in riferimento alla media dei Paesi dell'Unione europea più avanzati, si possa assistere ancora a medici gettonisti che percepiscono 40.000 euro al mese con turni massacranti che da quanto emerge dalle notizie pubblicate dagli organi di stampa, non garantiscono in alcun modo una capacità di intervento in particolare nel pronto soccorso;

   se non ritenga necessario e improrogabile assumere una iniziativa efficace e strutturale, per quanto di competenza, che impedisca il ricorso a medici gettonisti;

   se, per quanto di competenza, non intenda fornire al Parlamento il numero al 30 giugno 2025 dei medici gettonisti impiegati dalle aziende sanitarie locali, in Italia, in quali settori e con quali costi.
(4-05492)

SPORT E GIOVANI

Interrogazione a risposta scritta:


   MONTEMAGNI. — Al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   la Coppa Carnevale, ufficialmente nota come Torneo di Viareggio - Viareggio Cup World Football Tournament «Coppa Carnevale», è una storica manifestazione calcistica internazionale riservata alle formazioni giovanili, in particolare alle squadre Primavera;

   il torneo nasce nel 1949 a Viareggio, in coincidenza con il celebre carnevale cittadino, ed è promosso dal Centro giovani calciatori con l'obiettivo di coniugare sport, cultura e promozione del territorio;

   negli anni, il Torneo di Viareggio ha rappresentato un'autentica fucina di talenti: vi hanno preso parte in gioventù numerosi campioni che hanno poi fatto la storia del calcio italiano e internazionale;

   la manifestazione ha avuto il merito di affermarsi non solo come uno degli eventi giovanili più prestigiosi nel panorama calcistico mondiale, ma anche come momento di inclusione sociale, aggregazione giovanile e scambio interculturale, accogliendo nel tempo squadre da tutti i continenti;

   la Coppa Carnevale ha assunto un ruolo significativo anche in chiave educativa e sociale, offrendo a migliaia di giovani atleti la possibilità di vivere un'esperienza sportiva di alto livello, di confrontarsi con coetanei di altri Paesi e di crescere attraverso i valori dello sport;

   negli ultimi anni, tuttavia, si è registrato un progressivo ridimensionamento della manifestazione, sia in termini di visibilità mediatica che di partecipazione di club di primo piano, anche a causa di difficoltà organizzative e carenza di sostegno istituzionale e finanziario;

   tale ridimensionamento rappresenta un danno non solo per il movimento calcistico giovanile italiano, ma per l'intero tessuto sociale e culturale che storicamente ha gravitato attorno alla Viareggio Cup, privando molti giovani di un'importante opportunità di crescita e confronto;

   il declino di una manifestazione di tale tradizione e valore appare tanto più ingiustificato quanto più si considera il ruolo che eventi di questo tipo possono giocare nel promuovere lo sport di base e l'immagine del nostro Paese a livello internazionale;

   in un momento in cui il calcio professionistico italiano vive difficoltà strutturali e di competitività, anche a livello internazionale, il rafforzamento del settore giovanile e dei vivai rappresenta una leva fondamentale per il rilancio del movimento, sia in termini sportivi che economici;

   manifestazioni come la Coppa Carnevale sono infatti strumenti strategici per far emergere nuovi talenti, stimolare investimenti nella formazione tecnica e promuovere un modello sostenibile e di crescita, basato sulla valorizzazione del merito e sul radicamento territoriale –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare per valorizzare la «Coppa Carnevale».
(4-05490)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Centemero n. 5-03858 del 10 aprile 2025;

   interrogazione a risposta scritta Lomuti n. 4-05194 del 10 giugno 2025.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta orale Scarpa e Romeo n. 3-01808 del 11 marzo 2025 in interrogazione a risposta scritta n. 4-05471.