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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 506 di martedì 8 luglio 2025

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI

La seduta comincia alle 14,05.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

GIOVANNI DONZELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 18 giugno 2025.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 88, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta in corso (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,07).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 10 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Per richiami al Regolamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per un richiamo al Regolamento, il deputato Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per richiamo al Regolamento, articoli 8 e seguenti, per denunciare anche in quest'Aula la gestione, dal nostro punto di vista inaccettabile, che è avvenuta sul decreto Infrastrutture nelle Commissioni VIII e IX.

Pochi minuti fa è stato dato il mandato al relatore. Pensi che sono arrivate riformulazioni del Governo che noi abbiamo avuto modo di vedere alle 13,15 e, nonostante questo, le presidenze hanno voluto procedere a dare il mandato al relatore senza dare tempo e modo ai parlamentari di maggioranza e di opposizione di poter valutare quello che si stava votando. Ecco, noi in quest'Aula non possiamo pensare che il ruolo dei parlamentari della Repubblica si riduca ad alzare la mano senza nemmeno sapere che cosa si sta votando, senza aver avuto modo di leggere quelli che sono i contenuti e senza aver modo di poter capire quello che si sta facendo e lo facciamo su un provvedimento che - segnalo - ha dato vita, nelle ultime ore, a tantissimi testacoda da parte dell'azione di Governo e dell'azione parlamentare.

L'esempio più incredibile è legato all'emendamento ANAS: stamattina ci è stata presentata la terza riformulazione dell'emendamento ANAS. Prima era stato presentato - venerdì mattina - un emendamento che introduceva un pedaggio, una tassa in più sulle vacanze degli italiani, un aumento del costo del pedaggio a partire dal mese di agosto; dopo le vibranti proteste dell'opposizione, questo emendamento viene ritirato dai relatori nella giornata di sabato.

Nella giornata di ieri ci viene presentato un altro emendamento e viene addirittura il Sottosegretario Rixi in Commissione a spiegarci che, però, ANAS ha bisogno improvvisamente di una serie di risorse previste da quell'emendamento: 126 milioni sarebbero potuti arrivare da una serie di norme ma queste norme vengono cancellate con il terzo emendamento dei relatori oggi.

Quindi, prima, come abbiamo visto, c'è stata la discussione sul pedaggio; tolto il pedaggio, viene spiegato che quell'emendamento è fondamentale e dopo viene ritirato. È veramente uno scaricabarile indecente dal punto di vista politico, ma la cosa più grave: è un pasticcio veramente infinito. E da questo punto di vista non è l'unico. Abbiamo visto che, giustamente, c'è stato anche un passo indietro, da noi fortemente auspicato, su quelle norme che andavano ad abbassare la guardia nei confronti dei controlli antimafia e, nelle ultime ore, vi è stata la corsa a infilare riformulazioni senza nemmeno la possibilità di analizzarle. Questo decreto Infrastrutture arriva in Aula nel peggiore dei modi possibili.

Chiediamo veramente alle Presidenze di valutare la gravità di quello che è avvenuto. A me dispiace molto dover dire che è assolutamente inaccettabile questa gestione, a partire dalla prima votazione con riferimento alla quale non è stato possibile capire cosa si stava votando e non è stato più possibile per le opposizioni intervenire. Qualche minuto in più avrebbe fatto bene al lavoro parlamentare e avrebbe fatto bene anche alla maggioranza, perché avete dovuto fare marcia indietro sull'emendamento ANAS per due volte e avete dovuto fare marcia indietro sull'emendamento dei controlli antimafia, ma, probabilmente, se ci aveste dato modo di leggere e di ascoltare i continui emendamenti che stavate presentando, come riformulazioni, vi sareste risparmiati altre figuracce nei confronti del Paese. Ma questa è la vostra considerazione del Parlamento ed è una considerazione inaccettabile (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento il deputato Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Anch'io intervengo sull'articolo 8 e seguenti proprio per stigmatizzare la vergognosa gestione della Commissione oggi; per farci vedere le riformulazioni c'è stata un'enorme confusione; non si riusciva a capire quali articoli fossero riformulati e qual era la posizione del Governo. Ma una cosa era chiara: tutta questa fretta per questo decreto è solo per fare alcuni favori, per fare un “salva Spinelli” edulcorato, come è venuto fuori da un'ulteriore riformulazione; per creare nuovi siti di interesse militare perché c'è la retorica della guerra; qui stiamo dicendo che siamo in guerra e il ponte dello Stretto diventerà un obiettivo di interesse militare per poter andare in deroga a tutte le possibilità di capire come andrà avanti questo progetto. Ci sono emendamenti in questo decreto, per cui avete tanta fretta, che vogliono far espropriare velocemente le case dei cittadini interessati dal ponte dello Stretto senza seguire gli iter necessari. Insomma, una deroga su tutto, una deroga per i vostri interessi, una deroga anche per fare in modo di creare nuovi depositi di gas liquefatto, per comprarlo a costo quadruplicato da Trump. In sostanza, una schifezza di decreto, fatto apposta per creare una situazione problematica per il nostro Paese.

Non c'è stata data nemmeno la possibilità di capire quali sono gli emendamenti, quali sono le riformulazioni, cosa si stava pensando e cosa potevamo fare noi, come opposizione, per discutere... Non da ultimo, togliere le risorse alle province, una sorta di balbettio sulle tariffe e sugli incentivi ad ANAS: tolti, rimessi, cancellati. Un intero articolo cancellato - sembra sia stato messo in lavatrice -, un articolo che da una pagina è diventato di due righe, perché non sapevate cosa fare, solamente perché nel dibattito stavano venendo fuori tutte le incongruenze di questo decreto, mentre - come risposta, in una Commissione parlamentare - non si lasciavano intervenire le opposizioni e non si dava il tempo di guardare gli emendamenti riformulati. Si è interrotto il dibattito soltanto perché avete fretta di spendere soldi per il riarmo, soldi che togliete ai cittadini italiani, che togliete allo sviluppo dell'Italia per i vostri interessi e per gli interessi dei vostri amici. Questa cosa è vergognosa ed è stata fatta in un'aula di Commissione dove si dovrebbe dibattere in maniera democratica e permettere alle opposizioni di fare il proprio lavoro: cosa che non c'è stato permessa di fare oggi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento il deputato Pastorino. Ne ha facoltà.

LUCA PASTORINO (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Al di là delle questioni di merito, citate anche da chi mi ha preceduto, potrei aggiungere anche che ci sono stati macro-argomenti, ma anche micro-argomenti nel senso che uno degli emendamenti che ci hanno buttato lì sul tavolo alla fine intendeva modificare addirittura il Codice della navigazione, istituendo una nuova figura di capo di compartimento, che prima non c'era. Ma al di là di quello che poi sarà argomento di trattazione in quest'Aula, ancorché ci sia la fiducia, io ne faccio proprio una questione di metodo e di tutela del lavoro parlamentare, non solo della minoranza, ma anche della maggioranza.

Quindi, il richiamo al Regolamento - se mi permette, signor Presidente - è anche un appello alla Presidenza e al Presidente Fontana su come sono stati svolti questi lavori, su come la discussione sia stata interrotta brutalmente, nel nome di tempi che dovevano essere rispettati, su come comunque le minoranze ad un certo punto abbiano preso e abbandonato la Commissione. E - tra le tante cose che sono accadute - addirittura sono arrivati emendamenti riformulati, la cui riformulazione aveva un contenuto profondamente diverso rispetto all'emendamento originario. Il tutto in una confusione clamorosa che - ripeto - va a ledere le prerogative dei parlamentari di minoranza, ma anche di quelli di maggioranza e di tutto il Parlamento in generale.

Io non credo che questo sia un modo corretto di procedere. Io credo sia un modo vergognoso di condurre l'esame di un provvedimento. E il fatto che arrivi in Aula mercoledì è stato perché, forse, noi della minoranza, invece di andare via dall'Aula, avremmo potuto fare qualche iniziativa un po' più roboante, come eravamo abituati a vedere nella scorsa legislatura da parte di Fratelli d'Italia (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle); c'erano colleghi che si sarebbero fatti esplodere piuttosto di sottostare a questo tipo di atteggiamento. Quindi il richiamo è a lei e, per suo tramite, cortesemente, al Presidente Fontana perché una cosa di questo genere in tanti anni non l'avevo mai vista in questi termini e credo vada censurata proprio per il rispetto dell'Aula in cui siamo ora (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento la deputata Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). Grazie, signora Presidente. Chiedo di intervenire sull'articolo 8 e seguenti. Che ci fossero dei problemi lo abbiamo capito nel momento in cui abbiamo visto, come sempre, i tanti emendamenti da parte della maggioranza.

Come sempre, da parte delle minoranze - questo lo debbo dire -, c'è stata disciplina. Ci è stato chiesto di segnalare gli emendamenti: lo abbiamo fatto. C'è stata la presenza, c'è stata la collaborazione che però non è stata reciproca. C'è stato anche l'interesse - e in questo senso parlo per il mio gruppo - sull'argomento trattato, che riteniamo importantissimo. Non c'è una linea chiara e, ovviamente, tutto questo porta confusione e l'epilogo è quanto è capitato in questi giorni.

Ci siamo raccomandati con i presidenti di Commissione di avere i pareri in tempo. C'è stato sicuramente uno svarione - definiamolo così - con l'emendamento sull'aumento dei pedaggi. Su questo sicuramente da parte della maggioranza c'è stata una certa “bravura”, in questo caso però in senso contrario: non vengono premiati in alcun modo la modalità di lavoro da parte delle opposizioni, la serietà, il fatto di voler arrivare in Aula con tempi certi e, certamente, anche di voler lavorare per raggiungere dei risultati.

È evidente che l'infrastruttura è un tema di passaggio. Lo si vede dal risultato finale, anche in questo caso dalle poche risorse e, soprattutto, dalla confusione che, purtroppo, è diventata la prerogativa di questa maggioranza. Non vogliamo assolutamente abituarci a questa modalità di lavoro: la stigmatizziamo (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Anch'io intervengo sull'articolo 8 e seguenti per associarmi a quanto hanno riferito i colleghi in merito a quello che è accaduto nelle Commissioni VIII e IX durante l'esame - anzi, durante le battute finali, prima del mandato al relatore - del decreto-legge Infrastrutture. Io credo sia molto grave la condotta che è stata tenuta dai presidenti e dai colleghi, perché questo Parlamento è già svilito nelle sue funzioni dal continuo utilizzo della decretazione d'urgenza che ormai è diventata il metodo ordinario di legiferare in questa legislatura, cosa che non va affatto bene di suo, ma in più è aggravata anche dalle modalità di gestione del lavoro nelle Commissioni.

Sui decreti-legge, su cui noi non possiamo in alcun modo incidere, perché viene ordinariamente posta la questione di fiducia, anche all'interno del lavoro delle Commissioni succedono spesso delle situazioni di caos, dei pasticci, per cui emendamenti che vengono presentati dai relatori o dal Governo vengono riformulati sino all'ultimo secondo, senza dare ai parlamentari la possibilità di comprendere neanche quello che stanno andando a votare.

Abbiamo visto entrare e uscire emendamenti, come quello sui pedaggi che è stato più volte citato, a testimonianza della confusione che governa all'interno della maggioranza, che poi decide improvvisamente di interrompere le discussioni, esautorando quelle che sono le prerogative delle opposizioni. Presidente, questi comportamenti sono inaccettabili, lo abbiamo già assaggiato con il provvedimento sull'intelligenza artificiale, dove abbiamo visto arrivare riformulazioni sino all'ultimo.

Credo che quanto è accaduto oggi sia ulteriormente grave proprio perché riguarda un provvedimento su cui già il Parlamento è messo ai margini, e noi non ci vogliamo rassegnare al fatto che in quest'Aula nessuno di noi possa prendere la parola per contrastare dei provvedimenti che vengono promossi dal Governo, senza che noi possiamo intervenire, ed è inaccettabile che, invece, i colleghi si limitino a sollevare la mano su provvedimenti di cui neanche conoscono il contenuto. Quindi la prego di informare il Presidente, di riferire quanto è accaduto e che si prendano provvedimenti perché non si ripetano più situazioni di questo genere (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Naturalmente sui tempi di approdo in Aula, come sapete, sono decisioni che sono state prese in ambito della Conferenza dei presidenti di gruppo, il provvedimento deve arrivare domani. Tutte le altre questioni che invece sono state sollevate dai diversi gruppi sarà mio compito riferirle al Presidente, così come avete richiesto.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Presidente, colleghi e colleghe, siamo qua per l'ennesima volta a chiedere un'informativa urgente al Ministro Tajani. In queste ore, su tutti i media internazionali, si parla di un piano, di un piano della migrazione volontaria del popolo palestinese. Già, perché, da una parte, si dice che Rafah, una città completamente rasa al suolo, potrebbe diventare di fatto un ghetto, una sorta di lager in cui distribuire materiale umanitario, senza però poterne uscire; dall'altra, Trump e Netanyahu dicono che, quando ci sarà il cessate il fuoco, da Gaza si potrà uscire liberamente verso altri Paesi.

Si scherza con il fuoco e con delle parole molto chiare, ma con dei fatti: siamo a 641 giorni senza cibo, energia, acqua; siamo a 641 giorni senza scuole, ospedali. Non volete chiamarlo “genocidio”? Come lo vogliamo chiamare? “Scuolicidio”? “Ospedalicidio”? Immaginatevi solo il fango, immaginatevi i rifiuti che non vengono più raccolti da 641 giorni. Come lo vogliamo chiamare? “Pattumicidio”? Mentre proseguono in Qatar e si dice che ci vorrà tempo per i negoziati, l'IDF in queste ore ordina per l'ennesima volta lo sfollamento di Khan Younis.

La verità è che è lontanissimo il cessate il fuoco e intanto i suprematisti iniziano a dire cosa pensano: che bisogna ritirare i negoziatori; che bisogna fermare gli aiuti umanitari, come se quelle poche centinaia di camion passate in questo mese bastassero, fossero sufficienti. Bisogna schiacciarli, affamarli fino alla morte. Guardate che sono parole di Ministri, Ministri di un Governo con cui fate continuamente affari, con cui non vi sognate nemmeno di interrompere le relazioni.

Assedio totale, pressione militare, incoraggiamento all'emigrazione, insediamenti ebraici: sono parole di un Ministro e sono parole agghiaccianti, perché sono realtà. E la verità, d'altra parte, è che Trump e Netanyahu sono in sintonia sul piano di migrazione volontaria. Per noi, Presidente, si chiama “pulizia etnica”, non ha altri nomi. Il piano è vivo e, nel frattempo, quasi 60.000 persone sono morte.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA (ore 14,25)

MARCO GRIMALDI (AVS). Al valico di Rafah abbiamo scoperto che, quando la consegna degli aiuti umanitari era gestita dalle Nazioni Unite, c'erano più di 400 punti; oggi ce ne sono attivi 4. La verità è che i soldati dell'IDF usano quei 4 punti per il tiro al bersaglio; parliamo di safari umani, 600 persone morte mentre chiedevano farina e acqua. Le organizzazioni terze sono state espulse e l'assediante ammazza nell'atto stesso di dare il cibo. Se si arriva troppo presto bisogna colpirli, se si tenta di avvicinarli si viene colpiti, se si arriva tardi si rischia comunque la vita perché la zona è considerata evacuata.

Presidente, scuole, ospedali, rete elettrica e idrica non esistono più, bambini e ragazzi non vanno a scuola da centinaia di giorni. Lo diciamo in un modo semplice: il Ministro Tajani, che non ha il coraggio di chiamare le cose con il loro nome, apartheid, occupazione, genocidio, è favorevole o no al piano di evacuazione, di deportazione, all'annessione finale della Striscia di Gaza? Vuole dire qualcosa in queste ore, sì o no? O continuiamo con il nostro silenzio complice? Perché sì, noi ci sentiamo tutti responsabili, ma non ci sentiamo certamente complici (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, la presidente Boldrini.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Anche noi intendiamo associarci a questa richiesta perché, dopo quasi due anni, è difficile trovare ancora le parole per descrivere l'orrore di Gaza. Non ne abbiamo più di parole per parlare delle persone che sono totalmente abbandonate alla disperazione in un territorio per la gran parte sotto il controllo dell'esercito israeliano, un territorio che è diventato macerie; ed è difficile trovare anche le parole per commentare la sconcertante proposta che arriva dal Governo Netanyahu, cioè la “città umanitaria”.

Questa volta è stata ideata dal Ministro Katz questa proposta, una proposta che di umanitario, Presidente, non ha niente. Sarebbe un enorme campo di concentramento sulle macerie di Rafah in cui rinchiudere 600.000 palestinesi, che da lì non potrebbero mai più uscire. Come si può solo immaginare una cosa del genere? (Commenti).

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, colleghi.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Come si può immaginare e proporre una cosa del genere? E Netanyahu, allo Studio Ovale, su cui pende - su Netanyahu - un mandato di cattura internazionale per crimini di guerra e crimini contro l'umanità, che cosa fa? Candida al premio Nobel il Presidente Trump, colui che rastrella, fa rastrellare i migranti, li cattura, li mette nelle gabbie e poi li deporta in Paesi terzi. Uno sfregio, Presidente, questo è uno sfregio verso le vittime dei crimini di Gaza: presentare Donald Trump per essere candidato al Nobel.

Intanto la Gaza Humanitarian Foundation si sta rivelando una sorta di associazione a delinquere. La popolazione affamata, che si mette in fila, sfida una vera e propria roulette russa, perché tu devi mettere in conto, quando vai a prendere gli aiuti, di essere ammazzato. Ma dove si è mai vista una cosa del genere, morire per ricevere un pacco di aiuti o un sacco di farina? Cosa c'è di umanitario in questa pratica disumanizzante? E la comunità internazionale che fa?

Resta immobile davanti a quello che oramai è palesemente un piano di annessione della Cisgiordania, come ha dichiarato, senza nessun pudore, il Ministro della Giustizia israeliano, Yariv Levin, appoggiato da altri 13 Ministri del Governo di Tel Aviv.

Ha proprio detto questo, che è il momento: è il momento di annettere; se non ora, quando? Annettiamo la Cisgiordania.

E il Governo italiano? Il Governo italiano è disarmante, Presidente. Pur di non dispiacere l'alleato Netanyahu, continua a balbettare, a non esprimere una condanna netta, a non mettere le sanzioni e, ancora più grave, continua a cooperare con Israele nel campo delle tecnologie militari e dual use. Si rende conto che in questo modo il Governo si rende complice di terribili crimini? Questo è un atteggiamento che l'opinione pubblica non sopporta più. Questo lo dimostrano le decine di mobilitazioni quotidiane per salvare Gaza e la Palestina. Per quanto ancora, per quanto ancora il Governo italiano si renderà complice di quello che i massimi esperti internazionali hanno già definito un genocidio? Per quanto tempo ancora? No, Presidente: no, nel mio nome; no, nel nostro nome (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Ci associamo assolutamente alla richiesta che ha fatto il collega Grimaldi. La situazione a Gaza si aggrava ogni giorno di più e, tra l'altro, devo dire che il Governo Netanyahu, ormai con tanti suoi Ministri, non fa nemmeno più mistero delle sue mire, che sono quelle di annettere ad ogni costo Gaza. A ogni costo vuol dire anche a costo di fare un genocidio, come è quello in corso; a ogni costo vuol dire anche deportare tutta la popolazione attualmente residente, che ammonta a circa 1.800.000 gazawi, perché ne mancano all'appello 400.000 e non si sa se sono tutti morti sotto i colpi dell'esercito di occupazione israeliano oppure se sono andati da non si sa quale altra parte.

In base ai numeri di persone che lo stesso Governo denuncia di voler deportare - fa il numero di 1.800.000 gazawi - si deduce che sono 400.000 i morti gazawi durante questi quasi due anni di occupazione israeliana e non 50.000, 60.000 o 70.000 che noi giudicavamo in base alle notizie che venivano dalla stessa autorità a Gaza e, quindi, dal Ministero della Salute di Gaza.

Siamo davvero di fronte a una situazione allucinante e assurda. Ci sono Ministri del Governo israeliano che non fanno mistero di parlare apertamente della necessità di deportare i cittadini gazawi se non se ne andranno, se non lasceranno Gaza di loro spontanea volontà, e basta ascoltare non solo il criminale di guerra Netanyahu, ma anche gli altri criminali di guerra suoi Ministri. C'è solo l'imbarazzo della scelta nell'ascoltare follie genocide o di sterminio: Ben Gvir, Smotrich, May Golan e per ultimo Katz (ultimo solo in ordine di tempo). L'obiettivo è unico: deportare la popolazione gazawi e, quindi, annettere Gaza, costi quel che costi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Lo stanno facendo in modo sistematico, utilizzando tutti i mezzi, praticamente distruggendo Gaza: hanno distrutto tutte le case esistenti; hanno distrutto tutte le università, le scuole, gli ospedali; hanno ammazzato medici, soccorritori, Vigili del fuoco, volontari dell'ONU, tutti, volendo perseguire un unico obiettivo che è quello, appunto, dello sterminio e della deportazione. A tutto questo il Governo italiano non ha il coraggio di dire una parola (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il Ministro degli Affari esteri, Tajani, si comporta e fa dichiarazioni come se fosse un esponente, un presidente della ONG. Dice: abbiamo mandato dei pacchi, abbiamo portato in Italia delle persone sofferenti, le stiamo curando. Beninteso sono tutte cose meritorie, perché dal nostro punto di vista chi salva anche solo una vita umana salva il mondo, ma non si può sottacere che stanno morendo decine di migliaia di gazawi e non c'è una parola ferma da parte di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Anzi, il Ministro Tajani dice: no, non c'è genocidio. Lo nega. Questa è una negazione! Ci sono delle immagini incontrovertibili, ci sono dei numeri incontrovertibili. Ma se non volete ascoltare noi, se non volete ascoltare la libera stampa, basta ascoltare i Ministri del Governo genocida. Lo dicono loro apertamente, senza vergogna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché non sentono su di loro la sanzione, almeno morale, se non penale, del cosiddetto Occidente e dell'Europa, che, anzi, appoggia nei fatti le azioni criminali e genocide di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Noi chiediamo, con tutta la nostra forza, che il Ministro Tajani venga qui in Aula - se ha il coraggio - a riferire su quest'ultima porcata, che è nata da queste menti malate di questo Governo genocida di Israele (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Pellegrini.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1054 - “Disposizioni per il riconoscimento e la promozione delle zone montane” (Approvato dal Senato) (A.C. 2126-A​) e delle abbinate proposte di legge: Girelli ed altri; Tassinari ed altri (A.C. 699​-1059​) (ore 14,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2126-A: “Disposizioni per il riconoscimento e la promozione delle zone montane” e delle abbinate proposte di legge nn. 699​-1059​.

Ricordo che nella seduta del 3 luglio il rappresentante del Governo ha espresso il parere sugli ordini del giorno.

A tale proposito, ha chiesto di intervenire il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie, senatore Roberto Calderoli, per una precisazione. Prego, signor Ministro.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per gli Affari regionali e le autonomie. Grazie, Presidente. C'è stata una rivalutazione dell'ordine del giorno n. 9/2126-A/12 Girelli, su cui intendiamo modificare il parere da contrario a favorevole, condizionatamente a che vengano espunte le premesse e che gli impegni siano sostituiti dal seguente: “a valutare l'opportunità di ulteriormente valorizzare la telemedicina nelle zone montane quale strumento essenziale per consentire la cura costante delle persone residenti in tali zone, spesso difficilmente raggiungibili in tempi rapidi dal personale sanitario, nonché di riconoscere il ruolo svolto dalle farmacie rurali come necessario mezzo non solo per la cura, ma anche per ridurre l'isolamento che molte persone si trovano a vivere in molte zone montane”.

PRESIDENTE. Grazie, signor Ministro. Ha terminato la precisazione? Perfetto.

(Ripesa esame degli ordini del giorno - A.C. 2126-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno presentati.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2126-A/1 Dori. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2126-A/1 Dori, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2126-A/2 Bonelli. Onorevole Bonelli o chi per lei, accoglie la riformulazione? No. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2126-A/2 Bonelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2126-A/3 Zanella. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2126-A/3 Zanella, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2126-A/4 Borrelli. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, nelle scorse settimane abbiamo votato in Aula per ridurre la protezione dei lupi e un autorevole esponente della maggioranza ha fatto un intervento, che ovviamente noi abbiamo contestato, in cui è stato detto - cito testualmente, perché è indimenticabile quello che è stato detto - che: per ripopolare le aree interne del nostro Paese, è necessario ridurre il numero dei lupi, che sono un numero impressionante, sono circa 3.000 lupi.

Tramite la sua persona, mi rivolgo ovviamente al Ministro Calderoli, che, ancora una volta, pur nella totale divergenza di visioni, apprezzo, perché, ogni volta che si tratta di un suo provvedimento, è in Aula, il che denota una cultura politica che onestamente trovo giusta, cioè che, quando c'è un decreto o una legge che riguarda un Ministro, il Ministro sia presente in Aula. Ebbene, invece, noi pensate un po' cosa abbiamo proposto per le aree interne: che ci siano dei finanziamenti e che venga dotato il Fondo (FOSMIT) di adeguate risorse.

Non so per quale ragione sia stato bocciato quest'ordine del giorno, perché la nostra è quasi un'ovvietà per ripopolare le aree interne del nostro Paese, che a parole vengono sostenute e supportate, ma nei fatti c'è una spinta a obbligare - neanche permettere - le popolazioni delle aree interne ad abbandonare i territori. Abbiamo voglia di fare un euro per una casa, ma se non hai servizi, non hai scuole, non hai ospedali, non hai niente, e la soluzione politica e amministrativa è che abbattono un migliaio di lupi, come se fosse il problema principale del nostro Paese e, soprattutto, delle aree interne, è evidente che il problema non sarà affrontato e tanto meno risolto.

Noi cosa vi abbiamo proposto? E invito, tramite la sua persona, a una riflessione il Ministro su quello che è l'ordine del giorno: abbiamo proposto di finanziare. Scusatemi, quale altra soluzione si può avere per le aree interne del nostro Paese e per spingere i cittadini e gli abitanti a non abbandonarle? Altrimenti, il risultato sarà che, tra 25 anni, i 13 milioni di abitanti che vivono nelle aree interne si ridurranno a 8-9 e che avremo un numero impressionante di comuni deserti.

E non solo sarà un danno, e concludo, dal punto di vista demografico e sociale, ma anche dal punto di vista ambientale, perché perderemo moltissimi presidi. Allora, invece di pensare ad abbattere 3.000 lupi, pensiamo a sostenere 13 milioni di italiani (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Nel dichiarare il voto favorevole, volevo ricordare al Ministro, che anch'io ringrazio per essere stato sempre presente in Commissione, che esponenti del suo Governo hanno deciso che le aree interne, di cui le aree montane fanno anche parte, devono estinguersi. Non so, quindi, se le hanno detto che lei sta facendo una proposta di legge sulla montagna proprio per aree che, in teoria, per altri devono estinguersi.

Per quale motivo devono estinguersi le aree interne o anche le aree montane interne? Per recuperare soldi per buttarli da altre parti. Ministro, quindi starei attento alla sua cerchia di amici e colleghi del Governo, perché le fanno fare questo decreto sulla montagna, ma, dall'altra parte, le tolgono soldi e identificano come aree problematiche queste aree interne e aree montane, invece di definirle aree di un possibile sviluppo che, per il resto dell'Europa e per altri Paesi, sono diventate da tanto tempo.

Noi in Italia paghiamo un fallimento della procedura SNAI, dei fondi per le aree interne. Paghiamo un'inerzia, da questo punto di vista, e una mancanza di servizi per le aree interne, però la cosa più grave è proprio il Governo, che ha sancito, in una maniera veramente vergognosa, che le aree interne, molte aree interne, non hanno più diritto di esistere. Questo, devo dire, da un Governo sovranista, che si definisce Governo del popolo, Governo che dovrebbe aiutare tutti i cittadini italiani, è veramente un aspetto ridicolo e pericoloso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2126-A/4 Borrelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2126-A/5 Zaratti. Onorevole, accetta la riformulazione? Accetta. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2126-A/6 Marino, con il parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare la deputata Marino. Ne ha facoltà.

MARIA STEFANIA MARINO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Vorrei chiedere al signor Ministro di cambiare il parere su quest'ordine del giorno, perché la legge n. 124 del 2015, che riguardava il riordino delle camere di commercio - che, tra l'altro, ha penalizzato soprattutto le aree montane e marginali -, afferiva ad un organismo che aiutava le imprese operanti in queste aree e, soprattutto, dava aiuto alle piccole imprese.

Tra l'altro, vorrei ricordare al signor Ministro che le camere di commercio si autofinanziano, quindi a costo zero. Dare l'opportunità anche ai piccoli territori montani, se vogliamo rivitalizzare anche le imprese, l'economia, di poter avere anche loro un referente territoriale: era questo quello che si chiedeva, ed è a costo zero. Non capisco perché sia stato dato parere sfavorevole.

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2126-A/6 Marino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2126-A/7 Vaccari. Onorevole, accetta la riformulazione? Accetta.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2126-A/8 Ghio. Onorevole, accetta la riformulazione? Accetta. Sull'ordine del giorno n. 9/2126-A/9 Urzi' il parere è favorevole. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2126-A/10 Curti. Onorevole, accetta la riformulazione? Accetta. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2126-A/11 Roggiani. Onorevole, accetta la riformulazione? Accetta.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2126-A/12 Girelli. Onorevole, accetta la riformulazione? Accetta. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2126-A/13 Simiani. Onorevole, accetta la riformulazione? Accetta. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2126-A/14 Comaroli. Onorevole, accetta la riformulazione? Accetta.

Sugli ordini del giorno n. 9/2126-A/15 Ottaviani, n. 9/2126-A/16 Bordonali, n. 9/2126-A/17 Cattoi, n. 9/2126-A/18 Bruzzone e n. 9/2126-A/19 Manes il parere del Governo è favorevole.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2126-A/20 Benzoni sul quale il parere è contrario. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2126-A/20 Benzoni, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2126-A/21 Grippo. Onorevole Grippo, accoglie la riformulazione? Perfetto. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2126-A/22 Bonetti. Onorevole Bonetti, accoglie la riformulazione? Accetta.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2126-A/23 Onori sul quale il parere è contrario. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2126-A/23 Onori, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2126-A/24 D'Alessio: parere favorevole.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2126-A/25 Pastorella sul quale il parere è contrario. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2126-A/25 Pastorella, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2126-A/26 Sottanelli. Onorevole Sottanelli, accoglie la riformulazione? Accetta. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2126-A/27 Ferrari. Onorevole Ferrari, accoglie la riformulazione? Accetta. Perfetto.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2126-A/28 Sarracino. Onorevole Sarracino, accoglie la riformulazione? No. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. n. 9/2126-A/28 Sarracino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2126-A/29 Ciaburro. Onorevole Ciaburro, accoglie la riformulazione? Accetta.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2126-A/30 Iaria sul quale il parere è contrario. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Di solito si parte sempre con questa formula: non capisco il perché del parere contrario a quest'ordine del giorno. Lo ripeto perché quest'ordine del giorno chiede di favorire e implementare la possibilità di creare dei data center in aree montane; non proprio nei prati, nei pascoli, ma in aree industriali montane che hanno magari subito uno spopolamento industriale, oltre a quello della popolazione.

Questo tipo di ordine del giorno nasce, deriva dalla proposta di legge sui data center (questo è anche un emendamento); al riguardo, posso portare esempi reali, realizzati, di sviluppo di data center in aree montane, come il data center in Valle d'Aosta, a Pont-Saint-Martin, il primo paese della Valle d'Aosta che si incontra dopo il Piemonte, dove la costruzione di questo data center ha permesso di recuperare uno spazio industriale poco utilizzato e di creare convenzioni anche con il comune stesso per gestire il calore in eccesso e indirizzarlo nelle reti di teleriscaldamento comunale, determinando chiaramente un certo tipo di sviluppo e posti di lavoro, magari non proprio nel Paese, ma comunque un indotto che, anche con collaboratori in remoto, porta un certo sviluppo. L'aspetto fondamentale è che questa cosa si può replicare anche in aree, per esempio, della provincia di Torino, in aree del Canavese, dove ci sono aree industriali molto vive nel passato, che adesso pian piano hanno sempre molta difficoltà, e potrebbe dare anche un'idea di sviluppo futuro per riuscire a capire come la gestione dei dati, il recupero della capacità di tenere nei nostri server italiani sia anche un discorso - che tanto piace a voi - di sovranità informatica, di sovranità digitale.

Sull'ordine del giorno mi aspettavo una riformulazione; non è che abbia chiesto in maniera diretta di approvarlo. Lo avevo presentato come emendamento al DDL montagna e non è stato approvato. Ma la cosa mi preoccupa perché non approvare nemmeno un ordine del giorno su questo tema - che io penso, lo dico anche se mi prendo la responsabilità, sia abbastanza condiviso da tutta la Commissione trasporti e da tutte le forze politiche - mi dà l'idea che sui data center voi stiate facendo dei ragionamenti che ancora non sono chiari.

Io adesso spero che, a breve, arriverà la nostra proposta, tra l'altro unitaria, di Commissione su questo tema. Il fatto è che si sposta sempre in avanti il momento in cui si discuterà questa legge. Ho paura che voi stiate cercando di fare, come al solito, un pasticcio dal punto di vista governativo per mandare all'aria anche una proposta che funzionava perché era molto tecnica, ma anche molto condivisa tra tutti i proponenti della Commissione stessa trasporti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2126-A/30 Iaria, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2126-A/31 Torto. Onorevole Torto, accoglie la riformulazione? No, se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2126-A/31 Torto, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2126-A/32 Ilaria Fontana. Accetta la riformulazione? No, se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2126-A/32 Ilaria Fontana, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2126-A/33 Quartini sul quale il parere del Governo è contrario. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Presidente, con quest'ordine del giorno si chiede fondamentalmente che venga rispettato l'articolo 97 della Costituzione, ossia che i punteggi, che vengono attribuiti rispetto ai concorsi pubblici, rispetto al sistema premiante, nelle eventuali azioni che vengono svolte nei contesti delle aree montane, vengano riconosciuti come dice l'articolo 97 della Costituzione, nel senso che nel sistema si acceda attraverso concorsi pubblici. I concorsi pubblici sono quei concorsi che oggettivamente attribuiscono valore a selezioni che vengono fatte nel pubblico e non nel sistema privato.

In questo provvedimento, di fatto, chi lavora nel sistema accreditato, neanche convenzionato, avrebbe gli stessi diritti di chi è stato selezionato attraverso un concorso pubblico. Io credo che si getti la maschera attraverso questo, nel senso che si va a premiare chi lavora nel privato nello stesso modo di chi lavora nel pubblico e questo è, di fatto, anticostituzionale, Presidente.

Quindi, in questo senso, io vi invito a rivedere l'ordine del giorno, perché effettivamente state facendo un'operazione direi anticostituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2126-A/33 Quartini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2126-A/34 Sportiello sul quale il parere del Governo è contrario. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2126-A/34 Sportiello, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2126-A/35 Di Lauro sul quale il parere del Governo è contrario. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2126-A/35 Di Lauro, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2126-A/36 Ghirra. Accetta la riformulazione? Sì, perfetto.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2126-A/37 Grimaldi, su cui vi è il parere contrario del Governo. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2126-A/37 Grimaldi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2126-A/38 Mari, su cui vi è il parere contrario del Governo. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2126-A/38 Mari, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

L'ordine del giorno n. 9/2126-A/39 Longi è stato ritirato.

Sugli ordini del giorno n. 9/2126-A/40 Ruffino, n. 9/2126-A/41 Frassini, n. 9/2126-A/42 Faraone e n. 9/2126-A/43 Del Barba il parere del Governo è favorevole.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2126-A/44 Scotto. Accetta la riformulazione? Accetta. Perfetto.

Passiamo all'ultimo ordine del giorno, n. 9/2126-A/45 Gribaudo, su cui vi è il parere contrario del Governo. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2126-A/45 Gribaudo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2126-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Manes. Ne ha facoltà.

FRANCO MANES (MISTO-MIN.LING.). Signor Presidente, oggi siamo chiamati ad esprimerci su un provvedimento che va ben oltre il semplice esercizio legislativo: siamo chiamati a riconoscere dignità e prospettiva ad un'Italia spesso dimenticata, eppure essenziale. Si tratta di un'Italia che, come sapete, a noi rappresentanti delle Minoranze Linguistiche è particolarmente cara, ma che, allo stesso tempo, sta a cuore a tanti colleghi in questo e nell'altro ramo del Parlamento. Infatti, come è stato ricordato durante la discussione generale, i territori montani rappresentano quasi la metà della superficie nazionale e comprendono oltre 4.000 comuni. Le zone montane, al pari delle aree interne, non sono, quindi, la periferia dell'Italia, ma ne sono l'ossatura portante; non sono il residuo di un tempo passato ma sono, invece, un laboratorio per il futuro. Un territorio, un ambiente che troppo spesso, a livello centrale, si immagina che debba essere governato da modelli e logiche tipicamente urbane, con norme che non tengono conto dell'acclività, della geomorfologia e del fatto che, ad esempio, due comuni, distanti solo cinque chilometri in linea retta, necessitano, invece, per essere collegati di attraversare due vallate e percorrere, ad esempio, 40 chilometri.

Come dicevamo, un territorio, un areale che rappresenta circa il 50 per cento del territorio nazionale, ma con una densità demografica molto bassa, una popolazione residente che non supera i 13 milioni di abitanti, probabilmente troppo pochi per incidere, in maniera seria e determinante, sulle politiche di sviluppo e di crescita di questi territori.

Vedete colleghi, la montagna è un ecosistema delicato e complesso, messo in crisi da due fattori, entrambi distruttivi ed estremamente pericolosi: da un lato, i cambiamenti climatici, che accelerano il dissesto idrogeologico e la perdita di biodiversità; dall'altro, lo spopolamento delle terre alte, che disgrega il tessuto sociale e priva i territori della cura necessaria. Il risultato è la perdita di presidio, la rinuncia a preservare luoghi e identità, la moltiplicazione dei rischi ambientali che, con grave danno, si riverseranno a valle verso le grandi città. Oggi, quindi, non possiamo più permetterci politiche frammentarie o interventi emergenziali. Occorre offrire una visione, occorre dare stabilità. Occorrono quegli strumenti strutturali che rendano possibile vivere e non solo sopravvivere in montagna.

Ha ragione il presidente di UNCEM, Bussone, nel Rapporto Montagne 2025, a sottolineare che, quando si parla di spopolamento, si deve parlare anche, però, di neo-popolamento delle montagne italiane, di un territorio marginale del nostro Paese, caratterizzato da una società vecchia e da un'economia, in alcuni ambiti, stagnante e poco attrattiva. Le montagne italiane, invece, possono - anzi, devono - diventare un'opportunità di crescita economica, sociale e identitaria, soprattutto identitaria.

Quindi, questo provvedimento, che andiamo a votare qui oggi, cerca di farlo, indicando la strada ed evidenziando, ad esempio, alcuni elementi fondamentali e strategici: garanzia dei servizi pubblici essenziali, agevolazioni fiscali per le imprese montane - per i professionisti e per i giovani -, incentivi per la natalità anche nei piccoli comuni, misure per garantire le scuole di montagna e una migliore sanità territoriale, valorizzazione delle realtà universitarie presenti nelle aree montane e sostegno all'abitare, al lavoro e alla mobilità. Elementi questi che, ad esempio, nei nostri territori, Alto Adige-Südtirol e Valle d'Aosta, da sempre sono attenzionati e sostenuti autonomamente tra mille difficoltà.

Questo provvedimento lo fa anche attraverso un segnale culturale forte: le montagne, per quanto spettacolari e bellissime, non sono una realtà statica da tenere separata dalle comunità che le abitano. Sono, al contrario, un territorio vivo, dinamico, che genera valore, che deve sempre essere rispettato, come vanno rispettate le popolazioni che qui abitano e che producono, soprattutto da parte dei fruitori di questi ambienti.

Infatti, tra i molti contenuti del disegno di legge, permetteteci di ricordare la norma che, con le modifiche apportate qui, alla Camera dei deputati, è stata migliorata e che prevede una novità decisiva: con l'entrata in vigore di questo provvedimento, i proprietari privati di terreni attraversati da percorsi escursionistici non saranno più considerati responsabili per i fatti colposi compiuti da chi fruisce dei sentieri. Questo varrà anche per i comuni, per i consorzi di miglioramento fondiario e irrigui, anche sulle strade agricole interpoderali, forestali, pubbliche e private.

Un risultato, come avevamo detto in discussione generale, epocale, che nella passata legislatura in ben due stati generali della montagna non si era mai riusciti a portare a casa. Si tratta di una scelta di giustizia, che restituisce la dovuta serenità alle genti di montagna, unendo al loro naturale senso di ospitalità un più profondo senso di responsabilità per chi viene a godere delle bellezze della montagna e a misurarsi con i suoi limiti e pericoli. Il concetto dell'autoresponsabilità rappresenta, innanzitutto, una crescita culturale.

Rimangono, comunque, signor Ministro, delle questioni aperte. Perché questa legge possa effettivamente funzionare, bisogna, anzitutto, che la prossima classificazione dei comuni montani sia aderente alla reale conformazione del Paese e alle esigenze del territorio. Quindi, bisogna che ai territori di montagna, così definiti, siano garantite e incrementate, anche in futuro, le necessarie risorse finanziarie, che permettano di applicare nel tempo concretamente questo provvedimento e su questo vigileremo.

Concludendo, permetteteci e permettetemi di ringraziare, anche in qualità di presidente dell'Intergruppo parlamentare per la montagna, il Ministro Calderoli per la particolare attenzione che, con il suo lavoro, ha voluto dedicare alle aree montane, sempre presente in Commissione e in Aula - cosa, questa, riconosciuta da tutti i gruppi parlamentari - e, insieme con lui, la relatrice Cattoi e i colleghi deputati che hanno lavorato in Commissione per migliorare ulteriormente il testo approvato dal Senato.

Per tutte le ragioni espresse e per il decisivo cambio culturale sul tema della montagna, che noi condividiamo e chiediamo da sempre, annunciamo il voto favorevole dei rappresentanti delle Minoranze Linguistiche (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Del Barba. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signori del Governo, Ministro Calderoli, la montagna italiana da decenni lancia il proprio grido di dolore e il Parlamento italiano da sempre lo ascolta. Se ne è occupato fin dagli anni Cinquanta, di nuovo negli anni Novanta, all'inizio degli anni Duemila e, oggi, con questa riforma, peraltro conformemente con quanto la Costituzione invita il Parlamento a fare. Nonostante ciò, siamo sempre più rapidamente vicini al fenomeno dello spopolamento, del dissesto idrogeologico, di un invecchiamento eccessivo e di un impoverimento. È un fenomeno di progressiva perdita di diritti di cittadinanza.

Quindi, ci poniamo di fronte a questo provvedimento, come in passato, domandandoci se riesca ad arginare questa frana dei diritti.

La nostra risposta, purtroppo, è no. Quel “no” che vi abbiamo ripetuto fin dalle prime battute nel confronto anche in Senato, un confronto che però, vogliamo dirlo, c'è stato, diversamente che su altri provvedimenti. Voglio subito ringraziare di questo la relatrice e il Ministro, perché sia al Senato che alla Camera hanno consentito che questo confronto si sviluppasse e oggi ci consentono di esprimere delle critiche sul merito, nel rispetto dei diversi punti di vista.

L'indice più evidente, però, di questo nostro dissenso è l'impostazione di fondo, perché la ritroviamo soprattutto nella pretesa di voler ridefinire il concetto di comune montano, peraltro scavalcando in questo le regioni, basandosi esclusivamente su altitudine e pendenza, che chiaramente sono due parametri fondamentali per definire il comune montano, ma che non rendono atto anche degli aspetti sociali e comunitari che vogliamo tutelare con il nostro provvedimento.

Soprattutto, non ci convince che, sebbene nella legge questi parametri siano vaghi al punto che potrebbero dar vita a qualsiasi classificazione, il modello di riferimento che nella relazione tecnica abbiamo preso in esame ci porta di fronte a un taglio importante di quelli che saranno considerati i comuni montani, con degli effetti che ci lasciano anche abbastanza preoccupati. Allora è in virtù di questa visione, che, secondo noi, non va alla radice dei problemi, che anche i 200 milioni messi nel provvedimento, che non sono pochi anche rispetto al passato, in realtà non ci fanno pensare che affrontino sistematicamente il tema.

Qua si scremano i malati per concentrarci sui sintomi, ma in questo caso, anche in medicina, anche i medicinali più efficaci non fermano l'epidemia. Qui passiamo in rassegna molti dei temi che meritano la nostra attenzione nel provvedimento, come quelli della sanità, dei trasporti, del dimensionamento scolastico, l'artigianato, la forestazione, l'agricoltura, la coesione sociale; però, questi, sono tutti temi sui quali le competenze delle regioni in qualche modo entrano in conflitto con questo tipo di provvedimento.

Ma per rimanere alla questione della sanità, per citare quello che forse è il tema più urgente che in questo momento preoccupa molto gli abitanti della montagna, si invoca una sanità di montagna da decenni, ma poi, vedi anche il caso della regione Lombardia, che conosciamo bene, si applicano criteri metropolitani a territori montani, a volte addirittura con il terribile paradosso che la spesa pro capite nei territori montani è inferiore, come abbiamo potuto verificare di recente.

È ormai esploso il fenomeno dei medici a gettone, non solo in montagna, non essendo però, soprattutto in montagna, più attrattiva la carriera per quei medici e quei professionisti che non hanno lì abbastanza casistica per poter progredire con la propria professionalità. Questo fenomeno è aggravato, nelle zone di montagna di confine, da quella sorta di dumping che soprattutto sugli infermieri va a privare anche di parecchio del personale infermieristico. Per non parlare dell'assenza dei medici di base in tantissimi comuni di montagna.

Allora, secondo noi, in questo caso serviva la terapia intensiva, non un cerotto. Si è arrivati con delle misure che 15-20 anni fa i territori di montagna invocavano - lei magari mi dirà: meglio tardi che mai -, che però oggi non sono adeguate a trattenere questi professionisti. Bisogna avere più coraggio. Così come paghiamo di più i nostri militari che mandiamo - giustamente li paghiamo di più - in Albania a rinfrescare le mura vuote, bisogna avere il coraggio di affrontare il tema in maniera molto più radicale per quanto riguarda il personale di montagna.

Ma per rimanere alla montagna di confine, vengo a un punto su cui abbiamo avuto un confronto positivo, di cui ringrazio nuovamente sia la relatrice che il Ministro, che è quello della specificità montana. La legge Delrio ha introdotto a suo tempo il concetto di specificità montana proprio per quelle aree vaste di confine che, oltre alla difficoltà della montagna, aggiungono quella di un dumping di confine, come quello che abbiamo citato per quanto riguarda gli infermieri, ma che vale per il turismo e per tanti altri aspetti.

L'aspetto principale di questa innovazione non era tanto e solo quello di poter ottenere più soldi per i propri servizi, ma soprattutto di poter ottenere più deleghe per l'esercizio della propria autonomia. Su questo aspetto, che giustamente qua abbiamo sanato con l'approvazione del subemendamento che avete riformulato - e ringrazio per il supporto i gruppi del PD e di Italia Viva e le capogruppo Boschi e Braga, che con la loro firma hanno consentito di superare le barriere del Regolamento -, a nostro avviso però la via maestra è quella dell'autonomia, cioè in questi casi i soldi non bastano.

Primo, perché non sono mai sufficienti per affrontare i problemi, ma poi, se questi soldi vengono eterodiretti già nella destinazione della spesa, vanno fuori bersaglio. Finché si penserà di affrontare temi specifici con approcci centralizzati, l'esito sarà sempre tardivo, anche quando positivo. Staremo a rincorrere i problemi con fondi messi a disposizione su misure che i territori chiedevano da anni prima e che la miopia centrale non consentiva di mettere a fuoco. Le dirò di più, le porto il caso della provincia di Sondrio, che anche lei conosce bene.

Quella provincia, pur in maniera ondivaga, perché all'inizio non ha capito bene cosa fosse la specificità montana, ha infine accolto come molto positiva la propria specificità montana, ottenendo, anche per quel canale, più risorse dalla regione, soprattutto dal servizio idrico. Peccato che poi queste risorse vengano clamorosamente disperse in una miriade di interventi, che definire clientelari è un complimento, soprattutto stabiliti dall'alto - è questo che non funziona per la montagna -, con una visione che non è quella dei problemi della montagna e confluendo in quel procedimento, che riguarda tutte le province della regione, chiamato accordo quadro di sviluppo territoriale, che è l'emblema di tutti gli errori.

Ti do i soldi, ma decido io dove li devi mettere, cioè ti esproprio della tua autonomia, di fatto. A cosa porta questo? Porta alla costruzione di grandi marciapiedi, è la politica del marciapiede. Mi fermo qui, penso che il richiamo sia già abbastanza eloquente. È attraverso questi piccoli atti di sottomissione ai vari poteri centrali che, anche quando i soldi arrivano in periferia, non vanno - non vanno - a innervare una sana riappropriazione del rapporto comunità-territorio, ma al più segnano interventi tardivi e insufficienti.

Noi montanari, perché io sono un montanaro, sappiamo bene che la montagna non può e non deve vedere semplicemente replicati i modelli di vita delle città. Sappiamo che in montagna ci si deve confrontare con il concetto di limite e di fatica. Non è che pretendiamo di uscire da questi confini, anzi, sono i confini che denotano la nostra “montanità”. Però, proprio per questo, vogliamo che si lavori per creare situazioni che consentano ai montanari di continuare a vivere questo concetto di limite e di fatica, oltre che continuare a lavorare affinché la montagna possa continuare a offrire i servizi ecosistemici ambientali a tutto il territorio italiano.

Perché non c'è solo la questione di chi vive in montagna, ma c'è anche la questione di quello che la montagna offre, se guardiamo la geografia del nostro Paese, in termini di servizi ecosistemici ambientali.

Visto che siamo in questi giorni in tema di cambiamento climatico, la montagna è proprio il luogo in cui questo cambiamento climatico viene avvistato per primo e può essere affrontato per primo. Penso al problema della scarsità idrica, abbinato al tema del dissesto idrogeologico. Concludo, Presidente: occorre lavorare sulle modalità con le quali trasfondere i diritti di cittadinanza che in queste Aule siamo molto bravi a riconoscere, perché sui diritti di cittadinanza siamo bravi.

È il nostro lavoro; è stato un lavoro anche fatto bene in Commissione, però attraverso le modalità di ascolto della vita di montagna, che, a nostro avviso, richiede una forte valorizzazione delle autonomie locali, e dunque una rivisitazione della governance di queste stesse comunità. Per questi motivi, colleghi, Presidente, pur avendo cercato in tutti i modi di concorrere al miglioramento del provvedimento - e ringraziamo per quando ci è stata data l'opportunità di farlo -, ribadisco, come già avvenuto in Senato, il nostro voto contrario al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. A trent'anni dalla legge n. 97 del 1994 (“Nuove disposizioni per le zone montane”), sarebbe stato doveroso procedere con un provvedimento davvero capace di misurarsi con la situazione attuale, profondamente mutata, e soprattutto adeguatamente finanziato, una legge che tenesse conto delle proposte elaborate dall'Unione nazionale comuni, comunità ed enti montani e che rispondesse alle tante aspettative e necessità, nonché al dettato della Carta costituzionale, che, all'articolo 44, secondo comma, prevede una specifica forma di tutela per le zone montane. L'ANCI, nel 2022, aveva contato ben 2.487 comuni montani, il 31,5 per cento del totale, distribuito in tutte le regioni, in particolare - come sappiamo - nel Nord Italia. Si tratta di un numero considerevole di abitanti, oltre 7 milioni, senza considerare le presenze turistiche. Infatti, il 51 per cento di questi comuni è a vocazione turistica. Il loro numero potrebbe essere anche più grande, se si intervenisse in maniera adeguata. Infatti, oggi, vivere in montagna può trasformarsi in un vero e proprio sacrificio: si sostengono costi maggiori, si gode di un'offerta limitata - più limitata di sicuro, se non di carenza - di servizi sociali, sanitari e scolastici nonché di trasporti pubblici, come è emerso nel corso del dibattito. Le condizioni di vita sono messe a dura prova - lo vediamo in questi giorni - da una crisi climatica e ambientale che in montagna si manifesta in modo violento.

Ma questo Governo assiste inerte, negando addirittura l'emergenza climatica, che sta davvero colpendo duramente le zone montane, ecosistemi fragili, ma fondamentali per la biodiversità: la regolazione idrica e la stessa cultura dei territori; lo sbriciolamento cronico delle Alpi si accelera; il permafrost, con lo zero termico che arriva oltre i 4.500 e i 5.000 metri sul livello del mare, si scioglie; le fratture nella roccia si allargano e, di qui, i distacchi, le frane, i crolli, le colate detritiche, fenomeni che, in questi giorni, hanno colpito, in maniera drammatica, la Valle del Bóite, dove dovrebbe svolgersi la famosa Olimpiade dello sci, la prossima, tra due anni.

La progettazione ANAS non ha tenuto per niente conto della situazione idrologica del versante, faccio un esempio, che va da Borca di Cadore a Cortina d'Ampezzo, a sinistra del Bóite. La recente e preoccupante - davvero preoccupante, Presidente - chiusura della strada statale 51 di Alemagna, con la stagione turistica in corso, è un segnale che non va sottovalutato. Ricordo i morti che ci furono a Borca nel 2009 e i tre di San Vito di Cadore nel 2015 e, ora, quel fiume di detriti, quella colata lunga 100 metri per 4 di altezza che impressiona chi la vede anche attraverso i social.

Bene, le montagne sono davvero le sentinelle, come si diceva prima, della crisi climatica, ma per affrontare questa crisi bisogna assumerne fino in fondo la responsabilità. È difficile, purtroppo, che questa maggioranza e questo Governo, che si barcamenano tra negazionismo e superficialità, invece di predisporre efficaci politiche di prevenzione, mitigazione e messa in sicurezza del territorio, lo possano garantire. E invece sarebbe quanto mai necessario. E questo, devo dire, è l'ennesimo provvedimento che sembra di facciata e contraddittorio, che fa il paio con quello che vedremo sulle infrastrutture, che, in montagna, sono emblematicamente segnate dalle infrastrutture pensate (e che sono in corso di attuazione) per le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026, come la pista da bob e l'impianto di risalita - che ancora, per fortuna, speriamo di evitare - Apollonio-Socrepes.

Oltre agli elementi che abbiamo or ora descritto, quelli di ulteriore criticità nel merito riguardano la nuova classificazione dei comuni montani, le fonti di copertura degli interventi previsti, che si sommano ad un più generale errore di impostazione di fondo. Servivano invece strategie condivise, come diceva adesso il collega, che si sommano a nuovo, generale e veramente inaudito centralismo. Servivano invece nuove competenze per i piccoli comuni montani, per favorire l'insediamento di persone, soprattutto giovani famiglie che vorrebbero trasferirsi in montagna, perché c'è chi lo vorrebbe davvero fare, chi vorrebbe investire nelle piccole comunità locali, purché ci sia complessivamente convenienza, un bilanciamento tra costi e benefici che manca quasi ovunque.

Tutto possibile, se si fosse puntato veramente ad un vero piano di ripopolamento, neo-popolamento, come si diceva, con adeguati incentivi, e se si fossero garantiti, attraverso congrui finanziamenti, i servizi essenziali (la sanità, la scuola, le infrastrutture sociali e i trasporti).

Noi crediamo che la montagna debba liberarsi dell'idea devastante di continuare a spendere risorse solo per infrastrutture o impianti sciistici, anche quando la neve non c'è più, a basse quote addirittura, utilizzati pochi mesi all'anno. No, dobbiamo superare questo tipo di modello turistico. E molti sindaci, anche del mio Veneto, lo hanno ben presente; la maggioranza, purtroppo, no. Dicevo prima: 51 per cento i comuni turistici. Ebbene, questo turismo sostenibile potrebbe essere diffuso anche altrove, perché l'Italia dei comuni montani è straordinariamente interessante, bella e attrattiva. E potrebbe essere diffuso anche in termini temporali, non soltanto nel corso di pochissimi mesi, magari nel corso dei mesi invernali per lo sci, e, ad agosto, prevalentemente per le vacanze estive, no. Ma, per questo, bisogna tutelare e ripristinare gli ecosistemi. Bisogna garantire che la crisi climatica non aumenti il rischio di frane, alluvioni ed incendi, e che vengano ripristinati i prati alpini e i pascoli naturali, favorire l'allevamento brado, gli alpeggi tradizionali e la transumanza.

Ebbene, chiudo ricordando e denunciando, ancora una volta, come attraverso l'uso improprio di un emendamento, in maniera totalmente surrettizia, sia stata introdotta una norma a favore, ancora una volta, delle lobby dei cacciatori e dei produttori d'armi. Noi ribadiamo il nostro “no” alla caccia nei valichi montani: un attacco alla biodiversità e alla direttiva Uccelli dell'Unione europea (2009/147/CE). I valichi montani sono veri e propri imbuti, passaggi obbligati per l'avifauna migratoria, che li utilizza per evitare le alte vette, sfruttare le correnti ascensionali e risparmiare energia.

In questi punti gli uccelli volano più bassi, sono stanchi e rallentati, diventano facili bersagli per fucili, anche quelli illegali. Inaccettabile, una vera vigliaccheria (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). Grazie, signor Presidente. Colleghe e colleghi, Governo, signor Ministro, alla relatrice, l'onorevole Cattoi, devo fare un plauso per la disponibilità avuta, per la presenza in Commissione e per il dialogo che non è mai mancato. Non è poca cosa e non succede spesso in Commissione: oggi forse ne abbiamo avuto la riprova.

Devo dire che ho avuto grandi aspettative nel momento in cui si è annunciato questo provvedimento. Perché? Perché - l'ho già ribadito e l'ho già detto altre volte in quest'Aula - sono stata per 10 anni sindaco di un comune montano e anche, Presidente, di un'unione montana, quindi porto la montagna nel mio cuore, ovviamente con tutte le aspettative di chi vive la montagna, i servizi e tutto ciò che la montagna richiede.

Se dobbiamo prendere un aereo e l'aereo ritarda, se dobbiamo prendere un treno e il treno ritarda, ci arrabbiamo. Invece i montanari non hanno questo problema, semplicemente perché nei loro territori, in genere, questi servizi non ci sono, meno che mai l'aeroporto, meno che mai la stazione dei treni, ma neanche il trasporto pubblico locale. Credo che nella larga parte dei comuni montani che io conosco non se ne parli proprio e forse non ci sono neanche aspettative in questo senso.

Le aree interne appenniniche e meno turistiche vivono una situazione fragile: lo spopolamento, l'invecchiamento della popolazione, i servizi scarsi, la difficoltà infrastrutturale e climatica. Tuttavia, dobbiamo anche dirci che la montagna è un luogo strategico per l'ambiente, la biodiversità, l'acqua, l'energia e le nuove forme di economia sostenibile.

Che cosa serve oggi alla montagna? Me lo sono chiesta durante i lavori in Commissione. È un quesito che riteniamo fondamentale e sul quale il Governo dovrebbe riflettere. Riteniamo serva un nuovo Patto di sviluppo e di coesione territoriale - io penso - su cinque grandi assi di intervento: le scuole di montagna (l'infanzia e la primaria), i presidi sanitari locali, la telemedicina e gli infermieri di comunità, i trasporti pubblici integrati, la copertura digitale mobile a banda larga.

Ma perché “no”? Perché non ci devono essere gli infermieri di comunità? Perché non ci devono essere questi minimi servizi almeno nelle unioni dei comuni? Perché, magari, facciamo le “faccette” quando si parla di tutto questo, come se non fosse un diritto, come se quelle popolazioni non avessero il diritto ad avere questi minimi servizi? Ma ci pensiamo a quanto manca a quei territori, a quelle aree e a quelle popolazioni? Ci rendiamo conto di che cosa significhi diventare vecchi in montagna?

Io credo che qualsiasi cittadino che si trasferisca in tempi brevi viva delle crisi esistenziali. E allora io vi parlo di tutto quello che non c'è e di tutto quello che non ci sarà, perché tutto quello che non ci sarà io non l'ho riscontrato in questo provvedimento. Gli ospedali sono lontani. Abbiamo presentato un emendamento per richiedere una deroga sugli asili nido, sulle scuole dell'infanzia, derogando ai numeri, perché è ovvio che una comunità, un'unione di comuni non potrà avere 20-25 bambini; magari ne avrà 10, ne avrà 12, ma perché privare quei bambini di questi servizi? Io lo trovo gravissimo (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

Bisognava avere il coraggio di puntare su questa deroga piuttosto che dire: lasciamo ai privati la possibilità di avviare questi servizi. Ma i privati fanno pagare questi servizi. Questa è una cosa che mi ha fatto - se si può dire - molto soffrire, perché ho pensato a quello che vivono ogni giorno queste famiglie: si devono spostare per raggiungere i plessi scolastici.

Ma poi c'è un altro aspetto importante che vi devo dire e che riguarda l'impossibilità per questi bambini di radicarsi nei territori dove sono nati. Questa promozione delle zone montane, tra l'altro, non contiene gli incentivi per il riuso del patrimonio edilizio abbandonato: ce n'è davvero tanto.

C'è poi il tema delle energie rinnovabili, c'è il tema del microelettrico, del fotovoltaico, delle biomasse. Se tutto quello che vi ho elencato esiste, è perché c'è un grande impegno degli amministratori locali, i quali si impegnano ogni giorno per rendere possibile e dignitosa la vita in montagna, soprattutto per le giovani famiglie, per quegli eroi che scelgono di spostarsi puntando su una nuova economia locale.

E c'è poi il tema dell'agricoltura di montagna: è un'agricoltura di qualità, parlo del bio, delle filiere corte, della valorizzazione delle filiere forestali, dell'artigianato, delle imprese di comunità, dello smart working, del coworking locale per attrarre i nomadi digitali; e poi la logistica efficiente per la vendita a distanza, parlo dell'e-commerce, per creare un lavoro dignitoso e stabile anche in contesti marginali.

Mancano, inoltre, politiche demografiche attive. Ci saranno sempre meno bambini: l'inverno delle nascite, diciamo così, lo si risente in città, e tanto più, ovviamente, si risente in montagna. Però c'è una precisa volontà, perché, se non si hanno servizi, le famiglie si spostano laddove i servizi si trovano. Manca questo sostegno alla natalità, mancano gli incentivi alle giovani coppie e il Governo deve investire e dovrebbe credere nei montanari.

C'è poi uno spopolamento che è dovuto - ne parlavo prima - alle criticità sanitarie e all'assenza di servizi. Il tema della sanità è centrale per garantire la vivibilità in montagna, ma comunque presenta lacune che sono importanti. L'ho detto prima: l'accesso ai servizi deve essere garantito. Come ho detto anche in Commissione, pagano le tasse i montanari e si pagano le tasse in città: perché ci devono essere queste discrepanze? C'è un interrogativo che vi invito a porvi: non è forse un diritto di tutti curarsi? Non ci sono disposizioni specifiche, ad esempio, per incentivare la stabilizzazione e il reclutamento dei medici, degli infermieri e degli operatori sanitari nelle aree montane, dove la carenza è cronica e mancano politiche mirate a rendere attrattive queste aree - lo ripetiamo ancora una volta - per i professionisti della salute. I professionisti della salute sono i medici di base, sono i pediatri, sono quei servizi minimi di cui ho parlato.

C'è poi il tema della telemedicina, della digitalizzazione, citata come possibile soluzione. La telemedicina, purtroppo, non è adeguatamente sviluppata nel DDL. Non sono previste risorse sufficienti per le infrastrutture digitali di qualità, per la connettività. Così come insufficienti o assenti nelle zone montane sono molti altri servizi.

L'assistenza domiciliare è un capitolo a parte, è una situazione drammatica. I consorzi si devono spostare e gli OSS devono fare chilometri e chilometri per raggiungere le abitazioni degli anziani. Un censimento degli anziani che vivono in montagna, ad esempio, sarebbe assolutamente importante. E non ci sono neppure risorse sufficienti per i consorzi per potenziare l'assistenza domiciliare. Tutto questo significherebbe permettere agli anziani di vivere al proprio domicilio piuttosto che andare in casa di riposo e generare ulteriori e maggiori costi.

La carenza dei servizi per non autosufficienti rimane un problema irrisolto e quell'assenza di servizi per i malati cronici fa sì che si utilizzi, poi, in maniera impropria il pronto soccorso, che è già decisamente intasato.

Avremmo voluto esprimere un altro voto, l'ho detto in apertura del mio intervento, ma il nostro voto sarà contrario perché manca la volontà di prendere in considerazione un settore - almeno un settore, ad esempio l'istruzione - per garantire ai bambini di frequentare la scuola nel territorio dove vivono - l'ho detto prima - con numeri ridotti, con scuole aperte e sarebbero risorse minime. È stato detto ai direttori scolastici regionali che lo possono fare, però a saldo invariato. Capite bene che a saldo invariato è davvero difficile fare qualunque cosa. Sarebbe, questo, un avvio di rinascita della montagna. Invece, che cosa succede? Si chiude, si razionalizza, si svuota e così la montagna non può sopravvivere e chi vive in montagna - siamo a 9 milioni di italiani, il 15 per cento della popolazione - non può che arrendersi. I nostri sindaci avevano grandi aspettative, a dire il vero anche noi, però è evidente che la montagna non è una priorità per questo Governo e ci spiace (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signor Ministro, come Noi Moderati abbiamo sostenuto con convinzione questo provvedimento nel corso di tutto il suo iter e annuncio, pertanto, da subito il voto favorevole a nome del gruppo. La coesione territoriale è da sempre uno dei punti fondanti del nostro programma e della nostra proposta politica, consapevoli come siamo delle risorse e delle potenzialità inespresse che ancora risiedono in gran parte di quei territori che soffrono un divario di cittadinanza in termini di accesso ai servizi o di opportunità.

Le comunità montane spesso affrontano sfide specifiche legate all'isolamento geografico e alla fragilità economica. Colmare questi gap vuol dire liberare energia, rivitalizzare i territori, spesso abbandonati a malincuore dai più giovani, vuol dire contribuire alla crescita economica di tutto il Paese. D'altronde la coesione sociale e territoriale rappresenta uno dei pilastri fondamentali su cui poggia la programmazione dell'intero Piano nazionale di ripresa e resilienza e gli interventi sono rivolti proprio a ridurre il divario demografico e di servizi tra zone interne, tra zone rurali, montane, periferiche e urbane, il divario nello sviluppo delle competenze in una prospettiva di innovazione aperta che coinvolga le imprese, i centri di ricerca e le autorità pubbliche, il divario degli investimenti e il divario sociale ed economico.

Il disegno di legge sulle disposizioni per il riconoscimento e la promozione delle zone montane rappresenta, quindi, un passo fondamentale in questa direzione, restituendo centralità e dignità alle popolazioni delle terre alte, superando una logica assistenzialistica e valorizzando le peculiarità di questi territori. Le aree montane sono caratterizzate da molteplici marginalità, dovute tanto ai caratteri fisici e morfologici del territorio quanto alla carente dimensione antropica che le contraddistingue; ma sono anche aree di grandi tradizioni produttive e di fermento, tanto che l'Italia è prima nell'Unione europea per PIL generato in aree montane. In questi territori operano più di 500.000 unità locali delle imprese, per cui lavorano quasi 2 milioni di addetti, con un'alta vocazione artigiana. Sono, infatti, 171.000 le imprese artigiane - secondo i dati di Confartigianato - operanti in questi territori e rappresentano quasi il 14 per cento dell'artigianato nazionale e il 24 per cento delle imprese, a fronte del 21 per cento del resto d'Italia.

Si registra, però, la criticità della carenza di manodopera. Nel 2023 le 13 province a prevalenza montana, cioè dove oltre la metà della popolazione è in comuni montani, hanno avuto difficoltà nel reperire il 50 per cento dei lavoratori, quota superiore di quasi sei punti al resto d'Italia e in crescita di 14 punti tra il 2021 e il 2023. Su questo fenomeno sicuramente, signor Presidente, pesa la crisi demografica. Nel 2023 nei comuni di montagna si contano 386.000 abitanti in meno in dieci anni, pari al 30 per cento del calo assoluto nazionale, quota più che doppia rispetto al peso del 12 per cento che tali comuni hanno sulla popolazione. Il provvedimento mira, quindi, a sostenere anche uno stile di vita tipico delle aree montane, in cui si persegue una custodia attiva dell'ecosistema offrendo strumenti concreti per favorire la crescita economica e sociale.

Con una dotazione di 200 milioni di euro, il disegno di legge prevede interventi mirati in diversi settori: sulla sanità, con 40 milioni di euro per incentivare il personale sanitario ad operare nei comuni montani, con punteggi raddoppiati per concorsi, crediti d'imposta ed emolumenti accessori; sull'istruzione, con 20 milioni di euro per sostenere le scuole di montagna, superando i limiti dei dimensionamenti scolastici e favorendo progetti innovativi per l'infanzia; sui servizi digitali, puntando al miglioramento delle connessioni per favorire la telemedicina e lo sviluppo di startup innovative; sulla tutela del territorio, con incentivi per le attività agricole e forestali, gestione dei grandi carnivori e valorizzazione dei pascoli e dei boschi; sullo sviluppo economico, con misure per il commercio, l'artigianato, il turismo, la cultura e la mobilità sostenibile.

Signor Presidente, come Noi Moderati abbiamo ottenuto l'inserimento di un elemento, a nostro avviso essenziale, in un'epoca in cui le competenze rappresentano la materia prima dell'innovazione tecnologica e dello sviluppo economico. Mi riferisco all'educazione digitale, che consente di usufruire appieno delle potenzialità offerte dalle infrastrutture di rete e dall'applicazione delle nuove tecnologie alle realtà montane (si pensi al turismo o alle produzioni locali). In sintesi, questo disegno di legge riconosce le difficoltà e il valore delle comunità montane e, al contempo, ne individua le peculiarità e i punti di forza, promuovendo opportunità di sviluppo e contrastando lo spopolamento.

Vivere in montagna è una scelta, a volte dettata dalle proprie radici, portata avanti con dignità ma non senza sacrifici, e questo provvedimento rende questa scelta non in alternativa all'innovazione e agli orizzonti di crescita, non in alternativa al futuro. Per tutte queste considerazioni, ribadisco il sostegno convinto del gruppo di Noi Moderati (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Oggi discutiamo una legge sulla montagna che doveva essere nelle intenzioni - anche in buona fede del Ministro - una svolta per le aree montane, ma vedo che gli esponenti della maggioranza che parlano della montagna ne parlano sempre con quella retorica della montagna che non ha problemi, che ha impresa e che non ha bisogno effettivamente di aiuto o di investimenti seri e strutturali (insomma, di soldi). Io ho vissuto in un'area montana, devo dire un'area montana fortunata perché aveva una vocazione turistica, però conosco molto bene tutte le aree montane abbandonate o semiabbandonate e devo dire che questo disegno di legge sulle zone montane su queste aree ha lastricato - diciamo, la Commissione - di buone intenzioni, ma non c'è niente di reale, non c'è nessun finanziamento ed è per questo che con dispiacere noi annunciamo già da subito il voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Questa legge, come ho detto prima, ha tanti principi e pochi strumenti. Uno degli aspetti interessanti, per cui addirittura all'inizio mi ero anche molto appassionato, è quello di contrastare lo spopolamento e chiaramente aiutare l'economia delle aree montane. Abbiamo già detto prima e in tante occasioni che parte del Governo vuole estinguere tutta una serie di aree interne e, quindi, di aree montane, però nella legge troviamo solo enunciazioni da questo punto di vista, intenti vaghi e chiaramente aspetti che - mi permettete - non sono proprio possibili da creare per esportare veramente l'economia locale a un livello tale da permettere il ripopolamento.

Faccio un esempio molto particolare: lo spopolamento delle aree montane è dovuto a diversi fattori e forse uno dei primi fattori era andare a investire sull'agricoltura montana, sugli allevamenti a basso impatto in aree montane, ma io ricordo che questo Governo ha dato una grande mazzata a questo tipo di possibilità economica per l'agricoltura poiché ha eliminato la possibilità di coltivare la canapa in aree montane con quella veramente vergognosa proposta di legge, che è stata approvata, che ha bloccato di per sé questo tipo di investimento e che ha ridotto tutta una possibilità di utilizzo di terreni in aree montane che potevano essere terreni adatti alla coltivazione della canapa, perché la canapa è una di quelle erbe che cresce anche in terreni difficili, in terreni poveri, e le aree montane, in alcune parti, avevano questo tipo di prerogativa.

Anche sull'innovazione tecnologica tante belle parole, ma nella realtà dei fatti l'innovazione tecnologica nelle aree montane si porta se si portano le infrastrutture di collegamento e siamo in ritardo con tutti i finanziamenti del PNRR per portare la fibra e per portare le connessioni anche nelle aree interne e nelle aree montane.

Tra l'altro, anche questa è un'occasione persa, perché prima abbiamo parlato di un ordine del giorno a mia prima firma sulla possibilità di favorire la creazione di data center in aree industriali e montane, ma c'è anche un altro aspetto. Quando si parla di innovazione, si parla anche di possibilità di portare persone che possono lavorare da remoto, senza nemmeno essere magari abitanti delle zone montane stesse: quelli che vengono chiamati “nomadi digitali”. I nomadi digitali sono un fenomeno che tanti altri Paesi cercano di intercettare, anche dando loro incentivi per spostarsi in Italia; sono persone con un alto profilo per quanto concerne il curriculum e un alto profilo professionale, che si spostano in aree amene: basta che abbiano una connessione e lavorano magari per società dall'altra parte del mondo. Anche questo è un esempio, tra tanti, che non è stato nemmeno portato all'attenzione.

Ma, più che altro, il vulnus di questo decreto è che, se non ci mettete i soldi, possiamo fare tanti di questi esempi senza riuscire a portare a casa nulla.

Per quanto riguarda le aree montane, si è parlato anche di recupero di edifici abbandonati. Nelle aree montane ci sono tantissimi edifici abbandonati; ci sono edifici abbandonati che, però, hanno tutta una serie di problematiche, su cui effettivamente un lavoro di semplificazione urbanistico-edilizia e un lavoro di semplificazione anche per quanto riguarda la possibilità dei comuni di appropriarsene, anche per usi temporanei, per poterli riutilizzare magari anche senza oneri, sarebbero stati altri tasselli che avrebbero potuto aiutare il recupero di questi spazi.

Infatti, il primo passo per la ripopolazione è creare un mix funzionale di interventi, la possibilità di un business plan che possa aiutare le persone che si vogliono spostare, e, nell'incentivare questo tipo di proposte, chiaramente la residenza e il recupero di spazi abbandonati sono proposte da attenzionare anche in questo disegno di legge, che ha invece chiaramente perso questo obiettivo.

Parliamo anche di un aspetto che da anni interessa le aree montane: la classificazione dei comuni. Si pensava che con questo disegno di legge si arrivasse finalmente a un chiarimento sulla classificazione dei comuni montani, invece rimaniamo sempre nel marasma più completo.

Rimaniamo sempre nella ulteriore delega al Governo a legiferare in questo senso. Sono anni che si dibatte su questi punti e non si prende mai una scelta su come definire i comuni montani; forse dobbiamo passare dal definire i comuni semplicemente rispetto a un'altimetria o rispetto a una locazione geografica al definirli rispetto a obiettivi. Gli obiettivi sono ripopolare aree interne e ripopolare aree montane? Sì. E allora proponiamo incentivi per ripopolare questo tipo di aree, senza perderci in classificazioni altimetriche, che avranno sempre i loro limiti.

Abbiamo detto che la ripopolazione e il recupero di aree interne passa dalla nascita di servizi. Come ho detto prima, molti servizi nel futuro saranno digitali. Noi vivremo in ambienti digitali. Quindi, se noi vogliamo recuperare le aree montane, dobbiamo creare le infrastrutture digitali, cosa che non state facendo. Ma dobbiamo anche pensare a innovazioni quali la telemedicina, la possibilità di riuscire a raggiungere in tempi brevi, dalle aree montane e dai paesi delle frazioni montane, il primo posto, il primo paese che abbia dei servizi di comunità, specialmente per quanto riguarda la sanità.

Questo si potrebbe fare se si investisse in maniera intelligente sul trasporto pubblico locale: un trasporto pubblico locale legato e studiato per ogni ambito territoriale. Perché quello che si è visto è che, se noi non facciamo questo tipo di attività - che è giusto fare - di creazione di servizi, in particolare quelli di trasporto, sia con tecnologia digitale e anche su strada, con riferimento ai mezzi, alle informazioni, alle persone, anche quelle poche frazioni dove c'è ancora popolazione residente pian piano scemeranno e si spopoleranno.

Il tema fondamentale è che questa cosa si poteva fare anche in maniera poco onerosa, proponendo una visione di sistema; visione di sistema che però non abbiamo, perché abbiamo sempre purtroppo una concezione di questo tema per cui utilizziamo sempre gli strumenti che nel passato hanno rivelato tutti i propri limiti, cioè delegare alla regione questo tipo di piani; delegare non più alle province e alle città metropolitane questo tipo di piani; delegare ai comuni, che faranno delle politiche inerenti solo al loro piccolo orticello, solo nei limiti comunali, senza andare a creare aree di ambito che interessano più comuni che abbiano le stesse problematiche.

Quindi, detto questo, in questo disegno di legge abbiamo, purtroppo, perso un'occasione importante; un'occasione importante perché le aree montane possono essere veramente uno degli asset strategici del futuro. Sapete perché la perdiamo? Perché non si è avuto mai il coraggio, e non si ha ancora il coraggio, di definire il valore economico che hanno le aree montane, in particolare per la mitigazione dei problemi legati al dissesto idrogeologico. Noi abbiamo fatto - e si fanno - tutta una serie di interventi per risolvere in emergenza il dissesto idrogeologico, senza pensare che le aree montane sono i primi collettori dell'acqua che poi, non fermata, va a valle a una velocità assurda e crea delle problematiche importanti, a volte crea anche delle emergenze, a volte crea anche dei morti.

Non abbiamo capito che la creazione di un valore nelle aree montane - con il recupero dei boschi in maniera seria, il recupero dei pascoli, il recupero delle abitazioni e delle possibilità anche energetiche che le aree montane danno - può essere uno sviluppo importante proprio per quell'economia di cui si parla, per un'economia circolare, un'economia green che voi chiaramente non trattate mai perché la identificate come ideologica.

Per tutti questi motivi, a malincuore, dobbiamo dare il nostro voto contrario a questo disegno di legge. Ripetiamo: un'occasione persa, ma, purtroppo, un'occasione che forse non si ripeterà, vista anche l'intenzione di questo Governo di abbandonare le aree interne e di abbandonare anche le aree montane (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pella. Ne ha facoltà.

ROBERTO PELLA (FI-PPE). Presidente Costa, Ministro Calderoli, cari colleghi, il disegno di legge che analizziamo oggi si inserisce in un percorso di riflessione che Forza Italia porta avanti da tempo attraverso il lavoro di tanti colleghi che, come il sottoscritto, sono sindaci o amministratori comunali. Qui, al mio fianco, posso vantare di avere il collega Sala, il collega De Palma, il collega Pittalis, la collega Tassinari, la collega Tenerini, che, in qualche modo, hanno fatto e continuano a fare gli amministratori locali. Proprio per queste qualità noi abbiamo portato in questo provvedimento quelle che sono le conoscenze, quelle che sono le realtà, quelle che sono le proposte che - ringrazio il Ministro Calderoli per averle condivise e inserite - fanno sì che oggi, con profonda conoscenza della materia, abbiamo voluto definire finalmente in modo organico e sistematico l'assetto istituzionale dei territori montani, raccogliendo anche per la prima volta, caro Ministro, e questo è anche merito suo, nella storia, un unico testo tra le varie misure in favore delle zone montane.

Con questo disegno, voluto dal Ministro Calderoli e fortemente sostenuto da Forza Italia, vogliamo in primo luogo, cari colleghi, ridurre e prevenire le condizioni di svantaggio dei territori montani; vogliamo sostenere le attività produttive ubicate in queste zone; vogliamo fronteggiare il problema dello spopolamento, favorendo il cosiddetto controesodo, e vogliamo consentire alla popolazione residente in tali luoghi di fruire di tutti i servizi essenziali in condizioni di parità di accesso e di omogeneità, perché, come ci ha sempre insegnato il nostro presidente Berlusconi, noi dobbiamo dare parità di trattamento e di diritti a tutti i cittadini, indipendentemente se vivono in una grande città o in un piccolo comune, ancor di più se montano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Lo sviluppo e la valorizzazione dei territori montani costituiscono non solo un vincolo costituzionale, ma altresì un obiettivo di interesse nazionale, in virtù della rilevanza strategica che le zone montane e la loro crescita economica e sociale assumono ai fini della tutela dell'ambiente, degli ecosistemi, delle risorse naturali, del paesaggio e, soprattutto, della salute. Un concetto richiamato anche ieri dal sottoscritto, durante l'intervento al consiglio nazionale dell'ANCI di Napoli, dove, cari colleghi dell'opposizione, i colleghi sindaci hanno condiviso questo testo che oggi approviamo in quest'Aula, soprattutto perché per la prima volta portiamo delle istanze reali, un problema di cui era da 30 anni che non se ne parlava. E, soprattutto, mettiamo per la prima volta 200 milioni, che saranno pochi per qualcuno, ma, nel momento che viviamo oggi, sono comunque importanti ed essenziali per dare finalmente un certo spessore e aiuto a queste zone montane (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Alcuni dati per inquadrare la dimensione dei territori di cui oggi andiamo ad occuparci: 3.524 comuni totalmente montani e 652 comuni parzialmente montani, per un totale complessivo di 4.176 su 7.904 comuni e circa 147.000 chilometri quadri cioè il 49 per cento dell'estensione territoriale della Nazione.

Fino a oggi, gli interventi speciali per la montagna sono contenuti nell'articolo 1 della legge n. 97 del 1994. Tuttavia, sebbene questa legge si sia dimostrata valida nel suo impianto generale, una delle criticità riscontrate è la classificazione dei comuni ricadenti in una zona montana sulla base di criteri e parametri elaborati nientemeno che nel 1952 e che non consentono di individuare, in modo efficace, i comuni totalmente o parzialmente montani, considerate le misure e, soprattutto, le mutate esigenze dei territori nel corso del tempo.

Inoltre, questa legge appare inadeguata e carente rispetto alla rilevanza strategica attribuita anche alle politiche di sviluppo dell'Unione europea delle aree interne rurali e montane, dove il nostro partito di Forza Italia, grazie alla nostra appartenenza al Partito Popolare Europeo, nei diversi provvedimenti nel corso di questi anni, ha sempre posto con forza e con tenacia il tema della montagna e la difesa dei piccoli territori delle aree rurali. Per questo, signor Ministro, oggi andiamo a operare una revisione sostanziale: introduciamo quelle misure adeguate e concrete per la valorizzazione della montagna e prevediamo una nuova classificazione dei comuni montani basata sui parametri dell'altimetria e, in qualche modo, della pendenza.

Per quanto riguarda la montagna, abbiamo detto, in maniera molto chiara, che è un tratto distintivo del nostro Paese, ma è anche una realtà complessa. Da decenni ormai assistiamo al fenomeno dello spopolamento delle aree montane e rurali, alla desertificazione delle attività commerciali e produttive, alla diminuzione del tasso di natalità, alla dispersione scolastica e professionale, alla fuga verso territori che offrano maggiori servizi e maggiori prospettive economiche. Questo disegno di legge rappresenta sicuramente un buon inizio per un'inversione di tendenza, dopo quasi trent'anni: un punto di partenza per fermare l'abbandono e la marginalizzazione delle zone di montagna e, soprattutto, per ridare quella doverosa dignità a quei territori.

Questo disegno di legge prevede l'adozione e la definizione di criteri - proprio come dicevo prima - per la classificazione in base a due parametri (altimetrico e relativo alla pendenza) e per la predisposizione di uno o più elenchi di comuni montani. Si ricorre quindi a una definizione precisa di ciò che è la montagna, per garantire che le misure e le risorse messe a disposizione possano servire concretamente: non qualcosa a tutti, ma un qualcosa che serve a qualcuno, per dare le risposte che oggi i colleghi sindaci aspettano, colleghi sindaci che - come ho detto prima - apprezzano il lavoro che è stato fatto da questo Governo.

Questo provvedimento definisce la Strategia nazionale per la montagna italiana, che individua le priorità e le direttive delle politiche di sviluppo delle aree montane, con una periodicità triennale. Si tratta di una strategia concreta e di ampia portata, con misure che toccano gli ambiti più disparati. Tale strategia si attua nell'ambito delle risorse disponibili del Fondo per lo sviluppo delle montagne italiane, a decorrere dal 2025, destinate al finanziamento di due tipi interventi: quelli di competenza delle regioni e degli enti locali e quelli di competenza statale. Hanno, inoltre, carattere aggiuntivo rispetto ad ogni altro trasferimento ordinario o speciale dello Stato, a favore proprio di quegli enti locali e delle politiche per la montagna, anche e soprattutto rispetto ai trasferimenti in ambito europeo.

Partendo dalla scuola e dalla sanità, sono previste alcune forme premiali e di punteggio aggiuntivo per docenti, medici, operatori sanitari che esercitano nei comuni montani. C'è, in qualche modo, una forte coerenza di presidio e la volontà di tutelare la salute e la sanità territoriale, proprio per garantire a questi territori la sopravvivenza.

Per questo, è concesso annualmente un credito d'imposta a coloro che prestano servizio in strutture sanitarie, sociosanitarie e socioassistenziali di montagna, vi effettuano il servizio di medico di base, prendono in locazione un immobile ad uso abitativo nel medesimo comune e in un comune limitrofo. Come vedete, quindi, la salute è al centro di questo dibattito, al centro delle competenze e le risorse che in questo provvedimento abbiamo voluto inserire.

Per non parlare dell'ambito della scuola. Un'importante novità prevista da questo disegno riguarda l'eliminazione della limitazione territoriale per la deroga al numero minimo di alunni per classe, quindi la possibilità di creare classi scolastiche in deroga al numero minimo di alunni; ciò interessa molto le scuole dei comuni di montagna, in quanto spesso il calo delle nascite ha fatto sì che alcune classi non avessero il numero sufficiente per sopravvivere (addirittura sono stati cancellati interi plessi scolastici).

Attraverso questa deroga, si consente ai bambini, che nascono e crescono in montagna, di frequentare la scuola nei propri territori e di non spostarsi, magari percorrendo lunghe distanze, proprio perché riteniamo la casa il presidio dove uno è nato, ma anche il luogo dove può continuare a creare non solo il proprio passato, ma anche il proprio futuro.

Altra importante disposizione è quella che mira a contrastare lo spopolamento nei piccoli comuni e ad agevolare la natalità, riconoscendo, a decorrere dal 2025, un contributo una tantum per ogni figlio nato e adottato, iscritto all'anagrafe di uno dei comuni montani con popolazione non superiore a 5.000 abitanti. Così come prevediamo la promozione dei servizi educativi per l'infanzia, compresi i nidi e i micronidi aziendali. Cari colleghi, ho sentito affermazioni che non corrispondono al contenuto del testo. In questo testo, inseriamo queste clausole, proprio perché le scuole dell'infanzia, compresi i nidi, sono essenziali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE); infatti, se si abbandona la scuola, se non si dà la salute, sicuramente questi territori non possono continuare.

Altresì, abbiamo previsto per le università e le istituzioni la possibilità di attivare forme di insegnamento alternativo, anche attraverso piattaforme digitali per la didattica a distanza, e di promuovere un programma di partenariato per l'innovazione con operatori privati.

Abbiamo previsto il potenziamento dei servizi resi da remoto ai cittadini e ai turisti nelle diverse amministrazioni degli enti pubblici, compreso anche il servizio della telemedicina. Il provvedimento contiene inoltre tante questioni importanti e fondamentali, soprattutto con riferimento alla valorizzazione dei parchi, delle aree protette nelle zone montane, anche dei presìdi di conservazione, e soprattutto riconosciamo le professioni della montagna quali presìdi per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale delle zone montane.

Tra queste misure, signor Ministro, abbiamo voluto favorire la possibilità di rimanere attraverso un contributo sotto forma di credito d'imposta. Credo che, su questo, signor Ministro, dobbiamo impegnarci tutti, in modo particolare come centrodestra, nella manovra economica, per trovare importanti risorse anche per sensibilizzare: mi riferisco alla creazione di una flat tax montana che aiuti quelle persone, quegli esercizi, quelle attività economiche a rimanere, perché, per noi, di Forza Italia, la riduzione delle tasse, l'aiuto concreto, è il primo punto che da sempre contraddistingue la nostra azione.

Concludo signor Presidente, dicendo che il gruppo di Forza Italia voterà a favore di questo provvedimento che è di grande rilevanza, in quanto, dopo quasi trent'anni, pone di nuovo in primo piano il tema della montagna con una legge quadro, organica e strutturata, contenente una serie di misure concrete, puntuali, finalizzate a promuovere e a valorizzare le zone montane, ma soprattutto la crescita economica e sociale, perché noi, come Forza Italia, crediamo in questi territori e in quei cittadini e, soprattutto, dobbiamo dare le risposte che oggi aspettano e i sindaci, in qualche modo, apprezzano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Frassini. Ne ha facoltà.

REBECCA FRASSINI (LEGA). Grazie, Presidente. Presidente, onorevoli colleghi, Ministro Calderoli, oggi, in quest'Aula, dibattiamo sul disegno di legge sulla promozione delle zone montane, un provvedimento non solo molto importante, ma anche molto atteso da parte di quei territori che, purtroppo, troppo spesso sono stati totalmente dimenticati.

Alla base di questo disegno di legge, Presidente, c'è la volontà, da parte della Lega, da parte del Ministro Calderoli, da parte di questo Governo, di restituire finalmente la dignità a tutti questi territori. Dico questo perché la montagna non è solamente la montagna del weekend, la sciata del weekend. La montagna è vita, la montagna è di chi la vive tutti i giorni. È per questo che era assolutamente utile e necessario fare un primo passo fondamentale con un provvedimento che, finalmente, mettesse al centro questi temi così importanti.

Vede, Presidente, questo disegno di legge attua l'articolo 44 della Costituzione, la parte finale che recita che la legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane. I capisaldi che reggono questo importante provvedimento sono, ad esempio, il contrasto allo spopolamento, che, come tutti ben sanno in quest'Aula, è assolutamente un tema dirimente, ma, al tempo stesso, molto preoccupante e dilagante. Ecco perché in questo provvedimento vogliamo tornare a parlare soprattutto di quei servizi che, purtroppo, troppo spesso venivano a mancare: parlo dei servizi primari, dei servizi essenziali, delle scuole, degli ospedali, delle farmacie.

Come dirò durante questo mio intervento, c'è stata veramente la volontà di sistemare quelle lacune che per tanti e troppi anni sono state assolutamente messe da parte. Ma andando per ordine, quindi partendo dal primo ambito di intervento di questo provvedimento, inizierei da un ambito importantissimo che è quello della sanità: viene riconosciuta al personale che svolge il servizio in strutture nei territori montani tutta una serie di agevolazioni, come, ad esempio, l'attribuzione di un punteggio doppio nella valutazione dei titoli di carriera ai fini della partecipazione alle procedure concorsuali presso le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale; o ancora quella secondo cui l'attività prestata dai medici nei comuni montani costituisce un titolo preferenziale per gli incarichi a direttore sanitario.

Ma poi, Presidente, molto importante è anche lo stanziamento di risorse che andranno a vantaggio, ovviamente, di questo ambito: parlo, ad esempio, dei 20 milioni come credito d'imposta per il canone d'affitto per tutti quei medici che decidono di trasferirsi per svolgere l'attività nei comuni montani o anche per acquistare un immobile ad uso abitativo; o ancora altri 20 milioni di euro come emolumento al personale dirigenziale e non dirigenziale che opera nelle strutture e nelle aziende del Servizio sanitario nazionale. Un altro emendamento importante che è stato approvato - a mia prima firma, ma del gruppo della Lega - è quello secondo cui, tra le priorità della strategia per la montagna, sarà inserita la promozione delle farmacie in queste aree, quindi per questi territori crediamo sia assolutamente molto importante.

Per quanto riguarda, invece, l'ambito delle scuole, nella definizione di scuole della montagna - ovviamente tramite lei, Presidente - rispondo alla collega Ruffino dicendo che oggi, finalmente, si raggiunge un traguardo importantissimo, cioè si raggiunge finalmente un risultato che davvero era tanto atteso da parte di quei territori: sto parlando della deroga per il numero degli alunni per classe. Questo è assolutamente importante (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); è importante perché, purtroppo, in quei territori troppo spesso interi plessi scolastici erano chiusi e non veniva garantita l'offerta formativa e sappiamo bene che, spostandosi gli studenti a fondo valle oppure, addirittura, nei grandi centri, conseguentemente anche le famiglie, ovviamente, contribuivano al fenomeno dilagante dello spopolamento; quindi questo è un risultato assolutamente molto atteso e necessario.

Poi, ovviamente, sulla falsariga di quanto abbiamo fatto per i medici, verrà previsto un credito d'imposta anche per il personale delle scuole che decide, appunto, di trasferirsi e operare lì e quindi un credito d'imposta sul canone d'affitto o, appunto, per l'acquisto di un immobile ad uso abitativo; anche questo molto importante.

Ma non solo. Per quanto riguarda, invece, nello specifico i docenti sono previste, anche qui, alcune misure come, ad esempio, incentivi ai docenti che lavorano, appunto, in queste scuole di montagna. In particolare, vengono previsti: un punteggio aggiuntivo nelle graduatorie provinciali per le supplenze nei concorsi per il ruolo, se si è prestato servizio per almeno 180 giorni, un ulteriore punteggio aggiuntivo per chi ha insegnato in pluriclassi e un vantaggio nei trasferimenti con l'assegnazione di un punteggio specifico nelle procedure di mobilità. Assolutamente questa, Presidente, crediamo sia un'altra misura importante contenuta in questo provvedimento per tale ambito.

Poi, Presidente, un altro importante emendamento, fortemente voluto dal gruppo della Lega, è quello secondo cui una quota non superiore al 20 per cento delle risorse del Fondo per lo sviluppo della montagna potrà essere impiegata per finanziare progetti innovativi per lo sviluppo di un sistema integrato di servizi educativi e per la creazione dei poli dell'infanzia.

Poi, Presidente, un passaggio lo ritengo assolutamente doveroso per quanto riguarda l'articolo 21 perché introduce un principio rivoluzionario in tema di modifica delle norme in materia di responsabilità. Questo perché? Perché il territorio montano è verticale e quindi chi va in montagna deve farlo, d'ora in avanti, consapevole dei rischi che può incontrare. Abbiamo fatto questo passaggio, che noi riteniamo essere assolutamente dirimente, perché tante e troppe erano le richieste di risarcimento, a seguito di danni, a seguito di incidenti, che ricadevano, appunto, sui nostri comuni, sui nostri sindaci, ma anche sulle associazioni che prestano servizio alla collettività.

Poi vi è un passaggio su altri due temi contenuti in questo disegno di legge che sono molto importanti, il primo dei quali riguarda le imprese; è un tema importantissimo perché, se parliamo di montagna, oltre a preservarne, ovviamente, l'identità, dobbiamo assolutamente garantire che i centri produttivi continuino ad avere la dignità necessaria per portare avanti il proprio operato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e questo è assolutamente importante.

È per questo che accogliamo con molto favore il pacchetto di misure contenute in questo disegno di legge - ne citerò alcune - che garantiranno, invoglieranno le imprese a trattenersi in quei territori, come il credito d'imposta al titolare di un'impresa che non abbia compiuto i 41 anni d'età, oppure lo sgravio contributivo ai datori di lavoro per ciascun lavoratore che abbia meno di 41 anni di età e che svolge prestazione e servizio di lavoro agile nei comuni montani.

Poi, Presidente, è importantissimo anche tutto il tema in materia di agevolazioni fiscali perché sappiamo bene che è alla base di quello che trattiene poi le imprese in quei territori; e quindi con la delega al Governo per integrare e riordinare la normativa in questa materia auspichiamo anche che, durante i decreti attuativi, queste misure possano essere potenziate ulteriormente.

Prima di avviarmi alla conclusione, Presidente, assolutamente un passaggio in tema di natalità: al riguardo sappiamo bene che l'Istat ci regala una fotografia sconfortante perché, dai dati riferiti al 2024 rispetto al 2023, sappiamo che i nuovi nati sono: -2,6 per cento. Ecco, quindi per andare a contrastare questo fenomeno, che sappiamo essere assolutamente devastante, andiamo ad aggiungere al bonus natalità, che già il Governo aveva stanziato, un ulteriore bonus natalità per i comuni con abitanti inferiori a 5.000, per ogni nuovo nato. Questa è una misura importante che noi rivendichiamo con orgoglio perché, come ha detto anche il Ministro Giorgetti in sede di legge di bilancio, è uno dei temi che l'Esecutivo dovrà affrontare con molta serietà anche nei prossimi provvedimenti.

Mi avvio alla conclusione, Presidente, con una riflessione che ritengo doverosa; ascoltando il dibattito odierno in quest'Aula - ovviamente tramite lei -, volevo rispondere ad alcuni punti che hanno avanzato i colleghi dell'opposizione. Il primo tema è quello delle risorse: questo provvedimento stanzia 200 milioni di euro. Io ricordo ai colleghi dell'opposizione che, quando governavano loro, c'erano due o tre fondi sparsi qua e là con qualche milione di euro con degli “aiutini” a pioggia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) senza una strategia e senza una visione. Prima di questo disegno di legge, Presidente, queste risorse andavano a più del 50 per cento dei comuni sul suolo nazionale. Grazie al Ministro Calderoli, grazie alla sua sensibilità e grazie alla grande conoscenza che ha di quei territori oggi queste risorse le veicoliamo ai comuni che sono veramente montani. È questo il principio che sta alla base di questo provvedimento e che noi rivendichiamo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) con orgoglio.

Presidente, concludo ovviamente questo mio intervento dichiarando il voto favorevole della Lega-Salvini Premier, ma ci tengo a ringraziare il Ministro Calderoli per il grande lavoro che ha svolto non solo qui in Aula, ma soprattutto in Commissione, dove in ogni seduta era presente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), insieme a tutti i colleghi, anche delle opposizioni, che hanno contribuito con i loro emendamenti; e ricordo sono stati approvati ben 55 emendamenti…

PRESIDENTE. Concluda.

REBECCA FRASSINI (LEGA). …in seconda lettura, cosa che in questa legislatura, in seconda lettura, non si vedeva. Quindi, grazie Presidente, grazie Ministro, annuncio il voto favorevole della Lega-Salvini Premier a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Girelli. Ne ha facoltà.

GIAN ANTONIO GIRELLI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Indubbiamente quello che stiamo votando oggi è un provvedimento di particolare valore e, forse, sta passando anche un po' nella non totale consapevolezza da parte dell'Assemblea per il modo con cui è stato trattato dall'Aula, diversamente dal lavoro fatto in Commissione, e va riconosciuta la serietà del Ministro Calderoli per non aver perso un passaggio del dibattito in atto. Però rimane il fatto che dobbiamo essere anche molto realisti e vedere il provvedimento per quello che è; innanzitutto togliendo un po' quell'idea che stiamo facendo un provvedimento epocale che va a coprire una lacuna che da sempre c'è nel nostro Paese.

Perché quando, nell'articolo 44, secondo comma, della Costituzione, fu appunto richiamata la specifica necessità di provvedimenti a favore delle zone montane, fu fatto, nella consapevolezza di quell'Assemblea, della specificità di queste zone e forse, mi verrebbe da dire, anche in virtù del contributo che le montagne italiane avevano dato alla Resistenza e alla costruzione della nuova Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), perché si erano particolarmente distinte proprio in questo, rivendicando un principio di libertà, di democrazia e di uguaglianza.

Da lì, poi, c'è stata un'alternanza di leggi, alcune anche particolarmente significative. Pensiamo alla legge n. 1102 del 1971, che istituì le comunità montane; pensiamo alla legge n. 97 del 1994, cioè l'istituzione del Fondo nazionale per la montagna. Ma ve ne furono anche altre che andarono a ridimensionare tutto questo, fino alla legge n. 191 del 2009, che tolse i finanziamenti intesi come Fondo nazionale, proprio rimettendo in discussione quello che era il valore stesso della montagna. Io credo che la montagna italiana sia qualcosa di talmente poco percepito che, anche negli interventi di oggi, noi abbiamo avuto dei numeri diversi che ci sono stati dati: per numero di comuni, per estensioni territoriali e per numero di abitanti, perché tutti ne diamo una lettura particolare.

Questo lo dico perché, ancora una volta, noi non capiamo che parlare di montagna non significhi avere un'idea strana, magari di qualche centro turistico o di qualche luogo particolarmente disagiato, ma significhi parlare di un insieme di persone, di comunità, di campanili - verrebbe da dire - che hanno trovato un loro equilibrio, che hanno prospettato un loro sviluppo e che hanno garantito, nel corso di questi anni, un modo di vivere e di tutelare l'ambiente. Rigoni Stern diceva che in montagna non si possiede nulla, si è ospiti nel vero senso della parola, come ospitati dal territorio e come persone capaci di ospitare chi viene a visitare questo territorio.

Ma il “no” che noi diciamo in maniera convinta a questo provvedimento - e tramite lei, lo dico al Ministro - nasce da una serie di considerazioni. La prima è quella delle risorse, perché è chiaro che tutto quello che abbiamo sentito enunciare, anche in quest'Aula, non è praticabile, non è traducibile in realtà se non si mettono maggiori risorse. Infatti, già abbiamo a che fare con delle leggi di bilancio che hanno tolto alle regioni risorse destinate alla montagna e, quindi, tutt'al più stiamo restituendo qualcosina di quello che nel corso di questi anni è stato tolto; secondariamente, se si vuole dare davvero attuazione o una qualche concretezza a quanto detto, ci vogliono molte più risorse.

L'impressione è che si voglia risolvere il problema magari avendo una delega in bianco nel ridisegnare che cos'è montagna - perché questo è il dato di fatto - e dicendo diamo più soldi semplicemente perché riduciamo la platea di quelli che hanno diritto a chiederli. Lo stesso Ministro, in più occasioni, ha detto che forse avrebbe voluto fare di più, ma ha fatto quello che ha potuto con le risorse a disposizione. Io in questo dico: no, non funziona così. Molto semplicemente il Ministro fa parte di un Governo che fa scelte diverse, dove alla montagna dice: siamo attenti, vi vogliamo bene, siamo attenti a tutti i bisogni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e poi preferisce investire in ponti sugli stretti, senza magari chiedere cose di questo genere. Dunque, preferisce fare altre scelte di investimento che nulla hanno a che fare con i bisogni della montagna italiana.

Ma aggiungo anche altro, perché un altro motivo del nostro “no” è un insulto all'idea di autonomia, perché dire che si è contrari all'emendamento che istituisce le comunità di comuni montani, dopo aver percepito cosa ha significato la perdita delle comunità montane previste per legge su tutto il territorio nazionale, vuol dire non consegnare a quei territori una capacità di aggregazione e una capacità di fare una programmazione - i piani di sviluppo hanno significato molto nella storia della montagna italiana -, ma vuol dire soprattutto avere un'idea di autonomia che si costruisce dal basso, non per creare divisioni e frammentazioni ma per permettere alle tante montagne italiane di contribuire nell'organizzazione a ottenere dei risultati nazionali. Quali sono? Quello di impedire lo spopolamento, quello di mantenere la gente sul territorio e quello di ridare speranza e servizi a chi fa questa scelta di vita.

Da questo punto di vista, un altro motivo del nostro “no” convinto è che possiamo parlare di crediti di imposta, possiamo parlare di riduzioni di Irpef, possiamo parlare di tante cose, però quando i nostri emendamenti sono andati puntuali a individuare degli interventi precisi che, certo, richiedevano risorse, la risposta che abbiamo avuto è stata solo “no”, perché si è preferito parlare per titoli, promettere qualcosina qua e là e inconsapevolmente, secondo me, assecondare l'idea che un Ministro di questo Governo, Foti, ha detto delle aree interne montane, che in fondo vanno consegnate al loro declino (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) perché è impossibile frenarne l'impoverimento sotto tutti i punti di vista.

Questo la dice lunga nel momento in cui sui servizi fondamentali - si pensi alla sanità, si pensi alla scuola, si pensi al fare impresa - anche dal punto di vista dei grandi pronunciamenti di principio si ha una mancanza di lettura dei veri bisogni e degli interventi necessari, perché non basta qualche detrazione fiscale se non si crea la capacità di aggregazione tra chi fa sanità, se non si crea un forte legame con il Terzo settore e i comuni, se non si creano, insomma, quelle comunità di persone che hanno sempre garantito lo sviluppo e il sostegno della montagna e della montagna lombarda.

Non si parla, poi, di quanto è stato detto in tema di infrastrutture tecnologiche, perché di fronte al tema della digitalizzazione e della telemedicina - tutte questioni che non riguardano le grandi città, ma riguardano soprattutto le zone interne e le aree montane come possibilità di sviluppo e di recupero per poter accedere a quanto i cittadini che vivono in città già hanno - noi abbiamo ottenuto solo dei “no” o dei pasticci o semplicemente il togliere dal provvedimento il tema, per vederlo in un secondo momento o ridurlo a una cosa banale che riguarda pochi comuni e poche persone, perché questo è ciò che è avvenuto nella discussione di questo provvedimento.

Infine, io sono convintissimo che noi stiamo perdendo una grande occasione, indubbiamente, che è quella che è stata data dai fondi del PNRR, che è quella che è stata data da un dibattito aperto sull'autonomia e che quanto avvenuto su quel provvedimento specifico ci ridà la possibilità di rivedere e concepire, ma soprattutto affrontare, in maniera sistemica una volta per tutte, quello che è uno dei temi del nostro Paese, che è, appunto, quello della montagna, perché - sia chiaro - il problema della montagna non è un fatto di qualche montanaro e chi vi parla viene dalla montagna, ha governato i territori montani per qualche anno, sa benissimo che cosa voglia dire e sa anche la disperazione e la rassegnazione che spesso accompagna il vivere in montagna. Guardate, è un tema che riguarda davvero tutti, perché il dissesto idrogeologico, l'impoverimento di una parte significativa del territorio italiano, il non aver cura di alcune risorse tipiche della montagna - pensiamo al tema acqua in tutte le sue declinazioni - è un qualcosa che poi si ripercuote sulla vita, sulla sostenibilità e anche, mi verrebbe da dire, sulla sicurezza in generale del territorio del nostro Paese, che mostra mille criticità e mille debolezze.

Noi al Senato ci eravamo astenuti su questo provvedimento. Lo avevamo fatto con parole chiare, proprio nella consapevolezza che sarebbe arrivato in Aula, alla Camera, un provvedimento aperto ad emendamenti. Proprio con quella speranza, anche con quella consapevolezza che potevano esserci le condizioni per riscrivere alcune parti fondamentali della legge, noi ci siamo approcciati a questo momento di confronto. Purtroppo, la delusione è tanta e il “no” motivato prima, sia pur brevemente - potremmo trovare mille altri argomenti da esporre - nasce proprio da questo. Voglio finire come ho iniziato, facendo una citazione letteraria di Dino Buzzati che, nel libro Il deserto dei Tartari, diceva che le montagne non sono stanche e possono aspettare ancora mille anni. È vero ed è parte della montagna; chi ci abita, però, no e io credo che saranno chiamati ad esprimere un giudizio, un giudizio particolarmente severo verso questo provvedimento che nulla fa per andare incontro ai loro problemi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ciaburro. Ne ha facoltà.

MONICA CIABURRO (FDI). Grazie, Presidente. Ministro Calderoli, onorevoli colleghi, il 31 gennaio 1994 venne approvata l'ultima legge organica di indirizzo sulle aree montane, nota come legge Carlotto, rimasta, purtroppo, in enorme parte inattuata. La legge, al primo articolo, indica la salvaguardia e la valorizzazione delle zone montane come elementi di preminente interesse nazionale, dando attuazione alle indicazioni del legislatore costituente che, già nella Costituzione, all'articolo 44, prevede l'emanazione di leggi a favore delle zone montane.

Il senatore Natale Carlotto, da cuneese, comprese e interpretò perfettamente le esigenze della montagna e delle aree interne e la sua legge, la n. 97 del 1994, lo ha dimostrato nel suo intero articolato, modernissimo ancora oggi per gli argomenti trattati.

Era un provvedimento che, da un lato, ha trattato di temi concreti, presenti anche nel testo che siamo chiamati a votare oggi, come risorse specifiche per rispondere ai bisogni reali della montagna o l'attenzione all'agricoltura e alla tematica della frammentazione fondiaria, ma che dall'altro ha saputo anticipare con grandissima modernità una visione per cui uomo e comunità sono riconosciuti come i primi interpreti di attività di tutela ambientale, ben lontani dalle follie ideologiche che invece vogliono l'uomo come nemico della natura e del territorio.

Era una legge che parlava di autoproduzione energetica e di interdipendenza tra ambiente, energia e territori, anticipando temi che ancora di più oggi sono di grande attualità e che solo negli ultimi anni stanno prendendo forma nel contesto nazionale italiano. Tutto questo per ricordare all'Aula, ai cittadini e prima ancora a noi stessi, in quanto legislatori, la centralità delle aree interne e montane.

A questo proposito, permettetemi - a differenza di chi mi ha preceduta - un grande ringraziamento all'ottimo lavoro svolto dal Ministro Foti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) per il suo piano parallelo a questo, condiviso con regioni, province, Uncem e tutti gli enti e istituzioni immaginabili. Quindi, se hanno qualcosa, magari si possono interfacciare con i loro referenti in queste istituzioni.

Durante la pandemia il valore e le opportunità che queste terre possono offrirci sono emersi sotto gli occhi di tutti: un diverso modo di vivere, antitetico alla velocità e intensità delle grandi metropoli, ma compatibile con le sfide del mondo del lavoro grazie ai nuovi strumenti messi a disposizione dalle moderne tecnologie. Vivere in montagna, sulle alte terre, è un onore e un onere. È una scelta di vita resa spesso difficile, alle volte impraticabile, da sperequazioni nei confronti delle aree più centrali e meno periferiche, che hanno poi dato luogo ai fenomeni che ben conosciamo, come la desertificazione economica e demografica di territori che comunque mostrano una grande vitalità e resilienza rispetto a questo fenomeno.

Riconoscere le differenze che esistono tra aree centrali e periferiche e tra urbane e montane è un atto dovuto di civiltà che dobbiamo per rispetto alla nostra terra, al dettato costituzionale e per rilanciare veramente la nostra Nazione - da Nord a Sud, da piano a monte - senza esclusione alcuna. Da cuneese, da sindaco di un comune montano a 1.700 metri al confine con la Repubblica francese, da amministratore locale, ma ancor prima da persona che ha vissuto e vive la montagna, il provvedimento in esame mi sta particolarmente a cuore, perché mi permette di portare non solo la mia voce e quella del gruppo di Fratelli d'Italia, ma la voce di tutti quei milioni di cittadini che con determinazione, passione e amore della propria terra hanno deciso di non abbandonarla nonostante le molteplici difficoltà che noi, da politici, siamo chiamati ad affrontare.

Durante il dibattito al Senato, in prima lettura del testo, ma anche qui oggi, ho visto colleghi di opposizione lamentarsi della presunta pochezza o insufficienza di questo provvedimento, pur di trovare dei pretesti per attaccare il Governo. Ma i suddetti colleghi negli ultimi 10 anni dove erano? La montagna e tutti i suoi uomini e donne meritano rispetto, serietà e responsabilità. E il rispetto non è parlarne in campagna elettorale per strappare qualche voto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma lavorare con provvedimenti concreti, come questo che porta a terra dei risultati veri, reali, passo dopo passo, come del resto si fa per conquistare una cima, e lo sanno bene i montanari.

Dal 1994 ad oggi, questo è il primo vero provvedimento sulla montagna che sta per diventare legge dello Stato e lo ha promosso il Governo Meloni nella coalizione di centrodestra in poco più di due anni di mandato. Questa non è altro che la verità. Questo provvedimento riconosce lo sviluppo delle zone montane come obiettivo di interesse nazionale anche alla luce della loro importanza strategica nella tutela dell'ambiente e della biodiversità, nonché del contrasto alla crisi demografica e del sostegno alla nostra crescita economica.

Un obiettivo ambizioso che si raggiunge con una serie di misure presenti nella legge che vorrei richiamare sinteticamente. Solo per citarne alcune: la riclassificazione delle aree montane sulla base di criteri più mirati, una strategia di sviluppo per la montagna, una rimodulazione del Fondo per la montagna con la dotazione annua di 200 milioni di euro, misure per contrastare la carenza di medici sul territorio, agevolazioni per i docenti che prestano servizio nelle scuole di montagna. E grazie al passaggio alla Camera, il testo riesce anche ad affrontare in modo puntuale le tematiche dell'agricoltura.

Con un emendamento firmato da me e dai colleghi Caretta e Mattia abbiamo previsto l'istituzione di un tavolo tecnico per attivare un programma di ricomposizione fondiaria nei comuni montani, una problematica che si è rivelata per troppo tempo un ulteriore ostacolo alla crescita di questi territori.

Sul piano delle telecomunicazioni si fa un importante passo in avanti sia per lo sviluppo di elementi innovativi come lo smart working, sia per abbattere la piaga del divario digitale, tra i primi ostacoli alla crescita e prosperità delle alte terre.

Sul piano del lavoro si interviene con una prima serie di misure, come gli incentivi a favore delle imprese montane guidate dai giovani, un'ottima misura che grazie a un emendamento a mia prima firma, condiviso con la collega Caretta ed altri, garantirà la piena attività di queste imprese nei territori montani, con l'erogazione dei relativi servizi anche al di fuori dei periodi di intensità turistica.

Si interviene quindi in molti ambiti (sanitario, ambientale, scolastico, economico, infrastrutturale) con una logica ben precisa - grazie anche all'ottimo lavoro di squadra portato avanti tra il Parlamento e il Governo e per il quale devo ringraziare il Ministro Calderoli, sempre presente, ed è stato detto e sottolineato da tutti -, la logica con cui superare l'assistenzialismo cieco, fornendo invece una strategia e una visione capace di dare nuove prospettive alla montagna.

Questo provvedimento - sia chiaro - non è risolutivo, ma siamo di fronte a un primo passo importante e soprattutto concreto, che risponde alle esigenze dei territori montani. C'è un mondo che guarda alle aree montane con nostalgia, come un complesso di tradizioni da musealizzare, di storie da raccontare e come una battaglia ormai destinata al ricordo, con la rassegnazione tipica dei colleghi della sinistra, di chi può limitarsi a dire in Aula che si poteva fare di più e che quanto finora messo a terra non è abbastanza. Ma più di niente è sempre più.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, altrimenti non riusciamo a comprendere cosa dice.

MONICA CIABURRO (FDI). Quando i turisti si recano in montagna, lo fanno perché riescono ad apprezzarne le qualità positive, la cura del territorio, la bellezza dei panorami e della terra, la bontà dei prodotti, i boschi, i corsi d'acqua e tutto ciò che la natura riesce ad offrire sfuggendo dalla velocità della modernità. Una cura che - badate bene - non è casuale, ma che è frutto di una presenza antropica molto forte, rispettosa e sviluppatasi in piena simbiosi con questi ambienti. Questo perché, onorevoli colleghi, l'uomo è, a pieno diritto, custode della biodiversità e bioregolatore e non è più negabile il fatto che l'ambiente necessiti dell'intervento dell'uomo.

Badate bene che dove l'uomo non ha più potuto intervenire, dove gli alpeggi sono scomparsi, dove gli agricoltori si sono ritirati e dove l'antropizzazione si è desertificata, ci siamo ritrovati di fronte a territori privi di gestione, pericolosi, a rischio idrogeologico e anche di incendio. La nostra regola di ingaggio ce l'ha data Mario Rigoni Stern: “La montagna non chiede promesse, ma gesti. La montagna è di tutti, ma non per tutti: è di chi la ama e la rispetta, per chi vuole viverla e conoscerla, per chi non prevarica con il proprio io la sua esistenza ed armonia”.

Proprio per questo, signor Presidente e colleghi, a chi decide di aprire o mandare avanti un'attività agricola, artigianale, commerciale, turistica a oltre 500 metri sul livello del mare, di andare a insegnare in una scuola in montagna, a chiunque abbia deciso di creare ricchezza e sviluppo sulle alte terre possiamo e dobbiamo dire solamente una cosa: grazie! Grazie ai nostri agricoltori, ai nostri alpeggi, ai nostri allevatori, ai nostri artigiani, ai nostri commercianti, a tutti gli insegnanti, ai medici, alle Forze dell'ordine, a chiunque presti i servizi di prossimità. Grazie ai postini, agli operai forestali, a tutti coloro i quali decidono di intraprendere nuove avventure e creare ricchezza e a tutti quelli che con grande determinazione lo hanno fatto per anni e continuano a farlo tuttora (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Grazie a chi mantiene i rifugi, a chi presidia la natura ed il territorio, a chi crea ricchezza e valore trasformando questa bellezza in sostentamento e turismo.

E ancora grazie a tutti gli amministratori locali che spesso lavorano con carenze di organico e mille difficoltà, prendendosi cura delle loro comunità ancor più della loro famiglia, oltre ogni steccato ideologico. Grazie ancora a tutti quelli che vivono la montagna con sacrificio ogni giorno per produrre cibo di qualità, sostenibile e unico, garantendoci uno stile di vita sano e invidiato in tutto il mondo. Grazie a chi accoglie il viaggiatore con un letto per riposare, un pasto caldo d'inverno, una bibita fresca d'estate o più semplicemente una fetta di torta e un caffè. Grazie a tutti coloro che scelgono di vivere la montagna con amore e per amore verso le proprie radici e per la propria Nazione.

Grazie a questo atto d'amore che ci permette ancora oggi - grazie anche a chi ci ha preceduto - di essere qui e di poter parlare di queste alte terre e di ciò che possono offrire come un vanto e un'opportunità.

Concludendo, Presidente, ai colleghi di opposizione che hanno avuto più di 10 anni per fare tutto quello che hanno così minuziosamente professato in questo dibattito d'Aula, porgo il mio più sincero invito a farsi un esame di coscienza, perché la verità è che l'unico grande atto concreto per la montagna, dalla legge Carlotto del 1994 ad oggi, lo sta facendo con questo provvedimento il Governo Meloni, con la coalizione di centrodestra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Il resto sono chiacchiere e promesse. Chi voterà “no” a questo provvedimento lo farà non contro il Governo, ma contro la montagna e chi la vive e la vuole vivere.

Presidente, per sostenere e supportare la scelta d'amore di tutti quei milioni di italiani che la montagna la vivono e la curano ogni giorno, per il futuro della nostra terra e dei nostri figli, nello spirito e con lo spirito montano della concretezza, annuncio il voto convintamente favorevole di Fratelli d'Italia a questo provvedimento, con l'impegno di continuare a lavorare per queste alte terre e quindi per la Nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

Prima di passare alla votazione, do la parola alla relatrice, deputata Cattoi, per un breve ringraziamento.

VANESSA CATTOI, Relatrice. Sì, grazie, Presidente. Anch'io vorrei ringraziare innanzitutto il Ministro Calderoli, come è già stato fatto da parte di tutti i colleghi, per la sua presenza sia in Aula che durante i lavori in Commissione, come vorrei anche ringraziare gli uffici e tutti i membri della V Commissione (Bilancio), perché abbiamo lavorato in Commissione veramente cercando di apportare delle migliorie - e sono stati citati gli emendamenti che sono stati approvati tra Commissione ed Aula; sono stati quasi una sessantina e questo è stato reso possibile grazie al lavoro degli uffici e alla collaborazione anche tra i vari colleghi di tutti gli schieramenti politici.

E poi, lasciatemi concludere ringraziando soprattutto i popoli che vivono i territori di montagna: grazie soprattutto a loro, grazie alla loro resilienza, alla loro capacità di resistere e di andare avanti nonostante tutto; grazie a loro oggi finalmente restituiamo dignità ai popoli di montagna con un provvedimento che dà risposte concrete e che, forse, permetterà loro di vivere meglio la loro quotidianità nelle terre alte (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

(Coordinamento formale - A.C. 2126-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2126-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2126-A​:

S. 1054 - "Disposizioni per il riconoscimento e la promozione delle zone montane" (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 19) (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).

Dichiaro così assorbite le abbinate proposte di legge nn. 699​ e 1059.

Seguito della discussione delle mozioni Boschi ed altri n. 1-00434, Pavanelli ed altri n. 1-00463, Richetti ed altri n. 1-00464 e Grimaldi ed altri n. 1-00469 concernenti iniziative volte a salvaguardare il sistema produttivo nazionale in relazione alla prospettata applicazione dei dazi da parte degli Stati Uniti d'America (ore 16,42).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Boschi ed altri n. 1-00434 (Nuova formulazione), Pavanelli ed altri n. 1-00463, Richetti ed altri n. 1-00464 e Grimaldi ed altri n. 1-00469 concernenti iniziative volte a salvaguardare il sistema produttivo nazionale in relazione alla prospettata applicazione dei dazi da parte degli Stati Uniti d'America (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 23 giugno 2025, sono state presentate le mozioni Richetti ed altri n. 1-00464 e Grimaldi ed altri n. 1-00469, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.

Avverto, inoltre, che è stata presentata la mozione De Luca ed altri n. 1-00470 (Vedi l'allegato A). Il relativo testo è in distribuzione.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. La rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Grazie, Presidente. Sulla mozione Boschi ed altri 1-00434 si esprime parere contrario sulle premesse, ad eccezione dei punti 2), 4), 5), 6), 9), 12), 16), 25), 26), 38), 39), 40), 41) e 42), per i quali il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Questa è la mozione Boschi n. 1-00434 (Nuova formulazione), il dispositivo quindi va bene… Ah no, il parere lo deve dare ancora.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Devo ripetere, Presidente?

PRESIDENTE. No, no. Il parere l'ha dato sulle premesse. Chiedevo sul dispositivo.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Sul dispositivo, sul punto 1) parere favorevole con riformulazione, che passo a leggere: “a riconoscere la centralità di una risposta condivisa a livello europeo, che porti all'elaborazione di una strategia comune in risposta ai dazi statunitensi”; sul punto 2) parere favorevole con riformulazione: “a non ostacolare le iniziative elaborate nell'ambito delle istituzioni dell'Unione europea e volte a riequilibrare i rapporti commerciali con gli USA; sul punto 3) parere contrario; sul punto 4) parere favorevole con riformulazione: “a promuovere ogni iniziativa utile in sede europea, volta a calmierare i costi dell'energia per contrastare l'aumento delle tariffe, oltre che a rivedere la normativa eurounitaria di riferimento, in un'ottica di semplificazione per le imprese”; sull'impegno 5) parere favorevole; sull'impegno 6) parere favorevole con riformulazione: “a sollecitare in sede europea la sospensione del divieto di aiuti di Stato al fine di predisporre ogni intervento utile per sostenere la capacità delle imprese italiane”; sull'impegno 7) parere favorevole con riformulazione: “ad adottare ogni iniziativa utile volta a salvaguardare le imprese e i settori interessati, nonché il tessuto economico produttivo del Paese nel suo complesso e il potere di acquisto delle famiglie rispetto all'imposizione di dazi sulle merci italiane; sull'impegno 8) parere favorevole con riformulazione: “a predisporre un piano di interventi di sostegno economico mirato e di supporto all'internazionalizzazione per i settori maggiormente colpiti dai dazi statunitensi e soluzioni di lungo periodo che possano garantire flussi di mercato a condizioni eque e non discriminatorie, nonché misure immediate volte a sostenere, anche in termini di liquidità, le imprese già colpite dal calo degli ordini, dovuto alle forti incertezze ingenerate sul piano del commercio internazionale”; sull'impegno 9) parere contrario; sull'impegno 10) parere favorevole con riformulazione: “a favorire l'internazionalizzazione dei settori colpiti dai dazi statunitensi per rafforzare l'export verso le aree geografiche ad elevato potenziale, anche promuovendo l'ampliamento della rete di accordi di libero scambio negoziati dall'Unione europea; sull'impegno 11) parere favorevole con riformulazione: “a richiedere alla Commissione una rigorosa applicazione degli standard qualitativi dell'Unione europea e del principio di precauzione con riferimento alle merci importate in Europa, con particolare riguardo al settore agroalimentare”; sull'impegno 12) parere favorevole; sull'impegno 13) parere favorevole; sull'impegno 14) parere favorevole; sull'impegno 15) parere favorevole con riformulazione: “a portare avanti il lavoro già avviato in sede europea per tutelare un asset decisivo per il nostro Paese, come quello dell'automotive”.

PRESIDENTE. E le altre mozioni?

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Mozione n. 1-00463

PRESIDENTE. Quindi, Pavanelli ed altri n. 1-00463.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Sì, Pavanelli.

Allora, sulle premesse della mozione si esprime parere contrario; sull'impegno 1) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a continuare a porre in essere, al fine di tutelare il mercato unico e l'economia europea, tutte le necessarie iniziative di competenza, affinché l'Unione continui a ricercare una soluzione negoziata con l'amministrazione Trump nel contesto di una risposta efficace, proporzionata e non conflittuale all'apposizione di dazi da parte degli Stati Uniti, anche attraverso il completamento dell'unione dei mercati dei capitali quale strumento strategico per attrarre e stimolare gli investimenti delle imprese europee con particolare riguardo alla transizione energetica”.

Sull'impegno 2) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a continuare a perseguire una maggiore diversificazione dei mercati di sbocco e di approvvigionamento, anche attraverso il sostegno alla strategia dell'Unione europea volta all'ampliamento della rete degli accordi commerciali dell'Unione europea”.

Sull'impegno 3) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a farsi promotore e a sostenere le opportune iniziative in ambito unionale, tese alla costituzione di un Energy Recovery Fund per favorire gli interventi di miglioramento dell'efficienza energetica, di riduzione dei costi dell'energia e per assicurare una transizione energetica compatibile con le esigenze dei settori industriali coinvolti”.

Sugli impegni 4), 5) e 6) il parere è contrario.

Sull'impegno 7) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a definire un piano industriale nazionale per una transizione giusta e una maggiore competitività del settore automobilistico, in coerenza con gli strumenti già attivati dal Governo”.

Sull'impegno 8) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare le opportune iniziative affinché siano garantite le risorse necessarie per la realizzazione dei progetti della filiera industriale delle batterie per veicoli elettrici”.

Sugli impegni 9) e 10) il parere è contrario.

Sull'impegno 11) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “nell'ambito dell'individuazione, tra i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, dei 14 miliardi di euro da destinare a interventi volti a mitigare gli effetti negativi derivanti dai dazi imposti dagli Stati Uniti, a confermare che l'eventuale rimodulazione delle risorse avvenga, ove possibile, nel pieno rispetto della clausola del 40 per cento a favore del Mezzogiorno, al fine di garantire la priorità trasversale della questione sociale e assicurare che il Sud continui a beneficiare delle risorse ad esso destinate”.

Sull'impegno 12) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a sostenere le necessarie iniziative affinché in sede unionale siano adottate misure concrete e coordinate tra gli Stati membri, anche attraverso strumenti già esistenti, a sostegno delle famiglie per contrastare l'aumento generalizzato del costo della vita e la perdita del potere di acquisto, con particolare attenzione alle fasce più vulnerabili della popolazione”.

Sull'impegno 13) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare con particolare attenzione le conseguenze dei dazi sul settore agroalimentare italiano, in particolare sulle principali eccellenze del made in Italy, e ad adottare le iniziative necessarie di competenza per rafforzare gli strumenti già attivi a sostegno dei comparti interessati, anche attraverso fondi dedicati, linee di garanzia, prestiti industriali, incentivi all'internazionalizzazione e misure di riorientamento produttivo”.

Sull'impegno 14) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a porre in essere iniziative di competenza volte a prevenire i rischi di imitazione e contraffazione dei prodotti italiani attraverso, in particolare, la promozione del riconoscimento dei prodotti DOP e IGP, anche mediante le disposizioni contenute negli accordi di libero scambio dell'Unione europea, la promozione di campagne e iniziative di sensibilizzazione dei consumatori affinché siano in grado di riconoscere immediatamente un prodotto autentico da uno contraffatto, la promozione dell'innovazione tecnologica con particolare attenzione all'implementazione dei sistemi adeguati di etichettatura e tracciabilità”.

Con riferimento alle premesse della mozione Richetti ed altri n. 1-00464, si esprime parere contrario, ad eccezione dei punti 1) e 14), sui quali si esprime parere favorevole.

Con riferimento agli impegni, il parere è favorevole sull'impegno 1).

Sull'impegno 2) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a prevedere misure di sostegno dedicate alle imprese italiane maggiormente esposte all'incertezza dei mercati internazionali, con particolare attenzione alle piccole e medie imprese nei settori agroalimentare, meccanico e manifatturiero di alta qualità, attraverso il ricorso agli strumenti di ICE, Simest, SACE e Invitalia, nonché a prevedere, se necessario, ulteriori strumenti di supporto per le filiere italiane più vulnerabili alle distorsioni dei mercati internazionali”.

Sull'impegno 3) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a sostenere, nell'ambito dell'azione europea, la promozione di un'intesa con gli Stati Uniti, finalizzata a ridurre le barriere tariffarie e regolatorie e a costruire standard comuni nei settori a più elevata intensità di lavoro qualificato e ad alto valore aggiunto, anche valutando di agevolare la definizione di una politica industriale europea moderna e orientata all'innovazione, che rafforzi la competitività del sistema produttivo italiano ed europeo nei settori strategici, garantendo un equilibrio tra autonomia e apertura al commercio globale”.

Sull'impegno 4) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a promuovere, d'intesa con le organizzazioni di categoria e le regioni, un piano straordinario per il rilancio dei settori strategici italiani sui mercati internazionali”.

Sull'impegno 5) il parere è favorevole.

Sugli impegni 6), 7), 8) e 9) il parere è contrario.

Sull'impegno 10) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a promuovere in sede europea la conclusione di ulteriori accordi commerciali internazionali al fine di diversificare e ampliare i mercati di sbocco dei prodotti del made in Italy”.

Con riferimento alla mozione Grimaldi ed altri n. 1-00469, sulle premesse si esprime parere contrario.

Con riferimento agli impegni, sull'impegno 1) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a sostenere un negoziato europeo finalizzato alla progressiva riduzione delle misure tariffarie all'importazione dai Paesi UE da parte dell'amministrazione statunitense”.

Sull'impegno 2) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a predisporre un piano straordinario di sostegno dei settori dell'economia italiana maggiormente esposti agli effetti derivanti dalle attuali tensioni commerciali internazionali”.

Sull'impegno 3) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a promuovere in tutte le sedi internazionali una diversa globalizzazione basata su accordi di cooperazione fondati sulla piena apertura degli scambi commerciali e finanziari con quei Paesi che aderiscono a determinati standard di tutela sociale, sanitaria, ambientale e del lavoro”.

Sull'impegno 4) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a favorire una globalizzazione che tenda a promuovere gli standard sociali e del lavoro nei Paesi che scelgono politiche di apertura verso l'estero”.

Sugli impegni 5), 6) e 7) il parere è contrario.

Con riferimento alla mozione De Luca ed altri n. 1-00470, sulle premesse si esprime parere contrario, ad eccezione dei punti 6), 8), 16), 18), 21), 23) e 24), per i quali si esprime parere favorevole. Per quanto riguarda gli impegni, sull'impegno 1) il parere è favorevole, con la seguente riformulazione: “a definire una strategia nazionale a supporto delle imprese, coinvolgendo le parti sociali, le associazioni di impresa, le istituzioni territoriali, assicurando il dialogo parlamentare”.

Sull'impegno 2) il parere è favorevole, con la seguente riformulazione: “a sostenere una risposta europea unitaria alle politiche commerciali dell'amministrazione Trump, nel quadro di un dialogo costruttivo tra Unione europea e Stati Uniti, finalizzato alla progressiva riduzione delle barriere tariffarie”. Sull'impegno 3) il parere è favorevole, con la seguente riformulazione: “a promuovere una politica commerciale europea volta alla diversificazione dei mercati di sbocco, anche accelerando la ratifica di nuovi accordi commerciali di libero scambio”.

Sull'impegno 4) il parere è favorevole, con la seguente riformulazione: “a valutare ulteriori iniziative volte a: migliorare l'efficacia degli strumenti di sostegno all'accesso al credito, anche mediante interventi di semplificazione; ottimizzare gli strumenti esistenti in materia di ammortizzatori sociali; rafforzare le misure a sostegno dell'internazionalizzazione e della competitività delle imprese; promuovere un quadro normativo che faciliti lo sviluppo delle fonti rinnovabili e assicuri l'approvvigionamento energetico nel lungo periodo”. Abbiamo finito, Presidente.

PRESIDENTE. Prima di passare alle dichiarazioni di voto, ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, sulle mozioni, l'onorevole Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Presidente, grazie, sull'ordine dei lavori perché siamo curiosi di sapere cosa stiamo a fare in questo Parlamento, perché una mozione che viene rimandata ad oggi e oggi era il termine ultimo per i dazi… Poi dopo sono stati rinviati ad agosto, ma saremmo già stati fuori tempo massimo. Veniamo qui, presentiamo delle mozioni, la maggioranza non riesce a sintetizzare neanche un testo da presentare al Parlamento e cosa fa? Riscrive sostanzialmente le mozioni delle opposizioni.

Ma il rispetto del nostro ruolo e di quest'Aula dov'è (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

Allora, guardi, elenco un po' di fatti da 5 o 6 mesi a questa parte. Rimpatriamo un violentatore di bambini e lo riportiamo in Libia con l'aereo di Stato: la Meloni non viene in Aula. Non viene in Aula! Facciamo un piano da 800 miliardi di euro in Europa: non facciamo una votazione qui, facciamo una mozione dopo, ma la maggioranza fa una mozione dove non pronuncia la parola ReArm. Abbiamo le nostre proposte di legge sulla riduzione dell'orario di lavoro, sul salario minimo: vengono affossate in quest'Aula, vengono riscritte dal Governo. La scorsa settimana facciamo una proposta di legge sulla sanità: tutti emendamenti soppressivi e non si entra mai nel merito. La scorsa settimana facciamo un'audizione sulla situazione drammatica che c'è nel mondo: vengono Tajani e Crosetto un'oretta, dalle 8,30 alle 9,30, prima dell'Aula, senza neanche la possibilità a tutti i gruppi di fare un intervento.

Ma cosa stiamo a fare qui (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Allora, non avete rispetto; le cose che vi inventate sono: “non veniamo neanche il venerdì”, così Sottosegretari e Ministri se ne possono stare a casa il venerdì, non vengono neanche in Parlamento per le interpellanze. Allora veniamo qui e lo sapete che cosa facciamo? L'istituzione della Giornata nazionale della bresaola americana, facciamo questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e in questo contesto parliamo della politica dei dazi, perché, se la nostra politica sui dazi è affidata a Lollobrigida… visto che Tajani lo ha dichiarato: “signori, noi non serviamo a niente”. Su un tema che riguarda centinaia di migliaia di lavoratori, decine di migliaia di imprese, Tajani ha dichiarato che il Parlamento non serve a nulla. E allora io dico: cosa stiamo a fare? Perché abbiamo Lollobrigida, abbiamo Tajani, la cui giustificazione qual è? La sfortuna! Ahimè, è il Ministro più sfortunato della storia e, quindi, purtroppo, non lo so, facciamo degli scongiuri, facciamo un vaticinio, non lo so. Cosa stiamo a fare qui dentro? Allora, il rispetto che dovete a questo Parlamento è sacro e, quando dite nella vostra schifosissima propaganda, “ah avete paura delle autocrazie, dobbiamo difenderci dalle autocrazie”, io temo che vi dobbiate guardare allo specchio, quando parlate di autocrazie, perché è lì che ci state portando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare la deputata Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Ditelo chiaro se il Parlamento per voi è diventato un fastidio, se vi scomoda troppo venire in quest'Aula e presentare una mozione che riguarda un tema così importante come quello dell'applicazione dei dazi sull'economia del nostro Paese, sullo sviluppo e la competitività delle nostre produzioni italiane ed europee. Su un tema come questo - e lo dico senza offesa, con grandissimo rispetto nei confronti della Sottosegretaria presente - ci si sarebbe aspettati una mozione di maggioranza e, come minimo, la presenza di uno dei Ministri coinvolti, il Ministro degli Affari esteri Tajani, il Ministro dell'Agricoltura Lollobrigida, il Ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso; invece questi Ministri non si fanno vedere, ma soprattutto non fanno vedere quali sono le loro posizioni, le loro soluzioni da mettere in campo rispetto ad un tema che rischia davvero di distruggere il lavoro che il nostro Paese, le nostre imprese hanno costruito in decenni per posizionare il nostro made in Italy nel mondo e negli Stati Uniti, ma soprattutto per costruire il benessere nel nostro sistema produttivo in termini di occupazione, di sviluppo dei nostri territori.

E dove sono finiti i cappellini, gli striscioni che voi avevate messo in ogni dove, in ogni trasmissione televisiva celebrando la vittoria di Trump? Dov'è finito il ponte che Giorgia Meloni e che la vostra maggioranza avrebbe dovuto costruire per portare l'Italia e l'Europa verso grandissime praterie di sviluppo?

Oggi, a poche ore dallo scadere del termine del periodo di sospensione dei dazi che ha messo Trump, dazi che non sono piovuti dal cielo, ma che vengono da una decisione ben precisa, dal vostro leader sovranista Trump, noi ci troviamo a sperare… e lo dicono tutti gli articoli usciti sulla stampa, di tutte le organizzazioni di categoria, di rappresentanza; quelli che si rimboccano le maniche e sono addirittura stati insultati qualche mese fa dal Vicepresidente degli Stati Uniti, chiamandoli “scrocconi”, queste persone che hanno costruito e costruiscono la ricchezza del Paese, definite “scrocconi”, si devono trovare a pensare e a sperare che Trump non si alzi con il piede sbagliato nelle prossime ore, che non riceva magari la chiamata di qualche speculatore finanziario che, per interesse, come è successo purtroppo in questi mesi, potrebbe avere un impatto sulla scelta o meno di aumentare questi dazi, cambiando le carte in tavola. Insomma, le nostre aziende sono da mesi sulle montagne russe e per voi tutto questo va bene; siamo nell'indifferenza più totale non soltanto in quest'Aula, ma anche rispetto alle misure che non siete in grado di prospettare alle nostre aziende. Quindi voi trattate i dazi come neanche il più tragico Fantozzi sarebbe in grado di fare, perché noi ci troviamo ad assistere a frasi per cui il 10 per cento dovrebbe essere una situazione ottimale. Il 10 per cento va benissimo: “com'è buono lei, signor Trump, Presidente Trump, nel metterci soltanto il 10 per cento, non il 17, il 25, il 50”. Stiamo giocando alla tombola, ai numeri per capire che cosa dovranno aspettarsi le nostre aziende.

Noi siamo da mesi sulle montagne russe perché, se guardiamo a quello che è avvenuto, noi vediamo che da marzo di quest'anno sono stati messi dazi del 25 per cento su acciaio, alluminio, e anche su quei prodotti che contengono l'acciaio e l'alluminio; poi, a giugno, alzati al 50 per cento; ad aprile il 25 per cento sul settore dell'automotive. La vostra preoccupazione rispetto a questi settori dovrebbe essere quella di mettere in sicurezza quell'effetto domino, quell'effetto a catena che questi dazi possono portare nel settore della componentistica e in quei settori che, rispetto alle politiche demenziali di Trump, potrebbero avere quegli effetti moltiplicatori negativi che le rappresentanze del mondo delle imprese vi hanno sottoposto in queste ore e che voi, evidentemente, non state ascoltando.

Con tutti i soldi che avete messo nell'aumentare gli staff dei Ministeri, magari mettete qualcuno in grado di leggere queste previsioni e questi trend, che hanno tutti il segno meno; evidentemente voi da soli non siete in grado di farlo, perché non lo fate, non fate le analisi e non cercate nemmeno le soluzioni; perché nemmeno rispetto alle mozioni e alle proposte che vi hanno fatto le opposizioni siete in grado di accettare le proposte messe sul tavolo. Nelle vostre riformulazioni voi togliete alle mozioni ed è il motivo per cui Italia Viva non accetterà la riformulazione che avete proposto alla nostra mozione, perché non siete in grado nemmeno di accettare delle proposte da mettere in campo.

I dazi al 10 per cento, come ha ricordato il presidente di Confindustria Orsini, hanno però un tanto di più e un tanto di male nascosto dietro di sé: perché 10 per cento significa 23 e mezzo per cento. Quindi, un prodotto che veniva venduto a 100 negli Stati Uniti, viene venduto a 123. Su tanti prodotti, che non sono sicuramente tutti in fascia lusso, in fascia premium, questo comporterà un effetto a catena dannosissimo e un effetto a catena dannosissimo qui, sui posti di lavoro.

Il rischio di quei dazi al 10 per cento - non voglio nemmeno pensare a ipotesi di sviluppo ulteriori rispetto al 10 per cento - è che già comporteranno, in termini complessivi e in termini medi sulle nostre filiere, la perdita di 118.000 posti di lavoro; 20 miliardi di export messi in crisi perché Trump, il vostro punto di riferimento nel mondo sovranista, ha deciso di sconquassare il mondo, di portare instabilità e di non consentire alle nostre imprese di mettere in campo, con la giusta serenità, strategie di sviluppo e contrattazioni.

Quali sono però gli altri rischi che voi, non avendo scritto nemmeno uno straccio di mozione, non avete calcolato e che probabilmente non immaginate nemmeno? Perché voi siete quelli che rincorrono i fenomeni, senza pensare minimamente a intercettarli e a risolverli prima. Tutte le statistiche, tutte le indagini, tutte le cose che vi stanno dicendo le imprese - perché le imprese, purtroppo e per fortuna, il mondo lo vivono nella loro competizione internazionale - tutto questo porterà effetti diretti dal punto di vista economico, e tanti altri problemi e tanti altri rischi: calo delle produzioni e, quindi, meno posti di lavoro nel nostro Paese per le nostre imprese; rischio di delocalizzazioni per aggirare i dazi; rischio dell'aumento del 15 per cento di quell'italian sounding di cui vi siete riempiti la bocca nell'agroalimentare e nella moda che però non tutelate perché non mettete in campo nessuna misura.

Il principio di reciprocità: anche qui, sarete voi, con la vostra alleanza, con il vostro ponte con Trump, ad aprire la strada a tutti quei prodotti - cinesi, turchi, tunisini - che aumenteranno la loro presenza (pensiamo all'olio) e contro i quali avete raccontato in questi anni di diventare i paladini nel mondo. Per quanto riguarda il principio di reciprocità, nella nostra mozione vi abbiamo chiesto di battervi per una trattativa ben fatta, affinché all'interno dell'Unione europea si possa scegliere un negoziatore: una persona, ad esempio, come Mario Draghi, in grado di portare avanti una trattativa degna, decente e stabile con gli Stati Uniti proprio per evitare tutti questi fenomeni, diretti e indiretti.

Avete rassicurato, in queste settimane, in questi mesi, che avreste potenziato nuovi mercati. Quali? Dove? Quando? Perché il problema delle nostre aziende ve l'hanno detto subito, ve l'hanno detto a marzo, nel momento in cui questi dazi sono entrati in vigore: le aziende vi hanno chiesto di togliere burocrazia; vi hanno chiesto di avere delle risorse immediate, non lasciate al Piano nazionale di ripresa e resilienza. Voi, anche ascoltando le interviste che avete fatto in queste ore, proponete alle aziende: vi daremo delle risorse legate alla rimodulazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ma queste risorse come agiscono sulla crisi di liquidità delle aziende? Come agiscono, per esempio, sulla riduzione dei costi di produzione, a partire da quelli energetici? Come agiscono queste vostre promesse, ad esempio, su quelle semplificazioni necessarie che non devono essere fatte solo a livello comunitario, ma anche a livello nazionale? Voi vi siete beati del fatto che darete alle aziende i 5 miliardi non spesi di Transizione 5.0.

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Ma dopo 3 anni di Governo, non avere speso 5 miliardi in Transizione 5.0 significa non avere presente cosa serve alle aziende. Quindi, concludo dicendo che il nostro voto non può che essere favorevole alla mozione che abbiamo presentato, perché, quantomeno, le aziende, le imprese e i bisogni dei nostri cittadini, che saranno i primi a pagare questa vostra inefficienza, noi li abbiamo molto presenti, voi sicuramente no (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Presidente, colleghe e colleghi, c'è chi ha parlato di un'operazione di ingegneria inversa della globalizzazione, c'è chi dice che gli Stati Uniti vogliano semplicemente ridare spazio alla produzione industriale interna.

La verità, secondo noi, è molto più semplice, più chiara: il neo-protezionismo è l'estremo tentativo di sanare l'esposizione debitoria degli Stati Uniti verso l'estero. Una crisi che va avanti dal crollo dell'Unione Sovietica - sì -, dall'inizio di quella globalizzazione deregolata che proprio gli Stati Uniti hanno teorizzato e promosso; una crisi a cui Trump pensa di rimediare con una strategia. Noi l'abbiamo definita la strategia del cosiddetto friendshoring: atlantismo o morte; nessuna pietà per i BRICS, cioè tutti quei Paesi che sono rei di politiche anti-americane. E minaccia ulteriori dazi del 10 per cento a chiunque soltanto si avvicini a loro. Lula fa sommessamente notare, da capo di Stato di una delle più grandi Nazioni del mondo, che si tratta appunto di Nazioni sovrane, che non vogliono un imperatore e hanno chiuso con l'imperialismo e il colonialismo da tempo.

Dopo le letterine indirizzate agli ex alleati - perché ci sono anche quelli, come il Giappone e la Corea del Sud - vengono colpiti il Laos, il Sudafrica, poi la Tunisia, la Bosnia, l'Indonesia, la Serbia, il Bangladesh, la Thailandia e la Cambogia: dazi pesantissimi dal 1° agosto.

Con i creditori occidentali, che definisce invece “amici”, Trump si finge magnanimo, ma la verità è un'altra: continua a intrattenere affari, ma - attenzione - solo alle sue condizioni. Finisce insomma la storia degli Stati Uniti come alfieri del libero commercio internazionale, della cosiddetta globalizzazione delle catene del valore. L'Europa è di fatto appesa agli umori del sovrano mondiale. Si lavora a un accordo quadro con un dazio base del 10 per cento, ma in fondo tutto dipende dalla volontà del Presidente.

E alla fine i casi sono due: accettare i dazi unilaterali o esporsi all'imprevedibilità del caro amico Trump. Già, forse ai Paesi europei non giungeranno le letterine intimidatorie, ma l'alternativa sembra una sola: guerra commerciale o capitolazione. L'Italia ha già scelto la resa incondizionata. Siamo di fronte a un'offensiva violenta dell'amministrazione Trump e Giorgia Meloni fa - come si può dire - l'amica in barile. La geografia del commercio internazionale potrebbe cambiare radicalmente: i dazi impatteranno sui consumi, sulle imprese, sull'export, sull'occupazione.

Certo, nessuno vuole un'escalation della guerra commerciale, avrebbe effetti recessivi di aumento dell'inflazione, ma all'Europa e all'Italia non conviene neanche la subalternità al disegno di Trump. Quattro anni fa, 140 Stati firmarono l'accordo per l'introduzione di una global minimum tax; oggi, gli stessi Stati Uniti, che avevano giudicato e guidato anche questa iniziativa, ne decretano la fine. Il 28 giugno, il G7 si è piegato alle richieste di Trump, appunto quelle di escludere le imprese statunitensi dalla tassazione minima del 15 per cento, perfino per i redditi prodotti all'estero. E che cos'è il G7 - lo chiedo al nostro Paese -, escluso il Giappone, se non l'Europa stessa?

L'Europa ha abdicato all'ambizione di tassare i colossi americani del digitale e gli Stati Uniti minacciano ritorsioni se reintrodurrà la digital tax. Ci siamo, di fatto, privati dell'unico strumento di pressione fiscale, proprio quando la prima contromossa mirata sui dazi poteva essere esattamente sui servizi digitali e finanziari statunitensi, verso quelle big tech che mettono in pericolo anche le nostre democrazie. L'Europa deve ritrovare se stessa, si dice, ora o mai più. Per alcuni opinionisti liberali, l'Occidente è ancora adesso sinonimo di cultura, diritti, sinonimo di supremazia del diritto internazionale. Bisogna, invece, prendere atto che tutto questo, già da tempo ferito, oggi è morto e sepolto, ucciso nel genocidio di Gaza, nei doppi standard applicati a feroci aggressori considerati nemici o amici, a criminali internazionali senza scrupoli, un immenso fallimento morale prima che politico.

Ma è morto e sepolto anche nella tirannia di una visione reazionaria, quella di chi legge l'Occidente solo con la lente dell'atlantismo e della subalternità agli Stati Uniti d'America. Oggi il volto rapace di Trump mostra, in sostanza, che altro Occidente non esiste: è una chimera del passato, se mai è stata davvero presente e, quindi, non c'è alcun Occidente. Chissà, forse è meglio così o, forse, potrebbe servire a tutti noi per toglierci quella spocchia di guardare tutto dall'alto, come se ci fosse una vera supremazia, ma il punto è sapere chi siamo noi, chi siamo noi europei, quel modello basato sull'esportazione e sulla restrizione della domanda interna per noi non ha futuro ed è già il fallimento dell'Europa che fu.

Con l'austerità ha eroso i sistemi di welfare, peggiorato le condizioni di vita di milioni e milioni di persone, soprattutto la classe lavoratrice europea. È ora, per noi, di muoversi in direzione opposta, con politiche comuni espansive, investimenti su infrastrutture, conoscenza, salute e beni comuni, politiche industriali non di economia di guerra, ma di conversione ecologica e di transizione al digitale, la piena e buona occupazione nella transizione ecologica, misure per aumentare i salari, indipendenza energetica grazie al Green Deal. Già, perché se guardassimo un po' i dati della realtà, dal 2019 ad oggi, le fonti rinnovabili hanno permesso di fare grandi salti in avanti, hanno permesso di fare piena e buona occupazione, hanno evitato importazioni di combustibili fossili per 59 miliardi.

E Trump, invece, che cosa fa? Usa esattamente i dazi, contro l'Europa, per opporsi a tutto questo. Vuole lo smantellamento del Green Deal e Urso è lì che fa la cheerleader al suo fianco. Trump vuole una cosa semplice: venderci il suo gas per ridurre lo sbilancio commerciale. Insomma vuole, attraverso quelle acquisizioni, quelle vendite di gas e armi, pagare, con le nostre tasse, il loro debito - è tutto molto più semplice - e impedire all'Europa di costruire la propria indipendenza energetica e nuove, magari, catene del valore più sostenibili.

Lo diciamo allora così, c'è una terza opzione: lottare per i social standard. Dobbiamo limitare i commerci con i Paesi che competono al ribasso sui salari, sulle condizioni di lavoro, sul fisco, sulla tutela ambientale e sanitaria. Allora dobbiamo dirla così, dobbiamo fare l'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), decidere chi vogliamo essere noi. Noi vogliamo dire ai nostri figli: “c'eravamo tanto armati”? Voi pensate davvero che questa economia di guerra, che ci porterà a investire 100 miliardi, non abbia un costo? Dove le prenderemo quelle risorse? Iniziate a dirlo, qua, in questo Parlamento: quali scuole volete chiudere? Quali ospedali volete ridurre? Quali prestazioni volete togliere a questo Paese? Diteci se volete, invece, cambiare con noi la situazione italiana che vede salari da fame. Tutta l'Europa ci guarda e vede una cosa semplice: noi siamo l'unico Paese in cui i salari non sono aumentati, in cui siamo ancora dipendenti dall'era fossile, siamo dipendenti da una politica energetica scelta da una multinazionale che dovrebbe essere partecipata dal nostro Paese. Ve lo chiediamo allora: siamo noi a partecipare all'ENI o è l'ENI a partecipare alle nostre politiche energetiche?

E allora ve lo chiediamo: dove siete finiti patrioti? Davanti a Trump a baciare la pantofola, a comprare armi e gas liquido! Vi chiediamo di alzare la testa, di togliervi quel cappellino di MAGA, di fare gli italiani, di fare gli europei, di produrre qui e di pagare le tasse dove ci sono i profitti: pay in Italy, pay in Europe (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.

FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Vorrei rimanere sul tema di questa mozione, che concerne iniziative volte a salvaguardare il sistema produttivo nazionale, in relazione alla prospettata applicazione dei dazi da parte degli Stati Uniti. Vorrei rimanere sul tema, perché la discussione delle mozioni è rimasta sostanzialmente l'unica occasione di confronto politico che quest'Aula offre e l'unica occasione in cui discutere degli intendimenti della maggioranza e del Governo e, ovviamente, di quelli dell'opposizione che hanno delle opinioni differenti.

Oggi, in questa discussione, ci sono tre grandi assenti: il primo, è la mozione di maggioranza. La maggioranza ha rinunciato a dire e a dirci quali sono gli intendimenti su un tema così importante. Su una priorità così importante, che sta investendo il nostro sistema produttivo, non si esprime. Siamo diventati sempre più passacarte del Governo e oggi, ancora di più, lo vogliamo ammettere, manco facendo una mozione di maggioranza che espliciti all'Aula qual è l'opinione di questa maggioranza di Governo rispetto a quello che sta accadendo.

C'è un secondo grande assente, che è il Ministro Urso. Ringrazio la Sottosegretaria Bergamotto che ci mette sempre la faccia in Aula, ma ci sono delle discussioni, su temi così importanti, che richiedono anche la presenza di un Ministro, che noi immaginiamo con le braccia incrociate che guarda i cantieri, perché non lo vediamo qui mai, a fare politica industriale, a parlare di politica industriale, a rispondere anche a quelle che sono le esigenze di un Parlamento che vuole discutere e che non lo sta facendo in maniera oppositiva od ostacolante, ma lo fa nell'interesse della collettività di fronte a quello che sta accadendo.

Il terzo assente, sono le politiche industriali. Ringrazio per alcune riformulazioni e alcuni accoglimenti degli impegni, ma non avete accolto tutto quello che riguarda la politica industriale di questo Paese, che è la grande assente in questi tre anni di Governo, che è la grande assente in questa grande partita.

Perché i dazi arrivano, portano incertezza, ma sicuramente si sommano a una grave situazione economica del nostro Paese, una situazione che si sta aggravando in questi ultimi anni, una situazione che riguarda la capacità di essere competitive delle nostre imprese, la capacità di stare sul mercato, la capacità di essere in concorrenza non solo con i grandi player del mondo ma soprattutto con i partner europei. Allora, noi avremmo voluto leggere la mozione di maggioranza per comprendere chi ha ragione tra le tante opinioni che abbiamo letto in questi giorni, perché la Meloni ha detto: sono abbastanza d'accordo sul 10 per cento, che non sarebbe particolarmente impattante per le imprese. Peccato che è stata smentita dalle imprese stesse, che hanno, invece, portato grande preoccupazione rispetto a quel 10 per cento, che è un ulteriore danno rispetto a quello che sta accadendo nel sistema.

Tajani ha detto che il 10 per cento è sopportabile, ma i dati che ci sono stati forniti dicono che, invece, rischiamo di lasciare a casa molti dipendenti di questo Paese, ma soprattutto che tante aziende rischiano di chiudere a causa di questi dazi. Poi c'è stato addirittura Salvini, che avremmo voluto leggere nella mozione di maggioranza, che ha detto che la politica dei dazi può essere un'opportunità di crescita per le nostre imprese. Non ho ancora trovato un'impresa che la pensa così, ma sicuramente Salvini gira più di me.

Di fronte a questa mancanza della mozione, c'è un tema che forse solo Giorgetti ha compreso, che è quello dell'incertezza. Al di là che sia 10 per cento, 5 per cento o 20 per cento, abbiamo a che fare con un Presidente che non sappiamo cosa fa il minuto prima, figuriamoci un giorno o due settimane prima. Ma di fronte a questo, l'incertezza che ha provocato sui mercati in questi mesi - annunciare i dazi, toglierli, sospenderli - è qualcosa che si è già rivelato un danno economico per le nostre imprese, perché ci sono degli ordini, soprattutto nei settori industriali, che viaggiano di anno in anno e se non si sa, l'anno prossimo quando si acquisterà quel macchinario o quel materiale, quanto sarà il dazio si bloccano completamente gli ordini da parte degli Stati Uniti e le esportazioni già adesso senza l'incertezza. Fino ad oggi c'è solo una categoria che ha guadagnato da questa guerra dei dazi e da questa incertezza e sono gli amici di Trump e gli speculatori e lui ha avuto anche modo di vantarsi di aver fatto fare i soldi ad alcuni dei suoi amici e ad alcuni degli investitori nella sua campagna elettorale. C'è qualcuno che, di fronte alle Borse che crollavano, stava speculando e stava investendo e chi ha investito nelle Borse non è sicuramente la classe media del mondo, né gli imprenditori che lavorano e producono tutti i giorni.

Allora noi chiedevamo poche cose. Abbiamo portato una proposta: intanto quella di ribadire, tutti insieme, che la risposta deve essere una risposta unitaria dell'Europa. Oggi serve un'Europa più forte perché, di fronte alle divisioni, di fronte alle gelosie, di fronte anche al muoversi in autonomia, è tutto un vantaggio per Trump, che colpisce le debolezze dell'Europa e sa di avere una fase di trattative in più. Allora, basta con le fughe in avanti dei Premier che singolarmente vogliono trattare, sapendo che, invece, a trattare deve essere l'Europa con un chiaro segnale di unità da parte di tutti i Paesi, che mandino una voce chiara e forte di risposta a questi dazi.

La seconda: immaginare, in una politica industriale vera, degli aiuti alle imprese più colpite, degli aiuti a quelle filiere che sappiamo verranno colpite e penso all'agroalimentare - e l'abbiamo detto - ma penso ai settori industriali, alla base della nostra economia, che saranno sicuramente duramente colpiti da questi dazi. In tutto ciò vi abbiamo semplicemente chiesto di applicare una politica industriale. Oggi abbiamo due elementi che ci caratterizzano per la mancata competitività delle aziende. Quando produciamo qualsiasi cosa abbiamo un fardello, che è il costo dell'energia, che oggi colpisce le nostre imprese e le rende già anti-competitive in partenza e su questo due sono gli aspetti che vi chiediamo di seguire, cioè lo sdoppiamento del costo energetico da quello del gas, che è una priorità che va fatta, che hanno dimostrato - soprattutto in Francia - che si può fare e che permetterebbe già oggi di avere un prezzo calmierato per l'energia delle aziende e, di conseguenza, dare una risposta immediata a chi oggi ha un gap differenziale e poi investire in tecnologia e in competitività. C'era uno strumento che funzionava benissimo: si chiamava Industria 4.0. È stato smantellato anno dopo anno. Oggi noi abbiamo tanti soldi che sono appostati in una misura che si chiama Transizione 5.0: oltre 5 miliardi di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza che non vengono spesi. Siamo alla quarta interrogazione in Commissione per chiedervi conto di questo e ogni volta avete detto: non ci sono problemi, adesso li spenderemo.

Oggi scopriamo che finalmente vi siete resi conto che quello strumento non è efficace, che le aziende non riescono a parteciparvi e che, piuttosto che buttar via quei soldi, li diamo in un altro modo alle aziende ma non otteniamo quell'obiettivo, che era quello di farle investire per essere più competitive e più moderne nel sistema dell'impresa europea e non avete mai voluto retrocedere a uno strumento che esisteva, che poteva essere utilizzato e che quei soldi li avrebbe spesi non in sei mesi ma in meno, perché gli imprenditori non vedono l'ora di avere quei soldi a disposizione se lo strumento è uno strumento semplice ed efficace che gli permetta di fare nuovi acquisti e di avere nuovi macchinari che consumano meno ma che sono più produttivi e più efficaci.

Poi c'è il tema più lungo di guardare ai nuovi mercati, di lavorare non solo con gli Stati Uniti per trovare un accordo, ma di lavorare sugli accordi di libero scambio con il resto del mondo, un'opportunità che deve essere colta ma che, evidentemente, non può sostituire perché sarà molto più lunga di quelli che sono i tempi dei dazi che colpiranno il nostro Paese.

C'è un altro tema che manca in tutta la politica industriale di questo Paese ed è quello dell'automotive. Ancora oggi il Ministro Urso continua a dire che siamo vicini al milione di autovetture prodotte grazie a Stellantis, quando i dati ci dicono che siamo in un continuo calo di produttività nel nostro Paese. Su questo abbiamo fatto audizioni, incontri, commissioni, ma siamo molto lontani dall'invertire la rotta e se quegli strumenti possono esistere e se la volontà di Stellantis è quella di tornare davvero a investire nel nostro Paese siamo lontani dal vedere i risultati: dalla gigafactory, alle aziende e agli stabilimenti italiani, al rimettere i modelli che ha promesso in Italia, riportandoli, invece, da dove li ha spostati, a lavorare coi fornitori per tornare a lavorare in Italia invece che incentivarli ad andare all'estero.

C'è l'ultimo tema, che è quello di lavorare con l'Europa per rinegoziare la possibilità degli aiuti di Stato, che oggi diventano necessari per aiutare alcune filiere, che sono protagoniste della cerniera economica del nostro Paese e che vanno aiutate e incentivate. Chiudo solo con l'acciaio: lì stiamo facendo un grande disastro, rischiamo di rimanere fuori dall'Europa e fuori dal mondo competitivo e dietro l'acciaio c'è l'intera filiera produttiva di un Paese e non possiamo rischiare, con lungimiranti promesse di future tecnologie che oggi non esistono, di rinunciare, invece, a una politica industriale sull'acciaio. Per questi motivi noi voteremo, ovviamente, la nostra mozione ma non accetteremo le modifiche proposte (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Carfagna. Ne ha facoltà.

MARIA ROSARIA CARFAGNA (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Noi Moderati seguirà le indicazioni di voto espresse dalla Sottosegretaria in ordine alle mozioni presentate dalle opposizioni, per due ragioni. La prima è data dall'inconsistenza delle accuse che vengono mosse al Governo in ordine al tipo di azione da svolgere in Europa, perché i richiami che leggo in tutte le mozioni ad una strategia condivisa europea, ad una risposta comune europea, a non ostacolare le iniziative europee e a scongiurare divisioni tra i partner europei onestamente ci appaiono del tutto superflue e pleonastiche. Perché? Perché il Governo si è mosso, anche su sollecitazione dei moderati del centrodestra, esattamente in questa direzione, in totale condivisione con gli alleati e i partner europei, smentendo sin dall'inizio della difficile partita sui dazi chi lo rappresentava come un ostacolo, come un elemento di disturbo o addirittura come la quinta colonna dell'amministrazione americana in Europa.

Fa fede, in proposito, il trilaterale che si è tenuto a Palazzo Chigi lo scorso 18 maggio tra la Presidente del Consiglio italiano, la Presidente della Commissione europea e il Vice Presidente dell'amministrazione americana, un incontro che ha rappresentato una testimonianza innegabile del fatto che l'Italia ha operato come facilitatore del dialogo tra Europa e Stati Uniti, contraddicendo chi addirittura ipotizzava che avremmo potuto seguire le suggestioni di cedere a una trattativa bilaterale con l'amministrazione americana, cosa peraltro non prevista, vietata dalle attuali regole dell'Unione.

Stesso discorso vale per le sollecitazioni, che ho letto sulle mozioni dell'opposizione, ad agire per compensare i potenziali danni che soffrirebbero e che già soffrono in parte le nostre imprese.

Dico questo perché fin da subito, fin dagli inizi di aprile, il nostro Governo ha convocato un ciclo di incontri con Confindustria, con le piccole e medie imprese, con le parti sociali e con le associazioni di categoria. Sono state individuate possibili risorse - 14 miliardi di risorse dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e 11 miliardi dai Fondi di coesione -, è stato elaborato un piano d'azione per l'export italiano nei mercati extraeuropei ad alto potenziale, e non entro nel dettaglio delle singole misure perché tutti sappiamo che le contromisure a sostegno del nostro mondo economico e produttivo sono state individuate, studiate, approntate e sono assolutamente concrete.

Il secondo motivo per cui voteremo seguendo le indicazioni del Governo è la singolarità di un dibattito che si svolge nel pieno di una trattativa sui dazi, che non è gestita dall'Italia, ma è gestita dall'Europa, di cui non si conoscono ancora le possibili evoluzioni né tantomeno gli esiti. Le uniche cose chiare al momento sembrano soltanto due. La prima, come ha riassunto bene ieri, come ha affermato ieri il commissario europeo per l'economia, Dombrovskis, è che l'Europa sta lavorando ad una soluzione negoziata con gli Stati Uniti; questa è e rimane una sua priorità assoluta che, come Noi Moderati, ovviamente, condividiamo. Il Governo partecipa a pieno titolo a questo lavoro e partecipa a pieno titolo a questo lavoro in asse con gli alleati europei.

La seconda cosa, che al momento sembra chiara, in questo scenario pieno di incognite, è che gli Stati Uniti hanno esteso la scadenza del confronto dal 9 luglio al 1° agosto. Questo significa che ci sono ancora 20 giorni in più per raggiungere un risultato che possa limitare al massimo le penalizzazioni per tutti. Ecco perché ci sembra, davvero, poco produttivo discutere adesso di qualcosa che non si è ancora verificato, che non sappiamo se si verificherà, come si verificherà e in che misura si verificherà.

Discutere adesso di questo ci sembra un esercizio retorico, che non serve alle nostre imprese, non serve ai nostri lavoratori, non serve alle nostre famiglie e a tutta quella vasta platea che, in Italia e in Europa, teme un'escalation commerciale che naturalmente ci danneggerebbe moltissimo. Naturalmente siamo consapevoli dell'enormità della situazione che abbiamo davanti, della gravità della situazione che abbiamo davanti. Perché è evidente a tutti che in ballo, in gioco ci sono miliardi di euro di scambi commerciali in settori chiave per la nostra produzione - come l'automotive, l'agroalimentare, l'acciaio - con il rischio di un forte impatto sulle nostre produzioni e, quindi, sulle nostre imprese, sulla nostra occupazione e sulle famiglie italiane.

Peraltro, i dati che sono stati citati in molte delle mozioni presentate sono noti a tutti e sono al centro delle preoccupazioni di tutti, non soltanto delle forze di opposizione. Li conosciamo noi, li conosce il Governo e li conoscono naturalmente anche gli italiani, che sono coinvolti da questa partita.

Lo sforzo del Governo per tenere aperto il dialogo con gli Stati Uniti nasce esattamente da questa consapevolezza e dall'esigenza di scongiurare un'escalation commerciale. Se noi avessimo sposato la logica controproducente delle ritorsioni e delle reazioni muscolari che qualche esponente dell'opposizione suggeriva, oggi, non avremmo avuto una dilazione della trattativa, ma una sua chiusura definitiva con l'entrata in vigore di tariffe assolutamente insostenibili.

L'Europa, anche su sollecitazione italiana, ha detto “no” a questo schema, a questo modello - e credo che sia stata una scelta saggia e produttiva - e ha detto “no” non soltanto nel nome della cautela e della razionalità che si devono usare quando in gioco c'è il futuro e gli interessi dei cittadini, ma anche per la consapevolezza di avere ottime carte da giocare al tavolo delle trattative con gli Stati Uniti d'America.

Perché? Perché siamo alleati storici degli Stati Uniti, perché siamo un blocco continentale con quasi 500 milioni di abitanti, perché siamo una grande potenza economica e commerciale, la terza a livello globale dopo Stati Uniti e Cina, e perché abbiamo un mezzo di pagamento, una moneta, l'euro, che è il secondo mezzo di pagamento nei commerci planetari.

Stiamo attrezzando, poi, anche su sollecitazione degli Stati Uniti, un nuovo schema di difesa e di sicurezza, con nuove risorse, con nuovi mezzi e con nuovi investimenti. Come ha detto Ursula von der Leyen proprio ieri, questa forza conterà quando noi ci siederemo al tavolo delle trattative con gli Stati Uniti d'America, ma conterà soltanto se sapremo essere uniti. Ed è esattamente in questa direzione che il Governo italiano sta andando (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare), anche su sollecitazione di una forza politica come Noi Moderati.

Perché non ci stancheremo mai di dire che serve più integrazione europea, serve più integrazione europea oggi, non domani, e serve - anche qui non ci stancheremo mai di dirlo - abbattere quei dazi occulti che fanno più danni dei dazi di Trump. Penso alle tante barriere regolatorie, normative, ma anche ideologiche che l'Europa si è autoimposta negli anni e che sono una zavorra per la nostra competitività.

Così come serve tenere unito il fronte occidentale che, mai come in questa fase, appare a rischio. La tentazione dello strappo deve essere respinta, perché abbiamo una decennale storia di amicizia con gli Stati Uniti d'America, che precede di molto l'amministrazione Trump e andrà oltre l'amministrazione Trump, e va preservata, perché rappresenta un valore da tutelare nel tempo. Bisogna lavorare con tenacia in questa direzione, per evitare salti nel buio.

In conclusione, credo che l'opposizione dovrebbe riconoscere almeno due elementi di merito al Governo e alla maggioranza che lo sostiene. Prima sentivo appelli che andavano in questa direzione, ma diciamo che la mozione della maggioranza, se così si può dire, è nei fatti, nella pratica quotidiana con cui questo Governo sta gestendo questa difficile partita dei dazi americani. Allora, il primo elemento di merito da riconoscere è avere tenuto fermo il principio della solidarietà europea e aver lavorato per renderla più solida e più robusta. Il secondo è il risultato che è stato raggiunto da questa azione comune: la proroga al 1° agosto dell'entrata in vigore dei dazi americani che concede più tempo alla trattativa e, quindi, più speranze di successo.

Noi Moderati ha lavorato a questa linea, la condivide in pieno, in sintonia con le scelte dei moderati di tutta Europa e con la stessa determinazione lavorerà per aiutare l'Italia a superare questa crisi, consapevoli come siamo che l'Italia ha risorse, capacità e anche forza per farlo e per rilanciare un sistema Paese che vuole crescere, progredire e migliorare (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Appendino. Ne ha facoltà.

CHIARA APPENDINO (M5S). Presidente, abbiamo svegliato l'Aula, direi. Vede, sono mesi che la Presidente Meloni punta su due cose: sul suo presunto rapporto privilegiato con il Presidente americano di turno e sul dialogo sui dazi, sperando, in teoria, di ottenere qualcosa in cambio.

Ebbene, lo possiamo dire finalmente: è caduta la maschera. Non c'è nessun rapporto privilegiato e certamente non abbiamo ottenuto niente in cambio, perché non c'è alcun dialogo, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È stata una resa, una resa non solo di Meloni, ma dell'Italia. Com'è una resa quella che vediamo oggi, quella di una maggioranza che non è nemmeno capace di portare una proposta, una, sui dazi in Parlamento.

Allora, vede Presidente, se ne esce Tajani, oggi, testualmente con una scusa patetica: il Parlamento non è competente, la mozione è inutile perché se ne occupa l'Europa. Eh no, Ministro Tajani, troppo comodo. Per una volta - ma io dico: una volta! - il Ministro Tajani, questo Governo può occuparsi di difendere gli interessi degli italiani, anziché l'immobilismo di questa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Può occuparsi di difendere le nostre imprese, anziché l'incapacità di un Governo di proteggere le nostre imprese dai dazi?

Anche perché, Presidente, quando si tratta di aumentare gli stipendi dei Ministri in 24 ore, velocissimi! Quando si tratta di finanziare i grandi colossi delle armi, togliendo anche un po' di strumenti che garantiscono trasparenza, rapidissimi! Non solo: quando si tratta di provare a mettere una vergognosa tassa sui pedaggi, siete superveloci. Per fortuna che ci siamo noi, come opposizione, che vi abbiamo bloccato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché sarebbe stata l'ennesima indecente tassa sugli italiani.

E invece, quando c'è da alzare la voce per tutelare l'Italia e il made in Italy, vi eclissate. Silenzio, sparite. E così arriva una nuova proroga. E no, non c'è nessun sospiro di sollievo a fronte di questa proroga, perché vi do una notizia. Io non so se lo avete capito, ma voi state condannando il sistema produttivo alle ennesime settimane di incertezza e nell'incertezza l'impresa non sa cosa fare, non investe, perde fatturato, vive nell'ansia. Voi siete complici di questa incertezza che state nuovamente imponendo alle imprese. È anche inutile - è anche inutile! - perché io non so quando lo capirete, probabilmente sarà troppo tardi, ma Trump ha già vinto, anzi ha stravinto.

Ha imposto - ricordiamolo - di portare le spese al 5 per cento del PIL in armi e a beneficiarne non è che saranno le imprese soprattutto italiane o europee. No, saranno quelle imprese che ottengono gli appalti dalla NATO e sono circa il 60 per cento in termini di cifre. E cosa fa Meloni? Signorsì. È un diktat, altro che un negoziato. Non solo: Trump ha già vinto sulla global minimum tax. Le multinazionali americane sono felicissime e ringraziano: 100 miliardi in meno di tasse. Anche qui quando il G7 prende questa decisione come risponde Giorgia Meloni? Stesso copione: signorsì e via, ennesimo comando eseguito. Sono lontani i tempi di Giorgia Meloni - io non c'ero in quest'Aula - quando urlava: bisogna tassare i colossi del web. Urlava proprio forte, forte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Che convinzione! Ma per favore, manco vi vergognate dell'ennesima capovolta e capogiro che fate. No, tanto per voi le promesse non hanno valore.

Ma non è finita, perché Trump vince anche sul gas. Ci avete imposto, come Paese, di acquistare il gas liquido americano che costa molto di più. Bene, cosa significa? Significa bollette più care per le imprese, significa bollette più care per gli italiani. E qual è stata la risposta di Giorgia Meloni? Ormai lo sappiamo, stesso film: signorsì. Benissimo, così si difendono gli interessi degli italiani ed è questo essere patrioti? Allora a me è chiara una cosa: Trump fa gli interessi degli americani. Il problema è: ma chi fa gli interessi degli italiani? Sicuramente non Giorgia Meloni, che è pronta a chinare la testa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ora ci venite a dire dopo tutto questo che il Paese, l'Italia, e il Governo sono pronti a cedere ancora sui dazi? Allora, fateci capire. Prima Salvini minimizzava: i dazi erano un'opportunità. Poi è entrata in campo Meloni. Indimenticabile la sua missione: lei, la pontiera, va negli Stati Uniti per 0 per 0. Zero per 0, non dimentichiamolo. Zero dazi! Ora ci stiamo avviando ad un 10 a 0, che diventa addirittura 25 a 0 sull'automotive o forse 17 a 0 sull'agricoltura e voi venite qui e lo spacciate per un successo? Voi venite qui e dite che va bene? Voi venite qui col Ministro Giorgetti a dire che è un onorevole compromesso? Ma come potete passare questa cosa per un successo? Presidente, questa è una Caporetto. Abbiate il coraggio di dire la verità agli italiani: è una Caporetto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Siamo di fronte ad una Caporetto non per caso, ma perché questa Caporetto è frutto di un Governo di incapaci arrivati qui certamente non per merito. Presidente, incapaci come il Ministro Lollobrigida. Sa cosa ha proposto di fare sui dazi? Ha proposto di usare o fare la bresaola con la carne ormonata americana. Al Ministro ex cognato non è bastata la gaffe sul fermare i treni a piacimento, denunciare la pericolosità dell'acqua, auspicare cene ben organizzate perché così forse non ci sono le guerre o dichiarare che la siccità per fortuna ha colpito il Sud. No, viene anche qui con l'ennesima gaffe sui dazi. Allora, Presidente, una stupidaggine dopo l'altra, una gaffe dopo l'altra come i chiodi di Salvini, lo spread di Meloni, i voli di Stato di Nordio. Questo non è un Governo di Ministri, questo è un Governo di gaffeur ed incapaci (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Però sapete qual è il problema? Che il prezzo lo pagano gli italiani, lo pagano perché Meloni & company non hanno saputo proteggere gli italiani dell'inflazione, non hanno saputo gestire i flussi migratori: 250.000 sbarchi, un miliardo buttato all'aria per inutili centri in Albania (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Non siete neanche capaci di gestire il PNRR. A proposito di PNRR e di dazi, continuate a dire da mesi che volete usare il PNRR per aiutare le aziende. A parte che non è arrivato un euro alle imprese e son passati mesi, ma io mi chiedo: ma quanto pensate ancora di spolparlo questo PNRR? Non è un pozzo senza fondo o soprattutto un tappabuchi per coprire le vostre incapacità e le vostre incompetenze. Sono 209 miliardi che vi abbiamo lasciato in dote per modernizzare il Paese. Voi cosa state facendo? Trasformate gli asili in missili con un voto vergognoso in Europa che permette di usare il PNRR per le armi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e proponete di usare questi miliardi, che erano previsti per modernizzare le imprese, per i dazi, che sono, in realtà, finti annunci, perché quei soldi non riuscirete a darli in questo modo, anche perché li state sottraendo ad altro.

Allora, io dico, Presidente, almeno l'umiltà di ascoltare. Vi ripetiamo da mesi cosa serve. Serve un piano industriale serio, serve aprire dei nuovi mercati, serve un Energy Recovery Fund europeo per ridurre i costi delle bollette e per risparmiare in termini energetici e serve un fondo immediato, che serviva mesi fa, per aiutare le imprese che hanno già subìto danni importanti. Invece, il nulla. Lo abbiamo visto oggi: manco una proposta. Zero! Zero! Solo una cosa sentiamo: l'inutile fantasma, Ministro Urso, che continua a definire i dazi contenuti, sostenibili, ragionevoli.

Allora, io, a nome del gruppo, lo ripeto ancora qui una volta, unendoci alle voci di Confindustria, Farmindustria, Federacciai e di chiunque sappia in questo Paese cosa significhi fare impresa: vi diciamo che questi dazi sono una sciagura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Lo volete capire? Sono una sciagura: 20 miliardi che vanno in fumo, 118.000 posti di lavoro a rischio. Solo per dare qualche stima e qualche numero che non sono peraltro nostri. Questa sciagura la conosce bene chi, a differenza vostra, ad esempio, fa l'imprenditore e sa che una decisione presa migliaia di chilometri da qui potrebbe essere un qualcosa che manda a gambe all'aria la sua azienda. Lo sa un lavoratore che lavora in un'azienda, che magari produce un prodotto e sa che un dazio potrebbe essere un extra costo che fa sì che quel prodotto sia fuori mercato e lui potrebbe perdere il posto di lavoro. Come lo sanno i familiari di quel lavoratore che non dormono la notte, perché senza stipendio e con l'azienda in crisi non ci campano. Allora, noi con questa mozione scegliamo di stare dalla loro parte.

Chiudo con un appello, Presidente. Un appello: se non sapete proporre, ed è evidente che non siete in grado di farlo, se non sapete gestire, ed è evidente che non siete in grado di farlo, almeno abbiate l'umiltà di ascoltare le nostre proposte. Se non siete neanche in grado per orgoglio - perché l'orgoglio nazionale a difesa delle imprese proprio non l'abbiamo visto - e se non siete in grado di ascoltarci, allora alzate bandiera bianca. Alzate bandiera bianca e andatevene a casa, perché non è sostenibile che le imprese paghino il prezzo della vostra incompetenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Casasco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO CASASCO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, la posizione condivisa dal centrodestra sulla questione dazi è chiara sin dal primo momento, ribadita dal Presidente Meloni in più sedi, ivi compresa l'Assemblea generale di Confindustria del 27 maggio scorso, e dal Ministro e Vicepremier Tajani. Questa posizione è stata sostenuta come linea di Governo anche dal Ministro Urso nell'informativa urgente del 14 marzo sulle conseguenze dei dazi e sull'iniziativa a tutela delle imprese e dell'occupazione. Questa dichiarazione di intenti si esprime in sei obiettivi. In primis, unire e non dividere l'Atlantico. Questa è la posizione storica assunta oltre vent'anni fa dal Presidente Berlusconi. Non esistono due Occidenti, esiste un solo Occidente. Lo sviluppo economico e la posizione dello scacchiere internazionale dell'Italia e dell'Europa sono strettamente connessi con quella degli Stati Uniti. In secondo luogo, evitare di innescare una spirale di ritorsioni daziarie che possono alimentare una guerra commerciale dannosa per tutti e forse irreversibile. Come sottolineato dalla Banca centrale europea, le misure daziarie americane, così come inizialmente annunciate, avrebbero potuto avere un impatto negativo dello 0,3 per cento sulla crescita europea. Ma la stessa BCE chiarisce che le eventuali contromisure annunciate dalla Commissione avrebbero aggravato l'impatto negativo di almeno lo 0,5 per cento, innescando un'escalation difficile poi da fermare.

In terzo luogo: dimostrare, oggi più che mai, che l'Europa c'è e agisce in termini unitari. La missione della Presidente Giorgia Meloni a Washington, il 17 aprile, e il recente incontro con il Presidente americano non vanno interpretati in altro modo, se non come un contributo alla trattativa per portare il Presidente USA a rivedere e concepire diversamente i rapporti con gli alleati europei.

L'accresciuta credibilità internazionale dell'Italia e l'attivismo del nostro Governo sul mercato internazionale stanno dando i loro frutti. Dalle notizie delle ultime ore, possiamo dire che questa strategia è ancora valida, intanto, perché l'applicazione dei dazi, già deciso nei confronti dell'Europa, è stata ulteriormente posticipata al 1° agosto. Si tratta di un piccolo segnale positivo, nel senso che la trattativa è ancora in corso, anche se un risultato definitivo non è stato ancora raggiunto.

In quarto luogo: offrire il massimo sostegno alle nostre imprese. Il Governo ha operato in questi mesi a stretto contatto con i rappresentanti del sistema produttivo nazionale, con i quali si è registrata la massima sintonia. È in corso la riprogrammazione dei fondi PNRR di coesione e stiamo indirizzando in tal senso anche le risorse del Fondo sociale per il clima, per aggiungere 25 miliardi in più per le imprese. Il Governo si è fatto carico, inoltre, dell'esigenza di ridurre il divario competitivo per le imprese italiane legato ai maggiori costi dell'energia. Uno degli strumenti già disponibili per il disaccoppiamento dei prezzi tra fonte rinnovabile e gas sono i contratti pluriennali con prezzo fisso concordato tra le parti, ma il Governo sta lavorando a un'analisi del funzionamento del mercato italiano per comprendere se eventuali anomalie nella formazione del prezzo unico nazionale siano all'origine di aumenti ingiustificati.

Si è fatto carico anche dell'impegno di intervenire per accelerare le semplificazioni burocratiche e di concordare con la Commissione UE i correttivi al Piano Transizione 5.0. Voglio qui ricordare che il Piano Transizione 5.0, in complementarità con il 4.0, è volto a sostenere il processo di trasformazione digitale ed energetica delle imprese e mette a loro disposizione, nel biennio 2024-2025, 12,7 miliardi di euro.

Nelle interlocuzioni di questi giorni con il sistema delle imprese, la prospettiva di tariffe al 10 per cento è valutata dal Governo come - tra virgolette - assorbibile dal sistema italiano e, soprattutto, la firma di un accordo al 10 per cento sarebbe solo un primo passaggio per la prospettiva di libero scambio e di più ampia collaborazione con gli Stati Uniti.

In quinto luogo: sviluppare la diversificazione dei mercati. Le imprese italiane hanno saputo crescere sui mercati mondiali, smentendo le Cassandre, soprattutto interne. L'Italia è diventato il quarto Paese esportatore, con il 9,2 per cento dell'export mondiale. Il Piano di azione per l'export italiano del 2024, predisposto dalla Farnesina, con misure quali missioni istituzionali e imprenditoriali, rafforzamento delle attività fieristiche, supporto finanziario all'export e stipula di accordi di apertura di nuove sedi, ha contribuito a rafforzare le esportazioni verso mercati extra UE ad alto potenziale, con crescita superiore al 10 per cento, e ha posto le basi per il raggiungimento dell'obiettivo di 700 miliardi di euro di export annuale. Inoltre, occorre sottolineare positivamente l'accordo tra l'Unione europea e i Paesi dell'America Latina, il Mercosur, sul quale la questione dei dazi ha ravvisato l'attenzione.

Il Mercosur va considerato come un mercato da 700 milioni di consumatori che può essere attrattivo come quello americano. In quest'ambito, però, si tratta di introdurre alcune misure giustamente volte a tutelare il nostro comparto agricolo.

L'Europa sta vivendo un processo di deindustrializzazione che mina la sua competitività, che si basa fortemente sulla sua industria, che genera 32 milioni di lavoratori diretti e rappresenta il 65 per cento dell'attività di ricerca e di innovazione. La Banca mondiale ha fotografato il calo della quota della manifattura sul PIL dell'Unione europea: siamo passati dal 20 per cento di PIL del 1991 al 14,6 per cento del 2023.

La sola Germania è passata dal 25 per cento al 18,6 per cento. La Cina è stabilmente oggi sopra al 25 per cento e gli Stati Uniti stanno invertendo la rotta, riportando parte della produzione esternalizzata in altri Paesi. Queste considerazioni ci portano a sviluppare il sesto obiettivo che si prefigge questo Governo: promuovere l'abbattimento dei dazi interni. Le troppe regole e la frammentazione del mercato comune sono più dannose di qualsiasi tariffa che l'America possa imporre. Com'è noto, uno studio del Fondo monetario internazionale afferma che queste frammentazioni hanno un impatto equivalente a un dazio del 45 per cento sui beni e del 110 per cento sui servizi.

Esiste poi un fitto network di regole nazionali e anche di regolamenti esasperanti che imbrigliano lo sviluppo, mantengono frammentato il mercato europeo, impediscono la libera circolazione e l'operatività delle PMI e dei professionisti e ostacolano la nascita di aziende di grandi dimensioni in grado di competere con i giganti cinesi ed americani.

Nei servizi, secondo l'analisi dell'associazione imprenditoriale Business Europe, il 60 per cento degli ostacoli sono gli stessi individuati 20 anni fa. Un'impresa, per operare in un altro Stato dell'Unione europea, deve costituire una nuova società. Tempi e costi evitabili, se esistesse un unico diritto commerciale UE, perché una società registrata in un Paese sarebbe automaticamente riconosciuta in tutti gli altri Stati.

Oggi, nell'Unione ci sono 5.700 professioni regolamentate, che coprono il 22 per cento della forza lavoro. La direttiva 2005/36/CE ne riconosce automaticamente solo sette: medici, infermieri, dentisti, veterinari, ostetrici, farmacisti e architetti. Per tutte le altre, gli Stati impongono lunghe e complesse procedure di accertamento.

Il 19 giugno, il Fondo monetario ha pubblicato un report sull'Unione europea in cui si afferma che l'introduzione di un unico diritto commerciale, l'Unione dei mercati e dei capitali - oggi ne abbiamo 27 -, l'integrazione del mercato energetico e il riconoscimento automatico delle qualifiche professionali porterebbero a un aumento del PIL europeo del 3 per cento in dieci anni.

E poi ci sono le argomentazioni suicide dell'Unione europea: oltre al Green Deal, che per è fortuna in corso di revisione, va attentamente rivista la scelta di adottare il Carbon Border Adjustment Mechanism, un dazio che l'Europa intende imporre dal prossimo anno sulle importazioni di acciaio e altre sei materie prime, ma non sui prodotti finiti, che pesa sulla nostra manifattura, che è essenzialmente di trasformazione, come per prima ha evidenziato Forza Italia con una mozione a mia prima firma.

Altro caso tipico è il regolamento General Data Protection Regulation, che risale al 2018. In tutti questi anni, la sua rigidità - calcola un report del Centre for Economic Policy Research - ha compromesso di oltre il 12 per cento i profitti delle piccole aziende hi-tech europee e del 10 per cento quelli delle maggiori, il tutto mentre i grandi gruppi che dominano il mondo - Apple, Google e Meta - l'hanno sistematicamente bypassato, eludendo la speranza di Bruxelles per un controllo dei dati su scala globale.

Per il superamento delle rigidità interne all'Unione, soprattutto grazie al PPE, alla fine di febbraio la Commissione ha adottato un nuovo pacchetto di proposte per ridurre gli oneri amministrativi che gravano sulle imprese di almeno il 25 per cento e quelli delle piccole e medie imprese del 35 per cento. La Commissione ha stimato che ciò consentirà di far risparmiare più di 6 miliardi di euro e di facilitare investimenti pubblici e privati.

A nostro giudizio, la proposta di aumentare le spese per la difesa in diversi campi, quali le infrastrutture, la cybersicurezza e le nuove tecnologie, costituisce per l'Italia un'occasione importante. Siamo il terzo produttore europeo di tecnologia militare dopo Francia e Germania, ma la filiera è troppo frammentata: ci sono circa 4.000 aziende coinvolte, il 90 per cento di queste ha meno di dieci dipendenti e solo il 21 per cento supera i 200 milioni di fatturato. Con aziende così piccole è difficile competere a livello globale, partecipare alle grandi gare europee e investire, soprattutto, in ricerca e sviluppo.

Per cogliere questa opportunità, serve un'aggregazione e creare un ecosistema, unire le forze e creare poli industriali solidi e competitivi. Il settore pubblico può e deve avere un ruolo attivo, attraverso politiche di incentivo, semplificazione e finanziamenti mirati.

Concludo osservando che l'obiettivo chiave della politica statunitense è di ridurre il deficit commerciale di beni con l'Unione europea: l'export verso gli USA ha un surplus commerciale per la UE di 198 miliardi. Tuttavia - un dato spesso non considerato -, sul lato dei servizi, l'Unione europea registra un deficit commerciale di 108 miliardi. Inoltre, dall'inizio dell'anno, la svalutazione del biglietto verde è vicina al 20 per cento, il che equivale già a una tassa universale applicata a tutti i concorrenti commerciali. In questo quadro, l'Italia, in linea con l'approccio pragmatico del Governo Meloni, ha dimostrato la volontà di cooperare con gli Stati Uniti su dossier globali strategici, dalla sicurezza energetica alla difesa comune, dal contrasto all'influenza economica di attori sistemici terzi alla digitalizzazione.

È pertanto essenziale che il dialogo commerciale avvenga con un'Europa compatta e unita, che tenga conto della solidità dell'alleanza transatlantica, ma anche della tutela dell'interesse nazionale e delle nostre filiere produttive.

È questa, appunto, la direzione presa dal Governo, che Forza Italia si onora di sostenere e al quale diamo la nostra piena fiducia. Pertanto, il voto di Forza Italia sulle mozioni di minoranza non potrà che essere in linea con il parere formulato dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gusmeroli. Ne ha facoltà.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, voglio essere netto: in un momento di grandi incertezze, voglio parlare solo di certezze. Ebbene, è certo che, durante la prima Amministrazione Trump e la successiva Biden, sono stati applicati dazi ed è certo che l'Italia ha affrontato il tema assolutamente nel modo migliore, soprattutto aiutando il sistema delle proprie eccellenze del made in Italy, che, in quegli anni, hanno affrontato il tema in modo assolutamente positivo.

È certo che i dazi sono negativi e certamente si può e si deve raggiungere un accordo; allo stesso tempo, è certo che controdazi europei sono assolutamente negativi e una battaglia commerciale sui dazi non la vuole nessuno. Ma è anche certo che i mercati, per i dazi, in questi ultimi giorni stanno fibrillando molto meno; ed è certo che le opposizioni - e si è visto qui oggi - diranno che il Governo non fa abbastanza, che l'accordo magari non sarà buono; avranno, come sempre, da criticare, in un momento invece in cui è importante avere un atteggiamento unitario.

Ma è anche certo che i dati economici dell'Italia, che ci permettono di essere nel G7 tra i grandi e che ci devono far capire che spesso ci sottostimiamo e dobbiamo aumentare la nostra autostima, sono positivi. E quali dati economici? Vediamo. Si parla tanto di debito pubblico enorme: 3.063 miliardi in questo momento; la Francia ha un debito pubblico di 3.346 miliardi. L'Italia, prima del Governo di centrodestra, nel 2021, aveva un rapporto debito-PIL del 145 per cento. Ora è del 135 per cento, appunto in termini di rapporto debito-PIL; è diminuito di 10 punti. La Francia è stabile a 114, in peggioramento.

Le società di rating vedono le prospettive future, l'outlook sull'Italia positivamente. Le società di rating vedono le prospettive della Francia da stabili a peggioramento. Quindi, cominciamo a vedere e a rapportarci con i grandi Paesi in modo molto diverso ed è proprio l'atteggiamento di questi anni di Governo.

Lo spread tra Italia e Francia nel 2011 era di 535 punti; ora è zero. Negli ultimi cinque anni è stato anche negativo: significa che gli investitori istituzionali reputano più affidabile l'Italia della Francia.

Ma parliamo anche dell'occupazione: siamo arrivati a 24,3 milioni di occupati. Solo nell'ultimo anno gli occupati sono saliti di 408.000, anche grazie all'intervento, voluto fortemente dalla Lega, dell'incentivo per le assunzioni a tempo indeterminato per le imprese del 120-130 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Il tasso di disoccupazione è al 6,5 per cento e dobbiamo andare al 2008 per vedere un tasso di disoccupazione così basso.

Il PIL italiano è stimato, nel 2025, allo 0,6 per cento, malgrado burocrazie, complicazioni, tutte le criticità storiche dell'Italia che bisogna assolutamente rimuovere. E gli investimenti delle imprese e i consumi sono in crescita, in base ai dati Istat.

Ebbene, in uno Stato pieno di burocrazia, pieno di complicazioni, con una pressione fiscale ancora alta, fare l'imprenditore, essere una piccola o media impresa, un commerciante, un artigiano, un libero professionista è quasi essere eroici e così i loro dipendenti; i dipendenti pubblici, che ogni giorno affrontano la burocrazia di uno Stato che ancora non è riuscito a semplificarsi, sono anch'essi eroici. L'inflazione in Italia in questo momento è all'1,4 per cento; la media europea è al 2,3. Vuol dire che il controllo dei prezzi e il gran lavoro - gran lavoro - del Ministro dell'Economia, Giorgetti, stanno portando grandissimi frutti. E l'Italia, nel 2024, è ritornata, nell'ambito del bilancio dello Stato, positiva per ciò che riguarda il saldo primario. Ancora un lavoro sottotraccia, in silenzio, del nostro Ministro dell'Economia, Giorgetti.

Certamente, una volta raggiunto l'accordo, bisogna aiutare le nostre aziende a penetrare nuovi mercati. Però, attenzione: quando le nostre eccellenze del made in Italy affrontano nuovi mercati, trovano che i loro prodotti, proprio perché sono di altissimo livello, vengono comprati per la qualità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E quando uno compra made in Italy, non lo abbandona. Ecco che dovremo affrontare anche il tema di nuovi mercati, che possono essere sviluppo economico e aiuto alle nostre piccole e medie imprese.

Dobbiamo cogliere questo momento di cambiamento anche per risolvere storiche criticità. Non è possibile che, con un debito pubblico di 3.063 miliardi, abbiamo un credito nei confronti dei cittadini di 1.300 miliardi, perché consideriamo una colpa dichiarare le imposte e non riuscirle a pagare. Quindi, una grande opera di rateizzazione lunga del pregresso, degli arretrati di imposte e contributi è assolutamente necessaria e le 120 rate mensili tutte uguali devono essere affrontate. E una rottamazione lunga, una rateizzazione lunga non è assolutamente alternativa alla diminuzione della pressione fiscale e alla diminuzione delle aliquote IRPEF.

Certamente l'Italia deve incidere sull'Europa perché certe scelte dell'Europa sul Green Deal hanno peggiorato la situazione dello sviluppo economico italiano ed europeo, penalizzato l'automotive e sentire qui qualcuno, in questo momento, criticare la scelta del solo elettrico, ma, quando era in Europa lo ha votato, si fa onestamente fatica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

È molto importante che l'Europa tolga tassi, dazi occulti, regolamenti, direttive: semplifichi. Certamente, l'Italia può ridefinire il proprio ruolo in Europa con gli Stati Uniti, diventando punto di riferimento per un'Europa dei popoli - e non delle burocrazie, e non delle complicazioni - che tuteli le specificità nazionali. Ho finito, Presidente. Certamente, la Lega sostiene l'azione del Governo nel raggiungimento di un accordo che tuteli il sistema economico italiano, che tuteli le aziende del made in Italy, che tuteli il potere d'acquisto delle famiglie. Make Italy Great Again (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Dopo decenni di pace, passati a costruire istituzioni multilaterali, disegnare regole di diritto internazionale, il mondo è piombato in un nuovo far west di instabilità, guerre, conflitti e tensioni. Gran parte della responsabilità va imputata necessariamente ai nuovi attori della scena globale. Trump aveva promesso di far cessare i conflitti in atto in 24 ore dal suo insediamento alla Casa Bianca. Invece, ha contribuito a infiammare il clima politico a livello internazionale.

Discutere di dazi, allora, vuol dire discutere di un pezzo di questa strategia di destabilizzazione messa in campo da Trump; vuol dire discutere di politica prima ancora che di economia, perché i dazi rappresentano un'arma di attacco anzitutto all'equilibrio geopolitico internazionale e, in particolare, all'Europa.

In questo contesto, al di là delle dichiarazioni, anzi delle non dichiarazioni del collega della Lega, oggi in quest'Aula è accaduta una cosa molto grave: si parla di politica internazionale e la maggioranza e il Governo rispondono assenti. Lo diciamo con forza: consideriamo vergognoso che non abbiate depositato una mozione di maggioranza su un tema così delicato e sensibile per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Com'è possibile che il Governo non abbia una linea sui dazi, anzi, che abbia deciso di appaltare la propria linea politica a Trump? Come è possibile? Un Governo senza una linea politica internazionale è un Governo che non sta più in piedi, è un Governo che deve andare a casa perché non è all'altezza della storica tradizione politica e diplomatica del nostro Paese. Basta subalternità e servilismo nei confronti di Trump, perché questa attitudine sta danneggiando l'Italia a livello internazionale, isolandoci e soprattutto mettendo a rischio la nostra tenuta economica e sociale all'interno del Paese.

La Premier Meloni, Sottosegretaria, non sta facendo da pontiera. Meloni è diventata la portabandiera di Trump in Italia e in Europa e questo per noi è inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), perché preferisce difendere gli interessi dei suoi amici ed alleati politici piuttosto che gli interessi delle aziende e dei lavoratori italiani.

Noi vi contestiamo oggi ciò che non avete detto e ciò che non avete fatto finora. Dapprima, per evitare problemi, avete messo la testa sotto la sabbia per mesi, evitando di affrontare il tema dei dazi, così come ancora oggi, in quest'Aula, del resto. Per evitare di contraddire il vostro alleato negli Stati Uniti, siete scomparsi e avete girato la testa dall'altra parte, anche quando il suo Vice ha definito gli europei dei parassiti. Sottosegretaria, noi lo diciamo con forza: l'Europa non è un ente parassita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! È un'istituzione che ha garantito pace, diritti, libertà e democrazia da oltre 70 anni a questa parte. È un'istituzione in cui vige lo Stato di diritto, il rispetto della dignità umana, e noi siamo orgogliosi che l'Italia sia stato uno dei sei Paesi fondatori del progetto europeo. È un progetto che va rafforzato, va consolidato e va migliorato, ma non va certamente smontato o indebolito come pensate di fare voi.

Non contenti, peraltro, siete andati oltre. Abbiamo ascoltato dichiarazioni grottesche in questi mesi: avete addirittura affermato che i dazi sarebbero stati un'opportunità per le nostre imprese. Io mi chiedo su quale pianeta vivete, Sottosegretaria. Parlate mai con le imprese, con i sindacati, con le associazioni? Leggete i dati e le stime o vi limitate a La Settimana Enigmistica sotto l'ombrellone? Come fa ad essere un'opportunità una Trump tax che rischia di far saltare almeno 25.000 imprese nel nostro Paese, di dimezzare le stime di crescita e che sarà un Vietnam per interi settori economici decisivi, come la meccanica, la farmaceutica, il tessile, la moda, il legno, l'automotive e l'agroalimentare? Dove vede un'opportunità per il nostro Paese, Sottosegretaria? Spiegatelo agli italiani! Pensiamo solo all'agroalimentare, che vale 69 miliardi di euro di export: i nuovi dazi al 17 per cento avranno un impatto negativo per quasi 2 miliardi, ma voi non ve ne curate.

In questi mesi avreste dovuto reagire politicamente ed economicamente, sia in Europa che in Italia, per mettere in sicurezza, anzitutto, il nostro sistema economico e sociale. Invece nulla. Il vostro negazionismo economico, anche su questo, non vi ha fatto adottare alcuna misura di protezione, come per esempio quelle adottate da Sanchez in Spagna. Il fantomatico piano da 25 miliardi, di cui avevate parlato qualche mese fa, è scomparso nel nulla: liquefatto con i primi caldi di stagione.

Sul punto vorremmo anche essere netti, qualora vi dovesse tornare in mente di ragionarci: per noi non è possibile utilizzare i Fondi di coesione per coprire i vostri disastri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). No al gioco delle tre carte sulla pelle del Paese e delle aree più svantaggiate dell'Italia. Trovate i soldi immediatamente: risorse liquide, certe, per sostenere le imprese e i lavoratori, ma non ai danni delle aree più svantaggiate del Paese.

A livello internazionale ed europeo avete fatto di peggio: avete provato, anzitutto, a gestire su base bilaterale il confronto con gli Stati Uniti, presentandovi, peraltro, con il cappello in mano alla Casa Bianca per un'ultima gita di Pasqua fatta dalla Premier Meloni. Il risultato è stato fallimentare: come direbbe Cervantes, la Premier voleva fare lana, ma è tornata tosata. Meloni doveva andare a discutere dei dazi e, invece, è tornata con un impegno ad acquistare dagli USA più gas liquido, che ci costa il doppio, e 10 miliardi di investimenti aggiuntivi in prodotti americani. Vi pare questo il modo di difendere gli interessi del nostro Paese? Si fa tutt'altro, se vogliamo difendere l'Italia. Con questo atteggiamento, peraltro, avete indebolito fortemente anche il negoziato in corso dell'Europa, perché, se non lo sapete - penso qualcuno di voi abbia qualche esperienza in materia, ma non la fa valere -, la politica commerciale comune è materia di competenza esclusiva dell'Unione. È lì, a Bruxelles, che bisogna lavorare per consolidare una posizione europea comune, che consenta di affrontare a schiena dritta il confronto in atto.

Quello che vi chiediamo allora oggi è un sussulto di orgoglio e dignità. Se non volete ascoltare il Partito Democratico, ascoltate almeno il monito del Presidente della Repubblica, a cui rivolgiamo un saluto e un ringraziamento, in quest'Aula, per le parole, ancora una volta di grande saggezza ed equilibrio, pronunciate nelle scorse ore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Per l'Europa i rapporti commerciali devono essere aperti, perché rappresentano un veicolo di pace, stabilità e concordia. Ecco il senso politico dell'invito a negoziare in Europa e con l'Europa.

A questo aggiungiamo, però, anche un altro argomento di carattere economico interno, che pure riteniamo utile ribadire, perché ne siate pienamente consapevoli in queste ore. Deve essere chiaro a tutti - ci rivolgiamo anche a chi ci ascolta fuori da quest'Aula - che è falso quello che continua a sostenere il Governo: è falso che i dazi sono un'opportunità; è falso che i dazi presentano elementi positivi per il nostro Paese; è falso che i dazi al 10 per cento sarebbero sostenibili per la nostra economia. Nel 2024 l'Italia ha esportato beni per 65 miliardi negli Stati Uniti, con un surplus commerciale di circa 39 miliardi di euro. Secondo Confindustria, l'impatto reale di eventuali dazi al 10 per cento, insieme alla svalutazione del dollaro, raggiungerebbe il 23,5 per cento, una soglia che metterebbe in ginocchio la nostra economia e la nostra occupazione.

Sottosegretaria, una domanda semplice: come fate a ritenere sopportabili 20 miliardi di euro in meno di esportazione e 118.000 posti di lavoro a rischio? Qual è la soglia di sopportazione dei licenziamenti per voi, Sottosegretaria? Quanti lavoratori e quante aziende devono saltare o siete disposti a sacrificare pur di compiacere il vostro amico Trump? Questa è la domanda che vi poniamo oggi. Per noi nessuno: nessun posto di lavoro e nessuna azienda possono essere sacrificati sull'altare degli interessi del vostro alleato Trump. Trattare per i dazi al 10 per cento non vuol dire raggiungere un'intesa; vuol dire raggiungere una resa, una resa senza condizioni che svende gli interessi del nostro Paese. Questa è la realtà. Se sommiamo a questa ipotesi anche il regalo che avete appena fatto, in ambito G7, alle big tech americane, accettando che fossero esentate dalla global minimum tax al 15 per cento, ci rendiamo conto tutti di quanto questo Governo stia lavorando contro gli interessi del nostro Paese, privilegiando, invece, gli interessi del suo alleato Trump. Allora, altro che patrioti! Voi siete patrioti, sì, ma, in ogni occasione, patrioti di una patria sbagliata. Questo è il tema vero: mai dell'Italia; non siete mai interessati a difendere gli interessi del nostro Paese.

Allora fermatevi. Recuperate la dignità e la postura che si addice a un grande Paese come l'Italia. Lavorate per assicurare una risposta unitaria e coesa dell'Europa. Abbiamo bisogno di una strategia europea che punti alla rapida eliminazione dei dazi e ampli le contromisure, includendo i servizi e i diritti di proprietà intellettuale delle big tech. Bisogna promuovere, poi, una diversificazione dei mercati, accelerando la ratifica di nuovi accordi, come il Mercosur, e l'individuazione di nuovi mercati di sbocco, anche emergenti. È indispensabile, poi, l'istituzione di un Fondo europeo di sostegno alle imprese colpite e una rete di protezione per i lavoratori sul modello SURE, che abbiamo costruito durante il COVID; è possibile ed è doveroso farlo anche oggi.

È necessario poi un piano energetico per abbattere il costo dell'energia e favorire il disaccoppiamento dell'energia elettrica da quella del gas. Poi, una politica seria di sostegno alle imprese e di tutela del made in Italy. Stiamo ascoltando idee curiose al riguardo. Guardate, l'ultima proposta geniale è arrivata dal Ministro Lollobrigida: dopo il 4 luglio, giorno dell'indipendenza USA, il 6 luglio Lollobrigida lancia l'operazione bresaola. Qui si fa la storia, Sottosegretaria, qui si fa la storia! La soluzione per convincere Trump a più miti consigli è comprare la carne ormonata dagli Stati Uniti, che è illegale in Italia, fare la bresaola italiana e poi esportarla negli Stati Uniti. Ma è una follia: se ne rende conto, Sottosegretaria, sì o no (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Questo è il modo di difendere le produzioni italiane? Faremo la mozzarella con il latte del Montana o il vino con l'uva della California. È così che pensate di difendere le nostre produzioni italiane. Se così fosse, i dazi saranno amari per le nostre aziende e per i nostri lavoratori per colpa vostra.

Allora, non basta inserire il nome made in Italy nel Ministero per difendere le produzioni italiane. Bisogna avere serietà, competenza e autorevolezza a livello internazionale. Togliete il cappellino MAGA (altro che Make Italy Great Again)! Voi state lavorando contro gli interessi italiani. Indossate il tricolore, indossate la maglietta italiana e il cappellino degli Stati Uniti. Se volete difendere davvero il nostro Paese e la nostra economia…

PRESIDENTE. Concluda.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). … non ci vuole - e chiudo - una soluzione rapida per compiacere Trump, Sottosegretaria; ci vuole una soluzione giusta per tutelare le nostre aziende e i nostri lavoratori. Almeno una volta provate a difendere davvero gli interessi dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caramanna. Ne ha facoltà.

GIANLUCA CARAMANNA (FDI). Grazie, Presidente. Membri del Governo, onorevoli colleghi, non mi soffermerò sulla questione della mozione di maggioranza che non è stata presentata, perché con delle mozioni ideologiche, senza visioni, credo fosse superfluo per noi presentare una mozione, mentre l'Europa sta lavorando per l'interesse di tutta l'Europa e dell'Italia. Nello stesso tempo, Presidente, ringrazio i presentatori delle mozioni che ci accingiamo oggi a votare, perché questi testi ci permettono di rispondere, ancora una volta, alle opposizioni che, spesso, si fingono sorde, ma talvolta si risvegliano dal torpore, dimenticandosi incredibilmente di essere state al Governo negli ultimi dieci anni.

Saranno così davvero lunari le critiche contenute nelle premesse, nelle quali si accusava esplicitamente il Governo di perseguire un dialogo con gli Stati Uniti volto a minare la compattezza europea. Quello che è accaduto, pochi giorni dopo la presentazione di queste mozioni, ha smentito questa posizione strumentale. È soltanto grazie alla straordinaria azione diplomatica di Giorgia Meloni, che si è concretizzata il 18 maggio a Roma, con l'organizzazione del vertice trilaterale con il Vicepresidente Vance e la Presidente Ursula von der Leyen, che si è riaperta la strada del dialogo tra l'Unione europea e gli Stati Uniti, un dialogo che fino a quel momento giaceva morente e che si è riattivato sul piano sia tecnico che politico, grazie all'azione dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Un'azione che ha consentito all'Unione europea, nella figura del Commissario Sefcovic, di tornare al tavolo con gli americani e di rappresentare, unitariamente, con il pieno supporto italiano, la posizione europea. Eppure c'è ancora chi accusa di voler indebolire l'Europa, proprio mentre proponete di commissariare Sefcovic, nominando addirittura al suo posto Mario Draghi. Verrebbe quasi da esprimere la nostra vicinanza al Presidente Draghi, proprio noi che siamo stati fieramente all'opposizione del suo Governo, per il trattamento riservatogli da una parte della sinistra che lo tira per la giacchetta in ogni momento e su qualsiasi argomento, ma fatica ad ascoltarlo. Vedete, il Presidente Meloni ha già avuto più volte modo di richiamare l'Unione europea, nelle more del difficile negoziato con gli Stati Uniti, a rimuovere quella iper-regolamentazione che intrappola le nostre aziende come sabbie mobili, ovvero esattamente quei dazi interni che abbiamo più volte citato e richiamati proprio dal Presidente Draghi, che l'Europa si è autoimposta, minando la propria competitività per anni, ben prima e ben peggio dei dazi di Trump.

Scopriamo anche, dalle mozioni di opposizione, che, per recuperare competitività - guardate - bisognerebbe rivedere il Green Deal, proprio come noi richiediamo da anni e come ora stiamo cercando di fare e addirittura di riformare in profondità le normative ETS, che la sinistra ha votato con entusiasmo, mentre noi le contestavamo. Tutto giusto: mi chiedo soltanto cosa ne pensino PD, MoVimento 5 Stelle, AVS che hanno fatto le cheerleader di Timmermans, mentre lui si divertiva a distruggere la competitività europea e a consegnarci mani e piedi ai cinesi, con la transizione ecologica nel nome del tutto elettrico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Già, nessuno l'ha nominata, la Cina! Mi pare che la Cina sia la grande convitata di pietra di questa nostra discussione. Si vuole far credere all'opinione pubblica che i problemi nel commercio internazionale siano nati con i dazi di Trump, quando basterebbe un po' di onestà intellettuale per riconoscere che il grande elemento dirompente, nei traffici globali, è stato l'ingresso della Cina nel WTO nel 2001, con tutte le conseguenze che questo ha creato a danno di molti settori produttivi, in cui l'Europa e l'Occidente erano leader e ora sono chiamati a rincorrere. Anche di questo il report Draghi fa un'analisi tanto dettagliata quanto impietosa ed è proprio dalla necessità di riequilibrare con la Cina che nascono i dazi reciproci di Trump; ed è proprio continuare a perseguire scelte pro Cina, come il Green Deal, ciò che l'Europa non deve fare, se vuole preservare la sua relazione speciale col nostro storico alleato americano. È proprio per questo che la linea europea, Presidente, dopo le reazioni velleitarie dei primi giorni successivi agli annunci americani, ha finalmente ritrovato un po' di realismo e privilegiato il dialogo e la consapevolezza dell'insostituibilità delle relazioni transatlantiche per la nostra bilancia commerciale.

Una relazione che a noi piacerebbe vedere evolvere in una grande area di libero scambio euroatlantica, a dazio zero, ritrovando le ragioni culturali. Dobbiamo - sia chiaro - continuare a perseguire l'apertura di nuovi mercati per il nostro export ed è esattamente quello che l'Italia sta facendo, non solo con le numerose missioni del Governo in aree del globo emergenti e molto interessanti per i nostri scambi, ma anche con l'azione incessante dell'ICE, guidata dall'ottimo presidente Zoppas, che ha ulteriormente intensificato il lavoro in questa direzione.

Richiamate correttamente - ho sentito da più parti - l'accordo Unione europea-Mercosur, la cui valenza geopolitica è evidente, insieme alla necessità di salvaguardare in questo tipo di accordo di libero scambio il principio di reciprocità. Questo termine è molto importante per garantire il rispetto dei nostri standard qualitativi e sanitari dei prodotti che importeremo a dazio zero. È esattamente questa la posizione del Governo Meloni, che ha detto chiaramente che non potranno essere accettate soluzioni che tra Mercosur, nuova PAC e bilancio pluriennale finiscano per penalizzare, ancora una volta, i nostri agricoltori.

Il Governo si è inoltre tempestivamente impegnato, fin dalla riunione del 7 aprile e dall'incontro con le associazioni di categoria del giorno successivo, a mettere in campo tutti gli interventi necessari a sostenere i comparti e le aziende che dovessero risultare penalizzati da un mancato accordo, da un accordo penalizzante con risorse fino a 25 miliardi.

Vedete, questo dibattito ci dà l'occasione per rivendicare con orgoglio il ruolo e il lavoro messo in campo dal Governo Meloni in questi mesi molto complessi: l'annuncio di poche ore fa della Casa Bianca di spostare il termine della trattativa al 1° agosto ne è la dimostrazione tangibile. Dal primo istante il Presidente del Consiglio ha scelto di evitare lo scontro frontale, ma ha predisposto una task force interministeriale mappando i settori a maggior rischio e approntando misure di sostegno alla liquidità. Contestualmente, come abbiamo già ricordato, ha svolto un ruolo di mediatore promuovendo il vertice Unione europea-Stati Uniti a livello politico svoltosi a Palazzo Chigi. È necessario rilanciare il principio di reciprocità effettiva nei rapporti con gli Stati Uniti, ovvero costruire un pacchetto negoziale che compensi le nostre eccellenze con la riduzione di barriere regolatorie, ancora penalizzanti per l'export americano. Solo così potremo disinnescare la spirale tariffaria trasformandola in un'opportunità di crescita condivisa.

Per concludere: reciprocità negoziale, difesa commerciale mirata, transizione ecologica pragmatica e politica industriale integrata costituiscono le quattro tessere di un medesimo mosaico. Soltanto tenendole insieme eviteremo che l'attuale crisi tariffaria si trasformi in un conflitto a somma negativa. Al contrario, potremo farne il motore di un rinnovato patto transatlantico capace di fortificare tanto l'Italia quanto l'Europa e gli Stati Uniti nel confronto globale che ci attende. Restiamo fiduciosi nell'operato del nostro Presidente, forti della nostra forza interna, impegnati affinché l'Europa si allinei con la nostra visione e la esporti in una trattativa con gli Stati Uniti, trattativa promossa, seguita e resa possibile dal Presidente Meloni. Pur condividendo l'obiettivo ideale di tutelare il tessuto produttivo, non possiamo non tener conto dell'approccio critico delle mozioni di opposizione, approccio errato dettato da un isterismo emergenziale ingiustificato nonché da una visione miope che vede la punta dell'iceberg e non le cause che, peraltro, la parte politica scrivente ha più volte contribuito a creare. Pertanto, Presidente, annuncio che Fratelli d'Italia esprimerà un voto in linea con le indicazioni del Governo sulle mozioni dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Per quanto riguarda le votazioni per parti separate, faccio presente che i presentatori delle mozioni - ove necessario - hanno prestato il consenso previsto a seguito delle riforme regolamentari.

Avverto che i presentatori della mozione Boschi ed altri n. 1-00434 (Nuova formulazione) non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo.

Avverto, altresì, che, non essendo state avanzate richieste di votazioni per parti separate, il parere deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Boschi ed altri n. 1-00434 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Passiamo alla votazione della mozione Pavanelli ed altri n. 1-00463.

Avverto che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, pertanto, il parere deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pavanelli ed altri n. 1-00463, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Passiamo alla votazione della mozione Richetti ed altri n. 1-00464.

Avverto che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo.

Avverto, altresì, che sono state avanzate richieste di votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, il dispositivo, ad eccezione del 7° capoverso; a seguire, il 7° capoverso del dispositivo; in fine - ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dispositivo della mozione Richetti ed altri n. 1-00464, ad eccezione del 7° capoverso, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 7° capoverso del dispositivo della mozione Richetti ed altri n. 1-00464, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

In virtù della reiezione del dispositivo, non si procederà alla votazione della premessa.

Passiamo alla votazione della mozione Grimaldi ed altri n. 1-00469.

Avverto che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, pertanto, il parere deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.

Avverto, altresì, che i medesimi presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, distintamente i singoli capoversi del dispositivo; a seguire - ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 1° capoverso del dispositivo della mozione Grimaldi ed altri n. 1-00469, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 2° capoverso del dispositivo della mozione Grimaldi ed altri n. 1-00469, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 3° capoverso del dispositivo della mozione Grimaldi ed altri n. 1-00469, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 4° capoverso del dispositivo della mozione Grimaldi ed altri n. 1-00469, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 5° capoverso del dispositivo della mozione Grimaldi ed altri n. 1-00469, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 6° capoverso del dispositivo della mozione Grimaldi ed altri n. 1-00469, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 7° capoverso del dispositivo della mozione Grimaldi ed altri n. 1-00469, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

In virtù della reiezione del dispositivo non si procederà alla votazione della premessa.

Passiamo adesso alla votazione della mozione De Luca ed altri n. 1-00470.

Avverto che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, pertanto, il parere deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.

Avverto, altresì, che il gruppo MoVimento 5 Stelle ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare il 3° capoverso del dispositivo distintamente dalla restante parte della mozione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione De Luca ed altri n. 1-00470, ad eccezione del 3° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 3° capoverso del dispositivo della mozione De Luca ed altri n. 1-00470, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse fra i gruppi, il seguito dell'esame degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno della seduta odierna è rinviato alla settimana prossima.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo adesso agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare il deputato Sala. Ne ha facoltà.

FABRIZIO SALA (FI-PPE). Grazie, Presidente. Intervengo per ricordare la scomparsa di un imprenditore, un imprenditore brianzolo italiano, Giuseppe Crippa, nato a Robbiate nel 1935. Una persona che, dopo una breve esperienza in Breda, ha lavorato in ATES, poi diventata ST Microelectronics. Lungo tutta la sua carriera all'interno di quest'azienda coronava un sogno, ossia quello di aprire un'azienda. Lo fa 2 anni prima della pensione, nel 1993. Poi, nel 1995, con la pensione porta avanti l'azienda anche grazie ai suoi figli e alla moglie. Nel 1996 fonda quella che oggi è quotata al 42°-43° posto nella borsa di Milano, Technoprobe, azienda assolutamente leader nel settore di test di microchip.

La storia di Giuseppe è la storia di una famiglia brianzola che ha un successo incredibile nel campo dei semiconduttori, ma che conserva le tradizioni tipiche di quella terra. Si occupa di sociale, apre una fondazione, si occupa del suo territorio, investe per i giovani che cercano lavoro. In fianco all'azienda acquistano tutti i campi agricoli e aprono una cooperativa per le persone che più hanno bisogno. È un esempio della nostra Italia.

Nella sua biografia, una breve biografia già pubblicata dall'azienda, si legge: “La sua ricerca maniacale per la perfezione e correzione di ogni difetto (…) ha dato un'impronta indelebile allo spirito e alle strategie di Technoprobe”.

Oggi la sua famiglia lo piange e noi ci associamo a loro. Un'azienda che si è fermata per 24 ore in tutto il mondo nella sua produzione presente in 3 continenti e in 10 Paesi. Un'azienda che, tanto per dare un esempio, durante il periodo della pandemia ha offerto un suo capannone e ha realizzato un centro vaccini che serviva alla provincia di Lecco, alla provincia di Monza e Brianza, eccetera (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). È una bella storia, è la storia di una famiglia italiana, di un genio.

È la storia di una famiglia che ha portato nel nostro Paese non solo l'economia, ma tanti valori che vorremmo apprezzare. Oggi lo piangiamo, però vogliamo onorare con questo intervento la famiglia Crippa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sala. Ci associamo anche noi come Presidenza.

Ha chiesto di parlare la deputata Morfino. Ne ha facoltà.

DANIELA MORFINO (M5S). Grazie, Presidente. Oggi porto all'attenzione dell'Aula una storia emblematica, quella delle buone idee lasciate a metà. Una storia che parte bene ma si arena per motivi che sfuggono sia alla logica che alla pazienza. Parlo di Resto al Sud 2.0, il rilancio di una misura nata nel 2017 e rivelatasi un successo, perché ha dato ai giovani e alle donne del Mezzogiorno strumenti concreti per restare, tornare a lavorare e senza assistenzialismo. A maggio 2024, l'allora Ministro Fitto lo annunciava in pompa magna: 495 milioni di euro stanziati e l'impegno solenne di emanare i decreti attuativi entro 30 giorni. Presidente, siamo a luglio 2025, è passato un anno e questi decreti sono ancora congelati. Nessuna traccia.

I fondi stanziati sono rimasti lì e intanto giovani, donne e professionisti aspettano, non chiedono favoritismi ma pari dignità e magari anche il rispetto delle scadenze. E quindi, mentre per il ponte sullo Stretto si accelera, raschiate fondi ovunque per metterli in questo assurdo contenitore, trovate i miliardi e li bollinate pure come opera strategica militare, invece Resto al Sud 2.0 tace.

Cosa dovrebbero fare questi giovani, secondo voi? Travestirsi da piloni autostradali per avere più attenzioni, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

E allora, signor Presidente, le chiedo: com'è possibile che un programma già finanziato, pronto e annunciato resti bloccato per mancanza di un decreto attuativo? Io l'interrogazione la presenterò domani e spero di avere una risposta, ma non basta. Serve che questo Parlamento dimostri coi fatti che il Sud è una priorità anche a telecamere spente. E se vogliamo davvero che i nostri giovani restino o ritornino al Sud non possiamo lasciarli in attesa davanti a una porta chiusa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente. Proprio oggi abbiamo discusso di aree montane e di questi progetti velleitari per rianimare quelle zone. Dico “velleitari” perché poi, nella realtà dei fatti, capita esattamente tutto il contrario. Io porto all'attenzione di quest'Aula e dei pochi che sono rimasti qui, adesso, ad ascoltare, un caso specifico che è emblematico della condizione di abbandono che attraversano queste aree.

Ebbene, vi parlo della paventata chiusura del punto nascita dell'ospedale di Piedimonte Matese. In questo caso c'è stata una mobilitazione della popolazione ed è stata fatta una petizione proprio per evitare questo improvvido provvedimento, questa decisione che non farebbe altro che alimentare lo spopolamento di quelle zone meravigliose. Ebbene, questa petizione, Presidente, nel giro di mezza giornata, ha raccolto più di 1.000 firme. Chiudere il punto nascita presso l'ospedale di Piedimonte Matese significa costringere le donne che devono partorire a fare chilometri di strada - strade di montagna, che d'inverno sono anche ostacolate dalle precipitazioni nevose - per poter andare a partorire. Il parto spesso si può verificare nel giro anche di poco tempo, di pochi minuti, quindi - voglio dire - veramente è il diritto alla salute che viene compromesso.

Noi speriamo che ci sia un ripensamento su questa decisione. È stato scritto da chi ha promosso questa petizione che questa decisione sciagurata finisce col minare la sicurezza, la dignità e il futuro della gente che abita l'arco matesino (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. La scorsa settimana sono stata a Istanbul, insieme a una delegazione internazionale composta da politici, sindacalisti e attivisti, per partecipare a un summit internazionale per la soluzione pacifica della questione curda. Ero già stata invitata dal partito DEM nel mese di dicembre e devo dire che la situazione è profondamente cambiata. Ci troviamo in un importante momento storico in cui, dopo l'appello di Abdullah Ocalan del 27 febbraio al PKK di deporre le armi, c'è stata una reazione da parte del partito, con l'effettivo abbandono delle armi e la definizione, nel congresso, del processo pacifico verso la soluzione della questione curda.

Siamo stati a Istanbul per dare la nostra solidarietà al popolo curdo e per chiedere di poter visitare Ocalan a Imrali (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Rispetto a dicembre Abdullah Ocalan è uscito dall'isolamento, ha potuto incontrare i suoi avvocati, i deputati del partito DEM e ci ha mandato un messaggio molto incoraggiante, sostenendo che la sua libertà non rappresenta un successo individuale, ma la libertà, la conquista di una democrazia per tanti popoli, perché non può esserci democrazia in un Paese dove ci sono dei prigionieri politici.

Allora, credo che sia nostro compito, compito del nostro Paese, compito dell'Europa, non solo esprimere la propria solidarietà al popolo curdo, ma portare il nostro supporto attraverso azioni concrete, quindi chiedere l'immediato rilascio dei prigionieri politici (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) che attualmente si trovano nelle prigioni turche e chiedere anche la rimozione del PKK dalla lista delle associazioni terroristiche. Questo consentirebbe una de-escalation nei rapporti e nella soluzione pacifica del conflitto e anche - credo - la fine delle discriminazioni che il popolo curdo vive in tutto il mondo.

Un parlamentare giapponese ci ha raccontato di come i curdi, nel suo Paese, siano discriminati. È molto complicato gestire una popolazione di 40 milioni di persone che si trova in quattro Paesi diversi - parliamo della Turchia, della Siria, dell'Iran e dell'Iraq - ed è incredibile come Ocalan, da 26 anni rinchiuso nell'isola-carcere di Imrali, riesca a esprimere dei concetti così rivoluzionari come gli appelli alla pace, in un momento in cui tutti i Paesi guardano alla guerra e al riarmo. Credo che l'impegno dell'Italia, in questo senso, sia davvero importante ed è per questo che sollecito la Camera e il Governo a portare avanti insieme azioni concrete (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Tramite la sua persona faccio questo intervento affinché si mobiliti il Ministero dell'Economia, da cui dipende il demanio, per evitare l'ennesima chiusura di un impianto sportivo nel napoletano. Si tratta della Polisportiva Partenope, una struttura sportiva che permette a circa 1.000 atleti, in particolare bambini e minorenni, di fare attività al centro di Napoli. C'è stata una situazione tipica all'italiana, burocratica e di mala amministrazione, per cui oggi ci troviamo nella situazione in cui si rischia di chiudere questa struttura per un debito, ovviamente contratto nei confronti del demanio, di 700.000 euro.

Però, la domanda che ci facciamo è: nel momento in cui chiude una struttura sportiva, abbiamo vinto come Paese o abbiamo perso? E se il debito è di 700.000 euro e si può trovare una soluzione, non può essere, da parte della burocrazia del nostro Paese, che non ci si sieda neanche per trovarla. Anche perché, a fronte di una struttura che oggi ospita 1.000 persone, tra cui prevalentemente bambini e minorenni, c'è un altro fattore: abbiamo speso decine di milioni di euro per realizzare, ad esempio, un impianto sportivo nel Parco Verde di Caivano, che ospita molti meno bambini. Se l'intento del nostro Paese, principalmente anche del Ministro dello Sport, è quello di dare la possibilità a tanti bambini, a tanti giovani di non finire per strada, anche questa storia - che è importantissima e che riguarda tantissime persone in un territorio difficile, al centro di Napoli, che copre quartieri come i Quartieri Spagnoli, il Pallonetto di Santa Lucia - deve essere affrontata.

Quindi, tramite la sua persona, chiediamo che il Ministero dell'Economia, che ha titolarità rispetto al fitto di quest'area, intervenga per trovare una soluzione equa, affinché domani i bambini del centro di Napoli possano continuare ad avere un impianto sportivo dove potersi divertire e allenare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 9 luglio 2025 - Ore 11,30:

(ore 11,30, con votazioni non prima delle ore 14)

1. Discussione del disegno di legge:

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 maggio 2025, n. 73, recante misure urgenti per garantire la continuità nella realizzazione di infrastrutture strategiche e nella gestione di contratti pubblici, il corretto funzionamento del sistema di trasporti ferroviari e su strada, l'ordinata gestione del demanio portuale e marittimo, nonché l'attuazione di indifferibili adempimenti connessi al Piano nazionale di ripresa e resilienza e alla partecipazione all'Unione europea in materia di infrastrutture e trasporti. (C. 2416-A​)

Relatori: BATTISTONI e MILANI, per l'VIII Commissione; BALDELLI e MONTEMAGNI, per la IX Commissione.

(ore 15)

2. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 19.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 4 i deputati Barabotti e Marchetti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 13 la deputata Romeo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 15 il deputato Paolo Emilio Russo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 23 i deputati Lacarra e De Micheli hanno segnalato che hanno erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DDL 2126-A E ABB - ODG 1 239 239 0 120 103 136 73 Resp.
2 Nominale ODG 9/2126-A E ABB/2 249 247 2 124 101 146 72 Resp.
3 Nominale ODG 9/2126-A E ABB/3 253 248 5 125 110 138 72 Resp.
4 Nominale ODG 9/2126-A E ABB/4 250 244 6 123 108 136 72 Resp.
5 Nominale ODG 9/2126-A E ABB/6 252 215 37 108 66 149 72 Resp.
6 Nominale ODG 9/2126-A E ABB/20 251 251 0 126 111 140 72 Resp.
7 Nominale ODG 9/2126-A E ABB/23 254 250 4 126 112 138 72 Resp.
8 Nominale ODG 9/2126-A E ABB/25 250 250 0 126 114 136 72 Resp.
9 Nominale ODG 9/2126-A E ABB/28 254 252 2 127 112 140 72 Resp.
10 Nominale ODG 9/2126-A E ABB/30 254 253 1 127 116 137 72 Resp.
11 Nominale ODG 9/2126-A E ABB/31 252 250 2 126 113 137 72 Resp.
12 Nominale ODG 9/2126-A E ABB/32 255 254 1 128 115 139 72 Resp.
13 Nominale ODG 9/2126-A E ABB/33 255 253 2 127 115 138 72 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale ODG 9/2126-A E ABB/34 253 246 7 124 108 138 72 Resp.
15 Nominale ODG 9/2126-A E ABB/35 256 251 5 126 114 137 72 Resp.
16 Nominale ODG 9/2126-A E ABB/37 260 254 6 128 112 142 72 Resp.
17 Nominale ODG 9/2126-A E ABB/38 254 252 2 127 116 136 72 Resp.
18 Nominale ODG 9/2126-A E ABB/45 258 258 0 130 119 139 72 Resp.
19 Nominale DDL 2126-A E ABB - VOTO FINALE 263 263 0 132 153 110 69 Appr.
20 Nominale MOZ 1-434 NF 272 226 46 114 76 150 67 Resp.
21 Nominale MOZ 1-463 272 258 14 130 107 151 67 Resp.
22 Nominale MOZ 1-464 DISP NO CPV 7 273 228 45 115 77 151 67 Resp.
23 Nominale MOZ 1-464 CPV 7 DISP 270 270 0 136 20 250 67 Resp.
24 Nominale MOZ 1-469 1 CPV DISP 272 272 0 137 111 161 67 Resp.
25 Nominale MOZ 1-469 2 CPV DISP 270 266 4 134 107 159 67 Resp.
26 Nominale MOZ 1-469 3 CPV DISP 269 266 3 134 106 160 67 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 32)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale MOZ 1-469 4 CPV DISP 271 268 3 135 105 163 67 Resp.
28 Nominale MOZ 1-469 5 CPV DISP 266 264 2 133 102 162 67 Resp.
29 Nominale MOZ 1-469 6 CPV DISP 271 269 2 135 106 163 67 Resp.
30 Nominale MOZ 1-469 7 CPV DISP 271 267 4 134 107 160 67 Resp.
31 Nominale MOZ 1-470 NO CPV 3 DISP 272 271 1 136 121 150 67 Resp.
32 Nominale MOZ 1-470 CPV 3 DISP 273 268 5 135 71 197 67 Resp.