XIX LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Mozione:
La Camera,
premesso che:
il 19 ottobre 2022 è stata approvata la direttiva (UE) 2022/2041, la quale mira a migliorare le condizioni di vita e di lavoro nell'Unione europea istituendo un quadro per l'adeguatezza dei salari minimi legali, la promozione della contrattazione collettiva sulla determinazione dei salari e il miglioramento dell'accesso effettivo di lavoratori e lavoratrici al diritto alla tutela garantita dal salario minimo;
i contratti collettivi nazionali del lavoro (Ccnl), che in Italia dovrebbero garantire un salario dignitoso a tutti i lavoratori, hanno formalmente un tasso di copertura molto elevato (superiore al 90 per cento), ma degli oltre mille Ccnl depositati, solamente il 22 per cento sono firmati dai sindacati maggiormente rappresentativi, mentre altri rientrano nella categoria dei cosiddetti «contratti pirata», i quali offrono condizioni lavorative non dignitose;
inoltre, a dicembre 2024 risultavano scaduti il 62 per cento dei Ccnl depositati, pari a 640 contratti su 1.037, con una copertura di circa 6,2 milioni di lavoratori (47 per cento del totale);
secondo gli ultimi dati Eurostat, nel 2024 il 9 per cento dei lavoratori a tempo pieno in Italia erano poveri (cosiddetti «working poors»), un dato in aumento rispetto al 2023 e molto maggiori rispetto ad altri Paesi dell'Unione europea, come la Germania (3,7 per cento) o la Finlandia (2,2 per cento);
se si considerano, invece, la totalità dei lavoratori, la percentuale di working poors sale al 10,2 per cento, anche questo in aumento rispetto al 2023;
secondo una ricerca dell'Iref, l'Istituto di ricerca delle Acli, negli ultimi dieci anni il numero di lavoratori poveri è aumentato del 55 per cento, e questo fenomeno colpisce in misura maggiore le donne, i giovani e i residenti del mezzogiorno. Per ogni uomo con un lavoro a basso reddito ci sono due donne nelle stesse condizioni, l'incidenza della povertà lavorativa sui giovani è 3,5 volte superiore rispetto agli over-50 e le probabilità di ottenere un contratto mal retribuito sono tre volte superiori nel Mezzogiorno rispetto al Nord Italia;
secondo l'Inps, sarebbero all'incirca 2,2 milioni i dipendenti dei settori privato, agricolo e del lavoro domestico che percepiscono un salario lordo, inclusivo di tredicesima e Tfr, inferiore a 9 euro l'ora;
i salari reali hanno perso il 10,5 per cento del potere d'acquisto tra il 2019 e il 2024 a causa della forte crescita dei prezzi (dati Istat), confermando un trend evidenziato dall'Ocse secondo cui l'Italia è l'unico Paese Ocse in cui i salari reali sono diminuiti rispetto a trent'anni fa;
in tutti i Paesi del G20, tranne l'Italia, è previsto un salario minimo legale, che in tutti i Paesi del G7 è superiore ai 9 euro lordi l'ora, tranne in Giappone e negli Stati Uniti;
secondo le stime più prudenziali, ogni anno verrebbero attivati in Italia un numero che oscilla tra i 400mila e i 600mila tirocini gratuiti, una forma di sfruttamento del lavoro che viene sempre più di frequente utilizzata da piccole e grandi aziende per avere forza lavoro a costo zero, senza realizzare un vero percorso di inserimento lavorativo, considerando che solo il 31 per cento dei tirocini viene poi trasformato in un contratto di lavoro stabile e che la normativa nazionale vieta espressamente l'attivazione di tirocini extracurriculari non retribuiti, salvo specifiche eccezioni regionali;
in seno all'Unione europea è in corso un confronto tra Parlamento, Commissione e Consiglio per introdurre una direttiva che intervenga sul tema dei tirocini e degli stage, con il Parlamento europeo che propone le soluzioni più ambiziose, chiedendo il divieto assoluto di tirocini non retribuiti in tutti i Paesi dell'Unione europea,
impegna il Governo:
1) ad adottare iniziative normative volte ad introdurre un salario minimo legale in Italia pari a 9 euro l'ora, per proteggere i lavoratori poveri e dare attuazione all'articolo 36, primo comma, della Costituzione, laddove si prevede che il lavoratore abbia diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa;
2) ad adottare iniziative di competenza volte a prevedere nuove forme di incentivi e sanzioni per velocizzare il rinnovo dei Ccnl scaduti, al fine di tutelare i lavoratori coperti dai suddetti contratti;
3) a sostenere in ogni sede opportuna la proposta del Parlamento europeo di vietare qualsiasi forma di tirocinio e stage non retribuito, per valorizzare e riconoscere quelle che sono, a tutti gli effetti, forme di lavoro, e in quanto tali meritevoli di un riconoscimento economico;
4) a potenziare i sistemi di controllo sulla retribuzione dei tirocini, per rendere effettivo il divieto di tirocini e stage extracurriculari non retribuiti già in vigore formalmente ma non rispettato nella sostanza da un ampio numero di aziende.
(1-00477) «D'Alessio, Pastorella, Richetti, Benzoni, Grippo, Sottanelli, Bonetti, Onori, Rosato, Ruffino».
Risoluzione in Commissione:
L'VIII Commissione,
premesso che:
nella giornata di mercoledì 9 luglio 2025 il territorio di Metaponto di Bernalda, nota località turistica sulla fascia costiera Jonica della Basilicata è stato interessato da un doppio devastante incendio che ha provocato ingentissimi danni a strutture ricettive, abitazioni private, attività economiche, e messo a serio rischio l'incolumità delle persone con diversi feriti per fortuna non gravi;
il forte vento ha alimentato le fiamme che si sono sviluppate velocemente su un ampio fronte e reso impegnativo il lavoro dei vigili del fuoco, della protezione civile, delle squadre forestali e delle forze dell'ordine nel contenimento delle fiamme e della messa in sicurezza dell'area;
è solo grazie al grande lavoro dei soccorritori che è stata evitata quella che poteva essere davvero una tragedia;
la conta dei danni ancora in corso sta lievitando evidenziando la necessità di un tempestivo sostegno da parte delle istituzioni per interventi di bonifica e ripristino nonché di sostegno alle attività economiche di Metaponto;
l'incendio ha interessato un'area boschiva, pineta, che da tempo ha bisogno di una adeguata manutenzione con una seria messa in sicurezza delle pinete con linee taglia fuoco e vie di fuga;
il litorale di Metaponto come è noto è interessato da anni anche da un fenomeno erosivo che ha penalizzato molti lidi riducendo la capacità ricettiva;
gli incendi in estate e le mareggiate in autunno e inverno infieriscono su questo lembo di Basilicata che è tra i più belli e rinomati,
impegna il Governo:
ad aprire un confronto istituzionale con tutte le amministrazioni pubbliche interessate per affrontare questioni che si trascinano da tempo come la manutenzione e messa in sicurezza delle aree verdi e delle pinete della costa Ionica nonché per contrastare il fenomeno della erosione costiera;
a stabilire, dopo la quantificazione dei danni, la quantità di risorse da stanziare e la modalità di erogazione dei ristori ai soggetti economici e privati colpiti dall'incendio del 9 luglio 2025 facendo in modo che ciò avvenga con apposito provvedimento d'urgenza entro l'attuale stagione estiva;
a prevedere in tempi rapidi il ritorno della riserva di Metaponto e del relativo nucleo di tutela da Martina Franca a Potenza;
a ripristinare il presidio dei vigili del fuoco di Metaponto e a rafforzare in termini di unità il personale in servizio presso la Provincia di Matera;
ad implementare il numero di giornate lavorative assicurando corrispettiva adeguata copertura economica per i lavoratori idraulico forestali in servizio presso il consorzio di bonifica in tutti i comuni della fascia ionica e della collina materana;
a stanziare risorse per il potenziamento del servizio di monitoraggio e prevenzione incendi con l'utilizzo di nuove tecnologie satellitari e di droni.
(7-00318) «Simiani, Amendola, Ubaldo Pagano, Laus, Sarracino».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta in Commissione:
FOSSI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:
l'introduzione dei nuovi dazi del 30 per cento annunciata dall'amministrazione Usa sui prodotti europei, in particolare su quelli italiani e toscani, rischia di produrre gravi ripercussioni sull'economia regionale, con migliaia di posti di lavoro a rischio;
tra i settori particolarmente colpiti vi è quello vitivinicolo, dell'olio e dei prodotti agroalimentari di qualità, che sono un comparto traino dell'economia Toscana e vanto del made in Italy;
secondo le stime riportate da vari media sarebbero in particolare oltre 400 milioni di euro di export vitivinicolo toscano sarebbero direttamente esposti a un calo di competitività, a causa dell'aumento dei prezzi finali per il consumatore statunitense;
i produttori toscani, attraverso associazioni e consorzi di tutela, hanno lanciato un allarme forte e motivato, evidenziando che molti importatori americani stanno già sospendendo o riducendo gli ordini, preferendo vini cileni, argentini o australiani, non soggetti a tali dazi;
le principali province colpite sono Siena, Firenze, Arezzo, Grosseto e Livorno, territori a forte vocazione vinicola, dove l'export rappresenta una voce essenziale per il bilancio delle imprese e l'occupazione agricola e turistica;
la regione Toscana, insieme a produttori, associazioni di categoria e rappresentanze istituzionali, ha già scritto una lettera al Governo e alle istituzioni europee, chiedendo: una trattativa bilaterale urgente con Washington per scongiurare o ridurre i dazi; compensazioni economiche per i danni causati; un piano straordinario di promozione verso mercati alternativi (Asia, Canada, Sudamerica); strumenti finanziari agevolati per sostenere l'export penalizzato e i mancati introiti –:
quali iniziative il Governo intenda adottare con urgenza in sede europea per sospendere o negoziare i dazi imposti dagli Stati Uniti, e con quali tempi previsti;
se siano già state predisposte eventuali misure compensative o strumenti di sostegno economico per le imprese toscane colpite (ed in particolare quelle vitivinicole) da questa misura commerciale, con particolare attenzione alle piccole e medie aziende a partire da un piano straordinario di promozione e internazionalizzazione per i prodotti italiani verso mercati extra Usa;
se intenda avviare un tavolo permanente con le regioni più esposte, come la Toscana, per monitorare l'evolversi della situazione e intervenire tempestivamente con misure di supporto coordinate.
(5-04256)
AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE
Interrogazione a risposta scritta:
FORATTINI, MARINO, ROMEO, ANDREA ROSSI e VACCARI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:
i prezzi del grano duro si attestano oggi, nella Borsa Merci di Milano, fra 307 euro e 328 euro/tonnellata all'inizio di luglio 2025, con un trend in calo rispetto ai mesi precedenti (-2 - 3 per cento);
le quotazioni sono al di sotto dei costi medi di produzione stimati a circa 1.400 euro/ettaro (pari a 1.100 euro/ettaro di ricavi reali), lasciando il comparto in una situazione di redditività negativa;
il calo delle superfici coltivate a grano duro, stimato in almeno 130.000 ettari in meno, rappresenta una contrazione significativa di attività cerealicola nazionale;
problemi climatici, fitosanitari e strutturali (piogge eccessive, siccità in Nord Europa) hanno ridotto le rese, compresso i prezzi e aumentato la dipendenza dalle importazioni;
le organizzazioni agricole (Cia, Coldiretti, Confagricoltura) chiedono misure di protezione per il mercato interno, controllo delle importazioni e trasparenza nelle scorte;
il Piano «Granaio Italia» e il Registro telematico nazionale delle scorte sono stati introdotti ma restano poco implementati, con dubbie ricadute sulla stabilità dei prezzi;
il settore cerealicolo, terzo in importanza in Italia, è a rischio di abbandono delle colture e crollo della redditività, con impatti anche sulle filiere industriali collegate. La futura campagna 2025/26 potrebbe esacerbarsi per insufficienza di misure strutturali e volatilità internazionale –:
quali misure, per quanto di competenza, intenda adottare per sostenere i produttori in difficoltà a titolo temporaneo e straordinario e per garantire prezzi minimi di riferimento o tutelati, così da coprire i costi di produzione e preservare la sostenibilità delle colture cerealicole;
se preveda di assumere iniziative di competenza volte a disporre contingentamenti temporanei all'importazione di cereali, in particolare da Paesi extra-UE, per contrastare fenomeni speculativi e dumping;
se il Piano granaio Italia, incluso il Registro telematico nazionale delle scorte di cereali, sarà potenziato con strumenti efficaci per garantire monitoraggio, trasparenza e stabilità del mercato;
se si intenda rafforzare il coordinamento con l'UE, per far valere iniziative di supporto nazionale in sede comune e agire tempestivamente con provvedimenti anticrisi.
(4-05545)
AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VIII Commissione:
MAZZETTI e CORTELAZZO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
da tempo si registrano sollecitazioni per la predisposizione di incentivi alle azioni di efficientamento idrico, basati su meccanismi di mercato invece che su obblighi di legge, da destinare agli attori di grandi dimensioni quali distributori e imprese a forte consumo idrico;
talune proposte strutturano tali incentivi su un modello senza oneri per lo Stato analogo a quello dei certificati bianchi. Questi ultimi sono titoli negoziabili che certificano il conseguimento di risparmi negli usi di energia attraverso interventi di incremento dell'efficienza energetica nel settore industriale, delle infrastrutture a rete;
per quanto riguarda le multiutilities alle prese con la scarsità di risorse per l'ammodernamento della rete idrica, va rilevato che oggi in Italia si rinnovano tra 1.500 e 3.000 km di rete idrica all'anno, contro i 5.000 km di Paesi come Germania e Francia. È stato calcolato che per ogni euro investito nella rete si genera 1,70 euro di Pil, con crescita per imprese, posti di lavoro, innovazione e benefici sociali;
un impegno strategico sul risparmio idrico generato dall'ammodernamento della rete, dall'efficientamento delle metodologie di captazione e dal miglioramento dei processi di alimentazione dei bacini di approvvigionamento può essere affrontato oltre che con fondi tariffari, pubblici o europei, anche collocando sul mercato i titoli ottenuti dalle azioni positive poste in essere;
per le imprese grandi consumatrici di risorsa idrica, l'introduzione di titoli di efficientamento dei consumi, anche sotto forma di riutilizzo, potrebbe produrre in tempi accettabili un risparmio di 500 milioni di mc rispetto al totale dei consumi industriali annuali, pari a 3 miliardi di mc. Il regolamento 2020/741/UE incentiva il riuso delle acque reflue depurate, attualmente utilizzate per il 4 per cento a fronte di un potenziale del 20 per cento;
sono già in corso esperienze locali come il progetto «Life svolta blu» che promuove interventi di efficientamento idrico nel territorio vicentino attraverso la validazione di un sistema volontario di scambio di «crediti blu» o il processo attenzionato dalla ATO – Milano che prevede la tokenizzazione in crediti acquistabili da aziende «water intensive» del riutilizzo delle acque del depuratore Bresso-Niguarda per irrigare il Parco Nord-Milano –:
se non ritenga opportuno valutare in via sperimentale l'adozione di un meccanismo nazionale di certificazione di risparmio idrico sotto forma di titoli commerciabili, similare a quello dei certificati bianchi, dando corso all'impegno assunto con gli ordini del giorno G/1272/7/8 Paroli e 9/2164/29, Mazzetti.
(5-04248)
L'ABBATE, ILARIA FONTANA, MORFINO e SANTILLO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
il Regolamento (UE) 2024/573, in vigore dall'11 marzo 2024, prevede l'eliminazione progressiva degli idrofluorocarburi (HFC) entro il 2050, in ragione del loro elevato potenziale di riscaldamento globale, migliaia di volte superiore a quello della CO2;
nel settore della refrigerazione commerciale, in particolare nella grande distribuzione alimentare, l'Italia continua ad avvalersi di impianti obsoleti alimentati da F-gas, con un utilizzo stimato in circa 700 tonnellate annue e tassi di dispersione in atmosfera compresi tra il 15 per cento e il 25 per cento del contenuto;
a fronte di ciò, il nostro Paese è tra i leader mondiali nella progettazione e produzione di tecnologie basate su refrigeranti naturali (CO2, propano, ammoniaca), già ampiamente utilizzate in ambito industriale e civile ad alta efficienza energetica e a basso impatto ambientale;
il dossier «Per una refrigerazione italiana sostenibile», pubblicato da Legambiente del maggio 2025, evidenzia come, per ogni nuovo punto vendita alimentare realizzato con sistemi moderni e sostenibili, ce ne siano almeno due ancora operativi con vecchi impianti alimentati da F-gas, in contraddizione con l'obiettivo europeo della neutralità climatica entro il 2050;
è necessario introdurre misure concrete per contrastare gli effetti degli Hfc, ampiamente utilizzati nella refrigerazione commerciale, promuovendo la diffusione di sistemi alternativi, moderni e sostenibili, in linea con quanto previsto dal Regolamento (UE) 2024/573;
secondo il Rapporto Ispra 2025, oltre il 50 per cento delle emissioni nazionali di gas serra derivanti dai processi industriali è attribuibile ai gas fluorurati, la cui incidenza è cresciuta del 387,5 per cento rispetto al 1990, principalmente per via dell'impiego di HFC nella refrigerazione, nel condizionamento e negli aerosol farmaceutici;
andrebbe, pertanto, avviata una campagna nazionale di informazione e formazione rivolta a cittadini, tecnici e imprese, nonché prevista l'introduzione di misure di semplificazione burocratica per favorire l'impiego di tecnologie a basso impatto ambientale, in sostituzione degli F-gas, accompagnate da un sistema di crediti di carbonio destinato alle aziende che ammodernano i propri impianti di refrigerazione, riconosciuti in proporzione alle tonnellate di CO2 equivalente – diretta e/o indiretta – risparmiate, al fine di creare un nuovo incentivo economico alla sostenibilità ambientale –:
tenuto conto di quanto rilevato in premessa, quali iniziative il Governo intenda assumere per promuovere, anche mediante campagne di formazione e informazione, la riconversione degli impianti di refrigerazione commerciale più vecchi ed altamente clima-impattanti in favore di sistemi a basso impatto ambientale, più efficienti dal punto di vista energetico e basati su refrigeranti naturali.
(5-04249)
SIMIANI, BRAGA, CURTI, EVI e FERRARI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
ai sensi dell'articolo 9, comma 3, della legge 6 dicembre 1991, n. 394 (legge quadro sulle aree protette), l'avvio della procedura di nomina del presidente dell'ente parco è reso noto nel sito internet istituzionale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (ora Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica) nonché dell'ente parco interessato, sessanta giorni prima della scadenza del presidente in carica;
tale previsione mira a garantire trasparenza e partecipazione nelle procedure di individuazione del presidente dell'ente parco nazionale, consentendo la presentazione di candidature o segnalazioni;
risulta agli interroganti che, al 15 giugno 2025, vi sono numerose cariche di presidenti di enti parco scadute o in scadenza entro il 31 dicembre 2025, nonché diversi casi in cui sono stati nominati commissari straordinari (ad esempio nei parchi del Pollino, del Gargano, delle Dolomiti Bellunesi, della Sila e altri);
per le procedure di nomina già concluse, quale, ad esempio, quella relativa al Parco delle Cinque Terre, e per quelle «in corso di perfezionamento», non è chiaro se sia stato rispettato il termine di pubblicazione dell'avviso previsto dal citato articolo 9, comma 3, legge 394 del 1991);
l'assenza di un adeguato rispetto di tale obbligo potrebbe compromettere la trasparenza e la partecipazione dei soggetti interessati alla gestione delle aree naturali protette, la legittimità delle nomine avvenute in carenza di tale adempimento, nonché il corretto funzionamento degli enti parco nazionali, fondamentali per le strategie di tutela ambientale e biodiversità e per gli obiettivi di transizione ecologica –:
se, in relazione alle nomine dei presidenti degli enti parco già effettuate o attualmente in corso di perfezionamento nel corso della presente legislatura, intenda confermare che sia stato sempre assicurato il pieno rispetto dell'obbligo, previsto dall'articolo 9, comma 3, della legge n. 394 del 1991, di pubblicare l'avviso di avvio della procedura almeno sessanta giorni prima della scadenza del mandato, fornendo, a tal fine, un elenco dettagliato degli avvisi effettivamente pubblicati con l'indicazione delle relative date, per assicurare la massima trasparenza sulle procedure di nomina dei vertici degli enti parco nazionali.
(5-04250)
ZINZI e BRUZZONE. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
la sentenza Tar Liguria n. 642 del 7 ottobre 2024, ha annullato il decreto ministeriale 6 agosto 2021 n. 332, in ordine alle misure di salvaguardia e zonizzazione interna del Parco nazionale provvisorio di Portofino, nonché il decreto ministeriale 27 ottobre 2021 n. 43, recante la costituzione del Comitato di gestione provvisoria, facendo tornare vigenti i confini del Parco naturale regionale di Portofino posti all'interno dei comuni di Camogli, Portofino e Santa Margherita Ligure e, al tempo stesso, ha posto l'accento sullo strumento dell'intesa, quale condizione essenziale per giungere all'istituzione definitiva del Parco nazionale;
la citata sentenza n. 642 ha indicato due soluzioni alternative: riattivare il procedimento per l'istituzione del parco provvisorio, oppure attivare il procedimento per pervenire all'intesa Stato-regione per l'istituzione del parco definitivo;
con nota protocollo 0000505, del 2 gennaio 2025, il presidente della regione Liguria, ha confermato al Ministro e al Sottosegretario, l'interesse dell'amministrazione regionale a pervenire all'istituzione definitiva del Parco nazionale comprendente i tre comuni Camogli, Portofino e Santa Margherita Ligure, ribadendo la ferma contrarietà all'ipotesi del Parco allargato a undici comuni e, in caso di mancato raggiungimento dell'intesa, ha chiesto l'abrogazione della lettera f-ter), comma 1, articolo 34, legge n. 394 del 1991, mantenendo pertanto l'attuale assetto del Parco naturale regionale;
con nota protocollo 0262833, del 23 maggio 2025, il Vicepresidente della regione Liguria, in riscontro all'atto di diffida del 23 aprile 2025 dell'Associazione internazionale amici del Monte di Portofino, in merito alla perimetrazione del Parco, rispondeva che l'amministrazione regionale aveva rappresentato al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica la volontà di dare corso alle procedure di perfezionamento dell'intesa, per tenere conto di tutti gli interessi di detta fase, come indicato dalla citata sentenza n. 642;
con diffida del 23 aprile 2025 le associazioni ambientaliste hanno chiesto di pervenire in modo sollecito all'istituzione del parco definitivo;
con lettera del 30 giugno 2025, il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 34, comma 3, legge n. 394 del 1991, alla regione Liguria e agli undici comuni già facenti parte della perimetrazione provvisoria, la zonizzazione provvisoria e relative misure di salvaguardia, redatte dall'Ispra al fine di ottenere entro 45 giorni dalla comunicazione i pareri di competenza –:
quali siano i motivi per i quali non si è dato seguito all'istituzione definitiva del Parco nazionale di Portofino, mediante il procedimento dell'intesa, come più volte manifestato dalla regione Liguria e come ribadito dalla sentenza del Tar Liguria n. 642 del 7 ottobre 2024.
(5-04251)
BONELLI e ZARATTI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
con decreto del Ministero della transizione ecologica del 4 agosto 2022 è stato adottato il Piano d'azione dei siti orfani per l'attuazione dell'investimento 3.4 – di 500 milioni di euro – della Misura M2C4 del Piano nazionale di ripresa e resilienza;
tra gli interventi di bonifica dei siti orfani della regione Lazio è stato individuato il sito «Santa Apollonia», nel comune di Aprilia (Latina) oggetto di finanziamento per 14 milioni di euro, per l'adozione di un piano di caratterizzazione e analisi di rischio sito specifica, con l'eventuale successiva Bonifica da completarsi entro il 31 marzo 2026;
il sito orfano «Santa Apollonia» è stato interessato da un'attività di smaltimento finale dei rifiuti (discarica) fino al 1988, anno in cui ne è stata disposta la chiusura con ordinanza sindacale n. 33 del 1988;
il sito risulta inserito nel Piano regionale dei siti inquinati del Lazio, aggiornato, da ultimo, con il Piano regionale dei rifiuti di cui alla deliberazione del Consiglio regionale n. 4 del 5 agosto 2020;
in data 25 gennaio 2024 sul sito del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica (Mase) è stato pubblicato, ai sensi dell'articolo 7 del Piano d'azione, l'Accordo per la realizzazione degli interventi di bonifica e ripristino ambientale dei siti orfani ricadenti nel territorio della regione Lazio tra il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, la regione Lazio e il comune di Aprilia (di seguito Accordo);
a tutt'oggi si deve registrare il mancato avvio dell'intervento di bonifica secondo il cronoprogramma previsto dalla scheda intervento n. 1 di cui all'allegato tecnico del suddetto accordo;
con ordine del giorno 9/2184-A/46 la Camera il 17 febbraio 2025 impegnava il Governo a valutare l'opportunità di adottare le misure di competenza, ai fini della realizzazione degli interventi di bonifica del sito orfano di Santa Apollonia del comune di Aprilia;
il 28 aprile 2025 il commissario straordinario ha comunicato alla regione Lazio la formale rinuncia del comune di Aprilia a ricoprire il ruolo di soggetto attuatore esterno per il progetto relativo al sito orfano di Santa Apollonia –:
quali iniziative di competenza intenda assumere affinché la regione Lazio, in qualità di soggetto attuatore, adotti tutte le immediate ed opportune misure ai fini della realizzazione degli interventi di bonifica del sito orfano di Santa Apollonia, valutando l'opportunità, nel caso di ulteriore inerzia o ritardo nell'avvio delle attività, di attivare ai sensi del comma 1 dell'articolo 12 dell'Accordo, i poteri sostitutivi ai sensi dell'articolo 12 del decreto-legge n. 77 del 2021, convertito con legge n. 108 del 2021.
(5-04252)
CULTURA
Interrogazione a risposta scritta:
BALDELLI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
in data 30 aprile 2019, Vr World S.r.l., con sede a Roma in via Vertumno 2, p.iva 14298531006, presenta domanda per il bando POR FESR Marche 2014-2020 – Asse 3 – Azione 8.1, destinato alla promozione del territorio tramite opere cine-audiovisive, proponendo la realizzazione del lungometraggio «Cavalieri del Vento», dedicato al cantautore Ivan Graziani;
tale proposta è ammessa al finanziamento regionale diretto con decreto n. 167 del 4 ottobre 2019, per un importo di 260 mila euro;
in data 20 maggio 2019, la società in house Svim S.r.l., interamente partecipata dalla Regione, con amministratore unico Gianluca Carrabs, trasmette alla Segreteria generale il proprio Piano triennale delle attività 2019-2021, inizialmente privo di riferimenti al progetto «Cavalieri del Vento»;
in data 24 luglio 2019, Svim integra il Piano, inserendo un apporto economico di 200 mila euro a favore di un progetto con lo stesso titolo – «Cavalieri del Vento» – e con le medesime finalità artistiche e narrative rispetto al progetto finanziato con fondi POR FSER, ossia un lungometraggio da realizzare tramite contratto di associazione in partecipazione con Vr Worlds;
tale intervento viene approvato dalla Giunta regionale con Dgr n. 988 del 7 agosto 2019, senza che risulti evidenza di istruttoria sul cumulo di finanziamenti;
con nota protocollata il 5 novembre 2019, il servizio turismo della regione, dopo aver appreso l'iniziativa dalla stampa, sottolinea a Svim la sovrapposizione tra il contributo POS FESR già concesso al lungometraggio e l'apporto previsto da SVIM, con riferimento al medesimo progetto, chiedendo chiarimenti urgenti in merito alla compatibilità delle due fonti di finanziamento e di operare una scelta fra i due finanziamenti;
in data 11 novembre 2019, con nota dirigenziale, la regione conferma la preclusione al cumulo dei finanziamenti e la necessità di scelta tra i due canali di finanziamento (FESR o SVIM), evidenziando l'inammissibilità della doppia erogazione per il medesimo progetto;
anziché indicare a quale finanziamento accedere, Vr Worlds S.r.l., in data 15 novembre 2019, invia pec di risoluzione consensuale del contratto di associazione in partecipazione al film «Cavalieri del vento» già stipulato;
lo stesso giorno, con pec recante orario precedente, Svim e Vr Worlds si scambiano un nuovo contratto di associazione in partecipazione, con l'oggetto formalmente modificato nella realizzazione di un docufilm intitolato «Cavalieri del vento: noi non moriremo mai», opera distinta solo nella forma ma sostanzialmente riconducibile allo stesso soggetto artistico e produttivo, per lo stesso contributo da parte di Svim di 200 mila euro;
il citato contratto prevede una clausola di riservatezza nonché la rendicontazione del contributo ai fini di un recupero di 60 mila euro tramite il cosiddetto Tax credit;
la produzione sembra non essere stata mai completata né distribuita, ciò vale sia per il lungometraggio che per il docufilm;
invero, medio tempore, Svem S.r.l. subentra a Svim e, conosciuto il fatto, avvia azione legale per inadempienza contrattuale e recupero delle somme erogate;
allo stesso tempo, anche la regione avvia il recupero delle somme erogate escutendo una fideiussione che sembrerebbe non coprire quanto erogato;
a parere dell'interrogante, sorgono poi ulteriori perplessità circa l'effettivo corretto funzionamento delle misure in questione nel momento in cui emergono profili quantomeno anomali, vale a dire che la Vr Worlds risulterebbe amministrata da persona ultraottantenne mentre la sede legale della società apparirebbe fissata in un immobile non compatibile con l'attività di produzione audiovisiva che sembrerebbe destinato a deposito e, in ogni caso, ad attività diversa da quella di una casa cinematografica;
più in generale, vi è la assoluta necessità di evitare che in questo ambito siano destinate risorse pubbliche a soggetti privi dei requisiti e comunque di rafforzare gli strumenti atti ad evitare la dispersione di tali risorse –:
se le suddette opere audiovisive «Cavalieri del vento» e/o «Cavalieri del vento: noi non moriremo mai» abbiano ricevuto finanziamenti pubblici da parte del Ministero interrogato e, in particolare, se abbiano beneficiato dei contributi selettivi di cui agli articoli 26 e successivi della legge 14 novembre 2016, n. 220.
(4-05551)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta in Commissione:
CENTEMERO, CANDIANI, CAVANDOLI, DE BERTOLDI e GUSMEROLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
il «Fondo asilo migrazione e integrazione» (Fami) è uno strumento finanziario istituito con regolamento UE n. 516 del 2014 per promuovere una gestione integrata dei flussi migratori. In Italia è gestito dal Ministero dell'interno e per il periodo 2021-2027 la dotazione complessiva è di 1.101.243.482,00 euro;
i beneficiari di progetti finanziati nell'ambito del Fami sono per lo più cooperative sociali e consorzi di cooperative sociali, operanti su tutto il territorio sottoposti a rigide procedure di rendicontazione e di controllo delle risorse assegnate, previste dai manuali ministeriali tempo per tempo vigenti;
con interpello 375 del 2021, l'Agenzia delle entrate ha chiarito che le somme percepite per la realizzazione dei progetti finanziati dal Fami debbano ritenersi mere movimentazioni di denaro, come tali, escluse dall'ambito applicativo dell'Iva, ai sensi dell'articolo 2, terzo comma, lettera a), del cosiddetto decreto Iva. Legittimamente, quindi, i beneficiari dei progetti Fami non fatturano le somme incassate (trattandosi di somme fuori campo Iva), ma le rendicontano a costi reali, attenendosi ai manuali ministeriali;
nell'ambito di un accertamento condotto su di un consorzio di cooperative sociali operante nel settore dell'accoglienza, l'Agenzia delle entrate di Catania contesta la detraibilità del Iva sugli acquisti di beni e servizi poi impiegati nelle operazioni Fami non fatturate (e non assoggettate a Iva dal consorzio. I funzionari eccepiscono che la detrazione dell'Iva assolta sugli acquisti di beni e di servizi sia ammessa solo se il soggetto passivo utilizza detti acquisti per effettuare operazioni imponibili o a esse assimilate, in condizione di inerenza fra le operazioni compiute a monte (acquisti) operazioni compiute a valle (vendite/operazioni attive), soggette a Iva (articolo 19 commi 1 e 2 del decreto del Presidente della Repubblica 633 del 1972);
tuttavia, lo stesso articolo 19 introduce, al comma 3, delle deroghe al principio generale di indetraibilità, tra cui (lettera c) le operazioni di cui all'articolo 2 comma 3 lettera a), potendosi ritenere assimilate alle operazioni imponibili (che conferiscono il diritto alla detrazione). E gli stessi manuali ministeriali contemplano la possibilità di recuperare l'Iva, portandola in detrazione, e non rendicontandola al Fami –:
se il Governo intenda fornire chiarimenti, confermando quanto già fatto proprio dall'autorità di gestione del Fami, ovvero che i soggetti beneficiari possano legittimamente optare per la detrazione dell'Iva, in virtù della deroga prevista dall'articolo 19, comma 3, lettera c) del decreto del Presidente della Repubblica 633 del 1972.
(5-04245)
Interrogazioni a risposta scritta:
GIAGONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
l'applicazione dell'imposta municipale unica (Imu) sui terreni definiti «edificabili» dallo strumento generale della pianificazione urbanistica comunale (Puc), viene applicata in base ad aliquote che tengono conto della capacità edificatoria indicata nel Puc anche se l'immobile in questione è parte di un comparto non ancora urbanizzato;
un terreno edificabile diventa effettivamente tale solo dopo una procedura burocratica composta da due fasi. La prima è l'approvazione di un piano urbanistico attuativo (Pua), che traduce le previsioni generali del piano comunale in un progetto di assetto territoriale specifico, coinvolgendo anche lo studio delle opere di urbanizzazione. La seconda fase, che può iniziare solo dopo aver completato la prima, riguarda la progettazione edilizia vera e propria, ovvero la realizzazione di un progetto esecutivo dettagliato per trasformare le previsioni del Pua in interventi concreti;
poiché il bene tassato sulla base della capacità edificatoria prevista dallo strumento urbanistico generale, non produce reddito fino all'esito delle due fasi di attuazione sopra citate, tale tassazione si configura come un'imposta patrimoniale;
d'altra parte l'avvio di un Pua è una procedura complessa, che in molti casi richiede un coordinamento tra una molteplicità di proprietari, spesso sia pubblici che privati, la cui durata dell'iter di approvazione dipende in maniera significativa dai tempi di risposta dell'amministrazione comunale, che ha il doppio ruolo di esattore dell'imposta e di soggetto autorizzatore delle proposte presentate;
la combinazione dei due elementi sopra citati rende il bene, in molti casi, inalienabile all'interno del normale mercato immobiliare. Sono noti casi, in passato, in cui proprietari di immobili «edificabili», abbiano preferito addirittura rinunciare alla proprietà del bene, utilizzando lo strumento della rinuncia abdicativa alla proprietà del loro immobile;
questa extrema ratio è peraltro ormai preclusa ai proprietari attuali che non siano in grado di corrispondere l'Imu richiesta. A seguito del parere dell'Avvocatura dello Stato n. 37243/2017 i collegi notarili si sono infatti attrezzati per impedire di fatto l'adozione di questo strumento, con la conseguenza di «intrappolare» i proprietari di immobili, costretti al pagamento dell'imposta patrimoniale, pur non avendo la possibilità concreta e reale di poter godere del bene tassato in alcun modo;
è facile dedurre, dunque, come allo stato attuale tale norma stia contribuendo a produrre conseguenze economiche disastrose in intere fasce di popolazione, che, impossibilitate a corrispondere ingenti somme per la tassazione su beni edificabili solo sulla carta, vedono aumentare negli anni l'indebitamento nei confronti dell'amministrazione locale –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto espresso in premessa e se intendano assumere iniziative di carattere normativo volte a prevedere che l'Imu su terreni classificati come edificabili diventi esigibile solo dopo l'approvazione definitiva di un Pua, il quale potrà essere sviluppato su iniziativa pubblica in caso di inerzia o impossibilità da parte della proprietà privata.
(4-05542)
STEFANAZZI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 15, comma 1, lettera i-quinquies del Tuir riconosce la detrazione del 19 per cento, entro il limite di 210 euro annui per ciascun ragazzo tra 5 e 18 anni, esclusivamente sulle spese per la pratica sportiva dilettantistica; l'agevolazione si traduce in un risparmio massimo di circa 40 euro per figlio;
nessuna norma analoga consente di detrarre le spese sostenute per la pratica sportiva agonistica, pur trattandosi di percorsi che richiedono intensità di allenamento, strumentazione ed equipaggiamento specialistici e, molto spesso, trasferte onerose;
la competitività internazionale dello sport italiano è costruita proprio sul vivaio agonistico giovanile, che forma gli atleti destinati a rappresentare la Nazione in campionati europei, mondiali e olimpici;
in assenza di sostegni fiscali mirati, le famiglie con redditi medi o medio-bassi (Isee sotto i 30.000 euro) possono essere costrette a interrompere percorsi di alto livello, disperdendo talento e investimenti sociali –:
se e quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano intraprendere al fine di correggere la disparità premessa e sostenere, mediante agevolazioni fiscali o altra forma di o indiretta, le famiglie di giovani che praticano sport a livello agonistico.
(4-05543)
DEL BARBA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
i commi 50 e 51 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2024, n. 207 (legge di bilancio 2025-2027) prevedono interventi per l'ammodernamento della rete di distribuzione dell'energia elettrica;
in particolare, il comma 50 prevede l'emanazione di un decreto del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, che definisca i termini e le modalità con cui i concessionari di energia elettrica dovranno presentare i piani straordinari di investimento pluriennali, nel rispetto di obiettivi quali: migliorare la resilienza del sistema contro eventi estremi, aumentare la capacità di integrazione delle energie rinnovabili, potenziare le infrastrutture per gestire l'aumento della domanda, migliorare la flessibilità del sistema di distribuzione e rafforzare la sicurezza delle infrastrutture contro minacce fisiche e cibernetiche;
il comma 51 stabilisce che il decreto dettagli anche i criteri per la determinazione degli oneri che i concessionari del servizio di distribuzione dell'energia elettrica sono tenuti a versare in ragione della rimodulazione della durata delle concessioni, senza tuttavia prevedere una quantificazione ben precisa di tali oneri che ricadranno automaticamente sul costo in bolletta che dovranno pagare i cittadini;
il 17 giugno 2025, alla Camera dei deputati, il Presidente dell'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (Arera), Stefano Besseghini, ha presentato la Relazione annuale sullo stato dei servizi e sull'attività svolta dall'Autorità, nella quale ha evidenziato la criticità di tale previsione normativa, che rappresenta una sostanziale novità rispetto al regime vigente e comporta un onere aggiuntivo trasferito sulle bollette degli utenti finali;
nella stessa relazione, Arera ha sottolineato come tale previsione rischi di porsi in contrasto con i principi generali della tariffazione basata su costi efficienti del servizio, invitando a minimizzare, se non annullare, l'impatto dell'onere di rimodulazione sulle tariffe elettriche, a tutela dei consumatori;
l'interrogante ha già sollevato queste criticità attraverso la presentazione di un ordine del giorno (9/2281-A/25 Del Barba) accolto come raccomandazione dal Governo, a conferma della rilevanza delle questioni poste;
risulta essenziale e urgente, considerati i continui e crescenti rialzi delle materie prime, assicurare che gli investimenti necessari per migliorare la rete di distribuzione non si traducano in nuovi oneri finanziari per i concessionari e, di conseguenza, in nuovi costi per i consumatori, per garantire che le strategie di modernizzazione dell'infrastruttura energetica contribuiscano effettivamente alla resilienza e sostenibilità del sistema senza aggravare il peso finanziario sulle famiglie italiane e sul tessuto produttivo del Paese –:
se e in che modo il Governo intenda intervenire, alla luce delle considerazioni espresse da Arera nella Relazione annuale del 17 giugno 2025 e dei rilievi già formalizzati dall'interrogante nell'ordine del giorno in premessa, per scongiurare l'aumento delle tariffe elettriche derivante dall'onere di rimodulazione della durata delle concessioni previsto dal comma 51, articolo 1 della legge 30 dicembre 2024, n. 207, al fine di evitare che i relativi costi gravino sugli utenti finali, garantendo la sostenibilità delle tariffe e la tutela dei consumatori.
(4-05548)
CIANI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
il Ministero dell'economia e delle finanze gestisce, tra le altre cose, l'attività di inventariazione e di catalogazione dell'Archivio storico delle carte valori dello Stato italiano, nonché la raccolta dei materiali da stampa storici. Tutti i beni facenti parte dell'Archivio sono di proprietà del Ministero dell'economia e delle finanze e costituiscono un valore patrimoniale dello Stato italiano. Il Poligrafico, società interamente partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze, è proprietario dell'immobile sede della prima Zecca dell'Italia unita, sito in Roma, via principe Umberto n. 4 per il quale il piano industriale 2017/2019 prevedeva un intervento di riqualificazione con valenza istituzionale, volto a realizzare in tale sede un polo per la valorizzazione delle attività storico-artistiche del Poligrafico;
in data 16 marzo 2018 veniva siglato il Protocollo di intesa tra Ministero dell'economia e delle finanze, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Sopraintendenza archivistica e bibliografica del Lazio, Ministero dello sviluppo economico e Istituto poligrafico e Zecca dello Stato volto alla valorizzazione del patrimonio storico artistico relativo alla citata sede della Zecca, anche nell'ottica di un progetto espositivo comune. Conseguentemente è stato bandito un concorso di progettazione per la riqualificazione e recupero del complesso immobiliare che si è concluso con la vittoria del costituendo raggruppamento temporaneo di imprese «Atelier(s) Alfonso Femia» e il progetto è stato autorizzato con il provvedimento d'intesa Stato-Regione Lazio n. 611 del 4 febbraio 2021;
il progetto di riqualificazione aveva di un'impostazione culturale e funzionale orientata a restituire al Rione Esquilino e alla città di Roma un bene storico, rinnovato nella sua funzione pubblica, attraverso l'inserimento di spazi museali, la riapertura della Scuola dell'arte della medaglia, l'attivazione di una biblioteca e di ambienti per l'accoglienza, la formazione, la ristorazione e l'organizzazione di eventi culturali. La presenza di attività pubbliche e aperte alla cittadinanza era parte integrante di una visione complessiva che mirava alla rigenerazione urbana, culturale e sociale del tessuto dell'intero Rione Esquilino. Tuttavia, a margine dell'ultima Conferenza di servizi del 27 febbraio 2025 n. 747, è stata approvata una variante in corso d'opera con una radicale revisione della distribuzione funzionale dell'edificio. La variante elimina quasi tutte le destinazioni pubbliche e culturali previste che vengono assorbite nella nuova configurazione come «spazi accessori» al servizio esclusivo della sede aziendale. Il ristorante diventa una mensa interna, gli spazi convegnistici sono ricondotti a sale riunioni aziendali, mentre gli ambienti destinati a ospitalità temporanea vengono del tutto eliminati senza che ciò sia stato accompagnato da una motivazione trasparente circa il mutamento radicale del progetto iniziale che si era aggiudicato il bando. La questione solleva interrogativi rilevanti sulla destinazione di fondi impiegati per un progetto che ha mutato profondamente natura –:
quali siano le ragioni, per quanto di competenza, che hanno portato alla trasformazione sostanziale del progetto sopra descritto, con la soppressione delle funzioni culturali e civiche precedentemente autorizzate, con conseguente disinvestimento nel processo di valorizzazione e riqualificazione del territorio;
come sia possibile, a seguito di un bando di gara internazionale e di un'aggiudicazione tramite evidenza pubblica, procedere alla trasformazione delle destinazioni d'uso dell'opera originariamente approvata.
(4-05549)
FAMIGLIA, NATALITÀ E PARI OPPORTUNITÀ
Interrogazioni a risposta immediata:
LUPI, SEMENZATO, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CARFAGNA, CAVO, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO e TIRELLI. — Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:
la violenza contro le donne è un fenomeno di vaste proporzioni e di forte allarme sociale, che richiede grande consapevolezza per essere contrastato con efficacia;
molto spesso i fenomeni di violenza si manifestano attraverso comportamenti in apparenza di minore gravità e segnali che è importante cogliere con tempestività;
l'interazione con le vittime e il riconoscimento della peculiarità dei fenomeni richiedono un'adeguata preparazione e la giusta consapevolezza, per via delle situazioni di forte impatto emotivo che si generano, di tale evidenza da aver suscitato da parte del Governo un'iniziativa legislativa di riconoscimento e tipizzazione del reato di femminicidio attraverso un disegno di legge dedicato, che ad oggi risulta all'esame della Commissione giustizia del Senato;
la capillarità e la funzionalità delle reti di accoglienza nei confronti delle donne vittime di violenza rivestono anch'esse un ruolo fondamentale per contrastare i fenomeni citati;
risulta da fonti di stampa essere in dirittura di arrivo il nuovo Piano strategico nazionale contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, adottato per la prima volta in base alle procedure definite dalla legislazione introdotta nel corso della XVII legislatura;
il funzionamento delle reti di accoglienza costituisce uno dei pilastri che sorreggono la definizione del piano citato, a cominciare dalle principali strutture di supporto quali i centri anti-violenza e le case rifugio –:
quale sia lo stato di definizione del nuovo Piano strategico nazionale contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica e il percorso che ne ha accompagnato la stesura, anche con riferimento alla formazione degli operatori che entrano in contatto con le situazioni di violenza e alla funzionalità della rete di accoglienza delle vittime.
(3-02097)
BOSCHI, DEL BARBA, GADDA, FARAONE, BONIFAZI e GIACHETTI. — Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:
la difficoltà economica di molte famiglie italiane, soprattutto a reddito medio-basso e monogenitoriali, nell'affrontare i costi elevati dei servizi educativi estivi e la carenza di alternative pubbliche adeguatamente accessibili e capillarmente diffuse costituiscono un problema ampiamente avvertito, con effetti negativi anche sulla natalità e sulla possibilità per molte madri di mantenere un lavoro stabile;
esempio emblematico di tale situazione è la recente vicenda, riportata dagli organi di stampa, di una madre di Lecco che, impossibilitata a sostenere i 535 euro richiesti per l'iscrizione della figlia per un mese di centro estivo comunale, ha segnalato all'amministrazione la propria difficoltà economica chiedendo eventuali soluzioni o possibilità di sostegno;
la scarsa accessibilità dei centri estivi non solo priva i minori di un'importante opportunità educativa, ricreativa e sociale durante la sospensione delle attività scolastiche, ma incide negativamente anche sulla possibilità per i genitori, e in particolare per le madri, di conciliare i tempi di cura con le esigenze lavorative, alimentando le disuguaglianze di genere;
tali criticità si inseriscono in un contesto nazionale già segnato da forti disuguaglianze territoriali nell'offerta di servizi estivi, legate alla variabile disponibilità di risorse e progettualità locali e non adeguatamente compensate da misure di coordinamento o sostegno statali, anche in termini di politiche per la famiglia e per le pari opportunità;
a partire dal 2021, è stato promosso il cosiddetto «Piano Estate», finanziato con risorse del bilancio statale, del Piano nazionale di ripresa e resilienza e del Fondo sociale europeo Plus 2021-2027, per sostenere iniziative educative estive per promuovere inclusione sociale, recupero delle competenze e socialità dei minori;
tuttavia, l'attuazione della misura non sembra aver garantito una copertura uniforme su tutto il territorio nazionale. Inoltre, pur rappresentando uno strumento di supporto per le famiglie con figli frequentanti la scuola primaria e secondaria, il Piano non prevede interventi analoghi per le famiglie con figli che frequentano la scuola dell'infanzia, le quali affrontano comunque esigenze educative ed economiche onerose –:
se il Governo intenda intervenire con risorse dedicate, misure fiscali o contributive e ulteriori iniziative normative per rendere i servizi educativi estivi più accessibili ed economicamente sostenibili per tutte le famiglie, in particolare per i nuclei monogenitoriali e con figli sotto i sei anni, oggi esclusi dal «Piano Estate», nonché se non ritenga opportuno fornire un quadro aggiornato delle risorse impegnate per il Piano dal 2021, indicando il numero di iniziative e strutture beneficiarie – comprese scuole, enti del Terzo settore e altri soggetti gestori – e i criteri di riparto territoriale adottati.
(3-02098)
GIUSTIZIA
Interrogazione a risposta in Commissione:
GIANASSI, SERRACCHIANI e DI BIASE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
la magistratura onoraria, e in particolare i giudici di pace, costituiscono un presidio essenziale di giustizia sul territorio, soprattutto per i cittadini che affrontano procedimenti civili, penali minori o contenziosi di prossimità, con impatto diretto sulla vita quotidiana;
la riforma del processo civile, incentrata sull'obiettivo della riduzione del tempo del giudizio, è uno degli obiettivi concordati con l'Unione europea per accedere alle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza: in questo contesto è quindi fondamentale il ruolo, l'apporto e l'attività dei giudici di pace;
da quanto emerge ormai da tempo la situazione della giustizia di prossimità dei giudici di pace sta assumendo connotati di vera e propria emergenza, in vista, soprattutto, dell'entrata in vigore dell'aumento di competenza attribuito a tali organi giurisdizionali dalla cosiddetta «riforma Cartabia», sempre secondo i media vi sarebbero infatti udienze fissate al 2030;
nonostante tali evidenti criticità e gli atti di sindacato ispettivo presentati su tale tematica il Ministro competente non è mai intervenuto per risolvere le carenze evidenti;
in alcune regioni le problematiche stanno raggiungendo livelli insostenibili. Secondo quanto riportato nell'articolo pubblicato dal quotidiano La Repubblica il 4 luglio 2025, in Toscana si registra infatti una situazione di emergenza operativa negli uffici dei giudici di pace, dove si evidenziano gravi carenze di organico, rinvii continui e sospensione di attività giudiziarie ordinarie;
a Siena, Pistoia, Arezzo, Firenze e Pisa gli uffici risultano sotto organico da mesi, senza adeguata copertura dei ruoli scoperti, con conseguente accumulo di fascicoli e rinvii anche di oltre dodici mesi;
in numerose sedi toscane, gli uffici del giudice di pace sono quasi paralizzati, con particolare riferimento a:
Siena, dove il carico di lavoro ha superato i limiti sostenibili;
Pistoia e Arezzo, dove si registra un tasso di rinvii processuali superiore al 60 per cento;
Firenze, dove alcuni procedimenti civili attendono oltre un anno per la prima udienza;
la mancanza di nuove nomine, il blocco delle procedure di conferma e le condizioni lavorative spesso precarie e sottopagate stanno scoraggiando l'adesione di nuovi magistrati onorari, aggravando un quadro già compromesso;
le associazioni forensi toscane e le organizzazioni civiche hanno lanciato l'allarme parlando apertamente di «collasso della giustizia di prossimità», denunciando l'impossibilità di assicurare una risposta efficace e tempestiva alle domande di giustizia dei cittadini;
tale situazione lede il diritto costituzionale a una giustizia tempestiva ed efficiente (articolo 111 Costituzione) e rischia di minare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni –:
se sia a conoscenza dell'attuale situazione della magistratura onoraria in Toscana, in particolare del drastico sottodimensionamento dei giudici di pace, e quali iniziative, urgenti di competenza intenda adottare per assicurare il completamento degli organici nei tribunali toscani;
quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda adottare per snellire e velocizzare le procedure di selezione e nomina; migliorare le condizioni economico-previdenziali dei magistrati onorari, superando la precarietà attuale e rafforzare il ruolo e le funzioni della giustizia di pace, nel quadro della riforma della giustizia e dell'attuazione del Pnrr.
(5-04255)
IMPRESE E MADE IN ITALY
Interrogazioni a risposta scritta:
MARI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
in data 6 maggio 2025 il sottosegretario al Ministero del lavoro delle politiche sociali rispondeva ad una interrogazione a risposta immediata n° 5-03929 in XI Commissione lavoro della Camera dei deputati, relativa alla vicenda delle 15 lavoratrici, della società cooperativa sociale l'Intesa, in liquidazione, con sede in Lioni (Avellino) in via Irpina 4, che vantano consistenti crediti di fine rapporto dal 1° settembre 2020 data del loro licenziamento;
è del tutto evidente a parere dell'interrogante che per le lavoratrici interessate, oltre alla grave perdita, del posto di lavoro si è aggiunto il danno di non vedersi corrisposto il trattamento di fine rapporto, che, come è noto, è salario differito, oltretutto strettamente necessario a seguito del licenziamento;
nella risposta fornita alla citata interrogazione si comunicava che il Ministero delle imprese e del made in Italy competente sulla vigilanza delle società cooperative, ha riferito che la società cooperativa «Intesa» è stata posta in liquidazione coatta amministrativa con successiva nomina del Commissario liquidatore con decreto ministeriale n. 298 del 2021;
il Commissario liquidatore subito dopo l'accettazione dell'incarico, ha fatto pervenire una relazione dettagliata in cui esponeva fatti e problematiche riscontrate, nonché la situazione patrimoniale della cooperativa esistente alla data del suo insediamento;
dall'invio della citata relazione, il Commissario liquidatore non faceva pervenire alcuna notizia sulla procedura, peraltro omettendo di trasmettere le relazioni semestrali ex articolo 205 legge fallimentare e notiziare il Ministero competente sul deposito dello stato passivo che, agli atti, non risulta depositato;
a seguito di tale «inattività», segnalata anche da una comunicazione del legale di alcune ex dipendenti della cooperativa che sono in attesa del pagamento del Tfr, il Ministero delle imprese e del made in Italy in data 30 ottobre 2024 ha provveduto ad emettere diffida agli adempimenti obbligatori nei confronti del Commissario liquidatore il quale, al 6 maggio 2025, non ha fatto pervenire alcun riscontro;
dalla risposta si apprende che è in corso la procedura per la revoca del suddetto professionista dall'incarico di Commissario liquidatore, da ottobre 2024 ma ad oggi, l'interrogante non è a conoscenza se tale procedura si sia conclusa con l'incarico ad un nuovo Commissario liquidatore che possa finalmente dopo 4 anni erogare i trattamenti di fine rapporto che le lavoratrici attendono –:
se sia stato emanato il decreto ministeriale con la motivata revoca del Commissario straordinario della società cooperativa sociale l'Intesa, in liquidazione, e nomina del nuovo Commissario individuato nell'apposito albo e in caso negativo entro quanto tempo questo sarà emanato;
se non ritenga di agire in tempi rapidi affinché si dia corso alla procedura concorsuale fino alla formazione dello stato passivo al fine di far conseguire alle lavoratrici quello che è un loro diritto, disatteso in maniera inaccettabile da troppi anni.
(4-05544)
GHIRRA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
in seguito alla pubblicazione della sentenza 8 luglio del 2025 n. 99 della Corte costituzionale, intervenuta nella vicenda che riguarda la controversa cessione di ramo d'azienda Alitalia, le sorti di ben 1927 dipendenti di Alitalia e 36 di Cityliner che nel 2021 non sono stati assorbiti in Ita, appaiono sempre più incerte;
com'è noto, la Corte era stata chiamata dal (giudice del lavoro del tribunale di Roma, a esprimersi sulla questione di legittimità del decreto interpretativo con il quale il Governo, nell'autunno 2023, aveva blindato l'esclusione dei dipendenti di Alitalia Sai in amministrazione straordinaria dal passaggio della compagnia in Ita che, prima della vendita a Lufthansa, era di proprietà dello Stato;
il giudizio di merito verte sul diritto alla conservazione del posto di lavoro per i lavoratori esclusi dal perimetro della compravendita, in quello che è, a parere degli interroganti un contesto di continuità aziendale e non la semplice cessione di un ramo d'azienda;
secondo l'ordinanza di rimessione del tribunale di Roma, il decreto interpretativo del 2023 era stato introdotto per condizionare l'esito dei giudizi in corso e per negare, in contrasto con l'articolo 2112 del codice civile, il diritto dei dipendenti di Alitalia, addetti al lotto Aviation, di continuare a lavorare con Ita Airways, società che ha acquistato il complesso per l'importo simbolico di 1 euro. La Corte costituzionale, tuttavia, ha dichiarato inammissibili le questioni di legittimità costituzionale poste dal giudice, in quanto fondate su un «erroneo presupposto interpretativo»: in pratica la normativa del 2023 si sarebbe limitata ad aggiungere un'ulteriore ipotesi a quelle disciplinate dal (decreto legislativo 270 del 1999 «già idonee a fornire la soluzione del caso di specie, per la finalità liquidatoria che le caratterizza»;
restano comunque aperte, da una parte la questione dei creditori di Alitalia, fra i quali tantissimi lavoratori e, dall'altra, la questione relativa agli slot e alle quote Ets, posto che in base alla normativa comunitaria, i permessi di decollo e atterraggio non possono essere venduti come un bene a sé stante: se non quando una compagnia venga comprata in continuità;
nonostante il fatto che il giudice di merito non sia tenuto a uniformarsi alla sentenza della Corte costituzionale che ha solo dichiarato l'inammissibilità delle questioni poste ma ha evitato di pronunciarsi sull'oggetto del contendere, sono del tutto comprensibili le preoccupazioni di quasi duemila lavoratori, dato che in assenza di un pronto intervento delle istituzioni questi si vedranno scadere la cassa integrazione a fine ottobre 2025 e a quel punto verrà dato corso alla procedura di licenziamento collettivo;
da notizie di stampa si apprende che la consultazione tra i sindacati, Alitalia Sai in amministrazione straordinaria e Alitalia Cityliner in amministrazione straordinaria, svoltasi nella giornata del 14 luglio 2025, ha avuto esito negativo;
appare evidente, a parere dell'interrogante, la necessità di interventi di sostegno al reddito dei lavoratori, anche a fronte di un procedimento di ricollocamento e formazione –:
se i Ministri interrogati non ritengano urgente una convocazione del tavolo presso i competenti uffici del Ministero del lavoro e delle politiche sociali al fine della prosecuzione del confronto;
in definitiva, se i Ministri interrogati non ritengano di dover adottare iniziative di competenza per evitare un dramma sociale di vaste proporzioni, garantire le più ampie tutele sociali conservative e di adoperarsi affinché tutti i lavoratori coinvolti (inclusi coloro i quali sono attualmente impiegati a tempo determinato) vengano ricollocati stabilmente.
(4-05550)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazioni a risposta immediata:
BENZONI, D'ALESSIO, GRIPPO e SOTTANELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il raccordo autostradale noto come «Corda Molle», è un'opera infrastrutturale molto importante per il territorio di riferimento, in quanto finalizzato a liberare dal traffico numerosi comuni a Sud di Brescia;
la convenzione con la concessionaria Autovia Padana, firmata 15 anni fa, prevede che alla fine dei lavori potrebbe essere introdotto un pedaggio;
il Ministro interrogato ha più volte assicurato – a mezzo stampa, in sede di campagna elettorale e in risposta a diversi atti parlamentari – che il tratto non sarebbe diventato a pagamento e che i portali installati sarebbero stati destinati esclusivamente al controllo degli accessi. Aveva aggiunto, inoltre, che avrebbe incontrato i sindaci dei comuni coinvolti;
non solo tali incontri non avrebbero mai avuto luogo, ma i portali installati presentano cartelli che ne indicano chiaramente l'utilizzo per la rilevazione del pedaggio;
lo scorso 24 maggio 2025, alla 73° fiera del vino di Polpenazze, il Ministro interrogato dichiarava «ho chiesto chiarimenti su costi e responsabilità, con un obiettivo chiaro: azzerare, o quantomeno ridurre drasticamente, i costi a carico dei residenti» annunciando così, indirettamente, la mancata gratuità del tratto;
il 27 maggio 2025, con una nota del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, veniva invece ribadito: «nessun pedaggio da giugno»;
pochi giorni fa, il Governo ha espresso parere favorevole all'ordine del giorno 9/02416-A/031 recante il seguente impegno riformulato: «ad adottare ogni opportuna iniziativa di competenza volta ad evitare ulteriori pedaggi sul raccordo autostradale». Tuttavia, il testo originariamente presentato impegnava «a mantenere la gratuità del raccordo autostradale»;
in sede di risposta dell'ultimo question time alla Camera dei deputati sul tema (n. 3-01835), il Ministro interrogato pronunciava le seguenti parole: «sarà quindi mia cura, come faccio da 2 anni a questa parte, mantenere un costante confronto con il territorio sulle soluzioni che saranno tecnicamente individuate in sede di aggiornamento del PEF, che dovrebbe essere finalizzato prima della prossima pausa estiva»;
il presunto «costante confronto con il territorio» non è in realtà mai avvenuto: le parti interessate non hanno ricevuto alcuna risposta diretta da parte del Ministro interrogato né, tantomeno, alcun invito a partecipare a tavoli di confronto. Ci si chiede, pertanto, se e quante riunioni si siano effettivamente tenute con il concessionario nonché quali soluzioni il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti abbia proposto –:
quali iniziative intenda adottare per coinvolgere pienamente il concessionario e gli enti locali interessati e per garantire, quantomeno entro la pausa estiva – come già promesso in passato –, che la Corda Molle rimanga gratuita.
(3-02089)
SCHULLIAN. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il sistema di informazione elettronico di interscambio dei dati di immatricolazione dei veicoli circolanti nei Paesi dell'Unione europea (Eucaris), ai sensi della direttiva 2011/82, sostituita dalla direttiva 2015/413 e recepita in Italia con decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 37, consente lo scambio tra gli Stati membri, delle informazioni relative a determinate infrazioni in materia di sicurezza stradale, qualora queste siano commesse con un veicolo immatricolato in uno Stato membro diverso da quello in cui è stata commessa l'infrazione;
l'interscambio avviene attraverso i «punti di contatto nazionali» dei vari Paesi e, nel caso dell'Italia, attraverso la direzione generale per la motorizzazione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che ha reso disponibile, sul proprio portale, l'applicazione informatica per l'inoltro delle richieste di informazioni agli altri Stati membri da parte delle forze di polizia;
l'accesso ai dati è ammesso solo per la contestazione di infrazioni appartenenti ad una delle otto tipologie elencate nell'articolo 2 della direttiva stradale, tra cui, ad esempio, l'eccesso di velocità e il mancato arresto davanti a un semaforo rosso;
sebbene limitato a talune tipologie di infrazioni, il sistema Eucaris è un efficace strumento per la sicurezza stradale, in quanto consente agli organi di polizia di risalire rapidamente agli intestatari dei veicoli per i quali è stata accertata l'infrazione e di avviare i conseguenti procedimenti sanzionatori a loro carico;
tuttavia, i comuni segnalano che da tempo non è più possibile effettuare interrogazioni massive, ossia verificare in blocco i dati di numerosi veicoli. Questa limitazione impedisce, di fatto, di sanzionare le violazioni commesse in Italia da veicoli immatricolati in altri Stati membri, soprattutto nei comuni in cui vengono accertate tante infrazioni;
rimane possibile eseguire interrogazioni singole, ma in tanti comuni, soprattutto in quelli con una forte presenza turistica e in quelli di confine, il numero di infrazioni commesse con veicoli immatricolati all'estero è così elevato che la verifica dei dati caso per caso comporta un carico amministrativo insostenibile per l'organico del personale in servizio. Di conseguenza, molte violazioni commesse restano di fatto impunite, con ricadute negative sia sulla sicurezza stradale sia sulle entrate degli enti locali –:
quali siano i motivi per i quali non è possibile effettuare le interrogazioni massive attraverso il sistema Eucaris e se siano in corso iniziative volte a superare tale criticità.
(3-02090)
BARBAGALLO, BAKKALI, CASU, GHIO, MORASSUT, FORNARO e FERRARI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
l'Autorità di regolazione dei trasporti con la delibera n. 113 del 2025 del 10 luglio 2025 ha avviato un procedimento, nei confronti di Rete ferroviaria italiana S.p.A., per l'adozione di un provvedimento sanzionatorio ai sensi dell'articolo 37, comma 14, lettere a) e d), del decreto legislativo 15 luglio 2015, n. 112, perché, da quanto sembra emergere in relazione all'evento del 2 ottobre 2024, la società non ha adottato misure idonee a garantire l'esercizio e la manutenzione dell'infrastruttura, assicurandone l'accessibilità e la funzionalità, in violazione dell'articolo 11, comma 3, del decreto legislativo 15 luglio 2015, n. 112, e del paragrafo 6.2.2 del Prospetto informativo della rete relativo all'anno 2024;
a parere degli interroganti la richiamata delibera smentisce, in sostanza, le ipotesi di sabotaggio su cui il Ministro interrogato si è attestato cercando di nascondere le negligenze gravi del gestore che emergono con chiarezza dalla delibera;
inoltre, il caos nei trasporti ferroviari continua, il Governo si nasconde dietro il numero di cantieri ma è sempre più evidente l'assenza di una gestione del problema da parte del Ministro interrogato;
i dati analizzati indicano che sia le interruzioni di linea sia la durata nel primo semestre 2025 sono aumentati esponenzialmente rispetto al primo semestre 2024, passando nella sola tratta Roma-Milano da 5.210 (2024) a 7.080 (2025) con una durata complessiva da 22905 ore circa (2024) a 32320 ore circa (2025);
le associazioni a difesa degli utenti denunciano inoltre che gli orari estivi porteranno il tempo di percorrenza ad agosto ad aumentare mediamente di 100 minuti in più per compiere, ad esempio, la tratta Roma-Milano, 2 ore in più per la tratta Milano-Napoli, 1 ora in più per la tratta Roma-Firenze, la tratta Bologna-Milano, oggi coperta in poco più di 1 ora, richiederà ad agosto da 1 ora e 52 minuti a 2 ore e 22 minuti, a seconda del collegamento scelto;
a fronte di tali gravi disservizi il costo dei biglietti non diminuisce ed è del tutto assente la previsione di indennizzi per compensare gli enormi disagi e disservizi che i passeggeri ed i lavoratori stanno vivendo, in particolare nelle aree interne –:
quali misure urgenti il Ministro interrogato abbia adottato a seguito della delibera dell'Autorità di regolazione dei trasporti per evitare che le gravissime negligenze da parte dei gestori dell'attività ferroviaria possano ripetersi e per istituire il fondo dedicato ai disagi ferroviari per risarcire adeguatamente i passeggeri colpiti dai disservizi.
(3-02091)
CAPPELLETTI e IARIA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
la Concessioni autostradali venete (Cav) è una società per azioni costituita per legge (articolo 2, comma 290, legge n. 244 del 2007) il 1° marzo 2008 da Anas s.p.a. e Regione Veneto;
nei mesi scorsi, dagli articoli dei quotidiani locali veneti è emersa la volontà da parte del governatore Luca Zaia di far subentrare la Regione Veneto nella concessione dell'autostrada A4 Brescia-Padova attraverso Cav (Concessioni autostradali venete), con l'obiettivo di creare una holding autostradale regionale;
la candidatura è stata già avanzata presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che ha ricevuto il via libera dal Ministro Matteo Salvini per attivare la procedura che dovrà essere sottoposta anche al benestare europeo ed altri pareri;
su Pedemontana Veneta, in diversi atti di sindacato ispettivo l'interrogante ha già denunciato i rischi economici che rischiano di correre i cittadini del Veneto: a fronte del costo di 2 miliardi e 258 milioni di euro, di cui 915 erogati da Stato e regione, la Regione Veneto corrisponderà al concessionario dell'infrastruttura ulteriori 12 miliardi e 108 milioni di euro per canone di disponibilità. L'apporto pubblico per quest'opera sarà dunque incredibilmente di 13 miliardi e 23 milioni di euro, al netto dell'Iva. Questo significa che a fronte di un'opera di 94,5 chilometri più 68 di opere complementari, verrà corrisposta al concessionario la cifra astronomica di 80,14 milioni di euro più Iva al chilometro, per realizzare l'opera e remunerarne la gestione e la manutenzione nel periodo della concessione. Grosso modo 10 miliardi di euro in più di quello che avrebbe potuto costare se si fosse scelto di realizzarla con normale gara di appalto;
dall'articolo scritto da Di Marco Palombi e pubblicato su Il Fatto Quotidiano dal titolo «La Pedemontana col buco: il Veneto perde già 160 milioni» emerge chiaramente come la gestione dell'infrastruttura stia già facendo sborsare per il bilancio della Regione Veneto circa 160 milioni di euro –:
quali iniziative di competenza intenda porre in essere per favorire l'obiettivo per cui, in caso di ottenimento della concessione, i proventi del pedaggio dell'A4 vengano destinati al territorio regionale e non per colmare il buco di bilancio aperto in regione, per realizzare la superstrada Pedemontana Veneta.
(3-02092)
Interrogazione a risposta in Commissione:
ASCANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
da notizie a mezzo stampa si è appreso che tra l'11 agosto e il 5 settembre 2025, a causa di lavori di manutenzione straordinaria, i treni sulla linea Terni-Roma (e viceversa) non arriveranno più ai binari 1 est e 2 est della stazione Termini;
tali binari, noti per la loro scomodità costringendo i passeggeri ad una lunga e non agevole camminata, spesso sotto il sole, sono proprio quelli da cui partono e arrivano la maggior parte dei treni che collegano l'Umbria con la Capitale;
tale notizia, indirettamente confermata dall'impossibilità di prenotare anche dalla relativa app molti di questi treni, ha destato gravissima preoccupazione e lo stesso Coordinamento comitato pendolari umbri ha pubblicato nel sito una nota indirizzata a regione Umbria, Rete ferroviaria italiana e Trenitalia trasporto regionale per chiedere chiarimenti urgenti in ordine agli impatti e alle conseguenze che tale situazione avrà su tutti quei servizi ferroviari che già sono gravati da estenuanti lavori, nonché per avere delucidazioni sull'impossibilità, con pochissime eccezioni, di acquistare biglietti nella finestra temporale riportata;
in assenza di informazioni adeguate il sospetto che si è diffuso tra pendolari e utenti umbri è che durante i lavori di manutenzione straordinaria dei binari 1 est e 2 est i treni possano fermarsi direttamente a stazione Tiburtina, costringendo i cittadini umbri ad un ulteriore cambio per raggiungere la stazione centrale di Roma, trasformando così definitivamente una tratta diventata faticosissima negli ultimi mesi in un vero e proprio calvario;
la situazione riportata in premessa, come denunciato dall'interrogante in numerosi atti di indirizzo e di controllo, si aggiunge infatti ai moltissimi disagi che da più di sei mesi stanno penalizzando questi viaggiatori a causa dei lavori sulla linea veloce e sul conseguente reindirizzamento della maggior parte dei treni veloci che collegano l'Umbria con la Capitale sulla linea lenta;
quanto ripetutamente denunciato sta di fatto determinando un vero e proprio isolamento della regione Umbria dalla dorsale tirrenica, con una ulteriore penalizzazione delle condizioni di viaggio dei suoi cittadini e rischia di determinare un'inaccettabile ulteriore aggravio sui collegamenti complessivi che riguardano la regione Umbria –:
se a causa dei nuovi lavori annunciati di manutenzione straordinaria sui binari 1 est e 2 est est di Termini la maggior parte dei treni della linea Terni-Roma si fermeranno a Tiburtina nonché quali iniziative urgenti di competenza intenda adottare per mitigare l'ulteriore penalizzazione che questi cittadini dovranno subire, anche valutando i necessari ristori.
(5-04246)
Interrogazione a risposta scritta:
SANTILLO, IARIA, FEDE e TRAVERSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. — Per sapere – premesso che:
Rete ferroviaria italiana S.p.a. è un'azienda pubblica in forma di società per azioni con funzione di gestore dell'infrastruttura ferroviaria nazionale, partecipata al 100 per cento da Ferrovie dello Stato italiane;
Trenitalia S.p.a. è un'azienda pubblica partecipata al 100 per cento da Ferrovie dello Stato italiane, ed è la principale società italiana per la gestione del trasporto ferroviario passeggeri. L'azienda, fa parte della holding Ferrovie dello Stato italiane;
L'ingegner Strisciuglio in Fs dal 2002, è stato Direttore commerciale ed esercizio rete in Rfi e Direttore dell'Alta velocità in Trenitalia, poi amministratore delegato di Rete ferroviaria italiana (maggio 2023-marzo 2025), recentemente è diventato Amministratore delegato di Trenitalia da marzo 2025;
il decreto legislativo 15 luglio 2015, n. 112 in attuazione della direttiva 2012/34/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 novembre 2012, che istituisce uno spazio ferroviario europeo unico reca all'articolo 11 (Indipendenza del gestore dell'infrastruttura), comma 7: «I responsabili dell'adozione di decisioni sulle funzioni essenziali non possono ricoprire, per un periodo di ventiquattro mesi da quando cessano nelle proprie funzioni, alcun ruolo all'interno delle imprese ferroviarie operanti sulla relativa infrastruttura», norma volta a evitare un conflitto di interessi;
in una inchiesta riportata in esclusiva da Sergio Rizzo per L'Espresso, la Commissione europea contesterebbe una sorta di sistema di porte girevoli fra Trenitalia e Rfi, l'esecutivo Ue avrebbe difatti inviato una lettera al Governo italiano in data 27 giugno 2025 dal titolo «Possibile inosservanza della direttiva 2012/34/Ue che istituisce uno spazio ferroviario europeo unico»;
nella lettera sarebbe riportato che la direzione generale mobilità e trasporti della Commissione europea avrebbe obiettato al Governo italiano di aver aggirato le regole europee sul passaggio di incarico del top manager da amministratore delegato di Rete ferroviaria italiana (società che gestisce l'infrastruttura) ad amministratore delegato di Trenitalia (servizio di gestione del trasporto pubblico ferroviario);
sempre secondo l'UE, la nomina di Strisciuglio violerebbe le normative europee e pertanto «in assenza di una risposta soddisfacente alle domande rivolte nella lettera su questa vicenda, la Commissione può decidere di avviare un procedimento di infrazione» –:
se i Ministri interrogati non ritengano doveroso chiarire la posizione del Governo italiano sulla vicenda esposta in premessa;
quali iniziative di competenza intendano porre in essere per scongiurare una procedura d'infrazione ai danni del nostro Paese.
(4-05547)
INTERNO
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
nella notte tra il 10 e l'11 luglio 2025, a Roma, nel quartiere Montespaccato, la sezione locale del Partito Democratico è stata vandalizzata da ignoti che hanno imbrattato le pareti esterne e le serrande con svastiche e simboli nazifascisti;
si suppone che l'atto vandalico sia stato compiuto in risposta alla rimozione di un murale, da parte del Municipio 13 di Roma, apparso la settimana prima all'ingresso del Grande raccordo anulare di Montespaccato. Un murale composto da un tricolore, la scritta Montespaccato e i versi di una canzone del gruppo musicale neofascista «Amici del Vento»;
il murale rimosso inneggiava a figure che potrebbero risultare identificabili con personaggi legati alla criminalità locale dominata da un ben noto clan storico del territorio;
la stessa sezione del Partito Democratico, il 2 maggio del 2025, era stata vandalizzata, sempre nella notte e sempre da ignoti, subendo la rimozione della targa;
a Roma, come in altre città, sono sempre più frequenti gesti di questo tipo contro sedi di partiti politici e di associazioni. Gesti che portano la firma di gruppi neonazisti e neofascisti che sembrano operare indisturbati sui territori –:
se intenda adottare iniziative di competenza idonee a garantire l'incolumità delle persone e la sicurezza di tutti i cittadini dei territori esposti a queste gravi derive e se intenda adottare iniziative di competenza volte a pianificare controlli più efficaci in prossimità delle sedi dei partiti politici e delle associazioni esposte a questi gravi atti intimidatori, anche al fine di verificare la connessione di tali azioni con elementi della criminalità organizzata del territorio.
(2-00660) «Morassut, Casu, Di Biase, Madia, Mancini, Prestipino, Orfini».
Interrogazioni a risposta immediata:
BOSCAINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il corpo nazionale dei vigili del fuoco svolge un ruolo fondamentale nella tutela e sicurezza pubblica, intervenendo tempestivamente in occasioni diverse, sia in caso di incendi o fenomeni naturali e climatici che di incidenti e di eventi che necessitano di un'attività di pronto intervento;
come riportato da recenti notizie di stampa diverse rappresentanze di categoria e sigle sindacali segnalano che la città di Verona e provincia presentano da tempo criticità legate all'organico e ai mezzi a disposizione dei vigili del fuoco sul territorio, che riducono l'efficienza delle operazioni di intervento, con tempi medi che a Verona risulterebbero essere i più lunghi di tutto il Veneto: 18 minuti rispetto alla media regionale di 16,4 minuti;
sempre secondo quanto evidenziato dalla succitata fonte giornalistica, in base al numero di residenti e all'estensione della provincia, Verona dovrebbe avere una dotazione di 331 unità a fronte di una dotazione effettiva di 258, che scende a 244 valutando solo i turnisti;
anche la distribuzione delle sedi di servizio, con una sede ogni 231.808 abitanti, risulta essere al di sotto della media nazionale di una sede ogni 106.025 abitanti. Tale distribuzione rischia di essere inadeguata per un territorio vasto come quello di Verona, che presenta un bacino di utenza di 928.907 abitanti ed un territorio di 3.121 chilometri quadrati con una presenza turistica di 13 milioni di persone l'anno sul Lago di Garda, di cui 2 milioni nella sola città di Verona;
il comando di Verona risulta essere al di sotto della pianta organica con evidenti problematiche che investono, in particolare, la sede centrale, dove viene svolto il 60 per cento degli interventi, la sede aeroportuale e il distaccamento di Bardolino che viene potenziato, con difficoltà, nella sola stagione estiva –:
se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative di competenza in merito alle criticità esposte in premessa.
(3-02093)
ZIELLO, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DE BERTOLDI, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
diverse sono state le misure finora adottate dal Governo, sia sul piano normativo che amministrativo, per rafforzare e garantire la sicurezza urbana, l'ordine pubblico, il contrasto all'illegalità diffusa e alla criminalità organizzata, tra cui, solo a titolo esemplificativo, l'implementazione degli organici destinati alle operazioni ad alto impatto, l'estensione del daspo urbano, i progetti di riqualificazione urbana e il rifinanziamento del Fondo per la sicurezza urbana, istituito nel 2018 con il cosiddetto «decreto Sicurezza Salvini»;
a partire dal decreto-legge n. 123 del 2023 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 159 del 2023, conosciuto come «decreto Caivano», fino all'ultimo decreto-legge n. 48 del 2025, noto come «decreto Sicurezza» e appena convertito con la legge n. 80 del 2025 dal Parlamento, diversi sono stati gli interventi normativi che hanno introdotto importanti misure volte a garantire un più efficace e capillare controllo del territorio e che, nel complesso, attestano l'attenzione costante del Governo a questo tema e alle istanze degli enti territoriali per le problematiche legate alla sicurezza locale;
ciononostante, da notizie di stampa si apprende che il 3 luglio 2025 l'Anci, l'Associazione nazionale comuni italiani, avrebbe inviato al Viminale una lettera con cui sarebbe stato chiesto di avviare un tavolo di confronto con il Ministro interrogato, per valutare ulteriori iniziative in materia di sicurezza urbana, in particolare per definire specifiche linee di intervento per il contrasto al degrado, alla criminalità e al disagio sociale nelle aree più critiche delle città;
prontamente lo scorso 7 luglio 2025 si sarebbe svolto al Viminale un incontro con i sindaci, i prefetti e i questori di Roma, Milano e Napoli, proprio per fare un punto di situazione sulle tante iniziative messe in campo per migliorare le condizioni di sicurezza urbana, anche grazie al potenziamento degli organici delle forze dell'ordine che ha comunque interessato tutto il territorio nazionale –:
se e quali ulteriori e specifiche iniziative di propria competenza intenda assumere in materia di sicurezza urbana.
(3-02094)
BONELLI, ZANELLA, FRATOIANNI, BORRELLI, DORI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il 4 giugno 2025, l'interrogante presentava un'interrogazione al Governo sull'imminente arrivo in Italia di Carla Zambelli, condannata il 14 maggio 2025 dal Tribunale supremo federale brasiliano, a 10 anni di reclusione per l'invasione del sistema del Consiglio nazionale di giustizia con l'obiettivo d'inserire un mandato d'arresto falso contro il giudice Alexandre de Moraes;
nel 2022 ha inseguito armata un oppositore politico a San Paolo, puntandogli una pistola, circostanza per cui è sottoposta a processo;
l'Interpol il 5 giugno 2025 alle 16.40 ha trasmesso alle autorità italiane la nota rossa nei suoi confronti;
nonostante il Governo italiano fosse a conoscenza della volontà di Zambelli di venire in Italia – situazione nota al Ministero dell'interno almeno dal 4 giugno 2025, data di presentazione di una interrogazione – e del fatto che le autorità da lì a poche ore avrebbero trasmesso via Interpol la red notice, il 5 giugno 2025, alle 11.40, è atterrata all'aeroporto di Roma-Fiumicino da Miami, zona sottoposta a controllo di frontiera, dove non è stata decisa alcuna sorveglianza per poterla localizzare successivamente;
la giustizia brasiliana ha chiuso i conti correnti di Zambelli rendendo inutilizzabili le sue carte di credito: lecito porsi la domanda su chi supporta la latitanza in Italia dal punto di vista organizzativo ed economico;
Zambelli in Italia ha aperto un profilo Instagram con indirizzo @carlazambellireserva, dal quale si dichiara perseguitata politica e attacca il Governo Lula e il giudice Alexandre de Moraes;
il marito della Zambelli, Aginaldo De Oliveira, colonnello dell'esercito, secondo i quotidiani brasiliani che citano dichiarazioni degli assistenti parlamentari della Zambelli, avrebbe accompagnato la moglie nel suo viaggio negli Stati Uniti e si troverebbe in Italia;
il leader del partito di Zambelli, Jair Bolsonaro, ex Presidente della Repubblica federale brasiliana, è sotto processo per tentato colpo di stato dopo la vittoria del Presidente democraticamente eletto Lula da Silva;
l'avvocato brasiliano della Zambelli, Fabio Pagnozzi, in un'intervista al portale brasiliano Metropoles del 14 luglio 2025 ha dichiarato che la sua assistita ha avviato contatti con le forze conservatrici italiane per una sua candidatura alle prossime elezioni –:
sulla base di quanto esposto in premessa, quali siano le ragioni che hanno impedito alle forze di polizia di provvedere all'individuazione della ricercata Zambelli per l'applicazione del fermo previsto dalla red notice dell'Interpol, nonostante comunichi con il Brasile in video, gestisca una pagina social e se, conseguentemente, possa confermare che il marito Aginaldo de Oliveira sia entrato in Italia.
(3-02095)
Interrogazione a risposta in Commissione:
BARBAGALLO, BRAGA e BONAFÈ. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
l'Italia sta affrontando un avvio d'estate segnato da centinaia di incendi boschivi, destinati purtroppo ad aumentare nei prossimi mesi;
come riportato da organi di stampa (Il Corriere della Sera «Il pasticcio degli elicotteri anti-incendio. Tutti fermi “per motivo burocratico”» 8 luglio 2025), a partire dal 26 giugno 2025 gli elicotteri antincendio più performanti in dotazione ai Vigili del fuoco, gli Erickson S64F, risultano fermi presso il Coan (Centro operativo aereo nazionale) di Ciampino, che ne gestisce l'impiego, a causa di una indicata «indisponibilità» dovuta a motivi «burocratici»;
tali elicotteri costituiscono uno strumento di fondamentale importanza nella lotta attiva agli incendi boschivi, trattandosi di velivoli biturbina pesanti, con rotore a sei pale del diametro di 22 metri, in grado di caricare fino a 10.000 litri d'acqua in meno di un minuto — capacità superiore rispetto ai canadair normalmente impiegati da società private, che comportano altresì costi più elevati;
da quanto risulta, la situazione trae origine da un contenzioso relativo alle abilitazioni di volo dei piloti dei vigili del fuoco: in particolare, dopo l'entrata in vigore nel 2012 del regolamento europeo che impone la licenza Easa per tutti i velivoli civili, l'Enac aveva nel 2019 predisposto un percorso ad hoc per consentire ai piloti dei vigili del fuoco di continuare a operare sugli S64F, rilasciando annualmente i rinnovi dell'abilitazione fino al 2023;
inspiegabilmente, dal gennaio 2024 l'Enac ha cessato i rinnovi ordinari, trascrivendo le licenze dei piloti in un registro definito «appendice nazionale», ritenuto di rango inferiore rispetto a quello delle licenze standard, adducendo la «mancanza dei requisiti previsti», pur trattandosi degli stessi per cui l'Enac stesso aveva creato il percorso speciale nel 2019;
la questione è ora all'esame del Consiglio di Stato, adito a seguito di ricorso presentato da un pilota, che ha sospeso ogni procedura in attesa di chiarimenti, determinando così il blocco operativo degli elicotteri, proprio nel pieno della stagione di massima allerta per gli incendi;
a parere dell'interrogante tale situazione comporta rischi gravissimi per l'ambiente, per la sicurezza delle persone e delle comunità, oltre a potenziali maggiori costi per lo Stato, costretto a ricorrere a contratti con operatori privati a condizioni meno favorevoli e con velivoli meno performanti (come i canadair, che caricano circa la metà dell'acqua) –:
quali urgenti iniziative i Ministri interrogati intendano assumere, nell'ambito delle rispettive competenze, per assicurare l'immediato ripristino della piena operatività della flotta S64F dei vigili del fuoco, anche in considerazione dell'emergenza climatica e dell'aggravarsi dei roghi sul territorio nazionale.
(5-04247)
Interrogazione a risposta scritta:
LACARRA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
la provincia di Barletta-Andria-Trani è stata istituita l'11 giugno 2004 ed è divenuta operativa nel giugno 2009 con l'elezione del primo consiglio provinciale;
sin dal 2013 si prevede la realizzazione di una sede del comando provinciale dei Vigili del Fuoco a Barletta, indispensabile per gestire le emergenze del territorio del nord barese e del porto di Barletta, nel sito dell'ex mattatoio comunale;
secondo quanto appreso sul sito della regione Puglia, la progettazione della nuova caserma è stata affidata a professionisti esterni sulla base di un progetto di fattibilità tecnico-economica redatto da VVF e consegnato nella versione definitiva il 16 aprile 2021. A conclusione della progettazione definitiva, alla luce delle modifiche richiesta da VVF, degli aggiornamenti normativi sopraggiunti e all'incremento del costo dei materiali, l'importo del quadro economico è variato da euro 10.236.700,00 a euro 16.850.000,00, consolidati con il progetto esecutivo;
nel marzo 2024, con una delibera di Giunta, la regione Puglia ha dato il suo nulla osta alla conclusione del procedimento amministrativo e quindi alla costruzione della nuova sede;
il 26 e il 27 marzo 2025, in un incontro in prefettura a Barletta, la funzione pubblica Cgil Bat, il prefetto, il Comandante VVF, il commissario straordinario, il Rup e il Demanio hanno discusso lo stato dell'iter per la realizzazione della nuova caserma. In tale occasione è stato ribadito l'impegno a pubblicare la gara d'appalto «entro metà aprile 2025»;
ad oggi, tuttavia, non risultano pubblicazioni della gara d'appalto né notizie ufficiali riguardo all'opera –:
se intenda fornire informazioni, per quanto di competenza, sullo stato attuale dell'iter procedurale, sul superamento o meno delle problematiche emerse e sulle tempistiche di pubblicazione della gara d'appalto per la nuova una sede del Comando provinciale dei Vigili del Fuoco a Barletta;
se e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo e finanziario, intenda adottare per evitare che ritardi nell'iter compromettano la sicurezza del territorio e la qualità del servizio antincendio nel territorio provinciale.
(4-05546)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
XI Commissione:
CAROTENUTO, AIELLO, BARZOTTI e TUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
oltre 300 giornalisti professionisti operanti in Rai, la principale azienda culturale del Paese titolare del servizio pubblico radio-televisivo, appartenenti alla cosiddetta «Fase 2», sono impiegati da anni con contratti precari a partita iva o assunti con contratti diversi da quello giornalistico;
i giornalisti professionisti di cui sopra rappresentano le risorse umane e professionali che rendono possibile la realizzazione di alcuni fra i più importanti programmi del servizio pubblico come Presa Diretta, Report, Chi l'ha visto, Agorà, la Vita in diretta ed altri ancora;
la Rai, pur essendosi impegnata, con accordo sindacale del 3 maggio 2022, a seguire un percorso di stabilizzazione dei giornalisti sopracitati sulla scia del precedente accordo del 23 luglio 2019 detto «Fase 1», che a sua volta aveva stabilizzato 200 giornalisti, non ha ancora provveduto a dar effettivo seguito a tale impegno, nei termini richiesti dai giornalisti professionisti della cosiddetta «Fase 2» attualmente in stato di agitazione;
il mancato inquadramento dei già menzionati giornalisti professionisti, spesso risultanti come «autore testi», «presentatore», «regista film-maker», «programmista multimediale» o «esperto tecnico-scientifico» potrebbe addirittura esporre l'azienda al rischio dell'apertura di ingenti contenziosi;
per le ragioni esposte, a quanto consta agli interroganti, la Rai non riconosce i versamenti all'Inpgi (Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani) ai giornalisti professionisti in questione che svolgono per l'azienda attività giornalistica ma sono diversamente contrattualizzati –:
quali iniziative di competenza intenda adottare per verificare quali siano le reali modalità contributive che la Rai applica ai giornalisti con contratti di lavoro autonomo, ovvero se effettivamente non sussistano le condizioni per la cosiddetta «rivalsa Inpgi», il contributo integrativo obbligatorio previsto a carico del committente pari al 4 per cento di tutti i compensi lordi corrisposti.
(5-04253)
SCOTTO, SARRACINO, GUERRA, FOSSI e LAUS. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
i recenti dati Inail sugli incidenti sul lavoro nell'anno 2024 registrano 1.202 decessi, di cui 13 studenti, 593.000 infortuni e 88.000 malattie professionali. Un bilancio drammatico sul piano umano e sociale, oltre che economico;
come noto, lo scorso 1° maggio 2025 il Governo ha annunciato la decisione di incrementare le risorse finanziarie, a valere sul bilancio Inail, fino a 1.250 milioni, da investire sulla sicurezza sul lavoro, prevedendo in particolare misure di sostegno per le imprese virtuose che investono sulla sicurezza dei propri lavoratori;
tuttavia, così come evidenziato dal consiglio di indirizzo e vigilanza-Inail, dette risorse non risultano più disponibili sul bilancio dell'istituto in quanto «dirottate» per gli anni 2025, 2026 e 2027, ai sensi dell'articolo 12, comma 7, del decreto-legge n. 25 del 2025, che dispone che gli enti pubblici di natura assicurativa o previdenziale debbano destinare fino al 40 per cento del piano di impiego dei propri fondi disponibili alla sottoscrizione di quote dei fondi di investimento immobiliare gestite da Invimit S.p.A.;
non appare verosimile la circostanza avanzata da alcuni organi di informazione in base alla quale la suddetta misura del decreto-legge n. 25 del 2025 sia stata adottata all'insaputa del Ministero interrogato;
come evidenziato dal parere sul conto consuntivo per l'esercizio finanziario 2024 dell'Inail, espresso dal Civ il 13 maggio, «i risultati differenziali dell'esercizio dimostrano la situazione ormai patologica – e non virtuosa – in cui opera l'istituto» con avanzi (finanziario, economico e patrimoniale) di tali dimensioni e continuità nel tempo che tra l'altro denotano «il mancato assolvimento delle alte finalità istituzionali di cui l'Inail è garante e determina un non auspicabile incremento del costo del lavoro»;
una condizione che, come evidenziato anche dal procuratore generale della Corte dei conti nel giudizio sul rendiconto generale dello Stato 2023, «...desta perplessità che il bilancio Inail presenti un ingente e improprio avanzo annuale (spesso superiore al miliardo), che poco si concilia con il perdurante fenomeno infortunistico»;
anche alla luce di tali evidenze e valutazioni, appare davvero improprio che il bilancio Inail venga utilizzato come salvadanaio per finalità diverse da quelle dell'istituto, così come appare ingiustificato continuare a prospettare investimenti aggiuntivi sulla sicurezza dei lavoratori quando le relative risorse non risultano più disponibili –:
quali urgenti iniziative intenda assumere per porre rimedio alla grave situazione che lo stesso Governo ha prodotto, impegnando le risorse dell'Inail per finalità estranee alle funzioni dell'istituto.
(5-04254)
PROTEZIONE CIVILE E POLITICHE DEL MARE
Interrogazione a risposta immediata:
BIGNAMI, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, LUCASELLI, DEIDDA, CANNATA, GIORGIANNI, MASCARETTI, RAMPELLI, ANGELO ROSSI, TRANCASSINI, TREMAGLIA, CIANCITTO, LAMPIS, LONGI, MESSINA, MURA, POLO e VARCHI. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:
per la prima volta su iniziativa di un Governo, si terranno «Gli Stati generali delle isole minori marine» promossi dal Ministro Musumeci per il prossimo ottobre 2025 a Lipari per affrontare in maniera organica e multidisciplinare le specificità delle isole minori: dalle infrastrutture, all'erogazione delle prestazioni sanitarie, dalla lotta all'erosione costiera, ai trasporti;
in particolare, le tratte di collegamento marittimo da e per le isole minori non sono considerate redditizie dalle compagnie di navigazione e questa situazione porta a una quasi totale assenza di concorrenza nei bandi di gara gestiti dalle regioni, con il risultato finale di avere spesso flotte meno efficienti e un continuo aumento dei costi dei biglietti, aggravato dai limiti imposti dalle normative europee all'intervento dello Stato;
al fine di rafforzare la politica nazionale per la promozione della sicurezza a fronte di rischi naturali e, al contempo, rivolgere un'attenzione particolare ai territori insulari che presentano gravi e permanenti svantaggi, già nel gennaio 2024, il dipartimento Casa Italia aveva indetto una procedura per la selezione di manifestazioni di interesse da parte di regioni ed enti locali su progetti di interventi di prevenzione del rischio sismico su edifici e infrastrutture pubblici, con uno stanziamento complessivo di 100 milioni di euro a cui si sono aggiunti ulteriori 30 milioni di euro per interventi di prevenzione del rischio sismico concernenti le infrastrutture;
anche il Piano del mare, approvato nel luglio 2023 dal Comitato interministeriale per le politiche del mare, ha riconosciuto grande rilevanza alle isole minori, valorizzando l'importanza di collocare tali territori al centro della programmazione nazionale in tema di sanità, scuola, turismo, ambiente, energia, demanio, mobilità, rifiuti e trasporto marittimo. Alla logistica marittima delle isole minori sono legati, per natura, temi fondamentali quali la salute, la scuola, gli approvvigionamenti, la socialità oltre, più in generale, le attività umane ed economiche;
sono circa 220.000 gli italiani che per sei mesi all'anno, in autunno e inverno, vivono in condizioni difficili per carenza di servizi essenziali e, a volte, per l'interruzione dei collegamenti, motivo per cui è diventato di fondamentale importanza lavorare a una legislazione speciale per rilanciare le piccole isole, veri gioielli della nostra Italia ed evitare un loro spopolamento;
l'insularità non deve più essere vista come un problema ma come una opportunità, come recita l'articolo 119 della Costituzione –:
quali ulteriori iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per tutelare il territorio, nonché valorizzare e rilanciare lo sviluppo sociale ed economico delle isole minori.
(3-02096)
UNIVERSITÀ E RICERCA
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
con una lettera aperta che ha raccolto in poche ore oltre 300 firme, le lavoratrici e i lavoratori – ricercatrici e ricercatori, tecnologi, personale tecnico-amministrativo – del Consiglio nazionale delle ricerche hanno chiesto conto dei rapporti con le università israeliane che continuano a supportare, in diversi campi, l'iniziativa militare, coloniale e genocida, ai danni del popolo palestinese di Gaza e in Cisgiordania;
le collaborazioni principali riguardano le nanotecnologie per la cura del cancro, la biologia marina, l'inter-connessione degli ecosistemi, la transizione verde, le catene di approvvigionamento delle proteine. Diversi, però, sono gli accordi che preoccupano il personale Cnr, che ha preso parola pure scrivendo al Consiglio di amministrazione, oltre a pubblicare (il 2 luglio) la lettera sul quotidiano Il Manifesto: l'accordo quadro tra il Cnr e il Weizmann Institute, istituto che ha avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo dei programmi nucleari israeliani e collabora con il Ministero della difesa degli Stati Uniti; gli accordi istituiti con il bando del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale del 2024, successivi non solo al 7 ottobre 2023, ma anche al pronunciamento della Corte internazionale di giustizia del gennaio 2024;
il progetto QUANTOX, nell'ambito del progetto europeo QUANTERA, che riguarda la computazione quantistica e che, dato lo sviluppo della capacità di calcolo e l'utilizzo di dispositivi di crittografia, ha immediato carattere dual use; gli accordi di partenariato finanziati dall'Unione europea tramite il programma Horizon Europe, in particolare i progetti denominati HERA, HERWINGT, MATISSE, in cui il Cnr, attraverso il consorzio Cira (Centro italiano ricerche aerospaziali, di cui il Cnr è azionista di maggioranza con il 52 per cento), collabora con l'azienda bellica di Stato israeliana Israel Aerospace Industries Ltd., che produce armamenti in uso all'esercito israeliano;
il 26 gennaio 2024, come suindicato, la Corte internazionale di giustizia (Cig) ha emesso una importante pronuncia, con la quale si riconosce che il popolo palestinese ha il diritto di non subire un genocidio è che vi è un rischio reale che un tale diritto subisca un danno irreparabile;
il 19 luglio 2024, la Cig ha emesso un parere consultivo, dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite richiesto, relativo alle conseguenze legali, per gli Stati membri delle Nazioni Unite, che derivano dalle politiche di Israele nei Territori Palestinesi Occupati, incluso Gerusalemme Est. Oltre a dichiarare illegale l'occupazione, da parte di Israele, dei Territori Palestinesi Occupati, il parere indica l'obbligo, per tutti gli Stati membri delle NU, a non riconoscere come legale la presenza di Israele nei Territori Palestinesi Occupati e a non supportare il mantenimento di tale occupazione illegale;
il 18 settembre 2024, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha votato a maggioranza (124 Stati a favore, 14 contrari e 43 astenuti) la Risoluzione A/ES-10/L.31, con la quale chiede agli Stati membri di: a) impedire relazioni commerciali e investimenti che aiutino il mantenimento della situazione di illegalità creata da Israele nei Territori Palestinesi Occupati; b) adottare misure affinché i propri cittadini, imprese e istituzioni non agiscano in modo da riconoscere come legale la presenza di Israele nei Territori Palestinesi Occupati, incluso Gerusalemme Est, e non supportino e aiutino il mantenimento di tale occupazione; c) implementare le sanzioni contro enti e persone coinvolti nel mantenimento della presenza illegale di Israele nei Territori Palestinesi Occupati;
secondo i dati riportati dall'Ufficio per coordinamento degli affari umanitari (Ocha), aggiornati al 9 luglio 2025, l'offensiva di Israele ha ucciso oltre 57.680 persone (di cui oltre 17.121 bambini e 9.126 donne), ne ha ferite altre 137.409, ha distrutto e/o danneggiato oltre il 92 per cento degli edifici residenziali e ha reso inservibili il 50 per cento delle infrastrutture sanitarie. Il blocco degli aiuti umanitari, imposto e rivendicato dalle autorità israeliane, comporta la malnutrizione di oltre il 92 per cento dei bambini al di sotto dei 2 anni e delle donne incinta e/o in fase di allattamento. Per quanto riguarda il sistema educativo, l'intera rete di formazione superiore e ricerca di Gaza è stata rasa al suolo;
nel report dal titolo From economy of occupation to economy of genocide, la relatrice speciale delle Nazioni Unite per la situazione dei diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati, Francesca Albanese, chiarisce che le collaborazioni fra istituzioni di ricerca e aziende e/o università coinvolte nel genocidio perpetrato in Palestina violano il diritto internazionale e sono dunque passibili di denuncia agli organi giudiziari competenti, le corti nazionali e la Corte penale internazionale. Illustra inoltre la connessione tra Horizon Europe e le istituzioni israeliane, comprese quelle complici del genocidio. Secondo i dati presentati da Albanese, dal 2014 la Commissione europea tramite Horizon ha concesso 2,12 miliardi di euro a enti israeliani, incluso il Ministero della difesa –:
quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interpellato intenda mettere in atto affinché il Consiglio nazionale delle ricerche si conformi alle risoluzioni delle Nazioni Unite sospendendo, anche a tutela dell'ente, la cooperazione con le università e le aziende israeliane coinvolte nel genocidio della popolazione di Gaza.
(2-00661) «Fratoianni, Bonelli, Zanella, Borrelli, Dori, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti».
Apposizione di firme ad interrogazioni.
L'interrogazione a risposta in Commissione Manzi n. 5-04237, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 luglio 2025, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ghirra.
L'interrogazione a risposta in Commissione Barbagallo n. 5-04244, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 luglio 2025, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Simiani.
Cambio di presentatore di una mozione.
La mozione n. 1-00476, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 luglio 2025, è da intendersi presentata dall'Onorevole Rizzetto, già cofirmatario della stessa.
Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione Cappelletti n. 5-03551 dell'11 febbraio 2025;
interrogazione a risposta orale Zaratti n. 3-01777 del 3 marzo 2025;
interrogazione a risposta scritta Boscaini n. 4-05076 del 23 maggio 2025;
interrogazione a risposta orale Mazzetti n. 3-02006 del 10 giugno 2025;
interrogazione a risposta scritta Orrico n. 4-05358 del 25 giugno 2025;
interrogazione a risposta in Commissione Scotto n. 5-04224 dell'8 luglio 2025;
interrogazione a risposta scritta Bruzzone n. 4-05533 del 14 luglio 2025.