XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 511 di martedì 15 luglio 2025
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'
La seduta comincia alle 11.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
GIOVANNI DONZELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 100, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta in corso (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Svolgimento di interrogazioni.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.
(Elementi ed intendimenti in merito alla registrazione dei dispositivi medici nel relativo Repertorio nazionale, anche con riguardo ai controlli di efficacia e sicurezza - n. 3-01316)
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Ciocchetti n. 3-01316 (Vedi l'allegato A).
Il Sottosegretario di Stato per la Salute, Marcello Gemmato, ha facoltà di rispondere.
MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole Ciocchetti per il quesito posto e rappresento innanzitutto che la Banca dati nazionale dei dispositivi medici costituisce la raccolta delle informazioni notificate, sotto la loro responsabilità, da fabbricanti, mandatari, assemblatori di dispositivi medici e da altri soggetti delegati dagli operatori economici. Solo questi possono inserire e modificare le informazioni relative ai dispositivi medici da loro registrati. Di conseguenza, la pubblicazione dei dati non si configura come un'approvazione e/o autorizzazione da parte del Ministero della Salute.
Difatti la competente Direzione generale dei dispositivi medici e del servizio farmaceutico ha la facoltà di effettuare in ogni momento controlli su quanto dichiarato sui dispositivi medici registrati, come previsto dalla normativa nazionale. Ciò premesso, devo ricordare che i dispositivi medici sono suddivisi in quattro classi di rischio (I, IIa, IIb e III) in funzione della destinazione d'uso e dei rischi che questa comporta. La classificazione è effettuata dal fabbricante secondo i criteri dell'Allegato VIII del regolamento (UE) 2017/745, che dal 26 maggio 2021 ha sostituito la previgente direttiva 93/42/CEE.
In particolare, i dispositivi medici di classe I sono dispositivi poco critici, quali la maggior parte non attivi e non invasivi; i dispositivi di classe IIa sono dispositivi a rischio medio, quali alcuni dispositivi non attivi (invasivi e non) e dispositivi attivi che interagiscono con il corpo in maniera non pericolosa; i dispositivi di classe IIb sono dispositivi a rischio medio/alto, quali alcuni dispositivi non attivi (specie invasivi) e i dispositivi attivi che interagiscono con il corpo in maniera pericolosa.
Infine, i dispositivi di classe III sono dispositivi ad alto rischio, quali gran parte dei dispositivi impiantabili, quelli contenenti farmaci o derivati animali e alcuni dispositivi che interagiscono sulle funzioni di organi vitali.
Prima di mettere un dispositivo sul mercato o di metterlo in servizio, il fabbricante procede a una valutazione della conformità ai requisiti del regolamento (UE) 2017/745 del dispositivo, secondo le procedure di valutazione della conformità applicabili. Tali procedure sono indicate nell'articolo 52 del citato regolamento.
Per i dispositivi di classe IIa, IIb e III, come anche per i dispositivi medici di classe I che siano sterili, con funzioni di misura o strumenti chirurgici riutilizzabili, la procedura di valutazione di conformità richiede l'intervento di un organismo notificato, un ente terzo autorizzato a svolgere attività di valutazione della conformità di dispositivi medici ai requisiti del regolamento (UE) 2017/745, già citato, che, in caso di valutazione con esito favorevole, rilascia il certificato CE. Per questi dispositivi la registrazione nella banca dati è possibile solo se il dichiarante è in possesso del necessario certificato CE. Solo per i dispositivi di classe I (non sterili, senza funzioni di misura e non strumenti chirurgici riutilizzabili) la registrazione può avvenire senza l'inserimento di un certificato CE, non essendo prevista la certificazione dell'organismo notificato per i dispositivi medici di classe I.
Dopo aver fatto questa necessaria premessa, in merito alle iniziative da intraprendere per garantire che la registrazione nella banca dati nazionale non sia erroneamente considerata come una certificazione di efficacia e sicurezza da parte del Ministero della Salute, rappresento che la direzione generale competente in materia di dispositivi medici, attraverso il proprio portale istituzionale, ha ampiamente diramato chiare informazioni circa la effettiva funzione della citata banca dati, così come appena sintetizzato.
Inoltre, sono state diramate diverse informative sia alle associazioni industriali che agli operatori del sistema sanitario nazionale per ribadire che la registrazione nella banca dati dei dispositivi medici non si configura, in alcun modo e in nessun caso, quale autorizzazione da parte del Ministero della Salute. In merito ai controlli sui dispositivi medici registrati in banca dati, inoltre, rappresento che il Ministero della Salute, per il tramite della menzionata direzione generale, effettua costantemente controlli volti ad accertare la conformità dei dispositivi, oltre che a verificare la correttezza delle informazioni inserite dai soggetti dichiaranti. In particolare, nel corso del 2024 sono state svolte circa 2.600 verifiche in conseguenza di istanze per l'ottenimento di certificati di libera vendita, circa 78 verifiche in conseguenza di segnalazioni provenienti da enti pubblici e privati, NAS, strutture del sistema sanitario nazionale, operatori economici, autorità competenti dei Paesi membri UE e circa 58.760 verifiche effettuate per il rilascio del nulla osta sanitario all'importazione di dispositivi provenienti da Paesi extra UE.
Infine, in relazione agli organismi notificati, ritengo utile evidenziare che questi sono enti terzi designati dal Ministero della Salute solo all'esito di una valutazione svolta congiuntamente con la Commissione europea e con i rappresentanti di due Stati membri dell'UE. Tali enti operano in maniera coerente con le disposizioni del già citato regolamento (UE) 2017/745 e sono soggetti a verifiche periodiche da parte delle autorità che accertano la rispondenza ai requisiti per essi stabiliti dal regolamento UE più volte citato.
Concludo segnalando che il Ministero della Salute organizza, di norma almeno due volte all'anno, incontri di allineamento con gli organismi notificati italiani al fine di fornire linee di indirizzo comuni e garantire l'applicazione coerente della norma di settore.
PRESIDENTE. Il deputato Luciano Ciocchetti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
LUCIANO CIOCCHETTI (FDI). Presidente, chiaramente sono soddisfatto e ringrazio il Sottosegretario per la risposta. Ritengo che sia un problema delicato e molte volte sottaciuto l'utilizzo da parte delle nostre aziende ospedaliere e da parte delle aziende sanitarie locali di presìdi medici che vengono da Paesi extra UE, che in molti casi hanno la concorrenza con presìdi dei Paesi UE, con scarse - come più volte denunciato da medici, chirurghi e personale medico-sanitario - capacità di esprimere al massimo le opportune potenzialità di dispositivi medici utili per poter curare meglio i pazienti.
Diciamo, quindi, che il tono dell'interrogazione da me presentata era proprio legato al fatto di avere una verifica da parte del Ministero su tutte le procedure che si fanno per svolgere un controllo e anche una informazione nei confronti delle aziende sanitarie locali, nei confronti delle aziende ospedaliere, nei confronti di tutto il settore dei dispositivi medici, perché la tutela della salute dei pazienti e anche la tutela degli operatori sanitari, che devono utilizzare questi dispositivi, sia al massimo livello. Mi pare che dalla risposta che il Sottosegretario Gemmato oggi ha dato sia assolutamente certo che il Ministero della Salute italiano svolge un lavoro straordinario di controllo e di verifica quotidiani su tutto quello che in qualche modo riguarda la salute dei cittadini italiani (Applausi del deputato Amich).
(Iniziative per la salvaguardia e la digitalizzazione dei faldoni giudiziari storici a rischio deterioramento - n. 3-02086)
PRESIDENTE. Il Sottosegretario per la Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove, ha facoltà di rispondere all'interrogazione D'Orso e Ascari n. 3-02086 (Vedi l'allegato A).
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Presidente, ringrazio gli onorevoli interroganti per aver riportato l'attenzione su un tema molto caro a questo Governo, ossia quello della digitalizzazione dei fascicoli relativi ai più noti casi giudiziari che hanno costellato la storia del nostro Paese. La sensibilità che questo Governo e che il Ministero della Giustizia, in particolar modo, mostrano verso la nostra storia si è così manifestata non solo con risposte normative concrete, ma anche con la creazione di un protocollo d'intesa per la conservazione e la valorizzazione degli atti dei processi di interesse storico che hanno caratterizzato quegli anni del Paese, con la duplice finalità di far luce sugli eventi e scongiurare il rischio che vengano rimosse dalla memoria queste esperienze.
Come ricordato nelle premesse dell'atto di sindacato ispettivo, il 6 maggio 2015 il Ministero della Giustizia e il Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo hanno sottoscritto un protocollo per la conservazione e la valorizzazione degli atti dei processi di interesse storico, con particolare riferimento a fatti di terrorismo, violenza politica e criminalità organizzata. È nella cornice di questo protocollo che si è dato avvio a un programma di descrizione e digitalizzazione dei documenti relativi ad alcuni tra i più importanti procedimenti giudiziari della storia processuale italiana, con il coinvolgimento della Rete degli archivi per non dimenticare, nata nel 2005 per iniziativa del Centro Documentazione Archivio Flamigni e che già da tempo aveva avviato una proficua collaborazione con il MiBAC - Direzione generale Archivi per rendere disponibile sul web il materiale documentario raccolto dalle 60 associazioni facenti capo alla rete.
Riconosciuta e condivisa l'importanza del protocollo e delle sue finalità, inizialmente di durata triennale, è stato più volte prorogato e, nel tempo, esteso anche ad altri attori istituzionali: infatti, dal 17 febbraio 2017 il Consiglio superiore della magistratura si è aggiunto ai promotori del protocollo, cui hanno successivamente aderito anche la Cassa delle Ammende e l'Archivio Flamigni stesso. Di recente, su impulso del Ministro della Giustizia, il protocollo, con scadenza maggio 2024, come giustamente ricordato dagli onorevoli interroganti, è stato rinnovato fino al 2027. Appare, quindi, evidente la volontà di questo Ministero nel proseguire sulla strada intrapresa e anche tutti gli altri promotori continuano a partecipare mediante contributi tecnici e costanti apporti, anche di natura finanziaria.
Per dare la misura della portata finanziaria di tali impegni, si pensi che la Cassa delle Ammende ha finora contribuito con oltre 900.000 euro di fondi, mentre il cofinanziamento sostenuto dal Ministero della Cultura e già inserito nella programmazione finanziaria a partire dal 2025 è pari ad euro 200.000, che si vanno ad aggiungere ai 600.000 euro già erogati dalla Direzione generale Archivi nell'ambito del protocollo.
In questo contesto è nato anche il portale web della Rete degli archivi “Per non dimenticare”, realizzato nell'ambito del sistema archivistico nazionale della Direzione nazionale Archivi e recentemente anche reingegnerizzato. I risultati ottenuti ad oggi con questo progetto sono altamente soddisfacenti.
Il protocollo finora ha consentito di avviare e parzialmente concludere i progetti di descrizione e digitalizzazione degli atti giudiziari dei processi relativi al sequestro e all'uccisione del Presidente Moro; alle stragi degli anni 1993 e 1994 (fra queste quella del 14 maggio 1993 in via Fauro, a Roma; quella del 27 maggio 1993 in via dei Georgofili a Firenze; quella del 27 luglio 1993 a via Palestro, a Milano; ancora, quelle del 28 luglio 1993 presso la Basilica di San Giovanni in Laterano e la Chiesa di San Giorgio al Velabro a Roma; quella del 23 gennaio 1994 allo stadio Olimpico, viale dei Gladiatori a Roma; quella del 14 aprile 1994 a Formello, sempre a Roma) e ancora dei processi milanesi relativi al Banco Ambrosiano e alle Brigate rosse.
Ancora, è in avanzato stato di realizzazione il progetto per la descrizione, il riordinamento e la digitalizzazione dei processi relativi alle organizzazioni Ordine nuovo, Avanguardia nazionale, NAR, e all'operato di Licio Gelli.
È stato anche avviato il progetto per la ricognizione, la descrizione e la digitalizzazione del fascicolo giudiziario sulla strage di Ustica del 27 giugno del 1980, per il quale si è già conclusa la prima fase ed è già stato predisposto il progetto triennale che sarà presentato per l'approvazione. È stato poi possibile digitalizzare una corposa serie di registri di sentenze emesse dalla corte d'assise di Milano.
In riferimento allo specifico quesito mosso dall'onorevole interrogante, mi preme precisare che il Ministero della Giustizia, nel corso dell'attività progettuale del protocollo, ha svolto un'attività importante di impulso, coniugando il raggiungimento di una serie di obiettivi da noi ritenuti fondamentali, come: consentire la massima fruibilità per l'utenza ai documenti giudiziari riguardanti il terrorismo, la violenza politica e la criminalità organizzata e creare, nel contempo, un percorso professionalizzante per i detenuti coinvolti nelle attività archivistiche, nell'ottica primaria del loro reinserimento lavorativo e sociale.
L'esperienza del coinvolgimento dei detenuti è maturata con il primo progetto Moro, con un percorso iniziato nel carcere di Rebibbia; è proseguita con entusiasmo con la digitalizzazione degli altri procedimenti del Moro-bis, ter, quater, attualmente in corso, e si protrarrà con i nuovi progetti già all'attenzione dei componenti del protocollo.
I detenuti sono stati infatti formati, hanno partecipato alla trasformazione digitale del materiale processuale selezionato acquisendo competenze spendibili per il loro futuro, creando così proficue opportunità di formazione e di lavoro professionalizzante. Il legame tra l'attività dei detenuti e la trasformazione digitale delle carte giudiziarie assume, infatti, anche un valore altamente simbolico per l'attività del Ministero, che intende preservare la memoria in chiave moderna, con il contributo del lavoro di chi sta ricucendo il proprio rapporto con la società civile.
PRESIDENTE. La deputata D'Orso ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.
VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Io ringrazio il Sottosegretario per aver ripercorso un po' la storia di questo Protocollo d'intesa che già nel 2015, come ben ricordava, veniva sottoscritto tra il Ministero dei Beni e delle attività culturali e il Ministero della Giustizia. Non ho compreso esattamente, in realtà, quando questo Governo e il Ministero, attualmente, abbiano messo mano a questo Protocollo d'intesa. Mi spiego: in data 10 gennaio 2025 io depositavo quest'interrogazione per sollecitare, appunto, il Ministero a riprendere in mano questo protocollo perché a maggio 2024 era scaduto.
Questo protocollo, invece, era stato oggetto di massima attenzione da parte del Governo precedente e, in particolare, da parte del Ministro Bonafede che, all'indomani dell'insediamento (era il novembre 2018), tra le prime iniziative che fece ci fu proprio quella di rinnovare questo protocollo.
Nelle parole del Sottosegretario posso ritrovare praticamente quelli che erano i comunicati stampa sul portale del Ministero della Giustizia, che davano l'annuncio, la comunicazione proprio del rinnovo di questo importante protocollo.
Questo protocollo si attivava proprio per andare a digitalizzare tutta la documentazione riguardante il rapimento e la morte di Aldo Moro, ad esempio e, come ricordava il Sottosegretario, ad estendere questa attività a tutti i processi di criminalità organizzata, a tutti i processi per terrorismo e per violenza politica. Però, ripeto, nelle parole del Sottosegretario mi sembrava di leggere il comunicato dell'8 novembre 2018, come mi sembrava di leggere anche il comunicato del dicembre 2019, che annunciava che, a far data dal 1° gennaio 2020, questo protocollo si sarebbe ulteriormente esteso a tutti quei processi che sentivo declinare da parte del Sottosegretario.
Quindi, in realtà, a me sfugge una cosa o meglio non sarà, diciamo, sfuggito anche a voi che c'è stato sicuramente un vuoto da maggio 2024 a non so quando, evidentemente, perché non è stata comunicata dal Sottosegretario una data di rinnovo di questo Protocollo d'intesa.
Noi fino a questa mattina abbiamo verificato se ci fosse un annuncio, un comunicato stampa su questo, però capisco che, magari, lo ha voluto annunciare in quest'Aula, anche forse per rispetto degli interroganti e di questo, come dire, ne sono grata perché comunque è una forma di estremo rispetto. Quindi, immagino che sia qualcosa che è avvenuto veramente recentemente.
Ora, voglio prendere l'occasione per sensibilizzare ulteriormente il Governo in questo senso, per la massima trasparenza, per la massima possibilità di informare i cittadini affinché siano consapevoli proprio della storia di questo Paese, perché parliamo di processi storici, non di documenti giudiziari, ma di documenti storici.
Ecco un'ulteriore sensibilizzazione: non dovrebbe esserci mai un vuoto di tempo rispetto a iniziative del genere, per le quali, tra l'altro, c'è una dichiarazione di intenti, una sensibilità da parte del Governo, dichiarata, ma nei fatti non abbiamo compreso esattamente come sia declinata; perché se è vero, come è vero, che ci sarà stato circa un anno di vuoto, ecco il fattore tempo in questo genere di attività - lo dico a me stessa, ma perché è sotto gli occhi di tutti - è fondamentale, perché ogni minuto che passa è una carta, un documento importante che si sgretola o sbiadisce. Quindi, vuol dire andare a far cadere nell'oblio dei momenti che hanno segnato la storia di questo Paese.
Per cui, sono soddisfatta di una cosa: sono soddisfatta nell'aver posto la questione perché io ritengo - direi che oggi ne ho la prova - che la sollecitazione che vi è arrivata con l'interrogazione a mia prima firma e a firma della collega Ascari il 10 gennaio 2025 evidentemente qualche effetto l'ha avuto. Sono soddisfatta perché viene raccolto il grido di allarme di un cittadino, un ex funzionario del Ministero della Giustizia, che si è adoperato per questa iniziativa, il dottor Umberto Valloreja.
Posso essere soddisfatta solo se davvero con serietà si va a proseguire in questa iniziativa. Anche il coinvolgimento dei detenuti è un fattore importante ma, ripeto, mi sembrava di leggere i comunicati stampa del 2018 e del 2020 perché anche questa iniziativa, che è preziosissima, era qualcosa che viene dal Governo precedente nel quale a guidare il Ministero della Giustizia era Alfonso Bonafede, il nostro Alfonso Bonafede. Quindi, se questo è proseguire in quell'iniziativa va bene, però ci avete perso tempo e il tempo in questo caso è veramente fondamentale.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno. Sospendo, a questo punto, la seduta che riprenderà alle ore 14. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 11,30, è ripresa alle 14,07.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 100, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,07).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 10 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Angelo Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. Per chiedere un'urgente informativa della Presidente Meloni, perché, come è noto, il Presidente degli Stati Uniti d'America, Trump, ha deciso i dazi al 30 per cento per l'Unione europea. Ebbene, di fronte a una scelta così irresponsabile, che rischia di portare, se attuata, a una crisi economica e anche sociale di portata enorme, la Presidente Meloni, dal nostro punto di vista, ha il dovere di condividere con l'opposizione qual è la strategia che il Governo intende attuare per contrastare uno scenario veramente disastroso dal punto di vista economico e sociale.
Ad oggi, non abbiamo avuto alcuna informazione in merito, alcun contatto con la Premier Meloni. Io penso che sia doveroso, dal punto di vista istituzionale, che la Presidente del Consiglio venga in Parlamento e spieghi agli italiani qual è la strategia.
Ci troviamo di fronte a una scelta irresponsabile da parte del Presidente degli Stati Uniti d'America, che porterà a una riduzione dell'export italiano di 35 miliardi di euro e a una riduzione dei posti di lavoro di 180.000 unità: 180.000 persone perderanno il posto di lavoro.
Però, ci troviamo anche di fronte, signor Presidente, a posizioni assolutamente incomprensibili e contestualmente irresponsabili da parte di componenti del Governo autorevoli, come il Vice Premier Salvini, che continua non solo a difendere la scelta di Trump, ma continua a sostenere che il problema sia l'Europa, ossia che è l'Europa che mette i dazi interni. Allora, dobbiamo capire di che cosa si tratta, perché, a un certo punto, cominciamo ad avere la certezza che c'è qualcuno, nel nostro Governo, che agisce per procura di qualcuno per danneggiare gli interessi nazionali (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
E allora, di che cosa parliamo quando Trump, oltre a voler mettere i dazi a decorrere dal 1° agosto, parla di regolamenti europei che rallentano l'economia globale dello scambio, del commercio? Stiamo parlando di quei regolamenti che sovrintendono alla tutela della salute e dell'ambiente.
Signor Presidente, non so se lei conosce una sostanza anabolizzante che si chiama ractopamina. La ractopamina è usata negli Stati Uniti d'America per aumentare il volume, la massa muscolare degli animali da allevamento, per poi trarne maggior profitto. Questa sostanza è tossica, è vietata in 160 Paesi nel mondo, comprese la Cina e la Russia; è vietata in Europa. Ebbene, noi dovremmo consentire l'esportazione di questa sostanza e di queste carni in Italia? Ci sono 70 molecole di pesticidi, che sono vietate in Europa e utilizzate negli Stati Uniti d'America. Dovremmo consentire che tutto ciò venga esportato in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)?
Allora, io vorrei capire dov'è il patriottismo, dov'è quel famoso sovranismo, se poi è a parti invertite e si tutela il sovranismo, in questo caso, di Donald Trump.
E poi, ancora, c'è il tema del Green Deal, e tanto altro. È evidente l'attacco da parte di Trump, che sta destabilizzando il mondo, con un atteggiamento da vero e proprio estorsore. Perché, quando imponi al mondo dazi in questa maniera, si possono definire con una sola parola: estorsione. La questione dei regolamenti e dei dazi interni, di cui parla Salvini, è un elemento di grande conquista di civiltà, perché, quando si tutelano la salute e l'ambiente, dobbiamo essere orgogliosi di far parte di un'Europa che, in questo caso, tutela la salute. Mentre, invece, non siamo d'accordo quando vuole fare il riarmo. Ma su questo punto, siamo assolutamente d'accordo nel difendere.
Allora, signor Presidente, noi chiederemmo - e concludo - alla signora Presidente del Consiglio di venire qui a dire quale sia la strategia per difendere l'economia, la salute e l'ambiente, non solo italiano, ma europeo. Perché questo è un passaggio assolutamente cruciale: non possiamo pensare, nella maniera più categorica, che ci sia qualcuno che oggi giochi con il mondo, come se fosse Risiko.
C'è la necessità che la Premier venga immediatamente in Aula, o nelle modalità che il Presidente Fontana riterrà opportuno comunicare, perché la questione è veramente molto grave, per l'Italia, per l'Europa e per il mondo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, la deputata Chiara Braga. Ne ha facoltà.
CHIARA BRAGA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Mi unisco alla richiesta del collega Bonelli, considerando che sono passate 72 ore dall'annuncio del Presidente Trump di imporre all'Europa dazi al 30 per cento dal 1° agosto; 72 ore in cui abbiamo ascoltato le parole preoccupate delle imprese, dei rappresentanti dei lavoratori, delle categorie più coinvolte. Abbiamo appreso da centri studi e università di mezza Europa quali sarebbero le ricadute disastrose di questa decisione. Abbiamo letto editoriali e poi qualche balbettante dichiarazione di rappresentanti della maggioranza e del Governo.
Ma la Premier Meloni si è limitata a 5 righe social, dopo più di 24 ore, 5 righe sui social: non è accettabile, non è serio, per un Paese come il nostro. Chiediamo, di nuovo, che venga, qui, in Aula, a riferire che cosa sta facendo il Governo italiano per proteggere l'Europa, le nostre imprese e i lavoratori. Finora, una delle cose chiare - direi l'unica - è che chinare la testa e fare concessioni all'America di Trump non porta a niente. Anzi, un primo grande errore è stato commesso, consentendo agli Stati Uniti di uscire dall'accordo per la tassazione minima del 15 per cento per le grandi multinazionali. Oggi ve lo dice, su un famoso e prestigioso quotidiano del Paese, anche il governatore Zaia del Veneto, lo scrive anche lui.
Però, noi vorremmo sapere cosa sta facendo Tajani negli Stati Uniti: se si sta battendo per rafforzare la posizione dell'Europa o sta rappresentando la posizione dell'altro Vice Premier, Salvini, che, anche in questa occasione, non ha perso occasione per attaccare l'Europa.
Quando Trump impone questi dazi, ha un piano preciso: attaccare chi, come l'Europa, crede nell'apertura economica, nel dialogo e nello Stato di diritto, contro il protezionismo e il nazionalismo. Una folle guerra commerciale, sì, ma anche molto di più: un attacco alle relazioni tra alleati, un attacco preciso e voluto all'Europa.
Allora noi, come opposizioni, ma credo anche a nome dei lavoratori, delle imprese e di chi, nel Paese, ogni giorno, produce ricchezza e paga le tasse, vogliamo sapere che cosa ha in mente la Presidente del Consiglio italiano: se intende portare avanti la sua relazione speciale - che finora non ha portato ad alcun risultato, se non a un rischio di crollo delle esportazioni della nostra economia - con il Presidente Trump, un uomo che non vuole amici, ma solo sudditi; e con chi vuole imporre, su questo tema, ma anche su molti altri, una visione del mondo basata solo sulla legge del più forte.
La patriota Meloni ha solo un modo per difendere gli interessi della Nazione: inserirla nel contesto europeo, lavorare perché l'Europa - attraverso l'alleanza con gli altri Paesi che hanno subìto lo stesso attacco - costituisca un muro, una resistenza alle pretese di Trump. Deve smettere di nascondersi.
Noi vogliamo sapere - il Paese ha diritto di sapere - se la Presidente del Consiglio ce la farà a superare la miopia e la chiusura nazionale per ottenere in questi giorni, in queste ore, attraverso il negoziato, una risposta europea che non ceda ai ricatti, che non voglia fare gli interessi solo delle grandi big tech americane e che voglia proteggere - come giustamente ha sottolineato anche il collega Bonelli - i nostri cittadini da un arretramento pericoloso e inaccettabile su normative che sono a tutela dell'ambiente, della salute e della qualità della vita in Europa. Serve negoziare a schiena dritta nell'unica sede possibile: l'Europa.
Meloni esca dal silenzio assordante in cui si è rinchiusa in questi giorni e venga in Parlamento a dire quali contromisure intende sostenere a livello europeo, ma anche quali azioni intende mettere in campo il suo Governo per rilanciare la domanda interna, rafforzare la nostra economia reale e una politica industriale strategica, e quali interventi mirati a sostegno dei lavoratori delle imprese.
Presidente - e chiudo -, il Premier spagnolo Sánchez ha attivato una consultazione permanente con i soggetti economici e sociali e con le opposizioni. Noi non pretendiamo tanto, però vogliamo che almeno la Presidente del Consiglio smetta di scappare e venga qui, in Parlamento, a riferire e a confrontarsi con tutte le forze politiche e con il Paese.
Per questo, Presidente, le chiediamo anche la convocazione di una Conferenza dei presidenti di gruppo per formulare ufficialmente, in quella sede, la nostra richiesta alla presenza del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, la deputata Appendino. Ne ha facoltà.
CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Ci associamo anche noi ad entrambe le richieste, perché, diciamoci la verità, ormai la subalternità di Giorgia Meloni agli interessi americani non fa nemmeno più notizia. Ci svegliamo e ci chiediamo: oggi, Giorgia Meloni, chi pagherà il prezzo della sua obbedienza a Trump? I cittadini, che hanno già visto i soldi messi in armi, anziché in sanità? Le famiglie, che avranno bollette più care perché paghiamo il gas americano molto più caro di altri gas che potremmo avere? Le piccole e medie imprese, che pagheranno più tasse? Per coprire cosa?
Che cosa? Attenzione! L'esenzione fiscale per i colossi del web americani, perché con Giorgia Meloni funziona così, Presidente. Se sei un cittadino normale, che ti spacchi la schiena, lavori e produci, allora vieni massacrato e tartassato. Se invece ti chiami Zuckerberg o Bezos e sei pieno di miliardi, allora tappeto rosso e niente tasse, perché sei di un altro livello (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Però, Presidente, oggi siamo oltre il limite. Trump ha già minacciato un 20 per cento; ha rialzato con un 30 per cento, che è un colpo diretto, forte, al cuore del nostro export.
E mentre lui va avanti, colpo su colpo, cosa fa il Governo, la maggioranza? Continua a dire: attenzione, non dobbiamo innescare una guerra commerciale. Colleghi e colleghe, sveglia! La guerra è in atto da mesi e ci sono già i caduti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sapete chi sono i caduti? Sono quelle 7.000 imprese che hanno già detto di avere subito danni diretti da questi dazi. Ma niente, voi continuate con il sorriso e con l'ottimismo, però, purtroppo per noi, non ne azzeccate una, cioè proprio non ne fate una giusta.
Il Ministro Tajani è stato per settimane il portavoce di questo autoinganno, l'unico ancora oggi - penso - rimasto a dire: zero per zero, si può fare. Zero per zero! Purtroppo, però, per noi, non porta benissimo Tajani, perché ci ricordiamo che cosa ha detto: non c'è nessun attacco imminente di Israele. Ventiquattro ore dopo, purtroppo, sono arrivate le bombe. Dovremmo quasi aprire una rubrica, “Le profezie di Tajani”.
Però il capolavoro, Presidente, arriva dai banchi di Fratelli d'Italia. Ringraziate Giorgia Meloni, ci dicono, lei che è volata in questa fantomatica missione negli USA a fare la pontiera, lei che andava per lo zero per zero.
E come siamo finiti? Trenta a zero. È umiliante, è una vergogna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! E allora cosa dobbiamo dire? Grazie? Grazie per questi schiaffoni? Grazie 30 volte per gli schiaffoni che stai dando alle imprese italiane? Lo dico sin da ora: non azzardatevi a dire che un eventuale 10, 15 o 20 per cento è un buon compromesso, perché noi non ci stiamo. Presidente, avete passato anni in quest'Aula, i colleghi di maggioranza, a dire a noi del MoVimento 5 Stelle che eravamo degli improvvisati, degli scappati di casa. A noi!
Noi siamo quelli che hanno fatto pulizia con lo “Spazzacorrotti”, quelli che hanno introdotto il reddito di cittadinanza per aiutare chi è in difficoltà, quelli che hanno tagliato i vitalizi, quelli che hanno lasciato a voi 209 miliardi da spendere, e non li state spendendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). A fronte dell'ennesimo disastro che stiamo vedendo, quello sui dazi, possiamo dire forte e chiaro che forse gli incompetenti, gli scappati di casa, gli incapaci sono quelli che siedono oggi ai banchi di quel Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?
Siete voi quelli dei chiodi durante il caos dei treni, siete voi quelli dei conflitti di interesse, dei Santanche', siete voi quelli dei voli di Stato, di Nordio, delle gaffe, dei Lollobrigida. Purtroppo, però, Presidente, a pagare il prezzo non è che siamo noi qui, sono gli italiani fuori, e sui dazi sono proprio le nostre imprese italiane. Anche perché, davanti a Trump che minaccia ritorsioni, qual è la reazione? Meloni che fa? Silenzio. L'Europa che fa? Von der Leyen balbetta. Allora, Presidente, qui non è una questione di falchi e di colombe, qui è una questione di sopravvivenza. Serve reagire! Serve reagire!
Tassiamo al 30 per cento Google, Amazon e Meta, apriamo altri mercati, rafforziamo la domanda interna, riduciamo gli acquisti del gas (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Lo dice anche un premio Nobel come Stiglitz, che dice che, se non c'è una reazione simmetrica, siamo destinati a morire, a sopperire. Allora, se non vuole farlo l'Unione europea, l'Italia guidi una reazione! Vi siete riempiti per anni la bocca di patriottismo, di Patria, di difesa degli interessi italiani, dell'Italia che conta, l'Italia che decide, l'Italia che guida, il trionfo di Meloni a Washington. Presidente, chiudo.
PRESIDENTE. Concluda.
CHIARA APPENDINO (M5S). Dov'è finito tutto ciò? Dove sono finiti i giornali che raccontavano di questi grandi risultati? I Ministri che dicevano che Meloni decideva per tutti? Glielo dico io dove sono finiti: svaniti nel nulla. Quello che sta accadendo e che state dicendo oggi è che l'Italia, targata Meloni, non può reagire alle follie di Trump, perché non ha la forza per farlo, perché è troppo debole. È il vostro castello di bugie che sta crollando.
PRESIDENTE. La ringrazio.
CHIARA APPENDINO (M5S). La verità - chiudo - è la resa di una “Italietta” che avete fatto diventare piccola piccola. E dovreste chiedere scusa, perché, se oggi non abbiamo la forza, è anche colpa vostra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, la deputata Gadda. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Noi non possiamo farci bastare le profezie, smentite dopo pochi minuti, del Ministro degli Affari esteri Tajani. Non possiamo farci bastare di certo i rimpalli di Salvini, che sa gettare la palla soltanto nel campo europeo, senza proporre alcuna strategia e alcuna soluzione rispetto alla gravissima situazione che sta avvenendo a causa, e solo per causa, del leader dei sovranisti dell'universo mondo, Donald Trump, che è stato inneggiato dai tanti Ministri del Governo Meloni.
Di sicuro non possiamo farci bastare le sottovalutazioni del Ministro dell'Agricoltura Lollobrigida, che pensa che l'agroalimentare italiano sia soltanto Parmigiano Reggiano. Ci sono ormai tantissimi settori che per la prima volta nella nostra storia sono in gravissima crisi. Se pensiamo all'agroalimentare, basta citare semplicemente il vino e l'olio. Quindi, il gruppo di Italia Viva chiede, associandoci alla richiesta degli altri gruppi, un'informativa urgente da parte della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, perché queste scuse non ci possono bastare.
Non può bastare un richiamo di poche righe attraverso i social alla calma, perché il nostro è un Paese che per 27 mesi consecutivi ha calo della produzione, e i dazi al 30 per cento non manifesteranno soltanto il loro effetto a partire dal 1° agosto, perché lo stanno manifestando già ora. Tutti i settori produttivi, e ripeto, tutti, da mesi ormai, da quel marzo in cui Donald Trump ha iniziato a fare questo tragico e drammatico tira e molla per le nostre aziende e per i nostri lavoratori, stanno facendo analisi e stanno facendo i conti. Perché li fanno?
Perché è necessario essere veloci, perché è necessario essere reattivi, perché è necessario mettere in campo delle misure concrete. Questi dati ci dicono che i dazi al 30 per cento potrebbero provocare un effetto a catena che costerebbe al nostro Paese oltre 140.000 posti di lavoro, peraltro concentrati in alcune regioni trainanti delle nostre produzioni di made in Italy, nella farmaceutica, nella meccanica, nell'agroalimentare, nel tessile, nella moda, nell'arredo. Insomma, quello che ha consentito al nostro Paese, in decenni, di generare benessere e ricchezza condivisa.
Di questi 140.000 posti a rischio 35.000 sono nella mia Lombardia e 18.000 in Toscana. La sola Emilia-Romagna rischia di compromettere in un anno, quindi non parliamo di una prospettiva lunga, ma di una prospettiva immediata, oltre 1 miliardo di sole produzioni agroalimentari che, con quei dazi e con gli effetti indiretti dei dazi vedrebbero danneggiato il posizionamento di mercato conquistato con fatica.
I dazi sono già in vigore, ma sono già in vigore anche tutte quelle misure e quelle conseguenze che portano un effetto a catena drammatico: l'inflazione, la perdita di potere d'acquisto e i buyer che negli Stati Uniti sono fermi e che non stanno acquistando il prodotto che hanno acquistato, magari, nei mesi scorsi. Quindi, chi ha un minimo di consuetudine con le dinamiche di mercato sa che i quantitativi presenti sul mercato poi hanno anche una dinamica importante sull'andamento dei prezzi.
Quindi noi, come Italia Viva, queste preoccupazioni le abbiamo e vogliamo sapere cosa intende fare la Presidente del Consiglio e quali sono le misure che si vogliono mettere e portare anche sui tavoli comunitari.
E ciò perché il Vicepremier Salvini, con questa sua capacità di stare sempre sul pezzo, rimanda la palla ai tavoli europei, agitando queste fantomatiche bandiere della burocrazia e dei dazi interni. Italia Viva c'è se dobbiamo portare avanti una lotta strenua, forte e intensa contro la burocrazia, Italia Viva c'è se lavoriamo insieme per superare un certo populismo istituzionale, che è entrato anche nelle scelte europee. Ma vogliamo sapere quali sono queste misure di settore, che non possono essere una bandiera soltanto da agitare: quali sono le misure che si prospettano per il settore del vino, per la farmaceutica, per la meccanica, quali sono le misure compensative.
Questo imbarazzo che il Governo Meloni ha e che diversi Ministri del Governo Meloni hanno…
PRESIDENTE. Concluda.
MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). …nel prendere atto, appunto - e concludo, Presidente - che Donald Trump è semplicemente una iattura per l'economia mondiale e per i nostri lavoratori noi vogliamo che la Presidente del Consiglio venga a dirlo in Aula e soprattutto che ci dia una prospettiva, perché già soltanto la settimana scorsa la maggioranza non ha avuto neanche l'occasione di presentare una mozione sul medesimo tema che Italia Viva aveva posto (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, la deputata Onori. Ne ha facoltà.
FEDERICA ONORI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Anche Azione chiede l'intervento in Aula della Premier Meloni perché si avvii una seria riflessione e un serio confronto su come l'Italia e l'Europa devono affrontare la congiuntura, evidentemente difficile e impegnativa, che abbiamo di fronte.
È per me e per noi di grande sollievo aver ascoltato anche dalle voci delle opposizioni che parte della ricetta che si propone per affrontare la contingenza attuale è quella dell'apertura a nuovi mercati. Questo, però, che non sia uno slogan, Presidente, e che sia un ragionamento che viene fatto davvero nel dettaglio.
Allora, sul Mercosur. L'India, l'Indonesia, il Cile, il Messico: aprire a nuovi mercati vuol dire avviare e aprire vie commerciali per le imprese italiane e per i cittadini italiani, perché un accordo vuol dire che noi vendiamo lì e loro vendono qui, quindi bene per le nostre imprese che hanno degli sbocchi, dei mercati nuovi, e bene anche per i cittadini e gli utenti italiani, che nella concorrenza, in una maggiore competizione, possono avere dei prezzi più bassi. Questo è spesso dimenticato, perché ci si concentra su quelli che sono dei gruppi, ovviamente, di pressione, che a livello elettorale sono ben organizzati. Non sono un gruppo di pressione, non è ben organizzato a livello elettorale il gruppo dei cittadini, degli utenti e dei consumatori, e da qui il motivo per cui non parliamo mai di questo altro aspetto degli accordi commerciali e degli accordi di libero scambio.
Attestiamo anche che, però, non tutte le forze di maggioranza sembrano aperte a questa prospettiva. Leggiamo comunicati stampa dei colleghi della Lega che hanno un terrore incredibile del fatto che aprire a nuovi mercati potrebbe voler dire girare le spalle agli Stati Uniti d'America. Nessuno gira le spalle a nessuno. Semplicemente è che quando hai un partner che si dichiara e che sceglie di diventare inaffidabile è legittimo, nell'interesse del tuo Paese - e tu, da classe politica, hai il dovere di agire in questo senso -, cercare nuovi partner, possibilmente più affidabili del precedente. Quindi, sarebbe anche interessante capire dov'è che sta difendendo l'interesse nazionale chi pensa di fare il patriota e chi si dice patriota, lì dove preferisce un Trump ai cittadini italiani, perché questo succede lì dove agli accordi commerciali non verrà dato seguito. In questo senso, Azione ha una risoluzione in Commissione esteri - mi verrebbe da dire che mai tempismo fu più opportuno - sul Mercosur e qui si vedranno effettivamente quali sono le forze politiche che sono d'accordo sull'aprire nuovi sbocchi commerciali per le nostre imprese e i nostri consumatori e quali invece no.
Sovranità tecnologica: che cosa vuol dire sovranità tecnologica? È chiaro che l'Italia non può fare tutto da sola perché, banalmente, non ha le materie prime che occorrono per andare avanti con la tecnologia e l'innovazione e, purtroppo, lo stesso tipo di argomento si applica all'Europa. Sovranità tecnologica non vuol dire autarchia, non vuol dire protezionismo e non vuol dire chiusura; vuol dire uno studio intelligente delle filiere di commercio, di rifornimento, di approvvigionamento e di apertura anche dei mercati per capire cos'è che ci occorre, da chi è meglio provare ad acquisirlo - ad acquistarlo -, come possiamo trasformarlo e a chi sarebbe bene venderlo. Questo è il ragionamento che andrebbe fatto e non “sono amico di uno e non sono amico dell'altro”.
Farmaceutica, manifattura e poi davvero chiudo, Presidente, perché se la Presidente Meloni verrà in Aula avremo finalmente modo di fare un ragionamento e un confronto che sia nel merito, nel dettaglio, capitolo per capitolo, su come dovrebbe essere una strategia europea, anche a spinta italiana, per affrontare la difficile contingenza attuale. Qui mi voglio rivolgere ancora ai colleghi della Lega, perché negare una difficoltà non ci aiuterà a risolverla: sarà una catastrofe fintantoché noi non agiremo per parare i colpi con una strategia chiara di attacco. Sarà una catastrofe se staremo fermi, ma potrà andar bene se faremo le cose giuste e le cose giuste di solito vengono fuori da un confronto serio e onesto intellettualmente. Dunque, chiediamo che la Presidente Meloni venga in Aula, perché questo confronto si possa finalmente fare in maniera trasparente e pubblica, cosa che non è ancora avvenuta finora (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine dei lavori ma su un diverso argomento, il deputato Benedetto Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Innanzitutto, mi consenta di unire alla richiesta della presenza in Aula del Presidente Meloni anche +Europa. Magari Meloni riuscirebbe anche a chiarire il circolo vizioso in cui la maggioranza si è infilata con il Vice Primo Ministro Salvini, che dice che è colpa della Germania ma, nel frattempo, l'Italia sta trattando insieme alla Germania rispetto ai dazi. Insomma, anche solo per fare un punto politico, oltre che di merito, e mi associo alle considerazioni dei colleghi.
Io intervengo per chiedere un'informativa urgente del Primo Ministro, o anche del Ministro Giorgetti, su quanto sta accadendo in relazione a quello che viene definito giornalisticamente “risiko bancario” e soprattutto in relazione alla figura barbina che il Governo sta facendo con la bocciatura, prima da parte del TAR - parziale, ma sostanzialmente una bocciatura - e oggi con la bocciatura preannunciata da parte della Commissione europea sul golden power, usato per ostacolare l'OPS, l'offerta pubblica di scambio che UniCredit aveva lanciato nei confronti di Banco BPM.
Chiedo che Giorgetti venga in Aula; io l'aspettavo, Presidente, per un question time, ma Giorgetti non viene più al question time da nove settimane, dal 7 maggio. Fino ad oggi - dall'inizio della legislatura - il Ministro dell'Economia è venuto per il question time 15 volte, rispetto alle 26 del suo collega Urso, alle 25 del suo collega Piantedosi, alle 24 del suo collega Salvini, alle 25 di Tajani e alle 24 di Nordio, mentre Giorgetti ormai è desaparecido perfino sul question time.
Quindi, io chiedo che venga a spiegarci perché - da novembre insistiamo, perché quando hanno solo prospettato il golden power gli abbiamo spiegato, per filo e per segno, che non solo era assurdo dal punto di vista economico, ma sarebbe stata una misura illegittima; era tutta una decisione politica - Meloni ha deciso di fare il banchiere e di muoversi in palese conflitto di interessi con Giorgetti, essendo il MEF il primo socio di MPS. Stanno facendo interessi politici e danneggiano l'immagine dell'Italia sui mercati.
Voglio chiedere conto a Giorgetti, quando verrà, del caso della cessione dell'ultimo pacchetto del 15 per cento di MPS, affidato in maniera inusuale alla piccola Banca Akros, che non aveva mai fatto operazioni di questo tipo e che ha finito per cedere, in un'operazione durata nove minuti, solo ai quattro già soci di MPS il pacchetto del 15 per cento. Peraltro, Banca Akros, di proprietà di BPM, ha ceduto a BPM e ad Anima, cioè allo stesso gruppo che la controlla, le quote di MPS. Se ne sta occupando la procura di Milano, ma a me quello poco interessa perché vorrei che Giorgetti venisse a spiegare anche questa cosa.
È tutta una decisione politica. Siete arrivati, signor Presidente, dicendo “peste e corna” dei politici che sfioravano le banche e state entrando a gamba tesa, in un palese conflitto di interessi - siete soci, giocatori e arbitri - e in più fate brutte figure, in Italia col TAR e in Europa - chiudo, signor Presidente - con la Commissione. La lettera di oggi - vedetela - è chiarissima; non è ancora la procedura di infrazione, ma non lascia spazio.
Ritirate il golden power. Lasciate che il mercato faccia il mercato e i regolatori facciano i regolatori. Non abbiamo bisogno della Meloni banchiera. In più, chiudo, con questa roba, che vorrei capire, e chiedere a Giorgetti, visto che lui è della Lega, lo stesso partito di Salvini: com'è possibile che, mentre stoppate UniCredit, date il via libera a Crédit Agricole in BPM, la banca francese (ce l'hanno sempre avuta con i francesi, avranno cambiato idea; va bene, ce lo spieghino) che già ha chiesto di crescere oltre il 20 per cento in BPM? Per tutte queste ragioni, chiedo che il desaparecido, anche dal question time, Giorgetti, venga in Aula a riferire su tutto questo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa).
PRESIDENTE. Ci sono altri due interventi su questa materia, quindi, per analogia, li celebriamo. Le altre richieste di informativa le facciamo slittare ad un altro punto più avanti per cominciare a lavorare più proficuamente.
Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, sempre per una richiesta di informativa, il deputato Dell'Olio. Ne ha facoltà.
GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Grazie, Presidente. Sì, ci accodiamo alla richiesta che ha fatto il collega Della Vedova sulla questione della presenza del Ministro Giorgetti o, se vuole, anche della Presidente del Consiglio dei ministri, Meloni, sull'argomento perché è un argomento un po' più esteso, secondo me, rispetto al semplice intervento del Ministro dell'Economia e delle finanze, perché il problema qui è il ruolo intero del Governo su questo risiko bancario che è stato creato.
Noi riteniamo che il Governo abbia promosso e assecondato questo risiko solo per favorire alcune cordate finanziarie e per ottenere dei risultati opposti a quelli che sono stati detti. Per UniCredit BPM il Governo ha raccontato che il golden power serviva a tutelare il risparmio degli italiani mentre, dopo quell'attivazione dello strumento, BPM è diventato quanto più una banca francese visto che Crédit Agricole, primo socio, Bnp Paribas, Natixis e Banche Postale. Quindi, di fatto, qual è il vantaggio? Ma soprattutto, poi, su Mps e Mediobanca, il Governo ha messo in campo la banca di Siena, risanata con i soldi italiani, favorendo la famiglia Caltagirone e la famiglia Del Vecchio (Luxottica), per scalare più facilmente Mediobanca e, a cascata, Generali.
Quindi, qui per gli italiani non c'è nessun risultato, non c'è nessuna visione o, perlomeno, noi come Parlamento non abbiamo nessuna indicazione e, soprattutto, non si capisce perché il Governo voglia entrare a piede teso nel mondo bancario senza che questo generi un benché minimo vantaggio per gli italiani. Credo che sia dovuta una risposta da parte del Ministro Giorgetti e, se lui è in grado solo di dare la risposta dal punto di vista economico finanziario, credo che la Presidente del Consiglio dei ministri debba, invece, dare una risposta a livello proprio di strategia sull'argomento. Perché entrare solo per favorire alcuni privati non crea nessun vantaggio per gli italiani e lede quello che dovrebbe essere il rapporto che deve avere il Governo, quindi di uniformità e di equidistanza dagli attori del mercato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine dei lavori, il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo semplicemente per aderire alla richiesta del collega Della Vedova ossia che il Ministro dell'Economia e delle finanze venga a precisare, in Parlamento, questioni che si agitano da qualche mese e che ho avuto modo di richiamare negli interventi precedenti.
In questa occasione c'è l'uso disinvolto del golden power sulla vicenda UniCredit BPM che appare così strumentale da mettere il Governo in una condizione di totale conflitto di interessi. E le cose sono tutte connesse, sono collegate. Anche sulla vicenda del Monte dei Paschi di Siena il Governo è azionista di riferimento, controllore di fatto del CdA, utilizzatore strumentale del golden power; e tutto questo avviene mettendo quasi in secondo piano quello che era già accaduto nel 2005. Mai un Governo si era permesso di entrare, in termini così plateali, su una vicenda di mercato, su una vicenda bancaria.
In realtà, non c'è più neppure in discussione l'idea di avere una banca e di condizionarla. Si vuole condizionare il sistema nel suo complesso.
E anche l'informazione - ho letto l'articolo abbastanza sofferto del dottor De Bortoli - fatica a reggere il passo, perché siamo di fronte ad un'operazione che è sistemica in tutto e per tutto; e il Governo, invece di essere garante, è quello che tira le fila e lo fa per interessi particolari perché, guarda caso, incrocia un paio di industriali che non avrebbero neanche i titoli per gestire direttamente la finanza tant'è che usano il Monte dei Paschi come cavallo di Troia.
Ora, se questo è il modo con il quale questo Governo …Poi Salvini interviene e dice: l'Europa stia lontana da queste cose; e nel frattempo dovremmo occuparci dei dazi. Il terreno viene preparato correttamente da questo Governo: solidarizza con Trump e andremo a vedere. Si dice: dov'è l'interesse generale dell'Italia? Certamente se è Salvini che lo interpreta, o la Presidente Meloni, capisco che l'interesse dell'Italia sia in fondo agli stivali (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, Alleanza Verdi e Sinistra e MoVimento 5 Stelle).
Esame del Documento approvato dalla XIV Commissione nell'ambito della verifica di sussidiarietà di cui all'articolo 6 del protocollo n. 2 allegato al Trattato di Lisbona (Doc. XVIII-bis, n. 60) (ore 14,42).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del Documento approvato dalla XIV Commissione nell'ambito della verifica di sussidiarietà di cui all'articolo 6 del protocollo n. 2 allegato al Trattato di Lisbona (Doc. XVIII-bis, n. 60) a seguito della richiesta formulata dal presidente del gruppo MoVimento 5 Stelle lo scorso 8 luglio.
(Discussione - XVIII-bis, n. 60)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Ricordo che, secondo quanto previsto dal parere della Giunta per il Regolamento del 14 giugno 2010, la discussione del documento consiste negli interventi del relatore e del rappresentante del Governo, per 10 minuti ciascuno, e di un rappresentante per gruppo, per 5 minuti.
La Presidenza assegnerà tempi ulteriori per gli interventi dei rappresentanti delle componenti politiche del gruppo Misto. Ai sensi del medesimo parere, dopo la discussione si procederà direttamente al voto del documento della Commissione senza dichiarazioni di voto.
Ricordo, infine, che, sempre secondo quanto previsto dal richiamato parere della Giunta per il Regolamento, non sono ammessi questioni pregiudiziali e sospensive, emendamenti, richieste di votazione per parti separate, ordini del giorno di istruzione al Governo.
Ha facoltà di parlare la relatrice, deputata Rachele Silvestri.
RACHELE SILVESTRI, Relatrice. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, considero molto importante che l'Assemblea sia chiamata oggi a pronunciarsi sul parere motivato, approvato lo scorso 8 luglio 2025 dalla XIV Commissione (Politiche Unione Europea), sulla proposta di direttiva volta a recepire e attuare efficacemente, nel diritto dell'UE, disposizioni dell'accordo internazionale sulla biodiversità marina al di là della giurisdizione nazionale (detto accordo BBNJ).
La proposta, infatti, incide su una questione di particolare rilevanza ma pone una serie di problemi sul piano del rispetto dei principi di attribuzione e sussidiarietà, la cui rilevanza, sotto il profilo del riparto di competenze tra il livello “E” e il livello nazionale, va oltre il caso di specie.
Premetto che l'Italia, infatti, ha sin da subito mostrato interesse nei confronti di una rapida entrata in vigore dell'accordo BBNJ, lavorando affinché il tema fosse incluso tra i principali esiti attesi dalla sua Presidenza G7 per il filone ambiente.
In tale contesto, l'Italia si è fatta promotrice di un'iniziativa che ha guidato all'adozione, nel corso del vertice dei Ministri G7 di clima, energia e ambiente, tenutosi nelle giornate del 29 e 30 aprile 2024, di una dichiarazione congiunta sull'accordo che impegna a ratificarlo nel più breve tempo possibile.
Non abbiamo dunque rilievi sul merito e sulle finalità dell'accordo in questione, quanto sulla proposta di direttiva che intende recepirlo nell'ordinamento.
La XIV Commissione (Politiche Unione Europea) ne ha operato un esame molto approfondito svolgendo alcune audizioni nel corso delle quali sono emerse criticità ben evidenziate anche nella relazione trasmessa dal Governo ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge n. 234 del 2012, che riguardano - come ho accennato - il rispetto dei principi sulle competenze unionali.
Ricordo che, secondo la prassi consolidata, seguita dalla XIV Commissione (Politiche Unione Europea), in gran parte dei Parlamenti nazionali, la verifica della corretta base giuridica della proposta è considerata parte integrante dell'esame di sussidiarietà, in quanto non può che essere propedeutica rispetto a quest'ultima. Sarebbe infatti difficile argomentare in merito ai presupposti per l'esercizio di una competenza dell'Unione, senza prima accettarne la sussistenza e la natura.
Le contestazioni su cui si fonda, in questo ambito, il nostro parere motivato, riguardano, in particolare, talune disposizioni che, come sottolineato nella relazione del Governo, incidono su alcuni aspetti, quali quello dell'accesso alle risorse genetiche marine, di competenza esclusiva degli Stati membri, ai sensi del Protocollo di Nagoya, alla Convenzione sulla Biodiversità, sull'accesso alle risorse genetiche e l'equa condivisione dei benefici derivanti dal loro utilizzo e del relativo regolamento (UE) n. 511/2014, che recepisce parzialmente il Protocollo.
Per tale ragione, abbiamo ritenuto la proposta non pienamente conforme al principio di attribuzione, pur essendo la base giuridica correttamente individuata nell'articolo 192, paragrafo 1, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea.
Con riferimento al principio di sussidiarietà, la proposta non risulta conforme in quanto non è condivisibile l'assunto da cui parte la Commissione europea, secondo il quale gli obiettivi della medesima non possano essere conseguiti in misura sufficiente dagli Stati membri, ma, data la natura transfrontaliera delle attività e dei benefici derivanti da norme comuni dell'UE, possano essere meglio conseguiti a livello di Unione.
Le motivazioni addotte dalla Commissione europea non sono infatti sufficienti a dimostrare la necessità e il valore aggiunto dell'intervento legislativo a livello di Unione europea rispetto all'attuazione delle disposizioni dell'Accordo BBNJ da parte degli Stati membri senza necessità di un intervento da parte dell'Unione che comporterebbe, peraltro, aggravi sia in termini amministrativi che finanziari.
A ciò si riconnettono numerose criticità legate al principio di proporzionalità, in quanto alcune disposizioni, come evidenziato nella relazione del Governo, prevedono obblighi che, in gran parte, duplicano o, in alcuni casi, si aggiungono a quelli derivanti dall'accordo, creando un considerevole aggravio degli oneri amministrativi e finanziari in capo agli Stati membri e contraddicendo l'obiettivo della semplificazione a cui si ispira la Commissione europea.
Questo è il caso delle misure di reportistica di cui all'articolo 21 o delle disposizioni di cui al Capo II, relativo alle risorse genetiche e ai relativi obblighi di notifica, che non sembrerebbero allineati con il Protocollo di Nagoya. Essi appesantirebbero significativamente le procedure amministrative in capo ai ricercatori, con il rischio di scoraggiare paradossalmente le attività di ricerca in alto mare.
Con riferimento al Capo IV sugli strumenti di gestione per zone, emerge, infine, il rischio di ripercussione sulla rappresentatività dell'Italia e di ogni altro Stato membro in ambito globale. Si stabilisce, infatti, che le proposte di istituzione di strumenti di gestione per zona, la cui presentazione dovrebbe essere prerogativa dello Stato in base al Protocollo, dovrebbero contenere necessariamente alcuni elementi essenziali ed essere sottoposti ad una valutazione preliminare della Commissione. Quest'ultima, infatti, stabilirebbe se questa debba essere presentata a nome dell'Unione o dell'Unione e dei suoi Stati membri; in tal caso, lo Stato membro proponente non potrebbe presentare la proposta per proprio conto. Per tutte queste ragioni, chiedo all'Assemblea di confermare il parere motivato approvato dalla XIV Commissione.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il Sottosegretario Barbaro, che rinunzia.
È iscritto a parlare il deputato Filiberto Zaratti. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, signor Presidente. Credo che questa questione sia importante e spero ci possa essere l'attenzione dei colleghi e delle colleghe perché stiamo parlando di un problema importante relativo alla difesa della biodiversità e alla lotta contro il degrado degli ecosistemi marini, la qual cosa dovrebbe rappresentare anche per il nostro Paese - così come, peraltro, abbiamo confermato nella sottoscrizione degli accordi internazionali - una priorità assoluta.
Dopodiché va ricordato che questo provvedimento, questa vicenda - e lo direi ai sovranisti di casa nostra, che si accalorano sulla questione della sussidiarietà, lo direi a questi nostri sovranisti - non riguarda il Mare Nostrum, ma riguarda il mare degli altri o meglio il mare di tutti, cioè riguarda i due terzi degli oceani e dei mari dell'intero globo. Quindi, rivendicare il principio di sussidiarietà su una questione di questo genere è francamente ridicolo, prima che sbagliato. È assolutamente ridicolo.
Io voglio ricordare che il nostro Paese, insieme agli altri Paesi europei e all'Unione europea, ha sottoscritto l'accordo che viene anche ricordato come Trattato sull'Alto mare, quello relativo alla conservazione e all'uso sostenibile della biodiversità marina delle zone non soggette a giurisdizione nazionale. Il fatto che non siano soggette a giurisdizione nazionale dovrebbe indicare un po' a tutti la portata e l'ampiezza di questo Accordo e di come sia risibile rivendicare il principio di sussidiarietà, dicendo che il nostro Paese, l'Italia, può fare e vuole fare da sola. Non ci sono le motivazioni, perché ha ragione, da questo punto di vista, l'Unione europea che è fondamentale la messa insieme dei dati comuni, delle capacità e delle professionalità che, in questi anni, sono state acquisite su questo importantissimo fronte. E vorrei dire che i livelli di cooperazione dovrebbero essere sempre i più alti possibili, perché, in ultima analisi, la possibilità di sopravvivenza della nostra specie sul pianeta dipende dalla capacità che noi avremo di salvaguardare la biodiversità marina.
Quindi, davvero non si riesce a comprendere la posizione del Governo, appellandosi peraltro a questioni abbastanza risibili, come quella dell'impatto amministrativo, ossia i costi che questo Accordo avrebbe per le casse del nostro Paese. A parte che, secondo me, avrebbero un costo maggiore, se venissero gestite autonomamente e mi pare del tutto evidente, lo dico anche alla relatrice, che non è molto interessata all'argomento, ma aspetto con ansia… Presidente, non vado avanti, se neanche la relatrice mi ascolta. Capisco i colleghi che sono distratti…
PRESIDENTE. Ha ragione, le chiedo scusa, ma stanno congegnando i lavori delle prossime ore.
FILIBERTO ZARATTI (AVS). Ecco, dicevo che non si capisce quando viene citato l'impatto amministrativo, cara relatrice. L'impatto amministrativo sarebbe assolutamente maggiore, se il nostro Paese dovesse affrontare da solo l'applicazione degli impegni presi in relazione a questo Accordo internazionale. Dopodiché, va anche detto che, invece, in ambito europeo l'aumento di costi non ci sarebbe, perché la quasi totalità degli investimenti sulle strutture e delle norme necessarie all'applicazione del Trattato già è stata predisposta. È che il nostro Paese si dovrebbe far carico di alcuni costi, quello sì - recupero il tempo interrotto -, dell'approvazione delle norme giuridiche…
PRESIDENTE. Quando ci sono delle interruzioni, si interrompe automaticamente anche il cronometro. Comunque, lei prosegua, è solo una comunicazione di servizio.
FILIBERTO ZARATTI (AVS). La ringrazio tanto, ma ho concluso, Presidente. Dicevo che dovrebbe farsi carico soltanto dell'emanazione delle norme giuridiche di applicazione. Quindi, le motivazioni di questo sovranismo simbolico che ci volete portare su una questione fondamentale, come la difesa della biodiversità, in due terzi dei mari del nostro pianeta, francamente, oltre che essere sbagliate, fanno anche un po' ridere e spero che ci ripensiate (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Daniela Ruffino. Ne ha facoltà.
DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). Grazie, signor Presidente. Questa proposta vorrebbe mirare a tutelare la biodiversità marina negli spazi marini internazionali, cioè quelle aree al di fuori delle acque territoriali degli Stati, le cosiddette “zone al di là della giurisdizione nazionale”. Queste zone sono ampie, rappresentano il 60 per cento degli oceani globali, ma non sono coperte da una regolamentazione ambientale uniforme, il che le rende estremamente vulnerabili a sfruttamento di danni ambientali, a partire ad esempio dalla pesca intensiva, dall'inquinamento dell'estrazione mineraria e sottomarina.
In questo caso, dovrebbe essere rilevante il principio di sussidiarietà che, previsto dal Trattato di Lisbona, stabilisce che l'Unione europea può intervenire solo se gli obiettivi dell'azione non possono essere sufficientemente realizzati dagli Stati membri, se l'azione può essere meglio realizzata a livello di Unione.
Nel documento, abbiamo constatato che si esamina la necessità di un intervento dell'Unione europea in un contesto globale dove le singole Nazioni non hanno una competenza esclusiva; poi si esprimono valutazioni tecniche e politiche sulla proposta della Commissione europea, valutando se l'Unione europea sia legittimata e adeguata ad agire in quest'ambito. Si può raccomandare l'adozione, la modifica o il rigetto della proposta in base proprio al principio che ho citato, ossia quello di sussidiarietà.
E poi la tutela della biodiversità, soprattutto quella marina, ma ovviamente anche quella terrestre, è fondamentale per garantire la salute degli ecosistemi, la sicurezza alimentare, il clima stabile e l'equilibrio delle risorse naturali. Vogliamo fare una riflessione sulla gestione delle aree protette? Ad esempio, l'applicazione di divieti o restrizioni alla pesca, piuttosto che l'estrazione mineraria e il traffico navale. E poi, ancora, il rafforzamento dei controlli e la sorveglianza delle attività illegali. È frequente il bracconaggio relativo alla pesca.
Riteniamo poi che debba essere vincolante l'adozione di leggi internazionali che regolino le attività dannose, come lo sfruttamento minerario dei fondali marini e l'inquinamento da plastica e idrocarburi. È vitale la riduzione dell'inquinamento: ad esempio, limitare l'utilizzo dei pesticidi, le microplastiche, le sostanze chimiche tossiche, e anche implementare le strategie per il trattamento delle acque reflue e dei rifiuti. Questo è un tema importantissimo che abbiamo trattato in quest'Aula, significa dotare tutto il territorio italiano di fognature.
E poi la mitigazione del cambiamento climatico: una presa di conoscenza che noi riteniamo tardiva, ma essenziale, perché pensiamo che la crisi climatica sia una delle principali perdite della biodiversità. E ancora, è fondamentale ridurre le emissioni di gas serra e proteggere gli ecosistemi naturali che catturano carbonio (foreste, oceani e torbiere). Quindi, una sorta di educazione e di coinvolgimento della popolazione, sensibilizzare i cittadini, le imprese e le istituzioni sull'importanza della biodiversità.
E poi, ancora, un tema che per noi è di grande interesse: il coinvolgimento delle comunità locali nella gestione delle risorse naturali. La Commissione si è espressa e noi ci allineeremo all'espressione della Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ilaria Fontana. Ne ha facoltà.
ILARIA FONTANA (M5S). Grazie, Presidente. Se oggi in quest'Aula si sta parlando di questo tema e si sta aprendo un dibattito parlamentare è grazie al MoVimento 5 Stelle. Infatti, la settimana scorsa abbiamo scritto una lettera al Presidente Fontana, attraverso il nostro presidente Ricciardi, perché ancora una volta questa maggioranza e questo Governo, invece di prendere con coraggio la via del futuro, purtroppo scelgono quella del freno a mano. Ma contestualizziamo di cosa stiamo parlando.
La perdita di biodiversità marina e il degrado degli ecosistemi oceanici sono riconosciuti come emergenze globali; da qui nasce l'esigenza di avere creato il primo Trattato ONU sull'Alto mare che mira proprio a conservare e utilizzare in maniera sostenibile la biodiversità marina nelle aree al di fuori della giurisdizione nazionale. Sicuramente un Trattato storico, perché, come sappiamo, l'alto mare, che rappresenta più della metà della superficie del nostro pianeta, è fondamentale per la vita sulla terra perché regola il clima, fornisce ossigeno, alimenta milioni di persone.
Quindi, fondamentalmente, preservare e tutelare l'alto mare vuol dire preservare la nostra stessa vita. Quando ero Sottosegretario al Ministero della Transizione ecologica, nel febbraio 2022, l'Italia ha convintamente aderito alla Coalizione ad alta ambizione sulla biodiversità oltre la giurisdizione nazionale, e questo voleva dire un'unica cosa: che c'è la volontà politica su questi temi. Ora che cosa sta succedendo? L'Unione europea ha firmato l'accordo nel settembre 2023 e oggi propone una direttiva per attuarlo nel proprio ordinamento.
Quindi cosa è successo? Che la settimana scorsa, nella XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), la maggioranza ha espresso un parere motivato contrario a questa proposta di direttiva, un parere motivato che sinceramente rappresenta l'ennesimo schiaffo; tra l'altro, non è neanche arrivato nella Commissione ambiente, quindi non è stato neanche discusso, e la presenza del Sottosegretario all'Ambiente cristallizza l'importanza di questo tema dal punto di vista ambientale. Perché questa bocciatura?
Le motivazioni, che ha raccontato anche la relatrice, parlano di presunte violazioni dei principi di attribuzione, di sussidiarietà e di proporzionalità. Sicuramente sono motivazioni che riteniamo siano pretesti perché, in qualche modo, la proposta della Commissione europea introduce misure fondamentali, tra le quali la tutela delle nostre aree marine, la valutazione di impatto ambientale, la raccolta dati sulle risorse genetiche marine. Anche qui, attenzione, vuol dire che questa maggioranza, questo Governo si sta prendendo la responsabilità di rendere i nostri ricercatori, che sono da sempre un'eccellenza, meno competitivi, perché poi, in soldoni, anche questo vuol dire.
Tra l'altro sono previste delle consultazioni pubbliche, e qui casca l'asino, si direbbe. Perché? Consultazioni pubbliche: noi ricordiamo la settimana scorsa il decreto Infrastrutture, dove, in nome di una dubbia sicurezza nazionale, si è scelto di bypassare ogni tutela ambientale e ogni forma di coinvolgimento dei cittadini e delle comunità locali. Quindi, purtroppo, manca totalmente una volontà politica. Però, del resto, tutelare il mare sicuramente non garantisce né promozioni, né incarichi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ma si richiede visione, competenza, cura, responsabilità, e purtroppo questi ingredienti sono totalmente sconosciuti a questo Governo e a questa maggioranza.
Il Governo sta smantellando, purtroppo, ogni ambizione di transizione ecologica seria nel nostro Paese. Mentre l'Europa, seppur con fatica, tenta di costruire un futuro equo e sostenibile, l'Italia di Giorgia Meloni si distingue, direi, per il suo ostruzionismo sistematico contro ogni direttiva ambientale. Si è partiti dal Green Deal, si è passati alla direttiva Case green, fino adesso, alla direttiva sulla biodiversità marina. Ed è la stessa politica, purtroppo, che deride chi si batte per la giustizia ambientale, che banalizza la crisi climatica e che racconta una narrazione anti-ecologista degna di altri tempi. Davvero un populismo insostenibile.
L'Italia, purtroppo, ancora una volta sceglie di voltarsi dall'altra parte, ma su un tema così strategico crediamo che debba essere l'Aula ad esprimersi attraverso un voto, perché il voto è una responsabilità politica che si deve prendere davanti a tutti i cittadini e le cittadine che qui dentro rappresentiamo, e non nascondervi dietro cavilli che sono inutili, pretestuosi e del tutto arbitrari. Lo dovete fare non certo per il MoVimento 5 Stelle, ma per l'ambiente, per la tutela del mare, per le future generazioni, per la ricerca, per i nostri scienziati, ma, soprattutto, per poter dare attuazione concreta agli articoli 9 e 41 della nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Isabella De Monte. Ne ha facoltà.
ISABELLA DE MONTE (FI-PPE). Grazie, Presidente. Intervengo per motivare la scelta che abbiamo fatto in XIV Commissione, quindi questo parere motivato, ricollegando la proposta di direttiva connessa all'Accordo internazionale sulla biodiversità marina al di là della giurisdizione nazionale, il cosiddetto Accordo BBNJ, che è relativo alla tutela delle aree marine, alle risorse genetiche marine e alle valutazioni di impatto ambientale.
Comincio anche con il dire, però, che l'Italia - su questo non ci deve essere dubbio - ha sempre sostenuto questo Accordo, tant'è vero che ha avviato il negoziato per lo strumento di rafforzamento della governance del mare, nonché anche per l'implementazione degli obiettivi ambiziosi, che sono quelli che portano alla conservazione del 30 per cento dell'oceano mondiale entro il 2030. Ovviamente è una scadenza molto ravvicinata e, per questa ragione, è decisamente ambiziosa.
Ma qual è il punto della questione? Che la Commissione europea intende fare entrare in vigore questa direttiva prima dell'Accordo BBNJ, e tutto questo in mancanza di una valutazione di impatto. I colleghi della XIV Commissione sanno benissimo che noi più volte abbiamo sollevato questo tema, cioè che in alcuni casi proposte di direttiva o di regolamento non hanno la valutazione di impatto; in alcuni casi è successo perché c'era una ragione d'urgenza oppure perché si trattava comunque di modifiche di normative esistenti, e quindi, sostanzialmente, non cambiava l'impianto dell'intera normativa. In questo caso, però, non c'è questo presupposto, né l'uno, né l'altro.
Quindi anche il Governo ha sollevato delle criticità e principalmente queste criticità attengono alle tempistiche di attuazione, proprio perché servirebbero tempi più lunghi. E questo perché? Per evitare che l'Italia sia vincolata alla normativa prima ancora dell'efficacia dell'Accordo BBNJ. Poi c'è anche il tema del principio di attribuzione, perché dobbiamo dirci che alcune disposizioni, in particolar modo con riferimento all'accesso alle risorse genetiche marine, incidono sulle competenze esclusive degli Stati membri e questo ci porta direttamente al tema della sussidiarietà. Perché non basta che ci sia una proposta europea di normativa, non è scontato che ci sia la sussidiarietà.
È un onere della Commissione europea dimostrare che si deve intervenire a livello europeo, piuttosto che a livello nazionale. E questo, ancora, a sua volta, ci porta al tema della proporzionalità, in quanto ci sono degli obblighi che duplicano o si aggiungono a quelli dell'Accordo BBNJ, quindi in questo senso aumentando gli oneri amministrativi e finanziari per gli Stati membri. E qui faccio dei riferimenti specifici, che sono quelli delle disposizioni sulle risorse genetiche, di cui al Capo II, agli strumenti di gestione per zona, di cui al Capo IV, e alla rendicontazione, di cui all'articolo 21. Il Capo IV rischia di avere, peraltro, ripercussioni anche sulla rappresentatività dello Stato membro in ambito mondiale.
Per questa ragione, come Commissione, ci siamo espressi in favore della necessità di approfondire le criticità che sono state sollevate, ma anche sull'aspetto - che prima illustravo - della valutazione di impatto. Per questa ragione, non dobbiamo entrare nel merito - come si fa anche in quest'Aula a volte - e valutare le singole norme, perché sappiamo benissimo che questo Accordo va sostenuto e che c'è la necessità di una maggiore tutela dell'ambiente. Ma proprio per evitare duplicazioni, dobbiamo impedire che si abbia una sovrapposizione, anche perché potrebbe esserci un tema di interpretazione per il caso singolo, se applicare l'una o l'altra normativa.
Per tutte queste ragioni, quindi, come gruppo di Forza Italia, noi intendiamo confermare il voto della Commissione XIV in merito al parere motivato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Alessandro Giglio Vigna. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, come sapete, la rimessione in Aula di atti in fase ascendente è una delle prerogative dei gruppi - in particolare dei gruppi di opposizione - della XIV Commissione politiche dell'Unione europea. E oggi noi, riflettendo su questo argomento e su questa discussione, pensiamo di dover, in realtà, ringraziare i colleghi dell'opposizione per aver rimesso all'Aula questo parere motivato.
Partiamo dal principio. La XIV Commissione, in questa legislatura, ha ampliato e accelerato enormemente la fase ascendente, quindi l'analisi di atti europei, sostanzialmente per due ragioni: una iper-regolamentazione, nel senso di un uso eccessivo dell'elemento del regolamento al posto della direttiva - in questo caso stiamo trattando di una direttiva -, e l'eccessiva attività normativa da parte di Bruxelles, ossia quella tendenza che ha l'Unione europea, quella tendenza che ha Bruxelles, negli ultimi anni, di voler normare su qualsiasi materia, anche su quelle dove andrebbe attuata la normativa nazionale e dove gli Stati membri potrebbero normare meglio dell'Unione europea. Questa normativa è un ottimo esempio, perché addirittura questa direttiva va a mettersi sopra, quindi a comprimere lo spazio normativo nazionale, andando, di fatto, ad annullare o sovrapporsi addirittura a un Accordo internazionale. Quindi, una direttiva europea che va a sostituirsi addirittura a un Accordo internazionale.
In questo caso, siamo davanti a una situazione in cui Bruxelles non ha effettuato la valutazione di impatto, ritenendo che non esistano altre opzioni strategiche alternative da valutare, che possano giustificare il ricorso, appunto, alla valutazione di impatto, che abbiamo cercato, con i mezzi ovviamente della XIV Commissione, di fare noi, in sede di Commissione politiche dell'Unione europea, con un ciclo di audizioni di esperti o, comunque, di quella parte di sistema Paese che fa riferimento all'argomento.
La direttiva, come ci sottolinea anche la relazione del Governo, va ad incidere su aspetti, quale quello dell'accesso alle risorse genetiche marine, di competenza esclusiva degli Stati membri, e sto citando il Protocollo di Nagoya alla Convenzione della biodiversità. Noi pensiamo che non sia assolutamente condivisibile l'assunto, da cui parte la Commissione europea, da cui parte Bruxelles, secondo il quale gli obiettivi della medesima non possano essere conseguiti in misura sufficiente dagli Stati membri. Le motivazioni della Commissione europea non sono, infatti, sufficienti, colleghi, a dimostrare la necessità e il valore aggiunto dell'intervento legislativo unionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), in questo come in tanti altri campi.
E allora ulteriori passaggi voluti da Bruxelles comporterebbero un aggravio sia in termini amministrativi, che in termini di burocrazia, che in termini finanziari per il settore. Infatti, disposizioni all'interno di questa direttiva prevedono obblighi che, in gran parte, duplicano o addirittura si aggiungono all'Accordo internazionale in essere, su cui questa direttiva si sta andando ad inserire, aggravandolo anche dal punto di vista finanziario.
Allora torno da dove ho iniziato, ringraziando i colleghi dell'opposizione per aver rimesso all'Aula proprio questo atto in fase ascendente, per ribadire, ancora una volta, il sacrosanto diritto, forse troppo spesso dimenticato da Bruxelles: non legiferi l'Unione europea, dove possono legiferare gli Stati membri (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); non legiferi Bruxelles dove può legiferare Roma.
Detto questo, non posso far altro che confermare, a nome del gruppo Lega, il voto favorevole al parere motivato, già espresso in XIV Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Rosanna Filippin. Ne ha facoltà.
ROSANNA FILIPPIN (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Colleghe e colleghi, oggi siamo chiamati a discutere un parere che apparentemente è tecnico ma, in realtà, è profondamente politico e lo è per una ragione molto semplice: riguarda la nostra capacità, come Paese e come Unione europea, di affrontare con serietà la crisi climatica e la tutela del nostro patrimonio più prezioso e più fragile, ossia il mare.
Parliamo, infatti, di biodiversità marina, di aree oceaniche fuori da qualsiasi giurisdizione nazionale, di aree che rappresentano oltre due terzi delle acque del nostro pianeta. Eppure, meno di un centesimo di queste zone è protetto. Sono territori senza legge, vulnerabili, perché esposti allo sfruttamento selvaggio, all'inquinamento, alla corsa alle risorse, agli effetti del cambiamento climatico. E proprio perché meno dell'1 per cento di queste zone è attualmente protetto, la comunità internazionale ha firmato, sotto l'egida dell'ONU, l'Accordo BBNJ, citato anche dai colleghi, il cosiddetto Trattato sull'Alto mare, adottato nel 2023, dopo ben vent'anni di negoziati. La comunità internazionale si è data l'obiettivo ambizioso di proteggere almeno il 30 per cento degli oceani entro il 2030: un cambiamento indispensabile a fronte di tutto ciò che accade nel nostro pianeta.
L'Unione europea ha deciso giustamente di giocare d'anticipo, adottando norme comuni per garantire coerenza e omogeneità tra gli Stati membri, ridurre la frammentazione normativa e rafforzare l'impatto delle misure di tutela. Ha fatto un passo avanti per arrivare pronta all'entrata in vigore dell'Accordo. L'Italia no: l'Italia è ferma, in attesa, prigioniera delle solite ambiguità.
Allora, nel parere approvato dalla XIV Commissione emerge chiaramente la volontà di rallentare, di tirare il freno, di prendere tempo. Si parla, certo, di oneri amministrativi, si invoca il principio di sussidiarietà come alibi per giustificare l'inerzia, ma la verità è che questo Governo, ancora una volta, vuole sfilarsi dagli impegni europei e internazionali in materia ambientale. Il Partito Democratico non condivide, né nel merito né nel metodo, questo parere motivato. Come espresso già nel nostro voto contrario in XIV Commissione, riteniamo che non vi siano elementi concreti di violazione del principio di sussidiarietà o di proporzionalità tali da giustificare questo parere. È una scelta miope e regressiva che rischia di indebolire l'azione dell'Unione europea proprio quando invece serve più integrazione, più coordinamento, più ambizione. Non si può andare al G7 in Puglia a firmare dichiarazioni solenni sulla tutela degli oceani e poi, a Roma, fare marcia indietro; non si può sventolare la bandiera dell'ambiente a parole e poi bocciare ogni norma concreta che lo difende.
Al contrario, sostenere la direttiva significa rispettare gli impegni presi, tutelare i nostri mari e costruire una governance degli oceani all'altezza delle sfide ambientali globali; significa rafforzare l'Europa e il suo ruolo guida in campo ambientale, in coerenza con il Green Deal e l'agenda per la governance internazionale degli oceani. So che parlare di Green Deal è mettere le dita negli occhi in qualcuno in quest'Aula. Noi, invece, crediamo che la transizione ecologica sia una battaglia decisiva, non solo per salvare gli ecosistemi marini, ma per difendere il nostro modello di sviluppo, la credibilità delle istituzioni e il futuro delle giovani generazioni.
In conclusione, ci opponiamo ad ogni tentativo di indebolire le politiche ambientali comuni, perché la sostenibilità non può essere considerata un lusso o una zavorra burocratica: è la condizione necessaria per lo sviluppo, la sicurezza e il benessere delle generazioni future. Per questo motivo noi voteremo contro questo parere e continueremo anche a farci sentire, in Parlamento e nel Paese, ogni volta che la destra proverà a rallentare il passo dell'Europa e a smontare, pezzo per pezzo, i pilastri della sostenibilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Cristina Almici. Ne ha facoltà.
CRISTINA ALMICI (FDI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'esame della proposta di direttiva sulla conservazione e sull'uso sostenibile della biodiversità marina nelle zone non soggette a giurisdizione nazionale, offre l'occasione per una riflessione approfondita su un tema di crescente rilevanza: la governance dell'alto mare.
Il cosiddetto Accordo BBNJ, adottato sotto l'egida della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, costituisce il primo strumento giuridicamente vincolante volto a regolamentare la conservazione e l'uso sostenibile della biodiversità marina nelle aree al di fuori delle giurisdizioni nazionali. L'Accordo si articola su quattro pilastri fondamentali: accesso e condivisione dei benefici derivanti dalle risorse genetiche marine; istituzione di strumenti di gestione spaziale, comprese le aree marine protette; valutazioni di impatto ambientale per le attività condotte in alto mare; capacity building e trasferimento di tecnologie marine.
La proposta di direttiva in esame mira a integrare tali principi nel quadro normativo dell'Unione europea, in linea con gli obiettivi dell'Accordo globale per la biodiversità di Kunming-Montreal e il target “30 by 30”, che prevede la tutela del 30 per cento degli ecosistemi entro il 2030. Riconosciamo, infatti, che la proposta punta ad assicurare coerenza normativa tra gli obblighi internazionali derivanti dal BBNJ ed il diritto ambientale dell'UE, comprese le direttive 2011/92/UE e 2008/56/CE, riducendo il rischio di frammentazione attuativa. Essa si prefigge l'obiettivo di tutelare l'operato dei ricercatori europei, evitando che la mancata armonizzazione possa determinare oneri giuridici disomogenei per le attività di ricerca in alto mare.
Come già affermato, la Commissione non solleva rilievi sulle finalità dell'Accordo BBNJ. Tuttavia, nel corso dei lavori in Commissione, sono emerse alcune criticità che riteniamo doveroso evidenziare. In primo luogo, è indispensabile procedere quanto prima alla ratifica dell'Accordo BBNJ: non è ancora stato approvato dal Parlamento italiano. La direttiva, infatti, si fonda su un testo internazionale ancora privo di effetti vincolanti e non ne recepisce, in modo completo, alcuni aspetti significativi, inclusi gli oneri amministrativi previsti per gli Stati membri.
In secondo luogo, alcune disposizioni, in particolare quelle relative all'accesso alle risorse genetiche marine, toccano ambiti di competenza esclusiva degli Stati come definito dal Protocollo di Nagoya e dal regolamento (UE) n. 511/2014. In questo senso, la proposta appare in contrasto con il principio di attribuzione delle competenze. Particolarmente problematica è la formulazione dell'articolo 16, che limita la possibilità per gli Stati membri di avanzare proposte autonome al Segretariato BBNJ per l'istituzione di strumenti di gestione, comprese le aree marine protette, oltre alla giurisdizione nazionale. La facoltà di iniziativa viene subordinata a una previa notifica alla Commissione europea, che potrà riqualificare la proposta come iniziativa dell'Unione.
Questo meccanismo, oltre a creare una disparità tra gli Stati membri, sottrae loro la possibilità di azione autonoma in alto mare su ambiti come pesca, estrazione mineraria, traffico marittimo, ricerca e conservazione, ma soprattutto rischia di compromettere la tempestività dell'azione, anche in caso di emergenza ambientale, in contrasto con la clausola di opt-out prevista dallo stesso accordo BBNJ con il principio di sussidiarietà. In sostanza, l'articolo 16 segna una discontinuità nel bilanciamento dei poteri tra Unione e Stati, sostituendosi all'armonizzazione un accentramento rigido e asimmetrico in capo a Bruxelles e difficilmente compatibile con il principio di sussidiarietà e con le competenze concorrenti in materia ambientale.
Infine, come emerso nel corso delle audizioni, l'articolo 7 introduce un sistema multilivello di notifica e obblighi digitali che rischia di gravare in modo eccessivo sugli enti di ricerca, università e operatori economici. In assenza di linee guida internazionali condivise, il rischio è quello di ostacolare, anziché agevolare, la collaborazione scientifica e tecnologica, soprattutto con i partner extra-UE.
Nello specifico, gli Stati membri sono tenuti a designare un'autorità competente per raccogliere e gestire i dati relativi all'uso delle risorse genetiche marine e delle informazioni, oltreché comunicarli e depositarli entro tre anni, in banche dati pubbliche, e di fornire conferma all'autorità competente. Appare quindi evidente come una simile articolazione normativa comporti implicazioni concrete sui progetti di ricerca internazionali, imponendo vincoli logistici e giuridici che potrebbero frenare l'innovazione. Per quanto riguarda, infine, il punto cardine già citato del principio di sussidiarietà, ribadiamo che la proposta non risulta realmente conforme.
Alla luce di queste considerazioni, la XIV Commissione ha ritenuto opportuno esprimere un parere motivato che, pur condividendo le finalità generali dell'intervento, evidenzia con chiarezza le criticità esposte. Per tutte le ragioni illustrate, confermiamo il nostro voto favorevole al parere motivato espresso dalla XIV Commissione, convinti che la tutela dell'ambiente debba sempre accompagnarsi al rispetto dell'equilibrio istituzionale tra Unione europea e Stati membri e alla sostenibilità operativa per tutti i soggetti coinvolti, pubblici e privati. Annuncio, quindi, il voto favorevole del gruppo di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
(Votazione - Doc. XVIII-bis, n. 60)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul Documento approvato dalla XIV Commissione nell'ambito della verifica di sussidiarietà di cui all'articolo 6 del protocollo n. 2 allegato al Trattato di Lisbona.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 1).
Seguito della discussione della proposta di legge: Bagnai ed altri: Modifiche all'articolo 132 del codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, concernenti l'acquisizione di dati relativi al traffico telefonico e telematico per esigenze di tutela della vita e dell'integrità fisica del soggetto interessato, nonché istituzione della Giornata nazionale dedicata alle persone scomparse (A.C. 1074-A) (ore 15,27).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 1074-A: Modifiche all'articolo 132 del codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, concernenti l'acquisizione di dati relativi al traffico telefonico e telematico per esigenze di tutela della vita e dell'integrità fisica del soggetto interessato, nonché istituzione della Giornata nazionale dedicata alle persone scomparse.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito dell'esame è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea.
Ricordo che nella seduta del 28 aprile si è conclusa la discussione generale e la relatrice e la rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.
(Esame degli articoli - A.C. 1074-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.
Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 1.201, che è in distribuzione in relazione al quale non sono stati presentati subemendamenti.
Avverto altresì che, fuori dalla seduta, la Commissione ha ritirato l'emendamento 1.200 e che gli identici emendamenti 1.1005 Enrico Costa e 1.1008 Boschi nonché gli identici emendamenti 1.1006 Bagnai e 1.1007 Colombo sono stati ritirati dai presentatori.
Informo l'Assemblea che, in applicazione dell'articolo 85-bis del Regolamento, il gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle proposte emendative riferite agli articoli della proposta di legge segnalate per la votazione.
A lei la parola, deputata Matone, per l'espressione dei pareri.
SIMONETTA MATONE, Relatrice. Allora, su tutti invito al ritiro o parere contrario ad eccezione dell'1.201, che è l'emendamento della Commissione per il quale esprimo parere favorevole.
PRESIDENTE. Il Governo?
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Il parere è conforme al relatore.
(Articolo 1 - A.C. 1074-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.1 Gianassi. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).
Passiamo all'emendamento 1.1000 D'Orso. Ha chiesto di parlare la deputata D'Orso. Ne ha facoltà.
VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo solo per dare alla relatrice e al Governo la possibilità di spiegare perché non abbiano accolto questo emendamento, che era volto esclusivamente a dare un chiarimento, perché se è vero, come è vero, che questa proposta di legge intende in qualche modo disciplinare alcune, diciamo, deroghe circa l'utilizzo, l'acquisizione dei dati in relazione alle persone scomparse, non si comprende perché si faccia riferimento all'interno dell'unico poi, insomma, del primo articolo, che è quello che dà sostanza a questa proposta di legge, a “soggetto interessato” e non a “persone scomparse”.
Nella nostra formulazione, praticamente, verrebbe ad esserci questa locuzione: quando ricorrono ragioni di urgenza e vi è fondato motivo di ritenere che dal ritardo possa derivare grave pregiudizio per la vita e l'integrità fisica, voi scrivete “del soggetto interessato”, noi scriviamo “della persona scomparsa”, perché il presupposto è che ci sia una denuncia di scomparsa, poi si attiva tutta una procedura.
Non comprendo, a questo punto, perché si parli di soggetto interessato e non di persona scomparsa, cioè quali altri soggetti volete includere in queste deroghe ulteriori rispetto alle persone scomparse? Siccome non è di poco momento comprendere l'esatto perimetro perché - ripeto - stiamo andando a fare una deroga rispetto a una disciplina ordinaria e stiamo andando a fare un'operazione abbastanza invasiva, quella di andare ad acquisire i dati dei tabulati telefonici e telematici in modo immediato insomma, senza troppo appesantimento procedurale, proprio per salvare poi la vita, di questo si tratta, alle persone scomparse, vorrei comprendere effettivamente il perimetro di questa proposta di legge. Non è una cosa di poco conto, ma è la sostanza stessa dell'operazione che si sta andando a fare. Quindi, chiedo veramente un chiarimento da parte di relatrice e Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. La relatrice ci ha ascoltato.
Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1000 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).
Passiamo all'emendamento 1.201 della Commissione. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.201 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 4).
Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento 1.201 della Commissione, l'emendamento 1.3 Gianassi risulta precluso, mentre l'emendamento 1.1002 Cafiero De Raho risulta assorbito. Risulta altresì precluso l'emendamento 1.1001 Cafiero De Raho, mentre l'emendamento 1.5 Ascari sarà posto in votazione per la parte non assorbita. Risulta, infine, assorbito l'emendamento 1.1003 D'Orso.
Passiamo all'emendamento 1.5 Ascari per la parte non assorbita. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.5 Ascari per la parte non assorbita, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).
Passiamo all'emendamento 1.6 Ascari. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.6 Ascari, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).
Passiamo all'emendamento 1.7 Gianassi. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.7 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).
Passiamo all'emendamento 1.1004 Auriemma. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1004 Auriemma, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).
Passiamo all'articolo 1. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 9).
(Articolo 2 - A.C. 1074-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'articolo 2. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 10).
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1074-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).
Avverto che gli ordini del giorno n. 9/1074-A/4 Boschi e n. 9/1074-A/5 Giachetti sono stati ritirati dai presentatori.
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli altri ordini del giorno presentati.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Un attimo solo, Presidente, che recupero il fascicoletto. Sull'ordine del giorno n. 9/1074-A/1 Ascari il parere è favorevole, con la seguente riformulazione: “nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica”.
Sugli ordini del giorno n. 9/1074-A/2 Lacarra e n. 9/1074-A/3 Gianassi il parere è contrario.
PRESIDENTE. Gli ordini del giorno n. 9/1074-A/4 Boschi e n. 9/1074-A/5 Giachetti, come abbiamo detto, sono stati ritirati.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Sull'ordine del giorno n. 9/1074-A/6 Longi il parere è favorevole, previa riformulazione: “a valutare, nel rispetto dei vincoli di bilancio, l'opportunità di promuovere, in occasione della Giornata (…)” e poi prosegue identico.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli ordini del giorno.
Sull'ordine del giorno n. 9/1074-A/1 Ascari, la proposta di riformulazione da parte del Governo viene accolta dall'interessata.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1074-A/2 Lacarra, su cui vi è il parere contrario del Governo. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1074-A/2 Lacarra, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1074-A/3 Gianassi, su cui vi è il parere contrario del Governo. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1074-A/3 Gianassi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1074-A/6 Longi, su cui vi è parere favorevole del Governo, previa riformulazione. Viene accolta la riformulazione? Affermativo. È stato, quindi, accolto.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1074-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, il deputato Roberto Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Grazie, signor Presidente. Colleghi e Governo, noi voteremo, a questo punto, a favore del provvedimento, perché ne riconosciamo l'utilità e anche la necessità, al fine di contribuire a un miglioramento nell'attività di ricerca delle persone scomparse, in modo particolare cercando di agevolare la tempestività della localizzazione dei soggetti scomparsi e la ricostruzione delle ore più vicine all'evento della scomparsa.
Ovviamente, signor Presidente, la nostra decisione di passare da un voto di astensione a un voto favorevole è anche merito della riformulazione e della presentazione dell'emendamento da parte della Commissione, il quale raccoglie alcune criticità che erano state sollevate nel corso del dibattito in Commissione da diversi gruppi e che riguardavano, tendenzialmente, la procedura attraverso la quale si sarebbe dovuto autorizzare l'utilizzo di una serie di apparecchiature, anche telematiche, attraverso procedure che potessero autorizzare questo percorso.
Signor Presidente, non stiamo parlando di numeri marginali, quando affrontiamo il fenomeno delle persone scomparse, se è vero, come è vero, che i dati a nostra disposizione ci dicono che, tra il 1974 e il 2020, sono circa 64.000 le persone che non sono state più trovate. Per venire ai giorni nostri, secondo i dati forniti dal commissario di Governo - che, va ricordato, fu istituito su questo tema nel 2007 - solo nel 2023 sono state più di 29.000 le denunce di scomparsa, in netto aumento rispetto all'anno precedente.
E se i numeri continuano a crescere, nonostante gli sforzi della struttura commissariale - alla quale contribuiscono fattivamente, questo va ricordato, non solo le procure della Repubblica e le Forze di polizia, ma anche gli enti locali, le associazioni di volontariato e le organizzazioni del Terzo settore -, è anche giusto e necessario che siano approvati atti normativi in grado di potenziare il lavoro di chi, meritoriamente, si adopera per ritrovare così tanti scomparsi.
Come sempre accade, però, bisogna vigilare affinché le buone intenzioni, alla fine, non si traducano in danni peggiori del male che si vuole curare. Perché è chiaro, signor Presidente, che noi siamo in una situazione borderline, nella quale, spesso e volentieri, per cercare di porre rimedio a delle autentiche tragedie, andiamo a toccare un tasto particolarmente delicato, quale quello della protezione della privacy delle persone. Infatti, questo provvedimento prevede una deroga all'articolo 132 del codice in materia di protezione dei dati personali, proprio per consentire di acquisire i dati relativi al traffico telefonico e telematico, qualora si renda necessario per esigenze di tutela della vita e dell'integrità fisica del soggetto interessato. E quando parliamo di soggetto “interessato” - aveva perfettamente ragione, a mio avviso, la collega D'Orso, quando è intervenuta - sarebbe molto utile chiarire di che cosa si tratti. Infatti, se parliamo di persone scomparse, non si capisce perché si sia voluto estendere questo concetto, questo termine alla persona “interessata”, la quale - dovrebbe essere evidente - è, appunto, la persona scomparsa. L'emendamento che era stato presentato, sotto questo punto di vista, a mio avviso, aveva un'incidenza positiva.
Tuttavia, pur non essendo contrari a questa esigenza - perché l'esperienza ci dice che le prime 48 ore dalla scomparsa possono essere decisive per individuare la persona scomparsa e, addirittura, per salvarle la vita, perché c'è certamente anche questa possibilità -, allo stesso tempo avvertiamo la sensibilità e la delicatezza della materia che andiamo a toccare, la quale, com'è ovvio, incide direttamente sulle libertà e sulla tutela della privacy, che, come sappiamo, sono tutelate dalla nostra Costituzione.
È chiaro, infatti, che, in questi numeri impressionanti di denunce per persone scomparse - questo dobbiamo ricordarlo, perché non è una banalità -, non ci sono solo casi di soggetti realmente scomparsi non per loro volontà, ma ci sono anche numeri rilevanti di persone che si sono allontanate spontaneamente e che liberamente hanno scelto di non rendersi reperibili ai familiari o a chicchessia. Noi, queste persone, non possiamo uniformarle, dobbiamo, in qualche modo, salvaguardarle nella tutela della propria privacy, sapendo che, ovviamente, quando ci sono denunce di scomparsa, non è semplice capire se si tratti di un allontanamento volontario o legato a eventi di altro tipo. E proprio in questo senso, le prime 48 ore sono sicuramente rilevanti. Ci sono anche numeri rilevanti di persone che si sono allontanate spontaneamente e che hanno liberamente scelto di non rendersi reperibili.
È ovvio quindi che l'utilizzo di questa deroga, nel caso dovesse trasformarsi in altro, diventerebbe una pesante e inaccettabile violazione della privacy e della libertà. È chiaro che, come dicevo, la soluzione che si è trovata attraverso l'emendamento presentato dalla Commissione, che sostanzialmente prevede non il semplice decreto del pubblico ministero, a proposito dell'utilizzo di questi materiali, ma una convalida e un'autorizzazione da parte del GIP, fa fare un passo avanti in termini di certezze, così come l'inserimento in questo emendamento di tempi precisi attraverso i quali procedere con questi provvedimenti.
Ho terminato, signor Presidente. Vorrei soltanto rimarcare che, giustamente, ci facciamo tante storie sulla tutela della privacy e questa è una deroga necessaria. Ma mi chiedo quando affronteremo tutti i casi nei quali la nostra privacy viene violata e non certo per motivi così nobili, magari con provvedimenti che sono all'ordine del giorno della Camera. Qualche settimana fa, per esempio, ci siamo occupati del bombardamento da parte di operatori telefonici nei confronti di tutti noi, sui cellulari e via dicendo. Non si è voluto approvare un emendamento - non mi ricordo nel corso di quale provvedimento -, perché si rimanda sempre a qualcosa di più specifico. Ecco, non dimentichiamo che oggi legiferiamo e siamo d'accordo su un provvedimento che autorizza la - virgolette - “violazione della privacy” per motivi molto seri. Forse, dovremmo occuparci anche della violazione della privacy per motivi tutt'altro che seri e, a mio avviso, anche illegali.
Vorrei chiudere facendo riferimento al tema della Giornata delle persone scomparse, che viene istituita all'articolo 2 di questo provvedimento. Anche su questo ovviamente siamo d'accordo, così come siamo stati d'accordo all'istituzione della Giornata nazionale contro il body shaming. Vorrei segnalare che - l'ho detto già l'altra volta - stiamo occupando il calendario dell'anno con tutta una serie di Giornate. Ce ne sarà anche nel provvedimento che faremo e quanto è importante quella in memoria delle persone e dei giornalisti che sono morti nel corso della loro attività professionale. Ho letto che abbiamo alcune proposte che riguardano anche la Giornata del panettone italiano, che probabilmente è qualcosa di meno rilevante. Vorrei dire ai colleghi della maggioranza che l'unica Giornata che siete riusciti a non voler fare, e, anzi, a cassare attraverso un rimando in Commissione, è una Giornata che, a parole, dovrebbe stare a cuore a tutti, anche perché, spesso e volentieri, queste questioni riguardano tutte le forze politiche, ossia la Giornata di coloro che sono stati colpiti ingiustamente sul piano giudiziario. Non si sa per quale motivo (o forse, ahimè, si sa perfettamente il motivo). Questo - guardo il collega Delmastro, guardo i colleghi della maggioranza, guardo i colleghi di Forza Italia - rende, ogni volta, ancora più triste rendersi conto come per voi i temi della giustizia vadano a fasi alterne: quando vi interessano, sono importanti, quando non vi interessano o vi creano qualche problema, li cassate (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Devis Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Come Alleanza Verdi e Sinistra, voteremo a favore di questo provvedimento che va a modificare l'articolo 132 del codice in materia di protezione dei dati personali (il codice privacy), proprio con l'obiettivo di acquisire i dati relativi al traffico telefonico telematico per esigenze di tutela della vita e dell'integrità fisica del soggetto interessato.
Stiamo parlando quindi di un tema estremamente delicato, drammatico e ampio nei numeri, che è quello delle persone scomparse. Pertanto, come AVS, fin dall'inizio, abbiamo condiviso almeno la ratio, lo scopo, non possiamo non condividere la possibilità di localizzare le persone scomparse o comunque di avere quei dati utili per la salvaguardia della vita e l'incolumità fisica di quelle persone che si trovano in una situazione di pericolo. A dire il vero, a prescindere dal fatto che, da sin dall'inizio, ne condividevamo la ratio, tuttavia, eravamo più dubbiosi rispetto alla possibilità di esprimere oggi in Aula invece un voto favorevole. Tuttavia, con i lavori in Commissione, e, quindi, riconosco anche questo sforzo, è stato presentato questo emendamento della Commissione che almeno va a tamponare e a correggere un problema oggettivo, ossia lasciare, di fatto, all'autorità giudiziaria, ma nell'ambito del pubblico ministero e non dell'autorità giudiziaria, e quindi giudicante, del GIP, le valutazioni e le convalide. Da questo punto di vista, almeno è stato corretto l'aspetto più problematico.
Tuttavia, devo rilevare che c'è l'istituzione di una nuova Giornata nazionale. Davvero, il rischio è di trasformare ogni provvedimento e di condirlo con l'istituzione di una nuova Giornata. Per carità, stiamo parlando di un tema, come dicevo prima, drammatico, che non va affatto sminuito e, da questo punto di vista, lo Stato se ne deve occupare, come avviene anche con le finalità di questo provvedimento. Tuttavia, davvero il rischio è quello che il Parlamento diventi sempre di più un luogo di gesti simbolici. Invece tutto quello che riguarda la parte più normativa e legislativa è lasciato esclusivamente nelle mani del Governo, mettendo a rischio anche la nostra struttura democratica proprio a livello di democrazia parlamentare.
Ad ogni modo, ribadisco che condividiamo il fatto che possano esserci semplificazioni e una maggiore velocità ed efficacia proprio laddove si parla di persone scomparse. Come in ogni provvedimento legislativo, bisogna sempre fare una valutazione degli interessi e dei beni tutelati che molto spesso possono andare in conflitto. Ecco, da questo punto di vista, certamente, è legittima una compressione del diritto - diciamo così per semplificare - alla privacy nel momento in cui l'obiettivo principale e prioritario, e certamente prevalente, è quello della sicurezza e della tutela della vita. Da questo punto di vista, sono certamente in linea queste modifiche, che vengono oggi apportate, anche con la normativa europea, in particolare con il regolamento n. 679 del 2016, perché effettivamente c'è coerenza tra queste disposizioni e il regolamento, perché è lecito il trattamento dei dati personali necessario per la salvaguardia degli interessi vitali dell'interessato o di altra persona fisica, e con i suoi principi fondamentali, in quanto l'acquisizione di questi dati è strettamente circoscritta a esigenze legittime e specifiche, proprio in conformità al principio di limitazione delle finalità.
Per queste motivazioni, certamente avremmo auspicato anche ulteriori miglioramenti attraverso l'approvazione di alcuni emendamenti che le opposizioni avevano presentato, però ribadisco che la ratio è assolutamente condivisibile, ossia una maggiore tutela per questi soggetti, che si trovano in una situazione di difficoltà, finalizzata quindi alla tutela della loro sicurezza e della vita (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Grippo. Ne ha facoltà.
VALENTINA GRIPPO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Nell'annunciare anche il voto favorevole del gruppo di Azione a questo provvedimento, mi unisco nelle riflessioni che hanno spiegato perché riteniamo utile una temporanea e limitata compressione del diritto alla privacy, così come ci si propone di fare con questa modifica all'articolo 132 del codice della privacy, che, così come elaborato nel 2003, lasciava un vuoto normativo. In effetti - è stato detto - il numero di persone scomparse, le denunce di persone scomparse in Italia è un numero elevatissimo: parliamo di quasi 30.000 persone.
Le autorità che si occupano di ricercare le persone di cui è stata denunciata la scomparsa ci dicono che le prime ore, i primi giorni, le prime 48 ore di ricerca, sono quelle vitali per poter capire di che tipo di scomparsa si tratti: se si tratti di una scomparsa legata a un delitto, se si tratti di un problema di salute dell'individuo o se, viceversa, sia una persona che si sia allontanata volontariamente.
Per questa ragione, in linea con quella che era la ratio originaria della normativa europea in primis, e poi della normativa italiana della privacy, che era quella non di affermare e sancire un diritto illimitato, ma, fin dall'inizio, di affermare un diritto che cedeva il passo in occasione di altri diritti della persona, e faccio l'esempio del diritto all'informazione e del diritto alla salute, era rimasto un vuoto normativo, una vacatio, che non legiferava su come ci si doveva comportare nel caso in cui fosse nell'interesse della persona scomparsa stessa poter avere accesso ai suoi dati personali, per esempio per vedere su un cellulare, su uno strumento di comunicazione o su altri strumenti dove la persona si trovasse l'ultima volta che era stata vista.
Per questa ragione, si ritiene corretto che ci sia un alleggerimento dei vincoli e degli obblighi che la norma imporrebbe. Ci convince la norma così come arriva in Aula, con le modifiche che la Commissione ha proposto e che all'unanimità abbiamo approvato, perché, così strutturata, non dà evidentemente diritti indefiniti di violare la privacy dell'individuo scomparso, ma pone dei limiti ben precisi. Pone un limite oggettivo: ci deve essere il pericolo di vita o di incolumità fisica della persona scomparsa; pone un limite soggettivo: solo autorità provinciali di pubblica sicurezza possono disporre tale limitazione; e si prevede un limite terzo: un controllo giurisdizionale, perché serve il decreto del pubblico ministero o un'autorizzazione d'urgenza confermata.
Solo in questo caso, solo nell'esistenza di questi requisiti riteniamo che sia corretto cedere e ammorbidire i diritti della persona a non vedere violata la propria privacy e a non veder effettuare un illecito trattamento dei suoi dati personali, ma, viceversa, utilizzare invece quei dati per poterlo ritrovare. Riteniamo anche sensato, pur nella nostra generale perplessità ogni volta che viene istituita una nuova giornata in ricordo e in occasione di qualcosa, semplicemente perché riteniamo che l'abbondanza di giornate renda un po' vana la pur meritevole, in alcuni casi, iniziativa di prevedere delle giornate, in questo caso votare favorevolmente, abbiamo votato favorevolmente anche a quest'articolo, proprio per vicinanza ed empatia con le famiglie e i familiari di tutti coloro che non trovano un proprio caro, un proprio congiunto, e quindi ritengono questo tema così centrale.
Rimaniamo convinti che l'istituzione di nuove giornate non sia la soluzione per affrontare temi complessi per la Nazione, ma in questo contesto abbiamo dato un parere favorevole. Naturalmente riteniamo che poi, come sempre, la cosa più importante in questi casi sia dotare di risorse umane e risorse economiche i soggetti che devono occuparsi di ritrovare le persone scomparse. A fronte della struttura commissariale che dal 2007 opera in questo senso, nel senso di raccordare tutte le istituzioni, le Forze dell'ordine e le altre istituzioni che fanno capo alla Presidenza del Consiglio che si occupano di ricercare le persone scomparse, ci piacerebbe che la prossima volta che si affronta una norma del genere o in occasione del voto del bilancio si dotassero anche di risorse economiche e risorse umane queste attività, perché altrimenti le dichiarazioni di intenti rimangono tali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Cavo: non è presente, quindi si intende decaduta. Ha chiesto di parlare la deputata Ascari. Ne ha facoltà.
STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. La scorsa settimana sono stata al tribunale di Modena a manifestare la mia massima solidarietà ai genitori di Alessandro Venturelli. Alessandro Venturelli è un ragazzo di 20 anni, mio concittadino, che è scomparso nel dicembre del 2020. È uscito di casa e di lui non si hanno più notizie. Nel caso di Alessandro, una serie di mancanze e di errori nelle primissime indagini hanno fatto sì che adesso, dopo 5 anni, siamo ancora in alto mare e siamo alla terza richiesta di archiviazione.
Ed è qui che voglio parlare del primo grande problema, che è quello della formazione degli operatori e delle operatrici che trattano la delicata questione delle persone scomparse, perché ancora oggi c'è un problema culturale dietro. Perché le scomparse sono spesso considerate, ancora oggi, fughe volontarie, problemi personali o tragedie private, e non come emergenze sociali, emergenze collettive. E questo è un errore gravissimo, perché porta a sottovalutare i casi, soprattutto nelle prime ore fondamentali.
In questi casi, le prime 48 ore sono cruciali e possono fare veramente la differenza tra la vita e la morte di una persona. Basti pensare a cosa è successo, da ultimo, al piccolo Allen, che, grazie veramente a una mobilitazione collettiva e tempestiva, è stato ritrovato. Perché bisogna intervenire immediatamente, subito, leggere i dettagli, ascoltare i familiari, che possono riferire informazioni utili, e non bisogna perdere tempo. Per questo motivo, poter accedere al traffico telefonico e ai dati telematici della persona scomparsa può salvare la vita.
Nel caso di Alessandro non è stato fatto, purtroppo. E allora cosa succede in Italia nel 2025? Succede che una burocrazia troppo farraginosa porta a rallentamenti nelle indagini, che possono essere fatali, così come sottovalutare la scomparsa, nel senso che si tratti subito di un allontanamento volontario, mentre in questo modo, lo ripeto, si perdono dettagli importanti, ma soprattutto si perde tempo prezioso. Ritardi che possono costare la vita alle persone scomparse, nonché causare un immenso dolore alle famiglie.
Io vorrei ricordare in quest'Aula del Parlamento quante persone scompaiono al giorno: ogni giorno scompaiono 68 persone, 68 persone spariscono. Circa la metà di queste vengono ritrovate entro uno o due giorni, mentre delle altre spesso non si sa più nulla, si sono completamente perse le tracce. Penso al caso di Rossella Corazzin, una giovane ragazza di 17 anni che è scomparsa nell'agosto del 1975, circa 50 anni fa, a Tai di Cadore.
Rossella era una studentessa modello, aveva la vita davanti, e non si è saputo più nulla, o meglio, non è così, perché nella scorsa legislatura in Commissione antimafia abbiamo trattato il suo caso e siamo andati dall'unica persona che ci ha parlato della scomparsa di Rossella, che è Angelo Izzo, il quale ci ha detto che non si è trattato di una scomparsa volontaria, come era stato immaginato, ma si è trattato di un sequestro di persona, si è trattato di uno stupro, di una violenza inimmaginabile, di una violenza perpetrata alla luce di un rito esoterico templare, di una ragazza che all'età di 17 anni è stata strangolata ed è stata sepolta in un bosco.
Ecco, di questo noi abbiamo raccolto ovviamente una relazione che è confluita in una relazione votata all'unanimità da tutta la Commissione antimafia. Questo lo dico per l'importanza di continuare a cercare la verità, di non smettere. E questo lo dobbiamo a quel padre di Rossella che, per ore - la cugina Mara ha raccontato -, stava con le braccia appoggiate, le mani appoggiate alla faccia, ore ed ore a piangere su un tavolo della cucina, a quella madre, a tutti i familiari delle persone scomparse ma, soprattutto, lo dobbiamo alla giustizia. Perché le persone che commettono questi atti efferati potrebbero uccidere altri esseri umani.
C'è tantissimo da fare, perché spesso dietro le persone scomparse si nascondono interi sistemi criminali come, per esempio, quello delle sette, delle organizzazioni settarie. L'ultima relazione del Ministero dell'Interno risale al 1998. Dopo 27 anni non abbiamo dati attuali. Si stima che gli italiani vittime di organizzazioni settarie siano tra i due e i quattro milioni anche se il dato è sommerso perché, secondo le associazioni, si tratterebbe dai quattro agli otto milioni di persone e, di conseguenza, in assenza di dati, le politiche dedicate sono completamente assenti e il fenomeno è pressoché sconosciuto.
Eppure, sappiamo che queste organizzazioni adottano tecniche di manipolazione psicologica, manipolazione mentale, compiono truffe, compiono abusi di ogni genere, abusi economici, abusi sessuali, puntando al controllo totale della persona, cercando di isolarla, allontanarla dagli affetti, dagli amici e dal resto del mondo. E adesso utilizzano strumenti più moderni: il web, i social network per adescare le vittime. Questi criminali sono diventati più subdoli, camaleontici, sottili e senza controllo.
Ci tengo a ricordare che ho depositato, alla Camera dei deputati, una proposta di legge per istituire una Commissione d'inchiesta sul fenomeno settario. In II Commissione (Giustizia), un'indagine conoscitiva perché bisogna conoscerlo questo fenomeno e per affrontarlo seriamente bisogna parlare con i familiari, con le associazioni, con i professionisti che conoscono il tema. E vorrei ricordare che lo stesso Ministro Nordio, in quest'Aula del Parlamento, ha parlato di vuoto normativo ma, ancora oggi, non si è fatto assolutamente nulla.
In questo contesto voglio anche portare all'attenzione un aspetto che viene sempre trascurato. Dietro ogni sparizione ci sono familiari che vivono un'angoscia quotidiana, famiglie che da un momento all'altro sono sconvolte, sono devastate da un evento inimmaginabile, devono scontrarsi con difficoltà pratiche, si devono occupare della ricerca della persona scomparsa mentre, parallelamente, devono andare al lavoro. È per questo che ho depositato una proposta di legge per consentire ai familiari delle persone scomparse di usufruire di permessi retribuiti nelle ore per cui devono assentarsi, motivatamente, per ricercare appunto la persona, il proprio familiare. Questo è un problema pratico, parlando proprio con i familiari di persone scomparse perché, in alcuni casi, hanno proprio perso il lavoro. Lo Stato deve sostenere tutti i familiari delle persone scomparse, non devono essere lasciati soli, devono essere supportati concretamente perché le scomparse avvengono con una frequenza terrificante.
Il nostro quadro normativo è del tutto inadeguato e il tema continua ad essere trascurato. Basti vedere le differenze esistenti tra le procedure delle persone scomparse e quelle per i ricercati per reati. Per i ricercati si usano subito strumenti come intercettazioni o perquisizioni, mentre per gli scomparsi servono autorizzazioni che richiedono tempo e questo fa la differenza. Le persone ricercate per reati vengono immesse nel sistema Schengen Interpol subito, chi scompare no.
Poi, il prefetto che gestisce gli scomparsi ha un ruolo meno operativo rispetto al PM che ha poteri diretti sulle indagini e strumenti come le intercettazioni. Questo, ovviamente, porta delle risposte più lente e meno incisive per gli scomparsi. Poi, per gli scomparsi i protocolli europei non si attivano automaticamente, manca una norma chiara che obblighi appunto l'inserimento immediato delle persone scomparse nei database internazionali; serve anche un coordinamento più rapido tra Paesi perché, spesso, gli scomparsi attraversano i confini e oggi c'è troppa burocrazia. Chiudo, Presidente, dicendo che non esistono date di scadenza. Non esistono date di scadenza! Finché ci sarà speranza le ricerche e le indagini dovranno essere condotte, perché un figlio non si archivia, perché nessuna persona si archivia, perché non bisogna mai smettere di pretendere verità e giustizia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Enrico Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA (FI-PPE). Grazie, Presidente. Questa proposta di legge ci consente di trattare di temi sensibili e giuridicamente interessanti. Con una parola che possiamo considerare, la parola “bilanciamento”. Perché noi, oggi, siamo chiamati a bilanciare dei diritti di pari importanza: dal diritto alla riservatezza che - devo dire - è messo a rischio in molti casi da tecniche di intrusione nella vita privata, che sono sempre più raffinate, e il diritto alla salute e le garanzie e la tutela dei soggetti interessati, così come degli aspetti procedimentali e le deroghe a questi aspetti procedimentali.
Ecco, noi, oggi, prevediamo una deroga alla disciplina generale sull'acquisizione dei tabulati telefonici, e la cosa potrebbe essere considerata marginale ma marginale non è. Perché? Perché il tema dei tabulati telefonici e dell'acquisizione dei tabulati telefonici ha visto una svolta nel 2021. Perché prima di quella data era sufficiente una richiesta del pubblico ministero alla compagnia telefonica e c'era la possibilità di avere i tabulati telefonici. Oggi, le cose sono cambiate. Sono cambiate a seguito di una presa di posizione della Corte di giustizia che è stata poi recepita dal legislatore nazionale, che ha stabilito due cose: i tabulati telefonici si possono acquisire ma è necessario un decreto del giudice delle indagini preliminari; secondo punto, non sono acquisibili per tutti i reati ma per i reati con una pena superiore ai tre anni.
Questa è stata la scelta del legislatore nazionale di intervenire nel 2021. Perché si è fatta questa scelta? Perché si è definita la posizione del giudice e non semplicemente del pubblico ministero? Perché il tabulato telefonico contiene una notevole quantità di informazioni che sono molto sensibili. Pensate, traccia la vita di ciascuno, dalle relazioni, dagli spostamenti alle abitudini, ai collegamenti informatici e l'accesso a questi dati incrociati e sapientemente correlati risulta talvolta più invasivo addirittura delle intercettazioni telefoniche e delle intercettazioni ambientali; svela la posizione nello spazio e nel tempo di una persona, la sua cerchia di relazioni sociali, con chi parla, a che ora parla, quando parla, dove si trova quando parla, con quale frequenza lo fa, chi chiama dopo aver sentito una persona e così via. Pensate che, nel 2014 - diciamo, un dato un po' datato -, ma solo la compagnia Vodafone dichiarò di essere stata destinataria di oltre 600.000 richieste di tabulati.
Ecco, quindi si può percepire di quanto sia sensibile il tema che andiamo ad affrontare oggi. Io penso che, però, il legislatore nazionale debba anche applicare un principio che è essenziale: quello di ragionevolezza. E il principio di ragionevolezza ti impone di andare a valutare se, nel fare un passo in avanti nella ricerca delle garanzie, si lasciano scoperte delle aree che sono ugualmente sensibili e da affrontare. Ed ecco che emerge il tema delle persone scomparse. Come conciliare il tema del rischio dell'incolumità fisica di una persona che è denunciata come persona scomparsa, che la si intende ritrovare e se la si intende ritrovare lo si deve fare urgentemente, con una procedura che prevede appunto la richiesta della polizia giudiziaria al pubblico ministero e del pubblico ministero al giudice.
Come conciliarla con il fatto che ci sia una soglia di reati? Allora, di fronte al diritto alla salute cede il diritto alla riservatezza e cede, devo dire, in modo definito, perimetrato, puntuale e di buonsenso, come è stato fatto attraverso questa norma, anche grazie all'emendamento che abbiamo presentato come Forza Italia, che prevede il controllo del giudice, sì, ma, laddove ci sia l'urgenza, il controllo del giudice viene dopo; prima si pensa alla salvaguardia dell'interesse della vita e dell'incolumità fisica della persona, solo dopo arriva l'intervento del giudice. Io penso che questo sia un profilo importante. Già il Garante della privacy aveva previsto che l'individuazione della posizione di un soggetto non necessitasse di una modifica normativa, però noi andiamo oltre: andiamo a consentire agli investigatori e ai soccorritori di avere non soltanto la posizione, ma anche le relazioni, perché dalle relazioni e, ovviamente, anche dalle celle telefoniche è possibile individuare qualcosa di più ed evitare che la scomparsa possa giungere a conseguenze ulteriori e tragiche.
Io ho ascoltato le audizioni, ad esempio l'audizione del procuratore Gratteri, che addirittura è arrivato a dire che è vero che si consente al pubblico ministero di intervenire, però bisognerebbe consentire di utilizzarle come prove. E no, qui sono due binari differenti. Il binario della prova e del mezzo di ricerca della prova, il tabulato come mezzo di ricerca della prova, è quello che attiene al percorso previsto dalla Corte di giustizia e recepito dal legislatore. Qui è un tema diverso, le due cose non possono essere confuse tra di loro, attengono a due piani diversi, e il legislatore lo sta definendo, perimetrandolo, anche con buonsenso.
Infine, si prevede l'istituzione della Giornata dedicata alle persone scomparse. Ebbene, quest'Aula in più circostanze è stata chiamata a prendere posizione su giornate dedicate a situazioni, a persone e a circostanze. Noi auspichiamo che questo sia un viatico positivo anche per una Giornata che ha visto una battuta d'arresto, tanto per rimanere in tema, ossia la Giornata in memoria delle vittime degli errori giudiziari, perché riteniamo che abbiano pari dignità. Ho ascoltato l'intervento in discussione generale della collega D'Orso, che ha plaudito alla Giornata dedicata alle persone scomparse, dicendo che questo consente di accantonare altre proposte che sono meno rilevanti. Noi pensiamo che ci sia altrettanta rilevanza. Oggi voteremo convintamente questo provvedimento, ma riteniamo che ci siano altri profili e altri temi che abbiano uguale dignità e che debbano essere affrontati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bagnai. Ne ha facoltà.
ALBERTO BAGNAI (LEGA). Grazie, Presidente. Gentili colleghe e colleghi, onorevole Sottosegretario, giunge oggi a una prima tappa importante, quella della consacrazione del voto in Aula, un percorso che è iniziato 877 giorni fa, il 19 febbraio 2023, quando mi capita di raccogliere, come succede a tutti noi, nella nostra casella postale, la segnalazione di un cittadino, che mi mette al corrente di un fatto che ignoravo, ovvero che, in un mondo in cui il diritto alla nostra riservatezza è, in qualche modo, confliggente con quello che è diventato un dovere costituzionale, il dovere di avere con sé un cellulare, che è ormai lo strumento attraverso il quale tutti noi esercitiamo attribuzioni fondamentali della nostra personalità, quale quello di provare la nostra identità - ormai senza una App e, quindi, senza un cellulare non si può fare quasi più nulla -, questo dovere costituzionale, però, non assicurava il diritto alla tutela dell'integrità fisica in circostanze drammatiche nelle quali farsi i fatti nostri non servisse ad estrarre valore da noi, ma ad estrarre noi da situazioni di pericolo imminente per la nostra vita.
A me sembrava strano che ci potesse essere un simile ostacolo nell'ordinamento. Questo tema mi ha appassionato e mi sono attivato per consultare gli uffici del Garante e anche per consultare, presso il Ministero dell'Interno, il nostro Sottosegretario, l'onorevole Nicola Molteni, che vorrei ricordare perché alcune famiglie di vittime di episodi di questo tipo mi avevano raccontato del suo pronto interessamento, quindi supponevo che potesse essere competente per materia (e, in effetti, lo era). E così apprendevo dell'esistenza di un commissario di Governo per le persone scomparse e apprendevo dell'entità di questo fenomeno, che è stata ricordata nei tanti interventi precedenti; interventi che vorrei tutti ringraziare per il supporto che danno a questa iniziativa, anche - poi lo dirò più partitamente - nel lavoro della Commissione, contribuendo a migliorarla.
Quindi, due mesi dopo questa segnalazione, fatta un'istruttoria, si depositava la proposta di legge, che poi ha avuto un percorso in Commissione molto accurato, data la delicatezza della materia, che comporta - come ha ricordato il collega che si è espresso prima di me e lo vorrei citare, il collega Costa - un bilanciamento molto delicato fra due diritti la cui tutela è radicata nella nostra Costituzione, che sono - come ho ricordato in discussione generale - il diritto alla riservatezza, da un lato, e però anche il diritto all'integrità fisica, dall'altro.
Quindi, la delicatezza della materia senz'altro giustifica un'istruttoria lunga e accurata, come quella che è stata compiuta, per la quale vorrei ringraziare tutti i colleghi della Commissione giustizia, e non solo quelli che appartengono al mio gruppo politico: in primo luogo, ovviamente, la relatrice, onorevole Matone, ma anche tutti i colleghi di tutti gli schieramenti politici che hanno contribuito a portare avanti questa iniziativa perché l'hanno sentita importante e perché effettivamente toccava un tema che, nella sua rilevanza quantitativa e nella sua drammaticità, sollecita - come abbiamo sentito anche negli interventi precedenti - una risposta, che è una risposta anche emotiva, di umanità di fronte alla tragedia delle persone che subiscono un dramma simile, nel quale tutti noi, evidentemente, riusciamo a identificarci e che sentiamo come un tema che va che affrontato.
Al contempo, però, vorrei far notare, vorrei contestualizzare l'intervento normativo che facciamo, che è un intervento di deroga al nostro codice nazionale della privacy, incidentalmente nel contesto di un altro dibattito, che apparentemente è distante, e lo faccio da non giurista, quindi potrei farlo - e me ne scuso - con qualche imprecisione: il tema della gerarchia delle fonti del diritto. Perché, quello che a me sembra strano, è che nel recepimento del cosiddetto GDPR, del General Data Protection Regulation, quindi della normativa europea sulla privacy, siano andate smarrite delle esimenti specifiche che il legislatore europeo prevede.
Il punto fondamentale della regolazione europea è che i nostri dati possono essere utilizzati solo con il nostro consenso, ve lo dico da convinto antieuropeista, tanto non posso nascondervelo, gli organi di informazione mi denuncerebbero se tentassi di sembrare un europeista. Il regolamento europeo si pone un tema che - diciamo così - ha una sua fondatezza: che cosa bisogna fare quando il soggetto interessato, il titolare dei dati, non può dare il proprio consenso e, magari, quei dati sono fondamentali per tutelare un interesse vitale? Viene prevista un'esimente dall'articolo 6 del GDPR, quello che parla della liceità del trattamento, secondo cui il trattamento è lecito solo se e nella misura in cui ricorra almeno una delle seguenti condizioni: che l'interessato abbia espresso il consenso; al punto c), che il trattamento sia necessario per adempiere un obbligo legale al quale è soggetto il titolare; al punto d), che il trattamento sia necessario per la salvaguardia degli interessi vitali dell'interessato o di altra persona fisica.
Questo mi permette, peraltro, di affrontare un tema che è stato sollevato. Capisco la perplessità e il rilievo che alcuni colleghi danno al fatto di evitare che questa esimente venga impropriamente utilizzata, e quindi hanno chiesto che si insistesse sul termine “scomparso”, anziché sul termine “interessato”. Abbiamo preferito restare sul termine “interessato”, “soggetto interessato”, per un mero motivo di coordinamento legislativo, perché tutto l'ordinamento, tutta la produzione normativa riferita all'ambito della tutela della riservatezza, dal GDPR in poi, esprime così il soggetto detentore dei dati, cui i dati si riferiscono.
È, quindi, una strana situazione quella in cui ci troviamo: ci abbiamo messo 877 giorni, non per colpa di qualcuno, perché le circostanze oggettive del processo legislativo sono quelle che conosciamo, perché la materia è delicata, perché abbiamo voluto sviscerarla attraverso un ciclo di audizioni che è stato estremamente interessante per togliere dall'ordinamento italiano una restrizione eccessiva che non era prevista dal regolamento europeo; cioè, abbiamo risolto un caso di quello che, nel linguaggio tecnico, viene chiamato gold plating e che, nel linguaggio più corrente, viene chiamato autolesionismo: l'autolesionismo con cui noi, qui in Italia, recepiamo direttive europee nei più vasti ambiti dello scibile umano e legislativo, sempre riuscendo a renderle più restrittive e più lesive degli interessi degli italiani presi singolarmente o presi collettivamente.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE' (ore 16,30)
ALBERTO BAGNAI (LEGA). Quindi, in questo senso, diciamo così, saluto questa ricomposizione dell'ordinamento nazionale con la razionalità, in questo caso specifico, espressa dall'ordinamento europeo. Saluto anche con soddisfazione il contributo di tutti i colleghi che hanno inteso, con le loro proposte emendative, evitare che così si aprisse una falla. E vorrei anche ringraziare, non so quanto tempo ho per farlo…
PRESIDENTE. Sette secondi.
ALBERTO BAGNAI (LEGA). Allora ne approfitto per ringraziare, in particolare, il sindacato CONAPO dei Vigili del fuoco, che ha, anch'esso, fatto un intervento, a mio avviso, molto opportuno, consentendoci di allargare a una categoria di persone direttamente interessate nelle operazioni di soccorso il testo di questa norma, il quale, inizialmente, per motivi di negligenza del suo estensore - me ne prendo la responsabilità -, non le prevedeva. L'operazione di ascolto che abbiamo fatto è servita anche a rendere il provvedimento più efficace.
Ringrazio il Presidente per l'ascolto e la tempistica che mi ha accordato. Mi sono preso più di 7 secondi, e quindi chiedo scusa e restituisco la parola (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Saranno problemi miei tra poco! Ha chiesto di parlare l'onorevole Lacarra. Ne ha facoltà.
MARCO LACARRA (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Colleghi e colleghe, rappresentante del Governo, intorno al tema delle persone scomparse in Italia si concentra una delle problematiche più complesse e delicate della nostra società. Proprio in questa legislatura, per la prima volta, è stata istituita una Commissione d'inchiesta con il preciso intento di fare luce su due casi di sparizione tra i più noti e dolorosi della storia recente del nostro Paese: quello di Emanuela Orlandi e quello di Mirella Gregori, storie che, a più di quarant'anni di distanza, ci lasciano ancora un forte senso di inquietudine addosso e la speranza, nel cuore di ciascuno, che si conosca finalmente la verità.
Ma questo stesso dramma silenzioso coinvolge ogni anno migliaia di altre famiglie e chiama in causa con forza le responsabilità delle istituzioni: storie meno conosciute, che sfuggono alla luce accecante dei riflettori, ma che non sono meno dolorose per chi ha la sfortuna di viverle sulla propria pelle. Le cifre sono chiare, i numeri parlano da soli: nel solo 2023 sono state presentate oltre 29.000 denunce di scomparsa, con un incremento del 20,3 per cento rispetto all'anno precedente; parliamo, in media, di circa 80 persone che ogni giorno spariscono nel nostro Paese. A destare maggiore preoccupazione è il dato relativo ai minori, che rappresentano quasi il 75 per cento delle denunce registrate nel 2023.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 16,33)
MARCO LACARRA (PD-IDP). Si tratta, nella maggior parte dei casi, di minori stranieri non accompagnati, che si allontanano dalle strutture di accoglienza, spesso esponendosi a gravissimi rischi. E sebbene una parte delle persone scomparse venga successivamente ritrovata, i numeri delle persone che restano irreperibili rimangono elevatissimi: nel 2022, su poco più di 24.000 persone scomparse, ben 12.200 non sono mai state ritrovate. Il fenomeno deriva da ragioni tra loro molto differenti: si va dagli allontanamenti volontari, alle fughe da situazioni familiari o sociali problematiche, fino ad arrivare ai casi più gravi legati a eventi criminosi.
A fronte di questa complessità, è stato istituito da tempo il commissario straordinario del Governo per le persone scomparse, una figura che svolge un ruolo essenziale nel coordinamento tra le istituzioni e nella promozione di strategie operative condivise. Il lavoro del commissario è ampio e articolato: monitora i dati, sviluppa strumenti di prevenzione, promuove campagne di sensibilizzazione, coordina le attività tra Forze dell'ordine, prefettura, magistratura, enti locali e associazioni; si adopera anche per garantire supporto psicologico e orientamento ai familiari, mantenendo vivo il contatto umano in una vicenda che è, prima di tutto, una ferita profonda per chi rimane.
Tra le azioni più significative, vi è la promozione di tecnologie avanzate per il tracciamento e la localizzazione, come il sistema informativo Ricerca Scomparsi (RiSc) e l'impulso alla costituzione di banche dati del DNA utili all'identificazione di cadaveri non riconosciuti. Importante è anche la stipula di protocolli d'intesa, come quelli con il Ministero dell'Istruzione, per la prevenzione nelle scuole, e con le prefetture, per ottimizzare le procedure di identificazione.
In questo contesto, la proposta di legge in esame introduce due elementi oggettivamente importanti: da un lato, la possibilità di acquisire i dati di traffico telefonico e telematico anche fuori dall'ambito penale a fini di tutela della vita e dell'integrità fisica della persona scomparsa; dall'altro, l'istituzione della Giornata nazionale dedicata alle persone scomparse, il 13 dicembre, per sensibilizzare l'opinione pubblica e promuovere una maggiore consapevolezza. Un segnale importante, che servirà senz'altro a mantenere alta l'attenzione. Ci auguriamo, però, che non resti un momento isolato.
L'articolo 1 del provvedimento rappresenta l'aspetto più innovativo rispetto all'impianto normativo esistente. Con le nuove norme si consente, previa autorizzazione dell'autorità giudiziaria, l'acquisizione dei dati telefonici e telematici anche quando non vi sia un'indagine penale in corso, purché sussistano elementi concreti che facciano temere per la vita o l'incolumità della persona scomparsa. Un cambiamento che ha l'obiettivo di aumentare la tempestività delle ricerche e di salvare vite umane, e che - siamo certi - sarà di grande utilità in tante situazioni drammatiche.
Tuttavia, è necessario riflettere con attenzione su alcuni aspetti critici. In primis, l'ampliamento del perimetro entro cui si possono acquisire i dati sensibili rischia di entrare in pericolosa tensione con il principio del bilanciamento tra esigenze di sicurezza e tutela della privacy. Attualmente, l'articolo 132 del codice in materia di protezione dei dati personali consente l'accesso a tali dati solo per finalità di indagine penale.
La proposta di legge amplia questa possibilità, senza però definire con sufficiente chiarezza limiti e condizioni applicative. Per esempio, nel testo in esame non viene specificato l'intervallo temporale preciso per l'accesso ai tabulati, né è richiesto che il decreto di autorizzazione da parte del pubblico ministero includa indicazioni dettagliate sulla durata e sulla proporzionalità della misura. Questo potrebbe creare margini di interpretazione troppo ampi, rischiando di compromettere i diritti fondamentali degli individui.
Un'altra questione rilevante riguarda le motivazioni delle scomparse: una parte non trascurabile è legata ad allontanamenti volontari. Secondo i dati disponibili, circa il 10 per cento dei casi registrati rientra in questa categoria. Intervenire con strumenti invasivi in assenza di un reale pericolo per la vita può generare un conflitto con il sacrosanto diritto all'autodeterminazione. È dunque fondamentale che le norme siano calibrate con estrema precisione, evitando derive lesive della libertà personale.
Per queste ragioni, come Partito Democratico, apprezzando lo spirito complessivo del provvedimento, abbiamo proposto alcune modifiche al testo, pochissime, a dire il vero, a conferma dell'atteggiamento di generale condivisione verso questa proposta di legge. Abbiamo chiesto garanzie più stringenti nell'autorizzazione all'acquisizione dei dati, come la necessità di una motivazione dettagliata da parte del magistrato, la definizione esplicita di un intervallo temporale ben delimitato, l'obbligo di documentare le evidenze a sostegno della presunta condizione di pericolo.
Solo così, crediamo, si potrà evitare un'applicazione distorta o eccessiva della norma e garantire un bilanciamento soddisfacente tra i due interessi in campo. Queste modifiche non snaturano l'obiettivo principale di questa proposta di legge, anzi, ne rafforzano le garanzie e le tutele, che, a nostro avviso, non devono passare in secondo piano. Una parte di quello che abbiamo detto è stata recepita dall'emendamento presentato oggi in Aula, per cui, concludendo, è un nostro dovere intervenire in quest'ambito delicato con equilibrio e grande senso di responsabilità.
Non possiamo più tollerare che centinaia di famiglie vivano nel dolore dell'incertezza e della mancanza di risposte, quando abbiamo i mezzi per poter, in molti casi, evitare che momenti di paura si trasformino in veri e propri drammi. Dobbiamo farlo, però, senza sacrificare i diritti e i principi dello Stato di diritto. Serve una legge giusta, efficace, proporzionata; una legge che metta al centro le persone, tutte le persone, quelle che cerchiamo, ma anche quelle a cui dobbiamo garantire diritti e libertà.
Per questa ragione, il voto del Partito Democratico sarà favorevole, perché l'importanza di questo intervento legislativo è certamente preponderante rispetto alle criticità, pur fondate, che abbiamo rappresentato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Pulciani. Ne ha facoltà.
PAOLO PULCIANI (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, in sede odierna viene posta alla nostra attenzione la proposta di legge che modifica - lo abbiamo già sentito - l'articolo 132 del codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo n. 196 del 2003. Questa proposta è la risultante di diverse modifiche che, nel corso della fase referente, hanno indotto la Commissione a integrarne anche il titolo. Il fine precipuo della proposta - è stato già detto in quest'Aula - è quello di consentire l'acquisizione dei dati necessari per la localizzazione di persone scomparse o comunque utili alla salvaguardia della vita e dell'incolumità fisica di persone che versano in condizioni di pericolo.
Tra le altre cose, nella nostra proposta, in questa proposta viene ad essere istituita, poi, all'articolo 2, la Giornata nazionale dedicata alle persone scomparse. L'argomento, è stato ricordato, è particolarmente delicato, perché è il caso di ricordare che si disquisisce di un fenomeno sociale che non solo riguarda i nuclei familiari interessati da tale terribile dramma, quello di un caro scomparso, ma riguarda, in realtà, l'intera società civile. Nella memoria collettiva si può dire che le persone scomparse, non solo i bambini, ma anche gli adolescenti e gli adulti, rimangono per molto tempo.
A fronte di una rassegnazione e anche di una rimozione di fronte a fatti magari di cronaca nera, in cui c'è la morte accertata di una persona, che in qualche modo provoca una sofferenza collettiva e sociale, ma poi viene anche in qualche modo rimossa, di fronte alle persone scomparse è facile sentire, anche a distanza di moltissimi anni, parenti, amici, persone a noi vicine ricordare e dire “chissà che fine ha fatto”, o avere a cuore, avere un'apprensione quasi morale e psichica rispetto all'idea che non se ne possa sapere più niente o del destino che è capitato.
Questo, in particolar modo, se si considerano i dati che sono stati anche in quest'Aula riportati, dati numerici che emergono dalle relazioni che ci pervengono. Io ne riporto uno degli ultimi, quello del semestre 2024, mentre sono stati ricordati quelli dei decenni precedenti: questo è reso dal Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse. Tale relazione fornisce un quadro di sintesi completo ed esaustivo dell'evoluzione del fenomeno in Italia, anche molto prima del 2024. Solo nel primo semestre sono state registrate 11.694 denunce di scomparsa, a fronte di 6.664 ritrovamenti.
Sono ancora attive, come scomparse denunciate, 5.030 denunce, ripeto, in un solo semestre. Questo dato, per quanto possa in termini assoluti apparire comunque molto elevato e preoccupante, è già un miglioramento rispetto all'andamento dei semestri e degli anni precedenti. Certamente, questo è dovuto a una serie di concause, immagino, ma è anche l'espressione degli sforzi che ha profuso questo Governo, e a tutta una serie di lungimiranti interventi volti alla prevenzione del fenomeno, quali a titolo esemplificativo, anche se non ovviamente esaustivo, il nuovo modello di denuncia, che è standardizzato, l'intensificazione della formazione degli operatori, il sistema di ricerca e le campagne comunicative, che sono sempre più diffuse.
In seguito alle modifiche apportate in sede referente, la proposta de qua, che originariamente era costituita da un unico articolo, si compone oggi, lo abbiamo ricordato, di 2 articoli. Oltre, infatti, all'introduzione dell'articolo 2, che istituisce la Giornata nazionale delle persone scomparse, poi sono state apportate modifiche significative all'articolo 1, con la modificazione del comma 1, lettera a), capoverso 3-bis.1, e l'inserimento del nuovo comma 2.
Segnatamente, il comma 1, lettera a), inserisce all'articolo 132 del codice in materia di protezione dei dati personali il comma 3-bis.1, che poi viene, nell'ultimo capoverso, modificato dall'emendamento proposto dalla Commissione e approvato poco fa, poc'anzi, in quest'Aula. Segnatamente, quindi, tale disposizione normativa interviene a regolamentare un fenomeno importantissimo, sinora caratterizzato da un vuoto legislativo - è stato ricordato più volte - afferente l'acquisizione dei dati relativi al traffico telefonico, al traffico telematico e alle chiamate senza risposta, i quali, anche al di fuori dei casi di acquisizione nell'ambito di un procedimento penale, possono essere acquisiti qualora ritenuti necessari per esigenze di tutela della vita e dell'integrità del soggetto interessato.
Una norma, quindi, come è stato ricordato, che è un compromesso tra diritti, quello della privacy, che è un diritto sacrosanto, e quello della tutela di interessi superiori, quale l'interesse all'integrità fisica e alla propria vita, che può essere riassunto in un brocardo, che potrebbe essere definito “norma di buonsenso”.
È appena il caso di sottolineare come la tematica involga problematiche contingenti di indubbia complessità e altrettanto meritevoli di approfondimento e analisi. È a tutti noto come l'acquisizione, la raccolta, nonché l'utilizzo di simili dati siano attività prese in considerazione prettamente per esigenze di contrasto dei reati, e, quindi, per fini di giustizia, sul piano investigativo e processuale.
E dunque non può che apparire intuitivamente evidente il necessario bilanciamento tra le esigenze di giustizia e quelle di tutela della riservatezza, che potrebbero risultarne pregiudicate e potenzialmente lese da una diffusione di dati per la loro stessa natura idonei a rivelare aspetti significativi e fondamentali della vita privata delle persone. È in quest'ottica che, nella comparazione tra interessi, la proposta di legge rappresenta una soluzione di compromesso, volta a garantire la tempestiva localizzazione attraverso l'acquisizione dei dati telefonici, nelle ipotesi nelle quali, in assenza di procedimenti penali, all'autorità giudiziaria è preclusa l'autorizzazione all'acquisizione dei dati, ma quest'ultima sia indispensabile onde garantire la salvaguardia dell'incolumità individuale.
Va dunque inquadrata in questa prospettiva la proposta di modifica puntuale dell'articolo 132 del codice in materia di protezione dei dati personali e le ulteriori disposizioni introdotte nel provvedimento nel corso dell'esame in sede referente. Il testo che la Commissione propone all'Assemblea quindi è stato concepito all'esito di un confronto che - è stato più volte ricordato anche dai colleghi in quest'Aula - certamente è stato costruttivo tra tutte le forze parlamentari e ne costituisce testimonianza il fatto che, in sede di conferimento del mandato, non si sia registrato alcun voto contrario in ragione della sostanziale condivisione dell'intervento normativo.
Vedendo poi al provvedimento, al tecnicismo contenuto in esame, esso consta, come già sopra anticipato, di due articoli: l'articolo 1, comma 1, lettera a), introduce, all'articolo 132 del citato codice in materia di protezione dei dati personali, il comma 3-bis.1, secondo cui, al di fuori dei casi di acquisizione dei dati nell'ambito di un procedimento penale, i dati relativi al traffico telefonico e telematico e alle chiamate senza risposta possono essere acquisiti, qualora siano ritenuti necessari per esigenze di tutela della vita e dell'integrità fisica del soggetto interessato. L'acquisizione è disposta con un decreto motivato del pubblico ministero, su richiesta del questore e dei comandanti provinciali dell'Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza. Questi ultimi, nei casi nei quali non sia possibile attendere il decreto del pubblico ministero, possono acquisirli direttamente dai fornitori, purché autorizzati dal pubblico ministero, anche oralmente.
Ora, in realtà, su questo, interviene l'articolo 1, così come modificato, che, giustamente, rileva che, lì dove ci siano ragioni di urgenza e vi sia un fondato motivo di ritenere che, dal ritardo, possa derivare grave pregiudizio per la vita e l'integrità fisica del soggetto interessato, il pubblico ministero ne dispone l'acquisizione, ma, negli stessi casi in cui non può esserci la tempestività dell'intervento del pubblico ministero, all'acquisizione provvedono i questori, i comandanti provinciali dell'Arma dei carabinieri, del Corpo della Guardia di finanza, del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, i quali - e questo è un elemento fondamentale - hanno poi la necessità di trasmettere tempestivamente tali dati e l'autorizzazione all'acquisizione al PM, il quale, nelle 48 ore successive, la trasmette al GIP, al giudice delle indagini preliminari, per la convalida. È un elemento di garanzia anche relativamente al materiale contenuto, per evitare che ci sia l'utilizzo improprio di questi dati o che ci sia stata un'acquisizione o l'utilizzo di dati acquisiti non legittimamente, che, in qualche modo, possa nuocere al diritto di privacy di cui parlavamo.
Questo emendamento della Commissione è fondamentale, ne ha raccolti, sintetizzati, assorbiti altri, fatti anche dalle forze dell'opposizione, e credo sia la chiosa perfetta a questo provvedimento che ritenevamo utile, doveroso, indispensabile e urgente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Coordinamento formale - A.C. 1074-A)
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1074-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 1074-A: “Modifiche all'articolo 132 del codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, concernenti l'acquisizione di dati relativi al traffico telefonico e telematico per esigenze di tutela della vita e dell'integrità fisica del soggetto interessato, nonché istituzione della Giornata nazionale dedicata alle persone scomparse”.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva all'unanimità (Vedi votazione n. 13).
Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1233 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione che istituisce l'Organizzazione internazionale per gli ausili alla navigazione marittima, con Allegato, fatta a Parigi il 27 gennaio 2021 (Approvato dal Senato) (A.C. 2189) (ore 16,51).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2189: Ratifica ed esecuzione della Convenzione che istituisce l'Organizzazione internazionale per gli ausili alla navigazione marittima, con Allegato, fatta a Parigi il 27 gennaio 2021. Ricordo che, nella seduta del 10 marzo, si è conclusa la discussione generale e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
(Esame degli articoli - A.C. 2189)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica. Poiché non sono state presentate proposte emendative, li porrò direttamente in votazione.
Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 (Vedi l'allegato A).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 14).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 (Vedi l'allegato A).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 15).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 (Vedi l'allegato A).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 16).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4 (Vedi l'allegato A).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 17).
(Esame di un ordine del giorno - A.C. 2189)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A).
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Presidente, chiederei una sospensione di 5 minuti di tempo per esprimere il parere.
PRESIDENTE. Bene. A questo punto, sospendiamo la seduta, che riprenderà alle ore 17.
La seduta, sospesa alle 16,54, è ripresa alle 17,05.
PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo, Sottosegretario Delmastro Delle Vedove, a esprimere il parere sull'ordine del giorno n. 9/2189/1 L'Abbate.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Il parere è contrario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata L'Abbate. Ne ha facoltà.
PATTY L'ABBATE (M5S). Grazie, Presidente. Mah, ho visto il tempo che, appunto, aveva preso e avevo qualche speranza che fosse stato rivisto e vi dico di che si tratta, in modo che anche i colleghi si rendano conto. Allora, lo sviluppo di tecnologie che sono relative al sistema di identificazione automatica (AIS) e i servizi di assistenza al traffico marittimo (VTS) rappresentano un elemento centrale per la sicurezza e l'efficienza della navigazione moderna. La diffusione e l'impiego di questi sistemi consentono una gestione più precisa del traffico marittimo, la riduzione dei rischi di collisione e un miglioramento della comunicazione tra navi e infrastrutture costiere. Quindi, abbiamo chiesto che cosa? In linea con le finalità della rettifica in esame - che sono appunto richiamate prima -, di adottare iniziative volte a sostenere lo sviluppo e la diffusione di queste tecnologie, garantendo quindi la standardizzazione e l'interoperabilità di tali sistemi a livello internazionale, al fine di assicurare una comunicazione efficace e sicura tra navi e infrastrutture costiere in ogni area geografica. È ovvio che queste tecnologie, insomma, siamo andati, sono andata, a recuperarle da chi ci lavora in questo campo, quindi dal settore specifico, che in alcuni articoli ha spiegato di che si tratta e ha espresso la necessità da parte, magari, del Governo di andare incontro a queste innovazioni tecnologiche molto importanti e che realmente migliorano, come abbiamo appunto appena letto, quella che è la nostra navigazione e migliorano la sicurezza.
Quindi, a me dispiace veramente che questo Governo non abbia accolto ancora la possibilità - che poi era un ordine del giorno, quindi, stiamo parlando nemmeno di un emendamento, è un ordine del giorno - di verificare questa innovazione e di andare incontro al sistema per la loro sicurezza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Onori. Ne ha facoltà.
FEDERICA ONORI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Per dichiarare il voto a favore del gruppo di Azione.
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2189/1 L'Abbate, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2189)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Federica Onori. Ne ha facoltà.
FEDERICA ONORI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Il gruppo Azione voterà convintamente a favore della ratifica della Convenzione che istituisce l'Organizzazione internazionale per gli ausili alla navigazione marittima. Ci tengo a specificare un paio di concetti: questa è una ratifica e, di solito, le ratifiche le affrontiamo con uno spirito di approfondimento diverso, ma questo davvero ci offre l'occasione per dirci un paio di cose. Parliamo di diritto internazionale - per inquadrare il tema - e in un'epoca in cui il diritto internazionale viene sempre più spesso messo in discussione (lo abbiamo visto con l'aggressione russa all'Ucraina, ma anche con le tensioni crescenti in Medio Oriente e nel Mar Cinese Meridionale, le tensioni che riguardano ovviamente il canale di Hormuz) ogni atto allora che rafforza l'architettura multilaterale e la cooperazione tra Stati è un gesto politico di rilevanza strategica.
Quindi, ritorno a quello che dicevo all'inizio: non si tratta solo di ratificare un tasto tecnico, si tratta di riaffermare un principio fondamentale, oggi sotto attacco, ovvero che la sicurezza collettiva si costruisce con regole condivise e non con la legge del più forte. Che cosa andiamo a fare nella pratica? Andiamo a trasformare la IALA, fino ad oggi un'associazione non governativa, in una organizzazione intergovernativa di diritto internazionale. Questo rappresenta un passo importante verso una maggiore legittimità, una maggiore autorevolezza e, quindi, una maggiore capacità operativa. In un mondo in cui oltre il 90 per cento del commercio globale viaggia in mare, la sicurezza della navigazione non è soltanto una questione tecnica, è appunto geopolitica, ma è anche economica e ambientale. C'è, infatti, la sfida climatica: oggi i traffici marittimi devono confrontarsi con sfide nuove e complesse, il cambiamento climatico altera i livelli del mare, modifica le correnti, influisce sulla posizione e sulla stabilità di sistemi di segnalamento. L'apertura progressiva delle rotte artiche, a causa dello scioglimento dei ghiacci, ridisegna scenari commerciali e strategici, sollevando nuove questioni in materia di sicurezza e coordinamento internazionale. Abbiamo la parte più geopolitica, nel contempo gli equilibri tradizionali delle principali vie marittime vengono messi a dura prova. Pensiamo, come dicevo all'inizio, agli attacchi Houthi nel Mar Rosso, che stanno mettendo a rischio la libertà di navigazione e costringendo le navi a deviare le rotte con costi ambientali ed economici significativi. Pensiamo alle difficoltà del Golfo di Aden, nello Stretto di Hormuz, alle minacce e alla sicurezza dello Stretto di Suez o all'uso strumentale del commercio marittimo come leva diplomatica o militare da parte di attori regionali come l'Iran.
Allora, si capisce bene che questo provvedimento, Presidente, ci permette di fare una riflessione più ad ampio spettro su come noi, come membro della comunità internazionale, approcciamo ai problemi e alle sfide comuni. È questo il modo: attraverso la cooperazione degli Stati ed attraverso delle regole chiare, attraverso la collaborazione per quanto riguarda l'inserimento dell'innovazione in un tema essenziale come quello della sicurezza.
La nuova organizzazione, quindi, pur operando con strumenti non vincolanti, potrà rafforzare la cooperazione tra Stati e favorire la diffusione di buone prassi, supportare Paesi meno attrezzati e contribuire alla prevenzione degli incidenti in mare, alla tutela ambientale e alla sicurezza dei traffici. Per tutti questi motivi, Azione voterà a favore (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI (AVS). Solo per annunciare il voto favorevole di Alleanza Verdi e Sinistra.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Calogero Pisano. Ne ha facoltà.
CALOGERO PISANO (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Per dichiarare il voto favorevole del gruppo Noi Moderati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Quartini. Ne ha facoltà.
ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Solo per annunciare il voto favorevole del gruppo MoVimento 5 Stelle.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alessandro Battilocchio. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Per annunciare il voto favorevole del gruppo Forza Italia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare deputato Paolo Formentini. Ne ha facoltà.
PAOLO FORMENTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Anche la Lega-Salvini Premier voterà favorevolmente. Purtroppo, siamo arrivati a votare questo provvedimento sei mesi dopo il Senato. Avrebbe meritato un'approvazione più celere, perché va nell'interesse del nostro Paese. È interesse nazionale, per un Paese che esporta oltre il 40 per cento del proprio export, del nostro export che passa per il mare.
Quindi, è evidente quanto sia importante un provvedimento del genere, che va nella direzione di assicurare maggiore sicurezza, efficienza e sostenibilità al commercio e, come è stato sottolineato negli interventi precedenti, garantisce di evitare incidenti pericolosi anche per l'ambiente. Il 90 per cento delle merci globali passano sul mare via nave e in un momento geopolitico delicato come questo serve questa cooperazione, questo scambio di informazioni, di buone pratiche per far sì che, appunto, si riesca a promuovere il flusso delle merci. Ripeto, voteremo favorevolmente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD-IDP). Grazie, solo per ribadire il voto a favore del gruppo del Partito Democratico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Frijia. Ne ha facoltà.
MARIA GRAZIA FRIJIA (FDI). Grazie, Presidente. Come hanno ben anticipato i colleghi, oggi siamo chiamati ad esprimere il nostro voto sulla ratifica della Convenzione che istituisce l'Organizzazione internazionale per gli ausili alla navigazione marittima. È una Convenzione che rafforza la cooperazione tra Stati per garantire la sicurezza della navigazione e la tutela della vita umana in mare. Fratelli d'Italia sostiene con convinzione questo provvedimento, perché rientra pienamente nella visione strategica che abbiamo della politica marittima: un'Italia protagonista nel Mediterraneo, che investe nella sicurezza, nell'innovazione e nella valorizzazione delle sue infrastrutture portuali.
Il Governo a guida Meloni, in questi anni, rivendica il lavoro fatto in tema di mare, mettendolo al centro delle politiche di questo Governo come risorsa strategica per l'economia, per la difesa nazionale, per la sostenibilità ambientale e per l'occupazione. Con la ratifica di questa Convenzione rafforziamo il ruolo dell'Italia nella governance marittima internazionale e, al tempo stesso, mettiamo un tassello importante nella costruzione di un sistema marittimo moderno, efficiente e all'altezza delle sfide del presente. Ovviamente è un provvedimento molto tecnico, ma, come dicevamo, ha un ruolo fondamentale nella strategia legata alla sicurezza del trasporto delle merci e delle persone in mare.
Il nostro voto sarà favorevole, convinti che la sicurezza in mare, la protezione delle vite e la valorizzazione della nostra vocazione marittima siano priorità nazionali, non solo tecniche, ma anche profondamente politiche (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2189)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2189: S. 1233 - "Ratifica ed esecuzione della Convenzione che istituisce l'Organizzazione internazionale per gli ausili alla navigazione marittima, con Allegato, fatta a Parigi il 27 gennaio 2021" (Approvato dal Senato).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva all'unanimità (Vedi votazione n. 19).
Secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno è rinviato alla seduta di domani.
Sull'ordine dei lavori (ore 17,18).
PRESIDENTE. Passiamo alle ulteriori richieste di informativa urgente: ce ne sono tre. Poi passeremo, invece, agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare la deputata D'Orso. Ne ha facoltà.
VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Chiederei un attimo di silenzio ai colleghi, se è possibile. Io torno a chiedere un'informativa urgente sulla vergognosa vicenda della liberazione del torturatore libico Almasri.
La scorsa settimana, la collega Chiara Appendino aveva chiesto alla Presidente Meloni di venire a riferire in quest'Aula, perché non è sfuggito a nessuno di noi che la regia di tutta questa vergognosa operazione sia di Palazzo Chigi. Non ci è sfuggito che sia un vero e proprio depistaggio di Stato. Ebbene, a distanza di una settimana dobbiamo prendere atto, però, della viltà della Premier, che non ci mette la faccia, che non viene in quest'Aula, davanti al Parlamento, ad assumersi le sue responsabilità. Al contempo, però, dobbiamo registrare che, negli ultimi giorni, il Ministro Nordio sulla vicenda è risultato improvvisamente assai loquace. Peccato, però, che la loquacità del Ministro Nordio sia consistita in dichiarazioni, buttate qua e là, a margine di eventi e sia stata soltanto l'ennesima occasione per uno squallido e scomposto attacco alla magistratura. Cito testuali parole del Ministro: “Siamo in dirittura di arrivo di una riforma epocale della giustizia e le provano tutte per rallentarla o intimidirci, a costo di inventarsi delle bufale solenni”.
Ebbene, Presidente, questo è inaccettabile, perché le bufale solenni le è venute a dire qui, in quest'Aula, il 5 febbraio, il Ministro Nordio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quelle sono le bufale solenni a cui dovrebbe porre rimedio.
Infatti, dovrebbe spiegare cosa accadeva tra le ore 12,37 di domenica 19 gennaio e le ore 12,40 del lunedì successivo, il 20 gennaio, perché nel resoconto del 5 febbraio c'è un vuoto. Ma noi sappiamo dalla libera stampa che in realtà, proprio in quelle ore, si registrava una intensa attività presso il Ministero della Giustizia. Sappiamo, ad esempio, che il direttore del Dipartimento per gli Affari di giustizia, il dottor Birritteri - all'epoca direttore, perché oggi, subito dopo questa vicenda, si è dimesso -, scriveva una mail dicendo una cosa molto grave e molto precisa. Diceva che, analizzando quelle carte, erano necessari atti urgenti, a firma del Ministro Nordio, per evitare la scarcerazione del torturatore libico Almasri. A questa mail rispondeva la Capo di Gabinetto, la dottoressa Bartolozzi, dicendo che era a conoscenza del dossier, ma invitando tutti coloro che dovevano riferire e comunicare su questa vicenda a farlo su Signal - quindi, su una chat criptata - e non protocollare alcun tipo di comunicazione richiesta in merito.
Sappiamo anche, sempre dalla stampa - grazie al cielo -, che il giorno successivo, già nelle prime ore del mattino, gli uffici predisposero l'atto, il provvedimento con cui il Ministro Nordio avrebbe potuto impedire - impedire! - il rilascio di un torturatore libico, il rimpatrio, con tutti gli onori, di un torturatore che tornava a casa per commettere ulteriori crimini contro l'umanità, crimini di guerra, per andare a continuare, a proseguire nelle torture di migranti detenuti nelle carceri libiche, piuttosto che negli stupri di bambini, perché di questo è accusato Almasri. Invece di impedire tutto questo, invece di andare a rimpatriare con tutti gli onori questo torturatore, il Ministro avrebbe dovuto apporre semplicemente una firma a un provvedimento già elaborato e sottoposto dagli uffici.
Ecco, noi vogliamo conoscere le vere ragioni per le quali quel provvedimento non fu mai firmato dal Ministro Nordio. I cittadini italiani hanno diritto di sapere di che cosa sono complici i nostri governanti. Noi, davanti a tutto questo, non molleremo la presa fintanto che in quest'Aula non verrà detta la verità, non molleremo la presa fintanto che il Ministro Nordio non verrà qui a dire la verità agli italiani. E, il minuto dopo, ci aspettiamo che il Ministro Nordio si dimetta, dica la verità e onori la Costituzione, sulla quale ha giurato, dicendo la verità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il minuto dopo si dimetta e liberi il Ministero della Giustizia dal clima irrespirabile che si è creato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianassi. Ne ha facoltà.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anche il gruppo del Partito Democratico si associa alla richiesta di informativa urgente appena avanzata dalla collega D'Orso del MoVimento 5 Stelle, già come avevamo fatto due settimane fa, ma i fatti emersi successivamente a quella richiesta, rimasta delusa perché il Ministro non si è voluto presentare, sono ancora più gravi.
Le argomentazioni difensive ed estremamente deboli del Ministro Nordio sono assolutamente non convincenti, perché clamorosamente contraddittorie. Abbiamo letto sui giornali che è emerso quello che tutti immaginavano, cioè che il Ministro è stato latitante per molto tempo, per alcune settimane, rispetto alla presenza in Aula. Quando si è presentato in Aula ha omesso particolari di estrema rilevanza, come le comunicazioni intercorse all'interno del Ministero, che dimostravano la piena consapevolezza del Ministero sull'arresto e sulla necessità di intervenire prontamente per consentire l'estradizione verso la Corte penale internazionale.
O il Ministro non governa il Ministero e il Ministero si muove senza che il Ministro ne sia informato e, dunque, quel Ministro non può rimanere al suo posto perché diventa un pericolo pubblico, o il Ministro era consapevole e ha mentito scientemente al Parlamento. Comunque sia, la sua situazione è gravissima e meriterebbe chiarezza e trasparenza, una volta per tutte, con la sua presenza in Aula.
Ovviamente questa vicenda chiama in causa in correità anche la Presidenza del Consiglio che è sempre stata, su questo argomento, estremamente riluttante, come fu nel video postato sui social dalla Presidente del Consiglio, che, anche in quell'occasione, ometteva fatti di grande rilevanza, come le informazioni che l'ambasciata italiana a l'Aja aveva ricevuto, le quali dimostravano la piena consapevolezza del Governo circa l'arresto e l'esigenza di immediata estradizione verso la Corte penale internazionale, dove il torturatore assassino libico sarebbe stato processato e giudicato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Anche il gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra si associa a questa richiesta di informativa urgente, come abbiamo già fatto la scorsa settimana.
Gli elementi che emergono sulla vicenda Almasri sono di una gravità enorme, per quanto ci riguarda. Riteniamo che il Ministro Nordio si debba dimettere, dopo aver, magari, chiarito cosa è accaduto. Penso che sia importante che la Presidente Meloni venga qui a spiegare come sono andate le vicende - come ho chiesto anche la scorsa settimana - e a chiarire quali sono i rapporti tra le “due Libie”, visto il respingimento del Ministro Piantedosi la scorsa settimana, ma soprattutto che chiarisca perché un torturatore, uno stupratore di bambini, come Almasri sia stato rimpatriato in Libia con un volo di Stato. Queste sono questioni di chiarezza importanti non solo per il Parlamento, ma per tutto il Paese, che il Governo è tenuto a darci (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine dei lavori ma su un altro argomento, il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Chiediamo un'informativa urgente al Ministro Urso e alla Ministra Calderone. Ieri il tribunale di Milano ha disposto l'amministrazione giudiziaria, per un anno, del colosso Loro Piana. Quindi, dopo i casi Armani, Dior e Valentino, un altro dio dell'olimpo della moda e del lusso cade.
Loro Piana è uno di quei brand che conosciamo bene, è uno di quei brand di moda del lusso. Il presidente, come sapete, è il figlio dell'uomo più ricco di Francia, fra i primi dieci al mondo. Il provvedimento dei giudici arriva alla fine di un'indagine molto, molto complicata. Loro Piana ha esternalizzato i suoi prodotti, la produzione di capi di abbigliamento (per intenderci, soprattutto quei cappotti di cachemire che l'hanno resa nota in tutto il mondo). La realizzazione di questi capi è avvenuta in contesti lavorativi - cito l'ordinanza - di sfruttamento del lavoro.
Spiego meglio, come abbiamo provato a fare tante volte in quest'Aula: una catena di subappalti non autorizzata, articolata in almeno quattro livelli. Vi spiego con semplicità come funziona: la produzione è esternalizzata a società senza alcuna capacità produttiva, che, a loro volta, appaltano le lavorazioni a opifici cinesi clandestini. I passaggi: Loro Piana a Evergreen, che ha già, solo essa, 7 operai e quasi nessun macchinario; Evergreen a Sor-Man, che per la produzione si serve delle cinesi Clover moda Srl e Day Meiying. Le condizioni in queste ditte si basano su evasione fiscale e contributiva, omissione di tutti i costi relativi alla sicurezza e situazioni abitative degradanti per la manodopera. Chiaramente - lo dico qua, ai cultori della legalità -, manodopera irregolare e clandestina, impiegata per tutto il giorno, compresi sabati, domeniche e giorni festivi, con retribuzioni da fame, da miseria, ai minimi tabellari. Risultato? Il costo unitario del capo prodotto si abbatte a circa un centinaio di euro. Ripetiamolo insieme, solo per capire. Poi questo stesso capo - del valore di 100 euro - viene rivenduto nelle boutique fra i 1.000 e i 3.000 euro.
Chi denuncia, come al solito, viene picchiato e ferito. È l'ennesima volta che lo diciamo: prendono le botte, questi operai. Si chiama caporalato, ed è tutta cosa nostra, affari nostri, affari del made in Italy.
Loro Piana ha agevolato il sistema di sfruttamento per ottenere l'abbattimento dei costi e la massimizzazione dei profitti. Ricordatevelo! Ricordatelo quando comprate quelle giacche in cachemire: sappiate che state pagando la voracità di questi padroni. Mi direte: non sono gli unici. Infatti.
Infatti, ogni settimana qui ne denunciamo uno, e non saranno nemmeno gli ultimi. Sono gli ultimi di un elenco. Quante volte abbiamo fatto lo stesso discorso? Quanti processi si dovranno svolgere? Quante teste spaccate, quante situazioni di schiavitù? La giustizia condanna, ma il Governo sta in silenzio, a parte astenersi e gridare che, in qualche modo, i referendum non sono l'alternativa. Ma, almeno lì, abbiamo chiesto a tanta gente se siamo d'accordo o no, alla responsabilità sociale. Già, perché Loro Piana, come sempre, risponde come tutti gli altri: ma io non sapevo! Ma abbiamo chiuso subito i rapporti!
E così ce ne saranno altri, con nuove società fittizie e nuova schiavitù.
Quando diremo basta al Far West (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)? Quando diremo basta al lavoro povero in un Paese ricco, di imprese ricchissime, che fanno solo i loro porci interessi? Lo diciamo in quest'Aula, lo diciamo perché servirebbe una Commissione d'inchiesta, d'indagine su questo sfruttamento, perché…
PRESIDENTE. Ha quasi finito il suo intervento. Non si è capito se lei chiede l'informativa al Governo.
MARCO GRIMALDI (AVS). …il made in Italy non può essere la copertura dell'illegalità, grazie.
PRESIDENTE. Scusi, lei chiede l'informativa al Governo?
MARCO GRIMALDI (AVS). L'ho detto all'inizio, Presidente, se avesse ascoltato. L'ho detta come prima frase…
PRESIDENTE. No, io veramente l'ho ascoltata con attenzione…
MARCO GRIMALDI (AVS). …e mi ha interrotto prima della fine dei miei minuti, ma comunque basta dire che il made in Italy possa essere la copertura a tutto questo.
PRESIDENTE. La cortesia fa difetto. Ha chiesto di parlare, sul medesimo argomento, la deputata Maria Cecilia Guerra. Ne ha facoltà.
MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sì, intervengo sullo stesso argomento perché il caso che è stato presentato dall'onorevole Grimaldi, dell'azienda Loro Piana, che è stata messa in amministrazione controllata proprio per questa ragione, è un caso interessante soprattutto perché non è isolato e perché ci pone il problema di questo strumento, l'esternalizzazione, come l'appalto, che ha finito di essere utilizzato per lo scopo proprio che poteva avere, in questo contesto come in tanti altri - li ha richiamati il collega, ma non riguardano solo il settore della moda che stiamo considerando, la scorsa settimana era il caso della logistica con Fenu Logistics, con forme diverse - per cui grandi imprese sono capofila di un sistema che ha una caratteristica comune, e cioè il fatto che, in mezzo, a un certo punto, ci sono imprese che dichiaratamente non producono. In pratica, la lavorazione viene affidata a soggetti che non sono imprese, diciamo la verità, perché se non producono è difficile capire cosa siano, ma sono, in realtà, fondamentalmente, delle agenzie di intermediazione di manodopera. Cioè, di fatto, il ruolo di queste aziende è quello di smistare il lavoro ad altre imprese - quelle sì, che lavorano - e praticamente queste imprese non dovrebbero neppure esistere.
Il problema è che noi abbiamo allentato, nel corso del tempo, la possibilità di controllare questi fenomeni. E mi riferisco in particolare - per fare un esempio pratico di cose che potremmo fare, siamo in Parlamento e, per questo, chiediamo un'informativa alla Ministra Calderone, perché con lei, questo tema, lo abbiamo già affrontato e vorremmo capire se, alla luce dei nuovi avvenimenti, ha cambiato idea - all'articolo 29, comma 1, del decreto legislativo n. 276 del 2003, che permette l'appalto ad imprese che abbiano, come unica caratteristica, quella di organizzare il lavoro; una funzione di direzione e controllo difficilissima poi, in realtà, da verificare. Queste imprese, quindi, sono in qualche modo legittimate, ma, in realtà, spesso la direzione controllo viene operata dall'impresa committente e, in ogni caso, sono imprese che non hanno un rischio di impresa e che non producono.
Ecco, quest'idea di impresa leggera, lungamente discussa anche in giurisprudenza, è un'idea malsana, perché, di fatto, è una forma di intermediazione di manodopera. Però, è una forma di intermediazione che diventa, in qualche modo, legittimata. Allora, quello che vorremmo chiedere, quando verrà, alla Ministra Calderone, è: inutile che lei abbia aumentato le pene per l'intermediazione illecita di manodopera, ma non si ponga il problema di considerare illecita anche questa forma di intermediazione di fatto, che viene mascherata in una forma o di appalto o di esternalizzazione.
Ve l'abbiamo già posto questo problema e l'abbiamo discusso in Commissione; abbiamo presentato emendamenti che sono stati bocciati dal Governo e ovviamente dalla maggioranza, che è ugualmente responsabile. Allora, questi avvenimenti - poi la magistratura indagherà sulle responsabilità ai vari livelli e non siamo noi a doverlo fare qui - sono, ovviamente, tutte situazioni in cui questo meccanismo, ben oliato, funziona. Io vorrei anche sottolineare che queste situazioni marce, di sfruttamento bieco, indegno di un Paese civile, non vengono generalmente scoperte per la via normale del mercato del lavoro, che non funziona, o dell'ispettorato del lavoro. No, vengono scoperte per altre ragioni, perché, ad esempio, attraverso le esternalizzazioni hai una facile via per evadere il fisco, perché l'impresa committente acquista un servizio, su cui formalmente paga l'IVA, che però non viene mai versata dall'impresa che è stata oggetto dell'esternalizzazione, la quale non paga neppure contributi e imposte. Quindi, è di solito la Guardia di finanza che trova queste cose oppure, in altri casi, è la magistratura che indaga su affari che hanno a che fare con la mafia e le 'ndranghete varie e trova queste situazioni.
Penso che come Parlamento - e lo porremo, quindi, alla Ministra e chiudo - abbiamo il dovere di guardare se anche la regolazione, che è di nostra competenza attraverso il nostro strumento normativo, non possa essere meglio utilizzata per prevenire questi fenomeni - ripeto - indegni di un Paese civile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cappelletti. Ne ha facoltà.
ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Anche il MoVimento 5 Stelle si associa a questa richiesta di informativa urgente, perché siamo chiaramente molto preoccupati per questo episodio, che ha coinvolto il gruppo Loro Piana. Eravamo abituati, anche in quest'Aula, a parlare di caporalato associandolo ad un'altra attività, quella dell'agricoltura. Qui ci troviamo, invece, una vicenda di caporalato che riguarda non solo un'azienda, ma un'azienda che è anche un simbolo del lusso e che appartiene a uno dei più grandi gruppi mondiali del lusso. È una storia di sfruttamento del lavoro, è una storia di subappalti, è una storia anche di aziende cinesi in Italia. Sottolineo questo, perché da quello che è emerso dalle indagini e da quello che abbiamo potuto acquisire, anche da fonti giornalistiche, è che c'è stata evasione fiscale e contributiva, c'è stato utilizzo di manodopera illegale e clandestina, c'è stata la totale e desolante assenza di dispositivi di protezione individuale e, quindi, di rispetto delle norme previste dal testo unico n. 81 del 2008 sulla sicurezza, c'è stata la presa d'atto di una situazione lavorativa e abitativa degradante, orari di lavoro che prevedevano la giornata intera, sabato e domenica compresi, e retribuzioni che non rispettavano neppure i minimi tabellari, cioè sotto soglia.
Ebbene, non è la prima volta che questo gruppo - parliamo di un gruppo del lusso molto importante e molto famoso, LVMH - viene coinvolto in una vicenda di questo tipo, perché nei mesi scorsi era già finita sotto i riflettori un'altra loro azienda per una questione del tutto analoga a quella di cui stiamo parlando adesso. Questo gruppo non è il solo, visto e considerato che nell'ultimo anno sono stati addirittura cinque i gruppi nel settore della moda del lusso che sono stati coinvolti da episodi di cronaca come quello che stiamo ricordando.
Come se non bastasse, da cosa è partita l'inchiesta? È partita dalla denuncia di un lavoratore, che sarebbe stato addirittura picchiato perché aveva chiesto il pagamento del lavoro arretrato. Insomma, sembra che ci troviamo di fronte a una punta dell'iceberg e per questo bene ha fatto il MoVimento 5 Stelle a volere e a ottenere un'indagine approfondita sul settore del tessile in Commissione attività produttive. Il MoVimento 5 Stelle in una mozione discussa qualche mese fa - e questo è veramente utile ricordarlo - intendeva e voleva qualificare le aziende più virtuose del tessile con l'introduzione del cosiddetto passaporto digitale di prodotto e ciò per rendere accessibili ai consumatori le informazioni sul ciclo di vita del prodotto. Ebbene, signor Presidente, se quella mozione fosse stata approvata forse adesso non staremmo neppure a discutere di tale questione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Neanche a dirlo, il testo di quella mozione è stato bocciato dalla maggioranza e dal Governo. Venga dunque - e concludo - il Ministro a riferire su quanto è successo e, soprattutto, su quali iniziative intenda porre in essere per evitare che episodi come questo abbiano a ripetersi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare la deputata Irene Manzi. Ne ha facoltà per due minuti.
IRENE MANZI (PD-IDP). La ringrazio, signor Presidente. Prendo la parola per ricordare in quest'Aula la figura di un grande imprenditore, Franco Moschini, presidente fino al 2014 - dal 1962 - del gruppo Poltrona Frau, un simbolo di quella che è stata e di quella che è l'eccellenza del design italiano, un sinonimo di eleganza, di stile, di alta qualità artigianale, di italianità in una parola stessa.
Franco Moschini, che è scomparso ieri all'età di 91 anni, ha rappresentato una figura molto importante e profondamente radicata nella sua terra d'origine, le Marche, e nella sua città di origine, Tolentino, ma proiettato verso il mondo, come del resto il marchio che ha reso globale, tra l'altro, per l'eccellenza italiana. Amava dire che “Tolentino resta il centro di tutto ciò che ho fatto. Anziché disperdermi nel mondo (…) ho fatto di Tolentino una capitale industriale e culturale, comunque il luogo in cui vivo e da dove governo il mio piccolo regno. Ma non mi sono mai rinchiuso a Tolentino: Poltrona Frau ha lavorato per il mondo e io le ho aperto sempre la strada”. Proprio a quella comunità - e non solo ad essa - ha restituito molto negli anni con uno spirito, tra l'altro, di autentico mecenatismo culturale, aprendo musei, sostenendo festival culturali internazionali in giro per l'Italia, dedicando un'attività costante verso i giovani e aprendo un museo dedicato proprio a Poltrona Frau.
Negli anni in questo suo impegno - che lo ha visto anche in qualità di presidente dell'Accademia di belle arti di Macerata dal 2009 al 2011 - sempre a fianco dei più giovani, sempre a sostegno della creatività italiana, Moschini ha rappresentato il perfetto equilibrio tra imprenditoria e cultura nelle collaborazioni, tra l'altro, con figure di primo piano come Gio Ponti, Gae Aulenti e Renzo Piano, proprio nella volontà di affiancare il marchio Frau a tutte le più importanti eccellenze italiane, tenendo sempre forte il legame tra creatività, sostenibilità e innovazione. La sua visione e passione resteranno un'eredità indelebile di bellezza, di competenza e di visione. Alla sua famiglia, ai suoi collaboratori e alla sua comunità va la nostra vicinanza e il nostro cordoglio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Mariangela Matera. Ne ha facoltà.
MARIANGELA MATERA (FDI). Grazie, Presidente. Oggi vogliamo fermarci un momento in quest'Aula per ricordare il nono anniversario di una delle più dolorose tragedie ferroviarie che ha segnato la nostra storia recente. L'incidente è avvenuto il 12 luglio 2016 sulla linea Bari Nord tra Andria e Corato. Sono passati nove anni, ma il ricordo di quelle immagini drammatiche, dei volti smarriti dei familiari in attesa di notizie e del dolore immenso che ha colpito un'intera comunità resta vivo e presente in tutti noi. Ventitré persone persero la vita in quel terribile scontro, tante altre rimasero ferite, portando per sempre, sul corpo e nel cuore, i segni di quella giornata. Erano studenti, lavoratori, madri, padri e figli che stavano semplicemente viaggiando, inconsapevoli che non sarebbero più tornati a casa. Oggi vogliamo rinnovare la nostra vicinanza ai familiari delle vittime, ai sopravvissuti, a chi da allora vive con un dolore che non si cancella. È un pensiero che sento doveroso non solo come parlamentare, ma anche come cittadino che crede profondamente nel valore della memoria collettiva.
Voglio anche rivolgere un ringraziamento sincero a quanti, in quelle ore difficilissime, prestarono soccorso con coraggio e professionalità: Forze dell'ordine, Vigili del fuoco, sanitari e volontari. La loro dedizione rappresenta il volto migliore del nostro Paese.
Questa tragedia ci ha ricordato, nel modo più crudele, quanto sia necessario investire nella sicurezza del nostro sistema ferroviario, garantendo che errori, anche umani, non mettano più in pericolo la vita dei cittadini. La sicurezza non è mai una conquista definitiva: richiede impegno costante, scelte lungimiranti e attenzione quotidiana.
A nome mio personale e, se mi è consentito, dell'intera Aula, rinnovo il cordoglio più sincero alle famiglie delle vittime. Che il ricordo del 12 luglio 2016 resti vivo, non solo come dolore, ma come monito per il futuro e come spinta a costruire un Paese più sicuro (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Laura Boldrini. Ne ha facoltà.
LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Nella tarda serata di ieri è fortunatamente naufragato il tentativo di espellere dalla Knesset il deputato arabo-israeliano Ayman Odeh. Perché, Presidente, Odeh era stato messo sotto accusa? Odeh era stato messo sotto accusa per un tweet in cui esprimeva soddisfazione per la liberazione degli ostaggi e dei prigionieri palestinesi e, inoltre, auspicava la liberazione di entrambi i popoli, cioè quello palestinese e quello israeliano, dal giogo dell'occupazione. Queste parole gli sono valse l'accusa di terrorismo da parte della destra israeliana.
Allora, Presidente, queste sono parole che ciascuno e ciascuna di noi avrebbe potuto scrivere e dire. Quindi, è veramente una becera e violenta aggressione, senza alcun fondamento. E su questa vicenda, che si è chiusa positivamente, mi piace ricordare in quest'Aula che c'è stata una mobilitazione da parte dei parlamentari, anche europei. E, tra questi, anche noi, Presidente, noi parlamentari dell'Intergruppo per la pace tra Israele e Palestina.
Ma questa vicenda, anche se si è chiusa bene, desta comunque una grande preoccupazione, perché c'è stato il tentativo di comprimere la libertà di un parlamentare della Knesset, di cacciarlo per le sue legittime opinioni, di reprimere il dissenso e di reprimere anche la presenza degli arabo-israeliani nel Parlamento di Gerusalemme. Netanyahu cerca di mettere a tacere le voci che si alzano contro l'occupazione della Cisgiordania, contro lo sterminio a Gaza, e sta continuando a coltivare i suoi progetti di espansione della regione, come dimostrano anche i raid in Siria. Abbiamo visto i raid in Siria ieri e oggi, civili israeliani che stanno entrando in Siria. Quindi, il progetto “Grande Israele” va avanti senza ostacoli.
Davanti a tutto questo, l'Unione europea potrebbe mandare un segnale chiaro, con la sospensione dell'accordo di associazione con Israele, accordo che - lo ricordo -, all'articolo 2, si basa sul rispetto dei diritti umani, diritti umani che sono stati cancellati, stracciati, seppelliti, direi, dal Governo israeliano.
Ma proprio questa mattina, invece, l'Alta rappresentante per la politica estera della Commissione, Kaja Kallas, che pure ha riconosciuto che queste violazioni ci sono, ha affermato una cosa molto preoccupante, cioè che l'obiettivo è: migliorare le condizioni di vita a Gaza. Attenzione, Presidente, non porre fine al massacro, non fermare i piani di pulizia etnica di Netanyahu e garantire l'autodeterminazione dei palestinesi, come la sicurezza del popolo israeliano. Non Questo! Semplicemente migliorare la vita nella Striscia, basta che Netanyahu accetti di fare entrare più camion di aiuti, per scongiurare - questo basterebbe, secondo lei - la sospensione dell'accordo di associazione UE-Israele. No, signora Alta Commissaria. No, non basta fare entrare più camion. Bisogna fermare quello che centinaia di illustri giuristi in tutto il mondo hanno definito un genocidio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e bisogna farlo immediatamente! Sospendere l'accordo di associazione UE-Israele è solo un primo, necessario, non più rinviabile passo, da mettere in atto, Presidente, ora, subito, senza rinvii (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
PRESIDENTE. Passiamo all'ultimo intervento di fine seduta. Ha chiesto di parlare il deputato Marco Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Sono ormai più di dieci giorni di presidio dei dipendenti della Sofalegname, Gruppo 8, a Forlì.
Ieri, il prefetto ha inviato un reparto della Polizia per garantire l'uscita delle merci prodotte. Già, perché nei giorni precedenti l'azienda ha presentato una denuncia in procura, perché il presidio impedirebbe di lavorare. Così, i lavoratori, seduti pacificamente a terra, sono stati manganellati.
Tutto questo, dopo un incontro che non ha portato a nulla. Le condizioni dell'azienda, che ha assunto i lavoratori di Sofalegname, sono del tutto opache: non sono stati versati i contributi, mancano i requisiti minimi persino per accettare e accedere a un eventuale periodo di cassa integrazione. Nei giorni precedenti, il Gruppo 8 e Sofalegname hanno osato fare una proposta indecente ai lavoratori in sciopero cioè: pagheremo gli stipendi di giugno e luglio di chi è in sciopero, togliendo lo stipendio e il TFR e le spettanze a fine rapporto del resto dei lavoratori. Cercano di farli sbranare fra loro, per avere appunto gli stipendi dovuti a tutti. Queste sono le società che osano sporgere la denuncia alla procura.
Il far west degli appalti deve finire, come abbiamo detto in tanti altri casi.
Chiediamo che il Ministero intervenga ora, almeno per far applicare le leggi. Noi restiamo al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici che non fanno altro che chiedere che venga riconosciuta la loro dignità, lavoratori che si prendono le manganellate dopo aver lavorato 90 ore alla settimana, in condizioni di nessuna sicurezza, per produrre divani di lusso venduti a decine di migliaia di euro, e poi essere lasciati a casa. Voi da che parte state (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)?
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Mercoledì 16 luglio 2025 - Ore 9,30:
(ore 9,30 e ore 16,15)
1. Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti della deputata Meloni. (Doc. IV-ter, n. 7-A)
Relatore: PITTALIS.
2. Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del deputato Donzelli. (Doc. IV-ter, n. 14-A)
Relatrice: FORATTINI.
3. Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del deputato Delmastro Delle Vedove. (Doc. IV-ter, n. 16-A)
Relatore: ENRICO COSTA.
4. Seguito della discussione del disegno di legge:
Modifiche alla legge 9 agosto 2023, n. 111, recante delega al Governo per la riforma fiscale. (C. 2384-A)
Relatrice: MATERA.
5. Seguito della discussione delle mozioni Scotto, Barzotti, Mari ed altri n. 1-00444, Boschi ed altri n. 1-00475, Rizzetto, Giaccone, Tenerini, Alessandro Colucci ed altri n. 1-00476 e D'Alessio ed altri n. 1-00477 concernenti iniziative in materia di povertà lavorativa .
6. Seguito della discussione delle mozioni Conte, Schlein, Bonelli ed altri n. 1-00465 e Boschi ed altri n. 1-00474 concernenti iniziative in ordine alla denuncia formale del Memorandum d'intesa in materia di cooperazione nel settore militare e della difesa con il Governo dello Stato di Israele .
7. Seguito della discussione della proposta di legge:
PAOLO EMILIO RUSSO ed altri: Istituzione della Giornata nazionale in memoria dei giornalisti uccisi a causa dello svolgimento della loro professione. (C. 1447-A)
Relatrice: MATTEONI.
(ore 15)
8. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .
La seduta termina alle 17,53.
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
nella votazione n. 15 il deputato Lacarra ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 19 il deputato Cuperlo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | DOC XVIII-BIS, N. 60 | 258 | 254 | 4 | 128 | 155 | 99 | 74 | Appr. |
2 | Nominale | PDL 1074-A - EM 1.1 | 252 | 248 | 4 | 125 | 108 | 140 | 74 | Resp. |
3 | Nominale | EM 1.1000 | 254 | 250 | 4 | 126 | 106 | 144 | 74 | Resp. |
4 | Nominale | EM 1.201 | 253 | 249 | 4 | 125 | 245 | 4 | 74 | Appr. |
5 | Nominale | EM 1.5 PARTE NON ASSORBITA | 259 | 246 | 13 | 124 | 94 | 152 | 74 | Resp. |
6 | Nominale | EM 1.6 | 258 | 245 | 13 | 123 | 94 | 151 | 74 | Resp. |
7 | Nominale | EM 1.7 | 257 | 251 | 6 | 126 | 105 | 146 | 74 | Resp. |
8 | Nominale | EM 1.1004 | 258 | 257 | 1 | 129 | 109 | 148 | 74 | Resp. |
9 | Nominale | ARTICOLO 1 | 258 | 258 | 0 | 130 | 256 | 2 | 74 | Appr. |
10 | Nominale | ARTICOLO 2 | 260 | 259 | 1 | 130 | 258 | 1 | 74 | Appr. |
11 | Nominale | ODG 9/1074-A/2 | 259 | 255 | 4 | 128 | 108 | 147 | 74 | Resp. |
12 | Nominale | ODG 9/1074-A/3 | 258 | 254 | 4 | 128 | 107 | 147 | 74 | Resp. |
13 | Nominale | PDL 1074-A - VOTO FINALE | 254 | 254 | 0 | 128 | 254 | 0 | 71 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 19) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nominale | DDL 2189 - ARTICOLO 1 | 247 | 247 | 0 | 124 | 246 | 1 | 71 | Appr. |
15 | Nominale | ARTICOLO 2 | 250 | 250 | 0 | 126 | 250 | 0 | 71 | Appr. |
16 | Nominale | ARTICOLO 3 | 254 | 253 | 1 | 127 | 253 | 0 | 71 | Appr. |
17 | Nominale | ARTICOLO 4 | 253 | 253 | 0 | 127 | 253 | 0 | 71 | Appr. |
18 | Nominale | ODG 9/2189/1 | 248 | 246 | 2 | 124 | 103 | 143 | 71 | Resp. |
19 | Nominale | DDL 2189 - VOTO FINALE | 239 | 239 | 0 | 120 | 239 | 0 | 71 | Appr. |