XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 512 di mercoledì 16 luglio 2025
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI
La seduta comincia alle 9,30.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata Segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
GILDA SPORTIELLO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 101, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta in corso (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,36).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 10 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, la deputata Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere alla Presidente Meloni di venire in Aula e dare conto di quanto sta succedendo all'interno del Governo circa le azioni che ha inteso mettere in campo in relazione al detenuto, ormai da 8 mesi, Alberto Trentini. Perché mi rivolgo alla Presidente? Perché alla Presidente si è rivolta direttamente, da madre a madre, credo, ritengo, la mamma di Alberto Trentini, esattamente ieri, in un'ANSA, in un'agenzia, che è stata poi ripresa dai quotidiani oggi. Lei dice disperatamente: “Oggi sono 8 mesi esatti che mio figlio Alberto è in prigione, ma tutto tace e tace anche la nostra Presidente del Consiglio. Questo silenzio per me e la mia famiglia è insostenibile, il nostro Governo deve attivarsi, come ha fatto quello svizzero con il compagno di prigionia di mio figlio, che è stato liberato da poco e ha raccontato alla stampa le terribili condizioni di detenzione in cui si trova ancora Alberto”.
Chiedo, Presidente, a questo Governo, che si atteggia ad essere molto forte perfino con i più potenti del mondo, come mai tanta impotenza in relazione al governo del Venezuela, tanto da non dare … rendere conto alla famiglia di cosa si stia facendo e come e quali siano i tempi prevedibili per la liberazione di questo nostro concittadino (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Un cooperante - capite - che anche per la legge, per le normative internazionali, ha diritto speciale, direi, alla tutela e alla salvaguardia del suo lavoro, che si è svolto, nel giro di 20 anni, in tantissimi Paesi del mondo.
Chiedo alla Presidente Meloni, ma lo chiedo a tutta l'Aula e a lei, Presidente, di metterci tutti e tutte insieme una mano sulla coscienza e sul cuore, perché è davvero incredibile che, al presente, questo nostro concittadino cooperante sia ancora detenuto, in una forma di detenzione assolutamente vicina alla tortura (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Per associarci alla richiesta di un'informativa al Governo sulla situazione di Alberto Trentini, cooperante umanitario italiano, detenuto ormai da molti mesi in Venezuela. Credo che, da questo punto di vista, sia necessario uno sforzo; uno sforzo che vada al di là delle posizioni di maggioranza e opposizione, come è stato anche in altre occasioni. In gioco c'è la vita di un nostro concittadino e, ripeto, in situazioni analoghe si è riusciti a portare a casa l'obiettivo, che è quello di farlo ritornare in Italia sano e salvo.
Quindi credo che, da questo punto di vista, ci sia la necessità di avere quanto prima, nelle forme che il Governo riterrà più adatte, tenuto conto ovviamente della situazione attuale, informazioni, e, soprattutto, conoscere quali sono le iniziative che il Governo italiano sta già intraprendendo, perché speriamo che questo sia quello che sta capitando, per avere quindi un'informativa sulla situazione e sulle prospettive di liberazione di questo nostro concittadino (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, la deputata Sportiello. Ne ha facoltà.
GILDA SPORTIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Ci accodiamo e chiediamo anche noi una richiesta di informativa, perché la vicenda di Alberto Trentini non può lasciare indifferente nessuno in questo Paese.
Non può lasciare tantomeno indifferente il Governo, che, purtroppo, finora è rimasto silente, a differenza di quanto è stato fatto da altri Governi che si sono impegnati. Penso alla persona con cui condivideva la prigionia Alberto Trentini, che è stata scarcerata.
Purtroppo il nostro Paese non ha mosso un dito. Allora chiediamo un'informativa perché la vicenda che coinvolge Alberto Trentini davvero riguarda tutto il Paese, riguarda un nostro concittadino, un cooperante, che non può essere di certo abbandonato al suo destino e alla tragica vicenda che sta vivendo. Accogliamo le parole della madre, della sua famiglia, e ci accodiamo. Quindi chiediamo anche noi un'informativa urgente da parte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti della deputata Meloni (Doc. IV-ter, n. 7-A) (ore 9,43).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale in corso nei confronti della deputata Giorgia Meloni (Doc. IV-ter, n. 7-A).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse dalla deputata Giorgia Meloni nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
(Discussione - Doc. IV-ter, n. 7-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il relatore, deputato Pietro Pittalis.
PIETRO PITTALIS, Relatore. Grazie, Presidente. La Giunta per le autorizzazioni riferisce all'Assemblea su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità trasmessa dall'ufficio GIP del tribunale di Roma il 10 novembre 2021. Tale richiesta trae origine da un procedimento penale per diffamazione aggravata a carico dell'onorevole Giorgia Meloni, avviato a seguito di una querela sporta dal signor Fabrizio Pignalberi. La richiesta è stata originariamente esaminata nella precedente legislatura, conclusa con proposta unanime di dichiarazione di insindacabilità, ma l'interruzione anticipata dei lavori parlamentari ha impedito l'adozione di una deliberazione definitiva da parte dell'Aula.
Pertanto, la questione è stata nuovamente iscritta all'ordine del giorno della Giunta nella legislatura in corso e, nella seduta del 15 gennaio 2025, ha approvato all'unanimità la proposta del relatore, dichiarando che le opinioni oggetto del procedimento risultano coperte dalla guarentigia di cui all'articolo 68, primo comma, della Costituzione, trattandosi di dichiarazioni rese nell'esercizio delle funzioni parlamentari.
La vicenda trae origine da un tweet pubblicato dall'onorevole Meloni il 2 giugno 2021, all'indomani di un servizio della trasmissione Le Iene andato in onda il 1° giugno, che denunciava attività illecite da parte del signor Pignalberi. Il testo del tweet recitava: “Fabrizio Pignalberi non ha più nulla a che fare con Fratelli d'Italia da alcuni anni. Ciononostante non avremmo potuto immaginare che fosse un truffatore. Siamo pronti a costituirci parte civile nel processo contro di lui perché siamo parte lesa”.
Il servizio giornalistico presentava accuse gravi. Secondo le testimonianze raccolte, il Pignalberi, laureato in giurisprudenza all'estero e non abilitato in Italia, esercitava abusivamente la professione forense, tratteneva indebitamente denaro destinato al pagamento di debiti fiscali o al risarcimento di incidenti e prometteva, dietro compenso, il riaffidamento di minori sottratti alle famiglie. In seguito, il signor Pignalberi è stato condannato dal tribunale di Frosinone, con sentenza del 6 luglio 2023, a 8 mesi di reclusione e a una sanzione pecuniaria di 11.000 euro per truffa ed esercizio abusivo della professione legale.
Nel rinviare alla lettura della mia relazione scritta per un'analisi più approfondita della questione, sottolineo come la Giunta abbia ritenuto opportuno contestualizzare la valutazione della questione nel quadro delle più recenti pronunce della Corte costituzionale in materia di insindacabilità parlamentare e, in particolare, delle sentenze n. 104 e n. 194 del 2024. In particolare, con la sentenza n. 104 del 2024 la Corte costituzionale, pur richiamando la propria consolidata giurisprudenza sull'articolo 68, primo comma, ha chiarito che i criteri della coincidenza di significato e della contestualità temporale tra l'attività parlamentare e le dichiarazioni extra moenia non costituiscono requisiti rigidi, bensì meri indici rivelatori.
Essa dunque ha affermato che, in casi particolari, anche espressioni che non costituiscano divulgazione del contenuto di precedenti atti tipici possano godere dell'immunità, purché presentino un evidente e qualificato nesso con l'esercizio della funzione parlamentare. In particolare, la Consulta ha precisato che rientrano nella sfera dell'insindacabilità le opinioni che risultino funzionali all'esercizio della rappresentanza politica nel quadro del pluralismo democratico sancito dall'articolo 67 della Costituzione.
Con la sentenza n. 194 del 5 dicembre del 2024 la Corte costituzionale ha dato per la prima volta concreta applicazione al predetto innovativo principio.
La Consulta, ancorché le dichiarazioni rese da un senatore non trovassero riscontro in precedenti interventi parlamentari, ha riconosciuto che rappresentavano una manifestazione della funzione di indirizzo e controllo sull'azione del Governo, prerogativa fondamentale di ogni componente del Parlamento. Dunque, la Giunta ritiene che il messaggio oggetto di contestazione sia stato pubblicato in un contesto di esercizio della funzione parlamentare per le ragioni che seguono, e più precisamente tenuto conto del ruolo politico-istituzionale ricoperto dall'onorevole Meloni.
In quanto leader di una forza politica rappresentata in Parlamento, l'onorevole Meloni assume un ruolo pubblico che travalica l'interesse personale e investe la rappresentanza collettiva. Le sue dichiarazioni, anche su mezzi digitali, si inseriscono nel quadro della funzione di stimolo e risposta alle preoccupazioni dell'opinione pubblica. La finalità del messaggio: il tweet non aveva natura meramente personale, ma intendeva dissociare Fratelli d'Italia da condotte illecite che potevano danneggiare la fiducia nella politica.
La presa di posizione su una figura già pubblicamente esposta da un'inchiesta giornalistica e ormai estranea al partito risponde a un dovere di trasparenza e di accountability politica. Il contesto fattuale: la dichiarazione si riferisce a circostanze oggetto di un'ampia divulgazione mediatica e successivamente confermate da una sentenza penale.
Il termine “truffatore” non è stato impiegato in senso giuridico-formale, bensì quale qualificazione politica dei comportamenti oggetto di denuncia, secondo canoni espressivi legittimi nel contesto della comunicazione politica.
E, infine, le precedenti attività parlamentari. Le tematiche affrontate nel tweet trovano riscontro nell'attività legislativa svolta dall'onorevole Meloni che ha cofirmato diverse proposte di legge nella scorsa legislatura, volte a tutelare soggetti vulnerabili contro le truffe, prevedendo aggravamenti sanzionatori e nuove fattispecie penali. Le relazioni di accompagnamento contengono passaggi testuali affini a quelli presenti nel tweet.
In conclusione, la Giunta ha sottolineato come, nel caso in esame, non si sia in presenza di un mero attacco personale, ma di un'opinione espressa nell'ambito di un dibattito pubblico, su un fatto di interesse generale, corroborata da elementi fattuali e coerente con l'attività istituzionale del parlamentare.
Alla luce dell'istruttoria svolta, la Giunta propone all'Assemblea di deliberare che le dichiarazioni rese dall'onorevole Giorgia Meloni nel tweet del 2 giugno 2021 siano da considerarsi effettuate nell'esercizio delle funzioni parlamentari e, in quanto tali, non suscettibili di sindacato da parte dell'autorità giudiziaria.
PRESIDENTE. Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione.
(Dichiarazioni di voto - Doc. IV-ter, n. 7-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Vogliamo ribadire in Aula un principio democratico inviolabile: non c'è libertà parlamentare senza la tutela effettiva della funzione rappresentativa; non c'è mandato popolare, se il pensiero espresso da un parlamentare è sottratto alla dialettica politica e al controllo democratico.
Ricordo a tutti i colleghi e a tutte le colleghe - che hanno provato a zittirci anche in quest'Aula - che il diritto di parola di un parlamentare non è un privilegio personale: è uno strumento collettivo, la voce dei cittadini che quel parlamentare rappresenta. Limitarlo significa comprimere la partecipazione democratica del Paese. Noi sappiamo bene quanto sia fragile la democrazia quando l'equilibrio tra poteri viene infranto, quanto sia preziosa la garanzia dell'autonomia parlamentare, quando si tratta di difendere le opinioni, soprattutto quelle scomode. Per questo prendiamo parola non a tutela di una persona, non a tutela della Presidente del Consiglio, di una deputata di Fratelli d'Italia, ma a tutela del principio della libertà del pensiero parlamentare.
Il gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra voterà a favore dell'insindacabilità delle opinioni espresse dall'onorevole Giorgia Meloni. Riteniamo che le sue dichiarazioni rientrino nell'ambito di applicazione dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione.
Come avete poc'anzi sentito, la Giunta per le autorizzazioni si è già espressa all'unanimità per l'insindacabilità: ha proposto all'Assemblea di dichiarare l'insindacabilità delle opinioni, appunto, della onorevole querelata dal signor Fabrizio Pignalberi per la pubblicazione di un messaggio sul suo profilo Twitter, in cui costui viene definito “truffatore”. Un messaggio pubblicato e seguito da un servizio televisivo che descriveva le attività di Pignalberi, il quale avrebbe effettivamente truffato diverse persone.
Pignalberi è stato poi condannato dal tribunale di Frosinone a 8 mesi di reclusione e al pagamento di una multa per truffa e esercizio abusivo della professione di avvocato.
La trasmissione de Le Iene ha direttamente chiamato in causa l'onorevole Meloni, in qualità di leader di Fratelli d'Italia. Infatti, Pignalberi è fondatore del movimento Più Italia, federato con Fratelli d'Italia. Insomma, un fratellastro d'Italia. Nel 2017 è stato candidato per Fratelli d'Italia al comune di Frosinone e l'onorevole Meloni ha perciò sentito la necessità e il dovere di prendere immediatamente le distanze.
Certo, l'onorevole Meloni non ha presentato un atto di sindacato ispettivo sulla vicenda, vorrei che ve lo segnaste; tuttavia, con la sentenza n. 194 del 5 dicembre del 2024, la Corte costituzionale ha applicato un principio: l'articolo 68, primo comma, della Costituzione può, in casi particolari, trovare applicazione anche “a dichiarazioni rese extra moenia, non necessariamente connesse ad atti parlamentari ma per le quali si ritenga nondimeno sussistere un evidente e qualificato nesso con l'esercizio della funzione parlamentare”. Dunque, tali dichiarazioni possono essere lette come espressione dell'esercizio di questo mandato, come finalizzate a promuovere la trasparenza politica e a contrastare fenomeni illeciti che compromettono la fiducia pubblica delle istituzioni. Ho concluso, Presidente.
Spero che queste parole senza polemica, senza attriti, senza retropensieri siano utili a quest'Aula, siano utili a comprendere che stiamo difendendo una potente, la più potente di questo Paese, e lo facciamo senza riserbo, da questi banchi dell'opposizione. Perché noi difendiamo la democrazia, lo facciamo sempre, soprattutto sotto il segno della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ettore Rosato. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Questa è una vicenda molto lineare, molto chiara. Peraltro, questo Parlamento aveva già deciso il suo orientamento, come è stato ben ricordato dal relatore, nella passata legislatura, quando l'onorevole Meloni allora era una leader di opposizione.
Non c'è nulla di più da aggiungere, tranne forse la considerazione che è evidente che qui ci troviamo di fronte a un atto di denuncia che innesta un procedimento giudiziario che questo Parlamento è in grado di bloccare con questo voto, ma un normale cittadino si vedrebbe dover difendersi con spese giudiziarie, con liti di fronte a un'evidente accusa temeraria che non ha nulla a che vedere con la realtà.
Il problema è evitare che queste querele di parte possano avere un percorso e vengano fermate prima, non solo perché c'è un giudizio, una valutazione del Parlamento, perché si è parlamentari. Io credo che questa sia una prerogativa da difendere fino in fondo. Ma anche di fronte a una querela con queste fattispecie ci dovrebbe essere un filtro che consenta di non arrivare in tribunale, di non spendere soldi pubblici, di non impegnare tempo utile alla magistratura; probabilmente per valutare tanti altri processi che attendono negli armadi (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Saluto l'Associazione nazionale di solidarietà con il popolo saharawi, che ha la sede legale a Reggio Emilia e che è qui ad assistere i nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare il deputato Romano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Ciò che oggi l'Aula è chiamata a votare non è soltanto una questione tecnica di insindacabilità. È una questione di responsabilità politica, una questione di serietà istituzionale: è il rispetto per la funzione che ciascuno di noi esercita in nome e per conto dei cittadini italiani.
Ormai è stato reso chiaro il fatto. La vicenda trae origine da un tweet pubblicato dall'allora deputata Giorgia Meloni, oggi Presidente del Consiglio, all'indomani della messa in onda di un servizio televisivo che denunciava comportamenti gravi e moralmente riprovevoli da parte del signor Pignalberi. Comportamenti che, a quanto risulta, sono poi stati confermati da una condanna giudiziaria.
La Presidente Meloni, come avrebbe fatto qualunque leader politico serio e responsabile, ha preso le distanze da quel soggetto.
Ha chiarito pubblicamente che non aveva più legame con il partito e manifestava l'intenzione di costituirsi parte civile nel procedimento penale. Un gesto politico e morale a tutela dell'onorabilità della sua comunità politica e dei tanti militanti, amministratori e cittadini onesti, che vi si riconoscono. Non è stato un attacco personale, ma un atto dovuto di trasparenza e di lealtà verso gli italiani.
E allora chiedo: è davvero pensabile che la difesa della propria comunità politica, svolta con serietà e responsabilità, possa essere oggetto di censura o perseguita in sede penale? Del resto, ci sono precedenti analoghi in cui la giurisprudenza costituzionale ha riconosciuto la legittimità di dichiarazioni fortemente critiche espresse fuori dalle Aule parlamentari. Penso, ad esempio, al caso Giarrusso, appartenente a un'area diversa dalla nostra, le cui dichiarazioni, molto dure nei confronti del Ministro della Giustizia rilasciate in un'intervista, sono state ritenute pienamente insindacabili dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 194 del 2024. In quel caso la Corte ha riconosciuto che anche dichiarazioni rese extra moenia, cioè fuori dal Parlamento, possono essere tutelate se collegate all'indirizzo politico e controllo del proprio mandato parlamentare, perché noi siamo qui in rappresentanza di chi ci ha dato fiducia e comunicare con loro, anche attraverso strumenti digitali, è parte integrante del nostro mandato. Quindi, entra in gioco la serietà della nostra democrazia. Una democrazia è sana quando difende il diritto alla parola politica, anche e soprattutto quando questa deve essere esercitata in momenti complessi, sotto pressione e con il coraggio di dire la verità.
Aggiungo, infine, un pensiero personale. Conosco e stimo la Presidente Giorgia Meloni per la sua tenacia, la sua coerenza e il senso altissimo del dovere che guida ogni sua scelta. È doveroso condannare con fermezza ogni attacco strumentale che tenti di criminalizzare la parola politica, soprattutto quando proviene da chi ha dimostrato con i fatti, giorno dopo giorno, che governare significa prendersi carico delle persone e dei loro bisogni con serietà e responsabilità.
Per queste ragioni, a nome mio e del gruppo Noi Moderati, annuncio il voto favorevole per la proposta della Giunta, riconoscendo l'insindacabilità delle dichiarazioni rese, non solo perché coerenti con il dettato costituzionale, ma perché profondamente rispettose del mandato che ciascuno di noi esercita in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Carla Giuliano. Ne ha facoltà.
CARLA GIULIANO (M5S). Presidente, come riportato nella relazione della Giunta, il querelante, il signor Pignalberi, nel 2023 è stato condannato per truffa ed esercizio abusivo della professione di avvocato e tale condanna segue proprio alla denuncia sporta da una delle vittime intervistate dalla trasmissione televisiva Le Iene nel servizio andato in onda il 1° giugno 2021. Ebbene, appena dopo la trasmissione televisiva de Le Iene, l'onorevole Meloni, chiamata in causa per i trascorsi politici di Pignalberi come candidato di Fratelli d'Italia, aveva scritto, appunto, un post su Twitter con cui prendeva le distanze sue e del partito di Fratelli d'Italia dal Pignalberi, chiamandolo “truffatore” e spiegando che si trattava di una persona che non aveva più nulla a che fare con il partito. Da qui, appunto, la denuncia per diffamazione del signor Pignalberi. Rispetto a questa vicenda, dichiaro il voto favorevole alla insindacabilità dell'allora onorevole Meloni, oggi Presidente del Consiglio, contro il querelante Pignalberi, che si è reso responsabile di una serie di truffe e inganni a danno di una molteplicità di persone.
Però, vorrei che ovviamente rimanesse agli atti - e rimane assolutamente inalterato - il nostro giudizio sull'operato della Presidente Meloni e del suo Governo, un giudizio che è e rimane assolutamente negativo. Riconosco, però, la rapidità di risposta e la solerzia con cui la Meloni all'epoca ha preso le distanze dal Pignalberi, ma vorrei che la stessa solerzia e la stessa rapidità di risposta le usasse sempre: che le applicasse a contrastare con forza i dazi di Trump invece che baciargli la pantofola, lavarsene le mani e lasciare la parola all'Europa; che le applicasse a condannare e a contrastare il genocidio a Gaza, invece che consentire a un Ministro del suo Governo di stringere la mano al criminale di guerra Netanyahu; che le applicasse per proteggere la nostra concittadina Francesca Albanese, colpita dalle sanzioni americane, invece che rimanere in un silenzio complice e codardo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); che le applicasse per spendere i soldi dei cittadini italiani in sanità, in welfare, in scuola e ricerca, invece che spendere 445 miliardi di euro in armi; che le usasse per difendere i magistrati antimafia e per rafforzare gli strumenti a loro disposizione per contrastare la criminalità organizzata, invece che consentire alla sua maggioranza di buttare fuori dalla Commissione antimafia due campioni dell'antimafia come Federico Cafiero De Raho e Roberto Scarpinato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); che le usasse per aiutare i nostri giovani, invece che togliere il reddito di cittadinanza, dicendo che i giovani stavano sul divano, e mettere sul divano del potere cognati, parenti, amici e amici degli amici, passando così dalla meritocrazia alla “melonicrazia” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); che le usasse per garantire aerei a tariffe più calmierate rispetto soprattutto alle zone insulari, invece che utilizzare un aereo di Stato per riportare in Libia, con tutti gli onori, il torturatore libico Almasri; che le usasse per rendersi protagonista di un reale percorso diplomatico di pace, invece di garantire ancora una volta a chi sbaglia un solo tipo di pace, quella che conosce la Meloni, la pace fiscale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); che le applicasse per garantire la libertà e la pluralità della stampa a tutela della corretta informazione, invece che spiare e mettere il bavaglio ai giornalisti; che le usasse per rafforzare le Forze dell'ordine e la sicurezza dei cittadini, invece che tagliare le intercettazioni, eliminare i controlli e spuntare le armi a chi garantisce la nostra sicurezza.
Ma, Presidente, si sa: purtroppo, tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare, anzi tra il dire e il fare c'è di mezzo la Meloni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pietro Pittalis. Ne ha facoltà. Cerchiamo cortesemente di attenerci al tema.
PIETRO PITTALIS (FI-PPE). Grazie, Presidente. Io sarò coerente. Riportandomi integralmente alle ragioni che ho già esposto nella relazione introduttiva, preannuncio il voto favorevole del gruppo di Forza Italia per la insindacabilità delle opinioni espresse dall'onorevole Giorgia Meloni nella vicenda all'esame di quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Giaccone. Ne ha facoltà.
ANDREA GIACCONE (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, intanto desidero ringraziare il relatore, il collega Pittalis, per l'approfondito e puntuale lavoro svolto, e noi non possiamo che concordare con le conclusioni alle quali è giunto il relatore nella sua proposta di parere.
Giova innanzitutto ricordare come già nella passata legislatura il caso sia stato affrontato dalla Giunta, Giunta che aveva espresso un voto favorevole all'insindacabilità e, tuttavia, l'iter non aveva potuto concludersi con il voto dell'Aula per il termine anticipato della legislatura. Inoltre, sono recentemente intervenute due sentenze della Consulta, la n. 104 e la n. 194 del 2024, secondo le quali possono ritenersi coperte dalle tutele previste dall'articolo 68, primo comma, della Costituzione, le opinioni dei parlamentari che, in un contesto politico, trattino temi di interesse generale e siano funzionali all'esercizio dell'attività parlamentare. Queste sentenze segnano un'innovazione importante: la comunicazione politica oggi si sviluppa anche attraverso i social media e con modalità che sono cambiate negli anni. La Corte costituzionale ha saputo cogliere e interpretare questa evoluzione e ha compreso le necessità, già espresse dalla Giunta, di ridefinire l'insindacabilità anche in riferimento alle dichiarazioni rese attraverso i nuovi canali di comunicazione.
Il post pubblicato via Twitter sul profilo dell'onorevole Meloni, nel caso in esame e oggetto della querela presentata dal signor Pignalberi Fabrizio, costituisce a nostro avviso chiaramente espressione di attività parlamentare e si configura come una presa di distanza da un comportamento ritenuto lesivo nei confronti del partito del quale l'onorevole Meloni era rappresentante. Per cui, il gruppo della Lega voterà convintamente a favore della proposta di parere del relatore (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Non l'ho interrotta, però approfitto del passaggio tra un intervento e l'altro per chiedere all'Aula di conservare il proprio ordine, di stare in silenzio, di non dare le spalle alla Presidenza, di recarsi fuori dall'Aula se c'è bisogno di conversare con qualche collega, di rispettare il diritto di ogni deputato a svolgere il proprio intervento mantenendo la concentrazione, senza rumori di fondo, e quindi nel rispetto generale di quest'Aula.
Ha chiesto di parlare il deputato Federico Gianassi. Ne ha facoltà.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anche il gruppo del Partito Democratico aderisce alla relazione dell'onorevole Pittalis ed esprimerà un voto a favore dell'insindacabilità delle opinioni espresse dall'attuale Presidente del Consiglio, allora, in quel contesto, parlamentare dell'opposizione e leader del partito di Fratelli d'Italia.
Si tratta di un lavoro che era stato già svolto nella precedente legislatura e che si era chiuso con una valutazione di insindacabilità espressa all'unanimità dalla Giunta, ma poi il provvedimento non era approdato in Aula per lo scioglimento anticipato delle Camere. Anche nel corso di questa legislatura, nuovamente il lavoro della Giunta è giunto a una conclusione di proposta all'Aula di insindacabilità, che, devo dire, si rafforza anche alla luce degli interventi della giurisprudenza costituzionale del 2024, che hanno rafforzato le guarentigie dei parlamentari nell'esercizio della loro attività e nel diritto alla libera espressione delle loro opinioni, laddove è stato esplicitato che l'esercizio dell'attività parlamentare si esplica anche extra moenia, fuori dall'Aula parlamentare, e non è necessariamente connesso all'esercizio di un'attività ispettiva o altro atto di natura parlamentare, e anche in relazione alla contestualità temporale, quel criterio, che pure è un criterio rivelatore dell'insindacabilità, non la esaurisce. Pertanto, in questo caso noi riteniamo che, anche alla luce…
PRESIDENTE. Guardi, si interrompa un attimo, per cortesia. Aspettiamo che i colleghi decidano di guadagnare la propria postazione e di mettersi seduti. Collega Colucci, collega Pella. Possiamo, per cortesia, rientrare nelle proprie postazioni e stare seduti in silenzio? Voi non vi rendete conto che è impossibile parlare in questo clima. Prego, riproviamo. Prosegua il suo intervento, deputato Gianassi.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Riproviamo. Peraltro, segnalo che stiamo discutendo di un procedimento penale a carico della Presidente del Consiglio. La maggioranza dovrebbe essere interessata a capire gli esiti di questa decisione dell'Aula, rispetto alla quale l'opposizione sta dichiarando il voto a favore dell'insindacabilità, perché non utilizziamo per interesse di parte le guarentigie costituzionali, ma le difendiamo a prescindere dalla persona rispetto alla quale il tema si pone (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Quindi mostriamo un interesse alle prerogative costituzionali, che sembra invece sfuggire alla maggioranza anche nell'occasione in cui si parla della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Ora, il caso è stato evidenziato dal relatore e dagli altri colleghi che sono intervenuti: una trasmissione televisiva ha denunciato il comportamento di un soggetto che era stato candidato per il partito di Fratelli d'Italia al consiglio comunale di Frosinone e che era leader di una piccola formazione politica, Più Italia, che si era federata con Fratelli d'Italia. I fatti dei quali veniva accusato erano incresciosi. All'indomani di quella trasmissione televisiva, la Presidente del Consiglio attuale, allora…
PRESIDENTE. Deputato Mollicone, deve andare al suo posto e non disturbare i lavori del Parlamento.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Stavo ripetendo quello che è già emerso nei primi interventi.
Questo soggetto, candidato per il partito di Fratelli d'Italia, leader di una piccola formazione politica che si era federata con Fratelli d'Italia, era accusato di fatti gravissimi: l'esercizio abusivo della professione di avvocato, la truffa. La Presidente del Consiglio attuale, allora parlamentare di opposizione e, già allora, leader del partito di Fratelli d'Italia, intervenne con un tweet, dichiarando che si trattava di un truffatore. In relazione a questo tweet e a queste dichiarazioni è stata denunciata per diffamazione dal soggetto.
Ribadisco in questa sede che il Partito Democratico si associa alla relazione del collega Pittalis ed esprimerà un voto a favore dell'insindacabilità delle parole espresse dall'attuale Presidente del Consiglio, che è intervenuta, noi crediamo, giustamente, per prendere le distanze su comportamenti gravi assunti da una figura che militava o era vicina al partito di Fratelli d'Italia.
Noi accusiamo Fratelli d'Italia o la Presidente del Consiglio di essere riluttanti a intervenire con durezza rispetto a fatti gravi che riguardano Fratelli d'Italia, quando ci sono state altre inchieste giornalistiche che hanno mostrato fatti altrettanto gravi o rispetto a fatti che stanno accadendo, in questi giorni, in regioni importantissime, come la regione Sicilia. Proprio, però, perché siamo coerenti, poiché contestiamo la riluttanza ad assumere posizioni chiare su fatti gravi, in questo caso, con altrettanta chiarezza, sosteniamo la difesa di quelle parole espresse dalla Presidente del Consiglio e dichiariamo il nostro voto a favore dell'insindacabilità.
Perché non c'è solo un diritto del parlamentare, leader di una formazione politica, di prendere le distanze da fatti gravi commessi da militanti della propria formazione politica: per noi esiste un dovere irrinunciabile di un parlamentare e di un leader politico di assumere un comportamento chiaro e intransigente rispetto a fatti gravi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Iaia. Ne ha facoltà.
DARIO IAIA (FDI). Grazie, Presidente. Egregi colleghi, qualche considerazione in merito alle ultime riflessioni fatte dal collega del Partito Democratico, ma anche a quelle precedenti dei colleghi del MoVimento 5 Stelle e di AVS. Purtroppo, anche nel caso in cui si potrebbe votare serenamente all'unanimità su una questione che è più squisitamente tecnica che non politica, non si perde l'occasione per fare polemica e per attaccare in qualche maniera il Governo Meloni e il nostro Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
La realtà è che ci stiamo occupando, in questa sede, in questo momento, di una vicenda che riguarda il Presidente del Consiglio, all'epoca deputato di Fratelli d'Italia, di una questione di sindacabilità, così come disciplinata dall'articolo 68 della Costituzione. Non ci pare che attualmente in Italia ci siano problemi in ordine al diritto di manifestare il proprio pensiero, così come previsto dall'articolo 21 della Costituzione, e non ci pare, anzi, siamo sicuri che Fratelli d'Italia, il Presidente Meloni sia intervenuta ogni qualvolta sia stato necessario intervenire su situazioni che riguardavano anche il proprio partito.
E la dimostrazione più palese, più lampante, è rappresentata proprio da questo caso, cari amici dell'opposizione, perché il signor Pignalberi era un soggetto il quale si era in qualche maniera federato, alleato con Fratelli d'Italia.
E il Presidente Meloni, il deputato Meloni, nel momento in cui è venuto fuori, a seguito della trasmissione Le Iene del 2021, che questo signore era un conclamato truffatore - che consumava queste truffe nei confronti degli anziani, dei soggetti più fragili, delle persone indebitate; addirittura si appropriava dei risarcimenti rinvenienti dai sinistri stradali -, nel momento in cui il Presidente Meloni, vedendo quella trasmissione, ha rilevato che si trattasse di un truffatore, non ha avuto difficoltà il giorno dopo a scrivere un tweet e a dire: questa persona non è più con Fratelli d'Italia da alcuni anni; non ha nulla a che fare con Fratelli d'Italia ed in più Fratelli d'Italia si costituirà parte civile nel processo penale nel momento in cui ci sarà un processo a carico di questa persona. Diciamo che è un conclamato truffatore anche perché il signor Pignalberi, il querelante, è stato condannato a otto mesi di reclusione per truffa aggravata.
Ma noi ci poniamo una domanda. Forse non saremmo arrivati a questo punto questa mattina, forse la Giunta non avrebbe fatto tante sedute per affrontare questa vicenda se la denuncia-querela presentata dal querelante, dal Pignalberi fosse stata oggetto di una valutazione un po' più attenta da parte della procura all'epoca. Alla luce del quadro e della trasmissione de Le Iene si evinceva in maniera chiara il fatto che si trattasse di un truffatore; nella trasmissione de Le Iene, se l'andate a vedere su YouTube si recupera ancora, le persone intervistate sono una decina e tutte riferiscono di queste truffe; peraltro parliamo di una persona condannata per truffa e per esercizio abusivo della professione di avvocato, quindi era evidente che si trattasse di un truffatore e, quindi, questa querela e questo procedimento penale potevano tranquillamente essere archiviati. Poteva il PM tranquillamente richiedere l'archiviazione e chiudere questa vicenda senza arrivare, oggi, in quest'Aula. Ma tant'è, siamo andati avanti con la Giunta, ci è stato chiesto un parere e oggi, in Aula, stiamo discutendo di questa vicenda.
Aggiungo che Fratelli d'Italia ha sempre fatto del principio della legalità uno dei punti fondanti della propria linea politica e la truffa nei confronti degli anziani e dei soggetti più fragili (pensiamo ai minori, pensiamo ai disabili) è certamente uno dei reati più odiosi. Negli interventi precedenti ho sentito che l'insindacabilità si fonderebbe sull'orientamento delle ultime due sentenze richiamate, la n. 104 e la n. 194 del 2024 (e poi spenderò qualche parola anche su queste sentenze). In realtà non è così. Perché, intanto il Presidente Meloni, da deputato, nella XVIII legislatura, aveva presentato due proposte di legge inerenti proprio la truffa aggravata: A.C. 3022 e A.C. 124. Con queste due proposte di legge si prevedeva l'introduzione di una pena maggiore nei confronti degli autori delle truffe aggravate, nonché l'introduzione della procedibilità d'ufficio che era stata cancellata in qualche maniera dalla legge Cartabia. Quindi c'è un'assoluta connessione anche tra l'attività parlamentare - le due proposte di legge - e le dichiarazioni del Presidente Meloni. Quindi, anche se oggi la giurisprudenza della Corte costituzionale fosse quella del passato e non quella attuale, comunque queste dichiarazioni sarebbero assolutamente coperte dall'insindacabilità di cui all'articolo 68.
Aggiungo un rilievo di natura politica. Grazie a questa maggioranza, grazie a Fratelli d'Italia e grazie al Presidente Giorgia Meloni quello che non è stato approvato nella XVIII legislatura, vale a dire l'aggravamento della pena nei confronti di chi truffa gli anziani, è diventato, invece, realtà in questa legislatura con il Pacchetto sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché le cose, cari colleghi, ce le dobbiamo dire. Con il Pacchetto sicurezza entrato in vigore nel 2025, entrato in vigore quest'anno, abbiamo introdotto una nuova aggravante specifica per chi truffa gli anziani, che prevede una pena da 2 a 6 anni di reclusione, la procedibilità d'ufficio (vedete la proposta del Presidente Meloni della XVIII legislatura) e l'arresto obbligatorio in flagranza. Oggi, chi truffa gli anziani e viene colto in flagranza di reato deve essere arrestato.
Quindi, quello che all'epoca, quando eravamo all'opposizione, era una proposta, con il mantenimento dell'impegno e con la coerenza della linea politica del Presidente Meloni e di Fratelli d'Italia in questa legislatura è diventato realtà.
Detto questo, aggiungo e mi avvio alla conclusione, evidenziando come assolutamente le dichiarazioni del Presidente Meloni siano a pieno titolo insindacabili. Lo abbiamo già specificato, sono insindacabili alla luce della precedente giurisprudenza ma sono insindacabili anche alla luce dell'attuale giurisprudenza della Corte costituzionale e di questo credo che un piccolo merito lo abbia anche la Giunta per le autorizzazioni e, in particolare, il Presidente Costa, che ringrazio, il quale all'epoca presiedeva la Giunta delle autorizzazioni a procedere.
Con la Giunta delle autorizzazioni abbiamo svolto una serie di audizioni. Nel corso di queste audizioni abbiamo rilevato (non ce ne era bisogno, ma comunque avevamo bisogno del conforto di autorevoli costituzionalisti, che abbiamo audito, che abbiamo ascoltato in Giunta) di verificare se la giurisprudenza o quella che era la linea del passato, vale a dire la stretta corrispondenza temporale e funzionale tra l'atto parlamentare e la dichiarazione rispetto alla quale si stava valutando l'insindacabilità ci fosse effettivamente e fosse ancora attuale.
I lavori della Giunta per le autorizzazioni hanno dimostrato come fosse necessaria un'evoluzione da questo punto di vista. Con il collega Pittalis, con gli altri capogruppo, con tutti i componenti della Giunta, abbiamo lavorato su questo e finalmente, nel 2024, non so se un po' per merito nostro ma perché la Corte costituzionale ha valutato - ritengo - il contesto fattuale, con la sentenza n. 104 del 2024 e con la sentenza n. 194 del 2024 finalmente il contesto è assolutamente cambiato. In che senso è cambiato? Con la sentenza n. 104 del 2024 la Corte costituzionale ha ribadito un aspetto. Vale a dire: ha chiarito come il criterio spaziale, per quanto riguarda le dichiarazioni dei parlamentari, non abbia alcun valore. Quindi non è necessario che le dichiarazioni vengano rese all'interno del palazzo parlamentare. Due: ha evidenziato la necessarietà del criterio funzionale - e questo è chiaro - e ha poi precisato - aspetto importantissimo - come la coincidenza di significato tra l'attività parlamentare tipica e l'opinione resa extra moenia sono solo indici rivelatori e non già elementi costitutivi di una fattispecie.
Sicché - e questo è l'elemento fondamentale che rappresenta uno spartiacque rispetto al passato - l'articolo 68 può essere applicato anche a dichiarazioni rese extra moenia non necessariamente connesse ad atti parlamentari. Quindi, un post su Twitter, un post su Facebook, un video pubblicato su TikTok pur non connesso ad atti parlamentari ma funzionali all'attività parlamentare, e quindi anche all'attività politica, può essere coperto dall'insindacabilità.
Ora, noi tutti ci rendiamo conto di come queste sentenze, la n. 104 e la n. 194, che non starò a richiamare…
PRESIDENTE. Concluda.
DARIO IAIA (FDI). …ancora più tranchant da questo punto di vista, abbiano rappresentato una profonda modifica e una profonda evoluzione della giurisprudenza della Corte costituzionale in favore della libertà di manifestazione del pensiero - e ci mancherebbe altro - da parte dei parlamentari ma, soprattutto, a difesa delle opinioni politiche che i parlamentari hanno il diritto di esprimere.
Per cui, Presidente - chiudo -, alla luce di queste considerazioni, rappresento che il gruppo di Fratelli d'Italia voterà per l'insindacabilità delle dichiarazioni del Presidente Meloni, quindi a favore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazione - Doc. IV-ter, n. 7-A)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta per le autorizzazioni di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Documento IV-ter, n. 7-A, concerne opinioni espresse dalla deputata Giorgia Meloni nell'esercizio delle sue funzioni ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Chi intende esprimersi per la insindacabilità deve votare “sì” mentre chi intende esprimersi per la sindacabilità deve votare “no”.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 1).
Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del deputato Donzelli (Doc. IV-ter, n. 14-A) (ore 10,30).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale in corso nei confronti del deputato Donzelli (Doc. IV-ter, n. 14-A).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse dal deputato Giovanni Donzelli nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
(Discussione - Doc. IV-ter, n. 14-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione
Ha facoltà di parlare la relatrice, deputata Antonella Forattini. Aspettiamo un attimo che l'Aula faccia silenzio. Colleghi, sempre se non disturbiamo. Prego.
ANTONELLA FORATTINI, Relatrice. Grazie, Presidente. La Giunta per le autorizzazioni riferisce all'Assemblea in merito alla richiesta di deliberazione concernente l'insindacabilità delle opinioni espresse dall'onorevole Giovanni Donzelli, trasmessa alla Camera dei deputati il 17 febbraio 2023 dal tribunale di Roma, sezione del giudice per le indagini preliminari. Tale richiesta trae origine da un procedimento penale per diffamazione a mezzo stampa, promosso a seguito di un esposto-querela presentato dal signor Adriano Panzironi.
La relazione della Giunta, a cui si rinvia per un esame più dettagliato della vicenda, illustra all'Assemblea gli esiti dell'istruttoria svolta e le conseguenti proposte deliberative adottate dalla Giunta.
Il procedimento, come dicevo, trae origine da un'intervista rilasciata dall'onorevole Donzelli il 31 marzo 2019, successivamente pubblicata sul sito web Notizie in un click. Nell'intervista, il signor Panzironi veniva rappresentato come soggetto esercente abusivamente la professione medica e promotore di trattamenti privi di fondamento scientifico.
Le dichiarazioni contestate si articolano in tre principali nuclei tematici. Secondo l'onorevole Donzelli, il signor Panzironi avrebbe sostenuto di poter curare anche patologie oncologiche con i propri metodi, affermazione che il querelante ritiene falsa e gravemente lesiva della propria reputazione. L'onorevole Donzelli ha dichiarato che il signor Panzironi svolgeva le attività riservate ai medici, diffondendo indicazioni terapeutiche potenzialmente dannose, pur in assenza dei requisiti professionali richiesti. L'onorevole Donzelli ha altresì pubblicamente invitato il Governo a oscurare le trasmissioni televisive del signor Panzironi, ritenute pericolosissime, affermando che “il Governo non può continuare a fare orecchie da mercante di fronte a queste false diffusioni a mezzo televisivo”.
Conformemente a quanto previsto dall'articolo 18 del Regolamento della Camera, l'onorevole Donzelli ha reso alla Giunta chiarimenti ritenuti utili all'istruttoria. In tale sede ha precisato che il signor Panzironi acquistava spazi pubblicitari televisivi, presentandoli come trasmissioni di divulgazione scientifica. In tali trasmissioni, spesso indossando un camice bianco, promuoveva la cosiddetta “dieta preistorica”, basata sull'eliminazione di zuccheri e carboidrati, promettendo longevità fino a 120 anni e consigliando l'uso di integratori prodotti dal fratello, i cui ricavi venivano reinvestiti per ulteriori campagne promozionali.
L'onorevole Donzelli ha riferito di essersi sentito moralmente obbligato a segnalare pubblicamente i rischi sanitari derivanti da tali messaggi destinati a un pubblico vulnerabile, spesso indotto a ingenti sacrifici economici. Ha sottolineato come gli elevati guadagni generati da tali attività costituissero un incentivo alla loro diffusione da parte delle emittenti private.
L'azione dell'onorevole Donzelli si è articolata anche in diverse iniziative istituzionali: ha informato l'ordine dei medici in merito alla pericolosità del metodo Life 120; ha interessato l'Agcom per verificare la corretta segnalazione del carattere pubblicitario dei contenuti trasmessi; ha svolto, infine, una costante attività di sindacato ispettivo parlamentare. In merito a quest'ultima, si segnala che, in risposta a un'interrogazione presentata il 13 giugno 2018, il Sottosegretario per la Salute aveva comunicato l'attivazione dei NAS per accertamenti di competenza.
Nel corso dell'istruttoria, la Giunta ha acquisito ulteriori elementi rilevanti. È emerso che il signor Panzironi è stato destinatario di plurimi procedimenti giudiziari e sanzioni amministrative da parte di ordini professionali e autorità competenti in relazione alla promozione, appunto, del regime Life 120 e alla commercializzazione di integratori. Di particolare rilievo è la sentenza del tribunale di Roma del 13 maggio 2025, con cui il signor Panzironi è stato condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione per esercizio abusivo della professione medica. La Giunta ha inoltre acquisito numerosi atti di sindacato ispettivo, presentati dall'onorevole Donzelli su questi temi, e analoghe iniziative sono state intraprese anche da esponenti di altri gruppi parlamentari, a conferma della rilevanza e della trasversalità della questione.
La Giunta ha esaminato la questione in diverse sedute, tenutesi nei mesi di gennaio e febbraio 2025, approvando all'unanimità la proposta della relatrice volta a riconoscere l'insindacabilità delle dichiarazioni dell'onorevole Donzelli, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione. A fondamento di tale deliberazione, la Giunta ha evidenziato il seguente profilo: sussistenza del nesso funzionale con l'attività parlamentare. Le dichiarazioni rese dall'onorevole Donzelli all'esterno dell'ambito parlamentare risultano avere una corrispondenza sostanziale di significato con precedenti atti di sindacato ispettivo da lui stesso presentati e tale corrispondenza, secondo la consolidata giurisprudenza della Corte costituzionale, costituisce un indice rilevatore della connessione funzionale richiesta dall'articolo 68 della Costituzione. Le opinioni espresse, pure al di fuori delle sedi istituzionali, risultano dunque strettamente collegate allo svolgimento del mandato parlamentare.
Le considerazioni sopra esposte sono corroborate da recenti pronunce della Corte costituzionale - le sentenze n. 104 e n. 194 del 2024 - secondo cui rientrano nella garanzia di insindacabilità le opinioni che contribuiscono a incanalare nel processo politico gli interessi della collettività, al fine di perseguire una mediazione coerente con l'interesse generale. Le dichiarazioni dell'onorevole Donzelli sono state motivate dalla volontà di tutelare un diritto fondamentale, quale la salute, di cui all'articolo 32 della Costituzione, e hanno trovato riscontro anche in posizioni espresse da altri gruppi parlamentari e autorità pubbliche, denotando l'assenza di intento meramente personale o politico.
Alla luce delle considerazioni sopra esposte, la Giunta per le autorizzazioni propone quindi all'Assemblea di dichiarare, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, l'insindacabilità delle opinioni espresse dall'onorevole Donzelli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione.
(Dichiarazioni di voto - Doc. IV-ter, n. 14-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare il deputato Marco Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. L'articolo 68 della Costituzione non è un privilegio personale, è una barriera civile contro l'arbitrio e una garanzia che il pensiero politico possa esprimersi senza timore. Antonio Gramsci, durante la prigionia, scrisse: La libertà è sempre la libertà di chi la pensa diversamente. Noi oggi dobbiamo custodire quella libertà, anche quando ci costa fatica. Dobbiamo farlo anche quando riguarda parole scomode o dei nostri peggiori e più feroci avversari politici, perché il metro con cui si misura una democrazia non è il favore, ma la coerenza con i propri principi.
Questo è ciò che ci viene chiesto oggi, non di condividere un contenuto, ma di difendere il diritto di espressione politica come componente irrinunciabile del mandato parlamentare. Ecco perché, anche in questo caso, Alleanza Verdi e Sinistra voterà a favore dell'insindacabilità delle opinioni espresse dall'onorevole Donzelli. Riteniamo che le sue dichiarazioni rientrino nell'ambito di applicazione dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, lo pensiamo in linea con il voto all'unanimità già espresso in Giunta per le autorizzazioni.
Il procedimento penale nei confronti dell'onorevole Donzelli è stato avviato a seguito di un esposto-querela presentato dal signor Adriano Panzironi, giornalista pubblicista. L'accusa è di diffamazione a mezzo stampa per un'intervista rilasciata il 31 marzo del 2019 e ripresa sul blog “Notizie in un click”. In quell'intervista, il signor Panzironi sarebbe stato descritto come un soggetto che esercita abusivamente la pratica della professione medica e promuove cure prive di fondamento scientifico, anche per patologie gravi. Sull'attività di Panzironi l'onorevole Donzelli ha presentato, a più riprese, anche atti di sindacato ispettivo, circa una decina di interrogazioni.
Ci è chiara la corrispondenza sostanziale del significato tra le dichiarazioni pubbliche e le affermazioni contenute negli atti di sindacato ispettivo; tale corrispondenza, secondo la consolidata giurisprudenza della Corte costituzionale, rappresenta un evidente indice rivelatore del nesso funzionale richiesto appunto dall'articolo 68. Nelle varie interrogazioni depositate da Donzelli si parla di bufale della medicina che non hanno a che fare con la scienza, di mancanza di fondamento scientifico e di informazioni fuorvianti.
Tutte, Presidente, affermazioni che condividiamo. Auspichiamo, anzi, che tale posizione, aderente alla scienza, possa sempre essere sostenuta da tutti in quest'Aula. In pandemia, ahimè, purtroppo abbiamo visto tesi antiscientifiche ricevere il sostegno proprio dal partito rappresentato dall'onorevole Donzelli. Ma oggi, in quest'Aula, non possiamo tacere su un uso distorto e pericoloso del potere istituzionale, lo dicevo proprio all'onorevole e a tutti voi, quello che trasforma i ruoli parlamentari in strumenti di intimidazione contro le opposizioni, che fa della macchina dello Stato un veicolo di dossieraggio e discredito.
Nel corso della vicenda Cospito, lo stesso Donzelli ha ritenuto opportuno divulgare, con toni sensazionalistici, contenuti sensibili provenienti da un circuito riservato (Commenti del deputato Donzelli). Lo ha fatto per colpire le opposizioni, non per tutelare la nostra sicurezza; lo ha fatto perché oggi, nel disegno di questo Governo, chi dissente va isolato, spesso delegittimato e criminalizzato. Con il nostro voto vogliamo ricordare che la politica non può trasformarsi mai in lotta tra chi ha accesso alle informazioni e chi ne subisce l'uso arbitrario: dossierare è umiliare la democrazia, piegare la trasparenza a una logica di vendetta, calpestare chi rappresenta voci diverse.
Noi non abbiamo paura di restare una minoranza, se ciò significa difendere il pluralismo, perché, ritornando al mio compagno di banco e maestro, la verità è sempre rivoluzionaria e noi non smetteremo mai di dirla in quest'Aula. Per tutti i motivi esposti, voteremo, come gruppo AVS, per l'insindacabilità delle opinioni espresse dal collega Donzelli. Non ci piegheremo al clima inquisitorio, né ci faremo intimidire da chi crede che la forza del potere valga più della forza delle idee. La democrazia non si difende con il controllo, ma con il confronto; non con il ricatto, ma con il rispetto; non con l'abuso, ma con la legge (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ettore Rosato. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Anche qui ci troviamo in una fattispecie abbastanza chiara, dove c'è una situazione in cui un parlamentare, nell'esercizio delle sue funzioni, difende l'interesse pubblico collettivo, e lo fa prendendo una posizione chiara in un contesto di dibattito pubblico. È evidente che c'è una funzione parlamentare esercitata che va tutelata, e quindi, alla luce di questo, la decisione della Giunta, peraltro assunta anche unanimemente, non può che essere sostenuta anche da noi (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, signori del Governo, l'articolo 68 della Costituzione sancisce un principio molto importante, quello dell'insindacabilità delle dichiarazioni dei parlamentari nell'esercizio delle loro funzioni, quello dei voti che esprimono durante l'attività parlamentare. Non possono essere quindi perseguiti, da un punto di vista penale e civile, per tali reati. Credo che sia un pilastro importantissimo, un elemento fondamentale che garantisce la centralità e l'indipendenza del Parlamento.
Oggi la questione su cui siamo chiamati ad esprimerci è una vicenda relativa a una denuncia-querela da parte di Adriano Panzironi nei confronti del collega Giovanni Donzelli sul reato di diffamazione a mezzo stampa, come è stato ben rappresentato dalla relatrice, e noi dobbiamo esprimerci non tanto sul merito, quanto se sia insindacabile o meno quello che ha dichiarato il nostro collega. Credo che sia il presupposto principale dell'attività di un parlamentare quello di adoperarsi per il bene comune, quello di lavorare per il benessere dei cittadini e quello di dare attenzione alla sicurezza dei cittadini.
Allora credo - per tutti noi che svolgiamo attività in quest'Aula e che seguiamo i lavori dell'Aula, per chi conosce il collega Donzelli, che lo ascolta nei suoi interventi, per chi lo conosce anche nell'attività politica, come il sottoscritto, all'interno di una coalizione - che ci possa essere qualcuno che può anche non condividere i contenuti degli interventi dell'onorevole Donzelli, l'identità a cui si richiama o l'orientamento politico, ma non si può non riconoscere la passione, la convinzione di lavorare per il bene del Paese e degli italiani, di lottare per la libertà e la democrazia, e la sincerità e la spontaneità con cui fa politica in modo assolutamente coerente.
Nel caso specifico, Donzelli si è adoperato, preoccupandosi per gli effetti sulla salute dei cittadini di quanto accadeva attraverso le iniziative, che sono riportate nella sua intervista, riferite ad Adriano Panzironi, che dispensava consigli, suggerimenti e cure, tra l'altro in una vicenda che successivamente - e lo vediamo a maggio del 2025 - vede il Panzironi condannato dal tribunale per esercizio abusivo della professione medica. Quindi diciamo che ciò che abbiamo letto su questa intervista non andava per nulla lontano rispetto a quanto il tribunale ha deciso e ha definito.
Allora credo che sia importante la relazione che abbiamo ascoltato e la posizione di tutti i gruppi parlamentari in quest'Aula che si sono assolutamente espressi per la difesa del principio costituzionale dell'insindacabilità, perché è un principio sul quale noi svolgiamo attività cercando di fare al meglio e al massimo la funzione del parlamentare di tutela del territorio e di attenzione alla collettività. Il collega Donzelli questa funzione l'ha svolta parlando di questo tema riferito al signor Panzironi, ma lo fa sempre, quotidianamente, ogniqualvolta si dedica a un argomento, perché è una funzione che svolge con passione. Lo ha fatto anche in questa occasione e credo che sia un bene che tutto il Parlamento si esprima non per convenienza, mi auguro che non sia per convenienza e perché può capitare a qualcuno, ma perché, quando c'è un principio costituzionale così importante, è giusto difenderlo.
Ed è questa la ragione per cui non possono esserci dubbi sul riconoscimento, da parte di quest'Aula, dell'insindacabilità delle dichiarazioni dell'onorevole Donzelli, di sicuro non ci sono dubbi da parte del gruppo di Noi Moderati, che voterà a favore della relazione della Giunta per le autorizzazioni e della insindacabilità delle parole espresse dal collega, onorevole Giovanni Donzelli (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Enrica Alifano. Ne ha facoltà.
ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente. Il caso che qui ci occupa riguarda il collega Donzelli. Io, però, dissento da quanto ho ascoltato nell'intervento che mi ha immediatamente preceduto, che ha immediatamente preceduto quello che io vi sto dicendo, sul fatto che l'onorevole Donzelli debba usufruire di una guarentigia costituzionale perché si è adoperato per la sicurezza e per il bene pubblico. Ebbene, no. Tramite lei, mi riferisco al collega Alessandro Colucci: non è questo il tema di cui discutiamo. Noi stiamo parlando, invece, dei limiti e della sussistenza di una guarentigia, come dicevo prima, stabilita a favore di noi parlamentari, quindi è tutt'altro: è un fatto assolutamente tecnico.
Come dicevano gli interventi che mi hanno preceduto, il fatto reato, un caso di diffamazione aggravata a mezzo stampa, si è concretizzato in un'intervista fatta dall'onorevole Donzelli il 31 marzo 2019. Il contenuto dell'intervista si riassume in tre punti fondamentali. Donzelli dice che Panzironi promette cure miracolose anche a pazienti affetti da patologie gravissime, come quelle oncologiche, suggerendo l'acquisto di integratori, tra l'altro commercializzati dal fratello; Panzironi, di conseguenza, esercita abusivamente la professione medica e si chiede, in conseguenza di queste due affermazioni, che le trasmissioni televisive attraverso le quali Panzironi reclamizza questo suo metodo, Life 120, vengano oscurate, perché danneggiano i cittadini che si lasciano convincere dalle sue affermazioni. Un brevissimo inciso, Presidente: qualcuno ha detto che non si è mai troppo ricchi e mai troppo magri. Sicuramente, la corsa alle diete è qualcosa che coinvolge gran parte della popolazione. Tutti vorremmo vivere, tra l'altro, più a lungo e in buona salute, e questi due argomenti hanno determinato il successo delle trasmissioni di Panzironi. Non di meno, anche ora, mentre vi parlo, vengono reclamizzate - la moda del momento spesso le suggerisce - diete che possono danneggiare la salute psicofisica di chi poi le ricerca e magari di tutto questo non si parla. Di Panzironi, invece, si è parlato e Panzironi è stato oscurato; successivamente, è stato condannato in primo grado dal tribunale di Roma, se non erro.
Torniamo a Donzelli. Donzelli è stato escusso in Giunta e ha depositato 9 interrogazioni che ha fatto sul caso, dal 13 giugno 2018 al 18 marzo 2020. Ora, rammento che l'intervista si è verificata il 31 marzo 2019, quindi nell'arco temporale compreso tra le 9 interrogazioni che egli ha fatto, quindi 9 atti di sindacato ispettivo. Vi è piena corrispondenza - bisogna dirlo - tra il contenuto delle interrogazioni e il contenuto dell'intervista. Dunque, sussiste il nesso funzionale, così come esplicitato e ben sottolineato da plurime sentenze della Corte costituzionale, perché si possa invocare la guarentigia di cui all'articolo 68 della Costituzione.
C'è, tuttavia, qualche dubbio sul nesso cronologico, perché vi è uno iato di circa quattro mesi tra l'interrogazione immediatamente precedente l'intervista e quest'ultima - concludo -, nonostante, come dicevano anche i colleghi che mi hanno preceduto, ci sia stato un ripensamento nelle ultime sentenze della Corte costituzionale sul tema dell'immunità, che hanno avuto modo di sottolineare l'importanza del nesso funzionale e, in un certo qual senso, di depotenziare l'importanza del nesso cronologico. Dunque, in ragione del revirement della Corte costituzionale, dichiaro, a nome del MoVimento 5 Stelle, di votare per l'insindacabilità delle opinioni espresse dall'onorevole Donzelli nella summenzionata intervista (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.
PIETRO PITTALIS (FI-PPE). Nel ringraziare l'onorevole Forattini per l'esaustività della relazione, preannuncio il voto favorevole del gruppo Forza Italia sulla proposta di insindacabilità delle espressioni rese dall'onorevole Giovanni Donzelli in relazione a una vicenda. Vorrei richiamare qui, signor Presidente, che stiamo trattando di una vicenda specifica. Non si comprende il senso di alcuni interventi che dilatano oltre misura il campo, sempre per buttare ogni questione in caciara: e questo è inammissibile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)! Lo dico a tutela delle prerogative di questo Parlamento e della funzione che svolgiamo! Forse, sarebbe stato più dignitoso votare contro, non a favore, e fare una disquisizione su argomentazioni che non hanno alcuna attinenza con la vicenda in esame (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Fratelli d'Italia). Perché la vicenda è quella relativa al signor Panzironi, di professione giornalista, ma che, nella realtà, è stato accertato esercitasse abusivamente la professione medica, promuovendo, attraverso un canale televisivo, cure prive di fondamento scientifico, anche per patologie gravi, diffondendo - come ha ricordato la relatrice - consigli e trattamenti non conformi alle norme sanitarie e potenzialmente dannosi per i pazienti.
L'onorevole Donzelli, nell'esercizio delle sue legittime prerogative parlamentari, ma prima ancora da cittadino, persona per bene, preoccupata delle conseguenze gravi che siffatta truffaldina attività avrebbe potuto determinare sulla salute dei cittadini, si è fatto carico di denunciare pubblicamente, dapprima, segnalando all'ordine dei medici la pericolosità della dieta promossa dal Panzironi, poi, interpellando l'Agcom, per verificare se le trasmissioni indicassero correttamente la natura pubblicitaria degli spazi acquistati, quindi svolgendo un'intensa attività di sindacato ispettivo per fare chiarezza sulla vicenda, sia presso il consiglio regionale della Toscana sia in Parlamento, e dunque contribuendo, in modo significativo, a bloccare siffatta illecita attività, con il solo dichiarato fine di tutelare la salute pubblica. Ed è proprio grazie all'iniziativa dell'onorevole Donzelli che il signor Adriano Panzironi è stato sottoposto a indagine da parte dell'autorità giudiziaria e di diversi ordini professionali: procedimenti, a quanto è dato conoscere, definiti con sanzioni penali e amministrative a suo carico. Ricordo, in particolare, la nota vicenda della promozione del regime alimentare Life 120 e della vendita dei relativi integratori.
Dunque, penso che ci voglia una buona dose di sfrontatezza a ritenere, come pretende il signor Panzironi, che l'attività dell'onorevole Donzelli costituisca un attacco diretto e sproporzionato alla sua libertà di espressione. È evidente che le dichiarazioni dell'onorevole Donzelli non sono riconducibili a interessi individuali o di parte, ma mirano esclusivamente alla tutela dell'interesse generale e, segnatamente, alla salvaguardia del fondamentale diritto alla salute garantito dall'articolo 32 della Costituzione.
Dunque, se ne faccia una ragione il querelante, signor Panzironi, ed è la ragione per la quale voteremo convintamente a sostegno della proposta della relatrice (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Laura Cavandoli. Ne ha facoltà.
LAURA CAVANDOLI (LEGA). Grazie, Presidente. Io ringrazio la relatrice, la collega Forattini, per avere svolto uno studio più approfondito e per avere proposto il parere per l'insindacabilità delle dichiarazioni dell'onorevole Donzelli.
Parto anch'io da un richiamo, quello all'articolo 68, primo comma, della Costituzione, che è alla base dell'attività della Giunta, che viene ratificata dal voto parlamentare, dal voto dell'Aula della Camera dei deputati: “I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni.” Ecco, partiamo da qui, partiamo dal Regolamento della Camera, partiamo della legge n. 140 del 2003, per dire che non c'è alcun intento politico, né una visuale politica all'interno dei voti che vengono dati in Giunta, ma anche in Aula, quando si esamina una relazione della Giunta. È un richiamo che chiedo di fare, faccio e chiedo di esaminare a tutti coloro che sono in quest'Aula, non per questo caso, ma per tutti quelli che dobbiamo esaminare.
Sì, perché in questo caso, l'attività dell'onorevole Donzelli giustamente consta di molti atti. Viene chiamato in causa per un'intervista che è stata preceduta da ben nove atti di sindacato ispettivo, che fanno riferimento a questa vicenda, a una serie di atti che hanno richiamato, come membro di questo Parlamento, le istituzioni a intervenire su un diritto fondamentale della Carta costituzionale, che è l'articolo 32 a tutela del diritto della salute.
L'episodio è stato citato, è un episodio noto, in cui questo soggetto - che, poi, è stato ritenuto colpevole di un esercizio abusivo della professione medica - sfruttava spazi pubblicitari, comunicava, tramite spazi pubblicitari a pagamento, la soluzione miracolosa a malattie importanti tramite una serie di integratori, venduti nell'ambito di una produzione che faceva capo al fratello.
Quindi, questo comportamento è stato ritenuto lesivo della personalità di chi ovviamente produceva, di chi mandava questi messaggi. Tuttavia, sappiamo bene come la nostra attività, la funzione parlamentare debba andare nel senso di tutelare gli interessi pubblici. È stata richiamata l'interpretazione della Corte costituzionale, che, per individuare un comportamento insindacabile, fa riferimento a quel nesso funzionale, che si divide nei due requisiti: il requisito sostanziale, ossia la coincidenza delle dichiarazioni fatte fuori da quest'Aula, fatte fuori da un atto parlamentare, con quelli che possono essere gli atti fatti nell'ambito del Parlamento (quindi, le nove interrogazioni precedenti dell'onorevole Donzelli sicuramente vanno a integrare questo requisito); il requisito temporale di questo nesso funzionale, che la Corte costituzionale nella sua interpretazione storica richiedeva e, sicuramente, questi atti sono precedenti, ce ne saranno anche di successivi. Quindi, già per questo, possiamo ritenere soddisfatti i requisiti.
Ma mi permetto di richiamare il nuovo corso della Corte costituzionale, che parte dalle due sentenze dello scorso anno, la n. 104 e la n. 194, che ritengo siano non un ripensamento, non un revirement, ma un'interpretazione evolutiva, un'evoluzione della Corte costituzionale che ravvede, nella comunicazione politica, nuovi mezzi, nuovi strumenti, tali da non dover essere così ingessati da quei due requisiti, sostanziale e temporale, che, sempre, dal 2003 in poi, la Corte costituzionale ha ritenuto essere necessari.
Quindi, in questo caso, cito la sentenza n. 194, che fa riferimento a un comportamento che vede un nesso evidente e qualificato dell'attività parlamentare rispetto alle dichiarazioni extra moenia, ma fa riferimento anche a quelli che devono essere gli interessi importanti, sottesi a questi comportamenti. Mi permetto di affermare che il diritto alla salute sia uno di questi.
Per questi motivi, il gruppo Lega voterà a favore della proposta della relatrice sulla insindacabilità delle dichiarazioni del collega Donzelli (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Orfini. Ne ha facoltà.
MATTEO ORFINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Pochi minuti, perché questa forse è davvero la più lineare tra le tre vicende di cui discutiamo in questo inizio di mattinata.
Come ha ben raccontato ed esposto la relatrice Forattini, siamo dentro una fattispecie classica che ovviamente porta a riconoscere l'insindacabilità, in questo caso, dell'onorevole Donzelli. La vicenda è, come è stato ricordato, quella di Panzironi, personaggio piuttosto noto alle cronache, nel senso che, per un po' di tempo, se ne è discusso e se ne è parlato: con enorme spregiudicatezza ed esercitando abusivamente la professione medica, come poi è stato riconosciuto da una sentenza, cercava di vendere una dieta miracolosa, che avrebbe dovuto salvare gli italiani anche da patologie molto gravi, di fatto, truffando chi si trovava in una condizione di grande fragilità psicologica e fisica e, quindi, di grande debolezza. Perché dico che è un caso abbastanza lineare? Perché quella vicenda produsse l'attenzione della politica e delle istituzioni. Ci furono molte iniziative ispettive, anche da parte del mio partito. Ricordo l'interrogazione dell'onorevole Carnevali, che riguardava sostanzialmente gli stessi argomenti a cui faceva riferimento l'onorevole Donzelli. Lineare perché l'onorevole Donzelli, nello svolgimento pieno delle sue prerogative parlamentari, come è stato ricordato, ha presentato diversi atti parlamentari, diversi atti ispettivi; su questa vicenda, è intervenuto sia dentro sia fuori le sedi istituzionali, cercando non solo di segnalare la pericolosità di quanto raccontava Panzironi, ma anche di attivare gli organismi di vigilanza preposti per cercare di porre fine a questi comportamenti.
Era una battaglia assolutamente legittima, fatta con gli strumenti istituzionalmente corretti, una battaglia persino condivisibile - persino Donzelli, ogni tanto, fa una cosa condivisibile anche da noi e questo caso, forse, è l'unico che rammenti - e, quindi, ovviamente, non possiamo che riconoscere l'insindacabilità.
L'unica cosa che mi sento di aggiungere, senza che l'onorevole Pittalis o i colleghi del gruppo Fratelli d'Italia si risentano, è che la battaglia che fece Donzelli era guidata da un principio giusto, cioè quello della difesa della scienza, soprattutto quando si parla di salute pubblica.
Ecco, devo confessare che riesce difficile riconoscere il Donzelli di allora nel Donzelli di oggi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), dato che, in questa legislatura e nella coda della passata legislatura, veniamo da anni in cui, sulla vicenda COVID, sulla gestione dell'emergenza sanitaria - ho finito, Presidente -, abbiamo vissuto, visto e subito una campagna violenta, che occhieggiava alle posizioni più becere dei no-vax di questo Paese, esattamente da parte dell'onorevole Donzelli e del suo partito. Quindi, spero che il riemergere di questa vicenda almeno produca un ravvedimento operoso da parte di Donzelli e del suo partito anche su questi aspetti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Pulciani. Ne ha facoltà. Colleghi!
PAOLO PULCIANI (FDI). Grazie Presidente, grazie onorevoli colleghi. Intanto, voglio unirmi ai ringraziamenti già fatti alla Giunta per le autorizzazioni a procedere, in quanto quello che si svolge in Giunta è un lavoro tecnico - come è stato rammentato tante volte -, che viene fatto precipuamente, caso per caso, in cui si affrontano le questioni sulla sindacabilità dei procedimenti penali o civili, che vengono sottoposte al nostro vaglio. Spiace - lo ripeto ed è già stato ricordato poco prima di me in quest'Aula - che, nel momento in cui questo elemento tecnico e scevro da personalismi, che quindi riguarda la funzione parlamentare e quello che viene riconosciuto come diritto di ogni parlamentare, in base all'articolo 68 della Costituzione, nel momento in cui viene in Aula, viene considerato un elemento personale, o meglio personalistico, cioè non sulla questione che si giudica, ma su chi si giudica e diventa motivo di estensione sulle qualità morali, sull'attività generale politica di un parlamentare, piuttosto che di un altro, così come, addirittura, sull'appartenenza o meno a un gruppo parlamentare, piuttosto che a un altro gruppo parlamentare.
Questo è, secondo me, inopportuno in quanto - come è stato poi, invece, ricordato - ciò di cui discutiamo è, fondamentalmente, la possibilità per un parlamentare di rappresentare le proprie idee e di svolgere la propria attività politica senza censure, se non quelle che non rientrano nell'ambito dell'articolo 68.
Nello specifico, la questione che si affronta riguardava le forti critiche mosse dal Donzelli in relazione a Panzironi, noto personaggio che vedevamo in televisione e che si faceva intervistare: non lui come giornalista, ma un altro giornalista lo intervistava, chiamandolo “dottore” e chiedendogli informazioni medico-scientifiche precise su gravissime malattie che potevano essere guarite o curate attraverso una dieta specifica, per la quale, poi, il fratello vendeva prodotti specifici.
Ad aggravare la situazione e la pericolosità della diffusione di questi servizi e di queste immagini, era, d'altronde, anche il fatto che spesso chiamasse a testimoniare nelle proprie trasmissioni persone che dichiaravano di essere miracolosamente guarite da malattie - non solo tumori, ma anche diabete e malattie croniche inguaribili: c'è un elenco, Alzheimer e così via - e che lo avevano fatto seguendo i consigli di Panzironi o acquistando i suoi prodotti. È un fenomeno particolarmente grave.
Oltretutto, quello che poi il Donzelli in qualche modo manifesta, ossia la sua perplessità, anzi, la sua condanna di questo atteggiamento, è confermato anche da tutta una serie di successive sentenze dei tribunali, sia amministrativi, sia penali, ma anche da provvedimenti dell'Agcom, che sospende le trasmissioni e commina delle sanzioni di carattere economico, nonché dall'Ordine dei giornalisti, che sostanzialmente caccia il Panzironi, rimuovendolo dall'Ordine come proprio iscritto.
Un altro elemento importante che dobbiamo porci è che, mentre il parlamentare ha la possibilità di dare rilevanza a questa grave condizione che si sta generando, molte furono e sono state le denunce fatte da privati cittadini, che però non hanno voce o che, comunque, avviano procedimenti con tempistiche estremamente lunghe e che rischiano di concludersi quando i danni generati da questa erronea comunicazione finto-medicale ormai si sono generati a livello nazionale.
Nello specifico, come era stato ricordato, anche prima dell'intervento di modifica delle sentenze della Corte costituzionale nn. 104 e 194 del 2024, che estendono l'ambito di operatività dell'articolo 68 anche alle dichiarazioni rese extra moenia che non hanno un'attinenza funzionale o temporale rispetto all'attività strettamente parlamentare, in realtà le dichiarazioni fatte dal Donzelli vi rientrerebbero, proprio perché lo stesso aveva presentato già svariate interrogazioni alla Camera e addirittura aveva fatto interventi, anche precedentemente, presso il consiglio della regione Toscana. Ci sono, infatti, tutta una serie di interrogazioni che lui propone a quest'Aula, che sono agli atti della Relazione e quindi, anche senza l'estensione delle ultime e ultimissime sentenze, sarebbe rientrato nella casistica dell'insindacabilità del percorso.
Però, quello che ci interessa è anche ragionare su cosa abbia voluto dire la Corte, estendendo la possibilità dell'insindacabilità anche alle dichiarazioni rese extra moenia, ossia al di fuori dell'attività parlamentare stricto sensu. È una cosa fondamentale, perché l'attività politica, per quanto si svolga certamente e in modo fondante in quest'Aula, oggi viene svolta anche all'esterno, attraverso mezzi e interviste sui social media, ma anche, in generale, tramite tutti i canali di comunicazione che sono molto veloci. Ed è impensabile che un parlamentare - di propria sponte o sollecitato in ordine a una questione così delicata, quale poteva essere il caso di Donzelli nei confronti della diffusione delle trasmissioni del famigerato dottor Panzironi, o di qualunque altra questione - non possa esprimere chiaramente, liberamente e motivatamente la propria opinione e debba preoccuparsi, invece, di farla precedere da un atto parlamentare, un'interrogazione, una mozione, una proposta o quello che sia. La Corte su questo è stata chiara.
Ora, è chiaro che non tutte le dichiarazioni rientrano nella copertura, nelle guarentigie dell'articolo 68, ma vi rientrano quelle che hanno un carattere di tutela generale, che hanno valore in quanto riguardano l'attività di un Governo o di un Parlamento o in quanto riguardano interessi che non sono particolaristici, personalistici, personali, propri, ma sono interessi, in realtà, della collettività. In questo senso, quindi, non c'è un'estensione infinita, aperta, ma c'è un'estensione ponderata, che rientra comunque nei canoni del buonsenso e, certamente, dell'interesse pubblico.
Su questo, ripeto, la Commissione ha fatto un lavoro dettagliato, svolgendo un'attività che ha portato all'unanimità rispetto alla posizione proposta dal relatore. Pertanto, anche Fratelli d'Italia esprime il proprio voto favorevole all'insindacabilità dei giudizi espressi dal Donzelli nella questione che ci attiene (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazione - Doc. IV-ter, n. 14-A)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento, di cui al Documento IV-ter, n. 14-A, concernono opinioni espresse dal deputato Giovanni Donzelli nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Chi intende esprimersi per la insindacabilità delle opinioni espresse deve votare “sì”, mentre chi intende esprimersi per la sindacabilità deve votare “no”.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 2).
Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del deputato Delmastro Delle Vedove (Doc. IV-ter, n. 16-A) (ore 11,17).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale in corso nei confronti del deputato Andrea Delmastro Delle Vedove (Doc. IV-ter, n. 16-A).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse dal deputato Andrea Delmastro Delle Vedove nell'esercizio delle funzioni parlamentari, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
(Discussione - Doc. IV-ter, n. 16-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione
Ha facoltà di parlare il relatore, deputato Enrico Costa.
ENRICO COSTA, Relatore. Grazie, Presidente. La Giunta per le autorizzazioni riferisce all'Assemblea in merito a una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, formulata dal tribunale di Biella, Sezione del GIP, e pervenuta alla Camera il 15 gennaio 2024.
La richiesta concerne una presunta diffamazione aggravata, ai sensi dell'articolo 595, commi terzo e quarto, del codice penale, contestata all'onorevole Andrea Delmastro Delle Vedove a seguito della denuncia-querela sporta dal dottor Quirino Lorelli, procuratore regionale della Corte dei conti per il Piemonte.
Nel 2020, in occasione del Giorno del Ricordo, l'assessorato all'istruzione della regione Piemonte propose la distribuzione nelle scuole del fumetto intitolato Foiba rossa. Norma Cossetto, storia di un'italiana. Tuttavia, a causa dell'emergenza sanitaria da COVID-19, tale distribuzione non ebbe seguito, né il volume fu acquistato.
Nonostante ciò, nel 2021, la procura regionale della Corte dei conti del Piemonte avviò un'istruttoria per presunto danno erariale. Tale iniziativa fu oggetto di forte critica da parte dell'onorevole Delmastro Delle Vedove, il quale, ritenendo insussistenti i presupposti giuridici dell'azione erariale, presentò, in data 15 giugno 2021, l'interpellanza urgente n. 2-01255 al Presidente del Consiglio dei ministri.
In tale atto ispettivo, il deputato censurava duramente l'operato del procuratore Lorelli, accusandolo di avere agito per finalità ideologiche sulla base della sola segnalazione di un consigliere regionale di LeU e di avere compromesso la necessaria imparzialità dell'azione contabile. Il giorno successivo, cioè il giorno 16 giugno 2021, l'onorevole Delmastro pubblicava sulla propria pagina Facebook un video nel quale riprendeva enfaticamente i contenuti dell'interpellanza, ricorrendo a espressioni fortemente ironiche e polemiche nei confronti del dottor Lorelli. In particolare, lo definiva “Torquemada del pensiero unico”, “Capitan Fracassa della sinistra giudiziaria”, “eroe dei due mondi della sinistra giudiziaria”, contestando l'iniziativa istruttoria come una forma di censura ideologica sulla commemorazione delle foibe.
Il 25 giugno 2021, durante l'illustrazione in Aula dell'interpellanza medesima, l'onorevole Delmastro reiterava i medesimi concetti con toni enfatici, sottolineando come l'azione contabile fosse priva di fondamento giuridico e lesiva della libertà di opinione. Ricorreva, anche in tale sede, ad analoghe espressioni polemiche, insistendo sulla presunta strumentalizzazione ideologica della giustizia contabile. Come riportato dal Sottosegretario nella risposta fornita in Aula, l'istruttoria promossa dalla procura generale della Corte dei conti si concluse senza l'adozione di atti di citazione o l'avvio di un'azione di responsabilità, venendo così archiviata.
La Giunta ha esaminato la questione nelle sedute del 5, 12, 19 e 26 marzo 2025 e ha deliberato nella seduta del 2 aprile successivo, a maggioranza, che le dichiarazioni dell'onorevole Delmastro Delle Vedove nel video pubblicato il 16 giugno 2021 rientrano nella prerogativa costituzionale dell'insindacabilità, in quanto opinioni espresse nell'esercizio delle funzioni parlamentari. Ai fini dell'applicazione dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, la Camera è chiamata a valutare se le dichiarazioni rese extra moenia, nel caso di specie attraverso un video Facebook, siano funzionalmente connesse all'attività parlamentare del deputato.
Nel rinviare alla lettura della mia relazione scritta per un'analisi più approfondita della questione, ricordo, in proposito, come la giurisprudenza della Corte costituzionale sia costante nell'affermare che, di norma, il nesso funzionale sussiste quando concorrono i due seguenti elementi: una sostanziale corrispondenza di significato tra le dichiarazioni esterne e quelle rese in sede parlamentare e un rapporto temporale tra l'attività parlamentare e quella esterna tale da conferire a quest'ultima una funzione esplicativa della prima.
Recentemente, la Consulta, con le sentenze n. 104 e n. 194 del 2024, ha ulteriormente chiarito che tali due indici, pur essendo altamente qualificanti, non sono da intendersi come requisiti esclusivi o tassativi. È possibile, infatti, riconoscere la tutela dell'insindacabilità anche in presenza di “un evidente e qualificato nesso con l'esercizio della funzione parlamentare”, pur in assenza di perfetta coincidenza cronologica e testuale tra le dichiarazioni.
Nel caso di specie, la Giunta ha ritenuto che, anche alla luce del tradizionale orientamento della Corte costituzionale, vi sia piena corrispondenza sostanziale e, in larga parte, anche testuale tra le espressioni contenute nel video del 16 giugno 2021 e quelle riportate sia nell'interpellanza urgente, sia nell'intervento in Aula del 25 giugno. Le dichiarazioni extra moenia, cioè quelle pubblicate nel video diffuso tramite Facebook, costituiscono, dunque, un'estensione nei modi e nei contenuti del sindacato ispettivo e delle opinioni già formalmente espresse in sede parlamentare.
Il legame temporale è diretto e stretto, essendo stato, il video, pubblicato il giorno successivo al deposito dell'interpellanza e pochi giorni prima dell'intervento parlamentare, in un evidente intento di divulgazione pubblica delle istanze già formalmente rappresentate in Parlamento. La Giunta ha, altresì, considerato che, pur nella forma enfatica e ironica delle espressioni adoperate, il contenuto del video appare riconducibile all'attività ispettiva del parlamentare e al diritto costituzionalmente garantito di manifestare liberamente le proprie opinioni nell'ambito del mandato elettivo.
Alla luce di quanto esposto, la Giunta per le autorizzazioni ritiene che le opinioni espresse dall'onorevole Delmastro Delle Vedove, nel video del 16 giugno 2021, siano da qualificare come espressione dell'attività parlamentare, e, pertanto, coperte dalla prerogativa costituzionale dell'insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione.
PRESIDENTE. Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione.
(Dichiarazioni di voto - Doc. IV-ter, n. 16-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare il deputato Marco Grimaldi. Ne ha facoltà. Prego cortesemente gli oratori di attenersi al punto in discussione il più possibile.
MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. L'articolo 68 della Costituzione non è un privilegio personale, è una garanzia che il pensiero politico possa esprimersi liberamente e senza timore. Ma non crediamo che ciò che descriveremo rientri nell'esercizio delle funzioni parlamentari. È un abuso politico, invece. È una strategia di dissuasione che serve a colpire chi esercita il controllo sull'operato pubblico per dissuadere chi verrà dopo. Il 16 giugno del 2021 l'onorevole Delmastro pubblicò sulla propria pagina Facebook un video e definiva il procuratore Lorelli “l'eroe dei due mondi della sinistra giudiziaria”. “il Torquemada del pensiero unico”, “il Capitan Fracassa della sinistra giudiziaria italiana”, e aggiungeva: “ti staremo con il fiato sul collo, non ti molleremo mai”.
Chuck Norris deve essere passato da Biella. Ecco, nel 2020 l'assessore regionale piemontese all'istruzione aveva proposto di distribuire nelle scuole il fumetto intitolato Foiba rossa. Norma Cossetto, storia di un'italiana. Anche se, a causa del COVID, il libro non fu distribuito, la Corte dei conti del Piemonte avviò un'istruttoria per danno erariale. All'istruttoria fece seguito un provvedimento di archiviazione, a dimostrazione del fatto che, tra l'altro, l'azione della procura era finalizzata a una legittima verifica e a tutela dell'interesse pubblico.
Certo, sulla questione l'onorevole Delmastro ha depositato interrogazioni parlamentari e ha pronunciato interventi. Tuttavia, lo diciamo, l'insulto personale non può essere coperto dalle guarentigie di cui all'articolo 68; le espressioni di Delmastro erano finalizzate a ridicolizzare il procuratore Lorelli. Sulla storia di quel fumetto c'è qualcosa di più, che molti di voi non sanno: il libretto sostenuto da Delmastro nelle sue prerogative parlamentari era di Ferrogallico. È una casa editrice apertamente collocata nell'area dell'estrema destra neofascista.
Il fumetto non è un'opera didattica, ma uno strumento ideologico, parte di un progetto di riabilitazione culturale di ambienti e riferimenti storici eversivi. Basta sfogliare il catalogo per cogliere l'intento revisionista: fumetti dedicati a squadristi, a repubblichini e a figure controverse del fascismo italiano. Gli autori dell'opera, Beniamino Delvecchio ed Emanuele Merlino, sono figure centrali in quel circuito. Merlino, attivo nei movimenti nazionalisti neofascisti, è figlio di Mario Merlino, militante di Ordine Nuovo, coinvolto nelle indagini sulla strage di piazza Fontana.
Quell'acquisto, con soldi pubblici da parte dell'assessorato piemontese, non era né neutrale, né didattico: era parte di una strategia di legittimazione di ambienti che coltivavano una memoria distorta e identitaria del Novecento. Delmastro non difende la memoria, difende un fronte, una rete, un progetto. L'attacco al procuratore Lorelli fa parte di quella strategia: è intimidazione verso chi, come la magistratura, prova a fare chiarezza verso chi osa mettere in discussione l'opportunità pubblica di quell'iniziativa sostenuta con soldi pubblici, in affidamento diretto, lo ricordo.
Presidente, oggi votiamo solo sulle espressioni utilizzate dall'onorevole Delmastro nei confronti del procuratore, sull'offesa a un rappresentante di un corpo giudiziario che ha dato avvio a procedimenti di cui si tratta proprio oggi. L'onorevole Delmastro oggi non è solo un deputato, è Sottosegretario alla Giustizia. Allora gli chiedo: è normale che chi esercita funzioni di Governo nel Ministero che sovraintende al sistema giudiziario non comprenda i limiti che dovrebbe rispettare verso la magistratura? È normale che un Sottosegretario non chieda scusa per gli attacchi pubblici al procuratore per avere avviato un'istruttoria, come previsto dalla legge?
Lo chiedo a Nordio, lo chiedo a tutti voi. Per noi no, non è normale. Le espressioni utilizzate non possono essere coperte dall'insindacabilità. Non possiamo confondere la garanzia parlamentare con l'impunità retorica. Come Alleanza Verdi e Sinistra voteremo per la sindacabilità delle espressioni utilizzate dal Sottosegretario Delmastro, per riaffermare il principio di rispetto tra poteri e difendere la magistratura da pressioni indebite come queste, per dire chiaramente che il potere non può diventare strumento di intimidazioni (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ettore Rosato. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Qui il filo è molto sottile, perché in questo caso dobbiamo stare attenti a non votare sulla nostra valutazione se condividiamo o no le cose dette dal collega Delmastro.
Non è questo il punto, perché, altrimenti, non vi sarebbe un distinguo rispetto ai due voti che abbiamo dato precedentemente, in cui più colleghi si sono espressi, dicendo che hanno condiviso anche le cose che ha detto la Presidente Meloni e che ha detto il collega Donzelli, altrimenti il confine sarebbe sbagliato, perché non è quello che ci dice la Costituzione. Noi siamo qui chiamati a discutere e a votare sulla base di un altro tipo di valutazione, cioè se le affermazioni, condivisibili o meno, fatte dal collega Delmastro, siano state espresse nell'esercizio delle sue funzioni o meno. Io credo che sia evidente per la relazione e per la ricostruzione, che ci è stata fatta dal relatore Costa, che quelle affermazioni sono state fatte chiaramente nell'esercizio delle funzioni di deputato in Aula, qui, all'interno del Parlamento. È evidente, quindi, che, per essere rispettosi di quello che è il mandato di applicazione della Costituzione, che siamo chiamati a fare, quelle affermazioni non sono sindacabili.
Se poi vogliamo allargare la valutazione allo scontro tra politica e magistratura, all'opportunità di quelle parole e a tante altre valutazioni legittime, ma che nulla c'entrano con questo nostro voto, è evidente che le valutazioni possono essere molto più ampie e diverse. Ma noi dobbiamo restare nel merito. Siamo qui a discutere se quelle affermazioni siano state fatte nel corso dell'esercizio del mandato del parlamentare e questo è sicuramente avvenuto. Quindi, voteremo di conseguenza. (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pino Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, ci sono momenti in cui quest'Aula è chiamata a pronunciarsi non solo su un singolo atto o su una persona, ma su un principio molto più ampio che tocca il cuore stesso della nostra democrazia parlamentare.
Oggi, discutiamo non semplicemente della querela intentata contro un deputato della Repubblica, ma del limite o della difesa della libertà di parola e di critica politica di ciascun rappresentante del popolo. E il caso dell'onorevole Delmastro Delle Vedove e le dichiarazioni da lui rilasciate, in un momento di evidente pressione pubblica istituzionale, si inseriscono in un quadro che travalica il profilo personale. È piuttosto un banco di prova per l'effettiva tenuta dell'articolo 68 della nostra Costituzione, per capire se questo Parlamento sia ancora disposto a difendere la sua autonomia, la sua voce e il suo ruolo nel dibattito democratico. Chi oggi siede tra questi banchi ha il dovere di tutelare non il collega, come persona, ma la funzione parlamentare in quanto istituzione, una funzione che richiede libertà di espressione, diritto di critica e la possibilità, quando è necessario, di dissentire anche con forza da altri poteri dello Stato senza che ciò diventi reato. Le affermazioni contestate al collega Delmastro, oggetto di querela da parte del procuratore regionale della Corte dei conti del Piemonte, non si inseriscono assolutamente in un contesto privato, né costituiscono una sterile polemica personale. Si tratta, invece, di dichiarazioni politiche, rese in risposta a un'iniziativa pubblica, istituzionale e mediatica, ovvero l'apertura di un'indagine per un presunto danno erariale che riguardava un esponente piemontese di Fratelli d'Italia.
È doveroso ricordare che l'indagine della Corte dei conti, pur legittima nel merito, ha avuto immediato impatto mediatico e ha suscitato un acceso dibattito politico. In questo contesto, il collega Delmastro ha esercitato il suo diritto/dovere di rappresentante eletto di esprimere valutazioni critiche e opinioni, usando anche toni duri. Ma è proprio questo, signor Presidente, il senso della tutela costituzionale dell'articolo 68: garantire che i membri del Parlamento possano esprimersi liberamente nell'ambito del loro mandato, senza il timore di essere perseguiti giudiziariamente per opinioni sgradite o politicamente non corrette. La nostra Costituzione non tutela il deputato solo quando parla in Aula: lo tutela quando esercita la sua funzione rappresentativa anche all'esterno, rivolgendosi ai cittadini, ai media e agli organi dello Stato. Limitare questa protezione significherebbe indebolire il principio stesso della democrazia rappresentativa e aprire la strada a forme di pressione giudiziaria nei confronti dei parlamentari. Il punto non è se condividiamo o meno i toni usati dall'onorevole Delmastro; il punto è se vogliamo, da oggi in avanti, consentire che si quereli un deputato per opinioni politiche, a causa di dichiarazioni che rispondono a iniziative giudiziarie di livello pubblico.
E, allora, vi chiedo, colleghi: siamo davvero pronti a mettere in discussione il principio di insindacabilità per dichiarazioni che rispondono a un attacco istituzionale evidente e frontale? Possiamo davvero ignorare che, se passa il principio per cui un deputato può essere querelato da un magistrato per aver espresso il suo dissenso politico, nessuno di noi sarà più libero di esprimere un'opinione scomoda? Non si tratta, dunque, di salvare qualcuno da un processo, ma di difendere una garanzia costituzionale che vale per tutti noi. Oggi, per Andrea Delmastro, domani per chiunque si trovi ad affrontare una situazione simile.
Difendere l'articolo 68 della Costituzione significa difendere la libertà di parola del Parlamento, significa difendere l'indipendenza del potere legislativo e la possibilità per ogni rappresentante del popolo di svolgere la propria funzione senza timori o condizionamenti.
In conclusione, colleghi, vi invito a votare, con senso di responsabilità, non sulla base delle simpatie personali o delle valutazioni sul merito delle indagini, ma sulla base del principio che un parlamentare deve poter parlare liberamente, anche criticando duramente altri poteri dello Stato, quando ciò è ritenuto necessario per difendere le sue azioni, il suo onore e le sue idee politiche.
Con questo spirito, annuncio il voto favorevole del gruppo di Noi Moderati sul riconoscimento della insindacabilità per l'onorevole Delmastro Delle Vedove (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Carla Giuliano. Ne ha facoltà.
CARLA GIULIANO (M5S). Presidente, annuncio, fin d'ora, il voto convintamente contrario del MoVimento 5 Stelle rispetto alla relazione della Giunta e spiegherò le ragioni specifiche del nostro voto contrario.
Parto da una premessa di carattere generale. Ricordo a tutti che, ai fini della operatività della guarentigia della insindacabilità, di cui all'articolo 68, primo comma, della Costituzione, ci devono essere due requisiti: il nesso funzionale tra l'attività parlamentare e l'attività esterna e la contemporaneità tra la dichiarazione esterna ed eventualmente la sussistenza di un atto parlamentare tipico.
Ebbene, come emerge anche dagli ultimi orientamenti giurisprudenziali, questo nesso funzionale risulta integrato in presenza di questi due elementi. Certamente, nel caso di specie sussiste l'elemento della contestualità tra l'atto parlamentare tipico, appunto l'interpellanza presentata dall'onorevole Delmastro, e la dichiarazione resa extra moenia nel video che ha pubblicato il giorno dopo rispetto all'interpellanza. Ma, invece, non sussiste il secondo requisito, cioè il requisito della comunanza di significato.
Certamente, non c'è coincidenza di significato tra l'attività parlamentare (l'interpellanza) e il video pubblicato su Facebook, perché quel video ha un contenuto parzialmente diverso. Innanzitutto, il deputato utilizza toni molto più aggressivi, ma non è soltanto questo il punto. Andando a rivedere, come abbiamo fatto in Giunta, il video e ascoltando le parole usate dall'onorevole Delmastro, sicuramente non si può applicare la guarentigia della insindacabilità, perché - riporto alcuni passi -, in particolare, l'onorevole Delmastro, nel video, dice: “(…) è il procuratore generale presso la Corte dei conti presso il Piemonte (…) con il cipiglio autoritario che contraddistingue una figura di grande levatura, guardatelo bene” - e qui mostra una foto che ritrae il procuratore che sorride - “(…) con l'intelligenza e l'acume politico che traspare dallo sguardo”. Quindi, con una perifrasi, neanche molto articolata e neanche tanto originale, sostanzialmente, l'onorevole Delmastro rivolge insulti al procuratore regionale, tacciandolo di poca intelligenza.
Il procuratore - ricordo - aveva avviato un'azione, che poi ovviamente non ha avuto seguito, conseguente a una segnalazione; e aveva fatto questo perché, ricordo, che c'è il principio ancora sussistente, forse per poco, dell'obbligatorietà dell'azione contabile, per cui, a fronte di una notizia di danno, il pubblico ministero ha l'obbligo di approfondire, di svolgere delle indagini e poi eventualmente, se quella notizia di danno non è fondata e non si riscontra la presenza di un danno erariale, deve archiviare, come effettivamente è stato fatto.
Ci sono ulteriori aspetti che connotano e colorano in maniera assolutamente negativa questa vicenda; vedendo il video in Giunta, ci siamo resi conto che quel video è stato realizzato dall'onorevole Delmastro quando, tra l'altro, era presidente della Giunta per le autorizzazioni ed è stato realizzato proprio all'interno della stanza che è deputata e che è assegnata al presidente della Giunta per le autorizzazioni. Quindi non ha avuto il benché minimo rispetto istituzionale nell'attaccare un altro potere dello Stato, che stava semplicemente facendo il suo lavoro.
Ma c'è ancora un altro aspetto. Voglio ricordare a tutti che, accanto al principio dell'obbligatorietà dell'azione contabile, stabilito per tutelare l'interesse generale e le finanze dello Stato (anche se purtroppo sarà un principio che vigerà ancora per poco grazie alla vostra riforma della Corte dei conti) c'è un aspetto; ovviamente il procuratore della Corte dei conti ha inviato alla regione una richiesta di chiarimenti e in base all'articolo 57, primo comma, del codice di giustizia contabile, che evidentemente l'onorevole Delmastro dimentica, quella richiesta di chiarimenti è coperta da segreto istruttorio. Ebbene, nel video l'onorevole Delmastro mostra la richiesta di chiarimenti inviata dal procuratore Lorelli alla regione, violando il segreto istruttorio. Diciamo che questo non ci stupisce, perché evidentemente l'onorevole Delmastro è, come dire, abituato a violare il segreto d'ufficio, tant'è che per un'altra vicenda è stato condannato in primo grado, ma questo rende ancora più grave e davvero ancora più surreale questa vicenda.
Tutto questo non può trovare asilo nella guarentigia dell'articolo…
PRESIDENTE. Concluda.
CARLA GIULIANO (M5S). …68, primo comma, per questo voteremo convintamente contro l'insindacabilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Enrico Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA (FI-PPE). Grazie, Presidente. Io rimando il contenuto del mio intervento alla relazione che pochi istanti fa ho reso a quest'Aula, aggiungendo soltanto, in relazione alle considerazioni che sono emerse in questo dibattito, che è fondamentale valutare il perimetro che è assegnato al Parlamento per definire se il comportamento, se le frasi del deputato siano sindacabili o insindacabili; ed è un perimetro molto chiaro e molto netto.
Il fatto di andare a valutare se un libro sia stato scritto da Tizio o da Caio, chi sono gli autori, come si è definita la trattativa, che, poi, non è andata certamente a una definizione e a una distribuzione, è un qualcosa di assolutamente irrilevante. Se deve essere il pretesto per orientare un voto in un modo piuttosto che in un altro, si tratta di una valutazione politica, ma in Giunta per le autorizzazioni abbiamo sempre cercato di sganciare le valutazioni che siamo chiamati a svolgere, che sono poi ovviamente sindacabili dalla Corte costituzionale, dalle analisi politiche. Ci si era riusciti per le due insindacabilità precedenti e ci si è fermati, per una parte di questo Parlamento, di fronte al caso dell'onorevole Delmastro, che è assolutamente sovrapponibile rispetto agli altri casi.
Noi abbiamo in questo caso un rispetto assolutamente testuale tra l'atto di sindacato ispettivo e le dichiarazioni rese extra moenia e anche un rispetto assoluto della scansione temporale tra l'atto di sindacato ispettivo e la dichiarazione resa extra moenia. Questa è la valutazione che dobbiamo svolgere, questo è l'oggetto del nostro sindacato. Tutto il resto è una valutazione politica che potrà attenere al rapporto tra le opposizioni e il Governo (atti di sindacato ispettivo, mozioni di sfiducia e altro), però è evidente che il sindacato della Giunta per le autorizzazioni a questo si deve limitare. È un perimetro molto netto e molto chiaro ed è fondamentale che quest'Aula cerchi di rispettarlo.
Io ho avuto in molti casi anche posizioni diverse rispetto a quelle dell'onorevole Delmastro, ma mai mi permetterei di trasferire le mie valutazioni - sui temi, che so, della giustizia - diverse in sede di Giunta per le autorizzazioni. Qui c'è un perimetro ben chiaro e io penso che non soltanto la serietà dei deputati deve portare a rispettare questo perimetro, ma il rispetto per quest'Aula e il rispetto per la funzione parlamentare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Cavandoli. Ne ha facoltà.
LAURA CAVANDOLI (LEGA). Grazie, Presidente. Ringrazio il relatore, onorevole Costa, per l'esame approfondito della questione, e anche io faccio un invito all'Aula: a fermarsi a esaminare l'oggettività del sindacato dell'Aula e di quello che ha fatto la Giunta. Perché noi dobbiamo valutare le affermazioni dell'onorevole Delmastro Delle Vedove che ha fatto durante un video Facebook il 16 giugno del 2021. Erano affermazioni, come è stato detto, contro il procuratore regionale per il Piemonte della Corte dei conti, il quale aveva iniziato un'istruttoria preliminare per un presunto danno contabile nei confronti di un assessore regionale della regione Piemonte. Si trattava, è stato detto, dell'acquisto di alcuni testi - siamo nel 2020 - che riguardavano la tragedia delle foibe, testi che non sono poi stati acquistati; dovevano essere consegnati alle scuole.
Sollevata questa indagine, questa istruttoria precedente addirittura all'acquisto, che poi non si è verificato, per cui è chiaramente un'istruttoria che è finita nel nulla, il collega Delmastro ha presentato un'interpellanza urgente davanti a questa Camera e ha fatto poi un video, il giorno successivo, proprio per illustrare il contenuto della sua interpellanza.
Quindi, cosa dire? Intanto partiamo dal fatto; la vicenda è questa ma poi dal punto di vista giuridico - e questo punto di vista giuridico non poteva non essere conosciuto dal collega Delmastro, perché ai tempi era presidente della Giunta per le autorizzazioni - comunque la Corte costituzionale, tradizionalmente, continuava e continua ad affermare che ogni dichiarazione extra moenia fatta dai parlamentari, se soddisfa un nesso funzionale, che viene ad essere esplicitato in una corrispondenza sostanziale di significato e una corrispondenza temporale - non una sincronicità ma anche, e meglio, se c'è un'anteriorità dell'atto parlamentare rispetto alla dichiarazione - questo è considerato dalla Corte costituzionale; sono requisiti ulteriori rispetto all'articolo 68, primo comma, e quindi sono indici, espressi requisiti di insindacabilità. Quello che abbiamo visto in questo video chiaramente ricorre e presenta questi requisiti, pertanto, secondo questo indirizzo della Corte costituzionale, sicuramente va ad essere dichiarato insindacabile.
Nel caso precedente ho accennato che la Corte costituzionale, però, lo scorso anno ha avuto un'interpretazione più evolutiva, cioè la Consulta ha affermato - e cito le parole esatte - che “la coincidenza di significato fra l'attività parlamentare tipica e l'opinione resa extra moenia, nonché la sostanziale contestualità temporale tra la prima e la seconda, sono pur sempre e soltanto degli indici rivelatori, e non già elementi costitutivi di una fattispecie puntualmente delineata dalla Costituzione e dalla legge, sicché l'articolo 68, primo comma, della Costituzione può trovare applicazione anche a dichiarazioni rese extra moenia, non necessariamente connesse ad atti parlamentari, ma per le quali si ritenga nondimeno sussistente un evidente e qualificato nesso con l'esercizio della funzione parlamentare”.
Quindi, a maggior ragione, questa interpretazione evolutiva va a rendere insindacabili le dichiarazioni del collega Delmastro. Ma cos'è che viene criticato, soprattutto dalle opposizioni? Il tono di queste dichiarazioni, i termini curiosi, irridenti, coloriti, provocatori, ironici, diciamolo, a volte anche antipatici del collega Delmastro. Ma questo rientra nella comunicazione politica, e in questo la Corte costituzionale è stata, devo dire, anche abbastanza aperta. Perché, nel riconoscere con l'ultimo indirizzo giurisprudenziale un'interpretazione più ampia e una ancora maggiore ampiezza ed elasticità sui mezzi di comunicazione e la comunicazione politica, non si può non dire che questo debba travalicare quelle che sono le modalità, anche dal punto di vista lessicale.
Cosa diversa - ma qui non ricorre, perché l'elemento è effettivamente diverso - è quello che è stato contestato da parte dell'opposizione, la parte dell'offensività di questi toni. Non sono offensivi nei confronti della persona, ma del fatto, e quindi sull'apertura dell'indagine contabile: questo è l'oggetto della tematica politica. Proprio per questi motivi, il gruppo Lega voterà a favore della proposta dell'insindacabilità fatta dal relatore (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Forattini. Ne ha facoltà.
ANTONELLA FORATTINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ancora una volta siamo costretti a occuparci dell'onorevole collega Delmastro Delle Vedove, Sottosegretario dai modi senz'altro controversi, che, in più di un'occasione, è riuscito a far parlare di sé quasi mai per iniziative o provvedimenti assunti sua sponte. Oggi l'Aula si occupa di un'altra vicenda che interessa il Sottosegretario, risalente al giugno del 2021 e che gira attorno a un video prodotto e pubblicato sui suoi canali social, rispetto al quale gli è stato contestato il reato di diffamazione, con l'aggravante di avere recato offesa a un rappresentante di un corpo giudiziario.
Ripercorriamo brevemente i fatti. Delmastro presenta un'interpellanza urgente il 15 giugno 2021 e il giorno seguente pubblica un video di accusa al dottor Quirino Lorelli, procuratore regionale della Corte dei conti per il Piemonte, reo, a suo dire, di avere avviato un'istruttoria per danno erariale rispetto alla possibilità che la regione Piemonte avesse acquistato dei libri dedicati alle foibe da distribuire nelle scuole.
Il video pubblicato da Delmastro reca le seguenti frasi, che vi riporto in maniera letterale. Riferendosi al dottor Lorelli: “l'eroe dei due mondi della sinistra giudiziaria”, “il Torquemada del pensiero unico”, “Quirino Lorelli, altresì detto Lorelli Quirino per gli amici”. E ancora “il Capitan Fracassa della sinistra giudiziaria italiana”. “Ma come non sapete chi è?”, chiede ironicamente Delmastro al suo pubblico social, “un volto così non si dimentica, è il procuratore generale presso la Corte dei Conti presso il Piemonte (...) con il cipiglio autoritario che contraddistingue una figura di tale levatura, guardatelo bene: scrive alla regione Piemonte che deve rispondere entro sette giorni (...) con l'intelligenza e l'acume politico che traspare dallo sguardo”.
Per poi concludere in bellezza, rivolgendosi direttamente al dottor Lorelli: “tu non riuscirai ad infoibare nuovamente questa tragedia per via giudiziaria, ti staremo con il fiato sul collo, non ti molleremo mai”. Come abbiamo già detto in Giunta, noi non possiamo essere d'accordo con le conclusioni a cui è giunto il relatore del provvedimento che adotteremo a breve, che salva le espressioni usate da Delmastro per sancirne l'insindacabilità ai sensi dell'articolo 68 della Costituzione. Non possiamo condividere questa posizione perché non ricorre affatto uno dei due requisiti alla base della connessione funzionale che ci dovrebbe essere tra l'attività parlamentare e le opinioni espresse extra moenia dall'onorevole.
Mentre non si può discutere il legame di ordine temporale tra l'attività parlamentare e l'attività esterna, ossia tra la presentazione dell'interpellanza e la pubblicazione del video, tutt'altro che incontestabile è la sostanziale corrispondenza di significato tra gli atti parlamentari e le dichiarazioni esterne. Ho letto le dichiarazioni di Delmastro e, di fronte a tanta violenza, tanta aggressività, bisognerebbe innanzitutto chiedersi se quelle espresse dall'onorevole possano e debbano qualificarsi come opinioni, oppure debbano essere trattate per ciò che secondo noi sono: meri insulti.
Perché, in questo secondo caso, non potremmo nemmeno invocare l'insindacabilità, giacché l'istituto, ovviamente e fortunatamente, non opera in circostanze simili. Nel video incriminato Delmastro mostra a tutti i suoi follower il volto del dottor Lorelli, arrivando persino a ironizzare sull'aspetto fisico e sullo sguardo. Sebbene in modo sottile, afferma che dal suo sguardo si evinca acume e intelligenza, usando toni sarcastici per suggerire, evidentemente, il contrario.
Lo apostrofa come “Torquemada”, “Capitan Fracassa della sinistra giudiziaria italiana”, assoggettandolo così a una fede politica, a una filiazione ideologica che, secondo Delmastro, sarebbe all'origine delle attività giudiziarie contestate. E poi, dulcis in fundo, si consente di pronunciare una frase a mio avviso gravissima “ti staremo con il fiato sul collo, non ti molleremo mai”. Bene, se le prime espressioni possono chiaramente essere considerate insulti deliberati, quest'ultima cela un intento più profondo e feroce: “ti staremo con il fiato sul collo, non ti molleremo mai”.
Cos'è questa, Presidente e onorevoli colleghi, se non un'esplicita intimidazione verso il rappresentante di un organo giudiziario? Come si può trattare questa minaccia come una semplice opinione? Come si può credere o far credere che vi sia corrispondenza tra espressioni di tale violenza e l'atto parlamentare presentato sul medesimo tema? Noi, lo ribadisco, non accettiamo che questo episodio passi sottotraccia, che venga liquidato sotto l'insegna dei toni enfatici o della mera provocazione.
Se davvero abbiamo interesse a fermare la deriva del linguaggio e dei costumi del dibattito politico, dovremmo fare esattamente il contrario di ciò che sta per accadere oggi: condannare e stigmatizzare queste modalità, non chiudere gli occhi. Per queste ragioni, dichiaro a nome del Partito Democratico, il voto convinto in favore della sindacabilità delle opinioni espresse dall'onorevole Delmastro Delle Vedove (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Benvenuti Gostoli. Ne ha facoltà.
STEFANO MARIA BENVENUTI GOSTOLI (FDI). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, a nome del gruppo di Fratelli d'Italia confermo il nostro voto favorevole alla proposta formulata dalla Giunta per le autorizzazioni in ordine all'insindacabilità delle opinioni espresse dall'onorevole Andrea Delmastro Delle Vedove, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione. La richiesta del tribunale di Biella si inserisce nell'ambito di un procedimento penale per diffamazione aggravata promosso dal procuratore regionale della Corte dei conti del Piemonte, dottor Lorelli, in relazione a dichiarazioni pubbliche rilasciate dall'onorevole Delmastro nel giugno 2021, sia tramite social che rese in Aula.
Come ha ben ricostruito il relatore, il collega onorevole Costa, che ringrazio per il lavoro svolto, tali dichiarazioni traggono origine da un'attività ispettiva parlamentare avviata con un'interpellanza urgente, in cui il collega Delmastro contestava l'avvio di un'istruttoria per danno erariale da parte della Corte dei conti, nella persona del magistrato che ho citato, ritenuta priva di fondamento e potenzialmente ispirata o influenzata da una finalità ideologica o politica.
E poi, in effetti, è stata archiviata appunto perché ritenuta palesemente infondata, addirittura riferita a delle ipotesi di azione e non a dei fatti concreti. L'onorevole Delmastro ha poi ribadito - certamente con toni enfatici e ironici, che poi contraddistinguono il suo stile di espressione, ma certamente consentiti - le medesime critiche sia in un video pubblicato il giorno successivo, sia nell'intervento in Aula. Tali espressioni, per quanto colorite, Presidente, sono legittimamente riconducibili al dibattito politico-istituzionale sul diritto di commemorare, nel caso di specie, una pagina tragica della nostra storia nazionale, ovvero quella delle foibe.
La Giunta per le autorizzazioni ha quindi correttamente accertato, in coerenza con la giurisprudenza costituzionale, la sussistenza dei due requisiti fondamentali che sono previsti in casi analoghi: la corrispondenza sostanziale di significato tra dichiarazioni rese extra moenia e l'attività parlamentare svolta, testimoniata dalla coerenza tematica e linguistica, quasi coincidente, tra interpellanza, video e intervento in Aula e il nesso temporale, ovvero la stretta prossimità cronologica tra le opinioni rese pubblicamente e l'attività ispettiva parlamentare.
Tali elementi, come confermato anche dalle recenti sentenze della Corte costituzionale, sono certamente idonei a radicare l'insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nel caso che ci riguarda. Non si tratta dunque di valutare i toni o il garbo espressivo, ma di riconoscere che quelle dichiarazioni sono state pronunciate nell'esercizio delle funzioni parlamentari, al fine di denunciare, con la forza della retorica politica, un comportamento istituzionale ritenuto lesivo di un valore identitario e storico.
Siamo certamente consapevoli, Presidente, della delicatezza del bilanciamento tra le libertà di critica e la tutela dell'onorabilità personale, ma, nel caso che ci riguarda, le espressioni contestate non integrano un mero insulto personale, bensì un'opinione politica riferita all'esercizio di funzioni pubbliche. Non sarebbe la prima volta che questa Camera riconosce l'insindacabilità in casi analoghi, anche riguardanti parlamentari di diversa appartenenza politica, sempre nel rispetto del principio costituzionale. Non è questa una difesa di parte, è la tutela di un principio, è la difesa delle prerogative del Parlamento e delle libertà del rappresentante del popolo di esprimere le proprie opinioni, anche fuori dall'Aula, quando esse si inseriscono nell'attività istituzionale.
Mi consenta di esprimere, Presidente, dispiacere e anche un po' di sconcerto nel vedere che poi, anche su un caso come questo, che è esattamente sovrapponibile agli altri due che abbiamo trattato, ci siano divisioni che non attengono a una valutazione tecnica, come dovrebbe essere nel caso che ci riguarda, ma a una valutazione che si ritiene sia più politica che altro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
In un'Aula, Presidente, che ne ha sentite davvero di tutti i colori, un moralismo linguistico relativo a una decisione della Giunta per le autorizzazioni a procedere francamente sembra fuori luogo. Basti pensare all'intervento del collega di AVS, che, certamente, legittimo nell'esprimere la propria posizione, ha fatto dell'ironia e commenti sprezzanti, anche personali. Ho sentito citare Chuck Norris riferito al Sottosegretario Delmastro Delle Vedove. Ebbene, pur non condividendo certamente lo stile del collega che ha fatto tali dichiarazioni, non mi sognerei mai di dire che questa non è un'espressione che rientra nell'esercizio delle funzioni parlamentari. Ognuno ha il suo stile e certamente ne è responsabile, ma, almeno in questa parte del Parlamento, a nessuno verrebbe mente di censurare e impedire la libertà di esprimere, in quanto parlamentare, le proprie opinioni, perché questo è un diritto del parlamentare in quanto tale e non è certamente una difesa o una battaglia politica di parte.
Per questo, Fratelli d'Italia conferma il proprio voto favorevole a sostegno dell'insindacabilità e ciò per coerenza con il dettato costituzionale, con l'orientamento consolidato della giurisprudenza e, soprattutto, per rispetto - come dicevo - della funzione parlamentare, che deve rimanere libera, autonoma e protetta da indebite compressioni esterne (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazione - Doc. IV-ter, n. 16-A)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Documento IV-ter, n. 16-A, concernono opinioni espresse dal deputato Andrea Delmastro Delle Vedove nell'esercizio delle funzioni parlamentari, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Chi intende esprimersi per la insindacabilità delle opinioni espresse deve votare “sì”, mentre chi intende esprimersi per la sindacabilità deve votare “no”.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 3).
Seguito della discussione del disegno di legge: Modifiche alla legge 9 agosto 2023, n. 111, recante delega al Governo per la riforma fiscale (A.C. 2384-A) (ore 12,05).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2384-A: Modifiche alla legge 9 agosto 2023, n. 111, recante delega al Governo per la riforma fiscale.
Ricordo che nella seduta del 14 luglio si è conclusa la discussione generale e la relatrice e la rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.
(Esame dell'articolo unico - A.C. 2384-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.
Informo l'Assemblea che, in applicazione dell'articolo 85-bis del Regolamento, il gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle proposte emendative riferite all'articolo unico del disegno di legge segnalate per la votazione.
MARIANGELA MATERA, Relatrice. Parere contrario su tutti gli emendamenti.
PRESIDENTE. Il Governo?
LUCIA ALBANO, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Parere conforme.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.1 Merola. Ha chiesto di parlare il deputato Merola. Ne ha facoltà.
VIRGINIO MEROLA (PD-IDP). La ringrazio, signor Presidente. Con questo emendamento, chiediamo di sopprimere la proroga e questa riforma fiscale. So che, agli occhi della maggioranza, potrà sembrare un atto quasi provocatorio. Noi non pensiamo che sia inutile, perché si lavora anche guardando al futuro. Siccome riteniamo che la vostra proposta di regime fiscale sia completamente inadeguata e ingiusta per l'interesse generale del nostro Paese, ma anche per i singoli contribuenti, continuiamo a ripetere che ci divide profondamente il vostro impianto. Noi continuiamo a essere fedeli nell'applicazione della Costituzione e, quindi, riteniamo che la progressività fiscale non vada abbandonata. Voi lo avete fatto, introducendo la flat tax e continuate a farlo con i provvedimenti che state proponendo.
A futura memoria, quindi, ribadiamo il nostro “no” su questa riforma fiscale e, per evidenti motivi, anche sulla proroga. Ci vedremo nella prossima discussione di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.1 Merola. Se nessun altro chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.2 L'Abbate. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.8 Merola. Ha chiesto di parlare il deputato Merola. Ne ha facoltà.
VIRGINIO MEROLA (PD-IDP). Con questa proroga, signor Presidente, si è introdotta anche una modifica ai criteri per la determinazione del gioco fisico e, guarda caso, quello che scompare sono i termini “diminuzione della distanza” e “riduzione dell'offerta di giochi”, in cambio di una parola che si limita a una generica “revisione”. Noi continuiamo a pensare che, sul tema dei giochi, sia importante, invece, definire un sistema imperniato sul diritto alla salute delle persone, per una lotta conseguente alla dipendenza patologica da gioco e anche alla criminalità organizzata.
Questa modifica, quindi, per quanto riguarda la revisione dei limiti di giocata e di vincita va aggiornata in funzione della prevenzione sanitaria, che è il senso di questo emendamento, così come chiediamo - sempre con questo emendamento - che le procedure di autoesclusione dal gioco siano con tempi non superiori e con adempimenti non dissimili da quelli di registrazione nelle piattaforme e nei punti di distribuzione dei giochi. Chiediamo anche l'istituzione di un Registro nazionale di autoesclusione dalla partecipazione in qualsiasi forma ai giochi con vincita in denaro, un registro tenuto dal Servizio sanitario nazionale che dà comunicazione dei nominativi all'Agenzia delle dogane e dei monopoli per i seguiti tecnici, ovviamente nell'assoluta garanzia di rispetto della privacy.
Aver spostato, nel vostro impianto, dal Ministero della Salute alla Presidenza del Consiglio in un generico Fondo per la lotta alle dipendenze il tema prioritario della salute in relazione ai giochi lo riteniamo un fatto grave; da qui la proposta che avanziamo con questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Iaria. Ne ha facoltà.
ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo proprio su questo emendamento che noi crediamo sia molto importante e dispiace che probabilmente non sarà approvato perché quello delle distanze, quello delle sale slot, quello delle aree preposte al gioco e alle scommesse sono temi che le città, molte città hanno affrontato, anche perché questa problematica incide moltissimo sulla qualità della vita dei quartieri dove queste sale slot, queste attività vengono insediate. Si è fatta una battaglia in passato, l'abbiamo fatto anche a Torino, che per un periodo è stata anche vinta; poi, purtroppo, sono state cambiate queste regole per cui le distanze dalle scuole, dalle attività sociali erano importanti nel delimitare i vincoli per poter poi approvare le licenze sulle sale giochi.
Da questo punto di vista l'arretramento verso questo tipo di attività è un fatto che non aiuta a combattere il degrado di alcune periferie. Io faccio parte della Commissione d'inchiesta sul degrado delle periferie; è chiaramente una delle problematiche lo sviluppo di queste sale giochi che, alla fine, non portano un valore aggiunto ai quartieri, anzi identificano il quartiere come un posto dove le attività più consone o quelle che possono nascere vengono poi compromesse (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Appendino. Ne ha facoltà per un minuto. Prendo atto che la deputata Appendino sottoscrive anche l'emendamento in esame.
CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie Presidente, anche per sottoscrivere, ed io chiederei veramente l'attenzione dell'Aula. Chi ha fatto l'amministratore locale, il sindaco, l'assessore, il consigliere, ma mi sento di dire anche il presidente di regione, vive quotidianamente il dramma della piaga sociale che è la dipendenza dal gioco. Ci sono tanti sindaci, tanti amministratori che, nonostante le minacce, nonostante voci che salgono perché c'è un interesse economico enorme dietro, hanno avuto il coraggio, a livello territoriale, di metterci la faccia; quindi magari fanno delle ordinanze, quindi magari cercano con il loro piccolo spazio di azione di tutelare quelle persone che sono più fragili; anche perché c'è un costo sanitario poi dall'altra parte. E io credo che un Parlamento degno di questo nome non possa fare passi indietro su questo; un Parlamento degno di questo nome deve avere il coraggio di decidere da che parte stare. A fronte di persone fragili, di persone che rischiano di ammalarsi, i cui effetti poi sono drammatici non solo sul sistema sanitario, ma sulle loro famiglie e sulle comunità, è facile decidere da che parte stare, ma voi siete nuovo dalla parte sbagliata.
Allora davvero, Presidente, chiudo: leggetelo questo emendamento. Ringrazio il collega Merola che ha posto di nuovo la questione, perché qui è in gioco la vita delle persone, fuori da quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Sottoscrivono l'emendamento in esame anche il deputato Quartini, tutto il gruppo MoVimento 5 Stelle; il deputato Fornaro, tutto il gruppo Partito Democratico.
Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.8 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).
Passiamo all'emendamento 1.7 Tabacci. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.7 Tabacci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).
Passiamo all'emendamento 1.9 Merola. Ha chiesto di parlare l'onorevole Merola. Ne ha facoltà.
VIRGINIO MEROLA (PD-IDP). Mi scusi, Presidente, intervengo nuovamente per sottolineare che su questo fatto c'è troppa disattenzione; davvero è in gioco la salute di molte persone, ma anche la vita familiare di nostri cittadini che si vedono implicati in questo impulso al gioco che sta mettendo in discussione la tranquillità delle nostre famiglie. Per questo insistiamo sul fatto che occorrono misure tecniche e normative finalizzate a garantire la tutela dei cittadini, prevenendo le disfunzioni sociali e sanitarie e aggiornando i livelli essenziali di assistenza e il gioco minorile. La “revisione” - l'avete introdotta al posto di “diminuzione” - per noi è una revisione dei limiti di giocata e di vincita in funzione della prevenzione sanitaria; e continuiamo a ripetere che, oltre all'obbligo della formazione dei gestori e degli esercenti, questo va fatto esclusivamente in collaborazione con il nostro Servizio nazionale; continuiamo a chiedere una semplificazione delle procedure di autoesclusione dal gioco, con tempi non superiori e con adempimenti non dissimili da quelli di registrazione negli account delle piattaforme e dei punti di distribuzione dei giochi.
In particolare, con questo emendamento insistiamo sulla diminuzione dei limiti di importo di giocata e di vincita e sulla determinazione di un tempo minimo della sessione di gioco in funzione della prevenzione sanitaria. Prevedere unicamente una revisione dei limiti di giocata e di vincita, anziché una diminuzione, in attesa che sia rivisto il gioco fisico - e con questo provvedimento rinviate il suo riordino alle calende greche - significa mettere ancora più in difficoltà le comunità locali e la vita quotidiana dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Prendo atto che la deputata Bonafe' sottoscrive l'emendamento in esame.
Ha chiesto di parlare il deputato Quartini. Ne ha facoltà.
ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Io chiedo di sottoscrivere chiaramente questo emendamento e lo chiedo con convinzione, ma non riusciamo esattamente a comprendere il fatto che stiate smantellando tutte le misure di contenimento rispetto all'azzardo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), questa è la verità. State smantellando tutte le misure di contenimento che lo Stato dovrebbe mettere in atto rispetto all'azzardo. Quindi, evidentemente, quello che vi interessa è far cassa sul dolore di migliaia di famiglie in questo Paese. L'80 per cento del gettito di 160 miliardi all'anno che l'azzardo genera in questo Paese, ben più di quello che si spende per la sanità in questo Paese, l'80 per cento di quell'introito - che non è un introito dello Stato, ma è una spesa delle famiglie - è dovuto alle situazioni di disturbo da gioco d'azzardo; è dovuto a una dipendenza di massa e voi state facendo cassa su questa cosa. Io credo che sia assolutamente inaccettabile. È assolutamente inaccettabile. Questa questione è una cosa che smaschera completamente l'atteggiamento di questo Governo e di questa maggioranza. State facendo dei piaceri alle lobby del gioco d'azzardo ed è evidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), è molto evidente.
Ancora una volta fate un'operazione linguistica assolutamente vergognosa: non si parla più di diminuzione delle azioni di azzardo, ma si parla semplicemente di revisione, il che vuol dire che volete allargare le maglie. È qualcosa che non è assolutamente accettabile, lo ripeto, e quindi vorrei davvero che ci metteste la faccia e che vi chiariste finalmente rispetto a questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Appendino. Ne ha facoltà per un minuto.
CHIARA APPENDINO (M5S). Presidente, intervengo di nuovo, perché mi chiedo: ma chi siede tra i banchi e sta per schiacciare il bottone, per me in modo sbagliato, ha mai parlato con qualcuno che ha avuto problemi di dipendenza dal gioco? Ha mai parlato con qualche operatore o operatrice che lavora in quel settore e vive e conosce il dramma di quelle famiglie? Ha mai visto scritti quelli che sono i costi sanitari per tutti noi, per lo Stato, degli effetti drammatici della piaga sociale che è il gioco d'azzardo e la dipendenza?
No, faccio queste domande perché, siccome noi le risposte le conosciamo, a me sembrano incredibili e assolutamente irragionevoli questi passi indietro che il Paese, con questo Governo a guida Meloni, fa giorno dopo giorno su un tema così delicato, quando il problema aumenta. Allora, Presidente, a me è chiaro: qui non è una questione etica, non è una questione morale per voi, è una questione di interessi economici. Avete deciso di stare dalla parte di chi su questo ci lucra. Purtroppo, questo è un danno per gli italiani e noi siamo dall'altra parte, ma vi chiedo davvero di ripensare e di votare in modo giusto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Ciani. Ne ha facoltà per un minuto.
PAOLO CIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Innanzitutto per firmare, a nome di tutto il gruppo, questo emendamento, e poi per specificare una cosa a lei, alle Sottosegretarie e a tutti i colleghi. Se volete continuare a fare i soldi con l'azzardo, almeno uscite dall'inganno linguistico: il gioco è un'altra cosa. Il gioco non porta dipendenza, il gioco non porta usura, il gioco non rovina le famiglie, il gioco non porta suicidi. Chiamatele scommesse, chiamatelo azzardo: l'azzardo non è un gioco. Volete fare i soldi così? Almeno non ingannate i nostri concittadini (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.9 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).
Passiamo all'emendamento 1.11 Stefanazzi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stefanazzi. Ne ha facoltà.
CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questa ulteriore delega a tempo indeterminato, in bianco, questa cambiale che il Governo chiede al Parlamento, alla maggioranza, di sottoscrivere, come è stato ricordato, è la dimostrazione plastica del fallimento nelle politiche fiscali da parte di questo Governo. Perché, mentre il Paese si aspettava che rispettaste quelle che erano state le promesse roboanti fatte in campagna elettorale - quindi, immaginava che con questa delega arrivasse il secondo modulo Irpef, la revisione dell'IRAP o dell'Ires, oppure la riforma organica dell'IVA, oppure finalmente il testo unico del codice tributario -, ve ne siete venuti fuori con degli emendamenti del relatore, in particolare, come è stato ricordato, riscrivendo i principi che sovraintendono il gioco.
Ricordo a me stesso che la delega originaria stabiliva chiaramente che le giocate e le vincite dovessero essere limitate. Il fatto che abbiate scelto di utilizzare il termine “revisione” la dice lunga sulla certezza che vogliate ampliare questi limiti a dismisura, e questo nonostante pochi giorni fa l'Istituto superiore di sanità abbia lanciato un allarme fortissimo sull'escalation della ludopatia e nonostante si sia discusso in Commissione e ci sia una discussione amplissima in varie Commissioni per competenza sul dramma del sovraindebitamento in tutti i settori della società italiana, in particolare quello determinato a causa della ludopatia.
Quindi, questa scelta è una scelta veramente bieca - mi consenta di dirlo, Presidente - perché, in un provvedimento che, ripeto, avrebbe dovuto essere in qualche modo il cavallo di battaglia di questo Governo, avrebbe dovuto essere l'arma attraverso cui, come la Presidente Meloni aveva dichiarato in campagna elettorale, il Governo avrebbe dovuto finalmente incidere in maniera definitiva sul fisco oppressore, creare una collaborazione tra fisco e cittadini e finalmente ribaltare la narrazione che soprattutto il centrodestra continua a fare del fisco, ridursi a venire in Aula a chiedere una cambiale in bianco e a provare a drenare un po' più di risorse sulla pelle dei ludopatici mi sembra veramente miserabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Quartini. Ne ha facoltà.
ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Pensi che noi, nel nostro Paese, giochiamo 4.000 gratta e vinci al minuto, giusto per dare un ordine di grandezza. Sono soldi che vengono sottratti alle tasche degli italiani con la falsa promessa, il sogno, di poter cambiare la propria vita. Solo nella regione Toscana si spende in azzardo l'equivalente di 2 mesi di stipendio, ciascun toscano. Due mesi di stipendio che potrebbero rientrare nei consumi a livello locale per fare vacanze, per comprare da mangiare per i propri figli.
C'è questa ipocrisia di fondo che è assolutamente incredibile da parte di chi in passato si scagliava contro il gioco d'azzardo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Oltre alla truffa semantica, perché, come diceva Ciani prima, non è un gioco, dovremmo chiamarle semplicemente “scommesse”, non “gioco”, perché i giochi rilassano, non fanno andare dall'usuraio, per intendersi, oltre a questo, è stato inventato in questo Paese il concetto di gioco lecito, perché il gioco d'azzardo continua a essere proibito. Qui c'è un'ipocrisia di fondo che non vogliamo affrontare.
Questo Governo è riuscito a fare delle operazioni che sono incredibili per sostenere le lobby dell'azzardo. In un primo momento avete tolto l'Osservatorio nazionale sul gioco d'azzardo dalle competenze del Ministero della Salute e lo avete trasferito nel Ministero dell'Economia e delle finanze, nel MEF: primo passaggio. Secondo passaggio: lo avete abolito e lo avete sostituito con una consulta nazionale, dove dentro ci sono i concessionari! È un po' come se i produttori di tabacco decidessero la politica sanitaria di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ma non vi vergognate per niente? E, in questo caso, state procedendo ulteriormente nello smantellare, lo ripeto, tutte le misure contenitive. Presidente, chiedo di sottoscrivere questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Cherchi. Ne ha facoltà per un minuto.
SUSANNA CHERCHI (M5S). Grazie, Presidente. Vorrei che mi chiarisse un concetto, perché il gioco d'azzardo è una droga, ed è una droga a tutti gli effetti, perché chi è affetto da questa dipendenza si comporta come un drogato.
Io non capisco una cosa: c'è stata la criminalizzazione della canapa, distruggendo migliaia di imprenditori che avevano puntato su questo business della canapa, e adesso le persone che giocano si giocano tutto, si vendono la casa, rubano in casa per rivendere i gioielli. Trovare i soldi per giocare è una droga a tutti gli effetti. Ma perché, allora, rendere legale questo tipo di droga e non aiutare, invece, gli imprenditori che avevano puntato sul business della canapa, che non è una droga? Questo non riesco a capirlo. Se qualcuno me lo spiegasse, sarei proprio contenta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.11 Stefanazzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.12 D'Alfonso. Ha chiesto di parlare il deputato Merola. Ne ha facoltà.
VIRGINIO MEROLA (PD-IDP). Presidente, intervengo come firmatario anche di questo emendamento. Con questo emendamento insistiamo sul fatto che la revisione sia nel rispetto degli interessi pubblici generali in tema di salute. Questo rispetto è anche stato ribadito in un confronto che abbiamo tenuto, come Intergruppo parlamentare, insieme alle associazioni sia delle imprese sia dei consumatori. Il tema della salute resta prioritario per riuscire a giocare responsabilmente e a prevenire la lotta alla dipendenza in questo campo.
Con questo emendamento noi insistiamo sul fatto che siano aggiunte queste parole: “quali scuole e altri centri frequentati da soggetti più vulnerabili”, ovvero si tratta di non abbandonare del tutto il criterio della distanza fisica, perché ci sono delle zone nelle nostre città molto vulnerabili, in particolare quelle frequentate dai minori. Con questo emendamento intendiamo specificare quali siano in particolare i luoghi sensibili che dovranno essere individuati con un provvedimento, quali scuole e altri centri frequentati da soggetti più vulnerabili.
Su questo tema della distanza si è molto discusso in questi anni e molto è stato fatto con l'iniziativa dei sindaci e degli enti locali. Ci rendiamo conto che sia necessario, anche nel confronto con le associazioni, introdurre con maggiore determinazione il tema della giusta distanza giudiziaria, nel senso che anche questo è un argomento che va sviscerato e va sviluppato, non fosse altro per tutelare i minori. Oggi le moderne tecnologie permettono di accertare senza dubbio le identità. C'è una sperimentazione in corso a livello europeo, a cui partecipa il nostro Stato, che riguarda la possibilità tecnologica digitale di identificare i minori senza alcun dubbio, per porre dei limiti, non solo rispetto a questo argomento, ma ad altri nocivi per i nostri ragazzi in minore età. Si tratta, quindi, di affrontare una complessità di questo argomento senza rinunciare tout court a provvedimenti che sono stati presi da molti enti locali, per tutelare la salute dei propri cittadini e anche per impedire il disfacimento, sotto il peso dei debiti, la rovina di molte delle nostre famiglie.
È un tema che va affrontato nel suo complesso. Andava affrontato non separando il riordino del gioco online dal riordino del gioco fisico, ne abbiamo una dimostrazione col fatto che rinviate il gioco fisico alla fine del 2026. Credo sia necessario su questo uno scatto di consapevolezza, perché parlare genericamente di revisione significa aprire la porta a una retromarcia rispetto a quanto è stato fatto finora in collaborazione con le regioni e con gli enti locali, prendendo atto e sottolineando che ancora manca il parere della Conferenza delle regioni e degli enti locali su questo tema, ma, evidentemente, avete preferito, piuttosto che raggiungere un accordo, rinviare tutto a dopo le elezioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Sottoscrive questo emendamento, se ovviamente sono d'accordo i firmatari, il deputato Quartini. Ha chiesto di parlare il deputato Iaria. Ne ha facoltà.
ANTONINO IARIA (M5S). Grazie. Prima sono intervenuto, forse sono stato un po' troppo carino e coccoloso, adesso intervengo in maniera più diretta, perché sono decisamente stanco di vedere i gruppi di Fratelli d'Italia e della Lega che fanno battaglie pazzesche per evitare che nascano negozi etnici nelle periferie e poi stanno zitti e muti quando nascono sale scommesse davanti alle scuole, nelle aree depresse delle nostre città, perché le sale scommesse portano depressione economica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). A voi la depressione economica forse piace, visto che siamo al venticinquesimo mese di calo della produzione industriale nel nostro Paese, a noi invece non piace. Quindi, finitela con questa retorica di trovare il nemico quando non porta soldi nelle tasche del fisco; voi siete ricattati dal fatto che dovete trovare soldi per il fisco e usate le scommesse, usate il gioco d'azzardo. Queste sono più potenti come lobby rispetto ad altre, quindi trovate il nemico nel negozio etnico che, chiaramente, va gestito, va gestito anche quello, però non dite nulla su questo. E quando arrivate nei nostri quartieri periferici, nel mio quartiere periferico, e fate quelle cavolate di retorica contro gli immigrati, contro il degrado, io vi porto davanti a una sala scommesse e vi dico: andate dentro e buttateci un po' di soldi, visto che le avete fatte approvare voi queste sale scommesse, che portano depressione economica e degrado sociale nei nostri quartieri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marattin. Ne ha facoltà.
LUIGI MARATTIN (MISTO). Presidente, le confesso che quando ero ragazzo pensavo che in Parlamento parlassero per convincersi a vicenda, cioè che fosse possibile saltar su e dire: ma io ho un dubbio, vorrei ascoltare la discussione per convincermi. Poi, ho capito che non funziona così, però oggi voglio ritornare ragazzo.
Io dico che su questa vicenda ho un sacco di dubbi - chiedo anche trenta secondi di clemenza qui al Gruppo Misto, noi siamo dei poveri derelitti -, ma credo che ci siano dei vizi dell'animo umano (droghe leggere, gioco d'azzardo, prostituzione) che siano delle pulsioni che l'animo umano ha e che, quindi, devono essere trattati almeno alla stessa maniera. O si decide di reprimerli tutti, o si decide che, se lo Stato li reprime, questi vizi si sfoghino verso la criminalità organizzata. Quindi, tanto vale fare politiche di riduzione del danno, di educazione, si combatta il più possibile l'insorgenza di questo vizio. Ma avere un atteggiamento come quello che voi state avendo sul gioco d'azzardo e che, invece, non avete sulle droghe leggere… come fa a stare insieme questo atteggiamento con la richiesta di depenalizzare le droghe leggere? Ma anche loro hanno le loro, insomma, sì, non è una novità che…
PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza e concluda.
LUIGI MARATTIN (MISTO). … il Partito liberaldemocratico abbia dubbi su tutti voi, però mi togliete questo dubbio nel seguito di questa discussione? Cioè, sono vizi dell'animo umano, funziona dire: no, tu questi vizi non li devi avere oppure così rischiamo soltanto che…
PRESIDENTE. La ringrazio.
LUIGI MARATTIN (MISTO). … questi vizi vadano a ingrossare le file della criminalità organizzata (Applausi dei deputati del gruppo Misto)?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata D'Orso. Ne ha facoltà.
VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Io intervengo giusto un minuto, intanto per fugare qualsiasi dubbio. Io non ho i dubbi di Marattin e, da componente della Commissione Infanzia e adolescenza, vorrei invitare, fare un appello a tutti i componenti della medesima Commissione che fanno parte della maggioranza, perché ritengo che questo sia un emendamento di assoluto buonsenso, che loro non possono non votare e non condividere. Si parla di allontanare questi centri, queste sale scommesse dalle scuole e da tutti quei centri frequentati dai soggetti più vulnerabili, ivi compresi i soggetti di minore età. Credo che su questo non ci possa essere alcun dubbio, alcuna divisione. Chiedo anche al collega di poter sottoscrivere l'emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre a titolo personale, il deputato Quartini. Ne ha facoltà, un minuto.
ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Due osservazioni. La prima, tecnica: le dipendenze sono vere e proprie malattie, non sono vizi e, quindi, eliminiamo immediatamente l'aspetto giudicante rispetto a patologie che hanno una grande sofferenza e un grosso problema.
Altro aspetto: il nostro antiproibizionismo si manifesta a tutti i livelli - non sono d'accordo con il collega Marattin -, ma pensiamo che la prevenzione sia la cosa più importante. Allora, riuscire - come in questo emendamento si propone - a contenere il fenomeno è un elemento fondamentale. Non pensiamo che possa essere la repressione il sistema di contenimento e di controllo, ma la prevenzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Berruto. Ne ha facoltà, per un minuto.
MAURO BERRUTO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sottoscrivendo l'emendamento, raccolgo l'invito del collega Marattin e cerco di usare questo come luogo dove si parla, si manifestano e si tentano di risolvere dei dubbi. Io ho un dubbio, e cioè che, fra le varie retromarce che sono state elencate, ci sia all'orizzonte anche quella che riguarda la sponsorizzazione delle società professionistiche, nello specifico di calcio, da parte delle società di scommesse sportive; tema che è stato più volte e ripetutamente sollevato dalla Lega calcio e che ha catturato una certa attenzione da parte della maggioranza, almeno questo è quello che si è evocato. Nulla è ancora successo. Io, però, proprio perché - come il collega Quartini diceva - desidero prima di tutto lavorare sulla prevenzione, aggiungo questo elemento. Non vorrei che ci fosse all'orizzonte questo tentativo, peraltro denunciato dall'attuale Presidente del Consiglio, allora deputata di minoranza, Giorgia Meloni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Cuperlo. Ne ha facoltà, per un minuto.
GIANNI CUPERLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Torno anch'io ragazzo. Per suo tramite, al collega Marattin, vorrei rivolgere semplicemente un interrogativo, conoscendo la sua sincera cultura liberale: quale sarebbe, a suo avviso, l'organo dello Stato o il Ministero deputato a stilare l'elenco dei vizi sociali perseguibili sul piano amministrativo o penale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Carmina. Ne ha facoltà, per un minuto.
IDA CARMINA (M5S). Grazie, Presidente. Invito l'Assemblea e gli onorevoli colleghi a prestare grande attenzione a questo emendamento, nei cui confronti, dal punto di vista ideologico, ci dovrebbe essere la massima asseverazione da parte di tutti, anche del centrodestra, in quanto è posto a tutela dei minori, dal punto di vista educativo, della loro crescita psicologica.
Effettivamente ci sono regolamenti regionali e comunali che prevedono una sorta di distanziometro, rispetto alle sale di gioco e di scommessa, dalle scuole e dai luoghi sensibili. Tuttavia, in questo modo, attribuendo al Governo, in questa delega fiscale, la categoricità dell'asserzione che queste sale non possano essere vicine alle scuole, se ne fa un principio generale e si evitano, poi, ricorsi da parte delle case di gioco e di scommessa, rispetto a quella che dovrebbe essere, per voi, innanzitutto, un'esigenza preminente. Altrimenti, sarebbe la massima incoerenza prevedere una certa rigidità nei confronti di certi principi educativi, l'aver manifestato nei confronti della canapa talmente tanta ostilità da mettere in ginocchio delle imprese, e poi consentire che vicino alle scuole, in via generale, si possano mettere sale di questo tipo. Quindi chiedo al Governo di pensarci attentamente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Appendino. Ne ha facoltà, per un minuto.
CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per sottoscrivere e per ricordare, per l'ennesima volta, a quest'Aula quanto il tema della ludopatia sia una cosa seria. La pongo da un altro punto di vista, proviamo a ragionare così: quali sono le persone più colpite dalla ludopatia? Quelle che si trovano in regioni, dal punto vista territoriale, dove vi è un maggior tasso disoccupazione. Quali sono le fasce di età più colpite? Gli over 55, le persone deboli. Quale è la categoria più colpita? I pensionati. Quali sono le persone che tendono ad essere più soggette e - ripeto - vulnerabili? I fragili di questo Paese.
Io ho sempre pensato una cosa, Presidente: per me e per la mia forza politica, fare politica significa occuparsi di chi è più fragile e credo che questo dovrebbe essere un obiettivo comune, moralmente ed eticamente. Allora, mi chiedo: come può un Governo schierarsi non dalla parte di chi è più fragile, ma dalla parte di chi lucra e ci guadagna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?
Lo dico ancora una volta: vi chiedo davvero di fare politica con la “P” maiuscola. Schieratevi dalla parte di chi chiede aiuto o, magari, non chiede aiuto perché ha paura di farlo, perché anche solo denunciare la ludopatia è una cosa molto complessa per una persona (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. La deputata Auriemma sottoscrive l'emendamento.
Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Grazie, Presidente. Questo mi sembra un emendamento di grandissima importanza, così come sarebbe importante revisionare totalmente la legge sulle giocate e soprattutto sui luoghi di raccolta delle giocate, atteso che diminuisce sempre di più la distanza fra l'una e gli altri, e questo invoglia alla giocata. Ma non solo. Avete visto quanti sono e dove si trovano i punti di raccolta scommesse? Nei quartieri più poveri, dove più domina la criminalità, perché tanti di essi operano per il riciclaggio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E, quindi, controllare esattamente questi luoghi e impedire, da un lato, che ci si possa dedicare, così come sta avvenendo, con la malattia del gioco, e, dall'altro lato, impedire il riciclaggio è fondamentale. Perciò la legge dovrebbe essere revisionata e questi emendamenti dovrebbero essere condivisi anche dalla maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Per sottolineare un aspetto importante che avviene intorno al gioco d'azzardo. È evidente che in molti territori il gioco d'azzardo sia un modo per riciclare denaro. Appare surreale che non esista una mappatura per comprendere come sia possibile che - in particolare in alcune zone del nostro Paese, in alcuni quartieri dove la densità della camorra, delle mafie o della criminalità organizzata, è più pressante - incredibilmente appaiano più strutture di questo tipo. Ed è ancora più paradossale che questo avvenga in zone dove molto spesso c'è maggiore povertà. Questa non può essere semplicemente un'analisi statistica con dei puntini. Dobbiamo interrogarci e intervenire. Perché, anche se io non sono d'accordo con l'implementazione del gioco d'azzardo, almeno che ci sia un controllo, da parte dello Stato centrale, per verificare questi fenomeni. Non possiamo limitarci soltanto a utilizzarli per sanare altri aspetti del bilancio del nostro Stato, che casomai condoniamo: furbetti e grandi evasori, in realtà, vengono condonati, in alcuni casi, grazie a questi sistemi. E appare, troppo spesso nel nostro Paese, che chiudiamo uno o due occhi perché lo sappiamo, ma preferiamo non intervenire. Da questo punto di vista, la nostra sollecitazione è molto forte, perché non intervenire significa, poi, far crescere sistemi criminali, l'usura, in alcuni casi la prostituzione. Sapete che alcune mamme, alcune donne, prese dalla ludopatia, si prostituiscono per giocare?
E allora, tutto questo non può essere affrontato semplicemente d'emblée: oramai è andata, aumentiamo, teniamo così. Noi chiediamo con forza - sostenendo, ovviamente, questo emendamento - che ci sia una seria riflessione, che si intervenga in modo chiaro, che si faccia una mappatura. Abbiamo Commissioni, non solo quella di cui ho fatto parte, finanze, bilancio, ma anche Commissioni che si occupano di criminalità organizzata, che lo sanno benissimo, così come anche la magistratura, l'ha detto prima il collega ed ex magistrato Cafiero De Raho. Noi non possiamo chiudere tutti e due gli occhi, non possiamo non analizzare con profondità questo fenomeno e non possiamo non sapere che in questo sistema ci sono due soci: lo Stato, da una parte, e, troppo spesso, la criminalità organizzata, dall'altra (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Dell'Olio. Ne ha facoltà, per un minuto.
GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Grazie, Presidente. Oltre a richiedere la possibilità di apporre la mia firma a questo emendamento, mi faccio una sola domanda, anzi, la faccio a questo Governo e alla maggioranza. Questo emendamento non porta oneri per lo Stato; semplicemente dice di evitare di mettere sale scommesse vicino a scuole o altri luoghi sensibili, dove ci sono soggetti più vulnerabili. Allora, per quale motivo un Governo, una maggioranza che, a tratti, dice di essere vicino alle famiglie, vicino alle persone, dice di “no” a un emendamento del genere?
Potrebbe esserci un legittimo sospetto che ci siano delle pressioni effettuate da questi gruppi per poter permettere di continuare in questa maniera, e anche solo per questo dovreste accogliere questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Prendo atto che i deputati Carotenuto e Ascari sottoscrivono.
Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.12 D'Alfonso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).
Passiamo all'emendamento 1.5 D'Alfonso. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.5 D'Alfonso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2384-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).
Invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
LUCIA ALBANO, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Sull'ordine del giorno n. 9/2384-A/1 Caretta il parere è favorevole, con riformulazione dell'impegno come segue: “a valutare la possibilità di”. Sull'ordine del giorno n. 9/2384-A/2 Alifano il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/2384-A/3 Raffa il parere è favorevole, con riformulazione dell'impegno come segue: “a valutare l'opportunità di”.
Sull'ordine del giorno n. 9/2384-A/4 Gubitosa il parere è favorevole con riformulazione, nel senso di espungere la seconda, la terza e la quarta premessa e con la riformulazione dell'impegno come segue: “a continuare ad intraprendere soluzioni efficaci in relazione ai temi del contrasto all'evasione fiscale”. Sull'ordine del giorno n. 9/2384-A/5 L'Abbate il parere è favorevole, con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.
Sugli ordini del giorno n. 9/2384-A/6 Quartini e n. 9/2384-A/7 Toni Ricciardi il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/2384-A/8 Merola il parere è favorevole con riformulazione, nel senso di espungere il secondo impegno. Sull'ordine del giorno n. 9/2384-A/9 Osnato il parere è favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2384-A/1 Caretta, sul quale c'è una proposta di riformulazione: viene accolta.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2384-A/2 Alifano, su cui vi è il parere contrario del Governo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.
ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente. Questo provvedimento, lo abbiamo detto anche in Commissione, è l'ennesima occasione persa da questa maggioranza. Noi con quest'ordine del giorno vogliamo fornire un'occasione per rimediare all'inerzia che purtroppo si registra nella politica fiscale da parte di questa maggioranza, o, addirittura, con dei provvedimenti che sono - parlavamo prima, per l'appunto, del gioco - assolutamente in contrasto con la salute pubblica e che minano, tra l'altro, il quieto vivere dei cittadini.
Noi con quest'ordine del giorno chiediamo una cosa di buonsenso: chiediamo di incrementare l'aliquota dell'imposta sui servizi digitali. È un'aliquota che è ferma al 3 per cento; un'aliquota stabilita, tra l'altro, nel 2020 dal Governo Conte, che aveva una visione della società e dell'economia assolutamente in linea con i tempi, cosa che, invece, non si ravvisa assolutamente nella politica di questa maggioranza e di questo Governo. Perché chiediamo di aumentare l'aliquota dell'imposta sui servizi digitali? Perché noi chiediamo che ci sia una più equa contribuzione da parte dei grandi gruppi multinazionali dell'economia digitale, che fatturano tantissimo.
E anche perché l'Italia, tra tutti i Paesi dell'Unione europea, è quello che ricava meno da questa imposizione. Leggo una stima del 2023: in rapporto al PIL, ricava lo 0,020 per cento. Dunque, pochissimo. Questa imposta, dicevo, è stata voluta dal Governo Conte nel 2020 e si applica alle imprese con più di 750 milioni di fatturato, singolarmente o in gruppo, che forniscono essenzialmente tre servizi: la fornitura di pubblicità online, servizi di intermediazione tra utenti, nonché la vendita di dati raccolti dagli utenti grazie all'uso di piattaforme digitali, cioè quello che avviene nel presente e che dà dei ricavi, degli utili oltre misura. Sono le attività del presente e del futuro, queste, che il legislatore dovrebbe attenzionare. L'80 per cento dei ricavi di queste imprese, dei ricavi fatti in Italia, sono realizzati da soggetti che hanno una sede legale fuori dall'Italia, in Irlanda, in Gran Bretagna, in Olanda, negli Stati Uniti. Quindi lì pagano l'imposizione ordinaria, fanno utili sul territorio dello Stato italiano e pagano le tasse altrove. Dovrebbe, a parer mio, farsi avanti il criterio che le tasse devono essere pagate lì dove si producono gli utili, non dove c'è la sede dell'impresa.
Perché, in questo modo, ci sarebbe una maggiore equità fiscale. E, invece, che cosa succede? Queste grandi imprese realizzano enormi guadagni, hanno una tassazione ridicola al di fuori del nostro Paese, mentre qui, in Italia, il fisco incrudelisce - perché questo è il termine che bisogna adottare e bisogna esplicitare - contro lavoratori, imprese, cittadini e pensionati. E allora è necessario ripensare proprio l'intero sistema fiscale, avere uno sguardo più netto, più nitido, di quello che sta avvenendo.
Mi preme ricordare che la stessa Premier Meloni, quando sedeva nei banchi dell'opposizione, auspicava un aumento di questa aliquota, della digital tax, ma adesso sembra che abbia cambiato idea, come ha cambiato idea anche sulla global minimum tax. Lo ha detto pubblicamente e ha assunto una postura, direi, prona agli interessi delle grandi multinazionali, mentre il Paese soffre. E allora eliminiamo queste storture che si verificano nel sistema fiscale e votiamo questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2384-A/2 Alifano, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2384-A/3 Raffa, sul quale c'è una proposta di riformulazione del Governo: viene accolta.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2384-A/4 Gubitosa, anche qui c'è una proposta di riformulazione del Governo: viene accolta… no, non viene accolta. Quindi, ci sono stati due segnali distinti e separati.
Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2384-A/4 Gubitosa, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2384-A/5 L'Abbate. Deputata L'Abbate, accoglie la riformulazione?
PATTY L'ABBATE (M5S). Io ho sentito “a valutare l'opportunità di” o c'era qualche altra riformulazione? Mi perdoni; vorrei chiederlo al Governo.
PRESIDENTE. Prego, Sottosegretaria.
LUCIA ALBANO, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. “A valutare”, solo “a valutare”.
PRESIDENTE. Quindi, la riformulazione viene accolta dalla deputata L'Abbate.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2384-A/6 Quartini. Ha chiesto di parlare il deputato Quartini. Ne ha facoltà.
ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Io voglio provare a leggere a questa Aula ciò che dicevano Meloni e Salvini qualche anno fa rispetto all'azzardo. La Meloni diceva: “Dobbiamo continuare a pensare che il motivo per il quale in ogni legge di stabilità c'è una marchetta fatta alle società del gioco d'azzardo è che poi non sono così infondate quelle notizie secondo le quali questi signori del gioco d'azzardo, che fanno soldi facili con concessioni di Stato e guadagnano parecchio senza rischiare mai nulla, sono anche spesso i finanziatori dei politici che scrivono le stesse leggi di stabilità?” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo è quello che diceva Meloni. Poi, Meloni insisteva: “Possiamo trattare il gioco d'azzardo come le sigarette? Possiamo vietare la pubblicità del gioco d'azzardo? Possiamo scrivere, come facciamo sui pacchetti di sigarette che il fumo provoca il cancro, che le slot machine e il gioco d'azzardo producono miseria, povertà, suicidio?”. Questo è quello che diceva Meloni dai banchi dell'opposizione.
Io vi voglio leggere anche quello che diceva Salvini in un comizio. Salvini - parole testuali - diceva: “A me piacerebbe un Paese che non campa sul gioco d'azzardo, sulle slot machine e i videopoker. Rottamiamo le slot machine e i videopoker, che rovinano milioni di persone, perché uno Stato che campa sul gioco d'azzardo è uno Stato fallito” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo è quello che dicevano i due maggiori leader del centrodestra pochi anni fa.
Ebbene, l'ordine del giorno che noi presentiamo, che avete deciso, per questioni di coerenza dell'incoerenza, di voltafaccia, di giravolta, di rigettare, va proprio nella direzione che voi stessi avete suggerito negli anni addietro. Ma noi rivendichiamo con forza di aver adottato delle misure di contenimento nei confronti del gioco e nei confronti dell'azzardo con i Governi Conte, con il decreto Dignità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Voi state facendo l'operazione inversa. Addirittura volete riportare sulle maglie delle società di calcio la pubblicità per il gioco d'azzardo. Ma non avete ritegno di nessun genere?
Io credo davvero che siamo di fronte a un tema enorme. È un tema enorme: sono 160 i miliardi che quest'anno verranno giocati. È la parola sbagliata e non mi riesce dirla tanto bene, “giocare” non mi viene: verranno azzardati. Sono 160 i miliardi che verranno azzardati dalle famiglie italiane, 160 miliardi che potrebbero andare nell'economia normale, quella che fa benessere, non quella che fa disagio, non quella che fa malessere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Voi fate in modo che si smantelli tutto un sistema, un sistema che sicuramente aveva dei difetti, perché ancora andava implementato. Però, avete provato a smantellare - e ci siete riusciti - l'Osservatorio nazionale sul gioco d'azzardo, che monitorava, attraverso persone assolutamente qualificate, l'andamento del problema. Lo avete prima trasferito dal Ministero della Salute. Ma questo non è un insulto all'articolo 32 della Costituzione? Avete trasferito l'Osservatorio dal Ministero della Salute al MEF. È una cosa inaudita, è una cosa incredibile. Ma non soddisfatti, lo avete anche abolito. Lo avete sostituito con una consulta e nella consulta ci sono i lobbisti dell'azzardo. È una cosa incredibile. È un voltafaccia allucinante per diversi versi.
In una dichiarazione ufficiale il Sottosegretario Freni diceva che l'azzardo è una risorsa fondamentale per l'economia. Da aver detto che facevate opposizione al mondo dell'azzardo a dire che fate cassa sull'azzardo è passato un attimo, è bastato che siate andati al Governo. Questo è il dato di fatto. Io dico che fare cassa sulla sofferenza, su problemi enormi di famiglie che entrano in un meccanismo di usura e che hanno una situazione disgregata, famiglie con bambini trascurati, con patologie significative e con rischi suicidari, sia un delitto. Fare cassa sulla sofferenza di almeno un milione e mezzo di famiglie in questo Paese è un delitto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Presidente, bisogna ragionare su questo. È un delitto, senza pensare naturalmente al fatto che su 7-10 miliardi che lo Stato tira fuori dall'azzardo ne spende di più per curare le patologie. Inoltre, mettete i sindaci in difficoltà, perché non solo pensate di far cassa come Stato, ma state pensando di far cassa anche rispetto ai comuni, che potrebbero prendere un 8 per cento da queste categorie di consumo. Io credo che già in questo state dimostrando un'ipocrisia assoluta. Presidente, io mi auguro che possiate cambiare idea rispetto all'ordine del giorno, che è assolutamente di buonsenso, ma lo dubito data questa ipocrisia di fondo che questa maggioranza ha (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2384-A/6 Quartini, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Prendo atto che tutto il gruppo del MoVimento 5 Stelle sottoscrive l'ordine del giorno n. 9/2384-A/6 Quartini.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2384-A/7 Toni Ricciardi. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2384-A/7 Toni Ricciardi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2384-A/8 Merola. C'è una proposta di riformulazione da parte del Governo. Deputato Merola, accoglie la riformulazione?
VIRGINIO MEROLA (PD-IDP). Se, per cortesia, posso risentirla. Non ho compreso.
PRESIDENTE. Prego, Sottosegretaria Albano.
LUCIA ALBANO, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Espungere il secondo impegno.
PRESIDENTE. Deputato Merola, accoglie questa riformulazione?
VIRGINIO MEROLA (PD-IDP). No, signor Presidente. Non posso accettarla e chiedo che quest'ordine del giorno sia votato, perché il punto nevralgico della proroga impostata dal Governo è proprio questo. Si sostituiscono i termini “riduzione degli importi giocati (…) e la determinazione di un limite minimo di tempo per ciascuna giocata” con la parola “revisione”. Bisognerebbe avere il coraggio di dire che non si vuole intervenire con decisione sui limiti del gioco e sulla sua reiterazione quando ci sono forme di ludopatia, perché altrimenti ci manteniamo nell'ambiguità.
Io credo che l'attenzione dei consumatori e delle associazioni che lottano contro la dipendenza, su questa discussione, sia giustamente molto alta, e vogliamo evitare che questa revisione diventi un'ipocrisia dietro alla quale il Governo si nasconda per rinviare le proprie decisioni, che comunque da oggi saranno quelle di togliere l'obiettivo della riduzione del gioco, delle giocate e del tempo di gioco con la parola “revisione”, che significa, a proposito dei vizi citati dal collega Marattin, che siamo di fronte a un'ipocrisia che, come tale, non è altro che l'omaggio che il vizio rende alla virtù (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2384-A/8 Merola, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2384-A/9 Osnato: il parere del Governo è favorevole.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Poiché siamo giunti alle ore 13,10 e risultano iscritti in dichiarazione di voto finale sul provvedimento al nostro esame nove deputati, lo svolgimento di tali interventi è rinviato alla parte pomeridiana della seduta, a partire dalle ore 16,15.
Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
La seduta, sospesa alle 13,10, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'Interno, il Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare e la Ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità.
Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.
(Iniziative di competenza, in sinergia con il concessionario e gli enti locali, al fine di preservare la gratuità del raccordo autostradale Montichiari-Ospitaletto, noto come "Corda Molle", in provincia di Brescia - n. 3-02089)
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Benzoni e altri n. 3-02089 (Vedi l'allegato A).
Il deputato Benzoni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02089 per un minuto.
FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Al Ministro risparmio la domanda, perché siamo alla quinta interrogazione di quella che oramai è una saga, cioè il pedaggio della Corda Molle.
Nelle altre quattro ci ha detto tante cose che poi si sono smentite, quindi spero oggi sia l'occasione finalmente di fare chiarezza su quello che accadrà rispetto alla Corda Molle e spero che nella sua risposta non partiamo dalle calende greche, dai dinosauri, dai comunisti, da Delrio, ma partiamo dalle sue parole: “Finché sarò Ministro, non diventerà a pagamento la Corda Molle”.
Viste le notizie di stampa e visto tutto quello che sta accadendo nelle ultime settimane, le chiedo di fare chiarezza rispetto agli intendimenti del Governo e del suo Ministero, soprattutto rispetto agli accordi anche con gli enti locali coinvolti.
PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, senatore Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.
MATTEO SALVINI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie, anche perché sono due anni che parlate di un pedaggio che ad oggi ancora non c'è. Quindi, sono usciti circa 150 articoli diversi che annunciavano il pedaggio sulla Corda Molle: 2023, 2024; siamo a luglio 2025 e non c'è il pedaggio sulla Corda Molle e per tutto il 2025 non ci sarà nessun pedaggio sulla Corda Molle. Siamo in contatto costante con gli enti locali e il concessionario e ricordo, a beneficio dei bresciani che ci ascoltano, che stiamo parlando di un accordo sottoscritto nel 2017 dal Ministro Graziano Delrio del Partito Democratico e il contratto di concessione con la società Autovia Padana prevedeva, per il raccordo di cui stiamo parlando, il pedaggio. Quindi, noi stiamo facendo i salti mortali, insieme ai territori, in questi anni per evitare quello che il Ministro del PD aveva previsto come pedaggio e continuerò a impegnarmi, ovviamente nell'ottica del contratto che il Ministro del PD con la concessionaria privata ha firmato, per evitare quello che, a mio avviso, per molti pendolari sarebbe un aggravio.
Ovviamente, ci dobbiamo muovere nel solco di legge per ponderare le soluzioni possibili. I concessionari stanno valutando quali sono i flussi di traffico e questo lo posso aggiornare: parlano di una media di tre o quattro chilometri nel 35 per cento degli spostamenti dei veicoli leggeri e di tre e dieci chilometri nel 75 per cento degli spostamenti. Sono dati analizzati grazie ai portali, assolutamente importanti nell'ottica di quello che la società vorrà fare. Qualsiasi soluzione in equilibrio economico dovrà passare attraverso l'autorizzazione del Ministero, ovviamente, ma non solo.
La proposta di aggiornamento del piano economico-finanziario, presentata dalla società concessionaria, è attualmente ancora oggetto di istruttoria da parte delle competenti strutture ministeriali. Il completamento del procedimento approvativo e la conseguente efficacia dell'atto restano condizionati al parere favorevole delle amministrazioni coinvolte, dell'autorità di regolazione dei trasporti, del Ministero dell'Economia e delle finanze e della Corte dei conti.
In sostanza, per la “x” volte, dopo 150 articoli, ribadendo l'impegno a non pedaggiare e a non gravare sui residenti la percorrenza della Corda Molle, faremo tutto il possibile per evitare quello che il Ministro del PD aveva ai tempi previsto (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Il deputato Benzoni ha facoltà di replicare.
FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Io la ringrazio ancora, Ministro, perché dimostra di essere il Ministro della coerenza, la coerenza del contraddirsi ogni volta, nel senso che i 150 articoli che parlano di questo riportano solo le sue dichiarazioni, che ogni volta sono un po' contrastanti, perché partiamo da febbraio 2024 quando lei dice: sbarro la strada al pedaggio; a maggio viene in campagna elettorale e dice: finché sarò Ministro non ci sarà pedaggio sulla Corda Molle ed è l'unica ragione per cui, da bresciano, spero che lei rimanga Ministro a lungo, ma non è questa la ragione. Poi arriva ancora maggio e installano i portali. Installano i portali, le facciamo un'interrogazione e dice: i portali servono per il monitoraggio del traffico. Il giorno dopo, il concessionario dice: no, i portali servono per monitorare i pagamenti. Arriva luglio e Salvini: sono aperto a trovare delle soluzioni. Benissimo. Arriva agosto, la provincia dice: troviamo delle soluzioni col Governo e cerchiamo di non far pagare la Corda Molle.
Siamo ancora all'anno scorso, ma arriva ottobre e la provincia dichiara: sono almeno sette mesi che attendiamo un incontro con il Ministro. In più, si aggiungono i 25 sindaci e tutte le associazioni di categoria: chiediamo un incontro al Ministro per risolvere la cosa. Nel mentre aumentano i problemi: mettono anche i cartelli del pedaggiamento, quindi ci sono già i cartelli con scritto: autostrada a pagamento. Arriviamo a dicembre e il Ministro rassicura: nessun pedaggio, decido io. Perfetto.
Arriviamo al 27 marzo e la promessa di Salvini: entro l'estate, alternative al pedaggio. Non so quando lei intenda che l'estate inizi, ma mi sembra iniziata. Peccato che, rispetto a quello che ci ha appena detto, il 25 maggio Salvini fa inversione sulla Corda Molle: cercheremo di ridurre il pedaggio, forse gratuità per i residenti (era alla fiera del vino di Polpenazze e spero che fosse lucido per dirlo).
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Lei fa una retromarcia piena su questo, tant'è che i sindaci le dicono: Corda Molle, lo sconforto dei sindaci; noi mai convocati. E dopo otto mesi lei non convoca i sindaci e non convoca la provincia…
PRESIDENTE. Deve concludere, per favore.
FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). …fino all'altro giorno in cui approvate un ordine del giorno, di una collega di maggioranza, che chiedeva la gratuità, dicendo che non introdurrete ulteriori pedaggi rispetto a quelli previsti. Lei ci ha detto esattamente il contrario di quello che è (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
(Chiarimenti in ordine alle criticità del sistema Eucaris per l'interscambio dei dati di immatricolazione dei veicoli circolanti nei Paesi dell'Unione europea - n. 3-02090)
PRESIDENTE. Il deputato Manes ha facoltà di illustrare l'interrogazione Schullian n. 3-02090 (Vedi l'allegato A), che ha sottoscritto in data odierna.
FRANCO MANES (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la tematica in oggetto del question time riguarda il sistema di informazione elettronico di interscambio dei dati di immatricolazione dei veicoli circolanti nei Paesi UE, detto Eucaris. Il decreto legislativo n. 37 del 2014, infatti, prevede, nel caso di indagini di infrazioni stradali, che il contatto nazionale con gli Stati membri avvenga attraverso consultazioni automatizzate. I comuni, a causa dei loro carichi amministrativi, possono solo fare interrogazioni massive, cosa di fatto, però, non più possibile.
Si chiede, quindi, quali siano i motivi di questo blocco e le eventuali soluzioni da perseguire per migliorare la situazione e facilitare l'azione ispettiva degli enti locali.
PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.
MATTEO SALVINI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Ringrazio il deputato per la questione. Assicurare il rispetto delle norme del codice della strada da parte di tutti i conducenti, italiani e stranieri, rappresenta una priorità imprescindibile per garantire la sicurezza sulle nostre strade e tutelare l'incolumità dei cittadini. Ricordo che, nei primi mesi dall'entrata in vigore del nuovo codice della strada, grazie anche alla responsabilità dimostrata dagli italiani al volante, sono drasticamente diminuiti sia i morti, sia gli incidenti, sia i feriti sulle strade.
Garantire l'osservanza delle regole da parte dei conducenti stranieri non è, quindi, solo un tema di equità, ma di legalità e di ordine pubblico. In tale ottica, il sistema Eucaris, istituito in ambito europeo, si è dimostrato un valido alleato nella gestione delle infrazioni stradali transfrontaliere. Grazie a queste infrastrutture è oggi possibile identificare, con precisione, i titolari di veicoli stranieri, responsabili di gravi violazioni al codice della strada, facilitando l'applicazione di sanzioni e disincentivando comportamenti pericolosi di quelli che sono ligi al loro Paese e vengono a fare i gran premi di Formula 1 sulle strade italiane.
Il nostro Paese partecipa attivamente a questa rete di collaborazione e il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, nella sua funzione di punto di contatto nazionale per il sistema Eucaris, gestisce tale servizio attraverso il portale dell'automobilista, piattaforma che consente agli operatori autorizzati, quali le Forze di Polizia locale e i soggetti incaricati della riscossione, di effettuare visure singole e massive in modo sicuro, veloce ed efficiente. A oggi, la funzionalità di visura massiva è garantita attraverso l'interfaccia web, con operatore autenticato, assicurando continuità ed efficacia nell'azione di controllo.
Per garantire l'adeguamento alle prescrizioni impartite in materia di sicurezza degli accessi ai servizi digitali, è stato istituito, nei mesi scorsi, un tavolo tecnico permanente con il Ministero dell'Interno. Prevediamo di ripristinare l'accesso automatico ai servizi entro il corrente anno 2025, secondo le modalità definite nel tavolo di cui sopra. In un'ottica di trasparenza e coordinamento interistituzionale, sono stati costantemente informati anche l'ANCI e tutti gli enti locali, ai quali è stato assicurato un aggiornamento continuo in merito all'evoluzione tecnica e procedurale del progetto.
In definitiva, l'obiettivo è chiaro: garantire strumenti moderni, sicuri e affidabili, che permettano alle autorità competenti di svolgere il proprio lavoro senza ostacoli, tutelando, al contempo, i diritti dei cittadini e la riservatezza dei dati personali. La sicurezza stradale e la vita dei nostri figli sulle strade vengono prima di tutto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Il deputato Manes, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare, per due minuti.
FRANCO MANES (MISTO-MIN.LING.). Grazie, signor Ministro per la sua risposta. Una tematica, questa, molto tecnica, che, comunque, si inserisce nel contesto dell'attività amministrativa, d'indagine e sanzionatoria a carico dei nostri enti locali.
È vero che rimane la possibilità, per gli enti, di fare interrogazioni singole, ma è ovvio che questo aumenta il carico di lavoro, soprattutto dei comparti in sottorganico.
Ci auguriamo, quindi - e la sua risposta va in questa direzione -, che si possa ritornare al più presto a implementare le procedure automatizzate massive, utilizzate sino a qualche tempo fa, soprattutto per facilitare l'azione degli enti locali, indirizzando questi strumenti, che devono semplificare e garantire la sicurezza, soprattutto ai piccoli comuni, ai comuni che hanno una grande pressione turistica e, soprattutto, ai comuni lungo i principali assi viari internazionali.
(Iniziative di competenza a seguito della delibera dell'Autorità di regolazione dei trasporti concernente l'avvio di un procedimento sanzionatorio nei confronti di Rete ferroviaria italiana Spa, in relazione ai gravi disservizi del 2 ottobre 2024 - n. 3-02091)
PRESIDENTE. Il deputato Casu ha facoltà di illustrare l'interrogazione Barbagallo ed altri n. 3-02091 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.
ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Signor Ministro, se oggi YouTrend pubblica una classifica che la indica chiaramente come il Ministro meno apprezzato del Governo, dopo mille giorni di guida di Giorgia Meloni, è perché i cittadini non la giudicano per le sue dichiarazioni o per i tagli dei nastri nei cantieri che ha ereditato dai Governi precedenti, ma per i fatti della sua fallimentare gestione.
Noi oggi le rivolgiamo due domande precise. La prima: ha letto la delibera dell'ART dello scorso 10 luglio, le gravissime negligenze del gestore della rete ferroviaria nazionale nelle procedure, nella gestione dell'emergenza che ha bloccato l'Italia lo scorso 2 ottobre? Ha capito che l'unico sabotaggio di questo Governo è nei confronti dei passeggeri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) che devono fronteggiare i disagi e i disservizi che continuate a fare finta di non vedere? Solo tra Roma e Milano, nei primi sei mesi di quest'anno, sono oltre 1.870 in più le interruzioni di linea. E lei la vediamo andare in giro per il mondo a dare martellate: vorremmo, invece, vederla battere i pugni nel Governo, per istituire subito il Fondo nazionale per indennizzare i passeggeri, come chiedono le associazioni degli utenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, facoltà di rispondere.
MATTEO SALVINI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie. In premessa, ringrazio le decine di migliaia di lavoratori e lavoratrici delle Ferrovie dello Stato, che, ogni giorno, danno il massimo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) per offrire un servizio all'altezza di questo Paese e che non meritano di essere buttati in politica in questa maniera qua.
Ci sono più di 1.200 cantieri aperti, frutto anche degli investimenti del PNRR, massimo storico, e, come lei ricordava, proprio perché abbiamo tanti cantieri aperti per recuperare il tempo di chi, i cantieri, non li apriva, nel triennio 2023-2025 le ore di interruzione previste a causa di questi cantieri, per rendere il trasporto più sicuro, sono passate da 150.000 a 350.000. Quindi, riassumo: per recuperare il lavoro non fatto prima, bisogna correre, moltiplicando i cantieri oggi (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
È chiaro che se, a questo, aggiungi il massimo storico di treni circolanti e mezzo miliardo di passeggeri solo l'anno scorso, con il riconoscimento del sistema ferroviario italiano come migliore d'Europa (stando alle statistiche), è chiaro che, massimo dei cantieri, massimo dei treni, massimo dei passeggeri, purtroppo, nonostante l'impegno enorme delle lavoratrici e dei lavoratori, qualche disagio ci può essere. È partito un piano da 520 milioni di euro in cinque anni per rafforzare la sicurezza dell'infrastruttura ferroviaria, per evitare quello che accadeva in passato. Non solo nuove opere infrastrutturali, ma una grande operazione di manutenzione.
Sul piano comunicativo a cui lei accennava, Ferrovie dello Stato ha già avviato, da febbraio scorso, una campagna informativa capillare sui lavori di questa estate, che coinvolge stazioni, media tradizionali, canali social. Grazie a QR code dedicati, ogni cittadino può accedere in tempo reale allo stato dei lavori, per organizzare al meglio il proprio viaggio. A tutela dei passeggeri, Trenitalia ha già adeguato i propri canali di vendita con gli effettivi tempi di percorrenza per questa estate e, qualora il titolo di viaggio fosse stato acquistato prima dell'aggiornamento, è attivo un sistema di smart caring che garantisce comunicazioni tempestive.
Sui prezzi all'utenza - ricordando che i servizi di alta velocità sono gestiti dalle imprese ferroviarie in regime di mercato, senza contributi pubblici, né controllo diretto da parte dello Stato -, noi stiamo lavorando per contenere al massimo le tariffe e accelerare anche i rimborsi e l'assistenza in caso di disagi. Perché il massimo dei cantieri fra luglio e agosto? Per evitare di creare troppi disagi a scuole e a fabbriche aperte, a studenti, a pendolari e ai lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Sono orgoglioso del servizio che i ferrovieri italiani danno all'utenza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Il deputato Morassut ha facoltà di replicare.
ROBERTO MORASSUT (PD-IDP). Grazie, Presidente. Vede Ministro, il problema dei cantieri è un problema che era già chiaro all'inizio del suo mandato. Grazie al fatto che c'è stato un PNRR che lei, quando era segretario della Lega, ha contrastato, bisognava programmare questi cantieri all'inizio del suo mandato e coordinarli con un efficiente esercizio della rete. È proprio questa la critica che le rivolgiamo, ossia il fatto di non avere operato per coordinare una fase eccezionale in cui i cantieri debbono andare avanti e devono coordinarsi con l'esercizio della rete.
Siamo noi che ringraziamo i lavoratori e gli utenti che sono costretti a subire i disagi della sua gestione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Nonostante i dati che lei ci ha dato, il numero delle interruzioni e i minuti dei fermi sono aumentati, secondo i nostri calcoli, nel 2025, del 20 per cento. E già, come lei ha detto, il grande piano di comunicazione di RFI si basa, sostanzialmente, sul fatto di aver comunicato agli utenti che gli orari dei treni, nel corso dei mesi estivi e anche dopo, saranno allungati. Quindi, ci sta un'inefficienza del servizio che viene formalmente fatta conoscere ai cittadini, senza un'incidenza sui costi del servizio, perché, in questo modo, il costo per unità di chilometro è aumentato. E non c'è neanche una gestione di RFI per indennizzare i cittadini che sono stati puniti da questa inefficienza del servizio e dal fatto che questo, soprattutto per le aree interne, comporterà uno spostamento di passeggeri sulla gomma.
Vede, signor Ministro, lei è contro i migranti, ma l'unica cosa per cui si è preoccupato di dare valore al termine “migrare” è andare a fare il Ministro dell'Interno. Lei non vuole fare il Ministro delle Infrastrutture. Vuole fare un altro mestiere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e non si è dedicato a fare, invece, quello che gli è stato chiesto di fare.
Recentemente - credo pochi giorni fa -, l'amministratore delegato di Ferrovie Donnarumma - questa è l'ultima cosa che voglio dirle rispetto alle comunicazioni che lei ci ha dato - ha ricordato che c'è un piano industriale di Ferrovie di 120 miliardi di euro in dieci anni. Questo piano è coperto per la metà, per 60 miliardi di euro. Gli altri 60 miliardi di euro dove intende tirarli fuori il Governo, se fa una politica mirata soltanto all'inghiottitoio del ponte sullo Stretto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)?
Questo è il grande problema. Oltre al PNRR, il Governo non ha programmato investimenti per coprire la sicurezza e l'infrastrutturazione della rete (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
(Iniziative in ordine alla gestione e alla destinazione dei proventi del pedaggio dell'autostrada A4 Brescia-Padova - n. 3-02092)
PRESIDENTE. Il deputato Cappelletti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02092 (Vedi l'allegato A).
ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Signor Ministro, questa è la storia di un buco spaventoso, di oltre 13 miliardi di euro, creato da Zaia, e da Galan prima di lui, per la realizzazione della superstrada a pedaggio Pedemontana veneta che avrebbe dovuto e potuto costarne 11 miliardi di euro di meno.
Visto che è in corso la discussione su quale Ministero attribuire a Zaia nella prossima legislatura, le propongo quello sull'aumento dei costi delle opere pubbliche, visto che, su questo campo, ha dimostrato di avere un'eccellenza nazionale.
Ciò premesso, le chiedo quali iniziative intenda dunque intraprendere per favorire gli eventuali proventi da pedaggio della A4, che possono essere destinate ai cittadini e alle imprese del territorio, e non per colmare questo buco di bilancio per motivi evidentemente politici e di partito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Salvini, ha facoltà di rispondere.
MATTEO SALVINI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie, Presidente. Ricordando che quando si parla di Veneto e di Luca Zaia si parla di una delle regioni meglio amministrate d'Europa, stando a tutte le rilevazioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Quindi, ringrazio gli amici del MoVimento 5 Stelle per sottolineare questo esempio di buon governo.
Pedemontana veneta è una superstrada a pedaggio, non un'autostrada, di proprietà della regione del Veneto, che ne esercita la piena titolarità e responsabilità decisionale, e sta facendo risparmiare tempo, coda e denaro a centinaia di migliaia di utenti che scelgono questa Pedemontana.
Secondo le informazioni assunte dalla regione, i dati riportati dall'onorevole interrogante non tengono conto del sistema previsto dalla convenzione sottoscritta con il concessionario. Tale accordo, infatti, stabilisce che gli incassi da pedaggio costituiscono entrata patrimoniale regionale, contribuendo in modo sostanziale alla copertura del canone di disponibilità previsto annualmente.
Per fare un esempio concreto, nel 2025, a fronte dei circa 160 milioni di euro di canone, la regione ha stimato entrate da pedaggio che riducono significativamente l'impegno finanziario netto, pari a circa 42 milioni.
È importante, inoltre, ricordare che la Pedemontana è entrata pienamente in funzione solo dal 4 maggio dell'anno scorso. Il traffico sta crescendo proprio grazie alla sua completa connessione alla rete autostradale e questo significa più veicoli in transito e più risorse per il territorio, e i veneti che la percorrono quotidianamente sanno di che cosa stiamo parlando.
Parlare oggi di bilancio e costi senza tener conto della fase di rodaggio è quantomeno superficiale, anche perché si tratta di un'infrastruttura strategica destinata a migliorare, in maniera decisiva, l'intera mobilità in un'area cruciale.
Quanto alle prospettive future di gestione della tratta A4 Brescia-Padova, premetto che parliamo di una concessione che scade il 31 dicembre 2026, quindi fra un anno e mezzo. Sul punto - ci tengo a sottolinearlo - il Ministero non ha ancora adottato nessuna iniziativa per il riaffidamento della concessione. Non c'è quindi, a differenza di quanto sostenuto dagli interroganti, nessuna proposta di candidatura depositata sui tavoli di questo Ministero da CAV Spa o da altri operatori di settore.
Anche per questa tratta, come per tutte le altre tratte autostradali con concessioni in scadenza, la priorità del Ministero è promuovere una transizione ordinata e coerente. In quest'ottica, un'eventuale manifestazione di interesse di CAV sarà valutata con la massima attenzione, considerato che parliamo di una società in house, a totale partecipazione pubblica, detenuta in egual misura dalla regione Veneto e da Autostrade dello Stato.
Al di là delle illazioni giornalistiche, dal punto di vista tecnico, l'ipotesi che gli utili di CAV finiscano alla Pedemontana non è realizzabile. I proventi da pedaggio di CAV, infatti, sono vincolati a interventi viari strategici per la viabilità regionale, come previsto dalla delibera CIPE n. 3 del 2007 e dai protocolli d'intesa firmati, nel 2019, con il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti del suo ex collega, Danilo Toninelli.
Queste risorse servono a riqualificare le strade, migliorare la sicurezza e potenziare la rete, non a tappare buchi né a finanziare operazioni poco trasparenti. È un egregio modello di quella che sarà l'autonomia con cui migliorerà la gestione di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Il deputato Cappelletti ha facoltà di replicare, per due minuti.
ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. È vero che, in parte, i costi di questa infrastruttura sono coperti dai pedaggi pagati dai cittadini, ma in questa maniera pagano due volte: pagano con i pedaggi e pagano la differenza che deve corrispondere la regione al concessionario con la fiscalità. E questo non mi sembra che vada nell'interesse dei cittadini e delle imprese della regione. L'interesse dei cittadini e delle imprese della regione sarebbe stato che, rispetto a un'opera pubblica che avrebbe dovuto costare 2.258.000.000, fossero spesi 2.258.000.000 di euro. Se, a fronte di un'opera pubblica, deve costare questa cifra, se si arriva a spendere, in 39 anni, la cifra incredibile di 13 miliardi di euro, evidentemente c'è qualcosa, signor Ministro, che non va.
Si dice che tra lei e Zaia, signor Ministro, non corra buon sangue, eppure dalle sue dichiarazioni pare che lei si stia facendo in quattro per togliere al presidente del Veneto le castagne dal fuoco su questo caso specifico. Io credo che ci sia un motivo per questo e il motivo è il seguente: non è vero che i costi di Pedemontana veneta sono andati alle stelle a causa del ricorso al project financing per poterla realizzare; è vero che avete optato per realizzare l'opera in project financing per fare andare i prezzi alle stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questa è la realtà…
PRESIDENTE. Concluda.
ENRICO CAPPELLETTI (M5S). … questa è la realtà con cui si deve confrontare.
PRESIDENTE. Deve concludere.
ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Concludo, Presidente. E ora che i conti della regione, con il presidente più votato d'Italia, stanno andando letteralmente a rotoli e, con essi, rischia di andare a rotoli anche il suo consenso e quello della Lega, bisogna correre ai ripari.
La nostra proposta - concludo, Presidente - è utilizzare queste risorse, qualora diventassero eventualmente disponibili, per ridurre i pedaggi e i costi per le imprese e per i cittadini del Veneto, non per ripianare, per motivi politici, i buchi fatti da un'amministrazione scellerata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
(Iniziative volte al superamento delle criticità concernenti l'organico e i mezzi del Corpo dei vigili del fuoco nella città di Verona e provincia - n. 3-02093)
PRESIDENTE. La deputata Maria Paola Boscaini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02093 (Vedi l'allegato A).
MARIA PAOLA BOSCAINI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, conosciamo la sua sensibilità e vorremmo oggi, con questa interrogazione, fare un appello perché nella città di Verona e, soprattutto, nella sua provincia c'è veramente una carenza di personale di Vigili del fuoco. Infatti, la media nazionale dice che c'è una distribuzione di una sede ogni 106.000 abitanti, mentre nel territorio di Verona c'è una sede ogni 231.000 abitanti. È vero che è prevista un'altra sede, a breve, nel comune di Pescantina, però, purtroppo, manca il personale. Pertanto vorremmo chiedere, con la sua sensibilità, se è prevista qualche iniziativa e se può dare una mano a questo territorio.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere.
MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Grazie, Presidente. La situazione degli organici del Comando provinciale dei vigili del fuoco di Verona è alla costante attenzione del Ministero dell'Interno, che già nello scorso mese di giugno ha provveduto, per quella sede, all'assegnazione, come nuovi capi squadra, di 17 unità. Inoltre, in occasione della conclusione del 100° corso di formazione per 800 allievi Vigili del fuoco, prevista nel mese di ottobre, verranno tenute ulteriormente in considerazione le esigenze del territorio nella direzione auspicata.
Per rendere ancora più capillare la presenza dei presidi dei Vigili del fuoco, che già conta sui distaccamenti di Legnago, Caldiero, Bardolino e su quello aeroportuale, prevediamo anche di aprire e rendere operativo, entro la fine dell'anno, il nuovo distaccamento della Valpolicella, situato a Pescantina; sono, inoltre, attivi i distaccamenti dei Vigili del fuoco volontari di Villafranca di Verona e Bovolone, ad integrazione del dispositivo di soccorso della provincia.
In relazione alla tempistica degli interventi, da un'accurata analisi dei dati statistici dell'ultimo quinquennio, si evince che la stessa risulta in media con quella rilevata su base regionale, nonostante qualche criticità effettivamente dovuta alla complessità morfologica del territorio. Siamo anche fortemente impegnati sul versante delle risorse strumentali, con una serie di investimenti di notevole rilevanza, che hanno consentito, tra l'altro, di assegnare, negli ultimi due anni, 33 nuovi mezzi di soccorso al Comando di Verona, la cui dotazione risulta in linea con gli standard nazionali.
A Verona e su tutto il territorio nazionale proseguiremo nella linea d'azione volta a garantire standard qualitativi sempre più elevati nell'attività di soccorso pubblico, mediante il potenziamento e la valorizzazione delle risorse umane del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e l'efficientamento organizzativo e l'ammodernamento delle risorse strumentali.
Io ricordo che, dopo anni di tagli indiscriminati agli organici del sistema di sicurezza nel suo complesso, abbiamo invertito questa tendenza scellerata e già con la legge di bilancio per il 2023 abbiamo stanziato ingenti risorse per potenziare gli organici dei Vigili del fuoco, oltre che delle Forze di polizia, con fondi per 90 milioni di euro a partire proprio dal 2023, che, progressivamente, arrivano a 125 milioni a partire dal 2033.
Diversi sono stati, poi, gli interventi normativi che hanno autorizzato assunzioni straordinarie, sia a titolo di ripianamento che di potenziamento dell'organico, con riferimento non solo al personale operativo, ma anche a quello tecnico-professionale. Grazie a tali misure, nel 2024 sono state 1.935 le nuove unità assunte nei vari ruoli, mentre sono state 2.774 quelle assegnate a conclusione del periodo di prova. Per l'anno in corso è programmata l'assunzione di altre 1.497 unità di personale nei diversi profili professionali e non si mancherà di tener conto delle specifiche esigenze di Verona e provincia.
PRESIDENTE. La deputata Boscaini ha facoltà di replicare.
MARIA PAOLA BOSCAINI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro. Credo che la risposta che lei ha dato fosse quella - mi auguro sia quella - che le organizzazioni sindacali ci hanno chiesto, che era proprio quella di tenere conto che, nella tornata di ottobre, potesse essere implementato il personale perché, come lei ha ben detto, il territorio ha una morfologia particolare sia per l'incidenza di turisti che, per fortuna, abbiamo sul lago di Garda, ma che si riversano anche sulla città, sia per le forze che devono essere dispiegate durante l'estate per l'Arena di Verona e, poi, anche per l'aeroporto.
Oggi, purtroppo, nella sede centrale lavora una sola squadra di soccorso, anziché due e, inoltre, molte persone stanno rinunciando alle ferie proprio per coprire il personale. Nei turni normali sono costantemente almeno 5 le persone che devono fare gli straordinari che, a questo punto, purtroppo, diventano ordinari, proprio per cercare di essere efficienti nei turni di lavoro.
Venerdì ci sarà la posa della prima pietra per la nuova sede dei Vigili del fuoco di Verona. Dovrebbe essere presente uno dei suoi Sottosegretari; per cui, magari, potranno portare queste buone notizie che lei ci ha dato nella risposta. Per questo la ringrazio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
(Ulteriori iniziative in materia di sicurezza urbana - n. 3-02094)
PRESIDENTE. Il deputato Edoardo Ziello ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02094 (Vedi l'allegato A).
EDOARDO ZIELLO (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, ormai sono molteplici i provvedimenti, che lei ha varato e che abbiamo approvato qui, tutti insieme, di centrodestra. Penso, per esempio, al decreto Caivano e penso, ad esempio, al recentissimo decreto Sicurezza: due misure sostanzialmente prodromiche all'individuazione di una serie di misure funzionali all'efficientamento dell'intero comparto di sicurezza pubblica, all'introduzione di nuove forme di tutela da parte delle stesse Forze dell'ordine e anche a maggiori assunzioni dell'intero comparto, per le quali la ringraziamo.
È recentissimo, tra l'altro, l'incontro avvenuto con i prefetti di Milano, di Roma e di Napoli, insieme ai questori delle rispettive province e insieme a lei, per fare il punto a 360° sull'intero comparto perché la sicurezza necessita di costanti aggiornamenti. Ed è proprio per questo, signor Ministro, che noi la interroghiamo per sapere quali iniziative intenda intraprendere per aggiornare l'intero comparto, come ha già fatto e come sicuramente farà (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere.
MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Grazie, Presidente. Sin dal mio insediamento - come ha ricordato - sulle complesse tematiche della sicurezza urbana ho ritenuto indispensabile ascoltare e dare rilievo alle istanze degli amministratori locali e alle variegate componenti della società civile, che questo Governo apprezza e valorizza. In questo quadro di massima attenzione alla realtà locale, ho presieduto comitati per l'ordine e la sicurezza pubblica in decine di città italiane (da ultimo ieri a Piacenza) e attivato forum con i sindaci, in particolare delle città metropolitane, proprio sui temi della sicurezza urbana.
Lo scorso 7 luglio - lo ricordava lei - ho incontrato al Viminale i sindaci, i prefetti e i questori di Roma, Milano e Napoli per il periodico aggiornamento sulle iniziative attivate per migliorare le condizioni di sicurezza nelle tre città metropolitane. Nel corso dell'incontro è stato espresso apprezzamento da tutti per i risultati raggiunti, anche grazie alle istituzioni delle zone rosse che, nelle sole tre città metropolitane, hanno consentito di controllare oltre 500.000 persone, con l'adozione di 3.500 provvedimenti di allontanamento a carico di soggetti pericolosi con precedenti penali, di cui il 75 per cento stranieri. Uno specifico focus è stato dedicato alle ingenti risorse già messe in campo dal Viminale, a valere sul Fondo sicurezza urbana e su altri strumenti finanziari che consentiranno di destinare un ulteriore milione di euro a ciascuna delle tre città per interventi sulla sicurezza urbana.
Evidenzio che, più in generale, destineremo oltre 65 milioni di euro delle risorse del Fondo sviluppo e coesione assegnate al Ministero dell'Interno per la realizzazione di impianti di videosorveglianza, a beneficio, in particolare, proprio dei comuni.
Tra le altre iniziative messe in campo in questa legislatura proseguono, sul fronte del contrasto a criminalità e degrado, le operazioni interforze ad alto impatto, condotte presso le stazioni ferroviarie e le principali aree di aggregazione. Dal gennaio 2023 al 6 luglio scorso sono stati, in tutto, 1.022 i servizi realizzati nelle tre città, a cui facevo riferimento prima, con l'impiego di 72.371 unità delle Forze di polizia e 6.300 agenti delle polizie locali; oltre 655.000 sono state le persone controllate, 1.378 quelle arrestate, più di 1.400 gli stranieri espulsi.
Tali risultati sono anche il frutto del potenziamento degli organici delle Forze di polizia che stiamo attuando.
Questa è una priorità dell'azione di Governo che ha già consentito l'immissione in servizio, sinora, di oltre 30.000 unità e che proseguirà con l'assunzione di ulteriori 14.000 unità entro l'anno e 22.000 nel prossimo biennio. Questa sera incontrerò il presidente dell'ANCI, il sindaco Manfredi e altri sindaci di città medio-grandi per esaminare e condividere le linee di intervento che siamo determinati a continuare a portare avanti sul tema della sicurezza delle nostre città sul modello proprio di quanto stiamo facendo per Roma, Milano e Napoli (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Il deputato Ziello ha facoltà di replicare.
EDOARDO ZIELLO (LEGA). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro, la sua risposta va esattamente nella direzione che noi abbiamo sempre auspicato, ovvero quella dell'innalzamento dei livelli di sicurezza all'interno di tutta la nostra magnifica Nazione. Noi della Lega abbiamo le idee molto chiare sul comparto della sicurezza pubblica, che vanno sostanzialmente nel solco tracciato da Matteo Salvini. Nel prossimo provvedimento di sicurezza che lei andrà a varare noi vogliamo assolutamente proporre una serie di misure che per noi rappresentano delle priorità fondamentali: per esempio, l'estensione della norma anti- Salis, perché per noi chi occupa abusivamente un immobile, che rappresenta, tra l'altro, un'abitazione, deve essere cacciato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia) da quell'immobile nel più breve tempo possibile, perché la proprietà privata è un diritto inviolabile da dover tutelare in tutti i modi; vogliamo estendere, tra l'altro, i poteri di ordinanza dei sindaci; vogliamo, tra l'altro, impedire che le nostre Forze dell'ordine, che agiscono quotidianamente nell'interesse di tutti noi, nell'interesse pubblico, possano essere ingiustamente indagate e ingiustamente sottoposte a processi sommari e politici per aver commesso (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) semplicemente il proprio dovere; e tra l'altro, questa è l'occasione giusta per manifestare, ancora una volta, tutta la solidarietà mia personale come pisano - ma penso da parte anche di tutto il gruppo della Lega - nei confronti dei poliziotti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) che sono ancora ingiustamente indagati dalla procura di Pisa per i fatti dello scorso anno in via San Frediano.
Vogliamo tra l'altro, signor Ministro, anche eliminare una piaga che è sempre più dilagante, ovvero quella dell'impunità per gli spacciatori e per gli scippatori perché, molto spesso, queste persone vengono arrestate egregiamente da parte delle nostre Forze dell'ordine ma poi, per colpa della magistratura, vengono rilasciate immediatamente rendendo tra l'altro vano il lavoro dei nostri operatori delle Forze di sicurezza. Infine, signor Presidente - e concludo -, vogliamo anche creare un argine a una piaga che si sta registrando nel nostro Paese, ovvero quella dell'islamizzazione. Vogliamo rendere assolutamente vietato il finanziamento, da parte di Stati esteri, di nuove moschee (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) nel nostro Paese; vogliamo un Registro nazionale formale degli Imam, vogliamo l'obbligo di predica in italiano per questi signori che devono assolutamente dimostrare di essere integrati e infine vogliamo introdurre, come tra l'altro abbiamo inserito nella proposta di legge del collega Iezzi, il reato di costrizione all'occultamento del volto, perché noi pensiamo che la donna debba essere tutelata davvero e non possiamo assolutamente tollerare che le donne possano essere sottomesse da parte degli uomini islamici. Per questi motivi…
PRESIDENTE. Grazie.
EDOARDO ZIELLO (LEGA). …signor Presidente, esprimo tutta la soddisfazione del nostro gruppo per la risposta del Ministro, augurandole buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
(Chiarimenti in merito al mancato intervento delle Forze di polizia con riguardo alla individuazione di Carla Zambelli in Italia, nonostante la segnalazione dell'Interpol – n. 3-02095)
PRESIDENTE. Il deputato Bonelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02095 (Vedi l'allegato A).
ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, lei sa benissimo che il 5 giugno è entrata nel territorio italiano Carla Zambelli, ricercata dall'Interpol con una red notice perché la giustizia brasiliana ha condannato questa cittadina brasiliana, ma anche cittadina italiana, a dieci anni di carcere per aver invaso il sistema informatico della giustizia brasiliana falsificando anche un mandato di arresto per il giudice Alexandre De Moraes. È stata sotto processo anche per aver puntato la pistola contro un suo oppositore politico ed è stata condannata perché ha falsificato una serie di atti dal punto di vista del tribunale supremo elettorale di San Paolo. Però Carla Zambelli non si sa dov'è, signor Ministro. Però vi comunico che ha aperto un profilo Instagram in cui manda video in Brasile dichiarandosi perseguitata politica…
PRESIDENTE. Concluda.
ANGELO BONELLI (AVS). Vorrei ricordarle - e concludo, signor Presidente, la ringrazio - che il leader di riferimento di Carla Zambelli è Jair Bolsonaro, sotto processo per tentato colpo di Stato contro il Presidente eletto democraticamente Luiz Inácio Lula da Silva (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere.
MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Grazie, Presidente. Già lo scorso 13 giugno, in quest'Aula, in risposta ad analogo quesito posto dall'onorevole interrogante, il Governo, sulla base di quanto comunicato dalle Forze di polizia, ha evidenziato che nella mattinata del 5 giugno scorso l'ex deputata brasiliana Carla Zambelli, cittadina italo-brasiliana, in compagnia del coniuge, è entrata in Italia con volo proveniente da Miami alle 11,40, quindi prima che fosse pubblicata la segnalazione della red notice sulla banca dati Interpol, avvenuta alle ore 16,46 dello stesso 5 giugno.
Contrariamente a quanto affermato dall'onorevole interrogante, pertanto, poiché all'atto del controllo di frontiera la predetta risultava priva di precedenti di Polizia sul territorio nazionale e di evidenze sfavorevoli rinvenibili agli atti, le autorità di Polizia non avrebbero potuto in alcun modo procedere all'arresto. Dal momento della successiva rilevazione in banca dati Interpol del provvedimento di arresto a fini estradizionali sono state avviate attività investigative volte a localizzare la signora Zambelli, di concerto con l'autorità giudiziaria di Roma, immediatamente informata al riguardo; e nel corso delle indagini sono puntualmente state verificate segnalazioni circa la presenza dell'ex parlamentare in determinati luoghi o contesti, sempre con esito negativo.
Proseguono, pertanto, le attività investigative e le verifiche su nuove segnalazioni di informazioni condivise nel quadro della collaborazione internazionale con le autorità di polizia brasiliana e da ultimo, anche a seguito di notizie acquisite su fonti aperte, sono stati eseguiti approfondimenti e controlli sulla possibile presenza della predetta presso una comunità religiosa situata nella zona di Salerno - apparentemente dimostrata da alcune fotografie -, ma è stato tempestivamente accertato che la persona segnalata era una donna diversa e completamente estranea alla vicenda.
Gli accertamenti finora svolti e tuttora in corso non hanno ancora consentito, al momento, di localizzare l'ex deputata brasiliana e, ai fini del suo rintraccio sul territorio nazionale, gli elementi finora raccolti sono costantemente condivisi dalle DIGOS di tutta Italia con le competenti procure della Repubblica.
PRESIDENTE. Il deputato Bonelli ha facoltà di replicare.
ANGELO BONELLI (AVS). Signor Ministro, mi duole ricordarle, anche per chi ci sta vedendo, che lei è stato informato dal sottoscritto ben prima che Carla Zambelli arrivasse in Italia ed era nota la sua intenzione di arrivare in Italia perché ha detto testualmente: “sono cittadina italiana e quindi sono intoccabile”. Ora, francamente, che si utilizzi la cittadinanza italiana per ritenersi intoccabile lo trovo inammissibile per qualunque cittadino italiano e non solo quindi per lei che ha commesso questi gravi reati nel suo Paese. Ma quello che francamente trovo grave è che, ad oggi, utilizza profili Instagram, manda video e ha, tra l'altro, i conti correnti bloccati, quindi non si sa come fa a vivere in Italia; è evidente che qualcuno dà un supporto organizzativo e politico. Le segnalo, però, un fatto rilevante, perché evidentemente non voglio sostituirmi al Ministero dell'Interno, signor Ministro: l'avvocato di Carla Zambelli, Fabio Pagnozzi, ha dichiarato che è in contatto con le autorità italiane. Quindi c'è una questione, qualcosa che il Governo non vuole dire al Paese rispetto a questi contatti che sono in corso? Perché ha dichiarato quanto segue e allora sarebbe importante che, se non è vero, venisse smentito perché la questione è delicata e sta su tutte le agenzie, su tutti i giornali; l'avvocato Fabio Pagnozzi ha detto che è in contatto con le autorità italiane, ha anche dichiarato che è in contatto con alcune forze politiche per una sua eventuale candidatura alle prossime elezioni. Allora, cosa c'è, signor Ministro? Qual è il motivo di questa grande capacità delle Forze di polizia italiana di non essere in grado di individuare questa persona, se non quello di portarci a pensare che gode di una copertura politica in questo Paese? Questo sarebbe, francamente, un fatto estremamente grave (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
(Ulteriori iniziative volte alla tutela delle isole minori, nonché alla loro valorizzazione e sviluppo - n. 3-02096)
PRESIDENTE. Il deputato Cannata ha facoltà di illustrare l'interrogazione Bignami ed altri n. 3-02096 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.
GIOVANNI LUCA CANNATA (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro Musumeci, per la prima volta, su sua iniziativa e del Governo, si terranno a ottobre a Lipari gli Stati generali delle isole minori marine per affrontare in modo organico le specificità di questi territori, infrastrutture, sanità, erosione costiera e trasporti. Il problema principale resta la sostenibilità dei collegamenti marittimi: le tratte verso le isole minori non sono considerate redditizie dalle compagnie, con scarsa, infatti, concorrenza nei bandi regionali; le flotte molto spesso sono inadeguate e vi è un aumento dei costi dei biglietti. A ciò si aggiunge anche il limite imposto, alle volte, dalla normativa europea agli aiuti di Stato.
Il Governo ha avviato già azioni importanti, il Dipartimento Casa Italia ha stanziato risorse per la prevenzione sismica - circa 130 milioni di euro -, il Piano del mare ha riconosciuto la centralità delle isole minori su temi fondamentali come sanità, scuola, trasporti, mobilità, ambiente. Sono circa 220.000 i cittadini italiani che vivono per metà dell'anno in condizioni difficili per carenza di servizi essenziali e interruzione dei collegamenti, motivo per cui è diventato di fondamentale importanza lavorare a una legislazione speciale per queste isole che sono dei veri gioielli.
Ecco, caro Ministro, le chiedo: quali ulteriori iniziative intende assumere per valorizzare socialmente ed economicamente le isole minori, ai sensi, in questo caso, dell'articolo 119 della Costituzione, garantendo pari diritti e pari opportunità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?
PRESIDENTE. Il Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci, ha facoltà di rispondere.
NELLO MUSUMECI, Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare. Grazie, signor Presidente. Come bene ha detto l'onorevole interrogante, si tratta di 220.000 italiani che, in alcuni casi, verrebbe da considerare di serie B, perché non sempre quelli che vivono sulle isole minori vengono ammessi a godere dei servizi essenziali di cui invece godono gli abitanti della terraferma, dell'area continentale. È proprio per accendere un riflettore sulle cause e sui possibili rimedi delle condizioni di criticità delle isole minori che abbiamo deciso di fissare gli Stati generali che, come lei ha ricordato, si terranno a ottobre dal 10 al 12 nel comune di Lipari, quindi nelle isole Eolie.
È un appuntamento che nasce da un'esigenza fortemente avvertita non solo per parlare delle cause che bene o male tutti conosciamo, ma per alzarci da quel tavolo di lavoro con risposte concrete che confidiamo poter tradurre in atti legislativi.
Mi piace peraltro ricordare che è in corso di finalizzazione, redatto insieme al collega Roberto Calderoli per le sue competenze specifiche, un apposito disegno di legge per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale e delle tipicità delle isole minori, recante disposizioni in materia di servizi pubblici essenziali ed anche per la tutela della fragilità del territorio. Sotto questo aspetto, abbiamo dedicato, con il nostro Dipartimento Casa Italia, un finanziamento di oltre 70 milioni di euro per 39 interventi finalizzati alla riduzione del rischio sismico nelle infrastrutture pubbliche e negli edifici pubblici ricadenti nelle isole minori; abbiamo indetto un altro bando per 30 milioni di euro per consolidare e mettere in sicurezza le infrastrutture portuali delle stesse isole.
Sul piano dello sviluppo socio-economico, voglio ricordare che, con il Vicepresidente della Commissione europea, onorevole Raffaele Fitto, si è concordata la partecipazione agli Stati generali di Lipari proprio perché, fra le deleghe, l'onorevole Fitto detiene anche quella per le isole. Quindi, è in previsione finalmente un piano europeo per l'attuazione di tutte le iniziative, con le necessarie coperture finanziarie affinché chi resta, chi rimane oggi sulle isole possa restarci anche per il futuro, trasmettendo questo senso di appartenenza ai figli e ai nipoti, perché il vero problema, la vera preoccupazione, il vero dramma è che, continuando a considerare, come è accaduto nel passato, marginale il tema delle isole minori, fra 25-30 anni su quei meravigliosi lembi di terra non resterà più nessuno; saranno abitati soltanto da gente in costume 3-4 mesi l'anno e sarebbe una grave, grande sconfitta irreparabile per tutto il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Il deputato Salvatore Deidda, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Ministro Musumeci, non solo per tutte le azioni che, da quando è Ministro, sta mettendo in campo, ma anche per il semplice riconoscimento del diritto degli isolani a restare, a vivere, a programmarsi il futuro in quelle terre chiamate isole.
“Minori” è un concetto di dimensione, ma sono dei veri e propri patrimoni storici, non per dire ma il primo medagliato delle nostre Forze armate era di La Maddalena, che sconfisse Napoleone Bonaparte. Quindi custodiscono una storia, hanno diritto di potersi programmare la vita, come ha detto lei, quindi il Governo Meloni con la Presidente del Consiglio e con il Vice Presidente Fitto. Ne stiamo parlando in Europa, anche per modificare quei piani di coesione che prima erano indistintamente rivolti a tutti i territori; no, invece devono essere rivolti alle isole perché hanno caratteristiche e bisogni speciali come quello della continuità territoriale nei trasporti e nelle merci, che non è solo un fatto economico – quindi quantificare quanto c'è bisogno economicamente -, ma è dire che per problemi di salute gli ospedali devono essere aperti 24 ore e devono avere un trasporto di eliambulanza 24 ore su 24.
Non chiediamo megastrutture, ma chiediamo che ci siano strutture di pronto soccorso sempre allertate e se uno deve spostarsi per lavoro, quelle navi o aerei sono per noi come le metropolitane che ci sono nelle aree metropolitane. Quindi, continuate perché noi isolani siamo orgogliosi di questa attenzione, isole piccole o grandi, finalmente c'è un'attenzione e un riconoscimento sul fatto di che cosa voglia dire essere isolani. Pensiamo alla tanta migrazione, a quanti isolani sono sparsi in Europa e nel mondo, e ciò lo vediamo in quelle nostre comunità che mantengono sempre i tratti identitari, anche di seconda o terza generazione; è un orgoglio vedere che parlano, dall'Australia agli Stati Uniti, sempre le nostre lingue, che non sono dei dialetti, sono vere e proprie lingue, le più antiche d'Europa. Noi all'Europa possiamo trasmettere non solo la nostra conoscenza e la nostra lingua, ma anche quella caratteristica e quella storia di cui l'Europa si deve nutrire per avere un'identità vera (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
(Stato di definizione del nuovo Piano strategico nazionale contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica - n. 3-02097)
PRESIDENTE. La deputata Ilaria Cavo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-02097 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.
ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Signora Ministro e colleghi, parliamo di un fenomeno, quello della violenza contro le donne, dei casi più estremi di femminicidio, che non può non scuoterci per numero di casi e per storie che ogni giorno vengono raccontate e che ci impegna nella necessità di individuare i segnali in anticipo per fare prevenzione. Signora Ministro, lei si è impegnata, il Governo è molto sensibile sul tema, è stato definito un reato specifico, quello di femminicidio con un'approvazione recente in Commissione al Senato e un iter che seguiamo, ma ci risulta in stato di definizione anche il nuovo Piano strategico nazionale contro la violenza sulle donne. Siamo qui quindi a chiedere qual è lo stato dell'arte, come è stato formulato questo percorso che ha accompagnato la stesura di questo Piano e soprattutto che cosa prevede per la formazione degli operatori, che sono fondamentali nell'intercettare proprio in maniera preventiva il fenomeno e poi la funzionalità prevista per la rete di accoglienza delle vittime e, quindi, per i centri antiviolenza, che tanto sono preziosi per gestire il fenomeno, che sappiamo essere di violenza fisica, ma anche psicologica ed economica.
PRESIDENTE. La Ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella, ha facoltà di rispondere.
EUGENIA ROCCELLA, Ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità. Grazie Presidente e grazie agli interroganti perché mi consentono di spiegare quello che abbiamo fatto per incentivare la più larga partecipazione alla formazione del Piano antiviolenza per valorizzare gli organismi di governance, per rafforzare sempre di più la prevenzione e il contrasto della violenza contro le donne. D'altra parte, noi abbiamo cercato già nella precedente legge che abbiamo varato contro la violenza e altrettanto in quella contro il femminicidio, che attualmente è in discussione al Senato, sempre il più largo consenso e la più larga collaborazione, fino all'unanimità e, quindi, altrettanto abbiamo fatto per il Piano antiviolenza.
Il nuovo Piano strategico nazionale antiviolenza, che subentrerà al precedente, la cui operatività è stata assicurata dal Governo senza interruzioni, è il primo che viene adottato in base alla legge introdotta dalla precedente legislatura ed è frutto di un ampio percorso partecipativo che è andato ben oltre i passaggi che la legge stessa prescrive per il coinvolgimento delle diverse realtà. Questo percorso si è sviluppato attraverso l'Osservatorio insediato presso il Dipartimento per le Pari opportunità, che è la sede deputata al confronto con le amministrazioni, con le organizzazioni e le associazioni che si occupano di violenza contro le donne.
Riassumo brevemente il lavoro compiuto, che ha preso avvio con la condivisione del monitoraggio del precedente Piano e con una prima richiesta di elementi di priorità alle amministrazioni interessate. Poi, sempre in seno all'Osservatorio, sono stati attivati quattro tavoli tematici. Ai partecipanti, fra i quali ci sono ovviamente le associazioni componenti l'Osservatorio e le parti sociali, sono stati chiesti più volte contributi scritti e, in parallelo, è stato predisposto un quadro operativo delle azioni programmate dalle diverse amministrazioni, che sarà aggiornato periodicamente in base alle esigenze che emergeranno. Il 17 aprile scorso, l'Osservatorio ha esaminato l'impianto del nuovo Piano e, a seguire, una bozza del quadro operativo è stata inviata a tutti i componenti, con richiesta di eventuali commenti e ulteriori suggerimenti. In base alle proposte ricevute, i testi sono stati ulteriormente revisionati e, a più riprese, sono stati esaminati dal Comitato tecnico-scientifico, composto da esperti di comprovata esperienza e professionalità.
Il 3 luglio scorso i documenti sono stati nuovamente condivisi con tutti i componenti dell'Osservatorio e, alla luce degli ultimi contributi, il testo è in corso di finalizzazione, per essere sottoposto a stretto giro al parere della Conferenza unificata. Fra i temi centrali del Piano rientra la formazione degli operatori, elemento che ha trovato importante spazio anche nei due disegni di legge che abbiamo citato e che è oggetto del Libro Bianco elaborato dal Comitato tecnico-scientifico dell'Osservatorio. Il Libro Bianco è un testo poderoso e dettagliato che ha riscosso un apprezzamento trasversale e sarà illustrato a tutte le professionalità interessate, fra cui la magistratura, alla quale sarà rivolta un'iniziativa in corso di preparazione insieme al CSM.
Altrettanta attenzione da parte del Governo è dedicata alla piena operatività della rete di accoglienza delle donne vittime di violenza e, a questo fine, alla luce di alcune criticità segnalate soprattutto da diverse regioni, ma anche da organizzazioni in merito all'intesa sui requisiti dei centri antiviolenza, sottoscritta dal Governo e dalla Conferenza unificata alla fine della legislatura scorsa, il Ministero oggi si sta facendo carico di accompagnare la discussione e formulare le proposte per arrivare a un punto di caduta, che salvaguardi tanto la garanzia di competenza degli operatori, quanto la continuità importantissima dell'azione dei centri.
PRESIDENTE. La deputata Semenzato, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
MARTINA SEMENZATO (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Ringrazio la Ministra Roccella per la risposta puntuale e, soprattutto, per il lavoro serio e concreto che sta portando avanti su un tema troppo spesso affrontato in passato con slogan, ma senza poi risultati strutturali. Il contrasto alla violenza maschile contro le donne è una priorità che questa maggioranza ha preso sul serio fin dall'inizio della legislatura. Come ci ha detto, Ministro, lo dimostrano da ultimo il lavoro di coinvolgimento e partecipazione compiuto per la stesura del nuovo Piano strategico nazionale e anche la grande attenzione al tema della formazione degli operatori, importanti per prevenire e contrastare efficacemente un fenomeno che presenta così forti caratteri di specificità. Non possiamo permettere che l'impreparazione istituzionale o la sottovalutazione dei segnali metta a rischio l'incolumità delle donne.
Su questo punto la Commissione d'inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni altra forma di violenza di genere, che presiedo, continuerà a dare forte impulso e a svolgere, nei limiti di quanto previsto dalla legge istitutiva, un'attività di verifica. Il rafforzamento e la valorizzazione della rete dei centri antiviolenza e delle case rifugio, con un forte potenziamento delle risorse è un obiettivo fondamentale, oggi una realtà. Condivisione, monitoraggio, analisi, esperienza, professionalità: le parole chiave di questo lavoro.
Questo Governo non ha paura di chiamare le cose con il loro nome. Femminicidio non è solo un fatto di cronaca, è un fenomeno sistemico, che stiamo affrontando con strumenti normativi, culturali e istituzionali adeguati. Serve fermezza, serve coerenza e serve il coraggio di andare oltre le bandiere politiche, perché su questi temi si misura la serietà del nostro lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
(Iniziative del Governo volte a rendere più accessibili ed economicamente sostenibili i servizi educativi estivi, nonché elementi in ordine ai progetti e ai beneficiari delle risorse del “Piano Estate” dal 2021 - n. 3-02098)
PRESIDENTE. Il deputato Mauro Del Barba ha facoltà di illustrare l'interrogazione Boschi ed altri n. 3-02098 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.
MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signora Ministro, il problema della perdita di potere d'acquisto delle famiglie è sotto gli occhi di tutti.
Non riguarda più solo le bollette, non riguarda più solo la difficoltà a fare la spesa, riguarda l'educazione dei figli. Oggi parliamo dei costi dei servizi educativi estivi, problema che è stato portato alla ribalta da una coraggiosa mamma di Lecco, ma che sappiamo riguardare la totalità delle famiglie italiane. È un problema anche per i minori che, laddove non possono partecipare a queste occasioni di incontro con i propri coetanei, perdono delle opportunità educative. È un problema per i genitori che non possono conciliare i tempi lavoro-famiglia.
Il “Piano Estate”, varato nel 2021: le chiediamo come abbia distribuito queste risorse sul territorio nazionale. Le facciamo presente delle criticità perché non sono coperti i bambini dall'età della scuola dell'infanzia e le chiediamo quali misure, anche di tipo fiscale, intendiate adottare per aiutare le famiglie in questa difficoltà.
PRESIDENTE. La Ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella, ha facoltà di rispondere.
EUGENIA ROCCELLA, Ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità. Grazie, Presidente.
Per rispondere agli interroganti parto dagli aspetti di mia competenza, iniziando col ricordare che, prima del COVID, i centri estivi non erano mai stati finanziati dai Governi. Questa iniziativa è nata con la pandemia, giustamente è stata mantenuta nel tempo e il nostro Governo ha garantito e continuerà a garantirne il finanziamento, aumentato, fra l'altro, di 2 milioni e portato a 60 milioni all'anno. Le risorse vengono ripartite fra i comuni che ne fanno esplicita richiesta in proporzione al numero di minori fra 0 e 17 anni presenti sul territorio.
Va detto, però, che a causa del calo delle nascite negli ultimi dieci anni, nell'ambito della platea dei minori aventi diritto, è diminuito il numero dei bambini, mentre, d'altra parte, è aumentato in percentuale quello degli adolescenti, che più raramente usufruiscono dei centri estivi. Se quindi facessimo un conto pro capite, scopriremmo che la quota effettiva di finanziamento per ciascun minore è andata, in realtà, crescendo.
Come gestire il finanziamento, organizzare il servizio, modulare e trasferire il contributo alle famiglie ed eventualmente affiancare al sostegno del Governo ulteriori iniziative o investimenti è, però, prerogativa delle singole amministrazioni comunali, in nome di un principio di sussidiarietà che ha portato l'ANCI - con cui c'è stato un proficuo dialogo - a mostrare pubblico apprezzamento per il fattivo sostegno dell'Esecutivo. Sussidiarietà non significa, infatti, disimpegnarsi e questo Governo non lo ha fatto di certo.
Il nome del comune che voi avete fatto, Lecco: credo che per voi sarà agevole chiedere all'assessore, o meglio, all'ex assessore alla famiglia di Lecco - che è dimissionaria, ma che dovreste conoscere bene - copia delle delibere con i costi effettivi, a conferma del fatto che il Governo ha sempre lasciato ampia facoltà alle amministrazioni di modulare l'impiego dei fondi sulla base delle esigenze specifiche dei territori, che possono cambiare molto in base a parametri come la dimensione del comune, le caratteristiche della popolazione, e via dicendo.
Mi si chiede, inoltre, del “Piano Estate”, di competenza del Ministero dell'Istruzione e del merito, che il Ministro Valditara ha finanziato con 400 milioni di euro, per il periodo di sospensione delle lezioni degli anni scolastici 2023-2024 e 2024-2025, e con ulteriori 150 milioni messi a disposizione alla luce del grande interesse mostrato dalle scuole e dalle famiglie, che, nella sola estate del 2024, ha portato alla realizzazione di 36.973 moduli formativi (di cui oltre il 40 per cento nel Mezzogiorno) e al coinvolgimento di 699.077 studenti, che arrivano a 1.300.000 se consideriamo anche quelli che hanno beneficiato di percorsi all'estero.
Le nuove richieste hanno sopravanzato anche lo stanziamento aggiuntivo e il Ministero dell'Istruzione fa sapere che le sta autorizzando tutte.
Riguardo al fatto che il progetto, realizzato soprattutto con fondi PON, sia rivolto a minori in età scolare non credo stupisca gli interroganti, dal momento che si tratta della stessa impostazione già stabilita nella scorsa legislatura.
Concludo, evidenziando che le attività estive sono un punto importante che, tuttavia, non esaurisce il grande impegno che il Governo sta mettendo in campo per la conciliazione, ad esempio con la sostanziale gratuità degli asili nido, con il potenziamento dei congedi parentali, con il lavoro insieme alle aziende per il welfare aziendale e i fringe benefit, impegno che sta contribuendo a risultati incoraggianti, come i piccoli, grandi record raggiunti sull'occupazione femminile.
PRESIDENTE. Il deputato Del Barba ha facoltà di replicare.
MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signora Ministro, noi speravamo di avere dalle sue parole dei dati che ci dimostrassero, prima di tutto, che voi state monitorando il fenomeno e che ve ne state preoccupando e, successivamente, che potessero farci pensare che, almeno per il prossimo anno, questo problema, questa vera e propria emergenza, non si dovesse ripresentare. Lei, però, ha dato luogo, così, a una sorta di micro-convegno sull'utilità dei centri estivi, sulla loro storia, sul pregresso. La ringraziamo, però non penso che in questo modo abbia dimostrato vicinanza verso i problemi delle famiglie.
Noi, semplicemente, le avevamo chiesto di conoscere in quale in modo sono distribuite queste risorse sul territorio italiano: non abbiamo potuto ricevere alcuna cifra. Le abbiamo chiesto se intendete aggiungere delle risorse, visto che non si sono dimostrate sufficienti, utilizzando anche lo strumento della detrazione. Spese analoghe sono detraibili e non si capisce perché, oggi, nella modernità, non debbano essere detraibili anche le spese per i servizi educativi estivi, che diventano addirittura indispensabili per le famiglie durante questo periodo.
Infine, mi permetta di sottolineare il suo intervento veramente sgradevole, laddove si riferisce al comune di Lecco. Lì, abbiamo una mamma che ha avuto coraggio, un assessore che, con lei, ha fatto una conferenza stampa anche in mia presenza, e che ha dimostrato di essere vicina ai bisogni dei cittadini: quello che lei non ha fatto oggi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16,15. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 16,07, è ripresa alle 16,20.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 97, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
Nuova articolazione dei lavori dell'Assemblea per il periodo 21-29 luglio 2025. Aggiornamento del vigente calendario dei lavori.
PRESIDENTE. Comunico che, nell'odierna riunione della Conferenza dei Presidenti di gruppo, è stata convenuta una nuova articolazione dei lavori per la settimana 21-25 luglio 2025.
E' stato altresì convenuto il rinvio dell'inizio dell'esame della proposta di legge n. 1928- 2083-2091- 2152-2194 recante delega al Governo in materia di centri di elaborazione dati alla seduta di lunedì 28 luglio, nella quale sarà collocato dopo la discussione generale del disegno di legge S. 1553. Il relativo seguito dell'esame avrà luogo a partire dalla seduta di martedì 29 luglio, dopo l'eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.
Il calendario vigente, conseguentemente aggiornato, è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marco Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Chiediamo un'informativa urgente al Ministro Urso e alla Ministra Calderone. Sembra assurdo ma, dopo Armani, Valentino, Dior e, ieri, Loro Piana, oggi parliamo di Gucci; un dio della moda dopo l'altro.
Il gruppo Kering, proprietario di Gucci, affida tutta la produzione di piccola pelletteria a 14 fornitori diretti. Tra questi ci sono tre sue controllate, proprio in Toscana. I fornitori, a loro volta, subappaltano a piccoli artigiani. Una storia che avete già sentito, l'abbiamo raccontata tante e tante volte in quest'Aula. I lavoratori della controllata lavorano due giorni a settimana, a stipendio pieno. Nei subappalti, invece, si lavora tutti i giorni, tutto il giorno, a velocità insostenibile, per 31 o 32 centesimi al minuto: questo è il calcolo che fanno, lo contrattano e se non si rientra nei tempi stabiliti dal fornitore ogni minuto in più si lavora gratuitamente. Pezzi prodotti al costo di 14 euro l'uno sono, ovviamente, venduti alle boutique a centinaia, a volte migliaia, di euro.
Ma ciò che i fornitori corrispondono ai piccoli artigiani copre a stento lo stipendio degli operai. Ovviamente, ciò significa crisi, significa chiusura, significa cassa a zero ore - come hanno denunciato oggi in una bellissima inchiesta su Domani - e poi licenziamenti collettivi.
I fornitori e le controllate di Gucci sono gli unici a poter anticipare la cassa ai dipendenti, mentre per tutti gli altri operai non c'è nulla e Gucci, ovviamente, non si assume alcuna responsabilità. Dirà anche questa volta - come nel caso di Armani, di Valentino, di Dior, di Loro Piana - che nulla sapeva? Vedremo i giornali di domani. Come ho già detto, serve una Commissione d'inchiesta, una Commissione d'inchiesta sul far west della moda e del lusso italiano (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Basta! Diciamo basta a questo lavoro povero per borse ricchissime, per pelletterie ricchissime, per moda ricchissima. Serve una revisione del codice degli appalti, ma soprattutto serve dire basta agli appalti. Basta a questi appalti a cascata, per cui non c'è mai responsabilità sociale. Ma dov'è la responsabilità dell'impresa in tutto questo?
Serve, sì, un salario minimo, un salario minimo legale. Ma - e ho già finito - la legalità, Presidente, qui non sta solo al centro dei salari, sta al centro di tutte le vertenze: vale per Prato, vale per quello che diciamo nell'alta moda, nel pronto moda, vale per il grande distretto milanese. Stiamo parlando di nomi che se lo possono permettere: perché fanno tutto questo? Perché subappaltano all'infinito?
Le procure, prima o poi, troveranno questi intrecci e chiuderanno queste imprese, perché non c'è responsabilità e perché vogliono fare gli utili sulle spalle degli ultimi, che spesso sono i più sfruttati della terra, spesso sono pure migranti ricattabili, perché se non accettano quelle condizioni non avranno il permesso di soggiorno e torneranno a casa. Invece che prendervela con gli ultimi ogni tanto dovreste guardare in faccia i primi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.
EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Ci associamo alla richiesta fatta dal collega Grimaldi, perché, come abbiamo già detto ieri, abbiamo saputo di questa ulteriore emergenza. Qui possiamo veramente dire che c'è un'emergenza del settore tessile, insieme all'emergenza economica, che già conosciamo e che andrà a peggiorare con l'arrivo di nuovi dazi. Ci ritroviamo davanti a un'emergenza etica, a un'emergenza sociale, a un'emergenza che vede un settore che è riconosciuto a livello mondiale.
Ne abbiamo parlato mesi fa, quando si è parlato del made in Italy. Lo abbiamo detto quando in Commissione attività produttive abbiamo portato avanti un'indagine conoscitiva sul made in Italy e poi il decreto. Oggi stiamo lavorando a un'altra indagine conoscitiva sul settore tessile e quello che sta venendo fuori è che c'è la necessità di un'etica sostenibile per i lavoratori.
Allora, spesso si pensa al fast fashion, si pensa a quello che succede, magari, nei Paesi in via di sviluppo. Oggi scopriamo - anzi, abbiamo la conferma - che quello che succede in altri Paesi nella realtà succede qui, in Italia, nel Paese in cui ci vantiamo del settore della moda, del design, dove il nome dell'Italia viene venduto, corteggiato e osannato nel mondo intero.
Ebbene, oggi scopriamo che quel mondo non è pulito, che quel mondo va rivisto, che chi ha quei brand, quei marchi famosi deve essere responsabile di tutta la filiera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché l'Italia è un Paese dove il lavoro va rispettato, va pagato equamente e vanno fatte le ore di lavoro consone. Per questo, Presidente, noi chiediamo che il Governo venga qui e venga anche a sollecitare, anche con le imprese, delle regole certe.
Il gruppo del MoVimento 5 Stelle chiede di avere un salario minimo garantito, chiede di diminuire le ore di lavoro, eppure oggi scopriamo che c'è chi lavora per 30 centesimi al minuto. Questo è quello che sta venendo fuori, ossia che stanno lavorando sette giorni su sette, che qualcuno lavora anche 15, 20 ore al giorno consecutive in uno stato di schiavitù e questo è inaccettabile. Questo deve essere inaccettabile per tutti noi, non per una parte politica. Allora, bisogna rimettere le cose in ordine.
Lo abbiamo detto, lo abbiamo scritto nella mozione a mia prima firma, alcune settimane fa, che purtroppo la maggioranza non ha voluto votare positivamente, con un parere contrario del Governo. Ebbene, l'emergenza c'era. C'è un'emergenza di sostenibilità, di etica, di lavoro e bisogna assolutamente far sì che il nostro Paese non sia complice. Il Governo non può essere complice di questi grandi marchi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, su un altro argomento, il deputato Agostino Santillo. Ne ha facoltà.
AGOSTINO SANTILLO (M5S). Presidente, grazie. Con il mio intervento sono a reiterare la richiesta di informativa urgente al Governo su quali iniziative intenda intraprendere per contrastare i fenomeni corruttivi nel nostro Paese alla luce di quanto emerso stamattina, degli arresti che si stanno svolgendo e dell'indagine, che è ancora in corso, della procura di Milano.
In particolare, mi riferisco a qualcosa che rappresenta un'appendice di quanto è già accaduto tempo fa.
Ricordiamo cosa è accaduto. Tra l'altro, c'è stato un primo provvedimento che è passato anche in questo ramo del Parlamento. Prima ci ha provato il Governo con un emendamento, poi c'è stata una proposta di legge, chiamata “Salva-Milano”. Noi abbiamo urlato, abbiamo provato a farvi capire che non era il caso di andare avanti, ma si è voluto andare avanti, nonostante la nostra ferma opposizione, per arrivare al Senato. Poi sono emerse alcune questioni molto importanti con arresti. Parliamo di persone che fanno parte della Commissione paesaggistica del comune di Milano: è uscito fuori a Milano un sistema tecnico parallelo di permessi.
Che cosa accade oggi, Presidente, e perciò reitero la richiesta che avevo già fatto nel marzo del 2025? Accade che oggi ci sono 6 richieste di arresto: 2 ai domiciliari e 4 in carcere. Parliamo dell'assessore comunale di Milano, l'assessore alla rigenerazione urbana, cioè l'assessore che è preposto anche a quel tema del “Salva-Milano”. Ma ci sono anche imprenditori, ci sono speculatori finanziari, ci sono funzionari e ci sono addirittura i motivi che allargano quella che è ormai una telenovela, i cui contorni appaiono sempre più inquietanti. In particolare, parliamo di una vicenda che interessa le opere relative allo stadio Meazza e alle aree limitrofe del quartiere San Siro.
Stiamo parlando di chat riservate del 2023, che sono state rese pubbliche, in cui ci si dice tra imprenditori: “se riuscissimo a concludere anche solo metà dei lavori che abbiamo avviato in questi 6 mesi, avremmo lavori per il prossimo lustro” - cioè il loro intento è solo quello di lucrare -, per chiudere dicendo: “stiamo attuando un PGT ombra”, un Piano di governo del territorio ombra, cioè Milano si sta dotando di un Piano regolatore generale ombra. Quindi, noi su questo, ovviamente, non solo ci opponiamo qui, ma ci opponiamo anche con quanto sta accadendo al Senato, dove il “Salva-Milano” al momento è lì, insabbiato, ma non è stato ancora ritirato. Quello che chiediamo a questa maggioranza e al Governo è anche di ritirarlo, anche simbolicamente, come un segno di accoglimento di quanto sta accadendo, di questa melma che sta emergendo. Quello si ritiri e, contemporaneamente, si venga a dire qui come fare, che cosa si può fare affinché questi fenomeni corruttivi abbiano termine (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Si riprende la discussione del disegno di legge n. 2384-A (ore 16,32).
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 2384-A.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2384-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare il deputato Mauro Del Barba. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signori del Governo, ma noi abbiamo dato il nostro contributo nel momento in cui, a inizio legislatura, si è proposta una riforma fiscale, una delega al Governo per semplificare la fiscalità italiana, per migliorare i rapporti con il contribuente e per diminuire la pressione fiscale. E lo abbiamo dato anche in un periodo in cui la legislatura mostrava questa maggioranza indirizzata - allora, noi dicevamo - ad essere un po' la fotocopia o la brutta copia del Governo Renzi, smentendo anche tutte le promesse elettorali, cosa che dal nostro punto di vista era assolutamente positiva.
Questa copia sbiadita, questa copia carbone sappiamo che è andata perdendosi negli anni e questo provvedimento, le deleghe che ne sono scaturite, ne sono a rappresentare l'emblema, la parabola assolutamente discendente, la delusione di quelle aspettative e la mortificazione del contributo che abbiamo inteso dare allora. Ecco perché noi oggi intendiamo suonare un campanello d'allarme, dare una sveglia a questo Governo, non tanto per il ritardo, non è la prima volta - ma i ritardi laddove fossero così destinati a un miglioramento o un maggiore ascolto del Paese si potrebbero anche comprendere -, ma per il clima con cui questi lavori vengono accompagnati, per le decisioni che il Governo prende sulla medesima materia, tra cui l'aumento della pressione fiscale, anziché avvicinare il contribuente al fisco, una nuova agenzia esattoriale. Misure che, alla fine, sono andate a premiare quegli imprenditori, quei liberi professionisti che, magari, meno se lo meritavano, ma che giustamente hanno approfittato della possibilità di pagare meno tasse a discapito di altri, laddove il Governo, invece, aveva previsto di incassare quanto serviva per la diminuzione delle imposte.
Siamo di fronte quantomeno a un'eterogenesi dei fini, ma molto più probabilmente a un vero e proprio cambiamento di direzione di quel lavoro che, anche insieme, avevamo voluto intraprendere nella speranza che prevalesse l'interesse comune. Noi, con questo “no” che vogliamo dare al provvedimento, intendiamo davvero suonare la sveglia, ma più che la sveglia un campanello d'allarme, perché non è la direzione corretta quella che il Governo sta imboccando in materia fiscale. Non è la direzione che auspicavamo, laddove abbiamo dato inizialmente se non la nostra fiducia, quantomeno le nostre positive aspettative.
Annuncio allora il voto contrario di Italia Viva-il Centro-Renew Europe (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Esattamente un anno fa il Governo impegnava il Parlamento ad approvare il disegno di legge di proroga del termine per l'emanazione dei decreti attuativi della delega per la riforma fiscale.
Serviva un periodo di transizione che permettesse agli operatori del settore di assimilare le modifiche legislative. Ecco, come no? Oggi con questo DDL di ulteriore proroga di 6 mesi riconoscete di fatto l'errore. Tempi diversi per l'adozione dei decreti attuativi dei testi unici non sono conciliabili. Dimostrate che la riforma fiscale è quella che davvero non riesce a decollare, non ha mordente. Ma poi che vi avrà fatto di male anche questa parola, la parola “riforma”? Io suggerirei sommessamente di lasciarla stare, anche perché, ogni volta che un Governo ne invoca una, un lavoratore o una lavoratrice si chiude in casa per paura che sia il suo turno, che un nuovo diritto gli verrà tolto e che pagherà con le sue tasse una vostra prossima marchetta.
Ma può una riforma basarsi, sul nascere, proprio con dei fallimenti, tipo il “fisco amico” o il concordato biennale preventivo? A forza di interventi suppletivi ha trasformato l'Amministrazione finanziaria in quel “fisco amante” solo dei contribuenti più avvezzi alle condotte abusive. Pace fiscale per chi disprezza ogni principio di solidarietà e si sottrae all'obbligo di sostenere il welfare universale. Anche i contribuenti gravemente inaffidabili, come, ovvio, infatti. Le adesioni sono state impercettibili: il 13 per cento su una platea potenziale di 4,3 milioni di contribuenti. La riapertura dei termini, per esattezza, fino al 12 dicembre 2024 per chi aveva dichiarato entro il 31 ottobre e non aveva aderito al concordato ha prodotto meno di 60.000 adesioni aggiuntive. Nelle casse dello Stato appena 1,6 miliardi di euro, altroché rimodulare ulteriormente le aliquote Irpef. Sappiamo tutti che i veri evasori non aderiscono e non aderiranno mai. Si cullano sui continui condoni e sulle rottamazioni, ma, come abbiamo visto, voi insistete almeno direi - faccio una previsione - fino alle prossime elezioni. Infedeltà fiscale e fedeltà elettorale: è già un bel programma di fatto. Viene anche un po' di nostalgia. Non so se ve lo ricordate quel comico, quel Carcarlo Pravettoni, più o meno diceva le vostre parole insomma, però faceva più ridere.
L'ultimo intervento di revisione del concordato preventivo biennale ha spostato le adesioni al 30 settembre per circa 2,3 milioni di interessati. Continuate a dire che i vostri concordati, con il loro record negativo di adesione, sosterranno il taglio dell'Irpef per il ceto medio e che così risolleverete le famiglie piegate dal carovita. Ma io lo chiedo così: ma secondo voi, anche solo per chi ci ascolta, il ceto medio è composto proprio da coloro che hanno numerose cartelle esattoriali?
Io direi di no. La stragrande maggioranza dei membri del ceto medio non ha debiti col fisco; le tasse loro le pagano tutte, dalla prima all'ultima, e lo dico qui per chi ci ascolta: le paga anche per gli altri. E, in realtà, grazie a voi, ne paga di più. Adesso spiegherò perché.
La vostra rimodulazione dell'Irpef a 3 aliquote e il vostro taglio parziale del cuneo contributivo a carico dei lavoratori dipendenti di fatto non stanno in piedi. I due interventi cubano circa il 17,4 miliardi: una fantasmagorica partita di giro a saldo zero. Sapete perché? Perché, intanto, i versamenti dell'Irpef di quella platea nel 2024 sono stati circa 17 miliardi di euro in più. Questo a causa di cosa? Io vorrei che in Italia, soprattutto i giornalisti, iniziassero a imparare questa parola: fiscal drag. Siccome il sistema di imposta progressivo non è indicizzato all'inflazione, i lavoratori pagano le stesse tasse anche se sono diventati più poveri. Quei contratti che consentono il recupero dell'inflazione sono sottoposti a un'aliquota media maggiore, superiore e non uguale al tasso di inflazione. Questa differenza è appunto il cosiddetto fiscal drag. I contribuenti, che hanno subito in questi tre anni un'inflazione del 17 per cento, hanno pagato, nel 2024, 25 miliardi in più del dovuto. I loro aumenti hanno significato appunto più tasse, ma non una crescita del reddito reale. Vuol dire che la gran parte degli aumenti è finita nel gettito fiscale per lo Stato proprio per il famoso ceto medio di cui amate parlare.
Negli ultimi quattro anni l'Irpef è aumentata di circa 37 miliardi. Come dicevo, secondo alcune stime, il fiscal drag ha inciso per 25 di quei 37 miliardi. E il paradosso è che la vostra riforma fiscale ha reso il sistema più esposto al drenaggio fiscale, perché stabilizzare il taglio al cuneo fiscale, accorpando i primi due scaglioni dell'Irpef, alimenta l'effetto perverso di quel drenaggio. Il taglio del cuneo fiscale è stato quindi finanziato grazie al maggior gettito del fiscal drag. Voi avete sentito che sono aumentati i vostri salari nella busta paga, ma semplicemente avete pagato le tasse e quindi se li sono ripresi con gli interessi. Altro che recuperare la perdita, appunto, del potere d'acquisto causata dall'inflazione!
Quindi, da un lato, la base imponibile Irpef è stata erosa da una proliferazione incontrollata di esenzioni e regimi preferenziali, dall'altra il fiscal drag ha annullato di fatto i benefici della riduzione del cuneo fiscale. Io non so come la volete chiamare: non voglio essere scurrile, mi consenta, una vera beffa. Possiamo dirlo in quest'Aula?
Dite che sosterrete il ceto medio con la lotta all'evasione fiscale, ma oltre due terzi del gettito atteso dagli indipendenti che pagano l'Irpef risulta evaso. Sono quelli a cui appunto offrite i vostri concordati. Di fatto, la delega fiscale meloniana coinvolge quasi tutti i tributi esistenti ma attorno a un solo principio: il sistema tributario non deve più avere un carattere di generalità e di equità orizzontale.
Può essere manovrato a piacimento, senza nesso di fatto con le esigenze strutturali di spesa pubblica. Nella vostra riforma fiscale c'è la totale mancanza di un modello chiaro e coerente di sistema fiscale, un modello che garantisca equità distributiva e anche - fatemelo dire - democrazia fiscale. La delega premia le categorie che sfuggono alla progressività del prelievo e che godono di regimi agevolati differenziati, mentre in questo Paese sono sempre gli stessi appunto a pagare le tasse. Loro mantengono ciò che resta di questo welfare, del nostro sistema, dei nostri servizi pubblici e - fatemelo dire - anche di questa democrazia. Invece, i contribuenti, di cui voi siete di fatto interpreti, mettono in pericolo la tenuta di tutto il resto: della sanità, dell'istruzione, dei diritti sociali fondamentali. Loro godono di contratti e trattamenti di favore perché hanno potere e perché appartengono di fatto a questo grande bacino.
Ecco, vorremmo dare una notizia a tutti quelli che ci ascoltano: ai giornalisti, a Confindustria e anche ai sindacati. La leva fiscale non è lo strumento con cui contrastare i bassi salari; basta guardare i dati e basta guardare cosa è successo negli ultimi 20 anni; né gli incrementi salariali possono essere appesi alle scelte di investimento delle imprese e agli esiti della contrattazione tra sindacati e categorie datoriali.
Per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego, come abbiamo detto più volte, avete sparso qualche briciola; nulla rispetto alla perdita del potere d'acquisto degli ultimi anni. Per tantissime categorie le trattative sono ferme perché la controparte rifiuta di adempiere agli adeguamenti salariali, uno stallo mai visto.
E voi pensate davvero di sostituire i fringe benefit ai servizi che il pubblico non eroga per mancanza di fondi? Siete l'immagine di uno Stato che si ritira e si affida al privato attraverso strumenti di welfare fiscale. State rendendo strutturale la regressività al vertice del nostro sistema fiscale, quella realtà per cui il 7 per cento dei contribuenti più ricchi paga, in proporzione al suo reddito, meno tasse e contributi rispetto ai redditi più bassi. Ho finito, Presidente. Una situazione perversa e in totale contrasto col dettato costituzionale: chi parla di aumentare il prelievo sui più ricchi, lo chiamate, come noi, “sovietico”; chi pronuncia le parole “patrimoniale” o “extraprofitti” è, come noi, definito “folle”; invece voi sareste quelli ragionevoli, responsabili; alzare i salari totalmente a carico delle risorse pubbliche significa, invece, solo ridurre e peggiorare i servizi. Come sempre, sacrificate il benessere e la dignità dei tanti per conservare il privilegio dei pochi, quelli che vi permettono, appunto, di restare a galla. Ma i salari si sostengono introducendo una retribuzione minima per legge, servono meccanismi automatici di indicizzazione, non una tantum; queste due misure, sì, che avrebbero aumentato il gettito fiscale.
PRESIDENTE. Grazie.
MARCO GRIMALDI (AVS). Le ultime righe, Presidente. Bisogna riequilibrare profitti e salari, ecco l'unica strategia che permette di alzare i salari a parità di servizi. Salario minimo legale, rinnovi contrattuali, indicizzazione delle retribuzioni.
Noi abbiamo il coraggio di dirlo: non siamo tutti uguali. Se la stragran parte delle imprese non investe i propri utili in innovazione e rinnovi dei contratti, il disastro è servito. Povera Italia, in cui i più ricchi se la ridono nei panfili offshore, nelle isole del tesoro…
PRESIDENTE. Grazie.
MARCO GRIMALDI (AVS). … e sotto le tende del Twiga (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Bene così, grazie. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sottanelli. Ne ha facoltà.
GIULIO CESARE SOTTANELLI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, arriva in Aula il disegno di legge che modifica la legge delega n. 111 del 2023.
Questa delega, che noi con senso di grande responsabilità abbiamo votato nel 2023, ha prodotto 16 decreti, ulteriori quattro decreti sui testi unici e oggi il Governo viene in Aula a chiedere un'ulteriore proroga. Allora ho analizzato dei dati e ho visto che, in questo periodo di Governo Meloni, abbiamo avuto all'incirca più del 10 per cento di leggi in cui il Parlamento ha delegato il Governo. Tendenzialmente, nel votare le leggi delega, abbiamo delle difficoltà; abbiamo delle difficoltà perché svuotano il ruolo del Parlamento; certamente non si ha una visione completa perché appunto arriva, delegando il Governo, un provvedimento che è di una parte della maggioranza.
E allora che cosa è successo in questo arco temporale? Che dal monitoraggio, fatto non dal sottoscritto ma dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, ad oggi il Governo Meloni su 1.096 decreti attuativi totali, necessari in base ai provvedimenti approvati, ne ha attuati solo 669; ne mancano ben 427, di cui addirittura 150 sono già scaduti.
Quindi, nel prendere atto di questi numeri troviamo un'ulteriore conferma rispetto a quello che abbiamo detto in altri provvedimenti, ossia che siamo di fronte a un Governo che non ha le idee chiare, che forse non ha una visione completa e ha una programmazione che, diciamo, magari è anche frutto di tensioni o di posizioni diverse non soltanto in politica estera, come quotidianamente stiamo assistendo sia in Aula sia attraverso dichiarazioni di stampa, ma vi è una divisione dell'attuale Governo anche nelle problematiche interne.
E mi viene facile dire: meno male che in campagna elettorale avevate detto che eravate pronti. Poi ci sono state le varie promesse - fatte da colei che oggi è il Presidente del Consiglio - sulle accise, sui carburanti. Si è promesso agli elettori italiani che questo Governo avrebbe lavorato per abbassare la pressione fiscale. Per non ricordare, poi, anche tutta la campagna elettorale sulla flat tax da parte di Salvini e della Lega.
Purtroppo, tutto questo non è successo, perché vediamo che, anche con questo Governo, se andiamo ad analizzare bene i numeri, nonostante i bonus, c'è stato comunque un aumento della pressione fiscale. Ma non la voglio attribuire solo a questo Governo e voglio spiegare un po' quello che è successo negli ultimi 30, 32 anni, oserei dire, da quando in Italia abbiamo avuto una politica dell'uno contro l'altro. In questi trent'anni di Governi che si sono alternati, abbiamo avuto una pressione fiscale che è aumentata di 4 punti. Quindi, a fronte di questi 4 punti di aumento in tutti quanti questi anni, questa mattina, nel leggere i giornali, ho letto un articolo molto interessante su il Riformista, a firma, come editoriale, di Raffaele Bonanni, già sindacalista della CISL, che parlava di un bipolarismo coatto, nel senso che ci dobbiamo per forza mettere d'accordo per vincere le elezioni e poi, magari, avremo qualche problema per governare, ma lo andremo a gestire.
Allora, che cosa è successo? Che il debito pubblico rispetto al PIL, in questi trent'anni, è cresciuto di 20 punti. Come debito pubblico, in questi trent'anni, siamo passati da 1.000 miliardi a oltre 3.000 miliardi, come certificato nelle ultime settimane. Quindi, in sintesi, abbiamo chiesto più soldi agli italiani e abbiamo aumentato tre volte il debito pubblico. Poi, se andiamo a vedere alcuni servizi in cui lo Stato dev'essere l'attore principale - parliamo della sanità, dove purtroppo il Sistema sanitario nazionale si sta sgretolando, della scuola, che non è più competitiva a livello europeo, ma anche delle difficoltà nel comparto della sicurezza -, troviamo uno Stato che, nell'erogare tali servizi, nonostante abbia chiesto in questi trent'anni 4 punti di più a livello fiscale, sta retrocedendo nella qualità e nell'assistenza ai cittadini.
Allora, Presidente, penso che sia arrivata l'ora di cambiare questo modo di fare politica. Certamente, Azione sarà pronta anche a rivedere la legge elettorale, per cercare di tornare a un'azione di Governo e a una politica non dell'uno contro l'altro, non del “contro” ma del “per”, perché spesso, purtroppo, in questi trent'anni, questo è successo.
Chiusa questa parentesi di analisi un pochino più complessiva, tornando al provvedimento, oltre alla proroga di un anno, c'è l'estensione delle norme di pagamento dilazionato a tributi regionali, enti locali e per le imprese in crisi; c'è la revisione dei limiti di gioco: anche qui, secondo me, gli emendamenti che noi abbiamo votato, per quanto riguarda il gioco d'azzardo, erano condivisibili e, magari, la maggioranza li poteva approvare, ma purtroppo questo non c'è stato; il provvedimento prevede, inoltre, anche l'uniformazione della magistratura tributaria con quella ordinaria. Quindi, nello specifico, nessuna svolta sistemica, nessuna risposta concreta alla pressione fiscale, nonostante - come abbiamo detto - la delega e tutti i decreti approvati.
Le politiche di Azione sono quelle del sostegno ai redditi, per fare in modo che le famiglie e i cittadini recuperino il potere di acquisto, e del recupero dell'evasione, finalizzato all'abbassamento delle tasse. Dobbiamo creare un processo automatico e un codice tributario delle norme sostanziali, nonché ridefinire la curva delle aliquote, per garantire una progressività continua, perché con la flat tax abbiamo visto che ci sono tanti cittadini che ci rimettono i soldi. Non è assolutamente vero quello che - in campagna elettorale e non solo - la Lega ha propinato ai nostri cittadini. Ovviamente, bisogna anche: estendere la base imponibile alla no tax area; rivedere la disciplina per le famiglie; riordinare e razionalizzare i crediti d'imposta; detassare - anche questo è un punto a cui Azione tiene molto - gli investimenti che vengono fatti con capitale proprio, perché solo in questo modo, quando c'è qualcuno che mette a rischio il proprio capitale, si può e si deve creare ricchezza, opportunità di lavoro e di crescita.
Abbiamo e volevamo dei cambiamenti sui nuovi incentivi sulla crescita. Abbiamo sempre detto che Transizione 5.0, purtroppo, non sta funzionando. Bisogna rafforzare e rimodulare gli incentivi fiscali per le imprese. Bisogna riformare il catasto, per censire meglio tutta la qualità del nostro patrimonio. In una sola battuta molto semplice: cercando di far pagare tutti, forse tutti pagheranno meno; e quindi anche sul catasto bisogna fare in modo che si arrivi. E poi accorpare, in un arco temporale, in una finestra, tutti gli adempimenti e le scadenze. Adesso stiamo entrando nel mese di agosto, tutti i consulenti sono presi dalle scadenze, tutte le imprese e tutte le partite IVA devono correre dietro alle scadenze: anche qui, noi ci aspettiamo che questo provvedimento, in futuro, con la delega che verrà prorogata, si possa accorpare a delle scadenze uniche.
Concludo, perché ho esaurito il mio tempo. Noi vorremmo arrivare a un fisco semplice ed equo, per fare in modo che il Paese possa essere più competitivo di quello che è, in una sfida sempre più difficile e globale. Noi avevamo dato fiducia all'inizio, due anni fa. Visto quello che è stato prodotto nei fatti oggettivi, oggi non possiamo rinnovare quella fiducia di due anni fa e pertanto Azione voterà contro a questa richiesta di proroga (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signor Sottosegretario, oggi noi siamo chiamati ad esprimere il nostro sostegno a un provvedimento di straordinaria rilevanza per l'attuazione concreta della riforma fiscale, che il nostro Paese attende da anni. Si tratta di uno strumento che potremmo definire tecnico, ma è decisivo per completare e rafforzare la legge delega in materia fiscale e garantire la piena attuazione della riforma fiscale prevista dalla legge n. 111 del 2023.
Le modifiche introdotte mirano a rendere più efficace, coerente e completa l'attività riformatrice del Governo in materia tributaria, rispondendo ad esigenze reali e urgenti del sistema economico e istituzionale italiano. Innanzitutto, prorogando i termini per l'attuazione della delega: la proroga al 31 dicembre 2025 per l'adozione dei decreti legislativi delegati non è solo, secondo noi, legittima, ma è necessaria. La riforma fiscale, infatti, è un processo articolato, che tocca ogni aspetto del sistema tributario. È, dunque, fondamentale che l'Esecutivo disponga del tempo adeguato per predisporre testi coerenti, tecnicamente solidi e condivisi, in linea con i princìpi costituzionali e con gli obiettivi del PNRR. Questa proroga, quindi, non è un rinvio, è una scelta di responsabilità; non è un rallentamento, è una garanzia di qualità normativa.
La riforma interviene in modo netto, equiparando i tributi locali a quelli erariali, in tutte le principali procedure di composizione, transazione e concordato, superando un paradosso giuridico e pratico che aveva portato a pronunce contrastanti della Corte dei conti e a gravi difficoltà operative per imprese e comuni. È un intervento che risponde a un'esigenza condivisa da giuristi, giudici contabili, amministrazioni locali e imprese, cioè rendere possibile, anche per i tributi locali, ciò che già è consentito per quelli erariali, ossia il pagamento parziale o dilazionato in un contesto di crisi regolato e controllato. Si supera, quindi, così un'ingiustificata esclusione normativa, che, in passato, aveva impedito a molte imprese in difficoltà di beneficiare di strumenti di risanamento inclusivi ed efficaci.
Quindi abbiamo un duplice obiettivo: aumentare le probabilità di recupero del gettito per gli enti locali e favorire la sopravvivenza delle imprese in crisi, in un'ottica, importante e fondamentale, di sostenibilità e giustizia fiscale. Questo sicuramente favorisce la competitività economica dei territori, riducendo il rischio di crisi aziendali, con benefici per tutto il sistema economico.
Il provvedimento introduce, poi, un importante principio di delega, finalizzato a disciplinare, in modo organico, l'ordinamento e il ruolo dei magistrati tributari, allineandolo, per quanto ovviamente compatibile, con quello dei magistrati ordinari. Si tratta di un passaggio essenziale per dare piena attuazione alla riforma della giustizia tributaria.
Inoltre, si rafforza l'equilibrio tra i poteri e si risponde puntualmente agli impegni del Piano nazionale di ripresa e resilienza, migliorando la qualità del contenzioso fiscale e, quindi, la fiducia degli operatori economici. Una giustizia tributaria più efficace, capace di gestire contenziosi per un valore pari al 2 per cento del PIL nazionale, rafforza sicuramente la fiducia dei contribuenti e, soprattutto, degli investitori stranieri, rendendo il nostro Paese più attrattivo.
Infine, viene prorogato al 31 dicembre 2026 il termine per l'adozione dei testi unici del sistema tributario. È un passaggio fondamentale per arrivare a una fiscalità chiara, accessibile e leggibile non solo per gli addetti ai lavori, ma per tutti i cittadini e le imprese. La complessità della normativa italiana ha spesso favorito l'evasione e l'elusione: una semplificazione ordinata, sicuramente, invece, è lo strumento migliore per contrastarle.
Signor Presidente, il provvedimento su cui siamo chiamati ad esprimere il nostro voto rafforza le basi normative per una riforma fiscale credibile, giusta, moderna; rimuove quelle rigidità inutili; colma le lacune interpretative e normativo-ordinamentali e offre agli enti locali e ai contribuenti strumenti più efficaci per affrontare la complessità del presente.
Quindi, sostenere questo provvedimento significa promuovere una fiscalità più equa, una giustizia più efficiente, un sistema più vicino alle esigenze del Paese reale. Annuncio, pertanto, il voto favorevole del gruppo di Noi Moderati (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Raffa. Ne ha facoltà.
ANGELA RAFFA (M5S). Grazie, Presidente. Il provvedimento oggi al nostro esame è la manifestazione politica di una strategia fiscale fallimentare, la confessione di un'inerzia governativa che tradisce le promesse elettorali e attacca deliberatamente i principi di equità e progressività sanciti dalla nostra Costituzione. Con la maschera di una semplice modifica, questo DDL serve, in realtà, a posticipare le responsabilità, a nascondere le contraddizioni e ad approfondire le fratture sociali ed economiche del Paese. Per queste ragioni, il gruppo MoVimento 5 Stelle annuncia il suo voto fermamente e convintamente contrario a questo provvedimento.
E il primo macroscopico elemento di questo provvedimento è la politica del rinvio. Il Governo chiede a quest'Aula di prorogare i termini per l'esercizio della delega fiscale. I termini per i decreti attuativi vengono ora spinti fino al 31 dicembre 2025 e, durante l'esame in Commissione, si è arrivati ad ipotizzare addirittura all'agosto 2026, con la possibilità di emanare decreti correttivi fino a 24 mesi dopo, ovvero alla fine del 2027 o, addirittura, nel 2028. Non lasciamoci ingannare dalla giustificazione burocratica della complessità della materia: questa non è una necessità tecnica, è una ritirata strategica. È un atto politico che svela la debolezza di una maggioranza che, dopo aver promesso una riforma epocale, ora ammette di non saperla o non volerla attuare nei tempi previsti.
Si spinge, di fatto, il cuore di questa riforma oltre l'orizzonte di questa legislatura, sollevando un grave problema di opportunità istituzionale. Questa scelta non è dettata da incompetenza, ma da un calcolo politico preciso: gestire il rischio. Il Governo è consapevole che la sua riforma, una volta svelata pienamente, sarà profondamente impopolare. Le misure finora adottate, come vedremo, hanno già penalizzato il ceto medio e le fasce deboli: affrontare gli elettori dopo aver completato l'opera sarebbe un suicidio politico. Dunque si sceglie di prendere tempo, di rinviare il costo politico delle proprie decisioni, sperando, forse, in un contesto più favorevole o, peggio, scaricando le conseguenze su chi verrà dopo.
Nel frattempo, questa dilatazione dei tempi non è un atto neutrale: crea un danno economico tangibile, lascia cittadini, famiglie e imprese in un limbo di incertezza normativa che penalizza le decisioni, scoraggia gli investimenti e frena la programmazione economica. In un sistema che ha disperato bisogno di stabilità e chiarezza, il Governo sceglie di prolungare l'incertezza, agendo come freno a quella crescita che, a parole, dice di voler stimolare.
Entriamo nel merito delle scelte fiscali di questo Governo, confrontando la propaganda con la cruda realtà dei numeri. La narrazione ufficiale parla di meno tasse per tutti, di un fisco amico che sostiene la crescita. I dati ufficiali, però, raccontano una storia completamente diversa, quella di un fisco più pesante, più iniquo e più regressivo.
La prima grande menzogna è quella sulla riduzione del carico fiscale. I dati Istat sono impietosi: nel 2024 la pressione fiscale è salita al 42,6 per cento, con un aumento di 1,2 punti percentuali rispetto al 2023. Non è un'opinione, è un fatto statistico. Questo aumento non è stato distribuito equamente, ma è stato ottenuto attraverso una precisa combinazione di politiche. Da un lato, si è sfruttata l'inflazione per incassare di più attraverso il drenaggio fiscale, ovvero una tassa occulta che colpisce i redditi da lavoro dipendente senza alcun intervento legislativo, dall'altro lato, invece, si è fatto ricorso a imposte indirette, come l'IVA, che pesano di più sui bilanci delle famiglie a basso reddito.
Il ceto medio, che doveva essere il principale beneficiario della riforma, è in realtà la vittima designata da questo provvedimento. L'Ufficio parlamentare di bilancio ci dice che, nonostante le tre aliquote legali, le aliquote marginali effettive sono di più, con un picco punitivo che tocca il 56,18 per cento per la fascia di reddito dai 32.000 ai 40.000 euro annui. Paradossalmente, sopra i 50.000 euro annui l'aliquota effettiva scende, rivelando così un sistema che diventa regressivo. È un pasticcio contabile che nasconde una precisa volontà politica: proteggere i redditi più alti, a scapito di chi produce e lavora.
Anche le famiglie e i giovani, celebrati nella propaganda governativa, sono stati colpiti. Si prometteva di stimolare la natalità, ma si è aumentata l'IVA sui beni essenziali per l'infanzia e per l'igiene femminile, e non si sono rinnovate neanche le agevolazioni per l'acquisto della prima casa per gli under 36. Il risultato quale è, secondo voi? L'Istat certifica che, per il 2024, il tasso di natalità è il più basso di sempre: 1,18 figli per donna. Questa non è una coincidenza, è il frutto di politiche che remano in direzione contraria ai bisogni del Paese.
Anche il tanto sbandierato taglio del cuneo fiscale si è rivelato un gioco delle tre carte. Finanziato eliminando altri bonus e lasciando in alcuni casi il netto in busta paga invariato, se non ridotto. Questa, colleghi, è l'anatomia di un inganno. Le scelte fiscali di questo Governo sono completamente avulse dalla drammatica realtà sociale che il Paese sta vivendo. Mentre si discute di proroghe e tecnicismi, fuori da questo Palazzo la povertà dilaga e lo Stato sociale si sgretola. I dati Istat del 2023 sono un pugno nello stomaco: 5,7 milioni di persone vivono in povertà assoluta, un livello mai così alto. E, di fronte a queste emergenze, la risposta del Governo è stata smantellare il reddito di cittadinanza, senza prevedere un'alternativa adeguata, lasciando migliaia di famiglie senza alcun sostegno.
L'erosione del welfare è evidente soprattutto nella sanità: nel 2024, quasi il 10 per cento degli italiani ha rinunciato a prestazioni sanitarie per motivi economici o per liste di attesa infinite. Questa è la conseguenza diretta del definanziamento del Servizio sanitario nazionale, una scelta politica che questo Governo persegue con ostinazione. Le scelte fiscali sono la causa diretta di una regressione sociale che trasforma un diritto universale, come la salute, in un privilegio per chi può permetterselo. Si sta costruendo una società a due velocità, non solo nel reddito, ma nell'accesso ai diritti fondamentali.
In questo quadro, il DDL in esame offre un'ulteriore prova di questa visione distorta. Si tende una mano alle grandi imprese in crisi estendendo loro la possibilità di pagamenti ridotti o di azionare i tributi regionali e locali, ma per le piccole e medie imprese, per gli artigiani e i commercianti, che sono il cuore pulsante del nostro Paese e che soffrono per l'inflazione dei costi energetici, non c'è assolutamente nulla. Nessun aiuto, nessuna attenzione, anzi si profila una nuova minaccia: le parole del Ministro Giorgetti sulla necessità di creare un nuovo ente di riscossione dedicato esclusivamente alla gestione e al recupero dei tributi locali suonano come un sinistro presagio, se non una minaccia quasi. In un contesto di finanze regionali sotto pressione, questo si traduce in un'alternativa secca per i cittadini: o più tasse locali, o meno servizi essenziali, quindi meno sanità, meno trasporti, meno assistenza.
Il mantra di questo Governo, ovvero non disturbare chi produce, si è tradotto in una politica di privilegi incondizionati per i grandi gruppi economici e finanziari, e di debolezza sistematica nel contrasto alla grande evasione fiscale.
Nel DDL in esame si estendono i benefici fiscali alle grandi imprese in amministrazione straordinaria senza prevedere alcuna contropartita. Come MoVimento 5 Stelle, sia in Commissione che in Aula, avevamo proposto un emendamento, a prima firma L'Abbate, per subordinare questi aiuti alla presentazione di un piano di salvaguardia occupazionale. Un principio di buonsenso, ovvero: se lo Stato ti aiuta, tu ti impegni a non licenziare. La maggioranza ha respinto la nostra proposta, confermando la sua filosofia: vantaggi a fondo perduto per i grandi, nessun vincolo a tutela dei lavoratori. Forte con i deboli e debole con i forti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Questa stessa debolezza si manifesta nella lotta all'evasione. Il Governo ha annunciato con toni trionfalistici un recupero record di 33,4 miliardi di euro. Peccato che la Corte dei conti abbia smontato questa propaganda, chiarendo che si tratta quasi interamente del frutto di attività ordinarie e controlli automatici.
La Corte avverte che questo risultato non sarà replicabile in assenza di un forte incremento dell'attività di controllo sostanziale che interessi tutte le aree ove notoriamente si addensano i fenomeni evasivi. E perché questo controllo sostanziale non viene effettuato? Perché è una precisa scelta politica. Contrastare la grande evasione significherebbe colpire interessi forti e determinate platee elettorali, che sono la base di consenso di questa maggioranza. È più comodo e, soprattutto, politicamente redditizio offrire condoni e paci fiscali, premiando i furbi e demoralizzando i contribuenti onesti, piuttosto che avviare una vera caccia ai grandi evasori.
La stessa sottomissione la vediamo sul piano internazionale. Si accetta l'esenzione delle multinazionali americane dalla global minimum tax, si tiene un profilo basso sulla digital tax e si annacqua la tassa sugli extraprofitti bancari, fino a renderla innocua. Il sovranismo a parole si trasforma in servilismo nei fatti quando si tratta di tutelare gli interessi dei poteri forti. Arriviamo così al cuore del problema, al tradimento più grave: l'attacco sistematico al principio di progressività del sistema tributario, sancito dall'articolo 53 della Costituzione, che non è un consiglio, l'articolo 53 della Costituzione è un mandato.
Tutta l'impostazione ideologica di questa riforma va nella direzione opposta.
La preannunciata riforma dell'Irpef a 3 aliquote è un ulteriore passo verso la flat tax, che ridurrà inevitabilmente la progressività complessiva, avvantaggiando, in proporzione, i redditi più alti. Il rifiuto della maggioranza di accogliere in Commissione i nostri emendamenti che miravano a vincolare la delega al rispetto rigoroso dell'articolo 53 è una confessione. Non vogliono avere le mani legate dai principi costituzionali di equità.
Questo attacco alla progressività non è una scelta tecnica, ma un progetto ideologico profondo. Smantellare la progressività significa ridurre la capacità dello Stato di redistribuire ricchezza e, di conseguenza, costringere a un arretramento dei servizi pubblici, che diventano sempre più un bene di mercato, accessibile in base al reddito. Infine, destano preoccupazione le norme sullo status dei magistrati tributari all'articolo 1, lettera c). Mantenere in capo all'Esecutivo, ovvero alla Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell'Economia e delle finanze, le prerogative sull'avvio e l'applicazione dei procedimenti disciplinari mina alla base l'indipendenza e la terzietà di una giurisdizione che dovrebbe essere un presidio di garanzia per i cittadini contro il potere esecutivo stesso.
Signor Presidente, per tutte queste ragioni il nostro voto non può che essere contrario. Una vera riforma fiscale deve essere giusta, equa, trasparente e lungimirante. Questo provvedimento non possiede nessuna di queste qualità, è solo l'ennesimo capitolo di una narrazione propagandistica, smentita dai fatti. Per questo, con fermezza e convinzione, il MoVimento 5 Stelle voterà contro, e lo facciamo per difendere un'idea di Italia più giusta, in cui la Costituzione non sia lettera morta, ma la guida concreta verso una maggiore solidarietà e uguaglianza per tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lovecchio. Ne ha facoltà.
GIORGIO LOVECCHIO (FI-PPE). Presidente, onorevoli colleghi, intervengo oggi per esprimere il sostegno del mio gruppo parlamentare a questo disegno di legge, che proroga i termini per l'attuazione della delega fiscale, e lo faccio con convinzione perché sono convinto che in politica ci siano momenti in cui bisogna saper guardare oltre l'immediato, oltre la cronaca, e concentrarsi sulla costruzione. Ecco, oggi non stiamo votando un semplice rinvio, non è una toppa, non è un modo per prendere tempo, è una scelta strategica che serve a completare, con metodo, con serietà e con responsabilità, una riforma che il nostro Paese attende da decenni.
Permettetemi di partire da qui, dalla riforma fiscale, una riforma che in Italia si è evocata a lungo, spesso con toni solenni, ma che nella realtà dei fatti non si è mai riusciti a realizzare in modo organico. Parliamo di un tema che attraversa almeno tre legislature. Tutti, maggioranza e opposizione, hanno parlato di semplificazione, equità e competitività, ma quante volte questo impegno si è fermato ai titoli? Lo sappiamo bene, anche in contesti politici favorevoli, persino quando esistevano maggioranze larghissime - penso al Governo Draghi - non si è riusciti ad arrivare all'approvazione di una delega fiscale, non per mancanza di capacità, ma perché affrontare davvero una riforma di questo tipo richiede una volontà politica chiara, stabile e determinata (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
Questa legislatura ha dimostrato che quella volontà c'è. Il Parlamento, sostenuto da questa maggioranza, è riuscito a fare quello che in passato era rimasto lettera morta. La legge delega è stata incardinata in Commissione finanze, alla Camera, il 23 aprile 2023, e appena 4 mesi dopo, il 4 agosto, era già legge dello Stato. Un tempo record, soprattutto se paragonato ai precedenti. E da lì è cominciato un lavoro serio, non un libro dei sogni, non annunci, non slide, ma provvedimenti concreti, attuativi, che stanno già producendo effetti reali sull'impianto del nostro sistema tributario.
Ad oggi sono stati adottati 16 decreti legislativi e ce n'è un diciassettesimo, in materia di tributi locali e regionali, su cui il Parlamento si sta esprimendo in questi giorni. A questo si aggiungono quattro testi unici di riordino, che riguardano ambiti fondamentali: giustizia tributaria, versamenti e riscossioni, tributi minori, sanzioni amministrative e penali. Potremmo anche limitarci a leggere l'elenco delle misure già varate, ma la verità è che ognuna di queste rappresenta un tassello di una riforma ambiziosa, strutturale, pensata per durare.
Ne cito solo alcune, per dare l'idea della portata: revisione dell'Irpef e dell'Ires, introduzione del concordato preventivo biennale, revisione del sistema sanzionatorio tributario, modifica del contenzioso per dare più centralità al contribuente, interventi sulle accise, razionalizzazione del calendario fiscale. Quindi, quando oggi parliamo di proroga della delega, non parliamo di un modo per nascondere l'attività; al contrario, è un passaggio necessario per completare un'opera che è già in fase avanzata, ma che ha bisogno ancora di tempo per essere portata a termine con ordine e coerenza.
E qui veniamo al punto centrale. Perché prorogare? Perché ora? Perché serve altro tempo? Lo dico chiaramente: non si tratta solo di approvare i decreti mancanti, si tratta anche e soprattutto di prevedere spazi per i cosiddetti decreti correttivi, cioè quei provvedimenti che permetteranno di aggiustare il tiro sulla base dell'esperienza concreta di applicazione. Siamo consapevoli che una riforma di questa portata, una volta calata nel mondo reale, può incontrare difficoltà interpretative, problemi applicativi, esigenze di chiarimento.
Ecco perché serve una finestra temporale adeguata. Non a caso il termine che viene individuato, il 29 agosto 2026, è stato concordato con le regioni, accogliendo una raccomandazione della Conferenza unificata. È un punto importante perché sottolinea lo spirito di condivisione istituzionale che ha accompagnato fin dall'inizio questa riforma. Ma non ci fermiamo alla proroga. Questo disegno di legge include alcune modifiche migliorative alla delega, piccole, ma significative, che rafforzano la capacità del Governo di intervenire con efficacia su settori delicati.
Faccio qualche esempio. Il primo: si estende la possibilità di pagamento parziale o dilazionato dei tributi anche a quelli regionali e non solo a quelli locali, e si fa un passo avanti anche rispetto alle diverse ipotesi di crisi d'impresa, ampliando il raggio di azione oltre la composizione negoziata. È una misura che aiuta concretamente contribuenti e imprese in difficoltà. Il secondo esempio: si interviene nel settore dei giochi, che oggi è regolato in modo disomogeneo. Il Governo avrà ora la possibilità di rivedere in modo organico la disciplina sanzionatoria per tutte le tipologie di gioco, non solo quello a distanza.
È un passo importante verso maggiore trasparenza, legalità e coerenza normativa. Il terzo, ma non meno importante: si colma un vuoto aperto nella riforma della giustizia tributaria dal 2022. Mi riferisco allo status giuridico dei magistrati tributari, introdotti come figura autonoma e professionale, ma mai disciplinati a fondo sotto il profilo ordinamentale. Parliamo di 576 nuovi magistrati entro il 2029. I primi 22 sono già in servizio dal 1° febbraio di quest'anno, altri 146 arriveranno nel 2026. Serve una cornice normativa chiara per evitare ambiguità interpretative, contenziosi e incertezze.
Questo disegno di legge va esattamente in questa direzione. Onorevoli colleghi, noi oggi siamo chiamati a votare non su un dettaglio tecnico, ma su un pezzo importante del disegno di riforma del nostro Stato; una riforma che parla di semplificazione, di giustizia fiscale, di rapporto corretto tra cittadino e amministrazione, di maggiore competitività del nostro sistema economico.
Il gruppo di Forza Italia, lo dico chiaramente, ha creduto in questa riforma fin dall'inizio, ha contribuito in modo determinante al suo impianto parlamentare, ne ha seguito passo passo l'attuazione e continuerà a sostenerla con convinzione. Voteremo a favore di questo disegno di legge perché crediamo nella politica che costruisce, che semina oggi per raccogliere domani. Non guardiamo alle prossime settimane, né tantomeno ai prossimi sondaggi. Guardiamo alle prossime generazioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Bertoldi. Ne ha facoltà.
ANDREA DE BERTOLDI (LEGA). Grazie, Presidente. Devo intervenire su un provvedimento che rappresenta uno dei capisaldi di questa legislatura: la riforma fiscale. Lo farò - cercherò di farlo, per lo meno - in modo abbastanza puntuale, ricordandone i principi ispiratori, il percorso della riforma e le prospettive che anche noi della maggioranza, del gruppo della Lega, ci attendiamo da questa riforma.
Però, prima di entrare nel merito, signor Presidente, devo far riferimento a quanto ho dovuto sentire questa mattina da parte dell'opposizione. Nell'analizzare il provvedimento, nell'analizzare gli emendamenti, ho visto - e da questo punto di vista non posso che compiacermi - forse, per la prima volta, l'unità delle opposizioni. Peccato, cari colleghi e signor Presidente, che l'unità delle opposizioni sia avvenuta con un vento illiberale (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), sia avvenuta nella strategia, nell'ottica, nel perseguimento del proibizionismo. Ho sentito, per poche righe di questo provvedimento legislativo che ineriscono il gioco legale, pesanti attacchi proibizionistici che mai avrei pensato di dover sentire. Ho sentito un'opposizione - dal Partito Democratico al MoVimento 5 Stelle - unita nel proibizionismo, unita nel vento illiberale. E lo spiego: ho dovuto sentire parole molto gravi; ho dovuto sentire un attacco alla maggioranza e a questo Governo sul tema, addirittura, di essere schiavi delle lobby del gioco; ho dovuto sentire che il gioco è una droga; ho dovuto sentire da parte di un movimento politico, che io ricordo nella scorsa legislatura essere arrivato in Parlamento parlando di “decrescita felice”, accusare la maggioranza di “depressione economica” perché avrebbe favorito il gioco legale. Ecco non ci sto. Non ci stiamo, signor Presidente, a ricevere queste accuse nel momento in cui un liberale da sempre è portato a saper distinguere il fenomeno dalla patologia. Perché, se la linea che accomuna le opposizioni in questo Parlamento è condannare il fenomeno e non proteggere, non difendere le patologie, allora la situazione è davvero grave.
Vede, in merito a ciò che è stato detto oggi sul gioco legale, a ciò che è stato detto oggi contro gli operatori del gioco legale, cioè i concessionari dello Stato che esercitano il proprio ruolo nel rispetto delle leggi e nel tentativo anche di limitarne le degenerazioni: se questo accade per il gioco, se le opposizioni si riuniscono sul tema del gioco d'azzardo, come viene chiamato, allora vorrei chiedere alle opposizioni se la stessa posizione l'avranno in futuro su altre tematiche, su altri fenomeni, sull'alcol. Perché anche l'alcol ha alcune degenerazioni, come l'alcolismo, ma mi auguro di non sentire da parte di nessuno proibizioni alla cultura del vino, alla cultura storica della nostra tradizione enogastronomica che io, venendo dal Trentino, porto come un vanto. Io credo che un liberale, quando sente parlare in questi termini nell'ambito del gioco, nell'ambito dell'alcol, nell'ambito dello shopping …perché, voglio dire, anche lo shopping può diventare una degenerazione, nel momento in cui si parla di shopping compulsivo. Vogliamo limitare la nostra cultura alimentare, dicendo ai nostri amici emiliani che gli zamponi e i cotechini non li possiamo più produrre perché potrebbero portare, per chi è malato, a patologie?
Ecco, questa è una cultura illiberale che io, espressione del gruppo parlamentare della Lega e presidente di un movimento politico liberale, mi sento di condannare apertamente e mi dispiace davvero che le opposizioni si siano riconosciute in queste affermazioni - ribadisco - illiberali, proibizionistiche, che non sanno distinguere il fenomeno dalla patologia. La patologia va combattuta da parte di tutti, trasversalmente, ma il fenomeno e la libertà del cittadino hanno altrettanta dignità di essere tutelate.
Signor Presidente, torno al provvedimento che rappresenta davvero un vanto per questa maggioranza, che vuole arrivare alla fine della legislatura nella consapevolezza di aver dato al Paese, per lo meno, un sistema fiscale migliore, un sistema fiscale più semplice, un sistema fiscale probabilmente più utile alla ripresa economica e alla crescita del prodotto interno lordo. Vede, non lo dico io, non lo dice la Lega, non lo dicono i parlamentari della maggioranza che sono qui con noi; lo dicono anche le categorie coinvolte, lo dicono i miei colleghi commercialisti, dei quali mi onoro di far parte.
Questa riforma sta andando incontro ai desiderata di coloro che di fisco ne capiscono, di coloro che di fisco maneggiano, di coloro che di fisco sanno parlare. Perché è un sistema fiscale, una riforma fiscale che vuole prima di tutto porre fine a quella collisione di norme che le passate gestioni e le passate legislature hanno provocato. Testi unici: già quattro ne sono usciti, il quinto è in via di uscita. Sedici decreti legislativi, che stanno dando forma a una semplificazione fiscale - ribadisco, ricordo - riconosciuta dalle categorie competenti.
E allora, è una riforma importante, una riforma per la quale si richiede, da parte della maggioranza e del Governo, dodici mesi di tempo in più per realizzarla al meglio e magari - lo dico io, non lo dice il Governo - anche per trovare qualche risorsa in più per rispondere al meglio all'utilizzo della leva fiscale. Perché non credo di immaginare qualcosa di diverso quando dico che le nostre casse hanno dovuto far fronte, in questi anni di questa legislatura, anche agli sperperi della passata legislatura. E, quindi, abbiamo dovuto affrontare la riforma fiscale con pochi mezzi. E, allora, siamo ricorsi sicuramente ai mezzi dati dalla competenza, in particolare dei tecnici, del Vice Ministro Leo, che tutti riconoscono come uno dei più grandi esperti di fisco.
Quindi, abbiamo, con il Ministro Giorgetti, con i tecnici del Ministero, con i parlamentari coinvolti, cercato innanzitutto di rendere un fisco più umano, più semplice, più chiaro. Ovviamente, è una fase in itinere, che andrà completata nel corso della legislatura.
Ma questa riforma cosa vuole fare oltre a semplificare? Vuole, innanzitutto, ricordare che il fisco non può essere - come magari una parte, almeno, della sinistra ha spesso interpretato - uno strumento per finanziare la spesa pubblica. Quindi: aumentiamo la spesa pubblica e, di conseguenza, utilizziamo il fisco per finanziarla. Il fisco deve essere ben altro; il fisco deve essere anche e soprattutto uno strumento certamente per garantire maggiore equità sociale, ma deve essere uno strumento che va utilizzato per far crescere il Paese.
A questo riguardo, mi sia concesso un richiamo, un appello anche affettuoso ai valenti tecnici della nostra Ragioneria generale dello Stato. Ricordiamoci che, se vogliamo che il Paese cresca, se vogliamo che la leva fiscale sia propriamente utilizzata, occorre che le retroazioni fiscali vengano riconosciute. Noi abbiamo norme che sono state introdotte da Governi del passato, che oggi si fatica a cancellare, a modificare, perché ci vorrebbero coperture molto, molto consistenti, ma che, di fatto, non rappresentano la realtà.
Faccio un esempio: penso - e ne ha parlato anche il Vicepresidente del Consiglio Salvini - al tema del superbollo. È un tema che, oggi, sta per essere eliminato: è una norma iniqua, una norma che non ha senso, una norma che ha, di fatto, ridotto gli introiti nell'erario statale, perché le persone che avevano le macchine all'epoca le hanno vendute e poi hanno ricomprato quelle con minor cavalli. Bene, quella norma, che ha fatto sì che oggi ci siano macchine con targhe straniere quando hanno dei cavalli in più, per ridurne gli effetti, oggi, costa 150-160 milioni. Basterebbe utilizzare le detrazioni fiscali e il problema sarebbe risolto, a tutto beneficio dell'erario, che incasserebbe di più, e dei nostri concittadini, che potrebbero liberamente anche concedersi una spesa maggiore e, quindi, un beneficio ulteriore non solo per sé stessi, ma anche per la collettività. Quindi, un appello anche alla Ragioneria generale dello Stato affinché venga incontro di più alla politica e al Governo sull'utilizzo delle detrazioni fiscali.
In conclusione, voglio ricordare un altro aspetto che mi sta particolarmente a cuore, anche da commercialista, sul tema della riforma fiscale. Penso al rapporto con i contribuenti. Si cerca una maggior compliance, si cerca un rapporto più diretto tra il fisco e i cittadini.
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
ANDREA DE BERTOLDI (LEGA). Vado a concludere, Presidente. Questo è sicuramente un aspetto positivo che va incentivato. E poi lo Statuto del contribuente, che viene potenziato, la richiesta di maggiori motivazioni negli atti di accertamento, il contraddittorio preventivo, che sta acquisendo un peso sempre maggiore: questi sono elementi importanti che devono garantire alla riforma tributaria una riuscita effettiva.
Concludo, Presidente, con un auspicio, che rivolgo a noi tutti, che rivolgo al Governo, che è quello di ricordarsi, alla luce anche dell'emanando regolamento sulle casse di previdenza dei liberi professionisti, che sappiamo essere in uscita dopo oltre quindici anni di attesa, dove si parla di favorire l'investimento nell'economia reale da parte delle casse di previdenza. Ecco, anche qui, prevediamola questa riduzione della tassazione, Sottosegretario Albano, prevediamo che effettivamente questo strumento di prima fascia della previdenza dei professionisti possa servire davvero a far crescere il nostro Paese e il PIL. Riduciamo la tassazione, come hanno già i fondi della previdenza complementare: dal 26 al 20 per cento. Con queste parole esprimo il voto favorevole del gruppo della Lega a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Merola. Ne ha facoltà.
VIRGINIO MEROLA (PD-IDP). La ringrazio, Presidente. Ascoltando questo dibattito, credo che ci sia un elemento di novità che, malgrado i tentativi che ha fatto l'attuale esponente della Lega, è molto importante: oggi tutte le opposizioni dicono “no” alla riforma fiscale voluta dal Governo di centrodestra.
Alcune forze politiche, come Italia Viva, come Azione, avevano aperto un credito rispetto alle vostre intenzioni. È bene che oggi si ricredano di fronte all'evidenza dei fatti. E l'evidenza dei fatti è molto semplice: quella che state proponendo alla delega fiscale è una proroga che noi rifiutiamo, perché è impostata sempre di più su un sistema ingiusto e inadeguato, sia per l'interesse generale del Paese, sia per i singoli contribuenti, i nostri cittadini. Questa ingiustizia è così evidente che siete riusciti a unire tutte le opposizioni nel contrasto alla vostra riforma.
Mi permetta, Presidente, di sorridere, non sconcertato, ma di sorridere rispetto alle dichiarazioni della Lega, che oggi ha dichiarato che è liberale. Non l'abbiamo mai vista questa voglia di liberalismo negli esponenti della Lega. Non l'abbiamo vista né sul settore del gioco né, tanto meno, per quanto riguarda l'insieme delle proposte che riguardano la nostra società. Accusare le opposizioni, come è stato fatto, di essere a favore del proibizionismo per quanto riguarda i cosiddetti giochi illegali è davvero un tentativo vano di sviare l'attenzione rispetto a quanto oggi stiamo discutendo. È un tentativo vano - mi permetta - perché nessuno propone di introdurre il proibizionismo.
Noi continuiamo a essere, come su tutte le questioni che creano dipendenza, favorevoli a liberare le persone dalla dipendenza e a ridurre il danno. Crediamo che questo sia molto liberale e molto civile. Mentre non riteniamo altrettanto che lo sia, per quanto riguarda la Lega, la continua attenzione ad aumentare le pene (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), piuttosto che intervenire sulle cause dei crimini, e dei tentativi delle persone di rivolgersi a che cosa? Alle droghe, in questo caso.
Quindi, davvero, sgombriamo il campo da tentativi inutili rispetto a un dibattito che, nel merito, è questo: il vostro sistema fiscale è un sistema fiscale iniquo, perché ha introdotto le tasse piatte e le tasse piatte fanno parti uguali fra disuguali. È un sistema iniquo perché sta svuotando la progressività fiscale del nostro sistema non applicando la Costituzione, ma andando verso un obiettivo di svuotamento completo della progressività fiscale. È un sistema iniquo perché diminuisce gli scaglioni e gli scaglioni, invece, secondo noi, andrebbero aboliti, introducendo un unico sistema Irpef, che unisca il mondo del lavoro autonomo e il mondo del lavoratore dipendente. È un sistema iniquo perché - aiuto, guardate un po' - mentre declamate che avete bisogno di altro tempo, non state intervenendo sul fatto che l'aumento della pressione fiscale sta comportando che cosa? Che in busta paga dei lavoratori dipendenti, dei pensionati e dei cittadini in genere non c'è la vostra ventilata diminuzione delle tasse. È un obiettivo sul quale avete fallito, perché quanto è stato recuperato con la riduzione dell'aliquota è completamente vanificato dagli aumenti dell'inflazione.
E, invece di preoccuparvi di intervenire su questo, ci chiedete altro tempo rispetto alla incapacità che avete di prendere una decisione rispetto alle vostre divisioni. Il grande leader Salvini, che ogni giorno parla di pace fiscale, piuttosto dovrebbe occuparsi di una pace ferroviaria, di cui il Paese ha un estremo bisogno visti i continui ritardi che ci sono nella vita dei pendolari e dei nostri cittadini che sono costretti a prendere il treno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). La pace fiscale, che doveva essere l'appuntamento d'estate, guarda un po', è stata rinviata; avete bisogno di altro tempo, evidentemente perché riuscire a mettere insieme le risorse per la quinta rottamazione, ventilata da parte della Lega, con la proposta di Forza Italia di ridurre ulteriormente gli scaglioni è un problema che sarà giusto affrontare, secondo voi, nella prossima discussione di bilancio. Quindi prendete atto che le tasse non sono diminuite, smettete di dire agli italiani che state lavorando per ridurre le tasse, occupatevi dell'aumento della pressione fiscale e soprattutto - lo dico a futura memoria, visto che discuteremo di federalismo fiscale - sappiate dire agli italiani quello che noi cerchiamo di dire con verità: l'aumento della pressione fiscale è anche dovuto al fatto che dopo 8 miliardi di tagli ai comuni, alle regioni e alle province, molte regioni, sia di destra che di sinistra, come altrettanti comuni, sia di destra che di sinistra, stanno aumentando le addizionali Irpef e anche questo comporta un aumento della pressione fiscale; inoltre, sottolineo che questi aumenti dell'Irpef non riguardano chi usufruisce di imposte sostitutive che, come è noto, non danno niente alla vita quotidiana dei comuni e dei cittadini residenti.
Penso che davvero, a proposito di abuso di parole, questa non sia una riforma - se tutto è riforma, nulla è riforma -, questa è una controriforma: c'è una redistribuzione del reddito con il vostro sistema fiscale a vantaggio di categorie corporative, penalizzando la maggioranza degli italiani. Voi la chiamate redistribuzione? Penso sia veramente un fatto grave che attraverso il concordato preventivo, che è fallito e continua a fallire, attraverso le rottamazioni, attraverso i bonus, che avevate rinnegato ma che proponete e attraverso l'aumento delle imposte sostitutive, si stia colpendo il nostro sistema fiscale e lo si stia rendendo iniquo e ingiusto. Ingiusto in termini generali perché - ripeto- si mette in discussione e si cerca di svuotare il principio delle imposte progressive. È iniquo perché lavoratori con lo stesso reddito - un lavoratore autonomo e un lavoratore dipendente - si trovano a pagare tasse diverse per i diversi regimi che avete introdotto.
La riduzione degli scaglioni delle aliquote - lo dico ai colleghi di Forza Italia -, in realtà, ha prodotto non un passaggio a tre ma, grazie al sistema di deduzioni e detrazioni che siete riusciti a inventarvi, ha creato 8 scaglioni, per cui c'è addirittura uno scaglione che arriva a pagare il 56 per cento di imposta.
Mi soffermo sulla lotta all'evasione per dire che c'è un tema di fondo che non affrontate mai, ovvero che per far funzionare l'Agenzia delle entrate occorre aumentare gli organici della stessa, cosa che non state facendo, occorre intervenire con decisione per quanto riguarda gli strumenti digitali sulla interconnessione delle banche dati e occorre anche prendere sul serio quanto ha detto l'Ufficio parlamentare di bilancio - che è un ente terzo, non di parte, molto preparato - sul fatto che la lotta all'evasione fiscale diventa sempre più decisiva.
Diventa sempre più decisiva per che cosa? Per non essere costretti alla scelta fra aumentare le tasse o ridurre la spesa pubblica. In realtà, voi questa scelta l'avete già fatta, miei cari liberali cosiddetti: voi avete tagliato i fondi per la sanità e continuate a non intervenire sulle liste di attesa e su quanto necessario per garantire un nostro sistema sanitario pubblico.
Quindi, fate qualcosa di utile: piuttosto che parlare di pace fiscale rispetto a una guerra che non avete mai dichiarato, ma che volete continuare ad assecondare rispetto al fatto di poter garantire impunità a chi decide di pagare le tasse solo quando gli conviene, fate qualcosa di utile e utilizzate questi fondi - e ne ridiscuteremo in sede di bilancio - per i nostri servizi pubblici, a cominciare dalla sanità.
Sul fatto del gioco, voglio terminare semplicemente dicendo questo: noi proponiamo che si intervenga sull'offerta. È inutile citare il cotechino, caro collega De Bertoldi, perché, vede, il cotechino ha una filiera industriale che influenza molto l'economia del nostro Paese. I 170 miliardi che molti italiani versano per l'azzardo e le scommesse sono completamente all'interno di questa logica, che non prevede altro che aumentare il consumo di gioco.
Noi non lo chiamiamo gioco, non perché siamo affezionati al politicamente corretto, ma per cominciare a capirci. Non è gioco, è azzardo e scommesse legali. È un concetto diverso, che so che si fa fatica a comprendere, ma, se non sgombriamo il campo anche da parole utilizzate male, ci troveremo a dire, appunto, che il tabacco non è un problema, che l'alcol non è un problema, e via dicendo. Invece dobbiamo saper intervenire e, magari, quegli 11 miliardi che assicura il settore del gioco alle entrate dello Stato potrebbero essere finalmente analizzati per comprendere quale è il costo sanitario degli interventi contro la patologia del gioco e quanto di quei fondi, di quelle entrate, potrebbe essere destinato a combattere davvero le dipendenze, a cominciare da quella dell'azzardo e delle scommesse. Il nostro voto è contrario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Congedo. Ne ha facoltà.
SAVERIO CONGEDO (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario Albano, il provvedimento che oggi siamo chiamati a discutere riguarda le modifiche alla legge 9 agosto 2023, n. 111, recante delega al Governo per la riforma fiscale. È una precisazione perché spesso, come accade nelle dichiarazioni di voto, si accavallano anche questioni non attinenti al punto all'ordine del giorno, che meritano delle risposte, che cercherò di dare, dopo però aver spiegato perché il provvedimento merita di essere votato, annunciando quindi, sin d'ora, il voto favorevole di Fratelli d'Italia.
Si tratta di un provvedimento con un articolo unico, che riguarda quattro questioni: la proroga del termine di attuazione della legge delega fiscale, l'estensione ai tributi regionali e degli enti locali di alcuni istituti previsti dal codice della crisi d'impresa, la delega al Governo per disciplinare l'assetto ordinamentale, il ruolo dei magistrati tributari, da uniformare, ove possibile, alla magistratura ordinaria, e la riperimetrazione del principio di delega per quanto riguarda il gioco.
Mi sembra che sul tema della delega per la disciplina dell'ordinamento, del ruolo dei magistrati tributari non siano emerse criticità nemmeno dalle opposizioni, così come riguardo all'estensione degli istituti del codice della crisi d'impresa ai tributi regionali. Il casus belli riguarda, sostanzialmente, due questioni: la proroga del termine di attuazione della delega e la questione giochi, su cui è bene fare immediatamente una precisazione. Parliamo di gioco legale: occorre lasciare la demagogia da un'altra parte, non tanto perché si parla di un comparto della nostra economia - peraltro, esercitato in regime di concessione -, ma proprio per i risvolti che hanno in termini di impatto economico e sociale fenomeni come la ludopatia e il gioco compulsivo. Allora, merita di essere precisato che, con questo provvedimento, non si abbassa l'attenzione né vengono smantellate le tutele per i fragili (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Anzi, è esattamente il contrario, perché vengono meglio precisati i principi della legge delega su questo terreno, che, come sappiamo, sono principi che vengono anche discussi in Conferenza unificata, dove partecipano le regioni e gli enti locali di destra e di sinistra. E, soprattutto, non bisogna operare, agire e parlare in termini demagogici perché dobbiamo essere consapevoli che dove il sistema non ha regole prolificano l'illegalità, la criminalità e l'usura, oltre ad aggiungersi l'insidia del gioco online di piattaforme estere, che non hanno controlli, non hanno filtri, non hanno tutele.
La riforma fiscale di cui oggi si chiede una proroga del termine, tende a mettere mani a un fisco - lo abbiamo detto più volte - obsoleto, risalente agli anni Settanta, con l'obiettivo di semplificare la vita dei contribuenti, ridurre la pressione fiscale per lavoratori e imprese, mettere in ordine un groviglio di norme e di procedure che si sono stratificate in oltre cinquant'anni.
Questa riforma viaggia spedita, se è vero, come è vero, che, a metà mandato del Governo Meloni e a meno di due anni dall'approvazione della legge delega, ben 16 decreti legislativi che riguardano la revisione del sistema tributario hanno già completato l'iter parlamentare e ben quattro decreti legislativi che riguardano la legislazione tributaria hanno concluso, parimenti, il loro iter. E altri decreti sono in rampa di lancio: il Consiglio dei ministri, proprio lunedì, ne ha approvati degli altri. Sono tutte tappe di un percorso certamente non semplice e non veloce, ma tanto utile, quanto ineludibile, se si vuole dotare il nostro Paese di un fisco equo, efficiente, razionale.
Molti traguardi sono stati raggiunti - e qualcuno è stato anche ricordato -, dal rafforzamento dello statuto del contribuente, alla riduzione degli scaglioni dell'Irpef, da 4 a 3, che significa meno tasse per il ceto medio, al taglio del cuneo fiscale, che significa più soldi nelle tasche dei lavoratori, all'Ires premiale, abbassata dal 24 al 20 per cento, per le imprese che investono, che destinano i propri utili ad investimenti e all'occupazione, alla semplificazione degli accreditamenti per gli studi professionali, per garantire agli studi professionali e alle attività di lavoro autonomo di competere in un mercato globale sempre più competitivo. Questo giusto per fare qualche esempio, nonostante, bisogna dire, gli spazi risicati di manovra di finanza pubblica per i vincoli del nuovo Patto di stabilità e - è bene ricordarlo - anche per la zavorra dei bonus fiscali, che continuano a pesare sul bilancio dello Stato e sulle tasche dei contribuenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) per 229 miliardi, di cui 42 solo nel 2024 e già 26 nei primi mesi del 2025, dati della Corte dei conti.
Ma c'è un dato che, secondo me, merita veramente di essere sottolineato, che è il record delle entrate tributarie: nel 2024, più 33,4 miliardi di euro, provenienti, in parte, dal gettito spontaneo e, in parte, dal recupero dell'evasione. Questo significa maggiore propensione dei contribuenti a versare quanto dovuto e maggiore efficacia degli accertamenti e dei controlli. Direi non male per un Governo che viene tacciato, a torto, di strizzare l'occhio agli evasori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Anzi, ritengo proprio che sia una medaglia da appuntare al petto del Governo di Giorgia Meloni, perché in questo Paese si respira finalmente un nuovo clima tra lo Stato e i contribuenti, con un fisco che tende la mano agli onesti e sanziona i furbi e disonesti, che incoraggia i comportamenti virtuosi e scoraggia i comportamenti scorretti.
Aggiungo anche che la riforma fiscale è una tessera del mosaico di politica economica che il Governo Meloni ha messo in campo per aumentare la competitività del sistema produttivo e favorire l'attrattività del nostro Paese. I dati sono incoraggianti: il PIL reale, nel 2024, è cresciuto dello 0,6 per cento, dati di Banca d'Italia: rispetto ad un'Europa che rallenta, l'Italia tiene; il deficit, nel 2024, è stato ridotto dal 7,2 al 3,4 per cento, meglio delle previsioni; l'occupazione, febbraio 2025, dati Istat, conosce un record: 24,3 milioni di occupati, più 1,3 milioni rispetto addirittura al periodo pre-pandemia. Lo spread è stabilmente sotto i 90 punti base; la Borsa è in salute - Il Sole 24 Ore, qualche giorno fa, titolava: “Piazza Affari vola” -, per non parlare dell'upgrade del giudizio delle agenzie di rating.
Anche questa è la cifra di un'Italia nuova, che produce ricchezza e crea lavoro grazie al Governo di Giorgia Meloni. È un quadro confortante anche per il futuro, soprattutto considerando che sono risultati conseguiti in una situazione geopolitica internazionale complicata.
Concludo. Non sarà la proroga del termine all'agosto del 2026, non saranno 12 mesi in più a frenare una riforma ambiziosa ed epocale, voluta da Giorgia Meloni, da Fratelli d'Italia e da tutto il centrodestra, nella direzione di un fisco nuovo e moderno, che semplifica il sistema tributario, riduce il carico fiscale per cittadini e imprese, stimola gli investimenti e le assunzioni, e promuove un rapporto collaborativo e dialogante tra contribuente e amministrazione finanziaria.
Aggiungo - e concludo veramente, Presidente - che, peraltro, si tratta di un impegno di campagna elettorale. La riforma fiscale era fra le priorità del programma di Giorgia Meloni, di Fratelli d'Italia e del centrodestra, che è stato presentato agli elettori, che lo hanno votato, e che noi abbiamo il dovere di portare avanti. Per qualcuno è un atto rivoluzionario, per quanto ci riguarda è uno stile di Governo.
Concludo, ringraziando il Ministro Giorgetti, il Vice Ministro Leo e il Sottosegretario Albano, che si sono spesi e si stanno spendendo molto su questa riforma, e, come già anticipato, confermo il voto favorevole di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Coordinamento formale - A.C. 2384-A)
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2384-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2384-A: “Modifiche alla legge 9 agosto 2023, n. 111, recante delega al Governo per la riforma fiscale”.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 17).
Seguito della discussione delle mozioni Scotto, Barzotti, Mari ed altri n. 1-00444, Boschi ed altri n. 1-00475, Rizzetto, Giaccone, Tenerini, Alessandro Colucci ed altri n. 1-00476 e D'Alessio ed altri n. 1-00477 concernenti iniziative in materia di povertà lavorativa.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Scotto, Barzotti, Mari ed altri n. 1-00444, Boschi ed altri n. 1-00475, Rizzetto, Giaccone, Tenerini, Alessandro Colucci ed altri n. 1-00476 e D'Alessio ed altri n. 1-00477, concernenti iniziative in materia di povertà lavorativa (Vedi l'allegato A).
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 14 luglio 2025, sono state presentate, altresì, le mozioni Rizzetto, Giaccone, Tenerini, Alessandro Colucci ed altri n. 1-00476 e D'Alessio ed altri n. 1-00477, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.
(Parere del Governo)
PRESIDENTE. La rappresentante del Governo, Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Maria Teresa Bellucci, ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate.
MARIA TERESA BELLUCCI, Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Con riferimento alla mozione Scotto, Barzotti, Mari ed altri n. 1-00444, le premesse vengono espunte tutte. Per quanto riguarda gli impegni, propongo le seguenti riformulazioni…
PRESIDENTE. Mi scusi, quindi il parere sulle premesse è contrario.
MARIA TERESA BELLUCCI, Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Sì, parere contrario sulle premesse.
Invece, per quanto riguarda il dispositivo, sull'impegno 1), il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a proseguire e rafforzare le politiche di sostegno all'occupazione stabile e di qualità, anche con misure di incentivo all'assunzione a tempo indeterminato, oltre che a sostenere e potenziare la contrattazione collettiva nazionale quale strumento fondamentale per garantire trattamenti economici e normativi adeguati e coerenti, incentivando, altresì, la contrattazione collettiva di secondo livello”.
Sull'impegno 2), il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di rafforzare nell'ambito degli appalti pubblici i criteri utili a garantire trattamenti economici e normativi equi ed adeguati per i lavoratori”.
Sull'impegno 3), il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a rafforzare il monitoraggio dei livelli retributivi, previsti dalla contrattazione collettiva, anche attraverso la pubblicazione periodica di benchmark retributivi, settoriali, al fine di conoscere e garantire la trasparenza e prevenire fenomeni di sottosoglia salariale”.
Sull'impegno 4), il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare la possibilità di adottare ogni iniziativa utile a sostenere e potenziare la contrattazione collettiva nazionale, quale strumento fondamentale per garantire trattamenti economici e normativi adeguati e coerenti, incentivando, altresì, la contrattazione collettiva di secondo livello”.
Sull'impegno 5), il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a promuovere, in collaborazione con le parti sociali, una strategia nazionale per la produttività e la qualità del lavoro, che integri investimenti in formazione, innovazione e politiche attive e che permetta di proseguire nel rafforzamento e sostegno all'occupazione stabile e di qualità”.
Sull'impegno 6), il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a proseguire nel rafforzamento e sostegno dell'occupazione stabile e di qualità, attraverso misure mirate di incentivo all'assunzione a tempo indeterminato”.
Sull'impegno 7), il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, di prevedere interventi volti a tutelare e sostenere i lavoratori autonomi”.
Sull'impegno 8), il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a continuare nella propria politica di sostegno al reddito, anche attraverso le due misure dell'assegno di inclusione e del supporto alla formazione al lavoro, che, congiuntamente, svolgono funzione di sostegno economico e di supporto all'inserimento lavorativo e sociale dei soggetti maggiormente esposti al rischio di marginalità”.
Sull'impegno 9), il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a continuare la collaborazione, nell'ambito dei relativi tavoli europei, per una migliore definizione degli indicatori, al fine di migliorarne l'efficacia per l'analisi del tema della povertà lavorativa”.
PRESIDENTE. Dunque, espunte le premesse, su tutti i punti dell'impegno, dall'1) al 9), c'è parere favorevole, con le riformulazioni che lei ha declamato in Aula, che sostanzialmente sostituiscono per intero gli impegni che erano, invece, nella risoluzione.
Passiamo, a questo punto, alla mozione Boschi ed altri n. 1-00475.
MARIA TERESA BELLUCCI, Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Sulle premesse il parere è contrario, quindi, vengono espunte.
Per quanto riguarda il dispositivo, sull'impegno 1), il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di potenziare le iniziative volte a introdurre strumenti di incentivazione fiscale, anche attraverso l'assegnazione di azioni aziendali, in favore dei lavoratori dipendenti, appartenenti alle fasce più fragili, al fine di promuovere forme strutturate di partecipazione alla vita economica di impresa e meccanismi innovativi di remunerazione”.
Sull'impegno 2), il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “promuovere, in collaborazione con le parti sociali, una strategia nazionale per la produttività e la qualità del lavoro, che integri investimenti in formazione, innovazione tecnologica, politiche attive e sviluppo delle filiere ad alto valore aggiunto, quale strumento strutturale per innalzare i livelli retributivi…. (Commenti).
PRESIDENTE. Scusi, Vice Ministro. Giustamente, la collega Gadda mi richiama al fatto che non riesce proprio a sentire. No, no, non è un suo problema. È un problema dell'Aula, che deve fare silenzio. Allora, ricominciamo. Eravamo all'impegno 2). Prego.
MARIA TERESA BELLUCCI, Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Sull'impegno 2), il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “promuovere, in collaborazione con le parti sociali, una strategia nazionale per la produttività e la qualità del lavoro, che integri investimenti in formazione, innovazione tecnologica, politiche attive e sviluppo delle filiere ad alto valore aggiunto, quale strumento strutturale per innalzare i livelli retributivi e rafforzare la competitività del sistema Paese”.
Sull'impegno 3), il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare ogni iniziativa utile, volta ad assicurare il corretto svolgimento dei tirocini”.
Sull'impegno 4), il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare ulteriori interventi di riduzione del cuneo fiscale e di potenziamento delle detrazioni per i redditi medio-bassi, al fine di incrementare il netto in busta paga e sostenere i consumi interni”.
Sull'impegno 5), il parere è favorevole, con la seguente riformulazione: “a promuovere l'attuazione della legge n. 76 del 15 maggio 2025, sulla partecipazione dei lavoratori all'impresa, anche attraverso campagne informative e strumenti di supporto operativo per le imprese e per le parti sociali con l'obiettivo di favorire l'adozione di modelli partecipativi, che consentano l'incremento di potere contrattuale dei lavoratori e la redistribuzione equa degli utili”.
Sull'impegno 6), il parere è favorevole, con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di potenziare le iniziative volte a introdurre strumenti di incentivazione fiscale, anche attraverso l'assegnazione di azioni aziendali, in favore dei lavoratori dipendenti appartenenti alle fasce più fragili, al fine di promuovere forme strutturate di partecipazione, vedi la legge n. 76 del 15 maggio del 2025, alla vita economica d'impresa e meccanismi innovativi di remunerazione”.
Sull'impegno 7), il parere è favorevole, con la seguente riformulazione: “a promuovere, in collaborazione con le parti sociali, una strategia nazionale per la produttività e qualità del lavoro, che integri investimenti in formazione, innovazione, tecnologia politiche attive, sviluppo delle filiere ad alto valore aggiunto, quale strumento strutturale… (Commenti).
PRESIDENTE. Silenzio…
MARIA TERESA BELLUCCI, Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. …per innalzare i livelli retributivi…
PRESIDENTE. Colleghi…
MARIA TERESA BELLUCCI, Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. …e rafforzare la competitività del sistema Paese”.
Sull'impegno 8), il parere è favorevole, con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di rafforzare, nell'ambito degli appalti pubblici, i criteri utili a garantire (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)…
PRESIDENTE. Allora, colleghi, aspettate un attimo. Il Governo, come sapete, ha tutto il diritto di fare delle riformulazioni, ovviamente. Dopodiché, c'è già chi vorrà parlare sull'ordine dei lavori e lo farete anche voi, eventualmente, contestando la modalità. Ma ripeto: è nel pieno diritto del Governo riformulare come ritiene. Quindi, andiamo avanti. Siamo all'impegno 8).
MARIA TERESA BELLUCCI, Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Riprendo. Sull'impegno 8), il parere favorevole, con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di rafforzare nell'ambito degli appalti pubblici i criteri utili a garantire trattamenti economici e normativi equi, adeguati per i lavoratori”.
Sull'impegno 9), il parere è favorevole, con la seguente riformulazione: “ad assumere iniziative di competenza volte a sostenere e potenziare la contrattazione collettiva nazionale, quale strumento fondamentale per garantire trattamenti economici e normativi adeguati, incentivando, altresì, la contrattazione di secondo livello, in coerenza con il reale potere d'acquisto, su base territoriale e con le specificità dei settori produttivi, assicurando, in entrambi i casi, trasparenza e certezza nei rapporti di lavoro e contrastando fenomeni di dumping salariale e contrattuale”.
Sull'impegno 10), il parere è favorevole, con la seguente riformulazione: “a promuovere (Commenti e applausi ironici di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Proteste dei deputati Trancassini e Perissa - Il deputato Trancassini: “Dovete stare zitti…!” - Il deputato Amendola: “Sei Questore, sei Questore!” – Il deputato Quartini: “Ma che Questore sei!”)…
PRESIDENTE. No, colleghi, per favore…
MARIA TERESA BELLUCCI, Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. …a promuovere, in collaborazione con le parti sociali…
PRESIDENTE. Colleghi, per favore.
MARIA TERESA BELLUCCI, Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. …una strategia nazionale per la produttività e qualità del lavoro… (Commenti).
PRESIDENTE. Aspetti, un attimo, onorevole Bellucci. Allora, colleghi, per favore. Allora! Avrete modo, avete già chiesto di parlare sul Regolamento e, appena finisce la Vice Ministra, sentiremo i vostri richiami al Regolamento e la Presidenza, eventualmente, dirà qualcosa. Però, adesso, dobbiamo far finire… Dobbiamo far finire il Vice Ministro. Per favore. Prego.
MARIA TERESA BELLUCCI, Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Sull'impegno 10), il parere è favorevole, con la seguente riformulazione: “a promuovere, in collaborazione con le parti sociali, una strategia nazionale per la produttività e qualità del lavoro, che integri investimenti in formazione, innovazione tecnologica, politiche attive e sviluppo delle filiere ad alto valore aggiunto, quale strumento strutturale per innalzare i livelli retributivi e rafforzare la competitività del sistema Paese”.
Sull'impegno 11), il parere è favorevole, con la seguente riformulazione: “a rafforzare il monitoraggio dei livelli retributivi, previsti dalla contrattazione collettiva, anche attraverso la pubblicazione periodica di benchmark retributivi, settoriali, al fine di garantire la trasparenza e prevenire fenomeni di sottosoglia salariale”.
Infine, sull'impegno 12), il parere è favorevole, con la seguente riformulazione: “a fornire ogni utile elemento alle competenti Commissioni parlamentari, in ordine agli esiti di monitoraggio svolto dall'Osservatorio sulle povertà, istituito con decreto ministeriale n. 123 del 19 luglio 2024”.
PRESIDENTE. Passiamo alla mozione Rizzetto, Giaccone, Tenerini, Alessandro Colucci ed altri n. 1-00476.
MARIA TERESA BELLUCCI, Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Il parere è favorevole sia sulle premesse, sia sugli impegni.
PRESIDENTE. Passiamo, infine, alla mozione D'Alessio ed altri n. 1-00477.
MARIA TERESA BELLUCCI, Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Sempre grazie, Presidente. Sulle premesse il parere è contrario, quindi, vengono espunte. Passando, invece, agli impegni: sull'impegno 1), il parere è favorevole, con la seguente riformulazione: “a rafforzare il monitoraggio dei livelli retributivi previsti dalla contrattazione collettiva anche attraverso la pubblicazione periodica di benchmark retributivi settoriali al fine di conoscere e garantire la trasparenza e prevenire fenomeni sotto soglia salariale. Sull'impegno 2), il parere è favorevole, con la seguente riformulazione: “a sostenere e potenziare la contrattazione collettiva nazionale, quale strumento fondamentale per garantire trattamenti economici e normativi adeguati e coerenti, incentivando, altresì, la contrattazione collettiva di secondo livello”.
Gli impegni 3) e 4) vengono assorbiti, con parere favorevole alla seguente riformulazione: “ad adottare ogni iniziativa utile volta ad assicurare il corretto svolgimento dei tirocini”.
Per richiami al Regolamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per un richiamo al Regolamento, l'onorevole Gadda, immagino sull'articolo 8. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Sull'articolo 8 e seguenti…
PRESIDENTE. Non mi dica seguenti. Sull'articolo 8.
MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Sull'articolo 8. Presidente, qui le cose sono due: o alla Vice Ministra Bellucci sono state fornite delle riformulazioni legate a un altro provvedimento, oppure dobbiamo capirci su come il Governo intende riformulare i testi che l'opposizione, legittimamente, intende presentare, perché le riformulazioni molto libere che lei ha fornito non solo cambiano il senso di quanto abbiamo scritto, ma aggiungono anche elementi che non abbiamo nemmeno citato.
Se prendo, soltanto a titolo di esempio, l'impegno 2), noi parliamo di misure che riguardano le madri single, i giovani, gli sgravi contributivi e voi mi parlate di filiere ad alto valore aggiunto. La stessa cosa dicasi per l'impegno 10), dove citate le filiere ad alto valore aggiunto. Benissimo, noi siamo d'accordo che, appunto, il lavoro povero è legato anche a lavori che sono…
PRESIDENTE. Scusi, scusi! Lasciamo libero il Governo, perché è diretta al Governo. Quindi, deve ascoltare. Quindi, lasciamolo, per favore, libero.
MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Se nemmeno ci ascoltiamo… Quindi, chiedo veramente una verifica su questo, perché questa non è una modalità di procedere. Se non siete d'accordo, se ritenete che la vostra mozione sia esaustiva e esemplificativa dell'economia reale e della situazione del lavoro per i poveri, abbiate il coraggio di dare parere contrario. Come avete fatto sulle premesse, date parere contrario sugli impegni che noi scriviamo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Metteteci la faccia, ma non permettetevi di riscriverlo! Non permettetevi di cambiare il senso, perché altrimenti veramente richiamo l'attenzione della Presidenza. Qui dobbiamo darci regole diverse ed è il motivo per cui intervengo - poi avrò modo di farlo anche in dichiarazione di voto -, rispetto a come il Governo intende esercitare il suo lecito diritto di fare le riformulazioni. Ma queste non sono per niente riformulazioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Condivido lo spirito delle osservazioni dell'onorevole Gadda. Le devo dire che c'è qualcosa che probabilmente oggi non va in quest'Aula, anche perché ho sentito, tante volte, nella stessa giornata, una sorta di giochino, che è quello di mettersi nei nostri panni, nei panni dell'opposizione. È iniziata la giornata sentendo alcuni colleghi che spiegavano a noi, mentre votavamo, tra l'altro, favorevolmente sull'insindacabilità delle parole di deputati della maggioranza, che dovevamo stare nel merito e che dovevamo attenerci. Poi ho sentito Presidenti della Camera che, prima dell'intervento, ci ammonivano per dire di stare nel merito, di stare nel proprio posto. Poi ho sentito Questori che si mettono a fare i “questurini”, spiegando a noi che dobbiamo stare zitti. Poi sentiamo parole del Governo che leggono parole non del Governo, ma di bravissimi funzionari, che ci riscrivono le nostre mozioni, punto per punto, o - credo - provocatoriamente o non avendo il minimo rispetto per il nostro lavoro.
Possiamo fare l'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Se non condividete, votate contro! Ma questa umiliazione costante e continua, in cui qualcuno ci spiega come dobbiamo fare l'opposizione, cosa dobbiamo scrivere e cosa dobbiamo votare… Guardate, siamo dentro un'Aula molto importante. Noi lo facciamo con serietà, questo lavoro. Siamo d'accordo: possiamo fare più leggi e meno mozioni, anche meno ordini del giorno. Ma quando li facciamo, esigiamo il rispetto. Leggere, tra l'altro, senza conoscere il senso del testo, per un'ora, le riscritture di ogni punto dei nostri testi è inaccettabile.
Allora, ci rivolgiamo a lei, Presidente. Ci rispetti! Ci rispettino le istituzioni e si rispetti anche il lavoro che tanti di noi fanno, anche sapendo che a fine giornata molti dei nostri provvedimenti verranno bocciati (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente, Capo 26, articoli 110 e seguenti. Io credo che la misura sia colma. Le chiedo formalmente la convocazione della Giunta del Regolamento per affrontare tutto il tema relativo alle mozioni.
Le mozioni prevederebbero - lo dico ai colleghi - in realtà la possibilità da parte del Governo o di singoli parlamentari di presentare emendamenti ad un testo. La prassi è poi diventata quella delle riformulazioni, ma qui mi pare che la prassi abbia ormai stravolto l'istituto, con l'aggiunta di una mancanza di rispetto nei confronti dei proponenti le mozioni. La riformulazione non è - lo sottolineo, signor Presidente - la riscrittura di un singolo punto o di un singolo impegno. Un conto è se il Governo nella riformulazione inserisce elementi limitativi legati in particolare alla finanza pubblica, cioè evitare che l'impegno abbia impatti in termini di spesa. Si può cambiare un verbo, cambiare un aggettivo, cambiare un sostantivo, ma come ha sottolineato la collega Gadda, non si può riscrivere un impegno, inserendo nell'impegno degli elementi che non facevano parte ed erano estranei al contenuto di quella mozione.
Io credo, signor Presidente, che dobbiamo, visto che siamo anche in fase di modifica regolamentare, affrontare da zero il tema delle mozioni. Così non è accettabile. Non è accettabile nel metodo, non è accettabile nel merito, non è accettabile per il rispetto che si deve alle opposizioni che hanno le mozioni come uno dei pochi strumenti per poter avere una posizione e per rendere pubblica una posizione su determinati temi. In questa fase - mi metto nei suoi panni, Presidente - lei non poteva non accettare le riformulazioni, perché ci sono decine di precedenti, ma lo dico ora per allora: non è più accettabile che questo avvenga da adesso in poi e chiedo formalmente una riunione della Giunta del Regolamento. Mi permetto, come gesto politico, di invitare tutti i colleghi proponenti queste mozioni a rifiutare queste riformulazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), rifiutarle in blocco, perché sono lesive del rispetto, come ha sottolineato il collega Grimaldi, del nostro lavoro.
Nulla di personale con la Vice Ministro, però non è la prima volta che da alcuni legislativi avviene questa tecnica. I legislativi facciano i legislativi, noi facciamo i parlamentari. Almeno su questo dovremmo essere tutti d'accordo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.
RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Il tema politico è perché voi non sapete prendere una posizione. Non avete il coraggio delle vostre idee rispetto a questi temi e piuttosto che dire “parere contrario”, perché avete paura a dire “contrario”, fate delle riformulazioni dove ci mettete un po' di tutto. Ma il problema è la mancanza di coraggio delle vostre idee. Quindi, stravolgete il Regolamento della Camera e il buon normale rapporto tra maggioranza e opposizione, calpestando il Parlamento e calpestando la dignità di questi atti.
Lo fate oggi e lo avete fatto la scorsa settimana, non avendo una posizione sui dazi e non presentando una mozione sui dazi, perché non sapete che pesci prendere, nonostante ci siano le imprese che non possono fare un piano industriale e sentono la maggioranza che non sa dire nulla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Lo avete fatto sul ReArm, non parlando di ReArm a suo tempo, ma contemporaneamente spendendo miliardi di soldi delle tasse dei cittadini per le armi, ed oggi lo fate su questi temi. Non avete il coraggio delle vostre idee. Ma nel merito dei lavori d'Aula, Presidente, io la richiamo all'articolo 10 del nostro Regolamento, che dice che i Questori curano collegialmente il buon andamento dell'amministrazione della Camera, vigilando sull'applicazione delle relative norme e delle direttive del Presidente. Ovvero, il Questore dovrebbe placare gli animi dentro quest'Aula, non rivolgersi all'opposizione dicendo: “voi dovete stare zitti” e mettendo il dito alla bocca (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché allora qui cambiamo registro, perché il nostro gruppo (Prolungati applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - I deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle si levano in piedi) è stato sanzionato con la sanzione massima per impedire un furto di democrazia, mentre chi ha picchiato in Aula un deputato non ha preso quella sanzione.
Il nostro gruppo ha subito delle lettere di richiamo per aver tirato fuori la bandiera della Palestina, okay? E sentiamo il Parlamento insultato in questa maniera. Allora il nostro gruppo a questo non ci sta, perché i richiamini del Presidente su queste cose, quando il Questore, colui il quale dovrebbe tenere l'ordine, con fare che non tradisce le sue origini politiche, si rivolge in questo modo all'opposizione, è una vergogna e noi non ci stiamo più, Presidente! Non esiste più il buon galateo tra maggioranza e opposizione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonetti. Ne ha facoltà.
ELENA BONETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Torno anch'io sugli interventi di chi mi ha preceduto in merito alle riformulazioni, che per prassi hanno sostituito gli emendamenti alle mozioni, come ha ricordato il collega, da parte del Governo. È evidente che quello che è accaduto oggi in quest'Aula ha amplificato una prassi che già altre volte avevamo visto, cioè un tentativo di riscrittura delle mozioni presentate dall'opposizione secondo l'intenzionalità del Governo.
Io vorrei richiamare il Governo al senso delle riformulazioni nell'espressione del parere, per quello che dovrebbe essere, cioè un tentativo di trovare una convergenza anche con l'opposizione su dei temi, eventualmente modificando parti che non sono assumibili per la maggioranza, per cercare di arrivare ad un voto che sia il più trasversale e congiunto possibile. Questa è la ratio che chi è stato al Governo, cercando di trovare convergenze - lo sa bene anche lei, la Vice Ministra Bellucci - ha sempre cercato di trovare, perché altrimenti, far lavorare gli uffici legislativi dei Ministeri per riscrivere completamente da zero delle mozioni, stravolgendone il contenuto e la ratio, qualcuno potrebbe dire che è stato un modo per sprecare denaro pubblico. Abbiamo pagato stipendi di legislativi ministeriali per scrivere, a esercizio retorico, delle mozioni che nulla avevano a che fare con le mozioni presentate dall'opposizione.
Quello che oggi è accaduto in quest'Aula è che delle mozioni dell'opposizione sono state prese nei singoli punti e in qualche modo cambiate completamente, dicendo: “noi saremmo favorevoli a questi punti, se questi punti fossero un'altra cosa”. Capite l'illogicità, lo scempio di quello che invece è e dovrebbe essere un dialogo parlamentare? Allora, qui non si tratta di dire “accogliamo o non accogliamo le riformulazioni”, si tratta di dire che non vogliamo essere presi in giro dal Governo e non vogliamo essere presi in giro nell'esercizio del nostro ruolo come gruppi parlamentari.
Non siete d'accordo sulle mozioni perché sono completamente inaccettabili? Allora, ci date parere contrario e tutti gli altri punti li passate ai vostri deputati di maggioranza, e, per farli approvare, li scrivete nella mozione di maggioranza. Non prendete le mozioni delle opposizioni e ci fate un esercizio retorico, ci riscrivete tante mozioni, in qualche modo a fotocopiatrice, per farvi dire che non le accogliamo - non tanto nel merito ma nel metodo - e farci perdere un ulteriore pomeriggio in un nulla di fatto, invece di ragionare in modo serio, come l'argomento di queste mozioni richiederebbe, su quello che questo Parlamento, che questa maggioranza, che queste opposizioni intendono fare per dare una risposta che oggi nel Paese è prioritaria. Questo, Presidente, è un modo per annichilire e umiliare anche l'istituzione che in questo momento lei è chiamato a presiedere.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi sul Regolamento, vi ringrazio.
Dunque, partiamo dal concetto di riformulazione. Il Governo, come avete anche voi detto nei vostri interventi, prova ad avere l'approvazione dei gruppi riformulando ciò che è stato scritto. È ovvio che bisogna intendersi sul termine “riformulazione”, perché se lo prendiamo all'origine la riformulazione è soltanto un rimescolamento di parole che esprimono lo stesso concetto (se andiamo all'origine). Riformulazione in termini politici, invece, in questo caso, in maniera plastica, ha dimostrato che è qualcosa di diverso.
Quindi, il problema evidentemente c'è ed è giusto che venga posto al Presidente della Camera, che deciderà se, come suggerito, convocare la Giunta per il Regolamento per stabilire un perimetro entro il quale questa riformulazione di tipo politico possa essere tale e non apparire, come è stato detto anche dalla collega Bonetti, una riscrittura che tradisce ciò che è invece lo spirito originale, come ha anche detto il collega Riccardo Ricciardi.
Quindi, detto che è nella fattispecie del Governo che può riformulare come crede, bisognerà a questo punto stabilire, d'intesa con il Presidente e con la Giunta per il Regolamento, se e come rivedere questo perimetro affinché non si abbia una sorta di bulimia, dal punto di vista della riscrittura, che ne tradisce in radice il senso che viene offerto, in questo caso, dalle vostre mozioni.
Si riprende la discussione delle mozioni.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare la collega Gadda. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Riparto, appunto, dalle considerazioni che ho fatto pochi minuti fa. Quindi, il gruppo di Italia Viva non potrà accettare le riscritture, più che riformulazioni, che ha fatto il Governo per voce della Vice Ministra Bellucci, perché dovete prendere atto e dovete fare i conti con il fatto che noi siamo una Repubblica parlamentare e democratica, dove non c'è soltanto il punto di vista, la parola e la volontà del Governo, ma esistono anche l'intendimento e le proposte dei partiti di opposizione che fareste bene qualche volta ad ascoltare perché voi, in questi mille giorni di Governo che avete raggiunto, effettivamente, come raccontate spesso, siete riusciti a fare quello che nessuno è mai riuscito a fare.
Una frase che lei, Vice Ministra Bellucci, dice spesso durante i convegni. Infatti, è vero: voi siete il Governo delle tasse. Voi avete raggiunto la soglia del 42,6 per cento di più tasse e noi oggi abbiamo presentato, anche per iniziativa del nostro presidente Matteo Renzi, un'iniziativa che ha messo nero su bianco in un volantino semplice tutte le misure che insieme caratterizzano la qualità del vostro Governo. Quindi, voi siete il Governo di più tasse, anche quelle occulte perché poi, avendo tagliato, per esempio, i fondi ai comuni, arrivano le tasse dalla finestra, perché i comuni non hanno più ossigeno, non riescono più a rispondere a quei servizi che riguardano la quotidianità delle persone e, quindi, voi siete responsabili doppiamente di questa situazione.
Voi avete contribuito, perché non avete messo nessuna misura in campo se non quel ridicolo carrello tricolore, all'aumento del costo del carrello della spesa. Per una famiglia di quella classe media che è sempre più povera ci sono costi di più 535,50 euro all'anno. Poi ci sono gli stipendi reali e questo è il tema delle mozioni che abbiamo presentato oggi, provando a portare alla vostra attenzione il tema del lavoro povero, quindi di tutta quella categoria, sempre più ampia, di persone che, pur lavorando, affolla le mense della Caritas, che chiede sempre più spesso un sostegno al Terzo settore e ai comuni, come non era abituata a fare prima, perché la vita costa sempre di più e, rispetto al 2019, gli stipendi reali e le buste paga - quindi quello che le famiglie riescono effettivamente a spendere - sono diminuiti del 10,5 per cento.
A questo dobbiamo aggiungere le altre difficoltà della vita quotidiana delle persone e delle famiglie, a partire dalle liste d'attesa, perché voi siete il Governo di più tasse, più costi, più rincari, più bollette e siete anche il Governo che, rispetto al tema delle liste d'attesa, ha fatto più propaganda. Se guardiamo poi il carrello della spesa, ci sono dei numeri, dei dati che sono oggettivamente inquietanti: rispetto al 2022, il pane a Milano costa il 7,58 per cento in più rispetto, appunto, a pochissimo tempo fa; a Napoli la carne costa il 21,94 per cento in più.
Capiamo, quindi, che la discussione di questa mozione sulla povertà lavorativa si aggiunge a un quadro dove tutti gli indicatori di istituti, che non sono certo a libro paga delle opposizioni, ci dicono, dal punto di vista statistico - anche l'INPS questa mattina -, che la situazione lavorativa e la situazione delle famiglie sono peggiorate. Un lavoratore su dieci è in uno stato di povertà lavorativa, il tasso di povertà assoluta è cresciuto dal 4,9 per cento del 2014 al 7,6 per cento nel 2023. L'incidenza in alcune categorie - pensiamo agli operai - è del 14,9 per cento, l'8,2 per cento in più nel caso di quella miriade di milioni di lavoratori dipendenti che fanno fatica.
Poi c'è un altro elemento, che noi abbiamo toccato nella nostra mozione, che è quello del tasso di vulnerabilità: ci sono delle categorie di lavoratori che più di altre pagano questa situazione economica difficile, che pagano la fragilità del nostro sistema produttivo e che pagano maggiormente le instabilità che oggi si aggiungono, a partire dai dazi, alle tante debolezze croniche e storiche, ai divari generazionali, di genere e geografici che ci sono nel nostro Paese. Queste categorie più vulnerabili sono le donne e i giovani e se guardiamo il rapporto dell'INPS, che è stato presentato questa mattina e che, peraltro, smentisce le tantissime campagne elettorali che voi stessi avete fatto e che per anni - mi riferisco soprattutto ad alcuni partiti come la Lega - hanno riempito le campagne elettorali e creato consenso, dice che è aumentata, con il vostro Governo, l'età media di pensionamento.
Voi facevate campagne sulla legge Fornero, però Quota 103 ha portato pensioni più alte ma soprattutto anche pensioni più povere, soprattutto se pensiamo al tema delle donne, perché le donne, più degli uomini, pagano la discontinuità lavorativa. Voi vi siete beati in questi mesi dei dati lievemente positivi della crescita occupazionale. Come sempre, però, se vogliamo essere onesti, se vogliamo fare il nostro lavoro politico, maggioranza e opposizione, di costruzione di un Paese più equo, bisognerebbe anche guardare i dati con maggiore oggettività per trovare delle soluzioni, quelle che noi vi elenchiamo in un'ottica costruttiva all'interno della nostra mozione.
È un dato di fatto che se le donne, per esempio, hanno una vita lavorativa discontinua - se sono proliferati in questi mesi i part time non voluti, non quelli che in una famiglia si fanno per conciliare i tempi di vita e di lavoro, per scelta; ci sono dei part time che non sono assolutamente per scelta - questo, quindi, poi ha un impatto pesantissimo sulle pensioni, perché le donne ricevono di pensione - e questo lo dice l'INPS, non lo dice il gruppo Italia Viva - meno 34 per cento rispetto agli uomini.
Poi ci sono delle altre categorie di cui non parla nessuno, perché anche le persone con disabilità hanno il diritto, in questo Paese, di lavorare, di contribuire alla vita attiva del nostro Paese. Noi sappiamo tutti che quando c'è una disabilità in famiglia, quelle sono proprio le famiglie che accedono più difficilmente ai servizi sanitari, sono quelle famiglie che sono a maggior rischio di povertà. Da questo punto di vista, quindi, io credo che dal Governo ci voglia una maggiore attenzione, così come rispetto alle misure che è necessario introdurre anche dal punto di vista legislativo - e nelle riformulazioni che voi avete fatto togliete totalmente questa necessità - rispetto alla scarsa qualità dei rapporti di lavoro.
Noi abbiamo milioni di lavoratori che guadagnano troppo poco, anche percentualmente rispetto alla media europea. Ci sono ancora, nel 2025, contratti collettivi pirata portati avanti da organizzazioni che non hanno una rappresentanza. Anche su questo, quindi, c'è il totale silenzio da parte del Governo e da parte della maggioranza.
Poi non c'è nessun investimento, da parte vostra, rispetto all'incremento delle competenze, perché è chiaro che la povertà lavorativa è legata a diverse condizioni, anche alla povertà educativa, all'investimento che si fa sulle maggiori competenze in quei settori a più alto valore aggiunto, dove poi c'è anche una possibilità di avere un reddito, una soddisfazione migliore.
Quindi, Presidente, io credo che spetti a tutti noi, ma soprattutto a una maggioranza che parla molto e fa poco, traghettare il mondo del lavoro verso porti un po' più sicuri, perché, altrimenti, voi state lasciando, in questo momento storico, le persone e le famiglie in balia delle troppe tempeste che ci sono in questo momento, persone fragili che diventano sempre più fragili e per cui si continua a voltare la faccia dall'altra parte, per cui si continua a mostrare un'arroganza che non prende atto di quello che è la realtà. Quando c'era il Governo Renzi, noi avevamo predisposto una misura che aveva agito, non con un bonus, veniva chiamato bonus Renzi, ma era una decontribuzione, che era stabile, che era in busta paga, che valeva per una platea ampia. Fate un'altra cosa, sono cambiati i tempi rispetto al bonus Renzi, rispetto a quei tanto vituperati 80 euro, ma almeno mettete qualcosa in campo.
E fatelo soprattutto - lo chiedo davvero con un richiamo molto forte - per quei giovani: noi, nel 2024, abbiamo avuto oltre 140.000 giovani che se ne sono andati dall'Italia. Il nostro sta diventando un Paese più povero, perché tante persone, tante competenze, tante energie se ne stanno andando via per disperazione, non per scelta.
PRESIDENTE. Grazie…
MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Noi vi abbiamo fatto proposte e poi vi abbiamo anche chiesto, se possibile, di rivedere alcune misure che avete messo in campo, che non hanno nessuna contezza con il mondo reale. Non è pensabile, in una situazione di questo tipo, dove c'è una difficoltà delle persone nel conciliare i tempi di vita e di lavoro - e concludo, Presidente -, che, per esempio, ci siano delle misure, anche di sostegno al reddito, di accompagnamento, che non prendono atto che esistono anche i genitori single, che non esistono soltanto 2-3 figli, ma che ci sono difficoltà delle famiglie anche quando c'è un figlio solo. Quindi, provate a fare un po' meno populismo e un po' più di concretezza, perché la situazione delle famiglie e dei lavoratori è molto, molto seria.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mari. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente. Partiamo da due dati recenti, solo due, ce ne sarebbero tanti. Rapporto OCSE di qualche giorno fa: salari, a inizio 2025, fermi a meno 7,5 per cento sul 2021. Rapporto INPS di ieri: il 55 per cento dei lavoratori è precario e con bassi salari. L'Italia è un'anomalia.
È una questione gigantesca quella che portiamo noi, oggi, qui. Sono numeri esplosivi, da cui discende tutto: l'emigrazione giovanile, la crisi demografica, il sovraccarico dei sistemi assistenziali, le tante povertà (quella culturale, quella alimentare, quella abitativa, per dirne solo alcune). Questi dati così pesanti, anomali, prolungati, saranno sicuramente il prodotto di più fattori, ma ce n'è uno prevalente, e qui ci dividiamo sulle cause dei bassi salari. Voi, voi della maggioranza, voi del Governo, addebitate la bassa produttività, un po' strumentalmente, alla contrattazione: non è vera né l'una, né l'altra cosa. Questa cosa della bassa produttività non si può più sentire, non funziona più neanche come favola (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). È esattamente il contrario: per aumentare la produttività, bisogna aumentare le retribuzioni e ridurre l'orario di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
La situazione attuale di basse retribuzioni e scarsa produttività è esattamente, invece, il prodotto delle vostre politiche degli ultimi 25 anni. Quando dite che il compito di aumentare i salari è della contrattazione, volete dire che la responsabilità dei bassi salari è della contrattazione, quindi, paradossalmente, soprattutto del sindacato e, poi, in qualche misura, delle imprese. Anche in questo caso, invece, non è di nessuno dei due. Vi stupirò: in realtà, la responsabilità primaria non è, ovviamente, del sindacato, ma non è neanche delle imprese o, meglio, non è delle relazioni industriali tra imprese e sindacati nella gestione del mercato del lavoro, come voi ripetete ostinatamente e strumentalmente.
Certo, le imprese hanno un interesse contingente, purtroppo privo di visione strategica, spingono costantemente in questa direzione e fanno ogni atto utile ad assecondare e a rafforzare questa tendenza, ma nella contrattazione, nella legittima azione politica, nel condizionamento dei Governi, fanno in qualche modo il loro mestiere, ovviamente. Ma nella sostanza, come non è vero che sono le imprese a creare lavoro e ricchezza, così non è vero che sono loro a determinare, in prima istanza, la bassa crescita dei salari e la loro progressiva perdita di potere d'acquisto.
E di chi è, quindi, la responsabilità primaria dei bassi salari? In tutti i Paesi del mondo sono, innanzitutto, i Governi a determinare il livello di crescita dei redditi e la loro capacità di mantenere il potere d'acquisto di fronte agli effetti dell'inflazione. Ovunque, e quindi anche in Italia, anzi, in Italia di più, perché l'Italia è l'unico Paese tra quelli più avanzati in Europa che sceglie, da decenni, attraverso politiche e scelte pubbliche, di tenere bassi i salari, di fare in modo che i redditi non crescano adeguatamente, che siano ampiamente sopraffatti dall'inflazione, che una parte consistente dei nostri lavoratori e dei nostri pensionati sia povera.
È lo Stato, care colleghe e cari colleghi, a tenere bassi i salari (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). È lo Stato attraverso le sue scelte e attraverso la pubblica amministrazione. E come realizza concretamente questi obiettivi? In vari modi, ve ne indico soltanto una decina: non istituisce un salario minimo per legge, che è lo strumento principale, in tutti i Paesi, per adeguare le retribuzioni al costo della vita; non restituisce il drenaggio fiscale ai lavoratori, si appropria direttamente, lo Stato, di una parte del loro reddito nominale, cosa che non avviene affatto in tutti gli altri Paesi, dove le aliquote delle imposte sui redditi da lavoro sono indicizzate; non fa recuperare il potere d'acquisto attraverso il rinnovo dei contratti del pubblico impiego (si tratta di oltre 3 milioni di lavoratori, la cui condizione salariale dovrebbe, come in passato, come è sempre avvenuto, come avviene dappertutto, fungere da traino, o da spinta, se volete, per l'intero mercato del lavoro e, invece, qui, in Italia, funge da freno, ha l'effetto contrario); attraverso il sistema degli appalti di opere e servizi che, nel combinato disposto tra prezzari non aggiornati e ribasso del costo della manodopera (si fa il ribasso del costo della manodopera) determina una delle principali sacche di sottosalario del nostro Paese; attraverso la catena dei subappalti, che determina un'ulteriore riduzione del costo del lavoro e condiziona - guardate - interi settori produttivi; attraverso i servizi in concessione, che sono spesso un regalo ai soliti amici e fanno crescere solo i profitti; attraverso le esternalizzazioni, che hanno sempre visto una riduzione delle retribuzioni e del potere contrattuale dei lavoratori; attraverso i servizi in convenzione, a partire dalla sanità privata accreditata e dalla scuola paritaria, che sono vere e proprie giungle, dove regnano il ricatto, lo sfruttamento dei lavoratori e il dumping salariale; attraverso lo spostamento di lavoro dipendente verso il lavoro fittiziamente autonomo, come avete fatto voi realizzando la flat tax.
Questo è quello che fa lo Stato in Italia. Questo è quello che fa il Governo. Questo è quello che sostiene, di fatto, la maggioranza di destra nella sua mozione: dice che le cose stanno così e scarica le responsabilità su altri. No, le responsabilità sono nostre. Sono del Parlamento e sono, in primo luogo, del Governo.
E, poi, attraverso una cosa terribile, che è il precariato nella pubblica amministrazione. Basti l'esempio del lavoro a termine, della somministrazione nei Ministeri, negli enti locali. Noi, certe volte, il sottosalario, il precariato, lo gestiamo addirittura direttamente, non lo incentiviamo, non lo determiniamo, lo facciamo proprio noi, ci mettiamo la firma noi, lo Stato, la pubblica amministrazione, lo fa direttamente, ci mette la firma.
Noi non scappiamo e non diciamo bugie. Noi di AVS, noi dell'opposizione, vi abbiamo proposto di intervenire sulla più grande piaga del nostro Paese. Ci avete risposto “picche”, avete difeso l'indifendibile, ma la povertà di tante lavoratrici e tanti lavoratori sta lì a chiedere risposte. Girarvi dall'altra parte non servirà a niente (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pastorella. Ne ha facoltà.
GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Comincerei col ricordare a tutti un articolo che probabilmente conosciamo bene ma ogni tanto dimentichiamo: l'articolo 36 della nostra Costituzione, in cui è sancito che “il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa”. È importante ricordarcelo, perché c'è un travisamento di questo articolo, secondo cui si deduce quanto ha appena detto il mio collega, ossia che è lo Stato a decidere il salario delle persone.
Ebbene, non è esattamente così. Un salario non si aumenta per decreto, un salario non si produce per decreto. Però - e questo è un grande però! - lo Stato può fare molto per mettere il mercato nelle condizioni di fare dei lavoratori non poveri, ossia dei lavoratori che possano permettersi quello che la nostra Costituzione sancisce. Infatti, non tutti possono essere impiegati dallo Stato e non tutti possono ricevere il reddito di cittadinanza. Non si può - ripeto - mettere sulle spalle dello Stato, o nostro, l'intera questione del mercato del lavoro e, quindi, della povertà salariale che stiamo discutendo. Una povertà importantissima: secondo le stime, siamo al 9 per cento di lavoratori poveri.
E allora che cosa si può fare? I salari sono una funzione della produttività, prima di tutto, e se a parità più o meno di tassazione sul lavoro con altri grandi Paesi europei - penso alla Francia e alla Germania - i nostri salari continuano ad essere più bassi, è perché la nostra produttività stagna. E stagna non da oggi, non da ieri, ma da diversi decenni.
In questo senso, Azione ha provato, in tutte le maniere e in modo sempre costruttivo, a dare qualche ricetta, qualche suggerimento alla maggioranza, che si bea della piena occupazione, ma che, in realtà, non guarda alla produttività. Abbiamo fatto proposte su come migliorare e impiegare i fondi inutilizzati di Transizione 5.0, tornando - anche se con una nuova versione - ai meccanismi di Industria 4.0. Abbiamo proposto suggerimenti sul tema del caro energia, che è fondamentale: una delle voci di costo principale per le nostre imprese. Vi abbiamo suggerito non solo il nucleare, ma anche tante altre ricette. Vi abbiamo parlato di digitalizzazione, di piccole e medie imprese. Eppure, tutto questo rimane inascoltato.
Quindi, prima di andare a vedere come si possa, con altri sussidi, con riduzione di orario di lavoro o altro, aumentare i salari, forse dovremmo farci una domanda sul perché il nostro Paese non riesca ad essere un sistema produttivo, che rilanci e permetta alle imprese di pagare bene e meglio i lavoratori.
C'è, però, naturalmente, un tema: se lo Stato non può alzare gli stipendi, può però evitare per legge - e l'abbiamo chiesto - che gli stipendi vadano al di sotto non di una soglia minima del mercato, ma di una soglia minima di decenza. Perché quello che noi chiediamo con il salario minimo è proprio questo: evitare che si vada sotto una soglia - non trovo altra maniera per dirlo - di “decenza”. Quindi, per favore, rendiamo operativa la famosa legge delega, rimandata e di cui si discute, perché quella del minimo salariale è una questione su cui penso che dovremmo essere tutti d'accordo, ma che, al momento, resta lettera morta.
C'è poi, naturalmente, l'annoso tema dei contratti collettivi nazionali. Annoso, in realtà, fino ad un certo punto, perché ci sono delle storture, quelli pirata e quant'altro. Però sono un sistema che globalmente funziona, ma funziona se vengono monitorati e, soprattutto, se vengono aggiornati secondo l'andamento dell'inflazione e di altro. Ora, questo Governo è stato, in realtà, molto timido nella contrattazione. Penso, ad esempio, a quello degli autoferrotranvieri, che ho seguito essendo in Commissione Trasporti. Il Ministro Salvini ci ha messo tantissimo tempo per arrivare ad una soluzione e finalmente sbloccare e, quindi, evitare anche tutti quegli scioperi che hanno frustrato milioni di viaggiatori, insieme a chiodi e quant'altro, ma che erano, in realtà, alla base di richieste sacrosante che dicevano: per favore, aggiorniamo questo contratto che non è più al passo coi tempi. Quindi, uno degli impegni, oltre al salario minimo, che noi chiediamo nella nostra mozione è proprio quello di impegnarsi a monitorare, a incentivare e a far sì che i contratti collettivi nazionali siano sempre più adattati.
E poi c'è un altro tema - anche in questo caso, diremmo, di “decenza” - su cui tutta l'Europa è d'accordo, avendo legiferato in tal senso. Ossia che, se c'è una prestazione, se c'è un lavoro, non può essere non pagato. E che questo lavoro sia effettuato da uno studente di 22, 23 anni, o da un pensionato di 75 anni, dovrebbe valere lo stesso. Il problema è che, a tutte queste categorie di persone, invece, molto spesso vengono propinati e proposti a ripetizione stage e tirocini non pagati, non retribuiti. E questa è una cosa completamente inaccettabile. Non è questione di essere di sinistra o di destra, ma di dire: se c'è un valore aggiunto in uno stage, in un tirocinio - che, tra l'altro, dovrebbe essere “formativo” e, quindi, non dovrebbe essere uno sfruttamento a fare fotocopie e caffè - dovrebbe esserci un mutuo beneficio tra chi lo effettua e chi lo stabilisce. Ebbene, tutto questo non viene assolutamente retribuito.
Questa è una vergogna ed è uno dei tanti motivi - ci arriverò in seguito - per cui alla fine i nostri giovani, a furia di questa reiterazione di contratti, tirocini e stage non pagati o sottopagati, se ne vanno. E se ne vanno non tanto per la precarietà in senso lato, perché la flessibilità del mondo del lavoro può essere anche un beneficio. Abbiamo avuto tantissime discussioni, nel corso dell'ultima votazione dei referendum, su quanto la maggiore flessibilità introdotta dal Jobs Act fosse o meno utile. Noi abbiamo difeso la posizione secondo cui, in realtà, fosse molto utile e abbia dato una sveglia al mercato del lavoro italiano, che era necessaria. Però c'è un piccolo problema: c'è una flessibilità che è positiva, e ci sono una flessibilità e un precariato che sono involontari. E questo, purtroppo, ricade molto spesso sulle categorie fragili, ma anche sulla categoria delle donne, che costituisce tipicamente la maggioranza dei contratti e, quindi, del precariato involontario: contratti part time, contratti sottopagati e il famoso gender pay gap, a cui ancora non abbiamo dato risposta. Quindi, in questo senso, un conto è la flessibilità, un conto è forzare le persone a passare da un tipo di contratto a un altro, perché non esistono le strutture.
E vengo al punto di dire che un lavoratore è una persona a 360°, molto spesso inserito in un contesto familiare. Quindi, se il salario è insufficiente a fare quello che l'articolo 36 della Costituzione ci chiede, è anche perché, forse, una buona parte di quel salario deve andare a fare il doppione di quello che già fa la parte di salario che va in tasse; ossia, se io devo utilizzare una parte del mio salario per andarmi a curare o per andare a sopperire alla mancanza di asili nido o di altri sistemi di welfare, è ovvio che quel salario mi funzionerà meno, sarà meno alla fine del mese e, quindi, farò più fatica.
Quindi, quello che lo Stato può fare - per tornare al punto iniziale - non è certo aumentare per legge o per decreti i salari - sarebbe magia e sarebbe meraviglioso, ma, purtroppo, l'economia non funziona così -, ma può far sì che quel salario abbia un potere d'acquisto maggiore. Infatti, se sistemassimo la sanità, l'istruzione e il sistema del welfare, ovviamente, si libererebbero risorse che il lavoratore può utilizzare per sopravvivere e non - ripeto - per pagarsi le cure o l'asilo nido.
E proprio in questo senso, l'assistenza che lo Stato può dare è un tipo, ma c'è anche l'assistenza che può dare l'azienda stessa. Il sistema del welfare aziendale, molto utilizzato in altri Paesi, da noi ancora sta facendo fatica. E si sta facendo fatica anche a capire quanto, in realtà, questo sistema possa essere a beneficio sia delle aziende, che diventano più attrattive per i lavoratori, ma anche per gli stessi lavoratori, dato che questa parte del salario non viene tassata o viene tassata molto poco. Anche questa è una maniera per creare non un'economia parallela in senso negativo - le economie parallele, quelle in nero, purtroppo, sono un grandissimo problema, anzi, sono una parte della ragione della povertà salariale -, ma un'economia virtuosa, in cui l'azienda e il lavoratore, insieme, possono fare molto.
Finisco con un ultimo punto. Noi parliamo di povertà salariale assoluta. Quindi, guardiamo al nostro Paese e diciamo: queste persone, da definizione, nonostante lavorino, sono povere. Ma io parlerei anche di povertà salariale relativa. Relativa a chi? Relativa agli altri Paesi europei con cui ci confrontiamo. Per cui, se un ingegnere che esce da un percorso di studi lungo, faticoso e anche abbastanza caro, arriva a guadagnare, qua in Italia, un quarto o un quinto di quello che guadagnerebbe altrove, è ovvio che questa povertà salariale relativa lo spingerà o la spingerà ad andare altrove; ed è altrettanto ovvio che quell'ingegnere o un altro ingegnere tedesco non verrà mai da noi - e qua torniamo al punto della produttività - ad aiutare il Paese, magari, a diventare più produttivo.
E quindi, in questo senso, è anche bene certamente guardarsi in casa, ma anche guardare altrove e capire che la povertà relativa, rispetto ad altri Paesi, può essere un problema di attrattività del Paese e, quindi, di attrattività per i talenti.
PRESIDENTE. Grazie.
GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Per quanto riguarda la mozione, noi non accetteremo le riformulazioni. Per quanto riguarda la mozione della maggioranza, solo un piccolo inciso: è giusto, per carità, bearsi della grande occupazione che c'è in questo momento, ma attenzione, perché è bene guardare alla quantità, ma anche alla qualità. E queste mozioni ci ricordano che, purtroppo, molto spesso la qualità è subottimale e i lavoratori poveri sono ancora troppo, troppo, numerosi. Lavoriamoci insieme (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, noi crediamo che, su questo argomento, sul tema del lavoro povero, invece, ci sia molto di politica, perché la coalizione di centrodestra, il Governo, finalmente una maggioranza politica, hanno le idee molto chiare su quali sono i programmi da realizzare, sui quali c'è stata la fiducia da parte degli elettori nelle elezioni del 2022. Quel programma elettorale nasce da contenuti molto chiari, che identificano esattamente qual è la nostra politica, qual è la nostra visione di società, quali sono i valori a cui ci ispiriamo. In tutto questo, un pilastro fondamentale e importantissimo è il tema del lavoro, che interpretiamo in un modo molto diverso da come alcuni colleghi dell'opposizione interpretano, perché per noi è il vero segno della dignità di una persona.
Crediamo che sia stato molto importante superare la fase dell'assistenzialismo e inserire il concetto, nella nostra società, che uno stipendio viene dato attraverso un decreto dello Stato e che, quando si è nelle condizioni di potersi esprimere al meglio per età, per fase particolare che sta vivendo un Paese, il modo migliore per esprimersi è quello di occuparsi di lavori e di ambiti professionali, dove ci si può esprimere al meglio. Per fare tutto questo bisogna intervenire su un sistema complesso, su un sistema ampio. Noi siamo convinti che bisogna correggere problemi sistemici per superare le problematiche relative a una retribuzione inadeguata, perché questo è il tema che stiamo affrontando.
Allora, innanzitutto, è necessaria una collaborazione, un vero e proprio patto fra impresa e lavoratori. Noi non vediamo l'imprenditore come un nemico, come alcuni nel passato (poi hanno perso l'abitudine di farlo, perché si sono resi conto, forse, dell'eccessiva individuazione dell'imprenditore come una persona nemica della società, quando veniva definito prenditore). Noi crediamo, invece, che, più si avvicinano le distanze, più si riesce a creare quella collaborazione impresa-lavoratori, che è il vero risultato e il vero successo che sta portando oggi, in molti numeri, il successo del lavoro del Governo e il buon clima nell'ambito del lavoro, che certamente ha le sue ombre, perché non possiamo nascondere le difficoltà.
Ma se pensiamo ai dati recenti, che vedono un abbondante superamento degli occupati in Italia, per 24 milioni di persone - arriviamo a 24.300.000 -, sono risultati importanti, straordinari, che nascono da tante iniziative che ha portato avanti il Governo. Una delle più importanti è sicuramente quella della riduzione del costo del lavoro, che abbiamo reso strutturale, vuol dire che è permanente, che rimane nel tempo.
Dopo tanti anni in cui si è parlato del taglio del cuneo fiscale come uno slogan semplicemente ed esclusivamente in campagna elettorale, siamo riusciti a renderlo strutturale. Questo è un passaggio importante, perché è un incoraggiamento verso il mondo delle imprese; vuol dire far capire che si sta puntando su di loro, che si sta comprendendo e rendendo concreto che chi crea ricchezza e posti di lavoro sono le imprese e che quindi le si incoraggia a proseguire nel lavoro e, soprattutto, si dà loro una copertura politica sulle loro attività.
Fondamentale è il tema della formazione, perché, anche qui, uno non vale uno. Non ci stancheremo mai di dire quanto sia importante la competenza nell'ambito del lavoro, soprattutto in un contesto in cui c'è un'evoluzione dovuta alla transizione digitale e sempre più competenze necessarie nella digitalizzazione, o alla transizione energetica, in cui, per impegno europeo, ma anche per l'ambiente che ci circonda e per la qualità dell'ambiente che ci circonda, c'è la necessità di superare la produzione di energia da fonti fossili, e quindi tutto il mondo delle rinnovabili, del nucleare, dell'idrogeno verde, che hanno bisogno di competenza.
Rispetto ai numeri che ho descritto, del superamento dei 24 milioni di occupati in Italia, pensate, ci sono ancora disponibili 500.000 posti di lavoro dovuti esattamente a questi nuovi ambiti. Quindi, potremmo andare oltre al tasso di occupazione che ha raggiunto quasi il 63 per cento nel Paese. Ma, oltre a questi dati importanti, nel 2024 registriamo l'indice della retribuzione oraria che è cresciuto del 3,1 per cento e addirittura, a marzo di quest'anno, registriamo una punta di crescita della retribuzione oraria del 4 per cento.
Quindi, i dati ci incoraggiano, non devono farci fermare rispetto al lavoro che stiamo portando avanti come maggioranza e che sta portando avanti il Governo. È per questo che sulla mozione di maggioranza, nella quale ci rivediamo e che abbiamo contribuito a redigere, votiamo certamente a favore, perché in questa mozione riportiamo indicazioni all'Esecutivo, che sono nel solco del lavoro che fino a oggi è stato fatto.
Innanzitutto, la valorizzazione della competenza, proprio perché è necessario che, attraverso i percorsi formativi, si possano rafforzare le professionalità non solo dei giovani, ma anche di chi, nel mondo del lavoro, ha raggiunto un'età matura e ha bisogno di riqualificarsi, di ricollocarsi nell'ambito del lavoro; la contrattazione collettiva, che è un pilastro importantissimo, sul quale, in questo caso, si può superare la preoccupazione del lavoro povero, perché è tramite il dialogo dei sindacati - dei sindacati dei lavoratori e dei sindacati datoriali - che c'è la possibilità di trovare punti di incontro. Sono realtà che rappresentano i legittimi interessi di due diverse categorie, ma che, solo se iniziano a trovare intese e a convergere, possono trovare soluzioni produttive importanti, ma anche remunerative o di soddisfazione, remunerativa del lavoratore che, certe volte, non è solo lo stipendio, ma anche una serie di riconoscimenti accessori che, nel mondo dell'impresa, possono migliorare il contesto lavorativo. Mi riferisco anche ai congedi parentali, alla possibilità di essere più vicini alle famiglie del lavoratore attraverso diversi percorsi che riguardano i propri figli, che riguardano le persone anziane della famiglia. Ci sono tanti ambiti dove, nella contrattazione collettiva, si possono trovare intese che possono sicuramente far superare quel fenomeno che tutti noi vogliamo combattere, che è quello del lavoro povero.
Poi, ci sono gli incentivi fiscali, che rientrano all'interno della nostra mozione e che sono esattamente all'interno del solco e del principio politico ispiratore dell'iniziativa del centrodestra, proprio per promuovere forme strutturate di partecipazione alla vita economica. Poi, valutare ancora altri interventi di riduzione del cuneo fiscale, perché abbiamo inserito un principio, l'abbiamo reso strutturale, come dicevo in apertura, ma questo è un lavoro che deve andare avanti, perché siamo ancora il quinto Paese nel sistema OCSE che ha i costi più alti dal punto di vista del cuneo fiscale.
E poi il contrasto al lavoro irregolare. Tante regole, tante norme possiamo varare, ma è necessario che ci sia un controllo. Ma, visto che non siamo uno Stato di polizia - e noi abbiamo una visione liberale della società -, anche da questo punto di vista è importante formare ed educare sul contrasto al lavoro irregolare. E, allora, concludo sottolineando quanto, per noi, nella mozione, è importante il pubblico impiego, la pubblica amministrazione, perché all'interno di questi contesti, si possono veramente creare criteri di fidelizzazione al lavoro, importanti anche nell'ambito pubblico del lavoro, dell'impegno professionale, perché, anche in questo caso, crediamo il Governo che abbia riqualificato, con la recente riforma sul pubblico impiego, il ruolo del lavoratore nei contesti dei comuni, delle regioni, delle province e dello Stato.
Concludo non solo dichiarando il voto favorevole di Noi Moderati alla mozione di maggioranza, Presidente, seguendo le indicazioni del Governo su tutte le altre mozioni, perché ribadiamo che il lavoro povero non è uno spauracchio da utilizzare con meri scopi politici, come anche in quest'Aula, purtroppo, spesso capita, ma un problema serio e profondo da fronteggiare con un piano articolato di interventi, come il Governo sta facendo e come esortiamo a proseguire (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carotenuto. Ne ha facoltà.
DARIO CAROTENUTO (M5S). Presidente, siamo qui oggi a chiedere a questa maggioranza di votare una mozione che impegna il Governo a risolvere, con soluzioni necessarie e urgenti, il problema della povertà salariale. Perché sono mesi, sono anni anzi ormai che sentiamo una propaganda tentare di anestetizzare la rabbia collettiva che deriva da una situazione inaccettabile, francamente. Ma, al massimo, questa propaganda può assopire le vostre coscienze; può convincere probabilmente la famiglia La Russa, quella Santanche', quella di ex parlamentari cui ridate i vitalizi.
Potete raccontarvi favole per fare sogni d'oro, ma per milioni di italiani il presente è un presente da incubo perché fuori da qui ci sono lavoratori e lavoratrici che si spaccano la schiena per stipendi da miseria. Ben il 9 per cento dei lavoratori a tempo pieno, nel nostro Paese, vive sotto la soglia di povertà: ce lo dice Eurostat. E dietro questi numeri ci sono persone, ci sono famiglie italiane. E allora diamogli un nome. La donna che pulisce gli uffici di notte per 600 euro al mese si chiama Simona; ha 44 anni ed è madre single e con questo stipendio mantiene due figli: Alberto, nove anni, e Silvia, tre. Il giovane che lavora nel bar e consegna cibo, anche sotto la pioggia, per 5 euro l'ora si chiama Patrick; ha 21 anni e per sposarsi con Angela, da cui aspetta un figlio, sta pensando di trasferirsi all'estero e di lasciare i suoi genitori. C'è Mauro, di Catanzaro, 47 anni, vigilantes; Antonio, 54 anni, vigilantes di Avellino. Poi, c'è Bruno, che ha 60 anni e fa il facchino a Busto Arsizio; o Giorgia, che ne ha 50 e fa la commessa a Trapani. Sono tutti uniti dal fatto di non avere scelta, perché o accettano condizioni salariali tremende o a tavola non si mangia. Poi, c'è anche chi ha ancora la libertà di ribellarsi ed è l'esempio di Alina che stava andando a sostenere un colloquio per lavorare come commessa in un supermercato e poi ci ha ripensato: è andata all'appuntamento, ma per denunciare, in un video che adesso sta spopolando su TikTok, i manager di quel negozio, perché per un lavoro full time, sei giorni su sette, sabati e domeniche incluse, offriva 850 euro al mese. Una paga, a conti fatti, di 4,5 euro l'ora.
E, allora, se di fronte a questo sciacallaggio, se di fronte a questi ricatti non fate nulla, allora ne siete complici. Se su queste offerte di lavoro c'è anche la vostra firma, la vostra firma morale, ve ne dovete vergognare, perché non è accettabile. E non basta usare questi microfoni per dire che poi va tutto bene, come state provando a fare. Non potete pensare che basti manipolare la realtà attraverso stampa e telegiornali servi perché la vita vissuta degli italiani è quella dei numeri che smentiscono tutte le vostre manipolazioni della realtà.
Nel nostro Paese ci sono ormai quasi 6 milioni di cittadini che vivono in una condizione di povertà assoluta. Un minore su quattro è a rischio povertà e i divari crescono. Pensate che il 10 per cento dei più ricchi possiede quasi il 25 per cento del reddito nazionale - un quarto, praticamente -, mentre il 10 per cento più povero non arriva al 2,5 per cento. Questa è la realtà, quella che vivono gli italiani. Altro che record storico di occupazione: questi fatti ci dicono che, in Italia, non basta lavorare per vivere dignitosamente.
E se oggi ci ritroviamo in questa condizione non è per una casualità, ma per scelte politiche precise, quelle che abbiamo visto negli ultimi 25 anni, a trazione turbocapitalista, a parte un breve periodo, quello dei Governi Conte, in cui si è andati in controtendenza. Ma negli altri anni si è difeso un modello economico basato su precarietà, su contratti pirata, su bassi salari. E voi ci avete messo del vostro reintroducendo i voucher, liberalizzando il tempo determinato e ignorando la questione salariale.
E voglio aggiungere un dato gravissimo che riguarda il Mezzogiorno: oltre il 60 per cento dei giovani laureati meridionali, soprattutto nelle discipline scientifiche e tecnologiche - ripeto, il 60 per cento - lascia la propria terra per trasferirsi al Nord o all'estero, dove viene pagato anche il 50 per cento e oltre in più. Parliamo di decine di migliaia di ragazzi e ragazze che studiano, si formano, spesso grazie ai sacrifici enormi delle loro famiglie e, poi, abbandonano il Sud dell'Italia perché qui non trovano un lavoro dignitoso.
Questo non è solo un dramma personale, ma una vera e propria emergenza nazionale. È un'emorragia di competenze, di futuro, di possibilità, è la perdita di energie che potrebbero cambiare il volto del nostro Paese, ma per voi va tutto bene; talmente bene che avete pensato anche di cancellare il reddito di cittadinanza che era una misura che leniva un'emergenza, una misura di civiltà che aveva salvato dalla povertà assoluta 2 milioni di famiglie. Era rivolta non solo a chi non lavorava, perché il reddito di cittadinanza serviva anche a chi, pur avendo un lavoro, non arrivava alla soglia di povertà calcolata dall'Istat. Era quel sostegno che consentiva a centinaia di migliaia di famiglie di vivere in condizioni dignitose la propria esistenza, come comanda la Costituzione. Ebbene, voi lo avete sostituito per far cassa, per far cassa sui più fragili con questo assegno di inclusione e con un supporto formazione-lavoro: sono misure fallimentari, farraginose, ciniche sia perché hanno un iter complesso - per cui spesso le persone incluse non hanno ricevuto quanto promesso; alcune, pensate, aspettano di essere ancora pagate da mesi e, magari, hanno anticipato le spese di viaggio -, sia perché si escludono tanti nuclei familiari perché, appunto, si è stretta la cinghia e il risultato è che la povertà ha raggiunto livelli mai visti negli ultimi 20 anni. Un bel record, complimenti!
Viene proprio da domandarsi a chi dare il merito di questi primati, se magari darlo alla Ministra che truffa l'INPS o a quella con la laurea presa alla domenica, perché, vedete, quello a cui state condannando i lavoratori del nostro Paese è un vero e proprio stillicidio umano ed economico che solo la Presidente del Consiglio può negare, avendo il barbaro coraggio di dire che non esiste un problema salariale. D'altra parte, in effetti, lo leggiamo anche nella vostra mozione di maggioranza: c'è il riconoscimento dell'esistenza del lavoro povero, ma per voi non risulta essere un problema. In effetti, per voi avere milioni di italiani sotto il ricatto del reddito è un obiettivo politico; e che importa se in centinaia di migliaia hanno firmato per avere un salario minimo legale?
Voi risolvete la questione con un'intervista al giornalista lacchè di turno il cui editore vi tiene per le orecchie, perché quella forza lavoro a basso reddito gli serve per le aziende che gli fanno fatturato. Le scuse che troviamo dietro le vostre posizioni, d'altra parte, non reggono, non reggerebbero a una domanda di un giornalista serio, perché non potete dire che la questione va sanata con la contrattazione nazionale, visto che salario minimo e contrattazione nazionale possono tranquillamente convivere come dimostrano i casi di Francia e Germania.
Allora, noi proponiamo una soglia di 9 euro lordi all'ora per dare un messaggio, per dire che sotto quella cifra è sfruttamento e, oltre al salario minimo, servono altre misure che servono ad affermare con forza che il lavoro non è solo strumento per il profitto, ma è etica, è giustizia, è democrazia, è libertà; e se il lavoro è povero, la democrazia è più povera e la gente infatti non va a votare.
Siamo di fronte a cambiamenti epocali: la bassa natalità nel nostro Paese, dovuta proprio alla povertà salariale, si contrappone a un enorme incremento demografico mondiale che erode le risorse naturali generando tensioni geopolitiche.
Ma è inaccettabile che a pagare le conseguenze siano sempre i più fragili rispetto a chi con la guerra fa affari, come ben dimostra il report di Francesca Albanese sul genocidio in corso a Gaza.
Le trasformazioni, le innovazioni tecnologiche ci propongono scenari che dovremmo governare per far sì che portino al progresso, ma non c'è nessun progresso quando la tecnologia diventa un mezzo per aumentare le disuguaglianze e le disparità sociali o per sterminare un popolo. Lo Stato deve intervenire per tutelare i diritti, per una redistribuzione, altrimenti la tecnologia sarà solo un mezzo più avanzato di schiavitù, come d'altra parte stiamo vedendo nel dibattito per il diritto alla disconnessione per chi lavora in smart working.
E allora Presidente, colleghi, questa mozione chiede alcune cose chiare, che ripeto: introdurre il salario minimo legale; garantire salari dignitosi attraverso contratti collettivi più rappresentativi; combattere i contratti pirata; contrastare il gender gap e tutelare chi è penalizzato sul lavoro; arginare la precarietà, il part time involontario; il fenomeno delle false partite IVA e restituire ai giovani la libertà e, magari, la voglia di restare in Italia a costruirsi un futuro.
Sfido ognuno di voi presenti in Aula a dirmi che non siano cose giuste e necessarie, a maggior ragione, tra l'altro, con l'inflazione che, proprio oggi, ci dice che il carrello della spesa galoppa: a giugno addirittura segna un + 2,8 per cento; gli alimentari addirittura segnano un + 4,2 per cento; è un salasso per le famiglie.
Bene, noi con queste proposte tendiamo una mano a chi è in difficoltà, ma soprattutto daremo prova del fatto che questa maggioranza è contro i lavoratori del nostro Paese e risponde a un disegno cinico e classista.
Questo ci responsabilizza nell'obiettivo di dare agli italiani una prospettiva diversa, quella di una vita lavorativa dignitosa, un salario dignitoso garantito, una vita libera e un futuro da costruirsi nel proprio Paese e continueremo a batterci finché, in Italia, lavorare tornerà a significare una vita dignitosa con la propria famiglia, come la Costituzione comanda (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Battilocchio. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, mi rivolgo a quest'Aula per esprimere, a nome del gruppo Forza Italia, il nostro voto favorevole alla mozione in esame; una mozione che affronta in modo articolato, responsabile e strategico uno dei temi centrali del nostro tempo, la qualità del lavoro e la giustizia retributiva. Viviamo una fase storica complessa, segnata da transizioni profonde, economiche, digitali, ambientali e da uno scenario geopolitico incerto, ma non possiamo dimenticare che, accanto alle grandi questioni globali persistono fragilità strutturali, che affliggono la nostra economia da decenni.
Tra queste, una delle più gravi e meno affrontate con la necessaria profondità è il fenomeno del lavoro povero. Il lavoro povero, lo sappiamo, è una contraddizione in termini. Il lavoro per sua natura dovrebbe essere la principale fonte di dignità, emancipazione e sicurezza per la persona. Eppure, in troppi casi, nel nostro Paese lavorare non basta più per vivere con decoro, per crescere una famiglia, per avere una prospettiva di vita dignitosa. Siamo di fronte a una realtà che riguarda centinaia di migliaia di lavoratori, giovani precari, donne con carriere discontinue, lavoratori autonomi senza tutele, impiegati in settori a bassa intensità tecnologica, dipendenti in appalti al ribasso.
Una realtà che tocca soprattutto chi vive nel Mezzogiorno, chi è impegnato in servizi essenziali, ma scarsamente retribuiti, chi è escluso da una contrattazione collettiva realmente efficace. Ecco perché questa mozione è importante, non solo perché fotografa con onestà le difficoltà, ma soprattutto perché indica una direzione di marcia chiara, concreta e credibile. Non servono slogan né semplificazioni ideologiche. Il lavoro povero non si combatte con provvedimenti bandiera, con soluzioni imposte per legge dall'alto o con misure che rischiano di irrigidire il mercato del lavoro o di penalizzare le imprese più virtuose. Il lavoro povero si combatte con politiche attive, con investimenti strategici, con riforme strutturali che stimolino crescita, produttività e valore aggiunto.
Ed è in questa logica che Forza Italia ha sempre sostenuto, fin dalla sua fondazione, che questa mozione trova pieno riscontro. L'attuale Governo, di cui Forza Italia è forza centrale, ha già messo in campo interventi incisivi per rilanciare l'occupazione stabile e di qualità e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Oltre 1 milione di nuovi occupati negli ultimi due anni; 1,2 milioni di nuovi contratti a tempo indeterminato; 24,3 milioni di occupati complessivi a maggio 2025: un record storico dal 2004; un tasso di occupazione al 62,9 per cento e una riduzione del tasso di inattività, segnale che sempre più cittadini si stanno riavvicinando al mercato del lavoro.
Sono numeri che raccontano una ripresa concreta, sostenuta da misure mirate: come gli incentivi alle assunzioni stabili; il rafforzamento delle politiche attive per il lavoro; l'abolizione di strumenti assistenzialistici, che scoraggiavano l'impiego e la produttività. A questi dati si affianca un miglioramento significativo, anche sul fronte delle retribuzioni. Nel 2024 l'indice delle retribuzioni orarie è cresciuto del 3,1 per cento, con picchi del 4,6 nell'industria e del 3,4 nei servizi. Nel primo trimestre del 2025 l'aumento è stato ancora più marcato, con una crescita su base annua del 3,9, fino al 4,9 per cento nell'industria alimentare ed oltre il 6 per cento nella metalmeccanica e nel commercio. Sono oggettivamente segnali positivi, ma non bastano, dobbiamo fare di più e questa mozione, nel suo impianto complessivo, individua le leve giuste su cui continuare a intervenire.
Oggi più che mai, una delle leve principali è certamente la contrattazione collettiva. Forza Italia è da sempre favorevole a un modello in cui lo Stato eserciti una funzione di indirizzo, di garanzia e di incentivo, ma in cui siano le parti sociali, sindacati e organizzazioni datoriali, a negoziare condizioni e salari, nel rispetto della specificità settoriale e territoriale. Sostenere la contrattazione significa garantire trasparenza, certezza dei diritti e parità di condizioni.
Una seconda leva - e qui mi rivolgo con orgoglio all'intero Parlamento - è rappresentata dalla legge n. 76 del 15 maggio 2025, che dà finalmente attuazione all'articolo 46 della nostra Costituzione, introducendo forme strutturate di partecipazione dei lavoratori all'impresa. Forza Italia ha sostenuto in maniera convinta questa legge sin dalla sua genesi, perché crediamo che “partecipazione” significhi corresponsabilità e corresponsabilità significa creare una nuova cultura del lavoro, basata sul dialogo e sulla condivisione del valore creato.
Questa mozione si spinge oltre, proponendo nuove iniziative coerenti con quella visione, forme di incentivazione fiscale per l'assegnazione di azioni aziendali ai lavoratori a basso reddito, misure strutturate per ridurre il cuneo fiscale e aumentare il netto in busta paga, campagne informative per promuovere la partecipazione e strumenti operativi per favorire l'adozione di questi modelli nelle piccole e medie imprese.
Non meno importante è l'impegno a tutelare i lavoratori autonomi e quelli non standard, in particolare coloro che operano attraverso piattaforme digitali. Una società moderna deve infatti essere capace di includere tutte le forme di lavoro. L'evoluzione del mercato, le trasformazioni tecnologiche e i nuovi bisogni sociali hanno dato origine a modalità lavorative diverse, spesso flessibili, autonome o ibride, che tuttavia contribuiscono in modo significativo alla crescita economica e al benessere produttivo. Solo attraverso politiche inclusive e lungimiranti potremo costruire una società davvero equa, capace di affrontare le sfide del presente e del futuro, senza lasciare indietro nessuno. In conclusione, la mozione che oggi votiamo rappresenta una sintesi equilibrata tra visione e concretezza. Forza Italia la sostiene con convinzione perché essa incarna i valori e i principi fondativi della nostra cultura politica: la centralità della persona, il valore del lavoro come strumento di libertà, la responsabilità sociale dell'impresa, la collaborazione tra pubblico e privato, l'equità retributiva come base della coesione. Per tali ragioni, esprimiamo parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caparvi. Ne ha facoltà.
VIRGINIO CAPARVI (LEGA). Grazie, Presidente. Colleghi, esprimiamo un convinto sostegno alla mozione di maggioranza, una mozione che affronta con serietà e visione di sistema una delle più gravi distorsioni del mercato del lavoro, il cosiddetto fenomeno del “lavoro povero”. Parliamo di lavoratori che, pur essendo occupati, non riescono a raggiungere una condizione economica dignitosa; prestando pure la propria attività quotidianamente, alla fine del mese non hanno una retribuzione sufficiente a garantire loro una vita stabile, sicura, libera. Ce lo ricorda anche oggi il Presidente Mattarella, in occasione del congresso confederale di una sigla sindacale, come il diritto al lavoro e ad un'equa retribuzione siano elementi necessari per un'esistenza libera e dignitosa, e sono dunque obiettivi irrinunciabili.
E ce lo ricorda il Presidente perché il lavoro povero è una piaga, che mina proprio alla base alcuni principi costituzionali della nostra Repubblica. E, quindi, in quest'Aula noi ci possiamo dividere legittimamente sul come affrontare questa piaga, ma, di certo, non possiamo tollerare che qualcuno metta in discussione la volontà di tutto il Parlamento di affrontare questa piaga e di risolverla, una piaga che non è figlia del contingente, ma che è figlia di un problema sistemico. Quindi troviamo anche sconveniente continuare ad assistere, da parte di alcuni partiti politici, a un teatrino nel quale esponenti politici brandiscono questo tema e, con esso, quello del salario minimo come fossero un'arma, perché questo non rende giustizia all'importanza, alla crucialità e anche alla complessità di questo tema.
Innanzitutto, come già detto, il problema non è figlio del contingente, ma è un risultato di carenze strutturali, di un modello economico che per troppo tempo ha tollerato segmenti produttivi basati sul basso costo, sulla precarietà, sull'assenza di investimenti in innovazione, formazione e qualificazione. Per anni, infatti, si è sacrificata la qualità del lavoro in nome della precarietà, spesso confusa con flessibilità, senza costruire un vero sistema di protezione, di crescita professionale e di valorizzazione delle competenze.
La mozione che ci accingiamo a votare come maggioranza e che oggi discutiamo ha un merito fondamentale: riconduce il tema del lavoro povero a una responsabilità sistemica e propone una risposta organica, non fatta di slogan, ma di politiche integrate, concrete e misurabili (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E proprio perché la risposta deve essere organica e non propagandistica, vale la pena ribadire ancora una volta, pur essendo tutti d'accordo, chiaramente, su quei principi costituzionali che difendiamo tutti, come questa maggioranza - e, nel caso specifico, il nostro gruppo - non sia d'accordo sull'approvazione di un salario minimo perché, utilizzando una metafora medica, il salario minimo andrebbe a risolvere una sintomatologia, ma non per questo ad eradicare la malattia.
Il lavoro povero è una manifestazione evidente di una distorsione del sistema: precarizzazione del lavoro, depotenziamento della contrattazione collettiva, soprattutto nei settori meno rappresentati, segmentazione del mercato del lavoro, che divide lavoratori tutelati e lavoratori non tutelati, produttività stagnante, debolezza della formazione. Il salario minimo, in questo contesto, è un tentativo di alzare artificialmente il livello del reddito, senza correggere le cause che producono i bassi salari. Non solo non sarebbe dal nostro punto di vista risolutivo, ma rischierebbe anche di innescare degli effetti collaterali ancor più dannosi. Rischierebbe, ad esempio, di legittimare il salario minimo come soglia di riferimento, abbassando le ambizioni negoziali e comprimendo la contrattazione collettiva; di non incidere nei settori dove già oggi i contratti collettivi sono disattesi, cioè dove il problema sono l'illegalità e il ricorso al cosiddetto lavoro grigio; rischierebbe di colpire indirettamente le imprese più fragili, senza un piano di sviluppo e qualificazione produttiva. Quindi ribadiamo anche oggi che non è giusto opporre soluzioni facili a problemi complessi, lo abbiamo detto e lo ridiremo ogniqualvolta le opposizioni continueranno a brandire il tema del salario minimo come fosse la panacea di tutti i mali.
Noi crediamo che serva una riforma strutturale, che servano molte riforme, molte iniziative strutturali che vadano nella direzione di un rafforzamento delle politiche attive per l'inclusione e la stabilizzazione occupazionale, il rafforzamento della contrattazione collettiva, il controllo contro il dumping contrattuale, gli investimenti in formazione e qualificazione, gli incentivi alla produttività di qualità legata all'innovazione, il contrasto a ogni forma di lavoro irregolare. La nostra mozione si muove proprio su questi punti: proseguire e rafforzare le politiche di sostegno all'occupazione stabile e di qualità, in particolare attraverso misure mirate all'incentivo all'assunzione a tempo indeterminato. E, se anche timidamente è stato accennato da altri gruppi di opposizione, vale la pena ricordare, non per vanto, ma per onore della verità, che da quando si è insediato questo Governo segniamo un più un milione di contratti a tempo indeterminato e, quindi, lo possiamo dire.
Possiamo anche dire che sul tema del rafforzamento della contrattazione collettiva c'è sicuramente da lavorare, ma noi puntiamo molto su questa, sia su quella a livello nazionale che di secondo livello, perché è nei contratti sottoscritti dalle parti sociali che si stabiliscono i salari minimi effettivi e gli standard di dignità e legalità.
Altrettanto significativo è stato il passaggio, di recente approvazione, per la legge sulla partecipazione dei lavoratori all'impresa, approvata recentemente, ispirata all'articolo 46 della nostra Costituzione, passata sotto l'atteggiamento “benaltristico” delle opposizioni, ma che noi crediamo, invece, finalmente, possa riconoscere ai lavoratori un ruolo non solo esecutivo, ma partecipativo, anche nella redistribuzione degli utili aziendali. Un cambiamento culturale e strutturale che aspettavamo da anni, che può rafforzare il potere contrattuale delle fasce più deboli, promuovendo giustizia sociale e produttività. Penso, in particolare, alla previsione che consente ai lavoratori di ricevere una quota degli utili aziendali con tassazione agevolata o di partecipare ai consigli di amministrazione e sorveglianza. È un modo concreto per colmare il divario tra capitale e lavoro e per coinvolgere i dipendenti nelle decisioni strategiche delle imprese. Queste misure hanno anche una valenza economica e simbolica fortissima. Dicono chiaramente che il lavoro non è una merce, ma è una leva di crescita collettiva che va remunerata, rispettata e coinvolta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Non possiamo, però, dimenticare anche molte categorie di lavoratori: pensiamo ai freelance, ai lavoratori delle piattaforme, agli autonomi occasionali. Per questo, pensare di risolvere questo problema con decreto non è utile, perché, molto spesso, c'è un mondo che vive nel lavoro povero che non è neanche intercettato, perché vive nell' illegalità. Invece, incidere nel sistema significa poter aiutare anche queste sacche del Paese. Ci sono, appunto, categorie che sono invisibili, prive di tutele, ignorate dalle statistiche tradizionali. Per questo è fondamentale l'impegno contenuto nella mozione a valutare forme di protezione anche per queste categorie, affinché nessuno sia escluso dal perimetro della dignità lavorativa.
Un'altra leva fondamentale è quella fiscale, anche questa introdotta da questo Governo, e, come è già stato fatto, dobbiamo continuare a lavorare sull'abbassamento del cuneo fiscale, soprattutto per i redditi medio-bassi, per aumentare il netto in busta paga e far ripartire i consumi interni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Produttività e salari equi viaggiano insieme, ne siamo convinti, e la competitività del nostro Paese non è in contraddizione con questa battaglia, bensì il presupposto principale per attuarla.
Un sistema economico, il cui lavoro è sottopagato, precario e marginalizzato, è un sistema destinato a regredire. Un sistema, invece, che investe nelle persone, nella formazione, nella qualità delle condizioni lavorative è un sistema che cresce, innova e compete.
Quindi, in conclusione, Presidente, noi, nel sostenere questa mozione di maggioranza, vogliamo significare quanto un modello di sviluppo responsabile, basato sulla giustizia sociale, che rispetta la dignità di ognuno, senza ammiccare a modelli teorici, che rischierebbero di compromettere la stabilità del Paese, senza risolvere alla radice il problema del lavoro povero, sia la direzione che intendiamo continuare ad intraprendere.
Votare questa mozione significa sostenere il lavoro, quale principale strumento di inclusione e di emancipazione, come ci ricorda la nostra Costituzione, e significa, soprattutto, dare voce a milioni di lavoratori silenziosi che, ogni giorno, contribuiscono al benessere collettivo, ma che, troppo spesso, restano confinati ai margini delle nostre comunità. Ribadiamo, dunque, ancora una volta, il nostro voto favorevole alla mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Questo pomeriggio, con una delegazione di parlamentari e della CGIL, abbiamo incontrato i genitori di Satnam Singh, bracciante indiano ucciso nelle campagne di Latina, esattamente un anno fa. Ucciso, perché il padrone dell'azienda per la quale lavorava in maniera irregolare, anziché accompagnarlo in ospedale, dopo che un macchinario gli aveva tranciato un braccio, lo scaricò lungo il ciglio di una strada, sanguinante, come un sacco di patate, signor Presidente. Forse dovremmo domandarci perché non ci siamo fermati a riflettere dopo questo episodio criminale.
Lo farà la magistratura, e questo è un problema, anche perché, dopo che l'Istituto nazionale del lavoro ha fatto emergere quasi il 100 per cento delle aziende irregolari di quel territorio, forse, su quella biografia, dovremmo concentrarci di più, dove la fame è la regola, dove torni e vieni in questo territorio, pensi di incrociare una moderna democrazia e, invece, incroci solamente schiavitù, morte violenta o, spesso, di caldo.
Oggi, dite “no” a questa mozione, in cui il Partito Democratico, assieme ad AVS e MoVimento 5 Stelle, prova a sollevare l'emergenza più clamorosa: lavoro e povertà per larghi strati di Paese ormai sono sinonimi. Ci avete sbattuto un'altra volta la porta in faccia, vi siete rifugiati nella comfort zone della propaganda. Ma i dati, purtroppo, sono impietosi, lo ha ricordato, ancora oggi, il Presidente Sergio Mattarella, che ringraziamo per la sua sensibilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista): il 9 per cento di chi lavora full time è a rischio di povertà; 3 milioni di lavoratori e, soprattutto, di lavoratrici sono condannati al part time involontario; 6 milioni di persone non racimolano mille euro al mese e 4 milioni guadagnano meno di 9 euro l'ora.
Siamo l'unico Paese dell'OCSE che, in 30 anni, ha visto il salario diminuire del 3 per cento, mentre in Francia cresceva del 30 per cento. Infine, dal post-pandemia, tra il 2021 e il 2024, il potere d'acquisto di chi lavora è sceso del 7,5 per cento, mangiato dall'inflazione. Cosa deve succedere più perché scendiate dal piedistallo, signori della destra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Sono tornati i rapporti di lavoro servile, dove i contratti pirata, caporalato, appalti selvaggi sembrano scandire più i tempi di una giungla che quelli di un'economia moderna e solidale.
Mille giorni di deregulation: questa è stata la vostra eredità di governo. Voucher, somministrazione, eliminazione delle causali sui contratti a termine, subappalti a cascata sono solo alcune delle misure che confermano una stessa cosa: salari bassi e precarietà diffuse sono figli delle vostre scelte politiche.
Noi continuiamo a pensare, a costo di apparire noiosi, che i contratti a termine debbano costare di più di quelli stabili. Servirebbe, invece, uno scudo d'acciaio per salvaguardare l'occupazione di qualità e i processi produttivi innovativi di fronte alla minaccia del 30 per cento dei dazi, che colpiranno le aziende italiane, dopo 26 mesi di calo della produzione industriale. E, invece, assistiamo a un silenzio stampa permanente da parte di Palazzo Chigi.
Destino cinico e baro, signora Meloni: iniziare la legislatura definendosi come l'underdog capace di ribaltare i pronostici della vita e finire, tre anni dopo, a recitare la parte del little dog della Casa Bianca (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), per elemosinare un po' di sconti su vino, parmigiano e - mi consenta -, soprattutto, bresaola, che mi sembra la preoccupazione principale del Ministro Lollobrigida. Serve altro, innanzitutto rinnovare i contratti. Sono 40 le ore di sciopero dei metalmeccanici. Non avete mosso un dito. Nel pubblico impiego avete, addirittura, spaccato il sindacato e riconosciuto un terzo dell'inflazione perduta. State programmando la riduzione del potere d'acquisto di infermieri, medici, impiegati, operai, funzionari e, magari, se protestano e bloccano una strada, li fate addirittura arrestare.
La storia è sempre la stessa: garantisti con i garantiti dal censo e dal cognome, meglio ancora, se si chiamano Santanche', e giustizialisti con i poveri cristi, a cui non date risposte politiche, ma solo reati penali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Avete una visione claustrofobica, che il vostro Ministro degli Affari esteri è riuscito ad affermare in maniera eccellente, quando dice che il salario minimo lo adottano solo i Paesi non democratici. Sarò poco informato io, ma non mi risulta che Francia, Spagna, Germania e Gran Bretagna siano diventati improvvisamente delle dittature. Propongo una moratoria: nel dibattito pubblico italiano, prima di prendere posizioni su cose che non si conoscono, sarebbe opportuno preoccuparsi di collegare la lingua con il cervello. Sarebbe un vantaggio per tutti, soprattutto quando si tratta della vita di chi non riesce a mettere insieme il pranzo con la cena.
La verità è un'altra: mettete il salario minimo su un binario morto e lo trasformate in una delega che giace da 18 mesi al Senato, perché ne avete paura, perché vi fa paura parlarne (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e perché tra gli sfruttatori - l'inchiesta su Loro Piana è il manifesto di questo scempio - e gli sfruttati fate fatica a schierarvi! Noi continueremo a chiederlo, il salario minimo, non solo perché è una riforma redistributiva, ma soprattutto perché è una leva di sviluppo responsabile, un dispositivo selettivo di politica industriale capace di disincentivare la rincorsa verso il basso della produzione e di premiare chi scommette sulla qualità.
Un grande Paese come l'Italia si salva così, non se esporta giovani laureati dopo averli formati e importa manodopera destinata a retribuzioni scandalose. Salari alti e lavoro stabile mantengono l'Italia nell'orizzonte delle grandi manifatture. Quello che state facendo voi ci fa scivolare nella vecchia Italia della rendita, del parassitismo, dell'evasione fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Lo contrasteremo, consapevoli che toccherà ancora una volta, signor Presidente, al mondo del lavoro, che produce ricchezza e paga le tasse fino all'ultimo centesimo, salvare questo Paese dal vostro declino (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Malagola. Ne ha facoltà.
LORENZO MALAGOLA (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ho ascoltato con grande attenzione gli interventi dell'opposizione e devo dire che ciò che emerge con chiarezza è un senso di grande frustrazione.
Cari colleghi dell'opposizione, non vi invidio. Fare l'opposizione al Governo Meloni sta diventando per voi un vero e proprio incubo a occhi aperti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). D'altro canto, i numeri parlano chiaro: in due anni, abbiamo portato risultati migliori di quelli conseguiti da voi negli ultimi dieci anni in cui siete stati al Governo.
Sarebbe inutile ripetere i tanti record stabiliti da Giorgia Meloni e dalla maggioranza che la sostiene. I milioni di italiani che ci hanno votato e che ancora oggi ci garantiscono il loro consenso in ogni sondaggio li conoscono bene. Ma evidentemente è necessario ricordarli qui, in quest'Aula, ancora una volta, di fronte alle orecchie sorde delle sinistre. Come dicevano i latini, repetita iuvant. Basterebbe un solo dato e potrei terminare qui il mio intervento: un milione di nuovi posti di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che porta l'occupazione totale al record nella storia repubblicana, sfondando per la prima volta i 24 milioni di occupati.
Nemmeno Silvio Berlusconi, il grande Silvio Berlusconi, ce l'aveva fatta in così poco tempo. Ma voglio andare avanti, perché l'elenco dei risultati raggiunti è ancora lungo.
Ci avete detto per anni che il grande problema era la disoccupazione giovanile. Vero! Vi diamo una notizia: i dati sui NEET sono i migliori dal 2008, i nostri giovani hanno ritrovato fiducia in sé stessi e nel loro futuro. Ci avete detto per anni che il grande limite del nostro mercato del lavoro era l'occupazione femminile. Vero!
Ma vi diamo un'altra notizia, cari colleghi dell'opposizione: per la prima volta l'occupazione femminile ha sfondato il 50 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ci avete detto per anni che la grande debolezza dell'Italia era la precarietà. Vero, ma forse ve lo siete perso: da quando siamo arrivati al Governo i nuovi contratti a tempo indeterminato sono oltre 1.200.000 (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Sembrerà paradossale, ma forse il risultato più importante, più rilevante, del quale andiamo più fieri, non è nessuno di questi che ho appena citato, anzi riguarda proprio i salari, che dopo vent'anni per la prima volta lo scorso anno sono tornati a crescere più della media europea e a dirlo, ancora una volta, non è l'ufficio studi di Fratelli d'Italia; è l'Organizzazione internazionale del lavoro, è l'Istat, è la Banca d'Italia. Non si può dire certo che si tratti di una casualità dovuta a fattori esogeni, perché al netto del COVID - ricordiamocelo - stiamo governando nel peggiore periodo della storia recente, con due guerre alle porte dell'Europa.
Noi siamo i primi a porci obiettivi ambiziosi, siamo i primi a non essere mai soddisfatti dei risultati che raggiungiamo. Noi di Fratelli d'Italia non saremo mai appagati fino a quando ci sarà anche solo un italiano escluso dal mercato del lavoro, fino a quando anche solo un lavoratore morirà mentre svolge il proprio dovere, fino a quando anche solo un giovane sarà costretto a lasciare l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), fino a quando anche solo una coppia rinuncerà a fare un figlio per la paura di non arrivare a fine mese. Ma perché di fronte a questi dati che sono oggettivi siamo qui, ancora una volta, condannati in quest'Aula a dover rispondere ad attacchi pretestuosi e infondati da parte della sinistra?
È chiaro che oggi si stanno misurando in quest'Aula due visioni del mondo alternative tra loro: da una parte il progressismo e dall'altra parte il conservatorismo. Il progressismo di sinistra è fermo al secolo scorso, ha la testa rivolta al passato e, in fondo, vive ancora della lotta di classe. Dovete avere il coraggio di dirlo, usate queste parole: lotta di classe. Non avete più il coraggio delle vostre azioni e del vostro credo.
Voi guardate con sospetto gli imprenditori, gli artigiani, i commercianti, i liberi professionisti. Credete che la ricchezza debba essere generata e ridistribuita dallo Stato (lo ha detto il collega Mari). Amate visceralmente la burocrazia e i suoi orpelli. Difendete l'idea che il lavoro si crei per decreto e siete, soprattutto, contro ogni forma di merito. Insomma, la sinistra - diciamocelo - non ha fiducia nelle persone, non ha fiducia nelle imprese, diffida di chi vuole costruire per tutti. Allora non mi stupisce che questa cultura produca come unica proposta, che ci viene ripetuta come un disco rotto, il salario minimo per legge. Una vera e propria fregatura sulla pelle dei lavoratori italiani, una misura che coinvolgerebbe solo il 4 per cento dei lavoratori ma bloccherebbe la crescita salariale del 100 per cento degli italiani, perché indebolirebbe la contrattazione collettiva, grazie alla quale i nostri lavoratori sono i più tutelati al mondo, e soprattutto fermerebbe il rinnovo dei contratti.
Fatevi un giro, per favore, al congresso della CISL, perché lì avreste delle buone idee da prendere. Non è un caso, infatti, che questa misura, il cavallo di battaglia del Partito Democratico, la regina delle loro proposte, sia riuscita per ora in un solo epocale risultato: scontentare tutte le parti sociali, tranne la CGIL. Cara Schlein, smettila di essere il cavallo di Troia di Landini, apri gli occhi: gli italiani te lo hanno detto con l'ultimo referendum che non vogliono il salario minimo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ascolta gli italiani!
Noi gli italiani li ascoltiamo tutti i giorni, perché Fratelli d'Italia è il partito delle imprese, dei lavoratori e del lavoro. D'altra parte, cari colleghi, cosa potremmo aspettarci da quelle forze politiche che hanno scelto, per anni, di illudere gli italiani con la più fallimentare misura sul lavoro dell'intera storia repubblicana, il reddito di cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Il MoVimento 5 Stelle ci dice che era necessario, che era lo strumento fondamentale per abolire la povertà, e in tanti, purtroppo, ci sono cascati, ma molti altri si sono ricreduti, grazie al cielo. Ci sono cascati senza rendersi conto che il reddito di cittadinanza la povertà la cavalcava, la incentivava, la rendeva strutturale, e infatti nel 2022 ci avete lasciato un'Italia con la disoccupazione che era salita e con la povertà assoluta che aveva toccato picchi stellari. Alla faccia della giustizia, della giustizia sociale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!
Cari colleghi, siamo di fronte a un'epoca straordinaria: la quinta rivoluzione industriale è alle porte. Le sfide che l'intelligenza artificiale generativa ci pone di fronte sono straordinarie, ma non potremo certo affrontare queste sfide con il salario minimo, il reddito di cittadinanza e la settimana corta, perché il lavoro è una cosa seria. Il lavoro non è una condanna per l'uomo; il lavoro è il modo in cui ciascuno di noi contribuisce al bene comune, al bene della nostra Nazione.
Noi abbiamo puntato su un lavoro giusto, un lavoro equo, un lavoro libero: lo abbiamo fatto con la nostra ricetta, quella dei conservatori. Lo abbiamo fatto tagliando strutturalmente il cuneo fiscale, prevedendo incentivi per chi assume, soprattutto a tempo indeterminato e soprattutto donne (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Lo abbiamo fatto varando il nuovo assegno di inclusione e lo abbiamo fatto, soprattutto, con una legge storica, che mi piace qui rivendicare: la legge sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione d'impresa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), una battaglia storica della destra in Italia che sana un vulnus con la nostra Costituzione. Abbiamo finalmente dato piena applicazione a quell'articolo 46 della Costituzione che era rimasto lettera morta.
Quindi, la parola chiave, cari colleghi, è fiducia: questa è la parola chiave della nostra ricetta. Fiducia, innanzitutto, che l'Italia ha ritrovato in sé stessa, con orgoglio…
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
LORENZO MALAGOLA (FDI). …nella responsabilità e nella voglia di fare, ma anche fiducia che il mondo - e concludo - ha ritrovato nell'Italia, nella sua economia, nella sua stabilità politica, nella sua capacità di essere leader in Europa e nel mondo. Allora, con questi numeri, con questi risultati, noi ci ripresentiamo agli italiani ancora una volta qui, oggi, e diciamo, a voce alta, che l'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro e per questo noi ci batteremo, oggi e sempre, non a parole ma con i fatti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Avverto che i presentatori della mozione Scotto, Barzotti, Mari ed altri n. 1-00444 non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, pertanto, il parere deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Scotto, Barzotti, Mari ed altri n. 1-00444, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).
Passiamo alla votazione della mozione Boschi ed altri n. 1-00475.
Avverto che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, pertanto, il parere deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Boschi ed altri n. 1-00475, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).
Passiamo alla mozione Rizzetto, Giaccone, Tenerini, Alessandro Colucci ed altri n. 1-00476.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rizzetto, Giaccone, Tenerini, Alessandro Colucci ed altri n. 1-00476, con parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 20).
Passiamo alla mozione D'Alessio ed altri n. 1-00477.
Avverto che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, pertanto il parere deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione D'Alessio ed altri n. 1-00477, con parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).
Organizzazione dei tempi di esame di un progetto di legge.
PRESIDENTE. Avverto che, nel vigente calendario dei lavori, sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame del testo unificato delle proposte di legge n. 1094-1240-A recante l'introduzione dell'articolo 1857-bis del codice civile e modifica all'articolo 33 del codice di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, in materia di obbligo di contrarre e recesso della banca nei rapporti di conto corrente (Vedi l'allegato A).
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore. Prego, onorevole Borrelli.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Siamo a fine seduta, quindi capisco che ci sia un momento di abbandono dell'Aula. Io volevo intervenire pubblicamente per complimentarmi del fatto che la magistratura e le Forze dell'ordine, oggi, sono riuscite a prendere l'ultimo figlio, ancora libero, dello storico boss dei Casalesi, Francesco Sandokan Schiavone. Il figlio si chiama Ivanhoe e penso che i genitori abbiano scelto appositamente un nome così importante. Però, noi volevamo, nel complimentarci, fare purtroppo due amare considerazioni.
La prima: tutti i figli di questa famiglia, come di altre famiglie di boss della camorra, diventano affiliati. Si crea un sistema e continua a crearsi un sistema nella società criminale per cui, di padre in figlio, si tramanda il sistema criminale e su questo non possiamo non intervenire e non affrontare questa vicenda. Perché se tutta la famiglia Schiavone è composta di figli che diventano camorristi, e nipoti che diventeranno camorristi, e i fratelli e i parenti precedenti anche camorristi, c'è un tema immenso.
La seconda cosa invece che volevo dire è che, nel complimentarmi con questo intervento che ovviamente noi riteniamo assolutamente necessario, continuiamo a sottolineare la cronica assenza e riduzione delle Forze dell'ordine. Perché, se, da una parte, si stanno fermando le storiche famiglie dei criminali, si sta creando una parcellizzazione terrificante di piccole bande criminali al punto tale che - e concludo - abbiamo assistito a un qualcosa di surreale negli ultimi giorni. Due appartenenti ad un'organizzazione criminale hanno preso un motoscafo, sono arrivati a Capri, sono saliti sopra la piazzetta, sono riusciti a fare uno scippo, sono tornati in piazzetta, sono scesi giù al porto, hanno preso un motoscafo e non hanno incontrato un solo esponente delle Forze dell'ordine. Sapete perché? Perché non c'erano. Perché si stanno drammaticamente riducendo.
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Ancora una volta chiediamo al Ministro di intervenire su questo. Non basta dire che si assumono nuovi agenti, se poi molti di più vanno in pensione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per un intervento su Francesca Albanese, l'onorevole Ascari. Ne ha facoltà.
STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. C'è chi da anni denuncia l'apartheid che subisce il popolo palestinese, l'occupazione illegale e criminale da parte dello Stato terrorista Israele, il genocidio che ha portato alla morte di oltre 60.000 esseri umani, di cui 20.000 sono bambini. Parlo di Francesca Albanese, relatrice speciale ONU sui territori palestinesi occupati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Francesca Albanese ha da poco pubblicato un report sconvolgente che mette nero su bianco le aziende occidentali che incassano miliardi sostenendo il genocidio e l'occupazione illegale. Francesca Albanese non ha avuto paura di sfidare colossi potentissimi.
Per questo oggi, oltre alle solite minacce che subisce da parte dello Stato terrorista e genocida, è stata anche sanzionata dagli Stati Uniti. Perché è stata sanzionata? Per avere detto la verità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e per avere fatto il suo lavoro fino in fondo. Questo è il motivo. Soprattutto ci tengo a dire che il Governo italiano non ha speso una parola a supporto della nostra concittadina, così come non ha speso una sola parola di condanna nei confronti del genocidio in atto a Gaza; molto probabilmente perché ci tiene di più a baciare le pantofole a Trump o a stringere quelle mani sporche di sangue del criminale di guerra e contro l'umanità Netanyahu (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Per questo, oggi, con l'Intergruppo per la pace tra Palestina e Israele, che coordino, abbiamo mandato una lettera al Comitato norvegese per chiedere la candidatura al premio Nobel per la pace di Francesca Albanese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché Francesca Albanese è una costruttrice di pace, di diritti e di verità e vogliamo renderle omaggio non solo per il suo coraggio, ma anche per il suo lavoro.
Chiudo, Presidente, dicendo che dentro quest'Aula del Parlamento e dentro le istituzioni ci tengo, ci teniamo a dire: grazie, grazie a Francesca per quello che ha fatto, per quello che fa e per quello che continuerà a fare in nome della giustizia. Noi siamo al suo fianco. Noi siamo con lei (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e della deputata Boldrini).
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Giovedì 17 luglio 2025 - Ore 9,30:
1. Seguito della discussione delle mozioni Conte, Schlein, Bonelli ed altri n. 1-00465, Boschi ed altri n. 1-00474 e Magi e Schullian n. 1-00478 concernenti iniziative in ordine alla denuncia formale del Memorandum d'intesa in materia di cooperazione nel settore militare e della difesa con il Governo dello Stato di Israele .
2. Seguito della discussione della proposta di legge:
PAOLO EMILIO RUSSO ed altri: Istituzione della Giornata nazionale in memoria dei giornalisti uccisi a causa dello svolgimento della loro professione. (C. 1447-A)
Relatrice: MATTEONI.
La seduta termina alle 20.
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
nella votazione n. 11 il deputato Schiano Di Visconti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 13 i deputati Del Barba e Giachetti hanno segnalato che hanno erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario;
nelle votazioni nn. 13 e 15 il deputato Soumahoro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 18 i deputati Bonifazi e Gadda hanno segnalato che hanno erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbero voluto astenersi dal voto.
Aggiornato ai sensi dell'articolo 24, commi 2 e 6, del Regolamento
(Conferenza dei presidenti di gruppo del 16 luglio 2025)
Giovedì 17 luglio (ore 9,30-13,30 e 15-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) |
Seguito dell'esame della mozione Conte, Schlein, Bonelli ed altri n. 1-00465 concernente iniziative in ordine alla denuncia formale del Memorandum d'intesa in materia di cooperazione nel settore militare e della difesa con il Governo dello Stato di Israele Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1447 - Istituzione della Giornata nazionale in memoria dei giornalisti uccisi a causa dello svolgimento della loro professione |
Lunedì 21 luglio (ore 14) |
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2460 - Conversione in legge del decreto-legge 17 giugno 2025, n. 84, recante disposizioni urgenti in materia fiscale (da inviare al Senato – scadenza: 16 agosto 2025) Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1091-1240 - Introduzione dell'articolo 1857-bis del codice civile e modifica all'articolo 33 del codice di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, in materia di obbligo di contrarre e recesso della banca nei rapporti di conto corrente Discussione congiunta del Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2024 e del Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2025 (il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 10 di lunedì 21 luglio) |
Martedì 22 luglio (ore 14-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) |
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2460 - Conversione in legge del decreto-legge 17 giugno 2025, n. 84, recante disposizioni urgenti in materia fiscale (da inviare al Senato – scadenza: 16 agosto 2025) |
Mercoledì 23 luglio (ore 9,30-13,30) |
Eventuale seguito dell'esame del disegno di legge n. 2460 - Conversione in legge del decreto-legge 17 giugno 2025, n. 84, recante disposizioni urgenti in materia fiscale (da inviare al Senato – scadenza: 16 agosto 2025) Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti per la settimana precedente e non conclusi Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1091-1240 - Introduzione dell'articolo 1857-bis del codice civile e modifica all'articolo 33 del codice di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, in materia di obbligo di contrarre e recesso della banca nei rapporti di conto corrente |
Mercoledì 23 luglio (ore 15) |
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata |
Mercoledì 23 luglio (ore 16,15) |
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2488 - Conversione in legge del decreto-legge 30 giugno 2025, n. 96, recante disposizioni urgenti per l'organizzazione e lo svolgimento di grandi eventi sportivi, nonché ulteriori disposizioni urgenti in materia di sport (da inviare al Senato - scadenza: 29 agosto 2025) |
Mercoledì 23 luglio (al termine della discussione generale fino alle ore 20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) |
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2488 - Conversione in legge del decreto-legge 30 giugno 2025, n. 96, recante disposizioni urgenti per l'organizzazione e lo svolgimento di grandi eventi sportivi, nonché ulteriori disposizioni urgenti in materia di sport (da inviare al Senato - scadenza: 29 agosto 2025) |
Giovedì 24 luglio (ore 9,30-13,30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24 ed eventualmente nella giornata di venerdì 25 luglio) |
Eventuale seguito dell'esame del disegno di legge n. 2488 - Conversione in legge del decreto-legge 30 giugno 2025, n. 96, recante disposizioni urgenti per l'organizzazione e lo svolgimento di grandi eventi sportivi, nonché ulteriori disposizioni urgenti in materia di sport (da inviare al Senato - scadenza: 29 agosto 2025) Seguito dell'esame del Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2024 e del Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2025 Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti per la parte antimeridiana della seduta di mercoledì 23 luglio e non conclusi |
Venerdì 25 luglio (ore 9,30) |
Svolgimento di interpellanze urgenti |
Lunedì 28 luglio (a.m. e p.m.) |
Discussione sulle linee generali del disegno di legge S. 1553 - Conversione in legge del decreto-legge 24 giugno 2025, n. 90 recante disposizioni urgenti in materia di università e ricerca, istruzione e salute (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 23 agosto 2025) Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1928- 2083-2091- 2152-2194 - Delega al Governo per l'organizzazione, la realizzazione, lo sviluppo e il potenziamento dei centri di elaborazione dati Discussione sulle linee generali della mozione Zanella ed altri n. 1-00462 concernente iniziative volte a contrastare l'aumento delle spese militari a favore di politiche in campo sociale e ad aderire al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 956 e abbinate - Modifiche all'articolo 1, comma 741, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, e all'articolo 1 della tariffa, parte prima, allegata al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1986, n. 131, in materia di equiparazione del regime fiscale nell'applicazione dell'imposta municipale propria e dell'imposta di registro relativamente a immobili posseduti nel territorio nazionale da cittadini iscritti nell'Anagrafe degli italiani residenti all'estero |
Martedì 29 luglio (ore 11) |
Svolgimento di interpellanze e interrogazioni |
Martedì 29 (ore 14-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24), mercoledì 30 (ore 9,30-13,30 e 16,15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e giovedì 31 luglio (ore 9,30-13,30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24 e nella giornata di venerdì 1° agosto) |
Seguito dell'esame del disegno di legge S. 1553 - Conversione in legge del decreto-legge 24 giugno 2025, n. 90 recante disposizioni urgenti in materia di università e ricerca, istruzione e salute (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 23 agosto 2025) Esame del disegno di legge S. 1561 - Conversione in legge del decreto-legge 26 giugno 2025, n. 92, recante misure urgenti di sostegno ai comparti produttivi (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 25 agosto 2025) Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1928- 2083-2091- 2152-2194 - Delega al Governo per l'organizzazione, la realizzazione, lo sviluppo e il potenziamento dei centri di elaborazione dati Seguito dell'esame della mozione Zanella ed altri n. 1-00462 concernente iniziative volte a contrastare l'aumento delle spese militari a favore di politiche in campo sociale e ad aderire al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari Seguito dell'esame della proposta di legge n. 956 e abbinate - Modifiche all'articolo 1, comma 741, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, e all'articolo 1 della tariffa, parte prima, allegata al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1986, n. 131, in materia di equiparazione del regime fiscale nell'applicazione dell'imposta municipale propria e dell'imposta di registro relativamente a immobili posseduti nel territorio nazionale da cittadini iscritti nell'Anagrafe degli italiani residenti all'estero |
Mercoledì 30 luglio (ore 15) |
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata |
Lunedì 4 agosto (a.m. e p.m.) |
Esame del disegno di legge S. 1565 - Conversione in legge del decreto-legge 30 giugno 2025, n. 95, recante disposizioni urgenti per il finanziamento di attività economiche e imprese, nonché interventi di carattere sociale e in materia di infrastrutture, trasporti ed enti territoriali (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 29 agosto 2025) |
A partire da martedì 5 agosto e nelle giornate successive |
Seguito dell'esame del disegno di legge S. 1565 - Conversione in legge del decreto-legge 30 giugno 2025, n. 95, recante disposizioni urgenti per il finanziamento di attività economiche e imprese, nonché interventi di carattere sociale e in materia di infrastrutture, trasporti ed enti territoriali (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 29 agosto 2025) Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi |
Mercoledì 6 agosto (ore 15) |
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata |
Nel corso del mese di luglio potrà essere iscritto in calendario l'esame del disegno di legge S. 1547 - Proroga del termine per l'esercizio delle deleghe previsto dall'articolo 2 della legge 15 luglio 2022, n. 106, in materia di spettacolo, ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione. Il Presidente si riserva di inserire nel calendario dei lavori l'esame di progetti di legge di ratifica deliberati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni. |
Mozione n. 1-00465 – Concernente la revoca del Memorandum d'intesa in materia di cooperazione nel settore militare e della difesa fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo dello Stato di Israele
Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).
Governo | 25 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Tempi tecnici | 15 minuti |
Interventi a titolo personale |
1 ora (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 4 ore e 10 minuti |
Fratelli d'Italia | 48 minuti |
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista | 35 minuti |
Lega - Salvini Premier | 33 minuti |
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE | 28 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 28 minuti |
Alleanza Verdi e Sinistra | 16 minuti |
Azione-Popolari europeisti riformatori-Renew Europe | 16 minuti |
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE- Centro popolare | 16 minuti |
Italia Viva-il Centro-Renew Europe | 15 minuti |
Misto: | 15 minuti |
Minoranze Linguistiche | 9 minuti |
+Europa | 6 minuti |
(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 14 luglio 2025.
Pdl n. 1447 - Istituzione della Giornata nazionale in memoria dei giornalisti uccisi a causa dello svolgimento della loro professione
Seguito dell'esame: 6 ore e 40 minuti.
Seguito dell'esame | |
Relatore | 20 minuti |
Governo | 20 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Tempi tecnici | 20 minuti |
Interventi a titolo personale |
44 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 4 ore e 46 minuti |
Fratelli d'Italia | 46 minuti |
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista | 36 minuti |
Lega - Salvini Premier | 34 minuti |
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE | 31 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 31 minuti |
Alleanza Verdi e Sinistra | 22 minuti |
Azione-Popolari europeisti riformatori-Renew Europe | 22 minuti |
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE- Centro popolare | 22 minuti |
Italia Viva-il Centro-Renew Europe | 21 minuti |
Misto: | 21 minuti |
Minoranze Linguistiche | 11 minuti |
+Europa | 10 minuti |
Pdl n. 1091-1240 - Introduzione dell'articolo 1857- bis del codice civile e modifica all'articolo 33 del codice di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, in materia di obbligo di contrarre e recesso della banca nei rapporti di conto corrente
Tempo complessivo: 14 ore e 40 minuti, di cui:
Discussione generale | Seguito dell'esame | |
Relatore | 10 minuti | 20 minuti |
Governo | 20 minuti | 20 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti | 10 minuti |
Tempi tecnici | 15 minuti | |
Interventi a titolo personale | 1 ora e 22 minuti |
45 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 5 ore e 58 minuti | 4 ore e 50 minuti |
Fratelli d'Italia | 48 minuti | 48 minuti |
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista | 41 minuti | 36 minuti |
Lega - Salvini Premier | 40 minuti | 35 minuti |
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE | 37 minuti | 32 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 37 minuti | 31 minuti |
Alleanza Verdi e Sinistra | 31 minuti | 22 minuti |
Azione-Popolari europeisti riformatori-Renew Europe | 31 minuti | 22 minuti |
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE- Centro popolare | 31 minuti | 22 minuti |
Italia Viva-il Centro-Renew Europe | 31 minuti | 21 minuti |
Misto: | 31 minuti | 21 minuti |
Minoranze Linguistiche | 18 minuti | 11 minuti |
+Europa | 13 minuti | 10 minuti |
Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2024 e progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2025
Tempo complessivo: 16 ore, di cui:
Discussione generale | Seguito dell'esame | |
Deputati Questori | 1 ora | 30 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti | 10 minuti |
Tempi tecnici | 15 minuti | |
Interventi a titolo personale | 1 ora e 16 minuti |
1 ora e 21 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 5 ore e 34 minuti | 5 ore e 44 minuti |
Fratelli d'Italia | 39 minuti | 1 ora e 7 minuti |
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista | 36 minuti | 47 minuti |
Lega - Salvini Premier | 36 minuti | 45 minuti |
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE | 34 minuti | 39 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 34 minuti | 39 minuti |
Alleanza Verdi e Sinistra | 31 minuti | 22 minuti |
Azione-Popolari europeisti riformatori-Renew Europe | 31 minuti | 22 minuti |
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE- Centro popolare | 31 minuti | 22 minuti |
Italia Viva-il Centro-Renew Europe | 31 minuti | 21 minuti |
Misto: | 31 minuti | 20 minuti |
Minoranze Linguistiche | 18 minuti | 11 minuti |
+Europa | 13 minuti | 9 minuti |
Mozione n. 1-00462 - Concernente la non adesione ad accordi in sede Nato e/o europea di aumento delle spese militari, l'aumento del Fondo nazionale sanitario e il finanziamento degli interventi delle politiche di cooperazione allo sviluppo
Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).
Governo | 25 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Tempi tecnici | 15 minuti |
Interventi a titolo personale |
1 ora (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 4 ore e 10 minuti |
Fratelli d'Italia | 48 minuti |
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista | 35 minuti |
Lega - Salvini Premier | 33 minuti |
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE | 28 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 28 minuti |
Alleanza Verdi e Sinistra | 16 minuti |
Azione-Popolari europeisti riformatori-Renew Europe | 16 minuti |
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE- Centro popolare | 16 minuti |
Italia Viva-il Centro-Renew Europe | 15 minuti |
Misto: | 15 minuti |
Minoranze Linguistiche | 9 minuti |
+Europa | 6 minuti |
(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | DOC IV-TER N. 7-A | 277 | 277 | 0 | 139 | 277 | 0 | 61 | Appr. |
2 | Nominale | DOC IV-TER N. 14-A | 281 | 281 | 0 | 141 | 281 | 0 | 58 | Appr. |
3 | Nominale | DOC IV-TER N. 16-A | 280 | 280 | 0 | 141 | 182 | 98 | 56 | Appr. |
4 | Nominale | DDL 2384-A - EM 1.1 | 274 | 274 | 0 | 138 | 110 | 164 | 56 | Resp. |
5 | Nominale | EM 1.2 | 274 | 269 | 5 | 135 | 105 | 164 | 56 | Resp. |
6 | Nominale | EM 1.8 | 276 | 276 | 0 | 139 | 113 | 163 | 56 | Resp. |
7 | Nominale | EM 1.7 | 277 | 273 | 4 | 137 | 107 | 166 | 56 | Resp. |
8 | Nominale | EM 1.9 | 283 | 283 | 0 | 142 | 114 | 169 | 56 | Resp. |
9 | Nominale | EM 1.11 | 284 | 284 | 0 | 143 | 114 | 170 | 56 | Resp. |
10 | Nominale | EM 1.12 | 276 | 275 | 1 | 138 | 111 | 164 | 56 | Resp. |
11 | Nominale | EM 1.5 | 278 | 277 | 1 | 139 | 110 | 167 | 56 | Resp. |
12 | Nominale | DDL 2384-A - ODG 2 | 275 | 269 | 6 | 135 | 106 | 163 | 56 | Resp. |
13 | Nominale | ODG 9/2384-A/4 | 269 | 265 | 4 | 133 | 104 | 161 | 56 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 21) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nominale | ODG 9/2384-A/6 | 269 | 265 | 4 | 133 | 103 | 162 | 56 | Resp. |
15 | Nominale | ODG 9/2384-A/7 | 265 | 263 | 2 | 132 | 105 | 158 | 56 | Resp. |
16 | Nominale | ODG 9/2384-A/8 | 263 | 261 | 2 | 131 | 101 | 160 | 56 | Resp. |
17 | Nominale | DDL 2384-A - VOTO FINALE | 261 | 261 | 0 | 131 | 159 | 102 | 78 | Appr. |
18 | Nominale | MOZ 1-444 | 255 | 247 | 8 | 124 | 99 | 148 | 74 | Resp. |
19 | Nominale | MOZ 1-475 | 254 | 156 | 98 | 79 | 9 | 147 | 73 | Resp. |
20 | Nominale | MOZ 1-476 | 257 | 249 | 8 | 125 | 149 | 100 | 73 | Appr. |
21 | Nominale | MOZ 1-477 | 256 | 157 | 99 | 79 | 7 | 150 | 73 | Resp. |