XIX LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Risoluzione in Commissione:
La III Commissione,
premesso che:
il 1° febbraio 2021, in Myanmar, la giunta militare ha effettuato un colpo di Stato, ponendo fine a un decennio di transizione democratica, incarcerando arbitrariamente il presidente Win Myint, la consigliera di Stato Aung San Suu Kyi, membri del governo democraticamente eletti e numerosi attivisti, parlamentari e cittadini;
tale repressione ha generato una grave crisi umanitaria, con violazioni sistematiche dei diritti umani, incluse torture, maltrattamenti, stupri e detenzioni arbitrarie, sostenute anche dal supporto diplomatico e militare di Cina e Russia;
secondo i dati Acled (Armed conflict location and event data) 2025, il Myanmar è il secondo Paese al mondo per intensità dei conflitti e, secondo il Global organized crime index, è il primo centro globale per criminalità organizzata e produzione di oppio e droghe sintetiche;
il generale Min Aung Hlaing è accusato dalla Corte penale internazionale di crimini di guerra e dalla Corte internazionale di giustizia per genocidio contro la popolazione Rohingya;
l'esercito birmano mantiene il controllo diretto solo sul 21 per cento del territorio nazionale, mentre il restante è controllato da organizzazioni etniche armate e gruppi di resistenza;
le donne sono protagoniste del movimento democratico e subiscono gravi violenze, inclusi abusi sessuali sistematici anche nei campi profughi e nelle carceri;
la Fatf (Financial action task force) ha incluso il Myanmar tra i Paesi con maggiori carenze nella lotta contro il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo;
la coscrizione obbligatoria, introdotta nel febbraio 2024, coinvolge milioni di giovani, inclusi minorenni e Rohingya privi di cittadinanza, usati come scudi umani;
la giunta intende organizzare nel 2025 elezioni fittizie e non rappresentative, che rischiano di legittimare un regime dittatoriale;
la 113a Conferenza internazionale del lavoro (Oil) ha adottato una risoluzione ai sensi dell'articolo 33 della Costituzione dell'Oil denunciando condizioni di lavoro forzato e repressione sindacale nel Paese;
il Myanmar è il più grande produttore mondiale di elementi delle terre rare, la cui estrazione avviene in violazione dei diritti ambientali e umani,
impegna il Governo:
ad attivarsi con urgenza in ambito europeo e multilaterale affinché la crisi in Myanmar sia affrontata ai massimi livelli, riconoscendo l'inadeguatezza dell'Asean come unico interlocutore;
a promuovere l'adozione di sanzioni economiche mirate a livello Ue contro la giunta militare, in particolare bloccando fondi, carburante, beni a duplice uso e tecnologie, nonché rafforzando il monitoraggio delle misure restrittive già in vigore;
a sostenere l'interlocuzione ufficiale con il Governo di unità nazionale (Nug) e le organizzazioni democratiche, comprese le forze etniche e la società civile, subordinando qualsiasi processo negoziale al rilascio incondizionato dei prigionieri politici;
ad assumere iniziative di competenza volte a contrastare ogni tentativo di legittimare elezioni illegali e promuovere campagne di informazione e sensibilizzazione contro tali elezioni;
ad assumere iniziative per sostenere con aiuti non letali il Nug, le organizzazioni della società civile, i sindacati e i media indipendenti birmani, compreso il diretto invio di aiuti umanitari nelle aree non controllate dalla giunta;
a contribuire alla piena attuazione della risoluzione Oil tramite azioni concrete di sostegno ai lavoratori e alle organizzazioni sindacali del Myanmar, promuovendo la libertà di associazione e contrastando il lavoro forzato;
a sostenere la definizione di una nuova Costituzione democratica e federale per il Myanmar, fondata sul controllo civile dell'esercito e sul rispetto dei diritti delle minoranze;
a sostenere in sede Onu il rinnovo del mandato del relatore speciale sul Myanmar, e ad assumere iniziative volte a promuovere l'inclusione del principio della «Responsabilità di proteggere» (R2P) nella risoluzione del Consiglio Onu per i diritti umani;
a riconoscere il popolo del Myanmar come artefice di un cambiamento sistemico che va oltre il ritorno allo status quo pre-golpe, e ad assumere iniziative volte a sostenere il processo di costruzione dal basso di uno Stato federale, democratico e inclusivo.
(7-00319) «Quartapelle Procopio».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta in Commissione:
DE LUCA e SERRACCHIANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
la Corte europea dei diritti dell'uomo (Corte Edu) ha imposto recentemente al Governo italiano di saldare i crediti riconosciuti da sentenze di giudici nazionali in favore di privati per contenziosi con enti locali dichiarati in dissesto finanziario o con società pubbliche divenute insolventi (ex multis, 18 gennaio 2024 – ricorsi numeri 7133/09, 65672/12, 55807/13, 54352/14, 38084/22);
l'impossibilità di ottenere il pagamento, nonostante l'esecutività delle sentenze, ha spinto i creditori, di fatto privati della tutela giurisdizionale effettiva, in violazione della Convenzione Edu, a rivolgersi alla Corte che, accertando la responsabilità dello Stato italiano, ha imposto come misura riparatoria il saldo dei crediti entro tre mesi dalle decisioni;
nonostante i compiti posti in capo alla Presidenza del Consiglio dei ministri in materia di esecuzione delle sentenze della Corte Edu dalla legge n. 12 del 2006, l'esistenza di una direzione presso il Ministero della giustizia che si occupa di tale contenzioso, nonché delle procedure per il pagamento da parte del Ministero dell'economia e delle finanze previste dall'articolo 1, comma 1225, della legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria 2007), l'Italia continua a risultare inadempiente rispetto a molte pronunce della Corte;
di fronte ai continui mancati pagamenti da parte dello Stato italiano, molti ricorrenti hanno sollecitato il Consiglio d'Europa, Dipartimento per l'esecuzione, ad intervenire ai sensi dell'articolo 46 della Convenzione Edu, che stabilisce che le Alte Parti contraenti si impegnano a conformarsi alle sentenze definitive della Corte e che il Comitato dei Ministri ne controlla l'esecuzione;
in una riunione tenutasi dal 12 al 14 marzo 2024 (n. 1492), il Comitato dei Ministri, oltre a ribadire l'urgenza di saldare le somme dovute, ha sottolineato la necessità di misure generali per prevenire future violazioni, garantendo la piena e tempestiva attuazione delle decisioni nazionali anche di fronte a debitori insolventi. Il Comitato ha espresso rammarico per la mancanza di informazioni concrete e progressi tangibili da parte delle autorità italiane, sottoponendo per la prima volta il Paese alla procedura rafforzata e richiedendo informazioni complete sui pagamenti entro il 30 settembre 2024;
le successive riunioni del Comitato, previste per settembre e dicembre 2025, dopo quelle dello scorso giugno 2024, verificheranno lo stato dell'esecuzione delle decisioni e l'adozione delle misure correttive;
in data 21 febbraio 2025 è stata inoltre avanzata una richiesta di riapertura di un caso per un ulteriore condanna a carico dello Stato italiano, per la mancata esecuzione di una decisione del 10 novembre 2022 –:
quale sia lo stato dell'arte della procedura in corso con il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa in merito alla richiesta ufficiale di informazioni sui pagamenti;
quali iniziative urgenti di competenza il Governo intenda adottare per garantire il pieno e tempestivo pagamento degli importi riconosciuti ai ricorrenti dalla Corte Edu e per prevenire future violazioni, in particolare nel caso di enti locali in dissesto o società pubbliche insolventi che risultino debitori in sentenze passate in giudicato;
quando il Governo intenda presentare al Parlamento la Relazione sullo stato di esecuzione delle sentenze della Corte Edu, per l'anno 2024, ai sensi dell'articolo 5, comma 3, lettera a-bis), della legge, n. 400 del 1988, come modificata dalla legge n. 12 del 2006.
(5-04267)
AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Interrogazioni a risposta scritta:
CHERCHI, PENZA, AMATO, SERGIO COSTA, CAPPELLETTI, ALIFANO, EVI, ALFONSO COLUCCI, CARMINA, L'ABBATE, QUARTINI, ORRICO, PAVANELLI, ILARIA FONTANA, ASCARI, MORFINO, APPENDINO, MARIANNA RICCIARDI, FERRARA e PRESTIPINO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
vi sono circa 10.000 orsi rinchiusi nelle fattorie della bile presenti in Asia e costretti a subire estrazioni di bile dalla loro cistifellea, a scopo di lucro. Agli orsi viene giornalmente estratta la bile per mezzo di cateteri di metallo inseriti nella cistifellea in condizioni igieniche pessime che causano spesso infezioni e tumori;
la maggior parte degli orsi allevati è detenuta in gabbie minuscole, a volte talmente anguste da non permettere loro di girarsi o di stare sulle quattro zampe. Alcuni orsi vengono rinchiusi in gabbia da cuccioli e non ne escono più, sopravvivendo fino a 30 anni in queste condizioni;
a causa delle dimensioni estremamente ridotte delle gabbie sono comuni piaghe e deformazioni ossee che portano alla paralisi. Gli orsi che riescono a sopravvivere a tali torture, impazziscono arrivando spesso a compiere pratiche autolesioniste;
la fondazione Animals Asia è stata testimone di alcuni casi in cui gli orsi anziani o molto malati, e quindi non più in grado di produrre bile, sono stati lasciati morire di fame nelle loro gabbie;
la bile d'orso è stata utilizzata dalla medicina tradizionale asiatica per migliaia di anni. Essa contiene alti livelli di acido ursodesossicolico (Udca), noto per essere utile nel trattamento di patologie che colpiscono il fegato e la cistifellea. L'acido ursodesossicolico è stato sintetizzato per la prima volta in un laboratorio giapponese nel 1954; la sua efficacia è scientificamente dimostrata. L'Udca sintetico è sicuro per la salute umana, non ha effetti collaterali, non contiene derivati animali e ha costi di produzione ridotti;
la bile di orso viene impiegata anche nella preparazione di beni a largo consumo come lozioni, shampoo, vino, tè, bevande energetiche e unguenti di varia natura che vengono esportati illegalmente in tutto il mondo, Europa compresa;
tuttavia, essa potrebbe essere facilmente sostituita da rimedi erboristici e di sintesi molto più sicuri per la salute pubblica: la bile estratta non subisce, infatti, alcuna raffinazione, malgrado sia contaminata da pus, sangue, urina, feci e altro materiale biologico;
l'orso nero asiatico (Ursus thibetanus) è protetto dalla Cites (Convenzione sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche minacciate di estinzione). Tale convenzione è entrata in vigore nel 1975 e comprende 185 paesi e organizzazioni regionali. È entrata in vigore per l'Unione europea nel 2015 e tutti gli Stati membri ne fanno parte –:
quali iniziative di competenza in tutte le sedi, nazionali, europee e internazionali, intendano adottare per porre fine alla commercializzazione illegale nel nostro Paese dei prodotti derivanti dalla bile degli orsi della luna al fine di proteggere la salute pubblica dei cittadini italiani;
se intendano avviare, per quanto di competenza, interlocuzioni a livello europeo per proporre l'introduzione di una normativa comune tra gli Stati membri che vieti e conseguentemente punisca penalmente come fattispecie ad hoc la commercializzazione, l'importazione e l'esportazione di prodotti derivanti dalla bile di orsi;
se non reputino necessario avviare delle interlocuzioni con i Ministri dei Paesi del sudest asiatico al fine di sollecitare in tempi brevi la chiusura delle fattorie della luna.
(4-05571)
MANZI, ROGGIANI e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
per il secondo anno consecutivo, si stanno verificando gravi disfunzioni nella procedura per il rilascio dei visti di studio presso l'Ambasciata d'Italia a Teheran, con particolare riferimento alla gestione delle prenotazioni tramite il fornitore esterno VisaMetric;
circa 1.000 studenti iraniani, ammessi a corsi universitari in Italia per l'anno accademico 2025/2026, hanno tentato di prenotare un appuntamento per il visto, senza riuscirvi a causa della chiusura anticipata del sistema e dell'assenza di un preavviso pubblico;
tali criticità ripetono quanto già avvenuto nel 2024, quando oltre 1.700 studenti rimasero esclusi, senza che siano state nel frattempo adottate soluzioni strutturali;
l'apertura del portale VisaMetric per le prenotazioni (il 20 maggio 2025) è avvenuta senza alcuna comunicazione preventiva né pubblicazione di istruzioni ufficiali, in violazione degli articoli 7 e 8 della legge n. 241 del 1990 e dell'articolo 47 del Codice visti UE, generando confusione e impedendo a numerosi candidati di accedere correttamente alla procedura;
la checklist dei documenti è stata aggiornata solo il 22 maggio 2025, mentre le prenotazioni erano già aperte dal 20, in violazione dell'articolo 10, comma 3, del Codice visti, causando la presentazione di domande incomplete o non aggiornate;
il 28 maggio il sistema di prenotazione è stato chiuso per «alta affluenza» senza che, per quanto risulta, venissero rispettati i princìpi di proporzionalità e continuità previsti dal Codice visti (articolo 9, comma 1), e senza offrire modalità alternative di accesso, in violazione dell'articolo 41 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea;
non risulta alcuna comunicazione ufficiale da parte dell'Ambasciata circa l'autorizzazione formale a VisaMetric per la gestione del servizio, in violazione dell'articolo 43, comma 6, del Codice visti e dell'articolo 7 della legge n. 241 del 1990;
tale situazione rischia di compromettere il diritto all'istruzione, frustrando le legittime aspettative di numerosi studenti meritevoli e minando la reputazione dell'Italia come Paese promotore di cultura e cooperazione internazionale;
analoghi rilievi sono stati già sollevati in una precedente interrogazione parlamentare a prima firma dell'onorevole Silvia Roggiani, a dimostrazione della rilevanza della questione –:
se siano a conoscenza della situazione sopra descritta e se e con quali tempi intendano attivarsi per garantire la riapertura del sistema di prenotazione dei visti di studio presso l'Ambasciata di Teheran, con un numero di slot adeguato a soddisfare la domanda;
se non si ritenga urgente richiedere alla rete diplomatica maggiore trasparenza e coerenza nella comunicazione preventiva con l'utenza, in conformità alla normativa vigente;
se, nell'ambito dei rapporti contrattuali in esame, intenda verificare il rispetto delle norme dell'Unione europea e nazionali da parte del fornitore VisaMetric, inclusa la regolare autorizzazione alla gestione dei servizi consolari;
se ritengano opportuno prorogare i termini di accettazione delle domande di visto per i candidati penalizzati, in modo da garantire l'equità delle procedure e il rispetto dei princìpi europei e costituzionali in materia di accesso all'istruzione superiore.
(4-05577)
AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA
Interrogazione a risposta in Commissione:
BAKKALI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
il decreto FER 2 (decreto ministeriale 19 giugno 2024) prevede misure di incentivazione degli impianti a fonte rinnovabile innovativi o con costi di generazione elevati che presentino caratteristiche di innovazione e ridotto impatto sull'ambiente e sul territorio;
tra i progetti che sinora hanno ottenuto la valutazione di impatto ambientale positiva è di particolare rilevo quello «Agnes Romagna» che insiste prevalentemente sul territorio ravennate e che si compone di due impianti (denominati Romagna 1 e Romagna 2), posizionati a oltre 12 miglia dalla costa, per 600 megawatt complessivi, a cui si aggiungeranno 100 megawatt tramite un impianto solare galleggiante. L'investimento è di circa 2 miliardi di euro per l'offshore;
a quanto risulta, però, il Governo avrebbe intenzione di rinviare o sospendere le aste dedicate all'eolico offshore, motivando la sua decisione con le attuali incertezze tecnologiche e con i costi elevati associati ai progetti galleggianti, senza distinguerli da quelli su fondazione fissa;
si tratterebbe di una decisione molto grave che colpirebbe pesantemente gli imprenditori che hanno investito molte risorse per realizzare gli obiettivi del FER 2, ottenendo tutti i permessi necessari, e che ora si troverebbero in una inaccettabile situazione di incertezza, senza avere riferimenti su quando si terranno le aste e che avrebbe ricadute negative occupazionali ed economiche per i territori interessati;
al riguardo, il 3 luglio 2025, durante il terzo convegno nazionale «Strategie e prospettive per lo sviluppo delle energie rinnovabili offshore in Italia» organizzato da AERO a Roma, Alessandro Noce (direttore generale mercati e infrastrutture energetiche del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica) ha dichiarato: «Quando arriverà il tempo delle aste Fer2 per l'eolico offshore dovranno essere competitive perché sennò non è un'asta, è una fissazione di una tariffa» –:
se il Ministro interrogato confermi la decisione di rinviare o sospendere le aste dedicate all'eolico offshore, come preannunciato dal direttore generale mercati e infrastrutture del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, e in caso positivo se intenda chiarire quali saranno le tempistiche di avvio delle citate aste.
(5-04264)
Interrogazione a risposta scritta:
DORI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il progetto «H2iseO», promosso da regione Lombardia in collaborazione con FNM, Ferrovienord, Trenord e altri partner industriali, prevede la riconversione della linea ferroviaria non elettrificata Brescia-Iseo-Edolo alla trazione a idrogeno, con attivazione prevista entro il primo semestre del 2026;
il progetto prevede l'acquisto di 14 treni Coradia Stream a celle a combustibile, la realizzazione di impianti per la produzione e il rifornimento di idrogeno (nei siti di Rovato, Iseo ed Edolo, in provincia di Brescia) e l'adeguamento dell'infrastruttura ferroviaria, per un investimento complessivo di circa 367 milioni di euro, di cui 183 milioni per i convogli e 184 milioni per le infrastrutture;
nonostante il progetto si collochi nel quadro della transizione energetica e dell'innovazione tecnologica, desta perplessità sotto il profilo della sostenibilità economica e ambientale, specialmente se confrontato con alternative come l'elettrificazione della linea ferroviaria, che rappresenterebbe una soluzione più consolidata, meno costosa e tecnologicamente affidabile;
la produzione di idrogeno verde, unica tipologia realmente compatibile con gli obiettivi climatici, avviene tramite elettrolisi dell'acqua, con un processo ad alta intensità energetica che presenta un'efficienza complessiva relativamente bassa, rendendo pertanto complessa ed onerosa una sua produzione su larga scala, nonché fortemente dipendente dalla disponibilità di energia rinnovabile a basso costo;
la maggior parte dell'idrogeno oggi disponibile è il cosiddetto idrogeno grigio, ottenuto da fonti fossili, il quale impiego vanificherebbe i benefici climatici del progetto;
secondo fonti di stampa a maggio 2025 nel cantiere di Iseo si è verificata un'interferenza imprevista con una falda acquifera superficiale, intercettata durante gli scavi per la realizzazione di una vasca di laminazione, con conseguente allagamento dell'area;
per evitare l'allagamento, il cantiere ha attivato un pompaggio continuo fino a 30.000 metri cubi di acqua al giorno, pari al consumo giornaliero di 15 cittadine, con un assorbimento energetico giornaliero di circa 6 megawattora e costi aggiuntivi stimati in oltre 75.000 euro nei primi tre mesi;
l'area del cantiere dista solo 300 metri dall'acquedotto di Iseo e un drenaggio continuo potrebbe alterare l'equilibrio della falda acquifera, compromettendo l'equilibrio idrogeologico dell'area e la capacità estrattiva della risorsa idrica potabile;
nella stessa area, in occasione di precedenti lavori edilizi, furono riscontrati problemi di assestamento del terreno e crepe in edifici adiacenti proprio a causa dell'abbassamento della falda acquifera, fenomeni che potrebbero ripresentarsi con conseguenze ambientali, economiche e sociali rilevanti;
nonostante Ferrovienord abbia assicurato che tali criticità non comporteranno incrementi di costo né ritardi nel cronoprogramma, ad oggi non risulta disponibile pubblicamente alcuna documentazione tecnica a supporto di tali affermazioni;
l'eventuale insorgere di ulteriori problemi tecnici, se non affrontati con trasparenza e rigore, potrebbe determinare una possibile contaminazione dell'acqua pubblica nonché un ulteriore aggravio economico per un'opera già molto onerosa, il cui rapporto costi-benefici appare discutibile anche in considerazione dell'utilizzo limitato della linea e della densità di traffico ferroviario –:
se i Ministri interrogati intendano valutare, in raccordo con regione Lombardia e gli altri enti coinvolti, la reale convenienza economica, ambientale e tecnica del progetto «H2iseO», alla luce delle criticità emerse e dei costi complessivi previsti;
se non ritengano opportuno, in tale ambito, promuovere una valutazione comparativa tra la trazione ad idrogeno e l'elettrificazione della linea, anche in termini di costi di esercizio, manutenzione, efficienza energetica e impatto ambientale nel lungo periodo e se, alla luce dei rischi ambientali esposti in premessa, non ritengano opportuno disporre un'immediata ispezione da parte del Nucleo operativo ecologico (Noe) dei Carabinieri, al fine di accertare eventuali violazioni della normativa ambientale e della tutela delle acque.
(4-05565)
DIFESA
Interrogazione a risposta scritta:
ASCARI e MORFINO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
in data 27 giugno 2025, il generale Pietro Oresta, comandante della scuola marescialli e brigadieri dei Carabinieri di Firenze, ha tenuto un discorso in occasione della cerimonia di conferimento delle lauree in «Scienze della Sicurezza», ampiamente ripreso da media nazionali e oggetto di grande attenzione sia all'interno che all'esterno dell'Arma dei Carabinieri;
nel suo intervento, il generale ha posto l'accento sull'importanza del benessere psico-fisico dei militari e delle loro famiglie, affermando la necessità di anteporre la centralità della persona all'efficienza operativa, promuovendo una visione «umanista» e «non convenzionale» del ruolo del carabiniere;
a meno di 72 ore da tale discorso, il generale Oresta risulta rimosso dal proprio incarico, in assenza di comunicazioni ufficiali da parte del Comando generale dell'Arma sulle motivazioni del provvedimento;
tale rimozione è avvenuta in un momento in cui lo stesso Comando generale dell'Arma ha promosso, attraverso la piattaforma digitale interna «IdeArma», la partecipazione attiva del personale nella definizione di proposte per migliorare l'organizzazione e la qualità della vita nel contesto militare;
il discorso del generale Oresta sembra perfettamente in linea con i principi dichiarati da tale iniziativa, ma il suo allontanamento appare in contraddizione con l'approccio partecipativo auspicato;
numerose sigle sindacali rappresentative del personale militare hanno espresso solidarietà al generale;
la vicenda ha suscitato ampia eco sui media nazionali, contribuendo a generare un clima di solidarietà ma anche di preoccupazione diffusa tra gli operatori del comparto sicurezza –:
se sia a conoscenza dei fatti di cui sopra e se ritenga che un messaggio centrato sul benessere, sulla dignità e sull'umanità dei militari possa ritenersi in contrasto con i valori dell'Arma dei Carabinieri e con l'indirizzo politico del Dicastero;
se non ritenga paradossale che, a fronte delle dichiarazioni pubbliche sull'importanza del benessere del personale in divisa, si continuino a perpetuare, a giudizio dell'interrogante, modelli di comando ancorati a logiche punitive e gerarchiche che scoraggiano il confronto interno;
se, anche alla luce dell'allarmante fenomeno dei suicidi tra il personale militare e delle numerose denunce sollevate da associazioni e sindacati di categoria, non ritenga urgente avviare una riflessione strategica volta a ridefinire il concetto di «disciplina», affinché non diventi uno strumento di repressione delle opinioni, ma venga integrato con principi di ascolto, dialogo e rispetto della persona;
se intenda promuovere un confronto strutturato e permanente con le rappresentanze sindacali, comprese quelle più giovani e dinamiche, al fine di rafforzare il pluralismo democratico e la partecipazione all'interno delle istituzioni militari, nel rispetto della gerarchia ma anche dei principi costituzionali di libertà e dignità del lavoro;
infine, se non ritenga necessario avviare una verifica interna affinché gli indirizzi valoriali e strategici indicati dal Ministero della difesa trovino coerente attuazione nelle scelte operative e nei comportamenti dei vertici dell'Arma dei Carabinieri.
(4-05572)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazioni a risposta scritta:
STEFANAZZI, UBALDO PAGANO, TABACCI, MORASSUT, GHIO, TONI RICCIARDI, AMENDOLA, DE LUCA, MANZI, CUPERLO, LAI, SCOTTO, IACONO, FORATTINI, FORNARO, D'ALFONSO, PANDOLFO e LAUS. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 16 del decreto-legge 19 settembre 2023, n. 124, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 novembre 2023, n. 162, ha riconosciuto un contributo sotto forma di credito d'imposta per le imprese che effettuano investimenti dal 1° gennaio 2024 al 15 novembre 2024, relativi all'acquisizione di beni strumentali destinati a strutture produttive ubicate nella Zes unica; per l'anno 2024, l'ammontare complessivo dei crediti d'imposta richiesti in base alle comunicazioni validamente presentate dal 12 giugno 2024 al 12 luglio 2024, è risultato pari a 9.452.741.120 euro a fronte di un limite di spesa pari a 1.670 milioni di euro;
con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate del 22 luglio 2024, adottato ai sensi del decreto del Ministro per il Sud, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, del 17 maggio 2024, la percentuale del credito d'imposta effettivamente fruibile da ciascun beneficiario è risultata pari al 17,6668 per cento (1.670.000.000/9.452.741.120) dell'importo del credito richiesto; la pubblicazione di tale dato innescò uno spiacevole attacco al direttore dell'Agenzia delle entrate da parte del Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR pro tempore;
l'articolo 1, comma 485, della legge di bilancio per il 2025, ha prorogato la misura anche per l'anno in corso per gli investimenti effettuati fino al 15 novembre 2025 e stanziato all'uopo 2,2 miliardi di euro;
l'articolo 1, comma 486 della medesima legge, dispone che «ai fini della fruizione del credito d'imposta [...] gli operatori economici comunicano all'Agenzia delle entrate, dal 31 marzo 2025 al 30 maggio 2025, l'ammontare delle spese ammissibili sostenute dal 16 novembre 2024 e quelle che prevedono di sostenere fino al 15 novembre 2025. A pena di decadenza dall'agevolazione, gli operatori economici che hanno presentato la comunicazione di cui al primo periodo inviano dal 18 novembre 2025 al 2 dicembre 2025 all'Agenzia delle entrate una comunicazione integrativa attestante l'avvenuta realizzazione entro il termine del 15 novembre 2025 degli investimenti indicati nella comunicazione presentata ai sensi del predetto primo periodo»;
mentre il comma 488 ha disposto che: «ai fini del rispetto del limite di [...] l'ammontare massimo del credito d'imposta fruibile da ciascun beneficiario è pari all'importo del credito d'imposta risultante dalla comunicazione integrativa [...] moltiplicato per la percentuale resa nota con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate, da emanare entro dieci giorni dalla scadenza del termine di presentazione delle comunicazioni integrative. Detta percentuale è ottenuta rapportando il limite di spesa all'ammontare complessivo dei crediti d'imposta indicati nelle comunicazioni integrative [...], secondo periodo, del presente articolo»;
probabilmente al fine di evitare il ripetersi del summenzionato scontro, per il 2025 si è deciso, dunque, di posporre l'adozione del provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate al mese di dicembre 2025. In tal modo, però, le imprese interessate a richiedere il credito non possono contare su alcuna informazione, anche indicativa, con riguardo all'effettiva percentuale di credito riconosciuto;
tale circostanza, da quanto appreso dall'interrogante, ha già avuto dei forti effetti disincentivanti verso molte imprese potenzialmente intente ad usufruire del credito di imposta Zes unica per porre in essere investimenti –:
se intenda chiarire i motivi alla base della decisione di posporre l'adozione del provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate di cui in premessa;
se intenda fornire informazioni sull'ammontare complessivo dei crediti d'imposta richiesti in base alle comunicazioni validamente presentate entro il 30 maggio 2025 e, di conseguenza, dell'effettiva percentuale minima di credito riconosciuto per l'anno in corso.
(4-05566)
GRIPPO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
nel cuore del rione Esquilino, a Roma, l'edificio dell'ex Zecca di Stato rappresenta da tempo un punto nevralgico per le prospettive di rigenerazione urbana e sociale del quartiere. Tale edificio era stato oggetto di un importante progetto di riqualificazione, promosso mediante un bando internazionale già aggiudicato, che prevedeva l'insediamento di una pluralità di funzioni a rilevanza pubblica e culturale: un museo, una scuola d'arte, una biblioteca, ambienti per la formazione, spazi per la ristorazione e luoghi deputati all'organizzazione di eventi e attività culturali;
tale intervento, coerente con le politiche di valorizzazione urbana e con le istanze manifestate da cittadini, associazioni e comitati di quartiere, avrebbe rappresentato una risposta concreta all'esigenza – largamente condivisa – di restituire centralità e funzione sociale a un immobile simbolico, sottraendolo all'abbandono, e promuovendone un utilizzo civico e culturale, con potenziali ricadute positive anche sul tessuto socioeconomico locale e sulla sicurezza del territorio;
tuttavia, secondo quanto riportato da notizie di stampa, tale progetto sarebbe stato integralmente accantonato e sostituito da una nuova destinazione d'uso dell'immobile, limitata a uffici e depositi. A parere dell'interrogante questo mutamento radicale di prospettiva, privo di un confronto pubblico, determina di fatto la cancellazione di ogni funzione pubblica e culturale precedentemente prevista, svuotando il significato originario dell'intervento e compromettendo un percorso di riqualificazione ampiamente condiviso e atteso da anni;
la trasformazione dell'ex Zecca in semplice sede burocratica rappresenterebbe un arretramento delle politiche di valorizzazione urbana e culturale, disattendendo le attese delle comunità locali e mortificando la funzione pubblica di un bene strategico. Tale decisione appare incomprensibile alla luce della mancanza di riferimenti a valutazioni tecniche o economiche che la giustifichino, ma anche dell'investimento pubblico già impegnato nel bando internazionale e delle implicazioni che una simile decisione comporta per il futuro del rione Esquilino –:
quali siano le ragioni – normative, tecniche, economiche e politiche – che hanno condotto alla decisione di annullare il progetto di riqualificazione dell'ex Zecca di Stato, originariamente orientato alla realizzazione di un centro polifunzionale con finalità pubbliche e culturali, per sostituirlo con una destinazione d'uso a carattere meramente amministrativo;
se intendano attivarsi per riaprire un percorso di valorizzazione del complesso coerente con la vocazione pubblica e culturale originariamente prevista.
(4-05569)
IMPRESE E MADE IN ITALY
Interrogazione a risposta in Commissione:
BONAFÈ. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
con la risoluzione numero 41 del luglio 2022, l'Agenzia delle Entrate ha introdotto un'interpretazione restrittiva e retroattiva riguardo all'ammissibilità al credito d'imposta per attività di ricerca e sviluppo relativamente al periodo 2015-2019, colpendo in particolare gli investimenti nei settori creativi del made in Italy, come quelli effettuati dalle imprese del comparto moda;
in tale documento di prassi è stato escluso il riconoscimento del credito d'imposta per attività prive del carattere di superamento di un'incertezza tecnico-scientifica, come nel caso della realizzazione di collezioni campionarie, nonostante in passato queste spese fossero considerate ammissibili;
la decisione di applicare tale orientamento in modo retroattivo ha avuto effetti devastanti: le imprese, che avevano legittimamente fruito degli incentivi sulla base della normativa vigente e delle prassi precedenti, si sono viste costrette a valutare la restituzione delle somme percepite per evitare l'applicazione di sanzioni, mediante la procedura di riversamento spontaneo da attivare entro il 31 ottobre 2024;
secondo l'Ufficio parlamentare di bilancio, il numero di beneficiari del credito in questione è salito da oltre 10.000 nel 2015 a oltre 27.000 nel 2019, coinvolgendo una platea molto ampia di aziende, tra cui molte piccole e medie imprese del settore moda, fortemente colpite dall'attuale incertezza giuridico-tributaria;
l'obbligo di riversare somme già correttamente fruite in passato mina gravemente il principio della certezza del diritto, sancito dallo Statuto del contribuente, e il principio del legittimo affidamento, secondo cui le imprese devono poter confidare nella stabilità delle norme e nell'interpretazione che ne viene data dalle autorità competenti nel tempo;
appare altresì incongruo che lo Stato, dopo aver incentivato determinati investimenti mediante misure fiscali, ne contesti retroattivamente la validità, trasformando un'agevolazione in una fonte di grave rischio economico e giuridico per le aziende beneficiarie;
tale situazione rischia di compromettere la sostenibilità economica di molte imprese del settore moda, simbolo del made in Italy nel mondo, già peraltro colpite da una crisi strutturale che si protrae da ormai due anni e potrebbe disincentivare ulteriori investimenti in ricerca, innovazione e creatività, a discapito dell'intero sistema produttivo nazionale –:
quante siano, suddivise per anno, le imprese del settore moda che avrebbero ricevuto, in seguito alla citata risoluzione numero 41 del luglio 2022 dell'Agenzia delle Entrate, crediti di imposta non dovuti e a quanto ammontino complessivamente le agevolazioni fiscali che tali imprese dovrebbero restituire allo Stato;
quali iniziative urgenti intenda conseguentemente adottare per salvaguardare le imprese coinvolte e scongiurare che siano costrette a restituire somme già acquisite in piena legittimità, al solo scopo di evitare sanzioni, in violazione dei principi fondamentali di certezza del diritto e di non retroattività dell'azione amministrativa, anche alla luce della gravissima crisi strutturale che sta colpendo da anni l'intero comparto.
(5-04265)
Interrogazione a risposta scritta:
CANDIANI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
diverse sono le iniziative promosse dal Ministero delle imprese e del made in Italy per la tutela del made in Italy, tra cui il Piano Italia per il settore moda, che mira a sostenere gli investimenti, con circa 250 milioni di euro previsti nel 2025, per la transizione ecologica e digitale delle imprese del settore, oltre a interventi per la valorizzazione della filiera delle fibre tessili naturali e riciclate e per il consolidamento degli operatori lungo tutta la filiera, attraverso processi di integrazione verticale e orizzontale;
con procedura aperta telematica ASP n. 5428141, il Ministero dell'interno – Dipartimento della pubblica sicurezza – ha indetto una gara per la fornitura di capi di vestiario destinati alla Polizia di Stato, articolata in più lotti, tra cui il n. 9, relativo alla produzione di 60.000 camicie bianche per divisa ordinaria;
in sede di chiarimenti è stato chiesto se il ciclo produttivo (tessitura, taglio e confezione) potesse svolgersi anche in Paesi extra-europei, con riferimento a Egitto, Cina e Bangladesh;
l'amministrazione ha risposto affermativamente, richiamando una recente sentenza del Consiglio di Stato (sezione V, n. 3721 del 2 maggio 2025), che ammette la partecipazione alle gare bandite nell'Unione europea anche da parte di operatori con produzione extraeuropea, purché siano rispettate le condizioni del disciplinare;
risulta quindi possibile l'affidamento, tramite fondi pubblici, della produzione di uniformi delle forze dell'ordine italiane a soggetti operanti in Paesi terzi, dove i costi, gli standard ambientali, le condizioni di lavoro e le tutele sindacali non sono comparabili a quelli italiani;
tale scelta appare in contrasto con princìpi politici, economici e strategici, specie per forniture così simboliche come le divise delle Forze di Polizia, che dovrebbero riflettere anche l'identità produttiva nazionale;
si ritiene urgente un intervento normativo che rafforzi la tutela del made in Italy nelle gare pubbliche, specie nei settori sensibili, prevedendo clausole sociali, vincoli minimi di produzione nazionale o criteri premianti per le imprese operanti sul territorio italiano –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della procedura di gara e dei criteri adottati, e se la ritengano compatibile, sotto il profilo politico ed economico, con gli standard e le esigenze italiane, e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intendano adottare per rafforzare la tutela del made in Italy nelle gare pubbliche, specie per beni strategici come le divise della Polizia, anche attraverso clausole sociali o requisiti minimi di produzione nazionale.
(4-05578)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazione a risposta scritta:
BARBAGALLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
migliaia di automobilisti e camionisti diretti verso i caselli di San Gregorio di Catania in direzione Messina sono rimasti intrappolati in una coda lunga 7 chilometri lo scorso lunedì 14 luglio a causa dei lavori di manutenzione ordinaria della carreggiata «Telepass» e la posa dell'asfalto da parte del Cas per 600 metri;
un intervento che ha provocato enormi disagi per gli utenti della strada, con code a partire dallo svincolo di San Giorgio, lunghe fino a sette chilometri. Una colonna di auto e mezzi pesanti presente anche lungo la strada statale 121, sulla carreggiata che porta allo svincolo per immettersi sulla tangenziale;
un lavoro, quello di posa dell'asfalto, da quanto si apprende, già pianificato ma, evidentemente, senza prendere in considerazione una programmazione notturna dei lavori che avrebbe evitato la pesante congestione di traffico che si è verificata e che si è conclusa solo il giorno successivo –:
se il Ministro interrogato non ritenga urgente impartire le necessarie prescrizioni in modo che tali lavori siano eseguiti in ore notturne e non diurne, evitando le pesanti ripercussioni sui cittadini e sul territorio come quelle evidenziate in premessa.
(4-05568)
INTERNO
Interrogazione a risposta in Commissione:
GHIO, BAKKALI, SCARPA, FURFARO, FORATTINI, PANDOLFO, FERRARI, GIRELLI e MALAVASI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
con la sentenza n. 68 del 22 maggio 2025, la Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 8 della legge n. 40 del 2004, nella parte in cui non prevede la possibilità per la madre non biologica, all'interno di una coppia formata da due donne, di essere riconosciuta come genitrice del minore nato in Italia a seguito di una procreazione medicalmente assistita effettuata all'estero, purché nel rispetto della normativa vigente nel Paese dove la procedura è stata eseguita;
la Corte ha stabilito che risulta discriminatorio negare tale riconoscimento nei casi in cui la madre intenzionale abbia espresso un chiaro, consapevole e documentato consenso alla procedura e alla conseguente assunzione di responsabilità genitoriale. La pronuncia ribadisce inoltre che il superiore interesse del minore debba essere il principio guida del diritto di famiglia, anche qualora ciò implichi il superamento di modelli familiari tradizionali. Il figlio nato mediante tecniche di Pma, se voluto e cresciuto da entrambe le madri, ha il diritto di essere riconosciuto legalmente come figlio di entrambe;
in diversi comuni italiani il riconoscimento della doppia maternità avviene da anni, spesso tra molte difficoltà, in particolare di carattere burocratico e amministrativo. Una delle criticità maggiormente segnalate riguarda la procedura di registrazione anagrafica e di rilascio della carta d'identità elettronica. Il sistema informatico in uso presso gli uffici anagrafici comunali, gestito dal Ministero dell'interno, prevede infatti esclusivamente due campi predefiniti: «madre» e «padre». Questo schema impedisce tecnicamente l'inserimento del codice fiscale di una donna nel campo «padre», generando un ostacolo diretto alla corretta registrazione del minore;
tale limitazione ha portato, in diversi casi, alla sospensione delle pratiche o al ricorso a soluzioni manuali e non standardizzate, come la stampa cartacea del documento con interlineazioni. In alcuni uffici si riscontra un atteggiamento collaborativo da parte degli operatori, mentre in altri, anche a causa di pregiudizi personali, il rilascio del documento viene negato o fortemente ostacolato, creando disparità di trattamento tra cittadini e gravi disagi per le famiglie –:
quali iniziative di competenza urgenti intenda adottare al fine di garantire la piena attuazione della sentenza n. 68 del 2025 della Corte costituzionale e assicurare, su tutto il territorio nazionale, il riconoscimento effettivo dei figli di coppie omogenitoriali, nel rispetto del principio del superiore interesse del minore e del diritto all'uguaglianza.
(5-04266)
Interrogazione a risposta scritta:
ROSATO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
nel 2013, a seguito della costituzione della nuova provincia di Barletta-Andria-Trani, è stata ipotizzata la realizzazione della sede provinciale del comando dei vigili del fuoco presso la struttura dell'ex mattatoio di Andria, ora nella disponibilità dell'Agenzia del demanio;
il progetto definitivo della caserma è stato approvato nel 2021, mentre nel 2024 è stato deliberato quello esecutivo comprensivo degli aggiornamenti richiesti dai vigili del fuoco unitamente allo stanziamento delle risorse necessarie;
secondo le interlocuzioni che le organizzazioni sindacali e le istituzioni locali hanno avuto anche nel corso di quest'anno, il cronoprogramma ipotizzato per la realizzazione del comando prevedeva la contrattualizzazione entro il 2025, l'esecuzione dei lavori tra il 2026 e il 2027 e il collaudo e la consegna ad inizio 2028;
in quelle stesse sedi è stato riaffermato l'impegno a pubblicare la gara d'appalto entro la metà di aprile 2025, cosa che però non risulta accaduta;
in merito al ritardo accumulatosi rispetto alle scadenze inizialmente preventivate, l'Agenzia del demanio ha precisato che gli aspetti e adempimenti propedeutici alla pubblicazione della gara sono «fuori dalla disponibilità» della stessa Agenzia, svolgendo esclusivamente funzioni di stazione appaltante;
non risultano chiare ad oggi le ragioni del ritardo nella pubblicazione della gara europea per l'esecuzione dei lavori e quali conseguenze comporteranno sul cronoprogramma inizialmente preventivato –:
quali siano le ragioni tecniche che hanno impedito la pubblicazione della gara d'appalto nei termini inizialmente previsti e con quali tempi sarà pubblicata;
quale sia il nuovo cronoprogramma della realizzazione del comando alla luce dei ritardi sin qui registrati rispetto alle attese.
(4-05573)
ISTRUZIONE E MERITO
Interrogazione a risposta scritta:
MANZI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 5, comma 4, della legge 13 febbraio 2020, n. 15, recante «Disposizioni per la promozione e il sostegno della lettura», ha stanziato 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2020 e 2021, da destinare alla formazione del personale scolastico impegnato nella gestione delle biblioteche scolastiche innovative;
per l'anno 2020, il Ministero dell'istruzione, con avviso n. 1624 dell'8 ottobre 2019, ha provveduto all'erogazione del contributo attraverso specifici avvisi pubblici, individuando scuole polo e reti di istituti che hanno ricevuto risorse fino a 50.000 euro per progetto;
da quanto segnalato dagli addetti ai lavori, per l'anno 2021, non risulterebbe attivato alcun bando rivolto alle scuole, né pubblicati atti ufficiali di assegnazione delle risorse previste dalla suddetta legge, malgrado lo stanziamento fosse formalmente autorizzato;
a giudizio dell'interrogante tale mancata erogazione coincide temporalmente con il cambio di Esecutivo e l'insediamento dell'attuale Governo, che ha interrotto una serie di azioni strutturali avviate negli anni precedenti per sostenere il rafforzamento della rete delle biblioteche scolastiche innovative;
la mancata assegnazione del contributo per il 2021 rappresenterebbe non solo uno spreco di risorse pubbliche, ma un mancato sostegno alla promozione della lettura e alla valorizzazione del patrimonio bibliotecario scolastico;
la formazione del personale docente e Ata in ambito bibliotecario costituisce un elemento essenziale per garantire la funzionalità e l'accessibilità delle biblioteche scolastiche, che rappresentano non solo spazi fisici di consultazione, ma centri nevralgici per l'educazione alla lettura, alla cittadinanza attiva e al pensiero critico, opportunità di crescita educativa, fisica, socio-emozionale, soprattutto nei contesti educativi più fragili –:
se non intenda chiarire se il contributo di 1 milione di euro previsto per l'anno 2021, ai sensi dell'articolo 5 della legge 13 febbraio 2020, n. 15, sia stato effettivamente assegnato e, in caso affermativo, se non intenda indicare quali siano stati i beneficiari, i criteri adottati per la selezione e le modalità di erogazione;
in ogni caso, se non intenda avviare interventi strutturali a favore delle biblioteche scolastiche e della lettura.
(4-05574)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazione a risposta scritta:
FURFARO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:
secondo il report Istat le condizioni di vita dei minori – anno 2024, al 2024 il 26,7 per cento dei minori italiani è a rischio di povertà o esclusione sociale, percentuale che raggiunge il 43,6 per cento nel Sud e nelle Isole, dunque quasi la metà;
sempre secondo suddetto report, l'11,7 per cento dei minori vive in condizione di deprivazione materiale e sociale e il 4,9 per cento è in insicurezza alimentare, percentuale quest'ultima che nel Mezzogiorno raggiunge addirittura l'8,9 per cento;
a giudizio dell'interrogante l'azione del Governo Meloni sul fronte della lotta alla povertà si è rivelata insufficiente e anzi deleteria, come certificano tutti i dati sulla povertà (assoluta e relativa), che mostrano inequivocabili segni di crescita sin dal primo anno di insediamento del nuovo Esecutivo;
al contrario, dall'analisi dell'insieme degli interventi appare manifesta ed evidente la volontà del Governo di alimentare forme di lavoro povero anche di natura minorile, come certificato anche dall'abbassamento dell'età minima per l'alternanza scuola-lavoro, portandola da 16 a 15 anni;
l'inefficacia degli interventi del Governo è stata inoltre confermata anche dall'Istat, che a esempio riguardo il passaggio dal reddito di cittadinanza all'assegno di inclusione ha rivelato di aver provocato un peggioramento delle condizioni delle famiglie più povere, determinando un aumento dell'indice di Gini e quindi della disuguaglianza economica, aggravando così situazioni socio-economiche già precarie;
le famiglie in condizione di povertà, in particolare quelle con minori a carico, rappresentano oggi uno dei segmenti più vulnerabili della società, esposti con crescente fragilità agli shock macroeconomici in atto e l'introduzione di dazi da parte degli Stati Uniti, saliti fino al 30 per cento, rischia di compromettere intere filiere produttive italiane, con ricadute dirette sull'occupazione e sui redditi proprio di quelle fasce sociali già segnate da instabilità economica e precarietà strutturale;
la progressiva precarizzazione e il progressivo impoverimento delle famiglie con minori, assieme al continuo smantellamento del welfare e dei «beni meritori» come, a esempio, la scuola, determinano un sempre maggiore blocco della mobilità sociale, rendendo estremamente più difficoltosa la crescita sociale e umana dei ragazzi e delle ragazze provenienti da famiglie meno abbienti;
un sistema che non garantisce mobilità sociale, ma anzi cristallizza le disuguaglianze, è destinato a implodere, perché l'assenza di un ascensore sociale funzionale non solo blocca i talenti e disperde il know-how, ma mina alla radice la capacità competitiva del Paese –:
quali iniziative concrete e urgenti intenda adottare il Governo per contrastare la povertà minorile, a partire dalla revisione dell'assegno di inclusione, dal rafforzamento dei sostegni alimentari per i minori in difficoltà, e da un piano nazionale contro le disuguaglianze educative, familiari e territoriali che oggi penalizzano milioni di bambini in Italia.
(4-05567)
PROTEZIONE CIVILE E POLITICHE DEL MARE
Interrogazione a risposta scritta:
FARAONE. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il decreto del Presidente della Repubblica del 30 luglio 1950 n. 878 recante «Norme di attuazione dello Statuto della Regione Siciliana in materie di opere pubbliche», stabilisce che la regione esercita, nell'ambito del proprio territorio, ai sensi dell'articolo 20 dello Statuto, in relazione all'articolo 14, lettere f), g), i), s), tutte le attribuzioni degli organi centrali e periferici dello Stato nelle seguenti materie: urbanistica, lavori pubblici, eccettuate le grandi opere di interesse nazionale;
la regione dispone di potestà legislativa esclusiva in materia di gestione delle risorse idriche, nonostante si faccia un gran parlare di opere di interesse nazionale, tra cui la Diga Trinità, non ancora collaudata;
nell'ambito dell'Accordo per la sicurezza delle dighe in Sicilia, adottato in attuazione della delibera Cipe n. 54 del 2016 e finanziato con il Fondo sviluppo e coesione (Fsc) 2014/2020 – Piano operativo infrastrutture (ex articolo 1, comma 703, lettera c) della legge n. 190 del 2014, legge di stabilità 2015), nonché della successiva delibera CIPE n. 25 del 2016, è stato approvato il Piano operativo infrastrutture Fsc 2014/2020, di competenza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
la dotazione finanziaria del Piano è pari 11.500 milioni di euro, a valere sulle risorse Fsc 2014/2020 destinate all'area tematica «1 Infrastrutture»;
per la Diga Trinità è stato previsto un finanziamento pari a euro 3.000.000,00;
nel maggio del 2020, il Dipartimento regionale dell'acqua e dei rifiuti ha pubblicato il Decreto del Dirigente Generale n. 544 del 27 maggio 2020, in cui risulta che, nella nota del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti prot. 22998 del 13 ottobre 2017, vengono individuati gli interventi ritenuti necessari con i relativi importi scaturenti da appositi studi di fattibilità redatti e trasmessi con note 9881 del 2 marzo 2017 e con nota n. 18385 del 20 aprile 2017, il cui costo complessivo è risultato superiore allo stanziamento, ragione per la quale sono stati stralciati gli interventi che in totale sarebbero costati 4.123.680,00;
tra gli interventi considerati prioritari e compatibili con il finanziamento disponibile di euro 3.000.000,00 figurano:
l'adeguamento dello scarico di superficie previo studio idraulico;
studio dei moti di filtrazione in fondazione finalizzato al miglioramento della tenuta dello sbarramento e conseguenti interventi;
rivalutazione della sicurezza sismica della diga e delle opere accessorie;
nonostante le precipitazioni registrate negli ultimi mesi, la Regione Siciliana continua a vivere una grave crisi idrica;
nel 2022 la Sicilia è risultata tra i distretti idrografici con le maggiori perdite idriche, pari al 51,6 per cento;
ad oggi, gli interventi previsti dalla delibera Cipe n. 54 del 2016 non risultano ancora eseguiti, impedendo il collaudo definitivo della Diga Trinità, nonostante il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti abbia provveduto al ritiro del provvedimento di messa fuori esercizio emesso nel gennaio 2024 –:
quali iniziative di competenza si intendano adottare al fine di conoscere le ragioni per cui le risorse assegnate alla Regione Siciliana con delibera Cipe n. 54 del 2016 non siano state ancora erogate né impiegate;
quali siano i tempi previsti per la liquidazione delle suddette risorse alla Regione Siciliana, al fine di consentire la messa in sicurezza della Diga Trinità, sita nel comune di Castelvetrano (Trapani), con l'obiettivo di garantire l'approvvigionamento idrico per gli agricoltori del territorio;
per quali ragioni siano stati stralciati i costi in esubero in raccordo tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti Div. 4 coordinamento istruttorie progetti e vigilanza lavori e l'Ufficio tecnico per le dighe di Palermo, riguardanti interventi di manutenzione straordinaria della derivazione irrigua e dello scarico di fondo per importo pari a euro 86.500,00 e gli interventi di manutenzione straordinaria e ristrutturazione casa di guardia e locali di servizio per un importo di euro 282.000,00.
(4-05564)
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Interrogazione a risposta scritta:
BARBAGALLO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il concorso Oss Sicilia bacino orientale ha generato polemiche a causa degli «idonei dimenticati», ovvero candidati che, pur avendo superato le prove, non sono stati chiamati per l'assunzione. Questo ha creato malcontento tra gli idonei e sollevato dubbi sulla gestione della graduatoria e sulla trasparenza del processo di selezione, secondo quanto riportato dagli organi di stampa locale;
il concorso, bandito dall'Asp di Catania nel 2019, prevedeva l'assunzione di 1.068 operatori socio sanitari (Oss) e ha visto la partecipazione di oltre 10.000 candidati. Nonostante la graduatoria degli idonei sia stata stilata, molti candidati, pur avendo superato le prove, non sono stati chiamati, creando una situazione di incertezza e frustrazione;
i posti inizialmente banditi erano 227, poi ridotti a poco più di 140. Dopo le prime assunzioni, il processo si blocca completamente. Nel frattempo arriva il rinnovo dei vertici sanitari e il direttore generale dell'Asp di Catania, viene coinvolto in un'inchiesta giudiziaria. Da quel momento, ogni procedura si arresta. La graduatoria resta ferma, inutilizzata e completamente ignorata;
per il gruppo degli idonei, non prorogare la graduatoria ha significato fino ad oggi lasciare i reparti senza rinforzi, tornare ai soliti avvisi «per titoli», ai contratti a chiamata, ai meccanismi che alimentano il precariato e l'assistenzialismo. Significa, in sintesi, buttare via anni di lavoro, migliaia di euro spesi per organizzare il concorso, ore di studio e sacrificio da parte di quei cittadini che questi concorsi li hanno sostenuti;
pare che la legge consenta di prorogare questa graduatoria tanto che molte regioni già hanno preso questa iniziativa tra queste Puglia, Toscana, Veneto, Calabria;
il gruppo degli idonei è composto da professionisti formati, privati di un diritto acquisito con il superamento del concorso e stanchi di subire le conseguenze dell'inerzia amministrativa e, a parere dell'interrogante, spesso del gioco delle poltrone;
prorogare la graduatoria è possibile ma farla scadere è, secondo l'interrogante, un delitto morale, economico e sociale;
la priorità ora è avere chiarimenti sull'utilizzo della graduatoria e sulla trasparenza nel processo di selezione;
il caso degli «idonei dimenticati» nel concorso Oss Sicilia bacino orientale solleva questioni sulla corretta gestione delle graduatorie dei concorsi pubblici e sull'importanza della trasparenza nei processi di reclutamento del personale nella pubblica amministrazione –:
alla luce dei fatti esposti quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, anche di carattere ispettivo, si intendano adottare per il superamento di questa situazione che si è venuta a creare.
(4-05570)
SALUTE
Interrogazioni a risposta scritta:
MALAVASI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il dolore vulvare persistente è una condizione altamente invalidante, che colpisce una percentuale significativa della popolazione femminile, con una prevalenza stimata tra il 12 per cento e il 16 per cento secondo la letteratura scientifica più recente. Tale patologia si manifesta spesso sotto forma di vulvodinia, sindrome riconosciuta dall'Organizzazione mondiale della sanità con l'ultima classificazione Icd-11 (codice GA34.02), entrata in vigore il 1° gennaio 2021;
la vulvodinia è una sindrome ad eziopatogenesi multifattoriale, caratterizzata da dolore neuropatico a carico dei genitali esterni femminili, che può essere spontaneo o evocato da stimoli meccanici minimi. La condizione si associa frequentemente a dispareunia (dolore alla penetrazione), disfunzioni del pavimento pelvico, problemi urinari, intestinali e muscolo-scheletrici, con un impatto rilevante sulla qualità della vita, sulla salute mentale, sulla vita relazionale e sessuale, nonché sulla capacità lavorativa delle pazienti;
nonostante la sua diffusione, la vulvodinia è tuttora scarsamente conosciuta dalla maggior parte del personale medico-sanitario, non è inserita di norma nei percorsi formativi universitari e specialistici, né è riconosciuta dal Servizio sanitario nazionale come patologia, che dà diritto a esenzioni o specifiche tutele;
il ritardo diagnostico, spesso determinato da scarsa formazione, stereotipi di genere o sottovalutazione del dolore femminile, contribuisce alla cronicizzazione della sindrome e all'aggravamento dei sintomi. Le pazienti riferiscono di essere frequentemente considerate ipocondriache o affette da disturbi psicosomatici, con ripercussioni anche sull'accesso alla prevenzione ginecologica di base;
attualmente non esistono linee guida nazionali per la diagnosi e la gestione della vulvodinia, nonostante siano disponibili molteplici approcci terapeutici efficaci, che richiedono tuttavia una presa in carico multidisciplinare e personalizzata, in assenza della quale le pazienti sono costrette a sostenere cure private, con costi stimati tra i 20.000 e i 50.000 euro nell'arco dell'intero percorso diagnostico-terapeurico, con conseguente discriminazione economica e violazione del diritto alla salute sancito dall'articolo 32 della Costituzione;
numerose associazioni di pazienti, specialisti e ricercatori chiedono da tempo il riconoscimento della vulvodinia come malattia sociale e l'attivazione di strumenti istituzionali volti a migliorare la conoscenza, la prevenzione e la cura della sindrome-:
se il Ministro interrogato reputi tanto necessario quanto doveroso adottare iniziative per includere tale condizione tra le patologie riconosciute dal Ssn, al fine di garantire l'accesso equo e gratuito alle cure per tutte le pazienti colpite, superando disparità e discriminazioni;
se non ritenga urgente istituire, presso il Ministero della salute, un apposito tavolo tecnico multidisciplinare sulla vulvodinia e le sindromi da dolore genitale femminile persistente, con il coinvolgimento di professionisti sanitari, degli specialisti, dei rappresentanti delle società scientifiche di settore e delle associazioni di pazienti, cui affidare il compito di redigere linee guida nazionali, basate sull'evidenza scientifica, per la diagnosi, la gestione e il trattamento integrato della vulvodinia, nonché per la formazione del personale sanitario;
se reputi opportuno promuovere campagne di informazione e di sensibilizzazione sulla vulvodinia e sulle sindromi da dolore genitale femminile persistente;
se reputi necessario sostenere progetti di ricerca sugli aspetti medico-clinici, eziologici, epidemiologici, terapeutici, nonché sull'impatto sociale e lavorativo, della vulvodinia e delle sindromi da dolore genitale femminile persistente.
(4-05575)
MALAVASI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il 28 marzo 2025 la Commissione europea non ha rinnovato l'autorizzazione all'immissione in commercio (Aic) subordinata a condizioni di Translarna (ataluren) e ne ha disposto il ritiro;
si tratta di un medicinale impiegato per il trattamento di pazienti con distrofia muscolare di Duchenne, una malattia rara causata da un difetto genetico chiamato «mutazione nonsenso» nel gene della distrofina;
nel 2014 ataluren aveva ottenuto l'autorizzazione condizionata per il trattamento della Dmd con mutazione nonsense in pazienti ambulatoriali di età pari o superiore a cinque anni, con un'estensione del suo utilizzo anche ai bambini di età compresa tra due e cinque anni;
ad oggi ataluren rappresenta ancora l'unica terapia per le persone affette da distrofia muscolare di Duchenne con mutazione non senso (nmDMD) e per questo motivo i pazienti necessitano di continuità terapeutica per garantire la stabilità delle loro condizioni di salute;
il nostro Paese ha sempre dimostrato molta attenzione per tali pazienti, come dimostra da ultimo la determina di Aifa del 23 giugno 2025, che autorizza l'importazione del farmaco Translarna per i pazienti già in trattamento, per garantirne la continuità terapeutica;
la procedura di importazione dall'estero di Translarna sta però mettendo in grande difficoltà medici e farmacie, con significative difficoltà operative a carico delle aziende sanitarie, per carichi burocratici e procedure non ordinarie, con conseguenti ritardi nella somministrazione della terapia;
a quanto consta all'interrogante ad oggi, 16 luglio 2025, solo il 18 per cento dei pazienti aventi diritto (12 su 65) ha ricevuto la copertura terapeutica, con evidenti rischi per la salute dei pazienti privi di trattamento;
diversi Paesi europei (tra cui Bulgaria, Croazia, Estonia e Serbia) hanno garantito la continuità terapeutica, utilizzando la confezione EU di Translarna, avvalendosi delle disposizioni di cui all'articolo 117, paragrafo 3, o all'articolo 5 della direttiva 2001/83/CE, ratificata in Italia dall'articolo 43, comma 2, del decreto ministeriale 30 aprile 2015;
tale soluzione, se applicata anche dal nostro Paese, consentirebbe, senza costi aggiuntivi e pienamente conforme alla normativa europea, una procedura di consegna più snella, superando le criticità odierne e garantendo una più rapida erogazione del farmaco ai pazienti –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle difficoltà operative legate alla procedura di importazione dall'estero di Translarna e dei ritardi nella copertura terapeutica per i pazienti con nmDMD;
se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative di competenza affinché sia valutata l'adozione della confezione EU di Translarna, come già fatto da altri Paesi europei, per garantire la continuità terapeutica in modo più rapido ed efficace, in linea con le disposizioni normative vigenti;
quali ulteriori iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per assicurare che tutti i pazienti aventi diritto ricevano il trattamento senza ulteriori ritardi, nell'interesse della loro salute, confermando l'attenzione dell'Italia verso questa comunità di pazienti;
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di studi più o meno avanzati relativi a terapie farmacologiche alternative, per rispondere anche a chi oggi non ha alcuna opzione terapeutica.
(4-05576)
Apposizione di firme ad interrogazioni.
L'interrogazione a risposta orale Scarpa e altri n. 3-02046, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 giugno 2025, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Grimaldi.
L'interrogazione a risposta in Commissione Manzi e altri n. 5-04257, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 luglio 2025, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Luca.
Pubblicazione di un testo riformulato.
Si pubblica il testo riformulato della mozione Magi n. 1-00478, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 512 del 16 luglio 2025.
La Camera,
premesso che:
l'escalation in Medio Oriente che ha seguito il tragico e violento attacco lanciato da Hamas nel territorio israeliano il 7 ottobre 2023 in cui sono stati uccisi e torturati migliaia di civili innocenti e rapite oltre 250 persone, poi condotte nella Striscia di Gaza, in ostaggio dei terroristi – ha drammaticamente complicato un quadro internazionale già di per sé caratterizzato da un'ininterrotta scia di sangue, e scatenato la durissima reazione del governo di Tel Aviv, fatti che hanno anche portato la Corte penale internazionale a spiccare mandati di arresto nei confronti dei leader di Hamas Mohammed Diab Ibrahim Al-Masri;
la legittima difesa è uno dei capisaldi del sistema internazionale per come si è sviluppato alla fine della Seconda guerra mondiale, che vede al suo centro le Nazioni Unite la cui Carta, all'articolo 51, riconosce questo diritto in risposta ad un attacco armato, a patto che sia proporzionato, necessario e immediato, e rifiutando il concetto di difesa preventiva;
è sempre necessario riaffermare il diritto di esistere di Israele, nonché quello di proteggere i propri cittadini da una forza terroristica quale Hamas, che ha tra i suoi obiettivi la distruzione dello Stato di Israele, e che ha utilizzato la stessa popolazione civile palestinese come scudo umano, macchiandosi di crimini contro l'umanità;
la reazione del governo di Benjamin Netanyahu volta a decapitare e, in prospettiva, a smantellare il movimento terroristico Hamas, tuttavia, ha portato nel tempo all'occupazione di quasi l'86 per cento del territorio della Striscia di Gaza, alla distruzione di 9 case su 10 e del 74 per cento delle terre coltivate a Rafah, nonché, secondo i dati Onu, all'evacuazione di oltre 700 mila persone. La popolazione civile di Gaza, a cui non è assicurata una minima sussistenza umanitaria, è stremata, vittima delle azioni messe in atto dal Governo di Tel Aviv e colpita dai bombardamenti, e la sproporzione nella reazione di Netanyahu risulta sempre più evidente, ed ha portato la Corte penale internazionale a spiccare un mandato di arresto nei confronti del Primo Ministro Netanyahu e dell'ex ministro della Difesa Yoav Gallant per crimini di guerra e contro l'umanità;
il 20 maggio 2025, l'Alto Rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Kaja Kallas, ha annunciato l'avvio del processo di revisione dell'articolo 2 dell'accordo di associazione UE-Israele, richiesta formalmente dai Paesi Bassi e da altri Stati Membri, al fine di valutare il rispetto dei diritti umani e dei principi democratici da parte dello Stato di Israele nel quadro del continuato conflitto a Gaza. Il 23 giugno 2025 la Commissione Europea ha presentato i risultati della revisione ai Ministri degli esteri riconoscendo che Israele sta violando i suoi obblighi in tema di rispetto dei diritti umani;
durante l'ultimo Consiglio affari esteri, il 14 luglio 2025, Kaja Kallas ha presentato una lista di dieci misure di risposta all'azione israeliana che, se implementate, avrebbero diversi gradi di impatto, la più incisiva delle quali è la sospensione dell'Accordo di Associazione UE-Israele, l'interruzione del dialogo politico e il divieto di accesso di Israele a fondi e programmi europei. Sebbene la maggior parte delle misure delineate dall'Alta Rappresentante necessitino dell'unanimità o di una maggioranza qualificata, sono state incluse una serie di azioni unilaterali che i singoli Stati Membri possono adottare singolarmente;
la pressione diplomatica su Tel Aviv si rivela di giorno in giorno più necessaria al fine di porre un limite all'azione militare che dura da ormai venti mesi e sembra essere andata ben oltre ogni controllo rischiando di aggravare in maniera irreversibile la stabilità dell'area Mediorientale, con gravissimo pregiudizio nei confronti della popolazione civile;
in una recente nota del Servizio di Azione Esterna dell'Unione europea, l'Alta Rappresentante ha annunciato che, a seguito di dialoghi con Israele, sono stati compiuti importanti passi in avanti per migliorare la situazione umanitaria a Gaza, che le misure concordate serviranno a fornire nel breve tempo aiuti alla popolazione e tutte le precauzioni saranno adottate affinché tali aiuti non siano dirottati su Hamas;
in questo contesto, il Memorandum d'intesa siglato a Parigi il 16 giugno 2003 tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo dello Stato di Israele in materia di cooperazione nel settore militare e della difesa, e ratificato dall'Italia con legge 17 maggio 2005, n. 94, è stato al centro di una diffida formale presentata al Governo italiano da parte di un gruppo di giuristi, che ha sollecitato l'interruzione del suo rinnovo automatico, in quanto rischierebbe di violare i princìpi costituzionali e di rappresentare un sostegno implicito alle azioni perpetrate dal Governo israeliano;
il Memorandum individua tra i settori di cooperazione tra Italia e Israele, oltre all'industria per la difesa e all'importazione, esportazione e transito di materiali d'armamento, anche altri settori quali le operazioni umanitarie e le questioni ambientali e il controllo dell'inquinamento causato dalle strutture militari;
la legge 9 luglio 1990, n. 185, recante «Nuove norme sul controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento», all'articolo 1, comma 6, vieta l'esportazione, il transito, il trasferimento intracomunitario e l'intermediazione di materiali di armamento verso i Paesi in stato di conflitto armato, o la cui politica contrasti con i principi di cui all'articolo 11 della Costituzione, nonché verso i Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani accertate dai competenti organi delle Nazioni Unite, dell'Unione europea o del Consiglio d'Europa,
impegna il Governo:
1) a verificare che la collaborazione con Israele prevista dal Memorandum richiamato in premessa sia perseguita nella scrupolosa osservanza di quanto stabilito dalla legge 9 luglio 1990, n. 185, in particolare con riferimento alla cessione ed esportazione di materiali di armamento, affinché dall'attuazione dello stesso Memorandum non derivi alcun contrasto con i princìpi costituzionali né con le linee fondanti della politica estera italiana, da sempre votata alla tutela dei diritti umani, e a fornire ogni elemento utile al Parlamento;
2) a rendere noto al Parlamento se allo stato attuale siano o meno in corso forme di collaborazione militare con Israele e se siano in atto esportazioni e/o forniture di armi e munizioni verso Israele, utilizzabili in operazioni belliche suscettibili di determinare ulteriori violazioni del diritto internazionale umanitario;
3) a mantenere un canale di dialogo con il Governo israeliano, affinché interrompa tutte le operazioni che danneggiano la popolazione civile palestinese cercando di ottenere la liberazione degli ostaggi ancora detenuti da Hamas perseguendo la via diplomatica sostenuta da attori internazionali a partire da parte del mondo arabo, garantisca l'accesso rapido e sicuro agli aiuti umanitari e assicuri la più stretta osservanza del diritto internazionale umanitario, ribadendo la piena e ferma condanna di ogni forma di terrorismo, a partire dalle azioni di Hamas, e il pieno riconoscimento del diritto dello Stato di Israele a difendere la propria esistenza, entro i limiti posti dal diritto internazionale;
4) a valutare, anche coordinandosi con gli altri Stati membri dell'Unione europea, l'opportunità di sospendere temporaneamente il Memorandum richiamato in premessa, fino al termine delle operazioni belliche, qualora fosse ritenuto strumento utile di pressione diplomatica, volto a favorire una tregua duratura e una soluzione politica del conflitto;
5) a valutare, in stretto coordinamento con i partner dell'Unione europea, l'opportunità di adottare misure unilaterali nei confronti di Israele, tra quelle descritte dall'Alta Rappresentante per la politica Estera e di difesa, Kaja Kallas, durante l'ultima riunione del Consiglio affari esteri.
(1-00478) (Nuova formulazione) «Magi, Della Vedova, Schullian».