XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 513 di giovedì 17 luglio 2025
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'
La seduta comincia alle 9,30.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ALESSANDRO COLUCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 90, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta in corso (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,36).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 10 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Seguito della discussione delle mozioni Conte, Schlein, Bonelli ed altri n. 1-00465, Boschi ed altri n. 1-00474 e Magi e Schullian n. 1-00478 concernenti iniziative in ordine alla denuncia formale del Memorandum d'intesa in materia di cooperazione nel settore militare e della difesa con il Governo dello Stato di Israele (ore 9,37).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Conte, Schlein, Bonelli ed altri n. 1-00465, Boschi ed altri n. 1-00474 e Magi e Schullian n. 1-00478 concernenti iniziative in ordine alla denuncia formale del Memorandum d'intesa in materia di cooperazione nel settore militare e della difesa con il Governo dello Stato di Israele (Vedi l'allegato A).
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 14 luglio 2025, è stata presentata la mozione Magi e Schullian n. 1-00478, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.
Avverto che in data odierna è stata presentata una nuova formulazione della mozione Magi e Schullian n. 1-00478 (Vedi l'allegato A). Il relativo testo è in distribuzione.
(Intervento e parere del Governo)
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate.
MATTEO PEREGO DI CREMNAGO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Grazie, Presidente. L'Italia è impegnata con determinazione in un'intensa azione diplomatica volta a contribuire al raggiungimento del cessate il fuoco e a fermare la catastrofe umanitaria in atto nella Striscia di Gaza. Il nostro Paese ha ribadito con forza l'urgenza di porre fine alle ostilità, di garantire il pieno ripristino dei flussi di aiuti umanitari e di rilasciare tutti gli ostaggi. Il sostegno al popolo palestinese è concreto e costante, come testimoniano diverse iniziative poste in essere dal Governo, a partire dall'invio di nave Vulcano ad Al Arish, una nave con spiccate capacità ospedaliere che ha potuto curare civili palestinesi, così come il piano Food for Gaza, che è un'iniziativa con il pieno sostegno sia dell'Autorità nazionale palestinese che di Israele.
Nel contempo, la cooperazione bilaterale con Israele, fondata su un Memorandum d'intesa siglato a Parigi il 16 giugno 2013, ha consentito lo sviluppo di filiere produttive avanzate con importanti ricadute industriali e occupazionali sul territorio nazionale. L'accordo, al contempo, ha permesso di rafforzare in modo significativo le capacità difensive italiane, garantendo l'accesso a tecnologie avanzate nei settori della difesa aerea, dell'elettronica militare, dei sistemi radar e dell'allerta precoce, contribuendo, quindi, in ultima istanza, alla sicurezza dei nostri cittadini e dei militari impegnati nelle missioni internazionali.
Sulla questione della fornitura commerciale di armi verso Israele, l'approccio del Governo è stato sin da subito - e resta ancora oggi - in linea con la normativa nazionale, europea e internazionale. Come è stato riferito più volte in sedi parlamentari, le caratteristiche dell'intervento israeliano a Gaza, in relazione al criminale assalto di Hamas del 7 ottobre 2023, hanno indotto l'Italia a sospendere tutte le nuove autorizzazioni all'esportazione di armi verso Israele, in linea con i dettami della legge n. 185 del 1990, e la sospensione prosegue tuttora. Inoltre, sono state sospese anche le autorizzazioni alla conclusione delle trattative contrattuali con Israele.
L'Italia, infatti, è uno dei pochi Paesi al mondo a prevedere un doppio sistema di controllo preventivo, non soltanto delle licenze di esportazione, ma anche sulla stipula dei nuovi contratti. In questo modo, in un'ottica di cautela, è stato posto un ulteriore blocco su eventuali future forniture.
Per quanto riguarda le licenze di esportazione anteriori al 7 ottobre, che presentavano ancora dei residui, sono state svolte delle valutazioni circostanziate, caso per caso, in base alla caratteristica dei materiali e nel rispetto della normativa di riferimento.
Le altre licenze autorizzate prima del 7 ottobre non sono state sospese in quanto i materiali interessati non presentano caratteristiche tali da poter essere impiegati contro la popolazione civile a Gaza, in Cisgiordania o in Libano. Quello adottato dal Governo, pertanto, è un approccio particolarmente restrittivo, che il Governo intende mantenere.
Concludo, Presidente, sottolineando, alla luce di quanto detto, come non appaia opportuno né necessario sospendere un accordo da cui non discendono obblighi specifici e che non ha in alcun modo ostacolato l'adozione di un approccio particolarmente restrittivo sulle esportazioni di armamenti verso Israele.
Oltremodo, isolare Israele, denunciando, non rinnovando, accordi in vigore non permetterà di raggiungere una soluzione politica alla crisi in atto. Per questo è necessario far prevalere le ragioni della diplomazia, costruendo canali di interlocuzione, anziché reciderli.
Inoltre, da ultimo, considerato che la scadenza naturale del Memorandum è fissata per il mese di aprile 2026, l'Esecutivo si riserva la facoltà di effettuare, in prossimità di tale termine e come previsto, le opportune valutazioni di merito e di opportunità, alla luce del quadro geopolitico, degli interessi strategici nazionali e degli obblighi internazionali assunti dal nostro Paese.
Vengo ora, Presidente, ai pareri.
PRESIDENTE. Iniziamo dalla mozione Conte, Schlein, Bonelli ed altri n. 1-00465.
MATTEO PEREGO DI CREMNAGO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Per quanto concerne le premesse, i pareri sono contrari a tutte le premesse. Sulla parte dispositiva, il parere è contrario.
PRESIDENTE. Passiamo alla mozione Boschi ed altri n. 1-00474.
MATTEO PEREGO DI CREMNAGO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Per quanto riguarda la premessa: sul punto 1), il parere è favorevole; sul punto 2), il parere è favorevole; sul punto 3), il parere è favorevole; sul punto 4), il parere è favorevole; sul punto 5), il parere è contrario; sul punto 6), il parere è favorevole; sul punto 7), il parere è favorevole; sul punto 8), il parere è favorevole; sul punto 9), il parere è favorevole; sul punto 10), il parere è favorevole.
Sul punto 11), si propone la seguente riformulazione: “L'Italia deve continuare a sostenere iniziative di mediazione nella cornice di principio due popoli, due Stati, in un conflitto che rischia di trascendere ulteriormente e debordare in una nuova ondata di destabilizzazione della regione e di terrorismo internazionale…
PRESIDENTE. Probabilmente, signor Sottosegretario, lei ha saltato il punto 11) e sta riformulando il punto 12). Possiamo controllare? (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Colleghi…adesso mettiamo a posto. Lei ha dato una riformulazione che è quasi certamente collegata al punto 12).
MATTEO PEREGO DI CREMNAGO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Guardi, mi riferisco al capoverso che inizia, nella mozione Boschi ed altri n. 1-00474: “L'Italia deve finalmente assumere un ruolo di mediazione (…).”
PRESIDENTE. Esattamente, è quello che ha riformulato. Invece, sul punto 11) il parere quale è?
MATTEO PEREGO DI CREMNAGO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Quindi, diventa il 10) … parere favorevole.
PRESIDENTE. Molto bene. Passiamo agli impegni.
MATTEO PEREGO DI CREMNAGO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Sull' impegno 1), lettera a), il parere è favorevole. Sull'impegno 1, lettera b), il parere è favorevole con la seguente riformulazione, che leggo: “(…) verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i principi dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell'Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei ministri, da adottare previo parere delle Camere, verso Paesi la cui politica contrasti con i principi dell'articolo 11 della Costituzione, verso i Paesi nei cui confronti sia stato dichiarato l'embargo totale o parziale delle forniture belliche da parte delle Nazioni Unite o dell'Unione europea o da parte dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa”.
PRESIDENTE. Molto bene. Passiamo all'ultima mozione Magi e Schullian n. 1-00478 (Nuova formulazione)… (Il deputato Fornaro: “Non c'è il verbo!”). Chiedo scusa…non c'è il verbo perché, probabilmente…Allora, sull'impegno 1), lettera b)…
MATTEO PEREGO DI CREMNAGO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. No, no: “a vietare le esportazioni”. Ho letto la parte riformulata.
PRESIDENTE. Allora, facciamo così. Per dare all'Aula il senso compiuto di ciò che stiamo riformulando, le dispiace leggere totalmente la lettera b) dell'impegno 1), per favore, così come riformulato?
MATTEO PEREGO DI CREMNAGO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Rileggo la riformulazione della lettera b): “a vietare le esportazioni verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i principi dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell'Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei ministri, da adottare previo parere delle Camere, verso Paesi la cui politica contrasti con i principi dell'articolo 11 della Costituzione, verso i Paesi nei cui confronti sia stato dichiarato l'embargo totale o parziale delle forniture belliche da parte delle Nazioni Unite o dell'Unione europea o da parte dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa”.
PRESIDENTE. Benissimo, adesso è chiarissimo. Passiamo alla mozione Magi e Schullian n. 1-00478 (Nuova formulazione).
MATTEO PEREGO DI CREMNAGO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Con riferimento alle premesse: sul punto 1), il parere è contrario; sul punto 2), il parere è contrario; sul punto 3), il parere è favorevole; sul punto 4), il parere è contrario; sul punto 5), il parere è contrario; sul punto 6), il parere è contrario; sul punto 7), il parere è contrario; sul punto 8), il parere è favorevole; sul punto 9), il parere è contrario. Con riferimento agli impegni…
PRESIDENTE. Sui punti 10) e 11)?
MATTEO PEREGO DI CREMNAGO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Scusi, Presidente. Sul punto 10), il parere è favorevole; sul punto 11), il parere è contrario.
PRESIDENTE. Passiamo agli impegni.
MATTEO PEREGO DI CREMNAGO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Sull'impegno 1), il parere è contrario; sull'impegno 2), il parere è contrario; sull'impegno 3), il parere è favorevole; sull'impegno 4), il parere è contrario; sull'impegno 5), il parere è contrario.
PRESIDENTE. La ringrazio molto, onorevole Sottosegretario, anche per aver dato dimostrazione all'Aula, dopo la discussione di ieri, che le mozioni si possono interpretare con parere favorevole o contrario e intervenire con riformulazioni precise che non stravolgono il testo. Quindi, grazie perché ha aiutato i lavori dell'Aula.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare il deputato Del Barba. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Colleghi, signori del Governo. “Non c'è pace per Israele, non c'è pace per la Palestina”: furono queste le parole con le quali il nostro gruppo, il 10 ottobre del 2023, cominciò il proprio intervento, a pochi giorni da quel maledetto 7 ottobre 2023. Iniziava la guerra che Hamas aveva scatenato, che Israele aveva proclamato proprio pochi giorni prima, il giorno successivo a questa terribile data. Quanto accaduto il 7 ottobre non era per quest'Aula, per nessuno in quest'Aula, accettabile. Non era e non è accettabile dal punto di vista umanitario, della semplice pietas umana; non era e non è accettabile dal punto di vista del diritto, del diritto naturale prima ancora che del diritto internazionale; non era e non è accettabile dal punto di vista della storia. Quanto accaduto rappresenta una piaga inconsolabile della storia. La comunità internazionale - ciascuno di noi - ha pensato quel giorno: basta, abbiamo superato il limite di ciò che è umano.
Questi erano i sentimenti unanimemente riconosciuti in quest'Aula il 10 ottobre. La disumanità degli atti pianificati e compiuti il 7 ottobre, ostentati al mondo, fece compiere una trasformazione diabolica, portò a un punto di non ritorno il perenne conflitto israelo-palestinese. Qualunque fossero le nostre convinzioni politiche sul Medio Oriente fino a quel giorno, non poteva più rimanere lo stesso il nostro giudizio, il nostro orientamento, su due aspetti imprescindibili e chiari emersi in quel dibattito.
Mi riferisco all'assoluta necessità morale di liberare gli ostaggi come parziale, parzialissimo riscatto dell'orrore di quel 7 ottobre di stupri e scempio di cadaveri, portato sui social con spregio, e all'assoluta necessità di Israele di difendere il suo diritto di esistere.
In tutto questo, già in quel 10 ottobre, si profilava il secondo orrore: il martoriato popolo di Palestina, già quel giorno sotto le bombe, già sfollato, già colpito a morte con migliaia di vittime civili innocenti - il popolo a cui Hamas si rivolgeva, chiedendone il sangue, come necessario, e rivolgendo a tutto il mondo questo appello, come a risvegliare il medesimo impeto sanguinario in ogni angolo del pianeta - questo popolo, prigioniero nella sua stessa amata Gaza, cominciava il suo martirio lì intrappolato.
Quel 10 ottobre, colleghi, noi concludemmo l'intervento, chiedendo al Governo di adoperarsi, in ogni modo, affinché si evitasse l'escalation che, purtroppo, è stata e rimane sotto i nostri occhi, e pregando per il popolo palestinese, affinché il sacrosanto diritto di Israele di difendere la propria esistenza non si trasformasse, mai e poi mai, in un diritto alla vendetta, in una violazione dei diritti umani. Escalation, ricordiamolo, che era e rimane l'obiettivo della stessa Hamas, il cui pogrom del 7 ottobre fu pianificato proprio per impedire la pace.
E il punto è, di nuovo, questo: la pace. Non c'è pace in Israele, non c'è pace per la Palestina, ma non ci può essere pace per noi, per l'intera comunità internazionale, finché questo crogiuolo di guerra, questo luogo del mondo, da cui, lungo la storia, si sprigiona e si è sprigionato il più alto messaggio d'amore che l'umanità abbia conosciuto, ma anche il più alto tasso di conflitti che le nostre generazioni ricordino, non troverà pace.
Vengo, allora, al punto del dibattito di oggi. Dopo aver insistito su ciò che lo origina, non prima di aver ricordato che il senso comune di ogni cittadino, la nostra comune coscienza di uomini e donne non può accettare, come non poteva accettare allora, che un solo innocente, un solo bambino innocente pagasse e paghi il prezzo del male compiuto da altri.
Ecco, allora, colleghi, di fronte a questo strazio, ogni semplice cittadino guarda a quanto accade a Gaza, guarda al nostro dibattito e vede la politica con sospetto e paura, nel momento in cui la politica non sia capace di riconoscere questo errore e di fermare questo errore. Non vede lì, la politica, non vede la politica dove non si lavora per sconfiggere il male, per fermare il male.
Ecco, allora, il nostro dibattito su questo punto, su cui adesso concludo, deve essere improntato a questo sano fondamentale senso della politica.
Il nostro dibattito ha sempre il dovere di non prescindere da questo sentimento che condividiamo con tutta la cittadinanza e di dimostrare come la politica sia quella parte di noi che si erge sopra questa umanità e, con ogni strumento dell'umano, sa agire per compiere gesti utili ed efficaci, che diano azione a questo sentimento. Se la politica non si conforma a questi attributi, la politica tradisce il suo compito. A tutto ciò si informa la nostra posizione odierna.
Siamo chiamati a esprimere una posizione chiara, su un tema complesso: il Memorandum d'intesa con Israele in materia di cooperazione militare difensiva. Riteniamo che occorra essere netti nei giudizi, prudenti ed equi nella valutazione delle circostanze e sapienti nelle considerazioni dei fatti nella loro totalità.
Con la nostra mozione, proponiamo una linea di equilibrio operativo, non una scelta di rottura formale che, secondo noi, non produrrebbe l'esito che i comuni sentimenti intendono raggiungere. Sarebbe utile per esprimere il nostro disagio e disappunto - che vanno espressi -, ma sarebbe equivocabile nei risultati che potrebbe produrre.
Una linea fondata sulla responsabilità istituzionale e sulla vigilanza concreta, non su gesti simbolici diversamente interpretabili. Una linea - ci teniamo a dirlo - che sia conforme e che sia al passo con quanto sta avvenendo in Europa.
La situazione sul campo è nota: in seguito all'attacco del 7 ottobre, il conflitto a Gaza ha provocato decine di migliaia di vittime civili, gravi crisi umanitarie, accuse di violazioni del diritto internazionale umanitario. Nessuno qui può e deve ignorare questi dati.
Ma un Parlamento responsabile non si limita a condannare: deve costruire strumenti di prevenzione e controllo, nella cornice delle regole già esistenti, deve tendere e pretendere che il proprio parlare e agire politico vada verso una soluzione dei fatti che intende denunciare.
Intendiamo, allora, costruire strumenti di prevenzione e controllo nella cornice delle regole già esistenti. Chiediamo verifiche formali e trasparenti, che non siano attualmente in corso forniture di materiali di armamento, collaborazioni militari che rischino di violare i vincoli previsti dalla legge n. 185 del 1990, e, qualora emergano elementi di criticità, che il Governo adotti tutte le misure previste dalla legge, per sospendere o vietare esportazioni, collaborazioni non compatibili con i principi costituzionali e internazionali.
Non vogliamo sospendere il dialogo con Israele, dialogo che ci serve e ci è servito anche per chiedere il cessate il fuoco, per dire basta, per indicare una via differente alla soluzione del conflitto, che sia, però, la via che, fin dal primo giorno, avrebbe evitato tutto questo. Perché, fin dal primo giorno, ci sarebbe stato un modo per mettere d'accordo le coscienze di ogni uomo su questa terra, il diritto internazionale e i principi che abbiamo qui ricordato: liberare gli ostaggi e fare in modo che Hamas non potesse più offendere il diritto di esistenza di Israele.
Tutti ci sentiamo sconfitti, perché la comunità internazionale non è stata in grado di garantire questa, che era l'unica soluzione che avrebbe posto fine a questo orrore.
Oggi spetta a noi, però, cercare di porre fine a questo orrore. Riteniamo, allora, che, con le misure indicate nella nostra mozione, si possa dare un messaggio chiaro, fermo, nella direzione del ripristino del rispetto dei diritti umani, nella direzione di una ritrovata coesione della comunità internazionale che sappia porre fine all'orrore di Gaza, che sappia porre fine all'orrore cominciato il 7 ottobre.
Infine, ma non da ultimo - e chiudo Presidente -, la mozione chiede di rafforzare il controllo parlamentare. La legge n. 185 del 1990…
PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Del Barba, ma dovrebbe concludere, per favore.
MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Sì, sì, ho detto che concludo, Presidente. In sintesi, nessuna fornitura militare deve sfuggire alla verifica preventiva e al controllo parlamentare; la sospensione va attuata, quando le condizioni oggettive lo impongono, il Memorandum resta uno strumento di relazione, ma non può essere pretesto per ignorare obblighi giuridici e morali.
Con tutto questo, dichiaro il voto favorevole sulla nostra mozione (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.
NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, signor Presidente. Signor Sottosegretario, colleghe e colleghi, mentre svolgiamo questa discussione, Israele ha deciso di bombardare la Siria. Perché, insomma, non bastavano i bombardamenti in Libano, l'invasione del Libano, i bombardamenti in Iran, la strage infinita di Gaza e la pulizia etnica in Cisgiordania. Occorreva un nuovo fronte, questa volta giustificato con la necessità, naturalmente importante, di tutelare la sicurezza dei cittadini drusi in una terra martoriata, un'altra terra martoriata nel Medio Oriente, martoriato come la Siria.
Svolgiamo questa discussione dopo ormai quasi 700 giorni. Perché, ogni volta che discutiamo, si aggiorna il contatore macabro dell'orrore, in cui Israele martella la Striscia di Gaza, la rade letteralmente al suolo.
Ogni volta che parliamo si aggiorna anche il contatore della percentuale delle infrastrutture civili rase al suolo. Sarebbe interessante, se non fosse drammatico, metterci qui tutti insieme a cercare di capire se c'è ancora qualcosa in piedi nella Striscia di Gaza. Non ci sono più le scuole, certamente, non ci sono più le case, non ci sono più gli acquedotti, né le chiese, né i luoghi di culto in generale. Non ci sono più le università, non c'è più nulla. Quel poco che è ancora in piedi è diventato un bersaglio, che sia un essere umano in coda per il pane o in coda per le medicine o in coda per l'acqua.
Benjamin Netanyahu ha dichiarato, con un formidabile e tetro cinismo, che l'ultima strage dei bambini, quelli in fila per chiedere un po' d'acqua nella questua quotidiana che è diventata - come ha scritto Michele Serra - la vita dei palestinesi e delle palestinesi di Gaza, è stata dovuta ad un “malfunzionamento tecnico”. Ha usato precisamente questa espressione. Quel malfunzionamento ha ucciso altri bambini: sono arrivati a 20.000 - qualcosa così -, insieme ai 70.000 morti complessivi che ormai ogni giorno allungano questa catena degli orrori.
A Gaza, appunto, non c'è più niente in piedi e quel che è in piedi è diventato un bersaglio, un bersaglio continuo in un gioco terribile. L'ultimo che hanno inventato è quello della distribuzione degli aiuti col tiro a segno. Vai a cercare il tuo pugno di farina quotidiana e cerca di evitare il proiettile di un cecchino o la bomba di un carro armato o la sventolata di una mitragliatrice. È questo quello che succede a Gaza da 700 giorni. Parlare di diritti umani è francamente ormai ridicolo. Parlare della violazione del diritto internazionale è qualcosa di drammaticamente superato. Non c'è quasi più nulla nel dizionario che ci aiuti a descrivere quello che sta accadendo. Era già così molti mesi fa. Lo ricordano i colleghi e le colleghe dell'Intergruppo per la pace tra Israele e Palestina. La prima missione a Rafah ve la ricordate? Ci dissero allora, in un incontro in Egitto, i responsabili delle organizzazioni umanitarie, delle più importanti organizzazioni umanitarie internazionali e indipendenti: non abbiamo più parole per descrivere che cosa sta accadendo. È passato più di un anno e mezzo da allora.
Le parole sono finite. C'è un genocidio, lo sappiamo, e ormai lo definiscono così quasi tutti in giro per il mondo. È un genocidio senza fine che avviene sotto gli occhi del mondo, gli occhi distratti, colpevoli, talvolta - sempre di più - gli occhi complici di buona parte del mondo, anche della nostra parte del mondo. Sì, signor Sottosegretario, perché l'unica parola che ormai è in grado almeno di descrivere, dal nostro punto di vista, quel che sta accadendo è: complicità. Non ce ne sono altre (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) e la scelta che oggi lei ha ribadito in quest'Aula aprendo la seduta - la ringrazio per aver espresso il punto di vista del Governo; non succede sempre ed è un fatto positivo - rende chiaro agli occhi di chi ci ascolta, di fronte al Paese e di fronte al mondo, quello che state facendo. La scelta che oggi avete qui ribadito di non voler sospendere e interrompere questo Memorandum lo rende definitivamente chiaro: siete complici. La vostra è una scelta politica e consapevole. Lo ha perfino esplicitato, forse inconsapevolmente. Lei ha detto, a un certo punto, che questo Memorandum non ha implicazioni vincolanti, cioè la legge n. 185, quella che volete peraltro modificare (ve lo abbiamo impedito fino a questo momento e continueremo a batterci perché non succeda).
Abbiamo sospeso i nuovi accordi, lo sapevamo. Meno male, visto che si tratta di un obbligo di legge che anche voi, anche se siete al Governo, dovete rispettare. Ma sappiamo che sono continuati i traffici con altri Paesi, da cui poi la triangolazione porta ancora verso lo Stato di Israele. Un'inchiesta di Altreconomia recente ci dice che si sono moltiplicate e sono esplose le esportazioni di alcune sostanze chimiche che hanno, spesso e volentieri, un uso principale in quella strana categoria che definisce il dual use, cioè la possibilità di usare alcune sostanze per uso civile, magari medico o magari per salvare una vita, ma anche militare, magari per favorire la costruzione di inneschi per esplosivi che quelle vite le fanno saltare per aria in mille pezzi, come accade tutti i giorni a Gaza. Tutto questo lo sappiamo e denuncia la falsa coscienza e l'ipocrisia anche delle vostre parole su questo punto. Ma il tema è un altro. Lei ha detto: dunque, siccome non c'è in questo Memorandum specifico un impegno vincolante...
No, qui c'è soltanto la cooperazione. Andiamo a visitare le navi, gli aerei, parliamo di storia militare, di addestramento comune. Non so che cosa si debba oggi apprendere dalla relazione militare con quel Paese, se non come si costruisce la cinica, fredda e spietata tecnica di un moderno genocidio (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e della deputata Boldrini). Forse è questo quello che dobbiamo imparare dalla cooperazione militare con il Governo criminale di Benjamin Netanyahu. Vede, lei ha detto che dunque interrompere oggi questo Memorandum, che non ha implicazioni vincolanti e, quindi, non implicherebbe neanche problemi dal nostro punto di vista o rispetto ai nostri interessi, significherebbe solo isolare il Governo israeliano. Sì, certo, signor Sottosegretario. È questo che bisogna fare oggi, perché quando un Governo si comporta in maniera criminale bisogna isolarlo.
Del resto, è quello che ci avete spiegato per mesi, anzi per anni, non solo voi, ma buona parte del dibattito pubblico, del mainstream e dei commentatori rispetto alla criminale invasione dell'Ucraina da parte di Vladimir Putin. Criminale, certo. Giusto: un crimine di guerra, una violazione brutale del diritto internazionale, e quel Paese è stato isolato. È la teoria che andava isolato Putin e quel Paese. Gli atleti e le atlete russe nelle competizioni internazionali gareggiano senza bandiera, non c'è scritta nemmeno la loro nazionalità. Si discute anche in queste ore, in questo Paese, dell'opportunità o meno, nell'ambito di un festival estivo, di far svolgere il proprio concerto a un importante direttore d'orchestra perché amico di Vladimir Putin. È una discussione che naturalmente ha la sua legittimità. Si sono emessi decine di pacchetti di sanzioni col nostro autorevole contributo e noi, peraltro, tutte le volte che se ne è discusso in quest'Aula, abbiamo dato il nostro voto positivo, come lei sa e come sanno i colleghi e le colleghe.
Non abbiamo fatto lo stesso sull'invio delle armi, ma per una scelta precisa che guarda all'escalation militare come lo strumento in grado di produrre soltanto un'altra escalation e mai la via d'uscita diplomatica in direzione della pace, della pace giusta (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e della deputata Boldrini). Ma questo doppio standard - capisce, signor Sottosegretario -, oltre a trascinarci nella vergogna, rende del tutto poco credibile il ruolo di quella parte di mondo a cui ci richiamiamo spesso e volentieri con tanta retorica, la comunità internazionale e l'Occidente, l'Occidente democratico, quello che guarda ai suoi valori.
Del resto, non avete detto nulla neanche sul bombardamento della Siria, eppure eravamo corsi tutti a festeggiare la caduta del dittatore Assad - sì, certo, un dittatore sanguinario - pronti ad accogliere nel novero dei democratici il nuovo leader siriano, peraltro proveniente da percorsi non proprio affini alla democrazia. Ma giustamente abbiamo detto: lì si apre una stagione. Israele bombarda il Palazzo presidenziale e noi non diciamo una parola. Non abbiamo emesso una sanzione. Abbiamo votato contro, ancora una volta, in Europa, l'altro ieri, sulla proposta di introdurre elementi in grado di rivedere, se non sospendere subito come sarebbe sacrosanto, l'accordo di associazione UE-Israele. Abbiamo votato contro ancora una volta, complici, dalla parte sbagliata della storia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e della deputata Boldrini). Non avete detto una parola sul fatto che una vostra concittadina, Francesca Albanese, sia stata sottoposta a sanzioni dal Governo americano e sia al centro di una campagna di diffamazione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Siete patrioti a giorni alterni!
Allora, volete davvero fare qualcosa? Interrompete questa vergogna, questo Memorandum. Non è in discussione la relazione generica con Israele. Non vi stiamo proponendo di non parlare più, di chiudere. Vi stiamo dicendo: il Memorandum in materia di cooperazione militare può ancora restare in vigore di fronte ad un Governo criminale e genocida, che viola tutte le norme di diritto internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e della deputata Boldrini)? Può? No, non può! E se lo mantenete in vigore, allora dovete avere il coraggio di assumervi fino in fondo la responsabilità delle vostre scelte. Dovete dire fuori dall'ipocrisia: sì, condanniamo, è orribile, state esagerando, mi raccomando, moderatevi. Quante volte abbiamo sentito questa parola: moderatevi? Ma che cosa si devono moderare più? Quale moderazione più deve intervenire rispetto allo scempio che abbiamo davanti? Assumetevi la responsabilità, dite la verità: dite che state dalla parte del Governo di Benjamin Netanyahu, che siete complici di quel Governo e delle scelte criminali che sta portando avanti. Sarebbe almeno più dignitoso di fronte a questo Parlamento e al Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e MoVimento 5 Stelle e della deputata Boldrini).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ettore Rosato. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO (AZ-PER-RE). Presidente, mi permetta di iniziare leggendo un'agenzia che è appena arrivata: è stata colpita da un raid la chiesa della Sacra Famiglia a Gaza. Secondo quanto apprende l'ANSA, ci sarebbero due morti e sei feriti gravi, mentre padre Gabriel Romanelli, il parroco, sarebbe restato ferito. Purtroppo è una lunga lista di agenzie, che arrivano in continuazione, di notizie terribili. Diamo la nostra solidarietà alle vittime (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe) anche di questa mattina e i nostri auguri ai feriti, in particolare a padre Romanelli, di una rapida guarigione.
Però, Presidente, io penso che noi dobbiamo avere una consapevolezza che cerchi di fare il possibile per unire l'Aula in questa situazione. Lo dico in particolare al Sottosegretario, che, come sa, apprezzo e a cui riconosco anche la capacità di provare a lavorare su questo. Vede, signor Sottosegretario, lei ha detto una cosa importante - dopo tornerò sulle nostre considerazioni -, ossia che, a ridosso della scadenza dell'accordo sugli armamenti, voi volete farne una valutazione e volete capire come procedere con il rinnovo di questo.
Io partirei da questo punto, perché questa discussione su Gaza, che è una discussione terribile, noi l'abbiamo fatta più volte. E la nostra posizione è la posizione di un Paese amico, perché l'Italia è un Paese amico di Israele: noi vogliamo che Israele capisca - e noi dobbiamo aiutarli ad andare in questa direzione - che sta rovinando il suo futuro con quello che sta facendo. Perché la percezione nel mondo di Israele è cambiata a seguito di quello che sta succedendo e questa percezione, purtroppo, non è una percezione basata su chissà cosa, ma è basata su queste notizie continue di morti innocenti che avvengono a Gaza. E, allora, noi dobbiamo aiutare quel Governo a cambiare la rotta. Dovremmo aiutare, ma questi non sono problemi nostri, noi speriamo che cambi il Governo in Israele, perché, purtroppo, ho l'impressione che quel Governo lì sia un Governo che abbia un destino molto segnato, ma questa non è una cosa che sta nella nostra disponibilità. Quello che sta nella nostra disponibilità è fare di tutto perché quel Paese cambi la rotta, perché a Gaza stanno succedendo delle cose che sono inaccettabili in qualsiasi altro contesto. Bisogna essere onesti tra di noi: noi saremmo stati tutti molto più duri (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe) e su questo bisogna, signor Presidente e signor Sottosegretario, che noi traiamo delle conseguenze.
Noi che, ripeto, siamo un Paese amico di Israele, gli chiediamo di dire basta ai bombardamenti continui. Non c'è una ragion di Stato che può reggere anche di fronte a questa nostra discussione, rispetto a un bombardamento che uccida dei bambini che fanno la fila per prendere l'acqua. Non c'è nessuna ragion di Stato che può tenere di fronte a questo. Quindi, signor Presidente, noi chiediamo al Governo di ragionare in questi minuti come sa fare, per trasformare quelle sue dichiarazioni che ha fatto. Io so che le dichiarazioni del Sottosegretario sono pesate in una riformulazione sul punto 1) della mozione presentata anche dai colleghi del Partito Democratico, del MoVimento 5 Stelle e di AVS. Noi abbiamo scelto di non presentare una mozione, non perché non sapevamo cosa scriverci, ma perché ne abbiamo presentate già tante. Il nostro obiettivo è di provare a capire se questo Parlamento può trovare una posizione unitaria su un punto, che è di spiegare a Israele che siamo tutti consapevoli che è una situazione difficile quella che si vive in quel Paese, ma loro la stanno affrontando nel modo peggiore, nel modo peggiore possibile.
Signor Presidente, continuiamo a pensare che possiamo fare solo discussioni su questo e che le pressioni possono essere solo relative al nostro peso politico e a quello che può mettere in campo l'Europa e non facciamo atti concreti, non passiamo alle sanzioni. I rapporti tra Paesi democratici si basano anche sull'utilizzo del peso politico, che passa anche attraverso le sanzioni. E le sanzioni sono misurate in base a un'intensità di tipo graduale. Quello che chiediamo è che si cominci a spiegare che la denuncia di quel trattato serve non per farlo decadere. Denunciare quel trattato serve per dire che non c'è un automatismo nel suo rinnovo, che ne discuteremo. E questa, secondo noi, è una forma per iniziare un percorso che sia sanzionatorio nei confronti di Israele; che sia sanzionatorio per cominciare a spiegare, in maniera più diretta, più ferma e più credibile, che noi non possiamo pensare che le nostre relazioni restino immutate se a Gaza la situazione continua a essere quella che è.
Peraltro, il bombardamento a Damasco è certamente una cosa che deve preoccupare anche noi. E ci preoccupa, prima di tutto, sul piano delle vittime civili, ma anche sul piano politico, perché la destabilizzazione anche di quel Paese non è una cosa che non cambia gli equilibri in un pezzo del mondo che è molto vicino a noi. Non è che la Turchia resterà a guardare in eterno quello che succede in Siria, mentre Israele bombarda la capitale. Allora, anche sotto questo profilo, non è che ognuno può fare quello che vuole nel mondo. Ci sono delle regole, c'è un multilateralismo che deve funzionare e ci sono le pressioni politiche per evitare che ognuno faccia quello che vuole.
Allora, signor Sottosegretario, quello che le chiedo è di valutare quell'impegno. Noi riteniamo possa riprendere la sua dichiarazione e possa portare questo Parlamento a trovare un momento di voto unanime su una cosa che indichi una strada e indichi una preoccupazione forte a un nostro Paese alleato, come Israele, che sta facendo degli errori gravissimi. E quegli errori gravissimi, purtroppo, pesano sulla vita delle persone.
Io riconosco tutte le cose che ha detto lei, che ha detto il Ministro Tajani, che è venuto qui a dire, la Presidente Meloni, sull'impegno umanitario che l'Italia sta mettendo. Noi non chiediamo che l'Italia non mandi più armamenti, perché lo sappiamo che non li sta più mandando, lo sappiamo che questi obblighi sono stati rispettati dal Governo in maniera puntuale. Non chiediamo più queste cose, chiediamo, però, che ci sia anche un segno tangibile che venga mandato al Governo di Israele: che la situazione e i rapporti bilaterali, per noi, non possono essere immutati rispetto alla situazione e a quello che sta accadendo a Gaza. Dopodiché, la nostra solidarietà, la nostra richiesta e la nostra voglia di combattere contro i terroristi di Hamas resta immutata. La necessità che vengano liberati gli ostaggi, lo abbiamo detto dal primo giorno, pensiamo che sia una priorità, su cui giustamente il Governo israeliano deve battersi fino in fondo. Una pace giusta prevede la possibilità per il popolo di Israele di vivere in pace nella sua terra. Non è questo in discussione. Quello che è in discussione è il dovere di Israele di rispettare il diritto della popolazione civile di non essere bombardata (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe), e mi sembra che sia un diritto elementare. E questo dobbiamo chiederlo con forza e dobbiamo chiederlo anche con degli atti formali (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signor Sottosegretario, in un contesto complesso, come quello mediorientale, non si possono sicuramente tracciare linee nette tra la ragione e il torto. Vi sono ferite nell'identità, ferite nella libertà, nella legittimazione e nel riconoscimento reciproco che affondano le loro radici nella storia. Vi sono i diritti di due popoli, il diritto di esistere di due popoli, di avere la propria terra e il proprio Stato e l'obiettivo di far coesistere questi diritti, di trovare un equilibrio che porti a una soluzione, quella che da sempre indichiamo, cioè quella di “due popoli, due Stati”. Ma oggi, signor Presidente, c'è una priorità sopra a tutte, ed è l'emergenza umanitaria di Gaza, un'emergenza per la quale non vi è un unico responsabile.
In questo senso non mi tiro indietro nell'affermare, con fermezza, che il diritto di difesa di Israele ha superato il limite del diritto internazionale. E qui intendo aprire una riflessione: sono tempi bui per gli organismi sovranazionali e per lo stesso diritto internazionale; sono messi in discussione, aggirati, a volte addirittura derisi dal loro stesso interno. C'è chi vorrebbe smantellarli, ormai privati molte volte delle proprie funzioni, del proprio valore. Ma siamo proprio certi che l'autorevolezza sia data dal comminare sanzioni, dal chiudere porte, dall'escludere?
Quei tavoli sono sempre stati luoghi neutrali, in cui tutte le questioni, tutti i torti e tutte le ragioni potessero essere messe in discussione, ponderate, ridotte a una soluzione che fosse accettabile da tutte le parti. Io ritengo, signor Presidente, che il principio alla base di ogni organismo internazionale sia il dialogo e l'inclusione, e per questo sottoscrivo convintamente la posizione del Governo, che pone come obiettivo prioritario la situazione umanitaria della Striscia, ma non chiude al dialogo politico con Israele. Continuiamo a sostenere gli sforzi di mediazione di Stati Uniti, Egitto, Qatar, per il cessate il fuoco, la liberazione degli ostaggi e un'adeguata assistenza umanitaria.
D'altronde, anche Bruxelles si sta muovendo con determinazione, mettendo al centro proprio la questione umanitaria. La nostra Alta rappresentante, Kaja Kallas, in conferenza stampa, al termine proprio del Consiglio esteri tenutosi a Bruxelles, ha dichiarato che l'Unione europea e Israele hanno raggiunto un'intesa sugli aiuti umanitari a Gaza; ha aggiunto che si vedono segnali positivi, con più camion e rifornimenti che raggiungono Gaza e più punti di accesso che vengono aperti, ma ha anche affermato che Israele deve adottare misure più concrete per migliorare la situazione umanitaria sul campo.
E l'Unione europea monitorerà attentamente l'attuazione di questa intesa comune e degli impegni assunti da Israele, aggiornando il rispetto di questi impegni ogni 2 settimane. In merito al dibattito sulla revisione dell'Accordo di associazione Unione europea-Israele e alle proposte formulate da Kallas, l'Alta rappresentante ha chiarito che queste opzioni restano sul tavolo e che saranno pronti ad agire se Israele non manterrà i suoi impegni. L'obiettivo è chiaro, l'obiettivo è migliorare concretamente la situazione a Gaza.
D'altronde, l'intesa sugli aiuti umanitari è stata frutto del dialogo, a conferma della correttezza della posizione promossa anche dal nostro Paese. Agire quindi con fermezza, mantenendo cautela: questa è la linea di azione assunta a livello europeo, cercando di sostenere e promuovere ogni sforzo verso la fine delle ostilità. Ottenere la riforma dell'Autorità palestinese e ripartire con la soluzione dei due Stati, considerata l'unica opzione per una vera pace duratura, e noi condividiamo questa posizione. Condividiamo la linea tenuta dal Governo italiano in questo difficile frangente, che vede anche i nostri militari direttamente impegnati in aree limitrofe a quelle degli scontri.
Non condividiamo strappi, non condividiamo slogan, strumentalizzazioni che portino il nostro Paese non ad offrire aiuto e indicare limiti netti, ma, semplicemente, a porsi da un solo lato della storia, senza alcuna prospettiva di agevolare la risoluzione del conflitto. Ed è per questo, signor Presidente, che come Noi Moderati voteremo contro la mozione presentata dalle forze di opposizione, utile più a unire qui, nel Parlamento italiano, il fronte dei partiti di opposizione che a contribuire realmente al miglioramento della situazione dei gazawi (Applausi del deputato Casasco).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Conte. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONTE (M5S). Grazie, Presidente. Un errore tecnico, siamo spiacenti: questo non è un messaggio che è risuonato in una nostra stazione ferroviaria in questi giorni, particolarmente affollata di cittadini, di turisti, che soffrono i disagi dei disservizi, dei ritardi dei nostri treni. No, questa è la risposta e il messaggio che ha fatto veicolare l'esercito israeliano dopo avere ucciso 6 bambini palestinesi che erano in fila, dopo ore di cammino sotto il sole, per un goccio d'acqua.
E guardate, ci dicono “siamo spiacenti”. È una macabra risposta da parte di un Governo che ha perso il senso dell'umanità. Sì, perché a Gaza il Governo Netanyahu ormai non sta commettendo errori tecnici, incidenti di percorso. A Gaza c'è una deliberata devastazione e distruzione, un sistematico sterminio che si sta svolgendo sotto i nostri occhi, giorno dopo giorno, mese dopo mese. Sono 21 i mesi, si chiama genocidio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! L'intento genocidario è chiaro e deliberato.
E addirittura si sottoscrivono piani di deportazione in modo palese, chiaro. Si vogliono spingere i palestinesi ad andare via, non si sa neppure dove, devono lasciare la loro terra; rivendicano di rimanere sulla loro terra, ma è una terra ormai distrutta, tutte le infrastrutture distrutte, le abitazioni, presìdi ospedalieri, scuole, presìdi sanitari. Poche ore fa è stata colpita anche la chiesa cattolica della Sacra Famiglia a Gaza. Non viene risparmiato nulla, e allora io dico: ma i sovranisti de' noantri che fine hanno fatto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?
Coloro che ci hanno martellato con slogan, con lezioncine di sovranità per catturare qualche voto in campagna elettorale, oggi tutti zitti, tutti muti. Guardate, lo dico alle forze di maggioranza: smettete, toglietevi le casacche politiche, perché a Gaza non è più questione di politica, a Gaza ormai è sparito anche il diritto. A Gaza è stata sommersa, distrutta, l'umanità. Non potete continuare a rimanere zitti. Non potete continuare a offrire copertura politica, morale, addirittura militare, a un Governo così palesemente criminale, che si sta rendendo responsabile di un grave genocidio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
Lo chiediamo da mesi a Meloni, Tajani, Salvini. Come potete rimanere così indifferenti rispetto a quello che, insieme a noi, hanno urlato centinaia di migliaia di cittadini che hanno sfilato con noi? Ve lo abbiamo chiesto a gran voce, ma ve lo chiede la storia, ve lo chiederanno i nostri figli, i vostri figli ve lo chiederanno! Ve lo chiederanno le vostre coscienze. Mentre membri del Parlamento, invece, in questi mesi, hanno continuato ad andare a Gaza, addirittura a stringere le mani insanguinate di Netanyahu - parlo di Salvini, Vicepremier - per fare una foto.
Non avete fatto nulla per quanto riguarda lo scambio di forniture militari, ci avete solo presi in giro, ma non a noi dell'opposizione, avete preso in giro il Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Nessuna sanzione, nessuna sanzione nei confronti della condotta criminale di Netanyahu e dei suoi ministri, eppure tantissime sanzioni a Putin, e noi le abbiamo sottoscritte le sanzioni a Putin. E assolutamente i “no” anche al riconoscimento della Palestina. Vedete, ci aspettavamo che almeno il Memorandum sulla cooperazione militare tra Italia e Israele lo stracciaste. E non prendete in giro la pubblica opinione, perché qui non c'è nessun idiota, quando dite che si rinnova quinquennio dopo quinquennio.
Bisogna aspettare cosa? Tecnicamente, si chiama denuncia di un accordo e va fatta subito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ma io dico: come potete pensare di coltivare incontri, scambi tra vertici politici, quasi militari, addirittura esercitazioni congiunte con l'esercito di Israele? Come potete pensare di continuare a comprare lanciamissili, droni “bomba”, aerei spia da Israele?
Addirittura, continuiamo con le importazioni, che sono quintuplicate: nel 2023, le importazioni di armi da Israele ammontavano a 31 milioni; nel 2024, sono diventate 155 milioni. Voi continuate davvero la collaborazione con un Governo che si macchia di tali irresponsabili condotte? Guardate, questo è un atto che vi rende concorrenti nella violazione del diritto umanitario internazionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). C'è il rischio di un concorso concreto nelle violazioni di Israele. Come potete pretendere di difendere i valori della nostra Costituzione, se non denunciate, se non strappate questo Memorandum?
Guardate, lo dico ai membri del Governo: avete giurato sulla Costituzione. Giorgia Meloni dice sempre di essere patriota, ma patriota può avere solo un significato: difendere i valori scolpiti nella nostra Costituzione e tra questi valori c'è l'impegno per la pace, il ripudio della guerra e della violenza, la tutela dei diritti fondamentali di ogni essere umano, il rispetto degli obblighi internazionali, del diritto internazionale umanitario, che Israele sta calpestando continuamente, da ultimo anche con gli attacchi a Damasco. Li state vedendo. E voi che cosa fate? Continuate a rimanere zitti, a rimanere complici.
Attenzione, però. Adesso state andando oltre, perché, con i vostri silenzi, addirittura, state diventando complici di chi sanziona chi, il patriota, lo fa davvero, di chi sanziona e vuole sanzionare chi difende i valori della nostra Costituzione e mi riferisco a Francesca Albanese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Francesca Albanese è una funzionaria dell'ONU, è relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati. Che cosa fa? Il suo dovere. Che cosa fa? Racconta con coscienza, con scrupolo, con coraggio, in questo contesto, e anche con fermezza quello che sta accadendo: il genocidio a Gaza e tutti gli abusi perpetrati in Cisgiordania ad opera dei coloni israeliani con la complicità dell'esercito. Che cosa sta succedendo? Che viene perseguitata, viene ostracizzata, emarginata, si minacciano sanzioni, come? Verso i giudici della Corte penale internazionale, che fanno il loro dovere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
E, allora, voi, che non avete il coraggio di sanzionare Israele, di fermare le armi a Israele, di strappare le intese con Israele, ora avete scelto anche di stare zitti, mentre si vogliono imporre sanzioni a una cittadina italiana che fa il suo dovere, che si batte contro il genocidio di Gaza e lo fa a testa alta, con la schiena dritta. Meloni non ha detto una parola per difendere una cittadina italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e della deputata Boldrini).
Allora, vi chiediamo, almeno, se non avete il coraggio di onorare la tradizione italiana, perché ricordatevi che voi siete qui grazie ai valori scolpiti nella nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), grazie ai valori democratici che state calpestando, grazie al contributo dell'Italia all'edificazione del diritto internazionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)…
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
GIUSEPPE CONTE (M5S). Se addirittura il criminale Netanyahu ha il coraggio, in modo farsesco, di indicare, lui, chi dovrebbe avere il Nobel per la pace, noi candidiamo Francesca Albanese al Nobel per la pace (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Vi chiediamo, e concludo: abbiate almeno la dignità e l'onore di difendere i cittadini italiani e l'Italia che mostra il coraggio che voi non avete, che non si arrende, quando voi diventate complici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che non si piega ai più forti, quando voi vi piegate ai loro piedi! Viva Francesca Albanese! Viva l'Italia che ci onora (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle, che si levano in piedi, e del deputato Fratoianni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Roberto Bagnasco. Ne ha facoltà.
ROBERTO BAGNASCO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Sottosegretario, colleghe e colleghi, ci troviamo a discutere, oggi, sulle mozioni che, in gran parte, ma non tutte - anche questo è un fatto particolarmente significativo, perché indica la visione di fondo anche nella minoranza -, chiedono la denuncia formale del Memorandum d'intesa tra l'Italia e lo Stato di Israele in materia di cooperazione nel settore della difesa: una cooperazione che viene da lontano e non è certamente frutto delle idee o delle linee programmatiche di questo Governo o anche dei Governi precedenti.
È una richiesta che, naturalmente, pur vestita di umanitarismo, è viziata da un'impostazione ideologica unilaterale e - lasciatemelo dire con franchezza - profondamente ipocrita, perché queste mozioni arrivano proprio da chi… Ho ascoltato, con straordinario interesse, le proposte del professor Conte, non solamente le indicazioni a fantomatici Premi Nobel; ovviamente, anche noi siamo vicini alla nostra connazionale, ma, proprio per rispetto nei confronti di questa connazionale, non ci permettiamo neanche lontanamente di prendere in giro una posizione importante e significativa attraverso enunciazioni tipo “Premio Nobel per la pace”. Siamo seri almeno in queste occasioni e almeno nei confronti di persone delle quali si possono o meno condividere le idee, ma che - come giustamente è stato detto - hanno il coraggio di portarle avanti con grande convinzione.
Quindi, non solo non ha mai denunciato - mi ricollego all'intervento del professor Conte - alcun accordo con Israele. Certo la situazione è peggiorata da quando il professor Conte aveva l'onore e l'onere di governare il Paese, ma certe situazioni in Palestina, a Gaza e in altre realtà viciniori erano già presenti allora, in maniera estremamente chiara, almeno in nuce, e mai, in nessun momento, il Governo Conte ha denunciato alcun accordo con Israele. C'erano già gli elementi, volendolo fare, evidentemente, ma ha autorizzato la vendita di armamenti e tecnologie militari proprio verso Tel Aviv.
Nel biennio 2019-2020, l'Italia ha esportato verso Israele materiali d'armamento per milioni e milioni di euro. Dove erano, allora, gli animi indignati? Dove erano le levate di scudi? Dov'era questa urgenza morale (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Lega-Salvini Premier)?
La verità è che si agita una bandiera che cambia colore a seconda della convenienza politica del momento, professor Conte, e questo, colleghi, non è il modo in cui si costruisce la pace; è il modo in cui si distruggono le relazioni internazionali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
Israele non è uno Stato qualunque; è un alleato storico dell'Italia, un Paese con cui abbiamo costruito in decenni una relazione fondata sul rispetto, sulla cooperazione tecnologica, scientifica e culturale; è una Nazione che, nel cuore di un Medio Oriente instabile, rappresenta ancora oggi un presidio democratico e costituzionale, con un Parlamento pluralista e una società civile capace di manifestare e di opporsi, anche duramente, alle scelte del proprio Governo.
Su questo punto voglio essere chiaro, vogliamo essere chiari come Forza Italia (lo siamo sempre stati in effetti). Il Governo di Israele ha sbagliato, il Governo di Israele ha sbagliato e sbaglia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). La reazione seguita al barbaro attacco del 7 ottobre, un attacco terroristico vile, in cui le donne sono state stuprate, i bambini massacrati, i civili arsi vivi, è stata in molte sue parti intollerabile. Il numero di vittime civili a Gaza, la distruzione di infrastrutture sanitarie, la drammatica situazione umanitaria sono sotto gli occhi di tutti, purtroppo, e nessuna e nessuno può restare indifferente davanti a quelle immagini, ma non si può reagire all'errore del Governo colpendo un intero popolo: non si può confondere l'identità di una Nazione con le scelte politiche dell'Esecutivo di turno.
Non si colpisce Israele tagliando i ponti con Israele. In questo modo, si rinuncia al dialogo, alla pressione diplomatica, alla possibilità di essere interlocutori autorevoli e credibili. Denunciare oggi il Memorandum equivale a gettare al vento uno strumento di influenza politica: è un gesto sterile, retorico, urlato, ma assolutamente inefficiente.
Noi vogliamo dialogare, sì! Noi vogliamo dialogare con Israele per fermare i bombardamenti indiscriminati, fermare la punizione collettiva, rispettare chiaramente il diritto internazionale, garantire l'accesso agli aiuti umanitari - e, anche in questo campo, io credo che il nostro Paese stia facendo, in maniera molto forte e molto convinta, il proprio dovere -, aprire finalmente alla prospettiva di due popoli e due Stati, in condizioni di sicurezza e di dignità reciproca. Per farlo bisogna restare dentro i canali della cooperazione, non uscirne; bisogna essere parte del dialogo, non spettatori urlanti sul ciglio della scena internazionale, come sembra che voglia fare qualcheduno, anche in quest'Aula.
Qui entra in gioco il ruolo dell'Europa che, per troppo tempo, è rimasta, purtroppo, marginale e silenziosa. Oggi, in questa crisi devastante, ha invece l'occasione di rientrare in campo da protagonista, come forza diplomatica e credibile, come costruttrice di pace, come garante di equilibri. L'Italia deve essere la voce forte dell'Europa e può farlo solo se resta un interlocutore di Israele. Al di fuori di questo, il ruolo dell'Italia è assolutamente inesistente: è chiaro?
Votare queste mozioni vuol dire fare un favore alla propaganda, non alla pace. Per fortuna, le mozioni erano molto diverse e questo è indicativo del ruolo che, anche in questo caso così importante e su un tema così importante, l'opposizione del nostro Paese sta svolgendo, cioè un ruolo assolutamente marginale. Invece, sarebbe stato molto bello trovare su questi temi una grande interlocuzione da parte di tutti o di quasi tutti i partiti politici presenti in quest'Aula. Votare queste mozioni vuol dire fare un favore alla propaganda, non alla pace. Usare il dolore di Gaza come clava politica invece di trasformarlo in leva per un negoziato… L'Italia ha il dovere di dire parole chiare: Israele deve fermare le operazioni militari su Gaza e sui Paesi vicini, deve tutelare i civili, deve rispettare il diritto internazionale, ma deve anche sapere che non sarà lasciato solo. Non sarà demonizzato, non sarà isolato da chi lo ha sempre considerato un alleato e un amico.
Per questo, a nome del gruppo di Forza Italia, dichiaro il voto contrario su queste mozioni o su quasi tutte queste mozioni - e vedremo poi le posizioni, che abbiamo già visto, del Governo - perché la pace non si conquista sventolando carte ideologiche, ma portando avanti scelte coraggiose e restando dalla parte della coerenza e della responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolo Formentini. Ne ha facoltà.
PAOLO FORMENTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Torniamo ancora una volta sul tema del dramma di Gaza e sui rapporti con Israele. Lo abbiamo fatto tante volte, negli ultimi mesi, in quest'Aula. Anche dalla Lega va tutta la vicinanza, la solidarietà alle vittime civili di questa guerra che Hamas ha voluto scientemente scatenare proprio per creare una reazione di Israele, distruggendo di fatto la pace. Questo va ricordato sempre, va ricordata sempre la tragedia del pogrom del 7 ottobre 2023, ogni qualvolta ci occupiamo di questo tema. Purtroppo tanti colleghi, tanti partiti, non lo fanno più, però questa è l'origine di tutto: è l'origine di tutto, di un terrorismo che circonda da ogni lato Israele, che ne vuole l'annientamento, come è scritto negli statuti di queste organizzazioni terroristiche.
Noi, come Lega, ancora vogliamo ribadirlo, così come vogliamo ribadire, quando si accusa sempre l'Occidente di doppi standard, che c'è anche un doppio standard della sinistra, perché in questi giorni c'è il silenzio assoluto sul rapporto del Dinah Project che denuncia gli stupri scientifici, barbari del 7 ottobre. È un documento importantissimo, ma che ha trovato scarso rilievo, come ha denunciato l'ambasciatore d'Israele in Italia, sulla nostra stampa. Ricordiamo allora noi, da quest'Aula, quell'orrore, quell'orrore criminale, con volontà genocidaria.
Veniamo ora all'ordine del giorno, a quello che ci si chiede di fare: ci si chiede di cancellare, revocare, rescindere un Memorandum d'intesa con Israele in materia di difesa. Quasi nessuno, credo, abbia ascoltato con attenzione le parole del Sottosegretario, che è stato chiarissimo nel delineare quanto quell'accordo aiuti il nostro Paese. Aiuta il nostro Paese perché, grazie a quell'accordo, c'è stato un trasferimento di tecnologia che ha portato a costruire delle filiere produttive. Lo ha detto con parole chiarissime: ricadute occupazionali industriali. Questo è un punto dal quale non si può prescindere.
Inoltre, cancellare l'accordo vorrebbe dire annullare ogni possibilità di dialogo, di interlocuzione con Israele. Proprio anche attraverso questo Memorandum, l'Italia ha un peso diverso da altri Paesi. Altri Paesi chiacchierano, urlano, sbraitano, magari fanno finta di riconoscere la Palestina, che in questo momento non c'è, però noi Italia, invece, abbiamo portato cibo e aiuti umanitari, col programma Food for Gaza, e questo è riconosciuto sia dall'Autorità nazionale palestinese sia da Israele.
Noi ancora continuiamo a gran voce a chiedere il cessate il fuoco su Gaza. Continuiamo proprio perché abbiamo questa relazione bilaterale, una relazione importantissima. L'ho detto prima: Israele è un partner tecnologico strategico del nostro Paese. Non è annullando un accordo che - lo voglio dire ancora con più chiarezza: è a nostro favore, è l'Italia che beneficia di questo accordo - noi lavoriamo per la pace, ma è tornando - l'ho detto tante volte in quest'Aula, ma sembra che non si voglia cogliere il messaggio - alla pace, a una vera pace, a una stabilità del Medio Oriente, ritornando agli Accordi di Abramo, quegli Accordi che Hamas ha voluto far saltare proprio per interrompere il cammino verso la pace, e a quel grande progetto infrastrutturale che dall'India al Medio Oriente, da Israele e dalla Giordania arriva in Italia, nel nostro Paese. Laddove passano le merci - ne siamo convinti - c'è più stabilità e la guerra si interrompe. Allora, sì a IMEC, sì alla pace, ma a una vera pace, non una pace retorica, ideologica, come quella che ci propinano in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Ho sentito poi esaltare la figura di un'inviata dell'ONU, Albanese. Noi l'abbiamo anche audita in questo Parlamento. Ebbene, Israele ha più volte denunciato come le parole di questa funzionaria siano state spesso macchiate di evidente antisemitismo (La deputata Boldrini: “Questo è inaccettabile!”), di evidente odio per Israele.
Nelle sue parole si rintraccia quella narrazione della sinistra, di un Israele colonialista fin dalle origini; un Israele colpevole, come tutto l'Occidente, di colonizzare, di appropriarsi di risorse. Beh, questo non è affatto vero. Israele, nel 1948, è stato riconosciuto dall'ONU, proprio da quell'ONU che viene da lei rappresentato, e questo in seguito alla Conferenza di Sanremo, tanto per citare il nostro Paese e il ruolo che ha avuto nella storia.
Quindi, noi non ci associamo alla vicinanza per le sanzioni che ha ricevuto questa funzionaria, come Lega, e, anzi, ne denunciamo, con Israele, l'atteggiamento che certo non aiuta la pace (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier – Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), mentre, diamo tutta la nostra solidarietà alla parrocchia di Gaza, oggi colpita da un bombardamento - questo sì -, per parlare, ancora una volta, di quelle minoranze cristiane che in Medio Oriente soffrono, però ovunque, non solo a Gaza (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)…
PRESIDENTE. No, no, no. Non facciamo il controcanto.
PAOLO FORMENTINI (LEGA). …pensiamo alla Siria, pensiamo ai drusi, perché ci sono stati accenni veloci a quello che sta succedendo in Siria in queste ore. I drusi sono presenti in Israele, sono fortemente integrati nella società israeliana e hanno chiesto a gran voce di fermare il massacro della propria popolazione in Siria. Questo è avvenuto e questo, con grande serenità, bisogna ammettere, ovviamente ricordando sempre che non deve ripartire il conflitto in Siria. Però, non è accettabile che 350 appartenenti a una minoranza religiosa, come quella drusa, vengano uccisi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
E quindi, ancora una volta, perché colpevolizzarci sempre? Perché non dire che l'Italia sta facendo tanto per Gaza, per i bambini negli ospedali, con Food for Gaza, come prima dicevo e ricordavo? Perché non dirlo? Perché non dire che noi siamo più trasparenti di altri sulla vendita degli armamenti, che sono stati interrotti, come previsto dalla legge n. 185 del 1990? C'è una relazione annuale al Parlamento, sempre prevista da questa legge. Allora, noi siamo trasparenti, siamo chiari, però diciamo “no” al rovesciamento delle alleanze internazionali, “no” allo smantellamento, perché vediamo una sottesa volontà continua, in questa direzione, del nostro comparto industriale. E, invece, diciamo “sì” a un futuro di progresso e di stabilità per il Medio Oriente, con gli Accordi di Abramo e con IMEC (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.
CHIARA BRAGA (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Parto anch'io da qui. Mentre discutiamo queste mozioni in quest'Aula, la chiesa cattolica della Sacra Famiglia, a Gaza, è stata bombardata dall'Esercito israeliano: due morti, sei feriti, tra questi, il parroco di quella chiesa, Gabriel Romanelli. Ovviamente, diamo la nostra solidarietà, la nostra vicinanza, ma, vi prego, risparmiatevi le parole di circostanza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), risparmiatevele, mentre votate contro questa mozione, che impegna il Governo italiano a interrompere il Memorandum d'intesa con Israele in materia di cooperazione militare.
La nostra non è una presa di posizione ideologica, è una presa di responsabilità istituzionale e morale, perché, dopo gli accadimenti di questi ultimi anni, di questi mesi, di queste ore, quel Memorandum non è più compatibile con i principi della nostra Costituzione, con il diritto internazionale, né con la difesa della dignità umana. Mentre Israele bombarda Damasco e attacca con aerei la Striscia di Gaza all'alba, in queste ore, noi vi chiediamo di assumere, come Paese, un atto politico, che diventa anche una scelta etica. Quell'atto che non avete voluto fare in Europa, al Consiglio Affari esteri, dove ancora una volta è mancata l'Italia. Avete scelto di votare contro tutte le misure per sanzionare il Governo di Tel Aviv, tra cui la sospensione dell'Accordo di associazione tra l'Europa e Israele.
Allora, vi chiediamo oggi di fare uno sforzo, di fare un passo avanti. È una risposta dovuta a un dolore, a una tragedia, che da tempo ha assunto dimensioni inumane. E se non volete ascoltare le opposizioni, ascoltate le parole che ha pronunciato poco fa la vostra leader, certo, con due anni di ritardo: ha detto che da Israele non sono più accettabili attacchi ai civili che proseguono da mesi. Perché, sì, in questi anni, in questi mesi, nella Striscia di Gaza abbiamo assistito e stiamo assistendo a una catastrofe umanitaria, a una cancellazione progressiva della vita senza precedenti. Lo hanno ricordato gli altri colleghi: oltre 60.000 vittime, più di 18.000 bambini. Non numeri, vite. Interi quartieri rasi al suolo, ospedali bombardati, neonati morti in incubatrice perché non ci sono le cure. In molti casi, l'Esercito israeliano li ha chiamati errori tecnici, fatalità; ha espresso rammarico, forse ha anche aperto qualche inchiesta, ma non si è fermato, e voi, colpevolmente, non avete fatto concretamente nulla perché si fermasse. I pochi aiuti sono continuati dopo essere stati a lungo bloccati, deviati, ostacolati. Oggi, sono gestiti da una fondazione controllata da Israele stesso, un Paese occupante, impedendo che i beni di prima necessità arrivino in modo tempestivo, giusto, equo, a chi ha bisogno ed esponendo queste persone, che semplicemente cercano cibo per sopravvivere, a morte, tra chi si rivolge a chi dovrebbe invece aiutarli.
Allora, dite se in qualcosa di tutto quello che vi ho detto trovate un briciolo di umanità e di giustizia; se è così che si fermano i terroristi di Hamas, nei confronti dei quali rinnoviamo, ancora una volta, la nostra condanna senza ambiguità per i fatti del 7 ottobre, per avere costretto i palestinesi a vivere sotto il terrore e la violenza da tempi immemorabili. Ma l'Alta rappresentante dell'Unione europea per gli Affari esteri, Kallas, ha dichiarato, qualche giorno fa, che l'obiettivo dell'Unione è migliorare la vita a Gaza. Mi chiedo come sia possibile fare un'affermazione del genere. L'obiettivo del nostro Paese, dell'Unione europea, deve essere quello di fermare il massacro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), non accettare l'esistente cercando di migliorare un po' le condizioni. Certo, viviamo in una fase storica in cui domina l'idea che la forza sia tutto, determini ogni decisione, valga più del diritto, anzi, assistiamo alla demolizione, al disprezzo del diritto. Per questo abbiamo il dovere di fare tutto ciò che è in nostra disponibilità per spingere i Governi a fermare Netanyahu e il massacro che si sta portando avanti. Bloccare il Memorandum è un passo che va proprio in quella direzione.
Da quando il Memorandum sulla cooperazione militare è stato scritto è cambiata la storia, è cambiato l'ordine mondiale, che oggi viene messo in discussione dall'interno, persino da chi quell'ordine aveva contribuito a stabilizzarlo, a crearlo, come hanno fatto per decenni gli Stati Uniti. Oggi Trump, ignorando le regole e gli accordi multilaterali, ha fatto saltare principi che regolavano quell'ordine. Di fronte allo scenario della nuova Presidenza, Netanyahu si è infilato per salvare se stesso, prima ancora che per vendicare gli orrori provocati da Hamas il 7 ottobre, e insieme hanno sferrato un attacco senza precedenti agli organismi internazionali, prima fra tutti l'ONU e le sue Agenzie.
Cosa sono, se non questo, le sanzioni contro Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nei territori palestinesi occupati? Un bersaglio politico che vi chiediamo, ancora una volta, di difendere perché significa difendere non solo una cittadina italiana, ma anche le istituzioni internazionali che operano per la pace e per il diritto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Il mantenimento di questo Memorandum, in queste condizioni, invece, equivale a un sostegno politico, tecnico, logistico, a un apparato militare che la Corte penale internazionale ha formalmente accusato di crimini di guerra. E la prosecuzione di questa cooperazione ci rende complici, in violazione del diritto internazionale, della Carta delle Nazioni Unite, prima ancora della nostra Costituzione, dell'articolo 11, che ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli.
È grave che, mentre si susseguono gli appelli per il cessate il fuoco, per la tregua, Israele continui a rimandare la chiusura di un accordo negoziale, per cui si sta cercando, a Doha, tra mille ostacoli, di costruire un accordo che preveda la giusta liberazione degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, come condizione imprescindibile. È inaccettabile il sabotaggio continuo delle trattative per finalità politiche interne al Governo di estrema destra di Netanyahu.
Serve un cambio di passo, serve una comunità internazionale che agisca, serve un'Europa che esca da mesi di irrilevanza e metta finalmente in campo un'azione diplomatica decisa, seria, coraggiosa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), che abbia l'obiettivo di una convivenza pacifica duratura, del diritto all'autodeterminazione di entrambi i popoli, a partire dal riconoscimento dello Stato di Palestina accanto a quello di Israele, in piena sicurezza per entrambi.
Abbiamo chiesto che l'Italia si facesse promotrice, in sede europea, della sospensione dell'Accordo di associazione UE-Israele, di fronte al reiterato mancato rispetto dell'articolo 2 che vincola, come sappiamo, le relazioni internazionali al rispetto dei diritti umani.
Continueremo a farlo, ma oggi, con questa mozione chiediamo al Governo italiano di fare un atto concreto, non simbolico, perché siamo convinti che la pace non si alimenti con la guerra e che non si costruisca facendo macerie dei diritti umani e del diritto internazionale.
Interrompere questo Memorandum significa mettere in campo una politica negoziale, significa dire a chiare lettere che la pace si costruisce con la giustizia, con il diritto, con la verità, senza reticenze, con un dialogo negoziale. Diceva Gramsci: “La storia insegna, ma non ha scolari”. I fatti, purtroppo, lo dimostrano, però sarebbe imperdonabile non usare tutti gli strumenti che la politica ha a disposizione per fermare quel massacro, per fermare Netanyahu. Non voltiamoci dall'altra parte. Noi non lo facciamo, ma di fronte alla negazione del diritto e dell'umanità, anche voi non potrete in eterno continuare a voltarvi dall'altra parte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, che si levano in piedi, e dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maullu. Ne ha facoltà.
STEFANO GIOVANNI MAULLU (FDI). Grazie, Presidente. Signor Sottosegretario, colleghi, prima di iniziare qualsiasi riflessione su queste mozioni, vorrei che il nostro cordoglio e la nostra vicinanza vadano a padre Romanelli (Applausi), a quel presidio di fede e di carità, che è presente in una terra martoriata, come la Palestina. Ma è una presenza, quella cattolica, che, da sempre, anche in Siria - altra terra che soffre la violenza e l'integralismo - è testimonianza. È testimonianza anche in queste ore, dove Israele ha trovato la forza di difendere i drusi, sottoposti a uno sterminio, a un'azione di rappresaglia, così come è accaduto alla minoranza alawita, non più di qualche settimana fa, dove migliaia di persone sono state trucidate, insieme a centinaia e centinaia di bambini.
Io credo che questo vada ricordato, soprattutto in un territorio che soffre di un'instabilità endemica e che, qualche anno fa, ci ha riportato a una dimensione di terrore con lo Stato islamico che, tra la Siria e l'Iraq, lambiva poi, con l'applicazione della sharia e, soprattutto, di tutto ciò che consideriamo fonte di terrore, anche la nostra civiltà. Ecco, questo dovrebbe essere ricordato in un contesto molto più ampio, che riguarda tutti noi.
Allora, nel condannare, ovviamente, tutte le azioni belliche che vengono fatte contro la popolazione indifesa - cosa che abbiamo fatto in maniera rituale, ma in maniera sostanziale, ogni volta che è stato necessario e che il Governo continua a riproporre contro Israele -, va detto che la popolazione non deve subire gli effetti nefasti che la politica di Hamas ha voluto sviluppare su quel territorio. Una politica - ed è notizia di qualche ora fa - che pare aver trovato uno spiraglio rispetto a un processo di pace al quale Hamas continuava ad opporsi, anche attraverso gli Accordi di Doha, con un nuovo approccio rispetto a dinamiche territoriali che pare Hamas abbia accettato.
Quindi, noi tutti ci auguriamo che il cessate il fuoco sia propedeutico a dare un percorso di pace molto più attento, che metta la popolazione civile nelle condizioni di trovare riparo rispetto a questa continua dimensione di terrore che sta vivendo.
Ed è un terrore che ha un frutto nato da un albero, quello del terrorismo, quello del 7 ottobre, quello di una dinamica terroristica che ha avuto il suo impatto anche sulla popolazione; una popolazione che ha cominciato a ribellarsi: i clan della Striscia di Gaza hanno cominciato a mettere in discussione Hamas, ed è uno dei motivi per cui questo movimento sta dicendo “sì” agli accordi di pace.
Nelle agenzie tutti noi possiamo trovare il riscontro di queste parole e credo che tutto questo vada visto non oggi semplicemente in un Memorandum che, come ha ben illustrato il Sottosegretario, è stato, di fatto, congelato. Ci ritroviamo oggi…
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Maullu. Colleghi del gruppo del Partito Democratico e degli altri gruppi, andate fuori, se dovete parlare. Non disturbate, come nessuno ha disturbato voi.
STEFANO GIOVANNI MAULLU (FDI). Tale Memorandum, di fatto, è stato congelato. Ci ritroviamo totalmente nelle parole del Sottosegretario, sia nelle dinamiche relative all'approvazione delle mozioni, sia nella dimensione parcellizzata che ha voluto offrirci, ma soprattutto nella puntuale descrizione di quello che è stato il Memorandum e di quello che è in questa fase: un Memorandum che non può diventare lo strumento, la leva, la clava politica per mettere in discussione l'unico Stato democratico di quel contesto, peraltro, in una nuova fase che vede l'Unione europea particolarmente attiva. È notizia di qualche settimana fa che accordi sono stati proposti dall'Alto Commissario Kallas rispetto a una nuova fase degli aiuti, con una nuova diffusione degli aiuti, attraverso questa nuova organizzazione che bypassa completamente Hamas, che diventava l'unico interlocutore per la popolazione civile; quindi, esercitava nei confronti dei tanti cittadini di Gaza quella dimensione di coercizione che ha sempre fatto.
Ecco, in questa maniera, si è levata la possibilità ad Hamas di diventare soggetto politico, di continuare a esserlo. E tutto quello che stiamo vedendo è propedeutico a quello che si farà a New York tra qualche settimana, dove ci sarà un nuovo appuntamento, complice anche l'attivismo dell'Arabia Saudita che, praticamente, è l'elemento essenziale degli accordi di Abramo, che ci metterà nelle condizioni di discutere esattamente di quello che chiediamo da sempre: il disarmo di Hamas, “due popoli e due Stati” e un nuovo piano di ricostruzione della Striscia di Gaza.
Ecco, credo che tutto questo vada visto in un'ottica di positività, ripercorrendo la puntuale attenzione con la quale il Governo italiano ha sempre seguito ciò che stava accadendo in quel martoriato territorio. Lo ha sempre fatto con una dimensione di attivismo diplomatico; lo ha sempre fatto con attenzione particolarissima ai civili, a tutti coloro che hanno sofferto in maniera, come dire, particolarmente dura tutto ciò che Hamas ha voluto scatenare. E io credo che questo vada rammentato sempre.
Va rammentato soprattutto per evitare che la polarizzazione contro Israele faccia sfuggire l'obiettivo finale, che è quello del percorso di pace, che è quello dell'obiettivo di “due popoli due Stati”, che è quello della ricostruzione di Gaza, che è il disarmo di Hamas e che è la ricostruzione di un organismo dell'Autorità nazionale palestinese che possa consentire a tutti di avere una dimensione di interlocuzione sana, democratica e, soprattutto, in grado di consentire alla popolazione di sentirsi parte integrante di un processo nel Medio Oriente, soprattutto nel territorio israeliano, e pari rispetto a una dimensione attuale, che non è certamente quella che tutti noi desideriamo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ecco perché il gruppo di Fratelli d'Italia si riconosce nelle parole e nei giudizi che il Sottosegretario di Stato ha voluto esprimere sulle mozioni e, da questo punto di vista, saremo assolutamente conseguenti alle indicazioni per il voto finale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Marattin. Ne ha facoltà.
Colleghi, per favore, chi entra, prende posto e lo fa in silenzio. Abbiamo un'ultima dichiarazione che è quella dell'onorevole Marattin.
LUIGI MARATTIN (MISTO). Grazie, Presidente. Dato il rumore che c'era quando parlava un rappresentante del partito di maggioranza relativa, non pretendo certo un rumore inferiore, quando parla un semplice deputato del gruppo Misto. Solo per dire che due mozioni presentate, quelle dei gruppi Più Europa e Italia Viva, dicono che lo Stato italiano deve rispettare la legge, perché c'è già una legge che dice queste cose. Ovviamente è un precedente un po' strano fare mozioni che dicono che bisogna rispettare la legge, ma è una cosa giusta e la voterò.
Io voterò convintamente contro la mozione presentata dai gruppi PD, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra, perché sottintende una impostazione riguardo a questo conflitto che è quella largamente maggioritaria fra l'opinione pubblica, ma che non è quella del Partito liberaldemocratico. Cioè, fatto salvo che Netanyahu sbaglia per un motivo molto semplice, perché quando si combattono conflitti, dove il nemico si nasconde fra la popolazione civile, l'uso del solo strumento militare non è mai la soluzione e fatto salvo che la violenza a cui sono sottoposti i palestinesi in Cisgiordania, da parte dei coloni, è inaccettabile, una cosa si ricorda troppo poco spesso su questa vicenda, ossia che, in ogni guerra, c'è un aggredito e un aggressore e, in questa guerra, l'aggredito è lo Stato di Israele, perché è stato aggredito il 15 maggio 1948, 24 ore dopo la sua fondazione, è stato aggredito nel 1956, è stato aggredito nel 1967, è stato aggredito nel 1973 ed è stato aggredito il 7 ottobre. È evidente che, dopo ottant'anni di conflitto, c'è una serie di rimpalli di atrocità che rende difficile ristabilire chi è l'aggredito e chi è l'aggressore.
Ma noi non ci presteremo mai a narrazioni che lascino una sorta di ambiguità su questo, come sul fatto che, quando Hamas ha avuto l'opportunità di governare Gaza nel 2005, poteva fare quello che hanno fatto l'IRA o il PKK più recentemente, cioè abbandonare la lotta armata e mostrare che è possibile un governo dei palestinesi, per i palestinesi. Hamas ha preferito trasformare la Striscia di Gaza in un inferno, usando quelle risorse per comprare armi, per scavare tunnel (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) e per continuare la lotta contro lo Stato di Israele. Nessuna ambiguità nella critica al Governo Netanyahu è possibile quando si tratta di difendere le liberaldemocrazie che sono aggredite in armi da parte di regimi e tirannie (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Per quanto riguarda le votazioni per parti separate, faccio presente che i presentatori delle mozioni - ove necessario - hanno prestato il consenso previsto a seguito delle riforme regolamentari.
Colleghi, ho bisogno di silenzio, però, altrimenti non capite cosa votate, il che sarebbe grave.
Passiamo alla votazione della mozione Conte, Schlein, Bonelli ed altri n. 1-00465.
Avverto che il gruppo Azione ne ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare il 1° capoverso del dispositivo distintamente dal resto della mozione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Conte, Schlein, Bonelli ed altri n. 1-00465 nella sua interezza, ad eccezione del 1° capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 1° capoverso del dispositivo della mozione Conte, Schlein, Bonelli ed altri n. 1-00465. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).
Passiamo alla votazione della mozione Boschi ed altri n. 1-00474.
Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, pertanto, il parere deve intendersi favorevole alla mozione nella sua interezza.
Avverto, altresì, che è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare l'11° capoverso della premessa distintamente dal resto della mozione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Boschi ed altri n. 1-00474, come riformulata, ad eccezione dell'11° capoverso della premessa. Il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 3).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'11° capoverso della premessa della mozione Boschi ed altri n. 1-00474. Il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 4).
Passiamo alla votazione della mozione Magi ed altri n. 1-00478 (Nuova formulazione).
Avverto che, non essendo state avanzate richieste di votazione per parti separate, il parere deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Magi ed altri n. 1-00478 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).
Seguito della discussione della proposta di legge: Paolo Emilio Russo ed altri: Istituzione della Giornata nazionale in memoria dei giornalisti uccisi a causa dello svolgimento della loro professione (A.C. 1447-A) (ore 11,15).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 1447-A: Istituzione della Giornata nazionale in memoria dei giornalisti uccisi a causa dello svolgimento della loro professione.
Ricordo che nella seduta del 14 luglio si è conclusa la discussione generale e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre la vicepresidente della Commissione vi ha rinunciato.
(Esame dell'articolo unico - A.C. 1447-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico della proposta di legge e dell'unico emendamento ad esso presentato (Vedi l'allegato A).
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.
Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice ad esprimere il parere sull'unico emendamento riferito all'articolo unico della proposta di legge: non è presente in Aula. Colleghi, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 11,25. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 11,16, è ripresa alle 11,26.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Eravamo all'esame dell'articolo unico della proposta di legge e dell'unico emendamento ad essa presentato.
Se nessuno chiede di intervenire, invito, dunque, la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sull'unico emendamento, 1.1 Piccolotti.
NICOLE MATTEONI, Relatrice. Parere favorevole.
PRESIDENTE. Senza riformulazione?
NICOLE MATTEONI, Relatrice. C'è una riformulazione.
PRESIDENTE. Prego.
NICOLE MATTEONI, Relatrice. Al comma 3, primo periodo, sopprimere le parole da: “anche in cooperazione” fino a: “operanti nel settore”. Conseguentemente, dopo il primo periodo aggiungere il seguente: “le iniziative e gli eventi pubblici di cui al primo periodo sono organizzati informando l'ordine dei giornalisti, le associazioni sindacali dei giornalisti e i singoli professionisti e professioniste del giornalismo, che operano in contesti difficili e pericolosi, come i teatri di guerra, o che svolgono inchieste sulla criminalità organizzata”.
PRESIDENTE. Il Governo?
ALBERTO BARACHINI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Conforme.
PRESIDENTE. L'onorevole Piccolotti accetta la riformulazione del suo emendamento 1.1? Sì, l'accetta.
Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 Piccolotti, così come riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva all'unanimità (Vedi votazione n. 6).
Avverto che, consistendo la proposta di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.
(Esame di un ordine del giorno - A.C. 1447-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato n. 9/1447-A/1 Piccolotti (Vedi l'allegato A).
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
ALBERTO BARACHINI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Espunte la quinta e la settima premessa, l'impegno è riformulato con l'inserimento, dopo le parole “impegna il Governo”, delle seguenti: “a valutare l'opportunità”, ed è accolto come raccomandazione.
PRESIDENTE. L'onorevole Piccolotti accetta di essere raccomandata, nel senso che accetta la raccomandazione.
È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1447-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Grazie, signor Presidente. Intanto, preliminarmente mi consenta di ringraziare il collega Paolo Russo, che è il primo firmatario di questa proposta di legge e che ha anche acconsentito alla sottoscrizione da parte della mia persona…
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, ma secondo lei, lei può intervenire con questo fracasso?
PRESIDENTE. No, me lo dica lei.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Ci provo, quantomeno, Presidente.
PRESIDENTE. Se lei ci vuole provare, allora si imponga col tono stentoreo della voce che conosciamo. Prego, onorevole Giachetti. Io invito l'Assemblea a fare silenzio per non sfidare poi il timbro dell'onorevole Giachetti che sappiamo poter essere assai importante. Prego, onorevole Giachetti.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Diciamo che l'argomento non si presta, se no sarebbe un crescendo, come lei sa. Dicevo che preliminarmente, signor Presidente, volevo ringraziare il collega Paolo Russo, che è il primo firmatario di questa proposta di legge che mi ha dato anche la possibilità di sottoscrivere, cosa che ho fatto convintamente perché penso sia una questione molto importante.
L'istituzione di una Giornata nazionale in memoria è sempre qualcosa di evocativo e, in fondo, con il duplice compito di ricordare per non dimenticare e anche di agire per garantire la consapevolezza di quanto sia importante lavorare ad ogni livello per la difesa dei valori di libertà, sanciti anche dalla nostra Costituzione, ma non solo dalla nostra Costituzione.
La libertà di stampa è certamente una delle libertà più importanti per la tenuta di un sistema democratico, e infatti non è un caso se è la prima che viene limitata o addirittura negata nell'avvento dei regimi. E purtroppo è soprattutto in quei regimi che i giornalisti liberi vengono spesso repressi, incarcerati, uccisi o semplicemente, tra virgolette, fatti scomparire. In questo senso, penso che sia davvero importante e anche significativo che la Giornata nazionale in memoria dei giornalisti uccisi a causa dello svolgimento del proprio lavoro coinciderà in Italia con la Giornata mondiale della libertà di stampa, istituita dalla Conferenza generale dell'UNESCO nel 1991. Era doveroso che anche il nostro Paese tributasse il valore del ricordo nei confronti di tutti quegli operatori dell'informazione che, con coraggio ed interpretando nel senso più profondo il senso della loro professione, hanno perso la vita per garantire a tutti noi una luce sempre accesa e una lente sempre attenta in quei luoghi ed in quegli ambiti nei quali l'ombra e l'omertà la fanno da padrone.
Non ripeterò qui l'elenco, giustamente ricordato da molti colleghi in discussione generale. Ricordo, uno per tutti, il collega Siani che è stato nei nostri banchi fino alla scorsa legislatura e che ha perso il fratello, il giornalista, per l'appunto; ma non ripeterò qui l'elenco, ripeto, giustamente ricordato da molti colleghi in discussione generale, dei tanti operatori dell'informazione che sono rimasti vittime nell'esercizio della loro professione. Voglio invece qui valorizzare le ragioni per cui sono stati uccisi, cioè la loro determinazione a non piegarsi di fronte alle minacce e al pericolo; che fosse un teatro di guerra, un'inchiesta su un'associazione mafiosa o qualunque altro tipo di attività.
Ma in fondo la ragione principale per la quale sono stati uccisi è una ed è quella che si era consapevoli che fossero riusciti a portare alla luce e alla nostra conoscenza quello che si voleva mantenere nascosto.
Appare quindi quasi pleonastico in questo contesto evidenziare il peso delle testimonianze dirette di chi opera in territori di guerra. Pensiamo solo a quello che sta succedendo in questo momento nel mondo e capiamo tutti, indistintamente e senza differenze di parte, quanto le fonti di informazione divengano elementi indispensabili affinché ciascuno possa conoscere i fatti nella loro nudità. In mancanza di queste, senza lo sguardo diretto e ravvicinato di chi fisicamente si trova in quei luoghi, saremmo tutti alla mercé di fake news che si moltiplicano sui social o comunque di notizie filtrate, riportate, e dunque facilmente manipolabili.
In altre parole, senza una stampa libera e coraggiosa il mondo permarrebbe in uno stato di ignoranza fatale, in cui nessuno di noi avrebbe più la possibilità di comprendere e dunque, in fondo, anche di scegliere. Una condivisione così unanime di questo provvedimento credo fosse non solo auspicabile ma, forse, addirittura scontata. Ma sappiamo che poi, anche quando ci troviamo di fronte a casi di questo tipo, non dobbiamo mai dare nulla per scontato e quindi il valore di questa unanimità credo sia ancora di particolare rilievo.
Ma ciò che, a mio avviso, rende la norma assai più cogente è il fatto che non si limita, come spesso accade, all'istituzione di una giornata celebrativa fine a sé stessa. Non si limita dunque a concedere spazi televisivi per ricordare i caduti e le loro storie. Non vi sarà semplicemente un freddo, ancorché necessario, elenco di nomi riportato sui siti istituzionali. Piuttosto, il provvedimento prevede di fornire uno strumento a tutti gli enti locali, alle scuole, alle università - per intenderci, di promozione e sviluppo - di iniziative in cui al centro vi sia il ruolo della stampa libera. Così come si prevede la possibilità di organizzare campagne istituzionali, volte a contrastare il linguaggio d'odio nei confronti dei giornalisti, in particolare delle donne.
La funzione dunque culturale in senso ampio, ma proattiva e formativa nello specifico della norma mi pare un elemento indispensabile affinché davvero il valore delle testimonianze dei caduti nell'esercizio del dovere riceva nuova vita attraverso il racconto di un professionista che, nei casi in oggetto, ha certamente coinciso con una passione e un senso del dovere a cui tutti siamo debitori.
Thomas Jefferson diceva: “dove la stampa è libera e tutti sanno leggere non ci sono pericoli”, a riprova di quanto sia cruciale il nesso tra libera informazione e democrazia. Entrambe non possono darsi senza l'altra; senza un'informazione priva di costrizioni e padroni, tutti, senza alcuna differenza, finiamo per perdere la nostra libertà.
Vorrei solo aggiungere, per concludere, che io mi auguro che, per questa legge in modo particolare, ci sia la possibilità di ricavare finanziamenti che rendano poi effettivamente attuative tutte le buone volontà che sono inserite in questa proposta di legge. E, senza eccessiva polemica, ma una piccola vena polemica me la lasci fare: noi stiamo parlando di un fatto drammatico, della morte dei giornalisti - lo dico anche al Sottosegretario Barachini - nell'esercizio del loro lavoro. Ma noi sappiamo - può accadere - che per i giornalisti nell'esercizio del loro lavoro, anche dove non si arrivi a una fine così drammatica, ci può essere il tentativo di impedirli nel loro lavoro, in qualche modo cercare di costringerli a non fare fino in fondo il loro lavoro. E allora, io penso che, per esempio, le intercettazioni dei giornalisti siano un fatto molto grave, signor Sottosegretario; e mi auguro che anche questo tema, che certo non è paragonabile a quello di cui stiamo parlando, trovi in quest'Aula, in questo Parlamento, finalmente parole di verità. Perché quello che è accaduto - ed è certamente accaduto ad alcuni giornalisti nel nostro Paese - è qualcosa che non può, non deve accadere e di cui, anche di quello, dobbiamo sapere la verità (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, signor Presidente. Anch'io voglio ringraziare il collega Paolo Emilio Russo che mi ha proposto di sottoscrivere questa proposta di legge e per il fatto di aver messo all'ordine del giorno della nostra discussione una questione importante.
È una questione importante, che non riguarda soltanto un aspetto che noi non dobbiamo dimenticare, che è quello dei molti giornalisti italiani, non solo italiani, che sono morti cercando di svolgere al meglio questa funzione fondamentale per la democrazia. Ma, contemporaneamente, ci permette anche di fare una riflessione, sollecitata anche dal fatto che, giustamente, questa Giornata del ricordo cade il 3 maggio di ciascun anno, in concomitanza, appunto, con la Giornata nazionale della libertà di stampa istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Quindi, questa data secondo me è particolarmente significativa e ci permette non soltanto di ricordare i giornalisti caduti in occasione di guerre, ma anche guerre combattute contro la criminalità organizzata. Sono stati fatti tanti nomi in quest'Aula: Ilaria Alpi, Miran Hrovatin, Maria Grazia Cutuli, Giuseppe Impastato, Giuseppe Fava, Giancarlo Siani. Ce ne sono tanti, ce ne sono troppi. Ma in questa occasione possiamo anche tentare di fare una riflessione, in un momento storico nel quale i conflitti sono così presenti fortemente nella società contemporanea a livello globale, le guerre sono un elemento che è diventato, sembrerebbe, strutturale al nostro tempo.
E, da questo punto di vista, il ruolo dei giornalisti e della stampa libera rappresenta una questione fondamentale. Voglio ricordare, per esempio, che nel conflitto di Gaza finora sono stati uccisi 217 giornalisti, tra cui 27 donne. Non solo, sotto raid aerei sono rimasti feriti o menomati altri 400 giornalisti, 48 si trovano attualmente in prigione da diversi mesi. Secondo l'ONU vengono privati di ogni diritto affinché non comunichino con l'esterno.
Voglio ricordare che, in quella situazione così drammatica, uno dei punti fondamentali dell'offensiva militare di Israele è quello di impedire il racconto dei fatti e della verità che avviene a Gaza attraverso il cucire la bocca a tutti i giornalisti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Ufficialmente noi non sappiamo niente, quella zona è interdetta alla libera informazione. I giornalisti, addirittura, che, come è noto, mettono la scritta “Press” sul proprio corsetto antiproiettile per far vedere alle parti in conflitto che sono giornalisti, a Gaza fanno il contrario (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), si tolgono la scritta “Press” perché sono obiettivo dei cecchini, per essere uccisi, per impedire che le persone nel mondo sappiano la verità, sappiano quello che sta accadendo.
E questo credo che sia esemplificativo dell'importanza e del ruolo della libera informazione a livello globale, perché è attraverso l'informazione, attraverso la conoscenza, che le persone possono farsi un giudizio libero, aperto, di quello che sta accadendo. E, in ultima analisi, la democrazia alberga nell'opinione pubblica, nei cittadini e nelle cittadine del mondo, ma guardate che questo non è l'unico aspetto e l'unico esempio.
Io voglio ricordare che secondo l'UNAMA, la missione delle Nazioni Unite di assistenza in Afghanistan, nel periodo compreso tra il 2021 e il 2024, 336 giornalisti hanno subito arresti arbitrari, torture, minacce, intimidazioni. La libertà di stampa in Russia, oggi, non è garantita da nessun punto di vista, la stampa indipendente è stata criminalizzata con l'etichetta di essere indesiderabile e di lavorare per lo straniero, e quindi i giornalisti sono costretti ad essere vessati e imprigionati. Per non parlare di quello che una volta era il faro della democrazia liberale a livello globale.
Il Presidente degli USA, Donald Trump, ha intrapreso molte iniziative per limitare la libertà di stampa, scegliendo lui stesso, addirittura, gli organi di informazione che potessero seguire le attività della Casa Bianca e demonizzando alcuni reporter perché osavano criticare alcune delle sue affermazioni e delle sue scelte. Presidente, lo devo dire, e so che lei onorevolmente svolge questa professione, e quindi meglio di me lo saprà: nella classifica globale della libertà di stampa 2025, stilata da Reporter Senza Frontiere, l'Italia si è classificata al 49° posto, scendendo di 3 gradini rispetto ai dati del 2024: il risultato più grave dell'Europa occidentale, al 49° posto nella graduatoria della libertà di stampa.
Questo, purtroppo, non ci stupisce. Vediamo anche quello che avviene nella TV di Stato, nella TV pubblica, come i giornalisti di inchiesta vengono sempre più emarginati e come, anche lì, si tenta di mettere il bavaglio alla libera informazione. Difendere la libertà di stampa significa difendere i cittadini; peraltro lo impone la Costituzione, e questo lo voglio ricordare e ribadire anche in quest'Aula. Un Paese dove il giornalismo non è libero è un Paese che lede il diritto dell'opinione pubblica, cioè di ogni singolo cittadino e singola cittadina di essere informato in un contesto di pluralismo, animato da voci critiche e capace di riconoscere l'inestimabile valore democratico del giornalismo di inchiesta.
Ci sono molti elementi che rendono questa proposta di legge non soltanto una delle molte giornate che andiamo a istituire per le tante questioni che affascinano soprattutto i colleghi della maggioranza, ma, effettivamente, rendono un servizio importante, perché permettono di concentrare l'attenzione non soltanto sui giornalisti che sono stati vittime di guerra, ma, contemporaneamente, un occhio sulla questione della libertà di stampa, della libertà, in fondo, di ogni Paese democratico.
Vorrei ricordare, in questa sede, l'articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948, che recita: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere”. Ecco, questo è il punto fondamentale e credo che noi tutti siamo chiamati a dare attuazione a questa dichiarazione di principio della Dichiarazione universale dei diritti umani.
Riconoscere il diritto e il dovere di diffondere l'informazione credo che sia una delle questioni fondamentali che riguardano ogni Paese democratico. Non può essere accettabile quello che sta avvenendo a Gaza in questo momento, non può essere accettabile la riduzione al silenzio dei giornalisti e delle giornaliste in molte parti del mondo, come non può essere accettabile che anche nel nostro Paese, invece di migliorare le performance di una classifica legata al diritto della parola e al diritto di libera informazione, in realtà si va indietro rispetto ai risultati, già abbastanza mediocri, raggiunti negli anni precedenti.
Per questo noi esprimiamo convintamente un voto positivo a questa proposta di legge. Siamo anche molto soddisfatti, e lo vogliamo sottolineare, del fatto che ci sia una sostanziale unanimità. Vorremmo che questa unanimità si trasformasse in provvedimenti concreti a sostegno dei giornalisti in questo momento a Gaza, a sostegno della libertà di informazione nel nostro Paese, a sostegno della libertà di informazione in ogni Paese del mondo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grippo. Ne ha facoltà.
VALENTINA GRIPPO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Come abbiamo avuto modo di dire anche in discussione generale, ringrazio e ringraziamo il collega Paolo Emilio Russo per avere presentato questa legge, che abbiamo sottoscritto e sostenuto. Naturalmente, lo abbiamo detto, è stata una fortunata eccezione alla regola che come gruppo di Azione ci siamo dati, che è quella di guardare spesso con sfavore all'istituzione di nuove giornate celebrative.
E ciò non perché non pensiamo che i singoli temi meritino attenzione, ma perché, in generale, troppo spesso l'istituzione di giornate celebrative è un modo per eludere ed evitare l'effettiva tutela e l'effettiva attenzione ai temi dei quali ci vogliamo occupare. Invece, il tema di cui ci occupiamo oggi è un tema così importante che ci ha portato a fare questa fortunata eccezione e a dire che riteniamo che sia giusto il 3 maggio, in concomitanza con la Giornata mondiale della libertà di stampa, istituita dall'UNESCO, istituire la giornata per ricordare tutti i giornalisti che hanno perso la vita nel compimento del loro dovere.
Sono stati ricordati dai colleghi che mi hanno preceduto, oggi e in discussione generale, i nomi di tutti quelli che hanno perso la vita in Italia nella lotta alla criminalità organizzata, nel raccontare i comportamenti scorretti nell'ambito della pubblica amministrazione: 1.000 battaglie che hanno contraddistinto nomi che - è vero - sono stati ripetuti più volte, ma che è giusto ricordare, perché sono persone che hanno scelto di stare dalla parte giusta.
Ci tengo a fare anche una riflessione in qualità di relatrice generale per la tutela dei giornalisti in Consiglio d'Europa. Ho avuto occasione di vedere i dati della piattaforma che è stata istituita dal Consiglio d'Europa, che ricorda ogni singolo attacco e intimidazione che avviene ai danni di giornalisti in tutta Europa. Speravamo che, andando avanti negli anni, diminuissero i numeri; purtroppo, aumentano ogni anno e non solo per i conflitti, ma perché le tipologie di intimidazione, le tipologie di attacchi e i modi con i quali si può mettere a tacere qualcuno, che sceglie di dire la verità, sono sempre diversi.
Ho avuto, personalmente, il privilegio di incontrare a Berlino i giornalisti russi in esilio, che si sono organizzati in associazioni per continuare a raccontare quello che sta avvenendo a seguito della aggressione russa dell'Ucraina ed è stato già raccontato delle centinaia di giornalisti morti a Gaza o che sono stati feriti. Sono numeri devastanti, che ci fanno riflettere e per i quali, evidentemente, non è sufficiente l'istituzione di una giornata.
Noi votiamo con convinzione questa legge oggi. Votiamo con convinzione i programmi che verranno fatti - e ringraziamo anche il Sottosegretario Barachini su questo - per raccontare nelle scuole cosa significa essere un giornalista, per raccontarlo alle persone, per riportare questo mestiere nella centralità e dargli la dignità che merita, ricordandoci che, in epoca di fake news e di deepfake, forse assume un nuovo ruolo quello di chi decide di raccontare quello che ha visto con i propri occhi, riportandolo ad autenticità e verità. Però, con la stessa sincerità, non possiamo in quest'Aula non ricordare le tante occasioni, in questi due anni e mezzo, in cui avevamo chiesto un lavoro congiunto, per esempio, sulla riforma della legge per la votazione dell'ordine dei giornalisti ed altre iniziative, per esempio, la proposta contenuta nella mozione di Azione per la governance della RAI e del servizio pubblico. Ecco, ci piacerebbe che l'unanimità che c'è oggi intorno a questa legge ci fosse sempre e che, da parte del Governo, ci fosse la stessa apertura nel ragionare rispetto a quegli strumenti che davvero darebbero sempre quel riconoscimento e quella dignità al mestiere di cronista e giornalista che riteniamo ci debba essere.
Quindi, oggi il gruppo di Azione esprimerà un voto favorevole e speriamo che ci sia lo stesso lavoro unanime nei prossimi mesi, perché i giornalisti non solo siano ricordati quando perdono la vita, ma siano tutelati, quando decidono, ogni giorno, di fare bene il proprio lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signori del Governo, la proposta di legge d'iniziativa dell'onorevole Paolo Emilio Russo, che voglio anche io ringraziare, a titolo personale, per la lodevole iniziativa, non a caso, vede, tra i sottoscrittori, diversi esponenti di partiti sia di maggioranza che di opposizione, fra cui anche colleghi del gruppo a cui appartengo, Noi Moderati, oltre, ovviamente, al sottoscritto, l'onorevole Carfagna e l'onorevole Cavo, che hanno voluto aggiungere le loro firme alla proposta dell'onorevole Paolo Emilio Russo.
Questa proposta di legge, infatti, rappresenta un atto di grande valore simbolico e civile volto proprio a istituire, il 3 maggio di ogni anno, la Giornata nazionale in memoria dei giornalisti uccisi a causa dello svolgimento della loro professione. Quindi, esprimo a nome personale - ma a nome, ovviamente, di tutto il mio gruppo -, pieno sostegno a questa iniziativa, che non solo rende omaggio a chi ha sacrificato la vita per la libertà di stampa, ma rafforza il nostro impegno collettivo per la difesa di un pilastro fondamentale della democrazia.
Ricordiamoci, colleghi, che la libertà di stampa sancita dall'articolo 21 della Costituzione è un diritto fondamentale che garantisce la trasparenza e il pluralismo nella nostra società: consente, difatti, a un regime politico di definirsi democratico; rappresenta essenzialmente un discrimine, una linea di demarcazione netta, e i giornalisti che hanno perso la vita per mano della criminalità organizzata, del terrorismo o in incidenti legati al loro lavoro hanno pagato il prezzo più alto per il loro coraggio nel raccontare la verità spesso in contesti difficili e pericolosi. Quindi, istituire una Giornata nazionale in loro memoria significa riconoscere il loro sacrificio e il loro contributo alla democrazia, dando, appunto, voce a chi, con il proprio lavoro, ha difeso il diritto dei cittadini a essere informati.
La scelta del 3 maggio, che coincide, non a caso, con la Giornata mondiale della libertà di stampa istituita dall'UNESCO, sottolinea l'importanza di collegare la memoria delle vittime alla valorizzazione del ruolo dell'informazione nella società.
La proposta prevede che le istituzioni pubbliche, le regioni, le province, le città metropolitane e i comuni, in collaborazione proprio con associazioni e organismi del settore, promuovano iniziative, convegni e incontri pubblici. Queste attività non solo commemorano i caduti, ma sensibilizzando l'opinione pubblica sull'importanza di una stampa libera, pilastro indispensabile per contrastare il regime autoritario, denunciare l'elusione delle regole, combattere le ingiustizie e garantire il pluralismo: quindi, essenzialmente, dare voce. I giornalisti sono la voce della società e silenziare quella voce vuol dire reprimere l'intera collettività.
Un aspetto cruciale della proposta è l'attenzione al mondo scolastico: prevedere che gli istituti di ogni ordine e grado dedichino iniziative didattiche alla commemorazione dei giornalisti uccisi e l'approfondimento dell'articolo 21 della Costituzione rappresenta un importantissimo investimento per il futuro.
Educare le giovani generazioni al valore della libertà di stampa significa formare cittadini consapevoli, capaci di apprezzare il ruolo dell'informazione e di difendere i principi democratici, e la lezione specifica sull'articolo 21 proposta dalla legge che stiamo discutendo è un'occasione per discutere, appunto, di diritti, doveri e responsabilità, radicando, nei giovani, il rispetto per chi lavora per la verità.
Verità, veridicità dei fatti: sono concetti spesso annebbiati in un'epoca di narrazione, di storytelling. Mi sia consentito di aggiungere anche il concetto di realtà. Non sempre ci si rende conto che le nuove generazioni cresceranno in un mondo in parte dominato dall'intelligenza artificiale. Eppure, signor Presidente, i segnali evidenti di contaminazioni sono già parte di un presente che, di tanto in tanto, appare distopico quanto per dimensioni future immaginate nei libri di fantascienza. Non so se sia sufficiente definire un cambiamento di linguaggio anche politico, financo possiamo dire istituzionale.
In questo contesto la stampa libera e autorevole rappresenta il baluardo di quei concetti tanto forti quanto appannati che citavo prima, appunto la verità e la realtà. Quindi, ritengo quanto proposto un atto di giustizia e di responsabilità verso chi ha dato la vita per la libertà di stampa, ma anche un impegno per il futuro della nostra democrazia. Istituire la Giornata nazionale il 3 maggio significa non solo ricordare, ma anche agire per promuovere una società più informata, consapevole e libera. Bene fa quest'Aula a sostenere, tutta insieme e con convinzione, questa proposta, affinché proprio il sacrificio dei tanti giornalisti caduti diventi un monito e un esempio per tutti noi. Ovviamente, come gruppo di Noi Moderati, voteremo convintamente a favore (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.
ANTONIO CASO (M5S). Grazie, Presidente. Iniziamo dalla fine, ovvero che voteremo favorevolmente su questo provvedimento e lo voteremo perché il tema è enorme, il tema è drammatico ed è difficile, anzi è impossibile non essere tutti dalla stessa parte e lo ribadiamo sempre: anche un solo giornalista ucciso per il suo lavoro dovrebbe essere un lutto per chiunque creda nella libertà di stampa e di informazione. Purtroppo - dobbiamo dircelo - di giornalisti uccisi ce ne sono e sono tanti: sono 54 solo nel 2024, per “Reporter senza frontiere”, e addirittura 104 se allarghiamo lo sguardo, poi, a tutti gli operatori dell'informazione, secondo la Federazione internazionale dei giornalisti. Quindi va bene, va benissimo istituire questa Giornata nazionale in memoria dei giornalisti uccisi a causa dello svolgimento della loro professione. Facciamolo, facciamolo tutti insieme.
Però, per suo tramite, Presidente, chiedo soprattutto ai colleghi di maggioranza: poi, negli altri 364 giorni dell'anno che facciamo, che farete (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Perché vi chiedo se continuerete, così come purtroppo state facendo, ad attaccare, dileggiare e minacciare i giornalisti a voi scomodi. Oggi proponete giustamente questa Giornata per i giornalisti uccisi, ma ricordiamo tutti che avete un Vice Premier, Salvini, che prometteva di togliere la scorta a Roberto Saviano, che era stato minacciato di morte. Questo ricordiamolo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ci rendiamo un attimo solo conto dell'ipocrisia, a volte, di tutto quello che accade qui dentro? Rendiamocene conto, perché, vedete, un giornalista inizia a morire quando lo si delegittima, quando lo si isola, quando il potere lo espone all'odio mediatico e sociale ed è quello, purtroppo, che vi vediamo fare costantemente. Quindi, fateci un attimo capire: la vostra attenzione per i giornalisti inizia solo dopo che sono stati uccisi e non prima, come dovrebbe essere. Allora ditemi, veramente ve lo chiedo con sincerità: dov'è il rispetto, ad esempio, nelle parole “finché c'è questo pezzo di merda non parlo” rivolte a Giacomo Salvini dal vostro Donzelli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? O in quelle di Sgarbi - ricordiamole: “Se lei muore in un incidente stradale io sono contento” - rivolte e dette a un giornalista di Report? O proprio in quello che è accaduto ieri qui alla Camera dei deputati, quando il Ministro Pichetto Fratin ha chiamato “stronzetta” la giornalista Vanessa Ricciardi, rea di aver semplicemente fatto delle domande, forse un po' scomode (ma è quello che fanno i giornalisti, ve lo ricordo)? Oppure ricordiamo che chiudete - o almeno ci provate, quando non ci riuscite, e li attaccate fortemente - i programmi che non vi piacciono, come accade ormai costantemente a Report; ricordiamo poi il caso Paragon, quello dello spionaggio del direttore di Fanpage, Francesco Cancellato, e del giornalista Ciro Pellegrino, su cui si continua a non fare veramente chiarezza; ricordiamo i tagli e lo smembramento dei programmi d'inchiesta in Rai, così come il clima pesante che si vive ormai nella nuova “TeleMeloni”; ricordiamo, ad esempio, anche la legge Bavaglio sulla pubblicazione delle intercettazioni. In realtà, però, una cosa dobbiamo dirla, un risultato questo Governo lo sta raggiungendo: l'Italia sta precipitando nella classifica per la libertà di stampa ed è tutto merito vostro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); dal quarantaseiesimo posto al quarantanovesimo in appena un anno. Bravi, complimenti, sono soddisfazioni!
Presidente, oggi con questa proposta di legge si è qui a fare i puri di cuore per l'istituzione di questa nuova Giornata nazionale, ma poi da due anni - e mi rivolgo soprattutto a questa maggioranza, ai colleghi di questa maggioranza, per suo tramite - non si riesce a dire niente, ma proprio niente contro chi ha letteralmente cancellato il diritto di cronaca a Gaza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Voglio avvisare forse i più distratti: mentre noi siamo qui, giustamente, a istituire questa Giornata in memoria dei giornalisti uccisi, a Gaza ogni giorno ci sono giornalisti che vengono colpiti, sparati sebbene abbiano addosso la scritta Press bella evidente. Sono oltre 200 gli operatori dell'informazione uccisi nella Striscia da ottobre 2023 e molti sono stati uccisi mentre facevano il loro mestiere, mentre documentavano, mentre raccontavano, perché nulla di ciò che accade a Gaza è frutto del caso. Lo ribadiamo: silenziare Gaza è proprio l'obiettivo del genocida e amico del Governo Meloni, Netanyahu.
I giornalisti morti a Gaza - chiariamolo - non erano nel posto sbagliato al momento sbagliato: erano nel posto giusto, ma stavano raccontando qualcosa di sbagliato per Netanyahu (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Concedetecelo, quindi: ci dispiace, ma non crediamo alla serietà di questo Governo in questi casi e ci viene il dubbio, il forte dubbio se non la certezza, che questa giornata non diventi null'altro che un'operazione di facciata, perché non basta - veramente non basta - una Giornata nazionale per proteggere i giornalisti; serve una cultura politica che rispetti sempre il giornalismo libero, serve un Governo che gli sia vicino quando la loro vita è in pericolo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e non che li attacchi come un Donzelli qualsiasi.
Poi, Presidente, c'è anche un altro problema, che non è di merito, ma di metodo, e che nulla - sia chiaro - ha a che vedere con il tema importantissimo - lo ribadisco ancora - che stiamo trattando oggi con questa Giornata e mi riferisco proprio alla produzione forsennata di queste “Giornate nazionali di”. Sembra quasi che sia diventata l'attività principale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) di questo Parlamento e di quest'Aula. Poi uno ci pensa e pensa che, forse, questa tipologia di attività, il tutto, è proprio per far finta di occuparsi di problemi senza poi fare assolutamente niente. Vedete, le Giornate - e questo dobbiamo un po' tutti capirlo - diventano, sono importanti e hanno senso solo quando sono rare e non quando diventano un semplice esercizio di retorica, perché se poi ci venite a dire che basta istituire una “Giornata nazionale di” per risolvere i problemi del nostro Paese allora ne iniziamo a proporre qualcuna anche noi.
Ne propongo proprio qui ora qualcuna (ne approfitto): potremmo istituire, tutti insieme, una serie di Giornate nazionali e possiamo fare un lungo elenco qui, non esaustivo. Per esempio, potremmo fare una Giornata nazionale per i Ministri che non riescono, da due anni, a condannare il genocidio di Gaza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); possiamo fare una Giornata per una Premier succube degli Stati Uniti; possiamo fare una Giornata per i Ministri che criminalizzano il dissenso; per i treni fermati dal cognato d'Italia; possiamo fare la Giornata dell'acqua che fa male come il vino; possiamo fare la Giornata per le file in aeroporto saltate dalle mogli dei Ministri, per le pistole che i deputati utilizzano a Capodanno, per i libri dei Ministri stampati con i fondi pubblici, per i quadri fregati da chi doveva proteggerli.
Presidente, insomma, potremmo coprire con facilità - e mi avvio a conclusione - tutti i 365 giorni dell'anno. La verità, però, Presidente, è che qui andrebbe istituita una sola Giornata: quella della vergogna, quella sì che sarebbe perfetta per questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolo Emilio Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO EMILIO RUSSO (FI-PPE). Grazie, signor Presidente. Onorevoli Sottosegretario e colleghi deputati, sarà forse vero che, negli ultimi anni, si è un po' abusato dello strumento delle Giornate. C'è una spiegazione semplice: il ricordo e la memoria, almeno loro, non costano niente e, di questi tempi, con queste casse, non è poco.
La giornata che istituiamo oggi, la Giornata nazionale in memoria dei giornalisti uccisi a causa dello svolgimento della loro professione, però, se permettete, è un'altra cosa. Nasce dall'urgenza di riconoscere un'altra categoria di vittime del dovere che, sino ad oggi, non aveva avuto un riconoscimento formale, e mi sto riferendo, ovviamente, ai giornalisti. Parliamo di donne e di uomini, come ricordavano i colleghi, che con il loro lavoro hanno scelto di servire la verità, spesso a costo della loro stessa vita. Giornalisti che, con coraggio, hanno illuminato le zone d'ombra della nostra società: la criminalità organizzata, la collusione, le ingiustizie.
Sono caduti in tanti, in Italia, come all'estero. Ne ho citati molti, quasi tutti, nella discussione generale - e non lo farò nuovamente per non rubarvi del tempo -, ma i loro nomi avranno finalmente il doveroso pubblico riconoscimento e saranno elencati nel sito della Presidenza del Consiglio. Nessuno sarà dimenticato: i più noti, come Ilaria Alpi e Maria Grazia Cutuli o anche come Andrea Rocchelli e Almerigo Grilz, certo non meno liberi o coraggiosi.
Questa proposta di legge non è solo un atto simbolico, ma è un impegno concreto a ricordare ogni anno, per tutti gli anni a venire, chi ha sacrificato tutto per la libertà di stampa, un pilastro della nostra democrazia. Ciò che, però, rende questa Giornata speciale è lo spirito che l'ha generata: un'adesione trasversale, che ha visto tutti i gruppi parlamentari uniti nel sostenere questa causa. Non è cosa da poco in un tempo in cui, spesso - e l'abbiamo visto anche poco fa -, sembrano prevalere le divisioni.
Ringrazio, dunque, nuovamente le colleghe e i colleghi che ho nominato, uno per uno, in discussione generale, molti sono colleghi giornalisti, che hanno creduto in questo omaggio ad una professione che è interessata da cambiamenti profondi, che affronta nuove sfide oggi, come quella lanciata dall'intelligenza artificiale e, più in generale, dalla transizione digitale.
Le edicole, dove un tempo i cronisti aspettavano le 2 di notte per acquistare i giornali freschi di stampa, per controllare eventuali “buchi”, chiudono una dopo l'altra; cambiano le modalità e i canali attraverso i quali i cittadini cercano notizie, ma ciò che non cambia e non cambierà mai è il bisogno irrinunciabile di un'informazione verificata e di qualità.
Istituire questa Giornata significa, dunque, mandare un messaggio chiaro: l'Italia non dimentica i suoi figli caduti per la libertà di espressione; significa dire oggi ai giornalisti, ai giovani giornalisti, che il loro lavoro è prezioso, spesso precario, sempre rischioso, ma che è prezioso per la nostra democrazia; significa, soprattutto, impegnarci a proteggere chi oggi continua a cercare la verità, spesso in contesti difficili, sotto minacce o pressioni; significa continuare a difendere e sostenere, come questa maggioranza e il Governo di Giorgia Meloni, qui rappresentato dal Sottosegretario di Stato con delega all'editoria, senatore Alberto Barachini, stanno facendo su più fronti, il pluralismo e la libertà; significa riconoscere il contributo di chi cerca e racconta notizie, ruolo sul quale concordarono sempre anche due maestri del giornalismo italiano, di orientamento e di idee profondamente diverse, come Indro Montanelli ed Eugenio Scalfari.
Noi non possiamo riportare in vita chi è stato ucciso, ma possiamo fare in modo che il suo sacrificio non sia stato vano e questa Giornata sarà, dunque, un momento per riflettere, per educare le nuove generazioni, per rinnovare il nostro impegno e garantire che il giornalismo possa essere esercitato senza paura. Tutte le istituzioni, dallo Stato ai comuni, come università e scuole, insieme all'Ordine dei giornalisti, ai sindacati e alle associazioni, saranno, dunque, coinvolte per promuovere iniziative di sensibilizzazione per commemorare i giornalisti caduti e per valorizzare il ruolo della stampa libera.
Tra gli obiettivi della Giornata che istituiamo - l'abbiamo migliorata nel corso del dibattito in Commissione -, c'è anche quello di contrastare il linguaggio d'odio e le minacce rivolte contro le donne giornaliste.
Concludo. Walter Tobagi, ucciso poco più che ragazzo dalle Brigate rosse, scrisse che la libertà di stampa è il termometro della democrazia. Con questa legge, vogliamo che quel termometro segni sempre una temperatura alta, a difesa della nostra democrazia.
Ho utilizzato meno della metà del tempo a mia disposizione, pertanto vi chiedo di sopportare una breve riflessione personale, che è sul provvedimento, ma che ha a che fare con il nostro ruolo di parlamentari. Quella che ci apprestiamo ad approvare è una proposta di legge di iniziativa parlamentare che porta la mia prima firma (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), prima a vedere la luce. Non cambierà il Paese, certo, ma è un piccolo mattoncino che rafforza il nostro sistema democratico. Ieri sera, mentre scrivevo gli appunti per questo intervento, mi è tornato in mente il me stesso dei 14 anni: le serate di riunioni fumose - perché si poteva ancora fumare dappertutto -, l'odore acre del ciclostile, quello della colla di pesce, che si rovesciava in macchina, per attaccare i manifesti con le scope e con i secchi, la passione per le cose in cui credevamo e in cui si crede a quell'età. Perché abbiamo scelto di dedicarci alla politica, invece di andare a ballare, quando avevamo 14 anni? Non certo credo per caso o per sbaglio; non per i vitalizi, che non esistono; non per saltare le file, che non saltiamo. Molti, credo tutti quelli che sono qua presenti, che siedono in quest'Aula, si sono dedicati a questa attività, la politica, per tradurre un'idea in una legge dello Stato. Oggi è toccato a me questo onore e ringrazio i colleghi che vorranno sostenere questa proposta (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Fratelli d'Italia). A qualcuno è già successo, ad altri toccherà in sorte più avanti e, ancora, tra qualche anno, nel prossimo Parlamento.
Fino a quando ciò continuerà ad accadere, vorrà dire che avrà ancora un senso, per una ragazza o un ragazzo come siamo stati tutti noi, metterci testa e cuore per riuscire, poi non importa quanto tempo dopo, a mettere il suo piccolo mattoncino in questa nuova Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Miele. Ne ha facoltà.
GIOVANNA MIELE (LEGA). Grazie, Presidente. Una Giornata in memoria dei giornalisti uccisi a causa dello svolgimento della loro professione è una proposta che, in un momento atroce di guerre che devastano la pace nel mondo, ci porta a riflettere sul valore che rivestono i cronisti. Sono disposti a perdere la loro vita nell'esercizio della loro professione, una professione che affonda le sue radici nel principio di democrazia e di libertà, quella libertà di espressione, di stampa che ci ha donato la possibilità di conoscere e interpretare la storia attraverso l'esperienza, la professionalità e l'etica di chi è da sempre alla ricerca della verità.
Come è noto, il 3 maggio è la Giornata mondiale della libertà di stampa, istituita dall'UNESCO nel 1991 e adottata dalle Nazioni Unite nel 1993. Le ricorrenze sono utilissime a richiamare alla memoria eventi, ma, soprattutto, servono a evocare emozioni, a suscitare reazioni e, in questo caso, volgendo lo sguardo al passato e a quei giornalisti uccisi, ai cronisti minacciati, che non si sono fermati davanti alla paura del pericolo. Commemorare quei giornalisti ha un valore ed un'importanza attuale, oggi più che mai perché, attraverso l'inchiesta giornalistica, noi combattiamo l'illegalità, la criminalità e perseguiamo l'obiettivo della pace. Sostenere ed approvare questa PDL significa non solo valorizzare il sacrificio dei cronisti uccisi ingiustamente, ma anche omaggiare i loro cari, infondere sicurezza e vicinanza a tutti i professionisti disposti a rischiare il bene più prezioso, la vita, per onorare un mestiere che è al servizio della comunità. Lo facciamo per dimostrare attenzione a quei giornalisti precari, ai giornalisti che lavorano in zone disagiate e lo dobbiamo a tutti quei ragazzi e a quelle ragazze che scelgono questa professione con spirito di servizio e perché il giornalismo, il giornalismo serio, è e deve essere vivo.
Ogni 3 maggio, regioni, province, comuni, enti locali potranno promuovere iniziative di sensibilizzazione per diffondere la conoscenza. Non possiamo lasciare solo chi si batte per democrazia. L'UNESCO ha rilevato che, nel 2024, sono stati uccisi almeno 68 giornalisti; le zone di conflitto hanno registrato altissime percentuali di uccisioni. È doveroso ricordare Beppe Alfano, che in Sicilia indagava contro le mafie locali; Ilaria Alpi, che indagava su traffici illeciti a Mogadiscio; Cosimo Cristina, ucciso da Cosa Nostra; Peppino Impastato, Mario Francese, Mauro De Mauro. Alcuni esempi di uomini divenuti martiri per essere stati in prima linea nella lotta alla criminalità. Questi esempi devono essere un modello ispiratore per i giovani, per le nuove generazioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), a cui dobbiamo infondere sicurezza, sempre più coinvolti in una crescente cultura della legalità, affinché quei sacrifici diventino un monito per tutti.
Credere nella giustizia come valore serve a sostenere un modello sociale basato su rispetto, fiducia, senso di responsabilità personale, istituzionale e, vorrei dire, politico. Il giornalismo riveste un ruolo cruciale, sociale, per lo sviluppo del pensiero critico, ma, soprattutto, per capire come gestire i social media.
Infatti, il giornalismo moderno affronta diverse sfide - la disinformazione, la diffusione di notizie false o fuorvianti e la concorrenza tra i media, che spesso costringe a una corsa verso notizie sensazionalistiche e superficiali - nella sua altissima funzione di informazione, educazione e intrattenimento. È una professione che riflette le trasformazioni tecnologiche, sociali e politiche della nostra epoca, ma di tutte le epoche, visto che le sue radici risalgono all'antichità, attraverso messaggi e lettere. Le commemorazioni, lo ribadisco, sono potenti stimoli per la crescita personale e collettiva.
Rievocare il coraggio e la determinazione di chi ci ha preceduto sarà un'occasione per rinnovare l'impegno verso i nostri pilastri fondamentali, altruismo e solidarietà. Parlare e raccontare di storie di vite spezzate, per onorare il vero lavoro dei giornalisti rimasti uccisi nell'orgoglio dell'esercizio della propria attività, significa anche riconoscere l'importanza di una professione che oggi, con l'avvento delle piattaforme, è sempre meno protetta e, a volte, è a rischio di credibilità e autorevolezza, che noi siamo qui a riconoscere e tutelare.
La lettura del giornale - mi piaceva questa frase - è la preghiera del mattino dell'uomo moderno: lo sosteneva Hegel. Sembra un tempo lontano quello in cui lo affermava, ma in realtà quanto sa di familiare e di tradizione lo sfogliare il giornale la mattina e quanto è importante continuare a farlo. È una lente sul mondo, una lente senza condizionamenti eccessivi e senza essere eccessivamente condizionabili. Istituire una Giornata nazionale in memoria dei giornalisti uccisi non è un gesto simbolico, è un atto di responsabilità civile e morale, è dire: non dimentichiamo chi ha pagato con la vita il diritto di informare. Per non dimenticare mai Giancarlo Siani, ucciso a soli 26 anni, perché stava parlando troppo.
Questi nomi, insieme a tutti gli altri, devono essere scolpiti nella memoria collettiva, non solo nelle cerimonie, ma anche nei programmi scolastici. È sottolineare il nostro impegno parlamentare e governativo per la tutela di questo lavoro e verso il pluralismo dell'informazione. Presidente, ogni volta che un giornalista viene messo a tacere o viene posto sotto scorta, anche la nostra democrazia diventa più fragile. Questa Giornata sarà un faro acceso su una verità semplice e potente: la verità non si uccide e chi la cerca con onestà non sarà mai lasciato solo da noi. Per queste ragioni, annuncio il voto favorevole del gruppo Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iacono. Ne ha facoltà.
GIOVANNA IACONO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, oggi siamo chiamati ad approvare una proposta di legge che prevede l'istituzione della Giornata in memoria dei giornalisti uccisi nello svolgimento della loro professione. Noi riteniamo che questo sia un atto doveroso. Con questo voto onoriamo nomi, volti, storie, e riaffermiamo, allo stesso tempo, un fondamento della nostra Repubblica: senza verità non c'è libertà, senza giornalismo libero non c'è democrazia.
È ciò che troviamo nell'articolo 21 della nostra Costituzione, parole che furono scritte dalle nostre madri e dai nostri padri costituenti, che sapevano bene che la libertà di stampa è una delle garanzie della nostra Repubblica. Parole che sono state riprese dal Presidente Mattarella in occasione della tradizionale cerimonia di consegna del Ventaglio da parte dell'Associazione stampa parlamentare.
Il Presidente ha pronunciato anche in quell'occasione parole nette in difesa dei giornalisti e del loro ruolo costituzionale, affermando, appunto, che “i giornalisti si trovano ad esercitare una funzione di carattere costituzionale che si collega all'articolo 21 della nostra Carta fondamentale, con un ruolo democratico decisivo”. Ma quelle parole, signor Presidente, hanno senso solo se c'è qualcuno disposto a farle vivere, e chi le fa vivere molto spesso paga un prezzo altissimo.
Penso a chi racconta i traffici illeciti, le collusioni tra mafia, politica e affari, penso a chi documenta guerre, stragi, crimini contro l'umanità, penso a chi, anche in contesti apparentemente tranquilli, dà voce a verità scomode, storie dimenticate e scandali che nessuno vorrebbe vedere in prima pagina. Ogni nome è una storia che non possiamo permetterci di dimenticare: quello di Mauro Rostagno, ucciso a Trapani nel 1988 per le sue inchieste di mafia; quello di Pippo Fava, scrittore, direttore della rivista I Siciliani, che fu ucciso a Catania nel 1984; quelli di Peppino Impastato e di Giancarlo Siani, che abbiamo già ricordato in sede di discussione generale.
L'elenco, purtroppo, non si ferma qui. Sono tutti giornalisti assassinati perché le loro parole facevano paura, perché riuscivano ad arrivare ad animare le coscienze. Se allarghiamo lo sguardo oltre i nostri confini, la lista si allunga drammaticamente. I dati ci forniscono un quadro chiarissimo, negli ultimi 20 anni più di 1.500 giornalisti sono stati uccisi nel mondo a causa del loro lavoro. Questi numeri ci raccontano una verità amara: l'informazione libera è ancora oggi una delle attività più pericolose, non solo in contesti di guerra, ma anche in Paesi democratici, dove dietro l'apparente libertà di stampa si nascondono minacce, querele-bavaglio, intimidazioni e delegittimazioni.
In Italia sono ancora decine i giornalisti costretti a vivere sotto scorta. Si è chiuso pochi giorni fa il processo Spartacus, dopo 16 lunghi anni di vita blindata, di non vita. Quel processo è stato condotto principalmente a carico di membri del clan camorristico dei Casalesi e in quel processo il giornalista Roberto Saviano era parte civile. A lui e alle giornaliste e ai giornalisti sotto scorta, che vivono e operano nella paura, giunga da quest'Aula il nostro pieno sostegno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Tutto questo, signor Presidente, dovrebbe farci riflettere, perché non può bastare l'approvazione di una giornata simbolica, se a questo non uniamo anche la determinazione nel garantire condizioni di sicurezza, sostenere chi denuncia e proteggere la dignità di un mestiere che oggi è sempre più fragile. Non è possibile che chi fornisce strumenti per capire, per sapere e per conoscere deve essere un nemico, deve diventare un nemico. Questa Giornata, quindi, non deve essere solo una data da appuntare sul calendario, deve essere un monito.
Deve ricordarci che dietro una notizia e dietro un'inchiesta c'è un lavoro lento, meticoloso, coraggioso e anche rischioso. Signor Presidente, non possiamo voltare lo sguardo dall'altra parte quando i cronisti di mafia vengono minacciati di morte, quando un giornalista precario riceve querele milionarie per avere raccontato verità scomode, quando le piccole testate locali, che sono spesso l'unico presidio di informazione in territori difficili, chiudono per mancanza di risorse. Dobbiamo avere il coraggio oggi, signor Presidente, di dire che la libertà di stampa non è garantita una volta per tutte.
Questa Giornata deve essere anche un'occasione di educazione e di sensibilizzazione. Quindi, riteniamo positivo che la norma preveda che il 3 maggio sia anche un'occasione di riflessione nelle scuole, nelle università, nelle piazze, con incontri e convegni per spiegare alle giovani generazioni cosa significhi informare in modo libero. È positivo anche che preveda la promozione di campagne istituzionali per contrastare il linguaggio di odio e le minacce rivolte contro le donne giornaliste, che, sempre più spesso, subiscono di più.
Dobbiamo portare nelle scuole la memoria di chi è morto per la verità e dobbiamo spiegare alle nostre giovani e ai nostri giovani che la libertà di informazione è bene comune, non è privilegio di una categoria, per formare cittadini consapevoli, capaci di distinguere una notizia vera dalla manipolazione, un'inchiesta seria da una bufala virale. Oggi l'informazione è minacciata anche dalla disinformazione sistematica, dalle fake, dall'uso distorto dei social, dal linguaggio di odio.
Allora a questo servono risposte nuove, regole chiare e investimenti nella formazione, per proteggere la qualità del lavoro giornalistico. Signor Presidente, votare per l'istituzione di questa Giornata della memoria deve avere, quindi, un significato profondo. Non possiamo dimenticare che molti di questi giornalisti sono stati lasciati soli. Oggi rendiamo omaggio alle loro vite, ma anche a quelle famiglie che da anni aspettano giustizia, aspettano verità e aspettano delle risposte.
Ricordare è giusto, ma non basta. Ciascuno di noi dovrà fare la propria parte perché questa Giornata non rimanga solo un simbolo, ma diventi uno stimolo a proteggere ogni giorno la libertà di informazione nel nostro Paese. E quindi è necessario un impegno a rafforzare le leggi contro le minacce ai giornalisti per contrastare le querele-bavaglio, che soffocano la libertà di cronaca; un impegno a difendere l'autonomia e la dignità di chi fa questo mestiere, spesso in condizioni di precarietà, cosa che non è più tollerabile.
E allora oggi, in quest'Aula, con senso di responsabilità, con rispetto, con profondo rispetto per chi non c'è più, con gratitudine per chi continua a raccontare ciò che in tanti vorrebbero tenere nascosto, annuncio, a nome del gruppo parlamentare del Partito Democratico, il nostro voto favorevole. Noi confermiamo il nostro sostegno a questa proposta di legge e ringraziamo anche noi il nostro collega Russo, primo firmatario della proposta, ma chiediamo al Governo di assicurare risorse reali per le campagne di comunicazione e di contrasto all'odio verso i giornalisti, e in particolare verso le donne, che, lo ribadisco, spesso subiscono minacce e violenze doppie.
Abbiamo il dovere di garantire loro strumenti e protezione affinché quel sacrificio non sia vano, perché la loro memoria diventi per tutti noi un impegno quotidiano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Amorese. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO AMORESE (FDI). Presidente, colleghi, Sottosegretario, partirò anch'io da alcuni momenti di attualità, anche per arricchire un po' il dibattito e rispondere ad alcune venature polemiche dei gruppi di opposizione, che non perdono mai l'occasione, anche davanti a una proposta di legge così profonda, di attaccare il Governo Meloni. Ieri il Governo Meloni ha compiuto mille giorni. Tra questi mille giorni mi viene spontaneo ricordare l'8 gennaio 2025, quando Giorgia Meloni annunciava la liberazione di Cecilia Sala, giornalista del quotidiano Il Foglio.
A tempo di record venne liberata questa giovane e coraggiosa giornalista. Così come non posso non ricordare il sostegno alla carta stampata, il sostegno alle edicole, la consapevolezza di trovarci davanti a un settore che è davanti a drammi epocali, a sfide epocali: l'intelligenza artificiale generativa, un precariato che non arretra, la disintermediazione, i social network. Tutte sfide fondamentali per questo settore.
E allora, proprio perché parliamo di attualità e di rispetto della carta stampata, dei giornalisti, non posso non ribadire anche in Aula la solidarietà di Fratelli d'Italia a due quotidiani che proprio recentemente, a Milano, hanno visto addirittura davanti alle proprie redazioni una manifestazione di estremisti di sinistra, per provare a condizionare la loro linea editoriale. Parlo de il Giornale e parlo di Libero (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Forse si continuano a fare figli e figliastri? Certamente quelle redazioni non si fanno strumentalizzare, la loro linea editoriale non trema davanti a queste pressioni.
Ma la solidarietà è importante e allora non posso non solidarizzare anche con una persona che sta da un'altra parte, se di sponde possiamo parlare nel giornalismo, che è l'ex direttore di la Repubblica, Molinari, che solo per aver osato criticare Francesca Albanese - criticare nel senso vero della parola, analizzare (Commenti)…lo sapevo che ci sarebbe stato qualche sussulto e non è un problema - è stato crocifisso, addirittura si è richiamato l'Ordine dei giornalisti per l'editorialista importante di la Repubblica. Anche a lui va la nostra solidarietà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Perché è inutile poi parlare, stracciarsi le vesti davanti a classifiche che, secondo noi, lasciano il tempo che trovano, ma, se le vogliamo citare, citiamole tutte. Quando il centrosinistra era al Governo di questa Nazione, e lo è stato tanto, in queste classifiche che vengono così tanto citate, parlavamo di settantesimo, ottantesimo, novantesimo posto. Oggi siamo, se proprio le volete citare, a posizioni molto migliori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
E allora, davanti alla polemica, che veramente ormai è surreale, delle PDL su queste Giornate, chi è senza peccato scagli la prima pietra. Perché la sapevo, me la immaginavo questa polemica. Mi sono fatto dare i numeri delle proposte di queste istituzioni di Giornate, e per esempio il MoVimento 5 Stelle, che ha così ironizzato su questo, solo nella XIX legislatura ne ha presentate, tra Camera e Senato, nove. Quindi, almeno abbiate la buona decenza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), consiglio non richiesto, disinteressato, di ritirarle, quantomeno di ritirarle.
Ma andiamo al succo di questa legge. Intanto ringrazio Paolo Emilio Russo, proprio perché questa è una di quelle Giornate fondamentali, anche perché vanno a coinvolgere le scuole. Allora, se noi, e con questo non lasciamo solo chi fa giornalismo vero, coinvolgiamo le istituzioni, le scuole, le università, facciamo un lavoro doppio, perché non solo non lasciamo più solo un sistema, quello del giornalismo italiano, che ha insegnato al mondo a non essere solo. E parlo cominciando dai familiari, da coloro che hanno visto il corpo dei propri padri o delle proprie madri sotto casa, falcidiati, per esempio, dalle Brigate rosse negli anni Settanta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), per esempio Walter Tobagi, per esempio Carlo Casalegno, negli scenari devastanti di Genova e di Torino.
Ma poi non posso non parlare dell'altra guerra, dopo quella al terrorismo c'è la guerra alla criminalità organizzata. Questa Nazione ha lasciato troppi litri di sangue, e intanto voglio testimoniare la vicinanza di Fratelli d'Italia a coloro che in Campania, ma non solo, sono ancora sotto scorta. Recentemente, di nuovo, Luciana Esposito, davanti alle ennesime minacce, nonostante quello che aveva già passato, anche in tribunali, è di nuovo sotto scorta per le minacce della criminalità organizzata. Mafia, camorra, ‘ndrangheta, eccetera, tra le varie cose che tollerano pochissimo c'è l'inchiostro sulla carta o ci sono le righe sul web.
E allora, proprio perché noi queste persone non le vogliamo lasciare sole, dobbiamo semmai rilanciare queste inchieste, perché a volte, davanti alla mafia, davanti alla ‘ndrangheta, eccetera, si lascia quasi il non detto per scontato. E non c'è nulla di non scontato nella guerra alla mafia e alla criminalità organizzata. Lo dico a 2 giorni dall'anniversario della strage di via d'Amelio, dove è morto Paolo Borsellino (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
Lo dico non dimenticando mai tutta quella scia di sangue, da Mauro Rostagno a Mauro De Mauro. Il corpo non è mai stato trovato, 1970, rapito dalla mafia, non è mai stato trovato il corpo. Agghiacciante a 55 anni di distanza. Non posso non ricordare Beppe Alfano, che, tra l'altro, veniva dalla nostra tradizione politica in Sicilia, ammazzato vicino a casa nel 1993, un altro giornalista coraggioso a Barcellona Pozzo di Gotto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Siamo a fianco dei suoi familiari, siamo a fianco di quella Sicilia che ha resistito in questi anni e ha fatto sì che l'Italia migliore fosse con loro, con coloro che erano in piazza contro la mafia.
Un passaggio di nuovo su Mauro Rostagno, perché, quando Rostagno muore, tutti sapevano da dove arrivava: sociologia, Trento, il Sessantotto, Milano e quant'altro. Ma chi aveva a fianco della sua TV, piccola TV privata nel trapanese, quando andava avanti con le inchieste che lo hanno portato poi a essere ucciso? Aveva coloro che stavano seduti in questo spicchio, aveva i deputati e i senatori del Movimento Sociale Italiano, e io questo non lo dimentico.
Perché, per arrivare ai giornalisti uccisi in guerra - su questo mi dilungherò -, sono tanti, sono troppi, sono troppi coloro che in questi anni hanno lasciato la propria vita nella Striscia di Gaza, in Ucraina e anche nelle tante guerre dimenticate che tuttora falcidiano il nostro mondo, e c'è il primo italiano caduto in uno scenario di guerra, in Mozambico. Quando Almerigo Grilz muore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia, che si levano in piedi), nel maggio 1987, c'è uno scherzo del destino. Frajese, alla Rai, alla TV pubblica, ne annuncia la morte.
Lo scherzo del destino ci racconta che quel giorno c'era lo sciopero dei giornalisti e, quindi, non si può, la Rai non riesce quel giorno - poi ci saranno alternative successive - a produrre nessun tipo di video, perché c'è uno sciopero.
Dico questo proprio perché si continua a considerare Almerigo Grilz un morto di serie B, e nel 2025 è agghiacciante ed è surreale; lo hanno fatto alcuni partiti recentemente, addirittura criticando un film (andatelo a vedere perché è un film, per quanto ci riguarda, incriticabile, nel senso negativo del termine). Ebbene, i reportage di Almerigo Grilz, di coloro che lo affiancavano e che tuttora rischiano la vita tutti i giorni per fare uno dei lavori più belli del mondo - questo atto di coraggio quotidiano che si chiama giornalista d'inchiesta, fotoreporter, eccetera -, i reportage di Albatross, di Fausto Biloslavo, Gian Micalessin, erano acquistati in tutto il mondo, ma in Italia quei reportage si dovevano pubblicare con un falso nome (Almerigo Grilli, Fausto Capitano, eccetera), perché venivano ritenuti con addosso quel marchio di infamia di aver fatto parte di quel partito che ho appena citato.
Allora, se c'è un merito, tra i vari, che ha questa proposta di legge, che Fratelli d'Italia ha sostenuto fin dall'inizio, è quello di non fare figli e figliastri: non ci sono, nelle guerre e nei giornalisti caduti in guerra, morti di serie B, non ci sono morti dalla parte sbagliata. C'è la verità; c'è un Parlamento finalmente al loro fianco (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); c'è quell'atto d'amore di un servizio fondamentale; c'è quel mestiere, tra i più belli del mondo e tra i più delicati e pericolosi del mondo. Quindi, Fratelli d'Italia dichiara convintamente il proprio voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Sospendo la seduta per qualche minuto. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 12,43, è ripresa alle 12,50.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
Tranquillizzo tutti su quanto è accaduto, l'abbiamo seguito insieme. Ovviamente, i migliori auguri per riprendersi immediatamente alla collega Appendino (Applausi).
Colleghi, abbiamo esaurito le dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare, per un breve ringraziamento, il Sottosegretario Barachini. Ne ha facoltà.
ALBERTO BARACHINI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie. Vorrei ringraziare anche l'opposizione, che ha condiviso, con sensibilità, l'intenzione proposta da Forza Italia e la linea espressa dal Governo sulla proposta di Paolo Emilio Russo.
(Coordinamento formale - A.C. 1447-A)
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1447-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 1447-A: "Istituzione della Giornata nazionale in memoria dei giornalisti uccisi a causa dello svolgimento della loro professione".
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 7) (Applausi).
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Grazie, signor Presidente. Sono particolarmente lieto che sia lei a presiedere, perché, ovviamente non coinvolgendola direttamente, sono sicuro che comprenderà meglio le ragioni per le quali vengo a chiedere l'ennesima informativa del Ministro della Giustizia in quest'Aula, sperando di essere un po' più fortunato di quanto non sia stato nelle volte precedenti. Ministro della Giustizia che, in quest'Aula, non viene e che, però, fuori di quest'Aula, dichiara - come si dice dalle parti nostre - a rotta di collo.
Signor Presidente, esattamente un anno fa, quando in quest'Aula si stava discutendo e si doveva discutere una proposta di legge che riguardava la liberazione anticipata speciale, la maggioranza decise di rinviare quella proposta in Commissione, perché, contestualmente, il Consiglio dei Ministri stava predisponendo, anzi aveva presentato proprio in quelle stesse ore, un decreto-legge sul tema delle carceri. Ora, noi sappiamo in modo anche limpido, la gran parte degli esponenti della maggioranza, in particolare di Fratelli d'Italia e della Lega, ci hanno spiegato che il problema delle carceri non si risolve con l'indulto, con l'amnistia, con lo svuota-carceri, ma si risolve con la costruzione delle carceri.
Sarebbe anche facile - ma lei sa che la mia posizione personale, rispetto a tutto quello che accade, è diversa da quella che viene usata più volte - fare riferimento alle inchieste che ci sono in corso sui lavori per la ristrutturazione delle carceri o anche a quello che successe, qualche decina d'anni fa, quando fu fatto un piano, le famose “carceri d'oro”, lei probabilmente se lo ricorderà, signor Presidente.
Ma la cosa che più lascia basiti è che, in quel decreto-legge, il commissario straordinario che fu nominato, previsto dal decreto-legge e nominato, era un commissario straordinario per l'edilizia penitenziaria che ha il compito di accelerare la costruzione delle carceri. Io ho tentato inutilmente di spiegare che non sono d'accordo, che, comunque, ciò non risolve il problema dell'emergenza sovraffollamento, ma la linea del Governo è: costruiamo le carceri.
Nella giornata di ieri, in un dibattito a Marina di Pietrasanta, il Ministro Nordio ci ha spiegato quello che io ho sempre pensato: che, un anno fa, ci hanno preso in giro - e uso un termine che possa essere pronunciato in quest'Aula, ma in realtà il termine volgare, non lo dico, è sicuramente più pregnante rispetto a quello che è stato fatto -, perché leggo testualmente quello che il Ministro della Giustizia, che ha fatto il decreto Carceri, che prevede il commissario straordinario per la costruzione delle carceri, ha dichiarato ieri: “Nelle nostre carceri abbiamo una capienza di 50.000 persone, come 20 anni fa, e circa 60.000 detenuti” - e questi sono numeri che, forse, se li assumesse un po' più precisi non sarebbe male, visto che è il Ministro della Giustizia -, ma, va avanti e dice: “in Italia costruire un carcere è un'impresa diabolica: nessuno lo vuole vicino a casa e poi abbiamo un sacco di vincoli e ci vogliono dieci anni solo per le autorizzazioni. Poi in Italia mancano gli spazi”.
Cioè, colui che ha fatto un decreto, l'anno scorso, per affossare la nostra proposta di legge, che dice che si fa un commissario per la costruzione delle carceri, a distanza di un anno ci dice: ma di che state parlando? Le carceri in Italia non si possono costruire. Che cos'è, se non una presa in giro, ripeto, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe)?
Vorrei aggiungere che è lo stesso Ministro che era partito spiegandoci che dovevamo utilizzare le caserme come alternativa, se lo ricorda? Allora, va bene, facciamo le caserme. E qualcuno gli spiegava: guarda che nelle caserme, comunque, ci vuole il personale della Polizia penitenziaria, che già è sotto organico, bisogna adeguarle. Ma di che cosa stai parlando? E c'erano le tre versioni sulle caserme: prima, erano le caserme per metterci i detenuti che hanno la pena lunga, in maniera tale che facevamo anche ristrutturare le carceri; dopo, invece, quelli che stavano in semilibertà e che in caserma sarebbero andati solo a dormire; poi, le caserme sono diventate il luogo per quelli che, non avendo la residenza, non possono avere la pena alternativa degli arresti domiciliari e, quindi, li mettiamo in caserma.
Ma ieri, anzi questa mattina, in un'intervista al Corriere della Sera, si è sperticato in un'altra affermazione, che penso ponga veramente dei problemi sulla stabilità psichica del soggetto, perché il detto Ministro ha affermato - e vorrei che venisse in Aula a spiegarci sulla base di quali teorie scientifiche afferma questa cosa - che non solo non c'è alcuna correlazione tra i suicidi e il sovraffollamento, ma, anzi, ha sostenuto che il sovraffollamento è utile perché ha consentito di evitare che alcuni suicidi si compissero, perché i compagni di cella hanno impedito che quelle persone si suicidassero.
Ma cosa si deve pensare di un Ministro del genere, signor Presidente? Io non glielo chiedo perché non voglio neanche sapere cosa pensa lei, ma come si può accettare che in un Paese del genere, mentre abbiamo lo stillicidio di un suicidio al giorno, ci troviamo un Ministro che adesso ci comunica che le carceri non si possono costruire in Italia? Colui che, però, un anno fa, ha fatto un decreto per le carceri, che ci spiega che non c'è correlazione tra il sovraffollamento e i suicidi e che tutto quello che hanno fatto in quest'anno è la famosa fornitura di moduli prefabbricati per ospitare, signor Presidente, a fronte di oltre 15.000 detenuti in più dentro le nostre carceri, se va bene 400 persone. I moduli prefabbricati costano 32 milioni, il che significa che ogni posto letto in un fabbricato costa allo Stato e alla comunità 83.000 euro.
Ma possiamo andare avanti così? È realistico che noi siamo presi in giro e il Ministro della Giustizia vada a destra e sinistra a dire corbellerie, non si presenti in quest'Aula per un confronto nel quale ci dica finalmente che cosa intende fare prima che altre 70 persone si ammazzino, e ci dica: evviva il sovraffollamento perché non se ne sono ammazzate 300? È una vergogna (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Di Biase. Ne ha facoltà.
MICHELA DI BIASE (PD-IDP). Grazie, Presidente. Per unirci…
PRESIDENTE. Onorevole Di Biase, può, per cortesia, cambiare microfono?
MICHELA DI BIASE (PD-IDP). … per unirci alla richiesta di informativa poc'anzi fatta dal collega Giachetti. Stamane, quando abbiamo letto l'intervista rilasciata, mi sembra, al Corriere della Sera da parte del Ministro Nordio, non capivamo se fosse uno scherzo o se il Ministro Nordio fosse serio rispetto alle dichiarazioni gravissime che ha fatto.
Perché vede, dire oggi, rispetto a un dato drammatico per cui muore un detenuto ogni quattro giorni - nelle carceri italiane c'è una situazione che è in completa violazione di quelli che sono i diritti umani -, che il sovraffollamento costituirebbe quasi un deterrente rispetto alla commissione dei suicidi, perché sono i detenuti stessi presenti all'interno delle celle che fanno, non lo so, una sorta di supporto psicologico... Dunque, sui detenuti, che sono, ripetiamo, con picchi del 180 per cento e qui, a Regina Coeli, io ho perso il conto di quanto sia il sovraffollamento, ecco il Ministro Nordio è riuscito a dire che questo vale a tutelare quei detenuti che in quelle carceri sono appunto costretti. Chiediamo, lo abbiamo chiesto, lo continuiamo a fare che il Ministro Nordio dica la verità su quello che intende fare, perché è notizia di qualche giorno fa - oltre alle cose che ha giustamente e doverosamente sottolineato il collega Giachetti - che il Ministro Nordio, per svicolare rispetto a quelle che sono delle richieste doverose che stanno facendo le forze di opposizioni, come, appunto, la proposta per la liberazione anticipata speciale, sta raccontando, da qualche giorno, che lui ha individuato 10.000 detenuti per cui sarebbe possibile procedere alla liberazione.
Ora io vorrei chiedere al Ministro: ha parlato con il suo partito e con la Lega? Quali sono questi detenuti che lui ha individuato? Perché noi francamente delle chiacchiere e delle sparate - perché, ormai, purtroppo io così debbo definirle e, mi creda, mi dispiaccio di questo - che il Ministro Nordio fa quotidianamente non ne possiamo più. Ma non ne possiamo più perché qui quello che non stiamo rispettando è l'articolo 27 della Costituzione italiana, che dice che i trattamenti a cui sono sottoposti i detenuti - e, dunque, l'espiazione della pena - non possono essere contrari al senso di umanità.
Allora, io vorrei che il Ministro ci dicesse perché il piano carceri non esiste - tra l'altro, per detta dello stesso Ministro, le carceri in Italia non si riesce a costruirle -, perché i detenuti non si ammazzano perché sono in buona compagnia e, dunque, il sovraffollamento costituirebbe un deterrente e, con riferimento ai 10.000 detenuti, non si sa quali siano le tipologie di detenuti individuate. Parliamo dei detenuti con disagi psichiatrici? E dove li mettiamo? Dove? Parliamo dei detenuti che hanno un problema di tossicodipendenza? Non esistono i centri dove questi possono andare. Insomma, noi di queste sparate non ne possiamo più e vorremmo che il Ministro, semplicemente, facesse il Ministro e che non parlasse a vanvera, in preda non so neanche io più a quale crisi mistica, perché veramente leggere il Ministro Nordio sui giornali è la cosa più divertente che ti possa capitare durante la rassegna stampa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI (AVS). Sì, grazie, Presidente. Ci associamo anche noi alla richiesta del collega Giachetti per poter avere qui, in Aula il Ministro Nordio e non per avere delle risposte dal Ministro Nordio, perché non è mai stato in grado di darle, quindi non abbiamo quel tipo di aspettativa, ma affinché, forse, per una volta, possa ascoltare le nostre proposte, a partire, ad esempio, della proposta Giachetti rispetto alla liberazione anticipata. Quindi, da questo punto di vista, davvero, mi associo ai colleghi.
Non è nuovo il Ministro Nordio rispetto alle espressioni, alle considerazioni sul sovraffollamento carcerario. Ricordo, già ormai un paio d'anni fa, quando qui, in Aula, davanti a noi disse che, di fatto, anche gli stessi suicidi - come sappiamo il problema dei suicidi è amplificato dal problema del sovraffollamento - possono essere normalizzati, perché in tutti i Paesi, anche europei, c'è il problema dei suicidi nelle carceri. Quindi, di fatto, lo possiamo normalizzare. Una politica seria, un Ministro serio, deve puntare a suicidi zero ed è chiaro che il sovraffollamento non è un deterrente.
Noi possiamo aiutare e verificare - devo dire che, anche con varie interrogazioni, ho portato anche dei casi concreti - con, ad esempio, una videosorveglianza più capillare rispetto alla possibilità di verificare cosa sta avvenendo all'interno delle carceri, ma non lo si vuol fare perché lì ci si nasconde dietro a tutta una serie di questioni legate anche alla privacy, al mantenimento dei dati e via di seguito. Quindi, no: il Ministro Nordio preferisce avere in cella tanti soggetti, così fanno autoanalisi fra di loro.
Le uniche misure che abbiamo visto, messe in campo da questa maggioranza e da questo Governo di fatto sulle carceri, sono poter tenere le madri detenute all'interno delle strutture carcerarie - chiamateli ICAM, ma sono strutture detentive - e le misure contenute nel DL Caivano. Nel decreto-legge, quindi, addirittura siamo riusciti nel miracolo di rendere sovraffollati anche gli IPM.
Ecco, di fatto, secondo il Ministro Nordio, tutti devono rimanere in carcere, eccetto il libico Almasri. Forse, allora, seguendo il ragionamento di Nordio, poteva essere utile anche Almasri, perché, magari, con i suoi connazionali poteva fare, anche da questo punto di vista, una prevenzione al problema dei suicidi all'interno delle celle. Unica soluzione che sa mettere in campo, come ipotesi, è quella delle nuove carceri. Sono misure che, tra l'altro, noi non condividiamo, perché vorremmo delle strutture piccole, secondo le proposte, invece, del collega Magi. Insomma, queste davvero sono le uniche misure.
Quindi, rinnovo la richiesta di avere qui il Ministro Nordio, non tanto per quello che ci dirà, ma perché, forse, possa ascoltarci (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ho preso atto delle richieste avanzate dall'onorevole Giachetti, dall'onorevole Di Biase e dall'onorevole Dori. Non potrò fare altro che sottolinearle, con forza, alla Presidenza, affinché ne parli con il Ministro per i Rapporti col Parlamento e, dunque, con il Ministro della Giustizia.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sarracino. Ne ha facoltà.
MARCO SARRACINO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Presidente, sono passati cinque anni dalla scomparsa di Mario Paciolla, cinque anni senza verità e giustizia, anche se, per quel che ci riguarda, la verità è sotto gli occhi di tutti. La verità è che Mario Paciolla non si è suicidato, ma è stato ucciso.
Allora, Presidente, due giorni fa a Napoli oltre 2.000 persone si sono strette al fianco della famiglia Paciolla, di Anna e Pino, manifestando per tutta la città, perché Mario era un figlio di Napoli, ma soprattutto era un costruttore di pace. Chi costruisce la pace, in questi tempi così difficili e in questi tempi di guerra, andrebbe protetto, non abbandonato o dimenticato. Presidente, per noi, per il Partito Democratico, questa vicenda non può essere una vicenda che riguarda soltanto la famiglia di Mario Paciolla o la città di Napoli. Questa vicenda deve assumere un carattere nazionale, cosa che, fino ad ora, purtroppo, non si è ancora verificata. Noi crediamo - e lo sollecitiamo anche con questo intervento - che il Ministro Tajani debba fare di più, innanzitutto anche telefonando e chiedendo un incontro alla famiglia di Mario Paciolla, cosa che non ha mai fatto negli ultimi tre anni da quando è Ministro e questo noi lo riteniamo assolutamente inaccettabile. Poi deve fare di più anche nei confronti del Governo colombiano, affinché, appunto, emerga con forza la verità, anche perché questa vicenda è simile ad altre vicende. Noi vogliamo mandare un forte abbraccio alla famiglia di Alberto Trentini, perché sono otto mesi che non sappiamo, purtroppo, le condizioni in cui lui viene detenuto. Non esistono italiani di serie A e italiani di serie B.
Allora - questa ed altre vicende - sulla vicenda di Mario Paciolla noi abbiamo presentato una PDL per istituire una Commissione d'inchiesta parlamentare, affinché si possa avviare anche un confronto tra tutte le forze politiche presenti in Parlamento, perché questa vicenda debba diventare una questione di carattere nazionale. Lo ripetiamo con forza: la verità, Presidente, a noi è chiara. Non ci stancheremo mai di dirlo, neanche in Parlamento: Mario Paciolla non si è suicidato, Mario Paciolla è stato ucciso (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cherchi. Ne ha facoltà.
SUSANNA CHERCHI (M5S). Grazie, Presidente. Oggi interverrò su due manifestazioni che hanno avuto poca risonanza sui giornali, una a Lula e una ad Orgosolo, paesini in provincia di Nuoro. A Lula hanno fatto una pariglia, sventolando la bandiera palestinese durante questa manifestazione. La pariglia è una corsa di due o tre cavalli su strada sterrata, lunga qualche centinaio di metri, in cui i cavalieri, in piedi sulla groppa dei cavalli, si esibiscono in evoluzioni o acrobazie spericolate. L'immagine è fortissima, è potente, e ci dà la dimensione di quanto sta avvenendo a Gaza, con lo sterminio giornaliero di bambini, donne e civili.
In generale, ormai questa immagine è nella pelle degli italiani, perché Lula è un paesino di mille abitanti, e se è arrivato fino a lì e fanno una pariglia con la bandiera palestinese, vuol dire che è entrato nel cuore degli italiani.
Ringrazio, quindi, i cavalieri di Lula, che in questo periodo di oscurantismo hanno avuto il coraggio di partecipare attivamente al pianto di tutto il mondo per il tragico destino del popolo palestinese. E ringrazio anche Orgosolo, anche questo è un paesino, che è noto per i suoi murales, dove le donne hanno realizzato un'opera che è veramente stupenda: raffigura la bandiera palestinese con la scritta “Palestina libera”. E la scalinata di piazza Gramsci è fatta con i colori della bandiera palestinese. L'opera è stata realizzata dalle donne del paese, che fanno anche i murales, e hanno detto che loro sono impotenti per fermare il conflitto e desideravano esprimere il dissenso con gli strumenti pacifisti a loro disposizione. Quindi, io dico grazie a Lula, grazie a Orgosolo. E, davvero, sono fiera di essere sarda, perché è una cosa bella quella che è successa.
E collego una frase: gli animali con Netanyahu. Allora, la cattiveria, vedendosi rifiutata da tutti gli animali, trovò rifugio nell'uomo e Netanyahu ne è il perfetto esemplare. E poi una parola di comprensione ai miei colleghi della maggioranza…
PRESIDENTE. L'ultima, collega Cherchi, perché è già fuori dal tempo. Se per favore può concludere…
SUSANNA CHERCHI (M5S). Due parole, soltanto ai colleghi. Allora, una parola di comprensione ai miei colleghi della maggioranza, che sono brave persone e che devono sicuramente anche loro ingoiare un rospo come questo, terribile, del massacro giornaliero dei bambini. Oppure no (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Oggi sono stati predisposti altri tre arresti per una grave aggressione avvenuta a Napoli. Tengo a raccontare questa vicenda nell'Aula perché è importante sapere cosa sta succedendo nella nostra società. Ovviamente io parlo di episodi legati al mio territorio, che però ritroviamo in tutto il nostro Paese.
Ebbene, a inizio febbraio, Presidente, è avvenuta una cosa in un locale tra quelli che vengono frequentati dai giovani, nel territorio di Bagnoli. Un ragazzo chiese, mentre c'era la fila per andare in bagno, che fosse rispettata da parte di alcuni soggetti che si erano messi davanti. Ebbene, Presidente, sapete che cosa successe? Questi ragazzi, tra i 20 e i 31 anni, presero e picchiarono selvaggiamente questa persona, gli puntarono una pistola alla testa e, successivamente, andarono fuori dal locale sparando con delle pistole, anche se poi si rivelarono a salve. La proprietaria del locale sapete che cosa ha fatto? Ha cancellato le immagini di videosorveglianza di questo episodio, ma - onore e merito ai carabinieri - i carabinieri sono riusciti a recuperarle lo stesso. A questa vittima, a cui rivolgo la mia piena solidarietà e che ovviamente è nascosta e terrorizzata, perché se tu per andare a fare una fila in bagno vedi delle persone che passano avanti e gli dici “non si va avanti” e ricevi questo trattamento, domani potrai mai pensare di uscire per strada, davanti a tale brutalità?
Ecco, oggi sono state arrestate altre tre persone per questa vicenda. Però il mio pensiero va a questa persona, che ha chiesto semplicemente di far rispettare una regola elementare e che si è trovata in una situazione di tipo criminale, addirittura con la protezione dei suoi aggressori da parte del proprietario del locale, che ovviamente non conosceva. A lui esprimo la solidarietà, mentre il ringraziamento va alla procura e alle Forze dell'ordine che, nonostante il tentativo di inquinare le prove, sono riusciti a fare giustizia.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Lunedì 21 luglio 2025 - Ore 14:
1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 17 giugno 2025, n. 84, recante disposizioni urgenti in materia fiscale. (C. 2460-A)
Relatore: DE PALMA
2. Discussione sulle linee generali del testo unificato delle proposte di legge:
ROMANO ed altri; BAGNAI ed altri: Introduzione dell'articolo 1857-bis del codice civile e modifica all'articolo 33 del codice di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, in materia di obbligo di contrarre e recesso della banca nei rapporti di conto corrente. (C. 1091-1240-A)
Relatore: TESTA.
3. Discussione congiunta sulle linee generali dei documenti:
Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2024. (Doc. VIII, n. 5)
Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2025. (Doc. VIII, n. 6)
La seduta termina alle 13,15.
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
nella votazione n. 4 la deputata Comaroli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 5 la deputata Polidori ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 7) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | MOZ 1-465 NO CPV 1 DISP | 261 | 247 | 14 | 124 | 105 | 142 | 72 | Resp. |
2 | Nominale | MOZ 1-465 CPV 1 DISP | 258 | 251 | 7 | 126 | 111 | 140 | 72 | Resp. |
3 | Nominale | MOZ 1-474 RIF NO CPV 11 PREMESSA | 262 | 157 | 105 | 79 | 156 | 1 | 72 | Appr. |
4 | Nominale | MOZ 1-474 RIF CPV 11 PREMESSA | 258 | 205 | 53 | 103 | 154 | 51 | 72 | Appr. |
5 | Nominale | MOZ 1-478 NF | 263 | 155 | 108 | 78 | 18 | 137 | 72 | Resp. |
6 | Nominale | PDL 1447-A - EM 1.1 RIF | 253 | 253 | 0 | 127 | 253 | 0 | 72 | Appr. |
7 | Nominale | PDL 1447-A - VOTO FINALE | 211 | 211 | 0 | 106 | 211 | 0 | 70 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.