XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 514 di lunedì 21 luglio 2025
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA
La seduta comincia alle 14.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
FILIBERTO ZARATTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta dell'8 luglio 2025.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 74, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta in corso (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.
PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 18 luglio 2025, il deputato Antonino Minardo, già iscritto al gruppo parlamentare Misto, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE. La Presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto tale richiesta.
Discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 17 giugno 2025, n. 84, recante disposizioni urgenti in materia fiscale (A.C. 2460-A) (ore 14,05).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge 2460-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 17 giugno 2025, n. 84, recante disposizioni urgenti in materia fiscale.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 2460-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
La VI Commissione (Finanze) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Vito De Palma.
VITO DE PALMA, Relatore. Mi rimetto alla relazione già fatta in Commissione.
PRESIDENTE. Quindi, facciamo riferimento a quella relazione.
Ha facoltà di intervenire la Sottosegretaria per l'Economia e le finanze, onorevole Lucia Albano, che si riserva.
È iscritto a parlare il deputato Bruno Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Apro questa discussione generale sul provvedimento che è stato richiamato dal Presidente indicando come questo provvedimento introduce alcune misure di realismo che riguardano, in particolare, alcune norme antielusive che estendono la tracciabilità dei pagamenti e riportano la base imponibile ad alcune categorie di plusvalenza. La previsione della data al 1° gennaio 2026 per l'entrata in vigore della riforma del Terzo settore dà seguito alla comfort letter notificata dalla Commissione europea, in cui si è affermato che le misure fiscali del Terzo settore e per le imprese sociali non sono selettive ai fini degli aiuti di Stato.
Le disposizioni in termini di agevolazione sulle accise estendono i benefici fiscali per il gasolio anche al biodiesel. La deroga straordinaria per l'anno 2025 riguarda i termini e le modalità di approvazione delle aliquote IMU spostate al 15 settembre. Si estendono i meccanismi antifrode IVA e si estende l'applicazione dell'inversione contabile agli appalti per il trasporto merci, eliminando i vincoli applicativi dell'inversione contabile medesima legati alle caratteristiche contrattuali della prevalenza di manodopera e dell'utilizzo di beni strumentali di proprietà del committente.
Al contempo, però, ci sono altre parti del provvedimento che preoccupano parecchio. In particolare, la deducibilità delle spese di viaggio, vitto e alloggio sostenute all'estero, anche se effettuate con mezzi non tracciabili. Noi abbiamo chiesto in Commissione, con appositi emendamenti, il ripristino dell'obbligo di tracciabilità per fruire della detassazione dei rimborsi spese anche per trasferte fuori dall'Italia. Si devono evitare regole differenziate che devono essere rispettate dai lavoratori a seconda delle zone dei loro trasferimenti; inoltre, lo scudo e i controlli dell'amministrazione finanziaria sulle operazioni straordinarie, concernenti l'esercizio associato di attività professionali, e la successiva cessione delle partecipazioni ricevute che genera plusvalenze, secondo cui tali operazioni non costituiscono fattispecie rilevanti in termini di abuso del diritto.
L'azione emendativa del nostro gruppo, oltre a richiedere i soppressivi delle citate criticità del provvedimento che ho richiamato, si è inoltre concentrata su alcune proposte, tra cui la possibilità - emendamento approvato in Commissione - di sanare i vizi di difformità dei prospetti IMU da parte dei comuni e rispetto al nuovo prospetto ministeriale introdotto quest'anno e su emendamenti a favore del Terzo settore. Tutte queste cose, però, hanno avuto un passaggio significativo nell'azione della maggioranza, che ha presentato, a nome del presidente della Commissione Osnato, e fatto approvare due emendamenti che intervengono proponendo nuovi condoni e depotenziano con tutta nettezza la lotta all'evasione, su cui siamo e rimaniamo profondamente contrari.
In particolare, si tratta della proposta emendativa 12.01, che ripropone il ravvedimento speciale 2025-2026 con un'imposta sostitutiva per soggetti che aderiscono al concordato preventivo biennale, e l'emendamento 12.1, che riporta nei termini le dichiarazioni delle imposte sui redditi e Irap decadute, anche ai fini del concordato preventivo. Ora, errare humanum est, perseverare diabolicum: se prevale la cultura che le tasse sono un “pizzo di Stato”, povero Paese. Qui si rischia di avere poi delle conseguenze molto precise e puntuali in tema di entrate, perché è chiaro che le previsioni si fanno a uno schema che rischia di essere del tutto irrealistico.
Per l'Istat la pressione fiscale con il Governo Meloni nel 2024 è cresciuta di un punto, alla faccia del taglio delle tasse. Io posso dire che noi siamo sicuramente orfani di Ezio Vanoni, la cui politica fiscale proveniva dal codice di Camaldoli, e un po' anche di Ernesto Maria Ruffini, che ha lasciato l'Agenzia delle entrate anzitempo, in dissenso con il Governo, dopo avere servito i 4 precedenti Governi con disciplina e onore.
Ora, il Governo Meloni, per 4 milioni di partite IVA ha trascurato 37 milioni tra dipendenti e pensionati che hanno pagato e pagheranno almeno 25 miliardi di entrate non dovute direttamente al fisco, ma determinate dal fiscal drag, la droga dell'inflazione. Il Governo aveva così fatto credere che il gettito del concordato, destinato invece a un clamoroso flop, avrebbe reso possibile una riduzione dell'Irpef, che invece non potrà avvenire né ora, né nel futuro di questa legislatura.
Questa politica disastrosa vuole, nella sostanza, zero controlli e flat tax senza limiti. Il nostro gruppo parlamentare non potrà che votare, quando sarà il momento, contro questo provvedimento, perché è necessario contrastare con forza la deriva lassista sul fisco e difendere il principio basilare di equità fiscale, rispetto delle regole e uguaglianza tra i cittadini fissato dalla Costituzione. Argomenti che questo Governo dimostra di non conoscere neppure alla lunga o alla larga, e questo è un elemento che crea non solo apprensione, ma diciamo che evidenzia una preoccupazione costante sugli sviluppi dell'attività legislativa di questa legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Congedo. Ne ha facoltà.
SAVERIO CONGEDO (FDI). Grazie, Presidente e Sottosegretario Albano. Il provvedimento all'esame, in prima lettura, dell'Assemblea, si inserisce nel più complessivo quadro di riforma della fiscalità nel nostro Paese e contiene una pluralità di misure che coinvolgono il tessuto socioeconomico e produttivo, in linea con il tracciato che abbiamo delineato in questi anni, quello che il Governo Meloni ha fatto dall'inizio della legislatura, ovvero individuare una rotta sulla quale si stanno muovendo tutti i provvedimenti in essere e invertire una situazione di crisi economica e occupazionale degli anni precedenti.
Del resto, anche recenti dati provenienti dai principali indicatori statistici ed economici confermano come finalmente il Paese abbia ripreso a correre. L'economia italiana continua a dare segnali positivi nell'attuale contesto, legato alle tensioni internazionali: nei primi 3 mesi del 2025, il PIL è aumentato dello 0,3 per cento, con una variazione acquisita per l'intero 2025 che si attesta allo 0,5 per cento; il tasso di occupazione ha raggiunto il 62,7 per cento, il livello più alto mai registrato dal 2004, con un aumento di ben 432.000 occupati rispetto al primo trimestre del 2024 e 141.000 nuovi posti di lavoro creati solo negli ultimi 3 mesi, per un totale, dall'inizio della legislatura, di un milione di posti di lavoro; lo spread tra i BTP italiani e i bund tedeschi è ai minimi da 15 anni, segno che i mercati finanziari apprezzano le politiche del Governo Meloni, anche in ambito fiscale, e sono rassicurati anche gli investitori internazionali.
Insomma, dopo oltre mille giorni del Governo Meloni, l'Esecutivo guidato dalla nostra Premier, il quarto più longevo della Repubblica, possiamo dire con orgoglio e soddisfazione che la fotografia racconta, in quasi 3 anni di legislatura, un'Italia più solida, prospera e competitiva. Lo stop ai sussidi a pioggia dei Governi precedenti e una politica di bilancio volta a sostenere i redditi bassi e di contenimento della spesa pubblica, aiutando al contempo imprese e partite IVA, hanno certamente rassicurato i mercati internazionali, facendo crescere la credibilità internazionale dell'Italia, che nel 2022 registrava un rapporto deficit/PIL dell'8 per cento, oggi sceso al 3,3 per cento grazie a un attento percorso di rientro dei deficit accumulati negli anni precedenti e alle politiche prudenziali adottate sin qui.
In questo contesto, signor Presidente e colleghi, il decreto-legge cosiddetto Fiscale, all'esame dell'Aula, abbraccia più aree, più settori del nostro Governo e del nostro Stato, con particolare attenzione per quanto riguarda le finanze, gli enti locali e tutti quei provvedimenti di proroga che possono aiutare, soprattutto nell'ambito degli enti locali, l'attività di sviluppo e di crescita del nostro Paese, senza peraltro particolari ed evidenti oneri aggiuntivi. L'impianto normativo del testo, indubbiamente migliorato rispetto alla versione iniziale a seguito delle proposte emendative approvate in sede referente, che hanno perfezionato il corpo delle misure indicate, è il frutto di un apprezzabile lavoro svolto in Commissione finanze in uno spirito di collaborazione con le forze politiche, non solo di maggioranza, ma anche di opposizione, affinché il provvedimento potesse essere il più utile possibile al Paese.
Tra le molteplici misure significative in ambito tributario, che anche per la ristrettezza dei tempi a disposizione non possono essere enunciate tutte, rilevo le modifiche previste all'articolo 1, volte a circoscrivere ai pagamenti effettuati nel territorio dello Stato italiano l'obbligo di tracciabilità delle spese per trasferta dei lavoratori dipendenti e autonomi; conseguentemente, non si prescrive il medesimo obbligo alle spese sostenute all'estero.
Nel corso dell'esame in Commissione, è stato approvato un emendamento di natura interpretativa che considero particolarmente importante, la cui necessità legislativa era particolarmente attesa dagli operatori del settore e delle istituzioni, relativo al criterio della doppia tassazione degli immobili ceduti con atti distinti in usufrutto e nuda proprietà: la norma approvata garantisce, infatti, equità e tutela per chi vende e per chi acquista. Ricordo che, secondo una recente interpretazione dell'Agenzia delle entrate, nel caso in cui l'acquirente intestasse a se stesso l'usufrutto dell'immobile e la nuda proprietà a un soggetto differente, il venditore verrebbe tassato come se avesse realizzato una plusvalenza, anche se l'immobile era stato posseduto per più di 5 anni.
L'emendamento approvato chiarisce che in questi casi la cessione deve essere considerata unitaria e non deve penalizzare il venditore, evitando pertanto una doppia tassazione ingiustificata. Proseguendo l'analisi delle misure del provvedimento, altrettanta rilevanza assume la norma contenuta nell'articolo aggiuntivo 1-bis, relativo al regime dell'aliquota addizionale dell'imposta sul reddito delle persone fisiche relativa alle stock option.
Una misura che porta la firma del presidente della Commissione finanze, il collega Osnato, e che prevede, a partire dal periodo di imposta 2025, che i dipendenti delle società di partecipazione non finanziaria potranno essere esclusi dall'aliquota addizionale del 10 per cento prevista per i compensi ricevuti sotto forma di bonus e stock option che eccedono il triplo della parte fissa della retribuzione. Proseguendo l'esame degli articoli, in un'ottica di semplificazione fiscale, l'articolo 2 introduce modifiche alla disciplina sulla riportabilità delle perdite fiscali per i soggetti passivi Ires.
Le norme in esame introducono una semplificazione del criterio di determinazione dell'ammontare delle perdite fiscali riportabili in caso di trasferimento delle partecipazioni di controllo fuori dal perimetro del gruppo, nonché di modifica dell'attività. L'articolo 3 interviene sulla misura che prevede la maggiorazione del costo ammesso in deduzione in presenza di nuove assunzioni, come disciplinato dall'articolo 4 del decreto legislativo n. 216 del 2023. L'articolo 4 apporta modifiche alla fiscalità societaria internazionale, materia che, rammento, è stata profondamente innovata dal decreto legislativo n. 209 del 2023. È uno dei decreti legislativi che riguardano la riforma fiscale, la legge delega di riforma fiscale, emanato in attuazione della riforma fiscale in materia di fiscalità internazionale. L'articolo 5 interviene sui termini di presentazione da parte del contribuente della documentazione idonea a dimostrare il rispetto delle norme concernenti il disallineamento da ibridi, documentazione richiesta per la disapplicazione delle sanzioni in caso di contestazione in tale materia.
Proseguendo velocemente, l'articolo 6 proroga al 15 settembre 2025, soltanto per l'anno in corso, il termine per l'approvazione del prospetto delle aliquote dell'imposta municipale propria, e dichiara la validità di alcune delibere di approvazione adottate tardivamente secondo la disciplina originaria. Nel corso dell'esame in sede referente, è stato approvato un emendamento che porta la firma dei colleghi di Forza Italia, contenuto nell'articolo 6-bis, che sostanzialmente scongiura il pagamento retroattivo dell'IMU relativo agli impianti sportivi gestiti da associazioni e società sportive: un vero e proprio sollievo per queste società, che, altrimenti, non sarebbero state in grado di affrontare ulteriori e nuovi imprevisti costi per continuare a supportare l'attività sportiva in favore dei cittadini.
Il decreto interviene anche per il Terzo settore. L'articolo 8 modifica la decorrenza dell'applicazione delle disposizioni fiscali concernenti il Terzo settore, a seguito della comfort letter della Commissione europea del 7 marzo 2025. Nello specifico, per effetto delle modifiche in esame, le disposizioni che disciplinano il regime fiscale degli enti del Terzo settore entrano in vigore dal periodo d'imposta successivo a quello in corso al 2025.
L'articolo 9 estende il meccanismo di inversione contabile, meglio conosciuto come reverse charge, anche agli appalti per il trasporto di merci. Per effetto di tale novella, si eliminano i due vincoli applicativi previsti nel decreto presidenziale citato. Per applicare l'inversione contabile agli appalti per il trasporto di merci non saranno, pertanto, più necessari i criteri del prevalente utilizzo di manodopera presso le sedi di attività del committente e dell'utilizzo di beni strumentali di proprietà di quest'ultimo o ad esso riconducibili.
L'articolo 10, sempre in materia di IVA, interviene sulla disciplina del cosiddetto split payment, modificando l'articolo 17-ter, comma 1-bis, del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972, che abroga la lettera d). Quest'ultimo prevede che le disposizioni concernenti il meccanismo dello split payment si applichino anche alle operazioni effettuate nei confronti delle società quotate inserite nell'indice FTSE MIB della Borsa, identificate agli effetti dell'imposta sul valore aggiunto. A decorrere, pertanto, dal 1° luglio 2025, per le cessioni di beni e le prestazioni di servizi a favore di queste società non può più applicarsi il meccanismo dello split payment.
L'articolo 12 considera tempestive le dichiarazioni delle imposte sui redditi e IRAP presentate entro l'8 novembre 2024, il cui termine originario di presentazione scadeva il 31 ottobre 2024.
Nell'ambito dell'articolo 12, non posso non soffermarmi su due temi molto importanti, che riguardano l'approvazione di due emendamenti che costituiscono articoli aggiuntivi al 12, ossia il nuovo ravvedimento speciale legato al concordato preventivo biennale per il 2025-2026 e l'estinzione dei giudizi aventi ad oggetto i debiti compresi nella dichiarazione di adesione alla definizione agevolata. Con riferimento al concordato, la norma replica quella già sperimentata lo scorso anno, spostando semplicemente i termini temporali. Pertanto, accettando la proposta dell'Agenzia delle entrate, autonomi e professionisti potranno chiudere i conti arretrati con il fisco per gli anni 2019 e 2023. Chi aderirà al concordato fiscale per la prima volta nel biennio 2025-2026, avrà la possibilità di scudare le annualità comprese tra il 2019 e il 2023. Chi, invece, ha già aderito l'anno scorso, potrà sanare il 2023, considerato che gli anni precedenti sono già emersi. Gli importi da pagare in via agevolata variano a seconda delle pagelle fiscali di ciascun contribuente, secondo una logica premiale, sia con riferimento alla base imponibile, sia con riferimento all'imposta sostitutiva da parametrare al voto delle pagelle fiscali, tecnicamente chiamate ISA.
Vorrei chiarire, anche in questa occasione, come Fratelli d'Italia sia, da sempre, dalla parte dei contribuenti in vera difficoltà, di tanti piccoli imprenditori e partite IVA che faticano pesantemente nell'adempiere a tutti i pagamenti delle tasse, e non certamente dalla parte di evasori e furbi. Un nuovo rapporto collaborativo e delegante tra contribuenti e amministrazione, un fisco che tende la mano ai cittadini onesti in difficoltà e sanziona i furbi e i disonesti, che incoraggia i comportamenti corretti e scoraggia quelli scorretti. Il nuovo clima certamente ha contribuito al conseguimento di ottimi risultati nel contrasto all'evasione fiscale, come attesta la cifra record di 33,4 miliardi recuperati nel 2024, ben 8,2 miliardi in più rispetto al 2022, tanto sul fronte del gettito a seguito di accertamenti, tanto sul fronte del gettito spontaneo. Riteniamo che questa misura vada proprio nella direzione di aiutare e sostenere i contribuenti che non ce la fanno.
Per quanto riguarda l'interpretazione in materia di estensione dei giudizi a seguito di definizione agevolata, disciplinata dalla legge di bilancio per il 2023, con la misura prevista l'estinzione sarà dichiarata dal giudice, dietro presentazione della documentazione necessaria attestante i pagamenti effettuati.
Infine, avviandomi davvero alla conclusione e non riuscendo a completare il quadro delle misure previste dagli articoli finali del provvedimento, segnalo l'articolo 13-bis, approvato in Commissione finanze, il cui emendamento approvato chiede di motivare adeguatamente le verifiche da parte dell'Agenzia delle entrate e della Guardia di finanza nelle aziende e negli studi professionali. Pertanto, in caso di accesso, ispezione o verifica nei locali destinati all'esercizio di attività commerciali, industriali, agricole, artistiche o professionali, le circostanze e le condizioni che hanno giustificato l'accesso dovranno essere espressamente e adeguatamente indicate e motivate negli atti di autorizzazione e nei verbali. Si tratta di un adeguamento alla sentenza di condanna arrivata all'Italia, a febbraio scorso, dalla Corte europea dei diritti dell'uomo.
Signor Presidente, colleghi, questo decreto Fiscale è un provvedimento variegato nei contenuti, sicuramente poliedrico, perché contiene importanti e positive misure a beneficio di lavoratori autonomi, famiglie, imprese ed enti territoriali. Fratelli d'Italia e tutto il centrodestra hanno sempre portato avanti l'idea che bisognasse intervenire sul fronte fiscale con misure in grado di generare maggiori entrate, attraverso norme che non risultassero punitive per i contribuenti, con un fisco amico e attento nei confronti dei tanti lavoratori autonomi e partite IVA, che, in passato, si sono trovati ad aprire nel tempo contenziosi con il fisco. Questo è lo spirito che ci ha mosso finora nelle azioni intraprese anche a livello parlamentare e proseguiremo in questa direzione, convinti, con il sostegno alle imprese e alle partite IVA, che l'Italia rinasca, generando posti di lavoro, crescita e sviluppo nei territori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Raffa. Ne ha facoltà.
ANGELA RAFFA (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, mentre in quest'Aula noi discutiamo di commi, aliquote e tecnicismi fiscali, fuori da questo palazzo c'è un'Italia reale, che fatica, che soffre e che da questo Governo non sta ricevendo alcuna risposta. È a quell'Italia che voglio rivolgermi oggi, perché è per loro che facciamo politica ed è a loro che questo decreto-legge volta, ancora una volta - scusate il gioco di parole -, le spalle.
Parliamo del contesto, perché nessuna legge può essere giudicata in astratto. Viviamo in un Paese devastato da anni di inflazione, che hanno eroso salari e risparmi. L'Istat, non un partito di opposizione, certifica che, tra il 2019 e il 2024, il potere d'acquisto dei salari reali è crollato del 10,5 per cento, mentre, a fronte di un'inflazione cumulata del 21,6 per cento, le retribuzioni sono aumentate solo del 10,1 per cento. Questo non è un arido dato statistico, Presidente, è la vita di milioni di famiglie, che si impoveriscono pur lavorando, che vedono il loro stipendio valere sempre meno. Le associazioni dei consumatori ci dicono che le famiglie italiane si trovano a spendere, in media, tra i 320 e i 500 euro in più all'anno solo per riempire il carrello della spesa. L'inflazione per i beni alimentari viaggia al 2,8 per cento, quasi il doppio di quella generale, rendendo un lusso anche i beni di prima necessità. In questo quadro, cosa offriamo ai nostri giovani? Un tasso di disoccupazione che rimane una condanna, vicino al 20 per cento per gli under 25, e una precarietà che è la regola, non l'eccezione.
In questo contesto di emergenza sociale, ci saremmo aspettati un intervento normativo coraggioso, un decreto di giustizia sociale. E, invece, il Governo ci presenta questo DL n. 84 del 2025: un provvedimento che non solo ignora questa drammatica realtà, ma la aggrava; un decreto scritto per pochi, che dimentica, invece, i molti. Questo decreto non è un semplice insieme di norme tecniche, è un atto politico che persegue due obiettivi paralleli: da un lato, affronta questioni di nicchia e settoriali, per dare l'impressione di un'attività legislativa normale e competente; dall'altro, inserisce in questo contesto tecnico delle misure che costituiscono veri e propri favori a categorie economicamente forti e ben definite. Questa duplice natura serve a mascherare la sua reale essenza: un provvedimento che opera una redistribuzione regressiva del carico fiscale, allontanandolo da rendite e grandi imprese, per mantenerlo saldamente su lavoro e consumi.
Analizziamo nel merito questo provvedimento, traducendo i suoi tecnicismi in un linguaggio di verità. Partiamo dal cuore dell'iniquità: l'articolo 1. Il Governo lo presenta come un chiarimento, ma cosa chiarisce?
Semplice: che, se un professionista realizza una plusvalenza vendendo partecipazioni societarie, non pagherà le tasse come sul suo sudato lavoro, con l'Irpef progressiva che può arrivare al 43 per cento, ma pagherà un'imposta fissa sostitutiva del 26 per cento. È un regalo in piena regola: un lavoratore dipendente che guadagna 55.000 euro paga un'aliquota marginale del 43 per cento; un professionista che incassa la stessa cifra da una plusvalenza pagherà solo il 26 per cento. È questa la vostra idea di equità?
E la beffa, colleghi, è che questa operazione di giustizia al contrario è anche un costo per lo Stato. La relazione tecnica al decreto stima che, dal 2026, questa norma produrrà un minor gettito per le casse pubbliche: quindi, non solo è una norma iniqua, ma anche in perdita per lo Stato. Togliete a molti per dare a pochi, e ci rimettiamo tutti.
Passiamo all'articolo 10, l'abolizione dello split payment per le società dell'indice FTSE MIB. Questo meccanismo, introdotto per combattere l'evasione IVA, garantiva che l'imposta fosse versata direttamente allo Stato. Ora per le 40 aziende più grandi e potenti d'Italia questo presidio di legalità viene rimosso. Il Governo si giustifica dicendo: ce lo chiede l'Europa. Ma perché questa fretta di adeguarsi su una norma che fa comodo ai giganti e non, per esempio, sulla tassazione dei giganti del web come vedremo tra poco?
E veniamo al capitolo carburanti, con l'articolo 7. I cittadini si aspettavano un taglio delle accise dopo le promesse elettorali, e invece no. Il Governo estende un'agevolazione fiscale al biodiesel, un contentino per una nicchia ristrettissima che non sposta di un centesimo il prezzo alla pompa per la stragrande maggioranza degli italiani: una mossa puramente mediatica per nascondere l'inazione totale sul caro carburanti.
Sempre l'articolo 1 introduce l'obbligo di tracciabilità per le spese di trasferta, ma solo per quelle sostenute in Italia; all'estero via libera al contante. Una norma schizofrenica. Se la tracciabilità è un principio per combattere l'evasione perché dovrebbe fermarsi al confine? È un'altra norma scritta male che crea confusione e apre potenziali varchi elusivi. La struttura di questo decreto non è casuale, mescola misure di grande impatto politico con tecnicismi per addetti ai lavori. Questa eterogeneità è strategica, serve a rendere il provvedimento difficile da attaccare in modo unitario e a presentarlo come tecnico e necessario, diluendo la portata politica dei favori concessi.
Il Governo può difendere ogni singolo articolo su basi tecniche, ma il nostro compito è superare questa difesa frammentata e mostrare il disegno sottostante. Collegando la tassazione di favore sulle plusvalenze all'abolizione dello split payment e al rifiuto di tassare i giganti del web, emerge un quadro coerente di politica fiscale regressiva. I tecnicismi diventano così prove a sostegno della nostra tesi.
Questo decreto, colleghi, consacra un principio odioso: i redditi da capitale e da rendita sono fiscalmente più nobili dei redditi da lavoro. Come altrimenti spiegare la flat tax al 26 per cento sulle plusvalenze, mentre un operaio, un infermiere o un insegnante pagano l'Irpef che arriva fino al 43 per cento? Questa non è solo una scelta tecnica, è una scelta di classe, è dire agli italiani: se vivete del vostro lavoro, siete la mucca da mungere; se invece vivete di rendita, siete una specie protetta.
L'articolo 53 della nostra Costituzione parla di progressività e capacità contributiva. Questo decreto è la negazione della progressività, è un passo indietro per la civiltà giuridica e sociale del nostro Paese, un'offesa a chi paga le tasse fino all'ultimo centesimo.
Di fronte a un'inflazione che ha divorato i risparmi e a un carrello della spesa che costa sempre di più, cosa fa questo Governo? Nulla. In questo decreto non c'è un euro per sostenere le famiglie, non un taglio dell'IVA sui beni di prima necessità, non un aiuto per chi non riesce a pagare l'affitto, non un sostegno per i pensionati al minimo; c'è solo un silenzio assordante, interrotto solo dal rumore dei favori concessi ai soliti noti.
Noi del MoVimento 5 Stelle non ci siamo limitati a dire “no”, abbiamo presentato in Commissione proposte concrete e fattibili di giustizia sociale, proposte che avrebbero reso questo decreto più equo e la maggioranza le ha respinte tutte, una per una, senza un vero dibattito, con un'arroganza che è uno schiaffo al Parlamento e ai cittadini che rappresentiamo.
Avevamo proposto di escludere l'IVA dalle accise, la famigerata tassa sui carburanti, una misura di puro buonsenso che avrebbe dato un sollievo immediato: respinta. Avevamo proposto con gli emendamenti 1.2 Raffa, 1.4 Gubitosa e l'articolo aggiuntivo 1.01 Alifano, eccetera, di aumentare la web tax sui giganti del web dal misero 3 per cento al 15 per cento o, addirittura, al 21 per cento, e con quei soldi avremmo potuto finanziare il taglio dell'IVA sui beni di prima necessità e aumentare le detrazioni per l'affitto dei giovani, far pagare il giusto a chi fa profitti miliardari in Italia per aiutare chi invece è in difficoltà: anche questi, Presidente, sono stati respinti.
Con l'emendamento 1.17 Gubitosa e l'articolo aggiuntivo 1.03 Gubitosa avevamo proposto un cashback fiscale per rimborsare subito le spese sanitarie alle famiglie con redditi sotto i 15.000 euro, un aiuto concreto anche questo per non dover scegliere tra curarsi e fare la spesa: e, indovini un po', respinti.
Con l'articolo aggiuntivo 1.031 Raffa avevamo proposto un contributo di solidarietà temporaneo sulle grandi fortune, una misura di equità per finanziare la riduzione delle tasse sul lavoro: questo è stato dichiarato inammissibile; non è stato respinto, ma è stato dichiarato inammissibile. Evidentemente in questo Parlamento chiedere un contributo ai super ricchi è un tabù.
Il seguente non è un semplice elenco, è la fotografia di due visioni di Paese totalmente diverse: da una parte le nostre proposte, che cercano risorse dove ci sono le rendite (i giganti del web, le grandi fortune) per darle a chi non ce la fa (famiglie, lavoratori, giovani); dall'altra parte, invece, c'è la scelta di questo Governo di proteggere sistematicamente i primi e ignorare i secondi.
Questo elenco è la prova plastica della vostra agenda politica: aumento web tax, quindi far pagare il giusto giganti del web per finanziarie aiuti ai cittadini, respinto; cashback sulle spese sanitarie, come ho detto prima, respinto; sostegno affitto per i giovani, quindi per contrastare il caro affitti e aiutare l'economia giovanile, respinto; esenzione IVA sui beni di prima necessità, respinto; tracciabilità dei pagamenti sopra i mille euro, respinto; tassazione delle transazioni finanziarie, inammissibile; imposta temporanea su grandi fortune, inammissibile. Quindi, tra quelli respinti e quelli resi inammissibili, praticamente i nostri emendamenti non sono stati presi in considerazione.
Presidente, non posso concludere senza soffermarmi sul capitolo più imbarazzante di questo Governo: le sue clamorose contraddizioni. Ricordiamo tutti i video della Presidente Meloni dal benzinaio quando tuonava: noi pretendiamo che vengano abolite le accise, è una vergogna. Parole sante, peccato che, una volta al Governo, non solo non le abbiamo abolite, non solo non abbiamo confermato il taglio del Governo precedente, ma abbiamo bocciato la nostra proposta di togliere almeno la tassa sulla tassa: questo dovrebbe dire la Presidente Meloni oggi, se venisse qui in Aula a parlare con noi o se fosse reale e leale con i cittadini. La coerenza, questa sconosciuta: a parole dalla parte degli automobilisti, nei fatti a caccia di gettito facile. Se questa non è ipocrisia, che cos'è?
La Presidente Meloni e i suoi Ministri parlano di giustizia sociale, di un fisco equo, di non disturbare chi produce, ma questo decreto fa esattamente il contrario: favorisce la rendita, non il lavoro; aiuta le grandi imprese e non le piccole; è un fisco che premia chi sta già bene e si dimentica di chi arranca.
La vostra giustizia sociale è una bandiera da sventolare in campagna elettorale e da riporre nel cassetto quando si scrivono le leggi. Si riempiono la bocca di sovranismo e di difesa dell'interesse nazionale, ma quando si tratta di chiedere un contributo equo ai giganti del web stranieri che fanno miliardi nel nostro Paese, pagando un'imposta ridicola del 3 per cento, il coraggio svanisce. Il nostro emendamento per aumentare la web tax è stato bocciato; il loro sovranismo, a quanto pare, si ferma ai cancelli delle multinazionali.
Presidente, questo decreto è sbagliato nella filosofia e dannoso negli effetti, è un provvedimento iniquo che aumenta le disuguaglianze, è un'occasione persa per dare risposte vere al Paese reale, è la fotografia di un Governo che ha scelto da che parte stare, dalla parte dei più forti, dei più garantiti, delle lobby che contano.
Noi del MoVimento 5 Stelle non possiamo essere complici di questa operazione, noi stiamo dalla parte dei lavoratori, dei pensionati, delle famiglie, delle piccole imprese e dei giovani. Stiamo dalla parte di quell'Italia che ogni giorno si alza e fatica e che da questo Governo riceve solo promesse mancate e nuove ingiustizie. Per tutte queste ragioni il MoVimento 5 Stelle voterà contro questo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, signor Presidente. La politica fiscale di una maggioranza, di un Governo, è un po' la cartina di tornasole di quella che è la volontà più vera, più profonda di quella maggioranza perché attraverso la politica fiscale si cercano di raggiungere obiettivi di consenso elettorale e teoricamente si potrebbe anche arrivare a una eliminazione o a una diminuzione delle storture che caratterizzano il sistema Paese.
Da questo punto di vista, questo decreto la dice lunga su quella che è la volontà di centrodestra. Credo che, nonostante la Presidente Meloni continui a descrivere il nostro Paese come il Paese di Bengodi, dove tutto funziona a meraviglia, dove la ricchezza straborda da tutti i livelli, dove aumenta il lavoro, aumenta il benessere, aumenterà il reddito pro capite, a sentire questo racconto, effettivamente, c'è da rimanere stupiti.
Coloro che hanno la volontà e la voglia di frequentare i mercati del nostro Paese, i posti di lavoro, i quartieri periferici delle grandi città, vedono con i propri occhi che la realtà è un'altra, è un Paese in sofferenza, è un Paese dove gli stipendi continuano a essere i più bassi d'Europa, dove il potere d'acquisto diminuisce ogni giorno di più, dove il lavoro è sempre più frammentato e nell'aumento, più volte annunciato dal Governo, rispetto ai numeri e alle percentuali degli occupati continuiamo a conteggiare anche coloro che hanno avuto un lavoro per circa mezza giornata, come un posto di lavoro in più conteggiato in quell'anno.
Questa è la realtà. Quindi, il decreto Fiscale è un'occasione, sarebbe stata un'occasione importante per poter dare un segnale positivo a un Paese in questo stato. Peraltro, le modifiche inserite dalla maggioranza in sede di Commissione hanno notevolmente peggiorato il decreto, introducendo una serie di misure di natura condonistica che distruggono proprio nel profondo questo ragionamento che cercavamo di fare, cioè che è necessario sempre di più, specialmente nei momenti di difficoltà, avere un fisco giusto, in grado di sostenere il sistema di welfare, soprattutto in un momento così delicato e così difficile. Invece, avremo un provvedimento che diventa un vantaggio enorme per pochi e un danno, forse irreparabile, per la stragrandissima maggioranza del nostro Paese.
Voglio ricordare che ogni condono fiscale, di cui peraltro questo provvedimento è sostanzialmente intriso, porta dei costi sociali rilevanti, perché c'è un'iniquità di fondo che riguarda il fatto che coloro che pagano una percentuale significativa delle tasse incassate in questo Paese sono i cosiddetti lavoratori dipendenti, i quali pagano le tasse perché, peraltro, non gli arrivano neanche in busta paga e, quindi, su quello non c'è assolutamente nessun dubbio. Ma fare delle norme che permettono a qualcuno di avere dei vantaggi dal punto di vista fiscale crea anche un elemento di concorrenza sleale tra coloro che sono onesti - le imprese e le aziende commerciali che sono oneste - e che, quindi, pagano le tasse in ragione di quello che è dovuto e coloro che evadono costantemente le tasse stesse. Questo crea ovviamente una disparità, una concorrenza sleale, perché è il disonesto che ha un vantaggio commerciale e non l'onesto, che è costretto e che continua a pagare quanto dovuto. Quindi, i danni irreparabili che combinano i ripetuti condoni sono danni profondi alla coscienza del Paese, alla necessità che tutti possano contribuire alle spese del nostro Paese e dello Stato e che nessuno ne sia esentato, né il ricco né il povero.
Voglio ricordare in questa sede una celebre dichiarazione di Enrico Berlinguer, che diceva: “Chi ha tanto paghi tanto, chi ha poco paghi poco, chi ha nulla non paghi nulla”. Invece la filosofia che muove il vostro decreto Fiscale è l'esatto contrario: chi ha poco dia tanto, chi ha niente dia poco e chi ha tanto non dia nulla. È questa la realtà che muove il vostro pensiero, anche perché, essendo chiari gli svantaggi delle politiche di condono, è del tutto evidente che anche i presunti vantaggi sono irrisori. Basti pensare che gli incassi previsti dai condoni non sono mai in linea con le previsioni: raramente raggiungono il 10 per cento delle previsioni. Quindi, chiari i danni, chiara l'ingiustizia, chiara la volontà di preservare e tutelare i peggiori, come è altrettanto chiaro che neanche i vantaggi economici di cassa nell'immediato sono in linea con quanto preventivato.
Le norme previste da questo provvedimento incidono, infatti, molto negativamente sul rapporto tra fisco e contribuente, perché prefigurano un condono che investe potenzialmente tutte le fasi del rapporto. Il decreto prevede, infatti, la possibilità di presentare, prima di subire un controllo, una dichiarazione integrativa speciale versando un'imposta sostitutiva - ovviamente inferiore a quella ordinaria - sui maggiori importi dichiarati e senza alcuna sanzione; la possibilità di definire le controversie, sia nella fase preprocessuale, sia in pendenza di una lite; l'ennesima possibilità di rottamare cartelle esattoriali o carichi affidati per la riscossione; la possibilità di stralciare le mini-cartelle riferite a debiti sorti dal 2000 al 2010. Ma la modifica più importante su questo versante è stata la sciagurata previsione del nuovo ravvedimento speciale, legata al concordato preventivo biennale 2025-2026, norma che rappresenta di fatto una nuova mega-sanatoria e che replica quella già sperimentata lo scorso anno al debutto del concordato, spostandone in avanti i termini temporali. Prevede che, accettando la proposta dell'Agenzia delle entrate e in cambio di minori controlli e qualche vantaggio, autonomi e professionisti potranno chiudere i conti arretrati con il fisco per gli anni dal 2019 al 2023. Chi aderirà al concordato fiscale per la prima volta nel biennio 2025-2026 avrà la possibilità di scudare le annualità comprese tra il 2019 e il 2023; chi invece ha già aderito l'anno scorso potrà sanare il 2023, considerato che gli anni precedenti sono già emersi.
Come vedete, è un provvedimento importante, un provvedimento ingiusto, un provvedimento che cambia la natura della nostra economia. Questo suddetto ravvedimento speciale avrà un onere spalmato sui cinque anni dal 2026 al 2030 pari a 395 milioni di euro, dei quali circa 58 milioni coperti con le maggiori entrate derivanti dallo stesso meccanismo, mentre i restanti, distribuiti sulle varie annualità, saranno a valere sul Fondo per l'attuazione della delega fiscale. Questo dice tutto.
Il messaggio complessivo è quindi chiarissimo: chi non dichiara o non versa le imposte dovute rischia poco, anzi forse non rischia nulla. Da questo punto di vista, la minaccia del carcere ai grandi evasori è un'arma spuntata, posto che di leggi sulle manette agli evasori in Italia se ne sono viste tante, ma di evasori con le manette se ne sono visti pochi, forse addirittura niente anche in questo caso. Quindi, misure sostanzialmente inefficaci, sostanzialmente propagandistiche; questa è la verità.
È stata - figuriamoci - introdotta anche una misura finalizzata a mettere dei paletti ai blitz in azienda dell'Agenzia delle entrate e della Guardia di finanza - questo penso che sia veramente il colmo in un Paese quantomeno civile - attraverso la previsione che negli atti di autorizzazione e nei verbali redatti a fine verifica vengano espressamente e adeguatamente indicate e motivate le circostanze e le condizioni che hanno giustificato l'accesso, ciò come a dire che il controllore d'ora in poi avrà le mani legate dovendo giustificare i motivi che lo hanno indotto a controllare.
E che dire dell'esclusione dal periodo d'imposta 2025 dell'applicazione dell'addizionale al 10 per cento per i bonus legati a dirigenti di società a partecipazione non finanziaria, i cosiddetti stock option? La normativa vigente aveva infatti introdotto un'aliquota addizionale, pari al 10 per cento, da applicare agli emolumenti variabili della retribuzione corrisposti sotto forma di bonus e stock option a quei soggetti caratterizzati da un elevato grado di professionalità, autonomia e potere decisionale, ossia i dipendenti che rivestono la qualifica di dirigenti del settore finanziario, anche se prestano la propria attività lavorativa all'estero, e ai titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa del settore finanziario. Tale addizionale costituiva, pertanto, una giusta tassazione aggiuntiva, ma distinta dall'applicazione dell'Irpef ordinaria; eliminata anche questa. Come vedete, voi siete molto bravi a stare con i forti e a penalizzare sempre e costantemente i piccoli, i poveri, la gran parte dei nostri cittadini che lavorano duramente.
Devo dire che ci sono stati anche, ovviamente, alcuni elementi positivi, che noi vogliamo ricordare.
Un primo aspetto riguarda le spese per trasporti, vitto e alloggio sostenute dai lavoratori dipendenti o autonomi nel territorio italiano, che diventano ora deducibili se pagate con strumenti tracciabili, come i bonifici bancari o postali. La possibilità di escludere la spesa dal reddito imponibile si estende, inoltre, ai pagamenti effettuati all'estero, che non richiedono l'obbligo della tracciabilità. Il decreto modifica - è peraltro una disposizione molto attesa - le norme sugli interessi e altri proventi finanziari percepiti nell'esercizio di arti e professioni, che passano dalla classificazione come redditi di lavoro autonomo a redditi di capitale, mentre figurano come redditi diversi le plusvalenze derivate dalla cessione di partecipazioni in società artistiche o professionali.
Nuove regole fiscali sono previste, peraltro, per i soggetti che partecipano in associazione a società artistiche o professionali, con conseguenze sulla determinazione del reddito imponibile. Il provvedimento modifica alcune norme relative al codice del Terzo settore, quello delle imprese sociali, e questo noi lo condividiamo. Un capitolo è poi dedicato all'imposta municipale, all'IMU, con la mini-proroga del 15 settembre, e c'è la disposizione a intervenire sui requisiti di accesso al regime di esenzione IMU per gli impianti sportivi, che si applica se gli immobili sono utilizzati da enti non commerciali per attività sportive svolte esclusivamente con modalità non commerciali.
Però bisogna anche riconoscere - la maggioranza lo dovrebbe fare - che questa disposizione introduce due nuove previsioni: la prima, giudicata positivamente da noi, attribuisce ai comuni il compito di individuare annualmente i corrispettivi medi delle attività sportive pubblicando un apposito elenco, misura condivisibile per perimetrare l'ambito applicativo delle esenzioni, in linea con le indicazioni normative, mentre la seconda previsione solleva significative criticità, a nostro parere.
In attesa dell'attuazione delle disposizioni da parte dei comuni, la nuova disposizione conforma l'esenzione IMU per le associazioni e società sportive dilettantistiche basandosi unicamente sulla loro iscrizione al relativo registro sportivo, ma prescindendo dalla sussistenza del presupposto oggettivo fondamentale, ossia lo svolgimento di attività sportive con modalità non commerciali da parte degli enti.
Ora, ci sono alcune questioni che noi abbiamo voluto comunque sottolineare, che sono aspetti positivi, ma ovviamente il complesso del provvedimento si basa su una questione fondamentale: la riproposizione di un'ingiustizia profonda del sistema fiscale italiano, mediante una riproposizione, ancora una volta, del sistema dei condoni, che è fallimentare per quanto riguarda gli introiti previsti, ma che è devastante per convincere chi evade a evadere sempre di più e chi non evade a cominciare ad evadere, perché, evidentemente, crea un'ingiustizia profonda.
Per questo noi ribadiamo la nostra posizione contraria al decreto Fiscale e riteniamo che, in un momento difficile come quello che sta vivendo il Paese, sarebbe necessario uno sforzo maggiore per creare equità fiscale. Ci piacerebbe che il prossimo decreto si chiamasse così, decreto per l'equità fiscale. È un sogno, ma cercheremo di realizzarlo noi quando, finalmente, voi andrete a casa.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche - A.C. 2460-A)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore De Palma: rinuncia. Ha facoltà di replicare la rappresentante del Governo: rinuncia.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Discussione del testo unificato delle proposte di legge: Romano ed altri; Bagnai ed altri: Introduzione dell'articolo 1857-bis del codice civile e modifica all'articolo 33 del codice di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, in materia di obbligo di contrarre e recesso della banca nei rapporti di conto corrente (A.C. 1091-1240-A) (ore 14,55).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 1091-1240-A: Introduzione dell'articolo 1857-bis del codice civile e modifica all'articolo 33 del codice di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, in materia di obbligo di contrarre e recesso della banca nei rapporti di conto corrente.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).
(Discussione sulle linee generali - Testo unificato - A.C. 1091-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
La VI Commissione (Finanze) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Guerino Testa.
GUERINO TESTA, Relatore. Grazie, Presidente. Buon pomeriggio a lei, al Sottosegretario Albano e agli onorevoli colleghi. Inizia oggi la discussione generale del testo unificato delle proposte di legge che è stato predisposto all'interno della Commissione finanze. Il testo unificato è composto da un unico articolo e reca l'introduzione dell'obbligo, in capo alla banca, di stipulare contratti di conto corrente e del divieto di recedere dai contratti in essere in presenza di saldi attivi, salvo che per motivi legati all'osservanza delle norme in materia di antiriciclaggio e di antiterrorismo.
Il comma 1 dell'articolo 1 introduce, in particolare, l'articolo 1857-bis del codice civile, avente ad oggetto l'apertura e la chiusura di un rapporto di conto corrente. Con esso si stabilisce l'obbligo, per le banche, di stipulare un contratto di conto corrente con chiunque lo richieda, salvo per esigenze dettate dal rispetto degli obblighi in materia di antiterrorismo e antiriciclaggio. Inoltre, la banca è tenuta ad osservare e a comunicare per iscritto il diniego entro 10 giorni dalla richiesta. Il diniego deve essere motivato.
Ugualmente, la banca non può recedere dal contratto, sia esso a tempo determinato o indeterminato, se i saldi sono in attivo, se non per le medesime ragioni di rispetto della disciplina per il contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo. Le osservazioni in ordine a esigenze di contrasto del terrorismo e del riciclaggio e delle esigenze di consentire a chiunque di aprire un conto corrente allo scopo di evitare l'utilizzo illecito del denaro contante sono state recepite dal legislatore, tanto che le finalità rientrano proprio nel testo approdato in Aula.
Il conto corrente, con l'approvazione di questa proposta di legge, diventa pertanto un diritto, e sarà più facile aprirlo. Le banche non potranno più rifiutarsi di far aprire un conto corrente, né potranno chiuderlo unilateralmente, se i saldi sono in attivo, come ho detto in precedenza, prima della scadenza, a meno che non ci siano forti sospetti di denaro illecito, riciclato o di finanziamento al terrorismo. Questi sono i paletti imposti dalle norme di settore. Si tratta di una misura decisiva per sostenere l'inclusione finanziaria.
La materia fu affrontata già nella scorsa legislatura, senza però riuscire nell'approvazione definitiva. Ringrazio i due proponenti, il collega Bagnai e il collega Romano, perché sono stati coloro che hanno voluto fortemente questa norma, che poi siamo riusciti a unificare, e, da oggi, diventa oggetto di questa discussione finanziaria. Ovviamente, durante le sedute della Commissione finanze, si sono tenute diverse audizioni sul testo unificato: è stata coinvolta la Banca d'Italia, l'Associazione bancaria italiana e l'Associazione per la difesa degli utenti dei servizi finanziari e bancari. Inoltre, l'Associazione nazionale tutela il comparto oro ha inviato anche un documento scritto.
Nel corso delle audizioni è emerso come il conto corrente di base non fosse uno strumento sufficiente a tutelare una certa platea di soggetti, in particolare persone anche diverse dai consumatori, che, a vario titolo, possono vedersi rifiutare l'apertura di un conto corrente. L'Adusbef, nell'audizione del 19 febbraio scorso, ha condiviso l'obiettivo del diritto all'accesso ai servizi bancari, qualificandolo come una garanzia per tutti i cittadini. Viene espresso un orientamento positivo anche nel merito della proposta di legge, che, rafforzando il diritto del cittadino ad accedere ai servizi bancari, limitando i casi di chiusura unilaterale del rapporto e prevedendo anche un obbligo di comunicazione scritta del rifiuto, rafforza la tutela del cliente medesimo.
Sul testo della proposta di legge l'Associazione appena descritta ha inoltre espresso alcune proposte migliorative: chiarire e specificare le condizioni alle quali le banche possono rifiutare l'apertura del conto corrente oppure recedervi; introdurre sanzioni nell'ipotesi in cui la banca non rispetti l'obbligo di motivazione scritta per rifiuto di apertura; evitare le problematiche applicative dell'abrogazione dell'articolo 33, comma 3, lettera a), che potrebbe essere foriero di una deminutio di tutela del consumatore per altre fattispecie.
Inoltre, anche l'associazione ANTICO, nella memoria depositata, rappresenta la difficoltà, in particolare per gli operatori di compravendita di oggetti preziosi usati, i cosiddetti “compro oro”, di accedere al circuito bancario, posto che in diversi casi molti soggetti si vedono negare l'apertura o subiscono la chiusura unilaterale del conto corrente, anche se attivi e senza motivazioni formali.
In particolare, l'esclusione sistematica di una categoria di operatori economici per il rischio maggiore di riciclaggio penalizza il settore nonostante l'articolo 16, comma 2-bis, del decreto legislativo n. 231 del 2007, introdotto nel 2023.
Il 27 febbraio scorso la Banca d'Italia, nell'audizione in VI Commissione, ha espresso un parere favorevole sull'obiettivo della proposta di legge ossia favorire l'inclusione finanziaria poiché è una precondizione per la partecipazione degli individui alla vita sociale e produce effetti vantaggiosi per il sistema economico. Tuttavia, ha anche espresso alcune riserve su alcuni aspetti: la proposta potrebbe entrare in conflitto con i principi costituzionali europei; inoltre, la proposta potrebbe limitare l'autonomia delle banche e interferire con la gestione prudente del sistema bancario. Infine, sempre la Banca d'Italia ha rilevato che i soggetti obbligati ad aprire il conto corrente sono soltanto intermediari bancari, escludendo gli altri operatori, come gli istituti di pagamento e di moneta elettronica, che potrebbero, in principio, soddisfare alcune esigenze alla base della proposta.
L'Associazione bancaria italiana, l'ABI, nell'audizione del 27 febbraio scorso, ha segnalato che i casi di esclusione finanziari sono circoscritti e dettati dagli incombenti sugli intermediari bancari e ha sottolineato come l'argomento delle segnalazioni interbancarie non sia pertinente al caso specifico dei conti correnti ordinari che non implicano necessariamente una relazione creditizia. L'ABI ha inoltre espresso una preoccupazione riguardo l'introduzione di un obbligo generalizzato per le banche di aprire conti correnti, in quanto questo contrasterebbe con la natura imprenditoriale privatistica delle banche che devono avere la libertà di valutare caso per caso le richieste, in conformità alle normative antiriciclaggio. Inoltre, tale obbligo, sempre per quanto riguarda l'ABI, sarebbe in contrasto con i principi di libertà economica garantiti dalla Costituzione italiana e con la legislazione europea, in particolare con il principio di armonizzazione comunitaria, a causa del disallineamento competitivo con gli altri intermediari stabiliti in altri Paesi UE.
Per quanto attiene all'abrogazione dell'articolo 33, comma 3, lettera a), del codice del consumo, l'Associazione ritiene che potrebbe essere in contrasto con gli obblighi europei di conformazione alle direttive.
Queste sono le segnalazioni emerse nel corso delle varie audizioni che si sono tenute nella VI Commissione. Ringrazio il capogruppo Congedo e la Sottosegretaria Lucia Albano, che sono stati sempre presenti e, insieme al sottoscritto, come relatore, hanno cercato di portare questo testo unificato di proposte di legge in Aula in maniera celere perché penso sia un passo in avanti molto importante per i cittadini italiani. Ringrazio ancora, in conclusione, i due colleghi, Bagnai e Romano, per aver avuto questa idea e questa sollecitudine per quanto riguarda la loro proposta.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la Sottosegretaria per l'Economia e le finanze, la quale rinuncia per il momento.
È iscritto a parlare l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Il collega Testa, relatore del provvedimento, ha già spiegato i contenuti del testo unificato che è ad iniziativa distinta di due colleghi, Romano e Bagnai. Il testo è ovviamente molto semplice: stabilisce l'obbligo per le banche di stipulare un contratto di conto corrente con chiunque lo richieda, salvo per esigenze dettate dal rispetto degli obblighi in materia di antiterrorismo e antiriciclaggio. Attraverso questa iniziativa, che ha avuto il pregio di un'attività anche di approfondimento in seno alla Commissione finanze, si evidenzia il fatto che sia Adusbef che Banca d'Italia hanno rilevato che questa iniziativa realizza una condizione di inclusione finanziaria che è una specie di precondizione a garanzia della partecipazione dei cittadini, ossia per metterli in qualche misura in condizione di avere pari opportunità. Questo mi sembra un elemento di grande rilievo, di grande importanza.
Per quel che ovviamente riguarda l'attività in Commissione svolta dal nostro gruppo non può che esserci un apprezzamento. Anche gli altri gruppi di opposizione hanno dato un contributo perché il provvedimento rendesse i rapporti di conto corrente più inclusivi, pur nel rispetto delle norme europee in materia di antiriciclaggio e di antiterrorismo. Si è trattato quindi di un lavoro particolarmente utile, che è stato elaborato in sede di Commissione finanze, del quale diamo volentieri atto (Applausi del deputato Casu).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signora Sottosegretario, sono particolarmente lieto di intervenire su questa proposta di legge di rilevanza importante per la tutela dei diritti di tutti i cittadini italiani. Si tratta di un provvedimento che risponde a un'esigenza concreta di giustizia e di trasparenza nel rapporto tra i cittadini e il sistema bancario, ponendo un argine a prassi arbitrarie che, troppo spesso, penalizzano i correntisti più vulnerabili.
Mi faccia ringraziare in premessa il nostro, il mio collega di gruppo, l'onorevole Saverio Romano, primo firmatario di questa proposta di legge, iniziativa legislativa che ho prontamente sottoscritto proprio perché sono convinto dell'utilità e della bontà della materia trattata. Con determinazione - mi faccia dire anche con competenza - il nostro gruppo ha portato avanti questo testo, sostenendolo con forza e contribuendo in modo determinante alla sua definizione e condivisione. Con forza il nostro gruppo ha sostenuto sin dall'inizio questa proposta, facendosi anche carico poi di portarla all'attenzione di quest'Aula per la discussione e la votazione definitiva.
La calendarizzazione quindi di questo provvedimento è frutto di una volontà chiara, di una volontà coerente, cioè quella di garantire a ogni cittadino il diritto fondamentale ad avere un conto corrente e impedire che gli istituti di credito possano procedere alla chiusura arbitraria dei rapporti bancari senza un motivo giustificato. La proposta che è stata approvata - di questo me ne compiaccio - con ampio consenso in Commissione finanze rappresenta, quindi, una svolta significativa verso una maggiore equità e tutela dei diritti del sistema bancario del nostro Paese. È un passo avanti concreto che va nella direzione di uno Stato più vicino ai cittadini e più attento ai principi di legalità e ai principi di inclusione.
Voglio ancora ringraziare personalmente il nostro amico, collega, Saverio Romano, perché ha saputo cogliere un problema reale, un problema che spesso viene vissuto in silenzio, anche quasi con un po' di vergogna da migliaia di persone cioè la chiusura unilaterale e immotivata del proprio conto corrente, anche in presenza di un saldo attivo: è un fenomeno che non solo compromette la fiducia dei cittadini nel sistema bancario, ma rischia di escluderli da un circuito di legalità e trasparenza, limitando loro l'accesso a uno strumento indispensabile per la piena partecipazione alla vita economica e sociale del Paese.
L'attuale quadro normativo, infatti, consente alle banche di recedere unilateralmente dal contratto di conto corrente, anche in assenza di una giusta causa, purché rispettino determinate tempistiche di preavviso.
Negli ultimi anni tutto questo, signor Presidente, ha generato situazioni paradossali. Numerosi cittadini, titolari di conti correnti con saldi attivi, si sono visti chiudere unilateralmente il rapporto dalla propria banca, rimanendo privi della possibilità di gestire il proprio denaro e impossibilitati, a causa, poi, delle segnalazioni interbancarie, ad aprire un nuovo conto corrente presso altri istituti.
Oltretutto, la banca, a seguito del recesso del contratto di conto corrente, consegna al correntista unicamente un assegno circolare, il quale, per sua natura, presuppone un conto corrente, un rapporto bancario, per essere convertito in liquidità disponibile alla spesa o utilizzato per il pagamento di spese e utenze. E questa condizione è palesemente una condizione ingiusta, ma non solo è ingiusta, rappresenta un rischio concreto di esclusione dalla vita sociale e dalla vita economica.
Sappiamo tutti bene che oggi il conto corrente rappresenta uno strumento indispensabile per la vita di ogni cittadino: ricevere lo stipendio o la pensione, pagare le bollette, effettuare acquisti e gestire i rapporti con la pubblica amministrazione non possono tenersi se non in presenza di un conto corrente. E, quindi, il conto corrente - com'è stato evidenziato nel testo, come ha ben detto il relatore in precedenza - non è un semplice servizio finanziario, ma è un diritto fondamentale, è uno strumento di cittadinanza attiva, in particolar modo in considerazione delle limitazioni all'utilizzo dei contanti. Difatti, a seguito delle normative vigenti sulle limitazioni all'uso del contante, introdotte, come sappiamo, per la prima volta dal Governo Monti con il cosiddetto decreto Salva Italia, che fissò la soglia massima a 1.000 euro, successivamente, il Governo Renzi non ha cancellato questo limite, ma si è limitato a triplicare l'ammontare di questa soglia, aumentandolo a 3.000 euro, dopodiché, il Governo Conte ha stabilito un tetto di 2.000 euro a partire dal luglio 2020, ridotto a 1.000 euro dal 2022, quest'ultimo termine è stato successivamente prorogato di un anno dal Governo Draghi.
E, quindi, la normativa impone al cittadino l'esclusivo utilizzo di un conto corrente sul quale accreditare gli emolumenti derivanti dal rapporto di lavoro, da pensione o da ogni altra transazione con gli uffici pubblici o con gli esercizi commerciali, oltre, evidentemente, a una somma determinata. È, quindi, importante chiarire che il contratto di conto corrente deve essere considerato uno strumento da garantire a chiunque, indispensabile per la sopravvivenza del ciclo economico e sociale del Paese. Pertanto, se ne evince che il quadro normativo attuale - a partire dalle limitazioni all'uso del contante, con finalità giustissime di antiriciclaggio - rende, di fatto, il conto corrente essenziale per ogni tipo di transazione. Negare o revocare questo diritto senza giustificazioni gravi e documentate è inaccettabile, né prima della sua stipulazione né, tantomeno, in una fase successiva.
Quindi, questa proposta di legge introduce un principio chiaro: le banche non potranno più recedere unilateralmente dai contratti di conto corrente né rifiutarne l'apertura, salvo che per motivi legati a concreti rischi di riciclaggio o finanziamento del terrorismo, in linea con le normative vigenti.
Quindi, nello specifico, la proposta di legge si articola su due misure: in primo luogo, l'obbligo per la banca di stipulare un contratto di conto corrente con chiunque lo richieda, senza possibilità di rifiuto immotivato; in secondo luogo, divieto di recesso unilaterale dal contratto quando i saldi siano in attivo, salvo la presenza di gravi e documentati motivi. Si tratta, signor Presidente, di una tutela minima, ma, noi riteniamo una tutela fondamentale: impedisce abusi, garantisce l'accesso ai servizi bancari di base a tutti i cittadini e offre un presidio contro le pratiche arbitrarie che, di fatto, possono portare ognuno di noi all'emarginazione finanziaria. Per le banche, sostanzialmente - mi rendo conto -, diventerà più difficile recedere dal contratto di conto corrente in caso di saldi attivi, come ho detto, se non per motivi gravi e documentati. Gli istituti dovranno, innanzitutto, documentare il perché la banca chiede di recedere dal contratto con il proprio correntista, anche in presenza di somme depositate sul conto corrente, ovviamente sempre se non ricorrono fatti gravi, come abbiamo detto prima; ad esempio, uno di questi è sicuramente il finanziamento al terrorismo.
Ci tengo a sottolineare un passaggio: il provvedimento non impedisce la chiusura dei conti in presenza di comportamenti illeciti o rischi oggettivi. La banca conserva, come abbiamo detto, il diritto di recesso per gravi e documentati motivi, ma viene finalmente evitato quel potere discrezionale - un po' odioso, mi faccia dire - di interrompere un rapporto senza una causa reale e comprovata.
Questo provvedimento nasce anche in considerazione del fatto che, nell'attuale contesto, la banca non può più essere considerata un semplice fornitore tra i tanti, ma svolge una funzione essenziale di pubblica utilità. E proprio per questo non è accettabile che il diritto di accesso a un conto corrente sia lasciato alla discrezionalità degli istituti di credito. Quindi, diviene essenziale che, escluse le fattispecie di gravi illeciti, ogni cittadino debba essere messo nelle condizioni di avere un proprio conto corrente presso un istituto bancario.
Oggigiorno - come sapete - esistono diverse tipologie di servizio, anche senza la possibilità di richiedere libretti di assegno o carte di credito: pensiamo alle carte prepagate con codice IBAN, che consentono, per esempio, l'accredito dello stipendio e la possibilità di effettuare bonifici o pagamenti ai POS, ma solo nei limiti della giacenza disponibile. Sono servizi, dunque, che non mettono l'istituto bancario di fronte ad evidenti rischi, ma danno modo al cittadino di svolgere le operazioni finanziarie essenziali.
L'evoluzione delle limitazioni bancarie in Italia riflette un equilibrio in costante ridefinizione, tra esigenze di stabilità finanziaria, tutela del risparmio, prevenzione del riciclaggio e il diritto dei cittadini all'inclusione economica. In questo senso, le leggi sulla trasparenza bancaria svolgono un ruolo fondamentale nell'assicurare correttezza, chiarezza e comprensibilità nei rapporti tra istituti di credito e clienti, tutelando i cittadini da quelle pratiche arbitrarie e da tutte quelle asimmetrie informative.
Queste norme, quindi, garantiscono un'informazione completa e chiara sulle condizioni dei contratti bancari, sui costi, sui rischi e sulle modalità di accesso e recesso ai servizi, permettendo ai clienti di compiere scelte consapevoli; queste norme impediscono abusi e clausole vessatorie, evitando pratiche scorrette e obbligando le banche a motivare adeguatamente la chiusura di rapporti o il rifiuto di contratti, come evidenziato anche da questo provvedimento che stiamo discutendo, che mira proprio a rafforzare l'obbligo per gli istituti di contrarre e limitare il recesso unilaterale ai soli casi - come abbiamo detto - di gravi e documentati motivi.
E, poi, queste norme favoriscono la fiducia e la stabilità - questo, credo, sia il passaggio più importante - del sistema bancario, promuovendo la trasparenza, la parità di trattamento e rafforzando quella funzione sociale dei servizi bancari, soprattutto in un contesto in cui l'accesso al conto corrente è imprescindibile per la vita economica e sociale di ogni cittadino. In sintesi, la trasparenza bancaria non è solo una tutela individuale, ma anche un elemento essenziale per l'efficienza, la correttezza e l'inclusione del mercato bancario.
Alla trasparenza, però, colleghi, va sempre associata la correttezza delle azioni. Ed è proprio fra trasparenza e correttezza che si inserisce questa proposta, che spero a breve diventi anche una legge. La proposta prende il nome di colui che fortemente l'ha promossa e che ha consentito che oggi arrivasse in discussione in quest'Aula. Quindi, fatemi dire: la legge Romano rappresenta certamente un tassello fondamentale della costruzione di un rapporto trasparente ed equilibrato fra utenti e istituti bancari.
Questo provvedimento non solo tutela i cittadini, ma rafforza anche il ruolo degli istituti di credito come custodi della legalità, garantendo che le loro decisioni siano trasparenti e motivate. Con questa norma abbiamo posto al centro del dibattito il principio che il sistema bancario deve essere al servizio delle persone e non degli interessi degli istituti finanziari.
Quindi - mi avvio alla conclusione, signor Presidente - siamo chiamati a colmare una lacuna normativa che oggi espone troppe persone al rischio di vedersi private, senza colpa, di uno strumento essenziale per la propria vita quotidiana. Garantire il diritto universale al conto corrente significa rafforzare l'inclusione sociale e la pari dignità economica di tutti i cittadini. Quindi, approvare la legge, la legge che noi chiamiamo legge Romano, significa mandare un messaggio forte: il nostro Paese è dalla parte dei correntisti, dalla parte delle famiglie e delle imprese che ogni giorno si trovano a confrontarsi con un sistema finanziario troppo spesso percepito come troppo distante. È un passo deciso, un passo avanti verso una società più inclusiva, in cui nessuno deve essere privato di un diritto essenziale per mere logiche di profitto o per mera discrezionalità.
Quindi, concludo esprimendo a nome di tutto il mio gruppo, ovviamente, il pieno sostegno a questa proposta di legge, che ha dimostrato che, ancora una volta, questa maggioranza sa essere un punto di riferimento per chi crede in una politica vicina ai bisogni reali dei cittadini. Quindi, invito tutti i colleghi a sostenere la proposta di legge per dare un segnale concreto di riequilibrio a favore dei cittadini.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Raffa. Ne ha facoltà.
ANGELA RAFFA (M5S). Grazie, Presidente. Il testo unificato delle proposte di legge - atti Camera 1091-1240-A - interviene su due pilastri nel nostro ordinamento: il codice civile e il codice del consumo, con l'intento di riequilibrare il rapporto tra istituti bancari e clienti. Il fulcro del provvedimento è l'introduzione dell'articolo 1857-bis nel codice civile, che si articola in due principi cardine. Il primo è l'obbligo a contrarre, quindi la norma stabilisce, per la prima volta in modo così esplicito per i conti correnti ordinari, l'obbligo per le banche di stipulare un contratto di conto corrente con chiunque lo richieda. Si tratta di un punto di svolta che riconosce la natura di servizio essenziale del conto corrente, superando la logica di una mera facoltà discrezionale dell'istituto di credito.
Il secondo principio è il divieto di recesso ingiustificato. La norma vieta alla banca di recedere da contratti, sia a tempo determinato che indeterminato, in presenza di saldi attivi. Questa disposizione pone fine a una prassi arbitraria che ha generato gravi difficoltà a cittadini e imprese, privandoli improvvisamente dell'accesso ai propri fondi. Altrettanto significativa è l'abrogazione dell'articolo 33, comma 3, lettera a), del codice del consumo. Questa norma rappresentava un'eccezione, un privilegio concesso unicamente ai fornitori di servizi finanziari, che permetteva loro di recedere da contratti a tempo indeterminato senza preavviso in presenza di un giustificato motivo. Si tratta di una nozione giuridica la cui vaghezza si è spesso prestata a interpretazioni unilaterali a svantaggio del consumatore. L'abrogazione di questa deroga elimina un privilegio anacronistico e riduce i contratti bancari sotto l'ombrello della disciplina generale a tutela del consumatore, che presume come vessatorie tali clausole di recesso unilaterale. È un passo importante verso la parità contrattuale.
Tuttavia è doveroso segnalare come sia l'Associazione bancaria italiana sia la Banca d'Italia abbiano espresso forti perplessità, evidenziando che tale norma costituisce la trasposizione di una specifica previsione della direttiva europea 93/13/CEE giustificata dalla necessità di una gestione prudente del rischio nel settore finanziario. L'Associazione bancaria italiana ha persino citato una sentenza della Corte di giustizia europea che suggerirebbe l'impossibilità per i legislatori nazionali di ridurre tali tutele per gli intermediari.
Pur prendendo atto di questi potenziali profili di criticità con l'ordinamento europeo, la scelta è una chiara decisione politica di privilegiare la tutela del consumatore rispetto alla flessibilità operativa dell'industria. Il provvedimento prevede che le uniche ragioni legittime per negare l'apertura di un conto o per recedervi siano legate al rispetto degli obblighi in materia di antiterrorismo e antiriciclaggio. Sebbene la finalità sia condivisibile, la sua attuazione pratica, così come formulata nel testo, crea un vero e proprio paradosso giuridico. La legge impone alla banca di comunicare per iscritto il diniego, motivandolo entro dieci giorni dalla richiesta.
Questa previsione si scontra frontalmente con un principio cardine della normativa antiriciclaggio, ovvero il divieto di tipping-off. Come sottolineato con grande preoccupazione dalla Banca d'Italia durante le audizioni, l'articolo 39 del decreto legislativo n. 231 del 2007 vieta in modo assoluto di informare l'interessato dell'esistenza di una segnalazione di operazione sospetta o di approfondimenti in corso, prevedendo sanzioni penali in caso di violazione. Ci troviamo di fronte a una contraddizione insanabile e, per rispettare la nuova legge, una banca dovrebbe violare la normativa antiriciclaggio. Se un istituto di credito rifiuta l'apertura di un conto per fondati motivi di rispetto degli obblighi in materia di antiterrorismo e di antiriciclaggio e per rispettare il divieto di tipping-off non ne fornisce la motivazione, violerebbe il nuovo articolo 1857-bis e potrebbe essere citata in giudizio dal cliente. Se, al contrario, fornisse la motivazione richiesta, i suoi funzionari commetterebbero un reato. Questa criticità, che espone gli operatori a un'incertezza giuridica insostenibile, è uno dei motivi principali per cui abbiamo tentato, senza successo, di migliorare il testo in Commissione.
L'analisi delle criticità non è un esercizio sterile, ma la base da cui sono nate le nostre proposte emendative, proposte concrete e di buonsenso che miravano a risolvere le debolezze strutturali del provvedimento e a renderlo più efficace e coerente. Il nostro primo emendamento proponeva di sostituire le parole: “la banca non può” con: “la banca e ogni altro prestatore di servizi di pagamento non possono”. Limitare quest'obbligo di civiltà alle sole banche è una visione anacronistica del mercato finanziario. Oggi istituti di pagamento, istituti di moneta elettronica e operatori fintech offrono servizi del tutto analoghi a un conto corrente; escluderli crea una palese distorsione della concorrenza, come peraltro paventato anche dalla Banca d'Italia, e apre una voragine normativa che vanificherebbe l'efficacia stessa della legge. La nostra proposta mirava semplicemente a modernizzare la norma, garantendone l'applicazione universale ed equa.
Per risolvere il paradosso giuridico legato alla normativa antiriciclaggio, avevamo presentato l'emendamento 1.5, che suggeriva di escludere l'obbligo di comunicazione delle motivazioni qualora ciò fosse in contrasto con obiettivi di ordine pubblico o di pubblica sicurezza. Questa formulazione non era una nostra invenzione: l'abbiamo mutuata, parola per parola, dalla disciplina già esistente e perfettamente funzionante del conto di base, introdotta con il decreto legislativo n. 37 del 2017, che offre un modello di equilibrio tra inclusione finanziaria e obblighi di sicurezza molto più avanzato e coerente di quello proposto in questo testo. Il nostro emendamento avrebbe semplicemente allineato la nuova legge a un precedente legislativo già collaudato, risolvendo il conflitto con le norme antiriciclaggio. La sua bocciatura è incomprensibile e lascia la legge esposta a certi tipi di contenziosi.
Infine, con l'emendamento 1.3 chiedevamo di inserire una clausola di salvaguardia standard, ovvero: “e salvo quanto diversamente stabilito dalle leggi speciali in materia (…)”. In un settore iper-regolamentato come quello bancario, una simile clausola è un atto di prudenza legislativa indispensabile per prevenire i conflitti normativi e garantire certezza del diritto. La sua assenza denota una certa fretta nella redazione del testo.
Questo è un provvedimento che, pur partendo da un principio giusto, presenta tante imperfezioni. Noi non voteremo contro questo provvedimento, perché ne condividiamo l'obiettivo di fondo. Vorrei, però, segnalare la nostra delusione per un'occasione mancata di fare una legge migliore, una legge a prova di futuro e, soprattutto, a prova di tribunale. In sintesi, questo provvedimento ha il grande pregio di intercettare un bisogno sociale reale e di introdurre nel nostro ordinamento un principio di equità fondamentale. Tuttavia, presenta gravi debolezze strutturali, un ambito di applicazione già superato dall'evoluzione del mercato, la creazione di un pericoloso conflitto normativo con la disciplina antiriciclaggio e un mancato coordinamento con l'ordinamento esistente. Rivolgiamo, quindi, un appello alla maggioranza e al Governo perché la fretta di approvare una legge non può prevalere sulla sua qualità e sulla sua correttezza giuridica. Chiediamo, quindi, una maggiore apertura al confronto e all'accoglimento di proposte migliorative, da qualunque parte politica provengano, perché l'obiettivo finale deve essere comune, ovvero fornire ai cittadini leggi non solo giuste nelle intenzioni, ma impeccabili e durature nella loro applicazione. Il nostro sostegno al principio del diritto universale all'inclusione finanziaria resta pieno e convinto, ma auspichiamo che le criticità che abbiamo sollevato oggi possano trovare soluzione in futuri provvedimenti correttivi, per rendere questo diritto finalmente e pienamente esigibile per tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Congedo. Ne ha facoltà.
SAVERIO CONGEDO (FDI). Presidente, Sottosegretario Albano, il provvedimento all'esame dell'Assemblea, come puntualmente illustrato dal relatore, onorevole collega Testa, contiene disposizioni volte all'introduzione dell'obbligo in capo alle banche di stipulare contratti di conto corrente e il divieto di recedere dai contratti in essere in presenza di saldi attivi, salvo che per gravi e documentate ragioni.
Il testo unificato in Commissione finanze, risultante dall'adozione delle proposte presentate dai colleghi Romano e Bagnai, è il frutto di un serio e scrupoloso esame in sede referente, iniziato un anno fa, esattamente nel luglio del 2024, nel corso del quale è stata svolta un'attività conoscitiva da parte dei rappresentanti dell'Associazione per la difesa degli utenti dei servizi bancari e finanziari, dell'Associazione bancaria italiana e della Banca d'Italia, i cui interventi sono stati certamente importanti, al fine di un contributo significativo, da parte loro, per definire l'impianto normativo complessivo di questa proposta di legge.
Le osservazioni in ordine alle esigenze di contrasto del terrorismo e del riciclaggio di denaro e all'esigenza di consentire a chiunque di aprire un conto corrente, allo scopo di evitare l'utilizzo illecito del denaro contante, sono state recepite dal legislatore, tanto che le finalità rientrano proprio nel testo approdato in Aula.
Ricordo che, nella scorsa legislatura, si affrontò lo stesso tema, ovvero di stipulare l'obbligo di contrarre e recedere da parte della banca nei rapporti di conto corrente, senza tuttavia che si giungesse alla conclusione finale.
Oggi, con l'avvio dell'esame in Aula e l'imminente approvazione, in prima lettura, da parte di questo ramo del Parlamento, siamo certi che anche questo provvedimento riuscirà ad essere approvato in via definitiva, colmando così una lacuna normativa esistente da anni, che, per effetto delle segnalazioni interbancarie, causava non pochi problemi nell'aprire un nuovo conto in un altro istituto di credito a tanti semplici cittadini.
L'articolo unico del testo unificato introduce un articolo aggiuntivo all'articolo 1857 del codice civile, nel libro IV del Titolo III del Capo XVII, relativo ai contratti bancari, rubricato “Apertura e chiusura di un rapporto di conto corrente”, il quale prescrive in capo alla banca che: “Fermo restando l'obbligo di osservare le disposizioni nazionali ed europee in materia di contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo, la banca non può in alcun caso esimersi dalla stipula di un contratto di conto corrente con chiunque lo richieda”.
Si dispone, inoltre, che la banca ha l'obbligo di comunicare: “l'eventuale diniego di stipula, derivante dall'osservanza delle norme antiriciclaggio ed antiterrorismo, motivandolo per iscritto, entro dieci giorni dalla richiesta di apertura del conto corrente”.
Si vieta il recesso da parte della banca dal contratto di conto corrente a tempo determinato o indeterminato, pur in presenza di saldi attivi, se non ove ricorrano altri giustificati motivi ostativi in base alle disposizioni in materia di contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo.
Signor Presidente e colleghi, partendo dal punto fondamentale - che vede oggi un conto corrente come servizio pubblico essenziale e indispensabile per la sopravvivenza nel ciclo economico e sociale del Paese che non può mai in nessun caso essere negato - con il testo unificato delle proposte di legge Romano-Bagnai riteniamo sia stato raggiunto un buon compromesso, in cui l'impianto normativo coniuga adeguatamente la necessità di un bilanciamento tra tale finalità e gli altri interessi sanciti dai principi fondamentali dell'ordinamento.
I fondamenti della proposta di legge in esame possono essere individuati sulla base dell'esigenza di mitigare un potenziale uso strumentale, da parte delle banche, del diritto di recesso dal contratto per giusta causa o ad nutum, nonché dell'esigenza di assicurare la disponibilità di un conto corrente per ragioni di inclusione finanziaria, anche al fine di consentire l'accredito degli stipendi, il regolamento delle transazioni finanziarie, la tracciabilità dei relativi pagamenti e l'applicazione delle misure di contrasto al riciclaggio.
Avviandomi alla conclusione, Presidente, ricordo che l'iniziativa legislativa, come del resto più volte evidenziato, nasce da numerosissimi casi di cittadini che, negli ultimi anni, si sono visti chiudere, unilateralmente e senza motivo, il rapporto di conto corrente, pur in presenza di saldi attivi, costringendoli, per effetto delle segnalazioni interbancarie, a non poter più disporre delle proprie provviste.
Il provvedimento, pertanto, intende risolvere questa casistica - come ho detto nel corso del mio intervento - da un lato, obbligando la banca ad aprire un conto corrente, dall'altro, impedendone il recesso prima della scadenza del termine, se il rapporto ha un saldo attivo.
Queste misure costituiscono un importante traguardo, perché il conto corrente di base rappresenta uno strumento di difesa dei cittadini e una garanzia di piena cittadinanza nei rapporti bancari, perché essenziale per esercitare i propri diritti e le proprie prerogative.
Con questa iniziativa, anche raccogliendo le segnalazioni di imprese, cittadini e associazioni di settore, che hanno denunciato migliaia di casi di chiusura dei propri conti correnti e il conseguente rischio che tantissimi utenti possano essere esclusi dal circuito della legalità, il Governo e questo Parlamento confermano la vicinanza al tessuto socio-economico e produttivo del Paese.
Il nostro auspicio è, pertanto, che rispetto a questo provvedimento - che costituisce per davvero un primo passo verso il consolidamento del principio di inclusione finanziaria e di tutela dei correntisti nei rapporti con il sistema bancario, limitando i casi in cui possono essere privati di un servizio essenziale, come quello di un servizio bancario - possa esserci un celere esame anche nell'altro ramo del Parlamento per l'approvazione definitiva, affinché le norme possano entrare in vigore nella loro effettiva applicazione il primo possibile.
Concludo, ringraziando, ovviamente, i proponenti della proposta di legge e, quindi, i colleghi Romano e Bagnai, il relatore in Commissione e in Aula, il collega Testa, e il Sottosegretario Albano che ha seguito il provvedimento in Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bagnai. Ne ha facoltà.
ALBERTO BAGNAI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Sottosegretario, intervengo con particolare piacere in questa discussione generale sul testo unificato delle proposte di legge, cosiddetto sul diritto al conto corrente. Vorrei approfittare di questa discussione generale per fare, appunto, alcune considerazioni generali, approfittando del tempo che la Presidenza mi concederà.
La prima è una considerazione generale sulla fatica del legiferare. Noi oggi siamo qui, al termine di un processo che, per quanto mi consta, è durato 1.987 giorni. Oggi è facile calcolare il tempo che intercorre fra due date con una app, è un po' più difficile vivere un tempo così lungo, mantenendo vivi gli obiettivi politici.
Infatti, il disegno oggi in discussione riprende l'analogo disegno di legge “Disposizioni in materia di utilizzo ed erogazione del rapporto di conto corrente” che venne depositato l'11 febbraio 2020 dal senatore Siri, in Senato, e venne incardinato nella Commissione finanze del Senato, con la presidenza di chi vi parla, il 4 giugno 2020.
L'esame nella legislatura precedente - è stato evocato dal collega Congedo e posso dirlo perché in parte ebbi l'onore di guidarlo - si articolò su venti sedute e proseguì, poi, per le note vicissitudini di quella legislatura, sotto la presidenza del collega D'Alfonso. Ed eravamo quasi arrivati all'ultimo miglio.
Ricordo infatti che, nella seduta del 14 giugno 2021, il Sottosegretario di Stato, l'onorevole Maria Cecilia Guerra, aveva riferito alla Commissione che si erano concluse le interlocuzioni con i vari soggetti istituzionali interessati - quindi, da una parte, il Ministero del Tesoro, dall'altra, l'UIF, la Banca d'Italia e l'ABI - relativamente al disegno di legge n. 1712 (l'Atto Senato 1712 Siri), e che la conseguente proposta che il Governo intendeva fare al Parlamento, a esito di questa attività di consultazione, sarebbe stata presto trasmessa al relatore, che era, all'epoca, il senatore Marco Perosino, che ricordo con particolare stima e simpatia per come si era adoperato nel suo ruolo, forte anche della sua esperienza di dirigente bancario.
Quindi, eravamo all'ultimo miglio. Poi, le note vicende di quel Governo portarono alla caduta del Governo e all'interruzione del processo legislativo per cui nella seduta del 21 luglio 2022 in Commissione finanze, il giorno dopo la seduta del Senato che aveva sostanzialmente sancito la caduta del Governo Draghi, a me restò niente altro da fare se non esprimere il rammarico per vedere frustrato un lavoro di approfondimento che era quasi giunto a maturazione. Ma devo anche confessarle, Presidente, che quel rammarico e quella frustrazione erano stati più che compensati dal godimento estetico nell'ascoltare il discorso con cui il capogruppo della Lega Salvini Premier, Massimiliano Romeo, intervenendo nella discussione sulla fiducia e parafrasando l'orazione di Marco Antonio del Giulio Cesare di Shakespeare, aveva dato il benservito al migliore Presidente del Consiglio che avevamo in serbo all'epoca.
Sempre per restare sui Shakespeare, mi sia concesso di osservare il fatto che un provvedimento sul diritto al conto corrente anche con un'altra firma avrebbe lo stesso profumo, parafrasando in questo caso Romeo e Giulietta, il profumo della libertà, perché qui il problema è assicurare ai cittadini un pieno esercizio di cittadinanza. In questo voglio naturalmente riconoscere il ruolo importante del collega Romano che, forte della sua maggiore esperienza come legislatore, ha saputo dare un'attività di impulso decisiva all'elaborazione di questo disegno di legge in questa legislatura, facendosi anche parte attiva della sua iscrizione nel calendario dell'Aula, che ha naturalmente poi consentito che si arrivasse a una conclusione. Una conclusione di un percorso però lungo, durato quasi 2.000 giorni.
Nella sua versione originaria, il disegno di legge era molto più conciso, molto asciutto. Il testo dell'articolo 1857-bis che veniva proposto dal senatore Siri recitava semplicemente: “La banca non può in alcun caso esimersi dall'apertura di un rapporto di conto corrente; la banca non può recedere dal contratto di conto corrente prima della scadenza del termine quando i saldi siano in attivo”.
Questa formulazione era molto perentoria. Sono servite le audizioni che hanno coinvolto Banca d'Italia e l'Associazione bancaria italiana, sia in questa legislatura, quindi in questo ramo del Parlamento, che nella precedente, e quindi in Senato, a farci comprendere la necessità di contemperare le esigenze che volevamo tutelare con quelle, naturalmente, di contrasto al riciclaggio e di contrasto al finanziamento del terrorismo, che noi tutti qui naturalmente condividiamo. Ma evidentemente condividiamo anche la necessità di dare una piena cittadinanza economica ai cittadini, tant'è che su questo disegno di legge si registra l'unanimità. Credo che questa unanimità dipenda dal fatto che, sebbene le audizioni di Banca d'Italia abbiano in qualche modo sempre teso ad evidenziare il carattere marginale, residuale e aneddotico dei casi che erano stati sottoposti alla nostra attenzione (quella del collega Romano e quella del collega Siri), che avevano motivato questo disegno di legge, io credo che - nonostante questa tendenza a minimizzare in qualche modo il fenomeno, ragionando in termini puramente quantitativi di occorrenza delle circostanze che qui si intendeva tutelare - sia chiaro e sia stato chiaro fin da subito a tutti i colleghi che questo disegno di legge, in realtà, incideva profondamente sulle attribuzioni fondamentali della statualità. C'era un dibattito di civiltà che andava anche oltre quel comma 22 che è stato evocato prima, per cui la banca ti chiude un conto e ti dà un assegno circolare che non puoi incassare se non hai un conto in banca e quindi fondamentalmente ti sequestra de facto una parte dei tuoi averi.
Credo che questo si possa concettualizzare così nella riflessione degli ultimi pochi secoli. Due sono le attribuzioni fondamentali della statualità: una è il monopolio della forza e l'altra è la fornitura di una infrastruttura di pagamento che, ai tempi delle monarchie feudali, era il battere moneta, il coniare moneta. Oggi, naturalmente, essendosi sviluppate le tecnologie, deve essere qualcos'altro. Non sono temi antichi, sono temi estremamente attuali.
Voglio ricordare un altro tema di cui mi sono occupato qui, in questa legislatura, con l'Atto Camera 467, ossia quello del limite all'utilizzo del denaro contante. È stato prima evocato da uno dei colleghi che mi hanno preceduto, adesso non ricordo esattamente quale, ma, insomma, dal verbale risulterà. È stato interessante per me osservare quale fosse il punto di vista della BCE. La BCE, come sappiamo, a livello europeo aveva posto all'epoca un limite a 10.000 euro, che poi si è ritenuto, in legge di bilancio, di contenere a 5.000 euro (nella legge di bilancio per il 2023) e, nel fare questa valutazione, rivendicava il proprio diritto alla sovranità monetaria che si esplicava, appunto, attraverso l'utilizzo della moneta sovrana, ossia dell'euro.
Queste attribuzioni poi - il monopolio nell'uso della forza e la fornitura di un servizio di pagamento - sono anche sottostanti, non sfuggirà ai colleghi, a un altro dibattito molto attuale: quello fra gli Stati Uniti e l'Unione europea. Fondamentalmente i rilievi che l'Amministrazione Trump fa ad altri Paesi sono: noi forniamo un ombrello militare, noi forniamo un'infrastruttura internazionale di pagamenti, voi utilizzate questi servizi e, secondo noi, non ci pagate un prezzo adeguato, un canone adeguato per questi servizi.
Quindi, sono sempre riflessioni estremamente attuali. Direi che un'altra riflessione che andrebbe fatta è che il punto di questo disegno di legge è, ovviamente, sì, quello di difendere i clienti più fragili, evitando l'esclusione finanziaria in un contesto in cui la progressiva smaterializzazione dell'infrastruttura di pagamento rende di fatto apolide finanziario chi non possa disporre di un conto corrente; però va anche detto che ci sono casi in cui la chiusura del conto - io ne ho subita uno, non essendo particolarmente suscettibile, come dire, a rilievi riferiti a una mia attività terroristica, a parte la critica all'Unione europea ma, insomma, quella spero che in quest'Aula mi sia perdonata - avviene semplicemente in modo unilaterale, per un calcolo economico. Dobbiamo riflettere anche sul fatto che siamo in un sistema in cui il cliente è oggettivamente diventato, per il sistema bancario e per gli istituti di credito, una liability più che un asset, una passività più che un'attività. Io avevo un piccolo conto in un altro Stato dell'Unione europea perché andavo a lavorare lì, quindi debitamente mi veniva pagato lì il magro stipendio per le mie lezioni da professore visitatore, con la richiesta di aprire un conto, perché anche se siamo nell'Unione europea, Unione bancaria, la Francia - perché il Paese è quello - utilizzava un codice, ossia il codice RIB (relevé d'identité bancaire), anziché il codice IBAN. L'IBAN non gli piaceva. Quindi eravamo uniti, ma fino a un certo punto. Per essere pagato in Francia dovevo aprire un conto in Francia. Quando poi ho smesso la mia attività di insegnante, a un certo punto mi sono visto arrivare a casa l'assegno circolare che potevo incassare solo nella filiale di Place Vendôme di questo istituto di credito. Ora, fermo restando che farsi un giro a Place Vendôme, se si ha il tempo per farlo, è sempre un'esperienza gratificante per chi, come me, ama la Francia; purtroppo però il rapporto costi-benefici non era tale da ritenerla un'operazione vantaggiosa. E, quindi, mi sono limitato a non incassare questo assegno, auspicando cristianamente che chi mi aveva fatto questo bello scherzo potesse spenderli in medicine quei soldi, perché, insomma, ci sta anche che uno si indispettisca quando viene sottoposto a queste pratiche. Ma da quelle pratiche non vi dipendeva la mia cittadinanza finanziaria, perché, naturalmente, io ho anche altri rapporti finanziari con altri istituti. Posso immaginare la disperazione di chi, invece, avendo più bisogno, si trova completamente tagliato fuori da questo circuito. Quindi, concludendo questo intervento, perché sono l'ultimo e non voglio assolutamente abusare, voglio anche far notare un dato.
Qui il problema non è solo la tutela del soggetto, ma anche il dato che questa esclusione, l'esclusione da un circuito di pagamento elettronico che ti consente di avere piena cittadinanza finanziaria, è fondamentalmente in sé criminogena, perché la persona, messa di fronte all'alternativa di non poter più intrattenere rapporti economici, opta per l'altra alternativa, quella di intrattenerli nel contesto di un circuito informale, e quindi usando e al limite abusando del contante, uscendo da un circuito di pagamenti tracciati.
Quindi dobbiamo anche stare attenti a che cosa desideriamo, perché, da un lato, noi desideriamo la piena tracciabilità per motivi, in parte, assolutamente condivisibili di rispetto di tutta una serie di norme, per esempio di carattere fiscale, dall'altro però, se interveniamo in modo così pesante, impedendo alle persone di avere accesso a questi circuiti tracciabili, è evidente che le spostiamo su dei circuiti informali. Questo è un aspetto che mi premeva di riferire perché, secondo me, dà il compiuto senso dell'operazione che si sta facendo.
Un'operazione nella quale, e voglio concludere su questo punto, il sistema bancario non deve essere visto come un antagonista, non lo consideriamo un antagonista, non pensiamo che sia “i cittadini contro le banche”. È stato fatto, e speriamo che sia riuscito - l'unanimità di quest'Aula me lo fa sperare - e speriamo che si possa continuare così, un tentativo di coinvolgere l'industria bancaria in quello che fin dalle primissime discussioni nella legislatura precedente su questo tema era emerso.
Ed è emerso il dato sostante e fondamentale secondo cui, in un contesto in cui di fatto la moneta diventa moneta bancaria, perché viene abolito il contante, la moneta coniata o stampata dal sovrano, non è pienamente corretto considerare sotto un'ottica puramente privatistica il rapporto di conto corrente, cioè l'accesso a un'infrastruttura di pagamento. Perché, lo ripeto, l'accesso a un'infrastruttura di pagamento - quella che lo Stato ti propone o ti impone, quindi quella della moneta elettronica - è un attributo della statualità che deve essere esercitato e disciplinato dallo Stato come tutela della garanzia dei cittadini.
Esattamente come il monopolio della forza è attribuito allo Stato perché questo dà la garanzia che sia esercitato in nome di un interesse collettivo, così anche non si può più considerare puramente privatistico o soggetto, se vogliamo, a norme puramente privatistiche l'accesso a un rapporto di conto corrente, e quindi all'uso della moneta elettronica, perché, torno a dirlo, questa è una facoltà che riveste intrinsecamente un carattere anche pubblicistico. Bisogna fare una riflessione su questo, bisogna ragionare se, fra tante modificazioni e interpretazioni della nostra Carta costituzionale, volessimo anche considerare quella della piena cittadinanza finanziaria come un'esigenza da tutelare.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche - Testo unificato - A.C. 1091-A)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, l'onorevole Testa: rinuncia. Ha facoltà di replicare la Sottosegretaria Albano: rinuncia.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta. Sospendo a questo punto brevemente la seduta, che riprenderà alle ore 16,05. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,05.
Discussione congiunta dei documenti: Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2024 (Doc. VIII, n. 5); Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2025 (Doc. VIII, n. 6).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta dei documenti: Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2024 e Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2025.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).
(Discussione congiunta - Doc. VIII, n. 5 e Doc. VIII, n. 6)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione congiunta.
Ha facoltà di parlare il Questore, onorevole Paolo Trancassini.
PAOLO TRANCASSINI, Questore. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, a nome dell'Ufficio di Presidenza, il Collegio dei questori sottopone all'esame dell'Assemblea il conto consuntivo relativo all'esercizio 2024 e il progetto di bilancio di previsione della Camera per l'esercizio 2025, con l'allegato bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027.
Nell'introdurre la discussione generale, mi limiterò ad evidenziare gli aspetti più significativi, facendo riferimento a quanto il Collegio dei questori ha già rappresentato in sede di Ufficio di Presidenza e rinviando, per una illustrazione assai più dettagliata, alle relazioni scritte contenute negli stampati relativi a ciascuno dei due documenti.
Sotto il profilo finanziario, gli elementi essenziali da sottolineare sono tre. In primo luogo, sono da porre in evidenza i positivi risultati della gestione 2024. Per il terzo anno di seguito, il conto consuntivo della Camera si chiude con un avanzo significativo, che nel 2024 è stato pari a 45 milioni di euro. All'avanzo della gestione di competenza si aggiunge, sempre in sede di consuntivo, la cancellazione dei residui risalenti agli esercizi precedenti al 2024, che determina un ulteriore miglioramento dei conti per quasi 7 milioni di euro.
Il secondo elemento su cui soffermarsi è la conferma della dotazione richiesta al bilancio dello Stato nell'importo stabilito nel 2013. Si ricorda che quell'importo era stato determinato riducendo di circa 50 milioni la dotazione richiesta nel 2012. L'importo richiesto dalla Camera per il 2013 è stato mantenuto per tutti gli esercizi successivi e, come esposto nel bilancio in esame, è confermato anche per il triennio 2025-2027. Riuscire a mantenere la dotazione invariata per 15 anni è un risultato che merita, ancora una volta, di essere sottolineato, se si considera l'incremento dei prezzi che si è determinato in un periodo così lungo e la conseguente pressione sulle spese iscritte in bilancio, che è stato possibile contenere soltanto grazie a una rigorosa attività di razionalizzazione e ottimizzazione.
Proprio la diminuzione del totale della spesa è il terzo elemento su cui vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi. Il totale della spesa per l'anno 2025 si attesta a 980 milioni di euro. Rispetto alla spesa prevista per il 2024, si registra una riduzione di 2,2 milioni di euro. Ma il dato più significativo è che si tratta di uno dei livelli più bassi registrati negli ultimi 20 anni, basti pensare che, rispetto al bilancio per l'anno 2013, la riduzione del totale della spesa è di circa 75 milioni di euro.
I dati che ho sopra richiamato permettono di dare un'adeguata valutazione della gestione finanziaria e amministrativa della Camera nel suo complesso. È opportuno, tuttavia, dedicare alcune sintetiche osservazioni anche agli andamenti delle principali voci di spesa, che talvolta sono oggetto di attenzione da parte degli organi di comunicazione, con considerazioni non sempre precise.
La spesa per i deputati rimane sostanzialmente immutata. Questo risultato è ottenuto per effetto della decisione dell'Ufficio di Presidenza, su proposta del Collegio dei questori, di prorogare fino a tutto il 2027 le misure di contenimento della spesa relativa all'indennità parlamentare, al rimborso delle spese di soggiorno e al rimborso delle spese per l'esercizio del mandato.
In mancanza della proroga di tale misura, la spesa per i deputati nell'esercizio 2027 avrebbe registrato un aumento di 32,3 milioni di euro.
Per quanto concerne la spesa per il personale dipendente, si evidenzia, cogliendo anche l'occasione per rettificare notizie non corrette comparse sugli organi di comunicazione, che essa diminuisce in ciascuno degli anni del triennio e dal 2027 si attesta al di sotto della soglia dei 200 milioni di euro. La riduzione ha luogo nonostante che prosegua l'attività di reclutamento in attuazione del cronoprogramma delle procedure concorsuali. Se si confronta la spesa per il personale dipendente prevista per il 2025 con quella per il 2013 emerge una diminuzione di oltre 63 milioni di euro, pari, in termini percentuali, a oltre il 23 per cento.
La spesa per acquisto di beni e servizi nel 2025 evidenzia un incremento di 1,7 milioni di euro rispetto al 2024 mentre si riduce negli anni 2026 e 2027, attestandosi di nuovo sui valori registrati nel 2024. Sulle previsioni per il 2025 incide la variazione in aumento di oltre un milione di euro degli stanziamenti concernenti la spesa per le forniture di gas e di energia elettrica, che è stata effettuata in sede di assestamento per tener conto, a fini prudenziali, della volatilità del prezzo del gas naturale e del petrolio. All'interno della categoria possono d'altra parte individuarsi diverse voci per le quali si evidenzia nel 2025 una diminuzione delle previsioni di spesa. Si possono segnalare in proposito le spese relative alle assistenze esecutive e al guardaroba, ai servizi di pulizia e igiene, al facchinaggio e alla mobilità. Una riduzione si registra anche con riferimento alle spese per la comunicazione istituzionale, come illustrato nella relazione scritta.
Per quanto concerne la ristorazione, l'aumento delle previsioni di spesa rispetto al 2024 è pari a circa 300.000 euro. Con riferimento a questo importo, che più di una volta è stato oggetto di articoli di stampa, sono necessarie due precisazioni. In primo luogo, l'incremento, come già era accaduto nel 2024 rispetto al 2023, è da porre in relazione all'aumento dei pasti forniti e dei generi alimentari venduti presso le strutture di ristorazione, che comporta maggiori costi a carico della società, a cominciare da quelli relativi all'acquisto delle derrate. Nella determinazione del canone si è dovuto e si dovrà tener conto di tali costi. La seconda precisazione riguarda il fatto che nel bilancio per il 2025 la maggiore spesa per la ristorazione è più che compensata da una riduzione degli stanziamenti per gli altri servizi affidati alla società in house, relativi alle voci che ho sopra ricordato.
Prima di concludere, qualche breve osservazione sugli altri due titoli della spesa. La spesa previdenziale, nel primo anno, è in diminuzione a seguito di una revisione delle stime. Nei due anni successivi evidenzia una dinamica crescente. Come è segnalato nella relazione scritta, peraltro, tale spesa aumenta a un tasso percentuale inferiore a quello previsto per la spesa pensionistica generale nel Documento di finanza pubblica del 2025. La spesa in conto capitale registra un incremento di 2,8 milioni di euro, dovuto alla programmazione di interventi di carattere straordinario relativi, in particolare, al rifacimento dell'impianto audio e dell'impianto di voto dell'Aula, al rinnovamento di ambienti di particolare rilievo funzionale o istituzionale e alla sostituzione e ammodernamento degli impianti di sicurezza. Quest'ultimo elemento induce a riflettere su un aspetto essenziale, che va al di là dei dati finanziari. Il quadro di solidità e stabilità che emerge dai documenti di bilancio all'esame dell'Assemblea si unisce, infatti, in questa legislatura a una forte dinamicità dell'attività della Camera.
Sono stati realizzati, avviati o programmati importanti interventi di tutela, messa in sicurezza e valorizzazione del patrimonio immobiliare di cui la Camera dispone. Viene portata avanti un'intensa attività di reclutamento in un quadro di piena sostenibilità finanziaria, come le cifre di bilancio dimostrano. È in corso una continua opera di aggiornamento e di potenziamento della strumentazione tecnologica di cui i deputati possono avvalersi. Sono state riviste l'organizzazione e le modalità di prestazione di servizi necessari all'attività quotidiana dei parlamentari e dell'utenza interna. Sono stati realizzati eventi di grande portata, sia a livello internazionale, quali, l'anno scorso, il G7 dei Parlamenti e, quest'anno, il Giubileo dei governanti, sia a livello nazionale, come, recentemente, la cerimonia in ricordo di Paolo Borsellino. Sono svolte con cadenza regolare e con una richiesta di partecipazione sempre crescente iniziative che assicurano la più ampia apertura dell'istituzione ai cittadini, ai giovani e alle scuole.
Occorre inoltre considerare, in generale, l'ampia attività di indirizzo e di decisione che in ambito amministrativo il Collegio dei questori e l'Ufficio di Presidenza hanno svolto finora. Ciò vale anche con riferimento all'attuazione degli ordini del giorno accolti o approvati nel corso dell'esame da parte dell'Assemblea del bilancio per l'esercizio 2024. Al riguardo è stata predisposta una dettagliata relazione, di cui chiedo alla Presidenza l'autorizzazione a pubblicare in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
In conclusione, si può quindi affermare che gli elementi positivi che emergono dai documenti in esame sul piano finanziario si congiungono a una forte capacità di progettazione e realizzazione, finalizzata a creare in concreto le condizioni per rendere ancora migliore il funzionamento dell'istituzione e più incisivo il suo ruolo a tutti i livelli.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Trancassini. Ovviamente è autorizzato e di questo la ringrazio.
È iscritto a parlare l'onorevole Benedetto Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, signor Presidente. Ringrazio i colleghi Questori per il lavoro che è stato fatto e tutti gli uffici. Diciamo che nelle cifre complessive che lei ha dato, signor Questore anziano, la valutazione non può che essere di apprezzamento dell'equilibrio con cui sono stati tenuti i conti. Nonostante l'inflazione, i costi - come lei ci ha spiegato - sono addirittura inferiori a quelli del 2013 per una serie di ragioni e su questo, quindi, credo che la Camera faccia il proprio mestiere e ci sia l'apprezzamento sulla generalità del bilancio, anche perché in un bilancio che non cresce come costi c'è stato spazio anche per investimenti che io ritengo siano essenziali perché sono investimenti che hanno a che fare con quello che questa Camera dà come immagine e come servizio all'esterno per chi ci segue. Quindi, che si rifaccia l'impianto audio penso che sia doveroso e sia da salutare positivamente - che si fa quest'anno, se ho capito bene, nel corso della pausa estiva - e anche il sistema di voto, anche perché ormai questo Parlamento parla poco ma continua a votare molto e, quindi, è positivo.
Così come è positivo che ci sia in previsione per l'anno prossimo la ristrutturazione dell'impianto video, perché chi guarda fa un po' di benchmarking per quel che riguarda gli altri Parlamenti - a partire dal Parlamento europeo, ma anche gli altri parlamenti nazionali - e questi offrono a chi vuole seguire una qualità in termini di riprese e di fruizione, quindi di tutto quello che avviene qui dentro, decisamente migliore. Quindi, è positivo che ci siano spazi per investimenti. Trovo che sia positivo che l'investimento venga fatto su questo, cioè sulla proiezione esterna di quello che avviene qui dentro, anche proprio dal punto di vista della qualità della fruizione (è positivo). Questo si affianca all'impegno dell'Ufficio stampa della Camera, a cui io voglio dare il merito di un lavoro costante e di grande qualità per trasmettere all'esterno quello che accade, il rapporto con i giornalisti, le dirette web, l'uso dei nuovi media e dei social, il podcast che è stato introdotto. Quindi, come membro anche del Comitato per la comunicazione, voglio dare atto di questo sforzo e - ripeto - dare atto del lavoro e ringraziare l'Ufficio stampa.
A questo proposito, noi abbiamo presentato, come Comitato per la comunicazione, un ordine del giorno per ampliare il servizio di rassegna stampa alle testate locali. È uno sforzo anche economico significativo, ma credo che si possa fare e che vada fatto. Da questo punto di vista, io ho presentato un ordine del giorno che, in qualche modo, si affianca, dal mio punto di vista, a questo e riguarda la possibilità per i deputati di accedere alle principali testate internazionali. Io credo che sia giusto che ciascuno abbia l'accesso ai media locali, perché magari se uno sta a Roma non li trova, ma credo anche - per ragioni che non vale neanche la pena di ripetere qui - che sia importante garantire nella formula da valutare, o dentro la rassegna stampa, o con una fruibilità che oggi non c'è per i singoli parlamentari, l'accesso anche digitale ai principali giornali internazionali, europei e non solo.
In questa fase specifica, credo che tre quarti del tempo della politica e dell'informazione politica siano assorbiti dalle vicende europee e internazionali, per cui credo che si debba fare uno sforzo - non so cosa accade negli altri parlamenti, si potrebbe anche fare una valutazione su quello - di rendere fruibili per i singoli parlamentari i principali media internazionali.
Quindi, se su questa parte e come giudizio complessivo la valutazione è positiva, voglio chiudere il mio intervento tornando sul tema della società in house, della CD-Servizi Spa, innanzitutto per ribadire che le discussioni che abbiamo avuto anche in Ufficio di Presidenza, anche serrate, partono da un vulnus iniziale che questa maggioranza - e lo dico al Questore Trancassini -, con rara prepotenza, se posso permettermi, ha voluto infliggere a questo nuovo corso nella produzione in house dei servizi che erano stati per tanti anni appaltati con gare, come praticamente in tutte le altre pubbliche amministrazioni.
Il vulnus è stato quello di una decisione a maggioranza. Mi spiace che sia stata avallata anche dalla Presidenza. Ritengo che bisognasse trovare un accordo, ed era possibile, anche impiegando un semestre aggiuntivo; il problema degli appalti che scadevano si affrontava, come si è sempre affrontato tutto qui dentro. In particolare, i principali o almeno il principale gruppo di maggioranza non poteva essere lasciato fuori, schiacciato da un voto di maggioranza contro l'opposizione su una scelta così strategica per questa Camera, che è destinata, nel bene e nel male - poi ci vengo -, certamente a pregiudicare anche le legislature future, in cui - questo è un mio auspicio personale e immagino che non sia quello dell'onorevole Trancassini - le maggioranze cambieranno.
Se il principio è che ogni maggioranza decide per tutti, usando la propria maggioranza e non cercando un consenso che su questi temi si è sempre cercato e c'è sempre stato, poi naturalmente si finisce a una discussione che poteva essere evitata con un dialogo e senza voler arrivare davanti ai media a sbandierare questa cosa, un po' alla Robin Hood per come è stata sbandierata, per cui, con questa operazione, la Camera spenderà meno e avrà servizi migliori. Non è vero, la Camera non spende meno e non ha servizi migliori. Poi si poteva anche discutere.
Io, per esempio, penso che la scelta migliore sarebbe stata non quella di creare una società in house, i cui destini sono nelle mani delle Parche, ma, a quel punto, di reinternalizzare i servizi, con i costi che ci sarebbero stati, le problematiche previdenziali e altro. Ma perché dico che il costo si sta rivelando superiore? In sé, per me, non è neanche un dramma, però è un dato di fatto; è un dato di fatto che era scritto ed era nella discussione che abbiamo fatto all'inizio. Invece la maggioranza ha voluto saltare a piè pari questa discussione, dicendo: non è vero, risparmieremo, eccetera.
Ovviamente non risparmiate. Adesso non è che io voglia l'abiura, ma certamente che questo sia un monito. Perché la Camera non risparmia? Noi avevamo dato un anticipo di 400.000 euro per 3 anni, se non sbaglio, per eventuali costi aggiuntivi, eccetera, che andava restituito. Abbiamo deciso che questi 1,2 milioni andassero come fondo di dotazione. Va bene, ma sono costi in più, e in più è uno scalino dal quale - sono pronto a fare una scommessa - difficilmente si riuscirà a fare un passo indietro.
Però quest'anno, più altri 2 anni, si arriva alla fine della legislatura e saranno problemi di chi viene dopo, perché oggi noi li abbiamo anticipati e rinunciamo alla restituzione; dal 2027 o 2028 in poi, invece, bisognerà metterglieli freschi questi soldi. Così come l'altro elemento che non è stato considerato, nonostante foste stati messi tutti sull'avviso, è che il pareggio della CD-Servizi Spa è una finzione, perché non si tiene conto, nel finanziamento della CD-Servizi Spa, del costo che la Camera sostiene per il personale distaccato alla CD-Servizi Spa.
Io sono pronto - ma non siamo riusciti a farlo - a un confronto, cifre alla mano, anche sul fatto che in realtà queste persone già lavoravano. No, la CD-Servizi Spa ha nel proprio bilancio, ma non lo evidenzia, il costo delle persone distaccate dalla Camera. Anche per questo io sosterrò - e mi auguro che ci sia sostegno da parte dei Questori, ma non voglio fare il mestiere dei firmatari - il molto opportuno ordine del giorno Vaccari-De Maria che chiede proprio di avere un'esplicitazione, a presentare, congiuntamente al bilancio consuntivo della Camera dei deputati, il bilancio periodico di verifica della CD-Servizi Spa, mettendo spese e entrate, e tra le entrate deve esserci anche il costo che la Camera sostiene, perché altrimenti è una finzione.
Io non ho fatto polemica su questo, nonostante i traguardi sbandierati da molti colleghi della maggioranza, che sembrava che grazie a loro chissà cosa sarebbe successo per i dipendenti, perché qui - lo dico, lo ripeto, lo avevo detto l'anno scorso - guai a parlare di salario minimo, però poi, se una cosa la vedi, a quelli che vedi devi dargli il salario minimo; tra l'altro, poi, anche nel mondo delle cooperative ci sono stati rinnovi contrattuali. Quindi non è che le amministrazioni pubbliche dove si continua a ricorrere alle gare e agli appalti esterni siano in condizioni di inciviltà del lavoro.
Non è così. Su questo, quindi, credo e mi auguro che l'ordine del giorno venga accettato. Poi mi riservo, naturalmente, a questo punto, di intervenire in dichiarazione di voto, anche valutando quello che il Collegio dei questori, parlando di ordini del giorno, intenderà accogliere oppure no sulla CD-Servizi Spa.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, signor Presidente. Ringrazio il Questore anziano per la relazione puntuale del bilancio della Camera, che, a mio avviso, deve sempre partire da un punto fondamentale, e cioè che è nell'interesse del Paese il fatto che la Camera svolga al meglio la funzione a cui la Costituzione l'ha demandata, ossia quella di permettere ai rappresentanti del popolo, eletti direttamente dal popolo, cioè i deputati e le deputate, di svolgere quella funzione legislativa fondamentale per quanto riguarda il futuro del Paese.
Faccio questa piccola premessa, per certi versi abbastanza scontata, ma che è utile ricordare sempre, perché vorrei ricordare alle colleghe, ai colleghi e a me stesso, prima di tutto, che, quando valutiamo il bilancio della Camera dei deputati, non stiamo valutando un bilancio di un'impresa, e che quindi gli obiettivi che noi ci dobbiamo porre sono quelli della massima efficienza, della massima trasparenza e del massimo servizio agli interessi del Paese.
Da questo punto di vista, ovviamente, la congruità economica e la serietà delle spese che vengono affrontare per permettere alla Camera di svolgere questa funzione non è un aspetto accessorio, ma, naturalmente, le spese devono essere congrue rispetto all'obiettivo che abbiamo, fondamentale.
Perché, guardate, seppure noi riuscissimo a ridurre del 50 per cento il bilancio della Camera dei deputati, ma, al contempo, non assicurassimo il fatto che i deputati e le deputate svolgessero appieno il loro dovere e il loro diritto di legislatori al servizio del Paese, noi avremmo sprecato esattamente il 50 per cento del bilancio, cioè quei 500 milioni li avremmo buttati al vento. Invece, il fatto di spendere anche di più, ma garantire al Paese il servizio a cui noi siamo chiamati è un aspetto fondamentale. Credo che questa sia una premessa da ricordare costantemente.
La Camera dei deputati, insieme al Senato, la scorsa legislatura, votò la riforma per la riduzione dei parlamentari, e quella riduzione fu confermata dal referendum confermativo del Paese, quindi è giusto che si sia proceduto in quella direzione, ma è del tutto evidente - io lo voglio ricordare - che l'efficienza della nostra Camera è risultata peggiorata da questo punto di vista: la rappresentanza del popolo è diminuita in quest'Aula, ci sono regioni intere che non hanno rappresentanza. Credo che questo sia un elemento di riflessione perché, quando parliamo di un sistema parlamentare, la questione della giusta rappresentanza dei territori è un elemento che deve essere a cuore a tutti e a tutti coloro che si occupano delle istituzioni.
Voglio dire che, da questo punto di vista, è necessario che il bilancio della Camera, per assicurare la stessa efficienza ed efficacia che ci sono state in passato, doti anche i parlamentari in questo momento in carica - i 400 deputati - di quelle strutture a servizio del legislatore che permettono un lavoro di qualità in grado di soddisfare le necessità del Paese. Ogni deputato, che prima svolgeva determinate funzioni, ora ne svolge decisamente di più. Per questo è necessario che abbia un supporto che non vada ad incidere sul costo del singolo deputato, ma che, invece, permetta ai funzionari e alle strutture della Camera di essere in grado di svolgere quel lavoro di supporto maggiore per cui ogni deputato possa in quel modo, a sua volta, svolgere il mandato che il popolo italiano gli ha dato.
Quindi devo dire che il lavoro che si sta facendo nel bilancio mi permette di fare un apprezzamento al Collegio dei questori, ai colleghi e, in modo particolare, anche ai funzionari della nostra Camera, per i risultati che sono stati raggiunti: ancora quest'anno, 45 milioni di risparmio rispetto al bilancio generale, che sono un obiettivo importante, che non era scontato ottenere. Quindi, io penso che ci sia una gestione virtuosa della Camera dei deputati e credo che questi risparmi debbano incentivarci ancora di più ad essere al servizio dei deputati e delle deputate per il loro lavoro, ad essere, quindi, al servizio del Paese cercando di avere uno stile, prima di tutto, sobrio, in linea con il momento difficile che vive anche il Paese. Quindi, io penso che in questa direzione stiamo facendo un buon lavoro. Francamente, io penso che nella gestione della Camera dei deputati parlare di maggioranze e minoranze sia abbastanza difficile, perché è nell'interesse generale, collettivo di chi deve governare questa Camera che la Camera abbia una buona immagine rispetto all'opinione pubblica, che svolga al meglio le sue funzioni e, da questo punto di vista, tutte e tutti siamo chiamati a dare il nostro contributo.
Anche i progetti di miglioramento dal punto di vista dell'informazione io penso che siano un obiettivo molto importante: gli investimenti che sono stati messi in cantiere per rendere quest'Aula sempre più efficiente e sempre più trasparente, oserei dire, con i nuovi metodi e mezzi che la tecnologia mette a disposizione, vanno assolutamente in questa direzione. Un rapporto più diretto con la stampa è ovviamente un elemento di notevole di trasparenza, quella di permettere alle giornaliste e ai giornalisti di tutte le testate, locali e nazionali, di svolgere appieno il loro lavoro: credo che sia un elemento che fa avanzare la democrazia.
Il fatto anche che la Camera, in questi anni, abbia in programma l'obiettivo di un notevole ringiovanimento dei quadri funzionari, dei dipendenti e che questo processo stia andando avanti egregiamente, aumentando la qualità del personale a disposizione della Camera e ringiovanendo sostanzialmente l'età media dei nostri dipendenti, peraltro in un quadro anche di contenimento della spesa, credo che sia un lavoro importante, di cui dobbiamo dire grazie non soltanto al Presidente e ai Questori, ma anche ai funzionari, dal Segretario generale a tutti i suoi collaboratori, che lavorano, da questo punto di vista, in modo encomiabile in questa direzione. I risultati si vedono e sono risultati importanti.
Penso e lo voglio dire perché sono stato, in qualche modo, partecipe della discussione che ha portato alla realizzazione della società in house che anche quello è stato un obiettivo importante. Dobbiamo evitare, secondo me, di trasformare questa discussione della società in house in un confronto eccessivamente ideologico, a volte non supportato dal conforto delle cifre, nel senso che mi pare di vedere e di capire che forse non ci sono stati risparmi, ma non ci sono stati neanche aumenti di spesa. Questo partendo dal presupposto che, comunque, finalmente, dal mio punto di vista, la gestione in house determina un controllo maggiore della qualità e di quello che avviene all'interno di questa Camera, laddove la presenza di molteplici società appaltatrici, secondo le proprie regole, determinava delle condizioni di lavoro di cui la Camera, a volte, non poteva assolutamente ignorare l'esistenza.
Da questo punto di vista, fa testo - credo - anche la soddisfazione di tanti, di tantissimi lavoratori e lavoratrici di questa Camera che, ovviamente, si sentono maggiormente garantiti ad essere dipendenti di una società in house, piuttosto che delle molteplici società private che partecipavano alle gare d'appalto.
Non è nostra intenzione, non è mia intenzione, criminalizzare nessuna fetta di mercato, ma io penso che il pubblico sia sempre da preferire come gestore dei servizi a quel pezzo di pubblico assegnati. Quindi, non soltanto alla Camera dei deputati, ma, in generale, penso che negli anni ci sia stata un'eccessiva demonizzazione della gestione in house diretta da parte dello Stato, da parte degli enti pubblici, a favore dei privati, e che i risultati stiano ad indicare, in generale, che, a volte, la gestione pubblica sia assolutamente preferibile a quella privata.
Pertanto, anche su questo punto, vorrei che la discussione trascendesse dal fatto delle maggioranze e delle opposizioni: penso che noi dovremmo ragionare nell'interesse della Camera dei deputati e nell'interesse dei lavoratori e delle lavoratrici che fanno parte di quel sistema di servizi generali di cui i deputati e le deputate hanno bisogno per svolgere la loro funzione. Per questo, penso di esprimere un giudizio assolutamente positivo rispetto al lavoro messo in atto e spero che, nei prossimi anni, riusciremo a centrare obiettivi anche migliori rispetto a quelli centrati fino ad oggi.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Sportiello. Ne ha facoltà.
GILDA SPORTIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Per noi del MoVimento 5 Stelle, la chiarezza, la trasparenza e una efficiente e rigorosa gestione delle risorse pubbliche sono il faro della nostra azione politica, soprattutto all'interno delle istituzioni.
Chiaramente, all'interno di un'istituzione così importante come quella della Camera dei deputati, abbiamo sempre lavorato in questa direzione, soprattutto perché vogliamo onorare fino in fondo quello che è il ruolo della Camera dei deputati, la rappresentanza del Paese.
Ebbene, lo crediamo anche perché riteniamo che il rapporto che si deve creare e che si crea tra istituzioni e cittadini debba basarsi sì sulla fiducia, ma soprattutto sulla credibilità che le istituzioni devono avere agli occhi di chi guarda cosa accade qui dentro. È con questo spirito che chiaramente lavoriamo all'interno del Parlamento, lavoriamo nel Collegio dei questori, nell'Ufficio di Presidenza. È con questo spirito che abbiamo lavorato, e non solo da quando siamo entrati in Parlamento e abbiamo chiesto ad altri di percorrere questa strada: è anche la strada che noi stessi abbiamo percorso quando il Presidente Fico è stato eletto come Presidente della Camera dei deputati e ha inaugurato una stagione che ha visto importanti passi avanti che sono stati fatti e che, ancora oggi, fanno sentire il loro peso.
Penso, ad esempio, all'avvio di concorsi per l'assunzione di personale di professionalità, che da tempo non venivano banditi qui alla Camera. Penso, per esempio, anche all'opera di digitalizzazione e a tutta quella che è stata un'azione anche per aprire e rendere più accessibile la Camera dei deputati con una serie di iniziative assunte e con una serie di progetti messi in atto. Penso a un potenziamento degli strumenti messi a disposizione di chi lavora all'interno della Camera dei deputati e di tutti gli eletti e le elette. Penso, per esempio, a quello che sta portando avanti il Comitato di vigilanza sull'attività di documentazione, che sicuramente segnerà un passo in avanti con riferimento a quelli che sono gli strumenti a disposizione della Camera dei deputati e che sicuramente darà un impatto diverso e qualità maggiore alle attività legislative di questa Camera.
Io credo che sia indubbio che una delle svolte più importanti che sono state impresse - però, quando siamo stati noi ad avere l'onore della Presidenza della Camera dei deputati, con la Presidenza di Roberto Fico - e che maggiormente ha impattato anche sul presente di questa istituzione sia stata il superamento dei vitalizi. Un superamento che abbiamo fortemente voluto sin dalle elezioni del 2018. È stato uno dei primi provvedimenti approvati. Un provvedimento che abbiamo difeso e che soltanto qualche giorno fa, ancora una volta, è stato osteggiato e combattuto. Penso al ricorso presentato da centinaia e centinaia di ex parlamentari che, appunto, volevano riottenere il vitalizio.
Ebbene, noi ci siamo sempre opposti, ci siamo opposti a quel ricorso anche nelle sedi competenti e continueremo a farlo anche in sede di discussione del bilancio. Faremo delle richieste ben precise perché riteniamo davvero che sia un privilegio ingiusto. Un privilegio ingiusto perché, se guardiamo a quello che accade nel Paese, davvero sembra incredibile che all'interno della Camera, invece, si discuta davanti alle cifre impietose che ci consegnano i nostri tempi; davanti alla mancanza di provvedimenti assunti per chi, in questo momento, è fortemente in difficoltà: per quelle persone che, pur lavorando full time, purtroppo, vivono in condizioni di povertà assoluta; per quegli oltre 6 milioni di persone che invece guadagnano meno di 1.000 euro al mese perché hanno dei contratti precari part time eppure fanno fatica, fanno un'enorme fatica ad arrivare al fine mese; per chi è obbligato a lasciare il Paese per immaginare di costruire il proprio futuro.
Ebbene, è quel rapporto di fiducia e di credibilità di cui parlavo prima, quando ho iniziato questa discussione, che viene infranto quando, invece, si vede che all'interno della Camera dei deputati ex parlamentari discutono di voler ottenere di nuovo un vitalizio che noi abbiamo superato.
Qui alla Camera chiaramente, perché ricordo che invece al Senato la situazione è diversa. La situazione è diversa perché non solo sono stati reintegrati nella scorsa legislatura con la Presidenza dell'allora Presidente Casellati che oggi è Ministra, ma attualmente sono tenuti in vigore. La Presidenza ricordo essere del Presidente La Russa. Purtroppo, queste sono cose che ancora siamo obbligati a dover combattere, nonostante siamo stati noi a ottenerne il superamento.
Vede, Presidente, noi non saremo mai quelli che contestano in maniera pregiudizievole e non ci sottrarremo mai a tutti quelli che sono dei provvedimenti nell'interesse della collettività. Ma saremo sempre quelli che si opporranno quando viene commessa un'ingiustizia, si opporranno davanti a provvedimenti che instaurano dei terribili privilegi. Così come sempre, noi vogliamo dare il nostro contributo costruttivo e lo faremo chiaramente in ogni sede, come abbiamo sempre fatto.
In particolare, nell'Ufficio di Presidenza, ci siamo opposti alla costituzione della società in house, di cui anche oggi si parlava, e ci siamo opposti per svariati motivi. E, purtroppo, se ripenso anche a quanto ci siamo detti negli Uffici di Presidenza, nella discussione del bilancio passato, ebbene, le parole ci davano ragione. Perché ad oggi comunque ci ritroviamo davanti a dei costi che non erano quelli preventivati e, al di là dei costi, quello che ci preoccupa è l'esposizione, ancora una volta, della Camera dei deputati, di un'istituzione così alta, con la forma della società in house.
Noi saremo sempre al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici. Crediamo che, però, nel loro interesse, sarebbero state opportune altre misure; avremmo adottato sicuramente altri provvedimenti, non questo della società in house.
Noi siamo sempre al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici, quando le loro condizioni di lavoro sono svantaggiose, non solo all'interno della Camera, anche fuori. Cosa che purtroppo non avviene. Perché, insomma, quando si tratta di provvedimenti all'interno della Camera dei deputati, si sente qualcuno della maggioranza dire che sono provvedimenti presi nell'interesse dei lavoratori e delle lavoratrici, che - ripeto - avranno sempre il nostro supporto, sempre. Però, poi, ritroviamo un'opposizione, rispetto a provvedimenti che chiediamo di adottare per chi lavora fuori - e penso al salario minimo garantito -, che sinceramente ci lascia basiti e ci fa anche dubitare, quindi, delle motivazioni che vengono addotte per la scelta della società in house.
Noi ci siamo sempre opposti e continueremo ad opporci a quello che è l'adeguamento delle indennità parlamentari. Lo faremo perché crediamo, appunto, che non sia qualcosa di cui si debba nemmeno discutere. Anzi, in sede di discussione del bilancio, quando in quest'Aula arriverà la discussione sugli ordini del giorno, noi vi proporremo di non adeguare, di non ridiscutere in nessun modo l'adeguamento delle indennità parlamentari, se non per una loro eventuale riduzione.
Vi chiederemo di mantenere la delibera del Presidente Roberto Fico sul superamento dei vitalizi contro ogni intento demolitorio. Vi chiederemo di ridiscutere dei principi con cui vengono applicate le sanzioni all'interno di questa Camera, chiaramente negli organi competenti. Perché, vedete, è successo più volte, durante questa legislatura, che sono state applicate sanzioni dopo che il fatto è stato commesso, ma con delle misure che ci trovano fortemente contrariati. Perché? Perché sono state applicate sanzioni a persone che si sono macchiate di spettacoli indegni, a cui non solo quest'Aula, ma il Paese ha dovuto assistere. Penso all'aggressione che si è avuta nei confronti del deputato Leonardo Donno all'interno della Camera e, poi, ai deputati che sono stati sanzionati con pene severissime per aver spostato un divano o ad altre sanzioni e richiami adottati per aver esposto orgogliosamente la bandiera della Palestina in quest'Aula.
Ebbene, noi crediamo che l'applicazione delle sanzioni non possa essere così discrezionale. Noi crediamo che, invece, bisogna adottare dei criteri di applicazioni delle sanzioni stesse che le determinino in base agli effetti e alla gravità, ma che si stabiliscano, però, questi criteri, che non sia un'iniziativa discrezionale.
Vi chiederemo, poi, di discutere anche di un'iniziativa, che durante la Presidenza Fico era stata portata avanti con grande successo, che ha un grande valore civile e un grande valore improntato alla legalità, che era un protocollo, insieme al Ministero della Giustizia, per quanto riguarda i rapporti tra Camera e Istituti penitenziari minorili. Crediamo che possa essere davvero una bella iniziativa da continuare a portare avanti, nel solco, appunto, del valore della legalità e del valore delle istituzioni democratiche.
Infine, tra gli altri ordini del giorno, qualcuno che mi piace citare riguarda sicuramente una richiesta che facciamo, ed è quello del registro per la rappresentanza di interessi, il registro delle lobby.
È una proposta anche legislativa che abbiamo portato all'attenzione di questo Parlamento e che speriamo di poter discutere quanto prima e che divenga legge nazionale. Ma nel frattempo chiediamo che, almeno all'interno della Camera dei deputati, vengano adottate tutte le iniziative affinché ci siano la massima trasparenza e regole stringenti.
In più vi chiediamo anche di discutere della rendicontazione delle spese della Commissione COVID per una maggiore trasparenza che credo si debba a quest'Aula e al Paese.
Allora, approfitto, oltre che di questa discussione, quindi non solo con riferimento a come lavoriamo all'interno della Camera, degli Uffici di Presidenza e del Collegio dei questori, anche per fare un appello alla Presidenza: un appello sulla qualità dell'attività legislativa poiché si sta svuotando sempre di più il potere parlamentare con un bulimico ricorso ai decreti-legge che non fa onore a una rappresentanza democratica di quest'Aula. Quindi, crediamo che una riflessione vada assolutamente fatta anche su questo. Per il resto, noi discuteremo nel solco di un contributo che possa dare sempre più valore all'istituzione democratica che abbiamo l'onore di rappresentare e discuteremo sempre per migliorare i lavori della Camera dei deputati.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole De Maria. Ne ha facoltà.
ANDREA DE MARIA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Presidente, colleghi, la Camera dei deputati ha fatto e continua a fare la sua parte per dare un importante contributo al contenimento e alla riduzione dei cosiddetti costi della politica. Il conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno 2024 attesta che siamo in presenza di un'opera di contenimento dei costi e di un'attendibilità delle stime e delle valutazioni delle previsioni di spesa. Un rigore e una gestione finanziaria che hanno permesso agli organi della Camera di continuare ad adempiere ai propri compiti istituzionali in un contesto economico difficile. Un ringraziamento particolare va all'amministrazione della Camera per il lavoro così qualificato e competente.
Colleghi, la relazione introduttiva del Collegio dei questori sul bilancio interno non è mai stata e non deve limitarsi a essere soltanto una relazione tecnica. Per questa ragione sento la necessità di cogliere questa occasione per introdurre alla nostra riflessione e al nostro confronto alcune considerazioni che ritengo utili a restituire dignità e autorevolezza all'istituzione di cui facciamo parte, alla democrazia parlamentare e anche al nostro lavoro di singoli deputati. Per questo, la prima riflessione che voglio fare è più generale sul ruolo del Parlamento.
La discussione del bilancio della Camera, infatti, è un'occasione per esaminare lo stato di salute della stessa Camera e la sua attività legislativa. Su questo ritengo importante alcune considerazioni che voglio proporre con l'intenzione oggettiva e doverosa di esaminare nel merito e quantitativamente la produzione normativa.
Come è stato ricordato prima di me, essendo al giro di boa della XIX legislatura, secondo me, è opportuno ragionare su quanto conti la Camera nelle decisioni che si assumono nella stessa attività legislativa. Ormai siamo anche a un tempo sufficiente per avviare qualche riflessione sulla funzionalità di questa istituzione che, nel 2020, è passata da 630 a 400 deputati. Mi pare che, invece, questa riflessione, questa verifica non sia stata finora fatta. Le ragioni di fondo di quella riduzione, che io peraltro sostenni, furono la riduzione delle spese, una migliore funzionalità della Camera e la valorizzazione del rapporto tra eletto ed elettore, ma non è andata così. A guardare i dati, che sono offerti dal Servizio studi della Camera, la voce del Parlamento è diventata negli ultimi anni sempre più debole. La nostra prima funzione, ovviamente, è quella legislativa, ma nei fatti l'iniziativa in materia legislativa si sposta via via - e sta accadendo da diversi anni - sul Governo. Se si va a esaminare, infatti, quanta parte dell'attività legislativa, oltre a passare dal Parlamento, origina effettivamente dal Parlamento, il quadro diventa veramente allarmante. L'iniziativa delle leggi è per tre quarti del Governo in termini di atti. A giugno 2025 le leggi di iniziativa parlamentare approvate alla Camera erano solo il 28,8 per cento, di fronte a più del 70 per cento di atti di iniziativa governativa, mettendoci dentro le leggi di conversione dei decreti e i disegni di legge governativi. Si può dire, quindi, che si è consolidato uno spostamento della funzione legislativa nei fatti sul Governo.
Un'anomalia ulteriore, segnalata dal Servizio studi di Montecitorio, è costituita dal fatto che molti decreti-legge approvati in breve tempo rinviano a un atto successivo gli adempimenti necessari per l'attuazione. Il Parlamento quindi continua nei fatti ad essere esautorato nella sua attività legislativa e continua a non svolgere pienamente il controllo sulla gestione del bilancio dello Stato e degli enti a cui lo Stato contribuisce in via ordinaria. Molti di questi cambiamenti sono ormai stabili e richiedono interventi correttivi che il Parlamento stesso potrebbe adottare per rimediare a relativi inconvenienti. Non è più pertanto rinviabile una discussione sui nuovi spazi e sulle funzioni che il Parlamento deve individuare, come il perfezionamento e il rafforzamento del Parlamento come strumento di conoscenza, razionalizzazione e semplificazione, codificazione.
Non è poi a mio avviso più rinviabile un'ulteriore riforma del Regolamento della Camera, dopo il primo passo che abbiamo compiuto poco tempo fa in questa legislatura, peraltro pensando che il nostro Regolamento non preveda, a differenza di altre democrazie europee, uno Statuto delle opposizioni.
Tornando strettamente al nostro bilancio, il secondo punto su cui vorrei soffermarmi è quello relativo alla società CD-Servizi Spa; l'hanno fatto già alcuni colleghi che mi hanno preceduto. A chi non ha seguito la discussione di questi mesi vorrei ricordare che la CD-Servizi Spa è una società in house interamente partecipata dalla Camera, costituita nel 2024. La Camera trasferisce a questa società, solo per la gestione di alcuni servizi, 15 milioni di euro all'anno.
L'analisi svolta dall'Ufficio di Presidenza e la discussione che ne è scaturita hanno fatto emergere in questi mesi aspetti che noi riteniamo debbano essere approfonditi. Le risposte che in quella sede sono state fornite non sono risultate, a nostro avviso, idonee a risolvere le criticità relative ai costi di manodopera, agli oneri connessi al modello organizzativo, ai costi di funzionamento, ai costi per forniture.
Noi riteniamo - i colleghi dell'Ufficio di Presidenza si sono adoperati per questo - che la Camera, anche durante la discussione del bilancio, debba essere messa nella condizione di conoscere pienamente, attraverso una relazione dettagliata sull'andamento gestionale della società e sul conseguimento degli obiettivi programmati, lo stato dell'arte. Le informazioni relative agli acquisti, all'attività svolta e alla gestione dei costi del personale assumono un rilievo cruciale in quanto direttamente incidenti sul bilancio della Camera. La richiesta - che, come è stato peraltro ricordato anche nel dibattito, poco fa, dall'onorevole Della Vedova, abbiamo formalizzato attraverso un ordine del giorno - non risponde pertanto a un adempimento puramente formale. Noi riteniamo che l'Assemblea debba essere messa nelle condizioni di conoscere e valutare l'andamento di questa società.
Con il nostro ordine del giorno, pertanto, al fine di fornire a tutti i deputati le necessarie informazioni, chiediamo di allegare congiuntamente al bilancio consuntivo della Camera dei deputati il bilancio periodico di verifica della CD-Servizi Spa, relativo alle entrate e alle spese della società, distinte secondo la loro natura e provenienza, con riguardo sia alla gestione complessiva che a quella dei singoli servizi, con particolare riferimento all'assetto organizzativo e all'inquadramento contrattuale del personale e relativo costo. Stiamo parlando di risorse pubbliche e, come ci è stato ricordato nella relazione al bilancio che voteremo, non vorremmo che emergessero nel tempo dati in controtendenza rispetto a una gestione finanziaria stabile.
Passo poi a indicare altri ordini del giorno presentati, che rispondono a nostro avviso all'impostazione di fondo che ho fin qui ricordato, per una migliore funzionalità dell'attività della nostra Assemblea e dei gruppi parlamentari.
Per quanto riguarda i gruppi parlamentari, crediamo sia giusto affrontare alcuni aspetti, il primo relativo al personale: queste professionalità sono state oggetto, negli anni, di ripetuti interventi da parte dell'Ufficio di Presidenza e del Collegio dei questori e sarebbero auspicabili ulteriori iniziative volte a salvaguardare i livelli occupazionali, le competenze e le professionalità acquisite nel tempo, a tutelare il potere d'acquisto dei loro redditi, a garantire l'accesso ai servizi di mensa self-service presso Palazzo Montecitorio, e al servizio bar dipendenti Montecitorio, attualmente precluso per alcuni collaboratori dei gruppi parlamentari. Sempre per quanto riguarda i gruppi parlamentari, a nostro avviso, una riflessione va avviata sull'impatto che l'intelligenza artificiale generativa avrà sulla nostra attività. La Camera dei deputati, la scorsa settimana, ha presentato i primi tre prototipi basati sull'intelligenza artificiale generativa, sviluppati a seguito della manifestazione di interesse promossa dal Comitato di vigilanza sull'attività di documentazione, presieduto dalla collega Ascani, che voglio ringraziare per il prezioso lavoro svolto.
L'iniziativa, avviata nel febbraio 2024, mira a valorizzare l'uso dell'intelligenza artificiale come strumento innovativo a supporto dei lavori parlamentari, della trasparenza istituzionale e del dialogo con i cittadini. I prototipi selezionati sono stati valutati sotto il profilo funzionale, architetturale e di sicurezza da focus group tecnico-scientifici.
I tre modelli presentati sono: “Norma”, assistente virtuale per l'analisi della produzione legislativa; “MSE”, sistema di scrittura assistita per emendamenti parlamentari; “Depuchat”, chatbot per facilitare l'accesso dei cittadini alle attività dei deputati. I tre modelli consentiranno a deputati e deputate di essere accompagnati con maggiore facilità nella fase di costruzione e preparazione degli emendamenti, accedendo a fonti interne della Camera.
La Camera dei deputati rappresenta, nel panorama delle istituzioni parlamentari, una delle esperienze più avanzate di utilizzo delle tecnologie digitali a supporto del lavoro delle istituzioni, attraverso l'integrazione, nei diversi processi di lavoro, delle soluzioni più innovative.
Con un nostro ordine del giorno, chiediamo di supportare i gruppi parlamentari per migliorare l'esperienza formativa del personale nell'applicazione delle tecnologie di intelligenza artificiale, in particolare di quella generativa, anche al fine di promuovere un livello sempre più alto di trasparenza e di conoscenza dell'attività svolta dai deputati, dagli organi parlamentari e dalle istituzioni nel loro complesso, e di contribuire, quindi, a rafforzare il rapporto con i cittadini e con la partecipazione democratica.
La politica ha sempre avuto una forte dimensione simbolica comunicativa. Oggi il rapporto fra politica e comunicazione ha raggiunto livelli di interdipendenza sempre maggiori.
A proposito di comunicazione, una riflessione va fatta sull'attuale sala conferenze stampa di Montecitorio - anche questa riflessione è oggetto di un nostro ordine del giorno -, una struttura che, in certe circostanze, non risulta adeguata a ospitare alcuni eventi programmati, per capienza, collocazione, disposizione e strumentazione multimediale. Servirebbe una sala conferenze stampa in un ambiente più adeguato, ampio e meglio attrezzato, in grado di migliorare la qualità del lavoro dei parlamentari, del personale e degli operatori, rendendo un servizio migliore a chiunque voglia assistere, in presenza o da remoto. Per queste ragioni, come ricordavo, abbiamo presentato un ordine del giorno dove chiediamo una diversa collocazione della sala conferenze stampa, con un'adeguata e sapiente disposizione della strumentazione multimediale, e comunque che venga ripristinato l'utilizzo dell'attuale sala stampa nei giorni di lunedì e venerdì.
Concludo, Presidente, rimarcando l'importanza di alcuni rilievi, che ho cercato di esporre sinteticamente, in particolare sulla CD-Servizi Spa.
Preannuncio, quindi, l'espressione del voto favorevole del mio gruppo sui documenti del bilancio, anche coerentemente alle considerazioni e agli apprezzamenti che ho fatto nel corso di questo intervento. Valuteremo, poi, successivamente, alcuni ordini del giorno di cui si è parlato anche qui, che sono stati preannunciati dai colleghi e che vedremo nel loro testo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e, pertanto, dichiaro chiusa la discussione congiunta.
Il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di giovedì 24 luglio.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Andrea Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Pochi minuti fa, una delegazione del Partito Democratico, guidata dalla segretaria Elly Schlein, dalla presidente del nostro gruppo, Chiara Braga, e dal presidente dei senatori, Francesco Boccia, si è recata sul lungotevere Arnaldo da Brescia, presso il monumento dedicato a Giacomo Matteotti, gravemente danneggiato da un atto vandalico nelle scorse ore.
Hanno deposto un mazzo di rose rosse, lo hanno fatto a nome di tutti i deputati e i senatori del Partito Democratico, di tutto il Partito Democratico, per ricordare il sacrificio di Matteotti e manifestare tutta l'indignazione verso un atto inaccettabile, che non colpisce solo la nostra comunità, la comunità democratica, le culture politiche che hanno fatto parte della Resistenza e della Costituente, ma che colpisce il cuore della Repubblica: quest'Aula, che, per supremo rispetto, ha deciso di lasciare vuoto per sempre quello scranno, da cui è stato pronunciato il discorso del 30 maggio 1924, con cui Matteotti, con forza e con coraggio, denunciò la violenza del fascismo. Chi ha compiuto questo atto, in quest'Aula, i parlamentari di maggioranza e di opposizione, non hanno compiuto solo un atto formale, dedicandogli per sempre quello scranno, ma una scelta sostanziale, una scelta irrevocabile: abbiamo scelto, tutte e tutti insieme, di dare un segnale molto forte e molto chiaro nei confronti della storia, ma anche nei confronti del futuro.
Per questo ringraziamo il sindaco Gualtieri, per essere immediatamente intervenuto per ripristinare il monumento, e ringraziamo tutte le istituzioni, che in queste ore hanno fatto sentire e stanno facendo sentire la propria voce.
È necessario che si faccia luce al più presto per individuare i responsabili perché non è un fatto isolato, non è la prima volta, deve essere l'ultima volta, ma fra queste voci è indispensabile che ci sia un segnale forte, inequivocabile, netto anche dalla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Dobbiamo esprimere, tutte le istituzioni unite, la condanna più ferma, perché chi vuole riscrivere le pagine più nere della nostra storia deve sapere che le istituzioni democratiche sono pronte a reagire e sono pronte ad impedire che venga calpestata in questa maniera la memoria di un eroe, di un martire di tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Martedì 22 luglio 2025 - Ore 14:
1. Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 17 giugno 2025, n. 84, recante disposizioni urgenti in materia fiscale. (C. 2460-A)
Relatore: DE PALMA
La seduta termina alle 17,05.
TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: PAOLO TRANCASSINI - STATO DI ATTUAZIONE DEGLI ORDINI DEL GIORNO PRESENTATI AL BILANCIO INTERNO DI PREVISIONE PER L'ANNO 2024 APPROVATI O ACCOLTI - SEDUTA DELL'ASSEMBLEA DEL 25 LUGLIO 2024 - DOC. VIII, N. 4 (DOC. VIII, N. 5 E DOC. VIII, N. 6)
PAOLO TRANCASSINI, Questore. (Stato di attuazione degli ordini del giorno presentati al bilancio interno di previsione per l'anno 2024 approvati o accolti - seduta dell'Assemblea del 25 luglio 2024 - Doc. VIII, n. 4) (Doc. VIII, n. 5 e Doc. VIII, n. 6). Gli indirizzi contenuti negli ordini del giorno presentati al bilancio 2024, approvati o accolti nel corso dell'esame in Assemblea nella seduta del 25 luglio 2024, sono stati largamente attuati per le rispettive competenze dall'Ufficio di Presidenza e dal Collegio dei questori.
Alcuni ordini del giorno, in linea con le proposte presentate in sede di esame del bilancio interno per il 2023, riguardano i servizi e le risorse a supporto dell'attività parlamentare ed istituzionale, sia dei Gruppi sia dei deputati. Si tratta degli ordini del giorno relativi al contributo ai Gruppi parlamentari, al rafforzamento e alla valorizzazione del relativo personale, con particolare riferimento ai soggetti inseriti negli allegati A e B, nonché ai collaboratori dei deputati. Ferma restando la stabilità delle risorse destinate ai Gruppi parlamentari, la questione delle modalità di distribuzione delle risorse stesse e delle conseguenze connesse al passaggio di legislatura potrà essere affrontata all'esito del processo di riforma regolamentare in corso. Nel corso dell'anno, anche in risposta a specifici ordini del giorno, sono state evase le richieste relative al rafforzamento della dotazione informatica dei Gruppi e sono state incrementate le iniziative di formazione del personale, alla luce delle innovazioni introdotte per la fruizione dei servizi da parte dell'utenza parlamentare. Quanto alle questioni riferite al personale dei Gruppi, acquisiti gli elementi istruttori complessivi, è in corso di definizione la valutazione conclusiva del Collegio ai fini delle determinazioni dell'Ufficio di Presidenza. Sempre con riferimento ai dipendenti dei Gruppi, nel corso dell'anno sono state evase le richieste riguardanti gli accessi alle strutture di ristorazione nell'ambito della disciplina vigente, che potrà essere oggetto di una revisione complessiva decorso almeno un anno dall'avvio delle nuove modalità di affidamento del servizio che, come è noto, rientra fra quelli attributi alla società CD-Servizi Spa. Il Collegio, invece, non ha ritenuto opportuno affrontare una nuova revisione della disciplina dei collaboratori, recentemente approvata e applicata a decorrere dall'inizio della attuale legislatura, mentre sono stati attuati interventi puntuali volti a favorire lo svolgimento delle attività lavorative di competenza. In questo contesto, sono state confermate le disposizioni riguardanti il regime di circolazione dei collaboratori, al fine di tutelare le esigenze di sicurezza complessiva e di corretta gestione dei flussi.
Risultano pienamente attuati gli ordini del giorno riguardanti il trattamento dei deputati in carica e di quelli cessati dal mandato. Il blocco dell'adeguamento delle indennità parlamentari è stato, infatti, confermato fino alla fine del 2027, con delibera dell'UP dell'11 dicembre 2024, n. 108, né gli organi di direzione politica hanno assunto iniziative per modificare la disciplina riguardante la rideterminazione degli assegni vitalizi e la sospensione dell'erogazione degli stessi nel caso di condanna per particolari tipi di reato. L'Ufficio di Presidenza, come richiesto da specifici ordini del giorno, è poi intervenuto per adeguare il trattamento del Presidente dell'Assemblea parlamentare del Mediterraneo a quello dei Presidenti di delegazione e per ridefinire il regime delle giustificazioni per i tesorieri dei Gruppi.
Più in generale, con riferimento al complesso delle risorse disponibili, si ricorda che le ultime restituzioni al bilancio dello Stato risalgono al 2021 e furono destinate al Fondo per la ricostituzione delle aree terremotate. Successivamente a tale data, a fronte della decisione condivisa da tutti i Gruppi parlamentari di non richiedere un incremento della dotazione finanziaria, allo scopo di garantire la stabilità e la solidità del bilancio della Camera si è ritenuto di non procedere a ulteriori restituzioni dal bilancio interno a favore di iniziative, peraltro tutte condivisibili nelle loro finalità.
La decisione sulla definizione dei criteri per l'applicazione delle sanzioni previste dall'articolo 60 del Regolamento sarà adottata all'esito del processo di riforma regolamentare in corso presso la Giunta.
Un ulteriore gruppo di ordini del giorno riguardano la valorizzazione del patrimonio della Camera. Fra questi, alcuni richiedono specificamente la riqualificazione delle aule dedicate all'attività parlamentare e il rafforzamento delle infrastrutture tecnologiche di supporto, comprese quelle relative alla pubblicità dei lavori. Si tratta di indirizzi largamente attuati. Sono, difatti, in corso i lavori per la realizzazione del nuovo sistema microfonico dell'Aula, che sarà operativo alla ripresa dei lavori e che risponderà alle caratteristiche funzionali indicate da alcuni ordini del giorno, e per l'aggiornamento del sistema di voto. Entro il prossimo autunno saranno portati a termine i lavori di riqualificazione complessiva della nuova Aula dei Gruppi parlamentari, mentre sono già state stanziate le risorse per la progettazione e la realizzazione dei lavori presso la Sala del Mappamondo e la Sala Conferenze stampa, anche al fine di fornire una risposta all'esigenza di assicurare la disponibilità di nuovi spazi per lo svolgimento di queste ultime attività. Ampia attuazione è stata data all'ordine del giorno relativo alla valorizzazione del patrimonio storico-artistico della Camera: è stata, difatti, stipulata una convenzione con il Ministero della Cultura nella cui cornice sono stati raggiunti accordi con importanti realtà museali per rafforzare i depositi presso la Camera, nel rispetto di puntuali obblighi riguardanti gli oneri di tutela e conservazione, e sono stati posti in essere due diversi allestimenti presso la Sala Aldo Moro, promossi anche tramite il sito.
Con riferimento all'ulteriore rafforzamento del supporto tecnologico all'attività parlamentare sono stati pienamente attuati gli ordini del giorno relativi ai progetti di applicazione dell'intelligenza artificiale per la trasparenza e la conoscibilità delle attività parlamentari nonché quelli riguardanti la semplificazione nella fruizione dei servizi informatici.
Rispetto alle attività svolte da CD-Servizi Spa, è stato approvato un ordine del giorno relativo all'estensione del perimetro delle attività, nell'ambito dell'oggetto sociale definito dallo statuto ed è stato accolto un ordine del giorno che prevede il miglioramento delle condizioni dei lavoratori assunti dalla medesima società e la presentazione di strumenti volti a consentire di verificare l'effettivo andamento della situazione finanziaria ed economica della società. Sul primo punto, è stata conclusa l'istruttoria tecnica relativa alle attività che è possibile, alle condizioni indicate dall'ordine del giorno, affidare alla società. Tali conclusioni saranno, quindi, portate all'attenzione degli organi di direzione politica per le conclusive valutazioni. Quanto al secondo ordine del giorno, accanto agli incrementi retributivi riconosciuti all'atto della assunzione, è stata conclusa, sulla base degli indirizzi approvati dall'Ufficio di Presidenza, una trattativa con le organizzazioni sindacali che introduce ulteriori elementi migliorativi della condizione dei lavoratori, compreso l'incremento del parametro orario a 24 ore per i lavoratori attualmente a 20 ore settimanali e la trasformazione di alcuni rapporti part time in rapporti a tempo pieno. Gli strumenti previsti dal Regolamento sull'esercizio del controllo analogo hanno consentito agli organi di direzione politica di monitorare strettamente l'andamento della gestione della società. La scelta di inviare il bilancio quadrimestrale di verifica a tutti i componenti dell'Ufficio di Presidenza va senz'altro nella direzione indicata dall'ordine del giorno.
Risultano ancora una volta attuati gli ordini del giorno che impegnano gli organi di direzione politica a rafforzare le politiche di gestione della Camera secondo criteri coerenti con i principi della sostenibilità ambientale. Si tratta degli ordini del giorno relativi alla installazione degli erogatori di acqua potabile e degli interruttori a tempo, al potenziamento della raccolta differenziata, alla riduzione degli sprechi alimentari, all'acquisto di energia elettrica certificata rinnovabile, alla riduzione del consumo di carta. Sono stati altresì attuati gli ordini del giorno che chiedevano l'incremento degli stalli per le biciclette e i monopattini, compresi quelli elettrici, presso le aree di parcheggio nella disponibilità della Camera, mentre sono in fase di progressiva attuazione quelli riguardanti la realizzazione del piano di spostamenti casa-lavoro e la definizione di accordi, anche con i soggetti esterni, per agevolare l'accesso alle sedi della Camera con mezzi condivisi e con il trasporto pubblico.
Sono stati altresì attuati gli ordini del giorno volti a promuovere le iniziative formative rivolte agli studenti delle scuole superiori e delle università: in particolare, nell'ambito della convenzione con la CRUI, da stipulare il 22 luglio, sono stati previsti sia tirocini curricolari sia quelli extracurricolari e sono stati introdotti, in base agli indirizzi definiti dall'Assemblea, i rimborsi spese, differenziati in base al luogo di residenza (Roma o fuori Roma).
Al fine di perseguire un ulteriore miglioramento sul tema della conciliazione fra esigenze di vita e di lavoro, è proseguita l'attività volta a incrementare, senza oneri per il bilancio interno, il numero di convenzioni con asili nido esterni e sono state individuate soluzioni interne alle sedi della Camera per favorire l'allattamento non solo da parte delle colleghe in carica. Parimenti è stata ribadita la possibilità di consentire l'accesso dei minori alle cerimonie e agli eventi.
Le attività rivolte al pubblico sono state svolte anche in coerenza agli indirizzi fissati dai pertinenti ordini del giorno riguardanti le iniziative volte a promuovere i principi dell'inclusione sociale e il rispetto del principio di legalità.
Ѐ stato attuato l'ordine del giorno relativo all'assegnazione degli spazi ai rappresentanti di interesse, fermo restando il relativo regime di circolazione, mentre il tema delle progressioni interne di carriera sarà affrontato nell'ambito della contrattazione sindacale in corso. Sono in fase di istruttoria presso i competenti organi sia l'individuazione delle modalità di svolgimento delle iniziative volte a promuovere una maggiore consapevolezza sulle questioni attinenti alla prevenzione e al contrasto alle discriminazioni, comprese quelle di genere, sia la stipula della convenzione con gli istituti penitenziari minorili.