Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 29 maggio 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    in risposta alla crisi generata dalla pandemia di COVID-19, il Consiglio europeo del luglio 2020, dopo un lungo e difficile negoziato, ha approvato il bilancio dell'Unione per il settennato 2021-2027, nell'ambito del quale è stato previsto il nuovo strumento detto Next Generation EU (Ngeu) che, pensato per favorire la ripresa e la resilienza delle economie nazionali, non reperisce risorse da contributi degli Stati, ma (e questa è stata la novità principale) reperisce denaro in prestito sui mercati finanziari per conto dell'Unione europea, per un totale di 750 miliardi di euro. Di questi 750 miliardi, all'Italia sono stati assegnati poco meno di 209 miliardi;

    al fine di accedere ai fondi del Dispositivo di ripresa e resilienza (Rrf), nel quadro di Ngeu, l'Italia ha quindi approvato il proprio Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), con Decisione di esecuzione del Consiglio del 13 luglio 2021, ovvero un insieme di azioni e interventi disegnati per superare l'impatto economico e sociale della pandemia e costruire un'Italia nuova, dotandola degli strumenti necessari per affrontare le sfide ambientali, tecnologiche e sociali di oggi e di domani. Il Piano si articola in 6 Missioni, che rappresentano le aree «tematiche» strutturali di intervento: digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute;

    come noto, l'erogazione dei finanziamenti è collegata a un meccanismo di tappe e obiettivi intermedi, le cosiddette milestones, che vede coinvolta la Commissione europea e gli Stati membri, attraverso il Comitato Economico-Finanziario in cui siedono i direttori del Tesoro dei 27 Stati membri. In particolare, nel cosiddetto cronoprogramma sono indicate le misure legislative previste dal PNRR italiano come risultante dalla decisione adottata dal Consiglio dell'Unione europea citato e dal relativo allegato, nonché sulla base dei successivi operational agreements. Per ogni misura, sono specificati: il termine entro il quale è indicata l'adozione della misura nella decisione del Consiglio dell'Unione europea; la tipologia di misura (fonte normativa); la missione di appartenenza o la tipologia di riforma; lo stato di attuazione e altri elementi ritenuti utili;

    il Documento di economia e finanza 2023 riporta un'analisi degli impatti macroeconomici affidando al Programma nazionale di riforma (Pnr) ulteriori elementi di dettaglio sul sentiero di sviluppo dell'economia italiana nel medio-lungo periodo. In particolare, gli esercizi presentati offrono una documentazione dell'impatto positivo che si registrerebbe sul Pil e sulle principali grandezze macroeconomiche, senza tuttavia esternare le ipotesi circa tempi e modalità di realizzazione degli interventi stimati per il PNRR e per le riforme;

    sulla revisione della programmazione delle risorse del PNRR, infatti, il Def 2023 non fornisce informazioni dettagliate in merito alla dinamica annuale della spesa, in attesa degli esiti delle interlocuzioni con le istituzioni europee sulla rimodulazione di alcuni degli interventi e dei relativi cronoprogrammi. La spesa per investimenti finanziati dal Piano è dunque attesa in crescita nell'anno in corso e nei due successivi, raggiungendo il picco nel 2025 (1,8 per cento del Pil, pari ad oltre 39 miliardi, a fronte dei 36 previsti nella NaDEF 2022), per quanto, come pure riportato in audizione da Banca d'Italia, si tratti di «prospettive circondate da incertezza straordinaria, su cui gravano forti rischi al ribasso. In un simile contesto, il ruolo di stabilizzazione delle politiche è stato e continua ad essere rilevante; affinché gli strumenti già a disposizione – in particolare gli interventi finanziati dal PNRR – possano dispiegare appieno la loro efficacia è cruciale che il loro utilizzo sia improntato alla tempestività e all'efficienza»;

    sempre più centrale anche per il mantenimento del percorso di crescita appare, quindi, la piena attuazione delle riforme e degli investimenti del PNRR;

    nel 2022 ha preso piena forma il quadro comune di valutazione, espressamente previsto dalle disposizioni regolamentari che disciplinano il Dispositivo per la ripresa e resilienza. I progressi nell'attuazione dei Piani nazionali vengono ora monitorati, in modo omogeneo e comparabile, anche attraverso 14 indicatori comuni, riferibili all'impatto delle misure sui sei Pilastri europei (Regolamento delegato UE/2021/2106);

    per quanto concerne le iniziative cosiddette «in essere», in esito ad una preliminare perimetrazione delle voci di bilancio che ne accolgono le risorse, i dati ancora non definitivi di consuntivo mostrano un livello di pagamenti di competenza di 2,4 miliardi nel 2022, superiore a quello di 1,5 miliardi del 2021. Tale andamento denota un tasso di finalizzazione degli stanziamenti in crescita nel triennio, ma comunque fermo nel 2022 al 41 per cento (dal 20,3 per cento del 2020 e 30,5 per cento del 2021). Particolarmente a rilento l'avanzamento dei pagamenti nelle missioni legate alle politiche agricole, all'istruzione scolastica e agli interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l'efficienza energetica dei comuni;

    in base a quanto previsto dall'articolo 1, comma 1043, della legge 30 dicembre 2020 n. 178 (legge di bilancio per il 2021) e dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri adottato in data 15 settembre 2021, il Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato ha sviluppato il sistema informatico ReGiS. Al 13 febbraio 2023, le unità progettuali censite nel sistema si attestavano a circa 134 mila ed erano relative a 148 delle 285 misure che compongono il PNRR (52 per cento del totale);

    secondo la relazione della Corte dei conti del marzo 2023 il livello di attuazione finanziaria del PNRR si attesta attorno al 6 per cento. In particolare, ad esclusione della missione 3 «Infrastrutture per una mobilità sostenibile», tutte le altre missioni si attestano ben al di sotto del 10 per cento; tre missioni (4, 5 e 6) non raggiungono nemmeno la soglia del 5 per cento. Tale situazione mette in evidenza l'importante sforzo finanziario richiesto nei prossimi anni per assicurare il pieno utilizzo delle risorse stanziate nel Piano. Nel periodo triennale, un progresso più lento, rispetto al cronoprogramma, si rileva nelle misure della componente 3 «Turismo e cultura 4.0» (ferma al 4,8 per cento) della missione 1 «Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura», e nelle missioni 5 «Inclusione e coesione» (37,8 per cento) e 6 «Salute» (23 per cento);

    nel Country Report sull'Italia pubblicato il 24 maggio 2023 dalla Commissione Ue insieme alle Raccomandazioni specifiche per Paese si legge che, conformemente all'articolo 19, paragrafo 3, lettera b), e all'allegato V, criterio 2.2, del regolamento (UE) 2021/241, il PNRR comprende un'ampia serie di riforme e investimenti che, da attuare entro il 2026, si rafforzano reciprocamente, ma la cui attuazione rischia crescenti ritardi. L'Italia ha presentato 3 richieste di pagamento, corrispondenti a 151 tappe e obiettivi del Piano, per un esborso complessivo di 42 miliardi di euro: l'importo si riferisce alle prime due richieste di pagamento, mentre la terza è in fase di valutazione e la quarta, in scadenza a giugno, e legata al raggiungimento di 27 obiettivi per una assegnazione pari a 16 miliardi, è a fortissimo rischio;

    come sottolinea la stessa Commissione europea, procedere rapidamente con l'attuazione del piano e la negoziazione della sua modifica è essenziale a causa della natura temporanea del dispositivo per la ripresa e la resilienza in vigore fino al 2026;

    similmente nelle Raccomandazioni si legge che è importante che l'Italia rafforzi la capacità amministrativa, in particolare a livello subnazionale, per realizzare gli impegni del piano, mentre un quadro di governance efficace e pienamente operativo rimane fondamentale per un'attuazione agevole e tempestiva del piano. Anche qui, però, si registra un operato «contrario» del Governo che, invero, in questi ultimi mesi ha operato una riforma della governance (decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 aprile 2023, n. 41) al fine di distinguersi per discontinuità politica e amministrativa e, di fatto, oggi ancora in fase di avvio con gravi ricadute sul processo di attuazione degli interventi;

    continua ad essere fondamentale identificare tempestivamente potenziali ritardi e problemi di attuazione e adottare misure tempestive per affrontarli. A norma dell'articolo 14, paragrafo 6, del regolamento (UE) 2021/241, il 31 marzo 2023 l'Italia ha espresso l'intenzione di richiedere un ulteriore sostegno tramite prestiti nell'ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza. La negoziazione dell'addendum e del capitolo REPowerEU è in corso, è ancora possibile una revisione del PNRR, ma il Governo italiano non ha ancora presentato alcuna proposta ufficiale;

    come pure chiesto dal Movimento 5 Stelle, attraverso atti di indirizzo parlamentari, la stessa Commissione europea ha sottolineato che la rapida inclusione del nuovo capitolo REPowerEU nel piano per la ripresa e la resilienza consentirà di finanziare ulteriori riforme e investimenti a sostegno degli obiettivi strategici dell'Italia nel campo dell'energia e della transizione verde per cui il coinvolgimento sistematico ed effettivo delle autorità locali e regionali, delle parti sociali e di altri portatori di interessi rimane importante per il successo dell'attuazione del PNRR, nonché di altre politiche economiche e occupazionali che vanno oltre il piano, per garantire un'ampia titolarità dell'intero piano agenda politica;

    e invero fino ad oggi il Parlamento non è stato coinvolto sull'inserimento di un capitolo specificatamente dedicato al piano REPowerEU, né ancora sulle modifiche che il Governo intenderebbe apportare al PNRR e su cui manca una proposta ufficiale alle stesse istituzioni europee;

    affinché PNRR e connesso Pnc rappresentino effettivamente un'occasione storica, probabilmente unica e irripetibile, per investire sul futuro, per fornire ai giovani nuove opportunità di lavoro e, più in generale, disegnare, innestare e realizzare, a tutti i livelli di governo, un nuovo percorso di crescita sostenibile del Paese, sia essa di tipo economico, sociale che ambientale, è fondamentale che il Parlamento, istituzione rappresentativa per eccellenza, svolga maggiormente una funzione di indirizzo e controllo sugli atti del Governo connessi alla relativa attuazione secondo il cosiddetto cronoprogramma;

    la denominazione stessa dello strumento finanziario predisposto dalla Commissione europea – Next Generation EU – impone di orientare e modulare tutte le politiche attuative del PNRR in funzione del beneficio che dovrà derivarne, nel medio e lungo periodo, in favore delle giovani generazioni; giova ricordare che due dei tre obiettivi trasversali del PNRR sono rappresentati dalla parità generazionale – accrescimento delle competenze, della capacità e delle prospettive occupazionali dei giovani – e dalla parità di genere: le riforme e gli investimenti delle missioni saranno valutate sulla base dell'impatto che avranno sul recupero del potenziale dei giovani e delle donne;

    con riferimento al settore della giustizia, la sua riforma rappresenta certamente una delle sfide di maggiore rilevo che l'Italia si è impegnata ad affrontare nell'ambito del PNRR. Quest'ultimo, al fine di migliorare la celerità e l'efficienza della macchina della giustizia, ha previsto circa 3 miliardi di euro. Nello specifico il PNRR individua la componente «Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici» che comprende anche l'obiettivo dell'efficientamento degli edifici pubblici, con uno stanziamento di 410 milioni di euro per l'efficientamento degli edifici giudiziari, allo scopo precipuo di intervenire sulle strutture inadeguate che influiscono sull'erogazione del servizio giudiziario. La misura si pone l'obiettivo di intervenire su 48 edifici, di questi, 38 sono interventi di grande manutenzione e relativi a cittadelle della giustizia (Trani, Bergamo, Monza, Napoli, Benevento, Perugia, Roma, Latina, Velletri, Venezia). Tuttavia, è di tutta evidenza come anche in questo settore molte missioni e componenti abbiano subito una preoccupante decelerazione. Infatti, tra gli obiettivi che non possono dirsi ancora pienamente raggiunti, vi è anche quello relativo al processo di efficientamento energetico degli edifici giudiziari. Come emerge dalla relazione della Corte dei conti del 2023 citata, solo di recente, il Ministero della giustizia ha pubblicato il primo bando di gara per individuare i soggetti incaricati di predisporre la riqualificazione della prima quota, pari al 20 per cento degli edifici giudiziari in forte ritardo nello stato di attuazione;

    il 3 maggio 2023 la Commissione europea ha presentato la proposta di regolamento «Act in Support of Ammunition Production» (Asap) volta ad incrementare la produzione di armamenti impiegando fondi dell'Unione europea, pari a cinquecento milioni di euro l'anno destinati alla produzione di un milione di munizioni d'artiglieria, munizioni terra-terra e missili. Il 9 maggio scorso il Parlamento europeo ha approvato la procedura d'urgenza per l'esame della proposta di regolamento Asap con 518 voti favorevoli, 59 contrari tra cui i parlamentari del Movimento 5 stelle, e 31 astenuti. Il Commissario Breton ha dichiarato, in merito alle risorse a disposizione, che stanno liberando finanziamenti dai fondi di coesione e dai fondi del Recovery and Resilience Facility da destinare agli Stati membri che «desiderano co-finanziare la loro industria della difesa». Stando a quanto affermato dal Commissario, il Recovery fund «è stato specificatamente costruito per tre principali azioni: la transizione verde, la transizione digitale e la resilienza. Intervenire puntualmente per sostenere progetti di industriali che vanno verso la resilienza, compresa la difesa, fa parte di questo terzo pilastro». Secondo le dichiarazioni rilasciate dal Commissario Breton, «l'attuale produzione nel settore della difesa dell'Unione è adattata al tempo di pace», sostenendo che l'aggressione russa nei confronti dell'Ucraina «ha cambiato il paradigma» ed ora per le imprese del settore la sfida è «affrontare un aumento della domanda nel settore delle munizioni e dei missili, che richiede loro di produrre di più e più velocemente». Sostanzialmente, dunque, si sta spostando l'asse dell'azione europea dalla promozione della pace, dei suoi valori e del benessere dei suoi cittadini verso un'economia centrata sulla guerra;

    con riferimento alla materia fiscale, il PNRR contempla una serie di riforme dirette ad assicurare la sostenibilità delle finanze attraverso l'incremento del gettito, sia potenziando la taxcompliance e il contrasto all'evasione fiscale sia attraverso un piano di revisione delle taxexpenditure. È necessario potenziare le misure di contrasto all'evasione fiscale e migliorare il rapporto tra fisco e contribuente; sotto tale profilo, deve essere garantita la specializzazione e la formazione professionale continua del personale delle agenzie fiscali, con particolare riferimento all'utilizzo delle nuove tecnologie digitali, anche applicate alle attività economiche, all'utilizzo dei big data e al relativo trattamento, alla sicurezza informatica e ai nuovi modelli organizzativi e strategici delle imprese, completando altresì il piano di assunzioni. La semplificazione e la digitalizzazione del sistema tributario rappresentano obiettivi strategici per favorire la comprensibilità del sistema tributario e la partecipazione attiva del contribuente;

    nell'ambito delle risorse del PNRR, gli incentivi connessi all'efficientamento energetico e sismico degli edifici e agli investimenti 4.0 rappresentano una componente assai significativa. Il perseguimento dei descritti obiettivi richiede una programmazione strutturale degli strumenti di sostegno agli investimenti lungo tutto l'arco di realizzazione del Piano nonché la riattivazione e il potenziamento dello strumento della cessione del credito, estendendone altresì l'applicazione anche agli incentivi fiscali connessi agli investimenti in beni 4.0;

    la missione n. 4 del PNRR, denominata «Istruzione e ricerca», per 30,88 miliardi di euro, mira a rafforzare entro il 2026 le condizioni per lo sviluppo di una economia ad alta intensità di conoscenza, di competitività e di resilienza, partendo dal riconoscimento delle criticità del nostro sistema di istruzione, formazione e ricerca; pertanto, ritardi e inefficienze nell'utilizzo di queste risorse pesano oltremodo e con maggiore incredibile gravità sulle generazioni future;

    in materia di «Tutela del territorio e della risorsa idrica» il PNRR prevede lo stanziamento di 15 miliardi di euro, riservando circa 2,49 miliardi agli interventi sul dissesto idrogeologico con l'obiettivo della messa in sicurezza di 1,5 milioni di persone che vivono nelle aree attualmente a rischio idrogeologico. Rispetto al sub-investimento consistente nell'aggiudicazione di tutti gli appalti pubblici per interventi in materia di gestione e riduzione dei rischi idrogeologici, al fine della completa realizzazione dei predetti interventi entro il 30 marzo 2026, non si è conclusa la relativa procedura;

    nel PNRR le risorse assegnate al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ammontano complessivamente a 61,5 miliardi di euro. Il 55 per cento delle risorse deve essere destinata a interventi nel Mezzogiorno, al fine di provvedere al riequilibrio territoriale e delle disuguaglianze sociali. Il settore dei trasporti dovrebbe giovare particolarmente dagli investimenti del PNRR, in chiave di maggiore sostenibilità ambientale. Come reca la relazione della Corte dei conti sullo stato di attuazione del PNRR, nel campo infrastrutturale, il semestre in corso vede la scadenza per l'aggiudicazione degli appalti pubblici per l'acquisto di treni puliti per il rinnovo del parco ferroviario, di quelli per la costruzione di 2.500 stazioni di ricarica rapida per veicoli elettrici lungo le superstrade e di almeno 4.000 in zone urbane, dei progetti di produzione di idrogeno in aree industriali dismesse e di quelli per lo sviluppo di almeno 40 stazioni di rifornimento a base di idrogeno lungo autostrade, vicino ai porti, e in prossimità dei terminali logistici. Con riguardo a tale ultima milestone, si rileva una serie di ritardi che hanno portato a un forte rallentamento nell'attuazione del progetto. Tra gli obiettivi che destano particolare preoccupazione si segnala in particolare quello avente ad oggetto l'aggiudicazione della gara per l'acquisto delle tre nuove unità navali veloci per il rinnovo della flotta navale dello Stretto di Messina. Appare evidente, su questo tema che, secondo quanto disposto dal decreto-legge n. 35 del 2023 sul ponte sullo Stretto di Messina, il Governo stia abbandonando l'obiettivo di migliorare l'attraversamento dinamico dello Stretto in funzione del ponte, considerando che l'attraversamento navale sarà comunque sempre necessario anche se e quando il ponte sarà aperto alla circolazione;

    nella relazione sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) del 20 gennaio 2023, alla sezione II, investimento 1.1, si specifica che l'obiettivo del potenziamento dei centri per l'impiego (Cpi) è consentire un'efficace erogazione di servizi per l'impiego e la formazione, in via complementare rispetto alla riforma delle politiche attive e della formazione definita nel programma Gol «Garanzia per l'occupabilità dei lavoratori». Ad oggi, sulla base della rendicontazione effettuata dall'Unità di missione istituita presso il Ministero dei lavoro (nota prot. 46/82 del 20 giugno 2022), i Cpi che presentano uno stato di avanzamento complessivo delle attività superiore al 50 per cento sono 327, di cui 95 sono localizzati nell'area Nord-Est (29 per cento), 66 in quella Nord-Ovest (20 per cento), 72 al Centro (22 per cento), 66 al Sud (20 per cento) e 28 nelle isole (9 per cento). Sebbene si prevedesse l'innesto di 11.600 persone entro il 2021 (il raddoppio dell'organico Cpi), il dato reso noto dal Ministero ad agosto 2022 conta appena 3.855 operatori ossia un terzo del totale;

    dopo la difficile fase congiunturale, il reddito di cittadinanza (Rdc) ha visto una progressiva riduzione del numero di nuclei familiari beneficiari, ma la legge di bilancio per il 2023 ne ha previsto la soppressione dal prossimo anno, introducendo, nelle more di una sua riforma, una disciplina transitoria particolarmente severa nei confronti delle famiglie che non presentano caratteristiche di vulnerabilità (presenza di minori, di disabili, di ultra sessantenni). Poiché l'Rdc ha avuto un grande rilievo nel contrastare la povertà ed è importante che anche l'Italia si sia dotata di uno strumento universalistico per l'inclusione e il contrasto delle forme estreme di esclusione sociale, per favorire il collocamento sul mercato del lavoro dei beneficiari in grado di esercitare un'attività lavorativa, in un contesto di generale ritardo nei programmi di potenziamento dei centri per l'impiego, appare opportuno correggere taluni elementi di non efficace funzionamento, ma altresì necessario e urgente confermare l'impianto di fondo di quel sistema di tutele anziché procedere sulla scia di quanto disposto con il decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48. L'attuazione delle riforme e degli investimenti previsti dal PNRR – in particolare quelli finalizzati all'inclusione lavorativa – insieme all'impegno delle istituzioni coinvolte per la rapida progressione delle altre azioni previste dalla normativa potrà infatti contribuire ad abbinare al mero trasferimento monetario una maggiore garanzia nell'offerta di servizi, in modo omogeneo sul territorio e a conseguire, auspicabilmente, concreti risultati;

    nel marzo 2023 la Corte dei conti ha adottato la relazione conclusiva delle istruttorie denominate «Case della Comunità e presa in carico della persona» e «Rafforzamento dell'assistenza sanitaria intermedia e delle sue strutture», accertando talune criticità che sembrano prefigurare un concreto e possibile ritardo, rispetto alla scadenza e rilevando che «sembrerebbe dunque di cogliere la volontà di spostare in avanti la piena integrazione del target Italia relativo all'approvazione dei progetti». La Corte dei conti ha quindi evidenziato la necessità di un maggiore impulso del Ministero sui soggetti attuatori, rammentandone i compiti di coordinamento, monitoraggio, rendicontazione e controllo e rammentandone la responsabilità del monitoraggio costante e continuativo dei dati di avanzamento fisico, procedurale e finanziario delle misure di propria responsabilità, dell'avanzamento dei relativi obiettivi intermedi e finali, nonché della trasmissione e validazione dei dati finanziari e di realizzazione fisica e procedurale dei singoli progetti. La Corte dei conti ha altresì segnalato che non sarebbero state ancora prodotte le rendicontazioni da parte delle regioni che hanno già percepito le rispettive anticipazioni mentre altre regioni non hanno ancora avanzato richiesta di anticipazione;

    il fallimento nell'attuazione del PNRR significherebbe far perdere al sistema Paese la possibilità del suo definitivo rilancio, lasciarsi sfuggire una capillare rivoluzione in termini di maggiori investimenti nella sanità, nelle scuole, nelle infrastrutture, in tutto ciò che può consentire all'Italia di affrontare una impegnativa transizione ecologica e digitale, nel segno di una maggiore inclusione sociale, nonché al sistema sovranazionale europeo di tradursi in una Europa più solidale, capace di allontanare lo spettro di tagli e politiche di austerità, suscettibili solo di rinnovare il senso di sfiducia verso l'Italia e verso l'Europa intera,

impegna il Governo:

1) ad adottare ogni iniziativa utile, anche di carattere normativo, al fine di garantire l'integrale, tempestivo ed efficiente utilizzo da parte dell'Italia dei fondi europei del programma Ngeu, come previsto da PNRR e Pnc in tempi celeri e rispettosi del cronoprogramma, in particolare assicurando prioritariamente il raggiungimento di obiettivi trasversali, come la sostenibilità economica, sociale e ambientale degli interventi, nonché la relativa attuazione nell'ambito delle transizioni digitali e green e del riparto bilanciato delle risorse con la destinazione minima del 40 per cento delle stesse al Sud;

2) ad istituire, dopo aver assicurato una accurata operazione di trasparenza, un tavolo operativo con il coinvolgimento di tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento, al fine di tentare di superare le conclamate difficoltà operative nell'ambito attuativo del PNRR per scongiurare la possibilità di perdere, anche parzialmente, i fondi ottenuti nel 2020, essenziali per il nostro Paese per investimenti in sanità, nell'istruzione, nelle infrastrutture, verso una autentica transizione ecologica e digitale, nel segno di una maggiore inclusione sociale;

3) a dare celere e piena attuazione agli impegni previsti dal PNRR, anche attraverso un tempestivo e continuo rapporto di collaborazione costruttivo con le istituzioni europee, al fine di scongiurare il mancato pagamento della terza rata, nonché garantire il conseguimento dei traguardi e degli obiettivi necessari all'ottenimento, senza ritardi, della quarta rata del PNRR;

4) a garantire, per quanto di competenza, il coinvolgimento pieno e tempestivo del Parlamento nel processo di definizione della eventuale proposta di modifica del PNRR, assicurando di informare e chiarire in modo puntuale alle competenti Commissioni parlamentari quali siano i cambiamenti richiesti nonché le conseguenti previsioni in termini di effetti degli investimenti e di crescita del sistema Paese, così come nella definizione del capitolo dedicato al piano REPowerEU all'interno del PNRR, al fine di assicurare la coerenza dello stesso rispetto alla evoluzione dell'economia verso un modello sostenibile;

5) ad assicurare massima priorità, nell'attuazione degli investimenti e degli interventi previsti nel PNRR relativamente al contenimento del dissesto idrogeologico e del consumo del suolo, al contrasto alla povertà e all'esclusione sociale, all'equità e progressività del sistema fiscale, alla parità generazionale e di genere, nonché alla funzionalità piena del Servizio sanitario nazionale, in particolare costituendo dei consessi che, per settori ed ambiti di competenza, con il coinvolgimento dei competenti organi parlamentari, provvedano alla valutazione ed al monitoraggio delle fasi di attuazione e soprattutto con riferimento alla definizione della prossima proposta di revisione del PNRR;

6) a monitorare l'attuazione e le modalità di applicazione dell'articolo 47 del decreto-legge n. 77 del 2021, in particolare con riguardo alle misure e ai criteri applicativi forniti alle stazioni appaltanti e agli operatori economici dalle linee guida adottate, ai sensi del predetto articolo 47, comma 8, con il decreto interministeriale 7 dicembre 2021, recante «Adozione delle linee guida volte a favorire la pari opportunità di genere e generazionali, nonché l'inclusione lavorativa delle persone con disabilità nei contratti pubblici finanziati con le risorse del PNRR e del Pnc»;

7) in riferimento agli interventi in materia di edilizia giudiziaria, a procedere con maggiore speditezza, nel rispetto dei tempi previsti, alla costruzione di edifici, riqualificazione e potenziamento del patrimonio immobiliare dell'amministrazione della giustizia, anche in chiave ecologica e digitale, in attuazione dei progetti del PNRR a ciò destinati;

8) a scongiurare la distrazione delle risorse del PNRR a favore del co-finanziamento dell'industria della difesa, in particolare per la produzione di armamenti, considerato che tali fondi rappresentano lo strumento principale di ripresa e rilancio dell'economia del Paese provato dalla recente pandemia;

9) in linea con le recenti raccomandazioni Ue, a preservare la progressività del sistema impositivo e la centralità dello Stato quale garanzia dell'unità e del principio di solidarietà ai fini del raggiungimento della perequazione e del contrasto alle disuguaglianze sociali, ferma restando la necessità di avviare un percorso di graduale riduzione del carico fiscale, anche al fine di sostenere le famiglie, i lavoratori, i giovani, i risparmiatori e le imprese, a partire dalle fasce di contribuenti più fragili e dalle piccole e medie imprese;

10) a favorire lo sviluppo sostenibile introducendo maggiori e crescenti forme di detassazione dei redditi a favore di investimenti a tutela dell'ambiente, a sostegno delle energie rinnovabili, di impianti di autoconsumo e dei processi produttivi e dei prodotti a basso impatto ambientale, nonché dell'efficientamento energetico e della riduzione del rischio sismico del patrimonio edilizio esistente, programmando la durata degli incentivi in funzione del pieno raggiungimento degli obiettivi europei di cui al piano «Fit for 55»;

11) ad assumere ogni iniziativa utile allo sblocco di crediti fiscali edilizi incagliati ai danni di cittadini, imprese e istituti di credito valutando, in considerazione del carattere emergenziale della carenza di liquidità creatasi, l'introduzione di misure straordinarie finalizzate all'ampliamento della capienza fiscale dei soggetti coinvolti o delle possibilità di compensazione;

12) al fine di rafforzare, entro il 2026, le condizioni per lo sviluppo di una economia ad alta intensità di conoscenza, di competitività e di resilienza, a realizzare tutti gli interventi del Piano entro il 2026, in particolare ad intraprendere ogni azione utile volta a rispettare gli obiettivi sul sistema di reclutamento dei docenti al fine di non compromettere l'assunzione, entro dicembre 2024, ovvero altro termine concordato con la Commissione europea, di circa 70 mila docenti, e ad intraprendere con urgenza azioni finalizzate ad assicurare il conseguimento dei target «Borse di studio per l'accesso all'università», al fine di scongiurare il rischio della totale perdita dei fondi previsti dal PNRR, in quanto i ritardi nell'erogazione delle borse ed il permanere in alcune regioni del fenomeno degli «idonei non beneficiari» e del conseguente mancato raggiungimento degli obiettivi, vanificherebbe l'investimento considerato;

13) ad addivenire alla definitiva adozione dei decreti attuativi disciplinanti sulle comunità energetiche rinnovabili, anche al fine di fornire alle famiglie e alle imprese uno strumento fondamentale per contrastare il caro-energia, l'emergenza climatica e la povertà energetica; nonché ad intervenire rapidamente per semplificare le procedure per l'assegnazione delle risorse per l'installazione delle infrastrutture di ricarica elettriche e ad accelerare l'emanazione dei decreti per la definizione dei criteri per lo «Sviluppo del sistema agrivoltaico» al fine di non lasciare il comparto agricolo in attesa di una norma che consentirebbe nuove opportunità di sviluppo e di futuro, contribuendo, in maniera determinante, ad una transizione energetica effettiva e duratura del Paese;

14) ad adottare ogni utile iniziativa volta a garantire l'attuazione dei progetti volti a preservare e rafforzare la biodiversità, con particolare riferimento alla forestazione urbana ed extraurbana e aree urbane e alla riduzione del consumo di suolo;

15) a stimolare le attività relative allo sviluppo dell'idrogeno nel comparto trasporti, l'elettrificazione e la resilienza delle ferrovie del Sud da adottare entro il 30 giugno 2023, l'attività del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sulle istruttorie – proprie o delegate –, senza disperdere la capacità amministrativa in inutili e costose opere di dubbia fattibilità e pertanto a dar seguito al già programmato acquisto delle necessarie nuove navi per l'attraversamento dello Stretto di Messina;

16) a garantire la piena e tempestiva attuazione degli obiettivi previsti dal PNRR con riguardo alla riforma delle politiche attive del lavoro ed alla lotta al lavoro sommerso, in particolare assicurando l'operatività e l'implementazione delle attività previste nel Piano di potenziamento dei centri per l'impiego;

17) a garantire che l'Italia si sia dotata di uno strumento universalistico per l'inclusione e il contrasto delle forme estreme di esclusione sociale, attraverso il ripristino del sistema del Rdc così come vigente prima della legge di bilancio per il 2023, nonché ad assicurare uno strutturale rafforzamento del comparto degli ammortizzatori sociali, fondamentale nei prossimi anni, al fine di dotare anche il nostro Paese di un implicito strumento di politica anticiclica di natura non discrezionale, anche alla luce delle probabili modifiche delle regole di bilancio europee che dovrebbero prevedere, come indicatore unico di sorveglianza degli equilibri della finanza pubblica, un aggregato di spesa depurato, tra le altre cose, dalla componente ciclica dei sussidi;

18) a non vanificare la grande conquista di aver ottenuto le risorse utili per rafforzare la capacità del Servizio sanitario nazionale (Ssn) assicurando di evitare stasi o rallentamenti procedurali nel percorso volto al rispetto dei previsti milestone e target e per recuperare possibili ritardi accumulati ed a vigilare, per quanto di competenza, affinché i progetti in corso di approvazione rispondano alle esigenze di funzionalità delle strutture sanitarie da realizzare, con riferimento ai contingenti di personale richiesti, ai servizi e alle opere infrastrutturali connaturate alle attività che verranno espletate all'interno delle stesse.
(1-00146) «Francesco Silvestri, Torto, Alfonso Colucci, D'Orso, Onori, Pellegrini, Fenu, Orrico, Ilaria Fontana, Iaria, Pavanelli, Barzotti, Quartini, Caramiello, Scutellà».


   La Camera,

   premesso che:

    le proteste degli studenti davanti alle università delle ultime settimane hanno fatto emergere, a partire dall'elevato importo degli affitti (cosiddetto caro affitti), l'enorme problema del costo degli studi e della necessità di implementare gli strumenti di welfare e i fondi per il diritto allo studio;

    il problema del caro affitti e della mancanza di alloggi per gli studenti rappresenta una vera e propria emergenza che «discrimina» una parte significativa della popolazione giovanile, impossibilitata per ragioni economiche a mantenersi agli studi, in palese contrasto con quanto previsto dalla Costituzione;

    l'articolo 34 della Costituzione stabilisce che «I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso»;

    prima, la pandemia ha costretto gli studenti a rimanere in casa per due anni. Ora, con la ripresa delle attività, si trovano di fronte a un altro ostacolo: l'elevato costo delle tasse universitarie e degli affitti. Se studiare diventa un lusso che solo pochi possono permettersi, si sta negando un diritto fondamentale e creando un futuro meno promettente per tutti;

    l'articolo 1, commi 252-266, della legge 11 dicembre 2016, n. 232 (legge di bilancio per il 2017), ha introdotto per le istituzioni universitarie e dell'alta formazione la disciplina della no tax area, diretta a consentire a quanti sono in possesso di un reddito Isee di entità prefissata di beneficiare dell'esonero dal pagamento delle tasse universitarie;

    dalla sua effettiva operatività, nell'annualità 2017/2018, tale misura, finalizzata ad ampliare l'accesso all'istruzione terziaria degli studenti in condizioni disagiate, ha prodotto un significativo incremento degli studenti totalmente esonerati dalle tasse universitarie su base Isee (passati dal 10,2 per cento del 2016/2017 al 29,3 per cento nel 2020/2021) e l'aumento di quasi il 39 per cento degli aventi diritto alla borsa;

    il recente rapporto pubblicato da Federconsumatori sui costi della vita da universitario rivela che un fuori sede in terza fascia, con 40 mila euro di reddito familiare lordo, spende in media 9.211 euro annui affittando una stanza singola (+9 per cento rispetto al 2010) e 8.101 euro annui affittando una stanza doppia (+12 per cento rispetto al 2010). Di poco inferiore la spesa per gli studenti in seconda fascia, con un reddito lordo inferiore ai 20 mila euro, per i quali le spese di alloggio fanno registrare un tasso di aumento analogo alla terza fascia;

    l'alloggio rappresenta sicuramente il bisogno più importante per tutti gli studenti che studiano in una sede universitaria diversa dalla propria città di residenza;

    dall'analisi svolta dalle associazioni studentesche e rese note dal Cnsu (Consiglio nazionale degli studenti universitari), nell'ultimo rapporto sulla condizione studentesca, il dato che emerge in modo prorompente è lo squilibrio esistente rispetto agli alloggi studenteschi tra copertura del servizio pubblico e copertura delle locazioni private;

    i posti alloggio forniti dagli enti regionali per il diritto allo studio non sono sufficienti a soddisfare il fabbisogno di una sistemazione per studenti e studentesse;

    una carenza aggravata dall'aumento esponenziale del numero degli studenti che negli ultimi anni hanno cambiato città per affrontare il percorso universitario: se nel 2006 i fuori sede erano 350 mila, nel 2010 sono saliti a 750 mila, mentre nel 2019 hanno raggiunto quota 830 mila, a fronte di una disponibilità di circa 40 mila alloggi universitari;

    non potendo accedere agli alloggi pubblici e alle case dello studente, molti fuori sede sono costretti a prendere in affitto, spesso «in nero», abitazioni private i cui canoni di locazione mensile in alcune città difficilmente scendono sotto i 700 euro. Ma anche ricorrendo al mercato degli alloggi privati non è facile trovare una sistemazione: secondo l'Associazione nazionale degli studenti fuori sede esiste solo un alloggio disponibile ogni 15 studenti;

    secondo l'Unione piccoli proprietari (Uppi), che ha incrociato i dati Istat e quelli del Ministero, resi pubblici nel 2021/2022, sono almeno 64 mila gli studenti fuori sede che non possono assolutamente permettersi un affitto di mercato;

    al netto di chi beneficia, in base a criteri di reddito e merito, di alloggi gratuiti o a prezzo calmierato negli studentati, la popolazione interessata ad un intervento immediato è pari ad almeno 80.000 studenti nelle città a maggiore «tensione abitativa studentesca», dei quali circa il 20 per cento può integrare con i redditi familiari o con occupazioni saltuarie;

    da numerose analisi effettuate a livello nazionale, sommando i posti gestiti direttamente dagli organismi regionali per il diritto allo studio, a quelli in capo agli atenei e a quelli dei collegi non statali legalmente riconosciuti, si arrivano a sfiorare 51 mila posti alloggio a fronte di una richiesta potenziale di circa 764 mila sistemazioni, meno di un terzo dell'offerta residenziale di Francia e Germania;

    parte di questo fenomeno è anche la tendenza al pendolarismo, confermata dall'ultima indagine di Eurostat sulle condizioni di vita e di studio degli studenti universitari italiani. Il rapporto rivela che il 50,6 per cento per abbattere i costi dell'affitto e per la difficoltà di reperire un alloggio sceglie di fare il pendolare, rinunciando di fatto a vivere pienamente l'esperienza degli studi universitari;

    l'esiguo numero dei posti letto nelle residenze universitarie consente a poco meno del 5 per cento degli studenti fuori sede di usufruirne. A ciò si aggiunge il ritardo nei tempi di pubblicazione dei bandi e delle relative graduatorie, nonché dell'assegnazione dei posti letto che, spesso, vengono messi a disposizione degli studenti quando l'anno accademico è già cominciato;

    negli ultimi anni si è registrato un costante intervento finalizzato ad aumentare le risorse del fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio, al fine di ridurre il numero degli studenti cosiddetti «idonei non beneficiari», ossia di studenti che, per mere ragioni legate all'insufficienza dei fondi, non si vedono riconosciuti i benefici, pur rientrando pienamente in tutti i requisiti di eleggibilità per l'accesso agli stessi. La legge di bilancio per il 2021 (legge n. 178 del 2020, articolo 1, comma 519) ha incrementato il fondo di 70 milioni di euro annui dal 2021. La legge di bilancio per il 2023 (L. 29 dicembre 2022, n. 197, art. 1, comma 556) ha incrementato il predetto fondo di 250 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024 e 2025. Ad oggi, il fondo, allocato sul capitolo 1710 dello stato di previsione del Ministero dell'università e della ricerca, è passato da uno stanziamento di 149,2 milioni di euro per il 2013 a uno stanziamento di 307,8 milioni di euro per il 2022, con un incremento percentuale del 106,3 per cento, a cui andranno ad aggiungersi gli ulteriori stanziamenti della legge di bilancio per il 2023, al momento presenti sono per le annualità 2024 e 2025 e non stabilizzati;

    fino al 2014/2015 il gap tra aventi diritto e borsisti era piuttosto ampio: in media quasi un quarto degli idonei non beneficiava di borsa. A partire dal 2017/2018 quasi il 98 per cento degli idonei è beneficiario di borsa, per effetto combinato dell'aumento delle risorse finanziarie e della revisione dei criteri di riparto del fondo integrativo statale avvenuta nel 2017. Nel nuovo meccanismo di riparto, infatti, è stabilita una corresponsabilità precisa di Stato e regioni nel finanziamento delle borse e impegni economici proporzionati all'entità del fondo integrativo statale ricevuto a carico delle regioni (non inferiore al 40 per cento);

    nonostante tali previsioni, ancora nel 2020/2021 circa 3.000 studenti aventi diritto sono rimasti esclusi dal beneficio;

    il legislatore è, inoltre, intervenuto con il decreto-legge n. 34 del 2020, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 77 del 2020 (articolo 236, comma 3) e con la legge di bilancio per il 2021 (legge n. 178 del 2020, articolo 1, comma 518), consentendo di ampliare progressivamente le previsioni originariamente recate dalla legge di bilancio per il 2017 relative all'esonero totale dal pagamento del contributo onnicomprensivo annuale per l'iscrizione universitaria (cosiddetta no tax area) e, al contempo, sono state modificate alcune di quelle relative all'esonero parziale, allo scopo comune di ampliare il numero degli studenti beneficiari;

    tuttavia, dai dati Ocse (2020), i relativi Paesi investono mediamente nell'istruzione il 4,9 per cento del prodotto interno lordo, di cui circa l'1,5 per cento in quella terziaria, mentre l'Italia si attesta al di sotto di tale livello, laddove la spesa complessiva è pari al 3,9 per cento, di cui solo lo 0,9 per cento è destinato all'istruzione terziaria;

    in un recente articolo, il quotidiano la Repubblica riportava puntualmente come «dopo cinque anni di continua salita e dopo due anni di pandemia, il numero delle immatricolazioni all'università sia sceso del 3 per cento. Il ritorno delle lezioni in presenza e l'aumento severo del prezzo degli affitti, delle bollette e dei trasporti, ha indotto migliaia di giovani a rinunciare ad iscriversi. Troppo poche e troppo basse sono le borse di studio, assolutamente insufficienti (appena 40.000) i posti negli studentati pubblici che dovrebbero salire a 100.000 nel 2026 grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza»;

    il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha, infatti, previsto specifici interventi a sostegno dell'università al fine di favorire uno sviluppo significativo di un'economia della conoscenza, proposta dall'Agenda di Lisbona del 2000 nella quale università e ricerca svolgono un ruolo fondamentale;

    la missione 4 «Istruzione e ricerca» del Piano nazionale di ripresa e resilienza si propone, quindi, di colmare i ritardi e le carenze accumulate dal Paese nei settori della scuola e dell'università, prevedendo specifici investimenti (1.7 e 1.8) diretti, rispettivamente, ad incentivare la realizzazione di nuove strutture di edilizia universitaria e a finanziare l'aumento delle borse per il diritto allo studio a favore degli studenti meritevoli e bisognosi, aumentandone l'importo di 700 euro in media, arrivando così ad un importo di 4.000 euro per studente e ampliando, al contempo, la platea dei beneficiari;

    nell'ambito della riforma 1.7, con un finanziamento pari a 960 milioni di euro, è previsto- quale target da conseguire entro il mese di dicembre 2026 – la realizzazione di 60.000 posti letto aggiuntivi, «portandoli da 40.000 a oltre 100.000»;

    un primo obiettivo parziale di 7.500 nuovi posti letto risulta conseguito, attraverso lo stanziamento di 300 milioni di euro, entro la scadenza del dicembre 2022, quello successivo – consistente nella realizzazione di almeno altri 52.500 nuovi posti letto entro il settembre 2026 – risulta ancora da avviare, con il rischio concreto di non centrare l'obiettivo entro la scadenza prevista;

    ad oggi risultano stanziati 300 milioni di euro per realizzare i primi 7.500 posti letto;

    il decreto-legge 23 settembre 2022, n. 144 («aiuti ter»), all'articolo 25, ha stanziato la parte residua delle risorse disponibili – pari a 660 milioni di euro – per l'acquisizione di nuovi posti letto presso alloggi o residenze per studenti delle istituzioni della formazione superiore;

    le risorse saranno ripartite tra imprese ed operatori economici, anche in convenzione o in partenariato con le università, con le istituzioni Afam o con gli enti regionali per il diritto allo studio, tramite bando, e avranno la finalità di coprire in tutto o in parte, per i primi tre anni, il costo di gestione dei posti letto da destinare a studenti borsisti fuori sede con contestuale previsione, a favore degli operatori, di un regime di tassazione agevolato;

    la misura introdotta non contiene, però, previsioni riguardo a cosa accadrà al termine del triennio quando i costi ricadranno interamente sull'operatore immobiliare privato, con possibili ripercussioni significative sull'entità della tariffa da applicare agli studenti;

    la legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio per il 2023), ha previsto uno stanziamento di 4 milioni di euro per il 2023 e 6 milioni di euro per il 2024 per il rifinanziamento del fondo affitti studenti fuori sede, decisamente inferiore rispetto allo stanziamento previsto nella legge di bilancio per il 2021 (15 milioni di euro) ed insufficiente, quindi, rispetto alle effettive necessità della popolazione studentesca;

    gli alloggi per studenti sono soggetti al rispetto di standard molto rigidi a tutela della qualità della vita e della sicurezza dei propri studenti. Tali standard non sono previsti per gli affitti presso le abitazioni private, nell'ambito delle quali si verificano in molti casi episodi di degrado e sfruttamento degli studenti;

    la condizione degli studenti si riflette, più in generale, nella situazione del disagio abitativo nel nostro Paese;

    nella XVIII legislatura con la legge 30 dicembre 2021, n. 234 (legge di bilancio per il 2022), sono stati stanziati, a favore del fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione, 230 milioni di euro per l'anno 2022, poi aumentato di ulteriori 100 milioni per l'anno 2022 dall'articolo 37 del decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2022, n. 91, per un totale di 330 milioni di euro, mentre la legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio per il 2023), non ha previsto alcun rifinanziamento del suddetto fondo;

    il mancato rifinanziamento del fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione e il fondo destinato agli inquilini morosi incolpevoli, strumenti fondamentali per l'attuazione delle politiche di sostegno al diritto alla casa, non consente alle amministrazioni locali di intervenire per affrontare la precarietà abitativa, il caro affitti e gli sfratti per morosità che, come noto, sono ripresi a partire dal 1° gennaio 2022, dopo il blocco stabilito durante il periodo pandemico, determinando così un aumento drammatico delle persone senza casa, e ciò costituisce una vera e propria emergenza nel Paese;

    recenti rilevazioni dell'Istat evidenziano un forte incremento dei canoni di locazione nel corso degli ultimi mesi, che secondo le stime dell'istituto registrano un aumento del 7,4 per cento su base annua e del 14,2 per cento su base biennale, in gran parte a causa dall'aumento dell'inflazione;

    le recenti preoccupazioni espresse da numerosi sindaci, che si trovano in prima fila ad affrontare un problema che investe un numero crescente di residenti e, da ultimo, le proteste degli studenti universitari a fronte del caro affitti, giunti ormai a livelli insostenibili, sono la cartina di tornasole della situazione del disagio abitativo nel nostro Paese;

    occorrono, quindi, interventi definiti attraverso una programmazione effettiva degli investimenti per l'edilizia residenziale pubblica, da considerare una componente essenziale per un nuovo welfare in grado di diminuire precarietà e povertà, e investimenti mirati al diritto allo studio e al welfare studentesco, che dovrebbero rappresentare la priorità per il Paese e per il suo futuro,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative urgenti a sostegno degli studenti fuori sede, finalizzate a contrastare il caro affitti e la mancanza di alloggi universitari;

2) a garantire che le risorse previste dalla riforma 1.7 della missione 4, componente 1, del Piano nazionale di ripresa e resilienza, così come previsto dal decreto ministeriale 27 dicembre 2022, n. 1437, del Ministero dell'università e della ricerca, vengano utilizzate per il finanziamento di progetti delle università pubbliche per acquisire, costruire e ristrutturare, entro il 2026, studentati universitari pubblici;

3) ad adottare iniziative volte a garantire e monitorare l'obiettivo che almeno il 50 per cento delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza destinate a soggetti privati venga investita in nuovi alloggi per studenti coperti dal diritto allo studio;

4) ad incrementare, nel primo provvedimento utile, le risorse del fondo di cui all'articolo 1, comma 526, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, di almeno 60 milioni di euro, finalizzato a corrispondere un contributo per le spese di locazione abitativa per gli studenti fuori sede;

5) a prevedere, nel primo provvedimento utile, un incremento e una stabilizzazione – a decorrere dall'annualità successiva a quella individuata nella legge di bilancio per il 2023 – del fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio, di cui all'articolo 18, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 29 marzo 2012, n. 68, di concerto con la Conferenza Stato-regioni, e altresì a promuovere il superamento delle disparità territoriali e l'omogeneità dei tempi e delle caratteristiche dei bandi relativi alle borse di studio dei diversi atenei pubblici italiani;

6) ad adottare iniziative volte a superare la condizione dei cosiddetti studenti idonei alla borsa ma non beneficiari, ovvero di coloro che, pur avendo, ai sensi della disciplina vigente, titolo alla borsa di studio, non ne possono usufruire in ragione dell'insufficienza complessiva delle risorse stanziate;

7) a istituire un tavolo permanente per la questione abitativa coordinato dal Ministero dell'università e della ricerca e dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con la Conferenza Stato-regioni, che coinvolga le associazioni studentesche, i sindacati, le parti sociali e i soggetti di rappresentanza del mondo universitario quali Cnsu, Cun, Crui;

8) a garantire, in attuazione della legge 14 novembre 2000, n. 338 – che prevede il cofinanziamento da parte dello Stato per interventi rivolti alla realizzazione di alloggi e residenze per studenti universitari – adeguate risorse per concludere la graduatoria ed emanare quanto prima gli attesi bandi ministeriali (IV-V) e i relativi decreti di piano;

9) a mettere in atto azioni informative capillari dirette alle scuole secondarie superiori sul funzionamento e sulle opportunità garantite dalla disciplina della no tax area, al fine di favorire la transizione scuola-università, consentendo così agli studenti di essere consapevoli della possibilità di essere esentati dalla contribuzione studentesca.
(1-00147) «Manzi, Zingaretti, Ascani, Furfaro, Orfini, Fornaro, Berruto, Toni Ricciardi, Casu».


   La Camera,

   premesso che:

    il diritto allo studio universitario si manifesta nel nostro sistema giuridico come una delle declinazioni del principio generale di uguaglianza sostanziale di cui all'articolo 3, comma 2, della Costituzione, che impone alla Repubblica di rimuovere tutti quegli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono agli individui di sviluppare ed esprimere pienamente la propria personalità nella società civile. Questo principio trova, inoltre, il suo esplicito fondamento negli ultimi due commi del successivo articolo 34, laddove si afferma che i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi economici, hanno il diritto di accedere ai gradi più alti dell'istruzione e della formazione e che la Repubblica deve garantirne l'esigibilità attraverso l'attribuzione, per concorso, di borse di studio, assegni alle famiglie e altre provvidenze;

    la riforma del titolo V della Costituzione del 2001 prevedeva l'identificazione dei livelli essenziali delle prestazioni, tra le altre materie, anche per l'istruzione. Questo per garantire un diritto universale come il diritto allo studio, ma anche, da un lato, per permettere agli enti territoriali di adottare iniziative utili a proteggere il percorso formativo dei giovani, soprattutto i più fragili e bisognosi, e, dall'altro, adeguare la proposta formativa alle esigenze della società e del mercato del lavoro. Ma la riforma costituzionale rimase perlopiù lettera morta, nonostante l'introduzione dei livelli essenziali delle prestazioni potesse rappresentare un passo in avanti importante verso la definizione di nuovi e migliori criteri per l'assegnazione delle borse di studio e la determinazione dei servizi agli studenti;

    nel contesto europeo, l'Italia è uno dei Paesi con il minor tasso di giovani laureati o di persone che comunque dispongono di un titolo di studio assimilato di livello terziario. Infatti, secondo i dati Eurostat dell'aprile 2022, a fronte di una media del 41,2 per cento di giovani europei con un titolo di studio di livello terziario, che comprende percorsi come quello universitario o in istituti tecnici superiori, nel nostro Paese la quota si attesta al 28,3 per cento. Si tratta del secondo dato peggiore dopo quello della Romania (23,3 per cento);

    in Italia è laureato poco più di un lavoratore su cinque. Restringendo la ricerca a chi ha tra i 25 e i 34 anni, l'Italia risulta ancora in penultima posizione. Nel 2022 solo il 29,2 per cento in questa fascia di età aveva completato un ciclo di studio terziario, ancora una volta davanti solo alla Romania. Tra i giovani spagnoli più della metà può vantare una laurea, in Francia il 49 per cento, in Germania il 37 per cento;

    inoltre, così come riportato da un recente report del Ministero dell'istruzione e del merito, nell'anno accademico 2021/2022 si è avuto il record di abbandoni nel primo anno di iscrizioni, considerando gli ultimi dieci anni. Si tratta, in particolare, del 7,3 per cento degli iscritti: il precedente dato peggiore era pari al 6,3 per cento e si riferiva all'anno accademico 2011/2012. A lasciare l'università sono stati in modo indifferente sia maschi che femmine, con il 7,4 per cento tra le donne e il 7,2 per cento tra gli uomini, una differenza di 23 mila e 600 ragazze in più rispetto agli uomini. Nel 2020/2021 la percentuale di abbandoni è stata del 7,1 per cento: un dato, quindi, costante e in crescita. Tra le motivazioni principali legate alla scelta di interrompere presto il percorso di studi accademico, sono emerse le difficoltà economiche, legate ad affitti sempre più cari soprattutto nelle città più grandi, ma anche ragioni personali legate all'eccesso di competitività;

    l'Italia presenta forti differenze territoriali in termini di accesso ai percorsi di istruzione, dai primi anni di vita del bambino per proseguire in tutti i livelli successivi. Lungo tutto il percorso di studi, il ritardo del Mezzogiorno è spesso un elemento ricorrente. Nelle regioni meridionali è generalmente più bassa l'offerta di posti nido e del tempo pieno, nonché di strutture scolastiche come mense e palestre. Mentre sono più frequenti la dispersione scolastica e i bassi apprendimenti;

    non fanno eccezione gli indicatori sull'istruzione terziaria. Nell'Italia meridionale, dove già sono di meno i ragazzi che raggiungono il diploma, meno della metà dei neodiplomati si iscrive all'università. Nel 2019 sono stati il 47,5 per cento del totale sia nel Sud continentale che nelle Isole. Una quota inferiore rispetto alla media nazionale (51,4 per cento), nonché al dato del Nord (53,5 per cento) e del Centro Italia (55 per cento). A livello regionale, escluso il Trentino-Alto Adige – il cui dato non tiene conto delle migliaia di giovani iscritti nelle università austriache – agli ultimi posti compaiono Sicilia (46,6 per cento) e Campania (43 per cento);

    l'università non è più in grado di assolvere al suo compito centrale, ovvero quello che si diede con il progetto dell'università di massa: livellare le disuguaglianze e garantire a tutte e tutti, a prescindere dalle condizioni economiche e sociali di provenienza, la possibilità di studiare e di accedere ad una mobilità sociale che garantisse il miglioramento delle condizioni collettive e un benessere sociale diffuso;

    servono risposte concrete da parte di Stato e regioni, in grado di garantire il diritto allo studio a tutte e tutti e un sistema di istruzione universitaria che sia realmente pubblico e realmente gratuito, aumentando considerevolmente le politiche di sostegno e le agevolazioni in tal senso, investendo in un settore che è alla base di uno Stato;

    il costo medio annuo per chi frequenta l'università è variabile a seconda del fatto che si studi con lo status di «in sede», abitante in provincia o fuori provincia. Il fattore comune, indipendentemente dallo status e dall'università frequentata, è l'insostenibilità del costo: secondo dati dell'Unione degli universitari, mediamente l'università costa annualmente alle famiglie circa 5.000 euro annui per frequentanti in sede, 5.500 euro per frequentanti abitanti in provincia e 11.000 euro per gli abitanti fuori provincia che affittano una stanza singola. I fattori principalmente considerati sono: tassazione, materiale didattico, pasti, trasporto (urbano ed extraurbano), affitto e costo di rientro presso la propria residenza;

    dal rapporto Ocse «Education at glance», le tasse universitarie in Italia hanno un costo medio equivalente di circa 1.953 dollari l'anno, ossia di circa 1.790 euro, il che colloca l'Italia al tredicesimo posto tra i ventisette Paesi analizzati, un risultato che non può in alcun modo ritenersi soddisfacente sia sotto il punto di vista dell'accesso allo studio da parte delle studentesse e degli studenti meno abbienti, sia a seguito di un confronto con gli altri Paesi europei. Sempre secondo le rilevazioni Ocse, le tasse universitarie sono aumentate del 60 per cento nel corso degli ultimi dieci anni, raggiungendo il terzo posto in Europa per incremento del dato medio, dopo Olanda e Regno Unito. Un dato decisamente allarmante, la cui motivazione può essere rappresentata dalla minor spesa da parte dell'Italia in istruzione (4,1 per cento contro il 5 per cento della media Ocse), ma non solo. Infatti, effettuando un raffronto con la spesa media per studente universitario, si può notare come in Italia per uno studente universitario vengono spesi circa 12.305 dollari, mentre in media nei Paesi Ocse vengono spesi approssimativamente 17 mila euro, paragone al quale va considerata anche la quantità di tasse richieste nei vari Stati;

    nel corso degli ultimi anni ci sono stati vari interventi in materia di ampliamento della no tax area: dapprima con il decreto ministeriale n. 234 del 2020, il quale ha previsto l'incremento della no tax area a 20 mila euro Isee per studenti in corso rispettanti i requisiti di cui alla legge n. 232 del 2016 e un calmieramento degli importi fino a 30 mila euro Isee, successivamente con il decreto ministeriale n. 1014 del 2021 l'ampliamento della medesima no tax area a 22 mila euro Isee con un ulteriore calmieramento fino a 30 mila euro Isee. Va sottolineato come lo stesso strumento di valutazione della ricchezza (ovvero il valore Isee) sia un indicatore non idoneo a identificare le difficoltà economiche di uno studente, a maggior ragione a seguito delle modifiche normative introdotte nel 2020. Il fatto stesso che i redditi percepiti e i patrimoni posseduti considerati siano quelli di due anni prima rispetto alla data di calcolo del valore evidenzia la sua inefficienza;

    l'Italia risulta essere l'unico Paese dell'area Ocse con la figura degli studenti idonei ma non beneficiari di borse di studio (circa 5.500 a livello nazionale secondo il Cnsu), ovvero che possiedono tutti i requisiti per poter accedere alla borsa di studio, ma non la ricevono per mancanza di risorse. Sarebbe necessario aumentare il fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio, prevedendo, altresì, il superamento delle disparità territoriali e l'omogeneità dei tempi e delle caratteristiche dei bandi relativi alle borse di studio dei diversi atenei pubblici italiani;

    sussiste la necessità di garantire un servizio di trasporto pubblico locale efficace in collegamento con i poli universitari, promuovendo e investendo ulteriormente su forme di trasporto ecologicamente sostenibili, tra cui rientrano certamente le varie offerte di trasporto pubblico locale;

    il 18 maggio 2023 l'Udu presentava a Roma un rapporto dal significativo titolo «Diritto al profitto. Come sperperare i fondi del PNRR»;

    il 19 maggio 2023 il Consiglio nazionale degli studenti universitari inviava ai Ministri dell'università e della ricerca, delle infrastrutture e dei trasporti, dell'economia e delle finanze, nonché al Presidente dell'Anci, della Conferenza delle regioni e al Presidente della Conferenza dei rettori universitari italiani, un corposo documento di richieste relative al rincaro degli affitti;

    una vasta platea di studenti universitari fuori sede, per limiti di natura legislativa, non accede ad alcuna agevolazione per le spese derivanti dall'affitto dell'abitazione, né tantomeno alle misure di residenzialità pubblica;

    nel documento presentato dall'Udu il 18 maggio 2023 si evidenzia che i posti letto destinati al diritto allo studio universitario hanno toccato il picco numerico nel 2018, momento dal quale il numero ha subito una drastica diminuzione continua fino al 2022. Si passa da 43.136 posti letto nel 2018 a 40.069 nel 2022. Dal 2000 la legge n. 338 del 2000 ha portato alla realizzazione di nuovi posti pari a 14.423 secondo l'ultima relazione annuale 2021, mentre ne sono stati messi a norma 24.065 nell'ultima relazione annuale;

    dal 2000 sono stati realizzati soltanto 15 mila posti letto, ma il numero complessivo dei posti letto per il diritto allo studio non è cresciuto contestualmente della stessa cifra, perché svariate residenze pubbliche sono state chiuse a causa di mancanza di investimenti in termini di manutenzione;

    un report di Cassa depositi e prestiti afferma che ammonta a 830 mila unità la popolazione studentesca universitaria che è costretta o sceglie di studiare in un ateneo fuori dal luogo di residenza, ma sono solo circa 40 mila i posti letto in residenze pubbliche: un numero ovviamente irrisorio che evidentemente non colma minimamente il fabbisogno richiesto;

    il testo del Piano nazionale di ripresa e resilienza, approvato in via definitiva dal Consiglio dell'Unione europea in data 13 luglio 2021, prevedeva uno stanziamento complessivo di 960 milioni di euro, con l'obiettivo di creare oltre 100 mila posti letto entro il 2026;

    la riforma 1.7, denominata «Alloggi per gli studenti e riforma della legislazione sugli alloggi per studenti», ha previsto la realizzazione, da parte dei soggetti privati, di nuove strutture di edilizia universitaria attraverso la copertura anticipata, da parte del Ministero dell'università e della ricerca, degli oneri corrispondenti ai primi tre anni di gestione delle strutture stesse, consentendo a questi risorse esentasse e l'utilizzo flessibile degli alloggi nei periodi in cui non è programmata la didattica;

    con l'articolo 25 del decreto-legge «aiuti ter» (decreto-legge n. 144 del 2022) si sono fatti confluire 660 milioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza su un nuovo fondo per l'housing universitario. Il decreto-legge ha modificato la legge 14 novembre 2000, n. 338, che ha caratterizzato la realizzazione di residenze universitarie negli ultimi 20 anni, prevedendo una nuova via per ottenere i finanziamenti, riprendendo e inasprendo gli elementi peggiori con cui sono stati assegnati i primi 287 milioni di euro. Gli elementi caratterizzanti della modifica sono i seguenti:

     a) si punta ad una generica «acquisizione della disponibilità di nuovi posti letto presso alloggi o residenze per studenti delle istituzioni della formazione superiore». La realizzazione e la riqualificazione di immobili passa in secondo piano, spingendo piuttosto i maggiori player del mercato ad acquisire immobili più o meno pronti (addirittura immobili già destinati alla residenzialità studentesca), non avendo interesse a lunghe e complicate opere edilizie;

     b) le risorse «sono assegnate anche in convenzione ovvero in partenariato con o soggetti pubblici». Non vi è perciò alcun obbligo di convenzione. Il privato può fare da sé, in autonomia;

     c) possono usufruire delle risorse tutti gli «operatori economici» secondo la definizione contenuta nel codice degli appalti, ossia i soggetti che possono partecipare alle gare pubbliche. In sostanza, si spalancano definitivamente le porte ai soggetti privati, oltre agli altri soggetti privati elencati dall'articolo 1 della legge n. 338 del 2000. Una norma costruita proprio per escludere totalmente i soggetti pubblici: gli atenei, le regioni e gli enti per il diritto allo studio, che in teoria potrebbero essere considerati operatori economici; difficilmente si può sostenere che questi offrano servizi sul mercato, quali la realizzazione o la gestione di studentati;

     d) i soggetti aggiudicatari «assicurano la destinazione d'uso prevalente degli immobili utilizzati per le finalità del presente articolo ad alloggio o residenza per studenti con possibilità di destinazione ad altra finalità, anche a titolo oneroso, delle parti della struttura eventualmente non utilizzate, ovvero degli stessi alloggi o residenze in relazione ai periodi non correlati allo svolgimento delle attività didattiche». Invece, i posti letto ottenuti «sono destinati agli studenti fuori sede individuati sulla base delle graduatorie del diritto allo studio, ovvero di quelle di merito» – scompare perciò anche la «priorità» contenuta nella precedente formulazione, che a sua volta aveva sostituito la percentuale minima del 20 per cento. Invece, il decreto ministeriale n. 469 del 12 maggio 2023 ha inaspettatamente reinserito la clausola del «prioritariamente»;

     e) il risultato è evidente: ai privati viene data non solo l'esclusività di accesso alle risorse, ma anche una libertà d'azione senza precedenti. Potranno infatti destinare, su base facoltativa, una piccola parte dei posti letto al diritto allo studio, comunque in periodi parziali dell'anno. Il criterio prevalente per entrare nelle residenze rischia, perciò, il merito e la capacità di pagare. Le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza rischiano, quindi, di essere utilizzate per favorire ulteriormente le disuguaglianze e il profitto;

    gli studenti con l'iniziativa delle tende hanno reso evidente la mancanza assoluta di politiche abitative pubbliche che affrontino strutturalmente il fabbisogno abitativo, ad esempio per le circa 900.000 famiglie in affitto con redditi da povertà assoluta, per le 650.000 famiglie nelle graduatorie per l'accesso ad una casa popolare a canone sociale, per le circa 40.000 famiglie che ogni anno subiscono una sentenza di sfratto per morosità incolpevole, frutto del caro affitti denunciato dagli studenti che lamentano l'abbandono di realizzazione di residenze studentesche pubbliche a costi bassi;

    del resto la volontà del Governo è evidente: da una parte, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, in sostanza si regalano 660 milioni di euro, esentasse, a privati per un'offerta di residenze a tempo determinato e per i soli periodi di didattica, dall'altra si azzerano i 330 milioni di euro di contributi affitto e i 50 milioni di euro del fondo morosità incolpevole e si toglie a migliaia di persone il reddito di cittadinanza e l'allegato contributo affitto;

    il diritto all'alloggio investe con tutta evidenza anche le locazioni private e non si esaurisce nell'offerta di residenze studentesche, perché in particolare in queste si evidenziano il caro affitti, la presenza di contratti irregolari, la non attuazione di quanto previsto dalla legislazione vigente in materia di locazioni;

    la legge n. 311 del 2004, all'articolo 1, comma 346, al fine di contrastare il fenomeno degli affitti in nero, ha stabilito la nullità di tutti i contratti di locazione non registrati entro il termine di legge, che è di 30 giorni dalla stipula;

    la riforma delle locazioni – articolo 5 della legge n. 431 del 1998 – ha stabilito che per i contratti di affitto transitori e per studenti fuorisede i valori devono essere stabiliti all'interno degli accordi locali per il canale agevolato (o concordato), definendo anche il tipo di contratto che non può essere modificato;

    il decreto interministeriale del 16 marzo 2017 del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha stabilito che gli accordi locali tra sindacati inquilini e associazioni dei proprietari, di cui alla legge n. 431 del 1998, definiscono le modalità per la stipula di contratti di locazione anche per porzioni di unità immobiliare (camera e parti comuni);

    la risoluzione del 20 aprile 2018 dell'Agenzia delle entrate ha stabilito che tutti i contratti agevolati «non assistiti», anche quelli transitori e per studenti fuori sede, devono essere asseverati da un sindacato degli inquilini o da un'associazione dei proprietari firmatari dell'accordo locale prima della registrazione del contratto, sulla base di un documento del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti – direzione generale per la condizione abitativa, che, con nota del 6 febbraio 2018, n. 1380, ha affermato che «(...) per quanto concerne i profili fiscali va considerato che l'obbligatorietà dell'attestazione fonda i suoi presupposti sulla necessità di documentare alla pubblica amministrazione, sia a livello centrale che comunale, la sussistenza di tutti gli elementi utili ad accertare sia i contenuti dell'accordo locale che i presupposti per accedere alle agevolazioni fiscali, sia statali che comunali. Ne consegue l'obbligo per i contraenti di acquisire l'attestazione in argomento anche per poter dimostrare all'Agenzia, in caso di verifica fiscale, la correttezza delle deduzioni utilizzate»;

    il rapporto immobiliare 2023 dell'Agenzia delle entrate, pubblicato il 18 maggio 2023 in relazione ai contratti transitori per studenti fuori sede, nelle 8 città principali città prese a riferimento, ha rilevato che questi tipi di contratto sono stati: 5.627 a Roma; 771 a Milano; 673 a Napoli; 3.224 a Torino; 604 a Palermo; 1.197 a Genova; 351 a Bologna; 1.277 a Firenze. Questi dati con tutta evidenza fanno risaltare la differenza tra il numero di studenti fuori sede e i contratti effettivamente stipulati e fanno prevedere che in realtà gli studenti fuori sede sono preda di altre tipologie di offerte abitative irregolari,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative volte a prevedere, nel prossimo disegno di legge di bilancio, un incremento di 300 milioni di euro, per ciascuno degli anni 2024 e 2025, del fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio, di cui all'articolo 18, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 29 marzo 2012, n. 68, promuovendo, altresì, il superamento delle disparità territoriali e l'omogeneità dei tempi e delle caratteristiche dei bandi relativi alle borse di studio dei diversi atenei pubblici italiani;

2) a prevedere l'istituzione di un welfare studentesco nazionale che garantisca l'effettiva rimozione degli ostacoli di natura economica per gli studenti capaci e meritevoli, consentendo loro di accedere e completare i corsi di studio universitario;

3) a definire i livelli essenziali delle prestazioni connessi al diritto allo studio, di cui all'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione, per individuare uno standard adeguato di prestazioni e servizi che deve essere garantito su tutto il territorio nazionale, al fine di abbattere le attuali disuguaglianze sociali e disomogeneità territoriali;

4) ad intervenire, in sede di legge di bilancio, per rendere detraibili le spese per i libri di testo per gli esami universitari;

5) ad adottare iniziative normative volte a prevedere una modifica al comma 2 dell'articolo 25 del decreto-legge n. 144 del 2022, che stabilisca che i 660 milioni di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza indicati siano prioritariamente utilizzati per nuove residenze studentesche pubbliche strutturali realizzate in sinergia tra università, comuni, regioni, demanio civile e militare, attraverso il riuso e il recupero di immobili inutilizzati, a partire da quelli pubblici;

6) al fine di favorire una più ampia disponibilità di alloggi per studenti fuori sede, ad adottare iniziative di competenza per la definizione di una disciplina volta a normare e limitare i cosiddetti affitti brevi e turistici, escludendo la possibilità per questi dell'applicazione della cedolare secca, attuando un meccanismo di licenze limitate, come avviene in altri paesi europei, e di giorni da destinare a b&b, garantendo che alla definizione della stessa possano partecipare le organizzazioni degli studenti e le organizzazioni sindacali degli inquilini;

7) ad assicurare, per quanto di competenza, che ai tavoli per la definizione degli accordi locali, ai sensi della legge n. 431 del 1998, per i valori dei contratti agevolati anche per contratti transitori e per studenti tra sindacati inquilini e associazioni dei proprietari partecipino anche le organizzazioni degli studenti e le università, come previsto dall'articolo 5, comma 3, della citata legge di riforma delle locazioni;

8) a specificare che i posti letto realizzati con le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza devono essere ulteriori e aggiuntivi rispetto al censimento attuale;

9) a determinare ex ante che vi dev'essere una congrua quota minima di posti letto destinati al diritto allo studio, da stabilire d'intesa con le università e le organizzazioni degli studenti, prevedendo che non possano costare più della trattenuta della borsa di studio;

10) a prevedere un monitoraggio costante e trasparente di come le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza per gli studenti vengono spese, verificando la quota di posti letto destinati al diritto allo studio, inviando semestralmente alle competenti Commissioni parlamentari e pubblicando sul sito del Ministero dell'università e ricerca e sui siti delle università i dati in maniera completa almeno sul numero posti totali, quanti e per quanto occupato da studenti, quali le tariffe applicate, quanti sono i posti al diritto allo studio;

11) a stabilire obbligatoriamente che il soggetto privato debba sottoscrivere una convenzione con obbligo di rinnovo con il soggetto pubblico territoriale, fatta salva una verifica dei costi e benefici;

12) ad adottare iniziative normative al fine di incrementare il numero di alloggi a disposizione degli studenti delle università italiane, strutture universitarie quali aule e laboratori, sedi di associazioni studentesche, anche mediante l'impiego di beni sottratti alla criminalità organizzata o di beni del demanio civile e militari dismessi, ubicati in prossimità degli atenei;

13) a favorire, per quanto di competenza, la stesura di protocolli di intesa tra la Guardia di finanza e gli atenei, coinvolgendo i sindacati inquilini e le rappresentanze studentesche per creare dei presidi, sportelli o punti informativi all'interno dell'università per garantire un'informazione adeguata sulla stipula dei contratti di locazione per studenti fuori sede e su come contrastare il fenomeno degli affitti in nero, prevedendo, al contempo, un incremento dei controlli da parte dell'Agenzia delle entrate relativamente all'esercizio dei contratti in nero, con l'obiettivo di contrastare efficacemente questa pratica illegale;

14) a definire presso il Ministero dell'università e della ricerca linee guida che siano utili agli studenti e alle studentesse relativamente ai diritti e ai doveri discendenti da un contratto di locazione, anche prevedendo un rapporto annuale che restituisca informazioni molto più dettagliate e relative a tutte le città ad alta tensione abitativa e a quelle sedi di università, a disposizione per la redazione e per l'aggiornamento degli accordi territoriali per la definizione degli accordi locali, con particolare attenzione ai contratti di cui all'articolo 5 della legge n. 431 del 1998, collaborando con comuni, sindacati inquilini e rappresentanze degli studenti;

15) a prevedere la graduale soppressione della cedolare secca sul canone libero mercato, concentrando i maggiori introiti derivanti da tale intervento in ulteriori agevolazioni fiscali sul canale agevolato della legge n. 431 del 1998, di cui all'articolo 2, comma 3, e articolo 5, commi 1 e 2, al fine di sviluppare, diffondere e rinforzare questo canale contrattuale;

16) ad adottare iniziative normative volte a modificare il testo unico delle imposte sui redditi, portando l'agevolazione fiscale al 50 per cento degli affitti a studenti fuori sede, elevando l'importo massimo detraibile per i canoni di locazione per studenti fuori sede da 2.633 euro a 3.500 euro e inoltre prevedendo che il requisito di distanza per avere diritto alla detrazione passi da 100 chilometri a 50, mantenendo i restanti requisiti invariati;

17) a prevedere iniziative specifiche e campagne informative per sviluppare e supportare la stipula di contratti a canone concordato, coinvolgendo i livelli territoriali, le associazioni e le rappresentanze, anche studentesche, necessari a tale pratica, sviluppando politiche di supporto ai locatori e ai locatari;

18) a sostenere, per quanto di competenza, in sinergia con l'Anci, le amministrazioni delle principali città universitarie italiane ad aprire tavoli di confronto con le principali associazioni studentesche degli atenei, per favorire il potenziamento dei servizi di mobilità in favore degli studenti fuori sede e pendolari;

19) a favorire accordi con le aziende di trasporto pubblico locale per la stipula di abbonamenti a tariffazione agevolata per gli studenti universitari indipendentemente dall'età degli stessi, prevedendo la parificazione della tariffazione degli abbonamenti studenteschi extraurbani a quelli urbani per coloro i quali risultino iscritti a corsi di laurea che svolgono la propria attività didattica o laboratoriale in plessi esterni alla fascia urbana, individuando risorse per la copertura degli eventuali costi di differenze economiche richieste dalle aziende di trasporto pubblico locale.
(1-00148) «Piccolotti, Zanella, Ghirra, Bonelli, Borrelli, Dori, Evi, Fratoianni, Grimaldi, Mari, Zaratti».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CURTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   a seguito del sisma che ha colpito l'Italia centrale tra il 2016 e inizio 2017, è stata lanciata la raccolta nazionale di fondi denominata «sms solidali» attraverso il numero 45500;

   ai sensi dell'articolo 4 dell'ordinanza del capo del Dipartimento della protezione civile n. 389 del 28 agosto 2016, come sostituito dall'articolo 4 dell'ordinanza del 1° settembre 2016, n. 391, ad integrazione delle risorse raccolte attraverso il numero solidale 45500, il Dipartimento della protezione civile è stato autorizzato a ricevere, sul conto infruttifero n. 22330 intestato alla Presidenza del Consiglio dei ministri ed aperto presso la Tesoreria centrale dello Stato, le somme di denaro derivanti da donazioni ed atti di liberalità da destinare all'attuazione delle attività necessarie al superamento della situazione emergenziale;

   in data 17 luglio 2017 il comitato dei garanti ha approvato la realizzazione di diversi interventi proposti dalle regioni interessati dagli eventi sismici 2016-2017, riguardanti opere pubbliche indispensabili per assicurare la ripresa dello sviluppo socio-economico dei territorio-colpiti; tra le proposte della regione Marche è ricompreso l'intervento di ammodernamento della strada statale 433 di un tratto «della Val d'Aso» per l'importo di 5 milioni di euro;

   con l'ordinanza del 10 gennaio 2018 n. 48 sono state disciplinate le modalità di attuazione degli interventi di ricostruzione e ripresa dei territori colpiti dagli eventi sismici, a far data dal 24 agosto 2016, finanziati con le donazioni raccolte mediante il numero solidale 45500;

   in data 17 gennaio 2019, l'Ufficio di ricostruzione ha trasmesso al Servizio tutela gestione ed assetto del territorio la documentazione relativa all'intervento sopra citato. Tra questa era ricompresa la scheda relativa all'ammodernamento della strada statale 433 Val d'Aso nel tratto tra Comunanza (Ascoli Piceno) e Ponte Maglio di Santa Vittoria in Matenano (Fermo);

   dall'esame della scheda trasmessa, si è individuato il segmento di strada interessato che ha inizio circa dal km 35+800 in corrispondenza con la fine del tratto già oggetto di ammodernamento (frazione San Biagio Vignola), nel territorio comunale di Montefalcone Appennino (Fermo), a circa il km 33+200 (Ponte Maglio di Santa Vittoria in Matenano);

   tale asse e di competenza dell'Anas s.p.a. ma, essendo state assegnate le risorse alla regione Marche, si è reso necessario richiedere – con nota prot. n. 1104482 del 17 settembre 2019 del dirigente del Servizio tutela gestione e Assetto del territorio all'Anas s.p.a. – la disponibilità per la progettazione e la realizzazione dell'intervento;

   in data 16 marzo 2020 è stato approvato lo schema di convenzione tra la regione Marche ed Anas s.p.a. per la progettazione e la realizzazione dei lavori;

   a tutt'oggi la fase di progettazione esecutiva è completata e Anas s.p.a. risulta in condizione di poter rapidamente affidare i lavori, mediante accordo quadro/convenzione. Tuttavia si segnala un significativo ritardo che sta generando grave pregiudizio al territorio in considerazione del fatto che, dalla stipula della convenzione, sono trascorsi più di tre anni. Occorre inoltre rimarcare che i fondi di cui trattasi provengono da donazioni e, pertanto, viene pregiudicato l'interesse dei soggetti donanti alla concreta realizzazione dell'opera –:

   di quali elementi conoscitivi disponga circa quanto espresso in premessa, quale sia il motivo del ritardo segnalato e quali iniziative intenda assumere per favorire il definitivo avvio dei lavori.
(5-00919)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VACCARI, FORATTINI, MARINO e ANDREA ROSSI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste — Per sapere – premesso che:

   le abbondanti ed incessanti piogge del mese di maggio 2023 hanno messo in ginocchio il comparto cerasicolo con particolare riferimento alla produzione delle ciliege di Vignola, dove i gravi fenomeni climatici hanno causato ingenti danni alle varietà a maturazione precoce e media;

   la ciliegia di Vignola è tutelata dal marchio Igp ed è considerata prodotto leader nel mercato italiano;

   la situazione pesantissima interessa anche le altre maggiori regioni produttrici di ciliegie: si stanno perdendo ingentissime quantità di prodotto sia in Puglia che in Veneto e per la prima volta nella storia si sta assistendo alla mancanza pressoché totale di buona parte delle ciliegie italiane sui mercati;

   urgono interventi immediati per ristornare i produttori dei danni e, probabilmente, anche attraverso azioni che abbiano una valenza di carattere nazionale, tenuto conto che gli interventi convenzionalmente perseguibili non garantiscono il giusto sostegno dei produttori;

   l'attivazione del fondo di solidarietà nazionale attraverso il decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102, rischia di non portare alcun aiuto ai produttori cerasicoli per effetto della necessità dell'abbattimento minimo del 30 per cento della Plv aziendale, che, nella stragrande maggioranza dei casi, non si raggiunge, poiché per gli agricoltori la superficie a ciliegio è spesso minoritaria rispetto alla consistenza delle altre colture presenti in fascicolo aziendale;

   l'attivazione del fondo Agricat impatta sugli eventi catastrofali con una dotazione pari al 3 per cento della Pac. Il fondo interviene solo per i seguenti eventi catastrofali: siccità, brina, gelo ed alluvioni e pertanto non può essere reso operativo per le piogge persistenti; se anche fosse stato possibile attivare il fondo, si sarebbe trattato di un indennizzo di poco superiore a 600 euro/ha che è assolutamente insufficiente rispetto al valore del prodotto perso –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare, anche con l'attivazione di fondi straordinari, di concerto con l'Emilia-Romagna e le altre regioni interessate, a sostegno del comparto cerasicolo.
(5-00920)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:

   il piano dei rifiuti di Roma Capitale prevede un modello di gestione dei rifiuti basato solo su due elementi: raccolta differenziata e incenerimento;

   il presupposto di questa scelta è la convinzione che l'unica soluzione possibile per la gestione della parte non differenziata dei rifiuti sia quella dell'incenerimento nei cosiddetti termovalorizzatori;

   la strategia adottata non tiene conto delle nuove tecnologie di riciclo termochimico in grado di trattare le diverse tipologie di rifiuti in modo efficace e vantaggioso sotto l'aspetto economico, tra cui la pirolisi, un processo di degradazione dei polimeri organici che avviene a temperature elevatissime e senza emissioni nocive in atmosfera; questa tecnologia trasforma i materiali di scarto in gas da cui, dopo un processo di condensazione e raffinazione, si ricava un olio combustibile; una parte della componente gassosa, proveniente dalla reazione chimica, è invece utilizzata per il funzionamento dell'impianto stesso;

   un altro derivato dal processo è una polvere di carbone finissima (carbon black), prodotto dal quale deriva il nero fumo, utilizzato come rinforzante nella produzione degli pneumatici; in agricoltura invece, il carbone vegetale (biochar) ottenuto dalla pirolisi di biomasse animali e vegetali è un importante ammendante del terreno perché conserva l'umidità del suolo ed evita la dispersione dei nutrienti oltre a immagazzinare notevoli quantità di CO2 e ridurre l'impatto sul clima;

   sul mercato ci sono altre tecnologie analoghe – ad esempio il cracking catalitico – che operano ad alte temperature e permettono la trasformazione dei rifiuti in materie che possono essere reimmesse nel ciclo produttivo, permettendo così lo sviluppo dell'economia circolare;

   un'altra soluzione tecnologica alternativa all'inceneritore è quella adottata dalla città di Varsavia, dove operano impianti di selezione dei rifiuti indifferenziati, che permettono da un lato il recupero di 16 frazioni di materiali tra i quali il Pet trasparente, verde, blu e colorato, il film trasparente, i film misti, la carta, il cartone e i metalli ferrosi e non ferrosi e dall'altro il recupero energetico degli scarti residui attraverso un processo di pirolisi;

   l'adozione di queste tecnologie innovative consentirebbe di realizzare in tempi brevi un altro importante obiettivo inserito nel piano gestione rifiuti Roma Capitale, quello di «ridurre drasticamente lo smaltimento dei rifiuti urbani biodegradabili in discarica» perché selezionano anche la frazione organica inferiore a 60 millimetri che può essere stabilizzata o inviata alla digestione anaerobica;

   in questo modo, sommando il recupero dei materiali destinati al riciclo (60 per cento) e la trasformazione in energia dei materiali idonei (30 per cento), ciascun impianto raggiungerebbe una percentuale di recupero del 90 per cento, inviando in discarica solo il 10 per cento di materiali;

   la realizzazione dell'impiantistica per selezionare i rifiuti indifferenziati e avviare al riciclo tutte le frazioni recuperabili è prioritaria rispetto al recupero energetico mediante il «termovalorizzatore»;

   nel piano rifiuti di Roma, la scelta del «termovalorizzatore» è stata effettuata prendendo in considerazione l'esigenza di gestire alcune tipologie di rifiuti speciali: 12.000 tonnellate di rifiuti sanitari pericolosi, 30.000 tonnellate di car fluff proveniente dalla rottamazione dei veicoli e 30.000 tonnellate di fanghi della depurazione essiccati; eppure anche queste tipologie di rifiuti sono gestibili separatamente in impianti specifici di pirolisi, ottenendo in uscita energia o prodotti come il biochar che viene utilizzato come sostanza filtrante e per ricavare coloranti, additivi e altro;

   per diverse altre tipologie di rifiuti esistono tecnologie ormai consolidate che ne consentono un recupero coerente con i principi dell'economia circolare: pannolini, tessili, rifiuti da spazzamento stradale, rifiuti ingombranti (dei quali al momento vengono raccolte in modo differenziato solamente 29724 tonnellate a fronte di una produzione totale di 49907 tonnellate);

   da ultimo va evidenziato che allo stato attuale dagli impianti di trattamento meccanico e biologico generano tra le 200 e le 250 tonnellate al giorno di materiali inerti che l'impianto di incenerimento non potrebbe in ogni caso trattare –:

   se il Ministro interrogato non ritenga necessario, per quanto riguarda l'individuazione dell'impiantistica necessaria all'attuazione del piano rifiuti della regione Lazio, adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a garantire il pieno rispetto della gerarchia nel trattamento dei rifiuti e le direttive europee sull'economia circolare, adottando scelte strategiche gestionali che tengano in debita considerazione gli impianti tecnologicamente più avanzati per la selezione ed il recupero di materia dai rifiuti indifferenziati e quelli per il trattamento e la chiusura del ciclo delle differenti tipologie di rifiuti urbani e speciali;

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere, per quanto di competenza, al fine dell'elaborazione di una strategia di gestione di rifiuti che rispetti la gerarchia dell'Unione europea, prediligendo il ricorso agli strumenti maggiormente virtuosi (riuso, riciclo, recupero) al fine di attuare, in particolare a Roma e nel Lazio, una corretta transizione ecologica verso un'economia circolare, anche attraverso l'avvio di un'interlocuzione con i soggetti pubblici interessati e una piena condivisione con i territori e le comunità circa le scelte da attuare.
(2-00163) «Sergio Costa, Francesco Silvestri, Ilaria Fontana, L'Abbate, Morfino, Santillo, Alfonso Colucci».

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   MIELE. — Al Ministro della cultura, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   presso il Ministero della cultura è stata istituita una «Commissione tecnica interministeriale MiC/MUR per le attività istruttorie finalizzate all'accreditamento delle istituzioni formative per la vigilanza sull'insegnamento del restauro» e, tra le attribuzioni conferite a tale Commissione, vi è quella di esprimere un parere di valutazione rispetto alle istanze prodotte dagli Istituti preposti per perfezionare il rispettivo percorso di accreditamento;

   la DAAM s.r.l., ente gestore dell'Istituto restauro Roma, come da decreto ministeriale n. 506 del 2018, ha inoltrato semplice comunicazione di subentro, a seguito di acquisizione di ramo d'azienda, rispetto ad Istituto già da tempo accreditato ed in possesso di tutta la documentazione e di tutti i requisiti e le caratteristiche necessarie;

   la suddetta Commissione ha convocato una apposita riunione tecnico-amministrativa evidenziando alcune, a giudizio dell'interrogante non condivisibili perplessità, che mettono finanche in discussione l'accreditamento stesso dell'istituto e che, allo stato, impediscono il perfezionamento del subentro della DAAM s.r.l. la quale, a distanza di circa otto mesi dalla comunicazione, ancora non risulta inserita nell'elenco degli istituti accreditati, con abnorme pregiudizio sia per l'Istituto stesso che degli studenti;

   i suddetti studenti, in assenza dell'accreditamento dell'Istituto, rischiano di non poter conseguire borse di studio ed agevolazioni e di scoprirlo proprio a ridosso delle pubblicazioni dei bandi, il 31 maggio 2023, ritrovandosi di fatto supini destinatari dell'inerzia della Commissione e dei lunghissimi tempi dell'istruttoria;

   la Commissione, nella riunione di cui si fa cenno, non essendo riuscita ad esplicitare in maniera tangibile le generiche argomentazioni critiche contro la correttezza e la solida affidabilità dell'Istituto, anche per le efficaci argomentazioni analitiche dei suoi rappresentanti, esposte con doveroso ossequio ma con rigorosa fermezza per ribadirne le fondatezza, ha poi deciso di aggiornare i lavori a data da destinarsi, così ancora una volta allungando quei tempi dell'istruttoria con notevolissimo ulteriore pregiudizio dell'Istituto;

   a seguito di formali solleciti scritti da parte dell'Istituto, nel pomeriggio del 17 maggio 2023 è pervenuta richiesta, peraltro informalmente inoltrata con mera email, di una considerevole e gravosa mole di documenti, diversi dei quali invero già precedentemente allegati con l'originaria comunicazione di, subentro, tutti da inviare entro la data del 31 maggio 2023;

   non si comprende perché i lavori di una importante Commissione consultiva vengano condizionati da intenti ad avviso dell'interrogante manifestamente dilatori, si svolgano con tempistiche abnormi, attribuiscano rilevanza probatoria ad una lettera anonima in spregio alle più elementari regole di serena imparzialità e, non ultimo, rendano indispensabile la produzione di una enorme mole di documentazione in brevissimo tempo;

   appare, infine, singolare che uno dei membri della commissione – ovvero la Professoressa Francesca Capanna – rivesta contemporaneamente il ruolo di Direttrice della Scuola di alta formazione dell'ICR di Roma, di membro della Commissione di valutazione, svolgendo attività istruttoria e sopralluoghi presso gli istituti che a Roma offrono i medesimi corsi di laurea in restauro e conservazione dei beni culturali, in un evidente contesto di conflitto di interessi –:

   se la summenzionata Commissione sia provvista di un idoneo regolamento che determini la durata e la qualità dell'istruttoria, nonché se la stessa debba espletarsi anche in caso di mero subentro;

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di fatti esposti e quali iniziative di competenza intendano intraprendere per assicurare che la Commissione operi con assoluta imparzialità al fine ultimo di assicurare la massima qualità all'insegnamento del restauro.
(4-01075)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   GHIRRA, ZARATTI, DORI, ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, EVI, FRATOIANNI, GRIMALDI, PICCOLOTTI e MARI. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   hanno destato ampio scalpore nell'opinione pubblica due episodi simili avvenuti negli scorsi giorni a Milano e a Livorno, riguardanti violenti pestaggi a opera di forze dell'ordine, impegnate in operazioni di ordine pubblico;

   il primo caso è avvenuto a Milano, la mattina del giorno 24 maggio 2023, ai danni di una donna da parte di quattro agenti della polizia locale, i quali l'hanno immobilizzata e, quando si trovava inerme a terra, con le mani alzate, l'hanno colpita ripetutamente con manganellate ai fianchi e alla testa, per spruzzarle poi dello spray al peperoncino in pieno volto;

   il secondo è avvenuto, sempre il 24 maggio, a Livorno ai danni di un ragazzo nel corso di un arresto durante il quale è stato bloccato da due carabinieri, poi fermato a terra e ammanettato: uno dei due ha sferrato un calcio in faccia al ragazzo mentre era immobilizzato a terra;

   entrambi gli episodi sono stati filmati e le immagini diffuse evidenziano la gratuità della violenza perpetrata sulla donna e sul ragazzo, i quali appaiono immobili e inoffensivi mentre subiscono le violente aggressioni;

   appare legittimo il dubbio che la condotta degli agenti possa essere stata aggravata, nel caso avvenuto a Milano, dal movente della discriminazione legata al fatto che la vittima è una donna transessuale e straniera;

   sulle vicende sarebbero stati aperti due fascicoli da parte delle procure competenti, inoltre il sindaco di Milano e l'arma dei Carabinieri hanno condannato pubblicamente gli episodi;

   a pochi giorni di distanza dalla ricorrenza del 17 maggio dedicato alla Giornata internazionale contro l'omofobia, la biofobia e la transfobia, anche in considerazione dei dati ancora drammatici dei reati aggravati da orientamento sessuale e identità di genere, quanto accaduto in particolare a Milano risulta essere del tutto inaccettabile;

   ogni ricorso all'uso della forza da parte delle autorità di polizia nei confronti di un individuo, che non si renda strettamente necessario in base alla sua stessa condotta, svilisce la dignità umana e rappresenta «in via di principio» una violazione dell'articolo 3 Cedu, oltre che di numerosi princìpi costituzionali ed è una pratica da contrastare con determinazione –:

   se i Ministri interrogati, ciascuno per quanto di competenza, intendano assumere iniziative urgenti per far luce sulle vicende e per verificare (indipendentemente dall'accertamento di reati, dei quali si occuperà l'autorità giudiziaria) irregolarità, omissioni, violazioni di legge, regolamenti o circolari e correlate responsabilità anche disciplinari;

   se il Ministro della difesa non ritenga opportuno avviare un'ispezione amministrativa che accerti quanto accaduto e la validità dei protocolli in uso per evitare abusi d'ufficio e altri reati compiuti nell'esercizio della funzione di tutori dell'ordine pubblico e/o della pubblica sicurezza ad opera di appartenenti all'arma dei Carabinieri;

   se non ritengano opportuno, il Ministro dell'interno e della difesa, data la frequenza di denunce ai danni di soggetti tutori dell'ordine pubblico e/o della pubblica sicurezza a opera delle forze dell'ordine, predisporre un piano di formazione specifico diretto alla prevenzione di condotte abusanti;

   se il Ministro della giustizia non ritenga opportuno adottare le iniziative normative necessarie ai fini dell'introduzione nell'ordinamento di norme che prevedano l'inasprimento delle pene per i crimini e le discriminazioni contro omosessuali, transessuali e donne.
(4-01076)

DISABILITÀ

Interrogazione a risposta orale:


   PADOVANI e ALMICI. — Al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   deve fare riflettere la storia di Tommaso, non vedente affetto dalla sindrome di Norrie, una rara patologia genetica caratterizzata da anomalie dello sviluppo retinico, associate a ritardo dello sviluppo, disabilità cognitiva e/o i disturbi comportamentali, e della sua famiglia;

   come denunciato dalla mamma Cecilia, quella che doveva essere una spensierata settimana bianca presso una struttura alberghiera in Trentino, si è conclusa dopo soli tre giorni, perché «Volevano sistemarci in una sala isolata, con i vetri oscurati da un mosaico. Di fronte a una richiesta del genere abbiamo deciso di andarcene, ma voglio anche far sapere cos'è successo. Ci metto la faccia perché nessuno subisca più un'umiliazione così»;

   la donna ha spiegato di aver specificato alla struttura a quattro stelle la situazione del figlio: «Lunedì sera Tommaso si è seduto sul divanetto accanto a me, aveva il bavaglino al collo, ogni tanto lo aiutavo imboccandolo. Nulla di strano, per noi. La mattina successiva l'albergatrice mi ha preso in disparte. Mi ha detto che una famiglia la sera precedente si era lamentata per la presenza di Tommaso. Anzi, ha detto proprio così: per la presenza di un disabile a tavola. Quindi ci ha proposto una saletta lontana, solo per noi. Ero talmente scossa che sono riuscita solo ad abbozzare»;

   quella che doveva essere una spensierata vacanza sulla neve è stata interrotta tristemente solo dopo pochi giorni, seguita da una forte denuncia con la speranza che episodi simili non si ripetano mai più; ma è anche il campanello di allarme di una cultura purtroppo costellata di atti di discriminazione ed esclusione nei confronti di persone con disabilità;

   ancora oggi, le persone con disabilità, infatti, devono lottare per ottenere un posto a scuola, nei campi estivi, nello sport, sul posto di lavoro e nella vita sociale;

   contano poco tutti gli slogan per l'inclusività se poi nel 2023 c'è qualcuno che si «lamenta» per la presenza di una mamma che aiuta un figlio a mangiare e contano ancora di meno di fronte ad una struttura alberghiera che, pur di non avere «problemi», preferisce relegare in un angolo queste situazioni, esattamente come si faceva decine di anni fa; segno che un cambiamento vero in tal senso è ancora ben lontano da arrivare –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in materia di politiche di integrazione e inclusione delle persone con disabilità e di tutela delle loro famiglie, affinché casi come quello di Tommaso non si ripetano più.
(3-00437)

Interrogazione a risposta scritta:


   AMBROSI. — Al Ministro per le disabilità, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto risulta dagli organi di stampa locali e nazionali, l'8 marzo 2023, presso l'hotel Colbricon di San Martino di Castrozza in provincia di Trento, si è verificato un grave episodio di intolleranza, nei riguardi di un giovane disabile, affetto dalla sindrome di Norrie, una rara patologia genetica caratterizzata da anomalie dello sviluppo della retina e cecità congenita;

   all'interno della sala principale del ristorante del medesimo albergo, la famiglia del portatore di handicap, nel corso della cena è stata costretta a cambiare tavolo in quanto a giudizio dei gestori, il figlio stava «infastidendo» alcuni dei clienti presenti, che si erano lamentati della sua presenza;

   nei riguardi della stessa famiglia, riportano gli articoli di stampa, sembrerebbe sia stato chiesto dagli albergatori di proseguire la cena all'interno di una sala separata e addirittura dai vetri oscurati, a causa delle urla del ragazzo, in quanto a loro giudizio, l'hotel Colbricon ha la priorità di garantire la tranquillità dei suoi ospiti;

   la richiesta ha provocato un evidente imbarazzo nei confronti dei genitori del ragazzo disabile, i quali a seguito di tale proposta considerata inaccettabile hanno deciso di interrompere prematuramente il soggiorno presso il medesimo hotel;

   l'interrogante, al riguardo, evidenzia come la vicenda suesposta sia stata pubblicata, anche sui social media in maniera molto diffusa, causando un inevitabile disagio da parte dei proprietari dell'albergo, i quali hanno dichiarato di essere estremamente rammaricati per quanto accaduto;

   gli stessi genitori del disabile hanno inoltre sostenuto di aver ricevuto successivamente una lettera di giustificazioni da parte degli albergatori, il cui gesto tuttavia non è stato considerato sufficiente per chiarire la vicenda, considerato che, a loro giudizio, i gestori non hanno fatto nulla per trattenerli nell'hotel e proseguire la vacanza;

   ad avviso dell'interrogante, la suesposta vicenda evidenzia un palese episodio di cronaca, triste e intollerante, caratterizzato da un comportamento discutibile e di scarsa sensibilità da parte della struttura alberghiera suesposta nei riguardi dei soggetti diversamente abili e desta peraltro sconcerto, considerato come il Trentino Alto Adige si contraddistingue da sempre per una cultura turistica attrattiva e di grande ospitalità e tolleranza nei confronti dei vacanzieri;

   al riguardo, evidenzia altresì l'interrogante, le politiche del Governo Meloni in materia di disabilità, per la promozione e la tutela dei diritti delle persone con handicap, a partire dal suo insediamento, si caratterizzano per una serie di iniziative programmatiche importanti ed efficaci, volte a sostenere i diversamente abili e le loro famiglie, per favorire una presa di coscienza a tutti i livelli istituzionali e assicurare la piena partecipazione delle persone con disabilità alla vita sociale e garantire i pieni diritti;

   l'infelice vicenda in precedenza evidenziata, a parere dell'interrogante, appare contraddistinta invece da un episodio di discriminazione subìto dalla coppia; una tale disavventura richiede da parte delle autorità competenti evidentemente una maggiore vigilanza a livello nazionale sul rispetto dei diritti dei disabili –:

   quali valutazioni di competenza i Ministri interrogati intendano esprimere con riferimento a quanto accaduto;

   se condividano le criticità esposte in premessa esposte con riferimento all'episodio accaduto che ha offeso la dignità della famiglia, oltre che il mancato rispetto dei diritti dello stesso giovane disabile;

   quali iniziative, per quanto di competenza i Ministri interrogati intendano intraprendere al fine di innalzare i livelli di inclusività delle persone diversamente abili anche nelle strutture turistico-ricettive nazionali, affinché vicende intollerabili come quella esposta in premessa possano essere evitate e fronteggiate anche con eventuali strumenti sanzionatori.
(4-01073)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta orale:


   DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo 10 ottobre 2022 n. 150, in attuazione della legge delega 27 settembre 2021 n. 134, introduce nel nostro ordinamento una «disciplina organica» della giustizia riparativa;

   la giustizia riparativa rappresenta un modello di giustizia fondato sull'ascolto e sul riconoscimento dell'altro, introducendo una dialettica che mette al centro la vittima di reato;

   la vittima e l'autore del fatto penalmente rilevante, infatti, partecipano attivamente, se entrambi vi acconsentono liberamente, alla risoluzione delle questioni provocate dal fatto mediante l'aiuto di un mediatore, terzo e imparziale;

   una disciplina organica della giustizia riparativa nel nostro ordinamento consente di adempiere alla direttiva 2012/29/UE;

   la disciplina contribuisce a individuare gli standard di formazione degli operatori di giustizia riparativa e di erogazione dei programmi di giustizia riparativa;

   nell'articolo 43 sono elencati i principi generali che governano la giustizia riparativa e gli obiettivi verso cui tende. Essi, tra gli altri, sono: la partecipazione attiva e volontaria; l'eguale considerazione dell'interesse della vittima e della persona indicata come autore dell'offesa; il coinvolgimento della comunità; il consenso alla partecipazione; la riservatezza che, da un lato, è la condizione indispensabile per assicurare la genuinità dei percorsi riparativi e, dall'altro, rende compatibile l'esperimento di un programma anche nella fase della cognizione, facendo salva in primo luogo la presunzione di innocenza che, unita alla inutilizzabilità, assicura la genuina acquisizione della prova sia nella fase delle indagini che nella fase del processo; l'indipendenza dei mediatori e la loro equiprossimità rispetto ai partecipanti;

   l'articolo 63 del predetto decreto legislativo prevede inoltre che «i Centri per la giustizia riparativa sono istituiti presso gli enti locali» e che «per ciascun distretto di Corte di appello è istituita la Conferenza locale per la giustizia riparativa» –:

   con quali tempistiche il Ministro interrogato ritenga, anche in virtù dell'importante «rivoluzione» introdotta dalla giustizia riparativa nel nostro sistema penale, predisporre urgentemente tutti gli atti e le procedure necessarie affinché le disposizioni di cui all'articolo 63 trovino al più presto completa e immediata attuazione.
(3-00434)


   CERRETO e CANGIANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con una pianta organica dimezzata e la mancata informatizzazione, gli uffici del giudice di pace del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere rischiano il collasso;

   l'allarme è stato lanciato dal presidente del Consiglio dell'Ordine degli avvocati, Angela Del Vecchio, che ha sottolineato l'impossibilità dell'organico di assicurare risposte efficienti ed efficaci all'utenza, a fronte di un flusso degli affari registrato nel suddetto Ufficio di 10.645 procedimenti civili e 397 penali nel primo semestre del 2022;

   in una nota indirizzata alle istituzioni competenti, il presidente Del Vecchio ha rappresentato la grave condizione in cui versa l'ufficio del giudice di pace, stigmatizzando, in particolare, il persistere delle criticità «che rallentano il funzionamento dell'ufficio di cui riporto quelle che necessitano di un immediato intervento:

    l'arretrato accumulatosi nella pubblicazione delle sentenze, pur rilevando l'impegno posto in essere dal personale addetto (un solo dipendente), che, nell'ultimo periodo, ha evaso oltre 4500 sentenze, con un arretrato, ad oggi, di altri 3.700 provvedimenti, cui si aggiunge la “produzione” mensile di circa 900 sentenze;

    la giacenza dei fascicoli per i quali occorre procedere alla pubblicazione delle sentenze determina una problematica di spazi, essendo l'archivio completamente occupato;

    la carenza di personale, tenuto conto che la pianta organica prevede 17 dipendenti ed invece ne operano meno della metà, vale a dire otto, evidenzia una particolare criticità;

    le difficoltà del personale di cancelleria nell'interloquire e ricevere assistenza dagli Uffici del CISIA di Napoli, competente nel fornire supporto per i servizi informatici. Tale problematica, con il processo di informatizzazione in corso, unitamente alle novità introdotte dalla Riforma “Cartabia”, costituisce un ulteriore fattore che rischia di portare l'Ufficio al collasso»;

   il persistere delle segnalate criticità non può che determinare un notevole pregiudizio per le istanze di giustizia che vengono proposte dinanzi al Giudice di pace del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere –:

   accertata la gravità dei fatti esposti in premessa, se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per garantire la regolare funzionalità degli uffici del giudice di pace del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
(3-00435)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazioni a risposta orale:


   CAPARVI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 38 del decreto-legge n. 144 del 2022 convertito, con modificazioni, dalla legge del 17 novembre 2022, n. 175, proroga al 31 ottobre 2023 i termini previsti per regolarizzare, senza addebito di sanzioni ed interessi, gli indebiti utilizzi in compensazione del credito d'imposta previsto per investimenti in attività di ricerca e sviluppo; inoltre, è ammessa la possibilità per le medesime imprese di richiedere la certificazione, già introdotta dal decreto-legge n. 73 del 2022, che ne attesti la qualificazione degli investimenti effettuati o da effettuare ai fini della loro classificazione;

   in particolare, la novella, dispone che la certificazione può essere richiesta solo se non siano state già constatate violazioni sull'utilizzo dei crediti d'imposta e comunque non siano iniziati accertamenti da parte dell'amministrazione finanziaria: ne consegue, che le tutte imprese (confronta Il Sole 24 ORE, 19 novembre 2022) nei cui confronti sono giunte richieste di documentazione aggiuntive, o che si sono viste contestare violazioni, non potranno avvalersi della predetta certificazione;

   sebbene l'estensione della procedura di certificazione sia risultata necessaria in conseguenza delle incertezze interpretative che hanno caratterizzato l'utilizzo della misura agevolativa introdotta dalla precedentemente normativa, è altrettanto vero che il procedimento pone ancora alcune questioni operative;

   risulta agli interroganti che l'estensione della nuova certificazione agli investimenti precedenti al decreto-legge n. 144 del 2022 presenta incongruità nella classificazione, ovvero circa il requisito della «novità» in tema di ricerca; come dimostrano infatti numerose sentenze delle Commissioni tributarie, non è univoca la tipizzazione del concetto di «novità» che è contestato sistematicamente dalle Ade nel corso dei controlli –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di chiarire le ambiguità applicative di cui in premessa, così da facilitare il rilascio delle certificazioni necessarie.
(3-00433)


   DE BERTOLDI e FOTI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   con una lettera inviata dal sindacato nazionale degli agenti di assicurazione (Sna) Claudio Demozzi, al Ministero interrogato e all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, il Presidente dello Sna ha chiesto il rinvio delle disposizioni contenute all'interno del regolamento Ivass, n. 51 del 21 giugno 2022, giudicate sproporzionate e contraddistinte da una serie di obblighi irragionevoli, nei confronti degli agenti di assicurazione;

   al riguardo, il rappresentante dello Sna ha evidenziato come le modifiche apportate al suesposto regolamento, da parte dello stesso Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, con il proprio chiarimento applicativo e gli annullamenti disposti dal Tar Lazio, che con la sentenza dello scorso 18 gennaio 2023, n. 896/897 ha annullato l'articolo 11, comma 1, lettera c) del medesimo regolamento, confermano che il Preventivass, (l'applicazione web nata per confrontare online le tariffe del contratto di assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile di autovetture, ciclomotori e motocicli ad uso privato) debba continuare a rappresentare uno strumento di carattere consultivo e meramente orientativo per utenti ed intermediari, senza che tuttavia possa configurarsi alcun obbligo per gli agenti assicurativi di raccogliere e conservare dichiarazioni da parte degli utenti, numeri di preventivazione o tracciamento degli stessi;

   gli agenti di assicurazione, ha rilevato altresì Demozzi, non si trovano attualmente nella concreta possibilità di adempiere agli obblighi informativi degli intermediari di cui all'articolo 132-bis del decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209 del Codice delle assicurazioni private (Cap) e del conseguente regolamento applicativo Ivass in precedenza richiamato, sollecitando pertanto il Ministero interrogato ad intervenire, affinché l'entrata in vigore delle disposizioni dell'articolo 11 siano differite, anche al fine di consentire agli operatori del mercato di ovviare alle criticità suesposte e con lo scopo peraltro di preservare l'integrità e l'equilibrio del mercato da possibili abusivi ricorsi alle azioni di nullità di cui al medesimo articolo 132-bis, comma 4, del Cap;

   il rinvio dell'entrata in vigore delle misure contenute nel suesposto regolamento n. 51, a giudizio del sindacato nazionale degli agenti di assicurazione, consentirebbe l'auspicato intervento del legislatore, nel modificare i numerosi aspetti controversi contenuti nella norma primaria, in coerenza peraltro con il dettato del Tar Lazio, sezione II-ter di Roma, che con riferimento all'annullamento delle disposizioni in precedenza richiamate ha affermato il principio per cui «la definizione di dette formalità, per contro, è rimessa alla libera organizzazione delle imprese assicurative e degli agenti, che potranno individuare modalità più o meno dettagliate, salvo farsi carico, in caso di inidonea conservazione della documentazione attestante gli adempimenti di legge, del rischio dell'eventuale azione di nullità da parte degli assicurati», avvertendo inoltre la «sostanziale oscurità e irragionevolezza» dell'articolo 132-bis, comma 4, del codice delle assicurazioni private –:

   se condivida le criticità in precedenza richiamate da parte del sindacato nazionale agenti di assicurazione, in relazione alla necessità di rinviare l'effettiva introduzione delle misure contenute all'interno dell'articolo 11, comma 1, lettera c) del regolamento Ivass, n. 51 del 21 giugno 2022, giudicate irragionevoli da parte degli operatori del mercato assicurativo, la cui obbligatorietà rischia di penalizzare in maniera evidente gli agenti di assicurazione e, in caso affermativo, quali iniziative di competenza di tipo normativo intenda intraprendere al fine di rivedere la disciplina del codice delle assicurazioni private, con particolare riferimento alle competenze di Ivass in materia di obblighi informativi degli intermediari.
(3-00436)


   ZANELLA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del 29 marzo 2023, il Ministro delle imprese e del made in Italy ha disposto l'amministrazione straordinaria e lo scioglimento degli organi con funzioni di amministrazione e controllo di Eurovita Holding s.p.a. e Eurovita s.p.a., compagnia assicurativa specializzata nel ramo vita, avendo riscontrato che la situazione patrimoniale e i parametri di solvibilità delle stesse non risponderebbero ai requisiti richiesti;

   nel solo mese di febbraio 2023 il margine di solvibilità previsto dalla direttiva «Solvency II» era sceso del 150 per cento sotto i livelli di guardia, prova che le società disponessero di meno fondi propri rispetto a quanto richiesto dalla normativa per coprire i rischi sottostanti al business sviluppato;

   contestualmente l'Ivass, con provvedimento n. 75800 del 30 marzo 2023, ha prorogato fino al 30 giugno 2023 la sospensione dei riscatti dei contratti di assicurazione e di capitalizzazione stipulati con Eurovita s.p.a., disposta con provvedimento n. 29903 del 6 febbraio 2023, fatta eccezione per alcuni casi come i fondi pensione;

   entrambe le suddette disposizioni sono finalizzate ad assicurare un ordinato svolgimento delle attività, ad accompagnare la definizione di una soluzione di mercato da parte degli organi dell'Amministrazione straordinaria ed a scongiurare una corsa agli sportelli che potrebbe ulteriormente compromettere i conti della società;

   per collocare i propri prodotti Eurovita si avvale di una fitta rete costituita da circa 6.500 promotori finanziari e oltre 1.000 sportelli bancari, mentre secondo la Federconsumatori i clienti coinvolti nel default che hanno investito anche somme considerevoli sarebbero 351.000;

   in vista dell'approssimarsi della data imposta dall'Ivass per la sospensione dei riscatti, anche al fine di mettere al sicuro le polizze sottoscritte dai risparmiatori, è allo studio un piano di salvataggio che prevede la divisione di Eurovita in cinque rami d'azienda, tutti della stessa dimensione, che verrebbero successivamente spartiti tra i cinque big assicurativi (Intesa Vita, Generali, Poste, Unipol e Allianz) che si aggiudicherebbero un pacchetto di premi da oltre 1 miliardo di euro ciascuno e si farebbero carico del rischio assicurativo e dei costi connessi all'integrazione del ramo d'azienda, compreso l'assorbimento del personale ad esso correlato;

   la suddetta soluzione «di sistema» per quanto necessaria non è stata ben accolta dai sottoscrittori, desiderosi di recuperare quanto prima i capitali investiti. Infatti, in un contesto caratterizzato da estrema incertezza, stante anche la ristrettezza dei tempi e la circostanza che la sola migrazione delle polizze richiederebbe tempistiche ben più lunghe, appare improbabile che l'Authority possa procrastinare ulteriormente il blocco delle polizze se non per un limitato lasso di tempo utile ad ultimare i dettagli tecnici del riassetto, andandosi così a delineare all'orizzonte una situazione che rischia di far scivolare la società verso il fallimento;

   il fallimento della compagnia, per legge, fa venir meno l'obbligo da parte della stessa di restituire il 100 per cento del capitale: di conseguenza, viene rimborsato il controvalore della gestione che, anche in un portafoglio molto conservativo come quello delle polizze vita ramo I, può essere inferiore rispetto al capitale versato;

   a peggiorare lo scenario è intervenuta la recente decisione del Ministero dell'economia e delle finanze di aumentare la tassa sulle riserve matematiche assicurative, come previsto dall'articolo 44, comma 2, del decreto-legge n. 48 del 2023 –:

   quali iniziative di competenza intendano intraprendere con urgenza al fine di tutelare tempestivamente i risparmiatori coinvolti nella vicenda riportata in premessa e mettere al sicuro le polizze sottoscritte dagli stessi con Eurovita s.p.a.
(3-00438)

Interrogazione a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 31 gennaio 2023 l'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (Ivass) ha posto Eurovita s.p.a. e di Eurovita Holding s.p.a. in amministrazione straordinaria, nominando commissario il dottor Alessandro Santoliquido;

   il 6 febbraio 2023, l'Ivass ha disposto la sospensione temporanea della facoltà dei contraenti di esercitare i riscatti regolati dai contratti di assicurazione e di capitalizzazione sottoscritti con Eurovita fino al 31 marzo 2023;

   il 22 febbraio Flavia HoldCo Limited (una entità appartenente al fondo di private equity Cinven) ha versato 100 milioni di euro in conto capitale, a fondo perduto, a Eurovita, dimostrando interesse a salvare la compagnia;

   il 7 marzo 2023 nel corso della riunione di ANIA sarebbero emersi dubbi e perplessità in merito al salvataggio di Eurovita da parte delle principali compagnie assicurative (Generali, Intesa San Paolo Vita, Unipol);

   il blocco dei riscatti riguarda 353.000 clienti, per un totale di 15,3 miliardi di euro investiti su 413.000 polizze;

   la distribuzione dei prodotti Eurovita coinvolge 6500 consulenti finanziari ed oltre 1000 sportelli bancari di numerosi partner distribuitivi tra i quali FinecoBank, Banca Fideuram, gruppo Credem, Sparkasse, moltissime Banche di Credito Cooperativo, Deutsche Bank e Banca Popolare di Puglia e Basilicata;

   la preoccupazione degli oltre 350.000 risparmiatori cresce all'avvicinarsi della scadenza del 31 marzo e della prospettiva di una procedura di liquidazione coatta amministrativa, con i conseguenti rischi sugli importi rimborsati ed i tempi di restituzione;

   si tratta di persone che hanno cercato di difendere dall'inflazione e da eventi critici i risparmi di una vita ricorrendo a polizze vita o pensionistiche a basso rischio e non di soggetti spericolati che hanno impegnato il proprio denaro in investimenti speculativi ad alto rischio alla ricerca di facili guadagni;

   da ciò che si apprende, le principali associazioni a difesa dei consumatori sono in procinto di avviare azioni legali collettive per salvaguardare i diritti dei risparmiatori;

   la mancata risoluzione della crisi, secondo l'interrogante, potrebbe provocare un grave danno reputazionale sia alle altre compagnie assicurative sia agli importanti istituti di credito che hanno proposto e venduto i prodotti di Eurovita percependo significative commissioni –:

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, si intenda intraprendere per la positiva risoluzione della crisi, segnatamente al fine di tutelare i risparmiatori coinvolti.
(4-01074)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   URZÌ. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   stando a quanto si apprende da un articolo apparso nei giorni scorsi sul quotidiano Sudtiroler Tageszeitung, come già denunciato da più parti, al Brennero un cittadino italiano che dovesse provare a mettersi in contatto con le forze dell'ordine italiane, attraverso il numero unico per le emergenze 112, sarebbe messo in collegamento con la polizia austriaca che, alla richiesta di trasmettere la chiamata a quella italiana, risponderebbe di essere sprovvista del numero e, in ogni caso, di non poterlo fare;

   la situazione sarebbe aggravata dal fatto che la telefonata si svolgerebbe esclusivamente in lingua tedesca, benché il richiedente stia chiamando dall'Italia;

   in tale maniera, di fatto, si negano assistenza, soccorso o intervento a chi sia in difficoltà e chiami dal territorio italiano in lingua italiana –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto in premessa;

   se tale circostanza sia comune a tutti i territori italiani di confine;

   se e in che modo intenda intervenire per assicurare un collegamento diretto con le autorità di soccorso italiane anche per chiunque ne richieda assistenza, soccorso o intervento telefonicamente dal Brennero.
(4-01077)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SOUMAHORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   le lavoratrici e i lavoratori somministrati nell'Ufficio europeo di sostegno all'asilo (Easo, European Asylum Support Office) – divenuto, in data 19 gennaio 2022, Agenzia dell'Unione europea per l'asilo (EUAA, European Union Agency for Asylum) – nella misura di 156 unità dislocate presso le autorità italiane del Ministero della giustizia e del Ministero dell'interno, sia a livello centrale, sia a livello locale, vivono una situazione assolutamente preoccupante rispetto a quanto prospettato dal management dell'Agenzia europea;

   nonostante l'alto grado di competenza e professionalità acquisita dai lavoratori impiegati con contratti di somministrazione a partire dall'anno 2018, l'Agenzia UE ha infatti deciso di non utilizzare più i contratti di lavoro subordinato, nei loro riguardi, bensì di instaurare dei rapporti di collaborazione individuale con i singoli lavoratori, sotto forma di consulenza;

   per continuare a svolgere le proprie mansioni presso le autorità italiane, dunque, le lavoratrici e i lavoratori dovranno aprire la partita Iva, con l'onere di provvedere ad ogni adempimento fiscale e previdenziale in maniera autonoma;

   il passaggio da un rapporto di lavoro subordinato a un'attività di consulenza espone evidentemente i lavoratori e le lavoratrici ad una maggiore precarietà, privandoli dei diritti, previsti nei precedenti contratti, in tema di ferie, malattia e maternità, nonché impedendo loro l'accesso ad ogni altra forma di tutela prevista dalla legge italiana per il lavoro dipendente;

   la pubblica amministrazione dell'Unione europea, in prima linea sulla tutela dei diritti umani dei richiedenti asilo, si trova ad implementare strategie e politiche lavorative che contraddicono, di fatto, i princìpi sui quali la stessa Unione europea si fonda;

   l'estrema precarietà dei rapporti di lavoro non potrà non riflettersi, poi, sulla qualità del lavoro stesso dell'Agenzia, in quanto l'incertezza e la volatilità della forma contrattuale proposta non può garantire standard qualitativamente adeguati nella trattazione di una materia tanto delicata, quale quella del diritto di asilo e dell'immigrazione;

   e tutto ciò, nonostante il ruolo chiave svolto dal personale Euaa nella pubblica amministrazione italiana (professionisti esperti, essenziali per il corretto funzionamento delle amministrazioni illustrate), l'accresciuto carattere strutturale che il fenomeno migratorio ha acquisito nel nostro Paese, nonché la progressiva carenza di personale amministrativo e tecnico-operativo;

   tale decisione da parte dell'Agenzia, inoltre, contraddice l'apprezzamento pubblicamente manifestato dalle autorità italiane nei confronti del lavoro svolto dal personale Euaa per l'alto livello di competenza e l'indispensabile supporto fornito negli anni;

   le conseguenze di una scelta nella direzione illustrata saranno visibili a breve, quando nei prossimi mesi l'Agenzia non sarà in grado di garantire il numero di lavoratori necessario per portare avanti il piano operativo 2022-2024, con gravi conseguenze sul lavoro svolto quotidianamente dalle amministrazioni coinvolte;

   inoltre, quanti avranno accettato di divenire consulenti si ritroveranno in una posizione di assoluta vulnerabilità contrattuale, vincolata ad un massimo di 560 giorni di attività lavorativa a cui dovranno fare seguito 6 mesi di interruzione, come da regolamento dell'Agenzia stessa;

   il peggioramento delle condizioni di ingaggio, a parere dell'interrogante, non può non denotare un'indifferenza nei confronti della dimensione umana e professionale delle lavoratrici e dei lavoratori che in tanti anni hanno permesso all'Agenzia di operare con ottimi risultati, trovandosi a dover accettare posizioni ancora più precarie di quelle interinali –:

   quali siano le valutazioni dei Ministri interrogati sui fatti riferiti in premessa;

   se, in particolare, non si ritenga di attivare un tavolo di confronto con l'Agenzia per definire il percorso più adeguato ad assicurare il livello di servizio richiesto e la continuità occupazionale delle lavoratrici e dei lavoratori nell'Agenzia dell'Unione europea per l'asilo.
(5-00918)

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Frijia n. 4-00200 del 23 dicembre 2022.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Caparvi n. 5-00068 del 25 novembre 2022 in interrogazione a risposta orale n. 3-00433;

   interrogazione a risposta in Commissione Dori n. 5-00082 del 29 novembre 2022 in interrogazione a risposta orale n. 3-00434;

   interrogazione a risposta in Commissione De Bertoldi e Foti n. 5-00399 del 16 febbraio 2023 in interrogazione a risposta orale n. 3-00436;

   interrogazione a risposta in Commissione Ambrosi n. 5-00507 del 13 marzo 2023 in interrogazione a risposta scritta n. 4-01073;

   interrogazione a risposta in Commissione Ubaldo Pagano n. 5-00525 del 17 marzo 2023 in interrogazione a risposta scritta n. 4-01074;

   interrogazione a risposta scritta Padovani e Almici n. 4-00750 del 30 marzo 2023 in interrogazione a risposta orale n. 3-00437;

   interrogazione a risposta in Commissione Cerreto e Cangiano n. 5-00647 del 3 aprile 2023 in interrogazione a risposta orale n. 3-00435;

   interrogazione a risposta scritta Zanella n. 4-01039 del 22 maggio 2023 in interrogazione a risposta orale n. 3-00438.