XIX LEGISLATURA
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta orale:
SARRACINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. — Per sapere – premesso che:
ai sensi dell'articolo 1, comma 4, del decreto-legge n. 123 del 15 settembre 2023, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 159 del 13 novembre 2023 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 14 novembre 2023, era previsto un intervento da parte del 10° Reparto infrastrutture dell'Esercito riguardante misure infrastrutturali urgenti in favore del comune di Caivano nell'ambito dell'ex isola ecologica ubicata in località di Sant'Arcangelo;
l'inizio dei lavori era previsto il 24 aprile 2024 e la loro conclusione sarebbe dovuta avvenire per il 26 ottobre 2024;
in verità i lavori in questione non sono mai iniziati, il cantiere è rimasto perimetrato e a fine anno risulterebbe essere stata tolta anche la tabella riportante natura dell'opera, responsabile del progetto, impresa e appunto data di inizio e conclusione lavori;
di questo cantiere fantasma si è occupata anche la trasmissione d'inchiesta giornalistica Report con la puntata andata in onda in data 12 gennaio 2025;
a giudizio dell'interrogante, spenti i riflettori della propaganda di Governo e dopo l'enfasi sul modello introdotto dal richiamato decreto rimangono cantieri fantasma come appunto quello in questione –:
quali siano le ragioni di questo fermo e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per verificare le responsabilità di quanto descritto e procedere alla realizzazione del progetto relativo alla realizzazione di infrastrutture sportive e attrezzature annesse, con relativa tempistica.
(3-01685)
Interrogazione a risposta in Commissione:
ORFINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
da notizie a mezzo stampa si è appreso che martedì 22 gennaio 2025 è stato liberato Osama al Naijm, meglio conosciuto come «generale Almasri», arrestato domenica 19 gennaio 2025 dalla Digos a Torino in esecuzione di un mandato di cattura della Corte penale internazionale che lo ha accusato di crimini di guerra e di gravissime violazioni di diritti umani;
il generale Almasri è il comandante della polizia giudiziaria libica ma anche il capo del centro di detenzione di Mitiga, a Tripoli, un vero e proprio inferno per migliaia di migranti, dove finisce la maggior parte di chi viene intercettato durante la traversata nel Mediterraneo e riportato indietro dalla guardia costiera libica;
da notizie a mezzo stampa sembrerebbe che alla base della scarcerazione vi sia un cavillo procedurale che avrebbe reso l'arresto «irrituale in quanto non preceduto dalle interlocuzioni con il Ministro della giustizia, titolare dei rapporti con la Corte penale internazionale»;
sembrerebbe infatti che il Ministro della giustizia sia stato informato dell'arresto solo lunedì 20 gennaio 2025, quando il generale Almasri era già nel carcere de Le Vallette, e non preventivamente come avrebbe dovuto essere fatto;
il procuratore generale della Corte d'appello di Roma sarebbe pertanto giunto alle conclusioni che non vi sarebbero state le condizioni per la convalida e, conseguentemente, per l'applicazione della misura cautelare, e avrebbe perciò disposto la conseguente immediata scarcerazione;
tuttavia, da notizie a mezzo stampa, si apprende che alle 11.14 di martedì 11 gennaio 2024 era già partito da Ciampino un volo per Torino, segno che già nella mattina presto, la sorte di Almasri era stata decisa su tavoli assai diversi da quelli della Corte d'appello di Roma; e solo alle 16.00 dello stesso martedì, dopo 36 ore di imbarazzante silenzio istituzionale, partiva una nota dal Ministero della giustizia in cui si comunicava che il Ministro Nordio stava «valutando la trasmissione degli atti alla Procura generale di Roma»;
l'oscura vicenda che ha portato alla scarcerazione di Almasri e al suo ritorno in Libia costituiscono una copertura politica dei suoi crimini e rendono di fatto impossibile per la Corte penale internazionale procedere così come previsto dai trattati internazionali ratificati anche dall'Italia –:
se intenda chiarire, per quanto di competenza, quale sia stato l'iter che ha condotto alla scarcerazione di Almasri e quali iniziative di competenza intenda assumere affinché sia assicurato il rispetto dei trattati internazionali firmati e ratificati dall'Italia.
(5-03409)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta in Commissione:
FRASSINI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 1 del decreto-legge n. 69 del 2024 (convertito con modificazioni dalla legge n. 105 del 2024), ha inserito all'articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2021, la nuova lettera b-ter) che dispone che sono eseguiti senza titolo abilitativo «le opere di protezione dal sole e dagli agenti atmosferici la cui struttura principale (...) sia addossata o annessa agli immobili o alle unità immobiliari, anche con strutture fisse necessarie al sostegno e all'estensione dell'opera»;
l'acquisto e la posa in opera delle schermature solari esterne beneficiano della detrazione prevista dall'articolo 14 del decreto-legge n. 63 del 2013 convertito con modificazioni dalla legge n. 98 del 2013 (cosiddetta eco-bonus), nei termini e nelle percentuali recentemente riviste dall'articolo 1, comma 55, della legge n. 207 del 2024, fino a un valore massimo della detrazione di 60.000 euro;
l'articolo 16-bis del decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986 (cosiddetto bonus casa) prevede una detrazione d'imposta per le spese di ristrutturazione edilizia e per gli interventi «h) relativi alla realizzazione di opere finalizzate al conseguimento di risparmi energetici con particolare riguardo all'installazione di impianti basati sull'impiego delle fonti rinnovabili di energia. Le predette opere possono essere realizzate anche in assenza di opere edilizie propriamente dette, acquisendo idonea documentazione attestante il conseguimento di risparmi energetici in applicazione della normativa vigente in materia»;
la legge di bilancio 2025 ha ridefinito le aliquote di detrazione per il bonus casa allineandole a quelle dell'eco-bonus, prevedendo però un tetto di spesa di 96.000 euro;
con la risposta n. 10/E del 2020, l'Agenzia delle entrate in tema di applicazione dell'Iva al 10 per cento per gli interventi rientranti nel bonus casa (articolo 16-bis del Tuir) ha già chiarito che «... Per quanto sino a ora rappresentato, si ritiene che le tende da esterno e le schermature solari oggetto della fattispecie in esame, installate in alternativa o in sostituzione dei sistemi oscuranti tradizionali, presentino caratteristiche analoghe ai sistemi oscuranti di cui alla circolare n. 15/E del 2018, paragrafo 2.2.1. Essendo pertanto caratterizzate da una propria autonomia funzionale rispetto agli infissi forniti nell'ambito dell'intervento di recupero agevolato, queste schermature solari potranno fruire del regime agevolato Iva previsto per sistemi oscuranti tradizionali quali tapparelle e scuri, nell'ambito degli interventi sopra descritti e alle condizioni di cui alle richiamate disposizioni, sempre che ne svolgano la medesima funzione»;
l'inciso «installate in alternativa o in sostituzione dei sistemi oscuranti tradizionali» ingenera nel mercato confusione che si prevede possa addirittura incrementarsi a seguito delle nuove limitazioni recentemente introdotte in tema di detrazioni fiscali;
l'alternatività tra chiusure oscuranti e schermature solari da esterno dovrebbe essere letta in chiave esclusivamente funzionale dato che i due sistemi agiscono in momenti della giornata diversi. Le schermature solari esterne entrano in funzione durante le ore più calde della giornata assicurando il risparmio energetico maggiormente nel periodo estivo, mentre, la chiusura oscurante «(...) viene considerata come una resistenza termica supplementare (UNI 11300-1) a quella della finestra, che agisce nelle ore notturne nel periodo invernale limitando le dispersioni termiche (UNI 10349). Per le chiusure oscuranti la normativa non ne prevede un utilizzo giornaliero ma solo notturno» –:
se si intenda chiarire se le schermature solari esterne, la cui funzione di risparmio energetico è definita dall'Allegato M del decreto legislativo n. 311 del 2006 (attuativo della direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico nell'edilizia), possano beneficiare dell'eco-bonus o del bonus casa e se in quest'ultimo caso fruire dell'aliquota Iva agevolata al 10 per cento, ai sensi dell'articolo 7, comma 1, legge n. 488 del 1999, indipendentemente dalla presenza sullo stesso immobile di sistemi oscuranti (veneziane, avvolgibili e persiane e altro).
(5-03408)
Interrogazione a risposta scritta:
GIORGIANNI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
il 23 giugno 2017 la Banca centrale europea accerta che la Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca sono in dissesto. Il 25 giugno 2017 il Governo Gentiloni approva il decreto-legge n. 99 del 2017, che dispone la liquidazione coatta amministrativa delle due banche;
dall'avvio della procedura sino alla data di cessione dei crediti a favore di Asset Management Company S.p.A. (Amco), (all'epoca Sga), avvenuta in forza dell'articolo 5 del decreto-legge n. 99 del 2017, dal 2018 la suddetta società ha gestito i crediti in autonomia con la struttura e avvalendosi del servicer di Banca Intesa;
Amco è una società controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze operante nel settore finanziario, in particolare nel settore della gestione e del recupero di crediti deteriorati e sotto la vigilanza di Banca d'Italia;
la parte principale di questi crediti è stata rappresentata da circa l'80 per cento di crediti verso soggetti deteriorati, crediti scaduti, inadempienze probabili o sofferenze;
nel marzo 2024, in occasione della presentazione dei risultati di bilancio, l'amministratore delegato di Amco ha illustrato il nuovo piano quadriennale 2024-2028 dichiarando tra le altre cose che «Il Piano delinea nuovi progetti per la gestione dei crediti deteriorati e focalizza il nostro ruolo sistemico nel settore, per facilitare il riequilibrio finanziario di famiglie e imprese»;
in effetti, il piano 2024-2028 si articola in 3 pillar che intersecano la Strategia di sostenibilità Gsse: il progetto RE.Perform per accompagnare la clientela dei mutui retail nel rientro in bonis; Ruolo Sistemico nella gestione dei crediti deteriorati nell'interesse pubblico. A tal fine, sarebbero in corso di definizione sia una struttura per la gestione dei crediti con garanzia statale, sia nuove iniziative per la gestione di crediti deteriorati in sinergia con altri partner;
nonostante Amco in più occasioni abbia affermato di «gestire il portafoglio nel massimo rispetto del debitore senza creare stress finanziari», sono state poste all'attenzione dell'interrogante delle problematiche relative all'apertura di credito in conto corrente della Tre Emme società semplice, rappresentante legale Ivan Maggiolo, la Fenice s.r.l., rappresentante legale Ivan Maggiolo e della posizione individuale della signora Marialetizia Milanese che tentano da mesi di risolvere la propria posizione debitoria, provando più volte con il proprio legale a entrare in contatto con Sga prima e con Amco poi, senza risultati;
risultano all'interrogante casi di proposte di negoziazione per le quali i legali del debitore attendono una risposta da mesi, altre che, nonostante in trattazione, si sono tramutate, senza avvisi, in decreti ingiuntivi emessi da un avvocato diverso da quello che aveva seguito la pratica fino a quel momento;
sebbene la gestione delle singole posizioni creditizie, ivi inclusa l'opportunità di accettare o meno proposte transattive, costituisce «atto d'impresa», come tale rimesso all'autonomia di Amco e senza interventi di vigilanza da parte dell'organo di vigilanza, preoccupa questa discutibile modalità di gestione –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa riguardo le tre aperture di credito in conto corrente e se ritenga che Amco stia rispettando la sua mission e policy aziendale di gestione il più possibile conciliativa di queste controversie, tenuto conto anche di uno dei 3 pillar del piano 2024-2028;
quali iniziative di competenza intenda adottare, anche di carattere normativo, al fine di fornire strumenti che favoriscano Amco nella realizzazione di transazioni extragiudiziali al fine delle definizioni di posizioni pendenti nell'attività del recupero del credito;
quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere a tutela dei debitori il cui credito deteriorato è stato originato dalla crisi Veneto Banca s.p.a., come nel caso esposto in premessa.
(4-04150)
GIUSTIZIA
Interrogazione a risposta scritta:
MAGI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
l'istituto penale minorile maschile «Ferrante Aporti» sito a Torino e nato nel 2013 è organizzato in quattro sezioni detentive con una capienza di 48 posti letto di cui due prevalentemente dedicate ai minorenni e due ai giovani adulti, senza alcuna divisione fisica degli spazi interni;
il Garante dei detenuti della regione Piemonte, Bruno Mellano, durante una visita ispettiva ha evidenziato la presenza di cinquantaquattro detenuti, chiaramente ben al di sopra della capacità massima dell'istituto, di cui tre quarti minori;
secondo quanto rilevato dal Garante durante la visita di ispezione, otto detenuti dormono su materassi posti sul pavimento;
l'istituto penitenziario è stato protagonista di una rivolta la scorsa estate quando, il primo agosto 2024, un gruppo di detenuti ha appiccato un incendio da cui ha poi avuto inizio una sommossa e le cui conseguenze hanno ancor oggi degli strascichi;
prima della rivolta il direttore del carcere, Giuseppe Carro, aveva acquistato delle brandine da spiaggia per far fronte alla carenza di posti letto queste, tuttavia, non hanno mai dimostrato una tenuta sufficiente venendo costantemente rotte dai ragazzi detenuti, come anche confermato in una nota dal Ministero della giustizia;
quanto avviene presso l'istituto di Torino trascende il semplice tema del sovraffollamento ma attiene alla stessa dignità delle persone ivi detenute, fatto ancor più grave se si considera che il «Ferrante Aporti» è un istituto di detenzione minorile, aspetto denunciato anche da un componente del Garante nazionale dei detenuti, Mario Serio, che ha rilevato come «quei ragazzi sono spogliati completamente della loro dignità»;
secondo quanto raccontato dal Garante, gli stessi operatori hanno lamentato la difficoltà nel gestire la situazione, poiché i detenuti rifiutano di rientrare in cella dato che non hanno modo di camminare con i materassi in terra. Altre soluzioni, così come affermato dallo stesso Ministero interrogato tramite una nota della quale si apprende a mezzo stampa, sono state valutate ma bocciate a causa del rischio per la sicurezza;
il sindacato di polizia penitenziaria Osapp ha denunciato come le condizioni dell'istituto lo rendano uno dei peggiori in Italia e si sono appellati al Ministero interrogato affinché vi sia un intervento ormai non più procrastinabile e che non può attendere che altre strutture detentive vengano aperte;
l'amministrazione penitenziaria sembra attendere l'apertura delle nuove strutture detentive di Rovigo e Lecce, rispettivamente a maggio e giugno 2025, tuttavia questa soluzione, come anche denunciato dal Garante del Piemonte, rischia di avere conseguenze anche sugli equilibri psicologici e familiari dei detenuti che rischiano di soffrire dell'allontanamento dalle residenze proprie e dei familiari –:
quali iniziative urgenti abbia messo in atto il Ministero interrogato al fine di garantire un trattamento degno ai detenuti presenti presso l'istituto «Ferrante Aporti», nonché condizioni di lavoro sostenibili sia per gli operatori sia per gli agenti di polizia penitenziaria, anche in virtù del fatto che presso l'istituto sono detenuti minori.
(4-04148)
IMPRESE E MADE IN ITALY
Interrogazioni a risposta in Commissione:
CURTI, MADIA, ASCANI, MANZI e D'ALFONSO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:
con la Circolare del 4 agosto 2017, n. 99473, il Ministero per lo sviluppo economico ha disciplinato le modalità e i termini di presentazione delle istanze di accesso alle agevolazioni in favore delle imprese localizzate nella Zona franca urbana;
si tratta di una misura di rilevanza strategica per il supporto alle imprese gravemente colpite dal terremoto del 2016 che, tra gli altri obiettivi, mirava fin dalla sua istituzione a favorire la ripresa economica, contrastando il rischio di una progressiva desertificazione imprenditoriale. Grazie ai benefici fiscali e contributivi, questo strumento ha svolto un ruolo cruciale nel preservare l'occupazione e nel sostenere il tessuto produttivo locale, garantendo la continuità di un sistema economico già fortemente provato dagli effetti del sisma;
in particolare, a favore dei soggetti ammissibili ed entro determinati limiti, si prevedevano esenzioni fiscali e contributive, comprese quelle sui redditi, sulle attività produttive e sui tributi locali, oltre all'esonero dai contributi previdenziali per il lavoro dipendente. Le imprese e i titolari di reddito da lavoro autonomo, per poter accedere alle agevolazioni, dovevano dimostrare il possesso di specifici requisiti, tra cui una riduzione del fatturato di almeno il 25 per cento a seguito degli eventi tellurici, entro finestre temporali puntualmente definite dalla normativa;
la misura è stata più volte prorogata, seppur con alcune rimodulazioni, fino al 31 dicembre 2024;
tuttavia, a partire da tale data, la Zona franca urbana non è stata rifinanziata, generando un diffuso disagio tra le aziende del cratere. La mancata proroga al 2025 rappresenta un duro colpo per un territorio già messo alla prova dal complesso iter di ricostruzione, rischiando di acuirne le criticità economiche e sociali, in un contesto segnato da oggettive difficoltà di ripristino delle condizioni ottimali;
negli ultimi mesi, si sono moltiplicati gli appelli da parte di imprenditori e rappresentanti delle categorie economiche, nel tentativo di riaffermare l'importanza di un adeguato sostegno alle attività locali, in un contesto in cui la ricostruzione è ancora in corso. Molte aziende, private dei benefici garantiti dalla Zona franca urbana, faticheranno a far fronte agli oneri fiscali e ai costi di gestione, mettendo a repentaglio non solo il tessuto produttivo locale, ma anche la tenuta sociale di un'area già fragile che necessita di un adeguato volano economico –:
quali iniziative di carattere normativo intendano assumere al fine di favorire la proroga delle agevolazioni previste per la Zona franca urbana istituita a favore delle aree colpite dal sisma del 2016.
(5-03405)
BAKKALI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
lo stabilimento Lafert di Fusignano in provincia di Ravenna opera nella progettazione e nella produzione di motori elettrici per macchinari;
dal 2023 lo stabilimento, noto in passato come Icme, è stato incorporato per fusione dalla Lafert, che opera in Italia, Slovenia e Cina. Il fatturato della Lafert è pari a 225 milioni di euro nel 2023;
da due anni, però, i sessanta lavoratori e lavoratrici sono stati collocati in cassa integrazione ordinaria con un'incidenza di circa sei giorni al mese, per gestire – a detta dell'azienda – le difficoltà «che da tempo condizionano l'andamento dello stabilimento di Fusignano, uno dei quattro italiani del gruppo (...)»;
recentemente, però, è stata annunciata la chiusura il 31 marzo 2025, a causa – come afferma l'amministratore delegato di Lafert – della concorrenza cinese;
per rispondere a questa grave decisione i lavoratori della Lafert di Fusignano hanno reagito con il presidio del 15 gennaio e la proclamazione di uno sciopero di 24 ore;
la richiesta di evitare la chiusura dello stabilimento è stata avanzata anche dalle istituzioni locali, a partire dal sindaco di Fusignano che ha avviato interlocuzioni sul territorio per salvaguardare i posti di lavoro messi a rischio;
a parere dell'interrogante, la crisi Lafert si inserisce in un contesto di stagnazione dell'economia nazionale che ha origine dall'assenza di politiche industriali da parte del Governo, oltre che della totale indifferenza delle multinazionali per le persone che lavorano negli stabilimenti –:
quali iniziative di competenza abbia intrapreso o intenda intraprendere, tenendo conto del fatto che mancano circa 90 giorni alla chiusura dello stabilimento, nei tempi più rapidi possibili il Ministro interrogato per evitare che sessanta lavoratrici e lavoratori perdano il lavoro, e il territorio venga danneggiato dalla chiusura di uno stabilimento storico come quello di Fusignano, rispondendo concretamente alla legittima preoccupazione del territorio di perdere una realtà produttiva e occupazionale storica;
se il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative di competenza per dare al nostro Paese una vera politica industriale in grado di evitare crisi come quella sopra esposta.
(5-03407)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazione a risposta in Commissione:
IARIA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il traforo del Gran San Bernardo è un'infrastruttura cruciale per il collegamento tra Italia e Svizzera e per il sistema economico e logistico europeo, rappresentando un nodo strategico di viabilità internazionale;
a distanza di anni dai lavori necessari per riparare i danni causati dal crollo della soletta di ventilazione, emergono ancora criticità legate al completamento delle opere e al finanziamento delle quote di competenza italiana, con gravi ripercussioni sulla gestione dell'infrastruttura e sulla credibilità italiana nei rapporti con la controparte elvetica;
le recenti dimissioni del Presidente di Sitrasb (Società italiana per il traforo del Gran San Bernardo), avvenute in data 9 dicembre 2024, hanno aggravato un quadro già segnato da ritardi, opacità gestionale e difficoltà nei rapporti tra i diversi livelli istituzionali;
appare preoccupante che, a fronte della richiesta di proroga della concessione fino al 2070, non sia ancora chiaro l'iter e l'avanzamento di questo dossier che garantirebbe la sicurezza, la manutenzione e l'efficienza futura del traforo;
la mancata partecipazione del Presidente dimissionario di Sitrasb alle audizioni istituzionali non ha dipanato i molti interrogativi sulla governance della società e sul coordinamento tra Sitrasb, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e le autorità locali;
la Valle d'Aosta, quale regione direttamente interessata, ha nominato per pochi mesi, in data 20 gennaio 2025, un nuovo Presidente di Sitrasb che vista la brevità dell'incarico potrebbe rallentare l'operatività della stessa e creare nuove tensioni con la Sisex, altra società concessionaria;
è fondamentale non solo completare gli interventi già avviati, ma anche stabilire un piano a lungo termine per la gestione del traforo, che assicuri trasparenza, efficienza e sicurezza, con particolare attenzione ai flussi di traffico e al rispetto degli accordi bilaterali con la Svizzera –:
quali siano gli sviluppi e le tempistiche previste per ottenere l'eventuale proroga della concessione fino al 2070;
le iniziative immediate che il Governo intenda adottare per garantire il completamento dei lavori di manutenzione e la piena operatività del traforo del Gran San Bernardo, risolvendo le attuali carenze di finanziamento;
se vi sono interlocuzioni rispetto al raccordo autostradale di accesso al Traforo del Gran San Bernardo.
(5-03406)
INTERNO
Interrogazione a risposta orale:
MONTARULI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
in data 17 dicembre 2024 il Ministro dell'interno ha emanato la direttiva n. 0105092 avente lo scopo di assicurare sempre più efficaci misure di contrasto alla criminalità diffusa e la piena fruibilità degli spazi pubblici da parte dei cittadini;
tale direttiva invita le amministrazioni locali ad adottare nuove e più incisive misure di sicurezza avvalendosi dei numerosi strumenti che il legislatore assegna a sindaci e autorità di pubblica sicurezza per prevenire e contrastare l'insorgenza di condotte di diversa natura che – anche quando non costituiscono violazioni di legge – sono comunque di ostacolo al pieno godimento di determinate aree pubbliche, caratterizzate dal persistente afflusso di un notevole numero di persone;
tra questi strumenti rilevano, in particolare, l'ordine di allontanamento e il divieto di accesso, cosiddetto daspo urbano (articoli 9 e 10 del decreto-legge n. 14 del 2017), che possono trovare applicazione non solo negli ambienti interni e pertinenziali delle infrastrutture del trasporto pubblico ma anche in altre aree urbane, specificamente individuate dai regolamenti comunali;
il sindaco di Torino, tuttavia, ha deciso di disattendere tale direttiva rifiutandosi di adottare misure che prevedono l'applicazione dello strumento del cosiddetto daspo urbano, fondamentale, invece, per garantire la sicurezza soprattutto in quei luoghi maggiormente esposti a fenomeni di degrado sociale, quali, ad esempio, le «piazze dello spaccio» che insorgono nelle zone limitrofe alle stazioni ferroviarie e nei quartieri adiacenti;
in data 23 gennaio 2025 si terrà in prefettura una riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica – alla quale parteciperanno il sindaco di Torino, il questore ed i comandanti provinciali dei Carabinieri e della Guardia di finanza – volta all'esame della situazione in questo capoluogo e all'adozione di misure rafforzate in aree definite della città –:
se il Ministro interrogato non intenda, anche tramite i referenti preposti nel Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, evidenziare ulteriormente, per quanto di competenza, la necessità che l'amministrazione locale preveda l'applicazione dello strumento del cosiddetto daspo urbano nel Piano integrato di sicurezza per Torino e che la stessa individui nuove zone rosse in alcuni quartieri del medesimo capoluogo, quali i Barriera di Milano, Aurora e Nizza Millefonti (Piazza Bengasi) con possibilità di effettuare i dovuti allontanamenti.
(3-01686)
Interrogazione a risposta in Commissione:
CAFIERO DE RAHO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
in data 3 agosto 2024, sul quotidiano La Repubblica, è stata pubblicata l'inchiesta Il mercato delle patenti a cura di Federica Angeli, che ha documentato «un sistema per comprare la licenza di guida» nella città di Roma. Si tratterebbe di un affare del valore di milioni di euro;
la truffa viene così descritta: un candidato all'esame per il conseguimento della patente di guida si presenta presso una sede della motorizzazione civile munito di un kit, composto da una microcamera e un auricolare wireless opportunamente occultati, che consente la lettura all'esterno delle domande d'esame visualizzate sul monitor e la trasmissione delle risposte esatte da parte di un suggeritore;
il sistema prevede la complicità di diverse figure: funzionario della motorizzazione civile, gestore di autoscuola, suggeritore e personale della sicurezza privata addetta ai controlli. Il gestore dell'autoscuola intercetta i candidati, sia italiani che stranieri, i quali a seguito di un pagamento variabile tra i 3.000 i 4.000 euro ad esame, vengono muniti del kit elettronico che permette lo scambio di informazioni da remoto. Il candidato viene accompagnato attraverso un ingresso il cui scanner di controllo è opportunamente spento dall'agente addetto alla sicurezza. Il candidato viene poi segnalato ad un esaminatore complice e, durante gli esami, termina la prova correttamente grazie all'aiuto del suggeritore;
l'inchiesta di Repubblica è tuttavia solo l'ultima in ordine di tempo, in quanto negli anni si sono susseguite molteplici indagini che hanno fatto emergere sistemi analoghi. Ad esempio, il quotidiano Il Messaggero, ad aprile 2023, riporta il caso che ha coinvolto 54 persone per fatti accaduti, sempre a Roma, tra il 2017 e il 2018;
emergono elementi significativi del coinvolgimento della camorra nel business illegale della compravendita delle patenti di guida;
quello descritto sembra un sistema oramai ben collaudato, in cui la partecipazione dei diversi soggetti esprime il livello «imprenditoriale» assunto dal meccanismo automatico adottato dai protagonisti con la finalità di elevatissimi guadagni –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza di tale fenomeno;
se siano state sviluppate attività di accertamento e approfondimento a seguito del gravissimo meccanismo criminale illustrato dal quotidiano La Repubblica nell'articolo su indicato;
se ritengano che le best practice adottate dalla città di Verona – come emerge dall'articolo a firma di Federica Angeli, pubblicato da La Repubblica il 4 agosto 2024 – possano essere adottate come modello anche in altri territori;
se ritengano di dover disporre modelli organizzativi finalizzati a impedire la reiterazione di analoghi comportamenti fraudolenti;
se intendano adottare iniziative volte a dotare di sistemi di protezione le «sale di esame» al fine di impedire collegamenti telematici finalizzati ad interferire sulle prove dei candidati.
(5-03402)
Interrogazioni a risposta scritta:
FRATOIANNI e GRIMALDI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
il 20 gennaio 2025 numerosi organi di stampa hanno riportato la notizia dell'arresto a Torino, su mandato della Corte penale internazionale (Cpi) e in seguito a una segnalazione dell'Interpol per l'accusa di «presunti crimini di guerra e torture», di Njeem Osama Elmasry. Sulla vicenda non è stata diffusa, però, alcuna nota ufficiale;
l'uomo, capo della polizia giudiziaria e responsabile della prigione e centro di torture di Mitiga, a Tripoli, si trovava in un albergo insieme ad altre persone e sarebbe stato fermato dagli investigatori della Digos nel corso di un controllo di routine;
è molto grave che Elmasry girasse indisturbato per la città di Torino, e che addirittura, secondo alcune agenzie di stampa, si fosse recato allo stadio per assistere alla partita della Juventus;
Mitiga è una struttura di detenzione arbitraria, tortura e abuso, gestita dalla forza Radaa, un gruppo armato islamista con legami profondi con il Governo di unità nazionale (Gna), come indicato da diversi report di associazioni internazionali non governative quali Amnesty International e Human Rights Watch;
secondo i rapporti delle Nazioni Unite, a Mitiga hanno quotidianamente luogo gravi torture fisiche e psicologiche e, in molti casi, morti sospette che non trovano spiegazioni ufficiali, e i detenuti sono spesso arrestati in assenza di accuse formali, processi o possibilità di difesa;
in seguito alla caduta del regime di Gheddafi, nel 2011, la Libia è precipitata in una situazione di instabilità, frammentazione e conflittualità interna: in tale contesto, Elmasry si è costruito un ruolo di potere col sostegno dall'apparato statale e l'avallo di molti attori politici e militari che governano il Paese;
dopo anni di denunce e testimonianze da parte delle vittime, fatte pervenire alla Corte penale internazionale, la stessa ha condotto una difficile indagine, nel corso della quale è stato emesso un mandato di cattura, che ha permesso l'arresto di Elmasry;
i detenuti di Mitiga sono per la gran parte persone migranti catturate in seguito al tentativo di attraversare il Mar Mediterraneo;
nel febbraio del 2017 è stato siglato il «Memorandum d'intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all'immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica Italiana» tra il Governo italiano e quello libico, con il quale i due Paesi si sono impegnati ufficialmente in «processi di cooperazione, contrasto all'immigrazione illegale e rafforzamento della sicurezza delle frontiere»;
di fatto si tratta di sostenere la guardia costiera libica, attraverso fondi, mezzi e addestramento, al fine di tenere fuori dai confini dell'unione Europea migranti, rifugiati e richiedenti asilo;
il 2 febbraio 2020 e il 2 novembre del 2022 il Memorandum è stato prorogato automaticamente alle stesse condizioni;
a partire dal 2017 la Guardia costiera libica ha intercettato con la forza e riportato in Libia decine di migliaia di persone, la cui gran parte è stata portata in centri di detenzione per migranti, inclusa la struttura di Mitiga;
l'arresto di Elmasry pone l'Europa e l'Italia di fronte alle proprie responsabilità nella collaborazione implicita a un sistema che perpetua crimini contro l'umanità –:
se intendano appurare come sia stato possibile che Elmasry sia entrato indisturbato in territorio nazionale, da quanto tempo fosse in Italia e di quali reti di protezione godesse, nonché quali misure siano state adottate al fine di evitare che si sottragga alla giustizia;
quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intendano porre in essere affinché si pervenga all'accertamento delle responsabilità e cessino le gravi violazioni dei diritti umani che avvengono nelle strutture di detenzione libiche, stabilendo, inoltre, finalmente di non rinnovare ulteriormente il Memorandum d'intesa con la Libia alla scadenza dei tre anni dall'ultimo rinnovo.
(4-04146)
CARMINA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
in data 13 gennaio 2025 a Brescia si è svolta una manifestazione pacifica organizzata dai movimenti «Extinction rebellion», «Palestina libera» e «Ultima generazione» presso la sede della Leonardo S.p.A., azienda partecipata dallo Stato;
durante la citata manifestazione, le forze dell'ordine hanno proceduto al fermo di 23 persone, le quali sono state trattenute in questura per oltre 7 ore, nonostante avessero fornito regolarmente i propri documenti di identità. Da quanto appreso a mezzo stampa, è stato contestato ai manifestanti il configurarsi di «concorso morale» per i reati di «radunata sediziosa» (articolo 655 del codice penale), «accensioni ed esplosioni pericolose» (articolo 703) e «imbrattamento» (articolo 639), aggravati dall'articolo 112 del codice penale, oltre alla contestazione di «manifestazione non preavvisata» ai sensi dell'articolo 18 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza;
secondo quanto si è appreso, durante la permanenza in questura, alcune donne sarebbero state costrette dagli agenti a spogliarsi e a compiere dei piegamenti sulle gambe;
laddove tale episodio fosse confermato, si tratterebbe di una manifesta violazione dei doveri di istituto, lesiva della dignità e dei diritti fondamentali delle persone fermate;
inoltre, ad avviso dell'interrogante, non doveva procedersi al trasferimento in questura in quanto non risultava integrato nel caso di specie il presupposto circa l'impossibilità di identificazione sul posto di tali soggetti prescritto dall'articolo 349 del codice di procedura penale –:
quali siano le motivazioni che hanno determinato il fermo dei manifestanti;
se non ritenga di dovere adottare ogni iniziativa di competenza per verificare eventuali violazioni dei diritti fondamentali dei manifestanti durante la loro permanenza presso la questura di Brescia.
(4-04147)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazione a risposta in Commissione:
CAPARVI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
il decreto legislativo 25 maggio 2017 n. 75 – adottato in attuazione della legge delega del 7 agosto 2015 n. 124, ha avviato il processo di riforma sul pubblico impiego apportando delle modifiche ed integrazioni alle norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche contenute nel decreto legislativo 30 marzo 2001 n. 165;
tra gli argomenti trattati il citato decreto legislativo n. 75 del 2017 dedica una specifica attenzione al salario accessorio con la disciplina contenuta nell'articolo 23. Detta disposizione prevede una progressiva armonizzazione dei trattamenti accessori del personale contrattualizzato delle pubbliche amministrazioni;
l'articolo 1, comma 124, della legge n. 207 del 2024, stabilisce che debbano essere inclusi nel tetto del salario accessorio del 2016 le risorse aggiuntive che le singole amministrazioni destinano nella contrattazione decentrata, con l'aumento del fondo per la contrattazione decentrata, al finanziamento del welfare integrativo;
la disposizione supera le indicazioni dettate dalla recente deliberazione della sezione autonomie della Corte dei conti n. 17 del 2024, che si era invece pronunciata per la loro esclusione dai vincoli dettati dall'articolo 23, comma 2, del decreto legislativo n. 75 del 2017 in quanto risorse non destinate all'aumento del trattamento economico accessorio;
poche norme legislative sul pubblico impiego hanno costituito un problema interpretativo come quella di cui in premessa;
numerosissimi pareri della Corte dei conti e ben tre norme di legge integrative non sono stati sufficienti a dirimere tutte le perplessità applicative;
a parere dell'interrogante la norma contiene un elemento di ambiguità: essa stabilisce che questo vincolo non si applica nel caso in cui tali risorse siano previste «da specifiche disposizioni di legge o da previgenti norme di contratto collettivo nazionale». I dubbi si pongono sul richiamo alle norme contrattuali, in particolare se entrino o meno in questa deroga le previsioni dettate dal Ccnl del personale delle funzioni locali del 16 novembre 2022 che consente alla contrattazione collettiva decentrata integrativa di spostare risorse dal fondo al finanziamento del welfare integrativo e da quello dei dirigenti delle funzioni locali e dei segretari del 16 luglio 2024 che lo consente nel tetto massimo del 2,5 per cento del fondo per il salario accessorio dei dirigenti –:
quale sia l'orientamento del Ministro interrogato in merito alla delicata questione previdenziale di cui in premessa.
(5-03404)
SALUTE
Interrogazione a risposta in Commissione:
MALAVASI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
tra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso è stato distribuito il Talidomide, un nuovo agente immunomodulatore contro malesseri e nausee mattutine dovute alla gravidanza che ha causato oltre 10 mila bambini con gravi malformazioni, soprattutto agli arti, anomalie cardiache e problemi cerebrali;
per tali ragioni, dopo averne scoperto i gravissimi effetti collaterali, il Talidomide, prodotto dalla Chemie Grunenthal in Germania, fu ritirato nel 1961;
nel 1962 il Ministero della sanità ha ordinato il divieto (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 186 del 1962) del commercio e il ritiro dal mercato italiano dei prodotti contenenti talidomide in circolazione, con un ritardo di sei mesi rispetto ai provvedimenti adottati dai competenti Ministeri europei;
eccetto che in Italia e in Spagna, negli altri Paesi europei le famiglie colpite dalla sindrome da Talidomide sono state risarcite dalla casa farmaceutica;
oggi nel nostro Paese le vittime si stimano tra le seicento e le settecento, nonostante un censimento ufficiale non sia ancora stato fatto;
soltanto nel 2005, dopo ben 43 anni dalla revoca di tutti nomi commerciali dei farmaci a base del principio attivo, lo Stato italiano ha riconosciuto la sindrome da talidomide e, nel 2007, con la legge n. 244 ha riconosciuto un indennizzo alle vittime affette da amelia, emimelia, focomelia e micromelia; le persone indennizzate dovevano essere nate fra il 1959 e il 1965, periodo in cui in Italia il farmaco avrebbe liberamente circolato, nonostante il ritiro dal commercio nel 1962;
il successivo decreto-legge n. 113 del 2016 convertito, con modificazioni, nella legge n. 160 del 2016, articolo 21-ter, comma 1 ha esteso il riconoscimento dell'indennizzo anche ai nati nel 1958 e nel 1966, prevedendo un ulteriore ampliamento al successivo comma: «L'indennizzo di cui al comma 1 è riconosciuto, a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, anche ai soggetti che, ancorché nati al di fuori del periodo ivi previsto, presentano malformazioni compatibili con la sindrome da talidomide. Al fine dell'accertamento del nesso causale tra l'assunzione del farmaco talidomide in gravidanza e le lesioni o l'infermità da cui è derivata la menomazione permanente nelle forme dell'amelia, dell'emimelia, della focomelia e della micromelia, i predetti soggetti possono chiedere di essere sottoposti al giudizio sanitario ai sensi dell'articolo 2 del regolamento di cui al decreto del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali 2 ottobre 2009, n. 163»;
le due norme citate, la seconda mera estensione della prima, hanno lo stesso scopo, ossia indennizzare le vittime da talidomide ed entrambe invocano lo stesso riferimento normativo per l'inquadramento dell'elargizione economica (articolo 1 della legge 29 ottobre 2005, n. 229, recante Disposizioni in materia di indennizzo a favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie);
purtroppo, a causa dell'interpretazione restrittiva che il Ministero della salute dà ai criteri per il riconoscimento (nonostante tutte le normative sopraelencate di fatto invece allarghino le maglie della concessione), restano ancora non riconosciute un piccolo gruppo di persone nate nel 1957 e un ulteriore piccolo gruppo di persone che presenta malformazioni monolaterali. I primi vengono esclusi perché la registrazione del farmaco in Italia è avvenuta nell'aprile del 1958; i secondi perché i riferimenti scientifici di cui si avvale l'Istituto superiore di sanità, consulente del Ministero della salute, sono ormai obsoleti e superati rispetto a quanto accaduto nella comunità scientifica in questi ultimi anni –:
quali siano le ragioni della quasi sistematica esclusione dei nati nel 1957 e dei nati dopo il 1966 dagli indennizzi, sebbene non ci sia certezza della impossibilità di reperire tali medicinali dopo il 1965 nel nostro Paese, come dichiarato dall'Istituto superiore di sanità nell'audizione al Senato del 28 gennaio 2016 e se non si ritenga di adottare iniziative affinché sia disposta la possibilità per questi soggetti di beneficiare di un parere medico, non negando loro la possibilità di un giudizio sanitario rispetto alla loro condizione;
quali iniziative anche di carattere normativo si intenda realizzare per far sì che a tutti i danneggiati da talidomide – che sono costretti a sostenere spese ingenti – venga riconosciuto il risarcimento per i danni prenatali derivanti dall'assunzione del farmaco talidomide da parte della madre.
(5-03403)
Interrogazione a risposta scritta:
GHIRRA, ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, DORI, FRATOIANNI, GRIMALDI, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 187 del codice della strada, relativo alla guida dopo l'assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope, nella riformulazione entrata in vigore il 14 dicembre 2024 prevede per la configurazione del reato e delle relative sanzioni, solo la positività alle sostanze indicate, e non più anche lo stato di alterazione psico-fisica determinato dall'assunzione stessa;
nonostante le criticità evidenziate nelle audizioni nel corso del procedimento di approvazione, soprattutto da parte delle associazioni di pazienti, il nuovo testo non prevede misure specifiche per chi assume fitocannabinoidi o altre sostanze psicotrope a scopo medico. Questo, nonostante il fatto che la cannabis ad uso medico venga prodotta in Italia in conformità alle direttive europee in materia di medicinali, sulla base di un processo produttivo autorizzato dall'Aifa, che la distribuzione sia autorizzata dall'organismo statale per la cannabis, attivo presso il Ministero della salute, che quella medica si differenzi dalla cannabis a scopo ludico perché certificata sulla scorta di rigorosi standard botanici e farmacologici, e l'utilizzo sia regolamentato esclusivamente da prescrizioni mediche rilasciate sulla base di precisi piani terapeutici;
il pregiudizio che li assimila ai consumatori abituali per uso ludico, è rafforzato da una scarsa conoscenza tecnica e dall'assenza di linee guida generali emanate dal Ministero della salute o dei trasporti, e si riflette anche nel giudizio di idoneità alla guida rilasciato dalle competenti commissioni mediche locali che, in assenza di un riferimento normativo tecnico-scientifico, negano o emanano il giudizio idoneativo con eccessiva discrezionalità e variabilità territoriali, anche relativamente alla durata del rinnovo eventualmente concesso;
inoltre, un'altra criticità deve attribuirsi all'impossibilità per un paziente che assume cannabis medicale di rivolgersi al medico accertatore monocratico, dovendo invece ricorrere al livello medico-legale superiore, la commissione medica provinciale competente per territorio, che interviene nei casi di deficit o disabilità psicofisiche, ovvero per segnalazioni di guida in stato di ebbrezza, detenzione e uso di sostanze stupefacenti;
a parere dell'interrogante sarebbe opportuno istituire linee guida che tengano conto della formulazione qualitativa di cannabis impiegata e della posologia prescritta, ma anche dei reali effetti sulle capacità attentive di chi la assume, in modo da omogeneizzare le condizioni di trattamento;
evidenti le problematiche cui potranno d'ora innanzi andare incontro i pazienti in cura con fitocannabinoidi in assenza di una circolare che regoli le modalità di accertamento nei confronti di questa tipologia di utenti della strada posto che in seguito all'entrata in vigore del nuovo testo dell'articolo 187 del codice della strada tutti i pazienti in cura con fitocannabinoidi risulteranno positivi durante un qualsiasi controllo stradale tramite test salivare e quindi punibili, a prescindere dall'alterazione psico-fisica;
difatti la positività a questi test è assolutamente certa poiché si tratta di una terapia cronica e continuativa, inoltre considerevoli sarebbero gli effetti in relazione alla contestazione della specifica aggravante in caso di sinistro stradale, oltre alle negative conseguenze assicurative;
il provvedimento di non idoneità alla guida come anche quello di ritiro della patente, emessi sulla base del solo test salivare limitano grandemente la libertà di circolazione dei citati pazienti, con ripercussioni in molti ambiti della vita, da quello lavorativo a quello personale con la prevedibile conseguenza della rinuncia in molti casi alla terapia con fitocannabinoidi pur di non rischiare il ritiro della patente –:
se non ritengano opportuno, per quanto di competenza, adottare iniziative, anche normative, che regolino diversamente gli accertamenti sui pazienti in cura con fitocannabinoidi e con l'emanazione di specifiche linee guida uniformi sul territorio;
se non ritengano iniziative volte ad autorizzare ogni commissione medica locale a rilasciare uno specifico codice identificativo che, alla stregua di altri codici consimili, compaia sulla patente per consentire agilmente alle forze dell'ordine di identificare il caso di specie.
(4-04149)
UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VII Commissione:
MANZI, ORFINI, BERRUTO e IACONO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
il problema del caro-affitti e della mancanza di alloggi per gli studenti rappresenta una vera e propria emergenza che «discrimina» una parte significativa della popolazione giovanile, impossibilitata per ragioni economiche a mantenersi agli studi, in palese contrasto con quanto previsto dalla nostra Costituzione;
l'alloggio rappresenta sicuramente il bisogno più importante per tutti gli studenti che studiano in una sede universitaria diversa dalla propria città di residenza;
dall'analisi svolta dalle associazioni studentesche e rese note dal Consiglio nazionale degli studenti universitari, nell'ultimo rapporto sulla condizione studentesca, il dato che emerge in modo prorompente è lo squilibrio esistente rispetto agli alloggi studenteschi tra copertura del servizio pubblico e copertura delle locazioni private;
i posti alloggio forniti per il diritto allo studio non sono sufficienti a soddisfare il fabbisogno di una sistemazione per studenti e studentesse;
la residenzialità universitaria nel nostro Paese è oggetto di specifici obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e di correlati finanziamenti per un totale di 960 milioni di euro; nell'ambito della Riforma 1.7 è prevista, quale target da conseguire entro il mese di dicembre 2026, la realizzazione di 60.000 posti letto aggiuntivi, «portandoli da 40,000 a oltre 100.000»;
da più parti si sollecita la necessità di introdurre un incentivo economico per i soggetti pubblici, atenei, enti per il diritto allo studio e comuni, al fine di aderire all'avviso pubblico finalizzato all'acquisizione della disponibilità di nuovi posti letto presso alloggi o residenze per studenti delle istituzioni della formazione superiore previsto dal decreto ministeriale n. 481 del 26 febbraio 2024;
risultano, infatti, solo l'1 per cento circa delle domande inviate da parte degli enti pubblici –:
quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda mettere in atto per favorire e sostenere la partecipazione degli enti pubblici ai bandi PNRR per la realizzazione di nuovi studentati.
(5-03398)
TASSINARI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
da notizie a mezzo stampa, si apprende che da alcuni controlli effettuati dalle forze dell'ordine sono emerse ipotesi di reato per l'illecita percezione di sostegni economici, riconosciuti dagli enti regionali per il diritto allo studio universitario, tra cui le borse di studio, sulla base di falsi contratti d'affitto;
da ultimo, si cita l'indagine denominata «Fake home» condotta dal comando provinciale della Guardia di finanza Torino, che ha riguardato alcuni studenti stranieri coinvolti, secondo le accuse, in un meccanismo fraudolento di cui ancora non si conosce l'esatta dimensione e che rischia di compromettere il corretto utilizzo di fondi pubblici, in parte provenienti dal PNRR;
l'indebita percezione di erogazioni pubbliche da parte di soggetti privi dei requisiti previsti dalla normativa vigente lede fortemente il diritto allo studio degli studenti capaci e meritevoli, anche se privi dei mezzi economici, cui tali sussidi sono destinati per raggiungere i gradi più alti degli studi, ai sensi dell'articolo 34 della Costituzione –:
quali iniziative siano state adottate o intenda adottare per garantire la corretta fruizione di borse di studio e altri sussidi universitari, al fine di permettere agli studenti in difficoltà economiche che ne hanno realmente diritto di accedere alle risorse pubbliche stanziate per sostenerli nel loro percorso di studi.
(5-03399)
CASO, AMATO e ORRICO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
la residenzialità universitaria è oggetto di una specifica riforma del PNRR (M4C1-30), con uno stanziamento iniziale che prevedeva un importo pari a 960 milioni di euro per raggiungere, entro giugno 2026, il target di sessantamila posti letto aggiuntivi rispetto a quelli attuali (47.500), ovvero il 125 per cento in più, tramite un innalzamento della percentuale di cofinanziamento ministeriale previsto dalla legge n. 338 del 2000 e una riforma della legislazione sugli alloggi finalizzata ad introdurre forme di partenariato pubblico-privato e ad una revisione degli standard attuali;
la misura è stata oggetto di revisione in sede di approvazione della decisione di esecuzione del Consiglio dell'Unione europea dell'8 dicembre 2023 (16051/23), la quale ora prevede un ulteriore stanziamento di 238 milioni di euro, giustificato dall'aumento dei prezzi;
dopo un primo tentativo di affidare la realizzazione dei posti letto soltanto agli operatori privati, il decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, all'articolo 17, ha esteso tale possibilità anche ai soggetti pubblici, con un ritardo che, però, ha influito negativamente sulla capacità di raggiungimento del target finale entro il 30 giugno 2026;
infatti, gli enti pubblici hanno disertato il bando n. 481 pubblicato in data 26 febbraio 2024, proprio perché non bastano interventi una tantum per incentivare i soggetti pubblici ad aderire alla realizzazione degli studentati, ma finanziamenti strutturali che possano finalmente risolvere la crisi abitativa;
tuttavia, per affrontare i ritardi dell'Esecutivo, dalle notizie più recenti si apprende la possibilità di un ulteriore ridimensionamento del target relativo alla creazione dei sessantamila posti letto per studenti, con l'ipotesi di, dirottare i fondi su progetti più vicini al traguardo per evitare di perdere le risorse;
un ulteriore taglio al diritto allo studio che, se confermato, rappresenterebbe l'affossamento definitivo degli studentati pubblici –:
quali iniziative di competenza, il Ministro interrogato intenda intraprendere al fine di scongiurare l'ipotesi di un nuovo ridimensionamento del target M4C1-30 o della possibilità di non raggiungere l'obiettivo, mettendo così a rischio non solo le risorse del PNRR ma anche la garanzia del diritto allo studio per migliaia di studentesse e studenti.
(5-03400)
PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
sono ormai mesi che le ricercatrici e i ricercatori del Cnr protestano per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla loro condizione. Sono arrivati anche ad incatenarsi davanti alla sede centrale di Roma perché molti dei loro contratti stanno per scadere senza che vi sia la prospettiva di una stabilizzazione;
si tratta di migliaia di ricercatori, tra i quali ce ne sono centinaia con anni di precariato alle spalle, alcuni superano addirittura i 10 anni. Una situazione a cui le istituzioni hanno il dovere di porre rimedio, anche al fine di non disperdere il patrimonio rappresentato dagli investimenti in ricerca che svolgono un ruolo fondamentale per lo sviluppo sociale economico e civile del Paese;
su circa 12 mila persone che lavorano nell'ente di ricerca nazionale, un terzo sono a vario titolo precari. Di questi, molti sono in via di scadenza nelle prossime settimane, e in diversi casi con le nuove norme non sono più rinnovabili. Moltissimi poi dipendono dai finanziamenti legati al PNRR che si concluderanno nel 2026. Insieme ad altri che potrebbero vedersi non rinnovato il rapporto di lavoro, si parla di 4.000 persone, tutte con un'attività di ricerca continuativa e un know how d'eccellenza;
la stabilizzazione dei precari deve essere perseguita mediante l'applicazione del decreto legislativo n. 75 del 2017 e anche attraverso tutti gli strumenti normativi vigenti. Tale stabilizzazione riguarda coloro che hanno maturato almeno tre anni di anzianità e per i quali, al momento, sono stati stanziati fondi pari a 9 milioni di euro per il 2025, 12,5 milioni di euro per il 2026 e 10,5 milioni di euro a decorrere dal 2027. Questi finanziamenti, messi a disposizione da Avs, M5S e Pd con un emendamento alla legge di bilancio attraverso gli strettissimi margini di manovra riservati all'opposizione, consentono di stabilizzare circa 160 dipendenti precari del Cnr. Un segnale importante, ma ovviamente non basta;
da un comunicato sindacale si apprende che la Ministra interrogata, nel corso di un incontro con i sindacati il 20 dicembre 2024, ha sottolineato come la questione delle risorse e della loro reperibilità non si esaurisca nella sola legge di bilancio –:
se e quando intenda adottare le iniziative di competenza volte a stanziare le risorse necessarie per stabilizzare tutti i precari Cnr che ad oggi hanno i requisiti previsti dall'articolo 20 del decreto legislativo n. 75 del 2017.
(5-03401)
Apposizione di una firma ad una risoluzione.
La risoluzione in Commissione Nevi e altri n. 7-00069, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 marzo 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Castiglione.
Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.
Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Caso n. 5-03176 del 26 novembre 2024.
Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.
Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Cafiero De Raho e altri n. 4-03325 del 7 agosto 2024 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03402.